Notti senza cuore

di Favols
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Kioku ha, unmei ga wakachita subete no koto wo fukundeimasu. ***
Capitolo 3: *** Kare no kaori ***
Capitolo 4: *** Watashi wa anata no koto ga wasureraremasen ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Ho fatto un test una volta, uno di quelli che si trovano sulle agende, e che si fanno insieme alle amiche.
Era piuttosto insolito. La diciannovesima domanda era la seguente:

"Hai mai sfiorato la morte?"


Notti senza cuore.
Prologo.




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Mi lasciai cadere fiaccamente sulla sedia, e guardai la colazione con disgusto, sapendo che di lì a poco mi sarei costretta a mangiare qualcosa.
Pensai di darmi alla fuga prima che fosse troppo tardi, ma non ebbi il tempo di alzarmi dalla sedia che mia madre fece capolino in cucina. Con aria indagatrice mi scrutò, e quando mi vide sorridere, anche il suo volto si distese.
-Buongiorno mamma-Sussurrai.
-Buongiorno Kagome.-Mi rispose lei, e spensierata mi avvicinò il vassoio contenente verdure sottaceto. -Hai appetito questa mattina?
Scossi la testa e la guardai, sperando di farle un po' di pena.
-Devi mangiare qualcosa. - Disse, dando quel pizzico di severità al tono di voce da farmi capire che anche per quella mattina, non l'avrei scampata.
Nell'ultimo periodo della mia vita, mangiare per me era diventata un'impresa ardua. Il cinque Ottobre duemilanove sono stata vittima di un incidente molto grave, a cui a quanto pare, grazie ad ore passate sotto i ferri, sono sopravvissuta miracolosamente. Ho ripreso a camminare, mi sono presa cura di ogni ferita del mio corpo, ho superato il trauma, ma l'appetito sembra non voler tornare.
-Mamma... - Provai a protestare, ma mi fermai, conscia che non sarebbe valso a nulla. Sbuffai.
-Almeno gli Onigiri... - Mi disse lei, questa volta addolcendo il tono.
Annuii, rassegnata.
-Tonno e maionese?- Mi chiese allegra, fiera di avermi convinta per l'ennesima volta.
-Come sempre!- Esclamai, accogliendo fra le mani la pallina di riso. La finii in pochi morsi, lasciando soltanto il nori. Mi alzai e riposi nel lavandino il mio vassoio, praticamente pulito, feci scorrere l'acqua e con l'aiuto di una spugna, lo resi ancora più pulito.
Ringraziai mia madre per aver cucinato, e mi diressi verso la porta.
-Kagome il bento!- Sentii la voce di mia madre chiamarmi dalla cucina, ma feci finta di nulla.
Uscii da casa di buon umore, e come sempre, mi fermai davanti al Goshinboku per porgergli i miei saluti, e guadagnarmi un po' buona sorte.
Le radici di questo splendido ed imponente albero secolare sono piantate sotto il nostro tempio da centinaia di anni. Protegge me e la mia famiglia tutti i giorni, e noi ce ne prendiamo cura. Molta cura.
Sostare sotto le sue fronde mi faceva sentire strana, pensierosa. Come se volesse spingermi a farmi domande sulla vita, sulla mia esistenza e su quello che non ricordavo del mio passato. Mi rendeva attiva, piena di energie.
Avevo l'impressione che celasse molti segreti fra le rughe della corteccia.
Mi avvicinai, e ingenuamente allungai il braccio, sino a toccare la superficie irregolare con la punta delle dita. Chiusi gli occhi e mi lascia travolgere dalle sensazioni positive che riusciva a trasmettermi. Mi sentii avvolgere da un forte calore, e per un momento mi sembrò di ricordare di averlo già provato in passato, grazie ad un contatto avuto con qualcuno. Mi sforzai di ricordare, e poi tornò ancora. Lo vidi apparire nell'oscurità della mia mente, circondato di luce intensa, quello sguardo così familiare...
-Kagome?!- Una voce femminile mi allontanò dai miei pensieri. Sentì una punta di preoccupazione nel tono di mia madre. Mi voltai e la vidi immobile qualche centimetro lontano da me, con il mio bento fra le mani. Mi si avvicinò e mi obbligò a prenderlo. -Va' a scuola ora...- Mi sorrise.
-Volevo soltanto salutare il vecchio albero secolare- Mi giustificai, dandole ancora le spalle, per guardarlo ancora una volta, e scavarmi dentro, alla ricerca di un piccolo, insignificante attimo della mia vita precedente. Non ci riuscì. Ogni volta che ci provavo, le tempie mi dolevano terribilmente, obbligandomi a smettere. E fu così anche quella volta.
Senza voltarmi salutai mia madre, e corsi veloce, verso la scuola.
Arrivai in anticipo, e questo m’infastidì. Dopo l'incidente, mi era diventato difficile instaurare rapporti con gli altri, seppur sia sempre stata solare e socievole di carattere. Rimanere sola in mezzo a tanta gente mi agitava, rendendomi inquieta.
Inoltre, essere passata finalmente alle scuole superiori, non mi aiutò per niente. Persi contatto con quasi tutti i miei amici delle medie, ma questo avvenne per colpa della mia salute cagionevole, che a quanto mi hanno raccontato il nonno e Sota, mio fratello, l'ultimo anno, mi ha costretta a letto molto spesso, allontanandomi così dalla scuola, e dalle persone che frequentavo. Al mio fianco, purtroppo o per fortuna, sono rimaste due vecchie conoscenze; Eri ed Hojo.
Mi faceva piacere la loro compagnia, anche se faticavo a considerarli dei veri e propri amici, è brutto da dire, ma è come se non mi bastassero, come se in passato avessi avuto di più, e non riuscissi ad accettare il fatto che quel "di più" non fosse più mio.
Mi appoggiai alla cancellata verde del cortile, tirai fuori il libro di Giapponese antico, e cominciai a ripassare un argomento che ormai, sapevo alla perfezione.
La passione per la materia in questione, l'avevo sviluppata dopo l'incidente, insieme ad un milione di altre cose assurde ed inspiegabili, come l'amore per i cani, che non avevo avuto nemmeno in età infantile.
-Ei tu, ragazzina, non l'hai saputo? Oggi la scuola è chiusa!- Mi urlò nell'orecchio sinistro un mio sempai. Abbandonai la mia lettura, riponendo il pesante libro nella borsa, e gli rivolsi la mia attenzione.
-Perché?- Mi limitai a chiedere.
Sul viso pallido di quello, apparve un largo e sincero sorriso.-Hanno allagato un bagno!- Urlò, alzando le mani al cielo chiuse a pugno, per festeggiare.
Feci spallucce.-Non lo sapevo.-Risposi- Grazie per avermi informata...- Conclusi, per poi guardarmi intorno alla ricerca di qualche segno che quel ragazzo stesse affermando la verità, e vidi una moltitudine di persone dirigersi verso l'uscita. E così feci anch’io, felice di potermene tornare a casa, ma al contempo amareggiata per aver studiato tanto il giorno prima, ed inutilmente.
Sulla strada verso casa, volli fermarmi in una libreria. Era da qualche giorno che il titolo di un libro continuava a tormentarmi. Fra le stranezze post incidente, vi era anche un maniacale interesse per il 'Giappone antico' che mai, e ripeto mai, avrei considerato di poter avere.
Scivolai con gli occhi sulle copertine colorare di decine di libri, fino ad incrociare il titolo che stavo cercando:
"I veri Dei del passato: I Demoni".
Lo afferrai e mi diressi alle casse.
Quando rincasai, chiamai a gran voce mia madre, ma non ottenni risposta. Andai in cucina e mi feci una tazza di tè, per poi appollaiarmi pigramente sul divano e accendere la televisione, alla ricerca di qualsiasi cosa da guardare, per farmi compagnia. Nel bel mezzo di un film che avevo trovato, mi venne in mente la promessa che mi ero fatta non appena avessi avuto del tempo libero; Cercare dei vecchi diari.
Mi stiracchiai e mi trascinai al piano di sopra.
Dopo la mia guarigione, mia madre si era gentilmente occupata di me, aiutandomi a ricostruire la mia infanzia grazie all'aiuto di molteplici album di foto, e di vari diari personali. Non riuscii però a sapere nulla sui miei due ultimi anni, oltre ciò che mia madre, mio fratello e mio nonno, erano riusciti a raccontarmi. Però, ovviamente c'erano cose che loro non potevano sapere di me, cose che, essendo un'adolescente, non avrei mai svelato a loro.
Entrai nel ripostiglio, e sentì subito una sensazione strana assalire la mia mente, ed il mio corpo. Cercai di non farci caso e mi guardai intorno. In quella minuscola stanza, vi era gran parte della mia vita, e quella dei miei familiari. E' buffo, e quasi deprimente, come si possa sigillare i propri ricordi in scatole di cartone. Ne trovai una di legno, piccola e con dei ricami incisi sul coperchio. Sentì il cuore aumentare i propri battiti, e le mani tremare, diventando a poco a poco gelide. Spinta da un forte frenesia, lasciai scivolare il coperchio, e mi sorpresi nel trovare un foglio di carta ripiegato in quattro. Sempre più agitata, lo aprì, e mi costrinsi a calmarmi per leggerne il contenuto.

