Solo un ballo

di SummerRestlessness
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** (1) ***
Capitolo 2: *** (0) ***
Capitolo 3: *** (-1) Certo ***
Capitolo 4: *** (-1 +13) Hermione ***



Capitolo 1
*** (1) ***


D&H
Solo un ballo

Nessuno aveva riconosciuto Hermione, che era entrata stretta al braccio di Krum. Forse perchè nessuno si aspettava di trovarla lì, di fianco a lui, forse perchè era talmente diversa senza la sua usuale aria di supponenza, forse perchè stava elegantemente eretta invece che china sui libri come al solito. Nessuno l'aveva riconosciuta, probabilmente perchè nessuno l'aveva cercata con lo sguardo, nessuno si era chiesto con chi sarebbe andata al ballo o addirittura se ci sarebbe andata, nessuno era interessato a vedere chi sarebbe stato il suo cavaliere o il suo vestito o la sua pettinatura.
O meglio, nessuno lo aveva fatto a parte due paia di occhi ben distinti. Il primo paio, composto da due iridi nocciola che in quel momento sprizzavano astio, vagava inquieto per la stanza da quando ne aveva avuto la possibilità e non smetteva per un attimo di saettare da un angolo all'altro, in cerca di una massa di capelli crespi e denti davanti un po' troppo sporgenti.
Il secondo paio d'occhi invece, di un grigio glaciale e nebuloso, scrutava con sguardo acuto la folla, alla ricerca però non di capelli, non di denti, bensì di un altro paio d'occhi, ambrati, spesso brillanti di curiosità, altrettanto spesso socchiusi a mò di rimprovero.
Il primo paio di occhi, che apparteneva a Ron Weasley, probabilmente cercando caratteristiche che la caratterizzavano solitamente ma non quella sera, non scovò Hermione se non quando Harry gliela indicò e anche allora, pur spalancandosi a quella visione, fu quasi restìo ad ammettere che fosse lei.
Draco Malfoy invece cercava gli occhi di Hermione, quasi l'unica cosa di lei che era rimasta riconoscibile quella sera e li trovò prima di tutti gli altri. Trovò lei prima di tutti. Draco avrebbe obiettato che anche il candore della sua pelle, le sue mani affusolate, il modo in cui piegava la testa di lato e la sua voce erano rimaste le stesse quella sera.
Ma poi, Draco avrebbe obiettato contro se stesso che tutti quei particolari non avevano effetto alcuno su di lui, nossignore, che li aveva notati solo perchè era un grande osservatore. Come era grande in tante altre cose, d'altra parte.
Di certo, anche in quel momento, il grande osservatore si stava prodigando ad osservare a fondo di nuovo lei, Hermione. Il vestito di lei, di un blu strano, originale, non era tagliato poi così male e le scendeva bene sul corpo... i capelli erano finalmente guardabili, Draco non avrebbe osato definirli "in ordine". Il poco trucco che aveva sul viso le conferiva un'aria più accesa; le gote rosate accentuavano il suo sorriso, matita e ombretto rendevano più profondo il suo sguardo.
E lei perdeva tempo con quell'imbecille di Durmstrang che non sapeva nemmeno pronunciare il suo nome. Herr-mioni, certo, Signor Mioni. Davvero fantastico il tuo tedesco, testa vuota. A Draco sembrava davvero troppo ovvio, ora, che Krum non passasse tutte quelle ore in biblioteca a studiare. Di sicuro non studiava la loro lingua per integrarsi di più. Draco non aveva mai visto il bestione sorridere, ma d'altra parte forse non ne era capace. Adesso che era seduto di fianco a lei però, sorrideva in continuazione, con quel suo grugno squadrato e rigido. E parlava, Merlino quanto parlava! Era come se fosse stato zitto per anni per accumulare parole che stava buttando fuori proprio in quel momento.
Draco sentì una fitta di tensione sopra la spalla e si rese conto che stare continuamente girato in quel modo verso il tavolo di Hermione non avrebbe giovato nè alla sua salute nè alla sua reputazione. Pansy era seduta accanto a lui e di tanto in tanto lo guardava sbuffando. Era carina, Pansy, e si era agghindata tutta per la serata. Il suo vestito doveva essere costato come dieci di quelli di Hermione. Le mancava però una certa grazia, un certo modo di portare quello che indossava. Le mancava quel qualcosa che invece aveva ad esempio quella sciocca di Herm... senza accorgersene si voltò di nuovo verso il tavolo di lei. La vide ridere di gusto mentre Krum faceva una faccia piuttosto stupida (come se ce ne fosse stato bisogno) e con un certo fastidio prese a lisciarsi la camicia con le mani. Quando rialzò gli occhi, i due si stavano dirigendo verso la pista da ballo.
Draco pensava di aver già visto il peggio, mentre invece doveva ancora arrivare. I due si misero a "volteggiare" per la pista: lui rigido ed incurvato non smetteva un attimo di fissarsi i piedi e lei camminava quasi sulle punte, attenta a non farseli pestare. Draco avrebbe voluto coprirsi gli occhi con le mani per evitare di vedere quello spettacolo indecente, ma al tempo stesso non riusciva a distogliere lo sguardo. Forse perchè era una scena grottesca, forse perchè gli dava uno strano piacere osservare le guance di Hermione diventare sempre più rosee e gli occhi farsi sempre più accesi, mentre sorrideva a metà tra l'imbarazzo ed il divertimento.
Draco tese una mano a Pansy e senza troppi indugi le disse: - Balliamo.
La sua non era affatto una richiesta cortese, ma un ordine deciso; la ragazza però sembrò non farci caso e anzi gli sorrise beata mentre si alzava con l'aiuto della sua mano, facendo l'occhiolino ad una ragazza seduta di fianco a lei. Si avviarono quindi verso la pista e presero a ballare, composti e coordinati. Draco cercava di stare sempre abbastanza vicino a Krum ed Hermione, in modo da poter sentire cosa si dicessero. Dopo qualche minuto si spazientì, vedendo che i due quasi non proferivano parola, essendo lui troppo impegnato a non inciampare nei suoi stessi piedi, neanche fosse stato quell'imbranato senza speranza di Paciock. Lasciò quindi la mano di Pansy e quasi continuando a seguire il ritmo della musica e della folla danzante attorno a lui, appoggiò con grazia un dito sulla spalla di Krum. - Posso avere l'onore?
Hermione cercò di riprendersi dallo shock provocatole da quello che era appena successo e di sicuro lo fece più velocemente di Viktor, che si limitò a fissare Draco con sguardo inanimato. Gli rispose in tono di divertito rimprovero: - Malfoy, non credo che tu e Viktor sareste una bella coppia. Se ci vuoi provare comunque...
