East 8th Street

di Sereko
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


East 8th Street

 
 
Disclaimer : I personaggi di Twilight appartengono a SM, il resto è mio. Riferimenti ad eventi ,cose o persone è da considerarsi puramente casuale.
 
Ciò che viene narrato in questa storia,le azioni ed i pensieri dei personaggi non riflettono necessariamente il mio punto di vista. Per la trattazione degli argomenti di natura finanziaria sono ricorsa ad alcune ricerche e conoscenze personali –derivanti da letture e quant’altro – tuttavia potrebbero esserci delle imprecisioni per le quali mi scuso sin da ora. Ho cercato di essere il più veritiera possibile,per il resto, mi affido alla licenza poetica.
 
Buona lettura.
 


 
 
Finii di sistemare il colletto della camicia guardando il mio riflesso nello specchio del bagno. Dopo un’ultima occhiata ai capelli scombinati ad arte andai in camera per prendere la giacca poggiata sul letto.
 
Con due rapide falcate uscii dalla stanza ,percorsi un breve tratto di corridoio e scesi gli scalini a due a due. Attraversai il salotto lanciando solo una rapida occhiata a mia moglie ,intenta a leggere un libro sul divano, e presi le chiavi della macchina. Controllai che il cellulare fosse nella tasca dei pantaloni e mi diressi rapido verso la porta.
 
<< Tesoro io vado,ci vediamo più tardi >>
 
Mia moglie sollevò gli occhi dal libro e mi sorrise << Divertiti >>
 
Mi chiusi la porta alle spalle senza preoccuparmi di risponderle e salii in macchina.
 
Misi in moto ed uscii dal vialetto dirigendomi verso Alameda Blvd, svoltai a destra in CA -282 E/4th street e presi l’uscita Nord verso National City Blvd. Percorsi un po’ di strada ed entrai in East 8th Street. Cercai con lo sguardo il numero civico 310 e posteggiai a pochi metri dalla libreria.
 
Prima di scendere dall’auto diedi un ultimo sguardo ai capelli e per un istante pensai a mia moglie che avrebbe atteso il mio ritorno a casa questa sera. Scacciai il pensiero veloce così com’era venuto e mi tolsi la fede dall’anulare sinistro,la riposi in una scatoletta all’interno del cruscotto e scesi finalmente dalla macchina.
 
Il cuore iniziò a battermi più veloce mentre mi avvicinavo all’ingresso della libreria. Quando varcai l’entrata la cercai immediatamente con lo sguardo e la trovai dietro il bancone. Quando  i nostri sguardi si incontrarono le sorrisi istintivamente ed aumentai il passo per raggiungerla.
 
La vidi fare il giro del bancone e quando fummo di fronte mi chinai a baciarla  leggermente sulle labbra.
 
Mi sorrise con gli occhi leggermente lucidi e le guance arrossate.
 
<< Mi sei mancato >>
 

 
 
 
 
Non fatevi ingannare dal prologo sbrigativo,non sarà sempre così.
Non credo di avere altro da aggiungere,secondo me si capisce chi è chi … o forse no?
Per spoiler ed informazioni varie vi rimando al mio blog

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***





 

 
 
BPOV
 
 
Non ero proprio una di quelle persone che si definisco mattiniere,non lo sono mai stata e credo mai lo sarò. Quando abitavo con i miei genitori mia madre scherzava dicendo che abitava con un branco d’orsi. Nemmeno mio fratello e mio padre erano molto loquaci la mattina. Emmett aveva addirittura la stessa stazza di un orso – be’ quasi – quindi l’appellativo gli calzava a pennello.
 
Come dicevo,non ero proprio una di quelle persone che si alzano e iniziano a fare interi discorsi la mattina presto. Eppure,non sapevo per quale assurda ragione, la mia coinquilina non faceva che assillarmi da quando avevo messo piede in cucina.
 
<< Quando si deciderà a presentarti ai suoi genitori? State insieme da sei mesi ormai! >>
 
Grugnii mettendomi in bocca una generosa cucchiaiata di cereali,sperando che Rosalie capisse che non mi andava proprio di parlare.
 
<< Ma ha almeno intenzione di farteli conoscere? >>
 
Come non detto.
 
Le scoccai un’occhiata che speravo fosse cattiva e lei mi guardò seccata per un istante,prima di sbuffare.
 
<< Sei impossibile! Vuoi almeno degnarti di darmi una risposta? >>
 
<< No >>
 
Mi guardò storto e si appoggiò allo schienale della sedia con le braccia incrociate. Era già vestita di tutto punto ed i capelli avevano una piega perfetta. Io era già un miracolo se non mettevo i vestiti al contrario la mattina.
 
<< Bene. Non lasceremo questa casa se prima non risponderai alla mia domanda. Domanda alla quale ,tra l’altro,anche tuo fratello vorrebbe una risposta. Sono mesi che mi tormenta,non ne posso più! Quindi sì gentile, fammi questo favore e dimmi : Ha intenzione di portarti a conoscere la sua famiglia? >>
 
<< Se Emmett vuole sapere qualcosa che la chieda a me,non c’è bisogno che torturi te. Certe volte è proprio un bambino >>
 
<< Da che pulpito … >>
 
<< Mmmm >> mi lamentai << I suoi genitori vivono a Chicago,non proprio due passi quindi,e lui è stra impegnato. Gli insegnanti non hanno molte vacanze,sai? Oltretutto io ho la Libreria,non posso lasciarla in asso per partire. >>
 
<< Ed io che ci sto a fare? >> proruppe indignata << E comunque queste sono scuse inutili. In sei mesi qualcosa si sarebbe potuta organizzare. Per non parlare del fatto che non hai mai parlato con loro >>
 
Mi alzai e andai a posare la tazza dentro il lavandino << E allora? >> chiesi voltandomi verso di lei << Nemmeno lui ha mai visto o parlato con i miei genitori. Non mi sembra che tu stia facendo chissà quali problemi >>
 
Rose inarcò un sopracciglio << L’unico motivo per il quale tu non gli abbia ancora presentato i tuoi genitori è che hai paura di tuo padre. La sua scusa qual è? >>
 
Gonfiai le guance << Nessuna. A me sta bene così. Fine della discussione. E se Emmett continua a chiedere informazioni sulla mia vita privata … >>
 
Rosalie agitò una mano << Lascia perdere Emmett,so come trattare con tuo fratello. Da me non saprà nulla >>
 
<< Ma avevi detto … >>
 
<< Oh andiamo! Pensi davvero che io faccia qualcosa solo perché me lo dice lui? >>
 
Mi misi a ridere << Si si,lo so che sei tu quella che porta i pantaloni nella coppia. A proposito di coppia,hai deciso la composizione per il bouquet ? >>
 
Rosalie si alzò dal tavolo strisciando la sedia << Per favore,parliamone più tardi. >>
 
La guardai allibita << Perché? >>
 
Mi lanciò uno sguardo esasperato << Mia madre mi sta facendo esaurire. Non credo riuscirò a sposarmi,prima mi chiuderanno in manicomio. >>
 
Strinsi le labbra per non ridere. Conoscevo sua madre da anni ormai,da prima che io e Rose prendessimo un appartamento insieme. Dire che era una donna impossibile era un eufemismo. Stravedeva per Emmett,ma non digeriva molto il fatto che la sua unica figlia avesse deciso di venire a lavorare in libreria con me. Avrebbe preferito che facesse legge,o qualcosa di affine,come suo fratello Jasper.
 
<< Grazie Bella,sono felice che le mie sventure ti divertano >>
 
<< Oh dai,non sto ridendo! >>
 
Lei scosse la testa sorridendo e si diresse verso l’ingresso. La seguii.
 
<< Mi perdoni? >>
 
Si fermò vicino l’attaccapanni ed assunse un’espressione pensierosa picchiettandosi il mento con l’indice. << Dipende … >>
 
<< Da … ? >>
 
Mi guardò con uno sorriso furbo << Se chiederai ad Edward quando ha intenzione di farti conoscere i suoi genitori >>
 
Le scoccai un’occhiataccia e presi la borsa non degnandomi di risponderle. Lei mi seguì ridendo oltre la porta e mi diede una leggera spinta mentre entravamo nell’ascensore .
 
<< Dai >> disse tornando seria << Mi prometti che almeno glielo accennerai? >>
 
<< Perché ti interessa tanto? Che differenza fa? >>
 
<< Mi preoccupo per te. Non voglio che ti prenda in giro,sei come una sorella per me Bells,lo sai >>
 
<< Lo so >> dissi piano. Sospirai << D’accordo,ti prometto che ne parleremo >> alzai un dito  << Ad una condizione però. Sarò io a decidere quando >>
 
Lei strinse le labbra,come se avesse appena ingoiato un limone ,ed annuì riluttante << Va bene >>
 
L’ascensore si fermò e le porte si aprirono con un plin. La presi sottobraccio uscendo dal portone e le scoccai un bacio sulla guancia << Anche io ti voglio bene Rosie, mi mancherai quando te ne andrai >>
 
<< Oh ma se speri che dopo il matrimonio ti libererai di me ti sbagli di grosso. Proprio per il fatto che sposerò Emmett ci vedremo ogni santissimo giorno. >>
<< E lo spero bene >> dissi ridendo << Se non ti vedrò tutti i giorni sarò costretta ad assumere un’altra per la libreria >>
 
<< Opportunista >>
 
Percorremmo i pochi metri che separavano il nostro appartamento dalla libreria scherzando su chi-sarà-più-appiccicata-a-chi dopo il matrimonio. Dentro di me però sentivo già la sua mancanza. Vivevamo insieme da tre anni e la conoscevo da sei. Vederla traslocare sarebbe stato come un piccolo lutto,anche se non avrebbe cambiato città,né si sarebbe allontanata di molti isolati.
 
Scacciai la tristezza e quando giungemmo di fronte alla saracinesca presi il mazzo di chiavi dalla borsa. Comprai la Libreria tre anni e mezzo fa,dopo la laurea.
 
I miei genitori non fecero mai pressioni su quale strada dovessi intraprendere. Mio padre era un avvocato e mia madre un assistente sociale, e anche se sapevo che a mio padre avrebbe fatto piacere che lavorassi nel suo studio,non fece mai nulla per ostacolare i miei sogni.
 
Quando dissi loro che volevo aprire una Libreria mi aiutarono a cercare il locale e a compilare tutte le scartoffie necessarie per intraprendere l’attività. Insistettero anche affinchè fossero loro a pagare per l’acquisto e le spese notarili ma mi impuntai e alla fine l’ebbi vinta. Come regalo di laurea tuttavia mi regalarono  tutto il mobilio ed una splendida libreria a forma di Stati Uniti,che era tutt’ora appesa dietro il bancone. Credo che in totale spesero più di quanto avrebbero sborsato per l’acquisto dell’edificio,ma se questo li faceva contenti …
 
Quando finii di aprire le porte ed entrai,fui investita dall’odore di libri nuovi. Inspirai a pieni polmoni e fui invasa dal profondo senso di soddisfazione che sentivo tutte le volte che entravo qui dentro. Niente può eguagliare la gioia di vedere i propri sogni realizzati.
 
Rosalie accese tutte le luci ed insieme ci preparammo a rendere tutto pronto per l’apertura.
Se ero arrivata a questo punto era anche grazie a lei. La mia migliore amica,mia cognata,mia sorella.
 
 

§

 
 
Quando le cinque iniziarono ad avvicinarsi,cominciai a guardare l’orologio sempre più frequentemente. Vidi Rosalie che  dall’altra parte della stanza mi guardava divertita. Mi trattenni dal farle la linguaccia.
 
Alle cinque meno dieci,puntuale come un orologio,Edward attraversò l’entrata e si fermò poco distante dal bancone.
 
Cercando di essere insieme gentile ed educata,servii gli ultimi clienti e quando fui libera potei finalmente dedicarmi a lui.
Feci il giro del bancone e gli andai incontro. Quando fummo vicini lui mi prese tra le braccia e mi diede un bacio dolcissimo.
 
<< Mi sei mancato >>
 
Sorrise << Anche tu. Hai finito? >>
 
Annuii << Loro erano gli ultimi . Il tempo di chiudere tutto e possiamo andare >>
 
<< Ho prenotato per le sette,non c’è fretta >>
 
Gli sorrisi e mi alzai in punta di piedi per baciarlo. << Farò in un attimo >>
 
 
 

§

 
 
 
Passarono invece quarantacinque minuti prima che io e Rosalie riuscissimo a sistemare tutto per la chiusura. Ormai Edward vi era abituato. Quasi ogni giorno veniva a trovarmi in negozio poco prima della chiusura e aspettava che finissi,per poi uscire e passare un po’ di tempo insieme. Eravamo così impegnati con il lavoro che cercavamo di ritagliare un po’ di tempo per noi come meglio potevamo. Poverino,certe volte veniva a trovarmi anche se aveva avuto una giornata lunga e faticosa a scuola. Faceva così tanti sacrifici per me che certe volte mi sentivo un’ingrata,nonostante cercassi di ricambiare come meglio potevo.
 
<< Allora >> iniziò quando fummo in macchina << Abbiamo ancora un po’ di tempo,preferisci andare a casa o fare una passeggiata? >>
 
<< Entrambi? Mi servono dieci minuti per fare una doccia e cambiarmi,poi possiamo andare un po’ in giro. Che ne dici ? >>
 
<< Ottima idea >> mi sorrise mettendo in moto. << La tua amica sarà pure a casa? >>
 
<< No,questa sera è a cena dai suoi genitori insieme a mio fratello. Tornerà fra due giorni >>
 
Mi lanciò uno sguardo divertito << Che cena lunga >>
 
Scoppiai a ridere e gli diedi uno schiaffo sul braccio << Scemo! Volevo dire che dopo starà a dormire a casa di Emmett >>
 
Si strinse nelle spalle mentre posteggiava di fronte casa mia. << Sei tu che ti spieghi male >>
 
Lo guardai storto << Muoviti ,prima che decida di lasciarti qui >>
 
<< Roar >>
 
 
 

§

 
 
 
 
Più tardi quella sera quando mi svegliai trovai il letto vuoto. Sospirai e mi abbandonai sul cuscino. Avevamo passato una serata splendida,prima passeggiando sul lungomare e poi cenando in un ristorantino molto carino a Grant Hill,a San Diego. La serata si era conclusa a casa mia,come ogni notte.
 
E come ogni notte mi ero ritrovata da sola.
 
Cercai di ricacciare indietro la delusione ed accesi la luce sul comodino. Sul suo cuscino vi trovai appoggiato un foglietto di carta ripiegato. Lo aprii e lessi.
 
Resterei a guardarti dormire tutta la notte,
lasciarti per tornare a casa è doloroso.
Mi dispiace,prometto che , un
giorno non troppo lontano
ci sveglieremo insieme.
 
Ti amo.
E.
 
 
Ripiegai il bigliettino e lo poggiai sul comodino. Spensi la luce e mi feci avvolgere dall’oscurità. Cercai di riprendere sonno ma non riuscii ad impedire ad una lacrima di cadere giù.
 



 
 
 
Bene,benissimo per chi ha pensato subito a Bella come amante.
Male,malissimo perché non avete azzeccato la moglie. Insomma, Tanya?? No fucking way! Nelle mie storie Edward e Tanya non staranno mai assieme!
Per il resto manterrò la bocca chiusa ancora per un pochetto,il prossimo capitolo sarà Edward pov quindi saprete tutto.
Grazie infinite per le recensioni,non me ne aspettavo 11 per un prologo così minuscolo *.* nel prossimo capitolo vi risponderò uno ad uno,giuro!
Alla prossima :* 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Capitolo due

 



EPOV
 
 
Alla Coronado High School era ora di pranzo,ed io ero in aula professori a correggere i compiti di matematica della settimana passata … ufficialmente. In pratica pensavo ad un modo per poter passare la notte fuori casa. Mi serviva una scusa credibile,ma non avevo idea di cosa dire a mia moglie. Se avessi chiesto ad uno dei miei amici di coprirmi avrebbero iniziato a sospettare qualcosa e le voci si sarebbero sparse. Se avessi chiesto a mia sorella di coprirmi avrei dovuto subire un interrogatorio ed alla fine si sarebbe saputo comunque,scatenando l’inferno in casa mia.
 
Avevo bisogno di qualcos’altro,ma cosa?
 
Ieri sera ero stato costretto a tornare a casa,di nuovo. Non sapevo per quanto ancora Bella avrebbe sopportato. Per quanto la scusa del lavoro avrebbe retto? Speravo il tempo necessario affinché trovassi una scusa credibile.
 
La porta dell’aula professori si aprì facendomi sobbalzare. Entrò mia moglie e mi sentii come un bambino colto a fare una marachella.
 
<< Dovresti vedere la tua faccia >> disse divertita lei. Si avvicinò al mio tavolo e vi posò la sua borsa,prima di sedersi di fronte a me a gambe incrociate.
 
<< Sono solo sorpreso di vederti,pensavo pranzassi con Victoria >>
 
Kate scosse la testa facendo ondeggiare i lunghi boccoli biondi << Aveva un impegno. E comunque ho dei compiti da preparare,vorrei alleggerirmi il lavoro >>
 
Annuii e tornai al mio lavoro,cercando di concentrarmi seriamente.
 
Passarono alcuni minuti in cui si sentirono solo il fruscio della carta ed il ticchettìo dell’orologio al muro,prima che lei iniziasse a parlare.
 
<< Dove sei stato ieri? >>
 
Il mio cuore accelerò i battiti. Cercai di mantenere un’espressione imperturbabile mentre continuavo a fingere di correggere il compito davanti a me.
 
<< Sono stato in un pub con alcuni amici del college … >>
 
<< Sei tornato tardi >> osservò lei.
 
<< Si,sai com’è, ho perso la cognizione del tempo >>
 
Con la coda dell’occhio la vidi annuire a labbra strette. << Capisco >>
 
Cercai di non farmi prendere dall’ansia. Non poteva sapere che non avevo detto la verità. A lei non piacevano i miei vecchi compagni e di conseguenza non aveva fatto amicizia con nessuna delle loro compagne. Non aveva modo di controllare la veridicità delle mie parole.
 
Cercai di pensare se per caso avesse potuto leggere qualche messaggio ma cancellavo tutto meticolosamente,e non aveva accesso alla mia posta elettronica,che veniva ripulita anch’essa con frequenza. Bella non portava profumi né orecchini o gioielli di alcun genere,quindi non poteva aver trovato alcuna prova. Il fatto poi di stare a casa sua rendeva le cose più semplici : niente ricevute di alberghi né tracce da cancellare.
 
Doveva essere semplicemente seccata. Si,era questo il motivo. Non c’era altra spiegazione.
 
Decisi dunque di lasciar correre e ritornai al mio lavoro. Sapeva che non gradivo quando mi diceva che non dovevo più vedere i miei amici,quindi non avrebbe insistito. Almeno non a lavoro. A casa sarebbe stata tutta un’altra storia. Mi avrebbe ripetuto per l’ennesima volta che avrei dovuto frequentare persone della mia estrazione sociale,figli di banchieri come me o personaggi influenti della sfera finanziaria o politica. Gente che non passava le notti nei casinò o nei pub come i miei poco raccomandabili amici.
 
Sbuffai internamente. Mi aspettava una lunga notte.
 
Il telefono vibrò nella tasca annunciandomi l’arrivo di una nuova email. Presi il mio Blackberry e diedi un’occhiata.
 
Da: bellaswn@gmail.com
A: edward.a.c@gmail.com
Oggetto : ?
3/26/10
 
Questa sera da Pedro’s su Lincoln Park?
Ci saranno anche Rosalie ed Emmett.
Per favore! Ci terrei a farti conoscere mio fratello …
 
xoxo
 
Finii di leggere l’email e lanciai un’occhiata a Kate. Stava dritta sulla sedia mentre sfogliava un libro di fisica,appuntando alcune cose qua e là . Mi schiarii la voce.
 
<< Questa sera sarò di nuovo fuori,vado a giocare a Poker a casa di un amico >>
 
Lei sollevò gli occhi dal libro e mi scrutò per un istante. Ricambiai il suo sguardo imperturbabile.
 
<< D’accordo. >> disse in fine. Riportò lo sguardo sul libro e continuò a scrivere << A casa di chi? >>
 
A casa di chi? Bella domanda. Pensa,pensa,pensa,pensa. Poker a casa di … di … ?
 
<< Eleazar >> sbottai infine. Si,Eleazar era una scusa plausibile. Lei lo odiava.
 
<< Oh. Magari potrei uscire con sua moglie mentre voi giocate … >>
 
Cos …
 
<< No. >> la interruppi << Non puoi. Uhm,Carmen uscirà con delle sue amiche. Almeno così mi ha detto Eleazar. Potrei informarmi meglio se vuoi però … >>
 
Scosse la testa << No,lascia perdere. È venerdì,vedrò se  Victoria vuole uscire >>
 
Annuii sollevato << Si,non sarebbe giusto se tu restassi a casa. >>
 
Kate mi sorrise << Sono proprio fortunata ad avere un marito tanto amorevole,no? Quante donne possono vantarsi di avere un uomo che le sproni ad uscire? >>
 
Feci un sorriso tirato << Eh … sono più unico che raro >>
 
<< Si >> disse lei continuando a sorridere << più unico che raro. >>
 
In quell’istante suonò la campanella ed io mi alzai cercando di sembrare disinvolto << Ho un compito nella mia classe. Ci vediamo alle tre >>
 
Kate annuii e si sporse per darmi un bacio sulle labbra. << A più tardi >>
 
Quando fui fuori dall’aula professori presi il telefono e risposi a Bella.
 
Da: edward.s.c@gmail.com
A: bellaswn@gmail.com
Oggetto : RT:?
3/26/10
 
Va bene. Ti passo a prendere alle sei.
Ti amo xxx
 
 
 

§

 
 
 
 
<< Ti vesti bene per una partita a poker? >>  mi chiese Kate una volta arrivato alla porta d’ingresso.
 
Ero vestito in maniera semplice: un paio di jeans scuri,camicia bianca ed una giacca leggera. Quando uscivamo insieme era un miracolo se non mi faceva mettere lo smoking ed ora considerava questo elegante?
 
<< Mi vesto bene sempre,Kate >> risposi seccato aprendo la porta. << Ci vediamo più tardi >>
 
 
 

§

 
 
 
Come promesso,passai a prendere Bella a casa sua alle sei in punto e andammo da Pedro’s, una pizzeria gestita da un messicano che sapevo essere amico d’infanzia di suo padre.
 
Charlie Swan infatti, rinomato avvocato penalista, altrimenti noto come Carlos, era nato in Messico e aveva passato la frontiera quando aveva appena quindici anni,con solo uno zaino in spalla ed un amico a fargli compagnia. Nonostante tutto era riuscito a cavarsela e a diciotto anni era entrato nella polizia. A diciannove durante un caso conobbe Renee,di origini canadesi, che in quel periodo aveva iniziato il tirocinio come assistente sociale.
 
Non c’era da stupirsi che la mia Bella avesse un fascino così esotico. Chissà che aspetto avrebbero avuto in nostri figli … con un sospiro mi allontanai da strade così accidentate e prestai attenzione a Bella,che mi stava mettendo in guardia da  Rosalie. A quanto pare,nonostante suo fratello fosse simile per stazza a Big Foot ,quella da temere era proprio lei.
 
Che Dio me la mandi buona.
 
 
 
 
 
 

§

 
 
 
Quando arrivammo in pizzeria Bella mi prese la mano e mi tirò da parte.
 
<< Ricorda >> iniziò apprensiva << non prendertela per il modo in cui parlerà,può sembrare fredda e altezzosa in un primo momento,ma una volta conosciuta vedrai che in realtà è dolcissima >>
 
<< Un agnellino travestito da lupo insomma >> scherzai
 
<< No,nessun agnellino,niente lupi. Io la paragonerei più ad un vampiro,può essere molto subdola se lo vuole,ma è un’amica fantastica ed ha un cuore d’oro.  >>
 
<< Mi sembra un po’ contraddittorio … >>
 
Scosse la testa << No,è che bisogna conoscerla per capirla fino in fondo. È molto protettiva nei miei confronti, per questo potrebbe sembrarti un po’ scontrosa ma lo fa per il mio bene. Tu ignorala,fai finta di nulla >>
 
<< Mh. Quasi quasi torno indietro >> dissi sorridendo
 
Bella sbuffò << ricorda solo quello che ti ho detto. Ora andiamo,sto morendo di fame >>
 
<< Ehy >> la tirai leggermente per un braccio << e su tuo fratello che mi dici? >>
 
Lei rise leggermente << Se sopravvivrai a Rosalie mio fratello non sarà un problema >> Si alzò in punta di piedi e mi baciò. Dapprima dolce e casto il bacio divenne profondo ed infuocato. La strinsi forte tra le braccia per un momento e poi mi staccai poggiando la fronte sulla sua,ansimando.
 
<< Sarai la mia morte >> sussurrai roco
 
<< Mmmh quale morte più dolce di questa? >> soffiò.
 
<< Andiamo >> dissi cercando di recuperare un minimo di contegno. Avevamo entrambi il fiato corto e lei era rossa in viso. << prima che tuo fratelli mi uccida >>
 
Ridacchiò e si districò dall’abbraccio. Si sistemò i capelli e mi porse la mano. L’afferrai sorridendo ed entrammo in pizzeria.
 
Il locale era accogliente e in stile moderno. Al centro c’era una pista circolare su cui si poteva ballare e tutt’intorno c’erano delle piccole salette aperte con i tavoli. Ad ogni angolo della pizzeria,in punti visibili da tutti i tavoli, c’erano dei grandi schermi piatti sintonizzati su MTV. In sottofondo la musica proveniente dalle tv al plasma. Nel complesso era un posto piacevole.
 
Il tavolo su cui erano seduti Emmett e Rosalie si trovava in fondo al locale ,ed era in prossimità di una grande vetrata che dava sul giardino esterno illuminato da delle fiaccole.
 
Quando arrivammo si alzarono per salutarci.
 
