Love is a dangerous thing

di ChopSuey
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Rivelazioni inaspettate ***
Capitolo 2: *** La missione ***



Capitolo 1
*** Rivelazioni inaspettate ***


LOVE IS A DANGEROUS THING

 

Autore: ChopSuey

Disclaimer: dato che continuo a vivere nella mi casetta nella "Bocca dell'inferno" invece di essere in un posto figo tipo l'Irlanda o il Machu Picchu, immagino possiate dedurre che non scrivo niente a scopo di lucro e che *quasi* tutti i personaggi che compariranno sono proprietà di J.KRowling. Se non ne riconoscete qualcuno è quasi certo che si tratti di uno dei parti della mia mente...


Enjoy!

 

Clarissa sbuffò per l’ennesima volta negli ultimi venticinque minuti. Ventisei, in quel momento.

 

Non era possibile che stesse succedendo proprio a lei. Cosa aveva fatto di male? Per tutta la vita si era comportata da figlia perfetta: voti alti, reputazione impeccabile, maniere nobili (o altezzose, come le definiva spesso la ragazza tra sé e sé)… Non negava di indulgere in alcuni piaceri babbani, come testimoniavano gli auricolari appena visibili tra i capelli arruffati (era chiaro che fosse il caso di abbandonare quella fastidiosa abitudine di passarsi quasi istericamente le mani tra i ricci poco definiti, dato che finiva sempre col farsi male e peggiorare la situazione “capello anarchico”) e forse, ma non ne era proprio certa, un paio di anni fa era anche andata a letto con un babbano, ma incolpava l’alcol e nessuno lo sapeva: non le sue amiche, non i suoi amici e, deo gratia, non la sua famiglia. In caso contrario sarebbe stata carne morta, finita, zero, nothing, rien, niente.


Tutto sommato, l’universo non doveva avercela con lei. Non era giusto.

Ok, era una Mangiamorte e i Mangiamorte, si sa, non erano proprio noti per il loro buon cuore, però Clarissa ci teneva a ricordare mentalmente a tutte le possibili divinità in ascolto che non aveva mai torturato per divertimento. O meglio, non aveva mai torturato, punto. Aveva combattuto, è ovvio,  aveva partecipato a qualche raid (e alcuni erano stati davvero divertenti: chi si immaginava che Theodore, la sua antica fiamma - aveva passato tutto il quarto anno a pedinarlo per i corridoi di scuola. Nel mondo magico non esisteva il reato di stalking, no?- fosse diventato così creativo negli incantesimi di difesa?), insomma aveva fatto quello che andava fatto. Agli ordini non si discute, soprattutto ai suoi ordini. A meno di non avere chiare tendenze suicide. E poi di solito doveva occuparsi di disattivare o creare barriere, niente di letale, insomma. Bhe, a parte quando sperimentava e creava bellissime muraglie quasi invisibili in grado di polverizzare gli arti di chi tentava incautamente di oltrepassarle, ma in quei casi Clarissa incolpava gli stupidi che non si accorgevano di trovarsi davanti ad un’opera così bella e perfetta!

 

Non era giusto che il Fato si accanisse così su di lei, quindi. C’erano persone molto, molto peggiori.

Ad esempio Draco, quel piccolo, odioso figlio di papà dai capelli più lucidi e biondi dei suoi, perfettamente lisci e invidiabili. Con quella sua grazia innata che faceva sembrare etereo ogni suo passo, quando lei ogni volta che entrava nella sala delle udienze cominciava a pregare di non inciampare (di nuovo) davanti alla schiera dei mangiamorte di livello più infimo. Che umiliazione era stata. Senza contare che era quasi membro della cerchia dei servitori più fedeli, avrebbe dovuto dare il buon esempio, non ritrovarsi in ginocchio mentre una voce divertita, la sua voce, commentava: - E’ lodevole da parte sua dare il buon esempio ai miei fedeli servitori, signorina Deepwater, ma non c’è bisogno di strisciare fino al trono attraverso tutta la sala. - .

Clarissa aveva davvero sperato che un’acromantula si lanciasse nella stanza in quel momento, e ponesse così fine alle sue sofferenza stritolandola tra le tenaglie velenose. Purtroppo non era successo.

