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Nessuno
aveva riconosciuto Hermione, che era entrata stretta al braccio
di Krum. Forse perchè nessuno si aspettava di trovarla
lì, di fianco a lui, forse perchè era talmente
diversa
senza la sua usuale aria di supponenza, forse perchè stava
elegantemente eretta invece che china sui libri come al solito. Nessuno
l'aveva riconosciuta, probabilmente perchè nessuno l'aveva
cercata con lo sguardo, nessuno si era chiesto con chi sarebbe andata
al ballo o addirittura se ci sarebbe andata, nessuno era interessato a
vedere chi sarebbe stato il suo
cavaliere o il suo vestito o la sua pettinatura.
O meglio, nessuno lo aveva fatto a parte due paia di occhi ben
distinti. Il primo
paio, composto da due iridi nocciola che in quel momento sprizzavano
astio, vagava inquieto per la
stanza da quando ne aveva avuto la possibilità e non
smetteva per un attimo di
saettare da un angolo all'altro, in cerca di una massa di capelli
crespi e denti
davanti un po' troppo sporgenti.
Il secondo paio d'occhi invece, di un grigio glaciale e nebuloso,
scrutava con sguardo acuto la folla, alla ricerca però non
di capelli, non
di denti, bensì di un altro paio d'occhi, ambrati, spesso
brillanti di curiosità, altrettanto spesso socchiusi a
mò
di rimprovero.
Il primo paio di occhi, che apparteneva a Ron Weasley, probabilmente
cercando
caratteristiche che la caratterizzavano solitamente ma non
quella sera, non scovò
Hermione se non quando Harry gliela indicò e anche allora,
pur spalancandosi a quella visione, fu
quasi restìo ad ammettere che fosse lei.
Draco Malfoy invece cercava gli occhi di Hermione, quasi l'unica cosa
di lei che era rimasta riconoscibile quella sera e li trovò
prima di tutti gli altri. Trovò lei prima di tutti. Draco
avrebbe obiettato che anche il candore
della sua pelle, le sue mani affusolate, il modo in cui piegava la
testa di lato e la sua voce erano rimaste le stesse quella sera.
Ma poi, Draco avrebbe obiettato contro se stesso che tutti quei
particolari non avevano effetto alcuno su di lui, nossignore, che li
aveva notati solo perchè era un grande osservatore. Come era
grande in tante altre cose, d'altra parte.
Di certo, anche in quel momento, il grande osservatore si stava
prodigando ad osservare a fondo di nuovo lei, Hermione. Il vestito di
lei, di un blu strano, originale, non era tagliato poi così
male
e le scendeva bene sul corpo... i capelli erano finalmente guardabili,
Draco non avrebbe osato definirli "in ordine". Il poco trucco che aveva
sul viso le conferiva un'aria più accesa; le gote rosate
accentuavano il suo sorriso, matita e ombretto rendevano più
profondo il suo sguardo.
E lei perdeva tempo con quell'imbecille di Durmstrang che non sapeva
nemmeno pronunciare il suo nome. Herr-mioni, certo, Signor Mioni.
Davvero fantastico il tuo tedesco, testa vuota. A Draco sembrava
davvero troppo ovvio,
ora, che Krum non passasse tutte quelle ore in biblioteca a studiare.
Di sicuro non studiava la loro lingua per integrarsi di più.
Draco non aveva mai visto il bestione sorridere, ma d'altra parte forse
non ne era capace. Adesso che era seduto di fianco a lei
però,
sorrideva in continuazione, con quel suo grugno squadrato e rigido. E
parlava, Merlino quanto parlava! Era come se fosse stato zitto per anni
per accumulare parole che stava buttando fuori proprio in quel momento.
Draco sentì una fitta di tensione sopra la spalla e si rese
conto che stare continuamente girato in quel modo verso il tavolo di
Hermione non avrebbe giovato nè alla sua salute
nè alla
sua reputazione. Pansy era seduta accanto a lui e di tanto in tanto lo
guardava sbuffando. Era carina, Pansy, e si era agghindata tutta per la
serata. Il suo vestito doveva essere costato come dieci di quelli di
Hermione. Le mancava però una certa grazia, un certo modo di
portare quello che indossava. Le mancava quel qualcosa che invece aveva
ad esempio quella sciocca di Herm... senza accorgersene si
voltò
di nuovo verso il tavolo di lei. La vide ridere di gusto mentre Krum
faceva una faccia piuttosto stupida (come se ce ne fosse stato bisogno)
e con un certo fastidio prese a lisciarsi la camicia con le mani.
Quando rialzò gli occhi, i due si stavano dirigendo verso la
pista da ballo.