Si staccò da Krum e gli fece un gesto con la mano per incitarlo a ballare con lui. Draco la fulminò con lo sguardo; poi, approfittando del fatto che ormai entrambe le coppie si erano fermate e sciolte a metà, le prese la mano libera e la trascinò via con sè, piroettando a passo di danza.
- Malfoy...?!? - esclamò lei indignata quando si accorse di stare ballando con lui.
- Zitta e balla, Granger.
- Ma cosa stai...?
- Non sopportavo più di vedere quello scempio. Ho pensato di evitare a tutti la visione di una tale desolazione. Punto. - rispose lui con un mezzo sorriso annoiato evitando di guardarla negli occhi.
- Potevi semplicemente dirci di smettere.
A Draco sembrò di sentire una punta di malizia nelle sue parole, ma si disse che non poteva essere così. Hermione Granger non era mai maliziosa.
Puntigliosa, precisa, fastidiosa, pignola sì. Ma maliziosa no, mai.
Beh, quella sera la ragazza che aveva davanti non sembrava Hermione Granger, d'altra parte. Ma lui sapeva, vedeva chi era ed era certo che lei fosse sempre la stessa.
Non era tipo da lasciarsi incantare da un bel vestito e un po' di trucco, come quello scemo di Weasley. Lui aveva vissuto tutta la vita circondato da bei vestiti e trucco e sapeva riconoscere la vera bellezza. Bellezza...?!? Draco si rese conto troppo tardi di quello che stava pensando. Herm... la Granger non era bella. Quella sera, ecco, sì, era accettabile. Era accettabile sempre, quindi, ma un po' di seta e di ombretto la rendevano accettabile anche a coloro che non sapevano vedere oltre.
- Malfoy?!? - ripetè Hermione un po' stizzita, di fronte a lui. O meglio, tra le sue braccia. Con una mano di lui nella sua e l'altra che le stringeva il fianco.
Vedendo che Draco si era di nuovo perso nei suoi pensieri, o probabilmente nei malefici piani che sicuramente stava tramando, Hermione continuò, un po' imbarazzata: - Ci guardano tutti.
Effettivamente parecchi occhi erano puntati su di loro, compresi quelli nocciola di Ron ed un altro paio nascosto dietro due lenti, di un verde smeraldo chiaro. Draco alzò le spalle: - Che guardino.
- Mh. - mugugnò Hermione non troppo convinta.
- Hai qualcosa da dire? - chiese lui scocciato.
- Beh. Sei strano stasera, Malfoy.
Draco cercò di non sembrare allarmato: - Sarà il vestito.
- No, sembri un becchino anche di solito, anche con la divisa della scuola.
Draco per tutta risposta la fece girare su se stessa in una piroetta con un po' troppa foga e ad Hermione sfuggì dalla bocca un urletto; sul viso però conservava la solita espressione ostinata.
- Non capisco. - disse quasi imbronciata.
- Non sempre devi capire tutto, Granger. - le spiegò lui pazientemente - E infatti spesso non capisci proprio niente. - aggiunse con un sorrisetto.
- Come ora? - chiese lei alzando un sopracciglio, scettica.
- Come ora.
- Potresti spiegarmelo.
Draco sbuffò sorridendo amaro: - Non credo che capiresti.
- Provaci. - fece lei risoluta. La solita Hermione: doveva capire sempre tutto, tutto doveva avere una spiegazione razionale per lei.
Lui sospirò e poi, sempre facendola volteggiare, iniziò: - E' una questione di estetica. Quindi, non potresti capire.
Hermione, invece di offendersi, sembrò riflettere a fondo. Poi, rispose: - Forse hai ragione.
Draco sbarrò gli occhi. Non gli era mai successo di sentire la Granger dare ragione a qualcuno che non fosse lei stessa e non si aspettava di certo che la prima volta sarebbe toccata proprio a lui. Un sorrisino soddisfatto apparve sul suo volto, senza che riuscisse a controllarlo e le parole gli uscirono dalla bocca prima che potesse fermarle: - Non sopporto di vedere qualcosa di esteticamente brutto. Non parlo di aspetto esteriore, o meglio, non solo di quello. Quel Krum si muove come un orso, parla come un alieno e ti guarda come...
Si rese conto di avere parlato troppo e di non avere via d'uscita. Quell'ultima frase sembrava decisamente qualcosa che avrebbe potuto dire un fidanzato geloso... e lui non era affatto geloso di Hermione Granger. Figuriamoci. Era la cosa più ridicola che potesse pensare, dopo Tiger e Goyle che si mettevano a danzare insieme. Ah, lui geloso di Hermione...
Intanto lei lo guardava in modo strano, aspettando ancora che completasse la frase. Lui ci pensò ancora un attimo e poi con una smorfia disse:
- ... come se fossi la ragazza più bella del mondo. E non... beh, la Granger.
Hermione, ancora una volta, non sembrò colpita dal suo commento, ma sentenziò: - Eppure finora hai parlato solo di quanto ti desse fastidio vedere ballare lui... Non hai detto niente su di me.
Draco rise di gusto: - Vuoi che cominci con te?
Lei però gli scoccò un'occhiataccia: - No, grazie. Anche perchè, se non te ne fossi accorto, la canzone è finita.
Il ragazzo si rese conto solo in quel momento che in effetti la musica era svanita. Hermione approfittò del suo momento di stordimento per staccarsi da lui e allontanarsi veloce, non prima di avergli lanciato un ultimo sguardo stranito.
Draco provò l'assurdo impulso di seguirla, di prenderla per mano (quella sudicia mano di Mezzosangue) e di riportarla in pista. Con sè. Draco scacciò questo pensiero ancora prima di averlo fatto, ancora prima che la pulsione che aveva sentito si trasformasse in pensiero.
Ammettere che era piacevole danzare con lei era una cosa, ma... Un momento, quando mai aveva ammesso che fosse piacevole ballare con lei? Mai e poi mai l'avrebbe detto, o pensato. Semplicemente, non era orribile come si sarebbe potuto credere. Insomma, lei non era mica Krum.
Ammettere che fosse carina però... quello era un altro paio di maniche. Ammettere, oh Merlino, che avrebbe apprezzato ancora un po' della sua compagnia... No, non era ammissibile. E infatti non aveva ammesso proprio nulla, Draco. Non solo, ma non aveva neanche pensato a cose del genere. Per i suoi gusti, poi, stava dedicando fin troppa materia cerebrale a qualcosa che, semplicemente, non esisteva. Guardò Pansy, ancora seduta al suo posto e imbronciata, probabilmente da quando l'aveva abbandonata sulla pista. Le sorrise freddamente e lei si animò un poco e gli rispose con un sorriso che non però coinvolgeva gli occhi. Draco improvvisamente si trovò a chiedersi se l'avesse mai vista sorridere veramente. Draco si chiese se tutti, compreso lui, fossero davvero così vacui come sembravano. Tutti, all'infuori di...
Il ragazzo si scosse, scacciò il pensiero che gli era appena affiorato alla mente e ritornò al tavolo dove era stato seduto per tutta la sera prima di quel momento, rimanendo però stavolta girato, con le spalle rivolte verso quella maledetta pista.








