Frantumi di SummerRestlessness (/viewuser.php?uid=94316)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Goodbye ***
Capitolo 2: *** 2. Eyes ***
Capitolo 3: *** 3. Bars ***
Capitolo 1 *** 1. Goodbye ***
Questa storia si
è classificata al PRIMO POSTO nel contest "Spicchi
di sole - Concorso per racconti brevi (Jacob Bella)"
indetto da Kukiness
e Saorio
sul forum di EFP.
Titolo della raccolta:
Frantumi
Titoli delle Shots: Goodbye, Eyes, Bars
Raiting: Verde
Genere: Romantico
Personaggi: Bella, Jacob, Edward
Avvertimenti: What if?, Raccolta di OneShots, OOC
Sentimento e canzone scelti:
1. Goodbye
James Blunt, Goodbye My Lover
Malinconia e rimpianto
2. Eyes
Keane, Your Eyes Open
Egoismo
3. Bars
Dire Straits, Romeo & Juliet
Gelosia
1. GOODBYE
(James
Blunt, Goodbye My Lover)
Did I disappoint you or let you
down?
Should I be feeling
guilty or let the judges frown?
[…]
Yes I saw you were
blinded and I knew I had won
So I took what's mine by
eternal right
Took your soul out into
the night
[…]
I've kissed your lips
and held your hand
Shared your dreams and
shared your bed
I know you well, I know
your smell
So che forse
questo non è il modo migliore per farlo.
Presentarmi
dal nulla davanti a casa sua dopo mesi che non ci vedevamo, dopo che
l’ho lasciata per proteggerla da qualcosa che è
più grande anche di me, dopo che le ho mentito unicamente
pensando di fare il suo bene. Sono davanti alla porta di casa di Bella
e aspetto che lei esca da un momento all’altro,
perché l’ho sentita trafficare dietro la porta ed
ho riconosciuto ogni suo piccolo rumore: i passi leggeri giù
per le scale, lo strofinio sulla sua pelle della felpa che sta mettendo
per ripararsi da uno dei freschi pomeriggi di Forks, lei che cerca le
chiavi nella borsa e ci mette un po’ troppo a trovarle,
sbuffando.
È
sempre lei, Bella. La mia Bella. Bella che ancora non lo sa, ma tra
poco sarò di nuovo suo. Non appena aprirà questa
porta.
Sospiro piano,
per non farmi sentire da lei ed è proprio allora che lo
percepisco: un odore caldo e pungente che mi penetra nelle narici e mi
costringe a fare una smorfia di disgusto, quasi a digrignare i denti di
riflesso.
Puzza di cane.
Non ho bisogno
di voltarmi per sapere che si tratta di Jacob, l’amico lupo
della mia Bella.
Non voglio
voltarmi e dargli così la soddisfazione di pensare che mi
interessi qualcosa di lui. Non ho intenzione di parlargli o di
permettergli di rovinare questo momento.
Un giorno, se
mai dovesse passarmi un po’ questa voglia che ho sempre di
ucciderlo, potrei addirittura ringraziarlo per quello che ha fatto per
Bella. Perché, in effetti, l’ha
salvata… e non parlo solo di questa volta, né
solo di scogli e mari in burrasca.
Il solo
pensiero mi fa digrignare ancora di più i denti, tanto che
non so più se riuscirò a trattenermi.
Maledetto
licantropo.
Deve esserla
venuta a prendere; in parte nascosti dal suo odore fastidioso, sento
anche quelli meno irritanti di benzina, pelle, gomma calda e metallo.
Deve essere venuto con quel patetico rottame che si è
costruito da solo. Già, conosco anche questo simpatico
dettaglio; d’altra parte ho dovuto sorvegliare Bella almeno
un po’ attraverso Alice, quando ero via.
Quasi mi fa
pena, il lupo.
Sa che lei
è mia e che lo sarà sempre, eppure le
è stato vicino in tutto questo tempo, sperando che lei
potesse mai ritenerlo qualcosa di più di un amico.
Comportandosi
non solo da amico, ma da vero e proprio… cane. Poverino.
Io ho le mie
colpe, è vero, ma lei mi perdonerà.
Perché è così che deve essere. Giusto?
Improvvisamente,
anche se questa non è proprio la parola giusta da usare,
visto che grazie ai miei sensi di vampiro i secondi mi sembrano secoli,
la porta si apre e lei compare davanti a me.
È
bella, anche se è persino più pallida del solito,
anche se sembra più stanca e stropicciata del solito.
Resisto alla fortissima tentazione di passare delicatamente un dito su
quegli aloni scuri sotto i suoi occhi, per cercare di mandarli via; mi
concentro invece su quello che dovrò dire tra poco.
Lei mi guarda,
attonita ma composta ed io sono quasi più stupito di lei nel
constatare il suo autocontrollo. Mi aspettavo che urlasse, che
piangesse forse, magari che inciampasse per la sorpresa nei suoi stessi
piedi, che cercasse di picchiarmi, che mi abbracciasse…
Mi aspettavo
di vederla cadere in frantumi tra le mie braccia.
