Slaying the Dreamer di Jemei (/viewuser.php?uid=4407)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Towards the End ***
Capitolo 2: *** Fuckin' Day ***
Capitolo 3: *** Phtheìrein ***
Capitolo 4: *** Keep your place ***
Capitolo 5: *** By my side ( Dance of Darkness ) ***
Capitolo 6: *** Blood's Scream ***
Capitolo 7: *** Ira Brevis Furor ***
Capitolo 1 *** Towards the End ***
Qualche
piccola precisazione prima di iniziare. Intanto vi chiedo di avera
pietà, ho avuto un 'blocco dello scrittore' assurdo e non
pubblico da mille anni, di conseguenza sono un po' arruginita. E' la
prima volta che mi cimento davvero in una long-fic, spero che il
risultato alla fine sia buono. Mi piace Vampire Knight, a dire il
vero lo adorerei di più se non ci fosse Yuu..coff. Scusate u_u
La fic è a base yaoi, ma tratterà anche altri temi,
soprattutto non parla solo di sentimenti ma anche di guerra e azione.
E' segnata come arancione perchè più avanti potrebbero
esserci temi forti, violenti, che potrebbero infastidire. Come detto,
sarà presente lo yaoi ( non ci vuole molto ad indovinare tra
chi, aw! ), relazioni eterosessuali, incesto ( per chi ha già
letto qualcosa di mio sa che è quasi una costante, sì
sono noiosa, lo so >_> ). Ci saranno moltissimi riferimenti
ai miti greci, che comunque saranno spiegati nel caso qualcuno non li
conoscesse – sono una fissata con la Grecia, sì.
Inoltre, alcuni nomi saranno lasciati secondo la versione originale o
inglese ( tipo 'Kaname-Sama', solo perchè 'Nobile Kaname' mi
schifa un po'; o Bloodbond ), sia per un fatto di suono, sia perchè
alcune parole, come Bloodlust, credo siano difficili da spiegare in
italiano, mentre iin inglese rendono molto meglio. Detto questo,
spero vi piaccia e... buona lettura.
Slaying
the Dreamer
A
volte si stupiva di quanto potesse essere pericolosa la razza
femminile. Credeva di essersi ormai abituato a quella massa urlante
di ragazzine, ma evidentemente non era così; il lavoro stava
diventando sempre più stancante e rischioso, tanto che a volte
pensava malignamente di cedere all'istinto e tornarsene nella sua
stanza, permettendo a quelle gatte inferocite di gettarsi sui ragazzi
della Night Class. Ah, che bella, soddisfacente immagine.
Davvero. Tanto mica li avrebbero ammazzati, no? Erano pur sempre
vampiri, suvvia! Tra l'altro, da quando Yuuki si era riscoperta
vampira a sua volta – tanto per aggiungere una dose di felicità
nella sua vita, eh – non lo aiutava più con la Day Class
e, di conseguenza, si ritrovava a far tutto il lavoro da solo.
“Indietro!”
Almeno sapeva ancora spaventarle, pensò con una punta di
soddisfazione. E senza mostrare i canini. Le ragazze si
ritrassero bisbigliando tra di loro, gettandogli maledizioni a bassa
voce e promettendo di procedere con dei riti voodoo. Quando si furono
calmate – o così sembrò – il Disciplinare
sospirò rilassandosi, cercando un attimo di pace. Che fu
interrotto quando le porte della sezione notturna si aprirono;
immediatamente quella folla precedentemente placata ed allontanata
tornò alla carica, gridando e strepitando, chiedendo
attenzioni. Il tutto, naturalmente, mentre i bei vampiri si
limitavano ad un sorrisino, ad un saluto, o ad un gesto noncurante.
Troppo inferiori, per esseri come loro, delle donne umane. “E
maledizione...” sibilò, spingendo indietro un'ennesima
ragazzina, riportandola al suo posto, rischiando di cadere quando una
sua amica, dandole man forte, pensò bene di gettarsi contro di
lui. Le ginocchia cedettero e il ragazzo perse l'equilibrio –
per fortuna non dovette neanche usare la propria agilità di
vampiro, perchè una mano premette sulla sua schiena, bloccando
la caduta. Per completare con un bel finale la sua giornata, si
ritrovò tra le braccia di Kaname Kuran. Dio,
dimmi che mi odi. Ammettilo. Quando
alzò gli occhi di quel particolare color viola incrociò
quelli castani, sfumati di cremisi, del Purosangue, che per tutta
risposta gli sorrise – quel sorriso sottile e appena visibile
di presa in giro, che tutti credevano manifestasse cortesia e
gentilezza. Non con lui, evidentemente. Perchè verso un quasi
Livello E, un vampiro di sangue puro non poteva provare altro che
disprezzo e superiorità. “Dovresti stare attento,
Kiryuu. Così rischi di farti male”, commentò
quello, limitandosi a fissarlo. Per tutta risposta Zero ringhiò
a bassa voce, sollevandosi di nuovo ed allontanandosi dal nemico –
perchè tale era. “Ti ringrazio per la premura,
Kuran”, ribattè ironicò, dandogli le spalle per
radunare le ragazze della Day Class, senza vedere il sorrisino che
piegò le labbra del ragazzo castano, che si limitò a
passarsi una mano tra le ciocche morbide e
sottili. “Kaname-sama...” Si voltò quando
sentì Ruka sfiorargli il braccio, per richiamare la sua
attenzione e per invitarlo a camminare per evitare di essere
aggredito da qualche studentessa con una crisi ormonale. Rivolse
un'ultima occhiata all'Hunter, prima di seguire l'amica di infanzia,
avviandosi verso la classe con un sospiro. La solita noiosa
routine. Mai che ci fosse qualcosa di nuovo in quella scuola –
perchè al di fuori, purtroppo, ce n'era fin troppo.
(
Darkness falls across the land The midnite hour is close at
hand Creatures crawl in search of blood
)
La
brezza serale che soffiava dalle finestra era piacevole, anche se si
stava avvicinando l'inverno e le temperature si stavano facendo mano
a mano più rigide. Seduta sul davanzale, una gamba a
penzoloni, osservava le varie ragazze umane che cercavano di spiare
gli studenti della sezione notturna, senza tra l'altro troppi
risultati. Sorrise divertita senza dire nulla, voltandosi verso
l'interno della stanza quando la porta del bagno si aprì,
riempendo la camera di fumo. “Pensavo stessi annegando lì
dentro”, commentò ironica, scendendo dal davanzale per
raggiungere il ragazzo che nel frattempo aveva avvolto un asciugamano
bianco attorno ai fianchi e si stava asciugando i capelli scuri e
lucidi. Le rivolse un'occhiata poco gentile, gettandole il pezzo di
stoffa perchè continuasse lei quel lavoro, mentre lui si
sedeva comodamente sul letto – servito e riverito, come
no. “Speravo mi raggiungessi. Mi hai deluso”, pigolò
lamentandosi come un bambino, cercando con gli occhi i vestiti che
aveva scelto, senza in realtà alcuna voglia di indossarli. Si
zittì quando la compagna iniziò a frizionare le ciocche
corvine con gentilezza, sedendosi dietro di lui, il corpo fin troppo
vicino. Si appoggiò a lei chiudendo gli occhi, piegando il
viso da un lato ed esponendo il collo bianco e sottile,
invitante. “Non tentarmi, non funziona.” Non riuscì
neanche a soffocare un sorriso quando sentì quelle parole,
scostandosi per voltarsi e guardarla, un sopracciglio inarcato e
l'espressione divertita e scettica. “Ah no? Io credo proprio
di sì”, disse avvicinandosi, gattonando persino sul
letto con quei movimenti troppo felini che possedeva fin dalla
nascita, alimentati e migliorati nel corso degli anni, più
fluidi, simile ad acqua che si muoveva. Si bagnò le labbra con
la punta della lingua, sfiorandosi il collo umido di goccioline con
le dita. Non si concesse un'espressione soddisfatta neanche quando
vide lo sguardo dell'altra tingersi di rosso. “Stai
rischiando...”, ringhiò a bassa voce, senza preoccuparsi
di mostrare le zanne che brillarono come ossa nella notte, di un
bianco candido e perlaceo. Affilate e letali, acuminate come veri e
propri coltelli. Per tutta risposta lui, ancora semi-nudo, rise
spudoratamente, gettando indietro il capo e spargendo gocciolin
ovunque – trovandosi un istante dopo premuto contro il
materasso, il peso della ragazza su di sé e le sue dita tra i
capelli; la punta della lingua accarezzò la pelle lucida
rendendola ancora più morbida, cercando la vena pulsante e
succulenta. Chiuse gli occhi attendendo il momento fatidico,
circondandole la vita con le braccia e trattenendola contro di sé.
Sospirò di piacere quando finalmente le zanne affondarono,
spaccando la carne e facendo sgorgare il sangue rosso e denso, caldo,
e soprattutto così prezioso e saporito da mandarla in estasi.
Succhiò gentilmente senza fargli male, raccogliendo ogni
goccia, gustandola come se fosse vino, nutrendosi di lui come già
era successo mille e mille volte. Quando si scostò,
finalmente, sfiorò la ferita con le labbra per risanarla e
raccolse gli ultimi schizzi rossi, sollevandosi per guardarlo. “Te
l'avevo detto che stavi rischiando”, commentò senza
sorridere, guardando quel viso simile al suo sotto di sé. Il
vampiro rise di nuovo, alzandosi il busto e strattonandola verso di
sé per un bacio breve al sapore di sangue. “Meglio
che ci vestiamo. Non vogliamo certo arrivare tardi, mh?” Annuendo
lei si alzò gettandogli l'asciugamano, spogliandosi senza
troppi problemi e aprendo l'armadio per vestirsi nel modo adeguato –
in fondo mica tutti i giorni si incontrava un preside, suvvia.
L'altro si godette lo spettacolo senza troppi problemi,
concentrandosi sui segni che marchiavano parte delle braccia della
vampira. Sospirando afferrò i propri vestiti, infilandoli
rapidamente. Non ci volle molto perchè entrambi fossero
pronti e presentabili, nonostante ciò che era appena successo.
Ma erano stati discreti, non avevano lasciato neanche una goccia di
sangue. Afferrendole la mano e portandola alle labbra per un bacio
la guardò negli occhi dal colore simile, sorridendo. “Iniziamo
lo spettacolo.”
(
This
is the darkest fight The fight of a thousand years The pounding
of blood Through
our veins
)
Il
preside Cross sorrise ai due ragazzi davanti a sé senza
scomporsi – provandoci almeno -, cercando di ignorare
l'inquietante somiglianza che li caratterizzava. Senza perdere la sua
solita allegria li aveva accolti nel suo ufficio facendoli accomodare
sulle poltroncine davanti alla scrivania e aveva persino offerto loro
qualcosa da bere, che avevano rifiutato con un sorrisino strano,
guardandosi per un attimo. “E'
singolare arrivare a metà anno, ma naturalmente non ho alcun
problema a farvi frequentare la scuola... Forse potreste trovarvi in
difficoltà con il programma scolastico”, riflettè
ad alta voce, facendo cadere due zollette di zucchero nel suo tè. La
ragazza sorrise tranquilla, accavallando le gambe snelle lasciate
scoperte dalla gonna corvina asimmetrica, corta da una parte e che si
allungava diagonalmente. “Non sarà un problema, i
nostri voti sono sempre stati piuttosto alti”, assicurò
conciliante, guardando l'uomo mescolare la bevanda e portare la
tazzina alle labbra. Si sentiva stranamente a disagio, forse per il
colore particolare degli occhi altrui, forse per un semplice istinto
– il suo istinto da Hunter, sì. “Eccellente,
eccellente... Be', allora non ci saranno assolutamente problemi.
Posso chiedervi come mai avete scelto di unirvi a noi così
tardi?” La risposta non arrivò subito e si premurò
di notare l'occhiata che si erano scambiati i due ragazzi dalle dita
intrecciate. Nessun dubbio che fossero piuttosto uniti. Fu il ragazzo
a parlare questa volta, la voce bassa e piacevole, matura, anche se
non dimostrava più di diciassette, diciotto anni. “E'
una storia lunga. Le consiglierei di chiamare il suo amico Touga,
preside Cross.” Non si chiese come potessero conoscerlo o
perchè fosse necessaria la presenza dell'altro cacciatore di
vampiri. Indossando la sua miglior espressione sorridente fece
chiamare il professore, sperando che arrivasse in fretta. Dopo la
storia di Maria Kurenai era diventato più attento nello
scegliere i propri studenti, non voleva che si creassero altri
problemi. Nell'attesa che Touga arrivasse – probabilmente
era ad importunare qualche vampiro – si prese qualche minuto
per osservare le due figure davanti a sé, immobili come
statue. Un ragazzo ed una ragazza, entrambi della stessa età
e, soprattutto, con lineamenti molto simili. All'inizio li aveva
scambiati per fratelli, come Kaname e Yuuki che a modo loro si
assomigliavano ma guardandogli meglio si era auto-corretto.
Indubbiamente gemelli, anche se eterozigoti. Stessa pelle chiara –
be', erano vampiri – e stessi capelli scuri, lucidi e lisci;
lei li teneva lunghi fino ai fianchi snelli, mentre quelli di lui
arrivavano poco sopra le spalle in ciocche scalate e morbide, a volte
quasi disordinate. La forma del viso era simile, i tratti sottili e
delicati, anche se non eterei o fittizi come quelli delle bambole,
piuttosto sembravano avere quella nobiltà arcaica che aveva
visto solo nelle statue greche. Vita sottile, gambe lunghe e seno
pieno, messo in evidenza dal corpetto scuro, la ragazza aveva tutte
le carte in regola per essere un'autentica bellezza, tanto che con un
sospiro si ritrovò a pensare che sì, batteva
decisamente anche la sua piccola Yuuki. Lui era poco più alto,
un fisico asciutto e ben fatto ma non esagerato, le dita lunghe da
pianista, le labbra morbide e di un bel rosso, come quelle di lei. La
loro somiglianza era evidente e al tempo stesso inquietante, qualcosa
di raro per i gemelli di sesso differente. Erano diversi per un
unico, piccolo particolare: se gli occhi di lei erano di un viola
profondo e singolare, simile a quello di Zero, quello destro di lui
era identico, mentre il sinistro era di un azzurro limpido e
brillante come le acque dell'oceano. Entrambi avevano le braccia
coperte, lei tramite dei bracciali che cingevano i polsi, lui grazie
alla camicia ampia e comoda, elegante. Si accorse di esser
rimasto in silenzio per tutto quel tempo quando la porta si spalancò
senza preavviso, mostrando prima la sigaretta accesa e poi
l'insegnante di Zero, che neanche si premurò di spegnerla. E
quando mai. “Che vuoi, Kaien?” L'altro uomo
sospirò, scuotendo il capo e commentando qualcosa a proposito
della poca educazione del suo amico. Non fece in tempo a rispondere,
perchè i sensi anti-vampiro dell'Hunter erano già
scattati e lo sguardo scuro si era spostato sui due ragazzi che non
si erano mossi troppo rispetto a prima, a parte un braccio di lui
attorno alle spalle esili della sorella. “Altri vampiri?”
ringhiò a bassa voce, avvicinandosi al preside che gli offrì
una tazza di caffè, venendo fulminanto da un'occhiataccia.
“Sono nuovi studenti, cerca di essere gentil...” “Ciao,
Yagari.” Neanche Touga, no. Yagari. Il primo nome, una
confidenza intima, forse troppo, soprattutto a causa del tono di voce
così basso, quasi sussurrato. Come quando si saluta un vecchio
amico e non si vede l'ora di abbracciarlo. “Oh, allora vi
conoscete!” cinguettò Kaien, sorpreso di trovare due
vampiri che conoscessero Touga- due vampiri ancora in vita,
ovviamente. Si voltò per guardare il compagno che si era però
bloccato, la sigaretta in procinto di cadere in un angolo delle
labbra. “No, non li conosco”, ribattè l'Hunter,
sapendo di mentire. Lo sapeva qualcosa dentro di lui, una sensazione
sgradevole, come quando si ha un brutto presentimento e si vuole far
di tutto per non realizzarlo. Il ragazzo moro rise piano, divertito
da quella risposta, stringendo maggiormente a sé la vampira,
sfiorandole l'orecchio con le labbra. “Non si ricorda di
noi...”, si lamentò con un mugulio offeso, infantile –
e qualcosa risuonò automaticamente nella mente dell'uomo, un
campanellino d'allarme. Spostò lo sguardo sulla ragazza che
sorrise senza mostrare le zanne, scostando una ciocca scura. “Io
credo di sì. Sarebbe davvero scortese da parte sua essersi
scordato di noi, vero Yagari?” Fu quando vide quel
sorriso– suadente, divertito, malizioso come quello di una
strega - che si ricordò, che ricollegò le loro figure a
qualcosa avvenuto anni e anni prima. La sigaretta gli cadde dalle
labbra e per la prima volta apparve davvero sorpreso. “...siete
cambiati. Non vi avevo riconosciuto”, si giustificò
senza distogliere lo sguardo, ignorando Cross che non ci stava
capendo nulla. Risero entrambi, facendo rabbrividire i due Hunter –
era come sentire ghiaccio bollente sulla schiena. “Già.