N.D.SUMMER
Lo ammetto: ho iniziato da pochissimo a leggere Harry Potter (sono alla fine del quarto libro)... In realtà sono state proprio le ff che ho trovato su questo sito a farmi venire voglia di approfondire quel poco che già sapevo su Harry&Co... proprio così! Non ho disdegnato le Ron/Hermione e sinceramente neanche le Harry/Draco, anche se sono un po' troppo OOC, o comunque mooooolto al di fuori dello stile della saga... per non parlare del fatto che non siano troppo il mio genere, almeno quando scrivo... mi piace abbastanza leggerle però, alcune sono molto carine!
Le fanfic che ho letto sulla saga però erano quasi tutte Dramione... cosa che mi è piaciuta un mondo, devo dire! Sovvertire un po' le regole e lo status quo, soprattutto dei libri, è un po' il mio pallino (vedi le Bella/Jake che ho scritto, anche se adoro Edward o.O)
Quindi mi è venuta quest'idea, questa specie di missing moment del quarto libro, del Ballo del Ceppo in cui Hermione viene invitata da Viktor Krum...
Non è proprio un missing moment, perchè nel libro ovviamente Draco non ha affatto ballato con Hermione, anzi. Non l'ha nemmeno calcolata, sfiorata. Ma questa storia mi è uscita da sola, come se non l'avessi potuta controllare. Quindi, prendetela per quello che è:  un divertissement innocuo. Anche se... dato che l'argomento mi ispira abbastanza non escludo che ci potrà essere una continuazione, nè che questa one shot potrebbe diventare il primo capitolo di una fanfic... non so! Per ora mi fermo qui, magari se vi va fatemi sapere cosa ne pensate...! Baci