 

Anche per questo motivo si dibatteva ancora nello stesso problema che aveva analizzato da ogni angolo da aprile, cioè da sei mesi buoni. E in tutto quel tempo non aveva trovato nessuna soluzione. Forse perché non ne esisteva alcuna. Doveva rassegnarsi.

 

Si era innamorata di Lord Voldemort.

 

Non è che l’avesse fatto apposta, intendiamoci. Semplicemente una mattina, quando era stata convocata da Voldemort in persona per illustrare gli sviluppi del suo ultimo esperimento (una barriera che richiedeva l’uso combinato di rune e del proprio sangue per essere eretta: un capolavoro, era il suo vanto!) si era soffermata qualche secondo di troppo sulle sue mani.

Uscì dalla sala cercando di mascherare il proprio panico; di solito nel suo caso fissarsi su un singolo, miserrimo dettaglio voleva dire solo una cosa: si stava innamorando. E non si poteva, per una sorta di legge non scritta, innamorarsi di Lord Voldemort. Non era contemplato in nessuna cultura, in nessuno schieramento, da nessuna parte! Faceva parte di uno dei dogmi della vita: mai innamorarsi di un Signore Oscuro. Un po’, certo, era perché erano tendenzialmente psicopatici e violenti, senza contare le difficoltà ad instaurare una relazione seria e duratura basata sul rispetto e la stima reciproci (o almeno così sosteneva “Il settimanale delle streghe”), ma, ed era particolarmente vero nel caso di Voldemort, non sapevano amare.

Quindi o la si buttava sul sesso o niente. Clarissa non era contraria a una sana scopata senza impegno (l’importante era non infangare il buon nome della famiglia), ma quella non era una cosa che un individuo sano di mente potesse pensare di fare in maniera spensierata con Voldemort. Più precisamente, con Voldemort non si poteva fare niente in maniera spensierata. “Voldemort” e “spensieratezza” erano proprio due concetti idiosincratici insomma, distanti anni luce.

E poi dai, non poteva mica provare a sedurlo! Questo era il secondo comandamento implicito per un mangiamorte (il primo era: “Un Signore Oscuro infelice lancia crucio più potenti”): in tanti, folli, ci avevano provato; uomini e donne avevano cercato di trovare il favore del loro signore passando per il suo letto, finendo inevitabilmente scacciati la notte stessa (se almeno al letto ci arrivavano, ovvio), presi per i fondelli dagli altri mangiamorte e vittime di un vero e proprio mobbing dei ranghi, in quanto solitamente venivano spediti nelle zone di frontiera a compiere le missioni più ingrate.

 

All’inizio Clarissa aveva sperato di sbagliarsi. Magari era stato un momentaneo interesse per le mani del suo padrone (si sentiva sempre un cane, quando pensava a Voldemort in questi termini). Effettivamente, così pallide ed affusolate, avevano il loro fascino.

Poi si riscoprì ad ammirare gli occhi rossi dalle pupille lanceolate e la forma del cranio. In seguito arrivò a domandarsi come dovesse essere toccare quel naso piatto e se anche la lingua fosse biforcuta come quella dei serpenti. Infine nacquero,nell’ordine, insane attrazioni per i bicipiti, la mascella, lo sterno e posti che quasi non aveva il coraggio di pensare in relazione a Voldemort, il tutto accompagnato da agitazione ogni volta che si presentava davanti a lui, rossori persistenti e – Merlino!- balbettii.

 

Era fottuta.

 

Non c’era modo più fine per esprimere il concetto. Si era innamorata del mago più pericoloso degli ultimi cinquant’anni (se non di più!), e non solo non voleva una normale avventura (già di per sé idea fantascientifica, come si diceva tra i babbani), ma si vedeva a fare cenette a lume di candela, passeggiate nei prati mano nella mano e baci rubati sotto la pioggia.

Andiamo! Era impossibile! Era quasi più probabile che facesse quelle cose con Harry Potter che con lei!

 

Clarissa, seduta davanti al tomo che stava cercando invano di memorizzare, continuò a riflettere, lo sguardo perso nel vuoto.

Qualcosa in lei era davvero sbagliato. Perché non si era innamorata di un bel ragazzino biondo dagli occhi azzurri? No, un attimo, quell’immagine era troppo simile a Draco Malfoy, e lei odiava, disprezzava e compativa Draco Malfoy. Perché non si era almeno infatuata di un essere umano che potesse essere definito tale? Con un naso vero, sopracciglia, occhioni innocui. E soprattutto corredato di capelli.

