That thin line

di Ayumi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Dell'amicizia ***
Capitolo 3: *** Dell'apparenza ***
Capitolo 4: *** Dell'inquietudine ***
Capitolo 5: *** Della codardia ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

 

Siamo fatti anche noi della materia di cui son fatti i sogni;

e nello spazio e nel tempo d'un sogno è racchiusa la nostra breve vita.

[Shakespeare]

 

         L’aria, insolitamente fresca per quella nottata di metà luglio, giocava dispettosamente con le tende leggere della camera da letto.

Nel cuore della notte tutto era silenzioso, fatta eccezione per il passaggio di qualche auto lontano, sulla strada che conduceva verso la città.

         La stanza era debolmente illuminata dalla fioca luce dei lampioni del viale; inoltre il vento aveva soffiato via quelle nuvole che avevano tentato, con poca convinzione, di guastare il tempo di quel pomeriggio di grande caldo. Così dalla finestra faceva capolino una luminosissima falce di luna.

 

 Natale alla Tana era sempre una grandissima festa. Erano tutti riuniti attorno alla grande tavolata, imbandita con  le prelibatezze preparate dalla signora Weasly. E poi lo scambio dei regali, gli scherzi dei gemelli, il brontolio di Ron.
All’improvviso quel boato: si precipitarono tutti fuori, bacchette alla mano: un grosso drago volava sempre più vicino alla Tana, sputando fuoco e muovendo minacciosamente l’enorme coda. I ragazzi, capeggiati da Charlie, si lanciarono a cavallo delle loro scope in volo, per cercare di neutralizzare quel nemico.
 Ma il drago non se ne accorse neppure. Sputò lingue di fuoco che incendiarono la casa, e poi fu un attimo: la picchiata, e quelle enormi fauci aperte per inghiottirla…

 

         Un grido soffocato ruppe all’improvviso quella pace.

 -          Herm, tutto bene?

         Un preoccupatissimo Ron si mise a sedere sul letto, raggiungendo la sua ragazza per cercare di tranquillizzarla. Il suo respiro era irregolare, e i suoi occhi avevano un’espressione spaventata, disorientata.

Le accarezzò con una mano i lunghi capelli castani, e poi con un braccio le cinse le spalle.

         Hermione, ancora scossa, lo guardò rivolgendogli un timido sorriso. Aveva ancora il fiato corto.

 -          Mi spiace averti svegliato, Ron… - sussurrò appoggiando la guancia sulla spalla del ragazzo – ora torniamo a dormire, va tutto bene.

         Ron annuì, e la fece sdraiare accanto a lui, facendole appoggiare la testa sul suo petto e continuando a tenerla stretta a sé.

 -          Buonanotte amore – le disse, posando un leggero bacio sui suoi capelli.

 

         Hermione non rispose, ma si strinse ancora di più a lui, anche se non riusciva a capire per quale dannato motivo quel conforto che era sicura di trovare tra le braccia di Ron tardava così tanto ad arrivare.

 

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Capitolo 2
*** Dell'amicizia ***


Capitolo 1

Dell'amicizia

Chiunque può simpatizzare col dolore di un amico,
ma solo chi ha un animo nobile riesce a simpatizzare col successo di un amico.
[ O. Wilde]
 

        

Organizzare un matrimonio era qualcosa che andava veramente oltre le sue possibilità.

         Passare il suo tempo libero a sfogliare riviste a tema, essere trascinata in negozi di abiti, bomboniere e affini era qualcosa che riusciva a tollerare ben poco.

         Ma quando Ginny, con quello suo sguardo implorante – e soprattutto con le sue più che convincenti minacce – le aveva chiesto di darle una mano con i preparativi del suo, non aveva avuto possibilità di rifiutare.

Spesso sorprendeva Harry che la fissava con uno sguardo dispiaciuto, comprensivo (visto che era succube delle stesse torture), ma più che altro esasperato.

 Quello che sperava era solo che dicembre arrivasse al più presto, e che la luna di miele portasse quei due lontani per molto, molto tempo. Ma intanto era ottobre, e Merlino solo sapeva se sarebbe sopravvissuta a quella tortura.

 

- Hermione, sabato sei libera, vero?

La voce di Ginny, colei che fino a poco tempo prima considerava la sua migliore amica, riusciva ormai soltanto ad irritarla all’inverosimile. Contò fino a dieci… venti… cento. E poi vestendosi di uno smagliante sorriso, si decise a risponderle.

 -         Solo il pomeriggio Ginny. Abbiamo dei lavori extra da terminare in ufficio.

La futura sposa si accigliò per un attimo, per poi ritornare raggiante. 

-         Andiamo da Strega & Sposa, sono sicura che lì troverò l’abito dei miei sogni! Ti prego, ti prego!

 Hermione sospirò.

E si vide costretta ad accettare, anche per questa volta.
Perché aveva imparato sulla sua pelle che mai, per nessuna ragione al modo, si deve contraddire una futura sposa.

Anche se l’aveva già trascinata in tutti i negozi – magici e babbani – di Londra e dintorni, anche se aveva ammirato e provato un numero di abiti imbarazzante.