E' colpa dei tuoi amici, ci hanno fatto un.. brutto scherzo”,
spiegò il vampiro senza scendere in particolari, lasciando la
sorella che si sistemò, giocando con i capelli.
“Yagari?” Tutti gli occhi si spostarono sul povero
preside che, nel frattempo, era stato barbaramente ignorato. Con un
sorriso incerto sul viso si voltò a chiedere spiegazioni,
vedendo l'amico scuotere il capo. “Li conosci, Kaien. Non
sono neanche tanto cambiati.” Kaien Cross tornò ad
osservarli attentamente, cercando nella sua memoria – fino a
trovare un angolo nascosto e ormai dimenticato, qualcosa che aveva
studiato sui libri all'epoca della sua educazione come hunter. Il
sorriso si congelò sulle labbra. “Vi credevo
estinti”, mormorò a bassa voce, improvvisamente più
guardingo. Abbassò la mano per prendere la pistola
anti-vampiro, ma si ritrovò il polso bloccato dalle dita
sottili del ragazzo, che si era alzato con una velocità tale
da risultare invisibile. Maledetti vampiri. “Non c'è
bisogno di preoccuparsi, preside Cross. Non siamo qui per voi.
Stranamente, siamo qui per dare una mano”, assicurò con
un sorriso, guardando la sorella. Solo quando fu certo che l'uomo
avesse lasciato la pistola si allontanò, rimanendo in piedi
alle spalle della ragazza, ancora comodamente seduta. Touga si
accese un'altra sigaretta, cercando di sfogare il nervosismo. “Vi
conviene parlare allora, vampiri. Di casini ne abbiamo già
abbastanza”, commentò con una smorfia, espirando una
boccata di fumo. La gemella sorrise tranquilla, diplomatica come
sempre, invitando tutti i presenti a sedersi per discutere
tranquillamente. Bastò un gesto della mano, ma si capì
subito che non era davvero una richiesta, quanto piuttosto un
ordine. “E ne avrete ancora. Ecco perchè siamo
qui.” Kaien Cross capì diverse cose, in quel
momento. Tanto per cominciare, che quella ragazza doveva avere un
maledetto gusto per il drammatico. Secondo, che Yagari, di fianco
a sé, era agitato quanto lui e questo non era
rassicurante. Terzo, che stavano per ritrovarsi immersi nella
merda – ops, sterco – fino al collo.
(
Search
for your monsters Search for resistance
)
Ansimando pesantemente si artigliò la gola, cercando
di resistere. Aveva già distrutto buona parte della stanza e
ora era contro il muro, le labbra schiuse e le zanne esposte alla
ricerca di qualcosa da mordere. Alla ricerca di sangue. Sangue
sangue sangue sanguesanguesangue. Pensava
solo al sangue. C'era solo il sangue. Una parola rindonante nella
mente, ossessiva, disgustosa. “Ah...” Respirava con
difficoltà perchè la sete stava diventando troppo
forte, perchè aveva resistito per mesi interi e ormai era
arrivato al limite. Ma non avrebbe bevuto da Yuuki. Non avrebbe fatto
male a nessuno – si sarebbe sparato con la Bloody Rose
piuttosto. Affondò i denti nella pelle della sua stessa
mano, trovando un poco di soddisfazione nel succhiare il sangue denso
e scuro, ma per nulla dissetante. Era pur sempre il suo e non aveva
bisogno di sprecarlo, quanto piuttosto di riceverne. Così
assorbito dalla sua fame, da quei pensieri, da quel desiderio, non si
era accorto che la porta si era aperta e che qualcuno lo stava
guardando con occhi rossastri. Ne prese atto solo quando se lo
ritrovò davanti, nessun sorriso su quella faccia da schiaffi
ed il collo bianco ed invitante esposto alla luce della luna –
una delizia per gli occhi. Ricambiò lo sguardo, scuotendo
il capo e negando quella realtà, quel bisogno –
rifiutando quell'offerta. Il purosangue lo ignorò, afferrando
le ciocche d'argento e portandolo verso di sé, fino a quando
la bocca dell'ex-umano non toccò la pelle dell'altro. “Bevi,
Kiryuu.” E fu estasi.
Nota
dell'Autore: Bwhahaha, secoli che non scrivo e mi vengono fuori
cinque pagine °_° Incredibile. Spero che sia piaciuto,
purtroppo potrei non aggiornare con troppa frequenza, causa scuola
e patente. Detto questo, le citazioni presenti nel capitolo sono
rispettivamente di: Michael Jackson – Thriller Tristania
– Equilibrium La nota del riassunto è di Esiodo,
Teogonia. Il titolo è preso da una canzone dei
Nightwish. Grazie a tutti! *_* Jemei
|
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Capitolo 2 *** Fuckin' Day ***
Yagari
guardava ancora i due vampiri davanti a lui, scuotendo ripetutamente
il capo. La storia che aveva sentito non era nuova, se non per
qualche particolare, ma non capiva che profitto ne avrebbero potuto
trarre loro. Osservò le dita del ragazzo giocare con le
ciocche scure dell'altra , attorcigliandole tra di loro, creando
disegni che poi svanivano nell'aria. “E voi cosa ci
guadagnate? Non credo lo facciate per puro spirito di sacrificio”,
insistette il cacciatore, con una smorfia sul viso serio e adulto. Si
era acceso un'altra sigaretta, incurante delle proteste di Kaien.
Certo i vampiri non potevano morire di cancro, no? “Abbiamo
i nostri motivi. Non tutti vanno d'accordo con il Concilio, sai?”
Spostò gli occhi scuri sulla ragazza, ancora ferma e
immobile come quando aveva iniziato a parlare, in una posa che certo
non era tipica di una ragazza di strada, ma sembrava essere stata
insegnata da qualcuno. I bracciali stretti attorno ai polsi
brillarono per un istante quando la luce del lampario li colpì.
Il direttore Cross, nel frattempo, era rimasto in silenzio,
pensieroso e serio, senza saper per la prima volta cosa fare.
Accidenti a lui e a quando aveva deciso di creare quella scuola per
vampiri e umani. Prese finalmente la parola, dopo un lungo e
sofferente sospiro. “Questa è una scuola, non un
campo di battaglia. Non potete tenere tutto questo fuori di qui? Ci
sono anche esseri umani”, ricordò giustamente,
sistemandosi gli occhiali sul viso. Gli altri tre presenti inarcarono
un sopracciglio – due perchè erano abbastanza
disinteressati a quella protesta, l'altro perchè non credeva
che a quelli sarebbe importato. E non aveva tutti i torti. “Non
sapranno nulla. Non c'è un altro luogo. Qui sono raccolti la
maggior dei vampiri della famiglie nobili e, non dimentichiamolo,
l'ultimo erede della stirpe dei Kuran. E' il luogo ideale per
attaccare qualcuno, sì.. ma al tempo stesso, il luogo ideale
per formare un..”, si voltò verso il fratello in cerca
di suggerimenti e la parole uscì dalla bocca dell'altro senza
la minima esitazione, quasi un prolungamento della voce della
ragazza. “esercito.” Esercito. Era minacciosa
quella parola, perchè significava armi, sofferenza, sangue –
guerra, semplicemente. Ed era una decisione dura da prendere,
soprattutto per un essere umano ex cacciatore di vampiri. Serrò
gli occhi cercando di riflettere con calma, riflettendo sul perchè
aveva davvero creato quella scuola. Per aiutare vampiri ed essere
umani. Per aiutarli. E Kaname.. be', lo aveva sempre aiutato. Forse
avrebbe dovuto ricambiare il favore. “Kaien...” Lanciò
un'occhiata a Yagari, accennando un sorriso. “Potete dare
davvero una mano a Kaname?” Li vide entrambi sorpresi, per
un attimo, perchè non si aspettavano una domanda simile; si
guardarono per una frazione di secondo prima di annuire in segno di
assenso. “Possiamo aiutarlo. Be', se vorrà farsi
aiutare. Altrimenti...” Ci pensò seriamente per un
attimo, eh. Ma davvero. Poi scrollò le spalle,
sorridendo. “Altrimenti si adatterà.” Touga
scosse il capo, ricordandosi ancora una volta perchè odiava
tanto quei succhiasangue. Maledetti aristocratici con la mania di
comandare. Kaien invece trattenne un sorriso, immaginandosi Kaname,
da sempre leader della Night Class, spodestato da una
ragazzina. “Siamo d'accordo, allora. Immagino dovremo
iniziare a.. prepararci? Mai combattuta una guerra”, confessò
con una risata poco naturale, non spaventata ma nemmeno contenta.
I
due ragazzi si alzarono in contemporanea senza il minimo rumore,
sorridendo, un braccio del ragazzo avvolto attorno alla vita snella
della gemella. “Quando sarà il momento. Non ancora.
Prima dovranno... capire. Possiamo iniziare comunque le lezioni? Non
siamo mai andati a scuola. Solo insegnanti privati.” Sorrise
scostandosi una ciocca scura e lunga, gettandola dietro le spalle,
rivelando candidamente quel piccolo dettaglio e richiedendo qualcosa
di così semplice. Rimase sorpreso da quel sorriso perchè
era... be', un bel sorriso. Persino umano, contrariamente a quegli
occhi viola e profondi che lo studiavano continuamente, troppo
antichi, troppo vecchi. Assomigliavano a quelli di Kaname, in un
certo senso – e a quelli di Zero, si ritrovò a
pensare. “Certo. Vi farò avere le uniformi... sono
sicuro che starete benissimo!” cinguettò improvvisamente
allegro, sorridente come sempre, immaginando i due non-morti davanti
a sé nella divisa bianca della sezione notturna. Sarebbero
stati bene, sì, con i capelli scuri e gli occhi di quel bel
colore. Il ragazzo sorrise divertito sfiorando un orecchio della
sorella, accarezzandole la vita. “Io ti preferisco nuda
però.” Non si preoccupò di abbassare la voce,
tanto che persino Kaien si risvegliò dal suo mondo fatato –
che comprendeva uno strano Zero sorridente e che gridava 'papà',
chissà perchè – e arrossì tossendo
qualcosa, mentre Yagari scuoteva il capo commentando qualcosa che
suonava molto come un 'dannati cadaveri pervertiti'. “Noi
andiamo, allora. Non causeremo problemi, davvero”, assicurò
la mora, sorridendo di nuovo per tranquillizzarli – eppure
Kaien sentì un brivido lungo la schiena, per un qualche
motivo. Forse era tutta la situazione, forse erano loro. Annuì,
ricordandosi solo dopo un istante un dettaglio. “A-aspettate!
Conosco i vostri nomi ma... il cognome?” chiese, dato che non
lo avevano mai citato. I due ragazzi lo guardarono quasi perplessi,
scambiandosi di nuovo un'occhiata. “Non hanno un cognome.
Non uno vero. O forse lo hanno dimenticato.” Rispose Yagari
per loro, sputando fuori fumo grigiastro che si dissolse nell'aria.
Non dissero nulla, limitandosi a guardarlo con gli occhi scuri e
stranamente inespressivi ora, simili a quelli di un serpente.
“Quindi solo... il nome? Null'altro?” poteva
inventarsene uno, ma forse non era neanche così importante. Il
vampiro si sistemò i bracciali attorno ai polsi, identici a
quelli della sorella, scuotendo il capo. “Solo il nome. Non
usiamo altro... e sarebbe inutile, così come lo sono i nomi,
in realtà”, ribattè senza spiegare davvero cosa
intendeva, sorridendo in modo enigmatico, divertito. Scribacchiando
qualcosa su un foglio Kaien prese degli appunti, annuendo. “Va
bene, va bene... non è importante. Strano che la vostra
famiglia non abbia un nome”, constatò senza volerla
far sembrare un'offesa. Era solo strano, tutto qui. Prima di
aprire la porta la gemella lo guardò, inclinando la testa. “Ce
lo abbiamo. Ma non lo usiamo come cognome, è solo il nome
della stirpe. Di solito basta quello...” per
farci riconoscere,
stava per aggiungere, ma si trattenne. Il preside sorrise di nuovo,
allegro come prima, felice di poter sapere qualcosa di più sui
suoi nuovi alunni. Yagari preferì distogliere lo sguardo
quando gli chiese finalmente il nome della loro stirpe, ormai
scomparsa. Sorrisero entrambi, mostrando in un luccichio brillante
le zanne, senza farle apparire minacciose - ma presenti, affilate
come le fauci di una belva. Il maestro Touga chiuse gli occhi, la
schiena increspata da un brivido gelido ancora prima che gli altri
due parlassero, in contemporanea. “Thanatos.”
(
When
darkness comes you know I'm never far
Hear
the whispers in the dark
Whispers
in the dark )
Resistere
ai morsi della fame – pardon, della sete – era stato
difficile. Resistere al richiamo del sangue di Kaname Kuran era
stato impossibile. Ci aveva provato, davvero. Aveva gridato,
urlato di lasciarlo in pace, graffiato e ringhiato, ma non era
servito a nulla; alla fine, come sempre, aveva ceduto, aggrappandosi
alle sue spalle come un naufrago, bevendo da lui come un assetato nel
deserto. E la sete era passata, finalmente soddisfata da quel
liquido denso e scuro che lui aveva inghiottito con una violenza
estrema. Alla fine, come sempre, il vampiro si era rialzato,
sistemandosi i vestiti e guardandolo con gli occhi castano-cremisi,
indifferente. “La prossima volta non aspettare un'altra
crisi, Zero.” Una volta rimasto solo, notò –
con molto ritardo, sì – che l'altro l'aveva chiamato per
nome. Non erano amici, ma in fin dei conti condividevano un
segreto, un'intimità più profonda di quella di due
amanti. Beveva il suo sangue; un privilegio concesso a pochissimi,
forse solo ai compagni di vita dei purosangue. Un privilegio che da
altri sarebbe stato visto come un crimine. Lui, il più
impuro tra tutti i vampiri – che viveva del sangue del più
puro. Un ossimoro continuo, come erano le loro esistenze. Si
sfiorò le labbra, ancora sporche del sangue di Kaname,
passandovi la lingua sopra, ricordando per l'ultima volta il
sapore del sangue dell'altro. Fino al prossimo incontro. Fino
al prossimo delitto.
Più
tardi, quella sera, dovette ancora una volta scortare i ragazzi della
Night Class per evitare che fossero aggrediti dalle ragazzine
isterice della Day Class. Scomparsa la sete, anche il disciplinare
era più calmo – per quanto lo rendesse nervoso e
facilmente irritabile vedere Yuuki, la sua adorata Yuuki, in mezzo a
quel branco di succhiasangue. … succhiasangue che lo
fissarono malissimo, quando la loro principessa corse incontro
all'ex-umano, abbracciandolo e salutandolo. Sorridendo leggermente,
senza lasciarsi andare troppo, cercò di ricambiare in modo
tranquillo, per quanto gli risultasse difficile. “E' meglio
se vai a lezione, Yuuki... i tuoi...compagni, ti stanno aspettando”,
mormorò con una leggera smorfia, accarezzando però il
capo moro della ragazza, che scosse il capo e rise a bassa voce. “Non
lo sai? Da oggi siamo in classe insieme!” Ora, se Zero in
quel momento fosse stato intento a bere... si sarebbe strozzato. Dato
che non era la situazione, si limitò a soffocare con la sua
stessa saliva, costretto a battersi sul petto per non stramazzare al
suolo sotto lo sguardo divertito degli altri succhiasan..vampiri.
Quando finalmente fu sicuro di non star più rischiando la
vita, sollevò gli occhi viola verso Yuuki,
scandalizzato. “Come, prego?!” Non si preoccupò
neanche di tenere bassa la voce, se non quando vide Kuran lanciargli
un'occhiata ammonitrice, le braccia incrociate al petto, mentre
attendeva la sorella. “L'ha deciso il Preside Cross. Ha
detto che...mh...” rigirò una ciocca castana e lunga tra
le dita, senza saper come dirlo senza sembrare offensiva o
indelicata. “Che ormai sei troppo succhiasangue per stare
tra gli esseri umani, e quindi devi muovere il culo nella Night
Class.” Fortuna che esisteva il maestro Touga, che con la
sua solita delicatezza e dolcezza era riuscito, in poche parole, a
sintetizzare il poema che avrebbe invece fatto Yuuki... …
ma vaffanculo, avrebbe preferito la Divina Commedia recitata a
memoria ad una notizia simile! “Ma.. cioè... ma
perchè!” Da bravo, Zero. Respira ed articola bene le
parole. Seh, come no. Il suo maestro scrollò le spalle
indifferente, avviandosi verso la classe dove avrebbe dovuto fare
lezione. “Seguici e zitto, Zero. Sei un vampiro, arrenditi
all'evidenza.” Probabilmente il suo intento non era quello
di ferirlo, di fargli male, ma ci riuscì comunque. Serrò
le dita, stringendo i pugni, mordendo il labbro inferiore per evitare
di dire
qualcosa. Vampiro. Vampirovampirovampirovampirovampiro! Protestare
era persino inutile, ormai. Una fortuna che le ragazze della sezione
diurna fossero state già allontanate anzi. Privo di libri o
qualsiasi materiale scolastico – cosa pretendevano, che fosse
già pronto?- seguì Touga, ignorando la mano di Yuuki e
lo sguardo di Kaname, che non lo abbandonò neanche per un
istante. Il principe dei Vampiri sospirò, avviandosi al
fianco della sorella e di Takuma verso la classe. Sarebbe stata
una lunga nottata.