Quella era la cosa che la lasciava più basita: Clarissa aveva sempre amato uomini con capelli folti, possibilmente lunghi e mossi, in cui passare le mani e attorcigliare le dita.

Ed ora si trovava a sbavare per una sorta di ibrido mutante.

 

Forse era attratta dal potere. E Voldemort di certo ne aveva.

 

Mmmh, doveva riflettere bene su quella considerazione, che forse forse era più dignitosa della cotta modello “studentessa/professore” di cui si trovava vittima.

 

- Allora, chi è il fortunato? - .

 

Clarissa alzò la testa di scatto, levandosi uno degli auricolari per sentire meglio.

Davanti a lei Gabriel Lestrange, al secolo Gab, figlio quasi sano di una madre squilibrata e un padre assenteista (in altre parole di Bellatrix e Rodolphus Lestrange) la guardava con un sorriso sornione stampato in faccia.

 

- Cosa? – domandò la ragazza, fingendo indifferenza.

 

- Cara, ti conosco troppo bene. Quando fai quella faccia da idiota è perché stai pensando a qualche virile torace su cui allungare le tue manine dalle unghie smangiucchiate… - .

 

Clarissa arrossì senza volerlo. Stupido Gab! Stupido, perspicace Gab! Ma gli uomini non dovevano essere quelli ottusi in certe cose?

 

- Non so di cosa parli… - rispose infine lentamente. E, prima che il suo migliore amico potesse indagare ulteriormente, proseguì con fare stizzoso: - E comunque non ho le unghie mangiucchiate! Io mi mangio le pellicine attorno! - .

 

Con uno scatto secco chiuse il librone che aveva (finto di) leggere fino a quel momento, lo raccolse sotto bracciò e si alzò piccata.

 

- Vedo che qui manca la pace necessaria per consultare testi importanti. Sarò costretta a tornare nel laboratorio… - .

 

Mentre uscì dalla stanza, Clarissa non notò lo sguardo calcolatore dell’amico. E nemmeno il sorriso poco rassicurante che gli increspava le labbra.

 

 

A/N: Buongiorno a tutti! ♥

Grazie per aver dato una possibilità alla mia umile storiella... Era da secoli che volevo scrivere qualcosa su Harry Potter!

Lo scopo era fare qualcosa di originale rispetto alle solite storie che circolano, e inserire un OC che non fosse perfetto o che mi rispecchiasse... Infatti, a partire dal nome, ho cercato di creare una ragazza diversa dal tipo di protagoniste che popolano i miei deliri fantastici! ;)


Spero che vogliate lasciarmi un'impressione sulla fanfic e sono, ovviamente, aperta ad ogni tipo di commento o critica. Però non siate cattivi neh! ;3

 

ChopSuey

 

 

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Capitolo 2
*** La missione ***


LOVE IS A DANGEROUS THING


Autore: ChopSuey


Disclaimer: vi stupirà sapere che no, Voldemort, i Mangamorte e tutto il mondo di Harry Potter NON è di mia invenzione... Purtroppo J.K. Rowling è arrivata prima di me, maledetta! (L) Però Clarissima e Gab sono miei, miei, miei!


Le note dell'autrice (che brivido dirlo!) alla fine, per ora sotto con la storia! :3


- Domani sera entreremo in azione. Confido nel fatto che ognuno di voi sappia esattamente cosa fare. Non credo sia necessario, miei fedeli Mangiamorte, spiegarvi cosa succederà a chi mi deluderà… - finì Voldemort in un sibilo secco.

 

Clarissa aveva perfettamente interiorizzato il piano. Uno non poteva perdersi in fantasie mentre il Signore Oscuro parlava, a meno che non desiderasse provare sulla sua pelle una delle Cruciatus più devastanti che esistessero, certo. Dato che però solitamente il Mangiamorte medio stava benissimo senza nervi torturati e spasmi muscolari, il numero dei sognatori ad occhi aperti rasentava lo zero.

 

Ah, erano finiti i bei tempi di Hogwarts, quando la ragazza passava le lezioni scarabocchiando sui lati delle pergamene i suoi progetti per le barriere magiche nei migliori dei casi e pensando a come conquistare il giocatore di quidditch di turno nei peggiori (che erano in numero maggiore, a pensarci bene…)!

