My Only Desire

di lella23
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'Inizio ***
Capitolo 2: *** Incontri ***
Capitolo 3: *** Scontro ***
Capitolo 4: *** Dura Realtà ***
Capitolo 5: *** Segreti ***
Capitolo 6: *** Scoperte ***
Capitolo 7: *** Sconosciuto ***
Capitolo 8: *** Pensieri ***
Capitolo 9: *** Confessioni ***
Capitolo 10: *** Un Secondo ***
Capitolo 11: *** Sfiorarsi ***
Capitolo 12: *** Involontario ***
Capitolo 13: *** Risveglio ***
Capitolo 14: *** Contatto ***
Capitolo 15: *** Rifiuto ***
Capitolo 16: *** Svolte ***
Capitolo 17: *** Giorno Dopo ***
Capitolo 18: *** Gita ~ Viaggio ***
Capitolo 19: *** Gita ~ Attimi ***
Capitolo 20: *** Gita ~ Un Bacio ***
Capitolo 21: *** Gita ~ Imprevisti ***
Capitolo 22: *** Gita ~ Incidente ***
Capitolo 23: *** Gita ~ Ballo ***
Capitolo 24: *** Sentimenti ***
Capitolo 25: *** Dubbi ***
Capitolo 26: *** San Valentino ***
Capitolo 27: *** Litigio ***
Capitolo 28: *** Unite ***
Capitolo 29: *** Spezzato ***
Capitolo 30: *** Verità Nascoste ***
Capitolo 31: *** Liberi ***
Capitolo 32: *** Troppo Tardi ***
Capitolo 33: *** Vacanza ***
Capitolo 34: *** Finito ***
Capitolo 35: *** Addio ***



Capitolo 1
*** L'Inizio ***


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Lo guardavo... e sapevo che non dovevo ...
Lo pensavo... e sapevo che era proibito...
Lo desideravo... e sapevo che era impossibile...
Eppure...
Eppure non me ne importava niente... anche se sapevo che non sarebbe mai successo niente... anche se avrei sofferto... avrei tenuto il mio amore dentro di me senza farlo emergere.


La guardavo... e sapevo che non dovevo...
La pensavo... e sapevo che era priobito...
La desideravo... e sapevo che era impossibile...
Eppure...
Eppure non me ne importava niente... anche se sapevo che non sarebbe mai successo niente... anche se avrei sofferto... avrei tenuto il mio amore dentro di me senza farlo emergere.




L'Inizio


Ti voglio bene... te lo dicevo anche se non spesso
Ti voglio bene... me ne accorgevo prima più di adesso
Tre sono poche... quattro sono troppe
Quante quelle cose che hai rinchiuso nel castello e ancora...
[...]
E per quanto non sopporti più il tuo odore
Mi fa male dedicarti il mio rancore
{Tiziano Ferro ~ Ti voglio bene}






Il cielo azzurro del mattino si estendeva sopra la sua testa, Emma tirò lungo respiro. Si sistemò meglio la tracolla mentre camminava, quel giorno iniziava un nuovo anno scolastico.
Immaginava di trovarsi in classe Melissa, al pensiero della migliore amica abbassò il capo abbattuta e tesa. Quell'estate era stata davvero dura per loro due, i litigi erano stati frequenti, le incomprensioni... la ragazza si morse il labbro inferiore.
Da quando Melissa le aveva confessato di essersi innamorata di Nicola il suo ragazzo, o meglio, ormai ex, le cose ormai non potevano più essere come prima soprattutto perchè in quella maledetta estate si erano messi insieme alla faccia del suo cuore spezzato.
Un classico, no? La migliore amica che va con il tuo ragazzo... davvero una situazione schifosa e lei c'era dentro fino al collo, avrebbe fatto davvero a meno di andare a scuola quella mattina, ma era il primo giorno e non poteva mancare.
Se solo non adasse nella stessa scuola di quei due... le faceva davvero male quella storia, aveva perso due delle persone a lei più care con le quali era cresciuta. Melissa la conosceva dall'asilo, anche se lì non andavano molto daccordo... si ricordava di quando lei le aveva tirato del pongo perchè aveva fregato la sua bambola.
Dopo quell'episodio i loro genitori le avevano costrette a passare del tempo assieme, per loro era inaccettabile che non fossero amiche soprattutto perchè le loro mamme erano molto legate. Forse le avevano forzato così tanto che la loro amicizia non era mai stata sincera nemmeno all'inizio, sta di fatto che divennero amiche quasi inseparabili.
Alle medie conobbero Nicola, Emma si prese subito una cotta per lui e sembrava ricambiare, sentì subito che Melissa aveva qualcosa di strano allora non ci diede peso, finirono le medie e tutti e tre andarono al liceo classico, con sua grande gioia si realizzò il suo sogno, divenne la ragazza di Nicola poco prima di Natale del primo Ginnasio.
Melissa sembrava sempre più strana, adesso capì il perchè della sua steranezza... era gelosa, era sempre stata gelosa. Gelosa di tutto quello che aveva e che lei non poteva ottenere, il loro era un rapporto contorto, la forzatura ad essere amiche quando invece non si sopportavano, o meglio, Melissa non la sopportava perchè Emma aveva accantonato i rancori infantili e la considerava davvero la sua migliore amica, quanto era stata ingenua!
Non vedeva, non voleva vedere che la loro "amicizia" era basata su costrizzioni e forzature, non c'era niente di vero, niente di genuino nel loro rapporto.
Questa consapevolezza si era fatta strada in lei solo quando Melissa tutta contenta le aveva annunciato la fatidica notizia, Nico la lasciava per lei... chissà da quanto aveva aspettato quel momento, la gioia da vederla soffrire... scosse il capo ricacciando indietro le lacrime.
Ormai non aveva più nessuno, niente amiche perchè Melissa le faceva sempre strorie se usciva con qualche altra ragazza dicendole che la metteva da parte, allora in nome della loro amicizia rinunciava alle altre... davvero una bella idea, pensò sarcastica, ma chi pensava che sarebbe andata a finire così?
Strinse forte i pugni, alzò lo sguardo la scuola era ormai davanti a lei. Sperava davvero di riuscire a soppravvivere a quel giorno, prese un profondo respiro e varcò il portone del liceo.
Si guardò in giro e non vedendo Melissa e Nico si tranquillizzò, la sua classe era per fortuna al piano terra, l'anno scorso era al secondo piano un vero inferno 4 rampe di scale di primo mattino! Rabbrividì al solo pensiero.
In fretta raggiunse l'aula e si sedette in uno dei banchi in fondo a sinistra vicino alla finestra, il suo posto preferito. Si sedette con uno sbuffo mollando la tracolla di fianco a lei.
Guardò l'aula, era la prima ad essere arrivata, prevedibile si era alzata così presto, ma per la verità non aveva dormito per niente.
La sua vita nell'ultimo periodo era cambiata così radicalmente... era sola, la sua unica amica e il suo ragazzo avevano tagliato completamente i rapporti.
Si passò una mano tra i capelli lunghi ramati prendendo una ciocca ondulata tra le dita.
Poteva andare avanti anche senza di loro continuava a ripetersi, ma si chiese per quanto davvero avrebbe resistito e tutta quella solitudine che sentiva intorno a lei, che la soffocava quasi.
Il rumore di passi la distolse dai suoi pensieri, fremette pregando che non fosse Melissa, strinse i pugni talmente forte che le nocche divennero bianche, ma con suo grande sollievo entrò Alice.
La ragazza la salutò, Emma fece un sorriso forzato.
Alice era una ragazza molto carina i capelli castano chiaro le arrivavano alle spalle e gli occhi marroni erano vivaci, le era molto simpatica, ma per colpa di Melissa non aveva mai potuto diventarne amica.
-Posso sedermi con te?- domandò la ragazza.
Stava rispondendo di no che aspettava Meli quando si rese conto che adesso poteva fare quel cavolo che voleva, poteva abbattere il muro di solitudine che l'aveva circondata per tutta l'estate.
Sorrise -Certo! Vieni pure!-
Alice parve molto sorpresa, molto probabilmente pensava che tenesse il posto per Meli, però non se lo fece ripetere due volte e si sedette di fianco a lei.
Iniziarono a parlare dell'estate, e di quello che avevano fatto, più che altro parlò Alice perchè lei non aveva granchè di cui parlare. Si sentiva a suo agio con quella ragazza, istintivamente le era sempre stata simpatica e ora si rese conto che quell'impressione era vera.
A parte Meli e Nico con gli altri compagni di classe non aveva un gran rapporto, solo qualche battuta sui prof e scambi di informazioni sulla scuola e niente più, adesso Emma si pentiva di aver dato retta a Meli per tutto quel tempo.
Era colpa sua se era cicondata da quella solitudine, in qualche modo se l'era imposta lei, rinunciando alle altre per un'amicizia che non si meritava per niente questo sacrificio.
Man mano che i minuti passavano gli alunni entravano in classe riempiendola e rimasero stupiti che al suo posto ci fosse qualcun'altro invece di Melissa, ancora nessuna traccia di Meli, Nico era di un'altra sezione, almeno le era risparmiato lui.
-Sai ho sentito che avremmo un nuovo prof di italiano...- disse Alice.
-Davvero? Ma Castellazzi?- domandò sorpresa la rossa.
-In pensione finalmente! E si dice in giro che questo prof sia un fusto niente male!-
Aveva capito che Alice era molto fissata con i ragazzi, la cosa era alquanto divertente.
-Un fusto? Addirittura?-
-Si! Praticamente è uscito da poco dall'università, ha fatto qualche lavoro come supplente e visto che suo padre è molto influente ha fatto dare il posto a lui, ma dicono che sia davvero bravo... e anche un figo! Ah speriamo! Non ho mai avuto un prof che valesse la pena guardare con interesse!-
Emma rise, a lei importava che fosse bravo, bello o no non aveva importanza.
Arrivarono anche Eleonora e Beatrice, le amiche di Alice, Ele era una ragazza alta e magra aveva dei capelli color del grano, e gli occhi castani, Bea invece era di statura media non era magra ma neanche eccessivamente grassa aveva capelli castani e occhi verde-grigi, appena videro dov'era si sedettero subito davanti a loro.
Le salutò con esitazione e queste risposero con entusiasmo.
"Sono davvero carine nonostante questi anni che le ho quasi ignorate... spero davvero di poter fare con loro un'amicizia sincera..." pensò sorridendo.
Anche le ragazze parlarono del nuovo prof.
-Alcune che l'hanno visto dicono che sia davvero bellissimo, chissà se è vero...- parlò Ele.
-Mmm potrebbero essere solo delle chiacchere... magari ci arriva in classe Masserano...- disse dubbiosa Bea.
A quel nome fecero un'espressione che dire schifata era poco, il prof Masserano era un'uomo di dubbio gusto, alto e allampato con un naso adunco e dalla pelata lucida, gli occhi infossati e gli zigomi sporgenti e da quello che era arrivato alle loro orecchie era pure un mezzo maniaco che guardava nelle scollature delle ragazze.
-Oh per l'amor del cielo! No! Non lo voglio quel maniaco!- si scandalizò Alice.
-E chi lo vuole? Uff speriamo davvero che ci sia quell'altro prof...- disse Emma.
Si sentiva un pò inquieta, Mellissa non si era ancora fatta vedere, non che morisse dalla voglia di vederla, ma era comunque strano.
Scacciò via ogni pensiero su di lei, non doveva più in alcun modo pensare a "quella", non faceva più parte della sua vita e si convinse che ormai non le importava più. Era ormai passata da un pezzo l'orario di inizio lezioni, ma del prof neanche l'ombra.
-Uff ma si può sapere chi abbiamo oggi?- si lamentò Bea.
-Non ne ho idea... ma scommetto tutti i mei soldi che è Santoro!- disse convinta Ali.
Il prof di Educazione Fisica, era un ritardatario cronico e non era un granchè come insegante... negli anni passati lei e Melissa marinavano quasi sempre quell'ora, fingendo malori.
-Che bello... la prima ora del lunedì ginnastica! Ma chi diavolo ha fatto gli orari?- esordì Ele.
-Un cretino insensibile, ecco chi!- sbuffò Bea.
-Ma non siamo sicure che sia lui... dai magari è il nuovo prof!- disse la sua compagna di banco.
Emma sperò di si perchè ora che era costretta a farla, anche se no si faceva poi chissà cosa in quell'ora ma se il prof ti prendeva di mira eri fottuto tutto l'anno e dovevi fare sempre esercizi.
Sperava che quell'anno non toccasse a lei.
Finalmente dopo quasi mezz'ora Santoro si presentò, era come euforico, arrossato in viso... Emma spalancò gli occhi inorridita, forse aveva capito la causa dei frequenti ritardi del prof e sinceramente non ne era per niente contenta!
Quel giorno passò in fretta senza la presenza nè di Melissa nè del nuovo prof. Salutò le nuove amiche che le chiesero se quel pomeriggio voleva andare da loro, ma Emma declinò l'invito quel pomeriggio doveva andare da sua nonna.
Si incamminò verso casa piena di pensieri, era difficile capire come si sentiva, quella mattina era semplice perchè c'era solo la tristezza.
Invece ora era diverso oltre alla malinconia si erano aggiunte la felicità di quelle amicizie appena sbocciate e della curiosità di sapere come si sarebbero evolute le cose.
Però non doveva farsi illusioni, sapeva che quell'angoscia che l'aveva torturata per giorni si sarebbe ripresentata appena avesse visto Melissa e Nico. Questa conapevolezza le faceva male al cuore, ma non poteva negare la verità.













Lo so ho altre due storie, ma l'ispirazione se n'era andata e ad un tratto è saltata fuori questa storia, in attesa che torni la voglia di scrivere le altre ne approfitto per pubblicare questa!!
Recenste please!!
Baci^^

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Capitolo 2
*** Incontri ***


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If someone said three years from now
You'd be long gone
I'd stand up and punch them up
Cause they're all wrong
I know better
Cause you said forever
And ever
Who knew
***
Se qualcuno mi avesse detto, tre anni fa
che saresti andato via
io mi sarei alzata e l'avrei preso a pugni
perché sapevo che sbagliavano
io ne sapevo di più perché
tu avevi detto "per sempre"
e "sempre"...che poteva sapere
{Pink ~ Who Knew}












Arrivata a casa la trovò deserta, come al solito. Sua madre era un'importante dirigente di una casa editrice, suo padre faceva il chirurgo nell'ospedale della città, ergo non stavano quasi mai a casa e fin da piccola era sempre stata scaricata da sua nonna materna come un pacco postale. Aveva sempre un pò sentito la mancaza della loro presenza, ma almeno c'era la sua adorata nonna. Attraversò il corridoio dell'ingresso, i suoi passi risuonavano sul parquet.
Sua madre non aveva badato a spese quando la fece costrure, diceva che doveva essere la casa dei suoi sogni e suo padre innamorato le aveva concesso ogni cosa.
Già dall'ingresso si intuiva l'eleganza e il buon gusto che caratterizzava tutta la casa. Le pareti erano bianche, con uno specchio da cui si poteva dare un ultimo sguardo prima di uscire.
Emma si tolse la giacchetta e aprì la porta alla sua sinistra e l'appese tra i vari cappotti che vi erano nell'armadio.
Procedendo con passo lento attraversò il corridoio davanti al salotto a sinistra c'era la scala che porava al piano superiore, a destra un'altro ripostiglio e la scala che conduceva al piano di sotto.
Il salotto era arredato da divani bianchi e neri in pelle, la parete di fronte a lei la vetrata che dava sul piccolo, ma molto curato, giardino mentre l'altra era occupato da una piccola libreria e di fianco da un elemento cui erano riposti vari oggetti di tutti i viaggi che avevano condotto i suoi e il televisore al plasma.
Lasciando temporaneamente la tracolla sul divano bianco si diresse verso la cucina. Anche questa era arredata con gusto ed eleganza. Di fianco ad essa c'era una porta che portava al bagno.
La cucina ad angolo occupava gran parte delle pareti, l'isola era ricoperta di granito bianco come il ripiano della cucina
Emma si preparò un panino, visto che non aveva molta fame, finito di pranzare rifece il percorso inverso e prese la tracolla.
Salì le scale per il piano di sopra percorse un'altro corridoio, infondo a destra c'era la porta della sua camera.
Entrò, era l'unica stanza ad non essere bianca, era di un verde pallido. A sinistra aveva la scrivania con sopra il pc e un sacco di penne e pastelli, adorava disegnare. Davanti a lei c'era l'armadio in ciliegio e di fianco la sua libreria.
Quella stanza... aveva trascorso così tanto tempo lì con Nico che ogni cosa era impergnata di ricordi.
Quante volte era stati su quel letto e scambiarsi baci e carezze? Quante volte si erano seduti sul suo terrazzino a guardare il tramonto? Quante volte avevano cercato di studire per poi rinunciare perchè troppo distratti dalla loro voglia di contatto fisico?
Strinse forte i pugni, faceva male ricordare, ma faceva comunque male ignorare il volto.
Scacciò via ogni pensiero, brutto o bello che era.
Buttò la tracolla sulla sedia e si buttò su suo letto davanti cui c'era la porta-finestra che dava sul suo terrazino personale. Era stata una giornata strana... e non era ancora finita!
Guardò il suo orologio e vide che erano le tre e mezza, doveva sbrigarsi per andare da sua nonna. Si cambiò e mise dei jeans a pinocchietto e una maglietta a maniche corte.
Si legò i lunghi capelli rossi in una coda ma qualche ciuffo ribelle le ricadeva sui occhi verdi smerarlo, le erano sempre piaciuti i suoi occhi.
Prese la tracolla tirò via le cose di scuola, prese il libro che aveva promesso alla nonna e uscì dalla casa con un sospiro di sollievo, per quanto fosse bella ed elegante le dava un senso di soffocamento che non riusciva a reprimere.
Scosse la testa scacciando via quei pensieri. Prese il bus, sua nonna abitava in periferia e non riusciva ad andarci a piedi.
Il viaggio non durò molto, scese di fronte alla biblioteca dove c'era la fermata e camminò lungo la strada arrivando al condominio quando vide sua nonna che portava al spesa.
-Nonna!-
La signora si girò, si vedeva che una volta era stata una gran bella donna e lo era tutt'ora nonostante i capelli grigi, i suoi occhi verdi smeraldo splendevano, non dimostrava affatto i suoi 64 anni.
-Emma! Ti aspettavo più tardi!- ma era comunque felice di vederla.
La ragazza si offrì a prendere la spesa e mentre si avviarono verso il portone del condominio arrivò un ragazzo.
-Signora Giordano le ho portato l'acqua in casa- disse.
Emma rimase quasi fulminata dalla visione del ragazzo, non doveva avere più di 28 anni, alto quasi 1 e 80 aveva le spalle larghe, i capelli neri erano un pò spettinati e gli occhi erano così azzurri da sembrare ghiaccio puro.
Aveva un piercing a pallina proprio sotto il labbrio inferiore, che per Emma lo rendeva ancora più attraente. Non lo aveva mai visto da quelle parti, se ne sarebbe di sicuro accorta! Come avrebbe detto Ali era prorpio un bel pezzo di manzo.
La guardò con sorpresa, probabilmente non si aspettava nemmeno lui la sua presenza.
-Oh grazie davvero Francesco! Questa è la mia nipotina Emma!- disse la nonna.
Lui spalancò ancora di più gli occhi.
-Piacere...- riuscì a dire lei.
Il ragazzo si riscosse e le sorrise.
-Piacere mio! Sai mi aspettavo una bambina da quello che tua nonna mi diceva...-
Emma sarebbe volentieri sprofondata.
-Ehm già la nonna mi considera ancora come una bambina...-
-Per me lo sei- le disse con affetto.
Lei non potè fare a meno che sorriderle, le voleva davvero tanto bene l'aveva praticamente cresciuta, aveva passato più tempo con lei che con i suoi genitori.
-Be io devo andare... ci vediamo signora Giordano, ciao Emma- e se ne andò.
Emma lo seguì con lo sguardo quasi incantata, cavolo era davvero stupendo! Chi se lo immaginava che si sarebbe trasferito lì un così bel ragazzo?
-Bello eh?- disse con un sorriso la nonna.
La ragazza si riscosse e la guardò.
-Già! Come mai è venuto qui?-
-Oh sinceramente non lo so, penso sia per lavoro... non sai che colpo per tutte le donne del condominio! È davvero un bravo ragazzo, aiuta sempre noi anziane con la spesa e tutto il resto-
-Davvero molto gentile da parte sua-
-Si! Su andiamo, che inizia a venire su vento-
Entrarono nel vecchio condominio, le pareti erano un pò scrostate e con qualche crepa qua e là. Per fortuna della nonna casa sua era al piano terra, entrarono e si vedeva la netta differenza tra casa sua e quella.
Le pareti con crepe e la mobilia vissuta le dava un senso di protezione così profondo che quel edificio asettico non avrebbe mai potuto darle. Aiutò la nonna a metter via le cose della spesa nella cucina minuscola, che Emma adorava. Poi si sedettero sul divano liso mentre bevevano una gassosa ghiacciata.
-Allora come è andato il tuo primo giorno?- le chiese.
Era l'unica a sapere di Meli e Nico. La ragazza raccontò brevemente cosa era successo, dall'incontro tra lei e Ali e le altre, all'ultima lezione con la prof di latino. La nonna era davvero contenta che avesse fatto così in fretta amicizia con le altre. Parlarono un pò di tutto, e quando scoccarono le 7 la rossa dovette andare.
Quando uscì dal portone si scontrò con una persona e finì a terra.
-Scusa! Non l'ho fatto apposta!-
La ragazza alzò il viso e vide che era Francesco.
-Ehm scusami te... non guardavo dove andavo...-
Le tese una mano per aiutarla e lei la prese di buon grado, appena toccò quella mano grande e calda qualcosa dentro di lei vibrò ed era sicura di essere arrossita. Si era sempre sentita a disagio di fronte ai ragazzi molto belli.
-Stavi andando a casa?-
-Ehm... si-
-Vai a piedi?-
-No, veramente devo prendere il bus, sai abito in centro-
-Allora ti accompagno se vuoi!-
-Non preoccuparti davvero vado in bus e poi non voglio essere di disturbo...-
-Nessun disturbo! Sarei felice di accompagnarti!-
Dopo altre proteste Emma cedette.
Il viaggio fu davero piacevole, al contrario di come si era aspettata, Francesco era davvero bravo a trovare argomenti di cui parlare. Almeno sulla macchina non scese quell'inquietate silenzio di imbarazzo che lei odiava. Si accorsero di avere gli stessi gusti in fatto di musica, cioè rock. Parlarono anche dei libri, ma purtroppo il viaggio finì e l'auto si fermò davanti alla sua casa.
-Grazie per il passaggio!-
-Niente di che, mi piace dare una mano quando posso-
Emma sorrise.
-Ciao! Ci vediamo Francesco- lo salutò.
-Certo! Ciao Emma-
La ragazza scese e dopo un'altro saluto la macchina ripartì.
La ragazza rimase un attimo sul marciapiede con un piccolo sorriso sulle labbra. Poi si riscosse e entrò a casa, anche a quell'ora di sera era deserta.
Sbuffando andò a prepararsi un pò di pasta accendendo la tv. L'essesima cena solitaria in quella casa soffocante, guardò distrattamente il quiz che davano.
Pensava a Francesco, doveva ammettere che nonostante fosse molto bello non era arrogante, anzi era molto simpatico e modesto.
Era stata bene a parlare con lui, l'aveva aiutata a scacciare per almeno una manciata di minuti la tristezza che la opprimeva ormai da mesi.
Però ora era a casa sua e Nico era rientrato prepotentemente tra i suoi pensieri, era stanca di pensarlo, di soffire a causa sua, l'aveva illusa che tra loro c'era davvero vero amore oppure si era illusa da sola, ma di certo lui non l'aveva mai frenata.
Strinse forte la forchetta e non riuscì più a mangire nulla, mise tutto nella lavastoviglie e si avviò in camera. Si mise il pigiama, nonostante fossero solo le nove e mezza, ma tanto non doveva andare da nessuna parte.
Andò sul suo terrazzino, dove teneva delle piantine e le innaffiò, adorava quel suo angolo di verde. Guardò il panorama fatto solo di case e qualche giardinetto qua e là. Rientrò non sapendo cosa fare, si buttò sul letto esausta, era stata una giornata davvero intensa.
Si raggomitolò stringendo un cuscino, non voleva assolutamente pensarlo ma più ci provava e più l'immagine di Nico entrava prepotentemente dentro i suoi pensieri. Le lacrime arrivarono senza preavviso, scivolavano sulle sue guance senza che potesse fermarle.
Era così avvilente piangere ancora su una storia finita ormai da mesi, ma erano stati insieme per ben quattro anni! Con lui aveva passato tanti di quei ricordi...
Avevano condiviso molto, la loro prima volta per esempio. Al ricordo di quello Emma sentì distintamente il suo cuore spezzarsi, non doveva pensarci, ma era inevitabile.
Affondò il viso nel cuscino cercando di smorzare i singhiozzi, non era giusto!
Perchè a soffrire era solo lei? Perchè doveva pagare per colpe non sue?
Si alternavano in lei rabbia e tristezza, per clamarsi prese il suo iPod.
Con Chasing Cars dei Snow Patrol si rilassò, la mente viaggiava e quasi non si accorse di addormentarsi.















Ecco un nuovo capitolo, devo dire che l'ho scritto davvero velocemente questa storia mi sta davvero appassionando!!

CiaoArrivederci: Mi fa piacere che la mia storia ti abbia incuriosita!! Spero che il capitolo non ti abbia delusa! Baci^^


Al prossimo capitolo!
Baci^^

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Capitolo 3
*** Scontro ***


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È la vita in cui abiti
Niente meno e niente più
Sembra un posto in cui si scivola
Ma queste cose le sai meglio tu
Cosa vuoi che sia
Passa tutto quanto
Solo un po' di tempo e ci riderai su

{Ligabue ~ Cosa Vuoi Che Sia}









Quella mattina fu molto più difficile alzarsi, le palpebre sembravano essere incollate tanto che non riusciva ad aprire gli occhi. Intanto la sveglia suonava, Emma non vedeva l'ora che quell'orribile rumore finisse, con uno sforzo sovraumano riuscì ad aprire gli occhi, cercò il malefico oggetto e lo spense.
Poi rotolò e si mise supina, ma qualcosa le pungeva la schiena e scoprì essere l'iPod, si era addormentata ascoltando musica.
Lo posò sul comodino e si mise a sedere, erano ancora le sette. Andò in bagno a lavarsi poi ritornò in camera si vestì e preparò la tracolla.
Con la borsa in spalla si trascinò al piano di sotto dove stranamente vi era suo padre con delle occhiaie da far invidia ad un panda.
Lo salutò e lui rispose stancamente, doveva aver fatto gli straordinari quella notte. La rossa si versò latte e cereali, mangiò lentamente aveva ancora sonno, dopotutto era difficile riabituarsi ad alzarsi presto.
Il padre poi andò in camera augurandole una buona giornata, quasi lo invidiava almeno poteva buttarsi a dormire invece lei si sarebbe dovuta sorbire matematica già alla prima ora.
Sbuffò mettendo la tazza nel lavandino e uscì di casa.
L'aria era frizzante e iniziava a fare freschino, si strinse un poco nel suo gilet.
Guardò il cielo, a differenza del giorno prima era nuvoloso sperava davvero che non piovesse, aveva lasciato l'ombrello a casa e non aveva nessuna voglia di ritornare indietro.
Arrivò a scuola, entrando in classe salutò i ragazzi che erano già in aula.
Si sedette e prese subito fuori matematica, la Di Mauro era isterica se non avevi le cose sul banco prima che entrasse, per il resto non era male come prof.
Alice arrivò con il suo solito sorriso, era davvero sorprendente che fosse di così buon umore già la mattina presto.
-Ciao!- disse Emma.
-Ciao!- rispose eccitata l'altra.
La rossa la guardò perplessa, perchè era così su di giri?
-Che succede?-
-Oh! Aspetta che arrivano anche le altre!-
Dopo pochi e intensi minuti arrivarono anche Bea e Ele.
-Ragazze! Novità! Ho visto il prof nuovo!-
-Cosa?!- esclamarono le altre tre.
-Si! Mio Dio è assolutamente divino!-
-Uffa non è giusto che tutte le fortune capitino a te!- sbuffò Bea.
-Cavolo... per una volta le voci sono vere!- esclama Ele.
Emma non commentò, quella storia del porf "Figo" non le era mai interessata molto e Alice lo notò.
-Emma non hai ancora detto niente! Non sei contenta che Masserano non viene qui?-
-Certo che ne sono contenta! Solo che non mi interessa se quel prof sia bello o meno!-
-Mmm qui urge un cambio di pensiero!-
-Vero! Non vorrai mica essere una suora!- esclamò Ele.
Alla rossa venne quasi da ridere, stavano preparando un piano perchè lei apprezzasse di più la bellezza maschile. Non poteva dir loro che per lei avevano perso ogni attrattiva dopo la delusione con Nico, forse un giorno sarebbe riuscita a dire loro tutto quello che era successo e apprezzava molto il fatto che non avessero fatto domande su cosa era successo tra lei e Melissa.
La campanella della prima ora suonò e pochi minuti dopo la prof Di Mauro fece il suo ingresso.
Mentre stavano correggendo i compiti che aveva dato la prof durante le vacanze, Emma si guardò intorno, anche quel giorno nessuna traccia di Melissa, internamente fece un sospiro di sollievo ogni volta che guardava il banco vuoto nella fila di fianco.
Le altre invece erano tutte impazienti che quell'ora finisse perchè la seconda ora era quella di italiano.
-Uff questa ora è interminabile!- si lamentò sottovoce Ali.
Lei fece un mezzo sorriso.
-La pazienza è la virtù dei forti-
-Allora non sono forte, voglio rivederlo cavolo! Era davvero troppo bello!- e fantasticò sul professore.
Emma la guardò trattenendosi dal ridere, era davvero divertente.
-Signorina Dell'Avo visto il suo gran interesse alla materia perchè non corregge lei stessa il prossimo esercizio alla lavagna?- la voce tagliante della Di Mauro riscosse Alice dal suo mondo personale.
A quella frase tutti si voltarono verso di lei.
-Oh merda...- sussurrò.
Poi la guardò con occhi supplicanti chiedendole aiuto, ma Emma che poteva fare?
-Allora signorina Dell'Avo sto aspettando!-
Con la stessa faccia di un condannato a morte, Ali si alzò dalla sedia e lentamente si diresse alla lavagna. La ragazza la guardò dispiaciuta, la prof la torturò per la restante mezz'ora e poco prima della fine dell'ora diede esercizi in più alla poveretta. Al suono della campanella Alice corse subito al suo posto.
-Quella donna è una sadica! Che diavolo le è successo durante l'estate? L'anno scorso era più tollerabile!- disse sconvolta.
-Mmm mi pare che il marito l'abbia mollata per una più giovane...- rispose pensierosa Ele.
-E che centro con il suo maritino fornicatore? Io sono solo una povera innocente!-
-Ma tu sai tutto quello che succede?- chiese perplessa Emma.
-Ele è il nostro gazzettino! Sa tutto, ha fonti disseminate per tutta la città!- esordì sorridendo Bea.
Emma si sentì per un attimo a disagio, che sapessero anche cosa era sucesso tra lei e Melissa?
Eleonora stava per aprire bocca, ma l'entrata del nuovo prof le impedì di dire alcunchè.
La rossa si voltò verso la cattedra e spalancò gli occhi. Non ci poteva assolutamente credere, non voleva assolutamente accettare quello che vedeva!
Il prof guardò gli studenti mentre nell'aula era calato un silenzio quasi tetro. Emma cercava di distogliere lo sguardo, ma non le era possibile quella figura era una calamita per gli occhi! Alto con le spalle larghe, i capelli neri petrolio un pò spettinati e quegli occhi azzurro ghiaccio che perlustravano l'aula e che per un secondo si soffermarono su di lei sorpresi. Non era possibile che proprio Lui doveva essere il suo nuovo prof di Italiano!
-Salve ragazzi! Io sono Francesco Ferrari e sono il vostro nuovo professore di italiano!-
Si levarono un coro di sospiri trattenuti da parte delle ragazze.
-Oh mio Dio! È ancora più bello!- disse Alice incantata.
Emma invece era completamente pietrificata, le sembrava così assurdo!
Poi però un dubbio si fece strada in lei, perchè era così sconvolta? Cosa le interessava se il ragazzo che abitava nello stesso condominio della nonna, che per altro aveva conosciuto solo ieri, fosse il suo nuovo prof?
Con questi pensieri abbassò lo sguardo sul banco e si concentrò sui tagli di cui era tempestato. Una scritta però attirò la sua attenzione, era situata nell'angolo a sinistra "M+E = 4ever friends!" chiuse gli occhi, non voleva piangere come una deficente in classe, non le era mai piaciuto frignare davanti agli altri e aveva sempre odiato chi invece piageva quotidianamente nell'aula per un voto brutto o magari di una sufficenza.
Cercò di calmarsi, fece un profondo respiro.
-Ehy ti senti bene?- chiese preoccupata Ali.
Lei aprì subito gli occhi e le sorrise.
-Si certo! Non preoccuparti, solo un pò di mal di testa!- ma era evidente dal suo viso scettico che non ci aveva creduto.
-Allora questo è il vostro ultimo anno qui al liceo! L'anno della maturità! Dovrete impegnarvi il doppio degli altri anni cercare di avere almeno la sufficenza in tutte le materie entro la fine dell'anno...-
Il prof o Francesco, non sapeva come chiamarlo, stava facendo lo stesso discorso che tutti gli altri prof avevano fatto a tutti loro, ma proprio mentre stava dicendo che capiva le difficoltà, qualcuno entrò dalla porta. Quel qualcuno era una figura che Emma conosceva davvero molto bene, e che sperava di non rivedere più... speranza a dir poco vana.
-In ritardo?- domandò ironico il moro.
-A quanto pare...- disse lei, scostando dagli occhi una ciocca dei suoi capelli biondissimi e liscissimi, gli occhi blu andarono dritti verso di lei come se sapesse esattamente dove si trovasse senza stare a cercare. La guardava e guardava anche le suo nuove amiche con uno sguardo di ghiaccio che si trasformò in un ghigno. Emma strinse forte i pugni, ma sostenne quei occhi senza tentennare, la classe guardava interessata lo sambio di occhiate delle due, mentre il prof prendeva nota delle giustifiche. Alla fine Melissa se ne andò al posto sculettando come al solito nella sua minigonna.
Chi aveva vinto? Non lo sapeva neanche lei, lentamente aprì le mani scoprendo che le aveva strette così forte che un pò le faceva male muovere le dita, sentiva su di sè lo sguardo di Alice ma non disse niente e lo stesso fece lei.


All'intervallo Emma non uscì dall'aula, nulla erano valsi gli sforsi delle altre lei non voleva sentire ragioni, non voleva uscire propinado la scusa del mal di testa.
Sosprirò appoggiando la fronte sul banco, la verità era che era una vigliacca.
Aveva paura di cosa avrebbe visto se fosse uscita adesso che Melissa era tornata, non era assolutamente pronta per un'altro confronto... quello di un'ora fà l'aveva come indebolita.
E poi avrebbe rivisto anche lui... strinse forte gli occhi, oh cielo! Basta! Non ne poteva più!
-Ehy stai bene?-
Emma alzò di scatto la testa e incontrò uno sguardo azzurro lievemente preoccupato, alla sua vista arrossì appena.
-S-si... non preo..ehm... cioè non si preoccupi...- si corresse non tanto discretamente. Lui però sorrise.
-Non si direbbe, sei molto pallida... ma se dici che stai bene...-
-Si sto bene... ehm.. coma mai qui?-
-Oh avevo dimenticato il libro di terza sulla cattedra!-
Aveva sempre un sorriso sulle labbra, Emma notò che non aveva il piercing e un pò le dispiacque. Il moro si passò una mano tra i capelli scompigliandoli ancora di più, disordine che però gli donava.
-Allora devo andare, ciao!-
-Salve prof...- disse lei, quelle parole le sembrava così strane, sbagliate da dire... era confusa, che diavolo le stava accadendo?! Sentì appena i suoi passi in corridoio, erano disturbati dal cicaleccio degli studenti che passavano l'intervallo.
Sospirò, era un pò turbata dalle sensazioni che aveva provato appoggiò la testa sulla mano mentre guardava fuori dalla finestra. Era scuro fuori, le nuvole erano cariche di pioggia e quasi nere. In quell'atmosfera oscura Emma non potè fare a meno di sentirsi oppressa, in quei giorni si era spesso trovata confusa e rattristata era stufa di quella situazione, voleva assolutamente fare chiarezza con se stessa e con gli altri. Sarebbe stato facile se gli "altri" non fossero stati Melissa e Nico, sospirò ancora.
Un brusio si stava avvicinando alla classe, ma lei non ci diede peso era troppo distratta.
-Oh chi abbiamo qui?- disse ghignando Melissa.
Emma si girò di scatto, l'ultima cosa che si sarebbe aspettata era trovarsi di fronte a lei circondata da tre ragazze che probabilmente erano le sue nuove amiche.
Una la conosceva, era Giorgia Cambriano che era bassina e formosa, i lughi capelli neri le accarezzavano la schina, la sua reputazione non era certo quella di una santarellina...
L'altra ne aveva sentito parlare, Martina Mantovani, era la tipica ragazza tutta gridolini e vezzeggiativi, aveva dei capelli corti e castani.
Infine Viktoria Gilardoni, la solita figlia di papà, con la puzza sotto il naso, i capelli biondi (tinti) le incorniciavano il viso mentre un'espressione altezzosa era impressa nella sua faccia.
Tutte e tre facevano parte dell'altra classe del suo anno, dove c'era anche Nico. Se le ricordava solo perchè non le erano mai state simpatiche e ora le aveva tutte davanti.
Melissa la guardava con un ghigno ben poco femminile.
-Emma Castello- disse la rossa con falsa noncuranza. Si chiedeva il motivo della loro presenza in classe, ma aveva l'impressione che l'avrebbe scoperto presto.
-Mmm, vedo che ricordi il tuo nome! Bene mi fa piacere... ti ho già presentato le mie nuove amiche, vero?-
Alla ragazza non sfuggì l'enfasi con cui aveva sottolineato le parole "nuove amiche". Ebbe un fremito alla mano destra. Non rispose a quella domanda, lo riteneva completamente inutile.
-Oh ma che sbadata! Come potevi saperlo? Sei stata chiusa i casa come una sfigata tutta l'estate! Mmm chissà perchè...- fece finta di pensarci -Ma certo! Perchè il tuo adorato Nico a preferito me a te!-

Alice era fuori dall'aula e, come le altre, aveva sentito tutto. Si guardavano in faccia dispiaciute, ma lei era anche molto arrabbiata. Aveva sospettato qualcosa quando le aveva permesso di stare in banco assieme.
In 4 anni che la conosceva Emma non era mai stata in banco con nessuno che non fosse Melissa, tutta la scuola sapeva della loro amicizia d'acciaio. Se vedevi una potevi stare certa che l'altra era vicino.
Ad Alice non era mai piaciuta Melissa, vedeva come era altezzosa con tutti, non lo credeva possibile che una persona così simpatica come Emma potesse essere amica di quella!
Ma in via del tutto eccezzionale quell'anno Emma non era in banco con la strega-stronza bionda (come l'aveva sopprannominata lei). Infatti in tutta la scuola non si parlava d'altro, sopprattutto di quello che era successo nell'intervallo. Adesso loro sapevano il perchè Emma non aveva voluto uscire.
Bisogna sapere che di fianco all'amicizia d'acciaio c'era anche la coppia d'acciaio, quella formata da Emma e Nico. Era già molto inusuale che una storia tra ragazzi durasse più di due mesi figuriamoci una che dura ben 4 anni!
Erano la coppia perfetta, tutti gli studenti speravano di avere una storia come la loro, sempre mano nella mano, bacetti prima di andare nelle diverse classi, chiacchere durante l'intervallo... sembravano destinati a stare insieme per sempre.
Ma Alice, come tutta la scuola quel giorno, aveva capito che davvero niente era per sempre, quella rivelazione era arrivata sottoforma di un Nico e una Melissa intenti a limonarsi alla grande davanti alla fotocopiatrice.












Derekkina2: mi fa piacere che la storia ti appassioni così tanto!! Fammi sapere cosa ne pensi di questo capitolo!! Baci^^

CiaoArrvederci: lo spero davvero! Comunque ecco qua un nuovo capitolo! Baci^^



Al prossimo capitolo!! E non dimenticatevi di recensire!!
Baci^^

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Capitolo 4
*** Dura Realtà ***


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Do you know where your love is?
Do you think that you lost it?
You felt it so strong, but
Nothing’s turned out how you wanted
[...]
All I need
Is the air I breathe
And a place to rest
My head
***
Sai dov’è il tuo amore?
Pensi di averlo perso?
Lo hai ritenuto così forte, ma
niente è risultato come desideravi
[...]
Tutto ciò di cui ho bisogno
è l’aria che respiro
e un posto per riposare
la mia testa
{One Republic ~ All I Need}








Il suono stridulo della campanella di fine lezioni fece tirare un sospiro di sollievo ad Emma.
Prese subito la tracolla e uscì di corsa dall'aula, odiava quelle occhiate che i suoi compagni le avevano lanciato per le restanti 2 ore, odiava lo sguardo contrito delle altre mentre cercavano di farla parlare, odiava dover sentire ancora una volta tutto quel dolore che sperava di aver messo via.
Uscì fuori ignorando i bisbigli che la circondavano, non aveva voglia di odiare altre cose.
Si bloccò sul portone di'ingresso per due ragioni ben distinte: la prima era perchè aveva iniziato a piovere, la seconda non riguardava affato il tempo, Melissa e Nico erano mano nella mano mentre parlavano con dei ragazzi, la bionda non perdeva occasione di strusciarsi addosso al ragazzo. Emma vedeva solo la schiena del suo ex e bastava quella per farla star male.
Ogni gesto, ogni carezza, ogni occhiata che si scambiavano i due era una pugnalata. Non ci riusciva più, le lacrime che aveva a lungo trattenute durante due infinite ore finirono per scorrere lungo le sue guance. Non ne poteva più di quello spettacolo e corse infischiandosene della pioggia.
Voleva dimenticare tutto, stare in un posto sicuro dove poter sfogare le sue lacrime. Prese il bus zuppa, si fermò davanti alla biblioteca e camminò verso il condominio. L'unico posto che veramente poteva chiamare casa era quello, le lacrime non si fermavano i singhiozzi la scquotevano leggermente.
Stava arrivando finalmente al complesso quando uscì dal portone Francesco che appena la vide si preoccupò.
-Emma! Che cosa è successo?-
Non riusciva a spicciare parola, non riusciva a smettere di piangere, voleva gridare per la fustrazione. Le tremavano le labbra mentre lo guaradava in silenzio, era così umiliante stare lì davanti a quel semi-sconosciuto a piangere come una poppante. Francesco non disse niente e la prese per mano, l'attirò dentro al conodominio.
-Tua nonna non c'è... ma se vuoi puoi venire nel mio appartamento per asciugarti...- chiese incerto.
Emma annuì appena, non sapeva perchè avesse accettato una simile proposta che poteva avere risvolti a dir poco imbarazzanti. Con una mano cercò di asciugarsi le guance mentre saliva sulle scale seguendo il suo professore. Iniziava a sentire freddo, gli spifferi erano lame ghiacciate che la penetravano nei vestiti fradici, non vedeva l'ora de mettersi qualcosa di asciutto.
Guardava intanto l'ampia schiena del suo nuovo professore di italiano, era davvero un bravo ragazzo? O avrebbe approfittato della situazione? Sperava davvero tanto che l'intuito di sua nonna nel leggere le persone non avesse avuto una sbandata.
Le braccia incrociate contro il petto cercando di scaldasi un poco. Francesco si fermò davanti ad una porta, traficcò un attimo nella tasca dei jeans e tirò fuori la chiave. Aprì e accese la luce che rivelò un piccolo salotto composto solo da un divano e alcuni mobili, la vetrata di fronte aveva una porta finestra che dava sul terrazzo.
-Scusa per il disordine...-
In effetti c'erano tanti libri ammucchiati per terra e sui mobili. Emma scosse le spalle come per dire che non le iportava, in quell'appartamento c'era un pò di caldo per fortuna. Il ragazzo si tolse la giacca.
-Dammi la tua borsa e il tuo gilet li metto ad asciugare...-
La rossa ubbidì e gli passo il gilet e la borsa che fortunatamente aveva svuotato dai libri mettendoli sotto il banco.
-Se vuoi puoi andare in bagno ti porto un cambio mentre aspetti che i tuoi vestiti siano asciutti ok?-
Emma annuì.
Aveva chiuso dietro di sè la porta del bagno e ci si era appoggiata per poi lasciarsi cadere. Le lacrime ricominciarono a scendere, lo sapeva che un giorno li avrebbe visti, lo sapeva che avrebbe sofferto, ma la consapevolezza non alleviava per niente il dolore.

Francesco sentiva dei singhiozzi soffocati da dietro la porta del bagno, era indeciso su cosa fare. Quando l'aveva vista lì di fuori sotto la pioggia si era preoccupato, si vedeva dal viso sofferente che qualcosa era successo e lui forse sapeva cosa.
Aveva sentito degli alunni parlarne, cavolo non doveva essere una situazione facile per lei. Per occupare il tempo si mise a fare una cioccolata, guardando l'orologio però imprecò.
Si era dimenticato dell'appuntamento per il quale era uscito. Doveva incontrarsi con quella professoressa che l'aveva tartassato... alzò gli occhi al cielo, in effetti la comparsa di Emma l'aveva salvato da un pomeriggio per niente piacevole.
La cioccolata era pronta, e mentre lo versava il suo cellulare suonò.
-Pronto?-
-Francesco! Dove ti sei cacciato? Ti aspettiamo al bar!-
-Aspettiamo?- domandò esitante.
-Si! Si sono uniti anche altri colleghi... comunque dove sei finito?-
-Ehm... è successo un imprevisto che mi ha trattenuto non penso che farò in tempo a venire...-
-Oh mi dispiace! È successo qualcosa di grave?-
-No... niente del genere, ma non posso venire comunque...-
-Oh se è così... ci vediamo domani a scuola allora-
-Si a domani- chiuse il telefono con uno sbuffo.
-Mi dispiace averla fatta stare qui quando aveva degli impegni...-
Alla voce Franceso si voltò di scatto e vide la ragazza sulla porta della minuscola cucina che cercava di tirare su le maniche della vecchia tuta che a lui andava piccola, era tenera con quei vestiti che le stavano larghi. Sorrise, non poteva immaginare che invece l'aveva salvato.
-Nessun impegno che avevo oggi era piacevole, quindi non farti problemi... ecco vuoi una cioccolata?-
Sul viso pallido di Emma comparve l'ombra di un sorriso.
-La berrei volentieri-
Si sedettero sul piccolo tavolo, la rossa teneva la tazza fumante tra le mani. -Comunque non devi darmi del lei fuori scuola...- disse sorridendo mentre beveva.
-Oh... ehm ok!-
-Dopotutto non abbiamo tanti anni differenza e mi fa sentire vecchio-
Emma accennò ad una risata, non molto convinta.
-Ti senti meglio?-
-Oh... si, non preoccuparti-
Nascose il viso dietro la tazza, doveva ammettere che quella cioccolata era davvero buona! La bevve di gusto e il calore la calmò, la situazione certo non era delle migliori ed era anche un pò a disagio a stare nella casa del suo prof di italiano...
-Ok... penso che tua nonna arrivi presto, non hai la chiave di casa?-
-No non ne ho mai avuto bisogno-
-Allora puoi stare qui finchè non ritorna, anche se penso aspetti che smetta di piovere-
-Lo penso anchio... è sempre stata molto prudente- disse sorridenso appena Emma.
-Le vuoi molto bene...- osservò lui.
-Si, penso di volere più bene a lei che hai miei genitori...-
Dopo essersi accorta di quello che aveva detto si morse il labbro inferiore, ma che diavolo stava facendo!? Diceva così alla leggera, ad uno sconosciuto per di più, dei suoi? Forse era ancora sconvolta... almeno Francesco ebbe la decenza di non fare domande.
Emma si alzò per mettere la tazza nel lavandino, la turbava stare lì davanti a lui mentre la fissava come se fosse stata una bomba pronta ad esplodere. Stava ritornando al suo posto quando per colpa dei pantaloni troppo lungo inciampò finendo dritta tra le braccia del ragazzo che la pese al volo.
Emma si ritrovò a fissare il viso del suo professore da molto vicino tanto che i loro nasi si sfioravano. Si accorse solo allora che si era rimesso il piercing al labbro, probabilmnte a scuola glielo avevano vientato.
Arrossì quando sentì una strana tensione serpeggiava tra i loro corpi a contatto, era una strana sensazione di desiderio e repulsione, voleva un contatto più approfondito ma allo stesso tempo voleva allontanarsi. Rimase immobile sommersa da tutti quei pensieri, ci pensò Francesco a tirarla su in posizione eretta.
-Stai più attenta con quei pantaloni! Non voglio mica che ti rompi una gamba...- cercò di sdramattizzare lui, ma si vedeva che era teso. La ragazza era sicura che anche lui avesse avertito quelle sensazioni.
Emma si accorse che le mani di lui erano ancora sulle sue braccia e le mandavano lente scariche di calore, stava cercando di restistere all'insano impulso di mettere le mani tra i suoi capelli neri per saggiarne la morbidezza. Inorridita scacciò via l'imagine di lei che saltava adosso al prof, si allontanò con la scusa di vedere se erano asciutti i suoi vestiti e si rintanò in bagno.
Mise le mani sul lavello e si guardò allo specchio.
"Stupida! Che diavolo ti prende?! Fantasticare sul tuo prof di italiano!"
Guardò corucciata il suo riflesso, vide che aveva le guancie arrossate e gli occhi un pò lucidi e rossi, i capelli poi erano un disastro prima non ci aveva neanche fatto caso aveva altri pensieri per la mente. La delusione con Nico doveva averla davvero scossa...
Qualcuno bussò alla porta.
-Emma... tua nonna è arrivata, le ho detto che sei qui è in salotto-
Lei fece un sospiro di sollievo, per fortuna poteva allontanarsi da lui e da quello che la sua vicinanza le provocava.
-O-ok grazie...-
I vestiti era asciutti quindi si cambiò. Uscì dal bagno, vide sua nonna sul divano che sorseggiava un caffè.
-Grazie per i vestiti e per tutto...-
-Di niente, tieni sono la borsa e il gilet...-
Emma li accettò con un sorriso.
-Grazie Francesco per ospitato mia nipote mentre ero via-
-Signora Giordano non si preoccupi è stato un piacere...-
Dopo i soliti convenevoli, le due scesero all'appartamento della nonna.
-Stai bene tesoro?- disse l'anziana mentre entravano nel salotto.
-Meglio di prima...- disse con un sorriso forzato.
L'altra la guardava comprensiva.
-Vieni, andiamo a sederci sul divano-
E sul quel vecchio divano liso Emma raccontò cosa era successo quel giorno versando ancora qualche lacrima.
-Mmm quella Melissa! Non mi è mai piaciuta neanche quando era una bambina! Ah eppure sua madre è proprio una brava persona- commentò arrabbiata la nonna.
Emma sorrise asciugandosi le guance, sua nonna era davverro unica. Le diede un bacio sulla guancia.
-Grazie nonna...-
-E di cosa? Non ringraziarmi, ti voglio bene e voglio che tu sia felice e per questo non sopporto chi i fa soffrire! Tua mamma ha sbagliato a voler a tutti i costi farvi diventare amiche! L'amicizia è qualcosa che non si può forzare, c'è o non c'è!-
-Già...-
-Non le hai ancora detto niente di te e Melissa, vero?-
La ragazza abbassò lo sguardo.
-Emma!-
-Uff nonna! Lo sai come è fatta mamma! Se le dico una cosa del genere mi salta alla gola! La preziosa figlia della sua migliore amica è una stronza, figurati se mi crede!-
-Deve crederti! Sei sua figlia!-
-Se fosse davvero una madre saprebbe cosa mi succede! Per tutta l'estate non ho fatto altro che comportarmi come un zombie e lei se n'è accorta?! Ma no figuriamoci! Ha passato tutto il tempo a definire gli accordi con uno scrittore, ha passato tutto il tempo fuori casa...-
-Tesoro, lo so che tua madre non è perfetta, ma devi capirla, ama il suo lavoro e porta a casa molti soldi per la sua famiglia, lei pensa che sia quello il meglio per te avere una sicurezza economica-
-Certo, è sempre così...- commentò amara Emma.
Molte volte le si era affacciato il pensiero che sua madre amasse il suo lavoro più di quanto avesse fatto con suo padre o lei.

Emma entrò in casa, buttò il gilet nell'armadio senza alcuna voglia di stare lì ad appenderlo, sapendo di incorrere nelle ire di sua mamma. Corse subito al piano di sopra dove si fece una meritata doccia calda. In accapatoio andò in camera e mentre si frizzolava i capelli vide che erano le nove, aggrotò la fronte.
Era molto strano che sua madre non fosse a casa anche quella sera, si morse il labbrò inferiore e si sedette sul letto mollemente.
Aveva la sensazione che quelle assenze erano in qualche modo collegate con quel nuovo scrittore che sua mamma aveva fatto firmare quell'estate. Sperava davvero di sbagliarsi...
Si mise il pigiama e andò al piano di sotto per prendersi un pò di nutella, aveva il diritto di cioccolato dopo quello che era successo quel giorno. Si piazzò su uno dei divani e accese la tv, quella sera c'era Veronica Mars. Proprio mentre aveva il cucchiaio in bocca qualcuno entrò dalla porta principale.
-Emma? Sei tu?- disse una voce femminile.
-Si mamma...- rispose lei alzando gli occhi al cielo.
La donna entrò nel salotto preceduta dal suo costoso profumo di Chanel. Sua madre era una bella donna, elegante nel suo tailleur rosso valentino. I lunghi capelli rossi ricci erano chiusi in una crocchia perfetta nonostante il giorno di lavoro. Ogni volta che la vedeva una sola parola le veniva in mente: perfetto. Perfetti i capelli, perfetto il vestito senza pieghe, perfetto il suo trucco, perfetto il suo viso... tutto perfetto!
E quella perfezione le aveva sempre dato sui nervi... lei era l'opposto! I suoi capelli erano sempre in disordine, la matita sbavata e i vestiti si ritrovavano sempre una macchia a fine giornata.
-Non mangiare quella robaccia! Non voglio che ti rovini la faccia con i brufoli!- disse secca.
"Buona sera anche a te mammina! Come ti è andata la giornata? Bene? No perchè io ho avuto la giornata peggiore della mia vita, la mia ex migliore amica si è data da fare per farmi soffrire e l'ho ritrovata fuori da scuola con il mio ex, che amo ancora, ad amoreggiare... ma no sentiti pure in dovere di rimprovermi perchè mangiando nutella mi vengono i brufoli!" pensò sarcastica.
-Allora quando hai intenzione di portare qui Melissa? È tutta l'estate che non la vedo...- disse distrattamente la donna mentre tirava fuori delle carte dalla sua borsa, i tacchi risuonavano sul parquet.
"Mmm forse perchè mi odia e mi ha fregto il ragazzo?"
-Non so, la scuola è appena iniziata e ci sono già un sacco di compiti e cose da studiare...-
-Mmm ok- detto questo la donna si diresse al piano superiore.
Emma si abbandonò sul divano con uno sospiro. Odiava quella situazione, come diavolo avrebbe fatto a dire a sua madre che lei e Melissa non erano più amiche?








Buon Ferragosto a tutti! Passiamo a rispondere alle recensioni!

fataflor: grazie per i complimenti! Eh si Melissa è proprio un'arpia, ma ce ne sono anche di peggio nella realtà! Spero che il cap ti sia piaciuto! Baci^^

CiaoArrivederci: già Melissa è così purtroppo e non ci si può far niente! Eh si Francesco è il prof e ne succederanno e penso che hai intuito da questo cap cosa potrebbe succedere! Spero di aver aggiornato presto! Baci^^



Al prossimo capitolo! Ricordatevi di recensire!
Baci^^

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Capitolo 5
*** Segreti ***


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In the dark
In the darkness you will find
Dirty little secrets we all hide
Cause' we all have a darker side
A place we keep where no one else will find
***
Nel buio, nell’oscurità troverai
Sporchi piccoli segreti che noi tutti nascondiamo
Perché tutti noi abbiamo un lato oscuro
Celiamo un posto che nessun altro può trovare
{Good Charlotte ~ Secrets}







Addormentarsi risultava davvero difficile quella sera, erano passati quattro giorni dalla prima volta in cui aveva visto Melissa e Nico.
Quattro giorni in cui evitava con tutte le sue forze di incrociarli, compito che era risultato davvero difficile. Per fortuna era arrivato il fine settimana, domani sarebbe andata in giro per la città con le sue nuove amiche.
Sembrava prospettarsi una giornata davvero divertente e Ali aveva detto che avrebbe portato suo cugino con sè. Diceva che era davvero un gran bel ragazzo, aveva l'impressione che la volesse accoppiare con lui...
Sorrise, da quando tutta la scuola aveva scoperto di lei e Nico Ali si era assegnata il compito di trovarle un'altro ragazzo con cui stare alla faccia di Melissa e Nico. Come se lei si potesse innamorare di un'altro ragazzo...
L'immagine di Francesco le si affacciò nella sua mente, dopo essere stata nel suo appartamento e provato quelle strane sensazioni non era più accaduto nulla tra di loro. Anche se quei strani pensieri serpeggiavano sotto pelle ogni tanto quando lo guardava in classe, la cosa era alquanto strana...
Si spaccava la testa nel cercare di capire il perchè di quelle sensazioni che non le appartenevano, dalle occhiate di lui però capiva che non era la sola a provarle.

Emma camminava tranquillamente verso la fermata davanti alla farmacia dove si era data appuntamento con le altre, quel giorno era soleggiato. Visto il bel tempo si era messa dei pinocchietto e una maglietta a maniche corte. Si guardava in giro con una strana calma e una leggera contentezza, finalmente avrebbe passato un pomeriggio fuori da quella casa.
Arrivata alla fermata si guardò in giro per vedere se le altre erano nelle vicinanze. La prima che arrivò era Bea.
-Ciao!- le disse.
-Ciao Bea! Le altre?-
-Non lo so, arriveranno presto-
Infatti in quel momento arrivò Ele.
-Eccomi!-
-Ciao!-
-Ali arriva tra un pò, suo cugino era in ritardo...-
-S-suo cugino?!- disse spalancando gli occhi Bea e arrosendo.
-Si suo cugino... non dirmi che hai ancora una cotta per lui!- ribattè Ele alzando il sopracciglio.
-Non ho una cotta per quello!- ma venne smentita dalle sue guance rosse.
Emma pregò che Ali non l'avesse portato davvero per farlo mettere con lei! Non voleva litigare con Bea per un ragazzo.
-Si certo... e Emil Molinari è un figo- disse alzando gli occhi al cielo Ele.
-Emil chi?- chiese Emma.
-Emil Molinari, un rompi palle della 5C... tormenta tutte le ragazze, ma è brutto e davvero palloso- spiegò una voce.
Emma si girò e vide Alice con di fianco un ragazzo davvero molto carino. Alto, capelli castani che gli ricadevano sugli occhi dandogli un'aria distratta, occhi neri come la pece.
-Allora perchè sprecate fiato per parlare di quello lì?-
-Niente è saltato fuori il discorso...- disse Ele.
-Mmm ok... comunque Emma questo è mio cugino Eric, Eric questa è la mia amica Emma-
Emma si sentiva osservata da quei occhi neri, come se la stessero studiando e la cosa era molto imbarazzante.
-Bene e dopo questa presentazione perchè non andiamo a farci un giro?- propose Ele.
-E dove?- chiese Bea.
-Stavo pensando al gelato...-
-Allora so una gelateria davvero buona!- disse Emma.
-Che aspetti allora?! Guidaci verso il gelato!- disse Ali prendendola sottobraccio lasciando indietro gli altri tre.
-Ehy! Non lascateci indietro!- protestò Ele.
Bea intanto lanciava occhiate a Eric che stava camminando svogliatamente dietro al loro gruppo. Era così carino! Se solo avesse avuto il coraggio di dirglielo... ma anche se l'avesse fatto era sicura di andare incontro al suo rifiuto.
Fece un sorriso amaro, avrebbe fatto bene a dimenticarlo... ma da 4 anni che lo conosceva la sua infatuazione non accennava a diminuire, anzi, si accresceva sempre di più.
Alice sapeva dei suoi sentimenti e aveva insistito per aiutarla a conquistarlo, ma lei l'aveva dissuasa a non provarci, sarebbe stato solo più umiliante di quanto non fosse provare sentimenti per uno che ti guarda a mallapena e che oltrettutto al momento era impegnato.
Sospirò e guardò le sue amiche, non voleva fare l'asociale quel giorno voleva divertirsi con loro e doveva fregarsene di Eric! Annuì convinta, si basta perdersi in pensieri che avevano come protagonista quel ragazzo! Doveva andare anvanti!
Sorrise e affiancò Ele che si lamentava del fatto che Massi non le rispondeva ai messaggi.
-Chi è Massi?- chiese perplessa Emma.
Le altre due la guardavano con occhi spalancati, come se avesse domandato qualcosa di cui si sarebbe pentita e capì ben presto il perchè...
-Massi! È uno stupido stronzo, ecco chi è! Non risponde mai, dice che è mio amico, ma non si fa mai sentire!- disse Ele continuando ad insultarlo.
Alice le spiegò bene il perchè di tutti quel inveire contro quel Massi.
-Ele è cotta persa di Massi e lui lo sa. Hanno iniziato ad uscire insieme, ma dopo le ha detto che potevano essere solo amici. Lei ci è rimasta malissimo, ma ha accettato comunque. Nei primi tempi era tutto ok, ma dopo un pò ha iniziato a non farsi sentire tanto spesso e a non rispondere hai messaggi. Ele chiaramente si è molto arrabbiata e quando gli ha detto che era meglio finirla lì anche con l'amicizia lui ha detto che non voleva perderla come amica... ma continua a comportarsi come uno scemo e Ele non ce la fa più visto che ci tiene ancora a lui...-
Emma guardava dispiaciuta l'amica, non doveva essere una situazione facile.
-Secondo me dovrebbe insultarlo come fa ora e vedi come se ne va!- parlò per la prima volta Eric.
-Si certo perchè ne avrebbe il coraggio!- rabattè Ali.
Lui scrollò le spalle indifferente.
Emma lo guardò, era strano come ragazzo... quale maschio avrebbe accettato di uscire con solo ragazze? Ci fosse stato un'altro avrebbe capito, ma lì era solo lui. Chissà come Alice l'aveva convinto a venire...
Persa in quei ragionamenti quasi non si accorse che erano arrivati alla tanta decantata gelateria. Mangiarono il gelato e subuto le altre tre convennero con Emma che quello era davvero il gelato più buono della città, invece Eric stette zitto a mangiarselo.
Alla rossa iniziava a stare antipatico, era in compagnia e stava muto come un pesce, poteva starsene a casa allora! E per l'essesima volta si chiese il perchè della sua presenza.
Passarono il pomeriggio in giro per la città chiaccherando e divertendosi, Alice non perdeva occasione di guardare ogni esemplare maschile che fosse pasabile e commentare l'aspetto. Era davvero divertente stare ad ascoltarla e vedere le reazioni scandalizzate di Bea.
-Cavolo quello si che è un sedere...- disse per l'enesima volta Alice.
-Ali! Io non ti conosco!- ripetè Bea prendendo le distanze.
-Questa volta hai proprio ragione!- commentò Ele seguendo lo sguardo dell'amica.
-Ele! Non incoraggiarla!-
-Uff! Come sei pesante Bea! Te l'ho detto, finisce che farai la suora se continui così!- rispose Ali senza distogliere lo sguardo dal posteriore del ragazzo.
Emma rise, poi si girò e incontrò lo sguardo di Eric. Quasi si era dimenticata della sua presenza tanto era silenzioso, vide che aveva qualcosa nello sguardo, una nota di tormento. Alzò un soppracciglio perplessa nel leggere una cosa simile, cosa aveva quel ragazzo?
Erano appena le 3 quando un temporale improvviso li sorprese, si rifugiarono allora in un bar e presero qualcosa da bere.
-Uff! Ma doveva proprio piovere adesso? Non poteva iniziare quando eravamo a casa?- si lamentò Alice.
-Tanto ti saresti lamentata anche a casa- commentò infastidito Eric, mentre sorseggiava il suo caffè.
L'altra lo guardò male.
-Oh hai parlato! Pensavo ti avessero tagliato la lingua!-
Emma la guardò sorpresa, ma che prendeva a quei due?
-Come se sprecassi fiato con dei discorsi tanto idioti come i vostri-
-Come mi dispiace averti rovinato il pomeriggio avendoti trascinato con me... ma aspetta! Sei tu che hai insistito tanto per venire! Se volevi divertiti perchè non sei andato dalla quella troia di Giulia?-
-Smettila! Lascia stare Giulia!-
-Ma hai anche il coraggio di difenderla? Cazzo ti fa le corna e tu ci stai insieme come se niente fosse!-
-Giulia non centra proprio niente adesso! Non tirarla in ballo per queste sciocchezze!-
-Sei tu che rompi le palle! Cosa cavolo sei venuto a fare se ti annoi tanto?-
-Non lo so nemmeno io, vorrei andarmene-
-E fallo allora! Nessuno ti obbliga a stare qui!-
-Bene! Me ne vado- detto questo si alzò, pagò il suo caffè e se ne andò dal bar.
Sul loro tavolo era sceso il gelo, Emma non sapeva cosa esattamente era successo. Guardò Alice e vide che l'espressione sprezzante che aveva mentre discuteva con il cugino era scomparsa lasciando spazio allo stesso tormento che aveva colto negli occhi di Eric prima.
-E quello cos'era?- domandò Ele spezzando il silenzio.
Ali fece un sorriso stanco tenedo tra le mani il bicchiere di Coca.
-Non lo so nemmeno io... da quando si è messo con quella Giulia è cambiato, inutile fargli notare che lo prende in giro, non la molla!-
Però Emma ebbe la sensazione che sotto ci fosse qualcos'altro, qualcosa che non aveva il coraggio di dire, sperava fosse solo una sensazione.
-Non vi avevo mai visto litigare...- disse Bea.
-Prima di Giulia non l'avevamo mai fatto, adesso non passa giorno che non discutiamo! Mi dispiace avervi fatto assistere...-
Emma le mise una mano sulla spalla e le sorrise.
-Non preoccuparti Ali, sono sicura che le cose si sistemeranno con tuo cugino...- alla parola cugino, vide un lampo negli occhi castani dell'amica che non seppe identificare.
L'altra fece un sorriso forzato.
-Lo spero tanto...- disse sospirando.

Emma stava entrando in casa quado sentì delle voci.
-Allora dove diamine sei stata l'altra sera?-
Era suo padre, non l'aveva mai sentito tanto arrabbiato.
-Quante volte te lo devo dire? Ero in ufficio!- ribattè sua madre.
-Ah! E io devo crederci?-
-Chiama la mia segretaria allora!-
-Come se dicesse la verità!-
-Giovanni la vuoi finire? Questi tuoi stupidi sospetti non sono altro che tue fantasie-
Emma si sentì a disagio, era la prima volta che li sentiva litigare. Voleva trovarsi in camera sua e non ascolarli, ma non sapeva come fare per non farsi sentire.
-Stupide fantasie?! È tutta l'estate che stai più in ufficio che a casa! Continuavi a dire che era un periodo di lavoro pieno, ma non può durare tutta l'estate!-
-E perchè tu? Stai più in ospedale che a casa! Ma non per questo ti accuso di tradirmi!-
-È diverso!-
-Ah! Quando si parla di te è diverso!-
-Si! Perche dal tuo lavoro non dipendono vite umane, puoi anche non stare in ufficio fino a tardi!-
-Giovanni sono stufa! Dico davvero, mi soffochi! È da agosto che continui con questa storia!-
Emma non sapeva cosa pensare, sua padre sospettava da tempo di quella storia? Anche lui aveva trovato strano quelle assenze. Cercando di non fare rumore andò in camera, lì li sentiva ancora ma non distingueva bene le parole e fece un sospiro di sollievo.
Era l'ultima cosa che voleva quel giorno, stare a sentire i suoi mentre litigavano. Sosprirò buttandosi sul letto, stava per prendere l'iPod quando sentì delle porte sbattute. Resto un attimo in attesa di altri rumori, ma non udì più niente. Lentamente si alzò dal letto e aprì la porta, la casa era immersa nel buio. Probabilemente erano andati a quella cena dei medici in cui suo padre era stato invitato.
Che bello litigare prima di uscire, Emma fece un sorriso amaro, nonstante i litigi non potevano sottrarsi a quella uscita, dovevano tenere una facciata di famiglia felice.
Sentì il bisogno di correre subito da sua nonna, ma come avrebbe fatto a raggiungerla? Erano quasi le otto e i bus non c'erano.
Abbandonò l'idea, quindi si diresse al piano di sotto per prepararsi la cena. Quando ebbe finito si guardò un dvd e finito quello erano le 23, doveva andare a letto, ma prima preparò la tracolla per scuola.
Mentre si stendeva sotto le lenzuola continuò a pensare al litigio di Ali col cugino, sentiva che c'era qualcosa sotto... però non era sicura di volerlo sapere.
Di una cosa era certa, qualunque fosse il motivo feriva sia Ali che Eric.












Capitolo un pò strano devo dire, è stato tutt'altro che difficile scriverlo (mi è bastato un pomeriggio) il prossimo ho già scritto qualcosa, ma non sono sicura di quando metterlo comunque non dovre metterci molto.

fataflor: Ciao! No preoccuparti non me la prendo! Per quanto rileggo il cap mi sfugge sempre qualcosa, mi fa piacere che tu me l'abbia fatto notare! Putroppo io ho avuto la sfortuna di conoscere gente peggio di Melissa, mi fa piacere che tu non abbia avuto la mia stessa sfortuna e comunque grazie per i compimenti! Mi fa davvero piacere che continuerai a leggere la mia storia! Al prossimo cap! Baci^^

CiaoArrivederci: Ciao! E si Emma dovrebbe superarla ma è una persona che è molto legata al passato e alla gente che ne fanno parte, per lei è difficile voltare pagina... grazie per i complimenti! Al prossimo cap! Baci^^

didi90: Ciao! Non preoccuparti anche per me è difficile trovare il tempo per recensire! Mi fa paicere che la storia ti abbia colpito così tanto, anchio purtroppo ho avuto un'esperenza simile, purtroppo non conosci mai del tutto le persone che ti stanno attorno e non sai mai cosa può succedere. Bella l'idea del rogo xD putroppo Melissa non può uscire così in fretta dalla storia, ma prometto che qualche rivincita Emma se la godrà ;). Si la nonna è davvero super e avrà un ruolo tutt'altro che marginale! Fracesco è il supplente che ogni ragazza sogna di avere compresa me xD! Al prossio cap! Baci^^

_JaneClod: grazie per i complimenti! Spero che continuerai a leggere la storia! Al prossimo cap! Baci^^

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Capitolo 6
*** Scoperte ***


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[...]
Come la notte nell'oscurità
cela il desiderio della luce,
così nella profondità
della mia incoscienza risuona questo grido:
"Io desidero te, soltanto te".
Come la tempesta cerca fine
nella pace, anche se lotta
contro la pace con tutta la sua furia,
così la mia ribellione
lotta contro il tuo amore eppure grida:
"Io desidero te, soltanto te".
{Tagore ~ Io desidero te, soltanto te}










La prima ora del lunedì era davvero quella più pesante e qualche deficente aveva messo Ed. Fisica in quell'ora. Emma era ancora mezza addormentata, l'ultima cosa che voleva fare era mettersi a correre! Sbuffando si cambiò negli spogliatoi.
-Uff ginnastica... l'ho sempre odiata questa materia!- disse Alice mentre si allacciava le scarpe.
-Dai tanto per quello che facciamo... basta che Santoro non ci prende di mira...- ribattè Bea appoggiata al muro.
Ele invece era intenta a pulire del rossetto sulla guancia.
-Mmm Ele che cosa hai fatto?- chiese perplessa Emma.
-Non parlarmene ti prego! Quella rompi palle di mia zia è a far visita da noi, continua a baciarmi le guance con quel suo rossetto orrendo! Non viene più via!- disse in preda al panico sfregandosi quasi a sangue la povera guancia.
-Basta Ele prima che te la stacchi!- la fermò Bea.
-Forse ho del latte detergente in cartella...- detto questo Ali cercò e lo trovò.
-Grazie Ali! Sei la mia salvezza!- la ringraziò quasi con le lacrime agli occhi Ele.
-Dai ragazze andiamo!- le incitò Bea.
Evidentemente non aveva nessuna voglia di dare un pretesto a Santoro per prenderla di mira quell'anno, anche le altre erano dello stesso avviso.
Dividevano la palestra, oltre che l'edificio, con un'altro liceo, quello scientifico e con somma sorpresa della rossa vide che c'era Eric.
Alice non lo degnò di un solo sguardo, mentre lui le lanciava occhiate occasionali, evidentemente non avevano avuto modo di chiarirsi.
Stettero in palestra almeno altri dieci minuti da soli, com'era prevedibile anche quel giorno il prof era in ritardo.
Emma si ricordò la faccia della settimana prima e fece un'espressione shifata. Le altre la notarono e ne furono subito curiose.
-Emma perchè quella faccia?- chiese Alice.
-Fidati... non vorresti saperlo!-
-Uff adesso sono ancor più curiosa! Dai dimmelo! Sono sicura di poterlo sopportare!-
Emma alzò gli occhi al cielo, ma dopotutto l'aveva avvertita!
-Allora guarda il viso del prof e capirai tutto!- disse enigmatica.
-Non potresti essere più esplicita?-
-Giuro la sua faccia ti dirà tutto!-
Alice la guardò poco convinta, mentre Ele e Bea non prestavano molta attenzione al discorso prese nel raccontarsi cosa era successo nella puntata di True Blood della sera prima. Mentre anche Alice conveniva che Eric Northman era un gran figo, Santoro entrò in palestra. Emma guardò attentamente il viso dell'amica per vedere come avrebbe reagito allo scoprire del prof.
Dapprima l'espressione era concentrata, poi perplessa, subito dopo incredula e immediatamente schifata. La rossa si stava trattendo dal ridere mentre Alice le dava un'occhiata orripilata. Emma sollevò le spalle come per dire " Te l'avevo detto". L'altra girò gli occhi al cielo.
Nella successiva ora Santoro risparmiò le ragazze che tirarono un sospiro di sollievo, per fortuna anche l'ultimo hanno non avrebbero dovuto fare esercizi supplementari. Come previsto da Emma, Melissa non si fece vedere e ne fu enormente sollevata.
Stavano sedute per terra, vicine all'armadio degli attrezzi. La rossa stava in silenzio ascoltando tranquilla i discorsi delle altre, intervenendo solo se le si chiedeva qualcosa.
Alla fine dell'ora le ragazze si cambiarono negli spogliatoi, Alice appena finito corse fuori senza dire niente. Emma finito di rivestirsi disse alle altre che sarebbe andata a prendere una bottiglietta d'acqua alle macchinette. Stava mettendo i soldi quando sentì delle voci concitate nel bagno poco distante da lei. Alzò lo sguardo, che stava succedendo? Presa l'acqua si avicinò incerta.
-Ali... smettila di piangere...-
-Sei tu che mi fai piangere! Che diavolo ti prende in questo periodo? Sei cambiato, soprattutto con me! Ti ho fatto qualcosa per caso?-
-No Ali, non mi hai fatto proprio niente!-
-Invece si! Con gli altri sei normale è con me che cambi, diventi scontroso e taciturno! E poi ti sei messo con quella Giulia!-
-Che centra Giulia adesso?-
-Centra! Tu... ti piace davvero? La... la ami?-
Quella domanda doveva aver preso in contropiede Eric perchè non rispose subito.
-Allora?! La ami?-
-N-non so che vorresti ottenere a saperlo...-
-Non girarci intorno! Dimmelo!-
Ci fu una pausa di silenziosa tensione.
-Io... si la amo-
Dopo pochi secondi Alice uscì da quel bagno di corsa e in quel momento la campanella che segnava l'inizio dell'ora successiva suonò. Emma si diresse subito alla sua classe, turbata da quello che aveva sentito e non del tutto sicura di come interpretare le parole che si erano scambiati.
Appena fu seduta sul suo banco Emma guardò nella tracolla per prendere il libro di storia dell'arte. Non era una materia per cui andava pazza, anzi a dirla tutta la trovava noiosa. Tutti quelle definizioni per le opere d'arte da imparare a memoria erano davvero pesanti. Poi con la prof Caputo era davvero difficile, Alice la chiamava la nana-isterica. Per essere bassa lo era, sarà stata un metro e quaranta, e per quanto isterica lo era solo con Alice e lei se ne lamentava continuamente.
Al pensiero dell'amica agrottò le sopracciglia turbata, non avrebbe proprio voluto assistere a quella discussione, se solo non fosse andata a predere quella maledetta acqua!
In quel momento entrarono in classe le altre tre. Con un filo di apprensione negli occhi, studiò il viso di Alice. Era un pò pallida, gli occhi castani erano leggermente rossi e non avevano più quella vivacità a cui era abituata. Emma si morse il labbro inferiore mentre la compagna prendeva posto di fianco a lei.
-Stai bene?-
-Certo! Ho solo un pò di mal di testa...- disse con voce un pò tremula.
Emma era tutt'altro che convinta da quella patetica scusa.
La prof Caputo fece il suo ingresso proprio in quel momento, la sua statura era sempre stata oggetto di scherno da parte di tutti gli alunni, soprattutto da Alice, il che era comprensibile visto il modo in cui la prof sembrava averla presa di mira.
La lezione passò senza intoppi, Emma non era molto concentrata divideva la sua attenzione tra la prof e Alice. Era preoccupata per l'amica, dopo quello che aveva sentito non era più sicura di come affrontare il discorso con lei per aiutarla. Quando finalmente la campanella suonò la prof levò le tende e Bea si girò per sincerarsi delle condizione di Alice.
-Non preoccuparti Bea! Sto bene davvero, era solo un pò di mal di testa che è passato-
Dall'espressione dell'altra Emma capì di non essere l'unica ad avere dei dubbi. Non fecero in tempo a cercare spiegazioni che il prof Palumbo entrò in classe. La rossa trattenne uno sbuffo, fisica era davvero una delle materie che odiava! Si prospettava un'ora davvero noiosa, appoggiò la guancia sulla mano.
Peccato che il lunedì non avessero Francesco... si morse il labbro inferiore. Si sentiva sempre strana quando incontrava quel nome nei suoi pensieri, non sapeva esattamente cosa provare... e molto probabilmente non sarebbe vanuta a capo di niente, almeno non subito.
Tentata ancora di sbuffare, si trattenne nel vedere il prof che si aggirava tra i banchi, era un suo vizio quello, mentre spiegava controllava che in classe non ci fossero i perditempo che pensavano ad altro.
Emma allora si tirò su, sedendosi più composta possibile e fingendosi interessata, come faceca di solito in quell'ora. Palumbo le passò davanti senza degnarla di un'occhiata, certo nella sua materia non aveva molti problemi, aveva tutte le materie nella media quindi i prof non avevano mai avuto da ridire su di lei. L'unica materia in cui eccelleva di più era italiano, ma perchè era la sua preferita e in cui si prodigava di più che nelle altre.
Finalmente anche quella lezione passò, l'intervallo era iniziato e Ali corse subito al bagno senza che le aspettasse.
-Che diavolo le sta succedendo? Non è da lei!- esclamò Ele mentre uscivamo dalla classe.
-Non lo so! È così da dopo ginnastica... tu per caso sai qualcosa Emma?- chiese Bea.
Emma si morse il labbro inferiore, sapeva che loro erano preoccupate per Alice, ma pensava che non fosse giusto dire quello che aveva sentito senza prima averne parlato con lei.
-No, non ne ho idea...- mentì.

Alice fece un profondo respiro, si tirò indietro i capelli. Aprì il rubinetto e si lavò le mani, faceva di tutto per resistere all'impulso di correre da Eric e tirargli un pugno! Quello stupido... si tirò su con il naso mentre cercava il fazzoletto nella tasca dei jeans.
Dio, si poteva essere più stupidi? Stare a piangere per Eric! Quello scemo... chiuse gli occhi facendo un profondo respiro, cercando di calmarsi.
Non voleva che le sue amiche la trovassero in quello stato, si passò sugli occhi dell'acqua fredda per calmare il gonfiore.
Era preoccupata, davvero preoccupata... quello che sentiva era cambiato in così poco tempo che ne era rimasta scombussolata!
Quei sentimenti che provava non erano normali, non per qualcuno che era tuo cugino. Ne era così spaventata, si sentiva persa... non poteva parlarne con nessuno, era preoccupata della reazione delle sue amiche a quella scoperta, soprattutto di Bea visto che le piaceva ancora Eric.
Si morse il labbro inferiore colpevole, ma che le stava succedendo? Provare quell'attrazione per suo cugino! Se n'era accorta quando aveva visto il comportamento del cugino nei suoi confronti, ma soprattutto quando aveva scoperto di lui e Giulia.
Ne era rimasta così ferita che si era interrogata sul perchè, quello che aveva scoperto l'aveva così scioccata che non voleva accettare quei sentimenti, li aveva scacciati con ribrezzo e paura.
Ma per quanto li seppelliva dentro di se, tornavano sempre a galla e sempre più forti. Un singhiozzo le sfuggì dalle labbra, si mise una mano davanti alla bocca. Non ce la faceva più, quella situazione, quei sentimenti stavano diventando insostenibili. Avrebbe solo voluto che tutto sparisse, lasciandola senza pesi nè sofferenze, ma ancora più dura era sopportare la freddezza di Eric, le martoriava il cuore. Forse quella era la sua punizione per quell'amore...
Cercò di darsi un contegno, non poteva stare rintanata in bagno tutto l'intervallo! Si sistemò come meglio poteva, quando fu abbastanza soddisfatta del risultato uscì in corridoio.
Vide subito le altre che erano davanti alla classe, vedeva che la fissavano preoccupate, fece un sorriso per calmarle, ci riuscì, ma Emma la guardava come se volesse dirle qualcosa.
Alice rimase un pò sorpresa da quello sguardo, chissà che voleva dirle...
Ma non restò molto a pensarci, presa com'era dai discorsi di Bea e Ele, o almeno provò a dargli tutta la sua attenzione per non rischiare di scivolare in qualche pensiero pericoloso. Emma guardava con meticolosa attenzione Alice che partecipava attivamente alla conversazione, si chiedeva se avesse dovuto parlarle oppure ignorare tutto quello che aveva sentito. Non era una scelta facile, non voleva impicciarsi dei suoi affari, ma come amica non voleva che soffrisse così tanto!
Fece scorrere lo guardo distratta per il corridoio, quando vide Francesco che si aggirava lì, probabilmente era il suo turno di sorveglianza. Si muoveva lentamente e con grazia quasi, Emma sorrise a quel pensiero, non potè non notare per la millionesima volta quanto fosse bello.
Quello sguardo di ghiaccio era così penetrante quando accostava gli occhi sui suoi e quelle labbra che anche senza il piercing erano tanto attraenti... scosse subito la testa per scacciare quei pensieri e arrossì leggermente.
Doveva ricordarsi che lui era il suo prof! Diamine che diavolo ne ricavava a fantasticare su di lui?
-Dalla faccia della nostra Emma si direbbe che abbia fatto dei pensieri poco casti sul prof Ferrari!- disse maliziosamente Alice.
-Non dire cavolate! Io non stavo pensando proprio a niente!- si difese lei.
-Ihihih la tua faccia non dice lo stesso! Sei pure arrossita!-
-È per il caldo!-
Alice rise, e anche se l'aveva fatta imbarazzare Emma non potè che essere felice che l'amica fosse tornata di buon umore.

Stava tornando a casa quando Alice la chiamò.
-Emma! Aspettami che vengo con te!-
La rossa si girò perplessa, l'altra di solito prendeva il bus.
-Come mai?-
-Uff devo andare da mia zia che abita qui vicino... mio fratello è fuori per qualche giorno e i miei non ci sono, vanno a trovare la nonna che abita lontano e visto che io non avevo voglia di andarci mi hanno spedito da lei, non si fidano ancora di lasciarmi a casa da sola!- disse Alice con fare infastidito.
Emma sorrise, ma penso che forse la zia fosse la madre di Eric.
-Ehm e ci sarà anche Eric?- domandò senza potersi frenare, vide un fremito della mano da parte dell'amica e un sorriso stentato.
-Già...-
-Non avete ancora chiarito?-
-No, forse non lo faremo mai...-
-Cos...?- ma prima che potesse domandare altro Alice la salutò dicendo che doveva prendere la strada a destra, mentre lei andava dritta.
Vendendo la schiena che piano si allontanava non potè remprimere un sospiro. Riprese a camminare, quel pomeriggio non aveva assolutamente voglia di stare a casa, sarebbe andata dalla nonna! Con questo pensiero nella mente sorrise mentre entrava dalla porta di casa.
















Little Miss Sunshine: Ciao! Grazie per i complimenti! Eheh anch'io adoro qul piercing, ispira davvero tanto xD!! Baci^^

fataflor: Ciao! Mi fa piacere che nel cap precendenti non ci sisano stati errori, spero anche in questo! Per Alice be... penso che cap abbia chiarito ogni dubbio, hai avuto davvero un buon intuito! Eh si Emma non passa dei bei momenti... ma tutti si sistemerà! Baci^^

CiaoArrivederci: Ciao! Anche tu l'hai capito! Eh si La povera Ali si trova in una situazione non tanto bella! Come del resto anche Emma... sono un pò cattiva con i miei personaggi! Beata te che vai al mare, io sono stata a casa tutta l'estate :( spero passi delle belle vacanze!! Baci^^


Al prossimo capitolo!! Recensite!!
Baci^^

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Capitolo 7
*** Sconosciuto ***


Ferite

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I have done it again
I have been here many times before
I Hurt myself again today
And, the worst part is there's no-one else to blame

Be my friend
Hold me, wrap me up
Unfold me
I am small
I'm needy
Warm me up
And breathe me
***
L’ho fatto ancora
Sono stata qui molte volte prima
Mi sono fatta ancora male da sola oggi
E, la parte peggiore è che non c’è nessun altro da rimproverare

Sii mio amico
Tienimi, coprimi
Fammi uscire dal guscio
Sono piccola
Sono bisognosa
Scaldami
E sussurrami
{Sia ~ Brethe Me}





Alice girava nel piatto le penne che sua zia aveva cucinato senza la minima voglia di mangiarle. Guardava un punto imprecisato della cucina, stava cercando di non pensare. Sosprirò, come se fosse facile spegnare il cervello!
-Alice mi sembri un pò giù... è successo qualcosa?- domandò sua zia mentre si beveva del caffè.
Un pò giù!? Fosse solo quello...
Alice alzò lo sguardo e le sorrise.
-No zia non è successo niente... sono solo un pò stanca!-
-Ok, io devo andare in ufficio, non dire a tua madre che ti ho lasciata a casa! Mi chiedo cosa le passi per la testa, puoi benissimo stare a casa da sola!- scosse la testa -Comunque Eric dovrebbe tornare tra qualche ora... bene vado! Ciao!-
-Ciao zia...-
Quando la donna uscì, sulla casa scese il silenzio. Eric sarebbe presto tornato... e sarebbero stati a casa da soli! Alice spalancò gli occhi, una strana paura le serpeggiava nello stomaco lasciando che anche le poche traccie di fame che aveva fecero la loro scomparsa.
Facendo un profondo respiro cercò di calmarsi, anche se erano a casa da soli non voleva certo dire che sarebbe accaduto qualcosa, era stato chiaro quella mattina, amava un'altra. Fece un sorriso amaro e prese il piatto svuotandolo nella spazzatura.
Dopo aver lavato le poche cose che c'erano, si mise sul divano accendendo la tv cercando qualcosa da guardare, si fermò sui Simpson, l'unico programma degno di attenzione.
Si rigirava il telecomando nervosamente, sapeva che doveva resistere, sapeva che sarebbe stata una cazzata andare nella camera di Eric, ma la tentazione era così forte! La casa era vuota, lui non sarebbe tornato prima delle quattro e lo zio era ancora in Inghilterra dai suoi genitori...
Alice si morse il labbro inferiore cercando di concentrarsi sulle disavventure di Homer, ma più tentava di allontanare quell'idea malsana e più quella si faceva sempre più attraente. Stringeva con forza il telecomando e dopo qualche minuto non riuscendo più a resistere lo buttò sul divando, andò verso la porta e lentamente girò la maniglia.
Appena l'aprì una folata del profumo di Eric le arrivò addosso facendola quasi barcollare, si morse il labbro inferiore ed entrò. La camera era di grandezza media aveva nella parete difronte una finestra con sotto la scrivania, di fianco a destra l'armadio tapezzato da dei poster di cantanti metal, inceva a sinistra c'era il letto con le lenzuola ancora sfatte.
Le pareti erano ridotte come l'armadio e il caos regnava sovrano, Alice guardava attentamente ogni singolo centimetro di quella stanza che sembrava essere impregnata di Eric. Non era mai entrata lì, quando era andata a trovare la zia lui c'era sempre e non la faceva entrare.
Mordendosi il labbro inferiore si fece largo tra i vestiti disseminati sul pavimento, sulla scrivenia era appena visibile il portatile seppellito dalle carte, disegni di mostri che a lui piaceva tanto fare. Ne prese un paio, era davvero bravo... sorridendo li rimise apposto, però qualcuno le era sfuggino.
Sbuffando si abbassò per raccoglierli quando notò una busta di plastica che spuntava da sotto la scrivenia. Curiosa lo prese e ne tirò fuori i fogli, vedendo i disegni trattenne bruscamente il respiro.
Oh Dio! Non ci poteva credere, la figura disegnata diventava sempre più sfocata e Alice si accorse che stava piangendo, si mise una mano davanto alla bocca trattenendo un singhiozzo.
Alice si strinse al petto quei disegni che la ritraevano nelle espressioni più varie: sorridente, pensierosa, triste...
Mai avrebbe immaginato che lui le avesse fatto dei ritratti del genere, si vedeva che li conservava con cura, i disegni così ben curati! Si riscosse da quei pensieri, si asciugò gli occhi e sorridendo mise a posto i fogli dove li aveva trovati. Ad un certo punto la consapevolezza dei sentimenti di Eric la fulminò, che anche lui fosse preda di quel sentimento folle?
Si alzò velocemente, doveva andarse di lì, da quella camera, da quella casa... tutto profumava di lui e quello la faceva sragionare.
Uscì e se ne andò in bagno, cercando di non pensare a quello che aveva visto, ma quei disegni non volevano andarsene dalla sua mente.

