Love romance... at school

di Chibi Girlz
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Inaccettabile indifferenza ***
Capitolo 2: *** Vendetta, dolce vendetta ***



Capitolo 1
*** Inaccettabile indifferenza ***


1_Inaccettabile indifferenza - Riza! Riza, aspettami! -.
La bionda si volse sentendosi richiamare, i capelli sciolti che le ondeggiavano sulle spalle seguendo il movimento del capo.
- Rebecca muoviti, altrimenti faremo tardi! -.
- Scusa, mi ero dimenticata i libri in dormitorio! -.
Rebecca, col fiatone, si fermò affianco dell'amica, cercando di riprendersi, riuscendo a far affiorare un sorriso sulle labbra dell'altra: se la sera prima fosse andata a dormire prima, probabilmente non sarebbe stata tanto addormentata, quella mattina, da dimenticarsi i libri in camera. Tuttavia, tenne per sé l'osservazione: non aveva alcuna intenzione di battibeccare già di prima mattina.
- Coraggio, andiamo - si limitò a dire, riprendendo a camminare.
Mentre attraversavano il campus, preoccupate di arrivare tardi nonostante mancassero ancora quindici minuti all'inizio della prima lezione, nel dormitorio maschile c'era chi ancora stava scegliendo che vestiti indossare.
- Jean, dici che questa può andare? -.
Un ragazzo dai capelli corvini si girò verso il compagno di stanza, comodamente seduto sul suo letto, mostrando una camicia beige.
Jean mandò uno sbuffo esasperato.
- Roy, vorrei solo ricordarti che non devi andare ad un appuntamento... - spostò lo sguardo sull'orologio e, allarmato, schizzò in piedi - ... e che se non ti sbrighi faremo tardi! -.
Roy parve indignarsi della mancanza di attenzione dell'amico al suo problema.
- Come speri che riesca a fare colpo sulle studentesse se non curo il mio abbigliamento?! - replicò, stizzito.
- Sì, quella va bene - tagliò corto Jean, correndo alla scrivania a cercare i libri di testo del giorno tra tutti quelli ammucchiati alla rinfusa sul piano - Basta che ti muovi a metterla!!! -.
- Tsk! - sbuffò il moro, scuotendo la testa - Ci credo che non hai la ragazza: non curi affatto la tua immagine...! -.
- Si dà il caso che io ci tenga a non essere espulso da qui, caro mio! Non come te, che non te ne frega assolutamente niente! - ribatté aspramente Jean, aprendo la porta della stanza - Me ne vado. Fa' in modo di essere in classe almeno per la seconda ora!!! - e se ne andò, sbattendo la porta.
Roy ignorò il consiglio: in fondo, a lui che importava del suo rendimento scolastico? L'avevano costretto ad andare in quella maledetta scuola solo perché la sua "amata" matrigna non lo voleva tra le scatole dopo la fine della scuola superiore.
Così l’aveva iscritto al Central City College, l’istituto più rinomato di tutta la città, dove confluivano tutti coloro che aspiravano ad un brillante futuro.
Lui, però, non vedeva l'ora di andarsene, anche se doveva ammettere che le studentesse non erano niente male.
Be', non avrebbe comunque avuto possibilità di sopravvivere lì dentro per più di uno/due anni: il suo impegno nello studio era scarsissimo. Persino Jean andava meglio di lui, e dire che prima di arrivare in quella scuola la cosa era ribaltata.
Si vestì e prese i libri, quindi uscì dalla camera; attraversò il dormitorio e uscì nel giardino. Allora si diresse verso la classe.
- Chissà se le ragazze sono già entrate tutte... - commentò tra sé e sé, assorto - ... speriamo che qualcuna si sia attardata come me... -.
Accelerò involontariamente il passo, come se il solo pensare alle decine e decine di spasimanti in sua attesa bastasse a fargli montare l'impazienza di entrare in classe.
 Si ritrovò a correre prima che potesse realizzarlo, mentre la sua immaginazione galoppava senza freni, illudendolo addirittura che nessuna delle sue compagne di classe riuscisse a stare in aula senza di lui.
Quando arrivò, mancava ancora un minuto all'inizio della lezione.
La sua entrata in scena fu a dir poco... pazzesca.
- Ragazze sono quaaa!!! - urlò, gettandosi in classe, arrivando con una scivolata in grande stile fino davanti alla cattedra, dinanzi alla quale si fermò, appoggiandovisi con fare estremamente sexy.
Strilli e sospiri si levarono da ogni angolo della classe, mentre Jean e Maes, i suoi due amici, lo fissavano a bocca aperta, scioccati più dal fatto che fosse arrivato in orario che dal suo atteggiamento.
Riza e Rebecca erano le uniche due che sembravano totalmente disinteressate. Gli lanciarono solo un'occhiata annoiata, prima di riprendere a parlare come se niente fosse.
- Ecco mr-guardate-come-sono-sexy... - commentò Rebecca in tono ironico.
- Questo sì che è egocentrismo... - osservò Riza, scuotendo la testa, contrariata.
- Puoi dirlo forte, ragazza -
- Mi sorprende però che sia arrivato in orario... -
- Si vede che non riusciva a stare senza le sue fans... -.
E ambedue scoppiarono a ridere.
Roy parve accorgersene, perché rivolse loro un'occhiata infastidita.
- Eh-ehm... signor Mustang, ha intenzione di fare lezione al posto mio? -.
Con un sobbalzo, tutte le ammiratrici del moro si volatilizzarono, lasciandolo da solo ad affrontare il professore, uno scontro che pareva aver già decretato il vincitore.
Scoccandogli un'occhiataccia carica di risentimento per avergli rubato il momento, il ragazzo se ne andò al suo posto, lasciando libera la cattedra.
L’insegnante la occupò, quindi passò in rassegna con gli occhi la classe.
- Bene... iniziamo la lezione... -.
Per tutta l'ora, Mustang fu troppo impegnato ad osservare la giovane Riza Hawkeye per prestare attenzione alla lezione: quella ragazza aveva osato ridere di lui, prenderlo in giro durante una delle sue pose migliori e, cosa ancora più importanti, aveva deliberatamente ignorato la sua bellezza statuaria, una cosa che nessuno si era mai permesso di fare, prima di allora.
Non poteva passarla liscia: nessuno poteva permettersi di fargli un simile torto e pensare di cavarsela.
Doveva escogitare qualcosa per fargliela pagare, ma una cosa era certa: per l'ora di pranzo avrebbe attuato la sua vendetta.
Era un proposito che era intenzionato a rispettare nel modo più assoluto.