Anche per questa volta annuì fingendosi entusiasta. E ancora si sarebbe trovata a destreggiarsi in un turbinio di tulle e raso, di veli, di calze di seta, di scarpine da fare invidia a Cenerentola.

 Accettò di nuovo.

 Perché per nessuna ragione al mondo si deve contraddire una futura sposa.

 

***

 

         Era la metà di ottobre, e l’aria cominciava a farsi fresca e frizzante.

Hermione e Ginny passeggiavano chiacchierando tra le vetrine dei negozi, dove l’arancione delle decorazioni per l’imminente festa di Halloween era il colore predominante.

 Raggiunsero l’entrata di Strega & Sposa, la cui piccola vetrina esponeva degli abiti davvero raffinati.

 “Forse questa è la volta buona” pensò Hermione sorridendo fra sé.

          Non appena entrarono nel negozio, una splendida commessa le accolse e le fece accomodare su uno dei tanti divanetti circolari che si trovavano nell’ala destra della boutique. Raffinato velluto blu notte ne ricopriva l’imbottitura. Le due ragazze si sedettero guardandosi attorno incuriosite. Sugli altri divanetti erano sedute future spose accompagnate da amiche, mamme, sorelle che sfogliavano enormi cataloghi e si scambiavano sguardi estasiati accompagnati – almeno per Hermione - da agghiaccianti risatine.

         La commessa che le aveva accolte le raggiunse dopo poco, e si sedette a fianco di Hermione.

 -         Allora ragazze che delle due è la futura sposa?

 Ginny rispose con uno squittio, facendo rabbrividire l’amica.

Dopo una serie di domande a raffica, di cui Hermione comprese solo “dove ti sposi e quando”, la gentilissima e sorridentissima commessa fece apparire due pesantissimi cataloghi, e li appoggiò vicino a Ginny, insieme ad una pergamena, una penna e calamaio:

 -         Puoi provare fino a cinque abiti, segna qui i codici. Quello è il tuo camerino – e le indicò una porta interamente a specchio di fronte a loro – Ci rivediamo più tardi.

E si allontanò con un andatura talmente leggiadra da far impallidire una Veela.

 

         La scelta fu veramente ardua.

         Quando si spostarono nel grande camerino a loro disposizione, la commessa – Veela le stava già aspettando, e con lei i cinque abiti scelti da Ginny.

 Hermione si mise di lato, mentre la rossa rimase in intimo e fu fatta accomodare su un piccolo piedistallo al centro della stanza.

         Indossò il primo vestito scelto, ma decisamente quella tonalità di rosa faceva a pugni con la sua carnagione. Il secondo fece la stessa fine: nonostante il suo fisico minuto, riusciva a farla sembrare un parallelepipedo.

Il terzo le stava d’incanto: un corpetto bianco, senza spalline, con una fascia di tulle rosato all’altezza del seno, e la gonna lunga e bianca come il corpetto, liscia e con una coda appena accennata.

         Ma fu indossando il quarto che capì che era quello l’abito dei suoi sogni: un corpetto color avorio, con applicati dei piccolissimi fiori color pesco e dei nastri sempre di questo colore intrecciati sui lati. La gonna ampia, da vera principessa, riprendeva in alcuni punti i motivi floreali del corpetto, e la coda era composta da tre lunghe fasce in tulle, due color pesco e una bianca.

 Ginny, visibilmente emozionata si voltò a guardare Hermione.

 -         Tesoro… sei bellissima… - le disse, commossa – Sembra fatto per te!

 La commessa la osservò annuendo.

 -         Se non sei riuscita a trattenere la lacrimuccia, la tua amica ha davvero ragione mia cara! – esclamò, facendo evanescere gli altri abiti – Scommetto che l’ultimo non lo vuoi nemmeno provare!

 

         Ginny rimase in uno stato di estasi per il resto del pomeriggio: sembrava camminare su una nuvola.

         Hermione la osservava, contenta per lei, ma anche un po’ invidiosa. Perché lei non pensava minimamente a sposare Ron, non pensava al vestito, alla cerimonia, al viaggio di nozze. E non perché in generale non lo volesse. Era solo che le poche volte in cui le capitava di fantasticare sul giorno del suo matrimonio, lo sposo non aveva mai il volto del suo ragazzo. Non aveva mai alcun volto, in verità.

          Le sembravano così lontani i tempi di Hogwarts, dove tutto era così chiaro, così netto. Aveva amato Ron da… beh, praticamente da sempre. Però poi la vita insieme non era stata così come aveva creduto, e non perché lei avesse tutte queste grandi aspettative. L’amore che provava per lui si era sciolto pian piano, come una candela consumata lentamente dalla sua fiammella. E ora quello che restava di quel sentimento era un grandissimo affetto.

         Per questo vedere Ginny così sicura dei suoi sentimenti verso Harry dopo tutto questo tempo, le provocava un po’ di invidia. Vederli insieme, così innamorati come ai tempi della scuola le dava da una parte tanta speranza, ma dall’altra la faceva sentire immensamente in colpa nei confronti di Ron, e di tutta la sua famiglia. Avrebbe dato qualsiasi cosa purché le cose tornassero come prima, avrebbe dato qualsiasi cosa pur di smetterla con quella continua recita che era diventata la sua vita.

