Le cicatrici del Cuore

di Salice
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Hatake Kakashi ***
Capitolo 2: *** Hoshino Kokoro ***
Capitolo 3: *** Team 13 ***
Capitolo 4: *** Ferita ***
Capitolo 5: *** Prima missione ***
Capitolo 6: *** Presagi ***
Capitolo 7: *** Salvataggio ***
Capitolo 8: *** Il piano del Copianinja ***
Capitolo 9: *** Rientro ***
Capitolo 10: *** Cena ***
Capitolo 11: *** Un pugno di cenere ***
Capitolo 12: *** Cinema ***
Capitolo 13: *** Festa delle stelle ***



Capitolo 1
*** Hatake Kakashi ***


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Note Autore: Ho corredato la storia di una musica di sottofondo consigliata. A tutti gli effetti,mentre la scrivevo, è diventata una sorta di Long - Song fiction. Ad ogni modo se preferite leggere senza nessuna musica ( cosa che in genere io preferisco!) Sappiate che la storia è perfettamente godibile anche senza la musica citata. Le canzoni, per puntiglio mio, sono state cercate perchè si adattassero sia come ritmi che come testi, di cui ho allegato la traduzione e i link a Youtube.

Buon San Valentino a tutti!




Consigli musica di sottofondo:
watching over me – Iced Earth - Testo
Esier to Run – Linkin Park - Testo


Capitolo 1 – Hatake Kakashi

La notte nuvolosa era illuminata solo dai roghi appiccati alle case. Alle ombre scure si sovrapponevano luci rossastre e tremule che contribuivano a rendere inquietanti e fuggevoli le figure dei ninja che correvano a combattere. A tratti, il silenzio quasi irreale era interrotto dai boati delle esplosioni, o dal crollo di qualche edificio. Di tanto in tanto, si udivano grida umane.
Kakashi strinse forte la mano sull’impugnatura della sua spada; la spada di suo padre. Quella era una missione di livello A del suo Team. Quella era la guerra.
Loro, in quanto chunin, erano stati relegati più indietro, a fornire supporto alle famiglie che fuggivano. Minato, il loro capogruppo, era più avanti. Era più utile.
Kakashi strinse i denti, correndo lungo la strada. Sia a destra che a sinistra le case ardevano.
- Rin! Rin! Entra nelle case di destra! Controlla che siano usciti tutti! -
Si voltò, mentre la sua compagna annuiva in silenzio e correva dentro agli edifici in fiamme. Dove diavolo era Obito? Che stava combinando?
- Obito! Obito dove sei? – Urlò, fermandosi in mezzo alla strada.
All’incrocio da cui erano passati, in combattimento contro un nemico, c’era Obito.
- Idiota! La priorità assoluta è aiutare vecchi e bambini a scappare! – Gridò verso il suo compagno.
- Volevo solo… Liberarvi… La strada! – Ansimò Obito Uchiha, combattendo come un ossesso e sprecando un sacco di energia. Se non fosse stata una situazione così pericolosa, Kakashi anziché correre in suo aiuto, lo avrebbe fatto malmenare volentieri. Era sicuro che lo stava facendo solo per mettersi in mostra!
- Vieni via cretino! Di quello me ne occupo io! Tu copri le spalle a Rin! – Gli intimò, correndo verso di lui. Dietro di loro, la voce di Rin esplose tra le fiamme.
- Sto uscendo! Ho con me la bambina degli Hoshino¹! -
Kakashi si voltò per guardare. Rin stava saltando via da un edificio in fiamme, tra le braccia un mucchietto tutto ossa e occhi di cinque anni, non di più, che le si aggrappava con espressione terrorizzata. Tornò a guardare Obito. La distrazione gli era stata fatale. Obito era a terra, schiacciato da un grosso masso e con un lungo squarcio sull’occhio sinistro…


Kakashi si svegliò di soprassalto, ansimando. Ci mise qualche istante a identificare, nella luce grigia, la sua stanza. Inspirò profondamente, realizzando che il sole doveva ancora sorgere. Ogni notte sognava una missione del suo vecchio team. Non importava quale fosse, finivano tutte nello stesso identico, orribile modo.
Si alzò, mentre il cuore tornava a battere ad un ritmo normale. Anche oggi sarebbe arrivato alla tomba all’alba.


***


Era quasi ora di pranzo quando Kakashi entrò al palazzo dell’Hokage leggermente affannato, dopo aver evitato a malapena l’ennesima sfida di Gai. Attraversò i corridoi in tutta fretta, e raggiunse la porta dell’ufficio principale giusto in tempo per vederne uscire quattro persone. Gettò uno sguardo leggermente incuriosito verso Ibiki Morino, il capo della squadra di tortura e interrogatori di Konoha, seguito da Anko. A malapena guardò invece i due membri della squadra speciale, che si allontanarono in tutta fretta svanendo nei meandri del palazzo. Richiuse silenziosamente la porta dietro di sé, puntando l’unico occhio visibile verso Tsunade.
- Ho ricevuto il messaggio. C’è una missione per me? – Le chiese, mentre la donna dal volto giovanile annuiva gravemente.
- Hai visto quelli che sono appena usciti dal mio ufficio. -
L’uomo si voltò di poco verso la porta.
- Si. -
- Ho affidato loro una squadra di genin ciascuno. – Disse lei, fissandolo in volto per studiarne l’espressione. Kakashi ebbe un leggero moto di stupore, e sgranò appena l’occhio. Tsunade proseguì il discorso, parlando in tono più duro. – So cosa stai pensando, Kakashi, ma siamo in una situazione d’emergenza, e non posso permettermi di rifiutare nessuna missione. Inoltre potrebbe scoppiare una guerra da un momento all’altro, e sai anche tu cosa voglia dire mandare dei bambini impreparati al fronte. – La donna abbassò il capo, stringendo tra le mani una penna fino a farsi divenire le nocche bianche. Per diversi istanti rimasero entrambi in silenzio e solo un sinistro scricchiolio che proveniva chiaramente dal pugno chiuso riuscì a spezzare la tensione. Kakashi abbassò lentamente lo sguardo sul pavimento. Sapeva bene cosa significa andare in guerra ancora bambini. Significava sempre e comunque Morte. Che fosse la propria o quella degli amici, non aveva importanza. Da quel momento in poi nulla aveva più importanza, e le dita nere della perdita ghermivano inevitabilmente il cuore dei sopravvissuti. Dopo un tempo che parve interminabile, l’uomo annuì.
- Lo so. Cosa devo fare? – L’Hokage sollevò lo sguardo, posando con noncuranza i frantumi della penna sulla scrivania.
- Voglio che tu ti occupi di supervisionare il loro lavoro, aiutandoli nella gestione dei gruppi durante le missioni, fino a che sarà necessario. –
Kakashi impallidì, sollevando entrambe le braccia e rivolgendole i palmi.
- Ma io ho avuto soltanto un gruppo di genin! - Tsunade lo zittì con un gesto.
- Hai avuto Naruto e Sasuke, saprai aiutare anche loro. Ora vai, e mentre ritiri il foglio dì a Shizune di portarmi un’altra penna! -


***


Kakashi prese da Shizune il foglietto con l’elenco dei capogruppo che doveva supportare. Una sottile gocciolina di sudore scivolò da sotto il coprifronte, raggiungendo poi la maschera che portava sulla parte inferiore del volto, mentre le sue dita scorrevano sulla lista di nomi:
Mitarashi Anko, gruppo sedici
Morino Ibiki, gruppo quattordici
Uzuki Yugao, gruppo quindici
Hoshino Kokoro, gruppo tredici.
Erano tutti nomi noti per lui. Sia Anko che Ibiki erano vecchie conoscenze, ed in particolare li aveva rivisti in occasione dell’esame di selezione dei chunin. Yugao invece faceva parte della squadra speciale, ed era stata sua sottoposta per qualche tempo, prima che lui lasciasse gli ANBU. Hoshino Kokoro invece… Gli tornò in mente il suo sogno di quella notte. Non aveva pensato a quella bambina per anni, e ora all’improvviso si trovava a dover avere a che fare con lei. Ricordava perfettamente i giorni successivi al suo salvataggio. Sia Obito che Rin avevano preso a cuore la sorte di quella bambina, mentre lui all’epoca era troppo intento a seguire gli ordini alla lettera, per preoccuparsi di qualsiasi cosa esulasse dalla missione. Aveva anche la sgradevole sensazione di non esserle particolarmente simpatico, ma dopotutto, questo non era importante. Una missione era una missione, e non dovevano per forza andare d’accordo. Bastava che lui controllasse che tutto filasse liscio. Si grattò la testa con fare nervoso, mentre si allontanava, dirigendosi a passo spedito verso casa sua.


***


Il mattino successivo, Kakashi era immobile davanti alla lapide, e fissava i nomi incisi nella pietra. Il sole era ormai alto e non c’era più traccia di rugiada sull’erba. Un leggero fruscio alle sue spalle lo avvertì di una presenza, e un istante dopo si udì una voce femminile.
- Sei qui anche stamattina… - Lui si strinse nelle spalle.
- Come sempre. Sei tu che manchi da molto tempo, Kokoro. - In un attimo gli si affiancò una giovane sottile dai lunghi capelli castani. La ragazza indossava un’uniforme da ANBU e teneva tra le dita la maschera.
- Sono stata in missione. Fuori. – Lei guardò prima le incisioni, poi puntò lo sguardo su di lui. – Ti mancano, vero? – Lui si voltò a guardarla, con espressione spenta.
- Mh? Le missioni? – In genere quello sguardo e quelle risposte erano sufficienti a scoraggiare chiunque tentasse di fare conversazione. Lei si morse le labbra e si voltò, infastidita.
- Lo sai cosa intendo. – Gli disse con voce dura. Lui fece nuovamente spallucce. Non aveva certo intenzione di parlare di una cosa del genere con una bambina che non vedeva da anni. Una bambina che per un certo periodo aveva condiviso con lui l’affetto di Rin e Obito, ma che tutto sommato non aveva altro a che spartire con lui. Non voleva parlare di loro affatto, perché nominarli era per lui come scoprire una cicatrice mai rimarginata, che solo a tratti smetteva di sanguinare, ma mai di fare male. Cercò di ignorare i pensieri che si affastellavano nella sua testa, e provò a cambiare argomento.
- E così oggi è il grande giorno eh? – Le domandò in tono svagato, procurandosi immediatamente uno sguardo di fuoco.
- Scusa? - - Ho saputo che ti hanno affidato un gruppo di genin. -
- Si, li vedrò tra poco. –
Kakashi si mosse, spostando appena il peso da un piede all’altro. Parlò lentamente, quasi con cautela.
- Non farti prendere dal panico, ricordati che sono solo dei bambini. – Kokoro sollevò lo sguardo, scoccandogli un’occhiata con cui avrebbe potuto incenerirlo sul posto.
- Grazie Kakashi, pensavo proprio che mi avrebbero assegnato dei traditori pericolosi. Non so come avrei fatto senza il tuo consiglio. – Il tono di voce lo colpì. Era incredibilmente sprezzante. Fece per voltarsi ma la mano di lei lo afferrò, fulminea e caldissima. Poteva sentirne il calore anche attraverso la stoffa delle maniche.
- Lascia stare, ho un appuntamento e devo ancora cambiarmi. Me ne vado io. – Gli disse, e si trovò a fissarla negli occhi. Gli stessi occhi enormi, ricordò lui, che aveva in quella notte di roghi. Fu un istante, e balzò via.
Un secondo dopo apparve Gai.
- Chi era quella? – Chiese senza salutarlo.
- La bambina degli Hoshino. – Non era la giornata giusta per restare solo e pensare, evidentemente.
- La famiglia Hoshino? Le stelle di Konoha? – Domandò ancora Gai, accostandosi a Kakashi, continuando a fissare nella direzione in cui era scomparsa Kokoro. – Quindi è la figlia di Rei Hoshino. -
- Si, di tutta la famiglia sono rimaste lei e la vecchia Ginko. –
- Ha perso entrambi i genitori durante la Grande Guerra dei ninja, mi pare. -
- Come tanti di noi, Gai. -
- Ho sentito dire che ha un carattere piuttosto scostante… -
- Ah davvero? A me non sembra. –
- Questo perché il tuo carattere probabilmente è peggiore del suo! – L’additò Gai, avvicinandosi. – E visto che sei qui ti sfido! L’ultima volta hai proposto una battuta di pesca, e stavolta tocca a me decidere la gara! – Kakashi spalancò l’unico occhio visibile, facendo un passo indietro.
- Scusami tanto, Gai, ma mi sono ricordato proprio adesso di avere un appuntamento e sono già in ritardo. – S’involò sui rami degli alberi, cercando di ignorare le urla di Gai sul fatto che la gioventù non aspetta nessuno.




1. Hoshino significa “Di stella”, mentre Kokoro significa “Cuore” ma anche “Spirito/Essenza”, il nome della protagonista potrebbe essere quindi tradotto con “cuore di stella” o “essenza di stella”

2. Yugao Uzuki è un personaggio secondario del fumetto Naruto. Viene presentata come un membro dell’AMBU, fidanzata di Hayate Gekko (l’esaminatore dei primi scontri tra singoli durante l’esame di selezione dei chunin). Il suo nome significa “Volto della Luna”, mentre il cognome è l’antico nome giapponese di Aprile. Ho ritenuto fosse necessario specificarlo, perché prima di scoprire che aveva effettivamente un nome e un cognome ho impiegato qualche tempo!

3. Questo è un piccolo gioco di parole riferito ovviamente al cognome della famiglia della protagonista. In lingua originale il dialogo sarebbe suonato circa come: “… Hoshino? Konoha no Hoshi?”.Una sorta di gioco di parole. O almeno così nella mia testa e nella mia rudimentale conoscenza della lingua!

4. Rei significa “Raggio”, in questo caso la traduzione di nome e cognome può essere fatta come “Raggio di stella”

5. Ginko è un nome composto da me. Gin significa “Argento”, mentre Ko è un suffisso comunemente utilizzato in Giappone nei nomi femminili, e significa “Fanciulla” “figlia”. Hoshino Ginko si potrebbe quindi tradurre come “Fanciulla-Argento di stella”





La storia che leggerete qui è una versione "Revised" di quella che ha partecipato al contest "Kakashi loves... Sorpresa!" indetto da Verolax sul forum di EFP Fan Ficiotn. Questo perchè la versione che ho spedito al contest non mi ha lasciata per nulla soddisfatta. Nei primi capitoli non ci sono sostanziali differenze - Ad esclusione degli orrori di grammatica, correzioni di punteggiatura ecc. - ma verso la fine aggiungerò qualche capitolo e probabilmente qualche punto d'azione ne risulterà ampliato. Per questa mia scelta allegherò man mano i capitoli in versione originale qui, in un link a parte, e metterò su quelle pagine il giudizio datomi dalle giudicesse.

Versione contest

Vi ringrazio per essere passati di qua!

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Capitolo 2
*** Hoshino Kokoro ***


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Consigli musica di sottofondo:
Everything burns – Anastacia/Ben Moody - Testo tradotto
Broken– Elisa - Testo tradotto




Capitolo 2 – Hoshino Kokoro



Kokoro piangeva, in un angolo della casa avvolta dalle fiamme. Si stringeva le ginocchia e tentava inutilmente di tirare indietro i piedi, per sfuggire al calore del fuoco. Le lacrime rigavano le guance coperte di fuliggine. Chinò la testa, singhiozzando, nascondendo le gote roventi. Pochi istanti dopo una voce le fece sollevare il capo.
- Una bambina! – Era una ragazza i cui capelli, nella luce del fuoco, parevano anch’essi parte dell’incendio. La ragazzina le porse una mano, saltando agilmente oltre il muro di fuoco.
- Dammi la mano! Ti porto via io! – Kokoro non se lo fece ripetere due volte, e si gettò tra le braccia della ragazza, stringendosi a lei, che le accarezzò il capo, sussurrandole di calmarsi.
- Shh, non preoccuparti. Ci pensiamo noi. – Kokoro non sapeva a chi fosse riferito quel “Noi” ma si aggrappò alla giovane, improvvisamente conscia che da quello sarebbe dipesa la sua vita. La ragazzina uscì in fretta dalla casa, saltando giù dal primo piano come se niente fosse, mentre urlava:
- Sto uscendo! Ho con me la bambina degli Hoshino! – Kokoro sgranò gli occhi, trovandosi all’improvviso al gelo della notte. In strada due ragazzini, uno dai capelli neri e uno dalla capigliatura argentata, stavano lottando contro un ninja molto più grande di loro. In pochi istanti lo ridussero all’impotenza, correndo verso la ragazzina che teneva Kokoro. Fu quello dai capelli argentati a parlare:
- Ben fatto Rin! Corri dai ninja medici a mettere in salvo la bambina! Obito e io ti copriamo le spalle e controlleremo il resto! – Il tono era concitato, ma il ragazzino non si concesse un istante di pausa e si voltò, dando la schiena alle due, imitato subito dall’altro.
Kokoro fissava le spalle di Kakashi, e all’improvviso non erano più tra le case in fiamme. Si trovavano invece all’aperto, in pieno giorno, dopo la battaglia. Lei teneva strettamente le mani di Rin e di Obito, mentre Kakashi si allontanava. Avrebbe voluto urlare, ma non ci riusciva.
La voce di Obito le rimbombava nelle orecchie:
- E’ soltanto una bambina! E ha appena perso i genitori! E’ da sola! – L’altro ragazzino si voltò appena, mostrando il profilo con la maschera.
- E’ la guerra Obito, e ora siamo in missione. Muovetevi, se vuole vivere, si arrangerà. -

Kokoro si svegliò con un urlo soffocato in gola. Lentamente portò le mani tremanti al viso, respirando affannosamente. Si guardò intorno, scorgendo il profilo familiare delle sue cose nella stanza, accarezzate dalla luce della luna. La mano destra scese lentamente verso il petto, mentre tentava di calmarsi. Era a malapena l’alba, si disse. Lentamente, a fatica, si alzò in piedi. Spalancò la finestra e saltò sul tetto. Non poteva più stare in quella stanza.


***



Il giorno prima

Kokoro saltava di tetto in tetto, cercando di raggiungere il centro del villaggio. Quando fu finalmente in vista del palazzo dell’Hokage, iniziò a cercare con gli occhi la figura di Yugao, finché non la scorse appoggiata ad una colonna, e le atterrò accanto con eleganza. La ragazza dai capelli scuri le sorrise.
- Sei in ritardo! Mi ricordi il Maestro Kaka… - Kokoro la fulminò con lo sguardo, e si lasciò sfuggire quasi un ringhio tra i denti.
- Non dirlo. Io non arrivo sempre in ritardo. – L’altra ragazza si strinse nelle spalle.
- In effetti è strano vederti far tardi. Fin dai tempi dell’Accademia sei sempre stata precisa e puntuale. -
- Infatti! Niente a che vedere con la persona a cui stavi per paragonarmi. -
- Io ancora non capisco perché ti agiti sempre quando c’è di mezzo Kakashi… - tornò alla carica Yugao. Mentre si incamminavano per i corridoi del palazzo, dirette verso l’ufficio dell’Hokage, Kokoro strinse i pugni e non rispose subito.
- E’ la sua espressione vacua che mi fa imbestialire. Qualsiasi cosa succeda è sempre così spento e indifferente… -
L’amica sulle prime non disse nulla, ma la fissò in silenzio per qualche istante, aggrottando le sopracciglia.
- Sicura? Non sarà invece ancora per la storia di Obito… - Le chiese, mentre svoltavano l’angolo che conduceva proprio davanti all’ufficio, e Kokoro indossò la maschera da ANBU, posandosi l’indice sulle labbra e indicandole poi la sala d’attesa.
Davanti a loro Ibiki Morino, con il suo soprabito scuro, pareva dominare l’intera stanza, mentre misurava a grandi passi lo spazio tra la porta e la grande finestra. Abbarbicata sullo schienale di un divano invece, Anko Mitarashi si ingozzava senza ritegno di dango, e pareva del tutto disinteressata all’atmosfera tesa generata dal capo della squadra interrogatori. Kokoro e Yugao si misero da parte, posando con studiata indifferenza la schiena contro la parete opposta alla finestra, così da poter tener d’occhio tutte le uscite. Dopo anni passati nella squadra di assassinio, entrambe erano fin troppo attente a certi dettagli. Kokoro si permise di studiare a lungo gli altri presenti da sotto la maschera, suscitando appena un’occhiata diffidente da parte di Ibiki. Era davvero insolito che due membri dell’ANBU venissero convocati assieme ad altri ninja, e la situazione costrinse Kokoro a ragionare molto velocemente. Cosa aveva in mente il quinto Hokage? C’era qualche pericolo che richiedeva la formazione di una nuova squadra? Non ebbe comunque molto tempo per pensare. Shizune venne loro ad aprire la porta e li fece entrare sorridendo.
- Prego, entrate tutti insieme. -
Ibiki entrò con passo marziale, mentre Yugao e Kokoro seguirono Anko.
Quando si furono allineati davanti alla scrivania dell’Hokage, questa sollevò a malapena lo sguardo dai documenti che stava compilando, squadrandoli.
- Bene, ci siete tutti quanti. Abbiamo poco tempo, quindi non mi perderò in chiacchiere. Come sapete al momento abbiamo una carenza di personale, e mentre tutti sono impegnati a svolgere missioni, l’Accademia continua a promuovere genin che attualmente non sono seguiti. -
La donna bionda fece una breve pausa, fissandoli tutti per qualche istante prima di continuare.
- Quindi, per sopperire a questo problema, ho deciso di affidare a ciascuno di voi un gruppo di tre genin, di cui vi occuperete fino a che la questione non sarà risolta. Con loro svolgerete degli incarichi anche più difficili del normale, perché non possiamo permetterci di rifiutare nessuna missione. Ci sono domande? -
Anko emise un verso soffocato, e per un istante Kokoro si convinse che doveva essersi strangolata con un boccone. La tensione nella stanza era palpabile, e nessuno sembrava trovare il coraggio neanche di respirare, quando la voce ruvida di Ibiki spezzò il silenzio.
- Dovremmo occuparci dei genin? Chiedo perdono, Principessa Tsunade, ma non credo di essere propriamente adatto… - Kokoro non poteva dirsi più d’accordo. Che razza di maestri potevano essere, due assassine specializzate, un esperto in interrogatori nonché torture ed una sadica esaltata? La situazione del villaggio doveva essere proprio disperata, si disse.
Tsunade annuì e riprese a parlare, con un tono che chiaramente non ammetteva repliche.
- Sono perfettamente a conoscenza delle abilità di ciascuno di voi, e ammetto che la vostra propensione verso i bambini è minima, ma non possiamo permetterci di rifiutare delle missioni. Le vostre squadre potranno fare a meno di un elemento per qualche tempo. I genin promossi devono essere seguiti e formati, li voglio pronti a qualsiasi evenienza. Considerate il loro addestramento come la vostra priorità. – La risposta secca dell’Hokage non lasciava dubbi. Erano tutti spacciati.


