Il club dell' amore?

di Aurora Barone
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 un club per Reika ***
Capitolo 2: *** 2 PRESENTAZIONE CLUB ***
Capitolo 3: *** A CASA DI HIDEKI ( PARTE 1) ***
Capitolo 4: *** A CASA DI HIDEKI ( PARTE 2) ***
Capitolo 5: *** la vendetta di Hideki ***
Capitolo 6: *** la spiaggia dei ricordi ***
Capitolo 7: *** il portachiavi ***
Capitolo 8: *** Natsuko in guerra con la matematica ***
Capitolo 9: *** Reika a casa di Hideki?! ***
Capitolo 10: *** La giornata peggiore di Hideki... la giornata migliore per Natsuko! ***
Capitolo 11: *** karaoke ed incomprensioni! ***
Capitolo 12: *** amanti? ***
Capitolo 13: *** confessioni... ***
Capitolo 14: *** un ragazzo per Reika ***
Capitolo 15: *** ...Gelosia, incertezza e incomprensioni ***
Capitolo 16: *** Come Romeo e Giulietta?! ***
Capitolo 17: *** una serata in discoteca?! ***
Capitolo 18: *** una sfida a kendo! ***
Capitolo 19: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** 1 un club per Reika ***


1 UN CLUB PER REIKA

NATSUKO:

 

Era ricominciata da poco la scuola ed ero di nuovo in classe con le mie due più care amiche:

Haruna e Reika, ci conosciamo dalle medie, il nostro legame è veramente forte.

Con Reika ho un rapporto piuttosto insolito, il nostro modo di fare è piuttosto divergente dal mio e da quello di Haruna, perché Reika è una ragazza viziata, snob, sicura di sé e che pensa sempre e solo a divertirsi, infatti frequenta sempre diversi ragazzi, si può quasi dire che sia uscita con tutto l' istituto “Selou”.

Ogni anno decide di fondare un club, perché si annoia e così decide di impegnarsi con tutta se stessa, ma nonostante i suoi sforzi, i suoi club si rivelano sempre un fallimento totale.

Una volta ha trascinato me ed Haruna a fare un club di teatro, inutile dire che non siamo riusciti a combinare un bel niente, nessun iscritto e nessuno spettacolo, così il consiglio studentesco a fatto a pezzi il nostro club e gli altri a seguire: quello di musica leggera, ma poi che razza di idea è quella di creare un club di musica leggera, se non siamo neppure in grado di suonare uno strumento musicale? E poi c'è stato quello di “comprensione della musica”, un club che doveva servire a comprendere la musica, ma non facevamo altro che ascoltare della semplice musica come facciamo a casa, ah ora che mi ricordo un iscritto ce lo avevamo quel ragazzo della sezione F, un vero fannullone, si iscrive ai nostri club per non fare niente e leggersi in tutta tranquillità i suoi manga, perché il regolamento costringe ogni studente ad iscriversi ad almeno un club.

Anche quest' anno, ero certa che avrebbe tirato fuori un altro dei suoi progetti, così non appena la vidi con quell' espressione concentrata su di me e Haruna pronta a comunicarci la sua idea, le dissi rassegnata “Spara Reika!” tanto nonostante la pregassi di piantarla con quelle sue idee, era tutto inutile, riusciva sempre a coinvolgerci in un modo o nell' altro in quelle sue follie.

“Voglio creare un club....” disse lei con entusiasmo.

Io e Haruna rimanevamo con il fiato sospeso, chissà quale altra idea aveva la nostra cara amica, non che la odiassimo anzi le volevamo veramente bene, nonostante il suo carattere e tralasciando le sue idee strampalate, ma per colpa sua eravamo le zimbelle dell' istituto, per via di quei club che ideava ogni volta e che venivano subito aboliti, però sapevamo anche che con Reika bisognava essere molto comprensive, lei non era come me e Haruna, non aveva una famiglia che si prendesse cura di lei, anzi spesso i suoi genitori erano sempre fuori per affari di lavoro e se la passavano anche molto bene economicamente, ma i soldi si sa non fanno la felicità e Reika ne era un esempio lampante, era la classica riccona insoddisfatta, che si annoiava e cercava un modo per divertirsi e il suo maggior divertimento era quello di fondare un club.

E dire che con tutti i soldi che aveva avrebbe potuto frequentare tanti corsi, fare tante altre cose e non ricorrere ai club scolastici per passare il suo tempo, ma non amava le cose troppo impegnative, inoltre una volta mi confessò che le piaceva creare club perché le piaceva l' idea di fare qualcosa insieme a me e ad Haruna.

In fondo, era proprio una brava ragazza e una cara amica, ma di questo passo, le cose si sarebbero davvero messe male, il consiglio studentesco si sarebbe infuriato non appena Reika avrebbe presentato il suo settimo club,anche perché lei non demordeva anche quando glie lo abolivano, lei ne ideava un' altro e poi un altro ancora fino a che la presidente del consiglio studentesco non si arrabbiasse sul serio.

“Sentiamo cosa hai in mente?” le chiesi con scarso entusiasmo.

“Un club tuttofare!”rispose tutta eccitata.

“E che diamine sarebbe?” chiese Haruna stupita quanto me.

“Avete presente Gintama, sapete guardandolo ho preso ispirazione, loro hanno l' agenzia tuttofare e noi invece potremmo fare il club tuttofare!”

Ah, un altro difetto di Reika è che un' otaku fissata, prende sempre ispirazione da qualche anime per i suoi fantomatici club, per quello di musica leggera si è ispirata a “K-on”, ah poi ne ha fatto uno sui fenomeni paranormali prendendo ispirazione da “Suzumiya Haruhi” e quello di teatro da un altro anime ancora di cui non mi ricordo il nome.

“Reika se vuoi fare un club facciamolo pure, ma per favore, facciamo un club serio e che non faccia la fine degli altri club!” le dissi decisa.

“E questo è un club serio” rispose lei completamente soddisfatta della sua idea.

“Anche gli altri anni hai detto così e poi è finita male...” affermò Haruna ricordando eventi che avrebbe tanto voluto dimenticare:quella volta che le ragazze del consiglio studentesco ci risero dietro, come fanno tuttora, dato che non siamo mai state in grado di mandare avanti un club senza che ce lo abolissero per mancanza di iscritti e perché non avevamo raggiunto gli obbiettivi predisposti dal club.

Ma ormai Reika, non mi stava neppure a sentire, era così piena di aspettative per questo nuovo club, come tutti gli altri anni, le sue aspettative e ambizioni volavano lontano, ma spesso senza trovare un riscontro con la realtà.

A me e ad Haruna bastò un solo sguardo per poterci comprendere, ci dicevamo mentalmente che sarebbe stato il solito buco nell' acqua e che saremo entrate nella storia dell' istituto come le ragazze che hanno disperatamente cercato di fare un club decente e non ci sono mai riuscite, ricevendo un centinaio di abolizioni.

“Vado a parlare con la presidente del consiglio studentesco” disse entusiasta con lo sguardo trasognante.

“Ma secondo te c'è un modo per fermarla?” chiese Haruna.

“Se ci fosse avrei già tentato!”

“Dopo tutti i club che le hanno abolito, non credo che le daranno più il permesso di fare un club”

“Allora speriamo che non glie lo permettano, anche se hai visto com'era contenta...”

“Ma Reika è sempre così, all' inizio è piena di speranze e aspettative e poi non muove un dito, si stanca subito e finisce per non fare niente per il club”

Haruna aveva proprio ragione, all' inizio era tutta contenta e piena di voglia di fare, poi però incominciava ad annoiarsi e a stufarsi con facilità, poi però non appena le abolivano il club, con lo stesso entusiasmo ne faceva sorgere un altro, ma poi si faceva abolire anche quell' altro e tutti gli altri a seguire.

Inutile le speranze mie e di Haruna erano state ridotte in brandelli, da una Reika che tornava in classe più soddisfatta che mai dicendo “ Hanno accettato, il mio club!”

“Sul serio?” chiedevamo io e Haruna con un espressione sconvolta sul volto.

“Si, non scherzo, mi hanno dato la loro approvazione facendomi promettere che non si riveli come quelli degli anni scorsi”

“Non le hai pagate per ricevere l' approvazione?” chiese Haruna.

“Ma no che non le ho pagate, anche loro pensano sia una bella idea se mandata avanti per bene...”

Il professore tornò in classe, così ripresero le lezioni, mentre Reika assumeva quell' espressione beata e persa nei suoi pensieri, ma tanto sapevo che non sarebbe durata per molto, anche questa volta sarebbe stato un vero fallimento.

“ Kanamichi verresti a fare quest' esercizio alla lavagna?” chiese il professore osservandomi con quel sorriso subdolo impresso sul volto.

Avrei tanto voluto dire: “No, che non ci vengo alla lavagna, non so fare quel dannato coso”, ma non potevo sottrarmi al mio dovere e poi quel professore mi terrorizzava, aveva quell' espressione subdola e severa, mi veniva il freddo soltanto guardandolo.

Mi alzai incerta andando verso la lavagna con estrema lentezza, stavo cercando di temporeggiare, chissà magari sarebbe entrato il preside o qualche professore ad interromperci sul più bello e mi avrebbe salvato, ma purtroppo da quella porta non entrò nessuno.

“Allora Kanamichi vuoi sbrigarti non farci stare così in ansia!” affermò il professore divertito.

Quel maledetto, sapeva perfettamente che ero in difficoltà e ne traeva godimento, ma che cosa potevo fare se non svolgere l' esercizio a caso, oppure ammettere quell' amara verità non ho idea di come si svolga quest' esercizio di matematica.

Osservavo i miei compagni speranzosa, volevo che qualcuno mi suggerisse, ma in classe c'era un silenzio tombale, nessuno nelle lezioni del professore Takazuma si azzardava a spiccicare parola e sopratutto a suggerire, solo Reika, la più coraggiosa parlò sottovoce, ma non riuscivo a sentire bene il suggerimento, per quanto sforzassi le mie orecchie era tutto inutile, non sentivo.

Mi voltai verso la lavagna prendendo il gesso e osservai l' esercizio fingendo di perdermi in congetture e in calcoli, ma dopo un po' mi rassegnai e smisi di fingere, la cosa migliore era dire la verità, ma la sola idea di dover dire che non lo sapevo svolgere mi metteva in agitazione di sicuro il professore Takazuma non l' avrebbe presa bene.

“Professore Takazuma io...” affermai con un groppo in gola.

“Si, mi dica signorina Kanamichi” lo guardavo, aveva un espressione terribilmente seria.

Non ce la potevo fare, non avrei mai potuto sostenere quello sguardo, infatti abbassai il mio per non incrociare il suo, cercando di dire quelle fatidiche parole “non lo so fare”,ma avevo la bocca letteralmente sigillata.

“Signorina Kanamichi su avanti, se ha qualcosa da chiedermi dica pure, posso darle qualche aiutino per svolgere l' esercizio”

“Altro che aiutino, qui ci vorrebbe un miracolo” pensai scoraggiata.

“Allora signorina Kanamichi!” questa volta il professore sembrava aver perso la pazienza e adesso?

Si avvicinava pericolosamente a me, con quella sua espressione agitata e mi trattava proprio come se fossi una stupida, il mio cuore tremava di paura pensando “Adesso mi ammazza!”

Così mi spostai dalla lavagna allontanandomi istintivamente da lui, la sua espressione era interrogativa “Signorina Kanamichi dove scappa? Mi dia il gesso!”

“Si” affermai avvicinandomi per porgergli il gesso ancora terrorizzata.

“Bene, rimanga qui ad osservare con attenzione quello che faccio e anche voi seguitemi, nei vari passaggi...” disse scandendo le parole.

Cercavo di seguire l' esercizio svolto dal sensei Takazuma, ma era tutto inutile, io e la matematica, non saremmo mai andate d'accordo, non ci avevo davvero capito un H come al solito.

“Bene signorina Kanamichi può andare apposto, ma dopo la scuola vorrei parlarle in privato all' incirca le sue lacune sulla materia...”

Ah, perfetto dopo tutta l' agitazione che mi ha fatto prendere, ci manca pure la sfuriata dopo la scuola, fantastico, tanto per cambiare e così mi può anche menare in privato lontano da sguardi indiscreti.

Terminate le lezioni, tutti uscirono dalla classe rimanevo io in classe con Reika e Haruna, ma il professore le invitò ad uscire, così era pronta a svignarmela pure io, ma il professore mi guardò dritto in faccia con espressione truce “Lei no, signorina Kanamichi!”

Rimasi in classe osservando le mie due care amiche che mi lasciavano nelle mani di quel losco individuo, avevo davvero tanta paura, ah ma no che andavo pensando, non mi avrebbe mai picchiato o fatto qualcosa di strano, perché altrimenti sarebbe scattata la denuncia.

“Lei va bene in tutte le materie, solo nella mia ha delle gravi insufficienze, come la mettiamo?” chiese torvo.

“Mi dispiace professore Takazuma, ma io davvero non capisco la matematica” affermai in agitazione.

“Allora le converrà farsi aiutare da qualcuno se non vuole fare l' esame di riparazione anche quest' anno”

“Non c'è nessuno che mi possa aiutare!”

“Può farsi aiutare dalle sue amiche!” affermò lui pronto a tagliare corto.

Così si concluse la chiacchierata con il professore ed io che pensavo che sarebbe successo qualcosa di preoccupante, ma lavoravo troppo di fantasia, in fondo Takazuma era soltanto un professore severo, nulla di più, ormai uscita dalla classe mi stavo dirigendo verso casa quando un ragazzo mi venne incontro salutandomi.

Aveva i capelli color corvino, gli occhi marroni e un espressione bonaria stampata sul viso, quell' individuo lo avevo già visto.

“Tu sei Ryueki Kuroshi, della sezione F?” chiesi pensierosa.

“Si, sono proprio io...e tu vediamo se mi ricordo...Kana qualcosa...e di nome qualcosa con Na giusto? Forse aspetta, Nana Kanochoniome”

Avrei tanto voluto dargli qualche rispostaccia, possibile che non si ricordava e dire che aveva frequentato sempre i club di Reika, quest' idiota, come poteva non ricordarsi il mio nome? E dire che una volta mi era pure sembrato simpatico, eravamo rimasti da soli al club e aveva finito il suo volume di Naruto, così non sapendo che fare per passare il tempo dato che Haruna e Reika quel giorno non sarebbero venute, parlammo del più e del meno, ma per lo più di sciocchezze perché con uno come lui non si poteva di certo parlare di libri e di cose interessanti, ma alla fine lo trovai stranamente piacevole.

“Non mi chiamo Nana Kanochoniome, ma Kanamichi Natsuko” gli risposi lievemente infastidita.

“Scusa devo essermi un po' confuso” disse ridendo per nascondere l' imbarazzo.

Poi d' improvviso disse “Hanamei mi ha detto che ha aperto un nuovo club e credo proprio che parteciperò...”

“Tanto finirà come tutte le idee di Reika, non durerà per molto, quindi è inutile che cerchi di scapparti i club seri da frequentare, perchè sarai costretto a frequentarli come tutti gli altri anni”

“Io non perdo mai la speranza riguardo il dolce far niente...”rispose ridendo.

Com'era fastidioso, cosa aveva tanto da ridere, quell' espressione da ebete non la tolleravo,mi faceva davvero salire i nervi e poi era uno scansafatiche peggiore di Reika, tutte le volte che partecipò ai nostri club, non aveva fatto altro che dormire oppure leggeva qualche manga e persino la fondatrice si faceva la manicure, mentre io ed Haruna eravamo le sole a darci tanta pena per il futuro del club.

“Natsuko...no cioè volevo dire Kanamichi...ci vediamo allora al club” disse lievemente imbarazzato per avermi chiamato erroneamente per nome, dato che i nostri margini di confidenza erano fin troppo scarsi per poterselo permettere.

Reika ed Haruna comparvero all' improvviso “Ei, Natsuko prendiamo l' autobus insieme?”

“Si le risposi raggiungendole e salutando Kuroshi.

L' autobus era gremito di gente come al solito, Reika sbuffava, stava scomoda perché eravamo rimaste in piedi, dato che i posti a sedere erano tutti pieni,mi chiedevo perché una come lei prendesse l' autobus come una liceale comune, avrebbe potuto permettersi un taxi o addirittura un'autista privato e invece preferiva prendere quello scomodo mezzo pubblico con due comunissime liceali come noi.

“Le persone ricche sono un bel mistero” pensai.

Reika si voltò verso di me “Ti piace Kuroshi Ryueki?”

“Ma che baggianate dici!” risposi irrigidendomi e imbarazzata.

“Ma se non ti piace perché te la prendi tanto?”chiese lei.

“Lei è sempre fatta così, quando le fai domande di quel tipo si imbarazza e si irrigidisce!”

“Ma senti chi parla, tu Haruna non sei come me?”

“Si, più o meno” rispose incerta lei.

“Allora chi è il fortunato?” chiese Reika per passare il tempo.

“Nessuno!” affermai decisa.

“Dai andiamo ci sarà pur qualcuno che ti piace!” insistette lei.

Sapevo che se Reika voleva sapere una cosa e non le davi la risposta adeguata, lei avrebbe continuato a torturami all' infinito, ormai la conoscevo bene quindi mi arresi rispondendo “Setzunaki Hideki”

“No, ti piace davvero quel tipo?” chiese divertita Reika.

“Piace a quasi tutte le ragazze della scuola non c'è poi da stupirsi” rispose Haruna.

“Anche ad Haruna piace?” le chiesi ridendo perché la sua espressione sembrava dirla molto lunga.

“Non è male...” azzardò lei.

Ma sapevo perfettamente che un non è male da parte di Haruna significava tutt'altro, significava che le piaceva da morire, ma che non volesse darlo a vedere.

“A me quel tipo non piace per nulla, si dà troppo arie per i miei gusti...e poi tratta le ragazze come se fossero degli oggetti le usa e poi le getta...”disse Reika sdegnandolo.

“Si, ma devi ammettere che togliendo il suo modo di fare è davvero bellissimo” affermai ricordando il suo viso con venerazione.

“Che fate questo pomeriggio?” chiese Reika.

“Devo uscire con mia madre, poi mi metterò a studiare” rispose Haruna.

“Io studierò e poi mi immergerò nella lettura dei miserabili” affermai non vedendo l' ora di cimentarmi nella lettura.

“Sei sempre la solita, così non potrai mai conquistare il cuore di setzunaki se ti leggi questo tipo di libri, quello legge solo hentai”

“Ah. Non è vero!” affermai difendendolo.

“Ti giuro, l' ho incrociato una volta per strada con un hentai fra le mani, non sto scherzando...” affermò Reika rammentando la scena.

Haruna assunse un espressione piuttosto divertita, mentre io non volevo affatto crederle, mentre raccontava da cima a fondo l' accaduto, disse che non appena si era accorto di essere stato scoperto da Reika fece finta di niente come se non avesse nulla da nascondere, anzi la salutò normalmente e quasi quasi Reika aveva pensato che volesse persino proporgli di leggere insieme il suo manga hentai.

Improvvisamente scoppiammo a ridere, era mai possibile che un tipo come lui, leggesse quel tipo di cose? E dire che avevo sempre pensato che le leggessero gli sfigati che non hanno la possibilità di farsi le ragazze vere e invece il più grande playboy della scuola leggeva cose di quel genere.

Nonostante tutto non mi importava, riguardo Setzunaki avevo sentito dicerie peggiori,:che tradiva le ragazze e che le trattava veramente male, ma per quanto ne dicessero ne ero veramente cotta e non riuscivo a fare a meno di pensare a lui.

Così anche quel giorno, tornata a casa dopo aver salutato Reika e Haruna, pranzai insieme ai miei genitori, non sembravano di buon umore quel giorno, ma non ci prestai tanta attenzione, ero presa da altri pensieri, perché sapevo che avrei dovuto mettermi sotto e studiare seriamente, ma mi ero dimenticata che la matematica non la sapevo fare tutta da sola, così impazzii dietro ogni tipo di esercizio, sperando che la concentrazione avrebbe risolto tutto, ma per quanto mi concentrassi era tutto inutile, perché non sapevo neppure dove cominciare, quali erano i passaggi, nonostante il professore Takazuma li avesse spiegati, io non me li ricordavo e neanche li avevo compresi.

Così gettai la stoffa e mi gettai tra le braccia de “ i miserabili” di Victor Hugo, pronta a lasciarmi trasportare in una Francia ottocentesca, ma come non detto per quanto mi fosse piaciuto il film e la serie tv francese, quel libro risultò pesante persino per me, le prime pagine del romanzo parlavano di un certo vescovo e la tirava piuttosto per le lunghe.

 

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Capitolo 2
*** 2 PRESENTAZIONE CLUB ***


2 PRESENTAZIONE DEL CLUB


NATSUKO:

Mi svegliai tardissimo, così feci colazione in tutta fretta , sembrava che stessi facendo una maratona. Durante la corsa notai qualcun' altro correre alla mia stessa velocità, era quel tipo della sezione F.
Com'era veloce! Mentre io mi affannavo tantissimo lui sembrava rilassato e con un sorriso stampato sulla faccia. Ancora quel sorriso! Mi chiedevo: ” Cosa avesse tanto da sorridere?” Era un tipo davvero fastidioso.
“Anche tu in ritardo?” chiese con il fiatone.
Annuii con il capo non avendo la forza di parlare. Ero troppo stanca, non ce la facevo più. Di botto mi fermai, lui fece lo stesso.
“Vedi che così non ce la faremo mai ad arrivare presto a scuola!”
“Prosegui da solo, io sono troppo stanca!” dissi stremata con le gambe doloranti.
Lui sembrava deciso a non voler proseguire senza di me. Allora pensai che era un bravo ragazzo,davvero molto dolce, forse pensandoci su non era tanto male. Senza preavviso il mio cuore incominciò a battere più forte del solito. Ero rossa dall' imbarazzo e avevo paura che si accorgesse del mio rossore.
Stava per dire qualcosa, forse mi avrebbe detto qualcosa di dolce e romantico del tipo: “Natsuko io senza di te non vado da nessuna parte, perché io ti amo...”Oh ma che andavo pensando era troppo presto per quello. Forse si sarebbe limitato a portarmi in braccio, no anche quello era un gesto troppo avventato. Oppure sarebbe rimasto ad aspettarmi finchè non mi fossi ripresa dalla stanchezza. Si quella era la cosa più prevedibile, sarebbe di sicuro andata così, “Aspetterò fino a che tu non ti sia ripresa”si, sicuramente stava per dire questo.
“Allora io vado, ciao!” disse facendo un cenno con la mano e correndo via come il vento.
“Non ci posso credere!” pensai rimanendo immobile a fissarlo esterrefatta e delusa. Io povera illusa, avevo pensato che mi avesse aspettato o che addirittura volesse dichiararsi. Ah ma che cosa ci si poteva aspettare da un otaku! Quelli come lui non sanno trattare con le ragazze reali, gli interessano solo quelle disegnate nei manga, che razza di depravati che sono questi qui!
Ma anche il mio adorato Hideki leggeva quella robaccia, si però lui non era chiaramente un fissato e poi sapeva di certo trattare con le ragazze reali.

Lui è sempre gentile con tutte le ragazze, un vero tesoro ed è un vero playboy. Ah ma chi se ne importa, lui mi piace davvero tanto pensai incurante di tutto con gli occhi trasognanti.
Alla fine arrivai a scuola in ritardo e per punizione dovetti pulire i pavimenti del corridoio. Il professore Takazuma era davvero molto arrabbiato, ma in compenso ero scampata agli esercizi che non avevo fatto.
Dopo la sua ora c'era inglese e la professoressa mi fece rientrare in classe, tutto si svolgeva come al solito: i miei compagni fingevano di seguire le lezioni, poi c'era il più secchione Rukawa Takeru che seguiva per davvero le lezioni insieme ad Haruna.
In effetti quei due potevano formare una bella coppietta di secchioni, avrei dovuto darmi da fare per farli mettere insieme, diventando la nuova “Emma” del secolo. ( Natsuko cita il libro “Emma” di Jane Austen dove la protagonista organizza matrimoni)
Però pensandoci su, il ruolo di ragazza frivola che si mette ad organizzare fidanzamenti per far passare il tempo s' addice più a Reika che a me. Chissà se lei non ci abbia già pensato ad una cosa di questo tipo.
Passate quelle ore noiose in cui presi qualche appunto per fingere di aver seguito, arrivò la tanto amata ricreazione.
Le ragazze si recavano in cortile, altre rimanevano in classe.

I ragazzi anche quest' anno avrebbero fatto la loro classifica sulla ragazza più carina della classe e della scuola, era ormai un'usanza che si tramandava tra gli studenti dell' istituto Selou.
I miei compagni erano i peggiori, i più appassionati a quel tipo di classifica e ne facevano molte altre sulla ragazza che ha il seno più grande, su quella che ha un bel sedere e un bel fisico e via dicendo fino ad arrivare allo sfinimento.
Molte ragazze tenevano le dita incrociate per il primo posto, mentre io e ad Haruna eravamo poco interessate,la ritenevamo una stupidaggine. Reika come al solito sicura di sé, rideva sotto i baffi, anzi non tanto sotto perché incominciava a dire come ogni anno ad alta voce “E' inutile nessuna della classe ha speranze, io sono certamente la più bella e leggiadra fanciulla della classe e anche dell' istituto!” Come al solito si montava eccessivamente la testa e le altre ragazze della classe non la prendevano affatto bene, sopratutto Azusa Mishina, la rivale N° 1 di Reika, così incominciavano a ricoprirsi di insulti cercando di prevalere sull' altra.
Era incredibile quelle due si somigliavano veramente molto, erano veramente simili per filo e per segno, anche lei aveva detto che si sarebbe aggiudicato il primo posto perché lei era la migliore di tutte, suscitando anche lei l' ira funesta delle altre compagne.
Di questo passo ci sarebbe stato un violento massacro. Dissi ad Haruna di andarcene in cortile e di scappare alla svelta dalla classe, perché era molto pericoloso rimanere lì.
Takeru ci venne incontro ridendo “Che stupide compagne che abbiamo tutte che pensano a quella classifica”.
“Già” affermavamo in coro io e Haruna. Un'altra figura ci raggiunse, sembrava anche molto arrabbiata, si trattava di Reika, “Mi avete lasciato sola contro quelle tipe!” affermò lagnandosi.
“Scusaci!” affermavamo io e Haruna spaventate dalla sua espressione omicida, Quando Reika si arrabbiava poteva diventare molto pericolosa, altro che fanciulla leggiadra, perdeva completamente il controllo.
“ E tu Takeru non sei con gli altri a fare la classifica?”
“Ho già scritto il mio nome...” affermò lui con scarso entusiasmo.
“Hai votato me?” chiese Reika, ma la sua sembrava più un ' affermazione che una domanda.
“Il voto è segreto!” affermò lui spostando lo sguardo verso Haruna.
Lei arrossì di colpo distogliendo lo sguardo da Takeru. Non capivo quella situazione così equivoca, tutto faceva pensare che quei due si piacessero, che avessi colto nel segno prima?
“Non mi dirai che hai votato Haruna?” affermò Reika arrabbiata.
“Ma no!” affermò lui timidamente, mentre Haruna teneva lo sguardo basso per la troppa vergogna.
“Senti lo sanno anche i muli che ti piace Haruna da 3 anni, ma per le votazioni devi essere obbiettivo e non votare la ragazza che ti piace, ma la ragazza più carina e leggiadra!”
Io ed Haruna avevamo tutte e due un espressione scioccata, nessuna delle due era al corrente dell' innamoramento di Takeru. Haruna era più sconvolta di me, ma non capivo bene la ragione. Non mi aveva mai detto che le piacesse Takeru, mai una parola su di lui. Ah, forse una volta mi aveva chiesto cosa ne pensassi di lui. Io le avevo semplicemente detto che era il classico secchione occhialuto e che non c'era proprio nulla di attraente in lui, forse per quello non me l'aveva mai confessato, si vergognava di quello che avrei detto o pensato.
“Sai per la classifica dei ragazzi più brutti voterò te!” affermò Reika indignata e furiosa.
Takeru neppure la guardava in faccia, era troppo concentrato ad osservare Haruna, ma non appena i loro sguardi si incrociavano uno dei due distoglieva lo sguardo, fino a che Haruna non corse via non riuscendo più a sostenere quella situazione imbarazzante, mentre lui la rincorreva.
“Ma tu guardalo neppure mi ha ascoltato!” affermò Reika scocciata.
La conoscevo da molto tempo,sapevo che sotto quella sua facciata di ragazza arrogante e incurante, c'era una persona davvero molto dolce e che si preoccupava davvero per le amiche. La storia della classifica era solo un pretesto per chiarire i sentimenti di quei due, ne ero certa. Le sorrisi pronta ad abbracciarla, in quel momento se lo meritava, dopotutto non facevo altro che criticare sempre la povera Reika, ma lei mi osservò con la sua solita espressione incurante “Che hai da sorridere?”
“Ah, non fare finta di niente, la classifica...era tutto un pretesto per farli mettere insieme eh? Sei la Emma del secolo!” affermai sorridente pronta a stringerla a me.
“Ma che stupidaggini stai dicendo? Ti sbagli e poi chi sarebbe questa Emma?”
“Se guardassi meno anime e leggessi più libri forse a quest'ora lo sapresti!”
Reika sbuffò, quando si parlava di libri reagiva sempre così. Non nutriva una grande passione per i libri perché li ricollegava molto alla scuola, non sapeva distinguere i libri scolastici da quelli piacevoli, per lei i libri erano solo una gran rottura di tipo scolastico punto e basta.
“Invece ho delle grandi idee per il nostro club...dobbiamo ancora preparare lo stand per la presentazione...”
“Ma non è domani?” le chiesi stupita.
“si esattamente!” disse soddisfatta.
Mi chiedevo come se la stesse cavando Haruna con Takeru, chissà se si sarebbero messi insieme pensai immaginandomeli già come una coppia. Ero contenta per lei, però provai anche una certa invidia perchè io non mi ero mai fidanzata. Il ragazzo di cui ero innamorata o comunque che mi piaceva, perché non ero sicura di esserne innamorata. Bè ecco lui non sapeva neppure della mia esistenza.
Un ragazzo come Hideki, si circondava di belle ragazze, non di quelle come me, che erano di discreta bellezza e che non curavano molto il loro aspetto fisico. Sono sempre stata una ragazza acqua e sapone e non sarei mai cambiata, ero fatta così.
E poi c'era un 'altra cosa, mi sembrava persino presuntuoso, sperare che un giorno un ragazzo bello come lui, mi potesse considerare.

Lo vedo passare davanti a me e Reika senza degnarci neppure di uno sguardo, ma di colpo suoi occhi color castagna sono fissi su Reika.
I suoi occhi com'erano belli! Di un castano così chiaro ed espressivo e poi sentivo quel profumo inebriarmi le narici. Emanava un' odore così gradevole simile alle rose, per non parlare di quelle labbra così perfette, carnose al punto giusto, quel grazioso nasino all' insù che si ritrovava e poi era pure muscoloso e alto all' incirca un metro e ottanta.
Era splendido come un modello, mentre io ero una ragazza di una bellezza quanto mai discreta, sopratutto nella mia scuola dove esistono ragazze belle come Reika.
Era normale che uno come lui mirasse ad una come Reika, come si poteva non rimanere affascinati da lei:

Aveva dei lunghi capelli corvini che le ricadevano lungo la schiena, gli occhi di un colore in precisato, a volte sembravano viola altre volte neri, era difficile sapere di che colore realmente fossero, neppure lei lo sapeva ed erano proprio quegli occhi a darle quell' aria misteriosa e carica di fascino. Aveva anche un nasino imperfetto, lievemente sporgente, ma non guastava alla sua figura, poi le sue labbra rosse come ciliegie e il suo lungo e sottile collo, la facevano apparire ancora più bella insieme al suo fisico perfetto. Non aveva neppure un difetto, era stupenda! Aveva persino delle belle forme, nonostante fosse molto magra e possedeva anche un bel decoltè, mentre con me madre natura non era stata molto generosa..
Benchè bevessi latte ogni giorno, non ottenevo alcun risultato, il mio seno rimaneva sempre lo stesso.

Misuravo le curve dei miei seni con un metro per vedere se ci fosse stato qualche miglioramento. Purtroppo il mio seno rimaneva delle stesse dimensioni. Poi come se non bastasse avevo un seno molto più grande dell' altro, mi ero sempre chiesta se fosse una cosa normale o una malformazione.
Ah, era meglio non pensare a questo genere di cose, eppure come facevo a non sentirmi così piccola e a non sprofondare stando dinanzi a quei due, che sembravano una coppia da copertina.

Fortunatamente Reika non parve gradire la sua presenza, anzi sembrava che la ripugnasse, come faceva a rimanere così insensibile al suo fascino?
“C'è qualche problema?” chiese Reika infastidita dal suo sguardo.
“No, nessuno” rispose lui.
Hideki sembrava a disagio, era strano, lui non era quel tipo di persona, di solito era un tipo sicuro di sé e anche molto arrogante, ma con Reika intorno cambiava completamente. Non sapevo che cosa vi fosse tra quei due, ma qualcosa doveva esserci stata perché lei lo odiava mentre lui la osservava continuamente.
Molte volte chiesi a Reika se c'era stato qualcosa fra di loro, ma lei cambiava sempre argomento, non ne voleva assolutamente parlare.
“Non essere così sgarbata!” affermai, leggendo in quei splendidi occhi castani, un velo di tristezza.
Reika assunse un espressione alterata, non voleva che prendessi le sue difese, mentre Hideki posò lo sguardo verso di me accorgendosi della mia esistenza.
“Tu chi sei?” mi chiese con quella sua voce così seducente e rivolgendomi il suo sguardo ammaliante.
Ero rimasta talmente affascinata da perdere la voce. Ero troppo emozionata perché lui stava parlando con me. Il sogno di tutta la mia vita liceale era divenuto realtà!
Adesso dovevo solo presentarmi, così avrei potuto avere una vana possibilità,ma per quanto mi sforzassi era come se avessi la bocca cucita da uno spago. Reika con quel suo sguardo intimidatorio non mi era affatto di aiuto.
Il suo sguardo mi diceva di non parlargli, di non dire una sola parola, altrimenti chissà cosa mi avrebbe fatto...ma se a lei non piaceva, erano affari suoi, perché doveva privarmi della conoscenza del ragazzo che mi piaceva?
Mi piaceva da quando avevo messo piede in questa scuola e dopo tanto tempo, finalmente questo giorno è arrivato: lui che mi rivolge una frase e desta il suo interesse verso una come me, che non è degna di uno come lui, ma con il suo sguardo sembra non accorgersi della mia inferiorità. Quanto avevo atteso questo momento, Reika non lo sapeva e non avrebbe potuto comprenderlo, perché lei non era una ragazza sentimentale. Da quello che sapevo non si era mai innamorata, almeno così pensavo.
Non mi sarei mai lasciata sfuggire quest' occasione dopo averla desiderata così ardentemente. Ero disposta a tutto pur di conoscerlo, anche a compromettere l'amicizia con Reika, che non avevo mai compreso fino in fondo perché non c'era questa grande empatia fra di noi, però pensai che ci volevamo comunque bene ed eravamo sempre pronte ad aiutarci, nonostante non avessimo molto in comune. Però lui mi piaceva tantissimo!
“Sono Kanamichi...Natsuko..” risposi timidamente. Distolsi lo sguardo da Reika e lo abbassai, per evitare di incrociare i suoi splendidi occhi perchè mi mettevano a disagio.
“Non ci siamo mai visti io e te...non sapevo che ci fosse una ragazza così carina in questa scuola!” affermò sorridendo.
Sollevai lo sguardo per vedere quelle labbra, quel sorriso smagliante mi tolse il fiato. I miei occhi rimasero ipnotizzati ad ammirarlo, rimanendo increduli da quello che stesse accadendo. Aveva detto che ero carina e poi “in questa scuola?” dove c'erano ragazze molto più belle, lui diceva una cosa come questa come se fossi la più carina della scuola, da non crederci!
Mi aveva anche sorriso, come avrei potuto non esserne felice e non lasciarmi illudere dalle sue parole, catapultando nel mondo dei sogni dove tutto è possibile!
Mi immaginavo già io e lui camminare mano nella mano come una coppia di fidanzatini e poi le sue labbra che sfioravano le mie, così arrossì delle mie stesse fantasticherie. Solo dopo mi accorsi della sua mano destra che sfiorava il mio viso.
“Hai davvero un bel visino” la sua voce era così seducente da travolgermi in una tempesta di emozioni.
Avrei voluto dire: Anche tu sei bello, bellissimo, stupendo,un angelo caduto dal cielo, ma mi sentivo troppo stupida per dire cosedel genere e poi... chissà quante volte glie lo avevano detto che fosse splendido, di una bellezza divina e così dannatamente perfetto. Rimasi in silenzio mentre lui mi salutò ignorando le occhiatacce di Reika.
“Devi stargli alla larga Natsuko, quello lì ti farà solo del male!” affermò Reika infuriata.
“Non sono una bambina so badare a me stessa!” affermai infastidita.
Reika non mi ascoltava neppure, continuava ad insistere dicendo che quelli come lui sono i peggiori nemici delle donne, poiché le traggono in inganno con la loro bellezza e con delle semplici paroline dolci per ottenere quello che vogliono e raggiunto il loro obbiettivo le gettano via come oggetti malandati e rotti.
“Sei sicura di parlare di lui o di te? Perché sai mi risulta che tu sia così, esci con i ragazzi poi ti stanchi e li molli...”
“Non sarò migliore di lui, ma lui non è migliore di me...”
Mi guardai intorno era distante da noi, stava parlando con delle ragazze e le sorrideva. Rivolgeva a quelle gallinelle lo stesso sorriso che aveva rivolto a me. Forse aveva ragione Reika, ma ero troppo felice per voler ammettere la verità, così continuavo a volermi illudermi. Lo giustificai pensando che si comportasse così, solo perché le ragazze glie lo lasciavano fare, così ai miei occhi divenne quasi una vittima.
Io avrei potuto cambiare il suo modo di essere, ne ero sicura. Dovevo solo farlo innamorare di me, anche se non era così semplice,però adesso che mi conosceva, avrei dovuto essere più sicura e decisa, dopotutto aveva detto che ero carina e mi aveva pure sfiorato il viso, con la sua mano fredda da farmi venire i brividi.
Il giorno seguente, dopo la scuola, ci stavamo preparando per il grande evento la presentazione dei club, per ogni club venne adibito uno stand con tutti gli accessori dei club.
C'era il club di kendo, di judo, quello della cerimonia del te, quello del cucito, di cucina e moltissimi altri, erano tutti stracolmi di gente solo il nostro era disabitato e poi non avevamo nulla come accessori, perché dei tuttofare che accessori dovrebbero avere?
Avevamo soltanto appeso un poster disegnato da Haruna, dove c'era i personaggi di quel “Gintama” disegnati a richiesta di Reika, che come al solito si limitava ad impartire ordini e a non fare un bel niente, anzi una cosa l' aveva fatta, aveva scritto il discorso di presentazione del club.
Ma quel discorso avrebbe potuto anche risparmiarselo, sarebbe stato meglio se l'avessi scritto io perché era un discorso troppo strampalato:

“Noi siamo del club tuttofare, avete presente l' anime Gintama? Lì c'è l' agenzia tutto fare e così abbiamo avuto questa grande idea di creare il club tuttofare, faremo tutto quello che ci chiederete di fare, qualunque cosa per soddisfare i nostri compagni, questoclub infatti si propone la felicità della scuola e di Edo, stermineremo gli Amanto se sarà necessario, pur di guadagnarci la vostra approvazione!”
“Edo, amanto? Ma che diamine era questa roba?” mi chiedevo dentro di me.
“Lo presenterai tu!” affermò Reika sbadigliando.
“Perchè mai io dovrei dire delle assurdità simili?” le chiesi scocciata.
Sembrava essersi dimenticata dell' accaduto del giorno precedente, si comportava come se quella discussione fra di noi non ci fosse mai stata riguardo Hideki.
“Haruna ha la voce troppo bassa e poi è troppo timida, tu sei più sciolta”
“E tu?” le chiesi facendo una smorfia, perché sapevo già quale sarebbe stata la risposta, infatti era proprio quella che pensavo “Io sono troppo stanca, ho già lavorato abbastanza!”.
Era incredibile, lei non aveva fatto un bel niente, avevamo montato lo stand, io, Haruna e il ragazzo della sezione F, Kuroshi Ryueki persino lui che era un fannullone si era dato da fare.
Adesso però era tornato a non fare un bel nulla, rimaneva seduto a leggersi un manga, mentre io ed Haruna cercavamo di attirare qualcuno nel nostro club, ma era tutto inutile, così dopo un po' Reika fece largo uso del suo fascino per attirare i ragazzi da noi.
Adesso ero nel panico, c'erano una confusione inverosimile,erano tutti ragazzi stracotti di Reika. Io leggevola presentazione con un certo imbarazzo, togliendo lo sterminio degli amanto e altre frasi esagerate, ma Reika si lagnava perché stavo togliendo le frasi d'effetto e così rassegnata leggevo anche quelle scemenze.
Dopo un po' vidi Hideki era lì a fissarmi mentre leggevo, da quant'è che era lì? Non mi ero accorta della sua presenza sino ad allora, così imbarazzatissima continuai a leggere cercando di non pensare a lui.
Un ragazzo maliziosamente disse “Quindi voi tre fareste qualunque cosa vi chiediamo di fare...sono ammesse anche proposte indecenti?”
Gli altri compagni lo zittirono dicendo che era sempre il solito depravato. Dopo ripensai ad Haruna e Takeru, com'era finita fra di loro? Non avevo chiesto ad Haruna come fosse andata, anche perché ero certa che non me lo avrebbe detto. Ma dopo un po' ecco che il nostro Takeru giungere nel nostro stand avendo occhi solo per Haruna e anche lei solo per lui.
Se si guardavano così, significava solo una cosa: le cose erano andate bene, così contenta li guardai sperando che un giorno anch'io sarei riuscita a fidanzarmi con il mio Hideki.
Tutti erano rimasti molto perplessi da quella presentazione, ma non ci diedero molta importanza, grazie alla presenza di Reika si distraevano con molta facilità. Infatti non tutti lo avevano per davvero seguito, ma qualcuno sembrava averlo seguito senza essersi perso una sola riga, era Kurioshi Ryueki, aveva posato il suo manga ed era rimasto ad ascoltarmi tutto il tempo ed applaudì soddisfatto.
“Che figata la frase dello sterminio degli amanto!” affermò ridendo.
Lo guardai con un espressione scioccata, pensando che quello era davvero fuori di testa quanto Reika, Forse avevo già intravisto una nuova coppia, lui e Reika, ma non era molto fattibile perché lei non sembrava molto interessata a lui in quel senso e neanche lui, eppure avevano tanto in comune, erano tutti e due degli otaku sfegatati!
Poi la mia attenzione si soffermò verso gli altri ragazzi, la loro reazione era stata indefinibile, poi alcuni sorrisero dicendo che forse non era poi una cattiva idea la creazione di quel club, però nessuno si azzardò ad unirsi ad esso.
Poi vidì Hideki così bello da togliermi il fiato, rimasi imbambolata a fissarlo, ma quando il suo sguardo incrociò il mio, io abbassai timidamente lo sguardo, poi lo risollevai contando mentalmente fino a dieci per riprendere fiato.
Quando sollevai lo sguardo, me lo ritrovai vicinissimo a me, tanto che arrossì di botto e incominciai a sentire veramente caldo, come se l'aria avesse smesso di circolare.
Hideki sorrise, aveva un sorriso meraviglioso e un po' beffardo, ma in particolare aveva un non so che di dannato, ma se aveva in sé qualcosa di maligno non mi importava perché tuttociò rafforzava ancor di più il suo fascino.
“Piccola, vorrei iscrivermi al club!” disse sorridendomi, mentre gli altri ragazzi osservavano la scena in silenzio.
Io imbarazzatissima cercai di ritornare nel mondo dei vivi, poiché ero andata completamente in tilt. Stavo persino dubitando che tutto ciò fosse reale, cioè non poteva essere, mi era venuto vicino mi aveva sorriso e mi aveva chiamato piccola, era tutto troppo bello per essere reale.
Goffamente mi mossi e mi voltai per prendere i fogli d'iscrizione del club, ne presi uno e poi presi una penna che mi scivolò dalle mani.
Hideki si chinò per prenderla, poi disse “ Sei un pochino maldestra, mi piacciono le ragazze maldestre!”
Arrossì ancora di botto, mentre i ragazzi che ci osservavano scoppiarono a ridere urlando “Hideki sei sempre il solito ruba cuori!”
Reika ci rivolse uno sguardo contrariato, poi mi tolse dalle mani il foglio di iscrizione dicendo che era lei la sola a dover selezionare coloro che potevano iscriversi al club.
Io ero dispiaciuta e furiosa per quella situazione. Non capivo perché Reika dovesse essere sempre così scontrosa nei suoi confronti e rovinare tutto, nonostante sapesse quanto lui mi piacesse.
Dopo un po' vidi gli altri ragazzi parlare fra di loro all'orecchio e sottovoce, poi altri ancora se ne andarono e si incamminarono verso altri stand. Hideki mi afferrò per un braccio trascinandomi via dallo stand sotto gli stessi occhi di Reika, Haruna e di tutti gli altri ragazzi che erano rimasti lì.
Mi portò in una zona più appartata del cortile della scuola, poi mi sorrise dicendo “Mia piccola Natsu, sai sono rimasto molto colpito da te, sei veramente molto carina”
“Oh avanti non prendermi in giro...” dissi imbarazzatissima.
“No, dico sul serio, non te l'hai mai detto nessuno?” disse sorridendomi.
Si avvicinò a me per sfiorarmi il viso con le sue affusolate mani.
Dopo chinò il capo e si avvicinò al mio viso, le sue labbra stavano abolendo le distanze che le separavano dalle mie. Rimasi piacevolmente sconvolta da ciò, non potevo crederci che mi stesse veramente per baciare.
Emozionata più che mai, chiusi velocemente gli occhi. Non ero mai stata baciata da nessuno. Quello sarebbe stato il mio primo bacio e per giunta con il ragazzo che mi piaceva da sempre. Sin da quando avevo messo piede in quel liceo non facevo che pensare a lui, ma non lo avevo mai confessato alle mie amiche perché ero sicura che non mi avrebbero compreso, infatti Reika non mi comprendeva affatto e questo mi dispiaceva tantissimo.
Di solito le amiche dovrebbero essere contente per te quando il ragazzo che ti piace ti corteggia o di solito ti danno una mano, ti aiutano a conquistarlo, mentre lei sembrava come se volesse impedire che io e Hideki stessimo insieme. Assumeva un' atteggiamento piuttosto ostile nei suoi confronti e non riuscivo a far a meno di chiedermi il perché.
Così con tutti questi pensieri in testa,non credevo proprio di poter fare quel passo, di potermi abbandonare completamente a quel bacio così istintivamente lo respinsi, mentre me ne stavo già pentendo.
Hideki mi guardò piuttosto sorpreso, sembrava del tutto stupito dal mio gesto poi disse “ Pensavo di piacerti...”
Si, però forse è un po' troppo presto dopotutto non siamo neppure usciti insieme, dovremmo frequentarci prima, non credi?” dissi balbettando.
“Ok allora domani ti porto a casa mia... dopo la scuola” disse sorridendomi e andandosene via.
Aveva un sorriso bellissimo, ma avevo come l'impressione che quel sorriso celasse qualcosa e finì per non sentirmi più tanto sicura. Non mi aveva neppure chiesto se mi andava bene, non aveva atteso una risposta, come se non ci fosse alcun dubbio che sarei venuta a casa sua.
Poi io con il frequentarci intendevo uscire andare in un posto con gente, mentre casa sua era un posto più intimo e appartato. Poi mi calmai pensando che sarebbe stata ora di pranzo, sicuramente ci sarebbe stati i suoi genitori e quindi non avevo nulla da temere.
Ritornai allo stand, in cui c'era una Reika piuttosto alterata ad aspettarmi. Tutti gli altri erano rimasti piuttosto stupiti e si chiedevano cosa potesse essere successo tra me e Hideki, non so perché ma mi sentivo rivolgere degli sguardi piuttosto malevoli e anche Reika non sembrava da meno.
Reika mi trascinò via, lontano da occhi indiscreti, poi alterata mi disse “Natsuko devi stargli lontano, lo conosco bene ha delle brutte intenzioni per lui le ragazze non sono altro che oggetti!”
“Se non ti piace, non vuol dire che non debba piacere a me e poi non sei mia madre! aono abbastanza grande per capirle certe cose senza bisogno che me le dica tu!” urlai infuriata, non volevo neppure ascoltarla.
“Invece ti sbagli, tu sei una ragazza piuttosto ingenua e inesperta in questo genere di cose, sei la sua preda favorita...che abbocca subito alle sue trappole!” disse Reika seria e preoccupata.
Non riuscivo a crederle, mi rifiutavo di crederci, forse semplicemente perché non volevo risvegliarmi da quel bellissimo sogno, poiché ormai mi ero lasciata trascinare in quella meravigliosa favola ed era difficilissimo tornare con i piedi per terra.
“ Ha ragione Reika” disse Kurioshi Ryueki.
Mi voltai verso di lui, infuriata. Potevo capire in parte Reika che mi facesse la ramanzina, eravamo amiche ormai da anni, ma lui era un pinco pallino sbucato dal nulla che a malapena si ricordava come mi chiamassi.
“Tu non impicciarti!” affermai furiosa pronta suonargliele di santa ragione.
“D'accordo come non detto, ma ascolta un suggerimento, almeno prendi delle precauzioni perché se ti si gonfierà lo stomaco, lui se ne laverà le mani te lo posso assicurare!”
“Ma io non ho alcuna intenzione di fare certe cose cioè non adesso...ci stiamo conoscendo adesso e poi queste non sono cose che dovrebbero riguardarti!” affermai indispettita e rossa sia dall'imbarazzo che dalla rabbia.
“Lui ha perfettamente ragione!” disse Reika.
“State diventando davvero asfissianti!” dissi andandomene via, scappando di fronte alla realtà dei fatti.
Mi ostinavo a non voler credere che quegli atteggiamenti dolci fossero una falsa, perché volevo semplicemente ascoltare la voce del mio cuore e nessun altro. Cominciavo a chiedermi se fosse così sbagliato, ascoltare soltanto il mio cuore e nient'altro, se davvero in questo modo non mi sarei cacciata in un mare di guai.
Ritornai a casa lasciando Reika e Kurioshi con le loro idee, continuavano ad intimarmi di stare attenta, continuarono a dirlo anche quando ero ormai lontana, potevo percepire le loro voci e anche se non riuscivo a sentirle chiaramente, potevo immaginare cosa stessero dicendo.
Tornai a casa mia madre mi chiese com'era andata a scuola e con il club di Reika. La mettevo al corrente un po' di tutto anzi quasi di tutto, lei non sapeva di Hideki e non glie lo avrei mai detto. Mi scocciava ricevere un'altra possibile ramanzina, nonostante mia madre fosse piuttosto comprensiva, temevo che anche lei disapprovasse.
Mio padre o meglio l'uomo con il quale mia madre si era risposata, un americano dal suo humour del tutto americano, faceva le sue solite battute insensate al quale tutta la famiglia sorrideva solo per fargli piacere. Anche la mi sorellina nonostante fosse piccola, non riusciva a divertirsi di fronte a battute tanto sciocche. Swen in fondo non era cattivo, non mi era neppure antipatico, anche se il più delle volte lo diventava con quelle sue sciocche battute. Però quando avevo un problema lui c'era e quando litigavo con mia madre, insomma per le solite e inevitabili liti tra madre e figlia, riusciva sempre a fungere da pacere, a volte beccandosi anche lui insulti da parte di entrambe le parti. Sapeva essere abbastanza comprensivo e prendeva quasi tutto a ridere. Affermava scherzosamente che le donne giapponesi sono tutte matte, poi giungeva alla conclusione che tutte le donne erano matte ricordando le sue ex americane.

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Capitolo 3
*** A CASA DI HIDEKI ( PARTE 1) ***


3 A CASA DI HIDEKI

NATSUKO:

Stavo studiando, ma mi distraevo con facilità.

Non riuscivo a far a meno di pensare ad Hideki e al suo bizzarro invito, forse non avrei dovuto andarci, avrei dovuto inventarmi una scusa come un'altra per non andarci.
Non era saggio andare a casa di un donnaiolo come lui, ma ripensando ai suoi complimenti e alla sua bellezza, il cuore riprese a battere forte e persi di nuovo il lume della ragione, poi sentii il bisogno di condividere con qualcuno la mia gioia, ma sapevo che Reika non era la persona adatta.

Pensai di chiamare Haruna al telefonino, forse almeno lei si sarebbe comportata da amica condividendo la mia gioia.
Haruna rispose piuttosto sorpresa dalla mia chiamata, ma sembrò non dispiacerle, dopotutto ci conoscevo ormai da un po' e tra di noi c'era una forte empatia, molto più forte di quella tra me e Reika, forse perché avevamo più o meno lo stesso temperamento.
Tutte e due eravamo due ragazze insicure e semplici, che amavano leggere e ascoltare generi musicali abbastanza particolari e non amavamo la discoteca, poiché c'era troppo rumore e caos ed inoltre non amavamo stare in mezzo a tanta gente.
“Dimmi sono tutta orecchi!” disse Haruna fremente di curiosità.
“Ecco...come dire...sai Hideki il ragazzo che mi piace ecco lui mi ha invitato a casa sua domani...”
Haruna rimase in silenzio, tanto che pensai che la linea fosse caduta o che il telefonino non prendesse bene.
“Haruna ci sei?”
“Si, ci sono...” disse sconvolta.
“Bè perché sei tanto sconvolta?”
“Lo sai quel ragazzo è un playboy, è stato con mezza scuola...insomma io credo che tu debba stare attenta e poi ti invita a casa sua così di botto”
“Ah, ti prego non ti ci mettere anche tu!” affermai piuttosto infastidita.
“Scusami, è solo che mi preoccupo per te, vorrei soltanto che tu stia piuttosto attenta...perché mi sembri per ora diversa, non so è come se quel ragazzo riuscisse a manipolarti a suo piacimento!”
“Ma che stupidaggini!” affermai tagliando corto e salutandola.
Stanno diventando tutte piuttosto pesanti, mi hanno preso per caso per una stupida che si lascia abbindolare con tanta facilità! Ok sarà stato con molte ragazze, avrà fatto anche il cascamorto con mezza scuola , ma questo non significa che lo stia facendo anche con me e poi forse ha deciso di cambiare. Terminate le mie riflessioni, mi rimisi a studiare stanca di dovermi preoccupare delle assurde preoccupazioni delle mie amiche.
Il giorno seguente, prima che la campanella suonasse, nel giardino della scuola, mi incontrai con le mie amiche in cui attendevamo il suono della campanella
Reika stava osservando un ragazzo carino di un'altra classe, come al solito si divertiva a lanciare sguardi provocanti ad i ragazzi, suscitando il loro interesse,spesso usciva con molti ragazzi, ma nessuno riusciva a far breccia nel suo cuore.
Mentre Haruna lanciava sguardi fugaci al suo amato Takeru, mentre io con la coda dell'occhio per non farmi scoprire da Reika, cercavo il mio amato Hideki.
Reika mi osservava con uno sguardo sospettoso poi mi chiese “Chi cerchi con tanta insistenza?”
“Non sono cose che ti riguardano!” affermai.
“Lo so, io chi cerchi tu...quel tizio... Hideki!” affermò Reika sbuffando.
Per evitare che continuasse con la sua solita e noiosa predica cercai di inventarmi qualcosa per negare tutto, dopotutto non volevo che la nostra amicizia venisse compromessa, volevo sia Hideki ma desideravo anche mantenere l'amicizia che legava me e Reika, in realtà per quanto lo negassi tenevo molto alla nostra amicizia.
Intravidi tra i ragazzi, quell' otaku sfegatato della 5 F e non appena posai gli occhi su di lui, Reika lo notò subito e disse “Finalmente ragioni, lui si che fa al caso tuo!”
“Spero che tu stia scherzando!” affermai ripugnata.
Si intromise anche Haruna dicendo “Dai non è così male, è carino e poi secondo me è un ragazzo dalle mille risorse!”
“Ma quali risorse? Piuttosto avrà una stanza tutta piena di ragazze gonfiabili e di altra roba da sfigati!”
“E da quando in qua sei diventata così superficiale?” mi chiese Reika con uno sguardo quasi di rimprovero.
Era davvero una cosa bizzarra sentirmi dare della superficiale proprio da Reika,la numero uno della superficialità sia in fatto di ragazzi che in tutto il resto.
“E poi non sei forse tu quella che ha una stanza ricolma di libri e di strana musica sconosciuta a noi comuni mortali!” affermò punzecchiandomi.
“Si ma, ecco questo è diverso i libri e la musica sono degli interessi che hanno una loro importanza mentre quelle sciocchezze lì...”
“Anche per gli altri i tuoi interessi possono apparire sciocchi e non hai mai sopportato la gente che ti critica perché coltivi degli interessi diversi e particolari rispetto agli altri? Ma adesso non stai forse facendo la stessa cosa con lui?” mi chiese Reika mettendomi del tutto in difficoltà.
Fortunatamente quel discorso venne interrotto dal suono della campanella, così entrammo velocemente in classe.
Le lezioni trascorsero più lentamente del solito, sembrava un incubo interminabile, inoltre il prof di matematica mi chiamò ancora una volta alla lavagna e come al solito avevo fatto la mia solita e brutta figuraccia, non sapendo svolgere quel maledetto esercizio.
Dopo quelle lunghe e interminabili ore, suonò la campanella che annunciava la ricreazione, tutti i ragazzi seduti nei cortili che pranzavano allegramente e altri che correvano e parlottavano fra di loro, si poteva quasi dire che la ricreazione fosse un momento magico e tanto atteso da parte di tutti gli studenti, però in quel momento mi resi conto che poteva anche essere un brutto momento.
Incrociai Hideki con un'altra ragazza tenersi per mano e sorriderle, ridevano e scherzavano come se si conoscessero da sempre e sembravano anche abbastanza intimi dai loro atteggiamenti.
Reika era pronta per affilare il coltello nella ferita: “ Io te l' avevo detto!”
“Ma non stanno facendo niente di male...stanno solo parlando...” affermai fingendomi spensierata.
“Si tengono per mano...non credi che sia un po' ambiguo?” ed ecco ancora un'altra delle sue potenti coltellate giungermi dritta al cuore.
Ero ormai sul punto di piangere, così Haruna si intromise cambiando discorso e così parlammo del club e soltanto in quel momento mi ricordai che era il primo giorno in cui iniziavano le attività del club.
La mia mente era stata impegnata in altri pensieri che riguardavano Hideki e dal suo invito a casa sua, ma a questo punto non ero più tanto sicura di volerci andare.
Era come aveva detto Reika, era un donnaiolo come tanti ed io non ero altro che una delle sue tante scappatelle, ma per quanto tutto fosse ormai diventato evidente , una parte di me non voleva crederci, era la voce del mio cuore.
Dopo la ricreazione, avevamo un'altra ora di matematica, fortunatamente mi aveva già chiamato prima e di norma non poteva interrogarmi due volte nell'arco di una giornata, così mi feci i fatti miei certa che non sarei stata piùinterrogata, però sapevo di dover mantenere la forma, così talvolta finsi di osservare il quaderno, di scrivere qualcosa e di perdermi in trecento calcoli.
Dopo quando vidi il prof guardare il resto della classe, mi voltai osservando la finestra che era vicinissima al mio banco.
Vidi in lontananza Hideki giocare a calcio, sapevo che era molto bravo, anche se il calcio non era tra i miei sport preferiti, a malapena riuscivo a seguire una partita, però osservare Hideki che rincorreva quel pallone non mi annoiava.
Quanto avrei voluto essere quella palla ed essere seguita da lui con quella stessa determinazione, poi però vidi le gambe muscolose e perfette di Hideki muoversi, pronte per prenderla a calci, così smisi di voler diventare un pallone da calcio.
Improvvisamente lasciai spazio alla mia fantasia, così mi trovai immersa in una realtà stupenda in cui Hideki ed io stavamo insieme lui mi diceva tante frasi dolci e carine, poi andavamo al cinema a vedere un film romantico e in quell'atmosfera stucchevole diceva di amarmi e di non poter vivere senza di me.
Dopo di ciò, lui avvicinava il suo viso al mio ed io in tutta risposta chiudevo gli occhi e poi...
“Signorina Kanamichi! Signorina Kanamichi!”urlò il professore.
“Eh?” affermai ad alta voce confusa, accorgendomi soltanto in quel momento che la mia era stata solo una sciocca fantasticheria che era stata interrotta sul più bello.
“Non ha fatto neppure un esercizio!” disse infuriato osservando il foglio bianco.
“Mi scusi è che io... ecco...” dissi titubante, non sapendo che scusa inventarmi per calmarlo.
“Quindi non mi lascia altra scelta, la obbligherò a rimanere in classe finché non farà tutti questi esercizi e se avrà difficoltà a svolgerli potrà rivolgersi a me!”
Reika si intromise dicendo “Professore non può! Oggi inizia il club... sia comprensivo...”
“Non me ne importa nulla dei vostri sciocchi club, la scuola non va presa sottogamba!” affermò infuriato il professore.
Così dovetti rimanere in classe anche dopo le lezioni, sopratutto “in bella compagnia” ovvero con il professore Takazuma, fosse stato almeno lontanamente carino e attraente come Hideki, invece no era un uomo sulla cinquantina, calvo e grasso, inoltre aveva un atteggiamento così severo e rigoroso, tanto da ricordarmi un alto esponente nazista.
“Forza signorina Kanamichi si concentri affondo!” affermò lui passeggiando tra i banchi.
“Non sono in grado di svolgerli...” affermai sbuffando.
Lui si avvicinò per aiutarmi e spiegarmi i vari procedimenti, ma continuai lo stesso a non capire, cioè non riuscivo proprio a seguirlo dopo un tot di tempo che lo stavo a sentire la mia testa pensava a tutt'altro, a Hideki che sicuramente mi stava cercando per tutta la scuola, dato che dovevo andare a casa sua e così riprendevo ad immergermi nelle mie fantasticherie, mentre il prof diede un pugno al banco e si mise ad urlare “Signorina Kanamichi ma mi sta ascoltando?”
Ero sicura che mi avesse fracassato i timpani, ma dopo di ciò riprese ancora con quelle inutili e sciocche formule ed io continuavo a fingere di seguirlo, ma in realtà non riuscivo proprio a seguirlo, non era solo perché pensavo ad Hideki, ma c'era qualcos'altro, non so le sue parole risultavano incomprensibili per la mia mente e quindi nonostante i miei sforzi continuavo a non capirci nulla, però se volevo uscire da quella scuola, sapevo che avrei dovuto svolgere quegli esercizi.
Inoltre sentii il ticchettio dell' orologio appeso alla parete dell'aula, lo osservai era già passata mezzora ed io dovevo andare a casa di Hideki, forse in questo momento era in pensiero per me, poi però ripensai a quella ragazza con il quale lo avevo visto a ricreazione,forse non era poi tanto in pensiero o forse adesso era con quella ragazza e aveva invitato lei al posto mio.
Così improvvisamente quando il prof pose fine alle sue spiegazioni, mi decisi a svolgere tutti gli esercizi in meno di 10 minuti, anche se non avevo idea di come si facessero.

Non dovevo per forza farli giusti, lui aveva detto che dovevo finirli, non aveva mai menzionato che dovessi farli esatti, così mi persi in calcoli sconosciuti, mentre il prof era uscito dall'aula.
Dopo un po' ripensai vagamente a qualcosa che avesse detto tanto per cercare di fare almeno qualcosa di giusto, così in meno di 10 minuti finii i miei esercizi e glie li consegnai già pronta per uscire.
Il professore sembrò piuttosto incredulo e quasi commosso, ma quando gli diede un'occhiata più attenta disse “ Ma che razza di calcoli insensati ha fatto?”
“Professore io ho finito gli esercizi, quindi vado. Arrivederci!” dissi fingendo di non averlo proprio ascoltato e così corsi via.
“Signorina Kanamichi glie la farò pagare cara per questa presa in giro!” lo sentii sbraitare.
Ma per ora il professore era l'ultima delle mie preoccupazioni.

Cercavo Hideki tenendo le dita incrociate, speravo che non se ne fosse tornato a casa, ma sul più bello incrocio le mie amiche.
“Finalmente ti ha fatto uscire il professore!” affermò Reika allegramente.
“ Si...perché?” le chiesi sorpresa.
“Il club ricordi?” mi chiese lei lievemente infastidita.
“Ah ma certo, è solo che io dovrei tornare a casa...ecco i miei genitori devono uscire e mi devo occupare io di Fuka”
“Ah, ma nessun problema torna a casa e porta Fuka al club, nessunissimo problema!” affermò Reika.
“Non credo si possa fare...” affermai pallida in viso.
“Perché? Tua sorella è una bambina così tranquilla... non ci sarà nessun problema!” affermò Reika insistendo.
“Il problema è ai miei nervi...non capisco perché tutti si mettano fra me e Hideki!” pensai tra me.
“ Non credo sia una buona idea...” affermai cercando di tagliere corto per andarmene.
“Ma per quale ragione?” chiese Haruna.
“Bene perfetto ora ci si metteva pure lei!”pensai tra me e ormai sull'orlo di una crisi di nervi affermai “D'accordo ho mentito, non posso venire al club perché ho un altro impegno!”
“Quale altro impegno?” chiesero in coro Haruna e Reika.
“Un impegno!” continuai a insistere.
“Hai preso un impegno pur sapendo che avevamo il club!” affermò Reika delusa.
“Si, mi dispiace, non ci avevo pensato... mi era sfuggito di mente!” affermai pronta a svignarmela, ma Reika mi strinse il polso per impedirmi di darmela a gambe.
“E te ne vai senza salutarci?” chiese infastidita.
“Oh scusate è che vado solo un po' di fretta...” affermai titubante.
“Già, per andare così di fretta deve essere una cosa davvero importante ed è strano che tu non ci dica di cosa si tratta!” affermò Reika insistendo su questo punto.
Ormai piuttosto stanca delle pressioni psicologiche fatte da Reika sputai il rospo dicendo “ Devo andare a casa di Hideki”
La vidi quasi tremare, era rimasta ferma a fissarmi in silenzio, dopo mi mollò un sonoro schiaffo sulla guancia.
“Stupida, sei una stupida! Possibile che non ti entri in testa che quello lì vuole solo scoparti!” affermò nera di rabbia.
Me ne andai via senza neppure guardarla in faccia, ero furiosa, si era permessa di darmi uno schiaffo soltanto perché dovevo andare a casa di Hideki, tutto ciò non aveva senso e quasi quasi pensai che fosse gelosa, che forse anche a lei piaceva Hideki e per questa ragione non volesse che io e lui ci frequentassimo.
“Vai vai dal tuo Hideki ma quando ti spezzerà il cuore non tornare da noi!” urlò con tono sprezzante.
Uscì dalla scuola cercandolo in cortile, lo cercai ovunque, ma di Hideki neanche l'ombra poi lo vidi intento a parlare con uno dei suoi compagni e così gli andai incontro salutandolo.
“Ah, finalmente sei venuta fuori...ma che fine avevi fatto?” mi chiese rivolgendomi uno dei suoi smaglianti sorrisi.
“Ecco ero sotto sequestro, il prof di matematica voleva che finissi tutti i miei esercizi e così...” affermai incerta e rossa di vergogna.
Dopo un po' salutammo il suo compagno e salimmo in una porsche guidata dal suo autista personale.
Mi emozionai moltissimo, non ero mai salita in una porsche e poi avere un 'autista personale, erano cose da ricchi e che io non avrei mai potuto permettermi.
“Quindi in matematica non sei una cima!” affermò ridendo beffardamente.
“No, in effetti...” ammisi con imbarazzo.
Dopo un po' però calò un pesante silenzio, non sapevo cosa dire,avrei voluto dire qualcosa di interessante, ma forse per i ragazzi come lui un tipo come me: divoratrice di libri e ascoltatrice di musica sconosciuta ai comuni mortali come diceva Reika, non poteva risultare interessante ad uno come lui, così lasciai la parola a lui, ma non disse nulla.

Non cercò alcun tipo di comunicazione a volte era come se non mi guardasse neppure.
Arrivati a destinazione rimasi sorpresa e con gli occhi sbarrati, casa sua era una sorta di castello, mi ricordava vagamente la casa di Reika poiché anche lei era molto ricca, però casa di Reika era un tantino più modesta rispetto a quella reggia.
Vidi imponenti colonne, fontane e sculture del rinascimento italiano osservarmi con quei corpi scultorei e perfetti e mi mancò il respiro.
Oltre ad essere un bel ragazzo era così ricco e questo di certo non guastava,però se c'era una cosa che avevo imparato dalla frequentazione di Reika era che le persone ricche sono davvero difficili, non è gente con il quale si può trattare con facilità poiché sono viziati ed insoddisfatti.
Inoltre incominciai a non sentirmi più a mio agio, perché lui continuavo a non rivolgermi la parola e poi non appena entrammo ci ritrovammo il maggiordomo salutarci e prendere le nostre cose e posarle in non so quale luogo della casa.
Inoltre vedevo una decina di finestre, di stanze e di corridoi immensi e poi una scala immensa con marmoree decorazioni floreali, tanto da venirmi il mal di testa, mi sentivo del tutto disorientata in quella casa.
Ci recammo nella sala da pranzo, una stanza immensa con un tavolo lunghissimo in cui c'erano innumerevoli pietanze e il maggiordomo lasciò detto al ragazzo che i suoi genitori non sarebbero tornati non prima di cena.
“Lo so, già non c'è bisogno che tu me lo dica tutti i giorni...ogni giorno la solita storia!” affermò scocciato.
“Allora mia cara non vuoi sederti?” affermò rivolgendosi a me e spostando la sedia per farmi sedere.
“Grazie...” affermai perdendomi fra le sue splendide iridi castane.
Dopo un po' osservai le varie pietanze indecisa su cosa mangiare, lui mi osservò con aria beffarda e disse “Che c'è non c'è nulla di tuo gradimento...vuoi che faccia cucinare qualcosa altro?”
“No, piuttosto è il contrario...ci sono così tante cose che non è facile decidersi...”
“Io ti consiglio il caviale!” affermò sorridendomi.
Io osservai le varie pietanze chiedendomi quale fosse il caviale fra tutte quelle gustose pietanze, lui parve accorgersene e me lo indicò con il dito dicendo “Questo è il caviale!”
Tra tutte quelle prelibatezze lui mi consigliava una melma nera e appiccicosa, che non aveva idea di che cosa potesse mai essere.
Ma ormai non potevo far altro che accontentarlo, così mangiai quella roba ripugnante, aveva pure un pessimo sapore, ma finsi di gradirlo molto.
“Bene adesso che siamo più che pieni, possiamo andare nella mia stanza!” affermò sorridente.
Il cibo mi andò di traverso, andare nella sua stanza mi sembrava troppo pericoloso e questa sua affermazione confermava le supposizioni di Reika.
“Ma potremmo uscire in giardino c'è un così bel tempo...” affermai accorgendomi che stava piovendo a dirotto.
“Avanti così ti do delle ottime dritte in matematica” disse con un tono di voce piuttosto sensuale.
Dopo aver percorso lunghissimi corridoi e altri ancora, arrivammo alla sua stanza, era una stanza piena di oggetti e di cose materiali, eppure allo stesso tempo sembrava così vuota e triste, non c'era nulla di quella stessa che riconducesse alla personalità di Hideki perché molto probabilmente non era neppure stata arredata da lui, ma doveva avere degli arredatori personali.

Ogni cosa era disposta secondo un ordine ben preciso e suggestivo, tanto da creare degli effetti di luce e di colori.
“Che te ne pare della mia stanza?” mi chiese con un tono di voce freddo, come se non gli importasse più di tanto la mia risposta o come se già la conoscesse.
“Stupenda però...sembra come se gli manchi qualcosa...” affermai con sincerità.
“Che cosa? Ho lo schermo ultra piatto quello nuovo di zecca, la plystation 3, xbox, wii, il climatizzatore, un mini frigo, cd musicali, giochi a non finire, manga,stereo e...”
Mi affrettai a dirgli ciò che veramente pensassi non avendo intenzione di ascoltare ancora a lungo quell'infinito elenco.
“Non è qualcosa di materiale che manca in questa stanza...c'è tutto, ma quel che manca in questa stanza sei tu Hideki...”
“Eh? Ma come sarebbe io sono qui dentro... non mi vedi per caso?” affermò incredulo.
“No, intendevo questo...” dissi ridendo.
“ E Cosa intendevi?” chiese lui non avendo affatto compreso il mio discorso.
“Ecco non saprei come spiegartelo, in ogni stanza dovrebbe esserci l'essenza del proprietario, la sua personalità, mentre in questa stanza non emerge nulla di te poiché c'è tutto...non si delineano veramente i tuoi interessi...” affermai sperando che avesse capito quello che stessi cercando di dire.
“Non ti seguo affatto...comunque non è importante!” affermò con noncuranza.
Poi lo vidi avvicinarsi alle mie labbra però osservai i suoi occhi, non stava neppure chiudendo gli occhi prima di baciarmi e il suo sguardo era come se fosse assente, così mi divincolai.
“No, non voglio... non così!” affermai a malincuore poiché sapevo di essermi giocata una seconda occasione con lui, infatti me ne stavo già pentendo.
“Così come?” chiese incredulo.
“Ecco, te l'ho detto dovremmo prima conoscerci e poi non so...” affermai confusa.
“Ma ci siamo conosciuti abbastanza!” affermò avvicinandosi ancora una volta alle mie labbra.
Era il mio primo bacio, era stato passionale e travolgente, ma non era stato quello che avevo sempre voluto e sperato, non era l' Hideki premuroso e dolce delle mie fantasticherie, lui era semplicemente un riccone superficiale.

No, era solo u impressione o forse stavo solo pensando troppo, così richiusi gli occhi e mi lasciai trasportare dal bacio e lasciai che la sua lingua giungesse dentro la mia bocca, incontrando la mia lingua.

Poi sentii il suo corpo premere contro il mio, così aprì gli occhi accorgendomi che mi stava spingendo contro il letto.

Non volevo, stava accadendo tutto troppo precocemente, così posi fine al nostro bacio.
“E adesso che ti prende?” chiese scocciato.
“Non credo sia una buona idea...” affermai timidamente.
“ E' la tua prima volta l'ho capito ma non hai di che preoccuparti so essere abbastanza delicato, puoi chiedere alle altre ragazze con cui sono stato” disse porgendomi il telefonino.
Lo guardai sconvolta, chiedendomi se quello fosse il ragazzo che mi piacesse tanto e che per tutti questi 5 anni di scuola non avevo fatto altro che sognare.

Era così freddo e rude, un vero bastardo e aveva lasciato intuire che non volesse altro che far sesso con me.

“Allora, che facciamo? Te li togli questi vestiti si o no?” chiese spazientito.
“Ma stai parlando sul serio o stai scherzando?” gli chiesi incredula e con le lacrime agli occhi.
“Ora ci mancano pure i piagnistei...ok allora mettiamola così quanto vuoi?”
“Quanto voglio di cosa?” gli domandai con tristezza.
“Di soldi...si tratta di questo no?” disse tranquillamente per nulla dispiaciuto dalle mie lacrime e dalla tristezza impressa nel mio viso.
“Tu mi piaci dal primo anno di scuola possibile che tu non lo capisca...” affermai tentando inutilmente di fermare le lacrime.
“E in bé?” chiese lui dandomi un mucchio di banconote tra le mani.
“Non li voglio i tuoi soldi, quel che voglio io è qualcosa di diverso...vorrei il tuo cuore ma a quanto pare non puoi darmelo!” affermai continuando a piangere e lasciando cadere le banconote sul pavimento.

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Capitolo 4
*** A CASA DI HIDEKI ( PARTE 2) ***


NATSUKO:

“ Aspetta tu mi stai rifiutando?” affermò Hideki facendo una grassa risata.
“Non sono quel tipo di ragazza ecco tutto!” affermai pronta per andarmene via.
“ Ma figurati come te ne trovo tante, non sei neppure questa gran bellezza e poi sei anche un tantino sovrappeso...ma dico ti sei vista? Una come te un'occasione come questa non dovrebbe lasciarsela scappare!” affermò con cattiveria.
Corsi via, percorsi i lunghissimi corridoi di quella casa sperando di riuscire a trovare con facilità l'uscita, fortunatamente il maggiordomo mi incrociò nel bel mezzo di uno dei corridoi e quando vide il mio viso, capì che avevo pianto e sembrò aver intuito la situazione.
“Mi spiace signorina, deve scusare il mio padrone, ha un carattere un po' difficile...comunque non è cattivo per quanto possa sembrarlo non è come realmente vuole apparire...” affermò il maggiordomo porgendomi un fazzoletto.
“Dove l'uscita? Voglio uscire da questa dannata casa!” affermai urlando per la rabbia e l'angoscia.
“L' accompagno io all'uscita...” affermò il maggiordomo tentando di calmarmi.
Aveva il classico aspetto di un maggiordomo, insomma il solito clichè del maggiordomo, l'abito elegante e quei capelli bianchi da sessantenne, mi ricordava vagamente il maggiordomo di Batman, peccato che il suo padrone non fosse un supereroe, ma solo un ragazzo terribilmente viziato e intrattabile.
Percorsi altri lunghi corridoi prima di giungere all'uscita e in uno di quei corridoi vidi una foto che mi lasciò sbigottita.
C'erano Hideki e Reika poco più che ragazzini che sorridevano in un giardino, molto probabilmente era il giardino della villa di Reika, lo riconoscevo perfettamente.
Il maggiordomo accorgendosi della mia reazione mi chiese “Qualcosa non va?”
“ Quella ragazzina che è accanto ad Hideki chi è?” gli chiesi per accertarmi che fosse realmente Reika.
“E' una sua amica d'infanzia, Hanamei Reika, ma non si frequentano più da un bel po'...”
Erano amici d'infanzia e Reika me lo aveva tenuto nascosto, mai una parola su Hideki per tutti questi 5 anni, incominciavo a chiedermi il perché me lo avesse tenuto nascosto e perché adesso lo odiasse così tanto, forse se ne era innamorata, però lui aveva approfittato dei suoi sentimenti come aveva fatto con me ? O forse c'era stato qualcos'altro? Così ormai decisa ad andare affondo in quella faccenda , feci un bel interrogatorio al maggiordomo.
“Ecco vede signorina non so bene le dinamiche del loro litigio, fatto sta che un giorno litigarono violentemente e dal terzo anno di scuola media non si rivolsero più la parola...”
Dopo di ciò, salutai il maggiordomo e me ne tornai a casa, ancora scioccata da quella scoperta, ma anche triste per tutto ciò che era successo con Hideki.
Reika aveva sempre avuto ragione sul suo conto, del resto erano amici d'infanzia, lei lo conosceva meglio di chiunque altra e incominciai a provare del risentimento nei suoi confronti, perché mi aveva tenuto nascosto tutto ciò forse se me lo avesse detto avrei evitato di infilarmi in quella brutta situazione.
No, lo avrei fatto lo stesso, quindi era inutile colpevolizzare Reika, lei non aveva fatto altro che mettermi in guardia, ma io non sentivo ragioni, mi lasciavo trasportare dall'impulsività dei miei sentimenti. Adesso stavo malissimo e senza nessuno che potesse consolarmi.
Non potevo chiamare né Reika né Haruna, mi ero comportata male nei loro confronti, sopratutto nei confronti di Reika, era furiosa, mi aveva persino mollato uno schiaffo e me lo aveva detto chiaro e tondo di non venire a piangere da loro quando ci avrei sofferto.
Senti qualcuno bussare alla porta della mia stanza, era Swen il mio patrigno.
“My Beautiful girl! Why do you cry?” disse con il suo tipico accento americano.
“I have....” dissi non sapendo cosa dire poi l'inglese non era mai stato il mio forte.
“Mi puoi rispondere in giapponese, ho capito che il tuo inglese lascia a desiderare!” disse ridendo.
“Non fare tanto il presuntuoso scommetto che tu la prima volta che sei venuto in Giappone, sapevi a malapena dire buongiorno!”
“Già fortuna che ho incontrato tua madre!” affermò riferendosi al fatto che mia madre gli avesse insegnato il giapponese, infatti mia madre è un'insegnante di lingue.
“Comunque non preoccuparti Swen nulla di chè...” affermai sperando che se ne andasse e mi lasciasse in pace, non che mi fosse antipatico, era dolce e premuroso, però non mi sembrava la persona adatta con il quale mi potessi confidare.
Ero certa che lo avrebbe raccontato a mia madre che mi avrebbe fatto una grossa sfuriata per essere andata a casa di un ragazzo che non conoscevo tanto bene.
Sapevo bene che la comprensione di mia madre avesse un limite del resto io stessa volevo uccidermi per tutte le sciocchezze che avevo fatto, mi ero comportata come una sciocca ragazzina immatura, mi ero lasciata così trasportare dalle sensazioni piacevoli che provavo da negare l' evidenza, ovvero che non era altro che un donnaiolo e che non potesse mai e poi mai fare seriamente con una come me.
Mi tornarono in mente i suoi insulti, del resto come non dargli torto, non ero di certo una silhoulette : avevo le cosce grosse e un sedere enorme.
“No, ora mi spieghi che succede...anche perché non è normale che tu non sia tornata ad ora di pranzo senza avvertire e fortuna che tua madre era a lavoro altrimenti non so lei che reazione avrebbe avuto nel vederti tornare a quest'ora!” affermò cercando di darsi un tono.
“Swen non sono cose che ti riguardano!” affermai irritata.
“E allora dovrai fare i conti con tua madre perché mi spiace signorina...se non mi spieghi che diavolo hai fatto tutto questo tempo io non ti copro!” affermò veramente infuriato come non lo avevo mai visto.
“Il prof di matematica mi ha trattenuto in classe per finire gli esercizi e...” dissi insicura e confusa non sapevo se dire l'altra parte della faccenda o meno.
“E?” chiese lui piuttosto spazientito.
“Nulla è tutto...” affermai cercando di essere convincente.
“ Cioè tu mi stai dicendo che il professore di matematica ti ha intrattenuto per tutto questo tempo per farti finire gli esercizi...non è molto credibile a meno che...” affermò diventando cupo.
“A meno che?” gli chiesi preoccupata dalla sua espressione.
“Il professore di matematica ti ha fatto qualcosa?” chiese con imbarazzo e preoccupazione.
“Ma che diamine di idee ti sei fatto!” affermai imbarazzatissima.
“E cosa dovrei pensare se mi dici una cosa del genere...e poi ti vedo piangere disperatamente!” affermò Swen, poi lo vidi fare un sospiro di sollievo poiché aveva escludo l'opzione del prof di matematica pedofilo.
“Ok, d'accordo ti dico tutta la verità, ma a condizione che tu non lo dica alla mamma!” affermai rassegnata.
“D'accordo...” affermò lui.
“Me lo prometti?” gli chiesi per accertarmi meglio che non lo avesse raccontato a mia madre.
“Parola di Boyscout!” affermò scherzosamente.
“Ecco dopo che il professore di matematica mi ha intrattenuto per gli esercizi. ..poi vabbè sono stata intrattenuto da Haruna e Reika e poi... ecco sono andata a casa del ragazzo che mi piace...anzi che mi piaceva...”
“Cioè aspetta frena!” affermò lui interrompendomi poi aggiunse “E chi sarebbe questo tizio da dove sbuca? Cioè da quando in qua ti piace qualcuno...”
“Swen forse sei più pesante tu di mamma, insomma cioè mi potrà pur piacere un ragazzo senza che tutta la famiglia ne sia a conoscenza...”
“No è soltanto che pensavo che con tua madre ti confidassi riguardo queste cose...” affermò perplesso.
“E magari la mamma ne era al corrente ed eri tu a non esserne al corrente...”
“No ,perchè tua madre me lo avrebbe detto...”
“Vedi è per questo che non ne ho parlato perché la mamma poi sbandiera le cose a tutti, poi lo veniva a sapere tutta la famiglia...nonni,zii e non so chi altri, forse persino i vicini”
“Si, è questo è vero tua madre è una vera chiacchierona...” affermò sorridendo.
“Comunque questo è tutto...” affermai sperando che gli bastasse quella vaga spiegazione.
“No, non è tutto...cosa è successo?”
“Ma un po' di affaracci tuoi, non te li vuoi proprio fare Swen!” pensai tra me.
“Ok vuoi veramente saperlo...bene, quel tipo mi ha portato nella sua camera e mi voleva portare a letto e si è persino permesso di darmi delle banconote per convincermi....” affermai rossa dalla vergogna e dalla rabbia.
“Tu non hai...?” chiese Swen osservandomi con preoccupazione.
“Ma certo che no, razza di imbecille per chi mi hai preso!” esclamai furibonda.
“bene, perché sarebbe stato un vero guaio doverlo spiegare a tua madre...” affermò facendo un lungo e intenso sospiro di sollievo.
“Solo per questo eri tanto preoccupato?” domandai infastidita e delusa, pensando che la sua preoccupazione fosse legata solo a come l' avrebbe presa mia madre.
“Ma no, ovviamente non solo per questo...” disse accarezzandomi la testa.
Tenevo molto al rapporto con Swen, ormai lo avevo idealizzato come un vero e proprio padre, nonostante non volessi dimostrarlo poiché temevo che lui mi trattasse bene solo per rispetto nei confronti di mia madre, mentre la mia sorellina Fuka aveva messo da parte ogni difesa con lui e lo chiamava tranquillamente papà.
“Allora non mi aiuti a preparare la cena?” chiese lui cambiando discorso.
“Non lo dirai a mamma vero?” gli chiesi riferendomi al discorso precedente.
“No, non preoccuparti...sarà il nostro piccolo segreto!” affermò sorridendo.
Aiutai Swen a preparare la cena, anche la mia sorellina ci aiutava cioè faceva quel poco che poteva, dato che aveva 10 anni e molto spesso quando l'avevamo messa ai fornelli era venuto fuori un bel disastro, non che io fossi da meno, però almeno seguendo le istruzioni di Swen potevamo stare tranquilli.
Dopo un po' arrivò mia madre dal lavoro e così mangiammo tutti insieme, come una di quelle famiglie delle pubblicità apparentemente perfette, quei momenti mi piacevano, mi piaceva quella tranquillità familiare e poi mi tornò in mente Hideki, lui sicuramente stava cenando da solo.
Il maggiordomo aveva detto che i suoi genitori non sarebbero tornati non prima di cena e così improvvisamente provai una certa tristezza e una stretta al cuore nell'immaginarmelo da solo in quella grande tavola, poi però ripensai a come mi aveva trattato e così pensai “Ben gli sta!”, ma per quanto volessi odiarlo, mi era difficile farlo, forse perché molto probabilmente era diventato il ragazzo superficiale che era a causa della mancanza dei suoi genitori che non c'erano mai e che compravano il suo affetto con il denaro e gli oggetti.
Una situazione simile la conoscevo, era quella di Reika, ma ripensando a lei, mi tornò in mente quella scoperta erano amici d'infanzia.
“Tesoro tutto bene?” mi chiese mia madre.
“Si...” affermai destandomi dai miei pensieri.
“E allora perché non mangi?” mi chiese osservandomi accuratamente.
Guardai quella frittata con formaggio, prosciutto e salame e incominciò a venirmi la nausea, sopratutto perché nella mia testa riecheggiavano le parole di Hideki “ Sei un tantino sovrappeso...una come te...una come te...”
“Adesso basta!” urlai ad alta voce senza rendermene conto.
Swen, mia madre e mia sorella mi osservarono stupefatti e allo stesso tempo con preoccupazione.
“Qualcosa non va?” chiese Swen.
“Nulla è solo che non ho fame..” dissi pronta a rintanarmi nella mia stanza.
Non capivo perché le parole di uno come quelli lì, potessero influenzarmi tanto da togliermi l'appetito. Molto probabilmente perché ero sempre stata insicura di me stessa ed il resto del mondo da cui ero circondata non sembrava essermi di grande aiuto.
Bastava accendere la tv per cadere in depressione, ragazze magrissime, stupende e con sorrisi sensuali e smaglianti, non un difetto, persino le loro forme erano ben delineate: seno, cosce e sedere, ma anche osservando le mie compagne non mi sentivo meglio, anche loro erano più belle, più magre e più sensuali rispetto ad una come me.
Io mi sentivo così insignificante, così incominciai ad auto commiserarmi e a credere che molto probabilmente Hideki avesse ragione su tutto e che avessi sbagliato a non andarci a letto, poi una parte di me, quella parte più sana e ragionevole mi dava della sciocca, così rimasi in perenne lotta con me stessa, fortunatamente il sonno mi destò da quegli inutili pensieri.
Il giorno seguente mi svegliai di malavoglia, non avevo alcuna voglia di andare a scuola per le seguenti ragioni:
1 Non volevo vedere Hideki.
2 Mi sentivo orrenda
3 Reika e Haruna adesso mi odiavano.
4 Il prof di matematica mi avrebbe fatto passare i guai per quanto era successo il giorno precedente.
Ma ancora non ero al corrente di tutti i fattori negativi che si sarebbero abbattuti contro di me in quella soleggiata mattinata, tanto da mettere in secondo piano quelli appena elencati.
Tutto ebbe inizio quando entrai a scuola, sentii un brusio fastidioso crescere sempre di più, ad ogni passo che facevo, sentivo ragazze e ragazzi guardarmi malignamente e parlottare fra di loro, poi incrociai Reika e Haruna guardarmi con uno sguardo strano, non riuscivo a capire se fossero arrabbiate o meno.
Poi Reika mi venne incontrò, la sua espressione non presagiva nulla di buono e poi vidi anche Haruna seguire il suo stesso esempio.
“Reika ecco...io volevo dirti che mi dispiace per ieri!” affermai cercando di batterla sul tempo,temendo che mi avesse mollato un altro schiaffo o che volesse attaccare briga.
“Non devi scusarti con me, ma con te stessa per quello che hai fatto... Adesso sai cosa Hideki racconta in giro?”
“Cosa?” le chiesi sconvolta e preoccupata.
“Dice che lo avete fatto...e poi guarda questa!” disse mostrandomi una foto.
Osservai quella foto, ero io mezza nuda e con una frusta e con un abbigliamento piuttosto indecente e sotto c'era un commentino del tipo “Kanamichi Natsuko e le sue pratiche sadomaso...”
Non avevo mai fatto foto del genere e non avevo mai usato accessori simili, quindi incominciai a chiedermi come fosse possibile tutto questo, cioè ero io quella ritratta nella foto, ma non poteva essere possibile.
“Io non ho mai fatto cose del genere!” affermai scioccata.
“Lo sappiamo... infatti si tratta sicuramente di un fotomontaggio...” affermò Reika.
“Il problema è che il resto della scuola crede che queste foto siano vere...” esclamò Haruna con dispiacere.
Dopo un po' le mie amiche mi portarono nel punto in cui erano appese quella serie di foto in cui ero in delle pose indecenti e mi aiutarono a toglierle, ma dopo un po' mi sentii chiamare da qualcuno era il preside.
Mi portò in presidenza del tutto scosso per le foto, nonostante io stessi cercando d spiegargli che si trattava di un fotomontaggio e di un dispetto di Hideki, lui non mi ascoltava affatto, era come se non volesse sentire ragioni e così mi beccai una sospensione e disse anche che voleva parlare con i miei genitori.
Uscii dalla presidenza, giurando che se beccavo quel delinquente lo avrei conciato per le festi e in men che non si dica lo vidi insieme a Reika.
Mi nascosi per sentire cosa si stessero dicendo, sentii Reika sbraitare “Lascia stare Natsuko, lei non centra nulla!”
“Tu esci con me ed io la lascerò in pace...e mi assumerò le responsabilità riguardo il montaggio...” affermò Hideki con una strana espressione, però sembrava sincero.
“Non lo farò mai e poi mai!” affermò furibonda.
“E allora non abbiamo di che discutere!” affermò freddamente.
“Guarda che ti denuncio e lo sai che con questa terza denuncia scatta l'arresto!” affermò Reika minacciandolo.
Dopo un po' ormai stanca di sentire quei loro discorsi assurdi, smisi di nascondermi perché dentro di me provavo una forte rabbia nei confronti di tutti e due, poiché non ero stata altro che la vittima dei loro dispetti.
“Così dunque mi hai invitato a casa tua, solo per vendicarti di Reika!” affermai puntandogli il dito contro.
“Ma guarda chi c'è...la sadomasochista!” affermò ridendo con cattiveria, i suoi occhi non erano più quelli che mi piacevano, ma erano cupi e gelidi.
Dopo un po' comparve anche Haruna che tentava inutilmente di calmarmi, ma io ero pronta a fargli veramente male.
Hideki non sembrava affatto spaventato dalle mie minacce, così ormai fuori controllo ero pronta a passare alle mani, ma Haruna mi teneva.
“Non fare sciocchezze, se gli torci un solo capello, questo qui ti denuncia e non so quali guai ti può far passare!” affermò Haruna.
Reika mi osservò con uno sguardo dispiaciuto e poi osseervò Hideki dicendo “Ti ho avvertito!”
“No, mia cara... sei tu quella che è stata avvertita...io posso servirmi dei migliori avvocati di tutto il Giappone!”
“Bè,anch'io!” affermò Reika.
“Io acquisto l'intera giuria!” Esclamò Hideki con un atteggiamento di sfida.
“Ed io compro l'intero tribunale!” esclamò Reika ricambiando il suo stesso sguardo.
“Ed io compro l'intero stato!” affermò Hideki, ormai non sapendo più come controbattere.
Io osservandoli non riuscii a fare a meno di ridere e anche Haruna ebbe la mia stessa reazione, quei due erano identici e anche piuttosto buffi quando litigavano, sembravano due divorziati.
“Ma che cazzo avete da ridere?” dissero tutte e due nello stesso istante.
La mia risata divenne isterica nel guardarli, sembravano una di quelle coppie che si facevano la guerra per un motivo inspiegabile, ma ciò che mi fece alterare maggiormente era che mi avessero messo in mezzo alle loro questioni amorose.
Quando Hideki se ne andò, la mia rabbia era pronta a scatenarsi su Reika,così mi spiegò tutta la faccenda da cima a fondo:

Io e Hideki ci conosciamo sin da quando eravamo bambini siamo sempre stati compagni di gioco, eravamo inseparabili, ogni cosa la facevamo sempre insieme, inoltre i nostri genitori sono amici di lunga data quindi appoggiavano il nostro legame.
Peccato però che il nostro legame con l'andare del tempo incominciò a diventare intenso e alquanto incomprensibile, Hideki era morboso nei miei confronti in un modo spaventoso.
Non voleva che altri bambini si avvicinassero a me, era geloso persino delle bambine con cui giocavo, a volte veniva a casa mia anche quando non era invitato e dovevo fare i compiti che mi avevano lasciato le maestre.
Mi impediva di fare qualsiasi cosa che non includesse lui, era ossessivo in un modo spaventoso, ma quand'ero piccola avevo sottovalutato tutto ciò e anche i genitori di lui e i miei sottovalutarono questi suoi comportamenti pensando che fosse soltanto un bambino e che crescendo il suo comportamento cambiasse e invece no, alle medie continuava ad essere così.
Nessun ragazzo poteva avvicinarsi a me, almeno quand'era piccola si limitava a strillare e a piangere, mentre invece alle medie non faceva altro che picchiare chiunque si avvicinasse a me, così in men che non si dica diventai una ragazza isolata da tutti, l'unica persona con il quale poteva stare era Hideki, ma non per mia volontà, era lui ad impormelo.
Dovevo fare tutto quello che mi diceva di fare, dovevo accontentarlo sempre, ma al contrario lui non faceva lo stesso con me, anzi molte volte lo sorpresi anche con altre ragazze, mentre io non potevo né avere amiche né amici ed era come se la mia stessa persona avesse smesso di esistere, ero diventata la sua ombra.
I miei genitori non ci fecero mai tanto caso, continuavano a sottovalutare la situazione, ma un giorno mi stancai di questa situazione e decisi di impormi, purtroppo la nostra lite divenne piuttosto violenta, persi il controllo e gli alzai le mani e anche lui lo fece, mi mollò un calcio e uno schiaffo, ma rispetto a lui ero molto più delicata poiché ero una ragazza e così mi feci veramente molto male e i miei genitori lo denunciarono rompendo del tutto i contatti con la sua famiglia.
Poi una volta entrò di nascosto a casa mia e così scatto la seconda denuncia. Finita la scuola media, decisi di andare in un liceo pubblico, sicura che lui avesse frequentato una scuola privata, ma poi non so come e perché me lo sono trovato in questo liceo.
Rimasi scioccata da quella storia, non potevo credere che Reika potesse essere mai stata l'ombra di qualcuno, lei che voleva sempre prevalere sugli altri, che voleva essere protagonista in ogni situazione, era stata l'ombra di Hideki.
Era da non crederci, inoltre Hideki sembrava il personaggio di qualche thriller, uno di quei maniaci ossessivi che uccidono la loro amata per motivi passionali, fortunatamente Reika era ancora viva, ma forse non per molto, così iniziarono a venirmi i brividi.
Come ero riuscita ad innamorarmi di un tipo come quello? Ma adesso pensandoci, mi resi conto di non esserne mai stata innamorata, era stata forse una semplice cotta che avevo sopravvalutato e poi capì di essermi innamorata dell'idea che avevo dell'amore, di quello stramaledettissimo disegno che ti danno gli altri dell'amore, in particolare i film che ti fanno vedere l'amore in un modo inusuale e poco credibile:
Il ragazzo bellissimo e dannato che si innamora della più sfigata della scuola e che ci vede un qualcosa che altri non riescono a vedere e poi di solito questo ragazzo è anche ricco e quindi è capace di rispondere a tutte le esigenze della ragazza, insomma le solite stronzate alla quale ero cascata io.
Dovevo smetterla di guardare la televisione per rielaborare il concetto e la mia idea dell'amore per disincantarmi da quell' amore perfetto che non poteva esistere nella realtà di tutti i giorni.
Forse l'amore tra Reika e Hideki erano un amore meno idealizzato e più vicino alla realtà, con delle sfaccettature quasi macabre, ma nel sentir parlare Reika mi resi conto che l'amore di Hideki non doveva essere ricambiato, sempre che si trattasse di amore, perché quando Haruna gli fece notare che molto probabilmente Hideki fosse innamorato di lei, Reika rispose “Figurati se è innamorato ha solo questa dannata mania di possessione delle cose e delle persone, crede che io sia un oggetto che deve assolutamente avere tra la sua collezione!”
Poi Reika mi osservò dicendo “Spero che tu abbia imparato la lezione!”
Mi scesero le lacrime agli occhi quando lo disse, lo aveva detto con dolcezza e ciò mi fece capire che non fosse affatto arrabbiata con me.
Quando invece aveva tutte le ragioni del mondo per esserlo:
Non l'avevo ascoltata, le avevo mentito e avevo persino abbandonato il club per andare a casa di quell' essere “abominevole”,
Eppure per qualche strana ragione non riuscivo a vederlo come un essere tanto cattivo, non sapevo il perchè ma quando lo avevo visto parlare con Reika, nonostante si stessero minacciando, non so c'era qualcosa di puro e infantile nel suo modo di fare e anche nel racconto di Reika ci vedevo in fondo qualcosa di dolce nel comportamento di Hideki.
Reika quando mi vide piangere mi abbracciò dicendo “ Sei proprio una piagnucolona!” poi anche Haruna si unii all'abbraccio.