Con l'iPod nelle orecchie Emma camminava verso il condominio, dopo due estenuanti ore di compiti che quello stronzo di Palumbo aveva dato per il giorno dopo, quello che le ci voleva era una bella giornata con sua nonna.
Non era più venuta a trovarla da quel giorno, se ci pensava arrossiva ancora. Poteva sentire il calore delle mani di Francesco sulle braccia lì dove l'aveva presa.
Scosse la testa, non doveva pensarci! Perchè provava quelle sensazioni? Non era normale sentire quell'attrazione per un prof! Certo era bello, ma quello per lei non era mai stato un problema, non aveva mai sbavato dietro a uno solo perchè era bello! Doveva esserci qualcos'altro, qualcosa che non aveva ancora colto. Sospirando spense l'iPod e lo mise nella borsa ormai era quasi arrivata.
-Dai! Non fare il difficile!-
A quel suono Emma si paralizzò, no non proprio adesso!
-Non ne ho proprio voglia, andiamo in città! Che ci facciamo in questo sputo di periferia?-
La voce maschile la fece gelare, perchè? Perchè doveva incontrarli proprio lì? Lentamnete e con grande forza di volontà Emma si girò e vide poco distante la coppia. Una fitta al cuore che non potè reprimere le fece stringere i pugni.
Quante possibilità c'erano che quell'incontro fosse casuale? Davvero poche, pari a zero. Pregò che non si accorgessero di lei, speranza vana Melissa la vide subito e fece un ghigno.
-Oh Nico! Guarda chi c'è!-
Il ragazzo guardò nella sua direzione, sentire di nuovo quei occhi marroni su di sè fece uno strano effetto ad Emma. Era così... così... diverso. Una sensazione che non si sarebe mai aspettata di provare, seppur il cuore sanguinava c'era qualcosa in Nico, qualcosa di estraneo.
A partire dagli occhi, se li ricordava caldi come il cioccolato fuso quando la guardava, ed ora erano così freddi... erano cristallizzati in un castano senza emozioni. Il viso poi, era impassibile come se non conoscesse nessuna sensazione quando invece nei suoi ricordi era sempre presente un sorriso su quelle labbra che adesso erano una linea dritta.
Tentava la rossa di cercare qualcosa di familiare in quel volto, qualcosa che le facesse ricordare il ragazzo che tanto aveva amato, ma non trovò niente e fu come se il suo cuore si fosse spezzato un'altra volta e d'un tratto la consapevolezza di aver amato una persona che probabilmente non era mai esistita le si fece strada in lei rischiando di farla piangere per l'ennesima volta. Era come guardare un'estraneo che ti sembra di aver già visto da qualche parte.
Com'era possibile? Dov'era il suo Nico?
Non riuscendo più a sopportare quella vista la rossa abassò il capo.
-Dai Meli andiamocene...-
-Perchè mai? Ormai lo sa che stiamo insieme!-
-Perchè non ho proprio voglia di stare qui a perder tempo con lei...-
-Come sei pesante!-
-Fai come vuoi io me ne vado...- detto questo la rossa sentì i suoi passi allontanarsi.
-Aspettami Nico!- e anche Melissa lo seguì.
Solo allora Emma alzò lo sguardo, ma perchè volevano ferirla ancora di più? Cosa aveva fatto per meritarselo?
Fece un sospriro tremulo, che presagiva una nuova ondata di lacrime. Si sedette tremante su una panchina lì vicino e lì nascondendosi il viso tra le mani iniziò a piangere.
Che era successo a Nico? Perchè quella freddezza? Non era più lui...
-Emma?- disse uan voce esitante.
La ragazza alzò lo sguardo di scatto e si trovò davanti Francesco. Diamine! Perchè ogni volta che lo vedeva o si scontravano o la trovava in lacrime! Era così imbarazzante...
-Una settimana che ci conosciamo e mi hai visto piangere più volte di mia madre!- commentò lei tirando su con il naso.
Francesco sorrise e le si sedette di fianco.
-Ehm... stai bene?-
Emma si accorse dello sguardo preoccupato e si rese conto che probabilmente aveva assistito all'incontro/scontro.
-Oh no... non dirmi che hai sentito tutto?-
Lui abbassò subito lo sguardo dispiaciuto.
"Grandioso!" pensò la ragazza sarcasticamente.
-Era... era Nicola?-
"Oh no! Sa pure tutta la storia!"
-C'è una persona in tutta la scuola che non sappia di me?- chiese esasperata.
-Mmm mi sa di no...-
Emma sospirò rassegnata mentre cancellava le ultime tracce di lacrime dalle guance.
-Si... era lui con Melissa...-
E senza volerlo si trovò a raccontare a quel semi-sconosciuto la storia di quello che era successo, ma la cosa più sorprendente era vederlo ascoltare con interesse quello che diceva.
Quando finì di dire come l'aveva trovato diverso rimase in silenzio guardandolo, stava pensando forse ad una risposta adeguata?
Si accorse che mentre fissava un punto imprecisato davanti a loro giocherellava con il piercing tintillandolo con denti e lingua, lo faceva quando era pensieroso. La ragazza trovò quel gesto davvero carino e anche molto sexy, spostò subito lo sguardo sulle sue mani strette in grembo.
"Ti pare il momento di pensare una cosa del genre?" si rimproverò.
-Mi dispiace che ti sia successa una cosa del genere, non è bello essere traditi dalle persone di cui ti fidavi di più, lo so per esperienza personale... non ho la presunzione di dirti di cancellarli dal tuo cuore, ma non puoi certo continuare a ferirti così, ne hai avuto la prova oggi, lui non è più lo stesso-
Emma si morse il labbro inferiore, sapeva che Francesco aveva ragione. Com'era stata sciocca... si era resa conto solo ora che una piccola parte di sè ci sperava ancora in Nico, che sarebbe tornato da lei.
Poteva essere più stupida?
Abbassò lo sguardo appanato da nuove lacrime quando sentì un tocco delicato al mento.
Francesco le sollevava il viso verso il suo, solo quel piccolo contatto le mandava ondate di calore al viso che arrossì. Quel sorriso che lui le rivolgeva le faceva battere forte il cuore, i suoi pensieri erano così confusi...
-Non farti intristire da loro, non devi più permettergli di influenzarti più di quanto non abbiano già fatto...- disse quasi sussurrando, il suo viso era così vicino!
Emma aveva quasi smesso di respirare quando ad un tratto lui si allontanò con una smorfia. L'aria finalmente ritornò a riempire i suoi polmoni, dandole per qualche secondo un senso di vertigine.
-Adesso devo andare... non dimenticare le mie parole!-
Accostò di nuovo il viso al suo e le diede un leggero bacio sulla guancia poi andò lasciandola con gli occhi spalancati sulla panchina.
La ragazza alzò lentamente la mano toccandosi leggermente la guancia che sentiva andare letteramente a fuoco.
Il cuore non la smetteva di battere, ma che diavolo le stava succedendo?

Eleonora aspettava sul bus, guardando attentamente dov'era.
Quando Alice l'aveva chiamata per andare a casa di sua zia stava litigando con suo sorella di 12 anni che pretendeva di mettersi la sua minigonna appena comprata!
Sbuffò a pensarci, per fortuna aveva chiuso a chiave la sua stanza prima che quella nanetta ci potesse ficcare ancora il naso, sicuramente tornata a casa sua madre le avrebbe fatto una strigliata, ma l'importante era tenere al sicuro le sue preziose cose.
Controllò il cellulare e come al solito non trovò nessun messaggio di Massi, stizzita lo ributtò nella borsa. Stupido idiota!
Vedendo che la fermata era quella suonò e scese dal bus, prese a camminare quasi pestando i piedi. Sapeva che prendersela così era infantile e che non avrebbe portato a niente, ma davvero non riusciva a non arrabbiarsi quella situazione la stava portando sull'orlo di una crisi di nervi!
Suonò al campanello e subito il cancello si aprì, Eleonora alzò un soppracciglio perplessa. Entrò e vide subito Alice venirle incontro.
-Meno male che sei arrivata!- sospirò la ragazza.
A lei venne da ridere.
-È così disperata la situazione?-
-Peggio... tra un pò ci scanniamo- disse abattuta.
Ele mise una mano sulla spalla dell'amica, per incoraggiarla e l'altra la ripagò con un sorriso appena accennato. Entrarono in casa, la bionda vide subito Eric quasi stravaccato sul divano scuro in volto quando alzò il viso e la vide se ne andò subito via in camera sua. Alice fece un sospiro tremulo.
Eleonora si guardò in giro un pò a disagio, che diavolo era successo?
-Se penso che starò qui per due settimane mi viene l'angoscia...- commentò l'amica sedendosi sul divano.
La bionda spalancò gli occhi, cosa!?!
-Cosa?!- esclamò.
-Si... mia madre e mio padre hanno deciso adesso di fare una vacanza! Mio fratello non ci sarà quasi mai a casa e quindi eccomi qui!- disse con un tono falsamente allegro.
Eleonora si sedette di fianco a lei, che cavolo di situazione! La compativa, stare a casa con Eric con cui litigava non era il massimo!
Eppure erano così legati qualche tempo fa, lui era più simpatico e meno musone, ed ora Eric silenzioso come una tomba a parte per litigare con Alice.
Doveva per forza esser successo qualcosa che li aveva fatti dividere! Però la forza di domandare le veniva meno a guardare l'amica triste per quella situazione. In quel momento entrò la zia di Alice carica di buste della spesa.
-Ciao Eleonora!-
-Salve Dasy, vuole una mano?-
-Magari!-
Le ragazze aiutarono la donna a metter via la spesa, mentre lei si lamentava di come Eric non aiutava mai.
-Avesi avuto una femmina! Eleona vuoi fermarti a mangiare?-
-Si dai Ele fermati!-
Eleonora pensò che era una grandissima idea, Dasy era una cuoca grandiosa e non voleva lasciare da sola l'amica.
-Certo! Aspettate che chiamo casa!-
E poi più evitava la sfuriata di sua madre meglio era!
Sorridendo prese il cellulare.




Ecco qui un nuovo capitolo della storia! Ho passato un pò di tempò a cercare delle immagini ed ecco che spuntano fuori delle foto di personaggi che sono perfetti per i miei personaggi! Quindi ne ho fatto una specie di copertina, anche se non sono molto pratica e ne sarà uscita una schifezza -.-' comunque mi sono divertita a farla xD qui sotto invece metterò gli altri personaggi... ditemi poi come vi sembrano ;)

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 sweetthings: Ciao! Grazie per aver recensito tutti i capitoli! Eh si Eric di True Blood è proprio un gran figo xD!! Per quanto riguarda la storia lo saprai solo leggendo! Baci^^

fataflor: Ciao! Eh si la povera Alice non se la passa proprio bene, ma come vedi in questo capitolo forse Eric non è che ci vede poi tanto in Giulia x)! Io se avessi un prof del genere starei pù attenta a scuola, anzi mi sa che sarei anche più brava xD! Pernso che sia il sogno di ogni ragazza avere un prof così bello... il mio lo è di certo!! Baci^^


didi90: Ciao! Grazie tantissimo per i complimenti, davvero mia fa piacere che la mia storia sia così seguita e che ti appassioni tanto! Non preoccuparti, anchio molto spesso mi dimentico di recensire! Si Alice si è mesa in una situazione non tanto facile, è molto confusa e povera non sa con chi parlarne. Mi fa piacere che non metti in croce Eric, si è confuso e questo è il suo modo di reagire ad una situazione a dir poco complicata, penso che farei lo stesso se fossi in lui. Allora c'è abbastanza Francesco in questo capitolo? xD spero di si, anche a me mancava un pò a dir il vero, scrivere di lui è davvero bello! Baci^^


Al prossimo capitolo! Recensite!!
Baci^^

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Capitolo 8
*** Pensieri ***


Cap VIII

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È una città piuttosto dura
dipende quanto puoi pagare
[...]
E la città ci fa passare
ha altri problemi a cui pensare
e tu che sai bene dove andare
devi sapere come va a finire
sei qui per dire
mi devi dire
che il meglio deve ancora venire
{Ligabue ~ Il Meglio Deve Ancora Venire}



Quella mattina il tempo era mite, qualche nuvola qua e là macchiava il cielo. Emma era ancora a letto, ma era presto per alzarsi erano appena le sette. Si era svegliata presto e aveva dormito male, quello che era successo il giorno prima era stato così strano e Francesco... era così imbarazzata per quel bacetto, era proprio patetica!
Sbuffò levandosi le lenzuola, le serviva una bella colazione! Ancora in pigiama scese di sotto e andò in cucina, come di consueto la casa era deserta, anche se era strano per quell'ora.
La ragazza si preparò del latte con fette bicottate e marmellata alle fragole, la sua preferita. Mangiava di gusto la sua colazione, con ancora una fetta in bocca accese lo stereo in cerca di un pò di musica.
Odiava letteralmente il silenzio, soprattutto quando era a casa il senso di soffocamento aumentava. Scosse la testa, paradossalmente la casa era più silenziosa quando i suoi genitori erano presenti, sembrava che avessero ingaggiato una sorta di guerra fredda e lei c'era finita proprio in mezzo.
Finì in fretta la colazione e andò a cambiarsi, si mise le prime cose che le capitarono sottomano, prese la tracolla e uscì di casa con calma. Stava passando dall'incrocio che il giorno prima aveva diviso lei e Alice quando si sentì chiamare.
-Emma!-
Si girò e vide l'amica andarle incontro sorridendo.
-Oh Ali, come mai qui?-
Alice perse un pò del suo entusiasmo.
-Be ecco devo stare a casa di mia zia per ancora due settimane, i miei hanno deciso di farsi una vacanza!-
Emma la guardò un pò preoccupata, non voleva che l'amica avesse nuovi motivi per essere triste.
-Non è meglio che stai a casa? Da quanto ho capito la convivenza con Eric non sarebbe proprio una buona idea...-
Alice la guardò un pò sorpresa.
-Non posso, anche se non sai quanto vorrei poterlo fare...- e fece un sorriso tirato.
Arrivarono nei pressi della scuola quando videro in lontananza Eric con una ragazza bionda e molto formosa che stava letteralmente appicicata al ragazzo. Emma dedusse che quella doveva essere la fantomatica Giulia, ma quando questa si girò verso di loro alla rossa quasi venne un attacco di cuore... diamine non poteva essere! Preoccupata guardò verso l'amica, la quale li fissava con odio e sofferenza.
-Emma!- gridò la bionda.
Alla ragazza gelò il sangue e dovette sopportare lo sguardo incredulo e ferito di Alice.
-Giulia...- borbottò lei tesa.
Eric guardava appena sorpreso la situazione, che stava succedendo? E perchè Giulia conosceva Emma?
-Che bello vederti! Non ti si vede più a casa! Dovresti venire a trovarci qualche volta! La mamma non vede l'ora di rivederti!- disse allegramente con quella voce che Emma non aveva mai potuto soffrire.
-Ehm si... dovresti chiedere a tua sorella il perchè!- commentò un pò acida lei.
-Senti Emma ci vediamo in classe...- si affettò a dire Alice e la lasciò lì, la rossa non se la sentiva di biasimarla la situazione non era delle più felici.
-Oh Meli non mi dice mai niente!- commentò Giulia sollevando le spalle.
-Giulia adesso devo andare... ciao, ciao Eric- senza aspettare la risposta se ne andò dentro scuola e quasi corse in classe.
Diamine doveva proprio incontrare la sorella di Melissa? Sbuffò, ma pensando a quello che Giulia le aveva detto neanche lei aveva comunicato alla sua famiglia dei loro rapporti ormai congelati. Entrò nell'aula e vide Alice seduta al solito posto che guardava il banco come se lo volesse distruggere solo con la forza dello sguardo.
-Ali...-
L'altra non sollevò la testa. La rossa sospirando si sedette di fianco a lei.
-Senti Ali, quella era la sorella di Melissa... non avevo assolutamente idea che fosse la ragazza di Eric, diamine ci saranno trentamila Giulie in questo paese!-
Alice si morse il labbro inferiore.
-È che... mi da fastidio-
-Posso capirlo...-
-No tu non capisci! Non sai minimamente cosa sto passando in questo periodo!- esplose l'altra.
Emma riamase di sasso per quella reazione, era l'ultima cosa che si sarebbe aspettata.
-Allora spiegamelo- disse improvvisamente, tanto che l'altra l'altra la guardò completamente spiazzata.
Prima che potesse parlare le altre entrarono in classe subito seguite dalla prof. La lezione passava oziosamente, mentre Emma prendeva appunti si rese conto che nell'ora dopo ci sarebbe stato Francesco. Al solo pensare il suo nome la guancia le andò a fuoco, strinse forte la penna tanto che temette di romperla. Distrattamente si toccò quel lembo di pelle che lui aveva appena toccato, a quel ricordo arrossì del tutto. Era tesa, non voleva che arrivasse presto l'ora dopo... non era sicura di quello che sarebbe successo!
Guardò Alice e vide che anche lei non era molto calma, probabilmente pensava ancora a Eric e Giulia. Emma si morse il labbro inferiore dispiaciuta per l'amica, ormai aveva capito che c'era qualcosa, un sentimento, che Alice tentava in tutti i modi di celare e a volte ci riusciva, ma non poteva controllare tutte le sue reazioni. Emma non pensava che anche le altre se ne fossero accorte, forse sospettavano qualcosa, ma non ne era certa.
Sospirò guardando la prof rimproverare Ele perchè invece di stare attenta si guardava il diario.
-Non so proprio cosa fare con te Scarpini! E ogni volta mi chiedo come fai a non prendere 3 alle verifiche visto che non stai mai attenta!-
Emma vedeva l'altra trattenersi dal ridere, a dir il vero se lo chiedeva anche lei, si vedeva che non era una cima in quella materia eppure aveva sempre 7... molto probabilmente aveva un metodo molto astuto per copiare, non ce la vedeva proprio a studiare!
Scosse il capo sorridendo, Ele era davvero una fonte continua di sorprese... a prima vista poteva sembrare una ragazza poco sveglia, invece era davvero furba doveva esserlo per sapere i fatti privati di tutta la scuola!
Guardo l'orologio e scoprì che l'ora si stava pericolosamente volgendo alla fine. Si agitò sulla sedia, sotto lo sguardo un pò perplesso di Alice.
-Ehy, ma stai bene?-
-S-si... non preoccuparti...- disse deglutendo vistosamente.
Diamine, era davvero agitata! E per uno stupido prof! Sarebbe volentieri scappata dalla finestra vicino a lei! La campanella che suonò sembrava una condanna.
La Di Mauro se ne andò lasciando i compiti per il giorno dopo. Dopo pochi minuti entrò Francesco, Emma strinse forte i pugni mentre la guancia ricominciava a prendere fuoco. Dopo aver fatto l'appello il prof cominciò a parlare. -Obbligatoriamente dovremo fare un'ora alla settimana di letteratura straniera e questa del martedì lo sarà, poi vedrò meglio di informarvi del nostro orario interno...-
Una compagna alzò la mano.
-Si?-
-Vorrei chiederle quali autori ci farà studiare durante l'anno-
-Be visto la mia predilizione per la letteratura inglese sicuramente Shakespeare, penso si possa imparare molto dalle sue opere-
Emma sosprirò, Shakespeare era in assoluto il suo autore preferito, aveva letto tutte le sue opere, le aveva sempre trovate così intense! Le emozioni che le trasmettevano erano così forti che le sembrava davvero di essere nella tragedia o nella commedia di cui leggeva.
Aveva sempre sperato di poterlo studiare a scuola, ma Castellazzi era fissato con Tolstoj e quel mattone obrobrioso di Guerra e Pace.
-In questo anno non penso vi farò fare letteratura russa, da quanto ho visto l'anno scorso ne avete già avuto abbastanza- commentò con un sorriso.
Dei sospiri di sollevo di sollevarono per tutta l'aula facendo accentuare di più quel meraviglioso sorriso... Emma abbassò subito lo sguardo quando incrociò quello del prof, si sentiva così imbarazzata!
L'ora passò discutendo quali opere inglesi sarebbero entrate nel programma. Emma si sentiva così strana ogni volta che Francesco la guardava anche solo di sfuggita e per l'ennesima volta si chiese che diavolo le stesse succedendo.

Le ragazze stavano mettendo via i libri di filosofia mentre il prof De Angelis usciva dall'aula. Finalmente quella giornata era finita.
-Ah! Finalmente si va a casa! Non ne potevo più oggi! Due ore con Palumbo! Ma chi è quello stronzo che ha fatto gli orari?- si lamentò Ele mentre uscivano di fuori.
-Hai ragione... quanto odio Palumbo! Da sempre motagne di compiti!- concordò Bea.
Si stavano salutando, ma Eric e un ragazzo che era con lui passarono davanti loro. Il cugino di Alice stava andando avanti ignorandole, ma l'altro si fermò a salutarle.
-Ehy! Ciao ragazze!- disse.
Emma pensò che fosse un ragazzo davvero carino, alto capelli castani ricci e occhi marroni gentili. Sembrava il classico bravo ragazzo, pensò la ragazza sorridendo.
-Ciao Mirko!- dissero in coro Ele e Bea mentre Alice gli faceva un cenno con la mano. Eric era dietro al ragazzo e si guardava in giro senza prestare loro molta attenzione.
-Ali ho sentito che starai da Eric per un pò!-
-Si...-
-Be oggi mi ha invitato a mangiare, facciamo la strada insieme dai!- e mentre lo diceva il moro gli lanciò uno sguardo di fuoco.
-Ehm allora io e Bea andiamo! Se no perdiamo il bus! Ciao!-
-Ciao!- e se ne andarono.
-Oh non ci siamo ancora presentati! Io sono Mirko!- disse lui ad Emma.
La ragazza sorrise prendendo la mano.
-Piacere Emma-
-Sei in classe con Ali?-
-Si-
-Ah ecco! Mi sembrava di averti vista! Allora fai ginastica con noi!-
-Oh io invece non ti ho visto!-
-Be non posso fare ancora ginnastica visto che ho tolto il gesso da qualche giorno...-
-Ah capisco-
Mentre parlarono iniziarono a camminare ed Emma si accorse che Alcie ed Eric stavano zitti e non si guardavano. Li guardava un pò preoccupata.
-Lo hai notato anche tu vero?- le sussurrò Mirko.
La ragazza si volse di scatto verso di lui, vide che sorrideva triste.
-Già, mi sorprende però... sei amica di Ali da poco, ma hai capito subito quello che sta succedendo-
La rossa si morse il labbro inferire non sapendo se poter esprimere quell'idea che le frullava in testa. L'altro però non accennava più all'argomento e la guarava sorridendo, Emma si chiese quanto ne sapesse e se mai Eric gli avesse detto qualcosa. Quando arrivò all'incrocio dovette separarsi dagli altri e così li salutò sperando che l'amica passasse un pomeriggio almeno sereno.
Arrivò a casa e stranamente c'era qualcuno, ma poi si accorse che era solo la colf che la madre aveva assunto visto che non aveva tempo di fare di occuparsi lei delle faccende. La donna si chiamava Carla e aveva 46 anni, era simpatica di certo più di quelle straniere che erano venute prima di lei.
-Oh ciao!- la salutò.
-Salve Carla-
-Come è andata a scuola?- chiese mentre spolverava la libraria, ormai la conoscieva da alcuni anni ed erano entrate in confidenza. Con una punta di amarezza si accorse che Carla sapeva di lei più di sua madre.
-Si, diciamo di si...- rispose andando in cucina a prepararsi qualcosa da mangiare.
Il pomeriggio passò lentamente tra compiti e studio, alla fine Emma tirò un sospiro di sollievo, non ne poteva proprio più di stare sui libri! Ma se voleva andare all'università in Inghilterra doveva darci dentro. Pensando ai suoi progetti si portò una mano tra i capelli per tirarseli indietro.
Si, voleva andare all'estero a terminare gli studi, l'aveva deciso quell'estate dopo molti ragionamenti era giunta alla conclusione che lì in quella città non voleva proprio starci.
I suoi avevano accolto la sua idea abbastanza bene, per i soldi tanto non c'erano problemi e così anche per la lingua, passavano sempre delle settimane lì in Inghilterra da quando lei era piccola e sapeva perfettamente l'inglese. L'unica pecca forse era sua madre che la voleva nella migliore università del paese, come al solito doveva puntare sempre in alto.
Sbuffò pensandoci, sua madre e le sue manie di grandezza poi abbassò lo sguardo, in quei giorni però il dubbio si era fatto strada in lei, se quell'idea le era sembrata così sensata poche settimane prima, adesso le sembrava troppo drastico andare così lontana. Sospirò, ormai la decisione era stata presa e sua madre aveva mandato l'iscrizione dovevano aspettare e poi magari non l'avrebbero comunque ammessa.

-Pronto?-
-Bea? Era ora che rispondessi!-
Beatrice girò gli occhi al cielo.
-Ele sai che non sto 24 ore su 24 sul cellulare! Ho altro cose da fare!-
-Uff che balle che sei! Comunque che fai?-
-Secondo te?- rispose seccanta tenendo il telefono con la spalla mentre cercava di versarsi un pò d'acqua.
-Boo mica sono lì con te!-
-Cosa faccio di solito al pomeriggio oltre che i compiti?-
-Uhm... in questo momento mi sfugge...- quando ebbe finito di pronunciare la frase un grand baccano si levò in casa di Bea.
-Sicura di non ricordare?- chiese sarcastica.
-Oh! Cavolo è vero! Devi badare ai tuoi cuginetti pestiferi!-
-Brava! Vinci il premio come Capitan Ovvio dell'anno! Comunque vado, ci sentiamo!-
-Ma Bea non puoi abbando...-
Bea chiuse la chiamata prima che l'amica finisse la frase, le dispiaceva però i bambini reclamavano la sua attenzione. Facendo un sospiro rassengato andò a guardare che avevano combinato.
Doveva sempre badare a loro visto che i suoi zii abitavano al piano di sopra ed erano sempre impegnati con il lavoro, trovava appena il tempo per fare i compiti, constatò con una leggera rabbia, poteva a mallapena uscire con le sue amiche. Quando vide i più grandi che stavano facendo a botte accorse subito a dividerli, perchè diavolo aveva detto a sua zia che poteva alsciarli da lei quando voleva? Sbuffò, tu tendi la mano e loro si prendono tutto il braccio! Prese i due bambini e li mise in castigo, dicendo che non si doveva usare la violenza.
Poi con le altre due andò in cucina per preparare loro la merenda. I maschi erano davvero due uragani, ma almeno le femminuccie erano degli angioletti.
Daniele era il più grande ed aveva 9 anni, pestifero a livelli allucinanti, invece Michele, che ne aveva 7, quando era da solo diventava un bambino davvero carino. Quando quei due si mettevano insieme ne combinavano di tutti i colori, facendo dispetti a non finire. Invece le sorelline erano sempre calme, Sofia aveva 6 anni appena compiuti e la più piccola, Sara, 4.
Sofia passava tutto il suo tempo a colorare i milliardi di album che le venivano regalati e Sara stava tutto il tempo appreso a lei, sempre attaccata ai suoi pantaloni. A Bea però non dispiaceva quell'attaccamento, aveva sempre avuto una predilizione per la più piccola.
Sorridendo alle bambine dava loro il panino con la nutella che avevano atteso. Guardandole mangiare la sua mente vagò, in quel periodo sentiva che ad Alice stava accedendo qualcosa era sempre distratta, pensierosa e aveva lo sguardo perennemente triste. Avrebbe voluto tanto che l'amica le dicesse la causa, ma niente lei non proferiva parola.
I suoi pensieri vennero interrotti dal suono del suo cellulare, le erano arrivati due messaggi.
Il primo era di Ele.
Stronza! Cosa attacchi mentre parlo?? Sei davvero una maleducata! Cattiva!! >.<
Bea alzò gli occhi al cielo, sempre la solita tragica.
Il secondo invece era di Mirko.
Ciao, stai bene?? E i tuoi adorati cuginetti?? Mi piacerebbe vederli ancora! Quando sei libera? Magari ci vediamo... è tutta l'estate che non ti vedo :) Tvb
La ragazza sorrise, da quando aveva conoscuto Mirko 4 anni fa era diventato un suo caro amico, avevano legato subito anche perchè era impossibile non farlo visto il carattere gentile e altruista del ragazzo, aiutava tutti pure lei con i suoi cugini quando la situazione diventata insostenibile.
Si chiedeva come mai fosse ancora senza uno straccio di ragazza, eppure sentiva da Alice che ce n'erano tanto che gli andavano dietro ma lui niente... Alzò le spalle, evidentemente non c'era nessuna ragazza che gli interessasse. Rispose al messaggio.
Ciao! Si si i miei cuginetti stanno bene... non posso dire lo stesso di me xD mi fanno dannare i maschietti! Comunque non so quando ci possiamo vedere, ma forse giovedì devo accompagnare i bambini al parco con mia zia, se vuoi ci possiamo vedere lì... tvb =)












Ecco il nuovo capitolo... mi dispiace averci messo un pò di più questa volta, ma purtroppo gli esami di riparazione (si ho avuto gli esami di riparazione -.-''' matematica ti odiooooo) mi hanno tolto molto tempo. Vabbè adesso passiamo alle recensioni :)



fataflor : Ciao! Mi fa piacere che tu ti sia ricreduta su di lui, è uno dei personaggi che mi piace tanto scrivere (insieme a Francesco xD) è un pò complicato ma è davvero dolce quando vuole! Eh si Emma non si può dire che sia fortunata, soprattutto anche da quello che accadrà andando avanti con la storia, di più non posso dire ;)! Propongo di fare una petizione per avere almeno un prof così in classe xD e che sia di matematica, così almeno non andrei cos male! Grazie per i complimenti davvero, mi fa davvero piacere che la copertina sia piaciuta! Baci^^



sweetthings Ciao! Mi fa piacere che la copertina (e Francesco xD) ti piaccia! Si Eric è molto dolce, anche se non lo da molto a vedere xD! Con Alice non posso dirti niente... ma ben presto ci sarà una svolta! Si Melissa è proprio antipatica, ho messo in lei tutte lo cose che odio nelle persone e penso di esserci riuscita alla grande! Baci^^





Al prossimo capitolo! Recensitee!!
Baci^^

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Capitolo 9
*** Confessioni ***


Confessioni




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You thought you'd never shared a tear
So this must astound and must confound you
Buy a ticket for the train
Hide in a suitcase if you have to
This ain't no singing in the rain
This is a twister that will destroy you
You can run but you can't hide
Because no one here gets out alive
Find a friend in whom you can confide
***
Pensavi che non avresti mai versato una lacrima
Qundi questo ti stupirà e ti confonderà
Compra un biglietto per il treno
Nasconditi in una valigia se necessario
Non si potrà cantare sotto la pioggia
Questa è una situazione che ti distruggerà
Puoi correre ma non puoi nasconderti
Perchè nessuno esce vivo da qui
Trova un amico con cui confidarti

{Placebo ~ Julien}






Alice stava svogliatamente sfogliando il libro di fisica senza leggerlo davvero. Sospirando fissò la parete bianca davanti alla scrivania della camera degli ospiti di sua zia. Non riusciva a concentrarsi su niente, l'immagine di Eric con quella le riempivano la testa senza darle pace.
Perchè? Era tutto così confuso!
Riceveva sengali discordanti da lui... quando aveva trovato quei disegni aveva pensato che anche lui provasse qualcosa, ma lui stava con quella Giulia, che si era pure rivelata la sorella della strega-stronza!
Non doveva pensarci però, lui era suo cugino e non poteva accadere niente tra di loro... chiuse gli occhi esausta e chiuse il libro pesantemente, inutile interstardirsi quel giorno non riusciva a fare niente.
Si alzò e andò in corridoio Eric stava in camera con Mirko, li sentiva confabulare, non c'era nessun altro in casa.
Decise allora di mandare un mesaggio ad Emma per vedersi, la rossa accettò con gran sollievo di Alice. Si preparò e urlò al cugino che usciva, stava andando verso il cancello quando si accorse di aver dimenticato le chiavi in casa, sbuffando ritornò sui suoi passi.
Andò in camera, recuperò le chiavi, ma mentre stava passando davanti alla stanza del cugino sentì il suo nome e si fermò immediatamente.
-Non puoi continuare ad ignorare Alice in questo modo!- stava dicendo Mirko.
-Io faccio quello che mi pare... e non mi sembra di averti chiesto niente- replicò arrabbiato Eric.
-Ti sto solo dando un consiglio... facendo così non fai altro che soffrire e far del male ad Alice-
-Finiscila... non ho la minima intenzione di parlarne ok?!-
-Non potrai ignorarlo per sempre Eric, te lo dico da amico, devi affrotare quello che ti sta succedendo-
-Ma che ne vuoi capire tu! Lascia stare... non ne voglio parlare, ma se insisti puoi sempre andartene-
Mirko fece un sospiro.
-Te ne pentirai, presto o tardi-
Alice scoccò uno sguardo confuso alla porta chiusa, che diavolo stavano dicendo? Scosse lentamente la testa e facendo più silenziosamente possibile uscì di casa, con la testa piena di domande.
Camminò verso l'incrocio dove si doveva incontrare con Emma, anche se la voglia di uscire le era del tutto passata. Non riusciva proprio a capire che stava succedendo, una flebile speranza si era fatta strada in lei... ma non doveva farla attecchire, sarebbe stato solo più doloroso.
In lontananza vide la rossa, anche lei però non aveva la faccia molto contenta, si domandò il motivo.
-Ehy!- disse sforsandosi di sorridere.
-Ciao- rispose Emma.
-Allora fatti i compiti di Palumbo?- chiese la prima cose le era venuta in mente.
-Non parlarmente ti prego! Mi viene l'orticaria soltanto a pensarci!-
Risero, ma la rossa sentiva che c'era qualcosa di forzato in Alice e non trovò momento migliore per parlare di quello che ormai era più una certezza che un sospetto.
Però come arrivare a parlarne?
E poi era sicura che l'amica avrebbe detto quello che l'affliggeva?
Trattenne un sospiro, aveva anche paura di allontanarla dopotutto quelli non erano affari suoi, ma come potevaa stare indifferente a quello che stava succedendo? Non era proprio nel suo carattere infisciarsene delle persone a cui voleva bene.
Passarono il resto del pomeriggio a passeggiare e parlare, ed Emma non riusciva mai a trovare un modo per iniziare il discorsco. Stavano andando in un bar a prendere qualcosa da bere quando la rossa rinunciò a malincuore a qualsiasi tentativo.
Si sedettero in un tavolo abbastanza appartato, ordinarono due cappuccini, il tempo si era fatto via via più rigido e all'esterno faceva abbastanza freddo ora che il sole stava per tramontare.
-Che brutto... le giornate stanno iniziando a finire prima- commentò Alice.
-Già... l'estate è proprio finita...- replicò l'altra, anche se nel profondo era felice che fosse finita una delle estati peggiori della sua vita.
-Si... finita...- rispose mormorando.
Emma la guardò non sapendo bene cosa dire, ma poi pensò che forse non era tutto perduto.
-Ali... c'è qualcosa che ti preoccupa?-
Alice la guardò senza dire niente, era come in lotta con se stessa.
Poi all'improvviso arrivò la cameriera con i loro cappucci, interrompendo il contatto che si era andato a creare.
Presero le tazze e iniziarono a sorseggiare il contenuto. La rossa pensò che forse l'amica era disposta a dirle tutto... scosse la testa, no non era possibile da quello che aveva capito neanche Bea sapeva qualcosa ed era amica di Alice da molto più tempo di lei.
Girò distrattamente il cucchiaino mentre l'altra la guardava combattuta tra due possibilità.
Doveva dire tutto ad Emma? Dopotutto non erano amiche da molto... ma forse quello aiutava, non sarebbe mai riuscita a dire ad Ele o a Bea una cosa del genere, non l'aveva neanche preso in considerazione, invece con Emma ci stava addirittura pensando.
Tenendo stretta la tazza cercò dentro di sè il coraggio per pronunciare quelle parole.
-Si... in questo periodo sono preoccupata...-
Emma finì di giocherellare con il cucchiaino e la guardò sorpresa. Alice guardava insistentemente il cappuccino, non sembrava aver la minima voglia di alzare il viso e guardarla.
Doveva aver dato a fondo a tutto il suo coraggio per dire una cosa del genere, la ragazza sorrise triste vedendola in quelle condizioni.
-Cosa ti sta preoccupando?- chiese piano.
L'altra si morse il labbro inferiore.
-I-io... mi sta succedendo... qualcosa che non so controllare- parlava a fatica. Emma provò pena per lei, era davvero in difficoltà. Allora le mise una mano sulla sua, la quale stava stringendo spasmodicamente la tazzina.
Alice deglutì rumorosamente e chiudendo gli occhi si disse che dovava dirlo subito.
"Ora o mai più!"
-Penso di provare qualcosa... e questo mi fa paura, ma spaventa così tanto! Non vorrei provare questo, ma non posso ingannarmi dicendo che non è vero non posso negare d-di essermi innamorata di... Eric- aggrottò le soppracciglia mentre il peso sul suo cuore diminuiva un poco.
L'aveva detto! Pronunciare ad alta voce quello che provava dopo tutto il tempo in cui l'aveva pensato e rinnegato aveva reso quel sentimento più reale e consapevole.
Emma guardo tristemente l'amica, l'aveva capito anche prima, ma aveva sperato sempre di essersi sbagliata.
Sospirò, ma chi era lei per giudicare i sentimenti degli altri? Lei che seppur era innamorata ancora di Nico, provava quella strana attrazione addirittura per il suo prof di italiano! No, non la giudicava di certo, nessuno poteva controllare i propri sentimenti men che meno l'amore.
Vedeva che Alice era tesa, che cercava di non guardarla, doveva affrettarsi a dire qualcosa per calmarla.
-Ali... mi dispiace che tu sia così spaventata, ma non ti giudico non potevi certo prevedere una cosa del genere...-
Alice finalmente la guardò e nei suoi occhi c'era un profondo sollievo insieme a qualche lacrima.
-Grazie Emma...- disse con voce leggermente incrinata.
-Non devi ringraziarmi, sei o non sei mia amica?- disse sorridendo.
L'altra rise, era davvero sollevata dopo un periodo così confuso e incerto, sentiva che forse le cose sarebbero migliorate o almeno ci sperava.

La campanella suonò la fine della prima ora, Palumbo uscì dall'aula.
-Giuro che se vedo ancora quella faccia da stronzo lo ammazzo con il righello!- sbuffò Alice.
-Di certo non sarebbe una gran perdita!- rispose Emma ridendo.
-Già propio per niente- ribadì Bea.
Eleonora invece sorrise e basta, quel giorno non era particolarmente loquace. Alice si chiedeva il perchè, di solito non stava zitta un attimo doveva essere successo qualcosa sicuramente. Non ebbe tempo per rifletterci di più visto l'ingresso della prof di latino.
La prof Caruso rientrava nella categoria di quei prof che non erano antipatici ma nemmeno simpatici. L'unico difetto era la voce monotona che in molti casi portava ad un lento intorpidimento del cervello, dovevi lottare per stare sveglio. Beatrice cercava con tutte le sue forze di stare attenta, tenendo gli occhi ben aperti e scrivendo gli appunti.
Lanciò un'occhiata ad Ele e con sorpresa la vide tenere stretta la penna e trattenere le lacrime.
-Ele! Che succede?- le sussurrò preoccupata.
-N-non mi sento bene...- rispose l'altra con voce tremante.
-Vuoi che ti accompagni fuori?-
-M-magari...-
-Ok...-
Allora Bea alzò la mano.
-Si, Rainoldi?-
-Prof, Scarpini non si sente bene, la posso accompagnare fuori?-
La prof Caruso guardò la ragazza e vedendola in quello stato dette il suo consenso. Di fuori dall'aula le ragazze si sedettero, Bea guardava preoccupata l'amica mentre appoggiava il capo al muro.
-Ele che succede?-
L'altra fece un verso, un'incrocio tra una risata e un singhiozzo.
-Dio quanto sono patetica!-
-Cos...?-
-Si può? Aspettare quell'idiota! Ti rendi conto!? Ieri, per due ore! Due ore! E non si è neanche presentato!-
Beatrice la guardò, Massi aveva colpito ancora.
-Sono così stupida! Guardami! Piango pure per quel celebroleso! Ho proprio toccato il fondo!- disse poi asciugandosi gli occhi -Ma sai la cosa più divertente? Che dopo tutti i suoi discorsi di non volersi impegnare oggi era appiccicato alla sua migliore amica!-
-Ele... mi dispiace, è proprio un cretino!-
-Cretino è un'eufemismo... ma che faccio spreco pure tempo a parlarne!-
Bea sorrise triste e l'abbracciò, non voleva che stesse così male. Massi era davvero uno stronzo, trattarla in questo modo e per cosa?! Avrebbe tanto voluto averlo sotto mano per dargliene di santa ragione!
Ma adesso doveva pensare ad Ele e che erano in un corridoio a scuola. Portò l'amica nel bagno delle femmine, sembrò calmarsi dopo un paio di minuti e cercò di sistemarsi prima di ritornare in classe.
Entrarono in classe poco prima della fine dell'ora, in tempo per prendere i compiti.
Al suono della campanella Emma e Alice chiesero spiegazioni, ma Bea le liquidò dicendo che le avrebbero avute dopo e di lasciare in pace l'amica almeno per quella mattina.
Le altre ore passarono in fretta e alla fine anche quella giornata di scuola giunse al termine. All'uscita Bea spiegò brevemente quello che era successo e si dovette separare quasi subito da loro per andare dietro ad Ele che era corsa subito alla fermata del bus.
-Massi è proprio uno stronzo!- disse Alice arrabbiata.
-Ma fa lo scientifico?-
-Si... nell'altra sezione, non in quella di Eric- a nominare il cugino lo sguardo si girò inevitbilmente a cercarlo e lo trovò insieme ai suoi amici.
Emma capì e le prese la mano.
-Su andiamo, sto morendo di fame!-
L'amica la guardò grata e andarono verso casa.

-Elisa! Esci immediatamente dalla mia stanza!- urlò Eleonora contro la sorella.
-Ma io voglio stare qui!-
-E io non ti voglio! Diamine vattene nella tua camera!-
La ragazzina però non si schiodava, allora al limite della pazienza Ele la buttò fuori di peso e chiuse immediatamente la porte a chiave. Non ascoltò le proteste di Elisa che le bussava continuamente.
L'ultima cosa che voleva in quel momento era la presenza chiassosa e ingombrante della sorella.
Era stata una giornata davvero schifosa, odiava sentirsi così giù... e aveva proprio toccato il fondo a scuola, per fortuna che Bea l'aveva portata fuori dalla classe prima che potesse scoppiare a piangere come una deficente facendo la figura della piagnucolona.
Si buttò sul letto, guardò il soffitto senza voler pensare a niente, solo stare lì e lasciare che il tempo passasse, ma il cervello non si poteva spegnere a comando, non potevi schiacciare il tasto "pause" ai pensieri.
Sospirò, doveva finirla di andare dietro ad un deficente del genere, doveva troncare i rapporti e basta certo sarebbe stato doloroso, ma non poteva continuare a farsi male illudendosi.
Poteva davvero farcela? Infondo erano 3 anni che ci provava e non riusciva mai, poi lui che continuava a volerla come amica... sbuffò la fregava sempre con quella patetica scusa! Doveva reagire, dopo tutto quello che le aveva fatto come poteva ancora pensarlo!?
Scosse la testa, basta con le parole doveva agire! Si alzò dal letto e con decisione prese il cellulare, doveva mettere la parola fine a Massi, cancellarlo dal proprio cuore e lasciare spazio per qualcos'altro... o per qualcun'altro.
Massi, ti scrivo questo messaggio dopo aver riflettuto molto. Probabilmente a te non frega niente, ma io non posso più essere tua amica o altro. Non voglio più continuare questa farsa e dico davvero. Finiamola qui, tanti saluti.
Rilesse il messaggio e lo spedì, ecco il primo passo era stato fatto. Guardò il cellulare senza quasi credere di averlo davvero fatto. Un forte busare la distolse dai suoi pensieri.
-Eleonora! Apri subito questa porta! Quante volte devo dirti di non chiuderla!?-
La ragazza alzò gli occhi al cielo, sua mamma era tornata a casa.

Era suonata la fine delle lezioni, anche quel giorno era andato.
Emma prese la sua tracolla ed uscì con le altre, c'era stato anche Francesco alla terza ora. Era stato strano, di solito era sempre sorridente e disponibile, ma quel giorno era stato abbastanza freddo e anche teso.
Chissà cosa gli era preso... forse gli era successo qualcosa di grave? Scosse la testa, che andava a pensare!? A lei non doveva importare di quello che succedeva o no ad un prof! Allontanò qualsiasi pensiero riguardante Francesco e si concentrò sui discorsi delle amiche.
-Oggi ci vediamo?- chiese Ele, quel giorno sembrava come sempre, ma Emma intuiva che sotto non l'aveva ancora superato.
-Non posso, vado al parco con i miei cugini e dovrei incontrare anche Mirko- disse Bea.
-Cosa!?!?!? Hai un appuntamento con Mirko "sono-troppo-buono-per-avere-una-ragazza" Grandi e non ce lo dici?!?- esclamò Alice.
Bea arrossì, non capendo bene il perchè infondo non c'era nulla di male.
-Non è un'appuntamento! Lo sai che mi aiuta a volte con i bambini, siamo solo amici!-
-Si come no!- rise l'altra.
Bea roteò gli occhi al cielo, ignorando completamente il commento.
Di fuori da scuola le ragazze si separarono, mentre Ele e Beatrice se ne andavano alla fermata, Emma e Alice vennero fermate da un ragazzo che Emma non conosceva, ma che aveva un'aria famigliare.
-Ehy Ali... finalmente ti trovo!- disse lui sorridendo. Era alto, biondo occhi azzurri... insomma era proprio un gran bel ragazzo!
La ragazza lo guardò spalancando gli occhi.
-Matteo?- sussurrò lei.
-Già! In carne ed ossa!-
Emma rimase basita nel vedere l'amica buttarsi letteralmente tra le braccia di quel sconosciuto.
-Diamine! Teo! Era ora che tornassi!-
-Eh lo so, ti sono mancato vero?-
-Certo!-
-Eric invece dov'è?-
A quel nome Alice si irrigidì.
-N-non lo so, comunque sarà qua in giro...-
-Andeso vado a cercarlo! Ma dopo parliamo, abbiamo un sacco di cose da dirci!-
Lei sorrise.
-Si! Davvero tante!- si salutarono.
Lo sguardo stralunato di Emma fece ridere Alice.
-Era Matteo, un'amico di mio fratello e anche di Eric... era andato in Inghilterra per fare uno stage, ha un'anno in più di noi... lo conosco da sempre-
-Ok ho capito!-
Le ragazze ripresero a camminare, per andare a mangiare il tanto agognato pranzo.
Intanto le altre erano sul bus. Bea cercava in tutti i modi di ignorare le domende dell'amica sull'"appuntamento" con Mirko, ma che predeva a tutte? Lei e Mirko?!
Alzando gli occhi al cielo prese l'i-Pod e ascoltò la musica.
Ele protestò, ma lei non le diede retta, era stufa di quelle domande... che le era venuto in mente di dirlo?
Però non poteva certo sapere che la cosa avrebbe causato tutto quel trambusto! Guardò fuori dal finestrino, non riusciva proprio ad immaginare di stare con Mirko... certo era molto carino e gentile, ma aveva passato gli ultimi 4 anni dietro a Eric e solo da poco aveva deciso di rinunciarci.
Sinceramente non aveva nessuna voglia di stare dietro ai maschi, aveva sprecato già abbastanza tempo.
Sospirò lasciandosi cullare dalle note delle canzoni che scorrevano dalle cuffie.


Alice entrò in casa e la trovò stranamente deserta, andò in cucina e vide un biglietto attaccato al frigo.
Ragazzi sono andata prima al lavoro! Ci sono le lasagne di ieri ancora in forno, mi raccomando fate i bravi! Dasy
La ragazza lo lesse, sbuffando accese il forno e aspettò. Non le era mai piaciuto far da mangiare, era noioso! Strano però, Eric non c'era... che fosse andato a mangiare fuori con Matteo? Era molto probabile, cercava in tutti i modi di evitarla. Sospirò affranta, non poteva, non potevano, continuare così!
Doveva fare qualcosa... ma cosa? Aveva quasi paura ad avvicinarsi a lui, temeva come il suo subconscio avrebbe reagito, chissà cosa poteva succedere!
Prese fuori le lasagne ormai cotte a sufficenza e iniziò a tagliarne un pezzo per sè. Mangiava e intanto pensava ad un modo per sbloccare quella situazione insostenibile che si era andata a creare.
Le mancava Eric, da morire... i loro discorsi assurdi sulla musica, i suoi tentativi (inutili) di disegnare che il cugino incoraggiava, ma che prendeva anche in giro, tutti i pomeriggi passati anche solo stando in salotto a guardare un film demenziale.
Cercò di non piangere, ma era così dura!
Tutti quei ricordi facevano così male, le memorie di quei giorni in cui era ancora ignorava di quei sentimenti erano così serene e felici che era inevitabile provare delle fitte al cuore.
La consapevolezza era stata la cosa più brutta che le fosse capitata, non pensava un giorno di pensare una cosa del genere. Le venne quasi da ridere... l'amore ti faceva pensare a delle cose davvero assurde!
Finito di mangiare andò in camera e fece i compiti, non le ci volle molto e alla fine si ritrovò senza niente da fare in una casa vuota con una stanza che non faceva che tentarla. Guardò l'orologio che segnava le tre, se conosceva bene Eric non sarebbe tornato prima delle cinque.
Si morse il labbro inferiore, non poteva davvero considerare una cosa del genere! Ma ancora prima che desse al cervello l'ordine di fermarsi era già davanti alla stanza del cugino con la mano sulla maniglia.
"Sono davvero una masochista!" ma quel pensiero non la persuase dall'allontanarsi.
Aprì la porta e la ritrovò quasi identica alla prima volta in cui era entrata, i vestiti erano stati tolti dal pavimento per essere messi su una sedia ormai sommersa e quasi invisibile.
Entrò dirigendosi quasi subito alla scrivania, lì si sedette e prese fuori i disegni, i suoi disegni. Li fece scorrere uno ad uno, provando sempre quelle emozioni che l'avevano sopraffatta la prima volta che li aveva visti. Sorpresa ne vide uno nuovo... lei con un'espressione ferita.
Guardò quel ritratto e si disse che era proprio la stessa faccia che vedeva allo specchio tutte le volte che il pensiero di lui la sforava. Chiuse gli occhi cercando di trattenersi dal piangere come una cretina e a malincuore li dovette mettere via.
Si alzò e facendo un profondo respiro cercò di calmare le lacrime.
Stava uscendo quando si trovò davanti Eric e per la sorpresa fece un grido soffocato.
-Che ci fai nella mia stanza?!- l'aggredì subito lui con lo sguardo duro puntato su di lei.
La ragazza non sapeva proprio cosa rispondere, fissava Eric non riuscendo a pronunciare una sola sillaba.

















Eh lo so! Sono cattiva a lasciare così in sospeso la storia, ma ho voluto dare un tocco di suspance xD!! Devo dire che ho aggiornato abbastanza velocemente... il punto è che sono in astinenza da libri e mi sono buttata a capofitto nella scrittura! E poi volevo faro l'ultimo aggiornamento prima che la scuola iniziasse... eh si domani si ricomincia e con tutta onestà vi dico che molto probabilmente la frequenza degli aggiornamenti diminuirà purtroppo :( ma comunque cercherò di non fare grandi ritardi... E adesso passiamo alle recensioni :)


sweetthingsCiao! Eh si nella realtà non si hanno mai e poi mai dei prof decenti, penso che non li facciano superare gli studi apposta xD!! Stessa cosa a me, bruttoni o anziani quei pochi prof maschi che ho avuto! Ma forse iniziando quest'anno ho dei nuovi prof e magari incontro anchio un Francesco!! Seeee vabbè sperare non ha mai fatto male a nessuno xD!! Comunque per Bea e Mirko... be vedrai lo leggerai nei prossimi capitolo!! Baci^^


Emily Alexandre
Ciao! Non sai che sopresa ho avuto nel leggere il tuo commento! Sono davvero felice che ti piaccia la mia storia, dopotutto io adoro la tua! Shakespeare ha conquistato anche te? Dire che lo venero è davvero poco! Spero che questo capitolo ti sia piaciuto! Io intanto vado a dare un'occhiata alla tua storia visto che hai messo un nuovo capitolo ;)! Baci^^


didi90  : Ciao! Non ti devi preoccupare, capita a tutti di lasciare dei capitoli indietro! Avevo la sensazione che Eric ti sarebbe piaciuto xD eh si Sean Faris è davvero bello e ti devo confessare che mi sono ispirata a lui per fare Eric, quando l'ho visto ho pensato "Lui sarà il viso di Eric!" e quindi ecco fatto xD! Si ci avevi azzeccato su Eric, è davvero un tenerone quando vuole! Per Giulia... be è appena entrata in scena, deve ancora far vedere bene che persona è, ma non posso dirti più di tanto rovinerei la sorpresa! Eh si, sono un'esperta di casini! Penso proprio che sia il risultato delle ore costretta da mia nonna qundo era piccola a vedere Beatiful xD! Non mi sorprende che Francesco te lo immaginavi diverso, ti dico che anchio aveva un'altra immagine di lui, ma quanfdo ho visto quella foto ho cambiato del tutto idea. Mirko e Bea... be il loro sarà un rapporto un pò complicato, per altro non ti posso dire ;)!! Sperando di trovare la tua recensione anche nel prossimo capitolo xD!! Baci^^


Al prossimo capitolo... che spero arrivi presto xD recensite!
Baci^^



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Capitolo 10
*** Un Secondo ***


Un secondo


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Sometimes life seems to quiet into paralyzing silence
Like the moonless dark, meant to make me strong.
Familiar breath of my old lies
Changed the color in my eyes
Soon he will perforate the fabric of the peaceful by and by

Sorrow lasts through this night
I'll take this piece of you, and hold for all eternity
For just one second I felt whole... as you flew right through me

***

A volte la vita sembra quieta dentro un paralizzante silenzio
Come la luna oscura che intende rendermi forte
Respiri familiari di vecchie bugie
Hanno cambiato il colore dei miei occhi
Presto lui perforerà il placido tessuto

Il dolore resiste attraverso questa notte
Prenderò questi pezzi di te e li tratterrò per l’eternità
Per un solo secondo mi sentii intera.. mentre tu volasti dritto all’interno di me


{Flyleaf ~ Sorrow}


Beatrice guardava fuori dal finestrino dell'auto della zia, per fortuna quel giorno faceva abbastanza caldo e quindi i bambini poteva giocare tranquillamente senza la paura che potesse piovere.
A proposito di bambini, i cuginetti sul sedile dietro stavano inscenando una loro personale 3° guerra mondiale.
-Daniele smettila di prendere le mie bambole!- protestò Sofia, mentre Michele tirava i capelli alla piccola Sara facendola piangere contro al suo peluche preferito, quello di un coniglio che Bea le aveva regalato al compleanno.
-Bambini! Finitela! Se no niente parco!-
Alla minaccia non tanto velata della madre Daniele e Michele finirono di dare fastidio alle sorelle facendo ritornare un pò di pace nella macchina.
Beatrice sorrise, bastavano le parole giuste per far rigare dritto quei piccoli diavoletti! Guardò il cellulare rileggendo il messaggio di Mirko.
Ok, allora alle 3 al parco. Chissà cosa combineranno Daniele e Michele xD non vedo l'ora di vedervi! Tvb =)
Era già là? Probabile... arrivava sempre in anticipo, non si preoccupava di fare la figura dello sfiato o altre cavolate simili. Era il solo ragazzo che conosceva di cui ci si poteva davvero fidare, raccontargli qualunque cosa e aspettarsi un consiglio, una parola di conforto.
Vide che si stavano avvicinando al parco e lo capirono anche i cugini che ricominicarono ad agitarsi.
Quando la zia trovò un parcheggio Bea saltò giù e aprì le portiere per i bambini, che scesero subito. Insieme andarono dove c'erano le giostre e subito i cuginetti si unirono agli altri delle loro età, sua zia andò a parlare con le altre mamme e Bea cercava Mirko con lo sguardo. Si chiedeva dove fosse quando sentì delle mani sugli occhi e sussultò. 
-Indovina chi è?- disse la voce maschile.
La ragazza non potè trattenersi e iniziò a ridere.
-Mah! Non ne ho proprio idea!-
Lui fece scivolare via le mani lasciando libera la vista di Beatrice.
-Si certo!- sorrise.
-Non ti sembra un pò superato questo giochetto?- chiese la ragazza.
-No, è molto divertente invece!-
-Micooo!!- urlò Sara appena vide Mirko e gli corse incontro.
-Sara! Ma come sei cresciuta!- disse prendendola in braccio.
A ruota arrivarono anche gli altri bambini che salutarono entusiasti il ragazzo. Bea li guardava sorridendo, Mirko era un mago con i bambini e soprattutto con i suoi cugini. Quando si stancarono di stargli intorno se ne andarono acora a giocare con gli amichetti.
-Ti vogliono davvero bene... non sono così entusiasti neanche quando mio zio arriva a casa!-
Mirko rise.
-Davvero? Eh ma io sono speciale!-
-Si certo!- disse ridendo la ragazza.
-Mi stai per caso prendendo in giro?-
-No! Ma cosa vai a pensare! Non farei mai una cosa del genere!-
Ridendo si sedettero su una panchina vuota, iniziarono a parlare di scuola, cose normali.
Ad un certo punto però il ragazzo rimase in silenzio, non disse più una parola guardava solo davanti a sè, come assorto.
Bea lo guardava perplessa, che diavolo gli stava succedendo?
Perchè quell'improvviso mutismo?
Ma prima che potesse domandarne il perchè il ragazzo iniziò a parlare.
-Ti ricordi quando ti ho detto che avevo una famiglia incasinata?-
-Si certo...-
Se lo ricorda bene, era quasi due mesi che si conoscevano e quel periodo era stato davvero difficie per lei, i suoi non facevano che litigare e Mirko aveva percepito in lei una sorta di tensione mista a tristezza.
Le aveva domandato cose succedesse e lei non ce l'aveva proprio fatta a sorridere e dire "No niente, sono solo stanca!" allora gli aveva riversato addosso tutti i suoi crucci.
Come era prevedibile lui l'aveva ascoltata con attenzione e l'aveva consolata, era stata solo in quella occasione che le aveva accennato alla sua famiglia.
-Ecco... non so proprio come spiegarti...- sorrideva teso.
Bea lo guardò sorpresa, in tutto il tempo che l'aveva conosciuto non l'aveva mai visto così a disagio.
-Magari se parti dall'inizio ti riesce più semplice?-
Mirko fece una breve risata.
-Si, forse è meglio. Allora, Bea è da tanto che ci conosciamo, proprio per questo mi riesce difficile dirti questa cosa-
La ragazza lo guardava perplessa.
-Proprio per la mia situazione famigliare non voglio impegnarmi con nessuna ragazza. Pensavo che come amici andavamo bene, ma mi sono accorto di provare... qualcosa, non so neanche io come definarla, per questo ho deciso di non vederci per un pò-
Bea fissava quasi sconvolta Mirko che non la guardava neanche in faccia.
-C-cosa?!-
-Io... non dico di non vederci per sempre, solo quando questa cosa non finirà-
-Che cavolo vai blaterando Mirko!? Questa cosa!? Quale cosa?-
-Questa cosa che provo per te!- disse quasi urlando.
Lei rimase di sasso a quell'affermazione, non riusciva neanche a rispondere.
-Senti io... so che hai una cotta per Eric e io non voglio avere dei sentimenti che non siano di amicizia per una ragazza... mi dispiace davvero, ma penso che questo possa fare bene a tutti e due- poi la guardò quasi implorante.
-I-io... non so che dire...-
-Non devi dire niente, non ci sentiamo per un pò e vedrai che questa cosa finirà, ne sono sicuro- e cercò di sorridere.
Beatrice si limitò a guardarlo mentre si alzava e camminando usciava dal parco lasciandola sulla panchina con una marea di perchè e la strana sensazione di aver perso qualcosa.


-Che ci fai nella mia stanza?!- l'aggredì subito lui con lo sguardo duro puntato su di lei.
Perchè dovevano capitarle tutte a lei?
Che diavolo aveva fatto per meritarselo?
Aveva per caso ucciso qualcuno nelle sue vite precedenti?
Avrebbe volentieri urlato per la frustrazione, ma sarebbe passata per una malata mentale. Non riusciva davvero a credere che una cosa del genere le stesse davvero capitando.
Che diavolo poteva dire?!
-I-io.. ecco...- balbettò Alice senza trovare nessuna scusa plausibile.
-Su! Forza dimmi che diavolo ci facevi in camera mia!- disse lui prendendola per le spalle.
La ragazza non potè trattenere un brivido a quel contatto, come poteva provare qualcosa in un momento del genere?!
-Io... ecco non lo so!- si diede mentalmente della stupida per quella risposta.
-Non lo sai?! Hai curiosato in giro vero?-
-E anche se fosse? Cosa mai potresti nascondere di così tanto compromettente?-
-Non sono affari tuoi!- rispose brusco, mollandola malamente tanto che la ragazza finì sul letto. Non riuscì a trattenersi, era davvero stanca di tutti quei segreti, di tutti quelle verità celate... aveva bisogno di risposte!
-Si invece! Che ci fanno dei miei ritratti sotto la tua scrivania?- disse arrabbiata lei.
Eric si voltò dalla sua parte come se l'avessero frustato, le si avvicinò ancora di corsa e dalla foga non si accorse di averla fatta sdraiare sotto di lui.
-Cosa?! Che hai visto!?- sembrava così preoccupato.
Ma la ragazza non si fece impietosire.
-Si, mi hai disegnato e hai messo i mie ritratti sotto la scrivania! Che diavolo significa Eric?- chiese con uno strano tono di voce.
Improvvisamente il ragazzo scoppiò a ridere, ma era una risata priva di divertimento, solo piena di amarezza.
-Ti chiedi cosa significhino? Oh Ali... io non ce la faccio più, sai? Tutti questi anni... per cosa poi? Solo tormento e amarezza. Diavolo tu che guardi solo gli altri ragazzi, non sai quanto questa cosa mi faccia incazzare!-
Eric era davvero arrabbiato, ma Alice non parve farci molto caso quella vicinanza le occupava tutti i penseri.
Pochi centimetri dividevano i loro visi, i corpi si sfioravano appena. Eric rendendosi conto della situazione cercò di allontanarsi, ma non resistette.
Per così tanti anni era stato accanto a lei, per così tanti anni l'aveva amata che adesso allontanarsi sarebbe stato come pugnalarsi il cuore. Sapeva che tutto quello era sbagliato, ma come poteva resistere a quel richiamo?
Erano persi negli occhi dell'altro e senza che potesse fermarle, le mani di Eric si spostarono dalle spalle fino al collo, raggiunsero le guance e li si fermarono accarezzandole delicatamente.
A quel tocco Alice si lasciò sfuggire un sospiro.
-Non riesco più a resistere, non ci... riesco...- sussurrò lui prima di accostare lentamente il suo volto a quello di lei.
Appena le loro labbra si sfiorarono, la passione divampò, le lingue subito s'intrecciarono, giocando quasi, mentre le mani di Eric scendevano sui suoi fianchi, lei intrecciò le dita tra i suoi capelli.
Premevano i loro corpi come se volessero fonderli assieme, ci misero poco tempo le mani del ragazzo per finire sotto la sua maglietta, a quel contatto Alice si lasciò andare ad un gemito contro la sua bocca.
Quello era davvero sbagliato? Si chiese lei. Non provava nessun dolore, solo piacere al contatto con Eric dopo le mille volte che se l'era negato, provava più pena a stare lontana da lui. Non poteva credere che quelle sensazioni fossero sbagliate o ripugnanti quando era così felice di stare con Eric.
I battiti del proprio cuore le rimbombavane nelle orecchie mentre i sospiri soffocati labbra contro labbra umentavano.
In quel momento di felicità assoluta però qualcosa sotto la sua coscienza si mosse, la consapevolezza che per quanto stesse così bene quello che stavano facendo era completamente sbagliato. Senza che potesse farci niente le lacrime iniziarono a rigarle le guance.
Appena Eric le sentì si staccò subito da lei e la guardò preoccupato. Alice ricambiava lo sguardo con una nota disperata tra le lacrime che le appannavano la vista.
-Alice...- sussurrò toccandole appena la guancia con sguardo angustiato.
La ragazza iniziò a piangere a dirotto e lui la fissava corrugando la fronte preoccupato, si sentiva così in colpa per quelle lacrime...
-Ragazzi? Siete in casa?- sentirono urlare Dasy.
Per un secondo che durò per loro un secolo, rimasero impietriti senza sapere cosa fare, ma durò solo un secondo.
Alice sgusciò subito fuori dalla presa del cugino e uscì dalla stanza di corsa. Eric non oppose resistenza rimase in ginocchio sul letto, fissando il punto dove prima era sdraiata in lacrime senza la forza di muoversi.
Alice si era chiusa in bagno, con una mano davanti alla bocca per non far sentire i singhiozzi che la scuotevano mentre continuava a piangere.
Sentiva la zia muoversi per la casa e più il senso di colpa le stingeva il cuore come un personale boa che avvolgeva le sue spire intorno a lei.
Si sentiva schiacciata... non c'era via d'uscita.
Quell'amore non era che un tormento che la feriva ogni giorno semrpe di più... stava male quando era lotanta, ma anche se rimaneva con lui l'angoscia era sempre in agguato.
Non poteva che provare pena, si rese conto, ma se provava a dimenticare avrebbe avuto qualche possibilità di esser felice, di trovare qualcun'altro che l'avrebbe fatta a stare meglio.
Quando uscì dal bagno aveva una nuova determinazione e anche se Eric continuava a guardarla lei non diede modo al suo sguardo di incrociare il suo.
Era una sofferenza, ma una in più faceva differenza?
Seppur credeva il contrario, non poteva evitare di sentirsi quasi morire quando Eric la fissava con così tanta intensità e non poter ricambiare l'occhiata.
Quando finalmente potè tornare in camera sua il sollievo era stato così grande che appoggiandosi alla porta chiusa dietro di sè lasciò un sospiro e scivolò a terra.
Si portò le ginocchia al petto e chiuse gli occhi, poteva davvero continuare così? Ignorare Eric e sperare che tutto passasse?
Era un comportamento da vigliacchi e lei non lo era mai stata!
Si portò le dita alle labbra, sentiva ancora la bocca di Eric sulla sua, sentiva ancora il suo sapore un misto di menta e tabacco, sentiva ancora le sue mani sui sui fianchi e sotto la magliatta.
Cercava in tutti i modo di non pensarci ma i ricordi erano troppo forti, troppo coinvolgenti per non perdersi in essi.
Appoggiò la testa alla porta, cosa doveva fare? Era intrappolata dalle sue stesse emozioni, l'amore uccideva davvero la libertà.


Era davvero un pomeriggio noioso, non aveva niente da fare e la casa era deserta. Emma sbuffò cambiando l'ennesimo canale, stava sdraiata sul divano. Guardò l'ora, erano appena le quattro, magari se andava da sua nonna...
Sorrise, si era mengli oandarci piuttosto che stare lì ad annoiarsi a morte.
Si alzò spegnendo la tv e andò in camera sua per mettersi un paio di jeans e una maglietta.
Uscì di casa con una strana sensazione di sollievo e presentimento che qualcosa stava per succedere.
Scrollò le spalle come per scacciare tutti quei pensieri.
Salì sul bus, sedendosi si rese conto di essere l'unica su quella corsa, davvero strano. Si mise l'iPod, non poteva farne proprio a meno in quel periodo, erano successe così tante cose! Pochi giorni ed era successo il finimondo...
Eleonora che chiudeva definitivamente con quel celebroleso di Massi, Bea che era in una fase di malinconica attesa dopo che Mirko si era allontanato senza un motivo apparente e per finire in bellezza Alice che stava peggio di tutte, le aveva confessato del bacio che si erano scambiati lei e Eric, del senso di colpa che aveva sostituito subito la gioia del momento, della sua decisione di chiudere completamente con quell'amore.
Si ricordava dello sguardo sofferente dell'amica mentre tornando a casa le diceva tutto. Quel giorno era stato denso di novità, anche il fatto che Francesco continuava con quel suo comportamente strano, distaccato.
Emma appoggiò il viso al vetro, per quanto non doveva importarle niente non poteva fare a meno di domandarsi che gli stava succedendo. Persa nei suoi pensieri quasi non si accorse che la sua fermata era vicina, ma per fotuna riuscì a scendere davanti alla biblioteca.
Camminò lentamente, forse andare dalla nonna era solo una scusa per rivederlo, se ne rese conto e provò una fitta di paura.
Che diavolo le stava succedendo?
Come poteva voler vedere un prof?
Si fermò davanti al portone del condominio senza la forza di suonare il campanello. Guardava il legno, a tratti un pò marcito, si chiese se fosse stata davvero una buona idea quella di venire... ma ormai era lì e poi le andava davvero di vedere la nonna. Sospirando premette il campanello.
-Si?-
-Nonna? Sono io!-
-Oh Emma! Dai vieni dentro!-
Il portone si aprì e la ragazza andò nell'appartamento. Dentro in casa subito la nonna le andò incontro e le baciò le guance. Poi la squadrò con occhio critico.
-Mmm sento che sono successe tante cose dall'ultima volta che sei stata qui-
Emma non ne fu sorpresa, sua nonna avevae una specie di sesto senso quando si trattava di lei, capiva subito al volo se aveva delle preoccupazioni. L'adorava anche per quello, la comprendeva meglio di qualunque altro, forse anche meglio di se stessa.
-Non ti posso nascondere proprio niente, eh?- disse sorridendo.
L'altra fece un faccia offesa.
-Mi soprende che tu abbia pensato di poter nascondermi qualcosa!-
Emma rise.
-Dai andiamo sul divano!-
Si sedettero sul divano liso tra un bicchiere di the freddo e l'altro la ragazza raccontò cosa era successo in quei giorni.
-Siamo praticamente in pieno delirio! Sembra che i ruoli si siano invertiti! Ele che per dimenticare Massi fa apprezzamenti sui ragazzi, Ali che sta male per suo cugino, Bea che resta in silenzio per tutto il tempo a causa della distanza che Mirko ha messo tra di loro... e io...- non riuscì a finire.
"E io che perdo tempo a pensare ad un professore..." concluse pensando.
La nonna fissava il bicchiere, poi spostò lo sguardo su di lei.
-E tu?-
-E...e io non so più che fare!- sbottò volgendo lo sguardo alla parete coperta dalla carta da parati a fiori.
Sentiva su di sè lo sguardo della nonna, ma proprio non riusciva a dire di quelle strane sensazioni che la prendevano appena pensava o vedeva Francesco.
-Sicura che non c'è nient'altro?- chise lentamente l'anziana.
-Sicura- disse cercando di sorridere.
La nonna la guardava per nulla convinta, ma non insistè sull'argomento e per quello Emme le fu davvero grata. Non era pronta a parlarne, soprattutto perchè non era neanche sicura di quello che stava succendendo.
Ascoltando cosa sua nonna aveva fatto durante la settimana bevve il the freddo, non riusciva a scacciare dalla mente Francesco e allo strano rapporto che si era creato. Sospirò mentre sua nonna concludeva il discorsco con l'arrivo di uno strano uomo al condominio.
-Chissà chi era, era vestito davvero elegante! Sembrava che aspettasse qualcuno... mmm non ho proprio idea di chi!-
-Davvero? Ma che ha fatto?-
-È stato nell'atrio per almeno qualche ora... poi io sono dovuta uscire-
-Quando è stato qui?-
-Mercoledì mi sembra... si mecoledì pomeriggio-
Che strano... il giorno prima dell'inizio dello strano comportamento di Francesco. All'improvviso l'idea che le cose fossero collegate la fulminò, ma non ci ragionò molto. Non doveva proprio importarle di niente. Così lasciò scivolare via quei pensieri e si concentrò a parlare con la nonna.
-Allora Melissa ti ha dato ancora fastidio?- domandò.
Emma scosse la testa.
-No... stranamente in classe mi ignora, non che la cosa mi dispiaccia, ma mi mette un pò in agitazione-
-Mmm immagino... gira ancora con quelle tre?-
-Si, sono praticamente inseparabili- commentò facendo un mezzo sorriso.
La nonna le mise una mano sul capo facendo una lunga carezza.
-Non ti devi preoccupare di lei adesso! Concentrati sulla scuola e cerca di aiutare le tue amiche!-
-Si... hai ragione- e sorrise leggermente.
Rimase lì ancora per una mezz'ora, ma dopo dovette andare. Salutò la nonna e uscì dall'appartamento, ritornava a casa e non aveva visto Francesco... si sorprese di provare una forte delusione.
Scosse la testa cercando di togliersi di dosso quella sensazione.
Usciva dal portone quando intravide un moro camminare verso il condominio, in preda ad un'irrazionale paura si nascose. Sentì la voce che ormai conosceva bene e che le smuoveva qualcosa nello stomaco ogni volta che la sentiva.
-Cosa?! Ma è completamente impazzito?!- esclamò Francesco davanti al portone di legno, si fermò prima di entrare.
-No.. assolutamente no! Stefano, ma che cazzo avete tutti e due?- fece una pausa e poi scoppiò a ridere.
-Oh questa è buona... proprio buona... quanto tempo è passato? Un anno? Due? E adesso pretendete che io lo faccia! Lo ripeto, siete completamente impazziti se credete che io molli tutto per...- si fermò, scosse la testa.
-No, basta non ne voglio sapere proprio niente, non è più un mio problema e mi pare l'abbia detto anche lui!-
Un'altra pausa e un sospiro.
-Stefano basta davvero, questa conversazione è completamente inutile io non cedo e nemmeno voi... io non sono fatto per dirigere e lo sai! È per questo motivo che ho lasciato a te tutto!... no, fratellino te lo chiedo come favore personale, lasciatemi vivere come mi pare in pace!- deto questo chiuse la chiamata con uno sbuffo.
-Stupido fratello... stupido padre!- sbottò prima di entrare.
Emma rimase nel suo nascondiglio, non sapendo bene che cosa aveva ascoltato.
Cosa volevano imporre a Francesco?
E poi perchè era così arrabbiato?
Iniziò a camminare verso la fermata con un milliardo di domande che probabilmente non avrebbero trovato risposta.
Sospirò, odiava trovarsi in testa tutta quella confusione... non era proprio un periodo felice.
Era preoccupata per le sue amiche che anche loro non stavano passando dei giorni facili, era preoccupata per quello che stava accadendo ai suoi genitori e, soprattutto, era preoccupata per le emozioni che percepiva ogni volta che un paio d'occhi di ghiaccio si posavano su di lei.













Finalmente anche questo è andato!!! è stato letteralmente un parto questo capitolo, non riuscivo proprio ad andare avanti blocco completo, poi con la scuola che inizia già a dare compiti su compiti non è stato proprio facile! Grazie però all'incoraggiamento (minaccie -.-) delle mie amiche ho continuato xD Ho già trovato delle immagini per Mirko, Melissa e Nicola che metterò nel prossimo capitolo, salvo imprevisti! Vabbè adesso passiamo alle recensioni!!










Emily Alexandre : Ciao! Si Shakespeare ha questo vizio di far innamorare tutti appena si leggono le sue opere... anche se me l'ha fatto amare il classico Romeo e Giulietta, adoro tutto ciò che ha scritto! Grazie e si qualche volta mi sfuggono alcuni errori e per quanto rilegga non li vedo, mi fa piacere che me l'abbia fatto presente, spero di non averne fatto nessuno in questo capitolo!! Baci^^










Al prossimo capitolo! Recensite!!
Baci^^

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Capitolo 11
*** Sfiorarsi ***


Sfiorarsi





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My hands are searching for you...
My arms are outstretched towards you
l feel you on my fingertips...
My tongue dances behind my lips for you
This fire runs in through my being...
Burning...

***

Le mie mani ti stanno cercando
Le mie braccia sono stese verso di te
Ti sento sulle mie dita
La mia lingua balla dietro le mie labbra per te
Questo fuoco corre attraverso il mio essere
Bruciando


{Flyleaf ~ All Around Me}








Il vociare leggero della classe riempiva quel silenzio, quell'odioso silenzio, che era sceso tra le amiche. Emma non sapeva che fare, sembrava di camminare sulle uova una parola sbagliata e tutto si sarebbe distrutto.
Si morse il labbro inferiore frustrata, diamine che situazione del cavolo!
Guardò Alice che a capo chino leggeva qualcosa sul suo diario, era la copia sbiadita della ragazza vivace che aveva conosciuto. Spostò lo sguardo affranto su Beatrice che aveva degli sbalzi d'umore incredibili, prima era malinconica e un secondo dopo incavolata con il mondo e guardava male tutti i maschi che le passavano vicino. Eleonora invece era come immune all'umore altalenante delle amiche, non perdeva occasione di guadare i ragazzi e fare apprezzamenti su di loro.
Emma avrebbe tanto voluto dare una scossa a tutte, farle tornare come prima, ma non sapeva come muoversi, cosa dire.... infondo era da poco che erano diventate amiche. Sospirò, fortuna che era sabato! Non sarebbe riuscita a reggere un'altra giornata del genere.
Le prime due ore erano passate e infine arrivava quella di italiano. Chissà se Francesco era ritornato disponibile oppure anche quel giorno sarebbe stato distaccato e gelido. Sperava davvero di no, le mancavano le sue lezioni così coinvolgenti, non potevi che stare a sentire mentre parlava, era come ipnotizata dal suono della voce e dai suoi gesti che spesso faceva quando spiegava.
Scosse lentamente la testa, era stanca, stanca di essere ancora innamorata di Nico, stanca dei suoi genitori, stanca della situazione che si era andata a creare alle sue amiche e... stanca di provare qualcosa per Francesco.
Era davvero tutto un gran caos, la sua testa e la sua vita...
Sentì i passi in corridoio e capì subito che era lui, diamine riconosceva pure il rumore dei suoi passi! Aveva davvero un serio problema, poco ma sicuro. Dio, avrebbe davvero fatto a meno di quei pensieri. Si sistemò meglio sulla sedia, senza quasi accorgersi si sistemò furtivamente i capelli, la mano restò impigliata quando si rese conto di cosa stava per fare fece ricadere subito l'arto. Ma che le diceva la testa?!
Proprio mentre era al culmine del suo dibattito interiore quando Francesco fece il suo ingresso con passo sicuro. Il chiaccericcio si spense in un instante, tutti prestavano massima attenzione all'insegnante.
Emma lo guardava attentamente, il viso era meno impassibile degli altri giorni, certo non era del tutto rilassato, ma era un passo avanti.
Si sorprese di provare un pò di sollievo vedendo il cambiamento, cercò di non pensarci, ma era impossibile non notare il leggero sorriso che increspava quelle labbra perfette mentre spiegava una parte particolarmente difficile di un testo che Emma non aveva capito di cosa parlasse.
Ogni tanto dava uno sguardo a tutta la classe e per pochi secondi di troppo si soffermava su di lei a differenza dei suoi compagni, quelle occhiate erano sempre state accolte con imbarazzo e una stretta allo stomaco.
Quel giorno si era anche aggiunto un leggero rossore, che lei tentava in tutti i modi di non far notare, ma vista la sua pelle bianca era difficile che non avesse visto l'accenno di rosa sulle gote. La campanella fu accolta con gran gioia da Emma, era troppo tesa e imbarazzata per reggere ancora la lezione. Uscì dall'aula accompagnata dalle amiche che parlavano appena, le guardò con una rabbia repressa che si sorprese perfino lei di provare. Quell'apatia doveva proprio finire una votla per tutte!
-Ragazze oggi che ne dite se ci fermiamo qui in centro e passiamo il pomeriggio insieme?- propose lei. Le altre la guardavano sorprese.
-Be... non so, dovrei chiamare mia mamma...- disse incerta Bea, portandosi una ciocca di capelli dietro all'orecchio.
-Già, ma penso di poter stare non ho proprio voglia di stare a casa con mia sorella- sbuffò Eleonora.
Restava solo Alice che le guardava indecisa, soppesava la proposta.
-Ecco... ma si, per me va bene-
Emma fece un largo sorriso.
-Bene! Allora Bea chiama tua mamma per vedere se puoi, Ele anche tu devi venire!-
-Ok ok, resto visto come sono richiesta non posso rifiutare!-
Alice alzò gli occhi al cielo.
-La solita megalomane-
La rossa era felice del cambiamento che stava avvenendo, era stata davvero una grande idea! Forse le cose sarebbero ritornate come prima, lo sperava davvero.
Alice intanto guardava le amiche distrattamente, aveva accettato solo per non stare a casa di sua zia, non ce l'avrebbe proprio fatta a stare un'altro pomeriggio a stretto contatto con Eric.
Lo evitava come la peste e lui se n'era subito accorto, la guardava sempre, a tavola mentre mangiavano, sentiva il suo sguardo che percorreva il suo viso che subito si accaldava, la guardava quando usciva dalla camera per andare a prendere qualcosa da bere percepiva quegli occhi sulla schiena e si sentiva tremare sotto quel peso.
Non riusciva neanche più a stare nella stessa stanza con lui, era diventato quasi insopportabile la sua presenza, faceva troppo male.
-Ragazze io vado un attimo in bagno...- disse improvvisamente e senza aspettare una risposta andò verso il bagno. Non ce la faceva proprio più a stare con loro, aveva bisogno di un attimo di solitudine. Si chiuse dentro in uno e si sedette sul wc abbassando la tavola, prendendosi la testa tra le mani sospirò. Diamine perchè era così complicato? Se solo Eric... scosse la testa, i se e i ma non l'avrebbero portata a niente, doveva accettare la realtà: lui era suo cugino e nulla avrebbe cambiato questo fatto, doveva mettersi il cuore in pace e andare avanti per quanto questo l'avrebbe fatta soffrire.
Stava per uscire quando sentì entrare qualcuno, non voleva che la vedessro in quello stato quindi rimase dentro aspettando.
-Melissa... che diavolo stai facendo? Non dovevamo tormentare Emma? Sono giorni che non le lanciamo nemmeno una frase!- si lamentò la vocetta acuta di Martina.
-Marti non seccarmi, so io cosa fare al momento giusto! Voi fate solo quello che vi dico!- ribattè la voce imperiosa della strega-stronza.
Alice corrugò la fronte, che diavolo stava architettando? Continuò ad ascoltare con interesse.
-Sarà... ma io mi sto stufando, non c'è niente da fare- sbottò annoiata Giorgia.
-Ma se stamattina non facevi che provarci con il ragazzo di mia sorella- disse indifferente Melissa.
-Be che devo dire... Eric è davvero un gran figo, non mi dispiacerebbe farmelo-
Alice guardò furente la porta, quasi volesse incenerirla con lo sguardo per poter andare da quella stronzetta e farle rimangiare quello che aveva detto, non doveva neanche guardarlo Eric!
-Si è carino... ma non è il più bello e poi se lo sapesse Giulia ti ucciderebbe- disse Viktoria.
-Già! Giulia ti tortura se vede che vai dietro ad Eric, non le piace che qualcuno prenda le sue cose...- concordò Martina.
Sue cose!?!?! M che stava dicendo? Eric era una persona non un'oggetto!
-Sai quanto me ne frega... tanto non è che sia poi tanto fedele... ieri l'ho vista in giro con un tizio e non stavano facendo cose che si fanno con gli amici-
-Comunque se devi proprio farti quello, vedi di non farti beccare da mia sorella, non ho assolutamente voglia di averci a che fare-
-Ok-
-Andiamo, devo vedermi con Nico!- detto questo Alice le sentì uscire.
Tornò dalle sue amiche livida di rabbia, come si permetteva quella stronza di Giorgia Cambriano di andare con Eric?! Stupida stronzetta... come osava anche solo pensare che lui potesse andarci assieme?
Le altre notarono che Alice era molto arrabbiata, si chiesero il perchè, ma visto che la ragazza non parlava loro non chiesero niente sarebbe stato solo inutile. La campanella suonò e tornarono in classe, c'era latino.
Emma sbuffò, ci mancava la soporifera prof Caruso, già non aveva dormito molto la notte prima si sarebbe di sicuro addormentata mentre prendeva appunti!
Appoggiò la guancia alla mano e guardò fuori dalla finestra, il piccolo parco che circondava la scuola aveva iniziato lentamente ad ingiallirsi, l'autunno era alle porte.
Si sentiva ancora scombussolata per tutti quei cambiamenti nella sua vita... solo 4 mesi fa era ancora amica di Melissa, fidanzatissima con Nico e con dei genitori a molte volte assenti ma almeno uniti.
Adesso invece era tutto un macello... scosse la testa, meglio stare attenta alla spiegazione della prof.


Alice guardava le amiche che commentavano le espressioni del prof Palumbo, sorrideva leggermente delle battute.
-Ma secondo voi l'avrà anche mentre dorme quell'espressione di disappunto?- domandò Ele.
-Secondo me si! Sognerà di rimproverare qualche stundente che all'intervallo si tiene per mano!- rispose ridendo Emma.
-Sarebbe proprio da lui!- disse Bea.
Stavano al solito bar, dove andavano dopo scuola come tutti gli anni, solo che questa volta c'era anche Emma. Aspettavano le piadine che avevano ordinato, lì le facevano davvero buone. Sarebbe stato il posto perfetto se solo non lo conoscesse anche Eric.
Alice lanciò un'occhiata al tavolo dall'altra parte della sala. C'era suo cugino e Matteo che l'aveva salutata, sembravano aspettare qualcuno. Scosse la testa, non doveva assolutamente importarle cosa faceva, sospirò e continuò a seguire le amiche che avevano spostato l'attenzione sul nuovo prof.
-È davvero un gran bel pezzo di figo!- commentò Ele.
-Si è molto bello, ma anche bravo... chissà se ha la fidanzata!- disse Bea.
Alice notò che Emma stava stranamente in silenzio, guardava distrattamente il menù che avevano dimenticato al loro tavolo. Le piadine arrivarono, mentre mangiarono Ele parlò delle ultime novità riguardi i petegolezzi a scuola.
-Pare che il marito della Di Mauro è tornato strisciando da lei, ma non l'ha neanche fatto entrare in casa! Ah e poi si dice che la vice-preside abbia una storia con Santoro, il nostro prof di ed. Fisica... ma a questo non ci credo tanto-
Emma iniziò a ridere con lei Alice mentre le altre due le guardavano perplesse, ma non potevano certo immaginare che loro invece avevano la certezza che probabilemente quelal relazione c'era. Dopo aver spiegato la ragione della risata anche Bea e Ele si unirono a loro.
Mentre Beatrice rideva lanciò distrattamente un'occhiata all'entrata e quando vide chi stava entrando divenne improvvisamente seria, l'espressione divenne un misto di rabbia e malinconia. Anche le altre guardarono chi fosse entrato, anche se l'avevano già intuito. Mirko si stava dirigendo al tavolo di Eric e Matteo.
Emma guardò preoccupata l'amica, guardava sempre il ragazzo che sembrava non essersi accorto di loro. La rossa si chiedeva se fosse un bene o un male... aveva paura che Bea facesse qualcosa di stupido come andare da lui e mollargli uno schiaffo.
Non che non fosse d'accordo che lo riempisse di botte, ma non sarebbe stato il massino in un luogo pubblico!
-Ehm... che ne dite di andare? Ele sbrigati a mangiare!- disse Alice.
Bea annuì lentamente distogliendo lo sguardo da Mirko.
Finirono velocemente quello che restava del pranzo e andarono a pagare. Quando stavano per uscire però vennero raggiunte da Matteo che voleva salutare ancora Alice.
Emma lo guardava con un filo di sospetto, anche se l'amica le aveva detto che erano amici d'infanzia, lei percepiva qualcos'altro in lui... anche se non sapeva bene cosa. Uscite dal bar andarono in giro per negozi, cosa che Emma non piaceva molto, ma se era per far distrarre almeno per un giorno le amiche dalle loro vite sentimentali allora avrebbe sopportato anche stare ad aspettare loro che sceglievano vestiti.
-Dai Ele! Ti decidi ad uscire da quel camerino?- si lamentò Beatrice mentre guardava le gonne di jeans.
-Ogniuno ha i suoi tempi, non rompere!-
-Su non litigate! Però Ele i tempi non possono essere mezz'ora!- disse Alice con in mano un vestito vedendoselo allo specchio come le stava addosso.
Emma invece guardava distrattamente i capi di vestiario, lo shopping non era mai stata la sua passione era più portata ad andare in una libreria che in un negozio di vestiti.
-Siete pallose! E non è vero che sono dentro da mezz'ora!-
-Si certo... allora sei entrata alle tre e adesso sono le tre e mezza... cos'è? Un'illusione ottica?- commentò sarcastica Alice rimettendo a posto il vestito.
-Cos...? Oh cazzo!- dopo l'esclamazione si sentirono dei tonfi abbastanza inquietanti. -MA che diavolo sta facendo?- domandò perplessa Emma.
-Mah! Io non ne voglio sapere niente!- rispose Beatrice tirando fuori una gonna di jeans con sopra dei delfini cuciti.
-Ele... stai bene?- disse Alice cercando di entrare nel camerino.
-S-si tutto apposto! Non preoccupatevi!-
-E chi lo faceva?-
-Bea?-
-Si?-
-Vai a quel paese!-
Emma rise, quelle due facevano sempre così anche se in verità si voleva davvero bene, era uno spasso starle a sentire. Anche Alice le guardava sorridendo, doveva esserci abituata.
Naturalmente dopo essere state per ben due ore nel negonzio uscirono senza compare niente.
Entrando in un negozietto di accessori davvero carino, c'erano tantissimi tipi di orecchini, anelli, borse, bracciali... e costavano davvero poco!
Si divisero e Emma scovò 4 braccialetti un pò spessi con incisi delle iniziali, prese due E, una A e una B. Li avrebbe regalati alle amiche e ne avrebbe tenuto uno lei come segno della loro amicizia, anche se era un pò infantile a lei erano sempre piaciuto.
Andò alla cassa per pagarli senza farsi vedere, voleva che fosse una sorpresa! Era stata così bene con loro, con Melissa invece era tutt'altro, era felice di averle conosciute... stava passando dei giorni belli nonostante tutta la confusione nella sua testa almeno con loro era serena.
Uscite dal negozzietto tutte avevano un sacchettino, stavano ridendo della figura che Ele aveva fatto con il commesso chiedendogli se era fidanzato per poi scoprire che era una ragazza quando iniziò a piovere.
-Ma nooo! Non può piovere! Diamine i miei poveri capelli!- si lamentò Ele, mentre lentamente i suoi capelli si arricciavano.
Corsero sotto la pensilina della fermata dell'autobus.
-Che sfiga! Per fortuna dovevamo andare a casa!- esclamò Alice.
-Già! Io devo andare da mia nonna a dormire e non ho l'ombrello! Arriverò lavata fino all'osso!- disse Emma guardando con odio la pioggia.
-Dai su Emma... è solo acqua!- rise Bea.
-Ma sei pazza?! Non è solo acqua! È la malefica pioggia che rovina i miei poveri capelli!-
-Ele sei sempre esagerata!- disse Alice alzando gli occhi al cielo.
Il primo bus che arrivò era quello di Bea e Ele che infretta corsero dentro il mezzo, bagnandosi comunque.
Emma guardava attentamente Alice che ad ogni minuto che passava diventava sempre più tesa.
-Non vuoi andare a casa?- chiese lentamente.
L'altra si girò di colpo verso di lei, poi sospirò.
-Sinceramente? Non vedo l'ora che i miei tornino dal loro dannato viaggio!-
Emma fece un sorriso triste e le prese la mano.
-Devi solo resistere ancora un pò... sono sicura che tutto si risolverà!-
-Sei troppo positiva Emma...-
-Meglio che stare sempre a guardare il bicchiere mezzo vuoto! L'ho imparato quest'estate, cerca semrpe di trovare il lato positivo delle cose se no ti passa anche la voglia di vivere- appena finì la frase il suo bus arrivò.
Salutò l'amica e corse per prenderlo, inutile dire che si lavò più in quei 10 secondi che neanche nel pezzo che aveva fatto con le amiche per arrivare alla fermata. Fradicia si sedette in un posto a caso, faceva davvero freddo. Per fortuna c'era il riscaldamento acceso, cosa davvero rara!
Guardava fuori dal finestrino, il paesaggio era indistinguibile, la pioggia cadeva fitta non si rusciva a vedere proprio niente. Sbuffando Emma sperò di riuscire a capire quando suonare per scendere, ci mancava solo sbagliare fermata e trovarsi in terra sconosciuta senza neanche un ombrello.
Ispezionò il bus, le piaceva un mondo guardare le persone sui mezzi pubblici potevi trovare una varietà assurda di gente, ascoltare i loro discorsi era davvero uno spasso. La maggior parte di loro parlava di cose così distanti da lei... altre invece era divertete setire, altre ancora le facevano imparare qualcosa.
Quel giorno c'era solo un silenzioso signore anziano e un ragazzo che si sparava a palla tecno nelle orecchie. Emma fece una smorfia, odiava letteralmente quella non-musica. Provò ad orientarsi e vide che macava davvero poco quindi suono il capanello. Quando scese venne letteralmente sommersa dalla pioggia, anche se correva si sarebbe comunque lavata quindi perchè sprecare fiato?
Imprecando iniziò a camminare verso la casa di sua nonna. Dormiva da lei perchè i suoi erano via per tutto il fine settimana e non aveva nessuna voglia di stare a casa da sola. Cercò di velocizzare il passo vendendo il lontananza il profilo del condominio, ormai era bagnata fino all'osso ed era sicura che si sarebbe presa come minimo un raffreddore epocale. Uno starnuto infatti la sorprese appena arrivò davanti al portone.
-Salute!-
Emma sgranò gli occhi, sperò con tutte le forse di esserselo immaginato, non poteva essere così sfigata da incontrarlo sempre nello stato più impresentabile. Si girò lentamente e si trovò ad incrociare un paio d'occhi di ghiaccio, almeno c'era una consolazione, anche lui era fradicio. Però la cosa stava avendo i suoi risvoleti negativi, i vestisti bangati gli aderivano completamente al petto e alle spalle senza lasciare spazio all'immaginazione. Emma arrossì cercando di distogliere l'attenzione dal corpo di quello che spesso dimentava essere il suo prof.
-Grazie...- disse poco convinta.
-Meglio entrare subito!- esclamò improvvisamente lui prendedo la chiave e aprendo il portone.
Finalmente entrarono, la ragazza però iniziò a tremare per il freddo, gli spifferi si addensavano in quel vecchio condominio.
-Ehy stai bene?- chiese preoccupato vedendola così.
-S-si... s-solo che m-mia n-nonna n-non c'è... n-non vedo il s-sio o-ombre-llo- rispose lei balbettando.
Si sfregava le braccia per trovare un pò di sollievo, ma erano come diventate insensibili non sentiva nemmeno le mani che si muovevano.
Senza preavviso Francesco mise le prese tra le mani il viso e appoggiò la guancia sulla sua fronte. Emma rischiò di svenire a quel contatto, sentiva il viso in fiamme e il cuore prese ad accellerare i battiti. Trattenne il respiro per la sopresa di sentire una leggera carezza sulla guancia dove c'erano ancora le sue grandi mani.
-Diamine, ma scotti!- disse lui allontanandosi.
Emma riprese a respirare, ma era come se fosse diventata ancora più fredda dopo quel contatto interrotto. Scosse la testa, ma che diavolo pensava!?
Ma proprio mentre cercava di dare ordine ai suoi pensieri si sentì mancare la terra sotto i piedi. L'ultima cosa che avvertì furono due braccia che l'afferrarono, poi scese il buio.