***



- Io odio i bambini! – Si lamentò Kokoro, chiudendo gli occhi e lasciandosi scivolare sui cuscini accanto al basso tavolino di casa sua.
- Esiste una farfalla che dica “Io odio i bruchi”? – Le domandò sua nonna Ginko. La ragazza aprì un occhio e la guardò male, poi sorrise. Kokoro non riusciva a tenere il broncio davanti all’acume dell’anziana donna.
- E’ diverso. - Si sfilò i paracolpi metallici delle braccia, dopodiché slacciò il corpetto bianco dell’ANBU, lasciando sfuggire un sospiro di sollievo. Nel mentre sua nonna apparecchiava per la cena e lei si permise di fissarla a lungo. Del rosso intenso dei capelli non era rimasto un granché, eppure i movimenti della donna non sembravano quelli di una persona anziana. Afferrava gli oggetti con grazia e sicurezza, e Kokoro a volte dubitava delle motivazioni che aveva dato la nonna quando si era ritirata dal suo lavoro di ninja. Non faceva che ripetere di essere vecchia e stanca e che il chakra che possedeva era sufficiente solo per le tecniche di base. Solo gli occhi mantenevano lo stesso colore di quando era giovane. Erano di un castano caldo, quasi rossastro. Gli stessi occhi di Kokoro. Gli occhi della famiglia Hoshino. La voce tranquilla della vecchia la fece tornare con i piedi per terra.
- Ma anche tu sei stata bambina. -
- E’ stato molto tempo fa. La mia infanzia è finita quel giorno, nonna. – Replicò la giovane, forse un po’ troppo duramente. Non voleva ripensare alla notte in cui erano morti i suoi genitori, la stessa notte in cui aveva conosciuto Obito e Rin, in cui credeva di aver trovato due amici e li aveva persi entrambi poco dopo. La donna anziana espirò profondamente.
- Forse la tua è stata una breve infanzia, ma comunque sia è una missione, quindi non puoi farci niente, dico bene? -
- Purtroppo si. Ma sai cosa significa? -
- Cosa, Kokoro? – Le domandò la nonna, posando le ultime cose sul tavolo. La ragazza strinse la mascella, e le labbra assunsero una piega dura, mentre rifletteva sugli ultimi avvenimenti che avevano sconvolto il villaggio della foglia e la sua alleanza con il villaggio della Sabbia.
- Che l’Hokage pensa che potrebbe scoppiare una guerra, e anche i bambini ci finiranno in mezzo. – La ragazza si sedette a tavola, e con lei l’anziana donna.
- I bambini sono sempre stati quelli che soffrono di più nelle guerre, Kokoro. Forse, se te ne occuperai come si deve, impedirai loro di fare una brutta fine. – Kokoro sbuffò. Anche con le sue lame di chakra rovente, l’abilità della famiglia Hoshino, e con lo scudo di calore che erano in grado di generare, se si fossero trovati in un conflitto analogo a quello delle Grandi Guerre dei ninja non avrebbe potuto combinare granché. I miracoli erano certo fuori della sua portata già in una squadra di ninja assassini. Affidarle tre bambini senza esperienza non avrebbe certo migliorato le prospettive del villaggio; come se fosse possibile, con un po’ di addestramento, tenere i bambini lontani dalla morte. Se fossero finiti in guerra, ce ne sarebbe stata anche troppa per tutti.






Capitolo molto breve, ma non temete, tra una settimana il prossimo!

Versione contest


@ Elos : Sempre troppo buona. Dopotutto c'era del buono in questa storia (o almeno, io ci ho provato a mettercelo!) e non sarebbe stato giusto nasconderla. Quanto a Obito, credo che Kakashi non smetterà mai di pensare a lui...


@ Verolax: Grazie del contest e del giudizio ^^ Mi è stato tutto molto utile per migliorarmi e migliorare la storia!

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Capitolo 3
*** Team 13 ***


kk_capitolo3.html

Consigli musica di sottofondo:
Butterfly and Hurricanes – Muse - Testo tradotto
To the moon and back – savage garden - Testo tradotto




Capitolo 3 – Team 13




- Non farti prendere dal panico, ricordati che sono solo dei bambini. –


La voce di Kakashi le rimbombava nelle orecchie mentre si sfilava in fretta gli indumenti da ANBU, slacciandosi il corpetto e lasciandolo lì dove era caduto. Tra tutte le persone che pensava di incontrare, (non che fossero molte, comunque.) Kakashi era di certo una delle ultime. Aveva sperato di poter pregare qualche istante davanti alla lapide col nome dei suoi genitori, e invece si era trovata davanti lui. Era stato un attimo ed i ricordi di Obito s’erano fatti all’improvviso forti e dolorosi come il giorno in cui aveva appreso della sua scomparsa da Rin. Ricordava perfettamente di essere scoppiata a piangere tra le braccia della ragazzina, che le sussurrava di non essere triste, perché una parte di Obito viveva ancora nell’occhio di Kakashi, e che sarebbe sempre e comunque vissuto nei loro cuori.
Prima non le piaceva Kakashi. Da quel momento in poi lo aveva odiato. E i suoi sentimenti non erano cambiati quando aveva scoperto che era proprio per colpa di Kakashi se Obito era morto, anzi, forse si erano acuiti ancora di più. Semplicemente il pensare che dietro il coprifronte ci fosse un pezzo di Obito le riusciva intollerabile. Si guardò allo specchio, rendendosi conto di avere un’espressione scossa e si concentrò per assumere un aspetto perlomeno neutro. Senza il corpetto e le protezioni per le braccia, aveva la sgradevole sensazione di essere nuda; per non parlare dell’assenza della maschera, che la faceva sentire vulnerabile. Indossare di nuovo gli abiti da ninja con sopra la stella, simbolo della sua famiglia, le faceva uno strano effetto.


***



Kokoro raggiunse Yugao fuori dall’aula dove Iruka stava sgridando i genin appena promossi. Nel vedere l’aria insolita che la ragazza aveva senza gli indumenti della squadra speciale, si sentì leggermente consolata. L’amica le sorrise e le fece un cenno, indicandole la porta con il capo.
- Ibiki ed Anko sono già dentro, a “ritirare i pacchi” –
Kokoro le si accostò, sbirciando dallo spiraglio di porta aperto e facendo una smorfia.
- Ma sono dei bambini col moccio al naso! Riusciranno a svolgere le missioni? –
Yugao fece spallucce.
- Spero di si, o il lavoro toccherà tutto a noi! – L’attimo successivo dopo Kokoro dovette scostarsi bruscamente dalla porta, per lasciar passare Ibiki che uscì dalla stanza a passo di marcia, seguito da tre ragazzini che si guardavano intorno come se non dovessero tornare mai più.
- Sopravviveranno? – Le chiese la ragazza.
Kokoro ridacchiò.
- Hai guardato bene la faccia di Ibiki? Dopo quello che ha detto ieri, dubito che possa sopravvivere lui! -
Un istante dopo la voce troppo alta di Anko si fece sentire da dentro l’aula, e un certo tramestio le convinse a sbirciare, scoprendo così che la donna aveva costretto il suo gruppo ad uscire dalla finestra.
- Tipico di Anko… Li spremerà per bene, quei bambini. Senti Kokoro… -
- Si? -
- Dove li porterai per la presentazione della squadra? –
Kokoro spalancò la bocca, inorridita.
- Non ci avevo ancora pensato! Dove li porterai tu? Potrei prendere spunto… -
- Io credo che andrò dove li ha portati il maestro Kaka… -
Kokoro le posò in fretta un dito sulle labbra.
- Non fa niente! Tutto sommato non ho così tanta voglia di saperlo! -


***



Kokoro aveva portato il suo team su una terrazza coperta che si affacciava sul villaggio della foglia. Le piaceva quel posto sempre ventoso e sperava che avrebbe contribuito a calmarla. Osservò con cura la sua nuova squadra, cercando di mantenere un atteggiamento impassibile. La prima impressione era fondamentale, si disse.
Il gruppo tredici era composto da due ragazzine ed un solo maschio. Questo non la aiutava. Avrebbe preferito avere a che fare con tre maschi, meno inclini a piagnucolare e di più a combattere, fosse anche per spirito di competizione tra di loro.
La prima era bionda, con grandi occhi castani e un’aria vivace. Aveva un enorme shuriken dalle punte ricurve legato dietro la schiena, ed a quanto ricordava, doveva far parte della famiglia Sangaku, i fabbri del villaggio. Tutti gli armamenti ninja di Konoha erano forgiati dalla loro famiglia, che era in grado di fabbricare anche strumenti che potevano assorbire il chakra dell’usufruitore. Sicuramente quello che aveva sulla schiena non era uno shuriken normale; ammesso che si potesse considerare normale un’arma da lancio del diametro di circa un metro.
Il ragazzino aveva capelli color castagna e sembrava piuttosto imbronciato, con le mani ficcate nelle tasche della sua giacca celeste, che sulla spalla sinistra e sulla schiena aveva rappresentato il kanji della parola “Orso”. I suoi capelli erano dritti e ispidi sulla testa, e contribuivano a dargli l’aspetto di un riccio arrabbiato.
L’ultima bambina aveva lunghi capelli chiari dai riflessi violetti e occhi rossi, sempre rivolti verso il basso ed era seduta tra gli altri due. Gli indumenti che portava erano piuttosto anonimi, con lunghe maniche che terminavano con dei guanti dalle mezze dita e pantaloni scuri che si infilavano direttamente nei sandali. Le sue gambe si muovevano su e giù in un tic fastidioso e si torceva le dita nervosamente.
Kokoro dovette trattenersi dal fare una smorfia di disappunto. Di certo l’aspetto complessivo non era dei migliori. Si sforzò comunque di parlare in tono neutro.
- Bene, ora vi presenterete, e direte chi siete, cosa vi piace o non vi piace, e anche quali sono le vostre ambizioni… Siccome non avremo molto tempo per fare amicizia, mi presenterò io per prima e poi lo farete voi. – Fece un attimo di pausa, ma visto che sembravano abbastanza concentrati, continuò:
- Mi chiamo Hoshino Kokoro, mi piace l’ordine e non sopporto dover dire due volte la stessa cosa. Quanto alle mie aspirazioni… Mh. – Terminò la frase con un brontolio, indicando la ragazzina bionda, che balzò in piedi sull’attenti, piena di entusiasmo.
- Il mio nome è Sangaku Midori, odio le persone deboli e la cosa che mi piace di più sono i combattimenti! Il mio sogno è quello di dimostrare a tutti che posso essere forte più dei maschi! –
Il ragazzo sbuffò a questa affermazione, ma Kokoro decise di ignorarlo, indicando l’altra bambina. Questa dopo aver sollevato fugacemente lo sguardo, parlò talmente veloce che fu necessario sforzarsi per comprenderla. Mentre parlava continuava a muovere su e giù le ginocchia e guardava ovunque fuorché lei o i suoi compagni.
- Io mi chiamo Akino Wabi mi piacciono i fiori e gli animali e vorrei diventare un ninja medico o veterinario… - Quando terminò la frase sembrava decisamente sollevata, oltre che a corto di fiato.
- Wabi tira fuori un po’ di grinta! Prova a dire invece: Diventerò sicuramente un ninja medico! – L’apostrofò Midori, assestandole una pacca su una spalla. Wabi annuì, arrossendo vistosamente.
Kokoro si trattenne dal sospirare.
- Bene, ora il ragazzo. –
Il bambino sembrava sul punto di sbuffare di nuovo, ma non lo fece. Parlò invece con una voce leggermente seccata.
- Io sono Ichiro Kuma, del clan Kuma. Il mio sogno è diventare forte come mio padre, Isamu Kuma. E quello che odio di più… - Ichiro scoccò un’occhiataccia alle sue compagne. – E’ di essere stato messo in gruppo con due femmine! – A quell’affermazione Midori cacciò un urlo soffocato ed esplose.
- Ma come ti permetti? Chi ti credi di essere? – Strillò la ragazzina, lanciandosi verso di lui con un pugno che Ichiro schivò agevolmente, rispondendo con un calcio. Kokoro intervenne proprio in quell’istante. Con una mano parò il secondo pugno di Midori, mentre con l’altra bloccò la gamba di Ichiro, scagliandoli entrambi per aria. In un attimo creò due copie, con cui afferrò al volo entrambi i ragazzini. Quando li ebbe bloccati entrambi parlò con voce dura.
- Forse non ci siamo capiti. Voi non mi piacete e io non devo piacere a voi. Non dovete neanche essere amici, dovete solo lavorare come una squadra. – I ragazzini si erano zittiti, fremendo. Wabi era pallida e sembrava addirittura terrorizzata. Kokoro continuò.
- Ora ve ne andate tutti e tre a casa, a riflettere sul concetto di lavoro di squadra. -
Nascosto in una macchia di alberi poco distante, Kakashi aveva osservato tutta la scena e scuoteva il capo.
- Un bell‘inizio, non c’è che dire, Kokoro. – Estrasse dalla tasca un fogliettino, che esaminò con attenzione.
- Se lei ha fatto così, non voglio immaginare cosa possano aver combinato gli altri. Quasi quasi Anko la lascio per ultima. Se quando arrivo ha già ucciso la sua squadra, potrei avere del lavoro in meno… – Il ninja sospirò, poi rimise il foglio in tasca e saltò via.



***



- Allora, come è stata la tua prima impressione sulla squadra? – Le chiese la nonna, sorridendole.
- Pessima. – Fu la risposta senza mezzi termini della ragazza, che nonostante cercasse di controllarsi, sapeva che il suo pallore e il suo silenzio forzato non sarebbero sfuggiti agli occhi attenti e amorevoli della vecchia Ginko.
- Sono così terribili? – Un’altra domanda, in tono pacato, mentre disponeva accuratamente le tazze per il tè. Quei piccoli gesti quotidiani l’avrebbero calmata, se si fosse trattato di una missione qualsiasi. Invece all’improvviso si trovava alle prese con tre mocciosi con cui avrebbe voluto non aver niente a che fare.
- Sono anche peggio, nonna. Hanno litigato immediatamente… Se dovessero fare una cosa del genere in missione, morirebbero subito. – Tentò di tagliare corto la ragazza, agitando debolmente una mano.
- E’ di questo che hai paura, Kokoro? – La voce della donna anziana era gentile, ma fermissima. Sua nonna l’aveva allevata da quando aveva cinque anni, dopo che aveva perso i genitori. Le grandi doti di osservazione e l’attenzione che le avevano permesso di sopravvivere a innumerevoli missioni e diverse guerre, non l’avevano certo abbandonata in ambito domestico. Kokoro ebbe come l’impressione di trovarsi inchiodata alla parete da una freccia. Fino a pochi istanti prima non aveva avuto la forza di ammetterlo neanche con sé stessa, ma l’idea di avere la responsabilità di quei bambini addosso le gravava sulle spalle come un macigno. Si trovò a deglutire un paio di volte, prima di annuire debolmente e uscire dalla stanza.
- Anche. -


***



Subito dopo la discussione, si era rifugiata sul tetto dell’abitazione. La luna stava sorgendo proprio in quell’istante, piena e luminosa, riflettendosi nel grande stagno in fondo al cortile. Stava quasi per rientrare in casa, quando dei movimenti appena fuori dal giardino attirarono la sua attenzione. La grande casa della famiglia Hoshino, ormai in disuso salvo le quattro stanze abitate da Kokoro e sua nonna, era situata ai confini del villaggio, leggermente più a sud della villa degli Hyuga. Era perciò insolito che qualcuno passeggiasse in quella zona, a meno che non fosse diretto proprio lì.
Kokoro si mosse velocemente, saltando con agilità sulla staccionata, rimanendo in equilibrio perfetto su un piede solo e guardò in basso, verso una di quelle figure che scelse proprio quel momento per alzare lo sguardo e… Si trovò improvvisamente di fronte un muso peloso e due occhi color ambra. Sorrise appena. Erano cinque cani ninja, di cui uno aveva addosso degli strani occhiali da sole.
- Kokoro! – La voce di Kakashi la raggiunse mentre saltava giù dallo steccato di bambù, proprio accanto agli animali.
Perfetto! La sua giornata iniziava e terminava con Kakashi. Non riusciva a immaginare una conclusione peggiore. Lo avrebbe spedito volentieri da dove veniva, ovunque fosse, ma si trattenne. Non aveva ragione di essere maleducata con lui, per ora.
- Kakashi. Questi sono i tuoi famosi cani ninja, dunque… - Mormorò la ragazza, indicando gli animali con un gesto della mano. Kakashi sgranò appena l’occhio visibile.
- Non sono in molti a ricordarseli… -
Kokoro abbozzò un sorriso, che si trasformò in fretta in una smorfia.
- Yugao è stata nella tua squadra ANBU. So di te molte più cose di quelle che vorrei sapere… Credimi. –
Ad esempio di chi è quell’occhio che sta sotto il tuo coprifronte… Avrebbe voluto dirgli, ma fece per girarsi, pronta a saltare. La voce dell’uomo la impietrì proprio mentre stava per staccarsi da terra.
- Non riuscivi a dormire? Il tuo gruppo ti dà dei grattacapi? – Le chiese con naturalezza.
Kokoro si voltò verso di lui, rigidamente.
- Cosa te lo fa pensare? -
- Ho assistito alla scena di presentazione, Kokoro. –
La ragazza si voltò verso di lui, con espressione terrea. Avrebbe voluto rispondergli in maniera pungente, ma sentiva la lingua come appiccicata al palato, e la gola secca.
- Ah… Hai visto tutto. Ora Capisco. Sei venuto per farmi la predica? –
Da sotto la maschera Kakashi sospirò, grattandosi dietro la testa.
- Solo per darti dei consigli, sempre che tu voglia sentirli. – Parlava in tono cauto, come si farebbe con gli animali o coi bambini, si trovò a pensare Kokoro. Il pensiero la fece infuriare.
- Non c’è molto da consigliare, Kakashi, sono dei ragazzini immaturi e non sono pronti a fare i ninja. Sono appena usciti dall’Accademia e non hanno mai visto un vero combattimento, né hanno sentito in bocca il sapore del sangue e della polvere… Non ce la faranno. – Kakashi scoccò un’occhiata verso i suoi cani, disperdendoli poi con un gesto.
- Controllate che non ci sia niente di sospetto e poi tornate qui. – Sollevò poi lo sguardo sulla ragazza, appoggiandosi con la schiena alla parete di bambù che divideva il giardino dal sentiero.
- Capisco la tua opinione, credimi, ma forse sei troppo severa con loro, Kokoro. Quasi nessun gruppo di ragazzini va d’accordo fin dall’inizio… Più andranno avanti le missioni e più miglioreranno. Inizierete con cose semplici. – La voce pacata di Kakashi ebbe lo stesso effetto di un soffio di vento su un fuoco di paglia. La giovane, già innervosita, esplose definitivamente.
- Non funzioneranno, Kakashi! –
L’uomo dai capelli argentati si raddrizzò accanto a lei, superandola in statura di tutta la testa, costringendola a sollevare il viso per poterlo guardare in volto. L’espressione dura che aveva assunto all’improvviso, la colpì come una secchiata d’acqua gelida. Era completamente diversa dal volto indolente che si era abituata a scorgere negli ultimi anni, ma assomigliava molto di più a quegli occhi che aveva da ragazzino, con una durezza ed un dolore che però non vi aveva mai scorto.
- Kokoro, il gruppo è tuo. Se non funziona, la colpa è tua. Se i tuoi sottoposti sbagliano, tu vieni sgridata. Se fallisce la missione, la responsabilità è tua. Se muoiono, è tua la colpa. Sei tu il capo. Quando avrai il loro cadavere tra le braccia sarà già troppo tardi. – La frase era iniziata in tono calmo, ma il ninja sembrava essersi spazientito a metà discorso. – Hai sempre fatto solo quello che ti riusciva bene. E’ ora di aprire i tuoi orizzonti e imparare a superare i tuoi limiti. Altrimenti saranno le persone intorno a te a pagarne le conseguenze. –
Kokoro sulle prime non rispose, ma si limitò a serrare i pugni fino a conficcarsi le unghie nei palmi delle mani. Avrebbe voluto mordersi la lingua e scappare, ma le parole le sfuggirono dalle labbra senza che riuscisse a controllarle.
- Dici bene tu. Se non funziona è colpa del capo. Se i sottoposti muoiono, è colpa di chi guida la missione, vero Kakashi? Ricordo perfettamente ogni istante passato con Obito prima che morisse in missione! – Gli sibilò, sollevandosi in punta di piedi, a fronteggiarlo. Kakashi era immobile, le braccia lungo i fianchi, e non smise di fissarla neanche per un istante, fino alla fine del discorso. Non sembrava particolarmente colpito o innervosito dalle sue accuse, solo profondamente addolorato.
- Si, Kokoro. Se i sottoposti… Se i tuoi amici muoiono, è colpa tua, se guidi tu la missione. Per questo sono qui da te, adesso. Perché non voglio che certe cose si ripetano mai più. – Nel parlare, la voce si era fatta più bassa e roca, e le aveva posato una mano sulla spalla. Un tocco lieve, senza stringere, eppure a Kokoro quella mano sembrava bruciare.
- Non permettere a quei ragazzini che la loro inesperienza li uccida. Non permettere che succeda ancora quello che è successo ad Obito. –
La ragazza non disse niente, ma si accorse che una lacrima bollente le stava scivolando giù per la guancia, senza che lei se ne fosse neanche resa conto. Si sfiorò la pelle umida, dopodiché si voltò e corse verso casa.





