My Only Desire di lella23 (/viewuser.php?uid=34276)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'Inizio ***
Capitolo 2: *** Incontri ***
Capitolo 3: *** Scontro ***
Capitolo 4: *** Dura Realtà ***
Capitolo 5: *** Segreti ***
Capitolo 6: *** Scoperte ***
Capitolo 7: *** Sconosciuto ***
Capitolo 8: *** Pensieri ***
Capitolo 9: *** Confessioni ***
Capitolo 10: *** Un Secondo ***
Capitolo 11: *** Sfiorarsi ***
Capitolo 12: *** Involontario ***
Capitolo 13: *** Risveglio ***
Capitolo 14: *** Contatto ***
Capitolo 15: *** Rifiuto ***
Capitolo 16: *** Svolte ***
Capitolo 17: *** Giorno Dopo ***
Capitolo 18: *** Gita ~ Viaggio ***
Capitolo 19: *** Gita ~ Attimi ***
Capitolo 20: *** Gita ~ Un Bacio ***
Capitolo 21: *** Gita ~ Imprevisti ***
Capitolo 22: *** Gita ~ Incidente ***
Capitolo 23: *** Gita ~ Ballo ***
Capitolo 24: *** Sentimenti ***
Capitolo 25: *** Dubbi ***
Capitolo 26: *** San Valentino ***
Capitolo 27: *** Litigio ***
Capitolo 28: *** Unite ***
Capitolo 29: *** Spezzato ***
Capitolo 30: *** Verità Nascoste ***
Capitolo 31: *** Liberi ***
Capitolo 32: *** Troppo Tardi ***
Capitolo 33: *** Vacanza ***
Capitolo 34: *** Finito ***
Capitolo 35: *** Addio ***
Capitolo 1 *** L'Inizio ***
Lo guardavo... e sapevo che non dovevo ...
Lo pensavo... e sapevo che era proibito...
Lo desideravo... e sapevo che era impossibile...
Eppure...
Eppure non me ne importava niente... anche se sapevo che non sarebbe mai successo niente... anche se avrei sofferto... avrei tenuto il mio amore dentro di me senza farlo emergere.
La guardavo... e sapevo che non dovevo...
La pensavo... e sapevo che era priobito...
La desideravo... e sapevo che era impossibile...
Eppure...
Eppure non me ne importava niente... anche se sapevo che non sarebbe mai successo niente... anche se avrei sofferto... avrei tenuto il mio amore dentro di me senza farlo emergere.
L'Inizio
Ti voglio bene... te lo dicevo anche se non spesso
Ti voglio bene... me ne accorgevo prima più di adesso
Tre sono poche... quattro sono troppe
Quante quelle cose che hai rinchiuso nel castello e ancora...
[...]
E per quanto non sopporti più il tuo odore
Mi fa male dedicarti il mio rancore
{Tiziano Ferro ~ Ti voglio bene}
Il cielo azzurro del mattino si estendeva sopra la sua testa, Emma tirò lungo respiro. Si sistemò meglio la tracolla mentre camminava, quel giorno iniziava un nuovo anno scolastico.
Immaginava di trovarsi in classe Melissa, al pensiero della migliore amica abbassò il capo abbattuta e tesa. Quell'estate era stata davvero dura per loro due, i litigi erano stati frequenti, le incomprensioni... la ragazza si morse il labbro inferiore.
Da quando Melissa le aveva confessato di essersi innamorata di Nicola il suo ragazzo, o meglio, ormai ex, le cose ormai non potevano più essere come prima soprattutto perchè in quella maledetta estate si erano messi insieme alla faccia del suo cuore spezzato.
Un classico, no? La migliore amica che va con il tuo ragazzo... davvero una situazione schifosa e lei c'era dentro fino al collo, avrebbe fatto davvero a meno di andare a scuola quella mattina, ma era il primo giorno e non poteva mancare.
Se solo non adasse nella stessa scuola di quei due... le faceva davvero male quella storia, aveva perso due delle persone a lei più care con le quali era cresciuta. Melissa la conosceva dall'asilo, anche se lì non andavano molto daccordo... si ricordava di quando lei le aveva tirato del pongo perchè aveva fregato la sua bambola.
Dopo quell'episodio i loro genitori le avevano costrette a passare del tempo assieme, per loro era inaccettabile che non fossero amiche soprattutto perchè le loro mamme erano molto legate. Forse le avevano forzato così tanto che la loro amicizia non era mai stata sincera nemmeno all'inizio, sta di fatto che divennero amiche quasi inseparabili.
Alle medie conobbero Nicola, Emma si prese subito una cotta per lui e sembrava ricambiare, sentì subito che Melissa aveva qualcosa di strano allora non ci diede peso, finirono le medie e tutti e tre andarono al liceo classico, con sua grande gioia si realizzò il suo sogno, divenne la ragazza di Nicola poco prima di Natale del primo Ginnasio.
Melissa sembrava sempre più strana, adesso capì il perchè della sua steranezza... era gelosa, era sempre stata gelosa. Gelosa di tutto quello che aveva e che lei non poteva ottenere, il loro era un rapporto contorto, la forzatura ad essere amiche quando invece non si sopportavano, o meglio, Melissa non la sopportava perchè Emma aveva accantonato i rancori infantili e la considerava davvero la sua migliore amica, quanto era stata ingenua!
Non vedeva, non voleva vedere che la loro "amicizia" era basata su costrizzioni e forzature, non c'era niente di vero, niente di genuino nel loro rapporto.
Questa consapevolezza si era fatta strada in lei solo quando Melissa tutta contenta le aveva annunciato la fatidica notizia, Nico la lasciava per lei... chissà da quanto aveva aspettato quel momento, la gioia da vederla soffrire... scosse il capo ricacciando indietro le lacrime.
Ormai non aveva più nessuno, niente amiche perchè Melissa le faceva sempre strorie se usciva con qualche altra ragazza dicendole che la metteva da parte, allora in nome della loro amicizia rinunciava alle altre... davvero una bella idea, pensò sarcastica, ma chi pensava che sarebbe andata a finire così?
Strinse forte i pugni, alzò lo sguardo la scuola era ormai davanti a lei. Sperava davvero di riuscire a soppravvivere a quel giorno, prese un profondo respiro e varcò il portone del liceo.
Si guardò in giro e non vedendo Melissa e Nico si tranquillizzò, la sua classe era per fortuna al piano terra, l'anno scorso era al secondo piano un vero inferno 4 rampe di scale di primo mattino! Rabbrividì al solo pensiero.
In fretta raggiunse l'aula e si sedette in uno dei banchi in fondo a sinistra vicino alla finestra, il suo posto preferito. Si sedette con uno sbuffo mollando la tracolla di fianco a lei.
Guardò l'aula, era la prima ad essere arrivata, prevedibile si era alzata così presto, ma per la verità non aveva dormito per niente.
La sua vita nell'ultimo periodo era cambiata così radicalmente... era sola, la sua unica amica e il suo ragazzo avevano tagliato completamente i rapporti.
Si passò una mano tra i capelli lunghi ramati prendendo una ciocca ondulata tra le dita.
Poteva andare avanti anche senza di loro continuava a ripetersi, ma si chiese per quanto davvero avrebbe resistito e tutta quella solitudine che sentiva intorno a lei, che la soffocava quasi.
Il rumore di passi la distolse dai suoi pensieri, fremette pregando che non fosse Melissa, strinse i pugni talmente forte che le nocche divennero bianche, ma con suo grande sollievo entrò Alice.
La ragazza la salutò, Emma fece un sorriso forzato.
Alice era una ragazza molto carina i capelli castano chiaro le arrivavano alle spalle e gli occhi marroni erano vivaci, le era molto simpatica, ma per colpa di Melissa non aveva mai potuto diventarne amica.
-Posso sedermi con te?- domandò la ragazza.
Stava rispondendo di no che aspettava Meli quando si rese conto che adesso poteva fare quel cavolo che voleva, poteva abbattere il muro di solitudine che l'aveva circondata per tutta l'estate.
Sorrise -Certo! Vieni pure!-
Alice parve molto sorpresa, molto probabilmente pensava che tenesse il posto per Meli, però non se lo fece ripetere due volte e si sedette di fianco a lei.
Iniziarono a parlare dell'estate, e di quello che avevano fatto, più che altro parlò Alice perchè lei non aveva granchè di cui parlare. Si sentiva a suo agio con quella ragazza, istintivamente le era sempre stata simpatica e ora si rese conto che quell'impressione era vera.
A parte Meli e Nico con gli altri compagni di classe non aveva un gran rapporto, solo qualche battuta sui prof e scambi di informazioni sulla scuola e niente più, adesso Emma si pentiva di aver dato retta a Meli per tutto quel tempo.
Era colpa sua se era cicondata da quella solitudine, in qualche modo se l'era imposta lei, rinunciando alle altre per un'amicizia che non si meritava per niente questo sacrificio.
Man mano che i minuti passavano gli alunni entravano in classe riempiendola e rimasero stupiti che al suo posto ci fosse qualcun'altro invece di Melissa, ancora nessuna traccia di Meli, Nico era di un'altra sezione, almeno le era risparmiato lui.
-Sai ho sentito che avremmo un nuovo prof di italiano...- disse Alice.
-Davvero? Ma Castellazzi?- domandò sorpresa la rossa.
-In pensione finalmente! E si dice in giro che questo prof sia un fusto niente male!-
Aveva capito che Alice era molto fissata con i ragazzi, la cosa era alquanto divertente.
-Un fusto? Addirittura?-
-Si! Praticamente è uscito da poco dall'università, ha fatto qualche lavoro come supplente e visto che suo padre è molto influente ha fatto dare il posto a lui, ma dicono che sia davvero bravo... e anche un figo! Ah speriamo! Non ho mai avuto un prof che valesse la pena guardare con interesse!-
Emma rise, a lei importava che fosse bravo, bello o no non aveva importanza.
Arrivarono anche Eleonora e Beatrice, le amiche di Alice, Ele era una ragazza alta e magra aveva dei capelli color del grano, e gli occhi castani, Bea invece era di statura media non era magra ma neanche eccessivamente grassa aveva capelli castani e occhi verde-grigi, appena videro dov'era si sedettero subito davanti a loro.
Le salutò con esitazione e queste risposero con entusiasmo.
"Sono davvero carine nonostante questi anni che le ho quasi ignorate... spero davvero di poter fare con loro un'amicizia sincera..." pensò sorridendo.
Anche le ragazze parlarono del nuovo prof.
-Alcune che l'hanno visto dicono che sia davvero bellissimo, chissà se è vero...- parlò Ele.
-Mmm potrebbero essere solo delle chiacchere... magari ci arriva in classe Masserano...- disse dubbiosa Bea.
A quel nome fecero un'espressione che dire schifata era poco, il prof Masserano era un'uomo di dubbio gusto, alto e allampato con un naso adunco e dalla pelata lucida, gli occhi infossati e gli zigomi sporgenti e da quello che era arrivato alle loro orecchie era pure un mezzo maniaco che guardava nelle scollature delle ragazze.
-Oh per l'amor del cielo! No! Non lo voglio quel maniaco!- si scandalizò Alice.
-E chi lo vuole? Uff speriamo davvero che ci sia quell'altro prof...- disse Emma.
Si sentiva un pò inquieta, Mellissa non si era ancora fatta vedere, non che morisse dalla voglia di vederla, ma era comunque strano.
Scacciò via ogni pensiero su di lei, non doveva più in alcun modo pensare a "quella", non faceva più parte della sua vita e si convinse che ormai non le importava più. Era ormai passata da un pezzo l'orario di inizio lezioni, ma del prof neanche l'ombra.
-Uff ma si può sapere chi abbiamo oggi?- si lamentò Bea.
-Non ne ho idea... ma scommetto tutti i mei soldi che è Santoro!- disse convinta Ali.
Il prof di Educazione Fisica, era un ritardatario cronico e non era un granchè come insegante... negli anni passati lei e Melissa marinavano quasi sempre quell'ora, fingendo malori.
-Che bello... la prima ora del lunedì ginnastica! Ma chi diavolo ha fatto gli orari?- esordì Ele.
-Un cretino insensibile, ecco chi!- sbuffò Bea.
-Ma non siamo sicure che sia lui... dai magari è il nuovo prof!- disse la sua compagna di banco.
Emma sperò di si perchè ora che era costretta a farla, anche se no si faceva poi chissà cosa in quell'ora ma se il prof ti prendeva di mira eri fottuto tutto l'anno e dovevi fare sempre esercizi.
Sperava che quell'anno non toccasse a lei.
Finalmente dopo quasi mezz'ora Santoro si presentò, era come euforico, arrossato in viso... Emma spalancò gli occhi inorridita, forse aveva capito la causa dei frequenti ritardi del prof e sinceramente non ne era per niente contenta!
Quel giorno passò in fretta senza la presenza nè di Melissa nè del nuovo prof. Salutò le nuove amiche che le chiesero se quel pomeriggio voleva andare da loro, ma Emma declinò l'invito quel pomeriggio doveva andare da sua nonna.
Si incamminò verso casa piena di pensieri, era difficile capire come si sentiva, quella mattina era semplice perchè c'era solo la tristezza.
Invece ora era diverso oltre alla malinconia si erano aggiunte la felicità di quelle amicizie appena sbocciate e della curiosità di sapere come si sarebbero evolute le cose.
Però non doveva farsi illusioni, sapeva che quell'angoscia che l'aveva torturata per giorni si sarebbe ripresentata appena avesse visto Melissa e Nico. Questa conapevolezza le faceva male al cuore, ma non poteva negare la verità.
Lo so ho altre due storie, ma l'ispirazione se n'era andata e ad un tratto è saltata fuori questa storia, in attesa che torni la voglia di scrivere le altre ne approfitto per pubblicare questa!!
Recenste please!!
Baci^^ |
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Capitolo 2 *** Incontri ***
If someone said three years from now
You'd be long gone
I'd stand up and punch them up
Cause they're all wrong
I know better
Cause you said forever
And ever
Who knew
***
Se qualcuno mi avesse detto, tre anni fa
che saresti andato via
io mi sarei alzata e l'avrei preso a pugni
perché sapevo che sbagliavano
io ne sapevo di più perché
tu avevi detto "per sempre"
e "sempre"...che poteva sapere
{Pink ~ Who Knew}
Arrivata a casa la trovò deserta, come al solito. Sua madre era un'importante dirigente di una casa editrice, suo padre faceva il chirurgo nell'ospedale della città, ergo non stavano quasi mai a casa e fin da piccola era sempre stata scaricata da sua nonna materna come un pacco postale. Aveva sempre un pò sentito la mancaza della loro presenza, ma almeno c'era la sua adorata nonna. Attraversò il corridoio dell'ingresso, i suoi passi risuonavano sul parquet.
Sua madre non aveva badato a spese quando la fece costrure, diceva che doveva essere la casa dei suoi sogni e suo padre innamorato le aveva concesso ogni cosa.
Già dall'ingresso si intuiva l'eleganza e il buon gusto che caratterizzava tutta la casa. Le pareti erano bianche, con uno specchio da cui si poteva dare un ultimo sguardo prima di uscire.
Emma si tolse la giacchetta e aprì la porta alla sua sinistra e l'appese tra i vari cappotti che vi erano nell'armadio.
Procedendo con passo lento attraversò il corridoio davanti al salotto a sinistra c'era la scala che porava al piano superiore, a destra un'altro ripostiglio e la scala che conduceva al piano di sotto.
Il salotto era arredato da divani bianchi e neri in pelle, la parete di fronte a lei la vetrata che dava sul piccolo, ma molto curato, giardino mentre l'altra era occupato da una piccola libreria e di fianco da un elemento cui erano riposti vari oggetti di tutti i viaggi che avevano condotto i suoi e il televisore al plasma.
Lasciando temporaneamente la tracolla sul divano bianco si diresse verso la cucina. Anche questa era arredata con gusto ed eleganza. Di fianco ad essa c'era una porta che portava al bagno.
La cucina ad angolo occupava gran parte delle pareti, l'isola era ricoperta di granito bianco come il ripiano della cucina
Emma si preparò un panino, visto che non aveva molta fame, finito di pranzare rifece il percorso inverso e prese la tracolla.
Salì le scale per il piano di sopra percorse un'altro corridoio, infondo a destra c'era la porta della sua camera.
Entrò, era l'unica stanza ad non essere bianca, era di un verde pallido. A sinistra aveva la scrivania con sopra il pc e un sacco di penne e pastelli, adorava disegnare. Davanti a lei c'era l'armadio in ciliegio e di fianco la sua libreria.
Quella stanza... aveva trascorso così tanto tempo lì con Nico che ogni cosa era impergnata di ricordi.
Quante volte era stati su quel letto e scambiarsi baci e carezze? Quante volte si erano seduti sul suo terrazzino a guardare il tramonto? Quante volte avevano cercato di studire per poi rinunciare perchè troppo distratti dalla loro voglia di contatto fisico?
Strinse forte i pugni, faceva male ricordare, ma faceva comunque male ignorare il volto.
Scacciò via ogni pensiero, brutto o bello che era.
Buttò la tracolla sulla sedia e si buttò su suo letto davanti cui c'era la porta-finestra che dava sul suo terrazino personale. Era stata una giornata strana... e non era ancora finita!
Guardò il suo orologio e vide che erano le tre e mezza, doveva sbrigarsi per andare da sua nonna. Si cambiò e mise dei jeans a pinocchietto e una maglietta a maniche corte.
Si legò i lunghi capelli rossi in una coda ma qualche ciuffo ribelle le ricadeva sui occhi verdi smerarlo, le erano sempre piaciuti i suoi occhi.
Prese la tracolla tirò via le cose di scuola, prese il libro che aveva promesso alla nonna e uscì dalla casa con un sospiro di sollievo, per quanto fosse bella ed elegante le dava un senso di soffocamento che non riusciva a reprimere.
Scosse la testa scacciando via quei pensieri. Prese il bus, sua nonna abitava in periferia e non riusciva ad andarci a piedi.
Il viaggio non durò molto, scese di fronte alla biblioteca dove c'era la fermata e camminò lungo la strada arrivando al condominio quando vide sua nonna che portava al spesa.
-Nonna!-
La signora si girò, si vedeva che una volta era stata una gran bella donna e lo era tutt'ora nonostante i capelli grigi, i suoi occhi verdi smeraldo splendevano, non dimostrava affatto i suoi 64 anni.
-Emma! Ti aspettavo più tardi!- ma era comunque felice di vederla.
La ragazza si offrì a prendere la spesa e mentre si avviarono verso il portone del condominio arrivò un ragazzo.
-Signora Giordano le ho portato l'acqua in casa- disse.
Emma rimase quasi fulminata dalla visione del ragazzo, non doveva avere più di 28 anni, alto quasi 1 e 80 aveva le spalle larghe, i capelli neri erano un pò spettinati e gli occhi erano così azzurri da sembrare ghiaccio puro.
Aveva un piercing a pallina proprio sotto il labbrio inferiore, che per Emma lo rendeva ancora più attraente. Non lo aveva mai visto da quelle parti, se ne sarebbe di sicuro accorta! Come avrebbe detto Ali era prorpio un bel pezzo di manzo.
La guardò con sorpresa, probabilmente non si aspettava nemmeno lui la sua presenza.
-Oh grazie davvero Francesco! Questa è la mia nipotina Emma!- disse la nonna.
Lui spalancò ancora di più gli occhi.
-Piacere...- riuscì a dire lei.
Il ragazzo si riscosse e le sorrise.
-Piacere mio! Sai mi aspettavo una bambina da quello che tua nonna mi diceva...-
Emma sarebbe volentieri sprofondata.
-Ehm già la nonna mi considera ancora come una bambina...-
-Per me lo sei- le disse con affetto.
Lei non potè fare a meno che sorriderle, le voleva davvero tanto bene l'aveva praticamente cresciuta, aveva passato più tempo con lei che con i suoi genitori.
-Be io devo andare... ci vediamo signora Giordano, ciao Emma- e se ne andò.
Emma lo seguì con lo sguardo quasi incantata, cavolo era davvero stupendo! Chi se lo immaginava che si sarebbe trasferito lì un così bel ragazzo?
-Bello eh?- disse con un sorriso la nonna.
La ragazza si riscosse e la guardò.
-Già! Come mai è venuto qui?-
-Oh sinceramente non lo so, penso sia per lavoro... non sai che colpo per tutte le donne del condominio! È davvero un bravo ragazzo, aiuta sempre noi anziane con la spesa e tutto il resto-
-Davvero molto gentile da parte sua-
-Si! Su andiamo, che inizia a venire su vento-
Entrarono nel vecchio condominio, le pareti erano un pò scrostate e con qualche crepa qua e là. Per fortuna della nonna casa sua era al piano terra, entrarono e si vedeva la netta differenza tra casa sua e quella.
Le pareti con crepe e la mobilia vissuta le dava un senso di protezione così profondo che quel edificio asettico non avrebbe mai potuto darle. Aiutò la nonna a metter via le cose della spesa nella cucina minuscola, che Emma adorava. Poi si sedettero sul divano liso mentre bevevano una gassosa ghiacciata.
-Allora come è andato il tuo primo giorno?- le chiese.
Era l'unica a sapere di Meli e Nico. La ragazza raccontò brevemente cosa era successo, dall'incontro tra lei e Ali e le altre, all'ultima lezione con la prof di latino. La nonna era davvero contenta che avesse fatto così in fretta amicizia con le altre. Parlarono un pò di tutto, e quando scoccarono le 7 la rossa dovette andare.
Quando uscì dal portone si scontrò con una persona e finì a terra.
-Scusa! Non l'ho fatto apposta!-
La ragazza alzò il viso e vide che era Francesco.
-Ehm scusami te... non guardavo dove andavo...-
Le tese una mano per aiutarla e lei la prese di buon grado, appena toccò quella mano grande e calda qualcosa dentro di lei vibrò ed era sicura di essere arrossita. Si era sempre sentita a disagio di fronte ai ragazzi molto belli.
-Stavi andando a casa?-
-Ehm... si-
-Vai a piedi?-
-No, veramente devo prendere il bus, sai abito in centro-
-Allora ti accompagno se vuoi!-
-Non preoccuparti davvero vado in bus e poi non voglio essere di disturbo...-
-Nessun disturbo! Sarei felice di accompagnarti!-
Dopo altre proteste Emma cedette.
Il viaggio fu davero piacevole, al contrario di come si era aspettata, Francesco era davvero bravo a trovare argomenti di cui parlare. Almeno sulla macchina non scese quell'inquietate silenzio di imbarazzo che lei odiava. Si accorsero di avere gli stessi gusti in fatto di musica, cioè rock. Parlarono anche dei libri, ma purtroppo il viaggio finì e l'auto si fermò davanti alla sua casa.
-Grazie per il passaggio!-
-Niente di che, mi piace dare una mano quando posso-
Emma sorrise.
-Ciao! Ci vediamo Francesco- lo salutò.
-Certo! Ciao Emma-
La ragazza scese e dopo un'altro saluto la macchina ripartì.
La ragazza rimase un attimo sul marciapiede con un piccolo sorriso sulle labbra. Poi si riscosse e entrò a casa, anche a quell'ora di sera era deserta.
Sbuffando andò a prepararsi un pò di pasta accendendo la tv. L'essesima cena solitaria in quella casa soffocante, guardò distrattamente il quiz che davano.
Pensava a Francesco, doveva ammettere che nonostante fosse molto bello non era arrogante, anzi era molto simpatico e modesto.
Era stata bene a parlare con lui, l'aveva aiutata a scacciare per almeno una manciata di minuti la tristezza che la opprimeva ormai da mesi.
Però ora era a casa sua e Nico era rientrato prepotentemente tra i suoi pensieri, era stanca di pensarlo, di soffire a causa sua, l'aveva illusa che tra loro c'era davvero vero amore oppure si era illusa da sola, ma di certo lui non l'aveva mai frenata.
Strinse forte la forchetta e non riuscì più a mangire nulla, mise tutto nella lavastoviglie e si avviò in camera. Si mise il pigiama, nonostante fossero solo le nove e mezza, ma tanto non doveva andare da nessuna parte.
Andò sul suo terrazzino, dove teneva delle piantine e le innaffiò, adorava quel suo angolo di verde. Guardò il panorama fatto solo di case e qualche giardinetto qua e là. Rientrò non sapendo cosa fare, si buttò sul letto esausta, era stata una giornata davvero intensa.
Si raggomitolò stringendo un cuscino, non voleva assolutamente pensarlo ma più ci provava e più l'immagine di Nico entrava prepotentemente dentro i suoi pensieri. Le lacrime arrivarono senza preavviso, scivolavano sulle sue guance senza che potesse fermarle.
Era così avvilente piangere ancora su una storia finita ormai da mesi, ma erano stati insieme per ben quattro anni! Con lui aveva passato tanti di quei ricordi...
Avevano condiviso molto, la loro prima volta per esempio. Al ricordo di quello Emma sentì distintamente il suo cuore spezzarsi, non doveva pensarci, ma era inevitabile.
Affondò il viso nel cuscino cercando di smorzare i singhiozzi, non era giusto!
Perchè a soffrire era solo lei? Perchè doveva pagare per colpe non sue?
Si alternavano in lei rabbia e tristezza, per clamarsi prese il suo iPod.
Con Chasing Cars dei Snow Patrol si rilassò, la mente viaggiava e quasi non si accorse di addormentarsi.
Ecco un nuovo capitolo, devo dire che l'ho scritto davvero velocemente questa storia mi sta davvero appassionando!!
CiaoArrivederci: Mi fa piacere che la mia storia ti abbia incuriosita!! Spero che il capitolo non ti abbia delusa! Baci^^
Al prossimo capitolo!
Baci^^ |
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Capitolo 3 *** Scontro ***
>
È la vita in cui abiti
Niente meno e niente più
Sembra un posto in cui si scivola
Ma queste cose le sai meglio tu
Cosa vuoi che sia
Passa tutto quanto
Solo un po' di tempo e ci riderai su
{Ligabue ~ Cosa Vuoi Che Sia}
Quella mattina fu molto più difficile alzarsi, le palpebre sembravano essere incollate tanto che non riusciva ad aprire gli occhi. Intanto la sveglia suonava, Emma non vedeva l'ora che quell'orribile rumore finisse, con uno sforzo sovraumano riuscì ad aprire gli occhi, cercò il malefico oggetto e lo spense.
Poi rotolò e si mise supina, ma qualcosa le pungeva la schiena e scoprì essere l'iPod, si era addormentata ascoltando musica.
Lo posò sul comodino e si mise a sedere, erano ancora le sette. Andò in bagno a lavarsi poi ritornò in camera si vestì e preparò la tracolla.
Con la borsa in spalla si trascinò al piano di sotto dove stranamente vi era suo padre con delle occhiaie da far invidia ad un panda.
Lo salutò e lui rispose stancamente, doveva aver fatto gli straordinari quella notte. La rossa si versò latte e cereali, mangiò lentamente aveva ancora sonno, dopotutto era difficile riabituarsi ad alzarsi presto.
Il padre poi andò in camera augurandole una buona giornata, quasi lo invidiava almeno poteva buttarsi a dormire invece lei si sarebbe dovuta sorbire matematica già alla prima ora.
Sbuffò mettendo la tazza nel lavandino e uscì di casa.
L'aria era frizzante e iniziava a fare freschino, si strinse un poco nel suo gilet.
Guardò il cielo, a differenza del giorno prima era nuvoloso sperava davvero che non piovesse, aveva lasciato l'ombrello a casa e non aveva nessuna voglia di ritornare indietro.
Arrivò a scuola, entrando in classe salutò i ragazzi che erano già in aula.
Si sedette e prese subito fuori matematica, la Di Mauro era isterica se non avevi le cose sul banco prima che entrasse, per il resto non era male come prof.
Alice arrivò con il suo solito sorriso, era davvero sorprendente che fosse di così buon umore già la mattina presto.
-Ciao!- disse Emma.
-Ciao!- rispose eccitata l'altra.
La rossa la guardò perplessa, perchè era così su di giri?
-Che succede?-
-Oh! Aspetta che arrivano anche le altre!-
Dopo pochi e intensi minuti arrivarono anche Bea e Ele.
-Ragazze! Novità! Ho visto il prof nuovo!-
-Cosa?!- esclamarono le altre tre.
-Si! Mio Dio è assolutamente divino!-
-Uffa non è giusto che tutte le fortune capitino a te!- sbuffò Bea.
-Cavolo... per una volta le voci sono vere!- esclama Ele.
Emma non commentò, quella storia del porf "Figo" non le era mai interessata molto e Alice lo notò.
-Emma non hai ancora detto niente! Non sei contenta che Masserano non viene qui?-
-Certo che ne sono contenta! Solo che non mi interessa se quel prof sia bello o meno!-
-Mmm qui urge un cambio di pensiero!-
-Vero! Non vorrai mica essere una suora!- esclamò Ele.
Alla rossa venne quasi da ridere, stavano preparando un piano perchè lei apprezzasse di più la bellezza maschile. Non poteva dir loro che per lei avevano perso ogni attrattiva dopo la delusione con Nico, forse un giorno sarebbe riuscita a dire loro tutto quello che era successo e apprezzava molto il fatto che non avessero fatto domande su cosa era successo tra lei e Melissa.
La campanella della prima ora suonò e pochi minuti dopo la prof Di Mauro fece il suo ingresso.
Mentre stavano correggendo i compiti che aveva dato la prof durante le vacanze, Emma si guardò intorno, anche quel giorno nessuna traccia di Melissa, internamente fece un sospiro di sollievo ogni volta che guardava il banco vuoto nella fila di fianco.
Le altre invece erano tutte impazienti che quell'ora finisse perchè la seconda ora era quella di italiano.
-Uff questa ora è interminabile!- si lamentò sottovoce Ali.
Lei fece un mezzo sorriso.
-La pazienza è la virtù dei forti-
-Allora non sono forte, voglio rivederlo cavolo! Era davvero troppo bello!- e fantasticò sul professore.
Emma la guardò trattenendosi dal ridere, era davvero divertente.
-Signorina Dell'Avo visto il suo gran interesse alla materia perchè non corregge lei stessa il prossimo esercizio alla lavagna?- la voce tagliante della Di Mauro riscosse Alice dal suo mondo personale.
