CAPITOLO 2
Le rimboccò un po'
le coperte, sistemandole al meglio in modo che stesse calda e comoda. Prese una
salvietta dal comodino e le asciugò la fronte madida di sudore, quindi tornò a
sedersi sulla sedia accanto al letto, prendendo una mano sottile di lei tra le
sue, grandi e forti. Era così minuta la sua Ginny. Così debilitata. Così
magra... Eppure era ancora così bella.
Allungò una mano
verso la lampada sul comodino ed abbassò d'intensità la luce, in modo che non
infastidisse la giovane che riposava nel letto. Erano appena le sette di sera,
ma fuori era buio come fosse mezzanotte, forse per quell'insistente brutto tempo
che rispecchiava così tanto il suo umore.
Lo sguardo si
perse ad osservare i rivoli disegnati sul vetro della finestra dai goccioloni di
pioggia. Si chiedeva come mai il tempo peggiorasse di giorno in giorno, così
come la salute di Ginny. La sua piccola Ginny. Osservò i delicati lineamenti del
suo volto, ammorbiditi ulteriormente dalla luce ora fioca.
"Dio, perché
proprio lei?" si ritrovò a sussurrare. Ancora non era riuscito ad accettare
quella situazione. E la cosa peggiore era che sapeva perfettamente di non poter
fare nulla per lei. Lasciò la mano della ragazza e si alzò dalla sedia. Aveva
bisogno di uscire un po' dalla stanza. Erano giorni che era combattuto tra il
rimanere sempre con lei o il cercare di non andare a trovarla troppo spesso per
lasciarla riposare. Alla fine aveva trovato il giusto equilibrio, ed Hermione
gli aveva riferito qualche giorno prima che Ginny era stata molto contenta della
sua scelta. Era stata contenta di sapere che lui non era così ossessionato da
quella cosa da smettere di vivere la sua vita. Quello che Ginny non sapeva è che
se lui faceva ciò era perché ne era davvero troppo ossessionato, e non voleva
diventare ossessivo e morboso. Ma si stava seriamente trattenendo dal non
chiedere un permesso per rimanere con lei giorno e notte, sempre.
Il cigolio della
porta, comunque, lo ripescò dai suoi pensieri. Si voltò verso questa e notò con
disappunto Luna e Ron entrate con quell'essere di cui tanto detestava anche solo
pronunciare il nome, Draco Malfoy.
"Malfoy..." disse
in tono sprezzante, facendo un piccolo cenno col capo come per salutarlo. Ma
neanche troppo accentuato fu questo cenno. Non voleva essere troppo educato con
lui, se lo faceva era solo perché gli era stato chiesto da Hermione.
Era la seconda
volta che Malfoy andava a trovare Ginny, e lui ne aveva già piene le scatole di
questa situazione. Ma perché proprio lui? Perché non un altro? CHIUNQUE altro
sarebbe andato meglio al posto di Malfoy.
"Sarà meglio che vada..."
buttò lì il moro, e Malfoy non se ne dispiacque più di tanto. Harry recuperò la
sua giacca di jeans, quindi si avviò verso la porta. Passò accanto al biondo, i
due si guardarono chiaramente in cagnesco, quindi lo superò ed uscì dalla
stanza, seguito da Ron che esordì in un allarmato "Aspetta devo parlarti" ed
uscì anche lui, richiudendo la porta alle proprie spalle, lasciando a Luna il
compito di assicurarsi che Malfoy non facesse cose 'strane'.
La biondina si avvicinò
ad una finestra e prese ad osservare fuori. "Che tempaccio..." disse con il suo
solito tono di voce soave, quindi si voltò verso il biondo ed abbozzò un
sorriso. "Mi dispiace tu l'abbia trovata che dorme, ti annoierai, ma purtroppo
quando è sotto chemio dorme molto, finchè non finirà questo ciclo la troverai
spesso a... diciamo così, sonnecchiare..." spiegò avvicinandosi al letto e
prendendo una mano della sua migliore amica tra le sue. Era così fredda. Eppure
sudata.
Draco era rimasto
immobile ad ascoltare le parole di 'Lunatica' Lovegood, quindi si avvicinò al
letto. Non era da lui essere curioso, tuttavia non aveva nient'altro di meglio
da fare.