<< Rosalie,conosci già Edward. Edward,Rosalie >> ci presentò ufficialmente Bella. Rosalie mi salutò con un cenno del capo ed io riposi allo stesso modo.
 
Fredda al punto giusto.
 
<< Emmett,lui è Edward,Edward Emmett,mio fratello >>
 
<< Finalmente >> tuonò divertito Emmett. Mi porse la mano e gliela strinsi. In un primo momento pensai che avrebbe stretto sino a farmi male,invece la sua stretta risultò energica ma per nulla fastidiosa.
 
Dovevo ammettere che a guardarlo faceva una certa impressione. Era davvero enorme,più alto di me di una manciata di centimetri ed infinitamente più muscoloso. L’espressione gentile tuttavia lo faceva assomigliare più ad un gigante buono che ad un orso.
 
Dopo tutto Bella mi aveva avvertito,era Rosalie quella da temere,non lui.
 
<< è un piacere >> dissi sciogliendo la presa << Bella mi ha parlato molto di te >>
 
Emmett arrovesciò la testa indietro e rise << Non credere ad una sola parola,sono tutte bugie >> Fece un ampio gesto con il braccio indicando il tavolo << Accomodiamoci,così possiamo ordinare. Sei mai venuto qui Edward? Fanno una pizza davvero deliziosa >>
 
Mi accomodai dopo aver fatto sedere Bella << No,a dire il vero no,ma ne ho sentito parlare molto bene. Bella mi ha detto che il proprietario è un vecchio amico di famiglia >>
 
<< Oh si,è come uno zio per noi. Lo conosciamo da sempre in pratica >>
 
<< Pedro è sempre stato presente ad ogni festa di famiglia >> spiegò Bella << Ora un po’ meno,ma quando possiamo organizziamo dei week end tutti insieme. È stato anche testimone di nozze di mio padre >>
 
<< Come dicevo >> s’intromise Emmett << è sempre stato con noi. Per questo avremo il servizio migliore >> mi strizzò l’occhio.
 
Arrivarono i camerieri ad interromperci e facemmo le nostre ordinazioni. Quando si allontanarono Emmett tornò a rivolgersi a me.
 
<< Allora,Bella dice che sei un insegnante >>
 
<< Si,matematica alla Coronado High School >>
 
<< Mh >> annuì pensieroso lui << Non conosco nessuno che lavori lì,ma so che è un bel posto >>
 
<< Si,è molto tranquillo. Coronado è per lo più residenza di Marinai dell’esercito quindi i ragazzi che vanno lì sono per lo più figli di militari. Credo che questo contribuisca alla quiete,anche se i ragazzi sono sempre ragazzi in fondo >>
 
<< E come mai insegni li? >>
 
Mi passai una mano tra i capelli << Vivo li,è comodo >>
 
<< Tuo padre però non è nell’esercito >>
 
<< No,mio padre lavora in banca. Coronado è un bel posto per vivere,le spiagge sono fantastiche … >> mi strinsi nelle spalle.
 
<< è anche molto caro. Per un insegnante >> osservò  Rosalie. Vidi Bella lanciarle un’occhiata furiosa ma lei fece finta di nulla e continuò ad osservarmi gelida. La fissai di rimando.
 
<< Si,per un insegnante si >>
 
Emmett poggiò una mano sul braccio della sua fidanzata e l’accarezzò con il pollice. In quel momento il cameriere portò le pizze alleggerendo l’atmosfera.
 
Mangiammo per un po’ in silenzio. Bella sotto il tavolo faceva su e giù con la gamba,segno che era nervosa,e le poggiai delicatamente una mano sul ginocchio. Con la coda dell’occhio vidi che mi guardava ma mi rivolsi a suo fratello.
 
<< Tu cosa fai nella vita? >>
 
Emmett poggiò gli avambracci sul tavolo tenendo le posate sospese in aria << Sono un allenatore di Hokey. Per bambini >>
 
<< Come mai non con gli adulti? >>
 
Emmett alzò le spalle << Con i bambini è diverso. Gli adulti sono avvelenati dall’agonismo,in pista diventano cattivi,giocano per se stessi e non per la squadra. I bambini invece no,giocano per divertirsi. Danno più soddisfazioni >>
 
 Annuii << Ma ci sono competizioni anche per i più piccoli no? Lo spirito competitivo c’è sin dall’infanzia >>
 
<< Si ma è in diversa forma. Non mi fraintendere,voglio che i miei ragazzi vincano,ma voglio anche farli divertire,voglio che godano del gioco in sé,e che si sentano soddisfatti anche se perdono una partita. È necessario che imparino ad accettare le sconfitte,così potranno gioire meglio delle vittorie >>
 
<< Mi sembra giusto >>
 
<< Non farti illudere dalle parole da grande saggio >> mi disse Bella << è tutto fumo negli occhi >>
 
Emmett scoppiò a ridere << Grazie per la fiducia sorellina. Ma ha ragione >> continuò rivolto a me << Quando giocavo da professionista ero esattamente la persona che ora non voglio che diventino i miei ragazzi. Parlo semplicemente per esperienza >>
 
<< Cosa successe? >> Non ci fu bisogno di spiegare,lui mi capì subito.
 
<<  Ebbi un incidente durante una partita. Durante uno scontro mi si ruppe il legamento di una rotula. Ho perso la mobilità necessaria per poter giocare e così ho deciso di diventare allenatore >>
 
<< Ma dimmi Edward >> iniziò placida Rosalie. Mi dava l’impressione di un gatto pronto a giocare con la sua preda. << quando hai intenzione di portare la nostra Bella a conoscere i tuoi genitori? >>
 
<< Rosalie! >> esclamò sgomenta Bella.
 
Io la guardai a disagio << Uhm…non c’è stata l’occasione >>
 
<< No Edward,non hai nessuna spiegazione da dare >> disse Bella. Parlava con me ma non smetteva di fissare Rosalie. Lei saltò su come punta da uno spillo e mi rivolse un’espressione feroce .
 
<< E perché no? State insieme da sei mesi ed ha il coraggio di dire che non c’è stata l’occasione. Dì piuttosto che le tue intenzioni sono tutt’altro che serie … >>
 
<< Rosie… >> la interruppe Emmett
 
<< Basta >> disse dura Bella << basta Rosalie,stai esagerando >>
 
Rosalie mi guardo dilatando le narici. Come un drago feroce pronto a sputar fuoco. Spostò lo sguardo su Bella e l’espressione le si addolcì impercettibilmente << Bella mi dispiace,ma ti ho detto come la penso >>
 
Bella al mio fianco annuì rigida. Rosalie sospirò e mi guardò,il ghiaccio nuovamente presente nei suoi occhi. << Non intendo scusarmi per quanto ho detto. Ma non mi intrometterò più. Per ora >>
 
Bella al mio fianco sbuffò ma non mi voltai a guardarla,continuai invece a sostenere lo sguardo gelido di Rosalie. Con la mascella rigida annuii lentamente. << Nonostante tutto apprezzo l’affetto che nutri nei confronti di Bella >>
 
Era l’unica cosa che mi sentivo di dire al momento. Non potevo fare promesse purtroppo. Come avrei potuto presentare Bella ai miei genitori? Dovevo trovare una soluzione,prima che le cose mi sfuggissero di mano.
 
 
Rosalie sorrise ironica ma non disse nulla. Emmett si schiarì la voce a disagio << Direi che sono pronto per ordinare il dolce,voi? >>
 
 
 

§

 
 
 
Il resto della cena proseguì senza ulteriori intoppi,anche se il disagio non andò mai via. Rosalie non spiccicò più parola ed Emmett e Bella cercarono di mantenere viva la conversazione. Io d’altro canto,non facevo che cercare di decidermi a prendere una decisione. Non potevo continuare in questo modo,e di questo passo avrei rischiato di perdere Bella per sempre.
 
Ma come fare a districarsi dalla fitta ragnatele di menzogne che avevo intessuto in questi mesi? Non potevo fare altro che sperare.
 
Quando posteggiai di fronte la casa di Bella,erano appena le nove e mezza. Spensi il motore e mi sporsi verso di lei per darle il bacio della buona notte. Lei ricambiò esitante,prima di allontanarsi sospirando.
 
<< Cosa c’è? >> sussurrai.
 
<< Mi dispiace. Quando ti ho messo in guardia su Rosalie non avevo idea di quello che avrebbe detto >>
 
Portai una mano al viso e l’accarezzai << Non è colpa tua. E posso capire le sue preoccupazioni,ti vuole bene. Ma … >> ma? Potevo promettere qualcosa che non sapevo quando avrei potuto mantenere? << ma ti prometto che le mie intenzioni sono più che serie Bella. >>
 
Lei scosse la testa e mi diede un bacio veloce << Lo so,non ho bisogno di rassicurazioni. Mi fido di te >>
 
Fu come se qualcuno mi avesse stretto un  laccio intorno al cuore.
 
La sua estrema fiducia nei miei confronti mi ubriacava ed intristiva allo stesso tempo. Dovevo lasciare Kate e raccontare tutto a Bella,il più presto possibile. Ma non stasera. Non era il momento giusto.
 
<< Grazie >> soffiai << Ti amo >>
 
Lei sorrise << Ti amo anche io >>
 
 
 

§

 
 
 
Quando aprii la porta di casa erano appena le dieci e un quarto,per cui fui sorpreso di trovare Kate seduta sul divano del salotto.
 
<< Cosa ci fai a casa? >> domandai chiudendomi la porta alle spalle.
 
Lei mi sorrise e si alzò,lasciando cadere la vestaglia di seta e rivelando un completo d’intimo nero. << Ho pensato di farti una sorpresa >> disse suadente << Ti piace? >>
 
Rimasi sulla soglia a fissarla senza sapere cosa fare. Lei mi tolse dall’impiccio e mi venne incontro ancheggiando,i lunghi capelli biondi sciolti sulle spalle ed il seno prosperoso che sobbalzava ad ogni passo. Mi passò un dito sul petto ed iniziò a slacciare i bottoni della camicia uno ad uno. Si premette contro di me e sentii i suoi seni morbidi contro il petto,mentre la bocca umida mi baciava la mascella.
 
<< Lo prendo come un si >> si rispose sentendo la mia eccitazione premere contro di sé.
 
Una sua mano s’insinuò dentro i pantaloni e prese a massaggiarmi. Mi sfuggì un sibilo basso e Kate lo prese come un incoraggiamento. Mi accarezzò con più vigore mentre con l’altra mano finiva di slacciarmi i pantaloni. In quel momento il viso di Bella si impose prepotentemente tra i miei pensieri facendomi stare male.
 
Mi sentii pizzicare gli occhi e li serrai con maggior forza. Cercando di ignorare il sapore acido della colpa, mi strinsi a Kate ed iniziai a far vagare le mani sul suo corpo e sotto l’intimo. Cercando di non inciampare nei nostri piedi la spinsi verso il divano e la feci voltare. Con due rapidi movimenti la privai dell’intimo ed affondai in lei.
 
Mentre il suono dei suoi gemiti si perdeva per la stanza cercai di sfuggire allo sguardo ferito di Bella.
 
È così che mi dimostri il tuo amore?
 
Bella ti amo. Bella …
 
<< perdonami >>
 
 
 




Vi ricordo il mio account su twitter e il blog dove potrete trovare curiosità e spoiler.


Giulia_Cullen :Credo che questo capitolo risponda a tutte le tue domande. Tutte o quasi almeno. Come vedi la moglie è Kate ,niente Tanya e sicuramente niente Alice ;) Grazie mille per i complimenti e spero che anche questo capitolo ti piaccia! A presto.
_TattaFede _ :tranquilla tranquilla, mi va benissimo questa confidenza :D Dunque no,Bella non sa che lui è sposato e no,non è Irina. Mi dispiace ma hai fatto un buco nell’acqua! xD Mi sono divertita un mondo a leggere le vostre idee in merito alla moglie di Edward,chissà perché a nessuno è venuta in mente Kate. Lieta di avervi sorpreso dunque ;) Per quel che riguarda l’incontro tra Bella ed Edward … credo che lo racconterò,un giorno. Non molto presto comunque.
Giova71 :Come reagirà? Mah,vedremo ;) Spero che questo capitolo ti sia piaciuto,a presto ^^
Keska :Ehy,sai che adoro le tue storie? *.* Si,sono pessima,non credo di aver mai recensito ù.ù ma sappi che le adoro *annuisce estasiata* Tornando a noi,sono davvero felice che ti piaccia la storia e il modo in cui è impostata. Sinceramente l’idea di partenza era quella di iniziare dal loro primo incontro,poi però ho cambiato idea, almeno così entro direttamente nel “vivo”. Beh,più o meno ^^  Ah! Ti ringrazio per la segnalazione sul tag,l’ho corretto subito -,-“ spero non ricapiti più. Spero che questo capitolo ti abbia aiutato a capire un po’ Edward e soprattutto che non abbia deluso le aspettative. Detto questo,a presto ^^ E grazie ancora per i complimenti *.*
Mine :Eccoti il pov Edward,spero ti abbia aiutata a capire un po’ di cose. Si,il matrimonio nascosto è un affare bello grosso … vedremo come la prenderà Bella . poveretta ù.ù
Kiaretta_96 :Dunque,l’aggiornamento è arrivato abbastanza “fulmineo” quindi qualche risposta l’avrai. Più di quello che hai letto qui però non posso dirti,ma come puoi ben vedere nemmeno Edward è proprio entusiasta della situazione. Diciamo che ne è rimasto vittima un po’ anche lui. È quello che succedere dicendo bugie a ripetizione,poi è difficile venirne fuori.
MisaCullen :Spero che questo pov sia stato di tuo gradimento ^^ A presto.
Semolina81 :No,Bella non sa affatto di essere l’amante. È triste perché ogni volta Edward va via mentre lei vorrebbe che restasse con lei fino al mattino. Tutto qui,non sospetta nulla. Grazie per i complimenti,spero che questo capitolo ti sia piaciuto!
Martycrisac :Grazie infinite,spero che ti sia piaciuto anche questo ^^
Samy90 :Non sei stata l’unica ad aver toppato,tranquilla ;) Eh si,direi che nel riassunto ho giocato un po’ con le parole,ho cercato di spiegare la storia senza svelare troppo. Direi che ci sono riuscita xD Comunque si,Bella soffre perché non l’ha accanto e si,Edward fa davvero l’insegnante. È vero che ha raccontato diverse bugie,ma ha comunque cercato di essere sincera quando possibile. Non è uno stronzo completo,anzi,secondo me non è affatto stronzo. Da come la vedo io è vittima delle sue bugie … e non solo. Grazie per i complimenti e sono felice di vederti anche qui,a presto ^^
Rosy_Cullen :Spero che questo capitolo ti abbia chiarito un po’ le idee ;) a presto e grazie per i complimenti.
Vanderbit :No,Bella non pensa affatto che Edward non sia sincero con lei,a Bella sta realmente  bene il fatto di non incontrare ancora le rispettive famiglie. Lo dirà lei stessa in seguito. Per quel che riguarda le intenzioni di Edward … vedrai ;) A presto!
Ringrazio infine tutti coloro che hanno aggiunto la storia tra le seguite , le preferite e le ricordate,siete tantissimi *.*
A presto! :*
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


 

Capitolo tre

 
 
 
 
 
 
 
BPOV
 
 
I miei genitori erano dei lavoratori instancabili.
 
Mio padre aveva iniziato a guadagnarsi da vivere quando aveva appena tredici anni : aveva iniziato in un lavaggio auto,poi era passato a distribuire i giornali e così via,fino a quando era riuscito finalmente a varcare il confine e stabilirsi in California. Una volta arrivato qui si era dato molto da fare per riuscire a proseguire gli studi ed entrare nella polizia. L’iscrizione all’albo degli avvocati era infine il coronamento del sogno di una vita,e non era certo stato facile per lui.
 
Scrollarsi di dosso lo stereotipo tipico del messicano era dura, e nonostante gli Stati Uniti si vantassero di essere lo stato multietnico per eccellenza,questo non gli aveva risparmiato diversi grattacapi. Sorprendentemente ,un accento americano ed un nome inglese gli avevano consentito di percorrere strade più agevoli. Sebbene a discapito della simpatia dei suoi connazionali. Ma Charlie “Carlos” Swan era un tipo tosto, e le gratificazioni in tribunale erano tutto ciò che gli occorreva. Era specializzato in diritto di famiglia, ma spesso faceva anche volontariato legale, difendendo gli immigrati che si trovavano in difficoltà.
 
Il diritto di famiglia era una delle cose che accomunavano mio padre con mia madre,Renée Atwood  , assistente sociale . L’altra era il fatto di essere entrambi immigrati,anche se a mia madre le cose andarono sicuramente meglio. I canadesi era molto ben visti in confronto agli “sporchi messicani” .
 
I miei genitori erano dunque due lavoratori instancabili ,ma non mancavano mai di trovare un po’ di tempo per i loro figli. Soprattutto se in mezzo c’era qualche fidanzato da conoscere.
 
<< E con Edward come va? >>
 
Sospirai e feci dondolare i piedi sotto di me mentre fissavo la schiena di mia madre,curva sul cespuglio di rose che stava curando. Era domenica, e da due giorni non avevo sue notizie. Non che la cosa fosse strana o altro,spesso capitava che non ci sentissimo per giorni per via del lavoro, ma non potevo fare a meno di sentire la sua mancanza. Anche se in questo caso la colpa era solo mia.
 
Mi sistemai meglio sul tavolo e scrollai le spalle,anche se sapevo che lei non poteva vedermi.
 
<< Tutto okay. Ci siamo visti Venerdì. >>
 
<< Mh mh >> disse lei spostandosi un po’ di lato << e quando ti deciderai a farcelo conoscere? >>
 
Roteai gli occhi. Dritta al punto,come sempre.
 
<< Quando sarò pronta. Stiamo insieme da poco >>
 
Sentii un suono soffocato e poi una risata. Mia madre si girò verso di me ridendo << Da poco? Santo cielo Bell, da quant’è che state insieme? Emmett ci ha presentato Rosalie dopo neanche un mese! >>
 
Storsi la bocca << Questo perché Emmett è più impulsivo >>
 
<< Questo è perché tu sei una gran fifona >>
 
<< Non è vero. Non capisco perché siate tutti così fissati con la storia dei genitori,è così strano il fatto che noi stiamo bene anche così? Che fretta c’è? >>
 
<< Chi sarebbe quel tutti? >> chiese curiosa
 
Scossi la testa << Niente ,lascia perdere >>
 
<< Beh >> incalzò << sta di fatto che Emmett non ci ha fatti penare quanto te >>
 
Sbuffai << Se ti può far stare meglio,neanche io ho incontrato i suoi genitori. Come vedi non facciamo particolarismi >>
 
Mi guardò meditabonda per un istante prima di parlare << State facendo le cose seriamente Bells? Non ho nulla da obiettare se mi dirai che si tratta solo di una storia senza impegno,in fondo sei ancora molto giovane … >>
 
<< No mamma, siamo seri al cento per cento. È solo che … >> feci vagare lo sguardo per il giardino cercando le parole giuste << stiamo prendendo le cose lentamente. Vogliamo vedere come procedono le cose tra di noi prima di mettere in mezzo le famiglie. >>
 
Annuì comprensiva << D’accordo. Però vedi di spicciarti,sai che non mi piace non sapere le cose. >> aggiunse dopo un istante << voglio conoscere questo fantomatico Edward . Ed anche tuo padre. >>
 
Feci una smorfia << Si ,sono felice che non lavori più per la polizia. Sono certa che avrebbe iniziato ad indagare se ne avesse avuta l’opportunità >>
 
Mia madre mi sorrise sardonica << Oh,ma ha i suoi contatti. Oltretutto Jasper lavora nell’FBI, sai che è sempre felice di dare una mano a tuo padre >>
 
La fissai inorridita fino a che il vocione di mio padre non ci interruppe << Spero che quello che stiate facendo abbia a che fare con il pranzo,perché sto morendo di fame >>
 
Mi voltai a guardarlo e gli feci una smorfia << Oggi Rose e Begonie per pranzo, te gusta? >>
 
Roteò gli occhi e senza rispondermi rientrò in casa. Mi girai verso mia madre << Hai visto? Non mi ha nemmeno risposto! >>
 
Lei rise togliendosi i guanti da giardinaggio << Ho visto,ho visto. Andiamo prima che si metta a brontolare,sai che diventa intrattabile quando ha fame >>
 
<< Povera Rose, credo che dovrò informarla sul concreto rischio che corre sposando Em. Potrebbe anche ritenermi colpevole per non averla informata del fatto che la mia famiglia discende dagli orsi >>
 
Mia madre rise entrando in cucina << dopo  sei anni penso che se ne sarà già resa conto. Tuo fratello non è proprio capace a mantenere un segreto >>
 
Mi dichiarai d’accordo con lei ed iniziammo a preparare il pranzo.
 
<< Allora Bells >> esordì mio padre dopo il primo boccone << Quando intendi portare a casa il tuo ragazzo ? >>


Sbuffai e lo guardai storto,addentando una generosa porzione di pasticcio di carne << Vi siete messi d’accordo tu e la mamma? Scommetto che è colpa tua se anche Rose mi tormenta a riguardo,vero? >>
 
Mi scoccò un’occhiata severa << Isabella , dopo sei mesi ho tutto il diritto di conoscere il ragazzo con cui passi il tuo tempo. >>
 
<< Beh,quando sarò pronta lo conoscerai. Ho tutto il diritto di decidere come gestire le mie relazioni >>
 
Lo vidi serrare la mascella ed i suoi baffi ebbero un fremito. Mi feci internamente piccola piccola. Nonostante non fossi più una bambina il suo sguardo mi metteva ancora in soggezione. E la vena pulsante sul collo prometteva tutt’altro che bene.
 
Mia madre però s’intromise prima che mio padre iniziasse a sbraitare in messicano.
 
<< Ne abbiamo già parlato in giardino Carlos >> disse calma. Usava il suo nome  di battesimo solo quando voleva rabbonirlo,o erano in intimità … ma questo non era un pensiero sul quale mi andava soffermarmi ora. Né mai a dire la verità.
 
<< E mi ha assicurato che presto lo porterà a casa. Hanno deciso di procedere lentamente e con giudizio >> Disse lanciandomi una breve occhiata.
 
Renéè santa subito!
 
<< è così Bells? >>
 
Cercai di mantenere un’espressione controllata << Si papà. Non è mia intenzione fare nulla di nascosto,o altro. >>
 
Annuì assorto continuando a mangiare. Sospirai internamente e ringraziai mia madre con uno sguardo. Lei mi rispose strizzando l’occhio.
 
<< Quando ti decidi a farmelo conoscere >> aggiunse mio padre dopo un istante << Avvertimi. Devo lucidare la pistola >>
 
Lo fissai concertata,a bocca aperta << Papà! >>
 
<< Cosa? Voglio solo mettere in chiaro che non deve pasticciare con la mia bambina >>
 
<< E poi ti chiedi perché non te l’ho ancora presentato >> borbottai.
 
Mio padre finì di mangiare il suo pasticcio con un sorriso soddisfatto sul volto.
 
 
 

§

 




Quando mi richiusi la porta alle spalle tirai un sospiro di sollievo. Amavo i miei genitori,davvero. Ma dopo una giornata intera con loro era bello ritornare a casa propria,riavere un po’ di libertà e soprattutto,non dover subire un terzo grado coi fiocchi.
 
Poggiai la borsa sull’attaccapanni e mi diressi in cucina strisciando i piedi,accendendo le luci mentre attraversavo le stanze. Non avevo paura del buio,ma non mi piaceva nemmeno l’oscurità completa. Mi metteva una strana ansia addosso.
 
Scossi la testa quando vidi sul tavolo della cucina il lavoro che avevo lasciato incompiuto. Era la parte che più detestavo della Libreria,il dover avere a che fare con fatture ,annessi e connessi. Dovevo decidermi a contattare un commercialista,almeno avrebbe fatto lui tutto il lavoro sporco.
 
Presi una bottiglietta dal frigo e bevvi un po’ d’acqua,mentre ripassavo mentalmente quanto ancora avrei dovuto fare prima del bilancio definitivo di fine mese. Dannate scadenze. Maledetta burocrazia.
 
Sentii un leggero tonfo e dopo un attimo la chioma bionda di Rosalie apparve in cucina. Appoggiò una mano sullo stipite della porta e mi sorrise esitante.
 
<< Ciao >>
 
<< Ehy >>
 
<< Giornata stancante? >>
 
Mi strinsi nelle spalle << Il solito. Pensavo fossi da Emmett >>
 
<< Sono tornata oggi pomeriggio. Bella,senti … >> si passò una mano fra i capelli << mi dispiace. Sono stata una vera stronza l’altra sera. Una vipera totale e ho pure infranto la promessa che ti avevo fatto. E … beh mi dispiace. Davvero >> Mi guardò da sotto le lunghe ciglia ed io sospirai. Senza dire nulla mi diressi verso il frigo e posai la bottiglietta d’acqua. Poi ritornai al lavello e mi ci appoggiai contro riportando lo sguardo su Rosalie.
 
<< Scuse accettate >> dissi dopo un istante. Lei parve sollevata e mi sorrise incerta.
 
<< Non vuoi dirmi quanto il mio comportamento sia stato disgustosamente riprovevole e cose così? Che se lo faccio ancora mi staccherai la testa a morsi? Che al matrimonio mi butterai addosso tutto lo champagne? >>
 
Scrollai le spalle << No,vedo che sai già tutto,perché sprecare fiato per ripetere cose che già conosci? >>
 
<< Sei ancora arrabbiata con me ,vero? >> domandò seria.
 
Mi stropicciai gli occhi. << Un po’,ma non tanto. Domani avrò già dimenticato tutto,tranquilla. Ora però sono un po’ stanca,ti dispiace se vado a letto? >>
 
Scosse il capo e si sposto di lato come per farmi passare. Le sorrisi stancamente e quando le fui vicino le diedi un bacio sulla guancia.
 