1. Per chi ha letto il fumetto e visto l’anime, ho immaginato per questa scena la terrazza dove Gai ha portato il suo team a presentarsi, che è anche il posto dove Lee ha preso la decisione di operarsi ad opera di Tsunade. Siccome sia nell’anime che nel manga sono state mostrate le presentazioni di due squadre (Di Kakashi e Gai, rispettivamente) Ho dato per scontato che fosse una pratica comune per rompere il ghiaccio e far familiarizzare i gruppi.

2. Letteralmente Sangaku vuol dire “Monte” e Midori significa “Verde” in giapponese. Il nome completo può essere quindi letto “Verde Monte”.

3. In questo caso ho scelto un cognome composto: Aki significa “Autunno”, No è una particella possessiva come il nostro “Di” e Wabi significa Malinconica. Il nome può essere quindi letto come “Malinconica d’autunno”

4. Ichiro è un nome composto abbastanza comune in Giappone, e significa “primo figlio” mentre Kuma significa “Orso”. La traduzione può quindi essere “Primo figlio Orso”

5. Isamu significa “Coraggioso”. Unito al cognome, in questo caso significa “Orso coraggioso”








@ Elos : Sì, la vecchia Ginko è una signora tosta, anche se ho il sospetto che le piaccia fingersi una debole e arrendevole vecchietta. Chi la conosce bene sa che non è affatto così :D

Sproloqui dell'autrice:
Ecco finalmente presentati i miei pupilli! E con questo ritengo di aver "svelato" uno dei grandi misteri ninja, ossia: Chi forgia tutti quei kunai e quegli shuriken che vengono sprecati a destra e a manca? Dalla famiglia Sangaku! Wabi, Midori ed Ichiro mi piacciono particolarmente. E' tutto più facile quando ci sono loro nei paraggi e li trovo tanto tanto carini! Restate sintonizzati su questo canale, perchè prima o poi, svelerò un altro mistero ninja!


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Capitolo 4
*** Ferita ***


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consigli per la musica di sottofondo:
Romeo and Juliet soundtrack – André Rieu - strumentale

Capitolo 4 – Ferita

Kokoro rientrò di corsa in casa, sbattendosi dietro la porta. Non fece in tempo ad entrare nella sua stanza, che le si parò un’ombra davanti, facendola sussultare.
- Bambina mia, che succede? -
- Nonna! Sei sveglia? – La donna anziana le sorrise dalla penombra.
- Certo che sono sveglia, cara. Sono sempre sveglia quando hai gli incubi. Ti sento parlare e agitarti nel sonno, anche se so che ti trattieni e poi scappi dalla finestra. – Kokoro abbassò lo sguardo. Dunque non era mai riuscita a nascondere niente a sua nonna… Avrebbe dovuto immaginarlo.
- Ho incontrato Kakashi, qui fuori. -
- E cosa ti ha detto, per farti scappare a gambe levate fin dentro casa? – Le chiese dolcemente, allungando una mano rugosa per accarezzarle le guance umide.
- Mi ha detto che è colpa mia se il gruppo non funziona… E che… Non vuole che si ripeta quello che è successo a Obito. Ma io… – L’anziana donna espirò profondamente socchiudendo gli occhi.
- Capisco… Kakashi ha ragione. E’ più saggio di quanto non sembri, anche lui è cresciuto troppo in fretta… Noi adulti vi abbiamo rubato l’infanzia, con quella guerra. -
- Ma nonna… - Kokoro sgranò appena gli occhi castani, puntandoli sulla vecchia Ginko.
- Niente ma! – Fu la risposta severa della donna. – Sono sicura che gli avrai dato una rispostaccia… Oh si, ti conosco, anche se fingo di ignorare i tuoi difetti! – La donna le puntò l’indice contro, proseguendo. - Quindi ora andrai a scusarti con lui e lo inviterai a cena da noi una sera di queste… -
- Non starai dicendo sul serio?? – Inorridì la ragazza, facendo una smorfia. L’ultima cosa che desiderava in quel momento, era rivedere Kakashi, dopo quello che lui le aveva detto… E dopo quello che lei aveva detto a lui. Di invitarlo a cena poi, non se ne parlava proprio.
- Sono serissima… E’ un bravo ragazzo. E poi ricordo ancora come gli stava bene l’uniforme dell’ANBU…-
- Nonna! – Kokoro era stupefatta. Non aveva mai sentito sua nonna fare commenti del genere.
- Ho solo detto la verità, mia cara. E sono sicura che te ne sei accorta anche tu… Su, ora vai a parlare con lui. -


***


Con le parole di Kokoro che gli rimbalzavano nella testa, Kakashi si voltò verso la prima curva del sentiero, che conduceva dolcemente al centro del villaggio.
- Vieni fuori Pakkun. Non vi avevo chiesto di controllare i dintorni? – Un piccolo carlino sbucò da dietro un sasso, e trotterellò dignitosamente verso il ninja.
- Ho controllato e sono tornato appena finito. Non mi avevi chiesto anche questo? – Domandò il cane, con un tono ben poco rispettoso. Kakashi ignorò le parole dell’animale, sperando di chiudere il discorso e fischiando per richiamare a sé il resto del suo piccolo “branco”. Il cane però non sembrava della stessa idea del padrone, e gli saltò agilmente su una spalla, proseguendo a parlare, mentre gli altri animali si raggruppavano alla spicciolata.
- Ma non è quella che ha portato dei fiori per Obito? – Pakkun stava guardando nella direzione in cui era sparita Kokoro.
- Si, li ha portati per lui e per suo padre. -
- Come mai ti scaldi sempre tanto, con quella lì? – Gli domandò oziosamente, in apparenza.
- Forse perché Obito teneva molto a quella bambina. – Rispose l’uomo, distrattamente. Pakkun sbadigliò, guardando verso la casa, voltandosi poi di nuovo verso il ninja.
- A me non sembra una bambina, sai? – Kakashi sospirò di nuovo, voltandosi a sua volta verso la casa.
- Hai visto anche tu la sua reazione. E’ una bambina. -
- A me sembra una ragazza. Una bella ragazza. – L’uomo all’improvviso si trovò a immaginare i grandi occhi castani di Kokoro, che a tratti parevano inghiottire tutto il resto, fissi su di lui in una espressione severa e triste e decise di non rispondere alle provocazioni del cane. Pakkun lo scrutava di sottecchi, e sembrava avesse un’espressione divertita sul muso.


***


Una figura scura si avvicinò alla finestra della stanza di Kakashi, e una mano dalle dita sottili si appoggiò al vetro, iniziando ad esercitare una leggera pressione. Kakashi, sdraiato a letto, era in attesa che gli incubi lo accogliessero, quando udì un lieve scricchiolio. Trattenne il respiro e si concentrò. Qualcuno stava cercando di entrare nella sua stanza! Un altro scricchiolio, poi un passo leggero, di chi sa atterrare da un salto senza far rumore. Fortunatamente non aveva ancora tolto del tutto la tuta, ma si era buttato sul letto togliendosi a malapena i pantaloni e il giubbotto verde, abbandonandoli su una sedia. Fece mentalmente l’elenco delle armi che aveva a portata di mano e si maledisse tra sé e sé. Salvo la sveglia e poco altro non aveva nulla di utile. Avrebbe dovuto fare in modo di ricorrere solo alle tecniche, o trovare un sistema di usare le armi del nemico.
Socchiuse appena l’ occhio, scorgendo abiti completamente neri e una maschera da AMBU. Un traditore? L’ultimo che aveva usato quello stratagemma era stato Kabuto, ma non era il tipo da sfruttare due volte lo stesso trucco. Rilassò i muscoli e forzò il respiro, rendendolo il più regolare possibile, quando un sibilo nell’aria lo avvertì che qualcosa era in arrivo. Il suo corpo addestrato si mosse ancora prima che potesse pensare e quattro shuriken si piantarono in un pezzo di legno, piombato lì con la tecnica della sostituzione. Kakashi si trovava ora dietro l’intruso, leggermente acquattato e pronto a combattere. In pochi istanti realizzò che la persona in questione aveva lunghi capelli, e una corporatura sottile e aggraziata che gli era familiare.
- Ma cos… - Non fece in tempo a terminare la frase. L’intruso si voltò, scostando la maschera da AMBU, posandola sul davanzale e rivelando un volto femminile dai caldi occhi castani.
- Sapevo che non stavi dormendo, Kakashi. – Solo davanti alla sua espressione sbalordita Kokoro si permise un sorrisetto.
- Cosa ci fai qui? – Le chiese l’uomo, rilassandosi ed indietreggiando a chiudere la finestra.
- Ero nervosa. Ho pensato che se ti avessi picchiato, forse mi sarebbe passata. – Kakashi raddrizzò la schiena di scatto, voltandosi verso di lei.
- Stai scherzando? -
- Sì. –
L’uomo rimase per qualche istante interdetto, giusto il tempo che fu necessario alla ragazza per avvicinarsi con passo leggero a lui.
- In realtà… volevo… Vedere con i miei occhi… – Sussurrò, sollevando le dita calde a sfiorare la cicatrice sull’occhio sinistro di Kakashi, che correva dalla fronte alla maschera. Il ninja non si mosse, ma sollevò entrambe le mani, serrandole i polsi prima che lei potesse toccarlo. Una vena pulsava velocemente sulla sua fronte, e lui si impose di mantenere la calma davanti a lei. Così vicina e con gli occhi sgranati, gli sembrava di sprofondare indietro nel tempo, alla notte di quella missione, una delle ultime in cui il suo Team era formato ancora da quattro elementi.
- … Il regalo di Obito. – Terminò lui la frase al suo posto. Lei annuì, con il volto greve. Aveva la pelle rovente. Come sempre. L’abilità degli Hoshino, che permetteva di concentrare il chakra e trasformarlo fino a renderlo come lava bollente e consentendo alla loro pelle di essere sempre calda, pronta a reagire al minimo accenno di impastare il chakra. Lei lo fissava dal basso in alto, senza neanche battere le palpebre. Se non fosse stato per un leggero tremolio delle labbra e per un baluginio degli occhi, sarebbe potuta sembrare di cera.
- Sono qui anche per… Scusarmi con te. Non avrei dovuto dirti quelle parole orribili. Eri più giovane di me quando è successo. E so che ancora non te lo perdoni, altrimenti non ti avrei visto tutti i giorni alla lapide. – Kakashi non rispose, ma le lasciò andare le mani. In quell’istante si trovò a desiderare di essere lasciato solo.
- Sono davvero… - Ricominciò lei; ma lui si girò, dirigendosi verso il letto e sedendosi, ostentando uno sbadiglio da sotto la maschera nera.
- Scuse accettate. Se non hai altro da dirmi, Kokoro, è meglio che tu te ne vada a casa a dormire, è davvero molto tardi. – Lei gli guardò per un istante il corpo fasciato di nero, dopodiché si voltò ed uscì silenziosamente dalla finestra.


***


Quando fu certo che la ragazza si fosse allontanata, Kakashi tornò verso la finestra, scrutando per un lungo istante le luci del villaggio. Mentre osservava i tetti illuminati dalla luna, allungò le mani sul davanzale, incontrando qualcosa che non avrebbe dovuto esserci. Abbassò lo sguardo e si trovò a fissare le orbite vuote della maschera da ANBU di Kokoro, bianca e rossa. La tenne stretta tra le dita qualche istante, aggrottando le sopracciglia. Doveva essere davvero agitata per dimenticarsene così. Dopo un breve istante di riflessione scrollò le spalle. La avrebbe vista comunque il giorno dopo, e in quell’occasione gliel’avrebbe restituita. La posò sul tavolo, e si distese nuovamente sul letto.

***


Kokoro rientrò piano dalla finestra, decisa ad essere il più silenziosa possibile. Una voce calma e tranquilla la colse all’improvviso.
- Allora, Kokoro, com’è andata? – Alla ragazza sfuggì un lamento. Era impossibile evitare sua nonna, soprattutto la sua testardaggine.
- Mi sono scusata nonna. Credo che abbia capito… - Tentò una risposta evasiva, che stranamente sembrò lasciare soddisfatta la vecchia Ginko.
- Bene, sono fiera di te. Ammettere i propri errori è una dote fondamentale per non perdere il rispetto dei propri sottoposti. Forse potrai insegnare a quei ragazzi più di quanto credi. E ora dimmi… - Il sorriso sul volto di sua nonna si fece più ampio, e Kokoro iniziò seriamente a preoccuparsi.
– Lo hai invitato a cena? –
La ninja deglutì.
- Ehm… Si nonna, ma sai com’è… E’ sempre impegnato, era dispiaciuto ma ha dovuto rifiutare… - Sua nonna non mosse un muscolo, ma si limitò a squadrarla da capo a piedi, prima di uscire dalla sua stanza.
- Un vero peccato, lasciatelo dire. -






@ Elos : Ibiki è il mio preferito di queste scene, ed effettivamente credo che se potesse scapperebbe volentieri dai suoi tre genin! Povero Ibiki!
A parte che ogni volta che leggo un capitolo della tua storia mi viene voglia di smettere di pubblicare la mia ma... Vabbè, cerco di non pensarci! XD

Sproloqui dell'Autrice:
Parliamo del titolo di questo capitolo "Ferita" l'ho scelto perché ha un doppio riferimento, sia all'anima di Kokoro, che ancora si porta dietro gli avvenimento del passato (come Kakashi, del resto...) sia riferito alla cicatrice che sta sotto la maschera di Kakashi. E' quindi un titolo che raccoglie entrambi i protagonisti, in questo capitolo un pò malinico e breve.
Piuttosto mi rendo conto che non ho ancora spiegato il titolo di tutta la storia. Non è un granchè, però lì per lì non mi è venuto niente di meglio, ma "Le cicatrici del Cuore" fa riferimento ad entrambi i protagonisti. Siccome Kokoro significa cuore, e mi è impossibile pensare a Kakashi senza pensare alla sua cicatrice, e stiamo parlando di due persone ferite e restie ad innamorarsi, amare e dimostrare i propri sentimenti... Mi era sembrato tutto sommato adatto.

Grazie a tutti i lettori! Ci vediamo la prossima settimana!



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Capitolo 5
*** Prima missione ***


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consigli per la musica di sottofondo:
Dare – Gorillaz - Testo tradotto
Seizure of Power – Marilyn Manson (Resident evil soundtrack) - Strumentale


Capitolo 5 – Prima missione

Quel mattino Kokoro raggiunse il palazzo dell’Hokage e, appena fuori dalla stanza dove venivano assegnate le missioni, trovò la sua squadra ad attenderla. Ichiro era appoggiato con la schiena ad un colonna, mentre Midori lucidava distrattamente il suo enorme shuriken. Wabi era seduta con le ginocchia al petto. Sembravano tutti e tre tesi e contriti e la ragazza sospirò. Aveva combinato un guaio e ora toccava a lei rimediare. Dopo averli osservati per qualche secondo avanzò. I tre scattarono in piedi come se avessero visto l’Hokage in persona.
- Maestra Kokoro! – Esclamarono all’unisono. La giovane si sforzò di non commentare, e cercò di parlare in modo neutro, se non di sorridere addirittura.
- Buongiorno. Avete con voi tutta l’attrezzatura? – Chiese, squadrandoli. I ragazzini emisero un mormorio di assenso. – Molto bene, seguitemi. – Detto questo spalancò la porta della stanza e raggiunse la scrivania dietro cui sedeva Tsunade. La donna sollevò lo sguardo e le sorrise.
- Ah! Il Team tredici. E’ la vostra prima missione giusto? Avete delle preferenze? C’è un cavallo da curare e c’è un raccolto da mettere al riparo… - Kokoro sollevò una mano parlando con voce decisa.
- Veramente, la mia squadra ed io vorremmo qualcosa di più impegnativo. -
L’Hokage sgranò appena gli occhi, fermando il braccio a mezz’aria sopra un gruppo di rotoli.
- Non vuoi ripensarci, Kokoro? Di solito si inizia con cose più semplici… -
La giovane scosse il capo, sorridendo appena. Forse un po’ rigidamente, ma pur sempre sorridendo.
- Sono sicura che la mia squadra sarà all’altezza di una missione più impegnativa, faremo vedere quanto valiamo. – Valiamo. Ecco, c’era riuscita. Agli occhi esterni quella parola poteva sembrare casuale, ma per lei era stato impegnativo anche solo pronunciare un plurale.
Inspirò profondamente mentre l’Hokage e Shizune assumevano un’espressione di impagabile stupore. Dietro di lei Midori soffocò un’esclamazione e aveva percepito benissimo Ichiro e Wabi trattenere bruscamente il fiato. In quel momento avrebbe dato qualsiasi cosa per avere un paio d’occhi in più dietro la testa.
Tsunade allontanò la mano dal gruppo di rotoli, giocherellando per qualche istante con il nastro che ne chiudeva uno di un altro colore.
- Va bene. E’ una missione di livello medio… Ci sarebbe da dare il cambio ad una squadra di chunin di pattuglia sul confine verso il paese dell’erba. E’ una zona tranquilla, ma non possiamo permetterci di abbassare la guardia. Pensate di farcela? – Prima che Kokoro potesse rispondere, Midori si era già lanciata in avanti, esultando.
- Certo che ce la facciamo! Non passerà una mosca! – Kokoro si strinse nelle spalle, mentre Ichiro bofonchiava qualcosa di affermativo. Wabi dal canto suo, rimase zitta e si limitò ad annuire.


***


Quando il gruppo di chunin che dovevano sostituire se ne fu andato, Kokoro si permise di dare una lunga occhiata alla postazione di controllo. C’era voluto un giorno intero di cammino a passo sostenuto per raggiungere quella posizione di pattuglia e distavano circa un giorno di marcia da tutte le altre squadre. Erano accampati sul fianco di una collina scoscesa, sul limitare di un piccolo boschetto di cedri che li occultava in parte da chiunque guardasse dal basso. Sotto di loro si apriva una vallata ampia, che conduceva al cuore del paese dell’erba. La visuale era ottima. Se il tempo si si fosse mantenuto stabile sarebbe stato possibile vedere ovunque con chiarezza e le ricognizioni sarebbero state semplici.
Il sole stava tramontando ed era giunto il momento di sistemare la situazione. Dietro di lei la sua squadra si avvicinò, in parte timorosa, in parte eccitata all’idea della missione. Ichiro aprì la bocca per parlare, ma Kokoro si voltò e lo precedette.
- Ragazzi, so che non abbiamo avuto un buon inizio ma… - Li guardò, abbozzando un sorriso. – Sono disposta a rimediare. Il problema è che voi dovete darmene la possibilità, perché da sola non posso fare nulla. – I tre ragazzini si scambiarono alcuni sguardi tra loro, annuendo con espressione seria. Midori e Ichiro cominciarono a parlare, sgomitandosi tra loro.
- Io dico che… - Cominciò la ragazzina.
- Senti Maestra noi… - Intervenne Ichiro, ed entrambi presero a battibeccarsi, ignorando Wabi che, nel frattempo, era sgusciata tra loro, piantandosi davanti a Kokoro e parlando con il suo tono veloce.
- Gli faremo vedere chi siamo tutti insieme Maestra Kokoro! Vero ragazzi? – Gli altri due, che si stavano spintonando, rimasero così storditi dalla reazione di Wabi che si limitarono a fare dei cenni d’assenso. La ragazza sorrise ancora. Forse era ancora in tempo. Forse poteva fare di loro davvero una squadra, anche se non poteva fare di loro degli amici, forse.
- Bene, stabiliamo dei turni di guardia. Due di voi controlleranno il passaggio, e l’altro si allenerà con me, così mi renderò conto delle vostre capacità. – I tre ragazzini emisero un gridolino d’esultanza.


