Slaying the Dreamer

di Jemei
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Towards the End ***
Capitolo 2: *** Fuckin' Day ***
Capitolo 3: *** Phtheìrein ***
Capitolo 4: *** Keep your place ***
Capitolo 5: *** By my side ( Dance of Darkness ) ***
Capitolo 6: *** Blood's Scream ***
Capitolo 7: *** Ira Brevis Furor ***



Capitolo 1
*** Towards the End ***


Qualche piccola precisazione prima di iniziare.
Intanto vi chiedo di avera pietà, ho avuto un 'blocco dello scrittore' assurdo e non pubblico da mille anni, di conseguenza sono un po' arruginita. E' la prima volta che mi cimento davvero in una long-fic, spero che il risultato alla fine sia buono. Mi piace Vampire Knight, a dire il vero lo adorerei di più se non ci fosse Yuu..coff. Scusate u_u
La fic è a base yaoi, ma tratterà anche altri temi, soprattutto non parla solo di sentimenti ma anche di guerra e azione. E' segnata come arancione perchè più avanti potrebbero esserci temi forti, violenti, che potrebbero infastidire. Come detto, sarà presente lo yaoi ( non ci vuole molto ad indovinare tra chi, aw! ), relazioni eterosessuali, incesto ( per chi ha già letto qualcosa di mio sa che è quasi una costante, sì sono noiosa, lo so >_> ).
Ci saranno moltissimi riferimenti ai miti greci, che comunque saranno spiegati nel caso qualcuno non li conoscesse – sono una fissata con la Grecia, sì. Inoltre, alcuni nomi saranno lasciati secondo la versione originale o inglese ( tipo 'Kaname-Sama', solo perchè 'Nobile Kaname' mi schifa un po'; o Bloodbond ), sia per un fatto di suono, sia perchè alcune parole, come Bloodlust, credo siano difficili da spiegare in italiano, mentre iin inglese rendono molto meglio.
Detto questo, spero vi piaccia e... buona lettura.


Slaying the Dreamer



A volte si stupiva di quanto potesse essere pericolosa la razza femminile. Credeva di essersi ormai abituato a quella massa urlante di ragazzine, ma evidentemente non era così; il lavoro stava diventando sempre più stancante e rischioso, tanto che a volte pensava malignamente di cedere all'istinto e tornarsene nella sua stanza, permettendo a quelle gatte inferocite di gettarsi sui ragazzi della Night Class.
Ah, che bella, soddisfacente immagine. Davvero.
Tanto mica li avrebbero ammazzati, no? Erano pur sempre vampiri, suvvia!
Tra l'altro, da quando Yuuki si era riscoperta vampira a sua volta – tanto per aggiungere una dose di felicità nella sua vita, eh – non lo aiutava più con la Day Class e, di conseguenza, si ritrovava a far tutto il lavoro da solo.
“Indietro!”
Almeno sapeva ancora spaventarle, pensò con una punta di soddisfazione. E senza mostrare i canini.
Le ragazze si ritrassero bisbigliando tra di loro, gettandogli maledizioni a bassa voce e promettendo di procedere con dei riti voodoo. Quando si furono calmate – o così sembrò – il Disciplinare sospirò rilassandosi, cercando un attimo di pace. Che fu interrotto quando le porte della sezione notturna si aprirono; immediatamente quella folla precedentemente placata ed allontanata tornò alla carica, gridando e strepitando, chiedendo attenzioni. Il tutto, naturalmente, mentre i bei vampiri si limitavano ad un sorrisino, ad un saluto, o ad un gesto noncurante. Troppo inferiori, per esseri come loro, delle donne umane.
“E maledizione...” sibilò, spingendo indietro un'ennesima ragazzina, riportandola al suo posto, rischiando di cadere quando una sua amica, dandole man forte, pensò bene di gettarsi contro di lui. Le ginocchia cedettero e il ragazzo perse l'equilibrio – per fortuna non dovette neanche usare la propria agilità di vampiro, perchè una mano premette sulla sua schiena, bloccando la caduta. Per completare con un bel finale la sua giornata, si ritrovò tra le braccia di Kaname Kuran.
Dio, dimmi che mi odi. Ammettilo.
Quando alzò gli occhi di quel particolare color viola incrociò quelli castani, sfumati di cremisi, del Purosangue, che per tutta risposta gli sorrise – quel sorriso sottile e appena visibile di presa in giro, che tutti credevano manifestasse cortesia e gentilezza. Non con lui, evidentemente. Perchè verso un quasi Livello E, un vampiro di sangue puro non poteva provare altro che disprezzo e superiorità.
“Dovresti stare attento, Kiryuu. Così rischi di farti male”, commentò quello, limitandosi a fissarlo. Per tutta risposta Zero ringhiò a bassa voce, sollevandosi di nuovo ed allontanandosi dal nemico – perchè tale era.
“Ti ringrazio per la premura, Kuran”, ribattè ironicò, dandogli le spalle per radunare le ragazze della Day Class, senza vedere il sorrisino che piegò le labbra del ragazzo castano, che si limitò a passarsi una mano tra le ciocche morbide e sottili.
“Kaname-sama...”
Si voltò quando sentì Ruka sfiorargli il braccio, per richiamare la sua attenzione e per invitarlo a camminare per evitare di essere aggredito da qualche studentessa con una crisi ormonale.
Rivolse un'ultima occhiata all'Hunter, prima di seguire l'amica di infanzia, avviandosi verso la classe con un sospiro.
La solita noiosa routine. Mai che ci fosse qualcosa di nuovo in quella scuola – perchè al di fuori, purtroppo, ce n'era fin troppo.

( Darkness falls across the land
The midnite hour is close at hand
Creatures crawl in search of
blood )

La brezza serale che soffiava dalle finestra era piacevole, anche se si stava avvicinando l'inverno e le temperature si stavano facendo mano a mano più rigide. Seduta sul davanzale, una gamba a penzoloni, osservava le varie ragazze umane che cercavano di spiare gli studenti della sezione notturna, senza tra l'altro troppi risultati. Sorrise divertita senza dire nulla, voltandosi verso l'interno della stanza quando la porta del bagno si aprì, riempendo la camera di fumo.
“Pensavo stessi annegando lì dentro”, commentò ironica, scendendo dal davanzale per raggiungere il ragazzo che nel frattempo aveva avvolto un asciugamano bianco attorno ai fianchi e si stava asciugando i capelli scuri e lucidi. Le rivolse un'occhiata poco gentile, gettandole il pezzo di stoffa perchè continuasse lei quel lavoro, mentre lui si sedeva comodamente sul letto – servito e riverito, come no.
“Speravo mi raggiungessi. Mi hai deluso”, pigolò lamentandosi come un bambino, cercando con gli occhi i vestiti che aveva scelto, senza in realtà alcuna voglia di indossarli. Si zittì quando la compagna iniziò a frizionare le ciocche corvine con gentilezza, sedendosi dietro di lui, il corpo fin troppo vicino. Si appoggiò a lei chiudendo gli occhi, piegando il viso da un lato ed esponendo il collo bianco e sottile, invitante.
“Non tentarmi, non funziona.”
Non riuscì neanche a soffocare un sorriso quando sentì quelle parole, scostandosi per voltarsi e guardarla, un sopracciglio inarcato e l'espressione divertita e scettica.
“Ah no? Io credo proprio di sì”, disse avvicinandosi, gattonando persino sul letto con quei movimenti troppo felini che possedeva fin dalla nascita, alimentati e migliorati nel corso degli anni, più fluidi, simile ad acqua che si muoveva. Si bagnò le labbra con la punta della lingua, sfiorandosi il collo umido di goccioline con le dita. Non si concesse un'espressione soddisfatta neanche quando vide lo sguardo dell'altra tingersi di rosso.
“Stai rischiando...”, ringhiò a bassa voce, senza preoccuparsi di mostrare le zanne che brillarono come ossa nella notte, di un bianco candido e perlaceo. Affilate e letali, acuminate come veri e propri coltelli. Per tutta risposta lui, ancora semi-nudo, rise spudoratamente, gettando indietro il capo e spargendo gocciolin ovunque – trovandosi un istante dopo premuto contro il materasso, il peso della ragazza su di sé e le sue dita tra i capelli; la punta della lingua accarezzò la pelle lucida rendendola ancora più morbida, cercando la vena pulsante e succulenta. Chiuse gli occhi attendendo il momento fatidico, circondandole la vita con le braccia e trattenendola contro di sé. Sospirò di piacere quando finalmente le zanne affondarono, spaccando la carne e facendo sgorgare il sangue rosso e denso, caldo, e soprattutto così prezioso e saporito da mandarla in estasi. Succhiò gentilmente senza fargli male, raccogliendo ogni goccia, gustandola come se fosse vino, nutrendosi di lui come già era successo mille e mille volte. Quando si scostò, finalmente, sfiorò la ferita con le labbra per risanarla e raccolse gli ultimi schizzi rossi, sollevandosi per guardarlo.
“Te l'avevo detto che stavi rischiando”, commentò senza sorridere, guardando quel viso simile al suo sotto di sé. Il vampiro rise di nuovo, alzandosi il busto e strattonandola verso di sé per un bacio breve al sapore di sangue.
“Meglio che ci vestiamo. Non vogliamo certo arrivare tardi, mh?”
Annuendo lei si alzò gettandogli l'asciugamano, spogliandosi senza troppi problemi e aprendo l'armadio per vestirsi nel modo adeguato – in fondo mica tutti i giorni si incontrava un preside, suvvia. L'altro si godette lo spettacolo senza troppi problemi, concentrandosi sui segni che marchiavano parte delle braccia della vampira. Sospirando afferrò i propri vestiti, infilandoli rapidamente.
Non ci volle molto perchè entrambi fossero pronti e presentabili, nonostante ciò che era appena successo. Ma erano stati discreti, non avevano lasciato neanche una goccia di sangue.
Afferrendole la mano e portandola alle labbra per un bacio la guardò negli occhi dal colore simile, sorridendo.
“Iniziamo lo spettacolo.”

( This is the darkest fight
The fight of a thousand years
The pounding of
blood
Through our veins )

Il preside Cross sorrise ai due ragazzi davanti a sé senza scomporsi – provandoci almeno -, cercando di ignorare l'inquietante somiglianza che li caratterizzava. Senza perdere la sua solita allegria li aveva accolti nel suo ufficio facendoli accomodare sulle poltroncine davanti alla scrivania e aveva persino offerto loro qualcosa da bere, che avevano rifiutato con un sorrisino strano, guardandosi per un attimo.
“E' singolare arrivare a metà anno, ma naturalmente non ho alcun problema a farvi frequentare la scuola... Forse potreste trovarvi in difficoltà con il programma scolastico”, riflettè ad alta voce, facendo cadere due zollette di zucchero nel suo tè.
La ragazza sorrise tranquilla, accavallando le gambe snelle lasciate scoperte dalla gonna corvina asimmetrica, corta da una parte e che si allungava diagonalmente.
“Non sarà un problema, i nostri voti sono sempre stati piuttosto alti”, assicurò conciliante, guardando l'uomo mescolare la bevanda e portare la tazzina alle labbra. Si sentiva stranamente a disagio, forse per il colore particolare degli occhi altrui, forse per un semplice istinto – il suo istinto da Hunter, sì.
“Eccellente, eccellente... Be', allora non ci saranno assolutamente problemi. Posso chiedervi come mai avete scelto di unirvi a noi così tardi?”
La risposta non arrivò subito e si premurò di notare l'occhiata che si erano scambiati i due ragazzi dalle dita intrecciate. Nessun dubbio che fossero piuttosto uniti. Fu il ragazzo a parlare questa volta, la voce bassa e piacevole, matura, anche se non dimostrava più di diciassette, diciotto anni.
“E' una storia lunga. Le consiglierei di chiamare il suo amico Touga, preside Cross.”
Non si chiese come potessero conoscerlo o perchè fosse necessaria la presenza dell'altro cacciatore di vampiri. Indossando la sua miglior espressione sorridente fece chiamare il professore, sperando che arrivasse in fretta. Dopo la storia di Maria Kurenai era diventato più attento nello scegliere i propri studenti, non voleva che si creassero altri problemi.
Nell'attesa che Touga arrivasse – probabilmente era ad importunare qualche vampiro – si prese qualche minuto per osservare le due figure davanti a sé, immobili come statue.
Un ragazzo ed una ragazza, entrambi della stessa età e, soprattutto, con lineamenti molto simili. All'inizio li aveva scambiati per fratelli, come Kaname e Yuuki che a modo loro si assomigliavano ma guardandogli meglio si era auto-corretto. Indubbiamente gemelli, anche se eterozigoti.
Stessa pelle chiara – be', erano vampiri – e stessi capelli scuri, lucidi e lisci; lei li teneva lunghi fino ai fianchi snelli, mentre quelli di lui arrivavano poco sopra le spalle in ciocche scalate e morbide, a volte quasi disordinate. La forma del viso era simile, i tratti sottili e delicati, anche se non eterei o fittizi come quelli delle bambole, piuttosto sembravano avere quella nobiltà arcaica che aveva visto solo nelle statue greche. Vita sottile, gambe lunghe e seno pieno, messo in evidenza dal corpetto scuro, la ragazza aveva tutte le carte in regola per essere un'autentica bellezza, tanto che con un sospiro si ritrovò a pensare che sì, batteva decisamente anche la sua piccola Yuuki. Lui era poco più alto, un fisico asciutto e ben fatto ma non esagerato, le dita lunghe da pianista, le labbra morbide e di un bel rosso, come quelle di lei. La loro somiglianza era evidente e al tempo stesso inquietante, qualcosa di raro per i gemelli di sesso differente. Erano diversi per un unico, piccolo particolare: se gli occhi di lei erano di un viola profondo e singolare, simile a quello di Zero, quello destro di lui era identico, mentre il sinistro era di un azzurro limpido e brillante come le acque dell'oceano. Entrambi avevano le braccia coperte, lei tramite dei bracciali che cingevano i polsi, lui grazie alla camicia ampia e comoda, elegante.
Si accorse di esser rimasto in silenzio per tutto quel tempo quando la porta si spalancò senza preavviso, mostrando prima la sigaretta accesa e poi l'insegnante di Zero, che neanche si premurò di spegnerla. E quando mai.
“Che vuoi, Kaien?”
L'altro uomo sospirò, scuotendo il capo e commentando qualcosa a proposito della poca educazione del suo amico. Non fece in tempo a rispondere, perchè i sensi anti-vampiro dell'Hunter erano già scattati e lo sguardo scuro si era spostato sui due ragazzi che non si erano mossi troppo rispetto a prima, a parte un braccio di lui attorno alle spalle esili della sorella.
“Altri vampiri?” ringhiò a bassa voce, avvicinandosi al preside che gli offrì una tazza di caffè, venendo fulminanto da un'occhiataccia.
“Sono nuovi studenti, cerca di essere gentil...”
“Ciao, Yagari.”
Neanche Touga, no. Yagari. Il primo nome, una confidenza intima, forse troppo, soprattutto a causa del tono di voce così basso, quasi sussurrato. Come quando si saluta un vecchio amico e non si vede l'ora di abbracciarlo.
“Oh, allora vi conoscete!” cinguettò Kaien, sorpreso di trovare due vampiri che conoscessero Touga- due vampiri ancora in vita, ovviamente. Si voltò per guardare il compagno che si era però bloccato, la sigaretta in procinto di cadere in un angolo delle labbra.
“No, non li conosco”, ribattè l'Hunter, sapendo di mentire. Lo sapeva qualcosa dentro di lui, una sensazione sgradevole, come quando si ha un brutto presentimento e si vuole far di tutto per non realizzarlo. Il ragazzo moro rise piano, divertito da quella risposta, stringendo maggiormente a sé la vampira, sfiorandole l'orecchio con le labbra.
“Non si ricorda di noi...”, si lamentò con un mugulio offeso, infantile – e qualcosa risuonò automaticamente nella mente dell'uomo, un campanellino d'allarme. Spostò lo sguardo sulla ragazza che sorrise senza mostrare le zanne, scostando una ciocca scura.
“Io credo di sì. Sarebbe davvero scortese da parte sua essersi scordato di noi, vero Yagari?”
Fu quando vide
quel sorriso– suadente, divertito, malizioso come quello di una strega - che si ricordò, che ricollegò le loro figure a qualcosa avvenuto anni e anni prima. La sigaretta gli cadde dalle labbra e per la prima volta apparve davvero sorpreso.
“...siete cambiati. Non vi avevo riconosciuto”, si giustificò senza distogliere lo sguardo, ignorando Cross che non ci stava capendo nulla. Risero entrambi, facendo rabbrividire i due Hunter – era come sentire ghiaccio bollente sulla schiena.
“Già. E' colpa dei tuoi amici, ci hanno fatto un.. brutto scherzo”, spiegò il vampiro senza scendere in particolari, lasciando la sorella che si sistemò, giocando con i capelli.
“Yagari?”
Tutti gli occhi si spostarono sul povero preside che, nel frattempo, era stato barbaramente ignorato. Con un sorriso incerto sul viso si voltò a chiedere spiegazioni, vedendo l'amico scuotere il capo.
“Li conosci, Kaien. Non sono neanche tanto cambiati.”
Kaien Cross tornò ad osservarli attentamente, cercando nella sua memoria – fino a trovare un angolo nascosto e ormai dimenticato, qualcosa che aveva studiato sui libri all'epoca della sua educazione come hunter. Il sorriso si congelò sulle labbra.
“Vi credevo estinti”, mormorò a bassa voce, improvvisamente più guardingo. Abbassò la mano per prendere la pistola anti-vampiro, ma si ritrovò il polso bloccato dalle dita sottili del ragazzo, che si era alzato con una velocità tale da risultare invisibile. Maledetti vampiri.
“Non c'è bisogno di preoccuparsi, preside Cross. Non siamo qui per voi. Stranamente, siamo qui per dare una mano”, assicurò con un sorriso, guardando la sorella. Solo quando fu certo che l'uomo avesse lasciato la pistola si allontanò, rimanendo in piedi alle spalle della ragazza, ancora comodamente seduta.
Touga si accese un'altra sigaretta, cercando di sfogare il nervosismo.
“Vi conviene parlare allora, vampiri. Di casini ne abbiamo già abbastanza”, commentò con una smorfia, espirando una boccata di fumo. La gemella sorrise tranquilla, diplomatica come sempre, invitando tutti i presenti a sedersi per discutere tranquillamente. Bastò un gesto della mano, ma si capì subito che non era davvero una richiesta, quanto piuttosto un ordine.
“E ne avrete ancora. Ecco perchè siamo qui.”
Kaien Cross capì diverse cose, in quel momento.
Tanto per cominciare, che quella ragazza doveva avere un maledetto gusto per il drammatico.
Secondo, che Yagari, di fianco a sé, era agitato quanto lui e questo non era rassicurante.
Terzo, che stavano per ritrovarsi immersi nella merda – ops, sterco – fino al collo.

( Search for your monsters
Search for resistance
)

Ansimando pesantemente si artigliò la gola, cercando di resistere. Aveva già distrutto buona parte della stanza e ora era contro il muro, le labbra schiuse e le zanne esposte alla ricerca di
qualcosa da mordere. Alla ricerca di sangue.
Sangue sangue sangue sanguesanguesangue.
Pensava solo al sangue.
C'era solo il sangue. Una parola rindonante nella mente, ossessiva, disgustosa.
“Ah...”
Respirava con difficoltà perchè la sete stava diventando troppo forte, perchè aveva resistito per mesi interi e ormai era arrivato al limite. Ma non avrebbe bevuto da Yuuki. Non avrebbe fatto male a nessuno – si sarebbe sparato con la Bloody Rose piuttosto.
Affondò i denti nella pelle della sua stessa mano, trovando un poco di soddisfazione nel succhiare il sangue denso e scuro, ma per nulla dissetante. Era pur sempre il suo e non aveva bisogno di sprecarlo, quanto piuttosto di riceverne.
Così assorbito dalla sua fame, da quei pensieri, da quel desiderio, non si era accorto che la porta si era aperta e che qualcuno lo stava guardando con occhi rossastri. Ne prese atto solo quando se lo ritrovò davanti, nessun sorriso su quella faccia da schiaffi ed il collo bianco ed invitante esposto alla luce della luna – una delizia per gli occhi.
Ricambiò lo sguardo, scuotendo il capo e negando quella realtà, quel bisogno – rifiutando quell'offerta. Il purosangue lo ignorò, afferrando le ciocche d'argento e portandolo verso di sé, fino a quando la bocca dell'ex-umano non toccò la pelle dell'altro.
“Bevi, Kiryuu.”
E fu estasi.