(
it's
something supernatural
It
wont let me go
I
feel so alone again )
Quando
entrarono in classe, si accorsero subito che Touga, che già
non era simpatico di suo, era più nervoso del solito. Forse a
causa di Zero, forse perchè erano mesi – così
credevano – che non faceva una sana scopata. Così
come notarono anche l'espressione poco allegra di Kiryuu e due odori
simili nell'aria; simili, mischiati, quasi non si capiva dove
iniziava l'uno e finiva l'altro. “Ma che cav... giù
le mani, voi due!” Tutti i vampiri, non ancora seduti ai
propri banchi, alzarono lo sguardo verso la cattedra, lì dove
si trovava Yagari, intento ad urlare contro qualcuno. Uh. La cosa
si faceva interessante. Qualcuno sorrise divertito e malizioso,
Yuuki si portò una mano alla bocca, Zero si limitò ad
inarcare un sopracciglio, in disparte rispetto agli altri. Un
ragazzo ed una ragazza erano vicino alla cattedra, la seconda seduta
lì sopra, l'altro davanti a lei, una mano sotto alla maglia
della divisa bianca e femminile, quella della studentessa, invece,
verso il fondoschiena del giovane. Dato che erano voltati verso il
professore non riuscirono a vedere bene il viso dei due, ma notarono
le mani tornare al loro posto. “Non arrivava nessuno”,
protestò una, ancora seduta sul mobile, le gambe accavallate,
lasciate mezze nude dalla gonna chiara. Con quelle divise, tra
l'altro, il colore scuro dei capelli risaltava perfettamente. “Scendi
di lì, ragazzina”, brontolò l'Hunter,
scacciandoli via. “E voi a sedere!” Ecco, insomma,
sempre il solito simpaticone. Zero rimase a guardare i vampiri
prendere posto, prima di dirigersi verso il fondo della classe,
cercando un banco vuoto – e fermandosi quando sentì una
mano bloccarlo. Si voltò convinto di trovare Yuuki, pronto a
darle una risposta neanche troppo gentile, ma rimase sorpreso quando
vide Kaname che lo tratteneva. “Siediti, Kiryuu. Il banco è
vuoto”, invitò a voce bassa, persino gentile,
nascondendo quello che, alla fine, era un ordine. Per un qualche
oscuro motivo gli occhi scivolarono verso il collo del purosangue,
soffermandosi sulla stoffa che nascondeva la pelle morbida. Fu un
attimo, e l'attimo dopo, scuotendo il capo, si era già seduto
di fianco al capodormitorio, sotto lo sguardo minaccioso del resto
della classe. Quando alzò il proprio per cercare il maestro
Touga, trovò quello viola di qualcun'altro, del tutto simile
al suo – no, pressochè identico. Esaminò il
viso sottile e dai tratti quasi mediterranei della ragazza seduta
alla cattedra, notando i lunghi capelli scuri che sfioravano i
fianchi snelli, accarezzando con qualche ciocca il volto dalla
carnagione chiara – tratti mediterranei forse, ma pur sempre
vampira. Gli rivolse un sorriso leggero che raggiunse anche gli occhi
di quel particolare colore viola, forse appena più scuro del
suo. Il contatto visivo si interruppe quando una mano del ragazzo
vicino a lei le sfiorò il viso, attirando la sua attenzione,
quasi richiamandola. Una volta che Yagari si fu seduto, si degnò
anche di presentare i due che fino a poco prima erano in procinto di
fare ben altre attività, forse. … molto forse,
perchè una volta che si furono voltati la loro fisionomia si
rivelò pressochè identica, non tanto quanto quella di
Zero e Ichiru, ma solo perchè invece che essere gemelli
monozigoti, erano eterozigoti. “Piantatela di avere
quell'espressione sorpresa, voi altri. E non fatemi dire le solite
cose del 'fate i bravi, comportatevi bene.. ', ci siete passati con
Maria Kurenai.” Spicciolo e sbrigativo come sempre, l'Hunter
non si sprecò a dire perchè i due erano lì, era
abbastanza chiaro che erano vampiri e che avrebbero frequentato
quella classe. Non avevano quella bellezza travolgente che
apparteneva a Kaname, che si notava subito, piuttosto quella
particolare di Zero, non immediata, ma che andava studiata; sembrava
che qualcosa stonasse nel loro aspetto, pur creando nel complesso una
fantastica armonia di colori e tratti del corpo – era come se
qualcosa non gli appartenesse. Se la ragazza aveva i capelli lunghi,
il gemello, che li aveva del medesimo colore, li teneva scalati fino
al colletto, qualche ciuffo più lungo sul davanti, un
sorrisino furbo sulle labbra morbide ed invitanti. Riflettendoci
bene, Zero giunse alla conclusione che gli ricordavano molto un
dipinto che aveva visto anni prima, con ritratta una delle tante
raffigurazioni di Morgana la Strega. “ Che parole
profonde”, ironizzò la mora, con un sorriso leggero
sulle labbra, divertito, prima di rivolgersi alla classe. “Io
sono Lamia. Chiedo perdono per aver ritardato la vostra lezione”,
il sorriso si ampliò quando guardò Kaname, piegando il
capo verso di lui in un inchino breve, riconoscendo evidentemente la
sua superiorità di purosangue. “Aster”. Non
disse molto il gemello, limitandosi ad una sola parola – il
nome -, prima di afferrare la mano della sorella e trascinarla verso
gli ultimi banchi. Yagari fissò l'intera classe, prima di
sospirare e passarsi una mano tra i capelli, esasperato. “Maledetti
vampiri.”
(
Chiudere
gli occhi e poi, ali scure tagliano il cielo, chiudere gli
occhi e poi, trema l'aria tagliano il cielo
)
Kaname,
incredibilmente, non fu troppo irritato quando venne a sapere della
presenza di due nuovi vampiri, anche se il direttore non si era
premurato di informarlo. Affabile ed educato come sempre, si limitò
a presentarsi e ad esplicare le poche regole della scuola, prima di
scortarli alle loro stanze. Arrivati davanti a queste, Lamia, la
ragazza, si voltò verso di lui. “Se non potete
nutrirvi di esseri umani... come trovate il sangue?” chiese
confusa, anche se certo non aveva problemi di questo tipo, avendo la
propria 'risorsa' di sangue. Il purosangue estrasse dalla giacca
delle scatolette che porse ad Aster, affrettandosi a
spiegare. “Usiamo queste, sono delle pasticche di sangue.
Basta farle sciogliere in un bicchiere con dell'acqua, o ingoiarle.
Potete chiederle a me”, si offrì senza modificare il
tono di voce, piacevole da ascoltare, morbido come velluto. Notò
i due fratelli scambiarsi un'occhiata ed un sorriso enigmatico, prima
che annuissero. “Perfetto. Vi ringrazio,
Kaname-sama.” Almeno non erano irritanti come Maria Kurenai
– d'altra parte, neanche erano purosangue. Sorrise augurando
loro una buona serata, prima di voltarsi. Si bloccò solo
quando la voce di Lamia lo raggiunse, bassa e curiosa. “Come
mai un ex essere umano, un Hunter, si trova qui?” non c'era
disprezzo nel tono, piuttosto solo un reale interesse – anche
troppo, commentò Kaname tra sé. Si voltò verso
di loro, quasi esitando. “E' un vampiro anche lui. Come
figlio del Preside Cross e come Hunter, ha sempre vissuto nella
scuola. Ora che è a tutti gli effetti un vampiro, per quanto
di livello inferiore, è suo diritto e dovere stare con noi”,
spiegò senza alcuna emozione sul viso, quasi la cosa non lo
interessasse. Come se la presenza di Zero, lì nella sezione
notturna, non lo mettesse a disagio e quasi in difficoltà. Ci
fu un attimo di silenzio, prima che la ragazza sospirasse voltandosi
per aprire la porta della camera, senza dire altro. “Allora
meglio che lo facciate capire ai vostri compagni, Kaname-sama . Non
sembrano molto propensi ad accettarlo. Gli ex umani... non sono mai
trattati bene”, suggerì Aster, senza sorridere, le mani
nelle tasche, seguendo subito dopo la sorella, chiudendosi la porta
alle spalle. Sentì la chiave girare nella toppa ma non ci fece
caso, limitandosi a tornare nella sua stanza, poco distante. Zero
nella Night Class. Sperava di non essersi sbagliato, nell'aver
chiesto al preside di trasferirlo definitivamente lì, nel
posto che gli spettava, tra i suoi simili, tra i vampiri. Peccato
che spesso i propri simili sono più infidi e pericolosi di un
covo di serpenti.
Author's
Note: E finito anche questo u_u Che sì, lo so, è
una palla. Annoia anche me °_° Ma devo procedere con calma o
faccio boiate u_u E tra poco arriva pure lo yaoi, perchè devo
scriverlo è_é Le canzoni sono di :
Whispers
in the Dark – Skillet Parallel Worlds – Elliot
Minor Ali Scure - Subsonica
Ringrazio
Ikarikun e Il_Genio_Del_Male
per le recensioni*_* E... Buon Natale a tutti u_u Jemei
|
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Capitolo 3 *** Phtheìrein ***
Phtheìrein (
Phtheìrein : Sedurre, Distruggere
)
Natale,
tempo di regali, di neve, di felicità, di gioia. Peccato
che, se per qualcuno il periodo natalizio era il più bello
dell'anno, per qualcun altro era solo fonte di nervosismo e
incazzatura precoce. Soprattutto quando questo qualcuno si
ritrovava segregato in una classe piena di vampiri pronti a sbranarlo
alla prima mossa falsa. Ora che le vacanze erano iniziate, Zero
aveva ben poche cose da fare, non poteva neanche distrarsi con le
lezioni e, di conseguenza, si era dovuto adattare alle abitudini
della Night Class, ritagliandosi un angolino della sala comune per
sé, quando non poteva stare in camera. Tanto, nessuno lo
disturbava, se non per lanciargli qualche sguardo omicida e
dispregiativo. Dura la vita dei Livel D. Certo lui non aiutava,
seduto su quella poltrona a strofinare la Bloody Rose... Il 23
Dicembre, era intento a guardare Yuuki finire di addobbare la sala,
sotto lo sguardo scettico e sconvolto di alcuni vampiri, che
iniziavano a chiedersi se dovevano fermarla o meno – ma Kaname
non diceva nulla, e quindi... “Ruka, mi passi il fiocco
rosso?” La ragazza dai capelli lunghi inarcò un
sopracciglio, guardandosi intorno, tentata di chiedere se l'aveva
scambiata per una serva; ma allla fine afferrò il fiocco e lo
porse alla principessa purosangue, senza nemmeno guardarla. La
gelosia è una creatura infida, al pari dell'invidia, ed
entrambe attanagliavano il cuore di Ruka Souen. Kain la guardò
per un attimo, a distanza, come aveva sempre fatto – come
avrebbe fatto sempre, fino a quando lei non si sarebbe accorta di
lui. “Yuuki, cara, non credi che lì ci starebbe
proprio bene una stella di Natale? Eh?” Zero roteò
gli occhi, ignorando le risatine di Ichijou e Yuuki – no,
davvero, non potevano essere vampiri. “Non partecipi,
Zero?” Alzò gli occhi viola, incontrando quelli del
tutto simili ai suoi, se non per espressione, per colore. Si sorprese
di trovare Lamia seduta sul bracciolo della sua poltrona, perchè
non l'aveva davvero sentita arrivare e la cosa non gli piaceva
affatto. Con una smorfia distolse lo sguardo, ringhiando qualcosa in
risposta. “Non credo tu gli stia simpatica, sai”,
commentò Aster poco dietro, con un sorrisino divertito sulle
labbra rivolto alla sorella. Si erano integrati abbastanza bene nella
classe, entrambi disponibili ed educati, anche se preferivano spesso
rimanere da soli o in disparte, senza partecipare alle
conversazioni. La mora mugulò piano, persino ferita,
tornando a guardare l'Hunter. “Non ti sto simpatica, Zero?
Aw...” Si chiese davvero che accidenti aveva fatto per
trovarsi in una situazione simile, così vicino a due vampiri.
Perchè non era bello, no. E non era bello neanche avere tutti
gli occhi dela Night Class puntati addosso – soprattutto quelli
rossastri di Kaname Kuran. Deglutì, senza saper bene cosa
rispondere. Sussultò quando le dita fredde della ragazza gli
sfiorarono il collo, lì dove c'era il tatuaggio. “Stai
ferma, vampira.” Lo disse a voce bassa, ma il disprezzo
c'era ed era palpabile – come il rancore, qualcosa di istintivo
verso quella razza, verso quei non-morti. Le dita fremevano contro la
Bloody Rose, trattenendosi dal cercare il grilletto; per rancore, per
la convinzione di essere preso in giro, per fame. Per tutto. E
ora sì, che aveva gli occhi di tutti puntati contro, nel vero
senso della parola : accusavano, odiavano, disprezzavano. Fu per
questo che non si accorse dell'occhiata che si scambiarono i due
gemelli, né dello sguardo del principe dei purosangue fermo su
di lui, morbido come velluto. “Scusa, Zero. Non volevo
infastidirti”, assicurò Lamia, con un sorriso di scusa
sulle labbra, alzandosi per raggiungere il fratello che le avvolse un
braccio attorno alla vita, portandosela vicina. Lo vide sussurrarle
qualcosa all'orecchio, senza riuscire a captare nulla. Non avrebbe
dovuto avere qualche senso ipersviluppato? Si alzò
bruscamente, senza riuscire a sopportare per un secondo ancora quegli
sguardi, gli occhi, i sorrisi, nulla. Non ce la faceva e basta, non
era il suo posto, quello. Non disse nulla e si diresse verso la sua
camera, ignorandogli ed ignorando i loro commenti ad alta voce.
“Kiryuu.” Si bloccò con uno scatto e non
volontariamente, ma perchè Kaname l'aveva afferrato per una
spalla, fermandolo. “Vieni in camera mia, dopo. Dobbiamo
parlare.” Non c'era una vera minaccia nella voce, eppure
Zero interpretò come tali quelle parole. Per un istante, il
rosso degli occhi del Purosangue ed il viola di quelli del Level D si
incrociarono, prima che quest'ultimo distogliesse lo sguardo, senza
annuire o rispondere – fuggendo via, come aveva sempre
fatto. “Non merita di essere qui.” Il mormorio di
assenso dei compagni fu un chiaro segno dell'appoggio per le parole
di Ruka, mentre Yuuki e Takuma si guardavano indecisi e preoccupati –
gli unici due a non avere problemi con Zero, evidentemente. Seiren
Shiki si limitò a sfiorare la spalla di Takuma con il viso,
chiedendo silenziosamente attenzioni. No, Natale non era sempre
bello.
(
So soon to break out I can't relate To a happy state Feeling
the blood running side )
“Credo
non mi sopporti troppo.” “Nessuno ti sopporta.” La
vampira si girò verso il fratello, comodamente sdraiato sullo
stomaco, piegando le labbra in una smorfia e raggiungendolo. “Tu
sì”, replicò con un sorrisino soddisfatto.
“Certo,
sono costretto. Sei mia sorella !” Si difese appena in tempo
da un cuscino lanciato a velocità impressionante, afferrandolo
e ridendo, rotolandosi sul letto come un felino in cerca di
attenzioni. “Antipatico. Credi che gli altri verranno al
ballo?” Il ragazzo rimase fermo sul letto, pensieroso,
guardando la gemella che slacciava la camicia bianca e la gonna
corta, lasciandole scivolare entrambe sul pavimento, senza
preoccuparsi di raccoglierle. Lo sguardò bicromo si soffermò
sulle braccia, sui polsi, dove c'erano ancora quei bracciali
metallici serrati lì, a nascondere qualcosa. “Verranno
tutti. Ti pare che il Concilio possa perdersi l'occasione di
incontrare il principe dei Vampiri?” Le
fece spazio per farla sedere accanto a lui, sul letto, socchiudendo
gli occhi come un gatto quando gli accarezzò le ciocche scure.
“Già... Sarà interessante rivederli”,
mormorò Lamia, chinandosi per sfiorargli la fronte con un
bacio. “Ci sarà anche lui?” Fu Aster a
domandarlo, questa volta. Non ebbe bisogno di guardare la sorella,
sentendo che si era irrigidita, immobile come un pezzo di ghiaccio.
Fu in istante, e poi tornò tutto normale. “Non credo.
E anche se così fosse... non importa”, rispose in un
sussurro, scrollando le spalle e sdraiandosi sul letto, la schiena
contro il materasso. Ignorò lo sguardo fisso del gemello, che
alla fine si limitò ad accarezzarle il ventre piatto con la
punta delle dita. Sfiorò la pelle con le labbra calde,
mordendola dolcemente. “Ci sono io con te. Sempre.” Si
alzò per lasciarle un bacio, intrecciando le sue ciocche scure
e lunghe con le falangi, chiudendo gli occhi e lasciando il mondo al
di fuori. Fuori da quella stanza. Fuori da loro. Fuori da
tutto.