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Capitolo 5
*** la vendetta di Hideki ***


PUNTO DI VISTA DI NATSUKO:
La situazione prese una brutta piega:
I miei genitori convocati dal preside e tutta la scuola mi faceva proposte indecenti. I ragazzi quando mi vedevano facevano gestacci dicendo delle brutte cose e tutto per colpa di Hideki, perché voleva uscire con Reika, ma incominciavo a chiedermi se davvero se la fosse presa con me solo per questo.
Tutto questo era ingiusto e insensato, io cosa centravo con Reika? Perché doveva prendersela con me se Reika non voleva uscire con lui? Perché?
Adesso si che ero veramente agitata e scossa con la consapevolezza che i miei genitori, quando sarebbero uscita dalla presidenza, mi avrebbero messo sotto tortura per cose indecenti che non avevo mai fatto.
Adesso si che riuscivo ad odiare Hideki con tutto il mio cuore, ma forse avrei dovuto farlo prima, decisamente molto prima.
Reika mi strinse la mano per farmi coraggio, notando la mia ansia mentre attendevamo che i miei genitori uscissero dalla presidenza e poi la vidi piangere.
Non lo avevo mai vista piangere, mai, lei non mostrava mai le sue debolezze e i suoi veri sentimenti, ma in quel momento pianse disperatamente dicendo che gli dispiaceva che per causa sua io ne stessi pagando le conseguenze.
“Non è colpa tua...è solo colpa di quell'idiota!” affermai agitata.
Dopo un po' si sedette accanto a noi anche Takeru che strinse la mano di Haruna, li guardai invidiosa pensando che fossero proprio una bella coppia e maledicendomi perché se fossi stata saggia come Haruna e fossi andata al di là dell'apparenza forse molto probabilmente sarei stata anch'io con un ragazzo dolce e carino come Takeru e non mi sarei trovata in questa brutta situazione.
Dopo un po' vidi uscire i miei genitori da quella porta, il mio cuore incominciò a battere più del dovuto e incominciò a mancarmi l'aria.
Mia madre mi guardava con uno sguardo severo ed omicida, ma non disse nulla. Molto probabilmente perché c'erano le mie amiche presenti, ovvero si prestava fedelmente al detto “ I panni sporchi si lavano a casa!”
“Andiamo!” disse come se si stesse rivolgendo ad un animale da richiamare all'attenti.
“Io vado...ciao ragazze!” dissi salutando a malincuore le mie amiche, non sapendo quale scenata mi aspettasse a casa.
Speravo che ci fosse traffico per strada così avremo temporeggiato il ritorno a casa, invece no quel giorno stranamente tutte le strade erano libere. Mia madre guidava come una forsennata tanto che Swen gli disse “Tesoro credo che tu sia troppo agitata...che ne dici se guido io?”
“No, va tutto benissimo, non sono per nulla agitata!” affermò infuriata.
Swen del tutto in difficoltà non disse nulla, ma tenne le mani giunte in segno di preghiera, forse pregava che tornassimo sani e salvi a casa dato che mia madre quando ero agitata non era il massimo della sicurezza alla guida.
Tornati a casa, mia madre mi fece una sfuriata senza precedenti, era pronta a massacrarmi di botte, ma Swen la fermò dicendo “Andiamo è solo una ragazzina non è possibile che abbia combinato tutte quelle cose e poi ce ne saremmo accorti... non credi?”
“E allora quelle foto?” chiese mia madre avventandosi contro Swen che stava tentando di proteggermi.
“Ma non so tu dovresti conoscere tua figlia meglio di chiunque altro...quindi osserva meglio queste foto e ovviamente con lucidità!” affermò lui.
Mia madre ad un certo punto le osservò attentamente e poi scosse la testa dicendo “Hai ragione questa non è Natsuko, non ha i 3 nei nel ventre”
“Visto che era come dicevo io...però devo ammettere hanno fatto un ottimo montaggio!” esclamò Swen.
“Non è nulla di cui essere orgogliosi!” affermò mia madre ponendo fine all' ammirazione di Swen verso quel montaggio ben riuscito.
Dopo un po' mia madre mi osservò e poi mi chiese “Tu hai idea di chi sia stato a fare questi montaggi?”
“Ecco...vedi mamma...” affermai con titubanza, non ero certa se potessi spiegarlo, temevo che mi avesse rimpinzato di domande e che quindi mi sarei trovata costretta a raccontargli tutto.
“”Ti ho chiesto un nome e un cognome!” affermò alterata.
“E' stato Setzunaki Hideki!” affermai terrorizzata dallo sguardo omicida di mia madre.
“Ok Swen prendi l'elenco telefonico!” ordinò mia madre.
“Ma che intenzioni hai?” chiese Swen un tantino preoccupato.
“Tu prendi questo diavolo di elenco telefonico!” disse mia madre piuttosto agitata.
Swen come al solito succube della furia funesta di mia madre fece come gli ordinò, una volta preso l'elenco telefonico mia madre si mise a cercare il cognome di Hideki nell' elenco telefonico, poi finalmente lo trovò, ma erano sempre irreperibili i genitori di Hideki come se non esistessero, non erano mai in casa e rispondeva sempre il maggiordomo al quale chiese il numero di cellulare del padre e della madre.
Chiamò ai loro cellulari, ma anche qui era impossibile rintracciarli telefonini occupati o spenti e quando rispondevano tagliavano corto e le chiudevano, nonostante mia madre puntualizzasse “E' una cosa grave che riguarda suo figlio!”
“Ma che razza di genitori ha questo ragazzo!” affermò mia madre sconvolta e decisa a chiamarli ancora e ancora fino a sfinirli.
La madre di Hideki si rassegnò e ascoltò tutto ciò che mia madre aveva da dire, ma a quanto pare la madre di lui sottovalutava ciò che avesse fatto il figlio dicendo che era soltanto una delle sue tante bravate, così mia madre si infuriò dicendo “Peccato che a causa di questa bravata mia figlia adesso sia ritenuta una poco di buono!”
La madre di Hideki aveva “un buon modo” per risolvere le questioni, ovvero i soldi, un risarcimento era ciò che proponeva a mia madre.
Ma mia madre per nulla corruttibile si infuriò a dismisura dicendo che non erano i soldi che voleva, ma le scuse del ragazzo e che confessasse ciò che avesse fatto davanti a tutti, così che nessuno potesse più pensare male di me.
Mia madre improvvisamente era diventata la mia eroina personale, peccato che la madre di Hideki non accettò le condizioni imposte da mia madre, ma lei era un tipo che non demordeva.
Combinò un vero putiferio andando a casa di Hideki e parlando personalmente con la madre tanto che Hideki il giorno seguente confessò tutto e fu costretto a scusarsi per tutta quella faccenda davanti a tutta la scuola, incredibile ma vero, mia madre era stata così perseverante da riuscire ad ottenere ciò che voleva.
La madre di Hideki disse sottovoce “una vera palla al piede questa donna” ma io ero così vicina da poterla sentire, inoltre Hideki si becco una bella sospensione e anche delle pulizie extra da fare a scuola e altri lavori in più da fare rispetto agli altri studenti.
Insomma giustizia era stata fatta e così tornai alla mia vita scolastica di sempre anzi più o meno, perché il nuovo club che Reika ci aveva fatto realizzare era qualcosa di veramente impegnativo.
I primi giorni in cui ci misi piede pensai “Che noia non succede mai nulla!” e poi c'era quel ragazzo della sezione F, Kurioshi Ryueki che non faceva altro che leggere un nuovo numero di naruto, mentre Reika si faceva la manicure e Haruna parlava allegramente con Takeru che si era iscritto al club semplicemente per stare accanto alla sua amata.
Ma dopo no so come tutto cambiò radicalmente, tutto ebbe iniziò con una ragazza che ci chiese di aiutarla a ritrovare il suo telefonino che aveva perso a scuola, da quel momento in poi questo club si rivelò una vera faticaccia poiché dovevamo accogliere le richieste bizzarre e sciocche di ogni studente, dopotutto eravamo o no i tuttofare?
Comunque quando arrivò questa ragazza chiedendoci di aiutarla a cercare il suo telefonino, tutti continuarono a fare ciò che stessero facendo senza calcolarla, solo io mi destai dalla lettura di “Ragione e sentimento” di Jane Austen.
Cercai di richiamare l'attenzione degli altri, fortunatamente non fu così difficile, così ebbero inizio le ricerche , persino Reika che forse aveva finito la manicure e non sapevo più che altro fare si mise a cercarlo e anche il ragazzo della sezione f, forse lui doveva aver finito il nuovo volume di naruto.
Ci eravamo divisi in gruppi da due per cercare questo telefonino, Reika era con la ragazza che lo aveva perso, mentre io ero con quell' otaku sfigato, mentre Haruna e Takeru erano insieme. Chi poteva mai separare quei due?
“Ma se lo facessimo squillare?” propose Kurishi.
Scoppiai a ridere, pensando che non ci avevamo affatto pensato e che sarebbe stata la cosa migliore per evitare inutili fatiche, ma sfortunatamente il telefonino era spento.
“Ma perché non se ne compra uno nuovo...i telefonini ormai costano così poco...” affermò Kurioshi.
“Ma da quello che ho capito... ci tiene perché glie l'ha regalato il suo fidanzato”gli feci notare.
“E glie ne compra un altro!” affermò lui.
“Si, ma...non è carino dire ad una persona che ti è cara che hai perso qualcosa che ti ha regalato...” esclamai osservandolo meglio, accorgendomi che in fondo era carino.
“Secondo me siete voi ragazze a farvi tutti questi problemi!” rispose sbuffando mentre cercava il telefonino in mezzo al cortile della scuola, anch'io facevo lo stesso.
“Invece volevo chiederti una cosa...” affermò con uno sguardo bizzarro.
“Che cosa?” gli chiesi piuttosto incuriosita.
“Ma erano davvero dei fotomontaggio quelle foto lì?” chiese guardandomi in modo malizioso.
“Ma certo che si!” dissi rossa dalla rabbia e dall'imbarazzo.
“Però wow erano fatte così bene, meglio di un hentai direi!” disse sorridendomi in un modo che mi aveva messo totalmente a disagio.
“Sei un pervertito!” dissi insultandolo e cercando di nascondere l'imbarazzo, poi pensai che essendo un fissato con questo genere di cose, forse in altre parole mi stava facendo a modo suo un complimento, poi però ci pensai su, dopotutto stava parlando dei fotomontaggi quindi non è che fosse un vero complimento più che altro era rivolto alla bravura di colui che li avesse fatti.
Dopo un po' trovai il telefonino poggiato e dimenticato in una parte del cortile, così lo restituimmo alla legittima proprietaria che ci ringraziò, ma quello fu una dei tanti compiti, dopo quel successo, tutti i ragazzi non facevano altro che rivolgersi a noi per qualunque cosa.


Punto di vista di Hideki:

Mi guardai intorno, c'erano tante belle ragazze nella mia scuola e la maggior parte di esse erano state nel mio letto, ma c'è ne era una in particolare che richiamasse sempre e comunque la mia attenzione, era lei la sola che suscitasse in me una scarica di adrenalina in più.
Reika, era stata la mia compagna di giochi quand' ero bambino, avevamo passato di tutto e di più insieme, ci eravamo amati e odiati per questo.
La cosa che più mi piaceva di lei era che fosse uguale a me: Eravamo uguali tutti e due ricchi e soli con le nostre inutili cose, fingevamo tutti e due di essere ciò che non eravamo: superficiali, egocentrici e presuntuosi soltanto perché avevamo paura che gli altri approfittassero di noi, dei nostri soldi e che dopo ci avrebbero abbandonato come facevano spesso i nostri genitori, che erano come dei fantasmi tornavano di notte soltanto per dormire.
Quando mi capitava di vederli e di avere la possibilità di stare con loro, ero come un bambino emozionato e sciocco, poi però mi rendevo conto che non potevo comportarmi in quel modo perché loro erano quelli che mi avevano sempre lasciato alle cure di una babysitter a tempo pieno, quindi dovevo odiarli per questo.
Osservai meglio Reika non sembrava più la stessa Reika, era cambiata, c'era qualcosa in lei di diverso, nei suoi occhi e anche nel suo sorriso che mi ricordava il modo in cui guardava me e il modo sincero in cui mi aveva sempre sorriso.
Mi voltai per capire a chi sorridesse in quel modo e scorsi due figure, erano due ragazze della scuola, una ragazza di una bellezza discreta dai capelli castani e dagli occhi dello stesso colore e poi un'altra quella lì vagamente la conoscevo, sapevo che si chiamasse Haruna, era abbastanza popolare, piaceva molto ai ragazzi per la sua dolcezza e ingenuità, ma di solito aveva successo con i ragazzi timidi e quindi non avevano mai il coraggio di confessare i loro sentimenti.
Mancavano tutte e due tra la lista delle mie conquiste, ma colei che attirò maggiormente la mia attenzione era quella ragazza apparentemente insignificante, ma considerata importante da Reika, per non so quale ragione inspiegabile, continuava a sorriderle in quel modo dolce e complice e tutto ciò era piuttosto irritante.
Poi mi accorsi di qualcosa a mio favore, quella ragazza mi osservava molto spesso, sicuramente dovevo piacerle, dopotutto non c'era una ragazza alla quale non potessi piacere e così decisi di usarla a mio vantaggio per ricattare Reika.
Volevo convincere Reika a ricucire il nostro profondo rapporto che ci aveva legato da sempre, che a cause di piccole incomprensioni era sfumato senza che me ne accorgessi, sapevo di aver sbagliato di essere stato molto ossessivo nei suoi confronti, ma purtroppo nessuno mi aveva mai insegnato ad amare qualcuno nelle misure giuste.
La mia babysitter da piccolo mi aveva sempre viziato, mi aveva sempre sopportato e aveva assecondato qualsiasi mia richiesta e non mi separavo da lei e quindi le stavo sempre vicino, per tale ragione con Reika mi ero comportato allo stesso modo perché quella era la mia idea di affetto, nessuno mi aveva mai detto che amare qualcuno significasse rispetto e altre cose simili.
Sapevo soltanto fare ciò che mi era istintivo e ciò che era intrinseco nella mia natura appropriarmi di Reika, tenerla lontana da altri che potessero in qualche modo portarmela via perché per me lei era troppo preziosa, ma in questo modo non avevo fatto altro che allontanarla da me.
Soltanto adesso incominciavo a capire il vero significato della parola amare, osservando i miei compagni e coloro che credevano di potersi ritenere miei amici, a volte mi capitava di guardarli mentre parlavano con la loro ragazza, mentre discutevano e scherzavano oppure a volte mi accorgevo che le loro ragazze parlassero con altre persone senza problemi e quando chiedevo loro se non fossero gelosi, loro dicevano “ Si un po' quando parla con altri ragazzi, ma non posso mica tenerla in una campana di vetro, deve essere lei a preferire me...non io ad imporglielo!”
Quelle parole mi rimasero impresse nella mente.

Tutte le volte che tentai di parlare con Reika, lei mi respingeva e una volta di queste, c'era questa sua amica, si chiamava Natsuko, la rimproverò dicendo di non essere tanto ostile nei miei confronti e così mi decisi a voler far colpo su di lei,non che ce ne fosse tanto bisogno. lei era già cotta di me.
Reika quando aveva notato le mie mire verso la sua amica, non la prese affatto bene, si infuriò e mi mollò un sonoro schiaffo, era da tanto tempo che non ricevevo un suo schiaffo, mi era quasi mancato, almeno per una volta avevo suscitato una sua reazione, dato che spesso mi ignorava mentre io cercavo di parlarle.
Quel gesto mi diede prova che corteggiare la sua amica fosse stata un'ottima mossa, dato che ricevevo comunque delle reazioni da parte sua. Mi lasciai prendere così tanto dall'entusiasmo da infilarmi in una situazione in cui in realtà non volevo neppure esserci, insomma mi resi troppo tardi di averla fatta davvero grossa.
Ero arrabbiato perché nonostante stessi corteggiando la sua amica Reika non demordeva continuava a rifiutarsi di uscire con me e nonostante mi fossi scusato più di una volta per gli errori fatti in passato, lei continuava a riservarmi rancore, così ormai deciso a fargliela pagare cara, invitai la sua amica a casa mia con un solo scopo portarmela a letto e farla soffrire.
Ma per qualche strana ragione non andò proprio così, per qualche strana ragione quella ragazza aveva qualcosa di particolare che in fondo mi piaceva, forse adesso riuscivo a capire Reika perché le piacesse essere sua amica.
Era a disagio, si notava, ma c'era qualcosa di buffo in lei.
Di solito le ragazze che invitavo a casa, ci tenevano a far bella figura e prima di venire a casa mia facevano uno studio approfondito su ogni cosa che potesse riguardare l'alta società , ma lei non era una perfezionista, era spontanea nei suoi modi di fare e per quanto volesse nascondere il suo disgusto per il caviale, gli si leggeva dritto in faccia che le faceva veramente schifo, ma tuttavia lo mangiava fingendo che le piacesse solamente per farmi piacere, poi un'altra cosa che mi colpì molto, fu quando entrò nella mia stanza quando le chiesi se le piacesse lei disse “Si, però in questa stanza manca qualcosa!”
Quando le chiesi cosa facendo l'elenco di tutto ciò che c'era, cercando di capire cosa mancasse, lei mi interruppe dicendo che mancavo io facendomi notare che quella stanza non aveva nulla di mio poiché c'era tutto, non riusciva veramente a capire quali fossero realmente i miei interessi. Aveva ragione, ma mi rifiutavo di voler ammettere che quella sciocca ragazzina potesse aver ragione, così tagliai corto e posi fine a quel discorso pronto per baciarla e farla mia.
Ma lei per qualche strana ragione mi rifiutò, non capivo perché una ragazza come lei mi stesse rifiutando. Che avevo che non andava? Tantissime ragazze della sua stessa bellezza, si erano lasciate andare, mentre lei mi rifiutava, forse era insicura perché non lo aveva mai fatto pensai. Cercai di calmarla dicendo che se era la sua prima volta non aveva di che preoccuparsi ero bravo in certe cose, sapevo essere molto delicato e gli dissi di chiedere alle altre ragazze se non lo ero. Gli diedi il telefonino per consultare le altre, ma lei stupefatta dalla mia freddezza mi chiese se non stessi scherzando. Io gli dissi spazientito di decidersi a togliersi quei vestiti, per il semplice fatto che non ci traevo più alcun piacere a scopare con una così perché era amica di Reika e poi aveva quello sguardo dolce che cercava di leggermi dentro, era come se stesse cercando di trarre qualcosa di buono e di dolce in me nonostante non lo fossi per niente, lo avevo visto fare ad altre ragazze, ma non mi ero mai sentito in colpa, molto probabilmente perché non erano amiche di Reika.
Le diedi delle banconote per convincerla, non avevo più alcun intenzione di tornare indietro nonostante tutto, volevo in qualche modo che Reika si pentisse amaramente di non essere uscita con me e che per un momento provasse il dolore che stessi provando io.
Ma quella ragazza non era affatto corruttibile, le aveva dato un sacco di soldi, non li avevo neppure contati erano tutti i soldi che avevo nel portafogli, ma lei neppure li guardò, non gli importava nulla della cifra che le avessi dato, non era affatto disposta a farlo con me.
Il mio orgoglio era stato ferito, nessuna ragazza si era mai rifiutata di venir a letto con me e di solito non dovevo neppure ricorrere ai soldi e invece con lei non sapevo più cosa dover fare per convincerla. Dopo un po' ci rinunciai, non potevo di certo costringerla,non ero quel tipo di persona.
Le dissi amaramente che di certo se ne sarebbe pentita, era il mio orgoglio ferito ad avventarsi contro di lei, mentre lei uscii dalla mia stanza con le lacrime agli occhi scappandosene via.
Dopo trovai il modo giusto per vendicarmi, chiamai uno dei miei compagni che scattava le foto dell' album annuale di scuola, lui doveva di sicuro avere delle foto anche di Natsuko e così chiesi poi l'aiuto di un esperto in fotomontaggi, così il giorno seguente vi erano delle foto di Natsuko in pose osè sparse nelle pareti della scuola.
Tutto ciò non era bastato a convincere Reika ad uscire con me,anzi adesso sembrava più decisa a non voler uscire con me, però almeno mi ero vendicato del rifiuto di Natsuko pensai tra me.
Dopo le continue discussioni con quest'ultima per ciò che avevo fatto all' amica, mi tornò in mente quella volta in cui si era infuriata con mio padre perché mi aveva promesso che mi avrebbe portato al luna park ed invece non lo fece a causa dei troppi impegni lavorativi, io c'ero rimasto malissimo e lei il giorno seguente apparve a casa mia infuriata come una iena a fare il predicozzo ad un genitore, era stata una scena veramente buffissima!
Una bambina che si metteva a fare le prediche ad un adulto, erano cose da non crederci, ma dopotutto si trattava dì Reika, non era di certo mai stata una ragazza comune, ai miei occhi lei era un extraterrestre, un qualcosa del tutto fuori dal comune e da qualsiasi cosa possibile e immaginabile.
Inoltre Reika era meglio della mia babysitter faceva tutto per me senza volere soldi in cambio dai miei genitori, ma non faceva mai nulla per se stessa, con i suoi genitori non si prendeva mai la briga di fargli una ramanzina perché anche lei spesso veniva trascurata dai suoi genitori, per tale ragione lo feci io al posto suo, nonostante si rivelò un perfetto fallimento sia il suo tentativo che il mio.
I genitori di Reika ed anche i miei, sottovalutavano ogni cosa, ogni nostro bisogno affettivo credevano di colmarlo con giocattoli costosissimi e con altre sciocchezzuole.
Mi mancava tantissimo Reika, in un modo insopportabile, era come se avessi perso una parte di me stesso e per tale ragione agivo d'impulso, cercavo di distrarmi dai pensieri che mi torturavano la mente sperando di riuscire a dimenticarla vivendo nuove esperienze con altre ragazze, ma alla fine finivo per odiarle tutte quante perché nessuna di loro era come lei.
Ma un'altra cosa altrettanto fastidiosa, era vederla ridere in quel modo, in passato solo io riuscivo a farla ridere così. Adesso invece c'erano quelle due ragazze:Natsuko e Haruna, le sue migliori amiche, mentre io non avevo veri amici,erano tutti così tremendamente falsi, perché sapevano che quando erano in mia compagnia era più facile abbordare le ragazze e poi miravano sopratutto al mio portafogli. Alcuni mi chiedevano soldi in prestito mai più tornati nel mio portafogli , ma di certo non ero un pezzente come loro e quindi non richiedevo mai i soldi che furbamente mi sottraevano.

Un'altra cosa che rendeva quelle due ragazze insopportabili, più che altro Natsuko era stata una vera spina nel fianco, con questa storia della foto. Dopo di ciò quella storia prese una brutta piega, la madre di lei aveva reagito malissimo e aveva perseguitato i miei rintracciandoli per telefono e cercandoli anche a casa, così tanto che persino mia madre perse la calma e mi rimproverò duramente come non aveva mai fatto prima, lei aveva sempre preso sotto gamba ogni mia bravata, ma a causa dell'intervento della madre di Natsuko persino lei perse la calma costringendomi a confessare quel che avessi fatto e chiederle scusa davanti tutta la scuola. Mi beccai pure i lavori forzati a scuola oltre l'orario scolastico nonostante i miei genitori ebbero molto da ridire, alla fine anche loro si rassegnarono.
Mi pentii amaramente di quel che avessi fatto poiché non aveva affatto giovato alla mia immagine, anzi quasi quasi persino le ragazze finivano col prendersi gioco di me sopratutto quando mi vedevano pulire il pavimento della scuola, mentre io andavo cercando qualcuno da corrompere per convincerlo a pulirlo al posto mio.
Reika dopo quella faccenda mi odiava più di prima e mi evitava. Tutte le volte che mi vedeva cambiava strada, oppure fingeva di non avermi affatto visto, dopotutto niente di nuovo, lo aveva fatto per 4 anni di liceo, però adesso lo faceva con più enfasi.
E come se non bastasse alcune ragazze incominciarono a non vedermi più di buon occhio dopo la faccenda di Natsuko, quindi adesso non trovavo neppure un modo per distrarre i miei pensieri dal mio chiodo fisso: Reika, poi un'altra cosa bizzarra era che quando cercavo di scacciarla dai miei pensieri e nel momento esatto in cui c'ero riuscito me la ritrovavo davanti gli occhi.
Non esiste nessuna ragazza più bella di lei, le altre sono solo bellezze appariscenti e insignificanti, mentre lei è veramente bellissima con quei suoi lunghi capelli corvini e con quei suoi occhi di un colore indefinito, sembravano neri, ma a secondo dalla luce i suoi occhi a volte apparivano di un viola acceso che ti lasciavano affascinato per quella loro peculiarità, inoltre era magra e slanciata, tanto che ogni volta quando me la ritrovavo davanti rimanevo sorpreso di quanto fosse cresciuta e cambiata negli anni e di quanto i suoi seni fossero cresciuti.
Poi ripensai a quella lite violenta tra me e Reika, era stato un giorno bruttissimo, lo ricordavo come se fosse accaduto di recente: Lei era entrata a casa mia, infuriata, stanca del fatto che le impedissi di frequentare altre persone oltre che me e così la lite sfociò in urla e aspre critiche, io avevo detto delle brutte cose sul suo conto, non ricordo bene cosa, ma quello che ricordo chiaramente fu la sua reazione. Mi mollò uno schiaffo, poi un altro ancora, mi spinse e mi diede un pugno. Io tentai di bloccarle le mani, ma lei si liberava dalla mia presa, poi disse di non poterne più e di non volerne più sapere di me. Mi ricoprì di pesanti insulti, erano parole dette in un momento di i rabbia, ma che mi ferirono tremendamente, poi riprese a picchiarmi ed io in tutta risposta gli mollai un pugno, uno schiaffo. Uno scatto di rabbia improvviso e poi la fine, la spinsi dimenticandomi che dietro di lei c'erano le scale.
Soltanto dopo quando la vidi rotolare giù, mi resi conto della grande cazzata che avevo fatto, mi misi a urlare disperatamente e la soccorsi.
Si era rotta una gamba, ma nulla di irreparabile. Purtroppo I suoi genitori fraintesero quello che realmente fosse successo come un tentato omicidio e risolserò la cosa denunciandomi. I miei riuscirono a sviare la denuncia per tentato omicidio dato che ero ancora minorenne, inoltre anche Reika era intervenuta in mia difesa dicendo che non lo avevo fatto consapevolmente. Aveva detto di essere stata la prima a cominciare e che la mia era stata una reazione, ma infatti la causa che segnò la fine della nosttra amicizia : non è stata la caduta di Reika, ma era stato il mio comportamento ossessivo nei suoi confronti..

Punto di vista di Reika:

Dopo quella fastidiosa faccenda di Natsuko , ero ancora più convinta che tra me ed Hideki non dovesse avvenire alcn tipo di riconciliazione. Anche se una parte di me, gli voleva comunque bene, forse anche più che bene.
Ma ciò che aveva fatto a Natsuko, alla mia migliore amica era imperdonabile sopratutto perchè lo aveva fatto con lo scopo di obbligarmi uscire con lui, la sua era una minaccia. Ciò dimostrava che non era cambiato affatto, era il solito bambino viziato che tentava a tutti i costi di impossessarsi della mia persona e non potevo più permetterglielo. In conclusione, finivo col cercare disperatamente un ragazzo che riuscisse a farmelo dimenticare una volta e per tutte, ma tutti i ragazzi finivano col deludermi perché volevano soltanto una cosa da una notte, oppure non corrispondevano a ciò che volessi. Ma molto spesso non sapevo neanch'io cosa volessi realmente, anche coloro che si rivelavano carini, dolci e che avevano delle intenzioni serie nei miei confronti per qualche ragione finivo col mollarli perché non mi sentivo presa. Il mio cuore non batteva più forte del dovuto come quando...No basta non dovevo più pensare a lui, era stata una cosa passata. E poi tra di noi non c'era mai stato nulla in tal senso,nonostante io avessi sempre visto Hideki come il mio futuro sposo e anche i nostri genitori avevano sempre avuto in serbo per noi un futuro del genere, noi due non c'eravamo mai baciati. E Dopo lo spiacevole e violento battibecco in cui ero caduta per le scale a causa di un suo spintone, cosa che non dissi a Natsuko e a Haruna, poiché si era trattato solo di un incidente e non volevo accentuare l'idea pessima che avevano di lui. Si poteva dire tutto di lui, ma non che avesse cercato di uccidermi, ma i miei genitori purtroppo non erano della mia stessa opinione, tanto da denunciarlo.
Infatti il mio risentimento nei suoi confronti non era per lo spintone, ma per il suo comportamento ossessivo nei miei confronti che aveva portato a quella mia reazione che poi scatenò a sua volta una sua reazione violenta.

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Capitolo 6
*** la spiaggia dei ricordi ***


Punto di vista di Natsuko:

Dopo aver ritrovato quel telefonino, tutti gli studenti si rivolgevano a noi per ogni minima sciocchezza e quel giorno sembrava esserci un atmosfera piuttosto tranquilla. Lo sfigato leggeva un altro dei suoi soliti numeri di naruto, mentre io stavo finendo di leggere “Profumo” di Patrick suskind , la coppia Takeru e Haruna parlottava e Reika sbuffava davanti a me, la riccona era annoiata e come al solito rompeva le scatole a me quand' era scocciata.
Posai il libro rassegnata, poi la guardai chiedendole “Che c'è?”
“uffa io mi sto annoiando non succede nulla!” affermò scocciata, ma non appena disse le seguenti parole, una ragazza molto timida irruppe nel' aula del nostro club.
Era molto carina e dall'aria innocente ma quando ci parlò, ci trovammo piuttosto in difficoltà nell'assecondare la sua richiesta.
“Vorrei che mi aiutaste a trovare il coraggio necessario per confessare i miei sentimenti a Sezunaki Hideki!”
Io e Reika ci fissavamo con aria contrariata, lei sembrò intuire la nostra disapprovazione e disse “Capisco che la richiesta sia un po' fuori luogo...dato quello che ha fatto a te, Kanamichi, però io sono sicura che in fondo non è un cattivo ragazzo!”
Reika disse “ Con tutti i ragazzi che ci sono perché proprio lui?”
“Mi ha salvato la vita!” affermò lei.
“Come scusa?” chiese Reika piuttosto scettica.
“Si, stavo andando verso casa quando due ragazzi hanno iniziato ad importunarmi, lui se ne è accorto e ha chiesto al suo autista di fermarsi, ha litigato con quei due e poi mi ha dato un passaggio verso casa”
“Già peccato che l' abbia sicuramente fatto per i suoi secondi fini...”affermò Reika con amarezza.
Lo sfigato posò il suo manga e sembrò anche lui interessarsi a quella faccenda, poi non so per quale ragione mi guardò fisso. Io distolsi lo sguardo piuttosto imbarazzata, mentre Takeru e Haruna ascoltavano tutto ciò senza proferire parola.
Quella ragazza disse a Reika “Ti sbagli! Mi ha riportato a casa senza pretendere nulla da parte mia!”
“Scommetto che te l' ha detto lui di venire qui per dire queste belle parole...quanto ti ha pagato per questa messinscena?” chiese in tono sferzante.
“No, non è così... vi prego per favore aiutatemi!”disse facendosi alquanto insistente e d'altra parte mi ricordava la me stessa che si era innamorata perdutamente di Hideki.
“Non credo che lui ricambierà i tuoi sentimenti “ affermai osservandola attentamente.
“Lo so, ma non mi importa...voglio soltanto che lui li conosca così potrò mettermi il cuore in pace...”
Reika disse “Io ho un impegno...credo che andrò a casa!” affermò improvvisamente.
Sembrava una banale scusa come tante altre per potersene andare, così io e Haruna cercammo di fermarla, ma lei se ne andò senza neppure ascoltarci.
Era come se quella ragazza con quel suo racconto l'avesse in qualche modo turbata, sopratutto perché si trattava di Hideki, al solo sentir pronunciare quel nome l'espressione di Reika mutò considerevolmente.
Anche Takeru e Haruna inspiegabilmente mi abbandonarono, così mi ritrovai da sola con quel povero sfigato e con quella ragazza che mi faceva una richiesta piuttosto fastidiosa. Nonostante la cotta per Hideki mi fosse passata faceva ancora male ripensare a come mi avesse trattata. Faceva male per una ragione in particolare, il mio primo bacio lo avevo dato a lui.
Dopo un po' anche lo sfigato si intromise dicendo “A volte le persone possono fare delle cose gentili per compensare alle cattiverie che fanno, ma questo non significa certo che siano delle brave persone, sopratutto quel ragazzo è il peggiore di tutti... prende in giro tutte le ragazze e infatti molte di loro incominciano a detestarlo....quindi in tutta sincerità la tua richiesta è inaccettabile perché noi dobbiamo fare solo il bene dell'istituto!” disse lasciandomi spiazzata.
La ragazza se ne andò rassegnata, poi feci un sospiro di sollievo poiché se Ryueki non fosse intervenuto molto probabilmente non avrei saputo come comportarmi con quella ragazza. Non riuscivo neppure a rifiutare la sua richiesta era così gentile e carina, non volevo infrangere i suoi sogni d'amore. Mi sentii in dovere di ringraziarlo.
“Grazie non sapevo davvero cosa fare...” affermai a disagio, non sapevo perché ma aveva la capacità di mettermi in soggezione.
“Prego” disse rimettendosi a leggere il suo manga ed io ripresi la mia lettura. Terminati tutti e due i nostri rispettivi passatempi, ci guardammo scocciati non sapendo cosa fare.
“ E adesso?” chiese lui.
“Ce ne torniamo a casa” proposi io.
“ Ma non possiamo, se non vedono nessuno nel club finiranno col chiudercelo..” affermò lui.
“Ma per quello che me ne importi!” gli risposi io.
“Si, ma Reika ci rimarrebbe male..”.affermò lui, osservandomi da vicino.
Dopo un po' calò il silenzio, poi mi chiese “Tu che stavi leggendo?”
“Ah non è di certo roba per te!” affermai ridendo.
“Guarda che non leggo solo manga...” affermò piuttosto infastidito.
“Ma da quando ti conosco non fai che leggere manga e robe così da sfigato!” affermai senza neppure rendermi conto di aver detto chiaramente “robe da sfigato”.
“Dunque è così che la pensi... e tu che cosa leggi?”chiese con un espressione ironica.
“Bé quello che ho appena finito è “Profumo” di Patrick suskind” affermai sicura che non avesse idea di che cosa parlasse quel libro.
“Ah, si Grenouille, l'uomo degli odori no?” affermò lui piuttosto divertito dalla mia espressione sorpresa, poi capì, si era appigliato alla versione cinematografica della storia.
“Hai visto il film vero?” gli chiesi irritata.
“E' che c'è di male?” chiese lui.
“ I film non sono come i libri... sono soltanto la versione scadente e breve e più semplificata della storia ed è roba per i minorati!” affermai stufa della gente come lui, che guardava solo il film e non avevano letto il libro di una determinata storia.
“Non ti sembra di essere un tantino dura, capisco bene quel che dici...cioè anche gli anime sono una versione più scadente rispetto al manga da cui è tratto, però dai non è sempre così e poi non puoi avere la presunzione che gli altri siano inferiori a te perché hanno altri hobby diversi rispetto ai tuoi!”
Mi aveva dato una bella lezione di vita ed io non seppi più cosa rispondergli, poi mi disse “Ti propongo uno scambio, io provo a leggere il tuo libro e tu provi a leggere il mio volume di naruto, così cerchiamo di conciliare i nostri hobby...”
“E perché mai dovremmo fare un tale e inutile sforzo?” gli chiesi perplessa cercando di capire cosa passasse per la testa di quel tipo.
“Bé, dato che non c'è nulla da fare, potremo fare quest'inutile sforzo non credi?” chiese lui sorridendomi ancora una volta, mi chiedevo cosa avesse tanto da sorridere, poi lo guardai bene, no, non era affatto brutto.
Gli diedi il mio libro dicendogli di averne molta cura e di non sgualcirmelo, lui in tutta risposta fece lo stesso affidandomi uno dei suoi tanti volumi di Naruto.
Non apprezzai per niente il suo volume di naruto, ma quando mi decidevo ad abbandonare quella noiosa lettura, lo vedevo immerso nella lettura del mio libro e così mi parve brutto non ricambiare il suo sforzo, inoltre era così carino con lo sguardo perso fra le pagine del mio libro.
Adesso si che ne ero sicura, non era affatto brutto: aveva dei riccioli arruffati castano chiaro e quegli occhi castano scuro così espressivi e ipnotici, sopratutto quando mi fissavano, certo non era uno di quei ragazzi bellissimi come Hideki, ma aveva qualcosa altro che mi piaceva, il suo sorriso, non era stato come quello di Hideki falso e ambiguo, ma era sincero ed innocente.
Finsi di leggere quel volume di Naruto,mentre in realtà non facevo altro che guardare le figure come spesso fanno i bambini che non sanno ancora leggere e scrivere. Dopo un po' osservai l'orologio, si era fatto veramente tardi e tra un po' la scuola chiudeva così abbandonammo tutto pronti a tornarcene a casa.
Lui mi restituii il mio libro ed io il suo volume di naruto, poi mi disse “Sai mi stava appassionando il libro...dopotutto il film mi era piaciuto molto”
“si, ma il libro è decisamente migliore!” affermai pronta a difendere l'onore di Patrick suskind dato che il film non faceva davvero onore alla storia del libro. Più che altro era difficile riportare le descrizioni degli odori che in quel libro erano l'elemento cardine della storia. Infatti il protagonista era un uomo con un olfatto più sviluppato degli altri che riusciva a percepire qualsiasi tipo di odore. Inoltre era piuttosto difficile riportare nel film i pensieri e gli stati d'animo del protagonista e bisognava anche sintetizzare la storia quindi molti eventi nel film venivano tralasciati.
“Allora non te lo restituisco almeno per ora, finisco di leggermelo e poi ti farò sapere il mio parere!” disse togliendomelo dalle mani e sorridendomi sempre in quel modo dolce e in un certo senso anche seducente.
“Ok allora, ciao a domani” dissi pronta per andarmene, ma lui mi fermò dicendo “Ti accompagno!”
“Eh? Ma non c'è bisogno!” affermai colta di sorpresa e un po' in imbarazzo.
“Ma si è fatto piuttosto tardi, c'è buio, non vorrei averti sulla coscienza...” affermò insistente, ma cercando di fingersi distaccato, facendomi notare che lo faceva solo perché non volesse avermi sulla coscienza e volesse evitare di vivere di rimorsi, quand'era evidente che non fosse realmente così.
Così mi lasciai accompagnare a casa. Camminava dietro di me, ma in questo modo finiva col mettermi in soggezione,poi pensai “Ma che lo facesse per potermi guardare il sedere?” così mi voltai dicendogli di non stare dietro di me.
“Ma ecco di solito si dovrebbe fare così quando si accompagna una ragazza a casa, bisogna coprirle le spalle no?”
“Non puoi invece camminarmi accanto?” gli domandai per stare un po' più tranquilla, così lui si mise davanti a me, sostenendo il mio stesso passo, ma così mi sentivo ancora di più a disagio poiché mi accorgevo dei suoi sguardi indiscreti.
Lo guardai con la coda dell'occhio accorgendomi solo in quel momento di quanto fosse alto e robusto rispetto a me, dopotutto nonostante fossi una ragazza più robusta rispetto alle altre, ero pur sempre esile rispetto a lui e incominciai a sentirmi piccola, anzi addirittura minuscola.
Poi iniziai ad avere paura, come al solito la mia mente non smetteva di lavorare di fantasia e così pensai che potesse essere un pazzo maniaco e che volesse approfittare di me.
Sudai freddo quando decise di prendere da uno strano e bizzarro vicolo. Incominciai a sentire i battiti del mio cuore accelerare di colpo, mentre lui mi osservò chiedendomi se andava tutto bene, perché mi vedeva piuttosto pallida. Poi si avvicinò a me,mentre io indietreggiavo spaventatissima e pronta a gridare aiuto, anche se ero sicura che in quel vicolo abbandonato non mi avrebbe di sicuro udito nessuno.
“Non ti avvicinare o mi metto ad urlare!” lo intimai preoccupata.
Lui mi guardò perplesso domandandomi “Ma che diamine ti prende?”
“Credi che non abbia capito perché mi hai portato in questo vicolo!” esclamai sicura di averlo smascherato, del resto era subdolo come Hideki e gli altri uomini, ormai mi stavo rassegnando all'idea che tutti gli uomini fossero subdoli e calcolatori.
“Ti ho portato in questo vicolo per arrivare prima...certo devo ammettere di essere stato un po' un incosciente, è un po' pericoloso a quest'ora, ci converrà fare in fretta!” e poi aggiunse ammiccando un sorriso ironico “ Non so...ma mi hai dato quasi l'impressione che mi avessi preso per uno stupratore...”
“Già e non è stato affatto divertente, mi hai spaventato!” affermai irritata.
“Scusa non volevo spaventarti!” disse questa volta rimanendo serio.
Mi accompagnò sino alla porta di casa, nonostante gli avessi detto che non ce ne fosse affatto bisogno, ma non mi diede affatto retta e attese persino che qualcuno mi aprisse la porta per accertarsi che fossi in casa e al sicuro, era stato carino da parte sua, ma anche troppo eccessivo.
Swen quando mi aprì la porta e si ritrovò un ragazzo sconosciuto accanto a me, lo salutò e incominciò a fare un interrogatorio interminabile, poi comparve sulla soglia della porta anche mia madre, anche lei non la smise di fare domande a Ryueki. Lui non sembrava né infastidito dal' invadenza della mia famiglia e neppure a disagio, si limitava a rispondere alle loro domande, poi però se ne uscirono con una di quelle domande che non avrebbero mai e poi mai dovuto fare “Tu sei il ragazzo di Natsuko?”
“Mamma! Swen!” affermai rossa dalla vergogna e dalla rabbia, mente lui fece un no con la testa, questa volta mi parve un po' spiazzato da quella domanda.
Dopo rientrai a casa e lo salutai, gli diedi un bacio sulla guancia e lo ringraziai per avermi accompagnato a casa. I miei lo guardarono fuori dalla porta e dissero “Ma sarà giusto farlo andare da solo a quest'ora...” così alla fine Swen gli diede un passaggio con la macchina quando io rientrai a casa.
Ero un po' preoccupata dalla sua invadenza, di sicuro Swen in macchina gli avrebbe fatto un milione di domande e poi gli avrebbe riempito la testa di discorsi e di avvertimenti classici da padre che gli piacevano tanto del tipo “Fa soffrire Natsuko e te la faccio pagare cara” e cose di questo genere, ma dopotutto lui aveva chiaramente detto che non stavamo insieme, quindi non avevo motivo di preoccuparmi. Le cose erano piuttosto chiare, io e lui eravamo semplicemente due conoscenti, quindi non esisteva alcuna ragione per cui Swen dovesse fargli quel genere di discorsi.
Per qualche strana ragione, l'idea che io e lui fossimo due semplici conoscenti sembrava dispiacermi, poi però smisi di pensarci più di tanto e andai dritto in cucina per mettere qualcosa sotto i denti, ma mia madre me lo impedì dicendo che bisognava aspettare il ritorno di Swen per cenare.
Poi ripensai a Reika chissà come stava se ne era andata dal club di fretta e furia dopo che quella ragazza aveva parlato di Hideki, così decisi di chiamarla per vedere come stava.
“Pronto buonasera sono Natsuko, c'è la signorina Reika?”chiesi alla cameriera che aveva risposto. Reika mi rispose con un tono di voce festoso e trionfante, del resto era sempre stata piuttosto lunatica, passava dal pianto al riso, dalla rabbia alla gioia, insomma i suoi stati d'animo erano sempre piuttosto imprevedibili.
“Ed io che pensavo che fossi turbata...”
“Turbata per cosa?” chiese negando di esserlo mai stata durante il giorno. Anche questo faceva parte del suo carattere: nascondere i propri turbamenti e le proprie angosce, per tale ragione spesso Reika risultava ai miei occhi incomprensibile, occorreva fare uno sforzo sovrumano per capire cosa le passasse per la testa,ma fortunatamente ormai avevo quasi imparato ad interpretare sia i suoi silenzi e anche le sue finzioni. “Quindi non c'è nulla che ti abbia turbato oggi?” chiesi ironizzando, tentando di porre fine a quella commedia trita e ritrita. Ogni volta si fingeva indifferente dinanzi delle situazioni che avrebbero dovuto turbarla e non riuscivo a spiegarmene la ragione, perchè reagiva in quel modo? Forse perché fingendo di stare bene riusciva a convincere persino se stessa di non essere affatto turbata da ciò che accadeva intorno a lei.
“No, non mi viene in mente nulla, sopratutto dopo una super giornata come questa dove ho fatto tanto di quello shopping!” affermò lei del tutto soddisfatta di se stessa.
“Aspetta tu hai lasciato il club per lo shopping?” chiesi un tantino infastidita.
“No, ecco lo shopping... l'ho fatto dopo...dopo quell'impegno importante che avevo...”affermò arrampicandosi agli specchi.
“Dunque che impegno importante avevi?” le chiesi ridendo, ormai certa che non avrebbe saputo cosa inventarsi.
“Ma dovevo andare dal dentista, avevo una brutta carie...” affermò mentendo spudoratamente come sapeva fare solo lei.
“Già, come no!” dissi ridendo.
“E alla fine com'è finita al club?” mi chiese sul vago.
“ Quella ragazza alla fine se ne è andata, grazie al nostro Ryueki che lo ha cacciata via dicendo che noi facciamo il bene dell'istituto e che non potevamo appoggiare una dichiarazione d'amore ad un ragazzo come quello che poteva approfittarsene “
“E da quando in qua lo chiami con il suo nome, è per caso successo qualcosa fra di voi?” chiese piuttosto malpensante.
“Ma no, niente di ché fra me e Kurioshi” affermai mono sillabando il suo cognome per far notare che adesso mi fossi corretta e lo avessi chiamato nel modo giusto, insomma per far capire che non c'era stato nulla e che il nostro margine di confidenza fosse sempre pari a zero.


Punto di vista di Hideki:
Era una giornata pessima del resto come tutte le altre della mia esistenza, a volte mi chiedevo perché vivessi, perché non cessassi quella mia inutile esistenza, fatta di stupidi impegni in cui dovevo sempre fingere di essere quello che non ero.
E poi quelle inutili e sciocche feste in cui c'erano altre figlie di papà che non facevano altro che volermi accalappiare per combinare matrimoni. Per di più i genitori di queste ragazze parlavano con i miei per fare accordi sia finanziari che di matrimoni, ignorando il fatto che mi fossi già portato a letto le loro figlie ancor prima di aver sancito il sacro vincolo del matrimonio. Io non lo avrei mai sancito poiché non avevo alcuna voglia di sposarmi, perché ero giovane e per me era ancora presto per dover pensare a queste cose. Purtroppo i miei non erano della mia stessa idea perché secondo loro il futuro dell' azienda di famiglia pesava su di me, ma io non volevo lavorare in quell'enorme multinazionale, avrei fatto qualunque altra cosa pur di non sottostare alle loro imposizioni.
Ero stanco della mia vita programmata da loro, non ero più un bambino alla quale imponevano le lezioni di pianoforte,di violino e di altre inutili cose che non mi erano mai interessate che praticavo solo e soltanto per non deludere le loro aspettative.
Scappai da quella festa approfittando della distrazione dei miei genitori, stavano parlando di affari con altri ricconi ben vestiti, ma qualcuno mi bloccò l'uscita, era una ragazza che conoscevo bene, bé più che conoscere lei, conoscevo piuttosto bene il suo corpo.
Del resto delle ragazze spesso conoscevo solo questo, in verità non ascoltavo mai cosa realmente mi dicessero. La sola cosa che mi importava era soltanto scopare con loro e provare per un momento quell' ebbrezza fugace che finiva col diventare insaziabile perchè mi sentivo sempre e comunque incompleto, come se mi mancasse qualcosa. Dopo il piacere provato, svaniva tutto e mi sentivo un vuoto nel cuore che non riuscivo a colmare. In quei momenti mi tornava alla mente Reika, era lei la sola persona capace di colmare quel vuoto, ma proprio lei che era la sola in grado di completarmi, non mi voleva, mi rifiutava in un modo talmente brutale e crudele.
La ragazza mi osservò rivolgendomi un sorriso ammaliante e piuttosto ambiguo. Il suo sguardo era piuttosto allusivo e provocatorio quanto il suo decoltè, io mi voltai verso i miei che erano ancora abbastanza impegnati in lunghe conversazioni e così ne approfittai per andarmene con quella ragazza.
“Dove stiamo andando?” chiese lei , ormai in macchina.
“Ma dove vuoi che andiamo...in un hotel...” affermai togliendo una mano dal volante e posandola sulla sua coscia scoperta.
Indossava un vestitino corto e attillato che mostrava più di quanto un uomo non avrebbe potuto desiderare, inoltre mi piaceva perché era identica a me, una persona vuota , infatti veniva a letto con me solo per soddisfare le sue esigenze sessuali e questo mi rendeva le cose più semplici perché con lei non ero costretta a fingermi una persona profonda e dolce, ma potevo esprimere il mio solo ed esclusivo interesse verso il suo sesso senza dover dare alcuna spiegazione. Insomma con lei potevo scopare senza dovermi perdere in inutili coccole e in frasi d'amore trovate su google e non dovevo neppure farle dei regali, l'unica cosa che voleva era ciò che volevo anch'io.
“Lo sai che ti scoperei anche qui in macchina “ affermai mentre accarezzavo la sua coscia mentre con l'altra stavo guidando.
“E allora ferma la macchina” disse lei spostando la mia mano verso il suo interno coscia.
Accostai in una zona appartata e poi incominciai a baciarla e a toccare i suoi seni quasi strappandole il vestitino di dosso, anche lei mi tolse i vestiti con quella stessa frenesia, poi però notai che il suo sguardo si fissò su qualcosa.
“Che guardi? C'è forse qualcuno più eccitante di me...lì fuori” le chiesi divertito.
“No, guardavo questo portachiavi che hai attaccato allo specchietto retrovisore” affermò lei.
Mi voltai sicuro che stesse parlando del portachiavi che mi aveva regalato Reika da piccola, era uno di quei tanti regali che mi aveva fatto che avevo custodito gelosamente.
“E' piuttosto vecchio e fuori moda...da quanto tempo è che ce l'hai?”mi chiese osservandolo con un forte senso critico.
Lo osservai, era vero, era vecchissimo e malandato, ma nonostante ciò mi ci tenevo tantissimo ed una come lei di certo non poteva capire il mio attaccamento a quell'oggetto che era il mio unico punto di contatto con Reika. L'unica cosa che mi tranquillizzasse ricordandomi che una volta io e lei eravamo stati grandi amici d'infanzia.
“Dovresti buttarlo, io te ne regalerei uno molto più carino magari a forma di tette” disse ridendo maliziosamente.
“Scendi!” le urlai contro allontanandomi da lei.
“Eh?” chiese confusa.
“Ti ho detto di scendere dalla macchina, subito!” urlai furioso.
“Ma che ti prende?” chiese scioccata.
“Nulla è solo che mi è passata la voglia, tutto qui...” dissi rivestendomi.
Lei si rivestii e si aggiustò il trucco, poi scese dalla macchina piuttosto inferocita dalla mia insensata reazione.
Girovagai con la macchina senza una metà ben precisa, poi mi decisi ad andare verso la spiaggia in cui spesso andavo con Reika quand'eravamo piccoli, una volta avevamo costruito un enorme castello di sabbia, poi però la marea lo trascinò via e Reika ci rimase molto male, pianse fino a quando io non la confortai proponendole di farne un altro più lontano dalla riva.
Osservai quel luogo rinvangando il passato e lasciando riaffiorare i ricordi in una sequenza cronologica piuttosto confusa. Lasciavo che ogni momento passato con Reika mi tornasse alla mente come non avevo mai fatto prima d'ora, poiché avevo sempre cercato inutilmente di dimenticarmela e di lasciarmi tutto alle spalle sapendo che lei avrebbe sempre e comunque continuato a rifiutarmi, ma per quanto ci provassi era inutile, non riuscivo a dimenticarmela. L'amavo troppo.
Osservai la spiaggia deserta, ma mi accorsi che non era del tutto desolata, scorsi un' altra figura oltre la mia. Mi avvicinai per vederla meglio, poi sbalordito, mi resi conto che quella era Reika, le andai incontro, lei si voltò verso di me guardandomi in cagnesco.
“Cosa ci fai qui?” mi chiese piuttosto irritata.
“Dovrei farti la stessa domanda...” affermai ormai certo che anche lei fosse venuta lì, rivangando i bei momenti passati insieme.
“Bé volevo solo prendere un po' di aria fresca e comunque questi non sono affari tuoi!” affermò indispettita.
“Reika, ti ricordi quella volta in cui abbiamo fatto un castello di sabba in questa spiaggia?”
Lei incrociò il mio sguardo e poi disse alquanto nauseata “Hai del rossetto sulle labbra”
“Reika, posso spiegarti...io...” affermai cercando di farle capire che per me le altre non contavano, che per me contava solo lei.
“Non mi devi nessuna spiegazione!” esclamò seccata.
“Perché non possiamo tornare ad essere ciò che eravamo prima?” le chiesi angosciato.
“perchè siamo cresciuti, io sono cambiata, non sono più la Reika mansueta che sottosta ai tuoi capricci che quand'eri piccolo erano cose da niente, quindi potevo anche sottostare a quello che mi chiedevi, ma adesso i tuoi capricci sono cresciuti come te del resto e non potrei più assecondarli, inoltre non mi piaci affatto, crescendo sei peggiorato sempre di più...tanto che non ti riconosco più!” affermò Reika con freddezza, le sue parole così fredde e distaccate mi ferivano e mi sentii come se mi stesse trapassando il cuore con una lama affilatissima.
Ma non riuscivo a crederle, perché ero sicuro che non poteva aver smesso di nutrire dell' affetto nei miei confronti. Poi ero certo del mio fascino, dopotutto piacevo a mezza scuola e non potevo credere di non piacere a lei perché nessuna ragazza rimaneva insensibile di fronte la mia bellezza. Nonostante lo negasse ero certo che fosse venuta lì ricordando i momenti che avevamo passato insieme, perché quella spiaggia era il luogo in cui avevamo trascorso gran parte della nostra infanzia.

Mi avvicinai a lei e con impetto baciai le sue morbide e invitanti labbra per la prima volta, per capire se davvero gli ero indifferente anzi se davvero le facevo poi tanto schifo.
Infilai la mia lingua con forza nelle sue labbra, cogliendola di sorpresa, lei rimase immobile come se ancora non avesse capito cosa stesse succedendo, poi mi respinse. Sentii la sua mano premere con forza sul mio petto per allontanarmi e così ebbe termine il nostro bacio. Mi mollò un sonoro schiaffo sulla guancia sinistra urlando con rabbia“Non ci provare mai più!”
Prese un fazzolettino per pulirsi le labbra ancora umide della mia saliva poi disse “Che schifo!” andandosene via, scappando via da me.
Mi pentii amaramente di ciò che avessi fatto, nonostante quel bacio mi fosse piaciuto tantissimo. Inizialmente la baciai per dispetto solo per farle un torto e per capire se le facessi realmente schifo, poi però mi resi conto di averla baciata perchè desideravo ardentemente assaporare le sue delicate e appetitose labbra. Avevo sempre sognato di baciarla,ma da piccolo non avevo mai avuto il coraggio di farlo. Ma non ero riuscito ad assaporarle pienamente perché mi aveva respinto e si era persino pulita la bocca con un fazzoletto per toglier via la mia saliva dalla sua bocca commentando ad alta voce con un che schifo.


Punto di vista di Reika:
Stanca dell'atmosfera pesante e opprimente creatasi nel club dopo l' arrivo di quella ragazza che voleva dichiarare il proprio amore ad Hideki, mi decisi ad inventarmi una scusa per andarmene. Le sue parole mi turbarono profondamente: Hideki le aveva salvato la vita e non aveva voluto far sesso con lei, l' aveva aiutata senza secondi fini?! Mi sentii male, pensai che Hideki potesse essersi innamorato di lei.
Me ne andai senza dar retta a Natsuko e ad Haruna, poi chiamai il mio autista,avevo voglia di andare in quella spiaggia in cui andavo spesso da piccola con Hideki.
Avevo nostalgia di quel luogo in cui ricordavo sia i dispetti di Hideki, ma anche i lati dolci e teneri del mio migliore amico d'infanzia.
Arrivata alla spiaggia, rimasi immobile ad osservare le rive del mare mosse dalla corrente e lasciai che il vento mi scompigliasse i capelli. Ripensai a quella volta in cui avevo costruito un castello di sabbia con Hideki, era stato travolto dalle onde,ma lui mi consolò dandomi una pacca sulla spalla e dicendomi di costruirne un altro distante dalle rive, così ne costruimmo un altro molto più bello.
Ripensavo a tutti quei momenti che mi facevano sorridere, ma allo stesso tempo soffrire perché sapevo che non sarebbero mai più tornati. Avrei voluto che il tempo si fermasse in quell'istante, nei momenti in cui Hideki era stato dolce nei miei confronti.
In quello stesso momento, mentre ripensavo all'Hideki del passato, comparve sotto i miei stessi occhi l'Hideki del presente, che non era più quel bambino ingenuo che conoscevo, anzi adesso era un ragazzo seducente che sfruttava il suo fascino a suo vantaggio per approfittare delle ragazze.
Lo guardavo estasiata, sapendo che non avrei dovuto guardarlo in quel modo che non dovevo lasciarmi soggiogare da quei suoi occhi castano chiaro e penetranti che sembravano voler entrare dentro me stessa, per capire cosa mi passasse per la testa. Non potevo di certo permettigli di leggermi dentro perché altrimenti avrebbe scoperto la verità che avevo un debole per lui, che nonostante tutto lo amavo.
“Che ci fai qui?” gli chiesi infastidita.
“Dovrei farti la stessa domanda...” affermò allusivo, come se avesse intuito che fossi lì perché non riuscivo a dimenticarlo.
“Bé volevo solo prendere un po' di aria fresca e comunque questi non sono affari tuoi!” affermai indispettita, tentando di nascondere come sempre ciò che realmente provassi.
“Reika, ti ricordi quella volta in cui abbiamo fatto un castello di sabba in questa spiaggia?”
Incrociai il suo sguardo,pensando che forse ci teneva veramente a me, dopotutto avevamo tutti e due pensato a quel castello di sabbia costruito insieme, poi osservandolo meglio, mi resi conto che mi stava illudendo come faceva con le altre. Infatti aveva ancora del rossetto fresco sulle sue labbra, molto probabilmente apparteneva ad una ragazza che si era portato a letto pochi minuti prima, pensai delusa e disgustata.
“Hai del rossetto sulle labbra” gli feci notare con disgusto e fastidio.
“Reika, posso spiegarti...io...” affermò tentando inutilmente di giustificarsi.
“Non mi devi nessuna spiegazione!” esclamai seccata.
“Perché non possiamo tornare ad essere ciò che eravamo prima?” mi chiese fingendosi angosciato, anche se dovevo ammettere che sapeva fingere bene. Gli avrei dato un premio oscar come miglior attore, ma non dovevo cascarci, non dovevo lasciare che lui si prendesse gioco di me.
“Perché siamo cresciuti, io sono cambiata, non sono più la Reika mansueta che sottosta ai tuoi capricci che quand'eri piccolo erano cose da niente, quindi potevo anche sottostare a quello che mi chiedevi, ma adesso i tuoi capricci sono cresciuti come te del resto e non potrei più assecondarli, inoltre no n mi piaci affatto, crescendo sei peggiorato sempre di più...tanto che non ti riconosco più!” affermai mostrandomi fredda e distaccata, dopotutto anch'io sapevo essere una brava attrice.
Dopo tali parole, lo vidi farsi cupo, ma ero certa che stesse ancora bleffando, così continuai a rimanere indifferente dinanzi le sue facce scure, poi però all'improvviso lo vidi avvicinarsi a me e non riuscii più a muovermi. Ero rimasta imbambolata ad osservarlo mentre la sue labbra ancora sporche di rossetto di quell'altra ragazza che aveva baciato, baciarono le mie.
Non trovai subito la forza di respingerlo, lasciai che la sua lingua entrasse con passione dentro la mia bocca cercando la mia lingua. Poi però mi resi conto che stavo lasciando che lui facesse il suo gioco e non potevo permetterglielo di giocare con i miei sentimenti, così in un gesto quasi disperato lo respinsi premendo la mia mano sul suo petto,anche con lo scopo di poter capire se realmente mi amasse, per poter sentire il battito del suo cuore sul palmo della mia mano. Ma conoscendolo poteva anche essere subdolo in questo, persino il suo cuore poteva essere ingannevole. E poi il cuore poteva battere per altre ragioni, anche quando si mente il cuore batte forte per la paura di non essere creduti dall'altra persona che ci è di fronte, quindi molto probabilmente il suo cuore batteva per queste ragioni. Dopo averlo spinto via, gli mollai uno schiaffo con tutta la forza che avevo in corpo e infuriata gli dissi di non provarci mai più.
Poi mi pulii le labbra sporche della sua saliva e del rossetto di quell'altra ragazza urlando “Che schifo!”
Non era ciò che realmente pensassi, però era la sola cosa che potevo dire sapendo che per lui non era altro che un gioco o una sfida.

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Capitolo 7
*** il portachiavi ***


Reika:

A volte le situazioni sfuggono di mano, come quel giorno, sembrava veramente una giornata avversa, ogni cosa sembrava ben organizzata e studiata per far in modo che io non me ne andassi da quel luogo.
Chiamai il mio autista diverse volte, mentre Hideki continuava ad osservarmi senza togliermi gli occhi di dosso neppure per un istante mettendomi anche un pò a disagio, mettendo in difficoltà persino una come me:sicura di se stessa anche più del dovuto tanto da apparire vanitosa e fastidiosa secondo molte ragazze. Anche Natsuko e Haruna inizialmente non mi sopportavano, mi tenevano alla larga, mentre altre mi stavano accanto solo perché sapevano che ero ricca e che la mia famiglia era molto potente, del resto tutti sapevano che mio padre possedeva un importante multinazionale come il padre di Hideki, infatti la loro amicizia era stata più che un' amicizia vera e propria tutta una questione di affari e dopotutto anche la mia amicizia con Hideki, era sempre stata un qualcosa di voluto dai suoi genitori e dai miei genitori, avevano già progettato tutto nei minimi dettagli, volevano fondere le due aziende e per concretizzare e rafforzare ancor di più quest' accordo volevano che io e Hideki ci sposassimo.
Hideki non sapeva che i nostri genitori avevano progettato tutto questo ed ero certa che ancora adesso non ne fosse al corrente, infatti questa fu un'altra delle ragioni che mi spinsero a porre fine alla nostra amicizia, non volevo che un giorno mi avessero obbligato a sposarlo, nonostante Hideki mi piacesse. Sentivo come se fosse stata tutta opera dei miei genitori come se mi avessero condizionato, infatti quand' ero piccola avevano sempre controllato la mia cerchia di amichetti con i quali entravo in contatto, ma fortunatamente con l'età sono riuscita a sfuggire ai loro controlli e ho iniziato a frequentare chi voglio, anche per trovare una risposta a quella domanda “Mi piaceva Hideki perché ero stata condizionata e perché non avevo conosciuto altri ragazzi oppure non esisteva una vera ragione mi piaceva e basta?”
Non sapevo ancora rispondere a quelle domanda o molto probabilmente mi rifiutavo di voler trovare una risposta perché avevo paura di conoscerla, dopotutto mi ero sempre ripetuta nella mente che era stata sempre condizionata dai miei genitori e che l' affetto che nutrissi per lui fosse un'illusione. C osì ero uscita con tanti ragazzi, quasi con disperazione, cercando di forzarmi a provare qualcosa, ma il mio cuore era spento, non batteva all'unisono, ma regolarmente e rimanevo indifferente ad ogni cosa, neppure quando mi portavano a letto, non provavo emozioni neppure piacere fisico. Ero come un' automa che subiva il piacere dell'altro e che fingeva palesemente orgasmi, ma i ragazzi ci cascavano. Molto probabilmente perché volevano crederci per potersene fare vanto con i loro amici, ma non mi infastidiva affatto, per me potevano illudersi e credere ciò che volevano, anzi la cosa mi divertiva parecchio, mi sembravano così patetici.
Non che Hideki fosse poi tanto diverso, infatti non ero innamorata dell' Hideki del presente, ma dell' Hideki del passato, quell' Hideki dolce, ossessivo, ma anche ingenuo, quel bambino con gli occhi trasognanti che mi guardava in quel modo dolce e sincero. Quando incrociai lo sguardo con l'Hideki del presente ebbi quasi l'impressione di rivedere quell' Hideki di cui ero tanto innamorata, era come se i due Hideki, presente e passato si contrapponessero diventando uno solo ed unico che li racchiudesse tutti e due.
“Coglione!” pensai tra me e me, alla sesta telefonata alla quale il mio autista non rispose, Hideki mi guardò con un espressione compiaciuta dicendo “A quanto pare dovrò riaccompagnarti a casa!”
“Non accetto passaggi da quelli come te!” dissi con un espressione corrucciata e orgogliosa pur sapendo che casa mia era distantissima e che avrei dovuto pigliare un qualche mezzo perché a piedi non sarei mai tornata a casa e ci avrei messo un bel po' di tempo, inoltre le scarpe che indossavo non erano il massimo della comodità erano delle scarpe nere con tacchi eccessivamente sottili e alti.
Pensai a Natsuko che era un tipo che mirava sempre alla comodità anche nella scelta delle scarpe, indossava molto spesso converse e altre scarpe sportive e poco femminili che avevo sempre disgustato, perché io miravo molto più all'apparenza che alla comodità, ero abituata ad indossare scarpe scomode, ma belle e decisamente d'effetto. ma certamente non ci camminavo più di tanto, giusto quei pochi i passi tra un negozio ad un altro, poi quando i tratti di strada si facevano più lunghi e faticosi chiamavo il mio autista. In quel momento avrei fatto qualsiasi cosa per possedere le scarpe che indossava Natsuko. E poi per quale ragione mi ero messa così tanto in tiro per recarmi in una spiaggia sperduta come quella?
Non sapevo neanch'io che cazzo mi era passato per la testa, ma sapevo che molto presto si sarebbe fatto buio e non potevo permettermi di perdere altro tempo dovevo almeno iniziare ad incamminarmi verso una zona in cui sarebbero passati dei taxi.
Abbandonai la spiaggia in silenzio evitando di incrociare lo sguardo di Hideki, temevo di cedere alla sua proposta dopotutto non avevo molta scelta se non quella di farmi dare un passaggio da lui, ma non potevo il mio orgoglio me lo impediva, era una questione di principio. E dopo tutto quello che aveva fatto a Natsuko, la mia migliore amica, no, non potevo assolutamente accettare un passaggio da un essere tanto vile!
Uscita dalla spiaggia e ormai vicina all'autostrada i piedi iniziarono a dolermi, così presi il mio telefonino e visualizzai la rubrica, guardai una serie di numeri e ne scartai alcuni, forse tra quelli ci sarebbe stato qualcuno pronto a darmi soccorso.
Chiamai vari ragazzi con i quali ero uscita, ma nessuno di loro si mostrò disponibile, poi chiamai altri numeri e altri ancora, chiamai chiunque, ma nessuno poteva venirmi a prendere, provai persino a chiamare i miei tante era la disperazione, ma come al solito telefonino occupato o spento.
Dopo un po' vidi una macchina sfrecciare da quell'autostrada, così pensai che forse non avevo altra scelta che fare l'autostop, ma quell'uomo non si fermò affatto e lo sentii strillare dalla macchina “Spiacente non vado con le prostitute!”
Offesa e mortificata osservai il mio abbigliamento, non era affatto quella di una prostituta di certo una prostituta non poteva permettersi degli abiti così costosi e la borsa Vuitton.
Sentii una risata familiare dietro di me, mi voltai e vidi Hideki ridere di gusto “ Sai sono cambiate le cose da quand'eravamo bambini, questa zona è adesso molto malfamata ... ci passano le prostitute...”
“Ah, ora capisco perché sei venuto qui!” affermai allusiva.
“ Io non ho bisogno delle prostitute posso permettermi le ragazze per bene persino senza pagare!”
“Bè non tutte!” affermai con soddisfazione riferendomi a Natsuko.
“Alcune ragazze non sanno cosa si perdono” disse con arroganza accostandosi al mio orecchio in modo sensuale, sentii il suo respiro posarsi sul lobo sinistro provocandomi un brivido lungo la schiena.
Cercai di sembrare indifferente ad ogni sua manovra, del resto lo conoscevo bene, faceva così con tutte le ragazze, poi in tono sarcastico affermai “E che si perderanno mai?!”
“Vuoi davvero saperlo?” chiese con voce roca, avvicinandosi ancora una volta al mio orecchio. Tentai inutilmente di allontanarmi da lui, ma non potevo di certo buttarmi per strada, così lasciai ancora che il suo respiro sfiorasse la mia pelle provocandomi ancora una volta i brividi, poi sentii la sua mano affusolata e calda sfiorare il mio collo con delicatezza.
“Hai un bellissimo collo” affermò continuando ad accarezzarlo, io ero rimasta immobile non vendo il coraggio di voltarmi verso di lui, temevo che potesse capire dalla mia espressione che ero completamente persa per lui.
“Adesso basta smettila!” affermai a denti stretti, tentando di rinsavire, ma ormai ero completamente fuori controllo. Per quanto cercassi di gestire le sensazioni piacevoli provocate dal tocco della sua mano e la vicinanza del suo corpo al mio, non ci riuscivo, ero ammaliata da lui, molto più di Natsuko.
Pensai persino di essermi infuriata con lei, non perché volessi proteggerla, ma perché la Natsuko innamorata di Hideki era come se riflettesse quella parte di me che stessi tentando di occultare e dopotutto ero anche gelosa delle attenzioni di Hideki verso Natsuko nonostante sapessi che lo facesse con tutte e che non fosse veramente innamorato di lei.
Ma una parte di me temeva persino che potesse innamorarsi di lei, dopotutto Natsuko non era una ragazza come le altre, non era un tipo che si sarebbe fatta prendere in giro ancora per molto da lui e quindi ero terrorizzata dall'idea che potesse rimanere affascinato da questo suo modo di essere semplice, dolce ma anche dotata di buon senso.
Certamente mi preoccupavo per Natsuko in quanto fosse mia amica, temevo che potesse soffrire, ma c'erano anche queste altre ragioni vili ed egoistiche che mi spingevano ad allontanarla da Hideki, tanto che se ci ripensavo mi sentivo in colpa.
Dopo un po' sentii le sue mani cingermi i fianchi, nonostante stessi cercando di liberarmi temendo il peggio. Non volevo lasciarmi sedurre, non volevo che mi convincesse a far l'amore con lui per la spiaggia e in quel luogo così malfamato e poi lui era la persona più inadatta e sbagliata, ma per quanto cercassi di liberarmi dalla sua stretta era tutto inutile, mi stringeva con fermezza i fianchi senza avere alcuna intenzione di lasciarmi.
“Che intenzioni hai?” gli chiesi agitata.
“Reikachan, calmati” disse in un dolce sussurro allentando la stretta.
Reikachan era il modo in cui mi chiamava da piccola, non avevo mai permesso a nessuno di chiamarmi in quel modo prima di lui e ancora adesso solo Natsuko e Haruna potevano chiamarmi in quel modo e se qualche ragazzo si permetteva a farlo mi offendevo.
Così rammentai quel bambino dalle grandi gote rosse che piagnucolava e faceva i capricci il più delle volte, ma che per me era sempre stato il mio principe, anche perché dopotutto quando voleva sapeva essere davvero moto dolce e maturo rispetto agli altri bambini. Mi difendeva sempre quando gli altri bambini mi alzavano la gonna e mi prendevano in giro, nonostante lo facesse anche lui, infatti era piuttosto buffo, diceva di essere il solo a poter fare certe cose, be' di certo non erano quelli i momenti più dolci, ce ne erano stati molti altri in cui era stato davvero dolce, ma era meglio non pensarci. Dopotutto doveva essere questo il suo obiettivo farmi distrarre da questi pensieri, per poterne approfittare, ma per quanto cercasi di resistergli, sembrava tutto inutile ero completamente avvolta dalle sue forti e possenti braccia.
Mi piaceva il suo tocco, la sua stretta così ardente e passionale, anche le sue sottili e morbide labbra posarsi sul mio collo non mi dispiacevano affatto. Sentivo il mio cuore pulsare fortissimo e un ebbrezza piacevole pervadermi.
Quella piacevole ed entusiasmante emozion mai provata con altri ragazzi, mi impedii di muovermi poiché volevo godermela a pieno e dentro di me mi giustificavo prendendomi anche in giro dicendo “Ancora un momento e dopo lo respingo!”, ma alla fine rimandavo sempre il momento in cui dovessi respingerlo.
Dopo un po' sentii la punta della sua lingua sfiorarmi il collo,poi dopo un po' la sentii muoversi con più ardore tracciando i contorni del mio collo.
Sentivo ancora i brividi lungo la schiena e poi invadermi tutto il corpo, poi sentii il respiro mancarmi e il mio sesso contrarsi per il bruciante desiderio sessuale.
Dentro di me sentivo questo desiderio che non lasciava più spazio alla ragione e in me si fecero sempre più vivi pensieri istintivi ed animaleschi, come se non aspettassi altro che il momento in cui mi facesse sua.
Incominciò a succhiare il mio collo con le labbra, poi sentii i suoi denti affondare nel mio collo, come un vampiro assettato di sangue, ma non mi fece neppure tanto male, era stato come un pizzicotto, solo che era umido, caldo ed eccitante.
“Così ti rimarrà qualcosa di me...sulla pelle..” affermò contemplando il proprio operato.
“Mi hai fatto un succhiotto!” urlai improvvisamente riacquistando la ragione perduta.
“Perchè ti agiti tanto?” chiese piuttosto divertito.
“E adesso come si toglie questa schifezza!” dissi presa dal panico, anche perché non avrei saputo come spiegare una cosa del genere ai miei genitori e poi Natsuko e Haruna mi avrebbero sommerso di domande, sapevano che non permettevo a nessuno di farmi dei succhiotti. Fino a quel momento non avevo mai creduto che fossero piacevoli e avevo sempre pensato che rovinassero la pelle.
“Non si toglie!” disse compiaciuto.
“Come fai ad esserne così sicuro?” domandai rabbrividendo all'idea che non si potesse più togliere.
“Perchè ne ho fatti tanti e ormai sono un esperto, so come mordere per farli rimanere!”
“Tu non ti rendi conto della gravità della situazione, la mia pelle rovinata e poi tutti mi vedranno questo succhiotto e allora partiranno innumerevoli domande!” esclamai infuriata.
“Non vedo perché ti scaldi tanto, puoi semplicemente dire le cose come stanno!” affermò osservandomi con quei suoi occhi seducenti e penetranti.
“Si davvero molto spiritoso!” affermai con una finta risata e con accesso sarcasmo.
“Dovresti essere più onesta con me e con te stessa!” affermò osservandomi con una serietà allarmante.
“Non so di cosa tu stia parlando!” affermai in agitazione.
“Invece lo sai perfettamente, è evidente che sei innamorata di me!” il suo tono mi parve arrogante e fastidioso così gli risposi a tono dicendo” Ti sbagli!”
“E allora perché hai lasciato che ti facessi questo succhiotto?” mi chiese con sagacia.
“E' stato perché mi stringevi i fianchi e non riuscivo a liberarmi...” esclamai sforzandomi di apparire convincente.
“Comunque adesso devo andare!” dissi pronta ad andarmene, ma nella fretta e furia mi si ruppe un tacco e scivolai sull' asfalto, non avevo neppure la forza di muovermi rimasi immobile con la faccia china sull' asfalto lamentandomi per il dolore.
Stranamente Hideki non rise, ma lo vidi chinarsi in mio soccorso e aiutarmi a rialzarmi, nonostante rifiutassi. Provai ad alzarmi da sola, ma stavo cadendo di nuovo e così lui mi trattenne con il suo corpo.
“Principessa si è fatta molto male, mi permetta di scortarla fino alla carrozza!” disse allungando le mani per prendermi in braccio.
“Non ci provare nemmeno!” dissi tentando inutilmente di rimanere in equilibrio, nonostante mi dolesse da morire la gamba, poi aggiunsi irritata “E smettila di chiamarmi principessa!”
Lo aveva sempre fatto da piccolo, giocavamo al principe e alla principessa, ma ormai il tempo dei giochi era finito, io non ero la sua principessa e lui non era il mio principe.
“La principessa più capricciosa che io abbia mai incontrato!” affermò sbuffando.
“E sono tra quelle che non scoperai mai!” affermai mentre lui cercava di prendermi in braccio, ma io in tutta risposta mi divincolavo perdendo l'equilibrio.
“Una principessa non dovrebbe dire cose così spiacevoli” affermò in un tono strano, sembrava quasi arrossito.
“Ora non fare l'imbarazzato...non sei credibile...” affermai seccata.
Lui approfittò della mia distrazione per prendermi in braccio, mi infuriai tentando di liberarmi, ma era tutto inutile, del resto avrei dovuto immaginarmi che doveva essere uno dei suoi subdoli trucchetti, anche se non sapevo come fosse capace a simulare un tale rossore.
Dopo un po' mi posò sul sedile della sua porsche nera , poi chiuse lo sportello e salii al posto guida. “Ma sai almeno guidare?”gli chiesi rassegnata.
“Certamente” affermò sorridendo.
L' osservai diverse volte, mentre osservava la strada poi mi soffermai a guardare lo specchietto retrovisore per specchiarmici e per vedere in che condizioni era il mio viso dopo la caduta e poi dovevo analizzare per bene quel succhiotto.
Sembrava una puntina rossa e gonfia, ma guardandola attentamente si intuiva chiaramente che fosse un morso, così pensai a cosa potermi inventare magari che era un morso di zanzara, ci avrebbero creduto?
Sciolsi i miei lunghi capelli corvini che erano raccolti in una coda di cavallo e li lasciai aderire al collo per coprire il succhiotto, potevo fare in questo modo, nasconderlo con i capelli.
“Stai meglio con i capelli sciolti!” disse guardandomi con la coda dell'occhio poi notai che da quello specchietto pendeva qualcosa, un portachiavi vecchio e malandato con inciso il suo nome “Hideki” e con dei fiorellini viola, non potevo crederci che quel portachiavi esistesse ancora.
“Ma questo è il portachiavi che ti ho regalato anni fa...”esclamai sorpresa.
“Si, l'ho sempre tenuto con me...” affermò distogliendo un attimo gli occhi dalla strada per guardarmi, i nostri sguardi si incrociarono, ma io dopo un po' lo distolsi.