L'afferò prima che toccasse terra, la guardò in viso, era proprio svenuta. Facendo un mezzo sorriso la prese in braccio, quasi senza accorgersi la strinse al petto.
Salì le scale, visto che la signora Giordano non c'era non poteva certo lasciarla lì nell'atrio priva di sensi. Salì le scale con passo sostenuto, doveva subito portarla in un posto caldo e asciutto.
Arrivato alla porta si rese conto di dover appoggiare per terra la ragazza per poter aprire l'appartamento. Proferendo un'imprecazione sottovoce si inginocchiò lasciando Emma contro il muro, poi s'affrettò a mettere la chiave nella toppa e girarla.
Spalancò la porta e la riprese in braccio, l'adagiò poi temporaneamente sul divano. Poi chiuse la porta e andò di volata a cambiarsi i vestiti con qualcosa d'asciutto. Mentre si tirava su i pantaloni però si rese conto che avrebbe dovuto cambiare d'abito anche Emma.
Rimase un attimo paralizzato da quel pensiero, ma poi si riscosse.
Che cosa gli prendeva? Infondo era solo un'alunna e doveva farlo per la sua salute...
Si avvicinò al divano e vide che non aveva ancora rispreso conoscenza.
Imprecando andò a predere una sua tuta, ritornato si avvicinò le si avvicinò deglutendo rumorosamente. Infondo era solo una ragazza più giovane di lui, una diciotenne che non avrebbe dovuto fargli nessun effetto.
Aveva una maglia a maniche lunghe bianca e dei jeans, facendosi forza iniziò a sollevare la maglia, la tolse senza problemi. Sforzandosi di non stare troppo a fissare la pelle bianca esposta al suo sguardo prese la felpa e gliela mise, per sbaglio sfiorò un fianco scoperto, sentì una scarica elettrica partire dalle dita e finire per tutto il corpo. Tolse subito la mano e si allontanò quasi spaventato da quello che aveva sentito.
Si guardò le dita, quasi si aspettasse di trovarle carbonizzate, le strinse in un pugno e scosse la testa. Velocemente le tolse i pantaloni, invece di metterle quelli della tuta la coprì con un plaid.
Dopo andò in cucina e si preparò una cioccolata, doveva darci un taglio con quei pensieri, doveva finirla di guardarla durante le sue lezioni, doveva smetterla di rimuginare sui suoi temi che era andato a scovare in segreteria... doveva smetterla di trovarla bella.














E anche questo capitolo è finito! Devo dire di averlo scritto con meno fatica rispetto al precendente... forse perchè adoro Francesco xD. Vorrei ringraziare le mie amiche (sopprattutto te Bea che mi stressi l'anima tutti i giorni per il capitolo che devo scrivere!) per il supporto e l'ispirazione che mi danno sempre (e anche per avermi prestato i vostri nomi e anche un pò i vostri caratteri per i miei personaggi xD)... vi voglio bene ragazze ;) e dopo il momento sentimentale xD per le foto di Melissa Mirko e Nicola dovrete aspettare visto che ho avuto dei problemi con il programma di foto... probabilmente al prossimo capitolo le troverete! Adesso passiamo alle recensioni :)




fataflor : Ciao! Si finalmente Eric si è fatto avanti, be Alice è molto spaventata infondo non è un amore normale il loro. Per Mirko be so che lo vorresti strozzare ma posso dirti che per quanto si comporti come un cretino ha le sue ragioni per fare così, sol oche la povera Bea non le sa! Be i tuoi sospetti su Melissa potrebber essere fondati.. xDxD e Francesco non posso dire niente, ogni cosa a suo tempo! Baci^^

Emily Alexandre : Ciao! Ahaha non sei l'unica, Francesco è perfetto xD! Non posso che darti ragione gli uomini con gli occhi ciari e più grandi sono il massimo! Eh si... le ragazze sono davvero in piena crisi, ma in questo capitolo riescono a rimanere unite almeno tra di loro e dico che è una cosa davvero positiva almeno per la loro povera psiche xD! E i ragazzi sono presi dai loro problemi... presto si scopriranno un pò di cose xD! Baci^^








Al prossimo capitolo! Recensiteeee!!

Baci^^














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Capitolo 12
*** Involontario ***


Involontario





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Tutte queste luci 
Tutte queste voci
Tutti questi amici
Tu dove sei?

Tutto questo tempo pieno di frammenti e di qualche incontro
E tu non ci sei...
Tutte queste radio piene di canzoni che hanno dentro un nome
Ecco chi sei...

Non ti sai nascondere per bene

Quante volte sei passata
Quante passerai
E ogni volta è un colpo sordo all'anima
Quante volte sei mancata
Quante volte mancherai
Un colpo al cerchio ed un colpo all'anima


{Lugabue ~ Un Colpo All'Anima}






Alice corse alla porta della casa, inutile dire che era completamente lavata. Sbuffò infilando la chiave nella toppa, gocciolava da tutte le parti, sentiva i vestiti fastidiosamente appicciati alla pelle.
Entrò in casa con uno starnuto, ecco aveva pure il raffreddore adesso! Fumante di rabbia entrò nel salotto.
-Finalmente sei arrivata!-
Alice si girò e vide Eric, dalla sua espressione corrucciata capì che era preoccupato.
Cavolo non doveva essere così felice di vederlo, non doveva provare il desiderio impellente di abbracciarlo,di risentire le sue labbra, non doveva provare l'insana curiosità di sapere se avevano lo stesso sapore... strinse forte le chiavi che aveva ancora in mano.
-Già- mormorò.
-Allora sai ancora parlare...- disse mesto.
Alice si morse il labbro inferiore sentendo il cuore farsi sempre più piccolo.
-I-io...- iniziò senza trovare niente da dire, era una situazione troppo complicata e che le faceva male, ancor di più adesso che conosceva i suoi sentimenti, almeno se lui non avesse ricambiato sarebbe stato più facile dimenticare e invece... invece era ancora più doloroso rinciare a quell'amore che non aveva modo esistere.
Abbassò lo sguardo che non riusciva a sostere quello di Eric.
-Vai a cambiarti... ti prenderai un mallanno se nò...- disse duro per poi sparire nella sua camera sbattendo la porta.
Alice andò di corsa in camera, non doveva piangere, no, ma allora perchè sentiva le lacrime sulle guance?
Si tolse con pochi gesti i vestiti bagnati, poi andò di corsa in bagno con quelli puliti, lì si fece una doccia veloce. Sotto il getto di acqua calda cercò di mettere in ordine i suoi pensieri, non voleva assolutamente continuare con quella situazione, doveva trovare una via d'uscita, ma come? Non puoi decidere di chi innamorarti o disinnamorarti... sarebbe stato troppo semplice così.
Appoggiò la fronte alle mattonelle della doccia, quanto avrebbe dato per poter tornare a preoccuparsi di qualcosa che non fosse quell'amore sbagliato.
Finito uscì dal bagno asciutta e calda, ma la fortuna non era dalla sua infatti iniziò a starnutire e a sentire la gola bruciare.
Sbuffando andò alla ricerca di fazzoletti, poi si volle preparare del latte con il miele per calmare il mal di gola.
Cercava il miele, non trovandolo nel solito posto dove al zia lo metteva poi guardò di sfuggita il tavolo e vide sopra una tazza fumante di latte con difianco delle aspirine.
Alice si morse il labbro inferiore per cercare di non piangere per quel gesto.
Eric... lo amava anche per quei gesti così inaspettatamente dolci da parte sua che non sospettavi che potesse compiere.
Bevve il latte e le parve il più buono che avesse mai provato, anche se era un pò salato per le lacrime che si era ripromessa di non versare. Non vide più in giro Eric, probabilmente sarebbe rimasto chiuso in camera fino all'ora di cena.
Allora si mise sul divano a guardare un pò la tv, le sarebbe piaciuto che lui arrivasse e insieme potessero vedere qualcosa, un film... scosse lentamente la testa, meglio di no, dovevano restare così chissà se no cosa sarebbe successo.


Beatrice arrivò a casa lavata e decisamente incavolata. Stupida pioggia che doveva sempre arrivare quando non aveva l'ombrello, stupido bus strapieno anche alle 5, stupida casa che era a trentamila chilometri dalla fermata, stupida lei che non riusciva proprio a non pensare a quello stupido!
Buttò per terra la cartella senza tanti complimenti, ignorando sua madre si chiuse in camera. Si cambiò lasciando i vestiti bagnati sulla sedia vicino alla finestra. Si buttò poi a peso morto sul letto, diamine era davvero difficile... non si era mai resa conto di quanto era importante Mirko nella sua vita almeno fino a quando ne era uscito senza tanti complimenti con delle scuse assurde.
Eppure era sempre stata presa da Eric che non aveva mai visto Mirko in quel modo... in quei giorni lontana da lui i suoi sentimenti erano venuti fuori e si era accorta di essere innamorata di Mirko.
Non si era mai resa conto di quanto contasse per lei quel ragazzo così gentile e disponibile che l'aiutava sempre con i suoi cugini e i casini che aveva in famiglia, ormai i suoi vivevano in case separate ed erano prossimi al divorzio. Sospirò tristemente, sarebbe stato davvero difficile dividersi tra i due genitori, ma almeno lo preferiva alle continue litigate che la lasciavano sempre con l'amaro in bocca e il cuore oppresso. Sentì che sua mamma bussava gentilemente alla porta.
-Bea! Esci fuori aiutami a fare da mangiare!-
La ragazza alzò gli occhi al cielo, diamine mai una volta che poteva stare tranquilla in camera sua a compiangersi! Sbuffando uscì e andò ad aiutare la madre.
-Allora come va al scuola?-
-Bene...-
-Hai pensato a cosa fare dopo? Dovresti sbrigarti sai... si fa presto ad arrivare ad arrivare a dicembre-
-Non ancora, però ho qualche idea...-
Sua madre continuava a domandare e a parlare, non importava se tu rispondevi o ascoltavi davvero, per lei bastava parlare. Bea rispondeva solo per buona educazione, ma all'ennesima domanda staccò completamente il cervello.
Pensò che domani doveva badare ai cuginetti pestiferi e che senza Mirko sarebbe stato davvero difficile, i bambini alla domenica erano ancora più movimentati, al solo pensiero le veniva quasi da piangere... stava tagliando il prezzemolo quando suonò il suo cellulare.
Alzando gli occhi al cielo lasciò la mezzaluna e i monologhi della madre.
-Pronto?-
-Bea?- disse una vose incerta.
La ragazza rimase impietrita quando riconobbe il suono.
-M-mirko?-
-Si...ecco volevo dirti che mi dispiace per quello che è successo l'altro giorno solo è un periodo difficile per me... è tutto un gran casino, sai...-
-Oh... ehm io...-
-Non che ci abbia ripensato, devo stare un pò lontano è che mi sono ricorda che domani è domenica e mi dispiaceva lasciarti da sola con i tuoi cugini... posso venire ad aiutarti?-
-Ehm si ok...- disse Bea senza saper cosa rispondere.
-Bene... ci vediamo domani, ciao!-
-Ciao...- rispose poco convinta.
Guardò il cellulare come se non credesse di vederlo realmente, ma che diavolo passava per la mente di quel cretino?! E lei?! "Si ok"!?!? Ma era completamente impazzita?! Doveva solo insultarlo! E invece lo invitava tranquillamente a casa!
Lanciò il telefono sul letto con violenza per poi tornare in cucina incavolata nera. Con sguardo assassino, prontamente ignorato dalla madre che non la smetteva di ciarlare, continuò a tagliare violentemente il prezzemolo.
Alla fine ne era rimasto ben poco, guardò come per scursarsi la massa verde ormai sparsa per tutto il ripiano della cucina.
Per fortuna sua madre era troppo impegnata a parlare di quanto fosse aumentato il prezzo per il pane per accorgersi del disastro.
Cercò di radunare il più possibile il prezzemolo raccimolando ben poco, poi si strinse nelle spalle, tanto non avrebbero dovuto usarlo quella sera, prese un contenitore e ce lo mise dentro.
-Allora, ma hai pensato a cosa fare?-
Bea alzò gli occhi al cielo, ecco un'altra fastidiosa abitudine di sua madre, porgere sempre le stesse domande, ma di cosa si sorprendeva tanto non ascoltava nemmeno le risposte!


Emma si sentiva come avvolta in qualcosa di caldo, era sospesa tra l'incoscienza e la veglia in uno stato onirico. Sospirò soddisfatta, si sentiva davvero bene, era da tanto che non avvertiva quel senso di appagamento, avrebbe voluto aver sempre quelle sensazioni, ma purtroppo dovette svegliarsi.
Con la coscienza ritornavano il mal di testa, la gola irritata e il calore sgradevole che sentiva in faccia. Aveva la febbre, le mancava solo quello! Aveva le palpebre pesanti, non riusciva ad aprire gli occhi.
Si accorse di non essere sul divano della nonna, no, quello aveva un rivestimento troppo nuovo per esserlo, ma allora dove diavolo era finita?
-Signora Giordano!-
-Sono arrivata appena ho potuto! Emma come sta?-
-È ancora incosciente e la febbre è alta-
-Capisco... grazie al cielo eri con lei! Non posso immaginare a cosa sarebbe accaduto se fosse svenuta lì da sola!-
-Non si preoccupi, adesso pensi solo ad Emma-
-Hai ragione, ti devo ancora ringraziare per l'aiuto-
-Ma si figuri l'avrebbe fatto chiunque-
Emma sussultò, oh cavolo! Era sul divano di Francesco!
Poi ricordò tutto l'incontro, lo svenimento... si sarebbe scavata una fossa se ne avesse avuto la forza, poteva solo star lì su quel divano che profumava piacevolmente di carta, come quella di un libro nuovo, lo sapeva perchè quando iniziava un nuovo libro annusava sempre le pagine, come una specie di rito. Fece un profondo respiro inalando quell'odore che adorava, si chiedeva come mai profumasse così quel divano.
-Non si preoccupi, vada pure a cambiarsi-
-Si forse è meglio... poi vegno ancora a vedere come sta-
Emma sentì che si scabiarono dei saluti poi la porta si chiuse, un sospiro, dei passi... e con assoluta certezza, che non sapeva neanche da dove venisse, si disse che era proprio davanti a lei e che la stava guardando, ebbe anche la sensazione che non fosse la prima volta.
Si mosse e sentì che non aveva i pantaloni a quella scoperta non potè che aprire gli occhi di colpo.
-Oh... ti sei svegliata?-
La ragazza lo guardò sbattendo qualche volta le palpebre, all'improvviso si sentiva un pò confusa a causa la luce non faceva che aumentare l'emicrania.
-Ti senti bene?- chiese preoccupato dal suo silenzio.
-I-io... perchè il divano profuma di carta?- chiese senza pensare con voce roca.
Dopo un primo attimo di sorpresa Francesco si mise a ridere. Emma lo guardava pensando che era davvero bello quando rideva, gli si formavano delle piccole fossette alle guancie.
-Perchè leggo sempre su quel divano... non pensavo si sentisse addirittura il profumo di carta!-
-Ah... lo sai che quando ridi ti vengono le fossette?-
Emma non aveva proprio un freno la confusione e il mal di testa non facevano che farla parlare a ruota libera. Probabilmente era anche la febbre che la faceva delirare.
-Non ci ho mai fatto caso...-
-Io si, ti vengono proprio qui- cercò con il dito il punto sulla sua guancia dove l'aveva visto, ma non riusciva proprio a muovere bene il braccio.
Ci pensò lui a fermarla, le prese il polso delicatamente e lo posò ancora difianco a lei.
-Non devi mostrarmelo per forza...-
Probabilmente se avesse avuto la mente lucida si sarebbe voleniteri sotterrata viva, ma per fortuna, o sfortuna!, non era molto cosciente di quello che faceva.
-Sai che sei proprio bravo ad insegnare? Ma nelle ultime lezioni non sei stato il massimo...-
Lui la guardò sorpreso.
-Perchè?-
Emma lo guardò seriamente.
-Eri freddo e scostante, non hai dato il massimo come fai sempre-
Francesco sorrise mesto.
-Penso che tu sia l'unica ad averlo notato-
-Ma come! È così palese!-
Incapace di trattenersi le mise una mano alla fronte e le fece una carezza.
-Perchè tu sai leggere bene nell'animo delle persone e questo è davvero uno splendido dono-
Emma lo guardava sorpresa, anche se non ne era molto cosciente.
-D-davvero?-
Francesco sorrise, togliendo la mano.
-Si, davvero-
-Non dovevi togliere la mano...- disse assonnata.
-Cosa?-
-La mano... mi piace che mi accarezzi...- pronunciò prima di ricominciare a dormire.
Francesco restò a guardarla con occhi spalancati, aveva davvero sentito quello? Aveva davvero detto...?
Scosse la testa quesi pensieri e andò a farsi l'ennesima tazza di cioccolata della giornata.
Diede uno sguardo alle ore e si accorse che erano ormai quasi le sette, erano già passate due ore ed era quasi ora di cena. Guardò verso il divano, sarebbe stato meglio lasciare Emma lì che esporla ancora inutilmente al freddo.
Ma era davvero sicuro a lasciarla lì anche per la notte?
Forse era meglio portarla da sua nonna, sarebbe stata meglio da lei. In quel momento bussarono alla porta, in fretta andò ad aprire e vi trovò la nonna di Emma.
-Allora come sta?- disse mentre entrava.
-Abbastanza bene, prima si era svegliata, ma si è addormentata subito-
La signora andò dalla nipote.
-È un periodo davvero difficile per lei- disse sussurrando quasi non volesse svegliarla e nel mentre le accarezzava il viso.
-Sembrate davvero molto legate...-
-Si, mia figlia e suo marito sono sempre stati impegnati e da piccola la mandavano sempre da me, mi ha sempre fatto piacere averla per casa, ma mi dispiaceva per lei... i genitori non sono mai stati molto presenti-
-Lo posso capire... non è facile-
La signora si girò a guardarlo, sembrava che lo stesse studiando attentamente. Poi doveva aver avuto qualcosa nello sguardo che la convinse perchè sorrise.
-Potresti tenerla anche per questa notte? Sai non vorrei che prendesse freddo... e poi qui se le succede qualcosa sarai più veloce di me, la vecchiaia reclama tutti e pure me. Sarei più tranquilla a saperla qui-
-Oh... ehm... si va bene- disse preso in contropiede, per fortuna che si era ripromesso di portarla da sua nonna!
-Grazie!-
Passò qualche ora e Emma ancora non si svegliava allora la nonna andò a casa dicendo che era stanca e aveva bisogno di un bel pò di sonno.
In pochi minuti si ritrovò di nuovo da solo con Emma incosciente. La guardò e vide che faceva delle smorfie, quasi la posizione le desse fastidio, allora a Francesco venne un'idea, di sicuro a letto sarebbe stata più comoda.
Si avvicinò e mise piano un braccio dietro alle ginocchia, attento a non far cadere il plaid e uno sotto le spalle, poi la sollevò delicatamente cercando di non svegliarla. Nell'incoscienza Emma si avvicinò e mise la fronte sul suo collo a quel contatto rabbividì e non solo per la temperatura della ragazza.
La portò in camera sua e la posò sopra le lenzuola sfatte, si era dimenticato quella mattina di fare il letto, la coprì e non riuscì a trattenere il desiderio di sfiorare la sua pelle, le accarezzò la guancia e Emma emise un sospiro soddifatto.
A quel suono si allontanò subito e uscì dalla stanza.
Che stava facendo? Era completamente impazzito?
Si passò una mano sulla faccia, imprecado mentalmente. Non gli entrava proprio in testa che lei era una sua alunna e che doveva vederla solo come tale! Si buttò sul divano sospirando, che situazione del cavolo, che periodo schifoso... e ci si metteva pure suo fratello a sconvolgere ancora di più la sua vita come se non gli bastassero i casini che già aveva.


Eleonora si guardò allo specchio per dare un'ultima occhiata ai capelli, sorrise soddisfatta, erano perfetti. Guardò l'ora e vide che era in ritardo, prese al volo la borsa e andò alla porta salutando distrattamente i genitori che erano in salotto.
Quella sera sarebbe uscita con le gemelle, amiche che aveva fin dalle medie, sarebbero andate ad una festa.
Aspettava sulla strada che arrivassero con la macchina, purtroppo lei non era ancora maggiorenne doveva aspettare ottobre per il tanto sognato foglio rosa!
Non vide nessuna macchina, ma dove cavolo si erano cacciate? Ormai erano le 9! Ci mancava solo che le avessero dato buca... ma proprio mentre pensava questo la macchina delle ragazze arrivò.
-Finalmente!- disse mentre saliva.
-Scusa! Solo che Carola non si decideva a mettere la gonna!- si giustificò Letizia che era alla guida.
-Eh si adesso è colpa mia!-
Eleonora rise. Quella sera voleva divertirsi, non pensare a niente.
Arrivarono al locale che avevano aperto da poco, il New Orly Club. Le ragazze scesero dalla macchina e andarono all'entrata. Dentro al musica era assordante e c'erano un sacco di ragazzi sulla pista a ballare e altrettanti al bancone del bar a prendersi qualcosa da bere. Ele si guardava intorno entusiasta, si quella sera si sarebbe divertita. Le dispiaceva però non aver detto niente alle altre, magari con loro sarebbe stato anche più bello, ma ormai era andata così.
-Andiamo a prendere qualcosa da bere?- urlò Letizia evitando di scontrarsi con un tizio un pò brillo.
-Ok!-
Andarono al bancone e ordinarono tre Gin Tonic, aspettavano l'ordinazione quando Ele vide in lontananza Matteo, Eric e Mirko. Era sorpresa di trovarli lì, magari Matteo no, ma Eri e Mirko non erano molto da pub, poi si strinse nelle spalle, infondo non erano affari suoi. Arrivarono i Gin Tonic e mentre sorseggiava il suo guardò la pista cercando qualche ragazzo carino.
-Ehy!-
La bionda si girò ma il tizio ce l'aveva con Letizia, sbuffando girò gli occhi da un'altra parte. Diamine ci aveva messo 3 ore per prepararsi e tutto per niente! Pure Carola venne abbordata da un'altro ragazzo.
Lasciò il bicchiere vuoto sul bancone con stizza, quella sera doveva essere per divertirsi non per fare la terza incomoda agli altri! Decise allora di buttarsi in pista, senza rivolgere la parola alle altre andò a ballare.
Il ritmo era duro e incalzante, che ipnotizzava e lei iniziò a muoversi seguendolo. Era davvero bello ballare e scaricare tutto in quei passi, le era sempre piaciuto non ti faceva pensare a niente, solo a quello che stavi facendo, ti svuotava la testa da tutte le preoccupazioni, pensieri brutti che avevi.
Stava ballando quando sentì una mano sulla sua spalla, si girò di scatto era così immersa nel ballo che si era pure dimenticata di essere in un pub. Si sorprese di vedere Matteo, che diavolo voleva?
-Balliamo!- disse lui.
Eleonora lo guardò con tanto d'occhi, poi assusò l'aria e sentì puzza d'alcool.
Ah era alquanto alticcio.
-Meglio di no!-
-Eddai Ele, concemidi questo ballo!-
Eleonora alzò gli occhi al cielo, ma sorrise. Tanto era solo Teo, che male le avrebbe fatto? E poi l'aveva visto altre volte ubriaco e non aveva mai fatto niente di sconveniente.
-Ok va bene!-
Dopo un pò che ballavano Ele decise di domandare qualcosa.
-Allora come mai sei ubriaco?- urlò cercando di sovrastare la musica.
-Per dimenticare!- rispose lui.
-Dimenticare cosa?-
-Mi dispiace non te lo posso dire!-
Ele gli mise le braccia intorno al collo mentre ballavano quasi in sincronia e all'improvviso lui la prese e l'allontanò dalla pista.
-Ma cos..?-
Venne interrotta dalle labbra di Matteo che si erano prepotentemente posate sulle sue. La sopresa non le diede modo si reagire e lui allora approfondì il bacio spingendola contro il muro. La cosa che però la sorprese di più era che quel bacio non le dispiaceva affatto, si ritrovò quasi avvighiata a Matteo sentendo qualcosa smuoversi nel profondo.
Non era del tutto sgradevole, sopportava addirittura il gusto del Sex on The Beach che sentiva sulla lingua, ma era sbagliato... sentiva solo rabbia da parte di Teo, quasi stesse scaricando tutto quello che aveva dentro in quel bacio.
Cercò di sciogliere quell'intreccio.
-M-atteo!-
-Che c'è?- rispose seccato.
-Che diavolo hai?- disse lei con il fiatone.
-Cosa stai dicendo?-
-Sei arrabbiato! Mi baci quando a mallapena mi rivolgi la parola, bevi... mi vuoi dire che succede?-
-Io...- non riuscì più a continuare, si appoggiò alla parete esausto -Penso di essermi innamorato della persona sbagliata-
-Non sei nè il primo nè l'ultimo- disse tranquillamente lei.
-Lo so... almeno questa cosa mi consola-
-Penso consoli tutti-
-Scusa se ti ho baciato... solo volevo dimenticare almeno per un pò di minuti-
-Non preoccuparti- mentì Ele, si sentiva stranamente delusa e offesa per essere stata usata come diversivo dalle sue pene d'amore, ma come poteva biasimarlo quando anche lei voleva fare la stessa cosa?
Il ragazzo dopo essere stato lì ancora un pò se ne andò senza salutare. Ele non si voltò nemmeno a guardare dove andava, andò invece a cercare le gemelle per poter tornare a casa.


Era notte fonda quando un rumore svegliò Francesco dal sonno in cui era caduto. Si ridestò intontito e si domandò cosa diavolo ci facesse sul divano con un libro aperto sul petto.
Poi pensò che doveva essersi addormentato leggendo, lo chiuse e lo mise sul tavolino. Si stropiccò la faccia cercando di fare mente locale, quandò realizzò che Emma era in camera sua e che era stato svegliato da un rumore si precipitò nella stanza.
Trovò la ragazza muoversi freneticamente nel sonno, stava fancendo un brutto sogno e di certo aver la febbre non aiutava. Francesco si avvicinò cercando di calmarla, le accarezzava la testa lentamente, gli venne istintivo quasi l'avesse fatto tante di quelle volte prima. Quelle sensazioni lo sospresero e un pò lo impaurirono, che diavolo gli stava succedendo? Quando la ragazza sembrava essersi calmata cercò di allontanarsi, ma lei lo trattenne per un braccio ancora mezza addormentata.
-Non andare...-
Quelle parole lo colpirono, come una pallottola al centro del petto.
Come poteva esimersi da quella preghiera sussurrata?
Le si sdraiò dietro e l'abbracciò, sapeva che il mattino dopo si sarebbe pentito, ma in quel momento abbracciare Emma gli sembrava la cosa più giusta del mondo.





















Ecco qui un'altro capitolo! Altre svolte interessanti... adesso rispondiamo alle recensioni 

Emily Alexandre  : Ciao! Eh si il prof è dolcissimo, *.* io personalmente lo adoro xD! Si le ragazze devono stare unite, dopo quello che stanno passando nessuno vorrebbe stare solo... Baci^^

Sayuri_14 : Ciao! Una nuova lettrice che bello! Grazie per i complimenti, mi fa davvero piacere che la storia ti appassioni così tanto! Per quanto riguarda la foto il prof be non ne sono sicura perchè lo trovato su Facebook ma dovrebbe essere Matthias Streitwieser. Baci^^


didi90 : Ciao! Un'altra innamorata di Fracesco xD be ormai ha fatto strage di cuori! Mi fa piacere che anche Eric abbia preso la tua attenzione, non è un personaggio facile e adoro scrivere di caratteri un pò complicati e con conflitti interiori! Spero di non averti fatto prendere infarti anche in questo capitolo xD!! Baci^^








Al prossimo capitolo! Recensite!!
Baci^^

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Capitolo 13
*** Risveglio ***


Risveglio


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You only stay with me in the morning
You only hold me when I sleep
I was meant to tread the water
But now I've gotten in too deep
For every piece of me that wants you
Another piece backs away

You give me something
That makes me scared alright
This could be nothing
But I'm willing to give it a try
Please give me something
Because someday I might know my heart

***

Tu vuoi stare con me al mattino
mi stringi solo mentre dormo
ero destinato a stare a galla
adesso ci sono troppo dentro
per ogni parte di me che ti vuole
un altra parte retrocede

Perchè mi dai qualcosa che mi spaventa
va bene, potrebbe non essere niente
ma sto per dare una possibilità
per favore dammi qualcosa, perchè
un giorno potrei conoscere il mio cuore


{James Morrison ~ You Give Me Something}



Era ormai mattina, la luce filtrava tra le tapparelle abbassate. Alice guardava il soffitto chiedendosi distrattamente se avrebbe dovuto alzarsi. Si girò su un fianco, quella notte non aveva dormito molto, tra la gola irritata e il mal di testa non l'avevano lasciata riposare decentemente.
Per fortuna non aveva la febbre, ci sarebbe mancato solo quello. Alice decise di alzarsi anche perchè i fazzoletti erano finiti e voleva ancora un pò di latte e miele. In casa non c'era nessuno, o meglio, nessuno sveglio.
Di sicuro sua zia era andata a fare dei giri in città, ma Eric... lui non aveva idea se era in casa o fuori. Ieri sera era uscito senza dire niente, anche la zia si era arrabbiata per quel comportamento. Alice sospirò mentre si versava il latte.
-Me ne fai un pò anche a me?-
La ragazza si girò e vide Eric ancora in pigiama con i capelli tutti arruffati e gli occhi ancora assonnati.
Era così bello... Alice distolse subito lo sguardo.
-S-si certo- disse tornando alla sua colazione.
Mise il latte sul gas, stava prensendo le tazze quando Eric la battè sul tempo e gliele passò.
-Grazie- mormorò lei.
Non sapeva assolutamente cosa fare, era imbarazzante stare così con lui dopo quello che era successo, dopo quel bacio. Si morse il labbro inferiore a quel ricordo, cercava in tutti i modi di non pensarci, ma era tutto inutile.
-Prego- disse Eric con tono noncurante, ma lo sguardo tradiva la sua preoccupazione.
Alice capiva che era in pensiero per lei e quel pensiero non doveva farla sentire meglio, ma la sua volontà ormai non valeva proprio niente.
-Stai... stai bene?- pronunciò lui senza potersi trattenere.
-Oh si, ho ancora un pò di mal di gola, ma penso sia normale-
-Bene...-
Alice guardava nervosamente il latte, la vicinanza di Eric la faceva sentire così a disagio... poi all'improvviso sentì una mano sulla sua spalla accomapagnata da una scarica che le si propagò per tutto il braccio.
-Ali... guardami...- disse lui con voce tormentata.
La ragazza non riuscì a resistere, sollevò lo sguardo verso di lui sapendo che presto si sarebbe pentita di quel gesto. Gli occhi di Eric le trasmettevano così tanto tormento e amore che era difficile non cedere.
La mano passo dalla spalla alla sua guancia con naturalezza, come se l'avesse fatto tanto volte che era ormai un gesto abituale. Sfiorava la sua pelle delicatamente, quasi avesse paura che con un gesto più deciso lei si sarebbe sgretolata.
-Alice... io...- provò a dire, ma le parole gli morirono in gola.
Alice strinse gli occhi per non piangere.
-E-eric non possiamo, è... è troppo... io... non posso farcela-
Eric mise anche l'altra mano sulla sua guancia, aveva il viso della ragazza tra le mani.
-Vuoi mollare? Prima ancora di averci provato?-
Alice lo guardò disperata con gli occhi pieni di lascrime.
-Eric siamo cugini! Siamo parenti... non possiamo!-
Spinto dalla disperazione la baciò ancora, la strinse a sè quasi volesse legarla al suo corpo, non lasciarla più andare via. Alice non potè che rispondere mettendogli le mani tra i capelli, abbracciandolo con la stessa intensità.
Il suono del telefono ruppe quell'idilio, Alice fu la prima a divincolarsi, si allontanò andando a spegnere il fornello. Dopo un attimo di esitazione Eric andò a rispondere.
-Pronto?-
-Eric?-
-Papà?-
-Si sono io, volevo dirti che arriverò a giorni-
-Oh ok... i nonni stanno bene?-
-Si si, dicono che qui a Londra si sta meglio che in Italia! Tua nonna non fa che trovare modi per convicermi a trasferirci qui-
Eric fece un piccolo sorriso.
-Non mi soprende...-
-Ci credo! Dì a tua mamma che arriverò martedì-
-Ok, ciao papà!-
-Ciao Eric-
Eric attaccò il telefono, poi guardò alla cucina provando l'insana voglia di continuare quello che stava facendo prima che lo squillo del telefono li interrompesse.
Ritornò da Alice che non si era mossa di un millimetro, non si girò nemmeno per vederlo.
Avrebbe voluto con tutto il cuore andare da lei e con naturalezza abbracciarla da dietro e darle un bacio dietro l'orecchio, lo desiderava da così tanto tempo...
-Ragazzi siete svegli?-
L'urlo di sua madre lo fece ridestare.
Strinse un pugno e andò in camera sua dimenticandosi della colazione.


Il mattino era arrivato, lo capiva dal cinguettio degli uccelli che sentiva dal profondo della sua coscienza, era caldo dov'era in quel momento, non un caldo soffocante, la contrario, era piacevole e ben accolto. Emma avrebbe voluto stare così per sempre immersa in quel tepore senza pensare a niente.
Sentiva una stranza sensazione, come un formicolio alla base del cervello che la richiamava, che le sussurava di svegliarsi, ma lei lo scacciò via. Strinse tra le braccia quello che le pareva un cuscino, ma c'era qualcosa che non andava... un cuscino aveva n cuore che batteva? Si svegliò si scatto e si ritrovò ad esser abbracciata a qualcuno. Si trattenne dall'urlare, dove diamine era finita?!
Quel qualcuno la strinse nel sonno, la ragazza non capiva chi poteva essere, visto che aveva la faccia appoggiata al suo petto coperto da una leggera canotta bianca. Dovette fare mente locale per capire come faceva a trovarsi in quella situazione. Ieri... ma certo!
Ieri era svenuta e Francesco...
Oh Dio! Non poteva crederci! Non poteva essere umanamente possibile che quello che l'aveva scambiata per un peluche in versione gigante potesse essere il suo prof!
Con gli occhi spalancati cercò di guardare in volto quel ragazzo e vide che era proprio Francesco. Il suo cuore prese a battere come un forsennato e sentì la faccia in fiamme, era abbracciata al suo professore di italiano!
Sarebbe svenuta un'altra volta ne era certa, peccato che la tanto agoniata incoscienza non arrivava. Francesco intanto borbottava nel sonno, non pronunciava vere e proprie parole, piu che altro versi. In quella situazione imbarazzante almeno aveva qualcosa per cui ridacchiare, era davvero comico vederlo mentre dormiva.
-Mmm Stefano..no-
Emma aguzzò le orecchie, era la prima parola che diceva.
-Devi smetterla..mmm non voglio tornare-
Tornare dove? Era sempre più curiosa di sapere che cosa nascondeva Francesco, ma purtroppo non disse più niente, anzi iniziò a svegliarsi. Non sapendo cosa fare Emma finse di essere ancora addormentata.
Francesco aprì gli occhi e quando si accorse di star abbracciando Emma si irrigidì. Cosa diavolo era successo quella notte? Perchè stava in quella posizione? Poi i ricordi lo sorpresero, era stato lui a stare lì, a scegliere di abbracciarla e tenerle compagnia. Si sarebbe volenteri dato uno schiaffo, ma era stato completamente impazzito!? E adesso come faceva a muoversi senza svegliare la ragazza?
La guardò e vide che era leggermente arrossata, per vedere se aveva ancora la febbre appoggiò la guancia sulla fronte delicatamente per non farla svegliare. Sospirò di sollievo, la febbre era scesa anche se era ancora un pò calda.
Rimase così senza capire perchè e senza affannarsi a cercare una motivazione, stava bene così e gli bastava sapere quello. Un momento che avrebbe allungato in eterno, non si era mai sentito così, non aveva mai provato quella pace interiore.
Purtroppo un bussare alla porta gli ricordò che era nel suo letto con una alunna e che la stava abbracciando. Sciolse più delicatamente possibile l'abbraccio per non farla svegliare, l'ultima cosa che voleva era sorpreso a fare una cosa del genere.
Si alzò e mettendosi una maglietta andò ad aprire la porta.
-Signora Giordano...- disse con voce roca, infondo si era appena svegliato.
-Oh Francesco ti ho svegliato?-
-No solo è da poco che sono sveglio-
-Come sta Emma?-
-Bene, la febbre è scesa, volevo preparare la colazione per quando si sarà svegliata-
-Ottima idea... intanto vado a vedere come sta-
-È in camera, mi sembrava potesse stare più comoda che sul divano-
La signora andò a vedere come stava la nipote.
Emma sentì qualcuno entrare, capì subito che era sua nonna dal passo un pò strascicato. Era ancora storditada tutte le emozioni che aveva provato durante quei attimi in cui Fracesco da sveglio l'aveva abbracciata, si sentiva ancora la faccia in fiamme al solo pensarci.
Fece finta di svegliarsi in quel momento.
-Ehy tesoro- disse dolcemente la nonna andandole affianco.
-N-nonna-
-Ti senti bene?-
-Si abbastanza... meglio di ieri-
-Bene...-
Parlarono ancora un pò, sua nonna le comunicava che i suoi genitori sarebbero tornati martedì. Emma non ne era particolarmente sopresa, succedeva sempre così, si trattenevano sempre di più di quello che dicevano.
-Penso che dovresti stare a casa mia e domani non andare a scuola... anche se la febbre si è abbassata non è andata-
-Ok-
In quel momento entrò Francesco con un vassoio pieno di cose da mangiare.
-Non sapevo cosa preferivate quindi...-
-Oh sei stato davvero gentile Francesco- disse sorridendo la nonna.
Emma si sentiva ardere, ogni cellula del suo corpo era in fiamme per la presenza dell'uomo. Era una sensazione così potente e totalizzante che la spaventò. Mai in vita sua aveva provato delle sensazioni simili, neanche quando stava con Nico sentiva un simile sentimento.
Al pensiero di Nico lo stomaco si strinse, non per la delusione, no, ma per il collegamento a lui, per la risposta che si celava dietro tutte quelle domande e a cui le non voleva dar voce e che purtroppo era l'unica possibile.
In silenzio bevve il latte e prese insieme una brioche, cercava di seguire i discorsi che Francesco e sua nonna stavano svolgendo. Appena sentiva anche di sfuggita lo sguardo di lui su si sè l'effetto era ancora maggiore di quello che le aveva fatto fino a quel giorno. Se prima era solo un pò imparazzata e sentiva leggermente le guance rosse, adesso era completamente a disagio e con il viso in fiamme.
Questo peggioramento era davvero l'ultima cosa che voleva, non faceva che far raffiorare quella risposta che non voleva neanche sfiorare.
Quando ebbero finito di far colazione Emma iniziò a vestirsi mentre sua nonna e Francesco l'aspettavano in salotto. La ragazza si rese conto che lui doveva averla spogliata per cambiarle i vestiti.
Arrossì violentemente, diamine l'aveva vista quasi nuda! Avrebbe voluto sotterrarsi da qualche parte e starci fino a morire.
Ancora rossa andò in sala dove mormorò un ringraziamento a Francesco e uscì con la nonna. Quando entrò nell'appartamento fece un sospiro di sollievo, era stata così nervosa a casa di Francesco, adeso poteva rialssarsi davvero.
-Vai a sdraiarti sul divano, mentre io preparo ancora del tè e la cassetta!-
Emma fece un sorriso, mentre si metteva comoda sul divano liso che aveva amato fin dal primo istante, lo annusò profumava di tè e lavanda. Così diverso da quello di lui... scosse la testa, basta pensarlo. Sua nonna arrivò subito con due tazze di tè fumanti e sottobraccio la cassetta di Romeo e Giulietta di Zeffirelli. Niente era meglio che Shakespeare per riprendersi dalla febbre.
Sua nonna l'aveva iniziata alla cultura, soprattutto a Shakespeare, le aveva trasmesso la sua passione per la lettura e l'arte.
Era stata più mamma della sua, per quello non si sentiva particolarmente legata a lei, sua nonna era la sua famiglia e basta. Appoggiò la testa sulla spalla della donna mentre il film iniziava con la scena dell'incontro tra i servi di Montecchi e Capuleti.


Eleonora guardava il latte che aveva davanti senza vederlo realmente, era ancora scombussolata per gli eventi della sera prima, ignorava addirittura sua sorella che continuava a fare di tutto per irritarla, come fregare i cereali o tirarle le molliche di pane. Sua madre addirittura dovette intervenire.
-Elisa! Smettila subito! È da maleducati tirare le cose da mangiare! E siediti composta!-
Ele però non percepiva niente, i ricordi del bacio che Matteo le aveva dato le erano impresse nella mente, la sua rabbia... chissà per quale ragazza era così in pena.
Si alzò dal tavolo senza aver mangato molto e se ne andò in camera.
Mise gli ultimi libri nello zaino per il giorno dopo, anche se non aveva nessuna voglia di andare a scuola.
Sospirò sedendosi sul letto, non riusciva a capire perchè Matteo si fosse comportato così... baciarla solo per dimenticare, perchè non si era fatto qualche altra sconosciuta ragazza invece di andare da lei e scombussolarla ancora di più?
E lui per quanto fosse un ragazzo che usciva tanto non si era mai permesso di fare un cosa simile.
Perchè aveva baciato proprio lei?
Era tutto confuso, ci mancava solo quello in quel periodo!
Chissà se quel giorno le altre potevano uscire... non aveva nessuna voglia di stare in casa soprattutto con quella peste di sua sorella.
Guardando fuori la finestra però vide che pioveva.
Alzando gli occhi al cielo pensò che la sfortuna la perseguitava davvero.


Aveva appena finito di pranzare quando andò al computer, non voleva assolutamente pensare a cosa sarebbe successo quel pomeriggio. Beatrice scosse la testa e per distrarsi andò su msn e vide che Alice era in linea e quindi iniziò a parlare con lei.

_ Ali_ scrive:

ciao Bea!

Bea scrive:

ciao!

_ Ali_ scrive:

hai per caso sentito Emma?

Bea scrive:

no perchè?

_ Ali_ scrive:

niente... dovevo dirle una cosa...

Bea scrive:

mmm visto che è da sua nonna è probabile che non si colleghi...

_ Ali_ scrive:

vero... mi ero dimentica che non era a casa

Bea scrive:

uff... Mirko verrà qui questo pomeriggio...

_ Ali_ scrive:

COSA??

Bea scrive:

si... ieri mi ha chiamato e mi ha detto che oggi sarebbe passato per aiutarmi con i bambini...

_ Ali_ scrive:

quel ragazzo proprio non lo capisco... prima fa lo stronzo e adesso viene ad aiutarti...

Bea scrive:

dillo a me! Non ci capisco più niente...

_ Ali_ scrive:

davvero? Bea... ma tu provi qualcosa per lui?

Bea scrive:

io... adesso devo andare! Ci vediamo domani a scuola ciao!

Senza aspettare una risposta si scollegò. Rimase seduta senza sapere cosa fare, diamine era davvero una codarda! Era stato già difficile accettare di provare qualcosa, ma ammetterlo con qualcun'altro... be non era proprio pronta!
Si voltò verso la porta guadandola con sentimenti contrastanti, era furibonda per il comportamento di Mirko, ma era anche felice di vederlo finalmente. Sospirò non era assolutmente pronta ad affrintarlo, soprattutto visto che sarebbero stati soli in casa esclusi i bambini. Quel giorno sua mamma e sua zia sarebbero andate a fare shopping, e naturalmente mollavano a lei le pesti.
La zia arrivò puntuale all'una e se ne andò con sua madre dopo aver salutato i figli.
-Bea...- la chiamò Daniele.
La ragazza lo guardò sorpresa, era la prima volta che la chiamava per nome, di solito chiamava tutte le ragazze racchie.
-Si Daniele?-
-Mirko viene oggi?-
-Si vero... Mirko viene?- si accodò Sofia.
-Mico... io voglio vedee Mico...- disse Sara, non sapeva ancora pronunciare bene le "r".
Bea sospirò chiudendo gli occhi per qualche istante, cavolo i bambini si erano proprio affezzionati a lui.
-Si bambini, oggi viene Mirko...- appena ebbe finito di pronuciare quelle parole suonarono al campanello e i bambini, Daniele in testa, corsero alla porta.
Mirko entrò dopo che loro ebbero aperto e si ritrovò circondato dai suoi cugineti esagitati che gli facevano la festa.
-Ehy... mi siete mancati ragazzi!- disse lui sorridendo.
Bea lo guardava e la collera era ormai prossima, come diavolo faceva a sorridere così? Dopo quello che era successo? Strinse forte i pugni.
Mirko la guardò, non seppe decifrare il lampo che vide passare nei suoi occhi.
-Ciao Bea- pronunciò cauto.
-Ciao- rispose freddamente lei, non aveva nessuna intenzione di accoglierlo bene, non poteva neache comcepire come diavolo aveva fatto a farlo venire.
-Mirko vieni a vedere il nuovo gioco che ho preso!- interruppe quel momento Daniele tirando per la manica della felpa il ragazzo che sorridendo lo seguì fino alla console con dietro anche Michele.
Bea sospirò per l'ennesima volta, diamine sarebbe stato un pomeriggio davvero lungo!
Sofia e Sara intanto erano tranquillamente rintanate in camera sua mentre una colorava un album e l'altra giocava con le bambole. La ragazza rimase lì con loro, non voleva vedere più di quanto fosse lecito quell'emerito stupido.
Sapeva che era un comportamente infantile, ma si era sentita davvero ferita da quel distacco che aveva portato a galla persino dei sentimenti che non pensava potessero esistere.
-Bea non vuoi più bene a Mirko?- chiese Sofia mentre colorava un cane di viola, da che aveva iniziato con quel passatempo Bea non l'aveva mai vista tenere fede alla realtà nel colorare.
La ragazza fu presa in contro piede, di certo non si era aspettata che i bambini si fossero accorti della tensione che sepeggiava tra di loro.
-Ehm... no, che dici Sofia!-
-Alloa pechè non pali con lui?- disse Sara sistemando Mr Albus, l'aveva chiamato così dopo che le avevano letto Harry Potter, tirava indietro le orecchie da coniglio.
-Non è vero che non gli parlo! L'ho salutato!- protestò lei.
Sofia la guardò scettica alzando un soppacciglio.
-Si certo come no!-
Bea ebbe la tentazione di ridere, quell'espressione sarcastica stonava pareccio con i suoi lineamenti da bambina rendendola quasi cominca.
-Dovesti palae con lui Bea- disse Sara stringendo il pupazzo.
-Piccola non è facile!-
-Il punto è che non vuoi fare pace con lui!- affermò la più grande.
-Sentila la saputella! Adesso giocate invece di preoccuparvi di cose che non vi riguardano- disse sorridendo.
Quelle bambine erano troppo sveglie! Le guardava mentre ridacchiando ritornavano alle loro postazioni iniziali.
Aveva ragione, non voleva assolutamente far pace e poi lui aveva messo in chiaro le cose, era lì ma non per riavvcinarsi solo per aiutalra con i cugini. Assottigliò lo sguardo presa dalla rabbia, quello stupido!
Possibile amare e odiare così tanto la stessa persona? Da quello che sentiva si... era difficile far conciliare quei due sentimenti così diversi, ma così forti da lasciarla quasi prosciugata.
















Ecco qui il nuovo capitolo! Finalmente ho finito le foto ed ecco qui di seguito i visi degli altri personaggi! 




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Emily Alexandre :
Ciao! Si la situazione non è facile per nessuno! Ihihih già Emma è proprio fortunata, e il nostro caro prof ne è rimasto davvero colpito e soprattutto in questo capitolo, la ragazza è davvero fortunata xD! Baci^^






Sayuri_14 : Ciao! Ihihih si Francesco e Emma sono davvero teneri! Si avevo sentito che era morto :( mi è dispiaciuto davvero tanto! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Baci^^








Al prossimo capitolo! Recensite!

Baci^^

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Capitolo 14
*** Contatto ***


Contatto



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I can't take my eyes off of you
I can't take my eyes off you

[…]

Did I say that I loathe you?
Did I say that I want to
Leave it all behind?

I can't take my mind off of you
I can't take my mind off you

***

Non posso levarti gli occhi da dosso
Non li posso levare...

[...]

Ti avevo detto che ti disprezzo?
Ti avevo detto che voglio lasciarmi tutto alle spalle?

Io non posso smettere di pensare a te
Io non posso smettere di pensarti


{Damien Rice ~ The Blower's Daughter}







Negli spogliatoi c'era il solito chiacchericcio e qualche urletto ogni tanto. Alice cercava di allacciarsi le scarpe che aveva preso apposta per ginnastica, le altre non erano ancora arrivate.
Guardava ogni trenta secondi la porta per vedere se arrivavano, era davvero strano però che Emma fosse in ritardo e quella mattina non l'aveva incrociata sulla strada per venire a scuola, cosa davvero strana. La ragazza sbuffò, non aveva certo voglia quel giorno di stare da sola! In quel momento arrivarono Eleonora e Beatrice.
-Finalmente!- disse Alice.
La bionda alzò gli occhi al cielo.
-Ti prego, lasciamo perdere... quel cretino dell'autista andava a passo di una lumaca e ci ha messo tantissimo ad arrivare!-
-Vero! Ma chi gli ha insegnato a guidare?! Topo Gigio?- sbuffò Bea mentre velocemente si toglieva i pantaloni.
-Ahaha forse si! Ma Emma?- chiese Ali.
-Noi non l'abbiamo vista- rispose Ele legandosi i capelli in una coda.
Alice sospirò, quel giorno aveva bisogno di parlare di cosa era successo ieri con qualcuno e l'unica che sapeva qualcosa era Emma.
-Pronte?- domandò Bea.
-Si- dissero in coro.
Andarono nella palestra, Alice era un pò titubante. Eric sarebbe stato lì, a pochi passi e lei non sapeva assolutamente cosa fare, era tesa. Solo una settimana prima era tutto diverso, lei incavolata con Eric per quel suo comportamento sfuggente e ora solo dopo sette giorni lo evitava per paura di quello che provava.
Strinse forte gli occhi per scacciare le immagini di quel bacio, delle sensazioni che l'avevano accompagnato. In quel momento arrivò a classe dello scientifico, lei e Bea si fecero tese. Di sottecchi Alice guardò verso Eric e lo sosprese a fissarla, arrossì e si girò verso Ele che stava facendo un monologo di quanto fosse carino un tizio di 5C. Sentiva lo sguardo del ragazzo perforarle la schiena e far schizzare il suo cuore.
-Che palle Santoro è ancora in ritardo... secondo me oggi non viene proprio- disse Ele sistemandosi una ciocca sfuggita alla coda.
-Si sarà rintanato con la vicepreside...- ipotizzò Alice.
-Oddio! Che immagine orribile!- esclamò Bea portandosi una mano davanti agli occhi.
Le altre risero, mancavano a volte quei discorsi leggeri, le prese in giro... a volte mancavano così tanto che era difficile trattenere un sorriso triste a ripensarci.
-Già in effetti non deve essere proprio una bella cosa da vere!- disse Alice ridendo.
-Ma davvero! Eccolo che arriva!- disse Ele guardando la porta della palestra.
Le altre si girarono e dovettero sforsarsi di non scoppiare a ridere davanti al prof che era arrivata trafelato e con il viso rosso. Si guardarono e non riuscirono più a trattenersi e si misero a ridere, attirando così l'attenzione di due ragazzi dello scientifico che conosceva bene.
-Ma guardale! Chissà perchè ridono- domandò Mirko.
Eric non rispose, fissava solamente Alice che sorrideva con le sue amiche.
Era bellissima, gli occhi cioccolato le si illuminavano, ritornavano luminosi come poche settimane prima, come quando veniva da lui con un nuovo dvd demenziale da vedere, come quando da piccoli giocavano a rincorrersi, come quando solamente lo abbracciava e gli diceva che gli voleva bene.
Strinse gli occhi, non si poteva tornare indietro, non poteva più ignorare quello che provava e doveva accettare le conseguenze di quella rivelazione anche se facevano male, anche se avrebbe preferito non averla mai baciata... non riusciva a pentirsi.
-Eric...- sospirò Mirko vedendo che l'amico non rispondeva e capendo subito il perchè.
-Ti prego... non farmi la predica è l'ultima cosa che mi serve in questo momento- rispose scontroso.
-Non ti volevo fare la predica solo darti un consiglio...- ribattè piccato l'altro.
-Ah! Questa è bella!-
-Che vuoi dire?-
-Voglio dire che te di queste cose non dovresti proprio parlare!-
-Cosa? E per quale motivo?-
-Beatrice Rainoldi- disse conciso Eric guardandolo ironico.
Mirko sobbalzò come se avesse messo la mano in una presa elettrica. Quello proprio non se l'aspettava.
-Tu non sai quello che dici!- disse il ragazzo.
-Oh ma io lo so benissimo! Dicevi a me, di dire tutto ad Alice e tu invece puoi permetterti di taglaire i rapporti con la ragazza che in fondo ami-
Mirko lo guardò malissimo.
-Ripeto tu non sai quello che dici, non puoi capire- sibilò voltandogli le spalle.
Eric lo guardò perplesso, ma che cosa gli era preso? Aveva solo detto la verità! Si girò a guardare ancora Alice che intanto si era seduta con le amiche. Eric si accorse a mallapena che la nuova arrivata nel gruppo della cugina non c'era, ma fu un pensiero passegero che non reggeva il confronto con la vista di Alice.
-Stonem! Sbrigati ad andare con gli altri!- l'urlo del prof lo strappò dai suoi pensieri.
Sospirando distolse lo sguardo con uno sforzo indicibile e raggiunse i compagni sotto gli occhi di Alice.
-Ali hai più visto Teo?- domandò distrattamente Ele mentre scriveva sulle sue scarpe per passare il tempo.
La ragazza si girò a gardare l'amica, sopresa dalla domanda.
-Oh... no da sabato non l'ho più visto-
-Mmm ok- mormorò la bionda.
Anche Bea guardava stranita Eleonora, non si era mai interessata a Matteo, perchè adesso chiedeva di lui?
-Perchè me l'hai chiesto?- domandò titubante Alice.
L'altra si strinse nelle spalle.
-Così... mi era venuto in mente... tutto qua- e sorrise.
L'ora passò tra occhiate e cose non dette. Le ragazze accolsero la campanella con un sospiro di sollievo, era stata un'ora davvero lunga e pesante.
Erano negli spogliatoi quando Melissa entrò con la sua solita camminata sculettata e l'espressione altezzosa andò verso di loro.
-Ah! Emma oggi non c'è!- disse con un sorrisetto.
Alice alzò un soppracciglio, adesso che diavolo voleva quella?
-No, non c'è. Che vuoi?- disse guardandola con sufficenza.
Melissa socchiuse gli occhi.
-Fossi in te non farei tanto l'arrogante...- disse con una minaccia velata nella voce.
-Ah si? Se no che mi fai?-
La bionda sorrise malignamente.
-Credimi non lo vorresti sapere...- le si avvicinò e le sussurrò all'orecchio -e neanche il tuo caro cuginetto...- poi si voltò e uscì dalla palestra.
Alice restò lì impalata con gli occhi spalancati, come diavolo faceva a saperlo?
-Strega-stronza del cavolo!- inveì Bea guandando male la porta.
-Si davvero... e adesso che voleva da Emma? Non le è bastato quello che le ha fatto?- disse arrabbiata Ele incrociando le braccia.
-Non ne ho idea...- sussurrò Alice ancora sconvolta.
-Uff mi devo ancora cambiare... andate pure io arrivo dopo- disse Bea accorgendosi di avere ancora la tuta e che lo spogliatoio era deserto.
-Sicura?- chiese Ele prendendo la borsetta del cambio.
-Si si, andate non preoccupatevi!-
Alice e Eleonora uscirono dallo spoglaitoio. La ragazza sospirò vedendo la porta chiusa, che cavolo di mattina, ed era solo la prima ora!
Si cambiò in fretta, c'era storia dell'arte e la Caputo isterica era l'ultima cosa che voleva. Finì e si rimise le forcine mentre con la sacca sulle spalle usciva dagli spogliatoi. Non guardava dove andava e così si scontrò contro quello che le sembrava un muro.
-Ahi!-
Un muro che parlava? Bea alzò lo sguardo e si trovò addosso al petto di Mirko, arrossì violentemente, che figura! Si allontanò subito, poi sentirono in lontananza delle voci. -Diamine! Questi studenti non fanno altro che andare in giro invece di fare lezione! Adesso se ne vedo uno nota sul registro e chiamata dei genitori! Deve finire questa storia!- disse il preside.
Mirko la prese per un braccio e si infilò nella prima porta che trovò, un angusto stanzino delle scope per i bidelli.
-Si signor preside ha proprio ragione!- sentirono dire da qualcuno mentre passavano davanti allo stanzino.
Bea sospirò di sollievo, l'ultima cosa di cui aveva bisogno era una nota sul registro! Si accorse però si essere abbracciata stretta a Mirko, imbarazzata sollevò lo sguardo e lo vide guardarla intensamente. Arrossì cercando di divincolarsi, ma lui non le permise di fare alcunchè.
La ragazza si trovò con le spalle alla porta e Mirko che si avvicinava sempre di più, il respiro le si fece affannoso, mentre sentiva il cuore palpitare alle tempie. Non sapeva assolutamente cosa fare, era bloccata divisa in due dalla voglia di accorciare lei stessa la distanza e quella di tirare uno schiaffo a quel deficente. Sentiva le labbra in fiamme che tremanti non chiedevano altro che un bacio.
Mancavano una manciata di millimentri, davvero pochissimo. Bea chiuse lentamente gli occhi, incapace di allontanarsi. Le labbra si sfiorarono e in poco tempo si trovò schiacciata tra la porta e il corpo di Mirko. Istintivamente aprì le labbra lasciando che le lingue si incontrassero, mentre lei gli allacciava le braccia intorno al collo attirandolo ancora più a se di quanto non fosse già.
Il ragazzo la baciava, tutti i propositi di starle lontano erano andati in fumo quando le loro labbra si erano incontrate, adesso non c'era più niente a parte lei, niente di più importate del sentire quel corpo contro il suo, di quel sapore di cioccolato.
Quanto tempo era passato? Non ne aveva idea e sinceramente non le importava. Quando le mancò l'aria Mirko passò a baciarle il collo, dei piccoli brividi le passavano per la schiena, non si era mai sentita così bene come in quel momento.
Un sospiro di Mirko si infranse sul suo collo e fu come se la coscienza si fose risvegliata all'improvviso, catapultata nella realtà. Si allontanò infretta da quell'abbraccio e guardò il ragazzo con rancore, lui invece era rimasto immobile.
-E questo cos'era?- disse dura lei.
-I-io...-
-Prima mi dici che dobbiamo stare lontani, non vederci più... poi vieni a casa mia e mi aiuti con i bambini e... e adesso mi baci!? Che cavolo hai in mente si può sapere?- quasi urlò Bea.
Era sconvolta, ancora le sensazioni di quel bacio che le serpeggiava nel suo corpo, non era per niente lucida. Perchè faceva così? Perchè la feriva così? La illudeva come amico e adesso illudeva anche il suo cuore con quel bacio e lei non lo poteva più sopportare.
-Io... mi dispiace...-
-Ah ti dispiace! Non me ne faccio niente del tuo dispiacere! Devi finirla di illudermi!- detto questo uscì da quello stanzino.
Corse per andare in classe, scoprire arrivata che la prof era assente e che non c'era nessuno a coprire la classe fu davvero un sollievo, almeno si sarebbe risparmiata una nota.
-Bea! Ma quanto ci hai messo?- esclamò Ele appena lei le raggiunse.
Alice guardava attentamente l'amica, sembrava sconvolta.
-Cosa è successo?- domandò.
Bea la guardò scuotendo la testa lentamente.
-Non adesso ragazze...- disse soltanto.
Eleonora e Alice si scambiarono un'occhiata preoccupata, cosa era successo? Ma no fecero altre domande, sarebbe stata lei a dire tutto e non volevano certo forzarla!
L'ora dopo arrivò in fretta e Palumbo fece il suo ingresso, svogliatamente Alice prese il suo libro di fisica, odiava quella materia e odiava quel prof, sarebba stata un'ora davvero lunga.
Dopo poco che la lezione era cominciata la bidella entrò con una cominicazione, il prof prese il foglio e stizzito lesse l'avviso.
-Si comunica che sono aperte le iscrizioni per la gita in montagna in Valchiavenna durante le vacanze natalizie...-
Alice sorrise e anche le altre davanti si girarono eccitate, anche quell'anno avrebbero fatto la gita in montagna, era una delle cose più belle che la scuola organizzava. Loro ci andavano tutti gli anni, doveva comunicare la cosa a Emma, doveva venire anche lei! Alice pensò che la ragazza non era mai venuta e si chiese il perchè, ma poi lanciando uno sguardo a Melissa capì di chi poteva essere la colpa.
Fece una smorfia, era sicura che era a causa sua, per colpa sua Emma si era creata un vuoto intorno aveva fatto in modo che l'unica amiche che avesse fosse lei, era certa che l'avesse fatto apposta.
-Dobbiamo dirlo a Emma!- disse Bea eccitata.
-Si vero, quest'anno deve venire!- statuì Ele sorridendo.
-Già... soprattutto adesso che non ha più la strega-stronza appresso-
Anche le altre guardarono la bionda.
-Si... come faceva a essere amica di quella io proprio non lo so!- disse Ele dubbiosa.
-Infatti, io non riuscirei neanche a parlare-
-Rainoldi! Scarpini! Giratevi!- prorruppe Palumbo alterato.
Le ragazze si girarono sbuffando, mentre Alice sorrise divertita.


Sospirò mentre cambiava posizione. Emma era stanca, non aveva dormito molto e l'emicrania non le dava tregua. Era davvero in uno stato pietoso, naso rosso, occhi ridotti a fessure e la testa persa in un grande caos.
Quello che era successo il giorno prima le aveva lasciato una confusione che non riusciva a fare altro che pensare al calore dell'abbraccio di Francesco. Quelle braccia che la stringevano, quel petto che l'accoglieva... strinse forte gli occhi sentendo il cuore stringersi dal desiderio di trovarsi ancora lì, tra le sue braccia.
Prese il telecomando, doveva distrarsi e non lasciarsi andare a certi pensieri. Facendo scorrere i canali però non trovò niente di bello, ma per fortuna un film interessante fece la sua comparsa. Parlava d'amore, ma era divertente... poi però una frase la fece scattare come una molla e lasciandole dentro una strana agitazione.

-Il cuore ha le dimensioni di un pugno chiuso e una forma simile ad una pera con la punta rivolta verso il basso. Il cuore è l'oragano simbolo dell'amore, segue il ritmo dell'emozioni... Normalmente in una persona adulta il cuore si contrae 60-70 volte al minuto, in una persona innamorata molte di più... avvolte si arriva a 100 senza rendersene conto. Il cuore è l'ultimo ad andarsene, lui continua a battere anche quando viene sottratto all'organismo, anche quando la persona amata ti abbandona... Anche quando tu non vuoi più soffrire, non sei più tu che comandi... Quando sei innamorato... Quando il tuo cuore batte forte per un'altra persona... non sei più tu che comandi... è lui!- *

Emma guardava dubbiosa lo schermo, senza saper cosa pensare. Aveva paura di quello che provava, della ragione... aveva paura di quel calore che sentiva, non poteva essere... si morse il labbro inferiore, non riusciva neanche a pensarlo, come poteva accerarlo?
Era davvero troppo per lei, non
poteva provare quello per un professore! Era completamente impazzita, forse la delusione di Nico l'aveva fatta andare fuori di testa, era inaccettabile sentire certe cose per un professore...
Si mise una mano davanti agli occhi, non poteva essere vero! Non doveva...
Un rumore, un bussare ritmico alla porta la riportò alla realtà. Chi poteva essere? La nonna era uscita un attimo a prendere il pane e lei aveva le chiavi...
Faticosamente si mise a sedere, sentì il cervello come sballotato e subito il dolore si fece più acuto. Si portò una mano alla fronte, diamine non riusciva quasi ad alzarsi in posizione eretta!
Goffamente si avviò verso la porta cercando di non cadere. Aprì lentamente e si trovò davanti l'oggetto dei suoi pensieri più segreti. Francesco sorrise vedendola, ma quando la guardò bene capì che era ancora malata.
-Ciao, non dovresti andare in giro, sei ancora malata-
-Lo so, ma la nonna è uscita e sono a casa da sola-
Lo fece entrare mentre chiudeva la porta. Poi guardò la sua schiena mordendosi il labbro inferiore resistendo all'insano impulso di abbacciarlo da dietro e appoggiare la guancia su quella schiena. Distolse lo sguardo con un gran sforzo scuotendo la testa, diamine quel mal di testa era davvero forte.
-Ehm sono veuto per vedere come stavi!- disse lui mentre Emma si sdraiava ancora sul divano.
-Sono stata meglio, ma la febbre si sta abbassando ancora quindi dovrei essere guarita per domani o dopo-
-Certo certo...-
Era evidentemente in imbarazzo, la ragazza si chiese il vero motivo della presenza di Francesco lì, della sua preoccupazione per lei, dell'aiuto che le dava sempre... Perchè?
-Perchè?- sussurrò senza neanche accorgersi.
-Cosa?- disse l'uomo guardandola interrogativo.
Quegli occhi... erano troppo belli per essere davvero veri, troppo azzurri... un ghiaccio che la ustionava.
-Niente- si affrettò a dire.
Come poteva controllare quei pensieri? C'era davvero un modo per smettere di provare emozioni per qualcuno? Forse... forse si stava facendo delle idee sbagliate, forse quello che sentiva era solo attrazione.
Francesco era davvero bello, su questo non c'erano dubbi e magari proprio a causa di Nico stava cercando qualcuno per dimenticare il ragazzo e il prof era nuovo, qualcuno di sconosciuto che non sapeva niente su di lei. Stava cercando scuse lo sapeva, ma non poteva accettare quello che provava, non poteva essere vero.
-Allora domani non assisterai alla mia splendida lezione?- disse Francesco cercando di alleggerire quell'atmosfersa che avvertiva diventare sempre più tesa. Emma sorrise.
-Non lo so, mi dispiacerebbe perdermela però-
-Davvero? Questo si che mi fa piacere! Vuol dire che insegno davvero bene!-
In quel momento la porta si aprì e la nonna entrò con in mano il sacchetto del pane.
-Oh Francesco! Che bella sorpresa!-
-Signora Giordano...-
-Sei venuto a vedere come sta la malata?- disse sorridendo l'anziana poggiando il carico sul tavolo.
-Si, si sta riprendendo-
-Si per fortuna-
Ema sorrise, sua nonna odiava quando lei non stava bene, si agitava e aveva sempre paura, anche per un banalissimo raffreddore. Probabilmente perchè il nonno era morto per un'infezione che poteva benissimo essere curata con degli antibiotici.
Lei non lo aveva mai visto, ma dalle foto disseminate in casa della nonna capiva che doveva esser stato un bell'uomo. La nonna le parlava spesso di lui quando era piccola, le raccontava come l'aveva conosciuto, la sua vita con lui... invece sua mamma non lo nominava mai probabilmente perchè non avevano mai avuto un bel rapporto.
Emma sospirò, cosa provava davvero? Guardò Francesco e il cuore si strinse in una morsa, voleva davvero saperlo?


-Mio Dio! Per salire su un bus quasi ti uccidi!- sbuffò Ele mentre si sedeva su un sedile.
-Davvero! Ti spingono... quasi soffoco!- concordò Bea massagiando il braccio che aveva sbattutto contro la porta mentre gli altri la spingevano.
-Maleducati...- borbottò la bionda.
Bea rise, cavolo era davvero bello poterlo fare ancora. Se solo quella mattina non fosse successo quello... la ragazza abbassò lo sguardo intristita.
Eleonora si accorse subito del cambiamento d'umore dell'amica e fu tentata di chiedere, non poteva vederla così non ce la faceva.
-Bea... se hai qualcosa io sono qui-
La ragazza la guardò commossa.
-Lo so Ele, lo so-
-Allora perchè non mi dici cosa ti redende così triste?-
Bea si morso il labbro inferiore guardandosi intorno senza sapere cosa fare, senza sapere cosa dire.
-Si... si tratta di Mirko-
-Chissà perchè la cosa non mi sorprende affatto- disse sosprirando Eleonora.
-Oh ma quello che è successo stamattina ti soprenderà eccome... quasi non ci credo nemmeno io-
-Cosa è successo?-
-Mirko... mi ha baciata-
L'altra rimase bloccata con gli occhi spalancati.
-C-cosa?!?-
-Mirko mi ha baciata-
-Oh mio Dio... ma cosa gli prende a quello? E tu?-
-Io gli ho urlato dietro dopo me ne sono andata...-
-Hai fatto bene! Come si permette? Prima taglia i ponti senza motivo e adesso ti bacia!- esclamò Ele incredula.
Bea sorrise appena all'indignazione dell'amica, se solo lei avesse avuto la stessa forza di odiarlo davvero.
Guardò fuori dal finestrino, la velocità del bus non la lasciavano vedere chiaramente quello che c'era fuori che si confondeva in delle macchie indistinte.
Poteva ancora sentire sulle dita la consistenza della sua pelle, il calore che emanava, il sapore che aveva... sarebbe riuscita a dimenticare? Nel suo cuore sapeva che mai sarebbero svanite quelle sensazioni.



















* Manuale D'Amore.

Ecco qua un nuovo capitolo! Scusate il ritardo ma la scuola occupa tutto il mio tempo e mi sono pure ammalata in questi giorni =(
Mi dispiace tantissimo non poter rispondere alle vostre recensioni, ma sono davvero di fretta ho un sacco di cose da studiare!! Spero di poter rimediare nel prossimo capitolo! 

Al prossimo aggiornamento! Recensite =)
Baci^^

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Capitolo 15
*** Rifiuto ***


Rifiuto


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It's wrong
I've been waiting far too long
For you to be
Be.. Be.. Be

All the centrefolds
That you can't afford
They've long since waved their last goodbyes
All the centrefolds
That you can't afford
You've long since faded
from their eyes
[...]
E' sbagliato
Ed ho atteso così a lungo
Affichè tu fossi…fossi…fossi…fossi…

Tutte le pagine centrali
Che non puoi permetterti
Da quando hanno detto i loro ultimi addii
Tutte le pagine centrali
Che non puoi permetterti
Da quando sei svanito dai loro occhi

{Placebo ~ Centrefolds}






Guardava attentamente quella camera tenendo in mano la valigetta. Era passata la settimana, i suoi erano ritornati e Alice doveva tornare a casa. Non riusciva a smettere di pensare a quello che era successo solo in due settimane, alle rivelazioni e ai baci.
Con un sospiro uscì dalla stanza lasciando un piccolo pezzo di se stessa in quelle quattro mura. Camminò lungo il corridoio e vide Eric che la fissava indecifrabile mentre gli passava davanti con il cuore in tumulto.
-Allora vai...- disse lui spezzando il silenzio.
Alice si fermò subito e lentamente si girò verso di lui.
-Si...-
Si guardarono, le parole taciute pesavano sulle loro teste come macigni, come la colpa di quell'amore proibito. Ormai Alice aveva capito che non avrebbero più avuto lo stesso rapporto di prima, non era possibile ritornare a com'era quando ogni volta che erano soli il contatto che anelavano non poteva essere soddisfatto, avrebbe fatto solo male. Nonostante tutto non poteva fare a meno di provare dolore al pensiero di dover restare lontana da lui.
-Buon viaggio allora- pronunciò il ragazzo prima di girarsi e tornare in camera sua.
Alice strinse gli occhi, faceva più che male! Era insopportabile, una stilettata al cuore ogni volta.
-Alice! Sbrigati che dobbiamo andare!- urlò sua madre.
Cercando di placare il dolore la ragazza raggiunse i genitori in salotto dove stavano parlando con la zia e il marito arrivato da qualche giorno dall'Inghilterra.
-Spero non ti abbia fatto tribulare Alice- disse il padre sorridendo.
-Certo che no! Anzi mi ha aiutato con le faccende al contrario di Eric!-
-Sarà meglio che andiamo caro, dobbiamo disfare le valigie-
-Si certo... allora ci vediamo la prossima volta! Grazie ancora per aver ospitato Alice!-
-Di niente è stato un piacere!-
Dopo i soliti saluti Alice si trovò in macchina ascoltando distrattamente le chiacchere dei genitori mentre guardava indietro alla casa aspettandosi chissà che cosa. Magari Eric che usciva dalla porta correndo e le dicesse di stare con lui per sempre? Diamine se era stupida!
Tornò a guardare davanti a sè, le mancava già il suo sguardo.


Quel martedì le ragazze si erano trovate a casa di Bea per cercare di studiare, ma i propositi erano andati in fumo quando a sopresa la zia della ragazza aveva mollato i figli a loro per un'emergenza a lavoro. E adesso si ritrovavano a dover tenere a bada le pesti.
-Non ho mai visto dei bambini più ingestibili! E dire che Elisa è mia sorella!- disse allibita Ele vendendo Daniele e Michele tirarsi addosso ogni cosa che capitava loro.
-In effetti non so come fai Bea a tenerli a bada!- concordò Alice.
-Non lo so nemmeno io!-
Le bambine erano sedute con loro al tavolo della sala, erano tranqulle a differenza dei fratelli.
-E io che speravo di ripassare storia!- disse Emma chiudendo il libro abbandonando definitivamente la speranza di memorizzare qualcosa.
-Dai, anche se per una volta non ripassi! E poi lo sai che il prof Magliacano ti adora!- rise Bea.
-Ma che dici?! Ti sei fumata qualcosa per caso?-
-Ma dai non ti ha mai dato un voto sotto il sei-
-Perchè magari studio?-
-Sisi come no! Sei la preferita anche di Ferrari, siamo tutte gelose delle attenzioni che ti da!- scherzò Ele.
Mentre le altre ridevano Emma rimase impietrita, sapeva che stavano solo facendo delle battute ma non poteva fare a meno di sentirsi messa sotto accusa anche se era consapevole di non aver fatto niente di male.
-Già! Oggi non ti mollava un secondo mentre decantava Shakespeare!- rincarò Alice.
-Chissà che storia c'è sotto...- ridacchiò Bea.
Emma le guardava facendo un'espressione tesa, cercò di mascherarla alzando gli occhi al cielo, ma quel giorno davvero Francesco continuava a guardarla e ripensare a come si era svolta quell'ora le fece perdere un battito.

-"Io sono ferito troppo profondamente dalla sua freccia per potere volare con le sue penne leggere: e così legato, non posso sorvolare l'altezza del triste dolore: sotto il grave peso dell'amore, io precipito*"- recitò Francesco mettendo così tanto sentimento che Emma sentì il cuore correre e non potè ignorare le occhiate che lui le lanciava.
-Chi sa dirmi l'autore e l'opera?- domandò guandando la classe.
La rossa si morse il labbro inferiore, lo sapeva e anche molto bene, quel pezzo l'aveva riletto più e più volte durante l'estate e quell'opera la sapeva ormai a memoria. Titubante alzò la mano cogliendo negli occhi del prof un'espressione soddisfatta.
-Si, Castello?-
-Romeo e Giulietta di Shakespeare-
-Si, risposta giusta! Inizieremo con il classico intramontabile di Romeo e Giulietta-
A quella frase alcuni mormorii si sparsero per tutta la classe, i maschi visibilemente annoiati mentre le ragazze eccitate a parte una che era troppo impegnata a messaggiare di nascosto con il cellulare.
-Bene oggi leggerò io, la prossima settimana dovrete procurarvi una copia del libro-
Emma fremmette dalla voglia di sentirlo ancora recitare quelle parole che le erano entrate dentro, già iniziava a sentire il cuore palpitare.
-"
L'azione si svolge nella bella Verona, dove fra due famiglie di uguale nobiltà, per antico odio nasce una nuova discordia che sprca di sangue le man dei cittadini. Da questi nemici discendono i due amanti, che, nati sotto contraria stella, dopo pietose vicende, con la loro morte, annientarono l'odio di parte. Le tremende lotte del loro amore, già segnato dalla morte, l'ira spietata dei genitori, che ha fine soltanto con la morte dei figli, ecco quello che la nostra scena vi offrirà in due ore. Se ascolterete con pazienza, la nostra fatica cercherà di compensare qualche mancanza" ecco come inizia la tragedia...-

Emma venne riportata al presente dalle urla di Sofia.
-Daniele!! Ridammi subito i miei colori!-
-Per fare cosa? Facce blu? Ahahah o magari prati viola? Certo che sei strana! Sicuramente ti hanno adottata!-
La piccola si fermò di colpo, Emma vedeva che le tremava il labbro e subito scappò nella camera della cugina. Bea guardò malissimo il bambino che sentiva su di sè tutti gli sguardi adirati delle ragazze e si sentiva a disagio.
-Hai idea di quello che hai detto? Vai subito a scusarti con tua sorella!- disse arrabbiata Beatrice.
La rossa andò nella stanza dove Sofia era andata, entrando sentì dei singhiozzi soffocati. Si sedette difianco al corpicino sdraiato sul letto.
-Ehy...- mormorò.
-Daniele è cattivo!- disse la bambina tra un singulto e l'altro.
Emma si morse il labbro inferiore senza sapere come comportarsi, non ci sapeva fare con i bambini, non aveva mai avuto cuginetti a cui badare e non aveva mai fatto la babysitter. Però in quel momento qualcosa le disse di fare delle carezze sul capo della piccola per calmarla. Iniziò a farlo e sorprendentemente Sofia iniziò a diminuire i singhiozzi e alzò il visino arrossato per guardarla.
-Secondo me non l'ha fatto apposta dire quelle cose, non si è accorto che ti poteva fare male- disse lentamente la ragazza senza smettere di darle delle carezze.
-Dici?- domandò titubante guardandola.
Sorrise e annuì, in quel momento la porta della camera si aprì ancora e si stagliò la figura di Daniele. Indugiava lì guardando a terra e torcendosi le mani, non era abituato a chiedere scusa visto il palese nervosismo.
Sofia la guardò sorpresa.
-Vedi?- sussurrò la ragazza alzandosi per uscire, gia era difficile chiedere scusa per Daniele figurarsi se c'era anche un pubblico.
Chiuse la porta dietro di se andano dalle amiche che nel mentre erano tornate ai libri mentre Michele e Sara stavano seduti tranquilli sul divano a vedere il dvd di Mulan.
Emma si sedette al tavolo con un sospiro, mentre le altre alzavano lo sguardo su di lei. -Stanno parlando adesso...-
-Meno male!- disse Bea.
-Già! Cavolo mi sa che adesso devo andare- esclamò Ele guardando l'orologio.
-Arrita tua mamma a prenderti?- domandò Alice girando la pagina del libro di chimica.
-Si... uff devo andare da mia nonna oggi ci saranno anche i miei zii... una noia!- si lamentò mettendo i libri dentro nella cartella.
Suonarono alla porta e Ele andò via con la madre. Proprio quando le ragazze rientrarono in casa dopo aver salutato l'amica Bea prese da un cassetto un foglio.
-Ecco adesso che è andata possiamo iniziare ad organizzare tutto!-
-Organizzare cosa?- domandò perplessa la rossa mentre si sedeva.
-Vero che te non sai niente! Praticamente da quando ci conosciamo organizziamo una festa a sorpresa ad Ele- spiegò Alice.
-Lei non se ne accorge mai! Solo che ogni volta va storto qualcosa e non siamo mai riuscite a farle una festa come si deve!- si lamnetò Bea.
-Ma quest'anno dobbiamo fare la festa più bella e fantastica di tutti i tempi!- annunciò Ali computa.
Emma rise a tanta determinazione, sarebbe stato bello distrarsi per organizzare la festa.
-Bene dovremmo iniziare a vedere dove possiamo fare la festa...- iniziò pensierosa Bea.
-Mmm per che giorno è?- chiese Emma.
-Settimana prossima, sabato- rispose Alice chiudendo il libro.
-Forse posso rimediare io la casa!-
-Davvero?- dissero incredule le ragazze in coro.
-Si! I miei staranno fuori ancora il prossimo fine settimana quindi possiamo organizzare la cosa a casa mia-
-Grande! Emma ti adoro, ci hai salvato!- esclamò Bea euforica.
-Ihihih ok... abbiamo la casa e adesso dobbiamo vedere chi invitare-
-Già... vediamo noi quattro poi magari Matteo, Mirko...- Alice si interruppe mordendosi il labbro inferiore lancando un'occhiata a Bea che si era irrigidita.
Ormai sapevano anche loro cosa era successo la settimana prima, erano rimaste tutte e due allibite da quello che era successo, ma soprattutto dal comportamento di Mirko che ignorava Bea peggio di prima.
-Penso sia una pessima idea- disse solamente la ragazza. -Invitiamo anche Eric, le gemelle e... non mi vengono in mente altri- continuò Bea facendo una lista.
Questa fu la volta di Alice nel irrigidirsi, sentì subito lo sguardo di Emma su di lei, diamine non poteva neanche opporsi! Che scusa avrebbe propinato? Non poteva dirle quello che stava succedendo tra lei e il cugino, aveva troppo paura di quello che avrebbe trovato nei suoi occhi, del disgusto che ci avrebbe letto.
-Ma abbiamo tempo per vedere chi invitare Bea...- disse Emma per distrarre l'amica, non capiva perchè non volesse dire niente alle altre, infondo se le volevano bene avrebbero accettato quello che provava, anche se era sbagliato. Le venne quasi da ridere, come poteva biasimare Alice quando anche lei teneva nascosto quello che da un pò di tempo la destabilizzava?
-Ok... ma Emma vieni per la gita in montagna vero?- domandò speranzosa Bea.
Emma rise, si era quasi dimenticata della gita, le piaceva l'idea di stare tra le montagne innevate e poi se era con le sue amiche senza la presenza pesante e costante di Melissa anche meglio!
-Si certo che vengo! Non me la perderei per nulla al mondo!-
-Ma sapete che prof ci accompagnano per caso?- chiese distrattamente Alice mettendo via i suoi libri, tra poco sarebe dovuta andare anche lei.
-Sinceramente no, lo diranno tra qualche settimana penso... di solito mettono fuori le liste dei prof all'inizio di ottobre-
-Speriamo non ci sia Palumbo, sarebbe capace di farci stare in albergo 24 ore su 24-
-Poco ma sicuro... ma non credo che ci accompagni lui-
-Speriamo! Comunque ragazze scusate ma io devo andare! Ci vediamo domani a scuola!- disse Alice alzandosi dal tavolo con la cartella sulla spalla.
Dopo i saluti la ragazza uscì, l'aria era pungente e si stava facendo buio. Sosprirò avviandosi verso la fermata del bus, si sentiva così spaesata, stava cambiando tutto non aveva nessuna certezza, nessun appiglio... per fortuna adesso poteva distrarre la mente con la festa per Ele. Aspettò solo pochi minuti il bus arrivò subito, salì svogliatamente l'ultima cosa che voleva era tornare a casa e trovare suo fratello spaparanzato sul divano dove avrebbe fatto domande inopportune come al solito.
Guardò fuori dal vetro mentre le luci iniziavano ad illuminare le strade, due figure attirarono la sua attenzione, due sagome di un ragazzo e una ragazza che si tenevano abbracciati e si baciavano. Alice non credette ai suoi occhi quando vide chi erano, sentì una fitta all'altezza del cuore nel riconoscere Eric mentre baciava Giorgia Cambriano su una panchina.
Chiuse gli occhi cercando di non pensare, ma era impossibile. Si mise una mano davanti agli occhi cercando di non far vedere le sue lacrime alle poche persone che erano presenti sul bus.
Quanto sarebbe durato tutto quello? Quanto sarebbe passato prima di scoprire che tutto quell'amore era ormai consumato?
Scese dal bus con la testa piena di domande e senza la minima voglia di pensare. Entrò in casa svogliatamente quasi trascinandosi.
-Ali! Sei arrivata-
La ragazza si girò e vide che sul divano stava Matteo, si chiese che diavolo ci facesse lì il ragazzo.
-Teo... che ci fai qui?- disse stancamente.
-Tuo fratello mi ha invitato... adesso è andato a predere delle birre-
-Ah...ok- rispose ditrattamente, aveva solo voglia di buttarsi a letto e dormire.
-Ehy... Ali stai bene?- chiese preoccupato vedendo che la ragazza non era molto presente.
Alice lo fissò, era davvero stanca, stufa di tenersi tutto dentro, sentire sempre quel peso sul suo cuore.
-No...- e sorrise triste.
Matteo la guardò sorpreso, di certo non era la risposta che si era aspettato ne tanto meno il sorriso che l'aveva accompagnata. Vedendola così non potè fare a meno di desiderare abbracciarla, toglierle tutte le preoccupazioni con una sola carezza. Fece in tempo a pensarlo che già sentiva il corpo sorpreso della ragazza tra le sue braccia, la strinse. Alice rimase così shoccata da quel gesto che restò immobile per alcuni minuti.
-T-teo che...?-
-Che ti sta succedendo?- mormorò quasi il ragazzo.
Alice si sentiva strana tra quelle braccia, una parte di lei voleva abbandonarsi a quel calore, ma un'altra avrebbe voluto sottrarsi. Non rispose, aveva paura di quello che avrebbe potuto dire.
-Ali... io...- deglutì -ci sarò sempre per te, io... io penso di essermi innamorato di te- sussurrò l'ultima parte quasi non avesse voce da dare al suo cuore.
Impietrita da quella rivelazione non riuscì a parlare, mai avrebbe sospettato che Matteo, Teo il ragazzo con cui era praticamente cresciuta, il ragazzo che considerava un secondo fratello, provasse qualcosa per lei. L'idea era così impensabile...
Alice sarebbe volentieri scappata, fuggita da quei sentimenti che sapeva non poter ricambiare. Chiuse gli occhi addolorata, perchè non poteva innamorarsi di lui? Sarebbe stato tutto così facile... ma l'amore non è mai la scelta più semplice e lei l'aveva imparato da tempo.
-Teo io non...-
Il ragazzo le mise l'indice sulle labbra per zittirla, con un'ombra nello sguardo e un leggero sorriso sulle labbra.
-Lo so Ali, so che il tuo cuore è già occupato, anche se non so da chi, volevo solo che tu lo sapessi e che ci pensassi... non prendere decisioni affrettate- disse sfiorandole la guancia.
Lo guardò quasi desolata mentre si allontanava perchè sapeva che non avrebbe mai ricambiato quei sentimenti, lo sentiva nel suo cuore. Con le lacrime agli occhi andò in camera sua, si sentiva male per lui, sapeva quanto dolore poteva causare l'amore.
Perchè dovevano soffrire tutti?
Si buttò sul letto affondando il viso nel cuscino, voleva solo dormire e stare sospesa in un oblio senza preoccupazioni e rimorsi.



