Invece, niente
di tutto ciò. La guardo ed il mio cervello si svuota, come
non mi era mai successo. Lei, in un modo o nell’altro,
è l’unico essere umano e non, vivente e non, che
sappia sorprendermi, sempre.
Non appena
però il mio cervello smette di contemplarla, i pensieri si
fanno spazio nella mia testa vuota come un fiume in piena ed allora so
che devo farli in qualche modo uscire, finalmente, per non essere
sommerso.
- Ciao, Bella.
Sono tornato.
Faccio una
breve pausa, durante la quale lei lancia un’occhiata alle mie
spalle, forse preoccupata.
Inspiro
inutilmente e continuo:
- Ti capisco,
non te l’aspettavi e non sai cosa dire. Ma lascia che ti
spieghi. Tutto quello che è successo, il fatto che me ne sia
andato, dicendo di non amarti più… l’ho
fatto solo per il tuo bene. Per proteggerti da me, dalla mia natura, da
quello che sono e dal male che potrei farti. Mi dispiace che tu ci sia
stata male, non sai quanto… Ma, credimi, sono stato
malissimo anch’io. La verità è che non
ho mai smesso di amarti, ti ho mentito solo per far sì che
riuscissi ad allontanarti da me e a dimenticarti di me. Poi
però Alice mi ha detto che ti eri buttata da uno scoglio e
nonostante avesse aspettato di avere la certezza che stavi bene prima
di dirmelo, mi sono sentito morire, un’altra volta.
Se ora sono
qui è perché mi sono reso conto che non posso
vivere senza di te. Non posso farlo e non voglio farlo. Non posso
nemmeno sopportare il pensiero che tu non faccia più parte
del mio mondo. Se sarai disposta a perdonarmi, voglio stare con te per
il resto… per tutto il tempo che vorrai. Non ti
lascerò più, Bella. Mai più.
Io… ti amo.
Mentre le
rovescio addosso la verità, fisso il terreno sotto i miei
piedi, vorrei sparire, vorrei non essere lì fisicamente
davanti a lei; vorrei essere vento, per sussurrarle queste parole di
scuse infinite all’orecchio. Vorrei chiederle perdono come si
conviene per il male che le ho causato. Vorrei quasi mettermi in
ginocchio, se solo riuscissi a muovermi. In ogni caso, so di non essere
ancora degno di guardarla. Non mi ha ancora perdonato e non so ancora
se lo farà.
Ma so anche
che lei è mia e che è così che deve
andare, è giusto così.
Siamo legati
per l’eternità e questo anche lei deve pur
saperlo. O, almeno, sentirlo.
It may be over but it won't stop
there,
I am here for you if
you'd only care.
[…]
And as you move on,
remember me,
Remember us and all we
used to be
I've seen you cry, I've
seen you smile
I've watched you
sleeping for a while
[…]
And I love you, I swear
that's true
I cannot live without
you.
Eppure, quando
rialzo gli occhi sui suoi, nel suo sguardo si accende una luce.
Quasi
indietreggio, per la sorpresa, come colpito da un pugno.
Non
l’ho mai vista così e questo mi fa paura. Non ho
mai visto i suoi occhi così limpidi e solo ora mi rendo
conto che sono diversi perché non sono più pieni
di luce.
Ora SONO luce;
emanano luce.
Mi dicono che
lei forse mi ha già perdonato, ma che non è
più questa la cosa importante. Non c’è
rabbia, nel suo sguardo e non c’è più
nemmeno dolore. Mi aspettavo di trovarla a pezzi e di dover raccogliere
i suoi ulteriori minuscoli frammenti da terra dopo che mi avesse
rivisto. Invece, non solo mentre parlavo non ha detto una parola; non
solo è stata dritta in piedi davanti a me per tutto il
tempo, come per affrontarmi. Adesso, le sue labbra si stanno schiudendo
in un sorriso strano, che mi spiazza e mi confonde ancora di
più.
Profondamente
stranito, come non sono abituato ad essere da secoli, faccio una breve
pausa e riprendo il fiato di cui non ho bisogno. Poi, dico a voce
bassa, incerto:
- Bella. Ti
sto offrendo tutto il mio cuore, stavolta.
Bella mi
guarda con quel suo sorriso nuovo che mi spaventa tanto. Poi, dice solo:
- Scusami, ma
non ho più bisogno di un cuore intero.
Apro la bocca
per chiederle cosa sta dicendo, cosa significa quella frase, se vuol
dire che non mi vuole più, se non mi ama più, se
non mi vuole, se è una ripicca, se mi ha perdonato, se lo
farà mai, se sa che il nostro è un legame eterno,
se si rende conto di quello che è successo e…
perché.
Cerco di
capire se mi stia lasciando e sto ancora cercando di capacitarmi di
come questo possa essere vero, quando lei si muove.