Scosse un po' il capo,
osservando la figura minuta distesa nel letto. Ma a chi voleva prendere in giro?
Se stesso, no di certo. Lui sapeva perfettamente che in realtà quella situazione
lo interessava, in un certo senso lo incuriosiva.
"Cos'ha precisamente?"
Luna alzò lo sguardo
elettrico su di lui, sbattendo un paio di volte le palpebre, pronta a buttar
fuori una delle sue verità... beh... vere. E molto imbarazzanti. "Ti interessa
la situazione di Gin. Perché?" chiese dimentica di rispondere alla domanda di
lui.
Lui sbuffò un po',
sedendosi sulla sedia accanto al letto. Era ancora calda, pensò che forse era
stato seduto Potter lì, così si alzò subito, battendosi un paio di volte una
mano sulla parte posteriore dei Jeans, come a voler scacciare via i germi che
Harry aveva lasciato sulla sedia.
"Non mi interessa. Non ho
nulla di meglio da fare, tutto qui, e dato che il contratto prevede visite
giornaliere di due ore, non posso sottrarmi a questa agonia, se non cercando di
far passare il tempo chiacchierando!" spiegò atono, eppure la sua voce tradì un
vago senso di irritazione.
"E ora perché ti sei
irritato?" chiese Luna, ancora buttandolo in una situazione imbarazzante.
"Ti avevo fatto prima io
una domanda. Cos'ha precisamente questa sporca babbanofila?"
Luna storse un po' il
naso. "Si chiama Ginny."
"CAZZO!" sbottò
schizzando in piedi, guardandola truce. Ginny sussultò al suo tono di voce così
alto e irritato e si guardò intorno confusa e spaesata.
"Che succede?" chiese col
battito molto accelerato.
Luna guardò prima Draco,
impassibile, poi Ginny, dolcemente.
"Niente. Solo che il
nostro caro Draco ha bevuto troppo caffè ed è un po' nervoso. Vado a fargli una
camomilla..." disse avviandosi verso l'uscio e lasciando soli i due,
canticchiando sognante mentre richiudeva la porta alle proprie spalle. era così
sbadata e svagata che si era dimenticata che Ron aveva categoricamente proibito
a Malfoy di rimanere solo con Ginny.
La rossa osservò la porta
un paio di secondi, quindi guardò il biondo. Cerco a fatica di alzarsi a sedere,
invano. Odiava quella situazione, ma gli chiese comunque aiuto, odiava rimanere
sdraiata quando era sveglia.
"Aiutami a tirarmi su..."
disse acida.
"Aiutami a tirarmi su,
PER FAVORE" disse lui prendendola un po' in giro.
"Perchè mi dici per
favore? Non posso mica aiutarti a tirarti su!" rispose lei con un sorrisino
furbetto.
Lui alzò un sopracciglio,
perplesso.
"Sei sempre così
simpatica Weasley?"
"E tu sei sempre così
gentile con i malati terminali, Malfoy?"
Lui la guardò algido.
"Adesso mi aiuti, PER
FAVORE?" chiese sbuffando.
Lui non aggiunse altro.
Si avvicinò un po' di più al letto, si curvò verso di lei e passò due mani sotto
le sue braccia, alzandola con molta facilità, quasi fosse una piuma. Fu sorpreso
di sentire solo pelle e ossa sotto le sue mani. Insomma non era mai stata
cicciottella, tuttavia ricordava perfettamente fosse molto formosa. Ora invece
tra le mani si ritrovava uno scheletro. Per di più notò per qualche oscuro
motivo che la sua taglia di reggiseno si era ridotta ad una seconda scarsa.
Finalmente la osservava da vicino e così, nonostante la penombra che regnava
nella stanza, potè rendersi conto fino in fondo di avere a che fare con una
moribonda. Gli occhi scavati, le guance bianche, gli occhi neri più sporgenti di
quel che ricordava e sicuramente meno allegri. La sistemò meglio seduta, ma non
si mosse dalla sua posizione.
"Hai intenzione di
rimanere così per molto?" chiese la ragazza, aggrottando la fronte, perplessa.
Lui allontanò quei
pensieri sulle condizioni della giovane, quindi si scostò da lei, tornando a
sedersi sulla sedia, dimentico dei germi di Harry Potter.
