Love romance... at school di Chibi Girlz (/viewuser.php?uid=87137)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Inaccettabile indifferenza ***
Capitolo 2: *** Vendetta, dolce vendetta ***
Capitolo 1 *** Inaccettabile indifferenza ***
1_Inaccettabile indifferenza
- Riza! Riza, aspettami! -.
La bionda si volse sentendosi richiamare, i capelli sciolti che le ondeggiavano sulle spalle seguendo il movimento del capo.
- Rebecca muoviti, altrimenti faremo tardi! -.
- Scusa, mi ero dimenticata i libri in dormitorio! -.
Rebecca, col fiatone, si
fermò affianco dell'amica, cercando di riprendersi, riuscendo a
far affiorare un sorriso sulle labbra dell'altra: se la sera prima
fosse andata a dormire prima, probabilmente non sarebbe stata tanto
addormentata, quella mattina, da dimenticarsi i libri in camera.
Tuttavia, tenne per sé l'osservazione: non aveva alcuna
intenzione di battibeccare già di prima mattina.
- Coraggio, andiamo - si limitò a dire, riprendendo a camminare.
Mentre attraversavano il campus,
preoccupate di arrivare tardi nonostante mancassero ancora quindici
minuti all'inizio della prima lezione, nel dormitorio maschile c'era
chi ancora stava scegliendo che vestiti indossare.
- Jean, dici che questa può andare? -.
Un ragazzo dai capelli corvini si
girò verso il compagno di stanza, comodamente seduto sul suo
letto, mostrando una camicia beige.
Jean mandò uno sbuffo esasperato.
- Roy, vorrei solo ricordarti che
non devi andare ad un appuntamento... - spostò lo sguardo
sull'orologio e, allarmato, schizzò in piedi - ... e che se non
ti sbrighi faremo tardi! -.
Roy parve indignarsi della mancanza di attenzione dell'amico al suo problema.
- Come speri che riesca a fare colpo sulle studentesse se non curo il mio abbigliamento?! - replicò, stizzito.
- Sì, quella va bene -
tagliò corto Jean, correndo alla scrivania a cercare i libri di
testo del giorno tra tutti quelli ammucchiati alla rinfusa sul piano -
Basta che ti muovi a metterla!!! -.
- Tsk! - sbuffò il moro, scuotendo la testa - Ci credo che non hai la ragazza: non curi affatto la tua immagine...! -.
- Si dà il caso che io ci
tenga a non essere espulso da qui, caro mio! Non come te, che non te ne
frega assolutamente niente! - ribatté aspramente Jean, aprendo
la porta della stanza - Me ne vado. Fa' in modo di essere in classe
almeno per la seconda ora!!! - e se ne andò, sbattendo la porta.
Roy ignorò il consiglio: in
fondo, a lui che importava del suo rendimento scolastico? L'avevano
costretto ad andare in quella maledetta scuola solo perché la
sua "amata" matrigna non lo voleva tra le scatole dopo la fine della
scuola superiore.
Così l’aveva iscritto
al Central City College, l’istituto più rinomato di tutta
la città, dove confluivano tutti coloro che aspiravano ad un
brillante futuro.
Lui, però, non vedeva l'ora di andarsene, anche se doveva ammettere che le studentesse non erano niente male.
Be', non avrebbe comunque avuto
possibilità di sopravvivere lì dentro per più di
uno/due anni: il suo impegno nello studio era scarsissimo. Persino Jean
andava meglio di lui, e dire che prima di arrivare in quella scuola la
cosa era ribaltata.
Si vestì e prese i libri,
quindi uscì dalla camera; attraversò il dormitorio e
uscì nel giardino. Allora si diresse verso la classe.
- Chissà se le ragazze sono
già entrate tutte... - commentò tra sé e
sé, assorto - ... speriamo che qualcuna si sia attardata come
me... -.