         Sospirò, forse troppo rumorosamente, ma Ginny era talmente assorta dai suoi pensieri che neppure se ne accorse.

 

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Capitolo 3
*** Dell'apparenza ***


Capitolo 2

Dell’apparenza

 

Tutto il mondo è un teatro e tutti gli uomini e le donne non sono che attori:
 essi hanno le loro uscite e le loro entrate;
e una stessa persona, nella sua vita, rappresenta diverse parti…
[Shakespeare]

 

         Il lunedì mattina anche nel mondo magico - e anche per Hermione Granger - era un ostacolo insormontabile, un insostenibile peso sull’anima, una nube oscura come quelle che si trovò ad osservare la giovane non appena varcò la soglia di casa. Si strinse nel suo trench e sollevò lo sguardo, scoraggiata da quel cielo così grigio e minaccioso.

Sospirò.
E iniziò a piovere.

 La giornata sembrava proprio partire per il verso sbagliato.

          In quell’istante la raggiunse Ron, sul viso un’espressione tutt’altro che sveglia.
Hermione lo guardò divertito.

- E tu dovresti essere il Super-portiere, il Re, l’Imbattibile eroe dei Chuddley Cannons? – gli chiese, sollevando ironicamente un sopracciglio.


Ron ricambiò lo sguardo, e sbuffando le rispose:

 -         Hermione: frasi più corte, la mattina. Grazie.

 Si scambiarono un bacio a fior di labbra e si smaterializzarono.

 

 ***

           Hermione non fece in tempo a raggiungere il suo sgabuzzino, ovvero ciò si azzardavano a definire ufficio, presso il dipartimento della Regolazione della Legga Magica, quando un gufo grigio – colore diventato ormai il leitmotiv della giornata – planò elegantemente sopra la sua scrivania e lasciò scivolare una busta in cima ad una catasta di libri.

          Lasciò qualche biscottino all’amico pennuto e si concentrò su quanto ricevuto.

          Una busta anonima, che riportava con un’elegante calligrafia il suo nome.

         E capì immediatamente che quella giornata, anzi quella settimana, anzi i prossimi mesi sarebbero stati un vero e proprio inferno, forse peggio di quanto le era parso aiutare Ginny con i preparativi per il matrimonio.

         Kingsley Shacklebolt, il Primo Ministro in persona, la convocava presso il suo ufficio. E la convocava per una questione della massima urgenza e riservatezza.

          Quando entrò nell’ufficio, oltre al Primo Ministro seduto all’enorme scrivania in mogano, erano già presenti Harry, Gawain Robards – capo degli Auror – e Anthony Goldstein. Poco dopo il suo arrivo, furono raggiunti anche da Lisa Turpin e Justin Finch-Fletchley.

 

          Eccoli lì, tutti riuniti.

La faccenda era evidentemente più seria di quanto si fosse immaginata, e lo sguardo di Shacklebolt non faceva presagire nulla di buono.

          Non era mai successo che l’Ordine di Silente – nato dalle ceneri dell’Ordine della Fenice - venisse convocato per intero: la maggioranza delle volte era più che sufficiente l’intervento di un paio di loro.

          Hermione sentì lo stomaco chiudersi, come ogni volta che doveva affrontare un incarico per l’Ordine. Non tanto per il pericolo che avrebbe dovuto fronteggiare – avevo o no combattuto la guerra contro Voldemort? – ma quanto per le barriere che avrebbe dovuto innalzare verso tutto e tutti. Verso Ron, Ginny, verso la famiglia Weasly, verso Luna e tutti gli amici. E poi era preoccupata per Harry: con il matrimonio imminente, non ci voleva un incarico proprio ora. Sarebbe stato ancora più difficile per lui dover mentire a Ginny, dover fingere che andava tutto bene.

  Anthony prese la parola.

 -         La questione alle Isole del Nord è più grave di quanto pensassimo. – cominciò, facendo scorrere lo sguardo su tutti i presenti. – Durante il nostro ultimo pattugliamento io e Lisa abbiamo riscontrato dei movimenti sospetti, probabilmente di reduci Mangiamorte, oltre che un’altissima concentrazione di potere oscuro.

  Si fermò, e poi si rivolse soltanto ad Hermione: 

 -         Crediamo di poter confermarti che il luogo nei pressi del castello di Egilsay sia stato  sottoposto a potenti incantesimi di protezione.

 Hermione lo guardo seria.

Un covo di Mangiamorte nelle isole del Nord. Era un quadro davvero poco rassicurante. Innanzitutto per il luogo scelto: dalle sue ricerche era emerso che quelle isole fossero un catalizzatore per ogni forma di magia nera.

 

          Robards fece apparire una serie di fascicoli che i distribuì ai ragazzi.

 

 -         Qui ci sono tutte le informazioni che fino ad ora siamo riusciti a raccogliere. Il piano per ora è questo: Harry, Lisa e Justin si occuperanno dei pattugliamenti su al Nord. Anthony ed Hermione, a voi invece il compito di trovare tutto ciò che sia collegato a Egilsay: morti, sparizioni… connessioni con l’Oscuro.