***


Kokoro si stava allenando con Ichiro all’ombra degli alberi. Il ragazzo era in grado di ricoprire completamente il suo corpo di chakra, costituendo quella che a tutti gli effetti risultava come un’armatura che gli aumentava la portata dei colpi e lo proteggeva. La particolarità che dava nome al suo clan era dovuta al fatto che l’armatura assumeva la forma di un orso. Per giunta, con le giuste tecniche, tutti i membri del clan potevano concentrare il chakra ancora a loro disposizione, aumentando la forza e la ferocia degli attacchi. Lei saltava da un albero all’altro, limitandosi a schivare gli attacchi distruttivi del bambino, quando Midori li raggiunse di corsa, fermandosi ad ansimare a pochi metri da loro.
- Maestra Kokoro! Sta arrivando qualcosa dal paese dell’erba! – I tre corsero subito al confine del boschetto, raggiungendo Wabi che era sdraiata a pancia in giù tra l’erba, con i binocoli incollati al volto.
Kokoro le si accostò, strisciando.
- Cosa hai visto, Wabi? -
- Sono quattro ninja, maestra Kokoro… Arrivano diritti dal paese dell’erba e puntano proprio verso il passo che sorvegliamo. – La ninja si fece passare i binocoli, e scrutò con attenzione verso la sottile, ma percettibile, nuvola di polvere che si avvicinava. Si mordicchiò appena il labbro inferiore mentre tentava di memorizzare i dettagli, come la quantità di armi o l’aspetto dei ninja, per inserirli nel suo rapporto. Ci vollero pochi istanti per rendersi conto che qualcosa non andava, e balzò in piedi, lasciando a terra il binocolo.
- Sono tre! Uno ci ha visti sicuramente! Preparatevi! – Esclamò, trascinando verso il bosco i tre ragazzini, ancora sbalorditi. Midori fece appena in tempo ad afferrare il suo shuriken.
Quando furono nel folto degli alberi, Kokoro si guardò attorno e parlò sottovoce ai tre ragazzini.
- State pronti, ci attaccheranno da un momento all’altro. – Sussurrò lei. Non se lo fecero ripetere due volte. Midori strinse la presa sul suo shuriken, mentre Ichiro si ricopriva di chakra crepitante e Wabi assumeva una posa di difesa.
Kokoro si concentrò. Sui suoi palmi iniziò a fluire il chakra e due lame roventi lunghe circa tre spanne si materializzarono sotto lo sguardo stupefatto dei tre genin. Una manciata di secondi dopo la terra tra Kokoro e i ragazzi iniziò a spaccarsi, e ne emerse la figura di un ninja corpulento. Aveva in testa il coprifronte del paese dell’erba, la pelle ambrata e un sorriso soddisfatto in volto. La giovane non attese che attaccasse, ma lo caricò immediatamente con un calcio al volto, nel tentativo di destabilizzarlo e di girargli attorno. Non poteva permettere che si mettesse tra lei e i ragazzi. L’uomo venne colpito al mento, ed indietreggiò appena, senza neppure barcollare. Kokoro lo aggirò in un baleno, dando le spalle al suo gruppo e mantenendo le lame roventi davanti a lei, verso il ninja che non si era più mosso. Un brivido alla schiena la avvertì che la situazione non era semplice come sembrava.
- Stanno arrivando gli altri! Midori non farli avvicinare! – Altri due ninja apparvero tra gli alberi, accerchiandoli. Kokoro digrignò i denti. Ne mancava uno. Non si lasciò distrarre comunque e prese ad attaccare con ferocia quello che aveva davanti, sperando che i bambini resistessero quanto bastava perché lei potesse aiutarli. La ragazzina bionda scagliò il suo shuriken contro il più vicino dei due, che schivò facilmente, ma fu costretto a scartare bruscamente di lato. Il corpulento ninja dell’erba ne approfittò per attaccare Kokoro, ma all’ultimo si rivelò una finta, lanciando una pioggia di kunai sui ragazzi dietro di lei. Con velocità disumana lei eseguì le posizioni con le mani, generando una nube di invisibili shuriken d’aria arroventata, che tagliarono a metà quelli dell’uomo, arrestandoli. Si morse il labbro. Stava cercando di testare la sua forza? Gli avrebbe dato pane per i suoi denti! Allungò le braccia, colpendolo là dove i tendini legavano i muscoli alle spalle. Le fiamme sfrigolarono sulla pelle dell’uomo, diffondendo un odore nauseabondo di carne bruciata nell’aria, ma la ragazza si rese conto in fretta che non lo aveva danneggiato come avrebbe dovuto. Di solito le sue daghe roventi affondavano nella carne ustionata fino ad oltrepassarla, tagliando con il fuoco ciò che le lame normali non potevano, ma stavolta si erano fermate a pochi centimetri dalla pelle, lasciando due strisce nerastre e carbonizzate sulle spalle del ninja. Si concesse per un istante di controllare la situazione.
Ichiro si era scagliato contro il ninja più vicino, mentre Midori, che aveva richiamato la sua arma, stava per lanciarla di nuovo verso uno dei due nemici. Stavolta lo shuriken si era come smaterializzato a mezz’aria ed era ricomparso molto vicino alla testa dell’uomo, che aveva dovuto piegarsi all’indietro per non rimanere decapitato di netto. Wabi dal canto suo aveva creato tre copie illusorie e stava combattendo accanto ad Ichiro, impedendo al nemico di avvicinarsi troppo e confondendogli le idee. Kokoro tornò a fronteggiare il suo avversario, la cui pelle nel frattempo aveva assunto una colorazione più scura. La ragazza lo colpì ancora, calciandolo in pieno petto e tornando su di lui con una delle sue lame di chakra arroventate, ma l’uomo la parò afferrandola per un braccio e scaraventandola schiena a terra. Lei sentì i polmoni svuotarsi dolorosamente d’aria, ma piegò le gambe e sfruttò l’urto per posare i piedi sul suolo e tornare in posizione eretta in pochi istanti. Anziché attaccare nuovamente il ninja dalla pelle scura, però, si scagliò con un urlo verso gli altri due, che abbandonarono immediatamente il combattimento per contrastarla. Kokoro strinse i denti, mentre concentrava il chakra ai piedi e si tuffava verso il nemico più vicino, spegnendo una delle sue lame e concentrando tutta l’energia risparmiata nell’altra. Si trovò così ad avere in mano una lunga katana al posto di due lame corte. Saltò con grazia verso l’alto e sfruttò la spinta della gravità per affondare la spada nella spalla dell’uomo, tranciandogli via la spalla e parte del dorso, senza arrestare la sua avanzata. Mentre gli atterrava oltre, leggera come un gatto, quello si afflosciava al suolo, privo di vita. Ansimando leggermente, tornò in fretta a formare entrambe le lame sottili sui palmi delle mani. L’altro le corse incontro, ma lei fu più veloce, e gli piantò l’arma arroventata che aveva nella mano sinistra sulla spalla, ignorando il crepitare del sangue che friggeva dentro la ferita e trafiggendolo poi alla carotide con l’altra spada di chakra incandescente. Anziché estrarre le due spade, si limitò ad interrompere il flusso di chakra, ricreandole un istante dopo, libere tra le sue mani.
Uno strillo attirò la sua attenzione e si voltò con sguardo feroce. Mentre lei si occupava di quei due, il ninja dalla pelle scura si era avvicinato alla sua squadra, e quello che non si era ancora rivelato era apparso una decina di metri più indietro, tenendo entrambe la mani appoggiate al terreno. Sia Midori che Wabi cacciarono un urlo. Erano affondate fino alle caviglie in una sorta di sabbie mobili, impossibilitate a muovere un passo. Ichiro, che stava avanzando verso il nemico dalla pelle scura, era indietreggiato un poco, deciso a difenderle. Dal canto suo l’uomo non sembrava intenzionato ad avvicinarsi, anzi, raccolse un sasso di discrete dimensioni, soppesandolo.
- Siete forti, per essere dei bambini, ma non vi permetteremo di andare in giro a raccontare che noi siamo passati di qui… - Disse con voce raschiante l’uomo. Davanti a Kokoro, Midori e Wabi erano impallidite, mentre tentavano a tutti i modi di affondare il meno possibile, e già la sabbia lambiva loro le ginocchia. Non riuscì a trattenere le parole, e corse in avanti, anche se sentiva che ormai aveva poco chakra.
- Non finché ci sono io! – Urlò, mentre si scagliava tra i ragazzi e l’uomo, nel preciso istante in cui lui lanciava il sasso. Il proiettile, anziché proseguire dritto, si spaccò a mezz’aria, frantumandosi in mille schegge acuminate. Kokoro sgranò gli occhi. Era stato caricato di chakra! Atterrò proprio davanti a Ichiro, facendogli da scudo e incrociando le braccia davanti al volto. Richiamò tutto il chakra davanti a sé, creando una sorta di alone d’aria incandescente utile per deviare i frammenti più piccoli, ma aveva avuto troppo poco tempo per scaldare e non riuscì a sciogliere o allontanare la traiettoria a quelli di maggiori dimensioni, che le si piantarono negli avambracci e sulle cosce. Sul torace, fortunatamente, si limitarono a lacerare in più punti il corpetto verde. Il dolore le strappò a malapena un mugolio, mentre abbassava le braccia, sollevando il volto graffiato. Valutò in una frazione di secondo la situazione. Il ninja che l’aveva colpita era più vicino, ma l’altro teneva imprigionate sia Midori che Wabi con una tecnica che utilizzava chiaramente il chakra della terra. Le due ragazzine erano ormai immerse fino al torace e stavano immobili, con le braccia allargate, sperando di non sprofondare ulteriormente e Kokoro non sapeva quali altre tecniche possedessero quei due. Sorrise all’uomo che aveva davanti e piegò le ginocchia, spingendosi in alto e all’indietro, atterrando con un tonfo soffice tra le due bambine e il nemico appoggiato a terra, urlando:
- Ichiro! Difendi Midori e Wabi per quattro secondi! – Il ragazzino si mise in posa da combattimento, anche se ansimava visibilmente e la figura d’orso che lo ricopriva era decisamente più piccola del normale. Anche lui era a corto di chakra.
Kokoro si mosse velocemente, creando due copie accanto a lei, sperando di confondere il nemico quanto bastava, e tutte e tre scalciarono in contemporanea verso la sua faccia. Il colpo era talmente forte che una persona normale sarebbe finita ribaltata a terra, ma quello rimase immobile con le mani sul terreno e pareva quasi di pietra. La ragazza non si arrese e creò di nuovo le sue lame roventi. Erano nettamente più corte di prima e il respiro le si era fatto affannoso, inoltre, dietro di lei, Ichiro gemeva a denti stretti mentre il rumore del combattimento si faceva più serrato.
Una gocciolina di sudore le scivolò giù per la guancia, ripulendole una striscia sottile di pelle insanguinata e facendole bruciare i graffi sotto all’occhio. Tentò di colpire ancora l’uomo, che nonostante mantenesse i palmi aderenti al terreno, indietreggiò col busto schivando i colpi. Kokoro sibilò a denti stretti. Era stanca e il sangue le colava giù per le braccia e le gambe, imbrattandole i calzoni, rendendoli viscidi e appiccicosi. Con un ultimo, ferreo sforzo di volontà, si concentrò su quell’unica lama a pochi centimetri dal volto del nemico, trasferendole tutte le energie. La striscia fiammeggiante si allungò e si piegò leggermente, provocando una lunga ustione sulla pelle dura dell’uomo, che emise un urlo soffocato. Con un ringhio soddisfatto Kokoro gli sferrò una gomitata in pieno volto, forte del paracolpi metallico che aveva indossato sotto la tuta, e finalmente l’uomo perse il contatto col suolo. Sembrava aver creato una qualche fusione con il terreno, perché la sua pelle durissima perse all’improvviso solidità e si piegò molle sotto il braccio della giovane, mentre le sabbie mobili si ritiravano, liberando le due ragazzine. La giovane si voltò, solo per vedere a pochi passi da lei l’altro ninja, quello che prima combatteva contro Ichiro. Il ragazzino era a terra, esangue, con una ferita alla fronte che sanguinava copiosamente. Il pugno che il ninja le sferrò allo stomaco la colse impreparata, scagliandole addosso una scarica di chakra che le rimbalzò fin nelle ossa, facendola accasciare al terreno. Mentre tentava di parare il colpo successivo, Kokoro urlò verso le due ragazze.
- Prendete Ichiro e scappate! Non dimenticate la missione! – Le due sembrarono esitare, incerte se muoversi verso di lei o soccorrere il compagno ferito, mentre il ninja che credeva di aver sistemato prima, quello con lo sfregio in faccia, la afferrò per le caviglie trascinandola dentro al terreno. Mentre veniva seppellita, Kokoro trovò la forza di gridare ancora.
- Tornate a fare rapporto! Comportatevi da ninja! – Fu un attimo, e venne inghiottita per intero dal suolo. Midori pareva pietrificata sul posto, ma Wabi, pallidissima, le diede uno strattone. Spiccarono un salto e in un attimo si misero sulle spalle le braccia di Ichiro, correndo verso il villaggio della foglia. Con il terriccio che le entrava nel naso e in bocca, Kokoro ebbe un ultimo guizzo di lucidità, e si trovò a pensare che ci aveva messo decisamente più di quattro secondi. In pochi istanti, il buio la avvolse completamente.







@ Elos : E' perchè adoro Ginko che sposerà Kakashi! U___U sono perfetti per stare insieme! Quanto a Kokoro... Io la prenderei a schiaffi e basta, ma non sono sua nonna... :P Povera Kokoro! E poi non mi merito tutti i tuoi complimenti, e lo sai! Comunque sì, i capitoli nuovi che ho promesso arriveranno, anche se è un periodo davvero molto, molto impegnato e la dea ispirazione si fa viva quando vuole per quello che vuole :s

Sproloqui dell'Autrice:
Come commentavo sopra ad Elos, fra tre-quattro settimane si arriverà ad un punto in cui la storia già scritta si discosterà un pò da quella che pubblicherò qui su EFP (motivo per cui non ho inserito i giudizi delle giudicesse qui ma sulla pagina html che trovate pubblicata sotto!) Questo potrebbe voler dire qualche rallentamento nella pubblicazione, perchè sto creando dei capitoli che si incastrano tra quelli già scritti, e forse comporteranno anche la nuova stesura di alcuni di quelli vecchi. Cercherò di fare del mio meglio per darvi una storia che sia migliore di quella che ho presentato al Contest, perchè si poteva sicuramente fare di più. Potrete comunque sempre confrontare le due versioni grazie alla pubblicazione esterna. Ad ogni modo ce la metterò tutta per fare un lavoro perlomeno decente con le aggiunte.

Grazie a tutti i lettori! Ci vediamo la prossima settimana o poco più!



Versione contest

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Capitolo 6
*** Presagi ***


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consigli per la musica di sottofondo:
The Witcher soundrtack – Dead city - Strumentale



Capitolo 6 – Presagi


Quel mattino Kakashi non riusciva a scrollarsi di sotto una brutta sensazione. Si sentiva inquieto e rimase davanti alla lapide meno tempo del solito, incapace per una volta di stare fermo. Estrasse dalla tasca dei calzoni il foglietto con la lista dei gruppi e si diresse alla stanza delle missioni nel palazzo dell’Hokage.
Gli bastò meno di mezz’ora per controllare i primi tre gruppi. Il gruppo sedici, capitanato da Anko, stava portando a passeggio alcuni cani ninja e, sebbene stessero tutti correndo come pazzi più che camminare, non sembravano esserci problemi. Il gruppo quindici stava raccogliendo alcune erbe medicinali e Yugao stava supervisionando con competenza i tre ragazzini, che sembravano un po’ annoiati ma tutto sommato non stavano combinando guai. Il gruppo quattordici invece aveva qualche problema in più. I tre genin stavano cercando di curare il cavallo di una fattoria vicina, ma Ibiki non aveva modo di aiutarli e doveva limitarsi a dare ordini da lontano. Ogni volta che provava ad avvicinarsi, l’animale nitriva e scalciava, rendendo impossibile applicargli il medicamento. Evidentemente, anni e anni a tentare di procurarsi un’aria minacciosa si stavano ritorcendo contro il povero ninja. Kakashi sogghignò sotto la sua maschera. Gli mancava solo un gruppo alla lista, prima di compilare un breve rapporto iniziale, trovare il tempo per leggere un po’.


***



- La squadra tredici è stata mandata a svolgere una missione di livello C? E non sono neanche in zona! -
Tsunade si strinse nelle spalle, ignorando le proteste di Kakashi.
- Meglio mandare dei genin e Kokoro, che lasciare scoperta la zona per una settimana intera. -
- Ma sono totalmente inesperti! Se dovesse succedere qualcosa… -
- Non succederà niente, in un mese di controlli non ho ricevuto neanche una segnalazione dalle squadre di pattuglia. E mi hai detto anche tu che quel gruppo ha avuto dei problemi. Stare un po’ da soli schiarirà loro le idee. -


***



La sensazione di disagio che Kakashi provava quella mattina si era acuita durante la giornata. Provò a dirsi che era solo dovuta al fatto che il gruppo tredici aveva fatto una cosa imprevista, ma continuò a tormentarsi anche mentre tornava a casa. Quando rientrò dalla porta lo sguardo gli cadde sul tavolo vuoto e vi scorse la maschera dell’ANBU. Se ne era completamente dimenticato.
Mentre attraversava la stanza a grandi passi, afferrando la maschera con una mano, si disse che dopotutto non era molto importante, visto che Kokoro era partita per il confine e per una settimana non avrebbe avuto modo di incontrarla. Posò di scatto l’oggetto sul tavolo e si allontanò, sedendosi sul letto a leggere.
Gli bastarono una manciata di minuti per rendersi conto che non riusciva a concentrarsi neanche sul suo libro preferito. Le parole gli sfuggivano sotto agli occhi e lo sguardo continuava a tornare sul tavolo, fissandosi sulle strisce rosse dipinte su quel muso di gatto. Sospirando si alzò, lasciando il romanzo aperto a metà sul letto e prendendo in mano la maschera. Ne seguì il profilo con la punta delle dita e guardò fuori. Si era fatto già buio, ed era troppo tardi per raggiungere il gruppo tredici, che sicuramente era già arrivato al confine con il paese dell’erba. Inoltre era abbastanza irragionevole intraprendere un viaggio simile solo per consegnare un oggetto che in quel momento probabilmente era inutile alla proprietaria. Eppure fissare lo sguardo in quegli occhi vuoti non faceva che peggiorare quella sensazione di disagio che si portava addosso fin dal mattino. Tornò a posarla sul tavolo. Se non poteva darla a Kokoro, pur di togliersela da davanti l’avrebbe riportata a sua nonna.


***



Il giorno successivo, dopo aver svolto il suo dovere nei confronti dei tre gruppi assegnatigli, Kakashi rientrò in fretta a casa sua, uscendone un istante dopo con la maschera infilata sotto il giubbotto verde. In pochi minuti raggiunse la vecchia casa degli Hoshino, di cui chiaramente una sola piccola parte era abitata. Suonò la campana situata accanto al piccolo cancello e attese. Non venne nessuno ad aprire, e suonò di nuovo, tirando distrattamente fuori dalla tasca il libro che aveva lasciato a metà la sera prima. Stava per mettersi a leggere, quando una signora anziana passò sul sentiero, poco distante da lui.
- Cercate la vecchia Ginko? – Chiese cortesemente, squadrandolo da capo a piedi. Lui abbozzò un sorriso.
- Esattamente, sapreste dirmi se è in casa? -
- E’ uscita a fare la spesa, la troverete al mercato. E voi chi sareste? – Fu l’affermazione secca ma educata, mentre la donna gettava uno sguardo sospettoso verso la copertina del libro che teneva ancora in mano. Kakashi si passò la mano sinistra dietro la nuca, roteando l’occhio in direzione del cielo azzurro e del centro del villaggio. Sospirò. Era tutto troppo immobile nell’aria. Forse si avvicinava un temporale.
- Grazie Signora! – E saltò via, lasciando una nuvoletta di polvere.



***



Aveva preso ad aggirarsi per il mercato quasi distrattamente, adocchiando in giro tutte le signore anziane con i capelli grigi, quando l’energica figura di Gai gli fu accanto.
- Ehilà Kakashi! Cosa stai facendo? – L’uomo sospirò, cosa ci faceva Gai al mercato a quell’ora?
- Sto cercando una persona, per restituire un oggetto… - Gli rispose distrattamente, senza nemmeno sperare di rabbonirlo con così poco, e infatti…
- Ah! Una missione? – Gli domandò entusiasta. Kakashi continuò a camminare, scuotendo appena il capo.
- No, è una cosa… Personale. – A quell’affermazione l’altro ninja non rispose, limitandosi a seguirlo, scrutandolo mentre si portava la mano sinistra al mento e lui decise di ignorarlo. Dopo pochi secondi Gai iniziò a sproloquiare su quanto temprasse il fisico e la mente allenarsi sotto la pioggia, e su quanto fosse bello avere dei sottoposti devoti. Camminarono ancora tra la folla composta principalmente da donne per qualche minuto, fino a che Kakashi non intravide un profilo familiare. Erano molti anni che non vedeva Ginko Hoshino, ma si ricordava bene di lei durante l’ultima guerra. Accelerò il passo, ed esaminò con attenzione i segni che il tempo aveva scavato nelle rughe attorno alle labbra e agli occhi della donna, rendendo più esile la figura di quella signora che un tempo era stata una ninja temibile, ma che si era ritirata dopo che il figlio era morto in battaglia. La raggiunse e la chiamò.
- Signora Ginko! – La donna si fermò, voltandosi. Il volto sottile e rugoso aveva una certa durezza nei lineamenti, come se suggerisse che quella persona non era facile da piegare, ma qualcosa nello sguardo lasciava intuire una dolcezza nel carattere. Nonostante il colore degli occhi fosse identico, Kakashi decise che era completamente diversa da Kokoro. Ma che c’entrava, ora?
- Signora Ginko, Sono Kakashi. Ci siamo visti durante la grande battaglia… - La donna abbozzò un sorriso e gli parlò sopra, con voce educata ma decisa.
- Kakashi, mi ricordo di te. Eri un bravo combattente. E gira voce che tu lo sia anche adesso… - Lui si schermì con un gesto, non intendeva certo iniziare un discorso di cortesie… Voleva solo liberasi di quella maschera che all’improvviso gli bruciava sotto il giubbotto.
- Signora, sono qui per restituirle una cosa di sua nipote… - E frugò sotto la giacca, sempre sotto lo sguardo attendo di Gai. Che cosa aveva in mente? Non aveva il suo gruppo da allenare o qualche tronco da prendere a calci finché non ne rimanevano che stuzzicadenti?
Quando estrasse la maschera l’anziana donna, che aveva tirato fuori uno sguardo sospettoso, sorrise.
- Ah! La maschera di Kokoro! Come saprai è in missione, ma la terrò io fino al suo ritorno… – Ed allungò una mano rugosa verso quella che Kakashi le porgeva. Proprio mentre stava per sfiorarla, la maschera improvvisamente si crepò tra le mani del ninja, sotto lo sguardo incredulo dei due uomini e dell’anziana donna. Ginko sollevò uno sguardo improvvisamente allarmato, incontrando quello di Kakashi, allibito. Dalle labbra della vecchia uscì una sola parola.
- Kokoro… -