<< Non angustiarti troppo Rosie, o ti verranno le rughe >>
 
La sentii ridacchiare << Buona notte Bell >>
 
<< Buona notte >>
 
Mi chiusi la porta della camera da letto alle spalle ed iniziai a spogliarmi.  Mi sentivo troppo stanca per fare una doccia,così presi il pigiama e me lo infilai . Scostai le coperte e mi buttai a peso morto sul materasso distendendo le gambe. Mi lasciai sfuggire un gemito soddisfatto. Mi sentivo a pezzi.
 
Non erano passati che una manciata di minuti quando sentii che mi era arrivato un messaggio. Avevo dimenticato di spegnere il telefono . Borbottai infastidita e mentre scendevo dal letto diedi una rapida occhiata alla sveglia. 22.17
 
Ripescai il cellulare dalla tasca dei jeans e sorrisi leggendo il mittente.
 
Mi sei mancata in questi giorni. Ci vediamo domani? E
 
Alle 17.00 in Libreria? Mi sei mancato anche tu. B xox
 
Perfetto! Ti amo. E  xxx
 
Ti amo anche io. A domani. B
 
A domani amore mio. Sogni d’oro. E
 
 
 
 
 
 
 
Capitolo veramente minuscolo,lo so. Ma nella mia testa andava così e quindi eccolo qua. Il prossimo dovrebbe essere più lungo,e sarà un Edward pov.
E parlando proprio di Edward, ho notato dai vostri commenti che non è proprio ben visto. Poveretto,mi fa veramente pena,se devo essere sincera.
Siete veramente sicure che la vittima,in quel matrimonio,sia Kate?
Non voglio giustificare il tradimento,né le menzogne, ma è anche vero che per arrivare ad avere certi comportamenti,deve pur essere successo qualcosa,no?
Chissà,si vedrà.
Per quel che riguarda la domanda “Edward lascerà Kate?” rispondo che Edward vuole mettere fine al suo matrimonio,ma le cose sono più complicate di così. O forse in realtà sono semplicissime ed è lui che si complica la vita,che si fa troppi problemi.,chi lo sa? Come ho già detto una volta però Edward è rimasto vittima della sua ragnatela di menzogne,ha costruito una torre troppo alta e se non sta attento,un solo mattoncino sbagliato e puff,crolla tutto.
 
Spero che come risposta sia abbastanza esauriente,oggi non ho avuto tempo di rispondere a tutti uno per uno,scusate.
 
Prima di lasciarvi vi lascio un paio di indirizzi : Fanwriter Forum    (interamente dedicato al mondo delle fanfiction) ed il mio blog.
 
A presto ^^
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Capitolo quattro

 
 
 
 
 
EPOV
 
Sollevai la testa e lasciai che l’acqua della doccia mi colpisse direttamente il viso. Con gli occhi chiusi mi sciacquai i capelli e frizionai le spalle ed il petto con le mani.
 
Sospirai e mi strofinai la faccia.
 
Questa mattina non avevo avuto il coraggio di contattare Bella. Non dopo quello che era successo con Kate. Non con il senso di colpa che mi opprimeva il petto.
 
Era ridicolo sentirsi male per aver tradito la proprio amante con la moglie e non il contrario?
 
Forse ero semplicemente malato. Un idiota,stronzo malato che si era cacciato in questo casino e che non riusciva più ad uscirne. Meritavo l’oscar come miglior testa di cazzo dell’anno. Un trofeo da mostrare con orgoglio alla famiglia. Sicuro,mia madre ne sarebbe andata fiera. Se ne sarebbe vantata con gli amici per anni.
 
Da vigliacco qual ero, non ero riuscito a non sentirmi sollevato quando Bella mi aveva mandato un messaggio dicendo che aveva bisogno di lavorare questo week-end ,e che comunque Domenica doveva andare a pranzo dai suoi,per cui non potevamo vederci.
 
Mi ero sentito sollevato perché così non avrei dovuto nascondere la faccia da mi-sento-colpevole-per-aver-fatto-sesso-con-mia-moglie-perdonami. No,così avrei avuto più tempo per scrollarmi di dosso il tutto.
 
Il problema in tutto questo casino? Sentivo la sua mancanza. Terribilmente.
 
Mi mancava così tanto da togliermi il respiro. Mi mancava così tanto da starci male. Perché diavolo ero costretto a stare giorno e notte con una donna che non amavo,quando a pochi kilometri di distanza c’era l’amore della mia vita? Perché non potevo nemmeno dormire una sola dannatissima sera con lei?
 
Perché ero un coglione. Un coglione adultero bugiardo testa di cazzo. Ecco perché.
 
Chinai la testa in avanti e lasciai che il getto della doccia mi colpisse la nuca. Poggiai le mani sulle piastrelle e sospirai.
 
Come diavolo c’ero arrivato a questo punto? Quando avevo smesso di amare quella che ora era mia moglie? Ero sicuro di averla amata un tempo. Anni fa,quando andavamo al college insieme,ero sicuro che non avrei mai guardato nessun’altra donna come guardavo lei. Quando le cose avevano iniziato a cambiare?
 
Per quanto mi sforzassi,non riuscivo ad individuare il momento esatto. I confini erano troppo sfumati,il prima ed il dopo si confondevano impedendomi di trovare un quando .
 
Non c’era una data precisa. Sapevo solo che avevo smesso di amarla,e me n’ero reso conto solo quando avevo conosciuto Bella. Questo era l’unico ricordo nitido. Il resto era poco più che fumo.
 
Bella. Lei non meritava questo. Non meritava me. Ma ero troppo egoista per lasciarla andare. Non volevo perderla,ma sapevo che se avessi continuato così ,alla fine,l’avrei allontanata da me per sempre. Per questo passavo giorno e notte a pensare,nella speranza di trovare una soluzione. Dovevo dirle tutto e fare in modo che non scappasse via disgustata da me. Non le avrei dato torto comunque,come potevo? Mi facevo schifo da solo.
 
E poi c’era Kate …
 
<< Edward >> sobbalzai alla voce di mia moglie e girai la testa di scatto verso la porta << Edward sbrigati,non voglio arrivare in ritardo >>
 
Sospirai e chiusi il rubinetto << Ho finito >>  urlai. Mi passai una mano sugli occhi per levare via l’acqua ed aprii il box doccia. Presi un asciugamano dallo sgabello vicino e me lo legai in vita dopo essermi asciugato.
 
Quando aprii la porta del bagno la trovai infilata dentro l’armadio.
 
<< Che stai facendo? >>
 
Sobbalzò e mi lanciò un’occhiataccia << Era ora. Ti sto prendendo i vestiti per questa sera >> rispose infilando la testa dentro il guardaroba.
 
Diedi un’occhiata a quelli sul letto e corrugai le sopracciglia << Li ho già presi io >>
 
Sbuffò e senza guardarmi posò  pantaloni,giacca e camicia sul letto. << Questi Edward? Davvero? >> domandò indicandomi lo smoking che avevo preparato << No,affatto. Questi  >> ed indicò quelli che aveva preso lei << vanno bene. Ora sbrigati a vestirti. Ah ,lì ci sono le scarpe e le calze e  … posa il resto >> Lanciò un ultima occhiata disgusta a quello che avevo preparato io ed uscì.
 
Strinsi la mascella ed espirai forte dalle narici,cercando di calmarmi. Non dovevo farne un grande affare,era solo routine,non aveva senso arrabbiarsi,non ora,poco prima di una cena importante a cui avrebbero partecipato le nostre famiglie.
 
Inspirai e andai a raccogliere l’abito grigio che avevo preparato e lo riposi accuratamente nell’armadio. Cos’avevo questo che non andava? Secondo me era perfetto.
 
Strizzai gli occhi e mi passai una mano tra i capelli,cercando di calmarmi. Erano solo vestiti,non aveva senso prendersela per così poco. Non avevo il diritto di prendermela per così poco.
 
Mi voltai verso il letto e mi liberai dall’asciugamano per vestirmi. Quando Kate rientrò in camera da letto avevo appena finito di vestirmi. Lei mi squadrò e fece una smorfia.
 
<< Possibile che tu non sia nemmeno capace di scegliere la cravatta? >> chiese irritata. Andò verso l’armadio e ne prese una nera. << Tieni,metti questa >> senza nemmeno aspettare che mi muovessi si avvicinò e sciolse il nodo della cravatta,me la tolse facendola passare sopra la testa e mi mise al collo l’altra. << Annodala. Almeno questo sai farlo,grazie al cielo >>
 
Feci schioccare la lingua e feci il nodo alla cravatta con più foga del necessario. Kate nel frattempo stava frugando in uno dei miei cassetti. Quando trovò quello che cercava io avevo già sistemato la cravatta, mi si avvicinò mi porse una scatoletta di velluto blu << Qui ci sono i gemelli,mettili. E fammi un favore >> aggiunse esasperata prima di uscire dalla stanza << cerca di sistemare quei dannati capelli. Sono impossibili. Non m’importa cosa usi,basta che tu abbia un aspetto decente questa sera. E fai in fretta,la limousine è già qui >>
 
 
Roteai gli occhi e mi diressi in bagno,cercando di ricordare per quale motivo non era una buona idea non arrabbiarmi questa sera.
 
Quando fui davanti allo specchio guardai sconsolato la massa disordinata che avevo al posto dei capelli. Di solito amavo il modo in cui si  presentavano,soprattutto li amava Bella pensai,ma questa sera li odiavo. Tremendamente.
 
Cercai di sistemarli il più possibile usando il pettine ma qualche ciuffo continuava imperterrito a sfuggire di qua e di là. Allora presi un po’ di gel dal mobiletto del bagno e cercai di domare così i ciuffi ribelli.
 
Fui soddisfatto e disgustato dal risultato. Soddisfatto perché ora non c’erano più ciuffi che andavano per i fatti propri.
 Disgustato perché sembravo il mio vecchio professore di Analisi,con i capelli tutti impomatati e lucidi. O forse erano solo grassi. Feci una smorfia.
 
Pensai comunque che il risultato andasse bene a Kate,così posai tutto e mi diressi al piano inferiore.
 
La trovai seduta sul divano,intenta a leggere. Quando mi vide posò il libro sul divano e si alzò per prendere la borsa. Il tragitto da casa alla limousine e poi fino a Los Angeles, dove si trovava l’albergo in cui avremmo trascorso il resto della giornata, lo passammo nel più religioso silenzio.
 
Non ci voleva un genio per capire che era incazzata nera. Ma la cosa non mi turbò più di tanto. Se il silenzio era il prezzo da pagare,allora tanto meglio. Era più che gradito.
 
 
 
 

§

 
 
<< Edward! Sono così felice di vederti,mi sei mancato >> sorrisi e abbracciai forte Tanya,prima di staccarmi e guardarla negli occhi.
 
<< Mi sei mancata anche tu,come stai? >> Lei si strinse nelle spalle,sorridendo.
 
<< Tutto okay. Lavoro,lavoro,lavoro,Alec,e poi lavoro,lavoro,lavoro … >>
 
<< Okay,credo di aver capito >> dissi ridendo,lei si unì a me e poi si voltò verso Kate,che stava accanto a me e ci guardava annoiata.
 
<< Ciao Kate,è un piacere rivederti >> la salutò Tanya con un sorriso gelido.
 
<< Tanya. Gli altri dove sono? >>
 
Tanya indicò con un gesto della testa le sue spalle << Stavano andando all’asta,sono già tutti qui. Io sono uscita fuori solo per una sigaretta >>
 
<< Mhmm >> fece Kate,e mi lanciò un’occhiata da mi-hai-fatta-arrivare-in-ritardo-stronzo . Finsi di non accorgermene e mi rivolsi a mia cugina.
 
<< Pensavo avessi smesso >>
 
<< Si beh,è quello che pensa Alec,ma ogni tanto sento il bisogno di imbrogliare,anche se lui lo sa. >> si strinse nelle spalle  e tirò un’ultima boccata,prima di spegnere la sigaretta e gettarla nel contenitore << Chiude un occhio però. Sa che è dura,soprattutto sotto stress. >>
 
<< Hai provato con le chewingum? O una pallina anti stress? >>
 
<< Ma perché non c’ho pensato prima? Che stupida che sono >> si schernì. << Andiamo dagli altri,prima che senta altre cretinate del genere. Meno male che siamo all’aperto,così volano via >>
 
<< Mpf,  la tua mente è troppo ristretta per comprendere certe cose,il fumo ha ormai distrutto quello che restava delle tue sinapsi,non mi stupisce che tu sia così stolta. Continua pure a fumare,sono sicuro che sarà un toccasana per la tua ansia,e soprattutto per la tua salute >>
 
Tanya mi diede un leggero spintone e poi si diresse verso la hall dell’Hotel. Le andai dietro senza preoccuparmi che Kate ci seguisse. Per tutto il tempo della discussione con Tanya non mi era sfuggito il modo in cui aveva battuto la punta del piede a terra o il modo in cui serrava la mascella,ritmicamente,come quando era infastidita. E sicuramente non era sfuggito nemmeno a Tanya ,che non perdeva mai occasione per irritarla.
 
Dire che non si sopportavano era un eufemismo.
 
Scortati da un uomo del personale,rigorosamente in smoking nero,arrivammo di fronte alla sala conferenza,dove si sarebbe tenuta un asta in favore di una casa famiglia di San Diego.
 
Davanti la porta trovammo la mia famiglia e quella di Kate, intente a chiacchierare tra di loro. Questa sera,dopo l’asta di beneficienza, si sarebbe svolta una cena speciale per festeggiare  il primo anno della Cullens & Karry’s Bank , nata dalla fusione di una filiale della Cullens Bank con la Karry’s Bank,di proprietà del padre di Kate, Demetri Karry, ai tempi noto come Karinov.
 
Entrambe le nostre famiglie vantavano tra i propri antenati una lunga tradizione di banchieri. La CB era stata fondata dal padre,del padre,di mio padre, e da allora ogni Cullen aveva lavorato in banca. La mia famiglia,ad oggi, annoverava ben quattro banchieri su un totale di cinque Cullen. In più vi lavorava anche Alec,il marito di Tanya. E ce ne sarebbe stato uno in più se mio zio, Edward Senior fosse stato ancora vivo. Mia zia Elisabeth e Tanya però,erano altrettanto capaci da non far sentire la sua mancanza come socio. Quella affettiva era tutt’altro paio di maniche.
 
Anche la famiglia di Kate era perlopiù composta da banchieri,anche se in percentuale minore rispetto alla mia. Suo padre e suo fratello,James, erano rispettivamente socio anziano e socio della C&KB . Era dunque più una cena di famiglia che una di lavoro vero e proprio.
 
<< Edward! >> mia madre venne ad abbracciarmi ed io la strinsi a me per un attimo,prima di darle un bacio sulla guancia e scostarmi quel tanto che bastava per guardarla in viso.
 
<< Ciao mamma,come stai? >>
 
<< Tutto bene caro,è un secolo che non ci vediamo. Che hai fatto ai capelli? >> chiese accigliata toccandoli con un dito. Feci una smorfia imbarazzata e liquidai il discorso con un cenno della mano. Feci un passo indietro e mi rivolsi a mio padre,che stava appena un passo dietro a mia madre. Con la coda dell’occhio vidi Kate salutare mia zia e la sua famiglia.
 
<< Ciao papà >>
 
<< Edward >> mi diede una pacca sulla spalla sorridendo << tutto bene spero >>
 
<< Non mi lamento. Il volo è andato bene? >>

<< Sarebbe potuto andare meglio >> s’intromise Jane sorridendo << Ciao a te ,tra l’altro >>
 
Ricambiai il saluto con un cenno del capo ed un sorriso << è successo qualcosa? >>
 
<< Un po’ di turbolenza poco dopo il decollo e un atterraggio un po’ brusco,ma niente di così terribile >> spiegò mio padre.
 
Jane sbuffò  << Certo,ma non farti sentire da Heidi,lei è stata male per tutto il tempo >>
 
Feci una smorfia immaginando a cosa si riferisse e mi guardai intorno. << Dov’è tuo fratello comunque? Non l’ho ancora visto >>
 
<< Ha accompagnato Heidi in bagno >> disse con una smorfia disgustata << amore o meno,non riesco a gestire la gente che vomita >>
 
Annuii in comprensione. Jane e Heidi stavano insieme più o meno da una vita. A parte qualche incomprensione durante il percorso,non si erano mai lasciate. Erano perfette l’una per l’altra,si completavano a vicenda e nei momenti difficili si sostenevano l’un l’altra. A quanto pare però questo genere di difficoltà non faceva parte del pacchetto.
 
<< Sta ancora male? >>
 
Si strinse nelle spalle << Sai com’è Heidi. Impiega sempre un’eternità per  riprendersi da un viaggio. Gliel’avevo detto io che saremmo dovute venire tre giorni prima >>
 
<< E io ti avevo detto che vi avrei accolte volentieri a casa mia,perché non hai insistito? >>
 
<< Oh,è una persona molto convincente >> rispose arrossendo lievemente  spostando lo sguardo alle mie spalle. Qualcosa nella sua espressione mi indusse a pensare che non era qualcosa che avrei voluto sapere. << Oh,c’è Elisabeth lì,non vai a salutarla? >>
 
Mi voltai e la vidi che parlava con la famiglia di Kate. Strinsi le labbra. << Uhm,si >>
 
<< Problemi in paradiso? >> domandò sottovoce Jane. Le lanciai un’occhiataccia e lei mi sorrise sardonica. Diedi una rapida occhiata in giro e vidi che i miei genitori erano intenti a parlare con Tanya e altre persone che non conoscevo. Riportai lo sguardo su di lei e la guardai storto << Pensa alla tua bella,piuttosto >> Le voltai le spalle e mi diressi verso mia zia.
 
<< Zia Elisabeth! >> Lei si voltò e mi sorrise radiosa .
 
<< Edward! Quanto tempo,fatti abbracciare >> Mi  strinse vigorosa ed io le baciai il capo. Con i tacchi era solo qualche centimetro più bassa di me,così non dovetti abbassarmi per salutarla. << Guardati,la web cam non ti rende affatto giustizia. L’ho sempre detto io che saresti diventato un uomo bellissimo. Anche se questi capelli non ti donano per niente,fattelo dire >>
 
Risi e mi stropicciai la fronte << Lo so. Era per sistemarli un po’ >>
 
<< Sciocchezze. Tuo zio aveva gli stessi identici capelli,non c’era verso di sistemarli. Ma erano parte del suo fascino,così come i tuoi contribuiscono al tuo >> I suoi occhi brillavano mentre parlava di mio zio. In questo momento la invidiavo profondamente. Anche se suo marito era morto precocemente almeno aveva trascorso con lui degli anni stupendi. Mi chiedevo se anche io avrei avuto la fortuna di trascorrere il resto della mia vita con Bella,o sarei stato costretto a passarla da solo.
 
Come se mi avesse letto nel pensiero,mia zia mi sorrise triste e poi si scostò,permettendo a mio suocero di avvicinarsi.
 
<< Edward. Sei arrivato in ritardo >> mi salutò burbero. Ovviamente era colpa mia.
 
<< Lo so,mi rincresce. Signora Karry. James. Victoria >> dissi salutando gli altri. Mi risposero tutti con un cenno del capo,ad eccezione di Victoria,che faceva di tutto per ignorarmi. Come se mi importasse di rientrare nelle grazie di una vipera.
 
<< Sciocchezze >> rispose mia zia al commento del padre di Kate << è in perfetto orario,l’asta non inizierà che tra qualche minuto >>
 
Demetri Karry – mi domandavo poi perché avesse scelto un cognome così idiota. Non c’era un altro modo per adattare Karinov? – borbottò sottovoce e si girò a parlare con sua moglie Irina. Kate si allontanò con Victoria e James,per andare a guardare non so cosa.
 
Mia zia voltò il capo facendo ondeggiare i lunghi capelli rossi e mi afferrò per un braccio << Oh,ecco Alec e Heidi finalmente. Quella povera ragazza è stata male per tutto il tempo del volo,ci siamo pure dovuti fermare durante il tragitto in auto perché le veniva da vomitare >>
 
<< Hey ciao >> salutai quando raggiunsi entrambi. Alec mi rispose con  un “ciao cugino” mentre Heidi fece una smorfia << Come stai? >> le chiesi.
 
<< Come ti sembra che stia? Come se avessi buttato anche l’anima. Lo sapevo che non dovevo venire >>
 
<< Mi dispiace. Perché non vai in camera a riposarti un po’? >>
 
<< No no,ora passa. Dormirò un po’ durante l’asta. Che altro c’è da fare in fondo? >>
 
Risi d’accordo con lei e subito dopo arrivò  una donna ad informarci di prendere posto,perché l’asta sarebbe cominciata a breve.
 
Una volta dentro la sala, mi sedetti in una delle sedie marroni e mi guardai intorno. La stanza era ovviamente extralussuosa e molto spaziosa. Il soffitto era tempestato di piccole lampadine che illuminavano magistralmente la stanza e le pareti erano chiare ,di qualche tonalità più scura del giallo canarino. Di fronte ad ogni fila di sedie c’era una lungo tavolo con una tovaglia verde e alla fine della stanza c’era un piccolo palco con un tavolo ed una serie di sedie. Dietro,uno schermo gigante su cui vi sarebbero state proiettate le immagini degli oggetti da acquistare.
 
<< Perché proprio in una sala conferenza? >> sussurrai mentre il direttore dell’asta presentava il primo oggetto. Un grande quadro astratto di un tizio sconosciuto.
 
<< Era il luogo più adatto Edward >> sussurrò acida Kate,alla mia sinistra << Il ristorante lo stanno preparano per la cena >>
 
Roteai  gli occhi e con la coda dell’occhio vidi Tanya scimmiottare Kate. Alla sua destra Alec le diede una gomitata. << Piantala >> le intimò sottovoce.
 
Tanya sbuffò e si avvicinò al mio orecchio << Sei un santo,dimmelo se vuoi che la faccia fuori >>
 
Cercai di nascondere le risate dietro un colpo di tosse ,ma visto il modo in cui Jane si voltò a guardarmi non dovevo esserci riuscito granché.
 
 
 


Come dice mia sorella “ Io Kate l’avrei già picchiata “ . Come non essere d’accordo con lei. Come vedete,in questo capitolo abbiamo incontrato la famiglia di entrambi,con tanto di fidanzati/e mogli/mariti. Io personalmente amo Tanya e Jane.
 
Prima di passare ai commenti ( le risposte le inserirò domani,sorry ù.ù ) vi lascio il link al mio blog, qui potrete vedere –per chi non le avesse già viste – le foto della casa di Edward, il tragitto –reale – che fa da casa sua alla Libreria di Bella,  la foto della casa dei genitori di Bella – reale anch’essa. Si ,passo un mucchio di tempo su Google Maps - , e le immagini di Alec,Tanya,Jane,Elisabeth e Heidi. (queste ultime le aggiungerò massimo domani,mi fanno male gli occhi oggi v.v ).


Costance_fry :
Ti ringrazio molto,mi fa piacere sapere che la storia ti appassioni tanto e ancor più,che sono riuscita a far trasparire un po’ delle motivazioni che inducono Edward a comportarsi in questo modo. In questo e nel prossimo capitolo ci saranno ulteriori indizi,che sono sicura non mancherai di individuare ;) Ti ringrazio ancora per i complimenti e spero di rileggerti presto!
Antonya: I genitori di Bella e Rosalie hanno in comune l’affetto profondissimo che li lega a Bella,hai detto bene. Questo ovviamente li porta ad avere dei comportamenti un po’ invadenti ma non lo fanno con cattiveria,c’è da comprenderli poveretti =) Cosa accadrà quando si saprà tutto? Mmm vedremo. Sono sicura che non sarà ciò che ti aspetti! Grazie per i complimenti e spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto.
Samy90:  Non so perché – no non è vero,lo so xD – ma sono sicura che ciò che accadrà quando si saprà tutto ti sorprenderà. O magari no,vediamo se cambierai idea nel corso dei capitoli. Sono felice di aver trovato una persona che non considera Edward stronzo,come ho già detto a me fa una grandissima pena ,tradimento a parte.
Isabella_cullen : mmmm ti sbagli? Non so,forse si,forse no. Il comportamento di Edward non è proprio dei migliori ma ,ehy,nessuno è perfetto. Nemmeno lui.
_TattaFede_ : Charlie tutto sommato è innocuo, non è di lui che ti devi preoccupare! Per la storia delle due vittime e due carnefici …si,sono d’accordo con te,anche se … questo capitolo dovrebbe darti qualche risposta ;)
Essebi : Hai pienamente ragione,più i genitori insistono peggio è. Io per principio faccio l’opposto,figurati ù.ù Per quanto riguarda il coraggio – o mancato coraggio – di Edward ,ti dirò che le cose sono un tantino più complicate di così. E detto questo mi tappo la bocca!
Giova71 : Si,Alice ci sarà e per il momento della verità dovrai aspettare ancora un po’. A presto.
Giulia_cullen : Grazie per i complimenti,spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto ^^ a presto.
 
Grazie ancora a tutti voi,per leggere e commentare, a presto!
 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Roteai  gli occhi e con la coda dell’occhio vidi Tanya scimmiottare Kate. Alla sua destra Alec le diede una gomitata. << Piantala >> le intimò sottovoce.
 
Tanya sbuffò e si avvicinò al mio orecchio << Sei un santo,dimmelo se vuoi che la faccia fuori >>
 
Cercai di nascondere le risate dietro un colpo di tosse ,ma visto il modo in cui Jane si voltò a guardarmi non dovevo esserci riuscito granché. 



Capitolo cinque
 

 
 

 
 
Dopo due interminabili,noiosissime ore,l’asta finì,e finalmente ci alzammo per dirigerci al ristorante.
 
Kate si allontanò subito per parlare con Victoria,mentre Alec si fermò per aspettare Jane e Heidi.
 
<< Scusami un attimo Tanya >> dissi a mia cugina,ed aggirando le persone che avevo davanti raggiunsi mio padre. Richiamai la sua attenzione con un leggero colpo sulla spalla.
 