 

 Annuirono, e uscirono dall’ufficio del primo ministro.

 

         Hermione raggiunse Harry prima che questi prendesse la strada presso l’ufficio per i  giochi e gli sport magici.

  - Harry, sei sicuro di voler partire? Che copertura utilizzerai questa volta?

 Il ragazzo osservò la sua amica, la sua migliore amica, e le sorrise tentando di rassicurarla.

  -         Herm, non preoccuparti. Quando abbiamo accettato di rimettere in piedi l’Ordine, sapevamo che ci sarebbe stata la possibilità di missioni del genere.

-                   Lo so, ma… Hai pensato a Ginny?

Harry sospirò, spostando il suo sguardo verso un punto indefinito del soffitto.

 -         Lo faccio, in ogni momento. E penso che se lei fosse al corrente di tutto questo, mi appoggerebbe senza remore – le rispose regalandole un altro dei suoi sorrisi, ancora così infantili – Anzi, sai che ti dico? Che farebbe carte false per unirsi alla missione!

La ragazza lo abbracciò.

  -         Non ti dico di essere prudente, tanto so che non lo sarai…

 Si salutarono, e tornarono entrambi alle loro occupazioni di copertura.

 

 ***

 

         Hermione si accomodò poco elegantemente alla sua postazione, e cominciò a studiare attentamente il fascicolo consegnato loro dal capo.

Quando arrivò alla fine i fogli scomparvero in una piccola fiamma violacea: era quello che accadeva con tutti i documenti dell’Ordine. Nessuno oltre ai membri poteva avere accesso a quelle informazioni, ed erano incantati affinché svanissero non appena fossero state assimilati i dati fondamentali dai relativi destinatari.

          Raccolse i capelli in una morbida coda, cominciò a pensare. Innanzitutto era necessario procurarsi tutte le informazioni possibili e la biblioteca più fornita restava sempre quella di Hogwarts: ora non avrebbe avuto problemi ad accedere alla sezione proibita.

Si promise di accordarsi con Anthony per una visita alla loro ex scuola.

Non si trattava della prima volta che vi si recava da quando era un’Auror speciale che faceva parte dell’Ordine: altre passate ricerche l’avevano portata là, nel luogo che tanto aveva amato da ragazzina, e che mai avrebbe scordato.

         

          Hogwarts era rinata dopo la guerra grazie alla tenacia e la voglia di ricostruire un futuro pacifico e sereno per tutti i facenti parte del mondo magico e in onore di tutti coloro che avevano perso la vita per combattere Voldemort e i suoi seguaci.

       

         Non riusciva a concepire come potessero esistere ancora degli invasati che continuassero a tramare per riuscire a portare il potere oscuro a dominare su tutti, maghi e non. E il pensiero che tra questi ci potessero essere ragazzi che avevano frequentato la scuola con lei, la faceva rabbrividire.

Quanti di loro erano stati fatti Mangiamorte ancora minorenni?
Quanti di loro avevano subito sin da bambini il lavaggio del cervello da parte le proprie famiglie, purosangue e affiliate alle arti oscure?
Di quasi tutti si erano perse le tracce.
Chi ad Azkaban, chi esiliato in remote regioni dimenticate da Merlino.

E se qualcuno fosse ritornato, con un macabro progetto di vendetta?

           Questi pensieri la misero in ansia.

          Mandò immediatamente un gufo a Goldstain: quella sera, dopo l’orario ufficiale, sarebbero immediatamente partiti per Hogwarts.

 

 

 

                                                                                                                         

Note di Ayumi:

 

Innanzi tutto un saluto ai  lettori, e un ringraziamento a coloro che hanno inserito la storia tra le preferite e le seguite.

 

Un ringraziamento particolare a Hollina e a ely2596 per le vostre recensioni! Spero che seguirete ancora la mia storia, e che questo capitolo abbia solleticato un po’ la vostra curiosità!

 

Ovviamente invito tutti coloro a cui capiterà di leggere questo parto della mia mente a voler lasciare una traccia: le critiche, le vostre opinioni sui personaggi e sulla trama sono sempre ben accette! 

 

Alla prossima (dopo le vacanze, sono finalmente in partenza per il mare)!

 

 Ayumi

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Capitolo 4
*** Dell'inquietudine ***


Capitolo 3

Dell'inquietudine


Tra tutte le vite possibili,

ad un bisogna ancorarsi per poter contemplare, sereni,

tutte le altre.

[A. Baricco]

 

         Fece ritorno a casa ormai a notte fonda.

          Il russare di Ron si poteva distintamente percepire sin dall’ingresso della loro casa. Che non era di certo grande, ma tendendo conto che c’era un corridoio e ben due porte chiuse a dividerla dalla camera da letto, diciamo che la situazione era alquanto preoccupante.

          Lasciò cadere la pesante borsa sul divano, e per poco non colpì la piccola Luinil, la gattina bianca che aveva da poco preso il posto del vecchio e compianto Grattastinchi. La micina miagolò risentita, e sparì nel buio della casa per trovare un posticino più tranquillo.

