Back to the Past

di Zayko
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La fine delle ostilità... Vincitore? ***
Capitolo 2: *** Un Triste Risveglio ***
Capitolo 3: *** I Cirri Sembrano Visi Amici ***
Capitolo 4: *** Scelte Difficili ***



Capitolo 1
*** La fine delle ostilità... Vincitore? ***


La Fine delle Ostilità - Vincitore?

 

Pioveva a dirotto. Il martellare incessante delle gocce straziava il terriccio dilaniando la sua compattezza senza pietà alcuna, accompagnato da uno scrosciare imperturbabile ed altisonante.

Al margine di una rigogliosa foresta, in prossimità di un dirupo, un giovane, inginocchiato nella fanghiglia, contemplava con sguardo smarrito le proprie mani, zuppe del sangue di colui il quale per cinque lunghissimi anni aveva macchiato quelle terre della linfa d'innocenti vite. < Madara... > Il pianto del ragazzo si mescolava alle lacrime del cielo ed un tremore incontrollabile lo aveva assalito; era stremato.

La vista cominciò a farsi annebbiata, sempre più, le gambe cedettero all'improvviso, facendo sbattere il busto del giovane uomo sul terreno; le forze stavano venendo meno, aveva sprecato ogni singola goccia del suo chakra per sferrare l'attacco decisivo; e questa volta, non c'era nessuna volpe a nove code che l'avrebbe salvato.Quando tastò il sapore acre del terriccio con la lingua, con le ultime forze che gli rimanevano in corpo girò con morbosa lentezza il capo, facendo strusciare la fronte nel fango per affiancare lo sguardo al terreno; piano.

Accanto a lui, il busto esanime del suo maestro, adagiato sulla schiena; il volto, squarciato da tagli, ferite e quegli occhi, socchiusi, così maledettamente vuoti, sembravano squadrarlo con aria severa < Non si preoccupi, Kakashi-Sensei > Le parole fuoriuscivano dalle labbra dischiuse del ragazzo con il vigore di un sospiro < Non... permetterò... a ness - a nessuno... di > Il mondo cominciava a velarsi di tenebra e le immagini lasciavano il posto alle ombre, sagome oscure che l'oscurità divorava, a poco a poco. < di... toglierle... la mascherina >

Il nulla si impadronì di Naruto Uzumaki mano a mano che le forze lo abbandonavano. Neanche l'accenno di un sorriso scalfiva le fattezze del vincitore.


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Capitolo 2
*** Un Triste Risveglio ***


Note dell'autore : Ho notato con piacere che a nemmeno due giorni dalla prima pubblicazione la mia storia è stata letta, ed ho ricevuto un paio di commenti positivi gli autori dei quali ringrazio infinitamente. Sono soddisfatto, e ho cercato di darmi da fare con il capitolo successivo. E' un capitolo di transizione, mediante cui non si entrerà ancora nel vivo della storia, ma spero comunque sarà apprezzato. Buona Lettura : erotua'lled etoN

 

Un Triste Risveglio

 

< Dove... Mi... dove mi trovo... >

Finalmente Naruto aprì gli occhi e le candide pareti della stanza che riflettevano una fortissima luce biancastra non fecero altro che rafforzare la sua convinzione di essere in un qualche mondo ultraterreno.

“ Forse... Questo... è...”
Si morse la lingua, come per verificare una cosa di cui era già certo, ma il dolore lancinante ed inaspettato lo colse di sorpresa, facendolo trasalire.

< Arghhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!! >

L'urlo scosse l'intero ospedale; due infermieri giunsero dopo pochi istanti, la vecchia Tsunade si precipitò nella stanza trascinandosi dietro, con la forza, tutto ciò che aveva intralciato il suo cammino; alla vista del giovane, ancora shoccato, i lineamenti delle persone che lo osservavano dall'alto verso il basso si cominciarono a far netti solamente dopo alcuni minuti, minuti in cui l'intero edificio sembrava esser calato in un silenzio di tomba.

La prima persona che Naruto riconobbe fu proprio l'Hokage, che con scarsi risultati tentava di sopprimere le lacrime, che lambivano copiose le lisce guance della vecchia, sgusciando via, verso il basso, sin lungo il mento.