Accelerò involontariamente
il passo, come se il solo pensare alle decine e decine di spasimanti in
sua attesa bastasse a fargli montare l'impazienza di entrare in classe.
Si ritrovò a correre
prima che potesse realizzarlo, mentre la sua immaginazione galoppava
senza freni, illudendolo addirittura che nessuna delle sue compagne di
classe riuscisse a stare in aula senza di lui.
Quando arrivò, mancava ancora un minuto all'inizio della lezione.
La sua entrata in scena fu a dir poco... pazzesca.
- Ragazze sono quaaa!!! -
urlò, gettandosi in classe, arrivando con una scivolata in
grande stile fino davanti alla cattedra, dinanzi alla quale si
fermò, appoggiandovisi con fare estremamente sexy.
Strilli e sospiri si levarono da
ogni angolo della classe, mentre Jean e Maes, i suoi due amici, lo
fissavano a bocca aperta, scioccati più dal fatto che fosse
arrivato in orario che dal suo atteggiamento.
Riza e Rebecca erano le uniche due
che sembravano totalmente disinteressate. Gli lanciarono solo
un'occhiata annoiata, prima di riprendere a parlare come se niente
fosse.
- Ecco mr-guardate-come-sono-sexy... - commentò Rebecca in tono ironico.
- Questo sì che è egocentrismo... - osservò Riza, scuotendo la testa, contrariata.
- Puoi dirlo forte, ragazza -
- Mi sorprende però che sia arrivato in orario... -
- Si vede che non riusciva a stare senza le sue fans... -.
E ambedue scoppiarono a ridere.
Roy parve accorgersene, perché rivolse loro un'occhiata infastidita.
- Eh-ehm... signor Mustang, ha intenzione di fare lezione al posto mio? -.
Con un sobbalzo, tutte le
ammiratrici del moro si volatilizzarono, lasciandolo da solo ad
affrontare il professore, uno scontro che pareva aver già
decretato il vincitore.
Scoccandogli un'occhiataccia carica
di risentimento per avergli rubato il momento, il ragazzo se ne
andò al suo posto, lasciando libera la cattedra.
L’insegnante la occupò, quindi passò in rassegna con gli occhi la classe.
- Bene... iniziamo la lezione... -.
Per tutta l'ora, Mustang fu troppo
impegnato ad osservare la giovane Riza Hawkeye per prestare attenzione
alla lezione: quella ragazza aveva osato ridere di lui, prenderlo in
giro durante una delle sue pose migliori e, cosa ancora più
importanti, aveva deliberatamente ignorato la sua bellezza statuaria,
una cosa che nessuno si era mai permesso di fare, prima di allora.
Non poteva passarla liscia: nessuno poteva permettersi di fargli un simile torto e pensare di cavarsela.
Doveva escogitare qualcosa per fargliela pagare, ma una cosa era certa: per l'ora di pranzo avrebbe attuato la sua vendetta.
Era un proposito che era intenzionato a rispettare nel modo più assoluto.
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Capitolo 2 *** Vendetta, dolce vendetta ***
2_Vendetta, dolce vendetta
Lo squillo della campanella che
annunciava l'inizio della pausa pranzo riecheggiò in tutta la
scuola, arrivando come angelica ancora di salvezza alle orecchie di
Roy, che fu il primo ad alzarsi, in viso stampato un sorrisetto sghembo
mozzafiato e stranamente malizioso: avrebbe fatto pagare alla Hawkeye
la sua mancanza di attenzioni.
- Ehi, Roy... perché quel sorrisetto? - esclamò Maes, perplesso.
- Voglio fare uno scherzetto a Riza - rispose Roy con un tono malvagio.
- Perché? Cosa ti ha fatto?- chiese l’amico, incuriosito.
- Ha riso di me, e nessuno si prende gioco di Roy Mustang, il ragazzo
più sexy della scuola! - disse il diciasettenne, indignato.
Jean, a qualche banco di distanza, li udì e corse da loro per capire cosa stava succedendo.