La osservò sistemarsi il
cuscino dietro la schiena, quindi fare un piccolo sbadiglio, nascosto goffamente
da una mano.
"Da quanto sei qui?"
chiese la ragazza, meccanicamente, per rompere il silenzio imbarazzante.
Lui lanciò un'occhiata
all'orologio da polso. "Saranno una decina di minuti..."
Lei si grattò una
guancia, abbassando lo sguardo sulle lenzuola di flanella. E neanche lui sapeva
cosa dire esattamente. Gli sembrava tutto così assurdo che dire qualcosa gli
sembrava una scelta banale. Non c'era molto da dire, quindi perché sforzarsi di
farlo?
Ma dopotutto non
riuscì a trattenersi e ripetè la stessa domanda che aveva fatto a quella
svampita della Lovegood. Ok, non erano propriamente affari suoi... anzi si, lo
erano! Dopotutto ci metteva i soldi, voleva almeno sapere per quale "buona
causa" lo stava facendo.
"Cos'hai?"
Lei fu presa alla
sprovvista. Alzò lo sguardo verso di lui. "Com... io ... non ho nulla!"
Lui sbuffò, già
spazientito. "No, no! Intendo... cos'hai... che malattia... perché sei
ricoverata?" ripetè cercando di contare fino a dieci per darsi una calmata.
"Ah..." lo sguardo nero
come il petrolio di lei saettò attraverso la stanza, verso la porta. Era chiusa,
non c'era nessun rumore che le facesse sperare nell'arrivo di qualcuno. Nulla.
Doveva rispondere. Dopotutto lui aveva il diritto di sapere. "Cancro..." disse
come fosse una cosa da nulla. "Mi hanno diagnosticato un cancro... alle ovaie...
" arrossì un po' "... e... e nulla... metastasi... un po' ovunque..." terminò la
frase in un soffio e con grande sforzo.
"E non possono fare nulla
di più di questa stupida cura babbana?" chiese osservando accigliato la boccetta
che pendeva in aria, appesa all'asta, e da cui si allungava un lungo tubo che
finiva in un ago conficcato nella vena della ragazza. Patetico. Non avrebbe mai
immaginato che al S. Mungo usassero ancora rimedi babbani.
"Purtroppo... non si può
intervenire con la magia... Non è naturale... le mie cellule sono impazzite in
seguito ad una fattura di un mangiamorte..." sottolineò la parola mangiamorte
con fare sprezzante, quindi lo guardò risentita. Anche lui era un mangiamorte. E
anche se indirettamente, anche lui era colpevole della situazione. Ma pensare
così non la fece stare meglio.
"Credevo che voi Auror
foste addestrati contro questo genere di cose..." disse lui aspro. Al diavolo le
buone maniere. Quella tipa lo stava dando sui nervi.
"Beh ma se uno schifoso
mangiamorte come quel tuo compare mi ha presa alle spalle io cosa posso farci?
Ero circondata ed arrivò lui bello allegro a tirarmi una maledizione... non
potevo ritirarmi o spostarmi, sarei finita proprio addosso agli altri tuoi
compari."
"NON CHIAMARLI... " si
rese subito conto di aver alzato troppo la voce, cosa che non era nei termini
del contratto. Contò di nuovo fino a dieci e cercò di calmarsi. "Non chiamarli
'i miei COMPARI'" sibilò a denti stretti.
Lei fece spallucce. "come
vuoi. La situazione non cambia comunque."
Lui si alzò ancora una
volta dalla sedia e camminò un po' per la stanza. Un sonoro TOC-TOC mise termine
a quella situazione assai imbarazzante, per non dire assolutamente irritante.
Entrambi si voltarono verso la porta, Ginny notò con piacere Lupin e Tonks,
quest'ultima aveva un piccolo fagotto azzurro tra le braccia: era la copertina
in cui era raggomitolato Sirius, il loro primogenito, un neonato dolcissimo, ma
tutto pepe, proprio come il suo defunto omonimo.