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Capitolo 2
*** (0) ***


Prologo


Draco Malfoy aveva cominciato presto ad odiare Hermione Granger, forse anche prima che tutti gli altri la conoscessero e trovassero particolarmente irritante la sua saccenza senza limiti. Lui la odiava non solo per questo; non solo perchè era una mezzosangue; non perchè era intelligente, nè perchè, alla fine, era diventata la migliore amica di Potter.
Draco la odiava profondamente, più di quanto avesse mai odiato qualcuno, semplicemente perchè lei rappresentava ed era tutto ciò che non poteva avere, nemmeno se avesse voluto.
Lei, così integerrima e testarda, non sarebbe mai stata ai suoi comodi, ai suoi ordini, non sarebbe stata corruttibile... in alcun modo avrebbe potuto dipendere da lui, come prima o poi si trovavano a fare tutti. Persino Weasley e Potter gli davano delle soddisfazioni in quel senso, quando si indignavano per le sue provocazioni, reagendo alle sue battute in modo violento, con rabbia. Ma lei no.
Draco era abituato ad avere sempre tutto quello che desiderava, ma lei... non che la desiderasse. Certo che no. Anche se l’avesse desiderata, però, lei non si sarebbe piegata. Era proprio il fatto non poterla “avere”, nemmeno potenzialmente, che lo disturbava.
Draco non si era mai chiesto se quel senso di nausea e di vuoto nello stomaco che provava ogni volta che la vedeva fosse qualcosa di più di questo, perchè semplicemente non poteva esserlo.

There's nothing in this world so sweet as love. And next to love the sweetest thing is hate.