Ecco il nuovo capitolo! So che è un pò corto ma è più che altro di preparazione per il prossimo, in cui succederanno un pò di cose... non posso dire di più! In questo capitolo Alice fa un pò la protagonista... e non potevo non mettere la prima lezione su Romeo e Giulietta con il nostro bel prof!

Emily Alexandre : Ciao! Eh si le situazioni si complicano e anche in questo capitolo si fanno più imprevedibili! Emma e Francesco... certo che succederà qualcosa, ti posso solo dire che però dovrai aspettare un pò! Baci^^

Al possimo capitolo!
Baci^^

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Capitolo 16
*** Svolte ***


Svolte


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It's a crime you let it happen to me
Nevermind, I'll let it happen to you
Out of mind, forget it there's nothing to lose

[...]

You're the part of me that I don't wanna see
Forget it
***
È un crimine che tu hai lasciato che mi succedesse ciò
Non importa, farò lo stesso con te
Non pensarci, dimenticalo, non c’è niente da perdere
[...]
Tu sei la parte di me che non voglio vedere
Dimenticalo


{Braking Benjamin ~ Forget It}








Emma sospirò guardando il salotto deserto, sarebbe stato davvero deprimente se prima i suoi non avessero avuto un feroce litigio. La causa? Il lavoro della madre e i sospetti di suo padre su di lei...
Adesso quel silenzio era davvero un sollievo, un balsamo per i suoi poveri nervi. Si buttò sul divano pensando che la sera dopo ci sarebbe stata la festa di compleanno di Ele. Avevano organizzato tutto nei minimi dettagli, per non commettere errori e non fare finire in disastro tutto, come le avevano detto era capitato tutte le volte.
Gli invitati erano un pò numerosi, ma a lei non importava... finchè non avessero fatto macello in casa. La preoccupava molto il fatto che Eric si sarebbe presentato alla festa con Giulia, aveva paura di come avrebbe passato tutta la sera Alice.
Aveva la netta sensazione che la festa sarebbe stata un completo disastro, almeno per quanto riguardava le relazioni che stavano intercorrendo tra le sue amiche e i ragazzi invitati. Si guardò in giro, era meglio mettere via gli oggetti fragili, non voleva certo che sua madre scoprisse tutto.
Erano partiti quella sera i suoi genitori, ma il suo pensiero stava correndo in altre direzioni, più precisamente in quella di un prof dagli occhi di ghiaccio.
Francesco sospirò il suo nome anche se lo stava solo pensando. Ogni giorno che passava non mancava l'appuntamento che i suoi pensieri davano a lui.
Ogni volta che lo incrociava a scuola o il suo sguardo a scuola era come un'esplosione all'interno del suo cuore e la ragione di tutto quello le sfiorava la mente senza che lei avesse il coraggio di afferarla.
Nel profondo sapeva che qualcosa sarebbe successo, non aveva idea di quando o dove, ma non potevano andare avanti con quella tensione che aleggiava sempre quando erano da soli.
Era così sicura, la sua vita stava prendendo una piega piacevole ed ecco che saltava fuori un'altra complicazione, un'altra preoccupazione che si aggiungeva, che le pesava addosso. Scosse la testa, era meglio mettersi a spostare le cose di valore, magari così avrebbe impiegato la testa in modi migliori.
Si alzò svogliatamente, prese le porcellane, le foto e le mise in un saccetto che avrebbe portato nel piano sotto, in lavanderia, lì avrebbero dovuto essere al sicuro. Squillò il telefono di casa e incuriosita rispose, nessuno chiamava a quel numero, forse solo Carla per avvertire che non poteva venire a fare le pulizie.
-Pronto?-
-Emma? Hai sistemato tutto?- disse Bea dall'altro capo del telefono.
-Sto mettendo via gli oggetti fragili... comunque per domani sera in quanti siamo?-
-Penso in 15...-
-Ah... ok. Mirko viene, vero?- chiese cautamente.
Sentì un sospiro, sapeva che era inevitabile se Eric veniva, come anche Matteo, Mirko non poteva certo mancare.
-Si...-
-Bea...- provò a dire.
-N-non preoccuparti, sono sicura di poter gestire la situazione al migliore dei modi!-
Emma non ci credette neppure per un secondo, ma era meglio per il momento assencondarla.
-Ok... allora per domani come si fa?-
-Come tutti i giorni io e Ele andiamo a casa con il bus mentre te e Ali andate a casa tu per preparare tutto, poi verso il pomeriggio vengo a dare una mano. Alla sera vengo con Ele, visto che le abbiamo detto che avremmo fatto una specie di pigiama party e invece si troverà una festa stupenda per i suoi 18 anni!-
-Ihihih bene! Certo che siamo proprio dei geni!-
-Claro che si! Comunque adesso devo andare ci vediamo domani!-
-Ok ciao-
-Ciao-
Chiuse la comunicazione sospirando, la festa doveva essere perfetta, non voleva che Ele fosse ancora triste anche se in quei giorni era stranamente malinconica, chissà cosa le succedeva. La festa le avrebbe sicuro fatto bene, distrarsi era la cosa migliore... per tutte.


Il mattino dopo Emma si alzò di buon ora, doveva sistemare le ultime cose e chiudere a chiave le camere da letto, la sua era solo una prevenzione, non aveva idea di cosa sarebbe successo alla festa e di certo non aveva nessuna voglia di trovare ragazzi a copulare sul letto di camera sua!
Dopo aver fatto una veloce colazione si diresse verso scuola, erano già alla seconda settimana di ottobre e ormai tutti gli alberi si erano ingialliti e le foglie si trovavano dappertutto. Alcune volavano trasportate dal vento, altre invece ferme a terra quasi avessero un peso troppo grande per poter raggiungere le altre...
Emma si perse in quella contemplazione dimentica di tutto, voleva anche lei volare, ma aveva macigni su di sè che non le permettevano di alzarsi da terra, anche se quando incrociava quegli occhi non poteva che sentirsi vibrare e innalzarsi verso qualcosa di sconosciuto.
Scosse il capo allontanandosi da quei pensieri e riprese il cammino verso il liceo. Era quasi deserto, era arrivata davvero presto. Non trovò nessuna delle sue amiche, la classe era vuota.
Lasciò la tracolla al suo posto e camminò verso l'atrio, nella bacheca degli studenti avevano affisso i nomi dei prof che li avrebbero portati in Valchiavenna. Scorrendo i nomi trovò due dei professori che aveva, uno era Santoro, il prof di ed. Fisica e Emma si chiese distrattamente se il motivo della sua presenza si dava al fatto che la vicepreside sarebbe venuta, ma l'altro nome destabilizò completamente la ragazza.
Era lì scritto in inchiostro nero... Francesco Ferrari.
-Emma-
Si voltò di scatto, sobbalzando. Dovette sbattere un paio di volte le palpebre per rendersi conto che Francesco era davvero lì davanti a lei.
-Prof...- disse a mò di saluto con ancora il cuore palpitante.
-Scusa se ti ho spaventata, non era mia intenzione- si dispiaque.
Emma cercò di sorridere.
-Non si preocupi...-
Francesco rispose al sorriso con più convinzione di lei, sembrava aver rispreso quell'entusiasmo che l'aveva caratterizzato all'inizio. Era felice di vederlo così sereno, aveva un'aria ancora più attraente se possibile.
-Uhm ho visto che ci accompagnerà con il prof Santoro- disse cercando di non pensare a quanto quella camicia nera risaltasse i suoi occhi. La voglia matta di accarezzargli il petto era quasi indomabile.
-Si, mi ha incuriosito quasta gita, penso possa essere un viaggio molto interessante...-
Perchè sorrideva? Le toglieva completamente la facoltà di fare dei pensieri coerenti!
-È l-la prima volta che partecipo quindi non saprei dirle...-
-Ok... forse è meglio che vai prima che suoni la campanella di inizio lezioni! Non vorrei essere la causa di una nota-
-Oh.. vero, a dopo prof-
-A dopo- disse dolcemente, o era solo una sua impressione? Scosse la testa e andò nella sua classe dove ad aspettarla c'era una noiosa ora di Filosofia.
Si sedette vicino ad Alice con il cuore ancora in subbuglio. Non poteva essere così agitata solo per aver scambiato due parole con lui! Alice la guardava perplessa, chissà come doveva apparirle... viso arrossato e occhi stralunati.
-Stai bene?-
-Oh... si si certo! Benissimo!- e fece un sorriso stentato.
-Se lo dici te...- disse poco convinta.
Emma cercò di seguire la lezione con nessun risultato, pensava alla terza ora di italiano. Cosa avrebbe fatto Francesco? L'incontro di pochi minuti fà le aveva messo addosso una smania incontrollabile di vederlo ancora.
Sentì uno sguardo addosso, insistente, che la faceva rabbrividire appena. Girò il capo e trovò Melissa guardarla con malizia e derisione, Emma voltò subito il viso chiedendosi il perchè, che voleva da lei? Non si era già presa abbastanza?
Si concentrò sulle parole di DeAngelis, scacciando via ogni pensiero indesiderato.
La terza ora arrivò prima che se ne rendesse conto. Vide entrare Francesco dalla porta e il cuore le fece un salto nel petto... cercò di nascondere l'involontario sorriso che le era nato sulle labbra.
Si sentiva così... così strana, ansiosa di sentire la sua voce e quel tono così leggero che faceva apparire interessante anche Verga.
-Ho saputo che sarà uno dei prof che ci accompagnarà in montagna!- le sussurrò Alice.
-Si anchio...-
-Ah! Ci speravo sai? Sarà davvero una bella gita con un prof così- ridacchiò.
Emma sorrise scuotendo la testa, aveva una strana sensazione riguardo alla gita, come un avvertimento. Scosse la testa, ma che aveva quella mattina? Pensava troppo!
-Bene oggi ho deciso di farvi vedere un film, visto che stiamo facendo Romeo e Giulietta ho deciso nella trasposizione di Zeffirelli, adesso aspettiamo la bidella che ci porti la televisione...-
Alice si girò verso di lei sorridendo.
-Evvai! Niente lezione oggi!-
-Già! Il mio cervello chiede riposo-
-Perchè?- chiese perplessa.
-Perchè penso troppo!-
Alice rise, lo sapeva bene cosa intendeva, anche lei in quei giorni non aveva fatto altro che pensare.
-Non sei l'unica!-
Emma sorrise comprensiva.
-Non mi sorprende... sei sicura di farcela stasera?- chiese poi con esitazione.
-No... ma non si può più tornare indietro ormai!-
La rossa colse un tono così rassegnato che di riflesso guardò Francesco, ormai non poteva più tornare indietro, era inutila fare finta che fosse tutto come prima, che lei fosse come prima di averlo incontrato.
La mattinata scolastica continuò senza altri imprevisti, anche se Emma colse diverse occhiate che Melissa le indirizzava. Quello sguardo le scavava dentro formando un buco, lo sentiva fin dentro lo stomaco... qualcosa sarebbe accaduto.
All'uscita le amiche si divisero, Emma e Alice andarono a casa della prima per preparare la festa.
-Speriamo solo che vada tutto liscio!- disse Alice mentre camminavano.
-Già... anche se con la nostra fortuna non ci conterei molto-
L'altra rise e annuì.
Arrivarono a casa Alice rimase molto colpita, era davvero bella.
-Bene potremmo cominciare a spostare i mobili magari... e coprirli!- disse Emma dopo aver sistemato gli zaini e le giacche.
-Si certo...-
Iniziarono a spostare i divani, e ne misero sopra delle tele cerate che avrebbero protetto il tessuto. Alla fine del lavoro si sedettero in cucina dove Emma prese qualcosa da mangiare. Stavano pranzando e Alice non pronunciò neanche una parola, la rossa la guardava preoccupata per quell'improvviso silenzio.
-Alice...-
La guardò per un secondo per poi distogliere lo sguardo.
-So che è da poco che siamo diventate amiche, ma mi hai confidato una cosa davvero importante e se c'è un'altra cosa che ti affligge sentiti libera di parlarne... almeno con me-
Alice sospirò, era fortunata ad essersi avvicinata così tanto a Emma... era davvero brava con le parole e a farti dire tutto.
-Matteo... Matteo mi ha confessato di essersi innamorato di me...- disse rassegnata.
La rossa non fu molto sorpresa, lo aveva compreso da come la cercava sempre con lo sguardo. Però non si aspettava che lui le dicesse quello che provava! Si tirò i capelli indietro con un sospiro, i suoi sospetti su quella sera erano davvero fondati, non sarebbe stato facile affrontare tutti.
-E tu...?-
-Ho cercato di dirgli che non ricambiavo ma lui mi ha interrotta dicendo che sapeva che ero già innamorata di un'altro... mi ha detto di pensarci lo stesso- mormorò Alice quasi colpevole.
-Ali... non devi sentirti in colpa per il fatto che non lo ricambi! Succede...-
-Lo so! Il punto è che l'ho sempre visto come un fratello! Se fosse stato qualcun'altro non mi sarebbe importato, ma Matteo... non voglio perderlo!-
-Parlargli... sono sicura che neanche lui vuole perdere il vostro rapporto-
-Lo spero...-
Suonarono al capanello interompendo la conversazione. Sbuffando Emma si alzò dal tavolo e andò a vedere chi poteva essere.
-Emma!-
-Bea... già qui?-
-Si, ho preso gli alcolici e altre schifezze...-
Emma sgranò gli occhi.
-Alcolici?!- disse allibita.
-Si... non lo sapevi?-
-Non si vede? Mmm forse avrei dovuto immaginarlo...-
La fece entrare e mentre le dava i sacchetti della roba Bea andò in cucina da Alice. Sospirando Emma svuotò i sacchetti sul tavolo trovandovi un sacco di bottiglie, patatine e dolci. Dove li avrebbe sistemati questi?
Intanto in cucina Bea stava prendendo un bicchiere per bere, aveva davvero una sete pazzesca e in più era nervosa... nervosissima. Quella sera avrebbe incontrato ancora Mirko dopo aver fatto di tutto in quei giorni per evitarlo, per non ricordare quel bacio rubato.
-Bea, ma stai bene?- chiese guardandola preoccupata Alice.
-Sinceramente... no- ammise sedendosi con un bicchiere d'acqua in mano.
-Stai male per stasera?-
-Si... vedrò Mirko dopo averlo evitato com la peste... non so che fare!-
Alice sorrise.
-Non devi preoccuparti! Vedrai che andrà tutto bene!- lo disse anche se non ne era sicura nemmeno lei, ma non poteva sopportare di vedere la sua amica così abbattuta.
Insieme ad Emma ultimarono i preparativi, per il momento era perfetto.
-Bene... stasera arrivo con Ele, dovrebbero venire verso le 8 gli altri- disse Bea prendendo la giacca.
-Ok- dissero in coro le altre.
Erano ormai le 7 e mezza quando arrivarono i primi invitati, Mirko e Matteo. Alice si sentì un pò a disagio quando salutò i ragazzi, capendo questo disagio Emma iniziò a parlare insieme a loro mentre lei si rintanava in cucina.
-Gli altri quando dovrebbero arrivare?- chiese la rossa.
-Non saprei, Eric era andato a prendere Giulia un quarto d'ora fà, penso che tra poco arrivi- rispose Mirko.
Infatti si sentì il campanello, Emma andò ad aprire.
-Ciao Emma!- esclamò Giulia appiccicata al braccio di Eric.
-Oh ciao...- disse dubbiosa Emma guardando il viso un pò scocciato del ragazzo.
Si chiese perchè stesse con lei visto che era palese il suo fastidio, certo stare con Alice non era possibile, ma era giusto cercare di dimenticare usando altre persone?
-Venite pure...- disse facendoli entrare.
Mirko e Matteo salutarono Eric e presero a parlare tra di loro quando il ragazzo si liberò finalmente di Giulia.
Emma raggiunse l'amica, preoccupata del suo indugiare in cucina.
-Ehi... guarda che non puoi stare tutta la sera qui...- disse sorridendo.
-Davvero? Sarebbe bello però... è arrivato vero?- chiese sospirando.
-Si...- rispose mordendosi il labbro inferiore.
-E c'è anche l'altra...- sorrise scuotendo la testa -non ti devi preoccupare, davvero, io sto bene! Ce la farò a spravvivere a questa serata!-
"Ho i miei dubbi..." pensò Emma guardandola mentre usciva prendendo un profondo respiro come per incoraggiarsi. "Sarà una lunga serata..."
Gli ultimi invitati arrivarono e poco dopo anche Bea e Eleonora suonarono al campanello, Emma e Alice andarono ad aprire sorridendo.
-Sopresa!- urlarono quando entrarono nel salotto.
Ele era sospresa e felice di quella festa, sorrise e ringraziò le amiche. Ci voleva una festa per distrarsi! Emma stava per chiudere la porta quando arrivò una marea di ragazzi.
-Ma che...?-
-Venite è qui la festa!- qualcuno urlò.
Prima che potesse anche solo pensare di chiudere la porta ecco che entrarono in casa.
-Emma... che diavolo sta succendo?- disse quasi sconvolta Alice vedendo tutta quella gente in salotto mentre mettevano la musica a palla e si scolavano gli alcolici.
-Lo vorrei sapere anchio!- rispose arrabbiata.
Chi diavolo aveva chiamato tutte quelle persone?
-Ops... forse ho detto a qualche persona che c'era una festa...- disse colpevole Giulia.
-Qualche persona!? Mi stai prendendo in giro?!- urlò Emma.
Lo sapeva! Non doveva fare quella stupida festa a casa sua... adesso se succedeva qualcosa i suoi genitori l'avrebbero linciata come minimo!
-Calmati Emma! Che sarà mai... solo qualche persona in più-
-Calmarmi!? Questi pazzi distruggeranno la casa!-
-Esageri come sempre! Goditi la festa piuttosto!- e dopo quest'ultima frase andò a ballare in mezzo alla folla.
Alice vedendo l'amica sul punto di esplodere andò a cercare qualcosa da bere, magari l'avrebbe calmata. Stava prendendo un bicchiere di vodka redbull quando tocò un'altra mano. Vedendo a chi apparteneva quella mano cercò di ritirarla, ma lui fu più veloce e la intrappolò.
-Eric... lasciami...- disse Alice guardandosi intorno, aveva paura che qualcuno potesse vederli.
Lui non l'ascoltò, anzi, si avvicinò di più e si portò ad un soffio dal suo viso. La ragazza sentì il cuore fare un balzo, il suo respirò si fermò per la sopresa di quella mossa azzardata. Eric affondò il viso nei suoi capelli e ne aspirò il profumo.
-Ti prego.. Eric...- disse con il fiato mozzato, non riusciva più a pensare sentiva il cuore pulsare alle tempie quasi al ritmo incalzate della musica che avevano messo.
Il ragazzo portò le labbra al suo orecchio e lo sfioravano leggermente, una deliziosa tortura.
-Non ce la faccio Ali, non resisto...- sussurrò posando poi un bacio sul suo collo.
Alice trattenne bruscamente il respiro, stava per arrendersi quando la vivida immagine di lui che baciava Giorgia Cambriano le apparve nei pensieri. Indietreggiò improvvisamente troncando ogni contatto. Lo guardò con gli occhi pieni di lacrime, ferita per l'ennesima volta da lui e da quell'amore.
-Ali... ma...-
-Non dire niente!-
-Ma cosa...?-
-Perchè non la finisci e basta? Continui a farmi male... continui ad illudermi! Non ne posso più Eric. Hai una ragazza che ti tradisce e che tu stesso tradisci! Siamo cugini, non abbiamo futuro e mi rendo conto di essere stata l'unica tra noi che per un attimo... per un attimo...- non riuscì a finire, sentiva un nodo in gola che le impediva di parlare.
-Pensi... pensi davvero che mi stia prendendo gioco di te?- domandò duro guandandola impassibile.
-Si!-
-Pensavo fossi più intelligente Alice- e se ne andò, lo vide prendere Giulia e baciarla con forza, quasi con rabbia.
Alice distolse lo sguardo sofferente, prese un bicchiere a caso e lo bevve. L'alcool bruciante le scese giù per la gola, facendole venire le lacrime agli occhi, forse non era stata una buona idea...
Intanto Ele guardava quasi ridendo la folla, lo sapeva che qualcosa sarebbe successo! Tutti gli anni andava a finire così e anche il suo diciottesimo compleanno non poteva fare eccezzioni.
-Diciotto eh?-
Al suono di quella voce girò il viso e si trovò davanti Matteo che aveva in mano un bicchiere, avrebbe giurato che non ci fosse acqua lì. Arrossì leggermente, era troppo vicino... davvero troppo vicino.
-G-già!- disse deglutendo, cercando di non far capire quanto fosse a disagio in quel momento.
-Hai pure gli imbucati!-
Ele rise e sentì che un pò la tensione se ne stava andando.
-Si... tutti che vogliono venire alla mia festa!-
-Nessuno che si vuole perdere il privilegio di celebrare la tua maggiore età! E anchio non potevo mancare!- disse sorridendo.
Lo guardò come incantata, sentendo una piccola speranza sbocciare nel cuore. In quel preciso istante capì che Matteo le piaceva, che finalmente Massi era un capitolo chiuso, era il passato.
-Wow che onore!- scherzò lei.
-L'onore è tutto mio! E per festeggiare dovremmo prendere qualcosa da bere pure per te- detto questo la prese per mano e andarono al tavolo degli alcolici, Ele si lasciò guidare con entusiasmo.
-Ecco qui, adesso brindiamo!- disse passandole un bicchiere.
-A cosa?- domandò divertita.
-Mmm a te! Ai tuoi 18 anni!-
-Ahahah ok! A me!- disse facendo scontrare il bicchiere con quello di Matteo.
-A te!-
Bevendo vide che il ragazzo stava guardando qualcosa, era come preoccupato e allo stesso tempo aveva uno sguardo caldo. Si domandò cosa significasse e si girò, poco dopo desiderò di non averlo mai fatto. Matteo stava guardando Alice che stava seduta sembrava davvero triste mentre guardava il bicchiere che aveva tra le mani. Ele capì, comprese chi Teo voleva dimenticare quella sera quando l'aveva baciata e che non l'aveva fatto. Chiuse gli occhi, ecco... fregata un'altra volta.
-Vai...- disse con una voce che quasi non riconobbe.
-Cos...?-
-Vai da Alice!-
-Ma che stai dicendo?- rise nervoso.
-Si vede lontano un miglio che vuoi andare da lei, vai, sopravviverò anche senza di te- disse fingendosi indifferente.
Matteo sorrise e le diede un bacio sulla guancia.
-Grazie- e andò lasciandola sola.
Alice non sentì chi si stava avvicinando era persa nei suoi pensieri, era ferita, arrabbiata con lui e anche con se stessa. Rigirandosi il bicchiere che aveva in mano alzò lo sguardo e si trovò davanti Matteo. Lo guardò, era ancora vivido in lei il ricordo della sua dichiarazione e anche del suo rifiuto.
-Stai male?- chiese lui.
-Ti preoccupi ancora? Anche dopo quello che ti ho fatto?- non sapeva come era riuscita a dire una cosa del genere forse era quello che aveva bevuto prima che faceva effetto.
Matteo si sedette di fianco a lei e le prese una mano tra le sue.
-Ti ho detto che ti sarei sempre stato accanto... io ti amo Alice- le accarezzò leggermente la guancia.
Alice chiuse gli occhi, era giusto abbandonarsi in quell'amore? Era giusto dimenticare Eric nelle braccia di un'altro? Lo guardò, quei occhi così chiari, così diversi, così pieni di calore. E dietro di lui vide Eric con Giulia, abbracciati, non ci vide più e fece una cosa di cui sapeva si sarebbe pentita: baciò Matteo.
Fu strano, Teo lo conosceva da sempre, non aveva mai immaginato di baciarlo anche se era un bel ragazzo. Lui non rispose subito, probabilmente era sorpreso, ma fu solo un attimo, le mise le mani tra i capelli e approfondì il contatto. Si chiese se sarebbe riuscita davvero a dimenticare, un pensiero fugace prima di abbandonarsi tra le braccia di Matteo.
Nel frattempo Bea si guardava in giro, non stava capendo più niente... la musica le stava facendo venire un mal di testa tremendo, in più sentiva lo sguardo di una certa persona addosso e questo non faceva altro che irritarla.
-Forse faresti meglio a non stare tutta la sera a guardare corrucciata gli altri-
Socchiuse gli occhi arrabbiata, non pensava proprio che lui avesse il coraggio di rivolgerle la parola.
-Non mi sembra che quello che faccio sia affar tuo- sibillò.
Lo sentì sospirare.
-Bea... so di essermi comportato da stupido, ma...-
-Meno male che lo ammetti! Tu... sei solo uno stupido che si diverte a giocare con i sentimenti della gente!-
-Bea ti prego lasciami almeno spiegare!-
-Spiegare cosa?! Che sei uno stronzo?-
Mirko ignorò l'ultima frase, voleva farle capire le sue ragioni.
-Io ci tengo davvero a te Bea!-
La ragazza si mise a ridere senza allegria, non ci sarebbe cascata un'altra volta. Si allontanò, l'ultima cosa che voleva era parlare con lui. Stava per prendere un bicchiere quando un ragazzo iniziò ad attacare bottone con lei. Era decisa a farlo girare a largo, ma quando vide l'espressione di Mirko cambiò idea.
-Andiamo a ballare?- le chiese.
Bea sorridendo accettò, avrebbe avuto una piccola vendetta.
Emma intanto stava impazzendo per tenere la casa tutta intera, avrebbe volentieri fatto fuori Giulia per essersi "lasciato scappare" della festa. Era stanca e vedeva che le sue amiche si stavano compotando in modo al quanto strano... Bea che ballava con un ragazzo sconosciuto, Ele che se ne stava in un angolo depressa e la cosa che l'aveva più sorpresa era vedere Ali tra le braccia di Matteo.
Lo sapeva, stavano succedendo troppe cose e queste non erano buone. Sospirò, non vedeva l'ora di far sloggiare quei ragazzi e andare a letto.
-Pensierosa?-
Emma si girò e vide un ragazzo alto, moro con occhi verdi, aveva un viso familiare e molto carino.
-E tu chi saresti?- chiese brusca, non aveva molta pazienza quella sera.
Il ragazzo rise.
-Non è molto educato rispondere ad una domanda con un'altra domanda-
-Se per questo non lo è neanche imbucarsi in casa di altri senza permesso- disse guardandolo male.
-Ok questo te lo concedo...- rise lui -mi chiamo Luca e vado alla tua stessa scuola-
Ecco dove l'aveva già visto! Ma certo, era nell'altra quinta del classico.
-E ti imbuchi alle feste come passatempo... so tutto di te adesso!-
-Sei un pò acida o sbaglio?-
-Lo saresti anche tu se degli sconosciuti ti avessero invaso casa-
-Oh... è casa tua?-
-No guarda...- disse sarcastica, quel ragazzo era davvero irritante e faceva domande troppo stupide.
-Scusa di aver invaso casa tua senza permesso! Mi puoi perdonare?- disse sinceramente dispiaciuto inginocchiandosi.
Emma dovette sforsarsi di non ridere, ma non ci riuscì, scoppiò a ridere e vide Luca sorridere. Forse non era poi stata una serata così disastrosa, continuò a parlare con quello stupido ragazzo, ma che l'aveva fatta ridere.
La festa finì e le ragazze si ritrovarono da sole in una casa disastrata.
-Ragazze... andiamo a dormire, ci penseremo domani alle pulizie ok?- propose Emma, le altre ragazze approvarono ed andarono a letto.


















Ecco finalemente il nuovo capitolo! Scusate il ritardo ma in questo periodo sono stata davvero impegnata e ho iniziato pure una nuova FF, voglio complicarmi la vita! Ihihih comunque questo capitolo è importante per il fatto che ci sono svolte e molte hanno preso una decisione... da adesso in poi scrivere sarà più semplice, siamo proprio nel vivo della storia. 

Sayuri_14 : Ciao! Già Alice non se la passa molto bene! E anche in questo capitolo sono stata un pò cattiva con lei! Baci^^






SuxFrago1212 : Ciao! Una nuova lettrice ^^ e fan di Emma e Francesco ihihih si sono molto interessanti e anche abbastanza difficile da scrivere, ma li adoro anchio! Grazie per i complimenti, spero di non deludere! Baci^^



Emily Alexandre : Ciao! Si non potevo non metterli... i miei adorati Romeo e Giullietta! Anchio lo vorrei come prof, ma mi devo accontenta di quelli che ho purtroppo... Baci^^












Al prossimo capitolo!
Baci^^

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Capitolo 17
*** Giorno Dopo ***


Giorno Dopo





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Thank you for being such a friend to me
Oh I pray a friend for life,
And have I ever told you how much you mean to me?
Oh you're everything to me
[...]

And I am so lost for words
And I am so overwhelmed

Please don't leave just yet
Can you stay a moment please

***

Grazie per essere stato come un amico per me
Ho pregato per un amico a vita
E ti ho mai detto quanto significhi per me?
Oh, tu sei ogni cosa per me
[...]
E sono così persa dalle parole
E sono così travolta

Per favore non andartene ancora
Puoi rimanere un momento?


{Flyleaf ~ Broken Wings}







Svegliarsi il mattino dopo fu davvero un trauma, Emma non aveva nessuna voglia di alzarsi, il mal di testa la teneva inchiodata a letto. La festa non aveva influito bene alla sua salute. Non era abituata a stare alzata fino alle 4 del mattino... e quella musica a palla non aveva certo aiutato. Cercò di pensare ad un motivo qualsiasi per non dover alzarsi, ma purtroppo non ne trovò. Sbuffando si alzò, senza preoccuparsi di mettere dei vestiti si diresse al piano di sotto, tanto in casa c'erano solo le altre. La sala come ieri sera era devastata, le venne il magone al pensiero di dover riordinare tutto.
Si sentiva uno zombie mentre camminava, sbadigliò entrando in cucina dove trovò con sorpresa Alice.
-'Giorno!- borbottò Emma stropicciandosi gli occhi, quella mattina sembrava davvero un'impresa titanica riuscire a tenere gli occhi aperti per almeno due secondi.
-Ciao...- disse soltanto Ali tenendo tra le mani una tazza di latte che all'altra parve già fredda.
La strigeva convulsamente, quasi si aggrappasse a quella porcellana, la rossa la guardava preoccupata. All'improvviso il ricordo di quello che aveva visto la sera prima la colpì, Alice persa tra le braccia di Matteo. Corrugò la fronte, cosa diavolo era successo per essere arrivato a questo?
Avrebbe voluto parlarne con lei, ma doveva aspettare che fosse Alice a iniziare il discorso.
Incerta la rossa iniziò a prepararsi del latte cercando di pensare a cosa dire, l'altra sembrava così giù di morale...
-Già sveglia?- domandò cercando di sorridere.
Alice la guardò inespressiva, come se non avesse sentito.
-Si... non avevo molto sonno...- disse indifferente.
Lo sguardo però tradiva quella tranquillità, sembravano traboccanti di sofferenza.
-Mmm...-
Emma guardò il latte mentre aspettava che bolliva, doveva pensare in fretta a cosa dire.
Prese la tazza e ci versò il latte per poi andare a sedersi davanti all'amica, la guardò di sottecchi mentre iniziava a sorseggiare.
-Allora... ti sei divertita ieri?-
Vide che Alice sobbalzò e strinse ancora di più la tazza, Emma ebbe paura che le si rompesse in mano.
-Uhm... si, diciamo di si...-
La guardò e sospirorando mise giù il latte, doveva essere più diretta, magari si faceva troppo gli affari suoi, ma era più forte di lei, non era nel suo carattere lasciare soffrire senza fare niente una persona importante.
-Io... Alice, ho visto te e... Matteo....- disse incerta.
L'amica sollevò subito lo sguardo su di lei, sembrava quasi scioccata, Emma provò pena per lei.
-C-come...?-
-Vi ho visti ieri, mentre stavo controllando gli altri della festa...-
Alice chiuse gli occhi, sembrava così fragile...
-Ali... che sta succedendo?-
-Non lo so nemmeno io... ieri Eric mi si è avvicinato, continuava ad insistere che dovevamo stare insieme, ma io gli ho detto che non potevamo, che era come Giulia che lo tradiva e lui... lui si è arrabbiato! È andato da Giulia e davanti a me a preso a baciarla... era a pezzi allora ho bevuto un bicchiere di Dio sa solo cosa. Poi è arrivato Teo, mi ha consolato e io volevo volevo un pò di calore...-
-Così ti sei alsciata andare con lui...- finì sospirando Emma.
Alice annuì, facendo un sorriso malinconico.
-Forse... forse è meglio così! Con Teo potrei dimenticarmi di Eric, lui mi piace anche se non lo amo amgari con il tempo potrei comunque iniziare a provare qualcosa...-
-Ali, non è giusto nei confronti di Teo...- provò a dire Emma.
-Lo so, ma non posso continuare a pensare ad Eric, con Matteo potrò finalmente dimenticarlo-
Quel tono deciso non la convinse neanche un pò, ma cosa poteva fare se lei non le dava retta? Sospirò guardandola.
-Come vuoi Ali, sappi comunque come la penso... dovresti pensarci ancora un pò-
-Emma... grazie per i consigli, ma sono sicura così-
Rimasero in silenzio, con una strana tenzione che aleggiava nell'aria lasciando Emma inquieta, aveva paura di aver parlato troppo, ma poi un sorriso rassicurante di Alice spazzò via tutti i dubbi. Sentirono dei passi, probabilmente una delle altre si era alzata.
-Buongiorno!- disse ironicamente Emma vendendo entrare Bea, sembrava essere in sonnambula mentre entrava nella cucina.
In risposta la ragazza grugni qualcosa di indistinto, si sedette e appoggiò la testa sul tavolo, sistemando bene la braccia.
Le altre due si guardorono e risero, era abbastanza comica come scena, Emma non aveva mai visto così Bea.
-Se avevi così sonno perchè non sei stata a dormire?- chiese Alice sorridendo.
-Non lo so nemmeno io... uff-
-Dai non abbaterti Bea... dormirai stasera...- disse Emma.
-Magari... spero solo di non dover badare ai miei cugini... non ne avrei la forza...-
Alice rise e si alzò dicendo di dover andare in bagno.
-Bea vuoi un caffè? Magari ti rimette un pò in sesto...- propose.
La ragazza alzò il viso e la guardò quasi commossa.
-Saresti la mia salvatrice!-
Ridendo Emma mise la caffettiera sul fuoco dopo averci messo il caffe e l'acqua. Stette ad aspettare che venisse su quando arrivò in cucina Ele già vestita e preparata. La rossa si sorprese nel vederla così, non si aspettava che andasse via subito.
-Ciao...-
-Ciao Emma, Bea... io devo andare...-
Il tono sfuggente insospettì molto Emma, come anche il viso stanco e triste.
-Oh... di già?- domandò Bea sollevando appena la testa per guardare l'amica.
-Si... devo fare delle cose... e mia mamma ha bisogno che stia a casa oggi...-
-Ok... se devi proprio andare...- disse dubbiosa.
Se non fosse stato un pensiero alquanto improbabile, avrebbe detto che stesse cercando di fuggire. Ele non le dava l'impressione di una ragazza che non aveva voglia di stare con le sue amiche... ma in quel momento si chiese per quale motivo fosse così tesa.
Ele si affrettò a salutarle e dopo aver sentito la porta dell'ingresso chiudersi Bea si girò verso di lei mentre le dava il suo caffè.
-Ma che ha?- chiese Emma preoccupata.
L'altra soffiò nella tazza per raffreddare un pò il liquido scuro.
-Non ne ho la più pallida idea... non è da lei! Andare a casa senza lamentarsi... non vuole stare a molto a casa per via di sua sorella! Non ha mai fatto così...-
Era una situazione troppo strana, la rossa guardò davanti a se cercando di capire cosa poteva avere l'amica.
-Deve essere successo qualcosa ieri sera...- disse decisa Bea.
All'improvviso le venne in mente Ele la sera prima in un angolo triste mentre gli altri intorno a lei festeggiavano.
-Ma cosa?-
-Questo lo dovremmo scoprire...- decretò l'altra prima di bere un sorso di caffè.
In quel momento Alice tornò da bagno e vendendo le altre così pensierose si preoccupò un poco.
-Che succede?-
-Ele, se ne è andata a casa...- rispose Bea.
-Cosa?! Di già?-
-Si... stiamo cercando si capire perchè e abbiamo compreso che molto probabilmente è successo qualcosa ieri sera...- disse Emma.
Alice corrugò la fronte pensierosa, anche lei aveva dei dubbi, stava pensando alla causa di quella "fuga".
-Non ce lo dirà mai volontariamente...- sospirò Bea.
Un'altra cosa che di Ele aveva notato Emma era la sua proprensione a non parlare molto di sè, delle sue cose private, mentre era molto più prolissa con quelle degli altri.
-La costringeremo!- disse decisa Alice.
Sorridendo le guardò, si avrebbero capito il comportamento di Ele e l'avrebbero aiutata.


-Devo ammettere che per una volta hai avuto una idea geniale!- disse Alice.
Stavano camminando lungo le vie del centro. Dopo aver finito di sistemare la casa per due ore Bea aveva avuto l'idea di andare a fare un pò di shopping, accolta dalle ragazze con entusiasmo, forse meno da parte di Emma. Così ora si trovavano a cercare un bel negozio di vestiti.
-Lo so! Dovrete farmi una statua per il mio immenso genio- si vantò Bea.
Le altre risero.
-Entriamo in quello?- propose Emma e le ragazze accettarono.
Il negozio era davvero pieno di gente, tutti i commessi erano molto impegnati tra le varie donne che stavano comprando.
Allora si diressero nel reparto vestiti, dovevano decidere cosa mettere per la gita.
-Mmm per fortuna oggi ho un bel pò di soldi... devo fare spese pazze- annunciò Bea mentre curiosava tra i vestiti corti.
-Ihihih ok, tu Emma devi assolutamente prendere il vestito dell'altra volta! Stavi davvero bene!- disse Alice.
-Si...- rispose alzando gli occhi al cielo.
-Non fare quella faccia! Te l'abbiamo detto che l'ultimo giorno di gita faremo la festa!-
-Per non parlare di capodanno! Quindi cara mi sa proprio che dovrai prenderti almeno due vestiti!- rise Bea.
-Già mi tocca proprio!-
Emma guardava in mezzo a tutti quei vestiti, ma proprio non ne trovava uno che potesse andarle bene... erano tutti o troppo scollati e troppo castigati. Non c'era proprio una via di mezzo! Per non parlare dei colori...
Alice era andata quasi subito nel camerino per cambiarsi, aveva visto di sfuggita che era un vestito nero con dei pizzi.
-Non so proprio cosa scegliere!- escalmò Bea di fianco a lei.
-Già... a me non ne piace nessuno...-
-Forse...- disse per poi prendere un vestito e andare di corsa in camerino lasciandola sola.
Sospirò guardando quei pezzi di stoffa, cosa poteva mettere?
Vide un vestito bianco con delle fantasie verdi, corto e senza maniche le sembrava molto carino. Improvvisamente si sorprese a pensare a come sarebbe parsa a Francesco con un vesto piuttosto che con un'altro. Arrossì a quei ragionamenti e rimise il vestito dove l'aveva trovato.
In quel momento vide Bea con indosso il vestito che aveva preso, blu corto e con le spalline sottili.
-Allora? Come sto?- le chiese.
Emma la guardò bene, no stava male con quello, ma forse doveva troavarne un'altro.
-Mmm stai bene, ma... magari staresti meglio con un'altro...-
-Lo pensavo anchio! Grazie, mi cambio e ne cerco un'altro...- disse e si avviò verso il camerino.
Mentre pensava a quale vestito poteva scegliere si scontrò contro qualcuno e per poco non finì a terra.
-Scusa non ti avevo vista...-
Bea sollevò il capo di scatto e si trovò davanti un paio di occhi scuri che conosceva bene.
-Mirko?!-
Anche lui sembrava sorpreso di vederla, lo capiva dallo sguardo sgranato.
-Bea...? Ma che ci fai qui?-
-Non penso proprio siano affari tuoi! Piuttosto... che ci fai tu qui! In un negozio...- le parole le morirono in gola vedendo il cartellino da commesso sulla maglia del ragazzo.
Lavorava? Lì, in quel negozio? Perchè non glielo aveva mai detto? Aveva sempre pensato che le dicesse tutto, aveva forse vegogna? Lei di certo non lo giudicava perchè lavorava, anzi lo ammirava per quello... lei non sapeva se avesse avuto la stessa voglia di farlo.
Mirko indurì lo sguardo.
-Si lavoro qui...-
-N-non me lo avevi mai detto...-
-Non penso di dover renderti conto di tutto quello che faccio-
Bea rimase ferita da quelle parole dette con così tanta arroganza e lo vide allontanarsi senza riuscire a pronunciare neanche una sillaba. Presa dalla rabbia corse in camerino e mentalmente lo maledisse.
Possibile che doveva cambiare umore da un giorno all'altro?
Dopo aver trovato tutte i vestiti e Bea le magliette e i jeans che voleva uscirono dal negozio piene di buste e andarono in un bar a prendere uan cioccolata.
-Il mio vestito è perfetto!- disse Bea mentre aspettavano il cameriere.
-Si è molto carino- concordò Ali.
-Anche il tuo Ali è bello- disse Emma.
Quel pomeriggio aveva fatto bene a tutte e tre, peccato mancazze Ele. La rossa però aveva notato che Bea era un pò pensierosa e forse aveva intuito anche il perchè, aveva visto lo scambio di battute tra lei e Mirko.
Era un vero mistero quel ragazzo, prima si allontanava, poi si avvicinava un pò e la baciava per poi ritornare a voler riavvicinarsi. Oggi però sembrava tutt'altro che disponibile.
Emma ripensò a Francesco, anche lui era un vero mistero, soprattutto da quando aveva sentito quella telefonata, sembrava che il suo passato fosse tutt'altro che semplice, probabilmente era anche per quello che era così affascinante, anche selo era senza quello... era indubbiamente attraente e oltre a quello ad attirarla era il suo modo di pensare, così diverso da tutti gli altri... e molto probabilemente anche perchè gli paiceva Shakespeare, ma i suoi occhi...
-Emma? Hai sentito?- la riscosse Alice.
-Uhm? Cosa?-
-Ti ho chiesto se avevi preso gli sci per la gita, ma dalla tua espressione deduco fossi persa in pensieri più piacevoli-ridacchiò.
Emma arrossì colta di sorpresa.
-Mi sa proprio che hai fatto centro!-
-Lo so, leggo nel pensiero!-
-Allora, cara Emma, dicci chi ha finalmente spodestato Nico dai tuoi pensieri?-
Emma si mise una mano in facca nascondendo un sorriso, quelle ragazze erano troppo perspicaci.
-Non stavo pensanso proprio a niente!-
Perchè doveva arrossire? Era troppo imbarazzante ammettere che stava pensando al prof.
-Non mentire, a noi puoi dirlo! Dai siamo curiose, non è da tutto attirare la tua attenzione- sorrise Bea.
-Ragazze davvero non stavo pensando a niente!-
Dire a se stessa che un prof aveva fatto colpo su di lei era un conto, ammetterlo davanti a loro... non era ancora pronta ad un passo del genere, non era nemmeno lei sicura dei suoi sentimenti!
Bea e Alice si guardarono dubbiose, ma non fecero altre domande e la rossa fu grata per quello.
Arrivò il cameriere con le cioccolate ad interrompere quel silenzio imbarazzante, poi le altre iniziarono a parlare dei tanti episodi divertenti successi in gita.
-Devi sapre che Ele non sa sciare, non ci ha mai provato per questo sta sempre in algergo o a predenre il sole su un sdraio del complesso. Una volta stava lì sdraiata tranquilla e io stavo prendendo uan cioccolata quando vedo che una montagna di neve la sommerge... era un tizio sullo snowboard che aveva frento. Dovevi vedere Ele che gli sbraitava contro! Uno spettacolo indimenticabile!- raccontò Bea.
Si misero a ridere, Emma si immaginava già la scena... davvero spassosa.
-Vabbè anche te Bea non è che tu sia una sciatrice professionista!- disse Alice sorridendo.
-Cosa centra?-
-Centra! È da due anni che prendi lezioni e non sai ancora fare la pista dei bambini senza cadere!-
Bea si voltò fintamente offesa mentre le altre ridevano di lei.
-Non è colpa mia se gli istruttori sono degli incapaci...-
-Ihihih è per questo allora che avevi chiesto aiuto a... Mirko...-
La ragazza fece un sorriso triste, era vero... aveva chiesto a lui una mano e aveva accettato subito, non aveva visto l'ora delle sue lezioni poche settimane fa e adesso...
-Mi sa che anche quest'anno non imparerò-
-Consolati Bea, nemmeno io sono capace- disse Emma.
-No! Anche te? E io che pensavo di non sciare da sola almeno quest'anno!- si lamentò Alice.
Con quelle frasi l'atmosfera si alleggerì. Dopo aver finito le cioccolate e pagato il conto andarono alla fermata del bus. Alice e Emma andarono via subito e Bea si ritrovò da sola seduta sulla panchina.
Pensava a Mirko, a quello che le aveva detto. Non si spiegava il suo comportamento, solo ieri sera era così disponibile a parlare. Era perchè che aveva scoperto il suo lavoro? Ma sembrava così strano...
-Bea...-
La ragazza sobbalzò, sopresa di vere l'oggetto dei suoi pensieri proprio lì, vicino a lei.
-Mirko...-
Era davvero l'ultima persona che si aspettava di vedere. Di fianco a lei in piedi la fissava, sembrava quasi stesse cercando di leggere cosa pensava soltando guardandola. Bea distolse gli occhi, sapendo bene che lui ne era capace.
Lo senti sosprirare e si sedette di fainco a lei senza chiedere. Si mise aguardare lo stesso punto imprecisato che lei stava fissando con finto interesse. Erea certa che Mirko stesse sorridendo, ma non sapeva come, si poteva sentire un sorriso? Eppure lei lo percepiva fin dentro le ossa.
-Bea... scusa per prima... non era mia intenzione comportarmi in quel modo, non mi aspettavo che tu fossi lì, di domenica poi...-
-Non vedo perchè dovresti scusarti... l'hai detto anche tu, io non so tutto della tua vita come tu non sai tutto della mia- disse indifferente.
-Io... io vorrei scusarmi anche... anche per il comportamento che ho avuto nei tuoi confronti in queste settimane, per tutto quello che ho fatto e che ti ha ferita e ... per il bacio...-
Bea si girò di scatto verso di lui ocn gli occhi spalancati, non si sarebbe mai aspettata uan cosa del genere, era completamente spiazzata.
Mirko le sorrise appenamentre le toglieva una ciocca di capelli che si era impigliata tra le sua ciglia, indugiò con la mano sulla sua guancia carezzandola dolcemente.
-Ma non posso scusarmi per quello che provo... non posso-
Il battito della ragazza stava aumantando vertiginosamente, mentre il ragazzo si stava avvicinando. Lo vide deglutire rumurosamente, sembrava davvero nervoso.
-Penso... penso di amarti Bea...- sussurrò.
Il cuore le esplose, le emozioni che in tutti i modi aveva cercato di nascondere le sfuggirono inondandole ogni particella del suo corpo. Aveva davvero detto quello? Aveva davvero...?
Le guance diventarono rosse sotto lo sguardo attento e deciso del ragazzo, sentiva il cuore correre, battere così velocemente che aveva l'impressione si sarebbe fermato. Avrebbe voluto rispondere, ma qualcosa le bloccava la gola, forse era il suo orgoglio che le impediva di parlare.
Vedendo che la ragazza non rispondeva il leggero sorriso si trasformò in una smorfia triste, le diede un lieve bacio sulla fronte si allontanò da lei alzandosi. Se ne andò lasciandola lì con un pensiero inespresso che le volteggiava nella mente quasi gridando.
"Penso di amarti anchio!"






















Ecco qui finalmente il capitolo 17! Scusate il ritardo ma in gran parte non è colpa mia! Il mio pc è stupido e mi ha cancellato tutti i file recenti pure la storia, ho dovuto riscrivere tutto! Un fastidio di cui avrei benissimo fatto a meno, ma per fortuna sono riuscita a riscriverlo in tempo record! Anche se il risultato non è come quello originale... ma mi devo accontentare 





Sayuri_14 : Ciao! Ihihih per Francesco e Emma dovrai aspettare... ma neanche tanto xD posso solo dirti questo! Alice... si sono cattiva con lei, anche se in questo capitolo la risparmio un pò... per accanirmi con Bea xD. Baci^^ 




Nebbia4e : Ciao! Mi fa piacere che tu abia trovato del tempo per recesire la mia storiella ^^ e grazie per i complimenti! Il ragazzo nella foto è Matthias Streitwieser! Baci^^



Emily Alexandre : Ciao! Anche tu sei impaziente per Emma e Francesco xD ma pazientate ancora un pò, giuro che non è tanto! Baci^^








Al prossimo capitolo!
Baci^^

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Capitolo 18
*** Gita ~ Viaggio ***


Gita ~ Viaggio



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What have I got to do to make you love me
What have I got to do to make you care
[...]
It's sad (so sad)
It's a sad, sad situation
And it's getting more and more absurd.
It's sad (so sad)
Why can't we talk it over?
***
Cosa devo fare per farmi amare da te
Cosa devo fare per fare in modo che te importi qualcosa
[...]
E' triste (così triste)
E' una triste, triste situazione
E sta diventando sempre più ridicola.
E' triste (così triste)
Perchè non ne possiamo parlare?


{Elton John ~ Sorry Seems To Be The Hardest Word}







Era ancora buio quando Emma uscì da casa, trascinandosi dietro una valigia e la borsa. Quel giorno sarebbero partiti per la gita, la Valchiavenna li aspettava. La ragazza stava andando alla scuola dove sarebbero partiti in pullman, si guardò un attimo indietro verso casa sua. Nessuno che l'aveva salutata... scosse la testa sospirando, non era sorpresa di quello, solo sua nonna si era data la pena di salutarla per bene.
Cercava di non darci peso, pensando che ormai ci era abituata a quella distanza che si era andata a creare tra lei e i suoi genitori. Ma la verità era un'altra, si sentiva male per quella indifferenza da parte di suo padre, non sopportava il tono della madre quando si rivolgeva a lei dandole solo ordini.
Scosse lentamente il capo, era meglio non rimuginare al disastro che era la sua famiglia, doveva solo pensare a divertirsi alla gita e niente più!
Era ormai arrivata davanti a scuola dove il pullman era già parcheggiato, ma vide che c'erano solo alcuni professori era la prima alunna ad arrivare. Sbuffò, le altre chissà quando si sarebbero sbrigate, l'ultima cosa che voleva era stare lì a congelare mentre le aspettava.
Incrociò le braccia guardandosi intorno cercando di avvistare l'arrivo di una delle tre, quando all'improvviso vide sbucare un'auto in fondo alla strada e fermarsi nel parcheggio della scuola. Trattenne il fiato quando vide chi scese da quella macchina, anche dopo 4 mesi le faceva lo stesso identico effetto di quando l'aveva visto la prima volta al condominio di sua nonna. Si morse il labbro inferiore senza poter fermare quelle emozioni, cercando di spostare lo sguardo lontano da lui facendo uno sforzo immane.
Era davvero imbarazzante vederlo, sopratutto dopo quello che era successo qualche giorno fa, quando era andata da sua nonna...


Emma era arrivata tranquillamente davati al condominio di sua nonna, quello era stato l'ultimo giorno di scuola prima delle vacanze invernali. In quei giorni era stata molto impegniata, soprattutto per l'amissione al college... ancora sua mamma non si era lasciata convincere e l'aveva costretta a sostenere il colloquio per Oxford. Era ancora molto irritata per quello, aveva 18 anni, diamine! Non poteva scegliere liberamente della sua vita? Ma anche se era contraria era andata lo stesso... ancora non si spiegava perchè cedeva così facilemente a sua madre.
Sospirò, per fortuna di nascosto aveva fatto domanda anche all'università di medicina della città, avrebbe seguito le orme di suo padre facendo chirurgia, anche se il suo sogno era quello di prendere la specializzazione in neurochirurgia. Ormai aveva scelto di fare quel lavoro da tre anni, era affascinata dal poter salvare delle vite.
Entrò nell'atrio sovrapensiero senza vedere chi o cosa poteva esserci e inevitabilmente di scontrò contro qualcuno. Ma successe qualcosa di diverso quella volta, delle braccia la trattennero al petto che emanava un odore di carta le fecero subito capire chi potesse essere.
-Dovresti stare più attenta a dove vai...- le sussurrò roco all'orecchio.
Emma strinse forte gli occhi cercando di frenare i piccoli brividi che le scendevano giù per la schiena e anche il bisogno di ricambiare quella stretta, e quella voce... diamine era così... avrebbe voluto sentirlo all'infinito.
-S-scusa...- mormorò imbarazzata senza la forza di sottrarsi da quell'abbraccio.
Stava così bene lì... avrebbe voluto abbandonarsi completamente, seppur aveva la giacca sentiva i palmi di lui bruciare attraverso la stoffa sulla schiena. Con il cuore in gola sentì una sua mano risalire lungo la sua colonna vertebrale e infine affondare le dita nei suoi capelli. Un sospiro soffocato le sfuggì dalle labbra, non riusciva più a ragionare, tutte quelle sensazione che le bombardavano il cervello erano davvero troppe per poter controllare le sue azioni.
Le sue mani stringevano la stoffa della felpa del ragazzo... che stava succedendo?
Francesco non si spegava il perchè di quel gesto, solo... quel desiderio pressante di toccarla era arrivato al limite e essersela trovata tra le braccia aveva spazzato via gli ultimi residui di autocontrollo che gli erano rimasti.
Saggiò con le mani la consistenza di quei meravigliosi capelli, l'odore di vaniglia che sprigionavano gli arrivvò dritto al cervello facendogli involontariamente stringere di più a sè Emma.
La ragazza con il cuore in gola e il viso in fiamme alzò il capo, incontrò gli occhi azzurro ghiaccio così ardenti che rimase spiazzata del vedere che degli occhi con un colore così freddo potessero trasmette così tanto calore. La mano di Francesco si spostò sulla sua guancia accaldata, sentì che sarebbe successo l'invitabile lo avvertiva in ogni fibra del suo corpo e si rese conto di non aver aspettato altro che quel bacio.
Il viso di lui si avvicinava piano verso il suo, Emma socchiuse appena gli occhi mentre il respiro le si fece appena affannato. Quando sentì il naso sfiorato dal suo trattenne il respiro, oddio si stavano davvero...
Il trillo di un telefono spezzò bruscamente il momento riportando i due alla realtà. Emma sgranò gli occhi scostandosi subito dall'abbraccio, si portò una mano al petto sentiva che ben presto il suo cuore sarebbe corso via da lei. Non riusciva a credere a quello che stava succedendo proprio lì, guardò Francesco spaventata e un pò imbarazzata, ma lui non se ne accorse visto che stava parlando al telefono. Vide la porta dell'appartamento di sua nonna come la sua salvezza, andò di corsa verso essa ancora rossa in viso e affannata, non riusciva ancora a credere... Francesco... si morse il labbro inferiore sentendo al viso una nuova vampata di calore...


Emma sentì ancora le guance accaldate, quell'episodio non abbandonava un attimo i suoi pensieri, quelle emozioni, quello sguardo, quel tocco... un brivido le percorse il corpo e si strinse nelle braccia.
-Emma!-
La ragazza si girò, incrociò degli occhi verdi e inevitabilemente sorrise.
-Luca!-
Dopo quella festa a casa sua aveva stretto una strana amicizia con quel ragazzo, parlavano di tutto e di niente. Era strano, non si era mai sentita così a suo agio con un ragazzo, ma con lui aveva l'impressione di poter parlare di tutto.
-Non vedo l'ora di mettere il mio snowboard!- le disse eccitato.
Emma rise, proprio il contrario di lei che non si era mai messa un paio di sci.
-Beato te che ne sei capace!-
-Non sai sciare?!- esclamò incredulo.
La ragazza lo guardò male, era un disonore non saper usare degli stupidi sci?! Mentre gli tirava un pugno sul braccio sentì addosso un paio di occhi, occhi che conosceva molto bene e solo loro avevano il potere di farla infiammare in quel modo. Con la coda dell'occhio vide Francesco guardarla in modo strano... come infastidito, possibile...?
-Scusa! Stavo scherzando! Dai mi offro come tuo insegnante!- rise Luca distogliendola dall'osservare il prof.
-O-ok...- disse incerta lei.
Era rimasta confusa da quell'occhiata, che lui fosse... geloso? Scosse la testa scacciando via quel pensiero impossibile. Non potè però ignorare lo strano senso di compiacimento che la pervase a quella scoperta.
-Bene! Chissà come sarà vederti cadere!- ghignò lui.
Emma socchiuse gli occhi guardandolo male e dandogli un'altro pugno sul braccio.
-Ahi! Quanta violenza! Mi verrà un livido che non andrà più via!- si lamentò.
-Così impari a prenderti gioco di me!-
Si misero a ridere ancora, la ragazza si stava già divertendo e non erano ancora partiti! In quel momento arrivò una macchina che conosceva bene... su cui era salite tante di quelle volte che aveva perso ormai il conto. Strinse involontariamente i pugni quando vide chi stava scendendo dall'auto. Pure in quella gita doveva tormentarla... Nico.
I suoi occhi si posarono di sfuggita su di lei, quasi non ci fosse. Seppur il sentimento che aveva avuto per lui si stava affievolendo, non poteva impedirsi di provare ancora qualcosa per lui e di conseguenza essere ignorata così palesemente non faceva altro che addolorarla.
-Dovresti smetterla di pensare a lui...-
Si girò verso Luca che la guardava seriamente. Lei sorrise appena, lo sapeva bene.
-A volte è troppo difficile ignorare... e io sto esaurendo le forze-
Lui la fissò con le sopracciglia agrottate, sembrava sinceramente preoccupato, cercò di sorridere sperando di scacciare via quell'espressione che poco gli si addiceva.
-Emma!-
Emma vide da lontano Alice che la salutava, finalmente era arrivato qualcuno.
-Era ora che ti sbrigassi!-
-Scusa! Sai non è molto facile svegliarsi alle 6 del mattino!- si difese l'altra.
La rossa alzò gli occhi al cielo, ma sorrise.
-Be io vado dai miei amici, sono appena arrivati... ciao Emma ci vediamo dopo! Ciao Alice!- disse Luca prima di andar via.
Mentre lo guardarono salutare dei ragazzi Alice scosse la testa sospirando. Emma la guardò curiosa, l'altra rispose con un'occhiata rassegnata.
-Possibile che pensi ancora a quello stronzo quando hai davanti a te un ragazzo così che tiene a te?-
-Luca non è interessato a me in quel modo!-
-Si certo! E Palumbo è simpatico! Diamine Emma è palesemente interessato a te!-
Emma scosse la testa ridendo, che sciocchezze erano quelle? Luca era solo un amico!
-Stai dicendo delle cose assurde lo sai Ali?-
-Sei te che le credi tali! Devi toglierti dalla testa Nico!-
Emma socchiuse gli occhi, irritata. Sapeva bene anche da sè che Nico doveva diventare un capitolo chiuso della sua vita non c'era bisogno di sbatterle in faccia quello!
-Certo che detto da te che per dimenticare Eric te la fai con un suo amico...- le morì la voce in gola, non voleva dire quello! Guardò preoccupata l'amica che era rimasta gelata da quella frase.
-I-io... scusami Ali! Non volevo...-
-N-non... non fa niente... penso di essermelo meritato...- disse con voce forzata.
In quel momento arrivarono Bea e Ele e anche gli altri che partecipavano alla gita come Eric e Mirko.
I prof li fecero salire sul pullman e mentre Santoro girava avanti e indietro con la lista dei nomi per vedere chi c'era a chi no Alice guardava fuori dal finestrino, sentiva su di sè lo sguardo dispiaciuto di Emma, ma l'ultima cosa che voleva era affrontarla. Sospirò, dopotutto aveva ragione lei... solo che sentirselo sbattere così in faccia era davvero dura e poi dopo quello che era successo...


Alice guardava incerta la porta che aveva davanti a sè. Non sapeva nemmeno lei che ci faceva lì... stava camminando e semplicemte si era trovata davanti a quella maledetta porta. Si morse il labbro inferiore e alzò la mano per bussare.
-Alice?- un sussurò incredulo la fece voltare.
La ragazza si irrigidì vedendo chi aveva di fronte, i suoi occhi incontrarono due pietre nere che la fissavano soprese.
-Eric...-
-Che ci fai qui?!- chiese bruscamente.
Alice fece per rispondere in modo altrettanto aspro quando la porta si aprì e Matteo fece capolino dietro ad essa. Sembrava sorpreso nel vedere Alice, ma anche felice quasi da non accorgersi di Eric.
-Ali...- sussurrò sorridendo.
La ragazza si morse il labbro inferiore e rispese appena, si sentiva a disagio con lo sguardo indagatore di Eric addosso.
-Teo- disse seccato l'altro vedendosi ignorato.
-Oh Eric! Non ti avevo visto...- esordì imbarazzato.
-Già... avevo notato... vorrà dire che parleremo un'altro giorno.. ciao- disse duro per poi andarsene.
Alice lo guardò con rimpianto mentre lo vedeva camminare sul vialetto e si impose di non rincorrerlo, di non illudersi, di non...
-Non mi aspettavo che arrivassi...- sussurrò guardandola teneramente.
Alice si volse verso di lui, a fatica aveva distolto il suo sguardo da Eric e quello non faceva altro che irritarla.
-Sinceramente non me lo aspettavo nemmeno io!-
Matteo rise e la fece entrare, era carina come casa, viveva ancora con i suoi genitori ma stava cercando casa e lo stage in Inghilterra gli aveva aperto molte strade per trovare lavoro, ma lui aveva voluto continuare con l'università ancora un anno e poi avrebbe fatto i 18 mesi di praticantato in una redazione, il suo sogno era fare il giornalista lo diceva sempre anche da ragazzino.
-Come mai Eric era venuto?- chiese senza riuscire ad impedirselo.
-Be aveva detto che mi doveva parlare... penso sia per la scelta dell'università non sa quale decisione prendere...- disse mentre prendeva dei bicchieri.
Alice rispose solo con un "Ah.." sussurrato. Non aveva mai pensato che Eric avesse delle incertezze su quel versante, ma si rese conto di non aver mai parlato di cosa avrebbero fatto dopo le superiori. Scoprire quello le lasciò l'amaro in bocca, dopo 18 anni non avevano mai parlato di una cosa così importante...
-E tu invece? Cosa farai?-
La voce di Matteo la riscosse per l'ennesima volta. Lo guardò e sorrise appena, cosa avrebbe fatto lei?
-Ho fatto domanda alla facoltà di Sciense della Formazione Primaria...-
-Vuoi diventare maestra?- chiese sorridendo.
-Si... mi piace stare con i bambini- disse semplicemente.
Sua madre avrebbe voluto che facesse un lavoro un pò più retribuito, ma lei era ferma nella sua scelta.
Mentre prendeva il bicchiere di caffè pensò a quello che sarebbe stato il suo futuro, se la sua via lavorativa era più che certa la sua vita sentimentale sembrava un grande e immenso caos. Cosa poteva fare? Era davvero la scelta giusta cedere all'amore di Matteo? Poteva davvero illuderlo così? Ma cosa poteva fare se il suo amore per Eric non poteva avere un futuro...
Sospirò e si accorse solo in quel momento di quanto Matteo fosse vicino. Alzò lo sguardo confusa e vide i suoi occhi guardarla con desiderio e con una domanda a cui lei non sapeva rispondere. Alice mise il bicchiere sul piano a cui era appoggita e si girò verso di lui, sapeva che era una scelta insensata e che molto probabilmente se ne sarebbe pentita, ma... ma adesso aveva bisogno di qualcuno vicino. Allacciò le braccia intorno al collo del ragazzo che rispose con entusiasmo stringendola per i fianchi.
Si baciarono e Ali non potè fare a meno che pensare ai baci di Eric. Erano sempre stati intensi, disperati quasi... non avevano nulla a che fare con quello che si stava scambiando con Teo, in quello non c'era nessuna urgenza, nessuna... emozione, almeno da parte sua. Strinse forte i pugni ignorando quei pensieri e sforzandosi di rispondere con trasporto, sforzandosi di mentire a se stessa dicendosi che in quel bacio c'era qualcosa, un'emozione e non quel vuoto.
Quando più tardi stava andando via da quella casa Matteo la baciò ancora sulla porta mentre lei stava uscendo. A capo chino camminò per il vialetto e quando fece per girare a destra si accorse che qualcuno dall'altra parte della strada la stava fissando. Sollevò il viso e vide qualcuno che avrebbe preferito evitare...
Eric la guardava furioso, le ci volle poco a capire che aveva visto il bacio di congedo che si era scambiata con Matteo. Si sentì in colpa sotto quello sguardo accusatore, si sentiva una traditrice come aveva potuto accettare Matteo? Ma poi l'immagine di lui mentre baciava Giulia e Giorgia la fece riscuotere... perchè doveva sentirsi così? Perchè? Quando era lui il prima a tradire tutto quello che c'era tra di loro? Sostenne il suo sguardo arrabbiata con se stessa per quei sentimenti.
Improvvisamente Eric attraversò la strada andando verso di lei, vedendolo avvicinarsi il suo cuore prese a battere più veloce e per quello si infuriò ancora di più.
-Che vuoi?- disse bruscamente senza la ben che minima voglia di stare a parlare con lui.
-Si può sapere che diavolo stai combinando?!- esclamò irato Eric ignorando la sua domanda.
-Non penso che questo sia affar tuo!-
-Tu non lo ami Matteo!- esplose Eric.
Alice lo fissò spiazzata da quelle parole... era vero, non amava Teo, non come amava quello stupido ragazzo che aveva davanti a sè e questo non faceva altro che farla arrabbiare, perchè non potevano stare insieme, perchè era uno stronzo che andava con tutte, perchè... perchè era suo cugino e niente avrebbe permesso loro due di poter essere felici insieme.
-Io posso imparare ad amarlo... posso dimenticare questo folle sentimento con lui... posso essere felice se solo mi dimenticassi di te!- disse duramente guardandolo fisso negli occhi.
Eric si allontanò da lei come se l'avesse schiaffeggiato, Alice si accorse della nota di disperazione nei suoi occhi solo un attimo prima che lui si volse per allontanarsi da lei lasciandola con uno strano presentimento nel cuore...


-Ali! Ma ci sei?-
La voce di Bea la ridestò da quel ricordo. Si guardò intorno, la luce del sole stava illuminando le strade, quanto tempo era passato?
-Co-cosa?-
L'amica alzò gli occhi al cielo rassegnata.
-Ti ho chiesto se venivi a fare colazione!-
Alice la guardò stranita e solo allora che erano fermi nel parcheggio di un autogrill. Sgranò gli occhi, come aveva fatto a non accorgersi che erano arrivati fin lì?
-S-si... vengo...-
Si sentiva scossa, era talmente immersa nei suoi ricordi che aveva ignorato il mondo esterno. Scesero dal pullman e andarono al bar dove c'erano anche le altre. Vide Santoro mentre cercava di fermare dei ragazzi di terza che stavano cercando di prendere film vietati ai minori e Ferrari fare tranquillamente colazione mentre una prof dello scientifico civettava vicino a lui.
-Ali finalmente! Cosa stavi facendo?- disse Ele mentre si sedeva con loro.
-Era persa nel suo mondo! Ho dovuto chiamarla quattro volte prima che mi ripondesse!- rispose Bea.
-Esagerata.. ero solo un pò distratta tutto qui...-
Emma la guardava come per chiedere scusa, si sentiva ancora in colpa per quello che le aveva detto. Con lo sguardo le fece capire che andava tutto bene e la perdonava, l'altra annuì appena, ma dal viso si capiva che non era del tutto convinta.
Le ragazze pesero dei capuccini con brioches e mentre aspettavano l'ordinazione Ele le aggionava sulle ultime notizie, ma Emma non sembrava particolarmente interessata. Stava fissando con un certo fastidio qualcuno e Alice sperava fosse Luca che magari stava parlando con una ragazza, ma visto che era dietro di lei che l'amica guardava non poteva accertarsi su chi fosse rivolta la sua attenzione.
-Sembra che la vice e Santoro abbiano rotto!- disse Ele.
-Ahahah davvero? Wow devo dire che è durata molto!- scherzò Bea.
-Già! È un peccato... anche se penso continuerà ad arrivare in ritardo alle lezioni-
-Speriamo! Anche se a pensarci bene non è che facciamo chissà cosa anche con lui in palestra-
-In effetti...-
Si misero a ridere e in quel momento arrivarono i cappucci e le brioches. Bea sorseggiò il suo con un sospiro soddisfatto, era un pò assonnata e non era riuscita a mangiare niente prima di partire e quella colazione era una manna dal cielo.
Era stato un viaggio abbastanza tranquillo fino ad adesso, aveva ascoltato l'i-Pod tutto il tempo senza la voglia ascoltare le chiacchere di Ele e Emma. In quei giorni non era stata molto loquace, non che avesse litigato con loro, solo... non aveva voglia di parlare e neanche di pensare.
-Però non è giusto che mi lasciate da sola a sciare!- si lamentò Alice.
-Non è colpa nostra se non sappiano sciare!- ribattè Ele.
-Potevate imparare!-
-Ihihih dai Ali! Magari incontri un bel sciatore!- disse scherzando Emma.
-Si magari! Ci sono solo vecchi che sciano! Gli altri fanno snowboard!-
Bea ascoltava distrattamente quei discorsi futili, si alzò dicendo che andava a pagare la sua ordinazione. Andò alla cassa, e ritornando indietro vide che c'era uno spazio per i libri e visto che non aveva tutta quella fretta di ritornare dalle amiche andò a vedere cosa c'era in vendita.
Si aggirò tra gli scaffali senza trovare niente di interessante, stava per rotornare dalle sue amiche quando intravide Mirko con Eric mentre parlavano. Bea strinse forte i pugni, guardandolo con tristezza. Dostolse in fretta lo sguardo mordendosi il labbro inferiore faceva male guardarlo e non poter avvicinarsi a lui...
Ritornò dalle sue amiche e presto dovettero andare sul pullman per ripartire. Le altre continuavano a parlare, ma lei non aveva la forza per far finta di scherzare, lanciava ogni tanto delle occhiate a lui che era qualche posto più avanti e non poteva evitare di sospirare ogni volta.
Dopo quello che era successo... aveva paura di andare da lui e dirgli tutto quello che provava...


Bea camminava velocemente lungo le strade affollate del centro, era in ritardo... in assoluto ritardo. Maledetta lei e il suo vizio di aspettare! Era la vigilia di Natale e lei era a mani vuote e doveva al più presto comprare i regali! Sospirò, non aveva assolutamente idea di cosa fare, le mancava solo i regali per Alice, Ele e Emma. Cosa poteva fare a loro?
Non aveva nessuna idea e il tempo era agli sgoccioli. Stava per mettersi ad urlare per la frustrazione quando vide Mirko in un negozio, si bloccò incapace di fare alcunchè se non guardarlo attraverso il vetro.
Stava facendo il commesso in un'altro negozio... lo vedeva sorridere educatamente ai clienti mentre mostrava loro come funzionavano i vari articoli di elettronica, lo vedeva salutare e guardare malinconicamente le famiglie che uscivano dal negozio. Guardarlo lì le fece venire le lacrime agli occhi e la voglia di fissarlo dritto negli occhi e di abbracciarlo era così forte che le mancò il respiro.
Senza esitazione entrò dentro al negozio, andò alla cassa e proprio quando arrivò davanti a lui tutta la decisione, la fermezza svanirono appena incrociò il suo sguardo lasciandola impalata a fissarlo senza la forza di dire una sillaba. La guardava sopreso, di certo non si aspettava di vederla lì e dopo quello che era successo, le parole che lui le aveva detto l'aveva evitata per tutte quelle settimane senza lasciarle la possibilità di chiarire.
-Bea...-
Il sussurro di Mirko la fece rabbrividire e la voglia di toccarlo non diminuiva. Gli occhi marroni di lui la guardavano sopresi e quasi impauriti... forse perchè non potevano evitarla come aveva fatto? Un groppo in gola le impediva di rispondere e odiò con tutta se stessa il suo essere così sensibile.
-Che ci fai qui?- chiese lui cauto, vedeva che era in difficoltà.
Bea deglutì rumorosamente, che poteva dire? Scusa ma sai ti ho visto nel negozio e non ho potuto fare a meno che entrare e iniziare a fissarti come una pazza... e per caso mi dici perchè alla vigilia di Natale lavori? Scosse la testa, non poteva certo dire una cosa del genere!
-I-io... volevo parlarti...- riucì a dire a mallapena.
Mirko la guardò teso e annuì meccanicamente, non sembrava felice della cosa, ma non poteva certo evitarla per sempre!
-Va bene... tra 10 minuti stacco, se vuoi aspettare...-
-Aspetterò...-
Il ragazzo servì altri due clienti e cambiò il posto con un'altro tizio, Bea lo aspettò fuori dal negozio con una stretta allo stomaco chiedendosi se era una buona idea parlare con Mirko, se non era meglio andarsene a casa, ma non poteva scappare per sempre doveva inizare ad affrontarlo o sarebbero sempre stati in quella situazione di stallo che si era andata a creare. Guardò distrattamente la gente che le passava di fronte senza pensarci, senza vederle veramente.
-Cosa volevi dirmi?-
La voce di Mirko le arrivò all'improvviso senza che lei se lo aspettasse, si voltò di scatto verso di lui quasi spaventata. Si mise una mano sul cuore, e prese un profondo respiro.
-Scusa! Non volevo spaventarti!- si preoccupò lui vedendola in quelle condizioni.
-Non fa niente... mi si coglie di sorpresa facilmente...- disse dopo essere stata sicura che la sua voce non vacillasse.
-Allora che vuoi fare? Andiamo in un bar?- chiese Mirko guardandosi in giro con le mani nelle stasche... sembrava così teso.
-No... camminiamo... magari andiamo al parco-
Se c'era un cosa che Bea adorava era il parco della città invaso dalla neve tutto: gli alberi, i cespugni e le fontanelle le sembravano luccicanti e... intoccabili, quasi fossero eterni. Tutto il contrario della sua vita che era in continua mutazione, non aveva appigli, punti fermi se non le sue amiche ma sentiva che anche loro stavano cambiando... eppure quanto avrebbe voluto cristallizzare anche lei il tempo adesso.
Camminando però sentiva di fianco a sè la presenza di Mirko e non sapeva come, ma la rassicurava il fatto che lui le fosse accanto, probabilmente perchè le era mancato così tanto...
-Sai... sarei venuto anchio da te...-
Bea si girò verso di lui sorpresa, ma non sapeva se credere davvero a quello che stava dicendo, infondo l'aveva evitata per settimane.
-Davvero? Non mi sembrava proprio che avessi voglia di parlarmi...- disse un pò acida lei.
Mirko guardava la strada davanti a sè contraendo la mascella, gesto che faceva sempre quando era in difficoltà.
-È che non è facile parlarti... dopo tutto quello che è successo...-
Guardava qualunque cosa meno che lei e non potè evitare di sentirsi un pò offesa e arrabbiata per quel comportamento. Strinse convulsamente la borsa e fece un profondo respiro per calmarsi, dopotutto voleva sapere davvero una cosa...
-Capisco... però vorrei una rispota da te e questa volta vorrei davvero sapere la verità- disse ferma.
Mirko si passò una mano fra i capelli fermandosi proprio al centro del vialetto che passava in mezzo al parco. Alcuni fiocchi che stavano iniziando a cadere passarono tra di loro quasi a dividerli.
-Cosa vuoi sapere?- sospirò lasciando cadere la mano e guardandola per la prima volta in faccia.
-Perchè avevi detto di non voler più avere a che fare con me? Qualche mese fa... senza una motivazione te ne sei andato e io ho il diritto di sapere- disse fissandolo direttamente negli occhi come per provae la sua fermezza nel voler sapere.
Mirko abbasò lo sguardo non riuscendo a sostenere quello di lei, era impreparato a quella domanda... si sarebbe aspettato di tutto, ma quello! Proprio la domanda a cui non sapeva come rispondere... la domanda che gli faceva più paura.
-I-io...- riuscì a dire solo e si diede dello stupido per quello.
-Ho il diritto di sapere Mirko... mi hai ferita con quelle parole, io mi fidavo di te e di punto in bianco, puff, sei voluto sparire-
La capiva, ma... era troppo difficile... troppo doloroso dire tutto quello che lo aveva spinto a fare una cosa del genere.
-Non è facile spiegarti Bea... io... sono successe delle cose... non le ho mai dette a nessuno...- disse a fatica, sperava di rimandare di più l'inevitabile.
-Mirko... dimmele queste cose! Ti prego! Fammi capire che non sei stato così stronzo per niente! Fammi che che non...- si bloccò prima che potesse dire altro.
"Fammi capire che non amo un completo imbecille inaffidabile!" concluse pensando.
Restarono così, immobili. Bea non seppe quanto tempo passò effetivamente, ma le sembrava un'eternità prima che Mirko alzasse il capo e la guardò in viso con una determinazione negli occhi e capì che avrebbe detto tutto.
-Io... avevo 10 anni quando mia madre se ne andò, non so perchè, come, con chi... so solo che la sera mi portò a letto, mi lesse come al solito una pagina di un libro e il mattino dopo non c'era più, nessun biglietto, nessuna lettera... niente di niente solo l'armadio vuoto dei suoi vestiti faceva capire che non c'era più. Da quel giorno in poi vissi solo con mio padre che non si dava pace e da lì... iniziò a bere. Amava davvero mia madre, così tanto da non riuscire più a vivere senza di lei... ogni giorno che tornavo da scuola lo trovavo steso da qualche parte in casa senza neanche la forza di alzarsi- deglutì quasi cercasse di ricacciare indietro immagini che non avrebbe voluto ricordare -Perse il lavoro... spese i pochi risparmi che aveva in alcool... mia zia capì subito che non poteva lasciarmi da lui quindi mi prese con se lasciando mio padre da solo. Una settimana dopo lo ricoverarono in ospedale in condizioni gravissime, aveva cercato di suicidarsi- scosse il capo lentamente, mentre lei lo guardava ogni attimo di più in pena, poi Mirko la guardò -Da quel giorno in poi promisi a me stesso che non mi sarei mai innamorato, che mai avrei permesso a nessuno di aver così tanto potere su di me... che nessuno poteva farmi fare la stessa fine-
Bea lo guardava pietrificata, i fiocchi di neve scendevano ogni attimo sempre di più. La ragazza non sapeva cosa dire, rimase muta senza sapere da dove iniziare, ma lui non aveva ancora finito.
-C'ero riuscito... per un periodo credevo anche di farcela, ma... ma poi sei arrivata tu! Tu con il tuo entusiasmo e la tua gentilezza, mi hai spiazzato, lasciato senza parole, senza niente con cui difendermi-
La neve portata dal vento disegnava ghirigori intorno a loro, ma non ci facevano caso... si guardavano negli occhi senza più parlare, senza più niente da dirsi. Poi all'improvviso Mirko ruppe il contatto visivo e si girò.
-Ecco questo era quello è volevi sapere...- sussurrò prima di andarsene.
Bea non ebbe neppure la forza di chiamarlo, era rimasta immobile lì con la borsa stretta tra le mani...


Bea scosse la testa scacciando via il ricordo, da quel gionrno non l'aveva più visto solo oggi. Le bruciava ammettere di aver paura... paura di poter fare qualcosa, anche solo per sbaglio, e farlo soffrire... ma non lo stava forse facendo anche adesso?



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Capitolo 19
*** Gita ~ Attimi ***


Gita ~ Attimi

Oh no, this couldn't be more unexpected
And I can tell you I've been moving in so slow
Don't let it throw you off too far
Cause I'll be running right behind you


Could this be out of line? (Could this be out of line)
To say you're the only one breaking me down like this

***

Oh no, questo non potrebbe essere più inprevisto
e ti posso dire che mi sono fatto avanti così lentamente
non lasciare che ti sbilanci troppo
perchè starò correndo proprio dietro di te

Questo potrebbe essere esagerato? (potrebbe essere esagerato)
dirti che tu sei l'unica che mi abbatte così


{Acceptance ~ So Contagious}


Le canzoni la cullavano dolcemente nell'ultimo tratto del viaggio, arrivati all'albergo Emma spense l'i-Pod con un pò di dispiacere. La cosa che adorava di più era il viaggio e ascoltare la musica in autobus le era sempre piaciuto, non sapeva dare una spiegazione... forse perchè adorava avere un sottofondo ai suoi pensieri.
Scesero dal mezzo un pò fiacchi, in fondo erano stati molto seduti.
-Non ci credo! Sono in piedi!- esclamò Bea sgranchiendosi le gambe.
Emma rise, in effetti anche le sue gambe formicolavano.
-Già, è stato un viaggio lungo...- disse Ali trattendendo uno sbadiglio.
Santoro intanto iniziava a fare l'appello, ma Emma era distratta dallo spettacolo magnifico che le si parava davanti. Era semrpe stata affascinata dai panorami innevati, e questo non faceva eccezzione. Il sole che era alto sulle loro teste dava un leggero calore e faceva brillare la neve come se fosse fatta di tanti piccoli diamanti. Sorrise riempiendosi gli occhi di quel magnifico spettacolo.
-Davvero bello, eh?-
Una voce calda e roca la distolse dalla sua contemplazione, vedendo Francesco così vicino a lei arrossì istantaneamente, succedevfa spesso quando si accorgeva che quei occhi di ghiaccio erano su di lei.
-S-si... davvero bello- mormoròabbassando lo sguardo.
-Sarà una gita indimenticabile non trovi? Con questo spettacolo tutti i giorni non può che esserlo-
-Si, non ci sono parole per descrivelrlo...
Alzò lo sguardo in tempo per incorciare il suo, sembrava... impacciato? Agrottò le sopracciglia, possibile che fosse...?
-Forse è meglio che entriamo in albergo-
Emma annuì arrossendo ancora, non riusciva a controllarlo, ogni volta che stava con lui si sentiva così... esposta. Raggiunse le sue amiche cercando di risprendere un pò di controllo.
-Siamo al terso puiano!- annunciò Ele.
-Speriamo di avre una camera decente- brontolò Bea.
-Ma si dai... solo prchè una volta abbiamo trovato uil bagno pieno di muffa nn vuol dire che ci capiti sempre!- disse Ali.
Andarono all'ascensore e sentirono Santoro dire che per pranzo dovevano trovarsi tutti al ristorante dell'albergo. La loro camera era la 225, era in fondo al corridoio. Aprirono la porta, e a dispetto delle preoccupazioni di Bea, era davvero carina. I quattro letti singoli si trovavano nei quattro angoli della stanza davanti a loro c'era la porta del bagno dove Ele si era subito fiondata scoprendo una Jacuzzi.
-Questa è mia!- disse innamorandosi subito della vasca.
Emma si acaparrò il letto a sinistra vicino alla vetrata, dopo aver messo giù le valige si buttò sul materasso facendo un lungo sospiro. Era stanca, aveva bisogno di un paio di ore di sonno. Vide che Alice aveva preso il letto in faccia al suo mentre Ele e Bea stavano nel bagno a litigarsi la Jacuzzi.
-Ci sono arrivata prima io quindi è mia!- protestava Ele
-Non mi sembra di vederci il tuo nome sopra!- ribatteva seccata l'altra.
Alice e Emma si guardarono e alzarono gli occhi al cielo, ma sorrisero.
-Devono litigare anche per la vasca da bagno...- disse la rossa.
-Saresti sorpresa di vedere dove possono arrivare a litigare-
-Perchè?-
-Una volta sono arrivate a litigare per il diario, l'avevano preso uguale e hanno continuato a dirsi che una aveva copiato l'altra per almeno due ore-
Ali scosse la testa mentre Emma rise.
-È proprio da loro...- disse sorridendo la rossa alzandosi, era meglio mettere a posto le sue cose. Dopo la litigata anche Bea e Ele presero il loro letto, Bea di fianco a Emma mentre Ele dall'altra parte. Passarono il tempo rimanente a tirare fuori le loro cose e a chiaccherare.
-È già mezzogiorno, è meglio andare a mangiare- disse Alice.
-Finalmente, stavo svenendo... ho bisogno di zuccheri!- statuì Bea.
-Voi andate, io devo finire una cosa poi vi raggiungo-
-Ok ci vediamo dopo- detto questo uscirono dalla stanza.
Emma sospirò e prese il cellulare, doveva chaimare sua nonna, le aveva promesso che appena arrivata le avrebbe fatto sapere. Rispose subito al secondo squilo, Emma le raccontò che stava bene ed era arrivata sana e salva all'albergo, le disse che la camera era molto bella e che avevano pure la Jacuzzi in bagno.
-Mi fa piacere sentire che ti diverti... e Francesco? Lui sta bene? Sai mi ha detto che sarebbe ventuo...-
Emma riamese un pò sorpresa, aveva capito che la nonna aveva preso in simpatia il suo prof, ma non si sarebbe certo aspettata tutto quell'impprovviso interesse.
-Oh... s-si certo, sta bene...- pronunciò incerta.
-Bene, mi fa piacere... e, Emma?-
-Si?-
-Non pensare troppo e cerca di lascirti andare... è una gita e divertiti!-
La raggazza spalancò gli occhi sorpresa, soprattutto dal tono di voce quasi... malizioso? Ma non fece in tempo a rispondere che l'anziana aveva interrotto la comunicazione. Rimase impalata a guarare il cellulare senza vederlo veramente. Che lei avesse capito...? Oddio era così evidente? Ma di cosa si sorprendeva, sua nonna la conosceva meglio di chiunque altro... anche di se stessa.
Con un sospiro mise il celliare in tasca. Prima di uscire si ravvivò i capelli, cercando di non pensare alle parole di sua nonna e a un paro di occhi di ghiaccio. Uscì dalla camera immersa nei suoi pensieri e non si accorse della presenza di un'altra persona sul piano e inevitabilmente ci finì contro.
"Dio perchè? Dimmi che non è lui, dimmi che..."
Alzò lo sguardo e incrociò gli occhi che da settimane, se non mesi, la stavano tormentando.
-Stai bene?- chiese Francesco.
-S-si certo...-
-Sembra quasi destino... dobbiamo sempre incontrarsi così- disse con un mezzo sorriso.
Il lieve accenno a ciò che era successo giorni fa la fece arrossire, perchè doveva semrpe ricaderci? Quelle sensazioni... non riusciva a dimenticarle, erano state così forti, tanto potenti da lasciarla senza difese, vulnerabile.
-Uhm... io... devo andare al ristorante- disse ricordandosi improvvisamente che quella era la sua meta. Stava per sorpassandolo quando lui la prese per un braccio. Emma si irrigidì, nonostante il suo corpo languisse.
Si voltò di scatto, incontrò i suoi occhi e quai smise di respirare, non la stava solo guardando. La scrutava, scavava nei suoi occhi, si sentiva esposta... come sempre quando si tattava di lui. Il calore della sua presa attraversava lo strato di stoffa e Emma sentiva il suo corpo andare lentamente a fuoco.
-Devo andare anchio... facciamo la strada insieme?-
Emma annuì debolmente, sentiva che la sua voce non le avrebbe obbedito. Francesco sorrise, lo faceva spesso, ma quel sorriso era diverso, sembrava più... vero. La liberò lentamente dalla stretta, quasi non volesse perdere quel contatto. Lei scosse la testa, quasi per scacciare via quel pensiero.
Andarono verso l'ascensore, quando le porte si chiusero Emma strinse i pugni. Lo spzio ristretto non faceva altro che renderla ancora più consapevole della vicinanza di Francesco, sentiva nell'aria l'elettricità.
Lo guardò di sottecchi e vide che anche lui si era irrigidito, si sentì arrossire vednedo che aveva avuto la sua stessa reazione. Accolse con un sospiro di sollievo l'apertura delle porte, uscirono e andarono al ristorante e l' si divisero. Lui andò al tavolo dei prof mentre Emma si diresse verso le sue amiche che stavano divindendo il tavolo con Mirko, Eric e Luca.
La ragazza si chiese il perchè di quella strana situazione salutò e si sedette senza fare domande e analizzando le persone sedute lì. Vide che Mirko e Bea lanciavano occhiate senza che l'altro se ne accorgesse, Eric era teso e si guardava in giro mentre Alice fissava il suo piatto mordendosi il labbro inferiore, gli unici che sembravano normali erano Luca e Ele che seppur sentivano la tensione che aleggiava in quel tavolo cercavano di fare converazione.
-Allora avete preparato gli sci?- domandò Luca.
-Diciamo di si... non sono molto brava, anzi sono del tutto incapace a sciare!- disse Ele sorridendo.
-Ahahah.. allora non veramtne non sei l'unica Emma!- rise il ragazzo guardandola. Emma si limitò a fargli la linguaccia mentre gli altri quattro ragazzi stavano zitti. La rossa li guardava di sottecchi con una punta di tristezza, sperava che le cose tra di loro si sistemassero... odiava vedere Bea e Ali in quello stato. Il pranzo si svolse velocemente, senza molte altre parole se non da Luca e Ele.
Quando tutti ebbero finito i prof li fecero toranre nelle loro camere per prepararsi. Emma scoprì con grande sconcerto che il prof di sorveglianza nel loro corridoio era proprio Francesco e che Luca, Mirko e Eric erano in camera assieme e pure sul loro paino. Lo sentiva sarebe stata davvero una gita indimenticabile...