-Stupido Inuyasha...-

Lessi a voce alta, riconoscendo la mia scrittura.
-Inuyasha...?- Mi ripetei a voce bassa. -Inuyasha?!-Dissi ancora, alzando la voce. Sentii qualcosa muoversi dentro di me, pulsare. Faceva male, tanto male.
Guardai ancora l'interno della scatola, e lo vidi. Con delicatezza, quasi per paura di romperlo, lo tirai su per il laccetto in caucciù, fino a far arrivare il ciondolo dorato davanti ai miei occhi. Era un cuore. Nel sfiorarne i lati, mi accorsi che era possibile aprirlo, non persi tempo, infilai l'unghia nell'insenatura e spinsi contro l'alto. Udii un piccolo click, e poi lo aprii lentamente.
Sapevo già, nel profondo, o semplicemente lo speravo, che avrei trovato quegli splendidi occhi. Erano troppo belli e profondi, e luminosi e... Pieni di quel tutto che da mesi ormai mi mancava.
Sorrisi, ma quando lo feci, una lacrima mi scivolò lungo le gote, sino ad arrivare all'angolo delle labbra, ed insediarsi li, amara.
Una foto era incollata all'interno del ciondolo, su uno dei due lati. Avevo finalmente il volto completo di quello sguardo, che ormai da mesi appariva nella mia memoria. Era bello, seppur rovinato dal ghigno infuriato sul viso. Mi chiesi perché in passato, non scelsi una foto più adatta a quel tipo di oggetto. Perché ero sicura che quella collana fosse mia. Lo sentivo nel profondo, sapevo che quello sguardo di miele mi apparteneva in qualche modo.

Era davvero stato mio?

Ma quella non fu l'unica domanda che invase la mia mente, se ne affollarono tante altre.


***

Uscii con un balzo dal pozzo mangia ossa, ritrovandomi finalmente nella mia originaria epoca. Trovai Miroku seduto a gambe incrociate sull'erba, ad occhi chiusi. Lo guardai per qualche secondo, chiedendomi per quale ragione avesse scelto di appostarsi proprio dinanzi al pozzo. Lo vidi sorridere.
-Sei già tornato?- Mi chiese, aprendo gli occhi e fissandomi indagatore. Feci finta di non aver sentito la sua voce, e di non averlo visto, e senza rispondere, lo superai.
-Come sta la divina Kago...-Si interruppe quando mi vide fermarmi. Respirò a fondo e continuò.-...Kagome?-
Sentii una morsa al petto.-Ho portato delle provviste e alcune comodità per il bambino. Non vedo l'ora di togliermi questi stupidi vestiti, quindi, se non ti dispiace, levati di mezzo.- Detto ciò, balzai sul ramo di un albero, poi su di un altro, ed un altro ancora, sino ad arrivare alla capanna della vecchia Kaede.
Indossavo ancora i vestiti del futuro, e questi m’impedivano alcuni movimenti che solitamente mi veniva naturale compiere. Sapevo che non mi sarei mai abituato del tutto ad indossarli, ma quello era l'unico modo per passare inosservato in quel mondo caotico. Avevo imparato molto degli uomini del futuro soltanto osservandoli, studiandone i modi di fare, di reagire e di comportarsi. Fu un'attività che mi tenne occupato durante il periodo in cui Kagome fu costretta a rimanere in quella che, se non sbaglio, i dottori chiamavano terapia intensiva.
Non ho potuto vederla in quel periodo, nemmeno stando nascosto dietro ad un muro, come faccio ora. Quella settimana, fu la più dura di tutte, ed anche l'unica in cui decisi di ribellarmi. Feci irruzione in ospedale, e urlai il suo nome, più e più volte. Desideravo proteggerla, aiutarla. Sfoderai persino Tessaiga, terrorizzando lo staff medico ed i pazienti. Ero fuori di me, non potevano vietarmi di vederla. Odiavo l'idea di non poter restare al suo fianco.
Il mio compito era quello di proteggerla, ed avevo miseramente fallito. Mi sembrò improvvisamente chiaro che il mio passato, non faceva altro che ripetersi all'infinito, trascinandomi via dalle persone a cui tenevo veramente.
Non ero riuscita a proteggerla, e quella gente mi stava ostacolando mentre cercavo di rimediare.
Fu anche la volta in cui fuggì via, e sparii per un po' di tempo, per dedicarmi esclusivamente ai miei pensieri, e per esercitarmi a controllare i miei nervi, diventando finalmente meno impulsivo e più riflessivo. Ci riuscii.
Quando tornai da lei, mi appollaiai dietro al vetro della sua finestra, e la osservai dormire. Sembrava serena, ma sapevo che in realtà, non lo era per nulla. Sul viso pallido, vi erano innumerevoli tagli, alcuni più profondi e visibili di altri. Alcuni quasi del tutto rimarginati, pronti a sparire con il tempo. Poi c'era il peggiore. Una lunga ed orizzontale cicatrice sulla fronte. Aveva uno strano colore rosato. Vi erano serviti svariati punti per chiuderla, sapevo che sarebbe rimasta.
Il simbolo doloroso di ciò che era accaduto, di ciò che io non ero riuscito ad evitare, risultando ancora una volta un pessimo combattente, incapace persino di difendere la propria donna. Sempre che io possa considerarla tale...
-Inuyasha?!-Le urla di Shippo mi trascinarono lontano dai miei soliti brutti pensieri. Lo vedi corrermi in contro, sapevo già cosa mi avrebbe chiesto.
Mi si fermò davanti, ma io non ci badai, e continuai a camminare. Mi venne dietro.
Non porse subito la sua domanda, camminò al mio fianco per svariati metri, senza dire nulla. Ne capii subito il motivo. Dovevo sembrare scuro in viso, e questo poteva solo significare una cosa; Kagome non sarebbe tornata, non ancora.
Ma il piccolo kitsune era comunque ancora un bambino, ed impaurito ed imbronciato, si fece avanti.
-Come sta Kagome?-Mi guardò speranzoso.
Camminai per un paio di metri, lasciandolo indietro. Poi mi fermai, e senza voltarmi, gli risposi:
-Sta bene... Ma per ora non può ancora tornare.-Respirai a fondo-...Ma non preoccuparti, tornerà- Cercai di consolarlo, seppur con una bugia. Si allontanò saltellando, le risate giocose, mi fecero sentire leggermente meglio.
Non sapevo se Kagome sarebbe tornata, però ero a conoscenza del fatto che stava affrontando la situazione nel suo mondo, insieme ai suoi familiari, che le stavano accanto sempre, e come promesso, non le avevano riferito nulla del mondo da questa parte del pozzo, e ciò era giusto.
Il patto non andava assolutamente sciolto.



L'autrice si esprime:

Dunque, non sono per nulla sicura di aver fatto bene a postare questa FF. Ho un sacco di dubbi su questo lavoro...
Ho iniziato a scrivere "Notti senza cuore" qualche mese fa, e stranamente per un lungo periodo è stata l'unica cosa su cui sono riuscita a lavorare serenamente. L'ho scritta con leggerezza e naturalezza, probabilmente perché è molto diversa da "Burn", l'altra FF su cui ho lavorato ultimamente, ed è per questa ragione che ho deciso di postarla.
Volevo provare a destreggiarmi in un genere diverso, anche se temo molto un fallimento.

Della trama per ora non si capisce molto, com’è tipico nelle mie FF, ma piano piano si capirà tutto. =)

Vorrei fare un appunto sul titolo." Notti senza cuore", è una canzone di Gianna Nannini, di cui però ho preso soltanto il titolo. L'ispirazione difatti è arrivata non da quella canzone, ma da alcuni pezzi di Ludovico Einaudi. Soprattutto da "Primavera", ovvero questa:http://www.youtube.com/watch?v=qmxFAT581T4.
Vi consiglio di ascoltarla, è veramente favolosa XQ_.
Mi sembra però doveroso spiegare il motivo per cui ho scelto proprio "Notti senza cuore" come titolo... Beh, l'ho trovato adatto, tutto qui. Non ci sono altre ragioni. Stavo scorrendo i brani sul mio iPod, e ho letto il titolo di quella canzone, che da subito mi è sembrato perfetto.
So che può sembrare un motivo stupido, ma in realtà ha un suo perché.

Dovrei postare il primo capitolo a giorni, dato che praticamente è già pronto xP. In non più di una settimana insomma.



* L'immagine che ho scelto e modificato io, [ Non sono assolutamente capace di modificare immagini, sono proprio negata nel campo. Volevo precisarlo per non dare l'impressione di essere una che si spaccia per capace. xD ] è di una famosa doujinshi di Sakurakan.

Alla prossima.

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Capitolo 2
*** Kioku ha, unmei ga wakachita subete no koto wo fukundeimasu. ***


Notti senza cuore.
Kioku ha, unmei ga wakachita subete no koto wo fukundeimasu.
I ricordi tengono unito tutto ciò che il destino divide.