Senza dire
altro, mi supera, sfiorando la mia spalla senza toccarla e va veloce
verso quel cancello che quando me ne sono andato mesi fa non
c’era ancora, il cancello che ora circonda casa sua e che
adesso sento chiudersi alle mie spalle. Ancora immobile, non riesco ad
impedire ai miei sensi sovrasviluppati di sentire la portiera della
macchina del cane aprirsi e poi sbattere poco dopo, quando si richiude
alle spalle di lei.
Non
l’ho guardata andare via da me, ma l’ho sentita:
tutto quello che mi ha lasciato è la scia del suo profumo,
che sta già velocemente svanendo.
E, mentre la
sento scivolare via dalle mie dita per la seconda volta in pochi
giorni, sapendo però che stavolta è per davvero,
affonda in me la convinzione eterna e lancinante che lei sia
l’unica per me.
Goodbye my lover,
You have been the one
for me.
|
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Capitolo 2 *** 2. Eyes ***
2. EYES
(Keane,
Your Eyes Open)
It's a long time since your
heart was frozen
Morning comes and you
don't want to know me anymore
For a moment your eyes
open and you know
All the things I ever
wanted you to know
Non c'è niente da fare.
Stavolta no.
Ho davanti a me Edward. Sbatto gli occhi più volte, per
abituarmi al fatto di essermelo trovato lì, davanti alla mia
porta, senza preavviso.
Proprio così: Edward, il mio ex-ragazzo nonché
vampiro che mi aveva lasciata mesi fa per non mettermi più
in pericolo. In realtà, mi aveva detto che non mi amava
più e forse anche questo era vero. Ma, da quello che era
appena successo con Jasper il giorno del mio compleanno, ho sempre
sospettato che ci fosse stato dell’altro.
Comunque, lui è qui di fronte a me, ora; e al mio stupore
nel rivederlo se ne aggiunge un altro più intenso,
perché finalmente, non appena apre bocca, inizia a dirmi una
per una tutte le cose che avrei sempre voluto sentirmi dire da lui.
Dice che è tornato; e già questo dovrebbe bastare
per farmi sciogliere sul pavimento, per perdonarlo. Una volta, almeno,
sarebbe bastato. E invece, tutto ciò che sento adesso
è un leggero brivido di freddo.
Distolgo gli occhi per un attimo e vedo una Golf parcheggiata fuori dal
cancello di casa mia; per un secondo incrocio lo sguardo preoccupato di
Jake, che mi sta aspettando. Avevamo programmato di fare un giro, io e
lui. Gli faccio un cenno appena percettibile con la testa per
rincuorarlo e per chiedergli di rimanere lì
dov’è e lui sembra capire.
Rivolgo allora la mia attenzione ad Edward, che mi sta spiegando come
Alice abbia visto il mio tuffo dallo scoglio, ma inizialmente non gli
abbia detto niente, volendo prima sincerarsi che io stessi bene. Per
fare questo, il giorno dopo, quando Jake mi ha lasciato sola, si
è sforzata di dare un’occhiata ad alcune decisioni
di Charlie che mi riguardavano. Solo allora, convinta che non ci fosse
niente di cui preoccuparsi e spossata da tutte quelle ore in cui
credeva nella possibilità di avermi persa, ne ha parlato con
Edward.
Che adesso mi sta dicendo che ha capito di non poter vivere senza me.
Che in quei pochissimi secondi, mentre Alice gli spiegava con cautela
cos'era successo, aveva pensato che potevo essere ferita o peggio, si
era sentito perso. Anzi, peggio.
Era come morto un'altra volta. Mi dice esattamente, parola per parola,
tutto quello che avrei voluto sentirgli dire in tutti questi mesi in
cui non c’era.
Solo che io, quelle stesse parole, non voglio più sentirle,
ormai.
Continua a vomitare un fiume di pensieri ordinati, sentiti, ma lo fa
senza osare toccarmi; mi guarda solo con un'intensità che in
realtà mi fa sentire come se mi stesse abbracciando. Troppo
stretta.
Rimango zitta, concedendogli il tempo per spiegarsi. Concedendogli il
tempo di chiedermi scusa, ad occhi bassi. Concedendogli il tempo di
confessarmi che mi ama ancora. Quello che gli sto nascondendo dietro a
questo mio silenzio istintivo è che è troppo
tardi e se solo guardasse davvero la mia espressione, forse lo
capirebbe.
Ad un tratto però si ferma, smette per un istante di
parlare, lasciandomi il tempo forse per rispondergli.
Quello che non gli dico, prima di scappare via da lui con un sorriso
deciso e luminoso che sono sicura non abbia mai visto prima sul mio
viso, essendo abituato alla espressione ebete che esibivo ogni volta
che mi si avvicinava, è che non ho più bisogno
che mi dica quelle cose.
E' che sono diversa, sono cambiata.
E che sono, finalmente, pronta.
Non so come sia potuto succedere, ma proprio nel momento in cui l'ho
rivisto, dopo tanto dolore e tanto struggimento, proprio quando sarei
dovuta cadere ai suoi piedi ed essere al settimo cielo
contemporaneamente, ho capito tutto.