Si morse il labbro inferiore mentre cervava di sare in piedi. Lo sapeva... era davvero difficile stare su quei maledetti sci! Bea sospirò mentre cercava di togliersi un ciuffo di capelli sfuggito al casco. Guardava invidiosa i bambini che scendevano con agilità dalla pista, si sentiva un'incapace.
Era da sola solo perchè Ele aveva convinto Emma a stare lontana dalla neve almeno per quel giorno. Strinse le racchette fissando rabbiosa la baita ce fungeva da bar. Se solo Mirko fosse stato lì con lei a farle imparare... al pensiero del ragazzo abbassò lo sguardo con una smorfia impercettibile che le piegava le labbra.
-Mirko dai! Mi devi far imparare quella nuova mossa con lo snow!-
La voce di Eric arrivò inaspettata alle se orecchie tanto che quasi fece cadere le racchette.
-Non ho voglia di andare con lo snowboard oggi Eric- rispose stanca mentre Mirko, molto probabilmente non era la prima volta che insisteva. Bea si girò e cvido i due ragazzi che stavano camminando. Mirko aveva gli sci mentre Eric teneva sottobraccio lo snowboard. Si chiese cosa ci facessero lì, alla pista dei principianti mentre sapeva che loro erano molto bravi a sciare.
-Si però cosaci facciamo qui? Andiamo almeno in quella decente visto che i prof ci vietano il fuori pista...-
-Devo fare una cosa- disse vago Mirko guardandosi intorno.
-Ho capito... be nadrò da solo- sbuffò Eric vedendo Bea non molto lontano.
L'altro sorrise, gli sarebbe piaciuto gareggiare con l'amico, ma doveva mantenere una promessa. Mentre Eric andava via il ragazzo si avvicinò a Bea che se ne stava immobile a stringere convulsamente le racchette.
-Sai... funziona meglio se ti muovi...- disse Mirko con un sorriso.
Non sapeva come era iuscito a trovare il soraggio di parlarle, ma a cosa sarebbe servito stare lontano da lei?
-Lo so che mi devo muovere- sbottò la ragazza.
-Be non sembrava, ma se vuoi posso aiutarti-
Bea si voltò di scatto verso di lui con gli occhi spalancati, l'ultima cosa che si sarebbe aspettata era quell'offerta che le aveva fatto mesi fa.... pensavza che dopo tutto quello che era successo non volesse più avevre a che fare con lei. Strinse forte le racchette sentendo il sollievo risollevarle il morale. Negli occhi di Mirko c'era ancora quello strano potere di rasserenarla e al tempo stesso di farle battere forte il suore. Arrossendo appensa sorrise leggermente.
-Mi farebbe piacere... che tu mi aiutassi- sussurrò.
Mirko parve sollevato mentre ricambiava il sorriso.
-Be... iniziamo allora- disse.
Bea cercò di impengarsi, ci provò davvero ma proprio sciare non erra il suo sport. Però Mirko la spronava comunque a continuare, a non arrendersi.
-Dai prova a scendere, ci sono io in fondo e ti prenderò se dovessi cadere, ok?-
Bea annuì concentrata, si mise nella posizione che prima il ragazzo le avea insegnato, a spazzaneve. Con sua grande sorpresa stava andando tutto bene, sorridendo guardò Mirko che l'aspettava infondo alla piccola discesa. Quello fu un errore, si distrasse e perse il controllo. Andò dritta contro di lui facendoli cadere entrambi. Stordita dallo scontro la ragazza non si accorse di essere completamente sdraiatasu Mirko.
-Ahi!- esclamò lui.
-S-scusami!- disse Bea tenendosi la testa... di sicuro le sarebbe venuto un bernoccolo infronte. Mirko scosse la testa come per dire che non era colpa sua, si accorse improvvisamentre in che posizione erano finiti. Sentiva il corpo di Bea premere contro il suo, il suo primo istinto era quello di stringerla e baciarla, ma poi il ricordo del loro ultimo bacio lo fecero desistere.
-Sono proprio un disastro... forse è meglio che finiamo qui prima che faccia del male a qualcuno!-
Mirko rise. Mentre lo osservava Bea si accorse di essere completamente spalmata su di lui. Arrossì e cercò di togliersi balbettando ancora delel scuse, ma Mirko istintivamente la trattenne corcondandole la vita. Il respiro della ragazza si arrestò bruscamente.
Lo guardava dritto negli occhi sorpresa, si perse dentro quello sguardo tranquillo e allo stesso tempo intenso, ipnotizzata fin quando non setì una leggera caressa sulla guabncia che immediatamente le colorò il volto. Mirko sorrise e le diede un lieve bacio sulla fronte, poi le sussurrò all'orecchio.
-È meglio se torniamo al bar... non vorrei che ti facessi male-
Bea deglutì rumorosamente annuendo. Il ragazzo l'aiutò a trirarsi in piendi, la sua vicinanza non faceva altro che farla impazzire... avrebbe tanto voluto abbracciarlo stretto e premere le labbra sulle sue, ma era bloccata. Sospirò, chissà se un giorno tutto si sarebbe sistemato.

Emma beveva un lungo sorso di cioccolata mentre stava seduta sulla poltrona bianca vicina al fuoco che scopiettava llegramente. Emise un sospiro soddisfatto tornando al suo libro, Ele erae sul divano poco distante che sfogliava svogliata una rivista. Per quel giorno avevano messo da parte gli sci, ma la rossa si ripromise che il giorno dopo avrebbe iniziato a fare pratica. Erano in pochi quelli che stavano in quel bar, i più erano fuori alle prese con la neve e ad Emma non dispiacque quella calma. In più non aveva visto Francesco cosa molto positica soprattutto quel giorno. Abbassò lo sguardo, la situazione tra di loro stava degenerando rapidamente e lei non sapeva come gestirla.
-Secondo te sono sate sepolte dalla neve?- la voce di Ele la distolse dai suoi pensieri. Accennò a una risata.
-Su Bea ci scommetto-
-Ahahah già! Lei è anche peggio di noi, ne sono sicura!-
Risero quando ad un tratto l'amica e Mirko entrarono nel bar. Le ragazze si guardarono sorprese nel vedere quei due insieme e a parlare per giunta! Li spiarono da lontano ormai dimentiche una della sua rivista e l'altra del libro.
-E adesso che succede?- sussurrò incredula Ele fissando la coppietta.
-E chi lo sa, magari finiranno insieme finalmente!-
-Sarebbe anche ora! Sono quattro anni che Mirko le va dietro senza accorgersene nemmeno!-
Emma sorrise, guardare cuei due era davvero un gioia, soprattutto perchè sapeva che era quello che Bea desiderava e vederla così giù come era stata in quel periodo non le era piaciuto per niente.
-Almeno qualcuno è felice...- sussurrò milinconicamente Ele.
L'altra la guardò un pò sorpesa, non si aspettava quella frase, soprattutto da lei.
-Comunque, dov'è finita Ali?- disse cambinado discorso.
Emma capì che non aveva nessuna voglia di parlare di quell'improvvisa nostalgia.
-Non ne ho idea... sarà ancota a sciare- ipotizzò.
Era pomeriggio inltrato quando Alice si fece viva al bar, sembrava euforica. Adorava sciare, fin da piccola infatti i suoi genitori con gli zii portavano lei e Eric in montagna per l'inverno. Sorrise pensando alle risate che si erano fatti quando cadevano. Si sedette di fianco a Ele, era felice, ma anche molto stanca.
-Ecco la nostra sciatricefinalmente tornata con noi- scherzò Ele.
-Almeno io so sciare senza cadere sempre- ribattè Alice.
Emma sorrise vedendole scherzare.
-Antipatica!Comunque non sai cosa ti sei persa!- disse eccitata la bionda. L'altra alzò un sopracciglio perplessa, lanciò un'occhiata a Emma che si strinse nelle spallesempre sorridendo.
-Cosa mi sarei persa?-
-Bea e Mirko! Insieme... che si parlano! Sorridendo!-
Alice sgranò gli occhi certo quella era una notizia grandiosa, ma non si aspettava un riavvicinamente così improvviso.
-Questa si che è una buona notizia! Ma adesso dove sono?-
-Non lo sappiamo, ci siamo distratte un attimo e sono spariti- sbuffò Ele.
-Ma tanto stasera non può scappare, ci deve dire tutto!- disse Emma.
-Questo poco ma sicuro, avrà un interrogatorio con i fiocchi-
Risero pensando a quella sera in camera avrebbero torchiato la povera ragazza.


Erano le 9 passate quando le tre ragazze si erano riunite in camera. Bea dopo cena era sparita chissà dove.
-Secondo me l'hanno rapita gli alieni!- affermò convinta Ele metnre si metteva dello smalto viola.
Era concentratissima, ma questo non le impediva di dire cavolare, pensò Emma sorridendo.
-Ele sarebbe più probabile che la rapisse BigFoot a questo punto- disse Alice alzando gli occhi al cielo mentre si frizzolava i capelli, si era appena concessa un bel quarto d'ora in quella stupenda vasca.
-Oddio! L'ha rapita per procheare tnati piccoli BigFoottini! Dobbaimo andare a salvarla!- rise la bionda mentre faceva asciugare le unghie muovendo la mano.
-Si certo chiamaimo il prode Mirko e la salverà di sicuro- esordì Emma che stava sdraiata sul letto e leggeva il libro che quel pomeriggio aveva abbandonato.
-Ahahah si me lo immagino proprio, noi le tre fatine e Mirko il principe che libera la sua amata Bea dal perfido BigFoot-
Dopo l'affermazione di Alice scoppiarono a ridere. Bea entrò proprio in quel momento, guardò le sue amiche perplessa dalle loro risare che si erano moltiplicate vedendola arrivavare.
-Si può sapere che avete?- chiese buttadosi sul letto.
Le tre asisero di ridere e si guardarono con uno srano ghigno che mise i brividi a Bea.
-Veramente cara Bea sei tu che dovresti dire qualcosa...- puntualizzò Ali.
Le ragazze si avvicinarono lentamente al letto della'amica che intanto sudava freddo
-Di cosa dovrei parlare esattamente?-
-Mah! Forse... di un certo ragazzo?- ipotizzò Ele.
Ormai erano sul letto.
-Non so di cosa statre parlando...- fece la finta tonta.
-Be forse questo ti schairirà la memoria... all'attacco!- esclamò Emma ridendo.
Assalirono la povera Bea facendole il solletico.
-Oddio ahahah no ahahah muoio! Ahahha-
La ragazza si contorceva come un'anguilla.
-Mi arrendo ahahah basta ahahahah!-
Le altre smisero e asopettarono che l'amica si riprendesse un poco, poi raccontò l'incontro con Mirko quel pomeriggio e anche dello scontro sulla neve a cui tutte risero.
-Non so sembra cambiato, sembra tornato com'era e questo mi piace, vuol dire che non era veramente lui qualche mese fa... forse abbiamo una possibilità- disse un pò imbarazzata.
Emma sorrise e con le altre l'abraccairono. -Lo speriamo ache noi! E se fa lo stronzo un'altra volta gli facciamo la festa, vero ragazze?- affermò Ali.
Ele e Emma annuirono convinte. Sentirono bussare e andò Emma a vedere chi potesse essere. Aprì la porta e si trovò davanti Francesco. Rimase immobile sorpresa nel vederselo davanti, ma poi arrossì accorgendosi di cosa indossavata, il suo pigiama consisteva in pantaloncini e canottiera con le spalline. Francesco sgranò gli occhi vedendola così... scoperta.
-S-si prof? Che succede?- chiese imbarazzatissima.
-Ehm... io... cioè... non fate tanto baccano...- disse confusamente.
-Uhm... ok...-
Emma sarebbe volentieri sprofondata metnre lui rimaneva lì impalato a fissarla coe incantato. Non riusciva a staccarle gli occhi di dosso, sentiva il bisogno irrefrenabile di far scorrere le dita su quella pelle e... chiuse gli occhi.
-Bene buona notte- disse con voce roca andandosene senza aspettare una risposta
Emma riamse sulla porta cercando di riprendersi, quello sguardo... sospirò chiudendo la porta.
-Chi era?- chiese Ali srotolando il filo del phon.
-Il prof, dice che non dobbiamo fare casino-
-Che prof?-
-Ferrari...-
-Uffa! La prossima votla vado ad aprire io!-
Emma rise andando el suo letto, erano appena le dieci e mezza, ma era stanchissima e il giorno dopo la sveglia suonava alle otto. Mentre i stiracchiava sotto le coperte pensò al giorno sucessivo, sarebbe stato il suo primo giorno con gli sci. Sorridendo chiuse gli occhi e si addormentò cullata dalla voce delle sue amiche.
















Finalmente ecco il nuovo capitolo! Mi scuso umilmente per il ritardo ma davvero il periodo non è stato dei migliori: priam cosa il mio povero PC è morto =( devo cambiarlo e nel mentre sono su quello di mia mamma che non posso usare come voglio... e in più l'ispirazione si è fatta un pò desiderare.... spero comunque di poter postare ancora con regolarità e di avere presto il mio PC! 

Al prossimo capitolo!

Baci^^

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Capitolo 20
*** Gita ~ Un Bacio ***


Gita ~ Un Bacio


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Is this the end of the moment
Or just a beautiful unfolding
Of a love that will never be?
Or maybe be

[...]

Cant see why I’d do anything without you, you are
And when I’m not with you
I know that it’s true
That I’d rather be anywhere but here without you

***

Questa è la fine di un attimo
o solo un bellissimo sviluppo
di un' amore che non sarà mai?
O forse si

[...]

Non riesco a capire perchè dovrei far tutto senza di te, tu sei
E quando sono senza di te
Capisco che è vero
che preferire essere ovunque ma non qui senza te


{SafetySuit ~ Anywhere But Here}


Non si rese conto di sognare fin quando non vide una spiaggia al tramonto e un ragazzo seduto che le dava le spalle. Lo riconobbe subito solo vedendo quell'ampia schiena. Se era un sogno poteva fare quello che voleva, no? Camminò e si sedette di fianco a lui, subito si sentì avvolta dalle sue braccia.
-Sei arrivata finalmente...- sussurrò Francesco.
Emma assaporò il momento anche se era solo un sogno, ma proprio in quell'istante sentì la coscienza che si risvegliava strappandola a quella fantasia.
-Dobbiamo proprio svegliarla? Mi dispiace... guardatela sorride!- sentì una voce familiare.
-Bea sono le sette dobbiamo andare!- sbuffò un'altra.
-Ele dai svegliamola se no arrivaimo in ritardo-
La rossa, stufa di essere ignorata, aprì gli occhi. La luce del sole l'accecò per un attimo.
-Ecco si è svegliata da sola! Adesso muovetevi a prepararvi- disse Ele alle altre che sbuffando andarono in bagno.
Emma sbadigliò alzandosi, sarebbe stata uan giornata magnifica e doveva prepararsi. Vide che Ele era già vestita e pronta ad affrontare la giornata sulla neve.
-Buon giorno- salutò la bionda sorridendo divertita.
L'altra mugugnò una risposta incomprensibile, aveva bisogno di qualcosa da mettere sotto i denti per essere almeno un pò socievole. Si alzò stiracchiandosi e sbadigliando, si trascinò al bagno dove le altre avevano finito di preparsi. Quando anche lei fu pronta andarono nel salone dove era servita la colazione. A differenza del giorno precendente il tavolo non fu completamente silenzioso, ora c'erano anche Bea e Mirko a ravvivare un pò la conversazione.
Emma sorrise dietro la sua tazza fumante di latte, almeno non per tutti la gita sarebbe stata un completo disastro. Guardò di sfuggita il tavolo dei prof, come al solito il familiare tuffo al cuore venne quando incrociò uno sguardo azzurro fin troppo caldo. Distolse gli occhi richiamata all'attenzione da Luca che la guardava come per volersi scusare.
-Mi dipiace Emma... oggi non posso darti lezioni di sci... sono stato incastrato in una gara!-
Emma sorrise, divertita dal suo sentito dispiacere.
-Non ti devi preoccupare Luca, me la caverò anche da sola!-
-Sei sicura?- fece dubbioso lui.
-Assolutamente, divertiti a quella gara e stracciali tutti!- e risero.
Un pò era delusa dalla buca che le aveva fatto, ma non lo dava a vedere, non voleva fare la piagniucolona e magari ce l'avrebbe fatta da sola ad imparare...
"Si come no... farò la solita collezione di figure del cavolo..." pensò cupa.
Intanto Bea stava ridendo per una cosa detta da Mirko.
-Sei veramente un bugiardo... non ci credo minimante...-
-E invece ti dico che è la verità! La nostra prof di latino ci ha messo pure una nota!- ribattè sorridendo lui.
La ragazza rise scuotendo la testa, era impossibile che avessero messo dell'attack sulla sedia della prof! Soprattutto perchè a scuola non era girata nessuna voce e di solito erano le prime cose che si sapevano.
Bea si perse a guardare il ragazzo che era seduto vicino a lei, dal giorno prima era cambiato molto il rapporto tra loro due, il suo riavvicinamento aveva appianato i solchi che si erano creati e li aveva fatti unire ancora di più. Sorrise un attimo imbarazzata pensando che magari sarebbero stati qualcosa di più d'ora in poi invece che dei semplici amici.
-Ti sei incantata a vedere la mia straordinaria bellezza?- interruppe i suoi pensieri con tono scherzoso.
-Come no! Sono qui che sto sbavando!-
-Aspetta che vado a prendere un catino se no potremmo morire affogati!-
Bea rise e gli diede uno schiaffo al braccio, come sembravano lontani adesso quei giorni di silenzio e sguardi fuggevoli.
-Come sei violenta! Tratti così il tuo istruttore personale?- si lamentò lui.
-Si se lui fa lo scemo!- e gli fece la linguaccia.
-Ahahah grazie!-
Le altre soghignarono sotto i baffi vedendo la scena, sembravano una perfetta coppietta, si scambiarono degli sguardi di intesa, non ci avrebbero messo molto a mettersi insieme o almeno speravano visti i soggetti.
-Scommetto che entro la fine della gita si mettono insieme...- sussurrò Alice nell'orecchio di Emma.
La ragazza rise e annuì d'accordo.
-Io invece dico che fino a che non torniamo a casa non combinano niente- ribattè Ele.
Le due scommessero una giornata di shopping in cui la perdente avrebbe dovuto fare da schiaveta all'altra.
La rossa le guardò sorridendo, scuotendo la testa quando loro le proposero di unirsi alla scommessa, non le interessava sinceramente, ma pensava che l'avrebbe vinta Ali vista l'improvviso riavvicinamento.
Finirono la colazione e andarono a prendere gli sci, Emma andò alle piste titubante, infondo era la prima volta e le sue amiche sembravano essersi volatilizzate: Bea con Mirko, Ali chissà dove e Ele... perchè non era con lei!? Sospirò rassegnata a una giornata lunga e noiosa costellata da cadute e quant'altro.
Si stava mettendo gli sci quando qualcuno la spinse, strinse gli occhi aspettandosi l'impatto con il terreno ma al posto della neve venne accolta da qualcosa di caldo. Sorpresa aprì di scatto gli occhi trovandosi a pochissimi centimetri dal viso tanto desiderato quanto temuto. Strinse in un pugno la stoffa del giaccone e inspirò quel profumo che ormai riconosceva e che le dava alla testa.
-Pare siamo destinati a scontrarci sempre...- disse roco lui.
Emma si concesse una breve risata prima di scostarsi a malincuore dal suo abbraccio.
-Dato i precedenti si vede di si...- mormorò un pò imbarazzata dalla sua assoluta mancanza di equilibrio e attenzione per ciò che le succedeva intorno.
Passarono degli istanti di silenzio in cui la ragazza guardò il prof di sottecchi vedendolo a sorpresa in difficoltà, sembrava indeciso su dire o no una cosa.
-Emma... io... ecco...-
La rossa solo allora si permise di guardarlo apertamente negli occhi e perdercisi.
-Si?- sussurrò.
-Vedo che con gli sci hai qualche problema...-
-Solo qualche?- disse ironica.
Francesco rise e lei non potè fare a meno di sorridere.
-Be visto che hai dei problemi se vuoi mi offro come tuo istruttore!-
Quella proprosta improvvisa lasciò Emma interdetta, aveva proprio sentito bene? Lo fissò agrottando la fronte, non era sicura di quello che aveva detto.
-C-cosa?-
-Ecco se vuoi posso insegnarti a sciare, sono abbastanza bravo se è questo che ti preoccupa- disse lui con un sorriso leggermente teso.
-Oh, no no anzi... mi piacerebbe davvero avere il tuo aiuto...- esclamò di getto senza neanche pensare a quello che stava dicendo, e quando se ne rese conto arrossì.
Francesco invece sorrise, sembrava quasi sollevato.
-Bene perchè non iniziamo?-


Il respiro si condensava nell'aria formando delle nuvolette di fumo mentre prendeva posizione per la discesa. Alice cercava di concentrarsi, ma le immagini di Eric e Matteo continuavano a tormentarla. Emise un respiro frustrato, si diede la spinta e iniziò a scendere.
Le immagini dei due ragazzi le vorticavano in testa, era ormai difficile non pensare a loro. Si inclinò a sinistra per evitare un'alto sciatore e arrivò alla fine senza molte interferenze.
Si tolse gli occhiali e vide poco più in là Eric. La guardava con il suo solito cipiglio impassibile, ma bastava vedere i suoi occhi per scoprire che era tutt'altro che indifferente.
Alice distolse gli occhi e andò allo skilift per tornare al punto di partenza. Subito però sentì una presenza dietro di lei, comprese subito chi fosse. Lo ignorò, andando avanti, lo ignorò anche quando arrivati in cima le arrivò di fianco.
-Hai intenzione di ignorarmi per sempre?- domandò irritato lui.
-Faccio quello che posso- rispose indifferente Alice.
Eric la prese per un braccio e la fece voltare verso di lui.
-Almeno guardami!-
Era così disperato quel tono che lei non potè fare a meno di fissarlo negli occhi dopo essersi rispromessa di non ricadere più in quella trappola.
-Perchè rendi le cose più difficili di quello che sono?-
La ragazza era stanca, mortalmente stanca, voleva solo dimenticarsi di quella stupida infatuazione che pareva non finire mai.
-Stai parlando seriamente Alice? Come... come puoi dire sul serio che non possiamo stare insieme? Che male ci può essere in questi sentimenti!?-
-Come puoi tu essere così cieco! Non pensi agli altri? Non pensi ai nostri genitori!?-
-Ti importa più di quello che pensano gli altri invece di quello che potremmo avere?- disse incredulo.
Alice distolse lo sguardo sentendo prossime le lacrime.
-I nostri genitori non sono semplici "altri"... io... io non ce la faccio, non posso fare una cosa del genere a loro e neppure tu!-
-Non dirmi cosa posso fare o no! E non fare la perfetta figlia che non vuole deludere i genitori... il vero problema è Matteo!-
-Che diavolo stai dicendo!?-
-Oh non fare la finta tonta! Stai con lui, tu... ti piace!-
-Non sai di cosa stai parlando-
-Tu non vuoi lasciare lui, ammettilo almeno! Pensavo... pensavo fossi più coraggiosa, invece mi rendo conto che sei esattamente come le altre... che stupido che sono stato, ma non ci cascherò più, da questo momento in poi farò come se tu non fossi mai esistita-
La guardò gelido e se ne andò senza dire nient'altro.
Alice dovette stringere le dita intorno alle racchette per non cadere, con un sospiro lasciò andare le lacrime che fino a quel momento aveva trattenuto. Sapeva che quello che aveva fatto era la cosa più giusta, ma nessuno le aveva detto che avrebbe fatto così male.


-No! Bea! Non così!-
L'avvertimento di Mirko le arrivò troppo tardi, ormai era con il sedere a terra, o meglio, sulla neve.
-Ahi...- borbottò.
Il ragazzo non riuscì a trattenersi, si mise a ridere. Era davvero buffa con quelle guancie gonfie offesa dalle sue risate.
-Contieniti un pò almeno!- mugugnò arrossendo.
Era stufa di cadere, forse non era proprio fatta per sciare, era meglio mollare prima di ritrovarsi qualche osso rotto.
-Scusa... è che... fai una faccia troppo buffa- disse cercando di smettere.
-Uff... forse è meglio che la finiamo qui-
Mirko smise immediatamente e la guardò serio.
-Non è da te arrenderti così...-
-E allora? Sono stanca di cadere! Non voglio tornare a casa con qualche osso in meno...- sbuffò lei.
Il ragazzo fece un mezzo sorriso, si sedette di fianco a lei nella neve per poterla guardare dritto negli occhi. Bea rimase perplessa da quell'azione non capendo a cosa servisse, ma vedendo la mano di lui avvicinarsi al suo viso avampò.
-Non tornerai a casa con qualche osso in meno, non permetterei mai una cosa del genere...- sorrise -e non penso che le altre mi lascerebbero vivo se accadesse-
Lei accennò a una risata ma tutta la sua attenzione era concentrata sulla mano del ragazzo che lentamente si muoveva lungo il profilo delle sue guancie per avvicinarsi sempre di più alle sue labbra. Respirava a fatica e ormai era completamente rossa, ne era sicura. E lui continuava a sorridere... davvero irritante e... e bello.
-Certo...- sussurrò Bea.
-Sai... mi stavo domando una cosa...- si interruppe agrottando la fronte come se non sapesse se continuare o meno mentre la mano si allontanava dal suo viso.
Spinta da un'istinto irrefrenabile, Bea la prese tra le sue.
-Cosa?- domandò, ma Mirko sembrava più concentrato sulle loro mani unite.
Era come sorpreso dal suo gesto, lei si chiese il perchè, non aveva ancora capito i suoi sentimenti? Come faceva ad essere così cieco?
-Ecco... faranno la festa di capodanno vero?-
-Si, hanno detto che sarà in maschera... perchè me lo domandi? Non lo sapevi?- chiese perplessa.
-Certo che lo sapevo...-
In quel momento si accorse che il ragazzo sembrava in qualche modo a disagio, non la gaurdava mai per troppo tempo negli occhi e, sgranò gli occhi, era arrossito.
-Allora perchè me l'hai domandato?- disse quasi divertita da quel suo strano comportamento, era di certo la prima volta che lo vedeva così.
-Ecco... io mi... domandavo se ci vai... se ci vai con qualcuno-
-Ci vado con le altre, no?- disse ancora più confusa.
Mirko fece una breve risata e strinse ancora di più la sua mano.
-Certo, ma se ti domandassi di venire con me?- domandò alzando lo sguardo su di lei.
Bea rimase come fulminata da tali parole. Lui voleva... andare con lei... alla festa di capodanno!? Arrossì ancora di più, sentiva anche le famigliari farfalle allo stomaco. Era davvero successo, lui... oddio!
-Chiedimelo allora...- sussurrò imbarazzata guardandolo.
Mirko sorrise, non l'aveva mai visto così... così sereno e felice.
-Bea, vuoi venire alla festa di Capodanno con me?-
-Ci devo pensare...- lui le diede un colpetto indignato -ahahah... certo, mi farebbe davvero piacere!-
Risero e il ragazzo l'aiutò ad alzarsi. Per quel giorno si sarebbero fermati, andarono alla baita senza lasciarsi mai la mano.


Era ormai quasi sera e le piste deserte se non fosse stato per loro.
-Bene mettiti così e poi datti una spinta, se devi fermarti allarga gli sci dietro, capito?-
Emma annuì concentrata, o almeno cercava di concentrarsi, cosa alquanto difficile con Francesco così vicino. Fino a quel momento non aveva fatto altro che cadere, ma c'era sempre lui pronto a darle una mano e cosigli. Non poteva essere più contenta di così, voleva sfruttare al meglio quegli attimi in cui era libera di pensare quello che voleva, libera di sperare in qualcosa...
Fece come le era stato detto ma arrivando alla fine cadde come al solito. Subito arrivò anche Francesco.
-Sembra proprio che questa pista ti voglia male- disse divertito.
Le mise una mano sul fianco, avampò e si ritrovò a maledire quegli strati di vestiti che la separavano dal sentiere davvero il suo tocco.
-Ecco così...- sussurrò al suo orecchio.
Emma rabbrividì sentendo il suo respiro sulla pelle, quelle sensazioni... non riusciva neppure a vedere lucidamente.
Fece per tirarla su, ma si ritrovò a caderle addosso. Lentamente alzò il viso verso di lui, sorprendendosi poi della vicinanza, i loro nasi si sfioravano. Sarebbe svenuta, lo sentiva. La tentazione era così forte, sarebbe bastato allungare un poco la testa...
Si guardarono negli occhi, vederli così da vicino erano ancora più azzurri, ipnotizzanti, le sfuggì un sospiro tra le labbra che sembrò infiammare quel ghiaccio. La presa al suo fianco si strinse ancora di più guidandola verso di lui.
Erano vicinissimi... ad un tratto sentì sulla punta del naso qualcosa di freddo, stava nevicando, ma non ci fece molto caso visto che Francesco aveva annullato le ultime distanze poggiando le labbra sulle sue.
Era stato tutto così improvviso... sentiva il cuore impazzito, mentre saggiava quelle labbra che aveva per tanto tempo desiderato anche senza esserne veramente coscente. Le mani risalirono sulle braccia per poi finire tra i capelli corvini del ragazzo e avvicinarlo più a sè, la sentiva dentro di sè quella voglia impellente di stargli sempre più vicina, di sentire sempre di più la sua presenza. Aprofodirono il bacio, giocando con le loro lingue, reprimendo gemiti contro la sua bocca. La luce ormai soffusa faceva luccicare lievemente la neve che creava un'atmosfera magica.
Ormai senza ossigeno Francesco spostò la bocca al suo collo lasciando dietro di sè fuoco e ghiaccio. Emma guardava il cielo affannata, sentiva i fiocchi di neve sulle sue gote accaldate mentre brividi di piacere si alternavano a causa dei baci di lui. Le sentiva a mallapena le sue mani vagare sulla sua schiena, ma non per questo era meno intenssa l'emozione. Quanto avrebbe dato per stare così per sempre...


-Adesso dobbiamo andare a predere quelle maschere! Potevano anche dircelo però! Almeno adesso non dovremmo andare in giro per negozi a impazzire epr delle maschere adatte!- si lamentò Ele.
Era stata servita la cena ed erano andate in camera quasi subito per la stanchezza. Alice stava sdraiata sul letto cercando di ascoltare l'amica mentre invece le altre due erano perse nei loro pensieri.
-Si vero hai ragione- rispose Ali.
-Be almeno te mi ascolti...- disse la bionda guardando indignata le altre.
-Cosa?- esordì dopo un pò Bea.
Ele alzò gli occhi al cielo sospirando.
-Lascia perdere...-
-Dai lasciala stare... dopotutto Mirko l'ha invitata alla festa, un pò di felicità la merita...-
-Lo so... ce la siamo giocata, ormai è sul pianeta Mirko e addio, ma quello che non mi spiego è Emma! Che ha?- chiese un pò preoccupata.
Alice guardò nella direzione dell'amica, in effetti sembrava completamente persa, se ne era accorta a cena era come sulle nuvole, lo sguardo trasognato e le guancie rosse... la ragazza sgranò gli occhi, ma certo!
-Oddio... Emma è... innamorata!- sussurrò all'altra.
-Oh no anche lei! Ce le siamo giocate tutte e due!-
-Dai smettila!-
Non stettero per molto a pensarci, andarono a letto, il giorno dopo sarebbero andate a fare spese per la città.

Eccoci qua! Scusate il ritardo immenso! Ma solo durante le vacanze di Pasqua sono riuscita a scrivere! Ecco qui che il nostro prof si fa avanti xD finalemente direi.... vorrei che mi diceste cosa ne pensate della storia, se vale la pena andare avanti.... quindi commentate per favore! 

Al prossimo capitolo!

Baci^^

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Capitolo 21
*** Gita ~ Imprevisti ***


Gita ~ Imprevisti




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When you try your best but you don't succeed
When you get what you want but not what you need
When you feel so tired but you can't sleep
Stuck in reverse

And the tears come streaming down your face
When you lose something you can't replace
when you love someone but it goes to waste
could it be worse?

Lights will guide you home
And ignite your bones
And I will try to fix you

***

Quando fai del tuo meglio, ma non riesci
Quando ottieni quello che vuoi, ma non ciò
di cui hai bisogno
Quando ti senti davvero stanco ma non riesci a
dormire
Bloccato in un problema

E le lacrime scendono sul tuo viso
Quando perdi qualcosa che non puoi sostituire
Quando ami qualcuno ma
tutto va sprecato
Potrebbe essere peggio di così?

Una luce ti condurrà verso casa
E infiammerà le tue ossa
Ed io cercherò di rimetterti in sesto


{Coldplay ~ Fix You}



Si rigirava nel letto agitata, ogni cosa sembrava un rumore insopportabile, il leggero respiro delle altre o il ticchettio dell'orologio. Non riusciva a prendere sonno, il cuore le batteva troppo e le immagini non le davano pace. Sentiva ancora le sue labbra, il calore del suo respiro sul collo... strinse gli occhi, non aveva mai provato nulla di simile.
Erano emozioni troppo forti, tanto da immobilizzarla e travolgerla come un un onda e affogarla senza che potesse fare niente. Sosprirò, non sapeva come comportarsi il giorno dopo, era una situazione troppo imbarazzante... dopo il bacio se ne era andata via lasciando Francesco lì, con la mente e il cuore in subbuglio.
Supina dopo essersi girata per l'ennesima volta guardò il soffitto mentre la mano andò involontariamente alle labbra, le sentiva bollenti ma le mani percepivano il normale calore che avevano.
Cosa sarebbe successo ora? Lui come si sarebbe comportato?
Sospirò guardando l'ora, erano già le due di notte e lei non sembrava aver sonno. Si passò la mano sugli occhi cercando in tutti i modi di trovar sonno, sapeva che se non avesse dormito il giorno dopo sarebbe stato davvero difficile fare shopping in città.
Stufa di rigirarsi, si alzò dal letto e, stando ben attenta a non fare rumore, andò in bagno, si lavò il viso e con la faccia ancora tutta gocciolante si guardò allo specchio. Era rossa e gli occhi erano lucidi, sfiorò quel riflesso sgranando gli occhi, come era possibile tutto quello? Era stato solo un bacio ed eccola lì a farsi tutte quelle inutili preoccupazioni... a pensare a lui... sospirò per l'ennesima volta e se ne andò ancora a letto.
Il mattino dopo si svegliò di malavoglia, il sonno era arrivato tardi e aveva dormito per poche ore. Sbuffando cercò di alzarsi.
-Su su! Ci aspetta una meravigliosa giornata!- disse tutta pimpante Bea, era già vestita e pronta per uscire.
-Ma come fai? È mattina!-
-Niente lamentele Ele! Oggi è un gran giorno! Sbrigatevi ad alzarvi!- detto questo andò in bagno.
-Penso che la ucciderò...- borbottò Ele alzandosi.
-Ti aiuterò...- disse Ali sbadigliando e cercando i vestiti.
-Mi agrego anchio...- rispose Emma stiracchiandosi e guardando fuori dalla porta finestra.
Il cielo era limpido, sperava che il tempo non giocasse brutti scherzi.
-Brava! In tre riusciremo a farla fuori?- domandò scherzosamente Ele.
-Mah! Chi lo sa... magari ritorna ancora BigFoot....- disse fintamente pensierosa Alice.
Le tre di misero a ridere, Emma smise di pensare a quello che sarebbe potuto succedere una volta rivisto il prof, voleva solo godersi una bella giornata con le sue amiche e divertirsi, ci sarebbe stato tempo per pensarci.
-Invece di ridere sbrigatevi a vestirvi!- disse Bea guardandole male.
Era evidente che aveva sentito tutto, ma loro si misero a ridere ancora di più.
-Su non prendertela Bea!-
Ma le parole di Alice non sortirono l'effetto voluto anzi la ragazza iniziò a tirare cuscini alle amiche per vendicarsi. Diedero inizio ad una battaglia di cuscini, alla fine ognuna stava sdraiata sul prorpio letto a ridere spensierate.
Emma avrebbe voluto che quel momento durasse per sempre, con le sue amiche, le risate... sembrava che le preoccupazioni di qualche minuto prima fossero solo misere cose, lontane da lei.
-Ok adesso però sbrigatevi!- esordì Bea alzandosi.
Le altre accolsero la richiesta sbuffando, ma alla fine andarono a prepararsi. Quando ebbero finito scesero al ristorante, Emma si guardava nervosamente in giro, sentiva il cuore batteva e le labbra bollenti.
Arrossì senza un motivo apparente, entrando in sala però tutto finì: Francesco non era al tavolo dei prof. Perplessa si sedette di fianco a Luca che sembrava uno zombie.
-Buon Giorno- disse ironica.
Lui rispose grugnendo qualcosa girando il suo latte, chissà cosa aveva fatto quella notte per finire ridotto così! La rossa accennò ad una risata, intando Bea e Mirko tubavano come due colombi, all'opposto di Ali e Eric che si ignoravano a stento.
Emma e Ele si guardarono un pò esasperate dall'atmosfera che si era andata a creare al tavolo, ma finalmente anche la colazione finì e le ragazze tornarono in camera a mettersi i cappotti e a prendere le borse: le aspettava una giornata di faticoso shopping! La cittadina era abbastanza grande, andarono in un centro commerciale.
-Entriamo qui!- disse Bea indicando un negozio di costumi, magari lì avrebbero trovato una bella maschera.
Il locale era un pò piccolo e stipato di vestiti, il commesso era un ragazzio giovane e carino che le accolse con un gran sorriso.
-Desiderate qualcosa?-
Le ragasse sorrisero e Alice fece per dire qualcosa, ma Emma la bloccò in tempo e Bea prese a parlare.
-Ci servirebbero delle maschere...-
-Mmm il colore dei vesiti?-
-Verde, nero, azzurro e viola-
-Ok guardo se trovo qualcosa in magazzino-
Appenna il commesso uscì Alice fulminà le altre con lo sguardo.
-Cos'era quello?! Adesso non posso neanche parlare?-
-È che ti conosciamo Ali... chissà cosa gli avresti detto!- disse ridendo Bea.
-Uff... donne di poca fede...- borbottò.
Mentre ridevano il commesso con una scatola ritornò.
-Qui dovreste trovare qualcosa...-
-Grazie!-
Iniziarono a cercare, ne trovarono di molte carine e alla fine riuscirono a scegliere le maschere più adatte per ognuno dei loro vestiti.
-Spero ritornerete- le salutò lui sorridendo.
-Certamente!- disse entusiasta Alice, finalmente libera.
Uscirono dal negozio ridendo.
-Non è giusto però... da noi i commessi sono tutti dei vecchi!- si lamentò Ele.
-Già be almeno qui sappiamo dove tornare!- rispose Ali sorridendo maliziosa.
-Sempre la solita Ali!- si lamentò Bea, ma sorridendo.
Le cose stavano decisamente andando per il verso giusto, stranamente, il suo rapporto con Mirko finalmente era sistemanto e si stava evolvendo, Ali sembrava tornata quella di un tempo e Bea non poteva fare a meno di pensare che quello era un periodo stupendo della sua vita! Sperava solo che durasse a lungo... anche se vista la sua "fortuna" dubitava molto.
-Be devo cavarmi gli occhi scusa!? Era davvero un bel ragazzo! Che c'è di male a dirlo?-
-Niente... se solo tu non pensassi a cose sconcie!-
-Ma chi ti dice che stavo pensando a quello!?-
-È palese dai! Te lo si legge in faccia!- disse Bea girando gli occhi al cielo.
-Ma come sei Bea! Vieni a fare al predica a me quando chissà cosa fai con Mirko durante le vostre lezioncine private!- ribattè Ali, avendo subito la soddisfazione di vedere l'amica arrossire.
-Non dire assurdità!- urlò imbarazzata.
-Ahahah la piccola Bea tutta rossa! Allora avete fatto davvero qualcosa!- rise Ele.
Bea fulminò tutte le sue amiche che se la stavano ridendo, davvero non era abituata a sentirsi così, odiava che la prendessero in giro, ma infondo se fosse stata al loro posto avrebbe fatto lo stesso. Sospirò e cercò di ingorare i commenti.
-Comunque andiamo a prendere qualcosa da mangiare? Sto iniziando ad aver fame...- cambiò discorso Alice.
-Ali te ha i sempre fame...- disse alzando gli occhi al cielo Eleonora.
-E allora? Te non ne hai mai!?-
-Ok ok, ragazze andiamo al McDonald... anchio ho fame...- si intromise Emma per sedare gli animi.
Difficile da credere ma la mattinata era passata in un lampo, andarono al Mc che era ormai mezzogiorno. Si seddettero ad un tavolo ad un tavolo dopo aver preso la loro ordinazione.
-Chissà come sarà la festa...- disse ad un tratto Ali.
-Deve essere stupenda e poi mi piace davvero tanto questa cosa delle maschere!- rispose Bea bevendo la sua Coca.
-Si non deve essere male, il punto è che non sai chi siano gli altri! E se ti capita di finire con quell'idiota di 5C...- obbiettò Emma.
-Oddio spero proprio non succeda niente di simile...- rabbrividì Ele.
-Ahahah non preoccuparti Ele, ti teniamo d'occhio noi!- rise Alice.
-Parla per te! Io ho altri programmi per la serata...-
-E poi dai della pervertita a me Bea! Ma ti senti?-
Bea fece la linguaccia e iniziò il suo panino, con l'intenzione di ingorare ogni insinuazione su lei e Mirko.
-Ihihih ok basta tirare in ballo Mirko, se no Bea non parla più...- ridacchiò la rossa prendendo una patatina.
-Non è una una grande perdita a dire il vero...- disse Ele che si prese un calcio da sotto il tavolo, da parte di "ignoti".
La ragazza fulminò l'amica mentre si massaggiava lo stinco e l'altra si guardava in giro indifferente.
-Dai adesso non dovete mica ammazzarvi!- disse Ali divertita.
-Questo lo dici te...- sbuffò Ele.
Dopo aver finito di pranzare le amiche andarono per il centro a vedere i negozi, purtroppo però il tempo passò in fretta e dovettero tornare in albergo prima di cena.
Arrivate nella loro camera fecero la doccia a turno e si prepararono per la cena.
Emma stava facendo la doccia quando i pensieri da cui era fuggita tutto il pomeriggio ritornarono nella sua mente.
Fracesco sarebbe stato al ristorante? Oppure era rimasto in camera sua? E poi perchè quel giorno non c'era stato?
Quando tutte ebbero finito andarono al ristorante, cercava di stare attenta ai discorsi delle altre, ma un paio di occhi azzurri occupavano tutta la sua concentrazione.
-Castello!-
Emma si voltò di scatto verso il prof Santoro che l'aveva chiamata. Perplessa andò da lui.
-Si prof?-
-Puoi andare dal prof Ferrari? A chiedergli se vuole scendere a mangiare?-
-Oh... mmm va bene vado subito...- rispose poco convinta.
-Grazie!-
Appena Santoro andò la ragazza ritornò dalle sue amiche.
-Allora che voleva Santoro?- chiese Bea.
-Uhm... voleva che andassi a vedere se Ferrari viene a mangiare...-
-Oh ma non è possibile! Tutte le fortune a te!- sbuffo Alice.
Emma non era molto convinta della "fortuna" che avrebbe dovuto avere. Sospirò e fece per andare.
-Vado subito... voi intanto andare, non ci dovrei mettere molto...-
Appena detto questo riprese l'ascensore, si appoggiò alla parete completamente in panico. Cosa diavolo poteva fare!? Come... oddio, come avrebbe potuto guardarlo in faccia? E lui? Che avrebbe fatto? Se... se avesse fatto finta di niente? E lei? Era meglio così, no? Oppure... oppure... strinse gli occhi cercando di non pensare, ma non era facile.
Appena le porte si aprirono sussultò, era arrivata troppo presto per i suoi gusti forse avrebbe dovuto prendere le scale... scosse al testa sospirando. Camminò lungo il corridoio con passo incerto, sentiva i suoi passi risuonare sulla moquette e quasi non si accorse che c'era un'altra persona.
-Emma...?-
Emma alzò di scato la testa temendo di trovarsi davanti Francesco e invece...
-Nico?- disse incredula.
Di tutte le persone che poteva trovare gli era capitata l'ultima che avrebbe voluto vedere. Quanto tempo era passato dall'ultima volta che si erano incontrati da soli? Forse era meglio non pensarci, non era un bel ricordo quell'ultimo incontro. Il suo sguardo si fece duro, si voltò da un'altra parte e continuò verso la stanza di Francesco come se niente fosse successo. A metà strada si sentì prendere il braccio, si girò infastidita e trovò Nico più vicino di quanto avesse pensato.
-Lasciami- sibillò lei tentando di divincolarsi dalla sua presa.
-No... vuoi continuare a ignorarmi?- domandò sprezzante Nico.
-Ti ho detto di lasciarmi!-
-Non finchè non mi risponderai-
-Non ho fatto niente che non hai fatto anche tu! E adesso mollami se non vuoi trovarti con qualcosa in meno...- disse alzando la voce.
Il ragazzo le lasciò finalmente libero il braccio, lo sentiva pulsare le avrebbe di sicuro lasciato dei lividi, da quando Nico era così... così violento? Lei non lo riconosceva più. Si tenne il braccio, cavolo stava iniziando a fare davvero male.
Prima che potesse andarsene però lei la intrappolò tra il muro e il suo corpo.
-Che diavolo stai facendo Nico?!- esclamò Emma sorpresa.
-Niente che anche tu non vorresti...- avvicinandosi sempre di più.
-Non penso proprio che tu possa sapere cosa voglio o no...- disse cercando di allontanarlo.
Ma che era preso così tutto in un colpo a Nico?! L'aveva ignorata per tutti quei mesi e adesso?
-Sai... apettavo un'occasione del genere da giorni, ma eri sempre circondata da quelle tue amichette...-
Parlò come se lei non avesse pronunciato nemmeno una parola, stava dicendo cose assurde, Emma voleva trovare presto qualcosa che la librasse da quella trappola.
-Mi manchi...- le sussurrò all'orecchio -mi manchi da morire Emma...-
Sentiva il fiato sulla sua pelle e l'unica immagine che aveva la sua testa era quella del giorno prima... la sensazione del calore di Fracesco sulla sua pelle, fu come risvegliarsi improvvisamente. Iniziò a respingere Nico, a divincolarsi dalla sua presa.
-Lasciami Nico! Lasciami!-
-Perchè? Lo so che sei ancora innamorata di me!-
Quelle parole furono come uno schiaffo, rimase immobile. Non sapeva spiegarsi nemmeno lei la sua reazione, forse nostalgia, forse... solo stupidità. Nico aprofittò di quell'attimo di incertezza e la baciò.
Quanto le erano mancati i baci di Nico? I primi giorni dalla loro rottura li desiderava così tanto... a volte li sognava, sognava che tornasse da lei, che non l'avrebbe più lasciata, poi si svegliava e si sentiva patetica per quei stupidi sogni. Ma ora non era un sogno, Nico la stava davvero baciando, e lei? Lei era completamente immobile con gli occhi spalancati.
Non capiva nemmeno cosa provava, era tutto così confuso... ma di una cosa era certa, non era nemmeno paragonabile al bacio con Francesco. Pensando a lui Emma riprese padronanza di sè, che diavolo stava facendo!? Cercò di staccarsi, ma senza risultato.
-Che sta succedendo qui?-
Sentire quella voce le gelò il sangue, subito Nico si staccò da lei e si voltò verso chi li aveva interrotti.
-Niente prof...- cercò di dire lui.
-Si certo, meglio per te se vai a cena-
Nico non disse niente, lanciò un'ultima occhiata a lei e se ne andò.
Emma non aveva il coraggio di guardare in faccia Francesco, il suo tono era così... freddo. Si morse il labbro inferiore per non piangere, ma che le stava succedendo? Perchè tutto ad un tratto Nico si ripresentava e la baciava? Perchè lei... perchè non era felice? Non era sempre stato quello che voleva? Aveva sempre amato Nico, ma ora... ora era diverso.
-Meglio se vai anche te Castello-
Quel tono così formale, gelido quasi, la ferì come se tra di loro non ci fosse stato niente, ma cosa si aspettava? Ingoiò il groppo che aveva in gola, in fondo c'era un motivo per il quale si trovava lì.
-Il prof Santoro voleva sapere s-se...-
-Digli che non scendo...- detto questo se ne andò.
Appena sentì la porta sbattere Emma si lasciò cadere a terra e si prese la testa tra le mani, cercando di calmarsi.
"Merda, merda, merda... tutte a me capitano!"
Quando sentì di poter andare al ristorante si alzò, sulla strada non trovò nessuno per fortuna, arrivata in sala andò al tavolo dei prof per dire che Francesco non ci sarebbe stato.
Si sedette al tavolo con gli altri senza troppa convinzione, si sentiva a pezzi e vedeva Nico, cosa che non faceva che peggiorare il suo umore.
-Emma ce ne hai messo di tempo per andare dal prof!- disse sorridendo Ele, ignara di tutto.
-Si...- replicò senza molta convinzione lei rigirando le penne che aveva nel piatto.
L'amica la guardò perplessa e si scambiò una veloce occhiata con Alice, anche lei sembrava sopresa dal comportamento di Emma. Invece Bea parlava con Mirko, ma nelle pause vedeva che le ragazze sembravano strane.
Appena la ceva finì Emma se ne andò senza dire niente a nessuno.
-Ma che diavolo è successo?- domandò Bea vedendo l'amica quasi scappare dalla sala.
-Non ne ho assolutamente idea... è strana da quando è tornata dalla stanza del prof...- rispose Ele.
-E... se fosse successo qualcosa con il prof?- disse Alice.
Si guardarono e scoppiarono a ridere.
-Non dire cavolate Ali, sarà successo qualcosa sulla strada...- ipotizò Bea.
-Si ma cosa?- chiese Ele.
Come a rispondere a quella domanda Nico le soprassò di cattivo umore. Le tre lo guardarono per poi scambiarsi degli sguardi.
-State pensando a quello che sto pensando io?- chiese lentamente Ali.
-Se intendi che quello stronzo deve aver fatto qualcosa a Emma allora si, sto pensando la stessa cosa- disse Bea guardando male il ragazzo.
-Oddio! Ma cosa può essere successo?- si preoccupò Ele.
-Non ne ho idea... l'unica che può dircelo è Emma- sospirò Alice.
Le ragazze andarono nella loro stanza per cercare si parlare con Emma, anche se molto probabilmente lei non avrebe detto niente, era strano come sapevo poco di lei, al contrario di loro non si era aperta molto. Infatti trovarono un muro di silenzio, non avrebbe parlato. Bea ci rimase un pò male, infondo non aveva trovato così difficile parlare con Emma e invece lei non voleva confidarsi con loro.
-Mi dipiace ragazze... ma stasera veramente non ho voglia di parlare...- disse la rossa.
-Lo capiamo... ma quando ne avrai voglia noi saremo qui... vero ragazze?- affermò Ali e le altre due annuirono.
-Che ne dite di un bel bagno nell'idromassaggio?- propose Ele per stemperare un pò l'atmosfera che si ea nadata a creare.
-Ottima idea! Su su non voglio sentire proteste Emma! Anche tu lo farai!- disse Bea.
Passarono la serata così, nell'idromaggio a parlare e a prendersi in giro. Emma ritrovò un pò del suo buon umore, non sapeva come rigraziare le sue amiche... erano davvero fantastiche, anche se lei non aveva parlato nessuna l'aveva forzata. Si, si disse mentre guardava Ele e Bea litigare e Alice ridere a crepapelle, aveva trovato delle amiche per la vita.























Ecco il nuovo capitolo! Lo so sono in un ritardo pazzesco ma la scuola mi ha portato via molto tempo e finalmente sono in vancanza! penso di riuscire ad aggiornare con più puntualità! Spero che questo capitolo sia piaciuto anche se penso vorrete linciarmi, ma non preoccupatevi tutto si risolverà!
Recensite mi raccomando!
Baci^^

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Capitolo 22
*** Gita ~ Incidente ***


Gita ~ Incidente





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While I was rooted fast to the earth,
I could be stuck here for a thousand years,
Without your arms to drag me out.


There you are standing right in front of me
All this fear falls away to leave me naked,
Hold me close, cuz I need you to guide me to safety.

No, I don't want to wait forever

***

Mentre ero saldamente radicato alla terra
Potrei essere bloccato qui per migliaia di anni
Senza le tue braccia che mi tirano fuori

Eccoti in piedi davanti a me
Tutta questa paura scivola via per lasciarmi nudo
Tienimi stretto, perchè ho bisogno che tu mi conduca alla sicurezza

No, non voglio aspettare per sempre


{Snow Patrol ~ Signal Fire}




Quella mattina svegliarsi fu abbastanza facile, seppur i fatti avvenuti il giorno precedente l'avessero ferita Emma poteva dirsi abbastanza serena, tutto grazie a loro, quelle amiche che aveva da qualche mese conosciuto veramente ma che le erano ormai indispensabili per vivere. Sorrise vedendo Bea ronfare ancora, come anche le altre due, sorpresa guardò l'orologio, di solito era sempre stata svegliata, infatti si accorse che era ancora presto, appena le 6, eppure non aveva più sonno. Non voleva neppure rimanere sotto le coperte, si alzò silenziosamente e si vestì, voleva fare un giro magari per le piste, non aveva idea solo non voleva stare ferma. L'aria fredda del mattina la svegliò completamente, prese un profondo respiro e cominciò a camminare tra la neve.
Pensava troppo, ne era consapevole ma non poteva impedirsi di ricordare... quel bacio che si era scambiata con Francesco le aveva lasciato qualcosa dentro che non se ne voleva andare, al solo pensarci le stringeva lo stomaco e non desiderava altro che un'altro bacio e un'altro ancora. Non riusciva a capire come Francesco le avesse dato un bacio così appassionato, di certo non era stato un incidente era stato voluto da entrambi, ma perchè aveva fatto una cosa simile?
Se solo il giorno prima Nico non fosse rientrato così bruscamente nella sua vita forse a quest'ora Emma avrebbe saputo tutto...
Sospirò scuotendo la testa, molto probabilemente quell'evento era un episodio isolato, che non si sarebbe più ripetuto, eppure non riusciva ad accettarlo, non poteva pensare che non avrebbe più potuto toccare quel viso, quei capelli, che non avrebbe più assaggiato le sue labbra o visto quei stupendi occhi azzurri diventare incandescenti dal desiderio...
Strinse le braccia intorno a sè, non poteva pensare a certe cose, non doveva permetterselo. Che strano... aveva passato mesi a desiderare Nico per poi trovarsi succube di quel prof appena arriavato, sarebbe stato tutto molto più semplice se avesse continuato ad amare Nico, ma nessuno poteva controllare tutto, men che meno i cambiamenti.
Doveva rassegnarsi, ormai era più che evidente, le piaceva il prof e molto anche e che con Nico non aveva più niente a che fare, quel sentimento che pensava fosse così radicato dentro di lei era pian piano svanito lasciandosi dietro solo un leggero rimpianto.
-Emma?-
La ragazza si voltò di scatto e vide Luca venirle incontro strofinandosi le mani per darsi un pò di sollievo dal freddo.
-'Giorno Luca...- disse lei semplicemente.
-Anche tu passeggiata mattutina?-
-Già... non ho dormito molto stanotte- rispose sorridendo appena.
-Si vede, sembri un pò abbattuta...- constatò lui guardandola di traverso.
Emma scrollò le spalle, non aveva molta voglia di parlare, era venuta lì solo per poter godersi un pò di silenzio e poter stare tranquilla almeno per qualche minuto. Non che la presenza di Luca fosse fastidiosa, solo voleva stare un pò da sola, ma purtroppo lui non parve cogliere.
-Be che ne dici di farla insieme?- propose sorridendo contento.
Trattendo un sospiro infastidito annuì e iniziarono a camminare. Parlò per tutto il tragitto solo Luca, mentre la ragazza ascoltava solo brandelli di quel monologo riscendo a cogliere lamentele su Eric che secondo lui sembrava un manichino con la faccia perennemente corrucciata, che Mirko invece fosse anche troppo preso da Bea visto che non faceva altro che parlare di quello che facendo fregandosene se gli altri lo ascoltassero davvero o no.
Emma fece un mezzo sorriso sentendo quelle cose sui ragazzi, non li avrebbe mai immaginati così, e povero Luca doveva davvero star uscendo pazzo tra quei due visto che riusciva a parlare solo con lei e Ele.
-Davvero... non so più che fare, meno sto in camera meglio è...- sbuffò.
-Dovresti dare una possibilità, in verità non sono proprio così. Mirko è felice perchè finalmente si sono sistemate le cose con Bea e Eric... be lui ha i suoi problemi- spiegò Emma.
-Sarà... invece tu?-
-Io cosa?- disse sorpresa.
-Dai Emma, pensi davvero di farmela? Si vede lontano un miglio che stai male-
La rossa sorrise appena tenendo lo sguardo dritto davanti a sè. Valeva veramente così poco come attrice? Sospirò l'ennesima volta e si girò verso l'amico che non aspettava altro che una sua parola.
-Nico...-
Luca si passò una mano sulla faccia, chissa come mai ma l'aveva sospettato che quel deficente del suo ex, sempre pronto a fare del male a quella povera ragazza.
-Che ha fatto stavolta?- chiese rassegnato.
-Mi ha baciato...- sussurrò la rossa.
-Certo lui ti ha.... cosa?!- esclamò sconcertato.
-Si, mi ha baciato- ripetè più convinta.
-Ma quello stronzo chi si crede di essere?!-
Luca era veramente arrabbiato, gli sarebbe piaciuto adare a cercare quel pallone gonfiato e riempirlo di pugni.
-Si, per favore non arrabbiarti... dopotutto forse è stato un bene- pensò ad alta voce.
-Che intendi dire?- domandò perplesso.
Emma non rispose subito, cercava dentro di se le sensazioni che aveva provato durante quel bacio. Quando stava insieme a lui i baci che si scambiavano erano dolci e molto appassionati, era stata così felice di poggiare le labbra sulle sue... ma ieri era tutto diverso, il ricordo di quella delicatezza e quella passione erano state spezzate via da quel bacio forzato e senza sentimento.
-Finalmento ho capito grazie a quel bacio che Nico è totalmente fuori dal mio cuore e dalla mia testa- rispose sorridendo.
Luca rimase per un attimo sorpreso, ma poi sorrise contento che finalmente Emma fosse stata liberata da quell'amore, ma aveva capito che non era solo quel bacio ad aver fatto finalmente cancellare Nico.
-Chi è il fortunato?- disse noncurante.
La ragazza strabuzzò gli occhi e arrossì.
-Che cavolo stai dicendo!? Non c'è nessuno!-
-Si si certo- la prese in giro Luca.
Emma imbarazzata gli diede un pugno sul braccio, era davvero uno scemo. Sorrise mentre tornavano all'albergo per la colazione, almeno le aveva tirato su il morale.


Avanzava senza neanche guardare veramente dove andava, sembrava un'anima in pena in cerca di qualcosa che nemmeno lei sapeva. Strinse le racchette mentre camminava, non riusciva a non pensare... Eric, perchè aveva detto delle cose così terribili?
"Da questo momento in poi farò come se tu non fossi mai esistita"
Le bruciavano dentro quelle parole, perchè doveva fare così? Perchè doveva insistere a fare l'egoista? Lei non ci sarebbe mai riuscita a stare con lui senza pensare anche alle persone che c'erano in mezzo, non esistevano solo loro due, ma questo Eric sembrava non capirlo. Era così cocciuto, diamine...
Si fermò un attimo guardandosi intorno spaesata, come cavolo era arrivata lì? Era proprio al delimitare delle piste battuta, lì in poi iniziava il fuoripista, doveva aver camminato molto per arrivare lì e non se n'era nemmeno accorta.
Sospirò guardando al cielo, quando si metteva a pensare, soprattutto a Eric, perdeva completamente il senso di quello che la circondava... era un caso umano lo sapeva. Scuotendo la testa fece per tornare sui suoi passi, ma una forza oscura la fece rimanere.
Guardò attentamente la pista, quasi ne fosse ipnotizzata, si chiese perchè no? Anche se i prof avevano vientato categoricamente di farla, aveva fatto il fuori pista così tante volte, non sarebbe successo niente. Con quel pensiero si convinse che non c'era nulla di male a sciare con un pò di brivido, tanto nessuno l'avrebbe saputo men che meno i porfessori. Quasi sorridendo continuò un pò in difficiltà ad avanzare, lì la neve non era stata battuta dal gatto delle nevi per quello era più impegnativo continuare.
Ad un certo punto si fermò e, dopo essersi guardata intorno, iniziò la discesa. Sentiva la familiare adrenaline che le scorreva nelle vene mentre schivava man mano tutti gli ostacoli che incontrava. Quella per lei era libertà, senza più pensieri, senza più preoccupazioni ad occuparle la mente... fece un respiro profondo e sorridendo continuò.
Stava ancora galleggiando in una paradisiaca pace della mente quando all'improvviso il volto di Eric si affacciò, scivolando tra le fessure non del tutto chiuse dei suoi pensieri. Quell'improvvisa apparizione la spaventò tanto che perse il controllo vedendo solo in quel momento che stava entrando in un fitto bosco ed era troppo tardi per evitarlo. Cercò di evitare i tronchi, con i primi andò bene ma un sasso la fece rotolare e scontrare contro un albero che pieno di neve la ricoprì. Cercò di muoversi ma avvertiva un dolore alla schiena e anche al piede che le impedivano di fare anche solo un semplice movimento.
-Merda...- disse con la voce strozzata.
E adesso che poteva fare? Lì bloccata sotto la neve mezza ammaccata, senza che nessuno sapesse dov'era. Davvero doveva complimentarsi da sola per l'enorme cazzata che aveva fatto, poteva morire lì assiderata solo perchè voleva passare pochi minuti senza pensare a niente... no, davvero era proprio un genio!
Provò a muovere almeno le mani ma sembravano due blocchi di cemento, non riusciva a fare niente. Il gelo della neve poi iniziava a penetrare nei vestiti facendola rabbrividire, le faceva malissimo il piede, molto di più che la schiena, che l'avesse rotto? Ci mancava solo quello.
Stupido fuori pista! Stupida lei!
Sperava solo che qualcuno la venisse a cercare...


La sera era scesa velocemente, le ragazze erano preoccupate dalla mancanza di Alice lì con loro.
-Che cavolo sta facendo quella?! Possibile che si sia dimenticata della cena?- esclamò esasperata Bea che faceva avanti e indietro lungo la camera irrequieta.
-Calmati Bea... sono sicura che presto arriverà...- disse poco convinta Ele seduta sul letto, si stava mangiando le unghie e quello non era un buon segno.
Emma invece se ne stava in silenzio a guardare di fuori dalla vetrata, era preoccupata ed aveva anche uno strano presentimento, qualcosa di brutto. Aveva paura di cosa potesse essere successo all'amica e non riusciva a pensare che le fosse capitato qualcosa di brutto. Sperava con tutto il cuore che stesse bene e che quel ritardo fosse per altro, ma non poteva mentire a se stessa... erano le otto e di Alice neanche l'ombra.
-Oh ma quando arriva vedi te! L'ammazzo! Non può far preoccupare così le persone diamine!- borbottò Bea cercando si calmarsi.
Ele non rispose, continuava a mangiarsi le unghie e guardare la porta nervosamente. Emma non ce la faceva più, doveva fare qualcosa, ormai era davvero troppo tempo che Alice non si faceva vedere, mandò al diavolo tutte le sue paure e si diresse verso la porta decisa.
-Adesso dove vai?!- le urlò dietro Bea.
-Vado ad avvisare i prof... loro magari faranno qualcosa!- ribattè infastidita.
Subito le altre due la seguirono, mentre andava al piano di sotto di fermò un attimo a pensare che molto probabilmente Francesco sarebbe stato lì al tavolo dei prof. Un forte disagio la colpì, fece di tutto per non farlo notare alle altre. Entrate al ristorante si diressero verso i professori.
Emma incrociò gli occhi di ghiaccio che aveva cercato tutto il giorno di avitare e non potè evitare di provare un brivido lungo la schiena e agitarsi sotto l'apparente calma. Stringendo i pugni andò verso loro, potè notare che Francesco sembrava alquanto sopreso dalla sua mossa. Cercò di ignorare quell'attrazione che ormai la spingeva con tutte le sue forse tra le sue braccia.
-Alice non è ancora tornata- disse guardando Santoro.
Lui la guardò perplesso.
-E dov'è?-
-Non lo sappiamo! Non ci ha detto niete oggi solo che andava a sciare come al solito!-
A quell'affermazione i professori si guardarono preoccupati, mandarono allora alcuni a cercare aiuto per le ricerche. Le ragazze stettero li in sala senza più parlare, erano completamente asssenti, pensavano a cosa potesse essere successo ad Ali. Emma però vide un Eric alquanto sconvolto venirle incontro.
-Che diavolo è successo?!- esordì furioso.
Le ragazze lo guardarono sorprese, sembrava davvero turbato. La rossa non si aspettava certo una reazione del genere, ma capì che era venuto a sapere di Alice.
-Eric... calmati...- cercò di rabbonirlo Bea.
-Calmarmi un emerita mazza! Cosa è successo ad Alice?!-
-Non è tornata, non abbiamo idea di dove sia...- disse Emma guardandolo negli occhi.
Forse lui sapeva dove poteva essere finita? Ma vide che era troppo preoccupato, non sapeva niente nemmeno lui.
-Cosa?! Non vi ha detto niente?!-
Sembrava disperato, lì la ragazza capì veramente quanto Eric ci tenesse ad Alice, se solo Alice accettasse i suoi sentimenti... scosse appena la testa, adesso la cosa più importante era trovare Alice sana e salva e poi le avrebbe parlato, non poteva far finta di niente doveva far almeno un tentativo, sentiva che quei due stavano perdendo qualcosa di veramente unico.
Eric si trattenne dal gridare frustrato e si allontanò dalle amiche di sua cugina. Dove diavolo poteva essere? Perchè doveva sempre farlo preoccupare? Si passò una mano tra i capelli sospirando e stringendo gli occhi.
Che poteva fare? Alice... si sentì perso, non poteva pensare che le fosse successo qualcosa, non dopo le ultime parole che si erano rivolti, così piene di rancore. Si sentiva in colpa per averle detto che per lui non sarebbe più esistita, non era assolutamente così e non lo sarebbe mai stato. Si sedette nel corridoio per terra tenendosi la testa, e se... se non sarebbe più tornata? Il solo pensiero lo faceva star male.
Non poteva star lì senza far nulla, di sicuro se avesse chiesto di partecipare alle ricerche i prof si sarebbero opposti, ma lui doveva fare qualcosa non si sentiva per niente tranquillo a lasciare Alice in mano ad altri. Con quel pensiero fisso nella mente si alzò e uscì non prima di essersi ben preparato per il freddo che c'era fuori. Cercando di non farsi vedere andò alle piste, era pieno di gente probabilemente la maggior parte stava cercando Alice. Avanzava senza una meta precisa, andava per istinto, era convinto che la ragazza non era lontano, ma non capiva dove.
Appena vide l'iniziò del fuori pista un'illuminazione gli passò per il cervello, sapeva grazie alle numerose vacanze passate insieme che Alice adorava come lui quella pista abbastanza pericolosa, ma per loro divertente. Avanzò per un tratto, il buio non aiutava, non riusciva a vedere molto e questo lo innevervosiva.
Scalciò la neve e si lasciò cadere in ginocchio, doveva trovarla... non poteva non farlo! Sentì qualcosa, non sapeva nemmeno lui cosa esattamente, ma attirò la sua attenzione. Voltò di scatto la testa e vide di essere al delimitare di un piccolo bosco. Si alzò in fretta e furia e entrò tra il fogliame, cercò frenericamente in ogni centimetro quadrato.
Ci stava rinunciando quando sentì un leggero lamento provenire dai piendi di un albero massiccio. Si lanciò subito angosciato, scavò nella neve e trovò priva dei vestiti completamente fradici, poi i capelli castani infine il viso che tanto amava cianotico.
-Alice...- sussurrò con voce strozzata.
"Oddio fa che sia viva, fa che..."
-E...e...eric...?- esalò a fatica la ragazza aprendo appena le palpebre, aveva così freddo, non riusciva a muovere niente e anche solo aprire gli occhi le sembrava un'impresa titanica.
-Si, sono io... adesso ti tiro fuori di qui- disse cercando di tenere un tono di voce fermo, ma vederla così era davvero un duro colpo per lui.
Quando finalmente la liberò completamente dalla neve la strinse a sè, cercando di darle un pò di calore, ma soprattutto cercando di alleviare l'ansia che dentro lo stava divorando da quando era venuto a sapere della sua scomparsa. Rabbrividì Dio era gelata. Le prese il viso pallido tra le mani per vederla meglio, le sfiorò le labbra viola cercando di non cedere propio in quel momento.
-E...eric...- sussurrò ancora, ma quella volta stava sorridendo.
Il ragazzo si riscosse e la prese tra le braccia per portarla in albergo dove l'avrebbero soccorsa al più presto. Con il peso in più di Alice era più difficile avanzare nella neve, ma non si perse d'animo, doveva assolutamente portarla in un luogo caldo. Sentiva il corpo di Alice abbandonarsi completamente al suo, il capo affondava nel suo petto in cerca di calore. Eric si lasciò sfuggire un sorriso, sentendosi quasi frastornato dall'emozione che l'aveva preso in quel momento vedendo il viso della ragazza così calmo e sereno, la voglia di baciarla lo stava sfinendo.
In quel momento riuscì a tornare alle piste normali e a chiamare a gran voce i professori che vennero subito ad aiutarlo, sorvolando il fatto che dovesse trovarsi in albergo invece che lì, l'importante che fossero tutti e due sani e salvi.


Emma stava nell'ingresso dell'albergo, aspettava notizie mentre Ele e Bea sonnecchiavano su un tavolo poco distante, si erano messe lì testardamente anche se lei aveva detto di andare a letto che se ci sarebbero stato notizie sarebbe andata da loro. Le guardò e fece un mezzo sorriso, infondo lei avrebbe fatto lo stesso.
Fece un sospiro e tornò a guardare l'ingresso, i piedi scalpitavano dalla voglia di uscire e unirsi alle ricerche, ma la ragione la feceva desistere, infondo non era pratica di sci figuriamoci se riusciva a trovare Alice senza rompersi qualche osso e poi anche lei sarebbe stata sulla lista delle disperse. Si passò una mano tra i capelli, certo però stare lì senza far niente non giovava per niente al suo umore, avrebbe voluto rendersi utile.
All'improvviso dalla porta entrò Francesco trafelato e, come se avesse subito capito dovve fosse la ragazza, la guardò dritto negli occhi. Erano passati solo due giorni, ma Emma si rese conto che quegli occhi, quel viso rivolto verso di lei le erano mancati come l'aria. Le sensazioni orribili che aveva provato nel vederlo così gelido con lei erano completamente spazzate via in quel momento, in quell'incorcio di sguardi. Arrossì come al solito, ma testarda continuò a fissarlo, le era mancato troppo... voleva godersi ogni attimo.
-Emma...- sussurrò lui un pò affannato.
Improvvisamente il ricordo di Alice la fulminò, preoccupata andò verso di lui lasciandosi per un istante alle spalle quello che c'era tra di loro, voleva sapere cosa era successo alla sua amica.
-Alice! Dov'è!? L'avete trovata?- esordì preoccupata.
-Si l'abbiamo trovata.. la stanno portando in ospedale, non è grave a parte la temperatura e forse qualche contusione, ma niente di preoccupante- le comunicò sorridendo.
Emma rimase un attimo immobile, poi sorrise felicissima tanto che non si rese conte di quello che stava fancendo, infatti si era buttata al collo di Francesco ridendo euforica. Stava abbracciando il suo prof, ma in quel momento non le importav a un bel niente. Rideva e rideva stretta al suo petto.
-Mmm Emma?- un borbottio la riportò alla realtà.
Come scottata di scostò da Francesco, che sembrava alquanto contrariato e sbalordito. Con il volto in fiamme la ragazza lo guardò negli occhi per poi voltarsi con il cuore in subbuglio e andare dalle altre a comunicare la bella notizia. Mentre anche le altre saltavano dalla gioia si concesse un'ultimo sguardo alle spalle e trovò ancora Francesco che la guardava intensamente provocandole l'ormai famigliare batticuore. Quella storia sarebbe mai finita?

























Ecco qui finalmente il nuovo capitolooooooooo!! Lo so sono in ritardo solo che me la sono presa comoda infondo sono in vacanza concedetemelo! Dopo un anno scolastisco tutto studio mi merito anchio una pausa xD comunque ecco che Emma finalmente si decide ad ammette di provare qualcosa per Francesco e la poveva Alice invece ha fatto proprio una brutta caduta! Ma c'è Eric che fa il cavaliere ahaha

Ci vediamo al prossimo capitolo! Recensite mi raccomando mi piace sapere il vostro parere =) 

Baci^^

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Capitolo 23
*** Gita ~ Ballo ***


Gita ~ Ballo

Come up to meet you, tell you I'm sorry
You don't know how lovely you are.
I had to find you, tell you I need you,
Tell you I set you apart.

Tell me your secrets and ask me your questions,
Oh lets go back to the start.

[...]

Nobody said it was easy,
It's such a shame for us to part.
Nobody said it was easy,
No one ever said it would be this hard.

***

Sono venuto per vederti e dirti che mi dispiace
Non sai quanto sei adorabile
dovevo trovarti, dirti che ho bisogno di te,
dirti che che ti ho tenuta troppo lontana

Raccontami i tuoi segreti e fammi le domande che vuoi,
Oh ricominciamo dall'inizio

[...]

Nessuno ha mai detto che sarebbe stato facile
è stata una vergogna doverci dividere.
Nessuno ha mai detto che sarebbe stato facile
ma nessuno ha neanche detto che sarebbe dovuto essere così difficile.


{Coldplay ~ The Scientist}



Erano passati giorni, molto velocemente, tanto che Emma si sorprese vedendo che quel giorno era l'ultimo dell'anno il che voleva dire che quella sera ci sarebbe stata la festa. Con quel pensiero aprì gli occhi la mattina, si passò una mano sugli occhi, cercando di svegliarsi. Sentiva intorno a lei i rumori tipici del mattino, le altre dovevano essere già in giro per la stanza. Si concesse un'altro pò di tempo sotto le coperte, era difficile uscire da quel tepore che aveva intorno. Aprì appena un occhio vedendo davanti a lei Alice ancora a letto che sbuffava. Sorrise appena, da quando era tornata dall'ospedale tutti la trattavano come se fosse di cristallo e la ragazza mal sopportava quel genere di attenzioni. Si era ritrovata con il piede messo nel tutore visto la brutta slogatura che le aveva causato la caduta, per fortuna che il colpo alla schieda le aveva dato solo un livido che era già quasi svanito.
Per tutto il tempo che aveva passato all'ospedale Eric le aveva fatto compagnia, l'amica non le aveva detto nient'altro che quello e Emma si chiedeva cosa di fossero detti in quei momenti, ma a parte quello la situazione fra i due non sembrava cambiata, almeno apparentemente. Alla rossa non sfuggivano certo gli sguardi che Eric lanciava ogni tanto alla cugina, come per essere certo che lei fosse lì.
Sbadigliò mettendosi a sedere, cercò di scrollardi di dosso gli ultimi rimasugli di sonno, quella giornata sarebbe stata impegnativa, tra il prepararsi e aiutare Alice... si lamentava del fatto che non poteva mettere le sue adorate scarpe con il tacco per quello "stupido tutore" come diceva lei.
-Buon Giorno...- disse Emma.
-'Giorno...- borbottò in risposta Alice con le braccia incrociate.
La rossa non potè reprimere la risata che le stava salendo alla gola vedendo l'amica in quella posizione così infantile. Era davvero furiosa... non poteva certo biasimarla, anche lei quando si era fratturata la caviglia era particolarmente irritabile. Era davvero un fastidio non potersi muovere liberamente e dipendere così tanto dagli altri.
-Dai... non fare così... dopotutto non durerà molto- cercò di consolarla.
-Non parlare... è uno strazio, voglio poter camminare cavolo! E questo tutore mi prude! Soprattutto non potrò mettermi le mie adorate scarpe!- si lamentò Ali.
Emma la lasciò sfogare, infondo aveva bisogno di poter buttare il suo malumore a qualcun'altro, la capiva. Ascoltò pazientemente tutte le lamentele dell'amica, cercando di essere ragionevole e di farla calmare. Alla fine Alice fece un profondo respiro e guardò fuori dalla porta-finestra senza più dire niente.
La rossa la guardò un attimo, aveva un'espressione corrucciata, sapeva bene che anche se era zitta non aveva finito il suo monologo, aspettò che riprendesse.
-E poi... dopo che mi è stato appresso tutto il tempo in ospedale arriviamo in albergo e ritorno Miss Invisibile!- sbottò infine.
Emma fece un mezzo sorriso, ecco adesso aveva finito. Eric era veramente un enigma, ma poteva capirlo in parte, doveva essere ferito per Matteo e comunque non si sentiva di accusare l'amica di insensibilità, stava cercando un modo per togliersi Eric dal cuore, anche se lei personalmente pensava non fosse così semplice, ma non disse niente di tutto questo.
-Sono certa che non ti tratta come Miss Invisibile...- pronunciò soltanto, ma Alice non diede segno di averla sentita.
-Ragazze! Su su! Non state a letto! C'è tanto da fare!- flautò gioiosa Bea irrompendo nella stanza.
Emma la guardò con un sorriso quasi rassegnato, era proprio al massimo della gioia per quella festa, come darle torto? Ci andava con il ragazzo che amava e doveva essere tutto perfetto.
-Vorrei farti notare che alzarmi sarebbe un pò difficile!- commentò velenosa Ali assottigliando lo sguardo.
-Oh... be... sarà una serata fantastica!- esclamò senza senso Bea.
Emma era tentata di ridere, ma si trattenne non voleva redere, se possibile, Alice di umore ancora più nero. Si alzò e andò in bagno a lavarsi la faccia, si stava passando l'asciugamano sul viso quando Bea entrò nella stanza. Lei la guardò perplessa, che ci faceva lì?
-Uff Ali non mi ascolta per niente sembra troppo arrabiata...- si lamentò sedendosi sul ripiano vicino al lavandino.
-Capiscila... non è il massimo essere bloccati a letto...- disse ragionevole la rossa, anche se sapeva che il vero motivo era un'altro, ma non spettava a lei dirlo.
-Secondo me se la sta prendendo troppo...- borbottò l'altra.
Emma si strinse nelle spalle, che poteva farci lei?
-Comunque... spara che cosa c'è di così urgente?- cambiò argomento lei.
Bea si illuminò, dimenticando in parte lo strano comportamento di Alice e cominciò a parlare di quanto sarebbe stata bella quella sera, che Mirko era perfetto e di come era felice. Emma ascoltò cercando di sembrare partecipe, ma al contrario di come era successo con Alice, quella volta era più difficile... le faceva male pensare che lei non avrebbe potuto avere tutto quello, che Francesco non poteva invitarla e che non poteva parlarne liberamente con le sue amiche.
Strinse i pugni e annuì a una frase di Bea, poi l'altra soddisfatta di essere stata ascoltata da qualcuno finalmente andò nell'altra stanza cercando, a detta sua, dei trucchi adatti e prodotti che aveva portato da casa. Quando uscì dal bagno Emma si lasciò andare un sospirò sofferente e tirò dritto verso la doccia aggirando la vasca, non voleva deprimersi mettendosi a mollo. Si, la doccia era la scelta migliore.


Era pomeriggio nelle stanze succedeva il finimondo soprattutto in quelle delle ragazze, la festa di quella sera era veramente un evento memorabile e avrebbero partecipato in molti anche persone fuori. Il ballo sarebbe terminato a tarda notte, le maschere dovevano essere tolte per la mezzanotte, tutti erano eccitati per quella novità, sarebbe stato più interessante con le maschere.
Bea era completamente presa nei preparativi, doveva essere assolutamente perfetta, ma non si risparmiava di aiutare le sue amiche, magari suggerendo un rossetto o un ombretto adatto. L'unica nella stanza a non essere nemmeno un pò felice era Alice, Ele e Bea davano al colpa di quel malumore al tutore, ma Emma sapeva che era ben altro il motivo.
-Oddio! Bea! Dove diavolo hai messo le mie scarpe?- urlò Ele.
-E che cavolo ne so!? Le mettevi a posto e adesso non le dovevi cercare!- sbuffò l'altra mentre si asciugava i capelli.
-La volete finire!? Sto cercando di leggere!- si lamentò Alice.
Emma invece stava decidendo come acconciarsi i capelli ignorando le altre.
Il vestito era sul letto già pronto per essere indossato, sospirando si guardò allo specchio, chissà cosa sarebbe successo quella sera... tutte in quella stanza avevano delle aspettative, Bea di sicuro voleva finalmente fare coppia fissa con Mirko ed è quello che probabilmente sarebbe successo. Ele voleva una serata senza pensieri, in cui divertirsi e dimenticare almeno per un pò i suoi problemi e Alice... be si sarebbe annoiata a morte e avrebbe fatto di tutto per stare lontana da Eric.
E lei? Lei non aveva idea di cosa aspettarsi da quella sera... era un'incognita e non era sicura di scoprire cosa nascondeva. Guardò il suo riflesso pensierosa, magari per quella serata l'aspettava un'avventura... fece un mezzo sorriso, vista la sua "fortuna" doveva ritenersi contenta di non trovarsi nella stessa situazione di Alice. Sospirò e alla fine decise di lasciare i capelli liberi, ma se li fece mossi.
-Oddio! Sono già le sei! Oddio! E i miei capelli sono ancora orrendi!- si agitò Bea.
Di solito non era così schizzata, ma quella sera era davvero agitata, finalmente lei e Mirko sarebbero stati insieme per tutta la sera e magari... un sorrisino si dipinse sulle sue labbra al pensiero di cosa poteva accadere. Cercò di calmarsi, avrebbe avuto tempo dopo per pensarci e magari vedersi realizzare le sue fantasie. Si sistemò i capelli senza esserne mai contenta, davvero era troppo nervosa.
Le altre la guardavano esasperate, si erano anche loro abbastanza nervose, ma non c'era nessuno ad aspettarle quindi erano relativamente calme.
-Voglio proprio vedere come hanno fatto il salone... dicono che sia davvero molto bello!- disse Ele mentre si stava mettendo dello smalto viola chiaro.
-Hanno allestito anche il salone?- chiese stupita Emma.
-Si! Devono aver messo delle decorazioni di ghiaccio, così ho sentito...-
-Si sono impegnati quest'anno! Le altre volte non era stato un granchè- borbottò Alice, non staccandosi dal libro, lei era già pronta per mettersi il vestito allora si era fatta prestare qualcosa da leggera da Emma.
-Meglio così! Questo è l'ultimo anno che passiamo qui...- disse con un pò di malinconia Ele.
Le altre la guardarono sorridendo con la stessa espressione di comprensione, l'ultimo anno del liceo e stava passando così in fretta, avrebbero voluto fermare il tempo averne il controllo, ma non si può fermare qualcosa di inafferrabile.
Per fortuna le ore successive passarono senza incindenti e così per le nove le ragazze erano pronte per affrontare la serata.
Emma si sentiva davvero bene nel suo vestito verde, le piaceva tanto, era senza spalline le fasciava morbidamente i fianchi e arrivava ai piedi sfiorandoil pavimento. I tacchi non erano scomodi come aveva pensato, pensò mentre si legava la maschera verde dai decori oro e argneto. Intanto guardò le altre, erano davvero splendide.
Bea stringeva la sua pochette nervoramente, il vestito azzurro era davvero bello e vivace, corto davanti e con un pò di strascico dietro, i sandali argentati facevano bella mostra di sè. La maschera bianca con la rosa blu di lato era veramente azzeccata per quel vestito.
Ele, invece, stava tranquillamente nel suo elegante vestito viola, le scarpe coordinate spuntavano timidamente dal vestito quando camminava. Sistemava la maschera bianca e viola allo speccho.
Alice era accigliata mentre cervacava di muoversi con il tutore, le vestito per fortuna era corto, poco sopra le ginocchia. Il copetto nero la le donava evidenziando il fisico asciutto e la gonna a balze non le stringeva le gambe. La sua maschera nera era davvero particolare e le stava molto bene.
Uscirono dalla camera con passo abbastanza lento per facilitare Alice, erano ansiose di andare alla festa, già sentivano la musica pulsare dai piani sottostanti. Dopo aver preso l'ascensore si dirigettero verso la sala, quando ormai erano davanti si presentò loro un piccolo inconveniente, infatti per procedere dovevano scendere decina di gradini.
-Ecco ci mancava solo questo!- sibillò tra i denti Alice guardando con odio le scale.
-Cavolo non me n'ero proprio ricordata!- disse preoccupata Ele.
-Adesso come facciamo?- chiese esasperata Bea.
In quel momento però dalla sala uscirono i ragazzi, Mirko era l'unico euforico e riconoscibilissimo anche con la maschera bianca, invece l'altro evedentemente Eric sembrava annoiato quasi mal tollerasse l'euforia dell'amico oppure era la sua maschera nera. Quando Mirko la guardò capì subito chi era e il sorriso si strasformò in un'espressione di stupore.
-Bea... sei... bellissima...- disse sbattendo gli occhi cercando di non apparire uno stupido, ma era difficile, quella ragazza aveva il potere di stroncare ogni sua attività cerebrale... era magnifica.
Bea arrossì compiaciuta, aveva avuto l'effetto sperato sul ragazzo. Sorrise e gli andò incontro dimenticandosi quasi delle sue amiche. Quando si trovarono uno di fronte all'altro Mirko le prese la mano e se la portò alla bocca baciandola delicatamente. Si era ripreso dalla sorpresa e le sorrideva.
-Madame, vuole seguirmi nella sala?- disse scherzosamente.
-Con grande piacere, Monsieur- rise Bea.
Entrarono nella sala a bracetto lasciando gli altri indietro, quasi si fossero dimenticati della loro esistenza.
Eleonora scosse lentamente la testa guardandoli e sorrise.
-Certo che è veramente fortunata Bea ad avere uno con Mirko...- disse sospirando.
-Si chi se ne frega! Adesso come faccio a scendere?- sbottò irritata Alice.
Quella sera era veramente intrattabile, non era nemmeno entrata in sala ed eccola che lo incontrava! Cercò di non guardarlo e si ritrovò a fissare torva la porta da cui si intravedevano le persone e alcune sculture di ghiaccio. Sentiva su di sè lo sguardo di Eric e quello non faceva che irritarla, perchè si comportava così? Perchè doveva sempre farle male?
Improvvisamente lui si mosse, le venne incontro, non le fu possibile continuare ad ignorarlo e lo fissò con un misto di stupore e rabbia quando di fermò davanti a lei dopo aver superato l'ultimo gradino. Senza dire niente la prese in braccio, la ragazza rimase così incredula che non riuscì a pronunciare un parola e istintivamente avvolse il suo collo con le braccia per paura di cadere, ma sentiva con tutte le particelle del suo corpo le braccia che la tenevano solleva da terra. Così mentre lei lo fissava stupefatta entrarono nella sala.
-Ok questa si che è una sospresa...- fece Ele.
Emma non rispose, ma in cuor suo era contenta, magari per Alice la serata non sarebbe stata un completo disastro. Sapeva che per lei non doveva essere facile, che non era giusto incoraggiare quell'amore, ma come poteva non farlo quando vedeva quanto quei due si amavano? Sospirò e andò verso l'entrata con Ele.
L'interno era pieno di gente, alcuni ballavano altre sostavano sulle sedie sparse e altri ancora bazziacavano al buffet. Bea la vide subito che ballava con Mirko e si sorridevano felici, Eric invece stava andano al buffet mentre Alice seduta si guardava le mani un pò rossa in viso. Emma sorrise, vedendo l'amica, venne però distratta da Ele che iniziò a parlare dei ragazzi presenti e passarono il tempo a cercare di riconoscere chi ci fosse sotto la maschera.
Bea si muoveva al tempo della musica che stava andando, Marchin On dei OneRepubblic, adorava quella canzone: il ritmo, le parole... tutto la coinvolgeva e ballarla con Mirko vicino non faceva altro che rederla ancora più speciale. Ad un certo punto il ragazzo le prese la mano e le fece fare la giravolta, lei lo assecondò ridendo, si sentiva così libera e felice... come una farfalla al primo volo.
-Sono contento di averti invitato...- le sussurrò all'orecchio attirandola a sè.
-Lo sono anchio...- rispose Bea guardandolo negli occhi.
Mirko sorrise, tenne intrecciate le mani, voleva sentire che era lì, non gli bastava vederla, cercava una prova che quello che stava accadendo era reale e non il frutto della sua immaginazione. Avvolse i fianchi della ragazza con il braccio libero e tenendola stretta iniziò a muoversi.
Bea rideva senza pensieri, con la mano destra accarezzò la spalla mentre beata stava tra le braccia del ragazzo che per giorni aveva desiderato sfiorare. Era giusto stare nelle braccia di Mirko, il cuore batteva forte e per una volta non dovette resistere inutilmente voleva abbandonarsi a lui.
Sperava solo che quella felicità durasse, che non fosse solo una cosa effimera, che al primo scossone si sgretolasse lasciando solo cenere.
-Andiamo!- disse Mirko sorridendole con gli occhi scuri che scintillavano.
Senza darle il tempo di dire alcunchè la trascinò fuori dalla pista, solo allora vide che erano quasi le undici, era passato così in fretta il tempo! Seguì il ragazzo anche fuori dalla sala chiedendosi dove l'avrebbe portata, lui si diresse verso una porta e aprendola si trovarono un una stanza che doveva essere una specie di piccola biblioteca.
-Perchè...- provò a chiedere ma il ragazzo le fece cenno di non parlare.
Si posizionò dietro di lei e le mise le mani sugli occhi, la portò per un pò di passi e la fermò. Bea non sapeva cosa pensare, che aveva in mente quel ragazzo?
-Guarda...- le sussurrò all'orecchio quando le tolse le mani.
La ragazza guardò davanti a lei e rimase senza fiato. Il panorama che vedeva dalla finestra era a dir poco magico! Una lunga distesa di neve illluminata dalla luce lunare sembrava un tappeto di brillanti... le sembrava di essere in una favola. Quasi non si accorse che le braccia di Mirko avevano avvolto i suoi fianchi. Istintivamente appoggiò il capo sulla sua spalla, intrecciando una mano con la sua. Poi con naturalezza alzò il viso verso di lui, lo vide fissarla con dolcezza e passione e capì cosa sarebbe successo di lì a pochi secondi.
Chiuse gli occhi e le sue labra si sollevarono legermente all'insù quando sentirono la pressione di quelle di Mirko. Sollevò la mano libera e gli sfiorò dolcemente la guancia mentre il bacio divenne più profondo. Ormai il suono della musica era diventato un brusio indistinto, l'unica cosa che sentiva Bea era il pulsare del suo cuore e le labbra di Mirko sulle sue.