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Posai gli strambi vestiti del futuro per terra, e finalmente libero in ogni mio movimento, balzai su un ramo del Goshinboku, comodo come solo i miei abiti mi facevano sentire. Mi appollaiai fra le fidate braccia dell'albero secolare, e attesi con sguardo vigile il passaggio della donna che aspettavo.
Nell'attesa ripensai a Kagome, e a quello che le avevo visto fra le mani. Riconobbi il ciondolo a forma di cuore con una sola occhiata, e mi stupì nel vederlo poggiato su i suoi palmi tremanti. Ero convinto che fosse andato perso.
Non andava bene, lei non doveva ricordare...
-Inuyasha?- Mi chiamò una foce femminile, distraendomi dai miei pensieri. Abbassai lo sguardo e la vidi. Le balzai davanti, per poi voltarmi e rientrare nella capanna. Lei mi seguì.
Sentì il suo sguardo insistente sulla mia schiena, come a chiedere disperatamente notizie, anche se non con la forza della voce. Quell'urlo silenzioso mi rese inquieto.
-Ho portato qualcosa per Daiki*-Kun.-Le dissi, frugando nello zaino giallo di Kagome, ormai abbandonato in quest'epoca.
Estrassi delle confezioni di cibo per lattanti ed un pacchetto di quelli che nel futuro, chiamavano pannolini. Mi voltai, ed incrociando il dolce sguardo della donna, allungai le braccia, sino a porgerle i doni del futuro. Lei li accettò, ed abbozzò un sorriso.
-Grazie. -Si limitò a rispondere, infilando le comodità in un sacco di stoffa colorato. -Notizie su Kagome-chan?- Osò chiedermi, con tono insicuro ma al contempo desideroso di risposte.
-Le ferite sembrano essere guarite, ma la memoria non accenna a tornare. Non ricorda ancora nulla, almeno dei suoi ultimi due anni, non ricorda ancora nulla. - Sussurrai stringendo i pugni, desiderando intensamente di non dover rispondere più a nessun'altra domanda che la riguardasse.
La vidi chinare il capo, e questo semplice gesto mi riempì di tristezza. Abbandonai la capanna, lasciandola indietro.
Balzai nuovamente sul mio ramo, intenzionato a recuperare qualche ora di sonno, ma fui interrotto nuovamente da una voce femminile, la stessa di poca prima.
-Non potresti riportarla qui?- Mi domandò, con un pizzico di stizza nella voce. -Sono sicura che rivedendoci, ricorderebbe di nuovo tutto!- Esclamò, sicura della propria idea, stirando sempre di più le braccia lungo il corpo.
A dire il vero, ci avevo pensato spesso a quell'eventualità, l'avevo presa in considerazione nei momenti di profonda debolezza, quando la distanza da lei mi diventava insopportabile, ma poi, il senso di responsabilità che non avevo avuto in passato, proteggendola, si faceva vivo in me, convincendomi che la decisione di tenerla all'oscuro di tutto, era sicuramente la più saggia.
Provai ad ignorare l'assurda richiesta della donna, ma poco dopo arrivò suo marito a darle manforte, incitandomi a rispondere alla domanda.
Irato abbandonai ancora una volta la mia comoda posizione, e mi lasciai cadere davanti a loro.
-Se la riportassi qui, per lei sarebbe uno choc, non credi?-Ringhiai, esasperato. -Nelle sue condizioni una cosa simile potrebbe essere d’intralcio alla sua memoria, ha già subito un forte trauma, certamente non le farebbe bene affrontarne un altro.- Specificai, sempre più irritato da quell'insistenza.
Miroku cinse la vita della propria sposa, e l'avvicinò al suo corpo, donandole conforto. -Tranquilla Sango, la divina Kagome tornerà quando la sua memoria le permetterà di ricordare... - La tranquillizzò, fulminandomi con gli occhi.
-Ora andiamo, il piccolo Daiki si è svegliato. -Le disse con dolcezza, portandola via.
 Sbuffai, incamminandomi verso il pozzo, conscio di non poter sopportare ancora a lungo le loro lagne. Lo attraversai, senza però cambiarmi d'abito, sperando di poter trovare un po' di pace in un’epoca dove nessuno mi avrebbe chiesto nulla, e dove avrei potuto vederla, anche se solo da lontano.
Insomma, che volevano da me?
Non potevo certo ammettere che non sarebbe mai più tornata, no? 

 ***



Indossai la divisa con estrema calma, osservandomi allo specchio, esercitando la mia mente come ogni mattina, provando ad immaginare le persone al mio fianco, sperando di riuscire a vedere anche lui...
Non ci riuscii.
Sconsolata afferrai la spazzola e districai i miei, fin troppo lunghi, capelli neri. Lo sguardo mi cadde sul collo, o meglio sul laccetto di caucciù che scivolava fra la scollatura, lasciando che il ciondolo a forma di cuore, affiancasse il mio di cuore.
Gli occhi dorati di Inuyasha mi tornarono alla mente, ma il viso a contornarli, era ancora molto sbiadito.
-Ti rincontrerò mai?- Sussurrai, posando la mano sul petto.
-Kagome?- La voce di mia madre mi fece sobbalzare. Afferrai la pashmina nera, l'indossai e corsi sino al piano inferiore, entrai in cucina e mi misi a sedere. Sota, mio fratello.
-Buongiorno sorellona!-Esclamò, più allegro del solito. -Domani verrai con noi a guardare i fiori, vero?- Mi chiese speranzoso.
Quell'invito mi fece rendere conto di quanto il tempo fosse passato in fretta dal mio incidente, sentì un brivido attraversarmi la schiena, ed uno strano senso di responsabilità verso qualcun altro, come se stessi facendo attendere qualcuno.
Scossi la testa e cercai di non pensarci.
-Beh sì, credo proprio che passerò l'Hanami** con voi. - Gli risposi, sorridendo sinceramente felice di trascorrere un così lieto evento insieme ai miei familiari, soprattutto perché non vi era nessun altro con cui avrei preferito andarci.
Mia madre mi si avvicinò, e con il suo solito fare gentile appoggiò sul tavolo un piatto fondo contenente della zuppa di Miso. Stranamente mi ritrovai ad avere più appetito del solito, quindi non protestai, e mangia la mia porzione in silenzio, pur mettendoci fin troppo tempo.
Una volta terminato, mi alzai e lavai le mie stoviglie senza proferir parola. Era strano per me non parlare con mia madre, tuttavia mi sentivo ancora profondamente offesa per aver scoperto che, per un motivo apparentemente ignoto, mi aveva tenuta all'oscuro dell'esistenza di Inuyasha.
Uscii da casa salutandola appena, evitando di prendere il bento. Attraversai di tutta fretta il cortile di casa mia, mi fermai davanti al Goshinboku, unii le mani in preghiera e m’inchinai.
Non mi concessi più di due minuti per il saluto all'albero sacro, attraversai il Torii e scesi le scale correndo. Ai piedi della scalinata c'era Eri ad attendermi, e questa cosa mi stupì.
- Buongiorno Eri-chan!-La salutai, sorridendo. -Come mai sei passata a prendermi?- Le chiesi poi, affiancandola.
-'Giorno Kagome-chan!- Ricambiò il saluto. Incominciammo a camminare verso la scuola. -Ero in anticipo, e così ho pensato di passare. Ho scoperto una strada alternativa per la scuola.- Mi informò lei, spingendomi a girare dalla parte opposta, rispetto alla via che di solito prendevo. Non protestai.
Se c'era una cosa che di Eri ormai mi era chiara, era la sua maniacale, quanto corretta, puntualità. Quindi, non avevo nulla di cui preoccuparmi.
Attraversammo un viale accostato da alberi di ciliegio appena fioriti, e poi ci ritrovammo davanti ad un Torii.
-Un tempio?- Domandai, confusa. Lei mi annuì sorridente, tirandomi per un braccio. 
Salimmo le scale in completo silenzio, e poco dopo ci ritrovammo a percorrere un ennesimo viale in fiore, che a differenza del precedente, attirò la mia attenzione. Fui pervasa da un gelo impossibile da descrivere, se non definendolo devastante. Mi sentii pesante, e con estrema fatica afferrai l'avambraccio di Eri, che mi guardò di sbieco.
Le gambe mi tremarono per qualche secondo, per poi tornare stabile, a reggere il mio peso.
Mi guardai intorno spaesata, e desiderai sedermi.
-Ka-chan?!- Sentii la voce squillante e preoccupata della mia amica rimbombarmi in testa, spiacevole sensazione che mi spinse a tenermi il capo, sempre più confusa.
Boccheggiai e socchiusi gli occhi, mordendomi il labbro quando le mie ginocchia nude, posarono violentemente sulla ghiaia. Ero spaventata, tanto che mi sembrò di sentire l'ansia strisciarmi sulla pelle, dalle gambe al ventre, provocandomi una forte nausea.
Il terrore uscì dalle mie labbra, insieme alle parole insensate, che come vomito strisciarono fuori dal mio corpo.
-No, Naraku non deve...-Sussurrai stringendo i pugni. -...Non deve avere la meglio- Continuai, sempre più agitata. In quei secondi, persi completamente la ragione, e non mi resi conto di aver attirato l'attenzione della Miko del tempio, che corse verso di noi, in mio aiuto.
-Inuyasha...Ti prego non morire!- Urlai infine, prima che le mani delicate della sacerdotessa mi sfiorarono, accogliendomi poi fra le braccia, in un disperato tentativo di calmarmi.
Eri era ormai terrorizzata, ma le mie labbra continuarono a gemere.
Riuscii ad incrociare gli occhi della donna, e questo peggiorò le cose. Spalancai le palpebre e serrai le labbra, con tutta la forza che possedevo, comincia a dimenarmi, scalciando e tagliando l'aria con i palmi aperti.
La pazzia sembrò avere la meglio su di me.
-Non toccarmi Kikyou!- Urlai in preda agli spasmi.-Non fermarmi!- Strillai prima di riuscire a liberarmi dalla presa. Non appena quelle mani abbandonarono i miei arti, scattai sulle gambe, ed indietreggiai.
Il viso pallido di Eri mi riportò di colpo alla realtà. Tossii violentemente, per poi alzare la testa e abbandonarmi ad un anomala stanchezza.
-Che mi è successo?-Annaspai, ormai quasi priva di voce.
Le due ragazze sembrarono incapaci di esprimersi, e questo mi fece rendere conto di aver fatto qualcosa d’insolito, di maledettamente strano. Feci un passo avanti, intenzionata a raggiungerle, ma entrambe indietreggiarono, insicure.
Stesi il braccio alla ricerca d'aiuto, e dopo svariati ed infiniti attimi d'esitazione, ad avvicinarsi a me non fu la mia cara amica, bensì la sacerdotessa che, cingendomi le spalle mi chiese senza troppi scrupoli:
-Chi è Kikyou?-

 

L'autrice Gongola , si esprime:

 

Sapete quanto siete meravigliosi? *-* Si, siete la mia fortuna! Io... io davvero ç.ç... Dieci recensioni, e ripeto dieci! Per una FF di cui non ero nemmeno sicura, io sono davvero felicissima! Non potete capire la mia gioia, io vorrei riempirvi di baci! Fra l'altro mi avete lasciato commenti bellissimi, e vogliamo parlare delle persone che hanno inserito fra le preferite\seguite\ricordate ?! Io... io... <3
Davvero non so come ringraziare, per me il vostro giudizio è davvero importante, essendo un'autrice con l'autostima defunta da milioni di anni, le vostre recensioni mi riempiono di allegria, anche se la dannata autostima rimase sempre morta e sepolta xD
Che dire, questo capitolo sarebbe dovuto essere più lungo, ma per necessità ho dovuto tagliarlo qui. Volevo incuriosirvi un po', ecco >.<.
Avrei un sacco di cose da dire su questo capitolo, ma ho deciso che scriverò soltanto le note più importanti, per evitarvi la noia di leggere :P

*Daiki: Ho scelto questo nome perché significa "Grande bagliore". Non lo trovate meraviglioso? *-* Poi credo sia molto adatto per il figlio di Sango e Miroku. A proposito, vi ho fatti spaventare eh? Pensavate che fossi il figlio di Inuyasha U_U. E invece no! :P

**Hanami: E' una festa Giapponese, e consiste nel guardare i ciliegi in fiore in compagnia. Solitamente si svolgie i primi giorni di Aprile.