Hideki:

Dopo che si allontanò da me, Reika chiamò qualcuno insistentemente. Molto probabilmente il suo autista, ma non rispondeva, così pensai che dovesse essere il mio giorno fortunato.
In questo modo era costretta ad accettare il mio passaggio, non poteva di certo tornarsene a piedi, era testarda e orgogliosa, ma di certo non era sciocca come tutti credevano che fosse, era dotata di un certo buon senso.
E poi con quei tacchi non poteva di certo andare tanto lontano.
Ma quando le offrii il di accompagnarla a casa, con un espressione gongolante e soddisfatta, lei si rifiutò categoricamente. Dovevo aver sottovalutato il suo orgoglio e poi era ancora infuriata per il brutto tiro di un momento fa: l'avevo baciata con forza e passione trascinato dai sentimenti che provavo per lei e anche un po' per dispetto, perché aveva detto che non gli piacevo, così volevo darle un bacio passionale,uno di quelli da togliere il fiato e che non avrebbe mai più dimenticato.
Ma aveva commentato quel bacio dicendo un che schifo e poi mollandomi un ceffone sulla guancia sinistra, ero sicuro che mi fosse rimasto il segno. Ma non ci diedi molta importanza, l'unica cosa che cercavo di fare, era osservarla, tentando di capire cosa stesse realmente provando perché anche se quel bacio gli fosse piaciuto di certo non lo avrebbe mai ammesso.
Ma mentre la osservavo ad un certo punto la vidi andarsene senza dirmi nulla.
Mi voltai sorpreso, rimanendoci malissimo, se ne era andata così senza degnarmi di uno sguardo e di una spiegazione. Uno come me non era abituato a venir maltrattato in questo modo da parte delle ragazze e quando qualcuna lo faceva non ci davo tanta importanza perché se lo facevano c'era un motivo plausibile, ovvero mi avevano trovato a letto con un'altra e quindi le compativo, in fondo mi dispiaceva per loro che avevano creduto a tutte le cazzate che dicevo. A volte ci avevo creduto persino io alle parole dolci e smielate che ero riuscito a tirar fuori da qualcosa di già letto oppure altre volte me le inventavo, poi ad alcune ragazze le più dolci, quelle davvero amabili che spesso le definivo “ le Harune” poiché Haruna una delle amiche di Reika, era considerato il prototipo della ragazza dolce ed ingenua desiderata e amata da quasi tutta la scuola, ma che purtroppo aveva deciso di mettersi con un perdente come Takeru.
Per le “Harune” riservavo un trattamento speciale, perché dopotutto persino uno come me non poteva rimanere indifferente a tanta dolcezza e amore, nonostante il mio interesse fosse sempre uno solo.
Il mio trattamento speciale era quello di riservare a queste ragazze dolci e amabili le parole più belle, più dolci e sincere così quando stavo con loro pensavo a Reika esprimendo ciò che provavo per lei rivolgendomi a loro.
Inoltre con loro evitavo di farmi trovare con altre ragazze, ci stavo ben attento poiché in fondo sapevo che non se lo meritavano, ma purtroppo molto spesso venivo scoperto, alcune piangevano, altre si sfogavano prendendomi a schiaffi, le lasciavo sfogare rimanendo in silenzio o azzardavo un mi dispiace che le irritava ancor di più.
Dopo un po' la raggiunsi, non fu tanto difficile raggiungerla, camminava piuttosto lentamente con quei trampolini. C'era una parte della spiaggia che era piena di ciottoli che non facilitava affatto il suo cammino, ma dovevo ammettere che era davvero brava a camminarci, inoltre si muoveva con eleganza e con un certo portamento da far invidia alla regina Maria Antonietta.
La grazia con il quale si muoveva mi aveva sempre affascinato, sin da bambino la guardavo attratto con quel suo vestitino rosa e la sua borsetta di cuoio lucido. Avevo sempre odiato le bambine, per i loro vestiti rosa e per quel loro modo di fare più delicato e meno rude, perchè erano noiose non amavano rotolarsi nel fango e non amavano catturare le lucertole come noi maschietti che il più delle volte venivano rimproverati dai genitori, mentre loro non lo facevano dicendo che si sarebbero sporcate il vestitino.
Anche Reika era una di quelle bambine così molto a modo, ma la differenza che le altre imitavano le madri o qualche altra donna più grande, mentre lei era come se non imitasse nessuno.
Camminava a passo lento, ma deciso, senza sculettare eccessivamente come facevano le altre bambine imitando sicuramente malamente o alla lettera le proprie madri, ma muoveva i fianchi e il sedere con leggerezza senza esagerare.
Ogni suo passo e movimento era pura armonia per gli occhi, anche le altre persone lo dicevano sempre che Reika si muoveva in un modo così leggiadro,tanto che a volte l' avevano riempita di complimenti persino gli estranei che la vedevano camminare dicendole che possedeva l'eleganza di una geisha.
Per tale ragione quando i miei genitori ci presentarono da bambini non feci lo schifiltoso con lei, nonostante poi mi divertissi a farle i dispetti e a spaventarla tirandole le lucertole addosso. Non sapevo neanch'io perché lo facessi, forse perché era più facile comportarmi in modo brusco che mostrarle i miei veri sentimenti, però quando piangeva, smettevo di essere tanto cattivo, perché le sue lacrime erano il mio vero punto debole e così la tranquillizzavo e le chiedevo scusa o facevo qualcosa di carino per farmi perdonare.
Ma dovetti ridestarmi subito dai miei ricordi per andarle dietro perché aveva raggiunto l'autostrada e stava facendo un milione di telefonate poi però si arrese e quando vide passare una macchina fece l'autostop.
Mi sentii offeso da tale gesto, preferiva farsi dare un passaggio da uno sconosciuto che da me, ma fortunatamente quell'uomo non si fermò e gli urlò che non andava con le prostitute. Mi chiedevo come si potesse scambiare Reika per una prostituta, per me era una cosa inconcepibile. Reika non poteva essere scambiata per una di loro, era troppo aggraziata e bella per poter sembrare una di loro e poi le prostitute non indossavano di certo i bei vestiti di Reika.
La sentii infuriarsi, offesa dalla frase di quell'uomo, ma sempre in un certo modo pacato e contenuto, era sempre aggraziata anche quando diceva le parolacce manteneva sempre la sua femminilità e compostezza.
Sai sono cambiate le cose da quand'eravamo bambini, questa zona è adesso molto malfamata ... ci passano le prostitute...” le dissi sorridendo più che per la frase dell'uomo, sorridevo per quel suo modo di arrabbiarsi che era piuttosto buffo, perché a volte neppure si capiva se fosse arrabbiata o meno perché riusciva ad avere un certo autocontroll e anche se si lasciava soggiogare dall'ira, anch'essa aveva un non so che' di elegante e cavalleresco.
“Ah, ora capisco perché sei venuto qui!” affermò allusiva,
“ Io non ho bisogno delle prostitute, posso permettermi le ragazze per bene persino senza pagare!”
“Bè non tutte!” affermò forse riferendosi a se stessa o alla sua amica Natsuko.
“Alcune ragazze non sanno cosa si perdono” dissi sicuro di me stesso e accostandomi in modo sensuale al suo orecchio, come facevo con le altre ragazze per sedurle, ma con lei era diverso, non riuscivo ad essere perfettamente a mio agio perché in realtà era lei ad avermi impugno.
Respiravo a pieni polmoni il profumo della sua pelle. Aveva un odore delicato di magnolia e di lavanda, molto probabilmente dell'acqua di colonia che aveva usato o di bagnoschiuma, poi percepii un altro odore più accattivante e ineguagliabile rispetto agli altri due odori, ma era un profumo sconosciuto che avevo percepito anche da piccolo in Reika. Doveva sicuramente essere l'odore puro della sua candida pelle.
Ero irrimediabilmente attratto da quest'odore, ma anche dal lobo del suo orecchio, di tutte le orecchie che avessi mai visto, quelle di Reika erano le più belle, erano sottili, piccole e sporgevano appena.
“E che si perderanno mai?!” esclamò senza voltarsi, non riuscivo a vedere il suo viso, poiché mi ero messo dietro di lei,ma la sua domanda era piuttosto provocatoria e fredda, come se rimanesse indifferente ad ogni mio gesto.
“Vuoi davvero saperlo?” chiesi con voce roca, avvicinandomi ancora una volta al suo orecchio. Ero infastidito dalla sua indifferenza, così incominciai a respirare più vigorosamente e più vicino al suo orecchio per provocarle dei brividi lungo la schiena. Non riuscivo a capire se le stesse piacendo o meno, se fossi riuscito nel mio intento, ma mentre me lo chiedevo, ero io stesso a rimanere sedotto da quel che stessi facendo, perché era bellissima e fare queste cose con lei, non era come farlo con le altre. Ero follemente attratto da lei, tanto che guardando il suo collo, non riuscii a far a meno di accarezzarlo. Percorsi precipitosamente la lunga linea del suo collo e i suoi contorni, fino ad accarezzare l'incavo del suo collo con ardore.
Il cuore mi batteva fortissimo, mentre accarezzavo la sua morbida e perfetta pelle, poi le sussurrai avvicinandomi al suo orecchio “Hai un bellissimo collo” continuando ad accarezzarlo. Lei non si mosse neppure lasciandomi ancora per una volta confuso e interdetto, non capivo se gradisse o meno le mie carezze poi però disse“Adesso basta smettila!”, ma il suo tono di voce mi parve insicuro, come se non fosse realmente convinta di quello che stesse dicendo, poi le mie mani le strinsero i suoi teneri fianchi incurante delle sue parole che erano parse poco decise, ma lei tentò inutilmente di liberare il suo piccolo corpo dalla mia possente stretta.
“Che intenzioni hai?” mi chiese agitata.
“Reikachan, calmati” dissi in un dolce sussurro allentando la stretta, per poterla calmare e per farle capire che non avevo cattive intenzioni, ricordandole che ero sempre io, il suo migliore amico d'infanzia.
Lei si calmò e non oppose più la sua fragile resistenza, così continuai a catturare il suo piccolo corpo con le mie grandi braccia, poi sfiorai e palpeggiai i suoi fianchi. Ormai fuori controllo osservai il suo collo e incominciai a leccarlo, ormai in estasi, all'inizio con delicatezza poi mi lasciai trasportare dal desiderio e dalla bramosia incontrollabile che provavo nei confronti del suo corpo che non avevo mai provato con nessun'altra ragazza.
Le sbavai il collo, ormai privo di pudore e di controllo, non pensavo neppure a quel che stessi facendo e non mi vergognavo di averle leccato il collo come un cane. E Da parte sua non vi fu alcun cenno disapprovazione, così ne approfittai per poter affondare le mie labbra e i miei bianchi denti nel suo collo in modo primitivo e animalesco.
Morsi il suo collo cercando di essere meno brutale possibile, non volevo farle troppo male nonostante ormai avessi perso il controllo delle mie azioni a causa del desiderio che si faceva sempre più forte in me. Volevo Reika in tutti i modi possibili e immaginabili, ma sapevo di non poterlo fare poiché non era una delle tante ragazze, lei era speciale quindi non potevo di certo pensare di scoparmela in quel posto malfamato, anzi quel verbo non osavo neppure utilizzarlo riferendomi a lei, l'unico verbo che mi veniva in mente quando pensavo lei era “amore” e fare l'amore con lei.
Ma nonostante non volessi fare l'amore con lei in modo squallido come con le altre, era come se i miei istinti primordiali non avessero più freno, sopratutto il mio desiderio di possessione nei suoi confronti. Colevo possedere il suo corpo, la sua pelle e il suo lungo e sottile collo, per tale ragione continuai a mordere e a succhiare con decisione la sua pelle,mentre la sentii sussultare appena, non capivo se sussultasse per il dolore o per il piacere.
Le lasciai un piccolo segno sulla pelle di proposito, volevo che ci fosse in lei qualcosa di me, perché volevo che lei mi appartenesse, poi smisi di stringerla e di morderla, non volevo di certo rovinare la bellezza della sua pelle.
“Così ti rimarrà qualcosa di me...sulla pelle..” affermai soddisfatto e provocatore.
“Mi hai fatto un succhiotto!” urlò improvvisamente come se per tutto quel tempo avesse dormito, senza rendersi conto di quello che le avessi fatto.
“Perchè ti agiti tanto?” chiese piuttosto divertito.
“E adesso come si toglie questa schifezza!” disse presa dal panico.
“Non si toglie!” dissi mostrandomi compiaciuto, anche se in realtà ero infastidito dalla sua affermazione.
“Come fai ad esserne così sicuro?” domandò rabbrividendo all'idea che non si potesse più togliere.
“Perchè ne ho fatti tanti e ormai sono un esperto, so come mordere per farli rimanere!”
“Tu non ti rendi conto della gravità della situazione, la mia pelle rovinata e poi tutti mi vedranno questo succhiotto e allora partiranno innumerevoli domande!” esclamò infuriata.
“Non vedo perché ti scaldi tanto, puoi semplicemente dire le cose come stanno!” affermai osservandola in modo sensuale, non avendo neppure io idea di cosa stessi dicendo.
“Si davvero molto spiritoso!” affermò con una finta risata e con accesso sarcasmo.
“Dovresti essere più onesta con me e con te stessa!” affermai osservandola seriamente tentando di capire che cosa provasse lei nei miei confronti.
“Non so di cosa tu stia parlando!” affermò in agitazione.
“Invece lo sai perfettamente, è evidente che sei innamorata di me!” dissi in modo azzardato.
“Ti sbagli!” affermò lei, quando lo disse sentii come una lama trafiggermi il cuore.
“E allora perché hai lasciato che ti facessi questo succhiotto?” gli chiesi astutamente nascondendo la rabbia e il dolore che stessi provando, perché dopotutto mi aveva illuso le sue mancate reazioni mi avevano fatto credere che in fondo provasse qualcosa per me.
“E' stato perché mi stringevi i fianchi e non riuscivo a liberarmi...” esclamò con decisione poi aggiunse “Comunque adesso devo andare!” Se ne stava andando lasciandomi di sasso e con la sua solita classe e finezza che io non avrei mai posseduto nonostante fossimo tutte e due di alti ceti sociali, lei era così per suo dono naturale, mentre io cercavo solo di darmi un tono e di seguire le regole del galateo.
Ma mentre cercava di scappare via da me, sempre con eleganza, la vidi cadere con la grazia di una fanciulla delle favole, rimasi a contemplare la caduta lenta e armoniosa del suo corpo, poi però tornai in me rendendomi conto che doveva essersi fatta veramente male, preoccupato andai a soccorrerla.
Fortunatamente non aveva nulla di rotto, le offrì la mia mano per aiutarla a rialzarsi, ma la rifiutò alzandosi da sola, ma perse subito dopo l'equilibrio così usai il mio corpo per sorreggerla.
“Principessa si è fatta molto male, mi permetta di scortarla fino alla carrozza!” dissi con dolcezza, pronto per prenderla in braccio.
“Non ci provare nemmeno!” disse tentando inutilmente di rimanere in equilibrio poi aggiunse irritata “E smettila di chiamarmi principessa!”
L' avevo sempre chiamata così da piccolo e lei mi chiamava principe, faceva parte di uno dei nostri tanti giochi, così pensai di chiamarla ancora così per ricordarle i bei momenti passati insieme.
“La principessa più capricciosa che io abbia mai incontrato!” affermai sbuffando, continuando ad insistere con quel gioco.
“E sono tra quelle che non scoperai mai!” affermò lei con un certo distacco, come se rimanesse indifferente al mio gioco.
“Una principessa non dovrebbe dire cose così spiacevoli” affermai con un lieve rossore, di certo un affermazione come quella non poteva lasciarmi indifferente.
“Ora non fare l'imbarazzato...non sei credibile...” affermò seccata e sospettosa, credeva che mi fingessi imbarazzato.
Poi decisi di approfittare della sua distrazione per prenderla in braccio, era più leggera di quanto credessi, anche se si era messa a peso morto per tentare di liberarsi, ma era tutto inutile, la tenevo con cura e saldamente fra le braccia.
Dopo un po' la poggiai delicatamente sul sedile della mia porsche , poi chiusi lo sportello e poi mi chiesi con rassegnazione “Ma sai almeno guidare?”
“Certamente” affermai sorridendo.
Dopo accesi il motore pronto a guidare e con un entusiasmo mai provato prima. Erano salite tante ragazze in quella macchina, ma mai avevo provato una sensazione così piacevole nel vederle sedute accanto a me.
La osservai con la coda dell'occhio, poi la cidi specchiarsi, stava osservando il succhiotto che le avevo fatto e dopo si sciolse i capelli forse per nasconderlo.
“Stai meglio con i capelli sciolti!” dissi osservandola con la coda dell'occhio, lei sembrò rimanere indifferente al mio complimento.
Poi si accorse del portachiavi che pendeva nello specchietto, era il portachiavi che mi aveva regalato da piccola.
“Ma questo è il portachiavi che ti ho regalato anni fa...”esclamò sorpresa.
“Si, l'ho sempre tenuto con me...” affermai distogliendo un attimo gli occhi dalla strada per guardarla, i nostri sguardi si incrociarono, poi però la vidi distogliere lo sguardo.
“Perchè? Mi stai facendo questo?” mi chiese alterata.
“Non ti capisco...” affermai incredulo, tentando di capire perché fosse così infuriata.
“Perchè vuoi prenderti gioco d me?! Non ti bastano le altre... vuoi far cadere anche me nella tua rete!”affermò irritata.
“Credi che per me sia tutto un gioco?” le domandai altrettanto irritato.
“Spiacente ma io non ci casco nei tuoi subdoli trucchetti, quindi accompagnami a casa e butta questo portachiavi orrendo che tieni solo per farmi abboccare” affermò gelidamente.
Rimasi in silenzio, senza sapere cosa dire, anche se avessi detto la verità ovvero che la amavo, ero certo che lei non mi avrebbe mai preso sul serio, anche lei non disse più nulla e quando arrivai sotto casa sua non mi degno né di uno sguardo né di un saluto. Io scesi per aprirle lo sportello della macchina e poi se ne andò a passo spedito verso casa, la osservai da lontano con sconforto.

Reika:
Ero certa che mi stesse prendendo in giro come faceva con le altre ragazze. Stava facendo il sentimentale dicendo che quel portachiavi lo portava sempre con sé, ma io non ci cascavo, non dovevo lasciare che si prendesse gioco di me. Ma quando il suo sguardo incontrò il mio, udii i battiti del mio cuore accelerare, così per non lasciare che lui avesse la meglio distolsi lo sguardo e poi infuriata gli chiesi il perché mi stesse facendo tutto questo. Perché doveva prendersi gioco di me? Ma lui con il mio stesso tono mi chiese “Credi che per me sia tutto un gioco?” Sembrava sincero, ma non potevo e non dovevo credergli,era fin troppo bravo con gli inganni.
“Spiacente ma io non ci casco nei tuoi subdoli trucchetti, quindi accompagnami a casa e butta questo portachiavi orrendo che tieni solo per farmi abboccare” affermai cercando di apparire fredda e distaccata. Lui rimase in silenzio forse si era arreso, aveva capito che con me il suo gioco non funzionava, poi quando arrivò sotto casa mia, scese dall'auto per aprirmi con galanteria lo sportello, nonostante sapesse che il suo gioco con me fosse finito.
Quando tornai a casa mi feci un bel bagno caldo, riempii la vasca di schiuma profumata e soffiai facendo delle bollicine, tentando di dimenticare gli avvenimenti sgradevoli di quella giornata.
Dopo il bagno, provai a passare del fondo tinta su quell'orribile succhiotto per vedere se in quel modo avrei potuto nasconderlo, ma più che agli altri avrei voluto nasconderlo a me stessa, avrei voluto dimenticare quella giornata.
Hideki non aveva fatto altro che trattarmi come una delle sue tante sciaquette, osando pure utilizzare i ricordi di quand' eravamo piccoli per raggiungere i suoi scopi, era vergognoso e privo di dignità.
Dopo un po' mi sdraiai nel mio letto a baldacchino, afferrando con violenza il cuscino come se fosse Hideki, lo presi a pugni esprimendo la vera rabbia che stessi provando, dato che dinanzi a lui non volli esprimerla a pieno per non dargli soddisfazione.
Poi sentii bussare qualcuno alla porta della mia camera, era la mia cameriera mi disse che c'era una chiamata per me, così raggiunsi l'ingresso di corsa.
Era Natsuko, all'inizio quando sentii la sua voce, mi sentii un groppo allo stomaco, mi faceva male mentirle,ma non avevo altra scelta.
Aveva da poco superato la delusione causata da Hideki, quindi non potevo di certo raccontarle ciò che fosse successo, sarebbe stato per lei un colpo troppo grande e non volevo che si facesse delle idee strane.
Le risposi con un ciao allegro e festoso, per evitare che mi facesse un interrogatorio riguardo il fatto che avessi abbandonato il club senza dare una vera spiegazione.
“Ed io che pensavo che fossi turbata...”
“Turbata per cosa?” chiesi negando di esserlo mai stata durante il giorno, sperando che ci credesse.
“Quindi non c'è nulla che ti abbia turbato oggi?” chiese ironizzando, mettendomi in difficoltà.
“No, non mi viene in mente nulla, sopratutto dopo una super giornata come questa dove ho fatto tanto di quello shopping!” affermai in un tono superficiale che mi riusciva perfettamente bene.
“Aspetta tu hai lasciato il club per lo shopping?” chiese un tantino infastidita.
“No, ecco lo shopping... l'ho fatto dopo...dopo quell'impegno importante che avevo...”affermai temendo che si potesse infuriare per davvero.
“Dunque che impegno importante avevi?” mi chiese ridendo.
“Ma dovevo andare dal dentista, avevo una brutta carie...” affermai dicendo la prima cosa che mi venisse in mente.
“Già, come no!” disse ridendo.
“E alla fine com'è finita al club?” gli chiesi cambiando discorso, dato che non aveva creduto alle mie bugie.
“ Quella ragazza alla fine se ne è andata, grazie al nostro Ryueki che lo ha cacciata via dicendo che noi facciamo il bene dell'istituto e che non potevamo appoggiare una dichiarazione d'amore ad un ragazzo come quello che poteva approfittarsene”
“E da quando in qua lo chiami con il suo nome, è per caso successo qualcosa fra di voi?” chiesi allusiva e divertita.
“Ma no, niente di chè fra me e Kurioshi” affermò mono sillabando il suo cognome per far notare che tra di loro non ci fosse niente, ma ero certa che anche lei come me stesse nascondendo qualcosa. Ma in questo caso nulla di preoccupante perché Kurioshi era un bravo ragazzo e aveva lasciato trapelare che gli piacesse Natsuko, anche se non lo aveva detto chiaramente. Si capiva dal modo in cui la guardasse, anche se era un tipo troppo timido per poterlo dire chiaramente come Takeru del resto, se non lo spingevo io tra le braccia di Haruna, sarebbero passati secoli prima che lo facesse.

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Capitolo 8
*** Natsuko in guerra con la matematica ***


Natsuko:


Mi svegliai presto quella mattina, non del tutto convinta di voler andare a scuola, sopratutto perché non avevo fatto i compiti di matematica e in men che non si dica ricevetti un messaggio dalla “regina” Reika, anche lei non aveva fatto gli esercizi e li chiedeva proprio a me che in matematica ero una schiappa!

Era una mattinata di panico generale, sopratutto per me perché dopo che me ne ero fuggita per andare a casa di Hideki consegnando tutti gli esercizi sbagliati, il prof mi aveva preso in antipatia.

Mi lasciava una marea di esercizi rispetto agli altri e li voleva tutti giusti, altrimenti si sommavano agli altri nuovi esercizi che mi lasciava.

Un vero incubo senza fine fra me e la matematica, anzi era più di un incubo perché almeno negli incubi, c'era la speranza del risveglio, ma in questo caso nessun incubo e nessun risveglio poiché si trattava dalla cruda realtà.

Non sapevo neppure come avessi potuto accumulare 40 esercizi di matematica, mi erano passati di mente, ero stata troppo impegnata a pensare a Ryueki e al suo bizzarro comportamento di ieri, era stato gentile a riaccompagnarmi a casa.

In fondo quel ragazzo non era poi così male, c'era in lui qualcosa di attraente e piacevole, poi fermai tali pensieri tornando in me, così mi vestii e lavai in fretta e furia tentando inutilmente di fare e rifare qualche esercizio tra i tanti accumulati. Mandai un messaggio ad Haruna la nostra sola ancora di salvezza, lei si che è brava con la matematica e poi il suo fidanzato era uno di quei cervelloni alla “Beautiful mind”

Sfortunatamente Haruna aveva preso il raffredore, lessi quel messaggio quasi con le lacrime agli occhi, da quando la conoscevo Haruna era sempre stata sana come un pesce e proprio quel giorno doveva prendersi il raffreddore! Poi avvertii Reika che si stava disperando più di me, nonostante lei non avesse 40 esercizi da fare, ma solo gli abituali 5 esercizi che lasciava al resto della classe, mentre io non facevo che accumulare gli esercizi passati sbagliati e il prof me ne lasciava altri ancora a senso suo per farmi esercitare.

Mi feci dare un passaggio da Sven per arrivare prima, così da poter avere del tempo a disposizione per potermi inventare qualcosa.

Arrivati verso scuola, gli chiesi prima di scendere dall'automobile se sapesse fare gli algoritmi.

“Si, perché?” chiese perplesso.

Tirai fuori il mio quaderno, supplicandolo di farmene almeno due.

“Natsuko! Come hai fatto ad accumulare tutti questi esercizi?”

“Ecco...la matematica non è il mio forte!”

“D'accordo, ti faccio questi due...”

“Grazie, Sven sei il migliore!” affermai sorridendogli e dandogli un bacio sulla guancia.

Dopo che mi fece quei due esercizi me ne andai fingendo di aver fretta per evitare la ramanzina già pronta per gli esercizi di matematica non svolti e accumulati.

Anche Reika era già arrivata a scuola e quando mi vide mi fece un cenno con la mano, poi mi disse “Non abbiamo tempo da perdere!”

“Cioè?” le chiesi sorpresa.

“Sai che con i miei soldi e il mio fascino si può fare tutto?” più che una domanda, la sua mi parve una costatazione.

Dopo un po' la vidi in azione, corrompeva i ragazzi con moine e offrendogli una manciata di yen per farsi fare gli esercizi, in conclusione era riuscita nel suo intento.


“Ora passiamo ai tuoi esercizi! “ disse afferrando il mio quaderno, poi lo osservò meglio e con un espressione scioccata e preoccupata disse “Ma è una mia impressione o sono 40 esercizi?”

“Non è un impressione, sono 40!”

“Non ce la faremo mai!” affermò cercando qualche altro ragazzo bravo in matematica, poi incrociò Ryueki il ragazzo della sezione F, gli spiegò la situazione ma lui si rifiutò categoricamente dicendo “ Gli esercizi di matematica devi farteli da sola, altrimenti non impererai mai a farli!” affermò con un espressione seria e noiosa perdendosi in fastidiosi e falsi moralismi, non voleva aiutarmi punto! Non c'era bisogno di dire queste cazzate!

Infastidita me ne andai senza neppure salutarlo, ero infuriata perché proprio quando stavo pensando di rivalutarlo e che non fosse poi così tanto male, lui finiva col deludermi.

Alla fine dovetti entrare in classe con gli esercizi non svolti. Il prof si infuriò e mi sovraccarico di altri esercizi, non capiva che continuare a lasciarmi esercizi non risolveva le mie carenze, ma anzi le peggiorava.

A ricreazione mi sedetti su un tavolo della mensa accanto a Reika,mangiai degli onigiri, mentre lei mangiava una semplice insalata come al solito, la regina voleva mantenersi in forma.

Parlammo allegramente del più e del meno e del raffreddore inaspettato di Haruna, così pensammo di farle una visita di pomeriggio e magari di cucinarle qualcosa di buono.

Ma mentre discutevamo, qualcuno di ben poco voluto si sedette al nostro tavolo sedendosi accanto a me e davanti a Reika. Era proprio lui, Hideki, ricordavo quegli occhi ammalianti che mi avevano ingannato e quelle labbra sottili a forma di cuore che avevano baciato le mie labbra per la prima volta.

“Salve ragazze!” disse in un ghigno.

“Che cosa vuoi?” chiese Reika .piuttosto irritata.

“Voglio iscrivermi al vostro club!” disse con una certa tranquillità, come se fosse una cosa che gli fosse dovuta.

“Scordatelo” affermammo in coro io e Reika.


Poi guardò Reika in un modo bizzarro. Si alzò e le disse qualcosa all'orecchio e dopo di ciò Reika cambiò del tutto idea disse che dopotutto avevamo pochi iscritti e che continuando così avremmo rischiato di chiudere il club e così approvò la sua iscrizione nel club.

“Reika, sei sicura di stare bene?” le chiesi preoccupata, osservandola contrariata, mentre Hideki se ne andò soddisfatto.

“Che cavolo ti ha detto all'orecchio? Che ti ha per caso ricattato?” le chiesi cercando una plausibile spiegazione al suo repentino cambiamento.

“Ma no, nulla del genere è solo che abbiamo pochi iscritti...”

“Si, ma tra tutti proprio lui! Dimentichi per caso che ha cercato di portarmi a letto e che ha fatto dei fotomontaggi su di me?” le chiesi infuriata.

“Si, hai ragione, però pensa entrando a far parte del nostro club potremmo anche avere molte possibilità per vendicarci!” mi fece notare sogghignando.

“Si, hai ragione!” affermai con una risata sadica.

Dopo la scuola e dopo l'ora di pranzo, andai a casa di Reika per preparare una torta ad Haruna. Reika era molto brava a fare le torte, mi chiedevo dove avesse imparato.

Quando la torta di mele fu pronta l' assaggiai dicendo che era venuta davvero buona, così mi venne spontaneo chiederle dove avesse imparato.

“Da piccola ho chiesto alla cuoca di casa mia di insegnarmi a fare le torte” mi rispose con un espressione strana in viso.

“Come mai eri così interessata a cucinare le torte?” le chiesi sorpresa, mi sembrava un interesse insolito per una come Reika che odiava sporcarsi le mani e poi non mangiava quasi mai i dolci perché diceva che facevano ingrassare.

“Perchè volevo preparare una torta fatta da me ad un bambino...”

“Era Hideki questo bambino?!” chiesi ironica.

Ma quando vidi la sua espressione, capii che ciò su cui avevo ironizzato era vero.

“Sarà meglio avvertirla prima di andare a casa sua...non vorrei che si fosse inventata il raffreddore per fare cose sconce con Takeru” affermò più che altro per cambiare discorso, dato che gli eventi da lei riportati non erano per nulla possibili per le seguenti ragioni: Haruna non è il tipo da fare certe cose, è troppo pudica e anche Takeru.

Reika prese comunque il telefono e mi diede l'ordine di avvertire Haruna della nostra visita, era sempre la solita, dava ordini su ordini, però in fondo sapevo che sotto quell'atteggiamento autoritario e vanitoso, c'era una ragazza veramente dolce dopotutto era stata sua l'idea di andare a trovare Haruna e di prepararle una gustosa torta.

Chiamai Haruna al cellulare, la sentii tossire più volte prima di riuscire a rispondere. Aveva la voce tirata, non aveva più la soave voce che tutti i ragazzi della scuola avrebbero ascoltato ore e ore, in quel momento sembrava un trans, questo mi fece ridere, anche se mi dispiaceva per la sua salute, lo trovai un po' divertente.

Quando le comunicai che saremmo venute a trovarla, sembrò contenta della notizia, poi però disse “Vi avverto sono ridotta un vero schifo, faticherete pure a riconoscermi” disse ridendo.

Dopo di ciò io e Reika salimmo nella station wagon, mi sembrava eccessivo camminare con una macchina del genere, davamo troppo nell'occhio, ma Reika sembrava esserci abituata.

Mi ricordai in quel momento di quella volta in cui ero salita nella porsche di Hideki anche lui aveva la stessa espressione di Reika incurante verso gli sguardi indiscreti della gente.

Pensai che dopotutto quei due non erano poi tanto diversi, anzi quelle poche volte che mi era capitato di vederli insieme avevo con preoccupazione persino pensato che fossero uguali,ma pensandoci su non me la sentivo proprio di paragonare Reika ad Hideki, lui era un vero stronzo, mentre lei in fondo non era come realmente si mostrasse agli altri.

Poi pensai che la loro somiglianza derivasse semplicemente dal fatto che fossero tutti e due ricchi sfondati, ma che per il resto non fossero poi così tanto simili.

Arrivati a casa di Haruna, ad aprirci fu la madre, era la copia spiccicata di Haruna, però aveva i tratti del viso più adulti rispetto alla figlia.

“Salve, ragazze come state?” disse accogliendoci in casa sua.

“Bene e lei?” chiese Reika che era meno a disagio di me, in queste cose sapeva essere più svelta ed un ottima comunicatrice, forse perché era abituata a questo genere di cose, dopotutto nell'alta società doveva sempre aver a che fare con persone che le dessero a parlare.

“Ma bene, piuttosto Haruna si è presa questo tremendo raffreddore!” affermò dispiaciuta per la figlia.

“Le passerò presto, non si preoccupi!”disse Reika rassicurandola e accarezzandole una spalla.

La madre di Haruna la guardò con un espressione grata e rincuorata, mentre io come una stupida stavo immobile senza sapere cosa dire, non ero mai a mio agio con le madri e i genitori di amici, non sapevo mai cosa dire e come comportarmi.

“Ma accomodatevi, vi offro un tè oppure un caffè?” chiese lei in modo molto cortese.

“No, grazie non c'è bisogno!” disse Reika rispondendo per tutte e due.

“Noi siamo venute per vedere le condizioni di Haruna ...le abbiamo anche portato una torta!” disse Reika togliendomi le parole di bocca per una volta che sapessi che cosa dire.

“Siete state davvero molto gentili!” affermò sua madre sorridendo a tutte e due, ma ero certa che sorridesse più a Reika che a me.

Dopo un po' ci condusse nella stanza di Haruna che era completamente avvolta nelle coperte, si vedeva a malapena il suo viso, dato che indossasse una mascherina, molto probabilmente l' aveva messa da poco per non contagiare anche noi.

Sua madre uscii dalla stanca e ci lascio sole con Haruna, noi la guardammo incredule, era strano vederla conciata in quel modo, era quasi irriconoscibile.

“Salve ragazze” disse tossendo subito dopo.

“Ei, lo sai che sei irriconoscibile conciata così!” dissi ridendo.

“Natsuko non è divertente” affermò con quella voce tirata da trans e ancora una volta tossii.

“Stavo solo cercando di fare dell'ironia...” affermai mentre anche Reika mi guardò male.

Era incredibile, “ogni cosa che dicevo io risultava sempre sbagliata “pensai tra me, ma fortunatamente Haruna non era tipo da irritarsi sul serio.

Poi Haruna ci guardò in un modo quasi disperato “Questa non è la prima visita che ricevo... è venuto Takeru a casa mia...non ci posso credere che mia madre abbia osato farlo entrare mentre io ero conciata così!”

“Davvero?” affermammo in coro io e Reika piuttosto divertite, mentre Haruna disse in un sussurro strascicato “Non è divertente”

“Su su racconta!” affermammo ancora io e Haruna, in queste cose io e lei eravamo identiche sempre molto curiose.

“Mi ha portato un mazzo di fiori...” disse timidamente, anche se aveva la mascherina immaginavo il rossore che si nascondesse dietro quella mascherina.

Guardammo il vaso poggiato sul mobiletto a cassetti che aveva accanto al letto, in cui vi erano tanti tipi di fiori: girasoli, magnolie, rose, viole e tanti altri tipi che non conoscevo, ma che erano comunque bellissimi.

“Ma sono quelli i fiori?” le chiesi meravigliata, erano davvero bellissimi sopratutto perché quella moltitudine di fiori diversi e dai colori diversi erano belli da vedere, ma Reika non parve della mia stessa opinione.

“Di pessimo gusto, doveva limitarsi a regalarti delle rose rosse o comunque avrebbe potuto fare una composizione di fiori meno orrida!” affermò Reika disgustata.

Haruna era pronta per difendere il suo amato come poteva e disse “ sono bellissimi e poi non sapeva quali fossero i miei fiori preferiti così ha cercato di prendermeli tutti!”

“Te lo difendi il tuo Takeru!” affermò Reika con un sorriso malizioso.

Haruna timidamente si nascose quel poco di viso che si vedeva sotto le coperte per l'imbarazzo. Reika si sedette nel letto chiedendole “ E vi siete baciati?”

Haruna da sotto le coperte disse “Ma no! Con tutti i microbi che ho addosso e poi noi due ...non ci siamo mai baciati prima d'ora!”

Mi avvicinai anch'io al letto esterrefatta, io e Reika urlammo un come, piuttosto stupite, stavano insieme ormai da un bel po' e non si erano mai baciati, erano due tipi davvero lenti.

“E quindi figuriamoci per il sesso, forse aspetterete il matrimonio!” affermò Reika con accesso sarcasmo.

Haruna ero certa che da sotto le coperte rischiasse un infarto alla sola idea di fare cose sconce con il suo amato Takeru, era davvero adorabile, mi piaceva quel suo lato ingenuo e pudico, però allo stesso tempo sia io che Reika sapevamo che se non si facesse forza lei, Takeru di certo non si sarebbe dato mai una mossa per questo genere di cose lui era molto più timido di lei.

Dopotutto anch'io per quel genere di cose non mi sarei trovata a mio agio, ma per ora era l'ultimo dei miei pensieri dato che mi mancava il ragazzo e in un certo senso invidiavo Haruna perché aveva trovato un ragazzo dolce e che l'amasse veramente, si capiva perfettamente da quei piccoli gesti, si era preoccupato per lei non appena non l'aveva vista a scuola e senza saper nulla era andato a trovarla, dato che né io né Reika lo avessimo avvertito che avesse il raffreddore.

Haruna si tolse le coperte dal viso e anche la mascherina sembrò darle fastidio, Reika si allontanò dal letto dicendo “ Ma sei impazzita mi vuoi per caso contagiare?!” disse Reika esagerata per com'era, poi io ridendo presi la mascherina e l'avvicinai a Reika che corse per tutta la stanza intimorita dai microbi.

Haruna scoppiò a ridere fra tosse e starnuti, mentre Reika mi guardava con uno sguardo omicida del tipo “questa me la paghi!”

Dopo ce ne tornammo a casa, anche perché Haruna sembrava piuttosto stanca ed era meglio farla riposare altrimenti non si sarebbe mai più ripresa da quel raffreddore e poi Reika temeva di venir contagiata, secondo lei i microbi erano anche in me dato che avessi toccato quella mascherina e infatti mi teneva a distanza.

Tornata a casa, mia madre mi guardò un espressione indecifrabile poi la vidi tirar fuori il mio quaderno di matematica con gli esercizi non svolti, che erano aumentati a dismisura grazie a quel gran testa di cazzo del professore che aveva deciso di aggiungermene altri per punizione.

“Signorina, noi dobbiamo parlare!” disse con un espressione grave.

Poi guardai verso la direzione di Sven dicendo “ Da quando in qua fai lo spione!”

Mia madre disse “Sven non centra, mi ha chiamato il tuo professore di matematica...” e dopo un po' si voltò verso Sven dicendo “Ah e così tu lo sapevi e non mi hai detto niente?”

Bene, avevo messo nella merda anche Sven che mi aveva sempre retto il gioco e dopo questa di sicuro non l'avrebbe più fatto.

Sven assunse un espressione ingenua e sciocca per evitare che mia madre si avventasse contro di lui, ma mia madre si infuriava ancor di più quando faceva quell'espressione lei la definiva l'espressione del cane bastonato.

“Sven di questo ne parliamo dopo, prima c'è Natsuko!” disse con un espressione severa e corrucciata, ma soddisfatta, non so era come se provasse un sadico piacere nell'infuriarsi con me e Sven, almeno questa era la mia impressione.

Ma la cosa che più mi scocciava e che fossi la prima a beccarsi la sua ira, avrei fatto volentieri scambio di bigliettino a numero con Sven, naturalmente non c'era un bigliettino, ero io a farmi questi viaggi mentali per la testa.

Mi immaginavo una fila di persone che prendessero il numero e che aspettassero il turno in fila indiana per venir uccise da mia madre e se pensavo che fosse pure un' insegnante di lingue, mi sentivo fortunata a non averla nella mia scuola.

Non osavo pensare come si infuriasse con i suoi studenti universitari, forse era molto peggio del prof Takazuma, il mio prof di matematica.

“Tu puoi andare, facciamo i conti dopo!” disse piuttosto autoritaria al povero Sven che ascoltava gli ordini andandosene con la coda fra le gambe.

“”Da oggi in poi se non finisci e non fai coretti tutti questi esercizi di matematica, io giuro che tu non esci più di casa, non ti permetto neppure di andare al club di Reika!” affermò lei con un tono che non ammetteva repliche.

“Ma mamma lo sai che i club sono obbligatori!”contestai.

“Ne ho parlato insieme al prof di matematica e se il tuo problema in matematica persiste faremmo in modo che tu venga esonerata dal frequentare i club pomeridiani!” affermò con decisione.

Non mi dispiaceva tantissimo per il club, ma per Reika sapevo quanto ci tenesse e poi in questo club sembrava aver dimostrato un interesse maggiore, più duraturo rispetto agli altri che aveva creato gli altri anni e inoltre era anche un modo per stare con Reika e Haruna per passare del tempo insieme e poi pensai a Ryueki mi doveva restituire ancora il mio libro e per qualche strana ragione avevo quasi voglia di vederlo nonostante fosse anche colpa sua se mi trovassi in quella situazione, si era rifiutato di farmi gli esercizi di matematica, quell'idiota!

Il giorno seguente andai al club forse quello sarebbe stato l'ultimo giorno che avrei frequentato il club. Raccontai tutto a Reika che mi ascoltava senza batter ciglio, ma anche quell'idiota di Ryueki ci stava ascoltando anche se fingeva di leggere il suo volume di Naruto, ero certo che in realtà ci stesse ascoltando e poi c'era Takeru che non faceva altro che accertarsi delle condizioni di Haruna per telefono, mentre il nuovo arrivato Hideki rimaneva seduto in una parte più distante dell'aula ad osservare le mosche.

Ancora non riuscivo a capire perché Reika lo avesse accolto nel nostro club, continuavo a chiedermi cosa quei due si fossero detti all'orecchio, la scusante di Reika di volersi vendicare non mi convinceva per niente ed ero infastidita da tutto ciò nonostante cercassi di non farlo notare.

Mi infastidiva che Reika non mi desse una qualche spiegazione plausibile e poi la presenza di quel tipo non mi faceva stare bene, stavo sempre all'erta, evitavo pure di guardarlo e quando i nostri sguardi si incrociavano lo guardavo malissimo ripensando che mi fossi giocato il primo bacio con un essere tanto abominevole.

Ryueki guardò verso la mia direzione e disse “Devi solo fare gli esercizi per evitare che tua madre non ti faccia più venire al club , è più semplice di quanto tu creda!”

“Già, ma lei è una vera schiappa in matematica!” gli fece notare Reika.

“E comunque non sono affari tuoi, stavo parlando con Reika!” affermai piuttosto infastidita dal fatto che si fosse immischiato in cose che non gli riguardassero.

“D'accordo come non detto!” affermò con indifferenza riprendendo a leggere il suo volume di Naruto

“E poi è tutta colpa tua se mi avessi fatto almeno uno di quegli esercizi sicuramente non mi troverei in questo casino!” affermai infastidita dalla sua indifferenza.

“Aspetta stai dando la colpa a me di una tua inadempienza?” chiese scioccato.

Aveva ragione non era colpa sua , così non dissi più nulla non avevo nessun arma per poter controbattere, poi però disse “ Se hai così tanti problemi, potrei darti delle lezioni io!”

“Come, scusa?” chiesi piuttosto sorpresa per accertarmi che non mi stesse prendendo in giro.

“Vuoi uscire da questa brutta situazione si o no?” chiese lui , facendomi intendere che non avessi altra scelta che accettare.

Reika rise eccessivamente, non capivo cosa ci fosse di tanto divertente, mentre Takeru e Hideki continuavano a farsi i fatti loro.

Dopo un po' lui mi chiese “Hai il quaderno di mate qui con te?”

“Si” risposi con titubanza, mentre Reika improvvisamente trascinò via Takeru e Hideki inventando una scusa come un'altra, lasciandomi sola con quello sfigato.

Incominciai a sudare freddo e mi allontanai spostando la sedia per aumentare le distanze fra di noi, mentre lui invece continuava ad avvicinarsi per guardare bene gli esercizi sul quaderno.

Sentii le sue gambe toccare le mie e così il mio cuore incominciò a battere all'impazzata, mentre lui si scusò allontanandole.

Aveva un espressione attenta e acuta, mente osservava quegli esercizi come se capisse tutto alla perfezione, come lo invidiavo avrei voluto capire anch'io quell' ammasso di numeri che mi sembravano sparati a casaccio.

Mi spiegò i vari procedimenti, ma più che stare attenta a quello che dicesse ero più concentrato ad ammirare la sua intelligenza e il suo viso, era carino, mi piacevano i suoi capelli castano chiaro arruffati e quell'espressione concentrata che aveva e poi ripensai al contatto delle sue gambe con le mie.

“Terra chiama Natsuko!” affermò lui per ridestarmi dai miei pensieri.

“Ah si scusa!” affermai cercando di riprendermi.

“Ma a che cosa stavi pensando?” chiese piuttosto divertito.

“ A niente!” affermai a disagio.

“Avevi un espressione troppo buffa!” affermò lui, mostrando uno dei suoi sorrisi più belli , no non era affatto uno sfigato come mi ostinavo a definirlo.

“Non prendermi in giro !” affermai infastidita.

“Ok torniamo a noi, però mi devi ascoltare! Io sono come Paganini le cose non le ripeto più di una volta!” affermò con un espressione rigida, ma per qualche strana ragione sembrava carino anche con quell'espressione corrucciata.

Mi spiegò i passaggi degli esercizi, ma continuavo a non capire nulla così partii da capo non so quante volte ed il bello che lui era come Paganini, non si ripeteva più di una volta!

“Oddio, ma che razza di problema c'è in te...sei un disastro vagante in matematica!” affermò disperato.

“Guarda che ce la sto mettendo tutta!” affermai sbuffando.

“Oddio, allora è proprio un caso disperato!” affermò passandosi una mano nella tempia.

“Sarebbe molto più semplice se me li facessi tu!” esclamai scocciata, non capendo perché si stesse sforzando così tanto di farmeli capire, mi sembrava tutta fatica sprecata tanto non li avrei mai capiti tutti quei numeri.

“Scordatelo, non farò mai una cosa come questa...sono troppo onesto per fare certe cose!” affermò rifiutandosi categoricamente di farmi gli esercizi.

“Allora non c'è soluzione!” esclamai rassegnata.

“No, la soluzione c'è ovvero devi imparare a farli!” affermò con un espressione bizzarra.

“Ma è impossibile!” esclamai lamentandomi.

“Dovresti credere di più nelle tua capacità!” esclamò lui tentando inutilmente di incoraggiarmi.

“Ma se l'hai detto pure tu che sono un caso disperato!” esclamai ancora lamentandomi e scoraggiandomi.

“Sei un caso disperato perché non ti concentri, perché dai per scontato che non ne capirai niente!” esclamò con saggezza.

Ricominciò a spiegarmi tutto, tentando di farmi degli esempi semplici come se fossi una bambina di 5 anni, mi sentivo troppo stupida ed ero certa che ormai avessi fatto davvero una brutta figura e che il giorno seguente mi avrebbe preso in giro con i suoi compagni di classe.


“Hai ancora la testa fra le nuvole!” affermò lui colpendo duramente la mia testa con una penna.

“Ahi!” mi lamentai.

“Guarda che anch'io mi deconcentro quando fai quella faccia trasognante...” esclamò continuando a beffeggiarmi.

Dopo non so quanto sembrò illuminarsi una lampadina nel mio cervello, avevo capito qualcosa, finalmente qualcosa mi era chiaro, ma era stato soltanto un impressione infatti sbagliai tutto l'esercizio, ma nonostante tutto lui disse “Ma questo è un inizio...”

Dopo ore e ore in cui stava quasi rimanendo senza voce a forza di spiegarmi quegli esercizi, riusci a fare un esercizio giusto. Presa dalla contentezza e dall'entusiasmo lo abbracciai istintivamente senza rendermi conto di cosa stessi facendo e quando rinsavii da quell'entusiasmo iniziale fu troppo tardi, lui ricambiò l'abbraccio con il mio stesso imbarazzo, come se tutti e due ci fossimo resi conto solo in quell'istante di cosa stavamo facendo.

Dopo un po' sciolse quell'abbraccio rendendosi della mia espressione del tutto sconvolta, poi mi scusai con lui dicendo con il cuore palpitante e con un accesso rossore sul viso “Scusa, non so che cosa mi sia preso , mi sono lasciata prendere dall'entusiasmo!”

Lui allora disse con un espressione indecifrabile “Si, anch'io!”

Dopo di ciò si fece molto tardi e tornai verso casa accompagnata da Reika, le feci una bella sfuriata per avermi lasciato da sola con quello lì, ma che diamine l'era passato per la testa?

“Dai su è successo qualcosa?” chiese maliziosamente non prestando attenzione alla mia sfuriata.

“Ti ho già detto che quel tipo non mi piace” mentii, non sapevo neanch'io perché stessi dicendo quella bugia forse per vendicarmi delle sue bugie riguardo l'iscrizione di Hideki o perché mi mettesse in imbarazzo ammettere che Ryueki dopotutto non era male, anzi era più di un non male. Era davvero carino e poi ero stato davvero gentile a spiegarmi gli esercizi di matematica, sopratutto perché lo avevo davvero fatto impazzire, ma ciò nonostante lui aveva resistito fino all'ultimo, chissà perché aveva fatto tutto questo, forse per compensare al torto che mi aveva fatto non facendomi gli esercizi, ma dopotutto non era certo obbligato a farmeli.

Quel ragazzo ai miei occhi risultò davvero incomprensibile,poi mi aveva detto di provare a fare gli altri esercizi a casa così poi li avremmo rivisti insieme e gli dissi sorridente che lo avrei fatto, infatti quando tornai a casa fu la prima cosa che feci con un entusiasmo fuori dal comune, non era di certo da me fare gli esercizi di matematica con un sorriso stampato sulla faccia, anche mia madre parve piuttosto preoccupata.

“Non è che per caso Haruna ti ha immischiato il raffreddore oppure hai preso la febbre?” chiese analizzandomi e toccandomi le tempie per sentire la mia temperatura corporea.

“Mamma non ho tempo da perdere con queste sciocchezze, devo studiare...shooo!!!” dissi cacciandola via dalla mia stanza,mentre continuava ad avere un espressione perplessa.

Dopotutto si sa alle mamme non va mai bene niente se non studi e perché non studi e se studi perché studi, poi sopratutto mia madre era una vera rompi palle in queste cose.


Reika:

Era una di quelle solite giornate scolastiche, ero riuscita a corrompere un ragazzo che mi fece gli esercizi di matematica, però per Natsuko non c'ero riuscita.

Ryueki era un perfetto idiota, invece di cercare di far colpo su di lei salvandole la vita, lui che faceva gli diceva che doveva farseli da sola.

Forse c'era un significato profondo in quelle sue parole, voleva che Natsuko se la cavasse da sola, ma peccato che lei non interpretò il suo gesto come qualcosa fatto per il suo bene, nonostante lui glie lo avesse spiegato, del resto anch'io non tolleravo moralismi come questi e Natsuko che di solito era più moralista di me, persino lei disdegnò le parole di Ryueki.

Dopo quelle lunghe ore noiose di scuola nel quale non trovavo mai nulla di interessante, odiavo sia la letteratura che tutte le altre materie e poi sentivo la mancanza di Haruna, lei era tra le tre la ragazza più dolce e adorabile, si lasciava sempre aggiustare il trucco e i capelli da me come un'adorabile bambolina, non era di certo come Natsuko che era davvero ingestibile, un po' maschiaccio rispetto a me e a Haruna.

Camminava sempre a casaccio, come se andasse di fretta e poi ingurgitava tutti i dolci che si trovasse davanti ad una velocità pazzesca, mentre io e Haruna rimanevamo ferme al primo dolce e dopo di quello non ne mangiavamo più, sopratutto io che ero piuttosto attenta alla mia linea, mentre Natsuko sembrava fregarsene di diete e di tutto il resto.

In fondo mi piaceva la sua spontaneità, non riusciva a fingersi ciò che non era, non era una di quelle che curasse molto le apparenze come facevo io il più delle volte perché ero stata educata così.

Anche in classe fingevo un espressione concentrata e studiosa, ma era semplice apparenza, in realtà i miei compiti scolastici venivano svolti da una delle mie cameriere o da qualche altro studente, non ero affatto brava come tutti credessero e alle volte ero stanca di dover sostenere quella maschera di ragazza perfetta che non ero affatto.

Le altre ragazze mi guardavano invidiose, ma io non ero quello che loro credevano, ero imperfetta come loro solo che non mostravo con tanta facilità i miei difetti a chi non conoscevo, perché dovevo mantenere quella stramaledettissima forma. Fortunatamente c'era gente con la quale potevo benissimo essere me stessa, come con Natsuko e Haruna loro di certo non mi giudicavano male se mostravo durante il giorno uno o più difetti del mio carattere e non lo avrebbero di certo sbandierato ai miei genitori.

Dopo un po' suonò la ricreazione, sollevata mi recai in mensa insieme a Natsuko che mangiava come al solito più del necessario, se ci fossi stata io dentro il piatto, ero certa che avrebbe divorato anche me.

Dopo che parlammo allungo dell'idea di andare a trovare Haruna e di tante altre cose, comparve davanti a noi Hideki.

Si sedette davanti a me e accanto al posto di Natsuko, io lo guardai in cagnesco chiedendogli cosa volesse, ricordando gli eventi spiacevoli del giorno precedente.

Lui assunse un espressione compiaciuta e disse “ Voglio iscrivermi al vostro club!”

Quel voglio non mi piacque per nulla, lo disse come se non avessimo altra scelta che accettare la sua richiesta e così subito io e Natsuko rifiutammo tale richiesta, ma lui con un espressione piuttosto astuta si avvicinò a me come se avesse in mente qualcosa.

Dopo quando avvicinò le sue sottili labbra al mio orecchio e sentì quelle parole, capì che mi stava minacciando.

“Ti conviene accettare la mia richiesta se non vuoi che racconti a Natsuko quello che è successo fra di noi” disse in un sussurro maligno.

Mi sentii mancare il fiato,dopo respirai profondamente e assecondai la sua richiesta piuttosto rassegnata sotto gli occhi increduli di Natsuko che tentava di capire come mai avessi cambiato idea con così tanta facilità, era anche alterata.

“Si, ma tra tutti proprio lui! Dimentichi per caso che ha cercato di portarmi a letto e che ha fatto dei fotomontaggi su di me?” mi chiese infuriata

“Si, hai ragione, però pensa entrando a far parte del nostro club potremmo anche avere molte possibilità per vendicarci!” dissi sogghignando, sapevo mentire molto bene.

“Si, hai ragione!” affermò con una risata sadica.

Mi sentivo in colpa da quando Hideki era tornato a perseguitarmi, non facevo altro che mentire alle mie amiche e non mi piaceva affatto, ma non sapevo che altro fare, temevo che Natsuko potesse credermi innamorata di Hideki e che mi avesse reputato una traditrice.

Dopo la scuola e il mio consueto pranzo solitario dato che i miei genitori non si erano fatti vivi neppure a pranzo sempre troppo impegnati con il lavoro, io e Natsuko preparammo una torta ad Haruna. Quando lei mi chiese come mai sapessi cucinare le torte così bene, mi riaffiorarono dei bei ricordi.

Era il giorno del compleanno di Hideki aveva fatto 10 anni ed ero certa che avrebbe ricevuto tantissimi regali che non gli sarebbero piaciuti, lo diceva sempre che tutte le volte gli regalavano sempre cose noiose, molto probabilmente perché come me e come tutti gli altri bambini ricchi riceveva sempre l'impossibile: giocattoli di tutti i tipi e costosissimi che finivano col non entusiasmarlo più di tanto perché ne aveva così tanti di giocattoli.

Così pensai di fargli un regalo originale, qualcosa che nessuno gli avrebbe mai regalato, di certo nessuna madre ricca avrebbe permesso al proprio figlio o alla propria figlia di regalare al figlio della famiglia Sezunaki una torta fatta in casa, sarebbe stato un regalo fuori moda e privo di buon gusto neanche i miei me lo avrebbero permesso, infatti feci tutto in segreto con il sostegno della cuoca di casa mia che sembrava aver un debole per me, infatti mi assecondava sempre.

Il regalo di formalità lo avevano comprato i miei genitori, uno dei soliti giocattoli esagerati che si rivelò uguale a quello comprato da un'altra famiglia, infatti i miei e quell'altra famiglia si guardarono malamente.

Dopo tutti quegli inutili regali che Hideki si stancò persino a voler scartare e a dover sempre dire grazie e sorridere fingendo che li avesse graditi tantissimo, ognuno di quelle famiglie si fece i fatti propri non considerando più il bambino, così ne approfittai per consegnargli il mio regalo nascondendoci sotto un tavolo.

Gli diedi la mia torta nonostante ne avesse ricevuta una più sfarzosa e buona in cui ne uscii fuori anche un uomo travestito da coniglio gigante.

“Non è come la torta gigante che ti hanno comprato i tuoi genitori, però...” affermai timidamente.

Lui non mi diede il tempo di finire, che mi abbracciò ringraziandomi e stampandomi un bacio sulla guancia e poi mi chiese “L' hai fatta tu?” con sincero entusiasmo.

“Si, mi ha aiutato la mia cuoca...” affermai imbarazzata dal suo eccessivo entusiasmo.

“Mia madre non mi ha mai cucinato una torta...e nei film di solito sai ci sono quelle madri che cucinano le torte e che ci mettono tante affetto in quello che cucinano....” affermò lui.

“Già, neanche mia madre mi ha mai fatto una torta... non ha mai cucinato nulla, è sempre stata la cuoca a cucinare...” esclamai guardandolo mentre mangiava la mia torta con le dita gustandosi ogni briciola.

“Dimmi una cosa...in ogni briciola di questa torta c'è il tuo affetto?” mi chiese con quella vocina ancora da bambino.

“Ma che domande...ehm si...” affermai rossa in viso e distogliendo lo sguardo dai suoi occhi castano chiaro che sembravano brillare più del solito, forse perché erano felici.

Dopo un po' preoccupato disse “Ma se il tuo affetto l'hai messo dentro torta, quando mi mangerò la torta il tuo affetto per me, sarà dentro il mio stomaco e tu non proverai più niente per me!”

Ancora nessuno dei due aveva la facoltà di capire che l'affetto non potesse stare realmente dentro una torta, ma che l'affetto era si dentro la torta ma in senso metaforico.

Dopotutto da piccoli si ignora l'esistenza delle cose astratte, era difficile accettare o capire che nella vita esistessero delle cose che non si potessero afferrare, toccare, sentire e neppure odorare, ma che potevi soltanto percepire e che tra di queste cose c' erano i sentimenti.

Così anch'io credendo che i miei sentimenti fossero dentro la torta, mangiai la torta per riprendermi i miei sentimenti e per riportarli nel posto in cui dovevano stare ovvero dentro il mio cuore.


“Da piccola ho chiesto alla cuoca di casa mia di insegnarmi a fare le torte” gli risposi cercando di non pensare a tutti quei bei ricordi.

“Come mai eri così interessata a cucinare le torte?” mi chiese sorpresa, dopotutto doveva essere qualcosa di davvero insolito da parte di una ragazza figlia di papà come me.

“Perchè volevo preparare una torta fatta da me ad un bambino...” affermai sul vago.

“Era Hideki questo bambino?!” chiese ironica, cogliendomi alla sprovvista, l' aveva detto per scherzo e senza volere aveva centrato in pieno, così cambiai subito argomento, perché avevo come l'impressione che dalla mia espressione avesse intuito la risposta.

“Sarà meglio avvertirla prima di andare a casa sua...non vorrei che si fosse inventata il raffreddore per fare cose sconce con Takeru”affermai per indirizzare il discorso da un'altra parte che non fosse Hideki, così' presi il telefono e le ordinai di chiamare Haruna per tenerla bella impegnata.

Dopo quella chiamata la andammo a trovare. sua madrei accolse in casa con gentilezza, era una donna di una bellezza pura come quella della figlia, solo che in lei si percepiva un qualcosa di più adulto anche nel modo di vestire e di truccarsi.

Dopo un po' ci recammo nella stanza della nostra cara amica, era davvero malridotta, da quel poco che si vedeva intravidi la sua pelle secca e malandata e poi aveva un colorito piuttosto pallido, quasi da fantasma, non era di certo la solita e adorabile Haruna che adoravo impupare come volevo.

Mi chiesi quanti microbi ci potessero essere sparsi in quella stanza, ma non era il momento di fare la difficile, non dovevo pensarci!

Comunque la nostra visita fu abbastanza breve, perché Haruna era piuttosto stanca, aveva già ricevuto la visita di Takerue non era stata una bella visita per lei dato il suo aspetto irriconoscibile, però alla fine sorrise dicendo che gli aveva portato dei fiori. Guardai quella moltitudine di fiori sparsi in quel vaso, era una composizione fatta veramente a casaccio non riuscii a fare a meno di commentare con un orribile e poi affermai che avrebbe dovuto limitarsi a comprarle delle rose, come del resto facevano tutti i ragazzi normali.

Lo feci sia perché avevo bisogno di dire quello che pensavo e poi sapevo che Haruna non se la sarebbe presa più di tanto, inoltre mi divertivo quando prendeva le difese del suo amato Takeru, era una ragazza di quelle piuttosto sdolcinate e questo lato del suo carattere era adorabile.

Avrei voluto possedere anch'io almeno un briciolo della sua dolcezza, ma purtroppo non lo ero affatto, sopratutto con i ragazzi non mi suscitavano alcun sentimento di affetto e dolcezza, riuscivo a fingermi dolce e affettuosa, ma non era ciò che realmente provassi.

Dopo un po' mi divertii a metterla in imbarazzo chiedendogli se si fossero baciati e lei disse di no arrossendo vistosamente, nonostante avesse la mascherina riuscivo a notare il rossore e poi si giustificò dicendo che se fosse successo gli avrebbe immischiato i microbi.

Così ritornai a pensare ai microbi e ad immaginarmi questo bacio fra Takeru e Haruna in cui degli esserini neri e insipidi quali i microbi svolazzassero' prima dalla bocca di Haruna per poi raggiungere quella di Takeru, oddio che schifo pensai tra me.

Poi Haruna rivelò una verità piuttosto incredibile, lui e Takeru non si erano mai baciati, lasciando me e Natsuko piuttosto esterrefatte, tutte e due urlammo in coro un come. Le dissi che di questo passo per fare sesso avrebbero aspettato il matrimonio, lo dissi con un certo fastidio perché non capivo davvero perché la tirassero così tanto per le lunghe quei due. Stavano così bene insieme...per quale ragione non potevano lasciarsi andare a ciò che provavano l'uno per l'altro, proprio loro due che potevano?

Non sapevo neanch'io perché la mia testa incominciava a fare tali pensieri e perché me la prendessi così tanto con quei due che erano timidi e lenti per quel genere di cose,forse ero invidiosa... se avessi trovato il ragazzo giusto avrei fatto l'amore con lui all'istante, poi mi tornò alla mente Hideki, in quei giorni sembrava essere costantemente nei miei pensieri.

Ripensai a quel bacio che mi diede con forza, mi aveva infilato la sua morbida lingua nella mia bocca come se niente fosse ed io stupida per com'ero glie lo avevo lasciato fare.

Quando Haruna si tolse la mascherina, schifata mi allontanai urlandole contro, io ero sempre stata così per questo genere di cose un po' ipocondriaca e malata della pulizia, così Natsuko prese la mascherina tolta da Haruna e l'avvicinò a me, mentre io correvo come un disperata perdendo del tutto la mia eleganza e la mia compostezza.

Mi piaceva per questo stare con quelle due, perché con loro ero spontanea senza neppure sforzarmi di esserlo, mi riusciva naturale con Natsuko e Haruna essere una ragazza qualunque che si divertiva con le amiche.

Dopo quella visita riaccompagnai Natsuko a casa, volevo chiedergliele di rimanere a cenare da me, ma non sapevo se fosse il caso o meno dopotutto non potevo di certo tutte le volte chiederle di cenare da me. Lei aveva la sua famiglia con cui cenare, non era certo come me che non avevo nessuno, c'era solo la tv a tenermi compagnia perché i miei arrivavano a casa la sera tardi quando io già dormivo e la mattina quando io mi svegliavo già non c'erano più.

A volte avevo come l'impressione di non ricordarmi che facce avessero, così per timore di dimenticarmi il loro aspetto sfogliavo spesso l'album di famiglia.

Incominciai a chiedermi se anche Hideki stesse mangiando da solo, dopotutto io e lui eravamo per certi aspetti molto simili, tutti e due trascurati dai nostri genitori ricconi che lavoravano sempre.

Quand'eravamo piccoli cenavamo spesso insieme, facevamo a turno, io a casa sua e lui a casa mia, non che facesse tanto la differenza casa sua era desolata quanto casa mia, però insieme ci facevamo compagnia.

Però adesso bene o male mi ero abituata a quella situazione, anche perché da piccoli era più triste ritrovarsi in una casa così grande senza nessuno, anche perché pensavo che fosse più grande di quanto realmente fosse. Quando si è piccoli non si possiede una buona percezione riguardo le misure e le grandezze, quindi finivo col sentirmi smarrita in quella grande casa,ma almeno avevo la babysitter a tenermi compagnia e i camerieri che spesso stavano all'erta perché se io mi lamentavo o se io non ero felice avrebbero di certo perso il loro lavoro.


“Signorina che cosa gradisce questa sera per cena?” mi chiese la cameriera.

“Fai tu!” mi affrettai a rispondere,tanto qualunque cosa avrei mangiato non avrebbe fatto la differenza, nulla avrebbe migliorato il mio umore.

“Le prepariamo dei piatti di cucina francese che le piacciono tanto?” chiese lei sorridendomi.

“Va bene” affermai con scarso entusiasmo.

Mangiai con scarso appetito, come se stessi mangiando tanto per far passare il tempo, poi osservai la tv rendendomi conto che non facessero un bel nulla e cambiai più volte canale.

Pensai persino di uscire dopo cena, magari con uno dei tanti ragazzi che frequentavo così per far trascorrere il tempo, ma poi pensai che mi seccava perché poi avrei dovuto accontentarli sessualmente.

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Capitolo 9
*** Reika a casa di Hideki?! ***




Reika:
Il giorno seguente, al club vidi il nuovo iscritto arrivare in perfetto orario. Non c'era neppure Natsuko che molto probabilmente era a casa a pranzare con i suoi, mentre io non avevo affatto pranzato, i miei come al solito non erano in casa quindi mi passò la fame e preferii arrivare prima al club.
“Ciao!” disse Hideki sventolando la sua mano e poi si avvicinò a me.
Mi faceva rabbia, mi salutava come se non avesse fatto niente di male e invece mi aveva minacciato il giorno prima.
Non lo salutai neppure, ma mi limitai a guardarlo malamente, dopo mi avvicinai appena a lui per dargli i fogli che dovesse compilare per l'iscrizione.
Hideki prese quei fogli senza togliermi neppure per un attimo gli occhi di dosso, era come se mi stesse mangiando con gli occhi.
Io incominciai a sentirmi le gambe molli, ma mi sforzai di apparire disinvolta come facevo sempre, peccato però che il mio stomaco non fece lo stesso, ma incominciò a brontolare dalla fame.
Arrossii di colpo per la vergogna, mi sentivo di aver fatto una di quelle figuracce alla Natsuko che non si intonava affatto alla Reika disinvolta che volevo far credere di essere.
Hideki fece una fragorosa risata, era la risata che gli avevo sentito fare più volte da bambino, rideva di gusto, mi piaceva il modo in cui lo faceva e poi lo avevo visto ridere raramente così con le altre persone,ma molto probabilmente adesso lo faceva anche con le ragazze che si portava a letto.
“Hai fame da quel che vedo, anch'io non ho pranzato. Andiamo a mangiare qualcosa e poi torniamo al club?” propose con una tranquillità che mi spiazzò.
Cos'era povero di comprendonio? Non capivo che ce l'avessi a morte con lui?
“No!” affermai irritata.
“Reika non ti pare di esagerare?” ma più che una domanda mi parve una costatazione.
“Tu mi hai minacciato!” obbiettai incredula.
“Perché tu non mi lasci altra scelta!”affermò come se non potesse fare altrimenti.
“Sembra non esserti chiaro il concetto che mi devi lasciare in pace! In pace! T-U D-E-V-I LA-SCI-AR-MI IN PACE !” dissi scadendo le parole e non accorgendomi di aver alzato la voce più del dovuto e questo non era di certo previsto dalle mie buone maniere.
Lui mi osservò esterrefatto, era raro che perdessi le staffe in quel modo, solo una volta era successo, quel giorno in cui la nostra amicizia ebbe fine.
Dopo un po' la sua espressione tornò ad essere imperscrutabile, poi con disinvoltura e malizia disse:
“Racconterò tutto a Natsuko e Haruna essendo tue amiche avranno il diritto di sapere quello c'è stato fra di noi!”
“Fra di noi non c'è stato niente!” gli inveii contro, così il mio autocontrollo andò a farsi benedire ancora una volta.
“E allora che cos'hai da temere?” chiese con quell'espressione sadica e maligna che gli riusciva piuttosto bene.
“D'accordo mangiamo insieme” affermai in tono caritatevole come se volesi dargli il contentino.
Mi portò in un ristorante vicino la scuola, io lessi e rilessi il menù più volte per non incontrare il suo sguardo.
Non sollevai neppure per un istante lo sguardo dal menù, solo quando fu il momento di ordinare mi voltai verso il cameriere e nell'attesa che arrivassero le ordinazioni incominciai a smanettare con il cellulare.
“Qualche nuovo SMS?” chiese con noncuranza come se non si fosse accorto che stessi trafficando con il telefonino per non calcolarlo.
Non gli risposi neppure, ma continuai a leggere messaggi e a cancellare i messaggi vecchi dal telefonino, poi mi arrivò un nuovo messaggio, era di un numero sconosciuto.
“Principessa potrebbe degnarmi per un attimo della sua attenzione?”
Sollevai lo sguardo verso di lui e poi gli chiesi “Come fai ad avere il mio numero di cellulare?”
“Una delle tue cameriere è abbastanza corruttibile!” affermò con un espressione beffarda sul viso.
Dopo un po' il cameriere ci portò le nostre pietanze, mangiai rapidamente volevo uscire da quella situazione sconveniente, ma mi rimase il cibo in gola, tossii e bevvi di fretta un sorso d'acqua per deglutire.
“Da quando in qua ti ingozzi così di cibo?” chiese scioccato.
“Ehm...” dissi accorgendomi degli sguardi indiscreti della gente seduta agli altri tavoli, era tutta gente a modo ed io in quel momento non stavo affatto seguendo le buone maniere che mi erano state insegnate sin da bambina, perché volevo che quella situazione fastidiosa finisse presto.
Volevo tornare al club, sperando di trovarci Natsuko e Takeru a salvarmi dalle grinfie di Hideki.
Lo sentii ridere di gusto dicendo “ Mi hai ricordato Natsuko quando ha mangiato a casa mia, ha ingurgitato caviale bevendo tanta di quella acqua...le faceva schifo, ma non lo avrebbe mai ammesso...per farmi piacere”
“Smettila di prenderla in giro!” affermai prendendo le difese di Natsuko.
“Non volevo denigrarla..è solo buffa,ma non credo sia una brutta cosa...” esclamò rivolgendomi uno dei suoi sorrisi più belli, poi aggiunse con un po' di amarezza “ Sai in fondo ti invidio...tu sei riuscita a farti delle vere amiche, mentre io...”
Le sue parole mi colpirono molto, sembravano sincere e poi la sua espressione mi parve davvero piuttosto triste e così senza neppure accorgermene, come un gesto quasi istintivo gli strinsi la mano, lui rimase sorpreso dal mio gesto più di quanto non lo fossi io.
Stavo per riprendermi la mano, rendendomi conto della stupidità del mio gesto, ma lui non me lo permise, la stretta della sua mano era decisa e impetuosa e dopo un po' le sue dita giocherellarono con le mie.
“Don't let the moment pass!” disse con un accento inglese impeccabile e con un espressione carica di dolcezza.
Si stava riferendo ad una canzone che avevamo sentito da piccoli di “Eric woolfson-don't let the moment pass” e in effetti in quel momento quella canzone mi parve davvero adatta.
La sua mano che toccava la mia per un istante che sarebbe comunque passato, perché non poteva funzionare tra noi, non dopo tutto quello che mi aveva fatto passare. Non potevo dimenticare i momenti bui della mia esistenza che avevo passato a causa sua:
Vederlo parlare e ridere scherzosamente con le altre ragazze, mentre io venivo isolata perché lui non mi permetteva neppure di parlare con un altro ragazzo che non fosse lui.
No, non potevo perdonargli tutto questo e neppure quello che aveva fatto a Natsuko e poi lui ci provava con tutte, io ero solo una delle tante.
Dopo un po' tornammo al club così le nostre strade si separarono. Lui si sedette in un angolino mettendosi gli auricolari alle orecchie, lo vidi muovere il capo a suon di musica, mentre io e Natsuko parlavamo, mi stava raccontando di quello che era accaduto ovvero il prof Takazuma aveva chiamato sua madre riferendogli degli esercizi non svolti e così sua madre era pronta a metterla in punizione se non li avesse finiti.
Ryueki fingeva di leggere il suo numero di Naruto, ma ero certa che stesse in realtà ascoltando i nostri discorsi, perchè le piaceva Natsuko, era piuttosto palese, lo capivo dal modo in cui la guardasse e poi quando gli chiesi conferma, lui disse “Ma...non mi dispiace...” che però sembrava voler dire tutt'altro, ovvero, mi piace alla follia, ma non lo ammetterò mai.
Ryueki dopo un po' si decise ad intervenire, era ora che anche lui si desse una mossa pensai fra me.
“Devi solo fare gli esercizi per evitare che tua madre non ti faccia più venire al club , è più semplice di quanto tu creda!”affermò Ryueki guardando Natsuko in quel certo modo, che mi dava tanto da pensare.
“Già, ma lei è una vera schiappa in matematica!” gli feci notare.
“E comunque non sono affari tuoi, stavo parlando con Reika!” affermò Natsuko piuttosto alterata.
“D'accordo come non detto!” affermò con indifferenza riprendendo a leggere il suo volume di Naruto
“E poi è tutta colpa tua se mi avessi fatto almeno uno di quegli esercizi sicuramente non mi troverei in questo casino!” esclamò Natsuko provocata dall' indifferenza del ragazzo.
Rimanevo in silenzio ad osservare le dinamiche fra quei due, mi ricordavano vagamente quelle fra me e Hideki, ci provocavamo a vicenda, però nel nostro caso era diverso, c'erano delle vere e proprie motivazioni se il nostro rapporto era così.
“Aspetta stai dando la colpa a me di una tua inadempienza?” chiese scioccato, poi però disse “ Se hai così tanti problemi, potrei darti delle lezioni io!”
“Come, scusa?” chiese Natsuko stupefatta dall'offerta del ragazzo.
“Vuoi uscire da questa brutta situazione si o no?” chiese lui , facendole intendere che non avessi altra scelta che accettare.
Mi misi a ridere soddisfatta perché finalmente le acque sembravano muoversi verso la direzione giusta, mentre Takeru e Hideki continuavano a farsi i fatti loro.
Dopo un po' lui le chiese “Hai il quaderno di mate qui con te?”
“Si” rispose con titubanza, mentre io trascinai via Takeru e Hideki inventando una scusa come un'altra per creare l'atmosfera giusta fra quei due.
Trascinare Takeru fuori da lì fu abbastanza facile, ma per quanto riguardava Hideki, era stato piuttosto difficile, lo chiamai più volte poiché avesse gli auricolari,fui costretta persino a dargli una pacca sulla spalla, così lui si tolse le cuffie e mi stette a sentire, mentre gli dicevo sottovoce di andarcene.
“E perché?” chiese con un espressione incomprensibile, non capivo se non avesse davvero compreso la situazione o se lo facesse di proposito.
Alla fine lo afferrai per un braccio con violenza, ormai giunti fuori dalla porta disse “Ti metti pure ad organizzare fidanzamenti...ma che brava!”
“E in be che c'è di male?” gli chiesi scocciata, non sapevo neppure perché mi stessi perdendo in quei inutili discorsi con lui, forse solo per far passare il tempo.
“Tu pensi per gli altri, ma non per te stessa...un giorno avrai fatto fidanzare tanta di quella gente , ma poi ti accorgerai che quella a ritrovarsi sola sarai solo tu e allora te ne pentirai” affermò puntandomi il dito contro.
“Già meglio essere come te che vai a letto con tutte e non pensi mai al bene di nessuno!” lo rimproverai.
“ E tu non lo fai? Non mi pare che tu goda di ottima fama in questa scuola...ma io almeno ho buon gusto in fatto di ragazze, tu invece...non segui alcun criterio... sei andata....anche con i ragazzi più pessimi...” disse alzando la voce e con un espressione furiosa.
Sperai che Natsuko e Ryueki non lo avessero sentito, mentre per quanto riguardava Takeru era dinanzi a noi e ci osservava perplesso, ma dopo un po' ci salutò lasciandoci da soli.
Ci allontanammo dall'aula del club e quando fummo abbastanza lontani, gli sbottai contro “Mi sono fatta anche i ragazzi più pessimi e allora? Qual'è il tuo problema? Ti dà fastidio che sia andata con tutti tranne' che con te? Mi dispiace di aver ferito il tuo stupido orgoglio da latine lover!”
“Non era questo che volevo dire, avevo solo risposto alla tua di accusa dicendoti che tu non sei da meno...non sei migliore di me... perché io e te siamo uguali!” disse avvicinandosi pericolosamente a me, indietreggiai con preoccupazione, non volevo che mi baciasse un'altra volta, non doveva mai più accadere, nonostante la mia parte irrazionale ed emotiva desiderasse ardentemente assaporare ancora una volta il sapore delle sue labbra.
Poi FINALMENTE vidi il suo viso avvicinarsi al mio abolendo ogni distanza tra me e lui, no ma che stavo dicendo ma quale FINALMENTE? Indietreggiai ancora una volta fino a che non mi ritrovai a sbattere la schiena contro il muro.
Bene, adesso non avevo via di scampo!
Lo vidi avvicinarsi ancora, era troppo vicino, così vicino da causarmi le palpitazioni.
Dovevo respingerlo, dovevo dirgli di non azzardarsi a farlo, ma era come se avessi perso le parole e la forza di reagire.
Il mio corpo non rispondeva come avrei voluto, persino la mia voce non riusciva neppure a sillabare un no, mentre le sue labbra stavano per incontrare le mie.
Chiusi istintivamente gli occhi, ormai sconfitta dalle mie stesse emozioni, ma poi mi resi conto che non era accaduto nulla, forse dovevo aspettare, attesi per lungo tempo, ma questo bacio faticava ad arrivare.
“ Quindi non è vero che ti fanno schifo i miei baci!” disse trionfante.
Dannazione pensai tra me, gli avevo permesso di burlarsi di me, ma non sarebbe mai più accaduto pensai ormai pronta a tornarmene a casa.
“Dove hai intenzione di andare?” chiese lui stringendomi il polso con forza.
“Voglio andare a casa!” affermai seccata.
“Spiacente, se non vuoi che rovini l'intimità di quei due, ti conviene fare quel che ti dico!” affermò con irruenza.
Non ne potevo più delle sue minacce, ero arcistufa di dover sottostare ad ogni cosa mi chiedesse, era troppo snervante! Mi sentivo di esser tornata la Reika bambina che sottostava ad ogni suo ordine, lui tornava ad essere il mio padrone e questo non mi andava affatto giù, ma non volevo neppure che Hideki mandasse in fumo il piano far mettere Natsuko con Ryueki.
“Cosa dovrei fare?” chiesi risentita.
“Vieni a casa mia...” disse con un espressione bonaria che non mi piaceva affatto, perché ero sicura che fosse tutta una finta, erano piuttosto ovvie le sue intenzioni e stava cercando di camuffarle con quell'espressione da bravo ragazzo che non gli s'addiceva affatto.
Dopo pensai che poteva essere divertente dargli per un attimo quell'illusione, fargli credere che ben presto sarei stata nel suo letto e poi alla fine lasciarlo in bianco, così lo assecondai.
“Bene” disse con un espressione allegra e felice che non gli vedevo da tanto tempo, lo sentii persino fischiettare, poi mi prese ancora una volta per mano.
Mi tenne la mano fino alla macchina, poi mi aprii lo sportello per farmi salire con estrema galanteria, mentre io incominciavo a scervellarmi, tentando di capire se fosse felice perché pensasse davvero a quello, oppure perché dopo tanto tempo mettevo ancora una volta piede in casa sua.
Arrivati a casa sua, mi resi conto che era tutto rimasto lo stesso, non era cambiato niente, il giardino era tale e quale a come lo avevo lasciato,le statue marmoree e rinascimentali che ricordavo piuttosto bene che rappresentavano pittori e famosi artisti, anche i fiori erano gli stessi, i tulipani arancioni sparsi per tutto il giardino, poi le viole , i girasoli e moltissime altre distese di erba e di fiori.
Mi fece passeggiare per gran parte del giardino, poi mi condusse in casa, in cui ad accoglierlo c'era una cameriera sorridente e sensuale, ero certo che Hideki ci avesse fatto sesso, si intuiva dall' espressione calorosa e accogliente della cameriera, che si perdeva in esagerate accortezze e poi la sua espressione era cambiata non appena mi aveva visto.
Mi guardava come se fossi una sua rivale, ma la cosa invece di infastidirmi mi divertiva parecchio, perché era così sciocca, non si rendeva conto che Hideki non facesse altro che prendersi gioco di lei, prendeva ciò che voleva e poi passava ad altre ragazze.
E un'altra cosa che di certo non era da escludere era che uno della famiglia Sezunaki non si sarebbe mai e poi mai fidanzato con una cameriera, era fuori questione, né andava del buon nome della famiglia!
Dopo un po' incrociai gli sguardi delle altre cameriere, le sentii parlottare a bassa voce fra di loro, mi dovevano aver riconosciuto pensai tra me, dopotutto alcune di loro lavoravano da anni in quella casa e dovevano essersi ricordati di me, di quella ragazzina che teneva compagnia ad Hideki.
“Non ci posso credere che sia lei!” sentii dire ad una di loro, mentre Hideki sembrava non accorgersi di nulla.
Percorsi il lungo corridoio che poi dava alle scale e alla stanza di Hideki, ma ci scontrammo con il suo maggiordomo, che mi conosceva molto bene.
“Signorina Hanamei?” chiese piuttosto sorpreso nel vedermi.
“Ciao George, come stai? Quanto tempo che non ti vedo!” dissi esultante, ero davvero contenta di rivederlo, era sempre stato buono con me ed Hideki spesso giocava con noi e a volte ci aveva anche portato anche al lunapark, nonostante quello non facesse parte del suo lavoro, perché le babysitter assunte dalla famiglia Sezunaki spesso si rivelavano delle ladre oppure si limitavano soltanto a darci i giocattoli per farci giocare, mentre loro guardavano la TV o parlavano al telefono.
Solo una di loro, era stata una vera baby sitter con i contro fiochi, ma poi se ne andò poiché si era sposata ed era anche rimasta incinta.
Hideki pianse tantissimo quando se ne andò, era come se l'avesse idealizzata come madre, era sempre stata il suo punto di riferimento.
“Mamma mia quanto sei cresciuta!” disse squadrandomi con incredulità, ma poi si fece serio dicendo “Lei non dovrebbe essere qui!”
“E' venuta di sua spotanea volontà, non l'ho di certo rapita quindi non ti preoccupare...che la famiglia Hanamei non mi denuncerà!” affermò Hideki sbuffando e sicuro di quello che stesse dicendo come se fosse tutta la verità.
“ ma non è che io sia proprio venuta di mia spontanea volontà...” affermai ripensando alla sua intimidazione.
“E' stata una questione di affari, io ti ho posto le mie condizioni e tu hai accettato....” affermò serio, molto probabilmente stava imitando il padre che non faceva altro che parlare di questioni di lavoro.
“Non è che sia stato proprio un bell'affare!” esclamai con sarcasmo.
George si avvicinò ad Hideki e gli disse un qualcosa all'orecchio, ma non era così difficile da capire cosa si stessero dicendo quei due.
George lo stava mettendo in guardia, gli stava dicendo di non fare cretinate, perché se metteva le mani ad una della famiglia Hanamei di sicuro avrebbe potuto passare dei guai seri sopratutto dopo le denunce ricevute dalla mia famiglia, la sola cosa che non capivo era la risposta di Hideki, tentai inutilmente di leggere il suo labiale, ma non riuscivo a vederlo neppure bene perché aveva le labbra accostate all'orecchio di George.
Dopo mi portò nella sua stanza.
Non aveva affatto ascoltato il consiglio di George pensai tra me, ma se non altro, così era molto più divertente, lui ci avrebbe provato ed io lo avrei rifiutato. sarebbe stata una scena irripetibile e appagante.
La sua stanza era cambiata, aveva un arredamento più da ragazzo che da bambino, anche se di certo non poteva appartenere ad un ragazzo comune, quella stanza era piena di tutti i comfort e di tutte le cose che un ragazzo potesse desiderare, un po' per certi versi come la mia, solo che le cose che non utilizzavo alla fine le avevo regalate alcune a Natsuko ed altre ad Haruna.
Lui si sdraio nel letto, voleva andare dritto al sodo,così improvvisamente non mi sentii più tanto sicura di me ed incominciai a temere per la mia incolumità.
Era così dannatamente bello, di una bellezza quasi angelica, ma era tutto un inganno dietro quell'' aspetto si nascondeva un vero e proprio diavolo assettato di sesso.
Era così schifosamente lussurioso e pieno di sé, da non riuscirsi a porre un freno, dopotutto io e lui eravamo stati grandi amici d'infanzia almeno in memoria dei nostri bei ricordi, non poteva farmi qualcosa del genere, non poteva sconsacrare così tutto quello che avevamo passato insieme.
“Siediti!” disse facendomi spazio nel letto.
Io rimasi ad osservarlo ipnotizzata dal suo sguardo penetrante, quando invece avrei dovuto dire “Scordartelo che io mi segga lì accanto a te, non sono una di quelle puttanelle che ti scopi, mio caro, tu non mi avrai mai e poi mai!”.
Purtroppo le parole non mi uscirono di bocca, era come se avessi le labbra incollate e quando ci riuscii dissi frasi prive di significato e di senso compiuto “Io...non...non....”
“Che c'è hai forse paura che io ti metta le mani addosso?” chiese con disinvoltura.
“Non è ciò che hai in mente?” gli chiesi per trovare conferma alle mie idee.
“Ma ecco...sai non lo so...una parte mi me vorrebbe farlo ma l'altra no...”disse esitante.
Era un po' come me, in conflitto con se stesso!.
“Comunque se decidessi di metterti le mani addosso potresti anche rifiutarmi...oppure temi di non resistere al mio fascino!” disse con arroganza e superbia.
“Ma figurati...piuttosto la sola cosa che temo e che tu non riesca ad accettare di essere rifiutato...e che tu possa prenderla davvero molto male....” affermai con superiorità.
“Prima non stavi rifiutando il mio bacio” affermò ricordando quello che era successo nel corridoio di scuola.
Mi sedetti nel letto per dimostrargli che ero completamente padrona di me stessa e che ero perfettamente in grado di rifiutarlo, ma quella sfida sapevo che era più grande di me, nonostante volessi dimostrare tutto il contrario al mio avversario.
“Sdraiati” disse sogghignante.
Mi sdraiai con cautela, attenta ad ogni sua mossa, ma lui stranamente non si mosse rimase fermo dov'era.
Sentivo il cuore uscirmi dal petto, mentre cercavo di sembrare rilassata, non sapevo neppure perché quella situazione mi mettesse tanto in agitazione.
Da piccola mi ero sdraiata tante volte in quel letto, ma ero diverso, c'era un atmosfera priva di malizia poiché eravamo due semplici bambini, mentre adesso era come se persino l'aria che si respirasse in quella stanza sapesse di sesso e non mi parve tanto strano, con tutte le ragazze che si era trastullato in quel letto e in quella stessa stanza.
Aveva tentato di mettere le mani a Natsuko in quello stesso letto, ma lei non aveva ceduto alle sue avance.
Avrei tanto voluto avere la stessa forza di volontà di Natsuko che sentivo mancarmi, a causa di quel battito accelerato e a causa di quei maledetti ricordi che riguardassero Hideki e poi...era così bello, le sue delicate labbra, i suoi pettorali ben definiti che riuscivo a scorgere sotto la sua divisa scolastica e poi quegli addominali scolpiti che non avevo visto a nessun altro ragazzo, per non parlare di quelle braccia così possenti.
Ok, non dovevo guardarlo, era questo l'unico modo per potergli resistere!
Sentii la sua mano stringere ancora una volta la mia, aveva la mano molto grande rispetto alla mia, tanto da racchiuderla perfettamente nella sua.

Hideki:

Minacciai Reika ancora una volta, per potermi iscrivere al suo club perché mi sembrava un buon modo per poterle stare vicino.
La minaccia che avevo usato questa volta non si chiamava Natsuko, cioè lei centrava sempre, infatti se quella ragazza non fosse esistita non avrei mai saputo in che modo costringere Reika a fare quello che volessi.
Non era più una bambina, adesso ragionava più con la sua testa, anzi era diventata fin troppo testarda, non era più la Reika che il più delle volte mi assecondava, adesso era più battagliera e sapeva tenermi testa, ma questo nuovo aspetto del suo carattere non mi dispiaceva.
Mi ero limitato a dirle che avrei raccontato tutto a Natsuko e ad Haruna, riguardo il nostro intenso incontro in spiaggia, così lei mi diede la sua approvazione dinanzi gli occhi sbigottiti di Natsuko che osservava l'amica con un espressione interrogativa.
Io soddisfatto me ne andai, poiché avevo ottenuto ciò che volessi, ma nonostante tutto continuavo a sentirmi moralmente sconfitto da lei per qualche strana ed insolita ragione mi sentivo che lei mi avesse impugno.