Nota dell'Autore: Bwhahaha, secoli che non scrivo e mi vengono fuori cinque pagine °_°
Incredibile. Spero che sia piaciuto, purtroppo potrei non aggiornare con troppa frequenza,
causa scuola e patente. Detto questo, le citazioni presenti nel capitolo sono rispettivamente di:
Michael Jackson – Thriller
Tristania – Equilibrium
La nota del riassunto è di Esiodo, Teogonia. Il titolo è preso da una canzone dei Nightwish.
Grazie a tutti! *_*
Jemei

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Capitolo 2
*** Fuckin' Day ***


Yagari guardava ancora i due vampiri davanti a lui, scuotendo ripetutamente il capo. La storia che aveva sentito non era nuova, se non per qualche particolare, ma non capiva che profitto ne avrebbero potuto trarre loro. Osservò le dita del ragazzo giocare con le ciocche scure dell'altra , attorcigliandole tra di loro, creando disegni che poi svanivano nell'aria.
“E voi cosa ci guadagnate? Non credo lo facciate per puro spirito di sacrificio”, insistette il cacciatore, con una smorfia sul viso serio e adulto. Si era acceso un'altra sigaretta, incurante delle proteste di Kaien. Certo i vampiri non potevano morire di cancro, no?
“Abbiamo i nostri motivi. Non tutti vanno d'accordo con il Concilio, sai?”
Spostò gli occhi scuri sulla ragazza, ancora ferma e immobile come quando aveva iniziato a parlare, in una posa che certo non era tipica di una ragazza di strada, ma sembrava essere stata insegnata da qualcuno. I bracciali stretti attorno ai polsi brillarono per un istante quando la luce del lampario li colpì. Il direttore Cross, nel frattempo, era rimasto in silenzio, pensieroso e serio, senza saper per la prima volta cosa fare. Accidenti a lui e a quando aveva deciso di creare quella scuola per vampiri e umani.
Prese finalmente la parola, dopo un lungo e sofferente sospiro.
“Questa è una scuola, non un campo di battaglia. Non potete tenere tutto questo fuori di qui? Ci sono anche esseri umani”, ricordò giustamente, sistemandosi gli occhiali sul viso. Gli altri tre presenti inarcarono un sopracciglio – due perchè erano abbastanza disinteressati a quella protesta, l'altro perchè non credeva che a quelli sarebbe importato. E non aveva tutti i torti.
“Non sapranno nulla. Non c'è un altro luogo. Qui sono raccolti la maggior dei vampiri della famiglie nobili e, non dimentichiamolo, l'ultimo erede della stirpe dei Kuran. E' il luogo ideale per attaccare qualcuno, sì.. ma al tempo stesso, il luogo ideale per formare un..”, si voltò verso il fratello in cerca di suggerimenti e la parole uscì dalla bocca dell'altro senza la minima esitazione, quasi un prolungamento della voce della ragazza.
“esercito.”
Esercito.
Era minacciosa quella parola, perchè significava armi, sofferenza, sangue – guerra, semplicemente. Ed era una decisione dura da prendere, soprattutto per un essere umano ex cacciatore di vampiri. Serrò gli occhi cercando di riflettere con calma, riflettendo sul perchè aveva davvero creato quella scuola. Per aiutare vampiri ed essere umani. Per aiutarli. E Kaname.. be', lo aveva sempre aiutato. Forse avrebbe dovuto ricambiare il favore.
“Kaien...”
Lanciò un'occhiata a Yagari, accennando un sorriso.
“Potete dare davvero una mano a Kaname?”
Li vide entrambi sorpresi, per un attimo, perchè non si aspettavano una domanda simile; si guardarono per una frazione di secondo prima di annuire in segno di assenso.
“Possiamo aiutarlo. Be', se vorrà farsi aiutare. Altrimenti...”
Ci pensò seriamente per un attimo, eh. Ma davvero. Poi scrollò le spalle, sorridendo.
“Altrimenti si adatterà.”
Touga scosse il capo, ricordandosi ancora una volta perchè odiava tanto quei succhiasangue.
Maledetti aristocratici con la mania di comandare. Kaien invece trattenne un sorriso, immaginandosi Kaname, da sempre leader della Night Class, spodestato da una ragazzina.
“Siamo d'accordo, allora. Immagino dovremo iniziare a.. prepararci? Mai combattuta una guerra”, confessò con una risata poco naturale, non spaventata ma nemmeno contenta.

I due ragazzi si alzarono in contemporanea senza il minimo rumore, sorridendo, un braccio del ragazzo avvolto attorno alla vita snella della gemella.
“Quando sarà il momento. Non ancora. Prima dovranno... capire. Possiamo iniziare comunque le lezioni? Non siamo mai andati a scuola. Solo insegnanti privati.”
Sorrise scostandosi una ciocca scura e lunga, gettandola dietro le spalle, rivelando candidamente quel piccolo dettaglio e richiedendo qualcosa di così semplice. Rimase sorpreso da quel sorriso perchè era... be', un bel sorriso. Persino umano, contrariamente a quegli occhi viola e profondi che lo studiavano continuamente, troppo antichi, troppo vecchi.
Assomigliavano a quelli di Kaname, in un certo senso – e a quelli di Zero, si ritrovò a pensare.
“Certo. Vi farò avere le uniformi... sono sicuro che starete benissimo!” cinguettò
improvvisamente allegro, sorridente come sempre, immaginando i due non-morti davanti a sé nella divisa bianca della sezione notturna. Sarebbero stati bene, sì, con i capelli scuri e gli occhi di quel bel colore.
Il ragazzo sorrise divertito sfiorando un orecchio della sorella, accarezzandole la vita.
“Io ti preferisco nuda però.”
Non si preoccupò di abbassare la voce, tanto che persino Kaien si risvegliò dal suo mondo fatato – che comprendeva uno strano Zero sorridente e che gridava 'papà', chissà perchè – e arrossì tossendo qualcosa, mentre Yagari scuoteva il capo commentando qualcosa che suonava molto come un 'dannati cadaveri pervertiti'.
“Noi andiamo, allora. Non causeremo problemi, davvero”, assicurò la mora, sorridendo di nuovo per tranquillizzarli – eppure Kaien sentì un brivido lungo la schiena, per un qualche motivo. Forse era tutta la situazione, forse erano loro. Annuì, ricordandosi solo dopo un istante un dettaglio.
“A-aspettate! Conosco i vostri nomi ma... il cognome?” chiese, dato che non lo avevano mai citato. I due ragazzi lo guardarono quasi perplessi, scambiandosi di nuovo un'occhiata.
“Non hanno un cognome. Non uno vero. O forse lo hanno dimenticato.”
Rispose Yagari per loro, sputando fuori fumo grigiastro che si dissolse nell'aria. Non dissero nulla, limitandosi a guardarlo con gli occhi scuri e stranamente inespressivi ora, simili a quelli di un serpente.
“Quindi solo... il nome? Null'altro?” poteva inventarsene uno, ma forse non era neanche così importante. Il vampiro si sistemò i bracciali attorno ai polsi, identici a quelli della sorella, scuotendo il capo.
“Solo il nome. Non usiamo altro... e sarebbe inutile, così come lo sono i nomi, in realtà”, ribattè senza spiegare davvero cosa intendeva, sorridendo in modo enigmatico, divertito.
Scribacchiando qualcosa su un foglio Kaien prese degli appunti, annuendo.
“Va bene, va bene... non è importante. Strano che la vostra famiglia non abbia un nome”,
constatò senza volerla far sembrare un'offesa. Era solo strano, tutto qui.
Prima di aprire la porta la gemella lo guardò, inclinando la testa.
“Ce lo abbiamo. Ma non lo usiamo come cognome, è solo il nome della stirpe. Di solito basta quello...”
per farci riconoscere, stava per aggiungere, ma si trattenne. Il preside sorrise di nuovo, allegro come prima, felice di poter sapere qualcosa di più sui suoi nuovi alunni. Yagari preferì distogliere lo sguardo quando gli chiese finalmente il nome della loro stirpe, ormai scomparsa.
Sorrisero entrambi, mostrando in un luccichio brillante le zanne, senza farle apparire minacciose - ma presenti, affilate come le fauci di una belva.
Il maestro Touga chiuse gli occhi, la schiena increspata da un brivido gelido ancora prima che gli altri due parlassero, in contemporanea.
“Thanatos.”

( When darkness comes you know I'm never far

Hear the whispers in the dark

Whispers in the dark )


Resistere ai morsi della fame – pardon, della sete – era stato difficile.
Resistere al richiamo del sangue di Kaname Kuran era stato impossibile.
Ci aveva provato, davvero. Aveva gridato, urlato di lasciarlo in pace, graffiato e ringhiato, ma non era servito a nulla; alla fine, come sempre, aveva ceduto, aggrappandosi alle sue spalle come un naufrago, bevendo da lui come un assetato nel deserto.
E la sete era passata, finalmente soddisfata da quel liquido denso e scuro che lui aveva inghiottito con una violenza estrema.
Alla fine, come sempre, il vampiro si era rialzato, sistemandosi i vestiti e guardandolo con gli occhi castano-cremisi, indifferente.
“La prossima volta non aspettare un'altra crisi, Zero.”
Una volta rimasto solo, notò – con molto ritardo, sì – che l'altro l'aveva chiamato per nome.
Non erano amici, ma in fin dei conti condividevano un segreto, un'intimità più profonda di quella di due amanti.
Beveva il suo sangue; un privilegio concesso a pochissimi, forse solo ai compagni di vita dei purosangue. Un privilegio che da altri sarebbe stato visto come un crimine.
Lui, il più impuro tra tutti i vampiri – che viveva del sangue del più puro.
Un ossimoro continuo, come erano le loro esistenze.
Si sfiorò le labbra, ancora sporche del sangue di Kaname, passandovi la lingua sopra,
ricordando per l'ultima volta il sapore del sangue dell'altro.
Fino al prossimo incontro.
Fino al prossimo delitto.


Più tardi, quella sera, dovette ancora una volta scortare i ragazzi della Night Class per evitare che fossero aggrediti dalle ragazzine isterice della Day Class. Scomparsa la sete, anche il disciplinare era più calmo – per quanto lo rendesse nervoso e facilmente irritabile vedere Yuuki, la sua adorata Yuuki, in mezzo a quel branco di succhiasangue.
… succhiasangue che lo fissarono malissimo, quando la loro principessa corse incontro all'ex-umano, abbracciandolo e salutandolo. Sorridendo leggermente, senza lasciarsi andare troppo, cercò di ricambiare in modo tranquillo, per quanto gli risultasse difficile.
“E' meglio se vai a lezione, Yuuki... i tuoi...compagni, ti stanno aspettando”, mormorò con una leggera smorfia, accarezzando però il capo moro della ragazza, che scosse il capo e rise a bassa voce.
“Non lo sai? Da oggi siamo in classe insieme!”
Ora, se Zero in quel momento fosse stato intento a bere... si sarebbe strozzato. Dato che non era la situazione, si limitò a soffocare con la sua stessa saliva, costretto a battersi sul petto per non stramazzare al suolo sotto lo sguardo divertito degli altri succhiasan..vampiri.
Quando finalmente fu sicuro di non star più rischiando la vita, sollevò gli occhi viola verso Yuuki, scandalizzato.
“Come, prego?!”
Non si preoccupò neanche di tenere bassa la voce, se non quando vide Kuran lanciargli un'occhiata ammonitrice, le braccia incrociate al petto, mentre attendeva la sorella.
“L'ha deciso il Preside Cross. Ha detto che...mh...” rigirò una ciocca castana e lunga tra le dita, senza saper come dirlo senza sembrare offensiva o indelicata.
“Che ormai sei troppo succhiasangue per stare tra gli esseri umani, e quindi devi muovere il culo nella Night Class.”
Fortuna che esisteva il maestro Touga, che con la sua solita delicatezza e dolcezza era riuscito, in poche parole, a sintetizzare il poema che avrebbe invece fatto Yuuki...
… ma vaffanculo, avrebbe preferito la Divina Commedia recitata a memoria ad una notizia simile!
“Ma.. cioè... ma perchè!”
Da bravo, Zero. Respira ed articola bene le parole.
Seh, come no.
Il suo maestro scrollò le spalle indifferente, avviandosi verso la classe dove avrebbe dovuto fare lezione.
“Seguici e zitto, Zero. Sei un vampiro, arrenditi all'evidenza.”
Probabilmente il suo intento non era quello di ferirlo, di fargli male, ma ci riuscì comunque. Serrò le dita, stringendo i pugni, mordendo il labbro inferiore per evitare di dire qualcosa.
Vampiro.
Vampirovampirovampirovampirovampiro!
Protestare era persino inutile, ormai. Una fortuna che le ragazze della sezione diurna fossero state già allontanate anzi. Privo di libri o qualsiasi materiale scolastico – cosa pretendevano, che fosse già pronto?- seguì Touga, ignorando la mano di Yuuki e lo sguardo di Kaname, che non lo abbandonò neanche per un istante.
Il principe dei Vampiri sospirò, avviandosi al fianco della sorella e di Takuma verso la classe.
Sarebbe stata una lunga nottata.

( it's something supernatural

It wont let me go

I feel so alone again )

Quando entrarono in classe, si accorsero subito che Touga, che già non era simpatico di suo, era più nervoso del solito. Forse a causa di Zero, forse perchè erano mesi – così credevano – che non faceva una sana scopata.
Così come notarono anche l'espressione poco allegra di Kiryuu e due odori simili nell'aria; simili, mischiati, quasi non si capiva dove iniziava l'uno e finiva l'altro.
“Ma che cav... giù le mani, voi due!”
Tutti i vampiri, non ancora seduti ai propri banchi, alzarono lo sguardo verso la cattedra, lì dove si trovava Yagari, intento ad urlare contro qualcuno.
Uh. La cosa si faceva interessante.
Qualcuno sorrise divertito e malizioso, Yuuki si portò una mano alla bocca, Zero si limitò ad inarcare un sopracciglio, in disparte rispetto agli altri.
Un ragazzo ed una ragazza erano vicino alla cattedra, la seconda seduta lì sopra, l'altro davanti a lei, una mano sotto alla maglia della divisa bianca e femminile, quella della studentessa, invece, verso il fondoschiena del giovane. Dato che erano voltati verso il professore non riuscirono a vedere bene il viso dei due, ma notarono le mani tornare al loro posto.
“Non arrivava nessuno”, protestò una, ancora seduta sul mobile, le gambe accavallate, lasciate mezze nude dalla gonna chiara. Con quelle divise, tra l'altro, il colore scuro dei capelli risaltava perfettamente.
“Scendi di lì, ragazzina”, brontolò l'Hunter, scacciandoli via.
“E voi a sedere!”
Ecco, insomma, sempre il solito simpaticone. Zero rimase a guardare i vampiri prendere posto, prima di dirigersi verso il fondo della classe, cercando un banco vuoto – e fermandosi quando sentì una mano bloccarlo. Si voltò convinto di trovare Yuuki, pronto a darle una risposta neanche troppo gentile, ma rimase sorpreso quando vide Kaname che lo tratteneva.
“Siediti, Kiryuu. Il banco è vuoto”, invitò a voce bassa, persino gentile, nascondendo quello che, alla fine, era un ordine. Per un qualche oscuro motivo gli occhi scivolarono verso il collo del purosangue, soffermandosi sulla stoffa che nascondeva la pelle morbida. Fu un attimo, e l'attimo dopo, scuotendo il capo, si era già seduto di fianco al capodormitorio, sotto lo sguardo minaccioso del resto della classe. Quando alzò il proprio per cercare il maestro Touga, trovò quello viola di qualcun'altro, del tutto simile al suo – no, pressochè identico.
Esaminò il viso sottile e dai tratti quasi mediterranei della ragazza seduta alla cattedra,
notando i lunghi capelli scuri che sfioravano i fianchi snelli, accarezzando con qualche ciocca il volto dalla carnagione chiara – tratti mediterranei forse, ma pur sempre vampira. Gli rivolse un sorriso leggero che raggiunse anche gli occhi di quel particolare colore viola, forse appena più scuro del suo. Il contatto visivo si interruppe quando una mano del ragazzo vicino a lei le sfiorò il viso, attirando la sua attenzione, quasi richiamandola.
Una volta che Yagari si fu seduto, si degnò anche di presentare i due che fino a poco prima erano in procinto di fare ben altre attività, forse.
… molto forse, perchè una volta che si furono voltati la loro fisionomia si rivelò pressochè identica, non tanto quanto quella di Zero e Ichiru, ma solo perchè invece che essere gemelli monozigoti, erano eterozigoti.
“Piantatela di avere quell'espressione sorpresa, voi altri. E non fatemi dire le solite cose del 'fate i bravi, comportatevi bene.. ', ci siete passati con Maria Kurenai.”
Spicciolo e sbrigativo come sempre, l'Hunter non si sprecò a dire perchè i due erano lì, era abbastanza chiaro che erano vampiri e che avrebbero frequentato quella classe.
Non avevano quella bellezza travolgente che apparteneva a Kaname, che si notava subito, piuttosto quella particolare di Zero, non immediata, ma che andava studiata; sembrava che qualcosa stonasse nel loro aspetto, pur creando nel complesso una fantastica armonia di colori e tratti del corpo – era come se qualcosa non gli appartenesse. Se la ragazza aveva i capelli lunghi, il gemello, che li aveva del medesimo colore, li teneva scalati fino al colletto, qualche ciuffo più lungo sul davanti, un sorrisino furbo sulle labbra morbide ed invitanti.
Riflettendoci bene, Zero giunse alla conclusione che gli ricordavano molto un dipinto che aveva visto anni prima, con ritratta una delle tante raffigurazioni di Morgana la Strega.
“ Che parole profonde”, ironizzò la mora, con un sorriso leggero sulle labbra, divertito, prima di rivolgersi alla classe.
“Io sono Lamia. Chiedo perdono per aver ritardato la vostra lezione”, il sorriso si ampliò quando guardò Kaname, piegando il capo verso di lui in un inchino breve, riconoscendo evidentemente la sua superiorità di purosangue.
“Aster”.
Non disse molto il gemello, limitandosi ad una sola parola – il nome -, prima di afferrare la mano della sorella e trascinarla verso gli ultimi banchi.
Yagari fissò l'intera classe, prima di sospirare e passarsi una mano tra i capelli, esasperato.
“Maledetti vampiri.”

( Chiudere gli occhi e poi,
ali scure tagliano il cielo,
chiudere gli occhi e poi,
trema l'aria tagliano il cielo
)


Kaname, incredibilmente, non fu troppo irritato quando venne a sapere della presenza di due nuovi vampiri, anche se il direttore non si era premurato di informarlo. Affabile ed educato come sempre, si limitò a presentarsi e ad esplicare le poche regole della scuola, prima di scortarli alle loro stanze. Arrivati davanti a queste, Lamia, la ragazza, si voltò verso di lui.
“Se non potete nutrirvi di esseri umani... come trovate il sangue?” chiese confusa, anche se certo non aveva problemi di questo tipo, avendo la propria 'risorsa' di sangue. Il purosangue estrasse dalla giacca delle scatolette che porse ad Aster, affrettandosi a spiegare.
“Usiamo queste, sono delle pasticche di sangue. Basta farle sciogliere in un bicchiere con dell'acqua, o ingoiarle. Potete chiederle a me”, si offrì senza modificare il tono di voce, piacevole da ascoltare, morbido come velluto. Notò i due fratelli scambiarsi un'occhiata ed un sorriso enigmatico, prima che annuissero.
“Perfetto. Vi ringrazio, Kaname-sama.”
Almeno non erano irritanti come Maria Kurenai – d'altra parte, neanche erano purosangue. Sorrise augurando loro una buona serata, prima di voltarsi. Si bloccò solo quando la voce di Lamia lo raggiunse, bassa e curiosa.
“Come mai un ex essere umano, un Hunter, si trova qui?” non c'era disprezzo nel tono, piuttosto solo un reale interesse – anche troppo, commentò Kaname tra sé. Si voltò verso di loro, quasi esitando.
“E' un vampiro anche lui. Come figlio del Preside Cross e come Hunter, ha sempre vissuto nella scuola. Ora che è a tutti gli effetti un vampiro, per quanto di livello inferiore, è suo diritto e dovere stare con noi”, spiegò senza alcuna emozione sul viso, quasi la cosa non lo interessasse. Come se la presenza di Zero, lì nella sezione notturna, non lo mettesse a disagio e quasi in difficoltà. Ci fu un attimo di silenzio, prima che la ragazza sospirasse voltandosi per aprire la porta della camera, senza dire altro.
“Allora meglio che lo facciate capire ai vostri compagni, Kaname-sama . Non sembrano molto propensi ad accettarlo. Gli ex umani... non sono mai trattati bene”, suggerì Aster, senza sorridere, le mani nelle tasche, seguendo subito dopo la sorella, chiudendosi la porta alle spalle. Sentì la chiave girare nella toppa ma non ci fece caso, limitandosi a tornare nella sua stanza, poco distante.
Zero nella Night Class.
Sperava di non essersi sbagliato, nell'aver chiesto al preside di trasferirlo definitivamente lì, nel posto che gli spettava, tra i suoi simili, tra i vampiri.
Peccato che spesso i propri simili sono più infidi e pericolosi di un covo di serpenti.