< Naruto... >

La voce del capo-medico era corrotta dal pianto e continui singhiozzi sconvolgevano il corpo dell'anziana. Si gettò verso il lettino abbracciando il ragazzo e premendo il volto bagnato sul suo petto, ormai il petto di un uomo adulto, ed in quel momento forse neanche lei riusciva a capire se quelle lacrime fossero di gioia o di disperazione.

Lo sguardo del ragazzo si perse nel vuoto biancore del soffitto; rimase immobile, senza dire una parola, con gli occhi spalancati ed il battito irregolare. Tsunade si discostò un poco cercando di riacquistare un po' di contegno, mentre con la manica della maglia tamponava le guance umide.

< Loro... >

Le prima parola che i presenti ebbero modo di sentir uscire dalle labbra del giovane eroe di Konoha fu da lui proferita con l'atonia di un automa.

< Loro... >

Non disse più nulla, e dopo alcuni minuti di quiete assoluta, l'Hokage sospirò profondamente; era un sospiro carico di rammarico. Fece cenno agli infermieri di andare, li osservò scomparire nel corridoio e quando anche il rintoccare confusionario dei loro passi viveva ormai solamente nella sua memoria, si mosse anch'ella verso l'uscita della stanza, richiudendo la porta alle sue spalle, senza proferir parola.

 

Naruto era sdraiato di schiena sul lettino e si trovava nell'esatta posizione in cui si era svegliato da svariate decine di minuti, le braccia distese lungo i fianchi, la canottiera ancora bagnata delle lacrime dell'Hokage.

Si sentì abbrancare da un malore, un tormento imponderabile che gli assalì dapprima lo stomaco, espandendosi, rapidamente, e dilagando come un'inarrestabile infezione che lo soverchiò in breve, del tutto; senza nemmeno rendersene conto, aveva ricominciato a tremare.

< non ci sono più >

Gli occhi tornarono ad arrossarsi, lievemente, mentre il volto si rigava della sua disperazione. Prese a singhiozzare senza controllo, tentando di sfogare quel singulto che aveva scosso il più profondo della sua anima in uno sconfitto abbandonarsi allo sconforto; un'inquietante angoscia attanagliava il suo cuore.

< Perché... >

La voce lacera del giovane graffiava le pareti della stanza senza ricevere risposta, dissolvendosi nel suo rifrangersi in esse.

< Perché non io... >

Sentì che ogni muscolo del suo corpo si era irrigidito; era come se, d'improvviso, ogni singola parte di lui fosse diventata un peso di piombo, una zavorra troppo pesante da sostenere.

< Amore... >

Si mosse in preda ad un fremito balzano.

< Perchéééééé!!!! >
Gridò con quanta forza aveva dentro, senza opporsi ad una violenta convulsione che gli fece ruotare il busto, scattosamente, su un lato; Scaricò un pugno violentissimo contro il lettino che cedette lasciandolo cadere a terra.

< Dovevo essere io... al posto loro... >
Senza essersene realmente reso conto Naruto era in piedi, ansimante, di fronte ai resti branda ospedaliera, completamente distrutta. La sua fronte era imperlata di sudore.

< Dovevo essere... >
Le forze, gli vennero meno, ancora una volta; non si era ancora ripreso dallo scontro con Madara ed uno sforzo del genere era bastato perché il suo corpo cedesse, affinché le gambe si afflosciassero lasciandolo cadere giù, sul pavimento della sua camera d'ospedale.

Si fece tutto nero per lui, di nuovo.

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Capitolo 3
*** I Cirri Sembrano Visi Amici ***


Note dell'autore: Ci tengo a ringraziare ancora una volta chi sta seguendo la mia storia e particolarmente coloro i quali hanno avuto la pazienza di recensire i primi due capitoli del racconto; vi sono immensamente grato per aver speso un po' del vostro tempo per scrivere sulla mia fanfiction. In secondo luogo, mi scuso se in questi primi capitoli le azioni lasciano spazio quasi totalmente ad un preponderante livello psicologico; ritengo tutto ciò necessario per giustificare al meglio ogni azione del protagonista e, in tutti i casi, lo reputo come un elemento in più che non può che indurre a riflettere e contribuire alla sua sete di lettura. Grazie per l'attenzione e buona lettura. P.S. Dato che ci sono, invito coloro che in un qualche modo apprezzano il mio stile di scrittura a visionare " La Biglia di Vetro". Si tratta di una storia Fantasy a Capitoli che sto ideando in questi giorni. Al Prossimo Capitolo =). :erotua'lled etoN

 

I CIRRI SEMBRANO VISI AMICI

 

Konoha...