Nell'esatto istante in cui i suoi occhi hanno trovato i miei, alzandosi
dal pavimento che avevano fissato fino ad allora mentre parlava, ho
visto.
O meglio, non ho visto.
I don't know you, and I don't
want to
‘Till
the moment your eyes open and you know
Nei suoi
bellissimi, magnifici, profondi, liquidi occhi ambrati e
brillanti... non ho visto me stessa.
Ho visto
l'amore che Edward di certo prova per il mio sguardo, quando
è rivolto a lui. Ho capito che Edward è
innamorato dell'effetto che mi fa, è compiaciuto del suo
potere di ridurmi in brandelli ogni volta che, magnanimo, posa su di me
il suo sguardo. E' innamorato del fatto di riuscire a rendermi incapace
di agire e di volere ed in fondo, quindi, è innamorato solo
di se stesso.
Quando,
finalmente, mi sono specchiata nel riflesso dei suoi occhi
suadenti e sinceramente pentiti, non vi ho trovato me stessa. Ho visto
altri due occhi, color cioccolato proprio come i miei, con la stessa
forma dei miei, che però non erano i miei. Erano due occhi
invasi di luce, eppure forse per questo spenti, troppo uniformi,
coperti da quel velo di luce; due occhi senza espressività,
persi in qualcosa di troppo lontano per essere raggiunto.
E quando ho
realizzato che quelle erano davvero le mie iridi,
specchiate nelle sue, mi sono spaventata. E poi, mi sono svegliata.
L'incantesimo si è sciolto.
- Bella, ti
sto offrendo tutto il mio cuore, stavolta. – mi
dice.
Senza
pensarci, sorridendogli luminosa, gli rispondo:
- Scusami, ma
non ho più bisogno di un cuore intero.
Perché
c’è stata una persona che mi
è sempre stata vicina quando avevo bisogno, l'unico che sia
riuscito a tenere insieme i miei pezzi, quando Edward se
n’era andato. Ed evidentemente, mentre cercava di farlo,
è stato il cuore di questa persona a rimetterci.
È stato il suo cuore ad andare in frantumi,
esattamente come il mio era in frantumi per colpa di Edward.
E
l’unica cosa che posso fare ora, l’unica cosa che
voglio, è provare a far incastrare i miei pezzi con i suoi,
per vedere se combacino. E per farlo ho bisogno di un altro cuore
spezzato come il mio, perché di uno intero non saprei cosa
farmene.
Guardo di
nuovo Edward e gli sorrido sicura, senza aver bisogno di una
conferma. Poi, mi metto a correre verso il cancello, verso la Golf e
non mi volto più. Corro verso Jake.
Mentre lo
faccio, mi rendo conto di aver detto solo una frase, da
quando ho aperto la porta e ho visto Edward. Non gli ho nemmeno
spiegato cosa volessero dire quelle poche parole.
Ma non mi
sento in colpa.
Non ho bisogno
di voltarmi per sapere che lui sta ancora fissando la
porta di casa mia, con uno sguardo stupito e confuso come mai
l’ha avuto in vita sua.
Ormai, non ho
più bisogno di voltarmi indietro.
Esco veloce da
quel cancello che Charlie ha voluto costruire a tutti i
costi qualche mese fa e salgo in fretta sulla macchina di Jacob, senza
riuscire a smettere di sorridere. Come per un tacito accordo, lui
accende il motore e parte.
Mentre Jake
guida senza parlare, ho il tempo di riflettere un
po’ e razionalizzare quello che è successo. Quello
che ho finalmente realizzato è che gli occhi di Edward non
hanno mai voluto conoscermi, si sono sempre fermati alla superficie, a
quello che lui voleva vedere di me. Quando poi si sono aperti (ma solo
letteralmente) per guardarmi, hanno permesso ai miei di aprirsi,
stavolta metaforicamente.
E la cosa
strana è che non sento alcun senso di colpa.
In fondo, sono
forse egoista se metto me stessa davanti all'amore, al
suo amore? Sto pensando solo a “Bella” se me ne
vado e lo lascio così, senza una spiegazione?
Sì;
ma forse è ora che io lo faccia. Forse
è ora che diventi egoista.
Mi sono sempre
rimproverata di esserlo, di volere tutto per me, di
volere sia Edward che Jacob, anche sapendo che sarebbe stato
impossibile, anche sapendo che tutti ne avrebbero sofferto. Ma non ero
affatto egoista, ero solo accecata.
Se l'amore che
pensavo di provare non è che finzione, non
è che amore di Edward per se stesso, è un
così grande peccato lasciarselo scivolare tra le dita? E'
così un peccato decidere di volere qualcosa di
più concreto, di più vero?
Non
è colpa di Edward se il suo cuore è stato
congelato tanto tempo fa. Non è nemmeno colpa sua se
è in grado di leggere nella mente di tutti, tranne che nella
mia.
Ma di sicuro
è colpa sua se l'unico momento in cui cerca di
conoscermi è nel buio della notte, quando sono incosciente,
cercando di strappare la verità alle mie mezze frasi dette
nel sonno.