Author's Note:
E finito anche questo u_u
Che sì, lo so, è una palla. Annoia anche me °_° Ma devo procedere con calma o faccio boiate u_u E tra poco arriva pure lo yaoi, perchè devo scriverlo è_é
Le canzoni sono di :

Whispers in the Dark – Skillet
Parallel Worlds – Elliot Minor
Ali Scure - Subsonica

Ringrazio Ikarikun e Il_Genio_Del_Male per le recensioni*_*
E... Buon Natale a tutti u_u
Jemei

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Capitolo 3
*** Phtheìrein ***



Phtheìrein
( Phtheìrein : Sedurre,
Distruggere )


Natale, tempo di regali, di neve, di felicità, di gioia.
Peccato che, se per qualcuno il periodo natalizio era il più bello dell'anno, per qualcun altro era solo fonte di nervosismo e incazzatura precoce.
Soprattutto quando questo qualcuno si ritrovava segregato in una classe piena di vampiri pronti a sbranarlo alla prima mossa falsa.
Ora che le vacanze erano iniziate, Zero aveva ben poche cose da fare, non poteva neanche distrarsi con le lezioni e, di conseguenza, si era dovuto adattare alle abitudini della Night Class, ritagliandosi un angolino della sala comune per sé, quando non poteva stare in camera. Tanto, nessuno lo disturbava, se non per lanciargli qualche sguardo omicida e dispregiativo. Dura la vita dei Livel D.
Certo lui non aiutava, seduto su quella poltrona a strofinare la Bloody Rose...
Il 23 Dicembre, era intento a guardare Yuuki finire di addobbare la sala, sotto lo sguardo scettico e sconvolto di alcuni vampiri, che iniziavano a chiedersi se dovevano fermarla o meno – ma Kaname non diceva nulla, e quindi...
“Ruka, mi passi il fiocco rosso?”
La ragazza dai capelli lunghi inarcò un sopracciglio, guardandosi intorno, tentata di chiedere se l'aveva scambiata per una serva; ma allla fine afferrò il fiocco e lo porse alla principessa purosangue, senza nemmeno guardarla. La gelosia è una creatura infida, al pari dell'invidia, ed entrambe attanagliavano il cuore di Ruka Souen. Kain la guardò per un attimo, a distanza, come aveva sempre fatto – come avrebbe fatto sempre, fino a quando lei non si sarebbe accorta di lui.
“Yuuki, cara, non credi che lì ci starebbe proprio bene una stella di Natale? Eh?”
Zero roteò gli occhi, ignorando le risatine di Ichijou e Yuuki – no, davvero, non potevano essere vampiri.
“Non partecipi, Zero?”
Alzò gli occhi viola, incontrando quelli del tutto simili ai suoi, se non per espressione, per colore. Si sorprese di trovare Lamia seduta sul bracciolo della sua poltrona, perchè non l'aveva davvero sentita arrivare e la cosa non gli piaceva affatto. Con una smorfia distolse lo sguardo, ringhiando qualcosa in risposta.
“Non credo tu gli stia simpatica, sai”, commentò Aster poco dietro, con un sorrisino divertito sulle labbra rivolto alla sorella. Si erano integrati abbastanza bene nella classe, entrambi disponibili ed educati, anche se preferivano spesso rimanere da soli o in disparte, senza partecipare alle conversazioni.
La mora mugulò piano, persino ferita, tornando a guardare l'Hunter.
“Non ti sto simpatica, Zero? Aw...”
Si chiese davvero che accidenti aveva fatto per trovarsi in una situazione simile, così vicino a due vampiri. Perchè non era bello, no. E non era bello neanche avere tutti gli occhi dela Night Class puntati addosso – soprattutto quelli rossastri di Kaname Kuran. Deglutì, senza saper bene cosa rispondere. Sussultò quando le dita fredde della ragazza gli sfiorarono il collo, lì dove c'era il tatuaggio.
“Stai ferma, vampira.”
Lo disse a voce bassa, ma il disprezzo c'era ed era palpabile – come il rancore, qualcosa di istintivo verso quella razza, verso quei non-morti. Le dita fremevano contro la Bloody Rose, trattenendosi dal cercare il grilletto; per rancore, per la convinzione di essere preso in giro, per fame. Per tutto.
E ora sì, che aveva gli occhi di tutti puntati contro, nel vero senso della parola : accusavano, odiavano, disprezzavano.
Fu per questo che non si accorse dell'occhiata che si scambiarono i due gemelli, né dello sguardo del principe dei purosangue fermo su di lui, morbido come velluto.
“Scusa, Zero. Non volevo infastidirti”, assicurò Lamia, con un sorriso di scusa sulle labbra, alzandosi per raggiungere il fratello che le avvolse un braccio attorno alla vita, portandosela vicina. Lo vide sussurrarle qualcosa all'orecchio, senza riuscire a captare nulla. Non avrebbe dovuto avere qualche senso ipersviluppato?
Si alzò bruscamente, senza riuscire a sopportare per un secondo ancora quegli sguardi, gli occhi, i sorrisi, nulla. Non ce la faceva e basta, non era il suo posto, quello. Non disse nulla e si diresse verso la sua camera, ignorandogli ed ignorando i loro commenti ad alta voce.
“Kiryuu.”
Si bloccò con uno scatto e non volontariamente, ma perchè Kaname l'aveva afferrato per una spalla, fermandolo.
“Vieni in camera mia, dopo. Dobbiamo parlare.”
Non c'era una vera minaccia nella voce, eppure Zero interpretò come tali quelle parole. Per un istante, il rosso degli occhi del Purosangue ed il viola di quelli del Level D si incrociarono, prima che quest'ultimo distogliesse lo sguardo, senza annuire o rispondere – fuggendo via, come aveva sempre fatto.
“Non merita di essere qui.”
Il mormorio di assenso dei compagni fu un chiaro segno dell'appoggio per le parole di Ruka, mentre Yuuki e Takuma si guardavano indecisi e preoccupati – gli unici due a non avere problemi con Zero, evidentemente. Seiren Shiki si limitò a sfiorare la spalla di Takuma con il viso, chiedendo silenziosamente attenzioni.
No, Natale non era sempre bello.

( So soon to break out
I can't relate
To a happy state
Feeling the blood running side )


“Credo non mi sopporti troppo.”
“Nessuno ti sopporta.”
La vampira si girò verso il fratello, comodamente sdraiato sullo stomaco, piegando le labbra in una smorfia e raggiungendolo.
“Tu sì”, replicò con un sorrisino soddisfatto.

Certo, sono costretto. Sei mia sorella !”
Si difese appena in tempo da un cuscino lanciato a velocità impressionante, afferrandolo e ridendo, rotolandosi sul letto come un felino in cerca di attenzioni.
“Antipatico. Credi che gli altri verranno al ballo?”
Il ragazzo rimase fermo sul letto, pensieroso, guardando la gemella che slacciava la camicia bianca e la gonna corta, lasciandole scivolare entrambe sul pavimento, senza preoccuparsi di raccoglierle. Lo sguardò bicromo si soffermò sulle braccia, sui polsi, dove c'erano ancora quei bracciali metallici serrati lì, a nascondere qualcosa.
“Verranno tutti. Ti pare che il Concilio possa perdersi l'occasione di incontrare il principe dei Vampiri?”

Le fece spazio per farla sedere accanto a lui, sul letto, socchiudendo gli occhi come un gatto quando gli accarezzò le ciocche scure.
“Già... Sarà interessante rivederli”, mormorò Lamia, chinandosi per sfiorargli la fronte con un bacio.
“Ci sarà anche lui?”
Fu Aster a domandarlo, questa volta. Non ebbe bisogno di guardare la sorella, sentendo che si era irrigidita, immobile come un pezzo di ghiaccio. Fu in istante, e poi tornò tutto normale.
“Non credo. E anche se così fosse... non importa”, rispose in un sussurro, scrollando le spalle e sdraiandosi sul letto, la schiena contro il materasso. Ignorò lo sguardo fisso del gemello, che alla fine si limitò ad accarezzarle il ventre piatto con la punta delle dita. Sfiorò la pelle con le labbra calde, mordendola dolcemente.
“Ci sono io con te. Sempre.”
Si alzò per lasciarle un bacio, intrecciando le sue ciocche scure e lunghe con le falangi, chiudendo gli occhi e lasciando il mondo al di fuori.
Fuori da quella stanza.
Fuori da loro.
Fuori da tutto.

( "Until now, it's always been either "our World"
and "Everything outside our world"
)


Non mancava poi tanto all'alba, giusto un paio d'ore; ci aveva messo parecchio tempo per convincersi a raggiungere il purosangue – soprattutto nella sua stanza – ma alla fine aveva avuto poche alternative: sapeva che se non fosse andato da lui, allora l'altro sarebbe venuto a cercarlo.
Era fermo da circa dieci minuti davanti alla porta di Kuran e ancora non aveva bussato. La Bloody Rose era nascosta sotto la giacca, ma non indossava la divisa scolastica; dei jeans scuri e leggermente a vita bassa coprivano le gambe snelle, una maglia a maniche lunghe, del medesimo colore avvolgeva il busto, larga sul collo, tanto che il tatuaggio era perfettamente visibile e anche parte di una spalla bianca. Passò nervosamente le dita tra i capelli d'argento, alzando una mano per bussare.
“Pensavo saresti rimasto lì per altri dieci minuti, Kiryuu.”
Sobbalzò quando si ritrovò la porta aperta e il purosangue davanti a lui – e non aveva neanche bussato. Maledetto bastardo, sapeva che era lì e non si era degnato di dire nulla!
“Se sapevi che ero qui potevi anche aprire”, ringhiò in risposta, alzando gli occhi verso la figura del più grande; elegante come sempre, anche senza divisa scolastica, con pantaloni semplici e scuri ed una camicia cremisi, simile ai suoi occhi, dai primi bottoni slacciati.
Kaname Kuran era il sogno preferito di molte ragazze – e ragazzi – e sapeva benissimo di esserlo.
Ignorò il sogghigno che piegò le labbra del vampir, mentre questo si spostava per farlo entrare.
“E perdermi la tua eterna indecisione ? Sarebbe stato uno spreco.”
Chiuse la porta una volta che l'Hunter fu entrato, ricordandosi di chiuderla a chiave. Sia mai che qualcuno decidesse di disturbarli. Vide chiaramente che l'altro era fin troppo agitato e, ovviamente, non fece nulla per metterlo a suo agio.
“Di cosa volevi parlarmi, Kuran? Ho delle cose da fare”, mentì il disciplinare, perchè effettivamente non aveva proprio nulla da fare, neanche i compiti, dato che erano in vacanza. Kaname sorrise, avvicinandosi e sorpassandolo, sedendosi sul divanetto di velluto. Era bella, la sua stanza. Grande. Enorme. Lo sguardo viola cadde sul letto a due piazze che troneggiava al centro di quello spazio, dalle tende rosse e le coperte scure, invitanti – dovevano essere morbide...
Il resto era, apparentemente, simile ad ogni altra stanza: scrivania, armadio, bagno da una parte. Peccato che la scrivania fosse di legno pregiato, l'armadio fin troppo ampio ed il bagno probabilmente simile a quello degli imperatori.
Si costrinse a tornare sul purosangue, che ne lfrattempo aveva preso un bicchiere contenente qualcosa di rosso e dubitava fosse vino.
“Del tuo atteggiamento, Kiryuu. Non so se l'hai notato, ma come dire...”, passò la punta della lingua sulle labbra, inumidendole, cercando le parole – o facendo finta di farlo.
“... gli altri stanno cercando ogni modo possibile per farti fuori”, concluse candidamente, sorridendo, quasi stessero conversando di letteratura.
“Ma dai. Non me n'ero accorto.”
Kaname sospirò, contando mentalmente fino a dieci; fortunatamente era un tipo paziente, o avrebbe già strappato la gola a quell'Hunter arrogante.
“Non credi sarebbe meglio cercare di convinvere con i tuoi compagni, dato che ora sei uno di noi?”
Oh oh.
Era forse un lampo rosso quello che aveva visto negli occhi di Zero? Era forse rabbia, furia, offesa?
Oh, sì.
Fu un istante, ma vide la bestia dentro l'ex umano, quel mostro che cercava sempre di trattenere – quel vampiro, che rifiutava di far emergere. Bevve un altro sorso di sangue, trattenendo un brivido di eccitazione.
“Io
non sono come voi, Kuran.”
Era un ringhio roco, basso, di quelli che avrebbero fatto tremare chiunque. Ma non Kaname Kuran, il principe dei vampiri. Non lui.Piuttosto sorrise, davanti a quelle parole.
“Ah no, Kiryuu ? Non sei come noi ? Non sei un vampiro?”

Si alzò dal divano, poggiando sulla scrivania il calice di cristallo, avvicinandosi lentamente al ragazzo dai capelli chiari, che per risposta indietreggiò, senza voler annullare le distanze tra di loro.
“Non desideri forse anche tu il sangue? Non ti nutri d'esso? Eh, Kiryuu?”
Proseguì, il purosangue, irritante, infame – perchè erano tutte domande retoriche quelle, perchè erano tutte verità, e lui non voleva accettarle. Non voleva sentirle.
Perchè non è bello rendersi conto che improvvisamente non sei più umano, che improvvisamente non puoi più dare la caccia ai vampiri, perchè
fai parte di loro.
“Stai... zitto. Stai zitto, Kuran!!”
Estrasse la Bloody Rose, ignorando il sorriso divertito dell'altro – un istante dopo la pistola era volata dall'altra parte della stanza e lui si trovava premuto contro il muro, con le dita dell'altro strette attorno ai polsi in una morsa ferrea.
“Io posso anche tacere. Ma questo non cambierà ciò che sei. Arrenditi davanti all'evidenza, sei un vampiro, sei uno di noi. Non puoi negarlo”, soffiò vicino a lui, la voce bassa, sottile come un velo di seta. Insinuante, pericolosa come il sibilo di un serpente – chiuse gli occhi, per non vederlo. Ma non poteva rifiutarsi di ascoltare quella che, alla fine, era la verità.
Fottuta, schifosissima, verità.
“Mh, Kiryuu... ? Non desideri il sangue ? Il
mio sangue?”

Odiava quella voce.
Perchè era un sussurro lieve, basso, era come sentire del velluto sulla pelle, evocava immagini di lenzuola che frusciavano tra di loro – seduceva e ammaliava, intrappolandolo nella sua rete.
Spalancò gli occhi quando sentì l'odore – no, il profumo – del sangue di Kaname Kuran; le iridi improvvisamente rosse cercarono la fonte, senza trovarla. Guardò confuso il vampiro, che sorrise. E allora lo vide, il liquido denso e scuro, prezioso come ambrosia.
“Sei un vampiro, Zero.”
Lo vide, quel taglio leggero sul labbro del puro sangue, ma non riuscì neanche a muoversi, a dire una parola. Con i polsi bloccati contro la parete, il corpo vicinissimo al suo, potè fare ben poco per impedire alle labbra di Kaname di scontrarsi con le sue, in un bacio rovente, violento, aggressivo come quello di due animali; il sangue macchiò la sua bocca che si schiuse, permettendo alla lingua di cercare istintivamente quel nettare delizioso, quel sapore che cercava da troppo tempo – e dire che non era passato molto, dall'ultimo nutrimento.
Ma questa volta non stava bevendo dal suo collo: Kaname Kuran, intenzionalmente o no – ma era sicuro di sì – lo stava baciando con la bocca grondante sangue. E lui, intossicato dalla fame, non faceva nulla per resistere, ma anzi si spingeva contro l'altro, affondando i denti nella carne tenera, mordendo con i canini la lingua del più grande, mischiando il suo sapore a quello del sangue. E rapidamente, non seppe più distinguerli.
“Mh...”
Era un gemito nell'aria, un mormorio, ma era difficile dire a chi appartenesse – forse ad entrambi, forse a Zero che si ritrovava il corpo del purosangue premuto contro il suo, il bacino a sfregare contro il proprio e... e Dio, cazzo, cazzo, cazzo!
Divorato dalla bloodlust, succhiò il labbro inferiore di Kaname, cercando altro sangue, mentre l'altro sorrideva e lasciava libero un suo polso, solo per far scorrere le dita lungo la schiena dell'Hunter, arrivando alla base della spina dorsale e spingendolo maggiormente contro di sé, facendo scontrare i loro corpi.
Anche un purosangue ha dei desideri. Delle necessità.
E una delle necessità di Kaname Kuran era provocare Zero Kiryuu fino allo sfinimento, fino a farlo arrendere davanti all'evidenza – ed uno dei suoi desideri era averlo per sé, imprigionato tra le proprie braccia, incatenato al proprio letto, volente o nolente, con gli occhi viola lucidi di piacere.
Adorava quella rabbia, quell'odio che animava il ragazzo dai capelli chiari; ma dalla furia nasce anche la passione.
Si scostarono per un istante, respirando affannosamente, una mano del brunetto appoggiata alla schiena di Zero, le dita dell'altro aggrappate alla spalla del purosangue.
“Ah... Kuran...”
Era indecente.
Quel suono, quel
gemito, quel nome, era indecente tra le sue labbra, pronunciato in quel modo, con le labbra schiuse e arrossate, gonfie per quel bacio – no, morso – che si erano scambiati. Gli occhi rossastri si scurirono ancora di più, frementi di desiderio. Si avvicinò per un altro bacio, sorridendo.
“Zer-”
“Che cazzo stai facendo, Kuran ?!”
Maledizione.
La bloodlust aveva comandato entrambi, permettendo a Zero di cedere, di dare sfogo ai propri desideri e bisogni; ma una volta conclusa, il disciplinare era tornato razionale, accorgendosi di essere ancora incatenato al muro, con un vampiro troppo vicino.
Troppo.
“Ti stavo dimostrando che sei uno di noi, Kiryuu. Anche tu hai desideri... e necessità”, sorrise divertito, passando la punta della lingua sulle labbra, assaporando il suo sapore, rievocando nella mente del Level D le sensazioni di pochi istanti prima.
Fu costretto a scostarsi perchè anche se era più forte di Zero, quest'ultimo aveva una mano libera e ne stava proprio approfittando per dargli un pugno nello stomaco.
“Io non sono come voi! Non lo sono, non lo sarò mai, maledizione ! E non... non ti permettere di prenderti il gioco di me, Kuran, non ti azzardare! Mi fai schifo, tu e la tua razza!”
Uh.
Si era incazzato. Ma tanto, eh.
Kaname non disse nulla, limitandosi a guardare l'Hunter che si passava freneticamente la mano sulle labbra, per cancellare il sapore, il tocco dell'altro. Aveva vomitato parole d'odio, dove il disprezzo era limpido come il mare, scagliando contro di lui tutta la sua rabbia.
“Mai più, Kuran!”
Sbattendo velocemente la porta, Zero non aveva – fortunatamente – potuto ammirare il sorriso di Kaname, né la lingua che ancora una volta passava sulle labbra, cercando il ricordo di quel bacio al sapore di sangue.