Draco pensava di aver già visto il peggio, mentre invece
doveva ancora
arrivare. I due si misero a "volteggiare" per la pista: lui rigido ed
incurvato non smetteva un attimo di fissarsi i piedi e lei
camminava quasi sulle punte, attenta a non farseli pestare. Draco
avrebbe voluto coprirsi gli occhi con le mani per evitare di vedere
quello
spettacolo indecente, ma al tempo stesso non riusciva a distogliere lo
sguardo. Forse perchè era una scena grottesca, forse
perchè gli dava uno strano piacere osservare le guance di
Hermione diventare sempre più rosee e gli occhi farsi sempre
più accesi, mentre sorrideva a metà tra
l'imbarazzo ed il
divertimento.
Draco tese una mano a Pansy e senza troppi indugi le disse: - Balliamo.
La sua non era affatto una richiesta cortese, ma un ordine deciso; la
ragazza però sembrò
non farci caso e anzi gli sorrise beata mentre si alzava con l'aiuto
della sua mano, facendo l'occhiolino ad una ragazza seduta di fianco a
lei. Si avviarono quindi verso la pista e presero a ballare, composti e
coordinati. Draco cercava di stare sempre abbastanza vicino a Krum ed
Hermione, in modo da poter sentire cosa si dicessero. Dopo qualche
minuto si spazientì, vedendo che i due quasi non proferivano
parola, essendo lui troppo impegnato a non inciampare nei suoi stessi
piedi, neanche fosse stato quell'imbranato senza speranza di Paciock.
Lasciò quindi la mano di Pansy e quasi continuando a seguire
il
ritmo della musica e della folla danzante attorno a lui,
appoggiò con grazia un dito sulla spalla di Krum. - Posso
avere
l'onore?
Hermione cercò di riprendersi dallo shock provocatole da
quello che era
appena successo e di sicuro lo fece più velocemente di
Viktor,
che si limitò a fissare Draco con sguardo inanimato. Gli
rispose in tono di
divertito rimprovero: - Malfoy, non credo che tu e Viktor sareste una
bella coppia. Se ci vuoi provare comunque...
Si staccò da Krum e gli fece un gesto con la mano per
incitarlo
a ballare con lui. Draco la fulminò con lo sguardo; poi,
approfittando del fatto che ormai entrambe le coppie si erano fermate e
sciolte a metà, le prese la mano libera e la
trascinò via
con sè, piroettando a passo di danza.
- Malfoy...?!? - esclamò lei indignata quando si accorse di
stare ballando con lui.
- Zitta e balla, Granger.
- Ma cosa stai...?
- Non sopportavo più di vedere quello scempio. Ho pensato di
evitare a tutti la visione di una tale desolazione. Punto. - rispose
lui con un mezzo sorriso annoiato evitando di guardarla negli occhi.
- Potevi semplicemente dirci di smettere.
A Draco sembrò di sentire una punta di malizia nelle sue
parole,
ma si disse che non poteva essere così. Hermione Granger non
era
mai maliziosa.
Puntigliosa, precisa, fastidiosa, pignola sì. Ma maliziosa
no, mai.
Beh, quella sera la ragazza che aveva davanti non sembrava Hermione
Granger, d'altra parte. Ma lui
sapeva, vedeva chi era ed era certo che lei fosse sempre la stessa.
Non era tipo da lasciarsi incantare da un bel vestito e un po' di
trucco, come quello scemo di Weasley. Lui aveva vissuto tutta la vita
circondato da bei vestiti e trucco e sapeva riconoscere la vera
bellezza. Bellezza...?!? Draco si rese conto troppo tardi di quello che
stava pensando. Herm... la Granger non era bella. Quella sera, ecco,
sì,
era accettabile. Era accettabile sempre, quindi, ma un po' di seta e di
ombretto la rendevano accettabile anche a coloro che non sapevano
vedere oltre.
- Malfoy?!? - ripetè Hermione un po' stizzita, di fronte a
lui.
O meglio, tra le sue braccia. Con una mano di lui nella sua e l'altra
che le
stringeva il fianco.
Vedendo che Draco si era di nuovo perso nei suoi pensieri, o
probabilmente nei malefici piani che sicuramente stava tramando,
Hermione continuò, un po' imbarazzata: - Ci guardano tutti.
Effettivamente parecchi occhi erano puntati su di loro, compresi quelli
nocciola di Ron ed un altro paio nascosto dietro due lenti, di un verde
smeraldo chiaro.
Draco alzò le spalle: - Che guardino.
- Mh. - mugugnò Hermione non troppo convinta.
- Hai qualcosa da dire? - chiese lui scocciato.
- Beh. Sei strano stasera, Malfoy.
Draco cercò di non sembrare allarmato: - Sarà il
vestito.