E così, Fierobecco sarebbe stato giustiziato. Draco ridacchiò. Chiaro, che sarebbe stato giustiziato: quando Draco Malfoy voleva qualcosa, la otteneva sempre. Immediatamente, a quel pensiero, un lieve dolore allo stomaco gli ricordò che Draco Malfoy non otteneva proprio “sempre” quel che voleva. E ad ulteriore conferma di quest’ultima riflessione, davanti agli occhi gli apparvero Potterino, lo straccione e... lei.
L’unica cosa che non poteva avere.
Andavano verso di lui e sembravano arrabbiati. Non solo: lei precedeva quei due imbecilli e procedeva con passo decisamente spedito, così che facevano quasi fatica a starle dietro. Come se la volessero fermare, ma poi neanche tanto.
Draco, però, non fece troppo caso alle sue stesse riflessioni. Rideva ancora, ma non sapeva più perchè. Il mondo, improvvisamente, aveva preso a girare in un vortice sempre più veloce che mescolava colori e suoni... ma che aveva come centro, fisso e inamovibile, incredibilmente definito rispetto al resto, gli occhi di lei che si avvicinavano minacciosi. Gli occhi irati di Hermione che lo guardavano con disgusto, sempre più vicini, occhi che finalmente gli restituivano...
Sciaff.
... odio.
Non gli fece male, quello schiaffo, anzi. Fu immediatamente grato alla sporca mezzosangue di essersi finalmente abbassata... anzi, alzata al suo livello, perchè così facendo aveva fermato il vortice, aveva spazzato via quella nebbia dalla sua mente e aveva fatto apparire tutto più fermo e più chiaro di quanto non fosse mai stato. Inoltre, non sentì neanche quello che lei gli disse, né tantomeno le parole di Potter o di Weasley.
Era troppo intontito da quello che era successo: un paio di occhi, gli occhi di Hermione, rimasero, in quella stessa mente liberata, il centro di tutto. Anche quando il vortice era scomparso.
- Andiamo. – disse, rivolto più a se stesso che a Tiger e Goyle. Ma, anche quando si fu allontanato, quell’impressione gli rimase stampata nella mente: l’impressione che gli occhi di lei fossero al centro di tutto ciò che vedeva e di tutto ciò che avrebbe guardato.
In più, ora che Hermione l’aveva odiato, ora che gli aveva ceduto, Draco era rimasto privo di ogni alibi dietro cui nascondersi per poter pensare a lei.


N.D.Summer

Innanzi tutto, grazie mille per le recensioni, le ho davvero apprezzate!
Poi, ci sono un paio di cose che vorrei spiegare sulla continuazione di questa ff...
Questa shot si configura innanzi tutto come prequel/spiegazione di quello che era successo nella shot precedente di Solo un ballo, la scena del ballo, appunto: infatti, quella scena si apre con il dettaglio degli occhi (di Ron, di Draco e poi di Hermione) e qui scopriamo da dove proviene l’importanza che Draco attribuisce a questa parte del corpo della mezzosangue che lo irrita tanto.

In secondo luogo, questa shot vuole essere anche una specie di introduzione (sì, insomma, di prologo anche qui) ad una LongFic che ho iniziato da poco, Les liaisons dangereuses (et magiques): infatti nell’incipit di quest’ultima ritroviamo la stessa frase di Longfellow che viene citata qui e che (secondo me) spiega/spiegherà molto del rapporto tra i due...
Les liaisons dangereuses (et magiques) è idealmente il seguito di queste due shot e racconta di avvenimenti accaduti nel periodo delle vacanze estive che ho individuato (abbastanza a caso) tra il quarto ed il quinto anno. La storia è completamente diversa (e anche il tono sarà un po’ diverso, un po’ più divertente e ironico, ma non mancheranno gelosia, amore e un po’ di malvagità gratuita, condita con qualche sotterfugio... il pairing è, ovviamente (almeno per me :P) sempre quello...
Non mi precludo comunque la possibilità di continuare anche questa raccolta con altri Missing Moments tra questi due... Perchè è probabile che mi verranno altre idee su loro due!
Detto questo, ho quindi legato queste due storie mettendole entrambe in una serie, chiamata There's nothing in this world so sweet as love. And next to love the sweetest thing is hate.

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Capitolo 3
*** (-1) Certo ***


Certo

Draco era certo che Hermione non si ricordasse del loro primo incontro.

 

Al di là della strada davanti a casa sua, una volta c’era un grande parco giochi per bambini, con altalene, scivoli e box si sabbia in cui a lui non era permesso andare, perché “i Malfoy non si mischiano con la feccia”. A quattro anni, Draco non sapeva cosa volesse dire “feccia”, ma conosceva bene la parola “obbedire” ed era troppo intimidito da suo padre per chiedere spiegazioni. Quindi, ogni volta che gli veniva permesso di giocare da solo nel grande cortile di casa sua, stando bene attendo a non sporcarsi, guardava al di là dell’inferriata gli altri bambini rincorrersi e giocare insieme e sospirava.

Quando sospirò per la terza volta quel giorno, il suo sguardo bramoso, puntato verso l’irraggiungibile parco giochi, incontrò un altro sospiro. Una bambina se ne stava in disparte rispetto agli altri e li guardava con un misto di sdegno e desiderio insieme. Poi, improvvisamente, anche lei lo vide e gli sorrise, così, dal nulla. Draco, non essendo abituato a quel tipo di reazione, non rispose al sorriso e restò imbambolato a guardarla. Aveva i capelli castani mossi e disordinati, la bocca rosa con una forma che la faceva sembrare sempre imbronciata e un paio di occhi castani costantemente accesi e vigili. La vide alzare lo sguardo e contemplare per un attimo l’imponente casa dei Malfoy; poi la osservò anche mentre si incamminava tranquillamente ma con decisione verso di lui.