( Your blood is mine
We'll be fine
Then your body will be mine )


“Ti ho portato un regalo.”
Alzò gli occhi verso il ragazzo davanti a sé, sorridendo quando lo vide, affrettandosi a chiudere il libro che teneva sulle ginocchia.
“Che regalo?”
Lui rise piano, con quella risata morbida e suadente, avvicinandosi alla poltrona dove sedeva la ragazza, allungando una mano per afferrare la sua, più piccola e morbida.
“Un regalo degno di una principessa”, sussurrò contro il suo orecchio, lasciandole un bacio sul viso, mentre estraeva un oggetto dalla tasca dei pantaloni. Pochi istanti dopo, all'anulare della vampira brillava un anello sottile e d'argento, finemente lavorato: due piccoli diamanti brillavano ai lati, mentre al centro era incastonato un rubino di un rosso scuro come il sangue. Spalancò gli occhi sorpresa, sebbene non fosse certo il primo regalo che le faceva – gliene aveva fatti tanti, negli anni.
“E'... bello. Bellissimo. Da dove viene ?” chiese continuando ad ammirarlo, prima di spostare gli occhi scuri sul purosangue davanti a lei.
“Dalla Turchia. Era destinato alla regina ma... credo stia meglio a te”, rispose con un sorriso, chinandosi per baciarla. Ricambiò senza neanche pensarci, schiudendo le labbra sotto alle sue, cercando il suo sapore e affondando le dita nei suoi capelli scuri.
“Così mi vizi.”
“Vorrei viziarti per l'eternità, mia principessa. Mostrami quanto ti sono mancato, ora...”
Era come un felino che faceva le fusa, con quegli occhi ferali e poco umani, di quel bel colore particolare – e la sua voce aveva lo stesso effetto di una carezza intima, che causava brividi di piacere. Lo strinse contro di sé, baciandolo fino a perdere la cognizione del tempo, fino a dimenticare ogni cosa...

Lamia spalancò gli occhi con uno scatto, ansimando piano. Rapidamente, lo sguardo si spostò all'anulare della mano sinistra, senza trovarci alcun anello, senza trovare nessuno nella stanza.
Era stato solo un sogno. Un ricordo. Non c'era nessuno, lì. E nessun rubino brillava sulla sua pelle.
Si voltò verso Aster, che dormiva accanto a sé, un braccio mollemente stretto attorno alla sua vita, i capelli scompigliati e le labbra schiuse. Sorrise, voltandosi verso di lui e tenendolo contro di sé, come quando erano bambini, con il capo del ragazzo contro il proprio petto.
“Solo un sogno...”
Ed i sogni rimangono tali.

( In sleep he sang to me,
in dreams he came


And do
I dream again?
)


Fine del terzo capitolo!
Oddio erano secoli che volevo mettere la scena yaoi T_T Volevo pure andare avanti, ma poi che divertimento c'è, se consumano subito?
Spero che sia stato più interessante degli altri capitoli, personalmente adoro Zero e voglio tormentarlo fino a quando non mi implorerà di smetterla, amore lui.
Nel caso non si fosse capito, la penultima scena ( quella dell'anello ) è un sogno. Non ho voluto metterla in corsivo sperando che fosse fraintesa e non si capisse nell'immediato che era un sogno u_u
Come sempre, le canzoni:
Why Won't you Die – The Queen of the Damned Soundtrack
Citazione from : Host Club, Hikaru e Kaoru.
The Phantom of the Opera Soundtrack.
Il nome del capitolo è una parola greca, Phtheìrein, che vuol dire 'sedurre' ma, secondo l'antica lingua greca, significa anche 'distruggere'. Nel caso non vi fidiate – in fondo faccio uno scientifico io, non il classico u_u” -, la notizia viene da : Le Nozze di Cadmo e Armonia, libro che tra l'altro consiglio a chi ama i miti greci.
Ringrazio Ikarikun, Il_Genio_Del_Male, Ifrituccia e Love90 per le recensioni!

Grazie a tutti e buone feste!
Jemei.

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Capitolo 4
*** Keep your place ***


Il ballo d'inverno era una tradizione che perdurava da qualche anno all'Accademia Cross, probabilmente sotto insistenza delle ragazze della Day Class che speravano di ricevere un invito da parte dei bei ragazzi della Night Class. Non era quel ballo, però, che preoccupava Kaname Kuran.
Tra le dita sottili e affusolate stringeva un biglietto di carta pregiata, antica, scritto a mano con inchiostro rosso. Un invito. Un invito ad un ballo – ma non ad un ballo umano. Non era stato l'unico a ricere quell'invito, ma in pochi avevano capito cosa davvero significava; non poteva rifiutare, non quel ballo a cui avrebbe parteciparo tutta la società dei vampiri: dai semplici Level D ai Level A, i purosangue. Distrattamente si chiese se anche Zero avesse ricevuto l'invito. In caso contrario, l'avrebbe portato con sé; doveva accettare la sua natura, il suo istinto.
Si alzò in piedi, sospirando e voltandosi verso la porta quando sentì bussare.
“Kaname? Posso entrare?”
Sorrise sentendo la voce di Ichijou, concedendogli l'ingresso. Il suo amico d'infanzia, dai capelli biondi e gli occhi di quel bel verde, non si fece scrupoli ad entrare e sorrise, chiudendo la porta dietro di sé.
“Hai ricevuto anche tu l'invito...?” era una domanda inutile, lo sapeva, e il sorriso cedette appena quando vide la carta bianca sulla scrivania del purosangue, che annuì.
“Non sei obbligato ad andarci, lo sai,” aggiunse Takuma, passando le dita tra le ciocche biondo sole. In realtà, forse, era lui a non volerci andare – lui che un giorno avrebbe occupato il posto di suo nonno Asato nel Consiglio. Kaname sorride leggermente, ringraziando in silenzio il giovane nobile.

Devo, invece. E voglio. E' ora di iniziare a … chiarire alcune cose”, sussurrò guardando fuori dalla finestra, vedendo Zero Kiryuu impegnato a passeggiare con Yuuki. Tra poco sarebbe stato orario di lezione e non si stupì nel vederli insieme, anche se Yuuki cercava di tenergli il tutto nascosto per paura che si arrabbiasse – per quale motivo, poi, non lo sapeva.
Takuma seguì il suo sguardo in silenzio, senza commentare. Sapeva che era preoccupato per Yuuki, ma di sicuro non c'era nulla di cui temere; Zero non avrebbe mai fatto del male alla piccola principessa.
“Lo sai che sarò al tuo fianco.”
Il purosangue si voltò verso di lui, senza dire nulla. Sapeva quanto era stato difficile, per Takuma, dire una cosa simile; schierarsi contro la sua famiglia, scegliere di sostenere lui, ultimo erede di una casata ormai allontanata e distrutta. Avrebbe potuto perdere il proprio posto come futuro capo del casato Ichijour e, peggio, sarebbe potuto morire. Ma Takuma era un amico fedele e, ancora di più, sapeva che Kaname era nel giusto.
“Lo so. Takuma...”
Erano rare le volte che lo chiamava per nome ed il vampiro biondo sorride d'istinto, un sorriso che mai ci si sarebbe aspettati da un vampiro – bello e radioso come il sole, come quello di un bambino.
“Al ballo, voglio ci sia anche Zero. E ti voglio al mio fianco, quando arriveranno qui.”
Non era un ordine, anche se poteva sembrarlo. Era una richiesta.
Ma un purosangue, si sa, non chiede mai; per questo Takuma semplicemente si inchinò, promettendo di eseguire e soddisfare il desiderio di Kaname Kuran.

Una volta che Takuma fu uscito, il ragazzo tornò a voltarsi verso la finestra, osservando il quasi Level E e la sorella minore. Li fissò in silenzio, le braccia incrociate al petto; lentamente, la punta della lingua sfiorò le labbra, ricordando con piacere il sapore di Zero.
Un sapore che voleva per sé, ancora una volta.

( When you touch my face
When you call my name
I burned with desire )


Per un istante Zero fu convinto di aver visto un paio di occhi rossastri guardarlo dalla finestra, ma sicuramente si sbagliava. Eppure, sentiva quello strano brivido lungo la schiena, qualcosa che gli ricordava.. gli ricordava...
Labbra morbide, labbra di fuoco, labbra al sapore di sangue – labbra contro le sue, le lingue intrecciate, i corpi vicini – diodiodio, non lasciarmi.
Scosse il capo, gettando via quei ricordi, cercando di cancellarli e di concentrarsi su Yuuki, vicino a lui. Era bella immersa nella neve, con i capelli e gli occhi scuri e la pelle chiara; sarebbe stato bello baciarla lì, mentre i fiocchi cadevano, con quello sfondo bianco attorno. Se fosse stato possibile... ma lei appartenava a qualcun altro, ormai.
“Zero? Tutto bene?”
Sorrise verso di lei, rassicurandola. Certo, andava tutto bene. Allora perchè aveva quella strana sensazione addosso...?
“Sì, certo. Tutto ben...”
Si interrompe all'improvviso, sentendo il proprio istinto di Hunter risvegliarsi prepotente, scattare, ruggire come un leone liberato dalla gabbia.
“Zero...?”
Le dita erano già scattate verso la Bloody Rose, afferrandola – ringhiò a bassa voce, guardando la principessa vampiro.
“Vai da Kaname, Yuuki. Muoviti. Ora!”
Alzò la voce senza neanche accorgersene, correndo verso la scuola, dove sentiva quel fetore osceno di non morti.
Yuuki non ebbe neanche il tempo di chiedere spiegazioni. Solo...

da quando Zero chiamava Kaname per nome?

Anche gli altri vampiri avevano sentito quella presenza – quelle presenze - , come Touga e Kaien. Chi per un motivo, chi per un altro. Ed ora si stavano tutti dirigendo verso la Sala Comune, da dove proveniva quel potere, quell'accozzaglia di energie più o meno potenti; non era rassicurante, no.
“Maledetti vampiri. Neanche sotto le vacanze mi fanno stare tranquillo...”, brontolò Touga, passando le dita tra gli arruffati capelli scuri, ignorando il finto sorriso non preoccupato del preside Cross.
“Sono sicuro che è solo una visita di cortesia.”
Peccato che lo sapevano entrambi – i vampiri non fanno visite di cortesia.
“Ma quale cortesia. Fanno un tale casino...”
Yagari si voltò verso Lamia che sbadigliava, appoggiata al gemello, gli occhi viola socchiusi e lucidi; non indossava la divisa ed il corpo snello era avvolto da un abito scuro, semplice, dalla scollatura profonda ed invitante. Aster rise a bassa voce, accarezzandole un fianco e dirigendosi assieme ai due uomini verso la Sala, dove gli altri vampiri si erano già radunati. Avevano già vissuto una scena simile, ma quella volta solo Asato Ichijou si era presentato.
Quando aprirono le porte trovarono Hanabusa Aidou, suo cugino Kain, la bella Ruka e la silenziosa Rima, assieme all'enigmatico Shiki Senri, vicino a Takuma – che sembrava il più agitato di tutti. Seiren, la fedele guardia del corpo di Kaname, attendeva il suo padrone.
Poco distante, notarono anche Zero, con in mano la Bloody Rose che scintillava minacciosa, come un osso nudo nella foresta.
“Certo non potranno lamentarsi del comitato di benvenuto”, ironizzò Aster, sedendosi su una poltrona con la sorella in braccio, perfettamente tranquillo.
Come già era accaduto una volta, la porta si spalancò; ma questa volta Asato Ichijou non era da solo, altri vampiri erano dietro di lui, tre in totale. La loro energia invase la stanza, impregnando le pareti e ogni singola molecola d'aria; tutti si inchinarono, fatta eccezione per Yagari e Kaien, poco distanti, Zero, che non aveva alcuna intenzione di farlo, e i due gemelli seduti.
“Venerabile Nonno...”
Fu Takuma a parlare, risollevandosi e sorridendo verso l'anziano vampiro, che si limitò a ricambiare il saluto del nipote con un cenno del capo.
“Dov'è Kaname-sama, Takuma ?” chiese il nobile, ignorando gli sguardi freddi e guardinghi degli altri. Potevan oanche appartenere alla sua stessa classe sociale, ma lui era superiore, sempre. Dietro di lui, una donna si fece avanti, i capelli lunghi e scuri, mossi come onde d'inchiostro; gli occhi blu si spostarono su ogni studente, soffermandosi su Zero e accennando un sorriso. Non era vecchia, anzi, dimostrava all'incirca ventisei, ventisette anni, anche se era difficile stabilire quanti ne avesse in realtà.
“Non spaventarli, Asato... sono tutti così giovani”, stranamente non c'era nessun tono ironico nella voce, non era difficile rilassarsi in presenza di quella donna, dallo sguardo così materno. Takuma si mosse su due piedi a disagio, guardando verso le scale.
“Dovrebbe... scendere ora. Gradite qualcosa da bere, intanto?” domandò con un sorriso gentile ed elegante, cercando sostegno nei compagni. L'altro vampiro non rispose, mentre il terzo, dai capelli rossi come sangue e gli occhi verdi, si fece avanti, una smorfietta divertita sulle labbra.
“Volentieri. Anzi, direi che qui abbiamo proprio due vini di un'ottima annata”, sogghignò voltandosi verso Kaien e Yagari, che istintivamente mise mano alla pistola, ringhiando a bassa voce verso il non – morto.
“Sono spiacente, signori, ma è vietato dalle regole della scuola nutrirsi di un essere umano”, rispose con calma il preside Cross, senza perdere il solito sorriso. Era stato un Hunter, era un Hunter, non erano un paio di vampiri a fargli paura – forse.
Il vampirò aprì la bocca per protestare, ma si fermò quando avvertì la presenza di un puro sangue – del purosangue per eccellenza. Sollevarono tutti gli occhi verso le scale, guardando Kaname scendere con quella grazia innata e felina che da sempre lo caratterizzava, un effimero sorriso sul bel viso.
“Vi chiedo perdono per avervi fatto aspettare, signori. Non vi attendavamo.”
La voce era morbida, una coperta di seta sulla pelle, avvolgente come la pelliccia di un animale selvatico – una sensazione che fece rilassare chiunque anche, stranamente, Zero, che si ritrovò ad allentare la pressione sul grilletto. E a guardare lui.
Asato Ichijou rimase perfettamente serio, prima di inginocchiarsi per sfiorare con le labbra il dorso della mano del principe.
“Kaname-sama... Perdonate l'intrusione. Volevamo solo accertarci della vostra presenza al ballo che si terrà tra pochi giorni”, confidò senza guardare negli occhi il ragazzo, che lanciò un'occhiata ai propri compagni.
“Ci saremo tutti”, assicurò senza mutare il tono, permettendo all'anziano di alzarsi con un cenno del capo.
Come se fosse stato davvero quello, poi, il motivo della loro visita. Come se davvero fosse stata solo gentilezza.
Lo sapevano tutti, lì, il vero motivo – tranne Zero, probabilmente. Volevano sapere se ci sarebbe stato il grande Kaname Kuran, il purosangue, per sapere la sua decisione. Per decidere se ci sarebbe stata o no una guerra.
“Oh, ne siamo davvero entusiasti, Kaname-sama ! Sarebbe davvero un peccato...”
Sorrise il vampiro dai capelli rossi, sorpassando Ichijou, fermandosi davanti a Kaname e guardandolo come un lupo avrebbe guardato una preda. C'era una tale smania sessuale, in quegli occhi, che Zero si sentì rabbrividire e si chiese come poteva Kaname sopportarlo. Il vampiro allungò una mano per sfiorare il volto perfetto del principe, impassibile.
“non vedere questo bel viso al Ballo...”, soffiò avvicinandosi, perso negli occhi rossastri di quel giovane. Troppo bello per essere davvero innocente, troppo bello per esistere e non appartenere a nessuno.
Ancora prima che Aidou e gli altri potessero muoversi per fermarlo, per fermare chi aveva osato sfiorare il loro re, la mano dell'uomo si ritrovò bloccata, il polso intrappolato tra dita sottili e granitiche. L'incanto si spezzò e quando abbassò lo sguardo non si ritrovò a fissare lo sguardo di velluto del purosangue, ma quello viola e freddo di una donna.
“ Non credo vi sia stato dato il permesso di avvicinarvi, signore”, sibilò piano, con fredda cortesia, mentre gli altri studenti guardavano Kaname preoccupati, forse timorosi di ciò che avrebbe fatto, se avesse punito Lamia per essersi intromessa, o l'avrebbe lasciata fare.
Il vampiro ringhiò, liberando il polso – provandoci, almeno, perchè la presa era ferrea, violenta.
“Non sono affari tuoi, ragazzina”.
Snudò le zanne, mostrandogliele minaccioso, ma l'altra sorrise senza lasciarlo, spostando lo sguardo sugli altri membri del Consiglio. La donna mora impallidì di colpo, deglutendo. Per un attimo non si mosse, poi distolse gli occhi blu, guardando altrove.
“Credo che siano affari di tutti noi”, ribattè Aster, alzandosi in piedi e avvicinandosi, rimanendo però più vicino alla vampira mora, verso cui sorrise.
“Allontanatevi, signore. O sarò costretta a spezzarvi il polso”, sussurrò la ragazza dai capelli scuri, un mormorio dolce e basso, come una ninna nanna, ma le dita si serrarono maggiormente sull'arto altrui. Il vampiro per un attimo sembrò sull'orlo di morderla, di attaccarla, ma le dita affusolate dell'altra donna, poco lontano, lo fermarono.
“Fai come hanno detto, Damian. Hanno ragione”, ammise guardando Kaname e chinando il capo in segno di scusa, allontanandosi di qualche passo. Damian, il rosso, li fissò ancora per qualche istante, prima di indietreggiare, il polso finalmente libero.
“Chiedo perdono, Kaname – sama. Spero di vedervi al ballo”, augurò prima di voltarsi, raggiungendo i due compagni. Asato Ichijou si inchinò davanti al principe, prima di scomparire, permettendo finalmente a Takuma di respirare – Shiki temeva che da lì a poco sarebbe svenuto.
La donna mora si inchinò a sua volta, pronta ad andarsene, fermata solo dal sussurro di Aster, poco lontano da lei.
“Ci vedremo al ballo, Morgaine. E' stato bello vederti”, sorrise tranquillo, persino dolce, senza mentire. Morgaine tremò appena, senza rispondere.
In breve, la porta si richiuse alle spalle dei vampiri del Consiglio, permettendo agli studenti di tornare in tranquillità.
“Kaname -sama..”
“Potete tornare nelle vostre stanze.”
Non era una concessione, quanto piuttosto un ordine, ma nessuno osò protestare, men che meno Takuma che si fece tranquiillamente trascinare via da Shiki. Quando anche l'ultimo degli studenti se ne fu andato, nella stanza erano rimasti Yagari e Kaien, Kaname, i due gemelli e Zero, che ovviamente non aveva affatto ascoltato quell'ordine. Quando Lamia si voltò, si ritrovò ad affrontare lo sguardo di Kaname, impassibile.
“Non saresti dovuta intervenire”, mormorò il ragazzo, parlando per la prima volta dopo diverso tempo. La mora scrollò le spalle, indietreggiando di qualche passo per raggiungere il fratello.
“Allora dovreste imparare a non farvi toccare, Kaname – sama”, rispose senza essere offensiva, senza neanche sorridere. Anzi, sembrava voler far tutto meno che sorridere.
“O forse non avete visto il modo in cui vi guardava ?” aggiunse inarcando un sopracciglio, una smorfia sul bel viso.
Kaname aprì la bocca per rispondere, per assicurarsi che sapeva benissimo difendersi da solo, ma Zero lo precedette.
“Ti guardava come se volesse fotterti davanti a tutti, Kuran.”
La frase era sfuggita senza neanche pensarci, detta persino con fastidio, come se il solo pensiero lo irritasse; se ci fossero stati gli altri vampiri l'avrebbero punito per quel linguaggio, per aver osato rivolgersi al loro principe in un modo simile. Ma non erano lì e Zero poteva concederselo, non senza evitare di notare il sorrisino di Aster, che tratteneva una risata.
Kaname si voltò lentamente verso l'Hunter, guardandolo, indeciso se essere arrabbiato od offeso per quelle parole.
“Se anche fosse, Kiryuu, non sarebbero affari tuoi”, replicò senza distogliere lo sguardo, soppesando le parole del ragazzo dai capelli chiari.
Come se volesse fotterti davanti a tutti.
E a te non piacerebbe, Zero?
Fu un pensiero improvviso, veloce, che lo lasciò sorpreso – che... diamine aveva appena pensato ? Scosse il capo, indietreggiando di qualche passo.
“ Vi ringrazio, ma so provvedere da solo alla mia sicurezza”, assicurò con voce ferma, non quella di un adolescente, ma di un uomo.
“Ma Kaname...”, mugulò Kaien, preoccupato per quel ragazzo che da troppo tempo era solo, anche se circondato da milioni di studenti che avrebbero dato la vita per lui.
“La superbia ha distrutto molti re, Kaname – sama. E' una peculiarità degli sciocchi, non dei saggi.”
Il sibilo di Lamia lo raggiunse all'improvviso, freddo e tagliente come una lama di rasoio, quasi sprezzante. Spostò gli occhi rossastri su di lei, persino sconvolto dall'audacia di una qualsiasi vampira nobile – un insulto, per quanto velato, verso di lui, un purosangue !
“Mi stai dando dello sciocco ?” Le zanne si mostrarono appena, accarezzando le belle labbra, un ringhio basso sfiorò la gola dell'eterno.
“Sì.”
La risposta fu secca, sincera, così tanto che lo lasciò sorpreso . Aster si chinò sulla mora sussurrandole qualcosa, toccandole una spalla e probabilmente intimandole di calmarsi. Lamia sospirò, tornando a guardare Kaname.
“Perdonatemi, Kaname – sama. Non intendevo offendervi, ma voi siete in pericolo più di chiunque altro, qui. Permettete ai vostri compagni di aiutarvi e difendervi.” la voce era stata morbida questa volta, quasi una preghiera, il sussurro basso di una madre preoccupata per il figlio.
Kaname la guardò e basta, gli occhi ancora scarlatti come sangue, splendenti come rubini.
“Impara a tenere a freno la tua lingua, donna, prima di ogni altra cosa. E, come ho detto, so difendermi.” assicurò voltandosi, dando le spalle al gruppetto presente nella sala. Non aveva bisogno di essere difeso. Non era necessario.
E non era necessario mettere in pericolo gli altri, nessuno di loro – né Takuma, né Aidou, né Kain, né Ruka, Rima, Seiren. Neanche Zero.
Lamia serrò le labbra, infastidita – stupido ragazzino viziato che ancora non sa nulla del mondo.
Il sibilo del proiettile che fendette l'aria fece spalancare gli occhi a tutti che, sorpresi, si voltarono verso Zero. Zero, che aveva la pistola sollevata e puntata non proprio verso il purosangue, ma più in alto. Certo l'aveva quasi sfiorato, questo sì. Il piccolo oggetto metallico si era impiantato nella parete, fumante. Persino Yagari, che solitamente avrebbe sorriso, guardava il suo pupillo sconvolto. Era impazzito ?
“Kiryuu...,” un ringhio basso, roco, quello di una bestia selvatica che viene trattenuta, tenuta a freno da una catena.
“Come vedi, Kuran, non sai difenderti così tanto”, ribattè l'Hunter, abbassando la pistola, rimettendo la sicura all'arma. Il proiettile non aveva affato ferito il vampiro, ma aveva dimostrato che qualcuno avrebbe potuto farlo, in futuro. Ci fu un attimo di silenzio, dove Kaname e Zero si limitarono a guardarsi, ad uccidersi reciprocamente forse