- No, sembri un becchino anche di solito, anche con la divisa della
scuola.
Draco per tutta risposta la fece girare su se stessa in una piroetta
con un po' troppa
foga e ad Hermione sfuggì dalla bocca un urletto; sul viso
però conservava la solita espressione ostinata.
- Non capisco. - disse quasi imbronciata.
- Non sempre devi capire tutto, Granger. - le spiegò lui
pazientemente - E infatti spesso non capisci proprio niente. - aggiunse
con un sorrisetto.
- Come ora? - chiese lei alzando un sopracciglio, scettica.
- Come ora.
- Potresti spiegarmelo.
Draco sbuffò sorridendo amaro: - Non credo che capiresti.
- Provaci. - fece lei risoluta. La solita Hermione: doveva capire
sempre tutto, tutto doveva avere una spiegazione razionale per lei.
Lui sospirò e poi, sempre facendola volteggiare,
iniziò:
- E' una questione di estetica. Quindi, non potresti capire.
Hermione, invece di offendersi, sembrò riflettere a fondo.
Poi, rispose: - Forse hai ragione.
Draco sbarrò gli occhi. Non gli era mai successo di sentire
la
Granger dare ragione a qualcuno che non fosse lei stessa e non si
aspettava di certo che la prima volta sarebbe toccata proprio a lui.
Un sorrisino soddisfatto apparve sul suo volto, senza che riuscisse a
controllarlo e le parole gli uscirono dalla bocca prima che potesse
fermarle: - Non sopporto di vedere qualcosa di esteticamente brutto.
Non parlo di aspetto esteriore, o meglio, non solo di quello. Quel Krum
si muove come un orso, parla come un alieno e ti guarda come...
Si rese conto di avere parlato troppo e di non avere via d'uscita.
Quell'ultima frase sembrava decisamente qualcosa che avrebbe potuto
dire un fidanzato geloso... e lui non era affatto geloso di Hermione
Granger.
Figuriamoci. Era la cosa più ridicola che potesse pensare,
dopo Tiger e Goyle
che si mettevano a danzare insieme. Ah, lui geloso di Hermione...
Intanto lei lo guardava in modo strano, aspettando ancora che
completasse la frase. Lui ci pensò ancora un attimo e poi
con
una smorfia disse:
- ... come se fossi la ragazza più bella del mondo. E non...
beh, la Granger.
Hermione, ancora una volta, non sembrò colpita dal suo
commento,
ma sentenziò: - Eppure finora hai parlato solo di quanto ti
desse fastidio vedere ballare lui... Non hai detto niente su di me.
Draco rise di gusto: - Vuoi che cominci con te?
Lei però gli scoccò un'occhiataccia: - No,
grazie. Anche
perchè, se non te ne fossi accorto, la canzone è
finita.
Il ragazzo si rese conto solo in quel momento che in effetti la musica
era svanita. Hermione approfittò del suo momento di
stordimento
per staccarsi da lui e allontanarsi veloce, non prima di avergli
lanciato un ultimo sguardo stranito.
Draco provò l'assurdo impulso di seguirla, di prenderla per
mano
(quella sudicia mano di Mezzosangue) e di riportarla in pista. Con
sè. Draco scacciò questo pensiero ancora prima di
averlo
fatto, ancora prima che la pulsione che aveva sentito si trasformasse
in pensiero.
Ammettere che era piacevole danzare con lei era una cosa, ma... Un
momento, quando mai aveva ammesso che fosse piacevole ballare con lei?
Mai e poi mai l'avrebbe detto, o pensato. Semplicemente, non era
orribile come si sarebbe potuto credere. Insomma, lei non era mica Krum.
Ammettere che fosse carina però... quello era un altro paio
di
maniche. Ammettere, oh Merlino, che avrebbe apprezzato ancora un po'
della sua compagnia... No, non era ammissibile. E infatti non aveva
ammesso proprio nulla, Draco. Non solo, ma non aveva neanche pensato a
cose del genere. Per i suoi gusti, poi, stava dedicando fin troppa
materia cerebrale a qualcosa che, semplicemente, non esisteva.
Guardò Pansy, ancora seduta al suo posto e imbronciata,
probabilmente
da quando l'aveva abbandonata sulla pista. Le sorrise freddamente e lei
si
animò un poco e gli rispose con un sorriso che non
però coinvolgeva
gli occhi. Draco improvvisamente si trovò a chiedersi se
l'avesse mai vista sorridere veramente.
Draco si chiese se tutti, compreso lui, fossero davvero così
vacui come sembravano. Tutti, all'infuori di...