***



Kakashi era corso verso l’ufficio dell’Hokage, lasciando la vecchia Ginko alle cure di Gai. Certo, naturalmente potevano esserci migliaia di spiegazioni al fatto che quella maschera si fosse crepata, tuttavia il fatto che fosse accaduto proprio in quel momento, e proprio tra le sue mani dopo che per due giorni aveva avuto quella funesta sensazione… Scosse la testa, cercando di non pensarci troppo. La sua idea irragionevole di ieri, poteva essere più ragionevole oggi, si disse. Stava per saltare in strada e passare dal portone, quando scorse Izumo e Kotetsu davanti all’entrata, che mandavano via alcuni chunin, allontanandoli dal palazzo. Li sentì parlare dal tetto su cui si era fermato.
- Il quinto Hokage è impegnato in questo momento… tornate più tardi. – Perfetto. Beh, non aveva certo tempo per i giochetti burocratici. Tsunade lo avrebbe ascoltato il prima possibile e lui si sarebbe messo in viaggio precisamente un istante dopo. Saltò sulla tettoia del primo piano del palazzo, aggirando il portone principale e i due chunin di guardia.
In pochi secondi aveva raggiunto il piano dell’ufficio dell’Hokage, oltrepassando i primi piani con circospezione dall'esterno del palazzo, muovendosi con destrezza lungo il cornicione fino a raggiungerne le finestre. Quando vi fu esattamente a fianco si fermò. Dalla stanza provenivano diverse voci, dal timbro concitato ed infantile.
- E’ proprio così! Ci hanno assalito in tanti e la maestra Kokoro… -
- V-Veramente erano solo quattro… -
- Si ma quei quattro erano forti vero? Le lame di chakra della Maestra Kokoro non li hanno quasi feriti! Cioè a quello grosso quasi, due li ha spazzati via come se fossero di carta! E’ stato fortissimo! -
- Midori! – Una vocetta sottile si era alzata, scandalizzata. Dopo due secondi di silenzio, la voce di prima aveva ripreso.
- Scusa. Cioè, nel senso la maestra è stata fortissima, ma non è bastato affatto! – A quel punto Kakashi fece il suo ingresso nella stanza, spaventando i bambini del team tredici e procurandosi un’occhiata furiosa di Tsunade.
- Mi stavo chiedendo quando ti saresti deciso ad entrare, Kakashi! – L’uomo non colse la provocazione, ma spostò alternativamente lo sguardo dalla donna ai ragazzini.
- Che è successo? –
Tsunade fece una smorfia, indicando con il mento i tre bambini. Le due ragazzine erano pallide e spaventate, anche se a parte qualche graffio superficiale sembravano illese. Il bambino invece aveva una ferita sulla fronte, e diverse strisce di sangue secco sul volto e sui vestiti gli conferivano un’aria selvaggia, acuita dalla sua espressione stravolta.
- La zona di pattugliamento è stata attaccata da un gruppo di ninja provenienti dal villaggio dell’erba. -
- Che cosa? – Il tono di voce non era stato agitato, ma insolitamente forte, al punto di far sussultare i tre bambini. L’Hokage invece non batté ciglio.
- Esattamente quello che ho detto. Supponiamo anche che Kokoro sia stata presa in ostaggio da quei ninja. -
- Kokoro? Non è possibile! Una ninja del suo livello… - Ichiro interruppe il flusso di parole dell’uomo.
- Veramente… Veramente se la stava cavando benissimo, ma ha dovuto difenderci troppe volte, ed è rimasta per farci scappare a riferire. – Il tono mesto del bambino fu sottolineato da un repentino abbassarsi di tutte e tre le teste, in un movimento colpevole. Kakashi spostò lo sguardo su Tsunade, che riprese a parlare.
- E ora non so davvero chi mandare, visto che tutte le squadre sono impegnate… Anche se forse posso spedire indietro il gruppo di chunin appena rientrato… -
- Non mi sembra saggio Tsunade. Se Kokoro da sola non li ha sistemati, una squadra di chunin stanchi probabilmente non otterrebbe risultati migliori. – La donna sostenne il suo sguardo, stringendo le labbra.
- Che cosa suggerisci allora? -
- Posso andare da solo. Sarò meno individuabile, mi infiltrerò facilmente e riporterò qui Kokoro… O quel che ne resta. – Aveva pronunciato le ultime parole a bassa voce, cautamente, ma il gruppo tredici trattenne ugualmente il respiro all’unisono. Dopo un breve istante Midori si mise a gridare.
- Ennò! Ci andiamo noi a salvare la maestra Kokoro! – Ichiro annuì subito, facendo un passo avanti. Wabi, come suo solito, rimase in silenzio, saltellando nervosamente da un piede all’altro. Tsunade si alzò in piedi, battendo i palmi contro la scrivania.
- Nemmeno per sogno! Cosa credete di fare? Siete a malapena genin! Voi resterete al villaggio fino a che non avrò una missione da affidarvi e con questo la discussione è chiusa! – Davanti a quel tono autoritario i ragazzini si intimidirono, zittendosi. La donna li guardò ancora per qualche istante, come sfidandoli a riprendere a parlare, dopodiché tornò a guardare verso Kakashi.
- Potresti anche andare tu… Ma hai già una missione in corso. Troverò un altro Jonin. – Kakashi sgranò l’occhio visibile, avanzando di un passo verso l'Hokage.
- Ma posso tornare indietro in meno di ventiquattro ore! – Ribatté l’uomo, stranamente inquieto. Mani e piedi gli formicolavano e l’idea di dover attendere notizie da parte di qualcun altro lo rendeva nervoso oltre il dovuto. La donna scosse il capo.
- Non posso lasciare gli altri tre gruppi da soli, sono sicura che troverò qualc… - Un’ombra si stagliò all’improvviso sui due ninja, che si voltarono verso la finestra. In piedi sul davanzale, in posa dinamica come se fosse appena atterrato da un gran balzo, c’era Gai. Aveva un sorriso abbagliate mentre si raddrizzava.
- Posso supervisionare io i gruppi, per ventiquattrore! – Tsunade si voltò con un ringhio verso il ninja appena arrivato.
- Potreste smetterla, tutti quanti, di entrare nel mio ufficio dalla finestra? –
L’uomo saltò dentro agilmente, affiancandosi a Kakashi, che lo guardò per un istante.
- Non dovresti essere con la signora Ginko? -
- Non preoccuparti! Dopo averla portata in spalla fino a casa l’ho lasciata alle amorevoli cure di una vicina! Comunque Neji è in missione con il clan Hyuga, e TenTen e Lee sono stati affiliati ad un gruppo di chunin di pattuglia. Il caso vuole che io non abbia proprio niente da fare! – L’uomo sorrise ancora mostrando il pollice in alto. Kakashi non poté che notare costernato il modo in cui Gai si era conquistato gli sguardi appassionati di Ichiro e Midori. Si riscosse. Era comunque un’occasione. Era sicuro che un gruppo di chunin avrebbe solo rischiato di mettere in pericolo Kokoro e… Kokoro? Non la missione? Strinse gli occhi e puntò lo sguardo su Tsunade, che lo stava fissando.
- Tsunade? -
- Preparati a partire. E tu Gai… Porta via questi tre. – Gai spinse con delicatezza i ragazzini verso la porta.
- Forza ragazzi! Venite con me! Mentre torniamo a casa vi insegnerò cosa significa avere la gioventù che vi arde dentro come un fuoco! – Lo sguardo di Wabi si fece perplesso, mentre Ichiro e Midori stringevano i pugni, esaltati.





1. Ho scritto Signora Ginko, scegliendo di tradurre Ginko-san, a favore di una maggiore comprensione da parte di tutti gli utenti, visto che nella nostra lingua esiste un corrispettivo adeguato. Laddove non è stato possibile tradurre senza perdita di significato, ho lasciato i termini originali.

2. Piccola citazione per coloro che hanno giocato al videogioco “Naruto Ultimate Ninja”. Evocando Gai come alleato, questi fa il suo ingresso sullo schermo urlando “Dynamic Entry!” esattamente nello stesso identico modo in cui colpisce Jiraya quando è convinto che stia rapendo Naruto, poco dopo che Itachi e Kisame si sono allontanati. Immaginatevi che Gai abbia fatto una cosa simile sul davanzale di Tsunade!





@ Elos : Sto lentamente lavorando al fantomatico "nuovo" capitolo otto, ma sono indietrissimo!


Sproloqui dell'Autrice: Questo capitolo devo dire che non mi dispiace!! Gai è adorabile, secondo me! Per fortuna che lui riesce a sollevare un po' i capitoli, perchè se l'allegria dipendesse solo da Kakashi... Avoja!


Approfitto spudoratamente di questo mio angolino per pubblicizzare Florilegio : Una raccolta a più mani di Elos e mia, che vuole raccontare alcuni dettagli dell'infanzia (e non solo ) di Itachi, Shisui e Sasuke, assieme ad Hanako ed Hanayuki, le protagoniste delle storie "Il Giardino dei Mandorli" e "Cronache dalla terra di Suna - Tagliavento". Sono graditissime le opinioni e i commenti, ovviamente anche su questa storia! Non fate i timidi XD ditemi cosa pensate, anche se dovesse essere una brutale critica!

La versione contest è leggermente indietro, ma datemi qualche tempo per aggiornarla!

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Capitolo 7
*** Salvataggio ***


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consigli per la musica di sottofondo:
Calleth you, Cometh I – The Ark

Capitolo 7 – Salvataggio




Era passato brevemente da casa a recuperare tutto il necessario per un viaggio veloce e pericoloso, poi aveva fatto una breve visita a casa Hoshino, a rassicurare la vecchia Ginko. Dopodiché, l’uomo dai capelli argentati si era messo in cammino, abbandonando in fretta le case in favore del bosco, e zigzagando senza seguire un percorso prestabilito, pensieroso. Si era lasciato alle spalle il villaggio da quasi un’ora, quando percepì tre presenze alle sue spalle. Non si girò nemmeno, ma rallentò il passo in maniera appena percettibile.
- Venite fuori voi tre! Non dovreste essere a casa? - Dai lati del percorso che stava seguendo spuntarono in ordine prima Wabi, poi Midori ed Ichiro. Midori parlò per prima.
- Non potevamo stare ad aspettare che qualcuno si occupasse di rimediare ai nostri sbagli! – Esclamò. Ichiro le fece eco in un istante.
- Se c’è una cosa che ci ha insegnato la maestra Kokoro è che se si può rimediare a qualcosa, dobbiamo farlo! – proseguì, tutto compunto, con una vistosa benda bianca al posto del coprifronte e il viso pulito, al contrario degli abiti, che erano rimasti gli stessi. Kakashi sospirò, continuando a proseguire, anche se leggermente più lento di prima.
- Immagino che per convincervi a desistere dovrei accompagnarvi io stesso indietro, perdendo così un sacco di tempo prezioso, vero? – Aveva parlato con tono annoiato, ma lo sguardo che aveva rivolto ai tre ragazzini, voltandosi appena mentre saltava di albero in albero era deciso e convinto. I tre sorrisero.
- Esatto! – Risposero insieme. Kakashi sospirò. Se prima si era prospettata una missione difficile, costellata di incognite, ora aveva a che fare con tre elementi ben noti, e la cosa non lo tranquillizzava affatto.


***



Mentre correvano in silenzio, saltando a volte da un albero all’altro, Kakashi rifletteva sulla missione. Il senso di agitazione che aveva provato in quei due giorni stava lentamente svanendo ora che aveva la sensazione di fare davvero qualcosa. La vecchia Ginko gli era sembrata leggermente scossa, ma tutto sommato fiduciosa. L’idea di poter perdere l’unica nipote l’aveva agitata, ma lunghi anni passati come combattente avevano avuto la meglio. Dopo aver perso marito, figlio e nuora in un’unica guerra, il panico non aveva più presa su di lei.
Mentre si allontanava da quella casa ormai quasi disabitata, Kakashi si trovò a desiderare di restituire all’anziana donna almeno sua nipote. Mentre con una parte della mente teneva sotto controllo il percorso e i tre genin dietro di lui, sentiva l’impellente necessità di concludere quella missione il prima possibile. Desiderava rivedere quei grandi occhi rossastri dietro il muso di gatto, la sottile figura nera che saltava di tetto in tetto, e persino udire la voce scocciata di Kokoro sgridarlo davanti alla tomba di Obito perché la sua espressione indolente la infastidiva.
Si riscosse dai suoi pensieri quando si accorse che un fremito lo attraversò al ripensare alle dita bollenti della ragazza che si avvicinavano al suo volto. Cercando non lui, ma Obito. Quel pensiero gli risultò insopportabile, e strinse i pugni. Doveva concentrarsi sulla missione, o non ci sarebbe stata nessuna Kokoro a parlargli accanto alla lapide di Obito. E la vecchia Ginko avrebbe perso di nuovo qualcuno che amava. E poi… Si riscosse ancora. Non poteva permettersi di distrarsi in questo modo. Si impose di pensare solamente ai nemici. Del resto se ne sarebbe occupato più tardi.


***



Raggiunsero il boschetto di cedri in tempi assai stretti, correndo per la maggior parte del tempo. Quando furono sul luogo dove era avvenuto l’attacco, Kakashi li fece fermare con un gesto e poi avanzò lentamente tra i rami spezzati e la terra smossa. Durante il viaggio aveva chiesto loro di raccontare ogni minimo dettaglio del combattimento, e si era fatto l’idea che i ninja che avevano attaccato il gruppo probabilmente usavano il chakra della terra, molto comune nel paese dell’erba. Se era davvero così, era normale che persino Kokoro, che aveva l’abilità delle lame di chakra rovente, si fosse trovata in difficoltà contro di loro. Il chakra della terra era difficile da battere solo con il fuoco, ed era in palese svantaggio numerico. Per battere il chakra della terra occorreva quello del fulmine… Senza volerlo si trovò a fissarsi il palmo della mano destra, e gli parve di vedervi aleggiare le luci del Mille Falchi. Bene, forse era davvero la persona giusta per quella missione. La vocina sottile di Wabi interruppe le sue elucubrazioni.
- Maestro Kakashi? In che direzione possono essere andati? – Chiese la ragazzina, facendosi poi piccola piccola mentre l’uomo si girava. Midori e Ichiro, nel frattempo si erano acquattati accanto alla buca dove era stata seppellita Kokoro, ora vuota, e la stavano studiando con attenzione.
- Qui non c’è nessuna traccia! – Esclamò Midori. Ichiro tirò un calcio ad un sasso.
- Non la troveremo mai! –
Kakashi sfilò da una delle tasche del giubbotto un rotolo, che aprì con un grande svolazzo, tagliandosi il pollice con un kunai e posando la mano sul foglio.
- Ragazzi, pensate che l'Hokage mi abbia mandato qui per sbaglio? Non sono un ninja così sprovveduto! – Esclamò in tono divertito l’uomo, e in un attimo piombò fuori da una nube un carlino dal muso imbronciato.
- Che succede, Kakashi? – chiese il cane in tono annoiato, guardando poi i tre ragazzini e annusando nella loro direzione. – Ancora bambini. -
Midori e Ichiro si entusiasmarono, correndo accanto a Pakkun; Wabi rimase a distanza, in silenzio.
- Questo è Pakkun, ed è un cane dal fiuto formidabile. – Midori aveva le mani congiunte, e guardava Kakashi con espressione estasiata.
- E’ vero, la squadra inseguitrice! Mia mamma mi ha raccontato un sacco di cose! –
Ichiro si adombrò immediatamente, puntando il dito verso Pakkun.
- Avrà anche un fiuto eccezionale questo cane, ma noi non abbiamo l’odore della maestra Kokoro! – Kakashi riavvolse con cura il rotolo, e lo infilò di nuovo in una delle tasche, sorridendo con gli occhi verso Ichiro. Lentamente con la mano aprì la giacca verde, estraendone un oggetto bianco dalle striature rosse: Un muso di gatto dalle orbite vuote con una vistosa crepa su un lato.
- Come vi dicevo, ragazzi, non sono così sprovveduto! -


***



Seguirono Pakkun per tutta la restante parte del giorno, mangiando in silenzio e facendo tesoro di ogni minima traccia che trovavano del passaggio dei tre ninja dell’erba. L’erba piegata che stava già risollevandosi, alcuni rametti spezzati. In qualche tratto alcune impronte, un paio palesemente troppo profonde per le dimensioni. Erano chiaramente delle impronte di qualcuno che stava trasportando qualcosa di pesante. Il cielo si era fatto nuvoloso, e qualche tuono rombava il lontananza, ma non sembrava che stesse per piovere. L’umore della squadra stava diventando sempre più mesto di minuto in minuto, quando il cane si fermò di botto, girando in tondo.
- Sono qui sotto. – Bisbigliò alla volta dei ninja. I tre ragazzini si rinfrancarono, ma Kakashi li invitò alla calma con un gesto.
- Cerchiamo l’entrata di questo tunnel. Ci dividiamo e fra tre minuti torniamo qua. Non fate gli eroi e se vedete qualcuno, nascondetevi. – I ragazzini annuirono alle parole dell’uomo e sparirono in un baleno tutti dalla radura. Tre minuti dopo si raggrupparono. Sul volto di Ichiro c’era una grande emozione mista ad agitazione. Bisbigliò loro in maniera piuttosto concitata.
- Ho trovato una fessura in un crepaccio a sud est da qui! –
- Nessuno ha trovato altro? – le tre teste si scossero, in un segno di diniego. Kakashi annuì e si accucciò, disegnando con un kunai sul terreno.
- Bene, adesso vi spiego il piano. -






@Elos - Sei tanto carina tesoro, ma non devi per forza recensire tutti i capitoli XD Basteranno quelli che non hai ancora letto *_*. Colgo l'occasione per ringraziarti di avermi spronato a pubblicare la storia, che se nesarebbe rimasta nel limbo sola soletta, sennò.


Sproloqui dell'Autrice: Eccoci finalmente al punto in cui le due storie si differenziano! Il prossimo capitolo potrebbe arrivare con un poco di ritardo, perchè, come vi avevo anticipato, lo sto scrivendo da zero e voglio essere soddisfatta del risultato, essendo particolarmente difficile descrivere le scene di combattimento. Quanto al resto, grazie a chi segue e chi ha messo nei preferiti ^_^ La versione contest resterà dalla volta prossima indietro di qualche capitolo, quindi, proprio perchè iniziano "le aggiunte". Ed inoltre è da aggiornare. PErdonate, ma ho avuto poco tempo e ho preferito dare la precedenza a mantenere una pseudo regolare pubblicazione qua, anzichè ritardarle entrambe!

Approfitto per pubblicizzare ancora Florilegio : Una raccolta a più mani di Elos e mia, che vuole raccontare alcuni dettagli dell'infanzia (e non solo ) di Itachi, Shisui e Sasuke, assieme ad Hanako ed Hanayuki, le protagoniste delle storie "Il Giardino dei Mandorli" e "Cronache dalla terra di Suna - Tagliavento".


Versione contest

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Capitolo 8
*** Il piano del Copianinja ***


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consigli per la musica di sottofondo:
The devil's Trill – Vanessa Mae - Strumentale




Capitolo 8 – Il piano del Copianinja



L'interno del cunicolo era silenziosissimo, mentre le tre figurette strisciavano avanti. Ogni rumore li faceva sussultare, e si guardavano intorno, come se i nemici potessero balzare su di loro in ogni momento. Camminavano curvi, uno ad uno, perché il passaggio era basso e stretto.
Dell'acqua gocciolava da qualche parte, più avanti.
Non appena raggiunsero un punto in cui la caverna si allargava, si fermarono, avanzando ancora con maggiore prudenza. La grotta principale era vicina, e sentivano chiaramente un mormorio provenire dal fondo. Erano parole veloci e confuse. Si scambiarono un cenno d'intesa, e Wabi avanzò per prima, seguita da Ichiro e Midori.
Si fermarono in fila, poco prima della svolta che conduceva a quella sorta di stanza naturale dove i ninja dell'erba si erano rifugiati. Erano tutti e tre pallidi e tirati e fu Midori a muoversi stavolta, sporgendosi leggermente verso l'interno.
Il brusio si interruppe improvvisamente. I due ninja dell'erba erano voltati in un angolo, accucciati su di un corpo sottile, accasciato a terra. In un angolo, la terra trasudava acqua, formando una pozza fangosa su quello che era il pavimento del rifugio improvvisato. Midori si voltò, ma non fece in tempo neppure a fare un cenno agli altri due, che i ninja si voltarono. Erano sporchi di terra e portavano ancora i segni delle ferite che aveva provocato loro la Maestra Kokoro, ma sembravano anche troppo in forma. Fu quello più grosso a parlare, mentre avanzava:
- I pulcini tornano da mamma chioccia? Credete davvero di poter fare qualcosa? I ninja della Foglia sono davvero stupidi! - Il tono era sprezzante, ma non gli rimase tempo per aggiungere altro. Una grossa crepa si andava formando sul terreno, esattamente sotto i piedi del ninja. Ci fu un istante di silenzio attonito, Poi la terra si frantumò in quella che sembrava un'esplosione e il ninja dal volto coperto ne emerse.
- Fossi in te, starei attento a come parli dei ninja del villaggio della foglia. - Sentenziò Kakashi, sollevando di scatto la mano destra, crepitante di scintille di chakra.
- Vuoi ferirmi con ile tue tecniche? - Domandò l'energumeno, scoppiando in una sonora risata. - Ci siamo accorti della tua trappola, percepiamo tutto quello che si muove a contatto con il terreno grazie al nostro chakra, è stato stupido da parte tua credere di poterci cogliere di sorpresa. - Mentre parlava la terra si strinse attorno al corpo di Kakashi, bloccandogli ogni movimento. I tre ragazzini all'ingresso del cunicolo osservarono la scena con espressione sbigottita. L'altro ninja, più indietro, sogghignava con le mani premute contro il terreno. Il ninja più grosso giocherellò con noncuranza tre sassolini, e li scagliò con destrezza verso i bambini, colpendoli in un'esplosione di chakra. Proprio in quell'istante, sotto la maschera di Kakashi spuntò un sorriso.
I tre ragazzini scomparvero in una nuvola di fumo, mentre il soffitto crollava proprio sopra al ninja che lo tratteneva con la sua tecnica. Dal buco saltarono fuori Midori e Ichiro, urlando. A trattenerli per gli abiti c'era Wabi, con i capelli completamente bianchi, il volto pallido per lo sforzo e due incredibili ali candide spiegate che le spuntavano dalla schiena.
La ragazzina lasciò andare Ichiro, che piombò accanto al ninja accucciato e fece quasi esplodere la sua armatura di Chakra, emettendo quello che pareva proprio un ruggito, mentre si scagliava sull'uomo, tentando di bloccargli le braccia.
- Lo tengo! Lo tengo! - Urlò Ichiro, mentre il ninja si lasciava scappare un ringhio frustrato.
- Katashi attacca il copianinja! Ci penso io ai mocciosi! - Subito dopo si rivolse ad Ichiro: - Sei un idiota, sei in mio potere ora. - All'istante il terreno attorno ai piedi del bambino iniziò a sbriciolarsi, muovendosi a spirale attorno a lui e stritolandogli le caviglie e le gambe.
- Chi è che tiene chi? - Domandò l'uomo, mentre il ragazzino stringeva gli occhi, nello sforzo di mantenere espansa l'armatura di chakra.
- A me... - Ansimò Ichiro, palesemente sotto sforzo - … Basta tenerti fermo! -
In quell'istante un secondo urlo costrinse l'uomo a voltarsi. Dall'altro era piombata Midori, che stringeva con entrambe le mani sopra la testa un Kunai. In un movimento repentino, il ninja si scrollò di dosso Ichiro, facendolo rotolare via; sollevò una mano e afferrando così entrambi i polsi della ragazzina, liberando però Kakashi dalla morsa della terra.
- Cosa credevi di fare? Eh? - Sbraitò l'uomo, strattonandola per le braccia. Midori strinse gli occhi, mentre lasciava andare il Kunai, intrecciando velocemente le dita in diverse posizioni.
- Questo: Richiamo! -
Un istante dopo il ninja spalancò gli occhi, soffocando un urlo di dolore. La stoffa del suo giubbotto era lacerata all'altezza del fianco, e il suo sangue colava via copioso sul... Nulla.
Dopo qualche momento dal sangue prese a delinearsi una sagoma familiare. Un grosso Shuriken invisibile era piantato nel suo corpo, proprio sotto le costole, e lui aveva interrotto il contatto con il terreno!
Proprio in quell'istante, Kakashi si era scrollato di dosso il terriccio, e aveva sollevato nuovamente la mano, generando nuovamente i bagliori del mille falchi.
- Mi dispiace per voi, ma non ho tempo di giocare. - Mormorò, scoprendo con la mano libera l'occhio con lo sharingan. Il ninja corpulento, che nel frattempo si era avvicinato e aveva preso a irrobustire la sua pelle non esitò. Sollevò entrambe le mani, posizionandole così velocemente che per chiunque altro sarebbe stato impossibile vederle.
- Tsunami di terra! -
Il terreno prese a muoversi come un tappeto sbattuto dal vento, per poi sollevarsi davanti ai piedi dei ninja, abbattendosi in una grossa onda di terra sbriciolata e poi ricompattata sopra a Kakashi.
Per un istante sembrò non accadere nulla, e il tempo parve cristallizzarsi attorno alla figura del ninja colpito dall'enorme massa di terreno indurito. Poi un crepitio spezzò la calma illusoria che si era creata, e di scatto una mano circondata da scariche di energia azzurrine perforò il muro, incocciando poi all'attaccatura della spalla sinistra del ninja poco più avanti. Mentre le briciole di terriccio scivolavano giù dalla figura di Kakashi che emergeva dal cumulo il suo braccio si conficcò profondamente nella carne del suo nemico, trapassandolo da parte a parte. Il ninja fissò prima il braccio, inorridito, per poi sollevare uno sguardo sconvolto verso Kakashi, che aveva portato l'altra mano al volto e lo fissava con entrambi gli occhi, uno dei quali dotato di sharingan e solcato da una lunga cicatrice.
- Fine dei giochi. Lance di roccia! - Le parole erano uscite basse e roche, come il risucchio della risacca su una spiaggia di sassi, mentre il copianinja evocava una schiera di lance che dal basso si scagliarono verso l'alto, infilzando quello che rimaneva del grosso ninja dell'erba, strappandogli un urlo di dolore prima del silenzio. Kakashi comunque non rimase fermo, ma si scagliò di lato, pronto a correre in aiuto del trio di ragazzini, che aveva lasciati soli per più tempo di quello che aveva previsto. Inaspettatamente i tre sembravano aver sotto controllo la situazione. Ichiro si era lanciato di nuovo addosso al ninja, tempestandolo di colpi che avevano un relativo effetto, se non quello di tenerlo impegnato, e Wabi era piombata dall'alto, tracciando velocemente dei segni nell'aria.
- Vento di sonno! -
A quelle parole l'uomo non si era più mosso, assumendo uno sguardo vacuo, tipico di chi viene colto da un'illusione. Midori e Ichiro si erano visibilmente rilassati, ma Wabi non aveva finito. La ragazzina, che aveva ancora le sue ali ben aperte dietro la schiena posò indice e medio sulla fronte dell'uomo, del tutto immerso nell'illusione.
- Incubo cosciente. Reclusione! -
Quale che fosse la sua tecnica, Kakashi non riuscì ad intuirlo neppure con lo sharingan, e ne dedusse che doveva trattarsi di un'abilità innata, come la mutazione corporea e i sigilli che aveva liberato prima di trasformasi lasciavano supporre. Quando le dita della ragazzina lasciarono la fronte dell'uomo, un rivolo di bava gli scivolò dall'angolo della bocca, macchiando il giubbotto scuro. L'espressione da vacua si era fatta ebete, e mani e piedi scattavano, come in preda a delle contrazioni.
- Ho finito. - Mormorò Wabi e crollò a terra svenuta.