Quella giornata trascorse come al solito, uscendo con i miei amici, poi mi incontrai con una ragazza.
Mi persi in sciocche frasi romantiche per poi andare dritto al sodo, lei gemeva sotto di me, mentre io pensavo a Reika, avrei tanto voluto che quella ragazza fosse lei.
Dopo un po' mi bloccai, come se avessi perso la voglia di farlo, ma la ragazza sotto di me, mi chiese delusa “Amore che ti prende?”
Ebbi per un attimo l'impressione di vedere in lei le iridi nere e violacee di Reika, anche la sua voce mi parve quella di Reika soave, dolce ma al contempo era anche impertinente.
Pensando a lei ripresi ciò che stessi facendo con una passione inaudita e sentii la ragazza sotto di me godere più di prima, sembrava molto sorpresa dalla mia improvvisa e travolgente passione.
Iniziai a provare un piacere estremo mai provato con nessun'altra ragazza, ma sapevo che non era quella ragazza a darmi godimento, ma era il pensiero vivido di Reika, l'idea di fare certe cose con lei a farmi arrivare al culmine dell'eccitazione, tanto da venire senza neppure accorgermene.
“Reika!” urlai forte mentre i rivoli di sudore colavano giù dal mio corpo.
La ragazza che fino ad un momento prima era eccitata più di me, mi guardò malamente respingendomi, si liberò dal mio corpo ed era subito pronta a rivestirsi.
“Che succede?” le chiesi stralunato, non mi ero neppure accorto di aver urlato a gran voce il nome di Reika, credevo di averlo fatto nei miei pensieri.
Mi mollò un formidabile schiaffo, non ne avevo mai ricevuto uno così forte, pensai ricordando tutti gli schiaffi ricevuti.
Tutte ci mettevano molta enfasi, ma lei ce ne aveva messa di più, poi pensandoci mi resi conto che non era stata la forza con il quale me lo avesse detto ad avermi fatto male, perché non era un dolore fisico, ma di tipo emotivo:
Quello schiaffo mi aveva risvegliato dal mio meraviglioso sogno in cui Reika lasciava che i nostri due corpi si unissero per sempre.
Se ne andò via sbattendo con violenza la porta della mia stanza, non trovai la forza di dire nulla e dopotutto non sapevo davvero cosa dirle, cosa potevo dirle che mi dispiaceva di aver pensato ad un'altra mentre scopavamo?
“Che serata del cazzo!” pensai tra me, mentre il maggiordomo mi chiamava per la cena, poi mi fece una delle sue solite ramanzina.
Il mio povero George si preoccupava sempre eccessivamente per me, cercava di portarmi sulla retta via, mi diceva di non ferire le brave ragazze, ma era tutto inutile, non sarei mai cambiato, almeno non fino a quando non avrei ottenuto ciò che realmente volessi.
“Ho visto Yuka uscire via di corsa, era molto agitata!” disse George con uno sguardo di rimprovero.
“Ah si chiamava Yuka...” dissi sbalordito, non me lo ricordavo affatto.
“Non cambierà mai, lei è davvero un caso disperato!” affermò accompagnandomi nella sala da pranzo.
Mangiai come al solito da solo, i miei lavoravano fino a tardi, così mi capitò di pensare per un attimo a Reika, forse anche lei stava mangiando da sola, dopotutto eravamo uguali io e lei.
Il giorno seguente mi affrettai ad andare a scuola, non perché ne avessi davvero voglia, ma perché sapevo che lì avrei incontrato la mia Reika.
Purtroppo però non era la sola che avrei incontrato, c'era anche la “mia meravigliosa” cerchia di amici tra cui il più viscido di tutti che non aveva che occhi per Reika.
“Che bocce, che culo...oddio che cosa farei a quel culo” disse non volendo risparmiarmi neppure quella mattina le sue fantasie infime verso la mia principessa, nonostante sapesse che la cosa mi infastidisse parecchio.
“Lasciala perdere, mi pare di averti già detto che Reika non è roba tua!” affermai con prepotenza.
“Non capisco perché ti scaldi tanto quando si parla di Reika!” affermò in tono canzonatorio, facendolo notare anche agli altri stronzi, cioè volevo dire...amici che mi ritrovavo.
“Forse è perché vorresti scopartela, ma non ci sei mai riuscito... ti dà fastidio se uno di noi ci riesca, dato che tu non ci sei riuscito!” disse un altro piuttosto divertito.
“Piantala!” dissi afferrandolo per il colletto della maglietta.
Non mi piacevano i loro discorsi squallidi nei confronti di Reika.
“Ma che ti prende, parliamo di tutte le ragazze così e non ti ha mai infastidito, ma quando diciamo Reika diventi una bestia feroce!” Affermò un altro dei quattro.
Erano tutti uguali, non capivano un accidente di me, non sapevano che io amassi Reika e la loro testa bacata non avrebbe mai potuto concepire una cosa del genere, anzi se lo avessero scoperto mi avrebbero sfottuto e di proposito mi avrebbero esposto i loro pensieri indecenti verso Reika per infastidirmi perchè era divertente vedere Hideki scaldarsi tanto per una ragazza. Di solito rimanevo sempre indifferente quando volessero provarci con una con il quale fossi uscita, anzi spesso li aiutavo io a fare conquiste, gli passavo le ragazze con il quale ero già uscito io, gli passavo gli avanzi.,quelle con il quale mi ero stancato e quindi doveva essere davvero insolito per loro vedermi così.
Soltanto il più normale del gruppo prese le mie difese dicendo “Basta smettetela, parliamo di qualcos'altro “ propose lui, ma era anche considerato il più debole del gruppo, infatti tutti se la presero con lui.
Io presi le sue difese e poi infuriato me ne andai lasciandoli di sasso, ero stanco di loro, di frequentare gente che non mi capiva affatto e che mi frequentava solo perché ero ricco ed affascinante, solo perché attiravo le ragazze verso di loro.
Dopo la scuola come di consueto feci le pulizie a scuola, non avevo ancora scontato la mia pena per i fotomontaggi fatti su Natsuko.
Non pranzai neppure volevo finire di pulire il più presto possibile, per poi andare in tutta fretta al club di Reika non vedevo l'ora di vederla.
Incominciai persino a pulire con entusiasmo, pensando che presto l'avrei vista lontano da occhi indiscreti che commentassero squallidamente il suo corpo.
Volevo essere il solo a poter fare certi pensieri su di lei o comunque se gli altri se li facevano non volevo saperlo, non volevo sentire certe cose sulla mia Reika, perché era Mia, solo e soltanto MIA.
Dopo aver pulito i corridoi della scuola, mentre alcune ragazze mi facevano certi sguardi del tipo “ ci vediamo dopo” che io non assecondai non questa volta, dovevo andare al club di Reika, di loro non mi importava.
Finalmente dopo tanta fatica riuscii ad andare al club, anche se era prestissimo, ero certo che dovesse essere chiuso a quell'ora, poi però sorpreso incrociai gli occhi corvini di Reika che si riflettevano al sole diventando violetti.
Ammirai il colore dei suoi occhi che mi ricordavano le viole che avevo nel mio giardino di casa, erano dello stesso enigmatico colore.
“Ciao” dissi facendole un cenno con la mano, gli sorrisi in modo piuttosto spontaneo, ero troppo contento di vederla, ma lei non mostrò il mio stesso entusiasmo.
Non ricambiò neppure il saluto,si limitò a guardarmi storto, lo trovai molto strano perché andava contro ogni norma della buona educazione e sapevo quanto lei fosse attenta a questo genere di cose. Del resto era figlia degli Hanamei, una famiglia ricca e rispettabile, certo non benestante quanto la mia, però in compenso loro erano più attenti alle norme della buona educazione rispetto alla mia famiglia che aveva si più soldi, ma per quanto riguardava il galateo, non eravamo da prendere tanto a modello.
Mia madre era molto irascibile e presuntuosa,voleva sempre prevalere sugli altri,non che glie ne volessi fare una colpa del resto quasi tutta la gente dell'alta società è fatta così, solo che lei non sapeva farlo con discrezione come la famiglia Hanamei.
Si ciò che la famiglia di Reika possedeva era la discrezione, sapevano celare antipatie e battibecchi dinanzi agli altri, anche con la mia famiglia si erano comportati allo stesso modo, mi avevano denunciato con la massima riservatezza, infatti in pochi erano al corrente di ciò.
Ma in quel momento Reika non contenne il proprio rancore nei miei confronti, come le era stato impartito dalla madre, anzi mi diede i moduli d'iscrizione quasi tirandomeli addosso.
La guardai ammirando la sua irruenza,mi piaceva anche così: La principessa che diventava una strega o una gloriosa Giovanna D'arco, be forse non tanto gloriosa pensai quando sentii il suo stomaco brontolare.
Adesso aveva acquistato un aspetto più comico, sembrava la protagonista di un qualche manga e anime, anche quel tipo di Reika, non mi dispiaceva affatto.
Feci una fragorosa risata udendo il brontolio del suo stomaco che aveva fatto un suono lieve quasi impercettibile, persino il suo stomaco era diplomatico.
“Hai fame da quel che vedo, anch'io non ho pranzato. Andiamo a mangiare qualcosa e poi torniamo al club?” le proposi.
“No!” affermò irritata.
Ecco, lo sapevo che lo avrebbe fatto, come al solito rifiutava ogni cosa le proponessi, mi evitava come se avessi la lebbra.
“Reika non ti pare di esagerare?”le chiesi seccato.
“Tu mi hai minacciato!” obbiettò sconcertata.
“Perché tu non mi lasci altra scelta!”
“Sembra non esserti chiaro il concetto che mi devi lasciare in pace! In pace! T-U D-E-V-I LA-SCI-AR-MI IN PACE !” mi sbraitò contro scadendo le parole , come se fossi povero di comprendonio.
Non mi lasciava altra scelta, dovevo giocarmi un'altra minaccia, un'altra ancora per tentare di riallacciare i rapporti con lei.
“Racconterò tutto a Natsuko e Haruna essendo tue amiche avranno il diritto di sapere quello c'è stato fra di noi!” le dissi in tono malevolo, più che altro non sopportavo che mi trattasse in quel modo.
“Fra di noi non c'è stato niente!” disse senza accorgersi di aver alzato la voce, pensai soddisfatto che solo io ero in grado di farla imbestialire in quel modo.. Non c'era poco da esserne soddisfatti, però in fondo provavo un perverso piacere nel farla infuriare, certo avrei preferito farla sorridere, ma siccome non c'ero riuscito mi dovevo pur accontentare.
“E allora che cos'hai da temere?” le domandai punzecchiandola.
“D'accordo mangiamo insieme” affermò come se stesse effettuando un gesto di carità nei miei confronti.
La portai in un ristorante vicino la scuola, lesse e rilesse il menù non so quante volte, che intendesse per caso impararlo a memoria?
Non sollevò neppure per un istante lo sguardo dal menù, solo quando fu il momento di ordinare si voltò verso il cameriere e nell'attesa che arrivassero le portate incominciò a smanettare con il cellulare.
“Qualche nuovo SMS?” le domandai, pur sapendo che lo stesse facendo di proposito per evitare che le dessi a parlare.
Non mi rispose e non mi guardò neppure, rimase con lo sguardo fisso sul display del cellulare, aveva deciso di abbandonare del tutto le buone maniere con me, così tirai fuori il mio cellulare e le scrissi un messaggio:
“Principessa potrebbe degnarmi per un attimo della sua attenzione?”
Sollevò lo sguardo verso di me chiedendomi “Come fai ad avere il mio numero di cellulare?”
“Una delle tue cameriere è abbastanza corruttibile!” affermai beffardamente.
Dopo un po' il cameriere ci portò le nostre pietanze, l a vidi ingozzarsi di cibo, infilava tutto in bocca senza masticare, mangiava in quel modo così rozzo per causarmi disgusto e farmi perdere qualsiasi interesse verso di lei?
“Da quando in qua ti ingozzi così di cibo?” chiesi allibito.
“Ehm...” disse guardandosi attorno, , in effetti la stavano guardando tutti.
Scoppiai ridere, mi faceva pensare a Natsuko, così glie lo dissi: “ Mi hai ricordato Natsuko quando ha mangiato a casa mia, ha ingurgitato caviale bevendo tanta di quella acqua...le faceva schifo, ma non lo avrebbe mai ammesso...per farmi piacere”
“Smettila di prenderla in giro!” affermò prendendo le difese di Natsuko.
“Non volevo denigrarla..è solo buffa,ma non credo sia una brutta cosa...” esclamai sorridendole, in effetti non avevo nulla contro la sua amica, poi aggiunsi con un po' di amarezza “ Sai in fondo ti invidio...tu sei riuscita a farti delle vere amiche, mentre io...”
Si, la mia era solo invidia perché lei aveva trovato delle amiche sincere, mentre io...ero rimasto solo, non ero riuscito a farmi nessun vero amico dopo aver compromesso la nostra amicizia.
Lei mi guardò con quei suoi occhioni dolci, dopo tanto tempo mi guardava ancora con quegli occhi, avevo atteso per troppo tempo quello sguardo.
Dopo sentii il tocco della sua mano stretta alla mia, rimasi piuttosto sorpreso da quel gesto, però ero contento.
Stava per riprendersi la mano tornando in sé, ma io non glie lo permisi, volevo tenerla stretta alla mia ancora un po'.
Volevo unire il calore della sua mano con il mio, pur sapendo che era come unire due fuochi che avrebbero generato un vero incendio.
“Don't let the moment pass!” dissi con dolcezza, ma anche con una certa amarezza, la mia era una supplica.
Mi riferivo ad una canzone che avevamo sentito da piccoli di “Eric woolfson-don't let the moment pass”
Dopo un po' tornammo al club così le nostre strade si separarono io mi sedetti in un angolino mettendomi gli auricolari alle orecchie, mentre lei e Natsuko parlavamo, ma potevo intuire dal labiale delle due che non stessero affatto parlando di me, così continuai a sentire Ayumi Hamasaki. E' ra le mie cantanti di musica pop preferita e poi come si faceva a rimanere indifferenti dinanzi ai suoi video musicali che trasudavano sensualità e fascino da ogni parte, per non parlare dei concerti in cui ti lasciava con il fiato sospeso, a volte metteva in atto anche le sue capacità recitative, fingendo di piangere e di dimenarsi disperatamente mentre cantava “ Memorial Address”.
Osservai Reika, ebbi come l'impressione che fosse più bella e sensuale di Ayumi Hamasaki, buffo no? Non avevo mai pensato nulla del genere prima d'ora, Ayumi era Ayumi, poi aveva il fascino della cantante ed era inafferrabile anche per un tipo come me, nonostante fossi ricco ero certo che una come Ayumi Hamasaki mi avrebbe di certo preso a pesci in faccia.
Continuavo ad ascoltare la sublime voce di Ayumi agitarsi e contorcersi sulle note di “memorial address”, era un canto disperato e mentre la sentii dire “sayonara”, mi venne spontaneo guardare Reika.
Ci eravamo detti addio tanto tempo fa, ma io quell'addio non lo avevo mai accettato e mai compreso, perché lei era sempre viva nei miei pensieri.
Cambiai canzone, accorgendomi che quella canzone mi metteva un po' di inquietudine, così passai ad ascoltarne una più movimentata “ Game”.
Muovevo il capo lasciandomi trasportare dalla musica e dalla voce di Ayumi, ma mentre facevo ciò sentii qualcuno toccarmi la spalla , odiavo essere interrotto mentre ascoltavo la mia adorata Ayumi e chiunque era non glie l' avrei fatta passare liscia!
Era Reika, mi tolsi subito gli auricolari non appena la vidi.
“Dobbiamo andarcene!”disse deludendomi, mi aspettavo che avesse da dirmi qualcos'altro, non sapevo neanch'io in cosa sperassi di sentirmi dire, sapevo solo che quelle non erano le parole che volevo sentire.
“E perché?” le chiesi seccato.
Dopo mi trascinò via con la forza, anche Takeru ci seguii, allora capii voleva lasciare Natsuko insieme a quel ragazzo, Ryueki.
Ormai giunti fuori dalla porta dissi “Ti metti pure ad organizzare fidanzamenti...ma che brava!”
“E in be che c'è di male?” MI chiese scocciata.
“Tu pensi per gli altri, ma non per te stessa...un giorno avrai fatto fidanzare tanta di quella gente , ma poi ti accorgerai che quella a ritrovarsi sola sarai solo tu e allora te ne pentirai” affermai puntandole il dito contro.
Era vero si impegnava tanto per far mettere la gente insieme, ma non faceva nulla per mettersi con qualcuno, per impegnarsi seriamente con qualche ragazzo, questa per me era anche una fortuna, però si notava lontano un miglio che non fosse felice.
“Già meglio essere come te che vai a letto con tutte e non pensi mai al bene di nessuno!” mi rimproverò.
In effetti, mi permettevo di fare la predica, ma alla fine razzolavo male, però lei non era poi tanto diversa da me.
A scuola i pettegolezzi su Reika erano tanti e molti ragazzi si facevano vanto di essere stati con lei anche solo per una notte e di averla fatta godere fino all'ultimo.
Ripugnato me ne andavo quando sentivo questi racconti, non volevo saperlo, non volevo conoscere le loro prodezze sessuali con la mia Reika, faceva troppo male.
“ E tu non lo fai? Non mi pare che tu goda di ottima fama in questa scuola...ma io almeno ho buon gusto in fatto di ragazze, tu invece...non segui alcun criterio... sei andata....anche con i ragazzi più pessimi...” dissi alzando la voce e con un espressione furiosa.
Takeru ci osservò con un espressione perplessa, poi se ne andò lasciandoci da soli.
Ci allontanammo dall'aula del club e quando fummo abbastanza lontani, mi sbottò contro “Mi sono fatta anche i ragazzi più pessimi e allora? Qual'è il tuo problema? Ti dà fastidio che si andata con tutti tranne' che con te? Mi dispiace di aver ferito il tuo stupido orgoglio da latin lover!”
“Non era questo che volevo dire, avevo solo risposto alla tua di accusa dicendoti che tu non sei da meno...non sei migliore di me... perché io e te siamo uguali!” dissi avvicinandomi a lei, la vidi indietreggiare, poteva correre re per quanto volesse tanto non sarebbe mai riuscita a scapparmi.
Ma la verità era ben diversa, ero io ad essere in trappola, era lei a non darmi pace, era lei ad insinuarsi nei miei pensieri e nel mio cuore.
Mi avvicinai ancora e ancora, volevo eliminare qualsiasi distanza che mi separasse da lei e dalle sue splendide labbra.
Lei continuava ad allontanarsi da me, mentre io continuavo ad avvicinarmi fino a che non fu in trappola, ormai senza via di scampo, ma non mi parve tanto dispiaciuta, anzi la vidi chiudere gli occhi come se non aspettasse altro che il mio bacio.
Rimasi ad osservare i suoi occhi chiusi e le sue labbra socchiuse che attendevano le mie, era troppo appagante vederla in quello stato.
Mi aveva sempre respinto, come quella volta in cui l'avevo baciata in spiaggia, mi aveva detto che non l'era piaciuto e mi aveva mollato uno schiaffo, ma adesso aspettava quel momento con ardore ed io non glie lo avrei dato perché questa era la mia vendetta.
Quindi non è vero che ti fanno schifo i miei baci!” dissi trionfante, cogliendola alla sprovvista.
“Dove hai intenzione di andare?” gli chiesi stringendole il suo tenero polso.
“Voglio andare a casa!” affermò seccata.
“Spiacente, se non vuoi che rovini l'intimità di quei due, ti conviene fare quel che ti dico!” affermai rivolgendole uno sguardo diabolico.
Sembrava tutto a mio favore, potevo ancora una volta ricattarla!
“Cosa dovrei fare?” chiese risentita.
Ci pensai un attimo e poi le proposi di venire a casa mia, era da tanto che non ci metteva piede.
Lei inizialmente non parve molto convinta, non aveva nessun intenzione di venire a casa mia, poi però alla fine si rassegnò e accettò il mio “invito”, non che fosse stato un vero e proprio invito, l'avevo costretta imponendogli le mie condizioni, però se non facevo così ero sicuro che lei avrebbe continuato a non considerarmi.
Contento della sua risposta, la presi per mano finchè non arrivammo in macchina, le aprii il finestrino e la feci accomodare sul sedile davanti.
Arrivati a casa mia, la portai in giardino, passeggiavamo in silenzio, sapevo che non aveva alcuna intenzione di rivolgermi la parola e in un certo senso mi andava anche bene così, forse mi bastava la sua semplice presenza per stare bene.
Dopo entrammo in casa, una delle mie cameriere ci accolse cordialmente, anche le cortesie sembravano più rivolte a me che a Reika, era stata una di quelle scopate che non avrei mai voluto ricordare, ero ubriaco fradicio e lei era lì, affettuosa e disponibile mentre soffocavo i ricordi di me e Reika con l'alcool.
In quel momento non sapevo cosa mi stesse passando per la testa, avevo portato Reika in casa mia, ma senza un fine ben preciso, anche se dovevo ammetterlo non mi sarebbe dispiaciuto se fosse successo qualcosa, però non volevo che si facesse delle cattive idee.
“Signorina Hanamei?” chiese piuttosto sorpreso il mio maggiordomo nel vederla.
“Ciao George, come stai? Quanto tempo che non ti vedo!” disse esultante, ero davvero contenta di rivederlo.
“Mamma mia quanto sei cresciuta!” disse squadrandola con incredulità, ma poi si fece serio dicendo “Lei non dovrebbe essere qui!”
“E' venuta di sua spontanea volontà, non l'ho di certo rapita quindi non ti preoccupare...che la famiglia Hanamei non mi denuncerà!” affermai sbuffando.
“ ma non è che io sia proprio venuta di mia spontanea volontà...” mi fece notare Reika.
“E' stata una questione di affari, io ti ho posto le mie condizioni e tu hai accettato....” dissi con disinvoltura.
“Non è che sia stato proprio un bell'affare!” esclamò con sarcasmo.
George si avvicinò al mio orecchio mettendomi in guardia, dicendomi di non n fare sciocchezze con Reika perché sarebbero stati guai seri.
“Tranquillo George, non sono quelle le mie intenzioni” gli risposi tranquillizzandolo.
Dopo la portai nella mia stanza, lei non ebbe nulla da ridire, il che era piuttosto strano, dato che portarla lì poteva sembrare piuttosto ambiguo e ad essere sincero i miei pensieri non erano affatto casti, ma le mie intenzioni, quelle non le comprendevo.
Volevo toccarla,leccare ogni parte del suo corpo, però allo stesso tempo non volevo, perché altrimenti avrebbe creduto che volessi trattarla come le altre.
Mi sdraiai sul letto in cui spesso avevo portato le ragazze, mente lei rimaneva in piedi ad osservarmi con un espressione indecifrabile.
“ siediti” le dissi lasciando vincere il desiderio sessuale che avevo di lei.
“Io...non...non....” disse lei come se non sapesse cosa dire e cosa fare, mi sembrava piuttosto agitata.
“Che c'è hai forse paura che io ti metta le mani addosso?” chiesi divertito, in fondo mi piaceva vederla in difficoltà perché di solito mi rifiutava sempre con decisione.
“Non è ciò che hai in mente?” mi chiese ritornando ad essere la solita Reika di sempre.
“Ma ecco...sai non lo so...una parte mi me vorrebbe farlo ma l'altra no...”dissi esitante.
“Comunque se decidessi di metterti le mani addosso potresti anche rifiutarmi...oppure temi di non resistere al mio fascino!” la stuzzicai,
“Ma figurati...piuttosto la sola cosa che temo e che tu non riesca ad accettare di essere rifiutato...e che tu possa prenderla davvero molto male....” affermò con superiorità.
“Prima non stavi rifiutando il mio bacio” affermai ricordando con soddisfazione quel momento.
Si sedette sul letto con atteggiamento di sfida per dimostrare che non era affatto attratta dalla mia persona.
Poi le dissi di sdraiarsi accettando di buon grado la sua sfida, ma vederla sdraiata accanto a me non mi lasciava per nulla indifferente.
Afferrai la sua mano. ancora una volta il calore delle nostre mani si univa per diventare un unico fuoco. poi la osservai, ma il suo sguardo evitava il mio.

Reika:

Sentivo il suo sguardo addosso e sentivo l'aria ai polmoni mancarmi, avevo sopravvalutato me stessa.
Pensavo che tra quelle sensazioni e il suo fascino da donnaiolo, avrei comunque vinto io e invece.... lo stavo lasciando fare, stavo lasciando che facesse il suo gioco.
Si era posizionato sopra di me ed io non avevo fatto resistenza, mi stavo completamente lasciando abbindolare da quel subdolo donnaiolo di Hideki.
Baciò i lembi delle mie labbra sfiorandoli con la lingua e poi le sue labbra accarezzarono le mie prima con dolcezza, poi con più ardore e dopo introdusse la sua lingua dentro la mia bocca cercando con determinazione la mia.
Le nostre lingue si toccarono con sfolgorante passione, come se fosse un momento che avevamo tutti e due atteso da troppo tempo.
Era una sensazione piacevole sentire la sua lingua morbida e umida toccare la mia, nonostante sapessi che fosse sbagliato perché stava approfittando di me come faceva con le altre.
Riaprii gli occhi decisa a porre fine a quel bacio, ma quando li riaprii notai i suoi occhi chiusi come se fosse completamente perso in quel bacio.
Avrei tanto voluto sapere se provasse un minimo di quello che stessi provando io, ma guardandolo in quel modo ebbi quasi l'impressione di aver trovato la risposta alle mie domande o comunque non volevo pensarci più perché ero troppo presa da quel bacio.
Nessuno mi aveva mai baciato così bene, dopotutto lui era un esperto in questo cose, chissà quante bocche aveva baciato prima della mia, ma anch'io non era da meno.
Avevo baciato tanti ragazzi, ma nessuno era riuscito mai a farmi sentire così appagata, così pensai che forse non ero caduta preda del suo fascino, ma stavo soltanto prendendo ciò che mi piaceva di lui, mi stava godendo il suo bacio e poi dopo di esso lo avrei lasciato in bianco o comunque anche se ci avrei fatto sesso, sarebbe stata solo una questione di godimento personale, nient'altro che questo.
Dopo un po' si allontanò dalle mie labbra e disse riprendo fiato “ Sei bellissima”
Lo diceva sicuramente anche a tutte le altre ragazze prima di portarsele a letto, ma io non ero una delle tante, mi stavo solo prendendo ciò che volevo e poi lo avrei abbandonato.
Dopo un po' allontanò il suo corpo dal mio e tornò a sdraiarsi verso l'altro capo del letto lasciandomi del tutto sbigottita.
Non voleva far sesso con me? Era incredibile si scopava tutte tranne me! Non ero abbastanza attraente per lui?
“Che significa? Gli chiesi perplessa.
Forse stava evitando di fare sesso con me perché George gli aveva consigliato di non fare sciocchezze, però lo conoscevo bene perché in quegli anni di liceo in cui lo evitavo, non ero mai riuscita a far meno di osservarlo da lontano e con attenzione.
Per tale ragione sapevo bene che lui ragionasse più col cazzo che con la testa e a causa di questo suo comportamento aveva ferito il cuore di tante ragazze.

“Sembra quasi che ti dispiaccia!” disse sogghignante.
Dopo un po' mi venne in mente una cosa che per me era davvero importantissima, ovvero c'era l'episodio di Gintama in tv che non volevo perdermelo per nulla al mondo.
“dov è il telecomando delle televisione?” mi affrettai a chiedergli.
“Perchè?” chiese con un espressione curiosa, non capiva perché in un momento come quello gli chiedessi il telecomando e sembrava pure essersi fatto delle idee strane per la testa che preferivo non sapere, ma lui me le illustrò lo stesso “ Guarda che il telecomando, non ti darebbe mai il piacere che ti darei io....”
IDIOTA! Lo avrei preso a pugni! Ma non era il momento di perdere tempo con lui, l'unica cosa che mi importava in quel momento era di vedermi Gintama in santa pace e non lo avrei di certo per colpa sua.
“ Voglio vedere Gintama!” mi affrettai a dire.
“Ah, cazzo è vero c'è Gintama in tv!” disse prendendo il telecomando che era poggiato sul mobile vicino a quel gigante schermo ultra piatto.
Accese finalmente la tv e poi mise il canale in cui trasmettevano Gintama, partii l'opening e poi finalmente l'episodio.
Era uno degli episodi migliori tra quelli che avevo visto, era il più esilarante, io e Hideki scoppiammo a ridere nel medesimo istante.
Gintoki ne passava di cotte e di crude in quell'episodio e tutto per acquistare un ventilatore, era troppo divertente, ma la cosa strana era che vederlo con Hideki era ancora più piacevole.
La sua risata era contagiosa, infatti a volte capitava che ridesse in delle parti che a me non facessero tanto ridere, poi però non appena lo sentivo ridere, era come qualcosa di automatico ridevo anch'io lasciandomi trascinare dalla sua insolita risata.
Finito l'episodio, lo guardai pensando che quell' Hideki che rideva in quel modo lo conoscevo, era l'Hideki bambino presente nei miei ricordi.
“Quindi piace anche a te Gintama?” gli chiesi contemplando il suo profilo.
“Si, ma non pensavo che a te potesse piacere, quando ho sentito il discorso del club sono rimasto piacevolmente colpito!” disse sorridendomi.
“Già peccato che il nostro club non sia divertente quanto Gintama, nella loro agenzia tutto fare accade di tutto, mentre il nostro club è una noia mortale!” dissi sbuffando. Avevo creato quel club pensando che sarebbe stato divertente e invece...non era stato un granchè, poi però pensai che se non altro stava servendo a Ryueki per poter fare breccia nel cuore di Natsuko.
Dopo di ciò si fece un po' tardi così Hideki si offrii di riaccompagnarmi a casa, dovevo ammettere che non era stato male stare con Hideki anche se non era successo quel che pensavo e non sapevo neppure se esserne delusa o meno, però una parte di me incominciava a sentirsi in sicura di se stessa.
Perché si era tirato indietro? Il mio orgoglio femminile era molto risentito da quel suo insensato gesto.

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Capitolo 10
*** La giornata peggiore di Hideki... la giornata migliore per Natsuko! ***


Eccomi qui con il capitolo 10, in realtà era già pronto ma me lo tenevo da parte perchè ancora non ho finito il capitolo 11, però adesso è sulla buona strada per la conclusione!

Sono stata molto contenta nel ricevere il tuo commento Conan, mi ha incoraggiato molto! Il mio primissimo commento e forse anche l'ultimo XD però vabbè io tanto scrivo lo stesso! E ciò mi ha fatto ancor più piacere è stato che era un commento positivo, mi ha fatto veramente piacere il tuo commento spero che commenterai anche questo capitolo!

Comunque anche le critiche mi vanno più che bene...forse ci rimarrei un pò maluccio...ma in effetti questa fanfiction è diversa dalle altre pubblicate e l'ho scritta con un pò di difficoltà, di solito non tiro molto per le cose quotidiane...preferisco cose più drammatiche e complicate, quindi magari ho fatto degli errori un pò contestabili sia sulla trama e sulla grammatica...per quelli di grammatica ho fatto almeno quel che potevo...diverse revisioni... e per quanto riguarda la trama bè ecco...non so volevo fare una commedia sentimentale spensierata prendendo ispirazione da qualche anime! Cmq basta non mi voglio dilungare più di tanto, mi limito col dire che anche le critiche mi vanno bene, certo maggari ci rimarrei un pò male però anche le delusioni servono a farmi migliorare!


Tornata a casa, dopo quella giornata trascorsa con Hideki guardando Gintama, passai il resto della giornata a specchiarmi.
Doveva esserci qualcosa che non andava in me, perché altrimenti non mi avrebbe rifiutato.
Il mio orgoglio femminile era rimasto ferito da quell'interruzione, ma non era solo questo.
Mi sentivo un vuoto allo stomaco, un malessere interiore che non riuscivo a comprendere.
Ecco, lo sapevo! Per colpa di quell'idiota stavo soffrendo come una delle tante sgalettate interessate a lui.
Mi struccai il viso e il collo in cui riapparve quel succhiotto coperto da litri di fondo tinta.
Lo sfiorai con le dita. Per qualche strana ragione non mi dispiaceva.
Il giorno seguente, ero arrivata a scuola più presto del solito.
Non vedevo l'ora di sfoggiare tutto il mio fascino dinanzi ad Hideki.
Mi ero truccata più del solito, era l'unica cosa che potessi fare per mettere in maggiore risalto la mia bellezza.
Purtroppo la divisa scolastica era obbligatoria, quindi non potevo mettermi un bel vestitino per poter sfoggiare al meglio il mio sex appeal.
Anche lui era arrivata presto. Lo scorsi vicino ad alcuni ragazzi della scuola.
Colsi al volo quell'occasione, andandogli incontro.
Inizialmente gli feci un cenno con la mano, poi mi avvicinai al suo viso reggendomi sulle punte dei piedi.

Gli dissi un ciao sussurrato e roco, poi lasciai che il mio respiro sfiorasse la sua pelle e le sue labbra.

Strinsi il suo viso fra le mie mani, contemplando la sua bellezza per un istante. Rimase sbigottito dal mio gesto, non gli avevo neppure dato il tempo di rispondere al mio saluto.
I suoi occhi color castagna incontrarono i miei. Stavo perdendo tutta la mia sicurezza osservandoli. Così mi affrettai a dargli un bacio sulla guancia, ignorando che questo mio gesto avrebbe potuto comportare delle reazioni da parte sua.
“Reika....” disse guardandomi con un'attenzione esagerata.
“Si, mio caro...” dissi sfiorando appena il suo petto col palmo della mia mano.
Sentivo dalla maglietta quel corpo muscoloso che non era stato mio e pensai che fosse un vero spreco.
Ero andata a letto con tanti di quei ragazzi, ma nessuno di loro possedeva muscoli come questi.
Doveva fare tanta palestra pensai, contemplando la bellezza del suo corpo.
“Reika... stai bene?” chiese preoccupato.
“Si, benissimo!” affermai continuando a sfiorare il suo petto.
“Non è da te, essere così affettuosa nei miei confronti...” esclamò sorridendo.
Mi alzai sulle punte dei piedi per avvicinarmi al suo orecchio,ma lui ridendo disse “Mia cara nanerottola non ti preoccupare mi prendo io il disturbo di chinarmi!” disse con presunzione.
Mi aveva chiamato nanerottola? Nanerottola a me? Che ero tra le ragazze più alte dell'istituto, ma come cazzo si permetteva?
Feci la superiore, non volevo dar troppo peso alle sue parole e lo lasciai chinare pensando con soddisfazione che per altre ragazze non si sarebbe mai preso tanto disturbo.
“Vorrei finire ciò che non abbiamo concluso ieri” gli dissi in tono sensuale soffiando nel suo orecchio.
Fingevo di essere completamente padrona di me stessa, ma in realtà ero a disagio.
Temevo di ricevere un rifiuto e non avrei potuto sopportarlo.
Era una questione di orgoglio, non poteva rifiutare una come me, nessuno rifiutava Hanamei Reika!
Lo stavo provocando per quello, volevo portare a termine ciò che non avevamo concluso per puro godimento personale, non c'erano altre ragioni.
Lui mi guardò con un espressione indecifrabile, non capivo se volesse fare sesso con me o meno.
Le mie mani s allontanarono dal suo petto in attesa di una risposta.
Ma quella risposta tardava ad arrivare, forse non sarebbe mai arrivata, così infuriata senza riuscire a dar freno alla mia bocca dissi“Non capisco, cos'è che non va in me? Ti scopi tutte e poi rifiuti una come me? Come ti permetti?”
“Ah, così dunque ho ferito l'orgoglio di Hanamei Reika” affermò come se improvvisamente gli fosse chiaro tutto.
“Ma figurati, piuttosto...dovresti ringraziarmi...ti sto offrendo un'altra chance quindi ti converrebbe non giocartela!” affermai con presunzione.
“Spiacente, ma non sono interessato, sei una mia amica di infanzia...sarebbe come scopare mia sorella!” affermò con cattiveria.
“Eppure quando mi hai baciato, non mi sembravi della stessa opinione...” gli feci notare perdendo del tutto le staffe.
“E' stato solo un momento di follia...tutto qui...” esclamò tranquillamente.
“Te ne pentirai! te ne pentirai amaramente!” gli risposi inferocita, andandomene via.
Stavo piangendo? No, doveva essere l' eccessivo trucco che avevo messo a farmi lacrimare gli occhi.
Ma per quanto lo negassi, io stavo davvero piangendo per il rifiuto di Hideki, era palese, non potevo negarlo a me stessa.
Era solo un capriccio come altri, piangevo sempre quando non riuscivo ad ottenere ciò che volessi ed Hideki non era da meno, però di solito non provavo questa forte stretta al cuore che mi impedisse di respirare normalmente.
Un ragazzo mi venne incontro, era uno di quelli con la quale ero stata a letto.
Non spiccava molto per bellezza, anche il suo fisico lasciava molto a desiderare, però era sempre stato dolce e buono nei miei confronti.
Ero stata io a mollarlo spezzandogli il cuore, quando mi incrociò mi salutò con preoccupazione.
“Reika, stai piangendo?”mi chiese pronto a darmi conforto.
Mi accolse fra le sue esili braccia, lo lasciai fare, mi lasciai cullare da quella stretta chiudendo gli occhi.
Immaginavo che fossero le forti braccia di Hideki ad avvolgermi, invece quando riaprii gli occhi notai con amarezza che appartenessero a quel insulso ragazzo.
Hideki ci stava fissando sentivo il peso del suo sguardo, anche altri ragazzi che attendevano il suono della campanella ci fissarono molto intensamente rivolgendo sguardi di invidia al ragazzo.
Dopo riuscii in qualche modo ad allontanarmi da lui, inventandomi una scusa come un'altra.
Vidi Haruna e Natsuko in una parte del giardino in attesa che la campanella suonasse. Le andai incontro, prima però asciugai le mie lacrime e mi aggiustai il trucco usando uno specchietto.
“Ciao!” dissero in coro.
“Reika, ma hai gli occhi rossi, non avrai per caso pianto?” chiese Natsuko.
“Perché era così dannatamente perspicace!” Pensai tra me.
“No è solo il trucco... questa matita deve avermi fatto allergia” dissi giustificando i miei occhi arrossati.
“Hideki ci sta fissando!” disse Haruna.
Dannazione, forse si era accorto delle mie lacrime.
Gli avevo dato senza volere la soddisfazione di avermi fatto piangere.
Dopo la scuola, pranzai insieme ad Haruna e Natsuko.
Natsuko era in collera “Non ci posso credere che tu mi abbia lasciata da sola con quel tipo”
“Com'è andata?” le chiesi maliziosamente. Parlare della situazione sentimentale di Natsuko mi aiutava a dimenticare la mia.
No, non era neppure una situazione sentimentale, era solo una questione ormonale!
Hideki, era solo colui che poteva darmi piacere sessuale, non c'era più alcun sentimento, non era più quell'Hideki che avevo amato.
“Guarda che mi doveva spiegare la matematica, mica era un appuntamento!” affermò Natsuko.
“E tu Haruna, hai sbaciucchiato il tuo Takeru?” chiesi ridendo.
Lei arrossii di botto, le andò persino il cibo di traverso.
“No...” affermò rossa di vergogna.
“Che noia che siete tutte e due!” sbuffai.
“E tu Reika, hai fatto nuove conquiste?” mi chiese Natsuko.
“No, nessuna” mi affrettai a rispondere.
“Hideki continua ad infastidirti?” domandò Natsuko con un espressione alterata.
“Di cosa stai parlando?” le chiesi sorpresa.
“Stamattina non faceva altro che fissarti e poi... l'hai fatto iscrivere al nostro club perché ti ha minacciata” disse con un espressione infuriata, anche Haruna si intromise chiedendo“ E' stato lui a farti piangere stamattina?”
Non le avevo mai viste così arrabbiate, mi faceva piacere che fossero così protettive nei miei confronti, però non volevo neppure che andassero da Hideki a fargli qualche scenata.
“No, vi sbagliate...è solo questa matita che mi dà fastidio...” esclamai cercando di apparire convincente.
Dopo tornammo a scuola per dirigerci nel nostro club.
Ero in ansia, non volevo vederlo, non dopo la figuraccia di stamattina.
Hideki arrivò nel medesimo istante in cui tenni le dita incrociate sperando che non venisse.
Si sedette su un banco vicino agli altri, poi qualcosa attirò la sua attenzione, il numero di “Bleach” che aveva tra le mani Ryueki.
“Ma questa è l'edizione speciale” esclamò Hideki meravigliato.
“Si...” rispose Ryueki piuttosto svogliatamente.
Era palese che Ryueki lo odiasse dopo tutto quello che avesse combinato con Natsuko, ma lui non ci fece caso.
“Quanto vuoi per questo numero?” chiese Hideki.
“Spiacente ma non te lo voglio vendere!” affermò Ryueki con un espressione sdegnata.
“Avanti, scommetto che non hai mai visto tanti soldi in vita tua!” disse tirando fuori dal portafogli una somma spropositata di yen.
“Tu credi che tutto si possa comprare con i soldi?” chiese Ryueki guardandolo malamente.
“Si” rispose lui guardando Natsuko, come se volesse lasciar intendere a Ryueki che poteva anche riuscire a comprare la ragazza che gli piaceva oltre al suo numero di “Bleach”.
Era una delle sue minacce: ” Vendimi il numero o ti sottraggo la ragazza”
Ryueki era furibondo doveva aver intenso la minaccia che gli era stata lanciata, mentre Natsuko era alterata per la presunzione di Hideki.
“Tu credi di poter comprare tutto con i soldi, sei così superficiale!” disse insultandolo.
Anche Ryueki lo insultò, persino Takeru il più pacato del gruppo incominciò ad offenderlo, poi tirarono in ballo anche me dicendo “Devi lasciare in pace Reika, uno come te non è degno di una ragazza come lei!”
Sputarono fuori tutti i pensieri negativi su di lui in una sola volta, ne dissero così tante che non riuscivo neppure a stargli dietro, persino Hideki smise di volersi difendere da tutti quegli insulti.
Alcuni mi parvero gratuiti, ok Hideki non era un santo, però era anche lui un ragazzo con un cuore e con dei sentimenti, non bisognava essere così duri con lui.
Hideki mi osservò speranzoso, mentre io rimanevo in silenzio senza sapere cosa dire.
Una parte di me, mi diceva di prendere le sue difese, ma l'altra voleva vendicarsi del rifiuto subito.
La sua espressione mi parve turbata, non era più l'Hideki spavaldo e presuntuoso, quello era l' Hideki debole che richiedeva il mio aiuto come quando eravamo bambini.
Uscii dall'aula del club sbattendo con violenza la porta dietro di sé, mentre gli altri continuavano ad offenderlo.
Dopo calò il silenzio, tutti guadarono verso la mia direzione poiché era stata la sola a non averlo insultato.
Dopo queste lunghe occhiate, la giornata trascorse come al solito: Ryueki aiutava Natsuko con gli esercizi di matematica ed io e Haruna inventavamo una scusa per lasciarli soli.
Takeru e Haruna se ne andarono insieme,mentre io uscii dalla scuola pensando ad Hideki.
Percorsi il giardino di scuola pensando a lui e aspettando il mio autista che tardava ad arrivare.
Dopo in lontananza notai un ragazzo steso per terra, sembrava morto. Corsi preoccupata verso di lui.
Lo osservai attentamente nonostante le botte ricevuto che lo rendevano quasi irriconoscibile, capii subito che si trattava di Hideki.
Preoccupata con il cuore che mi batteva fortissimo, mi chinai per sentire se il suo cuore batteva ancora.
Non appena lo sentii battere ripresi a respirare normalmente. Mi affrettai a chiamare il pronto soccorso, fortunatamente non aveva nulla di grave, a parte graffi,lividi, occhi neri e qualche slogatura.
Rimasi ad osservarlo mentre l'infermiera gli disinfettava le ferite, non aveva ancora ripreso conoscenza.
Quando l'infermiera se ne andò, mi avvicinai al suo letto.
Strinsi la sua mano, ricordandomi del giorno precedente in cui gli avevo stretto la mano e lui mi disse “ Don't let the moment pass!”
Lo osservai era così bello nonostante i lividi sul viso, riuscivo ancora ad ammirare quel naso all' insù e quelle labbra che mi avevano baciato.
Il suo corpo era mezzo coperto, riuscivo a vedere vagamente una parte del suo muscoloso petto che avevo accarezzato sopra la maglietta. quella stessa mattina.
Riprese improvvisamente conoscenza, i suoi occhi color castagna incrociarono ancora una volta i miei.
“Dove sono?” chiese con quel po' di voce che gli era rimasta, non aveva neppure la forza di parlare.
“Sei in ospedale...” mi affrettai a rispondere per calmarlo.
“Credevo di essere morto”disse in un sussurro appena percettibile.
“Chi ti ha ridotto in questo stato?” gli chiesi tentando di apparire disinteressata.
“cinque bestioni” affermò continuando a fissarmi con insistenza.
“Che cosa hai combinato?” gli domandai seccata.
“Le solite cazzate...” disse rimanendo sul vago.
“Cioè?” gli chiesi tentando di liberare la mia mano dalla sua.
“Sono andato a letto con una ragazza e l'ho fatta soffrire” disse con un espressione cupa.
“Lasciami la mano!” urlai mentre cercavo di liberarmi dalla sua stretta.
“Reika,ti prego!” disse in tono di supplica.
Ero furiosa, rifiutava me però con le altre ci andava a letto e per di più queste mandavano il fratello e i propri amici a picchiarlo.
“Non mi hai ancora spiegato perché piangevi stamattina!” disse lui mettendomi in difficoltà.
“Ah tu vuoi sapere il perché?” chiesi facendo una risata isterica.
“Si” disse accarezzando la mia mano.
Non sapevo cosa rispondergli, non sapevo neanch'io perché avessi pianto di preciso.
Era solo un capriccio che non era stato soddisfatto, dovevo aver pianto per questo, ma quella fitta al cuore la diceva lunga.
Riuscii finalmente a liberare la mia mano dalla sua, così mi alzai pronta ad andarmene, ma lui si alzò dal letto per fermarmi.
Lo osservai rimanendo di stucco per la visione dei suoi pettorali scoperti, aveva solo lo stomaco fasciato e poi sotto solo i boxer.
Mi sentii a disagio, i miei occhi guardavano le sue parti bassi senza che io volessi, era un gesto puramente involontario.
Ma che andavo pensando, piuttosto non doveva alzarsi dal letto, doveva ancora ristabilirsi del tutto.
“Ma sei pazzo?! Rimettiti a letto!” gli dissi preoccupata per la sua salute, ma lui non mi stava neppure ascoltando.
Barcollò verso la mia direzione tentando inutilmente di afferrare la mia mano che era troppo distante dalla sua.
Tossii e cadde per terra facendo un gran tonfo.
Scossa mi abbassai per aiutarlo a rialzarsi e a rimettersi nel letto.
Era troppo pesante, per quanto mi sforzassi non riuscivo a sorreggere il peso del suo corpo,le mie braccia e la mia schiena erano indolenzite per l'eccessivo sforzo ed il contatto diretto con la sua pelle mi provocava una sensazione di stordimento che non era affatto di aiuto.
Stremata dalla fatica mollai di colpo la presa, lui finii sopra di me.
Era una scena che avevo già vissuto, anche se in una situazione ben diversa.
Sentivo il peso del suo corpo sopra il mio, così il mio cuore riprese a battere più del solito.
“Ti amo...” disse in un sussulto.
Chiusi gli occhi non riuscendo a sostenere il suo sguardo, incominciai a sudare e a sentire l'aria mancarmi.
Sicuramente stava delirando, tutte quelle botte dovevano avergli fatto male.
“Ti amo” disse ancora, lo ripeteva con insistenza agitandosi sopra di me.
Per qualche strana ed inspiegabile ragione gli avrei risposto istintivamente “ Anch'io ti amo” ma misi a freno quell'impulso poiché tutto ciò non aveva senso.
Io non amavo lui, amavo l'Hideki dei miei ricordi passati e anche quell' Hideki non amava me, diceva di amarmi soltanto perché era ancora scombussolato dalle bastonate prese.
Dopo un po' entro l'infermiera, aiutò Hideki a rialzarsi e a rimettersi nel letto.
Rimasi a tenergli compagnia finchè non si riaddormentò.

Hideki:

Ero furioso, Reika mi aveva salutato in quel modo solo per una questione di orgoglio personale.
Non ero andato a letto con lei, mentre con le altre si a danno del suo fottuto orgoglio femminile, ma quando la vidi correre piangendo iniziai a chiedermi se fosse davvero stata tutta una questione di orgoglio.
Mi diedi mentalmente dell'idiota, come al solito sapevo solo farla incazzare o piangere.

Stendiamo un velo pietoso sugli altri eventi della giornata, avevo provocato Ryueki senza volere.
Possibile che ogni volta mi comportassi sempre in quel modo sgradevole, ignorando che i miei comportamenti avessero delle conseguenze.
Infatti le reazioni non tardarono ad arrivare, fui ricoperto di insulti persino da Takeru e Haruna, mentre per quanto riguardava gli altri due non mi stupivo più di tanto.
Natsuko aveva tutte le ragioni del mondo per avercela con me dopo i fotomontaggi ed anche Ryueki che avevo chiaramente provocato, ma gli insulti gratuiti della coppietta Haruna- Takeru così sdolcinata da far cadere il latte alle ginocchia non me li spiegavo affatto.
Osservai Reika che era rimasta in silenzio, speravo che lei intervenisse in mia difesa, invece rimase in silenzio, anche lei mi detestava quanto gli altri.
Uscii dall'aula del club sbattendo con violenza la porta.
Avrei voluto smettere di essere Sezunaki Hideki almeno per un momento, per sapere se mi fossi sentito meglio diventando qualcun' altro.
Ma mentre uscivo dalla scuola mi imbatto in cinque bestioni, che hanno tutta l'aria di non avere delle buone intenzioni.
Non ero più tanto figo dinanzi a quei ragazzi giganteschi, anzi incominciavo a sentirmi cappuccetto rosso in mezzo a tanti lupi cattivi.
“Tu sei Sezunaki Hideki?” chiese il più corpulento digrignando i denti.
Aveva i capelli lunghi e tinti di un biondo platino, un naso schiacciato da pugile e le labbra gonfie.
Indossava una canottiera che mostrava le sue gigantesche braccia, nel braccio sinistro aveva tatuato un serpente e poi aveva delle spalle enormi, sembrava un armadio a 3 ante.
Avevo una così fottuta paura da non avere il coraggio di parlare.
Solo dopo un po' mi affrettai a dire di non essere Sezunaki Hideki, ma loro non mi credettero. Il biondo disse “ Io sono sicuro che sei tu l'Hideki che ha fatto soffrire la mia amata sorellina Yuka!”
Era il fratello di quella Yuka? La Yuka che mi ero scopato urlando il nome di Reika?
Non centrava nulla con l'esile figura della sorella, pensai incredulo.
“Ecco... posso spiegare...” dissi tremando.
“Spiegare?” Ripeteva lui con un espressione minacciosa insieme ai suoi scagnozzi.
“Ecco io...” dissi balbettando, non sapevo come cazzo giustificare la mia pessima condotta con la sorella.
“Ecco io?” chiese ripetendole mie parole con un espressione torva
“Possiamo risolvere la questione pacificamente...” dissi agitato.
“Ovvero?” chiese lui.
“Ecco tieni!” dissi dandogli il mio portafogli con tutti i soldi che avevo.
“Credi che la sofferenza di Yuka si possa risolvere con il denaro?” chiese sbraitando.
Mi mollò un pugno sul naso, poi altri ancora sullo stomaco e in altre parti del corpo, tentai inutilmente di difendermi, ma si immischiarono gli altri quattro.
Non avevo mai ricevuto così tanti calci e pugni, poi per giunta tutti insieme.
Ad ogni loro colpo mi sentii morire, le mie ossa scrosciarono e il dolore divenne sempre più intenso.
Caddi più volte su quel verde prato senza avere la forza di rialzarmi, ma loro mi prendevano di peso per potermi percuotere ancora con i loro violenti colpi.
Tentai inutilmente di liberarmi, ma le loro braccia così dure e forti mi tenevano fermo mentre il biondo mi picchiava.
Li supplicai di lasciarmi andare ormai giunto al limite e piansi dinanzi a loro implorando perdono al biondo.
Era diventata una scena patetica e umiliante poiché il mio istinto di sopravvivenza non conosceva né orgoglio né dignità.
Non ero più Sezunaki Hideki, il ragazzo figo che tutte le ragazze amavano, in quel momento ero debole e vigliacco come tutti gli altri.
Oltre ad avvertire dolori in ogni tessuto e fibra del corpo, sentivo le forze abbandonarmi e del sangue colarmi giù dal viso.
Ricevetti un altro pugno ed altri abbondanti rivoli di sangue scesero giù dal viso, nonostante le suppliche e i pianti non si fermavano.
Dopo un po' si fermarono, ammirarono soddisfatti il loro “capolavoro” e poi mi lasciarono stare. Nel momento in cui persi il loro sostegno, finii per terra perdendo i sensi.
“Sono morto” pensai vedendo tutto buio come se qualcuno avesse spento la luce. Non riuscivo a riaprire gli occhi, nonostante i ripetuti tentativi, continuavo a vedere tutto scuro.
Dopo sentii una voce familiare, un tocco caloroso e familiare e poi sentii un profumo inondarmi le narici, lo conoscevo fin troppo bene, era il sublime odore di Reika.
Dopo un po' sentii il suono di una sirena, era quella dell'autoambulanza.
E poi tanti mormorii confusi, c'erano tante persone che parlavano, le loro voci erano serie e sconosciute, non lo avevo mai udite fino a quel giorno.
Mi sentii sollevare da qualcosa, da qualcuno...poi il mio corpo fu appoggiato a qualcosa di morbido, successivamente sentii qualcosa muoversi, forse ero dentro l'autoambulanza in movimento.
Quando riaprii gli occhi, mi sentii confuso e disorientato però avvertii un calore familiare, che mi calmò, era la mano di Reika che stringeva la mia.
“Dove sono?” le chiesi per soddisfare tutta al più una curiosità, non mi importava più di tanto dove fossi se c'era lei con me.
“In ospedale” rispose lei.
“Credevo di essere morto”dissi in un sussurro, non riuscivo ancora a parlare.
“Chi ti ha ridotto in questo stato?”chiese lei.
“cinque bestioni” affermai continuando a contemplare la sua bellezza.
“Che cosa hai combinato?”
“Le solite cazzate...” dissi rimanendo sul vago.
“Cioè?” mi chiesi tentando di liberare la mia mano dalla sua.
“Sono andato a letto con una ragazza e l'ho fatta soffrire” dissi con un espressione cupa, temevo che si sarebbe infuriata.
“Lasciami la mano!” urlò mentre cercava di liberarsi dalla mia stretta.
Si, era arrabbiata!
“Reika,ti prego!” dissi in tono di supplica.
Ma lei non voleva darmi ascolto, era pronta per andarsene via da me, abbandonandomi in quello stato di convalescenza.
Mi alzai dal letto per raggiungerla, era l'unica fonte di consolazione che avessi dopo tutto quello che mi fosse successo e non volevo che se ne andasse.
Ogni passo che facevo, risultava faticosissimo e l'equilibrio delle mie gambe risultò precario.
Caddi per terra ormai privo di forze. Reika mi aiutò ad alzarmi, ma il suo esile corpo non riusciva a sostenere il mio, così in poco tempo mollò la presa e finii sopra di lei.
Il dolore era troppo forte: avevo i crampi, mi sentivo le ossa come se fossero fracassate e ad ogni mio movimento le sentivo scrosciare rumorosamente, poi mi venne anche una forte emicrania che non mi era affatto di aiuto.
In quel momento pensai che forse stavo morendo, non c'era altra spiegazione.
Troppi dolori...l'unica modo per porvi fine era la morte.
“Ti amo” dissi raccogliendo tutte le forze che avessi in corpo.
Non volevo morire senza averle detto quelle paroline magiche, volevo che versasse almeno una lacrima per la mia morte, me ne bastava anche una per poter morire contento.
“Ti amo” dissi agitandomi per il dolore che provavo.
Osservavo la mia amata per un ultimo istante, era sorpresa per quelle paroline magiche che spesso avevo detto senza dargli un vero significato.
Avevo detto ti amo a tante ragazze, ma mai con convinzione, non avevo mai creduto che tali parole per uno come me potessero avere un valore e invece con Reika esse acquistavano un significato speciale.
Quelle parole spiegavano e riassumevano ciò che provavo per lei in 5 semplici lettere, davano un senso al mio battito accelerato e spiegavano la ragione per cui non facessi che rinvangare quei vecchi ricordi.
Avevo sempre desiderato che il tempo si fermasse, volevo rimanere un bambino se questo mi permetteva di rimanere per sempre al fianco di Reika, ma non si può fermare l'inesorabile scorrere del tempo perché esso è più forte di noi.
Dopo avvertii un rumore, era la porta della stanza che si apriva, era l'infermiera.
La osservai, era giovane e carina, un bel seno, un bel culo insomma aveva ogni cosa in regola per poter entrare nella lista delle mie conquiste, ma in quel momento potevo anche far a meno dell'infermiera sexy, nonostante fosse una delle mie fantasie ricorrenti.
L'infermiera e Reika mi aiutarono a rimettermi a letto, le lasciai fare , in quel momento ero come una marionetta nelle loro mani.
Dopo l' infermiera ci lasciò soli, Reika rimase con me finchè non mi addormentai.


Natsuko:

E' stata una giornata piuttosto bizzarra, l'inizio poi non ne parliamo.
Reika che piangeva?
Era una cosa che non si vedeva tutti i giorni e non la trovai affatto gradevole, perché lei era quella che pensava sempre e solo a ridere e a divertirsi, lei era quella che risvegliava il buon umore a me e ad Haruna.
Lei era quella che parlava di cose futili allontanandoci dalla nostra serietà, a volte era anche logorroica parlava e straparlava di pettegolezzi e di altre stupidaggini, bè se non altro ci teneva aggiornate sulle dicerie del nostro istituto che era meglio di una telenovelas.
Già mi immaginavo il titolo “ Selou il liceo dell' amore e dei tradimenti”
perché questo titolo? Bè è semplicissimo, nella mia scuola c'erano tante ragazze che si lasciavano con i propri ragazzi e poi ci si rimettevano, oppure nascevano storie d'amore tra professori e alunne, infatti gli scandali non tardavano ad arrivare.
Anche i tradimenti non mancavano, poi c'erano quelle coppie incomprensibili che si facevano le corna a vicenda,ma naturalmente nessuno dei due lo sapeva a parte tutto il resto della scuola, insomma era davvero avvincente e intrigante quanto una telernovelas che non poteva non appassionare Reika,
Quel giorno però non disse nulla riguardo i pettegolezzi, sembrava turbata, nonostante si ostinasse a fingere di stare perfettamente bene.
Haruna ci fece notare che c'era Hideki che guardava dalla nostra direzione, allora capì, era stato lui ad averla fatta piangere.
“Quel bastardo! Figlio di puttana! Stronzo...” pensai molte altre e innumerevoli parolacce, ma se facessi tutto l'elenco di quelle dette non finirei più e persino quelle non bastavano. Per uno come lui non sarebbe bastato neppure l' elenco di tutte le parolacce esistenti al mondo poiché non esistevano insulti all'altezza della sua bastardaggine.
Lei negò tutto, disse che era stata la matita ad averle fatto allergia.
La matita per gli occhi non le aveva mai fatto allergia! Questa era una stronzata bella e buona!
Dopo la scuola mangiammo insieme, così lasciai cadere l'argomento Ryueki non riuscivo a sopportare di rientrare nel progetto “organizza matrimoni” di Reika.
“Non ci posso credere che tu mi abbia lasciata da sola con quel tipo” affermai in collera.
“Com'è andata?” mi chiese maliziosamente.
“Guarda che mi doveva spiegare la matematica, mica era un appuntamento!” mi affrettai a rispondere, anche se lo avevo detto quasi con un certo sconforto.
“E tu Haruna, hai sbaciucchiato il tuo Takeru?” chiese ridendo rivolgendosi ad Haruna,
Lei arrossii di botto, le andò persino il cibo di traverso.
“No...” affermò rossa di vergogna.
“Che noia che siete tutte e due!” sbuffò, non eravamo di certo intriganti come le altre ragazze dell'istituto che non facevano altro che cambiare di continuo ragazzo come se fossero vestiti vecchi.
“E tu Reika, hai fatto nuove conquiste?” le chiesi osservandola attentamente, aveva qualcosa che non andava ne ero sicura.
“No, nessuna” disse fingendosi quieta, ma dalla sua faccia riuscivo a percepire una certa irrequietezza.
“Hideki continua ad infastidirti?” le domandai alterata, al solo pronunciare quel nome mi saltarono i nervi.
“Di cosa stai parlando?” mi chiese fingendosi sorpresa.
“Stamattina non faceva altro che fissarti e poi... l'hai fatto iscrivere al nostro club perché ti ha minacciata” dissi con un espressione infuriata, anche Haruna si intromise chiedendo“ E' stato lui a farti piangere stamattina?”
Eravamo tutte e due irritate da quel tizio che facese piangere la nostra amica, ma Reika continuava a negare l'evidenza, non voleva forse che ci preoccupassimo per lei.
Continuava ad insistere con questa versione sua dell' allergia alla matita per nulla credibile.
Dopo aver finito di mangiare, andammo al club in cui c'era Ryueki, Takeru e poi arrivò anche lui, il bastardo.
Ryueki mi salutò, io per qualche strana e bizzarra ragione arrossii di botto.
Lui tirò fuori un manga dalla sua cartella smettendo di considerarmi, poi Hideki si sedette accanto a noi e osservò Ryueki con quel manga, gli chiese se era l'edizione speciale e così gli propose di venderglielo.
Ryueki non era affatto disposto a venderglielo, ma Hideki come al solito credeva che tutto si potesse risolvere con il denaro e tirò fuori una quantità esorbitante di yen, poi per qualche strana ragione quando Ryueki gli chiese “Tu credi che tutto si possa comprare con i soldi” lui rispose di si guardando verso la mia direzione.
Non era riuscito a comprarmi quindi doveva smettere di far intendere cose che non erano, così mi infuriai anch'io, così alla fine lo insultammo, glie ne avevamo dette di tutti i colori finchè non esaurimmo il nostro vocabolario, persino la coppia quieta Takeru-Haruna che di solito si facevano sempre i fatti loro si immischiarono agitandosi quanto noi, mentre Reika non prese posizione, rimase in silenzio ad osservare allibita quella scena.
Hideki non riusciva più a difendersi,mi fece quasi pena, mi parve indifeso quasi come un bambino, ma se lo meritava, l' aveva combinata grossa sia con me che con Reika.
Per far piangere Reika doveva di sicuro averla combinata grossa, anche se non sapeva cosa avesse combinato di preciso, ero sicura che dovesse trattarsi di qualcosa di grave.
Hideki se ne andò sbattendo la porta, stava scappando da noi poiché non era più in grado di difendersi.
Dopo questa scena piuttosto soddisfacente, arriva la parte più sconveniente in cui Reika, Takeru e Haruna mi mollano ancora una volta lasciandomi da sola con Ryueki che doveva spiegarmi la matematica.
Mi alzai per fermarle, ma Ryueki imitando il professore Takazuma mi disse “Signorina dove sta andando?”
“Ecco voglio solo fermarle, non possono ogni volta fare così” dissi imbarazzata.
“Non crede che sia meglio, così potrei spiegarle gli esercizi in tutta tranquillità senza che nessuno ci disturbi!” quest'ultima frase la disse in modo quasi ambiguo, non so mi parve piuttosto allusiva “senza che nessuno ci disturbi!”
Arrossii di botto e rimasi per un attimo ferma a ripensare a quelle parole, sentivo ripetere quelle parole “ Senza che nessuno ci disturbi!” più la sentivo e più aumentava il suo tono ambiguo e allusivo.
“Kanamichi! Piglia questo quaderno!” disse lui sventolando la sua mano vicino al mio volto per risvegliarmi dal mio stato di trance.
“Ti capita spesso?” chiese squadrandomi.
“Cosa?” chiesi irrigidendomi a causa delle sue continue occhiate.
“Di dissociarti dalla realtà che ti circonda?”
“ Ero solo sovrappensiero” gli risposi allontanando la mia sedia dalla sua, eravamo troppo vicini.
“Ei dove stai andando?” disse riavvicinando la sedia.
Incominciai a sentire tanto caldo poiché aveva di nuovo ristretto il mio spazio vitale.
“Ho bisogno del mio spazio vitale... io soffro di claustrofobia” dissi per avere una giustificazione valida per allontanarmi.
“Si ma a tre metri di distanza non ti posso spiegare per bene la matematica!” disse spostando di pochi centimetri la mia sedia dalla sua.
Stava osservando gli esercizi che avevo fatto a casa, tenevo le dita incrociate sperando che fossero giusti, ma la sua espressione era incomprensibile, non riuscivo a capire se volesse dire “Vanno bene” oppure “ Ma che cazzo ha combinato questa?”
Poi vidi la sua penna posarsi sul quaderno, così pensai ecco cazzo sono tutte cose sbagliate ora li taglierà tutti con quella penna e li dovrò rifare da capo.
La sua penna però rimaneva ferma, non si affrettava a segnare nulla, così rimasi in ansia con le dita incrociate sperando che fossero giusti.
“Sono giusti o sbagliati?” chiesi ormai stanca di tutta quella suspance.
Lui sollevò lo sguardo dal quaderno per guardarmi e mi chiese con un espressione divertita “Secondo te sono giusti o sbagliati?”
“Non ne ho idea!” gli risposi scocciata.
“Li hai fatti tu...dovresti saperlo tu se sono giusti o sbagliati!”
“Sei tu l'esperto di matematica non io!” affermai sbuffando.
“Comunque sono giusti, ma data la tua insicurezza te ne farò fare altri di questi esercizi”
“Ma se ho altri esercizi da fare!” obbiettai.
“La prossima volta pensaci due volte prima di rispondermi non ne ho idea! Devi essere sicura di quello che hai capito altrimenti farai sempre tanti errori a causa dell'insicurezza”
Mi fece fare tanti di quei esercizi a causa del mio “ non ne ho idea”, non ci potevo far nulla era nella mia natura rispondere in quel modo, non ero mai stata sicura di me stessa figuriamoci della me stessa che svolgeva gli esercizi di matematica.
Era un ragazzo senza cuore, mi aveva fatto rifare tanti di quei esercizi finchè non gli rispondessi come volesse lui, ovvero “si, sono sicurissima che sono giusti”, ma quando gli risposi così combinai un vero disastro colossale.
Mi picchiettò la testa con la suo birò poi sbuffò dicendo “ Deve essere la stanchezza ad averti fatto sbagliare, ma penso che tu li abbia capiti...” poi propose cogliendomi di sorpresa “ Facciamo una pausa”
“Sul serio?” chiesi sbalordita.
“Certo, ci vuole una pausa per farti riprendere dalla stanchezza” disse con naturalezza.
L'idea di rimanere in silenzio a fissarci,non mi parve un'ottima prospettiva, quasi quasi era meglio fare quegli odiosi esercizi di matematica.
Ancora silenzio, nessuno dei due sapeva cosa dire, come iniziare una conversazione.
Mi schiarii la voce nell'attesa, stava cercando di pensare a qualcosa da dire che non sembrasse stupido, ma i miei sforzi erano vani.
Tutte le volte che cercavo di dire cose interessanti dicevo cose stupide e quando volevo dire cose stupide mi venivano in mente cose interessanti, ero un controsenso vivente.
“Simpatico tuo padre...” disse sorridendo mettendo in mostra i suoi bianchi denti.
“Sven non è mio padre, è il mio patrigno...”dissi sorridendo all'idea che pensasse che Sven fosse realmente mio padre.
“In effetti non vi somigliate affatto” disse scrutando attentamente il mio viso.
Mi metteva a disagio quando mi guardava così.
“E il tuo vero padre?” chiese cogliendomi alla sprovvista.
Parlare del mio vero padre non mi metteva quasi mai di buon umore, perché lui aveva abbandonato mia madre, me e Fuka come se niente fosse, nonostante gli duri sforzi di mia madre che sopportava in silenzio i suoi tradimenti.
Non si direbbe ma mia madre in realtà non è forte come fa credere di essere,forse adesso conoscendo Sven è cambiata, adesso si potrebbe dire che sia lei l'uomo di casa, poiché Sven è spesso succube di mia madre, ma prima lei non era così, piangeva sempre per quell'idiota di mio padre.
Ripensando a mio padre, pensai che forse era nel mio dna l'essere attratta da uomini belli e stronzi perché mio padre era una sorta di Hideki maturo, però forse si poteva sfuggire a questo qualcosa intrinseco nel dna, dopotutto mia madre aveva trovato un uomo dolce come Sven, certo forse un po' troppo zerbino per i miei gusti, però lei ci stava bene.
“Mio padre ecco...ci ha lasciati molto tempo fa, si è fatto un'altra famiglia penso o almeno credo...non so onestamente non mi interessa sapere che cosa faccia” dissi con una certa amarezza.
“Scusa, non volevo turbarti” disse con dispiacere.
“Non fa niente”gli risposi tranquillamente.
Poi lo vidi prendere la cartella di scuola dalla quale tirò fuori dei biscotti, erano i miei biscotti preferiti con la crema al cioccolato.
“Tieni” disse porgendomi il cellofan con i biscotti.
Ne addentai subito uno ringraziandolo di cuore, lo divorai in un solo boccone, ero già pronta per un altro biscotto.
Lui ne prese uno, non lo aveva ancora finito, mangiava piuttosto lentamente, non era un grande divoratore di biscotti come me.
Mi stava forse lasciando un po' troppo andare, ma ero fatta così quando mi mettevano davanti qualcosa di appetitoso davanti gli occhi, dovevo divorarlo in un solo secondo, molto probabilmente perché in casa mia vigeva la politica che chi tardi arriva non mangia bene, ovvero quando c'erano biscotti e gelati, tutti erano autorizzati a mangiarseli quindi tutto stava nell'arrivare prima che l'altro se li fosse divorati tutti.
“Mamma mia sei una vera golosona” commentò sorridendo.
Imbarazzata tentai di darmi una regolata dopotutto i biscotti erano suoi, non era giusto finirseli tutti.
“Sono davvero buoni questi biscotti, ma li hai comprati oppure sono fatti in casa?” gli chiesi curiosa.
“Li ha fatti mia sorella” disse osservandomi con un espressione incomprensibile.
“Quindi hai una sorella... e quanti anni ha?”
“25” disse continuando a fissarmi in quello strano modo.
“E tu hai sorelle?” chiese incuriosito.
“Si una sorella di 10 anni, si chiama Fuka”
“Deve essere davvero adorabile” disse con un espressione affettuosa.
“Si, anche se a volte è una peste! Comunque molti dicono che è la versione Natsuko in miniatura!” dissi ridendo.
“Allora deve essere davvero carina come la sorella!” disse con un espressione terribilmente seria.
Arrossii di colpo, incominciava a mancarmi l' ossigeno e un biscotto mi andò di traverso, tossii rumorosamente, così lui mi porse una bottiglietta d'acqua.
Bevevo cercando di non guardarlo altrimenti sarei scoppiata a ridere, non so per quale strana ragione mi facesse quest'effetto.
Quando finii di bere, mi diede un manga dicendo “ L'altra volta credo che tu non abbia apprezzato il mio numero di Naruto, così ti ho portato qualcosa che ti possa piacere, uno shoujo”
“Non è che non abbia apprezzato...” dissi mentendo spudoratamente.
“Ti si legge tutto in faccia , è inutile che menti” disse puntandomi il dito contro come un detective che ha colto sul fatto l'assassino.
“D'' accordo lo ammetto sono colpevole!” dissi scherzosamente, poi accettai quel manga con un certo imbarazzo dicendo un timido grazie, poi però non potei fare a meno di fargli quella domanda “ Ma che cos'è uno shoujo?”
Quando gli feci quella domanda gli caddero quasi le braccia, poi mi chiese “Ma sei sicura di essere giapponese?”
“Si, certo è solo che non mi sono mai interessata a questo genere di cose...tutto qui...”
“Gli shoujo sono i manga rivolti alle ragazze, infatti parlano di storie d'amore...” disse sorridendomi.
Il suo sorriso era disarmante, mi metteva troppo a disagio e anche i suoi occhi non erano da meno,così incominciai a sentire ancora e ancora caldo.
Terminata la pausa continuammo quei maledetti esercizi di matematica, fortunatamente riuscii a farli tutti giusti, anche se me ne mancano ancora 20 da finire, infatti la prossima volta che ci saremo visti mi avrebbe corretto quelli che dovevo finire a casa.
“Grazie...a domani” dissi pronta per andarmene.
“Aspetta ti accompagno a casa...” disse ancora con quel sorriso.
“Sei davvero molto gentile e ti ringrazio molto per il pensiero ma non c'è bisogno...” dissi imbarazzata.
Ma era tutto inutile, aveva deciso tutto da solo, doveva accompagnarmi a casa e non voleva sentire ragioni.
Durante il tragitto parlammo del più e del meno, era piacevole parlare con lui e quasi quasi pensai che non era niente male come ragazzo.
Poi alcuni dei nostri interessi erano simili, anche lui ascoltava i “Plastic tree” e moltissimi altri gruppi musicali che mi piacevano e che molti nostri coetanei disconoscevano, però in altre cose non eravamo d'accordo, infatti sorsero anche degli accessi dibattiti musicali riguardo i “Versailles”e altri gruppi musicali troppo rumorosi per i miei gusti.
Poi lui dibatteva che “Tommy Heavenly6” fosse una pessima copia di “Avril Lavigne” ed io non ero per nulla d'accordo, mi piaceva quella cantante e non la volevo toccata.
Alla fine concludevamo le nostre lunghe discussioni musicali ridendo, accorgendoci che era piacevole discutere di queste cose , dato che con altri non potevamo farlo perché tiravamo fuori innumerevoli nomi di gruppi musicali che alcuni neppure sapevano che esistessero, ma fra di noi continuava ad esserci qualche diverbio musicale e anche esso in fondo non ci dispiaceva.
Per tutto il tragitto non avevamo fatto altro che parlare e parlare di musica, anche di film, manga, libri, infilavamo nel discorso persino i nostri non comuni interessi.
Lui tentava di spingermi verso il suo mondo fatto di anime e manga ed io invece lo spingevo verso il mio fatto di libri, ma nessuno dei due cercava di prevalere sull'altro, tutti e due aspettavamo che l'altro finisse, prima di spingere l'altro verso il proprio interesse.
Sapeva essere molto persuasivo con quel sorriso e con quegli splendidi occhi che brillavano più del dovuto quando parlava della sua fervida passione per i manga e gli anime e anch'io non ero da meno quando gli parlavo di libri.
Non ci accorgemmo neppure di essere arrivati davanti la porta di casa mia, scoppiammo a ridere sorpresi quando mia madre aprii la porta , molto probabilmente doveva aver sentito da dentro casa un brusio provenire da fuori poi guardando dallo spioncino ci aveva visto e ci aveva aperto.
Mia madre salutò Ryueki e lo ringraziò per avermi accompagnata ancora una volta a casa, poi però ci guardò interrogativa e sospettosa chiedendo “Perchè ridevate?”
“Niente ma'!” affermai sbuffando, sapevo già che si stava facendo delle strane idee per la testa, peccato che tutti i disegni mentali che si faceva lei non corrispondessero mai a come realmente stessero le cose.
Così alla fine fui costretta a salutarlo davanti a mia madre che ci guardava dinanzi la porta di casa, lo ringraziai ancora una volta per le lezioni di matematica, per lo shoujo che mi aveva regalato e anche per i biscotti.

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Capitolo 11
*** karaoke ed incomprensioni! ***


Lilla 97 grazie per il tuo commento! Mi ha fatto veramente tanto piacere! Riguardo le foto dei personaggi ehm ecco sono sempre stata contraria nel metterle perchè secondo me bisogna lasciar spazio all'immaginzione,però se trovo delle foto che si adattano bene ai personaggi per come li vedo io bè le posterò! Impresa piuttosto ardua, poi sono giapponesi quindi le mie ricerche si fanno più ampie! Cmq spero che questo capitolo sia di tuo gradimento! Mi sono dilungata parecchio! Ero incredula quando mi sono accorta che ero arrivata a 16 pagine! XD

Natsuko:

Ci misi ancora dell' eccessivo entusiasmo nel fare quei 20 esercizi di matematica facendo le ore piccole, non mi accorsi neppure che si erano fatte le quattro di notte.
Fortunatamente ero riuscita a finirli però non ero sicura che fossero giusti, così li guardai diverse volte, non sapevo neanch'io perché mi stessi applicando così tanto.
Forse quell'impegno esagerato verso quegli esercizi aveva un nome preciso ed era “Ryueki” dopo quelle lezioni di matematica in cui non aveva fatto altro che sgolarsi tanto per farmi entrare in testa tutte quelle nozioni, non potevo deluderlo.
Mi sentivo in debito nei suoi confronti, poi mi aveva fatto un regalo e offerto quei biscotti che erano i miei preferiti, mi soffermai in quell'istante su quel particolare.
Era stata una semplice casualità oppure sapeva che quei biscotti fossero i miei preferiti?
Mentre meditavo su questo, sentii qualcuno aprire la porta della mia camera.
Mi voltai e vidi una nanerottola terrorizzata, era la mia sorellina Fuka.
“Ancora un altro incubo?” le chiesi voltandomi verso di lei.
“Si, ho sognato un buco nero che mi risucchiava via...”
“Calmati, non ti agitare..è stato solo un sogno” dissi avvicinandomi a lei e massaggiandole la testolina.
“Si, ma era così reale...” disse piangendo e stringendosi a me.
“Dormi nel mio letto, ma solo per stanotte!” puntualizzai pur sapendo che quasi ogni notte finiva così.
La cosa più fastidiosa era che la mia amata sorellina nonostante fosse piccola, occupava gran parte del letto dormendo in posizioni assurde e poi mentre dormiva si agitava parecchio, spesso mi arrivavano pugni e calci.
Le rimboccai le coperte e le diedi la buonanotte, poi ripresi a fare quegli esercizi, poi mi fermai e pensai di dare un'occhiata a quel manga anche se ero piuttosto scettica.
Decisi di abbandonare la mia diffidenza nei confronti dei manga fino a che non lo avessi letto, dopotutto era l'unico modo per scoprire se i manga erano davvero una scemenza come avevo sempre creduto.
Leggevo e osservavo i disegni che erano stati fatti piuttosto bene e per qualche inspiegabile ragione incominciava ad appassionarmi.
La protagonista sembrava somigliarmi molto, era insicura di se stessa, si sentiva brutta e spesso non veniva considerata dagli altri ragazzi, così senza accorgermene feci le ore piccole leggendo quel manga.
Ero interessata a leggere il seguito, dovevo assolutamente procurarmi il secondo volume!

In conclusione quella notte dormii soltanto un'ora e pure male, mia sorella non faceva altro che agitarsi nel letto e fregarmi le coperte.

Mi svegliai con un gran bel mal di testa e con delle enormi borse sotto gli occhi, sembravo un panda.
“Nottataccia?” chiese Haruna.
“Si, direi proprio di si, mia sorella non faceva altro che agitarsi nel letto e rubarsi tutte le coperte...”dissi lagnandomi.
“Che carina! Qualche volta potresti farla dormire a casa mia!” disse Haruna con un espressione affettuosa e mielosa.
Aveva un debole per le cose piccole e carine come lei, in particolar modo adorava i bambini direi che il suo fosse un istinto materno precocemente sviluppato.
“Si ma se tu e Takeru volete dei bambini...dovreste darvi una mossa!” disse Reika in tono di scherno.
Haruna arrossii come un pomodoro, poi si mise a balbettare dicendo “ Ma è ancora presto per avere dei bambini....”
Dopo un po' comparve dinanzi a noi Takeru che ci salutò allegramente chiedendoci “Come va ragazze ? Di che parlavate?”
“Stavamo parlando del fatto che tu e Haruna se volete avere dei figli....” disse Reika, ma Haruna le tappò la bocca impedendole di concludere quel discorso troppo imbarazzante.
Anche se non era riuscito a concluderlo, Takeru arrossii al solo sentir parlare di figli suoi e di Haruna, dopotutto erano tutte e due un caso disperato in quanto a timidezza.
Dopo un po' mi guardai intorno cercavo con lo sguardo Ryueki , forse era dentro la scuola, però di solito aspettava il suono della campana nel cortile.
Lo cercavo tra tutti quei visi di ragazzi ma di lui neanche l'ombra.
Dopo sentii una mano toccarmi la spalla, mi voltai allarmata e spaventata.
Era Ryueki che mi stava a senso suo salutando, poteva almeno salutare come le persone normali.
Takeru, Reika ed Haruna lo salutarono, io non lo feci, dovevo ancora riprendermi dallo choc.
“Mi hai terrorizzato!” obbiettai.
“Era questo l'obbiettivo!” disse divertito, anche gli altri risero.
“Ma voi da che parte state? Perché non mi avete detto che c'era lui dietro di me?” chiesi lievemente irritata.
Anche in questo caso Reika disse qualcosa di imbarazzante, ma questa volta le vittime non erano più Takeru e Haruna...purtroppo questa volta erano indirizzate a me e Ryueki.
“E voi che aspettate per mettervi insieme?! Sembrate fatti l'uno per l'altra!” disse ridendo.
Provai un forte istinto omicida nei confronti di Reika, ma al contempo un forte imbarazzo perché tutti mi stavano fissando, in particolare Ryueki.
Volevo contraddire le parole di Reika, ma il peso del suo sguardo me lo impediva e poi alla fine fu lui a parlare per tutti e due.
“Dobbiamo togliere di mezzo questi esercizi di matematica, così poi potremo uscire insieme”
“Eh?” chiesi confusa osservandolo.
“Scusa pensavo l'avessi capito che il patto fosse ti aiuto in matematica, però tu in cambio devi uscire con me” disse in tono innocente, come se fosse una cosa piuttosto ovvia.
Tutti ridevano, mentre io imbarazzata contestavo tutto ciò.
Lui non aveva mai detto che in cambio voleva uscire con me, questa mi era del tutto nuova e così chiamai in causa il mio testimone.
Ma Reika non era affatto un buon testimone anzi prendeva le difese di Ryueki dicendo “Ma ti costa così tanto un'uscita?”
“Ok, ora l'ammazzo!” pensavo dentro di me.

L'idea di uscire con Ryueki non mi dispiaceva neppure, però era stato scorretto da parte sua, non dirmi che in cambio delle lezioni di matematica volesse uscire con me e poi lo aveva detto davanti a tutti, era troppo imbarazzante!
“E tu dicevi di essere una persona onesta!” contestai.
“Bè in certe situazioni bisogna essere scorretti !” disse con un sorriso dolce e innocuo come se non avesse fatto nulla di male.
Haruna, Takeru e Reika ridevano sotto i baffi e tutto ciò mi imbarazzava perché tutti si erano già fatti un disegno ben preciso su me e Ryueki, mentre io...non volevo concepire quegli strani pensieri su di lui.
Poi pensai che se voleva uscire con me doveva pur esserci una ragione forse gli piacevo? Di colpo arrossii e sperai tanto che gli altri non se ne accorgessero, sopratutto che lui non si rendesse conto del mio rossore improvviso.
Dopo un po' sentii delle ragazze vicino a noi parlare fra di loro, stavano parlando di Hideki.
Allora mi ricordai di quello che era successo, lo avevamo tutti maltrattato al club e forse avevamo esagerato con gli insulti.
Rammentai di tutte le crudeltà che tutti quanti gli avevamo detto trannè Reika che per qualche strana ragione se ne era tagliata fuori.
“Lo hanno ridotto proprio male da quel che so!” disse una di quelle ragazze piuttosto divertita.
Le altre risero dicendo con malignità “Un vero peccato che non sia morto!”
Reika si voltò verso di loro e le guardò malamente, sembrava volerle uccidere con il solo sguardo.
Non la capivo, Hideki era quello che la minacciava, quello che...la faceva piangere... perché lo difendeva?
“Quindi Hideki è stato picchiato” affermò Haruna scossa, non era un tipo che amava la violenza e mi parve persino dispiaciuta per Hideki che persino lei aveva insultato.
Takeru le mise un braccio intorno alla spalla per tranquillizzarla,mentre io guardai Ryueki che non mi parve poi tanto sorpreso della notizia.
“Se l'è proprio cercata!” affermò guardando me e poi osservando Reika in un modo insolito.
Anche quelle ragazze si immischiarono dicendo “Si se l'è proprio cercata! Così impara a a farsela con tutte!” poi una di quelle ragazze disse con cattiveria “Io al posto di quei tipi avrei fatto un lavoro migliore, lo avrei ucciso!”
“Non esageriamo!” disse Ryueki osservando Reika che sembrava una bomba ad orologeria pronta ad esplodere.
“Nessuno in questo mondo merita di morire!” disse Reika rivolgendosi a quella ragazza con tono rabbioso.
Quella scoppiò a ridere guardandola e parlottava con le sue amiche sull'atteggiamento esagerato di Reika.

“Esagerata sarai tu....ad augurare la morte a qualcuno solo perché non ricambia i tuoi sentimenti!”disse scappandosene via e lasciandoci tutti a bocca aperta.


Reika:

Un 'abitudine che non avevo perso, era quella di difendere Hideki, nonostante il nostro rapporto non fosse più solido come un tempo.
Ma in quel caso forse avrei difeso chiunque.
Ero dell' idea che non occorresse strafare con le parole, la morte non si doveva augurare a nessuno, neanche ad un bastardo come Hideki.
Esistevano al mondo persone peggiori di lui e anche loro nonostante tutto avevano il diritto di vivere.
Sicuramente gli altri dovevano essersi fatti delle idee strane sul mio comportamento, lo avevo difeso e poi ero fuggita via perché sapevo che loro erano come quella ragazza, detestavano Hideki più di qualunque altra cosa, quindi non potevano capire ciò che provavo e dopotutto neanch'io riuscivo a comprenderlo perfettamente.
Sentivo quel ti amo disperato riecheggiare dentro la mia testa, sapevo che era stata una cosa detta così, per via dei dolori che stava provando in quel momento, però quelle parole avevano scatenato in me il batticuore.
Una parte di me voleva credere a quelle parole, ma l'altra mi diceva di non farmi illusioni. Lui era abituato a dire ti amo con noncuranza come se fosse una parola come tante altre, però il modo in cui me lo aveva detto mi parve sincero.
L'idea che potesse provare qualcosa per me, non mi dispiaceva, forse perché quando ero piccola avevo sempre voluto che accadesse, avevo desiderato che lui mi dicesse tali parole d'amore.
“Sono solo i sentimenti nostalgici del passato che si risvegliano” pensai tra me cercando di mettere a freno il battito accelerato del mio cuore. Ma i sentimenti passati potevano davvero essere così forti, tanto da prevalere sui sentimenti del presente?
Ripensai al suo corpo muscoloso sopra il mio, quel dolce peso che mi faceva sentire protetta, ma allo stesso tempo in trappola. Era come se lui in quel momento avesse potuto disporre di me come volesse perché non avrei mai potuto liberarmi dal suo corpo. Poi udii di nuovo quelle parole, le risentivo dentro la mia testa,non riuscivo a scacciarle, erano ancora vive e limpide nei miei pensieri.
Così decisi di andare da lui. Dovevo vederlo, volevo sapere se quelle parole erano sincere.
Sgattaiolai fuori dal cancello della scuola evitando persino le mie amiche, non mi andava di dover dare delle spiegazioni.
Chiamai il mio autista, ma quell'idiota si stava prendendo questo pessimo vizio di non rispondere al cellulare.
L' avrei fatto licenziare se continuava così! Lui si guadagnava da vivere con i i soldi dei miei genitori, non doveva dimenticarselo!
Gli mandai un messaggio di avvertimento “Guarda che ti faccio licenziare se continui così!”
Ma fui bellamente ignorata! Ero furiosa non sopportavo essere ignorata sopratutto da uno che lavorava per me.
Dopo intuii di non avere altra scelta che farmela a piedi.
Camminai come non avevo mai fatto prima, non ero abituata a fare interminabili camminate come quelle.
Arrivai all'ospedale con il fiatone. I miei capelli e il mio viso erano bagnati di sudore notai con disgusto.
Non potevo presentarmi in tali condizioni pensai presa dal panico.
Entrai dentro il bagno dell'ospedale per darmi un' aggiustatina, anche se non potevo fare grandi miracoli.
Sembravo una selvaggia, i miei capelli avevano assunto una forma piuttosto ribelle e poi avevo tutto il trucco sbavato.
Chiunque vedendomi in quello stato non mi avrebbe riconosciuto.
Uscii dal bagno con scarsa convinzione, ero riuscita a fare ben poco per migliorare il mio aspetto.
Percorsi il lungo corridoio dell'ospedale in cui incrociai l'infermiera che aveva aiutato Hideki a rialzarsi.
Mi riconobbe subito e disse “ Sei la fidanzata di Sezunaki”
“Non proprio...sono una conoscente” affermai a disagio.
Lei mi sorrise e disse “ Strano...sembravate perfetti insieme!”
Io non ricambiai quel sorriso, era certa che avesse delle mire verso Hideki, per questo voleva sapere se ero la sua fidanzata, per scoprire se era impegnato.
“Allora è quell'altra ragazza la sua fidanzata?”
“Quale altra ragazza?” chiesi sorpresa.
“Ha ricevuto la visita di una ragazza, anzi credo che sia ancora dentro la stanza”
“Ah” affermai confusa.
Non sapevo più se entrare o meno, forse era meglio tornarmene a casa.
Alla fine percorsi il lungo corridoio e arrivai verso la porta della sua stanza, volevo scoprire chi era questa fantomatica ragazza che fosse venuto a trovarlo.
Spalancai la porta della stanza e vidi Azusa Mishina.
Quell' Azusa Mishina, la mia acerrima nemica dal giorno in cui misi piede nell'istituto Selou.
Lei era semplicemente insopportabile, voleva sempre attirare a sé l'attenzione e non potevo di certo sopportarlo, le attenzioni dovevano tutte essere rivolte a me e non ad una come lei, che era di una bellezza troppo appariscente e fasulla.
Guardandola bene, si era bella però non mi piaceva, aveva il viso così ben delineato, era troppo perfetta ed ero certa che fosse anche merito del trucco.
E poi in quel momento non ci voleva proprio la sua presenza, poiché ero conciata come una scapestrata.
Altra cosa fastidiosa: era seduta accanto al letto e stava imboccando Hideki con una torta cucinata dalle sue “candide manine”.
I due si voltarono verso la mia direzione nello stesso momento in cui stavo decidendo di andarmene.
“Reika!” disse lui sorpreso appena finii di masticare.
“Non pensavo che fossi una delle puttanelle di Hideki”disse sferzante.
“Potrei dire la stessa cosa di te!” dissi guardandola malamente.
“Ma come sei conciata?”disse sfottendomi.
“Come sei conciata tu, non ti pare di essere eccessiva per una visita...vuoi forse far morire di crepacuore i pazienti!” dissi riferendomi al suo abbigliamento eccessivamente scoperto.
Indossava una minigonna rossa che metteva in mostra le sue cosce un po' paffute, però nonostante tutto erano belle e mi costava molto doverlo ammettere, poi aveva una maglietta con una scollatura a v dalla quale si vedeva il suo abbondante decoltè, troppo abbondante per i miei gusti!
“ Si, hai ragione potrebbero morire di crepacuore nel vedere tanta bellezza!” disse con arroganza e ridendo come un'oca.
Ciò che mi irritava maggiormente non era la sua voce stridula e la sua risata da oca, ma era Hideki che rimaneva in silenzio, era troppo concentrato ad osservare le sue tette.
“Comunque credo che si sia fatto tardi. Me ne vado! Ciao Hideki!” disse sorridente poi guardò verso la mia direzione con uno sguardo di sfida.
Fortunatamente se ne andò più presto di quanto credessi, anche se la mia visita lì era come se non avesse più senso.
“Reika sei stata carina a venirmi a trovare...hai saltato persino la scuola per venire...” disse lui come se si fosse appena reso conto della mia presenza.
“Figurati, non avevo voglia di andare a scuola e non sapendo cosa fare ho deciso di venire da te” dissi fingendo scarso interesse.
Ero infuriata, scocciata e allo stesso tempo triste perché lui era un fottuto bastardo, era andato a letto persino con quell' Azusa, ma con me no.
Io non avevo certo il seno abbondante di Azusa, non potevo di certo competere!
Non dovevo dargli a vedere quanto fossi nervosa, però non riuscivo a trattenermi, volevo urlargli contro “ Che cazzo ha Azusa Mishina che io non ho?”
Mi sedetti accanto al suo letto, nella sedia in cui era seduta Azusa.
“Non sapevo che tu ed Azusa vi conosceste...”affermò perplesso.
“Purtroppo siamo della stessa classe” affermai evitando di incrociare il suo sguardo poi aggiunsi con amarezza “Non sapevo che fosse una delle tue puttanelle”
“Infatti non lo è...ci sono andato a letto solo una volta, e molto tempo fa...” disse con un espressione insolita.
“ Vai a letto con tutte tranne che con la sottoscritta!” affermai infuriata, non riuscendo a far a meno di trattenermi.
“Ecco ci risiamo, il tuo orgoglio, non riesce proprio ad accettarlo!” affermò indispettito.
Non sapevo più che dire, così cambiai argomento dicendo la prima cosa che mi veniva in mente “La torta era buona?”
“Ne ho mangiate di migliori” disse con un espressione allusiva, che si stesse riferendo alla torta che gli avevo cucinato quand'ero piccola?
“Ah ti sei fatto portare la tv!” dissi notando il televisore davanti al letto.
“Si, così posso vedermi Gintama!” disse ridendo, risi anch'io dimenticandomi per un attimo di Azusa.
“Reika riguardo quello che ho detto ieri....” disse schiarendosi la voce.
La sua espressione divenne seria in un modo allarmante e sembrava ormai chiaro cosa stesse per dirmi, lo sapevo già che quel ti amo lo avesse detto in un momento di incoscienza.
“Non c'è bisogno che tu mi dica niente, lo so già che l'hai detto perché stavi molto male...e poi lo dici a tutte le ragazze quindi non ci ho dato molto credito. Tranquillo non mi sono fatta nessun illusione e non ti denuncerò per questo. E poi neanch'io ti amo quindi...” dissi parlando velocemente, volevo che quell' agonia avesse subito termine.
“Ah” disse lui divenendo improvvisamente pallido.
“Stai male?” gli chiesi osservandolo con preoccupazione.
“No, benissimo, anzi i medici dicono che presto potrò tornare a casa” disse sorridendo, però la sua espressione era triste, sembrava angosciato da qualcosa.
Ero io quella angosciata, lui non aveva il diritto di esserlo, ero io quella che era innamorata di lui,ma che lui non ricambiava.
No, ma che stavo dicendo, quelli erano sentimenti passati che dovevo solo scacciare dalla mia mente.
Lui mi osservò con malinconia, aveva gli occhi spenti non avevano più la stessa spensieratezza di quand'era bambino.
“ Mi dispiace...” disse in un sussulto appena percettibile.
“Per cosa?” le chiesi sbigottita.
“Per tutto...” mormorò.
“Non ti seguo” affermai disorientata, non capivo a cosa si stesse riferendo di preciso.
“Per come mi sono comportato con te, con le tue amiche e con tutte le altre ragazze...” disse costernato.
“ Non credo che in questo caso le tue scuse servano a molto...anzi sembrano una battuta di pessimo gusto!” affermai acidamente.
In quel momento il mio tono di voce poteva essere solo tagliante, nonostante cercassi di assumere un tono calmo, era tutto inutile io ero stata ferita dal semplice fatto che mi avesse preso in giro come tutte le altre.
Mi aveva illuso, nonostante avessi cercato in tutti i modi di non cascarci. Era stato più forte di me inconsciamente avevo sperato che quelle parole potessero essere sincere.
“Non capisco perché sei venuta qui?” chiese inarcando le sopracciglia.
Era irritato, lo sentivo dal tono brusco delle sue parole.
“Sei venuta per farmi la predica oppure per far valere il tuo orgoglio ferito? Dimmi!” disse in tono aggressivo.
Bene adesso si era incazzato anche lui e ciò mi innervosiva maggiormente perché sentivo di essere la sola fra i due che avesse tutte le ragioni del mondo per essere incazzata.
“Sai Hideki era venuta per farti una visita per accertarmi delle tua salute, ero venuta con dei buoni propositi, ma poi ti trovo con la ragazza che odio più di tutte e poi...mi hai preso in giro, hai detto di amarmi e non era vero! Pensavo che almeno con me ti facessi certi scrupoli, invece no a te piace giocare con i sentimenti degli altri!” dissi senza neppure rendermi conto di aver detto tutte quelle cose ad alta voce.
“Hai detto di NON AMARMI, quindi nessun danno no?” disse soffermandosi sopratutto su quel non amarmi come se mi stesse lanciando un' accusa.
“Così dunque adesso sono io ad aver ferito il tuo orgoglio. Non ti piace l'idea che io sia immune ai tuoi giochetti!” affermai in tono velenoso.
“Sai credo che adesso faresti meglio ad andartene!” disse convulsamente.
Non si era ancora del tutto ripreso, tossiva forte mentre lo diceva sembrava si stesse per affogare. Misi da parte la rabbia e presi la bottiglia d'acqua che era poggiata accanto al letto.
Versai l'acqua in un bicchiere di plastica e lo poggiai sulle sue morbide labbra.
Lo sentii deglutire rumorosamente, mentre i suoi occhi mi scrutavano con fermezza come se dalla mia figura potesse trarre delle eclatanti verità.
Mi piaceva quando mi guardava così, mi faceva sentire in qualche modo speciale perché non mi toglieva gli occhi di dosso, come se si fosse perso nella pura contemplazione di una divinità, ma allo stesso tempo mi metteva a disagio, sopratutto in quell' atmosfera di tensione.
“Va meglio?” chiesi togliendogli il bicchiere dalla bocca.
“ Si, ma starei ancora meglio se tu te ne andassi!” lo disse con freddezza, questa volta mi osservò con uno sguardo carico di odio.
“D' accordo” dissi scossa dalle sue parole e da quello sguardo inaspettato.
Sentii un groppo in gola e una fitta al cuore giungere fino allo stomaco, così scappai via prima che potessero scendere dal mio viso delle lacrime inaspettate.
Non ero più padrona delle mie emozioni, era come se qualcosa che fosse più forte di me mi manipolasse a suo piacimento.
“Ti amo” quelle parole le udivo ossessivamente dentro la mia testa.
Era stato quel ti amo a generare in me uno spiraglio di luce , ma poi si erano dissolte come niente quando vennero sostituite da quell' altra “ Si, ma starei ancora meglio se tu te ne andassi!”
Tornai a casa a piedi con amarezza.
Lungo il tragitto copiose lacrime mi rigarono il viso, erano ribelli e ostinate, nonostante cercassi di fermarle, di far tacere quella parte di me emotiva e sofferente, era tutto inutile avevo completamente perso il lume della ragione.
Nuotai freneticamente nella piscina di casa mia, per sfogare la rabbia che provavo per Hideki e sopratutto per me stessa.
Non potevo piangere per lui e il mio cuore non poteva e non doveva battere per lui. C'erano ragazzi migliori di lui che mi amavano alla follia ed io invece che facevo? Sprecavo il mio tempo con uno come lui.
Il mio cuore doveva essere masochista , non esistevano altre ragioni per cui potesse battere così forte per uno come lui.
Concentrai tutte le mie energie nel nuoto.
Nuotai in posizione supina osservando con gli occhi il cielo, mentre le mie braccia e i miei piedi si muovevano freneticamente agitando l'acqua.
Dopo aver nuotato per ore e ore, decisi di uscire dall'acqua.
Raggiunsi la mia stanza e ormai allo stremo delle mie energie mi accovacciai nel letto, ma nonostante tutto i pensieri continuavano a perseguitarmi.
“Basta!” urlai furiosa.
Trascorsi gran parte della mattinata nel letto tentando inutilmente di non pensarci, ma sembrava davvero tutto inutile.