<< Alice mi ha mandato un messaggio >> gli dissi quando si voltò. << Lei e Garrett sono usciti una ventina di minuti fa dalla banca, saranno qui tra poco. >>
 
<< D’accordo,ci raggiungeranno direttamente al ristorante. >>
 
Annuii e digitai il messaggio sul mio telefono. Dopodiché lo riposi nella tasca interna della giacca.
 
Quando raggiungemmo il tavolo al quale avremmo cenato, per un attimo sperai che Kate si sedesse ovunque tranne che vicino a me. Ovviamente era un pensiero stupido e irrealizzabile. Quale spiegazione avremmo dato alle nostre famiglie? Così quando prendemmo posto al lungo tavolo rettangolare,Kate si posizionò alla mia sinistra,vicino a Victoria, mentre Tanya – benedetta ragazza – alla mia destra.
 
Come se si fossero messe d’accordo ,le nostre famiglie si spartirono i posti a tavola : i Karry alla mia sinistra ed i Cullen alla mia destra. Solo due posti erano rimasti vuoti, uno proprio di fronte a me e che sarebbe spettato ad Alice ed uno  alla destra del Signor Demetri Karry ,dove si sarebbe seduto Garrett.
 
Pochi minuti dopo aver preso posto a tavola, anche i due assenti si unirono a noi,e finalmente i camerieri si avvicinarono con le prime portate.
 
La cena iniziò e proseguì tranquillamente. Kate al mio fianco agiva come se gli eventi degli ultimi giorni non fossero mai successi. Con un sorriso stampato sul volto, chiacchierava amabilmente con la mia famiglia,versava il vino nel mio bicchiere ,mi indirizzava dolci sorrisi e di tanto in tanto sfiorava la mia gamba con la punta delle dita.
 
Cercavo di ignorare le sensazioni che queste sue attenzioni mi provocano,ma come potevo ora che ero in grado di rivederla? Ecco la donna di cui un tempo mi ero innamorata,ecco la donna con la quale avrei voluto passare il resto della mia vita.
 
Dov’eri andata? Avrei voluto chiederle.Perché mi hai abbandonato? Sei tornata per restare per sempre?
 
La guardai ancora, mi beai dei suoi sorrisi,della sua voce dolce e ,finalmente dopo tanto tempo ,priva di disprezzo e di rabbia. Cosa avevo fatto per trasformarla nella donna arrabbiata che era diventata? In cosa avevo sbagliato? Era così rilassata perché si trovava tra le persone che amava?
 
Per la prima volta dopo tanto tempo mi sentii in colpa. Per la prima volta da quando avevo iniziato la mia relazione con Bella mi sentii … male,per lei. Per Kate.
 
Forse avrei dovuto dire addio a Bella e concentrarmi solo sul mio matrimonio. Forse,se mi fossi impegnato,se avessi iniziato a corteggiarla come quando ci eravamo conosciuti … forse avrei potuto riparare il nostro matrimonio,e la splendida donna che ora sedeva al mio fianco sarebbe tornata a far parte della mia vita. Per sempre.
 
Mi persi nei miei pensieri,immaginando come sarebbe stata la mia vita senza Bella. Non sarebbe dovuto essere difficile,giusto? Ci conoscevamo da meno di un anno,non sarebbe dovute essere complicato continuare senza di lei,tornare da mia moglie,pensare alla mia famiglia.
 
E allora perché immaginarmi senza di lei,senza il suo sorriso,senza il suo tocco, non poter più assaggiare la sua pelle dorata che profumava come il cielo,che sapeva di paradiso,mi faceva stringere il cuore e venire le lacrime agli occhi? Perché?
 
L’idea di lasciare Bella mi sembrava inconcepibile. Perché costringermi a provare un dolore così grande? E perché poi non provavo lo stesso dolore all’idea di lasciare Kate?
 
<< Edward >> la voce morbida di Tanya mi riscosse dai miei pensieri e girai il viso verso di lei. La sua espressione preoccupata mi spiazzò.
 
<< E’ successo qualcosa? >> domandai sottovoce. La sua mano si strinse per un istante sul mio avambraccio.
 
<< Dovresti dirmelo tu. Sei pallido. >>
 
Sbattei le palpebre un paio di volte e scossi lentamente la testa << Sto bene >> sospirai. Tanya strinse le labbra e mi guardò poco convinta,ma prima che potesse dire qualcosa mio padre fece tintinnare il bicchiere richiamando la nostra attenzione.
 
Mi sistemai meglio sulla sedia e feci un respiro profondo,prima di far finta di seguire le sue parole. Un discorso su quanto bene andasse la Banca era l’unica cosa che mi andava di seguire in quel momento.
 
Mentre mio padre elogiava l’operato di Alice,James e Garrett, io mi concentrai sulla respirazione per cercare di calmare il battito del mio cuore. Diedi una rapida occhiata in giro per la tavola ed incontrai solo facce sorridenti e soddisfatte che guardavano in direzione di mio padre. Se qualcuno si era accorto del breve scambio fra me e Tanya ,non lo dava a vedere. Lei d’altra parte continuava a lanciarmi sguardi preoccupati. Feci finta di nulla.
 
Mentre il discorso volgeva al termine,io avevo già riguadagnato il mio contegno ,insieme al normale battito del mio cuore. Era stato profondamente stupido indugiare su certi pensieri durante una cena come questa.
 
Un breve applauso scoppiò intorno alla tavola ed io mi unii agli altri,lanciando un sorriso particolarmente orgoglioso a mia sorella.
 
<< Ancora complimenti ad i nostri Soci più giovani ed in gamba >> disse Demetri facendo con il calice un cenno nella loro direzione << senza il vostro operato la C&KB non avrebbe raggiunto questi livelli in così poco tempo. E credo di esprimere la speranza di tutto quando dico di non vedere l’ora che anche Edward si unisca a noi. Sono sicuro che,quale degno figlio di tuo padre,sarai un elemento importante all’interno della banca >>
 
Fissai Demetri sgomento mentre intorno a me scrosciavano nuovi applausi. Feci un sorriso tirato e ringraziai con un cenno del capo. Con la coda dell’occhio vidi Alice e Tanya guardarmi perplesse,mentre Kate sembrava profondamente soddisfatta.
 
 
 
 

§



 

<< E’ stata una splendida serata,vero? >> Disse allegra Kate una volta tornati a casa.
 
La fissai irritato << Mi spieghi perché tuo padre ha detto quelle cose? >>
 
<< Quali cose? >> chiese ingenuamente lei.
 
<< Lo sai quali! Perché diavolo ha detto che non vede l’ora di vedermi lavorare in banca? >>
 
Si accigliò << Beh,non è quello per cui stai studiando? Andare a prendere il tuo legittimo posto come socio della Banca? Perché tante storie? >>
 
<< Perché >> Dissi sempre più irritato << Nessuno,e dico nessuno ,nella mia famiglia sapeva che avevo ripreso a seguire alcune classi,né tantomeno che avrei,ipoteticamente,iniziato a lavorare in banca. L’uscita di tuo padre è stata assolutamente fuori luogo >>
 
<< Mio padre non ha fatto nulla di sbagliato,se tu non hai detto nulla alla tua famiglia non è colpa sua! >>
 
<< Se tu avessi tenuto il becco chiuso non ci sarebbero stati problemi! >> urlai.
 
<< Non ti permettere di urlare con me Edward,non ti permettere >> minacciò gelida.
 
Sbuffai ironico << Altrimenti? Perché diavolo non riesci mai a tenere la bocca chiusa Kate? Perché diavolo devi sempre spifferare i cazzi miei a destra e a manca? >>
 
<< La mia famiglia Edward,ho parlato solo con la mia famiglia. E sono anche affari miei,tutto ciò che ti riguarda è anche affar mio >>
 
Scossi la testa incredulo e la sorpassai andando in cucina ,troppo arrabbiato anche solo per rispondere.
 
<< Scappi Edward,davvero? Ma perché mi sorprendo,infondo,non è quello che ti riesce meglio scappare dai tuoi problemi? >>
 
Mi girai di scatto e le andai incontro puntandole un dito contro << Non ti permettere >> Dissi con la voce traboccante d’ira << Non ti permettere di dire un’altra cosa del genere Kate,o giuro su Dio che te ne faccio pentire >>
 
Mi sorrise sarcastica << Dovresti prima trovare un paio di palle per fare una cosa del genere >>
 
Gettai il braccio indietro e lo ributtai in avanti per darle uno schiaffo. Mi fermai  poco prima di toccarle la guancia e arricciai le dita,prima di stringerle in un pugno e lasciar cadere il braccio.
 
 Strinsi i denti e respirai a fondo dalle narici. Provai a tenere a freno la rabbia ma questa rifiutava di lasciarsi imbrigliare,scalciava a scalpitava per trovare il suo sfogo. Il petto mi bruciava,le mani mi tremavano.
 
Kate continuava a fissarmi con gli occhi sbarrati,consapevole di quanto fossi stato vicino a colpirla. Prima di fare qualcosa di cui poi mi sarei pentito, qualcosa che non rispecchiava affatto ciò che ero,scattai di lato e raggiunsi l’ingresso. Mi sbattei la porta alle spalle e mi fermai qualche istante sotto il portico per respirare a pieni polmoni.
 
L’aria salmastra ebbe un effetto calmante sui miei nervi e leggermente più calmo,mi diressi lentamente verso la macchina. Misi in moto ed uscii dal vialetto.
 
Quando uscii da Coronado mi resi conto che avevo imboccato la strada che mi avrebbe portato a casa di Bella. Controllai l’orario,era mezzanotte passata. Non potevo andare da lei,Domenica sarebbe dovuta andare dai suoi genitori e sicuramente oggi aveva lavorato tutto il giorno.
 
Non potevo andare da lei,non potevo svegliarla. Era tardi,non potevo andare da lei.
 
Feci inversione di marcia ed imboccai l’autostrada per andare a casa di Alice.
 
Non potevo andare da lei,volevo ma non potevo. Oggi che avremmo potuto passare la notte insieme non potevo andare da lei. Cosa le avrei detto poi?
 
Spinsi maggiormente sull’acceleratore e lasciai che le lacrime scorressero sulle mie guance,perché ero troppo incasinato per poter andare nell’unico posto in cui avrei voluto essere,perché ero troppo stronzo per poter stare con l’unica persona di cui avevo realmente bisogno.
 
 
 
 
 Capitolo corto,cortissimo. Lo so,mi dispiace e mi scuso. Prometto che il prossimo sarà più lungo u.u 
 
Giusto per fare un chiarimento, la cena si è svolta di Sabato mentre Bella è andata a pranzo dai suoi di Domenica. Quindi questi ultimi due capitoli si collocano temporalmente prima del terzo.
 
Altra cosa. Qualche rigo più su Edward stava per fare qualcosa che nessun’uomo dovrebbe mai fare,colpire una donna. Non dovrebbe nemmeno arrivarci vicino,si tratta di un’azione vile e che non merita nessuna scusante. Spero di non aver offeso nessuno.
 
Prima di passare alle recensioni permettetemi di fare un po’ di pubblicità ^^Innanzitutto il sito http://fanwriter.altervista.org    fateci un salto. Poi il contest indetto da Keska e Indecentstar (la traduttrice di Indecent Affairs,per intenderci ) e di cui potete trovare il bando qui.
 
 
Vanderbit: non troverai le tue risposte qui,solamente un altro assaggio della personalità di Kate. Vedremo quando Edward deciderà farla finita. Ci sono alcuni capitoli più avanti che non vedo l’ora di scrivere ;)

Sha_Cullen: Felicissima di vedere un nuovo acquisto,sono contenta che la storia ti piaccia ^^ Ma andiamo per gradi. Sono sicura che la reazione di Bella spiazzerà tutti,non so ancora però se in positivo o in negativo. Temo che la sua reazione farà incavolare un po’ di persone… vedremo. Per quel che riguarda Edward,non mi sento di giustificare il suo comportamento in toto,però,come detto già in precedenza, le sue stesse bugie l’hanno messo in una posizione un po’ scomoda,in cui qualunque sarà la sua decisione (dire o meno la verità) rischia di perdere tutto,Bella compresa. Anzi,direi che l’unica cosa che ha paura di perdere e proprio Bella,per questo temporeggia,rimandando soltanto l’inevitabile. Per finire, Rosalie non avrebbe potuto smascherare Edward alla cena perché lei lo conosce già da sei mesi,cioè da quanto lui ha iniziato a vedere Bella in libreria. Quella sera è avvenuta solo la presentazione ufficiale. Nulla di più. Grazie ancora per i complimenti e spero di rileggerti ancora ^^
 
Essebi: Immagino che qui Kate non abbia guadagnato molti punti in simpatia,giusto? Devo ammettere che ho riso mentre scrivevo dei capelli di Edward,io però fossi stata al suo posto non mi sarei mai conciata in quel modo!
Spero che questo capitolo,nonostante sia solo di transizione,ti sia piaciuto. A presto.
 
Samy90: “Dopotutto, essendoci di mezzo anche una società di proprietà di entrambe le famiglie, le cose si complicano..la collaborazione continuerebbe se loro divorziassero?è una cosa che si chiede pure Edward. Lo scopriremo insieme più avanti. Alice sarà piuttosto utile in merito.
 
Lullaby89: Sono felicissima che ti sia fermata a commentare,la cosa non può che farmi un immenso piacere ^^ devo ammettere che il trio Tanya-Jane-Heidi mi piace molto ,sto pensando di dar loro un po’ più di spazio nella storia,ma abitano dall’altra parte del paese e non è semplicissimo. Spero che continuerai a seguirmi,a presto.
 
KatyCullen: sono felice che ti piaccia,spero che continuerai a leggerla.
 
Giulia_Cullen , giova71: uniti nell’odiare Kate xD Grazie per i commenti e spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto!
 
_TattaFede_: Tanya l’adoro pure io,per una volta ho voluto farle fare la parte della brava ragazza xD sta sempre tra le scatole,almeno questa volta ha un marito come si deve! Grazie per i complimenti e spero che anche questo capitolo sia stato di tuo gradimento,a presto! 

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Capitolo 7
*** capitolo 6 ***


Capitolo sei

 
 
 
EPOV
 
 
Domenica passò senza che succedesse nulla di rilevante.
 
Quando Alice mi vide davanti la sua porta non fece domande. Si spostò di lato per farmi entrare e mi accompagnò nella camera degli ospiti,mi diede un bacio sulla guancia e tornò a dormire.
 
Quella stessa mattina,a colazione, si comportò come se la mia presenza lì non fosse nulla di eccezionale,come se fosse normale per me presentarmi a casa sua nel cuore della notte e passare il resto della giornata con lei. Questo mi ricordò il nostro tempo da ragazzi quando,prima ancora del college , vivevamo insieme.
 
Mi mancava quel periodo. Le giornate passate a parlare,le passeggiate,le uscite al cinema,o semplicemente trascorse in silenzio con solo un po’ di musica in sottofondo.
 
Non che fossimo dei santi. Avevamo avuto la nostra buona dose di litigate,ma prima che lei partisse per il college eravamo riusciti a trovare il nostro equilibrio,eravamo abbastanza grandi da non litigare più per ogni sciocchezza,e abbastanza maturi – per quanto possa essere maturo un ragazzino di quindici anni – per parlare senza dare in escandescenza per motivi sciocchi.
 
Ricordo che quando Alice partì mi sentii profondamente solo. Avevo la mia cerchia di amici,ma perdere da un giorno all’altro la mia sorellona,la mia migliora amica, era stato un brutto colpo . Costituivamo un fronte unito nelle discussioni con i nostri genitori,e ritrovarmi di colpo da solo,senza nessuno che coprisse i miei pasticci,era stato davvero terrificante in un primo momento.
 
Dopo un po’ capii che nonostante la lontananza non avevo perso affatto mia sorella,che anzi mi stava vicina più di prima e che era sempre pronta ad aiutarmi se avessi avuto bisogno di lei.
 
Lei per me c’era sempre stata e,il mio cuore sembrò quasi gonfiarsi al pensiero,ci sarebbe stata anche ora,anche se non le dicevo tutto,anche se non mi confidavo,lei c’era. E ci sarebbe stata sempre.
 
Quando finimmo di fare colazione ci spostammo nel soggiorno, e in memoria dei bei vecchi tempi iniziammo una maratona di Star Wars ,la saga migliore di sempre a mio avviso,mangiando panini al burro d’arachidi e gelatina,perché si vive una volta sola e grasso è bello, mi disse Alice quando le feci notare il mastodontico apporto calorico di quel misero spuntino.
 
Mi dichiarai d’accordo con lei. Quale persona sana di mente rinuncerebbe ad un panino al burro d’arachidi? Di certo non io.
 
Di sera fui costretto a tornare a casa. Il mio buon senso mi costrinse a tornare a casa.
 
Non vidi la macchina di Kate nel garage,così entrai in casa tranquillo. Non ero in vena di parlare e la cosa migliore era mantenere le distanze per un po’.
 
Andai a fare una doccia e mi andai a sistemare nella camera degli ospiti per la notte. Poco prima di addormentarmi afferrai il cellulare e composi un messaggio.
 
Mi sei mancata in questi giorni. Ci vediamo domani? E
 
Poggiai il Blackberry sullo stomaco ed attesi continuando a fissare lo schermo. Due minuti dopo arrivò il suono che mi avvisava che mi era arrivato un nuovo sms. Sorrisi e lo aprì.
 
Alle 17.00 in Libreria? Mi sei mancato anche tu. B xox
 
Perfetto! Ti amo. E  xxx
 
Ti amo anche io. A domani. B
 
A domani amore mio. Sogni d’oro. E
 
Sospirai contento e poggiai il telefono sul comodino.
 
Domani avrei visto la mia Bella.
 
Mi addormentai con un sorriso sulle labbra.
 
 
 

§

 

 
Lunedì aspettai con impazienza che si facessero le cinque.
 
A scuola ero stato straordinariamente distratto,ma ero sicuro che ai miei alunni la cosa non era dispiaciuta più di tanto. Vi avevano guadagnato meno compiti per casa ed un compito in classe rimandato. Come dicevo,una fantastica giornata per loro.
 
Quando suonò la campanella che segnava la fine della giornata quasi corsi fuori dall’edificio, ed una volta a casa mi preparai con cura – ma in fretta – per andare da Bella.
 
Non mi preoccupai nemmeno di Kate. Non ci parlavamo da Sabato sera e per quel che ne sapeva,stavo andando ad una lezione al college.
 
Arrivai alla Libreria con venti minuti d’anticipo.
 
Incapace di trattenermi ulteriormente,mi fiondai fuori dalla macchina e attraversai le porte d’ingresso a velocità disumana – investendo anche un gruppetto di ragazze che uscivano proprio in quel momento e che mi guardarono irritate -  ed iniziai a cercarla immediatamente con lo sguardo.
 
Il mio cuore parve individuarla prima di me,perché iniziò ad aumentare il proprio battito pochi istanti prima che i miei occhi si posassero sulla sua figura.
 
Come le molte altre volte in cui mi era capitato di vederla a lavoro, Bella stava in piedi vicino ad una delle tante librerie che ricoprivano le pareti del negozio,intenta ad aiutare un suo cliente.
 
Lei forse non se ne rendeva conto,ma quando parlava,aiutava,consigliava la gente, il suo viso pareva illuminarsi. La sua espressione sempre gentile,il sorriso sempre presente,inducevano le persone ad essere a loro volta gentili e sorridenti. Come se non potessero non essere allegri in sua presenza.
 
Era lo stesso effetto che aveva su di me. Quando stavo con lei,era come se la sua allegria mi circondasse e ricoprisse con il suo manto,scacciando via ogni brutto pensiero,ogni sensazione negativa. Stare in sua presenza mi faceva stare bene,mi faceva sentire felice.
Continuai a guardarla in disparte,cercando di frenare l’impulso di correre da lei e stringerla fra le mie braccia,affondare il viso nella piega morbida del suo collo e immergermi nel profumo esotico della sua pelle ambrata.
 
Ero così concentrato sulla sua figura, che non mi accorsi di Rosalie-regina-dei-ghiacci ferma a pochi passi da me. Così,quando sentii la sua voce sobbalzai per la sorpresa.
 
<< Non mi piaci,non mi sei mai piaciuto. >> Sibilò gelida << Con il tuo bel visino sempre sbarbato,i capelli disordinati come se fossi appena sceso dal letto,i tuoi modi gentili… sei troppo perfetto. Troppo perfettamente falso. E con il rischio di scadere in un cliché vecchio quanto il mondo … se osi farle del male ti stacco le palle e te le faccio ingoiare. Capito? >>
 
Repressi l’impulso di portare una mano al cavallo per proteggere i miei ragazzi, e mi voltai a guardarla. Non mi aveva mai guardato durante la sua filippica,e anche ora continuava a mantenere gli occhi lontani dal mio viso,ma anche così potevo vedere i suoi lineamenti contratti.
 
Le sue parole mi avevano irritato. Troppo perfettamente falso? Non erano falsi i miei sentimenti per Bella,non era falsa la mia gentilezza,non erano false le mie attenzioni per lei.
 
Sì,le avevo detto che ero single quando invece non lo ero. Avevo omesso – non mentito,omesso – alcune informazioni sulla mia famiglia,ma per il resto ero stata la persona più sincera su questo pianeta. Chi era lei per dirmi che ero troppo perfettamente falso? Cosa ne sapeva lei?
 
Mi morsi la lingua per evitare di perdere le staffe e mi voltai per tornare a guardare Bella.
 
<< Cristallina >> mormorai a denti stretti.
 
Con la coda dell’occhio la vidi lanciarmi un’occhiataccia e poi se ne andò via senza aggiungere altro.
 
Azzardai un rapido sguardo nella sua direzione e rilassai le spalle quando la vidi conversare amabilmente con alcuni clienti.
 
Allora sa sorridere. Sorpresa sorpresa.
 
<< Ehy >> sentii sussurrare vicino al mio orecchio. L’alito caldo mi accarezzò il lobo,mentre il profumo che era inconfondibilmente quello di Bella mi solleticò le narici. Sorrisi mentre mi voltavo. Quando incontrai i suoi occhi, sorrideva.
 
<< Ciao >> sussurrai indietro,continuando a sorridere. Lei si alzò in punta di piedi e mi diede un bacio casto sulle labbra. Le poggiai le mani sui fianchi morbidi e me la strinsi brevemente al petto,sentendo con chiarezza i suoi seni tondi premermi contro il torace. Prima di ritrovarmi con un …problema imbarazzante,mi allontanai da lei quel tanto che bastava per guardarla negli occhi.
 
<< Come stai? >>
 
Lei si strinse nelle spalle << Tutto okay >> lisciò le pieghe della mia camicia con la punta della dita e mi sorrise << tu? >>
 
Sollevai un spalla << Bene. Meglio ora che sono con te >> le diedi una piccola stretta con le dita sui fianchi e lei si agitò sul posto,ridendo.
 
<< Smettila! >> risi quando cercò invano di divincolarsi dalla mia stretta. Le circondai la vita con le braccia e le dieci un bacio sulla tempia.
 
<< Sei mia. Smettila di lottare >> la sentii sbuffare.
 
<< E tu smettila di farmi il solletico,è poco professionale >>
 
<< Ah,sì? >> mossi le dita veloci sui fianchi e lei iniziò subito a contorcersi e a sbuffare per trattenere le risate. Ad un certo punto sentii la sua mano infilarsi sotto la mia camicia e poi  un lieve strappo all’altezza dell’ombelico. Mi ritrassi di scatto.
 
<< Ahi! >> mi lamentai, strofinando la pelle da sopra la camicia. Lei alzò una mano e sorrise trionfante,mostrandomi un paio di peli scuri.
 
<< Quante storie che fai. Milioni di donne si fanno la ceretta ogni giorno e non fanno certo come te. >>
 
<< Masochiste dico >>
 
Alzò gli occhi al cielo << Ora sai cosa succederà se mi farai ancora il solletico. Uomo avvisato… >>
 
<< Mezzo depilato. E tu non mi hai avvisato,hai agito direttamente. Dovrò chiamare l’OUDUCRS,azioni del genere non possono restare impunite >> dissi fintamente serio.
 
Bella fece un suono a metà tra uno sbuffo ed una risata. Incrociò le braccia al petto e mi  guardò,cercando di trattenere il sorriso << E cosa sarebbe l’U… >>
 
<< Organizzazione Umanitaria a Difesa Degli Uomini Contro le Ragazze Sadiche. Sai,per chi come te va in giro a strappare i peli ai poveri ragazzi innocenti >> Scossi la testa con una smorfia << Ci sono migliaia di vittime al giorno,è inammissibile … >>
 
Incapace di trattenersi ancora,Bella scoppiò a ridere. << Te le sogni la notte queste cose? >>
 
<< No. La notte sogno te >>
 
Lei roteò gli occhi,ma vidi chiaramente le sue guance imporporarsi << Adulatore >>
 
Sorrisi in risposta e guardai l’orario. 16.57 << Hai quasi finito,giusto? >>
 
<< Sì >> rispose guardandosi brevemente intorno,prima di riportare i suoi occhi nei miei << Ma non mi va di stare fino alla chiusura,chiederò a Rose se può finire lei oggi >>
 
Forse non era una buona idea …
 
<< Bella >> la chiamai,prima che potesse andare via << Non importa,posso aspettare. >>
 
<< Io no >> disse semplicemente << Non ci vediamo da Venerdì e voglio stare sola con te. >> arrossì ed io non riuscii a trattenere un sorriso compiaciuto << E comunque mi deve un favore,quindi è tutto okay. >> scrollò le spalle << Torno subito,aspetta qui >>
 
Come se volessi essere altrove.  
 
Annuii in risposta e la vidi scivolare agile tra le persone prima di arrivare da Rosalie-cuore-di-ghiaccio e parlare con lei.
 
Roseice– non male,anche se dovevo trovare qualcosa di più adatto … sperando che non mi sfuggisse mai di fronte a Bella,sarei stato in guai grossi – mi lanciò un’occhiata ma continuò a sorridere in direzione di Bella. La vidi annuire e poi scambiarsi un bacio,quindi non doveva essere andate male.
 