1. Katashi significa “Duro” in giapponese. Mi sembrava un nome carino per il povera ninja dell'erba, che ha avuto la sola sfortuna di essere usato come vittima sacrificale da me.

2. Tsunami di terra in lingua originale dovrebbe suonare (credo) come “Tuti no Tsunami”. E' una tecnica inventata da me che non mi risulta compaia in alcuna parte del fumetto.

3. Tecnica comparsa solo nell'anime e non per opera di Kakashi. Essendo però lui un ninja esperto e per giunta in possesso dello Sharingan, in grado di utilizzare diverse tecniche della terra, gli ho attribuito la conoscenza anche di questa tecnica, che mi pare piuttosto semplice e alla sua portata!







@Elos - Grazie!Quel pezzo era volutamente triste (spero di essere riuscita a comunicare bene la rabbia mista desolazione che può provare qualcuno in una situazione del genere) Eccoti finalmente il combattimento.
@Treasterischi - ti ringrazio molto, sia per la critica, che per la votazione, qualsiasi opinione è sempre un piacere e da una persona che dedica parecchia attenzione al manga fa ancora più piacere!

Sproloqui dell'Autrice: Pubblico con secoli di ritardo, ma ecco a voi il capitolo esclusivo,non presente nella versione contest!
Siccome è un combattimento, particolarmente difficile da gestire, non posso garantire granchè di risultato, però ho voluto darvi un'assaggio delle potenzialità della piccola Wabi. Sono affezionata a tutto il mio piccolo Team 13, ovviamente; e a Kokoro e Ginko, ma la piccola Wabi desta in me una tenerezza speciale, perchè non è affatto quello che sembra.


Approfitto per pubblicizzare ancora Florilegio : Una raccolta a più mani di Elos e mia, che vuole raccontare alcuni dettagli dell'infanzia (e non solo ) di Itachi, Shisui e Sasuke, assieme ad Hanako ed Hanayuki, le protagoniste delle storie "Il Giardino dei Mandorli" e "Cronache dalla terra di Suna - Tagliavento".


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Capitolo 9
*** Rientro ***


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consigli per la musica di sottofondo:
I’ll remember - Madonna - testo tradotto




Capitolo 9 – Rientro



Kokoro si stava allenando, e aveva centrato i cerchi rossi dipinti sul torace dello spaventapasseri di paglia che suo padre aveva messo in giardino. Si guardò attorno con espressione gongolante.
- Bravissima Kokoro! – Suo padre, poco dietro di lei, appoggiato al grande ciliegio fiorito le sorrideva.
- Hai visto papà! Ho fatto tutti i centi! Cen-tri! – Si corresse la bambina, impappinandosi mentre correva sotto all’albero, in un turbine di petali rosati. L’uomo la prese in braccio e saltò sul ciliegio, tenendosela in braccio in quella nuvola rosa. La bambina rideva, intrecciando i capelli biondi del padre, e tutto era luminoso in quel momento. Dopo poco la voce di sua madre provenne da sotto.
- Rei! Scendi e porta qui Kokoro! – Solitamente la sua voce era argentina e allegra, ma quel giorno tradiva una nota d’ansia che Kokoro, in quattro anni e mezzo, non ricordava d’aver mai udito. Rei Hoshino raggiunse la terra con un salto veloce strinse tra le braccia la bambina, che li guardava confusi.
- Che succede Moe¹? -
- L’Hokage ci ha mandati a chiamare… Penso che la guerra sia iniziata. – sua madre si avvicinò, stringendosi ai due. L’uomo si irrigidì per un secondo, mentre Kokoro nascondeva il viso tra i capelli castani di sua madre, identici ai suoi. Le braccia di suo padre la avvolgevano completamente e solo quelle le impedivano di tremare violentemente di paura.


Kokoro scivolò via dal sonno, mugolando. Di solito non aveva incubi quando era in missione. Non sognava affatto. Tenne gli occhi chiusi ancora per un istante, mentre cercava di afferrare ancora qualche brandello di sogno, e aveva ancora la sensazione che le braccia di suo padre che la avvolgessero. Quelle braccia però erano decisamente troppo reali per appartenere ad un sogno, e si rese conto che si stava muovendo a gran velocità, appoggiata alla schiena di qualcuno.
- E’ stato fighissimo! – La voce squillante di Midori trillò alla sua destra, più indietro.
- Oh, lo è stato eccome, hai visto che buchi che gli ha fatto? E dire che sembravano così coriacei… – Grugnì d’approvazione Ichiro, esattamente sul lato opposto. Sicuramente anche Wabi era lì da qualche parte ma… Un sospiro attenuato dalla stoffa pochi centimetri dalla sua testa la fece irrigidire. Poi la voce:
- Ragazzi, forse dovreste farvi spiegare da Kokoro la differenza tra i diversi tipi di chakra… - Lei aprì un occhio, e si trovò con il volto premuto leggermente su di un giubbotto verde. – ...visto che è sveglia. -
- Kakashi, cosa ci fai qui? -
L’uomo scoccò un’occhiata distratta all’indietro.
- Mh? Non si vede? – Le domandò, ma subito tre visetti ancora infantili ed eccitati apparvero nel suo campo visivo.
- Maestra Kokoro! Maestra Kokoro! – Ichiro e Midori strillavano in contemporanea. Colta alla sprovvista dalle reazioni entusiaste dei suoi allievi, Kokoro si trovò a balbettare.
- Io sto bene… -
- Meno male! Eravamo tanto in pena per lei, è vero Ichiro! – Esclamò Midori, additando il compagno, che mise su un’espressione di studiata durezza.
- Io non ero affatto preoccupato. Sapevo che non potevano uccidere la maestra Kokoro e che saremmo riusciti a salvarla in tempo! –
Midori sospirò e a Wabi sfuggi una risatina.
- Certo, certo come no! -
- Ehi, io sono serio! –
La voce pacata di Kakashi li interruppe prima che potessero proseguire.
- Ragazzi, state buoni… Perché non vi allargate a ventaglio e fate un giro di ricognizione? Non vogliamo i segugi dell’erba alle calcagna. – I tre annuirono, e dopo un ultimo sguardo verso Kokoro si diressero ognuno in una direzione diversa. Kokoro e Kakashi proseguirono in silenzio per diversi minuti. Il ninja saettava veloce tra gli alberi e le sue mani le scottavano sulle gambe. Se non fosse stata così agitata, avrebbe pensato che era buffo, visto che dei due era lei quella con la pelle caldissima.
- Kakashi? -
- Si? – Stavolta non si girò nemmeno. Lei era in imbarazzo a farsi portare in questo modo proprio da lui. Lo aveva insultato e ferito, quando lui voleva solo consigliarla, ed ora li stava rallentando tutti solo perché aveva qualche ferita superficiale.
- Ti dispiacerebbe mettermi giù? – Gli domandò con una voce stranamente sottile.
- Sei ferita e stanca, Kokoro, ti porterò fino all’ospedale. –
Lei strinse i denti. Così li avrebbe rallentati tutti, e potevano avere i ninja dell’erba alle calcagna. E poi… In qualche modo essere così vicino a Kakashi le dava una strana sensazione di disagio.
- Davvero, dovresti lasciarmi. Se mi aiuti a bendarmi le ferite posso proseguire da sola. -
- Kokoro. Questa missione la sto guidando io, e ti dico che devi riposare, quindi… -
Lei sbottò prima ancora che lui potesse terminare la frase.
- Quindi cosa? Non serviva che tu mi salvassi! – Kakashi si fermò bruscamente in cima ad un albero e voltò la testa per guardarla. Non le disse nulla, sembrava quasi che la stesse studiando e lei si sentì in dovere di proseguire.
- Non dovevi salvarmi solo per placare il tuo senso di colpa! Io non sono Rin! Non devi proteggermi! –
Le mani di Kakashi persero la presa sulle sua gambe e la lasciarono andare di botto. Se i suoi riflessi non fossero stati quelli di un ninja addestrato forse sarebbe caduta, ma lei rimase in piedi, anche se una fitta di dolore le risalì dalla pianta dei piedi fino a piantarsi nel cranio. L’uomo si voltò lentamente, guardandola.
- Pensi che ti abbia salvato per placare i sensi di colpa? Non ti viene in mente che questa per me sia semplicemente una missione? – Le domandò lui freddamente.
Lei parlò con voce bassa.
- Quindi sei qui solo per una missione? – La rabbia che l’aveva pervasa fino ad un istante prima si dissolse come un pugno di cenere al vento. Pensare che qualcuno… Che Kakashi potesse considerarla come un ripiego per sostituire una persona morta da tempo l’aveva fatta infuriare, ma il sapere che in realtà non vi era che l’indifferenza da parte sua… Che considerava quella missione semplicemente come tutte le altre l’aveva scossa più di quanto avrebbe creduto possibile. Dopotutto lei odiava Kakashi, quindi non aveva motivo di dispiacersi se lei gli era del tutto indifferente… Eppure in quel momento le sembrava come di affogare e le mancava l’aria. Batté le palpebre una volta, due volte, deglutendo. L’uomo che aveva di fronte non le rispondeva, ma la stava fissando intensamente con l’unico occhio visibile. L’unico occhio davvero suo. Era così concentrata in quella pupilla nera da non accorgersi che le aveva stretto le mani. Le dita lunghe del ninja erano fredde, come le sembrava la pelle di chiunque a confronto della sua, bollente; ma stavolta era davvero gelida.
- Sbagli. Sono qui perché tu per me… - Lui si umettò le labbra dietro la maschera, esitando. – Sei una preziosa compagna, Kokoro, come tutti gli abitanti del Villaggio della Foglia. – Fu come se le avessero levato un macigno dal petto, ma solo per lasciarle un’immensa sensazione di vuoto.
Come tutti gli abitanti del villaggio della Foglia”.
Lei gli annuì debolmente, abbassando uno sguardo vuoto proprio mentre un frusciare di rami fece loro capire che il team 13 era di ritorno. Kakashi ne approfittò per caricarsela di nuovo in spalla, sussurrandole in un orecchio.
- Meglio non litigare davanti ai bambini, vero Kokoro? – Dopodiché si rivolse ai ragazzi con voce decisamente più alta. – Trovato niente? – I tre scossero la testa all’unisono. – Bene, allora muoviamoci! -


***

L’aveva lasciata all’ospedale, e poi si era allontanato in tutta fretta dall’edificio, con la scusa di fare rapporto all’Hokage, ed invece era saltato di davanzale in davanzale, appostandosi poi sulla cima di un albero esattamente di fronte alla finestra di Kokoro. Pochi minuti nella stanza era entrata dopo Yugao, che aveva abbracciato cautamente una Kokoro dolorante. Le due avevano parlato fitto per qualche momento, poi la porta si era aperta e si erano zittite. Nella camera aveva fatto il suo ingresso un uomo alto dai capelli neri. Si era sfilato la maschera da ANBU e sotto a questa aveva rivelato solo la parte inferiore del volto. La parte superiore era coperta da una maschera. L’uomo parlò brevemente con entrambe le ragazze, e si sedette sul letto di Kokoro, prendendole una mano tra le sue, che la ragazza non ritrasse.
A quel gesto Kakashi ebbe un leggero moto di stupore. Non riusciva ad immaginare che tipo di relazione legasse Kokoro a quell’uomo, o forse gli riusciva fin troppo bene. Perché lui e Kokoro non riuscivano a sfiorarsi senza che uno dei due sussultasse, come se fosse preso alla sprovvista? Eppure con quell’uomo lei pareva così tranquilla. Cosa c’era di sbagliato in loro? Un leggero ringhio prese vita in fondo al suo torace. Era un rumore sordo e interiore, simile a quello delle onde del mare in tempesta che frustano la spiaggia, e più guardava verso la stanza, più questa sensazione di agitazione si acuiva.
Stranamente quella persona nella camera gli pareva in un qualche modo di troppo. Era come se la vedesse sbagliata lì, così vicina a Kokoro. Quel ninja stava occupando uno spazio che avrebbe dovuto essere vuoto o…Strinse gli occhi, asciugandosi una goccia di sudore dalla fronte. Nessun viso si adattava a stare accanto a quello di Kokoro. Ma dopotutto, perché se ne stava preoccupando?
Un movimento appena percettibile di Yugao gli fece capire che era stato percepito e saltò in fretta sul tetto del palazzo. Si guardò attorno. Aveva fatto in tempo, ma ora doveva prepararsi, per quella sera lo attendeva un compito decisamente difficile.


***

Yugao guardò fuori dalla finestra. Un solo albero di fronte all’ospedale si agitava, come mosso dal vento. La ragazza sorrise, dopodiché tornò a guardare verso Kokoro e Torune². Kokoro la scrutò con espressione perplessa.
– Che succede? – Yugao scosse il capo sempre sorridendo.

1.Moe significa "Gemma-Germoglio" avendo acquisito il nome della famiglia del marito, suonerebbe quindi come "Gemma di stella"

2. Torune Aburame è un ex membro della Radice e attualmente uno dei migliori del corpo Anbu di Konoha. Torune è un ninja con una maschera sugli occhi con degli occhiali e vestito di nero.[...] Di lui si sa che usa sicuramente alcune abilità del clan Aburame. (Wikipedia)






@Elos : Mia imperitura e Unica commentatrice! questo capitolo invece lo avevi già letto, il prossimo se le divinità lassù mi concedono un po' di respiro, sarà nuovamente una sorpresa!


Sproloqui dell'autrice: Vi chiedo umilmente scusa per il ritardo. Purtroppo ho avuto seri problemi in famiglia, e non era proprio cosa mettersi qua a scrivere un codice HTML. Vi prego di perdonarmi e di portare pazienza. La storia è già terminata, piano piano, arriverà tutta su queste pagine.
Ebbene, questo capitolo l'ho ODIATO. In teoria, e dico in teoria, nella mia testa Kakashi finalmente trovava il coraggio a due mani e si dichiarava, seguivano esclamazioni di gioia, baci e gran finale lieto. Ovviamente Kakashi non ne ha voluto sapere, limitandosi a farsi sudare i palmi delle mani e a dire una sequela di baggianate al posto di quel che volevo che dicesse. Uomini! Tsk.


Approfitto per informarvi che ho finalmente pubblicato un nuovo capitolo su Florilegio : Una raccolta a più mani di Elos e mia, che vuole raccontare alcuni dettagli dell'infanzia (e non solo ) di Itachi, Shisui e Sasuke, assieme ad Hanako ed Hanayuki, le protagoniste delle storie "Il Giardino dei Mandorli" e "Cronache dalla terra di Suna - Tagliavento". Il prossimo sarà di Elos, e vi garantisco che non potete perdervelo!

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Capitolo 10
*** Cena ***


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consigli per la musica di sottofondo:
Here is gone – Goo Goo dolls - Testo tradotto



Capitolo 10 – Cena



Kokoro uscì dall’ospedale poche ore dopo, con un fastidioso bendaggio e alcuni unguenti da applicare, ma si ritenne fortunata di non avere riportato ferite più gravi. Yugao la aveva accompagnata fin quasi sulla porta di casa, anche se Kokoro aveva stretto i denti e negato diverse volte di aver bisogno d’aiuto. Quando fece il suo ingresso in casa, un profumino di cibo le fece venire l’acquolina in bocca.
- Nonna? – chiamò ad alta voce. Un istante dopo, serena e rassicurante come la montagna degli Hokage, che c’era sempre stata, la voce sua nonna si fece udire dalla cucina.
- Ah! Kokoro sei arrivata! Un istante solo, sto scaldando… - Le ultime parole furono inghiottite in un sibilo di vapore e la giovane sorrise. Zoppicò con calma dalla stanza d’ingresso verso la sala da pranzo, e aprì la porta scorrevole giusto in tempo per scorgere sua nonna entrare dalla cucina, con in mano una ciotola fumante. Seduto al basso tavolino di casa sua, l’occhio socchiuso e un gomito posato sul tavolo, c’era Kakashi.
- Hai visto Kokoro, che ho trovato il tempo per venire a cena? – Le domandò con un ghigno il ninja, mentre lei inorridiva e barcollava. In un attimo, prima ancora che potesse rendersene conto, l’uomo le fu accanto e l’aiutò a sedersi sui cuscini. Sua nonna le si affaccendò intorno, posandole subito la ciotola davanti.
- Non dovresti affaticarti, piccina mia, Kakashi mi ha detto che sei stata ferita, anche se lievemente. – Kokoro roteò uno sguardo esasperato verso il ninja, che non smetteva di ridacchiare, al riparo sotto la sua maschera.
- Kakashi ti ha detto cosa, nonna? -
- Oh, è stato così gentile da avvisarmi subito appena ti ha riportata indietro. Sai ero molto preoccupata. – Le disse gentilmente l’anziana donna, tornando poi di corsa in cucina e borbottando una scusa. La ragazza puntò uno sguardo di fuoco verso l’uomo seduto accanto a lei.
- Che cosa ci fai qui? – Gli domandò senza mezzi termini, a bassa voce. Lui le scoccò per tutta risposta uno sguardo perplesso.
- Credevo che tua nonna mi avesse invitato a cena! -
- Oh si, ma io non ti ho invitato! –
Lui si sporse un po’ di più, sorridendole e bisbigliando verso di lei.
- Ah, già. Beh, quando tua nonna mi ha chiesto quando sarei stato libero dai miei impegni per la cena, mi è sembrato molto maleducato contraddirla, sai? – Kokoro si scostò, stizzita, mentre lui si raddrizzava, palesemente divertito. In quel preciso istante sua nonna tornò con altre due ciotole, sorridendo tranquilla e sedendosi.
- Allora, Kakashi, spero che ti piaccia quello che ho preparato. – Disse in tono cortese la donna, mentre Kokoro si irrigidiva e prendeva con calma a mangiare, imitata da Kakashi, che scostò la sua maschera quanto bastava per sorbire direttamente dal piatto profondo. Non si permise di fissarlo apertamente, ma con la coda dell’occhio Kokoro intuì dei lineamenti regolari e decisi, una bocca non troppo carnosa, ma neanche sottile, forse appena larga, dal taglio definito. In un istante tutto venne coperto dalla ciotola. Quando osò guardare in quella direzione, nell’istante in cui udì il “toc” contro il tavolo, Kakashi aveva già riportato la maschera al suo posto, e poteva solo immaginarsi quei tratti che aveva intravisto.