(
"Until now, it's always been either "our World" and
"Everything outside our world"
)
Non
mancava poi tanto all'alba, giusto un paio d'ore; ci aveva messo
parecchio tempo per convincersi a raggiungere il purosangue –
soprattutto nella sua stanza – ma alla fine aveva avuto poche
alternative: sapeva che se non fosse andato da lui, allora l'altro
sarebbe venuto a cercarlo. Era fermo da circa dieci minuti davanti
alla porta di Kuran e ancora non aveva bussato. La Bloody Rose era
nascosta sotto la giacca, ma non indossava la divisa scolastica; dei
jeans scuri e leggermente a vita bassa coprivano le gambe snelle, una
maglia a maniche lunghe, del medesimo colore avvolgeva il busto,
larga sul collo, tanto che il tatuaggio era perfettamente visibile e
anche parte di una spalla bianca. Passò nervosamente le dita
tra i capelli d'argento, alzando una mano per bussare. “Pensavo
saresti rimasto lì per altri dieci minuti, Kiryuu.” Sobbalzò
quando si ritrovò la porta aperta e il purosangue davanti a
lui – e non aveva neanche bussato. Maledetto bastardo, sapeva
che era lì e non si era degnato di dire nulla! “Se
sapevi che ero qui potevi anche aprire”, ringhiò in
risposta, alzando gli occhi verso la figura del più grande;
elegante come sempre, anche senza divisa scolastica, con pantaloni
semplici e scuri ed una camicia cremisi, simile ai suoi occhi, dai
primi bottoni slacciati. Kaname Kuran era il sogno preferito di
molte ragazze – e ragazzi – e sapeva benissimo di
esserlo. Ignorò il sogghigno che piegò le labbra
del vampir, mentre questo si spostava per farlo entrare. “E
perdermi la tua eterna indecisione ? Sarebbe stato uno
spreco.” Chiuse la porta una volta che l'Hunter fu entrato,
ricordandosi di chiuderla a chiave. Sia mai che qualcuno decidesse di
disturbarli. Vide chiaramente che l'altro era fin troppo agitato e,
ovviamente, non fece nulla per metterlo a suo agio. “Di cosa
volevi parlarmi, Kuran? Ho delle cose da fare”, mentì il
disciplinare, perchè effettivamente non aveva proprio nulla da
fare, neanche i compiti, dato che erano in vacanza. Kaname sorrise,
avvicinandosi e sorpassandolo, sedendosi sul divanetto di velluto.
Era bella, la sua stanza. Grande. Enorme. Lo sguardo viola cadde sul
letto a due piazze che troneggiava al centro di quello spazio, dalle
tende rosse e le coperte scure, invitanti – dovevano essere
morbide... Il resto era, apparentemente, simile ad ogni altra
stanza: scrivania, armadio, bagno da una parte. Peccato che la
scrivania fosse di legno pregiato, l'armadio fin troppo ampio ed il
bagno probabilmente simile a quello degli imperatori. Si costrinse
a tornare sul purosangue, che ne lfrattempo aveva preso un bicchiere
contenente qualcosa di rosso e dubitava fosse vino. “Del
tuo atteggiamento, Kiryuu. Non so se l'hai notato, ma come dire...”,
passò la punta della lingua sulle labbra, inumidendole,
cercando le parole – o facendo finta di farlo. “...
gli altri stanno cercando ogni modo possibile per farti fuori”,
concluse candidamente, sorridendo, quasi stessero conversando di
letteratura. “Ma dai. Non me n'ero accorto.” Kaname
sospirò, contando mentalmente fino a dieci; fortunatamente era
un tipo paziente, o avrebbe già strappato la gola a
quell'Hunter arrogante. “Non credi sarebbe meglio cercare di
convinvere con i tuoi compagni, dato che ora sei uno di noi?” Oh
oh. Era forse un lampo rosso quello che aveva visto negli occhi di
Zero? Era forse rabbia, furia, offesa? Oh, sì. Fu un
istante, ma vide la bestia dentro l'ex umano, quel mostro che cercava
sempre di trattenere – quel vampiro, che rifiutava di far
emergere. Bevve un altro sorso di sangue, trattenendo un brivido di
eccitazione. “Io non
sono come voi, Kuran.” Era un ringhio roco, basso, di quelli
che avrebbero fatto tremare chiunque. Ma non Kaname Kuran, il
principe dei vampiri. Non lui.Piuttosto sorrise, davanti a quelle
parole. “Ah no, Kiryuu ? Non sei come noi ? Non sei un
vampiro?”
Si
alzò dal divano, poggiando sulla scrivania il calice di
cristallo, avvicinandosi lentamente al ragazzo dai capelli chiari,
che per risposta indietreggiò, senza voler annullare le
distanze tra di loro. “Non desideri forse anche tu il
sangue? Non ti nutri d'esso? Eh, Kiryuu?” Proseguì,
il purosangue, irritante, infame – perchè erano tutte
domande retoriche quelle, perchè erano tutte verità, e
lui non voleva accettarle. Non voleva sentirle. Perchè non
è bello rendersi conto che improvvisamente non sei più
umano, che improvvisamente non puoi più dare la caccia ai
vampiri, perchè fai
parte di loro. “Stai...
zitto. Stai zitto, Kuran!!” Estrasse la Bloody Rose,
ignorando il sorriso divertito dell'altro – un istante dopo la
pistola era volata dall'altra parte della stanza e lui si trovava
premuto contro il muro, con le dita dell'altro strette attorno ai
polsi in una morsa ferrea. “Io posso anche tacere. Ma questo
non cambierà ciò che sei. Arrenditi davanti
all'evidenza, sei un vampiro, sei uno di noi. Non puoi negarlo”,
soffiò vicino a lui, la voce bassa, sottile come un velo di
seta. Insinuante, pericolosa come il sibilo di un serpente –
chiuse gli occhi, per non vederlo. Ma non poteva rifiutarsi di
ascoltare quella che, alla fine, era la verità. Fottuta,
schifosissima, verità. “Mh, Kiryuu... ? Non desideri
il sangue ? Il mio
sangue?”
Odiava
quella voce. Perchè era un sussurro lieve, basso, era come
sentire del velluto sulla pelle, evocava immagini di lenzuola che
frusciavano tra di loro – seduceva e ammaliava, intrappolandolo
nella sua rete. Spalancò gli occhi quando sentì
l'odore – no, il profumo – del sangue di Kaname Kuran; le
iridi improvvisamente rosse cercarono la fonte, senza trovarla.
Guardò confuso il vampiro, che sorrise. E allora lo vide, il
liquido denso e scuro, prezioso come ambrosia. “Sei un
vampiro, Zero.” Lo vide, quel taglio leggero sul labbro del
puro sangue, ma non riuscì neanche a muoversi, a dire una
parola. Con i polsi bloccati contro la parete, il corpo vicinissimo
al suo, potè fare ben poco per impedire alle labbra di Kaname
di scontrarsi con le sue, in un bacio rovente, violento, aggressivo
come quello di due animali; il sangue macchiò la sua bocca che
si schiuse, permettendo alla lingua di cercare istintivamente quel
nettare delizioso, quel sapore che cercava da troppo tempo – e
dire che non era passato molto, dall'ultimo nutrimento. Ma questa
volta non stava bevendo dal suo collo: Kaname Kuran, intenzionalmente
o no – ma era sicuro di sì – lo stava baciando con
la bocca grondante sangue. E lui, intossicato dalla fame, non faceva
nulla per resistere, ma anzi si spingeva contro l'altro, affondando i
denti nella carne tenera, mordendo con i canini la lingua del più
grande, mischiando il suo sapore a quello del sangue. E rapidamente,
non seppe più distinguerli. “Mh...” Era un
gemito nell'aria, un mormorio, ma era difficile dire a chi
appartenesse – forse ad entrambi, forse a Zero che si ritrovava
il corpo del purosangue premuto contro il suo, il bacino a sfregare
contro il proprio e... e Dio, cazzo, cazzo, cazzo! Divorato dalla
bloodlust, succhiò il labbro inferiore di Kaname, cercando
altro sangue, mentre l'altro sorrideva e lasciava libero un suo
polso, solo per far scorrere le dita lungo la schiena dell'Hunter,
arrivando alla base della spina dorsale e spingendolo maggiormente
contro di sé, facendo scontrare i loro corpi. Anche un
purosangue ha dei desideri. Delle necessità. E una delle
necessità di Kaname Kuran era provocare Zero Kiryuu fino allo
sfinimento, fino a farlo arrendere davanti all'evidenza – ed
uno dei suoi desideri era averlo per sé, imprigionato tra le
proprie braccia, incatenato al proprio letto, volente o nolente, con
gli occhi viola lucidi di piacere. Adorava quella rabbia,
quell'odio che animava il ragazzo dai capelli chiari; ma dalla furia
nasce anche la passione. Si scostarono per un istante, respirando
affannosamente, una mano del brunetto appoggiata alla schiena di
Zero, le dita dell'altro aggrappate alla spalla del purosangue.
“Ah... Kuran...” Era indecente. Quel suono,
quel gemito,
quel nome, era indecente tra le sue labbra, pronunciato in quel
modo, con le labbra schiuse e arrossate, gonfie per quel bacio –
no, morso – che si erano scambiati. Gli occhi rossastri si
scurirono ancora di più, frementi di desiderio. Si avvicinò
per un altro bacio, sorridendo. “Zer-” “Che
cazzo stai facendo, Kuran ?!” Maledizione. La bloodlust
aveva comandato entrambi, permettendo a Zero di cedere, di dare sfogo
ai propri desideri e bisogni; ma una volta conclusa, il disciplinare
era tornato razionale, accorgendosi di essere ancora incatenato al
muro, con un vampiro troppo vicino. Troppo. “Ti stavo
dimostrando che sei uno di noi, Kiryuu. Anche tu hai desideri... e
necessità”, sorrise divertito, passando la punta della
lingua sulle labbra, assaporando il suo sapore, rievocando nella
mente del Level D le sensazioni di pochi istanti prima. Fu
costretto a scostarsi perchè anche se era più forte di
Zero, quest'ultimo aveva una mano libera e ne stava proprio
approfittando per dargli un pugno nello stomaco. “Io non
sono come voi! Non lo sono, non lo sarò mai, maledizione ! E
non... non ti permettere di prenderti il gioco di me, Kuran, non ti
azzardare! Mi fai schifo, tu e la tua razza!” Uh. Si era
incazzato. Ma tanto, eh. Kaname non disse nulla, limitandosi a
guardare l'Hunter che si passava freneticamente la mano sulle labbra,
per cancellare il sapore, il tocco dell'altro. Aveva vomitato parole
d'odio, dove il disprezzo era limpido come il mare, scagliando contro
di lui tutta la sua rabbia. “Mai più,
Kuran!” Sbattendo velocemente la porta, Zero non aveva –
fortunatamente – potuto ammirare il sorriso di Kaname, né
la lingua che ancora una volta passava sulle labbra, cercando il
ricordo di quel bacio al sapore di sangue.
(
Your blood is mine We'll be fine Then your body will be mine )
“Ti
ho portato un regalo.” Alzò gli occhi verso il
ragazzo davanti a sé, sorridendo quando lo vide, affrettandosi
a chiudere il libro che teneva sulle ginocchia. “Che
regalo?” Lui rise piano, con quella risata morbida e
suadente, avvicinandosi alla poltrona dove sedeva la ragazza,
allungando una mano per afferrare la sua, più piccola e
morbida. “Un regalo degno di una principessa”,
sussurrò contro il suo orecchio, lasciandole un bacio sul
viso, mentre estraeva un oggetto dalla tasca dei pantaloni. Pochi
istanti dopo, all'anulare della vampira brillava un anello sottile e
d'argento, finemente lavorato: due piccoli diamanti brillavano ai
lati, mentre al centro era incastonato un rubino di un rosso scuro
come il sangue. Spalancò gli occhi sorpresa, sebbene non fosse
certo il primo regalo che le faceva – gliene aveva fatti tanti,
negli anni. “E'... bello. Bellissimo. Da dove viene ?”
chiese continuando ad ammirarlo, prima di spostare gli occhi scuri
sul purosangue davanti a lei. “Dalla Turchia. Era destinato
alla regina ma... credo stia meglio a te”, rispose con un
sorriso, chinandosi per baciarla. Ricambiò senza neanche
pensarci, schiudendo le labbra sotto alle sue, cercando il suo sapore
e affondando le dita nei suoi capelli scuri. “Così mi
vizi.” “Vorrei viziarti per l'eternità, mia
principessa. Mostrami quanto ti sono mancato, ora...” Era
come un felino che faceva le fusa, con quegli occhi ferali e poco
umani, di quel bel colore particolare – e la sua voce aveva lo
stesso effetto di una carezza intima, che causava brividi di piacere.
Lo strinse contro di sé, baciandolo fino a perdere la
cognizione del tempo, fino a dimenticare ogni cosa...
Lamia
spalancò gli occhi con uno scatto, ansimando piano.
Rapidamente, lo sguardo si spostò all'anulare della mano
sinistra, senza trovarci alcun anello, senza trovare nessuno nella
stanza. Era stato solo un sogno. Un ricordo. Non c'era nessuno,
lì. E nessun rubino brillava sulla sua pelle. Si voltò
verso Aster, che dormiva accanto a sé, un braccio mollemente
stretto attorno alla sua vita, i capelli scompigliati e le labbra
schiuse. Sorrise, voltandosi verso di lui e tenendolo contro di sé,
come quando erano bambini, con il capo del ragazzo contro il proprio
petto. “Solo un sogno...” Ed i sogni rimangono
tali.
(
In
sleep he sang to me, in dreams he came
And
do I dream again?
)
Fine
del terzo capitolo! Oddio erano secoli che volevo mettere la scena
yaoi T_T Volevo pure andare avanti, ma poi che divertimento c'è,
se consumano subito? Spero che sia stato più interessante
degli altri capitoli, personalmente adoro Zero e voglio tormentarlo
fino a quando non mi implorerà di smetterla, amore lui. Nel
caso non si fosse capito, la penultima scena ( quella dell'anello ) è
un sogno. Non ho voluto metterla in corsivo sperando che fosse
fraintesa e non si capisse nell'immediato che era un sogno u_u Come
sempre, le canzoni: Why Won't you Die – The Queen of the
Damned Soundtrack Citazione from : Host Club, Hikaru e Kaoru. The
Phantom of the Opera Soundtrack. Il nome del capitolo è una
parola greca, Phtheìrein, che vuol dire 'sedurre' ma, secondo
l'antica lingua greca, significa anche 'distruggere'. Nel caso non vi
fidiate – in fondo faccio uno scientifico io, non il classico
u_u” -, la notizia viene da : Le Nozze di Cadmo e Armonia,
libro che tra l'altro consiglio a chi ama i miti greci.
Ringrazio Ikarikun, Il_Genio_Del_Male, Ifrituccia e Love90 per le recensioni!
Grazie
a tutti e buone feste! Jemei.
|
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Capitolo 4 *** Keep your place ***
Il
ballo d'inverno era una tradizione che perdurava da qualche anno
all'Accademia Cross, probabilmente sotto insistenza delle ragazze
della Day Class che speravano di ricevere un invito da parte dei bei
ragazzi della Night Class. Non era quel ballo, però, che
preoccupava Kaname Kuran. Tra le dita sottili e affusolate
stringeva un biglietto di carta pregiata, antica, scritto a mano con
inchiostro rosso. Un invito. Un invito ad un ballo – ma non ad
un ballo umano. Non era stato l'unico a ricere quell'invito, ma in
pochi avevano capito cosa davvero significava; non poteva rifiutare,
non quel ballo a cui avrebbe parteciparo tutta la società dei
vampiri: dai semplici Level D ai Level A, i purosangue.
Distrattamente si chiese se anche Zero avesse ricevuto l'invito. In
caso contrario, l'avrebbe portato con sé; doveva accettare la
sua natura, il suo istinto. Si alzò in piedi, sospirando e
voltandosi verso la porta quando sentì bussare. “Kaname?
Posso entrare?” Sorrise sentendo la voce di Ichijou,
concedendogli l'ingresso. Il suo amico d'infanzia, dai capelli biondi
e gli occhi di quel bel verde, non si fece scrupoli ad entrare e
sorrise, chiudendo la porta dietro di sé. “Hai
ricevuto anche tu l'invito...?” era una domanda inutile, lo
sapeva, e il sorriso cedette appena quando vide la carta bianca sulla
scrivania del purosangue, che annuì. “Non sei
obbligato ad andarci, lo sai,” aggiunse Takuma, passando le
dita tra le ciocche biondo sole. In realtà, forse, era lui a
non volerci andare – lui che un giorno avrebbe occupato il
posto di suo nonno Asato nel Consiglio. Kaname sorride leggermente,
ringraziando in silenzio il giovane nobile.