          La spedizione ad Hogwarts non era propriamente andata a buon fine. Avevano trovato conferme circa l’alta energia negativa del luogo pattugliato, ma poche informazioni in più rispetto a quelle di cui erano a conoscenza. Restavano da studiare alcuni tomi che avevano preso in prestito e che avevano nascosto presso l’ufficio segreto dell’Ordine.

          Si fece una doccia e poi raggiunse Ron a letto. Gli fece tenerezza vederlo dormire così scomposto, coi i capelli arruffati e la bocca leggermente aperta. E un po’ lo invidiò. Perché lui non doveva vivere di nuovo con quella paura, con quell’angoscia costante che già avevano pienamente conosciuto ai tempi della scuola.

          Mentre lei ed Harry… beh, loro avevano deciso di non fingere che il Male non avrebbe più potuto tornare. Non nella forma di Voldemort, certo. Ma forse ora avrebbero dovuto affrontare qualcosa di altrettanto pericoloso, forse avrebbero perso nella battaglia altre persone care. Forse avrebbero potuto morire loro stessi.

E fino a che non avrebbero scoperto di più su ciò che stava accadendo al Nord, non si sarebbe data pace: un nemico diventa invincibile se non lo conosci, e lei voleva scoprire quanto più possibile per poterlo neutralizzare prima che fosse troppo tardi.
Per proteggere le persone che amava.
Per non dover di nuovo cancellare la memoria dei suoi genitori e costruir loro falsi ricordi.
Per evitare l’ennesima guerra.

Le sarebbe piaciuto essere in grado di ignorare questa eventualità.
Le sarebbe piaciuto poter svolgere un lavoro normale: per esempio insegnare ad Howgarts, era sempre stata una brillante studentessa, no? E quante volte aveva dovuto aiutare i suoi compagni di corso, Ron ed Harry per primi?
Le sarebbe piaciuto tornare la sera nella sua casa, chiudersi la porta alle spalle e pensare soltanto alla sua famiglia.

 Eh sì, perché sotto sotto anche a lei sarebbe piaciuto sposarsi e avere dei bambini.

          Si rigirò nel letto: era troppo agitata, e non sarebbe riuscita a chiudere occhio: si alzò decisa a prepararsi un Distillato della pace, ma la sua attenzione fu attirata da un movimento che percepì fuori dalla finestra: si affacciò per guardare meglio, ma non notò nulla di strano.

 “Sarà la mia immaginazione…” pensò e, scuotendo la testa, si recò in cucina.

 

 ***

-   Hermione, sono stufa. Harry non è per niente collaborativo, e ormai non mancano neppure due mesi. – esclamò Ginny sbuffando, l’argomento del matrimonio era come sempre tema centrale di quasi tutte le sue discussioni.

-         Ginny, lo sai come sono gli uomini – le rispose, tentando di giustificare le continue assenze di Harry – E poi dovresti essere fiera di questi incarichi di prestigio che gli vengono affidati, non credi?

 
La rossa annuì con poca convinzione. Ormai era una settimana che Harry era partito con altri membri del Ministero per quelli che aveva definito degli incontri all’estero con vari rappresentanti per l’organizzazione del campionato mondiale di quidditch.

-         Ron farebbe carte false per essere lì con lui!

-         Già – rispose Hermione finendo di bere il suo succo di zucca – Comunque se c’è qualcosa che posso fare per aiutarti, dimmi pure!

 
Ginny rifiutò l’offerta dell’amica.

 
-         Grazie Herm, ma in effetti posso farcela tranquillamente da sola. Avevo solo voglia di lamentarmi un po’!

 
Si raccolse i capelli in uno chignon e poi salutò Hermione, ringraziandola per il pranzo: doveva raggiungere immediatamente George al negozio a Diagon Alley, che nel periodo precedente Halloween era letteralmente preso d’assalto!

 
         Un attimo dopo anche Hermione si smaterializzò per raggiungere gli altri al Ministero: il primo Ministro aveva convocato un’altra riunione urgente.

 
Probabilmente Harry e gli altri avevano mandato un gufo con degli aggiornamenti.

 

***

         Invece di un semplice messaggio, Hermione si trovò davanti ai tre ragazzi reduci da una settimana di pattugliamento.

 
         Era arrivato il momento di cercare di confrontare quello che avevano scoperto sul posto, con le ricerche fatte da lei a Anthony.
Le loro facce erano stanche e spossate. Appena tutti furono presenti, prese parola Lisa.

 
-         Ci sono Dissennatori dovunque. Non sappiamo come abbiano fatto, ma sono riusciti a metterli a guardia della zona. E il castello, secondo noi è proprio quello il covo. Inutile dire che è protetto da incantesimi che lo rendono impenetrabile: non ci si può smaterializzare nelle vicinanze.

 
Dissennatori.
Le cose si mettevano male, molto male.