Natsuko:

Eravamo tutti preoccupati per Reika, l'avevamo cercata ovunque, ma senza trovarla, poi però suonò la campanella e allora ci avviamo ognuno nelle rispettive classi.
Pensavo che primo o poi l'avremmo vista sbucare in classe come al solito, dopotutto non era poi così strano che sparisse e ricomparisse all'improvviso.
Era sempre stata un po' lunatica quindi non mi sorprendeva più di tanto perché dopo riappariva con un sorriso stampato sulle labbra.
Ma quel giorno non comparve, se ne era andata chissà dove.
Ero preoccupata perché era sempre stata un tipo che si lasciava trascinare dai sentimenti del momento e quindi temevo potesse fare una qualche sciocchezza.
Ma pensandoci bene, forse i miei timori erano infondati, dopotutto che cosa avrebbe mai potuto fare di così tanto avventato?
Dopo le lezioni io e Haruna andammo a casa sua, volevamo sapere se era lì e se era tutto apposto.
Il maggiordomo ci accolse in casa sua con una cortesia piuttosto eccessiva e poi ci accompagnò fino alla sua stanza.
Bussò tre volte alla porta dicendo “Signorina Hanamei ci sono le sue amiche”
Lei aprii senza farselo ripetere due volte.
Quella non era la Reika di sempre.
I suoi capelli erano umidi e scombinati,gli occhi arrossati come se avesse pianto e poi indossava un sorriso che non le apparteneva, era forzatissimo.
“Ragazze come sono felice di vedervi!” disse perdendosi in sciocche formalità.
Il maggiordomo se ne andò lasciandoci sole.
“Non è stato carino da parte tua andartene senza darci una spiegazione, ci siamo preoccupate!” dissi indispettita.
“ Reika deve aver avuto le sue ragioni! Non è vero Reika?” chiese Haruna, come al solito fungeva da pacere tra le discussioni accese che avvenivano tra noi due.
“Non è stata una gran bella giornata!” ammise ponendo fine a quell'insulsa messinscena.
“Che è successo?” le chiesi preoccupata.
“Nulla di così preoccupante....però non mi va di parlarne...” disse osservandoci con una certa tristezza dipinta sul volto.
Mi spezzava il cuore vederla così, ero sempre stata abituata a vederla allegra e sorridente, non volevo che soffrisse perché lei era mia amica.
Lei quando avevamo un problema c'era sempre e volevo anch' io esserci per lei.
Ricordavo ancora i primi giorni di scuola quando io e Haruna venivamo prese in giro dal resto della classe, per qualche strana ragione ci avevamo preso di mira.
All'inizio si limitavano ad offenderci poi però incominciarono ad ingigantire i dispetti fino a che un giorno Reika non si intromise dicendo che quello che stavano facendo non aveva senso e che poteva benissimo denunciarli.
Tutti la temevano perché gran parte dei fondi dell'istituto Selou appartenevano alla sua famiglia, quindi poteva benissimo farli espellere dalla scuola.
Allora non eravamo ancora amiche, però lei ci difese senza esitazione.

“Adesso usciamo e ci divertiamo così ti dimentichi tutto!” disse Haruna battendomi sul tempo, lo stavo per dire io.
“Mi ha battuta sul tempo, maledetta!” dissi ridendo.
Rise anche Haruna.

Dopo vidi apparire un mezzo sorriso dalle labbra di Reika, pensai che fosse già un buon inizio.

“Ok dove andiamo?” chiese Reika sorridente come se avesse già dimenticato tutti i problemi che l' avevano turbata fino ad un momento fa.
“Possiamo andare al Karaoke....poi fatemi pensare...” disse Haruna.
“Il Karaoke no! Sono negata!” dissi arrossendo, ricordando l'ultima volta in cui c'eravamo andate, in cui mi ero lasciata trasportare dalla musica e avevo cantato a squarciagola “Nagoriyuki” insieme a loro due.
Era stato piuttosto imbarazzante perché ero l'unica ad essere stonata come una campana,mentre loro due erano così intonate.
“Io direi che per prima cosa dobbiamo mettere qualcosa sullo stomaco” dissi udendo il mio stomaco brontolare più del necessario.
“Tu pensi sempre e solo mangiare” disse Reika ridendo.
Alla fine mangiammo in un ristorante di lusso, non capivo perché Reika ci avesse portato in un posto del genere. Io non riuscivo a sentirmi a mio agio, vedevo tutta gente ben vestita che ci osservava mentre noi indossavamo la nostra divisa di scuola che non era il massimo dell'eleganza.
Fortunatamente ci portò in una zona riservata in cui on c'era nessun' altro meno che noi.
Ammirai quel ristorante, era stupendo aveva tutte le pareti in stile rococò come se fosse la reggia di Versailles e poi c'erano una moltitudine di specchi che riflettevano la nostra immagine.
Il cameriere era un uomo stupendo, era occidentale.
Aveva gli occhi verde acqua che mi ipnotizzavano, non riuscivo a far a meno di ammirarli e di sorridere come un'ebete mentre ci serviva.
Era anche molto cortese, si perse persino in complimenti nei nostri confronti, poi capì che lui e Reika si conoscevano poiché era una cliente abituale.
Notai con delusione la sua fede al dito e pensai che la moglie doveva essere molto fortunata.
“Infatuata del cameriere?” chiese Reika.
“ Ma no!” affermai con imbarazzo.
“Bè in effetti non è male!” ammise Haruna.
“Vergognati sei fidanzata! Guarda che lo dico a Takeru!” disse Reika ridendo.
Haruna si stava già facendo prendere dal panico dicendo “ Farò qualunque cosa ma non dirlo a Takeru!”
“Stavo solo scherzando” disse ridendo, risi anch'io.
Quando si trattava di Takeru, Haruna si preoccupava più del necessario.
Osservai il menù con un espressione scioccata, ogni cosa costava un occhio della testa, osservai il mio portafogli con preoccupazione, non ci veniva nulla con la miseria che possedevo.
Dopo un po' mi accorsi di non essere la sola che osservava il proprio portafogli con amarezza, c'era anche Haruna messa nelle mie stesse condizioni.
Reika ci guardò dicendo “Ragazze non avete di che preoccuparvi, offro tutto io!”
“Sei gentile, però non vorremmo approfittarne” affermammo in coro io e Haruna.
“Vi ho portato in questo posto perché si mangia bene e perché volevo offrire io! Quindi non mandate in fumo tutto! E poi che cosa avreste intenzione di pagare? Non mi pare che abbiate tanta scelta!” disse lei mettendoci subito a tacere.
“Grazie, ma la prossima volta offriamo noi!” affermai insieme ad Haruna poiché non volevamo sentirci in debito.
“Uff! Non vi preoccupate!” affermò lei sbuffando.

Ci riempimmo lo stomaco fino a scoppiare poiché Reika aveva ordinato quasi tutto il menù per evitare che facessimo complimenti.
Dopo di ciò camminammo per le strade di Tokyo pensando a cos'altro potessimo fare.
Io temevo il Karaoke più di qualunque altra cosa al mondo!
Infatti quando sentii Reika aprire bocca, pronta a proporre qualcosa, sperai che non fosse il karaoke.
“Andiamo a fare shopping!” disse lei portandoci in un centro commerciale.
Reika amava fare shopping, era una delle cose che più la divertiva,mentre io ed Haruna ci divertivamo di meno forse perché i vestiti che spesso ci piacevano costavano tantissimo e noi non potevamo permetterceli.
Io e Haruna guardavamo prima il prezzo e poi il vestito, ormai questa era la nostra tattica per non rimanerci male,mentre Reika come al solito non si curava affatto dei prezzi dei vestiti, ne provava come al solito un centinaio.
Dopo un po' mentre guardavo con Haruna il reparto vestiti con dei prezzi più ragionevoli, Reika venne verso di noi tendendomi una gonna nera a balze e una canottiera dello stesso colore.
“Che dovrei farci?” le chiesi perplessa.
“Provateli!” disse tranquillamente.
“Ma costano un occhio della testa!”
“Consideralo il mio regalo di compleanno ok?” chiese lei.
“Perchè vuoi regalarmi dei vestiti?”
“Perchè hai un appuntamento con Ryueki e devi farti carina!”
“Ah, insomma non è un appuntamento!” affermai imbarazzata.
Non volevo conciarmi in quel modo, mi sarei sentita ridicola e poi avrebbe pensato si è vestita così per fare colpo su di me, non mi andava che pensasse questo, sarebbe stato troppo imbarazzante.
Reika però insisteva, sembrava non voler sentire ragioni, così mi provai quei vestiti per accontentarla.
Mi osservai allo specchio rimanendo incredula, mi stava davvero bene.
“Ti sta benissimo” affermò Haruna osservandomi.
“ Bisognerebbe darti anche una sistemata a quei capelli da scapestrata che ti ritrovi!” affermò Reika.
Io la incenerii con lo sguardo, non sopportavo le sue aspre critiche.
“Bene, adesso cerchiamo qualcosa per te!” disse rivolgendosi ad Haruna.
“Eh? Perché?” chiese lei perplessa.
“Bè per il tuo primo bacio con Takeru e poi bisognerebbe comprarti un qualcosa di sexy... per quell'altra cosa!” disse maliziosamente.
Era buffo eravamo uscite per lei, per farle dimenticare i suoi problemi e invece alla fine eravamo noi a guadagnarci, era lei a farci regali e ad essere carina con noi, però in fondo l'obbiettivo era farle dimenticare i suoi problemi e c'eravamo sicuramente riuscite.
Dopotutto Reika sembrava che si stesse divertendo un mondo a sceglierci i vestiti. Mi comprò anche delle scarpe da abbinare al vestito ed una borsa e dovetti ammettere che infondo aveva buon gusto.
Con Haruna però si divertiva maggiormente sopratutto nel metterla in imbarazzo scegliendo baby doll trasparenti e perizoma che non aveva mai indossato prima di allora.
“Devo proprio provarmelo?” chiedeva imbarazzata dietro il camerino.
“Si!” diceva Reika.
“Ma è troppo trasparente e poi...questo coso in mezzo al sedere....mi sembra eccessivo!” affermava Haruna imbarazzatissima.
“In effetti penso che Takeru rischierebbe un attacco di infarto se la vedesse con indosso cose del genere!” affermai ridendo.
“Te lo sei messo?” chiese Reika.
“Si, ma....” affermava lei con titubanza.
Reika si infilò nel camerino per guardare, anch'io entrai mentre lei imbarazzata cercava inutilmente di coprirsi.
“Ma che ti vergogni di noi!” affermò Reika stupefatta.
Haruna era perfetta con quel completino intimo, esaltava al meglio le sue forme. Quel corsetto nero e trasparente e anche il perizoma le stava altrettanto bene, pensai che se fossi stato un uomo le sarei saltato addosso.
“Ti sta benissimo, Takeru rimarrà di stucco nel vederti così!” disse Reika.
Sul volto di Haruna si dipinse un timido sorriso, in fondo le piaceva l'idea di sedurre il suo Takeru, nonostante fosse imbarazzante.
Ci sentivamo tanto in debito con Reika per i regali che ci avesse fatto, ma lei si scocciava quando la ringraziavamo eccessivamente.
“Adesso sapete che facciamo?” disse con un sorriso che non prometteva nulla di buono, sopratutto perché guardò me in un certo modo quando lo disse.
“Il karaoke!” disse Haruna esultante.
“Esattamente!” affermò Reika con lo stesso entusiasmo.
“Noooooooo!” dissi disperata.
“Avanti Natsuko è divertente!” dissero loro due trascinandomici a forza.
“Si,ma non andiamo a quel karaoke alla occidentale, io voglio il karaoke giapponese!” affermai non volendo affatto cantare con estranei.
“Ma è più divertente cantare insieme a gente che non conosciamo!” dissero in coro.
“No, è imbarazzante!” affermai.
Mi sconcertava vedere Haruna così rilassata, lei che di solito era la più timida fra le due, non si imbarazzava affatto a cantare dinanzi a degli estranei. Forse aveva acquistato sicurezza dall'ultima volta che c'eravamo andate, tutti fecero i complimenti a lei e ad Haruna meno che a me.
Io ero parsa a tutti la pecora nera, come non dargli torto, ero stonatissima, non possedevo neppure il senso del ritmo. Era come se la mia voce avesse una cadenza a se stante, si rifiutava di attenersi al brano e andava persino fuori tempo.
Avrei cantato sottovoce celando le mie incapacità canore sotto il canto di Haruna e Reika.
Purtroppo non scelsero tutte e due lo stesso brano da poter cantare a tre, anzi decisero di cantare singolarmente, così la mia figuraccia era assicurata.
Osservai quel locale ricolmo di gente e il panico si fece sempre più forte, non volevo cantare un brano singolarmente, possibile che Haruna e Reika fossero così stupide da non comprenderlo.
Osservai le loro esibizioni tra applausi e fischi di acceso gradimento, pensando con terrore che dopo di loro toccava a me.
Volevo sottrarmi da quel suicidio, infatti tentai inutilmente di sottrarmi ma mi spinsero tutte e due verso il palcoscenico in cui gente che non era a conoscenza delle mie “abilità” canore, mi incoraggiava entusiasta.
“Ecco ehm io veramente...” dissi in quello schifoso microfono che faceva rimbombare quell' insolita voce che non sembrava appartenermi.
“Non ho grandi doti canore, quindi credo che magari sia meglio che mi risparmi questa figuraccia!” dissi con acceso imbarazzo.
Tutti gli occhi erano puntati verso di me, alcuni scossero la testa un po' delusi e altri continuavano ad incoraggiarmi credendo che fossi soltanto modesta.
Mi stavano obbligando a cantare, era pazzesco! Questa era pura violenza psicologica!
Sentivo tutti urlare “Forza!” e anche Reika e Haruna erano piuttosto insistenti.
In quel momento le odiai, in un modo spaventosa, avrei fatto il loro corpo a pezzettini con una motosega se solo avessi potuto.
Ormai stanca di quelle continue pressioni psicologiche, decisi con rassegnazione di fare questa figuraccia che non mi si voleva affatto risparmiare.
“Belle amiche” pensai tra me.
Scelsi una canzone a casaccio tanto la canzone non avrebbe fatto la differenza, avrei fatto una figuraccia anche se era una di quelle canzoni che conoscessi alla perfezione.
Ero negata per il canto! Lo sapevo, non capivo perché dovessero infierire così tanto!
Quando partii la base musicale strascicai a casaccio le parole che si visualizzavano nel monitor.
Cantavo di malavoglia con scarso entusiasmo, sperando che quell' agonia finisse presto.
Ma quella canzone era di 6 minuti all'incirca, non avrei potuto scegliere brano migliore! Pensai maledicendomi mentalmente.
Mentre stonavo la melodia di quella canzone sconosciuta mai udita prima d'ora, mi accorsi che fra la folla che mi osservava sconcertata c'era pure Ryueki.
“Perfetto!” pensai con sarcasmo, volendo morire in quel medesimo istante.
Dopo un po' chiusi gli occhi e pensai che forse non aveva senso cantare in quel modo, era patetico, almeno se dovevo fare una figuraccia che comunque stavo già facendo potevo almeno metterci più pathos in ciò che stessi cantando.
Così chiusi gli occhi per porre fine a quel canto funebre perché da come cantavo sembrava sul serio un canto in onore di un defunto, cantato anche malamente, di sicuro il cadavere si sarebbe ritorto nella tomba.
In quel momento volevo dimenticarmi di tutta la gente che era lì presente, sapevo che sarebbe stato puro suicidio, però pensavo che se dovevo fare una figuraccia, avrei dovuto farla per bene.
Ormai non avevo più niente da perdere, ero lì davanti a tutti, c'era anche Ryueki che mi avrebbe riso in faccia, ma poco importava la frittata era ormai fatta, quindi non avevo più nulla da perdere se non giocarmi quell'unica carta, metterci almeno l'entusiasmo.
Immaginai di essere sotto la doccia di casa mia, in un momento di pura intimità in cui canticchiavo a squarciagola una miriade di canzoni che sentivo nella testa battendo i piedi al ritmo della musica.
La melodia si faceva sempre più forte ed incalzante, così mi lasciai sempre più trasportare dalla musica, muovendo le gambe, i fianchi ed il resto del corpo come avevo sempre fatto nella doccia, certa che non mi avrebbe mai veduto nessuno.
“Oddio questa ragazza è uno spasso!” sentii dire fra la folla, scoppiarono tutti in una fragorosa risata.
Si stava tutti prendendo gioco di me, mentre strillavo fra le note di quella canzone sconosciuta storpiando le parole del testo poiché non potevo saperle dato che tenevo gli occhi chiusi.
Sentii la gente ridere a più non posso, non riuscivo a capire se fosse un bene o un male.
Mi sentivo ridicola! Oddio, no non dovevo pensarci, quello era il mio momento.
Stare su un palco gremito di gente non era mai stato il mio sogno, però una parte di me,sicuramente quella inconscia desiderava stare lì ed esprimere se stessa, anche se sarebbe stato imbarazzante.
In quel momento quella parte inconscia prese il sopravvento, aveva il pieno controllo delle mie azioni.
Facevo quello che mi sentivo di fare senza curarmi di quello che gli altri pensassero e mi sentii per un attimo libera dai giudizi della gente e libera da me stessa, dalla Natsuko che si preoccupava eccessivamente per delle figuracce.
La canzone proseguiva, mentre cantavo inventando parole sul momento, non sapevo neanch'io che cazzo stessi dicendo, dicevo quello che mi veniva in mente, pensavo a delle parole che potessero esprimere una qualsiasi emozione.
Il pubblico era diventato un coro di sghignazzi, però non mi insultavano, anzi mi incoraggiavano a continuare la mia esibizione.
Cantai fino alla fine stringendo i denti, incominciando a contare nella mia testa ogni minuto che mancasse prima della fine perché ero tornata sobria.
Infatti incominciai a chiedermi “Ma che cazzo sto facendo?”
Nonostante tutto continuavo a muovermi e a dimenarmi su palco sbattendo anche contro il monitor del karaoke, poi inciampai su qualcosa.
“Ahia!”urlai, mentre il pubblico continuava a ridere, poi riaprii gli occhi e vidi qualcuno venire in mio soccorso.
Era Ryueki , salii sul palco per aiutarmi a rialzarmi, ma mentre lo faceva rise anche lui.
“Non è divertente!” pensai con imbarazzo.
La canzone dopo un po' finii ed io fuggì dal palco pronta a nascondermi da qualche parte, volevo sparire dal pianeta terra.
Reika e Haruna mi vennero incontro facendomi dei sarcastici complimenti che avrebbero potuto benissimo risparmiarsi.
“E' tutta colpa vostra!” affermai irritata.
“Avanti è stato divertente!” affermò Reika.
“Si, mettermi in ridicolo! Guarda Reika non sai quanto mi sia divertita!” commentai aspramente.
“Non ti pare di esagerare!” affermò Ryueki, non so da quanto fosse lì ad ascoltare i nostri discorsi.
“Esagerare? Ho fatto la figura dell'imbecille!”
“Dai vieni con me!” disse afferrandomi per un braccio e trascinandomi insieme a lui nel palcoscenico.
La folla esultante assistette alla scena,mentre io con un espressione contrariata tentavo di liberarmi della stretta di Ryueki.
“Ti prendi troppo sul serio!” disse osservandomi tendendomi il microfono, poi se ne fece dare anche lui uno.
“Che intenzioni hai?” gli chiesi con preoccupazione, ormai aveva mollato il mio braccio, però qualche strana ragione rimasi ferma sul palco nonostante avessi l'opportunità di poter scappare.
Erano state le sue parole ad avermi fatto rimanere lì, in fondo aveva ragione mi prendevo troppo sul serio.
“Voglio cantare una canzone insieme a te!” disse sorridendo.
“Ed io non ho intenzione di fare quest'altra figuraccia!” mormorai per evitare che la folla mi sentisse.
Lui accese il microfono e chiese al pubblico “ Volete che la nostra Natsuko canti una canzone insieme al sottoscritto?”
Tutti urlarono un si piuttosto divertiti, bene adesso non sapevo come fare per potermene andare da quella situazione.
La folla mi bloccava l'uscita e l'espressione speranzosa di Ryueki mi impediva di sottrarmi a quell' altra figuraccia.
Scelse “Perfect smile” di Nana Mizuki, la conoscevo quella canzone, ma nonostante tutto sapevo che non avrei mai saputo eseguirla alla perfezione.
Si mise accanto a me quando partii la base musicale, io rimasi in silenzio non avevo alcun intenzione di cantare.
La sua presenza mi metteva a disagio, ero certa che lui fosse bravo e che sarei stata la sola ad essere in difetto.
Iniziò lui facendo la voce da ragazzina e stonando più di quanto potessi mai fare io.
Scoppiai a ridere, era troppo buffo!
I nostri sguardi si incrociarono, mentre continuava a cantare con quella voce stridula da ragazzetta.
Era a suo agio,non gli importava delle risate del pubblico.
Il suo sguardo mi incitava ad unirmi anch'io al suo comico canto, non me lo feci ripetere due volte.
Cantai a squarciagola, anche lui lo fece alzando le tonalità, facendo un acuto stonato che non esisteva nella canzone.
Mi piaceva la sua espressione convinta quando cantava, faceva troppo ridere e poi ballava imitando gli sciocchi balletti delle idols giapponesi, poi non so perché si mise a ballare la parapara dance che non centrava proprio nulla, lo seguivo dimenticandomi di tutto il resto.
Era come se mi fossi dimenticata della folla perché mi stavo divertendo ad osservarlo mentre faceva il cretino ed io facevo lo stesso per divertire lui lasciandomi trascinare dalle sue idiozie.
Poi si avvicinò a me ballando un valzer che non centrava assolutamente niente con la canzone e in un modo piuttosto bizzarro come se fosse uno swing.
La gente applaudiva tra le risate, rimasi piuttosto incredula, pensavo che da un momento all'altro ci avrebbero tirato dei pomodori addosso e invece no ci diedero persino un premio.
Era una coppa che affidavano a coloro che riuscivano a divertire maggiormente il pubblico del locale.
Ryueki notò la mia espressione allibita e mi sussurrò all'orecchio “E' questo il vero spirito del Karaoke, divertirsi e divertire!”
Quando scesi giù dal palco insieme a Ryueki, la gente ci acclamò come se fossimo delle star, ero imbarazzatissima.
Poi pensai che la coppa che ci avevano dato era una sola, quindi chi doveva tenersi la coppa del divertimento? L'avrei lasciata Ryueki poiché il merito era quasi tutto suo.
Se non mi avesse proposto di cantare quella canzone e se non mi avesse messo a mio agio facendo lo stupido non avrei mai vinto quel premio.
“ Tieni” dissi porgendogliela.
“No, tienila tu! Ti servirà per ricordarti di non prenderti sempre sul serio...ma di saper anche ridere di te stessa e dei tuoi difetti!” disse rivolgendomi un caloroso sorriso.
Non ero più arrabbiata con le mie amiche, adesso mi sentivo serena, non mi preoccupavo più della risa della gente e della mia figuraccia poiché il karaoke in fondo serviva a divertirsi.


Hideki:

Avevo ricevuto due visite in un solo giorno.
Facevamo progressi, anche se dei miei genitori neanche l'ombra.
Era troppo impegnati con il lavoro e a tradirsi a vicenda per poter andare a trovare il proprio figlio che era su un letto d'ospedale.
Pensavo che a loro non mi importasse proprio nulla di me, anche nel caso in cui fossi morto forse non avrebbero neppure trovato il tempo per poter venire al mio funerale.
La prima visita fu del tutto inaspettata, non credevo che Azusa Mishina sarebbe venuta a trovarmi, non sapevo neanche come facesse a sapere che fossi in ospedale.
Poi pensai che dopotutto le notizie all'istituto Selou giravano in un modo assurdo, infatti chi voleva salvaguardare la propria privacy in quella scuola non ci riusciva affatto.
Tra tutte le ragazze che mi ero portato a letto perché era venuta a trovarmi proprio Azusa Mishina?
A malapena mi ricordai di lei, fortunatamente mi disse il suo nome dicendomi “Non so se ti ricordi” evitandomi l'imbarazzo di dirle “Scusa e tu chi sei?”
Era una ragazza davvero carina e poi il suo abbigliamento sembrava un caloroso invito agli uomini, quindi le sorrisi ringraziandola per quella visita inaspettata.
Lei mi disse “Ti ho portato una fetta di torta al cioccolato” disse sorridendomi con dolcezza.
Ciò che mi piaceva di lei, era che non faceva domande non mi chiedevo chi fosse stato a ridurmi così, non mi faceva le pressioni psicologiche di Reika, però in fondo anche quelle pressioni mi piacevano.
Mi lasciavo cullare dalla spensieratezza di quella ragazza che mi imboccava affettuosamente come se fossi un bambino, mentre ammiravo i suoi grandi seni che si vedevano perfettamente da quella scollatura a v.
Dopo un po' comparve anche Reika, la sua entrata in scena era più piacevole, però sapevo che non sarebbe stata una lieta visita, avevo dei brutti presentimenti.
Tra le due avvenne una discussione, così intuii che si conoscessero ,ma non prestai molta attenzione alle loro liti.
Le tirate per i capelli fra ragazze, le detestavo, mi attraevano molto di più i rapporti saffici e in quel momento c'era qualcos'altro a suscitare il mio interesse ed era la quarta di seno di Azusa, no forse era una quinta pensai meravigliato.
La tranquillità ebbe quasi subito fine, Azusa uscii salutandomi con dolcezza mentre Reika mi osservava con uno sguardo quasi omicida.
Ero contento della sua visita, però mi rendeva irrequieto perché il giorno prima le avevo confessato i miei sentimenti e temevo la sua risposta.
Innanzitutto la ringraziai per la sua visita, ma lei fu fredda come un ghiacciolo che faticava a sciogliersi, forse era rimasta infastidita da Azusa.
Forse era gelosa, pensai contento.
Per tale ragione ricalcai il discorso su Azusa, volevo sapere se fosse gelosa, ma non riuscivo ad intuirlo dalle sue parole, anzi si intuivo il suo fastidio, quel suo fottuto orgoglio che conoscevo bene.
Era tutta una questione di orgoglio che ben comprendevo, anch'io ero come lei, con le ragazze che si rifiutavano di venire a letto con me, mi sentivo nel suo stesso identico modo, ma con lei era diverso.
Portarmela a letto o meno aveva ben poca importanza, cioè avrei tanto voluto fare certe cose con lei, però mi bastava anche solo stare con lei senza far nulla.
“Vai a letto con tutte tranne che con me!” disse mordendosi il labbro.
“Ecco ci risiamo il tuo orgoglio non riesce ad accettarlo!”
“La torta era buona?” mi chiese come se volesse cambiare argomento.
“Si ma ne ho mangiate di migliori!” dissi riferendomi alla torta che mi aveva fatto quand'ero piccolo.
“Ah ti sei fatto portare la tv!” disse notando il televisore davanti al letto.
“Si, così posso vedermi Gintama!” dissi ridendo, rise anche lei, sembrava tutto tornato alla normalità come quando era venuta a casa mia.
“Reika riguardo quello che ho detto ieri....” dissi facendomi di coraggio, ero certo che lei non avrebbe mai affrontato l'argomento, ma non mi diede il tempo di finire.
“Non c'è bisogno che tu mi dica niente, lo so già che l'hai detto perché stavi molto male...e poi lo dici a tutte le ragazze quindi non ci ho dato molto credito. Tranquillo non mi sono fatta nessun illusione e non ti denuncerò per questo. E poi neanch'io ti amo quindi...” disse velocemente, faticai a seguire quel discorso, ma una frase che capii la perfezione fu l'ultima,
“E poi neanch'io ti amo quindi” quelle parole mi ferirono mortalmente.
“Ah” dissi mentre incominciai a sentirmi una morsa al cuore che mi impediva di respirare.
“Stai male?” mi chiese osservandomi con preoccupazione.
Prima mi feriva e poi si preoccupava di me, era assurda.
Odiavo il suo sguardo ingenuo, come se lei non avesse fatto nulla di male, lei era la causa del mio male più profondo possibile che fosse così difficile da capire.
“No, benissimo, anzi i medici dicono che presto potrò tornare a casa” dissi con un falso sorriso.
Dopo tutto quello che avevo fatto forse non avevo il diritto di pretendere nulla, mi ero sempre comportato da stronzo.Era normale che tutto mi si ritorcesse contro.
Come avrebbe mai potuto amare uno come me? Insensibile ai sentimenti degli altri, che faceva cazzate dalla mattina alla sera, pentendosene solo quando ne pagava le conseguenze.

“ Mi dispiace...” dissi in un sussulto appena percettibile.
“Per cosa?” mi chiese sbigottita.
“Per tutto...” mormorai, ero sinceramente dispiaciuto per tutte le ragazze che avevo ingannato e per tutte le altre innumerevoli cose spregevoli che avevo fatto senza una ragione plausibile, solo perché mi andava.
Pensai ai miei genitori, quelle poche volte che li vedevo, non coglievo dei buoni insegnamenti dal loro rapporto, fatto di discussioni di lavoro e di tradimenti.
Si tradivano a vicenda e ne erano tutti e due pienamente consapevoli, ma si comportavano come se fra di loro andasse tutto bene.
Mio padre portava le sue sgualdrine anche in casa e mia madre faceva lo stesso, senza crearsi tanti problemi ed io osservavo impotente questo loro modo di fare.
Mio padre fingeva sempre di non essere sposato e costringeva anche a me a reggere il suo gioco, persino mia madre stava al suo gioco, lui in cambio doveva ricambiare.
Poi quando scoprivano la realtà dei fatti si udivano piagnistei e urla, mentre mio padre le osservava con indifferenza poiché si era già preso ciò che di loro gli interessava.
“Donne!” commentava lui ridendo mentre io osservavo quelle ragazze correre via da casa mia urlando infuriate e distruggendo qualche mobile della casa.
“Sai Ryueki...le donne sono tutte stupide, lo vedi come si agitano per un nonnulla! Prendi di loro solo quello che ti piace e poi lasciale perdere!”
Mi ero abituato a quei comportamenti tanto che mi era parso normale il comportamento di mio padre e lo avevo imitato, credendo che in fondo fosse la cosa giusta da fare.
“Non ti seguo” affermò disorientata.
“Per come mi sono comportato con te, con le tue amiche e con tutte le altre ragazze...” dissi costernato.
“ Non credo che in questo caso le tue scuse servano a molto...anzi sembrano una battuta di pessimo gusto!” affermò acidamente.
Aveva un ragione un mi dispiace non risolveva un bel nulla, però ero dispiaciuto qualcosa voleva pur dire se ero dispiaciuto, significava che non ero poi tanto spregevole come mio padre.
Avrei tanto voluto sentirmi dire almeno che mi avrebbe perdonato,invece no non era disposta neanche a perdonarmi.
“Non capisco perché sei venuta qui?” chiesi inarcando le sopracciglia per la rabbia.
“Sei venuta per farmi la predica oppure per far valere il tuo orgoglio ferito? Dimmi!” dissi in tono aggressivo.
“Sai Hideki era venuta per farti una visita per accertarmi delle tua salute, ero venuta con dei buoni propositi, ma poi ti trovo con la ragazza che odio più di tutte e poi...mi hai preso in giro, hai detto di amarmi e non era vero! Pensavo che almeno con me ti facessi certi scrupoli, invece no a te piace giocare con i sentimenti degli altri!” dissi senza neppure rendermi conto di aver detto tutte quelle cose ad alta voce.
Io non l'avevo presa in giro, io lo amavo davvero, ma dopo aver preso per il culo tante di quelle ragazze era normale che non mi credesse, peròche mi credesse o meno lei aveva detto di non amarmi quindi non capivo perché si agitasse tanto.
“Hai detto di NON AMARMI, quindi nessun danno no?” affermai scadendo con amarezza le parole su quel non amarmi.
“Così dunque adesso sono io ad aver ferito il tuo orgoglio. Non ti piace l'idea che io sia immune ai tuoi giochetti!” affermò in tono velenoso.
Non capiva o non voleva capire che il mio non era orgoglio, ma amore.
“Sai credo che adesso faresti meglio ad andartene!” dissi irritato da quella situazione.
Ero ancora convalescente, non dovevo agitarmi troppo, ma era più forte di me, così tossii rumorosamente iniziando a sentirmi davvero male.
Lei compassionevole mi diede un bicchiere d'acqua.
Odiavo essere compatito, odiavo l'ipocrisia ovvero quando tutti erano buoni per te solo perché stavi male.
La lasciai fare solo per non morire affogato nonostante mi pesasse molto accettare quel compassionevole gesto, poi pensai che forse non si trattava solo di questo.
Forse la sua non era compassione, ma allora cos'era?
La osservai, soffermandomi con attenzione in ogni parte del suo viso come se stessi cercando di cogliere qualcosa su di lei che mi era sempre sfuggito.
“Va meglio?” chiese togliendomi il bicchiere dalla bocca.
“ Si, ma starei ancora meglio se tu te ne andassi!” le dissi con freddezza, non potevo sopportare quella compassione perché poteva solo essere compassione e nient'altro.
Aveva detto di non amarmi e aveva anche lasciato intendere che non mi avrebbe mai perdonato per le mie malefatte, quindi quei suoi gesti caritatevoli nei miei confronti erano solo perché gli facevo pena.
“D' accordo”
“Ti amo!” dissi non accorgendomi che lei se ne era già andata.

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Capitolo 12
*** amanti? ***


TORNATA DALLE MIE VACANZE, COSì POSTO UN ALTRO CAPITOLO DIVERSO DAGLI ALTRI! IN FONDO LE VACANZE MI SONO ANCHE SERVITE UN Pò A PENSARE A COSA SCRIVERE. QUINDI DITEMI SE MI HANNO FATTO BENE O MALE QUESTE VACANZE! xD AVVERTO TUTTI CHE QUESTO CAPITOLO CI SONO DELLE SCENE UN Pò COSì, INFATTI NON SO SE METTERE IL BOLLINO ROSSO CMQ HO CERCATO DI NON SCENDERE TROPPO NEL VOLGARE IN STILE MELISSA P. SPERO SOLO DI ESSERCI RIUSCITA! BE' FATEMI SAPERE! PER QUESTO CAPITOLO MI SONO ISPIRATA AD UNA CANZONE CHE PER ORA E' IL MIO CHIODO FISSO "LIKE LOVERS DO" DI HEATHER NOVA( amiamoci come gli amanti) BACI!

Reika:


Dopo quel giorno non andai più a trovare Hideki in ospedale, gli riservavo rancore. Non sapevo perché mi avvelenassi così tanto il cuore di odio nei suoi confronti.

In fin dei conti, non lo amavo neanche...

Ma mentalmente quella frase diventava incerta e confusa. No, ancora, quei maledetti sentimenti del passato che rinvigorivano nel presente.

I ricordi ancora una volta tornavano a perseguitarmi.

Tutte quelle volte che mi aveva cacciato nei guai, tutte quelle volte che mi aveva indotto a fare cose sbagliate per soddisfare un suo capriccio, queste erano le cose che non dovevo dimenticare.

Come quella volta in cui mi aveva spinto a rubare.

“Hideki non voglio! E poi non abbiamo bisogno di rubare, possiamo permetterci tutto quello che vogliano!” affermai contrariata.

In fondo ero sempre stata una bambina onesta, i miei genitori mi avevano educato così.

“Sei noiosa come le altre bambine, questo non si fa, quell'altro non si fa...tutte uguali!” affermava lui tutte le volte in cui non sottostavo alle sue marachelle.

Quella era la frase magica che mi spingeva a fare quello che mi chiedeva, perché non volevo sembrare la solita bambina ricca e noiosa, volevo apparire diversa agli occhi di Hideki.

In conclusione venivamo scoperti sul fatto, solo che la sola a pagarne le conseguenze ero io dato che i genitori di Hideki erano più lascivi nei confronti del figlio.

Solo che per qualche strana ragione, tutte le sgridate e le punizioni impartite dai miei genitori a causa sua acquistavano ben poco valore rispetto a quanto mi divertissi insieme a lui.


I miei genitori a volte si infuriavano con i suoi genitori ritenendo che avessero educato Hideki piuttosto male, perché sapevano perfettamente che mi lasciavo influenzare da lui, però nonostante tutto mi mettevano lo stesso in punizione.

Quando accadeva Hideki si presentava a casa mia prendendosi la responsabilità di tutto ciò che fosse accaduto affermando che io non centrassi nulla e che dovevano mettere lui in punizione.

Un sorriso mi si stampò sul volto, ricordando tutte quelle volte in cui mi aveva difeso in modo quasi eroico per risparmiarmi una qualche sciocca punizione.

“Reika! Reika!” quella voce che chiamava con insistenza il mio nome mi ridestò dai miei pensieri.

“Si, che c'è?” chiesi osservando Natsuko e tutti gli altri che mi osservavano perplessi nell'aula del club.

“Per una volta dai una mano!” affermò Natsuko osservando tutti gli scatoloni che dovevamo portare nelle altre aule.

Il nostro club dei tuttofare era stato schiavizzato dagli altri club, ormai era come se fossimo un servizio trasporto scatoloni da un aula ad un 'altra.

Lasciavo sempre che fossero gli altri ad affaticarsi, loro erano abituati a portare grossi pesi.

“Natsuko non puoi chiedere ad Hanamei Reika di fare la serva, ho una dignità da difendere!”

“Oh povera Reika!” affermò con acceso sarcasmo.

Ryueki nel frattempo stava iniziando a portare alcuni di quei scatoloni seguito da Takeru che non voleva far sbracciare la sua amata Haruna.

Natsuko continuava ad insistere, voleva che le dessi una mano a portare gli altri scatoloni, ma io neppure le davo più ascolto, era inutile,la fatica non faceva di certo per me.

Dopo un po' comparve sulla soglia Hideki, si era da poco rimesso.

Lo avevo evitato per tutta la mattinata. ma era stata tutta fatica sprecata dato che adesso mi ritrovavo faccia faccia con lui.

Lui fece un cenno con la mano, mentre gli altri lo guardarono con un espressione incerta, non sapevano come comportarsi in sua presenza.

L'ultima volta che avevano visto Hideki, lo avevano preso a parole, però adesso lo vedevano in un certo senso come la vittima di un massacro.

“Vorrei scusarmi per quello che è successo l'ultima volta che ci siamo visti, anche con te Natsuko non credo di essermi scusato abbastanza per quello che ho ti ho fatto” disse sinceramente dispiaciuto, osservando tutti e poi guardò dalla mia direzione con una certa insistenza.

Ryueki aveva abbandonato gli scatoloni e anche Takeru fece lo stesso, erano tutti rimasti piuttosto increduli dinanzi le sue scuse.

“Ah scusa tu, credo che dobbiamo aver esagerato un po' con le parole” affermò Ryueki un po' a disagio, lo stesso fece Natsuko, Haruna e Takeru, mentre io non battei ciglio, volevo sembrare indifferente.

Ryueki gli chiese se si fosse ripreso del tutto, la sua era stata una domanda di cortesia, non che avesse poi tanto a cuore la salute di Hideki.

Ok, si era scusato ma nessuno dei presenti lo considerava un amico, quindi tutti si ben guardavano da lui e si comportavano solo secondo le circostanze.

“Che dovete fare con tutti questi scatoloni?” chiese lui con un espressione amichevole, fin troppo amichevole.

“Dobbiamo portare quelli verdi nel club di teatro, quelli gialli nell'aula di musica e quelli rossi nell'aula del club di judo” affermò Ryueki con un espressione stanca, ne aveva portati già un bel po'.

“Vi do una mano!” disse prendendo quattro scatoloni mettendoli uno sopra l'altro.

“Sicuro di farcela a portare quei quattro tutti insieme? Ti sei dimesso da poco!” affermò Haruna con apprensione.

“Ehm forse ha ragione Haruna” affermò Takeru.

“Non vi preoccupate!” rispose lui facendosi carico di tutto quel peso.

Io rimasi seduta fingendo di leggere una rivista,mentre invece osservavo Hideki portare quegli scatoloni tutto da solo chiedendomi cosa gli stesse passando per la testa.


Erano tutti indaffarati a portare quegli scatoloni, anche Haruna ne portò qualcuno, ma solo i più leggeri.

Dopo un po' Natsuko tornò per prendere gli altri scatoloni, si lamentò con me poiché non stavo dando il mio contributo.

Hideki aveva portato gli scatoloni a destinazione e ne stava prendendo altri, ma poi udii le lamentele di Natsuko e disse “Non preoccuparti Natsuko, per gli scatoloni che doveva portare Reika ci penso io!”

I nostri sguardi si incrociarono, io lo guardai interrogativa come se volessi chiedergli mentalmente “Ma cosa ti passa per la testa” e il suo sguardo non era affatto esaustivo, anzi mi confondeva maggiormente.

Forse non era una buona idea lasciare che portasse tutti quegli scatoloni, ma non volevo neppure dovermi scomodare a portarli sopratutto perché così avrebbe intuito che mi stavo sbracciando solo per lui.

Lo osservavo sudare e portare tutti quegli enormi scatoloni insieme agli altri, dopo però rimasero solo gli scatoloni che avrei dovuto portare io e così mentre tutti gli altri si riposavano, lui era il solo a portare tutto quel peso.

Ryueki era stato il solo a scomodarsi per aiutarlo,ma lui rifiutò il suo aiuto, era sempre stato orgoglioso, anche da bambino era sempre stato così.

Nonostante fosse sempre stato cagionevole di salute, non aveva mai voluto darlo a vedere agli altri bambini, non voleva che loro sapessero quanto in realtà fosse fragile e quindi spesso faceva cose che la sua salute non gli permettesse di fare.

Solo con me si mostrava per quello che era poiché sapeva che con me era inutile fingere, lo conoscevo fin troppo bene e sapevo quando le sue forze lo abbandonavano.

Adesso però era diverso, era più forte non soffriva più di quegli improvvisi attacchi di cuore che gli venivano da bambino, quindi non avevo motivo di preoccuparmi e poi se non era davvero in grado di portare tutto quel peso avrebbe messo da parte l'orgoglio.

Hideki che metteva da parte il suo orgoglio dinanzi a tutti, volevo proprio vedermelo, anzi volevo proprio vedere fino a che punto il suo orgoglio potesse reggere.

Primo o poi avrebbe ceduto, non poteva credere di poter portare tutti quegli scatoloni da solo.

Lo guardavo pensando “Ok, adesso cede!”, ma tutte le volte in cui lo dicevo, lo vedevo prendere gli altri scatoloni e andarsene.

Eta sempre più stanco e affaticato, mentre gli altri gli chiedevano se avesse bisogno di aiuto, ma lui come al solito rifiutava e così gli altri continuavano godersi il loro meritato riposo parlando fra di loro, anch'io mi unii a loro, solo che il più delle volte fingevo di seguire i loro discorsi poiché la mia mente era altrove.

Mi chiedevo perché fosse così ostinato, bastava semplicemente che dicesse “ Sono stanco, non ce la faccio a portarli da solo!” mi sarei sbracciata persino io ad aiutarlo se solo lo avesse detto.

Doveva portare gli ultimi tre, li afferro con le sue braccia stanche respirando affannosamente. Mi soffermai su quel respiro asmatico temendo che gli venisse qualche attacco, ma poi pensai che le mie preoccupazioni erano stupide, non aveva più avuto attacchi dagli anni delle medie.

Giocava pure a calcio,faceva anche palestra quindi la fase attacchi di cuore era ormai superata.

Ma dopo un po' mi accorsi di aver sbagliato valutazione, Hideki stava davvero male.

Vidi le scatole cadere per terra mentre lui pallido in viso si piegava per il dolore al petto.

Corsi subito verso la sua direzione per soccorrerlo, gli altri erano ancora confusi per capire la situazione.

“Che succede?” chiese Natsuko venendomi incontro insieme agli altri.

“Allontanatevi non gli state troppo vicini...” dissi vedendoli circondare Hideki.

Hideki si contorceva per il dolore e continuava a respirare affannosamente sentendo il respiro mancargli, poi si sedette sul pavimento continuando a toccarsi sofferente il petto.

“Che cosa possiamo fare?” chiese Haruna preoccupatissima.

Erano tutti preoccupatissimi e non capivano ancora cosa gli fosse successo, ma sapevano che non potevano lasciarlo in quello stato.

Hideki tremava mentre tentava inutilmente di respirare,io mi sentii morire a rivederlo ancora una volta in quello stato, non riuscivo ancora a credere che gli fosse venuto un altro attacco.

Mi abbassai per dargli conforto, per tranquillizzarlo dato che oltre l'attacco di cuore stava subentrando il panico.

“Hideki stai calmo!” dissi stringendo la mia mano alla sua.

Erano rimasti tutti immobili ad osservare me ed Hideki non sapendo che fare per aiutarlo.

Dopo aver calmato un po' Hideki dissi loro di chiamare l'infermiera della scuola e di chiedergli il “Mexitil” ovvero il farmaco che serviva ad Hideki.

L'infermiera della scuola arrivò nell'aula portando un altro medicinale, che aveva sciolto nell'acqua io la fermai dicendo “Non è il mexitil!”

“E' sempre per i cardiopatici!” disse lei osservandomi come se fossi stupida.

“Lui può prendere solo il mexitil non altri farmaci!”

“Non abbiamo mexitil!” affermò lei.

“Allora qualcuno lo vada a comprare!” affermai agitandomi.

“Va bene anche questo!” disse lei insistendo.

“No! Tutte le volte che gli hanno dato altri medicinali è stato più male!” affermai contrariata.

“Lo vado a comprare io” disse Natsuko, le diedi i soldi per comprarlo e poi uscii velocemente dall'aula.

“meglio portarlo in infermeria!” affermò lei.

“No è meglio lasciarlo qui!” dissi certa che non appena l'infermiera avesse tentato di sollevarlo lui si sarebbe agitato di più.

Infatti fu ciò che avvenne, si agitò più di prima.

“Hideki stai calmo, non ti faccio portare da nessuna parte” dissi accarezzandogli il viso, lui sembrò calmarsi, smise almeno di tremare.

L'infermiera finalmente sembrò mettersi da parte, così potei agire secondo i miei metodi.

“Se gli diamo dell'acqua?” chiesero gli altri incerti sul da farsi.

“No non credo sia una buona idea” affermai. Mi alzai un attimo per vedere se c'era qualcosa che potesse servire a far star meglio Hideki, ma sentii in quello stesso momento la sua mano che avevo smesso di stringere, premere con forza il mio polso che mi trascinava giù, accanto a lui.

“Reika ti prego non mi lasciare solo” diceva tra gli affanni.

Mi faceva male vederlo così e in un certo senso mi sentivo anche colpevole, se solo avessi trasportato io quelle scatole, tutto questo non sarebbe successo pensai tra me.

No, non era il momento di compiangermi e di scoraggiarmi, Hideki in questo momento aveva bisogno della Reika forte non di quella debole.

Mi sedetti davanti a lui, gli feci piegare le gambe per facilitargli la respirazione mentre continuava a stringere il mio polso per paura che me ne andassi via.

“Reika c'è una cosa che devo dirti...prima che sia troppo tardi” disse con voce tremante.

“Non dire stupidaggini, non stai per morire...” dissi per tranquillizzarlo, ma in realtà ero spaventata quanto lui.

Temevo che Natsuko non sarebbe arrivata in tempo, questa era una delle paure che più mi tormentava.

Forse era meglio portarlo in infermeria, solo che Hideki si sarebbe agitato di più e temevo che questo avrebbe facilitato maggiormente il soggiungere di un infarto.


Fortunatamente Natsuko torno più in fretta del previsto,così mi sciolse il medicinale in un bicchiere dato che io ero impossibilitata poiché Hideki non mi permetteva di allontanarmi da lui neppure per un istante e continuava a stringermi il polso.

Solo quando vide Natsuko chinarsi per darmi il bicchiere mi lasciò il polso,così afferrai il bicchiere e lo posai sulle sue labbra per farlo bere.

Gli tolsi il bicchiere dalle labbra, lo sentii deglutire e poi affogarsi, dell'acqua gli era andata di traverso.

Gli diedi un colpetto alla schiena che parve funzionare, infatti aveva finalmente deglutito per bene, poi fuoriuscirono dalla sua bocca delle gocce d'acqua che inumidirono leggermente il mio collo.

Dopo un po' il suo respiro si fece regolare e tutto tornò bene o male alla normalità.

Mica tanto alla normalità dato che tutti mi guardavano come se fossi una leggenda, non so erano tutti rimasti increduli dalla mia prontezza nel momento in cui Hideki aveva avuto il suo attacco.

Dopo il club ognuno se ne andava per i fatti propri, ma c'era una persona che mi rendeva irrequieta ed era Hideki, non poteva guidare dopo quello che gli era successo.

“Hideki” dissi andandogli contro, abbandonando gli altri senza neanche salutare, non potevo lasciare che si mettesse alla guida non dopo che aveva avuto uno dei suoi attacchi.

“Che c'è?” chiese lui senza neanche voltarsi.

“Non puoi guidare dopo quello che ti è successo” affermai con apprensione.

“Non ti preoccupare l'ho già fatto altre volte!” affermò ancora dandomi le spalle.

Lo raggiunsi per guardarlo dritto in faccia, ero scossa, poiché avevo scoperto che aveva avuto altri attacchi oltre a questo.

“Quindi hai avuto altri attacchi di recente...” affermai allarmata.

“ Si, ma sono stati più lievi rispetto a questo, mi sono passati da soli”

“Idiota, ma cosa hai in quella cazzo di testa! Le pillole portatele sempre dietro! E poi perché ti sei sforzato così tanto...non era necessario che portassi tutto da solo quelle scatole...” affermai infuriata.

“Mi sono sopravalutato...pensavo di farcela e invece...” affermò cupamente.

“I tuoi ne sono al corrente?”

“No, figurati se glie lo dicessi finirebbe come al solito, controlli medici e prescrizioni di farmaci a non finire, poi George mi terrebbe sotto chiave e potrei dire addio per sempre al calcio, alla palestra e persino la mia dieta alimentare sarebbe incentrata sulla cardiopatia”

“In effetti non credo che il calcio e la palestra siano attività che tu possa permetterti...”

“E dimmi Reika quali attività può praticare un cardiopatico” affermò in tono sferzante.

“Volevo solo dire che non devi affaticarti troppo...”

“L'ultima volta che ci siamo visti non sei stata così premurosa!” esclamò sorridendo.

Mi sentii a disagio, non sapevo neppure io il perché.

“Durante l' attacco hai detto che dovevi dirmi qualcosa ....” esclamai con titubanza.

“Adesso non ha più senso dirtelo”

“Perchè quando hai un attacco ha più senso dirmelo?”

“Si, più o meno”

“Hideki ho un'altra domanda...”

“Spara!”

“Perchè non mi hai detto di questi tuoi attacchi?”affermai cercando di nascondere l'irritazione, ma era più forte di me, non riuscivo a sopportare che lui non mi dicesse cose così importanti.

“Perchè mai avrei dovuto dirtelo? Noi due non siamo amici, l'hai messo in chiaro più di una volta”

“Noi due ci siamo fatti una promessa o forse l hai dimenticato!” affermai ricordando quella promessa che c'eravamo fatti da bambini ovvero che ci saremmo sempre e comunque sostenuti nei momenti difficili.

“Era una promessa infantile e priva di valore...non ha alcuna valenza...” affermò Hideki con freddezza.

Ero la sola a credere a quella promessa, a volerla mantenere nonostante tutto.

Provai rabbia e mi sentii stupida, abbassai lo sguardo per non incrociare il suo.

“Adesso vado!” disse pronto per andarsene.

“No! Ti do un passaggio io!” dissi stringendogli il polso per fermarlo.

“D'accordo...” disse osservandomi in un modo strano.

Saliti in macchina,ci sedemmo nei posti dietro. Il mio autista accese il motore piuttosto stranito dalla presenza di Sezunaki Hideki.


Ma non mi preoccupava più di tanto, avevo soldi a sufficienza per comprare il suo silenzio, dato che i miei genitori sarebbero stati più che contrari.

Loro avrebbero di certo disapprovato che io stessi in sua compagnia per quello che era successo in passato. Erano ridicoli ritenevano Hideki una specie di serial killer tanto da escluderlo come mio possibile marito. Mia madre per tale ragione cercava altri ragazzi ricchi e promettenti da potermi appioppare.

Le sole volte che la vedevo mi riempiva la testa di baggianate su dei ragazzi che secondo lei potevano essere degli ottimi partiti.

Si informava su tutto quello che sapessero fare: quante lingue parlassero, se suonavano il pianoforte, il violino e sui voti scolastici.

Mi parlava sempre estasiata di quanto questi possibili candidati fossero promettenti e mi mostrava numerose foto di tutti questi individui di cui non mi importava un fico secco.

Non volevo sposarmi con una persona solo per i suoi talenti, volevo qualcosa di più di questo, ma mia madre non mi capiva, lei pensava che i sentimenti nascessero con il tempo.

Dopo tutto tra mio padre e mia madre era stato così, era stato tutto stabilito dalle medesime famiglie, però loro erano stati molto fortunati poiché alla fine si erano innamorati l'uno dell'altro.

Non voleva affatto capire che il suo era stato solo un caso tra mille, quella fottuta eccezione alla regola non poteva accadere anche a me!

Osservai Hideki con una certa insistenza, mi piaceva osservarlo ammirando i suoi occhi color topazio e quell' espressione pensierosa che osservava la strada.

Si accorse delle mie occhiate, così si voltò verso di me, il suo sguardo si concentrò verso qualcosa poi capii che stava osservando il fresco livido che avevo sul polso.

Mi strinse il polso con delicatezza e lo avvicinò alla sua bocca, lo osservai confusa ed imbarazzata.

“Mi dispiace tanto per il tuo polso, ti devo aver fatto molto male!” disse continuando a tenere il mio braccio vicino alla sua bocca, infatti sentivo le sue calde alitate sfiorarmi il polso.

“Non fa niente...” dissi incrociando il suo sguardo.

Mi piaceva specchiarmi dentro i suoi occhi, ma allo stesso tempo mi sentii a disagio, sopratutto perché continuava a tenere con dolcezza il mio polso prigioniero.

Posò le sue morbide e rosse labbra sul livido che mi aveva fatto.

Mi stava provocando i brividi lungo la schiena con il semplice tocco delle sue labbra. Ero incredula, avrei tanto voluto sapere come ci riuscisse.

Il mio autista con la coda dell'occhio ci osservava maliziosamente,di sicuro si stava facendo delle idee sbagliate, ma non mi importava più di tanto, sapevo come comprare il suo silenzio quindi nessun problema.

Dopo un po' smise di stringermi il polso e disse “Grazie per quello che hai fatto, per essermi stata vicina nonostante tutto, anche se lo hai fatto per quella stupida promessa!”

Mi feriva quando diceva che quella promessa era stupida ed infantile, perché mi lasciava intendere che ero stata la sola ad averla fatta con consapevolezza.

“Per me non è stupida!” affermai irritata.

Dopo un po' mi accorsi che eravamo arrivati sotto casa sua, lui scese dall'auto facendo il solito cenno tirchio con la quale salutava tutti, ovvero non era un saluto sbilanciato il suo, anzi era come se stesse salutando tanto per non essere maleducato.

Scesi anch'io della macchina,non volevo lasciarlo solo, non dopo quello che gli era successo per colpa mia.

Mi sentivo colpevole perché se solo avessi raccolto tutte quelle stupide scatole, lui non si sarebbe affaticato più del necessario.

“Hideki...” dissi correndogli incontro.

“Che altro c'è?” chiese voltandosi scocciato verso di me.

“Posso dormire con te?” gli chiesi con decisione.

“Non pensare male, intendo solo dormire” dissi accorgendomi dei suoi sguardi ambigui.

“Temi che possa avere qualche altro attacco...non ti preoccupare, ho le pillole!”

“Già , ma chi mi dice che quelle pillole tu le prenda!”

“Non sono più un bambino, se devo prenderle le prendo”

“Spiacente, ma non mi fido!” dissi senza voler ammettere repliche.

“D'accordo fa come ti pare” disse rassegnato.

Lasciai una mancia considerevole al mio autista per il suo silenzio riguardo a tutta quella faccenda e poi entrai dentro casa di Hideki.

Tutte le cameriere mi osservavano sconvolte come al solite, alcune mi rivolgevano sguardi di invidia perché dovevano aver frainteso tutto come al solito.

George mi salutò calorosamente mentre inceneriva Hideki con il solo sguardo, anche lui si era fatto delle strane idee.

Nessuno dei due parlava, c'era solo una forte intensa di sguardi che usavano per comunicare, per poter escludere me da quella enigmatica conversazione fatta di sguardi e cenni.

Non so cosa Hideki gli avesse detto e neppure cosa gli avesse detto George con lo sguardo, so solo che si dovevano essere messi d'accordo poiché George sembrava essersi calmato.

Cenare insieme ad Hideki in casa sua dopo tanto tempo era stranissimo, mi dava come la sensazione che il tempo si fosse fermato e che noi due fossimo tornati bambini.

Poi mi sentii in soggezione perché i camerieri avevano preparato una cena a lume di candela , infatti Hideki aveva un espressione per nulla contenta di queste bizzarre iniziative, ma non disse nulla.

Il tavolo da pranzo fortunatamente era grande, quindi non eravamo affatto vicini l'uno all' altra così ero più a mio agio.

“Casa tua non è cambiata molto” affermai osservando i quadri appesi e l'intero arredamento di avorio pregiatissimo.

“I miei genitori vorrebbero cambiare casa, almeno così mi hanno fatto sapere tramite George”

“E a te dispiace?” gli chiesi, pensando che quella casa era legata alla nostra infanzia.

“Si ma lo sai come sono i miei genitori non mi danno retta!”

Dopo aver finito di mangiare ci ritirammo nella sua stanza, lui mi osservò perplesso chiedendomi “Sicura che non vuoi dormire nella stanza degli ospiti?”

“Hai detto che scopare con me, sarebbe come scopare con tua sorella, quindi possiamo tranquillamente dormire nello stesso letto!” dissi osservando i suoi occhi color topazio che mi osservavano con poca convinzione.

“Sono parole tue, mica me le sono inventate!” affermai essendomi accorta del suo sguardo incerto.

Mi sentivo un po' a disagio a fare quei discorsi, però allo stesso tempo mi divertivo parecchio dato che i suoi occhi sembravano negare tutto, negare di essere immuni al mio fascino.

L' idea che non mi vedesse affatto come una sorella mi confortava molto, forse più del necessario.

Forse era solo una questione di orgoglio femminile come diceva lui, ma a me sembrava più di una questione di orgoglio.

Con gli altri ragazzi quando mi accorgevo di aver raggiunto il mio obbiettivo ovvero quando cedevano alle mie moine, mi scocciavo, perdevo tutto l'entusiasmo iniziale, mentre con lui era diverso.

Lo vedevo cedevole dinanzi a tutto quel che stessi dicendo, ammettendo con il suo solo sguardo che non gli fossi affatto indifferente come volesse far credere, eppure sembrava non bastarmi.

“Dunque ammetti che non ti sono indifferente!” affermai vittoriosa.

“ Non l'ho mai detto!” disse non volendo darmi alcuna soddisfazione.

“Ok allora, voglio vedermela tutta se adesso rimani indifferente!” dissi avvicinandomi a lui.

Non sapevo neanch'io cosa avessi in mente, sapevo solo che quando entravo nel dannato gioco del voler stuzzicare gli uomini, facevo sempre cose avventate e senza senso.

Mi tolsi i vestiti lievemente imbarazzata, non capivo neanch'io perché fossi così tanto imbarazzata, non era di certo la prima volta che mi spogliavo davanti ad un ragazzo.

Tentai di apparire spigliata, anche se in realtà i suoi occhi puntati verso di me, mi mettevano in completo disagio.

Ero rimasta con indosso il mio completino intimo di pizzo nero, notai con soddisfazione gli sguardi per nulla casti di Hideki. Non erano di certo gli sguardi di un fratello che osservava la propria sorella, pensai soddisfatta, però non mi bastava questo, volevo qualcosa altro, volevo qualcosa di più che quegli semplici sguardi, una dimostrazione più evidente.

“D' accordo lo ammetto non mi sei indifferente!” disse sollevando lo sguardo sul mio viso, evitando di guardare ancora il mio corpo.

“Adesso è meglio che ti rivesti!” disse voltandosi da un'altra parte per non guardarmi.

Non capivo perché con le altre ci andava a letto senza porsi tanti scrupoli, mentre invece con me facesse tanto il difficile.

Così senza pensarci troppo mi voltai verso di lui e baciai le sue carnose labbra.

Aveva delle labbra così belle da baciare, così morbide da sembrare di velluto e anche la sua lingua non era da meno.

La sua lingua aderiva alla mia con acceso ardore, poi la sentivo accarezzare le mie labbra provocandomi un piacere indescrivibile, così riacciuffavo la sua lingua introducendola nella mia bocca e lui cercava con la sua la mia.

Le nostre lingue continuarono a giocherellare con acceso ardore fino a che non arrivammo tutti e due allo stremo del piacere e del desiderio che nutrivamo l'uno per l'altra.

Il suo corpo mi spingeva da una parte all'altra della stanza in cerca del letto, dopo un po' ci finii sopra, ritrovandomi Hideki sopra di me.

Riprese a baciarmi con più passione, sentivo la sua lingua premere contro la mia, mentre io perdevo del tutto la ragione. Mi stavo lasciando trascinare dal desiderio fisico che provavo nei confronti di Hideki.

Gli tolsi la maglietta di dosso con frenesia, lui mi lasciava fare con un espressione carica del mio stesso desiderio.

Contemplai la bellezza del suo fisico e incominciai ad accarezzare i suoi pettorali, il suo bacino e il suo addome. Sentii il suo respiro farsi irregolare, ma questa volta non era per uno dei suoi attacchi cardiaci.

Poi mi spinse di nuovo giù contro il letto, impedendomi di fare qualsiasi movimento, ormai ero sua prigioniera, ma non mi dispiaceva affatto esserlo.

La sua bocca iniziava a scendere, posandosi sul mio collo e riempiendolo di baci appassionati, poi scese sul mio petto.

Sentii la sua bocca baciare i miei seni coperti dal reggiseno che mi stava già togliendo di dosso.

I brividi mi pervasero tutto il corpo sentendo la sua umida lingua posarsi sui miei capezzoli, poi quando divennero turgidi, sentii le sue dita che ci giocherellavano.

Era una dolce tortura, perché sentivo il piacere farsi sempre più forte, mentre continuava a palpeggiarmi i seni. Volevo che si sbrigasse che mi facesse subito sua.

“Hideki” dissi ansimante, quasi in tono di supplica.

Lui mi osservò con un espressione seducente, maliziosa e divertita, aveva intuito cosa desideravo che facesse.

“Mia cara tu hai voluto giocare con il fuoco perciò adesso ti brucerai!” disse ridendo, continuando a torturare i miei seni.

Mugolai senza riuscire a controllarmi. Non ero più la solita Reika, c'era un qualcosa di puramente animalesco in me che Hideki stava tirando fuori continuando a toccare e a succhiare i miei seni.

Lo sentii ridere soddisfatto del proprio operato, doveva aver sentito i miei insoliti versi.

Le sue candide labbra si posarono sul mio corpo lasciando una lunga scia di baci, che accendeva maggiormente il mio tormentato desiderio, sopratutto quando baciò il mio grembo.

Si stava prendendo la sua rivincita su di me!

Doveva essergli pesato molto ammettere di non essere insensibile al mio fascino, però se questa era la sua vendetta, lo lasciavo fare ben volentieri.

Mi tolse le mutandine di dosso. Forse finalmente il mio desiderio sarebbe stato soddisfatto, invece stava solo continuando ad accrescerlo premendo le sue dita contro la mia intimità.

Sentii la mia intimità inumidirsi ed impazzire di desiderio, non volevo quelle dita, io volevo lui dentro di me.

Urlai il suo nome ormai priva di qualsiasi pudore,mentre lui continuava a torturarmi con dolcezza, con il suo tocco e i suoi baci.

Dentro di me ardevo dal desiderio che lui mi facesse sua, ma lui si dilettava molto a torturarmi con i suoi giochetti, così dopo un po' decisi di invertire la situazione.

Gli tolsi i pantaloni e i boxer di dosso, completamente accecata dal desiderio di lui.

Le mie mani sfiorarono il suo delicato membro che toccandolo iniziava ad irrigidirsi, poi lo strinsi forte infilandomelo in bocca.

Adesso ero io a torturare lui, lo sentii ansimare più volte.

Mi stavo prendendo la mia rivincita, pensai soddisfatta.

Lui voleva tornare sopra di me, per farmi finalmente sua, ma io volevo continuare a torturarlo ancora un po'.

Ero sempre stata vendicativa e anche in questo caso non ero da meno, ma Hideki era più bravo di me in queste cose, sapeva perfettamente quali erano i miei punti deboli.

Quando mi fermai per riprendere il respiro, sfregò con insistenza le sue dita contro i miei seni che si indurirono nuovamente, provai nuovamente quel piacere che mi rese vulnerabile, così Hideki si posizionò sopra di me ormai senza ostacoli.

Divaricai le gambe più di quanto potessi fare, mentre Hideki stava infilando il preservativo dentro la sua intimità.

Sentii il suo petto muscoloso toccare i miei seni e il resto del suo corpo aderire al mio, le mie gambe lisce si accavallarono alle sue ispide e mascoline gambe.

Poi la sua lingua si insinuò dentro la mia bocca fino a che il suo membro non si intrufolò con fermezza dentro di me.

Sentivo la sua intimità muoversi dentro la mia con vigore, ma allo stesso tempo percepivo dolcezza nei suoi movimenti.

Ero circondata dal calore del suo corpo sopra il mio e dal profumo della sua pelle che non volevo più togliermi di dosso.

“Reika adesso sei mia” disse in un sussurro roco.

Mi lasciai pervadere dal piacere, dimenticandomi di tutto il resto, era come se tutto il resto perdesse valore nella gioia di quel momento.

Era come se fossimo immersi in un'altra realtà in cui c'eravamo solo io e lui, lontano dagli occhi indiscreti dei suoi genitori e da tutto il resto del mondo.

Il suo corpo mi stritolava con dolcezza e premeva contro di me ancora con accesso ardore, io lo baciai e lo strinsi forte a me, lasciando che il suo corpo aderisse completamente al mio.

Il piacere si fece sempre più incalzante, mentre sentivo il suo membro penetrarmi sempre più dentro con invadenza

Gemevo ripetutamente sotto di lui senza alcun ritegno, ma anche lui era ormai privo di ogni controllo.

Tutti e due urlavamo il nome dell'altro con insistenza, senza preoccuparci che qualcuno potesse sentirci.

Non avevo mai provato quel piacere fisico con nessuno, lui era il primo che era riuscito a farmi sentire così.

Anche quell'accelerato battito al cuore era dovuto all'eccitazione?

Non era il momento adatto per chiedermelo, così rimandai quei pensieri ad un altro momento.

Hideki mi osservò, rimanendo immobile, ormai il suo membro era perfettamente dentro.

Osservai i suoi occhi brillare di un castano vivo, lucente come un diamante.

Mi riflettevo in quella lucentezza , non riuscendo a fare a meno di accarezzargli il viso,mentre continuavo a sentire la sua intimità pulsare sotto di me.

“Don't let the moment pas” lo sentii dire fra i dirompenti gemiti di tutti e due.

Stremati dagli intensi rantoli di piacere e dal movimento continuo dei nostri corpi che si cercavano ossessivamente, ci addormentammo abbracciati.

Mi risvegliai ritrovandomi il viso di Hideki accoccolato fra i miei seni, come se li avesse scambiati per un comodo cuscino.

Gli accarezzai i suoi capelli scompigliati che erano la chiara dimostrazione del putiferio che avevamo fatto la scorsa notte.

“Hideki, ma respiri?” chiesi perplessa. non sapevo come facesse a respirare con il viso completamente immerso fra la sinuosità dei miei seni.

Sentii il corpo di Hideki muoversi sopra il mio, dopo un po' sentii il mio seno libero dal peso del suo viso, adesso era vicino al mio viso.

“Ti capita spesso di scambiare i seni delle donne per cuscini?” gli chiesi ironica.

“Sono comodi e poi non servono a questo!” disse ridendo.

“Ma no che non servono a questo!” dissi stupita da una tale deduzione.

“Allora io ci ho trovato un 'altra utilità, la vera utilità è che fanno da airbag?” chiese ridendo.

“Idiota!” affermai divertita.

“Sai che è strano” dissi osservandolo il suo corpo nudo sopra il mio.

“Cosa?” chiese stralunato.

“Noi due, in questa situazione...” dissi ripensando a noi due da bambini.

“Reika siamo solo cresciuti” affermò Hideki accarezzandomi il viso.

“I miei genitori se ci vedessero in questo momento, sono sicura che gli prenderebbe un vero colpo!” dissi ridendo.

“Non sopravviverebbero per raccontarlo!” disse sorridendo.

“Ah, in tutto questo dovevamo andare a scuola!” affermai tentando di liberarmi dal peso del suo corpo.

“Reika adesso non fare la solita bambina noiosa!” affermò lui ricordando che quand'ero piccola quella era la frase magica che funzionava sempre per convincermi a fare quello che voleva lui.

Rise mentre la diceva, ricordando quante volte a causa di quella frase mi aveva cacciato nei guai, risi anch'io.

Era strano, in un certo senso magica questa empatia che c'era fra di noi, come se il tempo non fosse mai trascorso.

Non c'eravamo parlati per anni, eppure nonostante tutto era come se non fossimo cambiati. Eravamo sempre quei bambini che si tenevano per mano e che giocavano al principe e alla principessa, no forse adesso giocavamo in un modo diverso.

Di sicuro il gioco della scorsa notte non era stato come il gioco del principe e della principessa, però in fin dei conti anche loro facevano quel genere di cose nella propria intimità, ma quand'eravamo piccoli eravamo troppo ingenui per saperlo.

Hideki mi osservò con un espressione seducente, che poteva voler dire solo una cosa, ovvero che mi doveva fare una di quelle domande ambigue riguardo l'altra sera.

“Reika mi chiedevo...” disse osservandomi ancora con quello sguardo sensuale, ma che allo stesso tempo sembrava un pò in soggezione.

“Si, dimmi...” dissi in curiosità, volevo proprio sapere cosa voleva per chiedermi.

“Dato che sei stata a letto con molti ragazzi, mi chiedevo se andare a letto con me, è stato come andare con gli altri, oppure è stato diverso?”

“E per te?” chiesi indirizzando la domanda a lui.

“Sono io ad averlo chiesto a te...” disse guardandomi con insistenza, poi si spostò dall'altro capo del letto liberando il mio corpo dal suo.

“Diciamo che ho provato di meglio” dissi con nonchalance, non volevo ammettere che era stato il solo ad avermi procurato piacere fisico.

Volevo spiazzare la sua sicurezza da playboy e dovevo esserci riuscita, la sua espressione era scossa, forse anche troppo.

“E chi ti ha eccitato più di tutti gli altri?” chiese ancora con un po' di soggezione, ma dal suo tono percepivo anche un insolito fastidio.

Non avevo voglia di parlare di quel genere di cose, perché non ero poi tanto brava a mentire.

“Ma non è importante!” affermai tentando di sorvolare quel fastidioso discorso.

“Invece per me è importante!” affermò lui con una leggera irritazione impressa sul viso.

“Non lo conosci!” affermai non sapendo cosa altro inventarmi.

Dopo quel giorno io e Hideki ci comportavamo come al solito, fingevamo con Natsuko e gli altri di non sopportarci, anche se di nascosto finivamo a letto insieme.

Eravamo come due amanti segreti che non dovevano farsi scoprire dalla moglie di lui, solo che neanche quella definizione sembrava rispecchiarci.

Noi non andavamo solo a letto insieme, a volte stavamo ore anche senza far nulla oppure guardavamo “Gintama” o parlavamo per ore e ore dei nostri ricordi e di tutto quello che avevamo fatto quando avevamo smesso di frequentarci.

Forse potevamo considerarci amici, ma due amici che vanno a letto insieme non mi sembrava che si potessero definire degli amici.

Una giornata di quelle in cui eravamo andati a letto insieme, mentre era dentro di me, lo sentii urlare di piacere e dire qualcosa che mi lasciò interdetta “Reika, ti amo”

Il mio cuore sembrava impazzito dinanzi a quelle parole, sopratutto perché non aveva solo detto “Ti amo”, ma accanto a quel ti amo c'era il mio nome.

No, dovevo smetterla di rimuginarci sopra, era eccitato e sopra di me quindi non era stato affatto credibile.

Lo stavo evitando da quando lo aveva detto. Al club evitavo di incrociare il suo sguardo e le mie amiche, sembravano sospettare qualcosa.

“Reika tu hai qualcosa che non va!” disse Natsuko la più sveglia tra le due.

Fortunatamente Hideki quel giorno non era venuto al club, pensai con sollievo, poi però incominciai a preoccuparmi riguardo la ragione per il quale non fosse venuto.

“Natsuko quand'è che esci con Ryueki?” le chiesi cambiando discorso.

Lei si imbarazzò molto, anche perché c'era Ryueki seduto accanto a noi, che rispose per lei dicendo “Questo venerdì!”

“Ei aspetta non mi hai neppure chiesto se ho impegni questo venerdì!” affermò lei.

“Controlla la tua agenda e fammi sapere” rispose ironico.



Natsuko:


Reika aveva qualcosa di diverso, lo percepivo dal suo sguardo.

Era strana, diversa dalla solita Reika che conoscevo, ero sempre stata abituata a vederla allegra, ma adesso la sua era un'allegria diversa, sembrava quasi innamorata.

Mi guardavo attorno pensando a chi potesse essere quel fortunato che fosse riuscito a far breccia nel suo cuore, ma non riuscivo davvero a capire chi potesse essere.

Non era mai riuscita a capire quale fosse il ragazzo ideale per Reika, era sempre stata un tipo difficile in fatto di ragazzi. Ehm voglio dire che per potarseli a letto non ha mai fatto tanto la difficile, ma riguardo ad impegnarsi seriamente qualcuno, lì si che era una vera impresa.

Da quando la conoscevo non lo aveva mai vista stare con un ragazzo per più di un una settimana, anzi spesso le sue relazioni avevano vita ancor più breve.

A volte quando uscivamo insieme mangiando una pizza o facendo qualsiasi altra cosa, lei all'improvviso se ne andava dandoci delle spiegazioni un po' vaghe.

Era diventata così strana da quando Hideki aveva avuto quell' attacco cardiaco, forse c'era un qualche collegamento tra quell' avvenimento e i suoi insoliti comportamenti.

Pensandoci anche la sua prontezza nel soccorrerlo era stata insolita, eravamo tutti in preda all'agitazione, non sapevamo cosa fare mentre Reika sapeva già cosa fare e come tranquillizzare Hideki, sapeva anche quali medicinali dovesse prendere e quali non doveva prendere.

Forse era innamorata di Hideki, pensai perplessa.

Proprio quell 'Hideki di cui mi ero presa una cotta io e che mi aveva rubato il mio primo bacio.

Non mi piaceva affatto l'idea che si trattasse di Hideki poiché faceva il cascamorto con tutte.

Ma il giorno in cui ebbe quell'attacco, strinse forte il polso di Reika supplicandola di non lasciarlo solo, come se fosse la sola persona che volesse accanto.

Forse anche lui era innamorato di lei.

Aveva detto che doveva dirgli qualcosa prima che fosse troppo tardi.

“Natsuko!” disse Ryueki.

Mi era completamente dimenticata di essere a casa sua, mi aveva invitato per finire gli esercizi di matematica in tutta tranquillità.

“Cos'è che ti dà tanto da pensare?” chiese lui colpendomi la testa con la penna.

“Niente, è solo che stavo pensando che forse tra Hideki e Reika c'è qualcosa...”

“E te ne sei resa conto solo adesso, certo che tu non sei molto sveglia!” affermò lui come se lo avesse sempre saputo.

“Quindi tu lo sapevi?” chiesi scioccata.

“Non so ho un sesto senso nel capire certe cose” disse con naturalezza.

“Secondo te perché lo tiene nascosto?”

“Credo che sia per paura che tu ci rimanga male,dato che prima Hideki ti piaceva...”

“Ah, figuriamoci non me ne importa proprio nulla, piuttosto ho solo paura che possa far soffrire Reika!”

“Io penso che noi abbiamo sempre creduto di conoscere Hideki, però se ci pensi con lui abbiamo sempre parlato poco, forse non è poi cattivo come fa credere di essere!” esclamò Ryueki.

“Bè quel giorno, ecco quando ha avuto il suo attacco , è stato gentile. Si è scusato e poi ha portato tutti quegli scatoloni al posto di Reika...” pensai soffermandomi su quel nome, come se me ne fossi resa conto solo in quel momento che avesse fatto tutta quella faticaccia per lei.

“Aspetta, ma ho portato tutti quegli scatoloni per non fare affaticare Reika”

“Esatto, in realtà Hideki credo che sia uno sciocco sentimentale che per Reika farebbe qualsiasi cosa”

“Dai io non lo chiamerei sciocco sentimentale, è stato dolce!”

“Ma io non lo farei mai!”

Si, in effetti non era di certo stato un gentleman con me, mi aveva fatto portare degli scatoloni senza risparmiamene nessuno e quando cadevo per le scale, si infuriava dandomi dell'impiastro.

“Si, infatti non sono cose da te!” affermai ricordando i suoi comportamenti per nulla galanti.

“Non mi piacciono le ragazze inutili tutto qui, voglio che la mia ragazza si dia da fare insieme a me”

Arrossii di colpo, avevo come l'impressione che stesse parlando indirettamente di me.

“E vorrei sopratutto che si concentrasse quandole spiego gli esercizi di matematica!” ammise con un po' di imbarazzo.

Divenni rossa come un pomodoro, se il suo era un metodo per invogliarmi a concentrarmi, era di sicuro un metodo sbagliato perché adesso non facevo altro che pensare a quelle parole.

“Natsuko stai ancora pensando a quello che ho detto?” chiese ridendo.

“Da quando in qua mi chiami per nome?” gli domandai notando quel suo repentino cambiamento.

“Se ti dà fastidio la smetto...” disse a disagio.

“No, affatto, ho sempre odiato queste sciocche formalità!”

“Anch'io, quindi d'ora in poi anche tu chiamami per nome!”

“D'accordo” dissi sorridendo.

Non sapevo ancora se Ryueki fosse il ragazzo per me, però sapevo che quando stavo con lui ero felice.

Mi regalava sempre dei momenti di felicità, mi bastava semplicemente vederlo per essere allegra, anche se poi si incavolava quando sbagliavo gli esercizi di matematica e me li faceva rifare fino all' infinito.

Poi tra un esercizio e l'altro a volte parlavamo e scherzavamo,così le ore passavamo piacevolmente.

“Ah, Natsuko ho finito di leggere profumo!” disse tirando fuori il mio libro dallo scaffale in cui teneva i manga.

“L'hai insudiciato mettendolo in quel reparto!” affermai ironica.

“Invece lo shoujo che ti ho dato, ti è piaciuto?”

“Si, infatti credo che mi comprerò il secondo volume” ammisi imbarazzata, era difficile dover ammettere che forse i manga non mi dispiacevano.

“Allora domani andiamo in fumetteria!” affermò lui come se avessi già detto si.

“Ma cos'è è un vizio quello di voi ragazzi, il non chiedere se una ha impegni e cose...”

“Ok, allora controlla l'agenda e fammi sapere!” disse da copione, era la sua frase preferita.

“No, comunque non ho impegni!”

“Bene!” disse prima che ci rimettessimo a studiare.

Osservai la sua stanza , era la stanza tipica di un ragazzo piena di foto, di locandine di film,dischi musicali e tanti manga sugli scaffali.

Mi piaceva era molto allegra la sua stanza come lui del resto, lo rappresentava alla perfezione in tutte le sue particolarità, poi osservai imbarazzata il suo letto.

Ok, adesso la mia testa iniziava a pensare troppo e iniziavo a sentirmi il cuore scoppiare.

Ero da sola con lui nella sua stanza, era come se lo stessi realizzando solo adesso.

L'ultima volta che ero rimasta da sola con un ragazzo dentro la sua stanza, non era finita affatto bene.

Ma lui non era di certo come Hideki, pensai cercando di prendere aria.

“Natsuko tutto bene?” chiese lui in apprensione.

“Sei un tantino pallida, vuoi sdraiarti un po' sul letto” disse con naturalezza, come se non stesse dicendo niente di male.

Lo osservai contrariata, stavo per scoppiare. Lui credeva che io non capissi le sue intenzioni, mi aveva preso per un'ingenua, ma io non ero affatto nata ieri, sapevo perfettamente cosa in realtà volesse fare.

“Allora siete tutti uguali voi uomini!” affermai irritata.

“Eh? No, aspetta ma che idee ti sei fatta!” disse schernendomi, si stava prendendo gioco di me.

“Io pensavo solo che stessi male tutto qui...non era mia intenzione approfittarmi di te!” disse continuando a ridere.

“E' così strano che io l'abbia pensato?” chiesi scocciata, forse rideva così tanto perché lui non lo avrebbe mai fatto poiché non ero affatto attraente.

“No, è solo che con te bisogna sempre stare attenti a quel che si dice, perché ti fai delle idee tutte tue!”

“Si, è vero, è che penso troppo!”

“Questo significa che hai una bella testa quindi sfruttala in altro, ovvero sugli esercizi”

“di matematica!” affermai scocciata.

“Dai, quando li finiamo, ti faccio mangiare dei biscottini!” disse accarezzandomi la testa come se fossi un cane.

“Guarda che non sono un cane!” affermai un tantino infastidita.

“No, sei una graziosa cagnetta...”

“Piantala!” dissi ridendo.

E così si concluse un'altra giornata sprecata su quei dannati esercizi di matematica, finalmente li avevamo finiti tutti e mi ero anche divertita a farli, con Ryueki in fin dei conti mi divertivo sempre, era anche divertente quando si arrabbiava.

Lo trovavo buffo, assumeva un espressione corrucciata e seria che non s'addiceva affatto al suo carattere allegro e spiritoso.

Poi avevamo mangiato i biscotti, bè li aveva quasi tutti mangiati io, ma questi erano dettagli.

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Capitolo 13
*** confessioni... ***


Hideki:

Si era spogliata dinanzi a me, come avrei potuto non perdere il controllo?
Ancora mi chiedevo se non avessi commesso un grave errore, che alla fine ripetevo tutte le volte in cui la vedevo.
Cos'ero diventato il suo gigolò?
Buffo, di solito ero io che ingannavo le ragazze per poterci fare sesso, ma adesso ero caduto nel mio stesso tranello per opera di una ragazza.
Reika mi teneva in pugno, lei non lo sapeva o forse fingeva di non saperlo.
Preferii non andare al club, avevo come l'impressione che mi evitasse da un po' di giorni.
Non era più venuta a casa mia, non mi salutava e faceva l'indifferente anche quando i suoi amici non c'erano.
Mi morsi il labbro per la rabbia, non volevo più stare male a causa sua.
Accesi lo stereo a tutto volume, misi il cd di Ayumi Hamasaki e cantai a squarciagola.
Ero stonato come una campana, ma non importava tanto non poteva sentirmi nessuno poiché ero chiuso nella mia stanza.
Incominciai a ballare e a lasciarmi trascinare dalla candida voce della mia amata Ayumi fino a quando qualcuno non aprì la porta cogliendomi in fragrante.
Era un ragazzo con gli occhi del mio stesso colore, anche il suo viso aveva dei tratti simili ai miei solo che erano più marcati.
Era più alto di me, però per quanto riguardava il fisico era gracile come se non mangiasse da giorni, settimane o forse mesi.
Mi osservò con quell' espressione severa e altezzosa, si sentiva superiore nonostante fosse un poveraccio.
Aveva un contegno che mi mancava e che forse io non avrei mai avuto.
“Dato che tuo padre non è in casa puoi lasciargli un messaggio da parte mia?” mi chiese sempre con quell'espressione superiore che a fatica riuscivo a sostenere.
Sapevo che lui fosse mio fratello e anche lui lo sapeva, ma ci comportavamo come se non ne fossimo a conoscenza.
“Dimmi” dissi imbarazzato poiché con lui mi sentivo sempre a disagio, ma sopratutto perché mi aveva sorpreso mentre cantavo a squarciagola Ayumi.
Abbassai il volume dello stereo mentre lui continuava ad osservarmi con quell'espressione dura.
“Dì a quell' idiota di tuo padre di pagare il mantenimento se non vuole che gli facciamo causa!” abbassò lo sguardo sembrava vergognarsi di quello stava dicendo, non doveva piacergli venire a casa mia ad elemosinare denaro ad un padre che lo aveva abbandonato ancor prima che nascesse.
“E con quali soldi gli faresti causa?” chiesi con acceso sarcasmo, non volevo essere cattivo, ero solo realista.
Mio padre non gli avrebbe mai pagato quel mantenimento, non lo aveva mai fatto, non dava molto credito alle sue minacce poiché lui e sua madre avevano a malapena i soldi per comprarsi un pezzo di pane figuriamoci per denunciarlo.
“Bene allora la prossima volta che verrò qui non sarà una visita di cortesia!” affermò incrociando i suoi occhi color nocciola con i miei.
“Aspetta!” dissi inutilmente, se ne era andato senza darmi ascolto.
Non avrei voluto che i nostri incontri si interrompessero sempre così bruscamente, in fondo era mio fratello, anche se vivevamo in due ambienti completamente diversi eravamo pur sempre figli dello stesso padre.
Ma quando mi guardava in quel modo non riuscivo a far a meno di rispondergli malamente, non sopportavo il fatto che facesse tanto il superiore, lui non aveva nulla più di me, era un poveraccio che elemosinava denaro a mio padre.
A volte avevo pensato che quello sguardo fosse invidia, d' altronde i poveracci pensano che la vita dei ricconi è facile, un mondo tutto rosa e fiori, invece non è proprio così.
Ogni volta mi sentivo male, mi mancava il respiro sentivo che sarei morto da un momento all'altro rimanendo in quella casa in cui i miei genitori erano inesistenti per la maggior parte delle volte, ma quando c'erano impartivano ordini come se fossi un cameriere di casa mia.
Sbuffai ripensando al suo sguardo, mi guardava come se fossi un essere inutile quello che tra i due aveva avuto la vita facile poiché era nato da un matrimonio tra ricchi,mentre lui era nato da uno dei tanti rapporto clandestini di mio padre.
Io figlio legittimo e lui figlio illegittimo, la sola che differenza che vedevo fra noi due era che lui era libero mentre io ero vincolato dal peso dell'azienda di famiglia e da doveri assurdi.
Suonare il pianoforte alle feste, dover sembrare sempre perfetto agli occhi di tutti, dover parlare con gente di cui non mi fregava nulla, solo perché era importante e ricca, anche se dicevano cose stupide io dovevo assecondarli e sorridere come un idiota.
Dovevo evitare di combinare casini vari, altrimenti gli altri ricconi ne avrebbero parlato e avrei rovinato il buon nome della famiglia, infatti non ero già ben visto da quella maledetta alta società perché da piccolo ero il numero uno a mettermi nei casini.
Ma non era solo colpa mia se la mia famiglia era vista di cattivo occhio, erano anche i miei genitori a combinarne una dopo l'altra. I loro tradimenti non passavano inosservati, sopratutto perché mio padre sceglieva ragazze fin troppo giovani con cui divertirsi, infatti alcuni si dilettavano col dire che molte di loro fossero mie compagne di scuola.
Tutto questo non mi feriva, mi lasciava indifferente, mi ero abituato a tutto, anche dinanzi a mia madre che si metteva in ridicolo durante una delle sue tante sbornie in pubblico rimanevo impassibile.
Ma in realtà mi vergogno della mia famiglia poichè considerata degna di rispetto solo perché è molto ricca.