Bella mi raggiunse poco dopo,con borsa e giacca tra le braccia. Senza pensarci allungai le mani per prendere qualcosa ma lei si scostò e fece una smorfia buffa << Si vede che frequenti ancora il liceo,non ho bisogno che mi porti la borsa sino in macchina >>
 
Le aprii la porta e la feci uscire prima di me << Questione di abitudine credo. L’ho fatto senza pensarci e,non per smontarti,ma non si usa più portare i libri di una ragazza tra una lezione e l’altra >>
 
<< Generazioni bruciate >> scherzò lei << ormai i ragazzi d’oggi non sanno più cos’è la cavalleria >>
 
Risi mentre camminavamo verso l’auto e quando le aprii la portiera  lei mi ringraziò con un piccolo inchino << La ringrazio monsieur >>
 
<< Il mio piacere madame >> Richiusi la portiera e feci il giro della macchina.
 
<< Il massimo della cavalleria è aspettare il secondo appuntamento per il primo bacio >> Le dissi mentre mettevo in moto << ed anche questo è dubbio. Mi dispiace distruggere i tuoi sogni romantici,ma ormai tutto il periodo del corteggiamento è totalmente fuori moda. Sono per lo più le ragazze ora a fare la prima mossa. Dovresti sentirti fortunata >> le dissi ammiccando << hai l’unico esemplare di homo cavallerescus tutto per te. >>
 
Scoppiò a ridere << Alla faccia della modestia >>
 
<< Non è modestia,è la verità >> scherzai.
 
Per tutta risposta Bella mi diede un pizzicotto sul fianco << Continua a guidare homo scemus >> disse ignorando il mio lamento << prima che il tuo nome spunti tra la lista delle specie estinte. >>
 
Decisi di seguire il suo consiglio barra avvertimento barra minaccia e rimansi in silenzio.
 
Sai com’è,ci tenevo a non estinguermi.
 
 
 

§

 
Dopo che arrivammo a casa di Bella e lei si fu cambiata,decidemmo di andare a mangiare un panino in uno dei chioschetti in riva al mare.
 
Ricordo che durante i primi appuntamenti,quando decidevo di portarla a cena da qualche parte,lei insisteva sempre per qualcosa di semplice : una pizzeria,il ristorante cinese,il chioschetto degli hot dog.
 
Avevo pensato che fosse soltanto una questione di timidezza,che la imbarazzasse il fatto che fossi io a pagare per lei e non volesse farmi spendere molto. Conoscendola meglio invece,mi resi conto che il fattore economico non c’entrava.
 
Bella era una persone semplice che amava le cose semplici,così una cena informale o un panino al volo erano tra le cose che più preferiva.
 
Certo,amava anche essere coccolata. Per questo una volta al mese andavamo a cena in un ristorantino a cinque stelle,uno di quelli per cui è necessario prenotare con settimane di anticipo,quelli in cui l’abito da sera è d’obbligo,quelli in cui ci sono diecimila posate per mangiare portate da anoressici.
 
Anche le ragazze semplici amano essere trattate da principesse di tanto in tanto. Bella non faceva eccezione,ed io ero felice di darle tutto ciò che desiderava,di trattarla come una regina e farla sentire speciale.
 
Visto che al momento non potevo darle tutto me stesso,mi sforzavo almeno di farla stare bene,di dimostrarle costantemente il mio amore,per far sì che non ne dubitasse mai.
 
O così almeno speravo.
 
Mangiammo il panino appoggiati al cofano della macchina,ridendo quando mi schizzai con la Coca nel tentativo di aprirla,e  quando Bella,tremando per le troppe risate,si sporcò i pantaloni con la mostarda.
 
Parlammo del nostro fine settimana. Io le dissi che l’avevo passato interamente con Alice – mezza verità – e che mi era mancata ogni singolo istante – assoluta verità -. Lei mi diede un bacio,con le labbra che sapevano di prosciutto e mostarda,e mi raccontò del lavoro,della chiacchierata con Icelie – sto migliorando – e dei suoi genitori,che volevano incontrarmi e non la smettevano di stressarla a riguardo.
 
Le diedi un bacio per consolarla e senza pensarci le dissi che li avrei incontrati quando voleva.
 
Non avevo nemmeno iniziato a prendermi mentalmente a calci che lei mi rassicurò,dicendo che non gliel’avrebbe data vita tanto facilmente e che avremmo aspettato ancora un paio di settimane.
 
Rilassai le spalle ed annuii.
 
Un paio di settimane erano un ottimo margine di tempo.
 
Un paio di settimane  erano sufficienti per cambiare un mondo.
 
Ci poteva stare.
 
Mi chiesi poi se sarebbe stato semplice trovare un giubbotto antiproiettile,lei rise e mi diede una spinta con la spalla.
 
Risi con lei,ma stavo scherzando solo a metà. Forse un giubbotto antiproiettile mi sarebbe davvero servito.
 
Chissà se potevo metterlo sotto la camicia …
 
 
 

§

 
Quando finimmo di mangiare andammo a vedere Alice in Wonderland al Cinema under the Stars,sulla 4040 Goldfinch Street. Un bel viaggetto che personalmente avrei evitato.
 
 Il film non mi piacque,il 3D mi diede fastidio agli occhi e continuai per tutta la durata del film a togliere e mettere gli occhiali, con il risultato di guardare un film sostanzialmente sfocato per tutto il primo tempo… dopo la pausa preferii dirottare la mia attenzione sulla mia  accompagnatrice,in 4D,morbida,profumata e bellissima.
 
Ventisette dollari spesi bene,tutto sommato.
 
Quando arrivammo sotto casa,spensi il motore e mi sporsi verso di lei per baciarla.
 
Fu Bella ad interrompere per prima il bacio,ma rimase comunque vicina,con la punta del naso che sfiorava il mio ed il respiro caldo che mi solleticava le labbra.
 
<< Sali? >> domandò piano.
 
Annuii fissandole prima le labbra piene,poi gli occhi lucidi. Non riuscivo a pensare in maniera lucida con lei così vicina,con quel suo profumo così inebriante …
 
<< Ti va … ti va di restare? Per la notte dico. >> La guardai attentamente negli occhi per qualche istante,poi  di nuovo le labbra,ora incastrate fra i denti. Era nervosa?
 
Certo che lo è idiota,mi ammonì mentalmente, ha paura del tuo rifiuto. Dell’ennesimo rifiuto.
 
No. Non volevo che fosse così,non volevo che il chiedermi di restare con lei la facesse sentire a disagio. Non era giusto,non dopo sei mesi di relazione,non … non era giusto e basta. Era sbagliato,tremendamente sbagliato.
 
Sollevai una mano e gliela posai sulla guancia. Lei vi si appoggiò contro e con il pollice le accarezzai lentamente lo zigomo.
 
<< Sì >> sussurrai. I suoi occhi si illuminarono e le sue labbra le si distesero formando un piccolo sorriso.
 
Ero felice e triste al tempo stesso. Che mostro ero stato? Bastava così poco per farla contenta …
 
Mi chinai su di lei e le baciai dolcemente le labbra,promettendo mentalmente che mi sarei comportato meglio d’ora in avanti.
 
 
 
 
BPOV
 
 
Mi svegliai di soprassalto,con il cuore a mille ed il collo appiccicaticcio per il sudore.
 
Sospirai e mi passai le dita sulla fronte e poi giù fino alle tempie,massaggiandole. Con gli occhi chiusi cercai di regolarizzare il respiro ed il battito del cuore.
 
Perché?
 
Non ti amo. Non ti ho mai amata.
 
No… ti prego,Edward …
 
E’ finita Bella. E’ finita.
 
Aprii gli occhi di scatto,fissandoli sul soffitto buio.
 
Mi mossi un po’ sotto il lenzuolo,senza staccare gli occhi dal lampadario per paura di trovare accanto a me il vuoto. La conferma del mio incubo.
 
Perché era solo un incubo,giusto?
 
Edward era con me,non se n’era andato. Edward mi amava.
 
Mi amava. Mi ama?
 
Con le mani che tremavano leggermente ,afferrai il bordo del lenzuolo e mi coprii fin sotto il mento,come se fosse uno scudo. Come se potesse proteggermi da ciò che si nascondeva nel buio. Era una cosa che facevo sempre da bambina,e che tutt’ora continuavo a fare dopo un incubo,quando mi sentivo troppo vulnerabile per pensare con lucidità.
 
Quando il cuore smise di martellare nel petto,azzardai un’occhiata alla mia destra.
 
Le tende della finestra erano serrate,in modo da non far passare la luce del Sole al mattino. In questo modo però,nemmeno il chiarore della Luna entrava a rischiarare la stanza,così  l’unica cosa che vidi fu una grande ombra scura.
 
Un ombra scura,non il vuoto.
 
Edward era rimasto.
 
Mi sentii immediatamente sollevata. Con l’incubo ormai un lontano e ricordo,strisciai al suo fianco e mi accoccolai contro il suo corpo,sospirando soddisfatta.
 
Dopo qualche istante lo sentii muovere,e le sue braccia calde e sicure mi strinsero a sé.
 
<< Sei qui >> sussurrai contro il suo petto.
 
Lo sentii sospirare e poi le sue labbra si poggiarono contro i miei capelli.
 
<< Sono qui >> disse piano.
 
Chiusi gli occhi e annuii contenta.
 
Stretta nel suo caldo abbraccio sicuro,mi addormentai. Dimenticando anche il perché mi fossi svegliata tanto agitata.
 
 
 
 
 
Salve lettori… se ci siete ancora.
Se avete letto il mio blog avrete sicuramente visto uno dei motivi per cui ho aggiornato così tardi. Non mi dilungherò anche sugli altri – motivi personali che sono sicura non vi interessino - ,ma che sono arrivata vicinissima a cancellare tutto sì.
Certe volte quando rileggo o scrivo penso ‘ma che cavolate sono? Cos’è questa schifezza?’ e mi faccio prendere dallo sconforto.
Non ho fatto sciocchezze solo perché mi sono fermata a riflettere e mi sono data tempo per calmarmi e riscrivere tutto. Oltre al fatto che non mi sembrava giusto nei confronti di chi ancora mi segue eliminare la storia.
 
Non sono una brava scrittrice,non sono una scrittrice veloce. Scrivo spesso cose banali,campate per aria,orribili,per questo ci metto tantissimo tempo per pubblicare. Perché scrivo,leggo,riscrivo,cerco di fare del mio meglio per non farvi leggere cose troppo orribili.
So che è noioso e seccante aspettare,ma non lo faccio per cattiveria, lo faccio perché ci tengo a fare un buon lavoro,anche se delle volte non ci riesco.
 
Quindi mi scuso ancora per la lunga attesa,spero che questo capitolo ne sia valso la pena.
 
A proposito del capitolo,sarebbe dovuto essere più lungo,ma ho deciso di fermarmi qui. Il prossimo dovrebbe essere molto più corto – per qui dovrebbe arrivare in tempi brevi – ed ho voluto separarlo da questo per farvi concentrare su un fatto alla volta ,per permettervi di gustarvi il tutto prima che si scateni la tempesta.
 
Nella pagina del mio profilo potete trovare i link a twitter, al blog e al sito.
 
Ho risposto alle recensioni usando il nuovo form … le avete lette?
 
Bene,concludo qui questa nota infinita.
 
Ringrazio tutti voi per la pazienza e spero di leggere ancora i vostri commenti.
 
A presto.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Capitolo sette

 
 
 
 

Questo capitolo inizia là dove finisce il precedente.
Buona lettura.

 

 

 
BPOV


 
Quando aprii gli occhi,non riuscii subito a capire cosa mi avesse svegliata.
 
La stanza era ancora buia e oltre la porta della camera non avvertivo alcun rumore,segno che Rosalie non si era ancora svegliata. O era già uscita.
 
Diedi un’occhiata all’orologio digitale sul comodino. 6.58
 
No,sicuramente non si era ancora alzata.
 
Cosa ci facevo sveglia allora? Era troppo presto per andare a lavoro … e comunque oggi non dovevo nemmeno andarci a lavoro,ricordai improvvisamente,mi sostituiva Rose. I vantaggi di essere i capi di sé stessi,eh?
 
Sospirai e richiusi gli occhi. Perché poi avevo preso la giornata libera?
 
Santo cielo,ero dannatamente lenta la mattina. Che poi diamine,non erano nemmeno le sette,perché sarei dovuta essere lucida a quest’ora?
 
Dannazione,ho bisogno di una tazza di caffè.
 
Oh,a me nemmeno piace il caffè.
 
<< Buon giorno >> sentii alitare sul collo. Aprii gli occhi e le labbra mi si distesero in un sorriso. Due braccia calde mi strinsero ed io le lasciai fare,spingendomi ulteriormente contro il suo petto.
 
<< ‘giorno >> sussurrai. Voltai lentamente la testa ed incontrai due occhi verdi e vispi,nonostante l’ora mattiniera.
 
Edward si chinò e mi baciò uno zigomo,poi all’angolo dell’occhio,su fino alla fronte e poi di nuovo giù sul naso,labbro superiore,labbro inferiore e poi,finalmente,la pelle morbida delle sue labbra fu a contatto con la mia.
 
In quel bacio, lento e delicato, c’era tutta la gioia di risvegliarsi insieme,finalmente l’uno nelle braccia dell’altro. Era un buongiorno sussurrato,era la promessa di altri dolci risvegli. Era una dichiarazione d’amore,era un “sono felice”,era un “mi fai felice”.
 
Ci separammo con un sospiro ed Edward poggiò la fronte contro la mia,accarezzandomi il naso con la punta del suo. Si teneva sollevato poggiandosi su un gomito,le mani posate leggere sui miei fianchi,mentre le mie erano sulla sua nuca,che giocavano con i suoi capelli.
 
<< Non sai quanto ho sognato questo … >> disse piano,accarezzandomi con le labbra la guancia << risvegliarmi con te fra le mie braccia,baciarti per prima cosa al mattino … >>
 
Feci scivolare le mani sulle sue braccia e poi gliele allacciai dietro la schiena. Mi allungai per baciarlo sul collo << Anche io. Ora siamo qui. Sei qui. È tutto ciò che conta >>
 
Si sollevò e mi guardò brevemente,mordendosi una guancia. Gli sorrisi ed il suo viso s’illuminò. Si chinò e sfregò il naso contro il mio. Ridacchiai.
 
<< Sai che così lo faceva sempre mio padre? >>
 
Edward si allontanò con una smorfia e si lasciò cadere sul letto << Grazie,è un ottimo modo per rovinare un buon momento >>
 
<< Dai! >> risi dandogli uno schiaffo sul petto. Lui mi afferrò la mano e la baciò.
 
<< Ti amo,davvero. Ma potresti evitare di parlare di tuo padre quando siamo a letto? >>
 
Mi sollevai sul gomito e gli baciai una spalla << Va bene. Era solo una cosa che mi era venuta in mente >>
 
Lui mi guardò facendo un mezzo sorriso << Spero di non fare altro che te lo faccia ricordare. E comunque era un bacio all’eschimese .>>
 
<< Mhmm >> mormorai sfiorando il naso sulla sua guancia. Profumava di menta ,di caldo,di buono. << e quali altri tipi di baci ci sarebbero? >>
 
<< Beh … >> mi strinse i fianchi e abbassò il viso << c’è il bacio sul collo… >> sussurrò. Mi diede un piccolo bacio sotto l’orecchio ed una serie di brividi mi percorsero la schiena.
 
<< Poi c’è il bacio sul seno … >> disse roco. Lo guardai abbassare il viso e lasciare un piccolo bacio sul capezzolo. Mi lasciai sfuggire un gemito,chiudendo gli occhi. Sentii la punta della sua lingua accarezzarmi il capezzolo ed ansimai,stringendo le mani contro i suoi capelli.
 
Si ritrasse all’improvviso ed aprii gli occhi,guardandolo contrariata. Lui sogghignò e strofinò la guancia contro la mia.
 
<< C’è il bacio della farfalla … >> spazzolò le mia ciglia con le sue,facendomi il solletico. Risi leggermente.
 
<< Il bacio affettuoso >> continuò,e mi diede un bacio sulla guancia.
 
Sorrisi e mi sporsi velocemente verso di lui per ricambiare. Rise piano e poi strinse le braccia intorno ai miei fianchi,avvicinandomi al suo petto.
 
<< Poi c’è il bacio alla francese … >> alitò. Senza staccare gli occhi dai miei si avvicinò e mi baciò. Chiuse gli occhi e poco dopo sentii la punta della sua lingua chiedermi di dischiudere le labbra. Stavo quasi per farlo,quando improvvisamente sgranai gli occhi e mi allontanai di scatto.
 
Edward mi fissò sconvolto. << Che succede? >>
 
Scossi la testa e mi coprii la bocca con la mano << Alito pessimo >>
 
Edward inarcò un sopracciglio << Bella,ci siamo baciati poco fa. Vieni qui >> Fece per tirarmi a sé ma opposi resistenza e lui mi lasciò andare, sbuffando.
 
<< No >>
 
Fece una mezza risata passandosi una mano sul viso << Sei ridicola. Non m’importa nulla dell’alito,voglio baciarti,vieni qui >>
 
Scossi la testi e mi misi a sedere << No. Prima lavo i denti,poi ti bacio >> uscii dal letto e presi una vestaglia dal mio armadio,mi coprii e mi diressi in bagno.
 
Prima di chiudermi la porta alle spalle sentii una risatina ed un leggero sbuffo.
 
Forse dovevo iniziare a tenere le mentine sul comodino …
 



 
Quando cinque minuti dopo tornai in camera, con la bocca che sapeva di menta e la vescica più leggera, trovai Edward intento a fissare il soffitto,con le braccia piegate dietro la testa ed il lenzuolo che lo copriva fino alla vita.
 
Cercai di non mostrare il mio disappunto ( perché diamine s’è coperto? C’è caldo! ) e feci il giro per del letto. Con la coda dell’occhio lo vidi fissarmi per tutto il tragitto,mentre un piccolo sorriso gli distendeva le labbra.
 
<< Posso baciarti ora? >> chiese quanto mi risistemai sotto il lenzuolo senza togliere la vestaglia ( sì,sono infantile. E allora?) .
 
<< Mhmm >> mormorai << Non saprei,non è che tu te lo sia proprio meritato. >>
 
Mi fissò con un espressione esageratamente scioccata << Come no? Pensavo fossimo d’accordo sul fatto che sono il miglior fidanzato di sempre >>
 
Sbuffai guardandolo di sbieco << No,quello l’hai deciso tu,io non mi sono espressa a riguardo >>
 
<< Mhm >> mormorò,mordicchiandosi il labbro inferiore e fissandomi pensieroso. Dopo un attimo, si avvicinò a me lentamente e mi sfiorò la guancia con il naso << Cosa dovrei fare per rimediare? >> alitò << Mia dolce,bellissima,stupenda ragazza? >>
 
Rimasi in silenzio per alcuni istanti,semplicemente godendo delle sue attenzioni e pensando a quanto fosse bello potersi svegliare così ogni mattina.
 
Rosie non si lamenterebbe più dicendo che sono un orso.
 
<< Beh,per cominciare … >> iniziai dopo un po’ << avresti potuto preparare la colazione >>
 
Si allontanò con una smorfia e mi fissò … dispiaciuto?
 
<< Che c’è? >> domandai sorpresa. Forse non era il tipo da colazione a letto?
 
<< Ci avevo pensato … >> lasciò in sospeso la frase e sollevò il lenzuolo,facendomi vedere che aveva indossato i boxer.
 
Mhmm
 
<< Ma poi mi sono ricordato che qui c’è anche Ice… er … Rosailie e… >> si strinse nelle spalle << ho preferito evitare >>
 
Sorrisi divertita << Ti imbarazzo o hai pura di Ros … aspetta,come la stavi chiamando? >> domandai sospettosa,puntandogli un dito contro.
 
<< Rosalie. Non si chiama così ? >> chiese ingenuamente. Troppo ingenuamente. Strinsi gli occhi.
 
<< Edward >> lo ammonì.
 
<< Bella >> mi fece il verso lui,sorridendo. << Dai,non stavo dicendo niente e sì,mi sentirei un po’ in imbarazzo . Mi perdoni? La prossima volta giuro che ti preparerò la colazione >>
 
Si avvicinò e strofinò il naso contro il mio. Sorrisi involontariamente.
 
<< Va bene. Farò finta di crederti. Questa volta >> Lo avvertì.
 
Sorrise e mi baciò << Non ce ne saranno altre,promesso. >>
 
 
 
 

§


 

<< Ci vediamo più tardi? >> chiesi aprendo la porta. Eravamo rimasti a letto per un’altra ora,baciandoci,coccolandoci,amandoci. Dopo un po’ disse che doveva andare a casa a cambiarsi,e ci alzammo. Di malavoglia,ma ci alzammo.
 
Il malumore crebbe quando ricordai perché avevo preso il giorno libero. Oggi erano sei mesi che io ed Edward stavamo insieme.
 
Non che avessimo mai festeggiato nulla – non era certo un anniversario – ma in questi ultimi due mesi avevamo sempre passato la giornata insieme,così avevo dedotto che sarebbe stato così anche oggi.
 
<< Non lo so >> sospirò guardandomi. Eravamo sull’uscio,io in pantaloni da tuta ed una maglietta di due taglie più grande e lui perfettamente impeccabile anche in jeans e maglietta. Come sempre,ovviamente. Stavo con un angelo. In tutti i sensi.
 
<< Ma oggi è il tuo giorno libero! >> obiettai interrompendolo prima che continuasse. Lui fece una smorfia.
 
<< Lo so,ma devo correggere dei compiti e prepararne un paio,se rimando ancora i miei alunni penseranno che mi sono rammollito >>
 
<< Non sarebbe male se gli dessi una tregua >> mi lamentai << siete tutti uguali voi insegnanti >>
 
Sorrise << Se si rilassano troppo smetteranno di studiare. Devo mantenerli sempre vigili e ,possibilmente,anche terrorizzati. Un alunno spaventato è un alunno docile. Dai,prometto che cercherò di fare in fretta >> aggiunse quando mi vide aprire bocca per parlare << e se finisco prima ti chiamo,così passiamo il resto della giornata insieme,che dici? >>
 
Feci una smorfia, scontenta.
 
No,non mi va bene. Si è dimenticato che giorno è oggi?
 
<< Dai >> sussurrò. Mi portò due dita sotto il mento e mi baciò. << non mettere su il broncio da cucciolo abbandonato,prometto che farò tutto il possibile >>
 
<< Va bene >> acconsentii riluttante.
 
<< Brava la mia ragazza >> sorrise.
 
Roteai gli occhi << Sono brava solo quando faccio ciò che dici tu >> dissi petulante.
 
Vidi le sue labbra fremere,ma si trattenne. Ragazzo intelligente. Se si fosse messo a ridere mi sarei innervosita,e se mi fossi innervosita poi mi sarei messa a piangere – piango quando sono arrabbiata o nervosa,sì. Una cosa estremamente imbarazzante,lo so - . Quindi non era proprio il caso.
 
<< Vai >> dissi spingendolo sul pianerottolo << Prima arrivi a casa prima inizierai ad escogitare metodi di tortura da infliggere a poveri adolescenti innocenti >>
 
Rise << vado vado,ma la matematica non è poi così male. Sei un po’ melodrammatica >>
 
Lo guardai male << Ti consiglio di sparire entro un secondo se non vuoi che ti tiri qualcosa >>
 
Scoppiò a ridere,mi diede un rapido bacio e poi corse via. Ragazzo intelligente.
 
 
 


§

 

 
Trascorsi il resto della mattina a vagare per casa,sforzandomi di fare le pulizie e sistemando qualcosa di tanto in tanto.
 
Mi sentivo come quando a sedici anni aspettai per un giorno intero che Max mi chiamasse dopo il nostro  primo appuntamento. Rimasi tutto il giorno vicino al telefono,controllando ogni mezz’ora che la linea funzionasse e non permisi a nessuno di effettuare chiamate. Ad un certo punto della giornata ricordo che chiamò una per offrirci non ricordo quale prodotto,le risposi così male che mi sentii in colpa per giorni. Dopo. Al momento avevo la testa a Max.
 
Alla fine non chiamò. Né quel giorno né quelli successivi. Stando a quanto mi disse Stacey,il giorno dopo era già uscito con un’altra ragazza. Una rossa tutta curve con cui poi iniziò ad uscire in maniera fissa. Lì per lì ci rimasi malissimo. Max era un bel ragazzo,alto,moro e con un bel paio di spalle larghe. Il problema era che non voleva una storia seria,e quindi io non andavo bene per lui. Questo però lo capii solo dopo,quando – stando alle voci della scuola – Max lasciò la rossa dopo esserci andato a letto per alcune settimane.
 
Non mi sentii male per lei,serbavo ancora un po’ di rancore ,ma mi sentii meglio per me . Perché preferivo essere scaricata perché non era una facile piuttosto che essere illusa. Preferivo aspettare il ragazzo a cui importasse di me. E venne,qualche anno dopo.
 
Ora però,mi sentivo come quel giorno. Ansiosa,irrequieta,insicura. E se non poteva liberarsi? Se aveva troppo su cui lavorare? E se si era realmente dimenticato di oggi?
 
Ero in piedi nel bel mezzo del salotto,e solo quando il telefono squillò mi resi conto che l’avevo tra le mani. Schiacciai il tasto di risposta e me lo portai all’orecchio.
 
<< Pronto? >>
 
<< Pensavo fossi uscita >> disse tranquilla la voce all’altro capo della cornetta. Roteai gli occhi.
 