***Torii: E' il tradizionale ingresso del tempio. Passarci sotto purifica l'anima, o comunque è uno dei tanti riti puriticatrici.

Ora però passiamo ai ringraziamenti!


Kiccha: Oh, Kikka-chan *-*. Sono molto felice di leggere un tuo commento ^^. Per fortuna l'inizio di questa storia ti è piaciuto! Spero che il velo  di mistero rimanga ancora per un po', così non ti stufi di leggere. [ O almeno spero ] xD
P.S: Ora l'immagine dovresti vederla!

ryanforever: Se devo essere sincera, il tuo commento un po' mi ha convinta. ^^ Ora con questo non voglio dire che ne sono del tutto convinta, l'incertezza c'è sempre, ma grazie alla tua meravigliosa recensione, un po' si è attenuata.
In primis devo ringraziarti per aver letto e commentato anche questa mia ff, mi rende molto felice il fatto che tu continua a seguirmi, davvero!
In secundis ho molto apprezzato il fatto che ti sei fatta una tua idea sul titolo, questo mi fa percepire il tuo coinvolgimento *ò*. Grazie, davvero grazie mille!
Spero che questo capitolo sia stato di tuo grandimento, un bacione!

 fmi89: Ciao! Eh si, sono apparsa con una nuova storia [Poveri voi! xD]. Spero che questo nuovo capitolo ti sia piaciuto. Ti ringrazio davvero molto per il commento! Chu.

luca blight: Emmh, piccolo orsetto sperduto, forse tu non hai capito quanto io sia dipendente da lost xD Non può esistere una dipendenza come la mia, soprattutto da parte di qualcuno verso la mia storia. Sarebbe assurdo O_O. Però sei stato carinissimo a scrivermelo, ogni tanto sai essere anche carino, LOL! xD
Scherzo. :P Grazie mielle comunque!

 kirarachan: Awwh *w* la Vale che commenta XQ__ La Vale che torna su EFP XQ____ La Vale così scema da chiedermi scusa per essere sparita è_é. Non devi assolutamente preoccuparti, come ti ho già detto, ognuno ha i suoi periodi... Insomma questo sito è un luogo dove ci si diverte, no? E' un piacere, no? Quindi non servono assolutamente scuse, mica è il tuo lavoro non sparire da EFP xP.
Sono strafelice che tu abbia commentato, anche perché il tuo parere era uno di quelli che più avevo a cuore... Quindi grazie!
Davvero davvero. Chu<3.

sandy23: Affezionata lettrice *Sbav Sbav*. Quanti complimenti tutti insieme, vado in cortocircuito! Grazie... io davvero, non sono come ringraziarti! Spero davvero che questa FF possa coinvolgerti. Al prossimo capitolo, nella speranza di non distruggere le tue aspettative. <3

lucia lair: Uhhh, sono felice che ti piaccia! Eccoti qui l'aggiornamento! Mille grazie, kiss kiss.

sesshy_91:
Ok, non dirò mai più che potrebbe essere un fallimento! XD Svelato il mistero del bambino, che poi alla fine è la soluzione più banale xD Però è stato divertente far pensare di tutto e di più alle lettrici! Asd, sono malvagia.
Grazie mille per il commento XQ_____. Alla prossima!
P.S: Ora l'immagine dovresti vederla!

 ReikoeAkiko: Grazie mille *-* Veramente molto gentile! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Alla prossima =)

 pillo: In colpa? Ma per cosa? Sta' tranquilla, non è mica la fine del mondo se hai commentato due giorni in ritardo! Come hai detto tu su msn, le sviste capitano a chiunque, quindi non rimproverarti!
Sono rimasta molto colpita dal tuo commento, non pensavo che una storiella così potesse piacerti, insomma sono molto onorata di averti fra le lettrici anche in questa storia. Mi fai gongolare troppo xP.
Insomma, grazie >\\\<. Spero possa continuare a piacerti questa FF. Un bacione <3

Ora, non meno importanti, ringrazio le seguenti persone:

1 - icetta_tigrotta8 
2 - luna argentata95 
3 - miru_chan 
4 - pillo 
5 - sandy23 
6 - sesshy_91 

Per le preferite.

1 - Kiccha 
2 - Nicole221095

Per le ricordate.

1 - ale_giusy 
2 - Dolce Nina 
3 - elie84 
4 - lucia lair 
5 - ryanforever 

Per le seguite.

Favole. Colei che gongola.

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Capitolo 3
*** Kare no kaori ***


Notti senza cuore.

Kare no kaori.
Il tuo profumo.