Come se volesse fotterti davanti a tutti

o a valutare l'altro.
“... Vieni nella mia stanza più tardi, Kiryuu.”
E detto questo – no, ordinato questo – Kaname si voltò, salutando con un cenno del capo ed ignorando il battito del cuore di Zero, improvvisamente più veloce. Per paura? Probabile.
L'ex umano non rispose, mordendo il labbro inferiore; in che casino si era cacciato ?
Senza il coraggio di guardare le altre quattro persone presenti nella stanza, seguì il purosangue lungo le scale. Se fosse tornato vivo, sarebbe stato un eroe.

( Boy, you better pray

We don't seek you out, no

You better pray )


“Stupido ragazzino viziato!”
Il bicchiere si infranse contro il muro della stanza, facendo volare attorno pezzi di vetro come se fossero coriandoli.
Aster sospirò, seduto sul letto, guardando la sorella inveire contro Kaname.
“Eddai, ora esageri...,” tentò di calmarla, evitando un ennesimo frammento di vetro.
“'Posso difendermi da solo'?! Ah, si è visto ! La prossima volta gli strapperanno la gola, così almeno starà zitto!” continuò senza neanche ascoltarlo, voltandosi per lanciargli un'occhiata cremisi, gli occhi scarlatti – ed ora assomigliava davvero al mostro mitologico di cui portava il nome.
L'ennesimo bicchiere si schiantò contro la parete, bagnando il pavimento di cristallo.
“E' un purosangue, ha le sue responsabilità, lo sai,” ribattè il fratello, alzandosi per raggiungerla e posarle le mani sulle spalle, cercando di placarla – perchè non era mai positivo, vederla arrabbiata.
“E questo gli da' il permesso di essere idiota?” domandò la mora lasciandosi sfiorare, scuotendo il capo e passando le dita tra i capelli corvini. Si rilassò nell'abbraccio del gemello, circondandogli il corpo con le braccia. Aster le accarezzò il capo, sfiorandole il viso con le labbra.
“No. Ma deve ancora imparare... Imparerà. Lo sapevi che non avrebbe accettato aiuto così facilmente... E neanche tu l'avresti fatto,” sogghignò divertito, senza allontanarsi, sentendola sorridere contro di sé. La vampira si scostò poco dopo, alzando gli occhi viola verso quelli quasi uguali del fratello.
“Non mi interessa cosa vuole. Non mi faccio mettere i bastoni tra le ruote da un bambino,” soffiò a bassa voce, passando la punta dell'indice sul viso di Aster, tracciando il contorno delle labbra, fino a scendere verso il collo.
“E ora...” sorrise, incollando il corpo al suo, sentendo le braccia del fratello attorno alla vita, possessive, protettive.
“... ho fame”, concluse affondando le zanne in un morso, trafiggendo la belle pelle bianca di Aster, cercando il sangue, quel liquido denso e scuro che Dio, la mandava fuori di testa. Era proibito dalle regole della scuola nutrirsi lì, lo sapeva che c'erano quelle pasticche ma...

. si può paragonare il sangue fittizio a quello vero?


Zero chiuse la porta dietro di sé, osservando il purosangue dirigersi verso la finestra, ignorandolo completamente. Bello, prima lo chiamava nella sua stanza – per ucciderlo sicuramente – e poi lo lasciava lì come un imbecille.
“Allora, che diamine vuoi, Kur...”
“Ti è sembrato divertente spararmi, prima?”
La domanda lo colse di sorpresa. No, non era stato divertente. Solo istintivo. Era stato puro istinto, aveva sollevato la pistola e sparato, per dimostrargli che non era così invincibile, così forte.
“Non l'ho fatto per divertimento,” replicò senza avanzare, le mani chiuse in due pugni. Proprio non capiva, eh ?
“Ah no? E per cosa, allora ? Per dimostrare... cosa, esattamente ? Che potevi colpirmi?” la voce del vampiro lo fece rabbrividire, bassa, roca – sensuale e pericolosa, troppo. Come una tigre.
“No, per...”
Non fece in tempo a finire la frase.
Improvvisamente si ritrovò premuto contro il muro, la schiena incollata alla parete, i polsi imprigionati dalle dita granitiche di Kaname Kuran. Aprendo gli occhi viola, chiusi per l'urto, si ritrovò a fissare quelli improvvisamente rossastri del principe, le labbra schiuse quanto bastava per mostrare un baluginio delle zanne acuminate.
“Dovevi stare fermo, Kiryuu. Devi ricordarti il tuo posto”, ringhiò contro di lui, il viso vicino, troppo...dannatamente...vicino. Sentiva il suo respiro sulle labbra, come era accaduto qualche notte prima, mentre si nutriva.
“E quale sarebbe il mio posto, Kuran?” strattonò i polsi, cercando di liberarsi, ma era del tutto inutile contro la forza del principe – forse re, in futuro – dei vampiri. Lo vide sorridere, ma non era un sorriso rassicurante. Era un sorriso divertito, malizioso, di quelli che fanno tremare le gambe e al tempo stesso ti fanno venir voglia di fuggire senza voltarsi indietro.
La risposta fu solo un sussurro, direttamente sulla sua bocca.
“Sotto di me.”
Lo baciò all'improvviso, con violenza, con passione, con un misto di sentimenti che non seppe identificare; e forse non ci riuscì perchè era troppo concentrato su quelle labbra che ora stavano violentando le sue, sulla lingua che cercava di farsi spazio per entrare, combattere con la propria, ingaggiare una lotta dove a vincere fu il purosangue – come sempre. Gemette nel bacio, tentando di allontanarsi, di morderlo, ma era del tutto inutile. Kaname gli fece la grazia di lasciargli un polso, ma solo per circondargli la vita con un braccio e strattonarlo contro di sé, facendo scontrare i due corpi. E per quanto protestasse, per quanto odiasse tutto questo... il suo corpo reagì di conseguenza, intossicato dal profumo del Level A, troppo forte per un Level D come lui.
“Kur... Kuran!”
Un attimo per respirare, e poi di nuovo la bocca che affondava nella sua, ferendo le labbra, cercando il sangue, macchiando quel bacio di un liquido denso e scuro che sapeva di peccato e proibito. E che profumava di eccitazione – poteva sentirlo nell'aria, nel corpo, nel sangue stesso. La lingua di Kaname tracciò il contorno della sua bocca, afferrandogli il labbro inferiore tra i denti per succhiarlo piano, aprendo gli occhi e guardandolo mentre faceva qualcosa di così indecente. Dio, il viso arrossato di Zero, gli occhi lucidi... lo mandavano in estasi. Sorrise spingendosi contro di lui, sfregando il bacino contro il suo, ampliando il sorriso – simile a quello di un gatto che si lecca i baffi – quando lo vide gettare il capo indietro e gemere.
“Ricordati il tuo posto, Zero...,” sussurrò contro il suo orecchio, passandovi la punta della lingua; era la voce del demonio quella, era puro sesso, semplicemente. Non poteva trovare una definizione migliore. Le gambe dell'Hunter tremarono, la vista offuscata. Sentiva lo stomaco contorcersi, ma non per il disgusto, e questo era.... assurdo.
“Kuran...”
Un altro bacio e un altro ancora, senza dargli il tempo di replicare, tenendolo inchiodato lì al muro, prigioniero delle sue braccia – così come doveva essere da sempre. Da quando non riusciva a togliersi quegli occhi viola dalla testa.
“Sotto di me.”

( I wanna see how you lose control )


Nota dell'Autrice:
Chiedo perdono per il ritardo ( nel caso a qualcuno fregasse, insomma u_u” ) ma la scuola mi ha sommerso, sigh y_y maledette simulazioni di terze prove.
Finalmente inizia a vedersi lo yaoi e non vedevo l'ora di poterlo fare. Non scrivo yaoi da secoli, perciò devo prenderci la mano, abbiate pietà ç_ç In compenso...seh, Kaname è un infame, sì, lo adoro, sì sono infame pure io e adoro torturare Zero. Detto questo, spero che vi sia piaciuto questo capitolo*_* Giuro che entro il prossimo le cose inizieranno a svilupparsi molto più in fretta. Comunque, i soliti credits:

Burned with Desire - Armin Van Buuren

You Better Pray - Red Jumpsuit Apparatus

Loose control - Missy Elliott

Alla prossima! Jemei.

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Capitolo 5
*** By my side ( Dance of Darkness ) ***


La sala era stata addobbata perfettamente, ogni oggetto al proprio posto, ogni fiore dentro al vaso, ogni colore brillante, ogni stoffa fatta del materiale più pregiato. Sarebbe stato bello, se quello fosse stato il ballo d'inverno dell'accademia Cross. Peccato che così non fosse. Era sempre un ballo, ma mille volte più sfarzoso, elegante e pericoloso.
Perchè di umani non ve ne erano.
Solo vampiri, esseri eterei dalla bellezza disumana, che attiravano le proprie prede con il fascino ambiguo del male.
Risate morbide dai toni vellutati, occhi dai colori sgargianti e profondi come abissi, pelle bianca come porcellana – ogni loro gesto, ogni movenza, ogni sorriso di diamante attirava l'attenzione, trascinando sempre di più nell'oblio.
E, come tra gli umani certi ragazzi o certe ragazze sono più popolari, anche tra i Non Morti è così: personalità che spiccano per bellezza, carattere, potere.
Era il caso di Kaname Kuran, arrivato da soli dieci minuti e già accerchiato da nobili e aristocratici desiderosi di presentargli le proprie figlie, anche se sapevano benissimo del probabile futuro matrimonio con la neo principessa vampira, Yuuki Kuran.
Sorrideva amabilmente, dedicandosi a tutti gli ospiti, osservato, da lontano, dai suoi compagni – e non solo. In un angolo della sala, i nobili del Consiglio lo tenevano d'occhio, in attesa di una sua mossa; e nell'angolo opposto, Zero Kiryuu, Level D, controllava tutta la sala, senza riuscire a schiodare gli occhi dal purosangue.
Forse perchè aveva un brutto presentimento.
Forse perchè... ogni volta che lo guardava, ricordava le sue labbra sulle proprie, la prepotenza della sua lingua, il sapore intossicante ed il profumo inebriante. Ricordava le sue dita sui polsi, i corpi vicini, quella stretta allo stomaco ed il cuore che batteva forte.
Scosse il capo, gettando via quei ricordi.
“Zero? Stai bene?”
Si voltò quando sentì le dita sottili sulla propria spalla, incontrando gli occhi gemelli di Lamia, sinceramente preoccupati. Lo teneva troppo d'occhio, quella ragazzina. Quella... vampira.
Si concesse solo un istante, per indugiare sul bel corpo femminile e l'abito elegante. Nero come le tenebre più profonde, lasciava le spalle nude, permettendo alle maniche di iniziare solo da metà braccio, allargandosi ed ampiandosi, tagliate ai lati; la gonna scivolava con piacere sulle gambe snelle, corta sul davanti e poi sempre più lunga dietro, fino a sfiorare il terreno in morbide onde, come spuma di un mare d'inchiostro. Con un minimo di tacco, non doveva neanche sforzarsi troppo di alzare il viso per guardarlo. Le ciocche corvine erano parzialmente legate sul capo, mentre il resto toccava la schiena, accarezzando la vita. Niente trucco, se non per una traccia lucida di rossetto, che rendeva le labbra cremisi ed invitanti.
“Sì, sto... sto bene. Non c'è bisogno che ti preoccupi sempre,” protestò distogliendo lo sguardo, cogliendo con la coda dell'occhio il ciondolo al collo della vampira. Un nastrino di velluto scuro, a cui era appeso una piccola ametista che si accompagnava bene agli occhi. Si aspettava un rimprovero, una risposta, invece Lamia sorrise, portando il bicchiere pieno di liquido scuro alle labbra.
“Perdonami, è un'abitudine. Sindrome da sorella maggiore,” ironizzò riferendosi al gemello, che in quel momento non era presente. Forse era da qualche parte a fare il cascamorto con qualche ragazzina, come ogni tanto capitava. La guardò per qualche istante, sentendosi persino in imbarazzo.
“Non mi piace questo posto,” confessò in un soffio, sentendo la pelle accapponarsi in presenza di tutti quei vampiri. Era ovvio che reagisse così, pur essendo un Level D era ancora un Hunter. Le dita della donna gli sfiorarono di nuovo la spalla, il braccio, quasi per calmarlo. Rafforzò la presa e Zero rabbrividì, per un qualche motivo – per un attimo gli era sembrato di sentire un'energia calda, bruciante, percorrere il suo corpo.
Lamia sorrise, guardandolo.
“Stai tranquillo. Non ti toccherà nessuno,” soffiò a bassa voce e, per un qualche motivo, credette davvero a quelle parole.Deglutì, senza sapere cosa dire. Fortunatamente – o sfortunatamente – ci pensò qualcuno a distrarli. I nobili del Consiglio si erano avvicinati maggiormente a Kaname, parlandogli sottovoce, ed il sorriso era scomparso dalle labbra del purosangue. Anche Lamia li osservava, in silenzio, le dita ancora sul braccio dell'Hunter.
“Tieni d'occhio Kaname, Zero.”
Si voltò per risponderle, ma era già scomparsa. Solo in quell'istante, si chiese per quale motivo ad un ballo una ragazza si portasse un pugnale nascosto sotto al vestito.

( Sono il respiro sui tuoi capelli,
l'incubo senza fine, il covo del diavolo
)

Lo sapeva che sarebbe accaduto, prima o poi.
Era inevitabile.
Con un sorriso, chiese a Yuuki di andarsene, allontanandosi assieme a quei pochi membri del Consiglio. Perchè era tempo di parlare, mentre tutti si divertivano.
“Dovete prendere il vostro posto nel Consiglio, Kaname – sama.”
“Dovete prendere una decisione, Kaname – sama.”

Decisioni, decisioni, decisioni. Solo quelle, solo obblighi. E sapeva che decisione volevano – volevano sentirlo dire che si sarebbe unito a loro, che sarebbe diventato un burattino nelle loro mani. Ma non sarebbe andata così.
Sorrise, verso di loro. E li illuse, con quel sorriso dolce, pacato, nobile – così bello che c'era da cadere in ginocchio.
“Mi dispiace, signori. Ma difficilmente posso collaborare con chi vuole la mia morte.”
Li vide irrigidirsi, all'improvviso. Credevano che non lo sapesse ? Che non sapesse che Asato, il nonno di Ichijou, aveva richiamato dalla tomba suo zio, Riido Kuran.
“Cosa... Kaname – sama...”
“Non ho intenzione di unirmi al Consiglio. Ho intenzione di distruggerlo.”

E quella, non era altro che l'inizio di una Guerra.
Le espressioni dei nobili del Consiglio cambiarono, divenendo prima sconcertate, poi fredde – non tutti. Qualcuno apparve preoccupato, qualcuno deluso, qualcuno triste – molti arrabbiati, altri sogghignanti. Non sarebbe stato così difficile, uccidere un ragazzino.
O così credevano. Perchè, per quanto giovane fosse Kaname, non era né stupido, né debole, né solo, soprattutto. Dovevano solo vedere chi si sarebbe schierato con chi.
“Se questa è la vostra decisione definitiva...”, tentarono alcuni, mentre altri già si allontanavano.
“Lo è.”
Una risposta secca, decisa, sicura – quella di un sovrano, di un re. Di qualcosa che loro, che tutti quegli anziani non sarebbero mai stati. Perchè nessuno aveva e mai avrebbe avuto il carisma di Kaname Kuran, che sapeva attirare a sé i più giovani ed i più vecchi come una sirena, come un gioiello sfavillante e scintillante, che avrebbe condotto il proprietario all'auto distruzione.
“E sia. Scegliete i vostri alleati, Kaname Kuran.”
Sorrise, Kaname. Aveva i suoi alleati, coloro che non l'avrebbero mai tradito – ma non li avrebbe trascinati nella rovina. Se qualcuno avrebbe dovuto pagare le conseguenze, sarebbe stato lui.
“Lo farò, Ichijou. Entro mezzanotte. Buon divertimento”, augurò il purosangue con un sorriso sottile sulle belle labbra, prima di allontanarsi.
L'orologio risuonò il preludio della guerra.

( So much to live for, so much to die for )

Come procede?”
Si voltò verso Aster, sorridendo leggermente e appoggiandosi al suo petto, socchiudendo gli occhi per il bacio sul collo.
“E' iniziata. Stanno scegliendo i loro alleati... Entro la notte, i Vampiri si divideranno e decideranno chi seguire”, spiegò Lamia, gli occhi viola fissi sugli Anziani e poi su Kaname, che si stava allontanando. Il vampiro non disse nulla, limitandosi ad afferrare un polso della sorella, contornato da un bracciale d'argento, sfiorandolo con la bocca.
“Scendiamo in campo anche noi?” sussurrò verso di lei, con una nota preoccupata, ma non per sé stesso. La sentì sorridere, anche se non la vide direttamente. Ma riuscì comunque ad immaginarlo, quel sorriso sottile ed esaltato di chi d a troppo tempo non combatteva, di chi aveva sete di adrenalina, di distruzione – di vendetta.
“Sì. Ma prima...”, abbassò lo sguardo sui bracciali metallici, sospirando. Avrebbero trovato una soluzione.
“Proviamo a prevedere come andrà?”, proposte Aster, passandosi le dita tra le ciocche scure. Colse un movimento, poco distante, ma non ci fece caso – o non volle farci caso. Lamia rise a bassa voce, scuotendo il capo.
“Difficile, ora come ora. Appena possibile, Ast”, assicurò alzando il viso verso di lui, cercando le sue labbra per un bacio. Si concedettero un istante per quel contatto, prima di scostarsi. Il vampiro dagli occhi viola le accarezzò il viso, sorridendo – affilato, tagliente come vetro.
“Preparati ad uccidere, sorellina. Il sangue chiama.”