Il ragazzo si scosse, scacciò il pensiero che gli era appena
affiorato alla mente e ritornò al tavolo dove era
stato seduto per tutta la sera prima di quel momento, rimanendo
però stavolta girato, con le spalle rivolte verso quella
maledetta pista.
N.D.SUMMER
Lo
ammetto: ho iniziato da pochissimo a leggere Harry Potter (sono alla
fine del quarto libro)... In realtà sono state proprio le ff
che ho trovato su questo sito a farmi venire voglia di approfondire
quel poco che già sapevo su Harry&Co... proprio
così! Non ho disdegnato le Ron/Hermione e sinceramente
neanche le Harry/Draco, anche se sono un po' troppo OOC, o comunque
mooooolto al di fuori dello stile della saga... per non parlare del
fatto che non siano troppo il mio genere, almeno quando scrivo... mi
piace abbastanza leggerle però, alcune sono molto carine!
Le fanfic che ho letto sulla saga però erano quasi tutte
Dramione... cosa che mi è piaciuta un mondo, devo dire!
Sovvertire un po' le regole e lo status quo, soprattutto dei libri,
è un po' il mio pallino (vedi le Bella/Jake che ho scritto,
anche se adoro Edward o.O)
Quindi mi è venuta quest'idea, questa specie di missing
moment del quarto libro, del Ballo del Ceppo in cui Hermione viene
invitata da Viktor Krum...
Non è proprio un missing moment, perchè nel libro
ovviamente Draco non ha affatto ballato con Hermione, anzi. Non l'ha
nemmeno calcolata, sfiorata. Ma questa storia mi è uscita da
sola, come se non l'avessi potuta controllare. Quindi, prendetela per
quello che è: un divertissement innocuo. Anche
se... dato che l'argomento mi ispira abbastanza non escludo che ci
potrà essere una continuazione, nè che questa one
shot potrebbe diventare il primo capitolo di una fanfic... non so! Per
ora mi fermo qui, magari se vi va fatemi sapere cosa ne pensate...! Baci
Draco
Malfoy aveva cominciato presto ad odiare Hermione Granger, forse anche
prima che tutti gli altri la conoscessero e trovassero particolarmente
irritante la sua saccenza senza limiti. Lui la odiava non solo per
questo; non solo perchè era una mezzosangue; non
perchè era intelligente, nè perchè,
alla fine, era diventata la migliore amica di Potter. Draco
la odiava profondamente, più di quanto avesse mai odiato
qualcuno, semplicemente perchè lei rappresentava ed era
tutto ciò che non poteva avere, nemmeno se avesse voluto. Lei,
così integerrima e testarda, non sarebbe mai stata ai suoi
comodi, ai suoi ordini, non sarebbe stata corruttibile... in alcun modo
avrebbe potuto dipendere da lui, come prima o poi si trovavano a fare
tutti. Persino Weasley e Potter gli davano delle soddisfazioni in quel
senso, quando si indignavano per le sue provocazioni, reagendo alle sue
battute in modo violento, con rabbia. Ma lei no. Draco
era abituato ad avere sempre tutto quello che desiderava, ma lei... non
che la desiderasse. Certo che no. Anche se l’avesse
desiderata, però, lei non si sarebbe piegata. Era proprio il
fatto non poterla “avere”, nemmeno potenzialmente,
che lo disturbava. Draco
non si era mai chiesto se quel senso di nausea e di vuoto nello stomaco
che provava ogni volta che la vedeva fosse qualcosa di più
di questo, perchè semplicemente non poteva esserlo.
There's nothing in this world so sweet as love. And next to
love the sweetest thing is hate.
E
così, Fierobecco sarebbe stato giustiziato. Draco
ridacchiò. Chiaro, che sarebbe stato giustiziato: quando
Draco Malfoy voleva qualcosa, la otteneva sempre. Immediatamente, a
quel pensiero, un lieve dolore allo stomaco gli ricordò che
Draco Malfoy non otteneva proprio “sempre” quel che
voleva. E ad ulteriore conferma di quest’ultima riflessione,
davanti agli occhi gli apparvero Potterino, lo straccione e... lei. L’unica
cosa che non poteva avere. Andavano
verso di lui e sembravano arrabbiati. Non solo: lei precedeva quei due
imbecilli e procedeva con passo decisamente spedito, così
che facevano quasi fatica a starle dietro. Come se la volessero
fermare, ma poi neanche tanto. Draco,
però, non fece troppo caso alle sue stesse riflessioni.