Invece di
chiedere il mio parere. Invece di interessarsi a me, non solo
come se fossi una bambolina fragile, ma come una ragazza, sì
sbadata, sì incredibilmente attira-guai, ma anche molto
più profonda di così. Con tanti altri strati e
complicatezze varie che non riguardano solo "Edward" o, al limite,
“Edward e Bella”.
C'è
qualcuno che dal primo sguardo ha capito tutto questo.
C'è qualcuno che mi ha illuminato, con i suoi occhi, senza
accecarmi. C'è qualcun altro oltre ad Edward che mi permette
di specchiarmi nei suoi occhi.
E quando lo
faccio, neanche lì vedo me stessa.
Vedo una Bella
migliore, cresciuta, combattiva, vedo tutto quello che
vorrei, dovrei, ma soprattutto potrei essere. E che lui mi fa sperare
di poter diventare.
Mi volto verso
di lui e quando anche Jacob si gira verso di me, ritrovo
tutto questo. La sua espressione felice, la sua pelle dorata, i suoi
denti bianchissimi schiusi in un sorriso tutto mio contrastano con il
paesaggio che si intravede dal finestrino, come a fare da sfondo al suo
viso.
Il cielo,
coperto da uno strano cumulo di nuvole violacee, basse e
minacciose, sembra promettere una pioggia rinfrescante, ma per ora
assicura solo un'afa opprimente. Del sole, nemmeno l’ombra,
ma, d’altra parte, ho l’impressione di avere
già vicino a me tutto ciò che mi serve per
riscaldare la mia vita.
|
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Capitolo 3 *** 3. Bars ***
3. BARS
(Dire
Straits, Romeo & Juliet)
Juliet says, "Hey, it's Romeo,
You
nearly gave me a heart attack!"
He's
underneath the window,
She's
singing, "Hey la, my boyfriend's back.”
Arrivo davanti a casa sua e spengo il motore.
E lì, davanti alla porta, c’è lui. Il
vampiro. Il suo vampiro.
Cerco di nascondere la delusione e lo stupore (e l’istinto di
tirarlo sotto con la macchina o di scendere e dargli un buon motivo per
andarsene di nuovo) e parcheggio a distanza di sicurezza, ma so che lui
sente la mia presenza. Anche se non si gira, vedo le sue spalle
irrigidirsi e le mani stringersi in pugni. Sto già
pregustando il momento in cui mi scaglierò contro quei
pugni, magari trasformandomi coreograficamente in volo e… lo
manderò in frantumi.
So che il suo corpo è duro come il marmo, so che non ho
molte possibilità da solo, ma non mi arrenderei per niente
al mondo e proprio per questo, alla fine, avrei la meglio. Sento
già la puzza della sua pelle e il suo sapore marcio sotto ai
miei denti e la cosa mi fa iniziare a tremare. Sto quasi per scendere,
quando la porta si apre ed esce lei.
Bella.
Non si aspettava di trovarselo davanti, chiaramente è
sorpresa. Bella mossa, succhiasangue.
Poi, lei gira per un attimo lo sguardo verso di me e non riesco a
decifrare la sua espressione. Faccio uno sforzo immane per contenermi,
per non scendere e portarla via di lì, subito. Mi sembra
però che lei mi faccia lievemente cenno di no con la testa e
quindi cerco di stare calmo. Bella torna a guardare lui.
Giuro che se la sfiora lo ammazzo.
Giuro che se la tocca lo riduco in poltiglia di vampiro.
Giuro che se si avvicina lo polverizzo e poi mangio il suo micro
cervello, a costo di rompermi tutti i denti.
Giuro che se la bacia scendo da questa maledetta macchina e
poi… muoio.
Perché se lei ricambia il suo bacio, è
l’unica cosa che posso fare; l’unica che ho sempre
fatto tutte le volte che lui l’ha baciata. Tutte le volte che
l’ha toccata. Tutte le volte che l’ha guardata.
Tutte le volte che li ho visti insieme e tutte le volte che ho pensato
a loro due insieme.
Sono morto parecchie volte, a pensarci bene. Ma non migliora mai, anzi,
ogni volta è sempre peggio.
Sono queste le cose che infrangono il mio cuore, che lo spaccano in
mille pezzi, ogni volta. E come ho sentito dire una volta, quando rompi
un pezzo di vetro, puoi ripararlo, ma vedrai sempre le crepe attraverso
di esso.
Per ora però, il vampiro non la sta toccando: le parla
solamente e sembra addolorato, da quanto vedo. Le sue spalle si piegano
in avanti, le mani sono tese con i palmi all’insù,
come in una preghiera.
Prega, Cullen. Prega di non farle più del male, o ti faccio
vedere io.
Damerino dei miei stivali. Romeo da strapazzo.
Che poi in quella canzone che ho sentito sei solo uno sfigato.
Giulietta non ti ama più, mio bel Romeo. Ama qualcun altro,
ora.