A quella frase tutti si voltarono verso di lei.
-Oh merda...- sussurrò.
Poi la guardò con occhi supplicanti chiedendole aiuto, ma Emma che poteva fare?
-Allora signorina Dell'Avo sto aspettando!-
Con la stessa faccia di un condannato a morte, Ali si alzò dalla sedia e lentamente si diresse alla lavagna. La ragazza la guardò dispiaciuta, la prof la torturò per la restante mezz'ora e poco prima della fine dell'ora diede esercizi in più alla poveretta. Al suono della campanella Alice corse subito al suo posto.
-Quella donna è una sadica! Che diavolo le è successo durante l'estate? L'anno scorso era più tollerabile!- disse sconvolta.
-Mmm mi pare che il marito l'abbia mollata per una più giovane...- rispose pensierosa Ele.
-E che centro con il suo maritino fornicatore? Io sono solo una povera innocente!-
-Ma tu sai tutto quello che succede?- chiese perplessa Emma.
-Ele è il nostro gazzettino! Sa tutto, ha fonti disseminate per tutta la città!- esordì sorridendo Bea.
Emma si sentì per un attimo a disagio, che sapessero anche cosa era sucesso tra lei e Melissa?
Eleonora stava per aprire bocca, ma l'entrata del nuovo prof le impedì di dire alcunchè.
La rossa si voltò verso la cattedra e spalancò gli occhi. Non ci poteva assolutamente credere, non voleva assolutamente accettare quello che vedeva!
Il prof guardò gli studenti mentre nell'aula era calato un silenzio quasi tetro. Emma cercava di distogliere lo sguardo, ma non le era possibile quella figura era una calamita per gli occhi! Alto con le spalle larghe, i capelli neri petrolio un pò spettinati e quegli occhi azzurro ghiaccio che perlustravano l'aula e che per un secondo si soffermarono su di lei sorpresi. Non era possibile che proprio Lui doveva essere il suo nuovo prof di Italiano!
-Salve ragazzi! Io sono Francesco Ferrari e sono il vostro nuovo professore di italiano!-
Si levarono un coro di sospiri trattenuti da parte delle ragazze.
-Oh mio Dio! È ancora più bello!- disse Alice incantata.
Emma invece era completamente pietrificata, le sembrava così assurdo!
Poi però un dubbio si fece strada in lei, perchè era così sconvolta? Cosa le interessava se il ragazzo che abitava nello stesso condominio della nonna, che per altro aveva conosciuto solo ieri, fosse il suo nuovo prof?
Con questi pensieri abbassò lo sguardo sul banco e si concentrò sui tagli di cui era tempestato. Una scritta però attirò la sua attenzione, era situata nell'angolo a sinistra "M+E = 4ever friends!" chiuse gli occhi, non voleva piangere come una deficente in classe, non le era mai piaciuto frignare davanti agli altri e aveva sempre odiato chi invece piageva quotidianamente nell'aula per un voto brutto o magari di una sufficenza.
Cercò di calmarsi, fece un profondo respiro.
-Ehy ti senti bene?- chiese preoccupata Ali.
Lei aprì subito gli occhi e le sorrise.
-Si certo! Non preoccuparti, solo un pò di mal di testa!- ma era evidente dal suo viso scettico che non ci aveva creduto.
-Allora questo è il vostro ultimo anno qui al liceo! L'anno della maturità! Dovrete impegnarvi il doppio degli altri anni cercare di avere almeno la sufficenza in tutte le materie entro la fine dell'anno...-
Il prof o Francesco, non sapeva come chiamarlo, stava facendo lo stesso discorso che tutti gli altri prof avevano fatto a tutti loro, ma proprio mentre stava dicendo che capiva le difficoltà, qualcuno entrò dalla porta. Quel qualcuno era una figura che Emma conosceva davvero molto bene, e che sperava di non rivedere più... speranza a dir poco vana.
-In ritardo?- domandò ironico il moro.
-A quanto pare...- disse lei, scostando dagli occhi una ciocca dei suoi capelli biondissimi e liscissimi, gli occhi blu andarono dritti verso di lei come se sapesse esattamente dove si trovasse senza stare a cercare. La guardava e guardava anche le suo nuove amiche con uno sguardo di ghiaccio che si trasformò in un ghigno. Emma strinse forte i pugni, ma sostenne quei occhi senza tentennare, la classe guardava interessata lo sambio di occhiate delle due, mentre il prof prendeva nota delle giustifiche. Alla fine Melissa se ne andò al posto sculettando come al solito nella sua minigonna.
Chi aveva vinto? Non lo sapeva neanche lei, lentamente aprì le mani scoprendo che le aveva strette così forte che un pò le faceva male muovere le dita, sentiva su di sè lo sguardo di Alice ma non disse niente e lo stesso fece lei.
All'intervallo Emma non uscì dall'aula, nulla erano valsi gli sforsi delle altre lei non voleva sentire ragioni, non voleva uscire propinado la scusa del mal di testa.
Sosprirò appoggiando la fronte sul banco, la verità era che era una vigliacca.
Aveva paura di cosa avrebbe visto se fosse uscita adesso che Melissa era tornata, non era assolutamente pronta per un'altro confronto... quello di un'ora fà l'aveva come indebolita.
E poi avrebbe rivisto anche lui... strinse forte gli occhi, oh cielo! Basta! Non ne poteva più!
-Ehy stai bene?-
Emma alzò di scatto la testa e incontrò uno sguardo azzurro lievemente preoccupato, alla sua vista arrossì appena.
-S-si... non preo..ehm... cioè non si preoccupi...- si corresse non tanto discretamente. Lui però sorrise.
-Non si direbbe, sei molto pallida... ma se dici che stai bene...-
-Si sto bene... ehm.. coma mai qui?-
-Oh avevo dimenticato il libro di terza sulla cattedra!-
Aveva sempre un sorriso sulle labbra, Emma notò che non aveva il piercing e un pò le dispiacque. Il moro si passò una mano tra i capelli scompigliandoli ancora di più, disordine che però gli donava.
-Allora devo andare, ciao!-
-Salve prof...- disse lei, quelle parole le sembrava così strane, sbagliate da dire... era confusa, che diavolo le stava accadendo?! Sentì appena i suoi passi in corridoio, erano disturbati dal cicaleccio degli studenti che passavano l'intervallo.
Sospirò, era un pò turbata dalle sensazioni che aveva provato appoggiò la testa sulla mano mentre guardava fuori dalla finestra. Era scuro fuori, le nuvole erano cariche di pioggia e quasi nere. In quell'atmosfera oscura Emma non potè fare a meno di sentirsi oppressa, in quei giorni si era spesso trovata confusa e rattristata era stufa di quella situazione, voleva assolutamente fare chiarezza con se stessa e con gli altri. Sarebbe stato facile se gli "altri" non fossero stati Melissa e Nico, sospirò ancora.
Un brusio si stava avvicinando alla classe, ma lei non ci diede peso era troppo distratta.
-Oh chi abbiamo qui?- disse ghignando Melissa.
Emma si girò di scatto, l'ultima cosa che si sarebbe aspettata era trovarsi di fronte a lei circondata da tre ragazze che probabilmente erano le sue nuove amiche.
Una la conosceva, era Giorgia Cambriano che era bassina e formosa, i lughi capelli neri le accarezzavano la schina, la sua reputazione non era certo quella di una santarellina...
L'altra ne aveva sentito parlare, Martina Mantovani, era la tipica ragazza tutta gridolini e vezzeggiativi, aveva dei capelli corti e castani.
Infine Viktoria Gilardoni, la solita figlia di papà, con la puzza sotto il naso, i capelli biondi (tinti) le incorniciavano il viso mentre un'espressione altezzosa era impressa nella sua faccia.
Tutte e tre facevano parte dell'altra classe del suo anno, dove c'era anche Nico. Se le ricordava solo perchè non le erano mai state simpatiche e ora le aveva tutte davanti.
Melissa la guardava con un ghigno ben poco femminile.
-Emma Castello- disse la rossa con falsa noncuranza. Si chiedeva il motivo della loro presenza in classe, ma aveva l'impressione che l'avrebbe scoperto presto.
-Mmm, vedo che ricordi il tuo nome! Bene mi fa piacere... ti ho già presentato le mie nuove amiche, vero?-
Alla ragazza non sfuggì l'enfasi con cui aveva sottolineato le parole "nuove amiche". Ebbe un fremito alla mano destra. Non rispose a quella domanda, lo riteneva completamente inutile.
-Oh ma che sbadata! Come potevi saperlo? Sei stata chiusa i casa come una sfigata tutta l'estate! Mmm chissà perchè...- fece finta di pensarci -Ma certo! Perchè il tuo adorato Nico a preferito me a te!-
Alice era fuori dall'aula e, come le altre, aveva sentito tutto. Si guardavano in faccia dispiaciute, ma lei era anche molto arrabbiata. Aveva sospettato qualcosa quando le aveva permesso di stare in banco assieme.
In 4 anni che la conosceva Emma non era mai stata in banco con nessuno che non fosse Melissa, tutta la scuola sapeva della loro amicizia d'acciaio. Se vedevi una potevi stare certa che l'altra era vicino.
Ad Alice non era mai piaciuta Melissa, vedeva come era altezzosa con tutti, non lo credeva possibile che una persona così simpatica come Emma potesse essere amica di quella!
Ma in via del tutto eccezzionale quell'anno Emma non era in banco con la strega-stronza bionda (come l'aveva sopprannominata lei). Infatti in tutta la scuola non si parlava d'altro, sopprattutto di quello che era successo nell'intervallo. Adesso loro sapevano il perchè Emma non aveva voluto uscire.
Bisogna sapere che di fianco all'amicizia d'acciaio c'era anche la coppia d'acciaio, quella formata da Emma e Nico. Era già molto inusuale che una storia tra ragazzi durasse più di due mesi figuriamoci una che dura ben 4 anni!
Erano la coppia perfetta, tutti gli studenti speravano di avere una storia come la loro, sempre mano nella mano, bacetti prima di andare nelle diverse classi, chiacchere durante l'intervallo... sembravano destinati a stare insieme per sempre.
Ma Alice, come tutta la scuola quel giorno, aveva capito che davvero niente era per sempre, quella rivelazione era arrivata sottoforma di un Nico e una Melissa intenti a limonarsi alla grande davanti alla fotocopiatrice.
Derekkina2: mi fa piacere che la storia ti appassioni così tanto!! Fammi sapere cosa ne pensi di questo capitolo!! Baci^^
CiaoArrvederci: lo spero davvero! Comunque ecco qua un nuovo capitolo! Baci^^
Al prossimo capitolo!! E non dimenticatevi di recensire!!
Baci^^ |
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Capitolo 4 *** Dura Realtà ***
>
Do you know where your love is?
Do you think that you lost it?
You felt it so strong, but
Nothing’s turned out how you wanted
[...]
All I need
Is the air I breathe
And a place to rest
My head
***
Sai dov’è il tuo amore?
Pensi di averlo perso?
Lo hai ritenuto così forte, ma
niente è risultato come desideravi
[...]
Tutto ciò di cui ho bisogno
è l’aria che respiro
e un posto per riposare
la mia testa
{One Republic ~ All I Need}
Il suono stridulo della campanella di fine lezioni fece tirare un sospiro di sollievo ad Emma.
Prese subito la tracolla e uscì di corsa dall'aula, odiava quelle occhiate che i suoi compagni le avevano lanciato per le restanti 2 ore, odiava lo sguardo contrito delle altre mentre cercavano di farla parlare, odiava dover sentire ancora una volta tutto quel dolore che sperava di aver messo via.
Uscì fuori ignorando i bisbigli che la circondavano, non aveva voglia di odiare altre cose.
Si bloccò sul portone di'ingresso per due ragioni ben distinte: la prima era perchè aveva iniziato a piovere, la seconda non riguardava affato il tempo, Melissa e Nico erano mano nella mano mentre parlavano con dei ragazzi, la bionda non perdeva occasione di strusciarsi addosso al ragazzo. Emma vedeva solo la schiena del suo ex e bastava quella per farla star male.
Ogni gesto, ogni carezza, ogni occhiata che si scambiavano i due era una pugnalata. Non ci riusciva più, le lacrime che aveva a lungo trattenute durante due infinite ore finirono per scorrere lungo le sue guance. Non ne poteva più di quello spettacolo e corse infischiandosene della pioggia.
Voleva dimenticare tutto, stare in un posto sicuro dove poter sfogare le sue lacrime. Prese il bus zuppa, si fermò davanti alla biblioteca e camminò verso il condominio. L'unico posto che veramente poteva chiamare casa era quello, le lacrime non si fermavano i singhiozzi la scquotevano leggermente.
Stava arrivando finalmente al complesso quando uscì dal portone Francesco che appena la vide si preoccupò.
-Emma! Che cosa è successo?-
Non riusciva a spicciare parola, non riusciva a smettere di piangere, voleva gridare per la fustrazione. Le tremavano le labbra mentre lo guaradava in silenzio, era così umiliante stare lì davanti a quel semi-sconosciuto a piangere come una poppante. Francesco non disse niente e la prese per mano, l'attirò dentro al conodominio.
-Tua nonna non c'è... ma se vuoi puoi venire nel mio appartamento per asciugarti...- chiese incerto.
Emma annuì appena, non sapeva perchè avesse accettato una simile proposta che poteva avere risvolti a dir poco imbarazzanti. Con una mano cercò di asciugarsi le guance mentre saliva sulle scale seguendo il suo professore. Iniziava a sentire freddo, gli spifferi erano lame ghiacciate che la penetravano nei vestiti fradici, non vedeva l'ora de mettersi qualcosa di asciutto.
Guardava intanto l'ampia schiena del suo nuovo professore di italiano, era davvero un bravo ragazzo? O avrebbe approfittato della situazione? Sperava davvero tanto che l'intuito di sua nonna nel leggere le persone non avesse avuto una sbandata.
Le braccia incrociate contro il petto cercando di scaldasi un poco. Francesco si fermò davanti ad una porta, traficcò un attimo nella tasca dei jeans e tirò fuori la chiave. Aprì e accese la luce che rivelò un piccolo salotto composto solo da un divano e alcuni mobili, la vetrata di fronte aveva una porta finestra che dava sul terrazzo.
-Scusa per il disordine...-
In effetti c'erano tanti libri ammucchiati per terra e sui mobili. Emma scosse le spalle come per dire che non le iportava, in quell'appartamento c'era un pò di caldo per fortuna. Il ragazzo si tolse la giacca.
-Dammi la tua borsa e il tuo gilet li metto ad asciugare...-
La rossa ubbidì e gli passo il gilet e la borsa che fortunatamente aveva svuotato dai libri mettendoli sotto il banco.
-Se vuoi puoi andare in bagno ti porto un cambio mentre aspetti che i tuoi vestiti siano asciutti ok?-
Emma annuì.
Aveva chiuso dietro di sè la porta del bagno e ci si era appoggiata per poi lasciarsi cadere. Le lacrime ricominciarono a scendere, lo sapeva che un giorno li avrebbe visti, lo sapeva che avrebbe sofferto, ma la consapevolezza non alleviava per niente il dolore.
Francesco sentiva dei singhiozzi soffocati da dietro la porta del bagno, era indeciso su cosa fare. Quando l'aveva vista lì di fuori sotto la pioggia si era preoccupato, si vedeva dal viso sofferente che qualcosa era successo e lui forse sapeva cosa.
Aveva sentito degli alunni parlarne, cavolo non doveva essere una situazione facile per lei. Per occupare il tempo si mise a fare una cioccolata, guardando l'orologio però imprecò.
Si era dimenticato dell'appuntamento per il quale era uscito. Doveva incontrarsi con quella professoressa che l'aveva tartassato... alzò gli occhi al cielo, in effetti la comparsa di Emma l'aveva salvato da un pomeriggio per niente piacevole.
La cioccolata era pronta, e mentre lo versava il suo cellulare suonò.
-Pronto?-
-Francesco! Dove ti sei cacciato? Ti aspettiamo al bar!-
-Aspettiamo?- domandò esitante.
-Si! Si sono uniti anche altri colleghi... comunque dove sei finito?-
-Ehm... è successo un imprevisto che mi ha trattenuto non penso che farò in tempo a venire...-
-Oh mi dispiace! È successo qualcosa di grave?-
-No... niente del genere, ma non posso venire comunque...-
-Oh se è così... ci vediamo domani a scuola allora-
-Si a domani- chiuse il telefono con uno sbuffo.
-Mi dispiace averla fatta stare qui quando aveva degli impegni...-
Alla voce Franceso si voltò di scatto e vide la ragazza sulla porta della minuscola cucina che cercava di tirare su le maniche della vecchia tuta che a lui andava piccola, era tenera con quei vestiti che le stavano larghi. Sorrise, non poteva immaginare che invece l'aveva salvato.
-Nessun impegno che avevo oggi era piacevole, quindi non farti problemi... ecco vuoi una cioccolata?-
Sul viso pallido di Emma comparve l'ombra di un sorriso.
-La berrei volentieri-
Si sedettero sul piccolo tavolo, la rossa teneva la tazza fumante tra le mani. -Comunque non devi darmi del lei fuori scuola...- disse sorridendo mentre beveva.
-Oh... ehm ok!-
-Dopotutto non abbiamo tanti anni differenza e mi fa sentire vecchio-
Emma accennò ad una risata, non molto convinta.
-Ti senti meglio?-
-Oh... si, non preoccuparti-
Nascose il viso dietro la tazza, doveva ammettere che quella cioccolata era davvero buona! La bevve di gusto e il calore la calmò, la situazione certo non era delle migliori ed era anche un pò a disagio a stare nella casa del suo prof di italiano...
-Ok... penso che tua nonna arrivi presto, non hai la chiave di casa?-
-No non ne ho mai avuto bisogno-
-Allora puoi stare qui finchè non ritorna, anche se penso aspetti che smetta di piovere-
-Lo penso anchio... è sempre stata molto prudente- disse sorridenso appena Emma.
-Le vuoi molto bene...- osservò lui.
-Si, penso di volere più bene a lei che hai miei genitori...-
Dopo essersi accorta di quello che aveva detto si morse il labbro inferiore, ma che diavolo stava facendo!? Diceva così alla leggera, ad uno sconosciuto per di più, dei suoi? Forse era ancora sconvolta... almeno Francesco ebbe la decenza di non fare domande.
Emma si alzò per mettere la tazza nel lavandino, la turbava stare lì davanti a lui mentre la fissava come se fosse stata una bomba pronta ad esplodere. Stava ritornando al suo posto quando per colpa dei pantaloni troppo lungo inciampò finendo dritta tra le braccia del ragazzo che la pese al volo.
Emma si ritrovò a fissare il viso del suo professore da molto vicino tanto che i loro nasi si sfioravano. Si accorse solo allora che si era rimesso il piercing al labbro, probabilmnte a scuola glielo avevano vientato.
Arrossì quando sentì una strana tensione serpeggiava tra i loro corpi a contatto, era una strana sensazione di desiderio e repulsione, voleva un contatto più approfondito ma allo stesso tempo voleva allontanarsi. Rimase immobile sommersa da tutti quei pensieri, ci pensò Francesco a tirarla su in posizione eretta.
-Stai più attenta con quei pantaloni! Non voglio mica che ti rompi una gamba...- cercò di sdramattizzare lui, ma si vedeva che era teso. La ragazza era sicura che anche lui avesse avertito quelle sensazioni.
Emma si accorse che le mani di lui erano ancora sulle sue braccia e le mandavano lente scariche di calore, stava cercando di restistere all'insano impulso di mettere le mani tra i suoi capelli neri per saggiarne la morbidezza. Inorridita scacciò via l'imagine di lei che saltava adosso al prof, si allontanò con la scusa di vedere se erano asciutti i suoi vestiti e si rintanò in bagno.
Mise le mani sul lavello e si guardò allo specchio.
"Stupida! Che diavolo ti prende?! Fantasticare sul tuo prof di italiano!"
Guardò corucciata il suo riflesso, vide che aveva le guancie arrossate e gli occhi un pò lucidi e rossi, i capelli poi erano un disastro prima non ci aveva neanche fatto caso aveva altri pensieri per la mente. La delusione con Nico doveva averla davvero scossa...
Qualcuno bussò alla porta.
-Emma... tua nonna è arrivata, le ho detto che sei qui è in salotto-
Lei fece un sospiro di sollievo, per fortuna poteva allontanarsi da lui e da quello che la sua vicinanza le provocava.
-O-ok grazie...-
I vestiti era asciutti quindi si cambiò. Uscì dal bagno, vide sua nonna sul divano che sorseggiava un caffè.
-Grazie per i vestiti e per tutto...-
-Di niente, tieni sono la borsa e il gilet...-
Emma li accettò con un sorriso.
-Grazie Francesco per ospitato mia nipote mentre ero via-
-Signora Giordano non si preoccupi è stato un piacere...-
Dopo i soliti convenevoli, le due scesero all'appartamento della nonna.
-Stai bene tesoro?- disse l'anziana mentre entravano nel salotto.
-Meglio di prima...- disse con un sorriso forzato.
L'altra la guardava comprensiva.
-Vieni, andiamo a sederci sul divano-
E sul quel vecchio divano liso Emma raccontò cosa era successo quel giorno versando ancora qualche lacrima.
-Mmm quella Melissa! Non mi è mai piaciuta neanche quando era una bambina! Ah eppure sua madre è proprio una brava persona- commentò arrabbiata la nonna.
Emma sorrise asciugandosi le guance, sua nonna era davverro unica. Le diede un bacio sulla guancia.
-Grazie nonna...-
-E di cosa? Non ringraziarmi, ti voglio bene e voglio che tu sia felice e per questo non sopporto chi i fa soffrire! Tua mamma ha sbagliato a voler a tutti i costi farvi diventare amiche! L'amicizia è qualcosa che non si può forzare, c'è o non c'è!-
-Già...-
-Non le hai ancora detto niente di te e Melissa, vero?-
La ragazza abbassò lo sguardo.
-Emma!-
-Uff nonna! Lo sai come è fatta mamma! Se le dico una cosa del genere mi salta alla gola! La preziosa figlia della sua migliore amica è una stronza, figurati se mi crede!-
-Deve crederti! Sei sua figlia!-
-Se fosse davvero una madre saprebbe cosa mi succede! Per tutta l'estate non ho fatto altro che comportarmi come un zombie e lei se n'è accorta?! Ma no figuriamoci! Ha passato tutto il tempo a definire gli accordi con uno scrittore, ha passato tutto il tempo fuori casa...-
-Tesoro, lo so che tua madre non è perfetta, ma devi capirla, ama il suo lavoro e porta a casa molti soldi per la sua famiglia, lei pensa che sia quello il meglio per te avere una sicurezza economica-
-Certo, è sempre così...- commentò amara Emma.
Molte volte le si era affacciato il pensiero che sua madre amasse il suo lavoro più di quanto avesse fatto con suo padre o lei.
Emma entrò in casa, buttò il gilet nell'armadio senza alcuna voglia di stare lì ad appenderlo, sapendo di incorrere nelle ire di sua mamma. Corse subito al piano di sopra dove si fece una meritata doccia calda. In accapatoio andò in camera e mentre si frizzolava i capelli vide che erano le nove, aggrotò la fronte.
Era molto strano che sua madre non fosse a casa anche quella sera, si morse il labbrò inferiore e si sedette sul letto mollemente.
Aveva la sensazione che quelle assenze erano in qualche modo collegate con quel nuovo scrittore che sua mamma aveva fatto firmare quell'estate. Sperava davvero di sbagliarsi...
Si mise il pigiama e andò al piano di sotto per prendersi un pò di nutella, aveva il diritto di cioccolato dopo quello che era successo quel giorno. Si piazzò su uno dei divani e accese la tv, quella sera c'era Veronica Mars. Proprio mentre aveva il cucchiaio in bocca qualcuno entrò dalla porta principale.
-Emma? Sei tu?- disse una voce femminile.
-Si mamma...- rispose lei alzando gli occhi al cielo.
La donna entrò nel salotto preceduta dal suo costoso profumo di Chanel. Sua madre era una bella donna, elegante nel suo tailleur rosso valentino. I lunghi capelli rossi ricci erano chiusi in una crocchia perfetta nonostante il giorno di lavoro. Ogni volta che la vedeva una sola parola le veniva in mente: perfetto. Perfetti i capelli, perfetto il vestito senza pieghe, perfetto il suo trucco, perfetto il suo viso... tutto perfetto!
E quella perfezione le aveva sempre dato sui nervi... lei era l'opposto! I suoi capelli erano sempre in disordine, la matita sbavata e i vestiti si ritrovavano sempre una macchia a fine giornata.
-Non mangiare quella robaccia! Non voglio che ti rovini la faccia con i brufoli!- disse secca.
"Buona sera anche a te mammina! Come ti è andata la giornata? Bene? No perchè io ho avuto la giornata peggiore della mia vita, la mia ex migliore amica si è data da fare per farmi soffrire e l'ho ritrovata fuori da scuola con il mio ex, che amo ancora, ad amoreggiare... ma no sentiti pure in dovere di rimprovermi perchè mangiando nutella mi vengono i brufoli!" pensò sarcastica.
-Allora quando hai intenzione di portare qui Melissa? È tutta l'estate che non la vedo...- disse distrattamente la donna mentre tirava fuori delle carte dalla sua borsa, i tacchi risuonavano sul parquet.
"Mmm forse perchè mi odia e mi ha fregto il ragazzo?"
-Non so, la scuola è appena iniziata e ci sono già un sacco di compiti e cose da studiare...-
-Mmm ok- detto questo la donna si diresse al piano superiore.
Emma si abbandonò sul divano con uno sospiro. Odiava quella situazione, come diavolo avrebbe fatto a dire a sua madre che lei e Melissa non erano più amiche?
Buon Ferragosto a tutti! Passiamo a rispondere alle recensioni!
fataflor: grazie per i complimenti! Eh si Melissa è proprio un'arpia, ma ce ne sono anche di peggio nella realtà! Spero che il cap ti sia piaciuto! Baci^^
CiaoArrivederci: già Melissa è così purtroppo e non ci si può far niente! Eh si Francesco è il prof e ne succederanno e penso che hai intuito da questo cap cosa potrebbe succedere! Spero di aver aggiornato presto! Baci^^
Al prossimo capitolo! Ricordatevi di recensire!
Baci^^ |
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Capitolo 5 *** Segreti ***
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In the dark
In the darkness you will find
Dirty little secrets we all hide
Cause' we all have a darker side
A place we keep where no one else will find
***
Nel buio, nell’oscurità troverai
Sporchi piccoli segreti che noi tutti nascondiamo
Perché tutti noi abbiamo un lato oscuro
Celiamo un posto che nessun altro può trovare
{Good Charlotte ~ Secrets}
Addormentarsi risultava davvero difficile quella sera, erano passati quattro giorni dalla prima volta in cui aveva visto Melissa e Nico.
Quattro giorni in cui evitava con tutte le sue forze di incrociarli, compito che era risultato davvero difficile. Per fortuna era arrivato il fine settimana, domani sarebbe andata in giro per la città con le sue nuove amiche.
Sembrava prospettarsi una giornata davvero divertente e Ali aveva detto che avrebbe portato suo cugino con sè. Diceva che era davvero un gran bel ragazzo, aveva l'impressione che la volesse accoppiare con lui...
Sorrise, da quando tutta la scuola aveva scoperto di lei e Nico Ali si era assegnata il compito di trovarle un'altro ragazzo con cui stare alla faccia di Melissa e Nico. Come se lei si potesse innamorare di un'altro ragazzo...
L'immagine di Francesco le si affacciò nella sua mente, dopo essere stata nel suo appartamento e provato quelle strane sensazioni non era più accaduto nulla tra di loro. Anche se quei strani pensieri serpeggiavano sotto pelle ogni tanto quando lo guardava in classe, la cosa era alquanto strana...
Si spaccava la testa nel cercare di capire il perchè di quelle sensazioni che non le appartenevano, dalle occhiate di lui però capiva che non era la sola a provarle.
Emma camminava tranquillamente verso la fermata davanti alla farmacia dove si era data appuntamento con le altre, quel giorno era soleggiato. Visto il bel tempo si era messa dei pinocchietto e una maglietta a maniche corte. Si guardava in giro con una strana calma e una leggera contentezza, finalmente avrebbe passato un pomeriggio fuori da quella casa.
Arrivata alla fermata si guardò in giro per vedere se le altre erano nelle vicinanze. La prima che arrivò era Bea.
-Ciao!- le disse.
-Ciao Bea! Le altre?-
-Non lo so, arriveranno presto-
Infatti in quel momento arrivò Ele.
-Eccomi!-
-Ciao!-
-Ali arriva tra un pò, suo cugino era in ritardo...-
-S-suo cugino?!- disse spalancando gli occhi Bea e arrosendo.
-Si suo cugino... non dirmi che hai ancora una cotta per lui!- ribattè Ele alzando il sopracciglio.
-Non ho una cotta per quello!- ma venne smentita dalle sue guance rosse.
Emma pregò che Ali non l'avesse portato davvero per farlo mettere con lei! Non voleva litigare con Bea per un ragazzo.
-Si certo... e Emil Molinari è un figo- disse alzando gli occhi al cielo Ele. -Emil chi?- chiese Emma.
-Emil Molinari, un rompi palle della 5C... tormenta tutte le ragazze, ma è brutto e davvero palloso- spiegò una voce.
Emma si girò e vide Alice con di fianco un ragazzo davvero molto carino. Alto, capelli castani che gli ricadevano sugli occhi dandogli un'aria distratta, occhi neri come la pece.
-Allora perchè sprecate fiato per parlare di quello lì?-
-Niente è saltato fuori il discorso...- disse Ele.
-Mmm ok... comunque Emma questo è mio cugino Eric, Eric questa è la mia amica Emma-
Emma si sentiva osservata da quei occhi neri, come se la stessero studiando e la cosa era molto imbarazzante.
-Bene e dopo questa presentazione perchè non andiamo a farci un giro?- propose Ele.
-E dove?- chiese Bea.