Arrivata sul ciglio della strada, guardò diligentemente a destra e poi a sinistra e, solo dopo essersi accertata che fosse sicuro, attraversò. Andò vicino al cancello dietro cui stava Draco e con il viso praticamente in mezzo alle sbarre, gli chiese:

- Non ti fanno uscire?

Draco rimase sconcertato dalla sua limpida schiettezza e riuscì solo a scuotere la testa piano.

- Dovrebbero farti uscire – affermò lei sicura, come se fosse certa dell’esistenza una legge scritta che confermasse quello che diceva.

- Io sono Hermione – aggiunse poi un po’ più dolcemente.

- Draco – rispose lui con un filo di voce. Non era abituato a sentirsi rivolgere la parola da altri bambini, tantomeno ad intrattenere una conversazione completa.

- Perché non puoi uscire? – chiese allora la bambina scrutando accigliata l’alto cancello in ferro battuto nero. La sua era pura curiosità mista ad un briciolo di sincera preoccupazione, nonostante non lo conoscesse.

- Io… mio padre dice… io non sono come gli altri.

Draco aveva balbettato le prime parole che gli erano venute in mente, ma Hermione annuì e sembrò capire cosa intendeva. Si girò per un attimo e da sopra la spalla guardò gli altri bambini che giocavano beati nel parco. Poi tornò a rivolgersi al bambino biondo che le stava davanti: - Neanche io.

Il viso di Draco si illuminò a queste parole ed il bambino esclamò: - Davvero? Sai fare questo?

Alzò la mano destra e sfregò insieme il pollice e l’indice: dalle sue dita uscì subito una piccola cascata di scintille colorate, verdi, blu, rosse e gialle. Il suo sorriso compiaciuto però si spense non appena vide lo sguardo di Hermione. Lei era impallidita di colpo, aveva la bocca semiaperta e gli occhi sbarrati:

- Cosa…? Come…?

Draco fece un passo indietro, come se fosse stato colpito da un pugno invisibile. Così, lei non ne sapeva niente.

- È… - iniziò cercando di rimediare e frugò nella propria memoria per ricordare quale fosse la parola giusta usata dai babbani – Un gioco di pestigio.

All’improvviso si sentì stupido: suo padre gli aveva già insegnato qualche trucchetto magico, roba di poco conto, ma l’aveva avvertito di non usarli davanti a sconosciuti.

Hermione lo guardò sospettosa: - Si dice “prestigio”.

- Sì, be’, quello che ho detto.

Lei però fece una smorfia e Draco capì di non averla convinta. Non aveva mai incontrato altri bambini maghi prima di allora ed il pensiero che quella potesse essere la prima volta l’aveva eccitato troppo. Invece, a quanto pareva, si era sbagliato di grosso. Cercò quindi di cambiare argomento, per non farle pensare a quello che aveva appena visto e sentito: - Cosa sono i tuoi genitori?

Draco voleva anche cercare di capire se si fosse davvero sbagliato, perché in cuor suo ci sperava ancora un po’, ma si rese conto di aver sbagliato di nuovo quando lei lo guardò confusa.

- Vuoi dire che lavoro fanno? – chiese lei – Sono dentisti.

Il bambino sospirò: allora era vero, lei era una semplice (lurida, se lo dimenticava sempre e poi suo padre si arrabbiava) babbana e probabilmente non sapeva neanche dell’esistenza dei maghi. Era proprio un peccato. I maghi però devono per forza essere figli di maghi, altrimenti non sono maghi veri, pensò ricordando le parole del padre: quindi lei non poteva esserlo, se i suoi facevano i detristi.

- I tuoi genitori invece cosa fanno?

Draco cercò di pensare in fretta a qualcosa da dire, ma alla fine si risolse a mentire, pur utilizzando la bugia più vicina alla verità: - Prestigisti.

Hermione inarcò un sopracciglio: - Prestigiatori?

Draco fece subito di sì con la testa e lei continuò scettica: - Tutti e due?

Lui annuì di nuovo, un po’ meno convinto e lei sembrò riflettere un attimo; poi però fece spallucce e aggiunse:

- Oh, be’. Anche i miei genitori sono tutti e due dentisti.

Gli sorrise di nuovo e Draco finalmente si sentì rincuorato. Cosa c’era di male, in fondo, ad avere amici babbani? Cosa c’era di male ad avere amici?

Hermione all’improvviso si girò di nuovo verso il parco, dove una donna dal viso dolce nascosto da un ammasso di capelli crespi la stava chiamando per nome. Si voltò ancora verso Draco e disse semplicemente:

- Devo andare.