 
Harry continuò:

 
-         Abbiamo notato alcuni movimenti presso l’ala nord del castello, quella adiacente ad una foresta. Quelle creature sembravano provenire dal nulla. Purtroppo non ci è stato possibile verificare l’esistenza di passaggi segreti, non siamo riusciti ad avvicinarci.

 

-         Harry, hai parlato di creature? Non maghi quindi? – chiese Hermione.

 
-         Herm, è difficile da spiegare… - Harry indugiò osservando i compagni di spedizione.

 
-         Era come se fossero corpi vuoti, dei burattini … - Justin cercò di aiutarlo.

 
-         Pensate che potessero essere persone sotto la maledizione Imperium? – chiese Anthony.

 
Harry, Lisa e Justin scossero la testa simultaneamente.

 
-         No, Anthony. – rispose poco dopo Lisa – E’ proprio come dice Justin: corpi privi di volontà, di anima, di… vita.

 
-         Potrebbero aver ricevuto il Bacio dei Dissennatori, non credete? – ipotizzò Hermione.

 
Anthony, con un movimento veloce, afferrò uno dei volumi presi in prestito da Hogwarts:

 
-         Dov’era, accidenti… - disse, più a se stesso che agli altri, mentre sfogliava l’enorme libro come un forsennato.

 
Hermione lo osservava preoccupata, temeva che le pagine di potessero sgretolare sotto quei tocchi per nulla delicati.

 
-         Eccolo qui… Stavo leggendo questa parte proprio ieri. Potrebbe essere un punto di partenza.

 
Così dicendo il ragazzo mostrò ai compagni la pagina su cui si era fermato.

Vi era un’immagine, probabilmente risalente al periodo medievale, che raffigurava dei corpi umani posti in circolo e dai quali, dall’alto, fuoriuscivano ombre senza forma. In secondo piano era riprodotta una figura scura, poco definita, verso la quale convogliavano le ombre.

 
-         E’ un rituale antichissimo – asserì Hermione, che nel frattempo aveva cominciato la lettura. – Vengono risucchiate le energie vitali e magiche delle vittime, che convogliate in un catalizzatore, gli conferiscono un potere illimitato… Questo rituale veniva chiamato Invictus Fatum.

 Nessuno ne aveva mai sentito parlare. Se solo Silente fosse stato ancora con loro… Erano così giovani e inesperti, nonostante le difficili prove che sin da ragazzini avevano dovuto affrontare.

 
La ragazza chiuse violentemente il tomo.

 
-         Accidenti, non dice altro! – esclamò frustrata.

 
Lisa si portò al suo fianco, e le pose una mano sulla spalla.

 
-         Hermione, siamo solo all’inizio. – le disse.

 

***

 

Quella sera voleva passare un po’ di tempo con Ron.

Aveva solo voglia di normalità, voglia di stare un po’ con il suo ragazzo.

 
Appena arrivò a casa si precipitò in cucina, e iniziò la preparazione dei piatti preferiti di Ron, voleva fargli una bella sorpresa. Sembrava di essere alla Tana, quando la signora Weasly era intenta a preparate uno dei suoi mitici pranzi: utensili che volteggiavano, padelle sui fuochi, verdure che si tagliuzzavano da sole.

 
Un barbagianni entrò con prepotenza dalla finestra: portava un messaggio di Ron:

 

Ciao Hermione,

non ti dispiacerà se mi fermo a cena fuori con la squadra… Sicuramente sarai impegnata al Ministero, e non mi andava di andare di nuovo dalla mamma.

Ci vediamo più tardi.

Un bacio,

                                       Ron

 

Ripiegò la lettera, e nello stesso istante tutta la confusione che regnava in cucina riempiendola di allegria si dissolse, come il sorriso sul viso di Hermione.

 
Quante volte era già capitata una situazione simile? Milioni.

Eppure le sembrava che qualcuno le stesse schiacciando il cuore.

 
Incominciò a piangere, lì da sola, appoggiata al tavolo della cucina.

                                                                                                            


Note di Ayumi:

Buongiorno a tutti!
Chi non muore si rivede, e quindi eccomi qui con un nuovo capitolo.
Grazie come al solito a tutti coloro che dedicheranno un po' di tempo alla lettura di questa storia e soprattutto a chi sarà così gentile da lasciarmi un commento!

Buona settimana :)

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Capitolo 5
*** Della codardia ***


Capitolo 4

Della cordardia

 

Chi ora fugge, presto inseguirà,

chi non accetta doni, ne offrirà,

e se non ama, presto comunque amerà.

[Saffo]

 

 

         Una pioggia debole ma costante aveva dato il buongiorno a quel trentuno di  ottobre, e sembrava intenzionata a tenergli compagnia per tutta la sua durata.

          Hermione aveva spedito fuori casa Ron per alcune commissioni: in realtà non si trattava di nulla di urgente, ma non voleva averlo fra i piedi mentre cercava di rassettare in qualche modo casa. Oltre tutto il suo ragazzo aveva avuto uno strano comportamento sin dalla colazione. Sembrava agitato da qualcosa, evasivo, ma anche euforico: tempo un quarto d’ora, ed era riuscito a combinare più guai di quelli che la piccola Luinil aveva causato durante il primo mese che aveva passato con loro.