Cullen ha smesso di parlare e le sue mani ora penzolano lungo i suoi
fianchi, come se fosse sfinito da quella conversazione che ha sostenuto
da solo. Già, perché Bella non ha aperto bocca.
L’ha ascoltato, ma non ha mosso un muscolo. A poco a poco,
però, sul suo viso è comparsa
un’espressione strana. Consapevole, direi.
Un mezzo sorriso di… perdono forse, misto però a
felicità.
Mi aspetto da un momento all’altro che gli salti al collo, al
collo di quel mostro schifoso, mi aspetto solo che lo abbracci, che lo
perdoni una volta per tutte, che torni da lui.
E stavolta morirò e non intendo solo dentro.
Perché non ho intenzione di fargliela passare liscia.
Se dovrò vederli ancora insieme, preferisco combattere con
lui e magari morire, ma almeno lasciargli qualche graffio che gli
ricordi di non farle più del male.
Poi, invece, Bella dice qualche parola sorridendo e lo lascia, ed
è proprio il caso di dirlo, di sasso: corre via…
corre verso di me.
Lei corre verso di me e mi sorride. Ed io penso che probabilmente sono
già morto senza accorgermene.
***
Juliet, the dice was loaded from
the start
And
I bet and you exploded in my heart
[…]
I
can't do a love song, like the way it's meant to be.
I
can't do everything, but I'll do anything for you.
I
can't do anything, 'cept be in love with you
- E se i dadi fossero stati truccati sin dall'inizio?
Jake inizia a parlare dopo un po’ che guida lungo la strada
costeggiata da alberi profumati che da Forks porta verso il mare. Da
quando sono salita sulla sua macchina, lasciando Edward davanti alla
porta di casa mia senza dire una parola, nessuno dei due ha ancora
parlato. E lui esordisce proprio così, con una frase che
più insensata non si poteva.
- Cosa, Jacob?!? Hai battuto la testa? L'ho sempre detto che in questa
macchina ormai non ci stai più! Tra poco dovremo fare un
buco nel tettuccio e dovrai guidare con la testa di fuori...
Ride e poi fa una smorfia: - Ma no… parlavo di questa
canzone. - indica l'autoradio della sua Golf
- L’ho trovata in questo cd ed è tutto il giorno
che la ascolto, cercando di trovarle un senso. E dice: "The dice were
loaded from the start". Lui ha barato, i dadi erano truccati.
- Cosa vuoi dire? - gli chiedo, sinceramente interessata come sempre
alla particolare visione del mondo “alla Jacob”.
D’altra parte, mi sono accorta solo adesso del sottofondo
sonoro che ci ha accompagnato finora.
- Il tuo succhiasangue ha barato. E' ovvio che tu ti senta attratta da
lui: la sua natura di mostro lo porta ad attrarre le sue potenziali
vittime. E tu, beh… tu sei la sua vittima potenziale numero
uno. Sei la sua vittima preferenziale, oserei dire.
- Jake... ti rendi conto delle fesserie che dici?
- Ok, lascia stare la storia della vittima potenziale. Sei comunque
abbastanza intelligente da capire che quello che ho detto prima
è vero.
Ed il problema con Jacob è che spesso, quando si tratta di
me, ci azzecca in pieno. E non solo: approfondisce anche.
- Invece tu sei attratta da me solo per me, non perché sono
un lupo... Sei attratta da Jacob, punto.
Mi fa uno dei suoi sorrisi sornioni e questa versione di Jake cancella
in un attimo quella insolitamente concentrata di poco prima.
- È complicato, Jake. E poi non ho mai detto di essere
attratta da te.
Mi sorride di sbieco, malizioso, con un sopracciglio alzato. Ed
è davvero irritante e presuntuoso… ma ha ragione
anche su questo. Non posso ammetterlo, però, non ancora.
- Sai, a volte penso che dietro tutta questa tua spavalderia ci sia
solo una grande insicurezza. E tanta invidia,
perché… “lui” è
bellissimo e immortale. – dico, ostentando una sicurezza che
non ho per nascondere la verità.
- Non si chiama invidia, Bella: si chiama gelosia. Ma se essere un
succhiasangue è ciò che ci vuole per avere te,
è vero, allora sono invidioso di Cullen.
Arrossisco un po’ per questa dichiarazione contorta ma
esplicita e giro il viso verso il finestrino, per evitare di guardarlo
negli occhi. Lui non replica ed io finalmente riesco a prestare
attenzione alla canzone di cui parlava prima.
- Sai una cosa? – riprende dopo qualche minuto, con un tono
vagamente polemico che mi fa sorridere.
- Tutti conosciamo la storia di Romeo e Giulietta. Tutti la amiamo...
– continua - Ma cos'è in fondo, se non un rapporto
disfunzionale, che porta solo tragedie su tragedie?
Spalanco gli occhi: - Io amo quella storia, Jake. Tutti la amano
perché è il massimo del romanticismo e della
passione e del dovere di lottare per quello in cui crediamo, per quello
che amiamo...