 

Ciononostante Clarissa non aveva potuto fare a meno di osservare come la tunica fasciasse bene il corpo dell’Oscuro, quel giorno, e di come ogni suo movimento fosse pieno di grazia e potenza.

Non fosse stato per il fatto che odiava i dolci – a causa di una brutta indigestione da piccola, quando aveva imbrogliato gli elfi domestici delle cucine e si era fagocitata metà dei dolciumi presenti nelle credenze ­–, avrebbe giurato di aver ingoiato tutti i prodotti di Mielandia.

Merlino, che considerazioni disgustosamente zuccherose e, a dire il vero, anche parecchio insensate che stava facendo!

 

Si inchinò automaticamente quando Voldemort dichiarò chiusa la riunione, seguendo l’esempio di chi le stava attorno.

Si preparò ad uscire per ritornare a casa a ripassare un’ultima volta le rune solitamente più efficaci per disattivare le barriere (non che ne avesse bisogno, ovviamente. Lei sapeva tutto delle barriere. E poi i babbanofili di Ministero e Ordine non è che fossero particolarmente abili nell’erigerle…), quando si sentì chiamare:

 

- Signorina Deepwater, ancora un attimo, per favore. -.

 

Diceva sempre così, “signorina Deepwater”. Per non confonderla con sua madre, quella grandissima stronza. E membro della cerchia di servitori più vicina a Voldemort, ovviamente. Chissà quante volte aveva provato a farselo, pensò Clarissa con un brivido.

 

Brivido che si ripeté quando la ragazza si rese pienamente conto che il Signore Oscuro le aveva appena ordinato di fermarsi nella sala. Il fatto che avesse concluso la frase con “per favore” infatti non doveva indurre a pensare che si trattasse di una gentile richiesta,  in quanto si trattava di un fine espediente per rendere la frase più musicale e completa.

Lord Voldemort non chiedeva: pretendeva. E tutti erano più che disposti ad obbedire ai suoi voleri (sempre per l’istinto di conservazione del Mangiamorte medio, quello che non ama provare incantesimi strazianti sulla propria pelle).

 

Clarissa si bloccò come se fosse stata colpita da un Petrificus Totalus e si voltò lentamente, offrendo un perfetto esempio dei movimenti di un automa.

Cosa poteva volere il suo Signore da lei?

Che si fosse accorto dei suoi pensieri?

La ragazza sgranò gli occhi e la bocca le si storse in una smorfia di orrore.

 

Cosa le avrebbe fatto ora, oltre a spezzarle il cuore? Quale tormento molto più terreno le sarebbe toccato? Clarissa sperava di essere almeno abbastanza necessaria alla missione del giorno dopo da non venire colpita con un incantesimo fatale.

 

- Non essere così agitata. Non hai fatto niente che vada contro ai miei ordini, o sbaglio? – si informò Voldemort con un ghigno in volto e un’espressione seria negli occhi, ricorrendo agilmente alla seconda persona singolare. Non per amicizia o affetto, chiaramente. Semplicemente per porre l’accento su chi reggeva le redini del gioco.

 

Oh, perfetto! Lo stava anche rendendo sospetto! Magnifico! Ma quanto era stupida?

 

- Certo che no, mio Signore! – riuscì a dire la ragazza, dopo un breve ma intenso training autogeno mentale finalizzato a non balbettare la risposta.

 

- Bene. La mia domanda è molto semplice: in caso di attacco nemico, riusciresti a creare uno scudo impermeabile agli attacchi esterni ma che gli incantesimi degli altri Mangiamorte possano attraversare? – .

 

Clarissa soffocò l’istinto di urlare “Ma certo! Per chi mi prende?” sul nascere.

 

Innanzitutto perché non era proprio sicura di riuscirci, anche se la sua mente stava già cominciando a macinare complicati calcoli di aritmanzia passando al contempo in rassegna le rune più adatte alle scopo. C’erano troppe variabili: per quanto tempo doveva resistere, quanti maghi doveva difendere, quanti nemici, e quindi quale potenza d’attacco, si dovevano fronteggiare… Aveva bisogno di più dettagli.

 

Per riscuotersi dai suoi ragionamenti la ragazza alzò lo sguardo e si sorprese a fissare il suo signore negli occhi.