<< Se pensavi fossi uscita perché hai chiamato? >>
 
<< Perché a quanto pare non sei uscita,quindi ho indovinato. >>
 
<< Logica di ferro Rose. Che vuoi? >>
 
<< Comprarti un anti rabbia. Tu e il rosso non avete fatto fiki-fiki questa notte? >>
 
<< Ah. Ah. Divertente,mai pensato di fare la comica? E comunque non è rosso,ha i capelli castano-ramati … >>
 
<< Sì sì,lo sappiamo tutti >> mi interruppe. Sbuffai e mi sedetti sul divano,lasciandomi sprofondare tra i cuscini. << ho chiamato per sapere cosa fai questa sera >>
 
Sospirai << Non ne ho idea Rose. Sto aspettando che Edward mi chiami. Perché? >>
 
<< Mh. Oh niente,volevo sapere se ti andava di andare al messicano questa sera,ma sarà per un’altra volta >>
 
<< Forse è meglio . Chi siete comunque? Se Edward ha da fare potrei unirmi a voi >>
 
<< Felice di essere la tua ruota di scorta. Comunque solo io ed Emmett. >>
 
Feci una smorfia << No,lascia perdere. Se Edward ha da fare rimarrò a casa,non mi va di fare da chaperon >>
 
<< Sei scema >> mi riprese bonariamente << comunque va bene,come preferisci. Magari la prossima volta … >>
 
Il trillo del campanello mi distrasse << Ehm Rose,scusa ma stanno suonando alla porta. Ci vediamo più tardi okay? >>
 
<< Sicuro,ciao >>
 
<< Ciao >>
 
Chiusi la chiamata e mi alzai dal divano,dopo aver posato il telefono sui cuscini. Mi accostai alla porta e guardai dallo spioncino.
 
Nessuno.
 
Mi allontanai perplessa,fissando il legno scuro della porta. Aprire o no? Misi il catenaccio alla porta e schiusi un po’ l’uscio. Nel caso in cui ci fosse stato qualche malintenzionato … la prudenza non è mai troppa.
 
Quando guardai fuori non uscì nessun pazzo con un’ascia in mano –per fortuna,mio padre si sarebbe arrabbiato moltissimo se mi fossi fatta uccidere così - ,invece trovai una busta blu sul tappetino.
 
Richiusi la porta,tolsi il catenaccio a la riaprii. Diedi una rapida occhiata intorno e presi la busta,richiudendo velocemente la porta. Non si sa mai.
 
Me la rigirai tra le mani,era una busta blu,di carta pesante,di quelle che si usano per fare gli auguri. Non aveva nessuna scritta però.
 
Incuriosita ,l’aprì e presi con la punta delle dita il cartoncino azzurro che stava all’interno.
 

30/9 – 30/3
Con te,ho iniziato a vivere davvero.
Con te,i mesi più belli della mia vita.
Ti amo.
 
Segui gli indizi.
N°1 : Dove ci siamo incontrati.
 

 
Lessi e rilessi le parole scritte sul foglietto,e ad ogni lettura gli occhi si riempivano di lacrime nuove.
 
Non se n’era dimenticato allora,avevo progettato tutto questo per noi …
 
Mi asciugai le lacrime con la mano e sorrisi guardando il biglietto. Dove ci siamo incontrati … Questa è facile.
 
Con il sorriso sulle labbra corsi a vestirmi e a tempo di record mi ritrovai in strada,con la busta ancora stretta fra le mani.
 
Quando arrivai davanti la Libreria notai subito una busta identica a quella che avevo in mano attaccata alla porta a vetri. Allungai una mano e la staccai.
 
Come la prima,nemmeno questa aveva nessuna scritta all’esterno,così l’aprii e presi il bigliettino al suo interno,questa volta viola.
 
 

Quando sono entrato in questa Libreria,non avrei mai pensato che vi avrei trovato te.
La prima volta che ti ho visto,mi hai tolto il respiro.
Il mio cuore ha iniziato a battere quel giorno,
e da allora batte solo per te,
perché solo tu lo fai sentire così amato,così voluto,così vivo.
I nostri cuori sono legati da quel giorno,
si parlano da quel giorno.
 
Sei tu l’altra mia parte.
Indizio N°2: Il nostro primo bacio .

 
 
Sorridendo entrai nella Libreria. Sapevo esattamente dove andare.
 
<< Quindi non era poi così impegnato,dopo tutto >>
 
Mi girai in direzione della voce e vidi Rosalie che sorrideva leggermente. Le sorrisi in risposta << Lo sapevi,vero? >>
 
Si strinse nelle spalle << Non proprio. Mi ha detto solo di stare attenta che nessuno toccasse la busta attaccata fuori,mi ha detto che era per te e che avresti capito. >>
 
Guardai le due buste fra le mani e poi riportai lo sguardo nel suo,sorridendo << Sì >> sussurrai << Ho capito >>
 
<< Bene >> annuì. Prima che potesse aggiungere altro una ragazza la chiamò,e lei la raggiunse,dopo avermi dato un bacio sulla guancia.
 
Ricominciai a camminare e mi diressi a passo spedito verso la sezione classici. Quando fui davanti le copie di Cime Tempestose iniziai a guardarmi intorno. Dove poteva essere?
 
Sfiorai con un dito i dorsi dei libri e mi accorsi che ce n’era uno un po’ più spostato rispetto agli altri. Lo presi e lo aprì. Al centro spuntò un’altra busta blu,al suo interno un cartoncino rosso.
 

 Di qualsiasi cosa siano fatte le nostre anime, la mia e la sua sono la medesima cosa”
La mia e la tua sono la medesima cosa. Proprio qui mi parlasti dei motivi per cui ami questo libro,quel giorno non li compresi appieno,ma lo faccio ora.
Come Catherine e Heatcliff,il nostro amore sarà più forte dell’odio e delle avversità,dell’invidia degli altri e dell’incedere del tempo.
 
Indizio N°3 : Il nostro terzo appuntamento.

 
 
 
Rilessi commossa quelle poche righe. Poteva il mio cuore scoppiare di felicità?
 
Senza perdere altro tempo corsi fuori dal negozio e andai a prendere la macchina. Non avevo bisogno di pensarci,ricordavo esattamente il nostro terzo appuntamento,era impresso a fuoco nella mia mente.
 
 
Per arrivare da casa mia al Balboa Park impiegai una ventina di minuti. Trovai il parcheggio quasi deserto e mi diressi a passo spedito verso gli alberi sotto le cui fronde avevamo fatto un picnic sei mesi fa.
 
Il Balboa Park era un immenso parco ,grande diversi chilometri quadrati , al cui interno si trovavano le più disparate attrazioni : Il San Diego Air & Space Museum,lo Starlight Theatre,Il San Diego Natural History Msm e decine di altri splendidi luoghi.
 
Quando Edward mi ci aveva portata,dopo aver camminato per più di quattro ore,ci eravamo fermati a fare un picnic sotto un albero nei pressi del San Diego Hall of Champions Sports Museum.
 
Era stato uno dei pomeriggi più belli della mia vita.
 
Quando giunsi sotto l’albero impiegai un po’ per trovare la busta blu che pendeva da uno dei rami. Sorrisi mentre la tenevo tra le dita. Chissà quanto tempo aveva impiegato per fare tutto questo …
 
 

Hai mai notato come i tuoi capelli cambiano colore quando sono baciati dal sole?
Sembrano improvvisamente prender vita e diventano fiamme vive.
La tua pelle ambrata poi sembra quasi luccicare,come se fosse
cosparsa di tanti piccoli diamanti.
Hai mai notato queste cose? Come i tuoi occhi
s’illuminano quando ridi,le tue guance si colorano
di un rosso più vivo,la fossetta che si forma sul mento…
Io sì,e le amo tutte.

 
 
Rilessi il cartoncino verde e mi accigliai. Niente indizio? Forse era già qui …
 
Il cuore prese a battermi veloce nel petto mentre mi guardavo intorno,in cerca del suo viso,dei suoi occhi verde giada,luminosi e felici.
 
Non vidi nulla se non i gruppetti di persone che già stavano lì,famiglie felici che si godevano la giornata di sole.
 
Perplessa,guardai nuovamente dentro la busta.
 
Niente,vuota.
 
Feci il giro dell’albero,controllando bene se,per caso,non ci fosse qualche altra cosa fra i rami,o per terra,nascosto vicino le radici. Mentre ero piegata su un cespuglio sentii qualcuno schiarirsi la voce alle mie spalle.
 
Sentii il sangue affluirmi alle guance e le orecchie scottarmi mentre, lentamente,mi giravo verso la persona alle mie spalle.
 
Era un uomo alto,scuro di pelle e di capelli, un ispanico quasi sicuramente,vestito in modo casual che mi fissava vagamente divertito.
 
Misi su un sorriso imbarazzato e mi alzai << Salve >>
 
Mi fece un cenno col capo << Lei è la Signorina Swan? >>
 
<< Uhm,sì? >> Risposi confusa. Mi conosceva?
 
<< Ecco >> disse,e mi porse un pacco rettangongolare,scuro e spesso almeno dieci centimetri. << Il Signor Cullen aveva detto che sarebbe arrivata. Questo è l’ultimo indizio >>
 
<< Oh >> Presi il pacco e lo fissai sorpresa.Riportai lo sguardo sull’uomo e sorrisi << La ringrazio >>
 
Lui mi fece un mezzo inchino << Le auguro una buona giornata >>
 
<< Anche a lei >> Quando si fu allontanato di qualche passo riportai l’attenzione alla scatola. Era avvolta in una carta blu,con un motivo di barchette azzurre che si alternavano a delle balene.
 
Impaziente,strappai la carta ed aprii il coperchio della scatola.
 
La prima cosa che vidi fu un … qualcosa  informe ed arancione,con alcune stringe nere orizzontali. Lo presi con entrambe le mani e lo aprii di fronte a me.
 
Un giubbotto di salvataggio? Guardai nella scatola ai miei piedi e vidi una busta blu. La presi e l’aprii.
 

N Harbor Dr – San Diego Harbor Excursion
Molo 5
 

 
Sette minuti e trentatrè secondi dopo,ero davanti il Molo 5,all’indirizzo indicatomi sul cartoncino,con la borsa ed il giubbotto di salvataggio in mano in attesa di … qualcosa.
 
Pochi minuti dopo si avvicinò un uomo brizzolato e sorridendomi mi disse che il Signor Cullen mi stava già aspettando.
 
<< Devo salire su questo coso? >> Il coso era una piccola imbarcazione a motore che,visto l’aspetto,mi sorprendevo fosse ancora in grado di galleggiare.
 
<< Certo signora. La mia ragazza ci porterà un po’ più a largo,lì,dove c’è quello yacht ormeggiato. >>
 
<< Uhm >> mormorai. Guardai il giubbotto di salvataggio e lo indossai. Edward si aspettava che questa … cosa affondasse? Magari voleva concludere con un bel gesto eroico… Storsi la bocca. Speravo di no.
 
La cosa ,contro ogni previsione – mia previsione,il tizio che la guidava ne andava molto fiero – mi fece arrivare sana e salva all’enorme nave bianca sui cui,a quanto diceva Caronte – non si chiamava così ma visto l’aspetto della cosa il suo nome sarebbe anche potuto essere quello – stava Edward.
 
E che nave. La guardai a bocca aperta.
 
<< Eccoci arrivati signorina >> Disse Caronte. Mi porse una mano e mi fece alzare << Prego,salga usando questa,e stia attenta ,potrebbe essere scivoloso >>
 
<< Uhm,grazie >> Mi arrampicai,gradino dopo gradino,lungo la scaletta di corda con le gambe che mi tremavano. Soffrivo leggermente di vertigini. Feci una nota mentale di dirlo ad Edward,nel caso in cui gli venisse la splendida idea di fare chissà quale altra cosa …
 
Con un sospiro di sollievo ed una malcelata soddisfazione,arrivai sul ponte della nave sana e salva. Missione compiuta!
 
<< Ben arrivata >>
 
La voce mi giunse morbida e delicata alle orecchie,e mi voltai sorridendo.
 
<< Ciao >> Edward stava a pochi passi da me e mi sorrideva esitante. Fece scorrere lo sguardo lungo il mio corpo e fui improvvisamente consapevole dell’orrendità arancione che stavo indossando. Arrossii e feci subito per toglierla. Le sue mani arrivarono pronte a bloccare le mie,e slacciò le cinghie con movimenti rapidi e sicuri.
 
<< Io … spero di non aver esagerato >> disse quando il giubbotto fu a terra. Lo guardai confusa. << Non abbiamo mai festeggiato  e non vorrei aver fatto troppo … >>
 
Lo bloccai posandogli un dito sulle labbra << E’ stato tutto perfetto >> sussurrai.
 
<< I bigliettini … non sono molto bravo con le parole e … >>
 
<< Shh ,ho detto che è stato tutto perfetto. Unico,originale,romantico…perfetto >>
 
Sorrise contro le dita << Sono contento ti sia piaciuto >>
 
Spostai la mano dalla sua bocca e mi alzai in punta di piedi facendo incontrare le nostre labbra.
 
<< Allora >> dissi dopo qualche istante << cosa ci faremo su questa nave? >>
 
<< Yacht >> mi corresse. Sbuffai e lui sorrise << L’ho affittato per un giorno. Ho pensato di passare qui il resto della giornata e ,se ti va,anche la notte … ho tutto pronto >> aggiunse,quanto vide il mio sguardo interrogativo << c’è un costume per entrambi,e tutto l’occorrente per il cibo. E ovviamente un cuoco ed un Capitano. Ho pensato che sarebbe stato carino … solo noi due >>
 
<< Mhmm >> passai leggere le dita sulla sua camicia << mi sembra un ottima idea. >> mi strinsi a lui e gli allacciai le braccia dietro il collo << Che ne dici se cominci col farmi visitare la cabina? Dopo tanto girare sarebbe piacevole distendersi su di un bel letto … >>
 
Edward si chinò svelto e mi prese in braccio,strillai e mi dimenai un po’,ridendo.
 
<< Ai suoi ordini madame >>
 
Sono la ragazza più fortunata del mondo. L’ho già detto?
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Chiedo venia,il capitolo è risultato più lungo del previsto,per questo ho postato più tardi di quanto avessi inizialmente pensato. Devo fare capitoli più corti,così magari aggiorno prima ù.ù
 
Anyway,cosa dire in merito al capitolo? La storia dei bigliettini è successa ad una mia amica. Non c’è stato lo yacht e ora non stanno più insieme ma ,beh,il succo è quello. Mi era sembrata un’idea carina e l’ho riprodotta qui.
 
Il Balboa Park potrete vederlo sul mio blog (link nel mio profilo),posterò la foto fra qualche minuto. Sempre nel profilo potrete trovare il mio contatto su twitter e il link al FanWriter site (andateci e partecipate,susu u.u )
 
Un grazie speciale a tutti coloro che hanno lasciato una recensione all’ultimo capitolo *___* significano tanto per me le vostre parole,davvero. Grazie grazie grazie!
 
Eeeee… fine spazio dedicato ai miei deliri. Spero che sia valsa la pena aspettare per questo capitolo ^^
 
Grazie anche ai lettori silenziosi e a chi ha aggiunto la storie tra le preferite/seguite/ricordate *.*
 
A presto!

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


 

Capitolo otto

 
 

BPOV
 
 

 
Un orso,un uomo anziano col un naso lungo e storto,il viso di una bimba…formato manga.
 
Le venature dei mattoni del pavimento davano vita ,sotto i miei occhi ,a tutta una serie di immagini strane,mai uguali,sempre sfuggenti e indefinite.
 
Uno scherzo dei miei occhi stanchi,o forse della mia immaginazione che andava a briglia sciolta. O magari entrambi. O forse stavo diventando schizzofrenica; magari la mia mente stava inviando dei segnali d’allarme,qualcosa come “Attenzione!Continuando per questa strada perderai la testa!” . Chissà se avrei potuto utilizzare le immagini che vedevo sui mattoni come un test per la personalità,un po’ come quello delle macchie di Rorschach.
 
O forse invece di vaneggiare e perdere tempo avrei potuto finire di controllare queste fatture.
 
Lasciai cadere la testa sul tavolo e sbuffai. Odiavo Rose. Sì,sicuramente la odiavo. Non avrebbe potuto essere più crudele nemmeno se si fosse impegnata : Lasciarmi qui,da sola in una notte di Venerdì ,a controllare fatture e scrivere email da inviare ai fornitori per richiedere di correggere un ordine errato,non era certo il modo in cui avevo previsto di passare la serata.
 
Un gelato ed un bel libro da leggere comoda sul divano, quello era ciò che avrei voluto fare.
 
Il gelato c’era : lì,abbandonato e triste vicino al portatile. Avevo avuto il piacere di prenderne solo un paio di cucchiaiate,prima che fossi costretta a metterlo da parte per evitare disastri (leggasi anche come : evitiamo di sporcare ulteriormente le carte,che i numeri sono già poco comprensibili di loro,senza che ci si metta anche il cioccolato).
 
Povero triste gelato,solo e abbandonato come me. Prometto che mi prenderò cura di te fra poco…diedi un’occhiata alle carte sparse sul tavolo e sospirai ,o qualche ora.
 
Quando volevo sapevo essere molto melodrammatica,una cosa che Edward non mancava mai di farmi notare.
 
Edward!
 
Non ci vedevamo da tre giorni,dopo la notte passata sullo yacht. E che notte!
 
Mi passai una mano sulla faccia,stropicciandomi gli occhi. Basta fantasticare,se non avessi sistemato tutto entro domani Rosalie mi avrebbe fatto la pelle.
 
Che faccia tosta poi. Sapeva quanto io e i numeri andassimo poco d’accordo,era stato un gesto abominevole lasciarmi ad affrontare tutto questo da sola. Per cosa poi? Perché mio fratello aveva deciso di fare il romanticone e portarla fuori per il fine settimana.
 
Feci nota mentale di non raccontarle più delle sorprese di Edward,andava a finire che quella a rimetterci ero solo io.
 
 Mi armai di coraggio,e buona volontà – molta poca buona volontà – e ripresi scontrini e calcolatrice per controllare…tutto.
 
Per cinque minuti riuscii a mantenere lo sguardo sulle carte,rifiutandomi di farmi distrarre anche dal pulviscolo che volteggiava per la stanza - oltretutto dopo un paio di minuti iniziava ad essere noioso,anche se era un ottimo modo per conciliare il sonno - , ma, ed io lo considerai un segno divino , suonò il campanello.
 
Lanciai una rapida occhiata all’orologio e vidi che mancavano venti minuti alle dieci. Curiosa di sapere chi fosse,mi diressi verso la porta senza preoccuparmi di infilare le ciabatte ed infischiandomene del fatto che avessi il pigiama,schiusi la porta.
 
<< Edward? >>
 
<< Ciao >> sorrise timido ,guardandomi attraverso la fessura della porta.
 
<< Che ci fai qui? A quest’ora? >>
 
Lo vidi indicare con una mano l’appartamento << Mi fai entrare? >>
 
<> chiusi la porta e tolsi il catenaccio,poi la riaprii completamente facendomi da parte. << Prego >>
 
<< Grazie >> Sorrise e mentre entrava si chinò a darmi un bacio sulle labbra. << bel pigiama >>
 
Chiusi la porta e guardai il disegno sulla maglietta << oh >> arrossii ,dieci guerriere vestite alla marinaretta mi sorrisero. << è comodo >> dissi a mo’ di spiegazione.
 
<< É carino. Molto… >>
 
<< Infantile >> finii per lui. Le sue labbra tremarono e i suoi occhi mi guardarono divertiti.
 
<< Stavo per dire dolce. >>
 
<< Mpf >> Andai in cucina e misi le ciabatte. Edward mi seguii e quando vide le carte sul tavolo mi guardò corrugando le sopracciglia.
 
<< Ho alcune cose da sistemare,i fornitori hanno fatto un po’ di casino >>
 
<< Ah. Pensavo fosse Rosalie ad occuparsi della parte contabile >>
 
Feci una smorfia << Infatti,ma è fuori città per il fine settimana con mio fratello. Mi ha abbandonata qui >>
 
<< Beh, Milord è qui per salvarti! >>
 
Mi voltai di scatto guardandolo scioccata. Lui mi fissava di rimando,cercando di non ridere. Sollevai gli occhi al cielo << Spero tu non abbia intenzione di prendermi in giro a vita >>
 
Rise << No,solo per un po’. Però sul serio,vuoi una mano con queste? >> indicò le carte.
 
<< Sicuro che non ti dispiaccia? >>
 
Sbuffò << Certo che no,non te l’avrei chiesto altrimenti. >> Senza aggiungere altro fece il giro del tavolo e occupò la sedia sui cui fino a pochi minuti prima stavo io.
 
Mi sedetti accanto a lui. << Non hai risposto alla mia domanda prima. >>
 
Alzò gli occhi dai fogli e mi guardò << Perché sono qui dici? >> Annuii.
 
Si strinse nelle spalle e si appoggiò allo schienale della sedia. Fece un respiro profondo ed il suo sguardo vagò brevemente per la stanza prima di riposarsi sul mio.
 
<< Ho … ci sono stati alcuni discorsi in… diciamo in famiglia e avevo voglia di staccare un po’ la spina,respirare. Per te è un problema se rimango qui,questa notte? >>
 
Scossi la testa e poggiai una mano sulla sua << No,certo che no. Puoi rimanere quanto vuoi,lo sai >> Gli sorrisi e lui ricambiò felice. Si sporse verso di me e le nostre labbra s’incontrarono a metà strada.
 
 


 
<< Dovresti investire un po’ del tuo capitale in azioni >> Esordì Edward quando,finalmente,finimmo di sistemare i conti.
 
Feci una smorfia mentre posavo il portatile << Non mi fido tanto di queste cose,poi comunque non ne capisco niente. >>
 
<< Io invece sì,ti fidi di me no? >> Feci per parlare ,per dirgli che sì,certo che mi fidavo di lui, ma Edward sorrise,facendomi capire che non si aspettava una risposta,e riprese a parlare << Ci sono un paio di società su cui potresti investire,azioni che nel giro di qualche mese ti faranno avare un ritorno di utile  pari a più del doppio di quanto hai investito. Farò in modo che tu venda le azioni prima che possano subire un calo di valore,ma non prima che raggiungano un buon livello. Ne varrà la pena,vedrai. Investire in borsa non è troppo rischioso se lo fai con oculatezza. >>
 
Lo fissai scioccata. Dovevo avere un’espressione buffa,perché scoppiò a ridere e mi baciò sul naso. << Ci stai? >>
 
<< Come fai a sapere tutte queste cose? Pensavo insegnassi Matematica! >>
 
<< Sì,ma … >> Si strinse nelle spalle,sembrava imbarazzato << gran parte della mia famiglia è composta da banchieri,e anche io per un po’ ho studiato per intraprendere quella strada,ma alla fine ho cambiato idea. Quindi sì,ecco,è per questo che lo so. Nulla di più >>
 
<< Ah. Beh,va bene allora… >>
 
I suoi occhi s’illuminarono ed iniziò a scrivere febbrilmente su un foglio << La Apple promette bene: a parte un brutto calo che ha avuto nel 2005 ,le sue quotazioni dal 2008 hanno iniziato a salire in maniera costante e continua. Secondo le previsioni alla fine del 2010 dovrebbe raggiungere uno dei suoi picchi più altri e crescere ancora nel 2011. A quel punto venderemo quanto basta per evitare eventuali perdite,mentre una minima parte del capitale investito continuerà a rimanere in azioni. Secondo i miei calcoli,facendo in questo modo,le perdite saranno pressoché nulle. >> Alzò gli occhi dal foglio e mi guardò come un bambino guarderebbe Babbo Natale. << Allora? >>
 
<< Ahem… mi fido di te. Fa quel che devi fare >> Mi sorrise raggiante e continuò a scribacchiare ,mormorando fra sé e sé .
 
Mi lasciai sfuggire uno sbadiglio e mi stiracchiai << Vado sul divano,okay? >>
 
Annuì senza nemmeno guardarmi ed io andai di là.
 
Chi l’avrebbe mai detto che Edward Cullen si entusiasmasse tanto di fronte alle azioni.
 
 
Dovevo essermi appisolata,perché quando riaprii gli occhi mi ritrovai in camera da letto. Distesi le gambe e mi voltai sulla schiena. Edward era di fianco a me,e mi guardava.
 
<< Ehy >> sussurrò .
 
<< Ehy >> dissi assonnata. << che ore sono? >>
 
<< Mezzanotte passata. Sono entrato in salotto cinque minuto dopo che te n’eri andata,stavi già russando >>
 
<< Io non russo >> risposi piccata.
 
<< No,fortunatamente no. Ma parli,anzi,urli nel sonno >>
 
Sbadigliai,accoccolandomi contro il suo petto << Cosa ho detto? >>
 
Si strinse nelle spalle << Non ne ho idea,erano parole incomprensibili >>
 
<< Mhmm >>
 
La sua mano si spostò sulla mia testa,massaggiandomi il cuoio capelluto. Feci le fusa.
 
<< Edward? >> chiamai dopo qualche attimo.
 
<< Mh? >>
 
<< Posso farti una domanda? >>
 
Mi baciò la tempia << Certo >>
 
<< Perché non mi hai mai detto prima della storia della banca? >>
 
Rimase in silenzio per alcuni istanti,come se pensasse ad una risposte. Poi mi abbracciò stretta.
 
<< Ci sei rimasta male? Sei arrabbiata? >>
 
Scossi la testa contro il suo petto << No,ma mi chiedevo come mai non ne avessi mai parlato prima. Sei…sempre molto riservato quando si tratta della tua famiglia. Non che voglia che tu mi dica tutto. >> Mi affrettai ad aggiungere << Ma certe volte mi sembra di non saper nulla di te. Della tua vita >>
 
Lo sentii inspirare forte,poi affondò il viso tra i miei capelli,abbracciandomi stretta. Ricambiai la stretta e gli baciai il petto. Quando parlò la sua voce uscì soffocata : << Sai tutto ciò che è importante per me. Di me. >>
 
<> dissi << Lo so,scusa,non volevo che ci rimanessi male,era solo un pensiero … >>
 
<< È tutto okay >> disse << Va bene. Io… perché non ne ho mai parlato? Avevo paura. >>
 
Aggrottai la fronte << Paura? Di cosa? >>
 
<< Che tu volessi che io andassi a lavorare in banca come la mia famiglia,che non fossi contenta delle mie scelte che … >>
 
<< No >> lo interruppi << No,non potrei mai,mai intromettermi nelle tue decisioni e … sono contenta se lo sei tu. Se seguire le orme della tua famiglia non è quello che desideri per il tuo futuro,allora è giusto che tu scelga un’altra strada,una strada tutta tua. Non potrei mai essere felice se sapessi che sei scontento della tua vita. >>
 
Edward mi scostò da sé e mi guardò negli occhi,commosso. << Ti amo >>
 
Sorrisi accarezzandogli una guancia << Ti amo >> sussurrai.
 