***


Uscirono entrambi in giardino. Siccome nessuno se ne occupava più, aveva assunto un aspetto piuttosto selvatico, anche se lo si poteva dire ancora bello. Kokoro si mosse con calma verso il ciliegio, che era rimasto il suo albero preferito. Si appoggiò con la schiena al tronco, e scoccò uno sguardo truce verso l’uomo.
- Allora, Kakashi, a cosa devo questo tuo scherzetto? – Gli chiese, in tono fermo, ma non irritato. Lui si strinse nelle spalle, esibendo quello sguardo che tanto la innervosiva.
- Non volevo farti uno scherzo, pensavo di farti un favore non dicendo a tua nonna che tralasci così scortesemente i suoi inviti… -
Lei abbassò lo sguardo, colta in fallo.
- Perdonami… Avrei dovuto invitarti, ma io e te… Non siamo mai andati molto d’accordo. Ho creduto che fosse meglio così. –
Davanti a quella disarmante sincerità, Kakashi non pronunciò parola, ma si mise accanto a lei, la schiena appoggiata al tronco, e sollevò il volto, guardando verso le stelle oltre le foglie. Senza il suo sguardo indagatore, Kokoro si sentiva più a suo agio e meglio disposta, e si stupì quando lui le tese la sua maschera.
- Come mai ce l’hai tu? - Gli chiese, mentre la afferrava in fretta.
- L'hai lasciata a casa mia. Volevo darla a tua nonna, ma l'ho usata per rintracciare il tuo odore durante la missione. -
Lei annuì brevemente
- Capisco... Ah! Ma è rotta! - Esclamò esaminandola e sfiorando la crepa con le dita. Kakashi si passò un mano dietro la testa e sorrise.
- Ah ah! Si, non so proprio come sia successo, stavo per consegnarla a tua nonna e si è crepata... -
- Mgh. - Fu il mugugno di risposta della ragazza mentre sollevava lo sguardo verso di lui. - Ci tenevo molto a quella maschera... Sono stata una delle poche di tutta la squadra a non cambiarla da quando sono entrata... - Arricciò il naso e fece una smorfia.
- Davvero? Vorrà dire che dovrò farmi perdonare. Cosa posso fare...? - L'uomo tornò a scrutare in alto, e lei lo osservò vagamente perplessa. Nella sua testa Kakashi era rimasto a lungo solo quel ragazzino scontroso e ligio al dovere, ma si era resa conto che ormai era un uomo maturo. Sia il suo corpo che la su anima portavano le cicatrici del passato, ma in qualche modo, e lei non sapeva come, era riuscito ad elevarsi.
Aveva saputo da altri che era un ottimo ninja, che era un genio, che era il famoso copianinja... Ma lei cercava sempre di prestare meno orecchio possibile a questi discorsi. Non sopportava di sentir parlare di lui. In genere riusciva ad avere un'espressione talmente scocciata e indifferente da scoraggiare qualsiasi persona dal proseguire il discorso.
Si rese conto di non conoscere proprio nulla di lui, se non qualche stralcio del suo passato. Questi nuovi volti che scorgeva in lui la coglievano impreparata.
- Ho trovato! - La voce la scosse dai suoi pensieri, mentre lui proseguiva. - Ho due biglietti per la prima di un film dopodomani sera; potrei invitarti e ricambiare anche l'invito a cena, cosa ne dici? - Lei trattenne a stento un sorrisetto, mentre si voltava per non farglielo cogliere.
- Mh. - Finse indifferenza, soppesando per qualche istante la proposta. - D'accordo, e potresti offrirmi la cena, dopo... In fondo tenevo molto a quella maschera! - Lo sentì ridacchiare e si girò a guardarlo. Visto così di taglio si trovò ad immaginarsi il profilo nascosto sotto la tuta aderente, quello che aveva appena intravisto durante la cena, e le aveva dato una strana sensazione di tuffo al cuore.
Perché cercare di ricostruire quel volto, all'improvviso le faceva sudare le mani? E perché distoglieva a fatica lo sguardo dalla curva delle sue spalle?
- Va bene, offrirò io la cena. Devo per caso chiedere il permesso a tua nonna? - Le chiese gentilmente. Istintivamente Kokoro sollevò lo sguardo verso la vecchia casa, scrutando le finestre scure e si rabbuiò. Sua nonna si sarebbe interessata sicuramente fin troppo di quella faccenda. Forse era ancora in tempo per risparmiare a Kakashi l'imbarazzo delle domande di una vecchia impicciona...
- Ripensandoci, forse è meglio se lasciamo perdere. -
Alla sua affermazione seguirono dei lunghi istanti di silenzio. Lo scrutò di sottecchi, e si rese conto che probabilmente era stata troppo brusca, come suo solito. Dopotutto Kakashi aveva tentato di aiutarla fin da quando le avevano assegnato il Team tredici, e non meritava un atteggiamento così sostenuto. Dopo qualche istante di incertezza, tentò un nuovo approccio, cauto:
- Non pensare che ci sia qualcosa che non funziona. Sai io… Non sono molto brava a socializzare… - Si voltò decisamente dalla parte opposta, in tensione. Non era il suo forte fare discorsi del genere e sperava proprio di essere riuscita a mitigare almeno in parte la durezza della sua affermazione precedente. Il silenzio si era fatto quasi imbarazzante, e lei non osava neppure voltarsi nuovamente per controllare che lui fosse ancora lì. Quando lui parlò, lei era così tesa che la sua voce bassa e appena soffocata la fece quasi saltare via.
- In generale o con me? –
Era una domanda insolita, e la lasciò sorpresa. Si era aspettata una frase che sdrammatizzasse, o un cambio di discorso distratto, come quelli che era abituata a sentirgli fare.
- In generale, ovviamente. –
Lui si mosse leggermente, e Kokoro ne percepì chiaramente la muscolatura irrigidirsi. Si voltò con espressione stranita. Non le pareva di aver fatto un’affermazione così sconvolgente. Lui seguitava a guardare in alto, poi abbassò il capo con un sospiro.
- Eppure in ospedale non hai avuto problemi, con le tue visite. – Lei sgranò gli occhi. Cosa ne sapeva lui, di chi era andato in ospedale? E cosa c’entrava? Parlò prima ancora di rendersene conto.
- Che cosa centra Yugao? – Gli chiese, con un filo di voce. Kakashi ruotò il capo verso di lei, fissandola con uno sguardo decisamente intenso. Uno sguardo che Kokoro non gli aveva mai visto, nemmeno quando l'aveva fatto infuriare fuori dal giardino qualche tempo prima. Era come se la sua pupilla scura ardesse.
- Non parlavo di Yugao, Kokoro. -
- E allora di chi...? - Ci mise un istante a realizzare. Era stata una presenza così insignificante, che a malapena l'aveva registrata. - Stai parlando di... Torune? - Domandò, incespicando sul nome e avvampando in viso, all'improvviso e senza nessun apparente motivo.
- L'uomo dell'ANBU che ti ha tenuto per mano, si. - Confermò lui, fissandola. Lei sgranò gli occhi, mentre al posto della confusione divampava la rabbia.
Chi gli dava il permesso di fare delle illazioni sulle persone che frequentava? Cosa ne sapeva poi di Torune? A malapena lei gli aveva permesso di prenderle la mano, per far controllare ai suoi insetti che non ci fossero problemi nel flusso di chakra, e appena aveva potuto, si era ritratta. Ma soprattutto, cosa ne sapeva lui di Torune? L'aveva tenuta sotto controllo? Era decisamente molto più di quello che era disposta a sopportare.
- E tu come lo sai? Mi hai spiata? - Strillò, alzando la voce e allontanandosi di scatto. Senza neppure rendersene conto aveva assunto una posa difensiva. Lui si era avvicinato con le mani sollevate in un gesto pacifico.
- Stavo solo controllando che andasse tutto bene... Dopotutto era una miss... - Un ringhio soffocato da parte di lei gli fece sgranare l'occhio libero dal coprifronte, e la fissò mentre gli si scagliava contro, e sollevò di scatto il braccio per fermare la mano e la lama di chakra rovente che si bloccò sfrigolando accanto al suo occhio buono.
- Non mi parlare di stupide missioni! - Gli sbraitò lei a pochi centimetri dalla faccia. L'intero volto era contratto in una smorfia rabbiosa, e gli occhi sembravano dardeggiare nel buio. Kakashi poteva percepire il calore emanato dalla ragazza come se fosse stato accanto ad un camino acceso. Rimasero a fissarsi in completo silenzio, e solo l'ansimare furente di Kokoro rendeva reale quella scena altrimenti cristallizzata. La giovane era furiosa. E continuava a guardare Kakashi.
L'ultima cosa che lei desiderava sentirsi dire era che lui aveva svolto al meglio quella sua maledetta missione. Sentire quella sua voce tranquilla che spiegava la questione in termini del tutto razionali mentre era infuriata per la sua intromissione, non era proponibile. Se teneva così tanto alla missione, perché non era rimasto con lei in ospedale, anziché presentarsi in casa sua a quel modo? Perché non era stato presente quando Torune le aveva preso la mano? Così avrebbe potuto vedere... Cosa? Improvvisamente perse forza nel premere con il braccio contro la mano di Kakashi e si ritrasse lentamente, fissandolo con espressione sorpresa. Cosa avrebbe voluto mostrare a Kakashi? Il disgusto che aveva provato a farsi sfiorare da Torune? Dimostrargli che non le importava nulla di quel ninja, per quanto fosse dotato e gentile?
Impossibile.
Non ci teneva davvero a mostrare i suoi sentimenti a lui. Continuò a guardarlo, immobile, mentre le ultime scintille si spegnevano sul suo palmo e lei faceva qualche passo all'indietro, barcollante. Era di nuovo consapevole dei suoi muscoli indolenziti in ogni movimento, e dei lividi che si facevano sentire sotto gli abiti. Levò le mani in un gesto di resa, mostrandogli i palmi. Lui rimase immobile, annuendo in maniera quasi impercettibile. Poi, con uno scatto, estrasse una bomba fumogena dalla tasca, e la applicò in un attimo ad uno shuriken, lanciandola ai piedi del ninja. Kakashi fece un balzò all'indietro, schivando l'arma che non l'avrebbe comunque colpito. La bomba esplose, generando una cortina di fumo, e quando l'uomo ne emerse, lei era già lontana. Non sarebbe riuscita a sopportare il suo sguardo un solo istante di più. Lui si lasciò sfuggire appena un verso frustrato, che si trasformò in breve da ringhio nervoso ad un brontolio soffocato.


***


Da una stanza del piano superiore, affacciata ad una delle finestre vuote, la donna dai capelli grigi scuoteva il capo. Picchiettava nervosamente le dita contro il davanzale di legno, mentre la nuvola di fumo si andava dissolvendo lentamente dal giardino.
- Kakashi... Kokoro... Due ninja così geniali riescono ad essere così stupidi. - sospirò Ginko, ritirandosi e dirigendosi verso la sua stanza, mentre Kakashi abbandonava con un salto il suo cortile.



***


Quando fu fuori dal cortile, Kakashi si morse un pollice e con il sangue richiamò Pakkun. Il cane spuntò con un muso discretamente annoiato.
- Sembra che tu non riesca a fare a meno di me, ultimamente, Kakashi. -
Il ninja ignorò le parole del cane, ma gli indicò genericamente una direzione che portava verso i boschi che circondavano Konoha.
- Pakkun, segui l'odore di Kokoro! -
- Mh? Ancora lei? - chiese distrattamente l'animale, iniziando ad annusare e corricchiando in una direzione, tallonato dall'uomo, che lo seguiva silenzioso. Il cane diede un'occhiata verso il suo padrone, tornando poi a guardare il sentiero.
- Mi sembri agitato. -
La risposta fu più brusca del necessario.
- Trova Kokoro. -
- E' andata in quella direzione, e piuttosto di corsa anche... E perché la vuoi seguire, visto che non è in pericolo? - Kakashi rallentò improvvisamente l'andatura, subito imitato dal cane. L'uomo stava riflettendo velocemente. Perché stava seguendo Kokoro? Dopotutto non era la prima volta che litigavano, e con tutta probabilità, conoscendo i rispettivi caratteri, non sarebbe stata neppure l'ultima. Eppure si sentiva di nuovo stranamente agitato. Era inquieto all'idea di essere stato incapace di spiegarsi e di aver provocato quella reazione da parte di lei. Forse era stata esagerata, ma di certo era giustificata. Che diritto aveva lui di spiarla a missione conclusa? Che diritto aveva di tormentarla solo perché vedere qualcuno prenderle la mano lo aveva infastidito? Ebbe per un attimo una visione del volto di Kokoro, e di quello che ora vedeva chiaro accanto al suo. Era pur sempre un volto coperto in parte da una maschera, ma di certo quella maschera non era quella di Torune.
- Pakkun? -
- Si? -
- Lascia stare... Torniamo a casa. - Se avesse visto Kokoro, di certo adesso non sarebbe riuscito a parlarle normalmente, e l'ultima cosa che voleva era peggiorare ulteriormente la situazione.



1. Per inserire il cinema mi sono basata sulla puntata 101 della prima serie di Naruto “Dietro la maschera” Dove in una scena si vede Kakashi appunto, scorgere un cartellone pubblicitario e dire “E' già uscito il film? Devo correre a comprare i biglietti!”. Presumibilmente il film in questione è tratto dalla famosa saga della pomiciata.





@Elos: Perdonami! Kakashi dello scorso capitolo mi ha influenzata e mi ha fatto scrivere delle baggianate! Questo capitolo lo conoscevi già! Il prossimo, che sarà tra un po' sarà invece quello a sorpresa (spero, se tutto va come deve) Io li chiamo piuttosto Kakà e Kokò XD sono tanto carini detti così! *_* (sono cretina, lossò)


Sproloqui dell'Autrice: Ecco il decimo capitolo, e, se devo dare la mia spassionata opinione, questo è in assoluto il mio preferito. Per la prima volta mi sembra di essere riuscita a fare un Kakashi sensato e credibile, coerente con quello del fumetto. Vi prego di notare come sia molto più facile spogliarlo quasi del tutto (vedi il capitolo 4) che non fargli togliere la maschera. Tra l'altro è facile notare come in questo capitolo, Kokoro si presenti tanto simile al povero Kakashi! C'è persino un accenno del titolo della Fic *_* mi piace tanto, insomma, è l'unico di cui io sia davvero soddisfatta!
Il prossimo capitolo sarà nuovo rispetto al contest, quindi vi chiedo di pazientare, non è ancora terminato purtroppo e il periodo degli esami si fa pressante. Farò del mio meglio per velocizzare la questione!
Nel frattempo vi propongo un gioco: Ci sono dei dettagli nel testo, degli aggettivi riferiti a Kokoro, che hanno tutti qualcosa in comune, e vogliono essere una sorta di richiamo. Riuscite ad inviduarli? Il primo che indovina vince una recensione firmata da me su una storia di sua segnalazione! (ebbene sì, sono alla frutta XD)
La soluzione nel prossimo capitolo!
Approfitto per informarvi Elos ha postato su Florilegio : Una raccolta a più mani di Elos e mia, che vuole raccontare alcuni dettagli dell'infanzia (e non solo ) di Itachi, Shisui e Sasuke, assieme ad Hanako ed Hanayuki, le protagoniste delle storie "Il Giardino dei Mandorli" e "Cronache dalla terra di Suna - Tagliavento". Vi consiglio anche la breve storia, pubblicata sullo stesso account: Per ottenere un pranzo al sacco. Un delizioso regalo di compleanno da parte di Elos

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Capitolo 11
*** Un pugno di cenere ***


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consigli per la musica di sottofondo:
Iris – Goo Goo Dolls - Testo Tradotto



Capitolo 11 – Un pugno di cenere

- Oggi non mi sfuggirai, Kakashi! - Gli strillò nelle orecchie Gai, piombando accanto a lui. Kakashi sospirò e sollevò distrattamente lo sguardo dal suo libro.
- Mh? -
- La nostra sfida non può più essere rimandata! Oggi scopriremo quale di noi due è più forte! -
Kakashi imprecò in silenzio tra sé e sé. Si era rintanato sul tetto di un edificio, nascosto da un grosso cartellone, eppure non era riuscito a seminare Gai. Considerò per un istante l'idea di creare una copia e lasciarla a sorbirsi il jonin al posto suo, ma si convinse che non era il caso di sprecare energie. Con un sospiro si raddrizzò.
- Dopo l'altro giorno, tocca a me decidere la sfida, vero? - Chiese, richiudendo il libro. Gai annuì.
- Allora propongo una gara di Tris. -
A Gai quasi cascò la mascella, e prese subito a sbraitare.
- Ma che razza di gara sarebbe? Non puoi scegliere qualcosa di più impegnativo? -
Kakashi si impose di rimanere serissimo, anche se la faccia sbalordita dell'amico lo stava mettendo in seria difficoltà.
- Un ninja che sottovaluta una missione semplice, sicuramente non riuscirà a portarla a termine. - Sentenziò con aria sicura, estraendo una matita dalla tasca del giubbotto. - Per giocare a tris non occorre nessuna abilità particolare, ma è necessario rimanere concentrati più a lungo del nemico. È così che si vince. -
Il volto di Gai si illuminò, e per Kakashi mantenere un'espressione impassibile fu ancora più difficile.
- Hai ragione! È una sfida di concentrazione! Il primo che perde avrà perso l'intera partita! - Esclamò, tirando fuori a sua volta una penna. Ce l'aveva fatta! Poteva pensare ai fatti suoi per chissà quanto tempo. Gli bastava concentrarsi quel tanto che bastava per terminare in stallo tutte le partite.


***


Erano sul tetto da parecchio, ormai, e l'intonaco era tappezzato da partite di tris finite in parità, quando Neji arrivò sul tetto con un salto.
- Maestro Gai... - Interruppe la frase a metà, incerto se essere esasperato o perplesso.
- Non ora, Neji. Come vedi sto facendo una sfida seria con Kakashi! -
Una vena iniziò a pulsare sulla fronte del chunin.
- Veramente mi sembra una partita di tris... -
- Un ninja che sottovaluta una missione semplice, sicuramente non riuscirà a portarla a termine. - Esordì Gai, e Kakashi fu grato della maschera che gli copriva il volto e il ghigno che era spuntato sulle sue labbra, Abbassò frettolosamente gli occhi si concentrò sulle parole del libro. Era quasi alla fine del capitolo...
- Kokoro aspettami! -
La voce proveniva chiaramente dalla strada, e Kakashi, mentre Gai studiava la sua prossima mossa, si affacciò oltre il cartellone, sbirciando giù e totalmente dimentico del libro.
Kokoro camminava – o meglio, zoppicava – velocemente lungo la strada, inseguita da un'affrettata Yugao.
- Ti ho detto che ti accompagno io in ospedale! Perché vuoi sempre fare tutto da sola? -
A Kakashi spuntò un amaro sorriso sotto la maschera. Kokoro era testarda, ma aveva il tipico atteggiamento di chi pensa di poter fare a meno degli altri, sperando di non essere ferito. Era un modo di fare che lui conosceva bene. Troppo bene.
Si guardò attorno; forse Yugao poteva aver bisogno del suo aiuto, ma Gai stava segnando con soddisfazione il suo cerchietto nello schemino.
- Kokoro! -
Si stavano allontanando! Doveva finire in fretta quella partita! Mentre con un orecchio prestava attenzione ai rumori frettolosi di passi che si allontanavano sulla strada sottostante, scribacchiò la sua croce un po' dove capitava.
- Ahahn! - Esclamò Gai, sollevandosi in piedi e tenendo in alto la penna. - Ho vinto io! Hai visto Neji? E' la forza della gioventù! -
Kakashi ignorò Gai, ma si limitò a bofonchiare qualcosa di inarticolato che assomigliava vagamente ad un “sì, sì, beh, già, a più tardi ciao.” e saltò giù dal tetto, piombando sul terrazzo del piano inferiore. La voce di Neji lo raggiunse appena in tempo, sollevata e distesa:
- Grazie Maestro Kakashi... -