Emma stava versando da bere, era rimasta sola dopo che Ele era stata invitata da un ragazzo con una stravagante maschera bianca, non era riuscita a capire chi fosse, forse era uno da fuori. Sorseggiò il suo bicchiere guardando la sala, sapeva che non doveva cercarlo, ma era più forte di lei aveva bisogno anche solo di vederlo.
Eppure Francesco non era da nessuna parte, sospirò abbattuta, raddrizzò la maschera che si era spostata e vide Alice che parlava sorridendo appena con una ragazza, ma Emma vedeva che ogni tanto lanciava occhiate a Eric che era poco lontano da lei.
La rossa vedeva quello scambio di sguardi e non potè che sorridere per l'amica, preferiva concentrarsi su quello che andare a scovare altri pensieri tutt'altro che sorridenti. Aveva appena poggiato il bicchiere su un tavolo vicino quando sentì una mano calda sulla pelle nuda della spalla. Quasi spaventata si girò e si trovò di fronte un uomo, o ragazzo?, alto e vestito molto elegantemente, sembrava arrivato da un'altro secolo, aveva anche una parrucca... la maschera coprima completamente la parte superiore del viso lasciando vedere solo la bocca carnosa.
Emma rimase interdetta davanti a lui, chiedendosi chi diavolo fosse, non riusciva a capire e gli occhi coperti certo non aiutavano. Si morse il labbro inferiore, cosa voleva quello sconosciuto da lei?
-Cos...- provò a dire, ma lui mise un dito davanti alla bocca e sorrise.
Avrebbe dovuto essere per lo meno a disagio, ma si rese conto di non provare diffidenza verso di lui e questo la sconcertò, oltre la sua capacità di giudizio aveva perso anche il suo istinto di autoconservazione?
In quel momento lui le fece un mezzo inchino e le porse la mano, come per invitarla a ballare. Emma strabuzzò gli occhi, dire che era sorpresa non redendeva quello che provava in quel momento, era spiazzata, allibita, ma in qualche modo riuscì a risprendersi e guardò il sorriso di quello sconosciuto e in qualche modo lo trovò... rassicurante. Doveva esserci stato qualcosa nel bicchiere che aveva bevuto perchè altrimenti non si spiegava come dopo avesse preso quella mano tesa e avesse piegato le sue labbra in un sorriso sereno.
Presto si trovò in mezzo alla pista, tra corpi che si dimenavano a tempo di musica e quella mano che teneva stretta la sua... le dava un senso così profondo di calma che non lasciò più la mente in cerca frenetica di domande e spiegazioni, solamente si fece travolgere dalle sensazioni.
La musica cambiò, divenne più lenta, il martellante ritmo divenne più calmo e quasi dolce. Con la mano che li teneva uniti il ragazzo l'attirò a sè per poi cingerle i fianchi con le braccia, Emma mise le sue mani sulle sue spalle. Così vicini, percepiva tutto, come se i suoi sensi si fossero raddopaiti, sentiva i capelli solleticarle le spalle, i respiri di lui sul collo, i muscoli che sentiva attraverso la stoffa della giacca.
Il calore che c'era, i loro copri che si sfioravano... Emma non riusciva a comprendere come potesse avvertire certe sensazioni, provare certi sentimenti per uno sconosciuto appena incontrato. Eppure... non le sembrava poi tanto estraneo, c'era qualcosa in lui che aveva un che di famigliare. Alzò lo sguardo verso di lui, le faceva strano non vedere gli occhi, ma aveva la certezza che la stesse guardando.
"Chi sei?" pensò senza il coraggio di parlare.
Proprio in quel momento, mentre ondeggiavano in mezzo ad altre persone che si muovevano quasi in sicronia, lui chinò la testa e la baciò. Sapeva che avrebbe dovuto ritrarsi, mandare al diavolo quell'estraneo che aveva avuto l'ardire di baciarla quando non sapeva nemmeno chi fosse, invece restò lì, succube degli eventi, succube di quelle labbra che le stavano facendo battere così forte il cuore che non ebbe la forza di fare quello che era ragionevole fare.
Senza che se ne accorsero la musica si era fermata, soltanto quando tutti urlavano il conto alla rovescia si staccarono guardandosi intorno. Emma improvvisamente pensò che alla mezzanotte arebbero dovuto togliersi le maschere. Quando arrivarono allo 0 si oltò alla sua destra con la maschera in mano, ma quello che vide fu solo uno spazio vuoto mentre intorno a lei ripartiva la festa.


Correva fuori dalla sala con il cuore in gola e le sensazioni che aveva provato ancora sulla pelle. Poco lontano si appoggiò al muro, si tolse la parrucca e la maschera e chiuse gli occhi, sapeva che qualcuno poteva riconoscerlo, ma in quel momento non gli importava proprio niente. Sapeva che era stato un gesto insensato, che avrebbe fatto solo male, ma per quel bacio l'avrebbe fatto mille altre volte.
Aprì gli occhi rivelando due iridi azzurro ghiaccio, non poteva continuare così, avrebbe dovuto trovare una soluzione, stare così in bilico lo faceva impazzire. Emma ormai era diventata un'ossessione, ma se ne voleva davvero liberare? Con quella domanda che gli ronzava in testa, Francesco se ne andò in camera lasciandosi indietro le urla e la musica.



























Eccomiiii!! Finalmente ecco qui il nuovo capitolo di MyOnlyDesire!!!! Quasi non ci credo o.o ci ho messo più di un mese a scrivere qualcosa di cui non sono nemmeno molto convita.... ma più di così non sono riuscita purtroppo =(! Ne ho passate di tutti i colori quest'estate e mi dispiace aver fatto aspettare, e adesso che è iniziata la scuola.... non voglio nemmeno pensarci! Comunque ecco qui un'altro scoglio superato! Finalmente una coppia formata! Dopo 23 capitoli xD ed ecco anche il nosto prof che si da da fare finalmente... 

Qui di seguito metterò i vestiti che le ragazze hanno messo... mi sono divertita un sacco con Polyvore xD 

Emma ---> http://www.polyvore.com/emmas_capodanno/set?id=25676288

Alice --->http://www.polyvore.com/alis_capodanno/set?id=25652665

Bea ---> http://www.polyvore.com/beas_capodanno/set?id=25576989

Ele --->http://www.polyvore.com/eles_capodanno/set?id=25676232

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Capitolo 24
*** Sentimenti ***


Sentimenti

Questo amore
Così violento
Così fragile
Così tenero
Così disperato
Questo amore
Bello come il giorno
E cattivo come il tempo
Quando il tempo è cattivo
Questo amore così vero
Questo amore così bello
[...]
Perseguitato ferito calpestato ucciso
negato dimenticato
Perchè noi l'abbiamo perseguitato ferito
calpestato ucciso negato
[...]
Il nostro amore è là
Testardo come un asino
Vivo come il desiderio
Crudele come la memoria
Sciocco come i rimpianti
Tenero come il ricordo
Freddo come il marmo
Bello come il giorno
Fragile come un bambino
Ci guarda sorridendo
E ci parla senza dir nulla
E io tremante l'ascolto

{Jacques Prevert}










La pioggia picchiettava dolcemente sul vetro, la città era completamente grigia, la rendeva malinconica. Stese le gambe nude sul parquet della sua camera mentre stava appoggiata alla porta-finestra, la fronte a contantto con la superficie gelida le dava un leggero fastidio, ma non aveva la forza per allontanarsi. Certo vestirsi con canottiera e pantaloncini a Gennaio non è mai il massimo, anche se si sta dentro casa, ma non aveva voglia di disfare le valigie, a dir il vero non aveva voglia di fare niente. Da quando era tornata dalla montagna, cioè tre giorni prima, era stata come circondata da una bolla, niente la toccava, niente la interessava davvero.
Non riusciva a non pensare a quel ragazzo misterioso, a come se n'era andato di fretta prima di scoprirsi il viso... aveva qualcosa da nascondere? Era qualcuno che conosceva? Oppure era solo molto timido? Infondo non si erano neppure parlati! Perchè starci a pensare? Eppure... quel bacio l'aveva scossa, un semplice sfiorarsi di labbra l'aveva sconvolta di più di tanto baci appassionati che si era scambiata con altri, forse solo Francesco...
Sgranò gli occhi colpita da un pensiero fulmineo, se fosse stato Francesco?
Poi una risata sarcastica le uscì dalle labbra, si come no... la ignorava perchè mai avrebbe dovuto fare una cosa del genere? Molto probabilmente quel bacio che di erano scambiati era solo un incidente, uno sbaglio. Come faceva male pensare una cosa del genere, ma non poteva continuare ad illudersi era ancora peggio.
Strinse intorno a sè le braccia cercando un pò di calore che però non le arrivava. Pensava ancora alla festa, a quello sconosciuto famigliare, poteva ancora sentire le sue braccia, l'emozione di sentirlo così vicino a lei. A volte si chiedeva se fosse stato solo un sogno, ma anche le altre l'avevano vista con lui e le avevano rivolto almeno un centinaio di domande a cui non sapeva proprio risondere.
Sospirò, quel Capodanno era stato il più strano che avesse mai passato, ed erano successe così tante cose... sembrava che tra Alice e Eric ci fosse stata una specie di tregua, Ele cercava in tutti i modi di distrarsi da sapeva solo lei cosa e Bea sembrava spedita verso il pianeta felici e fidanzati, con Mirko andava tutto a gonfie vele come amava dire lei quando facevano le video conferenze su msn tutte e quattro. Era felice per le sue amiche, sembravano aver trovare una qualche stabilità, meno che lei...
Guardò le goccioline scivolare sul vetro lentamente, il pavimento era scomodo e le faceva male la schiena, ma non aveva nessuna intenzione di muoversi. Guardò distratamente l'orologio e vide che erano appena le unidici, quel pomeriggio aveva promesso a sua nonna di andarla a trovare, non vedeva l'ora di sentire come si era divertita in gita. Non aveva voglia di adare da lei, in quel condominio dove c'era lui e quei suoi occhi così magnetici, ma non voleva far dispiacere sua nonna e ormai aveva detto di si, non c'era fretta però sarebbe stata da lei per le tre.
Doveva fare uno sforzo adesso e alzarsi, andare al piano di sotto, fare qualcosa per il pranzo e prepararsi per uscire. Si alzò faticosamente, si stiracchiò sbadigliando, non aveva dormito molto quella notte, i pensieri non le davano pace e aveva la sensazione che quel giorno non avrebbe fatto altro che complicarle la vita.
Le tre arrivarono troppo presto svogliatamente dopo essersi vestita e aver preso la giacca uscì impugnando il suo ombrello. Non perse il bus per un pelo, ovviamente non c'era quasi nessuno solo due ragazzi che si tenevano la mano e che scesero poco dopo che lei era salita.
Con l'i-Pod nelle orecchie come sempre fece il viaggio pensando a cosa poteva alla nonna, non voleva condividere ancora con nessuno del bacio con Francesco nè quello che aveva provato con quello strano ragazzo mascherato. Suonò il capanello e scese aprendo l'ombrello. Il profilo della biblioteca con quel tempo uggioso sembrava quasi minaccioso, dopo averle dato un'occhiata si avviò verso il condominio. Quando si trovò davanti al portone rimase immobile, a guardare i profondi solchi nel legno. Sospirò prima di entrare nell'atrio pieno di spifferi, volse lo sguardo alle scale aspettandosi quasi di veder scendere Francesco in quel momento. Vide invece un sacchetto lì per lì non ci fece caso ed andò da sua nonna.
-Emma! Finalmente! Pensavo non saresti più venuta...- la accolse dimostrando ancora una volta quanto a fondo la conoscesse.
-Non sarei mai mancata nonna... è molto che non ci vediamo....- disse facendo un mezzo sorriso.
L'occhiata dell'anziana che le lanciò era comprensiva, lei non resistette molto a quello sguardo, quasi temendo che nei suoi occhi si riflettesse cosa era successo in quei giorni in montagna. Bevvero una cioccolata calda mentre lei raccontava degli anneddoti di poco conto e anche di cosa era successo alle sue amiche durante quei giorni senza scendere mai nei dettagli quando si trattava di lei. Sapeva che se ne sarebbe accorta di questo suo sviare, ma sapeva anche che sua nonna avrebbe taciuto senza forzarla in alcun modo a parlare e di questo le era immensamente grata. Passarono delle ore, ormai si era fatto buoio e Emma, dopo aver rifiutato gentilmente di stare per cena, se ne andò con la promessa di tornare presto. Chiuse la lampo della giacca prima di aprire il portone, la pioggia era rimasta seppur per fortuna non era aumentata.
Aprì l'ombrello e si incamminò con un pò di rimpianto, avrebbe voluto almeno vederlo di sfuggita. Un tuono irruppe nel silenzio, in quel mometo alzò lo sguardo e incontrò la figura che la tormentava da troppo tempo. Stava buttando un saccetto, lo stesso che aveva visto nell'atrio... solo in quell'istante vide quello che conteneva... una parrucca, un vestito d'altri tempi e una machera che copriva anche gli occhi... per la sorpresa lasciò cadere l'ombrello, non riusciva a staccaro lo sguardo da lui.
Francesco si voltò, aveva finalmente buttato quel costume, il simbolo della sua stupidità, del suo desiderio impossibile, meglio liberarsene prima che qualcuno potesse vederlo e riconoscerlo. Quello che i suoi occhi videro lo lasciò senza fiato, Emma ormai fradicia con l'ombrello ai piedi che lo guardava sconvolta. Ci mise poco a capire che lei aveva visto il costume e si maledisse, voleva che quella storia finisse lì, che quel bacio a capodanno fosse stato l'ultimo prima di cercare di dimenticarsi per sempre di quella ragazza e invece il destino si era beffato ancora di lui. Che fare? Andare al condominio facendo finta di niente? Abbracciarla e baciarla fino a dimenticarsi di tutto? Cosa era più giusto da fare in quel momento?
-Eri tu?- sussurrò ancora incredula Emma.
Appena sentì la sua voce Francesco capì immediatamente cosa fare, i dubbi vennero spazzati via da quel mormorio. Fece un passo in avanti con l'ombrello stretto nella mano e il cuore in subbuglio.
-Si...- disse guardandola negli occhi, ormai mentire non sarebbe servito, sarebbe stato sciocco far finta che non fsse successo niente perchè ormai era evidente che nesusno dei due aveva voglia di diemnticarsi di tutto.
-Ma... perchè?- domandò a fatica la rossa.
Ecco, si disse Francesco, ora viene la parte difficile. Fece un respiro profondo e la guardò intensamente ormai deciso a confessare tutto a farsi travolgere.
-Perchè dalla prima volta che ti ho vista non ho fatto altro che pensarti, anche quando ho scoperto che era una mia alunna, non riuscivo a vederti come le altre... ci ho provato, davvero!, ma non ci sono riuscito...- fece un mezzo sorriso -sei così appassionata, ho visto come hai amato quel ragazzo, con un'intensità non indiferente per la tua età e non ho potuto ignorare il tuo dolore, lo sentivo ocme se fosse mio. In gita poi... non sono riuscito a controllarmi e ti ho baciata, non sapevo più cosa fare ormai i miei setimenti per te erano evidenti e quando di ti visto con lui...- scosse la testa con una smorfia -ho reagito allontanadoti, trattandoti con freddezza, ma non è durata molto...-
Emma lo guardava, quasi senza respirare non riusciva a credere a quelle parole, non riusciva a credere che lui le stesse pronunicando, le scoppiava il cuore e ormai la pioggia non le importava.
-Sono stato geloso... così geloso, perchè lui poteva toccarti, baciarti e invece io... posso solo guardarti-
Lo sentiva il dolore, era l'eco del suo, il non poter esprimere liberamente quei sentimenti, tenerli nascosti infondo al cuore. Ma era giusto soffrire così solo per compiacere altri? Emma non ne era più così sicura e sotto quella pioggia l'unica cosa che sentiva era dover andare da lui, non era un semplice bisogno, il suo cuore aveva bisogno di Francesco, lo pretendeva dopo tutte le volte che gli era stato negato.
Il moro lasciò scivolare via l'ombrello e si diresse verso Emma come faceva anche lei. Si trovarono a metà strada baciandosi con trasporto sotto la pioggia, il cuore pieno di gioia, si bearono di quel reciproco contatto. Emma avrebbe voluto urlare dalla felicità mentre faceva scorrere le dita sulle guancie del ragazzo sentendo le sue braccia intorno alla sua vita. In quel momento non contava niente se non loro e quello che sentivano, la pioggia, la possibilità di essere visti, le conseguenze in quel momento erano nulla a confronto.
Emma non seppe bene come, ma si ritrovarono nell'atrio del condominio, di corsa salirono le scale, appena Francesco chiuse la porta dietro di loro si tuffò ancora sulle sue labbra. Tutto ormai era confuso, sentiva le mani di lui sulla sua pelle e il fuoco divampava nel suo cuore, una passione che non aveva mai sospettato di avere era scoppiata appena aveva sentito quella di Francesco.
Era tutto frenetico, toglievano i vestiti che intralciavano solamente la voglia di un contatto più profondo. I brividi di freddo mescolati a quelli scatenati da ben altro la scuotevano mentre la pelle unida veniva a contatto con l'aria, Francesco tracciò una scia infuocata di baci dalla sua bocca al collo fino ad arrivare alla sua spalla candida. Lei intanto cercava di slacciare i bottoni di quella camicia e quando finalmente lo liberò lanciò la stoffa bagnata in un punto imprecisato della stanza. Strinse le sue spalle lasciandosi andare un leggero gemito sentendo le dita che leggere le abbassavano la spallina del reggiseno.
Ben presto si ritrovarono solo in intimo, in quel momento Francesco la prese in braccio e lei fece un risata, sembrava tutto così facile in quel momento, sentiva che amarlo era la cosa giusta da fare e non le importava un bel niente delle conseguenze, magari il mattino dopo avrebbe sofferto, ma non si sarebbe mai pentita di aver seguito finalmente quello che voleva.
La frenesia di prima si era attenuata dando ai gesti maggior lentezza e dolcezza, il profumo della sua pelle... Francesco non aveva mai visto qualcosa di più candido, adorava veder le guancie di lei infiammarsi. Finalmente tolsero gli ultimi ostacoli, che ora non erano che unitii pezzi di stoffa.
Si perse in lei, con dolcezza e tutto l'amore che poteva, si unirono finalmente in una sola persona e seppero che non si sarebbero sentiti così completi se non insieme. Al culmine si strinsero come se fossero in mezzo ad una tempesta, mai in vita sua Emma aveva provato così tanto, restò tra le forti braccia di Francesco con il cuore pieno e il sonno che in quei giorni pareva averla abbandonata tornò prepotente e si lasciò scivolare nell'incoscenza con il viso appoggiato al petto di Francesco e cullata dal rassicurante battito del suo cuore.


Bea era arrivata alla conclusione che la sua sfiga era davvero inesauribile e infinita, non era proprio possibile che appena tornata dalla gita e aver finalmente chiarito con Mirko doveva trovarsi il giorno prima del loro primo appuntamento ufficiale a casa con la febbre! In più doveva farsi da sola da mangiare perchè sua mamma non poteva certo rimanere a casa visto il suo weekend programmato mesi prima al centro benessere!
-Uff che nervoso!- grugnì.
Come se non bastasse sembrava immune dai farmaci, il mal di testa invece di diminuire aumentava e per la millionesima volta si chiese perchè cavolo si era ammalata proprio quel giorno, era una crudeltà bella e buona. Sbuffò mettendo una tazza di latte nel microonde, mise su un canale di musica tanto per non stare in silenzio. Mentre il latte si scaldava canticchiò la canzone che andava in quel momento, sentì il campanello e sorpresa si chiese chi poteva essere, forse sua madre in una crisi di coscenza finalmente tornava a casa temendo per la febbre? Andò ad aprire e quello che vide la lasciò a bocca aperta.
Mirko le stava sorridendo raggiante con l'ombrello in una mano e una busta di plastica nell'altra. Lo guardò impalata senza riuscire a mettere due parole insieme, era davvero troppo sorpresa, l'aveva avvertito quel pomeriggio che il giorno dopo non poteva andare all'appuntamento per la febbre e lui le aveva detto di non preoccuparsi e di pensare a guarire.
-Pensi di farmi entrare o devo stare sulla porta a lavarmi?- le disse ridendo.
-Oh... certo certo...- bofonchiò la ragazza lasciando libera la porta.
Lo guardava ancora stralunata, chiuse la porta mentre lui si spettianva i capelli un pò umidi.
-Che ci fai qui?- finalemente riuscì ad articolare una frase.
Mirko la guardò di traverso, come se fosse una domanda davvero stupida.
-Come che ci faccio qui?! Ti faccio da infermiere no?- disse sorridendo.
-Cosa?!- strabuzzò gli occhi lei.
-Sciocca... pensavi davvero che me ne sarei stato a casa in panciolle? Non potevo stare molto senza vederti visto che domani non possiamo uscire... se Maometto non va dalla montagna...-
-La montagna va da Maometto... potevi però dirmelo! Guarda in che stato sono! Potevo mettermi qualcos'altro invece di questo pigiama!- protestò indicandosi.
Il pigiama, quello che usava sempre quando era malata, era un enorme e informe massa di pile con gli orsacchiotti, si vergognava come una ladra in quella mise eppure tante volte Mirko l'aveva vista in quel modo.
Infatti la guardò perplesso, ma poi comprese e si avvicinò a lei prendendole il volto tra le mani.
-Per me sei sempre bella... non ti devi mai preoccupare del contrario!-
Detto questo si abbassò e poggiò le labbra sulle sue, ben presto si ritrovarono abbracciati in un bacio passionale. Bea non potè fare a meno di sorridere mentre infilava le mani tra i capelli ricci di lui, era così felice... finalmente potevano stare così, senza pensieri, condividere il loro sentimento. Quando si divisero si sorrisero, in quel momento il trillo del microonde suonò.
-Bene tu sdariati sul divano e io preparo tutto!- disse mettendola sul divano.
Bea rise di tutti quei riguardi, non era abituata a essere coccolata così, ma le piaceva molto quella sensazione. Quando ebbe finito di preparare Mirko tornò con un vassoio pieno di biscotti, fette biscottate e la sua marmellata preferita quella di mirtilli. Pose tutto quel ben di Dio sul tavolino davani al divano e poi si sedette vicino a lei.
-Ecco cosa nascondevi nel sacchetto!- esclamò sorridendo Bea.
-Non solo! Pronta per una maratona di Fast and Furios?- disse Mirko ridendo.
-Aaah sei il migliore fidanzato del mondo! Ti adoro!-
Risero e mentre la ragazza si beveva il suo latte misero il film, dopo aver mangiato tutto stettero abbracciati a vedere le evoluzioni di Vin Diesel e i suoi compari. Solo alla fine del secondo film Mirko si accorse che la ragazza si era addormentata, sorrise e si districò dal loro abbraccio. Prese il vassoio e lo mise nel lavello, spense la tv e prese in braccio Bea cercando di non farla svegliare. La appoggiò delicatamente tra le lenzuola sfatte e la coprì con la coperta. Senza quasi accorgersi si sdraiò di fianco a lei e le accarezzò il viso dolcemente, anche con la febbre e quell'orribile pigiama era bellissima ai suoi occhi, tenera e fragile... sembrava potesse spezzarsi da un momento all'altro, ma sapeva che dentro era forte. Così tra un pensiero e un'altro si addormentò, tenendo stretta la ragazza che ormai era diventata la più importate nel suo cuore.


La prima sesazione che le arrivò era di calore, che si irradiava per tutto il corpo, non potè fare a meno di sorridere soddisfatta e stringersi a qualcosa che sembrava morbido, ma allo stesso tempo compatto. Non comprese subito, ma quando sentì qualcosa che le accarezzava la guancia aprì gli occhi lentamente e si trovò davanti due occhi di ghiaccio stranamente caldi che la guardavano con dolcezza.
-Buon giorno...- disse roco.
Emma spalancò gli occhi quando le immagini di quella notte le si versavano addosso come acqua gelida, arrossì furiosamente e prima che lui se ne potesse accorgere affondò il viso nel cuscino. Sapeva che si stava comportando in modo infantile, ma proprio non riusciva a trattenersi seppur non era certo la prima volta che faceva l'amore con Nico non era stato assolutamente come con lui... ma niente era come con altri se c'era Francesco di mezzo.
Sentì una leggera risata che non aveva mai sentito dal ragazzo ed era un vero peccato perchè era davvero un suono meraviglioso. Alzò appena il viso e con un occhio e vide Francesco su un fianco appoggiato con il gomito al materasso e la guardava con una luce negli occhi che la lasciò senza fiato.
Le accarezzò la schiena in parte scoperta, nuovi brividi le percorsero la spina dorsale dandole un senso di euforia e passione, la percorse in tutta la sua lunghezza fino ad arrivare al suo viso e le sfiorò la guancia e si avvicinò poggiandole le labbra all'angolo della sua bocca.
Emma si voltò per assaporare del tutto quel bacio, si ritrovarono ancora a rotolare tra le lenzuola, le loro lingue giocavano mentre le mani riprendevano la conoscenza del corpo dell'altro. La rossa fece scorrere le dite sul suo petto fino ad arrivare ai capelli, si sentiva in paradiso, lì tra le braccia di Francesco niente poteva accadere, niente la poteva toccare.
A corto di aria Francesco si staccò, appoggiò il fronte contro la sua guardandola negli occhi e le sorrise, incapace di fare altro la ragazza rispose con il cuore pieno di gioia.
-Hai fame?-
-Adesso che mi ci fai pensare un pò si...- disse lei.
L'altro annuì soddisfatto, si alzò dal letto mettendosi dei boxer e uscì dalla stanza. Emma rimase un pò sdraiata ancora incapace di credere a quello che era successo, davvero era tutto reale e non una fantasia partorita dalla sua mente? Tanto per essere sicura si diede un pizziccotto sul braccio, accolse con goia il piccolo dolore che si era inferta. Non poteva che essere vero, lei e Francesco si erano donati l'uno all'altra, affondò il viso nel cuscino per soffocare un urletto di felicità che le era nato involotariamente in gola.
Quando si ricompose vide che nella stanza non c'era altro che la sua biancheria intima e uscire solo con quella era fuori discussione, poi vide una camicia bianca lasciata su una sedia e con un sorriso se la mise. Le stava larga e arrivava fino a metà coscia, non era il massimo ma meglio di niente.
Entrò timidamente nella cucina minuscola, vide Francesco indaffarato ai fornelli e non potè trattenersi dal sorridere. Quando ebbe finito si girò verso di lei e in poche falcate l'aveva tra le braccia, le diede un leggero bacio sulle labbra, sembrava così sereno...
-Madam la colazione è servita...- scherzò lui tirandola verso il tavolo.
Emma rise e si lasciò trasportare, mangiarono e parlarono di tutto e di niente. La ragazza però notò il fatto che il moro non accennava alla sua famiglia, il che era molto strano, ma non fece domande anche se le sarebbe piaciuto saperne di più.
Francesco la guardava mentre si spalmava la marmellata di fragole sulle fettebiscottate, indossava una delle sue camicie ed era stupenda, non potè che sentire un bisogno intenso di andare lì da lei, baciarla e portarla nella stanza da letto, ma si trattenne, non voleva perdersi lo spettacolo che era di prima mattina con i capelli rossi tutti arruffati a causa della notte appena passata. Sorseggiò il caffè che si era preparato e che, aveva appena appreso, Emma odiava, ancora non si capacitava come potesse non piacerle.
Vide però che si era fatta nervosa, lo capì dal modo in cui si mordeva il labbro inferiore e con cui cercava di evitare il suo sguardo. Turbato si chiese cosa potesse avere.
-Cos'hai Emma?-
Emma sobbalzò sorpresa.
-Ehm... io...- scosse la testa come per riordinare le idee -cosa faremo quando la scuola ricomincerà?- chiese mordendosi il labbro inferiore.
Sapeva di aver appena rotto quella bolla di armonia che si era formata, ma aveva bisogno di sapere cosa sarebbe successo o ne sarebbe uscita matta.
-Certamente non potremmo... dirlo a nessuno, ma di questo sono certo- disse cercando il suo sguardo e accertandosi che lo ascoltasse attentamente -non voglio più impedirmi di provare quello che provo, quello che so provi anche tu, è ingiusto e doloroso per questo voglio vivere questo sentimento fino in fondo-
Le prese la sua mano e continuò -Ma non voglio mentirti, non sarà affatto facile, dovrai mentire a tutti... però ti assicuro che questo è reale, che quello che provo è vero, non solo qualcosa dettato da una passione momentanea- lo disse con una convinzione tale che Emma si sentì le lacrime agli occhi. Si alzò dalla sua sedia e di slancio lo abbracciò stringendolo forte.
In quel momento non le importava quello che implicava la sua scelta, l'unica cosa importate era il sentimento che la legava a Francesco, il resto poteva aspettare.


























Ed ecco il nuovo capitolo!!! Devo dire che non ci ho messo molto a scrivere e ne sono molto sorpresa xD ed ecco che anche il nostro prof e Emma si danno da fare!!! E dopo 24 capitoli anche loro hanno il loro momento, da adesso in poi i ritmi saranno serrati, siamo precisamente a metà della trama che ormai da un anno mi gira in testa e devo dire che ne sono soddisfatta! 

Mi raccomando fatemi sapere le vostre opinioni! 

Al prossimo capitolo!

Baci^^

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Capitolo 25
*** Dubbi ***


Dubbi

Alright, everything is alright
Since you came along
And before you
I had nowhere to run to
Nothing to hold on to
I came so close to giving it up.
And I wonder if you know
How it feels to let you go?

So you change your mind
And say you’re mine.
Don’t leave tonight
Stay.

***

Va bene, va tutto bene
Da quando sei arrivata
E prima di te
Non avevo alcun posto in cui correre
Niente a cui aggrapparmi
Sono quasi arrivato ad arrendermi
E mi domando se sai
Cosa si prova a lasciarti andar via

Quindi cambia idea
E di’ che sei mia!
Non andartene stanotte
Resta!

{Hurts ~ Stay}












Il vento freddo le pizzicava le guance mentre cercava di coprirsi come meglio poteva con la sciarpa. Eppure non era mai stata tanto felice anche con il freddo che le mordeva il viso e le scarpe fradice di neve. In quei giorni tutto sembrava pervaso da una serenità e una gioia che non l'abbandonava mai.
Sospirò felice prima di entrare a scuola, di certo non era mai entrata con un umore così buono... le altre di sicuro avrebbero sospettato qualcosa ma non le importava molto.
Entrata nell'atrio caldo cercò di sistemarsi i capelli rossi. Andò in classe per mettere la cartella prima di andare in palestra, trovò solo alcuni compagni che salutò per poi dirigersi al suo banco. Si tolse i guanti e le dita erano comunque fredde, stava cercando di scaldarle quando entrò Alice anche lei completamente infagottata.
-Ciao!- salutò sorridendo.
L'altra rimase un attimo perplessa, non che Emma non sorridesse mai, ma in quei giorni dopo la gita si era comportata in modo così strano, non da lei.
-Ehi... come mai così felice?- chiese sbadigliando.
-Niente... mi sono solo svegliata di buon umore...- sminuì la rossa cercando di non mostrarsi più entusiasta di quello che era.
Alice la guardò poco convinta, ma era mattina e non aveva voglia di fare domande e dovevano andare in palestra. Senza aspettare le altre andarono negli spogliatoi a cambiarsi. Ben presto anche Bea e Ele arrivarono, una sembrava sprizzare gioia da tutti i pori mentre l'altra era come spenta, ma si sforzava di sembrare normale. Alice guardava con occhi sospettosi sia Bea che Emma.
-Se non vi conoscessi bene direi che avete passato il fine settimana a divertirvi, magari con qualcuno...- disse passando con lo sguardo da una all'altra.
La rossa cercò di non arrossire furiosamente e di non apparire imbarazzata, ma era dura. Con la coda dell'occhio vide che anche Bea era piuttosto tesa a quella affermazione, ma era impossibile che lei avesse fatto qualcosa... non era stata ammalata?
-Ali dai andiamo... sinceramente non ho voglia di stare negli spogliatoi adesso...- esordì Ele guardando eloquente Alice.
L'altra seguì il suo sguardo e vide Melissa che stava entrando.
-Si andiamo!- disse per poi trascinare Bea e Emma fuori senza che si rendessero conto di quello che stava succedendo.
In palestra c'erano già l'altra classe dello scientifico, Alice fece un timido saluto in direzione di Eric che rispose con un cenno della testa. La ragazza sorrise, sapeva che era stupido essere felice per una cosa di così poco conto, ma dopo tutti quei mesi passati a tra litigi e baci era una bella conquista salutarsi almeno civilmente. Mentre guardava verso di lui notò però che Mirko mancava.
-Ehi, ma Mirko è malato?- domandò perplessa.
Bea proprio non riuscì a stare impassibile, era troppo, arrossì e guardò da un'altra parte cercando di avere un atteggiamento disinvolto che però non le riuscì per niente e che tutte notarono.
-Oh-mio-Dio... che avete fatto questo fine settimana?- esclamò Ele.
Bea divenne di un rosso acceso quasi viola e la fulminò con lo sguardo.
-Uhuhuh la nostra Bea... che bricconcella! Cosa avete fatto? E non dire niente! Gli hai attaccato la febbre a quel poveretto!- rise Alice.
-Come se fosse colpa mia se è venuto lui a casa...- borbottò in risposta.
-Allora avete fatto qualcosa!- rincarò Ele, guardandola affamata di particolari.
-Ci siamo solo baciati!- sbottò Bea.
-Ahahah si si certo...- disse Ali.
-Dai ragazze sta arrivando il prof...- venne in soccorso Emma.
-Cavolo vero! È in orario! Questo si che è strano!- pronunciò perplessa Ele.
L'amica le lanciò uno sguardo riconoscente e lei rispose con un sorriso comprensivo, anche lei si sarebbe sentita imbarazzata se fosse stata presa così alla sprovvista. Non aveva idea di come nascondere quella relazione a loro... ci sarebbe riuscita? In fondo non aveva nascosto i suoi sentimenti per tutti quei mesi? Ci sarebbe riuscita ancora? Sospirò, sarebbe stata dura fare finta di niente durante le lezioni, come anche reprimere l'euforia.
L'ora passò in fretta, senza che niente di speciale accadesse, sembrava una normale giornata di scuola come da molto tempo non avevano. Andarono in classe dopo essersi cambiate, tranquille scherzavano sulla prof Caputo e Alice come sempre si lamentava di lei. Quel giorno però arrivò Palumbo a sostituire la prof e le ragazze quasi si misero a piangere, due ore di Fisica non era certo il massimo come primo giorno dopo le vacanze.
-Uff, non poteva esserci il prof Ferrari a sostituire?- sbuffò Alice mentre tirava fuori il libro.
-È il suo giorno libero...- disse sovrappensiero Emma.
L'altra si girò a guardarla, perplessa, accorgendosi di quell'occhiata la ragazza arrossì, ma cercò di non darlo a vedere.
-Be? Se ce l'abbiamo per tutti gli altri giorni tranne il lunedì vuol dire che è il suo giorno libero no?- tentò di spiegarsi.
-Certo, certo...- borbottò tutt'altro che convinta Alice.
Aveva notato lo strano comportamento che l'amica assumeva quando si parlava del prof Ferrari, ma aveva sempre pensato che fosse magari una cotta, di certo era comprensibile visto l'avvenenza dell'uomo, ma in quel momento si chiese se invece non ci fosse altro sotto.
La mattinata passò e all'uscita Emma non vedeva l'ora di andare, le altre lo notarono ma non fecero domande, forse era solo stanchezza...
-Vado ragazze... devo finire dei compiti...- disse mentre stava già andando via.
-Ragazze è solo una mia impressione o sembra che la nostra cara Emma abbia qualcosa da nascondere?- chiese perplessa Bea una volta che la rossa era lontana.
-Non so... forse... ma cosa potrebbe essere? E perchè non dovrebbe dircelo?- domandò dubbiosa Ele guardando le altre.
-Ragazze se ha qualcosa di sicuro ce lo dirà presto, non dobbiamo starle troppo addosso o se no non si aprirà mai con noi- disse Alice, ma anche lei era un pochino turbata dal comportamento dell'amica.
Emma intanto quasi correva, quel giorno doveva vedersi con Francesco, non vedeva l'ora di passare il pomeriggio con lui, ma prima doveva fare davvero dei compiti, in quei giorni di vacanza non aveva fatto niente e adesso matematica la reclamava.
La casa era come al solito deserta, ma non ci fece nemmeno caso... davvero in quei giorni tutto era diventato di poco conto, la felicità che provava metteva tutto in secondo piano e non poteva fare a meno di sorridere. Con un umore quasi incomprensibile per qualcuno che avrebbe studiato matematica salì le scale con le labbra piegate in un sorriso.


Ele, Bea e Alice camminavano lungo la strada che portava al bar dove andavano sempre e lì ordinarono la loro solita cioccolata.
-Fa proprio freddo eh?- esordì Ele fregandosi le mani gelate.
-Certo se continui ad andare in giro senza guanti...- fece Bea con un sopracciglio alzato.
L'altra sbuffò, in quel momento arrivarono le cioccolate fumanti e i battibecchi finirono. Alice guardava nella sua tazza girando qualche volta la mistura marrone cercando di ascoltare le altre. Come al solito Ele le informava delle ultime novità della scuola.
-Così la Cambriano è rimasta fregata- annunciò sogghignando sulla tazza.
-Cosa?- esclamò Bea guardandola stralunata.
Anche Alice sollevò lo sguardo.
-Che intendi dire?- domandò perplessa.
-Ma come? Non capite?- le guardò la bionda incredula, vedendo poi le loro facce interrogative sospirò -La Cambriano è rimasta incinta!- spiegò con un ghigno, non le era mai stata simpatica quella, sempre a vantarsi di essere andata a letto con tizio e di essersi fatta con caio... adesso aveva quello che si meritava.
Le altre due rimasero a bocca aperta incredule, chi si aspettava una notizia del genere? Per anche loro sotto erano compiaciute, non erano delle sante e non riuscivano a dispiacersi soprattutto per una persona del genere.
-Si può dire che chi lo fa, lo aspetta...- concluse Bea.
Scoppiarono a ridere, certo era un po' da stronze, ma se ne fregavano per una volta.
-E non ho nemmeno finito oggi!- disse sorridendo Ele.
-Oddio ho quasi paura di saperlo!- rise Bea.
-Eric e Giulia si sono mollati- sganciò la bomba la bionda senza nemmeno sapere cosa sarebbe successo.
Alice rimase bloccata da quella notizia, con la tazza a mezz'aria e lo sguardo incredulo. Aveva sentito bene? Eric e quella si erano mollati?
-Davvero? Wow... e chi ha mollato chi?- chiese curiosa Bea sorseggiando la sua cioccolata.
-Le mie fonti dicono che sia stato lui... ma in giro si dice che sia stata lei-
Alice la guardò vacua, non poteva crederci, che fosse stato lui a...?
-Be mi fido più delle tue “fonti”, in giro si dicono un sacco di cavolate-
Non riusciva più a seguire quello che stavano dicendo, la mente correva altrove... verso Eric, era come se un peso fosse sparito, qualcosa di cui non sapeva l'esistenza fin quando non era andata via. Sorrise, non poteva fare altro in quel momento, finalmente Eric era libero, ma il sorriso si spense quando si ricordò che lei non lo era e che non potevano assolutamente stare insieme. Voleva tornare a casa in quel momento, non riusciva a stare lì.
-Io vado ragazze... devo ancora finire matematica...- mentì alzandosi e andando a pagare.
-Mmm oggi tutti che devono fare matematica!- disse Ele scettica.
-Be sarà anche una scusa, ma io veramente devo fare matematica la febbre non ha scelto un buon momento per arrivare...- sbuffò Bea finendo la cioccolata e alzandosi insieme all'altra.
-Si anch'io devo finire delle cose di italiano, facciamo casa tua o mia?- chiese Ele mentre uscivano.
-Facciamo da te... casa mia è un manicomio con i miei cugini-
Detto questo andarono alla fermata, avvolte nelle loro giacche mentre il vento gelido soffiava imperterrito.


Emma si stava dirigendo al condominio stretta nel suo piumino, il vento si era diventato ancora più gelido di quella mattina e lei non vedeva l'ora di mettersi sotto le coperte del divano di Francesco e magari guardare qualche vecchio film che piaceva a tutti e due. Fece un sospiro soddisfatto a quel pensiero e formò una piccola nuvoletta con il suo respiro. Cercò di controllare il passo per non correre, non voleva dare l'impressione di non aver aspettato altro che quell'incontro, aveva ancora una dignità da mantenere, ma era davvero dura non mettersi a saltellare come una stupida.
Sorrise varcando il portone e chiudendolo dietro di sé, salì le scale prima che sua nonna potesse vederla, il cuore stava correndo dentro il suo petto, era proprio davanti alla porta e all'improvviso non riusciva a prendere la maniglia e girarla. Era già stata lì e in situazione ben più imbarazzanti, ma in quel momento non riusciva ad aprire quella stupida porta, il cuore sembrava stesse cercando una via di uscita dal suo petto. Fece un respiro profondo cercando di calmarsi e senza più pensarci bussò.
Subito la porta si aprì mostrando un Francesco sorridente, la ragazza non fece in tempo a dire niente che lui la trasse a sé e chiudendo la porta la baciò. Rispose con entusiasmo a quel bacio, non desiderava altro da tutta la mattina, stare lì tra le sue braccia e le labbra sulle sue. Si staccarono per prendere un po' d'aria, Francesco appoggiò la fronte contro la sua e si guardarono negli occhi.
-Ciao...- sussurrò lui sorridendo.
-Ciao...- rispose lei con fiato corto.
Le portò dietro l'orecchio una ciocca ribelle e le sfiorò la guancia, restarono lì qualche minuto a guardarsi e basta senza il bisogno di dire altro. Emma quasi rise della sua ansia, che motivo aveva di essere così tesa quando con lui tutto era naturale e facile?
Le prese ancora la mano e la portò sul divano che le era molto famigliare, quasi arrossì pensando al giorno in cui Francesco aveva dovuto accudirla con la febbre. Appena seduti la circondò con le sue braccia forti e sicure, lei non potè fare a meno di accoccolarsi sul suo petto soddisfatta.
-Sei di molte parole oggi- scherzò Francesco giocherellando con una ciocca dei suoi capelli.
-È che mi sembra ancora tutto un sogno... un bellissimo sogno...- sospirò lei.
-Non lo è... per fortuna tutto questo è reale- sussurrò il moro sorridendo.
Emma sollevò la testa per vederlo in viso, come sempre il suo sguardo la lasciò senza fiato, era stupendo... quegli occhi erano troppo belli, quasi illegali.
-Anche se lo fosse non vorrei mai svegliarmi...- mormorò lei per poi baciarlo.
In poco tempo si ritrovarono ancora a donarsi con passione, spostandosi dal divano alla stanza da letto poco distante. Dopo quei attimi di passione la ragazza stette sotto le coperte avvolta da torpore e dalla soddisfazione che le piegavano le labbra in un sorriso calmo.
Francesco la guardava e ancora si chiedeva come fosse stato possibile arrivare a quel punto, provare quelle emozioni, fare l'amore con lei... era così bello, così giusto, niente valeva come quei momenti con Emma, niente era più importante. Vedeva i suoi capelli sparsi sul cuscino, sembravano tante lingue di fuoco sulla federa bianca, la linea del volto, il piccolo naso e le lentiggini... dentro di lui sapeva che le stava amando, che stava iniziando a non poterne più fare a meno. Però aveva ancora paura di pronunciare quello che provava ad alta voce, aveva il terrore che se l'avesse fatto tutto sarebbe sparito, come se niente fosse successo.
-Dormigliona... non vorrai stare tutto il pomeriggio a letto!- le sussurrò sorridendo.
Emma sbuffò cercando di tirarsi il lenzuolo sopra la testa, ma i suoi sforzi vennero vanificati da Francesco che aveva iniziato a farle il solletico, iniziò a contorcersi e a ridere, anche lui rise alle espressioni che la ragazza faceva. Quando finì la tortura la rossa aveva il fiato corto e lo stava guardando tra l'indignata e la divertita.
-Potevi anche non farlo!- protestò lei.
-Si certo, ma poi chi ti avrebbe svegliata?- rispose ironico.
Emma gonfiò le guance e gli tirò un piccolo pugno alla spalla. Il moro rise e la baciò per prevenire altre lamentele. Dopo una finta resistenza la ragazza capitolò affondando le mani tra i suoi capelli e trascinandolo sul materasso.
Si staccarono e si sorrisero, la rossa lo guardò con una felicità tale che Francesco sentì le vertigini, stava succedendo davvero? Le sfiorò la guancia, il contatto di quella pelle liscia sui suoi polpastrelli lo fece quasi tremare, meritava davvero tutto quello? La gioia era davvero troppa e lui si chiedeva se per caso era troppo, doveva esserci un qualche equilibrio, un solo uomo non poteva avere tutto quello e sperare che continuasse.
Sotto quei pensieri angosciati strinse a sé la ragazza, sapeva che stava pensando a cose su cui non avrebbe dovuto soffermarsi, ma dopo tutto quello che aveva passato non poteva farne a meno.
Emma non capì il perchè di quell'abbraccio così forte, ma aveva compreso che qualcosa si agitava nella sua mente, perciò ricambiò la stretta con più vigore, per fargli capire che lei era lì e non se ne sarebbe mai andata via.
Dopo quell'abbraccio Francesco la baciò ancora come per ringraziarla della sua presenza, ma dovettero già separarsi, erano già le cinque e Emma doveva tornare a casa.
Sulla via del ritorno la ragazza ripensò a quello che stava succedendo, la piega meravigliosa che stava prendendo la sua vita, avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per tenere quella relazione, avrebbe lottato per la sua felicità e non avrebbe più permesso a qualcun'altro di rubargliela come già era successo.


Alice arrivò a casa ancora sconvolta da quello che aveva appena sentito, Eric aveva davvero mollato Giulia? Ele in tutti quei anni che l'aveva conosciuta le informazioni che le arrivavano si erano sempre rivelate esatte, quindi per forza non stavano più insieme. Si buttò sul letto senza sapere cosa fare, cosa pensare... era davvero successo? Non smetteva di ripeterselo, come un mantra, stava impazzendo tra quei pensieri. A un certo punto un bussare la distolse da tutta quella massa confusa che era diventata la sua testa.
-Si?- disse senza molta convinzione.
-Sbrigati a venire ad aiutarmi! Sai che stasera arriva la zia...- rispose spazientita sua madre.
-Cosa?!-
-Si! Lo sai la cena che avremmo fatto con tutta la famiglia, visto che durante le feste non ci siamo visti-
-O-ok...-
-Bene su vieni in cucina!- detto questo sentì i passi di sua madre allontanarsi.
Alice si tirò su a sedere con il cuore in gola, subito quella sera avrebbe dovuto affrontare suo cugino? Perchè il destino ce l'aveva con lei? Non era assolutamente pronta! Soprattutto adesso che parevano aver preso un normale rapporto. Scosse la testa e si affrettò a raggiungere sua madre in cucina.
Il tempo passò anche troppo in fretta per i suoi gusti, tra pentole e padelle erano già arrivate le sette e proprio mentre stava buttando via delle bucce di patate suonarono al citofono. La ragazza si impietrì mentre sentiva le voci dei suoi zii nell'altra sala accolti da suo padre e suo fratello, andò anche sua madre dopo essersi pulita le mani e intimato anche lei di seguirla.
Fece un profondo respiro, non era niente di difficile no? Andare in sala, fingere un bel sorriso e parlare normalmente, senza guardare troppo Eric. Si poteva farcela, doveva crederci. Seguì la madre e tutta la decisione e la sua sicurezza di infranse in piccolissimi pezzi quando incrociò lo sguardo ombroso di suo cugino. Rimase lì impalata come una stupida a fissarlo, sapeva che si stava comportando da sciocca, ma davvero non riusciva a togliere i suoi occhi da lui e nemmeno Eric sembrava tanto impaziente di voltare lo sguardo.
-Alice allora come va il piede?- chiese sua zia.
Ali trasalì e si voltò verso di lei, dovette rassicurarla che era tutto apposto, anche se non poteva sforzare ancora molto il piede.
Per tutto la sera non fecero altro che lanciarsi occhiate, rigirava nel piatto il cibo senza la forza di mangiarlo perchè aveva lo stomaco stretto in una morsa che diventava sempre più stretta ogni volta che i suoi occhi incrociavano quelli di Eric.
Si alzò dalla tavola con una scusa, non ce la faceva più a sostenere quello, video di sfuggita lo sguardo confuso si Eric, ma non ci si soffermò molto. Andò in corridoio e si appoggiò al muro, stringendosi le braccia intorno al petto. Stette lì per poco quando sentì qualcuno avvicinarsi, alzò lo sguardo di scatto e vide Eric davanti a lei. Però prima che lui potesse aprire bocca lo precedette.
-È vero che hai mollato Giulia?- disse tutto d'un fiato.
Lui la guardò un attimo prima di rispondere, preso in contropiede.
-E anche se fosse? Per te non vorrebbe dire niente o mi sbaglio?- disse freddamente.
-I-io... rispondi alla mia domanda- cercò di sembrare sicura.
Eric la perforò con i suoi occhi pece.
-Si, ho lasciato Giulia...-
In quel momento il suono della sua suoneria li fece trasalire tutti e due.
Alice irritata tirò fuori il cellulare, il nome scritto sul display fece sparire l'irritazione e la stretta allo stomaco ricominciò a farle male, il senso di colpa che quasi mai la abbandonava. Anche Eric vide “Teo” lampeggiare e irrigiditosi le scoccò un'occhiata risentita.
-Ma non penso che la faccenda ti riguardi... infondo tu hai il tuo, di ragazzo...- detto questo girò i tacchi e se ne andò in sala dagli altri.
Alice trattenendo le lacrime che avevano iniziato a riempire i suoi occhi rispose con un filo di voce, pensando però tutto il tempo a Eric. Era incastrata, non poteva lasciare Teo, aveva paura di quello che avrebbe dovuto affrontare stando con Eric, non sapeva se ne aveva la forza e l'unica cosa che in quel momento poteva fare era illudere ancora Teo di una cosa che non era e mai sarebbe esistita e questo non faceva altro che farla sentire in colpa.
















Ecco qui il nuovo capitolo finalmente xD non succede molto, è più incentrato su Alice e Emma e dal prossimo capitolo succederanno molte cose!!! 
Ricordate di farmi sapere cosa ne pensate! 
Al prossimo capitolo!
Baci^^

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Capitolo 26
*** San Valentino ***


San Valentino
T'amo senza sapere come, né quando né da dove,
t'amo direttamente senza problemi né orgoglio:
così ti amo perché non so amare altrimenti

che così, in questo modo in cui non sono e non sei,
così vicino che la tua mano sul mio petto è mia,
così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno.
{Pablo Neruda}




Erano ormai passate alcune settimane, a parte la scuola che diventava sempre più frenetica, il resto sembrava immutato. Bea stava felicemente con Mirko, Emma nascondeva la sua relazione con Francesco, Alice non parlava ancora con Eric e rimaneva insieme a Matteo e Ele cercava di non pensare a Teo.
Era stata una settimana impegnativa e le ragazze non vedevano l'ora che finisse, soprattutto Emma e Bea, perchè quel sabato sarebbe caduta la data di San Valentino. Bea sapeva che Mirko aveva organizzato qualcosa, ma non voleva dire niente ed era sulle spine, cercava in tutti i modi di scoprire cosa avesse in mente, aveva addirittura chiesto a Eric ma era stato inutile e si era ritrovata quel venerdì a pensare a tutto quello che sarebbe successo.
Era la prima ora, Ed Fisica, e come sempre il prof era in ritardo Ele e Alice parlavano mentre Emma cercava di ascoltare ed invece Bea non faceva nemmeno finta.
-Bea ma ci sei?- chiese divertita Ele guardandola.
-Eh? Cosa?- borbottò confusa.
-Ok ci siamo giocati la nostra Bea...- rise Emma.
-Ma cosa succede?!- cominciò a irritarsi la ragazza.
-Niente, solo che te ne stai lì a guardare il vuoto con la faccia tutta pensierosa...- spiegò Alice.
-Io non guardo il vuoto!-
-Ahahah si si certo...- ribatté Ele.
-Uff come siete noiose!- poi guardò una per una le facce che stavano aspettando una spiegazione e sospirò sconfitta -Ok, va bene... è che Mirko ha organizzato qualcosa per domani e io voglio sapere cosa!-
-Tutto qui?- disse perplessa Emma.
-Si... e non guardatemi con quelle facce! Voglio sapere cosa ha combinato! È il nostro primo San Valentino no? Vorrei solo che fosse... che so... perfetto...- e detto questo arrossì.
Alice spalancò gli occhi e la guardò allibita, ma prima che potesse dire qualcosa Bea la fulminò con lo sguardo. In quel momento arrivò il prof e ogni discussione fu troncata.
Alla fine dell'ora si stavano cambiando, Alice e Ele andarono per prime in classe mentre Bea stava prendendo tempo per allacciarsi le scarpe. Emma stava mettendo via la tuta nella sacca quando si accorse che c'erano solo loro due.
-Andiamo?-
-Ehm si certo...- mormorò l'altra stringendo la sua tuta tra le mani.
Emma la guardò attentamente, sembrava che stesse cercando di chiederle qualcosa, era meglio dirlo direttamente altrimenti avrebbero fatto tardi in classe.
-Mi devi dire qualcosa?- disse gentilmente.
-Ecco... io...-
-Bea... dai che potrebbe essere di così grave?- sorrise rassicurante.
-Ok... ecco vedi domani è San Valentino, Mirko organizza questa cosa e io non so... penso che lui... ecco, penso che voglia qualcosa...-
La rossa capì al volo dove volesse andare a parare l'amica, allora le prese la mano e la fece sedere su una delle panche nello spogliatoio.
-Pensi che lui voglia fare l'amore con te?-
Bea arrossì e annuì, sapeva che si stava comportando come una bimbetta che si vergogna per tutto, ma davvero non sapeva come comportarsi, non aveva mai avuto esperienza in quel senso.
-Volevo chiederti... non so... qualche consiglio...- si morse il labbro inferiore e la guardò.
-Oh, mmm non me lo aspettavo... perchè proprio io?- chiese confusa Emma.
-Be perchè... ecco Alice nemmeno lei ha mai fatto niente e Ele, lei... l'ha fatto ma non ne va molto fiera, ha detto che niente c'era niente tra lei e quel tipo. Invece te con Nico era diverso vi siete amati-
-Ah... be si, si può dire di si... comunque non ho consigli veri e proprio, però qualcosa da dirti si-
Bea si fece subito attenta, voleva ascoltare tutto quello che Emma aveva da dire, e annuì in risposta.
-Per prima cosa voglio dirti che qualunque cosa succeda devi fare solo quello che senti te, hai capito? Sono sicura che Mirko rispetterà la decisione che potrai prendere, è un bravo ragazzo, ma non devi in alcun modo sentirti costretta. Poi... be non ti devi preoccupare di niente, se è davvero il momento giusto lo senti e tutto verrà naturalmente, magari ti sentirai un po' impaurita e imbarazzata, ma è normale. Se senti davvero di farlo ti assicuro che sarà davvero stupendo, indimenticabile- concluse guardandola negli occhi sorridendo.
Bea l'abbracciò, era davvero contenta di aver trovato un'amica come Emma, sapeva sempre trovare un consiglio e farti calmare.
-Grazie davvero Emma...- disse sincera.
-Certo, ma non mi ringrazierai molto quando il prof ci metterà una bella nota sul registro!-
Risero e di corsa uscirono dallo spogliatoio sperando di evitare una strigliata da parte del professore. Stranamente quando arrivarono in classe non era ancora arrivato nessuno le ragazze andarono a sedersi ai loro posti tranquillamente.
Passarono alcune ore e finalmente la campanella dell'intervallo annunciò la fine della lezione di Greco, Emma non vedeva l'ora di trovarsi fuori da quella classe, infatti ignorò le grida della Caruso che stava assegnando compiti per la prossima settimana e corse per il corridoio dove stavano uscendo tutti.
Stava andando nei piani sottostanti dove c'erano i laboratori di chimica e che in quelle ore erano deserti, stava passando davanti ad un aula quando ti sentì tirare il braccio e trascinare dentro. Con la porta alle spalle sentì delle labbra, che ormai conosceva molto bene, cercare le sue, rispose subito circondando il collo dell'altro con le sue braccia e affondò le dita tra i suoi capelli soffici. Sorridendo sulle labbra lui la prese e la trascinò fino alla cattedra facendola sedere sopra allora lei cinse i suoi fianchi con le gambe tenendolo più vicino. Continuarono a baciarsi altri minuti, quando si staccarono si sorrisero, stretti nel loro abbraccio Emma posò la testa nell'incavo del collo di Francesco posandovi un bacio.
-Mi sei mancata...- sussurrò lui tra i suoi capelli.
-Anche tu...- mormorò lei appoggiata alla sua spalla.
-Non avevo dubbi, a chi non potrei mancare?- scherzò lui.
-Modesto!- sbuffò lei tirandogli un piccolo pugno alla spalla.
Ridendo Francesco prese la sua mano e se la portò alle labbra curvate in un sorriso che ormai da settimane non abbandonava più il suo viso e la guardò dolcemente.
-Madame non siate violenta!-
-Se qualcuno non facesse commenti inopportuni!-
-In questo caso per farmi perdonare la invito fuori... avete impegni questo sabato?- chiese con finta casualità.
-Mmm ci devo pensare, ma forse visto che è un giorno speciale dovrei uscire con il mio ragazzo!- disse Emma cercando di non ridere.
-Oh avete spezzato il mio cuore! Posso almeno sapere chi è costui?-
-È uno stupido che fa commenti inopportuni...-
-In questo caso non avrete problemi a uscire con me domani...- disse avvicinando il suo viso a quello di lei.
-Certo... dipende da dove mi porterete...- sussurrò Emma sulle sue labbra.
-Questo, Madame, è un segreto...- pronunciò Francesco prima di baciarla ancora.
Erano ancora persi in quel bacio quando sentirono il suono lontano della campanella. Dovettero dividersi, e dopo un ultimo piccolo sfiorarsi di labbra andarono fuori dal laboratorio e presero due strade diverse. Emma risalì le scale con il sorriso sulle labbra e il cuore che ancora batteva forte. Trovò le sue amiche che stavano entrando in classe.
-Eccola che torna...- disse ironica Alice.
-Cosa?- chiese confusa Emma.
-Vorrei tanto sapere cosa fai... è da quando siamo tornate dalle vacanze che ti volatizzi durante l'intervallo!- sbuffò Ele guardandola curiosa.
-Segreto!- rise Emma in risposta.
La mattinata passò e al suono dell'ultima campanella le ragazze uscirono dall'aula commentando l'ultima sfuriata della prof Caputo. Prima di dividersi si salutarono, Alice stava salendo sul suo bus quando le arrivò un messaggio.
Ciao amore, domani ti verrò a prendere a scuola! È il primo San Valentino che passiamo insieme e voglio che sia speciale! Non vedo l'ora di domani, dove andremo sarà una sorpresa! Ti amo =)
La ragazza strinse forte il cellulare, non aveva nessuna voglia di passare la serata con Teo, ma fino a prova contraria stavano insieme, di malavoglia rispose con finto entusiasmo. Mise via il telefono e cercò di non pensare a cosa sarebbe successo, a cosa avesse in mente Matteo per quel giorno... scosse la testa e si mise a fissare il cielo che quel giorno era completamente senza nuvole, anche se faceva lo stesso freddo. Chiuse gli occhi e si appoggiò al vetro gelido, sperava soltanto di non fare niente di cui si sarebbe pentita.


Il suono della campanella scosse Emma dalle sue fantasie per quella serata che si prospettava magnifica, mentre stava mettendo nella tracolla il quaderno vide Alice che non aveva fatto il minimo movimento per mettere a posto le sue cose sparse sul banco. La guardò perplessa, quel giorno era San Valentino, sapeva che Matteo aveva organizzato qualcosa, si chiese se per caso era quello il motivo di quello strano comportamento.
-Ali?- la chiamò piano.
L'altra sussultò e si girò a guardarla interrogativa.
-È suonata Ali, la campanella... dobbiamo andare- disse lentamente, come se l'amica avesse problemi a capire quello che diceva.
Questa annuì piano e sempre lentamente mise via le sue nella cartella, quasi fosse in trans, come un automa eseguiva i movimenti camandati. Emma si morse il labbro inferiore preoccupata, ormai la classe era vuota, tutti erano usciti nella paura di perdere il bus.
-Ali... sicura di stare bene?-
-Certo Emma, perchè non dovrei?-
La sua voce era piatta, impassibile come il suo viso. La rossa proprio non ce la faceva a vederla così.
-Ali...- provò a dire ma fu interrotta dall'altra.
-Non ho niente! Non c'è niente che non va! Oggi sarà una giornata stupenda! Matteo ha organizzato una sorpresa e sarà bellissima!- disse quasi fosse una battuta di un copione che si era imposta e poi uscì dalla porta della classe lasciandosi indietro l'amica.
Emma sospirò affranta, non sapeva proprio che fare con lei, sembrava che ogni cosa che dicesse fosse quella sbagliata. Se ne andò anche lei, sulla strada per casa le arrivò un messaggio, quasi sbuffando tirò fuori il cellulare ma quando vide il mittente si illuminò in un sorriso.
Ti verrò a prendere alle 8… non vedo l'ora di vederti, sono sicuro che ti piacerà la mia sorpresa, almeno spero! Sarà una serata magnifica, soprattutto perchè sarà con te...
Emma chiuse gli occhi e strinse quel telefono tra le dita, si quella serata sarebbe stata stupenda, con quei pensieri presto le preoccupazioni per Alice vennero messe in un angolo oscuro della sua mente.
Intanto Alice era davanti a scuola, vedeva da lontano la macchina di Matteo che l'aspettava. Non voleva andare, se ne rese conto quando stringendo forte le spalline della cartella cercava lo sguardo scuro di suo cugino. Lo trovò e proprio mentre si guardarono Matteo arrivò da lei abbracciandola.
-Ciao!- le disse sorridendo felice.
Alice non distolse gli occhi da Eric che se ne andò con un'espressione terribilmente corrucciata sul viso. Abbassò la testa e ricambiò l'abbraccio incerta.
-Ciao...- rispose senza particolare entusiasmo.
-Sono sicuro che oggi ci divertiremo! Dai vieni... non indovinerai mai dove stiamo andando!-
Alice lo seguiva senza quasi ascoltarlo, non le importava dove sarebbero andati, voleva solo che quella giornata si concludesse il prima possibile per poter tornare a casa, rifugiarsi sotto le coperte del suo letto e poter piangere come faceva ormai da giorni.


Bea finì di preparare una piccola valigia, cercando di mettere le cose essenziali ma come al solito si era trovata a dover tirare fuori tutto e riprovare a eliminare qualcosa. Era ormai ore che tentava di fare quella maledetta valigia, da quando Mirko le aveva mandato un messaggio di preparare un po' di vestiti senza dirle altro. Allora lei si era precipitata a riempire la più piccola delle valige che aveva, ma erano due ore che ci lottava contro.
Cosa poteva portare? E dove sarebbero andati? Sbuffò nervosa, sarebbe volentieri andata da quello stupido che faceva tanto il misterioso e cavagli le risposte.
Scosse lentamente la testa cercando di fare mente locale, avrebbe dovuto tenere un cambio e di sicuro quel vestito che aveva preso l'altro giorno, le piaceva davvero tanto. Scartò allora la maggior parte dei vestiti che si era intestardita a portare e trovò anche lo spazio per un altro paio di scarpe.
Soddisfatta finalmente riuscì a chiudere la valigia. Sentì il clacson di una macchina, perplessa guardò l'orologio vide che era l'ora dell'arrivo di Mirko, si lasciò sfuggire un'imprecazione e afferrò la valigia, salutò sua madre che stava preparando qualcosa e uscì dalla casa andando incontro al ragazzo che la guardava sorridendo dalla macchina.
-Adesso vuoi dirmi dove andiamo?- chiese subito appena si sedette al sedile del passeggero.
-Non ancora- temporeggiò lui.
Bea lo fulminò con lo sguardo, si voltò e incrociò le braccia come una bambina piccola. Mirko rise nel vederla così infantile, era splendida anche con quell'espressione corrucciata e quasi offesa.
Per tutto il viaggio ripose per monosillabi e quasi non si accorse che l'auto era ferma finchè Mirko non le disse di scendere. Lei presa dalla curiosità uscì di corsa e si trovò di fronte a una villetta bianca circondata da un prato ancora immerso nella neve, era bellissima... si chiese perchè fossero lì e quasi intimorita glielo chiese.
-Era la vecchia casa di mia nonna, da quando mia zia si è trasferita in città non viene quasi nessuno- rispose lui semplicemente.
Prese un borsone dal bagagliaio e anche la valigia di Bea nonostante lei protestasse di poterla portare anche da sola, la mise a zittire con un bacio ed entrarono in quella villetta che la ragazza già adorava.


Alice quasi non ci credeva quando Matteo l'aveva trascinata lì, eppure stava davvero mangiando zucchero filato e guardando una folla di adulti e bambini andare da una parte all'altra. L'ultima cosa che pensava era andare al luna park della città, ma ancora una volta Teo l'aveva sorpresa, ancora non sapeva se era una cosa positiva o no. Strano che in tutti quegli anni che abitava in quella città non era mai andata lì, eppure da piccoli lei e Eric smaniavano per andarci.
Sospirò mentre tenendola per mano Teo la portava da una parte all'altra del parco.
Aveva finito lo zucchero e teneva tra le dite appiccicose il bastoncino di legno, ancora non sapeva dove l'avrebbe portata, avevano già fatto il giro di tutte le bancarelle con i giochi di abilità che c'erano, per fortuna Teo era una frana in quelle cose, non aveva avuto nessun peluche a tormentarla per tutto il giorno o per tutta la vita.
Appena avvistò un bidone gettò il bastoncino, lo guardò atterrare nel sacco strapieno e quasi avrebbe voluto anche lei lasciarsi andare e atterrare da qualche parte e stare lì. Distolse lo sguardo e capì che si erano fermati, davanti a loro si ergeva la ruota panoramica.
-Bella eh?- disse Teo guardandola negli occhi felice.
Quanto avrebbe voluto avere lo stesso entusiasmo, quanto avrebbe voluto non stare nella pelle di salirci e baciarlo... ma invece niente era così, doveva fingere, mascherare il suo stato d'animo, stamparsi un sorriso falso e rispondergli.
-Bellissima... non vedo l'ora di salirci!-


Emma si guardava allo specchio, senza essere mai soddisfatta di quello che vedeva, non sapeva come vestirsi, elegante? Casual? Dove cavolo l'avrebbe portata Francesco?
Cercò di riordinare le idee, l'avrebbe portata di sera da qualche parte, era molto probabile che fosse magari una cena o qualcosa del genere allora qualche vestito elegante sarebbe stato l'ideale, no?
Prese un respiro profondo e tirò fuori dall'armadio tutti i vestiti che aveva. Li aveva in fila sul letto come tanti soldatini, passava lo sguardo su di loro e alla fine ne rimasero solo due tra cui scegliere. Alla fine scelse e ne fu soddisfatta, canticchiando andò a fare una doccia dopo la quale sarebbero iniziati i preparativi per la grande serata.
Sotto il getto si ritrovò a canticchiare, a fantasticare su cosa sarebbe successo quella sera. Sapeva che Francesco non l'avrebbe delusa, avvolta nel suo accappatoio diede un'occhiata all'orologio erano ancora le cinque e fuori iniziava a imbrunire. Era meglio sbrigarsi o alle otto non sarebbe stata pronta.
Tra una cosa e l'altra Emma riuscì ad essere pronta all'ora stabilita, sperava solo di aver azzeccato l'abito, era nervosa, guardava ogni due secondi l'orologio del salotto. Come al solito era a casa da sola, i suoi erano via e non era nemmeno sicura che fossero insieme. Scosse la testa, non era certo il momento giusto per pensarci, finalmente in quel momento suonarono al campanello e lei fu più che felice di aprire. Si trovò davanti Francesco vestito in giacca e cravatta, dentro di sé sospirò di sollievo, subito la mano di lui cercò la sua e lei la strinse, gli sorrideva felice di vederlo e che per una sera finalmente sarebbe usciti.
Sebbene sapesse che la loro relazione doveva essere nascosta per il quieto vivere di entrambi, a volte trovava l'appartamento di Francesco troppo stretto, avrebbe voluto uscire, stringergli la mano, baciarlo, fare tutto quello che alle sue amiche era permesso ma che a lei era proibito solo per il semplice fatto che si era innamorata di un professore.
-È pronta Madame?- sussurrò lui portandosi la mano alle labbra.
Emma annuì sorridendo radiosa, chiuse la porta della casa e partì nella sua macchina più felice che mai.


Bea girava per la villetta cercando di mettere a memoria ogni particolare, adorava quello stile, tra l'antico e il moderno, i mobili e i divani soffici. La libreria poi era stracolma e ce n'erano davvero molte sparse per tutta la casa. Quella sera sarebbe andati un in ristorante, ma guardando fuori dalla finestra Bea vide che il tempo non sarebbe stato molto clemente con loro, infatti aveva iniziato a nevicare e anche piuttosto forte.
Sperava che questo non facesse saltare il loro programma, sarebbe stato davvero un peccato non poter mettere quel vestito, voleva vedere la faccia di Mirko quando l'avrebbe vista. Le altre avevano detto che stava benissimo e stranamente ne era convinta anche lei, ma senza il giudizio del ragazzo le sembrava quasi di non averlo nemmeno indosso.
Stava aspettando Mirko in salotto, era andato in bagno per una doccia veloce, lei l'aveva già preceduto e distrattamente sfogliava un libro tanto per passare il tempo. Si trovò all'improvviso due mani sugli occhi e sorridendo le coprì con le sue, riconoscendo subito quelle dita.
-Non pensi sia un po' ovvio che sia tu?- disse divertita.
-Non si può mai dire... magari poteva essere un serial killer, no?- rispose lui sedendosi a fianco a lei sul divano.
Ormai il libro era abbandonato sul tavolino mentre loro iniziarono a baciarsi, Bea sentiva i capelli riccioli del ragazzo ancora umidi sotto le dita, ma non le davano fastidio erano delle sensazioni che registrava con una tenerezza che non pensava di poter provare, come la morbidezza delle sue labbra, la presa sicura delle mani ai suoi fianchi, i loro respiri affannosi che si mescolavano...
-Dovremmo prepararci no?- chiese Mirko staccandosi da quel bacio che sapeva di qualcosa di nuovo.
-Certo...- sussurrò Bea sorridendo.
Si sentiva intontita mentre andava al piano di sopra, sapeva che sarebbe successo qualcosa quella sera, se prima era solo un pensiero che la pungolava ora era una certezza che stranamente non le pareva così spaventosa.
Si preparò con cura, sorridendo all'immagine riflessa alla fine dei preparativi. Fece un lungo respiro e andò all'ingresso dove Mirko l'aspettava già, era davvero affascinante quella sera, ma più di tutto le piacque l'espressione che ebbe quando la vide, era davvero gratificante e sorrise... non poteva sentirsi meglio di così.
-Sei splendida...- le disse sfiorandole la guancia.
-Anche tu- rispose lei prendendogli la mano tra le sue.
Le sorrise e la baciò leggermente, erano solo le loro labbra che si sfioravano, ma Bea era ugualmente emozionante perchè quei gesti la facevano sempre sentire amata.
-Aspetta qui... prendo la macchina e la metto davanti alla porta così non prendi troppo freddo-
Bea annuì sorridendo, aspettò qualche minuto e Mirko non ritornava, preoccupata guardò fuori dalla finestra, ma il buio e la neve le impedivano di vedere, si precipitò allora fuori dalla porta stretta nel suo cappotto. Poco lontano vide l'ombra della macchina e le imprecazioni del ragazzo erano udibili da lì.
Andò da lui preoccupata, quando lo vide battere un pugno sul volante. Bussò sul vetro, ormai era quasi completamente bagnata e i capelli pieni di fiocchi di neve, ma non le importava voleva solo capire cosa diavolo era preso a Mirko.
Finalmente si voltò verso di lei con un'espressione triste e aprì la portiera come sconfitto da qualcosa.
-Mirko! Che succede?!- chiese subito lei preoccupata prendendogli il viso tra le mani.
-Mi dispiace...- disse solo.
-Cosa?-
-La macchina... ha una ruota a terra... non posso cambiarla, è troppo buio e con questa maledetta neve non riesco a fare niente!-
Bea registrò quelle parole e lo guardò, sembrava veramente dispiaciuto, quasi arrabbiato con se stesso.
-Non fa...-
-Non dire che non fa niente! Ci tenevi a questo, avevo preparato tutto e alla fine non sono riuscito a combinare niente... solo disastri!- sbottò lui.
Sempre tenendo il suo viso lo fece voltare verso di lei, gli sfiorò le labbra e gli disse quello che sentiva.
-Si hai ragione mi sarebbe piaciuto cenare in un bel ristorante romantico e tutte quelle cose che di solito si fanno a San Valentino con il proprio ragazzo, ma la cosa più importante è che lo voglio passare con te! Del ristorante posso fare a meno, di te no!-
Mirko la guardò, sembrava comprendere le sue parole e parve sollevato. Scese dall'auto e la chiuse per poi prendere la ragazza in braccio e correre verso la casa.
Una volta dentro i ragazzi presero tutte le cose che si erano portati da mangiare, Bea cercò i DVD che portava sempre in borsa e ancora vestiti eleganti mangiarono nel salotto, sul tavolino, seduti sul tappeto davanti a un bel fuoco scoppiettante.


Alice guardava il paesaggio fuori dalla macchina cercando di non pensare, o almeno evitare certi pensieri, ma era davvero difficile... soprattutto con Matteo che non faceva che parlare di non sapeva nemmeno lei cosa. Si sentì per l'ennesima volta in colpa.
-Allora... dove vuoi andare?- chiese all'improvviso lui.
Lei lo guardò interrogativa, non poteva portarla a casa? Matteo avvertì il suo sguardo.
-Se vuoi ti accompagno a casa... tanto i miei non ci sono questo fine settimana e ho la macchina a mia completa disposizione!-
In qualche modo quella frase le rimbombò nella testa, era a casa da solo... e all'improvviso le parve che l'unica soluzione possibile fosse quella.
-No... andiamo a casa tua Teo...- disse cercando di non sembrare troppo titubante.
Matteo sobbalzò come se fosse stato punto da qualcosa e quasi sbandò.
-S-sei sicura Ali...?-
-Sicura!- disse con voce ferma.
Lo vide suo malgrado sorridere, convinto che quello sarebbe stato un passo voluto e desiderato da entrambi allo stesso modo. Alice invece sperava in quel modo di cancellare quell'amore sbagliato dal suo cuore.
Arrivarono prima che lei se ne rendesse conto, scese dalla macchina quasi tremando ma ignorò qualunque sensazione che il suo corpo le mandava, qualunque pensiero che non fosse quello di andare fino in fondo quella sera, di cercare di dimenticare tra le braccia di un altro ragazzo.
Matteo la guardò dolcemente e le prese la mano, in qualche modo vedendo le sue dita intrecciate a quelle di lui le parvero estranee, quasi non appartenessero al suo corpo come se la sua mano fosse stata scambiata.
Entrarono in casa, Matteo non voleva metterle fretta lo capiva dal modo in cui indugiava in sala, ma lei non aveva bisogno di quei riguardi, non li voleva. Fu lei a prendere la sua mano e a portarlo in camera sua.
Iniziarono a baciarsi, come era già successo con la mano adesso tutto il suo stesso corpo le parve estraneo, era una spettatrice di quella scena, non sentiva i baci profondi che di scambiavano, non sentiva la mani di Matteo sfilarle la giacca, non avvertiva la stoffa della felpa di lui sotto i polpastrelli... era insensibile.
Non era forse meglio così? Non sentire niente era meglio che provare dolore, forse quello era davvero la felicità... non avere percezioni di privava del fardello del dolore e quello era ciò che lei voleva.
Si convinse che quello faceva per lei, che era giusto per il suo cuore.
Erano sdraiati sul letto, ormai erano rimasti in biancheria, quando Alice parve rivenire da quella specie di trans in cui si era indotta, iniziò a sentire le dita di Teo che scivolavano sulla sua pelle, le sue labbra baciarle il collo, il corpo premuto contro il suo. La pelle d'oca le rizzò i peli sulle braccia e una leggera nausea le aveva chiuso la gola.
Un pensiero improvviso le lampeggiò in testa, non voleva stare lì, non voleva avere la sua prima volta in un modo così squallido, non voleva illudere ancora di più Matteo e se stessa di qualcosa che non c'era, che non era mai esistito e che non sarebbe mai stato. Voleva assolutamente allontanarsi da quella casa, allontanarsi da quelle mani, da quelle labbra, da quel corpo che la facevano sentire così disgustata per quello che aveva anche solo pensato di fare.
Si divincolò dalla presa di Matteo e si mise a sedere con il respiro affannato, voleva coprirsi, nascondersi e sparire per sempre.
-Ali... tutto bene? Ho... ho fatto qualcosa di sbagliato?- chiese preoccupato.
La ragazza quasi si mise a ridere a quell'affermazione, lui fare qualcosa di sbagliato? Ma non l'aveva capito che era lei quella che sbagliava sempre, faceva errore dopo errore con l'arroganza di sapere tutto quando invece niente andava come lei programmava, che lei non sapeva proprio niente.
-Non hai fatto niente Teo... ma non posso...-
-Lo capisco... non preoccuparti, aspetterò tutto il tempo necessario, non ti forzerò in alcun modo-
Alice strinse forte gli occhi e con una grande forza di volontà si girò verso di lui, era una vigliacca certo ma non fino a quel punto, lo avrebbe detto guardandolo negli occhi, almeno questo glielo doveva.
-Non intendevo quello Teo... io... io non posso più essere la tua ragazza-
-C-cosa?-
-Non volevo arrivare fino a questo punto, non volevo illuderti così, devi credermi, ti voglio bene Teo... davvero bene, ma non ho mai provato più di questo, ci ho provato, davvero, ma non ci riesco!-
Le lacrime iniziarono a scendere, ma non distolse gli occhi da quelli di lui. Sembrava pietrificato, non disse niente, non mosse un muscolo, sembrava una statua. Alice solo allora seppe quanto male gli aveva procurato, quanto era grande il suo dolore, ma aveva fatto la cosa giusta, la prima dopo mesi di strade scelte solo perchè era più facile che affrontare la realtà e non poteva pentirsi di aver pronunciato quelle parole. Lentamente raccolse i suoi vestiti e uscì dalla stanza lanciando un'occhiata dietro la spalla trovandolo ancora nella stessa posizione e chiuse la porta.


Emma non poteva dirsi più felice e sorpresa, non poteva certo immaginare che Francesco l'avrebbe portata proprio lì! Era da una vita che voleva andare a teatro, la conosceva davvero bene, ma la cosa che la sorprendeva di più era lo spettacolo che aveva scelto, Romeo e Giulietta. Non stava nella pelle, continuava a sorridere e a guardarsi intorno estasiata. Sentiva lo sguardo soddisfatto di Francesco, era davvero contento di aver fatto qualcosa per renderla così felice.
I sedili erano davvero comodi, se ne sorprese la ragazza, non che si aspettava posti scomodi, ma forse qualcosa simile a quelli del cinema.
Il leggero chiacchiericcio faceva da sottofondo mentre si aspettava l'inizio della tragedia, Emma era ancora assorta nella contemplazione del teatro quando sentì la mano di Francesco intrecciarsi nella sua. Sobbalzò sorpresa e in qualche modo allarmata, ma appena incrociò gli occhi di lui si rilassò, non avevano niente di cui preoccuparsi, Francesco aveva pensato a tutto, quel teatro era di una città vicina, lì non c'era nessuno che conoscessero e potevano tranquillamente passare quella serata come una normale coppia di fidanzati.
Sorrise e strinse a sua volta la mano, era ancora strano poterlo fare così liberamente. In qualche modo lui avvertì quelle sensazioni, si avvicinò a lei e la baciò senza approfondire, solo sfiorandole le labbra per poi sorriderle.
-È reale e sta succedendo davvero Emma, per una sera possiamo essere noi stessi senza averne paura...- sussurrò.
Alla ragazza venne quasi da piangere e gli sorrise grata, stavano per baciarsi ancora quando le luci iniziarono ad abbassarsi e allora, sempre tenendosi la mano presero a guardare lo spettacolo.
Quando c'erano le scene di Romeo, Francesco le sussurrava nell'orecchio tutte le battute era sbalordita da quello, sapeva praticamente a memoria tutta l'opera.
-Ahimè! Il pericolo è più nei tuoi occhi che non in venti delle loro spade: se mi guardi con dolcezza, sarò forte contro il loro odio*...-
Si voltò a guardarlo e lui le sorrideva e si sentì in dovere di rispondere, aveva letto quella scene almeno un migliaio di volte.
-Non vorrei che ti vedessero qui, per tutto il mondo*...-
-Il manto della notte mi nasconde; ma se non mi ami lascia che mi trovino. Meglio che il loro odio tolga la mia vita e non che la morte tardi senza il tuo amore*-

Non poterono fare a meno di baciarsi anche solo per pochi miseri attimi.
L'opera finì anche troppo presto per i gusti di Emma, avrebbe voluto che quei minuti durassero in eterno, stare così vicina a Francesco senza pensieri. In macchina non parlarono molto, ma fu un silenzio calmo senza tensioni o imbarazzi. Arrivati al condominio salirono le scale con un'inconsueta impazienza, avevano appena chiuso la porta che Francesco la prese in braccio e con un leggero riso andarono nella camera, durante il passaggio Emma scalciò via le scarpe.
Il letto li accolse come al solito, ma lei avvertì qualcosa di nuovo, come se fosse ancora più caldo e comodo. Si baciarono a lungo e con movimenti attenti e ormai consolidati si svestirono.
L'avevano fatto molte volte prima, ma ad Emma parve diverso quella volta, con una nuova consapevolezza, non aveva idea di dove venisse ma sorprendentemente era più sicura di lei, dei suoi sentimenti... lo amava.
Amava l'odore leggero di carta che molte volte gli trovava addosso quandolo abbracciava, amava quando in cucina faceva la sua cioccolata, amava il leggero pungere della sua barba la mattina quando appena sveglio la baciava, amava il suo modo di prenderle la mano e baciarla come se fosse un tesoro prezioso... amava lui e questo non le faceva più paura.
-Ti amo...- sussurrò lui guardandola negli occhi.
Emma ricambiò con sicurezza, sostenne quello sguardo con tutti i sentimenti che le vorticavano in quel momento. Gli sfiorò una guancia e lo baciò ancora.
-Ti amo anch'io- disse con la voce che tremava appena.
Che senso aveva nascondersi ancora? Che senso aveva tenere ancora imbrigliati quei sentimenti che ormai li univano a doppio filo? Lo amava e in quel momento sperò che il loro amore fosse abbastanza forte.


Quante ore o minuti erano passati? Bea non ne aveva idea, erano solo sdraiati su quel magnifico tappeto, a guardare per l'ennesima volta La Maschera Di Ferro, vicini a quel fuoco che emanava un calore così inaspettato. La neve cadeva ancora, la vedeva attraverso la finestra e sentiva il braccio di Mirko intorno alla sua vita, in qualche modo avvertiva qualcosa di più della semplice calma tra di loro. Intrecciò le dita con le sue, voleva sentire il suo calore ancora di più.
Si girò verso di lui trovandosi di fronte al suo viso, i suoi occhi che la guardavano con dolcezza e passione. Sentì il cuore perdere un battito quando Mirko prese a baciarla, rispose subito con uno slancio e una urgenza che non sapeva di possedere.
Si ritrovò su quel tappeto sotto di lui senza sapere nemmeno come fosse successo, ma non le importava molto, voleva solo sentire Mirko, portarlo dentro di lei e lasciarlo lì nel suo cuore.
Mirko si staccò un attimo per guardarla ancora, quasi avesse ancora bisogno di un permesso. Bea sorrise e gli accarezzò il viso, come poteva anche solo pensare di non fare quel passo con lui, era sempre troppo insicuro a volte, ma lo amava anche per quello.
-Sono sicura Mirko... ti amo e voglio farlo, con te- disse soltanto.
-Anch'io ti amo Bea...- le sussurrò felice guardandola negli occhi.
Si baciarono, con una nuova consapevolezza, con un nuovo sentimento. Il cuore volava mentre Mirko la prendeva in braccio, lo sentiva battere quando entrarono nella camera da letto e quasi si fermò appena sentì il materasso piegarsi sotto il loro peso.
Era sicura della sua scelta, ma non potè impedirsi di provare un po' di soggezione e imbarazzo. Passò lentamente le sue mani sul petto del ragazzo per poter sbottonare quella camicia, ma le tremavano le mani e faticò a togliere i bottoni dalle loro asole, Mirko si offrì di aiutarla ma con un'occhiata capì che voleva essere lei a farlo.
Finalmente sfilò la camicia e lui rimase a petto nudo, sfiorò le spalle e il collo, intanto lui stava togliendo il vestito. Rimasero con pochi lembi di stoffa a separarli, Bea non riuscì a descrivere cosa provasse quando sentiva la mano di Mirko scivolare sul suo fianco o quando rabbrividiva a percepire il suo respiro sulla pelle, erano emozioni che la scuotevano nel profondo e la lasciavano inerme.
I baci, le carezze si fecero sempre più audaci, più urgenti e anche gli ultimi vestiti vennero eliminati, erano liberi da ogni barriera, da ogni ostacolo.
Si guardarono negli occhi, forse Mirko voleva un'ultima conferma, forse voleva solo guardare i suoi occhi, non ne aveva idea, e proprio in quel momento si unirono in una cosa sola.
Rimasero senza fiato, il calore si irradiava tra i due. Bea chiuse per un attimo gli occhi, si sentiva così strana, come se facesse parte di un intero perfetto che finalmente si era unito, certo era un po' dolorante, ma quello se lo aspettava, ma tutto il resto era così nuovo e imprevisto.
Il movimento, il piacere che piano stava arrivando era improvviso e totalizzante, alla fine stettero abbracciati, non volevano far finire quel momento così bello, così loro. Bea si addormentò serena al petto del ragazzo, non si era mai sentita più felice che in quei momenti, con lui.


Eleonora si guardò un'ultima volta allo specchio, aggiustò un po' i capelli e fu pronta per uscire. Ali e Bea erano con i rispettivi ragazzi, aveva provato allora a chiamare Emma, ma il suo telefono non squillava nemmeno allora si era proposta si uscire da sola, l'ultima cosa che voleva era rimanere a casa quella sera, non voleva stare nella sua camera a deprimersi e a pensare a Matteo, certo che no! Reagire era la cosa giusta, andare in disco, fare nuove conoscenze e, perchè no, trovare qualcun'altro che non fosse un ragazzo biondo che le era entrato ormai nel cuore.
In macchina scelse di andare a quella in cui Matteo l'aveva baciata per dimenticare, sapeva che era come ricadere ancora in quei sentimenti, ma era più forte di lei.
Entrò e venne investita dalla musica a palla, una massa di corpi che si muoveva a ritmo in pista. Andò al bancone per ordinare subito qualcosa di forte, quella sera non voleva avere freni, era stufa di pensare sempre a come comportarsi.
Stava bevendo il suo Sex On The Beach quando vide lungo seduto poco distante a lei un ragazzo, teneva il capo tra le mani, sembrava disperato. Si stava avvicinando quando all'improvviso arrivò un altro ragazzo, moro che dopo un primo momento di confusione capì essere Eric, lo guardò sorpresa che ci faceva lui lì? E che aveva a che fare con quel ragazzo?
-Che ci fai qui?- disse Eric alterato e preoccupato insieme.
-Secondo te?- borbottò l'altro, che quasi con orrore riconobbe essere Matteo.
Ele quasi fece cade il suo bicchiere, cosa ci faceva lì? Perchè era ubriaco?
-Matteo! Che diavolo chi fai qui? Alice? Dove sta lei?- incalzava Eric prendendogli un braccio e cercando di scuoterlo da quello stato.
A sentire nominare Alice però sussultò e sprofondò ancora di più nella sedia.
-Ali... Ali... perchè? Perchè non mi ami?-
-Matteo che diavolo le hai fatto?!-
Eric sembrava un altro, era preoccupato ormai non lo nascondeva nemmeno. Ele lo guardò e vide qualcosa che non seppe riconoscere negli occhi del ragazzo.
-Lei... lei voleva, diceva che voleva ma perchè allora... perchè non mi ama? Perchè... perchè mi ha lasciato?- le frasi sconnesse di Teo si ripetevano come un disco rotto, ma Eric, come anche lei, aveva compreso cosa fosse successo.
Eric lasciò l'amico in quello stato senza rimorsi, uscì dal bar di corsa mentre Ele andò incontro a Matteo preoccupata.
-Teo...- sussurrò dispiaciuta.
La guardò con occhi vacui, quasi vedesse attraverso di lei, ma in qualche modo la riconobbe.
-Ele...-
-Si, sono io. Su alzati, ti porto a casa, non sei proprio nello stato per guidare- cercò di sorridere lei, ma chissà perchè le si riempivano gli occhi di lacrime. Pagò il conto e lo trascinò alla sua macchina, durante il tragitto vero la sua casa non parlo per niente guardò solo fuori da finestrino e ogni tanto Ele gli lanciava occhiate preoccupate.
Sulla porta di casa Ele dovette sorreggerlo, trascinarlo in camera e metterlo a letto. Alla fine si sedette anche lei prendendo un po' di fiato, non era certo facile portare qualcuno il doppio di te.
-Mi dispiace...- disse roco lui.
Lei si voltò di scatto verso Matteo, come poteva dispiacersi? Era normale cercare di superare il dolore come si poteva, non stava certo a lei giudicarlo.
-Non devi dispiacerti... succede, è normale sentirsi così...- disse accarezzandogli i capelli cercando di calmarlo.
Lui ad un tratto le prese la mano, la tirò verso di sé e la baciò. Ele fu troppo sorpresa per pensare di fare qualsiasi cosa, sentiva il cuore battere forte nelle orecchie, non fece in tempo a rispondere che Teo si allontanò subito.
-Scusa... non avrei dovuto...- ma fu zittito dalla mano della ragazza.
-Non dirlo, io ti amo Teo... e voglio starti vicino in questo momento- detto questo si avvicinò ancora a lui e lo baciò, era da troppo tempo che reprimeva i suoi sentimenti e adesso non voleva fare altro che esprimerli. E oltre ogni sua aspettativa lui rispose, con ardore, con passione. Sapeva che in quei gesti non c'era amore, ma a lei andavano bene anche le briciole, avrebbe sofferto di più forse quando tutto sarebbe finito, ma in quel momento non voleva altro che quello.


Eric correva a perdifiato lungo le strade, voleva andare immediatamente a casa di Alice, voleva vederla, voleva... non sapeva nemmeno lui cosa ma di sicuro sarebbe andato da lei e sarebbe venuto tutto naturale.
Eppure quando si trovò difronte alla sua porta non riuscì a fare niente se non stare fermo a fissare quel campanello, si sentiva così idiota... che pensava di fare venendo lì? Lei aveva lasciato Teo e allora? I loro legami restavano, erano comunque cugini e di certo questo niente avrebbe potuto spazzarlo via. Appoggiò la mano alla porta cercando di riprendersi, ma il respiro si faceva sempre più affannoso. Gli faceva male il cuore, ma in quel momento mentre stava togliendo la mano inavvertitamente suonò. Trattenne il fiato bruscamente, che diavolo aveva fatto?
Sentì dei rumori dall'altra parte e si trovò davanti una scarmigliata Alice, indossava il pigiama e aveva gli occhi rossi che spalancò vedendolo.
-Ciao...- sussurrò lui guardandola con struggimento.
Non rispose, rimase solo lì a guardarlo, con gli occhi pieni di lacrime, quasi sapesse qualcosa che a lui era ignota. All'improvviso si trovò tra le braccia il suo corpo scosso dai singhiozzi e non potè fare a meno di stringerla a sé. Andarono nella stanza della ragazza, si sdraiarono sul letto mentre lei continuava a piangere e Eric non disse niente lasciando che si sfogasse, lasciandola far uscire tutto quello che si era tenuta dentro in quei mesi. Le accarezzava i capelli e non poteva sentirsi più felice, per quanto sbagliato potesse essere.
Alice stringeva forte la maglietta del ragazzo, quasi questo avesse potuto scappare via. Voleva solo stare tra le sue braccia, tra le braccia giuste per lei anche se queste non lo erano per il resto del mondo.





















*Romeo e Giulietta, William Shakespeare 

Oddio non ci credo finalmente ho finito il capitolo, è forse il più lungo che ho scritto e mi scuso per il ritardo, ma sono impegnatissima con la scuola. Come avete visto sono successe molte cose, Alice finalmente ha rotto con Matteo... Ele invece lo consola e le altre due si godono San Valentino! 