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Affondai gli artigli nella superficie irregolare della corteccia di uno dei tanti alberi di ciliegio, e tremai di rabbia. L'osservai accartocciarsi su se stessa, e le mani cominciarono a fremere terribilmente. La sua voce spezzata dalla paura, mi affondò dentro il petto, provocandomi dolore. Volevo aiutarla, ma non potevo. Mi sentii quasi impazzire quando riuscii a distinguere le sue parole, ma rimasi immobile. Ignorai il pulsare insistente di Tessaiga, accarezzandone il fodero la implorai in silenzio.
Ormai era troppo tardi per prendermene cura, non potevo più proteggerla.
Sarei potuto scappare via, lontano da quel posto e dalla disperazione di Kagome, ma non lo feci. A bloccarmi fu la domanda della sacerdotessa, fin troppo interessata alle urla insensate di una semplice studentessa estranea. La scrutai con sospetto, e ne annusai profondamente l'odore, cercando di impregnarlo nella memoria, in modo da potermene ricordare in futuro.
Mi sorpresi quando vidi Eri lasciare il tempio senza di lei, e mi sentii profondamente turbato nel vederla chiacchierare con la sacerdotessa. Senza dare nell'occhio mi spostai, cercando di avvicinarmi il più possibile alle due, per poterne sentire meglio i discorsi.
Si misero a sedere.
-Quindi hai perso la memoria...-Sussurrò la sacerdotessa, posando le mani sulle ginocchia.
-Si...-Rispose Kagome, guardandosi intorno.
-Come è successo?- Le domandò l'altra, chinando il capo. Kagome sembrò in difficoltà, si morse il labbro e provò a cominciare il discorso balbettando qualcosa che non riuscii a distinguere, ma ogni volta che le sue labbra si facevano sfuggire una sillaba, lei si fermava, incerta su quello che voleva dire.
Vederla così impacciata mi irritò profondamente, quella donna non la conosceva, e già si permetteva di informarsi su una cosa così privata. Feh, non riuscii a sopportare una tale impertinenza.
Balzai sul ramo dell'albero, facendolo oscillare. Una pioggia di fiori bianchi ondeggiò sino a raggiungere il suolo, uno si depositò sulla spalla di Kagome. Per un attimo temetti d'essere scoperto, che le due femmine alzassero lo sguardo e scrutassero la mia figura semi-nascosta. Per fortuna non fu così.
-Mi spiace, ti ho messa in difficoltà- Si scusò finalmente la Miko, alzandosi in piedi. -Desideri qualcosa da bere?- Le chiese, assumendo finalmente l'aria gentile che ogni sacerdotessa dovrebbe avere.
-Si, mi farebbe piacere una tazza di tè.- Le rispose, sorridendo.
Osservai le loro esili figure allontanarsi, ma non le seguì. Avevo rischiato fin troppe volte d'essere visto in quei giorni, e la mia presenza stava cominciando ad essere nociva per Kagome. I ricordi stavano tornando, ed era tutta colpa mia.
Corsi per le strade di Tokyo con velocità, scegliendo accuratamente quelle meno popolate. Stavo cominciando a riconoscere ed a distinguere i luoghi di quel gran villaggio, pur trovandolo inutilmente caotico.
Avevo fretta di raggiungere la casa di Kagome per i miei abiti, che il giorno prima nella foga di tornare al futuro, non avevo cambiato.
Riuscii a raggiungere la mia destinazione senza troppi intralci.
Guardai il cortile del tempio e respirai profondamente. L'aura positiva del Dio albero mi avvolse, donandomi un attimo di pace. Mi avvicinai, e con un balzo superai il recinto che mi divideva dal tronco imponente. Sfiorai la corteccia e trovai il foro della freccia di Kikyou. Chiusi si occhi, e mi resi conto dell'assurdità di quel gesto.
Quella che una volta era la mia prigione, ora mi stava dando pace. Sorrisi amaramente, ricordando che ora, la mia prigione consisteva in altro.
-Sei tornato, Inuyasha.-La voce della madre di Kagome attirò la mia attenzione. Mi voltai e la guardai, imbarazzato per essere stato visto in un attimo di debolezza.
-Sono tornato per sistemare alcune cose.-Le risposi con tono graffiante, cercando di cancellare dalla sua mente il mio imbarazzo di poco prima. -Kagome sta ricordando troppe cose.-
Chinò il capo e unì le mani, rimase in silenzio per qualche secondo. -Povera bambina mia.- La sentii sussurrare. Notai che il suo viso non era rilassato, e questo mi spiazzò. L'immagine che avevo sempre avuto della mamma di Kagome, era quella di una donna costantemente sorridente, dolce e premurosa. In quell'attimo le mie convinzioni volarono via.
Sembrò volersi concedere un momento di esitazione, lasciandosi inondare dalla tristezza, ed io la lascia fare. Sembrò perdersi in un mare di dubbi. Sorrise amaramente, scostando un ciuffo ribelle dalla fronte.
Mancava così poco a quel confine che infondo ero sicuro non avrebbe mai oltrepassato, e così fu, trattenne le lacrime e si morse il labbro inferiore per auto controllarsi. Il tempo a sua disposizione terminò in quel momento.
-Ha ricordato il tuo nome?- Mi chiese, c’entrando la questione in pieno. Pronunciando quelle parole fece una gran fatica a trattenersi nuovamente. Era doloroso anche per lei mentire a Kagome, privandola di una vita che tempo prima la rendeva, nonostante tutto, felice. Ed io la capivo, ma non potevo in alcun modo cambiare la mia decisione.
-Si, ha ricordato il mio nome grazie ad un ciondolo a forma di cuore. Non so ancora in che modo abbia collegata la mia immagine al mio nome, ma sono sicuro che quell’oggetto abbia innescato una pericolosa reazione a catena.- Esclamai reggendo lo sguardo della donna.
-Reazione a catena?- Mi domandò lei.
-Sì. Questa mattina l’ho seguita, ha percorso una strada diversa dal solito per andare a scuola, ed arrivata ad un tempio ha cominciato ad urlare nomi e avvenimenti accaduti nella mia epoca. Sono convinto che abbia iniziato a ricordare a causa di quel ciondolo.-
Voltò il capo verso il Dio albero, e sembrò assorta in ricordi lontani.
-Temo che la colpa sia principalmente del Goshinboku.- Sussurrò. – Protegge la nostra famiglia da secoli, e mi è difficile affermare una cosa del genere, accusarlo crudelmente in questo modo, ma sono sicura di aver ragione.- Terminò.
Posai anch’io lo sguardo sul Goshinboku, e provai a riflettere sulle parole della donna. Quello che diceva aveva perfettamente senso, dato che il grande albero secolare viveva sia nella mia epoca, sia in quella di Kagome.-
-Perché pensi una cosa simile?- Le chiesi comunque.
-Ogni mattina prima di andare a scuola, Kagome si ferma sotto le sue fronde per porgerli i proprio saluti, ma quello che mi ha fatto pensare che c’entri qualcosa, è l’espressione persa che ormai mia figlia assume ogni volta che entra in contatto con il Dio albero. –Parlò velocemente, evitando di guardarmi in faccia. Quando si fermò per prendere fiato, mi sembrò quasi di perdere la testa. Dovevo sapere.
Attesi con smania che finisse di spiegarmi, ma proprio mentre le sue labbra stavano per dischiudersi, un’altra voce arrivò alle mie finissime orecchie, quella di Kagome.
Incrociai lo sguardo atterrito di sua madre, e scorsi lo stesso terrore che in quel momento scorreva nelle mie vene. Senza pensarci due volte balzai verso la capanna di legno* contenente il pozzo mangia ossa, e mi ci fiondai all’interno. I battiti del mio cuore accelerarono, stavo mandando tutto in fumo, ogni piccola cosa.
Come mai non avevo sentito il suo odore? Ringhiai, prendendomela con me stesso.
Lei avrebbe potuto vedermi. Rabbrividii. Lei mi aveva visto?
Fui distratto dai miei pensieri quando il terreno lurido del fondo del pozzo mi sfiorò i palmi, persi l’equilibrio e sbattei la fronte contro la roccia.
-Dannazione!- Urlai, pentendomene subito dopo. Alzai lo sguardo, e fui sorpreso nel constatare che non vi era luce sopra di me, bensì un buio profondo.
Ero ancora nel futuro.
Mi sfiorai la fronte, e con un repentino gesto mi misi in piedi.
-Perché non ha funzionato?- Sussurrai, guardando nuovamente in alto. –Che diamine faccio ora?-

 

 

***

 

-E così ti chiami Reiko- Sorrisi, portandomi la tazza di tè alle labbra, assaporandone l’ottimo sapore a piccoli sorsi, per poi poggiarla con delicatezza sul tavolo. –E’ un bel nome.-
Incrocia lo sguardo della sacerdotessa, e per la prima volta ne osservai il colore. Mi chiesi come fosse possibile che non l’avessi ancora notato, ma il coloro delle sue iridi era di un blu intenso, così attraente da rapirmi.
-Sì, è un bel nome, ma lo trovo così tanto inappropriato per me.- Disse lei, spostando lo sguardo altrove, privandomi della sua bellezza. Mi sembrò un gesto vigliacco, come se stesse evitando di svelarmi qualcosa.
Rimanemmo in silenzio per qualche minuto, permettendoci così di finire ognuna la propria tazza di tè.
Durante quei primi momenti passati con Reiko, mi sentii inquieta per la maggior parte del tempo. Ancora oggi mi è difficile spiegare ciò che provai in sua presenza.
Fui la prima a terminare la bevanda, e quando notai che anche la sua tazzina era vuota, mi alzai in piedi.
-Ora è meglio che torni a casa, la scuola chiamerà sicuramente a casa, e non voglio che mia madre si preoccupi- Mentii spudoratamente. Durante i minuti di silenzio, pensai con impegno ad una scusa da usare, ma i risultati erano stati pessimi, così decisi di utilizzare quella meno credibile.
Lei, dal canto suo non mi trattenne, mi congedò con un sorriso, si raccomandò di stare attenta alla mia salute e di tornare a salutarla, poi mi accompagnò sotto il torii.
-Ci vediamo Higurashi-San- Mi disse, facendo un lieve inchino, che ovviamente ricambiai.
Avevo già cominciato a scendere le scale quando la sua voce mi raggiunse, chiedendomi per la seconda volta la stessa cosa.
-La prossima volta mi racconterai di questa Kikyou, d’accordo?- Sul suo viso apparve un sorriso particolare, non vorrei definirlo cattivo, ma la sensazione che provai vedendolo, mi riempii di tristezza.

-Mamma sono a casa!- Urlai non appena finii di salire le scale, scorgendola a pochi metri da me, immobile. –Che stai facendo?- Le domandai con il fiato corto per la fatica. Notai subito che c’era qualcosa che non andava nel suo sguardo, sembrava assorto, perso chissà dove.
A dimostrare la mia teoria, fu il fatto che mi rispose appena, accennando un sorriso quasi inesistente. Rientrò in casa senza domandarmi come mai stessi saltando la scuola, e si rifugiò in cucina, decisi di non badarci. Salii in camera mia, e quando richiusi la porta alle mie spalle sentii ogni centimetro del mio corpo fremere terribilmente. Sedetti sul soffice materasso del mio letto, e finalmente riacquistai un po’ di tranquillità. Avevo bisogno di riflettere su ciò che mi era accaduto, riordinare i ricordi e cercare anche il più assurdo significato.
-Naraku…- Dissi ad alta voce, tenendo gli occhi chiusi. –Naraku…- Ripetei, senza però riuscire a vedere nulla. In compenso, qualcosa dentro di me aveva cominciato a muoversi. Provai a pronunciare ancora una volta quel nome, ma non riuscii a farlo. Mi morsi le labbra e con fatica, riprovai ancora e ancora, senza ottenere risultati.
Sentii bussare alla porta e cessai la mia instancabile ricerca fra i ricordi. La voce di mia madre arrivò dolce alle mie orecchie, sorprendendomi. Ricordai il suo strano comportamento di poco prima, e mi sentii rincuorata nel ritrovare nuovamente quel calore nel suo tono di voce. La lasciai entrare, e non fu uno sbaglio. Aveva con se una tazza di tè, che stranamente avevo ancora voglia di bere.
Afferrai la tazza, e bevvi avidamente.
-Grazie mamma.- Mi limitai a dire, facendola sorridere.
Seppur quell'ennesima tazza di tè della giornata mi avesse fatto bene, non mi sentivo ancora pronta per interagire con mia madre, per cui la congedai con più gentilezza possibile, e guardandola abbandonare la mia stanza, mi sentii sollevata.

Ritornai al mio allenamento mentale, senza però ottenere risultati. Mi sarei sorpresa del contrario.
Dato che i tentativi continuavano a risultare inutili, mi arresi, e mi lasciai cadere fiaccamente all’indietro, crollando sul cuscino e chiudendo gli occhi, mi abbandonai al sonno.