          Avevano in programma di pranzare da Ginny ed Harry - infatti si erano dati appuntamento direttamente a casa loro - e poi di raggiungere gli altri alla Tana per una delle immense cene organizzate dalla signora Weasley.

 
         Terminò di sistemare la cucina e la camera da letto.
         Adorava essere una strega: fare le pulizie alla maniera babbana sarebbe stato un vero incubo, mentre le erano bastati pochi colpi di bacchetta, qualche incantesimo, e la casa era veramente splendente.

          Era felice del programma della giornata: perché avrebbe passato del tempo con le persone a cui voleva più bene al mondo, perché l’atmosfera che si respirava alla Tana era sempre così famigliare e rassicurante, e perché almeno per qualche ora avrebbe potuto staccarsi da quanto la tormentava ultimamente, e provare un assaggio di leggerezza e allegra.

          Allietata da questi pensieri, prese tra le braccia la gattina e la coinvolse in un’aggraziata giravolta, posandole poi un bacino sul muso prima di deporla a terra; poi, sempre a passo di danza, si spostò in camera per prepararsi ad uscire.
Hermione aveva conservato il suoi stile semplice e sobrio: scelse di indossare un morbido magione bianco su dei jeans blu scuro. Un cappotto color panna e un cappellino di lana dello stesso colore avrebbero completato il tutto. L’unico vezzo aveva iniziato a concedersi da qualche tempo, era quello di portare i tacchi.

          Guardò fuori dalla finestra la pioggia che non dava segno di voler smettere di cadere, e per la seconda volta in quella mattinata, ringraziò Merlino per essere una strega: sorrise e si smaterializzò direttamente sulla porta della villetta dei suoi due migliori amici.

 

***

 

-         Finalmente sei arrivata! – Ron l’accolse abbracciandola.

-         Ron, te l’ho già detto che oggi sei strano? – gli rispose ridendo, cercando di togliersi il cappotto e il cappello.

 Ron sorrise, e prendendola per mano la condusse in cucina, dove Harry e Ginny stavano per mettere in tavola il pranzo.

          Hermione amava molto passare del tempo a casa loro.

         Era sempre tutto in disordine, molte volte per trovare una sedia si doveva fare la caccia al tesoro perché erano sempre sepolte da abiti, libri, riviste. Inutile dire che con il matrimonio imminente, la situazione era di gran lunga peggiorata.

          Ma c’era quel caminetto così piccolo e delizioso, con il fuoco sempre acceso. E c’era quel profumo di buono, di vaniglia e fragola, che ti investiva non appena veniva aperta la porta d’ingresso. E che, se all’inizio poteva essere sgradevole, in pochi attimi di avvolgeva con la sua dolcezza e ti faceva venire voglia di accomodarti per terra, sul morbido tappeto, per mangiare una gustosa fetta di torta, di quelle ipercaloriche che preparava Ginny.

          Era una casa che trasudava amore da ogni angolo.

         Hermione si accomodò vicino a Ginny, e iniziarono a mangiare.

 -   Ginny, hai per caso scordato che sta sera siamo a cena da vostra madre? – chiese la ragazza, vedendo tutte le prelibatezze che imbandivano la tavola.

-         Hermione, hai per caso scordato che mio fratello mangia quanto un branco di ippogrifi? – le fece il verso.

 In effetti quando si voltarono a guardare Ron, lo trovarono intento a riempirsi il piatto con una mano e con l’altra a portarsi alla bocca vere e proprie badilate di cibo.

 
-         Sono uno sportivo – rispose, senza smettere di mangiare – consumo un sacco di energia e ho bisogno di nutrirmi!

 Lo guardarono malissimo, compreso Harry, e poi scoppiarono a ridere. A vederli scherzare così sembravano ancora quattro ragazzini, mentre in realtà ognuno di loro – forse Ron era un caso a parte – stava giorno per giorno costruendo il proprio futuro, con tanta fatica e assumendosi non poche responsabilità.

 
 

***

 

         La lunga tavolata era imbandita, la casa era decorata con finti pipistrelli (che parevano veri), enormi zucche e candele che diffondevano una calda luce dorata.

Sembrava quasi di essere nella Sala Grande di Howgarts, mancava soltanto il soffitto incantato.

          C’erano proprio tutti quella sera.

          Ovviamente Molly ed Arthur. Poi Bill con Fleur e la piccola Victoire, Charlie con la sua fidanzata rumena Gentiana. George e Angelina, Percy e Audrey.

          Hermione si sentiva inspiegabilmente a disagio, e la cosa la preoccupava in quanto non le era mai capitato di sentirsi così, nemmeno la prima volta che aveva passato l’estate alla Tana.

          Era seduta comodamente sul divano mentre osservava i tentativi della piccola Victoire nel cercare di alzarsi in piedi da sola, quando arrivò Ron che le porse un bicchiere di succo di zucca, sedendosi poi a fianco a lei e circondandole le spalle con un braccio.

          Fleur le fece l’occhiolino, e prendendo tra le braccia la sua bambina, raggiunse Gentiana.