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Capitolo 2
*** Vendetta, dolce vendetta ***


2_Vendetta, dolce vendetta Lo squillo della campanella che annunciava l'inizio della pausa pranzo riecheggiò in tutta la scuola, arrivando come angelica ancora di salvezza alle orecchie di Roy, che fu il primo ad alzarsi, in viso stampato un sorrisetto sghembo mozzafiato e stranamente malizioso: avrebbe fatto pagare alla Hawkeye la sua mancanza di attenzioni.
- Ehi, Roy... perché quel sorrisetto? - esclamò Maes, perplesso.
- Voglio fare uno scherzetto a Riza - rispose Roy con un tono malvagio.
- Perché? Cosa ti ha fatto?- chiese l’amico, incuriosito.
- Ha riso di me, e nessuno si prende gioco di Roy Mustang, il ragazzo più sexy della scuola! - disse il  diciasettenne, indignato.
Jean, a qualche banco di distanza, li udì e corse da loro per capire cosa stava succedendo.
- Ehi, ragazzi che succede? - chiese immediatamente, aggredendo i due da dietro.
- Oh, niente! Roy vuole farla pagare alla Hawkeye - spiegò Maes, fingendo sufficienza.
- COSA?! - disse Jean, stupito - Perché, che ti ha fatto quella povera ragazza? -
- Mi ha ferito dentro - disse Roy, in un attimo di melodrammaticità.
Gli altri due sospirarono.
- Senti, perché non andiamo a mangiare? Sto morendo di fame... - esclamò Havoc, trovando consenso in Hughes.
- Okay - convenne pure Roy.
Così si diressero verso la mensa, attorniati dal silenzio.
Quando arrivarono, Mustang individuò subito la sua vittima, seduta ad un tavolo in disparte con la sua inseparabile amica e un paio di studentesse più grandi.
- Una rimpatriata di secchioni... - mormorò tra sé il moro, guardandosi intorno, in cerca di qualcosa con cui potersi vendicare.
Jean, dietro di lui, scosse la testa.
- Ma perché ho la terribile sensazione che questa cosa non ci porterà da nessuna parte? - esclamò.
- Perché Roy non ha assolutamente nessuno spirito organizzativo per queste faccende... - commentò Maes, ridendo.
- No, non mi riferivo a quello... ehi, ma dove è andato? -.
Jean e Maes ispezionarono la sala più volte, senza scorgere nemmeno l'ombra del compagno.
- Ma dove è andato a cacciarsi quell'idiota?! - ringhiò Jean, seccato.
- Ehi, da’ un po' un'occhiata laggiù - lo riprese Hughes, dandogli di gomito nelle costole e indicandogli il tavolo della bionda - Riza se n'è andata... a quanto pare, da sola -.
- Oddio... l'avrà seguita - esclamò l'altro, spazientito.
- Già... -.
Si scambiarono uno sguardo d'intesa, quindi uscirono dalla mensa e iniziarono a cercarlo: già l'idea di dare fastidio alla Hawkeye era stata pessima, ma se addirittura andava da solo, chissà che avrebbe combinato... e certamente, ambedue sapevano che la bionda non era tipo da perdonare torti facilmente.