Quando riaprii le palpebre un forte calore mi pervase.
Capii immediatamente che c'era qualcosa che non andava, che mi opprimeva e mi spingeva a stare premuta contro il materasso, come pressata da qualcosa. Sentivo ogni mio arto pesante, avevo la gola secca e mi mancava il respiro. Mi ero addormentata, dopo aver cercato di ricordare qualcosa su Naraku, mi ero concessa un po' di riposo.
Naraku... Una violenta fitta alla testa mi obbligò ad abbassare nuovamente le palpebre, stordendomi.  
Provai a sollevarmi sulle braccia, e con parecchia fatica, ci riuscii. Mi guardai intorno, e provai uno strano senso di smarrimento.
"Che ore sono?"
Pensai, cercando risposta dalla luce che speravo di vedere filtrare dalla finestra. Nulla, solo buio. Era notte, ed ero riuscita a metterlo a fuoco soltanto in quel momento.
"Ma quanto ho dormito?"
Afferrai la sveglia e controllai l'ora. Era notte fonda. Incredula mi alzai e spalancai le persiane della finestra, una folata d'aria mi accarezzò la pelle del viso madida di sudore, fu un sollievo indescrivibile.
Spontaneamente portai la mano all'altezza del petto, alla ricerca del ciondolo. Lo cercai per qualche secondo, e non trovandolo abbassai lo sguardo.
Non c'era più.
Fui scossa da una rabbia travolgente.
Corsi fuori dalla mia stanza come una furia, discesi le scale e arrivata all'ingresso mi infilai le scarpe. Avevo bisogno di pace, e sapevo dove trovarla.
Mi fiondai verso il Dio albero, tenendo lo sguardo fisso verso il basso. Le lacrime stavano cominciando a sfuggire al mio controllo, scivolando sulle guance rosse di rabbia.
Il vento mi graffiò, soffiando più forte. Scompigliò i miei capelli e mi portò un profumo conosciuto.

Profumo.

Ricordo.

Profumo.

Alzai gli occhi ed incontrai lo sguardo scuro di un ragazzo, per un istante lo scambiai per quello di Inuyasha. Stupidamente...

 

 

 

 

 

 

 

L’autrice blatera:

 

Salve miei amatissimi lettori *-*. Io vorrei fare irruzione nelle vostre case, e riempirvi di doni… Manco Babbo Natale XD. Davvero, io… io. Cavolo, siete adorabili!
Non riesco nemmeno ad esprimere quanto vorrei spupazzolarvi ù.ù


Se non si fosse capitolo, sono contenta per i commenti :P

Ci sono un paio di note importanti che devo fare.
La prima, che avrei dovuto inserire nel primo capitolo, ma che ovviamente mi sono dimenticata di fare, è che i titoli di questa ff sono stati scelti in un sito di traduzione giapponese.
Dunque, funziona così: Si sceglie una parola chiave, e il sito da una serie di possibilità. Ovviamente sono scritte in giapponese romanji e in kanji, con la traduzione italiana.
Avrei dovuto scriverlo prima, ma mi è passato davvero per la testa. Scusatemi davvero per questa grave mancanza.
Il sito è questo:  

http://rose.ruru.ne.jp/multiplication/index_i.html

Seconda nota importante:

Ho scelto il nome Reiko per due ragioni.
La prima è legata ad un personaggio di "Norwegian Wood- Tokyo blues" che mi ha colpito molto, e la seconda è per il suo significato.
Reiko infatti significa "Figlia amorevole o Bambina amorevole". Forse con l'andare del tempo, conoscendo il personaggio lo troverete inadeguato, ma io lo trovo bellissimo.

Inoltre vorrei scusarmi per il ritardo. Dovevo aggiornare due settimane fa -.-". Ma il mio pc portatile ha dato i numeri, continuava a spegnarsi senza motivo, ed il capitolo lo avevo qui. Una tragedia!

Prima che perda il lume della ragione, passiamo ai ringraziamenti, che è meglio!

 

 goldenfish: Ciao! Sono veramente felice che la storia ti abbia entusiasmato così tanto. Mi scuso per questo piccolo ritardo, ma come ho scritto sopra, il mio pc ha fatto tanti capricci. Spero che questo capitolo sia stato di tuo gradimento ^^

 

 Kiccha: Kikka-chan *__* Ma quanto sei dolce ad assalirmi xD Sono strafelice che questa storia ti abbia presa, e mi scuso per non aver aggiornato un po’ prima.
Davvero il titolo ti è piaciuto così tanto? ^-^ Sono contenta di averlo scelto bene allora =).
La tua diffidenza verso la sacerdotessa era fondata, infatti come si è intravisto da questo capitolo, c’è qualcosa di strano in lei.
Beh, spero che questa storia continui ad interessarti, e ti ringrazio davvero tanto per aver recensito anche questo capitolo.
Chu <3

 Dolce Nina: Ciao =) Davvero ti sembra originale? Pensa che quando ho cominciato a scriverla, pensavo fosse banale proprio per il fatto che Kagome ha perso la memoria. Ho letto un sacco di storie dove lei non ricorda più nulla, per questo ero alquanto spaventata quando ho deciso di pubblicarla xD Comunque non credo di essere molto brava nel creare situazioni misteriose, infatti non mi sembra che questa storia sia così coinvolgente, però ti ringrazio da morire per il complimento >.<.

Al prossimo capitolo!

 

ryanforever: Cara, giuro che se riesci a far tornare in vita la mia autostima, mi metto al lavoro per scolpirti una statua! Comunque stanne certa, i tuoi commenti fanno sempre bene =)
Mi spiace di aver interrotto il capitolo sul più bello, però era necessario per non dividere questo. Spero mi perdonerai >.<
Le tue congetture non sono completamente sbagliate, qual cosina l’hai azzeccata. [ E’ adorabile il fatto che tu faccia congetture, non so perché, ma mi fa sentire seguita al massimo xD]

Un enorme grazie.

<3

 

 Ellena: Cara Ellena, ci credi che il tuo commento mi ha spiazzata? Le tue parole mi hanno colpita…

Io presto sempre molta attenzione ai commenti che mi vengono lasciati, hanno sempre un importante valore per me, ma il tuo non so, mi ha dato qualcosa di più. Forse proprio per il fatto che hai tirato fuori qualcosa di tuo, e non devi assolutamente scusarti per questo.

Non vorrei sembrare presuntuosa, ma ho l’impressione che questa storia ti abbia davvero raggiunta. Ecco, forse scrivendo una cosa del genere, ora penserai che sono una stupida, magari non è nemmeno così, forse per te è stata una lettura normale, ma dalle tue parole ho percepito qualcosa.

Ora vorrei scusarmi se mi sono sbagliata, e spero di non averti infastidita con questa supposizione, se così fosse, mi dispiace davvero.

Anche a me piace l’idea che Kagome ricordi solo il viso di Inuyasha, è proprio da questa idea che è nato il tutto.

Posso dirti che questa storia, è nata per avere un lieto fine, ma siccome non ho ancora finito la stesura, non ti prometto nulla.

Ti ringrazio ancora per lo splendido commento.

Un bacio.

 

 luca blight: Amore mio, mi è sempre più difficile ringraziarti… Mi sembra di ripetermi all’infinito. La gioia che provo nel leggere i tuoi commenti la conosci già, per cui mi limito a scriverti grazie.

<3

 

  pillo: P-chan ** [Posso chiamarti così? *___* Non è per paragonarti ad un maialino eh, >___< però è così kawaii come nome] xD. Dunque, prima di avere lo svarione stavo dicendo? Mmh, ah si, ero in procinto di strozzarti abbracciandoti. Soooooono strafelice che tutto ciò che stai leggendo di mio ti piaccia, tutto ciò mi fa gongolare parecchio, e siccome tu mi hai assicurato di poter gongolare, io gongolo senza fare complimenti.

Non posso proprio farcela a risponderti in maniera adeguata, scusa ._. .

Mi spiace di non averti beccata su msn, ultimamente mi sto connettendo un po’ meno. La prossima volta che ti vedo, ti scrivo. Promesso =)

Davvero trovi che Sango sia IC *_* Che felicità!

In effetti Reiko ha parecchie cose da nascondere, ma credo che la curiosità ti resterà ancora per un po’.

Beh, grazie ancora per il commento, e scusa per la mia eccessiva dose di cavolate… E’ che i commenti pucciosi come i tuoi, mi fanno gongolare talmente tanto che il cervello mi si spappola.

Chuuuu <3

 

 PazzaXinu: Ciao! Ed ecco qui il continuo ^^. Grazie mille per averla letta, commentata ed inserita fra le preferite. Sei stata davvero molto gentile.

 

lucia lair: Sera :P Beh, le ci vorrà ancora un po’ di tempo per ricordare! Grazie mille per il commento =)

 

sandy23: Grazie mille *-* Spero davvero di meritarmeli i tuoi complimenti! Eccoti l’aggiornamento, spero che ti sia piaciuto, anche se non è ancora molto chiaro quello che è successo. Un bacione.

 

fmi89: Ciao. Dai, forse solo la minore fra le disgrazie XD La reazione di Kagome è strana si, lo devo ammettere. Il luogo dove è accaduto questo violento ricordo, non è stato affatto scelto a caso, ma questo si scoprirà più avanti.

Spero di averti soddisfatta con questo capitolo, un bacio *w*.

 

 Luca_sto: Meeeeenta. Ma ciao, ciao… CIAO *_* Ok, basta xD Grazie mille per aver commentato tutte e due i capitoli, non c’era davvero bisogno, però mi hai fatto felice il doppio. Beh che dire, questa ff per te sarà un po’ difficile da seguire perché appunto non conosci bene il manga, ma se hai bisogno di una qualsiasi spiegazione, chiedi pure!

 

P.S: Parlando di cibo, ora sto divorando un pezzo di torta al cioccolato. Invidiami xD

 

KaDe: Ciao:). Non immagini neanche quanto mi ha fatto piacere il tuo commento. A dire il vero, quando l’ho visto mi sono spaventata… L’ho letto con timore, ma giunta alla fine, mi sono sentita contenta. Sono contenta che la storia ti piaccia almeno un pochino, e sono ancora più contenta per aver letto i consigli! Fa sempre bene essere corretti. =)
Ho già dato una rilettura e correzione veloce, in questi giorni mi occuperò anche della punteggiatura.
Sei stata gentilissima, davvero grazie mille!