-Stavo pensando al gelato...-
-Allora so una gelateria davvero buona!- disse Emma.
-Che aspetti allora?! Guidaci verso il gelato!- disse Ali prendendola sottobraccio lasciando indietro gli altri tre.
-Ehy! Non lascateci indietro!- protestò Ele.
Bea intanto lanciava occhiate a Eric che stava camminando svogliatamente dietro al loro gruppo. Era così carino! Se solo avesse avuto il coraggio di dirglielo... ma anche se l'avesse fatto era sicura di andare incontro al suo rifiuto.
Fece un sorriso amaro, avrebbe fatto bene a dimenticarlo... ma da 4 anni che lo conosceva la sua infatuazione non accennava a diminuire, anzi, si accresceva sempre di più.
Alice sapeva dei suoi sentimenti e aveva insistito per aiutarla a conquistarlo, ma lei l'aveva dissuasa a non provarci, sarebbe stato solo più umiliante di quanto non fosse provare sentimenti per uno che ti guarda a mallapena e che oltrettutto al momento era impegnato.
Sospirò e guardò le sue amiche, non voleva fare l'asociale quel giorno voleva divertirsi con loro e doveva fregarsene di Eric! Annuì convinta, si basta perdersi in pensieri che avevano come protagonista quel ragazzo! Doveva andare anvanti!
Sorrise e affiancò Ele che si lamentava del fatto che Massi non le rispondeva ai messaggi.
-Chi è Massi?- chiese perplessa Emma.
Le altre due la guardavano con occhi spalancati, come se avesse domandato qualcosa di cui si sarebbe pentita e capì ben presto il perchè...
-Massi! È uno stupido stronzo, ecco chi è! Non risponde mai, dice che è mio amico, ma non si fa mai sentire!- disse Ele continuando ad insultarlo.
Alice le spiegò bene il perchè di tutti quel inveire contro quel Massi.
-Ele è cotta persa di Massi e lui lo sa. Hanno iniziato ad uscire insieme, ma dopo le ha detto che potevano essere solo amici. Lei ci è rimasta malissimo, ma ha accettato comunque. Nei primi tempi era tutto ok, ma dopo un pò ha iniziato a non farsi sentire tanto spesso e a non rispondere hai messaggi. Ele chiaramente si è molto arrabbiata e quando gli ha detto che era meglio finirla lì anche con l'amicizia lui ha detto che non voleva perderla come amica... ma continua a comportarsi come uno scemo e Ele non ce la fa più visto che ci tiene ancora a lui...-
Emma guardava dispiaciuta l'amica, non doveva essere una situazione facile.
-Secondo me dovrebbe insultarlo come fa ora e vedi come se ne va!- parlò per la prima volta Eric.
-Si certo perchè ne avrebbe il coraggio!- rabattè Ali.
Lui scrollò le spalle indifferente.
Emma lo guardò, era strano come ragazzo... quale maschio avrebbe accettato di uscire con solo ragazze? Ci fosse stato un'altro avrebbe capito, ma lì era solo lui. Chissà come Alice l'aveva convinto a venire...
Persa in quei ragionamenti quasi non si accorse che erano arrivati alla tanta decantata gelateria. Mangiarono il gelato e subuto le altre tre convennero con Emma che quello era davvero il gelato più buono della città, invece Eric stette zitto a mangiarselo.
Alla rossa iniziava a stare antipatico, era in compagnia e stava muto come un pesce, poteva starsene a casa allora! E per l'essesima volta si chiese il perchè della sua presenza.
Passarono il pomeriggio in giro per la città chiaccherando e divertendosi, Alice non perdeva occasione di guardare ogni esemplare maschile che fosse pasabile e commentare l'aspetto. Era davvero divertente stare ad ascoltarla e vedere le reazioni scandalizzate di Bea.
-Cavolo quello si che è un sedere...- disse per l'enesima volta Alice.
-Ali! Io non ti conosco!- ripetè Bea prendendo le distanze.
-Questa volta hai proprio ragione!- commentò Ele seguendo lo sguardo dell'amica.
-Ele! Non incoraggiarla!-
-Uff! Come sei pesante Bea! Te l'ho detto, finisce che farai la suora se continui così!- rispose Ali senza distogliere lo sguardo dal posteriore del ragazzo.
Emma rise, poi si girò e incontrò lo sguardo di Eric. Quasi si era dimenticata della sua presenza tanto era silenzioso, vide che aveva qualcosa nello sguardo, una nota di tormento. Alzò un soppracciglio perplessa nel leggere una cosa simile, cosa aveva quel ragazzo?
Erano appena le 3 quando un temporale improvviso li sorprese, si rifugiarono allora in un bar e presero qualcosa da bere.
-Uff! Ma doveva proprio piovere adesso? Non poteva iniziare quando eravamo a casa?- si lamentò Alice.
-Tanto ti saresti lamentata anche a casa- commentò infastidito Eric, mentre sorseggiava il suo caffè.
L'altra lo guardò male.
-Oh hai parlato! Pensavo ti avessero tagliato la lingua!-
Emma la guardò sorpresa, ma che prendeva a quei due?
-Come se sprecassi fiato con dei discorsi tanto idioti come i vostri-
-Come mi dispiace averti rovinato il pomeriggio avendoti trascinato con me... ma aspetta! Sei tu che hai insistito tanto per venire! Se volevi divertiti perchè non sei andato dalla quella troia di Giulia?-
-Smettila! Lascia stare Giulia!-
-Ma hai anche il coraggio di difenderla? Cazzo ti fa le corna e tu ci stai insieme come se niente fosse!-
-Giulia non centra proprio niente adesso! Non tirarla in ballo per queste sciocchezze!-
-Sei tu che rompi le palle! Cosa cavolo sei venuto a fare se ti annoi tanto?-
-Non lo so nemmeno io, vorrei andarmene-
-E fallo allora! Nessuno ti obbliga a stare qui!-
-Bene! Me ne vado- detto questo si alzò, pagò il suo caffè e se ne andò dal bar.
Sul loro tavolo era sceso il gelo, Emma non sapeva cosa esattamente era successo. Guardò Alice e vide che l'espressione sprezzante che aveva mentre discuteva con il cugino era scomparsa lasciando spazio allo stesso tormento che aveva colto negli occhi di Eric prima.
-E quello cos'era?- domandò Ele spezzando il silenzio.
Ali fece un sorriso stanco tenedo tra le mani il bicchiere di Coca.
-Non lo so nemmeno io... da quando si è messo con quella Giulia è cambiato, inutile fargli notare che lo prende in giro, non la molla!-
Però Emma ebbe la sensazione che sotto ci fosse qualcos'altro, qualcosa che non aveva il coraggio di dire, sperava fosse solo una sensazione.
-Non vi avevo mai visto litigare...- disse Bea.
-Prima di Giulia non l'avevamo mai fatto, adesso non passa giorno che non discutiamo! Mi dispiace avervi fatto assistere...-
Emma le mise una mano sulla spalla e le sorrise.
-Non preoccuparti Ali, sono sicura che le cose si sistemeranno con tuo cugino...- alla parola cugino, vide un lampo negli occhi castani dell'amica che non seppe identificare.
L'altra fece un sorriso forzato.
-Lo spero tanto...- disse sospirando.
Emma stava entrando in casa quado sentì delle voci.
-Allora dove diamine sei stata l'altra sera?-
Era suo padre, non l'aveva mai sentito tanto arrabbiato.
-Quante volte te lo devo dire? Ero in ufficio!- ribattè sua madre.
-Ah! E io devo crederci?-
-Chiama la mia segretaria allora!-
-Come se dicesse la verità!-
-Giovanni la vuoi finire? Questi tuoi stupidi sospetti non sono altro che tue fantasie-
Emma si sentì a disagio, era la prima volta che li sentiva litigare. Voleva trovarsi in camera sua e non ascolarli, ma non sapeva come fare per non farsi sentire.
-Stupide fantasie?! È tutta l'estate che stai più in ufficio che a casa! Continuavi a dire che era un periodo di lavoro pieno, ma non può durare tutta l'estate!-
-E perchè tu? Stai più in ospedale che a casa! Ma non per questo ti accuso di tradirmi!-
-È diverso!-
-Ah! Quando si parla di te è diverso!-
-Si! Perche dal tuo lavoro non dipendono vite umane, puoi anche non stare in ufficio fino a tardi!-
-Giovanni sono stufa! Dico davvero, mi soffochi! È da agosto che continui con questa storia!-
Emma non sapeva cosa pensare, sua padre sospettava da tempo di quella storia? Anche lui aveva trovato strano quelle assenze. Cercando di non fare rumore andò in camera, lì li sentiva ancora ma non distingueva bene le parole e fece un sospiro di sollievo.
Era l'ultima cosa che voleva quel giorno, stare a sentire i suoi mentre litigavano. Sosprirò buttandosi sul letto, stava per prendere l'iPod quando sentì delle porte sbattute. Resto un attimo in attesa di altri rumori, ma non udì più niente. Lentamente si alzò dal letto e aprì la porta, la casa era immersa nel buio. Probabilemente erano andati a quella cena dei medici in cui suo padre era stato invitato.
Che bello litigare prima di uscire, Emma fece un sorriso amaro, nonstante i litigi non potevano sottrarsi a quella uscita, dovevano tenere una facciata di famiglia felice.
Sentì il bisogno di correre subito da sua nonna, ma come avrebbe fatto a raggiungerla? Erano quasi le otto e i bus non c'erano.
Abbandonò l'idea, quindi si diresse al piano di sotto per prepararsi la cena. Quando ebbe finito si guardò un dvd e finito quello erano le 23, doveva andare a letto, ma prima preparò la tracolla per scuola.
Mentre si stendeva sotto le lenzuola continuò a pensare al litigio di Ali col cugino, sentiva che c'era qualcosa sotto... però non era sicura di volerlo sapere.
Di una cosa era certa, qualunque fosse il motivo feriva sia Ali che Eric.
Capitolo un pò strano devo dire, è stato tutt'altro che difficile scriverlo (mi è bastato un pomeriggio) il prossimo ho già scritto qualcosa, ma non sono sicura di quando metterlo comunque non dovre metterci molto.
fataflor: Ciao! No preoccuparti non me la prendo! Per quanto rileggo il cap mi sfugge sempre qualcosa, mi fa piacere che tu me l'abbia fatto notare! Putroppo io ho avuto la sfortuna di conoscere gente peggio di Melissa, mi fa piacere che tu non abbia avuto la mia stessa sfortuna e comunque grazie per i compimenti! Mi fa davvero piacere che continuerai a leggere la mia storia! Al prossimo cap! Baci^^
CiaoArrivederci: Ciao! E si Emma dovrebbe superarla ma è una persona che è molto legata al passato e alla gente che ne fanno parte, per lei è difficile voltare pagina... grazie per i complimenti! Al prossimo cap! Baci^^
didi90: Ciao! Non preoccuparti anche per me è difficile trovare il tempo per recensire! Mi fa paicere che la storia ti abbia colpito così tanto, anchio purtroppo ho avuto un'esperenza simile, purtroppo non conosci mai del tutto le persone che ti stanno attorno e non sai mai cosa può succedere. Bella l'idea del rogo xD putroppo Melissa non può uscire così in fretta dalla storia, ma prometto che qualche rivincita Emma se la godrà ;). Si la nonna è davvero super e avrà un ruolo tutt'altro che marginale! Fracesco è il supplente che ogni ragazza sogna di avere compresa me xD! Al prossio cap! Baci^^
_JaneClod: grazie per i complimenti! Spero che continuerai a leggere la storia! Al prossimo cap! Baci^^ |
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Capitolo 6 *** Scoperte ***
>
[...]
Come la notte nell'oscurità
cela il desiderio della luce,
così nella profondità
della mia incoscienza risuona questo grido:
"Io desidero te, soltanto te".
Come la tempesta cerca fine
nella pace, anche se lotta
contro la pace con tutta la sua furia,
così la mia ribellione
lotta contro il tuo amore eppure grida:
"Io desidero te, soltanto te".
{Tagore ~ Io desidero te, soltanto te}
La prima ora del lunedì era davvero quella più pesante e qualche deficente aveva messo Ed. Fisica in quell'ora. Emma era ancora mezza addormentata, l'ultima cosa che voleva fare era mettersi a correre! Sbuffando si cambiò negli spogliatoi.
-Uff ginnastica... l'ho sempre odiata questa materia!- disse Alice mentre si allacciava le scarpe.
-Dai tanto per quello che facciamo... basta che Santoro non ci prende di mira...- ribattè Bea appoggiata al muro.
Ele invece era intenta a pulire del rossetto sulla guancia.
-Mmm Ele che cosa hai fatto?- chiese perplessa Emma.
-Non parlarmene ti prego! Quella rompi palle di mia zia è a far visita da noi, continua a baciarmi le guance con quel suo rossetto orrendo! Non viene più via!- disse in preda al panico sfregandosi quasi a sangue la povera guancia.
-Basta Ele prima che te la stacchi!- la fermò Bea.
-Forse ho del latte detergente in cartella...- detto questo Ali cercò e lo trovò.
-Grazie Ali! Sei la mia salvezza!- la ringraziò quasi con le lacrime agli occhi Ele.
-Dai ragazze andiamo!- le incitò Bea.
Evidentemente non aveva nessuna voglia di dare un pretesto a Santoro per prenderla di mira quell'anno, anche le altre erano dello stesso avviso.
Dividevano la palestra, oltre che l'edificio, con un'altro liceo, quello scientifico e con somma sorpresa della rossa vide che c'era Eric.
Alice non lo degnò di un solo sguardo, mentre lui le lanciava occhiate occasionali, evidentemente non avevano avuto modo di chiarirsi.
Stettero in palestra almeno altri dieci minuti da soli, com'era prevedibile anche quel giorno il prof era in ritardo.
Emma si ricordò la faccia della settimana prima e fece un'espressione shifata. Le altre la notarono e ne furono subito curiose.
-Emma perchè quella faccia?- chiese Alice.
-Fidati... non vorresti saperlo!-
-Uff adesso sono ancor più curiosa! Dai dimmelo! Sono sicura di poterlo sopportare!-
Emma alzò gli occhi al cielo, ma dopotutto l'aveva avvertita!
-Allora guarda il viso del prof e capirai tutto!- disse enigmatica.
-Non potresti essere più esplicita?-
-Giuro la sua faccia ti dirà tutto!-
Alice la guardò poco convinta, mentre Ele e Bea non prestavano molta attenzione al discorso prese nel raccontarsi cosa era successo nella puntata di True Blood della sera prima. Mentre anche Alice conveniva che Eric Northman era un gran figo, Santoro entrò in palestra. Emma guardò attentamente il viso dell'amica per vedere come avrebbe reagito allo scoprire del prof.
Dapprima l'espressione era concentrata, poi perplessa, subito dopo incredula e immediatamente schifata. La rossa si stava trattendo dal ridere mentre Alice le dava un'occhiata orripilata. Emma sollevò le spalle come per dire " Te l'avevo detto". L'altra girò gli occhi al cielo.
Nella successiva ora Santoro risparmiò le ragazze che tirarono un sospiro di sollievo, per fortuna anche l'ultimo hanno non avrebbero dovuto fare esercizi supplementari. Come previsto da Emma, Melissa non si fece vedere e ne fu enormente sollevata.
Stavano sedute per terra, vicine all'armadio degli attrezzi. La rossa stava in silenzio ascoltando tranquilla i discorsi delle altre, intervenendo solo se le si chiedeva qualcosa.
Alla fine dell'ora le ragazze si cambiarono negli spogliatoi, Alice appena finito corse fuori senza dire niente. Emma finito di rivestirsi disse alle altre che sarebbe andata a prendere una bottiglietta d'acqua alle macchinette. Stava mettendo i soldi quando sentì delle voci concitate nel bagno poco distante da lei. Alzò lo sguardo, che stava succedendo? Presa l'acqua si avicinò incerta.
-Ali... smettila di piangere...-
-Sei tu che mi fai piangere! Che diavolo ti prende in questo periodo? Sei cambiato, soprattutto con me! Ti ho fatto qualcosa per caso?-
-No Ali, non mi hai fatto proprio niente!-
-Invece si! Con gli altri sei normale è con me che cambi, diventi scontroso e taciturno! E poi ti sei messo con quella Giulia!-
-Che centra Giulia adesso?-
-Centra! Tu... ti piace davvero? La... la ami?-
Quella domanda doveva aver preso in contropiede Eric perchè non rispose subito.
-Allora?! La ami?-
-N-non so che vorresti ottenere a saperlo...-
-Non girarci intorno! Dimmelo!-
Ci fu una pausa di silenziosa tensione.
-Io... si la amo-
Dopo pochi secondi Alice uscì da quel bagno di corsa e in quel momento la campanella che segnava l'inizio dell'ora successiva suonò. Emma si diresse subito alla sua classe, turbata da quello che aveva sentito e non del tutto sicura di come interpretare le parole che si erano scambiati.
Appena fu seduta sul suo banco Emma guardò nella tracolla per prendere il libro di storia dell'arte. Non era una materia per cui andava pazza, anzi a dirla tutta la trovava noiosa. Tutti quelle definizioni per le opere d'arte da imparare a memoria erano davvero pesanti. Poi con la prof Caputo era davvero difficile, Alice la chiamava la nana-isterica. Per essere bassa lo era, sarà stata un metro e quaranta, e per quanto isterica lo era solo con Alice e lei se ne lamentava continuamente.
Al pensiero dell'amica agrottò le sopracciglia turbata, non avrebbe proprio voluto assistere a quella discussione, se solo non fosse andata a predere quella maledetta acqua!
In quel momento entrarono in classe le altre tre. Con un filo di apprensione negli occhi, studiò il viso di Alice. Era un pò pallida, gli occhi castani erano leggermente rossi e non avevano più quella vivacità a cui era abituata. Emma si morse il labbro inferiore mentre la compagna prendeva posto di fianco a lei.
-Stai bene?-
-Certo! Ho solo un pò di mal di testa...- disse con voce un pò tremula.
Emma era tutt'altro che convinta da quella patetica scusa.
La prof Caputo fece il suo ingresso proprio in quel momento, la sua statura era sempre stata oggetto di scherno da parte di tutti gli alunni, soprattutto da Alice, il che era comprensibile visto il modo in cui la prof sembrava averla presa di mira.
La lezione passò senza intoppi, Emma non era molto concentrata divideva la sua attenzione tra la prof e Alice. Era preoccupata per l'amica, dopo quello che aveva sentito non era più sicura di come affrontare il discorso con lei per aiutarla. Quando finalmente la campanella suonò la prof levò le tende e Bea si girò per sincerarsi delle condizione di Alice.
-Non preoccuparti Bea! Sto bene davvero, era solo un pò di mal di testa che è passato-
Dall'espressione dell'altra Emma capì di non essere l'unica ad avere dei dubbi. Non fecero in tempo a cercare spiegazioni che il prof Palumbo entrò in classe. La rossa trattenne uno sbuffo, fisica era davvero una delle materie che odiava! Si prospettava un'ora davvero noiosa, appoggiò la guancia sulla mano.
Peccato che il lunedì non avessero Francesco... si morse il labbro inferiore. Si sentiva sempre strana quando incontrava quel nome nei suoi pensieri, non sapeva esattamente cosa provare... e molto probabilmente non sarebbe vanuta a capo di niente, almeno non subito.
Tentata ancora di sbuffare, si trattenne nel vedere il prof che si aggirava tra i banchi, era un suo vizio quello, mentre spiegava controllava che in classe non ci fossero i perditempo che pensavano ad altro.
Emma allora si tirò su, sedendosi più composta possibile e fingendosi interessata, come faceca di solito in quell'ora. Palumbo le passò davanti senza degnarla di un'occhiata, certo nella sua materia non aveva molti problemi, aveva tutte le materie nella media quindi i prof non avevano mai avuto da ridire su di lei. L'unica materia in cui eccelleva di più era italiano, ma perchè era la sua preferita e in cui si prodigava di più che nelle altre.
Finalmente anche quella lezione passò, l'intervallo era iniziato e Ali corse subito al bagno senza che le aspettasse.
-Che diavolo le sta succedendo? Non è da lei!- esclamò Ele mentre uscivamo dalla classe.
-Non lo so! È così da dopo ginnastica... tu per caso sai qualcosa Emma?- chiese Bea.
Emma si morse il labbro inferiore, sapeva che loro erano preoccupate per Alice, ma pensava che non fosse giusto dire quello che aveva sentito senza prima averne parlato con lei.
-No, non ne ho idea...- mentì.
Alice fece un profondo respiro, si tirò indietro i capelli. Aprì il rubinetto e si lavò le mani, faceva di tutto per resistere all'impulso di correre da Eric e tirargli un pugno! Quello stupido... si tirò su con il naso mentre cercava il fazzoletto nella tasca dei jeans.
Dio, si poteva essere più stupidi? Stare a piangere per Eric! Quello scemo... chiuse gli occhi facendo un profondo respiro, cercando di calmarsi.
Non voleva che le sue amiche la trovassero in quello stato, si passò sugli occhi dell'acqua fredda per calmare il gonfiore.
Era preoccupata, davvero preoccupata... quello che sentiva era cambiato in così poco tempo che ne era rimasta scombussolata!
Quei sentimenti che provava non erano normali, non per qualcuno che era tuo cugino. Ne era così spaventata, si sentiva persa... non poteva parlarne con nessuno, era preoccupata della reazione delle sue amiche a quella scoperta, soprattutto di Bea visto che le piaceva ancora Eric.
Si morse il labbro inferiore colpevole, ma che le stava succedendo? Provare quell'attrazione per suo cugino! Se n'era accorta quando aveva visto il comportamento del cugino nei suoi confronti, ma soprattutto quando aveva scoperto di lui e Giulia.
Ne era rimasta così ferita che si era interrogata sul perchè, quello che aveva scoperto l'aveva così scioccata che non voleva accettare quei sentimenti, li aveva scacciati con ribrezzo e paura.
Ma per quanto li seppelliva dentro di se, tornavano sempre a galla e sempre più forti. Un singhiozzo le sfuggì dalle labbra, si mise una mano davanti alla bocca. Non ce la faceva più, quella situazione, quei sentimenti stavano diventando insostenibili. Avrebbe solo voluto che tutto sparisse, lasciandola senza pesi nè sofferenze, ma ancora più dura era sopportare la freddezza di Eric, le martoriava il cuore. Forse quella era la sua punizione per quell'amore...
Cercò di darsi un contegno, non poteva stare rintanata in bagno tutto l'intervallo! Si sistemò come meglio poteva, quando fu abbastanza soddisfatta del risultato uscì in corridoio.
Vide subito le altre che erano davanti alla classe, vedeva che la fissavano preoccupate, fece un sorriso per calmarle, ci riuscì, ma Emma la guardava come se volesse dirle qualcosa.
Alice rimase un pò sorpresa da quello sguardo, chissà che voleva dirle...
Ma non restò molto a pensarci, presa com'era dai discorsi di Bea e Ele, o almeno provò a dargli tutta la sua attenzione per non rischiare di scivolare in qualche pensiero pericoloso.
Emma guardava con meticolosa attenzione Alice che partecipava attivamente alla conversazione, si chiedeva se avesse dovuto parlarle oppure ignorare tutto quello che aveva sentito. Non era una scelta facile, non voleva impicciarsi dei suoi affari, ma come amica non voleva che soffrisse così tanto!
Fece scorrere lo guardo distratta per il corridoio, quando vide Francesco che si aggirava lì, probabilmente era il suo turno di sorveglianza. Si muoveva lentamente e con grazia quasi, Emma sorrise a quel pensiero, non potè non notare per la millionesima volta quanto fosse bello.
Quello sguardo di ghiaccio era così penetrante quando accostava gli occhi sui suoi e quelle labbra che anche senza il piercing erano tanto attraenti... scosse subito la testa per scacciare quei pensieri e arrossì leggermente.
Doveva ricordarsi che lui era il suo prof! Diamine che diavolo ne ricavava a fantasticare su di lui?
-Dalla faccia della nostra Emma si direbbe che abbia fatto dei pensieri poco casti sul prof Ferrari!- disse maliziosamente Alice.
-Non dire cavolate! Io non stavo pensando proprio a niente!- si difese lei.
-Ihihih la tua faccia non dice lo stesso! Sei pure arrossita!-
-È per il caldo!-
Alice rise, e anche se l'aveva fatta imbarazzare Emma non potè che essere felice che l'amica fosse tornata di buon umore.
Stava tornando a casa quando Alice la chiamò.
-Emma! Aspettami che vengo con te!-
La rossa si girò perplessa, l'altra di solito prendeva il bus.
-Come mai?-
-Uff devo andare da mia zia che abita qui vicino... mio fratello è fuori per qualche giorno e i miei non ci sono, vanno a trovare la nonna che abita lontano e visto che io non avevo voglia di andarci mi hanno spedito da lei, non si fidano ancora di lasciarmi a casa da sola!- disse Alice con fare infastidito.
Emma sorrise, ma penso che forse la zia fosse la madre di Eric.
-Ehm e ci sarà anche Eric?- domandò senza potersi frenare, vide un fremito della mano da parte dell'amica e un sorriso stentato.
-Già...-
-Non avete ancora chiarito?-
-No, forse non lo faremo mai...-
-Cos...?- ma prima che potesse domandare altro Alice la salutò dicendo che doveva prendere la strada a destra, mentre lei andava dritta.
Vendendo la schiena che piano si allontanava non potè remprimere un sospiro. Riprese a camminare, quel pomeriggio non aveva assolutamente voglia di stare a casa, sarebbe andata dalla nonna! Con questo pensiero nella mente sorrise mentre entrava dalla porta di casa.
Little Miss Sunshine: Ciao! Grazie per i complimenti! Eheh anch'io adoro qul piercing, ispira davvero tanto xD!! Baci^^
fataflor: Ciao! Mi fa piacere che nel cap precendenti non ci sisano stati errori, spero anche in questo! Per Alice be... penso che cap abbia chiarito ogni dubbio, hai avuto davvero un buon intuito! Eh si Emma non passa dei bei momenti... ma tutti si sistemerà! Baci^^
CiaoArrivederci: Ciao! Anche tu l'hai capito! Eh si La povera Ali si trova in una situazione non tanto bella! Come del resto anche Emma... sono un pò cattiva con i miei personaggi! Beata te che vai al mare, io sono stata a casa tutta l'estate :( spero passi delle belle vacanze!! Baci^^
Al prossimo capitolo!! Recensite!!
Baci^^ |
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Capitolo 7 *** Sconosciuto ***
Ferite
>
I have done it again
I have been here many times before
I Hurt myself again today
And, the worst part is there's no-one else to blame
Be my friend
Hold me, wrap me up
Unfold me
I am small
I'm needy
Warm me up
And breathe me
***
L’ho fatto ancora
Sono stata qui molte volte prima
Mi sono fatta ancora male da sola oggi
E, la parte peggiore è che non c’è nessun altro da rimproverare
Sii mio amico
Tienimi, coprimi
Fammi uscire dal guscio
Sono piccola
Sono bisognosa
Scaldami
E sussurrami
{Sia ~ Brethe Me}
Alice girava nel piatto le penne che sua zia aveva cucinato senza la
minima voglia di mangiarle. Guardava un punto imprecisato della cucina,
stava cercando di non pensare. Sosprirò, come se fosse facile
spegnare il cervello!
-Alice mi sembri un pò giù... è successo
qualcosa?- domandò sua zia mentre si beveva del caffè.
Un pò giù!? Fosse solo quello...
Alice alzò lo sguardo e le sorrise.
-No zia non è successo niente... sono solo un pò stanca!-
-Ok, io devo andare in ufficio, non dire a tua madre che ti ho lasciata
a casa! Mi chiedo cosa le passi per la testa, puoi benissimo stare a
casa da sola!- scosse la testa -Comunque Eric dovrebbe tornare tra
qualche ora... bene vado! Ciao!-
-Ciao zia...-
Quando la donna uscì, sulla casa scese il silenzio. Eric sarebbe
presto tornato... e sarebbero stati a casa da soli! Alice
spalancò gli occhi, una strana paura le serpeggiava nello
stomaco lasciando che anche le poche traccie di fame che aveva fecero
la loro scomparsa.
Facendo un profondo respiro cercò di calmarsi, anche se erano a
casa da soli non voleva certo dire che sarebbe accaduto qualcosa, era
stato chiaro quella mattina, amava un'altra. Fece un sorriso amaro e
prese il piatto svuotandolo nella spazzatura.
Dopo aver lavato le poche cose che c'erano, si mise sul divano
accendendo la tv cercando qualcosa da guardare, si fermò sui
Simpson, l'unico programma degno di attenzione.
Si rigirava il telecomando nervosamente, sapeva che doveva resistere,
sapeva che sarebbe stata una cazzata andare nella camera di Eric, ma la
tentazione era così forte! La casa era vuota, lui non sarebbe
tornato prima delle quattro e lo zio era ancora in Inghilterra dai suoi
genitori...
Alice si morse il labbro inferiore cercando di concentrarsi sulle
disavventure di Homer, ma più tentava di allontanare quell'idea
malsana e più quella si faceva sempre più attraente.
Stringeva con forza il telecomando e dopo qualche minuto non riuscendo
più a resistere lo buttò sul divando, andò verso
la porta e lentamente girò la maniglia.
Appena l'aprì una folata del profumo di Eric le arrivò
addosso facendola quasi barcollare, si morse il labbro inferiore ed
entrò. La camera era di grandezza media aveva nella parete
difronte una finestra con sotto la scrivania, di fianco a destra
l'armadio tapezzato da dei poster di cantanti metal, inceva a sinistra
c'era il letto con le lenzuola ancora sfatte.
Le pareti erano ridotte come l'armadio e il caos regnava sovrano, Alice
guardava attentamente ogni singolo centimetro di quella stanza che
sembrava essere impregnata di Eric. Non era mai entrata lì,
quando era andata a trovare la zia lui c'era sempre e non la faceva
entrare.
Mordendosi il labbro inferiore si fece largo tra i vestiti disseminati
sul pavimento, sulla scrivenia era appena visibile il portatile
seppellito dalle carte, disegni di mostri che a lui piaceva tanto fare.