 

Fin da dopo l'attacco di Pain non era mai più stata quella di una volta, e forse mai più lo sarebbe tornata; la fame, la miseria, la distruzione ed il dolore che la guerra aveva portato, l'avevano ridotta ad un piccolo nucleo di costruzioni di nuova edificazione attorno a cui sorgevano luride baracche, spiazzi erbosi, cumuli di macerie.

In un luogo ai margini della foresta, dove un tempo tre grossi tronchi tagliati di netto presenziavano, quasi fossero sentinelle sull'attenti, al monumento ai caduti del villaggio della foglia, un giovane dai capelli biondi rifletteva i suoi occhi cerulei in un laghetto artificiale delimitato tutt'intorno da una recinzione di legno: tutto era assorto nel silenzio più religioso.

Naruto allungò entrambe le braccia verso lo specchio d'acqua e le mani si aprirono, lentamente, lasciando intravedere la splendida clematide color cobalto che racchiudevano, protetta dai due palmi. Si chinò leggermente, avvicinando ulteriormente le mani al lago; una leggera brezza sospinse il fiore facendolo librare nell'aria, affiancandolo nel suo leggiadro volteggiare verso di esso.

Un profondo sospiro scosse l'aria sprofondata da più di qualche attimo in un totale oblio sonoro mentre lo sguardo del ragazzo si perdeva nel riverbero sul pelo dell'acqua di un cielo troppo bianco per essere vero; non una parola, tracimò dalle sue labbra mentre i cirri alabastrini furono capaci di trasfigurarlo in un'altra dimensione, al di fuori del tempo e dello spazio, ove la laguna delle memorie passate ristagnava di ricordi troppo vividi e sentiti per essere rimossi, in un qualche modo.

Tornò con la mente ai suoi amici, intravedendo i loro volti che i riflessi delle nuvole nel lago abbozzavano con lenti movimenti e sovrapposizioni e non poté fare a meno di ripercorrere i momenti del passato, le gioie e le disavventure che li avevano fatti incontrare e poi legati, in un vincolo che solamente la morte aveva potuto danneggiare.

La clematide fluttuava a pelo d'acqua con un lieve movimento ondulatorio; infranse il rifrangersi del cielo passandovi attraverso e Naruto a quel punto risollevò lo sguardo, a mezz'aria, donando stanche occhiate a punti imprecisati, campati nel vuoto.

“ E pensare che quella volta, prima del torneo di selezione ti degnavo di pochi sguardi a malapena, amore ” riaffiorarono incubi che il ragazzo avrebbe preferito tener reclusi nel più remoto anfratto del suo subconscio come, un tempo, lo spirito della volpe a nove code.

Rivide Hinata, gravemente ferita, che nonostante facesse difficoltà persino a reggersi in piedi aveva deciso di far ricorso a tutte le sue energie per sferrare l'attacco proibito, quella tecnica che nessuno, neanche lui, avrebbe mai pensato fosse stata in grado di apprendere ed utilizzare.

“ E' stata tutta colpa mia! Eri tutto, per me, ma non avevo nessun diritto a portarti con me... Sarei potuto esserci io, al posto tuo, ora ”

Rivide l'espressione di Madara, il suo sguardo che trasudava un odio folle e perverso, la sua squallida figura avventarsi sul corpo della ragazza che aveva osato mutilargli tutte e due le braccia.
Strinse i pugni, più forte che poteva; un brivido gli attraversò il corpo, le viscere presero a bruciare.

All'improvviso una voce gretta e possente si diffuse, vibrante, nell'atmosfera.

< Ti piacerebbe Salvarla... Ti piacerebbe tornare indietro... >

“ Ma cos..”

Il ragazzo non ebbe il tempo di terminare il suo pensiero; percepì la presenza di una figura, sentì il suo incedere lento ma estremamente leggero, delicato come può esserlo solamente un fiocco di neve che si posa leggiadro su d'un davanzale.