Al prossimo capitolo

Baci^^

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Capitolo 27
*** Litigio ***


Litigio

Ho perso le parole
eppure ce le avevo qua un attimo fa,
dovevo dire cose
cose che sai,
che ti dovevo
che ti dovrei.
Ho perso le parole
può darsi che abbia perso solo le mie bugie,
si son nascoste bene
forse però,
semplicemente
non eran mie.

{Ligabue ~ Ho Perso Le Parole}





La luce leggera del sole la svegliò da quel sonno pacifico. Emma aprì controvoglia un occhio per capire che ore potevano essere. Si trovò in una camera che ormai le era famigliare, con un sorriso si girò convinta di trovare Francesco, ma vide soltanto il vuoto, prima di essere delusa però vide sul cuscino una rosa rossa c on un bigliettino allegato. La ragazza sorrise prendendo con attenzione il fiore, lo annusò e aprì il bigliettino.
Buon giorno, scusa se non ti ho svegliato, ma dormivi così bene che non ho avuto cuore a svegliarti... scusa anche per esserti svegliata da sola, ma purtroppo ho avuto un impegno improvviso, stai quanto vuoi, ma se devi tornare a casa le chiavi sono proprio di fianco alla porta. Spero di poterti rivedere presto... Ti amo.
L'entusiasmo di Emma si spense un po', avrebbe voluto passare del tempo con lui prima di tornare a casa. Sperò che quello strano impegno non fosse niente di brutto.
Scosse la testa e scacciò via quei pensieri, stare lì senza Francesco le metteva tristezza quindi era meglio se andava subito a casa. Si accorse in quel momento che l'unico indumento che aveva era il vestito e non era il massimo andare in giro con quello di mattina. Guardò dubbiosa la giacca che non copriva molto, ma all'improvviso si ricordò di avere qualche vestito da sua nonna e fortunatamente quando poteva la domenica mattina andava al cimitero a innaffiare i fiori del nonno.
Chiuse la porta e la lasciò sotto il tappetino come al solito. Scese al piano terra e vide che l'appartamento della nonna era chiuso, fece un sospiro di sollievo e velocemente entrò con la sua nuova copia di chiavi, dopo che si era presa la febbre quella famosa giornata la nonna aveva fatto fare una copia delle chiavi così che non avrebbe “disturbato” ancora Francesco. Aprendo la porta si concesse di sentirsi in colpa, non era più andata spesso da lei, seppur passava molto tempo in quel condominio. Decise che sarebbe andata da lei il più presto possibile, sarebbe stata anche quel pomeriggio se il giorno dopo non avesse avuto una interrogazione.
Si cambiò velocemente e andò alla fermata davanti alla biblioteca sperando di non aver perso il bus. Lo prese per un soffio, con un sospiro si sedette con il sacchetto che conteneva il suo vestito. Guardò fuori dal finestrino com'era abituata, ma aveva ancora le immagini della sera prima davanti agli occhi, sentiva ancora le parole di Francesco nelle orecchie, quei “Ti amo” che si erano scambiati... la facevano sentire così bene e felice, il cuore aveva preso a battere forte mentre sorrideva.
Scese dal bus con rinnovato entusiasmo, iniziava a credere che quella giornata si sarebbe rivelata davvero bella, anche se avrebbe dovuto studiare. Era davanti casa e stava cercando le chiavi quando sentì dei rumori dall'altra parte della porta. Perplessa aprì, camminò lentamente lungo il corridoio lasciando le borse sulla porta della lavanderia e entrò in salotto. Trovò sua madre seduta sul divano con le gambe incrociate che la guardava mentre la televisione stava accesa.
-Dove sei stata?- disse subito lei.
Emma la guardò, quasi incredula, non si era mai preoccupata dove andava, cosa faceva, con chi era e adesso che aveva ormai 18 anni si prendeva la briga di fare la madre? Assottigliò lo sguardo irritata.
-Fuori-
-Emma...- pronunciò perentoria sua madre.
-Che vuoi adesso? Non ti sei mai preoccupata di quello che facevo o sbaglio?- esplose la ragazza.
-Adesso sei ingiusta Emma! Ho lavorato per il tuo futuro, per permetterti di andare nelle migliori scuole, per darti tutto quello di cui avevi bisogno!- ribatté risentita la donna.
Emma scosse la testa, era inutile far capire a sua madre che a lei era servito altro, che le cose materiali erano inutili se non ci mettevi affetto, amore... poteva anche essere che sua madre le volesse bene, ma non l'aveva mai dimostrato nel modo in cui lei avrebbe voluto. Fece per andarsene, voleva stare in camera sua, tutto il buon umore che aveva avuto era volato via come se non l'avesse mai provato.
-Aspetta Emma! Dobbiamo parlare!-
-Se l'argomento è quello che faccio, mi dispiace ma non penso proprio che te lo dirò!- disse seccata.
-Non è questo! Emma puoi andare a Oxford come volevi! Certo devi prima superare a maturità, ma sono sicura che ci riuscirai con il massimo dei voti- disse sicura.
Emma rimase un attimo bloccata, aveva sentito bene? L'aveva davvero accettata a Oxford? Era sul serio accaduto?
-M-ma... com'è possibile?- mormorò incredula.
-Sei brava Emma, come vuoi che sia successo?- rispose guardandola come se fosse pazza.
In quel momento le suonò il cellulare e questo diede una scusa a Emma per andarsene in camera sua. Chiuse dietro di se la porta e ci si appoggiò, non aveva ancora realizzato quello che aveva sentito. Aveva sempre desiderato andare a Oxford e l'estate prima l'aveva voluto più che mai, ma in quel periodo aveva completamente accantonato quell'idea. Non voleva andarsene, non adesso che aveva Francesco e le sue amiche.
Si buttò sul letto, sapeva che avrebbe dovuto dire a sua madre quello che pensava e lo avrebbe fatto visto che aveva fatto domanda all'università di medicina della città. L'unico problema sarebbe stato quello che di sicuro avrebbe fatto sua madre una scenata di come lei meritava di meglio, che era sprecata in quella città.
Era stanca, non voleva alzarsi, ma doveva studiare Storia dell'Arte e non poteva permettersi voti bassi. A malincuore abbandonò il letto per dirigersi verso al scrivania sommersa dai suoi libri e appunti, sarebbe stato un pomeriggio molto lungo.


Alice si svegliò sentendo qualcosa contro di lei, aprì gli occhi di scatto e si trovò con la faccia premuta contro il petto di qualcuno. All'improvviso i ricordi della sera prima la sommergerono, le lacrime, la vergogna ma anche il sollievo nel rivedere Eric, il suo calore confortante e le sue carezze che avevano placato tutti quei sentimenti che sentiva ormai di non poter più contenere. Alzò il viso e vide Eric che ancora stava dormendo. Fece un sorriso dolce mentre sollevava una mano e gli sfiorava la guancia.
Per la prima volta dopo mesi si permise di pensare a quello che poteva nascere se avessero messo da parte tutto, il mondo che non avrebbe capito, la gente che avrebbe parlato... in quel momento Alice si rese conto di non temere più quello che sarebbe successo, quei mesi l'avevano resa forte, l'aveva temprata per poter affrontare tutto, perchè aveva capito che niente faceva male come la mancanza di Eric nella sua vita. Sussultò quando sentì la mano del ragazzo coprire la sua, il suo volto sorrise con gli occhi ancora chiusi.
Ali non sapeva che fare, era imbarazzata nell'essere stata sorpresa a fare un gesto simile e si era bloccata.
Eric aprì gli occhi e la guardò, la ragazza si perse in quei pozzi neri petrolio, quasi non si accorse delle mani del moro che le avevano intrappolato il viso e lo stavano avvicinando al suo, lentamente, quasi volesse dare a lei il tempo per capire, per decidere.
Per una volta nella sua vita Alice voleva fare qualcosa di egoista, non voleva pensare agli altri, a quanti avevano sofferto per quella storia, voleva solo sentire le labbra di Eric sulle sue.
Fu lei ad avvicinarsi per bruciare gli ultimi centimetri che dividevano le loro labbra. Fu un bacio diverso, lo capì subito Ali mentre si avvicinava di più al ragazzo, un bacio più consapevole completamente diverso dagli altri ancora così disperati e insicuri.
Si staccarono con il fiato corto e guardandosi negli occhi si sorrisero, felici finalmente dopo tanti mesi di paure e dubbi. Eric la strinse ancora a sé, era così contento di averla tra le braccia, avrebbe voluto gridare al mondo la sua gioia, ma si limitò a sorridere tra i capelli della ragazza. Si, pensò mentre la stringeva, poteva stare così per sempre.


Bea guardava il paesaggio sfrecciare fuori dal finestrino e non poteva dirsi più felice, strinse la mano che Mirko non voleva proprio lasciare anche se doveva cambiare marcia, ma ne era contenta. Il mondo era come diventato più luminoso da quella notte o forse era la neve appena caduta?
La ragazza non sapeva cosa pensare, era così serena il sorriso non abbandonava le sue labbra e quando guardava il volto di Mirko specchio del suo non poteva fare a meno di protendersi verso di lui e baciarlo sulla guancia e il ragazzo puntualmente la riprendeva dicendo di non distrarlo ma sempre con il sorriso.
Erano arrivata davanti a casa della ragazza, un po' troppo velocemente per i gusti di Bea, ma ormai il loro meraviglioso San Valentino era finito. Si girò per baciarlo ma lui l'aveva già preceduta, prendendo il suo viso tra le mani. Si baciarono con dolcezza, un piccolo saluto.
-Non voglio scendere...- sussurrò la ragazza quando si divisero.
-Non voglio che tu scenda...- rispose lui guardandola negli occhi.
Bea fece una lieve risata e gli baciò ancora le labbra e dopo un ultimo scambio di sguardi scese dall'auto a malincuore, sarebbe volentieri stata con lui in macchina a parlare, baciarsi o anche solo guardandosi negli occhi, ma purtroppo doveva tornare a casa, non voleva far preoccupare sua madre le aveva detto che era stata da Emma a dormire.
Fece un sospiro prima di entrare in casa, salutò la madre e andò nella sua camera a mettere via le sue cose. Poi si sedette sul letto e guardò davanti a sé, i ricordi della notte appena passata le passavano davanti agli occhi e la facevano arrossire, ma anche sorridere, ora guardava la sua camera con occhi diversi quasi non riconoscesse più quella stanza che per tante ore le aveva dato un rifugio sicuro, un riparo dal mondo.
Si sdraiò sul letto e guardò il soffitto, non sapeva nemmeno lei come si sentiva, però di una cosa era sicura, era cambiata, era qualcosa di inafferrabile, non si poteva vedere a occhio nudo, ma ne era certa, sperava solo che non fosse un cambiamento in peggio. Sorrise un'ultima volta prima di abbandonarsi al sonno che quella notte le era mancato.


Era nuda, questa era la prima cosa che pensò appena si svegliò, aprì lentamente le palpebre, quasi temendo quello che avrebbe visto. Vide una camera che non le era famigliare, era di un ragazzo di questo era certa, si mosse appena sotto le coperte e sentì che non c'era nessuno, si mise a sedere portandosi le lenzuola al petto come se ce ne fosse bisogno visto che lì era sola.
Ele si tirò indietro i capelli leggermente umidi pensava a quello che era successo la sera prima e si ritrovò ad abbracciare le sue ginocchia cercando con tutte le sue forze di trattenere le lacrime che però non volevano sentire ragioni e iniziarono a scendere mentre i singhiozzi la scuotevano. Si abbracciava come se avesse paura di perdersi, come se da un momento all'altro potesse cadere a pezzi.
Si sentiva così male... davvero pensava che una notte avrebbe fatto passare tutto? Che in una notte poteva fargli dimenticare Alice? Quanto era stata stupida, stupida e ingenua... aveva giurato che non avrebbe fatto più niente di avventato ed eccola lì a piangere in un letto nemmeno suo un ragazzo che l'aveva usata e che lei da brava idiota si era fatta usare consapevolmente... Dio quanto era scema, quanto era impulsiva...
Si asciugò le lacrime, basta se proprio doveva deprimersi era meglio farlo in camera sua, sotto le sue coperte e nel suo letto. Lentamente si alzò e raccolse con gesti meccanici i vestiti cercandoli per tutta la stanza. Prima di uscire volse un ultimo sguardo al letto sfatto e le lacrime tornarono prepotentemente a invaderle gli occhi e in fretta lei chiuse la porta dietro di sé e quasi scappò via da quella casa ancora immersa nel silenzio.
Salì nella sua macchina e partì subito con gli occhi appannati dalle lacrime, non seppe mai come fosse arrivata a casa intera, parcheggiò e entrò cercando di non fare rumore anche se ormai era mattina inoltrata, ma non vide nessuno e fece un sospiro di sollievo e si tuffò in camera sua. Appoggiata sulla porta si lasciò scivolare a terra e finalmente pianse, pianse come non aveva mai pianto, senza trattenersi, senza aver paura che qualcuno la sentisse.
A fatica si trascinò al letto e lì si avvolse tra le coperte, cercando di mettere più barriere tra lei e il mondo, tra lei e.... lui.
Non seppe quando si era addormentata, se ne accorse solo quando sentì la suoneria del cellulare avvertirla di un messaggio. Aveva gli occhi impastati e sentiva in bocca un gusto terribile. Era proprio messa male, a testoni cercò il telefono sul comodino fece cadere qualcosa e finalmente trovò l'oggetto agognato.
Aprì il messaggio curiosa, il mittente non era nella sua rubrica, forse era qualcuno che aveva sbagliato numero, ma appena vide il contenuto non vi erano dubbi che era per lei.
Quasi per la sorpresa lasciò cadere il cellulare, due foto a cui non poteva credere erano lì su quel messaggio e quasi la beffavano. Gli occhi erano spalancati, come era possibile ciò? Come era possibile che fosse accaduto? E perchè... perchè avevano mentito?
Ele rimase su quel letto con queste domande che le vorticavano nella mente, senza che nessuna di queste avesse una risposta.


Emma quella mattina si alzò con uno strano presentimento, lo sentiva mentre si vestiva, lo percepiva mentre mangiava, lo avvertiva mentre attraversava la porta di casa per andare a scuola. Non aveva idea di cosa fosse esattamente, ma era la stessa cosa che aveva sentito il giorno in cui Melissa le aveva detto che Nico era diventato il suo ragazzo mollandola. Scosse la testa per scacciare quei ricordi, si stava facendo decisamente troppi pensieri, doveva essere felice invece di pensare ai brutti ricordi ormai quel periodo buio era completamente passato, ora aveva delle amiche sincere e un ragazzo stupendo, anche se la loro relazione era tutt'altro che semplice era felice lo stesso.
Aveva varcato il portone d'entrata quando vide Ali che parlava con Eric in un luogo appartato, a differenza di quanto avrebbe pensato non sembrava stessero avendo una discussione accesa, anzi, si stavano sorridendo. Emma fu sollevata nel vedere quella scena e non vedeva l'ora di sapere a come erano giunti a quella situazione.
Proseguì in classe e la trovò ancora vuota, in effetti era ancora presto non era neppure suonata nessuna delle campanelle che di solito si sentivano alla mattina per annunciare l'inizio delle lezioni. Si sedette al solito posto e in quel momento anche Alice fece la sua entrata.
-Ciao!- la salutò felice.
-Ciao!- rispose altrettanto contenta la rossa.
Era completamente diversa da come l'aveva lasciata il sabato scorso, lo sguardo vuoto era completamente sparito lasciando spazio a quello brillante che aveva all'inizio dell'anno.
-Allora come è stato il tuo San Valentino?- domandò Ali sorridendo.
-Mh be... niente di speciale, sono stata a casa a studiare per Arte sai...-
-Vero che oggi ti interroga...-
-Già... ma tu? Come l'hai passato? Sembri davvero al settimo cielo!-
Alice sorrise arrossendo un po' era indecisa, ma alla fine scelse di dirle tutto, infondo era l'unica a sapere di lei e Eric, non poteva dirlo a nessun altro.
Raccontò del pomeriggio con Teo, della sua tristezza nel dover fingere e anche dell'ultimo disperato tentativo di togliere Eric dal proprio cuore cercando di fare l'amore con il ragazzo, di come poi l'aveva lasciato. Raccontò la vergogna che aveva provato per se stessa e delle lacrime che aveva versato quando era nella sua stanza, ma anche dell'arrivo inaspettato di Eric dei suoi abbracci, delle sue parole, dei suoi gesti... e la mattina anche dei suoi baci.
-Ho capito che non posso stare con nessuno che non sia Eric, lo amo Emma... non penso di poter amare qualcun'altro come amo lui...- sussurrò infine la ragazza.
Emma era stata in silenzio per tutta la durata del racconto, era sollevata nel sapere che l'amica aveva rinunciato a quella storia fantoccio, che aveva solo fatto del male a lei e a Matteo. Non poteva che essere felice per lei, chi se ne importa se lui era suo cugino? Nessuno con un briciolo di cuore avrebbe diviso quei due ragazzi, si vedeva così chiaramente il loro amore, era così palese e incondizionato... no, non poteva far altro che sostenerli nel suo piccolo.
-Sono davvero felice che tu finalmente abbia trovato la tua felicità, che tu abbia messo da parte tutte le tue paure e tutti i tuoi scrupoli... vedrai che ne varrà la pena- disse sorridendo Emma.
-Lo spero davvero Emma- sospirò Alice.
-Vedrai che sarà così!- rispose decisa lei.
In quel momento entrò una decisamente allegra Bea, era davvero felice, sembrava camminare tre metri da terra. Le due ragazze sogghignarono capendo perfettamente perchè la loro amica fosse così di buon umore. Ma prima che potessero anche solo chiedere qualcosa entrò Ele insieme alla prof che diede subito inizio alle lezioni.
Emma guardò di sfuggita Ele e la vide un po' pallida e con delle occhiaie da fa invidia a un vampiro. Preoccupata dalle condizioni dell'amica si chiese che cosa le fosse capitato, anche le altre si erano accorte del suo stato infatti le lanciavano delle occhiate, ma lei sembrava indifferente, non dava nessun segno.
Le ore passarono abbastanza lentamente e Emma non vedeva l'ora che fosse l'intervallo per poter parlare con Ele e anche le altre dovevano pensarla al suo stesso modo visto come guardavano l'orologio sopra la lavagna.
Finalmente suonò l'intervallo e Ele si alzò girandosi verso di loro fece cenno di seguirla, la altre lo fecero senza pronunciare una parola troppo sorprese da quello che stava accadendo.
Stavano andando nei piani sotto dove c'erano i laboratori di chimica, Emma guardava preoccupata la schiena dell'amica, cosa doveva dire loro di così importante da andare in un posto così isolato?
Entrarono in un'aula completamente deserta, le altre aspettarono che Ele parlasse ma ancora non pronunciò una parola tirò solo fori il suo cellulare e lo mise su un banco lì vicino.
Le ragazze si guardarono perplesse e si avvicinarono per vedere cose ci fosse. Quello che videro le lasciò pietrificate, Emma non riusciva a credere ai suoi occhi.
Su quel telefono c'erano due foto di due coppie, su quello schermo si vedevano Emma con il prof Ferrari la sera di San Valentino quando baciandosi erano usciti da teatro e Eric con Alice fuori da casa della ragazza.
-Volete spiegarmi cosa diavolo significa!?- sibilò Ele guardandole quasi ferita.
-Io... e-ecco...-
Emma non riusciva a parlare, si sentiva così sotto pressione, era così mortificata, Bea le guardava come se non le avesse mai viste e non poteva che rimaner male da quegli sguardi.
-Come è possibile?- sussurrò Bea guardandole tutte e due.
-Tu... tu sei stata con Teo anche se non lo amavi vero? L'hai illuso e adesso è a pezzi! Come hai potuto Ali!?- sbottò Ele guardando la ragazza con uno sguardo così duro che lei non riusciva a sostenerlo.
-Io...io...- balbettava Alice senza riuscire a dire niente.
-Tu sei innamorata di Teo vero Ele?- disse invece Emma guardandola quasi con comprensione.
Ele sussultò come se l'avessero frustata, si voltò verso di lei guardandola con rabbia. Alice invece la guardò con le lacrime agli occhi, finalmente consapevole di quello che aveva causato alla sua amica.
-E-ele è vero?-
-Questo non ha importanza! Io... io ero convinta che tu lo amassi! In realtà avevi solo paura di quello che poteva accadere!-
-Non è vero! Io... non puoi capire come sono stata in questi mesi!- disse disperata Alice.
-Perchè non ci hai detto niente Ali?- sussurrò Bea guardandola, ferita da quel suo silenzio.
-Io... io non riuscivo...-
Emma abbassò lo sguardo, quasi colpevole visto che lei sapeva tutto già da tempo, quel suo gesto non passò inosservato a Bea.
-Lei! Lei lo sapeva?! E non l'hai detto a noi, che siamo tue amiche da anni? L'hai detto a lei!?- si infuriò.
-I-io...- non seppe che rispondere Ali, era completamente in balia di quegli sguardi e si sentiva colpevole di aver taciuto a loro.
-Come è possibile Ali? Non ti avrei certo giudicata!- Bea era delusa dal suo comportamento, ferita dalla sua mancanza di fiducia.
Ele e Bea se ne andarono amareggiate e piene di risentimento lasciando le altre due sole.
-Perchè non me l'hai detto?- sussurrò Alice.
Emma chiuse gli occhi, ecco ora era il suo turno.
-Ali... io...-
-Ti avevo detto tutto di me, ti avevo detto di Eric diamine! Perchè non me lo hai detto!?-
-Ali non potevo! È... è complicato io...-
-Basta... mi ero fidata di te e... tu non hai fatto lo stesso...- concluse Alice.
Se ne andò anche lei, senza un'altra parola, senza che la rossa disse qualcosa per fermarla.
Emma si ritrovò ancora sola, in quell'aula, sola come era stata per tutta l'estate scorsa, sola senza nessuna amica e la colpa era solo sua.




















Ecco qui il nuovo capitolo! Eh si.... le ragazze hanno litigato, i segreti che avevano tra di loro sono saltati fuori, chissà come faranno a tornare come prima?? Lo soprirete nel prossimo capitolo che spero di pubblicare prima della fine dell'anno xD farò il possibile prometto!!
Fatemi sapere cosa ne pensate!
Al prossimo capitolo!
Baci^^

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Capitolo 28
*** Unite ***


Unite

And now on a clear glass wall
I can see my faith
You know it’s never too late

Oh, if you’re hearing this
I must have made it through
Oh, when the clouds are burned
Open up my window
I see the sky's still blue

***

Ed ora, su un pulito muro di vetri,
Riesco a vedere la mia fede
Sai che non è mai troppo tardi

Oh, se stai ascoltando ciò che sto dicendo
Evidentemente vuol dire che ce l'ho fatta
Oh, quando le nuvole vengono bruciate
Apro la mia finestra
Vedo che il cielo è ancora blu


{Andrew Belle ~ Sky's Still Blue}





Era passata una settimana da quel litigio e ancora nessuna delle quattro parlava. C'era un'atmosfera quasi gelida tra di loro mentre sedevano sui banchi di scuola, non si guardavano nemmeno in faccia.
Emma guardava fuori dalla finestra la pioggia che cadeva con un peso al cuore che non riusciva a togliersi. Le sembrava quasi di essere tornata all'estate scorsa, giornate passate in casa e quasi nessun contatto con l'esterno. Francesco in quella settimana non si era fatto vedere né a scuola né al condominio, infatti aveva avuto dei contrattempi che richiedevano la sua presenza e l'aveva lasciata come sola, le mancava così tanto...
Sospirò girandosi verso la cattedra cercando di seguire l'ultima lezione di quella mattina, non vedeva l'ora di tornare a casa e stare in camera sua per tutto il pomeriggio. Sentiva di fianco a lei Alice che non proferiva parola, davanti a loro Bea e Ele non si erano girate nemmeno una volta, era davvero straziante vedere come le cose erano cambiate tra di loro.
Con sguardo affranto si voltò verso la classe e notò che qualcuno la stava guardando infatti intercettò gli occhi di Melissa che la guardavano ghignando.
La campanella suonò prima che la ragazza potesse anche solo riflettere su quello che aveva visto e corse fuori dall'aula senza dare ascolto alla prof che stava urlando i compiti per la volta successiva.
Stava aprendo l'ombrello quando sentì il cellulare vibrare nella sua tasca. Lo lesse e non potè che trattenere un sorriso.
Ciao amore, scusa se sono stato lontano questa settimana, davvero non pensavo che sarei andato via per così tanto! Ma oggi sono qui... ti prego vieni da me oggi se puoi, mi sei mancata... Ti amo
Stinse forte il telefono e velocemente andò alla fermata del bus che prendeva per andare da sua nonna, non voleva aspettare quel pomeriggio per vederlo. Per tutto il viaggio non fece che pensare a lui, quei giorni erano stati davvero uno strazio si era sentita terribilmente sola nemmeno la compagnia di sua nonna riusciva a risollevarla.
Scese al volo davanti alla biblioteca e corse come se avesse le ali ai piedi, arrivata al condominio fece attenzione a non essere vista dalla nonna e rapidamente fece le scale. Arrivata alla porta dell'appartamento bussò, quando Francesco aprì la porta si trovò tra le braccia il corpo un po' umido di pioggia della ragazza che lo stringeva in un stretto abbraccio.
Francesco ricambiò sorpreso, non si aspettava un'accoglienza simile, certo anche a lui era mancata in quella settimana... affondò il viso nei suoi capelli e inspirò il suo profumo.
-Anche tu mi sei mancata...- le sussurrò all'orecchio.
Emma sollevò la testa e lo guardò negli occhi, quegli occhi che adorava così azzurri che ne restavi abbagliata. Sollevò una mano e gli accarezzò una guancia sorridendo e lo baciò. Era come tornare a casa, finalmente era tra le sue braccia, labbra su labbra, cuore contro cuore.
Si baciarono a lungo, un bentornato che sembrava non finire mai. Si separarono per potersi guardare negli occhi.
-Cosa è successo?- sussurrò teneramente Francesco ormai sicuro che qualcosa la turbasse.
Emma lo guardò insicura, non era abituata a parlare dei suoi problemi, ma erano stati giorni davvero tristi e vuoti non poteva più tenersi dentro quelle sensazioni. Francesco la fece sedere su quel divano che odorava di carta. Avvolta in quel profumo raccontò quello che era successo, per tutto il tempo lui l'ascoltò senza interromperla lasciando che quel fiume di parole lo sommergesse senza alcun argine.
Alla fine senza quasi fiato la ragazza rimase in silenzio e lo guardava aspettando una risposta, qualunque cosa che potesse dire.
-Sono... successe molte cose... mi dispiace che tu abbia litigato con le tue amiche, so quanto sei legata a loro, dovresti fare qualcosa per riavvicinarti a loro- disse pensieroso.
-Ci ho pensato anch'io, ma non so proprio che potrei fare!- pronunciò scoraggiata Emma sospirando.
L'uomo sorrise e le accarezzò le guancia facendola girare verso di lui, in modo che potesse vederle gli occhi.
-So che ce la puoi fare, se davvero ci credi, se davvero vuoi puoi fare qualsiasi cosa non sarà certo una piccola incomprensione a distruggere il vostro rapporto e se non funziona allora non erano le persone che potevano essere davvero tue amiche-
Quelle parole sollevarono un po' il carico sul cuore che da una settimana le pesava e non la lasciava tranquilla nemmeno per dormire. Lo baciò ancora come per ringraziarlo per essere sempre così dolce e attento.
Rimase tra le sue braccia, non c'era altro posto in cui sarebbe stata meglio, non c'era altro posto in cui sarebbe voluta stare.
-E tu? Dove sei stato?- sussurrò lei contro il suo petto.
Li sembrò farsi teso a questa domanda e la ragazza si domandò il perchè, dopotutto era normale chiedere cosa avesse fatto una quella settimana.
-Mh ho dovuto sistemare alcune cose...- disse vago.
Emma rimase un po' perplessa, si chiedeva perchè fosse così evasivo quando gli poneva domande sulla sua famiglia, sul suo passato. Eppure lui sapeva tutto di lei, che doveva nascondere?
-Spero che la prossima volta non starai così lontano senza preavviso...- disse invece di esporre i suoi dubbi, aveva paura di chiedere, di scoprire qualcosa che magari l'avrebbe ferita oppure allontanata da lui.
Le diede un bacio tra i capelli stringendola a sé.
-Non preoccuparti... non succederà più-
Ed Emma ci credette, con fiducia si lasciò andare tra quelle calde e forti braccia che l'avevano avvolta così tante volte che ormai era naturale starci.


Bea si girò tra le dita il cucchiaio della cioccolata che poco prima si era preparata, da quando aveva litigato con le altre le sue giornate erano diventate davvero noiose e vuote. Mirko certo era una fonte di colore in tutto quel grigiore, ma non poteva nemmeno sostituire le sue amiche.
Si era sentita così tradita da Ali e Emma... perchè non si erano confidate?
Perchè Alice aveva riposto la sua fiducia in una ragazza che non conosceva ancora bene e non in lei che era sua amica da anni?
Sospirò guardando fuori dalla finestra cercando qualcosa, qualsiasi cosa pur di distrarsi. Era una giornata piovosa di fine Febbraio, una di quelle giornate che ti invitavano a stare a casa sotto una bella e calda coperta a guardare film.
Bevve un po' della sua cioccolata senza troppo entusiasmo, se l'era fatta solo per passare un po' di tempo, avrebbe dovuto studiare ma non aveva proprio voglia di prendere in mano il libro di filosofia e riempirsi la testa di quelle riflessioni. In quel momento sentì il campanello suonare, sicuramente era sua mamma che si era dimenticata di prendere le chiavi.
Alzando gli occhi al cielo aprì la porta, ma si trovò davanti il suo ragazzo che aveva un gran sorriso sulle labbra.
-Devi sempre venire da me?- sbuffò divertita.
-Certo... posso solo venire da te!- rispose lui baciandola.
Si baciarono e Bea si sentì subito meglio, certo sapeva non sarebbe durato molto ma il presente contava più di tutto. Gli accarezzò il viso sentendo la sua pelle sotto le sue mani, improvvisamente sentì di volergli stare più vicino. Si divisero un attimo per permettere alla ragazza di chiudere la porta e subito tornarono a baciarsi con più foga, con più desiderio.
Ben presto si trovarono nella stanza di Bea che ringraziò di essere in casa da sola. Si stesero sul letto e iniziarono ad accarezzarsi, a spogliarsi per riprendere conoscenza dei loro corpi che in quella settimana erano stati così divisi.
Si unirono con dolcezza e affanno, era diversa dalla prima, era più piacevole e passionale. Quando ebbero finito Bea rimase abbracciata al suo ragazzo, era bello sapere che comunque avrebbe avuto lui al suo fianco, eppure sentiva che le cose con le altre non erano ancora chiuse definitivamente.


Emma guardava la città dalla sua camera, era nella sua solita posizione davanti alla porta-finestra, per terra. Mancava poco e sarebbe dovuta andare, sperava che avesse messo a posto le cose, voleva davvero che tornassero come prima, ma ancora di più aveva paura.
Chi poteva aver fatto quelle foto? Se la sua relazione con Francesco venisse resa pubblica?
Scosse la testa quasi in panico, non doveva accadere in nessun modo. Si abbracciò le gambe scoperte dai pantaloncini che usava mettere in casa.
Voleva poter spiegare loro quello che era successo e perchè aveva agito così... magari non sarebbe servito a nulla ma valeva la pena per l'amicizia che l'aveva accompagnata in quei mesi e che aveva scoperto di non poter più farne a meno.
Sospirò e si alzò in piedi stiracchiandosi, prese il cellulare e inviò dei messaggi sperò che andassero a buon fine.
Andò a cambiarsi per uscire, mise un paio di jeans e la felpa. Corse al piano inferiore deserto, come al solito era sola in casa, rese la sua borsa e la giacca e andò fuori. Era una giornata nuvolosa, si strinse nella giacca, sebbene era Marzo l'aria pungente non era cambiata.
Respirò a fondo l'aria fredda cercando di calmarsi, sapeva che non avrebbe potuto avere una seconda possibilità, doveva dire tutto per bene, far comprendere quello che aveva passato in quei mesi. Magari tutto si sarebbe risolto... o almeno lo sperava. Si fermò davanti alla fontana, vuota d'acqua, della piazzetta in cui avrebbe dovuto svolgersi tutto. Era ancora sola, guardando l'orologio vide che sarebbe passata ancora mezz'ora prima che si sarebbero presentate, decise allora di sedersi e osservare le persone che passavano da lì.
Persa nei suoi pensieri ricordò come le era venuto in mente un modo per trovarsi con le altre, era stato dopo aver parlato con Francesco, stava tornando a casa quando aveva visto in lontananza Alice e Eric.

Si stringeva nella giacca, era stata così distratta quella mattina che non aveva nemmeno preso la sua sciarpa. Stava cercando le chiavi di casa nella tracolla quando vide Eric e Alice in fondo alla via che si stavano salutando. Presa dal panico la ragazza si nascose per non essere vista dall'amica. Ma proprio mentre aspettava che se ne andasse un'improvvisa idea si fece spazio nella sua mente, poteva dirsi un'azione disperata ma era pronta a tutto e non aveva molte altre scelte.
Guardò attentamente Alice e quando girò l'angolo lei andò nella direzione opposta, dritta verso Eric. Il ragazzo si accorse subito di lei e voltandosi le lanciò un'occhiata perplessa e sospettosa, ma la rossa non si lasciò scoraggiare.
-Eric...- provò a dire.
-Che vuoi?- disse brusco, probabilmente anche lui era arrabbiato.
Emma sospirò e lo guardò decisa, no nemmeno il carattere schivo di Eric l'avrebbe intralciata.
-Voglio spiegarmi con Alice e le altre- gli rispose guardandolo dritto negli occhi.
Il moro sollevò un sopracciglio e fece un mezzo sorriso sprezzante.
-E dirlo a me in cosa ti aiuterebbe?-
-Vorrei che tu mi aiutassi-
Eric la guardò un attimo quasi si assicurasse che non lo stesse prendendo in giro, poi scoppiò in una sonora risata senza divertimento.
-Io? Stai dicendo sul serio?-
-Mai stata più seria...- disse stizzita la ragazza.
-Sentiamo che dovrei fare?- fece un sorriso guardandola ironico.
-Dovresti solo portare Ali alla piazzetta della fontana... e dire a Mirko di fare lo stesso con Bea e Ele-
Eric la osservò per lunghi istanti, quasi soppesasse quello che aveva detto, quasi volesse guardarla dentro. Emma si sentì a disagio sotto quegli occhi onice, non capiva come facesse Alice a sostenerli.
-Alice non mi ha detto bene cosa sia successo, so solo che non vede più nessuna di voi tre e non certo per sua scelta. Non mi piace questa situazione, per niente, non è la solita Ali da quando avete litigato, è triste e io non posso certo sostituire le sue amiche...-
-Allora lo farai?- lo interruppe Emma senza sapersi frenare.
Eric la guardò di traverso, ma sospirò.
-Si...-
Emma sorrise raggiante.
-Grazie!- esclamò.
Poi fece per andare quando il ragazzo la trattenne.
-Come faccio a sapere quando portare le altre alla piazzetta?- chiese quasi seccato.
-Ti manderò un messaggio- detto questo se ne andò.
Emma ritornò a casa sorridendo per la prima volta da giorni, sentiva che aveva ancora qualche possibilità.

Emma sospirò guardandosi intorno, sperava davvero che il ragazzo non l'avesse presa in giro. Non sapeva che pensare di Eric, era così... così... Eric. Le venne da ridere, ma in lontananza sentì delle voci a lei molto familiari. Prese un profondo respiro e si alzò dalla panchina. Li vide arrivare da parti opposte, i ragazzi se ne andarono quasi subito non appena le altre entrarono in quella piazzetta appartata.
Alice si stava girando per chiedere ad Eric cosa ci facessero lì, ma non lo trovò perplessa si guardò in giro e quando incrociò tre paia di occhi che aveva evitato per settimane rimase paralizzata. Bea e Ele capendo subito la situazione fecero per andarsene, ma Emma le bloccò.
-Aspettate, vi prego!-
Si fermarono e guardarono sia Alice che lei, rigide non pronunciarono una parola, quasi curiose di sapere cosa sarebbe successo.
-Che significa questo?- domandò piano Ali passando lo sguardo lentamente da un volto all'altro.
-Vorrei... voglio che ci chiariamo, non possiamo passare tutta la vita a ignorarci per qualcosa del genere, non posso credere che in questi mesi quello che abbiamo condiviso, che voi avete condiviso in anni possa andare così in fumo-
Le sue parole avevano toccato il centro della questione, lo capì subito dalle espressione delle altre, si erano fatte più attente.
-Vorrei dire che vi avrei detto tutto... a proposito della mia relazione- guardò Alice che era sussultata a quelle parole -ma proprio non posso dirlo perchè sarebbe una bugia, mi dispiace davvero tanto, ma non avrei tradito la fiducia di Francesco... come nemmeno l'ho fatto con te Ali non ho detto a nessuno di te e Eric, mi dispiace se non mi sono aperta con te o con le altre, spero tu lo possa capire- finì con un sospiro e uno sguardo accorato.
Alice la stava guardando, non lo faceva da settimane, l'aveva capito da subito che si era comportata da egoista, ma la rabbia e il dolore di vedere le sue amiche l'aveva fatta parlare a sproposito e non sapeva come scusarsi.
-Non ti devi scusare Emma, sono io invece a doverti delle scuse- guardò Ele e Bea -a dovervi delle scuse...- scosse la testa sospirando.
Emma la guardò sorpresa, non si sarebbe aspettata che Alice sarebbe stata subito così comprensiva.
-Mi dispiace ragazze... ero molto confusa, non era mia intenzione ferirvi, era l'ultima cosa che volevo...- si avvicinò alle tre -Ero così confusa, così angosciata... avevo paura dei vostri giudizi, Bea a te piaceva Eric! L'unica che era fuori da tutto questo era Emma, è stata l'unica che vedevo come qualcuno di imparziale che non mi avrebbe guardato in modo disgustato o chissà come...- scosse brevemente la testa e si rivolse ad Ele -Ele... probabilmente sei la persona che ho ferito di più... non avevo idea che ti piacesse Teo, quello che ti ho fatto... non volevo assolutamente che soffrissi!-
Le ragazze si guardarono negli occhi, ora che erano state dette quelle parole sarebbe venuto anche il perdono?
-Sei davvero una stupida Ali!- disse Bea con gli occhi lucidi -pesavi davvero che per una stupida cotta me la sarei presa? Pensavi davvero che ti avrei giudicato con tanta leggerezza? Pensavo che dopo questi anni mi conoscessi!-
-I-io...- balbettò Alice guardandola.
-Ali... posso capire quello che hai provato, mi dispiace per quello che hai passato, non doveva essere stato un periodo facile nemmeno per te...- mormorò Ele.
-Ragazze...- disse commossa la ragazza.
-Stupida!- sbottò ancora Bea prima di abbracciarla.
Emma sorrise sollevata, era davvero riuscita a farle riavvicinare. Era così bello finalmente dopo tutti quei lunghi giorni sentire le risate, le battute, i discorsi inconcludenti e l'amicizia che le legava.
-Abbraccio di gruppo!- gridò Bea.
Ridendo anche Ele e Emma si avvicinarono e furono strette in quell'abbraccio caloroso e quasi soffocante, ma nessuna di loro si lamentò.
Dopo si divisero e Ele propose di approfittare della giornata e andare da qualche parte insieme per recuperare tutte quei giorni di silenzio.
Andarono in un bar e ordinarono della cioccolata calda, stavano ridendo per i commenti di Ali sulla prof di matematica quando arrivarono le tazze.
-Emma! Com'è stare con Ferrari?- esordì Bea sogghignando.
Emma arrossì furiosamente, provocando le risate delle altre, alle quali fece la linguaccia.
-Certo però che sei fortunata... è davvero stupendo- sospirò Ele.
-Già, se non fosse per Mirko un pensierino ce lo farei eccome!- ridacchiò Bea.
-Be non si può certo negare che sia davvero attraente...- disse Alice divertita dalle razioni di Emma a quei commenti, era passata da un colore all'altro con una velocità impressionante.
-Andrete avanti per molto vero?- borbottò imbarazzata la rossa affondando il viso nella tazza.
-Certo! Finché non sarà divertente!- statuì Bea ridendo.
La ragazza alzò gli occhi al cielo, però sorridendo, era così sollevata, tutti quei pomeriggi grigi, da sola, a pensare che non sarebbe più tornato niente come prima e invece trovarsi a bere cioccolata presa scherzosamente in giro dalle sue amiche... a volte essere un po' pessimista ti permetteva di essere ancora più felice, si accorse Emma, anche se in quel momento sarebbe stata comunque profondamente grata anche se avesse pensato che tutto si sarebbe risolto.
Sorrise alle altre quando iniziarono a punzecchiare Bea, un po' di tregua finalmente!
Le osservò una ad una, voleva davvero bene a quelle tre ragazze? Certo, si disse, stavano diventando indispensabili... come avrebbe fatto a stare senza di loro? Scosse la testa, scacciando quel pensiero, loro non sarebbero andate via voltandole le spalle come Melissa, loro stavano diventando come sorelle e quel giorno capì che nessuno avrebbe potuto spezzare quel legame.





















Ecco qui il nuovo capitolo!!!! Lo so avevo sperato di poterlo finire prima della fine dell'anno ma vedete le feste non mi hanno dato tregua =(, comunque nuvo capitolo del 2012 =) e vediamo le ragazze che si sono riunite ancora! Non avevo il cuore di lasciarle da sole e quindi eccole qui più forti che mai!
Fatemi sapere cosa ne pensate! Buon Anno in ritardo xD 

Al prossimo capitolo!!!

Baci^^

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Capitolo 29
*** Spezzato ***


Spezzato

It’s everything you wanted, it’s everything you don’t
It’s one door swinging open and one door swinging closed
Some prayers find an answer some prayers never know
we’re Holding on and letting go

***

E' questo tutto ciò che vuoi,è tutto ciò che non vuoi
E' una porta che si apre e una porta che si chiude
Alcune preghiere trovano una risposta
Alcune non ne avranno mai una
Noi ci stiamo stringendo e ci stiamo lasciando andare


{Ross Copperman ~Holding On And Letting Go}











Erano passati giorni davvero sereni, le ragazze ormai libere dai segreti che in quei mesi si erano portate dentro potevano parlare liberamente di tutto quello che volevano, prendersi un po' in giro. Emma era felice, non credeva davvero di poter vivere simili momenti era tutto così perfetto... troppo perfetto. A volte la sera mentre stava nel suo letto e non riusciva a dormire quasi paralizzata dalla paura, come poteva andare tutto così bene?
L'ultima volta che si era sentita così era rimasta sola e senza nessuno su cui contare... non voleva finisse così anche quella volta, non voleva perdere tutto, voleva credere che quella felicità fosse qualcosa di concreto, non un effimero abbraccio di qualcosa che presto sarebbe finito.
-Emma?-
La ragazza sobbalzò e si girò di scatto, si era quasi dimenticata di stare ancora in classe. Guardò perplessa Alice che la fissava quasi divertita.
-È suonata la campanella Miss Pensierosa!- disse ridendo.
La rossa di guardò intorno e si accorse della classe completamente vuota.
-Oddio non l'ho nemmeno sentita!- esclamò Emma arrossendo e cercando di mettere via tutto in tempo record.
-A che pensavi in modo così profondo? Sembrava stessi riflettendo sul significato della vita!- scherzò Alice guardandola mentre si affannava a buttare tutto nella tracolla.
-Niente, niente... ma tu che ci fai ancora qui? Non devi mica prendere il bus?- cambiò discorso lei.
Alice inaspettatamente arrossì e volse lo sguardo verso la finestra senza rispondere. Emma assottigliò lo sguardo e capì subito il perchè di quel imbarazzo.
-Allora dove ti porta oggi il tuo bello?- ghignò.
L'altra arrossì ancora di più cosa che la fece molto ridere.
-C-che cavolo dici?!?- borbottò.
-Ahah dai non prendertela! Dopotutto voi avete scherzato abbastanza con me devo prendere la mia vendetta!- disse Emma con voce falsamente minacciosa.
-Si si certo!-
Uscirono dalla scuola ridendo e salutandosi, Emma la vide correre incontro a Eric che l'aspettava appoggiato al muretto davanti a scuola, sorrise e andò per la sua strada.
Andò a casa e come al solito non trovò nessuno, in cucina si preparò un pranzo veloce. Quel pomeriggio sarebbe stato un po' noioso, completamente dedicato allo studio. Si strascinò in camera senza nessuna voglia di fare, non era certo uno degli umori migliori per capire qualcosa di trigonometria, ma doveva sforzarsi.
Guardò fuori stava diventando una bella giornata e lei era seppellita in camera sua a studiare una materia che odiava mentre le sue amiche erano tranquillamente fuori a godersi la giornata chi tra le braccia del proprio ragazzo chi chissà dove... a parte Ele, lei era dovuta andare via con i suoi genitori per visitare i nonni. Sospirò e tornò ai suoi esercizi, doveva concentrarsi se voleva avere dei voti alti.


Alice camminava lentamente cercando di non far capire la sua agitazione, eppure non poteva impedirsi di arrossire, non poteva impedire al suo cuore di battere di meno... era un sogno, quei giorni insieme a Eric erano stati uno splendido sogno che sperava non finisse mai.
-Sai puoi anche guardarmi...- le sussurrò lui divertito mentre le stringeva la mano.
-Stupido...- borbottò lei guardandolo.
Eric sorrise e si fermò prendendole il volto tra le mani, fregandosene dei passanti e che potevano esserci persone che li conoscevano e la baciò. Alice pensò che il suo cuore si fermasse, e non certo per la paura che qualcuno potesse vederli, si erano già baciati prima ma quello era stato così diverso seppur ugualmente improvviso, un disperato tentativo di far emergere dei sentimenti per troppo tempo negati. Invece quel bacio, era così tenero e passionale.
Sentiva il calore delle sue mani sulle guance, le labbra dapprima delicate ora di erano fatte più audaci. Era meraviglioso, sentire quelle emozioni tempestarle il cuore, le vertigini, i capelli di Eric sotto le sue dita senza più quei dubbi e quelle paure. Si divisero e sorridendo continuarono a camminare mano nella mano.
Alice stava bene, ma infondo al cuore ancora non riusciva ad essere del tutto serena, c'era qualcuno che per colpa sua stava soffrendo voleva almeno sapere come stava, voleva che anche lui provasse la stesa felicità che lei aveva in quei attimi con Eric. Non era nemmeno stata del tutto sincera con lui, non aveva idea per chi l'aveva lasciato e vivere così non la faceva sentire bene, ma allo stesso tempo non voleva rischiare che la sua relazione venisse allo scoperto... non voleva che i suoi genitori la separassero da Eric.
Inconsciamente strinse ancora di più la mano del ragazzo che si volse verso di lei sorpreso da quella stretta e appena vide quello sguardo offuscato ne capì immediatamente la causa.
-Ali...- sospirò Eric.
-S-si?-
-Non devi preoccuparti di Teo...- disse guardando davanti a sé, seppur ormai i sentimenti della ragazza fossero chiari non poteva impedirsi di essere geloso, aveva compreso che qualcosa stava per succedere tra i due.
-C-come hai fatto...?- esclamò sorpresa la ragazza.
In quel momento Eric si girò verso di lei e la guardò negli occhi, come era solito fare quando stava per dire qualcosa direttamente senza nascondere niente.
-Perchè ci consociamo da quando siamo nati, perchè siamo cresciuti insieme e perchè ti conosco meglio di quanto tu non conosca te stessa... ecco come ho fatto a capirlo subito-
Alice rimase di sasso a quelle parole, arrossì ancora e più intensamente, non si aspettava una dichiarazione del genere, non era certo una ti amo ma... per Eric era come se lo fosse, anzi era di più perchè comprendeva almeno un po' quanto tenesse a lei. Spinta da quelle sensazioni lo abbracciò e gli diede un altro bacio che sorprese non poco il ragazzo.
Le sorrise a quel gesto e la strinse ancora un po', era così che doveva andare, che importava se erano imparentati? Avrebbero attraversato anche il dolore, sarebbero stati forti perchè sapevano che quello non era certo una cotta e nemmeno una voglia di proibito, era qualcosa di profondo che giorno per giorno era cresciuto e esploso nei loro cuori.
-Pensi che prima o poi saremo liberi?- sussurrò Alice contro il suo petto.
Eric le accarezzò i capelli e le sollevò il capo.
-Lo siamo già no? Nel nostro cuore... non ci sono più catene-
La ragazza lo guardò, sapeva che per lui non contavano niente le opinioni altrui e nemmeno per lei, ma quelle dei loro genitori... strinse la giacca del ragazzo nel pugno, l'ultima cosa che voleva era causare altre sofferenze.
-Vedrai, riusciremo a farcela, non devi preoccuparti adesso pensiamo al nostro pomeriggio ok?- disse guardandola negli occhi.
Alice fece un mezzo sorriso e annuì, continuarono a camminare verso la prossima meta di quel pomeriggio solo loro.


Emma girò la pagina e lanciò un'occhiata all'orologio appeso al muro difronte, erano quasi le quattro e mezza, con un sospiro chiuse con un tonfo il libro, per quel giorno ne aveva abbastanza di formule e calcoli. Sbadigliando si alzò dalla scrivania, aveva fame e voleva rilassarsi un po'.
Al piano inferiore si preparò una tazza di tè con dei biscotti, stava per sdraiarsi sul divano per guardare un film quando suonarono alla porta. La ragazza perplessa si chiese chi fosse, i suoi genitori avevano le chiavi e le sue amiche avrebbero chiamato prima. Aprì la porta e l'ultima persona che aveva pensato di trovarsi davanti era lì.
-Francesco?- esordì allibita.
Lui sorrise alla sua faccia.
-In persona!-
-Ma... ma... che ci fai qui?!-
-Be pensavo a un'accoglienza un po' più calorosa...-
Emma si riprese dalla sorpresa e tirò dentro l'altro chiudendo subito la porta.
-Sei pazzo?! Poteva vederti qualcuno e...- non fini la frase perchè delle labbra l'avevano fermata.
Con un sospiro si abbandonò a quel bacio improvviso, allacciò le braccia intorno al suo collo e si strinse a lui mentre lentamente quel bacio divenne più profondo. Si divisero con il fiato corto e si guardarono negli occhi sorridendo.
-Non pensare di avermi abbindolato! È stato da veri pazzi venire qui!- disse semiseria Emma.
Era preoccupata, ma anche felice di trovarsi lì con lui e la prospettiva di quella giornata solitaria si era completamente ribaltata.
-Lo so! Ma cosa potevo fare? Mi sono trovato qui davanti a casa tua e mi sono detto perchè non vedere come stavi? E poi un po' di pazzia è sempre salutare!-
La ragazza rise e gli diede un altro bacio e lo condusse in sala dove aveva lasciato il tè e i biscotti, ne fece anche per lui. Erano in cucina quando Francesco guardò il dvd che la ragazza aveva intenzione di vedere e rise.
-Che c'è di divertente?- domandò Emma mentre aspettava che l'acqua del bollitore si scaldasse.
-“Amore e altri rimedi”?- disse lui sorridendo ironico.
Emma fece una faccia offesa e lo fulminò scherzosamente.
-È un film stupendo! Dovrei essere io a ridere, guarda che ho visto il cofanetto di Pasolini che hai!- disse indignata, lei odiava quel regista.
Dopo varie punzecchiature si sedettero sul divano bevendo tè mentre Francesco si guardava attorno, non era mai stato a casa sua. Lo guardò attentamente mentre analizzava l'ambiente, era curiosa di sapere cosa ne avrebbe pensato, lei aveva sempre odiato quell'aria fredda che le trasmetteva quella casa.
Vide passare qualcosa sul viso del moro, ma non seppe dire cosa potesse essere, la guardò come se anche lui la volesse analizzare.
-Ti piace casa tua?- domandò lui contro ogni previsione della ragazza.
Lo guardò con gli occhi spalancati e un'espressione di assoluta sorpresa per quella domanda, poi ripresasi volse gli occhi altrove mentre le parole che avrebbe sempre voluto dire le sfuggivano dalle labbra.
-Sinceramente... non mi è mai piaciuta, trovo che l'appartamento di mia nonna sia più casa di questa per me-
Sentì il braccio di Francesco circondarle le spalle e attirarla a sé, sentì le sue labbra sul suo orecchio.
-Ogni volta che vorrai... anche il mio appartamento può diventare la tua casa...- le sussurrò.
Emma sentì il cuore correre si girò verso di lui e incrociò quegli occhi, così azzurri, così abbaglianti, così calorosi... lo baciò senza più pensare mentre una singola lacrima le sfuggì dagli occhi. Fece scivolare le braccia intorno al suo collo affondando le mani nei suoi capelli, comprese in quegli istanti che la vera casa che una persona può avere risiede nelle persone che ama e in quel momento, tra le sue braccia, era a casa.


Bea stava rintanata in casa, quel giorno non aveva proprio voglia di uscire sebbene il sole inondasse le strade. Era in camera sua a sentire un po' di musica e navigare su internet, anche se era meglio per lei ripassare latino visti gli ultimi voti, ma non era davvero in grado di mettere la testa sui libri. Sospirò guardando fuori la finestra, non aveva idea di come quella malinconia era venuta fuori, forse era la casa vuota e silenziosa, forse era la fine della scuola che si stava avvicinando sempre più o forse... scosse la testa e l'appoggiò alla scrivania.
Sapeva che era inutile sentirsi così, ma era anche inutile provare il contrario e nasconderlo. Passava magari giorni in cui non ci pensava minimamente ed altri che... non riusciva nemmeno a uscire. Avrebbe voluto con lei Mirko, ma non voleva sembrare una bambina appiccicosa e bisognosa di conforto, avrebbe preferito stare con lui con un diverso umore.
In quel momento sentì la porta di casa aprirsi e la voce di sua madre urlare, non ci mise molto a capire con chi stesse parlando. Stava litigando per l'ennesima volta con suo padre, si avvicinò alla porta della sua stanza stava per uscire a calmarla quando una frase le trapassò il cervello.
-Come se a me importasse che quella è incinta! Il tuo assegno questo mese non è arrivato e vorrei ricordarti che hai anche un'altra figlia a cui badare! Non ti sei neppure fatto vedere al suo compleanno!-
Si allontanò dalla porta quasi fosse incandescente e la guardò con occhi offuscati, senza capire bene quello che aveva sentito. Appena sentì la porta della camera di sua madre chiudersi uscì dalla sua e andò fuori, non voleva più stare lì.

Mirko andava tranquillo sulla sua moto, era da un po' che non la usava. Si accorse allora di essere vicino alla casa di Bea, con un sorriso svoltò. Davanti all piccolo complesso di appartamenti parcheggiò e si tolse il casco. Andò a suonare quando inaspettatamente si trovò davanti la madre della sua ragazza, tutt'altro che di buon umore.
-Oh Mirko...-
-Salve, c'è Bea in casa?- chiese cercando di essere il più educato possibile, di corto non voleva irritare maggiormente la donna.
-Si certo è in camera sua- disse facendolo entrare -Bea! C'è Mirko!- urlò senza però che qualcuno rispondesse. Perplessa entrò nella camera della figlia senza però trovare nessuno. Sospirò comprendendo subito il perchè di quell'assenza.
-Non c'è... deve aver sentito la conversazione al telefono-
-Cosa?- chiese perplesso Mirko.
-Suo padre... quella ragazzetta che si è trovato è incinta-
Mirko sobbalzò e senza dire altro uscì dalla casa e salì di corsa sulla sua moto. Sapeva molto bene che Bea faceva solo finta che non le importasse niente di suo padre e di come di comportava, aveva visto al suo compleanno come era rimasta ferita dalla sua assenza e anche arrabbiarsi per quel messaggio di auguri che il giorno dopo aveva ricevuto.
Setacciò tutta la città senza successo, guardò il cielo e lo vide plumbeo, presto avrebbe piovuto. Un verso esasperato gli sfuggì dalle labbra, si diresse al parco quando iniziò a venire giù una leggera e fastidiosa pioggerella. Guardò per il parco e andò nello spazio riservato ai bambini e la vide, seduta sotto la casetta di legno dello scivolo con il capo sulle ginocchia. Con un sospiro di sollievo le andò incontro e si sedette di fianco a lei che tuttavia non alzò il viso.
Mirko alzò una mano e lentamente la passò sopra i suoi capelli, solo allora alzò la faccia e con sorpresa il ragazzo vide che era asciutto, nemmeno una lacrima era scesa dai suoi occhi, ma vide dentro essi qualcosa di struggente e comprese subito che si stava solo trattenendo.
-Bea...-
-M-mirko... che ci fai qui?- sussurrò lei con voce quasi atona.
Il ragazzo le accarezzò la guancia e la guardò intensamente.
-Stai bene?-
-Certo perchè dovrebbe essere il contrario?-
-So quello che tuo padre...-
-Ah intendi quello? Non devi preoccuparti, ormai è come un estraneo, si è rifatto una vita e anch'io e mamma quindi non ci sono problemi... anzi sono felice per lui, dovrei chiamarlo per fargli le congratulazioni...- non riuscì più a continuare e si fermò puntando lo sguardo altrove.
Mirko si fece più vicino, le circondò le spalle con un braccio.
-Non devi nascondere quello che provi... dovresti mostrarlo liberamente senza paura... soprattutto con me!-
-M-ma... se faccio qualcosa, se piango, se urlo allora... allora sarebbe come dire che mi importa!- disse con voce spezzata.
-Ma Bea... a te importa!-
La ragazza si voltò verso di lui con gli occhi erano lucidi, appena le sue dita la toccarono le lacrime così a lungo trattenute vennero fuori, rotolarono lungo le sue guance, si appoggiò al suo petto e allora Mirko la circondò completamente con le sue braccia.
-Non nasconderti più, non voglio che tu stia da sola a piangere...- sussurrò lui.
Stettero così stretti insieme sotto quella casetta, tra i piccoli singhiozzi della ragazza e la pioggia che ticchettava il legno della giostra cullandoli in quella malinconia.


Era una giornata strana quella, stava tornando da scuola, anche quel giorno era stato pieno e avrebbe dovuto studiare per tutto il pomeriggio. Sbuffò mentre camminava, sperava soltanto che passasse in fretta, il giorno dopo era sabato e Francesco le aveva detto che ci sarebbe stata una sorpresa, non vedeva l'ora.
Entrò a casa inquieta, infatti sentì subito che c'era qualcuno, i rumori che provenivano dalla cucina erano inequivocabili. Carla non poteva essere, la colf aveva chiesto una settimana di ferie per andare in vacanza con il marito per festeggiare i 20 anni di matrimonio, i suoi genitori... non sapeva nemmeno dove fossero. Entrò circospetta guardandosi in giro, quando vide passare dalla porta della cucina una chioma ramata e fece un sospiro, era solo sua madre.
-Ciao mamma...- disse indifferente.
-Oh Emma se già a casa?- sobbalzò l'altra guardandola, negli occhi una punta di ansia che la figlia non le aveva mai visto.
-Sono quasi le due mamma... dove volevi che fossi?- rispose quasi seccata, non capiva proprio il comportamento della madre.
Non aveva fatto molto caso a come appariva ma in quel momento le saltò all'occhio i capelli sciolti e in disordine e la tuta che indossava. Rimase quasi scioccata vedendo la madre in quel modo, mai in quasi diciannove anni l'aveva vista così... così... umana, era sempre con i capelli legati e vestiti eleganti.
-Oh certo...-
-Mamma...-
-Be io vado un attimo in camera!- disse con tono nervoso per poi sparire al piano di sopra senza che la ragazza potesse dire niente.
Guadò la porta della sala perplessa, entrò in cucina sospirando aveva proprio bisogno di mettere qualcosa sotto i denti. Stava aprendo il frigo quando vide sul tavolo dei sacchetti dalla rosticceria che c'era lì vicino e due piatti ancora vuoti. Rimase alcuni minuti a guardare quelle cose, quasi paralizzata. Le risuonavano le parole della madre nella mente, i suoi occhi... non poteva essere...
A testa bassa tornò in sala e prese la tracolla, corse fuori da quella casa, non voleva stare lì un minuto di più. Si sentiva come se tutto fosse in qualche modo sbagliato, che il mondo avesse iniziato a girare dall'altra parte. Sua madre... con chi? Come poteva! E a casa addirittura! Aveva sempre negato, con suo padre... aveva sempre detto che era lui ad avere sospetti infondati... le veniva quasi da ridere in quel momento.
Perchè poi si sentiva così? Che le importava? Ormai era come se sua madre fosse un'estranea, qualcuno con cui era costretta a vivere, qualcuno che non aveva fatto nessuno sforzo per conoscerla. Eppure non riusciva a scrollarsi quelle sensazioni di vuoto che la stavano circondando, non riusciva a non sentirsi come quando da piccola la lasciava dalla nonna e lei stava ore e ore davanti alla finestra aspettando che la sua macchina arrivasse... poi aveva capito che era inutile aspettare qualcuno che non sarebbe mai arrivato.
In quel momento aveva bisogno di vedere Francesco, voleva anche solo abbracciarlo e stare sul quel divano circondata dal quel suo profumo di carta che la scaldava, la faceva sentire amata, la faceva sentire davvero a casa.
Si diresse subito alla fermata con il cuore in gola, prese in tempo l'ultimo bus che stava passando. Si sedette senza guardare nessuno, come invece di solito faceva, era troppo presa dalla tempesta che aveva dentro per guardare il mondo. Scese senza guardare niente, corse ancora verso quel condominio che ormai l'aveva vista crescere e innamorare.
Arrivò al portone cigolante che con le ultime forze e con il fiato corto aprì. Salì le scale e arrivata difronte alla porta trovò qualcuno... qualcuno che non era di certo quello che si aspettava.
Una ragazza bellissima si girò verso di lei con lentezza e fissò i suoi occhi azzurri e altezzosi nei suoi, sembrava così fuori posto in quel corridoio grigio e con le mura un po' crepate. Era vestita elegante, i lunghi capelli biondi le avvolgevano le spalle e la borsa era perfettamente coordinata con gli abiti.
-Ehi ragazzina... per caso sai dov'è Francesco Ferrari?- chiese la donna.
Ragazzina?! Stava quasi per risponderle molto male ma qualcosa sviò la sua attenzione, che voleva quella da Francesco?
-Perchè? Tu chi sei?- rispose a tono, odiava chi la chiamava ragazzina.
-Come perchè!? Sono la sua fidanzata! E adesso dimmi dov'è!-
Emma però non disse nulla, non sentì più altro dopo quelle quattro parole. Rimase paralizzata e si chiese se stesse svenendo, se quello poteva essere un sogno, perchè non poteva essere la realtà. Ecco che la felicità richiedeva il suo prezzo, era stata anche troppo buona ad aver aspettato così a lungo. Il mondo le era crollato addosso... pensava fosse più leggero.
























Ecco qui il nuovo capitolo!!! Eheheheh lo so, lo so... l'ho fatto finire sul più bello xD! Succedono un pò di cose in questo capitolo, si scopre di più su Bea e il suo caro Mirko la conosola, Alice cerca di essere serena con il suo Eric ed ecco qui puntare una bellissima sconosciuta che afferma di essere la fidanzata di Francesco! Che sia il momento della verità sul passato misterioso del nostro prof? Chi lo sà xD

Al prossimo Capitolo! 

Fatemi sapere cosa ne pensate =) 

Baci^^

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Capitolo 30
*** Verità Nascoste ***


Verità Nascoste

Holdin’ my clutch,
Even my heart,
Wish we could start all over.
Nothing’s makin’ sense at all.
Tried to open up my eyes,
I’m hopin’ for a chance to make it alright.

When I wake up,
the dream isn’t done.
I wanna see your face,
and know I made it home.
If nothing is true,
What more can I do?

***

Mantenendo la presa,
Persino il mio cuore,
Vorrebbe che potessimo ricominciare tutto daccapo.
Niente ha più senso.
Ho tentato di aprire gli occhi,
Spero in una possibilità di fare tutto bene.

Quando mi sveglio,
Il sogno non è finito.
Voglio vedere il tuo viso,
E so che l’ho reso la mia idea di casa.
Se niente è vero,
Che altro posso fare?


{All Time Low ~ Painting Flowers}


Il calore era andato via, la felicità era scomparsa, la luce era stata vinta dal buio. Emma, sdraiata sul quel letto che aveva visto tante delle sue lacrime, si sentì sconfitta. Guardava la parete, senza che la vedesse davvero, sentiva i minuti passare senza che la interessasse. Non piangeva, no, i suoi occhi erano asciutti, si sentiva così vuota che anche le lacrime non potevano essere versate. Stinse il cuscino, davvero più ci provava e più non riusciva a piangere, era schiacciata sotto quel peso al cuore.
Le immagini, i ricordi le passavano davanti agli occhi e lei voleva solo chiuderli e lasciare tutto fuori. L'amore faceva male, lo sapeva bene anche prima di Lui eppure sperava davvero che quella volta sarebbe stata diversa. Si alzò a sedere, guardò fuori dalla porta-finestra e vide che la sera era scesa sulla città, l'orologio segnava le dieci. Stancamente scese al piano inferiore, nonostante tutto aveva fame. In cucina trovò qualcosa da mettere sotto i denti, mentre mangiava quello spuntino guardava fuori in giardino.
Non c'era nessuno in casa, come al solito il sabato i genitori si inventavano qualcosa per non stare lì. Sospirò mettendosi sul divano con ancora le luci spente, non ne aveva bisogno avrebbe voluto rimanere in quell'oscurità ancora per un po'...
Le luci che venivano dalle strade le facevano compagnia, non voleva tornare in camera sua, non ancora. Quel pomeriggio... avrebbe tanto voluto che fosse cancellato per sempre dalla sua memoria.
Strinse forte gli occhi mentre le immagini le si paravano davanti agli occhi, dolorose e inaspettate.

Dopo aver sentito quelle parole non riusciva a muoversi, come poteva essere vero? Sentiva il cuore farsi pesante mentre quegli occhi azzurri non le davano tregua, la pungolavano come aghi. Perchè? Si chiese in un moto di rabbia, perchè doveva sempre capitare a lei? Non aveva già sofferto abbastanza? Ma quella rabbia volò via in fretta come era venuta, scivolata via come sabbia tra le mani.
-Emma ma che...-
Una voce dietro di lei, una voce che conosceva così bene, si interruppe. Si girò verso di lui e vide la sua faccia, non ebbe più dubbi. Era come paralizzato e guardava verso quella donna, non era lo sguardo di un che incontrava una sconosciuta, aveva troppe cose in quegli occhi azzurri, troppe emozioni che lei non volle guardare.
-Rebecca?- pronunciò lui esitante, quasi pensasse di aver visto un fantasma.
-Cesco!- cinguettò l'altra andandogli incontro.
Emma se la vide passare davanti, immobile la guardò mentre buttava le braccia intorno al suo collo. Incrociò gli occhi di Francesco, per l'ultima volta ci vide qualcosa che non seppe, non volle decifrare. Gli girò le spalle e corse giù per le scale senza voltarsi nemmeno una volta, nemmeno quando dietro di lei lo sentì gridare il suo nome, non voleva fermarsi e non l'avrebbe fatto.

In quel momento, sopra quel divano, in quella grande casa si chiese se fosse stato tutta una bugia. Quegli sguardi, quel calore, quelle parole... possibile che qualcuno potesse fingere così bene? E per cosa poi? Sesso?
Emma si strinse le ginocchia la petto, mentre il dolore pensando a un'ipotesi del genere la vinceva e finalmente si sciolse in lacrime. Liberamente lasciò che quel pianto la liberasse un po', che le desse tregua a quella sensazione che le comprimeva il petto, il cuore.
Improvvisamente durante quello sfogo sentì il cellulare suonare, vide che l'aveva lasciato sul tavolo della sala. Lo prese e quando vide chi era lo lasciò scivolare sul cucino del divano, non aveva nessuna intenzione di rispondere, non voleva sentire delle scuse banali, dei tentativi patetici, di frasi fatte ne aveva abbastanza.
Quando la suoneria smise di suonare vide che c'erano altre chiamate, almeno una trentina e altrettanti messaggi. Li cancellò tutti senza nemmeno leggerli, aprì solo quelli delle ragazze che non erano niente altro che dei saluti e le solite cose. Con una mano asciugò le ultime tracce di quel pianto dalle guance, non voleva più stare male, era stanca di soffrire per colpa dell'amore. Era troppo chiedere almeno un po' di serenità? Passare le giornate senza altre preoccupazioni che studiare e arrivare alla maturità preparata?
Sospirò, forse la felicità non era contemplata per lei, forse era davvero troppo ingenua, troppo giovane per capire chi erano veramente le persone che la circondavano... eppure era stata così attenta! L'errore che aveva fatto con Nico non era servito a niente se ancora soffriva come un cane per colpa dei ragazzi.
Basta, si disse decisa, i ragazzi avrebbero aspettato, non voleva più nemmeno sentirne parlare almeno fino a dopo la maturità, avrebbe raggiunto il massimo e se ne sarebbe andata in Inghilterra al college.
Con questi pensieri che le attraversavano la mente si avviò verso camera sua, mentre il cellulare aveva ripreso a suonare, ma lei non lo sentì nemmeno.


-Non è possibile...- pronunciò incredula Ele.
-Non ci posso credere...- disse Alice con tanto d'occhi.
-Ma quello è proprio uno stronzo!- sbottò Bea incavolata.
Era da almeno una mezz'ora che andava avanti così, Emma ormai non ne poteva quasi più, ma dentro di sé ne era felice, almeno aveva loro con cui parlare.
Era domenica pomeriggio, si era quasi dimenticata che le aveva invitate a casa sua per studiare e quando le aveva trovate di fronte a casa sua all'una del pomeriggio quasi le era venuto un colpo e anche a loro vedendo la sua faccia. Certo dopo una notte passata quasi in bianco e aver pianto come una fontana non aiutava, avevano voluto delle spiegazioni e lei non aveva nemmeno la forza di negare l'evidente e aveva raccontato loro della ragazza che aveva distrutto la sua serenità. E in quel momento si trovavano in cerchio a mangiare Nutella (-La cura di tutti i mali!- aveva affermato Bea) cercando di consolare la loro amica, lo studio previsto era ormai del tutto dimenticato.
-Pensavo che almeno il nostro prof si salvasse, ma... l'apparenza inganna proprio...- disse pensierosa Ele.
-Be forse proprio perchè l'apparenza inganna hai interpretato male le cose, no?- fece Alice non del tutto convinta.
-Che doveva interpretare?! Quello lì aveva una fidanzata e non si è dato nemmeno la pena di dirlo ad Emma!-
-Bea ma pensaci...-
-No, ha ragione...- la interruppe Emma.
Tutte si volsero a guardarla, dopo aver raccontato brevemente quello che era successo non aveva più detto altro, era rimasta in silenzio ad ascoltare le loro considerazioni.
-Non mi ha mai raccontato niente di lui, anche quando è andato via per una settimana non mi ha voluto dire nemmeno dove era stato...- mormorò la ragazza guardando fuori dalla finestra.
Le altre si guardarono, non sapendo cosa dire, certo che era davvero strano, si frequentavano da dopo la gita e a sentire Emma si vedevano spesso per il condominio dove abitava sua nonna eppure lui non aveva mai detto niente di sé, dei suoi parenti, di quello che faceva prima di venire in quella città a fare l'insegnante.
Il suono del cellulare interruppe quel silenzio facendo sobbalzare tutte le ragazze. Era la suoneria di Emma, ma lei non lo prese nemmeno in mano, sapeva già chi fosse e non avrebbe risposto. Anche le altre intuirono chi potesse essere e non dissero niente, era sceso un silenzio un po' imbarazzato, un po' comprensivo.
-Be ragazze se non studiamo oggi almeno divertiamoci no?- esordì Bea, non le era mai piaciuto il silenzio e in quel momento meno che mai.
Avrebbe voluto far distrarre la sua amica, e anche se stessa da quello che era successo il giorno prima, se però lei almeno aveva Mirko che la sosteneva Emma l'aveva perso.
-Be potremmo giocare alla Wii...- propose Ele vedendo la console di fianco alla televisione.
-Vero! Emma tu che ne dici?- domandò Alice guardandola, come anche le altre, con uno sguardo implorante.
Emma sospirò vedendo quelle facce, infondo era meglio che stare lì a rimuginare no? E poi voleva cambiare, voltare pagina seppur faceva male. Annuì e le altre sorrisero felici, giocarono tutto il pomeriggio tra risate e battute. Emma voleva aggrapparsi a quei ricordi e a quei sorrisi, ma a volte era difficile non guardare indietro e ricordare altri momenti e altre risate.
-Ele non imbrogliare!- sbottò Bea guardandola male dopo che quella aveva visto la sfida.
-Io non sto imbrogliando! Tu piuttosto smettila di spingermi per farmi perdere!- le rispose arrabbiata Ele.
-Su dai ragazze è solo un gioco!- disse esasperata Alice alzando lo sguardo al cielo.
Emma le guardava comportarsi come sempre e non poteva che esserne contenta, almeno loro erano felici, ma poi il suo sguardo incontrò quello di Ele e capì che non era del tutto esatto, non tutte in quella stanza avevano quello che volevano, ma cercavano di andare avanti lo stesso.
-Su adesso cambiamo gioco prima che vi ammazzate voi due...- sospirò Alice.
-No non è giusto! Devo avere la rivincita!- protestò Bea.
-Cavolo sono già le cinque... devo andare ragazze- disse Ele guardando l'orologio.
-Di già?- disse Emma sorpresa.
-Si, mia mamma si è messa in mente che devo imparare a cucinare e se non vado stasera digiuno- sbuffò Ele prendendo la borsa e la giacca.
Dopo aver salutato le ragazze andò, doveva prima passare dal supermercato visto che mancano delle cose di cui aveva bisogno quella sera. Senza nessun pensiero particolare camminò verso il negozio, in quei giorni era come se tutto fosse ovattato. Anche il dolore ormai si era assorbito, le faceva compagnia e lei non se ne lamentava. Sapeva bene che si era cacciata in quel guaio solo per colpa sua, aveva accettato di essere una distrazione e lo era stata, non poteva chiedere altro a qualcuno a cui era evidente non interessava per niente.
Sospirò girando l'angolo senza guardare dove andasse si scontrò con un'altra persona, sarebbe caduta se quel qualcuno non le avesse preso il braccio. Alzò lo sguardo per chiedere scusa quando incrociò degli occhi verdi che la guardavano sorpresi.
-Luca?- disse sorpresa anche lei.
-Ele!- esclamò il ragazzo sorridendo.
Era da molto che non parlava con lui, dopo la gita non si erano più visti molto, poi dopo quello che era successo con Teo non aveva voglia di uscire e dopotutto lui era interessato a Emma, lo si vedeva da come parlava con lei, ma evidentemente aveva rinunciato.
-Scusa se ti sono venuta addosso...- disse Ele arrossendo leggermente, infondo era un bel ragazzo e lei aveva fatto una figura.
Invece Luca rise, non sembrava affatto seccato, questo la fece sentire sollevata.
-Non preoccuparti, capita, piuttosto è da molto che non ci vediamo-
-Già- disse soltanto, non aveva idea di cosa dire, improvvisamente si trovava imbarazzata.
-Dove stavi andando?-
-Oh be al supermercato devo prendere delle cose, stasera tocca a me cucinare-
-Posso accompagnarti se vuoi-
-Oh non c'è bisogno, non voglio disturbarti magari hai da fare...- stava arrossendo, che diavolo le stava capitando?!
-Non c'è problema, non sono impegnato-
-Be allora non ci sono problemi...- mormorò lei.
Camminarono e lungo il tragitto iniziarono a parlare della scuola e degli esami, più continuava a parlare e più Ele si chiedeva come si fosse messa in quella situazione, non che la compagnia di Luca le desse fastidio solo... la metteva un po' a disagio. Arrivati al negozio l'accompagnò anche dentro dicendo che anche lui doveva prendere delle cose.
Erano nel reparto dolci dove Luca l'aveva praticamente trascinata, era completamente perso nella vista di cioccolato, sembrava un bambino. Ele non potè fare a meno di ridere, non si aspettava di certo quel tipo di espressione da un ragazzo del genere.
-Che hai da ridere?- domandò perplesso.
-Dovresti vedere la tua faccia, è davvero esilarante!- rispose cercando di non ridere.
-Ah così avrei una faccia buffa?- disse lui fintamente offeso.
Ele continuò a ridere e contagiò anche il ragazzo che piano si mise a ridere anche lui.
-Ok ok, forse può essere che mi piacciono molto i dolci- disse lui cercando di smettere.
-Sembravi un bambino- ridacchiò Ele mentre metteva nella cesta della spesa delle spezie.
Stava attraversando il reparto degli shampoo, Luca era rimasto indietro dicendo di aver dimenticato di prendere il cioccolato, quando incrociarono qualcuno che la ragazza avrebbe fatto volentieri a meno di vedere.
-Ele?-
Ele strinse forte il cestino, era quasi scioccata di vederlo lì, davanti a lei dopo tutte quelle settimane in cui non si erano nemmeno visti da lontano, non era proprio pronta a una cosa del genere, si sentiva senza difese in balia di tutto quello che aveva provato in tutti quei giorni.
-Teo...- mormorò.
Era sorpreso tanto quanto lei, la guardava e allo stesso tempo non lo faceva, sembrava a disagio, lo capiva da come si era portato la mano alla nuca mentre si guardava intorno. Le venne quasi da ridere quando sentì un peso al cuore, cosa si aspettava? Che fosse felice di vederla? Dio, era davvero senza speranze, avrebbe dovuto saperlo, diamine non si era nemmeno fatto trovare la mattina dopo.
-Ele!-
La ragazza si girò di scatto e vide Luca venirle incontro con in mano una tavoletta di cioccolato.
-Luca...-
-L'ho trovato!- poi notò l'altro ragazzo, non l'aveva mai visto e si voltò verso di lei con uno sguardo interrogativo.
-Lui è Matteo un amico di Alice- disse soltanto lei.
Luca aveva notato la strana atmosfera che aleggiava tra i due ma non fece domande.
-Oh, io sono Luca un loro compagno di scuola...- disse disinvolto.
-Piacere...- pronunciò soltanto Matteo.
Ele sentiva i suoi occhi addosso, non riusciva a capirne il perchè, che voleva ancora da lei? Gli aveva dato anche troppo.
-Noi dobbiamo andare... ciao Teo- disse improvvisamente lei, prendendo Luca per un braccio e andando via senza nemmeno aspettare la risposta dell'altro.
Senza più dire una parola prese velocemente le ultime cose e andarono alla cassa. Una volta fuori però il ragazzo non potè più rimanere in silenzio, vedeva che Ele era strana e che la causa doveva per forza essere quel Matteo.
-Ele-
-S-si?- disse lei senza guardarlo negli occhi.
-Fermati un attimo...-
Si fermarono immediatamente, ma lei non sollevava ancora lo sguardo.
-Ele cosa...-
-Ti prego non chiedermelo-
Il tono quasi disperato lo sorprese, come anche il suo sguardo che aveva incrociato il suo nel dire quelle parole.
-Va bene, non te lo chiederò...-
-Grazie-
-Ma vorrei che la prossima settimana tu uscissi con me- disse il ragazzo sorridendo.
Lei spalancò gli occhi sorpresa, cosa le aveva chiesto? L'aveva davvero sentito bene?
-C-cosa?-
-Sabato prossimo, tu ed io che usciamo, ti va?-
Ele era così spiazzata che le venne quasi da ridere, ci pensò perchè no? Lei non aveva il ragazzo, non era impegnata con nessuno perchè non uscire con un ragazzo come lui? Era stufa sprecare il suo tempo con ragazzi che non la consideravano nemmeno, la sua occasione per andare avanti era proprio lì a portata di mano e perchè non coglierla?
-Ok-
-Davvero?-
-Si, mi piacerebbe molto!- confermò sorridendo lei.
Anche Luca sorrise, prima di separarsi di scambiarono il numero e si salutarono, lui la sorprese con un bacio sulla guancia che la lasciò imbambolata per alcuni attimi. Ele tornò a casa con un sorriso che da molto non le si vedeva sul viso.


-Ecco la nostra cara Ele che fa conquiste!- rise Bea.
Erano in palestra come al solito stavano sedute guardando quelli del scientifico fare gli esercizi, ogni tanto Mirko e Eric venivano da loro per parlare ma il prof li riprendeva e loro dovevano tornare al lavoro.
-Beaaa smettila!- si lamentò Ele arrossendo.
-Ahahah la nostra Ele imbarazzata, questa si che è da non perdere, allora ti piace un po'- la stuzzicò ancora Bea.
-Be è un bel ragazzo, simpatico...- borbottò lei girando lo sguardo.
Le altre si sorrisero, forse stava dimenticando Teo e non potevano che esserne contente, avrebbe smesso di soffrire inutilmente. Risero ancora per molto facendo battute e lamentandosi della mole di compiti che stava cominciando a diventare quasi insostenibile.
Le ore passarono in fretta, dentro di sé Emma era grata che il lunedì Francesco non avesse lezioni, sarebbe stato troppo doloroso vederlo lì mentre spiegava, non era ancora pronta per vederlo.
Era l'intervallo, le ragazze stavano aspettando alle macchinette per prendere qualcosa da mangiare quando Ele dopo essersi staccata dal gruppo per andare a salutare Luca ritornò con un'espressione di assoluta sorpresa.
-Ehi che succede?- chiese preoccupata Alice.
-È successo qualcosa con Luca?- disse Bea.
-No, no... non centra lui, ho saputo una cosa che di certo non mi aspettavo-
-Cosa?- esordì perplessa Emma.
-Ecco... pare che Melissa e Nico si siano mollati-
Tutte sgranarono gli occhi a quell'affermazione, chi se lo aspettava che i quei due si sarebbero mollati? Emma ne rimase un po' turbata, le sembrava troppo strano che quei due si fossero lasciati, inconsciamente iniziò a guardarsi intorno cercando con lo sguardo Nico, ma non lo vide da nessuna parte.
Melissa invece faceva mostra di sé senza alcun sentimento particola in volto, non sembrava proprio che si fosse appena lasciata. Con questi pensieri tornò in classe mentre le altre continuarono a parlare.
Guardò fuori dalla finestra aveva iniziato a piovere, la Caruso stava spiegando un passo di Seneca quando la campanella di fine lezioni suonò. Con un sospiro prese la tracolla, fuori dal portone salutò le altre e si diresse verso casa.
Dovette correre anche se l'acqua che cadeva non era che una leggera pioggerella, non voleva bagnarsi più del dovuto. Era quasi vicina, stava cercando le chiavi nella tracolla quando qualcosa la bloccò, una voce.
-Emma...-
Stringendo i pugni sollevò lo sguardo, cercò in tutti i modi di nascondere lo sgomento, la sua vulnerabilità, non era ancora pronta per quel confronto, non voleva vedere il suo viso, i suoi occhi.
Lo vide, di fronte a lei, senza nemmeno un ombrello, quasi fradicio e con quegli occhi azzurri che sembravano solidi pezzi di ghiaccio. Era un colpo agli organi vitali guardarlo, non poteva sopportare altro. Strinse le chiavi nelle mani e lo ignorò cercando di aprire il cancello.
-Emma ti prego... ascoltami... devo spiegare...- disse posando un mano sul suo braccio.
-Non c'è niente da spiegare!- esclamò lei allontanando suo dal suo tocco.
-Invece si! Devi ascoltarmi!- sbottò lui cercando di farla voltare verso di lui.
-Che vuoi dirmi? Che la nostra era solo una parentesi divertente? Qualcosa di cui poterti vantare con qualche tuo amico? Perchè non me lo hai detto!? Perchè devo sempre incontrare persone come te che fanno solo i propri comodi? Sono stanca! Lasciami andare!- urlò lei divincolandosi.
-Emma calmati! Ascoltami! Come puoi pensare una cosa simile?!-
-Non voglio ascoltarti! Non voglio nemmeno guardarti! Lasciami in pace!-
-Emma ti prego...-
-No sono io che ti prego di lasciarmi in pace, ne ho abbastanza di soffrire...- alzò lo sguardo offuscato dalle lacrime mentre la pioggia le bagnava il viso -non mi devi nessuna spiegazione, puoi andare via, con la tua... con la tua fidanzata, non ti darò fastidio, non dirò a nessuno della nostra storia, ma smettila di illudermi per favore- singhiozzò l'ultima parola.
All'improvviso Francesco l'abbracciò e lei era troppo stanca per opporsi, pianse sulla stoffa bagnata della sua giacca, lasciò che lui le accarezzasse i capelli ormai fradici. Si poteva essere felici e insieme così addolorati? Eppure come poteva provare una cosa simile? Il cuore le pareva sul punto di esplodere, avrebbe voluto gridare ma non trovò la voce per farlo.
-Emma... ti devo spiegare e lo farò che tu lo voglia o no, sono troppo coinvolto per lasciare che tutto finisca in questo modo- sussurrò lui al suo orecchio.
Emma annuì, entrarono in casa, pochi minuti dopo si trovarono una di fronte all'altro in cucina, con qualcosa di caldo da bere in mano.
-Allora? Parla...- disse la rossa stringendo tra le mani al sua tazza di tè, via il dente via il dolore continuava a ripetersi. Con un sospiro Francesco iniziò la sua storia.
-Provengo da una famiglia molto agiata diciamo, proprietaria di un'azienda molto importante in Europa. Come te non ho ricevuto molto, come dire... affetto famigliare, sono cresciuto in una casa simile, grande, raffinata e fredda. Per fortuna però avevo mio fratello minore con me, siamo sempre stati molto uniti...-
-Ancora non capisco come questo centri con... lei- lo interruppe.
Francesco la guardò negli occhi e sorrise, in quel momento di accorse del piercing che quasi brillava da sotto il labbro inferiore.
-Non voglio più avere segreti con te Emma, non voglio più nascondermi e per farlo devo raccontarti tutto-
Emma lo guardò con un'espressione quasi indifesa, perchè le diceva una cosa del genere? Non voleva sperare ancora.
-Ero sempre stato destinato a dirigere l'azienda dopo mio padre, lui aveva dei progetti precisi per me, che non ho mai accettato. Ho lottato con tutte le mie forze per decidere almeno dei miei studi, ho sempre voluto fare l'insegnante per questo ho frequentato il liceo e subito dopo l'università di lettere. La mia famiglia era sempre stata molto amica con un'altra famiglia anch'essa molto ricca. Loro avevano una figlia, Rebecca. Io e lei siamo sempre stati amici, al liceo però ci mettemmo insieme ero preso da lei e anche molto sciocco. Stavo finendo l'università, avrei dovuto sposarmi con lei e iniziare a lavorare nell'azienda. Ma questo non accadde, scoprii che Rebecca mi tradiva da anni, che i miei genitori lo sapeva ma non mi avevano detto niente per non impedire un matrimonio molto vantaggioso per tutte e due le nostre famiglie, lei non mi aveva mai amato davvero... vedeva solo i soldi in più che avrebbe guadagnato facendo quel matrimonio-
Emma rimase di sasso a quelle parole, in quel momento capiva molte cose... quel senso di empatia che a volte aveva sentito con lui quando si sentiva male per quello che era successo con Nico e Melissa, anche lui era stato tradito da tutti.
-Presi la laurea e me ne andai nonostante i continui tentativi di mio padre per farmi tornare, ancora oggi insiste-
-Tu... tu non torneresti?- sussurrò lei.
-No mai, non è la vita che voglio, non è quello che fa per me, penso che mio fratello se la cavi meglio di me negli affari, Stefano è più bravo di quello che pensa mio padre-
-Ma allora dove sei stato quella settimana?-
-Sono dovuto tornare per far ragionare mio fratello, fa di tutto per far vedere a mio padre quanto vale, ma lui è troppo testardo, pensa che visto che sono il maggiore spetta a me il posto di comando- scosse la testa -Stefano non ce la fa più e non lo posso biasimare, ma non voglio che rinunci a quello per cui a lavorato così tanto, ormai crede anche lui che sia meglio per me tornare-
-Cosa ci faceva lì Rebecca?-
-Deve aver saputo della mia visita e dove abito... Emma l'ho mandata via, per me ormai non conta più niente-
Si avvicinò a lei e le sollevò il mento per incontrare il suo sguardo verde.
-Tu sei quella che amo, tu e nessun'altra... mi dispiace, credimi, per averti fatto dubitare di quello che provo, per non averti detto tutto questo prima. So che capisci quello che provo e quello che ho dentro... per questo ti amo-
Emma si mordeva il labbro inferiore mentre quelle parole le arrivarono all'orecchio come una dolce musica, sollevò le mani e le appoggiò sulle guance del moro.
-Sei uno stupido, non farmi più stare così male hai capito?!- disse mentre le lacrime scesero ancora dai suoi occhi.
-Certo...- sorrise lui.
Si baciarono, profondamente e a lungo. Erano due creature simili, ora lo capiva, due anime solitarie che non cercavano altro che amore e calore, che non cercavano altro che un'altra possibilità di essere felici.





















Ecco qui la verità sul nostro bel prof xD non sono stata così cattiva da lasciarvi tanto tempo in sospeso, ecco qui anche Ele che ritorna e si da da fare per dimenticare Teo, ci riuscirà? Be vedremo nei prossimi capitoli =) la storia non dovrebbe superare i 40 capitoli, ma non mi fido molto di me stessa xD e devo mettere bene le idee che ho in mente.

Al prossimo capitolo! (che sto già scrivendo)

Baci^^

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Capitolo 31
*** Liberi ***


Liberi

Stay with me, baby stay with me,
Tonight don't leave me alone.
Walk with me, come and walk with me,
To the edge of all we've ever known.
[…]

Well, I'm not sure what this is gonna be,
But with my eyes closed all I see
Is the skyline, through the window,
The moon above you and the streets below.

Hold my breath as you're moving in,
Taste your lips and feel your skin.
When the time comes, baby don't run, just kiss me slowly.
***

Resta con me, piccola resta con me,
Stasera non lasciarmi da solo.
Cammina con me, vieni e cammina con me,
fino al confine di tutto ciò che abbiamo mai conosciuto.
[…]

Beh, io non sono sicuro di ciò che succederà,
Ma se chiudo gli occhi tutto quello che vedo
È l'orizzonte, attraverso la finestra,
La luna sopra di te e le strade sullo sfondo.

Non appena ti avvicini trattengo il fiato,
Gusto le tue labbra e sento la tua pelle.
Quando arriverà il momento, piccola non andare di fretta, ma baciami lentamente.