Ne prese un paio, era davvero bravo... sorridendo li rimise apposto,
però qualcuno le era sfuggino.
Sbuffando si abbassò per raccoglierli quando notò una
busta di plastica che spuntava da sotto la scrivenia. Curiosa lo prese
e ne tirò fuori i fogli, vedendo i disegni trattenne bruscamente
il respiro.
Oh Dio! Non ci poteva credere, la figura disegnata diventava sempre
più sfocata e Alice si accorse che stava piangendo, si mise una
mano davanto alla bocca trattenendo un singhiozzo.
Alice si strinse al petto quei disegni che la ritraevano nelle espressioni più varie: sorridente, pensierosa, triste...
Mai avrebbe immaginato che lui le avesse fatto dei ritratti del genere,
si vedeva che li conservava con cura, i disegni così ben curati!
Si riscosse da quei pensieri, si asciugò gli occhi e sorridendo
mise a posto i fogli dove li aveva trovati. Ad un certo punto la
consapevolezza dei sentimenti di Eric la fulminò, che anche lui
fosse preda di quel sentimento folle?
Si alzò velocemente, doveva andarse di lì, da quella
camera, da quella casa... tutto profumava di lui e quello la faceva
sragionare.
Uscì e se ne andò in bagno, cercando di non pensare a
quello che aveva visto, ma quei disegni non volevano andarsene dalla
sua mente.
Con l'iPod nelle orecchie Emma camminava verso il condominio, dopo due
estenuanti ore di compiti che quello stronzo di Palumbo aveva dato per
il giorno dopo, quello che le ci voleva era una bella giornata con sua
nonna.
Non era più venuta a trovarla da quel giorno, se ci pensava
arrossiva ancora. Poteva sentire il calore delle mani di Francesco
sulle braccia lì dove l'aveva presa.
Scosse la testa, non doveva pensarci! Perchè provava quelle
sensazioni? Non era normale sentire quell'attrazione per un prof! Certo
era bello, ma quello per lei non era mai stato un problema, non aveva
mai sbavato dietro a uno solo perchè era bello! Doveva esserci
qualcos'altro, qualcosa che non aveva ancora colto. Sospirando spense
l'iPod e lo mise nella borsa ormai era quasi arrivata.
-Dai! Non fare il difficile!-
A quel suono Emma si paralizzò, no non proprio adesso!
-Non ne ho proprio voglia, andiamo in città! Che ci facciamo in questo sputo di periferia?-
La voce maschile la fece gelare, perchè? Perchè doveva
incontrarli proprio lì? Lentamnete e con grande forza di
volontà Emma si girò e vide poco distante la coppia. Una
fitta al cuore che non potè reprimere le fece stringere i pugni.
Quante possibilità c'erano che quell'incontro fosse casuale?
Davvero poche, pari a zero. Pregò che non si accorgessero di
lei, speranza vana Melissa la vide subito e fece un ghigno.
-Oh Nico! Guarda chi c'è!-
Il ragazzo guardò nella sua direzione, sentire di nuovo quei
occhi marroni su di sè fece uno strano effetto ad Emma. Era
così... così... diverso. Una sensazione che non si sarebe
mai aspettata di provare, seppur il cuore sanguinava c'era qualcosa in
Nico, qualcosa di estraneo.
A partire dagli occhi, se li ricordava caldi come il cioccolato fuso
quando la guardava, ed ora erano così freddi... erano
cristallizzati in un castano senza emozioni. Il viso poi, era
impassibile come se non conoscesse nessuna sensazione quando invece nei
suoi ricordi era sempre presente un sorriso su quelle labbra che adesso
erano una linea dritta.
Tentava la rossa di cercare qualcosa di familiare in quel volto,
qualcosa che le facesse ricordare il ragazzo che tanto aveva amato, ma
non trovò niente e fu come se il suo cuore si fosse spezzato
un'altra volta e d'un tratto la consapevolezza di aver amato una
persona che probabilmente non era mai esistita le si fece strada in lei
rischiando di farla piangere per l'ennesima volta. Era come guardare
un'estraneo che ti sembra di aver già visto da qualche parte.
Com'era possibile? Dov'era il suo Nico?
Non riuscendo più a sopportare quella vista la rossa abassò il capo.
-Dai Meli andiamocene...-
-Perchè mai? Ormai lo sa che stiamo insieme!-
-Perchè non ho proprio voglia di stare qui a perder tempo con lei...-
-Come sei pesante!-
-Fai come vuoi io me ne vado...- detto questo la rossa sentì i suoi passi allontanarsi.
-Aspettami Nico!- e anche Melissa lo seguì.
Solo allora Emma alzò lo sguardo, ma perchè volevano
ferirla ancora di più? Cosa aveva fatto per meritarselo?
Fece un sospriro tremulo, che presagiva una nuova ondata di lacrime. Si
sedette tremante su una panchina lì vicino e lì
nascondendosi il viso tra le mani iniziò a piangere.
Che era successo a Nico? Perchè quella freddezza? Non era più lui...
-Emma?- disse uan voce esitante.
La ragazza alzò lo sguardo di scatto e si trovò davanti
Francesco. Diamine! Perchè ogni volta che lo vedeva o si
scontravano o la trovava in lacrime! Era così imbarazzante...
-Una settimana che ci conosciamo e mi hai visto piangere più
volte di mia madre!- commentò lei tirando su con il naso.
Francesco sorrise e le si sedette di fianco.
-Ehm... stai bene?-
Emma si accorse dello sguardo preoccupato e si rese conto che probabilmente aveva assistito all'incontro/scontro.
-Oh no... non dirmi che hai sentito tutto?-
Lui abbassò subito lo sguardo dispiaciuto.
"Grandioso!" pensò la ragazza sarcasticamente.
-Era... era Nicola?-
"Oh no! Sa pure tutta la storia!"
-C'è una persona in tutta la scuola che non sappia di me?- chiese esasperata.
-Mmm mi sa di no...-
Emma sospirò rassegnata mentre cancellava le ultime tracce di lacrime dalle guance.
-Si... era lui con Melissa...-
E senza volerlo si trovò a raccontare a quel semi-sconosciuto la
storia di quello che era successo, ma la cosa più sorprendente
era vederlo ascoltare con interesse quello che diceva.
Quando finì di dire come l'aveva trovato diverso rimase in
silenzio guardandolo, stava pensando forse ad una risposta adeguata?
Si accorse che mentre fissava un punto imprecisato davanti a loro
giocherellava con il piercing tintillandolo con denti e lingua, lo
faceva quando era pensieroso. La ragazza trovò quel gesto
davvero carino e anche molto sexy, spostò subito lo sguardo
sulle sue mani strette in grembo.
"Ti pare il momento di pensare una cosa del genre?" si rimproverò.
-Mi dispiace che ti sia successa una cosa del genere, non è
bello essere traditi dalle persone di cui ti fidavi di più, lo
so per esperienza personale... non ho la presunzione di dirti di
cancellarli dal tuo cuore, ma non puoi certo continuare a ferirti
così, ne hai avuto la prova oggi, lui non è più lo
stesso-
Emma si morse il labbro inferiore, sapeva che Francesco aveva ragione.
Com'era stata sciocca... si era resa conto solo ora che una piccola
parte di sè ci sperava ancora in Nico, che sarebbe tornato da
lei.
Poteva essere più stupida?
Abbassò lo sguardo appanato da nuove lacrime quando sentì un tocco delicato al mento.
Francesco le sollevava il viso verso il suo, solo quel piccolo contatto
le mandava ondate di calore al viso che arrossì. Quel sorriso
che lui le rivolgeva le faceva battere forte il cuore, i suoi pensieri
erano così confusi...
-Non farti intristire da loro, non devi più permettergli di
influenzarti più di quanto non abbiano già fatto...-
disse quasi sussurrando, il suo viso era così vicino!
Emma aveva quasi smesso di respirare quando ad un tratto lui si
allontanò con una smorfia. L'aria finalmente ritornò a
riempire i suoi polmoni, dandole per qualche secondo un senso di
vertigine.
-Adesso devo andare... non dimenticare le mie parole!-
Accostò di nuovo il viso al suo e le diede un leggero bacio
sulla guancia poi andò lasciandola con gli occhi spalancati
sulla panchina.
La ragazza alzò lentamente la mano toccandosi leggermente la guancia che sentiva andare letteramente a fuoco.
Il cuore non la smetteva di battere, ma che diavolo le stava succedendo?
Eleonora aspettava sul bus, guardando attentamente dov'era.
Quando Alice l'aveva chiamata per andare a casa di sua zia stava
litigando con suo sorella di 12 anni che pretendeva di mettersi la sua
minigonna appena comprata!
Sbuffò a pensarci, per fortuna aveva chiuso a chiave la sua
stanza prima che quella nanetta ci potesse ficcare ancora il naso,
sicuramente tornata a casa sua madre le avrebbe fatto una strigliata,
ma l'importante era tenere al sicuro le sue preziose cose.
Controllò il cellulare e come al solito non trovò nessun
messaggio di Massi, stizzita lo ributtò nella borsa. Stupido
idiota!
Vedendo che la fermata era quella suonò e scese dal bus, prese a
camminare quasi pestando i piedi. Sapeva che prendersela così
era infantile e che non avrebbe portato a niente, ma davvero non
riusciva a non arrabbiarsi quella situazione la stava portando
sull'orlo di una crisi di nervi!
Suonò al campanello e subito il cancello si aprì,
Eleonora alzò un soppracciglio perplessa. Entrò e vide
subito Alice venirle incontro.
-Meno male che sei arrivata!- sospirò la ragazza.
A lei venne da ridere.
-È così disperata la situazione?-
-Peggio... tra un pò ci scanniamo- disse abattuta.
Ele mise una mano sulla spalla dell'amica, per incoraggiarla e l'altra
la ripagò con un sorriso appena accennato. Entrarono in casa, la
bionda vide subito Eric quasi stravaccato sul divano scuro in volto
quando alzò il viso e la vide se ne andò subito via in
camera sua. Alice fece un sospiro tremulo.
Eleonora si guardò in giro un pò a disagio, che diavolo era successo?
-Se penso che starò qui per due settimane mi viene l'angoscia...- commentò l'amica sedendosi sul divano.
La bionda spalancò gli occhi, cosa!?!
-Cosa?!- esclamò.
-Si... mia madre e mio padre hanno deciso adesso di fare una vacanza!
Mio fratello non ci sarà quasi mai a casa e quindi eccomi qui!-
disse con un tono falsamente allegro.
Eleonora si sedette di fianco a lei, che cavolo di situazione! La
compativa, stare a casa con Eric con cui litigava non era il massimo!
Eppure erano così legati qualche tempo fa, lui era più
simpatico e meno musone, ed ora Eric silenzioso come una tomba a parte
per litigare con Alice.
Doveva per forza esser successo qualcosa che li aveva fatti dividere!
Però la forza di domandare le veniva meno a guardare l'amica
triste per quella situazione. In quel momento entrò la zia di
Alice carica di buste della spesa.
-Ciao Eleonora!-
-Salve Dasy, vuole una mano?-
-Magari!-
Le ragazze aiutarono la donna a metter via la spesa, mentre lei si lamentava di come Eric non aiutava mai.
-Avesi avuto una femmina! Eleona vuoi fermarti a mangiare?-
-Si dai Ele fermati!-
Eleonora pensò che era una grandissima idea, Dasy era una cuoca grandiosa e non voleva lasciare da sola l'amica.
-Certo! Aspettate che chiamo casa!-
E poi più evitava la sfuriata di sua madre meglio era!
Sorridendo prese il cellulare.
Ecco qui un nuovo capitolo della storia! Ho passato un pò di
tempò a cercare delle immagini ed ecco che spuntano fuori delle
foto di personaggi che sono perfetti per i miei personaggi! Quindi ne
ho fatto una specie di copertina, anche se non sono molto pratica e ne sarà uscita una schifezza -.-' comunque mi
sono divertita a farla xD qui sotto invece metterò gli altri
personaggi... ditemi poi come vi sembrano ;)
sweetthings: Ciao!
Grazie per aver recensito tutti i capitoli! Eh si Eric di True Blood
è proprio un gran figo xD!! Per quanto riguarda la storia
lo saprai solo leggendo! Baci^^
fataflor: Ciao!
Eh si la povera Alice non se la passa proprio bene, ma come vedi in
questo capitolo forse Eric non è che ci vede poi tanto in Giulia
x)! Io se avessi un prof del genere starei pù attenta a scuola,
anzi mi sa che sarei anche più brava xD! Pernso che sia il sogno
di ogni ragazza avere un prof così bello... il mio lo è
di certo!! Baci^^
didi90: Ciao!
Grazie tantissimo per i complimenti, davvero mia fa piacere che la mia
storia sia così seguita e che ti appassioni tanto! Non
preoccuparti, anchio molto spesso mi dimentico di recensire! Si Alice
si è mesa in una situazione non tanto facile, è molto
confusa e povera non sa con chi parlarne. Mi fa piacere che non metti
in croce Eric, si è confuso e questo è il suo modo di
reagire ad una situazione a dir poco complicata, penso che farei lo
stesso se fossi in lui. Allora c'è abbastanza Francesco in
questo capitolo? xD spero di si, anche a me mancava un pò a dir
il vero, scrivere di lui è davvero bello! Baci^^
Al prossimo capitolo! Recensite!!
Baci^^
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Capitolo 8 *** Pensieri ***
Cap VIII
È una città piuttosto dura
dipende quanto puoi pagare
[...]
E la città ci fa passare
ha altri problemi a cui pensare
e tu che sai bene dove andare
devi sapere come va a finire
sei qui per dire
mi devi dire
che il meglio deve ancora venire
{Ligabue ~ Il Meglio Deve Ancora Venire}
Quella mattina il tempo era mite, qualche nuvola qua e là
macchiava il cielo. Emma era ancora a letto, ma era presto per alzarsi
erano appena le sette. Si era svegliata presto e aveva dormito male,
quello che era successo il giorno prima era stato così strano e
Francesco... era così imbarazzata per quel bacetto, era proprio
patetica!
Sbuffò levandosi le lenzuola, le serviva una bella colazione!
Ancora in pigiama scese di sotto e andò in cucina, come di
consueto la casa era deserta, anche se era strano per quell'ora.
La ragazza si preparò del latte con fette bicottate e marmellata
alle fragole, la sua preferita. Mangiava di gusto la sua colazione, con
ancora una fetta in bocca accese lo stereo in cerca di un pò di
musica.
Odiava letteralmente il silenzio, soprattutto quando era a casa il
senso di soffocamento aumentava. Scosse la testa, paradossalmente la
casa era più silenziosa quando i suoi genitori erano presenti,
sembrava che avessero ingaggiato una sorta di guerra fredda e lei c'era
finita proprio in mezzo.
Finì in fretta la colazione e andò a cambiarsi, si mise
le prime cose che le capitarono sottomano, prese la tracolla e
uscì di casa con calma. Stava passando dall'incrocio che il
giorno prima aveva diviso lei e Alice quando si sentì chiamare.
-Emma!-
Si girò e vide l'amica andarle incontro sorridendo.
-Oh Ali, come mai qui?-
Alice perse un pò del suo entusiasmo.
-Be ecco devo stare a casa di mia zia per ancora due settimane, i miei hanno deciso di farsi una vacanza!-
Emma la guardò un pò preoccupata, non voleva che l'amica avesse nuovi motivi per essere triste.
-Non è meglio che stai a casa? Da quanto ho capito la convivenza con Eric non sarebbe proprio una buona idea...-
Alice la guardò un pò sorpresa.
-Non posso, anche se non sai quanto vorrei poterlo fare...- e fece un sorriso tirato.
Arrivarono nei pressi della scuola quando videro in lontananza Eric con
una ragazza bionda e molto formosa che stava letteralmente appicicata
al ragazzo. Emma dedusse che quella doveva essere la fantomatica
Giulia, ma quando questa si girò verso di loro alla rossa quasi
venne un attacco di cuore... diamine non poteva essere! Preoccupata
guardò verso l'amica, la quale li fissava con odio e sofferenza.
-Emma!- gridò la bionda.
Alla ragazza gelò il sangue e dovette sopportare lo sguardo incredulo e ferito di Alice.
-Giulia...- borbottò lei tesa.
Eric guardava appena sorpreso la situazione, che stava succedendo? E perchè Giulia conosceva Emma?
-Che bello vederti! Non ti si vede più a casa! Dovresti venire a
trovarci qualche volta! La mamma non vede l'ora di rivederti!- disse
allegramente con quella voce che Emma non aveva mai potuto soffrire.
-Ehm si... dovresti chiedere a tua sorella il perchè!- commentò un pò acida lei.
-Senti Emma ci vediamo in classe...- si affettò a dire Alice e
la lasciò lì, la rossa non se la sentiva di biasimarla la
situazione non era delle più felici.
-Oh Meli non mi dice mai niente!- commentò Giulia sollevando le spalle.
-Giulia adesso devo andare... ciao, ciao Eric- senza aspettare la
risposta se ne andò dentro scuola e quasi corse in classe.
Diamine doveva proprio incontrare la sorella di Melissa? Sbuffò,
ma pensando a quello che Giulia le aveva detto neanche lei aveva
comunicato alla sua famiglia dei loro rapporti ormai congelati.
Entrò nell'aula e vide Alice seduta al solito posto che guardava
il banco come se lo volesse distruggere solo con la forza dello
sguardo.
-Ali...-
L'altra non sollevò la testa. La rossa sospirando si sedette di fianco a lei.
-Senti Ali, quella era la sorella di Melissa... non avevo assolutamente
idea che fosse la ragazza di Eric, diamine ci saranno trentamila Giulie
in questo paese!-
Alice si morse il labbro inferiore.
-È che... mi da fastidio-
-Posso capirlo...-
-No tu non capisci! Non sai minimamente cosa sto passando in questo periodo!- esplose l'altra.
Emma riamase di sasso per quella reazione, era l'ultima cosa che si sarebbe aspettata.
-Allora spiegamelo- disse improvvisamente, tanto che l'altra l'altra la guardò completamente spiazzata.
Prima che potesse parlare le altre entrarono in classe subito seguite
dalla prof. La lezione passava oziosamente, mentre Emma prendeva
appunti si rese conto che nell'ora dopo ci sarebbe stato Francesco. Al
solo pensare il suo nome la guancia le andò a fuoco, strinse
forte la penna tanto che temette di romperla. Distrattamente si
toccò quel lembo di pelle che lui aveva appena toccato, a quel
ricordo arrossì del tutto. Era tesa, non voleva che arrivasse
presto l'ora dopo... non era sicura di quello che sarebbe successo!
Guardò Alice e vide che anche lei non era molto calma,
probabilmente pensava ancora a Eric e Giulia. Emma si morse il labbro
inferiore dispiaciuta per l'amica, ormai aveva capito che c'era
qualcosa, un sentimento, che Alice tentava in tutti i modi di celare e
a volte ci riusciva, ma non poteva controllare tutte le sue reazioni.
Emma non pensava che anche le altre se ne fossero accorte, forse
sospettavano qualcosa, ma non ne era certa.
Sospirò guardando la prof rimproverare Ele perchè invece di stare attenta si guardava il diario.
-Non so proprio cosa fare con te Scarpini! E ogni volta mi chiedo come
fai a non prendere 3 alle verifiche visto che non stai mai attenta!-
Emma vedeva l'altra trattenersi dal ridere, a dir il vero se lo
chiedeva anche lei, si vedeva che non era una cima in quella materia
eppure aveva sempre 7... molto probabilmente aveva un metodo molto
astuto per copiare, non ce la vedeva proprio a studiare!
Scosse il capo sorridendo, Ele era davvero una fonte continua di
sorprese... a prima vista poteva sembrare una ragazza poco sveglia,
invece era davvero furba doveva esserlo per sapere i fatti privati di
tutta la scuola!
Guardo l'orologio e scoprì che l'ora si stava pericolosamente
volgendo alla fine. Si agitò sulla sedia, sotto lo sguardo un
pò perplesso di Alice.
-Ehy, ma stai bene?-
-S-si... non preoccuparti...- disse deglutendo vistosamente.
Diamine, era davvero agitata! E per uno stupido prof! Sarebbe
volentieri scappata dalla finestra vicino a lei! La campanella che
suonò sembrava una condanna.
La Di Mauro se ne andò lasciando i compiti per il giorno dopo.
Dopo pochi minuti entrò Francesco, Emma strinse forte i pugni
mentre la guancia ricominciava a prendere fuoco. Dopo aver fatto
l'appello il prof cominciò a parlare. -Obbligatoriamente dovremo
fare un'ora alla settimana di letteratura straniera e questa del
martedì lo sarà, poi vedrò meglio di informarvi
del nostro orario interno...-
Una compagna alzò la mano.
-Si?-
-Vorrei chiederle quali autori ci farà studiare durante l'anno-
-Be visto la mia predilizione per la letteratura inglese sicuramente
Shakespeare, penso si possa imparare molto dalle sue opere-
Emma sosprirò, Shakespeare era in assoluto il suo autore
preferito, aveva letto tutte le sue opere, le aveva sempre trovate
così intense! Le emozioni che le trasmettevano erano così
forti che le sembrava davvero di essere nella tragedia o nella commedia
di cui leggeva.
Aveva sempre sperato di poterlo studiare a scuola, ma Castellazzi era
fissato con Tolstoj e quel mattone obrobrioso di Guerra e Pace.
-In questo anno non penso vi farò fare letteratura russa, da
quanto ho visto l'anno scorso ne avete già avuto abbastanza-
commentò con un sorriso.
Dei sospiri di sollevo di sollevarono per tutta l'aula facendo
accentuare di più quel meraviglioso sorriso... Emma
abbassò subito lo sguardo quando incrociò quello del
prof, si sentiva così imbarazzata!
L'ora passò discutendo quali opere inglesi sarebbero entrate nel
programma. Emma si sentiva così strana ogni volta che Francesco
la guardava anche solo di sfuggita e per l'ennesima volta si chiese che
diavolo le stesse succedendo.
Le ragazze stavano mettendo via i libri di filosofia mentre il prof De
Angelis usciva dall'aula. Finalmente quella giornata era finita.
-Ah! Finalmente si va a casa! Non ne potevo più oggi! Due ore
con Palumbo! Ma chi è quello stronzo che ha fatto gli orari?- si
lamentò Ele mentre uscivano di fuori.
-Hai ragione... quanto odio Palumbo! Da sempre motagne di compiti!- concordò Bea.
Si stavano salutando, ma Eric e un ragazzo che era con lui passarono
davanti loro. Il cugino di Alice stava andando avanti ignorandole, ma
l'altro si fermò a salutarle.
-Ehy! Ciao ragazze!- disse.
Emma pensò che fosse un ragazzo davvero carino, alto capelli
castani ricci e occhi marroni gentili. Sembrava il classico bravo
ragazzo, pensò la ragazza sorridendo.
-Ciao Mirko!- dissero in coro Ele e Bea mentre Alice gli faceva un
cenno con la mano. Eric era dietro al ragazzo e si guardava in giro
senza prestare loro molta attenzione.
-Ali ho sentito che starai da Eric per un pò!-
-Si...-
-Be oggi mi ha invitato a mangiare, facciamo la strada insieme dai!- e
mentre lo diceva il moro gli lanciò uno sguardo di fuoco.
-Ehm allora io e Bea andiamo! Se no perdiamo il bus! Ciao!-
-Ciao!- e se ne andarono.
-Oh non ci siamo ancora presentati! Io sono Mirko!- disse lui ad Emma.
La ragazza sorrise prendendo la mano.
-Piacere Emma-
-Sei in classe con Ali?-
-Si-
-Ah ecco! Mi sembrava di averti vista! Allora fai ginastica con noi!-
-Oh io invece non ti ho visto!-
-Be non posso fare ancora ginnastica visto che ho tolto il gesso da qualche giorno...-
-Ah capisco-
Mentre parlarono iniziarono a camminare ed Emma si accorse che Alcie ed
Eric stavano zitti e non si guardavano. Li guardava un pò
preoccupata.
-Lo hai notato anche tu vero?- le sussurrò Mirko.
La ragazza si volse di scatto verso di lui, vide che sorrideva triste.
-Già, mi sorprende però... sei amica di Ali da poco, ma hai capito subito quello che sta succedendo-
La rossa si morse il labbro inferire non sapendo se poter esprimere
quell'idea che le frullava in testa. L'altro però non accennava
più all'argomento e la guarava sorridendo, Emma si chiese quanto
ne sapesse e se mai Eric gli avesse detto qualcosa. Quando
arrivò all'incrocio dovette separarsi dagli altri e così
li salutò sperando che l'amica passasse un pomeriggio almeno
sereno.
Arrivò a casa e stranamente c'era qualcuno, ma poi si accorse
che era solo la colf che la madre aveva assunto visto che non aveva
tempo di fare di occuparsi lei delle faccende. La donna si chiamava
Carla e aveva 46 anni, era simpatica di certo più di quelle
straniere che erano venute prima di lei.
-Oh ciao!- la salutò.
-Salve Carla-
-Come è andata a scuola?- chiese mentre spolverava la libraria,
ormai la conoscieva da alcuni anni ed erano entrate in confidenza. Con
una punta di amarezza si accorse che Carla sapeva di lei più di
sua madre.
-Si, diciamo di si...- rispose andando in cucina a prepararsi qualcosa da mangiare.
Il pomeriggio passò lentamente tra compiti e studio, alla fine
Emma tirò un sospiro di sollievo, non ne poteva proprio
più di stare sui libri! Ma se voleva andare
all'università in Inghilterra doveva darci dentro. Pensando ai
suoi progetti si portò una mano tra i capelli per tirarseli
indietro.
Si, voleva andare all'estero a terminare gli studi, l'aveva deciso
quell'estate dopo molti ragionamenti era giunta alla conclusione che
lì in quella città non voleva proprio starci.
I suoi avevano accolto la sua idea abbastanza bene, per i soldi tanto
non c'erano problemi e così anche per la lingua, passavano
sempre delle settimane lì in Inghilterra da quando lei era
piccola e sapeva perfettamente l'inglese. L'unica pecca forse era sua
madre che la voleva nella migliore università del paese, come al
solito doveva puntare sempre in alto.
Sbuffò pensandoci, sua madre e le sue manie di grandezza poi
abbassò lo sguardo, in quei giorni però il dubbio si era
fatto strada in lei, se quell'idea le era sembrata così sensata
poche settimane prima, adesso le sembrava troppo drastico andare
così lontana. Sospirò, ormai la decisione era stata presa
e sua madre aveva mandato l'iscrizione dovevano aspettare e poi magari
non l'avrebbero comunque ammessa.
-Pronto?-
-Bea? Era ora che rispondessi!-
Beatrice girò gli occhi al cielo.
-Ele sai che non sto 24 ore su 24 sul cellulare! Ho altro cose da fare!-
-Uff che balle che sei! Comunque che fai?-
-Secondo te?- rispose seccanta tenendo il telefono con la spalla mentre cercava di versarsi un pò d'acqua.
-Boo mica sono lì con te!-
-Cosa faccio di solito al pomeriggio oltre che i compiti?-
-Uhm... in questo momento mi sfugge...- quando ebbe finito di
pronunciare la frase un grand baccano si levò in casa di Bea.
-Sicura di non ricordare?- chiese sarcastica.
-Oh! Cavolo è vero! Devi badare ai tuoi cuginetti pestiferi!-
-Brava! Vinci il premio come Capitan Ovvio dell'anno! Comunque vado, ci sentiamo!-
-Ma Bea non puoi abbando...-
Bea chiuse la chiamata prima che l'amica finisse la frase, le
dispiaceva però i bambini reclamavano la sua attenzione. Facendo
un sospiro rassengato andò a guardare che avevano combinato.
Doveva sempre badare a loro visto che i suoi zii abitavano al piano di
sopra ed erano sempre impegnati con il lavoro, trovava appena il tempo
per fare i compiti, constatò con una leggera rabbia, poteva a
mallapena uscire con le sue amiche. Quando vide i più grandi che
stavano facendo a botte accorse subito a dividerli, perchè
diavolo aveva detto a sua zia che poteva alsciarli da lei quando
voleva? Sbuffò, tu tendi la mano e loro si prendono tutto il
braccio! Prese i due bambini e li mise in castigo, dicendo che non si
doveva usare la violenza.
Poi con le altre due andò in cucina per preparare loro la
merenda. I maschi erano davvero due uragani, ma almeno le femminuccie
erano degli angioletti.
Daniele era il più grande ed aveva 9 anni, pestifero a livelli
allucinanti, invece Michele, che ne aveva 7, quando era da solo
diventava un bambino davvero carino. Quando quei due si mettevano
insieme ne combinavano di tutti i colori, facendo dispetti a non
finire. Invece le sorelline erano sempre calme, Sofia aveva 6 anni
appena compiuti e la più piccola, Sara, 4.
Sofia passava tutto il suo tempo a colorare i milliardi di album che le
venivano regalati e Sara stava tutto il tempo appreso a lei, sempre
attaccata ai suoi pantaloni. A Bea però non dispiaceva
quell'attaccamento, aveva sempre avuto una predilizione per la
più piccola.
Sorridendo alle bambine dava loro il panino con la nutella che avevano
atteso. Guardandole mangiare la sua mente vagò, in quel periodo
sentiva che ad Alice stava accedendo qualcosa era sempre distratta,
pensierosa e aveva lo sguardo perennemente triste. Avrebbe voluto tanto
che l'amica le dicesse la causa, ma niente lei non proferiva parola.
I suoi pensieri vennero interrotti dal suono del suo cellulare, le erano arrivati due messaggi.
Il primo era di Ele.
Stronza! Cosa attacchi mentre parlo?? Sei davvero una maleducata! Cattiva!! >.<
Bea alzò gli occhi al cielo, sempre la solita tragica.
Il secondo invece era di Mirko.
Ciao, stai bene?? E i tuoi adorati
cuginetti?? Mi piacerebbe vederli ancora! Quando sei libera? Magari ci
vediamo... è tutta l'estate che non ti vedo :) Tvb
La ragazza sorrise, da quando aveva conoscuto Mirko 4 anni fa era
diventato un suo caro amico, avevano legato subito anche perchè
era impossibile non farlo visto il carattere gentile e altruista del
ragazzo, aiutava tutti pure lei con i suoi cugini quando la situazione
diventata insostenibile.