“Devo,
invece. E voglio. E' ora di iniziare a … chiarire alcune
cose”, sussurrò guardando fuori dalla finestra, vedendo
Zero Kiryuu impegnato a passeggiare con Yuuki. Tra poco sarebbe stato
orario di lezione e non si stupì nel vederli insieme, anche se
Yuuki cercava di tenergli il tutto nascosto per paura che si
arrabbiasse – per quale motivo, poi, non lo sapeva. Takuma
seguì il suo sguardo in silenzio, senza commentare. Sapeva che
era preoccupato per Yuuki, ma di sicuro non c'era nulla di cui
temere; Zero non avrebbe mai fatto del male alla piccola
principessa. “Lo sai che sarò al tuo fianco.” Il
purosangue si voltò verso di lui, senza dire nulla. Sapeva
quanto era stato difficile, per Takuma, dire una cosa simile;
schierarsi contro la sua famiglia, scegliere di sostenere lui, ultimo
erede di una casata ormai allontanata e distrutta. Avrebbe potuto
perdere il proprio posto come futuro capo del casato Ichijour e,
peggio, sarebbe potuto morire. Ma Takuma era un amico fedele e,
ancora di più, sapeva che Kaname era nel giusto. “Lo
so. Takuma...” Erano rare le volte che lo chiamava per nome
ed il vampiro biondo sorride d'istinto, un sorriso che mai ci si
sarebbe aspettati da un vampiro – bello e radioso come il sole,
come quello di un bambino. “Al ballo, voglio ci sia anche
Zero. E ti voglio al mio fianco, quando arriveranno qui.” Non
era un ordine, anche se poteva sembrarlo. Era una richiesta. Ma un
purosangue, si sa, non chiede mai; per questo Takuma semplicemente si
inchinò, promettendo di eseguire e soddisfare il desiderio di
Kaname Kuran.
Una volta che Takuma fu uscito, il ragazzo tornò
a voltarsi verso la finestra, osservando il quasi Level E e la
sorella minore. Li fissò in silenzio, le braccia incrociate al
petto; lentamente, la punta della lingua sfiorò le labbra,
ricordando con piacere il sapore di Zero. Un sapore che voleva per
sé, ancora una volta.
(
When you touch my face When you call my name I burned with
desire )
Per
un istante Zero fu convinto di aver visto un paio di occhi rossastri
guardarlo dalla finestra, ma sicuramente si sbagliava. Eppure,
sentiva quello strano brivido lungo la schiena, qualcosa che gli
ricordava.. gli ricordava... Labbra
morbide, labbra di fuoco, labbra al sapore di sangue – labbra
contro le sue, le lingue intrecciate, i corpi vicini –
diodiodio, non lasciarmi. Scosse
il capo, gettando via quei ricordi, cercando di cancellarli e di
concentrarsi su Yuuki, vicino a lui. Era bella immersa nella neve,
con i capelli e gli occhi scuri e la pelle chiara; sarebbe stato
bello baciarla lì, mentre i fiocchi cadevano, con quello
sfondo bianco attorno. Se fosse stato possibile... ma lei appartenava
a qualcun altro, ormai. “Zero? Tutto bene?” Sorrise
verso di lei, rassicurandola. Certo, andava tutto bene. Allora perchè
aveva quella strana sensazione addosso...? “Sì,
certo. Tutto ben...” Si interrompe all'improvviso, sentendo
il proprio istinto di Hunter risvegliarsi prepotente, scattare,
ruggire come un leone liberato dalla gabbia. “Zero...?” Le
dita erano già scattate verso la Bloody Rose, afferrandola –
ringhiò a bassa voce, guardando la principessa vampiro. “Vai
da Kaname, Yuuki. Muoviti. Ora!” Alzò la voce senza
neanche accorgersene, correndo verso la scuola, dove sentiva quel
fetore osceno di non morti. Yuuki non ebbe neanche il tempo di
chiedere spiegazioni. Solo...
… da
quando Zero chiamava Kaname per nome?
Anche gli altri vampiri
avevano sentito quella presenza – quelle presenze - , come
Touga e Kaien. Chi per un motivo, chi per un altro. Ed ora si stavano
tutti dirigendo verso la Sala Comune, da dove proveniva quel potere,
quell'accozzaglia di energie più o meno potenti; non era
rassicurante, no. “Maledetti vampiri. Neanche sotto le
vacanze mi fanno stare tranquillo...”, brontolò Touga,
passando le dita tra gli arruffati capelli scuri, ignorando il finto
sorriso non preoccupato del preside Cross. “Sono sicuro che
è solo una visita di cortesia.” Peccato che lo
sapevano entrambi – i vampiri non fanno visite di cortesia. “Ma
quale cortesia. Fanno un tale casino...” Yagari si voltò
verso Lamia che sbadigliava, appoggiata al gemello, gli occhi viola
socchiusi e lucidi; non indossava la divisa ed il corpo snello era
avvolto da un abito scuro, semplice, dalla scollatura profonda ed
invitante. Aster rise a bassa voce, accarezzandole un fianco e
dirigendosi assieme ai due uomini verso la Sala, dove gli altri
vampiri si erano già radunati. Avevano già vissuto una
scena simile, ma quella volta solo Asato Ichijou si era
presentato. Quando aprirono le porte trovarono Hanabusa Aidou, suo
cugino Kain, la bella Ruka e la silenziosa Rima, assieme
all'enigmatico Shiki Senri, vicino a Takuma – che sembrava il
più agitato di tutti. Seiren, la fedele guardia del corpo di
Kaname, attendeva il suo padrone. Poco distante, notarono anche
Zero, con in mano la Bloody Rose che scintillava minacciosa, come un
osso nudo nella foresta. “Certo non potranno lamentarsi del
comitato di benvenuto”, ironizzò Aster, sedendosi su una
poltrona con la sorella in braccio, perfettamente tranquillo. Come
già era accaduto una volta, la porta si spalancò; ma
questa volta Asato Ichijou non era da solo, altri vampiri erano
dietro di lui, tre in totale. La loro energia invase la stanza,
impregnando le pareti e ogni singola molecola d'aria; tutti si
inchinarono, fatta eccezione per Yagari e Kaien, poco distanti, Zero,
che non aveva alcuna intenzione di farlo, e i due gemelli seduti.
“Venerabile Nonno...” Fu Takuma a parlare,
risollevandosi e sorridendo verso l'anziano vampiro, che si limitò
a ricambiare il saluto del nipote con un cenno del capo. “Dov'è
Kaname-sama, Takuma ?” chiese il nobile, ignorando gli sguardi
freddi e guardinghi degli altri. Potevan oanche appartenere alla sua
stessa classe sociale, ma lui era superiore, sempre. Dietro di lui,
una donna si fece avanti, i capelli lunghi e scuri, mossi come onde
d'inchiostro; gli occhi blu si spostarono su ogni studente,
soffermandosi su Zero e accennando un sorriso. Non era vecchia, anzi,
dimostrava all'incirca ventisei, ventisette anni, anche se era
difficile stabilire quanti ne avesse in realtà. “Non
spaventarli, Asato... sono tutti così giovani”,
stranamente non c'era nessun tono ironico nella voce, non era
difficile rilassarsi in presenza di quella donna, dallo sguardo così
materno. Takuma si mosse su due piedi a disagio, guardando verso le
scale. “Dovrebbe... scendere ora. Gradite qualcosa da bere,
intanto?” domandò con un sorriso gentile ed elegante,
cercando sostegno nei compagni. L'altro vampiro non rispose, mentre
il terzo, dai capelli rossi come sangue e gli occhi verdi, si fece
avanti, una smorfietta divertita sulle labbra. “Volentieri.
Anzi, direi che qui abbiamo proprio due vini di un'ottima annata”,
sogghignò voltandosi verso Kaien e Yagari, che istintivamente
mise mano alla pistola, ringhiando a bassa voce verso il non –
morto. “Sono spiacente, signori, ma è vietato dalle
regole della scuola nutrirsi di un essere umano”, rispose con
calma il preside Cross, senza perdere il solito sorriso. Era stato un
Hunter, era un Hunter, non erano un paio di vampiri a fargli paura –
forse. Il vampirò aprì la bocca per protestare, ma
si fermò quando avvertì la presenza di un puro sangue –
del purosangue per eccellenza. Sollevarono tutti gli occhi verso le
scale, guardando Kaname scendere con quella grazia innata e felina
che da sempre lo caratterizzava, un effimero sorriso sul bel
viso. “Vi chiedo perdono per avervi fatto aspettare,
signori. Non vi attendavamo.” La voce era morbida, una
coperta di seta sulla pelle, avvolgente come la pelliccia di un
animale selvatico – una sensazione che fece rilassare chiunque
anche, stranamente, Zero, che si ritrovò ad allentare la
pressione sul grilletto. E a guardare lui. Asato Ichijou rimase
perfettamente serio, prima di inginocchiarsi per sfiorare con le
labbra il dorso della mano del principe. “Kaname-sama...
Perdonate l'intrusione. Volevamo solo accertarci della vostra
presenza al ballo che si terrà tra pochi giorni”,
confidò senza guardare negli occhi il ragazzo, che lanciò
un'occhiata ai propri compagni. “Ci saremo tutti”,
assicurò senza mutare il tono, permettendo all'anziano di
alzarsi con un cenno del capo. Come se fosse stato davvero
quello, poi, il motivo della loro visita. Come se davvero fosse stata
solo gentilezza. Lo sapevano tutti, lì, il vero motivo –
tranne Zero, probabilmente. Volevano sapere se ci sarebbe stato il
grande Kaname Kuran, il purosangue, per sapere la sua decisione. Per
decidere se ci sarebbe stata o no una guerra. “Oh, ne siamo
davvero entusiasti, Kaname-sama ! Sarebbe davvero un
peccato...” Sorrise il vampiro dai capelli rossi,
sorpassando Ichijou, fermandosi davanti a Kaname e guardandolo come
un lupo avrebbe guardato una preda. C'era una tale smania sessuale,
in quegli occhi, che Zero si sentì rabbrividire e si chiese
come poteva Kaname sopportarlo. Il vampiro allungò una mano
per sfiorare il volto perfetto del principe, impassibile. “non
vedere questo bel viso al Ballo...”, soffiò
avvicinandosi, perso negli occhi rossastri di quel giovane. Troppo
bello per essere davvero innocente, troppo bello per esistere e non
appartenere a nessuno. Ancora prima che Aidou e gli altri
potessero muoversi per fermarlo, per fermare chi aveva osato sfiorare
il loro re, la mano dell'uomo si ritrovò bloccata, il polso
intrappolato tra dita sottili e granitiche. L'incanto si spezzò
e quando abbassò lo sguardo non si ritrovò a fissare lo
sguardo di velluto del purosangue, ma quello viola e freddo di una
donna. “ Non credo vi sia stato dato il permesso di
avvicinarvi, signore”, sibilò piano, con fredda
cortesia, mentre gli altri studenti guardavano Kaname preoccupati,
forse timorosi di ciò che avrebbe fatto, se avesse punito
Lamia per essersi intromessa, o l'avrebbe lasciata fare. Il
vampiro ringhiò, liberando il polso – provandoci,
almeno, perchè la presa era ferrea, violenta. “Non
sono affari tuoi, ragazzina”. Snudò le zanne,
mostrandogliele minaccioso, ma l'altra sorrise senza lasciarlo,
spostando lo sguardo sugli altri membri del Consiglio. La donna mora
impallidì di colpo, deglutendo. Per un attimo non si mosse,
poi distolse gli occhi blu, guardando altrove. “Credo che
siano affari di tutti noi”, ribattè Aster, alzandosi in
piedi e avvicinandosi, rimanendo però più vicino alla
vampira mora, verso cui sorrise. “Allontanatevi, signore. O
sarò costretta a spezzarvi il polso”, sussurrò la
ragazza dai capelli scuri, un mormorio dolce e basso, come una ninna
nanna, ma le dita si serrarono maggiormente sull'arto altrui. Il
vampiro per un attimo sembrò sull'orlo di morderla, di
attaccarla, ma le dita affusolate dell'altra donna, poco lontano, lo
fermarono. “Fai come hanno detto, Damian. Hanno ragione”,
ammise guardando Kaname e chinando il capo in segno di scusa,
allontanandosi di qualche passo. Damian, il rosso, li fissò
ancora per qualche istante, prima di indietreggiare, il polso
finalmente libero. “Chiedo perdono, Kaname – sama.
Spero di vedervi al ballo”, augurò prima di voltarsi,
raggiungendo i due compagni. Asato Ichijou si inchinò davanti
al principe, prima di scomparire, permettendo finalmente a Takuma di
respirare – Shiki temeva che da lì a poco sarebbe
svenuto. La donna mora si inchinò a sua volta, pronta ad
andarsene, fermata solo dal sussurro di Aster, poco lontano da
lei. “Ci vedremo al ballo, Morgaine. E' stato bello
vederti”, sorrise tranquillo, persino dolce, senza mentire.
Morgaine tremò appena, senza rispondere. In breve, la
porta si richiuse alle spalle dei vampiri del Consiglio, permettendo
agli studenti di tornare in tranquillità. “Kaname
-sama..” “Potete tornare nelle vostre stanze.” Non
era una concessione, quanto piuttosto un ordine, ma nessuno osò
protestare, men che meno Takuma che si fece tranquiillamente
trascinare via da Shiki. Quando anche l'ultimo degli studenti se ne
fu andato, nella stanza erano rimasti Yagari e Kaien, Kaname, i due
gemelli e Zero, che ovviamente non aveva affatto ascoltato
quell'ordine. Quando Lamia si voltò, si ritrovò ad
affrontare lo sguardo di Kaname, impassibile. “Non saresti
dovuta intervenire”, mormorò il ragazzo, parlando per la
prima volta dopo diverso tempo. La mora scrollò le spalle,
indietreggiando di qualche passo per raggiungere il fratello. “Allora
dovreste imparare a non farvi toccare, Kaname – sama”,
rispose senza essere offensiva, senza neanche sorridere. Anzi,
sembrava voler far tutto meno che sorridere. “O forse non
avete visto il modo in cui vi guardava ?” aggiunse inarcando un
sopracciglio, una smorfia sul bel viso. Kaname aprì la
bocca per rispondere, per assicurarsi che sapeva benissimo difendersi
da solo, ma Zero lo precedette. “Ti guardava come se volesse
fotterti davanti a tutti, Kuran.” La frase era sfuggita
senza neanche pensarci, detta persino con fastidio, come se il solo
pensiero lo irritasse; se ci fossero stati gli altri vampiri
l'avrebbero punito per quel linguaggio, per aver osato rivolgersi al
loro principe in un modo simile. Ma non erano lì e Zero poteva
concederselo, non senza evitare di notare il sorrisino di Aster, che
tratteneva una risata. Kaname si voltò lentamente verso
l'Hunter, guardandolo, indeciso se essere arrabbiato od offeso per
quelle parole. “Se anche fosse, Kiryuu, non sarebbero affari
tuoi”, replicò senza distogliere lo sguardo, soppesando
le parole del ragazzo dai capelli chiari. Come
se volesse fotterti davanti a tutti. E
a te non piacerebbe, Zero? Fu
un pensiero improvviso, veloce, che lo lasciò sorpreso –
che... diamine aveva appena pensato ? Scosse il capo, indietreggiando
di qualche passo. “ Vi ringrazio, ma so provvedere da solo
alla mia sicurezza”, assicurò con voce ferma, non quella
di un adolescente, ma di un uomo. “Ma Kaname...”,
mugulò Kaien, preoccupato per quel ragazzo che da troppo tempo
era solo, anche se circondato da milioni di studenti che avrebbero
dato la vita per lui. “La superbia ha distrutto molti re,
Kaname – sama. E' una peculiarità degli sciocchi, non
dei saggi.” Il sibilo di Lamia lo raggiunse all'improvviso,
freddo e tagliente come una lama di rasoio, quasi sprezzante. Spostò
gli occhi rossastri su di lei, persino sconvolto dall'audacia di una
qualsiasi vampira nobile – un insulto, per quanto velato, verso
di lui, un purosangue ! “Mi stai dando dello sciocco ?”
Le zanne si mostrarono appena, accarezzando le belle labbra, un
ringhio basso sfiorò la gola dell'eterno. “Sì.” La
risposta fu secca, sincera, così tanto che lo lasciò
sorpreso . Aster si chinò sulla mora sussurrandole qualcosa,
toccandole una spalla e probabilmente intimandole di calmarsi. Lamia
sospirò, tornando a guardare Kaname. “Perdonatemi,
Kaname – sama. Non intendevo offendervi, ma voi siete in
pericolo più di chiunque altro, qui. Permettete ai vostri
compagni di aiutarvi e difendervi.” la voce era stata morbida
questa volta, quasi una preghiera, il sussurro basso di una madre
preoccupata per il figlio. Kaname la guardò e basta, gli
occhi ancora scarlatti come sangue, splendenti come rubini. “Impara
a tenere a freno la tua lingua, donna, prima di ogni altra cosa. E,
come ho detto, so difendermi.” assicurò voltandosi,
dando le spalle al gruppetto presente nella sala. Non aveva bisogno
di essere difeso. Non era necessario. E non era necessario
mettere in pericolo gli altri, nessuno di loro – né
Takuma, né Aidou, né Kain, né Ruka, Rima,
Seiren. Neanche Zero. Lamia serrò le labbra, infastidita –
stupido ragazzino viziato che ancora non sa nulla del mondo. Il
sibilo del proiettile che fendette l'aria fece spalancare gli occhi a
tutti che, sorpresi, si voltarono verso Zero. Zero, che aveva la
pistola sollevata e puntata non proprio verso il purosangue, ma più
in alto. Certo l'aveva quasi sfiorato, questo sì. Il piccolo
oggetto metallico si era impiantato nella parete, fumante. Persino
Yagari, che solitamente avrebbe sorriso, guardava il suo pupillo
sconvolto. Era impazzito ? “Kiryuu...,” un ringhio
basso, roco, quello di una bestia selvatica che viene trattenuta,
tenuta a freno da una catena. “Come vedi, Kuran, non sai
difenderti così tanto”, ribattè l'Hunter,
abbassando la pistola, rimettendo la sicura all'arma. Il proiettile
non aveva affato ferito il vampiro, ma aveva dimostrato che qualcuno
avrebbe potuto farlo, in futuro. Ci fu un attimo di silenzio, dove
Kaname e Zero si limitarono a guardarsi, ad uccidersi reciprocamente
forse
Come
se volesse fotterti davanti a tutti
o
a valutare l'altro. “... Vieni nella mia stanza più
tardi, Kiryuu.” E detto questo – no, ordinato questo –
Kaname si voltò, salutando con un cenno del capo ed ignorando
il battito del cuore di Zero, improvvisamente più veloce. Per
paura? Probabile. L'ex umano non rispose, mordendo il labbro
inferiore; in che casino si era cacciato ? Senza il coraggio di
guardare le altre quattro persone presenti nella stanza, seguì
il purosangue lungo le scale. Se fosse tornato vivo, sarebbe stato un
eroe.