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Capitolo 4
*** Watashi wa anata no koto ga wasureraremasen ***


Notti senza cuore. 

Watashi wa anata no koto ga wasureraremasen 

Non mi posso dimenticare di te.

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Non poteva essere, quasi non credevo a ciò che stava accadendo. Lei… Quanto tempo era passato dall’ultima volta che l’avevo avuta così vicina? Troppo, tanto da essere crudele. Per un attimo mi dimenticai di tutto quanto, c’erano soltanto i suoi occhi. Potei sentire nuovamente il suo profumo, non il suo odore. Anche se non sembra, è differente. Riconoscere il suo odore da lontano significa trovarla ovunque, sentirlo da vicino, è riuscire a distinguere la fragranza del fiore che posa sulla sua pelle, e dargli un nome; Iris. Riuscivo a percepirlo da essere umano, e non più da segugio attento.

I suoi occhi scuri erano dentro ai miei, ancora più profondi e terrificanti. Realizzai lentamente, e fui pervaso dal terrore.

Stavo infrangendo la promessa, ma ogni singolo muscolo del mio corpo, sembrava essersi arreso al desiderio di parlarle, di poterla tenere al mio fianco. Così vicina, così vicina…

Mi sentii colpevole, lo giuro, ma ogni senso di giustizia sfugge dalle mani, quando si ha la gioia di rivedere qualcuno perso da tempo.

Con lentezza, lasciai scivolare lo sguardo sulle labbra rosee, e fui pervaso da un brivido quando le vidi dischiudersi. Voleva parlare, e questo mi riportò violentemente alla realtà. Sembrò titubante, disposta ad esprimersi soltanto dopo un mio gesto d’assenso. Ne approfittai, feci un paio di passi indietro e distolsi lo sguardo dal suo viso.

Avevo parecchie vie di fuga intorno a me, ma il mio corpo umano mi avrebbe permesso di allontanarmi lentamente, oltre tutto sarei sicuramente risultato bizzarro.

Trasalii.

Bizzarro? Mi guardai i vestiti, e mi accorsi che qualsiasi tentativo di fuga sarebbe stato inutile, mi avrebbe riconosciuto fra mille. Quant’ero stato idiota a non cambiarmi d’abito.

Cominciai a sudare freddo.

- Kannushi*-Sama, posso aiutarla?- La sua voce svolazzò intorno al mio corpo, stordendomi. Non riuscii a credere a ciò che aveva appena detto. Non solo non mi aveva riconosciuto, mi aveva scambiato per un monaco.

-Kagome…- Mi lasciai sfuggire, pentendomene subito dopo. Vidi i suoi occhi spalancarsi per la sorpresa.

Si sentii in imbarazzo, le sue guance presero colore ed il suo sguardo sfuggì svelto al mio, catturato dal terreno asciutto. Sapevo che chiamandola per nome, oltre ad aver innescato un forte disagio, avevo provocato la sua ira. Non mi conosceva, o almeno, così credeva. Chiamarla per nome, era stato l’ennesimo errore della giornata. Non era rispettoso, non lo era affatto.

Quando tornò a guardarmi, dall’iridi castane riuscii a leggere un’altra emozione: Aveva paura.

Era comprensibile. Incontrare un uomo ad un’ora tanto tarda, e scoprire che questo suddetto individuo è a conoscenza del vostro nome, non è per nulla rassicurante.

-Come conosce il mio nome?- Mi chiese corrugando le sopracciglia, sforzandosi di sembrare sicura di se. Io colsi immediatamente la sua insicurezza, e ne apprezzai il coraggio. Se avessi potuto farlo, mi sarei abbandonato ad un sorriso.

Quella forza d’animo mi ricordò il primo scontro con Sesshomaru, nella tomba di nostro padre. Aveva avuto fegato quella volta.

-Higurashi-San…- Mi corressi, nella speranza di rimediare all’offesa di poco prima.

Il suo volto tuttavia, non si distese.

-Come sai il mio nome?- Mi chiese nuovamente, abbandonando ogni formalità e fulminandomi con lo sguardo. –Parla!- Esclamò, sempre più arrabbiata.

Io in tutta risposta, permasi nel mio silenzio. In fin dei conti che avrei potuto fare, spiegarle la situazione?

No, sarebbe stato quanto meno folle. Avevo già commesso troppi errori, per potermene permette altri.

Sorrisi sghembo, e con una notevole forza d’animo presi a correre verso il torii, ignorando la sua voce chiamarmi, lo attraversai e scesi le scale velocemente.

Sentii il vento passarmi fra i capelli, e il suo profumo disperdersi nell’aria. Il cuore mi fece male, non era facile andarsene sapendo che, molto probabilmente non mi sarebbe mai più capitato di starle così vicino.

Una volta giunto alla fine della scalinata, mi voltai, spinto da uno strano sesto senso, e la rividi. Era immobile, presenziava sotto il torii, con lo sguardo fisso su di me, un vigliacco votato alla fuga.

Quando fui abbastanza lontano da non sentire più la sua presenza, mi fermai per prendere fiato. La fatica mi aveva spossato a tal punto da costringermi a sedermi, mi lasciai scivolare per terra, e senza pensarci troppo appoggiai il capo sull’erba.

Il cuore mi batteva all’impazzata, sia per l’adrenalina scatenata durante la fuga, sia per essergli potuto stare accanto per qualche manciata di minuti.

Poggiai il braccio sul viso, comprendoni gli occhi, e respirai profondamente.

-Dannazione…- Imprecai ripensando a ciò che avevo fatto. –Avrei dovuto starle alla larga… Dannazione.- Alzai il braccio lentamente, ed osservai la mia mano, umana, tremare.

Affondai le dita fra i capelli scuri e mi torturai la cute, cercando di calmare quell’inquietudine insopportabile. Intorno a me, il silenzio era quasi spaventoso. Per quanto mi fu difficile crederlo, ero riuscito a raggiungere un posto silenzioso in quella città piena di caos.

Fu soprattutto per l’assenza di suoni che mi accorsi di quell’unico, improvviso quanto impercettibile rumore alle mi spalle. Mi voltai, e scattante balzai in piedi, pronto a difendermi.

Spalancai le palpebre quando i miei occhi misero a fuoco quella figura, snella e velata da una strana malinconia.

-Ancora tu…- Ringhiai, risultando tuttavia poco minaccioso. Lei rimase immobile, concentrando il suo sguardo sul mio corpo mutato, soprattutto sui capelli lunghi e non più argentei.

-Abbiamo già avuto occasione?- Mi domandò, vagamente confusa. Sbuffai e lasciai ricadere lo sguardo di lato, tornando ad imprecare contro la mia stupidità. Due errori in un giorno.

Seguire Kagome era diventato così abituale che a volte, i suoi incontri li sentivo miei.

-Tsè, sei quella miko del tempio, no?- Le diedi le spalle, per nulla preoccupato. Infondo avevo capito che le sacerdotesse dell’epoca di Kagome non avevano alcun potere spirituale, non c’era nulla da temere.

-Si.- Rispose pacata. –Tu invece sei Inuyasha… Non mi sbaglio, vero?-

Cominciai a sentirmi disturbato dalla sua presenza, e mi pentii per aver abbassato la guardia. Come faceva quella dannata a conoscere il mio nome?

Ringhiai, minacciandola con lo sguardo. Dovevo mostrarmi forte, far trasparire la mia debolezza da essere umano sarebbe stato troppo pericoloso.

-Come… come sai il mio nome?- Le domandai, impaziente.

Lei sorrise, e per un lungo istante venni travolto da una malinconia pungente, come se il suo viso tentasse di richiamare alla mia memoria qualcuno, in modo violento e quasi fastidioso. Distolsi lo sguardo, affaticato da quell’immagine.

-Dovresti smetterla di seguire Kagome, non è saggio.- Si fece più seria, e il suo tono parve più un rimprovero che un consiglio, mi irritò particolarmente.

-Come fai a saperlo? Chi diavolo sei?- Alzai il tono di voce tanto da farla sussultare, tuttavia non si mosse. Sorrise ancora, questa volta in modo apatico. La guardai negli occhi, e ci vidi il nulla.

C’era qualcosa in lei che non mi convinceva, ma i miei sensi umani non riuscivano a soddisfare le domande che velocemente si stavano affollando nella mia mente.

Quando Kagome era stata male, il mattino precedente, avevo percepito qualcosa di strano nell’odore di quella donna, ma non ci badai molto. Grosso errore.

-In questa vita sono Tanaka Reiko, eppure sono convinta che non sia questo il nome che tu, mezzo demone, desideri sapere.- Rispose sprezzante. Quel suo sottolineare la mia natura, mi rese irrequieto. Sentii il sangue ribollire, per l’offesa recatami, ma quello non era né il luogo, né il momento per pensare all’orgoglio. Grugnii e la scrutai da cima a fondo, alla ricerca di un qualsiasi punto debole.

Non riuscivo a comprendere quale fosse la sua posizione, e questo m’irritava.

-Di cosa diavolo blateri, stupida miko?- Strinsi i pugni, cercando di trattenere la rabbia che ormai si era impossessata quasi del tutto di me.

Inaspettatamente, Reiko mi diede le spalle, e con una tranquillità e leggerezza che nemmeno a Kikyou avevo visto possedere, s’incammino sino a un albero di ciliegio, per poi sedersi sul prato. Appoggiò la schiena al tronco largo e rugoso, e m’invitò ad avvicinarmi.

Come sempre, in un primo istante mi mostrai diffidente, in seguito, però, spinto dalla curiosità, mi accucciai di fronte a lei, mantenendo comunque una certa distanza.

-Ho dei ricordi su di voi, si manifestano di tanto in tanto, da nulla. Ho visto dei volti, tanti volti, e fra questi ci siete tu e Kagome.- Parlò lentamente, a voce bassa, come se ci fosse qualcuno pronto ad ascoltare le sue parole. Istintivamente mi guardai intorno, ma non vidi nessuno.