Si era isolato nel terrazzo, respirando finalmente l'aria pura della notte, ignorando il clima di tensione che da qualche minuto dominava nel salone del ballo. Chiuse gli occhi respirando a pieni polmoni, sentendo il vento passare tra le ciocche chiare. Stava bene, da solo, senza tutto quel chiasso, senza tutti quei vampiri attorno...
“Kiryuu.”
Ecco. La solita fortuna. Sibilò qualcosa tra sé, prima di voltarsi, fronteggiando Kaname.
“Kuran.”
E ora che avevano ripassato i rispettivi nomi, magari potevano anche andare avanti con la conversazione – magari, eh.
“Cosa vuoi? Chiese Zero, spezzando il silenzio che si era andato a creare, cercando di ignorare l'agitazione istintiva che il vampiro gli metteva addosso da qualche tempo.
Gli occhi cremisi, morbidi come velluto, di Kaname, rimasero fissi su di lui, sfiorandolo, accarezzandolo con lo sguardo.
“Non ti vedevo più... e devo parlarti”, confessò avvicinandosi, senza parlare fino a quando arrivò davanti a lui. Era di qualche centimetro più alto, anche se di poco. Si guardavano praticamente negli occhi.
“Di... di cosa?” oddio, perchè ora stava balbettando? Perchè sudava freddo ? Si stava ammalando, di sicuro. Era quella l'unica spiegazione logica.
Kaname sorrise ed improvvisamente Zero sentì il cuore in gola – oh, cazzo. Non andava affatto bene.
“Ci sarà una guerra”, sussurrò il vampiro e l'Hunter si chiese quando era arrivato così vicino a lui e soprattutto quando era riuscito a posare le mani sui suoi fianchi. Iniziava ad annebbiarglisi la mente.
“Quale guerra...?” ma di che parlava ? Guerra ?Per cosa ? Non riusciva a ragionare lucidamente, gli occhi viola scivolarono fino al collo nudo del Vampiro, deglutendo; non era assetato, non di sangue. Eppure sentiva la voglia irrefrenabile di affondare i denti in quella carne morbida.

Le labbra di Kaname si piegarono in un sorriso leggero, sottile, piacevole da vedere. Abbassò il viso fino al suo orecchio, sfiorandolo con il respiro.
“Non importa. Lo capirai a mezzanotte... l'importante, Zero...”
Respira. Respira.
Ignora le labbra sul collo, ignora la bocca che tocca la carne e lascia una scia umida e bollente, ignora le dita sui fianchi.

...è che tu sia al mio fianco.”
Spalancò gli occhi, sconvolto da quelle parole improvvise che, per un qualche motivo... gli facevano nascere un fiotto di calore al petto. Gli occhi d'ametista si incastrarono con quelli color vino del purosangue, cercandosi, indagando nei loro profondi segreti. Le dita dell'Hunter erano finite serrate attorno alla manica della giacca dell'altro, le mani altrui ancora sui proprio fianchi.
“Perchè dovrei?” chiese a bassa voce, senza riuscire ad essere aggressivo come avrebbe voluto. Sentiva le ginocchia deboli, la testa priva di qualsiasi concentrazione. E le labbra di Kaname, di nuovo sul suo collo, non aiutavano. Doveva spingerlo via. Doveva spingerlo via. Doveva...

Perchè è il tuo posto, Zero.”
Fu un sussurro basso, morbido come velluto, mormorato direttamente sulla sua bocca – e non riuscì ad apporsi al bacio che seguì, non aggressivo, ma lento e languido, con il sapore del vampiro direttamente in gola; Kaname schiuse le sue labbra con la punta della lingua, cercando quella del Level D, senza lasciarlo. Un gemito sfuggì istintivamente dal ragazzo dai capelli chiari, che affondò le dita nel braccio del Level A. Non seppe quanto durò, ma alla fine mancava l'aria, eppure voleva continuare ancora, perso in quella droga che lentamente lo stava divorando ed intossicando – maledetto vampiro, sia tu maledetto.
Quando si staccarono entrambi avevano il respiro accelerato. Kaname gli accarezzò il viso, piano.
“Ricordati quello che ti ho detto. … Per favore.”
Perchè non sopporterei di averti contro.
Si allontanò in silenzio, senza sapere come e quando Zero Kiryuu era entrato nella sua anima in quel modo – senza sapere quando aveva iniziato a cercare la sua presenza, i suoi occhi, la sua voce. Ma era tardi, ormai. Sapeva solo che lo voleva, che gli apparteneva, anche se ancora non ne era consapevole – ed il suo posto, era solo al proprio fianco, orgoglioso e fiero come l'hunter che era sempre stato.
Non avrebbe lasciato Zero a nessuno.
Neanche a Yuuki.

( feel you in my hunger
you're haunting my ambition
beautifully destructive attraction )

Si sentiva nell'aria, nel profumo che si respirava.
La tensione, la paura – perchè tutti, in un modo o nell'altro, avevano capito quello che stava accadendo. I membri più forti della nobiltà notturna si erano ritirati in una parte della stanza, mentre gli studenti stavano da tutt'altra parte.
“Come credi che finirà?” chiese Aidou a Kain, fermo di fianco al cugino con un bicchiere in mano. Il più grande sospirò, scuotendo il capo.
“Non bene”, rispose a bassa voce, guardandosi attorno per cercare Kaname, che però non si vedeva. Il vampiro biondo non commentò, limitandosi a chinare lo sguardo. Odiava le guerre. Ed odiava tutti quei casini.
Ma era inevitabile. E lui sapeva già da che parte stare – come molti altri tra di loro.


La vampira mora si guardava intorno, agitata, sorridendo al marito e a qualche amica, stringendosi lo scialle di seta attorno alle spalle. I capelli morbidi ed ondulati erano sciolti e si scontravano con il candore delle spalle e delle braccia, l'abito blu scuro avvolto attorno al corpo snello. Sul cuore, una rosa scarlatta, rossa come sangue. Non aveva ballato molto, quella sera, troppo nervosa per quello che stava accadendo – e non solo.
“ Non dovresti essere così tesa, Morgaine.”
Sussultò voltandosi di scatto, trovandosi davanti il volto sorridente di Aster, che la guardava con i grandi occhi bicromi, scintillanti di malizia e divertimento. Deglutendo indietreggiò di un passo, senza staccare lo sguardo da lui.
“ Non... sono tesa”, ribattè a bassa voce, dimostrando tutto il contrario. Rabbrividì quando il vampiro rise, una risata che le scivolò lungo la schiena, accarezzandola come una stoffa pregiata.
“Oh, sì che lo sei. E sappiamo entrambi perchè. Ma tranquilla, Morg..”, si avvicinò lentamente, allungando una mano per accarezzarle il viso con il dorso della mano, un sorriso affilato sulle labbra. Accostò il viso al suo, respirando sulle sue labbra – respirando sangue e morte.
“... tu non sarai sfiorata”, assicurò dolcemente, ma il suo tono suggeriva tutt'altro. Per quanto dolce, per quanto affabile, faceva venir voglia di gridare. Ma era sempre stato così, fin dal principio, fin dall'antichità, fin da quando li aveva conosciuti e aveva imparato ad amarli e temerli.
“Lac...”
“Aster”, la corresse in fretta, sempre sorridente. Non indietreggiò né si allontanò, ma sembrò rilassarsi, perdere quell'alone magnetico e terrificante che lo aveva circondato sino ad ora.
“Lui c'è?” chiese senza specificare il nome, ma bastava il tono – quel tono freddo, gelido, tagliente come una lama, come un pezzo di ghiaccio sulla pelle. La vampira mora sbattè le palpebre, prima di scuotere il capo.
“Non l'ho visto”, rispose piano, abbassando gli occhi blu. Aster sorrise di nuovo, soddisfatto e decisamente più tranquillo.
“Bene. Buona serata, Morgaine. Spero tu faccia la scelta giusta”, augurò il ragazzo, prendendole un boccolo scuro tra le dita, portandolo alle labbra e sfiorandolo con un bacio. Un sorriso, prima di allontanarsi.
La lasciò sola, con ancora il corpo che tremava. Perchè aveva visto i suoi occhi.
E raramente occhi così freddi e inumani portano a qualcosa di buono.


Mancava poco alla mezzanotte.
L'ora delle Streghe, l'ora dove i fantasmi iniziano a danzare, dove i cadaveri si risvegliano, dove le tenebre scendono. L'ora in cui Cenerentola è fuggita via dal ballo.
Dicono sempre così, le favole. Ma non in tutti i balli c'è una Cenerentola che fugge senza una scarpetta, in attesa del suo principe. A volte, ciò che si attende è solo l'inizio di una guerra.
Era questo che aspettavano tutti. Il suono dei violini stava morendo, accompagnato dalla voce della cantante che risuonava come un ultimo canto funebre, come un incitamento; e, anche inconsapevolmente, gli schieramenti erano già formati.
Kaname spostò lo sguardo sull'orologio, ma non ebbe bisogno di questo per sapere che era mezzanotte: il pendolo risuonò, scandendo l'ultima e la prima ora della giornata. Seduto su una sedia di legno pregiato, con il cuscino di un bel rosso scarlatto, le gambe elegantemente accavallate, sedeva il principe dei vampiri, il purosangue. I pantaloni scuri fasciavano le gambe snelle, mentre la camicia cremisi si accompagnava bene agli occhi color vino, creando un bel contrasto con la pelle bianca; il ritratto della perfezione, della seduzione, immobile come un'antica statua greca.
Al suo fianco stava Yuuki, splendida nella sua rinnovata vita da vampira. E tutt'attorno, gli altri membri della Night Class, o almeno la maggior parte; alcuni erano al fianco dei genitori, al centro della sala.
Dalla parte opposta sedeva Ichijou che, a quanto pareva, aveva preso il comando di quella 'rivoluzione'. Anche se sapeva che Rido era sveglio, ormai, non era presente quella sede. Non c'era bisogno di parlare, né di spiegare.
Tuttavia su Asato Ichijou a prendere la parola, senza alzarsi.
“Il popolo dei vampiri si è diviso: intendiamo mantenere il controllo del Consiglio, un regno democratico privo di re e tiranni. Abbiamo chiesto a Kaname Kuran di unirsi a noi. Ma...”, si interruppe, creando la tensione, lasciando calare il silenzio che invase la stanza. Sospirò rammaricato, prima di continuare.
“... ma Kaname-sama ha rifiutato. Intende ristabilire la sua monarchia e distruggere il Consiglio. Ciò che noi, ovviamente, intendiamo impedire.” concluse così, lasciando dietro di sé mormorii sorpresi e sprezzanti, delusi -ora guardavano tutti Kaname, in attesa di una replica. Zero, distante e fermo vicino ad una colonna, ascoltava, iniziando a capirci qualcosa. E ciò che capiva non era nulla di buono.
Il purosangue sorrise, piegando graziosamente il capo di lato. Sembrava perfettamente a suo agio, rilassato.
“Ciò che avete sentito è parzialmente vero: ho rifiutato il posto nel Concilio ed intendo distruggerlo. Ma per un motivo”, ignorò gli sgurdi stupidi e preoccupati, scettici – perchè quello era solo un ragazzino e non poteva fare nulla.
“Il Consiglio ha richiamato dalla tomba mio zio, Riido Kuran. Intende distruggere del tutto il casato Kuran, ma per imporre la sua dittatura. Non intendo mettervi sotto dittatura. Sono disposto a collaborare con il Concilio, se rinuncerà ai suoi propositi di omicidio nei miei confronti. In caso contrario...”, scrollò le spalle, accennando un sorriso affilato e morbido, freddo – una statua congelata.
“Sarò costretto a distruggerlo e a riprendere il comando.”
Ci fu solo silenzio, in quell'istante. I vampiri si guardavano tra di loro a disagio, compresi gli studenti della Night Class che istintivamente si strinsero maggiormente vicino a Kaname.
“Dovete scegliere, signori. Scegliere da che parte stare”. Fu Ichjou a dirlo, ma molti già ci stavano pensando. Per primi, avrebbero scelto i vampiri comuni; poi i nobili; infine, i Purosangue.
Lentamente, la sala si divise: una metà ed oltre andarono verso il Concilio, affiancandosi. Molti dei vampiri comuni scelsero Kaname, avvicinandosi; i nobili, al contrario, chiamavano a sé i figli, la maggior parte studenti. Alcuni seguirono i genitori o i parenti, ma molti altri, come Takuma, Rima e Ruka, rimasero fedeli al ragazzo.
Takuma sorrise verso lo zio, scuotendo il capo.
“Mi dispiace, zio. Ma ho scelto”, assicurò, sapendo di rischiare di essere diseredato, seguito da un mormorio di consenso. Erano solo ragazzini, non avrebbero potuto fare molto. Yuuki si guardava attorno, a disagio. Non era rimasta molta gente al centro della sala, solo Morgaine, la vampira nobile dai capelli scuri, Sara Shirabuki, purosangue, i due gemelli della Night Class e Zero, appena più in disparte.
Sara, muovendo i lunghi capelli morbidi e biondi, sospirò rassegnata.
“Mi dispiace davvero dove andare contro di voi... Kaname-sama. Speravo in un altro futuro”, commentò, senza apparire per nulla dispiaciuta, forse solo delusa. Kaname sorrise, annuendo.
Il Concilio, invece, spostò gli occhi su Morgaine, che rimaneva lì, indecisa. Alzò gli occhi blu sui due ragazzi davanti a sé, quasi a chiedere consiglio. Aster teneva un braccio attorno alla vita della sorella, quasi a proteggerla.
“Perchè?” fu tutto ciò che chiese, a bassa voce. Lamia sorrise, anche se non era un sorriso allegro. Sfiorò la spalla del gemello con il capo, schiudendo le labbra.
“Perchè nessuno di loro ci ha aiutati. Per quanto gridassimo... per quanto implorassimo. Un governo che neanche aiuta i suoi sudditi... non è un governo”, risposte la mora, senza più sorridere, la voce vibrante di rancore represso, eppure straordinariamente calma. Morgaine la guardò, sapendo che nessuno nella stanza avrebbe capito. Serrò le dita, prima di chiudere gli occhi, muovendo pochi passi – verso Kaname. Fino ad arrivare al suo fianco, un chiaro segno che lasciò sconvolti i membri del Consiglio, che avevano appena perso una loro preziosa alleata. Ichijou non si trattenne dal commentare, ma ora gli occhi di tutti erano rivolti sui pochi rimasti.
“Zero”, Kaname lo chiamò piano, con voce morbida, attirando la sua attenzione. Il Level D deglutì, le mani affondate nelle tasche. Guardò il purosangue e gli altri, prima di spostare lo sguardo altrove.
“io...”
Erano vampiri. Tutti vampiri ? Cosa c'entrava lui? Ma anche lui lo era. E...

Stai al mio fianco.
Maledizione. No. No. Non al fianco di Kaname...
E' il tuo posto.
Se ne accorse troppo tardi, che i suoi passi, pesanti come quelli di un condannato, si erano già mossi. Mossi fino ad arrivare davanti a Kaname Kuran. Alzò gli occhi viola lentamente, affondando i denti nel labbro inferiore. Fu solo uno scambio di sguardi, ma bastò; il purosangue sorrise, ringraziandolo con quel gesto silenziolo ed un cenno del capo.
Asato riportò gli occhi sugli ultimi due vampiri rimasti, che lo fissavano in silenzio. Li aveva visti. Ma dove... ?
Fu Lamia a scostarsi per prima, sorridente. Si avvicinò senza indugi ad Ichijou e la Night Class trattenne il fiato – sceglievano il Consiglio... ?
Ma la ragazza si fermò davanti all'Anziano, guardandolo; il sorriso che si formò sulle sue labbra non era affatto rassicurante, anzi – faceva venir voglia di scappare, di gridare. Era come avere delle unghie piantate nel cranio, un coltello che lentamente veniva rigirato nel cuore. Posando una mano sulla sedia, si chinò sullo zio di Takuma per guardarlo dritto negli occhi.
“Se farete del male ad uno solo di quei ragazzi, vi strapperò il cuore”, soffiò a bassa voce- così dolce, così bella, Dio, così musicale... da perdercisi dentro. Da perdersi dentro a quegli occhi viola, profondi come abissi. Era bello, quel sorriso. Così bello che...
Gli occhi mutarono per un misero istante colore, il viola sembro rovesciarsi e galleggiare nell'iride, riempire la sclera – e poi la pupilla si tinse di un colore sempre più chiaro, fino ad arrivare ad un azzurro sbiadito che sfociava nel bianco.
“Vi ammazzerò tutti, Ichijou. Ricordalo.”
Si scostò con uno scatto, dopo aver ringhiato quelle parole al suo orecchio – no, sibilate come una Medea travolta dall'odio. Tremò, involontariamente; era stato come ricevere una pugnalata allo stomaco, mille aghi di ghiaccio nella schiena, come masticare vetro scheggiato. Aveva avuto paura, per un istante. Ed iniziava a capire perchè.
Lamia si allontanò, tornando verso il fratello e muovendosi nella parte opposta, verso Kaname.
“Quale crudeltà, principessa...”
Si bloccò con uno scatto, congelata. Improvvisamente ogni muscolo era fermo, impossibilitato a muoversi ancora; le si spezzò il respiro in gola e dentro di sé sapeva che non era vero, che era un'illusione. Ma quando vide gli occhi di Aster, voltatosi prima di lei, seppe che non era un'illusione – ma un incubo.

( You almost got away from me, didn't you?
Oh my god.. you can't be.. you can't be!
Ha ha
Oui, oui, mon amour... c'est moi.)


Author's Note: Et voilà! Chiedo perdono per la lunga attesa. Come vedete finalmente inizia a vedersi un po' di yaoi serio, e Zero inizia a non capire più nulla*_* Cosa che adoro. Volevo iniziare la guerra da un po', la cosa mi esalta particolarmente. Specifico subito che la fanfic è parzialmente Au, nel senso che non segue linearmente il manga, sia perchè in Italia siamo ancora indietro rispetto a Giappone ed estero, sia perchè in alcune parti confesso di non apprezzare troppo come si sviluppa la trama. Ad ogni modo, quidi seguito le spiegazioni ed anche le traduzioni delle canzoni, se a qualcuno servissero*_* In ordine di apparizione:
- Dark Passion Play : Nightwish
- Wishmaster: Nightwish
( così tanto per cui vivere, così tanto per cui morire )
-
Velveten : Yoko Kanno
- The Last Chapter – Sonata Arctica (
( Sei quasi scappata da me, non è vero?
Oh mio Dio... non puoi essere... non puoi!
Ha Ha
Oui oui, mon amour... sono io )


Nel caso qualcuno non lo sapesse, Medea è la protagonista dell'omonima tragedia; strega, sposa di Giasone, quando il marito l'abbandona per la figlia del re decide di vendicarsi ammazzando la rivale e, per far soffrire lo sposo, uccide i suoi stessi figli.

Buone vacanze di Pasqua!
Jemei.