(
Boy, you better pray
We
don't seek you out, no
You
better pray )
“Stupido
ragazzino viziato!” Il bicchiere si infranse contro il muro
della stanza, facendo volare attorno pezzi di vetro come se fossero
coriandoli. Aster sospirò, seduto sul letto, guardando la
sorella inveire contro Kaname. “Eddai, ora esageri...,”
tentò di calmarla, evitando un ennesimo frammento di
vetro. “'Posso difendermi da solo'?! Ah, si è visto !
La prossima volta gli strapperanno la gola, così almeno starà
zitto!” continuò senza neanche ascoltarlo, voltandosi
per lanciargli un'occhiata cremisi, gli occhi scarlatti – ed
ora assomigliava davvero al mostro mitologico di cui portava il
nome. L'ennesimo bicchiere si schiantò contro la parete,
bagnando il pavimento di cristallo. “E' un purosangue, ha
le sue responsabilità, lo sai,” ribattè il
fratello, alzandosi per raggiungerla e posarle le mani sulle spalle,
cercando di placarla – perchè non era mai positivo,
vederla arrabbiata. “E questo gli da' il permesso di essere
idiota?” domandò la mora lasciandosi sfiorare, scuotendo
il capo e passando le dita tra i capelli corvini. Si rilassò
nell'abbraccio del gemello, circondandogli il corpo con le braccia.
Aster le accarezzò il capo, sfiorandole il viso con le
labbra. “No. Ma deve ancora imparare... Imparerà. Lo
sapevi che non avrebbe accettato aiuto così facilmente... E
neanche tu l'avresti fatto,” sogghignò divertito, senza
allontanarsi, sentendola sorridere contro di sé. La vampira si
scostò poco dopo, alzando gli occhi viola verso quelli quasi
uguali del fratello. “Non mi interessa cosa vuole. Non mi
faccio mettere i bastoni tra le ruote da un bambino,” soffiò
a bassa voce, passando la punta dell'indice sul viso di Aster,
tracciando il contorno delle labbra, fino a scendere verso il collo.
“E ora...” sorrise, incollando il corpo al suo,
sentendo le braccia del fratello attorno alla vita, possessive,
protettive. “... ho fame”, concluse affondando le
zanne in un morso, trafiggendo la belle pelle bianca di Aster,
cercando il sangue, quel liquido denso e scuro che Dio, la mandava
fuori di testa. Era proibito dalle regole della scuola nutrirsi lì,
lo sapeva che c'erano quelle pasticche ma...
….
si può paragonare il sangue fittizio a quello vero?
Zero
chiuse la porta dietro di sé, osservando il purosangue
dirigersi verso la finestra, ignorandolo completamente. Bello, prima
lo chiamava nella sua stanza – per ucciderlo sicuramente –
e poi lo lasciava lì come un imbecille. “Allora, che
diamine vuoi, Kur...” “Ti è sembrato divertente
spararmi, prima?” La domanda lo colse di sorpresa. No, non
era stato divertente. Solo istintivo. Era stato puro istinto, aveva
sollevato la pistola e sparato, per dimostrargli che non era così
invincibile, così forte. “Non l'ho fatto per
divertimento,” replicò senza avanzare, le mani chiuse in
due pugni. Proprio non capiva, eh ? “Ah no? E per cosa,
allora ? Per dimostrare... cosa, esattamente ? Che potevi colpirmi?”
la voce del vampiro lo fece rabbrividire, bassa, roca –
sensuale e pericolosa, troppo. Come una tigre. “No,
per...” Non fece in tempo a finire la frase. Improvvisamente
si ritrovò premuto contro il muro, la schiena incollata alla
parete, i polsi imprigionati dalle dita granitiche di Kaname Kuran.
Aprendo gli occhi viola, chiusi per l'urto, si ritrovò a
fissare quelli improvvisamente rossastri del principe, le labbra
schiuse quanto bastava per mostrare un baluginio delle zanne
acuminate. “Dovevi stare fermo, Kiryuu. Devi ricordarti il
tuo posto”, ringhiò contro di lui, il viso vicino,
troppo...dannatamente...vicino. Sentiva il suo respiro sulle labbra,
come era accaduto qualche notte prima, mentre si nutriva. “E
quale sarebbe il mio posto, Kuran?” strattonò i polsi,
cercando di liberarsi, ma era del tutto inutile contro la forza del
principe – forse re, in futuro – dei vampiri. Lo vide
sorridere, ma non era un sorriso rassicurante. Era un sorriso
divertito, malizioso, di quelli che fanno tremare le gambe e al tempo
stesso ti fanno venir voglia di fuggire senza voltarsi indietro. La
risposta fu solo un sussurro, direttamente sulla sua bocca. “Sotto
di me.” Lo baciò all'improvviso, con violenza, con
passione, con un misto di sentimenti che non seppe identificare; e
forse non ci riuscì perchè era troppo concentrato su
quelle labbra che ora stavano violentando le sue, sulla lingua che
cercava di farsi spazio per entrare, combattere con la propria,
ingaggiare una lotta dove a vincere fu il purosangue – come
sempre. Gemette nel bacio, tentando di allontanarsi, di morderlo, ma
era del tutto inutile. Kaname gli fece la grazia di lasciargli un
polso, ma solo per circondargli la vita con un braccio e strattonarlo
contro di sé, facendo scontrare i due corpi. E per quanto
protestasse, per quanto odiasse tutto questo... il suo corpo reagì
di conseguenza, intossicato dal profumo del Level A, troppo forte per
un Level D come lui. “Kur... Kuran!” Un attimo per
respirare, e poi di nuovo la bocca che affondava nella sua, ferendo
le labbra, cercando il sangue, macchiando quel bacio di un liquido
denso e scuro che sapeva di peccato e proibito. E che profumava di
eccitazione – poteva sentirlo nell'aria, nel corpo, nel sangue
stesso. La lingua di Kaname tracciò il contorno della sua
bocca, afferrandogli il labbro inferiore tra i denti per succhiarlo
piano, aprendo gli occhi e guardandolo mentre faceva qualcosa di così
indecente. Dio, il viso arrossato di Zero, gli occhi lucidi... lo
mandavano in estasi. Sorrise spingendosi contro di lui, sfregando il
bacino contro il suo, ampliando il sorriso – simile a quello di
un gatto che si lecca i baffi – quando lo vide gettare il capo
indietro e gemere. “Ricordati il tuo posto, Zero...,”
sussurrò contro il suo orecchio, passandovi la punta della
lingua; era la voce del demonio quella, era puro sesso,
semplicemente. Non poteva trovare una definizione migliore. Le gambe
dell'Hunter tremarono, la vista offuscata. Sentiva lo stomaco
contorcersi, ma non per il disgusto, e questo era....
assurdo. “Kuran...” Un altro bacio e un altro
ancora, senza dargli il tempo di replicare, tenendolo inchiodato lì
al muro, prigioniero delle sue braccia – così come
doveva essere da sempre. Da quando non riusciva a togliersi quegli
occhi viola dalla testa. “Sotto di me.”
(
I
wanna see how you lose control )
Nota
dell'Autrice: Chiedo perdono per il ritardo ( nel caso a qualcuno
fregasse, insomma u_u” ) ma la scuola mi ha sommerso, sigh y_y
maledette simulazioni di terze prove. Finalmente inizia a vedersi
lo yaoi e non vedevo l'ora di poterlo fare. Non scrivo yaoi da
secoli, perciò devo prenderci la mano, abbiate pietà
ç_ç In compenso...seh, Kaname è un infame, sì,
lo adoro, sì sono infame pure io e adoro torturare Zero. Detto
questo, spero che vi sia piaciuto questo capitolo*_* Giuro che entro
il prossimo le cose inizieranno a svilupparsi molto più in
fretta. Comunque, i soliti credits:
Burned with Desire - Armin
Van Buuren
You
Better Pray - Red Jumpsuit Apparatus
Loose
control - Missy Elliott
Alla prossima! Jemei.
|
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Capitolo 5 *** By my side ( Dance of Darkness ) ***
La
sala era stata addobbata perfettamente, ogni oggetto al proprio
posto, ogni fiore dentro al vaso, ogni colore brillante, ogni stoffa
fatta del materiale più pregiato. Sarebbe stato bello, se
quello fosse stato il ballo d'inverno dell'accademia Cross. Peccato
che così non fosse. Era sempre un ballo, ma mille volte più
sfarzoso, elegante e pericoloso. Perchè di umani non ve ne
erano. Solo vampiri, esseri eterei dalla bellezza disumana, che
attiravano le proprie prede con il fascino ambiguo del male. Risate
morbide dai toni vellutati, occhi dai colori sgargianti e profondi
come abissi, pelle bianca come porcellana – ogni loro gesto,
ogni movenza, ogni sorriso di diamante attirava l'attenzione,
trascinando sempre di più nell'oblio. E, come tra gli
umani certi ragazzi o certe ragazze sono più popolari, anche
tra i Non Morti è così: personalità che spiccano
per bellezza, carattere, potere. Era il caso di Kaname Kuran,
arrivato da soli dieci minuti e già accerchiato da nobili e
aristocratici desiderosi di presentargli le proprie figlie, anche se
sapevano benissimo del probabile futuro matrimonio con la neo
principessa vampira, Yuuki Kuran. Sorrideva amabilmente,
dedicandosi a tutti gli ospiti, osservato, da lontano, dai suoi
compagni – e non solo. In un angolo della sala, i nobili del
Consiglio lo tenevano d'occhio, in attesa di una sua mossa; e
nell'angolo opposto, Zero Kiryuu, Level D, controllava tutta la sala,
senza riuscire a schiodare gli occhi dal purosangue. Forse perchè
aveva un brutto presentimento. Forse perchè... ogni volta
che lo guardava, ricordava le sue labbra sulle proprie, la prepotenza
della sua lingua, il sapore intossicante ed il profumo inebriante.
Ricordava le sue dita sui polsi, i corpi vicini, quella stretta allo
stomaco ed il cuore che batteva forte. Scosse il capo, gettando
via quei ricordi. “Zero? Stai bene?” Si voltò
quando sentì le dita sottili sulla propria spalla, incontrando
gli occhi gemelli di Lamia, sinceramente preoccupati. Lo teneva
troppo d'occhio, quella ragazzina. Quella... vampira. Si concesse
solo un istante, per indugiare sul bel corpo femminile e l'abito
elegante. Nero come le tenebre più profonde, lasciava le
spalle nude, permettendo alle maniche di iniziare solo da metà
braccio, allargandosi ed ampiandosi, tagliate ai lati; la gonna
scivolava con piacere sulle gambe snelle, corta sul davanti e poi
sempre più lunga dietro, fino a sfiorare il terreno in morbide
onde, come spuma di un mare d'inchiostro. Con un minimo di tacco, non
doveva neanche sforzarsi troppo di alzare il viso per guardarlo. Le
ciocche corvine erano parzialmente legate sul capo, mentre il resto
toccava la schiena, accarezzando la vita. Niente trucco, se non per
una traccia lucida di rossetto, che rendeva le labbra cremisi ed
invitanti. “Sì, sto... sto bene. Non c'è
bisogno che ti preoccupi sempre,” protestò distogliendo
lo sguardo, cogliendo con la coda dell'occhio il ciondolo al collo
della vampira. Un nastrino di velluto scuro, a cui era appeso una
piccola ametista che si accompagnava bene agli occhi. Si aspettava un
rimprovero, una risposta, invece Lamia sorrise, portando il bicchiere
pieno di liquido scuro alle labbra. “Perdonami, è
un'abitudine. Sindrome da sorella maggiore,” ironizzò
riferendosi al gemello, che in quel momento non era presente. Forse
era da qualche parte a fare il cascamorto con qualche ragazzina, come
ogni tanto capitava. La guardò per qualche istante, sentendosi
persino in imbarazzo. “Non mi piace questo posto,”
confessò in un soffio, sentendo la pelle accapponarsi in
presenza di tutti quei vampiri. Era ovvio che reagisse così,
pur essendo un Level D era ancora un Hunter. Le dita della donna gli
sfiorarono di nuovo la spalla, il braccio, quasi per calmarlo.
Rafforzò la presa e Zero rabbrividì, per un qualche
motivo – per un attimo gli era sembrato di sentire un'energia
calda, bruciante, percorrere il suo corpo. Lamia sorrise,
guardandolo. “Stai tranquillo. Non ti toccherà
nessuno,” soffiò a bassa voce e, per un qualche motivo,
credette davvero a quelle parole.Deglutì, senza sapere cosa
dire. Fortunatamente – o sfortunatamente – ci pensò
qualcuno a distrarli. I nobili del Consiglio si erano avvicinati
maggiormente a Kaname, parlandogli sottovoce, ed il sorriso era
scomparso dalle labbra del purosangue. Anche Lamia li osservava, in
silenzio, le dita ancora sul braccio dell'Hunter. “Tieni
d'occhio Kaname, Zero.” Si voltò per risponderle, ma
era già scomparsa. Solo in quell'istante, si chiese per quale
motivo ad un ballo una ragazza si portasse un pugnale nascosto sotto
al vestito.
(
Sono il respiro sui tuoi capelli, l'incubo senza
fine, il covo del diavolo )
Lo
sapeva che sarebbe accaduto, prima o poi. Era inevitabile. Con
un sorriso, chiese a Yuuki di andarsene, allontanandosi assieme a
quei pochi membri del Consiglio. Perchè era tempo di parlare,
mentre tutti si divertivano. “Dovete prendere il vostro
posto nel Consiglio, Kaname – sama.” “Dovete
prendere una decisione, Kaname – sama.”
Decisioni,
decisioni, decisioni. Solo quelle, solo obblighi. E sapeva che
decisione volevano – volevano sentirlo dire che si sarebbe
unito a loro, che sarebbe diventato un burattino nelle loro mani. Ma
non sarebbe andata così. Sorrise, verso di loro. E li
illuse, con quel sorriso dolce, pacato, nobile – così
bello che c'era da cadere in ginocchio. “Mi dispiace,
signori. Ma difficilmente posso collaborare con chi vuole la mia
morte.” Li vide irrigidirsi, all'improvviso. Credevano che
non lo sapesse ? Che non sapesse che Asato, il nonno di Ichijou,
aveva richiamato dalla tomba suo zio, Riido Kuran. “Cosa...
Kaname – sama...” “Non ho intenzione di unirmi
al Consiglio. Ho intenzione di distruggerlo.”
E quella,
non era altro che l'inizio di una Guerra. Le espressioni dei
nobili del Consiglio cambiarono, divenendo prima sconcertate, poi
fredde – non tutti. Qualcuno apparve preoccupato, qualcuno
deluso, qualcuno triste – molti arrabbiati, altri sogghignanti.
Non sarebbe stato così difficile, uccidere un ragazzino. O
così credevano. Perchè, per quanto giovane fosse
Kaname, non era né stupido, né debole, né solo,
soprattutto. Dovevano solo vedere chi si sarebbe schierato con chi.
“Se questa è la vostra decisione definitiva...”,
tentarono alcuni, mentre altri già si allontanavano. “Lo
è.” Una risposta secca, decisa, sicura – quella
di un sovrano, di un re. Di qualcosa che loro, che tutti quegli
anziani non sarebbero mai stati. Perchè nessuno aveva e mai
avrebbe avuto il carisma di Kaname Kuran, che sapeva attirare a sé
i più giovani ed i più vecchi come una sirena, come un
gioiello sfavillante e scintillante, che avrebbe condotto il
proprietario all'auto distruzione. “E sia. Scegliete i
vostri alleati, Kaname Kuran.” Sorrise, Kaname. Aveva i
suoi alleati, coloro che non l'avrebbero mai tradito – ma non
li avrebbe trascinati nella rovina. Se qualcuno avrebbe dovuto pagare
le conseguenze, sarebbe stato lui. “Lo farò, Ichijou.
Entro mezzanotte. Buon divertimento”, augurò il
purosangue con un sorriso sottile sulle belle labbra, prima di
allontanarsi. L'orologio risuonò il preludio della guerra.