Mi tirò nuovamente sul suo petto e mi strinse a sé,baciando ogni centimetro della mia faccia che riusciva a raggiungere << Scusa se non te l’ho detto prima,avrei dovuto saperlo che avresti capito. Grazie. Grazie. >>
 
Strofinai il viso contro la sua maglietta << Grazie a te per esserti aperto. >>
 

 
Sei ore prima.
 
 
 
EPOV
 
 
Chiusi la porta di casa e lasciai andare un sospiro.
 
Le cose a scuola oggi erano state parecchio frenetiche. Fra interrogazioni , spiegazioni e l’ora in più che avevo dovuto trascorrere a scuola, per parlare con un paio di genitori che volevano sapere perché i loro figli non avessero voti buoni – e che ovviamente proprio non potevano credere che quei figli così perfetti avessero saltato le lezioni proprio nei giorni dei test – ero completamente esausto.
 
Sfinito,distrutto,a pezzi. Credo di aver reso l’idea.
 
Feci qualche passo dentro il salotto e mi tolsi la giacca,poggiandola sul divano. Lasciai la valigetta li a terra e andai in cucina per prendere qualcosa da bere.
 
Era soltanto il due Aprile,ma iniziava già a fare un caldo terribile. Sentivo la camicia tutta appiccicata alla schiena e non osavo immaginare come dovesse apparire agli altri. Alzai il braccio destro e guardai l’ascella.
 
Appunto. Una grande e orribile chiazza di sudore.
 
Dio che schifo,devo farmi una doccia.
 
Meno male che non ho tolto la giacca,sai che figura con quei genitori …
 
Feci una smorfia e presi una bottiglietta d’acqua dal frigo. Svitai il tappo e ne bevvi quasi la metà. Non c’era niente di meglio che un po’ d’acqua fresca con quel caldo.
 
Rimisi la bottiglietta mezza vuota nel frigo e quando fui quasi fuori dalla cucina,sentii il rumore di un paio di chiavi che girano dentro la toppa,e poi la porta che si apriva.
 
Chiusi gli occhi per un secondo,ancora dentro la cucina. Quando sentii la porta richiudersi ed il rumore dei tacchi sul pavimento,feci un respiro profondo ed uscii,dirigendomi verso le scale senza guardarmi indietro.
 
<< Potresti avere almeno la decenza di salutare >>
 
Mi bloccai con un piede sopra il gradino ed inspirai. Anche solo il suono della sua voce bastava ad irritarmi. Questo doveva farmi capire quanto ormai fossimo al limite.
Anzi,forse il limite l’avevamo già superato da tempo.
 
Serrai la mascella e mi voltai.
 
 La trovai che mi fissava a braccia incrociate,le labbra strette in una linea sottile e  le sopracciglia corrugate.
 
<< Kate >> dissi impassibile. Inarcò un sopracciglio. Dio,quanto odiavo quando faceva così ,quell’espressione da prendere a schiaffi …
 
<< È tutto quello che hai da dire? >>
 
Risi,anche se uscì più come uno sbuffo, e scrollai la testa << Che ti devo dire? Volevi essere salutata,l’ho fatto. Ora se non ti dispiace vorrei andarmi a fare una doccia. >>
 
<< Non mi parli da giorni Edward! >> quasi strillò << e tutto quello che mi dici è questo? Non hai nemmeno la decenza di dirmi dove sei stato Martedì? >>
 
Strinsi la mascella ed incrociai le braccia,inclinai la testa leggermente di lato e la osservai per qualche secondo. Poi scossi il capo,indifferente. << No >>
 
<< No? >> domandò incredula. << No?! Che cazzo significa no? Stai via tutto il giorno e la notte e mi dici no? Che hai fatto ah? Ti sei drogato?  Hai sbattuto la testa? Stai cercando di farmela pagare? E’ per questo? Sei ancora arrabbiato? >> buttò le braccia al cielo e sbuffò incredula << sei ridicolo! >>
 
<< Io? Io sarei ridicolo? Ma fammi il piacere Miss voglio-controllare-la-vita-degli-altri! >>
 
<< Non voglio controllare la vita di nessuno,se tu sei un idiota non è colpa mia! >> strillò.
 
Aprii la bocca per ribattere ma poi ci ripensai e la richiusi.
 
Non ne valeva la pena,era solo tempo sprecato. Perché continuare questa farsa,poi? Cosa c’era da salvare? Perché continuare a discutere con una donna che ormai non conoscevo più e che a mala pena riuscivo a sopportare,quando ce n’era una che era pronta ad accettarmi così com’ero?
 
<< Sai cosa ti dico? Che non mi interessa >> Le voltai le spalle ed iniziai a salire le scale. Non prima però di aver visto la sua espressione sconvolta.
 
<< Aspetta,che significa che non ti interessa? >>
 
Ignorai la sua domanda e feci le scale a due a due. Giunto sul pianerottolo mi fiondai in camera da letto e presi una valigia da sopra l’armadio. Iniziai a riempirla a casaccio,prendendo quanta più roba possibile.
 
Mi sentivo come se avessi avuto un’illuminazione improvvisa,una rivelazione,un’epifania.
Mi sentivo come se avessi trovato la risposta ad una domanda a cui pensavo da tempo,che mi assillava e non mi faceva dormire. Eppure era sempre stata lì,sotto il mio naso. Come avevo fatto a non vederla prima? Potevo quasi vederla,lì,in un angolo della mia mente a lampeggiare con insistenza.
 
Mi sentivo un idiota per aver impiegato così tanto tempo,ma sentivo anche l’euforia che cresceva di minuto in minuto,come una scarica d’adrenalina che ti permette di correre più veloce.
 
E avevo voglia di correre. In fretta,veloce ed il più lontano possibile da Kate.
 
<< Che stai facendo? >> la sua voce mi fece quasi sobbalzare,ma la ignorai e continuai a prendere i miei vestiti. Boxer,calze,magliette,pantaloni … dovrei avere tutto.
 
<< Edward! >> mi sentii strattonare all’altezza del gomito e voltai la testa verso Kate. Mi fissava con gli occhi sgranati,pallida in volto. << che stai facendo? >>
 
Liberai il braccio dalla sua presa e chiusi la valigia << Me ne vado >>
 
<< Te ne vai? Dove? Sei impazzito?? >>
 
<< Sì,da Alice e no,non sono impazzito. >>
 
L’aggirai ed uscii dalla stanza con la valigia in mano. Sentii il rumore dei suoi tacchi che colpivano velocemente il pavimento dietro di me.
 
<< Edward! >> la ignorai e raccolsi la giacca dal diano. Feci per andare verso la porta ma ci ripensai,mi rigirai e presi anche la valigetta da terra.
 
<< Che significa che te ne vai? Perché? >>
 
Sistemai la giacca sulla valigia e con la mano libera presi la ventiquattrore. Le lanciai un’occhiata esasperata. Avevo voglia di andare via il più velocemente possibile,faticavo quasi a stare fermo,ed ora che avevo finalmente preso una decisione mi irritavano tutti questi contrattempi.
 
<< Me ne vado. Cosa c’è da capire? Il perché … beh,dovresti farti un po’ di domande in proposito,potresti trovare le risposte che cerchi. >>
 
Mi guardò stranita e mi afferrò per la camicia quando cercai di voltarmi. Mi si parò davanti,guardandomi con attenzione,con gli occhi che saettavano velocemente dall’occhio destro al sinistro e poi di nuovo da capo.
 La fissai di rimando,impassibile.
 
<< Che ti è successo? >> sussurrò .
 
<< A me? >> scattai << cos’è successo a me? Mi sono svegliato Kate,mi sono svegliato,ecco cos’è successo. >> cercai di girarle attorno ma lei continuò a bloccarmi la strada. Digrignai i denti sempre più nervoso.
 
<< Parliamone >> disse piano << qualsiasi cosa sia,parliamone. Possiamo risolvere tutto … >>
 
Scossi il capo << No Kate,no. Non c’è niente da risolvere,niente di cui parlare. Non più,non ora,mi dispiace. >> Ma mi dispiaceva davvero? Non lo sapevo,non ora. Al momento volevo solo uscire il più velocemente possibile da lì.
 
Le sue mani mi strinsero con più forza,facendole diventare le  nocche bianche. I suoi occhi si riempirono di lacrime. Spostai lo sguardo e lo fissai sull’attaccapanni alle sue spalle.
 
<< Edward … >> sussurrò << Edward per favore >> singhiozzò e mi strattonò piano. << Edward >>
 
Scossi il capo con gli occhi chiusi,ancora incapace di guardarla, e mossi le braccia liberandomi dalla sua stretta. Questa volta mi lasciò andare e le passai accanto ignorando i suoi singhiozzi. Raggiunsi la porta e l’aprii.
 
<< Edward! >> urlò << Edward! >>
 
Quando me la richiusi alle spalle sentii un altro urlo e poi il rumore di qualcosa che sbatte e di vetro che si infrange.
 
Raggiunsi la macchina senza guardarmi indietro.
 
 
 

§

 
 
<< Tieni. >> afferrai il bicchiere di tè freddo che mi stava porgendo Alice << Hai un aspetto orribile >>
 
Roteai gli occhi  << Grazie Capitan Ovvio >>
 
Si sedette a gambe incrociate sul divano accanto al quale ero seduto e mi guardò male << Sai che voglio dire. Che è successo? >>
 
Sospirai e bevvi un sorso del mio tè. L’entusiasmo per aver preso finalmente una decisione a quanto pare era svanito,lasciando al suo posto solo tanti dubbi ed un’immensa stanchezza.
 
<< Ho litigato con Kate >>
 
<< Ma no? >> le lanciai un’occhiataccia e lei sorrise,stringendosi nelle spalle. << Ora chi è Capitan Ovvio? >>
 
Feci schioccare la lingua << Volevi sapere quello che è successo? Beh,è successo questo >>
 
<< Ehy ehy calmati >> mi poggiò una mano sul ginocchio e mosse piano le dita,massaggiandolo << Scusa,ti lascio parlare … >>
 
Sospirai ed annuii << Beh … abbiamo litigato. Insomma,non facciamo altro da settimane … forse di più.  Solo che oggi sai,è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso e sono andato via. È stata una decisione improvvisa,ho preso e sono andato. Tutto qui. >>
 
Tenni lo sguardo sul bicchiere che avevo fra le mani e sospirai. Già,tutto qui. Sei anni di matrimonio e ora … tutto qui.
 
<< Mhmm >>
 
Alzai gli occhi verso di lei,guardandola interrogativo. Mhmm?
 
<< Beh >> iniziò quando mi vide che la guardavo << Non posso dire di esserne troppo sorpresa. Avevo intuito che le cose non andassero proprio a meraviglia fra di voi. Credo che una piccola pausa possa farti bene,magari per pensarci un po’ su. Non mi sembra che tu oggi abbia usato molto la testa,vero? >>
 
Feci una smorfia. Usare la testa? Stavo iniziando solo ora a riflettere su quello che avevo fatto. Intendo,riflettere realmente. Ma pensarci su? Su cosa? Non avevo intenzione di ritornare sui miei passi. Certo,magari avrei potuto gestire meglio le cose,e lo avrei fatto,domani con più calma,ma ormai la decisione era stata presa.
 
 << Non so Ali … le cose … insomma io credo che siamo ormai arrivati al limite. Da qui si può solo peggiorare >>
 
<< Che intenzioni hai dunque? >>
 
La guardai esitante << Ho intenzione di lasciarla >> dissi piano. Annuì lentamente.
 
<< Ne sei sicuro? >>
 
<< Sì. >>
 
<< Okay. Immagino che non sia una decisione dell’ultimo minuto,quindi … per qualsiasi cosa,sai dove trovarmi. Lo sai. Un aiuto legale …qualsiasi cosa. Sai che puoi contare su di me. >>
 
<< Lo so. Grazie. >>
 
Restammo in silenzio per qualche attimo,sorseggiando i nostri tè. Ma c’era un pensiero che continuava a bussare insistentemente nella mia testa …
 
<< Ali? >>
 
<< Mh? >>
 
Feci un sospiro << Sei delusa? >>
 
<< Delusa? >> mi guardò come se fossi matto << Perché dovrei essere delusa? >>
 
Mi strinsi nelle spalle << Non so… per tutto questo. >>
 
Scosse energicamente il capo << No Edward,non sono delusa. Non potresti mai deludermi,e soprattutto non per questo genere di cose. >>
 
L’avrebbe pensata ancora così se avesse saputo che avevo un’altra? Se avesse saputo di Bella? Sentii una fitta al petto.
 
<< E mamma e papà,secondo te ci rimarranno male? >>
 
<< Edward >> mi chiamò dolcemente << Smettila di preoccuparti degli altri,pensa a te per una volta >> Feci una smorfia. Se solo sapesse … << Certo che mamma e papà ci rimarranno male,ma non per quello che pensi tu. Quale genitore vorrebbe che il proprio figlio passasse questo? Saranno tristi per questo,preoccupati,ma di certo non delusi. Mai delusi. >>
 
Mai delusi. Forse … magari no.
 
Annuii e decisi di cambiare argomento. Un problema per volta.
 
<< Pensi che un divorzio darebbe problemi alla banca? >>
 
La vidi accigliarsi << In che senso? >>
 
Raddrizzai la schiena e mi appoggiai allo schienale << Beh … sai come sono i divorzi. E conosci Kate … credi che cercherebbe di portarmi via le azioni? >>
 
Vidi il suo sguardo rischiararsi e le sopracciglia svettare verso l’alto. Quindi scosse la testa. << No. Quelle sono intoccabili,dovresti saperlo. Oltretutto affari e vita privata non dovrebbero ,e non devono,mai mescolarsi. E non succederà. E poi,che potrebbero fare? Possediamo il sessanta percento della banca,e sai che non possono ritirare il capitale,c’è la galera per quello. No,se è di questo che ti preoccupi sta tranquillo,è tutto a posto. >>
 
Tirai un sospiro di sollievo. Quindi mi ero preoccupato tanto per niente. Forse avrei dovuto parlarne prima con lei,mi sarei risparmiato tante notte insonni. Ma poi,come avrei fatto a spiegarle il motivo delle mie domande?
Forse nemmeno ne avrei avuto bisogno ,visto che a quanto pare aveva già intuito più o meno tutto.
Dio,quanti problemi! Aveva ragione,dovevo preoccuparmi un po’ meno.
 
<< Grazie >> dissi << Non ne ero sicuro al cento per cento. >>
 
<< Di nulla. Starai qui questa notte? Ti preparo la camera? >>
 
Aprii la bocca per dirle di sì,ma poi pensai a Bella. Avrei potuto passare la notte da lei. Non avevo portato in casa la valigia ed Alice non sapeva che avevo detto a Kate che sarei rimasto qui,quindi sarei potuto andare a dormire da Bella.
 
<< No grazie,ho già un posto dove andare. >>
 
Alice annuì. Si chiedeva dove sarei andato,lo sapevo. Ma non fece domande ,come non aveva chiesto il motivo delle liti frequenti – e di questo le ero immensamente grato,non mi sentivo in vena di parlarne ora -, e quando mi alzai per andare via,mi tolse il bicchiere dalle mani e mi accompagnò alla porta,salutandomi con un abbraccio ed un bacio sulla guancia.
 
In quell’istante,pregai che continuasse a volermi bene anche dopo,quando avrebbe scoperto che razza di uomo ero. Che razza di fratello si trovava. Uno bugiardo e un vigliacco.
 
Per un attimo pensai di raccontarle tutto,di abbracciarla e chiederle di perdonare le mie mezze verità,la mia vigliaccheria,di chiederle di non essere delusa,che avrei fatto meglio,che non avrei più tradito la sua fiducia .
 
Ma mi tremavano le gambe,ed il cuore mi battevo forte in petto. L’avrei persa? Avrei perso anche mia sorella? Volevo sapere di poter contare ancora su qualcuno,ancora per un altro po’. Così tenni la bocca chiusa e mi allontanai da casa sua.
 
La salutai ancora con la mano,prima di salire in macchina,e mentre mi allontanavo continuai a ripetermi che sarebbe stata ancora al mio fianco,che non mi avrebbe lasciato.  Non potresti mai deludermi,aveva detto.
 
Mi aggrappai a quelle parole,sperando che si sarebbero rivelate vere anche in seguito.
 
 
 
 
 


 
EDIT 5/3: Ho unito l'ottavo e quello che era il nono capitolo,insieme forse hanno più senso. Le recensioni che avevate lasciato al nono le ho spostate qui. FINE EDIT.  

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A presto.

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Come potete vedere ho cambiato nick. Sereko mi piace di più.
 
Il precedente capitolo nove è stato fuso con l’otto. Le vostre recensioni sono state spostate ma ci sono sempre.
 
ATTENZIONE: tutto quello che è successo,succede e succederà è stato già deciso quando ho scritto la trama della storia,ben otto mesi fa. Niente improvvisazioni dunque. Ci tenevo a precisarlo.
 
 
Buona lettura.
 
 
 

Capitolo nove

 
 
 
 
 
EPOV
 
 
A svegliarmi fu la luce del sole che filtrava tra le tende. Di solito Bella le chiudeva bene,quasi si isolava ermeticamente dal mondo esterno per evitare che la luce la disturbasse,ma questa volta ero stato io a chiudere la finestra e a quanto pare non avevo fatto un buon lavoro.
 
Prima che Bella potesse svegliarsi ,mi alzai dal letto e diedi un piccolo strattone alla tenda,eliminando quel piccolo e fastidioso spiraglio di luce.
 
Sbadigliando feci la strada verso il letto in punta di piedi e ,stando attento a non dare scossoni al materasso,mi ricoricai. Affondai la testa sul cuscino e mi lasciai sfuggire un piccolo sospiro soddisfatto. Non avevo problemi a svegliarmi presto ma, Dio se non mi piaceva stare a letto,rilassarmi e cullarmi in quello stato di piacevole dormiveglia che precede il sonno.
 
Bella scelse quel momento per girarsi,tirandomi un calcio sulla gamba e facendo ballare tutto il letto. Una ragazza così piccole e dolce,e a letto era una furia.
In più di un senso.
 
Mi massaggiai distrattamente la gamba con l’altro piede,poi mi stiracchiai ,gemendo leggermente alla stupenda sensazione dei muscoli che si allungavano,e mi voltai sul fianco sinistro,pronto a riaddormentarmi.
 
Prima però che il sonno potesse arrivare,nella mia mente vidi rapidi flash di ciò che era successo ieri sera,e feci una smorfia.
 
Sentii il cuore iniziare a battere più veloce,seguito dall’ormai familiare stretta allo stomaco,quella sensazione che mi prendeva sempre quando ero in ansia per qualcosa.
 
Ed era qualcosa di grosso in questo caso. Non la semplice paura che arriva prima di un esame o un colloquio,no. Qui si trattava della mia vita,del mio matrimonio,della mia relazione con Bella . C’erano davvero una sacco di cose nel piatto ed io sapevo benissimo che non avevo giocato bene le mie carte. E di Jolly non ce n’era nemmeno l’ombra.
 
Rotolai sulla schiena e fissai il soffitto,con le mane incrociate sullo stomaco. Alice diceva sempre che sembravo un morto quando stavo così. E non c’era da darle torto. Da ragazzo avevo l’abitudine di dormire sulla schiena,con le mani incrociate sulla pancia e le gambe dritte,con le caviglie incrociate. Una mattina mi svegliai con un paio di fiori fra le mani. Li aveva messi Alice,insieme ad un foglio con la scritta “Edward Cullen, figlio,fratello,amico amato” . Nostra madre non aveva affatto gradito lo scherzo ,ma noi due ne ridemmo per giorni.
 
Scossi la testa infastidito. Altro mio difetto – fra i mille che erano venuti fuori in questo ultimo periodo – tendere a divagare e tergiversare per evitare di affrontare un problema.
Ero sempre stato una persona molto razionale in passato,che prima di ogni azione valutava i pro e i contro,che eseguiva una serie di indagini prima di effettuare un acquisto ( ricordo che una volta impiegai quattro mesi per comprare un cellulare perché prima volevo sapere se c’erano modelli che erano migliori in rapporto qualità-prezzo ) si preparava i discorsi prima di parlare (anche nelle situazioni in cui non occorreva preparare discorsi,ma la cosa mi faceva sentire più tranquillo) ma da sei mesi a questa parte le cose sembravano essere cambiate.
 
Da persona accorta,razionale,sempre attenta a che tutto andasse secondo i piani,che pianificava la propria vita sin nei minimi dettagli, ero diventato … beh,tutto l’opposto.
 
E la cosa assurda era che non me n’ero reso realmente conto fino ad ora. Non mi ero accorto di essere diverso,di aver iniziato ad essere più spontaneo,meno razionale.
 
Beh,non troppo meno razionale, continuavo sempre a valutare le situazioni,ma ora ero più rilassato.
 
Kate ed Alice se n’erano accorte? O era un cambiamento intimo,qualcosa di visibile solo dall’interno?
 
Cercai un segno,un’azione che avesse potuto far vedere a qualcun altro che il maniaco del controllo Edward Cullen , era cambiato. Ripensai alle frasi e agli atteggiamenti degli ultimi sei mesi, ma non trovai nulla.
 
Esternamente,con la mia famiglia e Kate almeno,ero sempre lo stesso.
 
La differenza era palese solo quando mi trovavo in presenza di Bella.
 
Era come se ci fosse un pulsante,qualcosa che spegneva e accendeva una parte di me. Come se in me vivessero due persone. Una,il marito della figlia del prestigioso bancario,insegnante di Matematica e figlio del proprietario della Cullen Bank.
E l’altra, il romantico e apparentemente spensierato fidanzato di Bella,proprietaria di una libreria a National City.
 
Un Clark Kent versione marito adultero.  
 
Avrei anche potuto vantarmi della mia bravura,se non si fosse trattata di una questione così seria. Che c’è da vantarsi nel fatto di non essere un marito fedele e ,sostanzialmente,un gran bugiardo? Meno di niente.
 
Bella accanto a me fece un piccolo sbuffo e mi voltai a guardarla. Stava ancora dormendo. La vidi agitarsi un po’ e spostai le gambe di lato. In quel momento iniziò a girarsi,rimbalzando su e giù sul letto. Quando trovò una posizione comoda si fermò,e tornò silenziosa e placida come un bambino.
 
Scuotendo un po’ la testa riportai le gambe alla loro posizione originaria. Ormai avevo capito quando era il caso di allontanarsi dal raggio di azione dei suoi piedi. Imparavo in fretta.
 
Feci un altro sospiro. Mi ero messo ancora a divagare.
 
Ripensai brevemente a quanto successo la sera prima,ed arrivai alla conclusione che c’era davvero poco su cui riflettere. La decisione era già presa,dovevo solo comunicarla a Kate.
Ormai non aveva senso continuare a rimandare,così avrei fatto in modo di dirle tutto prima di pranzo. Anzi,avrei dovuto essere a casa in mattinata,visto che lei aveva lezione intorno alle 13.00 . L’idea di rimandare anche solo a questa sera mi irritava profondamente.
 
La sveglia sul comodino di Bella iniziò a suonare,facendomi prendere un mezzo infarto.
Mi sporsi oltre il suo corpo per spegnerla e quanto abbassai lo sguardo la trovai a fissarmi.
 
Più o meno.
 
Aveva un’espressione buffa,con il viso un po’ arrossato,i capelli scompigliati e gli occhi ancora mezzi chiusi.
 
<< Mgiorno >> biascicò sorridendo.
 
<< ‘giorno >> risposi a bassa voce. Mi chinai a darle un bacio sulla guancia.  << Dormito bene? >>
 
<< Mh-Mh >> annuì ,sorridendo sonnacchiosa.
 
<< Devi andare a lavoro? Ti preparo la colazione? >>
 
Mi guardò pensierosa per alcuni istanti,con l’espressione di chi cerca di risolvere a mente un difficilissimo logaritmo. Poi la sua espressione si rischiarò e tornò a sorridere.
 
<< No,che ne dici di rimanere a letto a farci le coccole? >> si strinse a me, strofinando il viso contro la maglietta che mi aveva prestato per dormire << Posso lasciare la Libreria
chiusa per ora. Chi se ne frega! >>
 
Sorrisi,cercando di trattenere la risata. Era leggermente incoerente. Sicuramente ancora mezza addormentata. Le strofinai la schiena con una mano.
 
<< Ora non posso. Devo andare a sbrigare alcune cose a casa. Che ne dici però di pranzare insieme? Credo di poter affermare ,con una precisione quasi assoluta ,di poter  passare il resto della giornata con te >>
 
La sentii annuire contro il petto.
 
<< Ok >> sussurrai. Forse era meglio lasciarla dormire ancora un po’,non mi sembrava molto attiva. << Allora io vado,così torno prima. Okay? >>
 
<< Mmmkay >> mormorò.
 
Sorrisi e le diedi un altro bacio sulla guancia,quindi mi districai dal suo abbraccio e andai a prendere i vestiti dalla sedia.
 
<< Ora vado. Ci vediamo più tardi amore >> le sussurrai quando fui pronto.
 
Era coricata a pancia in giù,con il viso per metà sprofondato nel cuscino e il lenzuolo attorcigliato in vita. Mi guardò aprendo solo un occhio e sorrise << Ciao >>
 
<< Ciao. Ti amo >>
 
La sua risposta fu soltanto un mormorio indistinto.
 
Con ancora il sorriso sulle labbra uscii dalla camera da letto ,richiudendomi piano la porta alle spalle.
 
Quando uscii dal palazzo ,raggiunsi la macchina e mi fermai un istante sul marciapiede,guardandola pensieroso.
 