Rideva ancora, ma non sapeva più perchè. Il
mondo, improvvisamente, aveva preso a girare in un vortice sempre
più veloce che mescolava colori e suoni... ma che aveva come
centro, fisso e inamovibile, incredibilmente definito rispetto al
resto, gli occhi di lei che si avvicinavano minacciosi. Gli occhi irati
di Hermione che lo guardavano con disgusto, sempre più
vicini, occhi che finalmente gli restituivano... Sciaff. ...
odio. Non
gli fece male, quello schiaffo, anzi. Fu immediatamente grato alla
sporca mezzosangue di essersi finalmente abbassata... anzi, alzata al
suo livello, perchè così facendo aveva fermato il
vortice, aveva spazzato via quella nebbia dalla sua mente e aveva fatto
apparire tutto più fermo e più chiaro di quanto
non fosse mai stato. Inoltre, non sentì neanche quello che
lei gli disse, né tantomeno le parole di Potter o di
Weasley. Era
troppo intontito da quello che era successo: un paio di occhi, gli
occhi di Hermione, rimasero, in quella stessa mente liberata, il centro
di tutto. Anche quando il vortice era scomparso. -
Andiamo. – disse, rivolto più a se stesso che a
Tiger e Goyle. Ma, anche quando si fu allontanato,
quell’impressione gli rimase stampata nella mente:
l’impressione che gli occhi di lei fossero al centro di tutto
ciò che vedeva e di tutto ciò che avrebbe
guardato. In
più, ora che Hermione l’aveva odiato, ora che gli
aveva ceduto, Draco era rimasto privo di ogni alibi dietro cui
nascondersi per poter pensare a lei.
N.D.Summer Innanzi tutto,
grazie mille per le recensioni, le ho davvero apprezzate!
Poi, ci sono un paio di cose che vorrei spiegare sulla continuazione di
questa ff...
Questa shot si configura innanzi tutto come prequel/spiegazione di
quello che era successo nella shot precedente di Solo un ballo, la
scena del ballo, appunto: infatti, quella scena si apre con il
dettaglio degli occhi (di Ron, di Draco e poi di Hermione) e qui
scopriamo da dove proviene l’importanza che Draco attribuisce
a questa parte del corpo della mezzosangue che lo irrita tanto. In secondo luogo,
questa shot vuole essere anche una specie di introduzione
(sì, insomma, di prologo anche qui) ad una LongFic che ho
iniziato da poco, Les liaisons dangereuses (et
magiques): infatti nell’incipit di
quest’ultima ritroviamo la stessa frase di Longfellow che
viene citata qui e che (secondo me) spiega/spiegherà molto
del rapporto tra i due... Les liaisons dangereuses (et
magiques) è idealmente il seguito di queste due
shot e racconta di avvenimenti accaduti nel periodo delle vacanze
estive che ho individuato (abbastanza a caso) tra il quarto ed il
quinto anno. La storia è completamente diversa (e anche il
tono sarà un po’ diverso, un po’
più divertente e ironico, ma non mancheranno gelosia, amore
e un po’ di malvagità gratuita, condita con
qualche sotterfugio... il pairing è, ovviamente (almeno per
me :P) sempre quello...
Non mi precludo comunque la possibilità di continuare anche
questa raccolta con altri Missing Moments tra questi due...
Perchè è probabile che mi verranno altre idee su
loro due! Detto
questo, ho quindi legato queste due storie mettendole entrambe in una
serie, chiamata There's
nothing in this world so sweet as love. And next to love the sweetest
thing is hate.
Draco
era certo che Hermione non si ricordasse del loro
primo incontro.
Al
di là della strada davanti a casa sua, una volta c’era un grande parco giochi
per bambini, con altalene, scivoli e box si sabbia in cui a lui non era permesso
andare, perché “i Malfoy non si mischiano con la
feccia”. A quattro anni, Draco non sapeva cosa
volesse dire “feccia”, ma conosceva bene la parola “obbedire” ed era troppo
intimidito da suo padre per chiedere spiegazioni. Quindi, ogni volta che gli
veniva permesso di giocare da solo nel grande cortile di casa sua, stando bene
attendo a non sporcarsi, guardava al di là dell’inferriata gli altri bambini
rincorrersi e giocare insieme e sospirava.
Quando
sospirò per la terza volta quel giorno, il suo sguardo bramoso, puntato verso
l’irraggiungibile parco giochi, incontrò un altro sospiro. Una bambina se ne
stava in disparte rispetto agli altri e li guardava con un misto di sdegno e
desiderio insieme. Poi, improvvisamente, anche lei lo vide e gli sorrise, così,
dal nulla. Draco, non essendo abituato a quel tipo di
reazione, non rispose al sorriso e restò imbambolato a guardarla. Aveva i
capelli castani mossi e disordinati, la bocca rosa con una forma che la faceva
sembrare sempre imbronciata e un paio di occhi castani costantemente accesi e
vigili. La vide alzare lo sguardo e contemplare per un attimo l’imponente casa
dei Malfoy; poi la osservò anche mentre si
incamminava tranquillamente ma con decisione verso di lui.