- Sai quanti anni avevano Romeo e Giulietta?
- ...
- Non erano nemmeno adolescenti. E sai quanta di quella passione hanno
vissuto REALMENTE? Lo zero percento. Quella storia che tutti tanto
amano, dal mio punto di vista, è solo la storia di due
persone che si trascinano giù a vicenda. E' la storia di due
ragazzini che muoiono, Bella, MUOIONO perché non sanno
affrontare quella situazione. Perché non
c’è via di scampo.
- Non è questo. Stai travisando completamente la…
- Quella storia potrebbe essere andata diversamente. Giulietta potrebbe
aver avuto un'altra opportunità, un'altra
possibilità di essere felice.
- Senza Romeo?
- Certo. E sai benissimo con chi. – dichiara risoluto
fissando la strada.
- Stiamo ancora parlando di Romeo e Giulietta? – gli chiedo
dopo un po’, alzando un sopracciglio.
- Beh, io intendevo Paride. Comunque, abbiamo mai davvero parlato di
loro? – mi risponde lui con un’occhiata furba.
Abbasso gli occhi: - Io sì. Parlavo di loro. Ma d'altra
parte, per me come per loro, la storia è già
scritta da qualche parte. E che si tratti di carta e inchiostro o di
stelle e destino... non credo che cambierò la mia idea su
questa storia.
- Il suo veleno potrà anche non essere fatale come quello di
Romeo, ma se lo berrai... anzi, se lui berrà il tuo sangue
ed il suo veleno entrerà in te... finirà comunque
male.
- Jake. Io capisco perché dici così. Davvero, lo
capisco. Sei invid… geloso.
- Sono solo preoccupato.
- E l'accenno di prima a “Paride”? Non era per caso
un suggerimento?
Per tutta risposta Jake alza un sopracciglio e mi guarda con un
sorrisino sicuro e spavaldo, senza aggiungere niente.
Now you just say, "Oh Romeo?
Yeah,
you know, I used to have a scene with him".
Dopo qualche secondo di silenzio, mi ritrovo ad esclamare, con una nota
di rimprovero nella voce:
- Paride non c’è però, nella canzone!
- Nessuno scrive canzoni sulle storie che finiscono bene.
[1]
- Le scrivono sui grandi amori, infatti. – insisto.
- Ma è ovvio che Giulietta sia andata avanti. È
ovvio che adesso stia con qualcun altro. Romeo è ormai solo
qualcuno con cui ha condiviso una parte della sua vita.
- Ma Romeo la amerà per sempre.
- Forse. Giulietta invece no. Lei ha chiaramente trovato un
altro… forse quel Paride. Ed è così
che la storia sarebbe dovuta andare. Lei avrebbe potuto essere felice.
Solo, non con Romeo.
Sto in silenzio, perché Jake, con la
“sua” canzone e le sue teorie strampalate mi ha
davvero fatto pensare, nonostante ne abbia travisato il
senso… Non credo che Giulietta non amasse Romeo, credo solo
che la storia avrebbe potuto essere diversa… Migliore,
forse: non per la letteratura ovviamente, ma almeno per quei due. O
almeno per lei. Quell’egoista di Giulietta.
Mi rendo conto che la macchina si è fermata e siamo di nuovo
davanti a casa mia.
Guardo Jake che mi fa un sorriso comprensivo ed alza le spalle:
- Pensavo che avessi bisogno di un po’ di
tranquillità.
Forse è vero, ne ho bisogno. Stiamo rasentando il ridicolo,
adesso Jacob sa di cosa ho bisogno persino prima che lo sappia io.
Gli sorrido: - Grazie.
Scendo dalla macchina e riparandomi con la mia misera felpa dal vento
gelido che si è alzato, cerco di aprire con le chiavi il
cancello che Charlie ha fatto erigere qualche mese fa intorno a casa
nostra, per sicurezza, dice lui. Dopo tutto quello che si sente in giro
ultimamente, ha insistito per premunirsi almeno in questo modo. Non sa
che una qualsiasi delle creature sovrannaturali da cui sono minacciata
le piegherebbe con un dito, quelle spesse sbarre di metallo.
Ho ormai la mano sulla maniglia della porta quando mi sento chiamare.
- Bella?
Jake è sceso dalla macchina e da fuori si è
appoggiato con le mani proprio a quelle sbarre. Ha uno sguardo furbo
dei suoi, ma sembra concentrato, come se mi dovesse dire qualcosa di
importante.
- Sì, Jake?
Scuote la testa, sorridendo: - Niente. Solo, non volevo ancora vederti
andare via.
Mio malgrado, gli sorrido di rimando. Poi, istintivamente, mandando al
diavolo il buon senso e la cautela, mi volto completamente e vado verso
di lui. Inizio a pensare di non voler affatto andare via.
Scuoto la testa: - Non è così che si fa, Jacob.
Sono vicina ora, tanto vicina da poterlo toccare, ma non lo faccio. Ho
paura di quello che potrebbe farmi. Ho paura che potrebbe mandarmi in frantumi,
strapparmi in mille pezzi anche senza i suoi artigli da lupo, anche
senza bisogno di trasformarsi.