Sembrava dispiaciuta e prima che Draco potesse accorgersene, si era allungata e gli aveva posato un bacio su una guancia attraverso le sbarre. Draco non si era accorto nemmeno di essersi avvicinato così tanto a lei mentre parlavano.

- Vedrai che prima o poi ti faranno uscire – gli disse sorridendo e poi fece per correre via, fermandosi solo un attimo sul ciglio della strada per essere sicura che non passassero macchine.

 

Draco era certo che Hermione non si ricordasse del loro primo incontro.

 

- Oblivion – sussurrò mesto a fior di labbra. Vide Hermione, che era già lontana, fermarsi per un attimo confusa; poi, si girò a guardarlo e in quella frazione di secondo Draco non fu tanto certo che l’incantesimo avesse funzionato. Per una frazione di secondo, pensò che lei avrebbe ricordato.

Poi però, lei si voltò e riprese a trotterellare verso sua madre, lontano da lui.

 

 

 

N.D.Summer

Avevo rinunciato ad andare avanti con questa storia, un po’ perché ne ho mille altre in corso (di cui altre due featuring Hermione e una featuring anche Draco), un po’ perché mi sembrava finita così, o forse perché non c’era ancora stata la scintilla per andare avanti…

Poi stamattina mi sono svegliata e BAM! avevo questa storia in testa… E non solo questa, ma anche quella che scriverò nel capitolo successivo… Così le ho buttate giù a grandi linee appena sveglia (perché se no poi svaniscono… a voi non succede?) e adesso le sto rivedendo e correggendo.

Però mi piacciono: mi piace l’idea (anche se non è troppo originale), mi piace la scena… un po’ meno come l’ho scritta, ma va be’. Anche se ci stessi sopra altri mille giorni non caverei un ragno dal buco, ormai l’ispirazione quella vera (stato di intontimento in cui quasi ti sembra di essere dentro la scena) è passato… Fortuna che ho preso i miei appunti stamattina, durante l’intontimento. :P

 

Oddio, lo so che i discorsi ed i pensieri di questi due bimbi sembrano un po’ troppo adulti per l’età che hanno, ma mi è uscita così… Chiamatela sindrome di Dawson’s Creek :P

Poi: sono fissata con ‘ste dannate sbarre (chi mi conosce e ha letto questa storia lo sa (ma è di un altro fandom, quindi penso nessuna di voi :P)), non so perché. Non ho avuto traumi da piccola riguardanti cancelli, anche se ammetto di averne avuto uno un po’ più avanti… xD Non era proprio un trauma, però :P

Insomma, vi ringrazio per tutti i commenti al capitolo precedente (in particolare grazie a Cora911, Hollina, Hinata_Chan, Mirya) e se avete voglia di darmi un parere anche su questa parte… vi ringrazio in anticipo!

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Capitolo 4
*** (-1 +13) Hermione ***


Hermione

Draco era tornato a casa da Hogwarts per le vacanze di Pasqua, mentre fuori imperversava la guerra. Voldemort era tornato più forte che mai, a quanto pareva e Silente era morto, ucciso da quello stesso Piton che ora era diventato il preside della scuola. Harry Potter, il Bambino che era sopravvissuto… be’, i più dicevano che avesse paura e che si fosse nascosto attendendo solo il momento in cui il Signore Oscuro l’avesse trovato.

L’umore di Draco era peggiorato sempre più, dall’inizio della guerra: a dire il vero, a Draco non sembrava di avercelo più, un umore, perché tutto quello che provava era apatia.

Nessuna paura, nessun coraggio, nessuna voglia di combattere, nessun tifo per gli uni o gli altri. Semplicemente una grigia e pesante apatia che si rifletteva anche nei suoi occhi spenti.

Quella sera, però, qualcuno si presentò a casa Malfoy, facendo accendere una scintilla in quegli occhi. Per qualche minuto, si sentirono urla e schiamazzi fuori dalla porta; poi sua madre, Narcissa, andò ad aprire. A Draco sembrò di sentire la voce di quel cagnaccio di Greyback e immediatamente seppe che lui e quegli idioti dei suoi amici avevano catturato qualcuno.

Magari finalmente Potter.

Non lei, pregò Draco.

 

Non gli interessava che lei dovesse stare nascosta tutta la vita, che morisse in guerra, che passasse al lato oscuro consegnando Potter… semplicemente, non voleva vederla. Soprattutto, non voleva vedere nei suoi occhi il disgusto e l’odio che lei di sicuro provava nei suoi confronti. Perché lei, la perfettissima Hermione, nei suoi occhi, avrebbe trovato solo paura, rimorso, dolore, vigliaccheria; il tutto ricoperto da uno strato di incoscienza lattiginosa che solo lei avrebbe potuto sciogliere.