Arrivata
sul ciglio della strada, guardò diligentemente a destra e poi a sinistra e,
solo dopo essersi accertata che fosse sicuro, attraversò. Andò vicino al
cancello dietro cui stava Draco e con il viso
praticamente in mezzo alle sbarre, gli chiese:
-
Non ti fanno uscire?
Draco
rimase sconcertato dalla sua limpida schiettezza e riuscì solo a scuotere la
testa piano.
-
Dovrebbero farti uscire – affermò lei sicura, come se fosse certa
dell’esistenza una legge scritta che confermasse quello che diceva.
-
Io sono Hermione – aggiunse poi un po’ più
dolcemente.
-
Draco – rispose lui con un filo di voce. Non era
abituato a sentirsi rivolgere la parola da altri bambini, tantomeno ad
intrattenere una conversazione completa.
-
Perché non puoi uscire? – chiese allora la bambina scrutando accigliata l’alto
cancello in ferro battuto nero. La sua era pura curiosità mista ad un briciolo
di sincera preoccupazione, nonostante non lo conoscesse.
-
Io… mio padre dice… io non sono come gli altri.
Draco
aveva balbettato le prime parole che gli erano venute in mente, ma Hermione annuì e sembrò capire cosa intendeva. Si girò per
un attimo e da sopra la spalla guardò gli altri bambini che giocavano beati nel
parco. Poi tornò a rivolgersi al bambino biondo che le stava davanti: - Neanche
io.
Il
viso di Draco si illuminò a queste parole ed il
bambino esclamò: - Davvero? Sai fare questo?
Alzò
la mano destra e sfregò insieme il pollice e l’indice: dalle sue dita uscì
subito una piccola cascata di scintille colorate, verdi, blu, rosse e gialle.
Il suo sorriso compiaciuto però si spense non appena vide lo sguardo di Hermione. Lei era impallidita di colpo, aveva la bocca
semiaperta e gli occhi sbarrati:
-
Cosa…? Come…?
Draco
fece un passo indietro, come se fosse stato colpito da un pugno invisibile.
Così, lei non ne sapeva niente.
-
È… - iniziò cercando di rimediare e frugò nella propria memoria per ricordare
quale fosse la parola giusta usata dai babbani – Un
gioco di pestigio.
All’improvviso
si sentì stupido: suo padre gli aveva già insegnato qualche trucchetto magico,
roba di poco conto, ma l’aveva avvertito di non usarli davanti a sconosciuti.
Hermione
lo guardò sospettosa: - Si dice “prestigio”.
-
Sì, be’, quello che ho detto.
Lei
però fece una smorfia e Draco capì di non averla
convinta. Non aveva mai incontrato altri bambini maghi prima di allora ed il
pensiero che quella potesse essere la prima volta l’aveva eccitato troppo.
Invece, a quanto pareva, si era sbagliato di grosso. Cercò quindi di cambiare
argomento, per non farle pensare a quello che aveva appena visto e sentito: -
Cosa sono i tuoi genitori?
Draco
voleva anche cercare di capire se si fosse davvero sbagliato, perché in cuor
suo ci sperava ancora un po’, ma si rese conto di aver sbagliato di nuovo
quando lei lo guardò confusa.
-
Vuoi dire che lavoro fanno? – chiese lei – Sono dentisti.
Il
bambino sospirò: allora era vero, lei era una semplice (lurida, se lo
dimenticava sempre e poi suo padre si arrabbiava) babbana
e probabilmente non sapeva neanche dell’esistenza dei maghi. Era proprio un
peccato. I maghi però devono per forza essere figli di maghi, altrimenti non
sono maghi veri, pensò ricordando le parole del padre: quindi lei non poteva
esserlo, se i suoi facevano i detristi.
-
I tuoi genitori invece cosa fanno?
Draco
cercò di pensare in fretta a qualcosa da dire, ma alla fine si risolse a
mentire, pur utilizzando la bugia più vicina alla verità: - Prestigisti.
Hermione
inarcò un sopracciglio: - Prestigiatori?
Draco
fece subito di sì con la testa e lei continuò scettica: - Tutti e due?
Lui
annuì di nuovo, un po’ meno convinto e lei sembrò riflettere un attimo; poi
però fece spallucce e aggiunse:
-
Oh, be’. Anche i miei genitori sono tutti e due dentisti.
Gli
sorrise di nuovo e Draco finalmente si sentì
rincuorato. Cosa c’era di male, in fondo, ad avere amici babbani?
Cosa c’era di male ad avere amici?