 

“Cosa sto facendo? Clarissa, datti una svegliata, questo ti ammazza! Una cosa così irrispettosa!”.

 

Mentre pensieri sempre più cupi e che avevano come protagonista la sua morte in più di una cruenta maniera si rincorrevano nel suo cervello, la ragazza chinò nuovamente il capo.

 

- E’ possibile, ma necessito di più informazioni. Quanti maghi devono restare dentro la barriera? Quanti si prevede siano gli attaccanti? C’è un limite minimo di tempo in cui lo scudo deve essere attivo? – si informò, cercando di apparire professionale.

Dopotutto, quello era il suo campo, ciò che sapeva fare anche ad occhi chiusi, il più delle volte.

Ecco, sarebbe stato bello se Clarissa avesse potuto chiudere le palpebre anche in quel momento, per non rischiare di perdersi ancora in occhi color sangue che avrebbero sconvolto gli uomini più coraggiosi, e che in effetti sconvolgevano anche lei, seppur per tutt’altri motivi.

 

- Cinque maghi dentro, sei al massimo all’esterno. Ma ho bisogno che la barriera possa fronteggiare anche un attacco di dieci persone, per una durata massima di otto minuti. - spiegò Voldemort laconicamente.

 

- Mmmmhhh… - mugolò Clarissa per dimostrare che aveva capito, prima di rendersi ancora conto di quanto questo potesse essere maleducato e riprendendosi subito con un: - Ho capito, mio Signore. Per quando le serve questa barriera? - . Clarissa sperava di avere almeno cinque giorni a disposizione, voleva sperimentare un po’ prima di buttarsi in una missione. Il minimo errore poteva essere fatale nel suo mestiere.

 

- Tra un mese. – offrì l’uomo.

 

“Grazie Merlino! E anche tu, Morgana! Vi amo!”, festeggiò Clarissa mentalmente. Non ci sarebbe stato nessun problema! In un mese poteva erigerne cinque di barriere! Forse.

 

- Ogni settimana dovrai mostrarmi i tuoi progressi. Ogni cosa deve essere perfetta… - cominciò Voldemort, concludendo la frase con una nota minacciosa.

 

– Puoi ritirarti, ora. – disse infine.

 

La ragazza si inchinò nuovamente e baciò il lembo della tunica del suo signore, sforzandosi di non pensare a quante pratiche BDMS una relazione con l’Oscuro dovesse comprendere.

 

Finalmente mise piede fuori dalla sala, portandosi le mani alle guance e sentendo con i palmi quanto la sua pelle scottasse. Doveva essere rossissima, il Signore Oscurò sicuramente aveva pensato che sarebbe stata vittima di un’autocombustione entro pochi secondi, per questo aveva brutalmente terminato la loro conversazione.

O, più probabilmente, non riteneva utile portare avanti una discussione più a lungo del necessario solo per fissare i suoi occhioni verdi (con screziature che i più romantici avrebbero definito dorate, ma che erano in verità di un giallognolo malsano) e i suoi capelli biondi (nascosti dal cappuccio della mangiamortesca divisa).

 

Sentendosi depressa, Clarissa si avviò verso il suo laboratorio.

Almeno il nuovo incarico aveva un vantaggio: le avrebbe dato qualcosa di diverso dalla prestanza fisica dell’Oscuro su cui concentrarsi.



A/N: la storia comincia a svilupparsi e Clarissa ha osservato più da vicino l'oggetto del suo interesse/passione/amore/ossessione... Come si evolveranno le cose? riuscirà a creare una barriera come vuole l'Oscuro? E, ancor più, lui si accorgerà di quello che prova la ragazza?

Mwahahahah, lo scoprirete nel prossimo capitolo (più o meno...)! xD


Un grandissimo ringraziamento a Nanerottola, che ha commentato! ♥ Grazie mille! (inchin inchin)

Sono felice che Clarissa ti sia simpatica! E per rassicurarti ti dico che ho già scritto anche parte dei capitoli successivi, per non avere ritardi enormi nel postare la storia (prevedo un capitolo alla settimana, salvo strani ed imprevisti impegni! ;) )


Grazie mille anche ai lettori anonimi, anche se, dato che sono un'insicura cronica, vi prego di lasciarmi qualche recensione, altrimenti non capisco se la storia piace o meno e cosa sto sbagliando/facendo bene! xD


L<3ve


ChopSuey

 

 

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