{Parachute ~ Kiss Me Slowly}







Era già fine Maggio, Emma quasi non ci credeva, il tempo passava davvero in fretta quando si era felici. Sorrise dal balconcino della sua camera il tramonto aveva avvolto la città nella sua rosea luce.
Si appoggiò alla ringhiera ammirando quello spettacolo, erano successe molte cose, ormai lei e Francesco erano più uniti che mai, ormai anche le ultime barriere, le ultime resistenze erano crollate dopo che lui aveva confessato il suo passato. Non era mai stata così bene, se ne accorgeva dal modo in cui desiderava che il tempo si fermasse, dal fatto che ormai ogni giorno si alzava con un buon umore che in quasi diciannove anni non l'aveva mai sfiorata.
Una leggera brezza le faceva muovere i capelli, chiuse gli occhi godendosi quel tepore. Era davvero serena, niente poteva turbarla, con ancora quel sorriso a curvarle le labbra guardò il cielo che stava imbrunendo.
Era appena tornata da un viaggio, uno di quei viaggi che ti restano impressi nel cuore, era stato il suo compleanno e Francesco le aveva fatto davvero un regalo stupendo, tre giorni loro due a Parigi, era stata una piccola vacanza, una pausa meravigliosa lontano da tutto, liberi da tutto quello che a casa non potevano fare come girare per le strade mano nella mano, baciarsi davanti a tutti senza doversi nascondere.
Sospirò, quanto era stata bene con lui, avevano girato tutta la città, dalla Tour Eiffel al Louvre, le passeggiate a Montmartre e la visita a Versailles... erano stati momenti che non avrebbe mai dimenticato.
Quasi le venne da ridere pensando alla scusa patetica che aveva rifilato ai suoi genitori, un viaggio regalato dalle sue amiche a Parigi. Sua nonna non ci era cascata, l'aveva capito da come la guardava, con una luce divertita negli occhi... si chiedeva se avesse capito con chi sarebbe andata, ormai anche quando andava al condominio a fare visita a lei Francesco trovava sempre una scusa per vederla. Le ragazze erano quasi invidiose di quel viaggio, un compleanno con il proprio ragazzo nella città più romantica del mondo era forse il sogno di ogni donna.
Bea aveva rimproverato Mirko per non averle regalato una cosa del genere e lui si era subito difeso dicendo che quando c'era stato il suo compleanno ancora non stavano insieme, inutile dire che era nata una discussione abbastanza accesa, ma si era risolto tutto subito. Tra quei due era sempre così, piccoli litigi ma subito seguiti da baci per far pace.
Alice ed Eric invece non erano molto espansivi, almeno non davanti agli altri e lei non diceva molto, però aveva assicurato che non erano mai andati oltre al bacio e questo lasciava Emma perplessa, forse volevano aspettare ma era davvero strano che dopo quasi cinque mesi ancora stessero a quel punto... ma vista la loro situazione forse non era poi così strano.
Ele aveva iniziato ad uscire con Luca, sembrava serena e assicurava che lui fosse un bravo ragazzo, ma aveva la sensazione che nel suo cuore ci fosse ancora Matteo, lo capiva dagli sguardi assenti che le vedeva sul viso ogni qual volta che Luca non la guardava.
Emma sperava davvero che lo dimenticasse, l'aveva visto in giro le sembrava strano, cambiato forse, di sicuro non doveva aver preso bene la fine della storia con Alice e ancora non sapeva chi fosse la causa. Si chiese distrattamente cosa sarebbe successo quando e se l'avesse scoperto.
Rientrò in camera sua quando ormai fuori era diventato buio. Con una maglia a maniche corte su stese sul letto, era strano come si sentisse sola in quel momento, era stata così abituata alla presenza di Francesco che quando mancava faticava ad addormentarsi in quel letto da sola, senza il confortante calore del moro al suo fianco.
Fece tutto il possibile per dormire, ci stava quasi riuscendo quando le arrivò un messaggio, intontita prese il cellulare.
Spero tu non stia già dormendo, se invece stavi sognando allora scusami, volevo solo dirti buona notte, che questi tre giorni sono stati indimenticabili e che spero di vederti domani anche se vieni per trovare tua nonna. Ancora buona notte, Ti amo.
Emma sorrise estatica allo schermo, si poteva sorridere così a un semplice messaggio? Ma a lei non importava se la faceva sembrare una stupida, era innamorata, tutto le era concesso e con quel sorriso si addormentò.


Il mattino dopo si svegliò tardi, era domenica per fortuna, con uno sbadiglio si alzò e si vece una doccia veloce. Si stava vestendo quando le arrivarono tre messaggi, non aveva bisogno di aprirli per saper chi li aveva mandati. Infatti...
Ehi viaggiatrice! Non ho mandato messaggi per tutta la tua vacanza e quindi mi merito un premio! Vero che hai un regalino per me??? Anche piccolo piccolo mi va bene... e il prossimo viaggio che farai cara mia ci sarò anch'io stanne certa ;P
Emma rise, Bea amava Parigi era da tempo che voleva andarci, per questo se l'era presa così tanto con Mirko. Lanciò uno sguardo al sacchettino che stava sulla scrivania, aveva preso qualcosa per tutte e tre.
Emma!! Spero che ti sia divertita! Di sicuro vi sarete dati alla pazza gioia ahahah xD Parigi era bella? Be penso proprio di si visto che non ti sei fatta sentire per tutti e tre giorni, bricconcella! Aspetto impaziente domani, devi raccontare tutto!
Alice... sempre a fare battutine, anche se negli ultimi tempi era più Bea a fare questo genere di cose.
Wee ragazza allora tutto bene? Com'era la città più romanica del mondo? Domani voglio sapere tutto! Spero il prof non ti abbia fatto troppo stancare ahahahah voglio i particolari! E non sperare di cavartela dicendo che siamo a scuola!
Oddio domani sarebbe stato davvero un interrogatorio, ne era certa. Scosse la testa sorridendo, quelle erano completamente matte!
Uscì di casa con il cuore leggero, senza nemmeno far caso che quel giorno i suoi genitori erano a casa, cosa assai molto rara soprattutto alla domenica. Prese il bus canticchiando un motivetto, erano davvero dei giorni felici quelli, il viaggio le aveva fatto davvero bene, staccare la spina e stare tranquilla con Francesco era quello di cui aveva avuto bisogno.
Entrò nell'appartamento salutando allegramente la nonna, che la guardò con un sorriso.
-Ti sei divertita molto, eh?- domandò con un'aria sorniona.
-Certo! È stato davvero un viaggio molto... divertente e rilassante, la città mi è piaciuta tantissimo- disse sorridendole felice.
-Mi fa piacere... quindi non è il fatto che qualcuno ti ha accompagnato a farlo diventare speciale-
Emma rimase fulminata a quelle parole, la guardò con gli occhi spalancati, allora forse lei davvero sapeva qualcosa? Sentì il panico diffondersi in tutto il corpo, non voleva che sua nonna sapesse, cosa avrebbe potuto pensare?
-I-io... nonna c-che dici...?- borbottò arrossendo.
-Oh Emma, ti conosco molto bene e so quello che dico, non ti ho mai vista così... così felice, quasi brilli da quanto lo sei. L'amore, quello vero, solo lui poteva farti questo effetto, sei splendida bambina mia- pronunciò quelle parole con uno strano sguardo negli occhi, mentre le accarezzava il capo.
-Nonna...- provò a dire, ma lei non la fece continuare.
-Non ti devi preoccupare. Sono tua nonna, certe cose le capisco non sono certo arrabbiata perchè non mi hai detto niente. Sono felice invece, felice che tu abbia trovato qualcuno di davvero importante, felice perchè tu lo sei, e lo sei vero?-
Emma la guardò con gli occhi un po' umidi, era davvero sorpresa che lei avesse capito tutto, ma forse avrebbe dovuto aspettarselo, non era mai riuscita a nascondere qualcosa a lei. Annuì abbracciandola, aveva davvero la nonna migliore del mondo.
-Allora va bene, non farti mai influenzare da nessuno, lotta per quello che credi e poi lui mi sembra davvero preso da te, è un bravo ragazzo so che non ti farà soffrire, o almeno non intenzionalmente-
-Nonna, tu...-
-Non sono mica nata ieri tesoro! Cosa mai verrebbe a fare qui un ragazzo? Di certo non per me! È stato davvero divertente vedere quali altre scuse avrebbe inventato- rise l'anziana.
Anche Emma si mise a ridere, in effetti non erano stati molto prudenti in quel senso, ma non era più preoccupata, sua nonna l'appoggiava e lei era l'unica di cui tenesse l'approvazione.
Proprio in quel momento bussarono alla porta, sua nonna andò ad aprire e si trovò davanti Francesco con in mano una tazzina.
-Ehm salve, ha per caso un po' di zucchero?- disse lui cercando di non rivolgere subito lo sguardo alla rossa.
La signora si mise a ridere e lui la guardò imbarazzato senza capire, Emma guardava la scena cercando di trattenere le risate che le stavano salendo.
-Certo, certo vieni... questa volta hai proprio mancato di originalità giovanotto!-
A quelle parole la ragazza non si trattenne più e scoppiò a ridere, Francesco la guardava interrogativo, ma lei non riusciva a parlare. Mentre l'anziana era in cucina approfittò e le si avvicinò.
-Sono così divertente?- disse sorridendo.
Lei annuì sorridendo, con uno sguardo che quasi lo sfidava a dire il contrario.
-Sei buffissimo!-
-Ma sentitela! Vedremo se sarò ancora buffo...- disse avvicinandosi sempre di più.
Ormai stavano per baciarsi, ma sentendo che la nonna stava tornando si allontanò subito. Emma dovette mordersi le labbra per non iniziare a ridere ancora.
-Ecco qui lo zucchero! Spero che la prossima volta sarai più creativo!- disse strizzandogli l'occhio.
Francesco rimase basito a quella, lentamente capì il perchè di quelle risate e di quelle parole. Spalancò gli occhi e cercò di dire qualcosa ma gli uscì solo un balbettio confuso.
-Si, si... adesso vai, devo parlare ancora un po' con mia nipote!-
Emma rise ancora, non l'aveva mai visto così imbarazzato, le sembrava addirittura che le sue guance si fossero un po' colorate.
-Sei stata un po' cattiva con lui nonna!- disse quando chiuse la porta.
-Ne sono autorizzata! E poi siete stati insieme per ben tre giorni! E adesso raccontami dove siete stati!-
Emma sorrise e raccontò i posti che avevano visto, descrisse le meravigliose opere che stavano al Louvre, dove aveva sempre voluto andare, la bellezza di Versailles. Scoprì anche che sua nonna era stata a Parigi, durante la luna di miele, ascoltò gli aneddoti e risero insieme quando l'anziana le disse di come suo nonno avesse quasi fatto a botte un artista parigino per lei.
Era ormai sera quando Emma uscì dall'appartamento dell'anziana, la salutò con un bacio sulla guancia e la promessa di andarla presto a trovare. Era sul portone quando scese dalle scale Francesco, sembrava ancora un po' imbarazzato per la scena di prima.
-Ciao...- disse abbracciandola.
-Ciao!- lo salutò lei con ancora quel sorriso divertito che non l'aveva lasciata per tutta la giornata.
-Potevi anche dirmelo che lei sapeva...- si imbronciò.
Emma rise ancora e gli diede un piccolo bacio, era davvero divertente vedere la sua reazione.
-Non lo sapevo nemmeno io che sospettava, ma penso sia normale che abbia avuto dei dubbi... però sono felice che l'abbia capito pensavo che potesse disapprovare, ma invece mi appoggia... ci appoggia e non potevo chiedere di meglio!-
Francesco sorrise vedendola così sollevata, sapeva quanto l'opinione di sua nonna contasse per lei, ne aveva avuto paura anche lui, ma non c'era più niente di cui preoccuparsi.
-Ti accompagno a casa!-
-Ok-
Uscirono dal portone mano nella mano sorridendosi felici, sotto lo sguardo soddisfatto della nonna che li osservava dalla finestra.


-Oddio! Che bello!- esclamò Bea guardando la sua stampa di Parigi, era una veduta notturna con la Tour Eiffel.
Anche le altre erano molto contente dei loro regali, Ele aveva apprezzato la borsa con scritto I love Paris e Alice una stampa del Moulin Rouge che le piaceva tantissimo.
-Sono contenta che vi piacciano- sorrise Emma vedendo di aver azzeccato i gusti.
Ma una volta esaurita l'euforia dei regali ricordarono che la ragazza avrebbe dovuto raccontare le avventure che aveva vissuto a Parigi.
-Su dai racconta!- la esortò Bea mettendo il regalo nella cartella.
Erano negli spogliatoi ed erano le ultime rimaste, non avrebbe avuto un aiuto esterno sospirò rassegnandosi all'interrogatorio che di sicura sarebbe stata vittima.
Anche le altre iniziarono a insistere e lei raccontò cosa era successo, i posti che avevano visitato, di quanto era bella Parigi. Le ragazze pendevano dalle sue labbra, qualche volta la interrompevano con un commento malizioso che la faceva arrossire e guardarle male per le risate che suscitava.
-Sei davvero fortunata Emma...- sospirò alla fine Ele.
-Già... vorrei anch'io un regalo di compleanno del genere!- sbuffò Bea.
-Lo vorremmo tutte- rise Alice.
-Forse è meglio se scendiamo in palestra, prima che magari Santoro ci da una nota-
Andarono in palestra dove c'erano anche i ragazzi che le salutarono in lontananza, quel giorno avrebbero dovuto fare il salto in alto.
La mattinata passò velocemente, quasi non si accorsero e già era suonata l'ultima ora. Le ragazze si salutarono e ogni una prese la propria strada, Alice prese il suo bus con uno strano presentimento, scosse la testa e si mise le cuffie dell'iPod.
Arrivata a casa andò in camera sua a sistemare la cartella e a cambiarsi, preferiva stare comoda in casa e visti i nuvoloni che stavano coprendo il cielo non sarebbe uscita, una fortuna anche perchè doveva continuare la sua tesina. Dopo aver mangiato iniziò a pensare a cosa inserire, rileggendo quello che aveva già messo. Era un'impresa e litigò anche con suo fratello che continuava a imprecare contro un gioco dell'x-box e la faceva distrarre, dopo poco infatti lo buttò fuori di casa. Finalmente sola in casa ritornò ai suoi studi, dove passò la maggior parte del pomeriggio.
Al primo tuono sobbalzò e vide dalla finestra che aveva iniziato a piovere stiracchiandosi si alzò dalla scrivania, per quel giorno aveva fatto abbastanza andò in cucina a prepararsi una merenda veloce quando suonarono al campanello, sperò con tutta se stesse che non fosse suo fratello.
Andò ad aprire e quello che si trovò davanti non era certo suo fratello, un Eric decisamente fradicio la stava fissando sull'uscio di casa.
-Eric, cos...?- non finì la frase che lui l'abbracciò stretta togliendole il fiato.
Sentiva la tuta bagnarsi velocemente a contatto con i vestiti del ragazzo, ma non le importava, era preoccupata dallo sguardo che lui le aveva rivolto prima di abbracciarla. Quando finalmente la lasciò libera lei gli prese il viso tra le mani scrutando a fondo i suoi occhi, ma lo sguardo le sfuggiva.
-Eric... che succede?- chiese preoccupata.
A quel tono il moro non potè che guardarla, erano due pozze nere e disperate. Capendo che qualcosa era successo lo tirò dentro casa e gli fece cambiare i vestiti, non voleva certo che prendesse un malanno, gli diede una tuta del fratello e una volta vestito con qualcosa di asciutto lo portò in camera sua.
Seduti sul letto prese tra le sue mani quella di lui e lo fissò intensamente.
Eric invece guardava davanti a sé quasi non notasse che lei era lì al suo fianco, iniziò a parlare con una voce che sembrava non appartenergli.
-È stata una bugia... una fottuta bugia...- mormorò.
-Cosa?- disse allo stesso modo lei.
-Tutto!- sbottò lui guardandola.
-Eric... se mi spieghi cosa...-
-Non mi hanno mai detto niente... e io ho dovuto scoprirlo adesso! Proprio adesso! Quando... quando invece potevo saperlo prima, ho sprecato così tanto tempo a sentirmi in colpa... per niente!-
Alice lo guardava senza capire un bel niente, sembrava uscito di senno. Eric invece non era dello stesso avviso, si avvicinò a lei e prendendole il viso tra le mani e baciandola con una passione che non gli aveva mai visto, che la tramortì tanto da farli cadere lungo stesi sul letto. Sentiva le mani di Eric su di sé e non poteva che essere felice che anche gli ultimi ostacoli tra di loro sarebbero stari superati, ma era ancora turbata dalle sue parole, voleva sapere cosa fosse successo per questo con sforzo titanico si staccò di lui.
-Eric!-
-Che c'è?- ansimò lui guardandola interrogativo.
-Come che c'è!? C'è che tu eri disperato tre secondi fa e adesso mi salti addosso! Che è successo?- disse lei preoccupata.
Eric si mise a sedere e anche lei lo seguì mettendogli una mano sulla spalla.
-Ali... io... mia madre... non è mia madre- disse guardandola negli occhi.
-C-cosa?- sussurrò la ragazza senza riuscire a capire, senza che riuscisse ad afferrare il senso di quelle parole.
-Mia madre, la mia vera madre, mi ha lasciato a mio padre appena sono nato. A quel tempo usciva con tua zia, poi si sono sposati e lei mi ha fatto da madre, non mi hanno mai detto nulla per non ferirmi penso...-

Ma allora... noi... non siamo...” pensò Alice mentre la sua mente lavorava frenetica, mentre il suo cuore batteva all'impazzata.
Le prese il viso tra le mani e la guardò negli occhi con uno sguardo smarrito, in quel momento la ragazza si sentì in colpa, come poteva in quel momento pensare a certi dettagli quando lui era evidentemente ferito da quello che aveva scoperto. Posò una mano sulla sua e lentamente scivolò tra le braccia e lo strinse forte per dargli conforto. Eric appoggiò delicatamente la fronte sulla sua spalla, si sentiva vuoto, quasi diciannove anni di bugie, come era possibile? Eppure...
Strinse Alice tra le sue braccia, la trascinò con lui sul letto. Si misero una davanti all'altro, stesi su un fianco, lei che gli accarezzava il viso mentre lui la guardava.
-Sai... sono ferito ma... anche felice- sussurrò Eric.
Lei lo guardò negli occhi per capire se quello che stava dicendo fosse vero, vide quegli occhi neri tristi, ma in qualche modo sereni, qualcosa che nonostante le loro parole non aveva mai visto quando stavano insieme.
-Sono così... sollevato... tu non sei mia cugina e io posso smettere di sentirmi in colpa per quello che provo...-
Con gli occhi pieni di lacrime Alice lo baciò e strinse forte a sé quel ragazzo, che in tutti quegli anni aveva visto crescere, non era mai stato un cugino per lei, prima era il migliore amico e poi... poi era diventato il ragazzo che amava e avrebbe sempre amato.
In modo naturale, quasi l'avesse fatto un milione di volte la fece scivolare sotto di sé. Sentendo quel corpo contro il suo Alice pensò era giunto finalmente il momento anche per lei di scoprire quel modo di amare. Era imbarazzata? Impaurita? No... era così rilassata, sicura di quello che voleva, forse un po' di paura la provava, ma era così lieve da non essere nemmeno paragonata alle cose che stava provando il suo cuore mentre Eric le sfiorava la pelle con le sue dita così delicatamente...
I vestiti scivolarono via, lentamente, sotto le mani Alice poteva sentire il cuore di Eric battere forte, come il suo e sentì il calore e l'amore e la dolcezza che non pensava di poter provare. I baci si facevano più profondi come anche le carezze e finalmente diventarono tutt'uno. Alice si sentiva sull'orlo di un baratro, ma non aveva paura perchè c'era Eric con lei e sapeva che ci sarebbe sempre stato.






















Salve!!! Ecco il nuovo capitolo denso di novità! Il nostro prof che ha portato Emma a Parigi... magari anche a me facessero certi regali!! E per ultimo ma non meno importante la rivelazione di Eric, lui e Alice non sono veramente cugini! Eh si... a dir il vero sono stata molto indecisa su di loro ma penso di aver preso la decisione giusta ;) Sto guardando e non mancano molti capitoli alla fine, nel prossimo capitolo scoprirete molte altre cose xD

Al prossimo capitolo!

Baci^^

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Capitolo 32
*** Troppo Tardi ***


Troppo Tardi

I’m hearing what you say but I just can’t make a sound
You tell me that you need me
Then you go and cut me down, but wait
You tell me that you’re sorry
Didn’t think I’d turn around, and say…

That it’s too late to apologize, it’s too late
I said it’s too late to apologize, it’s too late
***
Sto ascoltando quello che dici
Ma non riesco ad emettere alcun suono
Dici che hai bisogno di me
Poi vai via e mi stronchi
Ma aspetta… dici che ti dispiace
Non pensavi che mi sarei girato e avrei detto…

Che è troppo tardi per chiedere scusa, è troppo tardi
Ho detto che è troppo tardi per chiedere scusa, è troppo tardi

{One Republic ~ Apologize}


Il sole spiccava in un cielo azzurro, Emma lo guardava distratta mentre le altre parlavano, quasi non ci credeva, la scuola era ormai finita e quelli erano gli ultimi momenti che avrebbe passato in classe assieme alle sue amiche. Era strano come passava il tempo, le sembrava ieri quando aveva varcato per la prima volta il portone del liceo e adesso era arrivato l'ultimo giorno di scuola. Doveva ammettere che questo le metteva un po' di ansia e paura, era finito il tempo della spensieratezza, il tempo in cui l'unico pensiero era studiare e uscire con gli amici, stava entrando in un'altra fase della sua vita, sperava solo di riuscire a superare tutto.
Tornò a guardare le sue amiche, erano passati solo 9 mesi, eppure erano successe tantissime cose, cose impensabili e per ultima la scoperta di Eric di non essere davvero cugino di Alice li aveva liberati da un peso non indifferente, Emma era felice per loro come lo era per Bea e, perchè no, per Ele anche se lei diceva che con Luca era solo un'amicizia.
-Non ci credo... siamo già alla fine ragazze!- sospirò malinconicamente Bea.
-Già... sono davvero passati 5 anni? Io non me ne sono nemmeno resa conto!- disse incredula Alice.
Emma annuiva insieme a Ele, erano sedute vicine, ormai erano tutti nei corridoi per festeggiare l'ultimo giorno, ma a loro non andava, sentivano le urla da fuori. All'improvviso entrarono Eric e Mirko che senza voler sentire ragioni rapirono le proprie ragazze lasciando lei e Ele da sole.
-Quei due sono pazzi...- disse la bionda scuotendo la testa.
-Io li trovo molto teneri- rise Emma.
In quel momento entrò anche Luca, la rossa vide la reazione di Ele e si disse come cavolo faceva ancora a dire di considerarlo un amico. Portò via la ragazza con una scusa e Emma si ritrovò sola in quella classe vuota. Si voltò ancora verso il sole, se c'era una cosa di cui era davvero grata per quei mesi era il fatto che non si sentiva più sola, c'erano persone con lei che le volevano bene e la supportavano non poteva esserne più felice. Guardò per l'ultima volta i banchi e avvertì una leggera tristezza a dover lasciare quel luogo, era stato testimone di molte cose, di molti momenti con le sue amiche e anche di dolori. Si alzò dalla sedia prendendo la sua borsa, si diresse verso la porta e prima di varcare la soglia si girò e sorrise, era ormai ora di andare avanti.
Camminò lungo i corridoi salutando di tanto in tanto qualcuno, erano tutti riuniti in palestra e dalle finestre che vi si affacciavano vide le altre con i ragazzi. Bea era abbracciata a Mirko con un'espressione triste mentre lui cercava di tirarle su il morale, Luca e Ele parlavano ridendo e prendendo qualcosa da mangiare dai vassoi che avevano disseminato per la palestra e in fondo vide Eric e Alice seduti vicini, lei appoggiava la testa sulla spalla del ragazzo, si tenevano per mano ormai senza più paura.
Emma sospirò, sarebbe stato bello poter essere lì con Francesco senza doversi nascondere, ma doveva resistere, non mancava molto e anche lei sarebbe stata come loro libera di poter camminare per strada senza paura che qualcuno potesse vederla con lui. Sorrise quando vide Ele farle segno di venire lì, ma lei scosse la testa, la bionda capì e le fece l'occhiolino, Emma rise e andò verso i laboratori di chimica.
Stava scendendo quando vide Melissa andarle in contro, per un momento pensò che la stesse passando ma invece si fermò, proprio davanti a lei. La guardava e Emma non poteva fare a meno di chiedersi che diavolo voleva da lei, non l'aveva fatta soffrire abbastanza? Non l'aveva pugnalata alle spalle con una cattiveria da lasciarla basita e ferita?
-Dobbiamo parlare- disse sibilando quasi.
-Perchè mai? Io non ho più niente da dirti...- replicò la rossa brusca, non le piaceva stare lì a parlare lei.
Si aspettava uno scatto rabbiosa da parte della sua vecchia “amica”, ma la sorprese con un sorriso falso.
-Invece tu verrai e parlerai con me!- detto questo la prese per un braccio e la trascinò nello spogliatoio femminile.
-Forse non ti era chiaro ma io non voglio parlare con te!- aveva quasi urlato, non voleva stare lì, non voleva nemmeno respirare la sua stessa aria, le aveva fatto troppo male, la odiava troppo per poterle parlare normalmente.
Accadde tutto improvvisamente, forse se fosse stata più accorta non sarebbe successo, tuttavia non riuscì a impedirlo. Melissa scattò in avanti e premette le labbra sulle sue, Emma scossa si allontanò subito e la guardò con gli occhi spalancati, allibita.
-Melissa che diavolo...-
-Non te ne sei mai accorta, eh?- la interruppe lei -Certo la perfetta Emma non potrebbe mai pensare ad una cosa del genere!-
Sembrava davvero ferita e se l'avesse conosciuta meno ci sarebbe anche cascata, ma non era più così ingenua.
-Melissa smettila...-
-Smettila?! L'unica cosa che riesci a dire è smettila?! Ho passato mesi di inferno! L'unica cosa che volevo era essere almeno tua amica... ma tu dovevi metterti con quel Nicola, pensavo che presto sarebbe finita, ma niente! Che potevo fare allora!? L'unica soluzione era mettermi in mezzo...-
-Sei una stronza ecco perchè! Tu...-
-Oh credimi, non ci è voluto molto per fargli cambiare idea, chissà quante altre volte ti aveva fatto le corna! Ho solo accelerato le cose!-
-Non avevi il diritto di fare una cosa del genere!-
-Io... forse si, ma non... vorrei averti ancora almeno come amica...- disse quasi sofferente.
Emma la guardò, era ancora scioccata per quel bacio, che bacio non era veramente stato, ma la conosceva abbastanza per dire che quello che stava dicendo era una colossale balla. Melissa non aveva mai avuto certe tendenze e di certo non aveva mai avuto il sospetto che lei poteva esserne soggetta, no... Melissa era una ragazza capricciosa e viziata, non provava sentimenti così indulgenti per gli altri.
-Vorrei davvero crederti, potrebbe provare che hai un cuore... ma tu non ce l'hai, ti diverti a giocare con le persone eh? Non sopporti che le tue “cose”, i tuoi giocattoli, vengano presi da altri, per questo mi hai fatto lasciare con Nico... sei soltanto un'egoista, non proveresti amore per nessuno eccetto te stessa, o forse mi sbaglio?- disse guardandola negli occhi quasi con sfida.
Dopo quelle parole l'espressione di Melissa cambiò radicalmente, non era più triste e sconsolata, aveva assottigliato gli occhi e mandava fulmini. Emma sorrise sarcastica, aveva avuto ragione, non che ne avesse dubitato solo sperava davvero che Melissa potesse avere un lato più umano.
-Bene- sibilò -Hai fatto la tua scelta, agirò in conseguenza allora... vedrai ti pentirai di non aver cambiato idea oggi, oh se lo farai!- detto questo uscì dallo spogliatoio sbattendo la porta.
Emma rimase un attimo ancora, era ancora intontita in qualche modo, non sapeva più cosa stava per fare prima di quell'incontro. Era davvero successo? Scosse lentamente la testa, come poteva arrivare fino a quel punto? Si passò una mano sulla faccia e uscì dalla porta, non voleva più pensare a Melissa e alle strane parole che le aveva detto, voleva solo andare da Francesco e dimenticarsi di tutto.


Non poteva crederci, davvero sembrava tutto così irreale... eppure era lì che stava dando la mano ai prof mentre stava uscendo dall'aula degli orali. Ele quasi stentava a credere di aver finalmente finito la maturità, finalmente anche l'orale era passato dopo tutti i suoi dubbi e le paure. Uscì dalla porta sorridendo come un ebete ma non le importava era felice di essersi tolta gli esami, ora era tempo di estate!
Trovò le altre nell'atrio e appena la videro urlarono di felicità, sapeva di aver messo a dura prova i loro nervi in quei giorni con tutte le sue paranoie sull'orale ma ora tutto era passato e lei era andata benissimo anche se il cuore le aveva martellato nel petto e le mani erano così sudate che prima di stringere quelle dei prof aveva dovuto asciugarle di nascosto sui jeans.
-Finalmente estate!- esclamò Bea appena uscite dalla scuola.
Le altre approvarono assolutamente, fuori il clima era soleggiato, aveva iniziato a fare caldo e in giro si vedeva gente già in costume per andare alla piscina pubblica della città.
-Se andassimo anche noi?- propose Alice vedendo passare l'ennesimo gruppo di bagnanti.
-Non sarebbe una cattiva idea... un po' di fresco, inizia a fare davvero caldo!- disse Bea sventolandosi la mano.
-Io salto! Devo andare da dei parenti questo pomeriggio!- declinò Ele.
-Che palle Ele! Hai troppi parenti!- sbuffò l'altra.
-Che ci posso fare io!?-
-Ok se proprio devi andare... ci vediamo domani ok? Dobbiamo andare a pagare la caparra per Santorini!- si intromise Emma sorridendole.
Avevano deciso di fare il viaggio dopo la maturità insieme, prima di decidere la Grecia avevano scartato un sacco di altri posti, ma alla fine avevano scelto quell'isola che le aveva affascinate fin dalla prima foto, speravano solo che il posto non le avrebbe deluse.
Ele dovette presto salutare le ragazze, era davvero una noia avere così tanti parenti e dover fare i conti con una madre che vuole tenere buoni rapporti con loro!
Sospirando andò verso la fermata del bus, stava cercando l'abbonamento nella borsa quando si accorse di un'ombra davanti a lei. Sorpresa alzò lo sguardo e si trovò davanti l'ultima persona che si aspettava e l'ultima che avrebbe voluto vedere.
-Matteo...- disse lei lasciando perdere ogni tentativo di ricerca in quel caos che era la sua borsa.
-Ele...- rispose lui abbozzando un sorriso al quale la ragazza non era minimamente intenzionata a rispondere.
Lo guardò, non era cambiato molto dall'ultima volta che l'aveva visto, forse un'ombra di barba gli copriva la mascella e gli occhi le sembravano più scuri, ma era comunque lui, quello che l'aveva fatta soffrire, quello che per qualche strano gioco del destino incontrava sempre nei momenti in cui non aveva proprio voglia di vederlo. Guardandolo attentamente però si rese conto che non era lui ad essere cambiato, era lei, lei che ormai non vedeva altro che un'amore non corrisposto per il quale aveva fatto anche troppo.
-Vuoi dirmi qualcosa?- domandò finalmente Ele, non voleva prolungare quell'incontro più del necessario.
Non rispose subito, la guadava attentamente e quegli occhi le davano fastidio, che voleva ancora da lei? Indurì lo sguardo, non voleva dargli la soddisfazione di trovarla vulnerabile.
-Io... si- disse lui infine.
In quel momento si accorse di come Matteo sembrasse strano, si passava le mani tra i capelli, era... nervoso? Scosse la testa e continuò a guardarlo aspettando che continuasse, ma non sembrava intenzionato a farlo.
-Sai sono abbastanza di fretta, cosa vuoi?- sbottò infine.
-Scusa, ma è davvero importante e... non so proprio come cominciare-
-Magari dall'inizio?- commentò sarcastica.
Lui sorrise.
-Già, hai ragione- fece un sospiro, come per farsi coraggio -Ele so di averti fatto molto male, sono stato uno stupido e mi sono comportato da egoista pensando solo a me stesso. Ero così preso da Alice da non vedere nemmeno quello che provavi tu, mi sento così in colpa per tutto...-
Ele a quelle parole abbassò lo sguardo, strinse forte a sé la borsa, erano passati mesi eppure faceva ancora male parlare di quello che era successo. Perchè era arrivato ora a farlo? Non aveva senso! Non voleva più pensare al passato, perchè scusarsi adesso?
-Non vedo il senso di tutto questo...- disse cercando di non far vacillare la sua voce.
-Perchè solo ora ho capito davvero quello che ho fatto. Perchè solo ora ho capito... quello che provo davvero per te-
La ragazza sollevò di scatto il capo quasi quelle parole l'avessero frustata, lo guardava incredula, mentre un leggero vento si era sollevato e le muoveva i capelli.
-Mi prendi in giro?- quella frase le sfuggì dalle labbra, non poteva credere a quello che aveva sentito.
Lui sembrò sorpreso da quelle parole, quasi ferito.
-Pensi davvero che potrei scherzare su questo?-
-Cosa pretendi potessi pensare?!-
-Io... Ele davvero, ho capito quello che ho fatto, io...-
La guardò con quegli occhi azzurri che aveva sempre voluto su di sé e che ora... non le facevano nessun effetto.
-Cosa stai cercando di dirmi?-
-Che... penso di provare qualcosa Ele, qualcosa per te che non è amicizia- si avvicinò di più a lei, le accarezzò la guancia e sorrise -So che mi sono comportato da vero stronzo quella mattina ma ero così ferito... non sono riuscito a dimenticare quella notte, nemmeno mentre stavo male per Alice. Non immagini quanto sia stato sorpreso quel giorno al supermercato quando ti ho visto con quel ragazzo, sono stato geloso...-
Ele non capiva più quello che stava succedendo, quello che aveva voluto per mesi era lì, davanti a lei che le diceva quello che aveva sempre sperato... allora perchè si sentiva così vuota? Mise una mano su quella del ragazzo e mentre parlava la tolse.
-Sai è davvero buffo...- disse scuotendo la testa -Hai detto quello che ho sempre sperato eppure... eppure non sento niente, non provo niente. Teo... se solo fossi arrivato prima, se solo te ne fossi reso conto prima-
-Che vuoi dire Ele?- chiese turbato dal suo tono.
-È troppo tardi Teo. Troppo tardi per le tue scuse, troppo tardi per i tuoi sentimenti...- e mentre lo diceva si rese conto di quanto fosse vero, di quanto in quelle settimane fosse cambiata e di quanto Luca aveva fatto per lei.
Pensando al ragazzo un calore al cuore la pervase, era stato davvero importante, l'aveva distratta, fatta ridere... le aveva donato dei pomeriggi e delle serate fantastiche senza mai pretendere niente.
-Mi dispiace Teo... ma stavolta sono io a farti soffrire- lo guardò pensando che quella probabilmente sarebbe stata l'ultima volta -Addio Teo...- sussurrò e andò via senza che il ragazzo facesse niente.
Ele prese il bus in tempo, un pensiero però aveva iniziato a tormentarla, voleva andare da Luca, dirgli quello che ormai aveva compreso. Senza pensarci due volte scese alla fermata vicino a casa sua, non le importava se sua madre si sarebbe arrabbiata aveva bisogno di dirlo a lui.
Suonò al campanello pregando che lui fosse in casa e se lo vide davanti che la guardava stranito.
-Ciao! Pensavo avessi l'orale...-
-Ho capito!- disse lei senza tanti giri di parole.
-Cosa...?-
-Ho capito! Ho.... finalmente ho capito!- e sorrise felice.
Luca la guardava senza capire.
-Ele...-
-Mi piaci-
Il ragazzo spalancò gli occhi sorpreso, aveva sentito bene? Doveva esserci uno sbaglio! Eppure... era lì davanti a lui sorridente e felice, come poteva essere altrimenti?
Non disse nulla, si avvicinò a lei e azzerò le distanze baciandola, Ele sentiva le sue mani tra i capelli, il suo copro che premeva contro di lei e si rese conto di quanto stava buttando via per un amore che non aveva mai avuto un futuro.
Si divisero e si guardarono negli occhi sorridendo.
-Non sai da quanto aspettavo me lo dicessi...- sussurrò Luca.
Si baciarono ancora, stringendosi sempre di più, e Ele si rese conto di non poter essere più felice.






















Salve a tutti! Un capitolo breve ma pieno di avvenimenti! Vediamo finalmente il confronto tra Melissa e Emma, quello tra Matteo e Ele dove finalmente Ele capisce quello che vuole =). Macano davvero pochi capitoli alla fine, tre o quattro. Fatemi sapere cosa ne pensate!

Al prossimo capitolo!

Baci^^

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Capitolo 33
*** Vacanza ***


Vacanza

Day turns to night, night turns to whatever we want
We’re young enough to say

This has gotta be the good life
This could really be a good life, good life

[…]

Hopelessly
I feel like there might be something that I’ll miss
Hopelessly
I feel like the window closes oh so quick
Hopelessly
I’m taking a mental picture of you now
‘Cuz hopelessly
The hope is we have so much to feel good about

***

Il giorno diventa notte, la notte diventa qualunque cosa noi vogliamo
Siamo abbastanza giovani per dire

Questa deve essere la bella vita
Questa potrebbe davvero essere una bella vita, bella vita

[…]

Disperatamente
Sento come se potesse esserci qualcosa che mi perderò
Disperatamente
Sento come se la finestra si chiudesse oh, troppo rapidamente
Disperatamente
Ora ti sto facendo una foto nella mia mente
Perché Disperatamente
La speranza è che abbiamo così tanto per cui sentirci bene


{One Republic ~ Good Life}


Il cielo si stava tingendo di rosso quando le ragazze sonnolente si erano sedute aspettando l'imbarco, era davvero presto e il loro volo sarebbe partito tra mezz'ora. Emma era andata a prendere tutte con la sua nuova macchina, regalo dei genitori per la maturità, o come invece lo chiamava lei, per comprarla visto che ormai erano sull'orlo del divorzio, ma la ragazza non sembrava molto turbata dalla situazione, diceva di essere addirittura sollevata dalla loro imminente separazione.
Erano arrivate in aeroporto appena in tempo dopo aver passato quasi tutto il tempo a cercare di caricare le valigie... sopratutto quelle di Ele che si era giustificata dicendo che poteva capitare di tutto e doveva tenersi preparata per ogni evenienza, inutile dire che Bea l'aveva insultata affettuosamente, quelle due erano veramente come cane e gatto, ma in fondo si volevano bene.
-Ho troppo sonno...- sbadigliò Bea strofinandosi gli occhi, lo sapeva che la sera prima non avrebbe dovuto uscire con Mirko ma lui aveva insistito così tanto! Dopotutto non si sarebbero visti per due settimane, era stata una serata davvero splendida, sospirò di contentezza al ricordo.
-Certo se magari la sera vai a letto presto invece di stare fuori...- sbuffò Ele mezza sdraiata sulla sedia, anche lei non aveva una bella cera.
-Parla quella che non si regge in piedi!- la fulminò l'altra.
-Ragazze! Vi prego non sono in grado di reggere un'altra discussione!- disse esasperata Alice cercando di farle tacere, nemmeno lei sembrava molto sveglia, ma a differenza delle altre era perchè non era riuscita a dormire quella notte, era troppo esaltata per il viaggio.
L'unica silenziosa era Emma, non aveva parlato molto durante il viaggio aveva guidato senza spicciare parola, anche se le altre avevano riempito anche il suo di silenzio con le loro piccole liti e discorsi sulla vacanza.
Sospirò guardando fuori le vetrate, quella mattina si era svegliata davvero nervosa, tutta colpa di sua madre...

Era ancora nel letto con Francesco, appoggiata al suo petto, parlavano dell'imminente viaggio della ragazza, le loro mani erano intrecciate e Emma non era mai stata più serena.
-Allora partite domani eh?- sussurrò lui.
-Già, non vedo l'ora, sarà una vacanza davvero fantastica!- esclamò la rossa sorridendo.
-Si, vedrai sarà qualcosa che non dimenticherai mai-
-Lo spero, abbiamo pianificato tutto... anche se conoscendo le altre sarà tutto stravolto!- disse ridendo.
-Immagino... spero però che questi giorni passino in fretta, sarà noioso qui senza di te-
Il tono dell'altro la indusse ad alzare il capo per vedere il suo viso, ad un occhio inesperto poteva sembrare tranquillo, ma Emma aveva avuto 9 mesi per allenarsi a comprendere tutte le sfumature delle sue espressioni... cercava di mascherare qualcosa. Liberò la mano per poter accarezzare la guancia coperta da un ombra di barba e lo baciò.
-Non preoccuparti! Tornerò presto da te, non potrei starti lontana per molto!- sorrise lei.
Anche Francesco le accarezzò il viso e la osservava attento, quasi per imprimersi nella memoria la piega dei suoi capelli scompigliati, la curva della sua guancia, la forma delle sue labbra...
-Starò qua ad aspettarti... non metterci troppo ok?- disse infine cercando di sorridere.
-Certo!-
Si baciarono ancora, ma dovettero interrompersi, si stava facendo tardi e Emma doveva tornare a casa se non voleva svegliarsi tardi il giorno dopo. Francesco la accompagnò fino al portone, era venuta con la sua macchina nuova fiammante e la cosa non gli andava giù, avrebbe voluto altri minuti con lei e accompagnarla a casa gli dava quella scusa, ma ora non poteva più farlo.
Si salutarono e la rossa salì in auto sorridendo, era davvero felice, tutto stava andando benissimo, non poteva che continuare a migliorare!
Entrò in casa canticchiando quando vide una luce dalla sala, la cosa la sorprese alquanto, in quei giorni i suoi genitori si facevano vedere raramente in casa, non che la cosa fosse una novità, ma da quando si era dato inizio alla separazione era come se in quella casa ci vivesse solo lei. Andò in cucina e vide sua madre rigida su una sedia che guardava un figlio sul tavolo, sembrava davvero arrabbiata. Quando la sentì entrare la fulminò con lo sguardo, sarebbe morta sotto quei occhi se avessero davvero mandato lampi.
-Cosa credi di fare?- sibilò infine.
Emma non aveva idea di cosa stesse parlando, ma guardando meglio il foglio che era sul tavolo vi intravide un simbolo che era inconfondibile. La rossa sospirò pensando che prima o poi avrebbe dovuto accadere quella discussione, anche se sperava almeno dopo la vacanza.
-Mamma...-
-Tu adesso mi spieghi che diavolo stai combinando!-
-Mamma! È una mia scelta!-
-Una tua scelta! Stai buttando via il tuo futuro ed è una tua scelta! Stai sprecando un'occasione per cosa!?-
Era davvero furiosa, ma anche Emma non era da meno. Non aveva il diritto di intromettersi nelle sue decisioni, aveva 19 anni ormai, era grande abbastanza per decidere di non andare ad Oxford, non voleva abbandonare quello che aveva finalmente ottenuto lì, poteva benissimo andare nell'università di medicina della città, ma sua madre non poteva certo permetterle di fare una cosa del genere!
-Ho 19 anni! Posso fare quello che voglio e andare a Oxford non è più quello che desidero! Non puoi obbligarmi a fare qualcosa solo perchè tu ritieni sia meglio per il mio futuro!-
-Tu non sai nemmeno di cosa stai parlando! Non permetterò che butti via la tua vita in questa città!-
Stavano urlando come pazze e la discussione andò avanti per molto quando ormai sfinita sua madre se ne era andata a dormire e lei si era trovata tremante di rabbia in mezzo alla cucina.

Che rabbia! Come si permetteva di intromettersi nella sua vita? Perchè non poteva semplicemente accettare quello che lei desiderava senza che mettesse in discussione ogni sua scelta? Era tutto così frustrante! In quel momento senti il cellulare vibrare, le era arrivato un messaggio.
Buon viaggio amore... ricorda, sarò qui ad aspettarti, Ti amo
Emma sorrise e rispose al messaggio, bastava sempre lui per farle tornare il sorriso. Quell'espressione non sfuggì di certo alle altre che avevano notato il suo comportamento pensando che sicuramente era colpa della madre, infatti nelle poche volte che si vedevano litigavano e basta.
Stavano per parlare quando annunciarono il loro volo, finalmente sarebbero partite, sorridendo si alzarono e andarono per imbarcarsi.
-Certo che ce ne hanno messo di tempo!- si lamentò Ele.
-Saranno state le tue valigie... tra un po' dovevamo prendere un carrello per spostarle!- ribatté Bea.
-Non cominciate per favore!- disse seccata Alice.
Salirono sull'aereo, Alice e Emma sapevano di aver fatto una mossa sbagliata aver messo insieme Bea e Ele, ma pensavano visto il periodo tranquillo che avevano passato pensavano che le liti non sarebbero nemmeno cominciate. Il viaggio non durò molto, ma abbastanza per le ragazze per poter dormire un po', per fortuna Bea e Ele erano troppo comode nei sedili per poter anche solo pronunciare una parola. Infatti all'arrivo Emma e Alice dovettero scuotere le amiche per poterle svegliare.
Scesero e aspettarono di poter prendere le proprio valige, cosa che per Bea risultò alquanto difficile, non avendo mai viaggiato molto per aereo non faceva mai in tempo per prendere la sua valigia dal nastro trasportatore, inutile dire che la cosa divertì molto Ele che non faceva altro che ridere per tutto il tempo prendendo in giro l'amica.
Quando finalmente tutte riuscirono ad avere la propria valigia uscirono dall'aeroporto e si trovarono nella periferia e il loro albergo era nel centro di Fira e avrebbero dovuto viaggiare ancora, ma questa volta in autobus, andò Emma a prendere i biglietti, parlava inglese molto meglio delle altre e sarebbe stato facile.
La giornata era davvero soleggiata e faceva caldo, dovettero aspettare una mezzora prima che l'autobus passasse.
Il viaggio fu breve e arrivarono all'albergo anche se rischiarono di perdersi visto che Ele contestava tutto quello che diceva Bea che aveva in mano la mappa della città. Entrarono nella reception stanche e sudate con un bisogno urgente di una doccia e di una dormita. Diedero loro la chiave della camera, avevano chiesto una camera per quattro.
-Non vedo l'ora di poter dormire un po'!- esclamò Bea.
-Sempre a dormire te...- sbuffò Ele.
-Dite ancora una parola voi due e non arrivate a stasera!- minacciò Ali.
Avevano tutti un limite di sopportazione, anche se lei lo raggiungeva di rado quando lo faceva era meglio darle retta. Andarono a turno a lavarsi, Emma fu la prima e quando ebbe finito si sdraiò sul letto, era vicino alla finestra e senza rendersene nemmeno conto si addormentò.
All'ora ci cena la svegliò Alice, intontita vide che anche le altre erano mezze addormentate, dopo essersi preparate scesero nella sala da pranzo e andarono al loro tavolo.
-Stasera avete voglia di uscire?- domandò Emma guardando le altre incerta, quella sera avrebbe preferito stare in albergo.
Le altre la guardarono e la risposta si leggeva chiaramente sui loro visi.
-Non ho intenzione di muovermi dalla camera fino a domattina- disse Bea.
-Vorrai dire fino a domani pomeriggio...- commentò Ele.
-Ragazze dai...- disse la rossa.
In quel momento suonò il cellulare di Alice e quando vide chi stava chiamando sorrise e si allontanò dal tavolo rispondendo.
-Uffa... Mirko a me non ha ancora chiamato- sbuffò Bea guardando anche lei il cellulare.
-Invece Luca mia ha chiamata subito appena siamo arrivate in albergo- sorrise Ele.
-Non è vero!-
-Invece si!-
-Allora com'è che non ti ho visto con in mano il telefono?-
-Perchè magari eri sotto la doccia-
Bea grugnì qualcosa e si concentrò sul piatto vuoto. Avevano già scelto quando erano arrivate quello che volevano e tra poco avrebbero servito la cena. Alice tornò appena in tempo per poter vedere servire il pasto, mentre mangiavano parlarono del giorno dopo, sarebbero andate in spiaggia sapevano che l'albergo organizzava dei pulmini per andarci e volevano assolutamente approfittarne.
Alla fine dopo vari sbadigli e frecciatine tra Bea e Ele tornarono in camera, erano ancora molto stanche e mentre si cambiavano Alice provò ad accendere la tv che era presente, ma poco dopo rinunciò a capire il greco e non trovando nemmeno un canale in inglese.
Emma leggeva un nuovo libro che aveva scoperto, improvvisamente il sonno se n'era andato, tanto valeva fare qualcosa, invece Bea era già nel mondo dei sogni mentre Ele sistemava accuratamente tutti i vestiti che si era portata dietro.
Più tardi quando anche Ele si era arresa al sonno il cellulare di Emma vibrò mentre lei continuava il libro. Appena vide il nome sul display sorrise raggiante, si alzò e andò in bagno per non svegliare le sue amiche.
-Ciao- sussurrò la ragazza appena rispose.
-Ciao- disse lui -Scusa se non ti ho chiamata prima, ma pensavo fossi impegnata, poi mi sono addormentato, ma volevo comunque sentirti-
-Non preoccuparti! Comunque non abbiamo fatto niente se non dormire oggi...- rise lei.
-Immagino, tua nonna oggi mi chiedeva quando sareste arrivate, domani dovresti chiamarla era preoccupata-
-Lo farò sicuramente-
-Ok ti lascio dormire, ti chiamerò anche domani, ti amo-
Emma si lasciò un attimo cullare dalla dolcezza della sua voce, assaporando quel momento quasi lui fosse lì con lei.
-Anch'io ti amo, buona notte- disse sorridendo.
Ritornò a letto e poco dopo si addormentò pensando a Francesco e alla giornata che aspettava loro domani.


-Io ucciderò chiunque abbia avuto questa inutile e stupida idea!- ringhiò Bea.
Era quasi passata la prima settimana e loro si stavano divertendo un mondo, tra la spiaggia, i negozi, le discoteche e le telefonate dei rispettivi ragazzi il tempo era passato davvero in fretta. Avevano di non essersi mai spostare da Fira e non volevano andare via senza nemmeno aver visitato qualche altro posto dell'isola. Infatti avevano organizzato un'escursione per andare alla Caldera, per scendere al porto c'erano due vie: con la funivia o in groppa ad un asino.
Ovviamente le ragazze avevano voluto andare con l'asino, Bea però non era stata molto convinta infatti i suoi dubbi si erano rivelati realtà, era orribile scendere da quelle scale con quei cosi! E ora si ritrovava a imprecare come uno scaricatore di porto mentre le altre ridacchiavano a quella sua reazione, per fortuna quelli che guidavano gli animali non capivano niente di quello che la ragazza diceva, o meglio, urlava.
Per Emma era un'esperienza davvero emozionante e anche divertente, quell'isola l'aveva rapita subito per la sua bellezza era stupenda sopratutto al tramonto, aveva fatto tantissime foto e incitata dalle altre le aveva fatte anche a Bea che era davanti a tutte.
Avevano portato con se le borse con dentro le loro cose da spiaggia infatti la nave sarebbe ritornata per la sera e magari avrebbero fatto un bagno durante le soste.
La giornata si svolse davvero in maniera piacevole, le soste nelle varie parti dell'isola quando finalmente si arrivò all'ultima tappa, Oia, si trovarono a dover ancora salire con i somari, purtroppo per Bea non c'era altra via.
Le altre la presero in giro e in risposta la ragazza le insultò con una varietà di epiteti che non sapevano nemmeno che conoscesse.
-Possibile che devo essere sempre così sfigata!?- esclamò ad un certo punto.
-Dai Bea non è poi così male!- cercò di consolarla Alice.
-Sei una mammoletta Bea, ti lamenti per niente!- sbuffò Ele.
-Senti anche te non sembravi molto convinta di questi cosi!-
-Si ma non la tiro così lunga come te!-
-Ma se non fai che lamentarti!-
Continuarono così finchè non arrivarono alla cima, poi si zittirono, la vista da lì era davvero spettacolare, Emma dovette per forza farci una foto. Dopo il paesaggio chiese ad uno dei conducenti dei somari, l'unico che sapeva l'inglese se poteva farne una anche a loro lui accettò. Poi andarono per i vicoli della cittadina, era davvero caratteristica e la rossa si trovò a fare foto a raffica. Rise quando un ragazzo del posto ci provò con Bea che non riusciva a capire cosa volesse il tipo e con un inglese abbastanza sciolto gli rispondeva di non aver idea di quello che voleva.
Quando riuscirono a strappare Bea dal ragazzo andarono nel ristorante prenotato per l'escursione, era davvero splendido e si vedeva un tramonto magnifico da dove erano sedute, era stata una giornata divertente.
Ben presto dovettero andare tornare alla nave, ciò comportava scendere ancora con gli asini, Bea restò per tutto il tragitto in religioso silenzio cosa che fece preoccupare le altre, ma quando arrivarono al porto videro che l'amica era ancora viva, solo aveva capito che era meglio non parlare proprio e sarebbe stato meglio.
Stanche ma anche molto contente entrarono nella stanza, a turno si fecero la doccia e nessuna aveva la forza per uscire quella sera perciò si misero a guardare un film che Bea si era portata da casa e l'avevano inserito nel dvd della tv.
Mentre le altre guardavano per l'ennesima volta Il Signore degli Anelli Emma si addormentò, ma intanto che scivolava tra le spire di sonno un pensiero la lasciò inquieta: quel giorno Francesco non si era fatto sentire.


Passeggiava sulla spiaggia con i sandali in mano, le piaceva sentire i granelli tra le dita dei piedi, guardò il mare ormai il sole si era quasi immerso nel mare. Il dolce venticello si infilava tra i suoi capelli rossi muovendoli lentamente. Emma guardava il tramonto con un peso sul cuore, non sapeva il perchè, ma in quei giorni non era tranquilla, non dopo che Francesco si faceva a malapena sentire qualche messaggio e brevi chiamate che iniziava sempre lei. Per fortuna il giorno dopo sarebbero ripartite, sicuramente c'era una spiegazione logica per quello strano comportamento... almeno lo sperava.
Sospirò mentre ritornava in albergo, era un poco lontano ma quella passeggiata le aveva fatto bene, seppur con le alter si divertiva aveva bisogno di avere dei momenti di riflessione in qui poter stare tranquilla e sola.
Arrivò in albergo e trovò Alice che parlava al cellulare mentre gironzolava sulle scale, salì alla loro camera e vide Ele e Bea litigare su qualcosa come sempre. Si sedette sul letto e guardò il soffitto
-Potevi anche evitare di mettere i tuoi vestiti sul mio letto!- si lamentò Bea.
-Se non ho abbastanza spazio sul mio non è colpa mia!-
-Invece si! Potevi fare a meno di portarti tutto il tuo armadio tanto per cominciare-
-Senti...!-
Ma ad interromperle fu il suono dei rispettivi cellulari, erano i loro ragazzi che le stavano chiamando e, con uno sguardo che diceva “per questa volta te la sei cavata”, risposero uscendo dalla camera.
Era ancora sdraiata quando entrò Alice, la vide e capì subito che c'era qualcosa che non andava.
-Ehi Emma...- la salutò.
-Ehi...- rispose atona.
Si sedette di fianco a lei e Emma si voltò a guardarla.
-Che succede?- domandò Alice osservandola attentamente.
La rossa si mise a sedere sospirando, si sentiva un po' stupida ad aver quei pensieri, ma forse confidarli sarebbe stato meglio.
-Io... non ne ho idea- scosse la testa -Francesco si comporta in modo troppo strano... la prima settimana qui mi chiamava tutti i giorni e ci sentivamo per messaggio ogni tanto, ma adesso... è già tanto se mi risponde al telefono, vorrei sapere che diavolo gli prende!-
Alice fece un'espressione perplessa, in effetti era molto strano come comportamento, forse c'era una spiegazione per tutto.
-Prima di pensare alla cosa peggiore devi parlare con lui, magari domani ti darà una spiegazione più che lecita... forse era davvero impegnato...-
-Non so più cosa pensare Ali...-
-Facciamo così, questa è la nostra ultima sera in questa stupenda isola! Non vuoi certo passarla a rimuginare su certi pensieri no?-
-Ok... cosa proponi?- cercò di sorridere Emma.
In quel momento entrarono le altre e dopo aver anche a loro cosa potevano fare per l'ultima sera a Bea venne un'idea.
-Potremmo fare un bagno di addio!-
-In che senso?- chiese perplessa Ele.
-Un bagno di mezzanotte genio! Così almeno non andremo a letto troppo tardi e avremmo fatto qualcosa per l'ultima sera!- disse orgogliosa della propria idea.
Le altre furono d'accordo e a mezzanotte si trovarono sulla spiaggia e tenendosi per mano corsero insieme verso il mare. Ridendo riemersero e si schizzarono, fu un momento spensierato, un ricordo che per sempre avrebbero custodito nei loro cuori.
Sdraiate sui loro teli fradice e con il fiatone guardavano il cielo puntellato di stelle, sembrava di essere su un altro pianeta. Quando ormai asciutte ritornarono in albergo non parlarono, si tennero solo per mano durante la strada, dopo quella vacanza erano più unite che mai, avevano passato dei momenti splendidi che purtroppo erano passati, il giorno dopo si tornava a casa.


Il mattino dopo arrivò anche troppo presto, erano fuori dall'albergo dopo aver fatto una veloce colazione, stavano aspettando l'autobus che le avrebbe portate all'aeroporto. Erano ancora un po' insonnolite, ma non rimpiangevano affatto di aver fatto quella piccola pazzia. Arrivato il mezzo caricarono le valige che stranamente sembravano pesare di più dall'arrivo e andarono.
Durante il viaggio ricordarono e risero per le cose che erano successe, come Bea che urlava insulti sull'asino o come Ele era scappata dalla spiaggia credendo di aver visto una lucertola o delle persone stranissime che c'erano in albergo.
Erano sull'aereo quando i discorsi divennero sussurri e ogni una stette in un silenzio tranquillo e riposante.
Arrivate a destinazione trovarono qualcuno a fare loro una sorpresa, Mirko, Eric e Luca aspettavano le ragazze e non appena li videro corsero verso di loro mentre Emma rimase indietro, sorrise nel vedere le sue amiche felice, ma dentro di sé non potè che sentirsi delusa. Cercò di non dare troppo nell'occhio e andò a riprendersi la valigia, non voleva cerco disturbare le altre, che ben presto la chiamarono chiedendole di unirsi a loro per andare a bere qualcosa, Emma declinò dicendo di essere davvero stanca e di voler tornare a casa per darsi una sistemata e magari dormire un po', le altre capirono e la salutarono.
Emma si ritrovò a guidare da sola verso casa, arrivata entrò trascinandosi la valigia dietro sollevata vide che non c'era nessuno, trovò un biglietto di suo padre che diceva che la casa sarebbe stata libera per tre giorni e i soldi per la spesa li trovava al solito posto.
Mandò un messaggio a Francesco dicendogli di venire a casa sua visto che non ci sarebbe stato nessuno e che lo aspettava. Speranzosa andò a farsi una doccia, forse aveva ragione Alice, appena si sarebbero visto tutto quanto si sarebbe risolto. Sorridendo si mise una tuta e andò sul suo balconcino a vedere come stavano le sue piante, innaffiò e andò al piano di sotto, per quella sera voleva preparare qualcosa per Francesco.
Passò il pomeriggio a cucinare, a pensare a cosa dire, alle foto che gli avrebbe fatto vedere.
Erano le otto e la cena era nei piatti, Emma era seduta sul divano ad aspettare l'arrivo di Francesco.
Era quasi l'alba, il cibo era diventato freddo e colloso, Emma era ancora seduta sul divano ad aspettare, ma nessuno sarebbe più arrivato.























Ecco qui il terzultimo capitolo... siamo davvero agli sgoccioli, manca davvero poco.
La vacanza delle ragazze è davvero spensierarta, anche se alla fine qualcosa turba la serenità... che starà conbinando il nostro prof? Lo saprete nel prossimo capitolo! Fatemi sare cosa ne pensate! 

Al prossimo capitolo!

Baci^^


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Capitolo 34
*** Finito ***


Finito

Oh...You can hear me cry
See my dreams all die
...from were you're standing...on your own
It's so quiet here and I feel so cold
This house no longer feels like home...

When you told me you'd leave
I felt like I couldn't breath
My aching body fell to the floor

[…]

I should've known better..
Now it hurts much more
You caused my heart to bleed

***

Oh... Puoi sentirmi piangere
Vedi tutti i miei sogni morire
...Da dov'eri... solo.
È tranquillo qui e sento così freddo
Questa dimora non sembra più una casa

Quando mi avevi detto che saresti andato
Ho sentito come se non avrei più potuto respirare
Il mio corpo dolorante cadde a terra

[…]

Avrei dovuto conoscerlo meglio
Ora fa solo più male

Hai fatto sanguinare il mio cuore


{Nikisha Reyes-Pile ~ So Cold}



Ele si svegliò con un sorriso, il calore delle braccia che la circondavano non poteva che farla star bene. Aprì un occhio, per assicurarsi che tutto quello non era una fantasia, ma qualcosa di vero e concreto. Vide Luca dormire tranquillo, i capelli scompigliati gli circondavano il viso e Ele non potè che guardarlo incantata. Alzò una mano per accarezzargli la guancia, lui aprì gli occhi non appena lo sfiorò, appena la vide sorrise e la baciò.
Erano felici, la notte appena passata era stata la loro prima notte insieme, dopo due settimane lontani non avevano più perso tempo, a tutti e due era mancata molto la presenza dell'altro. Lo fecero ancora e Ele non desiderava altro che stare lì con Luca per il resto della sua vita, ma purtroppo sapeva di dover andare via, i suoi genitori non sapevano dove lei fosse ed era meglio andare a casa presto.
Si salutarono con baci e la promessa di rivedersi quella sera, l'aveva accompagnata a casa e entrando sorrise estasiata. Sulla sua via trovò sua sorella appena alzata che la guardava male.
-Be che hai da guardare?-
-Sembri una stupida- disse Elisa guardandola male.
Ele scoppiò a ridere, quante cose sua sorella doveva ancora capire! Invece di irritarsi come pensava di fare le scompigliò i capelli.
-Questo cara mia è l'amore!- e andò in camera sua lasciando la sorella a guardare perplessa la porta dove era entrata.
Ele si stava cambiando quando le arrivò un messaggio di Alice che le diceva di vedersi al solito bar tra un'ora. Le rispose che ci sarebbe stata e si mise sul letto a sorridere, era davvero fortunata, tutto stava andando per il meglio.


Emma rimase lì su quel divano finchè il sole non le colpì il viso, allora si alzò e con una gelida calma prese i piatti che con tanta cura il giorno prima aveva preparato e lì buttò nella spazzatura, il suo volto era una maschera impassibile. Finito quel lavoro si appoggiò al ripiano, sentiva qualcosa infondo allo stomaco, quasi questo si fosse annodato talmente tanto da non permetterle di sentire altro.
Che poteva fare? Si sentiva così vuota e arrabbiata... che diavolo stava succedendo con Francesco? Colpì il marmo con un pugno e la fitta di dolore le diede lucidità tra quei pensieri foschi, non sarebbe rimasta a piangersi addosso, sarebbe andata da quello stupido a pretendere spiegazioni, ne aveva il diritto.
Si cambiò e uscì con una forza sconosciuta addosso, una rabbia che non le dava pace. Guidò fino al condominio, salì le scale di corsa, non voleva che altri minuti passassero, aveva bisogno in quel momento di risposte.
Era davanti alla sua porta, un respiro profondo e aprì. Si trovò davanti a una casa completamente diversa da come l'aveva vista l'ultima volta, gli scatoloni erano accatastati per tutta la parente, i libri che una volta erano disseminati per la casa erano spariti... sembrava che ogni oggetto fosse stato messo via in quei contenitori.
A Emma mancò un battito e tutta la rabbia che fino a poco fa la sosteneva era come svanita, più effimera di un pugno di sabbia tra le dita. Si appoggiò alla porta quando dalla camera uscì Francesco con in mano dei vestiti. Si guardarono ed Emma quasi si spaventò, non aveva mai visto un simile sguardo negli occhi del moro, una simile indifferenza verso di lei, nemmeno quando si erano appena conosciuti.
-Emma...-
Non riusciva a capire dal tono che aveva se era sorpresa di vederla o se la stava aspettando, sta di fatto che lui non le fece un accenno né un sorriso, era impassibile. Questo non fece che far arrabbiare ancora di più la ragazza che non perse tempo e gli andò incontro.
-Si! Sono io! E tu quando avevi intenzione di dirmi che non saresti arrivato eh?-
-Scusa, non ho avuto molto tempo ieri...- disse evasivo.
Quella frase la fece infuriare, gli tirò uno schiaffo, voleva far uscire tutto quello che provava o era sicura sarebbe scoppiata. Con gli occhi pieni di lacrime lo guardò e vide qualcosa infondo al suo sguardo, ma fu soltanto un secondo, penso di esserselo immaginato.
-Anch'io ero impegnata ieri! Impegnata ad aspettarti! Ci voleva tanto a dirmi che non saresti venuto? Che diavolo ti succede!?- urlò ormai senza controllo.
Francesco non disse niente, la guardò e basta, con quegli occhi che vedeva ormai come estranei... erano lastre di ghiaccio impenetrabili e gelide.
-Calmati Emma...- disse distaccato, sembrava davvero che qualcuno si fosse impossessato del suo corpo, non poteva essere lui.
-Calmarmi? Tu devi dirmi che diavolo sta succedendo!- si trovò ad avere il fiato corto -Che ti sta succedendo...- sussurrò quasi senza forze.
-Emma tra una settimana me ne vado- disse lui quasi con indifferenza, quasi la notizia fosse di poco conto, quasi stessero parlando del tempo.
Emma sentì distintamente il cuore sprofondare in un baratro, cosa aveva detto? Cercò nei suoi occhi un qualche segnale che quello che aveva detto fosse una bugia, cercò qualcosa che sapeva di non trovare.
-C-cosa...?-
-Parto, torno a casa... ho capito che per quanto possano avermi fatto del male sono comunque la mia famiglia, l'unica che ho, andrò a lavorare per l'azienda di mio padre-
Stava accadendo? Francesco stava davvero... andando via? Strinse i denti per non permettere che le lacrime le lasciassero gli occhi e lo fissò, doveva esserci un'altra spiegazione... per forza!
-A-allora posso venire con te vero? Mi vuoi...- non finì la frase, non riusciva a dire quelle parole che sapevano di vana fantasticheria.
Il secco cenno di Francesco uccise le sue ultime speranze e con esso il suo cuore, ma non poteva permettere che accadesse, assolutamente!
-Non puoi andare via così! Lasciarmi dopo tutto quello che abbiamo passato!- strinse gli occhi ma ormai le lacrime scorrevano libere lungo le sue guance.
-Non potrebbe mai funzionare Emma, ho nove anni in più di te, per giunta sono stato un tuo professore. È stato sciocco poter credere che potesse andar bene. Mi prendo le mie responsabilità, non avrei dovuto cominciare questa relazione... è stato un errore-
-Un errore!?- esclamò incredula.
-Si, un errore, avevo dei doveri nei tuoi confronti e non dovevo lasciarmi andare, se la nostra relazione fosse venuta fuori non oso immaginare a cosa sarebbe accaduto-
Parlava in un modo così normale, le sembrava così lontano, così distante in quel momento che si sentì più sola che mai e quelle parole non le facevano che male, non facevano che farla sanguinare.
-Come puoi dire questo?- sussurrò con lo sguardo basso.
-Posso eccome... l'ho fatto no?-
-Non puoi dire sul serio! Non puoi davvero lasciare tutto, andare da loro e far finta che non sia successo niente! Non puoi pretende che io faccia lo stesso!-
-Emma sei giovane, sono sicuro che troverai qualcun'altro meglio di me, hai una vita davanti-
-Ma io amo te! Sono innamorata di te! Non è abbastanza questo!?- urlò lei.
Si lasciò sfuggire un singhiozzo mentre vide il volto di Francesco diventare pietra, sperò di aver fatto breccia in quel muro che aveva eretto, sperava di avergli fatto cambiare idea. Era l'unica cosa che gli restava ormai... sperare.
Ricordò quando solo un anno fa non le era rimasto nemmeno quello, ricordò di come aveva perso tutto, di come si era guadagnata in quei mesi che che aveva e non riusciva proprio a pensare di poter perdere ancora qualcosa.
-No... non più- pronunciò quelle parole con gelida fermezza.
In quel momento Emma capì che era tutto finito, le risate, le carezze, i baci... tutto finito, tutto passato e non importava quante volte avrebbe urlato, pianto o preso a schiaffi qualcuno, lei si sarebbe comunque trovata sola, senza di lui. L'unica cosa da fare in quel momento era andare senza altre scenate, non era mai stata una bambina capricciosa e non sarebbe certo diventata una donna arrogante. Fece un mezzo sorrise senza che questo raggiunse gli occhi e lo guardò.
-Allora... addio Francesco...- gli voltò le spalle e se ne andò in fretta come era arrivata.
Pioveva e lasciò che le gocce le cadessero addosso, che si confondessero con le lacrime. Salì in macchina, appoggiò la fronte al volante e iniziò a piangere, senza più trattenersi, senza più inibizioni, era sola e poteva permettersi di non sembrare forte.
Quando si calmò un poco partì, non sarebbe stata lì un minuto di più, voleva mettere più distanza che poteva tra lei e Francesco. Una volta a casa si rintanò in camera e stesa sul letto sfogò quello che rimaneva delle lacrime e della sofferenza della fine di una storia che per lei era sembrata tutto.


Ele arrivò al bar con qualche minuto di ritardo, purtroppo aveva dovuto aspettare che sua sorella si sbrigasse per portarla a fare gli allenamenti di nuoto, clausola che aveva dovuto rispettare per poter prendere la macchina. Entrò con il fiato corto ci mancava che si mettesse a piovere, quello stupido ombrello era rimasto a casa. Vide subito Alice e Bea al solito tavolo e sedendosi le salutò.
-In ritardo come al solito eh?- ghignò Bea sorseggiando il suo tè.
-Ho dovuto accompagnare Elisa a nuoto!- sbuffò lei guardandola male.
-Certo le solite scuse...-
-Non siamo qui per litigare!- le interruppe Alice guardandole male.
-Allora per cosa?- chiese Ele perplessa.
Alice sospirò, era preoccupata e doveva parlare con loro per sapere che fare.
-A proposito... ma Emma? Dov'è?- chiese Bea.
-È per lei che vi ho chiamate-
-Cioè?- corrugò la fronte la bionda.
-È da ieri che non mi risponde ai messaggi... e nemmeno oggi, sono preoccupata che possa essere successo qualcosa con Francesco...- disse stringendo il bicchiere di succo tra le mani.
Doveva per forza essere successo qualcosa, lo strano comportamento di Francesco che Emma le aveva confidato... doveva essere quella la causa, che fosse successo quando a lui?
-Dovremmo andare a casa sua?- propose Ele alternando lo sguardo da una poi all'altra.
-Non so... forse mi sto preoccupando per niente, ma questa sensazione che potrebbe essere successo qualcosa mi perseguita-
-Forse dovremmo andare, almeno ci togliamo questo dubbio e la finiamo di fare castelli in aria- disse con tono fermo Bea.
-Hai ragione... forse dovremmo proprio, ma se disturbiamo?- fece dubbiosa Ele
-Aspettiamo fino a domani... poi andiamo da lei- disse Alice.
Le altre annuirono d'accordo, forse si stavano preoccupando per niente, ma non era da lei non rispondere per niente.


Erano passati alcuni giorni e Emma aveva risposto ai messaggi, ma dicendo che non poteva vederle per via dei genitori, suo padre sarebbe rimasto in quella casa mentre sua madre stava andando via con il suo compagno, il nuovo scrittore che la sua casa editrice aveva appena scoperto.
In quel momento si trovava seduta sul suo balcone guardando il tramonto, sapeva che tacere quello che era successo con Francesco non era una buona cosa, ma piangeva ancora al solo pensarci... non sarebbe riuscita a raccontare qualcosa.
Si strinse sulla sdraio, non voleva passare un'estate come quella dell'anno prima, ma in quei giorni non riusciva proprio a uscire, non se la sentiva. Avrebbe voluto vedere le altre, ma tutto le faceva ricordare Francesco e questo le faceva male, forse quando sarebbe riuscita almeno a non deprimersi per ogni cosa ce l'avrebbe fatta.
Si alzò e andò al piano inferiore, aveva fame e non aveva nemmeno cenato quella sera. Stava per prepararsi un panino quando sua madre entrò sbattendo la porta facendola spaventare.
-Che diavolo! Mamma mi hai fatto prendere un colpo!- esclamò portandosi una mano al cuore che stava battendo impazzito.
Guardò sua madre e spalancò gli occhi, aveva i capelli tutti spettinati, il fiatone e la faccia mortalmente pallida.
-Mamma...?- si preoccupò lei.
-Emma...- sussurrò l'altra guardandola quasi fosse un fantasma.
-Che succede?-
-D-devi venire Emma... la n-nonna...- disse con voce spezzata.
Alla parola nonna il cervello di Emma si scollegò, tutto quello che era successo fino ad allora era completamente cancellato. Si ritrovò congelata mentre qualcosa che aveva in mano cadeva a terra, ma lei non ci fece nemmeno caso, si diresse verso sua madre quasi fosse in trans.
-Che vuoi dire? Che è successo alla nonna?-
Era la sua voce? Non la riconosceva nemmeno... ma vedere annuire sua madre a quella frase fece passare tutto in secondo piano.
-H-ha avuto un malore... è in ospedale e chiede di te- disse a fatica.
Andarono subito in auto, Emma non voleva perdere tempo. Che doveva succederle ancora? Perchè proprio sua nonna? Non ricordò come ma si ritrovò nell'ascensore dell'ospedale, mentre di fianco a lei sua madre si tratteneva dal piangere... sua madre che piangeva? Era davvero troppo assurdo anche solo pensare a una cosa del genere eppure era la verità, la sentì addirittura pregare e si stizzì, quanto tempo era che non parlava con lei? Quanto dall'ultima volta che era andata a trovarla? Strinse i pugni per non farsi sfuggire quelle frasi dalle labbra.
Presto trovarono la stanza dell'anziana, Emma la vide sdraiata su quel letto, stentava riconoscerla, sembrava invecchiata tutto in una volta... la pelle era così pallida. Si sedette nella sedia affianco, sentendo il rumore la donna aprì gli occhi e le sorrise, o meglio lo spettro di un sorriso.
In quel momento Emma capì davvero, in quel momento intuì che non c'era davvero speranza. Iniziò a piangere, piccole scie andarono a formarsi sulle sue guance senza che lei potesse farci niente.
-Tesoro, non piangere...- disse sua nonna cercando si consolarla.
-Nonna...- singhiozzò Emma prendendole la mano.
-Suvvia, asciugati subito quelle lacrime! Lo sai che non mi piace vederti piangere!-
Emma annuì cercando di sorridere, si ricordava come da piccola quando la vedeva triste per la mancanza dei suoi genitori la faceva ridere con dei pupazzi o quando facevano dei dolci assieme. Quei momenti le fecero tornare la voglia di piangere ma si morse il labbro pur di arginare le lacrime.
-Non mi piace proprio stare in ospedale, spero di essere presto dimessa, così ti posso insegnare a fare quella torta che ti piace tanto, quella al cioccolato... e magari la puoi fare per qualcuno...- e le fece l'occhiolino.
Emma sorrise annuendo, mentre meni gelide gremivano il suo cuore stritolandolo, lasciandolo agonizzante.
-C-certo nonna...-
-Ah che stanchezza, era da molto che non mi sentivo così...- disse lasciandosi andare contro il cuscino.
Parlarono ancora molto, per tutta la notte Emma vegliò il corpo di quella che era stata per lei tutto, madre, padre... la sua famiglia. Verso l'alba si svegliò e vedendola le sorrise rimproverandola però per essere stata lì tutta la notte.
-Non devi stare qui così tanto tempo tesoro! C'è un mondo fuori di qui sai?-
-Ma voglio stare qui nonna...- “Prima che sia troppo tardi...” pensò senza dirlo angosciata.
-Ah piccola mia, non dovresti perdere tempo, la vita è troppo breve e tu sei giovane... come ti ho sempre detto non farti condizionare da nessuno e vivi la tua vita, io sarò sempre fiera di te e delle tue scelte, perchè mi fido di te! Quindi vai a casa, esci con le tue amiche e ama il tuo ragazzo... è l'unica cosa che facendo mi renderà felice!-
-Ma... ma...-
-Niente ma! Vai... sarò qui anche stasera, non scappo!- le disse sorridendo.
Emma fece un mezzo sorriso e la salutò promettendole che sarebbe tornata per la sera. Uscì dall'ospedale, l'accompagnò sua madre a casa senza dire niente e la lasciò lì da sola. Emma entrò e si sedette sul divano senza più forze.


Pioveva quel giorno, Alice era sotto l'ombrello, ma era tutto inutile, si bagnava comunque. Quando vide il profilo della casa in lontananza tirò un sospiro di sollievo, finalmente era arrivata, appena davanti al cancello vide che anche le altre erano arrivate in quel momento.
-Ragazze!- saluto lei.
-Ehi...- dissero in coro.
Si erano messe d'accordo per quel giorno, avrebbero visto Emma che lei lo voleva o meno, erano davvero preoccupate e non potevano lasciare l'amica sola.
Alice suonò il campanello, in quel momento si sentì un tuono che le fece sobbalzare e il cancello di aprì. Entrarono circospette e videro che la casa era avvolta nel buio, trovarono Emma in sala, rannicchiata su uno dei divani, sembrava persa in un altro mondo.
-Emma...?- disse tentennante Alice, la preoccupava l'espressione dell'amica e anche le altre sembravano pensare lo stesso viste le loro facce.
Emma si girò lentamente verso di loro e mentre cercava di sorridere salutandole delle piccole lacrime scesero dagli occhi e si ritrovò a singhiozzare. Le ragazze accorsero subito e l'abbracciarono cercando di far placare quel pianto disperato. Era così strano vedere Emma piangere, non l'aveva mai fatto davanti a loro, era come se fosse sempre stata forte una roccia che ora si stava sgretolando. Passarono del tempo così abbracciate con l'unico rumore i singhiozzi di Emma che con il passare dei minuti diminuirono e cessarono.
-Ragazze...- disse infine Emma guardandole una per una -grazie-
-Di cosa Emma? Non dovresti tenerti dentro tutto... che succede?- disse Bea.
-È... io... mia nonna... sta male, è all'ospedale e... e... e Francesco mi ha lasciato, ed è tutto un casino perchè non posso pensare a lui, a mia nonna e non so più che fare!-
Le altre rimasero senza parole, in pochi giorni erano successe così tante cose, cose dolorose per Emma che non poteva certo non piangere. Passarono il pomeriggio con lei, consolandola, cercando di farla ridere, tutto quello che potevano per farla sentire meglio.
Prima di cena dovettero però andare via, Emma le salutò più serena, non sapeva come fare per ringraziarle erano sempre così presenti... voleva a tutte un bene immenso. Tornare in casa senza loro però la fece sentire ancora giù, si rimise sul divano abbracciandosi le ginocchia si mise a guardare ancora il tramonto.
Tra poco sarebbe andata da sua nonna stava andando a cambiarsi quando suonò il telefono, andò a rispondere.
Qualche minuto dopo si ritrovò a scivolare a terra mentre il telefono le sfuggì di mano.

Vai... sarò qui anche stasera, non scappo!”
Aveva detto così, non poteva essere una bugia, non poteva davvero essere...

Emma non pianse, non quella volta, guardò davanti a lei senza riuscire a vedere niente.
Non poteva essere andata via, eppure non c'era più.

Vai... sarò qui anche stasera, non scappo!”

























Ecco qui il penultimo capitolo, forse quello che ho scritto con fatica... non avete idea, ho passato un pomeriggio intero a sforzarmi di scrivere tutto e non è stato davvero bello, ma per la trama che ho in mente è necessario tutto, il capitolo più triste che ho mai scritto. Il prossimo sarà l'ultimo e davvero fatico a credere che sia quasi finita, fatemi sapere cosa ne pensate! 

Al prossimo capitolo!

Baci^^

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Capitolo 35
*** Addio ***


Addio

And I've lost who I am,
and I can't understand
Why my heart is so broken,
rejecting your love, without,
love gone wrong; lifeless words carry on
But I know, all I know's that the end's beginning
who I am from the start,
take me home to my heart
Let me go and I will run,
I will not be silent, all this time
spent in vain; wasted years wasted gain
All is lost but hope remains and this war's not over
There's a light, there's a sun
taking all these shattered ones
To the place we belong
and his love will conquer all

***

E ho perso chi sono
E non riesco a capire
Perchè il mio cuore è infranto?
Rigettando il tuo amore, senza amore va male,
Parole senza forme prendono forma
Ma lo so, tutto quello che so è che la fine sta cominciando
Chi sono dal principio
Portami a casa dal mio cuore
Lasciami andare e correrò
Non starò zitto
Per tutto questo tempo, versato invano
Anni sprecati, guadagni buttati
Tutto è perduto, ma la speranza rimane e questa guerra non è finita
C'è una luce, c'è un sole
Che raccoglie tutti questi frantumi
Li porta al luogo in cui apparteniamo
Ed il suo amore conquisterà tutti


{Trading Yesterday ~ Shattered}


Il vento era forte quel giorno, faceva muovere le chiome degli alberi e i capelli sembravano quasi perdersi tra quelle correnti. Camminava come se fosse quello che le stava attorno non le importasse, anche se le ciocche rosse le andavano davanti al viso, anche se queste le finivano negli occhi. Alzò lo sguardo e vide in lontananza il profilo di un cancello, con un sospiro entrò facendo il segno della croce, cosa che faceva più per abitudine che per vera fede... fede, ormai le era rimasta ben poca.
Tra le mani stringeva un mazzo di gardenie bianche, le preferite di sua nonna. Camminò lentamente tra le varie lapidi, fino ad arrivare a quella per cui era lì, la foto dell'anziana la guardava sorridendo con quegli occhi che aveva ereditato, verdi intensi come le foglie di un sempreverde. Mise nel vaso i fiori, lentamente, senza fretta e si sedette lì di fianco. La terra era stata appena smossa, ma non le importava di sporcare i pantaloni.
Erano passate solo due settimane dal funerale eppure le sembrava fossero passati anni che le pesavano sulle spalle come macigni.
Per di più sua madre era andata su tutte le furie quando aveva scoperto che la nonna le aveva lasciato tutto Emma fece una smorfia, come se lei lo volesse, come se non avrebbe dato tutto via pur di vederla tornare.
Non sapeva cosa l'aveva spinta ad andare lì, era dal funerale che non ci metteva piede, oppure lo sapeva bene. Sospirò guardando ancora quella foto, sapeva benissimo che presto non avrebbe più potuto vedere quella tomba, come sapeva benissimo che non avrebbe preso bene quello che aveva deciso, ma che altro fare? E poi... lei non c'era più.
Sollevò una mano e accarezzò la foto, sfiorando il volto.
-È la scelta migliore...- bisbigliò quasi stesse parlando con lei.
Rimase come in attesa, quasi aspettasse una risposta che ovviamente non poteva ricevere. Abbassò il capo, cosa si aspettava? Un'illuminazione per caso? Scosse la testa e con un ultima carezza lasciò quel posto.
Il sole spuntava dalle nuvole che cospargevano il cielo, Emma lo guardava e non sapeva se credere davvero che sua nonna sarebbe davvero stata sempre al suo fianco nei momenti in cui avrebbe avuto più bisogno, in quel momento ne aveva eppure non la sentiva.
A casa arrivò presto, forse troppo. Guardava sua madre che frenetica dirigeva gli uomini che stavano trasportando via mobili e altro, cercò di non farsi notare ma ovviamente la vide.
-Tu! Vai subito a finire le valige! Alle sei hai il volo!- disse imperiosa.
Emma sollevò gli occhi al cielo trascinandosi in camera, era forse quella ancora intatta in quella casa, o almeno i mobili lo erano, aveva le sue cose impacchettate e pronte per essere spedite. Le valige che aveva preparato da portarsi subito dietro erano ancora mezze vuote, non era mai stato così difficile come in quel momento dover mettere via ogni cosa, ma ce la fece.
Andò sul suo balconcino a guardare un'ultima volta il panorama da lì, il vento si era un poco calmato e poteva stare tranquilla in quei pochi minuti che le erano rimasti.
Respirò a fondo l'aria e chiuse gli occhi, forse era veramente stata una pazzia accettare, ma che alternative aveva? Restare in quella città piena di ricordi, piena di posti che a fatica riusciva ad attraversare... forse si stava davvero comportando da vigliacca, ma per lei era meglio così, accettare di andare ad Oxford era stata la decisione giusta.
Come se ne era andato lui così poteva anche lei, avrebbe dato il massimo per diventare chirurgo, sarebbe andata avanti come se non ci fosse stato mai lui nella sua vita, era una bugia bella e buona lo sapeva, ma che altro poteva fare? Non voleva piangersi addosso e far vedere agli altri che era andata avanti avrebbe forse convinto anche lei.
Dirlo alle altre era stato difficile, non volevano crederci ed erano quasi arrivate a litigare, ma dopo parole e silenzi avevano capito che per lei era davvero troppo stare in quella città. Sarebbero venute a salutarla all'aeroporto, sapeva già che avrebbero pianto, ma voleva dire addio almeno a loro.
Diede un'ultima occhiata e chiuse dietro di sé la portafinestra, era ora di andare. Prese le valige, dopo aver salutato in fretta sua madre, anche lei si sarebbe trasferita a Londra insieme allo scrittore, partì alla volta dell'aeroporto.
Arrivata trascinò le valige, non pensava fossero così pensanti. Fece tutto quello che doveva fare e si sedette sulle sedie aspettando che il suo volo venisse chiamato.


Alice stava aspettando che Ele venisse a prenderla, stringeva la borsa a sé, quel giorno sarebbe stato davvero pessimo. Emma stava per andare via, a Londra per fuggire da una città che non faceva che ricordarle cosa aveva perso.
Capiva perchè l'amica avesse preso una scelta del genere eppure non riusciva a sorridere mentre una sua amica stava andando via. In quel momento arrivò Ele, dentro c'era già Bea e dalle loro facce che non era l'unica a pensare che Emma sarebbe mancata davvero tanto a tutte e tre.
-Se ne va davvero...- esordì Bea.
Alice la guardò, era triste e si vedeva... aveva detto quello che pensava anche lei. Sospirò, davvero... se ne stava andando, sarebbe mai tornata?
-Si Bea, va davvero- le rispose guardando fuori dal finestrino.
Non dissero più niente fino all'aeroporto, lì scesero ed entrarono. Videro subito la rossa seduta e appena anche lei si accorse di loro corsero e Bea l'abbracciò subito.
-Ragazze...- mormorò stringendo anche lei l'amica.
Le altre la guardarono sorridendo malinconiche, Emma ricambiò, capiva perfettamente come si sentivano.
Quando Bea sciolse l'abbraccio cercò di trattenere le lacrime, si girò di scatto e con la coda dell'occhio vide un movimento, qualcosa dietro alla colonna si era mossa... un'ombra.
Emma rimase perplessa, qualcosa infondo al cuore le si smosse e non riusciva a capire che era successo, ma le altre stavano parlando e scosse la testa, scacciando quei pensieri dalla testa.
-Sarà bello vivere a Londra no?- cercò di sollevare il morale Ele.
-Già! È una bella città... piena di cose da fare...- disse esitante Alice.
-Sarò al campus... non so quanto potrò andare in giro...-
-Be verremo noi a farti uscire!- statuì Bea.
Risero tutte e si guardarono, certo sarebbero venute a trovarla, non riusciva a immaginare di poter passare anni senza vederle o almeno parlare con loro
-Odio gli addii...- disse improvvisamente Ele.
Bea le tirò un pungo al braccio.
-Ahia! Ma sei scema?!-
-No! Lo sei te! Questo non è un addio!-
-Ma è come se lo fosse!-
-Se lo fosse non la vedremmo più! Invece la vedremo ancora! Certo che ti si deve sempre spiegare le cose!-
-Ma sentila! Che per riuscire a capire un problema di geometria ci mette almeno una settimana come minimo!-
-Tu...!-
-Ragazze! Possibile che dovete litigare anche adesso!?- esclamò Alice guardandole male.
Emma sorrise triste, le sarebbero mancate da morire quelle tre, ancora non si capacitava di come era riuscita a sopravvivere senza di loro. Le abbracciò mentre si sbraitavano contro, chissà quando le avrebbe riviste, sarebbe stata a Londra tutti gli anni del college, sperava davvero che venissero a trovarla, sperava che sarebbero riuscite a camminare per i parchi, a fare un po' di shopping, ad andare sul London Eye... a fare tutte quelle cose che si facevano quando uno era a Londra e non poteva farle da sola, voleva condividerle con loro.
Guardandole così tristi si era sentita in colpa, sapeva che quella era una fuga bella e buona, ma non riusciva a rimanere lì, così vicina a lui e... alla tomba di sua nonna.
-Mi mancherete...- disse sommessamente.
-A noi di più!- rispose Bea con gli occhi appannati.
-Si, cerca solo di tornare presto, noi siamo qui...- disse Alice lasciando cadere qualche lacrime prontamente cancellata.
Ele non disse altro, non riusciva a dire niente, il magone le impediva di pronunciare una sillaba.
-Certo... magari non subito, ma di certo tornerò- quelle parole le sentiva amare sulla lingua, sapevano di bugia, ma forse no.
Stavano per rispondere quando chiamarono il suo volo proprio in quel momento, vide nei loro occhi delle ombre, era davvero venuto il momento dell'addio.
Un ultimo saluto, un ultimo abbraccio e si girò voltando le spalle a quelle che in quei mesi erano diventate come sorelle per lei, voltando le spalle a quella che era stata la sua vita fino a quel momento, voltando le spalle a lui, al suo cuore sperando di poter vivere senza, sperando di poter dimenticare, sperava... ma sapeva che qualunque cosa fosse successa non ci sarebbe mai riuscita.



Fine...? 








Oddio, non ci credo... è davvero finita? O.O Non avete idea di quanto tempo ho passato per questa storia, nata quasi per gioco, mi ricordo era luglio ero in Valchiavenna e ho incrociato questo ragazzo, inutile dire che aveva degli occhi azzurri come ghiaccio mi avevano impessionato davvero molto, tornata a casa la trama si era quasi formata del tutto in testa, ma era una storia del tutto diversa da questa, solo dopo aver visto per l'ennesima volta "Piccoli problemi di cuore" ho pensato, e se fosse la storia tra una prof e un'alunna? E da lì sono nati Francesco e Emma, Alice, Bea, Ele e tutti gli altri personaggi che sono stati in questa storia. 
Ringrazio Bea, per avermi supportato, per avermi minacciato (xD), per aver pianto a leggere questa fine e per aver fatto sì che questa storia avesse una fine anche se so che avrebbe voluto che fosse infinita x), I love you sweetheart e questa storia la dedico a te sperando che anche per te arriverà un Mirko tutto tuo =)
Certo avrete visto il punto di domanda... e si, vi dirò che ci sarà un seguito! Non potevo certo la sciare che finisse davvero così ;) Si intitolerà After All This Time, è già in fase di scrittura e spero di pubblicare il primo capitolo presto e che lo seguirete come avete seguito My Only Desire. 

Alla prossima storia!

Baci^^

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