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Capitolo 6
*** Blood's Scream ***



( They said, I won't find you, but now, I'm beside you
I'm not all, that stable,
You should, know by now that you are mine )


Avrebbe dovuto saperlo che sarebbe arrivato quel giorno, prima o poi. La verità era che aveva sempre sperato non avvenisse – e al tempo stesso non attendeva altro.
Non si voltò subito, ma le dita cercarono quelle di Aster, serrandosi attorno alla sua mano in una presa persino disperata. Avvertì perfettamente i nobili inchinarsi, vide persino Kaname guardare perplesso quella figura, avvertendo quel potere che... faceva paura, tanto era forte. Un'energia vibrante, elettrica persino, antica – antica come il mondo stesso.
“Non mi saluti neanche ? Tuo fratello almeno mi ha guardato, anche se non sembra troppo felice.”
Si voltà lentamente, cercando di ignorare quella voce, cercando di ignorare le reazioni del suo corpo che istintivamente rispondeva a quelle parole, a quella presenza. Affondò le unghie nella mano di Aster, credendo di sentire le ginocchia cedere quando lo vide dopo un tempo che le era sembrato infinito.
C'era un poeta che diceva: “
Venga tu dal cielo o dall'Inferno, che importa, o Beltà”. E davvero non importava, quando si guardava lui, gettato giù dal paradiso – o risputato dall'inferno.
Il viso dai tratti affilati, piacevoli, sembravano persino efebici, seppur non femminili, solo delicati, a partire dagli zigomi alti fino alla linea della labbra sottili, e nonostante la parvenza androgina il corpo era forte e alto, dalle spalle larghe, protettive; ciocche corvine, talmente scure da appropriarsi dei riflessi circostanti, scivolano sulle spalle, lisce e morbide, arrivando fino alla mezza schiena – facevano venir voglia di affondare le dita in quella chioma, di scostare il ciuffo che accarezzava le labbra. Un bel contrasto, con la pelle estremamente chiara, alabastrina. E lì, in mezzo a quel bianco e a quel nero, spiccavano gli occhi: profondi come Abissi, come l'oblio, di quel blu troppo intenso e troppo feroce – blu, il colore proibito da Dio per la sua bellezza.
Di tutti i dipinti che erano stati fatti, di tutti i ritratti persi nel corso dei secoli... non c'era nulla, al di là di quella figura, che meglio rappresentasse Lucifero, portatore di Luce, portatore di Tenebre.
Ebbe l'istinto di avvicinarsi, di buttarsi tra le sue braccia, di abbandonarsi e dimenticare tutto, come era stato una volta; provò il desiderio bruciante di toccarlo, di baciarlo, di essere assieme a lui, una cosa sola. E l'avrebbe fatto, se le dita di Aster non si fossero conficcate nella sua mano, risvegliandola da quel torpore, da quell'incantesimo.
“Buonasera, Kyrie”, salutò senza alcuna inflessione nella voce, senza sfumature – solo la calma piatta e gelida di una lastra di ghiaccio, con quel nome pronunciato tra le labbra, accarezzato dalla lingua. Si voltò immediatamente dopo, affiancandosi a Kaname assieme al fratello, assicurandosi di guardare altrove.
“Pensavamo non sareste più arrivato, signore”, commentò Ichijou inchinandosi davanti al nuovo arrivato, senza osare guardarlo direttamente in quelle gemme blu – sarebbe stato un oltraggio. E soprattutto, Kyrie in quel momento guardava Kaname, osservandolo senza alcun sorriso, con uno sguardo che lasciava passare mille parole.

Ho solo fatto un po' tardi”, replicò laconicamente, distogliendo gli occhi e spostandoli verso i nobili che sembravano attenderlo; non avevano più il sostegno dei giovani vampiri, forse, né quello di Kaname Kuran, ma avevano dalla loro parte qualcuno di ben più forte e potente. Kaname, durante tutto questo, non aveva detto nulla, limitandosi ad intrecciare le dita sotto al mento, guardando quanto accadeva nella sala.
“Tocca a voi scegliere.”
Si voltarono entrambi – sia Kaname che Kyrie – verso Ichijou, che ormai non la finiva più di parlare. Sospirando, il vampiro moro tornò a guardare il purosangue, alzando quindi gli occhi sui due gemelli. Lamia schiuse le labbra quasi per dire qualcosa, ma si zittì all'ultimo.
“A dire il vero preferirei restare neutrale. Ormai sono troppo vecchio per queste cose...”, sospirò divertito, ridendo a bassa voce. Nella sala qualcuno trattenne il fiato, qualcuno si rilassò, qualcuno borbottò.
“... ma considerando come si sono divise le parti, credo opterò per il Conciglio. Senza offesa, Kaname.”
Non usò nessun suffisso, nessun tono di rispetto, piuttosto un tono giocoso e quasi infantile che si usa tra due amici; il purosangue rispose con un cenno, sentendo le dita di Lamia serrarsi così forte sulla sua sedia da rischiare di spaccare il legno, gli occhi viola liquido fermi sulla figura del moro che aveva rivolto loro le spalle – per l'ennesima volta. Il rancore era così forte, così profondo, da dilaniarla, da invadere l'intera sala come una nube scura.
“Bene. Allora è deciso. Kaname – sama...”, iniziò l'anziano, spostando gli occhi sul suo pupillo allevato con tanta cura.
“... la Guerra ha inizio”, concluse l'ultimo erede del casato Kuran, alzandosi in piedi e fronteggiando con gli occhi cremisi i nobili schierati contro di lui. Contro di loro.
Nobili e adulti contro ragazzini.
Nobili e purosangue contro un purosangue.
Era una lotta fratricida, fatta solo per il dominio – alla fine di tutto, ci sarebbe stato solo sangue versato.
Lentamente i vampiri si dispersero, i genitori guardarono i figli delusi e preoccupati, perchè sapevano che qualcuno di loro sarebbe potuto morire; i figli guardaono i genitori preoccupati e delusi, ma con quella fierezza nello sguardo tipico di chi è giovane e convinto delle proprie scelte.
Aster avvolse un braccio attorno alla vita della gemella, voltandosi per portarla con sé, accarezzandole piano un fianco.
“Lamia.”
Si fermarono entrambi, ma a voltarsi fu solo il ragazzo, con gli occhi bicromi fissi in quelli blu scuro dell'altro.
“Ti aspetto più tardi.”
Se ne andò così, con un sorriso beffardo e soddisfatto sulle belle labbra, ignorando la rigidità del corpo della ragazza greca – che poteva provare a resistere a quel comando, ad opporsi, affondando le unghie nella pelle...

Ma nessun vampiro può opporsi al suo Master.

(( I wanna hurt you just to hear you screaming my name

Don't wanna touch you, but you're under my skin

I wanna kiss you but your lips are venomous poison ))

Quando tutti iniziarono a dirigersi verso le loro stanze anche Zero pensò di farlo, lasciando il purosangue solo.
Però non lo fece. Rimase lì guardando Kaname seduto sulla poltrona di velluto morbido, poco distante dal fuoco che scoppietteva nel camino e gettava bagliori dorati nei suoi occhi scuri.
Non sapeva ancora perchè aveva deciso di seguirlo. Non sapeva neanche perchè era in mezzo a quella guerra – ah, sì. Perchè era un vampiro, volente o nolente.
Forse perchè il nemico che si conosce è sempre meglio di quello che non si conosce e per quanto Kuran fosse un maledetto opportunista sadico ed arrogante – più tanti altri epiteti poco carini – era leale verso il suo popolo. Del Consiglio invece... non sapeva nulla. Le dita strinsero la Bloody Rose per istinto, quasi per sicurezza.
“Non vai a dormire?” chiese improvvisamente il purosangue, la voce morbida e vellutata come una carezza sulla pelle, sul cuore.
Zero alzò gli occhi viola senza rispondere, avvicinandosi di qualche passo.
“Perchè mi hai chiesto di rimanere al tuo fianco?” ribattè, cambiando completamente discorso. Non era mai stato uno da troppi giri di parole, Zero. E non lo era nemmeno ora.
Lo sguardo rossastro di Kaname scivolò su di lui, accarezzandolo con piacere e con un'espressione così intima che lo fece rabbrividire.
“Perchè volevo rimanessi al mio fianco”, replicò con tranquillità tornando ad osservare il camino.
Bella risposta. Davvero.
Zero cercò di non chiedersi perchè il suo cuore aveva perso un battito, perchè improvvisamente il volto si era accaldato.
Avanzò di qualche passo raggiungendo il più grande, fermandosi davanti a lui.
“Perchè?”
non sembrava saper chiedere altro quella notte l'Hunter. Troppi dubbi, troppi interrogativi, troppe cose nascoste e celate. Questa volta, però, la risposta di Kaname lo lasciò sconvolto.
Senza aprire bocca, senza dire una mezza sillaba, il purosangue allungò velocemente una mano, come un serpente che s'avventa sul povero topolino per divorarlo, afferrando il colletto della camicia dell'ex umano e strattonanolo verso di sé, verso il basso.
Le loro labbra si incontrarono in una carezza violenta, feroce, più uno scontro accidentale che un bacio; ma poi la bocca del purosangue divenne morbida contro la sua, per quanto veemente, la lingua si sporse curiosa a cercare l'ingresso e, quando lo ottenne, divorò la gemella, suscitando un gemito indecente da parte di Zero, costretto in quella posizione. Presto Kaname lasciò la sua camicia solo per far scorrere le dita sul petto tonico del guardiano, fino ad arrivare ad un fianco. Affondando lì le unghie lo trasse verso il proprio corpo, facendolo sedere a cavalcioni sul grembo. E per quanto Zero protestasse, per quanto sibilasse 'Kuran, Kuran' sottovoce, interrotto sempre da un bacio, Kaname non aveva alcuna intenzione di lasciarlo andare.
Nessuna.
Circondò la sua vita con le braccia imprigionandolo, affondando ancora una volta la bocca contro la sua, tormentando e violentando quelle labbra presto rosse, spingendo la lingua contro di lui ed ingaggiando una lotta con il muscolo del Level D. Il cuore di entrambi batteva più forte, violenti e furiosi, una scarica elettrica sottopelle – soprattutto quando Kaname, neanche tanto accidentalmente, fece scontrare i loro bacini. Mugulii e gemiti, voluti o meno non importava.
C'era passione, lussuria, desiderio – c'era tutto ciò che l'animo umano nascondeva, l'istinto e l'irrazionalità, la fame di un vampiro, la ferocia di quegli esseri sovrannaturali che molti definivano solo animali, solo bestie.
Non seppe quando iniziò a ricambiare, Zero, ma si ritrovò a cercare la bocca del purosangue, a desiderare quelle carezze e a tremare ad ogni sfioramento, afferrando il labbro inferiore di Kaname tra i denti e mordendolo piano con le zanne acuminate, facendo sgorgare il sangue simile all'ambrosia divina, al nettare che veniva servito sul monte Olimpo. Ma non erano Ebe o Ganimede a versalo e non era Zeus a nutrirsene; quel sangue era... era...
Con un gemito violento, agognando di avere qualcosa di più, si spinse contro l'altro ragazzo conficcando le unghie nella sua spalla, mordendo e lacerando la pelle, bramando sangue e carne.
Sangue e carne.
L'essenza stessa dei vampiri, la loro natura più profonda e oscura – erano fatti di carne e sangue, ma non erano umani.
“Kuran...”
Fu un sussurro basso, leggero, ricco di piacere e tortura, qualcosa che fece fremere Kaname di desiderio.
“Sei mio, Kiryuu. Ecco perchè. Sei mio...”
Si scostò da lui solo per guardarlo, per affondare gli occhi di rubino in quelli di un viola lucido e bagnato di Zero, alzando le mani per circondargli il viso e abbassarlo verso il suo, soffiandogli quelle parole direttamente all'orecchio – con voce bassa, roca, simile a quella di un serpente sibillino ed incantatore. La punta dei canini sfiorò la pelle dell'Hunter, senza morderla ma accarezzandola.
Tremò, Zero. Tremò per paura, tremò per desiderio, tremò per quel qualcosa che sentiva nel petto ma non riusciva ad identificare.
Tremò per quelle parole...
“Sei mio, Zero.”

((Verso il paradiso con piacere tormentato dalla paura ))


Author's Notes: Et voilà! Come sempre ci ho messo...boh, non voglio neanche sapere quanto, ad aggiornare; ma ahimè l'esame si avvicina e la scuola è sempre più pressante – prima o poi avrò una crisi isterica. Spero comunque vi sia piaciuto, sto cercando di 'eliminare' il blocco che ormai mi attanaglia da un bel po'>_>
Ma sono tanto contenta di essere finalmente riuscita ad inserire Kyrie *_* Per cui provo un amore spassionato, se non si era capito. Al solito, citazioni e spiegazioni finali:
The End of this Chapter - Sonata Arctica
Groove Coverage – Poison
Wishmaster – Nightwish
La frase 'sono di carne e sangue, ma non sono umano' è di Intervista col Vampiro di Anne Rice.
Ganimede ed Ebe erano i coppieri degli dèi, il primo rapito da Zeus per la sua bellezza, la seconda la divinità della giovinezza, in futuro sposa di Ercole. Un ringraziamento ad Avly e a chi ha commentato*_*
See ya!
Jemei

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Capitolo 7
*** Ira Brevis Furor ***


Non credo dovresti andare.”
Si voltò verso Aster mentre sfilava il vestito per guardare nell'armadio, sospirando poco dopo.
“Posso farci poco. Se non andassi sarebbe un'aperta sfida e non voglio danneggiare la situazione più di quanto già lo sia”, ribattè la donna, afferrando una gonna nera e corta ed indossandola, cercando qualcosa con cui abbinarla. No, non stava cercando di essere elegante per
lui. Assolutamente. Era solo... buona educazione. Solo quella.
“Non si è fatto vedere per anni, non può aspettare?” ribattè il fratello, decisamente nervoso, sciogliendo la cravatta con gesti secchi e poco controllati. Lamia si fermo, una canottiera in mano, girandosi per guardarlo; si avvicinò lentamente, finendo di togliergli la camicia, slacciando i bottoncini scuri. Lo strattonò appena verso di sé, sollevando gli occhi viola e sorridendo per rassicurarlo, avvicinandosi per un bacio breve.
“Stai tranquillo. Andrà tutto bene. Ti ricordi chi siamo, mh?” sussurrò, aspettando una sua conferma, un mormorio, per allontanarsi. Le labbra si piegarono verso l'alto in un sorriso sincero e sfumato di dolcezza che solo a lui concedeva – escludendo il resto del mondo, lasciandosi andare, prigioniera di quel rapporto che li legava per l'eternità.
“Ed ora dimmi: quale delle due?”
Aster osservò attentamente le due magliette, prima di indicare quella a sinistra – copriva di più.
E più copriva, meglio era.

(( I feel you drawing near
And I will show no fear
no pleasure be denied me
A hunger grows inside me
))

Le labbra affondarono in quelle del vampiro, voraci, prede di una fame insana e violenta che non poteva essere fermata; una mano di Kaname scivolò alla base della schiena di Zero, spingendolo contro di sé, scontrando il bacino con il suo, sfregando le loro erezioni, difficili da nascondere. L'Hunter mugulò nel bacio, rabbrividendo, senza sapere perchè lo stesse facendo, senza sapere nulla di ciò che accadeva attorno – sapeva solo che era... Dio, era così piacevole, così...
Ne voleva ancora. Ne voleva sempre di più.
Per ogni bacio, ne desiderava un altro. Per ogni carezza, ne chiedeva una successiva. Il suo corpo fremeva incontrollato, percorso da una scarica elettrica, le dita serrate sulle spalle del purosangue, una mano alzata per affondare tra i capelli scuri di quest'ultimo, il viso premuto contro il suo – bocca contro bocca, lingua contro lingua, zanne denti sangue ed un piacere che fa vibrare l'anima, sbriciolandola.
“Zero...”
Un sussurro basso, leggero, la voce roca e ferale, quella di un animale che non vede l'ora di divorare la propria preda, di assaggiarla, di...
Peccato che il tutto si infranse quando le mani del purosangue scesero ancora più in basso, serrandosi sul fondoschiena dell'Hunter, strattonandolo per averlo maggiormente vicino, l'eccitazione pulsante a contatto con la carne del ragazzo dai capelli chiari.
“Cosa.. Kuran!” esclamò, ritraendosi all'improvviso, sfuggendo alla bloodlust che comunque non si era arresa e continuava a tentarlo – a tentarlo di toccare il purosangue, di annegare in lui e nella sua voce, nelle sue carezze, nel suo abbraccio.
Kaname sibilò qualcosa sottovoce infastidito dall'interruzione e per un attimo provò l'istinto di costringere l'altro a tornargli vicino, ma si trattenne e si limitò a fissarlo apparentemente tranquillo; il freddo, stoico ed elegante Kaname Kuran.
“Perchè ti sei allontanato?” domandò imperturbabile, come se non fosse accaduto nulla, come se davvero non capisse il motivo di quel gesto. Stavano così bene prima, a Zero certo non sembrava dispiacere ciò che stavano facendo.
Il Level D arrossì all'improvviso diventando simile ad un semaforo acceso, completamente in imbarazzo a quella domanda. No, davvero. Che razza di domanda era ?
“Perchè stavi... stavamo...”, balbettò qualcosa di incoerente, senza riuscire a spiegarlo. Stavamo facendo cosa, Kiryuu ?
“Ti stavo baciando e tu stavi baciando me, Zero. E ti piaceva.”
Il fruscio morbido della voce di Kaname lo fece rabbrividire, l'erezione nei suoi pantaloni divenne più forte e dolorosa, incatenata. Era come una carezza, come un bacio, come il sussurro di un amante all'orecchio. E tutto solo con la voce, maledetto purosangue. Lo odiava per quello che gli faceva, per le sensazioni che gli causava, per i sentimenti che gli scatenava dentro.
Ma era colpa della bloodlust, solo di quella. Solo della bloodlust.

Credici, Zero. Dillo ancora.
“Era solo per la bloodlust! Non per altro!”, ringhiò l'Hunter, riuscendo finalmente ad alzarsi da Kaname scostandosi da lui, solo perchè l'altro glielo aveva permesso. In caso contrario, avrebbe potuto tenerlo intrappolato tra le sue braccia ancora per molto, molto tempo.
Gli occhi rossastri, di quel particolare colore caldo ed invitante, lo scrutarono a fondo, sondando la sua anima, divorandola; vedevano ogni cosa, ogni pensiero, ogni desiderio. Non disse nulla, Kaname Kuran. Rimase in silenzio, sospirando ed annuendo.
“Come vuoi, Kiryuu. Torna in camera tua, allora”, concesse con un leggero sorriso sulle labbra, un gesto che rese, incredibilmente, ancora meno umano quel viso troppo perfetto e troppo bello – così bello che pareva dipinto da una mano non umana.
Zero esitò, nonostante tutto. Lo guardò senza aprire bocca, senza protestare, semplicemente perchè non sapeva cosa dire; annuì e basta, distogliendo rapidamente lo sguardo color lavanda e voltandosi per uscire da quella stanza e chiuderla alle sue spalle.
Sperando che, in questo modo, anche i suoi sentimenti e le sue emozioni venissero chiusi da qualche parte.