Si chiedeva come mai fosse ancora senza uno straccio di ragazza, eppure
sentiva da Alice che ce n'erano tanto che gli andavano dietro ma lui
niente... Alzò le spalle, evidentemente non c'era nessuna
ragazza che gli interessasse. Rispose al messaggio.
Ciao! Si si i miei cuginetti stanno
bene... non posso dire lo stesso di me xD mi fanno dannare i
maschietti! Comunque non so quando ci possiamo vedere, ma forse
giovedì devo accompagnare i bambini al parco con mia zia, se
vuoi ci possiamo vedere lì... tvb =)
Ecco il nuovo capitolo...
mi dispiace averci messo un pò di più questa volta, ma purtroppo gli esami di
riparazione (si ho avuto gli esami di riparazione -.-''' matematica ti odiooooo) mi hanno
tolto molto tempo. Vabbè adesso passiamo alle recensioni :)
fataflor :
Ciao! Mi fa piacere
che tu ti sia ricreduta su di lui, è uno dei personaggi che mi
piace tanto scrivere (insieme a Francesco xD) è un pò
complicato ma è davvero dolce quando vuole! Eh si Emma non si
può dire che sia fortunata, soprattutto anche da quello che
accadrà andando avanti con la storia, di più non posso
dire ;)! Propongo di fare una petizione per avere almeno un prof
così in classe xD e che sia di matematica, così almeno
non andrei cos male! Grazie per i complimenti davvero, mi fa davvero
piacere che la copertina sia piaciuta! Baci^^
sweetthings :
Ciao! Mi fa piacere che la copertina (e Francesco xD) ti
piaccia! Si Eric è molto dolce, anche se non lo da molto a
vedere xD! Con Alice non posso dirti niente... ma ben presto ci
sarà una svolta! Si Melissa è proprio antipatica, ho
messo in lei tutte lo cose che odio nelle persone e penso di esserci
riuscita alla grande! Baci^^
Al prossimo capitolo! Recensitee!!
Baci^^
|
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Capitolo 9 *** Confessioni ***
Confessioni
You
thought you'd never shared a tear
So this must astound and must
confound you
Buy a ticket for the train
Hide in a suitcase if
you have to
This ain't no singing in the rain
This is a twister
that will destroy you
You can run but you can't hide
Because no
one here gets out alive
Find a friend in whom you can confide
***
Pensavi
che non avresti mai versato una lacrima
Qundi questo ti stupirà e
ti confonderà
Compra un biglietto per il treno
Nasconditi in
una valigia se necessario
Non si potrà cantare sotto la
pioggia
Questa è una situazione che ti distruggerà
Puoi
correre ma non puoi nasconderti
Perchè nessuno esce vivo da
qui
Trova un amico con cui confidarti
{Placebo
~ Julien}
Alice
stava svogliatamente sfogliando il libro di fisica senza leggerlo
davvero. Sospirando fissò la parete bianca davanti alla
scrivania
della camera degli ospiti di sua zia. Non riusciva a concentrarsi su
niente, l'immagine di Eric con quella le riempivano la testa senza
darle pace.
Perchè?
Era tutto così confuso!
Riceveva
sengali discordanti da lui... quando aveva trovato quei disegni aveva
pensato che anche lui provasse qualcosa, ma lui stava con quella
Giulia, che si era pure rivelata la sorella della strega-stronza!
Non
doveva pensarci però, lui era suo cugino e non poteva
accadere
niente tra di loro... chiuse gli occhi esausta e chiuse il libro
pesantemente, inutile interstardirsi quel giorno non riusciva a fare
niente.
Si
alzò e andò in corridoio Eric stava in camera con
Mirko, li sentiva
confabulare, non c'era nessun altro in casa.
Decise
allora di mandare un mesaggio ad Emma per vedersi, la rossa
accettò
con gran sollievo di Alice. Si preparò e urlò al
cugino che usciva,
stava andando verso il cancello quando si accorse di aver dimenticato
le chiavi in casa, sbuffando ritornò sui suoi passi.
Andò
in camera, recuperò le chiavi, ma mentre stava passando
davanti alla
stanza del cugino sentì il suo nome e si fermò
immediatamente.
-Non
puoi continuare ad ignorare Alice in questo modo!- stava dicendo
Mirko.
-Io
faccio quello che mi pare... e non mi sembra di averti chiesto
niente- replicò arrabbiato Eric.
-Ti
sto solo dando un consiglio... facendo così non fai altro
che
soffrire e far del male ad Alice-
-Finiscila...
non ho la minima intenzione di parlarne ok?!-
-Non
potrai ignorarlo per sempre Eric, te lo dico da amico, devi affrotare
quello che ti sta succedendo-
-Ma
che ne vuoi capire tu! Lascia stare... non ne voglio parlare, ma se
insisti puoi sempre andartene-
Mirko
fece un sospiro.
-Te
ne pentirai, presto o tardi-
Alice
scoccò uno sguardo confuso alla porta chiusa, che diavolo
stavano
dicendo? Scosse lentamente la testa e facendo più
silenziosamente
possibile uscì di casa, con la testa piena di domande.
Camminò
verso l'incrocio dove si doveva incontrare con Emma, anche se la
voglia di uscire le era del tutto passata. Non riusciva proprio a
capire che stava succedendo, una flebile speranza si era fatta strada
in lei... ma non doveva farla attecchire, sarebbe stato solo
più
doloroso.
In
lontananza vide la rossa, anche lei però non aveva la faccia
molto
contenta, si domandò il motivo.
-Ehy!-
disse sforsandosi di sorridere.
-Ciao-
rispose Emma.
-Allora
fatti i compiti di Palumbo?- chiese la prima cose le era venuta in
mente.
-Non
parlarmente ti prego! Mi viene l'orticaria soltanto a pensarci!-
Risero,
ma la rossa sentiva che c'era qualcosa di forzato in Alice e non
trovò momento migliore per parlare di quello che ormai era
più una
certezza che un sospetto.
Però
come arrivare a parlarne?
E
poi era sicura che l'amica avrebbe detto quello che l'affliggeva?
Trattenne
un sospiro, aveva anche paura di allontanarla dopotutto quelli non
erano affari suoi, ma come potevaa stare indifferente a quello che
stava succedendo? Non era proprio nel suo carattere infisciarsene
delle persone a cui voleva bene.
Passarono
il resto del pomeriggio a passeggiare e parlare, ed Emma non riusciva
mai a trovare un modo per iniziare il discorsco. Stavano andando in
un bar a prendere qualcosa da bere quando la rossa rinunciò
a
malincuore a qualsiasi tentativo.
Si
sedettero in un tavolo abbastanza appartato, ordinarono due
cappuccini, il tempo si era fatto via via più rigido e
all'esterno
faceva abbastanza freddo ora che il sole stava per tramontare.
-Che
brutto... le giornate stanno iniziando a finire prima-
commentò
Alice.
-Già...
l'estate è proprio finita...- replicò l'altra,
anche se nel
profondo era felice che fosse finita una delle estati peggiori della
sua vita.
-Si...
finita...- rispose mormorando.
Emma
la guardò non sapendo bene cosa dire, ma poi
pensò che forse non
era tutto perduto.
-Ali...
c'è qualcosa che ti preoccupa?-
Alice
la guardò senza dire niente, era come in lotta con se stessa.
Poi
all'improvviso arrivò la cameriera con i loro cappucci,
interrompendo il contatto che si era andato a creare.
Presero
le tazze e iniziarono a sorseggiare il contenuto. La rossa
pensò che
forse l'amica era disposta a dirle tutto... scosse la testa, no non
era possibile da quello che aveva capito neanche Bea sapeva qualcosa
ed era amica di Alice da molto più tempo di lei.
Girò
distrattamente il cucchiaino mentre l'altra la guardava combattuta
tra due possibilità.
Doveva
dire tutto ad Emma? Dopotutto non erano amiche da molto... ma forse
quello aiutava, non sarebbe mai riuscita a dire ad Ele o a Bea una
cosa del genere, non l'aveva neanche preso in considerazione, invece
con Emma ci stava addirittura pensando.
Tenendo
stretta la tazza cercò dentro di sè il coraggio
per pronunciare
quelle parole.
-Si...
in questo periodo sono preoccupata...-
Emma
finì di giocherellare con il cucchiaino e la
guardò sorpresa. Alice
guardava insistentemente il cappuccino, non sembrava aver la minima
voglia di alzare il viso e guardarla.
Doveva
aver dato a fondo a tutto il suo coraggio per dire una cosa del
genere, la ragazza sorrise triste vedendola in quelle condizioni.
-Cosa
ti sta preoccupando?- chiese piano.
L'altra
si morse il labbro inferiore.
-I-io...
mi sta succedendo... qualcosa che non so controllare- parlava a
fatica. Emma provò pena per lei, era davvero in
difficoltà. Allora
le mise una mano sulla sua, la quale stava stringendo spasmodicamente
la tazzina.
Alice
deglutì rumorosamente e chiudendo gli occhi si disse che
dovava
dirlo subito.
"Ora
o mai più!"
-Penso
di provare qualcosa... e questo mi fa paura, ma spaventa
così tanto!
Non vorrei provare questo, ma non posso ingannarmi dicendo che non
è
vero non posso negare d-di essermi innamorata di... Eric-
aggrottò
le soppracciglia mentre il peso sul suo cuore diminuiva un poco.
L'aveva
detto! Pronunciare ad alta voce quello che provava dopo tutto il
tempo in cui l'aveva pensato e rinnegato aveva reso quel sentimento
più reale e consapevole.
Emma
guardo tristemente l'amica, l'aveva capito anche prima, ma aveva
sperato sempre di essersi sbagliata.
Sospirò,
ma chi era lei per giudicare i sentimenti degli altri? Lei che seppur
era innamorata ancora di Nico, provava quella strana attrazione
addirittura per il suo prof di italiano! No, non la giudicava di
certo, nessuno poteva controllare i propri sentimenti men che meno
l'amore.
Vedeva
che Alice era tesa, che cercava di non guardarla, doveva affrettarsi
a dire qualcosa per calmarla.
-Ali...
mi dispiace che tu sia così spaventata, ma non ti giudico
non potevi
certo prevedere una cosa del genere...-
Alice
finalmente la guardò e nei suoi occhi c'era un profondo
sollievo
insieme a qualche lacrima.
-Grazie
Emma...- disse con voce leggermente incrinata.
-Non
devi ringraziarmi, sei o non sei mia amica?- disse sorridendo.
L'altra
rise, era davvero sollevata dopo un periodo così confuso e
incerto,
sentiva che forse le cose sarebbero migliorate o almeno ci sperava.
La
campanella suonò la fine della prima ora, Palumbo
uscì dall'aula.
-Giuro
che se vedo ancora quella faccia da stronzo lo ammazzo con il
righello!- sbuffò Alice.
-Di
certo non sarebbe una gran perdita!- rispose Emma ridendo.
-Già
propio per niente- ribadì Bea.
Eleonora
invece sorrise e basta, quel giorno non era particolarmente loquace.
Alice si chiedeva il perchè, di solito non stava zitta un
attimo
doveva essere successo qualcosa sicuramente. Non ebbe tempo per
rifletterci di più visto l'ingresso della prof di latino.
La
prof Caruso rientrava nella categoria di quei prof che non erano
antipatici ma nemmeno simpatici. L'unico difetto era la voce monotona
che in molti casi portava ad un lento intorpidimento del cervello,
dovevi lottare per stare sveglio. Beatrice cercava con tutte le sue
forze di stare attenta, tenendo gli occhi ben aperti e scrivendo gli
appunti.
Lanciò
un'occhiata ad Ele e con sorpresa la vide tenere stretta la penna e
trattenere le lacrime.
-Ele!
Che succede?- le sussurrò preoccupata.
-N-non
mi sento bene...- rispose l'altra con voce tremante.
-Vuoi
che ti accompagni fuori?-
-M-magari...-
-Ok...-
Allora
Bea alzò la mano.
-Si,
Rainoldi?-
-Prof,
Scarpini non si sente bene, la posso accompagnare fuori?-
La
prof Caruso guardò la ragazza e vedendola in quello stato
dette il
suo consenso. Di fuori dall'aula le ragazze si sedettero, Bea
guardava preoccupata l'amica mentre appoggiava il capo al muro.
-Ele
che succede?-
L'altra
fece un verso, un'incrocio tra una risata e un singhiozzo.
-Dio
quanto sono patetica!-
-Cos...?-
-Si
può? Aspettare quell'idiota! Ti rendi conto!? Ieri, per due
ore! Due
ore! E non si è neanche presentato!-
Beatrice
la guardò, Massi aveva colpito ancora.
-Sono
così stupida! Guardami! Piango pure per quel celebroleso! Ho
proprio
toccato il fondo!- disse poi asciugandosi gli occhi -Ma sai la cosa
più divertente? Che dopo tutti i suoi discorsi di non
volersi
impegnare oggi era appiccicato alla sua migliore amica!-
-Ele...
mi dispiace, è proprio un cretino!-
-Cretino
è un'eufemismo... ma che faccio spreco pure tempo a
parlarne!-
Bea
sorrise triste e l'abbracciò, non voleva che stesse
così male.
Massi era davvero uno stronzo, trattarla in questo modo e per cosa?!
Avrebbe tanto voluto averlo sotto mano per dargliene di santa
ragione!
Ma
adesso doveva pensare ad Ele e che erano in un corridoio a scuola.
Portò l'amica nel bagno delle femmine, sembrò
calmarsi dopo un paio
di minuti e cercò di sistemarsi prima di ritornare in classe.
Entrarono
in classe poco prima della fine dell'ora, in tempo per prendere i
compiti.
Al
suono della campanella Emma e Alice chiesero spiegazioni, ma Bea le
liquidò dicendo che le avrebbero avute dopo e di lasciare in
pace
l'amica almeno per quella mattina.
Le
altre ore passarono in fretta e alla fine anche quella giornata di
scuola giunse al termine. All'uscita Bea spiegò brevemente
quello
che era successo e si dovette separare quasi subito da loro per
andare dietro ad Ele che era corsa subito alla fermata del bus.
-Massi
è proprio uno stronzo!- disse Alice arrabbiata.
-Ma
fa lo scientifico?-
-Si...
nell'altra sezione, non in quella di Eric- a nominare il cugino lo
sguardo si girò inevitbilmente a cercarlo e lo
trovò insieme ai
suoi amici.
Emma
capì e le prese la mano.
-Su
andiamo, sto morendo di fame!-
L'amica
la guardò grata e andarono verso casa.
-Elisa!
Esci immediatamente dalla mia stanza!- urlò Eleonora contro
la
sorella.
-Ma io voglio stare qui!-
-E
io non ti voglio! Diamine vattene nella tua camera!-
La
ragazzina però non si schiodava, allora al limite della
pazienza Ele
la buttò fuori di peso e chiuse immediatamente la porte a
chiave.
Non ascoltò le proteste di Elisa che le bussava
continuamente.
L'ultima
cosa che voleva in quel momento era la presenza chiassosa e
ingombrante della sorella.
Era
stata una giornata davvero schifosa, odiava sentirsi così
giù... e
aveva proprio toccato il fondo a scuola, per fortuna che Bea l'aveva
portata fuori dalla classe prima che potesse scoppiare a piangere
come una deficente facendo la figura della piagnucolona.
Si
buttò sul letto, guardò il soffitto senza voler
pensare a niente,
solo stare lì e lasciare che il tempo passasse, ma il
cervello non
si poteva spegnere a comando, non potevi schiacciare il tasto "pause"
ai pensieri.
Sospirò,
doveva finirla di andare dietro ad un deficente del genere, doveva
troncare i rapporti e basta certo sarebbe stato doloroso, ma non
poteva continuare a farsi male illudendosi.
Poteva
davvero farcela? Infondo erano 3 anni che ci provava e non riusciva
mai, poi lui che continuava a volerla come amica... sbuffò
la
fregava sempre con quella patetica scusa! Doveva reagire, dopo tutto
quello che le aveva fatto come poteva ancora pensarlo!?
Scosse
la testa, basta con le parole doveva agire! Si alzò dal
letto e con
decisione prese il cellulare, doveva mettere la parola fine a Massi,
cancellarlo dal proprio cuore e lasciare spazio per qualcos'altro...
o per qualcun'altro.
Massi,
ti scrivo questo messaggio dopo aver riflettuto molto. Probabilmente
a te non frega niente, ma io non posso più essere tua amica
o altro.
Non voglio più continuare questa farsa e dico davvero.
Finiamola
qui, tanti saluti.
Rilesse
il messaggio e lo spedì, ecco il primo passo era stato
fatto. Guardò
il cellulare senza quasi credere di averlo davvero fatto. Un forte
busare la distolse dai suoi pensieri.
-Eleonora!
Apri subito questa porta! Quante volte devo dirti di non chiuderla!?-
La
ragazza alzò gli occhi al cielo, sua mamma era tornata a
casa.
Era
suonata la fine delle lezioni, anche quel giorno era andato.
Emma
prese la sua tracolla ed uscì con le altre, c'era stato
anche
Francesco alla terza ora. Era stato strano, di solito era sempre
sorridente e disponibile, ma quel giorno era stato abbastanza freddo
e anche teso.
Chissà
cosa gli era preso... forse gli era successo qualcosa di grave?
Scosse la testa, che andava a pensare!? A lei non doveva importare di
quello che succedeva o no ad un prof! Allontanò qualsiasi
pensiero
riguardante Francesco e si concentrò sui discorsi delle
amiche.
-Oggi
ci vediamo?- chiese Ele, quel giorno sembrava come sempre, ma Emma
intuiva che sotto non l'aveva ancora superato.
-Non
posso, vado al parco con i miei cugini e dovrei incontrare anche
Mirko- disse Bea.
-Cosa!?!?!?
Hai un appuntamento con Mirko
"sono-troppo-buono-per-avere-una-ragazza" Grandi e non ce
lo dici?!?- esclamò Alice.
Bea
arrossì, non capendo bene il perchè infondo non
c'era nulla di
male.
-Non
è un'appuntamento! Lo sai che mi aiuta a volte con i
bambini, siamo
solo amici!-
-Si
come no!- rise l'altra.
Bea
roteò gli occhi al cielo, ignorando completamente il
commento.
Di
fuori da scuola le ragazze si separarono, mentre Ele e Beatrice se ne
andavano alla fermata, Emma e Alice vennero fermate da un ragazzo che
Emma non conosceva, ma che aveva un'aria famigliare.
-Ehy
Ali... finalmente ti trovo!- disse lui sorridendo. Era alto, biondo
occhi azzurri... insomma era proprio un gran bel ragazzo!
La
ragazza lo guardò spalancando gli occhi.
-Matteo?-
sussurrò lei.
-Già!
In carne ed ossa!-
Emma
rimase basita nel vedere l'amica buttarsi letteralmente tra le
braccia di quel sconosciuto.
-Diamine!
Teo! Era ora che tornassi!-
-Eh
lo so, ti sono mancato vero?-
-Certo!-
-Eric
invece dov'è?-
A
quel nome Alice si irrigidì.
-N-non
lo so, comunque sarà qua in giro...-
-Andeso
vado a cercarlo! Ma dopo parliamo, abbiamo un sacco di cose da
dirci!-
Lei
sorrise.
-Si!
Davvero tante!- si salutarono.
Lo
sguardo stralunato di Emma fece ridere Alice.
-Era
Matteo, un'amico di mio fratello e anche di Eric... era andato in
Inghilterra per fare uno stage, ha un'anno in più di noi...
lo
conosco da sempre-
-Ok
ho capito!-
Le
ragazze ripresero a camminare, per andare a mangiare il tanto
agognato pranzo.
Intanto
le altre erano sul bus. Bea cercava in tutti i modi di ignorare le
domende dell'amica sull'"appuntamento" con Mirko, ma che
predeva a tutte? Lei e Mirko?!
Alzando
gli occhi al cielo prese l'i-Pod e ascoltò la musica.
Ele
protestò, ma lei non le diede retta, era stufa di quelle
domande...
che le era venuto in mente di dirlo?
Però
non poteva certo sapere che la cosa avrebbe causato tutto quel
trambusto! Guardò fuori dal finestrino, non riusciva proprio
ad
immaginare di stare con Mirko... certo era molto carino e gentile, ma
aveva passato gli ultimi 4 anni dietro a Eric e solo da poco aveva
deciso di rinunciarci.
Sinceramente
non aveva nessuna voglia di stare dietro ai maschi, aveva sprecato
già abbastanza tempo.
Sospirò
lasciandosi cullare dalle note delle canzoni che scorrevano dalle
cuffie.
Alice
entrò in casa e la trovò stranamente deserta,
andò in cucina e
vide un biglietto attaccato al frigo.
Ragazzi
sono andata prima al lavoro! Ci sono le lasagne di ieri ancora in
forno, mi raccomando fate i bravi! Dasy
La
ragazza lo lesse, sbuffando accese il forno e aspettò. Non
le era
mai piaciuto far da mangiare, era noioso! Strano però, Eric
non
c'era... che fosse andato a mangiare fuori con Matteo? Era molto
probabile, cercava in tutti i modi di evitarla. Sospirò
affranta,
non poteva, non potevano, continuare
così!
Doveva
fare qualcosa... ma cosa? Aveva quasi paura ad avvicinarsi a lui,
temeva come il suo subconscio avrebbe reagito, chissà cosa
poteva
succedere!
Prese
fuori le lasagne ormai cotte a sufficenza e iniziò a
tagliarne un
pezzo per sè. Mangiava e intanto pensava ad un modo per
sbloccare
quella situazione insostenibile che si era andata a creare.
Le
mancava Eric, da morire... i loro discorsi assurdi sulla musica, i
suoi tentativi (inutili) di disegnare che il cugino incoraggiava, ma
che prendeva anche in giro, tutti i pomeriggi passati anche solo
stando in salotto a guardare un film demenziale.
Cercò
di non piangere, ma era così dura!
Tutti
quei ricordi facevano così male, le memorie di quei giorni
in cui
era ancora ignorava di quei sentimenti erano così serene e
felici
che era inevitabile provare delle fitte al cuore.
La
consapevolezza era stata la cosa più brutta che le fosse
capitata,
non pensava un giorno di pensare una cosa del genere. Le venne quasi
da ridere... l'amore ti faceva pensare a delle cose davvero assurde!
Finito
di mangiare andò in camera e fece i compiti, non le ci volle
molto e
alla fine si ritrovò senza niente da fare in una casa vuota
con una
stanza che non faceva che tentarla. Guardò l'orologio che
segnava le
tre, se conosceva bene Eric non sarebbe tornato prima delle cinque.
Si
morse il labbro inferiore, non poteva davvero considerare una cosa
del genere! Ma ancora prima che desse al cervello l'ordine di
fermarsi era già davanti alla stanza del cugino con la mano
sulla
maniglia.
"Sono
davvero una masochista!" ma quel pensiero non la persuase
dall'allontanarsi.
Aprì
la porta e la ritrovò quasi identica alla prima volta in cui
era
entrata, i vestiti erano stati tolti dal pavimento per essere messi
su una sedia ormai sommersa e quasi invisibile.
Entrò
dirigendosi quasi subito alla scrivania, lì si sedette e
prese fuori
i disegni, i suoi disegni. Li fece scorrere uno ad uno, provando
sempre quelle emozioni che l'avevano sopraffatta la prima volta che
li aveva visti. Sorpresa ne vide uno nuovo... lei con un'espressione
ferita.
Guardò
quel ritratto e si disse che era proprio la stessa faccia che vedeva
allo specchio tutte le volte che il pensiero di lui la sforava.
Chiuse gli occhi cercando di trattenersi dal piangere come una
cretina e a malincuore li dovette mettere via.
Si
alzò e facendo un profondo respiro cercò di
calmare le lacrime.
Stava
uscendo quando si trovò davanti Eric e per la sorpresa fece
un grido
soffocato.
-Che
ci fai nella mia stanza?!- l'aggredì subito lui con lo
sguardo duro
puntato su di lei.
La
ragazza non sapeva proprio cosa rispondere, fissava Eric non
riuscendo a pronunciare una sola sillaba.
Eh
lo so! Sono cattiva a lasciare così in sospeso la storia, ma
ho
voluto dare un tocco di suspance xD!! Devo dire che ho aggiornato
abbastanza velocemente... il punto è che sono in astinenza
da
libri e mi sono buttata a capofitto nella scrittura! E poi volevo faro
l'ultimo aggiornamento prima che la scuola iniziasse... eh si domani si
ricomincia e con tutta onestà vi dico che molto
probabilmente la
frequenza degli aggiornamenti diminuirà purtroppo :( ma
comunque
cercherò di non fare grandi ritardi... E adesso
passiamo alle recensioni :)
sweetthings
: Ciao!
Eh
si nella realtà non si hanno mai e poi mai dei prof decenti,
penso che non li facciano superare gli studi apposta xD!! Stessa cosa a
me, bruttoni o anziani quei pochi prof maschi che ho avuto! Ma forse
iniziando quest'anno ho dei nuovi prof e magari incontro anchio un
Francesco!! Seeee vabbè sperare non ha mai fatto male a
nessuno xD!! Comunque per Bea e Mirko... be vedrai lo leggerai
nei
prossimi capitolo!! Baci^^
Emily Alexandre : Ciao!
Non sai che sopresa ho avuto nel leggere il tuo commento! Sono davvero
felice che ti piaccia la mia storia, dopotutto io adoro la tua!
Shakespeare ha conquistato anche te? Dire che lo venero è
davvero poco! Spero che questo capitolo ti sia piaciuto! Io intanto
vado a dare un'occhiata alla tua storia visto che hai messo un nuovo
capitolo ;)! Baci^^
didi90 :
Ciao!
Non ti devi preoccupare, capita a tutti di lasciare dei capitoli
indietro! Avevo la sensazione che Eric ti sarebbe piaciuto xD eh si
Sean Faris è davvero bello e ti devo confessare che mi sono
ispirata a lui per fare Eric, quando l'ho visto ho pensato "Lui
sarà il viso di Eric!" e quindi ecco fatto xD! Si ci avevi
azzeccato su Eric, è davvero un tenerone quando vuole! Per
Giulia... be è appena entrata in scena, deve ancora far
vedere
bene che persona è, ma non posso dirti più di
tanto
rovinerei la sorpresa! Eh si, sono un'esperta di casini! Penso proprio
che sia il risultato delle ore costretta da mia nonna qundo era piccola
a vedere Beatiful xD! Non mi sorprende che Francesco te lo immaginavi
diverso, ti dico che anchio aveva un'altra immagine di lui, ma quanfdo
ho visto quella foto ho cambiato del tutto idea. Mirko e Bea... be il
loro sarà un rapporto un pò complicato, per altro
non ti
posso dire ;)!! Sperando di trovare la tua recensione anche nel
prossimo capitolo xD!! Baci^^
Al prossimo capitolo... che spero arrivi presto xD recensite!
Baci^^
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Capitolo 10 *** Un Secondo ***
Un secondo
Sometimes
life seems to quiet into paralyzing silence
Like the moonless
dark, meant to make me strong.
Familiar breath of my old
lies
Changed the color in my eyes
Soon he will perforate the
fabric of the peaceful by and by
Sorrow lasts through this
night
I'll take this piece of you, and hold for all eternity
For
just one second I felt whole... as you flew right through me
***
A
volte la vita sembra quieta dentro un paralizzante silenzio
Come
la luna oscura che intende rendermi forte
Respiri familiari di
vecchie bugie
Hanno cambiato il colore dei miei occhi
Presto
lui perforerà il placido tessuto
Il dolore resiste attraverso
questa notte
Prenderò questi pezzi di te e li tratterrò per
l’eternità
Per un solo secondo mi sentii intera.. mentre tu
volasti dritto all’interno di me
{Flyleaf
~ Sorrow}
Beatrice guardava
fuori dal finestrino dell'auto della zia, per fortuna quel giorno
faceva abbastanza caldo e quindi i bambini poteva giocare
tranquillamente senza la paura che potesse piovere.
A proposito di
bambini, i cuginetti sul sedile dietro stavano inscenando una loro
personale 3° guerra mondiale.
-Daniele smettila
di prendere le mie bambole!- protestò Sofia, mentre Michele tirava i
capelli alla piccola Sara facendola piangere contro al suo peluche
preferito, quello di un coniglio che Bea le aveva regalato al
compleanno.
-Bambini!
Finitela! Se no niente parco!-
Alla minaccia non
tanto velata della madre Daniele e Michele finirono di dare fastidio
alle sorelle facendo ritornare un pò di pace nella macchina.
Beatrice sorrise,
bastavano le parole giuste per far rigare dritto quei piccoli
diavoletti! Guardò il cellulare rileggendo il messaggio di Mirko.
Ok,
allora alle 3 al parco. Chissà cosa combineranno Daniele e Michele
xD non vedo l'ora di vedervi! Tvb =)
Era già là?
Probabile... arrivava sempre in anticipo, non si preoccupava di fare
la figura dello sfiato o altre cavolate simili. Era il solo ragazzo
che conosceva di cui ci si poteva davvero fidare, raccontargli
qualunque cosa e aspettarsi un consiglio, una parola di conforto.
Vide che si
stavano avvicinando al parco e lo capirono anche i cugini che
ricominicarono ad agitarsi.
Quando la zia
trovò un parcheggio Bea saltò giù e aprì le portiere per i
bambini, che scesero subito. Insieme andarono dove c'erano le giostre
e subito i cuginetti si unirono agli altri delle loro età, sua zia
andò a parlare con le altre mamme e Bea cercava Mirko con lo
sguardo. Si chiedeva dove fosse quando sentì delle mani sugli occhi
e sussultò.
-Indovina chi è?- disse la voce maschile.
La ragazza non
potè trattenersi e iniziò a ridere.
-Mah! Non ne ho
proprio idea!-
Lui fece scivolare
via le mani lasciando libera la vista di Beatrice.
-Si certo!-
sorrise.
-Non ti sembra un
pò superato questo giochetto?- chiese la ragazza.