***


Kokoro zoppicò fino all'ospedale, tallonata da Yugao. Quando ne uscì, dopo un'interminabile visita medica e le braccia piena di bende e unguenti, erano ancora insieme.
- Non volevo che sprecassi il tuo giorno libero. - Stava dicendo Kokoro. Yugao scosse la testa, prendendole dalle mani metà dei medicamenti.
- Sei sempre stata ottusa. -
Rimasero in silenzio per un breve tratto di strada, senza che nessuna delle due dicesse nulla. Quando raggiunsero il bivio che conduceva all'accademia, Yugao parlò di nuovo:
- Ti va di allungare un po'? Ho lasciato dei moduli a Iruka e vorrei ritirarli... -
Kokoro annuì distrattamente; allungare un po' la strada per lei era indifferente.
Quando raggiunsero l'Accademia, Kokoro attese Yugao dondolandosi su una delle altalene.
Era parecchio tempo che non aveva a disposizione una pausa dalle missioni così lunga, e non le piaceva avere così tanto tempo per pensare. Mentre calciava via un sasso continuando a dondolarsi, mugugnò: sapeva di avere un carattere impulsivo, e fermarsi a pensare a volte purtroppo voleva dire “pentirsi”.
Forse avrebbe dovuto contattare la sua squadra e ideare con loro un allenamento straordinario...
Percepì Yugao raggiungerla alle spalle, e si affrettò a raddrizzare la schiena. L'amica si lasciò scivolare seduta sotto l'albero:
- Allora, Kokoro, come va con i tuoi ragazzi? - Le chiese con cautela, sbirciandola di sottecchi.
- Non sono male, hanno fatto una buona missione di recupero. - Fece spallucce, sperando che Yugao lasciasse cadere l'argomento.
- Kakashi in teoria doveva venirti a prendere da solo. -
- Cosa? -
- Si è proposto con Tsunade e lei ha acconsentito. I tuoi ragazzi si sono aggiunti solo dopo, me lo ha confidato Shizune. -
Kokoro rimase in silenzio per qualche minuto, dondolandosi pigramente, lo sguardo rivolto ai suoi sandali.
- Kokoro? -
La voce di Yugao era dolce, ma vagamente inquisitoria.
- Sì? - Lei sollevò appena lo sguardo, sperando che il discorso precedente cadesse nel vuoto.
- Non sarebbe ora di lasciare da parte i tuoi rancori verso Kakashi? -
Kokoro non osò rispondere, ma si limitò ad abbassare di nuovo gli occhi. Yugao aveva perfettamente ragione: non aveva alcun senso tormentarsi e tormentarlo per una morte che era accaduta più di dieci anni prima. Una morte di cui lui portava il segno non meno di lei, a quanto pareva dai discorsi che faceva. Per lunghi anni aveva creduto che il geniale copianinja fosse solo frutto della sua boria e della sua smania di perfezione; conoscendolo meglio negli ultimi giorni, invece, si era era conto che era il dolore ad aver forgiato il modo di fare di Kakashi. Il dolore e il tremendo senso di responsabilità che sentiva, per cui sembrava che dovesse portare lui da solo il mondo intero sulle spalle. Yugao evidentemente interpretò il suo silenzio con una reticenza a parlare, così proseguì su tutt'altro discorso:
- Ti ricordi quando abbiamo conosciuto Hayate? - Le chiese all'improvviso. Kokoro la fissò, sgomenta: dalla morte del giovane non avevano più parlato di lui. Yugao aveva sfogato parte del suo dolore durante la battaglia, e lei aveva cercato di rispettare il suo silenzio. Entrambe avevano ora una tomba a cui portare fiori.
- Mi ricordo... Stavamo facendo l'esame di selezione dei chunin, giusto? -
- sì. All'epoca era un ragazzino arrogante, pronto a vantarsi di conoscere un sacco di tecniche. -
- E' vero, ma era bravo. - Commentò asciutta Kokoro, non sapendo bene dove Yugao volesse andare a parare. L'amica fece un cenno di assenso, rimanendo con lo sguardo fisso sull'erba per qualche istante prima di tornare a parlare:
- Poi è cambiato, sai? Sembrava svogliato, ma era attento... E' morto per difendere tutto il villaggio. Da solo. -
- E' stata una scelta coraggiosa... Si è sacrificato per qualcuno che amava. Per il villaggio. Per te. - Tentò Kokoro, conscia del fatto che quello non era decisamente il campo in cui era più brava. Era sempre stata Yugao a consolare lei, e non viceversa, durante gli anni della loro amicizia. Yugao abbassò il capo, raccogliendo le ginocchia al petto.
- A volte penso che la sua sia stata invece una scelta facile. E' facile buttarsi e fare l'eroe. Se finisce, bruci tutto in un'ultima fiamma. E' invece difficile stare dalla parte di chi resta. Rimanere con quello che resta di una vita in mano, con un pugno di cenere e basta. Prendere quello che ti rimane, raccogliere i cocci, e trovare il coraggio di andare avanti, giorno dopo giorno. Trovare la forza nelle cose che amavi, sapendo che all'improvviso il cielo non è blu allo stesso modo, il sole non ti scalda più, e tutto quello che per cui combatti quasi non ha senso. - Yugao sollevò la testa. Aveva il volto rigato da lacrime silenziose. Kokoro si alzò di scatto dall'altalena, provocando un brusco cigolio, e le cinse le spalle con le mani.
- Non serve a niente, ma io ci sono. Ci sarò sempre. Nulla di quello che amiamo va perso, Yugao... E' quello che mi diceva sempre mia nonna. -
Mentre tirava su con il naso, asciugandosi di già le poche lacrime che aveva versato, Yugao sorrise.
- Tua nonna è una donna saggia. -
- Già. -
- Ascolta Kokoro, tu sei dalla parte di chi resta, come me. Anche Kakashi lo è. Soffriamo tutti, ma voi due... Vi state facendo del male da soli. Dovresti dargli una possibilità; nessuno di voi riporterà indietro Obito, ma forse in due potreste essere qualcosa... Qualcosa di diverso da solo due persone che soffrono. -
Kokoro rimase immobile, stringendo le spalle dell'amica, mentre una lacrima scivolava sulla sua guancia, mimetizzandosi in una macchia scura sull'uniforme nera.


***

Kakashi, dietro un albero, rimase in silenzio per diversi minuti. Rimase immobile finchè entrambe le ragazze non si furono allontanate, poi si diresse lentamente verso casa.





@Elos: Praticamente scritto solo per te. Spero che non sia troppo deprimente.


Sproloqui dell'Autrice: pubblico questo capitolo con un filo di depressione, e non solo perchè i discorsi qui trattati sono a tutti gli effetti deprimenti. In realtà mi sono resa conto di quanto poco scorra, e questo ovviamente mi dispiace. All'epoca in cui la scrissi, sei mesi fa, mi sembrava una buona storia. Non perfetta, non bella. Buona. Temo di essermi sbagliata. Spero solo di riuscire a produrre cose migliori in futuro.
Ovviamente non la eliminerò, nè smetterò di pubblicarla! Manca poco alla fine e non oserei. Di certo però spero da ora in poi di pubblicare cose meglio scritte.
Per chi si fosse cimentato nel "giochino" di cui vi ho scritto nei capitoli precedenti, vi illumino: durante la stesura ho cercato di inserire tutte le descrizioni degli stati d'animo e le sensazioni di Kokoro legate al fuoco. Si possono notare qui e là riferimenti tipo "Gli occhi che fiammeggiavano" "la rabbia che le ardeva dentro" "come cenere". Sono piccoli riferimenti legati ovviamente al potere della famiglia Hoshino.

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Capitolo 12
*** Cinema ***


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consigli per la musica di sottofondo:
for you – the calling - testo tradotto



Capitolo 12 – Cinema




Kakashi era fermo immobile davanti al cinema, esattamente sotto la locandina del film. Mancava quasi mezz'ora all'inizio del film, ma rimanere a casa era per lui impensabile. Aveva lo sguardo fisso sui due biglietti che aveva in mano. Probabilmente sarebbe finito al cinema da solo. Si lasciò sfuggire un sospiro sotto la maschera nera. Forse avrebbe potuto invitare qualcuno... Ma chi? Per un attimo gli venne in mente il sorriso esaltato di Gai e rimosse con fastidio il pensiero. Non aveva bisogno di un impiccione chiacchierone mentre si godeva la trasposizione cinematografica del suo libro preferito. Eppure non riusciva molto bene a concentrarsi sugli eventi della trama, né ad immaginarsi gli inevitabili tagli e adattamenti che sarebbero stati fatti per il film. Continuava a fissare distrattamente i numeri stampigliati sui biglietti, ripensando all'ultima disastrosa conversazione con Kokoro, due giorni prima. Quando la folla attorno a lui prese a scemare, si guardò attorno. Quasi tutti erano entrati e non restavano che un paio di coppie in fila a comprare i biglietti. Mancavano pochi minuti all'inizio del film. Con un sospiro si diresse verso la sala di proiezione, quando una voce lo bloccò proprio davanti all'entrata.
- Kakashi! Non mi aspetti neanche! -
- Ko...Kokoro? - La ragazza gli si accostò in volata, ansimando leggermente. Fece una piccola smorfia rigida e lui intuì che volesse essere un sorriso. Sorrise di rimando anche lui. Aprì la bocca per chiederle cosa ci faceva lì, poi rese conto che era una mossa azzardata e si fermò, procurandosi uno sguardo leggermente incerto da parte di lei. Roteò lo sguardo un paio di volte in cerca di ispirazione, poi balbettò:
- Uhm, entriamo? O ci perderemo l'inizio! -
Una nuova smorfia sul volto di lei, leggermente meno rigida. Kakashi la scrutò di sottecchi. Era pur sempre un miglioramento, si disse. Respirò profondamente e la scortò verso le poltroncine.



***


Uscirono dal cinema vicini e Kakashi percepiva una strana euforia formicolargli negli arti. Era una sensazione differente rispetto a quando era agitato. Si sentiva leggero e incline a sorridere, senza un vero motivo. Kokoro aveva messo su una smorfia imbronciata molto naturale. Poteva sembrare la sua solita espressione, ma le labbra leggermente curvate all'insù lasciavano intendere un coinvolgimento e un'allegria insolita per lei.
- Quindi guardi questo genere di... Roba? - Gli chiese, facendo una smorfia eloquente. Lui sorrise sollevando lo sguardo verso l'alto.
- Guarda che è molto più profondo di quello che sembra sai? E i libri sono molto meglio del film! -
- Ah davvero? -
- Certo! Posso prestarteli, quando li avrai letti ti renderai conto che non potrai più farne a meno! - LE confermò quasi ridacchiando lui e lei lo scrutò sospettosa.
- Ma chi ti ha fatto leggere queste cose la prima volta? Voglio dire... E' un genere... Aehm... - Lui le venne incontro, facendo spallucce.
- Particolare? -
- si. -
Kakashi sospirò appena, aumentando leggermente il passo.
- Ho trovato il primo libro nella casa del mio Maestro, un giorno in cui lui non c'era. -
- Il Quarto Hokage leggeva quella roba? - Kokoro esibì un'espressione sbalordita, e l'uomo la osservò per un istante. Era così insolito vedere quel volto stupito che proseguì senza pensarci due volte.
- Molto peggio, quei libri sono scritti dal suo Maestro. - Lei si fermò di botto in mezzo alla strada, sbarrando gli occhi.
- Mi stai prendendo in giro! Stai parlando di Jiraya, uno dei tre ninja leggendari! -
- Puoi non crederci, ma è proprio così. Non tutti sono quello che sembrano... -
A quell'affermazione la giovane non rispose, ma riprese a muoversi al suo fianco. Camminarono per un po' prima di dirigersi a cena e l'allegria che aveva provato iniziò a svanire. Il silenzio sembrava sempre più pressante attorno a loro ed iniziò ad innervosirsi. La voce di Kokoro lo colse alla
sprovvista.
- Credo che tu abbia ragione. - Lui non riuscì a trovare di meglio che voltarsi appena verso di lei e biascicare un :
- Mh? -
- Le persone... Non sono quello che sembrano. Tu non sei quello che sembri. E anche le situazioni a volte non sono quello che sembrano - Passeggiarono un altro po' lungo le strade, prendendo vie sempre più secondarie e tranquille. Kokoro sembrava stranamente calma e tranquilla, ma quando proseguì a parlare, lo fece con un tono incerto e titubante. - Ad esempio ci sono molti motivi per toccare una persona. Per immettere nel suo sistema circolatorio del chakra e liberarla da un'illusione, ad esempio. - Lui la fissò stranito. Dove voleva andare a parare? Lei proseguì. - Oppure... Parlando in via del tutto ipotetica, si potrebbe toccare qualcuno per utilizzare degli insetti ninja per controllare il sistema del chakra dopo una missione in cui si riportano delle ferite... - Quasi gli cascò la mascella mentre la ascoltava. Colpito e affondato. Dunque Torune stava facendo questo, e non... In quell'istante ebbe la certezza di essersi comportato da imbecille due giorni prima.
Con la mano sinistra si grattò all'attaccatura dei capelli. Ora sarebbe stato un bel guaio rimediare al disastro che aveva combinato. Stava ancora riflettendo molto velocemente, quando un membro della squadra AMBU piombò davanti a loro.
- Kokoro! La squadra crittografica ha appena decifrato il messaggio trovato nell'ultima missione, e l'Hokage ci ha autorizzati a chiedere la tua opinione... - Il volto dietro la maschera si puntò per qualche istante su Kakashi, tornando poi su di lei. Lei annuì e fece un passo verso l'ANBU, poi, come se un pensiero l'avesse colta a metà movimento, guardò verso di lui.
- Ah... Kakashi. Ti dispiace se vado? - Gli chiese, guardando nervosamente prima lui e poi l'altro. Kakashi nel mentre scrutava quasi esclusivamente quest'ultimo, valutandone la corporatura fisica e i movimenti. Quando decise che non era Torune, si permise di rilassarsi e si strinse nelle spalle. La ragazza accennò un sorriso brevissimo e saltò dietro all'uomo, sparendo nella notte buia.


***



Quando raggiunse la sua stanza, diverse ore dopo, Kokoro si sentiva davvero stanca. Sua nonna probabilmente stava già dormendo, e lei raggiunse la sua stanza nel silenzio più assoluto. Si buttò sul letto senza troppe cerimonie, e il suo polso, anziché atterrare sul soffice cuscino, colpì uno spigolo rigido. Tastò piano l'oggetto e lo afferrò, osservandolo alla luce della luna. Era un libro dalla copertina sgargiante. Il titolo sul frontespizio recitava pomposamente “Il paradiso della pomiciata”. Le venne quasi da ridere. Alla fine Kakashi si doveva essere intrufolato in casa sua, o forse sua nonna era complice di tutta quella messa in scena. Sfogliò distrattamente le pagine, inspirandone l'odore, quando un piccolo foglietto colorato saltò fuori.


Ti devo ancora una cena. Vediamoci domani alla Festa delle Stelle, davanti al ponte di legno.

Kakashi



Kokoro sorrise e si spogliò in fretta, infilandosi sotto le lenzuola e prendendo a leggere i primi capitoli del libro che Kakashi le aveva lasciato. Un istante prima di scivolare definitivamente nel sonno con un lieve sorriso a fior di labbra, infilò il foglietto tra le pagine, come un segnalibro.




1.Chiamata in Giappone “Tanabata Matsuri” Le origini di questo evento risalgono a un'antica leggenda cinese sull'incontro di due stelle. I protagonisti della leggenda sono due amanti separati dalla Via Lattea, il pastore Altair Katsujiro e la giovane Vega Shokujo. Secondo questa leggenda, gli amanti si possono incontrare solo una volta all'anno, il 7 luglio. In questa data è tradizione scrivere un desiderio o una poesia in un pezzo di carta colorato e appenderlo a un albero di bambù. Inoltre, è il giorno in cui i ragazzi giapponesi regalano un anello all'amata. La notte dopo, i rami di bambù su cui si trovano i desideri e le poesie sono lanciati nel fiume. Inoltre, si canta una canzone tradizionale di Tanabata






@ Elos : Era dall'inizio della storia che avevo in mente questo "Teatrino" tra Gai e Kakashi, che messi insieme, sono due personaggi che adoro. La parte tra Kokoro e Yugao invece, arriva diretta dalla necessità di ampliare e dare un po' di respiro ai comprimari, rendendoli meno piatti. Come ben sai, io adoro Yugao e vorrei che si mettesse con Kakashi! Il pezzetto non può che essere triste, perchè dopotutto anche Yugao è in lutto, e se c'è una persona che può far entrare in testa qualcosa a quella cocciuta di Kokoro è lei, parlandole da pari a pari. Per fortuna sia Yugao che Ginko vedono quello che Kokoro non vede!


@ Kikka: ti ringrazio tantissimo dei complimenti! Mi hanno sollevato molto il morale e te ne sono davvero grata! Hai perfettamente ragione, Kakashi mi è diventato senza che me ne rendessi conto uno spione! Temo che con Kokoro non sapesse proprio come reagire. Il fatto è che per molte cose sono troppo simili e questo lo spiazza decisamente. In teoria, e ripeto "in teoria" lui doveva dichiararsi due capitoli fa, ma non c'è stato verso. Ho riscritto mille volte quelle pagine e alla fine ho rinunciato. Si vede che aveva bisogno di più tempo per realizzare! Kokoro è una gran testona perchè volevo che fosse una ninja forte e fragile al contempo ^^
Quanto a Neji e Gai, era troppo invitante l'idea di metterli appaiati. Povero Neji davvero! XD



Sproloqui dell'Autrice: Riguardo alla prima parte del capitolo, credo che troppo spesso ci si soffermi sul fatto che Kakashi è un gran figo, sottovalutando questo suo lato tendente all'idiozia. Lo stesso che gli fa venire in mente la tecnica del dolore millenario, o di fare a Sakura lo scherzetto dell'illusione di Sasuke ferito in mille modi. Senza contare i famigerati libri della saga della pomiciata. Dopotutto se Gai e Kakashi hanno fatto cinquanta sfide, come sostiene Gai (e come le immagini dei ricordi di Rock Lee ci mostrano) vuol dire che le deve pur aver accettate, anche se è stato Gai a proporle! Credo che questo renda Kakashi un uomo davvero "completo" e molto più umano di quanto non sarebbe se avesse solo il suo lato "figo". Sarebbe forse solo uno dei tanti belli e maledetti con il peso delle spalle sul mondo. Invece lui è speciale, visto che è ancora un po' idiota ^^

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Capitolo 13
*** Festa delle stelle ***


kk_capitolo13.html

consigli per la musica di sottofondo:
Whishing on a star – Beyoncè - testo tradotto




Capitolo 13 – Epilogo - Festa delle stelle




Kakashi camminava su e giù per il ponte, con le mani in tasca. A poche decine di metri, le bancarelle illuminate erano circondate da una folla vociante. Bambini, famiglie e coppiette si aggiravano tra i banchetti ridendo e scherzando. Si stava girando per l'ennesima volta, quando scorse qualcosa che decisamente non si sarebbe aspettato. Kokoro avanzava lentamente lungo il sentiero. Aveva i capelli sciolti sulla schiena, ed indossava uno Yukata colorato. Quando lo raggiunse lei lo guardò a lungo e lui all'improvviso aveva dimenticato quello che le voleva dire. La tensione si sciolse in un istante quando Kokoro parlò con la sua solita voce un po' secca:
- E' il secondo appuntamento in cui sei tu ad aspettare me... Non sarai per caso un ninja che sta usando la tecnica della trasformazione? - gli chiese, in tono vagamente sospettoso.
- Cos... No! - riuscì ad esclamare lui, mentre lei gli porgeva un pacchetto di carta. Attorno a loro le lucciole danzavano sul fiume ed erano l'unica illuminazione a parte le lanterne di carta sul sentiero.
Kakashi aprì il pacchetto, trovando il suo libro, sollevò lo sguardo un istante, e si trovò a fissare un sorriso incredibilmente spontaneo e un po' imbarazzato di Kokoro.
- L'ho finito oggi. Ammetto che non è così male come sembrava... - Lui le fece un cenno e si incamminarono lungo il sentiero, ma poco prima di raggiungere la zona illuminata e gremita di gente della piccola fiera, le dita bollenti di Kokoro gli sfiorarono un gomito e lui si immobilizzò.
- Senti, Kakashi... Volevo parlarti... -
- Ti ascolto, Kokoro. - Si sentiva rigido come un pezzo di legno, mentre lei gli camminava vicino, così vestita. Nonostante si fosse reso conto in quei giorni che lei per lui non era una semplice ninja come tutte le altre, averla accanto così normale, e all'apparenza fragile, lo mandava in confusione. Così la precedette nel parlare.
- A proposito di Torune... -
Lei gli parlò sopra, velocemente
- Non c'è nulla tra me e Torune... Mi sta persino antipatico e i suoi insetti mi fanno ribrezzo. -
- Ah... - Si fermò, quasi interdetto, e lei fece altrettanto. Si erano allontanati un po' dalla zona della festa camminando lungo l'argine del fiume, e ora i rumori giungevano loro attutiti dal fruscio del vento tra le canne di bambù. Si voltò a guardarla e le prese le mani caldissime tra le sue. Lei aveva lo sguardo lucido e le guance leggermente arrossate, e non si ricordava di averla mai vista così... Donna in tutti gli anni in cui l'aveva conosciuta. Delicatamente sfilò con la mano destra un piccolo oggetto dalla tasca, ed avvicinò il volto a quello di lei. Un attimo di imbarazzo, mentre le sfiorava le labbra con la maschera ancora indosso, poi con la mano destra che lui le aveva lasciato libera lei gliela arrotolava sul mento. La sua bocca era morbida e appena dischiusa, timida e attraente al tempo stesso. Si baciarono per diversi istanti, mentre con le dita agili lui armeggiava con il piccolo oggetto. Quando si ritrassero, Kokoro sollevò meravigliata la mano sinistra. All'anulare spiccava una piccola foglia arrotolata. Un grazioso anello verde.
- Forse è più comune usarne in metallo, ma ho pensato che una foglia rappresentasse meglio tutto quello che è importante per noi due. Tutto quello che era importante per tutti quelli che abbiamo amato. - Lei annuì e fece per parlare, ma le sfuggì solo un mugolio strozzato, mentre abbassava lo sguardo e nascondendo una luccicante lacrima che andò a macchiare la stoffa chiara del Kimono. Lui le sollevò il mento con le dita, baciandola ancora, mentre lei chiudeva gli occhi, non ancora pronta a guardare quel volto che per anni non aveva mai visto ne voluto vedere.
- Non piangere più, Kokoro. -





Fine



1. Lo Yukata è un Kimono estivo giapponese, caratterizzato dalle molte fantasie, ed è tipico indossarlo alle feste popolari.






@Kikka : Ecco qua l'ultimo capitolo! Spero che ti sia piaciuto e che il lieto fine abbia mitigato un po' le depressioni e i viaggi mentali che questi due poveri ninja hanno dovuto passare prima di riuscire a tovare un po' di pace! Grazie mille dei commenti e del sostegno ^_^



@Elos: Ed ecco giunta alla fine questa "avventura". E' durata più del previsto, ma d'altra parte, mentre scrivevo, mi sono resa conto che Kakashi è estremamente reticente a fare qualsiasi cosa, quindi... Grazie dei consigli, del supporto, del sostegno e dei commenti che non ti sei risparmiata, oltre ad avere sopportato me e le mie depressioni!


Sproloqui dell'Autrice: Finalmente questa storia giunge al termine. Ringrazio tutti quelli che l'hanno seguita, letta, anche solo aperta un paio di volte. Ringrazio "Morg" per aver sopportato sino alla fine le paranoie di Kokoro e Kakashi. Ringrazio Yu per avermi aiutata a venire a capo di quei due e per aver sempre fatto il tifo per il piccolo Team 13 a cui mi sono affezionata molto. Ringrazio Elos per il sostegno e l'apprezzamento (immeritato) che mi ha sempre concesso, e Kikka per la gentilezza e i commenti. Ringrazio Treasterischi per il suo voto e sostegno nel contest "Migliori fanfiction con personaggi Originali". Ringrazio anche le giudicesse del contest, che mi hanno dato lo spunto per creare dal nulla 5 ninja come Kokoro, Ginko, Wabi, Ichiro e Midori.
Un giorno poi riuscirò pure a mettere online la versione del contest, spero, o ancora meglio, pubblicherò un seguito tutto incentrato su i miei tre piccoli ninja!

Ci si legge in giro! Bye

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