(
So much to live for, so much to die for )
“Come
procede?” Si voltò verso Aster, sorridendo
leggermente e appoggiandosi al suo petto, socchiudendo gli occhi per
il bacio sul collo. “E' iniziata. Stanno scegliendo i loro
alleati... Entro la notte, i Vampiri si divideranno e decideranno chi
seguire”, spiegò Lamia, gli occhi viola fissi sugli
Anziani e poi su Kaname, che si stava allontanando. Il vampiro non
disse nulla, limitandosi ad afferrare un polso della sorella,
contornato da un bracciale d'argento, sfiorandolo con la
bocca. “Scendiamo in campo anche noi?” sussurrò
verso di lei, con una nota preoccupata, ma non per sé stesso.
La sentì sorridere, anche se non la vide direttamente. Ma
riuscì comunque ad immaginarlo, quel sorriso sottile ed
esaltato di chi d a troppo tempo non combatteva, di chi aveva sete di
adrenalina, di distruzione – di vendetta. “Sì.
Ma prima...”, abbassò lo sguardo sui bracciali
metallici, sospirando. Avrebbero trovato una soluzione. “Proviamo
a prevedere come andrà?”, proposte Aster, passandosi le
dita tra le ciocche scure. Colse un movimento, poco distante, ma non
ci fece caso – o non volle farci caso. Lamia rise a bassa voce,
scuotendo il capo. “Difficile, ora come ora. Appena
possibile, Ast”, assicurò alzando il viso verso di lui,
cercando le sue labbra per un bacio. Si concedettero un istante per
quel contatto, prima di scostarsi. Il vampiro dagli occhi viola le
accarezzò il viso, sorridendo – affilato, tagliente come
vetro. “Preparati ad uccidere, sorellina. Il sangue
chiama.”
Si era isolato nel terrazzo, respirando
finalmente l'aria pura della notte, ignorando il clima di tensione
che da qualche minuto dominava nel salone del ballo. Chiuse gli occhi
respirando a pieni polmoni, sentendo il vento passare tra le ciocche
chiare. Stava bene, da solo, senza tutto quel chiasso, senza tutti
quei vampiri attorno... “Kiryuu.” Ecco. La solita
fortuna. Sibilò qualcosa tra sé, prima di voltarsi,
fronteggiando Kaname. “Kuran.” E ora che avevano
ripassato i rispettivi nomi, magari potevano anche andare avanti con
la conversazione – magari, eh. “Cosa vuoi? Chiese
Zero, spezzando il silenzio che si era andato a creare, cercando di
ignorare l'agitazione istintiva che il vampiro gli metteva addosso da
qualche tempo. Gli occhi cremisi, morbidi come velluto, di
Kaname, rimasero fissi su di lui, sfiorandolo, accarezzandolo con lo
sguardo. “Non ti vedevo più... e devo parlarti”,
confessò avvicinandosi, senza parlare fino a quando arrivò
davanti a lui. Era di qualche centimetro più alto, anche se di
poco. Si guardavano praticamente negli occhi. “Di... di
cosa?” oddio, perchè ora stava balbettando? Perchè
sudava freddo ? Si stava ammalando, di sicuro. Era quella l'unica
spiegazione logica. Kaname sorrise ed improvvisamente Zero sentì
il cuore in gola – oh, cazzo. Non andava affatto bene. “Ci
sarà una guerra”, sussurrò il vampiro e l'Hunter
si chiese quando era arrivato così vicino a lui e soprattutto
quando era riuscito a posare le mani sui suoi fianchi. Iniziava ad
annebbiarglisi la mente. “Quale guerra...?” ma di che
parlava ? Guerra ?Per cosa ? Non riusciva a ragionare lucidamente,
gli occhi viola scivolarono fino al collo nudo del Vampiro,
deglutendo; non era assetato, non di sangue. Eppure sentiva la voglia
irrefrenabile di affondare i denti in quella carne morbida.
Le
labbra di Kaname si piegarono in un sorriso leggero, sottile,
piacevole da vedere. Abbassò il viso fino al suo orecchio,
sfiorandolo con il respiro. “Non importa. Lo capirai a
mezzanotte... l'importante, Zero...” Respira. Respira.
Ignora le labbra sul collo, ignora la bocca che tocca la carne e
lascia una scia umida e bollente, ignora le dita sui fianchi.
“...è
che tu sia al mio fianco.” Spalancò gli occhi,
sconvolto da quelle parole improvvise che, per un qualche motivo...
gli facevano nascere un fiotto di calore al petto. Gli occhi
d'ametista si incastrarono con quelli color vino del purosangue,
cercandosi, indagando nei loro profondi segreti. Le dita dell'Hunter
erano finite serrate attorno alla manica della giacca dell'altro, le
mani altrui ancora sui proprio fianchi. “Perchè
dovrei?” chiese a bassa voce, senza riuscire ad essere
aggressivo come avrebbe voluto. Sentiva le ginocchia deboli, la testa
priva di qualsiasi concentrazione. E le labbra di Kaname, di nuovo
sul suo collo, non aiutavano. Doveva spingerlo via. Doveva spingerlo
via. Doveva...
“Perchè
è il tuo posto, Zero.” Fu un sussurro basso, morbido
come velluto, mormorato direttamente sulla sua bocca – e non
riuscì ad apporsi al bacio che seguì, non aggressivo,
ma lento e languido, con il sapore del vampiro direttamente in gola;
Kaname schiuse le sue labbra con la punta della lingua, cercando
quella del Level D, senza lasciarlo. Un gemito sfuggì
istintivamente dal ragazzo dai capelli chiari, che affondò le
dita nel braccio del Level A. Non seppe quanto durò, ma alla
fine mancava l'aria, eppure voleva continuare ancora, perso in quella
droga che lentamente lo stava divorando ed intossicando –
maledetto vampiro, sia tu maledetto. Quando si staccarono
entrambi avevano il respiro accelerato. Kaname gli accarezzò
il viso, piano. “Ricordati quello che ti ho detto. …
Per favore.” Perchè non sopporterei di
averti contro. Si allontanò
in silenzio, senza sapere come e quando Zero Kiryuu era entrato nella
sua anima in quel modo – senza sapere quando aveva iniziato a
cercare la sua presenza, i suoi occhi, la sua voce. Ma era tardi,
ormai. Sapeva solo che lo voleva, che gli apparteneva, anche se
ancora non ne era consapevole – ed il suo posto, era solo al
proprio fianco, orgoglioso e fiero come l'hunter che era sempre
stato. Non avrebbe lasciato Zero a nessuno. Neanche a Yuuki.
(
feel you in my hunger you're haunting my
ambition beautifully destructive attraction )
Si
sentiva nell'aria, nel profumo che si respirava. La tensione, la
paura – perchè tutti, in un modo o nell'altro, avevano
capito quello che stava accadendo. I membri più forti della
nobiltà notturna si erano ritirati in una parte della stanza,
mentre gli studenti stavano da tutt'altra parte. “Come
credi che finirà?” chiese Aidou a Kain, fermo di fianco
al cugino con un bicchiere in mano. Il più grande sospirò,
scuotendo il capo. “Non bene”, rispose a bassa voce,
guardandosi attorno per cercare Kaname, che però non si
vedeva. Il vampiro biondo non commentò, limitandosi a chinare
lo sguardo. Odiava le guerre. Ed odiava tutti quei casini. Ma era
inevitabile. E lui sapeva già da che parte stare – come
molti altri tra di loro.
La
vampira mora si guardava intorno, agitata, sorridendo al marito e a
qualche amica, stringendosi lo scialle di seta attorno alle spalle. I
capelli morbidi ed ondulati erano sciolti e si scontravano con il
candore delle spalle e delle braccia, l'abito blu scuro avvolto
attorno al corpo snello. Sul cuore, una rosa scarlatta, rossa come
sangue. Non aveva ballato molto, quella sera, troppo nervosa per
quello che stava accadendo – e non solo. “ Non
dovresti essere così tesa, Morgaine.” Sussultò
voltandosi di scatto, trovandosi davanti il volto sorridente di
Aster, che la guardava con i grandi occhi bicromi, scintillanti di
malizia e divertimento. Deglutendo indietreggiò di un passo,
senza staccare lo sguardo da lui. “ Non... sono tesa”,
ribattè a bassa voce, dimostrando tutto il contrario.
Rabbrividì quando il vampiro rise, una risata che le scivolò
lungo la schiena, accarezzandola come una stoffa pregiata. “Oh,
sì che lo sei. E sappiamo entrambi perchè. Ma
tranquilla, Morg..”, si avvicinò lentamente, allungando
una mano per accarezzarle il viso con il dorso della mano, un sorriso
affilato sulle labbra. Accostò il viso al suo, respirando
sulle sue labbra – respirando sangue e morte. “... tu
non sarai sfiorata”, assicurò dolcemente, ma il suo tono
suggeriva tutt'altro. Per quanto dolce, per quanto affabile, faceva
venir voglia di gridare. Ma era sempre stato così, fin dal
principio, fin dall'antichità, fin da quando li aveva
conosciuti e aveva imparato ad amarli e temerli. “Lac...” “Aster”,
la corresse in fretta, sempre sorridente. Non indietreggiò né
si allontanò, ma sembrò rilassarsi, perdere quell'alone
magnetico e terrificante che lo aveva circondato sino ad ora. “Lui
c'è?” chiese senza specificare il nome, ma bastava il
tono – quel tono freddo, gelido, tagliente come una lama, come
un pezzo di ghiaccio sulla pelle. La vampira mora sbattè le
palpebre, prima di scuotere il capo. “Non l'ho visto”,
rispose piano, abbassando gli occhi blu. Aster sorrise di nuovo,
soddisfatto e decisamente più tranquillo. “Bene.
Buona serata, Morgaine. Spero tu faccia la scelta giusta”,
augurò il ragazzo, prendendole un boccolo scuro tra le dita,
portandolo alle labbra e sfiorandolo con un bacio. Un sorriso, prima
di allontanarsi. La lasciò sola, con ancora il corpo che
tremava. Perchè aveva visto i suoi occhi. E raramente occhi
così freddi e inumani portano a qualcosa di buono.
Mancava
poco alla mezzanotte. L'ora delle Streghe, l'ora dove i fantasmi
iniziano a danzare, dove i cadaveri si risvegliano, dove le tenebre
scendono. L'ora in cui Cenerentola è fuggita via dal
ballo. Dicono sempre così, le favole. Ma non in tutti i
balli c'è una Cenerentola che fugge senza una scarpetta, in
attesa del suo principe. A volte, ciò che si attende è
solo l'inizio di una guerra. Era questo che aspettavano tutti. Il
suono dei violini stava morendo, accompagnato dalla voce della
cantante che risuonava come un ultimo canto funebre, come un
incitamento; e, anche inconsapevolmente, gli schieramenti erano già
formati. Kaname spostò lo sguardo sull'orologio, ma non
ebbe bisogno di questo per sapere che era mezzanotte: il pendolo
risuonò, scandendo l'ultima e la prima ora della giornata.
Seduto su una sedia di legno pregiato, con il cuscino di un bel rosso
scarlatto, le gambe elegantemente accavallate, sedeva il principe dei
vampiri, il purosangue. I pantaloni scuri fasciavano le gambe snelle,
mentre la camicia cremisi si accompagnava bene agli occhi color vino,
creando un bel contrasto con la pelle bianca; il ritratto della
perfezione, della seduzione, immobile come un'antica statua greca.
Al suo fianco stava Yuuki, splendida nella sua rinnovata vita da
vampira. E tutt'attorno, gli altri membri della Night Class, o almeno
la maggior parte; alcuni erano al fianco dei genitori, al centro
della sala. Dalla parte opposta sedeva Ichijou che, a quanto
pareva, aveva preso il comando di quella 'rivoluzione'. Anche se
sapeva che Rido era sveglio, ormai, non era presente quella sede. Non
c'era bisogno di parlare, né di spiegare. Tuttavia su Asato
Ichijou a prendere la parola, senza alzarsi. “Il popolo dei
vampiri si è diviso: intendiamo mantenere il controllo del
Consiglio, un regno democratico privo di re e tiranni. Abbiamo
chiesto a Kaname Kuran di unirsi a noi. Ma...”, si interruppe,
creando la tensione, lasciando calare il silenzio che invase la
stanza. Sospirò rammaricato, prima di continuare. “...
ma Kaname-sama ha rifiutato. Intende ristabilire la sua monarchia e
distruggere il Consiglio. Ciò che noi, ovviamente, intendiamo
impedire.” concluse così, lasciando dietro di sé
mormorii sorpresi e sprezzanti, delusi -ora guardavano tutti Kaname,
in attesa di una replica. Zero, distante e fermo vicino ad una
colonna, ascoltava, iniziando a capirci qualcosa. E ciò che
capiva non era nulla di buono. Il purosangue sorrise, piegando
graziosamente il capo di lato. Sembrava perfettamente a suo agio,
rilassato. “Ciò che avete sentito è
parzialmente vero: ho rifiutato il posto nel Concilio ed intendo
distruggerlo. Ma per un motivo”, ignorò gli sgurdi
stupidi e preoccupati, scettici – perchè quello era solo
un ragazzino e non poteva fare nulla. “Il Consiglio ha
richiamato dalla tomba mio zio, Riido Kuran. Intende distruggere del
tutto il casato Kuran, ma per imporre la sua dittatura. Non intendo
mettervi sotto dittatura. Sono disposto a collaborare con il
Concilio, se rinuncerà ai suoi propositi di omicidio nei miei
confronti. In caso contrario...”, scrollò le spalle,
accennando un sorriso affilato e morbido, freddo – una statua
congelata. “Sarò costretto a distruggerlo e a
riprendere il comando.” Ci fu solo silenzio, in
quell'istante. I vampiri si guardavano tra di loro a disagio,
compresi gli studenti della Night Class che istintivamente si
strinsero maggiormente vicino a Kaname. “Dovete scegliere,
signori. Scegliere da che parte stare”. Fu Ichjou a dirlo, ma
molti già ci stavano pensando. Per primi, avrebbero scelto i
vampiri comuni; poi i nobili; infine, i Purosangue. Lentamente, la
sala si divise: una metà ed oltre andarono verso il Concilio,
affiancandosi. Molti dei vampiri comuni scelsero Kaname,
avvicinandosi; i nobili, al contrario, chiamavano a sé i
figli, la maggior parte studenti. Alcuni seguirono i genitori o i
parenti, ma molti altri, come Takuma, Rima e Ruka, rimasero fedeli al
ragazzo. Takuma sorrise verso lo zio, scuotendo il capo. “Mi
dispiace, zio. Ma ho scelto”, assicurò, sapendo di
rischiare di essere diseredato, seguito da un mormorio di consenso.
Erano solo ragazzini, non avrebbero potuto fare molto. Yuuki si
guardava attorno, a disagio. Non era rimasta molta gente al centro
della sala, solo Morgaine, la vampira nobile dai capelli scuri, Sara
Shirabuki, purosangue, i due gemelli della Night Class e Zero, appena
più in disparte. Sara, muovendo i lunghi capelli morbidi e
biondi, sospirò rassegnata. “Mi dispiace davvero dove
andare contro di voi... Kaname-sama. Speravo in un altro futuro”,
commentò, senza apparire per nulla dispiaciuta, forse solo
delusa. Kaname sorrise, annuendo. Il Concilio, invece, spostò
gli occhi su Morgaine, che rimaneva lì, indecisa. Alzò
gli occhi blu sui due ragazzi davanti a sé, quasi a chiedere
consiglio. Aster teneva un braccio attorno alla vita della sorella,
quasi a proteggerla. “Perchè?” fu tutto ciò
che chiese, a bassa voce. Lamia sorrise, anche se non era un sorriso
allegro. Sfiorò la spalla del gemello con il capo, schiudendo
le labbra. “Perchè nessuno di loro ci ha aiutati. Per
quanto gridassimo... per quanto implorassimo. Un governo che neanche
aiuta i suoi sudditi... non è un governo”, risposte la
mora, senza più sorridere, la voce vibrante di rancore
represso, eppure straordinariamente calma. Morgaine la guardò,
sapendo che nessuno nella stanza avrebbe capito. Serrò le
dita, prima di chiudere gli occhi, muovendo pochi passi – verso
Kaname. Fino ad arrivare al suo fianco, un chiaro segno che lasciò
sconvolti i membri del Consiglio, che avevano appena perso una loro
preziosa alleata. Ichijou non si trattenne dal commentare, ma ora gli
occhi di tutti erano rivolti sui pochi rimasti. “Zero”,
Kaname lo chiamò piano, con voce morbida, attirando la sua
attenzione. Il Level D deglutì, le mani affondate nelle
tasche. Guardò il purosangue e gli altri, prima di spostare lo
sguardo altrove. “io...” Erano vampiri. Tutti
vampiri ? Cosa c'entrava lui? Ma anche lui lo era. E...
Stai
al mio fianco. Maledizione.