Hermione
all’improvviso si girò di nuovo verso il parco, dove una donna dal viso dolce
nascosto da un ammasso di capelli crespi la stava chiamando per nome. Si voltò
ancora verso Draco e disse semplicemente:
-
Devo andare.
Sembrava
dispiaciuta e prima che Draco potesse accorgersene,
si era allungata e gli aveva posato un bacio su una guancia attraverso le
sbarre. Draco non si era accorto nemmeno di essersi
avvicinato così tanto a lei mentre parlavano.
-
Vedrai che prima o poi ti faranno uscire – gli disse sorridendo e poi fece per
correre via, fermandosi solo un attimo sul ciglio della strada per essere
sicura che non passassero macchine.
Draco
era certo che Hermione non si ricordasse del loro primo
incontro.
-
Oblivion – sussurrò mesto a fior di labbra. Vide Hermione, che era già lontana, fermarsi per un attimo
confusa; poi, si girò a guardarlo e in quella frazione di secondo Draco non fu tanto certo che l’incantesimo avesse
funzionato. Per una frazione di secondo, pensò che lei avrebbe ricordato.
Poi
però, lei si voltò e riprese a trotterellare verso sua madre, lontano da lui.
N.D.Summer
Avevo rinunciato ad andare avanti con questa storia, un po’
perché ne ho mille altre in corso (di cui altre due featuringHermione e una featuring
anche Draco), un po’ perché mi sembrava finita così,
o forse perché non c’era ancora stata la scintilla per andare avanti…
Poi stamattina mi sono svegliata e BAM! avevo questa storia in
testa… E non solo questa, ma anche quella che scriverò nel capitolo successivo…
Così le ho buttate giù a grandi linee appena sveglia (perché se no poi
svaniscono… a voi non succede?) e adesso le sto rivedendo e correggendo.
Però mi piacciono: mi piace l’idea (anche se non è troppo
originale), mi piace la scena… un po’ meno come l’ho scritta, ma va be’. Anche
se ci stessi sopra altri mille giorni non caverei un ragno dal buco, ormai
l’ispirazione quella vera (stato di intontimento in cui quasi ti sembra di
essere dentro la scena) è passato… Fortuna che ho preso i miei appunti
stamattina, durante l’intontimento. :P
Oddio, lo so che i discorsi ed i pensieri di questi due bimbi
sembrano un po’ troppo adulti per l’età che hanno, ma mi è uscita così… Chiamatela
sindrome di Dawson’s Creek :P
Poi: sono fissata con ‘ste dannate sbarre (chi mi conosce e ha
letto questa storia lo sa (ma è di un altro fandom, quindi penso nessuna di voi :P)), non so perché.
Non ho avuto traumi da piccola riguardanti cancelli, anche se ammetto di averne
avuto uno un po’ più avanti… xD Non era proprio un
trauma, però :P
Insomma, vi ringrazio per tutti i commenti al capitolo
precedente (in particolare grazie a Cora911, Hollina,
Hinata_Chan, Mirya) e se
avete voglia di darmi un parere anche su questa parte… vi ringrazio in
anticipo!
Draco
era tornato a casa da Hogwarts per le vacanze di
Pasqua, mentre fuori imperversava la guerra. Voldemort
era tornato più forte che mai, a quanto pareva e Silente era morto, ucciso da
quello stesso Piton che ora era diventato il preside
della scuola. Harry Potter, il Bambino che era sopravvissuto… be’, i più
dicevano che avesse paura e che si fosse nascosto attendendo solo il momento in
cui il Signore Oscuro l’avesse trovato.
L’umore
di Draco era peggiorato sempre più, dall’inizio della
guerra: a dire il vero, a Draco non sembrava di
avercelo più, un umore, perché tutto quello che provava era apatia.
Nessuna
paura, nessun coraggio, nessuna voglia di combattere, nessun tifo per gli uni o
gli altri. Semplicemente una grigia e pesante apatia che si rifletteva anche
nei suoi occhi spenti.
Quella
sera, però, qualcuno si presentò a casa Malfoy,
facendo accendere una scintilla in quegli occhi. Per qualche minuto, si
sentirono urla e schiamazzi fuori dalla porta; poi sua madre, Narcissa, andò ad aprire. A Draco
sembrò di sentire la voce di quel cagnaccio di Greyback
e immediatamente seppe che lui e quegli idioti dei suoi amici avevano catturato
qualcuno.
Magari
finalmente Potter.
Non
lei, pregò Draco.
Non
gli interessava che lei dovesse stare nascosta tutta la vita, che morisse in
guerra, che passasse al lato oscuro consegnando Potter… semplicemente, non
voleva vederla. Soprattutto, non voleva vedere nei suoi occhi il disgusto e
l’odio che lei di sicuro provava nei suoi confronti. Perché lei, la
perfettissima Hermione, nei suoi occhi, avrebbe
trovato solo paura, rimorso, dolore, vigliaccheria; il tutto ricoperto da uno
strato di incoscienza lattiginosa che solo lei avrebbe potuto sciogliere.