Volse lo sguardo all'indietro scorgendo la figura snella ed appariscente di una ragazza dai capelli arancioni, che teneva sistemati in due codini ai lati della nuca; il copri-fronte della foglia spiccava, legato alla vita, sopra un paio di pantaloni molto attillati di colore rosa.

< Konnichi wa Naruto-dono (*) >

Il giovane la scrutò per alcuni attimi; teneva il gambo di un fiore di rododendro vicino al petto, stretto tra le mani.

< Ciao, Moegi >

Naruto non sapeva cosa dire ed altrettanto, la ragazza, non sembrava aver in serbo molte più idee rispetto a lui. La kunoichi si chinò, esacerbatamente adagio, inginocchiandosi al margine del laghetto. Il ragazzo distolse lo sguardo quasi subito.

< Mi... mi, mi dispiace per Udon >

“ Avrei potuto salvarlo... Avrei potuto salvare... tutti... loro ”

Il volto della ragazza si fece immediatamente più scuro, ma il ragazzo non poté osservare i suoi lineamenti cedere, lentamente, al dolore che albergava nel suo cuore.

< Lui... Tutto quello che desiderava... era... vivere e morire da vero shinobi >

Lasciò cadere il fiore nello specchio d'acqua, mentre lo sguardo si perdeva nella contemplazione di quel rapido tuffo nel vuoto. Ancora una volta il luogo piombò in un silenzio di tomba per svariati minuti.

< Non dobbiamo piangerli.. Hanno dato la vita per il villaggio.. >

La voce della ragazza era incrinata dalla commozione.

< ..si sono sacrificati affinché noi potessimo vivere e sorridere ancora >

Quelle parole facevano maledettamente male, a Naruto; avrebbe preferito una pugnalata al cuore. Certo, la ragazza soffriva ma quantomeno, a differenza sua, non era angustiata dal rimorso, una sensazione che lo opprimeva, che gli faceva ardere dentro il rimpianto di non essersene andato insieme a loro, i suoi amici, la sua vita; eppure c'era andato così vicino.

Scosse lentamente il capo, stringendo i pugni ancor più di quanto non li avesse premuti fino ad ora, lasciando che le unghie affondassero nella carne della mano; stava per voltarsi verso il villaggio, quando la voce di Moegi lo bloccò.

< Ehm... Naruto-dono, aspetta!! >

Il ragazzo rimase immobile in quella posizione, la ragazza aveva allungato un braccio che era arrivata a poggiare sulla spalla del giovane eroe.

< Quello di venire a trovare Udon, non è il solo motivo per il quale sono venuta >

Il ragazzo girò il capo, gettando sulla ragazza uno sguardo silenzioso ed interrogativo.

< Devo dirti una cosa molto importante, Naruto-dono... >

 

 

 

(*) Il suffisso dono è utilizzato quando si ha a che fare con persone nei confronti delle quali si nutre profonda stima, o che hanno fatto qualcosa di grandioso (?).

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Capitolo 4
*** Scelte Difficili ***


Note dell'autore: Benritrovati per il nuovo capitolo di "Back to the Past". Sto pubblicando molto in fretta questi primi capitoli per prima cosa perché il riscontro al livello di letture è piuttosto soddisfacente e, secondo poi, perché non voglio far attendere troppo tempo i lettori su capitoli che rivestono si una certa importanza all'interno della storia ma in cui i fatti narrati sono lasciati un poco in secondo piano. Ci tengo a ringraziare i miei "recensori" e rispondo brevemente a Vaius per quanto riguarda il suo ultimo commento : Il suffisso "dono" è inferiore al "sama". Indica ovvero una persona che magari non riveste una carica al livello, ad esempio, del Kage, ma verso la quale si prova un grande rispetto, un'ammirazione smodata; almeno questo è ciò che ho trovato su Wikipedia, ma non essendo io un esperto della lingua giapponese, non so. Detto questo, vi auguro buona lettura, con la speranza di non deludere le aspettative e con l'invito che faccio a tutti coloro che mi seguono di recensire. Mi farebbe davvero piacere leggere i vostri commenti, le vostre critiche, le vostre opinioni. Al prossimo capitolo. :erotua'lled etoN

 

SCELTE DIFFICILI


Gli occhi erano fissi sui lineamenti morbidi della ragazza ed il vento, sollevatosi percettibilmente, gli carezzava la chioma bionda smuovendola appena; sembrava ipnotizzato. La mano di Moegi scivolò morbidamente dalla spalla del giovane per tornare, piano, lungo il fianco della kunoichi.