-No, è molto
divertente invece!-
-Micooo!!- urlò
Sara appena vide Mirko e gli corse incontro.
-Sara! Ma come sei
cresciuta!- disse prendendola in braccio.
A ruota arrivarono
anche gli altri bambini che salutarono entusiasti il ragazzo. Bea li guardava
sorridendo, Mirko era un mago con i bambini e soprattutto con i suoi
cugini. Quando si
stancarono di stargli intorno se ne andarono acora a giocare con gli
amichetti.
-Ti vogliono
davvero bene... non sono così entusiasti neanche quando mio zio
arriva a casa!-
Mirko rise.
-Davvero? Eh ma io
sono speciale!-
-Si certo!- disse
ridendo la ragazza.
-Mi stai per caso
prendendo in giro?-
-No! Ma cosa vai a
pensare! Non farei mai una cosa del genere!-
Ridendo si
sedettero su una panchina vuota, iniziarono a parlare di scuola, cose
normali.
Ad un certo punto
però il ragazzo rimase in silenzio, non disse più una parola
guardava solo davanti a sè, come assorto.
Bea lo guardava
perplessa, che diavolo gli stava succedendo?
Perchè
quell'improvviso mutismo?
Ma prima che
potesse domandarne il perchè il ragazzo iniziò a parlare.
-Ti ricordi quando
ti ho detto che avevo una famiglia incasinata?-
-Si certo...-
Se lo ricorda
bene, era quasi due mesi che si conoscevano e quel periodo era stato
davvero difficie per lei, i suoi non facevano che litigare e Mirko
aveva percepito in lei una sorta di tensione mista a tristezza.
Le aveva domandato
cose succedesse e lei non ce l'aveva proprio fatta a sorridere e dire
"No niente, sono solo stanca!" allora gli aveva riversato
addosso tutti i suoi crucci.
Come era
prevedibile lui l'aveva ascoltata con attenzione e l'aveva consolata,
era stata solo in quella occasione che le aveva accennato alla sua
famiglia.
-Ecco... non so
proprio come spiegarti...- sorrideva teso.
Bea lo guardò
sorpresa, in tutto il tempo che l'aveva conosciuto non l'aveva mai
visto così a disagio.
-Magari se parti
dall'inizio ti riesce più semplice?-
Mirko fece una
breve risata.
-Si, forse è
meglio. Allora, Bea è da tanto che ci conosciamo, proprio per questo
mi riesce difficile dirti questa cosa-
La ragazza lo
guardava perplessa.
-Proprio per la
mia situazione famigliare non voglio impegnarmi con nessuna ragazza.
Pensavo che come amici andavamo bene, ma mi sono accorto di
provare... qualcosa, non so neanche io come definarla, per
questo ho deciso di non vederci per un pò-
Bea fissava quasi
sconvolta Mirko che non la guardava neanche in faccia.
-C-cosa?!-
-Io... non dico di
non vederci per sempre, solo quando questa cosa non finirà-
-Che cavolo vai
blaterando Mirko!? Questa cosa!? Quale cosa?-
-Questa cosa che
provo per te!- disse quasi urlando.
Lei rimase di
sasso a quell'affermazione, non riusciva neanche a rispondere.
-Senti io... so
che hai una cotta per Eric e io non voglio avere dei sentimenti che
non siano di amicizia per una ragazza... mi dispiace davvero, ma
penso che questo possa fare bene a tutti e due- poi la guardò quasi
implorante.
-I-io... non so
che dire...-
-Non devi dire
niente, non ci sentiamo per un pò e vedrai che questa cosa finirà,
ne sono sicuro- e cercò di sorridere.
Beatrice si limitò
a guardarlo mentre si alzava e camminando usciava dal parco
lasciandola sulla panchina con una marea di perchè e la strana
sensazione di aver perso qualcosa.
-Che
ci fai nella mia stanza?!- l'aggredì subito lui con lo sguardo duro
puntato su di lei.
Perchè
dovevano capitarle tutte a lei?
Che
diavolo aveva fatto per meritarselo?
Aveva
per caso ucciso qualcuno nelle sue vite precedenti?
Avrebbe
volentieri urlato per la frustrazione, ma sarebbe passata per una
malata mentale. Non riusciva davvero a credere che una cosa del
genere le stesse davvero capitando.
Che
diavolo poteva dire?!
-I-io..
ecco...- balbettò Alice senza trovare nessuna scusa plausibile.
-Su!
Forza dimmi che diavolo ci facevi in camera mia!- disse lui
prendendola per le spalle.
La
ragazza non potè trattenere un brivido a quel contatto, come poteva
provare qualcosa in un momento del genere?!
-Io...
ecco non lo so!- si diede mentalmente della stupida per quella
risposta.
-Non
lo sai?! Hai curiosato in giro vero?-
-E
anche se fosse? Cosa mai potresti nascondere di così tanto
compromettente?-
-Non
sono affari tuoi!- rispose brusco, mollandola malamente tanto che la
ragazza finì sul letto. Non riuscì a trattenersi, era davvero
stanca di tutti quei segreti, di tutti quelle verità celate... aveva
bisogno di risposte!
-Si
invece! Che ci fanno dei miei ritratti sotto la tua scrivania?- disse
arrabbiata lei.
Eric
si voltò dalla sua parte come se l'avessero frustato, le si avvicinò
ancora di corsa e dalla foga non si accorse di averla fatta sdraiare
sotto di lui.
-Cosa?!
Che hai visto!?- sembrava così preoccupato.
Ma
la ragazza non si fece impietosire.
-Si,
mi hai disegnato e hai messo i mie ritratti sotto la scrivania! Che
diavolo significa Eric?- chiese con uno strano tono di voce.
Improvvisamente
il ragazzo scoppiò a ridere, ma era una risata priva di
divertimento, solo piena di amarezza.
-Ti
chiedi cosa significhino? Oh Ali... io non ce la faccio più, sai?
Tutti questi anni... per cosa poi? Solo tormento e amarezza. Diavolo
tu che guardi solo gli altri ragazzi, non sai quanto questa cosa mi
faccia incazzare!-
Eric
era davvero arrabbiato, ma Alice non parve farci molto caso quella
vicinanza le occupava tutti i penseri.
Pochi
centimetri dividevano i loro visi, i corpi si sfioravano appena. Eric
rendendosi conto della situazione cercò di allontanarsi, ma non
resistette.
Per
così tanti anni era stato accanto a lei, per così tanti anni
l'aveva amata che adesso allontanarsi sarebbe stato come pugnalarsi
il cuore. Sapeva che tutto quello era sbagliato, ma come poteva
resistere a quel richiamo?
Erano
persi negli occhi dell'altro e senza che potesse fermarle, le mani di
Eric si spostarono dalle spalle fino al collo, raggiunsero le guance
e li si fermarono accarezzandole delicatamente.
A
quel tocco Alice si lasciò sfuggire un sospiro.
-Non
riesco più a resistere, non ci... riesco...- sussurrò lui prima di
accostare lentamente il suo volto a quello di lei.
Appena
le loro labbra si sfiorarono, la passione divampò, le lingue subito
s'intrecciarono, giocando quasi, mentre le mani di Eric scendevano
sui suoi fianchi, lei intrecciò le dita tra i suoi capelli.
Premevano
i loro corpi come se volessero fonderli assieme, ci misero poco tempo
le mani del ragazzo per finire sotto la sua maglietta, a quel
contatto Alice si lasciò andare ad un gemito contro la sua bocca.
Quello era davvero
sbagliato? Si chiese lei. Non provava nessun dolore, solo piacere al
contatto con Eric dopo le mille volte che se l'era negato, provava
più pena a stare lontana da lui. Non poteva credere che quelle
sensazioni fossero sbagliate o ripugnanti quando era così felice di
stare con Eric.
I battiti del proprio cuore le rimbombavane nelle
orecchie mentre i sospiri soffocati labbra contro labbra
umentavano.
In quel momento di felicità assoluta però qualcosa
sotto la sua coscienza si mosse, la consapevolezza che per quanto
stesse così bene quello che stavano facendo era completamente
sbagliato. Senza che potesse farci niente le lacrime iniziarono a
rigarle le guance.
Appena Eric le sentì si staccò subito da lei
e la guardò preoccupato. Alice ricambiava lo sguardo con una nota
disperata tra le lacrime che le appannavano la vista.
-Alice...-
sussurrò toccandole appena la guancia con sguardo angustiato.
La
ragazza iniziò a piangere a dirotto e lui la fissava corrugando la
fronte preoccupato, si sentiva così in colpa per quelle lacrime...
-Ragazzi? Siete in casa?- sentirono urlare Dasy.
Per un secondo che
durò per loro un secolo, rimasero impietriti senza sapere cosa fare,
ma durò solo un secondo.
Alice sgusciò subito fuori dalla presa
del cugino e uscì dalla stanza di corsa. Eric non oppose resistenza
rimase in ginocchio sul letto, fissando il punto dove prima era
sdraiata in lacrime senza la forza di muoversi.
Alice si era
chiusa in bagno, con una mano davanti alla bocca per non far sentire
i singhiozzi che la scuotevano mentre continuava a piangere.
Sentiva la zia
muoversi per la casa e più il senso di colpa le stingeva il cuore
come un personale boa che avvolgeva le sue spire intorno a lei.
Si sentiva
schiacciata... non c'era via d'uscita.
Quell'amore non
era che un tormento che la feriva ogni giorno semrpe di più... stava
male quando era lotanta, ma anche se rimaneva con lui l'angoscia era
sempre in agguato.
Non poteva che
provare pena, si rese conto, ma se provava a dimenticare avrebbe
avuto qualche possibilità di esser felice, di trovare qualcun'altro
che l'avrebbe fatta a stare meglio.
Quando uscì dal
bagno aveva una nuova determinazione e anche se Eric continuava a
guardarla lei non diede modo al suo sguardo di incrociare il suo.
Era una
sofferenza, ma una in più faceva differenza?
Seppur credeva il
contrario, non poteva evitare di sentirsi quasi morire quando Eric la
fissava con così tanta intensità e non poter ricambiare l'occhiata.
Quando finalmente
potè tornare in camera sua il sollievo era stato così grande che
appoggiandosi alla porta chiusa dietro di sè lasciò un sospiro e
scivolò a terra.
Si portò le
ginocchia al petto e chiuse gli occhi, poteva davvero continuare
così? Ignorare Eric e sperare che tutto passasse?
Era un
comportamento da vigliacchi e lei non lo era mai stata!
Si portò le dita
alle labbra, sentiva ancora la bocca di Eric sulla sua, sentiva
ancora il suo sapore un misto di menta e tabacco, sentiva ancora le
sue mani sui sui fianchi e sotto la magliatta.
Cercava in tutti i
modo di non pensarci ma i ricordi erano troppo forti, troppo
coinvolgenti per non perdersi in essi.
Appoggiò la testa
alla porta, cosa doveva fare? Era intrappolata dalle sue stesse
emozioni, l'amore uccideva davvero la libertà.
Era davvero un
pomeriggio noioso, non aveva niente da fare e la casa era deserta.
Emma sbuffò cambiando l'ennesimo canale, stava sdraiata sul divano.
Guardò l'ora, erano appena le quattro, magari se andava da sua
nonna...
Sorrise, si era
mengli oandarci piuttosto che stare lì ad annoiarsi a morte.
Si alzò spegnendo
la tv e andò in camera sua per mettersi un paio di jeans e una
maglietta.
Uscì di casa con
una strana sensazione di sollievo e presentimento che qualcosa stava
per succedere.
Scrollò le spalle
come per scacciare tutti quei pensieri.
Salì sul bus,
sedendosi si rese conto di essere l'unica su quella corsa, davvero
strano. Si mise l'iPod, non poteva farne proprio a meno in quel
periodo, erano successe così tante cose! Pochi giorni ed era
successo il finimondo...
Eleonora che
chiudeva definitivamente con quel celebroleso di Massi, Bea che era
in una fase di malinconica attesa dopo che Mirko si era allontanato
senza un motivo apparente e per finire in bellezza Alice che stava
peggio di tutte, le aveva confessato del bacio che si erano scambiati
lei e Eric, del senso di colpa che aveva sostituito subito la gioia
del momento, della sua decisione di chiudere completamente con
quell'amore.
Si ricordava dello
sguardo sofferente dell'amica mentre tornando a casa le diceva tutto.
Quel giorno era stato denso di novità, anche il fatto che Francesco
continuava con quel suo comportamente strano, distaccato.
Emma appoggiò il
viso al vetro, per quanto non doveva importarle niente non poteva
fare a meno di domandarsi che gli stava succedendo. Persa nei suoi
pensieri quasi non si accorse che la sua fermata era vicina, ma per
fotuna riuscì a scendere davanti alla biblioteca.
Camminò
lentamente, forse andare dalla nonna era solo una scusa per
rivederlo, se ne rese conto e provò una fitta di paura.
Che diavolo le
stava succedendo?
Come poteva voler
vedere un prof?
Si fermò davanti
al portone del condominio senza la forza di suonare il campanello.
Guardava il legno, a tratti un pò marcito, si chiese se fosse stata
davvero una buona idea quella di venire... ma ormai era lì e poi le
andava davvero di vedere la nonna. Sospirando premette il campanello.
-Si?-
-Nonna? Sono io!-
-Oh Emma! Dai
vieni dentro!-
Il portone si aprì
e la ragazza andò nell'appartamento. Dentro in casa subito la nonna
le andò incontro e le baciò le guance. Poi la squadrò con occhio
critico.
-Mmm sento che
sono successe tante cose dall'ultima volta che sei stata qui-
Emma non ne fu
sorpresa, sua nonna avevae una specie di sesto senso quando si
trattava di lei, capiva subito al volo se aveva delle preoccupazioni.
L'adorava anche per quello, la comprendeva meglio di qualunque altro,
forse anche meglio di se stessa.
-Non ti posso
nascondere proprio niente, eh?- disse sorridendo.
L'altra fece un
faccia offesa.
-Mi soprende che
tu abbia pensato di poter nascondermi qualcosa!-
Emma rise.
-Dai andiamo sul
divano!-
Si sedettero sul
divano liso tra un bicchiere di the freddo e l'altro la ragazza
raccontò cosa era successo in quei giorni.
-Siamo
praticamente in pieno delirio! Sembra che i ruoli si siano invertiti!
Ele che per dimenticare Massi fa apprezzamenti sui ragazzi, Ali che
sta male per suo cugino, Bea che resta in silenzio per tutto il tempo
a causa della distanza che Mirko ha messo tra di loro... e io...- non
riuscì a finire.
"E io che
perdo tempo a pensare ad un professore..." concluse pensando.
La nonna fissava
il bicchiere, poi spostò lo sguardo su di lei.
-E tu?-
-E...e io non so
più che fare!- sbottò volgendo lo sguardo alla parete coperta dalla
carta da parati a fiori.
Sentiva su di sè
lo sguardo della nonna, ma proprio non riusciva a dire di quelle
strane sensazioni che la prendevano appena pensava o vedeva
Francesco.
-Sicura che non
c'è nient'altro?- chise lentamente l'anziana.
-Sicura- disse
cercando di sorridere.
La nonna la
guardava per nulla convinta, ma non insistè sull'argomento e per
quello Emme le fu davvero grata. Non era pronta a parlarne,
soprattutto perchè non era neanche sicura di quello che stava
succendendo.
Ascoltando cosa
sua nonna aveva fatto durante la settimana bevve il the freddo, non
riusciva a scacciare dalla mente Francesco e allo strano rapporto che
si era creato. Sospirò mentre sua nonna concludeva il discorsco con
l'arrivo di uno strano uomo al condominio.
-Chissà chi era,
era vestito davvero elegante! Sembrava che aspettasse qualcuno... mmm
non ho proprio idea di chi!-
-Davvero? Ma che
ha fatto?-
-È stato
nell'atrio per almeno qualche ora... poi io sono dovuta uscire-
-Quando è stato
qui?-
-Mercoledì mi
sembra... si mecoledì pomeriggio-
Che strano... il
giorno prima dell'inizio dello strano comportamento di Francesco.
All'improvviso l'idea che le cose fossero collegate la fulminò, ma
non ci ragionò molto. Non doveva proprio importarle di niente. Così
lasciò scivolare via quei pensieri e si concentrò a parlare con la
nonna.
-Allora Melissa ti
ha dato ancora fastidio?- domandò.
Emma scosse la
testa.
-No... stranamente
in classe mi ignora, non che la cosa mi dispiaccia, ma mi mette un pò
in agitazione-
-Mmm immagino...
gira ancora con quelle tre?-
-Si, sono
praticamente inseparabili- commentò facendo un mezzo sorriso.
La nonna le mise
una mano sul capo facendo una lunga carezza.
-Non ti devi
preoccupare di lei adesso! Concentrati sulla scuola e cerca di
aiutare le tue amiche!-
-Si... hai
ragione- e sorrise leggermente.
Rimase lì ancora
per una mezz'ora, ma dopo dovette andare. Salutò la nonna e uscì
dall'appartamento, ritornava a casa e non aveva visto Francesco... si
sorprese di provare una forte delusione.
Scosse la testa
cercando di togliersi di dosso quella sensazione.
Usciva dal portone
quando intravide un moro camminare verso il condominio, in preda ad
un'irrazionale paura si nascose. Sentì la voce che ormai conosceva
bene e che le smuoveva qualcosa nello stomaco ogni volta che la
sentiva.
-Cosa?! Ma è
completamente impazzito?!- esclamò Francesco davanti al portone di
legno, si fermò prima di entrare.
-No..
assolutamente no! Stefano, ma che cazzo avete tutti e due?- fece una
pausa e poi scoppiò a ridere.
-Oh questa è
buona... proprio buona... quanto tempo è passato? Un anno? Due? E
adesso pretendete che io lo faccia! Lo ripeto, siete completamente
impazziti se credete che io molli tutto per...- si fermò, scosse la
testa.
-No, basta non ne
voglio sapere proprio niente, non è più un mio problema e mi pare
l'abbia detto anche lui!-
Un'altra pausa e
un sospiro.
-Stefano basta
davvero, questa conversazione è completamente inutile io non cedo e
nemmeno voi... io non sono fatto per dirigere e lo sai! È per questo
motivo che ho lasciato a te tutto!... no, fratellino te lo chiedo
come favore personale, lasciatemi vivere come mi pare in pace!- deto
questo chiuse la chiamata con uno sbuffo.
-Stupido
fratello... stupido padre!- sbottò prima di entrare.
Emma rimase nel
suo nascondiglio, non sapendo bene che cosa aveva ascoltato.
Cosa volevano
imporre a Francesco?
E poi perchè era
così arrabbiato?
Iniziò a
camminare verso la fermata con un milliardo di domande che
probabilmente non avrebbero trovato risposta.
Sospirò, odiava
trovarsi in testa tutta quella confusione... non era proprio un
periodo felice.
Era preoccupata
per le sue amiche che anche loro non stavano passando dei giorni
facili, era preoccupata per quello che stava accadendo ai suoi
genitori e, soprattutto, era preoccupata per le emozioni che
percepiva ogni volta che un paio d'occhi di ghiaccio si posavano su
di lei.
Finalmente
anche questo è andato!!! è stato letteralmente un parto
questo capitolo, non riuscivo proprio ad andare avanti blocco completo,
poi con la scuola che inizia già a dare compiti su compiti non
è stato proprio facile! Grazie però all'incoraggiamento (minaccie -.-) delle mie amiche ho continuato xD
Ho già trovato delle immagini per Mirko, Melissa e Nicola che
metterò nel prossimo capitolo, salvo imprevisti! Vabbè
adesso passiamo alle recensioni!!
Emily Alexandre : Ciao!
Si Shakespeare ha questo vizio di far innamorare tutti appena si
leggono le sue opere... anche se me l'ha fatto amare il classico Romeo
e Giulietta, adoro tutto ciò che ha scritto! Grazie e si qualche
volta mi sfuggono alcuni errori e per quanto rilegga non li vedo, mi fa
piacere che me l'abbia fatto presente, spero di non averne fatto
nessuno in questo capitolo!! Baci^^
Al prossimo capitolo! Recensite!!
Baci^^
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Capitolo 11 *** Sfiorarsi ***
Sfiorarsi
My
hands are searching for you...
My arms are outstretched towards
you
l feel you on my fingertips...
My tongue dances behind my
lips for you
This fire runs in through my being...
Burning...
***
Le
mie mani ti stanno cercando
Le mie braccia sono stese verso di
te
Ti sento sulle mie dita
La mia lingua balla dietro le mie
labbra per te
Questo fuoco corre attraverso il mio
essere
Bruciando
{Flyleaf
~ All Around Me}
Il vociare leggero
della classe riempiva quel silenzio, quell'odioso silenzio, che era
sceso tra le amiche. Emma non sapeva che fare, sembrava di camminare
sulle uova una parola sbagliata e tutto si sarebbe distrutto.
Si morse il labbro
inferiore frustrata, diamine che situazione del cavolo!
Guardò Alice che
a capo chino leggeva qualcosa sul suo diario, era la copia sbiadita
della ragazza vivace che aveva conosciuto. Spostò lo sguardo
affranto su Beatrice che aveva degli sbalzi d'umore incredibili,
prima era malinconica e un secondo dopo incavolata con il mondo e
guardava male tutti i maschi che le passavano vicino. Eleonora invece
era come immune all'umore altalenante delle amiche, non perdeva
occasione di guadare i ragazzi e fare apprezzamenti su di loro.
Emma avrebbe tanto
voluto dare una scossa a tutte, farle tornare come prima, ma non
sapeva come muoversi, cosa dire.... infondo era da poco che erano
diventate amiche. Sospirò, fortuna che era sabato! Non sarebbe
riuscita a reggere un'altra giornata del genere.
Le prime due ore
erano passate e infine arrivava quella di italiano. Chissà se
Francesco era ritornato disponibile oppure anche quel giorno sarebbe
stato distaccato e gelido. Sperava davvero di no, le mancavano le sue
lezioni così coinvolgenti, non potevi che stare a sentire mentre
parlava, era come ipnotizata dal suono della voce e dai suoi gesti
che spesso faceva quando spiegava.
Scosse lentamente
la testa, era stanca, stanca di essere ancora innamorata di Nico,
stanca dei suoi genitori, stanca della situazione che si era andata a
creare alle sue amiche e... stanca di provare qualcosa per Francesco.
Era davvero tutto
un gran caos, la sua testa e la sua vita...
Sentì i passi in
corridoio e capì subito che era lui, diamine riconosceva pure il
rumore dei suoi passi! Aveva davvero un serio problema, poco ma
sicuro. Dio, avrebbe davvero fatto a meno di quei pensieri. Si
sistemò meglio sulla sedia, senza quasi accorgersi si sistemò
furtivamente i capelli, la mano restò impigliata quando si rese
conto di cosa stava per fare fece ricadere subito l'arto. Ma che le
diceva la testa?!
Proprio mentre era
al culmine del suo dibattito interiore quando Francesco fece il suo
ingresso con passo sicuro. Il chiaccericcio si spense in un instante,
tutti prestavano massima attenzione all'insegnante.
Emma lo guardava
attentamente, il viso era meno impassibile degli altri giorni, certo
non era del tutto rilassato, ma era un passo avanti.
Si sorprese di
provare un pò di sollievo vedendo il cambiamento, cercò di non
pensarci, ma era impossibile non notare il leggero sorriso che
increspava quelle labbra perfette mentre spiegava una parte
particolarmente difficile di un testo che Emma non aveva capito di
cosa parlasse.
Ogni tanto dava
uno sguardo a tutta la classe e per pochi secondi di troppo si
soffermava su di lei a differenza dei suoi compagni, quelle occhiate
erano sempre state accolte con imbarazzo e una stretta allo stomaco.
Quel giorno si era
anche aggiunto un leggero rossore, che lei tentava in tutti i modi di
non far notare, ma vista la sua pelle bianca era difficile che non
avesse visto l'accenno di rosa sulle gote. La campanella fu accolta
con gran gioia da Emma, era troppo tesa e imbarazzata per reggere
ancora la lezione. Uscì dall'aula accompagnata dalle amiche che
parlavano appena, le guardò con una rabbia repressa che si sorprese
perfino lei di provare. Quell'apatia doveva proprio finire una votla
per tutte!
-Ragazze oggi che
ne dite se ci fermiamo qui in centro e passiamo il pomeriggio
insieme?- propose lei. Le altre la guardavano sorprese.
-Be... non so,
dovrei chiamare mia mamma...- disse incerta Bea, portandosi una
ciocca di capelli dietro all'orecchio.
-Già, ma penso di
poter stare non ho proprio voglia di stare a casa con mia sorella-
sbuffò Eleonora.
Restava solo Alice
che le guardava indecisa, soppesava la proposta.
-Ecco... ma si,
per me va bene-
Emma fece un largo
sorriso.
-Bene! Allora Bea
chiama tua mamma per vedere se puoi, Ele anche tu devi venire!-
-Ok ok, resto
visto come sono richiesta non posso rifiutare!-
Alice alzò gli
occhi al cielo.
-La solita
megalomane-
La rossa era
felice del cambiamento che stava avvenendo, era stata davvero una
grande idea! Forse le cose sarebbero ritornate come prima, lo sperava
davvero.
Alice intanto
guardava le amiche distrattamente, aveva accettato solo per non stare
a casa di sua zia, non ce l'avrebbe proprio fatta a stare un'altro
pomeriggio a stretto contatto con Eric.
Lo evitava come la
peste e lui se n'era subito accorto, la guardava sempre, a tavola
mentre mangiavano, sentiva il suo sguardo che percorreva il suo viso
che subito si accaldava, la guardava quando usciva dalla camera per
andare a prendere qualcosa da bere percepiva quegli occhi sulla
schiena e si sentiva tremare sotto quel peso.
Non riusciva
neanche più a stare nella stessa stanza con lui, era diventato quasi
insopportabile la sua presenza, faceva troppo male.
-Ragazze io vado
un attimo in bagno...- disse improvvisamente e senza aspettare una
risposta andò verso il bagno. Non ce la faceva proprio più a stare
con loro, aveva bisogno di un attimo di solitudine. Si chiuse dentro
in uno e si sedette sul wc abbassando la tavola, prendendosi la testa
tra le mani sospirò. Diamine perchè era così complicato? Se solo
Eric... scosse la testa, i se e i ma non l'avrebbero portata a
niente, doveva accettare la realtà: lui era suo cugino e nulla
avrebbe cambiato questo fatto, doveva mettersi il cuore in pace e
andare avanti per quanto questo l'avrebbe fatta soffrire.
Stava per uscire
quando sentì entrare qualcuno, non voleva che la vedessro in quello
stato quindi rimase dentro aspettando.
-Melissa... che
diavolo stai facendo? Non dovevamo tormentare Emma? Sono giorni che
non le lanciamo nemmeno una frase!- si lamentò la vocetta acuta di
Martina.
-Marti non
seccarmi, so io cosa fare al momento giusto! Voi fate solo quello che
vi dico!- ribattè la voce imperiosa della strega-stronza.
Alice corrugò la
fronte, che diavolo stava architettando? Continuò ad ascoltare con
interesse.
-Sarà... ma io mi
sto stufando, non c'è niente da fare- sbottò annoiata Giorgia.
-Ma se stamattina
non facevi che provarci con il ragazzo di mia sorella- disse
indifferente Melissa.
-Be che devo
dire... Eric è davvero un gran figo, non mi dispiacerebbe farmelo-
Alice guardò
furente la porta, quasi volesse incenerirla con lo sguardo per poter
andare da quella stronzetta e farle rimangiare quello che aveva
detto, non doveva neanche guardarlo Eric!
-Si è carino...
ma non è il più bello e poi se lo sapesse Giulia ti ucciderebbe-
disse Viktoria.
-Già! Giulia ti
tortura se vede che vai dietro ad Eric, non le piace che qualcuno
prenda le sue cose...- concordò Martina.
Sue cose!?!?! M
che stava dicendo? Eric era una persona non un'oggetto!
-Sai quanto me ne
frega... tanto non è che sia poi tanto fedele... ieri l'ho vista in
giro con un tizio e non stavano facendo cose che si fanno con gli
amici-
-Comunque se devi
proprio farti quello, vedi di non farti beccare da mia sorella, non
ho assolutamente voglia di averci a che fare-
-Ok-
-Andiamo, devo
vedermi con Nico!- detto questo Alice le sentì uscire.
Tornò dalle sue
amiche livida di rabbia, come si permetteva quella stronza di Giorgia
Cambriano di andare con Eric?! Stupida stronzetta... come osava anche
solo pensare che lui potesse andarci assieme?
Le altre notarono
che Alice era molto arrabbiata, si chiesero il perchè, ma visto che
la ragazza non parlava loro non chiesero niente sarebbe stato solo
inutile. La campanella suonò e tornarono in classe, c'era latino.
Emma sbuffò, ci
mancava la soporifera prof Caruso, già non aveva dormito molto la
notte prima si sarebbe di sicuro addormentata mentre prendeva
appunti!
Appoggiò la
guancia alla mano e guardò fuori dalla finestra, il piccolo parco
che circondava la scuola aveva iniziato lentamente ad ingiallirsi,
l'autunno era alle porte.
Si sentiva ancora
scombussolata per tutti quei cambiamenti nella sua vita... solo 4
mesi fa era ancora amica di Melissa, fidanzatissima con Nico e con
dei genitori a molte volte assenti ma almeno uniti.
Adesso invece era
tutto un macello... scosse la testa, meglio stare attenta alla
spiegazione della prof.
Alice guardava le
amiche che commentavano le espressioni del prof Palumbo, sorrideva
leggermente delle battute.
-Ma secondo voi
l'avrà anche mentre dorme quell'espressione di disappunto?- domandò
Ele.
-Secondo me si!
Sognerà di rimproverare qualche stundente che all'intervallo si
tiene per mano!- rispose ridendo Emma.
-Sarebbe proprio
da lui!- disse Bea.
Stavano al solito
bar, dove andavano dopo scuola come tutti gli anni, solo che questa
volta c'era anche Emma. Aspettavano le piadine che avevano ordinato,
lì le facevano davvero buone. Sarebbe stato il posto perfetto se
solo non lo conoscesse anche Eric.