Solo con uno sguardo, una parola.
- Non so se… posso. – dico poi, senza che lui mi
abbia fatto una domanda.
Non posso fare a meno di guardare il suo sguardo contrarsi a questa mia
frase. Non posso fare a meno di contare i secondi che passano prima che
riprenda a respirare. Non posso fare a meno di sentirmi gli occhi
pungere, per avergli fatto del male, ancora, ancora e ancora.
- Lo so. - dice quasi boccheggiando.
Lui pensa che io stia parlando di Edward e invece sto parlando di me. E
di lui.
Sospira, non so se per riprendere aria o per un riflesso incondizionato
a quello che gli sento dire poco dopo:
- Ma non deve essere per forza giusto così.
La sua gelosia si affievolisce lentamente in questa sorta di preghiera
infantile, in questo suo richiamo ad una giustizia forse celeste, forse
legata al destino, sicuramente sbagliata, secondo lui.
Non mi guarda dall'ultima volta che ho parlato; fissa semplicemente il
terreno, le mani nelle tasche dei jeans. Si stringe in se stesso, come
se avesse freddo, come se io non sapessi che non può averne.
Si stringe come per non lasciar sfuggire neanche uno dei pezzi in cui
è ridotto. In cui IO l'ho ridotto. È da una
manciata di secondi che non mi guarda. E mi sembra passata una vita; e
mi manca già il calore dei suoi occhi.
Mi manca come mi guarda. Mi manca sapere cosa vede in me. Mi manca
sapere di poter essere migliore.
Voglio che mi guardi.
- No, non deve essere per forza giusto così. –
ammetto.
Alza uno sguardo stupito e brillante su di me. Missione compiuta.
- Lo... lo pensi davvero? - la sua titubanza non nasconde l'entusiasmo
per questa mia concessione in cui non sperava più.
- Sì.
Non posso fare a meno di dirgli la verità. Anche se ometto
che ho pensato molto a lui, ad Edward e ancora a lui, ultimamente.
Anche se ometto che la conclusione a cui sono arrivata non è
proprio definita nella mia mente, perché l’ho
maturata completamente solo quando ho rivisto Edward. Ma quel
“Sì” dice tutto quello che la mia bocca
si rifiuta di dire. Dice tutto quello di cui lui ha bisogno.
Now all I do is kiss you through
the bars of a rhyme
[…]
You
and me, babe
How
about it?
-
C’è una cosa che devo fare, allora. Sono
obbligato.
- Che cosa,
Jake…? – gli rispondo divertita e
fintamente spazientita.
- È
colpa della canzone: dice "All I do is kiss you through
the bars"! – dichiara fiero indicando con una mano le sbarre
del cancello che ancora ci separano.
- Dice
"Through the bars of a rhyme". – lo correggo, non
senza un sorriso di tenerezza.
- È
lo stesso. - ripete risoluto, sorridendomi a sua volta,
facendo un gesto vago con la mano.
Poi, con
quella stessa mano, prende la mia e mi tira con delicatezza
verso di sé. Il suo sguardo è deciso, fisso nel
mio; eppure per la prima volta, invece della solita spavalderia,
intravedo un lampo di dolcezza.
Prima che
possa dire o fare qualcosa, mi accorgo che siamo ormai
così vicini che lui si può portare la mia mano al
petto, così da avvicinarmi ancora di più.
Secondi,
minuti, ore dopo le nostre labbra si incontrano, attraverso le
sbarre del cancello.
E forse non ha
tutti i torti, Jake. Perché, con quel bacio,
la rima si chiude; e con quello scintillio di luce colorata e calda che
sento esplodere dentro di me, ora posso dire che è proprio
così:
I'd
do the stars with
you, anytime.
Citazione
molto libera, da Veronica Mars, di una
frase che dice Logan Echolls, ovvero “No one writes songs
about the ones [relationships]
that come easy.”
N.D.Summer
Ebbene sì, mi sono cimentata un'altra
volta con una Jake/Bella, anche se non è la coppia che
più preferisco al mondo... Ma a quanto pare sono recidiva,
perchè non è la
prima volta che ci casco :P
In più questa volta l'ho scritta per
partecipare ad un concorso davvero carino e ringrazio le due ragazze
che l'hanno indetto (Kukiness e Saorio) per averlo creato e aver dato
a Frantumi dei giudizi così accurati e generosi!!! Grazie
mille! *-*
Grazie anche a tutti coloro che leggeranno e che
vorranno lasciare un commentino...!
Oltre a questa ff, per lo stesso concorso ho
scritto anche una SongFic bonus, che si intitola "Per lei.".
Se volete la trovate QUI.
;)
Nonostante i temi delle due storie non
c'entrino praticamente niente, io ho concepito Per lei come uno
squarcio del futuro che vediamo aprirsi per Bella e Jake (e in qualche
modo anche per Edward) qui in Frantumi.
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