Reika:

Al club non succedeva nulla di nuovo, gli altri club ci sfruttavano come al solito per trasportare materiale e per affibbiarci delle commissioni noiose che spettavano loro.
Come al solito stavo cercando di tenermene fuori, ma Natsuko quando lo voleva sapeva essere molto minacciosa e convincente.
Anche le principesse a volte dovevano sgobbare!
Dopo quell'inutile faticaccia che mi sarei tanto voluta risparmiare, preferimmo andarcene a casa, eravamo troppo stanche e temevamo che qualche altro club ci avrebbe portato altro materiale da trasportare.
Ognuno se ne andò per la sua strada, mentre io non sapevo ancora se tornarmene a casa oppure andare a vedere che faceva Hideki.
Ero in pensiero, temevo che gli fosse venuto un altro dei suoi attacchi.
“Signorina dove siamo diretti?” mi chiese l'autista.
“Ehm a casa!” affermai con titubanza.
Dopo un po', però ci ripensai forse era meglio andargli a fare una visita.
“Sai credo di averci ripensato...portami a casa di Sezunaki!” dissi dopo un quarto d'ora di strada.
“Ma signorina...siamo ehm quasi arrivati a casa!”
“ Ed io ho cambiato idea!” affermai scocciata.
“D'accordo!” affermò lui cambiando rotta.
Dopo un altro quarto d'ora di strada ci ripensai ancora una volta, forse era meglio tornare a casa così dissi al mio autista di tornare verso casa.
“Ma signorina siamo quasi arrivati sotto casa dei Sezunaki!”
“Ed io ho cambiato idea!” affermai risoluta.
“D'accordo !” disse rassegnato.
Dopo un po' però ci ripensai, forse gli era veramente successo qualcosa, incominciai a sentirmi male alla sola idea che potesse aver avuto un altro dei suoi attacchi.
“Ho cambiato idea, andiamo a casa dei Sezunaki!”
Il mio autista si voltò verso di me rivolgendomi uno sguardo omicida, non mi rispondeva male solo perché era ben pagato, altrimenti mi avrebbe già risposto per le rime.
“E' sicura, sicura sicura che vuole andare a casa dei Sezunaki?”
“Ho detto di si!” afferma infastidita, volevo che si sbrigasse a mettere in moto.
“Va bene, ma giuro che se continuerà a farmi fare avanti e indietro...le giuro che mi licenzio!”
“Che battuta di cattivo gusto, ti licenzieresti per così poco!” affermai ridendo.
“Non sopporto che lei si prenda gioco del mio lavoro!”
“Non mi sto affatto prendendo gioco del tuo lavoro, ero solo un po' indecisa ecco tutto!” mi giustificai con irritazione.
“La porterò dai Sezunaki, ma se fra un quarto d'ora avrà cambiato idea, mia cara principessa dovrà farsela a piedi!” rispose con irruenza.
“Guarda che farò presente ai miei genitori che mi hai risposto in questo modo!” dissi minacciosamente.
“Oh, ma che paura! Ed io potrei dire ai suoi genitori delle sua intensa vita sessuale!”
“Va al diavolo!”gli risposi malamente, mentre riprese a guidare.
Lo avevo sempre pensato che quell' autista era veramente insopportabile, era un vecchio, grasso brufoloso e così antipatico.
Non mi lasciò neppure dinanzi al portone di casa sua, se ne andò mentre io gli inveivo contro parole ingiuriose.
Camminai a lungo, casa di Hideki era ancora distante, ero furibonda, quel vecchio me l'avrebbe pagata cara.
Mentre camminavo pensando ad un modo per fargliela pagare cara, mi resi conto di aver sbattuto contro qualcosa, così mi ridestai dai miei pensieri accorgendomi che si trattava di una persona.
Era un ragazzo alto, magrissimo di costituzione e con un espressione familiare stampata sul volto.
Quegli occhi li avevo già visti, sembravano quelli di Hideki, però non poteva di certo trattarsi di lui, il naso, la bocca e il resto del viso era diverso.
Quel viso era smunto e malandato, anche il suo corpo era nella stessa condizione, sembrava scheletrico, come se non mangiasse da molto tempo.
Mi accorsi solo dopo che mi era caduta la borsa e che a lui erano caduti i suoi libri.
Mi stavo chinando per aiutare a raccoglierli, ma lui si chinò prima di me senza darmi il tempo di aiutarlo, poi però mi accorsi che non stava prendendo i libri, no stava prendendo la mia borsa Vuitton.
Non ebbi neppure il tempo di urlare “al ladro al ladro”, che lui si era praticamente dileguato dal nulla.
Raccolsi quei libri sperando che ci fosse scritto qualche indirizzo per poter rintracciare quel fottuto bastardo, ma non c'era scritto nulla, così li infuriata gettai sull' asfalto
Non era il momento di pensare alla borsa, dovevo andare a casa di Hideki e accertarmi che stesse bene pensai.
Raggiunsi casa sua, bussai alla porta di casa.
George apriva sempre con un perfetto tempismo, era come se stesse sempre davanti la porta di casa, era incredibile.
George mi stava per accompagnare fino alla sua stanza dopo che mi aveva salutato sempre piuttosto calorosamente, anche se dopo il suo sguardo divenne strano, forse sospettoso e impensierito.
“Hideki sta bene? Non gli è successo niente? Gli chiesi mal interpretando il suo sguardo.
“No, il signorino sta bene...è solo che signorina Hanamei penso che lei dovrebbe evitare di frequentarlo, finirebbe come le altre ragazze...”
“Lo so, già che Hideki è irrecuperabile, lo sono anch'io!” affermai tranquillamente, sapevo che mi avrebbe preso per una poco di buono ma non mi importava.
Ero stanca della gente che mi credeva una brava ragazza solo perché la mia famiglia non era come quella di Hideki, solo perché ero cresciuta in una famiglia perfetta non significava che lo fossi anch'io.
“Non capisco che intende” affermò fingendo di non capire.
“Anch'io mi sono trastullata con tanti ragazzi!” affermai con nonchalance.
“Signorina Hanamei non dovrebbe dire certe cose, si dia' del contegno!” disse con sguardo di rimprovero.
“George, non è una questione di contegno! E' solo che sono stanca di fare l'ipocrita!”
“I suoi poveri genitori se lo venissero asapere lei ha idea del dispiacere che gli recherebbe?”
“Sono venuta a trovare Hideki, non per sentirmi uno di quei noiosi predicozzi!”
“Lei mi delude molto, quand'era piccola era una bambina così graziosa ed educata e adesso si comporta in questo modo!”
“George non c'è bisogno che mi accompagni alla sua camera, conosco a memoria questa casa!” dissi per evitare che durante il tragitto continuasse con le sue fastidiose prediche.
Mi dispiaceva averlo deluso, era sempre stato buono con me e Hideki quand'eravamo bambini, però lui come tutti gli altri non poteva capire come mi sentissi io, in una famiglia come la mia, in cui bisognava sempre apparire impeccabili.
Non mi sentivo libera di fare nulla, non potevo avere dei sogni perché il mio futuro era già stato stabilito dai miei genitori.
Avrei sposato un riccone che avrebbe investito il suo denaro in una delle imprese di famiglia e lui mi avrebbe aiutato a dirigerla,dato che mio padre era di una mentalità così antiquata da credere che una donna non fosse in grado di dirigere un'impresa da sola.
Oltre al mio futuro già stabilito, mi infastidiva il fatto che mi trascurassero sempre per il loro lavoro e poi quando si facevano vivi, pretendevano che io facessi tutto quello che volevano loro senza fiatare.
Mi facevano controllare dal personale, ignorando che comprassi il loro silenzio con i soldi che mi lasciavano nella carta di credito.
I camerieri si arricchivano parecchio, prendevano i soldi dai miei per fare la spia e i miei per il loro silenzio.
Arrivata alla porta della sua stanza bussai per educazione, lui aprì la porta senza neppure guardare chi fossi, era convinto che fossi George.
“George quando vuoi sai essere davvero una rottura di coglioni, ti ho già detto che non ho fame!”
“Non sono George!” dissi invitandolo a voltarsi.
“Ah, Reika, quale buon vento ti conduce qui?” chiese ironico.
“Oggi non sei venuto al club, pensavo ti fosse accaduto qualcosa”
“Volevo solo facilitarti le cose, dato che non hai fatto altro che evitarmi!”
“Ma non è vero, non ti ho evitato...è solo che non voglio gli altri ci scoprano” dissi mentendo spudoratamente.
“Non capisco perché ti vergogni così tanto di me...” affermò irritato.
“Ma non mi vergogno di te...è solo che lo sai...Natsuko potrebbe prenderla male e poi gli altri potrebbero farsi delle idee strane”
“Già come no!” affermò lui ancora irritato.
“Senti sono io quella incazzata! Non sei venuto al club, mi hai fatto preoccupare...e poi il mio autista mi ha fatto fare tutta la strada a piedi, poi mi sono scontrata un tizio mi ha pure fregato la borsa vuitton, quel modello non è più in commercio!” dissi con agitazione mandandogli il cervello in confusione.
“Ok, ho capito per te non è stata una bella giornata! Ma adesso calmati!” disse facendomi entrare dentro la sua stanza.
“Ma come cazzo faccio calmarmi, quella borsa non la fabbricano più, era l'ultimo modello! Per riaverla dovrei andare da Louis Vuitton in persona per farmela fare!”
“Ci andiamo insieme?” propose lui.
“Già, glie lo spieghi tu ai miei genitori che sono partita a Parigi per farmi fare la borsa!”
“Secondo me ti scaldi troppo per una stupida borsa!” disse ridendo.
“Tu non puoi capire certe cose, sei un uomo, sei troppo superficiale...non puoi capire lo stretto legame che si crea tra una donna e la sua borsa!”
“Aspetta sarei io quello superficiale? Non tu che sei così strettamente legata ad una stupida borsa?” disse scoppiando a ridere.
Lo guardai malamente, ero veramente legata a quella borsa era stata mia compagna di sventura e anche mia compagna nei momenti belli della mia vita, inoltre mi stava bene con tutto, riuscivo ad abbinarla facilmente a qualunque cosa.
Poi ripensai a quel ladro, somigliava veramente molto ad Hideki, anche se naturalmente non poteva essere chiaramente lui, però iniziarono venirmi dei dubbi.
“Hideki non è che per caso sei stato tu a rubarmela?” chiesi sospettosa prendendolo con violenza per il colletto della maglietta.
“Ei ma che stai dicendo, io sono stato a casa....e poi perché ti vengono questi strani sospetti?”
“Quel tipo ti somigliava molto!” affermai ricordandomi quegli occhi color topazio.
“Allora forse ho capito chi è questo arsenio Lupin!” affermò mentre continuavo a stringergli il colletto della maglietta.
“Ma te lo dico solo se la smetti di strangolarmi!” affermò lui tra gli affanni.
“Credo che si tratti di mio fratello...” affermò con un espressione incerta.
“Aspetta tu hai un fratello e da quando?” chiesi perplessa.
“Da sempre..solo che non è stato riconosciuto da mio padre...”
“E perché non me l'hai detto?” affermai irritata.
“Non mi sembrava una cosa da dire...che mio padre...ha avuto un figlio in uno dei suoi tanti ehm divertimenti...” disse in completo disagio.
“Mi dispiace” affermai seriamente rammaricata della sua situazione familiare che non era affatto delle migliori.
“Non ti preoccupare sono abituato all'idea di avere un padre stronzo...e anche l'idea di avere una madre poco di buono e che alle feste si ubriaca dando il peggio di sé” disse ridendo, però la sua era una risata nervosa e forzata.
Lo osservai con un espressione seria, non volevo che con me si sforzasse di mostrarsi spensierato, ma lui lo fece lo stesso continuava a lasciar intendere che non glie ne importasse un accidenti e che stesse bene nonostante tutto.
“Hideki con me puoi parlare di tutto, lo sai!”
“Invece di parlare potremmo fare altro disse incominciando ad accarezzarmi il sedere.
“Sei un depravato!” affermai ridendo.
“Lo so, ma so anche che ti piace che lo sia!” disse rivolgendomi uno sguardo ambiguo.
“Hideki, non sorvolare il discorso in questo modo... è evidente che c'è qualcosa che ti turba!” dissi scostando la sua mano dal mio sedere.
“E' questo che odio di voi ragazze, le prime volte è tutto rosa e fiori poi col andare del tempo incominciate a fare tante inutili domande!” disse con un espressione fredda.
“Non mi trattare come una delle tue tante puttanelle! Gli urlai contro.
“E come dovrei trattarti? Non sei forse questo?” chiese ancora con un espressione impassibile che mi feriva tremendamente.
Non sapevo cosa rispondergli, aveva ragione, io cos'ero? Ero solo una delle tante, mi ero comportata come una delle tante, però non riuscivo ad accettarlo, non volevo essere una delle puttanelle con la quale si divertisse, volevo...che lui mi amasse.
Improvvisamente avevo capito cosa davvero mi balenasse per la testa, però ormai era troppo tardi, forse lo avevo capito troppo tardi o forse era tutto inutile i miei sentimenti non sarebbero mai stati corrisposti.
Istintivamente baciai le sue labbra, volevo sentire per un ultima volta il sapore di quelle labbra, o forse mi bastava semplicemente questo squallido rapporto che c'era fra di noi.
Stavo davvero iniziando a ragionare come una stupida ragazza innamorata, completamente accecata dai sentimenti.
Baciai le sue labbra, lasciando che le sue mani toccassero il mio corpo con fermezza, ma mentre lo faceva non riuscii a far a meno di piangere, non volevo questo, poi improvvisamente lo vidi fermarsi.
Le sue mani mi asciugarono le lacrime, poi disse “Perdonami, non pensavo di ferirti” disse sinceramente dispiaciuto.
“Hideki, io ti...” dissi tremante, non riuscii a finire la frase mi mancava la forza e il coraggio di farlo.
Poi lo guardai fisso, non si meritava affatto i miei sentimenti non dopo che mi aveva trattato come una delle sue tante puttanelle.
“Ti odio!” dissi infuriata, non era quello che volevo dire, ma ero carico di odio per come mi aveva trattato che non potei farne a meno.
“Anch'io ti odio” disse sorridendomi con dolcezza.
Lo guardai interdetta,mentre mi accarezzava il viso.
“Ti odio quando non mi dai ascolto e quando dici di odiarmi, però la maggior parte delle volte ti amo!”disse sorridendo.
Sorrisi anch'io, dandomi della stupida non gli avevo mai creduto quando me lo aveva detto.
“Anch'io ti amo” dissi sorridendo come un'idiota, avevo il batticuore mentre lo dicevo, era questo che significa essere innamorati.
“Ti dovrei uccidere per tutte le volte che mi ha fatto star male inutilmente!”disse dandomi un leggero pizzicotto sulla guancia.
“Non è colpa mia se decidi di confessare i tuoi sentimenti nei momenti sbagliati che mi hanno indotto a pensare che lo avessi detto solo perché eri preso dall'atmosfera...”
“Già, ma se solo tu facessi parlare le persone, prima di arrivare alle tue conclusioni...” disse ricordandomi che lui non aveva mai ammesso di non amarmi, ma che ero stata io a dirlo, dicendo anche di non amarlo.
Mi scusai accorgendomi che dovevo averlo ferito molto con quella mia affermazione detta lì per lì, in un momento in cui non avevo ancora fatto chiarezza su quello che realmente provassi. Più che altro temevo che lui potesse ferirmi, così finivo col sottovalutare e reprimere cosa realmente provassi per lui.
“Non ti perdono così facilmente!” disse con fermezza.
“Davvero?” chiesi togliendomi i vestiti.
Lui mi osservò perso nella contemplazione del mio corpo, poi si avvicinò per baciarmi, io divertita dissi “Ma hai detto che non mi perdoni!”
“Sei stata perdonata..anzi sei perdonatissima!” disse ammaliato, incominciando a riempirmi di baci.

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Capitolo 14
*** un ragazzo per Reika ***


Natsuko:

Dover portare scatoloni e materiali pesanti non era certo il massimo.
Sentivo la mia schiena e le mie braccia dolermi per il peso che stessi trasportando, inoltre Reika mentre tutti ci davamo da fare come al solito poltriva.
Fortunatamente dopo le mie ripetute lamentele, decise di darsi da fare anche lei.
Provai un piacere quasi sadico nel vederla faticare insieme a noi comuni mortali.
Non che la odiassi, anzi forse volevo bene a Reika più di quanto pensassi, solo che non tolleravo quando si desse tante arie solo perché era ricca.
Non poteva credere di poter poltrire mentre gli altri sgobbavano, non sopportavo questo aspetto del suo carattere, si comportava come se tutto le fosse dovuto.
Dopo quella dura giornata in cui eravamo tutti molto stremati, il club chiuse i battenti così aveva deciso Reika dato che temeva che arrivasse qualcun altro a scaricarci degli scatoloni da portare ad altri club.
Dopo di ciò lei svanii nel nulla, non ci salutò neppure, era strana più del solito.
“Ma tu guardala neppure ci ha salutato!” affermai guardando gli altri.
Haruna disse “ Lo sai com'è fatta che vuoi farci!”
“Ragazzi che dite se ci separiamo!” affermò Takeru rosso in viso, era palese che volesse rimanere da solo con Haruna.
“Certo, in fondo io e Natsuko avevamo già preso un impegno!” disse Riuheki senza darmi neppure il tempo di rispondere.
Li salutammo anche se ero un tantino interdetta, forse la scusante dell'impegno era stato solo un pretesto.
“Scusa ma di quale impegno parlavi?” gli chiesi quando ormai Haruna e Takeru se ne erano ormai andati.
“Dovevamo andare in fumetteria ricordi? Guarda che potrei offendermi...te lo sei dimenticato?”
“Bè no, cioè si però non te la prendere...è solo che sono un po' sbadata!” affermai incerta, temevo che si infuriasse.
“Già, lo so che sei molto sbadata...corrispondi perfettamente a quelle protagoniste degli anime e manga...” disse ridendo.
“Ma non è vero!” sbuffai.
“Invece si, mi fai molto pensare...Uhm vediamo ce ne sono tante di protagoniste come te!”
“Smettila! Guarda che mi offendo, significa che mi frequenti solo perché somiglio tanto ad un personaggio di qualche anime!” affermai scocciata.
“E d'accordo, non gli somigli affatto!” disse ridendo, stava mentendo pensava tutto il contrario.
La fumetteria doveva essere molto distante, stavamo camminando da circa mezzora.
“Sei stanca?” mi chiese sorridendo.
“Si un po', piuttosto mi pare molto distante questa fumetteria!”
“Si, in effetti lo è, ma sei stanca possiamo prendere l'autobus...”
“No, non fa niente...mi occorre fare un po' di movimento per smaltire un po'...”
“Già con tutto quello che mangi! Non sei certo come le ragazze dei fumetti che mangiano la qualunque e rimangono magre!”
“Però sarebbe bello se potesse essere così nella realtà!” dissi pensando a quanto sarebbe bello poter mangiare tanti dolci e cose buone senza pagarne le conseguenze.
“No, meglio così altrimenti i tuoi genitori dovrebbero spendere un capitale per mantenerti... ti sbaferesti tutto il frigorifero!” disse ridendo, aveva una bella risata così allegra e calorosa, la sua solita risata che mi trasmetteva buon umore.
“Adesso non esagerare!” affermai timidamente.
“Invece volevo chiederti, dato che molto spesso è venuto fuori l'argomento musica...volevo chiederti se hai mai ascoltato i led zeppelin!”
Lo guardai con scarsa convinzione, non avevo idea che cosa si aspettasse che gli dicessi, ma sapevo che musicalmente i “Led zeppelin” non facevano al caso mio.
Potevo canticchiare allegramente “Whole lotta love” come tutte le altre persone del resto, chi è che non conosceva e non apprezzava quella canzone?Ma a parte questo, non erano il mio genere.
“Non mi piacciono troppo casinisti, non so a parte Whole lotta love...”
“Aspetta dici che loro sono troppo casinisti e poi ti ascolti i Maximum the hormone, ma secondo il problema è che non sono troppo orecchiabili!”
“Ma chi ti ha detto che ascolto i Maximum the hormone, conosco si e no qualche canzone di quelli lì! Non mi piacciono le cose troppo metal e casiniste tutto qui!”
Quindi neanche gli X Japan?”
No,neanche ,,,, crucify my love però è bella!”
“E ci credo è lentissima, fa venire la depressione quella canzone...” disse contrariato.
Le nostre discussioni musicali andavano per le lunghe e diventavano anche dei lunghi dibattiti, poi ridevamo canticchiando qualche canzone, eravamo tutti e due terribilmente stonati.
“E comunque lo sai che fai dei confronti assurdi, non puoi paragonare i Led zeppelin con i maximum the hormone sono generi diversi..non credi?”
“Si, però sempre casinisti” disse lui un po' a disagio, forse si era reso conto di aver fatto un paragone assurdo, ma conoscendolo non lo avrebbe mai ammesso.
“Parlando invece di altri generi musicali completamente diversi, Rurutia ti piace?”
“Si, ma qualche canzone poi si fa nuocere!” affermò lui.
Arrivati in fumetteria, mi guardai intorno.
Non ero mai entrata in un luogo come quello, era come una libreria, solo che era un luogo più colorato e allegro.
I manga erano esposti in dei scaffali dal colore spento come le librerie, non era poi tanto diverso, la sola differenza è che quei pezzi di carta emanavano molta luce perché avevano delle copertine molto colorate.
Osservai i manga riposti negli scaffali seguiva tutto un ordine, l'ordine per genere, alfabetico, le novità e poi c'erano gli scaffali dei dvd e dei modellini.
La gente che entrava lì non era classificabile, non c'erano solo i soliti Otaku sfigati e con un look che avrebbe disgustato persino una come me che non amava giudicare la gente per come si vestiva.
C'era persino gente di una certa età, quarantenni e molte altre persone comuni che non lo avrei mai detto che leggessero i manga.
Pensandoci non avrei dovuto stupirmi più di tanto, Reika era l'esempio lampante che le persone più improbabili leggono i manga.
Non è considerato “In” e di classe leggere manga, ma a Reika importava poco, anche se di certo non avrebbe mai detto ai suoi genitori che leggeva manga e guardava anime come Gintama, come non avrebbe mai detto che non era vergine dalla notte dei tempi.
Quando i suoi genitori erano a casa, l' avevo vista diversa, cambiava atteggiamento, era sempre seria, non era la solita Reika che ero abituata a vedere.
Sembrava quasi Haruna, si comportava come una ragazza ingenua, carina e dolce, lei non era affatto così, anzi era fin troppo sveglia.
“Questo è lo scaffale degli shoujo!” affermò Ryueki sorridendo.
“E li gli shounen e altri generi ancora!” aggiunse.
“Bene!” affermai con imbarazzo, più che altro mi stava mettendo in imbarazzo perché guardava ogni manga che mi finiva tra le mani.
E poi c'erano dei manga un po' espliciti, forse un po' tanto, una ragazza mezza nuda e con un ragazzo posizionato sopra di lei anche lui mezzo nudo.
“Sicuro che non è la sezione Hentai?” gli chiesi quando i miei occhi incrociarono quella copertina.
“Vuoi vedere quella?” chiese ironico.
“Per carità!” affermai sdegnata.
Lui fece una grassa risata.
“Questo è il 2 volume del manga che ti ho dato!” disse tendendomelo fra le mani.
“Ah, allora mi sa che lo compro!” affermai.
Dopo un po', dopo che io finii di guardare i manga che potevano maggiormente interessarmi ovvero gli shoujo, ci recammo verso gli altri scaffali che interesavano a lui, poi ad un cetrto punto rise, ma non era il suo solito sorriso, era un sorriso malizioso.
“Bè adesso ci sono gli hentai!”
Lo fulminai con lo sguardo, lui rise a più non posso dicendo “Stavo scherzando!”
Quando arrivammo alla cassa per pagare ciò che avevamo comprato, mi tolse dalle mani il secondo volume, aveva intenzione di pagarlo lui.
“No, lo pago io!” affermai decisa.
“E dai Natsuko, lascia che ti faccia un regalo!”
“Ti ho detto di no!” affermai in completo disagio.
Alla fine vinsi io, ,mentre lui faceva un po' l' offeso.
“Io ancora non vi capisco a voi donne, se un uomo vuole fare il cavaliere vi lamentate e se non lo fa vi lamentate comunque!”
“Questo non significa essere cavaliere, ma comprarmi attraverso i regali...” dissi con decisione.
“Ma no! Non volevo comprarti, volevo solo fare una cosa carina tutto qui!” disse con dispiacere.
“Scusa, non volevo offenderti è solo che non mi piacciono queste cose, anche quando Reika mi fa i regali, ammetto che mi fa piacere, però allo stesso tempo mi infastidisce...”
“Quindi neanche i biscotti?” chiese ridendo.
“I biscotti si! Mi piacciono tanto ! Anzi sai che quei biscotti sono i miei preferiti!” affermai sorridendo.
“Certo che lo sapevo!” disse come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
“E come facevi a saperlo?” le chiesi sorpresa.
“Tu non ci hai mai fatto caso, ma ecco dal primo anno...dal primo club che ha fatto Reika, mi capitava di guardarti a ricreazione e spesso mangiavi quei biscotti!” ammise con imbarazzo.
Mi guardai intorno accorgendomi che si era fatto buio e che per strada non c'era quasi nessuno, forse era meglio tornare a casa.
“Si è fatto tardi... forse è meglio che vado a casa” dissi tagliando corto, non tanto perché si fosse fatto buio, ma per il suo sguardo, mi osservava con un espressione ferma e poi il suo viso si era avvicinato forse un po' troppo al mio.
Era carino, però forse non era quello che volevo.
Ero confusa e in completo disagio, il mio cuore batteva troppo forte e questo mi spaventava, avevo persino paura ad essere io quella che avrebbe perso il controllo baciandolo.
“Ti accompagno a casa” affermò con un espressione un tantino malinconica, forse perché mi aveva visto indietreggiare quando si era avvicinato a me.
“Sai stavo pensando a Reika ad Hideki...quei due insieme mi preoccupano!” affermai.
“Ancora...secondo me ti preoccupano così tanto insieme perché sei ancora innamorata di lui!” affermò con irritazione.
“Come?” affermai scioccata.
“Dai si insomma lui è il ragazzo stronzo che tutte vogliono, è un classico... anche nei manga dopotutto ha la meglio sempre lo stronzo di turno!” disse amareggiato.
“Ma che cazzate stai dicendo!” urlai infuriata.
“Dai Natsuko è così ovvio... il ragazzo carino e dolce non ti piace, preferisci la tipologia del ragazzo stronzo!” disse continuando a sostenere quell' assurda teoria.
“e questa tua teoria sarebbe basata su cosa?”gli chiesi infuriata.
“Io cerco di baciarti e tu ti scansi...ti allontani,mentre con lui non hai fatto tanto la difficile” affermò agitato.
“Ma tu che cosa cazzo ne sai? Eri lì quando lui mi ha baciato?” affermai altrettanto agitata.
“No, ma me l'ha detto Reika!” affermò lui continuando ad accusarmi.
“Bene, così tu e Reika siete tanto intimi che ti racconta i fatti miei, bene dato che siete così intimi perché non ti metti con lei!” urlai furibonda.
“Già così hai il campo libero con Hideki! Bell'idea!” disse con cattiveria.
Gli mollai un violento schiaffo sulla guancia, avevo perso le staffe, le sue parole mi avevano ferito, trattenevo a stento le lacrime.
“Adesso è meglio che te ne vai!” affermai con agitazione,
“No, ti accompagno...” insistette nonostante la sfuriata che c'era stata.
“Non c'è bisogno che mi accompagni a casa!” affermai accelerando il passo, ma lui continuava a seguirmi lo stesso, mi accompagnò fino a casa, però non mi salutò e neanch'io lo feci.
Il giorno seguente, mi svegliai di malumore, rispondevo male a tutti quelli che si avvicinavano a me.
“Natsuko tutto bene?” chiesero le mie amiche, notando la mia espressione corrucciata.
Osservai Reika, inarcai un sopracciglio guardandola, la volevo incenerire con il mio solo sguardo.
“Perchè mi guardi così?” affermò lei perplessa e sospettosa.
“Niente, è solo che a volte dovresti farti i cazzi tuoi e non raccontare i miei fatti alle persone!” dissi urlando, tutti gli altri ragazzi che attendevano la campana si voltarono verso di me.
“Non capisco” disse confusa.
“Reika non ho neppure voglia di startelo a spiegare!” dissi irritata.
“Natsuko, dai calmati, è meglio che ne discutete tranquillamente!” disse Haruna che come al solito cercava di fungere da pacere
“Haruna tu non impicciarti!” affermai prendendomela anche con lei, ero fuori di me, quando me la prendevo persino con la povera Haruna diventava chiaro come il sole che ero stata posseduta dall' ira.
“Quando ti verrà voglia di spiegarci che cazzo hai, faccelo sapere!” disse Reika, si stava infuriando anche lei.
Così dopo quest'altra litigata, tutto prosegui un po' come al solito, solite ore scolastiche e poi ricreazione, una ricreazione insolita, trascorsa ad abbuffarmi in solitudine né Reika né Haruna avevano osato avvicinarsi al mio tavolo.
Dopo quella giornata a scuola, pensai che era meglio non andare al club, però non volevo dargliela vinta né a lui né a Reika.
Volevo avere la faccia tosta di andarci senza degnarli di una parola, volevo ignorarli bellamente.
Al club, c'era la coppietta segreta Hideki e Reika che si lanciavano talvolta qualche sguardo furtivo, mi infastidivano.
Non perché fossi ancora innamorata di lui, come credeva quell'idiota di Ryueki, era solo che non sopportava che Reika non me lo avesse detto e poi non mi piaceva lui, avrebbe fatto soffrire Reika, ma forse era quello che si meritava! Parlava troppo per i miei gusti!
C'era un atmosfera tesa al club, tutti cercavano di far trascorrere il tempo come potevano, c'era Haruna e Takeru che parlavano con Reika che mi rivolgeva talvolta qualche brutta occhiataccia che io ricambiavo ben volentieri e Ryueki che si leggeva un manga ignorandomi bellamente.
Hideki osservava in silenzio, quell' atmosfera gelida, sembrava ben attento a quello che accadeva e mi osservava con un espressione circospetta come se cercasse di capire perché ce lo avevo con mezzo mondo.
Takeru e Haruna, erano uno di quelle coppie calme che avrebbe fatto qualunque cosa per riportare la quiete nel club,ma non parlavano per paura che io e Reika avremmo attaccato briga anche con loro.
Hideki il più coraggioso, che forse si divertiva anche nel seguire le risse tra ragazze, doveva avere una perversione particolare per questo genere di cose, si intromise.
“Credo di essermi perso qualcosa, che succede fra voi due?” chiese ad alta voce osservando me e Reika.
“Non sono affari tuoi!” affermai pronta a prendermela anche con lui, dopotutto era tutta colpa sua se io e Ryueki avevamo litigato e se io e Reika non ci parlavamo.
Poi si intromise Reika dicendo “ Ha ragione lei, non sono affari tuoi!” disse rivolgendo uno sguardo omicida al proprio amato che aveva parlato a sproposito.
Se non altro in questo eravamo d'accordo!
“Reika io volevo solo cercare di mettere la buona!” disse giustificandosi.
“Un suggerimento non immischiarti nelle discussioni fra donne!” disse Reika mettendolo in guardia, la sua era una minaccia significava “non impicciarti altrimenti me la prendo anche con te”.
Ryueki seduto ad un tavolo più distante dal nostro, fingeva di continuare a leggere il suo manga, ma era certa che stesse ascoltando tutto, anzi secondo me teneva le orecchie ben tese per sentire tutto quello che stessimo dicendo.
“Certo con voi due non si può proprio trattare quando siete arrabbiate!” sbuffò lui.
Io e Reika lo guardavamo tutte e due malamente eravamo pronte per sgozzarlo vivo,mentre lui si era messo una mano sulla bocca come se si volesse maledire per la sua pessima osservazione.
Dopo un po' bussarono alla porta del club, erano le ragazze del club di giardinaggio.
Notavamo con piacere che con loro, non avevano portato scatoloni da trasportare, però ci chiedevano un aiuto dato che quel giorno al loro club mancava il personale.
Molte ragazze del club non erano potute venire e così chiedevano a noi di svolgere le loro mansioni, noi facendo parte del club dei tuttofare non potevamo rifiutare!
Ero incazzata, super incazzata e per di più mi toccava pure potare le piante, tagliare le foglie secche e fare cose così noiose!
Mi avventavo su quelle foglie secche come se si trattasse di Reika e Ryueki le strappavo in mille pezzetti, mentre gli altri facevano lo stesso in tranquillità.
Le ragazze del club di giardinaggio, mi osservavano dicendo “ perché sei così di malumore, non ti piace prenderti cura delle piante?” mi chiesero notando la mia espressione irritata.
Buffo, ma sembravo la sola ad essere di malumore, persino Reika sembrava rilassata e anche Ryueki, tutti si godevano l' aria aperta, il sole e la frescura del giardino di scuola, come se fosse stato l'incarico migliore che avessimo mai ricevuto.
Ryueki che poteva le piante e che si prendeva cura di loro, lo trovavo piuttosto insolito, ma Reika in fondo era sempre la solita si lamentava quando le sue unghia si sporcavano di terra oppure quando un' unghia le si strappava mentre stava staccando le foglie secche.
Forse Haruna e Takeru erano la coppia migliore, decisamente adatta per il giardinaggio, così tranquilli e pacati, erano delicati persino quando staccavano le foglie secche come se volessero evitargli ogni male possibile.
Haruna aveva persino iniziato a parlottare con le piante, mentre Takeru prendeva argomenti pallosi come l'inquinamento che potevano appassionare solo un animo sensibile come quello di Haruna.
Hideki come Reika, sembrava litigarsi con le foglie e con la natura stessa, causando il divertimento stesso di quest'ultima.
Dopo un po' sentii dell'acqua cadermi addosso, ero zuppa d'acqua e chiunque fosse stato lo avrei ucciso, pensai voltandomi.
Era Ryueki con l'innaffiatore , si mise a ridere incrociando il mio sguardo irritato.
“Idiota mi hai bagnato tutta!” affermai pronta a fargliela pagare cara.
“Non è colpa mia se ti sei messa qui nel momento in cui volevo innaffiare questa pianta!” disse come se non avesse alcuna colpa, come se la colpa fosse solo mia.
“Bugiardo, l'hai fatto apposta!” ringhiai.
“E anche se fosse?” chiese in tono provocatore ,poi aggiunse con un espressione sadica e divertita “ che mi fai?”
“Vuoi vedere che ti faccio brutto bastardo!” affermai imbestialita, cercando di strappargli dalle mani l'innaffiatore.
Purtroppo non riuscivo a prenderglielo, lo teneva ben saldo fra le sue mani, ma più sentivo la sua stretta farsi salda e più mi intestardivo, continuando a tirare con più forza e decisione per scipparglielo dalle mani.
Finalmente ci riuscii, adesso si che ero pronta per la mia vendetta, ma lui si mise a correre ridendo, si stava prendendo gioco di me urlando “ Tanto non mi prendi!”
“Guarda che non è un gioco, pezzo di cretino!” urlai rincorrendolo come una forsennata,mentre le ragazze del club ci guardavano perplesse.
Dopo aver corso a più non posso, lo trovai con soddisfazione con le spalle al muro, mi stava pure implorando pietà “Ok, d'accordo scusa, ho esagerato!” affermò con un espressione impietosita.
“No, adesso ti faccio vedere io!” dissi pronta per spruzzargli l'acqua addosso.
“Mi dispiace per ieri, credo di aver esagerato!” affermò scusandosi.
“Guarda che non ti risparmio comunque!” affermai tirandogli l'acqua addosso.
“Non era per essere risparmiato, sapevo che non lo avresti fatto comunque!” disse ridendo, toccandosi la divisa zuppa d'acqua.
Comunque, anch'io ho esagerato e poi parlando sempre di Reika ed Hideki ti ho indotto a pensare male...” dissi realmente dispiaciuto per quanto fosse successo.
“No, sono io che ho sbagliato, sono troppo geloso, è solo che Hideki ti ha baciato ed io invece...” affermò con un espressione triste.
Lo interruppi senza dargli il tempo di aggiungere altro dicendo “ Se hai tanta voglia di baciarmi, bè perché non mi baci!” dissi con imbarazzo avvicinandomi a lui.
“Hai un reggiseno coni cuoricini vero?” chiese ridendo.
Mi coprì imbarazzatissima la maglietta zuppa dalla parte del petto in cui traspariva il reggiseno.
Ryueki dopo un po' disse “ Non c'è bisogno che ti copri, ti copro io!” disse convincendomi a smetterla di coprirmi con le braccia.
Non sapevo che intenzioni avesse, però qualche strana ragione lo lasciai fare, dopo un po' le sue braccia circondarono il mio corpo zuppo, anche il suo era bagnato fradicio.
Dopo un po' sciolse l' abbraccio e chinò il suo viso vicino al mio per poter raggiungere il mio viso, sollevai le punte dei piedi, emozionatissima, era il mio secondo bacio.
Il primo non era stato un granchè, ma lui mi fece ricredere, le sue labbra sfiorarono con delicatezza le mie e poi sentii la sua lingua sfiorare appena la mia, senza volgarità con una dolcezza che mi spiazzava e che mi toglieva il respiro.
Sentii il mio cuore, palpitare come non aveva mai fatto prima d'ora, allora capì di essermi innamorata di lui e di non essermene mai accorta, anzi forse lo sapevo ormai da tempo, solo che non avrei mai voluto ammetterlo.
Dopo esserci baciati a lungo, distanti dagli altri che dovevano essersi chiesti che fine avessimo fatto, tornammo alla base, ovvero nel punto in cui erano gli altri, fingevamo che non fosse successo nulla di chè, ci comportavamo come al solito, anche se Reika e Hideki ci guardavano facendosi strane idee, lo percepivo dai loro sguardi.
“Natsuko adesso ti sei calmata!” disse Hideki sorridente.
Lo guardai malamente, Reika gli rivolgeva uno sguardo peggiore del mio, un giorno di questi gli avrebbe tagliato la lingua.
“Si, ma Reika non c'è nulla che tu dovresti dirmi?” le chiesi ormai del tutto pacata, in fin dei conti non ce lo avevo più con lei, dato che Ryueki mi aveva spiegato che Reika le aveva parlato di me solo perché glie lo aveva chiesto lui più volte.
Rimaneva solo un punto che ancora mi infastidiva, ovvero che non ammettesse di stare con Hideki, perché continuava a fingere.
“ Che cosa dovrei dirti?” chiese scioccata.
“Tipo che stai con Hideki?” chiesi osservando tutti e due.
Haruna era rimasta scioccata, non se l'aspettava questo colpo di scena.
“Ti sbagli!” disse Reika ridendo per l' assurdità della mia affermazione.
Hideki la osservò con un espressione strana, sembrava confuso.
Le ragazze del club di giardinaggio seguivano la scena senza fiatare, oltre ad essere amanti della natura erano anche delle grandi impiccione e pettegole, lo si notava subito da quell' espressione curiosa ed appassionata ad i nostri discorsi.
“Perchè continui a negare, guarda che a me non me ne importa nulla solo che non sopporto che continui a fingere e a negare!” affermai irritata.
“Ma non è così, noi non stiamo affatto insieme!” disse continuando a negare cercando anche di persuadere Hideki per reggergli il gioco.
Dopo un po' Hideki disse “ Si, è vero io e Reika non stiamo insieme!” dopo si avvicinò a me con un espressione sensuale e ambigua.
“Non sono ancora fuori mercato!” disse guardandomi maliziosamente, poi avvicinò la sua bocca al mio orecchio, mi alitò in modo sensuale sussurandomi all' orecchio “ Carino il tuo reggiseno con i cuoricini!”
Lo guardai imbarazzata e indispettita,mentre Ryueki ed Hideki si lanciavano degli sguardi fulminei.
Quindi non stavamo insieme, erano state tutte fantasie mie e di Ryueki?


Reika:

“Ma bravo!” urlai quando finalmente eravamo rimasti da soli.
“ Reika non ho fatto nulla ...ho solo scherzato un po' con Natsuko...dovevo essere credibile no?”
Ero irritata, non capivo perché si era comportato in quel modo con Natsuko forse le piaceva.
“Che cosa le hai detto all' orecchio?” chiesi infastidita.
“Reika non ho intenzione di dirtelo, dato che tu non hai intenzione di dire a tutti che stiamo insieme!”
“Non è che non voglia dirlo...è che c'erano le ragazze del club di giardinaggio, sono delle pettegole lo avrebbero fatto sapere a tutta la scuola!”
“E allora? Ti vergogni di me?” chiese in tono di accusa.
“No, non è questo! Lo sai i miei genitori non approverebbero!” dissi pensando a mia madre che parlava male dei Sezunaki con le sue amiche.
“D'accordo, allora d'ora in poi saremo come Romeo e Giulietta!” disse sorridendomi.
“Prima mi devi dire cosa le hai detto all'orecchio!” affermai puntandogli il dito contro come se fosse un'arma.
“Nulla solo che aveva un bel reggiseno!” affermò divertito.
“Io non ci trovo nulla di divertente!” affermai con irritazione.
“Sei gelosa!” affermò accarezzandomi il viso.
Dopo esserci riappacificati, me ne tornai a casa facendomi accompagnare dal mio autista.
Tornata a casa, trovai mia madre seduta in soggiorno con un ragazzo della mia stessa età che parlottavano allegramente.
“Oh cara, ti presento Francesco Rossi!” disse sorridendo più del necessario, quando mia madre sorrideva in quel modo era cattivo segno.
“Tesoro vatti a cambiare! ” mi sussurrò vicino l'orecchio osservando la mia divisa scolastica.
Osservai quel ragazzo dagli occhi verdi e dai capelli scuri come la pece, era davvero molto bello, poi aveva un bel fisico ed era anche molto alto.
Non era un pessimo partito, dovevo ammettere che mia madre in fatto di ragazzi aveva davvero buon gusto, li sceglieva davvero molto bene.
“Ciao Reika, tua madre mi aveva detto che eri bella, ma non avrei immaginato che fossi così bella!” disse lui iniziando a perdersi in sciocche galanterie.
Ok, aveva aperto bocca in un solo secondo e già lo odiavo, avrebbe fatto meglio a starsi zitto, poi che razza di accento aveva?
Non doveva essere affatto giapponese, i suoi occhi avevano una forma piuttosto occidentale ed anche il suo modo di fare non era per nulla giapponese.
“Sono molto belle le divisa giapponesi, in Italia i ragazzi indossano i soliti abiti comuni...” disse sorridente.
“Quindi sei itariano?” chiesi rimanendo affascinata dal suo sorriso, da quegli occhi e anche dalla sua spontaneità.
Lui rise dicendo “Non capirò mai perché voi giapponesi non sapete distinguere la r dalla l”
“Non è che non la sappiamo distinguere, semplicemente nel nostro parlato possiamo usare la l o la r indistintamente...” affermai irascibile, non mi piaceva quel tipo, mi sembrava un tantino arrogante, ma forse la sua non era neppure arroganza, era semplicemente una spontaneità spudorata e forse anche un po' ingenua, non capiva che le sue parole potessero essere offensive.
“Io vado a cambiarmi” dissi osservando mia madre che da ore non faceva che fissarmi malamente dato che non ero ancora corsa a cambiarmi.

Aprii il mio guardaroba prendendo un vestito a casaccio, ma la cameriera mi fermò dicendo che mia madre mi aveva comprato un vestito da mettere.
Aprii il sacchetto che la cameriera mi porse e tirai fuori annoiata il vestito, come al solito mi costringeva a mettere dei vestiti che non mi piacevano.
Era nero e lungo con uno spacco appena accennato e una scollatura sul seno anch'essa appena visibile, una scollatura maggiore c'era solo sulla schiena che però non veniva neppure mostrata più di tanto, era solo una scollatura un tantino più audace. Questo era il classico vestito che indossava una della famiglia Hanamei, mai vestiti troppo scollati e che dessero troppo nell'occhio, però allo stesso tempo non dovevi sfigurare e neppure apparire invisibile, per tale ragione veniva messo qualche addobbo, questa volta mia madre aveva fatto attaccare al vestito alcuni rubini.
Mi sentivo una settantenne con quel vestito, un' anziana signora elegante che doveva andare a vedere l'opera a teatro.
Uscii dalla stanza alquanto scocciata, osservando quel ragazzo che indossava un paio di jeans e una maglietta, non capivo perché lui poteva vestirsi come uno straccione, mentre io dovevo essere tutta imbellettata.
Ma guardando meglio i suoi indumenti, mi resi conto che non erano affatto gli abiti di uno straccione, i suoi jeans erano stretti e di un blu scuro, che sembravano una via di mezzo fra l'eleganza e il casual e la sua maglietta nera e setosa metteva in risalto i suoi pettorali.
Non c'erano scritte marche nei suoi abiti, ma ero certa che avesse speso una fortuna in quegli indumenti, perché in realtà nei vestiti che costano veramente tanto non vi è mai apposta una griff, perché non è considerato elegante mostrare la marca dei tuoi abiti, anche se non tutti i ricchi la pensavano così, c'era chi comprava tranquillamente abiti con le griff per farsi vanto e far vedere che vestiva firmato, ma di solito mia madre criticava aspramente questa categoria di ricchi.

“Sei stupenda!” disse lui osservandomi in un modo esagerato che mi stava mettendo a disagio.
Mi innervosiva, di solito sapevo sempre comportarmi nel modo giusto in queste situazioni, sapevo essere educata al punto giusto senza sbilanciarmi troppo e senza lasciar trapelare interesse,ma con lui era diverso.
Era un tipo insolito, non era uno di quei soliti figli di papà di cui mi ero fatta un disegno ben preciso, lui sfuggiva a tutte le razze di ricchi che conoscevo.
C'erano quelli perfetti, ma che poi sotto sotto nascondevano perversioni assurde, purtroppo questa categoria la conoscevo alla perfezione, quelli che desideravano ardentemente sculacciarti, oppure volevano baciarti i piedi o desideravano che li picchiassi. I rapporti sessuali che sfociavano tra il fetish e il sadomaso erano stati i peggiori della mia vita, per tale ragione ero sempre stata diffidente, avevo sempre preferito andare a letto con i ragazzi della mia scuola che erano ragazzi comuni che non avevano chissà quali grandi pretese, il massimo che potevano chiedere era solo che io ci stessi, mentre invece quelli benestanti avevano desideri che a volte andavano oltre l' inaudito.
Poi c'erano quelli che si davano tante arie, fissati in un modo spaventoso con il proprio aspetto personale, che si devono mettere la crema del giorno, poi c'era quella da notte, poi la cipria sul viso per coprire qualche imperfezione inesistente.
Dopo c'erano i succubi quelli che non sono in grado di intendere e volere, che fanno tutto ciò che i loro genitori gli ordinano di fare senza avere alcun potere decisionale.
Dopo c'erano i ricchi immaginari, quelli che fingevano di essere ricchi sfondati e in realtà non lo erano, questi erano i peggiori perché eccedevano tantissimo in spese sciocche per poterla dare a bere a tutti, sperando di riuscire un giorno a concludere un buon affare che li facesse arricchire per davvero.
Dopo c'erano i ricchi sfondati e spendaccioni di questa categoria facevano parte la maggior parte dei ricchi, ma in modo differente, ad esempio il padre di Hideki faceva parte di questa categoria, ma più di questa egli faceva parte della categoria dei ricchi farabutti.
Quelli che hanno soldi a palate da far invidia a qualsiasi altro ricco, ma che a parte questo sono farabutti in tutto quello che fanno, ma nonostante tutto che se ne parli male o bene saranno sempre i ben voluti.
Possono intrattenersi con ragazzine della stessa età del figlio, possono mettersi in ridicolo pubblicamente, possono ballare la lap dance dinanzi a tutti, ma mai nessuno smetterà di essere cordiale con tipi come loro, per il semplice fatto che possiedono la ricchezza di zio paperone, anche se non te lo diranno mai quanti soldi realmente hanno, perché, non vogliono dividere la loro ricchezza con altri.
I miei genitori erano completamente diversi, una famiglia dai sani e rigidi principi,, infatti non credo che il rapporto tra la mia famiglia e quella di Sezunaki fosse sfumata solo per quell' incidente ovvero quando Hideki accidentalmente mi aveva buttato dalle scale.
Quello era stato solo un pretesto come tanti altri per interrompere definitivamente i rapporti con la famiglia di Hideki, mia madre non aveva mai sopportato né suo padre né sua madre, mentre mio padre era sempre stato combattuto perché entrare in affari con il padre di Hideki significava aumentare i profitti, però allo stesso tempo significava avere a che fare con i tribunali perché il padre di Hideki e la legge non erano mai andati tanto d'accordo.
Questioni di truffe e di casini vari irrisolte c'è ne erano state parecchie in cui il padre di Hideki si trovava il più delle volte coinvolto,inoltre lo sapevano tutti che andava a letto con ragazzine liceali.
Tanto per peggiorare la situazione Hideki per i miei genitori non era il ragazzo modello e avvenente che desideravano per la propria figlia, sapeva a malapena suonare il pianoforte ed il violino sapeva a malapena impugnarlo, per quanto riguardava le lingue sapeva parlare bene l'inglese, ma con il francese era esitante e con il tedesco se la cavava malissimo.
Tutti sapevano quanto Sezunaki Hideki non andasse d'accordo con il tedesco poiché una volta un socio di suo padre della Germania, gli aveva dato a parlare rigorosamente in tedesco. Dato che nell'azienda di famiglia avevano molti soci tedeschi suo padre aveva preteso che lui imparasse perfettamente il tedesco e gli aveva imposto un insegnante privato, ma Hideki saltava sempre di nascosto le lezioni e quelle poche volte in cui si presentava alle lezioni finiva col non capirci un bel nulla.
Tuttavia non aveva mai avuto il coraggio di dire al padre che il tedesco non lo aveva imparato, anzi finiva col dire che il tedesco ormai era la sua seconda lingua, così suo padre tutto contento gli presenta questo suo socio tedesco.
Lui allora lo saluta azzardando un incerto“Guten Morgen!” che era già fuori luogo poiché era ormai sera, mentre il tedesco lo saluta e gli chiede in tedesco semplicemente come stai. Lui con le mani ai capelli con un espressione corrucciata e confusa, cerca di capire cosa gli abbia chiesto il tedesco, poi si volte verso di me in cerca di aiuto, io allora gli suggerisco “Gut!” ma lui non mi sente, io del resto non potevo neppure urlare.
Lui istintivamente non sapendo cosa altro rispondere dice “Ja!” con una convinzione sfacciata,mentre il tedesco scoppia ridere insieme a tutte le altre persone che hanno assistito alla scena.
Per tutti quell' evento era passato alla storia,non c'era nessuno dell'alta società che non lo conoscesse,inoltre era uno tra i preferiti di mia madre quando doveva parlottare con le sue amiche su quanto la famiglia Sezunaki fosse indecente e priva di classe.
Odiavo mia madre quando si comportava da pettegola, non sapeva che spettegolare non era elegante!
Anche adesso lo stava facendo, parlava male dei Sezunaki per intrattenere quel ragazzo come se fosse il suo argomento preferito, dato che io non ero molto comunicativa.
Infatti mia madre mi rivolgeva delle occhiatacce, così mi affrettai a dire qualcosa semplicemente per accontentarla.
“Oggi è stata davvero una bella giornata di sole!” affermai accorgendomi che avevo detto una di quelle frasi banalissime, ma non mi era venuto nient'altro in mente.
Fortunatamente dopo un po' vidi mio padre comparire in soggiorno, aveva finito di fare i suoi conti e di vedere le variazioni sulla borsa.
Infatti disse un qualcosa su delle percentuali di borsa, cose che non comprendevo affatto, mentre il ragazzo che era seduto in soggiorno insieme a noi sembrava capirne molto, infatti sembrava avergli risposto a tono,così si era guadagnato persino l' approvazione di mio padre.
Dopo fu l'ora della cena, mi ritrovai seduta accanto a quel ragazzo nonostante avessi cercato di evitarlo, mia madre e i suoi sguardi era fastidiosa e opprimente.
Era lei quella che parlava, introduceva un discorso per poi spingere me e quel ragazzo a parlare fra di noi, mentre io avrei voluto fare tutt'altro.
Non che mi fosse antipatico, però non era il ragazzo con la quale avrei voluto stare.
I suoi occhi brillavano come smeraldi,ma non mi trasmettevano nulla quando li osservavo. Non sentivo il mio cuore palpitare, esso palpitava solo per quegli occhi color castagna tanto disprezzati dai miei genitori.
Dopo quella lunga e interminabile cena, salutai cortesemente il ragazzo di cui ormai sapevo vita, morte e passione.
Si era trasferito in Giappone da poco per gli affari del padre che lavorava in grandi aziende a cui mio padre sembrava fin troppo interessato, poi vabbè aveva parlato, parlato e parlato dei primi tempi in cui era venuto in Giappone in cui si era sentito disorientato e confuso in un luogo così diverso dalla sua città di provenienza.
“Questi italiani sono dei gran chiacchieroni!” affermai sbadigliando quando se ne era andato via.
“Si, devo ammettere che è stato un tantino prolisso, però sembra un tipo davvero interessante e poi povero caro, venire qui in Giappone deve essere stato davvero difficile per lui, orientarsi, dover lasciare i suoi amichetti!” disse mia madre con un tono di voce stucchevole e dolciastro.
Lo aveva preso fin troppo a cuore, anche quando lui parlava lei diceva sempre “ Oh, povero caro per te deve essere stata molto dura!” era davvero insopportabile quando faceva così. Qualunque cosa potessero raccontarle lei falsamente faceva la comprensiva.
“Mamma non mi piace!” affermai contrariata.
“Reika tu sei solo prevenuta... è un ragazzo tanto carino...tanto dolce...e poi dai con il tempo ti piacerà!” affermò lei non volendo affatto darmi retta.
“Tua madre ha ragione!” affermò mio padre, lo osservai ripugnata, di solito quando dicevo “non mi piace” mio padre convinceva mia madre a non insistere più del necessario, ma questa volta si era messo dalla sua parte.
“Già, certo immagino che le aziende di suo padre debbano interessarti molto!” urlai furibonda.
“Dai non è questo Reika o almeno non solo questo, sembra un bravo ragazzo e che diamine poi non ti abbiamo certo detto che lo devi sposare...solo esci un po' con lui per vedere com'è” disse mio padre cercando inutilmente di calmarmi.
“”No!” urlai dando un pugno al tavolo, mentre la servitù mi guardava sconvolta.
“Reika! Che cosa sono questi modi?”mi sgridò mia madre.
“Scusate, ma sono molto stanca...con il vostro permesso vado nella mia stanza!” mi affrettai a rispondere tenendo il viso chino.
Non gli diedi neppure il tempo di rispondermi, corsi nella mia camera scoppiando a piangere.
Dopo presi il telefonino, non sapevo se chiamare Hideki.

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Capitolo 15
*** ...Gelosia, incertezza e incomprensioni ***


RIGUARDO IL NOME EHM ALL'INIZIO SICCOME NON AVEVO PENSATO CHE FOSSE ITALIANO, CI AVEVO PENSATO ALL'ULTIMO INFATTI MI SONO CORRETTA! XD “ “FRANCESCO ROSSI” NOME MOLTO SCONTATO MA NON MI E' VENUTO NIENT'ALTRO IN MENTE!”

Reika:

Il giorno seguente mi svegliai con due borse enormi sotto agli occhi poiché mi ero addormentata fra le lacrime.
Dopo la doccia mi lavai il viso ripetutamente senza alcun risultato, poi mi passai del correttore sulle occhiaie, ma non riuscivo lo stesso a coprirle.
Ero in crisi, avrei preferito ributtarmi sotto le coperte, ma sapevo che non potevo farlo, non quella mattina poiché i miei erano ancora in casa e sicuramente tra qualche minuto mi sarebbero venuti a cercare se non sarei venuta fuori dal bagno tra qualche minuto.
Sapevo bene che se non fossi andata a scuola mi avrebbero rifilato un impegno noioso e ben peggiore, forse mi avrebbero portato a conoscere qualche loro socio dell' azienda e a conoscere la famiglia di quell' italiano lì, come aveva detto che si chiamava? Un nome bizzarro che neppure ricordavo.
Forse Franco, ma qualunque fosse il suo nome aveva ben poca importanza.
Mi preparai in gran fretta per timore che i miei mi portassero in qualche posto che fosse più noioso della scuola.
Uscii da casa anche piuttosto frettolosamente, non volevo discutere con loro su quanto fosse accaduto il giorno precedente perché temevo le loro risposte anzi le conoscevo già,
Purtroppo i loro ragionamenti erano fin troppo antiquati e scontati per me, sapevo che pretendessero che mi attenessi alla vecchia tradizione di famiglia ovvero fidanzarmi con un giovane rampollo il giorno del mio diciannovesimo compleanno come aveva fatto la mia bisnonna, mia nonna, mia madre e le sorelle di mia madre, ma il guaio vero è che io ero già impegnata con qualcuno.
Ma se lo avessi detto mi avrebbero posto quella fastidiosa e irritante domanda “ Con chi?” Non avrei certo potuto dire “Cara mamma e caro papà...mi sono fidanzata con colui che tanto odiate, con colui che pensate che sia un folle omicida...che mi ha buttato accidentalmente per le scale...che ha una famiglia priva di eleganza... che si è sbattuto tutte le ragazze della scuola...che non sa suonare il pianoforte e che non sa parlare il tedesco e il francese... un ignorante che non ha mai toccato un libro di Dostoevskij e che non ha mai toccato un libro di letteratura giapponese”
Cosa che non avrebbero mai compreso è che io stessa non avessi mai letto un libro di Dostoevskij e di letteratura giapponese, ma che mi ero semplicemente limitata a cercarmi i riassunti dei libri che mi regalavano, fingendo così di averli letti,oppure a volte li regalavo a Natsuko e gli dicevo di raccontarmi a grandi linee la trama così da saperne parlare.
Hideki aveva in meno di me che non era abile con le bugie anzi più che non essere abile non gli andava di mentire. Sin da quando lo conoscevo, non si era mai nascosto dietro maschere di estrema perfezione, ma si mostrava il più delle volte per quello che era.
Aveva sempre tenuto un atteggiamento ribelle e provocatore, anche quando i genitori tentavano di persuaderlo non ci riuscivano, era tutto inutile, Hideki non avrebbe mai negato se stesso.
Forse anche per questo piaceva tanto alle ragazze, perché si magari era bravo con le parole, sapeva fingere bene di essere un bravo ragazzo, però in fin dei conti tutte in realtà sapevamo che non lo fosse , gli si leggeva dritto in faccia che non era mai serio, che non facesse mai sul serio con nessuna.
Aveva un espressione sfuggevole, lontana e distratta con le ragazze, come se avesse sempre voluto essere da qualche altra parte e questo in realtà piaceva perchè era sempre un' ardua sfida riuscire ad attirare la sua attenzione.
A me la cosa che mi piaceva di lui, era il fatto che con me non fosse così, mi dava retta anche quando dicessi delle stupidaggini.
Arrivata a scuola salutai le mie amiche, poi mi guardai intorno per vedere se c'era Hideki nei paraggi.
Dovevo parlargli, non credevo fosse giusto tacergli il fatto che i miei genitori mi stessero appioppando un fidanzato.
Ma non sapevo come dirglielo, era certa che non l' avrebbe affatto presa bene, temevo persino che sarebbe tornato il solito vecchio Hideki, quello che da bambino picchiava tutti i bambini che mi ronzassero intorno.
Le mie amiche parlavano, non sapevo di cosa stessero parlando, avevo troppi pensieri per la testa, una delle mie maggiori preoccupazioni era il mio diciannovesimo compleanno a cui non avevo pensato.
Era ormai vicino, troppo vicino, quel giorno lo sapevo bene che i miei mi avrebbero organizzato un fidanzamento, era sempre stato così da generazioni a generazioni, mia madre ci teneva a queste maledette tradizioni di famiglia, mentre mio padre pensava tutta al più a qualcuno che si potesse occupare dell' azienda di famiglia qualora lui fosse morto, quella era la sua unica preoccupazione.
“Reika?” disse Natsuko sventolando una mano vicino ai miei occhi.
“ Scommetto che non ci stavi ascoltando!” aggiunse irritata.
“ Scusate ero solo un po' pensierosa!” dissi giustificandomi.
“Di cosa stavate parlando?” chiesi osservandole.
Natsuko arrossii di colpo dicendo “ Male per te che non hai ascoltato!”
Più che non aver voglia di ripeterlo si vergognava troppo per poterlo raccontare, ma non c'era bisogno che me lo dicesse, avevo già capito di cosa si trattasse.
“Vabbè non è che sia poi tanto difficile capirlo...tu e Ryueki vi siete baciati!” dissi ridendo.
Natsuko divenne più paonazza di prima e chiese con sorpresa “Come cavolo hai fatto a capirlo?”
“Ho un certo intuito in questo genere di cose!” affermai sorridendo,ma dopo un po' quel sorriso mi svanii dalle labbra quando vidi nelle vicinanze Hideki parlottare con Azusa Mishina.
Lei ammiccava un sorriso, lui rispondeva di rimando, poi i suoi occhi si concentravano su quella quarta o quinta di seno, onestamente non ho mai capito che cazzo di taglia portasse quella lì, ma molto probabilmente non erano tette vere, dovevano essere due grossi meloni che si era fatta trapiantare.
“Ah, che sei fortunata!” sospirò Haruna, si doveva essere stancata della troppa timidezza di Takeru che non osava baciarla.
“Haruna forse dovresti provare a baciarlo tu!” dissi continuando a guardare quei due, non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso.
“Ti danno fastidio quei due insieme?” chiese Natsuko che era sempre la più acuta tra le due.
“Ma figurati! Può fare il cascamorto con chi gli pare!” affermai risentita.
“Non è vero che non state insieme...” disse facendosi improvvisamente più acuta del solito.
Mi voltai verso di lei chiedendole “Da quando in qua sei fatta così sveglia?”
“Non saprei... credo di averlo intuito dal modo in cui lo guardi...”
“Uffa! Io non lo avevo capito! E tu Natsuko perché non me l'hai detto?” disse Haruna sbuffando.
“Comunque Reika ti ricordi quando mi mettevi in guardia, bè forse adesso dovresti stare in guardia tu!” disse Natsuko osservando Hideki che si perdeva in eccessivi sorrisi con Azusa Mishina.
“Non ti preoccupare Hideki è solo fatto così, gli riesce difficile non fare il cretino con le ragazze ma ti assicuro che non si sbilancerà troppo” dissi cercando di convincere più me stessa che Natsuko.
“Se Takeru facesse una cosa del genere lo avrei già picchiato!” affermò Haruna che di solito era contro ogni forma di violenza.
“Avanti stanno solo parlando!” affermai fingendo di non essere affatto gelosa, ma in verità dentro di me sentivo le vene ribollirmi dalla gelosia.
Non mi piaceva quell' espressione idiota che aveva, era sicura che non stava ascoltando un H di quel che stesse dicendo, ma nonostante tutto annuiva perché gli piaceva tanto il suo decoltè.
Forse avevano ragione i miei genitori mi meritavo di più che un ragazzo come Hideki che fa il cascamorto con tutte.
Dopo le lunghe ore noiose di scuola, le ore al club trascorrevano come al solito parlavo con Natsuko,mentre la coppietta Takeru e Haruna erano messi in un angolino a parlare fra di loro, mentre Ryueki era seduto accanto a noi e a volte si rendeva partecipe alle nostre conversazioni.
Hideki invece era seduto sul pavimento in un angolino più appartato ad ascoltare la musica con i suoi auricolari, ma dopo un po' si tolse gli auricolari e si sedette accanto a noi.
Non lo avevo neppure salutato e lui aveva fatto come se niente fosse, forse pensava che stessi ancora cercando di non far capire agli altri che non stessimo insieme.
Natsuko per qualche strana ragione fece cadere la conversazione in un argomento scomodo che non avrei mai voluto toccare ovvero il giorno del mio compleanno.
“Reika ma la prossima settimana è il tuo compleanno!” affermò lei come se le fosse venuto improvvisamente in mente.
“Già!” affermai scocciata.
“Non sei contenta? Di solito fai sempre delle grandi feste per i tuoi compleanni e sei sempre allegra...” affermò confusa.
Hideki mi guardò con un espressione cupa sembrava aver intuito che ci fosse qualcosa che non andava.
Forse era meglio così, forse dovevo essere grata a Natsuko perché così potevo finalmente togliermi quel peso di dosso, quel pensiero che mi aveva ossessionato per tutta la notte.
“Non sono di buon umore perché c'è una tradizione nella mia famiglia in cui tutte le ragazze delle mie famiglia...giunte al loro diciannovesimo compleanno si sono fidanzate...annunciando davanti a tutti il loro fidanzamento....”
“Decisamente privo di gusto!” affermò Hideki imitando la voce di mia madre.
Gli rivolsi un 'occhiataccia per farlo smettere, non ci trovavo nulla di divertente.
Natsuko disse “ Bè non vedo quale sia il problema annunci il tuo fidanzamento con Hideki!”
Hideki scoppiò a ridere con amarezza come se avesse detto una barzelletta di cattivo gusto.
“I genitori di Reika mi detestano, come tutti del resto!” affermò con un espressione scura e tesa.
“Hideki non esagerare, non ti detestano...si sono solo fatti delle idee sbagliate sul tuo conto!” affermai, non del tutto certa di quel che stessi dicendo, sapevo solo che mi faceva male vederlo così turbato.
“Hideki mi pare però che tu voglia fare un po' la vittima...se tutti ti detestano ci deve pur essere un motivo!” affermò Ryueki posando il suo manga sul banco.
“Non mi pare che tu abbia dato il meglio di te!” aggiunse osservandolo con una certa insistenza.
“Ah, bene fantastico ci mancava solo la predica!” affermò Hideki osservando con un espressione irritata Ryueki.
“In effetti, ha ragione, non ti sei mai comportato bene e anche stamattina non mi pare che tu ti sia comportato benissimo!” affermò Natsuko riferendosi al suo atteggiamento con Azusa.
“E' facile criticare, ma voi non avete idea di quello che patisco io!” disse Hideki furioso.
E che cosa passeresti tu? Per piacere non fare la vittima, non ti si adatta affatto questo ruolo!” disse Natsuko.
“Adesso basta!” urlai cercando di mettere a tacere tutti quanti perché avevo come l'impressione che stesse sfociando una lite come l'altra volta.
Haruna e Takeru si avvicinarono a noi per capire cosa stesse accadendo.
“Solo perché sono ricco, non significa che non abbia anch'io i miei problemi!” affermò Hideki ancora con irritazione.
“Per favore Hideki basta!” affermai cercando di farlo smettere, ma lui mi guardò con un espressione carica di rabbia.
“Sai credo che tu mi possa anche togliere da questo club... mi rendo conto di non essere benvoluto!” disse con un espressione nervosa che non gli avevo mai visto.
Ma subito dopo entrò una ragazza piuttosto agitata dentro l'aula del nostro club ci chiedeva aiuto, diceva tante frasi sconnesse, non riuscivamo a capire cosa fosse successo.
“C'è una mia compagna sopra il terrazzo della scuola sembra voglia buttarsi da lì....” disse iniziando a piangere.
“Perchè non hai avvertito i professori...” disse Haruna perplessa e ansiosa.
“Perchè non ne ho visti in giro, non sapevo chi avvertire...cosa fare...vi prego fate qualcosa!” disse agitata.
“E che cosa possiamo fare?” chiese Natsuko confusa.
“Magari impedirle di uccidersi!” affermò Hideki con acceso sarcasmo.
“Tu la fai piuttosto facile, guarda che non è facile convincere qualcuno a non uccidersi!” affermò Ryueki.
“Intanto direi che non dovremmo perderci in tanti inutili discorsi! Piuttosto raggiungiamo il terrazzo e qualcuno vada a cercare qualche professore” affermai cercando di porre fine ai loro inutili punzecchiamenti.
“Ok, io vado a cercare qualche professore” affermò Natsuko, mentre Haruna tranquillizzava la ragazza che era ancora agitata e preoccupatissima per la sua compagna.
Io, Hideki,Takeru e Ryueki salimmo sopra al terrazzo, le scale sembravano non finire mai, ma dopo un po' arrivammo a destinazione.
Vedevamo la ragazza di schiena, sopra la ringhiera del terrazzo e l'ansia iniziava a impossessarsi di noi.
“Bene adesso che facciamo!” chiese Ryueki mordendosi il labbro.
“Ci parlo io” affermai prendendomi di coraggio, ma non sapevo davvero cosa dirle.
“Ma figuriamoci, non per offesa Reika ma credo che tu la trascineresti subito al suicidio!” disse Ryueki con un' onestà piuttosto spudorata.
“Perchè?” chiesi irritata.
“Come perché, siete troppo superficiali...non avete un animo sensibile voi due...per capire certe cose...senza offesa!” disse guardando me e Hideki.
“Bene allora parlaci tu!” disse Hideki rivolgendogli uno sguardo di sfida.
“Vieni anche tu Takeru!” disse Ryueki trascinandosi anche Takeru con sé.
Io e Hideki ci avvicinammo a loro per ascoltare cosa avrebbero detto a quella ragazza scoraggiata dalla vita.
“Senti so che non ci conosciamo, però prima di farlo... prima di ucciderti ti piacerebbe parlare con noi?” chiese Ryueki incerto.
Ma che razza di argomentazione era mai quella!
La ragazza scese dalla ringhiera e si volto verso loro due, sembrava già un inizio.
Era una ragazza molto bassina, forse più bassa di Haruna sembrava una bambina, molto probabilmente doveva essere del primo anno.
Era davvero molto carina con quei capelli castani,gonfi e corti che delineavano alla perfezione il suo grazioso e piccolo visino arrotondato, peccato che quel grazioso viso fosse segnato dalle lacrime e da alcune ferite fisiche, qualcuno doveva averla picchiata.
“Bene che cosa dovevate dirmi?” urlò furibonda.
“Ecco ehm vediamo...dunque... nella vita ecco sai ci sono momenti brutti però non per questo dobbiamo farla finita...bisogna andare avanti perché dopo la tempesta viene il sole...” disse Ryueki tirando fuori le solite frasi fatte.
“Ok va bene! Ciao!” disse lei pronta per risalire sopra la ringhiera.
“No aspetta senti non ho trovato le parole adatte, però so che se ti ucciderai ...sono sicuro che te ne pentirai!” affermò Ryueki non sapendo cos'altro dire, aveva persino trovato una pessima rima.
“Ti, prego non lo fare!” disse Takeru piangendo.
“Tutto qui quello che avevano da dire? Certo che loro hanno una sensibilità davvero stupefacente!” affermò Hideki piuttosto ironico.
“Ci parlo io!” affermai pronta per andarci, ma Hideki mi fermò dicendo “No adesso lascia fare al sottoscritto che è stato tanto criticato....possono dire tutto di me, ma non darmi del superficiale e dell' insensibile...”
Hideki si avvicinò alla ragazza e disse “Se vuoi ammazzarti ammazzati pure!”
Lo osservai scioccata urlando “E' questa sarebbe la tua idea di sensibilità?!”
Anche Takeru e Ryueki lo osservarono contrariati “Idiota, non si dicono certe cose a chi si vuole suicidare!”
“Non vi immischiate!” affermò fulminandoli con lo sguardo.
La ragazza si voltò verso Hideki piuttosto colpita dalle sue parole, invece di cercare di fermarla, lui la stava incoraggiando a farlo.
“Ammazzati vigliacca! Sei solo una vigliacca non ha i il coraggio di affrontare la tua vita, quelle come te non sono degne di vivere!” disse con cattiveria.
“Non ascoltarlo! Non lo fare!” urlammo in coro io, Ryueki e Takeru.
“Adesso basta lasciatemi in pace!” disse risalendo nella ringhiera del terrazzo.
“Dai fa vedere a tutti quanto sei vigliacca!” disse continuando a provocarla.
“Io non sono vigliacca!” disse urlando e scendendo dalla ringhiera.
Dopo scoppiò a piangere , Hideki si avvicinò a lei e l' abbracciò.
“Io non sono vigliacca!” disse stretta alle calorose braccia di Hideki, mentre io ribollivo ancora una volta di gelosia.
“Lo so, lo hai dimostrato adesso di non essere vigliacca!”disse sorridendo e stringendola forte a sé.
Ryueki osservava la scena interdetto, non riusciva a credere che Hideki con quei suoi modi rudi fosse davvero riuscito a fermare la ragazza.
Dopo un po' portammo la ragazza nell' aula del club dove ci raccontò tutto insieme alla sua compagna.
C'erano dei loro compagni che la maltrattavano, l' avevano presa in antipatia e all'uscita da scuola la spingevano e la malmenavano brutalmente, lei non ne aveva parlato ai suoi genitori né ai professori era sicura che sarebbe stato peggio, che avrebbero continuato a farlo.
“Io credo che tu debba parlarne con i tuoi genitori o dirlo ai professori!” affermò Natsuko.
“Ma per piacere!” disse contrariato Hideki.
“E tu che idea avresti?” chiese Natsuko irritata.
“ Di sicuro un' idea migliore delle tue banali idee da bambini delle scuole elementari!” disse Hideki.
“E quale sarebbe?” chiese Ryueki questa volta la sua voce non era provocatoria, sembrava solo parecchio curiosa.
“Bè è semplice più di quanto crediate.... saranno solo dei ragazzini dopotutto, basterà semplicemente chiamare quattro teppistelli per dargli una bella lezione!” disse Hideki con naturalezza come se fosse una cosa da niente.
“Ma sei cretino!” disse Natsuko contrariata.
“Che brutte idee!” disse Haruna piuttosto scossa.
“Vabbè era migliore la tua da scuola elementare!” affermò Hideki con estremo sarcasmo.
“Per una volta mi trovo d'accordo con te!” disse Ryueki sostenendo la teroria di Hideki.
“Ma stai scherzando?” chiese Natsuko incredula verso il suo amato.
“E' brutta come idea, però le idee brutte forse sono le sole che funzionano con gente così!”disse Ryueki.
La compagna della ragazza, la guardò e le chiese “ Tu che ne pensi Mizuiro?”
“Io credo che sia tutto inutile...” affermò tristemente.
“Invece no! Ti sbagli! Perché Adesso che conosci Sezunaki Hideki nessuno ti torcerà un capello!” disse Hideki iniziando a darsi fin troppo arie da gentiluomo.
“Piantala idiota!” affermai irritata.
“Nessuna fanciulla verrà picchiata finchè esisterà il principe Hideki!” disse continuando a dire idiozie con una sicurezza che turbava tutti quanti.
Quando Hideki si metteva in testa una cosa era difficile persuaderlo, infatti in quel momento si era ormai immerso in un mondo tutto suo, in cui si credeva davvero un principe che doveva salvare ogni fanciulla dal male e ridacchiava ormai pieno di sé.
Mizuiro lo osservava affascinata in un modo esagerato, non mi piaceva, si stava mettendo in testa strane idee.
Le rivolsi uno sguardo gelido e penetrante, ma lei non sembrò cogliere il messaggio.
Quando Mizuiro si lasciò scappare di bocca “Il mio amato principe!” Hideki storse il naso dicendo “Credo ti sia fatta delle idee sbagliate...” Lei imbarazzata abbassò lo sguardo, quella frase doveva esserle scappata di bocca.
“Non è colpa sua, se tu ci provi con tutte!” lo punzecchiò Natsuko.
“Ma dimmi una cosa, tu gli affaracci tuoi non te li fai mai!” affermò Hideki irritato.
“Natsuko in effetti dai basta punzecchiarlo sempre!” disse Ryueki piuttosto divertito.
“Ecco bravo mettile una museruola!” esclamò Hideki.
“Comunque non è che Natsuko abbia tanto torto!” affermai osservando Hideki.
“Reika per carità non ti ci mettere anche tu!” affermò seccato.
“Non ho fatto nulla di male...volevo solo confortare Mizuiro nient'altro...” disse Hideki con un espressione innocente.
“Anche ad Azusa volevi salvare la vita?” chiesi sarcastica.
Hideki trasalii, lo avevo messo in difficoltà.
“No, ma è stata lei...è venuta a parlarmi...cosa dovevo fare? Dire no guarda non posso parlare con te, perché se Reika ci vede parlare, si arrabbia e pensa male...” disse lui continuando a fare quell'espressione innocente che mi dava sui nervi.
“Quindi voi due state insieme?” chiese Mizuiro.
“Si, mi dispiace che tu abbia frainteso!” affermò Hideki con un espressione fin troppo dispiaciuta.
“Reika credo che tu stia esagerando...andiamo si sono solamente parlati!” affermò Ryueki.
“Cosa sei diventato improvvisamente il suo avvocato difensore?” chiesi ironica.
“Comunque anche secondo me stai esagerando, si sono solamente parlati!” si associò anche Takeru.
Si era formata un'improvvisa solidarietà maschile!
“Ma che cavolo stai dicendo? Takeru! Guarda che io ti ammazzo se tu provi a fare una cosa del genere!” affermò Haruna facendosi piuttosto minacciosa.
“Poi vorrei vedermela tutta se Reika si fosse azzardata a fare una cosa del genere...come l' avrebbe presa!” affermò Natsuko.
Bene, eravamo ormai divisi su due fronti, eravamo ragazze contro ragazzi.
“Su avanti adesso smettetela, mi dispiace! Non voglio che vi mettiate a litigare per colpa mia!” disse la piccola e dolce Mizuiro.
Così il nostro dibattito si era concluso con una tregua, ma in realtà i nostri animi erano ancora ferventi, i ragazzi si era lasciati scivolare addosso tutto, ma noi non dimenticavamo con tanta facilità.
Quando si fece l'orario di tornarcene a casa, Haruna non si fece accompagnare da Takeru e preferii farsi accompagnare a casa da me, anche Natsuko fece lo stesso e Hideki pure portandosi con sé Mizuiro, infatti iniziavamo a stare piuttosto stretti.
“Ma tu guarda... Non me lo aspettavo da Takeru mi ha davvero deluso!” affermò Haruna non riuscendo a togliersi di mente le sue parole.
Hideki si mise a ridere dicendo “ Siete esagerate!”
“Uhm guarda chi sta parlando, quand'ero piccola non mi permettevi di parlare con nessuno!” gli feci notare.
“Ero solo un bambino... ma adesso non sono più così!” disse tranquillamente.
“Sicuro?!” chiesi con un espressione provocatoria e divertita, non credevo affatto alle sue parole.
“Però dai in fondo i rapporti sono basati sulla fiducia....” affermò Mizuiro piuttosto riflessiva e saggia
“E secondo voi potrei mai fidarmi di quest' individuo?” chiesi rivolgendomi un po' a tutte.
“Bè in effetti!” esclamò Natsuko.
Il giorno seguente, Hideki era pieno di sé, pieno di quelle sue fisime eroiche come le avevo sempre definite io.
Non vedeva l'ora che arrivasse il momento in cui tutti i ragazzi sarebbero usciti da scuola per salvare Mizuiro da quei mascalzoni dei suoi compagni attraverso il suo piano che in realtà non aveva nulla di eroico, ma a lui non gli si doveva certo dire.
Pagare dei teppisti di strada per menare altri teppisti, questo era il piano di Hideki, in fondo mi tranquillizzava dato che a volte era spericolato e faceva cose avventate pur di potersi dare tante arie da figo.
Usciti da scuola, aspettavamo Mizuiro uscire da scuola seguita dai suoi compagni che era dei brutti ceppi.
Erano i famosi ragazzi della sezione H, godeva di una pessima reputazione, erano quasi tutti drogati e casinisti.
La classe peggiore dell'istituto, quella che durante il festival culturale che si teneva ogni anno a scuola combinava sempre casini.
Li guardavamo avvicinarsi a Mizuiro aspettando che la scuola rimanesse deserta, dopo l' avrebbero picchiata senza una vera e propria ragione, forse perché Mizuiro non era come loro, era una ragazza piuttosto timida e di un temperamento piuttosto calmo.
Hideki si guardò attorno, mi voltai anch'io per capire cosa stesse guardando, poi vidi dei ragazzi giganteschi, sembravano dei bisonti.
Anche quelli lì sembravano dei tipi poco raccomandabili e sembravano anche grandi, forse potevano avere si e no una trentina d'anni.
Hideki gli fece un cenno con la mano, loro vennero verso la nostra direzione, mentre Natsuko, Haruna, Takeru e Ryueki sembravano tremare di paura.
“Mi sa tanto che noi andiamo a casa!” affermò Haruna stringendo la mano del suo amato.
“No, voglio farvi capire una cosa importante!” affermò Hideki.
“Ragazzino! Chi è che dobbiamo massacrare?” chiese uno di quei tipi sputando la gomma da masticare sul giardinetto della scuola.
“Quei tipi che stanno seguendo quella ragazzina!” affermò Hideki indicando verso la direzione di Mizuiro.
I compagni di Mizuiro si guardarono intorno, vedendo che non c'era ormai nessuno poiché noi c'eravamo ben nascosti, decisero che fosse il momento giusto per malmenare la povera Mizuiro.
Ma in quello stesso momento Hideki seguito da quei tizi gli diede l'ordine di fermarsi, ma quei tipi si misero a ridere poi smisero di farlo notando che quei bisonti avevano tutta l'aria di volerli pestare a sangue.
“Colpite gli stinchi!” disse in un tono sadico Hideki.
Dava pure le indicazioni sui punti in cui dovevano colpire, mentre Mizuiro osservava incredula i suoi compagni che erano ormai diventate le vittime del sadismo di Hideki.
“Farete ancora del male a Mizuiro?” chiese osservandoli cadere per terra, mentre ricevevano tanti di quei pugni e calci.
Secondo me non lo stava facendo solo per Mizuiro, era per soddisfare un suo desiderio vendicativo di voler far provare a qualcuno, il dolore che aveva provato lui quando era stato picchiato.
No!” urlavano loro, spaventati e privi di forze.
“Non vi ho sentito bene!” esclamò lui con un espressione sadica.
In fondo, lo capivo anch'io provavo un certo gusto nel pestaggio di quei pessimi tipi, dopo quello che stava per accadere a causa loro.
La povera Mizuiro voleva togliersi la vita per colpa di quegli idioti, quindi ben gli stava! Ma accanto a me c'era gente che non si trovava affatto d'accordo.
“Ok gli doveva dare una lezione..però sta esagerando!” affermò Haruna ansiosa, anche Takeru era del suo stesso parere.
“Si, in effetti troppo brutale e violento...” affermò Natsuko.
“Vabbè allora, mi sa che è meglio andare a fermarlo!” proposi io.
“Hideki credo sia abbastanza!” affermai mentre continuava a dare con soddisfazione indicazioni a quei ragazzacci.
“Colpite le giugulari!” disse ridendo.
“Hideki basta!” urlammo in coro tutti, tranne Mizuiro, lei più di Hideki stava provando un sadico divertimento nel vedere i suoi compagni diventare vittime.“La sola persona che può dirmi basta, è Mizuiro...Secondo te Mizuiro è abbastanza per quello che ti hanno fatto?” chiese Hideki rivolgendosi a Mizuiro che osservava i suoi compagni buttati a terra tra un misto di piacere e angoscia.
“Si va bene così!” disse lei.
“E voi promettete che non vi permetterete mai più a picchiare e trattare male Mizuiro?” chiese Hideki con un espressione torva.
I ragazzi strillarono forte un “si!” sofferente, riuscivano a malapena a parlare.
“D'accordo, basta così!” disse Hideki dando ai suoi malfattori la loro ricompensa.
“Grazie” disse Mizuiro ringraziando Hideki.
“Di nulla! Fammi sapere se ci provano di nuovo!” disse Hideki sorridendole.
Poi lei improvvisamente scoppiò a piangere, Hideki la osservò interrogativo, anch'io e tutti gli altri non riuscivamo a spiegarci quella sua reazione.
I suoi compagni se ne erano ormai andati e di sicuro dopo aver preso tante di quelle botte non avrebbero più avuto il coraggio di avvicinarsi a lei, allora perché piangeva?
“Che ti prende, adesso perché piangi?” chiese Hideki osservandola con dispiacere.
“E' solo che non ho molti amici, tutti se ne fregavano quando loro mi picchiavano è la prima volta che qualcuno gli dà una lezione... non saprò mai come sdebitarmi con voi!” disse fra le lacrime.
“Sai stavo pensando una cosa!” affermai pensando a quella frase che aveva detto “Non ho molti amici”
“A cosa?” chiese Mizuiro osservandomi, anche gli altri mi osservavano interrogativa.
“Ecco noi non abbiamo molti iscritti al nostro club,quindi stavo pensando che tu Mizuiro potresti unirti a noi!” dissi sorridendole, lei ricambiò il sorriso abbracciandomi calorosamente.
Era davvero molto dolce, carina e indifesa, sembrava un po' Haruna per certi versi, la Haruna che spesso mi veniva sottratta da Takeru.
Dopo un po' tutti tornarono a casa meno che io e Hideki, il mio autista stava ritardando parecchio, Hideki era rimasto con me ad aspettarlo,ma avevo come il presentimento che non sarebbe venuto.
“Se vuoi ti accompagno io a casa!” propose lui.
“Non credo sia una buona idea, i miei per ora sono a casa e potrebbero vederci insieme...non voglio correre questo rischio!” affermai pensierosa.
“Dimmi una cosa... l'hai già conosciuto questo fidanzatino che i tuoi genitori intendono appiopparti?” chiese Hideki con un espressione piuttosto buffa.
“Si. ma non molto...”affermai tenendomi sul vago.
E com'è ?” chiese curioso.
“In che senso?” chiesi a disagio.
“Non so...è alto...bello...più bello di me?” chiese con un espressione strana, sentivo nella sua voce un po' di irritazione.
Dopo un po' mi arrivò un messaggio sul telefonino con scritto “Ciao sono Francesco, ecco tua madre mi ha detto di venirti a prendere a scuola! Aspettami!”
“Chi è?” chiese lui vendendomi armeggiare con il telefonino.
“Bè sembra che mia madre gli abbia detto di venirmi a prendere a scuola!” affermai seccata.
“Quindi avrò la possibilità di vederlo in carne ed ossa!” disse euforico.
“Hideki non credo sia una buona idea!” affermai per convincere ad andarsene a casa.
“Dai voglio solo vederlo...” disse con un espressione innocentina.
Stavo cercando in tutti i modi di convincere Hideki ad andarsene, ma lui non mi voleva affatto dare ascolto, diceva che voleva conoscere il suo rivale a tutti i costi.
E così dopo un po' apparve Francesco tutto sorridente, mi chiedevo cosa avesse tanto da sorridere, però dovevo ammettere che aveva un bel sorriso.
Mi salutò allegramente e poi mi raggiunse, guardò Hideki con un espressione incredula mentre lui lo squadrava dalla testa ai piedi, come se stesse cercando con insistenza in lui qualcosa, non sapevo cosa, ma sembrava che non riuscisse a trovare questa cosa che cercasse con estrema insistenza.
“Tu sei... Sezunaki Hideki” disse lui rivolgendosi ad Hideki.
“Si, ma come fai a saperlo?” chiese perplesso.
“La madre di Reika mi ha parlato molto di te e della tua famiglia!” disse allusivo.
“Ah, immagino, deve averti detto tante belle cose!” affermò caustico, conosceva alla perfezione l'arte dello spettegolare di mia madre.
“Si, ma pensavo che tu Reika avessi smesso di frequentarlo!” affermò lui, rivolgendosi a me.
“Bè ecco...infatti non è che io lo frequenti...mi stava solo facendo la cortesia di aspettare insieme a me...”dissi incerta.
“Si è solo che non è nella mia natura lasciare una ragazza che aspetta da sola... con i tempi che corrono” affermò lui un tantino infastidito, non doveva essergli piaciuto che io dicessi che noi due non ci frequentassimo.
“Bè allora ciao Hideki cioè Sezunaki!” affermai cercando di far credere che tra me e lui ci fosse un margine di conoscenza estremamente riduttivo.
“Ciao Hanamei.... e ciao...” disse rivolto verso il ragazzo di cui non ricordava il nome.
“Oh scusa non mi sono presentato! Io sono Francesco Rossi!” disse tendendo la mano a Hideki.
Hideki lo guardò con un espressione stranita non capiva che cosa intendesse fare con quella mano rivolta verso di lui.
“Ah, già me lo dimentico sempre che tra di voi non si usa molto... stringere la mano quando ci si presenta!” disse ridendo.
“Non sei giapponese vero?” chiese Hideki scrutandolo con un attenzione meticolosa.
“No, sono italiano...” affermò lui sorridendo.
“Vivaldi, Paganini e spaghetti e mandolini!” affermò Hideki aspramente parlando più con se stesso.
“Scusa che hai detto?” chiese Francesco, non avendo sentito bene cosa avesse detto.
“Oh nulla! Era solo un mio soliloquio...” disse lui guardando verso la mia direzione.
“Bene, credo che adesso sia meglio andare!” propose Francesco salutando in modo piuttosto cortese Hideki che non ricambiò più di tanto la sua cortesia.
“E' stato un piacere conoscerti!” disse lui sorridendo.
“Per me di meno!” affermò Hideki. osservandolo ancora con insistenza, mentre Francesco lo osservava interrogativo e sembrava sentirsi anche un po' a disagio.
Quando me ne andai salendo sulla macchina di Francesco vidi Hideki che di nascosto mi mandava dei baci quando Francesco era troppo preso dalla strada per accorgersene, io mi limitai a sorridergli.
Ormai lontano da Hideki, che era svanito dalla strada poiché c'eravamo allontanati molto da lui, mi trovai in macchina da sola con lui e mi sentii in soggezione.
“ Tu da che parte dell' Italia provieni?” chiesi per interrompere quel fastidio silenzio.
“La Sicilia!” disse allegramente.
“Baciamo le mani!” affermai io, ricordandomi una scena del padrino, ma lui non rise affatto dinanzi la mia battuta.
“Voi stranieri, pensate che noi italiani e per giunta siciliani siamo tutti mafiosi ma non è così e poi non mi pare che in Giappone stiate tanto meglio...avete anche voi la Yakuza” disse osservandomi con una certa irritazione.
“Si, infatti era solo una battuta! Non volevo dire questo!” affermai perplessa, sembrava che qualunque cosa dicessi fosse sbagliata e anche quello che diceva lui sembrava sbagliato, forse perché appartenevamo a due culture differenti e di conseguenze possedevamo un umorismo differente, forse era per questo.
“Scusa è che ancora non riesco a capire quando voi giapponesi scherzate e quando dite sul serio, non so, non riesco a capirlo... senza offesa, ma sembrate quasi sempre belli incazzati!” disse ridendo, poi aggiunse “ Ad esempio Hideki quando ha detto che per lui è stato un piacere minore, non l'ho capito...era forse una battuta?”
“No, quella non credo sia stata una battuta!” affermai ridendo.
Dopo un po' gli dissi di spiegarmi come si dicevano alcune frasi e parole in italiano e nel suo dialetto, scoppiai ridere mentre tentavo inutilmente di dirle e lui rise mentre cercava di insegnarmele.
In fondo era davvero simpatico, però se qualcuno mi avesse chiesto se mi piaceva come ragazzo avrei risposto di no, era carino, però c'era solo una persona che era riuscita a far breccia nel mio cuore e si chiamava Sezunaki Hideki.
“Comunque ancora ci sono delle cose che non so dire in giapponese....” disse sorridendomi.
“Dimmele in inglese ed io ti dirò come si dicono in giapponese” proposi mentre lui mi chiedeva come si dicessero una serie di frasi, dopo quando arrivammo a destinazione si annotò le frasi che gli avevo spiegato su un piccolo quadernetto.
Arrivati a casa, la servitù ci accolse perdendosi con le solite cordialità, poi mia madre entusiasta ci accolse allegramente non faceva altro che lanciare frasi allusive a me e a Francesco ovvero su quanto fossimo carini insieme ecc...ecc...
Mia madre quando faceva così, quando diceva tante inutili stupidaggini, io non l'ascoltavo fingevo di farlo ma in realtà dentro la mia testa ripetevo “Blah blah blah...” per me erano queste le frasi che pronunciava ripetutamente.
Francesco invece come mio padre stupidamente gli dava retta, mentre io riflettevo sul fatto che forse non avrei dovuto essere tanto carina con lui, forse avrei dovuto rendermi insopportabile, così mi avrebbe odiato e non avrebbe voluto aver più nulla a che fare con me.
Ma era difficile essere sgarbata con un ragazzo tanto dolce e carino, in fondo era così Francesco non era un tipo cattivo, era anche molto simpatico e anche parecchio chiacchierone,a volte forse fin troppo amichevole.
“Io non ti capisco tesoro è un ragazzo d'oro!” affermava mia madre quando se ne era andato.
“Mamma te lo ripeto di nuovo, No!” dissi ritirandomi dinuovo nella mia stanza.
Lei però mi segui dentro la stanza chiedendomi “Ma perché?”
Anche mio padre ci raggiunse ponendomi la stessa domanda.
Mi morsi ripetutamente il labbro, ero nervosa, non sapevo cosa dire, non potevo di certo sputare il rospo.
“Perchè...mi sembra prematuro...io lo so che volete rispettare la tradizione di famiglia, ma io conosco così poco Francesco!” affermai riferendomi al fidanzamento che sicuramente avevano intenzione di organizzarmi.
“Oh, ma tesoro avrai modo di conoscerlo...a maggior ragione se vi fidanzate!” affermò mio padre.
Come al solito, non volevano affatto darmi ascolto, era come se quello che dicessi avesse ben poco valore.
“Vado a casa di Natsuko!” affermai pronta per andarmene, ero furiosa, non mi capivano affatto.
Sin da quand' ero piccola, loro non avevano capito un bel niente di me.
Pensavano che io fossi una ragazza dolce, carina e dalle buone maniere o almeno era questo che loro volevano che io fossi ed io li avevo sempre illusi che io fossi così, ma in realtà non ero mai stata così, avevo sempre avuto dentro di me uno spirito ribelle che Hideki aveva lasciato trapelare.
In realtà quand' ero piccola non mi cacciavo nei guai perché Hideki mi costringesse a farlo, in realtà mi lasciavo convincere perché dentro di me c'era quell'indole ribelle che i miei genitori mi avevano costretto a rinnegare, ma che Hideki tirava fuori.
Loro credevano ancora di potermi obbligare a fare quello che loro volessero, pensavano che fossi ancora quella bambina che li assecondava sempre, non sapevano invece che ero cambiata, che non ero più una bambina e che avevo perso la mia verginità da un bel po' di tempo.
Bussai a casa di Natsuko, quello era l'unico posto in cui potessi andare.
Non avevo voglia di vedere Hideki trasudante di gelosia, così pensai per esclusione di andare a casa di Natsuko, una casa che mi aveva sempre trasmesso armonia e calore familiare.
“Oh, ciao!” disse sua madre accogliendomi allegramente.
“Tesoro c'è Reika!” disse urlando alla figlia che era nella sua stanza.
Aveva una voce terribilmente rimbombante, infatti la figlia arrivò in men che non si dica molto probabilmente per far smettere sua madre di urlare.
“Ciao Reika...non mi aspettavo la tua visita!” affermò incredula.
“ Si, scusa forse dovevo avvisarti!” affermai in completo disagio, di solito lo facevo sempre, ma per ora anche le buone maniere mi sfuggivano di mano pensando ai miei genitori.
“No, non ti preoccupare non fa niente!” affermò lei conducendomi nella sua stanza.
“Allora c'è qualcosa di cui vuoi parlarmi?” mi chiese facendomi sedere nel suo letto.
“Bè ecco... si tratta del fidanzato che i miei genitori hanno scelto per me...” dissi inviandola dato che lei non aveva genitori che si mettevano in testa di organizzarle un fidanzamento.
“Ok, spiegami” disse lei sedendosi accanto a me.
Le raccontai tutto, le parlai di Francesco e dell'insistenza dei miei genitori, ma lei sembrò non intuire il problema di fondo.
“Non capisco ancora quale sia il problema, hai detto che Francesco è bello, simpatico e dolce quindi quale sarebbe il problema?” chiese lei incredula.
“Ma a me piace Hideki!” affermai sperando che capisse.
“Secondo me, Reika a te piace Hideki solo perchè vuoi andare contro i tuoi genitori...” affermò lei contraria all'idea che mi piacesse veramente Hideki o forse contraria che io stessi con Hideki.
“Non ti sta proprio bene l'idea che io stia con Hideki?” le chiesi ridendo.
“No, è che secondo me non è un bravo ragazzo...non fa per te...” affermò lei con naturalezza.
“No, il punto è che Hideki mi conosce da così tanto tempo... ed io conosco lui da molto tempo... riusciamo a capirci con dei semplici sguardi...” affermai pensando a tutto quello che avevamo passato insieme.
“Si, ma quest' intesa si crea dopo tanto tempo...chi ti dice che anche con questo Francesco tu non possa instaurare quest'intesa?” mi chiese lei, mettendomi tanti dubbi per la testa.
Forse aveva ragione lei, mi piaceva Hideki perché volevo andare contro i miei genitori? Era solo per poter fare a loro un dispetto?
Ero andata a casa di Natsuko per sentirmi meglio e invece ero uscita da quella casa più confusa di prima.