E in quegli occhi sarebbe anche riuscita forse a vedere il rimpianto. Già, il rimpianto che lo faceva stare sveglio tutte le notti, immaginando come sarebbero state diverse le cose se lui le avesse svelato la verità, tempo prima.

Se Hermione avesse saputo che pensava a lei, quanto ci pensava, come ci pensava e da quanto tempo. Immaginando e credendo che avrebbero anche potuto fermare la guerra magica, loro due. Insieme. Forse lui non si sarebbe fatto manipolare da Voldemort, avrebbe trovato la forza di ribellarsi, magari… probabilmente sarebbe morto. O forse no, ma in ogni caso sarebbe anche morto per dimostrarle qualcosa, per essere degno di lei. Oppure sarebbe semplicemente cambiato tutto, ma questo lui non lo poteva sapere.

C’era solo ancora una cosa di cui era certo.

Strinse la mano destra che teneva in tasca e sentire sotto le dita quel pezzo di carta stropicciato e logoro lo fece sentire più sicuro.

La sua profezia.

***

Erano passati pochi giorni da quando aveva incontrato Hermione per la prima volta. A quattro anni, Draco era già abbastanza sveglio, ma era ancora un bambino e tendeva a credere a molte cose.

Così, quando quella strana strega si era fermata un attimo a guardarlo giocare da solo nel giardino di Villa Malfoy, lui inizialmente aveva pensato che fosse una vera strega. Poi guardò meglio com’era vestita e gli venne in mente che sua padre gli aveva spiegato che qualche (lurido) babbano fingeva di essere un mago, per avvicinarsi alla loro razza superiore.

La strana babbana travestita da strega però si era avvicinata ancora al cancello nero che recintava l’imponente casa e l’aveva fissata con uno strano sguardo.

Draco, nonostante avesse saputo che non avrebbe dovuto farlo, si avvicinò anche lui. La signora continuò semplicemente a guardarlo senza sorridere, con le sopracciglia corrugate, come se fosse confusa. Poi, ad un tratto, sussurrò con una voce profonda che non sembrava adatta a lei una semplice frase, che Draco non capì subito. Ciononostante, percepì quelle parole come se gli avessero penetrato il cervello, come se avessero risvegliato una parte di lui che era già lì, ma che era assopita.

Corse verso l’ingresso della casa, salendo i pochi gradini che lo separavano dalla porta con un solo balzo. Arrivato in cima, si girò verso la strada per guardare un’ultima volta la strana signora, ma lei era sparita.

***

Draco strinse più forte il foglio tra le dita. Pregando che non fosse lei.

Quel giorno, 13 anni prima, il piccolo Draco era rientrato in casa con il fiatone, aveva strappato una striscia sottile da un foglio di pergamena che aveva trovato in giro e, come sotto un incantesimo, aveva scritto:

“La figlia di Menelao e di Elena:

lei sarà la tua unica forza e la tua unica debolezza.”

 

Più tardi, Draco aveva cercato e ricercato, si era informato ed aveva scoperto come si chiamasse la figlia di Menelao ed Elena, secondo la mitologia babbana.

 

Tredici anni dopo, stringendo la mano a pugno come a voler schiacciare quel maledetto foglio con sopra la sua stupida calligrafia infantile, Draco pregò, scongiurò e pregò ancora che non fosse lei.

Poi, lei entrò.

 

 

 

N.D.Summer

Ebbene, mie care… sono ancora qui! Se questo capitolo vi sembra assurdo considerate questo: è sabato sera e ho la febbre. Ora capite molte cose, eh? E vi ho risparmiato la drabble su Harry Potter e Macaulay Culkin! Non chiedete :P

 

Dunque, allora: siamo nel settimo libro (o settimo film, se preferite. Io però non l’ho ancora visto! -.-) ed è il punto in cui Greyback porta Harry, Ron ed Hermione a casa Malfoy, per consegnarli a Voldy. La storiella tra *** è successa pochi giorni dopo il capitolo precedente e ovviamente serve per capire come il giovane Malfoy abbia avuto la sua profezia, a cui tiene tanto.

Ovviamente la “figlia di Menelao ed Elena” si chiamava Hermione o Ermione, proprio come la nostra eroina!!!

Mi fermo qui, sento che potrei dire chissà quante altre stupidate. Commentate se vi va, che vi rispondo! :P

 

Ah, date anche un’occhiata a questo contest su HP

 

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