          Gentiana era proprio l’opposto di Fleur: era una bellissima donna, ma dai capelli e dalla carnagione scuri. Aveva un fisico molto atletico, e ogni volta che Hermione l’aveva vista, portava sempre abiti sportivi. Vicino a lei la figura di Fleur sembrava ancora più eterea.

         Molly annunciò che la cena era pronta, invitando tutti a prendere posto.

          Nel chiacchiericcio generale, emergevano le voci di Ginny ed Harry che stavano affrontando un’altra importantissima discussione sui colori che avrebbero dovuto avere i centrotavola.

Hermione non riuscì a trattenere una risata, e si fece accompagnare da Ron al suo posto.

 
         I loro piatti erano già stracolmi di pasticcio di carne, e sulla tavola c’erano diversi vassoi contenti patate cucinate in ogni modo conosciuto. Poi fu la volta della torta di zucca e carote, di quella al cioccolato e infine del gelato. Un banchetto luculliano in piena regola.

 
-         Molly, non si doveva disturbare così tanto! – esclamò Hermione, passandosi istintivamente una mano sulla pancia. – Sto per scoppiare, ma era tutto buonissimo!

 La signora Weasly sorrise compiaciuta.

 -         Cara, nessun disturbo. Sai che per me è un piacere, soprattutto quando c’è qualcosa di così bello da festeggiare!

 

Hermione la guardò con aria interrogativa.

Qualcosa da festeggiare, ma cosa?

Halloween?

Un altro piccolo Weasley in arrivo?

Si sposeranno Charlie e Gentiana?

Un’altra festa per Ginny ed Harry?

 La cosa che la urtava maggiormente era che tutti sembravano essere al corrente della novità.

          Un  colpo di tosse palesemente finto di Ron la riportò alla realtà. Stava per chiedere appunto quale fosse l’evento da festeggiare, ma la sua attenzione fu attirata da una scatolina rossa e lucente che si trovava proprio dove fino a qualche istante prima c’era il suo piatto.

Fece scorrere lo sguardo da Ron ai signori Weasly, e poi verso tutto gli altri.

Che la osservavano.

Che la osservavano sfoggiando dei sorrisi emozionati. Fleur addirittura aveva le mani giunte al petto, e sembrava che da un momento all’altro sarebbe scoppiata a piangere.

          E allora capì tutto: capì lo strano comportamento di Ron, capì gli sguardi di Fleur e Ginny, capì il motivo della suo disagio.

 -         Su Herm… - sussurrò Ron, col le guance dello stesso colore della scatolina – aprilo!

          Iniziò a scartare il pacchettino, e ad ogni piccolo movimento, ad ogni sussulto proveniente dai suoi spettatori si sentiva morire dentro.

         Era l’anello più bello che avesse mai visto. In oro bianco, con tre piccoli brillanti a forma di stelle. Lo teneva tra pollice e indice, davanti a sé, e non smetteva di osservarlo.

 Senza riuscire a parlare, si voltò verso Ron.

Che sorrideva.

Che apriva la bocca per parlare.

Che le chiedeva di sposarlo.

          Fu scossa da un fragoroso applauso e da urla indistinte.

          Fleur e Ginny che si abbracciavano, George che fischiava, Molly che si asciugava le lacrime con un lembo del grembiule e Arthur che le cingeva le spalle con un braccio, annuendo soddisfatto.

          Nessuno aveva prestato attenzione al fatto che Hermione non aveva dato alcuna risposta.

 Perché quella risposta avrebbe dovuto essere scontata, no? Perché tra lei e Ron le cose sarebbero dovute andare esattamente come tra Harry e Ginny, come tra George e Angelina.
Per tutti loro era così, anche per Ron.
Soprattutto per Ron.

Che approfittando della confusione e del suo stordimento – che ovviamente tutti avevano attribuito alla troppa emozione – infilò l’anello al suo anulare sinistro.

 

***

 

E adesso sì che era nei guai.

Adesso si sentiva in trappola, braccata da quelle persone che aveva sempre considerato la sua famiglia nel mondo magico.
Aveva voglia di piangere, ma non poteva.
Aveva voglia di confidarsi con qualcuno, ma con chi?
Con Ginny era impensabile, e lei era sempre stata l’unica con la quale riuscisse ad aprirsi un po’. E Harry… No, Harry aveva già troppe preoccupazioni in questo momento, non poteva assillarlo con i suoi problemi.

 Si sentiva in colpa, tremendamente in colpa.
Perché tutto questo avrebbe dovuto renderla la strega più felice del mondo, invece la faceva sentire male nei confronti di se stessa, nei confronti di tutti loro, nei confronti di Ron.
E l’unica cosa che voleva, era scappare via il più lontano possibile.
Ma l’unica cosa che fu in grado di fare, fu quella di continuare la farsa.

Accettò le congratulazioni, gli abbracci, i baci. Le allusioni dei ragazzi quando lei e Ron salutarono tutti per tornarsene a casa, visto che si era fatto ormai tardi. Accettò i baci di Ron e le sue carezze. E accettò di fare l’amore con lui, anche se mai come in quel momento, si era sentita così vuota.

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