"Ginny!" disse Tonks
contenta, rifilando il piccolo tra le braccia del marito e catapultandosi verso
il letto, dove abbracciò la ragazza, tutto questo sotto lo sguardo di un
contrariato Malfoy. Era odioso che qualcuno arrivasse a trovare la rossa proprio
quando c'era lui. Non gli faceva piacere essere visto da lei, anche se ormai,
tramite i quotidiani, la notizia della sua pena decretata da Wizengamot aveva
fatto il giro dell'intro globo terrestre. Sentì la donna con quei terribili
capelli rosa parlare animatamente con la piccola dei Weasley, che invero si era
illuminata nel vedere entrare il suo ex professore e sua moglie. Spostò lo
sguardo su Lupin, e si rese contro, ancora contrariato, che quest'ultimo lo
stava osservando.
"Malfoy!" disse Remus con
un sorriso cordiale avvicinandosi al biondo, il fagottino tra le braccia
continuava a dormire beato.
"Lupin..." solito cenno
del capo.
"Visita di routine?"
chiese il capo del Wizengamot, soddisfatto.
Draco invece si sentiva
come uno che voleva assolutamente scappare da un luogo che non gli andava
particolarmente a genio. "Eh già..." disse solo, mantenendo lo sguardo sotto
quello dell'altro, senza far trasparire alcuna emozione.
"Quando hai cominciato?
Spero ieri come era stato da me predisposto..." disse alzando un po' la voce per
farsi sentire dal biondo al di sopra degli schiamazzi delle due, che ora
ridevano. Tonks aveva la rara abilità di mettere di buon'umore Ginny, che ormai
rideva con pochi.
"Si... ieri..." l'ex
mangiamorte non aggiunse altro, continuando a sostenere lo sguardo, senza
titubanze.
Remus lo osservò ancora
un attimo, il solito sorriso amabile dipinto in volto. Poi si allontanò da lui
e, dandogli le spalle, si avvicinò al letto. Salutò la "dolce Ginny", come la
chiamava lui, come un caloroso abbraccio, quindi le posò il piccolo Sirius tra
le braccia, che si svegliò, osservò la ragazza qualche secondo poi rise. Era un
bimbo allegro e gli piaceva molto giocare con Ginny. "Vogliate scusarci un
attimo..." esordì ad un certo punto Remus e, ricevuta risposta dalle due
('Prego') trascinò Malfoy fuori dalla stanza.
Ora i due camminavano
fianco a fianco, in corridoio. Draco fu il primo a prendere parola.
"Non ho voglia di
ramanzine a quest'ora..." sbuffò frugando in una tasca, da cui estrasse una
sigaretta e l'accendino. Si ficcò la paglia in bocca e cercò di accenderla, ma
Remus gliela tirò subito via. "Non si fuma qui..." disse sempre sorridendo,
gettando la sigaretta in un cestino poco lontano. Quindi si rivolse al biondo.
"C'è stato un piccolo
cambiamento nelle disposizioni."
Malfoy lo guardò non
troppo interessato. Tanto ormai cambiavano quando cavolo pareva a loro, quindi
non vedeva come una sua qualsiasi reazione avrebbe potuto cambiare le cose.
Non ricevendo risposta
dal ragazzo, Remus continuò a parlare.
"Alla fine della terapia,
Ginevra verrà dimessa dall'ospedale, sarebbe inutile tenerla ancora qui fino
alla terapia del prossimo mese.
Draco non sembrava ancora
molto interessato.
"Verrà a stare a Malfoy
Manor"
Il ragazzo si bloccò e ci
mise qualche secondo prima di incamerare le informazioni nel cervello.
"CHE COSA?" disse infine,
osservando il suo ex insegnante di DCAO come fosse un alieno.
NO! Questo no! Non
avrebbe mai permesso a quella stupida moribonda babbanofila di mettere piede in
casa sua.
Però poi osservò
l'espressione irritata di Lupin, che col solo sguardo gli fece intuire la
minaccia di mandarlo ad Azkaban.
"Ok... ok..." si arrese
ancor prima di cominciare a sbraitare. Non sarebbe servito a nulla, se non a
peggiorare la situazione.
Quando uscirono fuori un
balcone, si passò agitato una mano tra i capelli, quindi prese una nuova
sigaretta e tentò di accenderla.
"Ovviamente alcuni Auror
verranno con lei per assicurarsi che tutto proceda bene" aggiunse Remus, pacato.
L'accendino scivolò dalle
mani di Draco Malfoy, rimbalzando sul pavimento e scivolando giù dal balcone,
infrangendosi al suolo, tre piani più sotto.
...continua...
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