Hideki:

Reika e quel tipo, la sola cosa che mi balenava per la testa era quell'individuo.
“Vivaldi, Paganini , Spaghetti e mandolini” pensavo tra me, quando ero di malumore mia nonna mi aveva insegnato un buffo modo di rilassarmi ovvero fare degli scioglilingua e delle rime buffe, prendendomi gioco degli altri e dei problemi da cui ero circondato.
Uscii dalla mia stanza ripensando ancora a quel ragazzo, aveva degli occhi stupendi, di un verde lucente come lo smeraldo e poi... era alto, molto più alto di me, possedeva anche un bel fisico.
Mi sentii improvvisamente piccolo e insignificante, quel tipo ridusse a niente le mie certezze e sicurezze, perché anche se Reika era corteggiata da molti ragazzi, sapevo bene che a lei quei tipi non interessavano.
Anche quelli con cui era andata a letto ero certa che non fossero stati un granchè anche se lei diceva tutto il contrario. Ma la conoscevo bene la mia Reika e sapevo bene quanto fosse brava a mentire per non darmi soddisfazione.
Però quel tipo era tutta un'altra storia, era davvero affascinante, forse se fossi stato una ragazza anch'io ne sarei rimasto affascinato.
La madre di Reika aveva buon gusto e sapeva bene come sostituire Sezunaki Hideki con un rampollo migliore.
Di sicuro doveva essere anche molto brava a suonare il pianoforte, il violino, doveva saper parlare molto lingue, magari parlava anche russo, peccato che per il giapponese non mi sembrava tanto bravo, più che altro il suo accento era strano forse doveva essersi trasferito da poco.
Mi sedetti al tavolo insieme ai miei genitori, mio padre aveva portato una sua amichetta che ceneva allegramente con noi mentre iniziava il gioco delle bugie a cui rendevano partecipe anche me.
La poverina credeva che la donna seduta a capo tavola fosse cugina di mio padre, mentre io ero il suo nipotino, ero piuttosto stanco di quel gioco perverso a cui mi rendevano partecipe e che coinvolgeva persino la servitù.
Non li capivo se ci tenessero tanto a fare certe cose perché non andavano in quei luoghi dove ci sono quelle coppie che fanno gli scambi di coppia senza coinvolgere almeno il loro figlio in queste loro faccende.
Mio padre la stava trattando piuttosto bene, forse perché era molto carina, infatti indossava una preziosa collana di swarosky.
Ma la poverina non sapeva che quello sarebbe stato l'ultimo regalo che avrebbe ricevuto da mio padre.
Mio padre aspettava solo il momento propizio per potersela portare a letto, poi magari gli avrebbe detto la verità o forse no l'avrebbe semplicemente buttata fuori da casa mia senza dire una parola.
La poverina parlava ingenuamente, poteva per lo più avere la mia età, sembrava davvero innamorata persa di mio padre.
Ero stanco dei loro giochetti, così dissi la verità “ Sai io non sono suo nipote e lei non è sua cugina, ma sua moglie!” affermai rivolgendomi alla ragazza.
“Hideki” urlò mio padre, mentre mia madre stava in silenzio come se si aspettasse una mia simile reazione, come se si aspettasse da troppo tempo che almeno io facessi qualcosa.
“Stava solo scherzando!” affermò rivolgendosi alla ragazza che guardò malamente mio padre e il resto della famiglia compreso me.
“Voi siete malati!” disse alzandosi gettando la collana di swarosky sul tavolo.
“No, aspetta Kasumi!” disse mio padre rincorrendola.
Mia madre scoppiò a ridere, non lo avevo mai vista ridere così, in realtà ero mio padre il depravato dei due, lei sottostava semplicemente al suo giochetto.
Poi però tornò mio padre piuttosto infuriato sembrava pronto per farmi a pezzi, io lo osservai con un espressione fredda e indifferente.
“Ma che ti è saltato in mente?” mi chiese irritato.
“Papà cosa ti salta in mente a te! Se devi farti un' amante fallo come le persone normali ok? Non coinvolgere me e la mamma in queste tue cose!”affermai altrettanto irritato.
“Io almeno non sono ipocrita!” affermò lui ridendo.
Quella era una delle frasi che dicevo spesso anch'io quando facevo tante cazzate, adesso avevo capito da chi l'avevo imparata.
“No, non sei ipocrita, sei uno stronzo!” affermai urlando infuriato.
“Non parlare così a tuo padre! Dimentichi forse che grazie a me, hai i tuoi bei vestiti, vivi in questa bella casa...” affermò lui furibondo.
“Sai che ti dico ne farei volentieri a meno di tutte queste belle cose!” affermai osservando un vaso sdi porcellana pregiatissima che mi aveva sempre ripugnato che avevo sempre voluto fare a pezzi, così lo ruppi lasciandolo cadere per terra.
Lui mi mollò un violento schiaffo sul viso dicendo “Io non ti riconosco più!”
“Ed io ti conosco abbastanza per dire che mi fai schifo!” affermai urlando.
“Esci! Esci!” disse lui spingendomi fuori dalla porta di casa, mia madre cercava inutilmente di fermarlo ma fu tutto inutile mio padre mi spinse con violenza fuori dalla porta,mentre George cercava anche lui di farlo ragionare.
Bene, adesso ero pure fuori casa, non sapevo davvero dove andare e per giunta stava pure piovendo.
Pensai di andare a casa di Reika, ma forse non era una buona idea se suoi genitori mi vedevano avrebbero chiamato la polizia.
Camminai a zonzo per tutta la notte, poi stanco di quel lungo girovagare pensai di andare in un hotel ma mi resi conto di non avere il portafogli con me, così rimuginai di nuovo su quell' idea folle che forse era la più probabile ovvero andare a casa di Reika.
Forse se provavo ad entrare dalla finestra della sua stanza, i suoi genitori non mi avrebbero scoperto, così scavalcai il cancello di casa sua.
Poi mi diressi verso la finestra della sua stanza, fortunatamente la finestra della sua stanza era bassa e dava direttamente sul giardino, poteva quasi definirsi come una porta di servizio.
Osservai da dentro la sua stanza e bussai ancora con insistenza, poi lei si voltò sorpresa osservando la finestra.
Mi aprì silenziosamente, poi mi chiese sottovoce “E tu che ci fai qui?”
“Scusa, non volevo disturbarti è che ho avuto una lite con mio padre e mi ha cacciato fuori di casa!” affermai a disagio.
“Ah, capisco!” affermò con titubanza.
“Ma se vuoi me ne vado, non ti preoccupare, anzi scusa per il disturbo!” affermai pronto ad andarmene, forse non era stata una buona idea.
“No, ma che dici...è solo che se i miei genitori ci scoprono accadrà il finimondo!” affermò lei con preoccupazione.
“Si, hai ragione...dai me ne vado!” affermai pronto per andarmene.
“No, non posso neppure farti dormire chissà dove... e poi sei già tutto fradicio...” disse notando i miei vestiti bagnati di pioggia.
Chiusi la finestra ed osservai la sua stanza, aveva un letto a baldacchino di color rosa confetto, Reika aveva sempre odiato quel colore , la stanza l' aveva arredata sicuramente sua madre pensai osservando anche le pareti color rosa confetto, era troppo stucchevole e non s' addiceva affatto alla personalità di Reika.
Inoltre c'erano molti peluche e libri, Reika non amava né gli uni né gli altri.
Lasciò detto ad una delle cameriere, la più corruttibile, di non far entrare i suoi genitori nella sua stanza per nessun motivo.
“Meglio che ti togli quei vestiti!” affermò lei osservando i miei vestiti bagnati.
Lei si mise la sua camicia da notte di seta viola davanti a me, l'avevo già vista tante volte nuda quindi ormai non si creava troppi problemi.
Ma io per qualche strana ragione iniziavo a sentirmi a disagio, in un disagio inspiegabile.
“Te li tolgo io!” disse lei notando che fossi ancora immobile accanto la finestra.
Mi sbottonò la camicia, poi mi tolse i pantaloni, e le scarpe, la lasciai fare mentre lei sorrideva dicendo che sembravo un bambino poi prese un asciugamano per asciugarmi i capelli e il corpo umido.
Dopo accese la stufa poiché non poteva accendere il phon per asciugarmi i capelli, dato che avrebbe fatto troppo rumore rischiando di svegliare i suoi genitori.
“Bene, adesso sarà meglio dormire!” suggerii lei.
Mi sdraiai nel suo letto accanto a lei, lei si avvicinò a me abbracciandomi, ricambiai anche se mi sentivo rigido come una corda di violino, temevo che da un momento all'altro comparissero i suoi genitori aprendo la porta della sua stanza.
Se ci avessero trovati abbracciati sul letto e sopratutto in quel modo, non credo che l' avrebbero presa bene.

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Capitolo 16
*** Come Romeo e Giulietta?! ***


Hideki:
Dopo un po' Reika sbuffò non appena io mi stavo per addormentare, le domandai quale fosse il problema lei allora mi disse “Dai, non dormire!” affermò lei.
“Perchè cosa vorresti fare?” le chiesi ambiguamente.
“Nulla di quello che pensi tu! Porco!” affermò sorridendo.
“Bene...anche perché mi sembrava piuttosto inappropriato dato che ci sono i tuoi genitori...”
“Bugiardo, ma se ci stavi pensando!” affermò ridendo.
“Bè ovviamente se insisti non oppongo resistenza!”
“No, volevo solamente parlare!” esclamò lei diventando seria.
“E di cosa? Non ti mettere questa faccia così seria che mi fai paura!” affermai iniziando a temere il peggio.
“No, volevo solo parlare di quello che ti è successo...insomma Hideki hai un occhio nero e compari nella mia stanza di notte fonda.... bè insomma credo che tu mi debba almeno una spiegazione!”
“Te l' ho già detto ho litigato con mio padre!” affermai scocciato, non mi piaceva rimuginare sui problemi.
“E' stato lui a farti quest'occhio nero?” mi chiese pensierosa.
Annui, lei dopo un po' si alzò dal letto lasciandomi perplesso e confuso, poi tornò con del disinfettate e della bambagia che mi passò sull'occhio.
“Cazzo brucia!” affermai lamentandomi.
“Che esagerato è solo un po' di disinfettante, non fare il bambino!” disse ridendo, poi tornò a farmi il terzo grado “ perché avete litigato?”
“Bè sai mio padre ha portato una ragazza a casa... forse aveva la nostra stessa età...l'ha presa in giro... insomma sai quel gioco che fa lui, far venire una ragazza a casa e fingere che io sia suo nipote e che mia madre sia sua cugina...fare tutta quella messinscena e farla cadere nella sua rete...ma io questa volta non ho voluto reggere il suo gioco e così è scoppiata la lite”
“Mi dispiace!” affermò sinceramente dispiaciuta.
“Ci sono abituato...solo che non mi aveva mai cacciato di casa prima d'ora!”
“E adesso? Che farai?”
“Bè non ne ho idea! Forse mi toccherà fare il vagabondo!” affermai ridendo con spensieratezza.
“Hideki tu sei davvero assurdo! Non ti preoccupa affatto questa situazione?” mi chiese incredula.
“Non è che preoccupandomene risolvo le cose... e poi magari domani si sarà calmato, anche se io non ho alcuna voglia di tornare in quella casa!”
“Bè una soluzione la troveremo!” affermò lei per tranquillizzarmi.
“Vorrei tanto avere una famiglia come la tua!” affermai pensando ai suoi genitori piuttosto tranquillI e dai sani principi.
“Bè insomma mi vogliono costringere a fidanzarmi con uno che non mi interessa e non vogliono sentire ragioni!” affermò scocciata.
Reika dopo un po' spense la luce, poi si rimise nel letto sdraiata accanto a me, sentivo la sua testa posarsi sul mio petto nudo, mentre continuavamo a parlare.
“Secondo me non è che ti dispiaccia tanto questo fidanzamento!” affermai con irritazione, ripensando a quel tipo così affascinante, qualunque ragazza avrebbe voluto stare con uno come quello, poi era risaputo che le giapponesi avessero un debole per i ragazzi stranieri.
“sei geloso!” affermò soddisfatta.
La mia non era solo gelosia, c'era qualcosa di più della semplice gelosia.
Avevo paura, la stessa fottuta paura di poterla perdere per sempre che avevo sempre provato da bambino. La sola differenza era che adesso questa paura era più forte e non era infondata.
I suoi genitori volevano che si fidanzasse con quel tipo che non era neppure niente male, anzi dovevo ammettere che era così bello da mettermi i brividi.
Mi sentivo terribilmente insignificante, però pensai che in fondo Reika non stava con me semplicemente perché fossi bello, forse per le mie qualità, però se ci pensavo bene...quali erano queste qualità che io avessi e che quel tipo non avesse?
Io ero pieno di difetti, ero sempre stato così egocentrico, arrogante, egoista,menofreghista e con i difetti avrei potuto continuare fino all'infinito, ma riguardo ai miei pregi a parte la bellezza, mi sentivo di brancolare nel buio, non possedevo alcun pregio.
Avrei tanto voluto chiedergli cosa le piacesse veramente di me, cosa fosse a spingerla tra le mie braccia, ma non volevo, ero troppo orgoglioso per ammettere persino a Reika che stessi perdendo tutta la mia sicurezza.
Persino il mio cuore era difettoso, non potevo far nulla senza affaticarmi troppo e senza che il mio cuore non ne risentisse, a volte mi sentivo un vecchio dentro.
Nonostante tutto mi ostinavo a fare cose che non avrei potuto fare perché avevo paura di morire dentro, di diventare schiavo di quel mio malessere, così alla fine fingevo di non avere la cardiopatia e continuavo a giocare a calcio e fare un po' di palestra per mantenermi in forma.
A volte fumavo e bevevo come se non fossi cardiopatico, in questo modo mi dimenticavo di esserlo, anche se dopo mi rivenivano i malori e sentivo il battito farsi più lieve, sempre più lieve, più il tempo passava e più il mio cuore peggiorava, il battito diventava sempre più debole fino a che un giorno il mio cuore avrebbe smesso di battere per sempre.
Temevo che ogni giorno fosse l'ultimo della mia esistenza, vivevo spesso con questa paura che non avevo osato dire a nessuno neppure a Reika.
Non mi andava di rattristarla con le mie sciocche e inutili paure, così finivo col comportarmi come sempre, ero il solito Hideki che cercava di sopravvivere nonostante tutto.
“E il tuo cuore come sta?” chiese Reika, era una di quelle domande che avrei preferito non sentire, perché in realtà non lo sapevo, il mio cuore era imprevedibile, un giorno era tutto apposto, il battito era normale poi all'improvviso mi veniva un attacco.
“Bene” dissi mentendo, in realtà non ne avevo idea.
“Sei andato da un medico?” chiese pensierosa.
“No” affermai sinceramente, non pensando affatto che sarebbe stato più giusto dire si.
“Hideki ma dovresti farti qualche visita ogni tanto!” affermò apprensiva, lo era fin troppo.
“Ma se vado dal medico, i miei scopriranno che ho riavuto gli attacchi!” esclamai giustificandomi.
“Bè allora dovresti dirgli che hai avuto gli attacchi, così magari a tuo padre non gli verrà più in mente questa bella idea di cacciarti fuori di casa!”
“Ah, cazzo le pillole! le ho lasciate a casa!” affermai iniziando a farmi prendere dall'ansia, senza quelle pillole ero sfacciato per davvero.
Senza quelle pillole rischiavo davvero di morire, perché quelle pillole placcavano almeno in parte l' attacco, ma senza di esse potevo già considerarmi morto.
“Rilassati, ne ho ho comprato un pacchetto per sicurezza!”
“Davvero? E perché?”
“Bè, nel caso accadesse qualcosa del genere...dato che tu non sei un tipo affidabile!”
Dopo un po' accese la luce e abbandonò di nuovo la stanza lasciandomi interdetto, dopo un po' la vidi comparire con una bottiglia d'acqua e un bicchiere di plastica li poggiò su una sedia che posizionò verso il mio capo del letto, poi posò anche il pacchetto di pillole lì e poi spense la stufa accorgendosi che la temperatura si era fatta fin troppo alta così lasciò aperta un anta della finestra, sicuramente per me.
“Adesso puoi stare tranquillo, tutto quello che ti serve è qui!” disse sorridendomi.
La osservai sorridendo, mi sentivo davvero fortunato ad avere una ragazza che si prendesse così tanta cura di me.
Quando riaprii gli occhi vidi il profilo di Reika poggiato al mio petto e le ciocche dei suoi lunghi capelli che avvolgevano il mio petto come un velo leggero e setoso.
Restai immobile ad osservarla, non volevo svegliarla.
La sua espressione era di beatitudine, come se fosse immersa in un mondo fatato che non potevo lontanamente immaginare.
Forse fra quei bei sogni c'ero anch'io, magari stava sognando che i suoi genitori cambiassero
idea e che io all'improvviso divenissi il loro pupillo,quello che poteva avere il privilegio di stare con la loro figlia.
Poi un pensiero fastidioso, mi iniziò a penetrare inesorabilmente per la testa.
E se stava sognando, il suo bel straniero dagli occhi verdi?
Mi morsi il labbro cercando di scacciare con violenza quel pensiero dalla mia testa, ma sembrava tutto inutile, iniziavo ad esserne ossessionato.
Non aveva ammesso che le piacesse, ma neppure che le dispiacessi, così improvvisamente mi balenò un impulso irrefrenabile di svegliarla.
Non volevo che mi tradisse, anche se era solo in sogno che lo stesse facendo, non lo avrei comunque accettato.
Mi immaginavo già le labbra di lei posarsi su quelle dell'occidentale con audacia,poi la lingua di lui che sfiorava la sua con fervore, mentre lui iniziava ad accarezzarle il corpo.
“Dannato perché non se ne sta nel suo paese a divertirsi con le ragazze italiane!” pensai tra me.
Cercai di fermare i miei pensieri, ma essi soggiungevano repentini e incontrollabili.
“Le labbra di lei che sfioravano ancora le sue” avevo ancora quell'immagine impressa nella mente era troppo nitida, nonostante fossi consapevole che non fosse reale.
Le sfiorai la testa, avrei voluto farlo con delicatezza, ma in quel momento ero troppo irritato per la delicatezza.
“Ai” la sentii lamentarsi per il mio brusco colpo, dopo un po' la sentii fare dei dolci mugolii, li faceva sempre quando si stava per svegliare.
“Scusa” affermai quando mi ritrovai i suoi occhioni neri osservarmi.
“Perchè mi hai colpito?” mi chiese lamentandosi con la voce ancora impastata dal sonno.
“Che cosa stavi sognando?” le chiesi sorvolando la sua domanda.
“E adesso questo cosa centra?” mi chiese stranita.
“Hai sognato un tipo con gli occhi verdi?” le chiesi fingendomi rilassato, ma in realtà ero nervoso.
“Quindi dunque tu non sei geloso!” affermò facendo una fragorosa risata.
“Non sono geloso...ti ho soltanto fatto una domanda...è solo una mia semplice curiosità!” affermai pacatamente.
“Non c'erano ragazzi con gli occhi verdi se ti può tranquillizzare!” affermò continuando a ridere.
“E che hai sognato?” le chiesi curioso.
“Non sono affari tuoi...e poi hai interrotto il mio sogno sul più bello perciò non meriti di saperlo!”
Adesso mi aveva reso fin troppo curioso, così pensai bene di darle un bacio per convincerla a rivelarmi il suo sogno.
“Bè adesso me lo dici!” affermai interrompendo il nostro bacio.
“Speri che con un bacio io te lo dica...No, mio caro!” affermò comportandosi come una bambina capricciosa.
Così mi persi in mille effusioni per convincerla a sputare il rospo, ma lei continuava a dilettarsi continuando a non accontentarmi.
Mi ero lasciato prendere dai baci appassionati da perdere completamente di vista il mio vero obbiettivo e così mi lasciavo trasportare come al solito dalla passione e dall' ardente desiderio che avevo di lei che sembrava sempre non bastarmi.
Avrei voluto possederla in qualunque senso, impossessarmi del suo corpo, del suo cuore e anche della sua anima se fosse stato possibile.
Mi buttai sopra di lei, ma subito dopo lei invertii la posizione, così iniziava una dura lotta tra chi voleva prendere il controllo.
Lei voleva stare sopra e anch'io volevo stare sopra, era difficile giungere ad accordi, sopratutto perché io non accettavo compromessi preferivo avere il controllo della situazione in quanto uomo.
Così continuava quella dura lotta di baci in cui lei ne approfittava per rimettersi in pole position, ma io iniziavo a baciarla con più passione e a premere il mio corpo contro il suo per poter tornare alla posizione iniziale che preferivo di gran lunga.
Ero un uomo quindi era giusto che stessi sopra, questa storia della parità dei sessi mi andava bene, ma non sul sesso.
Non che fossi contrario all'idea che Reika stesse sopra di me, ma preferivo di gran lunga stare io sopra, poter avere il controllo della situazione mi faceva sentire più uomo.
Reika sembrò averci rinunciato, sconfitta rimaneva immobile sotto di me, lasciandosi baciare e accarezzare da me.
In quello stesso istante sentii un tonfo, più che un tonfo, era il rumore di una porta che si apriva.
Mi voltai velocemente verso la porta della sua stanza e mi ritrovai faccia a faccia con suo padre che ci osservava sconvolto.
Io di scatto mi scansai dal corpo di Reika, spostandomi nell'altro capo del letto, poi anche Reika si voltò in direzione della porta.
“Papà...” sussulto.
“Reika!”tuonò lui con gli occhi che sembravano uscirgli fuori dalle orbite per quello che aveva appena visto.
Io non sapevo cosa dire, ero rimasto immobile nell'altro capo del letto senza avere neppure il coraggio di muovermi per la pessima figura.
Avevo anche paura di essermi giocato qualsiasi chance di poter piacere ai suoi genitori.
“Tu scellerato! Vestiti!” disse fulminandomi con lo sguardo, il suo era un ordine.
Uscii fuori dalla stanza in attesa che io mi fossi rivestito e che Reika si fosse sistemata, ci aspettava fuori dalla porta.
Che ansia, mi metteva quell'uomo! Mi stava facendo sentire come se avessi commesso il reato peggiore del mondo, come se avessi violentato Reika.
Ok, questa era la volta buona che venivo fatto a pezzi, il signor Hanamei mi avrebbe ucciso, me lo sentivo.
Reika mi diede i miei vestiti che erano ormai asciutti, li afferrai con un espressione addolorata.
Lei mi osservò dicendo “Dai non ti preoccupare, non penso che sia tanto arrabbiato...” disse con scarsa convinzione.
Mi vestii con comodo, mi stavo prendendo tutto il tempo necessario per prepararmi psicologicamente alla fine della mia vita.
“Ci state mettendo un po' troppo!” lo sentii sbraitare fuori dalla porta.
Respirai e inspirai profondamente, mentre Reika mi diceva di stare calmo,nonostante fosse più agitata di me.
Mi decisi ad aprire la porta, dato che Reika sembrava più spaventata di me e poi ero io l'uomo tra i due, quindi dovevo essere io il più coraggioso dei due quindi toccava a me risolvere la questione.
Aprii quella porta sentendo partire la musichetta del film “Rosemary's Baby”.
“Lalalalala” la voce sadica dal padre di Reika che canticchiava.
Ok, basta stavo esagerando, al massimo mi denunciava per violenza sulla figlia,ma nulla di così terrificante.
La mia immaginazione stava andando oltre la realtà, me lo immaginavo fuori dalla porta con un coltello fra le mani, pronto sgozzarmi e a ridurre il mio corpo in brandelli urlando “Tu come hai osato toccare la mia bambina!”
“Lalalalalala” continuavo a sentire quella raccapricciante musichetta.
“Hideki tutto bene?” mi chiese Reika piuttosto allarmata, accorgendosi che ero rimasto immobile dinanzi a quella porta osservando il vuoto.
“Si!” affermai stringendo i denti.
“Forza Hideki tira fuori le palle!” dissi a me stesso per infondermi coraggio.
Aprii la porta con disinvoltura, volevo fingermi rilassato.
Il padre di Reika adesso era davanti a me, eravamo a due millimetri di distanza, lui si avvicinava sempre di più a me.
Io lo lasciavo avanzare cercando di apparire rigido e impassibile, ma quel mio atteggiamento lo doveva infastidire maggiormente,
Reika era uscita anche lei dalla stanza e ci osservava senza proferire parola, sembrava temere molto la reazione del padre.
“Io ti avverto Sezunaki Hideki è meglio che stai lontana da mia figlia, altrimenti ti farò rimpiangere di essere nato!” disse incombente.
“Dovrebbe decidere sua figlia se mi vuole rivedere o meno non crede?” gli domandai in tono retorico.
“No! Decido io, dato che lei è ancora troppo piccola per capire cosa vuole!” esclamò ferocemente.
Reika guardò suo padre con un espressione di irritazione e fastidio, avrebbe voluto opporsi ma sembrava combattuta, non sapevo se dibattere contro il padre o meno.
Lo feci io al posto suo, dato che lei sembrava non averne il coraggio dicendo “Sua figlia ormai ha 18 anni anzi la prossima settimana ne farà 19! Non crede che sia abbastanza grande per decidere da sola chi frequentare!” affermai imperterrito.
“Questi non sono affari tuoi!” urlò con ostilità e dopo un po' aggiunse “Adesso è meglio che te ne vai! Altrimenti chiamo la polizia e ti faccio arrestare per molestie!”
Le minacce non le avevo mai sopportate,pensava di potermi fare paura con quella semplice minaccia e poi arrestarmi per così poco? Che cosa avevo fatto di male? Avevo amoreggiato con la mia ragazza, non mi sembrava che questo potesse essere contro la legge.
Scoppiai a ridere, non che quello che avesse detto mi facesse per davvero ridere, era solo perché volevo irritarlo, dato che lui aveva irritato me con quelle sue sciocche minacce.
“Cosa ci trovi di tanto divertente?!” urlò furibondo strattonandomi con violenza contro il muro.
“Lei ha delle idee fin troppo antiquate...non abbiamo fatto nulla di male io e Reika...” controbattei.
“Tu hai insudiciato mia figlia di infamia! Tu non ti rendi conto... per colpa tua lei ha perso la sua purezza!” affermò lui in tono accusatore.
“Di infamia?! Ma esiste ancora sul vocabolario questa parola!” affermai ridendo, continuando a provocarlo, sapevo che avrei dovuto cercare di calmarlo, ma mi sembrava inutile e poi le sue accuse mi infastidivano, così non riuscivo a far a meno di ricambiare irritandolo e facendomi beffa di lui.
Poi alla parola purezza non riuscii a far a meno di strabuzzare gli occhi, lui credeva fermamente che Reika fosse vergine, almeno prima che ci vedesse amoreggiare.
“Sua figlia ha 18 anni è normale che a quest'età si facciano certe cose, non siamo mica nel medioevo, Signor Hanamei!” affermai serio. questa volta non volevo provocarlo.
Lui continuava a tenermi inchiodato al muro con un espressione più furente di prima, adesso ero certo che mi volesse fare a pezzetti.
“Parola mia che io ti ammazzo!” affermò lui iniziando a stringermi il colletto della camicia, tentai inutilmente di liberarmi ma non ci riuscii.
“Padre tradizionalista...” pensai tra me cercando qualcosa che facesse rima con tradizionalista.
Era il momento più inappropriato per fare rime e scioglilingua, ma erano le sole cose che riuscivano a farmi smaltire la tensione, sopratutto perché sentivo mancarmi l'aria.
Il padre di Reika mi stringeva sempre più il colletto, in questo modo iniziavo a sentirmi soffocare.
“Padre tradizionalista fin troppo moralista...da annotare sulla lista...rivista...giornalista...” blateravano i miei pensieri, cercando una parola che facesse rima con “Tradizionalista”, era un modo per distrarmi da colui che stava cercando di strangolarmi.
“Papà adesso basta...ti prego!” affermò Reika supplichevole e piuttosto spaventata.
Il padre di Reika mollò la presa, sembrò essersi calmato almeno un po'.
Piombò un improvviso silenzio che fu subito rotto da Reika, improvvisamente si oppose contro la tirannia del padre.
“Papà mi dispiace deludere le tue aspettative, ma non ero vergine prima di oggi...ho perso la mia verginità tanto tempo fa!” affermò spazientita.
Il padre di Reika sbiancò udendo tali parole, era come se tutte le sue certezze fossero state dissolte in un solo attimo.
“Mi dispiace recarti questo dolore...deluderti, ma io non sono perfetta come te e la mamma, io non sono come voi...io non riesco ad essere la figlia perfetta che voi volete che io sia!” disse tra la rabbia e l'angoscia.
“Reika non dire altro” disse suo padre con la voce che gli tremava, non riuscivo a capire se gli tremasse per lo sconvolgimento o per la rabbia.
Dopo si rivolse di nuovo a me dicendo “Credo che sia meglio che tu te ne vada, vorrei parlare in privato con mia figlia...”
“D'accordo, arrivederci!” affermai con incertezza.
Non sapevo se andarmene fosse la cosa giusta da fare, temevo che suo padre sfogasse tutta la sua frustrazione su Reika, ma non mi andava neppure di intromettermi su delle faccende di famiglia, in fondo adesso era diventata una questione fra lei e suo padre.
“Reika...” affermai con preoccupazione.
“Hideki credo che sia meglio tu vada!” disse dandomi il suo assenso senza di esso non mi sarei mosso.
Me ne andai da casa Hanamei, non sapendo dove altro andare, mi sentivo come un nomade senza un luogo in cui restare.


Reika:

Adesso la questione era fra me e mio padre.
Lo guardavo con determinazione.
Una determinazione che non avevo mai avuto prima di allora, non avevo mai avuto il coraggio di andargli contro perché gli volevo bene.
Lui era mio padre non mi aveva mai fatto mancare niente, a parte la sua presenza, spesso era fuori per lavoro, però a parte questo non potevo lamentarmi.
Lui quando c'era era dolce, buono e mi voleva bene...per questo reagiva in questo modo, era iperprotettivo, se avesse potuto mi avrebbe tenuto in una campana di vetro per tenermi lontana da qualsiasi pericolo.
E non potevo neppure dargli torto, la sua apprensione esagerata era anche più che giustificata: Hideki non godeva di ottima fama, aveva una pessima fama da playboy, poi c'era stato quell'incidente che i miei genitori non avrebbero mai e poi mai dimenticato.
Quella maledettissima caduta per le scale che non mi aveva ucciso, però aveva posto un invalicabile muro tra me e Hideki e tra la mia famiglia e la sua.
E con quest'altro episodio il muro si rafforzava maggiormente,anzi mio padre adesso doveva aver cinto un alta muraglia fra lui e i Sezunaki.
Ma adesso la questione non era più solo la frequentazione di Hideki, ma toccava altre argomentazioni, ovvero che non doveva trattarmi come una bambina.
Non doveva illudersi di potermi controllare perché ero cresciuta, non ero più la bambina che sottostava ai suoi voleri, che doveva essere e comportarsi come voleva lui e la mamma.
Adesso potevo essere e avevo il diritto di essere me stessa! Alla fine lo avevo sempre fatto, ero sempre stata me stessa. Di nascosto avevo fatto quel che mi passasse per la testa senza dar retta a quello che mi dicevano. Ma dover fingere di essere la figlia perfetta quando in realtà avevo tanti scheletri nell'armadio, che potevano venir fuori da un momento all'altro, non mi faceva vivere bene.
Quella situazione mi rendeva la vita asfissiante e svilente, mi toglieva il respiro, mi sentivo morire dentro un involucro di menzogne.
Tutte le volte che tentavo di uscire da quell'involucro, inevitabilmente ci cadevo dentro perché dire la verità deludendo le aspettative di chi ti ha messo al mondo non è facile.
Avrei tanto voluto essere la Reika che loro volevano, ma più cercavo di esserlo e più finivo col allontanarmi da quell'immagine perfetta di me stessa.
Non sapevo perché ma tutte le volte accadeva qualcosa nel mio animo che mi spingeva a fare tutta altro, che mi dirigeva verso l'opposto, verso tutto quello che la Reika perfetta non avrebbe dovuto fare.
Mentre sbagliavo, non sentivo rimorso, ero contenta era come pregustare un delizioso frutto proibito.
Mi sentivo come Adamo ed Eva che avevano mangiato la mela dell' albero della conoscenza, anch'io allo stesso modo avendo sete di conoscenza, mi ero spinta al di là di quello che avrei dovuto fare, forse avevo sbagliato, però se non lo avessi fatto non avrei mai fatto esperienza.
Era inevitabile, tutto quello che avevo fatto era stato inevitabile perché mi aveva permesso di capire molte cose, che non avrei mai capito se non le avessi fatte.
Era stato come il gesto di Adamo ed Eva che è stato ritenuto il peccato originale, ma intanto se quel peccato non fosse stato commesso, saremmo stati tutti degli sciocchi inconsapevoli che vivevano allegramente in un giardino per tutta la vita.
Non dico certo che tutti quelli che mi ero portato a letto, erano stati inevitabili anzi di errori ne avevo fatti tanti, tanti li rimpiangevo, però sapevo anche di non poter tornare dietro.
Sapevo che metà della colpa non era mia, che gran parte della colpa ricadeva su di loro perché mi imponevano una me stessa preconfezionata.
Io invece volevo essere libera, libera di fare quello che volevo, quello che mi passava per la testa e a volte era solo per sentirmi libera, per poter respirare che facevo cazzate, perché quando le facevo mi sentivo davvero viva e lontana dalle loro imposizioni.
Ma per quanto riguardava Hideki era diverso, non era stato per fare un dispetto a loro, adesso ne avevo la certezza, era perché lui mi piaceva davvero, perché quando lui era con me mi sentivo una Reika diversa, riusciva a tirar fuori il meglio di me, quella che di solito non ero.
Me ne ero resa conto quella mattina quando avevo sognato Hideki con uno smoking nero che aspettava sull'altare di una chiesa, mentre io con il mio bellissimo vestito bianco avanzavo nervosa verso di lui che mi aspettava sorridente.
Non mi era mai capitato di sognare cose del genere con nessun ragazzo, non avevo mai pensato al giorno del mio matrimonio, non mi piacevano quel genere di cose, erano troppo sdolcinate per i miei gusti.
Mi sembravano più cose che potessero sognare e immaginare Natsuko e Haruna,ma mai una come me, che cambiava ragazzo con molta facilità come se fossero figurine o vestiti vecchi.
“Papà non sono più una bambina! Devi cercare di capire che... non sono quella che credi che io sia...” affermai con dispiacere, mi dispiaceva veramente deluderlo, ma non potevo fare altrimenti.
“Reika! Tu da oggi in poi non esci più di casa! Mi hai capito?” disse senza sentire ragioni, era come se tutto quello che dicessi ancora una volta non contasse.
Si doveva fare come diceva lui punto e basta!
“Stai dicendo sul serio?” chiesi incredula.
“E cosa credevi? Che magari ti dicessi brava!” affermò accecato dalla rabbia.
“No,papà io capisco che ti ho deluso, però non puoi risolvere la questione in questo modo, impedendomi di uscire non risolverai nulla!” urlai infuriata.
“Ah, e ho deciso di licenziare quella cameriera che ha cercato di coprirti! Anzi sai che ti dico licenzio tutti, mi hanno taciuto fin troppe cose!” disse rabbioso.
“Ah bene perché il lavoro della nostra servitù non è quello di cucinare e pulire casa, è quello di controllarmi!” sbraitai.
Ignorò bellamente le mie parole, mi potevo arrabbiare quanto volevo , ma era tutto inutile lui non mi avrebbe mai dato retta.
“E non devi più vedere quell'individuo...siamo ben intesi?!” disse guardandomi con un espressione severa e autoritaria.
“Tanto anche se volessi faresti di tutto per impedirmelo...adesso assumerai una servitù che mi segue e che controlla ogni mia mossa...” affermai continuando ad urlare per sfogare in qualche modo la mia rabbia.
“Reika sei tu che mi spingi a tanto...io non vorrei, ma tu mi costringi a farlo!” affermò come se fosse davvero tutta colpa mia, dopo un po' aggiunse “E riguardo questa faccenda non ne parleremo a tua madre, se venisse a sapere di quanto è successo stamattina non oso pensare quale dolore le daresti” affermò facendosi piuttosto melodrammatico.
“E allora ti toccherà inventarti una bella scusa per poter licenziare tutto il personale!” affermai aspramente.
“Queste cose non ti riguardano!” disse pronto per andarsene.
Non appena lo vidi voltarsi dissi urlando “E dovrai anche inventarti un motivo per cui mi ha messo in punizione!”
Lui abbandonò il corridoio senza voltarsi, ignorandomi ancora una volta.
Bene adesso ero davvero in un bel guaio! Ecco che cosa ci guadagnavo ad essere sincera!
Non andai a scuola e neppure al club quel giorno.
Stetti tutto il tempo a riflettere su quella situazione inverosimile senza trovare alcuna soluzione e mi sentivo anche in colpa per tutti quelli che per colpa mia avrebbero perso il lavoro, anche quell' autista scontroso, anche per lui mi dispiaceva nonostante fosse sempre antipatico e facesse malamente il suo lavoro, non aveva mai fatto la spia.
E adesso il mio Romeo chissà dov'era? Pensai cercando di sdrammatizzare.
Bè mi aveva impedito di vederlo, ma non certo impedito di mandargli un messaggio o di parlarci per telefono pensai furbamente.
Chiusi la porta della mia stanza e parlai sottovoce al telefonino con lui, spiegandogli la drammatica situazione in cui mi trovavo.
Mentre lui mi spiegava che non si era ancora riappacificato con suo padre e che stava vagando a zonzo per le strade della città senza neppure un soldo e senza voglia di tornare a casa.
“Bè posso chiamare Ryueki e chiedergli se ti può far stare per un po' a casa sua” proposi.
“Ma figurati quello a malapena mi sopporta!” affermò contrariato.
“Ma secondo me ha cambiato opinione su di te, l'altro giorno ti ha difeso!”
“Bè dai fare un tentativo che ti costa!”
“Va bene chiama quello lì” esclamò rassegnato.
Chiamai Ryueki spiegandogli a grandi linee quello che era successo però non soffermandomi sui particolari, mi limitai col dire che Hideki aveva litigato con suo padre e che era stato cacciato di casa, così lui adesso aveva bisogno di un posto dove stare almeno per un po' di giorni.
“Ecco Reika,non so dovrei chiedere ai miei genitori...” affermò incerto.
“Allora chiediglielo e fammi sapere! Ciao!” mi limitai a dire.
Richiamai Hideki riportandogli quanto mi avesse detto Ryueki.
“Bè sai non è che poi mi piaccia tanto l'idea di essere ospitato da Ryueki... lui non sopporto me ed io non sopporto lui...è una cosa reciproca!”
“Ma non è vero! Non è che non ti sopporta...avete soltanto avuto un cattivo approccio!”
“Comunque riguardo tuo padre, davvero non ti farà più uscire?”
“Ho paura di si!” esclamai scoraggiata.
“Mi dispiace tanto, è tutta colpa mia non dovevo venire a casa tua!” affermò sinceramente dispiaciuto.
“Primo o poi sarebbe dovuto succedere, non è colpa tua...”
“Non ti permetterà neppure di venire al club?” chiese stupidamente.
Mi irritai quando mi fece quella sciocca domanda “ Certo che no!E poi adesso assumerà tipo delle spie segrete per controllarmi!”
“Buhahaha” lo sentii ridere.
“Guarda che non è divertente , dico sul serio, assumerà tipo qualcuno per seguirmi e controllare le mie mosse, poi vuole licenziare la servitù e assumerne un'altra che mi controlli meglio e che non sia corruttibile!” dissi disperata.
“Ma dai è assurdo... non può fare una cosa del genere...è da denuncia!”
“Già ma se è per questo non potrei neppure denunciarlo se avrò le sue spie che mi controlleranno giorno e notte...”
Dopo un po' sentii dei passi farsi sempre più vicini, si stavano dirigendo verso la mia stanza così salutai in tutta fretta Hideki e nascosi il telefonino dentro l'armadio sotto a delle magliette piegate.
“Tesoro, tuo padre stamattina è piuttosto nervoso...mi sono persa qualcosa mentre dormivo?” mi domandò non avendo idea del macello che fosse successo.
“Mamma nulla di che' si è lamentato del personale, non so di preciso che cosa sia successo...” affermai mentendo.
Non sapevo neppure perché lo stavo facendo, perché stavo assecondando mo padre che mi aveva detto di non dirle la verità?
Tanto ormai era fatta, tanto ormai il mio supplizio era già stato stabilito e mia madre non avrebbe potuto infliggermi punizioni più gravi di quelle che mi aveva inflitto mio padre.
Solo che lei era quella che odiava i Sezunaki più di chiunque altro, ce l'aveva a morte con loro, li sparlava con le amiche e scoprire che sua figlia fosse andata a letto con il loro figlio non le sarebbe piaciuto, già odiavo solo e soltanto l'idea che un tempo avevano pensino pensato a lui come mio futuro fidanzato.
Si vergognava di quell'errore, di quel maledettissimo errore di avermelo anche fatto frequentare da bambina, infatti quando le amiche si divertivano a farglielo notare lei si irrigidiva cambiando argomento.
“Mamma...” dissi incerta non sapevo se raccontargli tutto per filo e per segno, almeno mi sarei tolta quel peso dallo stomaco.
“Si?” mi domandò lei.
“Nulla, volevo solo dirti che mi è piaciuto un sacco il vestito che mi hai comprato l'altro giorno...” mentii quel vestito mi faceva schifo come tutti gli altri che mi aveva regalato.
“Tesoro, invece sai l'altro giorno notavo nel tuo armadio..un certo abbigliamento che onestamente...non mi piace molto e così infatti stavo pensando che sarebbe meglio buttare una serie di vestiti e fare dello shopping insieme!” affermò lei aprendo il mio armadio per mostrarmi l'abbigliamento alla quale era assolutamente contrariata.
Temevo che prendesse le magliette trovandoci nascosto il cellulare, bè non sarebbe stata tanto una tragedia perché lei non era conoscenza di tutto, però il ritrovamento del cellulare nascosto fra i vestiti avrebbe comportato tante innumerevoli domande.
“Tipo questo qui!” disse prendendo uno dei vestitini appesi con una gruccia.
Era tra i miei preferiti, era un vestitino viola molto corto e che cadeva sulle cosce con una gonnellina a palloncino.
Non mi stupiva molto che mia madre disapprovasse, non era neppure la prima volta che accadeva una cosa del genere ovvero che mi obbligasse a buttare via i miei vestiti, ma io di solito furbamente nascondevo i miei vestiti negli armadi della servitù, ma questa volta me ne ero dimenticata e poi adesso la servitù non mi avrebbe più coperto.
“Mamma è solo un vestito corto per la discoteca... e comunque potrei anche metterlo con dei leggins se è troppo corto, anzi di solito le metto con i leggins!”
Non era vero, non avevo mai usato i leggins in vita mia, ma era l'unica cosa che potessi dire per convincere a non buttare via il mio amato vestito.
A quanto pare ero riuscita a salvare il mio vestito della discoteca, poi però ne prese un'altro dicendo “Questo no, decisamente no!” disse concentrando la sua attenzione sulla scollatura eccessiva sul decoltè.
“Questa la metto con un top sotto...” mentii anche stavolta, ero diventata piuttosto astuta.
“Con quale top?” domandò lei.
“Ah, fantastico i top erano quelli sotto al quale avevo nascosto il cellulare, non potevo prenderli.
Non osavo neppure dirgli che fossero quelli per timore che decidesse di prenderli trovandoci il telefonino nascosto.
“Bè allora tesoro quale top?” continuò lei.
Lo stava facendo di proposito, premeva su questa questione del top forse perché sapeva che in realtà uscissi mezza nuda e che i top neppure li portavo.
Mi morsi il labbro, poi pensai a cosa potesse fare rima con top, era uno di quelle cose che facevo sempre con Hideki quand'ero piccola.
Me lo aveva insegnato lui, diceva che sua nonna spesso quando era bambino ed era di cattivo umore gli risollevava il morale giocando con le parole e cercando parole che avessero un senso compiuto e che facessero rima.
Solo che top era una parola inglese e trovare una rima con una parola come quella sembrava abbastanza difficoltoso, così pensai ad una rima con maglietta.
Dopo un po' incominciai a sentirmi una vera idiota, così pensai bene di smetterla di fare quel gioco anche perché mia madre attendeva ancora una risposta.
Mi limitai a dire “Ok, buttalo!”
Tanto era inutile poteva buttarli, ma tanto primo o poi avrei ricomprato quei vestiti che tanto odiava, anche se ora come ora non sapevo come avrei potuto fare dato che ero ufficialmente dentro Alcatraz.
“Come mai non sei andata a scuola?” domandò dopo aver infilato il vestito in un sacchetto.
“Chiedilo a papà!” mi limitai a dire, ero stanca di reggere il gioco a mio padre.
Era lui che non voleva che mia madre sapesse, ma a me non importava perché non cambiava la situazione in cui ero, che lo sapesse o meno non cambiava il fatto che fossi in punizione.
Ma mio padre era un povero illuso, credeva veramente di poter riuscire nel suo intento di potermi tenere segregata in quella casa... non ci sarebbe riuscito, avrei escogitato un modo per scappare...avrei inventato qualcosa, non sapevo cosa, ma dovevo farlo.
Mia madre uscii dalla stanza e così finalmente ripresi il cellulare, dopo un po' squillò. Era Ryueki che mi disse di poter ospitare Hideki anche se per poco tempo.
Chiamai Hideki per avvertirlo, gli spiegai anche come arrivare a casa di Ryueki, così almeno quel problema era risolto.
Saperlo per strada e chissà dove non mi rasserenava affatto, ma un'altra cosa che adesso mi faceva stare in ansia era che avesse lasciato le sue pillole nella mia stanza.
“Era senza le sue pillole e se avesse avuto un attacco?” iniziai ad agitarmi.
Dopo un po' provai a richiamarlo per avvertirlo, ma la batteria del suo cellulare doveva essersi scaricata.
Iniziai a meditare su come potessi fare per restituire le pillole ad Hideki, dopo un po' pensai di chiamare Natsuko dato che io non potevo muovermi di casa.
“Pronto, Natsu!” dissi con dolcezza, la chiamavo Natsu sopratutto quando le doveva chiedere un grosso favore e lei lo sapeva bene infatti andrò dritta al sodo domandomi Che cosa devo fare?”
Gli spiegai tutta la situazione, lei rimase piuttosto allibita, non riusciva a credere che Ryueki stesse ospitando Hideki a casa sua.
“Dunque devo venire a casa tua prendere le pillole e portarle a casa di Ryueki?” domandò lei.
“Si, esattamente!”
“Ma scusa Reika perché non glie lo porti tu?” mi domandò lei.
“Natsu è una storia piuttosto lunga, magari te la spiego domani a scuola, ma adesso è meglio non perdere tempo!” affermai ansiosa.
“Ei calma, dai non penso che gli verrà un attacco proprio adesso! Sarebbe sfiga!” affermò lei sdrammatizzando.
“Si, ma sbrigati a venire!” esclamai con impazienza.

Natsuko:

Mi vestii in gran fretta, non volevo avere Hideki sulla coscienza e non volevo che Reika se la prendesse con me qualora gli fosse accaduto qualcosa.
Mi feci dare un passaggio dal mio patrigno per arrivare prima, lui non fece troppo domande si limitò semplicemente ad accompagnarmi.
Scesa dall' auto ormai arrivata a destinazione ad aprirmi fu il padre di Reika aveva un espressione insolita, come se stesse cercando di cogliere qualcosa dal mio sguardo.
“Ciao Natsuko” disse accennando appena un falso sorriso.
“Come mai questa visita improvvisa?” chiese alquanto sospettoso.
L' espressione di suo padre mi faceva sentire come un' assassina che avesse qualcosa da nascondere, così iniziavo ad agitarmi senza una vera ragione.
Non avevo nulla da nascondere o almeno così credevo, però allo stesso tempo avevo paura di poter dire qualcosa di sbagliato.
“Sono venuta per prendere....” dissi ansiosa.
“E' venuta a prendere un libro di scuola che mi aveva prestato!” affermò Reika dietro di noi.
“Ah” disse tornando nel suo studio.
Reika mi condusse nella sua stanza.
“Perchè non hai detto la verità a tuo padre?” le chiesi confusa.
“Perchè lui non deve sapere nulla, non deve neppure sentire nominare Hideki” disse sottovoce.
“Ah, allora menomale che sei arrivata in tempo stavo per dirgli delle pillole di Hideki...” affermai facendo un sospiro di sollievo.
“La prossima volta stai più attenta, mi raccomando...anche perché adesso sono ufficialmente dentro alcatraz!” affermò scocciata.
“Cioè?” le chiesi sorpresa.
“Te lo spiego domani a scuola...piuttosto sbrigati a portare queste!” disse dandomi le pillole.
Stavo per andarmene, poi mi fermò dicendo “Ah, grazie mille Natsu!”
“Di niente!” dissi sorridendole.
“Ah, aspetta... prendi questo libro!” disse dandomi un libro di scuola.
“Perchè mi stai dando questo libro?” le chiesi mentre infilavo le pillole dentro la borsa.
“Oh ma sei proprio ottusa, così se mio padre ti vede...ti vede con il libro e non si insospettisce!”
“Ah, vero non ci avevo pensato!” affermai sbadata come al solito.

Mi accompagnò fino alla porta di casa dove incrociai di nuovo suo padre che mi osservava con il libro che tenevo fra le mani.
Dopo di ciò, la mia meta era casa di Ryueki. Ah, cavolo non ci avevo pensato che dovevo andare a casa sua!
Mi ero vestita di fretta e adesso sembravo uno spaventapasseri!
Arrivata a destinazione, bussai diverse volte al campanello.
Ad aprirmi fu sua sorella di 25 anni, mi accolse calorosamente dentro casa.
Ero già stata a casa sua, ma non lo avevo osservata attentamente.
Così analizzai con attenzione l'ingresso di casa sua con quel piccolo tappeto rosso, uno specchio appeso alla parete e tanti quadri.
Le pareti erano verniciate di un verde molto chiaro, il pavimento invece era color avorio e c'era un mobiletto in cui c'era un vaso rosso dello stesso colore del tappeto in cui c'erano dei tulipani finti e profumati.
Dopo un po' sollevai lo sguardo verso il soffitto, c'erano disegnati dei tulipani rossi.
Erano dipinti davvero molto bene, sembravano dei tulipani veri, li osservai affascinata mentre la sorella era andata a chiamare Ryueki.
Dopo un po' comparve Ryueki insieme ad Hideki, era bizzarro vederli insieme l'uno accanto all'altro.
Hideki era più alto e il più appariscente fra i due, mentre Ryueki era di una bellezza più delicata, più semplice.
“Ciao” dissi rivolgendomi a tutti e due nonostante il mio sguardo si fosse concentrato su Ryueki.
“Allora è vero che lo stai ospitando...” affermai esterrefatta.
“Bè non è che abbia avuto molta scelta!” affermò lui.
“Ei guardate che sono accanto a voi...non parlate come se io non fossi qui!” affermò Hideki lamentandosi.
“Bè che sei venuta a fare?” chiese Hideki come se fossi nel suo territorio.
“Guarda che questa è casa mia sino a prova contraria...” esclamò Ryueki un po' risentito.
“ Reika mi ha detto di portare queste a quest'imbecille!” affermai in tono tranquillo, non avevo intenzione di lasciarmi irritare da quell'idiota.
Diedi le pillole a Ryueki senza neppure rivolgere uno sguardo a quell'imbecille del fidanzato della mia amica, poi improvvisamente disse qualcosa che mi sorprese” Grazie Natsuko... è stato gentile da parte tua...” disse in un tono dolce che mi stava facendo sciogliere come un ghiacciolo.
Dopo mi disse in tono sensuale “ Sei davvero molto carina con questi capelli da pulcino spennacchiato!”
Mi accarezzò delicatamente la testa procurandomi dei brividi lungo la schiena, le mie guance si arrossarono al suo solo contatto mentre Ryueki infastidito afferrò la sua mano per toglierla dalla mia testa.
“Idiota! Non ci provare!” affermò irritato.
Hideki scoppiò a ridere, per lui era tutto un gioco, si stava divertendo parecchio a provocarci.
Dopo un po' mi portarono nella “loro” stanza, per così dire dato che almeno per quella notte Hideki dormiva a casa sua.
“Stavo preparando il futon a quest'idiota!” affermò lui mostrandomi il materasso che era poggiato per terra.
“Te lo ripeto non ho intenzione di dormire su quel coso!” affermò lui sdegnato.
“Guarda che non sei in un albergo, devi accontentarti...anzi dovresti già essermi grato che io abbia accettato di ospitarti!” affermò Ryueki al suo ospite.
“Un ospite non si tratta così...dovresti darmi il meglio!” affermò lui indicando il suo letto.
“Scordatelo non ti farò mai dormire nel mio letto, sopratutto se continui a fare lo scemo con la mia ragazza!” disse essendosi dimenticato della mia presenza.
Arrossii di colpo sentendo quelle parole, aveva detto che ero la sua ragazza.
Iniziai a sentirmi leggera come una piuma e un sorrisino idiota mi si stampò in faccia ripensando ancora alle sue parole.
“Stavo solo scherzando... di certo Natsuko non è il mio tipo...” affermò Hideki come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
“Allora smettila di importunarmi!” affermai risentita.
“Era solo divertente... dato che lei arrossisce per qualsiasi cosa... e tu ti ingelosisci con tanta facilità” disse ridendo, non era la sua solita risata vile, quella era una risata dolce e allegra.
Persino Ryueki aveva smesso di essere irritato e anch'io nel vederlo ridere in quel modo sembravo essermi calmata, ma nonostante tutto Ryueki continuava a non volergli cedere il suo letto.
“Allora dormo con tua sorella?” chiese lui ridendo.
“Non ci provare brutto depravato!” affermò Ryueki.
“Guarda che lo dico a Reika!” affermai in tono minaccioso.
“Oh, andiamo stavo solo scherzando!” affermò lui ridendo.


Hideki:

Erano spassosi quei due insieme, sopratutto mi divertiva parecchio Natsuko arrossiva per qualunque cosa, era come una bambina, mi trasmetteva quasi un istinto materno.
No, più che istinto materno mi piaceva prendermi gioco della sua ingenuità e poi mi piaceva irritare Ryueki, che si ingelosiva in un modo esagerato, neanch'io ero così geloso della mia Reika.
Mi mettevano allegria quei due, mi facevano dimenticare della discussione con mio padre e delle incomprensioni che si erano create con il padre di Reika.
Inoltre Natsuko era stata davvero gentile a portarmi quelle pillole, anche se lo aveva fatto per fare un favore alla sua migliore amica.
“Ok va bene scusate credo di aver esagerato...” ad un certo punto dissi notando le loro facce scure intente a fissarmi.
Dopo mi osservarono stupefatti come se non riuscissero a credere che mi stessi scusando con loro.
“Sicuro di stare bene?” mi chiese Natsuko.
Ryueki mi toccò la testa per vedere se avevo la febbre.
“Ah, se mi scuso passo pure per malato!” dissi lagnandomi.
“No, è solo che sei un po' lunatico...” affermarono loro due.
“Mi sono scusato perché altrimenti lo vai a raccontare a Reika!” affermai scherzosamente.
“Ah ecco perchè!” dissero ridendo.
Dopo un po' Natsuko se ne andò e rimasi da solo con il suo fidanzatino.
“Ti sei scusato davvero perché temevi che lo dicesse a Reika?” chiese facendosi fin troppo serio.
“No riconosco solo che quando scherzo esagero un po'...” ammisi.
“Bè non sei tanto male come credevo che fossi!” affermò lui, come se mi stesse rivalutando.
“Dunque mi cedi il tuo letto?” chiesi in tono di scherno.
“Scordatelo!” affermò risoluto.
“Guarda che far dormire un uomo che soffre di cardiopatia su un futon è pericoloso!” affermai iniziando a sparare cazzate, magari ci avrebbe creduto.
“Cazzate!” disse con sicurezza, non lo si poteva prendere in giro.
In conclusione, quel giorno cenai a casa sua, la famiglia di Ryueki era una famiglia molto allegra e spassosa.
C'era sua madre che faceva la casalinga e che si lamentava della scarsa partecipazione di suo marito e dei suoi figli, diceva che non l'aiutavano mai a casa mentre sua sorella di 25 anni e Ryueki controbatteva dicendo che non era vero.
“E tu Hideki l'aiuti mai tua madre a casa?” mi domandò lei sorridendo.
“Bè ecco... a casa mia abbiamo il maggiordomo e la servitù si occupa di tutto...” ammisi sentendomi a disagio e fuori luogo.
Non sapevo neanch'io il perché ,ma mi sentivo come se fossi anormale...
“Ah, quindi ve la passate piuttosto bene!” affermò lei piuttosto sorpresa.
Adesso partiva la domanda del tipo “E allora perché stai dormendo qui? A casa nostra?” doveva giungere piuttosto spontanea, invece quella domanda stranamente non mi venne fatta.
“Di solito Ryueki non ha mai fatto dormire nessun amico a casa nostra... sai è la prima volta...” si limitò col dire sorridente.
Era davvero molto dolce sua madre e anche suo padre sembrava piuttosto accogliente e amabile, mi sentivo a mio agio nonostante fossi a casa di estranei.
Neppure a casa mia mi ero mai sentito così bene, c'era una pace e un'armonia familiare insolita.
Non ero abituato a tutta questa calma, di solito ero abituato a mio padre che mentre mangiavamo parlava al cellulare di affari, oppure doveva risolvere delle faccende riguardo truffe nella quale era coinvolto, mentre mia madre iniziava a bere, prima un bicchiere di vino fino a che i bicchieri non aumentavano, oppure c'erano quelle cenette in cui mio padre portava una delle sue amanti in casa nostra divertendosi a prenderle in giro.
C'era una calma e una pace surreale in quella famiglia. In quella tavola discreta in cui c'era solo del riso al curry e della frutta, c'era qualcos' altro oltre al cibo, c'era un atmosfera allegra che a casa mia non esisteva.
Anche quando litigavano, quando la cena si faceva animata, era divertente, non c'erano sfuriate, c'erano solo discussioni pacifiche e che proseguivano con una certa calma.
Dopo la cena era arrivato il momento di andare a dormire, così mi lavai i denti insieme a Ryueki che mi osservava notando i miei denti perfettamente dritti e bianchi.
“Ma come fai ad avere dei denti così perfetti?” mi chiese sbalordito.
Scoppiai a ridere, mi sembrava una di quelle frasi delle pubblicità dei dentifrici o degli spazzolini.
“Io uso sempre il dentifricio Aiko” dissi inventandomi lì per lì una marca.
“Sul serio? Non l'ho mai sentito questo dentifricio!” disse stupito.
“No, stavo scherzando...è solo che quand' ero piccolo... mi hanno fatto la ricostruzione ai denti”
“Ah, certo che voi ricchi siete piuttosto eccentrici” affermò lui.
“No, ti sbagli, non mi hanno fatto la ricostruzione per un fatto estetico...è stato perché la mandibola non mi si chiudeva bene e avevo difficoltà a masticare” affermai seccato.
“Anche Reika si è fatta la ricostruzione?” mi domandò facendo l'impicciane.
“No, Reika li ha sempre avuti perfetti di suo, certo magari i dentifrici costosi aiutano...”
“Ah...” disse lui.
Giunti in camera sua, feci un ultimo tentativo per poter riuscire a prendermi il suo letto che sembrava il più comodo.
“No, non ci provare!” disse ferreo.
Scocciato mi sdraiai in quel materasso poggiato sul pavimento, era piuttosto scomodo, poi le lenzuola erano di un tessuto che mi causavano prurito.
“Ma di che tessuto sono queste lenzuola?” gli domandai iniziando a grattermi senza riuscire a fermarmi.
“Non ne ho idea mia madre le ha comprate ad una bancarella...perchè?”
“Mi sa che sono di un tessuto scadente ed io ne sono allergico!” affermai scocciato.
“Eh ti aspetti che io ci creda!” disse lui non volendo affatto credermi.
Guarda che ho davvero prurito, dissi continuando a grattarmi e iniziai a sentire la pelle che mi bruciava a causa dei graffi che mi ero fatto grattandomi.
Lui notando che continuavo a grattarmi disse “Ok va bene, vieni con me e scegli un altro tipo di lenzuola” disse sbuffando.
Quando sgusciai fuori dal letto notò delle chiazze rosse sulla mia pelle e disse “Oddio ma sei veramente allergico!”
“Ti sembrava che stessi scherzando!” esclamai stizzito.
Mi portò in un camerino dove tenevano tutte le cianfrusaglie della casa, c'era di tutto e di più, l'aspirapolvere e vari scaffali pieni di elettrodomestici e anche di giocattoli forse di quand'era piccolo Ryueki.
Aprii una cassettiera in cui c'era tutte le lenzuola della casa e me le fece toccare per vedere se tra quelle c'è ne erano un paio che potessero andarmi bene.
“Queste sembrano di cotone!” dissi tra le tante che avevo toccato.
Mi sistemai le lenzuola e poi provai a dormire, ma quel materasso buttato per terra era scomodo, mi sentivo disteso sul piombo.
“Gli ospiti non si trattano così!” sbuffai tra me, mentre vedevo Ryueki disteso nel suo letto che si era già addormentato.
Lui dormiva beato, mentre io cercavo disperatamente di trovare una posizione comoda, ma in qualunque modo mi mettessi mi venivano i dolori alla schiena e in ogni parte del corpo.
Rimpiansi il letto di casa mia o anche quello di Reika mi sarebbe andato bene, quelli si che erano letti comodi!
Osservai il letto di Hideki era una piazza e mezzo, infatti era rimasto un sacco di spazio libero, avrei potuto dormire benissimo lì senza problemi, lo spazio c'era.
Così notando che si era messo di spalle e ronfava anche abbastanza rumorosamente ne approfittai per addormentarmi lì.
Il risveglio fu catastrofico, Ryueki si era avvinghiato a me ripetendo con insistenza il nome di Natsuko, mentre io lo scansavo schifato cercando di non svegliarlo.
Poi iniziai a sentire prurito e a notare un sacco di macchie rosse su tutto il corpo, quelle dannate lenzuola!
Mentre stavo per alzarmi quell'idiota si avvinghiò ancora una volta a me, senza avere alcuna intenzione di lasciarmi stare.
Gli diedi un colpo alla schiena dato che si era praticamente buttato sopra di me, lui aprii gli occhi e ritrovandosi in quella posizione piuttosto ambigua si mise ad urlare.
“Idiota mi hai rotto i timpani!” esclamai seccato.
“Idiota tu, che cazzo ci fai nel mio letto?” domandò agitato e scostandosi da me.
“Ma lasciamo perdere, era meglio che neppure ci mettevo piede in questo letto... queste schifo di lenzuola e poi non è neppure tanto comodo, inoltre hai pure cercato di violentarmi!”

Alzati dal letto, andammo a fare colazione mentre i suoi genitori ci osservavano interrogativi dovevano aver udito tutto quel trambusto provenire dalla camera di Ryueki.
Fortunatamente non ci fecero alcuna domanda, ma si limitarono ad osservarci pensierosi mentre mangiavamo latte e fette biscottate con la marmellata.
Dopo un po' i suoi genitori mi osservarono con preoccupazione notando tutte le macchie rosse che avevo sul corpo, io allora andai dritto in bagno e mi andai a fare una doccia forse in questo modo mi sarebbero passate.
Ma purtroppo non mi passarono , dovetti andare a scuola pieno di macchie, tutti all'entrata da scuola mi osservavano increduli chiedendosi che diavolo mi fosse successo.
Solo Reika quando mi vide sembrò aver intuito cosa mi potesse essere successo, era la sola che sapeva tutto di me, anche le mie allergie.
“Il mio povero Hideki!” disse ridendo.
“Non è divertente!” affermai seccato.
Mentre Natsuko,Haruna e Takeru mi guardavano come se avessi la lebbra.
“Ben gli sta si è infilato di soppiatto nel mio letto!” affermò Ryueki,
“E tu hai cercato di violentarmi credendo che fossi Natsuko!” dissi mettendolo in imbarazzo.
“Non è vero!” disse negando.
“Ma se non facevi che dire il suo nome mentre ti buttavi sopra di me...” dissi tranquillamente, mentre gli altri ci osservavano facendosi strane idee.
“Non sapevo che foste così intimi!” disse Reika ridendo.
Natsuko invece arrossii di botto ,mentre osservava Ryueki che era diventato incandescente per l'imbarazzo.
Dopo le lezioni ci recammo al club come al solito, ma Reika non ci raggiunse sembrava che suo padre la tenesse sotto controllo infatti stava persino ben attenta quando parlava con me, iniziava a guardarsi intorno come se iniziasse a soffrire di manie di persecuzione.


Reika:

Dopo la scuola tornai a casa, non andai al club per evitare di irritare oltremodo mio padre.
Spiegai a ricreazione la situazione a Natsuko e Haruna, loro come Hideki pensavano che tutto questo fosse assurdo.
Purtroppo era tutto vero, mio padre adesso mi avrebbe controllato in modo ossessivo e dovevo stare in guardia.
Quando tornai a casa mi presentò il nuovo personale, c' erano delle nuove cameriere giovani, carine e sorridenti con indosso la solita graziosa e sexy divisa da domestiche.
Le cuffiette bianche e merlettate sulla testa, il vestitino nero e bianco che termina con una graziosa gonna che arriva fino alle ginocchia e nelle gambe indossavano delle calze bianche che coprivano solo la gamba lasciando il resto della coscia scoperta.
Intuivo però dal loro sguardo che non erano affatto ingenue, ci tenevano al loro nuovo posto di lavoro e non l' avrebbero di certo perso per colpa dei capricci della figlia del padrone di casa.
Sarebbero state attente ad ogni mia mossa come dei segugi e anche il nuovo autista mi sembrava un tipo piuttosto sveglio e attento, era più giovane dell'altro.
Poteva avere all'incirca una quarantina d'anni e sembrava portarseli anche piuttosto bene, anche se di aspetto non era un granchè.
I miei genitori dopo un po' si dileguarono per questioni di lavoro, ma c'erano quelle nuove cameriere a tenermi d'occhio.
Pensai allora di cercare di comprarmi la loro simpatia dandole a parlare, ma erano di poche parole pensavano solo a fare il proprio lavoro e non sembravano neppure facilmente corrutibili.
Poi una delle cameriere mi comunicò che stava per arrivare il mio fidanzato, bene già i miei genitori lo consideravano il mio fidanzato, fantastico!Ovviamente ero ironica!
Indossai il vestito noioso dell'altro giorno, ma non avevo alcuna intenzione di mostrarmi carina e cordiale con lui, anche se non mi pesava farlo.
Non lo degnai neppure di uno sguardo e a malapena risposi alle sue domanda con un espressione assente, dopo essermi comportata allungo così anche davanti le nuove cameriere, lui dopo un po' attese che loro ci lasciassero soli e mi chiese che cosa c'era che non andava.
“Bene tu mi chiedi cosa c'è che non va.... c'è che non ho alcuna intenzione di essere la tua ragazza!” affermai urlando.
Lui osservò la tazza di tè fumante che era poggiata sul tavolo da pranzo e poi disse “ Neanch'io!”
“Sul serio?” gli domandai sbigottita.
“Cioè non mi dispiacerebbe, però mi pare che i tuoi genitori e anche i miei stiano forzando un po' troppo le cose...cioè preferirei fosse più qualcosa fra di noi...”
“Ma non intendevo questo” affermai delusa.
“E che intendi?” domandò lui.
“ C'è un'altra persona che mi piace...” affermai con sincerità.
“Non sarà Sezunaki Hideki?!” domandò ironico, come se fosse una battuta fatta così tanto per ridere.
“Si, è lui!” affermai seria.
“E come lo spiegherai ai tuoi genitori?” chiese curioso.
“E' questo il problema...non so... mio padre mi impedisce di uscire da quando...” affermai incerta se spiegargli davvero come stavano le cose.
“Tranquilla sarò muto come un pesce!” affermò lui dandomi la sua parola.
Gli raccontai tutto o almeno quasi tutto tralasciando qualche dettaglio.
“Costringendoti a non vedere Hideki tuo padre ti trascinerà sempre più verso le sue braccia...è un classico!” disse ricordandomi le parole di Natsuko.
Alla fine parlammo normalmente, era un ragazzo dolce e mi stava in qualche modo confortando e incoraggiando, nonostante gli avessi detto che mi piacesse un altro ragazzo.

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Capitolo 17
*** una serata in discoteca?! ***


Reika:

Uscivo di casa solo per andare a scuola e per accompagnare i miei genitori in qualche festa di ricconi dove c'era anche lui, quel ragazzo straniero.
I miei genitori non volevano affatto capire che non mi interessasse quel tipo ed io stavo iniziando a rassegnarmi all'idea che quel tipo sarebbe stato il mio ragazzo volente o non nolente.
Quindi alla fine cercavo solo di abituarmi all'idea, anche se nella mia mente c'era Hideki, non sapevo cosa stesse facendo in quei giorni ed ero in pensiero per lui.
Non era ancora tornato a casa sua e da un po' di giorni era stato ospitato da Ryueki, ma da quello che avevo ben inteso quei due non si sopportavano affatto sopratutto a causa di Hideki che era fin troppo pretenzioso.
Era abituato a vivere nel lusso quindi non poteva che trovarsi male in un casina semplice come quella di Ryueki. Del resto anch'io non mi sarei trovata bene, però avrei cercato di non darlo a vedere perché era sintomo di maleducazione lamentarsi con qualcuno che ti ospita in casa propria.
Hideki però non era come me, lui era di una sincerità sfacciata, non risparmiava nulla al proprio interlocutore né le cose brutte né le cose belle, anzi riguardo le cose belle quelle raramente le diceva e le ammetteva, ad esempio se c'era qualcosa della casa di Ryueki che a lui piacesse non lo avrebbe mai detto.
Tornando a me, anche quella sera mi ritrovavo in una noiosa festa organizzata nella villa lussuosa di qualche riccone.
Ero rimasta accanto ai miei genitori, mi muovevo in quella grande sala piena di altra gente ricca che parlottava fra di loro e che sorseggiava un drink, poi c'era chi ballava un lento sulle note di Chopin.
Osservai il pianista doveva essere il figlio di uno di quei ricconi, anzi a guardarlo bene lo conoscevo, era uno di quelli con la quale ero andata a letto.
Una di quelle esperienze da dimenticare poiché quel tipo lì pieno di sé non era stato in grado di farmi provare piacere neppure per un momento e sembrava persino fregarsene, non gli importava affatto che le ragazze provassero piacere nel venire a letto con lui, gli importava solo di se stesso e del piacere che stavo provando lui.
Quando finii il brano si sentirono tutta una serie di applausi mentre lui fece un inchino in modo piuttosto teatrale.
“Che bravo!” dissero i miei genitori battendo le mani.
Io le battevo piuttosto di malavoglia, poi incrociai le dita sperando che quel tipo non fosse venuto verso la mia direzione, non volevo affatto parlargli.
Ma ecco che quell'idiota decide di venire dalla nostra parte.
I suoi occhi castano scuro incrociano i miei, lo osservò chiedendomi come cazzo mi era venuto in mente di andare a letto con un tipo del genere.
Aveva quegli occhi piccoli e insignificanti, quel naso che sembrava il becco di un corvo e quella fronte larga, per non parlare della su altezza era alto forse un metro e sessanta per non essere troppo cattiva e poi ora che lo vedevo bene, mi rendevo pure conto che era parecchio ingrassato, aveva una pancia enorme.
Ma nonostante tutto si dava tante arie, per chissà quale ragione lui era convinto di essere figo forse perchè era bravo a suonare il pianoforte.
“Salve signore e signora Hanamei quanto tempo!” disse rivolgendosi ai miei genitori, poi mi osservò con quei suoi piccoli e infimi.
“Reika, che piacere rivederti!” disse spogliandomi con lo sguardo senza darlo a vedere ai miei genitori o semplicemente erano loro ad essere fin troppo cechi da non accorgersi delle sue occhiate viscide.
Dopo un po' vidi in mezzo alla sala un grande tavolo imbandito di tramezzini e di tante altre cose da mangiare, c' era un grande buffet.
Così dissi ai miei che andavo a mangiare qualcosa per potermi allontanare da quel tipo che stava parlando con i miei genitori.
Mi avvicinai a quel tavolo e presi un tramezzino,ma in quello stesso momento mi accorsi che c'era qualcun 'altro accanto a me che stava cercando di prendere lo stesso tramezzino non essendosi accorto di me.
“Ah, scusi non pensavo lo stesso prendendo lei” disse lasciandomi il tramezzino.
Quella voce aveva qualcosa di familiare, mi voltai per capire di chi fosse e per un momento ebbi l'impressione che potesse essere Hideki. Sollevai lo sguardo verso il mio interlocutore, con un sorriso stampato in faccia credendo che potesse essere lui.
Ma quando mi voltai mi accorsi che si trattava di suo padre, anche lui parve rimanere piuttosto sorpreso non appena incrociò il mio sguardo.
“Reika, accidenti quanto sei cresciuta!” disse rivolgendomi un sorriso torbido.
“Salve!” dissi svogliatamente.
Suo padre non mi era mai piaciuto, non lo avevo mai sopportato, l'unica ragione per il quale nutrissi almeno un po' di rispetto per lui era per Hideki.
Se quell'uomo non fosse esistito Hideki non sarebbe mai nato, era la sola ragione che mi rendesse sopportabile la sua esistenza. E poi che padre era un uomo che cacciava suo figlio solo perché aveva mandato in fumo una sua possibile scopata? Dava più importanza ad una scopata che a suo figlio!
Anche in quel momento lo stava facendo, mi stava riempiendo di complimenti in un modo esagerato e ambiguo, nonostante sapesse che ero un'amica di infanzia di suo figlio.
“Uomo senza principi!” Pensai tra me.
Con cordialità respingevo i suoi complimenti e le sue attenzioni,ma lui non si tirava affatto indietro, era piuttosto insistente.
Accostò la sua bocca al mio orecchio lasciando che il suo respiro sfiorasse il mio lobo e la mia pelle, mi ricordava tanto Hideki, infatti in quel momento rimasi stupidamente immobile pensando a lui.
Fortunatamente i miei genitori erano troppo presi dai lunghi discorsi che stavano facendo con quel ragazzo orrendo che si dava tante arie,mentre l'altra gente ballava, beveva qualche drink e chiacchierava con altri ricconi e poi c'era chi ci stava sicuramente osservando.
Ma in quel momento come una sciocca rimasi imbambolata a pensare al mio Hideki che mi mancava molto, dato che riuscivo a vederlo solo di sfuggita a scuola.
Mi ero lasciata trasportare dal suo ricordo dimenticandomi che la bocca che era poggiata al mio orecchio non erano quella del mio amato, ma quella di suo padre.
“Ti andrebbe di venire a casa mia” propose in modo sensuale, però la sua voce era diversa da quella di Hideki aveva un suono diverso, non mi piaceva.
In quel momento mi ridestai dal ricordo di Hideki, rendendomi conto che quell'individuo era suo padre,ma proprio in quel momento vidi apparire sua madre guardare malamente me e il marito.
“ Tesoro...vieni con me” si limitò a dire fingendo che fosse tutto apposto trascinandosi via il marito.
Mi sentii in un disagio spaventoso, sopratutto perché se Hideki fosse venuto a conoscenza di questo avvenimento di sicuro mi avrebbe odiato.
Mi guardai intorno continuando a darmi della stupida e sperando che Hideki non lo venisse mai a sapere.
Non sapendo che fare, cercai un posto dove potermi sedere.
Ormai seduta osservai la gente ballare un altro lento, si trattava di un altro brano di Chopin suonata questa volta da...Era proprio lui, quel ragazzo italiano!
Ero davvero impressionata, era bravissimo con il pianoforte a differenza di una persona che conoscevo bene.
Hideki era un vero disastro con il pianoforte, da piccoli avevamo preso lezioni insieme, ma lui sbagliava sempre le note.
L'unico brano che sapeva suonare bene era “Fur Elise” di Beethoven, lui lo chiamava il suo pezzo forte.
Era stato l'unico brano di musica classica che era riuscito ad attirare la sua attenzione e così si fece aiutare da me per imparare a suonarlo.
Poi una volta ad una festa come quella lo avevamo suonato insieme, era riuscito a non sbagliare neppure una nota e tutti ci avevano acclamato, avevano davvero apprezzato la nostra esecuzione.
Come mi mancavano quei tempi, tempi in cui i miei genitori approvassero il mio stretto legame con Hideki, mentre adesso odiavano lui e la sua famiglia.
Mi guardai intorno per cercare di sviare i miei pensieri da Hideki:
C'erano un sacco di ragazze imbellettate in modo esagerato e che ridevano stupidamente al proprio compagno di ballo, poi c'erano altri ricchi che parlavano di affari.
Vicino a me c'erano due signori poco più che cinquantenni che parlavano di affari, senza volere mi ritrovai ad ascoltare i loro discorsi.
“Ho sentito che Sezunaki vuole finanziare un progetto riguardante la robotica!”
“Ma non sa più come buttare i suoi soldi!” commentò l'altro con scetticismo.
“Ma se quel progetto andrà bene... pensa quanto si arricchirà il nostro Signor Sezunaki!”
“Che canaglia, non gli bastano tutti i soldi che ha!”
“A quanto pare no! Ma io vorrei che spossasse mia figlia Drusille”
“No, sposerà mia figlia!” disse l'altro ridendo.
“Ma secondo me il signor Sezunaki appiopperà al figlio una più ricca di Paris Hilton!”
“E quello lì che suona Chopin chi sarebbe?”
“Ah, si è figlio del signor Rossi, un ricco che si è trasferito da poco in Giappone sembra che le sue multinazionali di frutta biologica stiano avendo molto successo!”
“Sul serio? Mi stai dicendo che è una famiglia di fruttivendoli?!” disse l'altro sogghignante..
Così dunque il mio ben amato futuro marito avrebbe ereditato dalla sua famiglia delle aziende di frutta biologica, di certo non avevano niente a che vedere con l'azienda di mio padre che riguardava la tecnologia avanzata.
Decisamente inaccettabile, non potevano obbligarmi a sposare un fruttivendolo e che diamine!
Dopo un po' il brano si concluse e il bel fruttivendolo dagli occhi verdi ricevette molti applausi.
“Per essere un futuro fruttivendolo non se la cava mica male con il pianoforte” commentarono i due signori.
“E' pure di bel aspetto, speriamo che Drusille non si pigli una cotta per lui!”
“Perchè? Dopotutto gli affari gli vanno bene!”
“Perché mai dovrei fargli sposare un fruttivendolo arricchito quando potrebbe avere Sezunaki Hideki!”
“Ma gente marcia sono i Sezunaki, preferisco i fruttivendoli arricchiti!”
“Io preferisco di gran lunga i soldi dei Sezunaki!”

Quella conversazione mi stava irritando, conoscevo bene quella Drusille, cioè la conoscevo di vista e per sentito parlare.
Dopo un po' la vidi iniziare a ballare quando partii la musica elettronica, si poteva quasi dire che non avesse nulla addosso, il suo vestitino nero era attillato e cortissimo, mostrava le sue magre e sode cosce e poi il suo decoltè veniva ben messo in evidenza da una scollatura a v.
Sapevo che erano una di quelle con la quale Hideki si fosse divertito parecchie volte senza doverla prendere in giro, dato che lei era una ragazza piuttosto facile.
Hideki non si sposerà mai quella sciacquetta!” pensai sdegnata osservandola, mentre ballava strusciandosi al ragazzo con la quale stava ballando.
Oddio forse non ero nella condizione di poter criticare dato che fino a poco tempo fa ero come lei, mi divertivo con i ragazzi senza pormi troppi scrupoli.
“Hey non balli?” mi chiese “il fruttivendolo”.
“Ciao” risposi con un sorriso stampato sulle labbra, non avrei dovuto sorridergli però era più forte di me, in fondo mi faceva simpatia.
“Ciao...scommetto che ti stai annoiando da morire!” disse osservandomi con quei suoi bei occhioni verdi.
“Giusto un po'...” ammisi sorridendo.
“Bene perché volevo proporti di ballare con me...dato che adesso hanno messo della vera musica al posto di quel mortorio!”
“Ma se non sbaglio lo stavi suonando tu quel mortorio!” gli feci notare divertita.
“Già , mi hanno costretto!”
“Mi spiace ma mi vedo costretta declinare l'invito!” affermai con risolutezza.
“Dai solo un ballo...” disse supplichevole congiungendo le mani in segno di preghiera.
“No, davvero non posso!” dissi pensando ad Hideki, non mi sembrava di certo giusto mettermi a ballare con un altro ragazzo.
“Ti sto chiedendo solo un ballo...nulla di più!” disse continuando ad insistere.
“Il punto che con questa musica un ballo diventa qualcosa di più” dissi guardando Drusille e quel tipo che si perdevano in effusioni chiaramente sessuali, quello non era ballare!
“Bè noi potremo ballare come quei due!” disse indicandomi una coppia che ballavano senza che i propri corpi si sfiorassero.
“D'accordo” dissi alzandomi dalla sedia.
Lui esultante fece il due con le dita in segno di vittoria, io mi misi a ridere.
Iniziammo a ballare lasciandoci trascinare dalla musica anche se lui si avvicinava un po' troppo a me ed io non facevo altro che scostarmi da lui,mentre muovevo le braccia i fianchi e il resto del corpo.
Quando si accorse che non facevo altro che allontanarmi da lui, smise di avvicinarsi e mantenne una certa distanza fra me e lui.
“Il tuo principe azzurro stasera non c'è?” chiese ad alta voce in mezzo al frastuono della musica e continuando a ballare.
“No!” mi limitai a dire.
Dopo di ciò terminò il nostro dialogo, non avevamo più nulla da dirci, io non avevo neppure tanta voglia di parlare e lui sembrava che stesse cercando qualcosa da dire.
Terminata quella musica, mi rimisi a sedere, lui mi seguii sedendosi accanto a me, anche se continuava a rimanere in silenzio.
“Comunque io capisco quello stai passando... è brutto quando non puoi stare con la persona che ami...” disse di colpo spiazzandomi.
“Che vuoi dire?” gli domandai sorpresa.
“Bè ero fidanzato prima di venire qui, ma ho dovuto dire addio alla mia ragazza...non potevamo continuare a stare insieme per la distanza”
“Pensi ancora a lei?”
“Si, a volte...” ammise con una certa tristezza.
“Comunque è diverso tu non puoi stare con lei perché la distanza vi divide, ma io non posso stare con Hideki perché i miei genitori ci dividono...è molto diverso!”
“Già è diverso però è sempre qualcosa che ci divide da ciò che amiamo!” disse guardandomi ancora con quegli occhi di un verde lucente.
“Si, però ai miei genitori si può far cambiare idea, mentre la geografia è quella!” dissi evitando di osservarlo, quegli occhi erano così belli che avrebbero potuto indurmi a fare sciocchezze.
“E come hai intenzione di far cambiare idea ai tuoi genitori?” mi domandò beffardo.
Già il problema era il come, però pensandoci forse avevo già trovato la soluzione a tutti i miei problemi.
Dovevo solo parlare ai miei genitori in termini di affari, aprirgli gli occhi e fargli notare che i Sezunaki erano un vero affare.
Dopo aver ascoltato quella conversazione fra quei signori sapevo come indurli a riflettere su quanto sarebbe stato conveniente farmi diventare la fidanzata di Sezunaki anzi che quella di un fruttivendolo arricchito.
“ Ho le idee piuttosto chiare sul come.” affermai soddisfatta.
“Spiegami!” disse lui continuando con quel tono beffardo che mi stava anche un tantino irritando.
“E' un segreto!” dissi con disinvoltura.
Parlando con lui stavo perdendo un bel po' di discorsi fra quei due signori, in piedi e poco distanti da noi che erano ben informati sui Sezunaki e le loro fortune.
Ma alla fine un bel po' di cose sulla ricchezza deil padre di Sezunaki le sapevo possedevano un bel po' di aziende, poi finanziava una marea di progetti ed investiva molti capitali che il più delle volte triplicavano, poi vabbè c'era anche da dire che il padre di Hideki si dava anche al latrocinio, finiva col truffare i suoi stessi. soci
No, magari quella non era una cosa da dire a mio padre, dovevo limitarmi col parlare del progetto di robotica che voleva finanziare e di tutti gli altri innumerevoli progetti.
Tornata a casa ero troppo stanca per poter discutere con i miei genitori così mi ritirai nella mia stanza,ma prima di andare a letto mandai un messaggio ad Hideki per augurargli la buonanotte.
Non faticò a rispondermi, un sorriso idiota mi si stampò sulle labbra non appena ricevetti il suo messaggio “Buonanotte mia principessa”.
“ Che idiota!” dissi ridendo con quell'espressione ebete che cercavo di placare, ma era tutto inutile era ormai nella fase dell'innamoramento in cui le ragazze diventano stupide.