Nel frattempo, in tutt'altra ala della scuola, la giovane Riza Hawkeye stava camminando lungo un isolato e vuoto corridoio, la borsa coi libri di testo in spalla e un libro in braccio, che stava riportando in biblioteca, dato che l'ora di pranzo era l'unica in cui lei potesse riuscire a recarvisi senza rischiare di arrivare in ritardo alle lezioni.
Un rumore alle sue spalle la fece fermare e voltare, tuttavia non vide nessuno.
- Sarà solo la mia immaginazione... - mormorò, riprendendo a camminare.
Acquattato dietro un cestino, Roy tirò un lungo e silente sospiro di sollievo: c'era mancato veramente un soffio.
Sbirciò oltre la sommità del suo nascondiglio e vide la ragazza entrare in biblioteca.
Mimò un conato di vomito al solo pensare al posto, quindi uscì allo scoperto.
Si avvicinò alla porta e si guardò intorno.
Quando notò un secchio abbandonato da qualche bidello nei pressi di un lavandino, nella sua mente balenò un'ideuzza e subito si mise all'opera.
Riza impiegò qualche minuto in più del dovuto per restituire il libro, semplicemente perché il bibliotecario, che stava catalogando tutti i volumi della zona dove lei doveva riporre il tomo, aveva insistito per finire lo scaffale che aveva iniziato prima di darle ascolto.
Fortunatamente il lieve ritardo rientrava nella pausa pranzo.
La ragazza uscì dalla biblioteca e si riavviò verso la mensa, tuttavia, giunta circa a metà del corridoio, scivolò su un tratto di pavimento bagnato e cadde a terra, slittando per qualche metro su una traccia bagnata.
- Accidenti... - mormorò, rialzandosi.
 Non si era ancora rimessa in piedi che una pioggia di acqua ghiacciata le piovve addosso, strappandole un piccolo urlo di sorpresa.
- Che diavolo...?! - esordì, ma una risata sguaiata, maschile e dannatamente familiare la fece voltare di scatto, schizzando un arco d’acqua tutt’attorno coi capelli.
Roy Mustang era lì, accanto a lei, a pochi metri di distanza. Piegato in due, rideva come un matto, tanto da sembrare quasi sul punto di morire.
A giudicare dal fiatone che gli venne quando riuscì a smettere un po' di sganasciarsi, pareva che non avesse avuto abbastanza fiato da ridere e respirare insieme.
Lei gli rivolse uno sguardo glaciale, mentre l'attacco di ilarità di lui lentamente si placava, lasciandolo così in grado di commentare: - Ah, ah... è stato bellissimo! -.
- Ti sei divertito, Mustang? - gli ringhiò contro la bionda.
- Roy! Roy! -.
Maes e Jean accorsero: avevano sentito il rumore dell'acqua che si rovesciava e avevano subito pensato all'amico. Tuttavia, si fermarono a distanza quando videro l'espressione che si era dipinta in viso alla ragazza.
Indietreggiarono d'istinto e lanciarono uno sguardo compassionevole al compagno, che evidentemente, come si poteva dedurre dall'espressione ancora ilare sul suo viso, non aveva la più pallida idea dell'uragano che aveva scatenato e che non avrebbe tardato ad abbattersi su di lui con tutta la sua forza.
- Se mi sono divertito? - ripeté il moro, ridacchiando ancora - Accidenti! Dovevi vedere che faccia hai fatto quando è... -.
Venne interrotto dai pesanti passi di Riza, che gli si piazzò davanti al viso, le mani sui fianchi.
- Questo spiega perché tutti gli altri maschi tendono ad evitarti, Mustang: sei solo un pallone gonfiato che pensa di essere il centro dell'universo, ma in realtà sei solo un imbecille senza cervello. E si dà il caso, che qui dentro un cervello sia il requisito minimo necessario per entrare. Evidentemente il tuo bel faccino da schiaffi deve aver fatto pensare che ci fosse qualcosa in quella testa vuota che ti ritrovi, per questo sei qui dentro - esclamò tutto d'un fiato.
Lui la fissò a lungo, quindi iniziò ad alterarsi.
- Ehi, secchiona, non lo sai che qui dentro le donne ruotano tutte intorno a me? Io SONO il centro dell'universo, e se ti scusi posso anche accettare di essere il centro del tuo universo... - replicò, mutando il tono da rabbioso in quello tipico di chi si dà un sacco di arie.
Fu un evidente errore e la goccia che fece traboccare il vaso.
- IO DOVREI SCUSARMI?!?! - esclamò Riza, esterrefatta.
- Sì, perché stamani hai riso di me -.
- Ah, davvero...? - esclamò, in tono momentaneamente sorpreso.
- G... -.
A Roy non fu concesso di finire: la bionda gli assestò un sonoro schiaffo di tale forza da lasciargli una grossa e vivida impronta rossa sulla guancia.
- Ahio - mormorarono in coro Maes e Jean.
- IDIOTA! Non potrai MAI essere al centro dei miei pensieri!!! MAI! - urlò la bionda, irritata, girando i tacchi e andandosene, lasciandosi dietro una scia d'acqua e un Mustang decisamente scioccato.






Angolino autrici
Dopo molto molto (molto o___o) tempo siamo tornate ad aggiornare pure questa! ^.^
Un grazie speciale a saky 94 che ha recensito lo scorso capitolo e coloro che l'hanno aggiunta alle preferite-ricordate-seguite.
Al prossimo capitolo! ^^
C.G.

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