Tranquillizzato da quella solitudine, mi lasciai andare ai pensieri.

In tutto il periodo in cui avevo seguito Kagome, ero stato sempre in guardia, attento a non farmi vedere né da lei, né da altri, per cui era impossibile che mi avesse visto in quel lasso di tempo. Le cose non tornavano.

Avevo spesso sentito parlare di cose di questo genere, di esseri umani in grado di comunicare con persone di altre epoche, ma non ci avevo mai creduto.

-Non riesco a capire, che intendi con ricordi?- Le chiesi, sempre più infastidito da quel non sapere.

-E’ difficile da credere, ne sono consapevole. Io stessa più volte ho creduto d’essere pazza, ma dal momento in cui Kagome mi si è presentata in carne e ossa, ho cominciato a credere in ciò che vedo. - Sorrise amaramente, torturandosi gli abiti con le mani. Mi sembrò sincera, per questo rimasi silente, lasciandole il tempo di continuare.

-Ci sono dei momenti in cui la mia mente si assopisce, per dare spazio a questi strani ricordi. Sono io a viverli, per questa ragione non conosco il mio aspetto in quell’altra vita, tuttavia c’è una sensazione sgradevole che mi fa sentire chiaramente diversa, è come se dentro di me non ci fosse nulla. Ogni volta che mi succede, mi sento presa dall’ansia, come se fossi rinchiusa in una stanza buia. - Sussurrò.

Osservai la sua mano destra affondare fra i fili d’erba, tremante. Se fossi stato nelle mie solite condizioni, avrei potuto fiutare l’agitazione fuoriuscire dai ogni poro del suo corpo.

-Che ruolo abbiamo noi, nei tuoi confronti, in questi ricordi? -Le chiesi quieto, facendole alzare lo sguardo. In un primo momento sembrò incerta, non era sicura di volermi rivelare tutto, eppure in fine scelse di parlare.

-Siete nemici. Siete alleati. -

 

 

 

 

Una volta saltato l’ultimo scalino della rampa di scale, si voltò a guardarmi. Non riuscii a vedere il suo sguardo per via della lontananza, ma qualcosa dentro di me aveva cominciato a cambiare, e nel profondo sapevo a cosa era dovuto. Io sapevo che quell’incontro era stato importante.

Rimasi immobile per qualche secondo, poi in silenzio mi voltai, e simile a un fantasma rientrai in casa.

Non avevo sonno.

Scivolai in cucina e mi misi a sedere su una delle quattro sedie, l’orologio mi rivelò l’ora. Era troppo tardi per tornare a dormire, tuttavia persino troppo presto per rimanere sveglia. Tirai un sospiro profondo, e unendo le braccia, feci da cuscino alla testa, per poi abbandonarmi a me stessa.

Continuai a pensare a quel ragazzo a lungo, ma per quanto sia difficile da credere, i miei pensieri non erano quelli di una persona turbata, tutt’altro, il cuore non smetteva di battere veloce, e le gambe continuavano a tremarmi. Ero emozionata. Provai a pensare e a ripensare a una motivazione valida che mi spingesse a sentirmi così, agitata fra la malinconia e l’eccitazione, e l’unica ragione che riuscii a trovare, fu quella strana somiglianza fra quel misterioso monaco e Inuyasha. Avevo scorto qualcosa in lui, qualcosa di stranamente familiare.

Sbuffai, e con grande sorpresa sentii la pancia gorgogliare per la fame. Ne rimasi stupita.

Abbandonai quel fastidioso stato vegetativo, e mi misi alla ricerca di cibo. Frugai ovunque, ma non riuscii a trovare nulla che facesse a caso mio. Avevo voglia di qualcosa di dolce, qualcosa al cioccolato o alla crema per esempio, ma in casa mia delizie del genere erano davvero difficili da trovare.

Sbuffai ancora, e poggiando le mani sui fianchi, provai pensare a una qualsiasi soluzione.

-Cosa potrei mangiare a quest’ora di notte?-

-Se hai appetito, posso prepararti io qualcosa- La voce pacata di mia madre mi fece voltare.

-Sono stata io a svegliarti?-Le domandai, sentendomi tremendamente in colpa.

-Niente affatto!- Esclamò lei con la sua solita allegria, facendomi sentire leggermente più tranquilla. Le sorrisi.

La rabbia che il giorno prima aveva avvelenato la mia mente, stava lentamente scemando, lasciando spazio all’affetto incondizionato che provavo per mia madre.

-Nel pomeriggio andremo a guardare i fiori, che ne dici di preparare i bento? Intanto mangiucchiamo qualcosa. - Il sorriso dolce di mia madre mi disarmò, non avrei mai potuto reclinare quella proposta. Le risposi con un sorriso, e dopo essermi rimboccata le maniche, scivolai in dispensa a prendere le confezioni di alga nori. Passai attraverso il corridoio poco illuminato, e per poco non andai a sbattere contro un mobile. Per evitarlo sbandai contro il muro, e mi ritrovai con lo sguardo fisso sulla sala da pranzo.

Fu grazie al buio, o meglio grazie a quell’ostacolo che riuscii a scoprire la verità. Sconcertata feci irruzione nella stanza, e osservai il vassoio con cui poche ore prima la mamma mi aveva portato il tè, afferrai la scatola di cartone e lessi a voce bassa, sperando con tutto il cuore di sbagliarmi, ma così non fu.

-Sonniferi.-

Il mondo mi crollò addosso.

Sentii tutto il mio corpo tremare, soprattutto le gambe, ormai incapaci di sorreggere il mio peso. Lasciai cadere la scatola di sonniferi, e mi appoggiai alla sedia per evitare di cadere. Non era vero, non poteva essere vero. Mia madre non mi avrebbe mai drogato, non ne avrei mai avuto motivo infondo. Sicuramente avevo frainteso tutto, sì, doveva per forza essere così.

Infondo avrebbe potuto prenderli lei quei sonniferi, per poi scordarsi di rimetterli al loro posto, sarebbe stato più sensato e meno doloroso. Il mio cuore era sicuro che si trattasse di un equivoco, eppure la mia mente parlava chiaro.

Quel pomeriggio l’avevo passato dormendo, come d’altronde anche la sera e gran parte della notte, non c’erano altre spiegazioni. Il mio corpo non avrebbe mai richiesto così tante ore di sonno, mai.

Incapace di pensare, mi precipitai in cucina come una furia, desiderosa di spiegazioni e di poter strillare quanto questa cosa fosse assurda. Percorsi il corridoio al contrario, e una volta giunta a destinazione misi le mani in bella vista, come a evidenziare la mancanza dell’alga.

Sul mio volto, ne sono assolutamente certa, la rabbia era dipinta con colori chiari, sono sempre stata un libro aperto in fin dei conti. Fulminai la mia genitrice con lo sguardo, e con respiri silenziosi pretesi spiegazioni.

Notai l’espressione del suo viso cambiare, incupirsi tutto un tratto, ed ebbi la certezza che non avrei mai voluto avere.

-Kagome-chan…- Disse, mordendosi le labbra. Nel sentire la sua voce ebbi un sussulto, e automaticamente feci un passo indietro, scuotendo il capo.

-L’ho fatto per il tuo bene, tesoro Mi si avvicinò, porgendo la mano verso la mia guancia, a volerla accarezzare. Rimasi pietrificata, e strizzai gli occhi al suo tocco, che per la prima volta mi sembrò gelido. –Devi credermi, dovevo impedire che lo incontrassi piccola mia… Devi lasciarti il passato alle spalle, o finirai con l’impazzire. - Sembrò implorarmi.

Mi sottrassi alla sua carezza, e indietreggiai sino a ritrovarmi con le spalle al muro, mi strofinai gli occhi, ormai pieni di lacrime, e la intimai a starmi lontana. Non volevo il suo aiuto, la sua stupida protezione non aveva fatto che ferirmi.

La testa cominciò a dolermi terribilmente, mi lasciai andare, scivolando lentamente sul pavimento.

-Non ho alcuna intenzione di dimenticarmi di Inuyasha, lui è come una luce inestinguibile. -

 

 

 

 

 

L’autrice si esprime:

 

Buona sera lettori ^^

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto più dell’altro, poiché ho notato un notevole calo “d’ascolti”. Beh, non perdo tempo e passo alle note.

 

 

*Monaco.

 

Kagome scambia Inuyasha per monaco per i suoi abiti, che assomigliano molto a quelli da festa dei monaci Shintoisti.

Durante il dialogo Kagome si arrabbia con Inuyasha perché lui si è preso la confidenza di chiamarla per nome, cosa molto intima per i giapponesi.

 

Credo che non ci sia altro da dire, le cose procedono in modo ambiguo, ma lentamente vanno a risolversi.

 

Sono quasi sicura che questa ff non sarà molto lunga, anche perché ho già tutta la storia in mente, e buona parte già scritta, per cui non mi dilungherò come di mio solito.

 

Per questa volta non vi ringrazierò uno a uno ma sappiate che adoro sempre ogni commento che mi lasciate, se non fosse per le belle parole che mi scrivete, avrei chiuso bottega da tempo, data la mia scarsa autostima.

Ringrazio molto anche le sante persone che hanno aggiunto “Notti senza cuore” fra le preferite\seguite\ricordate, e Luca Blight per aver segnalato questa ff per le scelte, anche se credo non verrà scelta né ora né mai.

 

Beh, ora posto che sono già in ritardo di un paio di giorni! Un bacio ^^

 

 

P.S: L'immagine è sempre di Sakurakan, il discorso è sempre lo stesso, non sono capace di graficare, però mi diverto troppo xD.

Favole.

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