Hideki:

Il club non era lo stesso da quando Reika non lo frequentava più, suo padre aveva fatto in modo che non dovesse più frequentarlo,ma il club senza la propria fondatrice era davvero molto triste.
Poi io non facevo altro che litigare con Ryueki e Natsuko,mentre Haruna e Takeru cercavano di fungere da paceri, ma era tutto inutile eravamo come cani e gatti.
Sicuramente non mi cacciava da casa sua per educazione perché ero certo che avrebbe tanto voluto farlo.
Non sapevo neanch'io perché mi rendessi detestabile, perché facessi tanto lo stronzo sembrava più forte di me.
Forse era soltanto una questione di dna, dopotutto ero figlio di quel Signor Sezunaki che fregava i suoi stessi soci, che tradiva la moglie con le ragazzine e che cacciava il figlio di casa.
Pensai bene di fare meno lo stronzo, ma sembrava inevitabile quando vedevo che in quella casa utilizzavano prodotti scadenti e sottocosto.
Mi giungeva spontaneo lamentarmi quando mi accorgevo che i miei capelli stavano diventando sempre di più scuri e poi stavo iniziando a perdere i capelli a causa di quello schifoso shampoo che usavano.
Temevo che continuando così sarei diventato ben presto pelato,così mi lamentai ancora una volta riguardo lo shampoo, ma Ryueki non mi dava affatto ascolto, era troppo preso dal suo videogame.
“Potresti degnarmi della tua attenzione almeno per un istante!” affermai osservando il suo viso ipnotizzato allo schermo del televisore.
Ora capivo perché le donne si lamentassero tanto degli uomini che giocavano ai videogame, per un momento capii davvero come si sentivano loro.
“Mazza però che pezze di fighe che ci sono in questo gioco!” dissi osservando stupefatto le curve ben delineate di quelle donnine virtuali che combattevano e che facevano tante di quelle mosse e acrobazie tanto per far vedere culo e mutandine.
“E' Dead or a live! Ti va di giocarci?”
“E chi è quello schianto!” affermai soffermandomi in particolare su un personaggio femminile che aveva delle curve veramente eccezionali.
“Kasumi!”
“Mi sa che una partita me la faccio con questa Kasumi!”
“Lo dirò a Reika!” disse divertito.
“Ed io dico a Natsuko che giochi con questa roba!” affermai ridendo.
“Bè che c'è di male, non ho neppure sbloccato la parte in cui ballano la lap dance...”
“E' perché no! Idiota!” affermai deluso.
Giocammo tutte e due con quelle donnine virtuali e ci scontrammo fra di noi, ma alla fine finivo col perdere sempre, Ryueki doveva averci giocato fin troppe volte a quel gioco.
“Ti ho battuto anche questa volta!” esultò alla mia decima sconfitta.
Ma di certo non mi tiravo indietro anche se era la decima volta che mi batteva, volevo comunque la rivincita, tanto che ad un certo punto pensai che mi stesse facendo vincere solo per smettere di giocare, sembrava gli fosse scocciato.
“Ho vinto!” dissi alla ventesima partita, l'unica che vinsi.
Dopo un po' mi lasciò giocare da solo al videogame, iniziavo ad appassionarmi anche se a casa mia avevo dei videogame decisamente migliori di quello.
“Hideki... secondo te che cosa dovrei mettermi?” mi domandò rivolgendosi a me.
Distolsi lo sguardo dallo schermo e mi voltai verso di lui che aveva lo sguardo fisso nel suo armadio.
“Mi stai chiedendo un consiglio?” domandai incredulo.
“Si, dato che sei tanto esperto di look e di ragazze...” affermò in tono derisorio,ma non gli diedi troppo peso.
Misi la pausa con il joypad e iniziai ad osservare i suoi vestiti che sembravano comprati in qualche oscena bancarella dell'usato.
“Forse questi jeans stretti non sono tanto male...anzi no questi neri stretti e poi come maglietta vediamo un po'....” dissi iniziando ad osservare e a cercare delle magliette decenti.
“Mi stai scombinando tutto l'armadio!” disse lui notando tutte le magliette che avevo messo in disordine.
“Non ti preoccupare ci penserà la domestica a sistemare!” affermai dimenticandomi che a casa sua non esistevano le domestiche.
“Dimentichi forse che non ho le domestiche e che se mia madre vede tutto sto casino fa la pazza!”
“Shhh! Mi stai facendo deconcentrare!” dissi per farlo zittire.
Osservai una felpa grigia con delle tasche larghe e con il cappuccio, tutto sommato era carina o meglio era accettabile.
“Metti questa!” dissi suggerendogli quella felpa, dopo mi fiondai di nuovo sulla sedia e davanti il videogame.
“Guarda che adesso devi aiutarmi a sistemare tutto questo macello che hai combinato!”
Io fingevo di non sentirlo e continuavo a giocare, ma lui in tutta risposta mi tolse il joypad dalle mani.
“E va bene!” sbuffai rassegnato.
Era la prima volta che piegavo delle magliette in vita mia, non avevo idea di come si piegassero così con imbarazzo osservavo lui piegarle per capire come si facesse cercando però di non fargli capire che non le sapessi piegare.
Iniziai a piegarle, ma per qualche strana ragione non riuscivo a piegarle nel mondo in cui le piegava lui, le mie magliette risultavano tutte spiegazzate.
“Non hai mai piegato una maglietta in vita tua!” disse notando il modo in cui piegassi le magliette.
“Bè non ho mai avuto bisogno di farlo...le cameriere fanno questo genere di cose!” dissi cercando di darmi un tono, anche se in realtà ero imbarazzato.
“Guarda si fa così!” disse lui mostrandomi come si facesse, lo osservai e iniziai a farlo pure io, non era poi tanto difficile.
“Devi uscire con Natsuko?” gli domandai.
“Si... e non ho neppure idea di dove portarla ...tu che cosa mi consiglieresti?”
“Bè potresti portarla in un bel ristorantino...ne conosco uno veramente bello!”
“Hideki dimentichi forse che io non ho tutti i soldi che hai tu!”
“Ah, si scusa dimenticavo!” affermai ridendo.
“Qualcosa di più conveniente?”
“Eh, ma qualcosa di più conveniente...vediamo fammi pensare...un fast food ma sarebbe davvero brutto, cioè non c'è quell'atmosfera romantica...”
“Ah, mi è venuta un'idea carina!” affermò soddisfatto.
“Che cosa?” affermai per nulla convinto delle sue idee.
“Un pic nic al parco pubblico!” affermò estasiato dalla sua stessa idea.
“Bè non è poi una cattiva idea...” affermai pensando che in effetti non fosse poi tanto male come idea.


Natsuko:

Quel giorno sarei uscita con Ryueki, era per così dire il nostro primo appuntamento.
Ed ero fin troppo in ansia, chiamavo e richiamavo Reika per chiederle qualche consiglio,mentre lei mi diceva di darmi un attimino una calmata.
Indossai i vestiti che mi aveva regalato Reika, la gonna nera a balze, quella maglietta nera con le maniche a palloncino e che traspariva un po'.
Dopo di ciò mi truccai come non avevo mai fatto, mi ero ufficialmente convertita, ero diventata una di quelle sgallettate?
Mi ero persino fatta la piega ai capelli che non avevo mai fatto, perché pensavo che i miei capelli un po' mossi in fondo mi piacessero.
Il risultato sembrava buono: avevo messo del fondo tinta e poi della cipria sul viso, poi un ombretto rosa chiaro leggermente più scuro rispetto al colore della mia pelle, la matita nera e sulle labbra un lucidalabbra di un rosa più acceso.
I miei capelli castani che mi stavano ancora crescendo perché li avevo tagliati da poco, mi ricadevano lungo il collo e mi sfioravano appena la spalla.
Mi spruzzai del profumo, dopo un po' mi accorsi di aver esagerato con il profumo, stavo morendo asfissiata.
Poi il dilemma “Che borsa mi porto?”, aprii lo scatolone di plastica che tenevo sotto al letto in cui ci avevo ficcato dentro tutte le mie borse.
Erano tutte con dei pupazzetti o troppo sportive, non avevo una borsa che potesse accordarsi con quell' abbigliamento, alla fine scelsi una borsa nera e anonima, che non sembrava ne elegante e ne troppo sportiva.
Osservai anche la mia frangia che era fin troppo lunga, forse avrei dovuto tagliarmela solo che quando lo facevo combinavo sempre un macello:
La tagliavo troppo corta oppure alcuni ciuffi rimanevano lunghi ed altri corti, oppure veniva tutta storta,quindi preferii evitare e mi cimentai invece a fare una piega a palloncino a quella dannata frangia che cresceva sempre. Chissà perché cresceva più in fretta rispetto al resto dei capelli!
Ok, dopo di ciò potevo dire di aver finito di prepararmi o forse no, continuai ad osservarmi ossessivamente allo specchio, forse mancava qualcosa.
Un paio di orecchini neri a forma di rombo pensai di mettermi, dopo presi anche il mascara e iniziai a mettermelo nella ciglia, anche se iniziavano ad appiccicarsi tutte e iniziavo a combinare un vero disastro, mi stavo sporcando tutto il viso di mascara.
Oddio che macello! Presi il latte detergente e la bambagia, la passai sul viso e poi dovetti rimettermi il mascara e la cipria.
In tutto questo mi accorsi che c'erano dei peli sulle gambe che prima non c'erano, bene così dovetti anche impugnare il rasoio ed insaponarmi le gambe.
Dopo sentii suonare al campanello, incrociai le dita sperando che non fosse lui, corsi in gran fretta nella mia stanza con le gambe ancora insaponate per capire che cazzo di ore erano.
Non appena vidi l'ora capii subito che doveva sicuramente essere lui, così mi chiusi in bagno e cercai di sbrigarmi più in fretta possibile.
Ma più cercavo di essere veloce e più combinavo un disastro mi ero pure tagliata così dovetti pure disinfettare il taglio e asciugare il sangue che perdevo a grandi fiotti.
Dopo una mezzoretta uscii dal bagno e lo ritrovai davanti all'ingresso di casa mia che veniva intrattenuto dal mio patrigno, da mia madre e anche dalla mia sorellina Fuka.
“Scusa se ho perso tempo!” affermai mentre i miei genitori ci fissavano.
“Eh ma si sa le donne per prepararsi perdono sempre tempo!” affermò il mio patrigno sorridendo a Ryueki.
Dopo un po' riuscimmo in qualche modo ad uscire da casa mia, dato che i miei non la smettevano più di intrattenere Ryueki, nonostante io ormai avessi finito di prepararmi.
Lui mi osservò con un attenzione esagerata, che mi mise in estremo disagio.
“Ho qualcosa in disordine?” chiesi piuttosto preoccupata tirando subito fuori dalla mia borsa uno specchietto per guardarmi.
“No, è solo che sono sempre abituato a vederti con la divisa scolastica... e mi fa un certo effetto vederti così, sei veramente carina!” disse osservandomi con quei suoi bei occhioni castano scuro.
“Bè, anch'io non sono abituato a vederti in questo modo!” affermai osservando il suo abbigliamento.
Era veramente carino con quei pantaloni neri e stretti che mettevano in risalto il suo corpo che non era né troppo snello e né troppo robusto, poi le sue spalle erano anche molto larghe rispetto alle mie e mi facevano sentire al sicuro, poi era così alto, mi sentivo davvero una bambina accanto a lui.
“Dove andiamo?” gli domandai mentre iniziavamo a camminare.
“E' una sorpresa!” disse sorridendo in un modo dolce e disarmante.
Osservai il grande zaino che teneva sulle spalle, chissà cosa c'era dentro! Ero molto curiosa di scoprirlo e volevo sapere dove aveva intenzione di portarmi. Non vedevo l'ora di arrivare in quel luogo, non stavo più nella pelle!
Lungo il tragitto parlammo come al solito dei nostri interessi di quelli che avevamo in comune e di quelli non in comune, parlavamo allegramente, solo dopo iniziammo a parlare scherzosamente della sua convivenza forzata con Hideki.
“Sai nonostante si lamenta sempre e faccia tanto lo stronzo, credo che mi stia per affezionare a lui. Non so, io sono fatto così, mi affeziono troppo alle persone anche a quelle insopportabili!”
“Sai all'inizio io e Haruna non sopportavamo Reika, perché era anche lei così, si lamentava sempre, era così arrogante ed egocentrica...ma adesso non so, come ma non la vedo più come prima, non so se sia stato perché il suo carattere sia migliorato rispetto a prima, oppure sono soltanto io che mi sono abituata a lei...o forse era solo apparenza”
“Bè, insomma a volte Reika ti infastidisce sopratutto quando si tira indietro e non vuole fare niente...” mi fece notare ridendo.
“Si, è vero ci sono volte in cui non la sopporto, però sai in fondo mi piacciono anche questi aspetti negativi di lei. Mi piace anche quando mi irrita, mi annoierei se fosse un tipo impeccabile!”

Dopo un po' capii che mi stava portando al parco pubblico.
Ammirai gli alberi maestosi, i fiori e le distese di verde che vi erano attorno a quel parco, era davvero molto bello, poi notai le varie coppiette sedute sulle panchine che si appartavano lì.
“Chissà cosa aveva in mente” pensai imbarazzata, continuavo ad imbarazzarmi per ogni stupidaggine in fondo Hideki aveva ragione.
Lo guardai pensando che fosse veramente carino e poi il mio sguardo si soffermò sulle sue labbra, avrei tanto voluto baciarle ancora una volta,ma ero troppo tesa per riuscire a prendere l'iniziativa.
“Bene siamo arrivati” disse lui continuando a camminare, dopo un po' lo vidi andare verso le distese di verde.
Posò una tovaglia su quelle grandi distese di verde e poi tirò fuori dal suo zaino un obento,i miei biscotti preferiti e una bottiglia d'acqua con dei bicchieri di plastica.
“Un pic nic?” domandai piacevolmente sorpresa.
“Si, esatto....ti piace?” mi chiese osservandomi con una certa insistenza.
“Si, molto non ho mai fatto un pic nic in vita mia!”
“Sul serio? “ chiese stupefatto.
“Si. mai fatto!”
“Allora ho fatto bene! Io quand'ero piccolo lo facevo sempre con i miei genitori, ogni domenica mattina” ammise con un espressione nostalgica.
“I miei genitori la domenica mi portavano al luna park!”
Dopo di ciò mi tolsi le scarpe insieme a lui e ci sedemmo sopra quella tovaglia.
Lo osservai interrogativa, era rimasto immobile a fissarmi senza aprire la scatola dei biscotti e lasciando gli obento poggiati in quella tovaglia.
“Bè non si mangia?” domandai osservando tutto quel ben di Dio con l' acquolina in bocca.
“Ma tu pensi solo a mangiare!” disse iniziando a ridere a più non posso.
“Eh ma nei pic nic si mangia non si osserva solo il cibo!” affermai ironica.
“Si, ma prima voglio un bacio!” disse languidamente.
Io imbarazzata, rimasi immobile. Ebbi solo la forza di chiudere gli occhi lasciando che si avvicinasse a me per baciarmi.
Sentii per la seconda volta il delicato tocco delle sue labbra, ma questa volta la sua lingua sfiorò la mia senza indugio, era più decisa e più fremente di desiderio.
Anche la mia iniziava a lasciarsi trascinare dal movimento incalzante della sua lingua, mentre sentivo il mio cuore palpitare dall'emozione. Dopo un po' sembrò calmarsi, stavo adesso sentivo dentro di me una certa calma e beatitudine inverosimile.
Mi sentivo quasi in paradiso, non potevo credere che quel sentimento meraviglioso, che quella leggerezza nel proprio animo si potesse provare per davvero.


Reika:

Il giorno seguente procedeva tutto come al solito, andavo a scuola e poi dritto a casa.
Parlavo sempre meno con Natsuko,Haruna inoltre sembravano tutte e due piuttosto prese dalla loro vita sentimentale che non volevo neppure deprimerle con la mia.
Con Hideki le cose non potevano di certo andare bene, non ci vedevamo ormai da un bel po' di giorni e la prossima settimana sarebbe stato il mio compleanno e in quel giorno di festa sarebbe capitato l'inevitabile.
Tornata a casa mia,mia madre continuava a riprendere quel fastidioso argomento, anzi tutti e due i miei genitori si stavano imputando con la storia del fidanzamento.
Stavo prendendo una tazza di tè insieme a loro in soggiorno, quando iniziarono ancora a dire una serie di cose in favore di quel ragazzo.
Tutte sciocchezze, tutte stupidaggini, non capivano che non mi importava nulla delle sue doti e di cosa sapesse suonare e di quante lingue sapesse parlare!
“Ma siete sicuri che volete che lui sia il mio ragazzo?” domandai con un espressione irrisoria.
“Che vorresti insinuare?” chiese mia madre piuttosto prevenuta.
“Nulla è solo che prima volevate che diventassi la fidanzata di Hideki e poi avete cambiato idea...quindi non vorrei che accadesse di nuovo!” affermai in tono mordace.
“Reika per favore non ci ricordare quello sgradevole errore!” disse mia madre con un espressione sconcertata.
“Ma se ci pensate bene, il tipo con la quale vorreste che io mi fidanzassi...non ha nulla a che vedere con la nostra azienda di famiglia!” affermai in tono spigliato.
“Che intendi?” domandò mio padre piuttosto stranito.
“Erediterà dal padre un'azienda di frutta biologica, ditemi cosa può centrare mai con la tecnologia avanzata!” affermai spigliata.
“E poi non pensavo che gli Hanamei fossero caduti così in basso da voler far fidanzare la propria figlia con un fruttivendolo arricchito!” esclamai con sfrontatezza.
“Hanno delle aziende enormi mica ci lavorano sono proprietari di quelle aziende è diverso!”
“In compenso la frutta di certo non mi mancherebbe, però se deve prendere le redini delle aziende di cui ti occupi tu...credi che se la caverebbe! Sono due settori completamente diversi!” dissi invitandolo a ragionare.
“E tu cosa proponi?” domandò mio padre in tono tagliente, come se già avesse una mezza idea di cosa avessi in mente.
“Bè i Sezunaki si occupano dello stesso settore, addirittura stanno finanziando un progetto riguardante il settore della robotica e sicuramente gli frutterà parecchi soldi,come tutti gli altri progetti che finanziano!” dissi con disinvoltura.
Mia madre aveva un espressione truce “Perchè stai tirando in ballo i Sezunaki?”
“Bè perché sarebbe più sensato farmi fidanzare con Sezunaki Hideki...insomma avete idea di quanti progetti finanzino i Sezunaki e di quanti soldi abbiano?”
Mi rincresceva dover fare quei discorsi, elogiare la famiglia Sezunaki per il proprio denaro e far credere che volessi stare con Hideki solo per i suoi averi, ma potevo giocarmi solo quella carta con i miei genitori, era l'unico modo per convincerli.
Stavo premendo verso il punto più dolente, verso la maggiore preoccupazione di mio padre ovvero il futuro delle aziende di famiglia e il denaro che era ciò che sembrava muovere tutte le cose.
“Come fai a sapere di questo nuovo progetto dei Sezunaki?” domandò mio padre piuttosto allibito.
“A differenza vostra io non mi limito ad ascoltare solo le cattiverie sul loro conto!” affermai aspramente.
“Ma Reika sicuramente quel progetto si rivelerà un fallimento!” rispose con diffidenza come quel signore di quella festa che parlava con il padre di Drusille.
“E se invece si rivelasse un successo, ti mangeresti le mani per non aver lasciato che tua figlia stesse con lui!” affermai furbamente.
Mia madre mi osservò con un espressione di disappunto. Non era affatto contenta di quei miei discorsi, mentre mio padre sembrava alquanto tentennante da una parte era favorevole: per quei progetti e per l'azienda di famiglia, ma dall'altra c'era mia madre contrariata, la mia caduta dalle scale e il padre di Hideki l'uomo più inaffidabile del mondo ed entrare in affari con lui significava arricchirsi, ma brancolare nel buio,anzi sopratutto avere problemi con la giustizia.
Era piuttosto prevedibile mio padre. Non c'era bisogno che mi dicesse cosa pensasse di quello che avessi detto, lo sapevo già,mentre per quanto riguardava mia madre: lei era indisponente dinanzi a tutta quella faccenda, assolutamente contraria a prescindere sopratutto per tutti pregiudizi che aveva nei confronti della famiglia Sezunaki.
Cosa avrebbe detto alle sue amiche pettegole qualora io sua figlia mi sarei fidanzata con Sezunaki Hideki, come avrebbe mai potuto giustificare una cosa del genere?
Si sarebbe vergognata, avrei causato in lei una vergogna tale che lei non avrebbe mai potuto sopportare.
Lei pensava a questo, lei si curava di tutte quelle malelingue, anzi che curarsi della felicità di sua figlia.
Ma come al solito, utilizzava la scusante migliore “Tesoro, ma ha cercato di ucciderti!”
Era una bugiarda, si fingeva apprensiva, ma in realtà mia madre era alquanto calcolatrice in realtà stava pensando maggiormente a quale brutta figuraccia avrebbe fatto con le sue amiche.
Anzi ero quasi certa che lei fosse consapevole che si fosse trattato di un incidente, solo che gli faceva troppo comodo far credere che non fosse così.
Grazie a quell'incidente anzi tentato omicidio come lo definiva lei, non eravamo più circondati da così tanto imbarazzo, dato che i Sezunaki erano vergognosi e indecenti,sopratutto la madre.
Mia madre criticava con una cattiveria esagerata la madre di Hideki, diceva che si vestiva in un modo fin troppo volgare: “indossa certi vestiti che una donna della sua età non dovrebbe indossare!”.
In realtà secondo me gli rodeva parecchio che la madre di Hideki fosse molto più giovane di lei e che non avesse neppure un po' di cellulite e neppure l'ombra di una smagliatura.
Inoltre era bella la madre di Hideki, non una di quelle bellezze che risaltano subito all'occhio, però quando la guardavi attentamente ti rendevi conto di tanti interessanti particolari: aveva un viso per nulla noioso, anche perché non erano una di quelle donne che andava dal chirurgo plastico, ma anche se i difetti fisici rimanevano ben visibili, non era un problema, perché essi arricchivano di fascino il suo viso.
Aveva due graziose fossette che le si formavano quando rideva, sembrava come il sorriso di una bambina se non fosse stato per quelle piccole rughette appena visibili che le donavano un aspetto più adulto e in un certo senso la facevano sembrare più sensuale.
Poi aveva dei capelli lunghi e ricci di un castano molto più chiaro rispetto a quelli del figlio, sembravano quasi biondi, poi aveva degli occhi di un castano molto scuro differenti da quelli del figlio, erano color ebano.
Poi era anche abbastanza alta e di fisico era molto snella ,ma aveva anche delle belle forme e poi aveva delle cosce veramente belle, erano così muscolose.
E i vestiti che indossava non erano affatto troppo volgari come diceva mia madre, anzi indossava sempre dei bei vestiti, certo a volte un po' audaci però dovevo ammettere che poteva permetterselo con il fisico che aveva! Mentre mia madre non avrebbe di certo potuto permetterseli con tutte le smagliature e la cellulite che aveva!
Si era fatta più volte la liposuzione senza ottenere i risultati sperati, così metteva quei vestiti lì molto probabilmente non perché fosse sintomo di eleganza evitare ogni scollatura, ma semplicemente perché non aveva niente di bello da mostrare.
Però dovevo ammettere che mia madre era più una donna a modo rispetto la madre di Hideki, lei era sempre piena di un'arroganza impacciata, come di qualcuno che si trova in un luogo che non le appartiene, inoltre era anche parecchio conosciuta per le sue relazioni extraconiugali.
E fra le tante maldicenze si diceva che prima di conoscere il padre di Hideki faceva la prostituta,ma non avevo mai dato tanto credito a queste parole e non avevo mai osato chiedere ad Hideki se questa voce fosse vera.
Quella conversazione si concluse così con mio padre che iniziava ad essere dubbioso,mentre mia madre continuava imperterrita ad essere contraria all'idea che la propria figlia potesse stare con Sezunaki Hideki.
Dopo quella conversazione conclusa malamente, pensai bene che ero stanca di quella sciocca e inutile punizione, così mandai un messaggio ad Hideki e alle mie amiche.
Avevo resistito più di quanto potessi resistere, adesso era l'ora di fare la figlia disubbidiente,così gli lasciai detto di vederci alla discoteca in cui ero solita ad andare quando non ero in punizione.
Tanto chi si sarebbe accorto che di sera tardi non ero nella mia stanza, tutto il personale dormiva a quell'ora nelle proprie stanze e i miei genitori anche.
Alle dieci di sera uscii da casa mia silenziosamente. Mi ero messa quel vestito viola con quella gonna palloncino che era stata giudicata da mia madre piuttosto corta, misi i leggins soltanto perché temevo che facesse freddo.
Hideki mi aspettava fuori dal cancello con la sua macchina, no anzi non era la sua, quella macchina era un vero rottame.
Scavalcai il cancello di casa mia cercando di fare meno casino possibile e tentando di non farmi male dato che non ero abile a scavalcare i cancelli,inoltre i tacchi che indossavo non erano affatto comodi per questo tipo di attività.
Hideki uscii dalla macchina e mi osservò, mentre mi improvvisavo scavalcatrice di cancelli, lo sentii ridere di gusto.
“Non c'è nulla da ridere!” affermai irritata,mentre stavo perdendo l'equilibrio fra le ringhiere scivolose di quel cancello,inoltre quei dannati tacchi non erano affatto di aiuto.
Arrivata in cima al cancello, non avevo idea di come fare per andare dall'altra parte, avevo paura di cadere e rompermi l'osso del collo anche perché era davvero molto alto.
“Buttati! Ti prendo io!” disse Hideki.
“Ehm sicuro di riuscirci?” domandai esitante.
“Certo che hai proprio una fiducia nei miei confronti!” disse deluso.
“E va bene!” dissi chiudendo gli occhi, non volevo vedere l'altezza dalla quale mi stavo buttando e non volevo neppure vedere qualora Hideki non sarebbe riuscito a prendermi.
Dopo essermi buttata nel vuoto sentii due possenti braccia afferrarmi, così riapri gli occhi ritrovandomi fra le braccia del mio amato Hideki.
“Sei più leggera del solito, ma mangi?” mi domandò lui quasi con preoccupazione.
“Certo che mangio!”
“ Sono riuscita a prenderti, hai visto che bravo!” disse in tono beffardo.
“Si,ma adesso non perdere tempo che se i miei mi scoprono, addio uscita!” dissi con una certa durezza, non riuscivo di certo a scherzare poiché eravamo ancora sotto casa mia.
“Uffa, antipatica, potresti essere un po' più gentile con il tuo ragazzo!” si lagnò mettendomi giù per farmi salire in macchina.
Hideki mi aprii la portiera del posto davanti, mi fece sedere lì, dicendo che mi aveva riservato il posto più comodo, accanto a Ryueki messo alla guida,mentre dietro si accalcavano Natsuko, Haruna, Mizuiro e Takeru.
“Mi sa che non ci entro!” disse Hideki cercando di infilarsi in quella calca,mentre tutti gli facevano spazio per farlo entrare, dopo un bel pò Hideki disse a ad Haruna di sedersi sopra le gambe di Takeru così sicuramente sarebbe riuscito ad entrare.
Guardai dallo specchietto retrovisore quell'imperdibile scena in cui Haruna impacciata si posizionava sopra le gambe di Takeru,mentre lui rimaneva inerte, senza avere il coraggio di fare un qualsiasi movimento.
Dopo un po' Ryueki mise in moto quel catorcio che gli aveva prestato suo padre, mentre io continuavo ad osservare divertita quei due.
“Stai comoda?” le chiedeva Takeru con tenerezza.
“Si, sto comoda.... e tu?” diceva Haruna timidamente.
“Io pure...” rispondeva lui tranquillamente.
“Non sono troppo pesante?” chiedeva lei goffamente.
“Ma no, affatto” rispondeva lui altrettanto goffamente.
Natsuko e Mizuiro li guardavano ridendo, mentre Hideki incominciava a lamentarsi “Ma quanto siete zuccherosi voi due! Basta o mi verrà la nausea!”
Haruna e Takeru in tutta risposta arrossivano rimanendo in silenzio.
Arrivati in discoteca, avevano tutti un espressione sconcertata, tranne io e Hideki che eravamo dell'ambiente.
“Non capisco perché tra tutti i posti dove vederci dovevi proprio scegliere la discoteca!” si lagnò Natsuko insieme a tutti gli altri a seguire.
“Non ci vengo da tanto tempo, avevo voglia di scatenarmi un pò!” ammisi con sincerità,anche se in realtà c'era sotto qualcos'altro, era stato quel ragazzo dagli occhi verdi ad aver risvegliato la mia voglia di ballare in quella festa, solo che lì non avevo ballato come avrei voluto, volevo stare ben attenta al contatto fisico e a dove si posassero le sue mani.
Osservai l'abbigliamento di Natsuko, Haruna e Mizuiro erano vestite davvero bene, Haruna indossava una gonna nera a frange e un top senza maniche rosso acceso, mentre Natsuko indossava i vestiti che le avevo regalato, la maglietta nera con le maniche a palloncino e quella gonna a balze.
Mizuiro invece aveva messo dei jeans che le stavano molto carini con una canottiera a strisce nere e bianche che metteva in risalto il suo piccolo seno.
Per quanto riguardava Takeru sembrava uscito da un film degli anni 60, aveva dei pantaloni marroni a zampa larga e una maglietta nera dei Rolling stones.
Ryueki sembrava un rapper con quei pantaloni eccessivamente larghi e con la vita molto bassa, poi indossava una maglietta con qualche personaggio di qualche manga e anime,mentre Hideki si era acconciato come aveva potuto, sicuramente quei vestiti doveva esserseli fatti prestare da Ryueki.
Indossava dei pantaloni neri e stretti e una maglietta con Gintoki, il protagonista di Gintama,scoppiai a ridere vedendolo con quella maglietta, poi come scarpe si era messo degli stivali neri di pelle finta e lucida, erano semplicemente osceni!
Dopo un po' mi soffermai sui quell'insolita forma dei capelli, sembravano a forma di fungo, da quando lo conoscevo i suoi capelli non erano mai in disordine e quando li lasciava un po' scompigliati gli stavano sempre piuttosto bene, non avevano mai assunto quell'insolita e buffa forma.
Scoppiai a ridere per una seconda volta osservandolo, mentre lui mi osservava chiedendomi cosa avessi tanto da ridere, iniziava ad infastidirsi sopratutto perché non volevo affatto decidermi a dirglielo.
Entrati dentro la discoteca, ebbero fine le nostre chiacchierate a causa della musica ad alto volume non si riusciva a parlare.
Osservai la pista piena di gente pronta a buttarmi nella mischia, volevo divertirmi e non pensare più a niente, dimenticarmi anche dei miei genitori che rompevano.
Così lanciai uno sguardo d'intensa ad Hideki invitandolo a ballare insieme a me.
Adesso potevo benissimo lasciarmi trascinare dal ritmo trascinante della musica senza dovermi preoccupare del contatto fisico, anzi in quel momento il contatto fisico era ciò che cercavo.
Ballavo muovendo le braccia, i piedi i fianchi e iniziando a lasciar aderire il mio corpo a quello di Hideki mentre lui cingeva i miei fianchi con le sue braccia, muovendosi anche lui al ritmo della musica, potevo dire che era un discreto ballerino.
Mentre i nostri cari amici ci osservavano scioccati seduti ad un tavolo senza avere alcuna intenzione di muoversi da lì. Solo Mizuiro si era lasciata convincere da me a venire anche lei sulla pista.
Aveva abbandonato il suo imbarazzo iniziale e adesso si era trovata un ottimo compagno di ballo!
La vedevo scatenarsi sulla pista e ondeggiare con il bacino, era davvero brava a ballare, poi era anche molto spontanea nei movimenti.
Hideki si muoveva allo stesso ritmo del mio corpo, lasciando che il suo petto sfiorasse il mio, poi si allontanava e poi si riavvicinava, mentre io continuavo a muovermi lasciandomi prendere dal suono compulsivo della musica.
Lui mi osservava con un espressione ammaliata tra tutte quelle luci colorate che facevano sembrare il suo viso fosforescente.
“Non oso pensare quanti ragazzi tu abbia fatto impazzire in questo modo!” disse continuando a guardarmi estasiato mentre io continuavo a ballare vicino al suo corpo lasciando aderire il mio bacino contro il suo.
“Tanti!” affermai in tono sfacciato.
I suoi occhi languidi erano illuminati da quella luci gialle e rosse, lo osservai gongolante, mi piaceva provocarlo e quando mi guardava in quel modo, così non feci altro che stuzzicarlo ulteriormente lasciando aderire maggiormente il mio corpo al suo.
Dopo un po' sentii la sua mano premere contro il mio collo con impeto e con l'altro braccio mi cingeva i fianchi bloccando ogni mio movimento.
Osservai i suoi occhi illuminati da quelle luci avvicinarsi sempre più ai miei, poi vidi i suoi occhi chiudersi e avanzare vicino ai miei, anche le sue labbra si stavano avvicinando alle mie.
Chiusi gli occhi anch'io, in quello stesso stesso momento. Sentii le sua madida e calda lingua posarsi con accesi fervore sulle mie labbra, tracciando il contorno delle mie labbra con la saliva, provocandomi i brividi per tutto il corpo.
Provocata dal movimento esasperato della sua lingua, dischiusi le labbra pronta ad insinuare la sua lingua dentro la mia bocca.
Ma lui non mi lasciava acciuffare la sua lingua, voleva continuare a torturare le mie labbra con la sua lingua carezzevole e provocarmi tutti quei brividi piacevoli, che mi facevano morire di desiderio.
Solo dopo un po' lasciò che la mia bocca catturasse la sua lingua per poi accarezzare la mia.

Natsuko:

Eravamo tutti seduti ad osservare la gente che si scatenava sulla pista al ritmo fastidioso, ripetitivo e assordante di quella musica, se la si poteva chiamare musica!
Era incredibile Reika ci aveva portato lì per stare tutti insieme e invece che faceva, ci mollava lì scatenandosi nella pista...
Tutti osservavamo Reika e Hideki increduli notando il modo spregiudicato in cui ballavano.
Lei che si avvinghiava a lui, in quel modo che io avrei definito fin troppo ambiguo!
“Certo che quei due non si vergognano proprio di niente” commentò Ryueki osservandoli.
Dopo un po' quando si voltavano verso di noi distoglievamo lo sguardo per timore che ci invitassero ad unirci a loro nella pista.
Non eravamo affatto tipi da discoteca!
Era la prima volta che mettevo piede in una discoteca e sarebbe stata di certo l'ultima!
Osservavo tutta quei ragazzi famelici ballare e strusciarsi insieme alle ragazze, sembravano tanti animali in calore, era davvero tutto così indecente e rivoltante!
Ryueki si divertiva a sfotterli e a criticare le varie coppie che vedeva ballare o quelli piuttosto montati che ballavano da soli davanti agli specchi.
Poi osservava il dj che non faceva altro che far ruotare il disco e qualche volta diceva una qualche cazzata del tipo “Ragazzi forza! Più movimento più entusiasmo!”
Haruna e Takeru ascoltavano ciò che dicesse Ryueki ridendo,mentre Mizuiro ad un certo punto si lasciò convincere da Reika che le faceva cenno di unirsi alla pista,mentre noi fingevamo di non vederla o facevamo cenno di no con la testa e con le dita.
Mizuiro mi era sembrato una ragazza timida e diffidente e invece eccola lì che ballava da sola senza problemi, lasciando avvicinare una serie di ragazzi a lei, poi trovò un compagno di ballo stabile.
Dopo un bel po' di tempo quei TRE smisero di ballare e si sedettero accanto a noi.
Reika disse” Potevate venire anche voi!”
“No, non credo che faccia per noi!” affermai ridendo.
Ordinammo tutti qualcosa da bere, io ordinai un bicchiere di sangria,mentre gli altri del sakè e qualche birra, così parlammo del più e del meno e con Reika che da un bel po' non avevamo più occasione di parlarle come prima.
Alla fine si rivelò stranamente piacevole, nonostante Hideki fosse a volte irritante e non perdeva mai tempo per lanciare provocazioni a me e a Ryueki, era ormai diventato il suo passatempo preferito, ma ormai tutti e due la prendevano a ridere forse perché c'eravamo ormai abituati alle sue offese ai suoi dispetti, inoltre in quel frangente c'era Reika che sapeva bene come metterlo a tacere.
Dopo un po' passò accanto al nostro tavolo il dj che si sedette ad un tavolo dietro al nostro, in quel medesimo istante vidi Reika parlare all'orecchio di Hideki non aveva idea di cosa si stessero dicendo.
Dopo un po' Reika si alzò fulminea, mentre Hideki tentava inutilmente di fermarla,ma lei si dibatteva liberandosi dalla stretta di lui.
Li osservavamo tutti alquanto confusi, avremo tanto voluto sapere che gli prendesse così all'improvviso.
“Ei tu!” tuonò lei dirigendosi nel tavolo del dj.
Al dj andò la birra di traverso venendo colto di sorpresa.
“Restituiscimi subito la mia borsa!” affermò lei,mentre Hideki si alzò dal nostro tavolo per raggiungerla.
Noi ci girammo incuriositi seguendo la scena, però senza intervenire, facevamo gli spettatori tentando di capire cosa fosse accaduto.
“Ti ho detto di restituirmi la mia borsa!” disse Reika adirata avvicinandosi a quel tipo che rimaneva in silenzio ad osservarla con noncuranza.
Dopo un po' gli occhi del dj incrociarono quelli di Hideki, osservandoli notai una certa somiglianza fra quei due anche se con quelle luci soffuse non si vedeva chiaramente.
“Ah, così conosci questa snob!” affermò con un espressione di superiorità,mentre Reika continuava ad agitarsi, non lo aveva mai vista così arrabbiata.
“Ah, chi avresti dato della snob!” disse lei avventandosi contro di lui, lo voleva uccidere!
Hideki accorse per fermarla, ma Reika sembrava non sentire ragioni.
“Non me ne frega nulla che è tuo fratello, mi deve ridare la mia borsa!” disse continuando a dibattersi contro Hideki che tentava di calmarla.
Mizuiro per qualche strana ragione si alzò dal nostro tavolo e raggiunse quello del dj, rimanendo ferma a fissarlo, dopo un po' disse “Hitsuji” in modo piuttosto sorpreso, anche lui la osservò allibito dicendo “ Mizuiro!”,ma subito dopo Mizuiro se ne andò via senza dire nulla, era scappata così senza lasciare traccia di sé,mentre l'ira funesta di Reika si avventava contro Hideki che cercava inutilmente di acquietarla
“Reika lascia fare a me!” disse baciandole il collo, lei sembrò stranamente essersi calmata,così Hideki allentò la stretta lasciandola libera.
“Quanto vuoi per quella borsa domandò Hideki al fratello.
Suo fratello? Non avevo idea che Hideki avesse un fratello, io sapevo che fosse figlio unico!
“Troppo tardi ho già venduto quella borsa!” affermò ridendo in tono strafottente.
“Cosa?” urlò Reika inferocita.
“Quanto si agita per una stupida borsa la tua fidanzatina!” disse in tono tagliente.
“A chi l'hai venduta?” domandò Hideki.
“Ma non lo so, non mi ricordo” disse in tono scocciato.
Dopo un po' Reika tornò ad attentare alla sua vita, voleva malmenarlo per aver venduto la sua adorata borsa Vuitton.
“Quanto sono stravaganti questi ricchi!” pensai tra me.
Gli strinse il colletto della maglietta mentre Hideki tentava inutilmente di fermarla, dopo un po' si alzò dal tavolo Ryueki per aiutarlo a fermarla, ma sembrava tutto inutile quando Reika si infuriava sapeva essere peggio di una iena.
Il povero dj perse i sensi a causa di Reika che lo strattonava con tanta violenza per avergli fregato la sua borsa. In conclusione Hideki chiamò un 'autista per tornare a casa insieme al fratello svenuto, nonostante il padre lo avesse cacciato di casa.

Hideki:

Reika continuava ad agitarsi e a voler pestare il mio povero fratello.
Povero in tutti i sensi perché non era benestante e poi aveva una faccia stremata e affaticata, doveva ammazzarsi davvero tanto di lavoro.
Io sapevo che portava le pizze, non sapevo che facesse pure il dj...
Ma Reika era furiosa, teneva a quella borsa in un modo spaventoso e sapere che mio fratello l'avesse venduta non le poteva di certo far piacere.
In conclusione mentre cercavo di fermarla, arrivò Mizuiro che disse il nome di mio fratello lasciandomi interrogativo e anche lui che disse il nome di Mizuiro, avevo intuito che quei due si conoscessero però in quel momento avevo altro a cui pensare ovvero fermare Reika che era diventata una bestia feroce.
Alla fine Reika riuscii a liberarsi dalla mia stretta e iniziò a colpire con violenza mio fratello, gli aveva rifilato un pugno sulla faccia e uno spintone alla quale mio fratello non ebbe la forza di rispondere perse subito i sensi.
Dopo un po' chiamai il mio autista, anche se mio padre mi aveva cacciato di casa si trattava di un'emergenza e non potevo far altro.
Bussai alla porta sperando che mio padre non fosse in casa o che stesse dormendo, si era ormai fatta notte fonda.
Ad aprirmi fu George che mi osservò incredulo mentre sostenevo il corpo di mio fratello svenuto aiutato dal mio autista, dopo un po' mi diede una mano lui a portarlo nella stanza degli ospiti.
Io lo sostenni dalla parte della testa e lui dalla parte delle gambe posizionandolo nel letto degli ospiti.
“Signorino non sa sua madre quant'era in pensiero per lei!” disse George che come al solito era a conoscenza di tutto, sapeva anche che quel ragazzo fosse mio fratello, lo sapeva ancor prima che ne venissi a conoscenza io.
“Mio padre è in casa?” gli domandai speranzoso.
“No, i suoi genitori in sua assenza hanno litigato...e suo padre se ne è andato non so dove...” confessò con un espressione dispiaciuta.
“George, di che ti dispiaci, succede sempre è un classico!” dissi rimanendo indifferente a quanto mi avesse detto,mi ero abituato anche alle loro liti.
Solo che le loro liti a volte potevano diventare anche abbastanza pericolose dato che mio padre non era un uomo che si facesse tanti scrupoli ad avventarsi contro mia madre,
“Ma mia madre sta bene?” domandai iniziando a preoccuparmi dal tono della sua voce.
“Si, credo di si...” affermò con poca convinzione.
“Che significa credo di si?” domandai iniziando ad agitarmi.
Mia madre non era una di quelle madri modello, non era perfetta, anzi aveva un mucchio di difetti, quand'ero piccolo mi aveva trascurato parecchio volte, però quando mi riempiva di una piccola e semplice attenzione, mi faceva stare bene, mi sentivo felice anche solo per un breve istante.
Le volevo bene, forse più di quanto avrei dovuto e forse infondo anche se non era stata una di quelle madri perfette le volevo comunque bene perché tutte le volte che litigavo con mio padre era la sola a prendere le mie difese.
Andai in fretta nella sua stanza con il cuore che mi batteva fortissimo, temevo che mio padre le avesse fatto qualcosa di brutto. Mi guardai intorno dopo un po' la vidi distesa nel letto,mi avvicinai per accertarmi che stesse bene.
Incrociai i suoi occhi color ebano fissi in un punto imprecisato della stanza, poi vidi comparire un sorriso stupido e privo di senso nelle sue labbra.
“Ciao” disse strascicando le parole, era completamente ubriaca.
Si alzò dal letto con fare barcollante, io mi avvicinai a lei per darle sostegno, dato che ogni volta perdeva l'equilibrio.
La abbracciai mentre sentivo le sue frasi confuse e sconclusionate,mi faceva male vederla così.
Ogni volta che litigava con mio padre e tutte le volte che lui la tradiva lei fingeva di non curarsene, andava anche lei con altri per fargli uno sfregio, ma in realtà ci soffriva molto.
Era la sola ad amarlo,mentre lui se ne fregava di lei e di quello che lei provasse, era come se per lui non contasse nulla.
Era troppo preso da se stesso per pensare a me e a mia madre, fin troppo preso dalle sue scopate e dai suoi affari e lei era sempre stata troppo presa da lui per potersi curare di me, il solo che le volesse veramente bene, com'era ingiusta la vita!
“Hideki io non te l'ho mai detto ma prima che conoscessi tuo padre io...” disse biascicando le parole, producendo un suono angoscioso.
“Lo, so mamma non c'è bisogno che tu me lo dica” affermai continuando ad abbracciarla, era la sola cosa che riuscissi a fare per calmarla.
“Sono una pessima madre” disse iniziando a piangere e stringendosi sempre più a me.
“Non è vero, tu fai quel che puoi!” le dissi cercando di calmarla.
Dopo un po' smisi di abbracciarla e l'aiutai a distendersi sul letto, lei si avvinghiò a me dicendo che quand'ero piccolo ero io a farlo continuamente, ad infilarmi furtivamente dentro il letto e ad abbracciarla,mentre lei si illudeva che quelle piccole e tenere braccia fossero quelle di mio padre.
Mi sentivo strano disteso nel letto di mia madre con lei che mi abbracciava e che poggiava la sua testa sul mio petto, mi sentivo tornato bambino o forse era una situazione ambigua, non sapeva realmente come definire quella situazione,ma era mia madre non c'era nulla di ambiguo in questo.
“Hideki tu sei la cosa più bella... che in tutta la mia vita mi sia capitata!” disse affettuosamente prima di addormentarsi stretta al mio petto.
“Questo non me l'hai mai detto” dissi sottovoce con dolcezza , mentre la osservavo addormentarsi con la testa china sul mio petto.
Dopo un po' mi alzai dal letto spostando con delicatezza la sua testa sul morbido cuscino e tornai nella mia stanza.
Ma era tutto inutile non riuscivo a dormire, mi rigiravo nel letto in continuazione senza riuscire a prendere sonno, così andai nella stanza degli ospiti ad osservare il mio fratello maggiore ronfare rumorosamente.
Si stava godendo pienamente quel letto e quel momento di riposo, lo osservai con invidia avrei tanto voluto anch'io dormire in quel modo, ma il più delle volte le mie notti erano insonni come quella.
I pensieri non mi permettevano di dormire, per quanto non volessi pensare a quanto mio padre fosso stronzo, era tutto inutile ci pensavo lo stesso continuando ad irritarmi al pensiero di lui che se la spassava mentre mia madre ubriaca e sofferente si era addormentata aspettando lui.
tanto per peggiorare ancora la situazione, c'era la famiglia di Reika che mi detestava e che voleva che lei si fidanzasse con un tizio che neppure conosceva tanto bene.
“La mia vita faceva veramente schifo!” pensai tra me, poi osservai il mio fratello e presi a comunicare con lui a bassa a voce anche se stava dormendo.
Lo, so non dovevo essere tanto normale! Ma tutte le volte che avevo cercato di parlare con lui da sveglio, si era sempre irritato e non mi aveva mai voluto calcolare, pensai che forse l'unico modo per parlare con lui era da addormentato.
“E tu fratellino come te la passi? Lavori come un mulo, ti spacchi le ossa però quando ti addormenti trovi sollievo ai tuoi mali!” dissi a bassa voce temendo di poterlo svegliare.

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Capitolo 18
*** una sfida a kendo! ***


Hideki:

Abbandonai la stanza degli ospiti nel quale si trovava mio fratello per tornare nella mia.
Riprovai a dormire, ma mentre lo facevo sopraggiungeva il pensiero di quel ragazzo dagli occhi verdi accanto alla mia Reika e tutto ciò mi faceva passare la voglia di dormire.
Andai in cucina trovando George che stava mettendo in ordine la dispensa, era sempre stato pedante nel suo lavoro.
Risistemava ogni notte la dispensa, nonostante durante il giorno l'avessero sistemata le altre cameriere.
Non appena mi vide, posò tutte le cose che stava mettendo in ordine e mi chiese se volevo preparato qualcosa per dormire.
“Uhm no, non ti preoccupare, piuttosto dimmi perché hanno litigato i miei genitori!”dissi cogliendolo di sorpresa.
“Signorino, le solite liti...” disse facendo il vago.
“Hanno litigato per colpa mia?” domandai con insistenza.
“Solite liti” continuò a dire.
“Sai George stavo pensando che è buffo...tu sai tutto di me e della mia famiglia... ma io non so nulla di te!” dissi iniziando a pensarci per davvero, non mi ero mai chiesto chi fosse e se avesse una famiglia, per me era sempre stato il mio maggiordomo e nient'altro.
“Signorino è piuttosto strano in questo periodo! C'è qualcosa che la preoccupa?” domandò con la sua solita cordialità.
“Solite cose credo... mio padre uno stronzo, mia madre si dispera e la ragazza che mi interessa è sempre irraggiungibile!”
“Esiste una ragazza che per Sezunaki Hideki è irraggiungibile?” domandò con un espressione divertita e piuttosto interessata.
“Chi sarebbe questa signorina?” domandò ridendo.
“La conosci molto bene!” dissi sicuro che con queste semplici parole avesse capito.
“Ah,ma le avevo già detto di lasciar perdere...gli Hanamei non oso pensare che cosa le faranno se ronza ancora intorno alla loro figlia...”
“Non è come credi tu, non è una con la quale mi voglio divertire!”
“Si lo avevo sempre sospettato,ma non ero mai stato sicuro...” disse lui osservandomi con un espressione circospetta.
“Che intendi?” lo osservai in soggezione fingendo di non capire cosa intendesse.
“ Bè che è innamorato di Reika...altrimenti non mi spiegherei perché fosse andato a recuperare quel quadro finito dritto nell'immondizia...” disse ricordando di quella volta in cui i miei genitori avevano fatto buttare il quadro in cui c'era una foto di me e di Reika che giocavamo nel giardino di casa sua.
I miei genitori a mia insaputa lo avevano buttato ed io lo avevo cercato per tutta la casa, non sapendo dove potesse essere finito, dopo avevo scoperto che lo avevano buttato ed ero andato a cercarlo dentro l'immondizia.
Era stato davvero umiliante dover scartare l' immondizia,mentre accanto a me c'erano dei barboni che mi credevano uno di loro.
“Questo è mio!” dicevano i barboni mentre io cercavo il quadro e gli davo quei schifosi avanzi trovati lì dentro per la quale loro avrebbero fatto a botte,mentre io cercavo disperatamente il quadro. Dopo dure ricerche lo ritrovai e lo riappesi all'ingresso di casa mia.
“Diciamo che su Reika non ho mai avuto dei dubbi, si faceva fuorviare sin da bambina da lei e per questa ragione si cacciava sempre nei guai!”
“Già peccato che i suoi genitori abbiano deciso di farla fidanzare con un tipo italiano!” affermai amareggiato.
“Non la facevo così arrendevole! Non ha intenzione di dimostrare al signor Hanamei quanto tiene a Reika...cosa sarebbe disposto a fare per lei?” mi domandò lui osservandomi con attenzione.
“Hai proprio ragione!” affermai come se improvvisamente si fosse accesa una lampadina dentro la mia testa.
Dopo di ciò tornai nella mia stanza e mi addormentai.
Mi risvegliai di mattina presto, andai a vedere se mio fratello era sveglio...
Lo trovai sveglio e pronto ad alzarsi,ma io lo fermai.
“Dove hai intenzione di andare?” gli domandai.
“Devo andare a lavorare! Cazzo è tardi!” disse lui massaggiandosi le tempie, non doveva essersi ancora ripreso dalle bastonate di Reika.
“Devi consegnare pizze a quest'ora?” domandai ironico.
“No, quello lo faccio di pomeriggio, di mattina faccio il postino...”
“E quando trovi il tempo per studiare?” gli domandai sorpreso dalla sua vita faticosa.
“Infatti gli esami non sono riuscito a darmeli...” disse con un espressione scoraggiata.
“State davvero così male economicamente?”
“No, è solo che mia madre ...” disse bloccandosi di colpo, la sua espressione divenne piuttosto seria e preoccupata.
“Avanti, puoi dirmelo...” affermai tranquillamente.
“Ha un tumore e le cure sono costose...” affermò angosciato.
Mi sentii in colpa: avevo detto che la mia vita faceva schifo, mi lamentavo sempre di quanto le cose non andassero mai bene nella mia vita e poi con quella sua semplice frase mi accorgevo di non aver capito nulla, di essermi sempre lamentato di cose irrilevanti.
“Non avete parenti?” gli chiesi inquieto.
“L'unico parente ehm sarebbe tuo padre, ma lui...” disse guardando un punto imprecisato della stanza.
“Mi dispiace...” affermai non sapendo cos'altro dire, avrei voluto dire qualcosa di più che un semplice mi dispiace, ma non ero mai bravo con le parole sopratutto in situazioni complicate come quelle.
“Adesso devo andare!” disse alzandosi dal letto.
“No, aspetta...oggi non c'è bisogna che tu vada a fare il postino!” affermai parandomi davanti a lui.
“Perchè?” domandò confuso.
“Ti retribuisco io!” affermai tirando fuori tutto quello che avevo dentro al portafogli.
“E mi paghi per cosa?” domandò lui sospettoso.
“Per riposarti e fare colazione!” risposi con naturalezza.
“Sei troppo gentile, ma non credo di poter accettare!”
“Io li spenderei per cazzate, mentre a te servono per davvero”
Alla fine accettò la mia proposta, così feci la mia prima colazione con il mio fratello maggiore.
Era un tipo molto taciturno o forse non mi sopportava, sapevo che nutrisse ancora del disprezzo nei miei confronti e come non dargli torto.
Dovevo sembrargli uno stupido snob con problemi inutili ed ero così, mi rendevo conto di essere veramente come mi dipingeva lui, non avevo mai lavorato, avevo sempre passato la mia vita a non fare nulla di concreto e di utile.
“La tua ragazza mi denuncerà per la borsa che le ho rubato” disse sorseggiando il tè.
“Non importa, glie ne comprerò una più bella e se ne dimenticherà....è fatta così Reika...”
“Dimmi una cosa...ma come conosci Mizuiro?”gli domandai evitando di premere sull'argomento tumore della madre, anche se avrei voluto chiedergli tante altre cose, ma l'argomento lo rattristava,così decisi di lasciar perdere.
“Lavoravo tempo fa ad un bar dove lavorava anche lei tutto qui!” esclamò senza voler aggiungere altro.
Dopo un po' mi accorsi che dovevo proprio andare a scuola, ma lo pregai di rimanere a casa mia e di riposarsi quanto volesse e di poter fare tutto quello che voleva, l'importante era non farsi vedere da mia madre.
Arrivato a scuola, mi fermai davanti al giardino in cui attendevo il suono della campanella.
Dopo un po' incrociai Reika, Natsuko e Haruna insieme ai rispettivi fidanzatini.
“Dimmi un po' hai recuperato la mia borsa!” disse Reika senza neppure salutarmi.
In quel momento mi parve troppo superficiale, il suo comportamento mi irritava così senza peli sulla lingua gli gridai contro che era una ragazza frivola.
Reika ci rimase malissimo, mentre le amiche prendevano le sue difese e come al solito davano sempre tutta la colpa al sottoscritto.
Dopo un po' se ne andò via senza dire una parola,mentre Natsuko mi dava dell'idiota, dell'insensibile e chissà quante altre parolacce mi aveva rifilato.
“Non ne combinavo mai una giusta!” pensai mordendomi con violenza il labbro.
A ricreazione, cercai di parlarle ma lei mi evitava e quella cretina di Natsuko mi scacciava via, ok era sua amica però a volte avrebbe anche dovuto farsi gli affaracci suoi.
All'uscita cercai anche in quel caso di parlarle, ma era venuto a prenderla il suo fidanzatino italiano.
“Scusami Sezunaki, ma devo proprio andare!” disse con disinvoltura.
Prese per mano il suo fidanzatino e se ne andò sotto i miei stessi occhi, lo stava facendo per infastidirmi?
Ok, per farmi perdonare non dovevo far altro che recuperare quella borsa, peccato che tutti i soldi li avessi dati a mio fratello e peccato che quel modello di borsa non fosse più in fabbricazione.
Dopo un po' mi limitai col pensare “Gli passerà!” Non poteva di certo essersi tanto arrabbiata per una stupida offesa come quella.
Altra cosa che invece dovevo fare era parlare con suo padre, quella era la parte più difficoltosa e dolente.
L'ultima volta che ci avevo parlato, voleva chiamare la polizia e mi voleva alzare le mani, dovevo anche ammettere che anch'io forse se avessi visto mia figlia a letto con un ragazzo avrei reagito nello stesso identico modo.
Bussai diverse volte, ad aprirmi fu una delle cameriere che mi fece accomodare nell'ingresso di casa.
Dopo un po' comparve suo padre dinanzi a me, mi guardò con un espressione truce.
“Che cazzo sei venuto a fare?” tuonò lui come se avesse un improvviso attacco di isteria.
“Vorrei parlare con lei in modo civile...” affermai cercando di rimanere calmo e di evitare ogni tipo di provocazione.
“Non abbiamo nulla da dirci....credo sia meglio che tu tolga il disturbo, ho troppe cose da sbrigare...” disse sgarbato.
“Capisco che siamo partiti con il piede sbagliato...mi ha visto in certe situazioni con sua figlia e di questo vorrei scusarmi con lei!” affermai sinceramente dispiaciuto di quanto fosse accaduto.
“Sei perdonato!” disse con freddezza tagliando corto pronto per cacciarmi da casa sua.
“Non sono venuto solo per scusarmi, io vorrei farle capire che io amo Reika...la amo veramente!” dissi incrociando i suoi occhi con serietà.
“Non è un problema mio se ti sei innamorato di mia figlia!” disse lui continuando a rimanere impassibile.
“Ma anche Reika mi ama!” affermai risoluto.
“Figurati, mia figlia pensa solo a quanto siano convenienti le aziende di tuo padre...” esclamò ridendo.
Mi sentii strano di fronte quelle parole, non avevo idea di cosa stesse parlando.
“ Mi ha parlato degli affari della tua famiglia e in effetti mi trovo in parte d'accordo con lei, in quanto a soldi converrebbe di più lasciare che tu stessi con lei, solo che per il resto, non potrei mai lasciare che stia con un tipo come te, così inaffidabile e con una famiglia così orrenda!” disse acidamente.
Ero turbato dalle sue parole, Reika non stava facendo altro che mirare ai miei soldi, non era perché mi amava che voleva stare con me, era solo perché le aziende di mio padre erano più ricche di quelle che possedeva il padre dell'italiano.
Ma ciò nonostante non volevo darla vinta a suo padre, non volevo lasciare che lei si fidanzasse con quello lì. Forse mi andava anche bene se stava con me per le aziende di mio padre e per i soldi.
Stavo diventando piuttosto patetico!
“ Capisco che lei abbia un pessima opinione di me e non so in questo momento cosa fare per farle cambiare idea, però posso dirle che io per Reika farei qualunque cosa!” ammisi con schiettezza.
“Qualunque cosa?” domandò lui pensieroso.
“Si!” affermai con convinzione.
“Bene, allora che ne dici di una sfida a kendo fra me e te...se tu vinci Reika potrà essere la tua fidanzata e annullerò il sui fidanzamento con Francesco Rossi...”
“E se perdo?” chiesi con titubanza, il kendo non lo avevo mai praticato.
“Non dovrai mai più vedere mia figlia!” affermò seriamente.
“Allora che hai deciso? Accetti?” chiese con un espressione piuttosto furba.
Sapevo che il padre di Reika era un vero campione di Kendo, Reika me lo aveva sempre detto da piccola, si vantava sempre di quanto suo padre fosse forte.
Sarebbe stato stupido da parte mi accettare una sfida come quella, in cui la mia sconfitta era sicuramente assicurata, però avevo detto che avrei fatto qualunque cosa per Reika quindi volevo mantenere la mia parola, anche se era una causa persa, dovevo farlo!
“D'accordo, accetto la sfida!” esclamai con determinazione.
Non appena uscii da casa Hanamei mi diedi dell' idiota, perché avevo accettato una sfida del genere?
Io non avevo neppure idea di cosa fosse il kendo, però alla fine non mi era rimasta altra scelta che accettare.
Tanto anche non accettando la sfida dovevo star lontano da Reika e lei si sarebbe messa con quell'individuo, almeno in questo caso cercavo di fare qualcosa per riprendermi la mia Reika!
Dopo decisi di iscrivermi al club di kendo della scuola, iniziai a seguire le lezioni.
Non era uno sport che faceva per me, era troppo faticoso!
A calcio quando mi stancavo potevo passare la palla a qualcun' altro,mentre in questo caso ero io a lottare contro qualcun' altro che mi attaccava senza darmi tregua.
Ero un disastro finivo subito al tappeto con il fiatone,ma ciò nonostante non volevo perdermi d'animo, mi stavo intestardendo come al solito.
Inoltre i ragazzi del club di kendo per tenersi in allenamento facevano pure delle lunghe e faticose corse che il mio cuore non poteva reggere.
Ritornai a casa sfinito alla ricerca del letto, non volevo fare nient'altro che non fosse dormire.
Iniziai a sentire il battito del cuore accelerare sempre di più, mi stava venendo un attacco di tachicardia, iniziai a cercare le pillole che non avevo idea di dove le avessi messe.
“Oddio non me le sarò dimenticate a casa di Ryueki!” pensai tra me, mentre sentivo il cuore battermi fortissimo e dolermi.
Non riuscivo a muovermi, persino la voce mi si era tirata,così sperai che mi passasse da solo.
Dopo un po' sentii il battito del cuore tornare regolare, così mi sdraiai nel letto e mi addormentai.
Mi risvegliai ricordandomi anche di mio fratello non avevo idea se fosse ancora a casa mia, andai nella stanza degli ospiti ma non lo vidi.
Se ne era andato.
Dopo un po' incrociai mia madre e mio padre stavano discutendo in corridoio, lui era adirato mentre lei cercava inutilmente di aggiustare le cose.
Non avevo mai compreso perché mia madre si ostinasse a stare con un uomo che la trattasse così male e quando glie lo chiedevo mi rispondeva sempre nello stesso modo “ Io lo amo”
Attraversai il corridoio a passo svelto, non avevo alcuna voglia di incrociare lo sguardo con quello di mio padre.
“Vado a scuola!” dissi senza neppure voltarmi, senza neppure degnarlo di uno sguardo.
Arrivato a scuola, percorsi il giardino di scuola, non facevo altro che fare avanti e indietro.
Ero inquieto, pensavo a quella dannata sfida che di sicuro avrei perso.
Non ero all'altezza o almeno avrei potuto battere il signor Hanamei se solo il mio cuore non me lo avesse impedito.
Come al solito il mio cuore era il mio limite, mi aveva limitato sin da bambino:
Quando tutti i bambini andavano con le maestre a correre e a fare tanti altri sport, io ero sempre rimasto in panchina ad osservarli.
Guardavo Reika saltare con la corda e farsi rincorrere dagli altri bambini,mentre io rimanevo immobile ad osservarla, ero rabbioso, non mi piaceva che gli altri si avvicinassero' a lei e che altri potessero' rincorrerla meno che io.
A volte veniva a tenermi compagnia in quella panchina, diceva che le scocciava giocare e correre, ma in realtà sapevo che era lì per non lasciarmi solo, perché sentiva il peso del mio sguardo mentre la vedevo divertirsi con tutti gli altri.
Non potevo mai far nulla di troppo faticoso e non potevo stare troppo al sole, altrimenti mi sarei sentito male...tutte queste cose mi avevano sempre fatto sentire inferiore agli altri,anche se non avevo mai voluto darlo a vedere.
Anche Reika spesso mi faceva sentire inferiore in modi del tutto involontario: mi riempiva di tante attenzioni e si preoccupava troppo del mio cuore, da una parte mi piaceva e dall'altra il suo comportamento mi faceva stare male, ma non glie lo avevo mai detto.
Avrei tanto voluto dimostrargli che non ero così debole come credeva, avrei tanto voluto riuscire a sorprenderla battendo suo padre a kendo.
Dopo un po' vidi Ryueki e Natsuko venire verso la mia direzione, mi salutarono, Natsuko mi salutò contro voglia.
“Tieni queste sono tue” disse Ryueki restituendomi le mie pillole, poi disse una cosa che mi sorprese “ Bè qualche volta se ti va puoi sempre venire a casa mia a giocare a Dead or alive!”
Natsuko aveva lo sguardo del tipo “ Oh cielo, non sarete diventati amici!”
“Si, grazie mi farebbe molto piacere!” dissi sorridendogli.
Ero contento del suo invito, mi faceva piacere, forse stavamo diventando amici?
Io non avevamo mai avuto dei veri amici prima d'ora e Ryueki era il tipo di amico che avevo sempre voluto, anche se lo avrei mai ammesso, ero troppo orgoglioso per ammetterlo!
Dopo un po' se ne andarono, Natsuko ci guardava contrariata e sdegnata non le piaceva affatto l'idea che stessimo diventando amici.
A lei non sarei mai piaciuto, pensai sorridendo, in fondo mi piaceva l'odio reciproco che aleggiava fra di noi, eravamo come cane e gatto.
E poi mi rassicurava l'idea che qualora avessi fatto una qualche cazzata, qualora avrei fatto soffrire Reika ci sarebbe stata lei a punirmi e a farmela pagare!
Mi guardai intorno, cercando Reika con lo sguardo, dopo un po' la vidi scendere da una spider rossa.
Era la macchina di quel ragazzo italiano, adesso l'accompagnava anche a scuola, dopo un po' li vidi salutarsi con un bacio sulla guancia.
Andai verso la sua direzione non appena vidi la macchina di quel bellimbusto ripartire.
“Reika” esclamai senza sapere che altro dire, non sapevo se incazzarmi, se comportarmi normalmente o scusarmi per l'insulto dell'altro giorno.
“Ciao...” disse incerta.
“La mia borsa?” domandò ancora una volta.
“Reika scordati quella borsa una volta per tutte...” affermai risoluto.
“Io rivoglio la mia borsa!” insistette lei.
“Reika, lascia perdere...te l'ha rubata per una giusta causa!”
“Ah si e chi sarebbe Robin Hood, ruba ai ricchi per dare ai poveri?! Ma fammi il piacere!”
“Te ne regalerò una più bella! Piuttosto adesso quel tipo ti accompagna anche a scuola?”
“Bè in fondo è simpatico, carino, non mi dà della ragazza frivola e non ha fratelli che mi freghino le borse!” disse caustica.
“Mi dispiace per quello che ho detto,solo che se tu sapessi tutta la vicenda, mi capiresti...”
“Sono tutta orecchi!” disse lei per farmi sputare il rospo.
Le spiegai tutta la faccenda: di mio fratello e del tumore di sua madre.
“Idiota perché non me l'hai detto prima!” disse scossa e dispiaciuta.
Dopo mi tornarono alla mente le parole di suo padre, lei che era interessata alle aziende della mia famiglia.
Mi sembrava inverosimile, ci conoscevamo da anni, era sempre stata buona, dolce e disponibile con me, mi sembrava difficile pensare che Reika potesse mirare ai miei soldi come tutte le altre persone dalle quali ero spesso circondato.
“Reika...” dissi tentato quasi dalla voglia di chiederglielo, ma potevo davvero chiedergli una cosa del genere.
“VUOI STARE CON ME PER I MIEI SOLDI E PER LE AZIENDE DI MIO PADRE?” Dovevo porre in questo modo la domanda? Era una domanda infelice!
“Si, che c'è?” domandò sorpresa.
“Nulla, pensavo che...” dissi non sapendo come domandarglielo, dopotutto mi andava anche bene, anche se sarebbe stato un colpo troppo grande lo avrei accettato.
Non so, mi sarei rassegnato all'idea che le piacessi solo per quello, forse perché in fondo cos'altro avevo se non i soldi e il mio aspetto fisico!
“Oggi sei più bella del solito” dissi non trovando il coraggio di domandarle una cosa del genere, forse neanche volevo saperlo.
Se fosse stato vero, non sapevo come l'avrei presa!
“Piantala di dire cazzate, poi stamattina sono orrenda!” disse giocherellando con i suoi lunghi capelli corvini.

Questo nostro incontro era stato fugace, non ci eravamo detti nient'altro perché dopo suonò la campanella.
La maggior parte dei giorni trascorsero così, i nostri brevi incontri nel giardino di scuola e poi io che mi allenavo al club di kendo abbandonando il club dei tuttofare fino a che non arrivò quel fatidico giorno.
Mi allenai più del solito, cercai in qualunque modo di mettere nei miei movimenti più grinta e più forza.
Ma tutte le volte che la mia spada di legno si scontrava con quella dell'avversario, finivo sempre per rimanerci fregato.
Non sarei mai riuscito a battere il padre di Reika, ne ero più che certo, però era l'unico modo per convincere suo padre a lasciare che Reika stesse con me, così alla fine continuavo ad uccidermi di allenamento.
“Forse dovresti riposarti un pò!” disse un ragazzo del club di kendo, notando quanto mi stessi allenando.
Io continuai senza dargli ascolto, sguainavo la spada contro un nemico immaginario, stavo immaginando i movimenti del padre di Reika e la sua spada di legno che attaccava la mia,ma anche in quel combattimento immaginario lui riusciva a battermi.
Era più veloce nei movimenti,mentre io ero lento...
Dopo quel duro allenamento ero fiacco, non sarei mai riuscito a battere il padre di Reika in queste condizioni pensai dandomi dello stupido.
Mi ero ammazzato di allenamento credendo che così sarei riuscito a batterlo, ma in tal modo mi ero stancato troppo.
Bussai diverse volte a casa sua, ad aprirmi fu il padre, sembrava già pronto all'idea di scontrarsi contro di me.
Sembrava carico di energia, come se non aspettasse altro, mentre io ero stravolto e poi mi sentivo come un kamikaze, stavo andando incontro a morte certa, lo sapevo bene, eppure non mi importava, dovevo almeno provarci.
Mi portò in una stanza ampia con il parquet, si poteva definire un piccolo dojo, non sapevo che avessero una stanza così a casa di Reika pensai tra me.
Iniziai a sentirmi nervoso, stavo persino tremando dal nervosismo, forse era meglio lasciar perdere.
No, dovevo farlo per Reika!
Forse avevo bisogno di sentire la sua voce che mi incoraggiasse e che mi desse conforto prima di iniziare quell'incontro o almeno prima di morire.
La chiamai al cellulare, chissà dov'era, forse era in un'altra stanza ignorando che fossi a casa sua e che stessi combattendo contro suo padre.
Non appena rispose, le chiesi di augurarmi buona fortuna, lei mi domandò la ragione per la quale gli chiedessi di dire una cosa del genere,mentre io continuavo ad insistere senza volerglielo spiegare.
“D'accordo buona fortuna!” disse rassegnata.
Dopo quella frase chiusi la chiamata.


Reika:

Mio padre quel giorno era stranamente di buon umore, lo sentivo fischiettare gioioso come un bambino.
Era insolito vederlo così, non accadeva quasi mai!
Mi diede persino il permesso di andare al club o di uscire con le amiche e divertirmi, dimenticandosi della mia punizione.
“Papà è successo qualcosa di bello?” gli domandai sbigottita.
“No, è che dopo tanto tempo... avrò la possibilità di sfidare qualcuno a kendo!” disse lui tutto contento, era come un bambino che avevo ricevuto il suo giocattolo preferito per natale.
Era sempre stato fissato con il kendo, lo praticava da giovane poi però lo abbandonò a causa del lavoro e degli affari, inoltre non aveva più trovato gente appassionata di kendo che lo sfidasse, quindi non aveva più avuto la possibilità di scontrarsi con nessuno.
Poi quando io ero nata era stato per lui un duro colpo scoprire che ero una femminuccia, dato che lui aveva già pensato che suo figlio dovesse praticare il kendo.
Esistevano anche ragazze che praticassero il kendo, però erano più che rare e mia madre era piuttosto contrariata a farmi praticare il kendo e poi a me faceva schifo.
Dopo andai a scuola e poi al club!
Dopo tanto tempo tornavo al mio amato club, però mancava Hideki.
Chiesi alle altre che fine avesse fatto e loro mi risposerò che da un po' non faceva altro che andare al club di kendo.
“Club di kendo!” pensai tra me stupefatta , poi ripensai a mio padre a quello che mi aveva detto.
No, doveva essere una buffa coincidenza, non poteva di certo essere possibile!
Poi le mie amiche mi diedero a parlare e non ci diedi più tanta importanza,ma dopo un po' sentii il telefono squillare si trattava di Hideki.
“Augurami buona fortuna!” mi ordinò.
Continuavo a chiedergli il perché, ma lui non mi voleva dare alcuna spiegazione, poi lo feci gli augurai buona fortuna senza rendermi conto che avevo firmato la sua condanna a morte.
Dopo iniziai a connettere tutto! Porca miseria, Hideki voleva proprio ammazzarsi.
Provai a richiamarlo, ma il telefonino era spento.
“Ragazze devo andare, ho come l'impressione che quel coglione Hideki abbia intenzione di ammazzarsi!” affermai in ansia.
“Aspetta veniamo con te!” dissero loro,alla fine mi seguirono tutti.
Arrivati sotto casa mia, bussai diverse volte in casa, ad aprirmi fu la cameriera.
Aprii la porta della stanza che mio padre aveva adibito a palestra e che aveva usava in passato per allenarsi a kendo.
Vidi Hideki e mio padre con indosso l'armatura e che impugnavano le spade di legno, si inchinarono tutti e due verso l'altro, era il classico saluto prima di iniziare l'incontro.
“Che figata un incontro di kendo!” affermò Natsuko.
“Non c'è nulla di figo in tutto questo, quell' idiota si farà ammazzare!” dissi irrequieta pronta per fermarli.
Mi avvicinai verso di loro e iniziai ad urlare a quei due idioti di fermarsi. In quel momento Hideki si voltò verso di me,anche mio padre mi osservò,ma poi iniziarono a scontrarsi ignorandomi bellamente.
La spada di legno di mio padre si scontrava contro quella di Hideki, lui cercava di fermare la spada di mio padre che avanzava e premeva contro la sua,ma non ci riusciva. La spada di mio padre lo colpì allo stomaco.
Lui si toccò lo stomaco dolorante, poi il suo sguardo incrociò il mio e riprese a combattere come se io lo avessi invogliato a continuare.
Le mie amiche mi raggiunsero' insieme agli altri, ma nessuno sembrava capire le mie preoccupazioni.
“Quanto è stupido, non mi vuole affatto dare retta!” dissi alzando la voce, volevo che mi sentisse.
“Però dovrebbe farti piacere, si sta battendo per te!” disse Natsuko come se fosse quasi invidiosa.
“Bè se tuo padre vuole sfidarmi...io accetto!” disse Ryueki ironico.
“Al massimo il mio patrigno ti sfida ad hoockey!” disse Natsuko ridendo.
Takeru e Haruna guardavano più ansiosi di me, erano troppo sensibili a qualsiasi forma di violenza!
“Forza Hideki!” si mise ad urlare Natsuko.
Prima lo odiava a morte e poi diventava una sua accanita fan!
“Non incoraggiarlo!” dissi irritata.
“Perchè no? Lo sta facendo per te!”
“Ma non lo vedi che si sta per ammazzare e poi battersi per me!Non siamo più nel medioevo che si fanno queste cazzate!”dissi alzando sempre di più la voce per convincerlo a fermarsi.
Avrei tanto voluto riuscire a dissuaderlo, ma era fin troppo determinato. Nonostante cadesse a terra a causa dei colpi di mio padre, finiva sempre per rialzarsi incrociando sempre per un attimo il mio sguardo.
Colse di sorpresa mio padre e lo colpii alla gola.
Mio padrelo si liberò dalla sua spada puntata al collo, spingendolo via,affondando la spada di legno sul suo petto.
Aveva ricevuto un colpo violentissimo. Anche se aveva quell'armatura a proteggerlo temevo che si fosse fatto veramente male. Poi quella era una zona particolarmente sensibile per Hideki.
Lo vidi rialzarsi ancora, era ostinato, e mi osservava ancora una volta prima di ricominciare ad attaccare mio padre, ma in quel momento faticava pure a reggere la spada di legno.
Stava barcollando, poi lo vidi toccarsi il petto dolorante. Mio padre rimase fermo ad osservarlo mentre lui cercava di impugnare la spada che gli cadde sul pavimento.
Mi misi fra di loro dicendo “Adesso basta!”
Ma Hideki non appena mi vide sembrò aver colto chissà quale altro messaggio dalla mia bocca. Si chinò per prendere la spada ancora barcollante. Io mi abbassai per prenderla prima di lui.
Sentii il suo respiro affannoso,mentre cercavo di batterlo sul tempo per sequestrargli l'arma e impedirgli di combattere.
Si piegò per terra stremato, mentre tentava inutilmente di prendere quella spada di legno.
“Ha ragione Reika credo che sia abbastanza!” disse mio padre posando la sua arma per terra.
Si chinò verso di lui dandogli una mano per rialzarsi.
Hideki perse i sensi rimanendo sorretto sul corpo di mio padre.
Lo osservai allarmata e preoccupatissima,mentre mio padre lo stava portando nella stanza degli ospiti.
“E' tutta colpa tua! Come ti è venuto in mente di sfidarlo in uno scontro di kendo!” lo accusai.
Mio padre mi guardava con un espressione innocente “ Non pensavo che sarebbe accaduta una cosa del genere, volevo solo divertirmi un po'!”
“Hideki non può affaticarsi troppo, ha problemi di cuore o forse te lo sei dimenticato!” affermai infuriata,mentre poggiava il corpo di Hideki sul letto.
“E poi la vostra insensata sfida era su di me, è ridicolo! “ affermai indignata.
Mi sentivo trattata come un oggetto, non mi ero mai sentita così tanto umiliata in vita mia.
Gli altri ci raggiunsero nella stanza osservando il povero Hideki nel letto.
“Questi sono tuoi amici?” domandò mio padre.
“Si...” affermai guardandolo male.
“Comunque Reika, la sapevo già che avrei vinto altrimenti non avrei mai accettato di battermi con lui!”disse come se quelle parole dovessero in qualche modo tranquillizzarmi.
“Già come sospettavo non hai fatto altro che prenderti gioco di lui!” affermai adirata.
Lui uscii dalla stanza senza aggiungere nient'altro, lo lasciai andare, avremmo fatto i conti dopo!
Dopo un po' se ne andarono anche gli altri, chiedendomi di tenerli aggiornati sulle condizioni di Hideki, anche Natsuko sembrava molto in pensiero per lui. Si era lasciata prendere dal suo stupido eroismo, se così lo si poteva definire.
Rimasi tutto il tempo seduta ad osservarlo disteso e privo di sensi iniziando a prenderlo a parole.
Come poteva essere stato così stupido da lasciarsi prendere in giro da mio padre! E poi rischiare di farsi davvero male con una cosa tanto stupida e poi cosa credeva di fare, credeva di riprendersi la sua Reika in questo modo?
Cos'ero diventato un oggetto che gli avevano sottratto e che lui si riprendeva in quel modo del tutto spartano?
Poggiai il mio orecchio per sentire il battito del suo cuore, fortunatamente batteva ancora.
“Reika!” disse in un sussulto.
Tolsi il mio orecchio dal suo petto e mi voltai verso di lui.
Mi specchiai dentro i suoi occhi color topazio, un sorriso mi si dipinse in faccia non appena notai che avesse ripreso conoscenza, poi però tornai ad essere infervorata con lui.
“Idiota che ti è saltato in testa! Ti rendi conto dell'idiozia delle tue azioni?!” pungolai.
“Era l'unico modo per convincerlo a farti stare con me...” disse afflitto.
“Ma a quanto pare non ci sono riuscito...” disse in un sussulto.
“Spero che tu possa perdonarmi per essermi lasciato sconfiggere...” aggiunse desolato.
“ Non dovevi neppure fare una cosa come questa!” tuonai irritata.
“Dunque sei arrabbiata...” affermò lui tra gli affanni.
“Cero che si, idiota!”esclamai indispettita.
“Dai mi stai dicendo che non ti ha fatto neppure un po' piacere che il tuo principe si sia battuto per te!” esclamò ansimante.
“Non mi fa piacere che ti vada ad ammazzare per me!” esclamai seccata.
“Sei una vera bugiarda! A tutte le donne piace che il proprio uomo compia gesti eroici per loro... solo che se avessi vinto sarebbe stato meglio!”
“Sentirmi trattata come merce di scambio,non mi può fare in nessun modo piacere, non so come debba spiegartelo!” esclamai scocciata.
Anche se dovevo ammettere che la parte di me che spesso reprimevo, quella stupidamente sentimentale, a quella parte il suo gesto aveva fatto piacere, ma non glie lo avrei mai detto!
“Uhm tanto lo so che in realtà ti piace che io faccia queste cose, anche se non lo ammetterai mai!”
Mi conosceva meglio di chiunque altro,non c'era che dire!

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Capitolo 19
*** Epilogo ***


Ecco questa storia è andata un po' troppo per le lunghe e così ho deciso di concluderla, mi ero un po' stancata in un certo senso,ma io non sono un tipo che lascia le cose incompiute e così ho deciso comunque di dargli un bel finale anche se molto breve!



Reika: Epilogo!

Giunse in men che non si dica il giorno del mio compleanno, invitai Hideki anche se i miei genitori ebbero molto da ridire,ma dissi loro che dopotutto sarebbe stato brutto non invitarlo, cosa avrebbero pensato gli altri invitati? Dopotutto loro erano quelli che non volevano dar a vedere che ci fosse astio tra la famiglia di Hideki e la nostra e così mi permisero di farlo senza lamentarsi troppo.
Tra gli invitati c'erano anche Haruna e Natsuko con i loro fidanzatini, erano vestite davvero molto bene e anche i due ragazzi erano abbastanza eleganti con i loro smocking.
Ma ecco che poi mi ritrovo lui il ragazzo dagli occhi verdi, quell'italiano.
Mi dedica un brano al pianoforte, rimango allibita da tanta bravura, le sue dita si muovevano sicure e trepidanti su quel pianoforte lasciandomi senza parole.
Ascoltavo quel brano, aveva detto che si chiamava “Primavera” di Ludovico Einaudi, il brano era accompagnato da violini.
Dopo quell' esecuzione in cui non potei far a meno di battere le mani e di ringraziarlo, mentre lui iniziava a riempirmi di complimenti dicendo che quel brano sembrava parlare proprio di me dato che ero bella come la primavera.
Ma per qualche strana ragione non gli credetti, avevo come l'impressione che quel brano non si riferisse a me, dopotutto fra di noi non c'era stata questa grande complicità.
Ok,magari gli piacevo, però da qui a dedicarmi un brano....
Ripensai a quella volta in cui mi disse che aveva dovuto lasciare la sua ragazza a causa della distanza, forse quel brano si riferiva a lei.
Hideki ci stava osservando sentivo il peso del suo sguardo,così cercai di tagliare corto e di andare verso di lui, ma non riuscivo a porre fine ai complimenti e alle gentilezze di Francesco che mi intrattenevano.
Dopo un po' vidi Hideki allontanarsi da quella grande sala in cui tutti gli invitati ballavano,mangiavano e parlottavano fra di loro, si era affacciato al grande balcone di casa mia.
Volevo raggiungerlo, ma Francesco non voleva permettermelo.
Dopo un po' vidi Hideki osservarmi da lontano nel momento in cui stavo spegnendo le candeline della torta, Francesco in quel momento non si scrollava da me, mi stava praticamente appiccicato come una piattola, disse “ apri prima il mio di regalo!”
Osservai quel pacchetto rosso con una certa tensione, lo afferrai con le mani che mi tremavano, avevo già una mezza idea di cosa potesse essere.
Era scontato, doveva per forza essere una scatola di gioielli in cui dentro c'era un anello di fidanzamento.
Aprii il pacchetto trovando una scatola di gioielli era proprio come pensavo, tutti gli invitati esultavano contenti anche i miei genitori, mentre le mie amiche avevano degli sguardi perplessi, intuivano che io non fossi affatto contenta di quel tipo di sorpresa.
Aperta la scatola, vidi un anello di brillanti viola lucente e la richiusi in gran fretta dicendo di non poter accettare nulla di simile.
Tutti mi osservavano delusi e allibiti da quello che stessi dicendo, anche Francesco sembrava parecchio sorpreso del mio chiaro rifiuto.
“Perchè?” domandava moggio, ma neanche tanto, sembrava che si stesse mostrando dispiaciuto solo perché tutti si aspettavano che lo fosse, era solo per non deludere le aspettative degli altri che fingeva di essere triste.
“Perchè la persona con cui voglio stare non sei tu...ma è Sezunaki Hideki!” dissi davanti a tutti ad alta voce mentre i miei genitori mi osservavano con un espressione tra la delusione e l'incazzatura.
Sentii gli invitati parlottare fra di loro, tra di loro cercavo Hideki ma non c'era sembrava essersi dileguato, così andai a cercarlo, forse era andato di nuovo nel balcone di casa mia.
Tutti gli invitati non mi toglievano gli occhi di dosso, ridendo di quella mia uscita scandalosa e ridicola, così l'avevano commentata ma a me non me ne importava un fico secco.
Ma ancora una volta davanti a me si parava lui, Francesco.
“Sentii mi dispiace ma non potevo fare altrimenti!” mi affrettai a rispondere al suo sguardo imbronciato.
“Ti capisco, vedi in realtà io non ho mai voluto fidanzarmi con te...sono stati i miei genitori a costringermi perché le aziende di mio padre in realtà sono in banca rotta....e quindi questo fidanzamento avrebbe potuto essere di aiuto!”
“Vuoi dire che era solo una questione di soldi?” domandai fingendomi sorpresa per qualche strana ragione, la notizia non mi stupii più di tanto.
Dopo un po' ripensai a quel brano musicale, mentre lo suonava lo avevo visto chiudere gli occhi come se cercasse di richiamare alla memoria qualche ricordo intenso e lontano, molto probabilmente il ricordo della sua ex fidanzata italiana.
“Quel brano in realtà era dedicato alla tua ex?” ma più che una domanda, la mia era un affermazione.
“Come hai fatto a capirlo?” domandò incredulo.
“Non so chiamalo sesto senso femminile!” gli risposi sorridendo dopo un po' voll i togliermi una semplice curiosità “Come si chiama?”
“Aurora perché?”
“ Bene, io credo che tu adesso debba andare da lei... e dedicarle questo brano!” dissi sorridendogli.
“E come?” chiese lui confuso.
“Esiste l'aereo!” risposi tranquillamente cacciandogli nelle mani i soldi per il biglietto dell'aereo, almeno così avrebbe smesso di rompermi le scatole.
“Grazie” rispose al mio gesto generoso.
“Ma perché lo fai?” mi chiese confuso.
“Bè per quanto lo nasconda credo che abbia ragione la mia amica Natsuko, mi atteggio da snob, da ragazza strafottente e insensibile , ma in realtà ho un debole per le storie d'amore a lieto fine...”
Dopo di ciò riuscii mi diressi nel balcone di casa mia e lo vidi, era di spalle intanto ad osservare fuori da quel balcone il giardino.
“Hideki!” affermai per indurlo a voltarsi.
“ Bene quindi d'ora in poi è ufficiale sei la sua fidanzata!” affermò continuando a darmi le spalle.
“Ma che stai dicendo!” affermai irritata.
“Non è forse così?” domandò con un tono di voce sommesso.
“Hideki io ho detto di no, ho detto che non potevo perché io voglio te!” risposi osservando le sue spalle, dopo un po' si voltò verso di me.
Osservai i suoi occhi rossi e gonfi, aveva pianto!
“Ma tu hai pianto!” affermai sconvolta.
“Si,ma adesso è passato tutto!” rispose ridendo.
Mi misi a ridere anch'io, non credevo che sarei mai stata in grado di far piangere Hideki, lui era quello che voleva sempre fare il figo e mettersi a piangere per una ragazza non mi sembrava affatto da lui.
I miei genitori non presero bene tutta quella faccenda, per mia madre e mio padre Hideki era il demonio in persona, ma in qualche modo dovettero rassegnarsi dato che con o senza la loro approvazione continuavamo a vederci, erano ormai passati i tempi di Romeo e Giulietta dovevano farsene una ragione.
Così potei anche tornare a frequentare il club dei tutto fare dove tutti gli altri club continuavano a farci portare scatoloni, poi altre volte capitava anche qualche incarico interessante, qualche ragazza che mi chiedeva di aiutarla a conquistare un ragazzo o chi credeva che avessi partecipato al concorso della Takano Yuri e quindi mi chiedeva tutti i segreti per poter vincere quel concorso di bellezza ed io allora mi inventava tante sciocchezze non volendo affatto ammettere che non avessi mai partecipato a quel concorso e che di conseguenza non potevo mai averlo potuto vincere.
Riguardo Haruna finalmente aveva ricevuto il suo primo bacio dal suo Takeru, peccato che per lui non fu il primo bacio dato che io avevo chiesto ad Hideki di dare istruzioni a Takeru su come si desse il primo bacio e lui invece di ricorrere a delle spiegazioni teoriche passò alla pratica.
Si divertiva un mondo a mettere a disagio le persone, sopratutto un tipo come Takeru che arrossiva con tanta facilità, non appena ricevette quel bacio da Hideki divenne rosso come un pomodoro, mentre Haruna era pronta a fargliela pagare cara per aver sottratto il primo bacio del suo amato.
Riguardo Natsuko e Ryueki le cose fra di loro andavano bene, anche se a volte litigavano per delle sciocchezze ma dopo cinque minuti avevano già fatto pace.
E poi c'era il fratello di Hideki con la quale Hideki riallacciò i rapporti, purtroppo la madre di lui non ce la fece a causa del tumore...ma era riuscito a trovare conforto fra le braccia del fratello e di Mizuiro, erano stati insieme molto tempo fa ma poi si erano lasciati malamente a causa sempre di scenate di gelosia da parte di lui.
Forse la gelosia era una cosa di famiglia!
Riguardo i genitori di Hideki, divorziarono e pattuirono la separazione dei beni, Hideki andò a vivere con la madre.
Non mi parve tanto dispiaciuto della situazione, secondo lui era inevitabile, doveva pur accadere primo o poi...
Poi Hideki iniziava ad essere apprezzato da Narsuko, Haruna e stava diventando parecchio amico di Ryueki infatti a volte la povera Natsuko quando andava a casa sua, era costretta a sorbirsi quei due che giocavano ad un videogames di calcetto o di combattimento!
Riguardo al cuore di Hideki, lo costrinsi a fare dei controlli, sapevo come fare per convincerlo dopotutto ero una donna e avevo le mie armi di seduzione per poterlo convincere a fare tutto quello che volevo che facesse!

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