(( You oughta know, tonight is the night to let it go,
Put on a show, I wanna see how you lose control
))

Aveva sperato che non venisse, che le avesse mentito o avesse pensato di farle uno scherzo; tuttavia, quando avanzò nel giardino della scuola, buio se non per qualche luce artificiale, seppe che non era uno scherzo, perchè lui era già lì.
Provò l'impulso di scappare, di voltarsi e tornare indietro e rifugiarsi tra le braccia del fratello, dimenticando tutto e tutti, soprattutto quell'uomo. Resistette però, respirando profondamente e raggiungendolo, allontanando qualsiasi tipo di emozione. Quando lui si voltò, il viso della donna era perfetto ed imperturbabile, una maschera fredda e di vetro; anche guardando negli occhi viola come la Sfortuna era impossibile vedere qualcosa.
Gli occhi blu del purosangue, invece, erano pieni di vita, di una malizia che nel corso dei secoli non era mai scomparsa ma anzi sembrava essersi accentuata. Sorrise vedendola, avvicinandosi e studiandola fin nel minimo dettaglio.
Guardò i capelli lunghi e scuri, lasciati sciolti fino ai fianchi snelli, gli occhi di quella sfumatura particolare e la pelle candida, il volto dai tratti piacevolmente mediterranei, esotici per qualcuno come lui; lo sguardo scivolò oltre, sulle labbra piene e morbide, invitanti, soffermandosi sul collo sottile e fragile, facile da spezzare, fino all'incavo del seno. Si soffermò lì e poco oltre, ricordando quella carne sotto le sue dita, sotto la sua bocca, rammentando i canini penetrare con forza e violenza.
Lamia rimase in silenzio, le braccia abbandonate lungo i fianchi, un animale di razza che si fa esaminare in attesa di essere venduto o abbattuto. Peccato che lui avesse già preso la sua decisione molto tempo prima.
“Sono felice che tu sia venuta.”
Lo disse all'improvviso spezzando il silenzio della notte, confondendo la voce con i suoni della natura circostante; fu un mormorio che le accarezzò la schiena, causandole una sensazione puramente fisica, come una vestaglia di seta che lentamente cade a terra liberando il corpo. Chiuse gli occhi respirando piano, cercando di ignorare quelle sensazioni.
“Non posso fare diversamente quando è il mio Master ad ordinarmelo”, ribattè con tono fermo e chiaro, sorridendo persino. Il sorriso si spinse quando Kyrie si avvicinò accarezzandole il viso, affondando le dita nella chioma d'ebano. Chinò il volto verso il suo, respirando aria fredda su questo.
“Non mi piacciono i capelli così scuri. Non ti stanno bene.”
Si trattenne dal rispondere, perchè la sua mente era impegnata a cercare di controllare il proprio corpo, che per istinto voleva gettarsi tra le sue braccia e riposare lì fino all'Apocalisse, per tutta l'eternità. Maledetta bloodbound.
“Mi spiace, ma posso farci poco. Non mi andava di tingerli e in questo modo nessuno ha capito nulla, per ora”, rispose piano, ignorando il profumo del purosangue, così vicino ed invitante...
Ricordava ancora il sapore del suo sangue, la sensazione di quel liquido scuro che scorreva sulla lingua e in gola, denso e morbido come velluto. Avrebbe dato qualsiasi cosa per assaggiarlo di nuovo. Per assaggiare
lui e basta.
Dovette trattenere un gemito quando Kyrie si chinò sul suo collo sfiorandolo con le labbra, con il respiro bollente, giocando con la sua pelle trascurata per troppi attni; le dita del vampiro caddero in basso, sulle sue braccia ed infine sui suoi polsi afferrandoli, ma non per intrappolarla. Li sollevò piuttosto, guardandoli, osservando le linee nere che ora, non più nascoste dai bracciali o dalla stoffa, infestavano la carne bianca. Li baciò piano, quasi con il timore di farle male.
“Fanno male?” domandò in un soffio caldo ed invitante, tipicamente suo – dopo tanti anni, ancora tremava quando lui parlava, quando anche solo respirava. Si costrinse ad allontanarsi, liberandosi dalla sua presa e recuperando il controllo di sé stessa e dei propri sentimenti.
“Tu cosa credi? Mi impediscono di essere ciò che sono. Mi impediscono di ottenere ciò che voglio”, ringhiò frustrata, irata, un lampo rossastro negli occhi d'ametista; il mostro insito dentro di lei, l'odio, il rancora, la vendetta, tutto lottava per emergere, per placare quella brama di sangue e carne. Era come un animale intrappolato che ululava e si sporgeva per mordere chi aveva davanti, in attesa di strappargli la pelle di dosso e divorarla.
L'altro sospirò, senza dire nulla, forse ignorandola. Non era lì per quello, in fondo.
“Hai deciso di schierarti con Kaname, sebbene io sia contrario?” chiese, raffreddando il tono di voce, riducendolo ad una sottile lastra di ghiaccio – Lamia rabbrividì, ma cercò di non mostrarlo. Al contrario rise, spostandosi di qualche passo per sgranchirsi le gambe.
“Ti sei schierato con quelli solo per farmi un dispetto, Kyrie, lo sai anche tu. Così come sai che è giusta la mia scelta. Ho deciso di dare il mio appoggio a Kaname perchè è tempo che la monarchia torni, in un modo o nell'altro. E' il suo destino essere Re e lo sai, e soprattutto...”, gli occhi viola si tinsero di un colore più chiaro, come era avvenuto tempo prima durante la festa, le pupille si restrinsero, divenendo verticali; si avvicinò al suo master, scariche elettriche tra le dita, un potere che portava le nubi ad addensarsi sopra di loro. Si avvicinò così tanto che i loro respiri si intrecciarono, gelidi e brucianti, incatenati.
“...devono pagarla. Li ammazzerò tutti, Kyrie. Come ammazzerò gli Hunters. Non ne resterà uno vivo.”
Era agghiacciante il sorriso sulle sue labbra, innocente nella sua follia, nella sua crudeltà – il sorriso di chi ha perso tutto, persino la sanità mentale, di chi si controlla a stento per evitare di uccidere chi gli è vicino. Gli accarezzò il viso senza smettere di sorridere, creando graffi sottili con le unghie affilate.
Per un attimo, il purosangue, antico di millenni, si chiese dov'era finita la ragazzina che aveva allevato, che aveva cresciuto con tanta cura; poi se lo ricordò e l'allontanò da sé, cancellando quel sorriso irritante e terrificante.
“Distruggerai te stessa. Ma è una scelta tua, ormai non mi riguarda. Non mi riguarda più, dopo ciò che hai fatto. Saremo nemici, se così desideri...”
Lamia annuì, indietreggiando, voltandosi per tornarsene in camera da suo fratello, decisa a dimenticare quella sera, quell'incontro, quegli occhi. Decisa a dimenticare... lui, che in quel momento, come tanti secoli prima, le faceva tremare il cuore.
“Toglimi una curiosità, mia adorata. Come speri di proteggere questi ragazzini... se non sei riuscita a difendere neanche la tua stirpe ?”


Fu un attimo. Un istante misero, una frazione di secondo – il fulmine esplose nel cielo subito dopo quelle parole pronunciate con sarcasmo ed ironia, pregne di veleno, il ruggito della vampira si confuse con il tuono.
Presto, le sue dita furono serrate attorno alla gola del purosangue, le unghie non più tali ma artigli, i canini snudati e le pupille dilatate. Una bestia, non una donna.
“Taci... Taci, tu, codardo traditore !”
Non si curò nemmeno del sangue che veniva versato mentre affondava quelle lame affilate nella sua pelle, non pensò neanche agli altri, a chi avrebbe potuto sentire il profumo prezioso di Kyrie, che ora rideva divertito, lasciandola sfogare, afferrandole i capelli scuri per affondare le labbra nelle sue in un bacio veemente e passionale, possessivo, ignorando le proteste della donna.
“Sei come una bambina tra le mie mani, Lamia... se ti vuoi fare chiamare così...”
“Ti ammazzo, Kyrie. Giuro che ti ammazzo, tu come tutti gli altri, come tutti loro, sei come
LORO!”
Furono quel grido pieno di disprezzo e l'energia potente che era appena stata vomitata sulla scuola ad attirare non solo Aster, ma anche Kaname e Zero e, sfortunatamente, molti altri. Le scariche elettriche tra le dita della ragazza si gettarono sul terreno, pronte a divorare la loro preda, gli occhi completamente rossi, privi di qualsiasi controllo.
E l'avrebbe ucciso, ci sarebbe riuscita davvero, almeno ferirlo...
...se solo qualcuno non l'avesse fermata.
La morsa ferrea delle braccia di Kaname la tenne ferma, impedendole di muoversi ancora, lottando per frenare i suoi tentativi di fuga, il suo rancore, la sua sete d'omicidio.
Sotto la pioggia, iniziata a cadere pochi istanti prima, Kyrie, il purosangue dagli occhi blu, rideva. Rideva come un bambino crudele ed egoista, come chi vuole solo causare dolore. E ancora una volta, c'era riuscito.
“Tienila sotto controllo, Kaname... graffia, sai”, ironizzò, con un ultimo sorriso, prima di scomparire, inghiottito dalle ombre. Gli occhi color vino del principe lo seguirono, le dita ancora serrate sulle braccia di Lamia.
“Calmati. E' andato via, calmati. Vuoi scatenare un putiferio?” sibilò al suo orecchio, tentando di placarla, sperando che Takuma riuscisse ad evitare di far uscire gli altri membri della Night Class. La pioggia li bagnava entrambi, incollando i loro vestiti al corpo, infradiciandoli dalla testa ai piedi.
“Lo ammazzo... lo ammazzo, li ammazzo tutti, lo ammazzo!!”
Gridava, ma non attaccava, Lamia; e lentamente i suoi tentativi di ribellione divennero più deboli, fino a quando, forse stanca, si arrese al ragazzo dietro di sé. Ansimava, ansimava per la rabbia, per l'odio, per il dolore – i polsi, le linee scure su di essi, bruciavano come marchi a fuoco.
“Ssssh...”
La voce di Kaname era un balsamo per la mente, per i sensi, era pura seta, la carezza calda di una madre, il sussurro dolce di un amante pronto a consolarlare. Chiuse gli occhi appoggiandosi a lui, recuperando il respiro, prima che questo si spezzasse in un singhiozzo.
Chi ha detto che la pioggia aiuta a non mostrare le lacrime è davvero un idiota.

(( E so il male che sto per fare ma il furore in me è più forte della ragione ))


Quando rientrarono bagnati come pulcini c'era la metà della Night Class ad attenderli, tutti preparati per andare a dormire dato che stava per sorgere l'alba. Kaname ignorò gli sguardi scandalizzati dei suoi compagni quando lo videro gocciolante, piuttosto lasciò andare Lamia che venne immediatamente afferrata dal fratello e stretta al petto.
Gli occhi bicromi di Aster lo cercarono, chiedendo spiegazioni al principe dei vampiri che, per tutta risposta, scosse il capo; la gemella tremava tra le sue braccia ma non per il freddo o per l'acqua, bensì per la rabbia trattenuta.
“Va tutto bene, ci sono io ora...”, mormorò piano contro di lei, sfiorandole la schiena per placarla, nascondendola dagli altri, persino proteggendola.
Una volta non ne avrebbe avuto bisogno. Una volta non avrebbe dovuto farlo.
Una volta, una volta... era tutto così diverso.
“Kaname – sama... “, mormorò Ruka attirando la sua attenzione, porgendogli un panno per asciugarsi; il ragazzo lo afferrò con un sorriso di ringraziamento, passandolo sui capelli scuri e morbidi, voltandosi solo quando sentì lo sguardo intenso di qualcuno su di sé.
Gli occhi viola ci Zero lo fissavano da un bel po', senza una vera emozione o forse... o forse era preoccupazione, quella ? Sorrise maliziosamente e lo vide arrossire, distogliendo il viso per concentrarsi su altro. Kaname si trattenne dal ridere, così come si trattenne dall'avvicinarsi a lui; almeno all'esterno dovevano mantenere le apparenze in fondo, no?

“Kaname.”
Non fu l'unico a voltarsi questa volta, ma l'intera Night Class, Zero compreso, che sussultò appena vedendo gli occhi scarlatti, rossi come sangue, di Lamia. Per un attimo, per un misero istante... aveva visto Shizuka, in quello sguardo assolutamente privo di umanità e pietà.
“Il Consiglio. Voglio distruggerlo”, sussurrò con un sibilo affilato, tagliente come una lama, con una voce che fece rabbrividire tutti – non perchè era fredda, ma perchè era del tutto priva di calore, di compassione, di qualsiasi aggettivo positivo. Kaname annuì, mentre Aster le accarezzava i capelli umidi e scuri, allontanandoglieli dal viso.
“Torniamo in camera...”, mormorò vicino alla gemella, muovendo qualche passo verso le scale. Fu fermato dal suono della sicura di una pistola che veniva tolta. Lentamente, si voltò, trovando poco distante Yagari, arrivato da poco assieme al direttore Cross e alla piccola principessa purosangue, corsa tra le braccia del fratello.
“Si può sapere che succede, qui ? Perchè non siete a fare la nanna da bravi pipistrelli?” domandò l'Hunter, ignorando lo sguardo di rimprovero del collega; i cosiddetti 'pipistrelli' sibilarono qualche insulto, tornando verso le loro camere per evitare di scatenare un litigio. Passando al fianco dei gemelli, Takuma sorrise verso Lamia, sfiorandole un braccio con le dita calde, quasi per darle appoggio; lo osservò perplessa, prima di sorridere, ricambiando.
“Non sta accadendo assolutamente nulla, Touga”, replicò Kaname calmo come sempre, simile ad una statua di marmo, gettando lontano il panno e sedendosi su una poltrona, portando Yuuki sulle proprie gambe, scatenando nella ragazzina un rossore immediato.
“Fratello...”
“Ssssh... dopo, Yuuki”, sorrise lui, lasciandole un bacio sulla fronte – ma mentre baciava lei, i suoi occhi guardavano Zero.
Zero, che in quel momento fremeva di rabbia e gelosia
( gelosia verso chi ? ), sempre più deciso ad uccidere, un giorno o l'altro, quel dannato vampiro. Gli avrebbe strappato le labbra, così non avrebbe più parlato.
Così non l'avrebbe più... baciato.
Così non l'avrebbe più tormentato.
Quando Kaname passò le dita sottili e affusolate sulla schiena di Yuuki, rabbrividì, ma non per paura o altro. Perchè, fisicamente, aveva sentito quelle stesse dita toccare la
sua schiena.
Sussultò senza capire cosa stesse succedendo perchè un istante dopo quella sensazione si spostò prima più in alto e poi drasticamente più in basso; sul suo fondoschiena, per essere precisi. Il viso avvampò, rosso come un pomodoro, gli occhi scattarono verso quel bastardo purosangue che diamine, che diavolo stava... stava...
Fu costretto ad appoggiarsi alla parete dietro di sé quando le attenzioni si spostarono sempre in basso, ma sulla parte anteriore del corpo. Più precisamente sul suo ventre.
Cercò di controllare il respiro, sperando che nessuno lo vedesse, cercando con gli occhi quel fottutissimo nobile egocentrico e perverso – ma gliel'avrebbe fatta pagare, oh sì. Assolutamente. Kaname, in compenso, appariva calmissimo e rilassato, non certo come uno che stava utilizzando i propri poteri mentali per molestare un povero hunter causandogli un'erezione pressochè istantanea.
Come faceva a rimanere concentrato con quelle carezze puramente telecinetiche che lo toccavano
?
No, davvero, era impossibile. Si morse il dorso di una mano per trattenere un gemito, distogliendo lo sguardo quando Kaname lo fissò, passando la punta della lingua sulle labbra.
Fottuto bastardo. Ma l'avrebbe pagata, oh sì.

Per fortuna, però, nessuno si era accorto del loro siparietto a luci rosse, forse perchè erano più concentrati su quanto stava accadento.
“Nulla, nulla... e quel casino che abbiamo sentito prima?” domandò l'Hunter, guardando in modo fisso prima il purosangue e poi i due gemelli ancora vicini in procinto di salire le scale. Un braccio di Aster era abbandonato mollemente attorno alla vita della sorella che, con i capelli umidi, poggiava il capo sulla sua spalla.
“Sono stata io. Ho litigato con uno dei nobili del ballo e c'è stato uno scontro. Nulla di più”, spiegò a bassa voce, senza risultare affatto pentita. Non aveva ancora sbollito la rabbia, assolutamente. Tutto il contrario.
I due uomini la guardarono, indecisi, prima che Kaien Cross sospirasse, facendosi avanti.
“Gli scontri sono proibiti all'interno della scuola, ve l'avevo det-”
“Volevo ammazzarlo.”

Si bloccarono entrambi, guardando non Lamia, ma Aster, che ora li puntava con gli occhi bicromi, ancora più inquietanti di quelli viola della sorella. Anche lei si voltò, pur senza aprire bocca, lasciandolo parlare.
“Se non ve ne siete accorti, questa notte è iniziata una guerra. I vampiri si sono divisi in due fazioni. Vi avevamo detto che eravamo venuti per aiutare Kaname e così faremo.”
Sorrise, dopo un istante, un sorriso affilato e poco rassicurante, tagliente su quel bel viso.
“Credo sia ora di cambiare le regole, Preside Cross. I giochi sono cambiati.”

Sapevano tutti che era così.
Il popolo dei Vampiri non era più unito e le fazioni erano già schierate; era tempo di tornare agli antichi fasti.
Lentamente, Aster liberò la sorella dall'abbraccio, solo per avvicinarsi a Kaname, seguito dalla ragazza; il purosangue fece scendere la sorella dalle proprie gambe, mantenendo gli occhi rossastri fermi sui due gemelli che si fermarono dinnanzi a lui. Il moro avanzò ancora, portandosi al suo fianco, una mano sulla spalla del principe, mentre la donna scivolò a terra con un movimento fluido come l'acqua, simile a quello di un felino, inginocchiandosi e poggiando la guancia contro la gamba di Kaname. Non per sottomissione, ma per testimoniare il proprio appoggio.

Era un quadro perfetto di bellezza, seduzione e potere.
Perchè era questo che rappresentavano e Yuuki, che pur faceva parte di quel mondo, allo stesso tempo ne era ancora estranea; anche Zero, che per fortuna aveva smetto di essere tormentato e ora li fissava, intrappolato da quell'alone lussuria e violenza che si agitava attorno ai tre. Per la mente passò un'immagine, qualcosa di simile a ciò che stava accadendo ora.
Le dita di Kaname si alzarono di nuovo ma questa volta per accarezzare i capelli di Lamia con gentilezza, quasi con dolcezza.
“La guerra è iniziata, Kaien. E' tempo che io torni a prendere ciò che mi spetta. E per questo ho bisogno di aiuto”, ammise il purosangue con la voce morbida e suadente, profonda, come quella di un animale racchiuso nel corpo di una favola.
Spostò gli occhi su Zero, cercandolo, bramandolo, richiamando la sua attenzione; anche Touga fece lo stesso, preoccupato per il proprio pupillo.
“... che vuoi da me, vampiro?” ringhiò il prefetto, mantenendosi lontano e cercando soprattutto di nascondere ciò che si agitava dentro di lui e in particolare nel basso ventre. Kaname sorride, frenando le carezze sui capelli della mora, che teneva gli occhi chiusi.
“Non devi aiutare me. Ma loro. Liberali, Zero.”
Non era un ordine, quanto più una richiesta. Una richiesta che nessuno, a parte i due Hunter più anziani, capì. Il ragazzo dai capelli chiari li guardò perplessi, chiedendo spiegazioni, ma fu la voce di Lamia ad interromperli.

“E se Io vi mostrassi le paludi Stigie e le rive
ruggenti di
fiamme, se le Erinni potessero apparire
alla nostra presenza, e
Cerbero che scuote il collo
decorato di
Serpi, e i Giganti legati sul dorso?
Quale timore, o vili, di guardare le
Ombre ? “

Sembrava un canto, o qualcosa di simile – qualcosa di antico, di profondo, di ormai dimenticato. La voce suonava in contemporanea a quella del gemello, che teneva gli occhi chiusi. Ma la sorella li aveva aperti e ora quegli occhi improvvisamente privi d'iride lo fissavano, mostrandogli i recessi più profonti della mente umana, mostrandogli le ombre – le sue ombre.

(( The secret side of me, I never let you see
I keep it caged but I can't control it
So stay away from me, the beast is ugly
I feel the rage and I just can't hold it
))


Spiegazioni!
Essì, l'angolo delle spiegazioni serve, almeno per dare un'autosoddisfazione a me stessa.
Intanto chiedo scusa a tutti per il ritardo osceno. Nel giro di un mese avevo sia l'esame di stato ( passato fieramente u_u ) che quello della patente ( passato pure quello *_* sono un pericolo pubblico ora! ) e di conseguenza non riuscivo davvero a scrivere. Confesso di non essere particolarmente soddisfatta neanche di questo capitolo, fatta eccezione per l'ultima parte e per le scene tra Kaname e Zero, ma spero di riuscire ad entrare presto nel vivo della storia e di renderla più interessante.

Canzoni:

Incubus – Incubus Sukkubus
Jay Sean – Down
Skillet – Monster

La citazione nel mezzo è della Medea di Euripide.
L'ultima citazione, invece, fa parte della
Pharsalia o Bellum Civile di Lucano ed è pronunciata da Erichto, la strega.
Breve spiegazione per chi fosse interessato, se no saltate direttamente u_u

le paludi Stigie si riferiscono al fiume Stige, fiume dei Morti;
le Erinni erano le tre divinità che impersonificavano la Vendetta , il rimorso per i crimini più violenti, come il tradimento contro i parenti. Erano Aletto, Tisifone e Megera. La loro versione 'positiva' sono le Eumenidi.
Cerbelo è il cane a tre teste custode dell'Ade.

Detto questo, spero di aggiornare a breve e, come sempre, mi fa molto piacere se recensite, anche per criticare*_*

Ringazio
Lady Hime e spero di averla almeno in parte accontentata con le luci rosse u_u
E ringrazio
Avly, lasciati dire che ci capiamo benissimo: non sopporto Yuuki perchè come personaggio proprio non mi piace, non so se si nota<.< E adoro Kaname e Zero, motivo per cui ho deciso di scrivere questa fic. Spero che continuerai a seguire*_*

Jemei

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