- Ehi, ragazzi che succede? - chiese immediatamente, aggredendo i due da dietro.
- Oh, niente! Roy vuole farla pagare alla Hawkeye - spiegò Maes, fingendo sufficienza.
- COSA?! - disse Jean, stupito - Perché, che ti ha fatto quella povera ragazza? -
- Mi ha ferito dentro - disse Roy, in un attimo di melodrammaticità.
Gli altri due sospirarono.
- Senti, perché non andiamo a mangiare? Sto morendo di fame... - esclamò Havoc, trovando consenso in Hughes.
- Okay - convenne pure Roy.
Così si diressero verso la mensa, attorniati dal silenzio.
Quando arrivarono, Mustang individuò subito la sua vittima,
seduta ad un tavolo in disparte con la sua inseparabile amica e un paio
di studentesse più grandi.
- Una rimpatriata di secchioni... - mormorò tra sé il
moro, guardandosi intorno, in cerca di qualcosa con cui potersi
vendicare.
Jean, dietro di lui, scosse la testa.
- Ma perché ho la terribile sensazione che questa cosa non ci porterà da nessuna parte? - esclamò.
- Perché Roy non ha assolutamente nessuno spirito organizzativo per queste faccende... - commentò Maes, ridendo.
- No, non mi riferivo a quello... ehi, ma dove è andato? -.
Jean e Maes ispezionarono la sala più volte, senza scorgere nemmeno l'ombra del compagno.
- Ma dove è andato a cacciarsi quell'idiota?! - ringhiò Jean, seccato.
- Ehi, da’ un po' un'occhiata laggiù - lo riprese Hughes,
dandogli di gomito nelle costole e indicandogli il tavolo della bionda
- Riza se n'è andata... a quanto pare, da sola -.
- Oddio... l'avrà seguita - esclamò l'altro, spazientito.
- Già... -.
Si scambiarono uno sguardo d'intesa, quindi uscirono dalla mensa e
iniziarono a cercarlo: già l'idea di dare fastidio alla Hawkeye
era stata pessima, ma se addirittura andava da solo, chissà che
avrebbe combinato... e certamente, ambedue sapevano che la bionda non
era tipo da perdonare torti facilmente.
Nel frattempo, in tutt'altra ala della scuola, la giovane Riza Hawkeye
stava camminando lungo un isolato e vuoto corridoio, la borsa coi libri
di testo in spalla e un libro in braccio, che stava riportando in
biblioteca, dato che l'ora di pranzo era l'unica in cui lei potesse
riuscire a recarvisi senza rischiare di arrivare in ritardo alle
lezioni.
Un rumore alle sue spalle la fece fermare e voltare, tuttavia non vide nessuno.
- Sarà solo la mia immaginazione... - mormorò, riprendendo a camminare.
Acquattato dietro un cestino, Roy tirò un lungo e silente sospiro di sollievo: c'era mancato veramente un soffio.
Sbirciò oltre la sommità del suo nascondiglio e vide la ragazza entrare in biblioteca.
Mimò un conato di vomito al solo pensare al posto, quindi uscì allo scoperto.
Si avvicinò alla porta e si guardò intorno.
Quando notò un secchio abbandonato da qualche bidello nei pressi
di un lavandino, nella sua mente balenò un'ideuzza e subito si
mise all'opera.
Riza impiegò qualche minuto in più del dovuto per
restituire il libro, semplicemente perché il bibliotecario, che
stava catalogando tutti i volumi della zona dove lei doveva riporre il
tomo, aveva insistito per finire lo scaffale che aveva iniziato prima
di darle ascolto.
Fortunatamente il lieve ritardo rientrava nella pausa pranzo.
La ragazza uscì dalla biblioteca e si riavviò verso la
mensa, tuttavia, giunta circa a metà del corridoio,
scivolò su un tratto di pavimento bagnato e cadde a terra,
slittando per qualche metro su una traccia bagnata.