< Tsunade-sama ha sempre avuto fiducia in te.. >

La ragazza non distoglieva lo sguardo dal volto di lui; le parole sgusciavano fuori dalle sue labbra pesate dalla prima sino all'ultima sillaba.

< Per lei più di ogni altro vederti indossare quel copricapo alla cerimonia sarebbe un sogno che diventa realtà. Il tuo sogno, Naruto >

Trascorse più di qualche attimo; il ragazzo era ammutolito e, davanti a lei, assorto in una rigida immobilità.

“ Hokage.. ”

Fu come se, nel momento in cui alle sue orecchie era pervenuta quella parola che aveva cominciato perpetuamente a ridondare nella sua testa, tutti i suoi equilibri psico-fisici fossero improvvisamente saltati. Il suo sogno, il sogno di una vita; davvero ciò a cui più di ogni altra cosa aveva aspirato, il motivo per il quale ogni mattina riusciva a svegliarsi sempre più forte e determinato del giorno prima, ciò per cui aveva lottato, aggrappandosi con le unghie e con i denti ad ogni barlume di speranza intravedesse nell'oscurità che lo aveva avvolto, era diventata una cosa così insignificante? Cosa rappresentava, quel titolo, per lui?

Forse era solo la reificazione d'un qualcosa d'astratto, una bella facciata per il suo desiderio di essere amato ed accettato, di essere riconosciuto, di rappresentare per la sua gente una causa di gaudio e non di dolore... Ma quale senso poteva mai avere l'erigersi a protettore del suo villaggio, di quelli che l'avrebbero sempre sostenuto e rispettato, quando nel suo cuore ardeva la consapevolezza di non essere stato in grado di proteggere neanche le persone che più di ogni altra cosa era arrivato ad amare? Quale, la soddisfazione nella cognizione d'avere un intero popolo che ti adora e crede in te, quando le sole persone che significavano qualcosa sono state spazzate via, come foglie che il vento trascina con se senza lasciarti il tempo di ricordare qualcosa in più di caduchi colori?

< Io non ho sogni.. >

Aveva sussurrato queste parole piano, mentre chinava il capo, lasciando cadere lo sguardo sul terreno.

< Non più, almeno... >

Un sorriso si fece spazio sul suo volto, plasmandolo in quella smorfia che era un mesto connubio di amarezza e profondo dolore.

Moegi portò i palmi delle mani a contatto con le spalle del giovane.

< Naruto-dono!!! >

Prese a scuoterlo con veemenza e ad urlare.

< Naruto-dono!! Devi reagire! Il villaggio ha bisogno di te! Naruto... >

Improvvisamente parve calmarsi ed anche lei reclinò il volto verso il basso, appena; gli occhi si fecero lucidi, e la stessa voce, ora moderata, era pervasa d'un sentimento che non riusciva più a trattenere.

< Non ci puoi... abbandonare... così.... Abbiamo tutti bisogno... di... te... >

Lo shinobi fu colto da un tremore improvviso; lentamente, alzò il capo mentre portava la mano ad accarezzare il volto della ragazza. Quelle guance così morbide lasciarono il palmo di Naruto appena bagnato, umido di paura e disperazione.

Il vento spirava accompagnando i capelli in quella danza che teorizzava lo straziante lamento della natura; sembrava quasi che l'empatia della terra catalizzasse i sentimenti dei due ragazzi nel suo manifestarsi composito e mai forzato.

< Non mi merito tutto ciò... >

Quel soffio sospinto da chissà quale legge universale trasportò le parole all'udito mentre la vista stupiva nella contemplazione del diradarsi del Sannin (*) di Konoha; solo foglie e cenere rimasero di quella figura, un'ombra appesa ad un presente doloroso e proiettata verso i lidi d'un passato felice.

 

(*) Sannin è qui inteso come ninja leggendario.

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