Alice lanciò
un'occhiata al tavolo dall'altra parte della sala. C'era suo cugino e
Matteo che l'aveva salutata, sembravano aspettare qualcuno. Scosse la
testa, non doveva assolutamente importarle cosa faceva, sospirò e
continuò a seguire le amiche che avevano spostato l'attenzione sul
nuovo prof.
-È davvero un
gran bel pezzo di figo!- commentò Ele.
-Si è molto
bello, ma anche bravo... chissà se ha la fidanzata!- disse Bea.
Alice notò che
Emma stava stranamente in silenzio, guardava distrattamente il menù
che avevano dimenticato al loro tavolo. Le piadine arrivarono, mentre
mangiarono Ele parlò delle ultime novità riguardi i petegolezzi a
scuola.
-Pare che il
marito della Di Mauro è tornato strisciando da lei, ma non l'ha
neanche fatto entrare in casa! Ah e poi si dice che la vice-preside
abbia una storia con Santoro, il nostro prof di ed. Fisica... ma a
questo non ci credo tanto-
Emma iniziò a
ridere con lei Alice mentre le altre due le guardavano perplesse, ma
non potevano certo immaginare che loro invece avevano la certezza che
probabilemente quelal relazione c'era. Dopo aver spiegato la ragione
della risata anche Bea e Ele si unirono a loro.
Mentre Beatrice
rideva lanciò distrattamente un'occhiata all'entrata e quando vide
chi stava entrando divenne improvvisamente seria, l'espressione
divenne un misto di rabbia e malinconia. Anche le altre guardarono
chi fosse entrato, anche se l'avevano già intuito. Mirko si stava
dirigendo al tavolo di Eric e Matteo.
Emma guardò
preoccupata l'amica, guardava sempre il ragazzo che sembrava non
essersi accorto di loro. La rossa si chiedeva se fosse un bene o un
male... aveva paura che Bea facesse qualcosa di stupido come andare
da lui e mollargli uno schiaffo.
Non che non fosse
d'accordo che lo riempisse di botte, ma non sarebbe stato il massino
in un luogo pubblico!
-Ehm... che ne
dite di andare? Ele sbrigati a mangiare!- disse Alice.
Bea annuì
lentamente distogliendo lo sguardo da Mirko.
Finirono
velocemente quello che restava del pranzo e andarono a pagare. Quando
stavano per uscire però vennero raggiunte da Matteo che voleva
salutare ancora Alice.
Emma lo guardava
con un filo di sospetto, anche se l'amica le aveva detto che erano
amici d'infanzia, lei percepiva qualcos'altro in lui... anche se non
sapeva bene cosa. Uscite dal bar andarono in giro per negozi, cosa
che Emma non piaceva molto, ma se era per far distrarre almeno per un
giorno le amiche dalle loro vite sentimentali allora avrebbe
sopportato anche stare ad aspettare loro che sceglievano vestiti.
-Dai Ele! Ti
decidi ad uscire da quel camerino?- si lamentò Beatrice mentre
guardava le gonne di jeans.
-Ogniuno ha i suoi
tempi, non rompere!-
-Su non litigate!
Però Ele i tempi non possono essere mezz'ora!- disse Alice con in
mano un vestito vedendoselo allo specchio come le stava addosso.
Emma invece
guardava distrattamente i capi di vestiario, lo shopping non era mai
stata la sua passione era più portata ad andare in una libreria che
in un negozio di vestiti.
-Siete pallose! E
non è vero che sono dentro da mezz'ora!-
-Si certo...
allora sei entrata alle tre e adesso sono le tre e mezza... cos'è?
Un'illusione ottica?- commentò sarcastica Alice rimettendo a posto
il vestito.
-Cos...? Oh
cazzo!- dopo l'esclamazione si sentirono dei tonfi abbastanza
inquietanti. -MA che diavolo sta facendo?- domandò perplessa Emma.
-Mah! Io non ne
voglio sapere niente!- rispose Beatrice tirando fuori una gonna di
jeans con sopra dei delfini cuciti.
-Ele... stai
bene?- disse Alice cercando di entrare nel camerino.
-S-si tutto
apposto! Non preoccupatevi!-
-E chi lo faceva?-
-Bea?-
-Si?-
-Vai a quel
paese!-
Emma rise, quelle
due facevano sempre così anche se in verità si voleva davvero bene,
era uno spasso starle a sentire. Anche Alice le guardava sorridendo,
doveva esserci abituata.
Naturalmente dopo
essere state per ben due ore nel negonzio uscirono senza compare
niente.
Entrando in un
negozietto di accessori davvero carino, c'erano tantissimi tipi di
orecchini, anelli, borse, bracciali... e costavano davvero poco!
Si divisero e Emma
scovò 4 braccialetti un pò spessi con incisi delle iniziali, prese
due E, una A e una B. Li avrebbe regalati alle amiche e ne avrebbe
tenuto uno lei come segno della loro amicizia, anche se era un pò
infantile a lei erano sempre piaciuto.
Andò alla cassa
per pagarli senza farsi vedere, voleva che fosse una sorpresa! Era
stata così bene con loro, con Melissa invece era tutt'altro, era
felice di averle conosciute... stava passando dei giorni belli
nonostante tutta la confusione nella sua testa almeno con loro era
serena.
Uscite dal
negozzietto tutte avevano un sacchettino, stavano ridendo della
figura che Ele aveva fatto con il commesso chiedendogli se era
fidanzato per poi scoprire che era una ragazza quando iniziò a
piovere.
-Ma nooo! Non può
piovere! Diamine i miei poveri capelli!- si lamentò Ele, mentre
lentamente i suoi capelli si arricciavano.
Corsero sotto la
pensilina della fermata dell'autobus.
-Che sfiga! Per
fortuna dovevamo andare a casa!- esclamò Alice.
-Già! Io devo
andare da mia nonna a dormire e non ho l'ombrello! Arriverò lavata
fino all'osso!- disse Emma guardando con odio la pioggia.
-Dai su Emma... è
solo acqua!- rise Bea.
-Ma sei pazza?!
Non è solo acqua! È la malefica pioggia che rovina i miei poveri
capelli!-
-Ele sei sempre
esagerata!- disse Alice alzando gli occhi al cielo.
Il primo bus che
arrivò era quello di Bea e Ele che infretta corsero dentro il mezzo,
bagnandosi comunque.
Emma guardava
attentamente Alice che ad ogni minuto che passava diventava sempre
più tesa.
-Non vuoi andare a
casa?- chiese lentamente.
L'altra si girò
di colpo verso di lei, poi sospirò.
-Sinceramente? Non
vedo l'ora che i miei tornino dal loro dannato viaggio!-
Emma fece un
sorriso triste e le prese la mano.
-Devi solo
resistere ancora un pò... sono sicura che tutto si risolverà!-
-Sei troppo
positiva Emma...-
-Meglio che stare
sempre a guardare il bicchiere mezzo vuoto! L'ho imparato
quest'estate, cerca semrpe di trovare il lato positivo delle cose se
no ti passa anche la voglia di vivere- appena finì la frase il suo
bus arrivò.
Salutò l'amica e
corse per prenderlo, inutile dire che si lavò più in quei 10
secondi che neanche nel pezzo che aveva fatto con le amiche per
arrivare alla fermata. Fradicia si sedette in un posto a caso, faceva
davvero freddo. Per fortuna c'era il riscaldamento acceso, cosa
davvero rara!
Guardava fuori dal
finestrino, il paesaggio era indistinguibile, la pioggia cadeva fitta
non si rusciva a vedere proprio niente. Sbuffando Emma sperò di
riuscire a capire quando suonare per scendere, ci mancava solo
sbagliare fermata e trovarsi in terra sconosciuta senza neanche un
ombrello.
Ispezionò il bus,
le piaceva un mondo guardare le persone sui mezzi pubblici potevi
trovare una varietà assurda di gente, ascoltare i loro discorsi era
davvero uno spasso. La maggior parte di loro parlava di cose così
distanti da lei... altre invece era divertete setire, altre ancora le
facevano imparare qualcosa.
Quel giorno c'era
solo un silenzioso signore anziano e un ragazzo che si sparava a
palla tecno nelle orecchie. Emma fece una smorfia, odiava
letteralmente quella non-musica. Provò ad orientarsi e vide che
macava davvero poco quindi suono il capanello. Quando scese venne
letteralmente sommersa dalla pioggia, anche se correva si sarebbe
comunque lavata quindi perchè sprecare fiato?
Imprecando iniziò
a camminare verso la casa di sua nonna. Dormiva da lei perchè i suoi
erano via per tutto il fine settimana e non aveva nessuna voglia di
stare a casa da sola. Cercò di velocizzare il passo vendendo il
lontananza il profilo del condominio, ormai era bagnata fino all'osso
ed era sicura che si sarebbe presa come minimo un raffreddore
epocale. Uno starnuto infatti la sorprese appena arrivò davanti al
portone.
-Salute!-
Emma sgranò gli
occhi, sperò con tutte le forse di esserselo immaginato, non poteva
essere così sfigata da incontrarlo sempre nello stato più
impresentabile. Si girò lentamente e si trovò ad incrociare un paio
d'occhi di ghiaccio, almeno c'era una consolazione, anche lui era
fradicio. Però la cosa stava avendo i suoi risvoleti negativi, i
vestisti bangati gli aderivano completamente al petto e alle spalle
senza lasciare spazio all'immaginazione. Emma arrossì cercando di
distogliere l'attenzione dal corpo di quello che spesso dimentava
essere il suo prof.
-Grazie...- disse
poco convinta.
-Meglio entrare
subito!- esclamò improvvisamente lui prendedo la chiave e aprendo il
portone.
Finalmente
entrarono, la ragazza però iniziò a tremare per il freddo, gli
spifferi si addensavano in quel vecchio condominio.
-Ehy stai bene?-
chiese preoccupato vedendola così.
-S-si... s-solo
che m-mia n-nonna n-non c'è... n-non vedo il s-sio o-ombre-llo-
rispose lei balbettando.
Si sfregava le
braccia per trovare un pò di sollievo, ma erano come diventate
insensibili non sentiva nemmeno le mani che si muovevano.
Senza preavviso
Francesco mise le prese tra le mani il viso e appoggiò la guancia
sulla sua fronte. Emma rischiò di svenire a quel contatto, sentiva
il viso in fiamme e il cuore prese ad accellerare i battiti.
Trattenne il respiro per la sopresa di sentire una leggera carezza
sulla guancia dove c'erano ancora le sue grandi mani.
-Diamine, ma
scotti!- disse lui allontanandosi.
Emma riprese a
respirare, ma era come se fosse diventata ancora più fredda dopo
quel contatto interrotto. Scosse la testa, ma che diavolo pensava!?
Ma proprio mentre
cercava di dare ordine ai suoi pensieri si sentì mancare la terra
sotto i piedi. L'ultima cosa che avvertì furono due braccia che
l'afferrarono, poi scese il buio.
L'afferò prima
che toccasse terra, la guardò in viso, era proprio svenuta. Facendo
un mezzo sorriso la prese in braccio, quasi senza accorgersi la
strinse al petto.
Salì le scale,
visto che la signora Giordano non c'era non poteva certo lasciarla lì
nell'atrio priva di sensi. Salì le scale con passo sostenuto, doveva
subito portarla in un posto caldo e asciutto.
Arrivato alla
porta si rese conto di dover appoggiare per terra la ragazza per
poter aprire l'appartamento. Proferendo un'imprecazione sottovoce si
inginocchiò lasciando Emma contro il muro, poi s'affrettò a mettere
la chiave nella toppa e girarla.
Spalancò la porta
e la riprese in braccio, l'adagiò poi temporaneamente sul divano.
Poi chiuse la porta e andò di volata a cambiarsi i vestiti con
qualcosa d'asciutto. Mentre si tirava su i pantaloni però si rese
conto che avrebbe dovuto cambiare d'abito anche Emma.
Rimase un attimo
paralizzato da quel pensiero, ma poi si riscosse.
Che cosa gli
prendeva? Infondo era solo un'alunna e doveva farlo per la sua
salute...
Si avvicinò al
divano e vide che non aveva ancora rispreso conoscenza.
Imprecando andò a
predere una sua tuta, ritornato si avvicinò le si avvicinò
deglutendo rumorosamente. Infondo era solo una ragazza più giovane
di lui, una diciotenne che non avrebbe dovuto fargli nessun effetto.
Aveva una maglia a
maniche lunghe bianca e dei jeans, facendosi forza iniziò a
sollevare la maglia, la tolse senza problemi. Sforzandosi di non
stare troppo a fissare la pelle bianca esposta al suo sguardo prese
la felpa e gliela mise, per sbaglio sfiorò un fianco scoperto, sentì
una scarica elettrica partire dalle dita e finire per tutto il corpo.
Tolse subito la mano e si allontanò quasi spaventato da quello che
aveva sentito.
Si guardò le
dita, quasi si aspettasse di trovarle carbonizzate, le strinse in un
pugno e scosse la testa. Velocemente le tolse i pantaloni, invece di
metterle quelli della tuta la coprì con un plaid.
Dopo andò in
cucina e si preparò una cioccolata, doveva darci un taglio con quei
pensieri, doveva finirla di guardarla durante le sue lezioni, doveva
smetterla di rimuginare sui suoi temi che era andato a scovare in
segreteria... doveva smetterla di trovarla bella.
E
anche questo capitolo è finito! Devo dire di averlo scritto con
meno fatica rispetto al precendente... forse perchè adoro
Francesco xD. Vorrei ringraziare le mie amiche (sopprattutto te Bea che mi stressi l'anima tutti i giorni per il capitolo che devo scrivere!) per il supporto
e l'ispirazione che mi danno sempre (e anche per avermi prestato i
vostri nomi e anche un pò i vostri caratteri per i miei
personaggi xD)... vi voglio bene ragazze ;) e dopo il momento
sentimentale xD per le foto di Melissa Mirko e Nicola dovrete aspettare
visto che ho avuto dei problemi con il programma di foto...
probabilmente al prossimo capitolo le troverete! Adesso passiamo alle
recensioni :)
fataflor
: Ciao! Si finalmente Eric si è fatto avanti, be Alice è
molto spaventata infondo non è un amore normale il loro. Per
Mirko be so che lo vorresti strozzare ma posso dirti che per quanto si
comporti come un cretino ha le sue ragioni per fare così, sol
oche la povera Bea non le sa! Be i tuoi sospetti su Melissa potrebber
essere fondati.. xDxD e Francesco non posso dire niente, ogni cosa a
suo tempo! Baci^^
Emily Alexandre
: Ciao! Ahaha non sei l'unica, Francesco è perfetto xD! Non
posso che darti ragione gli uomini con gli occhi ciari e più
grandi sono il massimo! Eh si... le ragazze sono davvero in piena
crisi, ma in questo capitolo riescono a rimanere unite almeno tra di
loro e dico che è una cosa davvero positiva almeno per la loro
povera psiche xD! E i ragazzi sono presi dai loro problemi... presto si
scopriranno un pò di cose xD! Baci^^
Al prossimo capitolo! Recensiteeee!!
Baci^^
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Capitolo 12 *** Involontario ***
Involontario
Tutte
queste luci
Tutte queste voci
Tutti
questi amici
Tu
dove sei?
Tutto
questo tempo pieno di frammenti e di qualche incontro
E tu non ci sei...
Tutte
queste radio piene di canzoni che hanno dentro un nome
Ecco
chi sei...
Non
ti sai nascondere per bene
Quante
volte sei passata
Quante
passerai
E
ogni volta è un colpo sordo all'anima
Quante
volte sei mancata
Quante
volte mancherai
Un
colpo al cerchio ed un colpo all'anima
{Lugabue
~ Un Colpo All'Anima}
Alice corse alla
porta della casa, inutile dire che era completamente lavata. Sbuffò
infilando la chiave nella toppa, gocciolava da tutte le parti,
sentiva i vestiti fastidiosamente appicciati alla pelle.
Entrò in casa con
uno starnuto, ecco aveva pure il raffreddore adesso! Fumante di
rabbia entrò nel salotto.
-Finalmente sei
arrivata!-
Alice si girò e
vide Eric, dalla sua espressione corrucciata capì che era
preoccupato.
Cavolo non doveva
essere così felice di vederlo, non doveva provare il desiderio
impellente di abbracciarlo,di risentire le sue labbra, non doveva
provare l'insana curiosità di sapere se avevano lo stesso sapore...
strinse forte le chiavi che aveva ancora in mano.
-Già- mormorò.
-Allora sai ancora
parlare...- disse mesto.
Alice si morse il
labbro inferiore sentendo il cuore farsi sempre più piccolo.
-I-io...- iniziò
senza trovare niente da dire, era una situazione troppo complicata e
che le faceva male, ancor di più adesso che conosceva i suoi
sentimenti, almeno se lui non avesse ricambiato sarebbe stato più
facile dimenticare e invece... invece era ancora più doloroso
rinciare a quell'amore che non aveva modo esistere.
Abbassò lo
sguardo che non riusciva a sostere quello di Eric.
-Vai a
cambiarti... ti prenderai un mallanno se nò...- disse duro per poi
sparire nella sua camera sbattendo la porta.
Alice andò di
corsa in camera, non doveva piangere, no, ma allora perchè sentiva
le lacrime sulle guance?
Si tolse con pochi
gesti i vestiti bagnati, poi andò di corsa in bagno con quelli
puliti, lì si fece una doccia veloce. Sotto il getto di acqua calda
cercò di mettere in ordine i suoi pensieri, non voleva assolutamente
continuare con quella situazione, doveva trovare una via d'uscita, ma
come? Non puoi decidere di chi innamorarti o disinnamorarti...
sarebbe stato troppo semplice così.
Appoggiò la
fronte alle mattonelle della doccia, quanto avrebbe dato per poter
tornare a preoccuparsi di qualcosa che non fosse quell'amore
sbagliato.
Finito uscì dal
bagno asciutta e calda, ma la fortuna non era dalla sua infatti
iniziò a starnutire e a sentire la gola bruciare.
Sbuffando andò
alla ricerca di fazzoletti, poi si volle preparare del latte con il
miele per calmare il mal di gola.
Cercava il miele,
non trovandolo nel solito posto dove al zia lo metteva poi guardò di
sfuggita il tavolo e vide sopra una tazza fumante di latte con
difianco delle aspirine.
Alice si morse il
labbro inferiore per cercare di non piangere per quel gesto.
Eric... lo amava
anche per quei gesti così inaspettatamente dolci da parte sua che
non sospettavi che potesse compiere.
Bevve il latte e
le parve il più buono che avesse mai provato, anche se era un pò
salato per le lacrime che si era ripromessa di non versare. Non vide
più in giro Eric, probabilmente sarebbe rimasto chiuso in camera
fino all'ora di cena.
Allora si mise sul
divano a guardare un pò la tv, le sarebbe piaciuto che lui arrivasse
e insieme potessero vedere qualcosa, un film... scosse lentamente la
testa, meglio di no, dovevano restare così chissà se no cosa
sarebbe successo.
Beatrice arrivò a
casa lavata e decisamente incavolata. Stupida pioggia che doveva
sempre arrivare quando non aveva l'ombrello, stupido bus strapieno
anche alle 5, stupida casa che era a trentamila chilometri dalla
fermata, stupida lei che non riusciva proprio a non pensare a quello
stupido!
Buttò per terra
la cartella senza tanti complimenti, ignorando sua madre si chiuse in
camera. Si cambiò lasciando i vestiti bagnati sulla sedia vicino
alla finestra. Si buttò poi a peso morto sul letto, diamine era
davvero difficile... non si era mai resa conto di quanto era
importante Mirko nella sua vita almeno fino a quando ne era uscito
senza tanti complimenti con delle scuse assurde.
Eppure era sempre
stata presa da Eric che non aveva mai visto Mirko in quel modo... in
quei giorni lontana da lui i suoi sentimenti erano venuti fuori e si
era accorta di essere innamorata di Mirko.
Non si era mai
resa conto di quanto contasse per lei quel ragazzo così gentile e
disponibile che l'aiutava sempre con i suoi cugini e i casini che
aveva in famiglia, ormai i suoi vivevano in case separate ed erano
prossimi al divorzio. Sospirò tristemente, sarebbe stato davvero
difficile dividersi tra i due genitori, ma almeno lo preferiva alle
continue litigate che la lasciavano sempre con l'amaro in bocca e il
cuore oppresso. Sentì che sua mamma bussava gentilemente alla porta.
-Bea! Esci fuori
aiutami a fare da mangiare!-
La ragazza alzò
gli occhi al cielo, diamine mai una volta che poteva stare tranquilla
in camera sua a compiangersi! Sbuffando uscì e andò ad aiutare la
madre.
-Allora come va al
scuola?-
-Bene...-
-Hai pensato a
cosa fare dopo? Dovresti sbrigarti sai... si fa presto ad arrivare ad
arrivare a dicembre-
-Non ancora, però
ho qualche idea...-
Sua madre
continuava a domandare e a parlare, non importava se tu rispondevi o
ascoltavi davvero, per lei bastava parlare. Bea rispondeva solo per
buona educazione, ma all'ennesima domanda staccò completamente il
cervello.
Pensò che domani
doveva badare ai cuginetti pestiferi e che senza Mirko sarebbe stato
davvero difficile, i bambini alla domenica erano ancora più
movimentati, al solo pensiero le veniva quasi da piangere... stava
tagliando il prezzemolo quando suonò il suo cellulare.
Alzando gli occhi
al cielo lasciò la mezzaluna e i monologhi della madre.
-Pronto?-
-Bea?- disse una
vose incerta.
La ragazza rimase
impietrita quando riconobbe il suono.
-M-mirko?-
-Si...ecco volevo
dirti che mi dispiace per quello che è successo l'altro giorno solo
è un periodo difficile per me... è tutto un gran casino, sai...-
-Oh... ehm io...-
-Non che ci abbia
ripensato, devo stare un pò lontano è che mi sono ricorda che
domani è domenica e mi dispiaceva lasciarti da sola con i tuoi
cugini... posso venire ad aiutarti?-
-Ehm si ok...-
disse Bea senza saper cosa rispondere.
-Bene... ci
vediamo domani, ciao!-
-Ciao...- rispose
poco convinta.
Guardò il
cellulare come se non credesse di vederlo realmente, ma che diavolo
passava per la mente di quel cretino?! E lei?! "Si ok"!?!?
Ma era completamente impazzita?! Doveva solo insultarlo! E invece lo
invitava tranquillamente a casa!
Lanciò il
telefono sul letto con violenza per poi tornare in cucina incavolata
nera. Con sguardo assassino, prontamente ignorato dalla madre che non
la smetteva di ciarlare, continuò a tagliare violentemente il
prezzemolo.
Alla fine ne era
rimasto ben poco, guardò come per scursarsi la massa verde ormai
sparsa per tutto il ripiano della cucina.
Per fortuna sua
madre era troppo impegnata a parlare di quanto fosse aumentato il
prezzo per il pane per accorgersi del disastro.
Cercò di radunare
il più possibile il prezzemolo raccimolando ben poco, poi si strinse
nelle spalle, tanto non avrebbero dovuto usarlo quella sera, prese un
contenitore e ce lo mise dentro.
-Allora, ma hai
pensato a cosa fare?-
Bea alzò gli
occhi al cielo, ecco un'altra fastidiosa abitudine di sua madre,
porgere sempre le stesse domande, ma di cosa si sorprendeva tanto non
ascoltava nemmeno le risposte!
Emma si sentiva
come avvolta in qualcosa di caldo, era sospesa tra l'incoscienza e la
veglia in uno stato onirico. Sospirò soddisfatta, si sentiva davvero
bene, era da tanto che non avvertiva quel senso di appagamento,
avrebbe voluto aver sempre quelle sensazioni, ma purtroppo dovette
svegliarsi.
Con la coscienza
ritornavano il mal di testa, la gola irritata e il calore sgradevole
che sentiva in faccia. Aveva la febbre, le mancava solo quello! Aveva
le palpebre pesanti, non riusciva ad aprire gli occhi.
Si accorse di non
essere sul divano della nonna, no, quello aveva un rivestimento
troppo nuovo per esserlo, ma allora dove diavolo era finita?
-Signora
Giordano!-
-Sono arrivata
appena ho potuto! Emma come sta?-
-È ancora
incosciente e la febbre è alta-
-Capisco... grazie
al cielo eri con lei! Non posso immaginare a cosa sarebbe accaduto se
fosse svenuta lì da sola!-
-Non si preoccupi,
adesso pensi solo ad Emma-
-Hai ragione, ti
devo ancora ringraziare per l'aiuto-
-Ma si figuri
l'avrebbe fatto chiunque-
Emma sussultò, oh
cavolo! Era sul divano di Francesco!
Poi ricordò tutto
l'incontro, lo svenimento... si sarebbe scavata una fossa se ne
avesse avuto la forza, poteva solo star lì su quel divano che
profumava piacevolmente di carta, come quella di un libro nuovo, lo
sapeva perchè quando iniziava un nuovo libro annusava sempre le
pagine, come una specie di rito. Fece un profondo respiro inalando
quell'odore che adorava, si chiedeva come mai profumasse così quel
divano.
-Non si preoccupi,
vada pure a cambiarsi-
-Si forse è
meglio... poi vegno ancora a vedere come sta-
Emma sentì che si
scabiarono dei saluti poi la porta si chiuse, un sospiro, dei
passi... e con assoluta certezza, che non sapeva neanche da dove
venisse, si disse che era proprio davanti a lei e che la stava
guardando, ebbe anche la sensazione che non fosse la prima volta.
Si mosse e sentì
che non aveva i pantaloni a quella scoperta non potè che aprire gli
occhi di colpo.
-Oh... ti sei
svegliata?-
La ragazza lo
guardò sbattendo qualche volta le palpebre, all'improvviso si
sentiva un pò confusa a causa la luce non faceva che aumentare
l'emicrania.
-Ti senti bene?-
chiese preoccupato dal suo silenzio.
-I-io... perchè
il divano profuma di carta?- chiese senza pensare con voce roca.
Dopo un primo
attimo di sorpresa Francesco si mise a ridere. Emma lo guardava
pensando che era davvero bello quando rideva, gli si formavano delle
piccole fossette alle guancie.
-Perchè leggo
sempre su quel divano... non pensavo si sentisse addirittura il
profumo di carta!-
-Ah... lo sai che
quando ridi ti vengono le fossette?-
Emma non aveva
proprio un freno la confusione e il mal di testa non facevano che
farla parlare a ruota libera. Probabilmente era anche la febbre che
la faceva delirare.
-Non ci ho mai
fatto caso...-
-Io si, ti vengono
proprio qui- cercò con il dito il punto sulla sua guancia dove
l'aveva visto, ma non riusciva proprio a muovere bene il braccio.
Ci pensò lui a
fermarla, le prese il polso delicatamente e lo posò ancora difianco
a lei.
-Non devi
mostrarmelo per forza...-
Probabilmente se
avesse avuto la mente lucida si sarebbe voleniteri sotterrata viva,
ma per fortuna, o sfortuna!, non era molto cosciente di quello che
faceva.
-Sai che sei
proprio bravo ad insegnare? Ma nelle ultime lezioni non sei stato il
massimo...-
Lui la guardò
sorpreso.
-Perchè?-
Emma lo guardò
seriamente.
-Eri freddo e
scostante, non hai dato il massimo come fai sempre-
Francesco sorrise
mesto.
-Penso che tu sia
l'unica ad averlo notato-
-Ma come! È così
palese!-
Incapace di
trattenersi le mise una mano alla fronte e le fece una carezza.
-Perchè tu sai
leggere bene nell'animo delle persone e questo è davvero uno
splendido dono-
Emma lo guardava
sorpresa, anche se non ne era molto cosciente.
-D-davvero?-
Francesco sorrise,
togliendo la mano.
-Si, davvero-
-Non dovevi
togliere la mano...- disse assonnata.
-Cosa?-
-La mano... mi
piace che mi accarezzi...- pronunciò prima di ricominciare a
dormire.
Francesco restò a
guardarla con occhi spalancati, aveva davvero sentito quello? Aveva
davvero detto...?
Scosse la testa
quesi pensieri e andò a farsi l'ennesima tazza di cioccolata della
giornata.
Diede uno sguardo
alle ore e si accorse che erano ormai quasi le sette, erano già
passate due ore ed era quasi ora di cena. Guardò verso il divano,
sarebbe stato meglio lasciare Emma lì che esporla ancora inutilmente
al freddo.
Ma era davvero
sicuro a lasciarla lì anche per la notte?
Forse era meglio
portarla da sua nonna, sarebbe stata meglio da lei. In quel momento
bussarono alla porta, in fretta andò ad aprire e vi trovò la nonna
di Emma.
-Allora come sta?-
disse mentre entrava.
-Abbastanza bene,
prima si era svegliata, ma si è addormentata subito-
La signora andò
dalla nipote.
-È un periodo
davvero difficile per lei- disse sussurrando quasi non volesse
svegliarla e nel mentre le accarezzava il viso.
-Sembrate davvero
molto legate...-
-Si, mia figlia e
suo marito sono sempre stati impegnati e da piccola la mandavano
sempre da me, mi ha sempre fatto piacere averla per casa, ma mi
dispiaceva per lei... i genitori non sono mai stati molto presenti-
-Lo posso
capire... non è facile-
La signora si girò
a guardarlo, sembrava che lo stesse studiando attentamente. Poi
doveva aver avuto qualcosa nello sguardo che la convinse perchè
sorrise.
-Potresti tenerla
anche per questa notte? Sai non vorrei che prendesse freddo... e poi
qui se le succede qualcosa sarai più veloce di me, la vecchiaia
reclama tutti e pure me. Sarei più tranquilla a saperla qui-
-Oh... ehm... si
va bene- disse preso in contropiede, per fortuna che si era
ripromesso di portarla da sua nonna!
-Grazie!-
Passò qualche ora
e Emma ancora non si svegliava allora la nonna andò a casa dicendo
che era stanca e aveva bisogno di un bel pò di sonno.
In pochi minuti si
ritrovò di nuovo da solo con Emma incosciente. La guardò e vide che
faceva delle smorfie, quasi la posizione le desse fastidio, allora a
Francesco venne un'idea, di sicuro a letto sarebbe stata più comoda.