- Accidenti... - mormorò, rialzandosi.
Non si era ancora rimessa in piedi che una pioggia di acqua
ghiacciata le piovve addosso, strappandole un piccolo urlo di sorpresa.
- Che diavolo...?! - esordì, ma una risata sguaiata, maschile e
dannatamente familiare la fece voltare di scatto, schizzando un arco
d’acqua tutt’attorno coi capelli.
Roy Mustang era lì, accanto a lei, a pochi metri di distanza.
Piegato in due, rideva come un matto, tanto da sembrare quasi sul punto
di morire.
A giudicare dal fiatone che gli venne quando riuscì a smettere
un po' di sganasciarsi, pareva che non avesse avuto abbastanza fiato da
ridere e respirare insieme.
Lei gli rivolse uno sguardo glaciale, mentre l'attacco di
ilarità di lui lentamente si placava, lasciandolo così in
grado di commentare: - Ah, ah... è stato bellissimo! -.
- Ti sei divertito, Mustang? - gli ringhiò contro la bionda.
- Roy! Roy! -.
Maes e Jean accorsero: avevano sentito il rumore dell'acqua che si
rovesciava e avevano subito pensato all'amico. Tuttavia, si fermarono a
distanza quando videro l'espressione che si era dipinta in viso alla
ragazza.
Indietreggiarono d'istinto e lanciarono uno sguardo compassionevole al
compagno, che evidentemente, come si poteva dedurre dall'espressione
ancora ilare sul suo viso, non aveva la più pallida idea
dell'uragano che aveva scatenato e che non avrebbe tardato ad
abbattersi su di lui con tutta la sua forza.
- Se mi sono divertito? - ripeté il moro, ridacchiando ancora -
Accidenti! Dovevi vedere che faccia hai fatto quando è... -.
Venne interrotto dai pesanti passi di Riza, che gli si piazzò davanti al viso, le mani sui fianchi.
- Questo spiega perché tutti gli altri maschi tendono ad
evitarti, Mustang: sei solo un pallone gonfiato che pensa di essere il
centro dell'universo, ma in realtà sei solo un imbecille senza
cervello. E si dà il caso, che qui dentro un cervello sia il
requisito minimo necessario per entrare. Evidentemente il tuo bel
faccino da schiaffi deve aver fatto pensare che ci fosse qualcosa in
quella testa vuota che ti ritrovi, per questo sei qui dentro -
esclamò tutto d'un fiato.
Lui la fissò a lungo, quindi iniziò ad alterarsi.
- Ehi, secchiona, non lo sai che qui dentro le donne ruotano tutte
intorno a me? Io SONO il centro dell'universo, e se ti scusi posso
anche accettare di essere il centro del tuo universo... - replicò, mutando il tono da rabbioso in quello tipico di chi si dà un sacco di arie.
Fu un evidente errore e la goccia che fece traboccare il vaso.
- IO DOVREI SCUSARMI?!?! - esclamò Riza, esterrefatta.
- Sì, perché stamani hai riso di me -.
- Ah, davvero...? - esclamò, in tono momentaneamente sorpreso.
- G... -.
A Roy non fu concesso di finire: la bionda gli assestò un sonoro
schiaffo di tale forza da lasciargli una grossa e vivida impronta rossa
sulla guancia.
- Ahio - mormorarono in coro Maes e Jean.
- IDIOTA! Non potrai MAI essere al centro dei miei pensieri!!! MAI! -
urlò la bionda, irritata, girando i tacchi e andandosene,
lasciandosi dietro una scia d'acqua e un Mustang decisamente scioccato.
Angolino autrici
Dopo molto molto (molto o___o) tempo siamo tornate ad aggiornare pure questa! ^.^
Un grazie speciale a saky 94 che ha recensito lo scorso capitolo e coloro che l'hanno aggiunta alle preferite-ricordate-seguite.
Al prossimo capitolo! ^^
C.G.
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