No. No. Non al fianco di Kaname... E' il tuo posto. Se
ne accorse troppo tardi, che i suoi passi, pesanti come quelli di un
condannato, si erano già mossi. Mossi fino ad arrivare davanti
a Kaname Kuran. Alzò gli occhi viola lentamente, affondando i
denti nel labbro inferiore. Fu solo uno scambio di sguardi, ma bastò;
il purosangue sorrise, ringraziandolo con quel gesto silenziolo ed un
cenno del capo. Asato riportò gli occhi sugli ultimi due
vampiri rimasti, che lo fissavano in silenzio. Li aveva visti. Ma
dove... ? Fu Lamia a scostarsi per prima, sorridente. Si avvicinò
senza indugi ad Ichijou e la Night Class trattenne il fiato –
sceglievano il Consiglio... ? Ma la ragazza si fermò
davanti all'Anziano, guardandolo; il sorriso che si formò
sulle sue labbra non era affatto rassicurante, anzi – faceva
venir voglia di scappare, di gridare. Era come avere delle unghie
piantate nel cranio, un coltello che lentamente veniva rigirato nel
cuore. Posando una mano sulla sedia, si chinò sullo zio di
Takuma per guardarlo dritto negli occhi. “Se farete del male
ad uno solo di quei ragazzi, vi strapperò il cuore”,
soffiò a bassa voce- così dolce, così bella,
Dio, così musicale... da perdercisi dentro. Da perdersi dentro
a quegli occhi viola, profondi come abissi. Era bello, quel sorriso.
Così bello che... Gli occhi mutarono per un misero istante
colore, il viola sembro rovesciarsi e galleggiare nell'iride,
riempire la sclera – e poi la pupilla si tinse di un colore
sempre più chiaro, fino ad arrivare ad un azzurro sbiadito che
sfociava nel bianco. “Vi ammazzerò tutti, Ichijou.
Ricordalo.” Si scostò con uno scatto, dopo aver
ringhiato quelle parole al suo orecchio – no, sibilate come una
Medea travolta dall'odio. Tremò, involontariamente; era stato
come ricevere una pugnalata allo stomaco, mille aghi di ghiaccio
nella schiena, come masticare vetro scheggiato. Aveva avuto paura,
per un istante. Ed iniziava a capire perchè. Lamia si
allontanò, tornando verso il fratello e muovendosi nella parte
opposta, verso Kaname. “Quale crudeltà,
principessa...” Si bloccò con uno scatto, congelata.
Improvvisamente ogni muscolo era fermo, impossibilitato a muoversi
ancora; le si spezzò il respiro in gola e dentro di sé
sapeva che non era vero, che era un'illusione. Ma quando vide gli
occhi di Aster, voltatosi prima di lei, seppe che non era
un'illusione – ma un incubo.
(
You almost got away from me, didn't you? Oh my god.. you can't
be.. you can't be! Ha ha Oui, oui, mon amour... c'est moi.)
Author's
Note:
Et voilà! Chiedo perdono per la lunga attesa. Come vedete
finalmente inizia a vedersi un po' di yaoi serio, e Zero inizia a non
capire più nulla*_* Cosa che adoro. Volevo iniziare la guerra
da un po', la cosa mi esalta particolarmente. Specifico subito che la
fanfic è parzialmente Au, nel senso che non segue linearmente
il manga, sia perchè in Italia siamo ancora indietro rispetto
a Giappone ed estero, sia perchè in alcune parti confesso di
non apprezzare troppo come si sviluppa la trama. Ad ogni modo, quidi
seguito le spiegazioni ed anche le traduzioni delle canzoni, se a
qualcuno servissero*_* In ordine di apparizione: - Dark Passion
Play : Nightwish - Wishmaster: Nightwish (
così tanto per cui vivere, così tanto per cui morire
) - Velveten
: Yoko Kanno - The Last Chapter – Sonata Arctica ( (
Sei quasi scappata da me, non è vero? Oh mio Dio...
non puoi essere... non puoi! Ha Ha Oui oui, mon
amour... sono io )
Nel
caso qualcuno non lo sapesse, Medea è la protagonista
dell'omonima tragedia; strega, sposa di Giasone, quando il marito
l'abbandona per la figlia del re decide di vendicarsi ammazzando la
rivale e, per far soffrire lo sposo, uccide i suoi stessi figli.
Buone vacanze di Pasqua! Jemei.
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Capitolo 6 *** Blood's Scream ***
(
They said, I won't find you, but now, I'm beside you I'm not all,
that stable, You should, know by now that you are mine )
Avrebbe
dovuto saperlo che sarebbe arrivato quel giorno, prima o poi. La
verità era che aveva sempre sperato non avvenisse – e al
tempo stesso non attendeva altro. Non si voltò subito, ma
le dita cercarono quelle di Aster, serrandosi attorno alla sua mano
in una presa persino disperata. Avvertì perfettamente i nobili
inchinarsi, vide persino Kaname guardare perplesso quella figura,
avvertendo quel potere che... faceva paura, tanto era forte.
Un'energia vibrante, elettrica persino, antica – antica come il
mondo stesso. “Non mi saluti neanche ? Tuo fratello almeno
mi ha guardato, anche se non sembra troppo felice.” Si voltà
lentamente, cercando di ignorare quella voce, cercando di ignorare le
reazioni del suo corpo che istintivamente rispondeva a quelle parole,
a quella presenza. Affondò le unghie nella mano di Aster,
credendo di sentire le ginocchia cedere quando lo vide dopo un tempo
che le era sembrato infinito. C'era un poeta che diceva: “Venga
tu dal cielo o dall'Inferno, che importa, o Beltà”.
E davvero non importava, quando si guardava lui, gettato giù
dal paradiso – o risputato dall'inferno. Il viso dai tratti
affilati, piacevoli, sembravano persino efebici, seppur non
femminili, solo delicati, a partire dagli zigomi alti fino alla linea
della labbra sottili, e nonostante la parvenza androgina il corpo era
forte e alto, dalle spalle larghe, protettive; ciocche corvine,
talmente scure da appropriarsi dei riflessi circostanti, scivolano
sulle spalle, lisce e morbide, arrivando fino alla mezza schiena –
facevano venir voglia di affondare le dita in quella chioma, di
scostare il ciuffo che accarezzava le labbra. Un bel contrasto, con
la pelle estremamente chiara, alabastrina. E lì, in mezzo a
quel bianco e a quel nero, spiccavano gli occhi: profondi come
Abissi, come l'oblio, di quel blu troppo intenso e troppo feroce –
blu, il colore proibito da Dio per la sua bellezza. Di tutti i
dipinti che erano stati fatti, di tutti i ritratti persi nel corso
dei secoli... non c'era nulla, al di là di quella figura, che
meglio rappresentasse Lucifero, portatore di Luce, portatore di
Tenebre. Ebbe l'istinto di avvicinarsi, di buttarsi tra le sue
braccia, di abbandonarsi e dimenticare tutto, come era stato una
volta; provò il desiderio bruciante di toccarlo, di baciarlo,
di essere assieme a lui, una cosa sola. E l'avrebbe fatto, se le dita
di Aster non si fossero conficcate nella sua mano, risvegliandola da
quel torpore, da quell'incantesimo. “Buonasera, Kyrie”,
salutò senza alcuna inflessione nella voce, senza sfumature –
solo la calma piatta e gelida di una lastra di ghiaccio, con quel
nome pronunciato tra le labbra, accarezzato dalla lingua. Si voltò
immediatamente dopo, affiancandosi a Kaname assieme al fratello,
assicurandosi di guardare altrove. “Pensavamo non sareste
più arrivato, signore”, commentò Ichijou
inchinandosi davanti al nuovo arrivato, senza osare guardarlo
direttamente in quelle gemme blu – sarebbe stato un oltraggio.
E soprattutto, Kyrie in quel momento guardava Kaname, osservandolo
senza alcun sorriso, con uno sguardo che lasciava passare mille
parole.
“Ho
solo fatto un po' tardi”, replicò laconicamente,
distogliendo gli occhi e spostandoli verso i nobili che sembravano
attenderlo; non avevano più il sostegno dei giovani vampiri,
forse, né quello di Kaname Kuran, ma avevano dalla loro parte
qualcuno di ben più forte e potente. Kaname, durante tutto
questo, non aveva detto nulla, limitandosi ad intrecciare le dita
sotto al mento, guardando quanto accadeva nella sala. “Tocca
a voi scegliere.” Si voltarono entrambi – sia Kaname
che Kyrie – verso Ichijou, che ormai non la finiva più
di parlare. Sospirando, il vampiro moro tornò a guardare il
purosangue, alzando quindi gli occhi sui due gemelli. Lamia schiuse
le labbra quasi per dire qualcosa, ma si zittì all'ultimo. “A
dire il vero preferirei restare neutrale. Ormai sono troppo vecchio
per queste cose...”, sospirò divertito, ridendo a bassa
voce. Nella sala qualcuno trattenne il fiato, qualcuno si rilassò,
qualcuno borbottò. “... ma considerando come si sono
divise le parti, credo opterò per il Conciglio. Senza offesa,
Kaname.” Non usò nessun suffisso, nessun tono di
rispetto, piuttosto un tono giocoso e quasi infantile che si usa tra
due amici; il purosangue rispose con un cenno, sentendo le dita di
Lamia serrarsi così forte sulla sua sedia da rischiare di
spaccare il legno, gli occhi viola liquido fermi sulla figura del
moro che aveva rivolto loro le spalle – per l'ennesima volta.
Il rancore era così forte, così profondo, da
dilaniarla, da invadere l'intera sala come una nube scura. “Bene.
Allora è deciso. Kaname – sama...”, iniziò
l'anziano, spostando gli occhi sul suo pupillo allevato con tanta
cura. “... la Guerra ha inizio”, concluse l'ultimo
erede del casato Kuran, alzandosi in piedi e fronteggiando con gli
occhi cremisi i nobili schierati contro di lui. Contro di loro.
Nobili e adulti contro ragazzini. Nobili e purosangue contro
un purosangue. Era una lotta fratricida, fatta solo per il dominio
– alla fine di tutto, ci sarebbe stato solo sangue versato.
Lentamente i vampiri si dispersero, i genitori guardarono i figli
delusi e preoccupati, perchè sapevano che qualcuno di loro
sarebbe potuto morire; i figli guardaono i genitori preoccupati e
delusi, ma con quella fierezza nello sguardo tipico di chi è
giovane e convinto delle proprie scelte. Aster avvolse un braccio
attorno alla vita della gemella, voltandosi per portarla con sé,
accarezzandole piano un fianco. “Lamia.” Si
fermarono entrambi, ma a voltarsi fu solo il ragazzo, con gli occhi
bicromi fissi in quelli blu scuro dell'altro. “Ti aspetto
più tardi.” Se ne andò così, con un
sorriso beffardo e soddisfatto sulle belle labbra, ignorando la
rigidità del corpo della ragazza greca – che poteva
provare a resistere a quel comando, ad opporsi, affondando le unghie
nella pelle...
Ma
nessun vampiro può opporsi al suo Master.
((
I wanna hurt you just to hear you screaming my name
Don't
wanna touch you, but you're under my skin
I
wanna kiss you but your lips are venomous poison ))
Quando
tutti iniziarono a dirigersi verso le loro stanze anche Zero pensò
di farlo, lasciando il purosangue solo. Però non lo fece.
Rimase lì guardando Kaname seduto sulla poltrona di velluto
morbido, poco distante dal fuoco che scoppietteva nel camino e
gettava bagliori dorati nei suoi occhi scuri. Non sapeva ancora
perchè aveva deciso di seguirlo. Non sapeva neanche perchè
era in mezzo a quella guerra – ah, sì. Perchè era
un vampiro, volente o nolente. Forse perchè il nemico che
si conosce è sempre meglio di quello che non si conosce e per
quanto Kuran fosse un maledetto opportunista sadico ed arrogante –
più tanti altri epiteti poco carini – era leale verso il
suo popolo. Del Consiglio invece... non sapeva nulla. Le dita
strinsero la Bloody Rose per istinto, quasi per sicurezza. “Non
vai a dormire?” chiese improvvisamente il purosangue, la voce
morbida e vellutata come una carezza sulla pelle, sul cuore. Zero
alzò gli occhi viola senza rispondere, avvicinandosi di
qualche passo. “Perchè mi hai chiesto di rimanere al
tuo fianco?” ribattè, cambiando completamente discorso.
Non era mai stato uno da troppi giri di parole, Zero. E non lo era
nemmeno ora. Lo sguardo rossastro di Kaname scivolò su di
lui, accarezzandolo con piacere e con un'espressione così
intima che lo fece rabbrividire. “Perchè volevo
rimanessi al mio fianco”, replicò con tranquillità
tornando ad osservare il camino. Bella risposta. Davvero. Zero
cercò di non chiedersi perchè il suo cuore aveva perso
un battito, perchè improvvisamente il volto si era accaldato.
Avanzò di qualche passo raggiungendo il più grande,
fermandosi davanti a lui. “Perchè?” non
sembrava saper chiedere altro quella notte l'Hunter. Troppi dubbi,
troppi interrogativi, troppe cose nascoste e celate. Questa volta,
però, la risposta di Kaname lo lasciò sconvolto. Senza
aprire bocca, senza dire una mezza sillaba, il purosangue allungò
velocemente una mano, come un serpente che s'avventa sul povero
topolino per divorarlo, afferrando il colletto della camicia dell'ex
umano e strattonanolo verso di sé, verso il basso. Le loro
labbra si incontrarono in una carezza violenta, feroce, più
uno scontro accidentale che un bacio; ma poi la bocca del purosangue
divenne morbida contro la sua, per quanto veemente, la lingua si
sporse curiosa a cercare l'ingresso e, quando lo ottenne, divorò
la gemella, suscitando un gemito indecente da parte di Zero,
costretto in quella posizione. Presto Kaname lasciò la sua
camicia solo per far scorrere le dita sul petto tonico del guardiano,
fino ad arrivare ad un fianco. Affondando lì le unghie lo
trasse verso il proprio corpo, facendolo sedere a cavalcioni sul
grembo. E per quanto Zero protestasse, per quanto sibilasse 'Kuran,
Kuran' sottovoce, interrotto sempre da un bacio, Kaname non aveva
alcuna intenzione di lasciarlo andare. Nessuna. Circondò
la sua vita con le braccia imprigionandolo, affondando ancora una
volta la bocca contro la sua, tormentando e violentando quelle labbra
presto rosse, spingendo la lingua contro di lui ed ingaggiando una
lotta con il muscolo del Level D. Il cuore di entrambi batteva più
forte, violenti e furiosi, una scarica elettrica sottopelle –
soprattutto quando Kaname, neanche tanto accidentalmente, fece
scontrare i loro bacini. Mugulii e gemiti, voluti o meno non
importava. C'era passione, lussuria, desiderio – c'era tutto
ciò che l'animo umano nascondeva, l'istinto e l'irrazionalità,
la fame di un vampiro, la ferocia di quegli esseri sovrannaturali che
molti definivano solo animali, solo bestie. Non seppe quando
iniziò a ricambiare, Zero, ma si ritrovò a cercare la
bocca del purosangue, a desiderare quelle carezze e a tremare ad ogni
sfioramento, afferrando il labbro inferiore di Kaname tra i denti e
mordendolo piano con le zanne acuminate, facendo sgorgare il sangue
simile all'ambrosia divina, al nettare che veniva servito sul monte
Olimpo. Ma non erano Ebe o Ganimede a versalo e non era Zeus a
nutrirsene; quel sangue era... era... Con un gemito violento,
agognando di avere qualcosa di più, si spinse contro l'altro
ragazzo conficcando le unghie nella sua spalla, mordendo e lacerando
la pelle, bramando sangue e carne. Sangue e carne. L'essenza
stessa dei vampiri, la loro natura più profonda e oscura –
erano fatti di carne e sangue, ma non erano umani. “Kuran...” Fu
un sussurro basso, leggero, ricco di piacere e tortura, qualcosa che
fece fremere Kaname di desiderio. “Sei mio, Kiryuu. Ecco
perchè. Sei mio...” Si scostò da lui solo per
guardarlo, per affondare gli occhi di rubino in quelli di un viola
lucido e bagnato di Zero, alzando le mani per circondargli il viso e
abbassarlo verso il suo, soffiandogli quelle parole direttamente
all'orecchio – con voce bassa, roca, simile a quella di un
serpente sibillino ed incantatore. La punta dei canini sfiorò
la pelle dell'Hunter, senza morderla ma accarezzandola. Tremò,
Zero. Tremò per paura, tremò per desiderio, tremò
per quel qualcosa che sentiva nel petto ma non riusciva ad
identificare. Tremò per quelle parole... “Sei mio,
Zero.”
((Verso
il paradiso con piacere tormentato dalla paura ))
Author's
Notes: Et voilà! Come sempre ci ho messo...boh, non voglio
neanche sapere quanto, ad aggiornare; ma ahimè l'esame si
avvicina e la scuola è sempre più pressante –
prima o poi avrò una crisi isterica. Spero comunque vi sia
piaciuto, sto cercando di 'eliminare' il blocco che ormai mi
attanaglia da un bel po'>_> Ma sono tanto contenta di essere
finalmente riuscita ad inserire Kyrie *_* Per cui provo un amore
spassionato, se non si era capito. Al solito, citazioni e spiegazioni
finali: The End of this Chapter - Sonata Arctica Groove
Coverage – Poison Wishmaster – Nightwish La frase
'sono di carne e sangue, ma non sono umano' è di Intervista
col Vampiro di Anne Rice. Ganimede ed Ebe erano i coppieri degli
dèi, il primo rapito da Zeus per la sua bellezza, la seconda
la divinità della giovinezza, in futuro sposa di Ercole.
Un ringraziamento ad Avly e a chi ha commentato*_* See
ya! Jemei
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