Si avvicinò e
mise piano un braccio dietro alle ginocchia, attento a non far cadere
il plaid e uno sotto le spalle, poi la sollevò delicatamente
cercando di non svegliarla. Nell'incoscienza Emma si avvicinò e mise
la fronte sul suo collo a quel contatto rabbividì e non solo per la
temperatura della ragazza.
La portò in
camera sua e la posò sopra le lenzuola sfatte, si era dimenticato
quella mattina di fare il letto, la coprì e non riuscì a trattenere
il desiderio di sfiorare la sua pelle, le accarezzò la guancia e
Emma emise un sospiro soddifatto.
A quel suono si
allontanò subito e uscì dalla stanza.
Che stava facendo?
Era completamente impazzito?
Si passò una mano
sulla faccia, imprecado mentalmente. Non gli entrava proprio in testa
che lei era una sua alunna e che doveva vederla solo come tale! Si
buttò sul divano sospirando, che situazione del cavolo, che periodo
schifoso... e ci si metteva pure suo fratello a sconvolgere ancora di
più la sua vita come se non gli bastassero i casini che già aveva.
Eleonora si guardò
allo specchio per dare un'ultima occhiata ai capelli, sorrise
soddisfatta, erano perfetti. Guardò l'ora e vide che era in ritardo,
prese al volo la borsa e andò alla porta salutando distrattamente i
genitori che erano in salotto.
Quella sera
sarebbe uscita con le gemelle, amiche che aveva fin dalle medie,
sarebbero andate ad una festa.
Aspettava sulla
strada che arrivassero con la macchina, purtroppo lei non era ancora
maggiorenne doveva aspettare ottobre per il tanto sognato foglio
rosa!
Non vide nessuna
macchina, ma dove cavolo si erano cacciate? Ormai erano le 9! Ci
mancava solo che le avessero dato buca... ma proprio mentre pensava
questo la macchina delle ragazze arrivò.
-Finalmente!-
disse mentre saliva.
-Scusa! Solo che
Carola non si decideva a mettere la gonna!- si giustificò Letizia
che era alla guida.
-Eh si adesso è
colpa mia!-
Eleonora rise.
Quella sera voleva divertirsi, non pensare a niente.
Arrivarono al
locale che avevano aperto da poco, il New Orly Club. Le ragazze
scesero dalla macchina e andarono all'entrata. Dentro al musica era
assordante e c'erano un sacco di ragazzi sulla pista a ballare e
altrettanti al bancone del bar a prendersi qualcosa da bere. Ele si
guardava intorno entusiasta, si quella sera si sarebbe divertita. Le
dispiaceva però non aver detto niente alle altre, magari con loro
sarebbe stato anche più bello, ma ormai era andata così.
-Andiamo a
prendere qualcosa da bere?- urlò Letizia evitando di scontrarsi con
un tizio un pò brillo.
-Ok!-
Andarono al
bancone e ordinarono tre Gin Tonic, aspettavano l'ordinazione quando
Ele vide in lontananza Matteo, Eric e Mirko. Era sorpresa di trovarli
lì, magari Matteo no, ma Eri e Mirko non erano molto da pub, poi si
strinse nelle spalle, infondo non erano affari suoi. Arrivarono i Gin
Tonic e mentre sorseggiava il suo guardò la pista cercando qualche
ragazzo carino.
-Ehy!-
La bionda si girò
ma il tizio ce l'aveva con Letizia, sbuffando girò gli occhi da
un'altra parte. Diamine ci aveva messo 3 ore per prepararsi e tutto
per niente! Pure Carola venne abbordata da un'altro ragazzo.
Lasciò il
bicchiere vuoto sul bancone con stizza, quella sera doveva essere per
divertirsi non per fare la terza incomoda agli altri! Decise allora
di buttarsi in pista, senza rivolgere la parola alle altre andò a
ballare.
Il ritmo era duro
e incalzante, che ipnotizzava e lei iniziò a muoversi seguendolo.
Era davvero bello ballare e scaricare tutto in quei passi, le era
sempre piaciuto non ti faceva pensare a niente, solo a quello che
stavi facendo, ti svuotava la testa da tutte le preoccupazioni,
pensieri brutti che avevi.
Stava ballando
quando sentì una mano sulla sua spalla, si girò di scatto era così
immersa nel ballo che si era pure dimenticata di essere in un pub. Si sorprese di vedere Matteo, che diavolo voleva?
-Balliamo!- disse
lui.
Eleonora lo guardò
con tanto d'occhi, poi assusò l'aria e sentì puzza d'alcool.
Ah era alquanto
alticcio.
-Meglio di no!-
-Eddai Ele,
concemidi questo ballo!-
Eleonora alzò gli
occhi al cielo, ma sorrise. Tanto era solo Teo, che male le avrebbe
fatto? E poi l'aveva visto altre volte ubriaco e non aveva mai fatto
niente di sconveniente.
-Ok va bene!-
Dopo un pò che
ballavano Ele decise di domandare qualcosa.
-Allora come mai
sei ubriaco?- urlò cercando di sovrastare la musica.
-Per dimenticare!-
rispose lui.
-Dimenticare
cosa?-
-Mi dispiace non
te lo posso dire!-
Ele gli mise le
braccia intorno al collo mentre ballavano quasi in sincronia e
all'improvviso lui la prese e l'allontanò dalla pista.
-Ma cos..?-
Venne interrotta
dalle labbra di Matteo che si erano prepotentemente posate sulle sue.
La sopresa non le diede modo si reagire e lui allora approfondì il
bacio spingendola contro il muro. La cosa che però la sorprese di
più era che quel bacio non le dispiaceva affatto, si ritrovò quasi
avvighiata a Matteo sentendo qualcosa smuoversi nel profondo.
Non era del tutto
sgradevole, sopportava addirittura il gusto del Sex on The Beach che
sentiva sulla lingua, ma era sbagliato... sentiva solo rabbia da
parte di Teo, quasi stesse scaricando tutto quello che aveva dentro
in quel bacio.
Cercò di
sciogliere quell'intreccio.
-M-atteo!-
-Che c'è?-
rispose seccato.
-Che diavolo hai?-
disse lei con il fiatone.
-Cosa stai
dicendo?-
-Sei arrabbiato!
Mi baci quando a mallapena mi rivolgi la parola, bevi... mi vuoi dire
che succede?-
-Io...- non riuscì
più a continuare, si appoggiò alla parete esausto -Penso di essermi
innamorato della persona sbagliata-
-Non sei nè il
primo nè l'ultimo- disse tranquillamente lei.
-Lo so... almeno
questa cosa mi consola-
-Penso consoli
tutti-
-Scusa se ti ho
baciato... solo volevo dimenticare almeno per un pò di minuti-
-Non preoccuparti-
mentì Ele, si sentiva stranamente delusa e offesa per essere stata
usata come diversivo dalle sue pene d'amore, ma come poteva
biasimarlo quando anche lei voleva fare la stessa cosa?
Il ragazzo dopo
essere stato lì ancora un pò se ne andò senza salutare. Ele non si
voltò nemmeno a guardare dove andava, andò invece a cercare le
gemelle per poter tornare a casa.
Era notte fonda
quando un rumore svegliò Francesco dal sonno in cui era caduto. Si
ridestò intontito e si domandò cosa diavolo ci facesse sul divano
con un libro aperto sul petto.
Poi pensò che
doveva essersi addormentato leggendo, lo chiuse e lo mise sul
tavolino. Si stropiccò la faccia cercando di fare mente locale,
quandò realizzò che Emma era in camera sua e che era stato
svegliato da un rumore si precipitò nella stanza.
Trovò la ragazza
muoversi freneticamente nel sonno, stava fancendo un brutto sogno e
di certo aver la febbre non aiutava. Francesco si avvicinò cercando
di calmarla, le accarezzava la testa lentamente, gli venne istintivo
quasi l'avesse fatto tante di quelle volte prima. Quelle sensazioni
lo sospresero e un pò lo impaurirono, che diavolo gli stava
succedendo? Quando la ragazza sembrava essersi calmata cercò di
allontanarsi, ma lei lo trattenne per un braccio ancora mezza
addormentata.
-Non andare...-
Quelle parole lo
colpirono, come una pallottola al centro del petto.
Come poteva
esimersi da quella preghiera sussurrata?
Le si sdraiò
dietro e l'abbracciò, sapeva che il mattino dopo si sarebbe pentito,
ma in quel momento abbracciare Emma gli sembrava la cosa più giusta
del mondo.
Ecco qui un'altro capitolo! Altre svolte interessanti... adesso rispondiamo alle recensioni
Emily Alexandre
: Ciao! Eh si il prof è dolcissimo, *.* io personalmente lo
adoro xD! Si le ragazze devono stare unite, dopo quello che stanno
passando nessuno vorrebbe stare solo... Baci^^
Sayuri_14 : Ciao!
Una nuova lettrice che bello! Grazie per i complimenti, mi fa davvero
piacere che la storia ti appassioni così tanto! Per quanto
riguarda la foto il prof be non ne sono sicura perchè lo trovato
su Facebook ma dovrebbe essere Matthias Streitwieser. Baci^^
didi90 : Ciao!
Un'altra innamorata di Fracesco xD be ormai ha fatto strage di cuori!
Mi fa piacere che anche Eric abbia preso la tua attenzione, non
è un personaggio facile e adoro scrivere di caratteri un
pò complicati e con conflitti interiori! Spero di non averti
fatto prendere infarti anche in questo capitolo xD!! Baci^^
Al prossimo capitolo! Recensite!!
Baci^^
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Capitolo 13 *** Risveglio ***
Risveglio
You
only stay with me in the morning
You only hold me when I sleep
I
was meant to tread the water
But now I've gotten in too deep
For
every piece of me that wants you
Another piece backs away
You
give me something
That makes me scared alright
This could be
nothing
But I'm willing to give it a try
Please give me
something
Because someday I might know my heart
***
Tu
vuoi stare con me al mattino
mi stringi solo mentre dormo
ero
destinato a stare a galla
adesso ci sono troppo dentro
per ogni
parte di me che ti vuole
un altra parte retrocede
Perchè
mi dai qualcosa che mi spaventa
va bene, potrebbe non essere
niente
ma sto per dare una possibilità
per favore dammi
qualcosa, perchè
un giorno potrei conoscere il mio cuore
{James Morrison ~
You Give Me Something}
Era ormai mattina,
la luce filtrava tra le tapparelle abbassate. Alice guardava il
soffitto chiedendosi distrattamente se avrebbe dovuto alzarsi. Si
girò su un fianco, quella notte non aveva dormito molto, tra la gola
irritata e il mal di testa non l'avevano lasciata riposare
decentemente.
Per fortuna non
aveva la febbre, ci sarebbe mancato solo quello. Alice decise di
alzarsi anche perchè i fazzoletti erano finiti e voleva ancora un pò
di latte e miele. In casa non c'era nessuno, o meglio, nessuno
sveglio.
Di sicuro sua zia
era andata a fare dei giri in città, ma Eric... lui non aveva idea
se era in casa o fuori. Ieri sera era uscito senza dire niente, anche
la zia si era arrabbiata per quel comportamento. Alice sospirò
mentre si versava il latte.
-Me ne fai un pò
anche a me?-
La ragazza si girò
e vide Eric ancora in pigiama con i capelli tutti arruffati e gli
occhi ancora assonnati.
Era così bello...
Alice distolse subito lo sguardo.
-S-si certo- disse
tornando alla sua colazione.
Mise il latte sul
gas, stava prensendo le tazze quando Eric la battè sul tempo e
gliele passò.
-Grazie- mormorò
lei.
Non sapeva
assolutamente cosa fare, era imbarazzante stare così con lui dopo
quello che era successo, dopo quel bacio. Si morse il labbro
inferiore a quel ricordo, cercava in tutti i modi di non pensarci, ma
era tutto inutile.
-Prego- disse Eric
con tono noncurante, ma lo sguardo tradiva la sua preoccupazione.
Alice capiva che
era in pensiero per lei e quel pensiero non doveva farla sentire
meglio, ma la sua volontà ormai non valeva proprio niente.
-Stai... stai
bene?- pronunciò lui senza potersi trattenere.
-Oh si, ho ancora
un pò di mal di gola, ma penso sia normale-
-Bene...-
Alice guardava
nervosamente il latte, la vicinanza di Eric la faceva sentire così a
disagio... poi all'improvviso sentì una mano sulla sua spalla
accomapagnata da una scarica che le si propagò per tutto il braccio.
-Ali...
guardami...- disse lui con voce tormentata.
La ragazza non
riuscì a resistere, sollevò lo sguardo verso di lui sapendo che
presto si sarebbe pentita di quel gesto. Gli occhi di Eric le
trasmettevano così tanto tormento e amore che era difficile non
cedere.
La mano passo
dalla spalla alla sua guancia con naturalezza, come se l'avesse fatto
tanto volte che era ormai un gesto abituale. Sfiorava la sua pelle
delicatamente, quasi avesse paura che con un gesto più deciso lei si
sarebbe sgretolata.
-Alice... io...-
provò a dire, ma le parole gli morirono in gola.
Alice strinse gli
occhi per non piangere.
-E-eric non
possiamo, è... è troppo... io... non posso farcela-
Eric mise anche
l'altra mano sulla sua guancia, aveva il viso della ragazza tra le
mani.
-Vuoi mollare?
Prima ancora di averci provato?-
Alice lo guardò
disperata con gli occhi pieni di lascrime.
-Eric siamo
cugini! Siamo parenti... non possiamo!-
Spinto dalla
disperazione la baciò ancora, la strinse a sè quasi volesse legarla
al suo corpo, non lasciarla più andare via. Alice non potè che
rispondere mettendogli le mani tra i capelli, abbracciandolo con la
stessa intensità.
Il suono del
telefono ruppe quell'idilio, Alice fu la prima a divincolarsi, si
allontanò andando a spegnere il fornello. Dopo un attimo di
esitazione Eric andò a rispondere.
-Pronto?-
-Eric?-
-Papà?-
-Si sono io,
volevo dirti che arriverò a giorni-
-Oh ok... i nonni
stanno bene?-
-Si si, dicono che
qui a Londra si sta meglio che in Italia! Tua nonna non fa che
trovare modi per convicermi a trasferirci qui-
Eric fece un
piccolo sorriso.
-Non mi
soprende...-
-Ci credo! Dì a
tua mamma che arriverò martedì-
-Ok, ciao papà!-
-Ciao Eric-
Eric attaccò il
telefono, poi guardò alla cucina provando l'insana voglia di
continuare quello che stava facendo prima che lo squillo del telefono
li interrompesse.
Ritornò da Alice
che non si era mossa di un millimetro, non si girò nemmeno per
vederlo.
Avrebbe voluto con
tutto il cuore andare da lei e con naturalezza abbracciarla da dietro
e darle un bacio dietro l'orecchio, lo desiderava da così tanto
tempo...
-Ragazzi siete
svegli?-
L'urlo di sua
madre lo fece ridestare.
Strinse un pugno e
andò in camera sua dimenticandosi della colazione.
Il mattino era
arrivato, lo capiva dal cinguettio degli uccelli che sentiva dal
profondo della sua coscienza, era caldo dov'era in quel momento, non
un caldo soffocante, la contrario, era piacevole e ben accolto. Emma
avrebbe voluto stare così per sempre immersa in quel tepore senza
pensare a niente.
Sentiva una
stranza sensazione, come un formicolio alla base del cervello che la
richiamava, che le sussurava di svegliarsi, ma lei lo scacciò via.
Strinse tra le braccia quello che le pareva un cuscino, ma c'era
qualcosa che non andava... un cuscino aveva n cuore che batteva? Si
svegliò si scatto e si ritrovò ad esser abbracciata a qualcuno. Si
trattenne dall'urlare, dove diamine era finita?!
Quel qualcuno la
strinse nel sonno, la ragazza non capiva chi poteva essere, visto che
aveva la faccia appoggiata al suo petto coperto da una leggera
canotta bianca. Dovette fare mente locale per capire come faceva a
trovarsi in quella situazione. Ieri... ma certo!
Ieri era svenuta e
Francesco...
Oh Dio! Non poteva
crederci! Non poteva essere umanamente possibile che quello che
l'aveva scambiata per un peluche in versione gigante potesse essere
il suo prof!
Con gli occhi
spalancati cercò di guardare in volto quel ragazzo e vide che era
proprio Francesco. Il suo cuore prese a battere come un forsennato e
sentì la faccia in fiamme, era abbracciata al suo professore di
italiano!
Sarebbe svenuta
un'altra volta ne era certa, peccato che la tanto agoniata
incoscienza non arrivava. Francesco intanto borbottava nel sonno, non
pronunciava vere e proprie parole, piu che altro versi. In quella
situazione imbarazzante almeno aveva qualcosa per cui ridacchiare,
era davvero comico vederlo mentre dormiva.
-Mmm Stefano..no-
Emma aguzzò le
orecchie, era la prima parola che diceva.
-Devi
smetterla..mmm non voglio tornare-
Tornare dove? Era
sempre più curiosa di sapere che cosa nascondeva Francesco, ma
purtroppo non disse più niente, anzi iniziò a svegliarsi. Non
sapendo cosa fare Emma finse di essere ancora addormentata.
Francesco aprì
gli occhi e quando si accorse di star abbracciando Emma si irrigidì.
Cosa diavolo era successo quella notte? Perchè stava in quella
posizione? Poi i ricordi lo sorpresero, era stato lui a stare lì, a
scegliere di abbracciarla e tenerle compagnia. Si sarebbe volenteri
dato uno schiaffo, ma era stato completamente impazzito!? E adesso
come faceva a muoversi senza svegliare la ragazza?
La guardò e vide
che era leggermente arrossata, per vedere se aveva ancora la febbre
appoggiò la guancia sulla fronte delicatamente per non farla
svegliare. Sospirò di sollievo, la febbre era scesa anche se era
ancora un pò calda.
Rimase così senza
capire perchè e senza affannarsi a cercare una motivazione, stava
bene così e gli bastava sapere quello. Un momento che avrebbe
allungato in eterno, non si era mai sentito così, non aveva mai
provato quella pace interiore.
Purtroppo un
bussare alla porta gli ricordò che era nel suo letto con una alunna
e che la stava abbracciando. Sciolse più delicatamente possibile
l'abbraccio per non farla svegliare, l'ultima cosa che voleva era
sorpreso a fare una cosa del genere.
Si alzò e
mettendosi una maglietta andò ad aprire la porta.
-Signora
Giordano...- disse con voce roca, infondo si era appena svegliato.
-Oh Francesco ti
ho svegliato?-
-No solo è da
poco che sono sveglio-
-Come sta Emma?-
-Bene, la febbre è
scesa, volevo preparare la colazione per quando si sarà svegliata-
-Ottima idea...
intanto vado a vedere come sta-
-È in camera, mi
sembrava potesse stare più comoda che sul divano-
La signora andò a
vedere come stava la nipote.
Emma sentì
qualcuno entrare, capì subito che era sua nonna dal passo un pò
strascicato. Era ancora storditada tutte le emozioni che aveva
provato durante quei attimi in cui Fracesco da sveglio l'aveva
abbracciata, si sentiva ancora la faccia in fiamme al solo pensarci.
Fece finta di
svegliarsi in quel momento.
-Ehy tesoro- disse
dolcemente la nonna andandole affianco.
-N-nonna-
-Ti senti bene?-
-Si abbastanza...
meglio di ieri-
-Bene...-
Parlarono ancora
un pò, sua nonna le comunicava che i suoi genitori sarebbero tornati
martedì. Emma non ne era particolarmente sopresa, succedeva sempre
così, si trattenevano sempre di più di quello che dicevano.
-Penso che
dovresti stare a casa mia e domani non andare a scuola... anche se la
febbre si è abbassata non è andata-
-Ok-
In quel momento
entrò Francesco con un vassoio pieno di cose da mangiare.
-Non sapevo cosa
preferivate quindi...-
-Oh sei stato
davvero gentile Francesco- disse sorridendo la nonna.
Emma si sentiva
ardere, ogni cellula del suo corpo era in fiamme per la presenza
dell'uomo. Era una sensazione così potente e totalizzante che la
spaventò. Mai in vita sua aveva provato delle sensazioni simili,
neanche quando stava con Nico sentiva un simile sentimento.
Al pensiero di
Nico lo stomaco si strinse, non per la delusione, no, ma per il
collegamento a lui, per la risposta che si celava dietro tutte quelle
domande e a cui le non voleva dar voce e che purtroppo era l'unica
possibile.
In silenzio bevve
il latte e prese insieme una brioche, cercava di seguire i discorsi
che Francesco e sua nonna stavano svolgendo. Appena sentiva anche di
sfuggita lo sguardo di lui su si sè l'effetto era ancora maggiore di
quello che le aveva fatto fino a quel giorno. Se prima era solo un pò
imparazzata e sentiva leggermente le guance rosse, adesso era
completamente a disagio e con il viso in fiamme.
Questo
peggioramento era davvero l'ultima cosa che voleva, non faceva che
far raffiorare quella risposta che non voleva neanche sfiorare.
Quando ebbero
finito di far colazione Emma iniziò a vestirsi mentre sua nonna e
Francesco l'aspettavano in salotto. La ragazza si rese conto che lui
doveva averla spogliata per cambiarle i vestiti.
Arrossì
violentemente, diamine l'aveva vista quasi nuda! Avrebbe voluto
sotterrarsi da qualche parte e starci fino a morire.
Ancora rossa andò
in sala dove mormorò un ringraziamento a Francesco e uscì con la
nonna. Quando entrò nell'appartamento fece un sospiro di sollievo,
era stata così nervosa a casa di Francesco, adeso poteva rialssarsi
davvero.
-Vai a sdraiarti
sul divano, mentre io preparo ancora del tè e la cassetta!-
Emma fece un
sorriso, mentre si metteva comoda sul divano liso che aveva amato fin
dal primo istante, lo annusò profumava di tè e lavanda. Così
diverso da quello di lui... scosse la testa, basta pensarlo. Sua
nonna arrivò subito con due tazze di tè fumanti e sottobraccio la
cassetta di Romeo e Giulietta di Zeffirelli. Niente era meglio che
Shakespeare per riprendersi dalla febbre.
Sua nonna l'aveva
iniziata alla cultura, soprattutto a Shakespeare, le aveva trasmesso
la sua passione per la lettura e l'arte.
Era stata più
mamma della sua, per quello non si sentiva particolarmente legata a
lei, sua nonna era la sua famiglia e basta. Appoggiò la testa sulla
spalla della donna mentre il film iniziava con la scena dell'incontro
tra i servi di Montecchi e Capuleti.
Eleonora guardava
il latte che aveva davanti senza vederlo realmente, era ancora
scombussolata per gli eventi della sera prima, ignorava addirittura
sua sorella che continuava a fare di tutto per irritarla, come
fregare i cereali o tirarle le molliche di pane. Sua madre
addirittura dovette intervenire.
-Elisa! Smettila
subito! È da maleducati tirare le cose da mangiare! E siediti
composta!-
Ele però non
percepiva niente, i ricordi del bacio che Matteo le aveva dato le
erano impresse nella mente, la sua rabbia... chissà per quale
ragazza era così in pena.
Si alzò dal
tavolo senza aver mangato molto e se ne andò in camera.
Mise gli ultimi
libri nello zaino per il giorno dopo, anche se non aveva nessuna
voglia di andare a scuola.
Sospirò sedendosi
sul letto, non riusciva a capire perchè Matteo si fosse comportato
così... baciarla solo per dimenticare, perchè non si era fatto
qualche altra sconosciuta ragazza invece di andare da lei e
scombussolarla ancora di più?
E lui per quanto
fosse un ragazzo che usciva tanto non si era mai permesso di fare un
cosa simile.
Perchè aveva
baciato proprio lei?
Era tutto confuso,
ci mancava solo quello in quel periodo!
Chissà se quel
giorno le altre potevano uscire... non aveva nessuna voglia di stare
in casa soprattutto con quella peste di sua sorella.
Guardando fuori la
finestra però vide che pioveva.
Alzando gli occhi
al cielo pensò che la sfortuna la perseguitava davvero.
Aveva appena
finito di pranzare quando andò al computer, non voleva assolutamente
pensare a cosa sarebbe successo quel pomeriggio. Beatrice scosse la
testa e per distrarsi andò su msn e vide che Alice era in linea e
quindi iniziò a parlare con lei.
_ Ali_ scrive:
ciao Bea!
Bea scrive:
ciao!
_ Ali_
scrive:
hai per caso
sentito Emma?
Bea
scrive:
no perchè?
_ Ali_
scrive:
niente... dovevo
dirle una cosa...
Bea
scrive:
mmm visto che è
da sua nonna è probabile che non si colleghi...
_ Ali_
scrive:
vero... mi ero
dimentica che non era a casa
Bea
scrive:
uff... Mirko verrà
qui questo pomeriggio...
_ Ali_
scrive:
COSA??
Bea
scrive:
si... ieri mi ha
chiamato e mi ha detto che oggi sarebbe passato per aiutarmi con i
bambini...
_ Ali_
scrive:
quel ragazzo
proprio non lo capisco... prima fa lo stronzo e adesso viene ad
aiutarti...
Bea
scrive:
dillo a me! Non ci
capisco più niente...
_ Ali_
scrive:
davvero? Bea... ma
tu provi qualcosa per lui?
Bea
scrive:
io... adesso devo
andare! Ci vediamo domani a scuola ciao!
Senza aspettare
una risposta si scollegò. Rimase seduta senza sapere cosa fare,
diamine era davvero una codarda! Era stato già difficile accettare
di provare qualcosa, ma ammetterlo con qualcun'altro... be non era
proprio pronta!
Si voltò verso la
porta guadandola con sentimenti contrastanti, era furibonda per il
comportamento di Mirko, ma era anche felice di vederlo finalmente.
Sospirò non era assolutmente pronta ad affrintarlo, soprattutto
visto che sarebbero stati soli in casa esclusi i bambini. Quel giorno
sua mamma e sua zia sarebbero andate a fare shopping, e naturalmente
mollavano a lei le pesti.
La zia arrivò
puntuale all'una e se ne andò con sua madre dopo aver salutato i
figli.
-Bea...- la chiamò
Daniele.
La ragazza lo
guardò sorpresa, era la prima volta che la chiamava per nome, di
solito chiamava tutte le ragazze racchie.
-Si Daniele?-
-Mirko viene
oggi?-
-Si vero... Mirko
viene?- si accodò Sofia.
-Mico... io voglio
vedee Mico...- disse Sara, non sapeva ancora pronunciare bene le "r".
Bea sospirò
chiudendo gli occhi per qualche istante, cavolo i bambini si erano
proprio affezzionati a lui.
-Si bambini, oggi
viene Mirko...- appena ebbe finito di pronuciare quelle parole
suonarono al campanello e i bambini, Daniele in testa, corsero alla
porta.
Mirko entrò dopo
che loro ebbero aperto e si ritrovò circondato dai suoi cugineti
esagitati che gli facevano la festa.
-Ehy... mi siete
mancati ragazzi!- disse lui sorridendo.
Bea lo guardava e
la collera era ormai prossima, come diavolo faceva a sorridere così?
Dopo quello che era successo? Strinse forte i pugni.
Mirko la guardò,
non seppe decifrare il lampo che vide passare nei suoi occhi.
-Ciao Bea-
pronunciò cauto.
-Ciao- rispose
freddamente lei, non aveva nessuna intenzione di accoglierlo bene,
non poteva neache comcepire come diavolo aveva fatto a farlo venire.
-Mirko vieni a
vedere il nuovo gioco che ho preso!- interruppe quel momento Daniele
tirando per la manica della felpa il ragazzo che sorridendo lo seguì
fino alla console con dietro anche Michele.
Bea sospirò per
l'ennesima volta, diamine sarebbe stato un pomeriggio davvero lungo!
Sofia e Sara
intanto erano tranquillamente rintanate in camera sua mentre una
colorava un album e l'altra giocava con le bambole. La ragazza rimase
lì con loro, non voleva vedere più di quanto fosse lecito
quell'emerito stupido.
Sapeva che era un
comportamente infantile, ma si era sentita davvero ferita da quel
distacco che aveva portato a galla persino dei sentimenti che non
pensava potessero esistere.
-Bea non vuoi più
bene a Mirko?- chiese Sofia mentre colorava un cane di viola, da che
aveva iniziato con quel passatempo Bea non l'aveva mai vista tenere
fede alla realtà nel colorare.
La ragazza fu
presa in contro piede, di certo non si era aspettata che i bambini si
fossero accorti della tensione che sepeggiava tra di loro.
-Ehm... no, che
dici Sofia!-
-Alloa pechè non
pali con lui?- disse Sara sistemando Mr Albus, l'aveva chiamato così
dopo che le avevano letto Harry Potter, tirava indietro le orecchie
da coniglio.
-Non è vero che
non gli parlo! L'ho
salutato!- protestò lei.
Sofia la guardò
scettica alzando un soppacciglio.
-Si certo come
no!-
Bea ebbe la
tentazione di ridere, quell'espressione sarcastica stonava pareccio
con i suoi lineamenti da bambina rendendola quasi cominca.
-Dovesti palae con
lui Bea- disse Sara stringendo il pupazzo.
-Piccola non è
facile!-
-Il punto è che
non vuoi fare pace con lui!- affermò la più grande.
-Sentila la
saputella! Adesso giocate invece di preoccuparvi di cose che non vi
riguardano- disse sorridendo.
Quelle bambine
erano troppo sveglie! Le guardava mentre ridacchiando ritornavano
alle loro postazioni iniziali.
Aveva ragione, non
voleva assolutamente far pace e poi lui aveva messo in chiaro le
cose, era lì ma non per riavvcinarsi solo per aiutalra con i cugini.
Assottigliò lo sguardo presa dalla rabbia, quello stupido!
Possibile amare e
odiare così tanto la stessa persona? Da quello che sentiva si... era
difficile far conciliare quei due sentimenti così diversi, ma così
forti da lasciarla quasi prosciugata.
Ecco qui il nuovo capitolo! Finalmente ho finito le foto ed ecco qui di seguito i visi degli altri personaggi!
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