E
in quegli occhi sarebbe anche riuscita forse a vedere il rimpianto. Già, il
rimpianto che lo faceva stare sveglio tutte le notti, immaginando come
sarebbero state diverse le cose se lui le avesse svelato la verità, tempo
prima.
Se
Hermione avesse saputo che pensava a lei, quanto ci
pensava, come ci pensava e da quanto tempo. Immaginando e credendo che
avrebbero anche potuto fermare la guerra magica, loro due. Insieme. Forse lui
non si sarebbe fatto manipolare da Voldemort, avrebbe
trovato la forza di ribellarsi, magari… probabilmente sarebbe morto. O forse
no, ma in ogni caso sarebbe anche morto per dimostrarle qualcosa, per essere
degno di lei. Oppure sarebbe semplicemente cambiato tutto, ma questo lui non lo
poteva sapere.
C’era
solo ancora una cosa di cui era certo.
Strinse
la mano destra che teneva in tasca e sentire sotto le dita quel pezzo di carta
stropicciato e logoro lo fece sentire più sicuro.
La
sua profezia.
***
Erano
passati pochi giorni da quando aveva incontrato Hermione
per la prima volta. A quattro anni, Draco era già
abbastanza sveglio, ma era ancora un bambino e tendeva a credere a molte cose.
Così,
quando quella strana strega si era fermata un attimo a guardarlo giocare da
solo nel giardino di Villa Malfoy, lui inizialmente
aveva pensato che fosse una vera strega. Poi guardò meglio com’era vestita e
gli venne in mente che sua padre gli aveva spiegato che qualche (lurido) babbano fingeva di essere un mago, per avvicinarsi alla
loro razza superiore.
La
strana babbana travestita da strega però si era
avvicinata ancora al cancello nero che recintava l’imponente casa e l’aveva
fissata con uno strano sguardo.
Draco,
nonostante avesse saputo che non avrebbe dovuto farlo, si avvicinò anche lui.
La signora continuò semplicemente a guardarlo senza sorridere, con le
sopracciglia corrugate, come se fosse confusa. Poi, ad un tratto, sussurrò con
una voce profonda che non sembrava adatta a lei una semplice frase, che Draco non capì subito. Ciononostante, percepì quelle parole
come se gli avessero penetrato il cervello, come se avessero risvegliato una
parte di lui che era già lì, ma che era assopita.
Corse
verso l’ingresso della casa, salendo i pochi gradini che lo separavano dalla
porta con un solo balzo. Arrivato in cima, si girò verso la strada per guardare
un’ultima volta la strana signora, ma lei era sparita.
***
Draco
strinse più forte il foglio tra le dita. Pregando che non fosse lei.
Quel
giorno, 13 anni prima, il piccolo Draco era rientrato
in casa con il fiatone, aveva strappato una striscia sottile da un foglio di
pergamena che aveva trovato in giro e, come sotto un incantesimo, aveva
scritto:
“La figlia
diMenelao e di Elena:
lei sarà
la tua unica forza e la tua unica debolezza.”
Più
tardi, Draco aveva cercato e ricercato, si era
informato ed aveva scoperto come si chiamasse la figlia di Menelao ed Elena,
secondo la mitologia babbana.
Tredici
anni dopo, stringendo la mano a pugno come a voler schiacciare quel maledetto
foglio con sopra la sua stupida calligrafia infantile, Draco
pregò, scongiurò e pregò ancora che non fosse lei.
Poi,
lei entrò.
N.D.Summer
Ebbene, mie care… sono
ancora qui! Se questo capitolo vi sembra assurdo considerate questo: è sabato
sera e ho la febbre. Ora capite molte cose, eh? E vi ho risparmiato la drabble su Harry Potter e MacaulayCulkin! Non chiedete :P
Dunque, allora: siamo
nel settimo libro (o settimo film, se preferite. Io però non l’ho ancora visto!
-.-) ed è il punto in cui Greyback porta Harry, Ron ed Hermione a casa Malfoy, per consegnarli a Voldy.
La storiella tra *** è successa pochi giorni dopo il capitolo precedente e
ovviamente serve per capire come il giovane Malfoy
abbia avuto la sua profezia, a cui tiene tanto.
Ovviamente la “figlia di
Menelao ed Elena” si chiamava Hermione o Ermione,
proprio come la nostra eroina!!!
Mi fermo qui, sento che
potrei dire chissà quante altre stupidate. Commentate se vi va, che vi
rispondo! :P