La valigia con i vestiti era ancora nel portabagagli. Magari al ritorno avrei potuto chiedere a Bella se potevo portare alcuni vestiti da lei … o era ancora presto?
 
Feci roteare le chiavi intorno al dito due volte,prima di decidermi. Gliene avrei parlato a pranzo. Niente di troppo impegnativo,solo un paio di vestiti giusto per potermi cambiare, così da poter andare direttamente a lavoro la mattina seguente. Ero sicuro che non le sarebbe dispiaciuto.
 
Annuii tra me e me e sbloccai l’auto. Mi misi al posto di guida e richiusi lo sportello. Prima che potessi mettere la cintura di sicurezza ,squillò il cellulare. Diedi una rapida occhiata all’orologio sul cruscotto e mi accigliai. Chi mi chiamava alle sette e mezza del mattino?
 
<< Pronto? >>
 
<< Dove. Diavolo. Sei? >>
 
<< Alice? >>
 
<< Sì,genio,Alice. Chi ti aspettavi? Allora,dove diavolo sei? >>
 
Scostai il cellulare e guardai lo schermo. Numero Privato.  Lo riportai all’orecchio.
 
<< Ma da dove chiami? >>
 
<< Senti,tua moglie mi ha svegliata all’alba ,in un giorno in cui avrei potuto finalmente dormire , per sapere se suo marito ,tu,se non ti fosse chiaro,stesse dormendo e che avrebbe voluto parlargli. Immagina la mia sorpresa quando mi ha detto che le avevi detto che avresti dormito da me e invece tu a me hai detto che avresti dormito fuori. Quindi te lo ripeto. Dove cazzo sei? >>
 
Serrai forte gli occhi e lasciai andare un sospiro. Non mi ero nemmeno reso conto di aver trattenuto il fiato.
 
<< Edward! >>
 
<< Cosa le hai detto? >>
 
La sentii sospirare << Che stavi dormendo e non volevo svegliarti,che quando ti saresti alzato saresti tornato a casa e avreste parlato. Edward,ti ho parato il culo,ma vorrei sapere perché. E vorrei sapere perché non mi hai detto la verità >>
 
Sembrava abbattuta e mi sentii male al pensiero di averla resa triste.
 
Ecco che i nodi vengono al pettine.
 
Mi passai le dita sulla fronte,come a voler stirare la pelle,poi lasciai andare la testa contro il sedile.
 
<< Mi dispiace. Posso … magari ti spiego tutto più tardi va bene? Parlo con Kate … sistemo alcune cose e ti spiego tutto. >>
 
<< Voglio tutta la verità Edward. Non ti ho chiesto niente fino ad ora perché rispettavo il tuo silenzio,ma se ti devo coprire le spalle,se devo dire delle bugie per te,vorrei almeno sapere il motivo. Vorrei sapere cosa sto coprendo. Me lo devi. >>
 
<< Lo so >>
 
Rimase in silenzio per quella che parve un’eternità. Sentivo solo il suo respiro lieve distorto dal telefono. Accanto a me sfrecciò veloce una moto. Ne seguì la scia con lo sguardo.
Alla fine la sentii rilasciare un lungo sospiro e riprese a parlare.
 
<< Va bene >>
 
<< Grazie Ali >>
 
A rispondermi fu solo il tu-tu del telefono.
 
Aveva riattaccato.
 
Gettai il Blackberry sul sedile accanto e imprecai.
 
Era tutta colpa di Kate. Tutta colpa sua. Se non avesse chiamato Alice avrei potuto sistemare tutto senza creare grossi problemi. Ora invece mia sorella era sicuramente arrabbiata,o peggio,ferita a causa di ciò che era successo.
 
Vaffanculo Vaffanculo Vaffanculo.
 
Misi in moto e accelerai di botto,facendo fare un brusco balzo in avanti alla macchina,che ringhiò come per protesta.
 
La strada sotto di me scorreva veloce e i palazzi si susseguivano in maniera rapida.
Premetti con maggiore forza sull’acceleratore. Dovevo arrivare a casa prima che Kate facesse altri danni.
 
 
 

§

 
 
Quando aprii la porta di casa erano da poco passate le otto.
 
Il salotto era appena rischiarato dalla luce del solo e l’unico rumore nella casa era costituito dal ronzio del frigorifero.
 
Rimasi un attimo sulla soglia a guardarmi intorno.
 
A sinistra i divani di pelle,comodi ma terribilmente caldi d’estate. Il tavolinetto di legno scuro,di quel colore che faceva subito notare se vi si posava della polvere e che quindi doveva essere spolverato ogni giorno,cosa che Kate odiava e per questo diceva sempre che al più presto avremmo dovuto cambiarlo.
 
La parete attrezzata con la tv,i libri ed alcuni soprammobili (più che altro cianfrusaglie inutili che avevamo ricevuto per il matrimonio ,compleanni e anniversari. ) .
 
Mi chiesi se sarebbe stata l’ultima (o una delle ultime) volta che avrei rivisto tutto questo. La casa sarebbe andata a Kate,no? Succedeva sempre così,la casa la prendevano sempre le mogli.
 
Mi avvicinai alla finestra del salotto e sbirciai fuori. La vista era davvero molto bella. Vicini al mare ma non troppo. Una posizione perfetta,sia per abitarci che per crescerci dei figli.
 
Figli. Meno male che non ne avevamo mai avuti. Avevo chiesto a Kate ,anni fa,se avessimo potuto iniziare a provare ad averne uno. Era stata un po’ reticente all’inizio,ma aveva ceduto. Due anni e mezzo e nessun test positivo.
 
A pensarci bene,ora col senno di poi,non era stato poi male. Con dei figli le cose sarebbero state più complicare,più difficili,più dolorose.
 
Forse con un figlio non avrei nemmeno preso in considerazione l’idea di tradire Kate con Bella. Forse nemmeno ci sarei entrato quel giorno in Libreria,non mi sarei mai fatto avanti,non avrei iniziato a fantasticare,a mentire,a sperare,a sognare …
 
Sentii un leggero suono di passi dal piano di sopra e mi spostai dalla finestra. Kate doveva essere sveglia. Mi avviai verso le scale e mi fermai sul primo gradino.
 
Diedi un’ultima occhiata alla stanza e percepii un vuoto allo stomaco.
 
Indipendentemente da tutto,non sarebbe stato affatto semplice lasciarsi tutto questo alle spalle. Non sarebbe stato semplice,né indolore,dire addio ad un pezzo della mia vita.
 
Con un ultimo sospiro diedi le spalle alla stanza e mi diressi al piano superiore.
 
Trovai la camera da letto vuota. Il letto era disfatto ma di Kate nemmeno l’ombra. Stavo quasi per andarmene quando sentii il mobiletto del bagno chiudersi.
 
Inspirai per darmi coraggio ed entrai,dirigendomi verso il bagno.
 
La trovai davanti lo specchio,avvolta solo con un asciugamano ed intenta a truccarsi.
 
Mi ero aspettato un atteggiamento simile a quello della sera precedente : urla,pianti,strattoni,domande. Invece si limitò a lasciarmi solo un’occhiata di sbieco e a continuare a fare ciò che stava facendo.
 
<< Alice mi ha detto che l’hai chiamata >>
 
Prese un tubetto ed uscii un pettinino nero,che passò sulle ciglia. << Mh-Mh >>
 
<< Senti … >> Presi fiato e mi passai una mano fra i capelli. Tolto il dente tolto il dolore.
 
<< Dovremmo parlare. Devo parlarti ... >>
 
<< Sì, dovremmo >> posò il tubetto dentro una piccola borsetta sopra il lavello e si voltò completamente per guardarmi . << Se permetti però vorrei iniziare io. >>
 
Strinsi le labbra e la guardai per qualche secondo,infine annuii.
 
Incrociò le braccia al petto e alzò il mento. Non sembrava affatto la stessa persone di ieri,la stessa persona sconfitta e disperata che la sera prima mi aveva pregato di rimanere. No,la Kate che avevo davanti sembrava tutta un’altra persona. Aveva un’espressione soddisfatta,quasi vittoriosa.
 
Il cuore mi balzò in gola quando mi resi conto che cosa avrebbe potuto causare uno sguardo del genere.
 
 Bella.
 
<< Sono incinta. >>


 
Beh …
 
Cazzo!
 
 
 
 
 
 
Sono sicura che non ve lo aspettavate!
Come detto sopra,tutto quello che succede,è successo e succederà è stato già deciso a Luglio,quando ho scritto la trama per questa storia. Niente cambiamenti durante il percorso dunque,è già stato tutto programmato.
 
Piccole curiosità: Per il modo in cui dorme Bella mi sono ispirata a me. Quando mi giro faccio un macello,e mia sorella lo sa bene u.u D’estate assumo anche la stessa posizione di Edward,quella da “Morto”. Sto comoda ù.ù
 
Al solito,nel mio profilo trovate tutti i link.
 
A presto!
 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10

 
 
 
 
 
BPOV

 
 
 
Quando mi svegliai era tardi,estremamente tardi,così balzai giù dal letto e ,cercando di ignorare il giramento di testa e di sbattere contro i mobili,mi vestii facendo il più in fretta possibile e mi fiondai fuori dall’appartamento.
 
Mai più spegnere la sveglia del cellulare. Mai più.
 
Quando arrivai in libreria , un mezzo infarto e due lividi più tardi – grazie comodino,grazie – trovai ad aspettarmi un ben poco accogliente gruppo di persone che si lamentava per lo scadente servizio della Libreria.
 
Servizio scadente il mio culo! Non avevo mai fatto tardi e spesso rimanevo in negozio fino a dopo l’ora di chiusura ,ma non ero proprio in vena di fare discussioni – anche perché,diciamocelo,ero ancora su di giri per il risveglio semi comatoso con Edward – così appesi il cartello con su scritto “Chiuso” e mi scusai profusamente con i vecchietti iracondi –che avrei anche potuto capire,infondo avevo appena tolto loro un piccolo passatempo. Come avrebbero impiegato la mattinata? – prima di tornare al mio appartamento.
 
Arrivai in cucina per miracolo.
 
Una Bella Swan che non fa colazione è una Bella Swan  destinata a morire di una morte veloce e non propriamente indolore,fra giramenti di testa,nausee e il livello di zuccheri che scende pericolosamente sotto i piedi.  E non è proprio un bello spettacolo,oltre ad essere una fine veramente patetica.
 
Così mi servii un’abbondante colazione a base di latte e biscotti comodamente spaparanzata sul divano. Magari fossero sempre così le mie mattine.
 
Vecchietti arrabbiati a parte,ovvio.
 
Quando finii di fare colazione iniziai a sistemare casa,canticchiando sottovoce mentre spazzavo e spolveravo. Cenerentola e Mary Poppins mi fanno un baffo oggi!
 
Intorno alle due ,dopo aver passato lo straccio in quasi tutta la casa,tirato a lucido ogni superficie orizzontale e non,e cambiato le lenzuola al letto , mi ritrovai in salotto,indecisa se chiamare o meno mia madre.
 
Con il cuore che batteva a mille, presi il cordless dal tavolino accanto al divano e composi il suo numero.
 
Mentre aspettavo che prendesse la chiamata ,percorsi a lunghe falcate i contorni del tappeto in mezzo alla stanza,posando i piedi sulle parti bordeaux ed evitando quelle beige.
 
Rispose al terzo squillo.
 
<< Ehy,ciao mamma,come stai? >>
 
<< Bella! Ciao,sto bene tu? Come va? >>
 
Mi strinsi nelle spalle,cercando di non sorridere << Bene,tutto bene. Papà? >>
 
<< Bene pure lui. Anzi,al momento è un po’ su di giri perché giusto ieri ha vinto una causa,quindi per ora sta festeggiando. Credo stia organizzando una serata a Poker con alcuni suoi colleghi,o qualcosa del genere. >>
 
<< Bene,sono contenta. Fagli i complimenti da parte mia,okay? >>
 
<< Certo certo. Avevi chiamato per qualcosa in particolare o per semplice affetto filiale? >>
 
Presi un respiro profondo << No… beh >> Mi passai una mano sulla faccia,cercando di non sorridere troppo. Non facevo altro da questa mattina ed iniziavano a farmi male le guance. Ma era un bel tipo di dolore. << Volevo chiederti se ti andava di conoscere Edward ? Magari la settimana prossima … >>
 
La sua risposta non si fece attendere e,a giudicare dagli urletti che mi stavano trapanando il timpano,era più che entusiasta.
 
<< Era un sì? >> sorrisi.
 
<< Charlie! >> urlò,senza allontanare il ricevitore dalla bocca ,e feci una smorfia. Sarei diventata sorda << Certo,certo che è un sì. Charlie! La prossima settimana viene Edward! Possiamo fare una cena? Che cosa mangia? Anzi no,cosa non mangia,così non lo preparo? Forse è meglio se mi dici che preferisce,gli piace la carne? Oppure le lasagne? Charlie mi senti? Viene Edward. Bella porta Edward a cena! >>
 
Scoppiai a ridere,elettrizzata per il suo entusiasmo. Non vedevo l’ora di farglielo conoscere,quasi tremavo per la gioia. Chissà poi perché avevo aspettato così tanto?
 
<< Mamma,va bene tutto davvero. Non ha gusti difficili. La carne andrà benissimo,e anche le lasagne eventualmente. Non gli piace l’agnello però,e la carne di cavallo. Il resto andrà bene. Oh,e nemmeno il fegato >>
 
Lei sbuffò << Pensi che faccia il fegato la sera in cui conosceremo,finalmente,il tuo ragazzo? Ma per favore… fegato poi! >> Sentii in sottofondo la voce di mio padre  e rizzai le orecchie.
 
<< Sì Charlie,la prossima settimana tua figlia porterà il suo ragazzo a cena,è mezz’ora che urlo porca miseria. >> Ridacchiai ma non sentii la risposta di mio padre,solo la risata di mia madre.
 
<< Che ha detto? >>
 
<< Niente niente,è contento pure lui di conoscerlo,non ce la faceva più ad aspettare. Figlia mia >> aggiunse dopo << Se prenderai sempre le cose così lentamente,finirà che ti sposerai fra dieci anni,ed avrai il primo figlio a sessanta >>
 
Risi << Ne dubito mamma,non credo che a sessant’anni potrei ancora avere figli. Comunque >> aggiunsi prima che potesse dire altro << Ora devo andare,Edward pranza qui e devo ancora iniziare a cucinare >>
 
<< Okay okay,vai non ti trattengo. Fammi sapere il giorno poi,okay? E salutamelo,va bene? >>
 
<< Sì mamma >>
 
<< Dico sul serio Bella,salutamelo. Guarda che poi glielo chiedo se l’hai salutato da parte mia,non pensare che non lo faccia >>
 
Roteai gli occhi << Non ti preoccupare,te lo saluterò. Ci sentiamo allora,ciao >>
 
<< Ciao amore,un bacio >>
 
Chiusi la chiamata con un enorme sorriso stampato in faccia. Non vedevo l’ora di dirlo ad Edward.
 
Senza smettere di sorridere,andai in cucinai ed apparecchiai,poi presi del pomodoro dal frigo ed iniziai a tagliarlo per la pasta.
 
L’acqua stava già bollendo quando iniziò a squillare il cellulare,così buttai la pasta nella pentola ed andai a rispondere. Sul display lampeggiava il nome di Edward,accompagnato dal suo viso sorridente. Con il cuore che sembrava volesse esplodere accettai la chiamata.
 
<< Ehy >> fu poco più che un sussurro. Mi posai una mano sul petto e sorrisi nel sentirvi contro il martellare furioso del mio cuore. Le gambe mi tremavano e la pancia sembrava bruciare. Speravo che queste sensazioni non svanissero mai.
 
<< Ciao. Senti … più tardi non posso venire >>
 
Sentii il sorriso vacillare ed il cuore perdere un battito.
 
<< Ah. >>
 
<< Ci sono… state delle cose. Mi dispiace >>
 
Con il fianco trovai il tavolo e mi ci appoggiai. La mano si strinse intorno alla maglietta e feci il possibile per ignorare la delusione.
 
<< Ok allora … quando ci vediamo? Poco fa ho chiamato mia madre,le ho detto che la prossima settimana andremo a cenare da lei. Va … bene? >>
 
Ci fu silenzio e poi un sospiro << No. Credo che ne avrò per un po’. Forse è meglio se disdici. Mi spiace. >>
 
<< Okay,magari un’altra volta. Quando pensi che ci potremmo vedere? Noi due dico >>
 
<< Non lo so >>
 
<< Ma … cioè,è successo qualcosa a lavoro? O in famiglia? >>
 
Lo sentii sospirare << Bella … mi dispiace ma per un po’ non potremmo vederci. Scusa ma … non posso … non so che dirti. Scusa. Ciao. >>
 
Chiuse la chiamata senza darmi il tempo di rispondere. Lentamente,allontanai il telefono dall’orecchio e lo fissai,come se potesse spiegarmi il perché di questa strana conversazione.
 
Pensai fugacemente al modo di dire secondo cui la delusione avesse un sapore amaro. Ma io in quel momento non sentivo alcun sapore,solo il formicolio sulla lingua e la sensazione di non avere più una bocca …
 
La delusione non era amara,aveva il sapore del nulla e la sensazione di perdere te stessa dentro il tuo proprio corpo.
 
 
 
 
 
 
EPOV


 
 
Sollevai gli occhi dalle mie mani ed incontra il volto inespressivo di mia sorella.
 
Mi fissò per dei secondi lunghi come ore,poi la sua maschera si ruppe e le sue dita andarono a stirare le pieghe sulla fronte.
 
<< Non potevi fare una cosa più stupida. Tutto mi sarei aspettata Edward,ma non questo. >>
 
Sospirai  e tornai a fissare le mie dita intrecciate.
 
<< Dovevi lasciare Kate mesi fa,invece di iniziare questa relazione. Così finirai per ferire entrambe. E anche te lungo la strada. >>
 
Annuii . Avevo già parlato per più di un’ora,spiegando la mia situazione con Kate e Bella,le bugie,le promesse infrante,il tutto sotto il suo sguardo impassibile,e la sua postura rigida seduta sul suo divano di fronte a me. Mi aveva accolto con un’espressione prevenuta,ancora visibilmente arrabbiata per la faccenda della mattina,e non si era rilassata un attimo da quando avevo iniziato a parlare,da quando mi aveva chiesto “Perché?”
 
Perché litigate? Perché menti? Perché menti a me?
 
Ora le parole erano finite ,non sapevo più cos’altro dire. E dopo la chiamata di Bella … scacciai subito il pensiero,prima che si sedimentasse e mi desse la possibilità di pensare al fatto che non sapevo quando l’avrei rivista.
 
Mi sentii stringere la gola e presi un respiro profondo.
 
<< Ho sbagliato >> la voce mi si ruppe sull’ultima parola e mi passai una mano sugli occhi. Quando la riabbassai vidi Alice guardarmi con quella che pensai fosse pena,anche se le labbra rimanevano strette e contorte in una piccola smorfia.
 
<< Lo sai come la penso. Avresti dovuto lasciarla prima,non lasciare che passasse tutto questo tempo. >> sospirò << Ma ormai la frittata è fatta e l’importante è che tu l’abbia lasciata. Ora devi solo fare in modo di far capire tutta la situazione a … alla tua ragazza >>
 
Feci una smorfia che lei interpretò male << So che non sarà facile,anzi,sono sicura che ci saranno un sacco di parole brutte e che probabilmente potresti anche perderla … ma con il tempo,ed un po’ di cervello,potresti riuscire a sistemare … il sistemabile. >>
 
Abbandonai la testa fra le mani e lasciai andare un gemito. Sentii il divano abbassarsi e la sua mano afferrare la mia spalla << Edward … vedrai che andrà tutto bene >>
 
Scossi il capo << No,Alice,no >>
 
<< So che sei spaventato ma … >>
 
<< No Alice ,no … >> sollevai la testa la guardai. Sussultò quando vide i miei occhi bagnati di lacrime e la sua mano salì ad accarezzarmi i capelli sulla nuca << Kate è incinta. Kate è incinta >>
 
L’ultima cosa che vidi furono i suoi occhi sgranati,prima di abbandonare la testa fra le mani e scoppiare a piangere.

 
 
 

§

 

 
 
Mi trascinai per tutta la settimana come uno zombie. Non finsi nemmeno di essere felice per la gravidanza di Kate,non lo ero. A lei però non sembrava importare,anzi,non faceva che fare progetti. Progetti per la cameretta,il colore delle pareti,la culla,e il passeggino e l’allattamento,era meglio al seno o il biberon? Ed i vestiti,i giocattoli …
 
E lo sapevano tutti. Tutti. Colleghi,amici parenti. Mia madre mi aveva pure chiamato,entusiasta all’idea di diventare nonna e arrabbiata per non averlo sentito da me ma da Kate. Non ricordo nemmeno cosa le risposi,solo che conclusi la chiamata il prima possibile.
 
Le uniche che non erano entusiaste erano Alice e Tanya. Mia cugina sperava davvero in un prossimo divorzio,e l’idea che Kate fosse incinta non la entusiasmava. In più sapeva che c’era qualcosa che non andava,e nonostante non sapesse tutto – anzi,non sapeva niente – faceva il possibile per darmi il suo appoggio morale. Anche a distanza.
 
Kate comunque non provò a cercare di sistemare le cose fra noi. Io continuavo a dormire nella stanza degli ospiti e lei nella nostra camera da letto.
 
Nella sua camera da letto.
 
Non parlavamo molto. Anche a lavoro ci vedevamo poco,anche se i colleghi cercavano sempre di beccarci insieme per potersi congratulare e fare domande.
 
Per questo quando mi disse che la sera dopo saremmo andati a cena rimasi di sasso.
 
<< Come? >>
 
Mi passò davanti per sistemare i cuscini sul divano e mi parlò senza girarsi << Ho organizzato una cena con le nostre famiglie. Domani mattina vengono i tuoi e ceneremo al Bertrand at Mister A'S ,ho già prenotato. Ci saranno i miei genitori,i tuoi,mio fratello con sua moglie e  tua sorella.  >>
 
Si girò e mi guardò inarcando le sopracciglia << Che c’è? >>
 
<< Che c’è? C’è che non ti sei nemmeno degnata di dirmi nulla! >>
 
Sbuffò e mise le mani sui fianchi << Anche se te l’avessi detto probabilmente non mi avresti nemmeno dato ascolto,così,per evitare che te lo scordassi,te l’ho detto oggi. Domani devi andare a prendere i tuoi in aeroporto,ho detto loro che possono rimanere a dormire qui,tanto staranno solo un paio di giorni. >> Passò  dietro al divano e si fermò un attimo prima di andare sul retro << Ah,dobbiamo essere al ristorante alle sette,abbigliamento formale. >>
 
Sparì dietro la porta e tirai un pugno al cuscino << Dannazione! >>
 
Mi accasciai contro il divano e mi portai le mani ai capelli,un gesto che sembravo fare sempre più spesso ultimamente. Le lasciai scivolare lungo la faccia per poi abbandonarle lungo i fianchi. In quel momento,il telefono iniziò a vibrare e senza che ci fosse bisogno di leggere il mittente,interruppi la chiamata.
 
Questo piccolo ed insignificante gesto bastò a farmi stringere la gola.
 
Una settimana. Era passata una settimana dall’ultima volta che avevo visto o sentito Bella. Una settimana di sue chiamate e messaggi che avevo continuato ad ignorare. Sapevo che non potevo ,né volevo,continuare così per sempre. Dovevo parlarle,dovevo raccontarle tutto. Ma non volevo farlo prima di aver capito cosa dirle,cosa volevo farle.
 
Ed il tempo stringeva.



 

§
 

 
 
 
 
<< Propongo un brindisi >> Demetri levò il calice in aria ed io cercai di reprimere una smorfia << ai nostri figli,Kate e Edward,che presto ci allieteranno con un nipotino >>
 
Spostai lo sguardo alle mia destra ed incrociai gli occhi sorridenti di mio suocero. Afferrai il bicchiere,stringendolo forte tra le dita,e lo sollevai,provando a sorridere.
 
<< Salute! >> dissero tutti in coro,sollevando in alto i calici e facendoli tintinnare fra loro. Mormorai sottovoce il brindisi e bevvi il vino tutto d’un fiato. Con la coda dell’occhio vidi Kate sorridere soddisfatta,mentre la madre la accarezzava la spalla e si chinava a darle un bacio.
 
Mi arrivò una pacca sulla schiena e mi voltai incontrando gli occhi ridenti di mio padre << Congratulazioni Edward. >>
 
Mia madre annuì,gli occhi che le luccicavano di gioia, ed io cercai di sorridere. I muscoli del viso però non sembravano voler collaborare,così riuscii a sollevare solo mezzo lato della bocca. Mi facevano male le guance.
 
James si mise a ridere e mi indicò con la mano << Sei ancora un po’ scosso,eh Edward? >>
 
<< Oh,si riprenderà >> rispose Demetri con il suo vocione burbero.
 
<< Certo che sì >> aggiunse mia madre << Edward adora i bambini,vero? Sono sicura che è la troppa emozione,deve ancora metabolizzare la notizia >> Mi sorrise inclinando la testa di lato e accarezzandomi con i suoi occhi dolci,che mi facevano voglia di andare da lei e farmi abbracciare,nascondendo il viso nel suo collo come facevo da bambino quando piangevo.
 
Invece mi passai una mano fra i capelli e annuii,cercando di mostrarmi imbarazzato,moderatamente contento e giustamente scioccato. Mi riuscii solo la parte imbarazzata,credo. L’imbarazzo era ciò che sentivo di più,insieme alla voglia di piangere e quella di correre.
 
Sollevando gli occhi incontrai quelli di mia sorella,che ammorbidì l’espressione quando vide che la guardavo. Sapeva quello che provavo,era l’unica che capiva.
 
Rimanemmo a guardarci per un po’,lei che cercava di darmi forza ed io che provavo ad assorbirla,cercando di combattere le lacrime che minacciavano di cadere. Più mi sforzavo,più sentivo gli occhi bruciare.
 
Distolsi lo sguardo quando la madre di Kate e la mia iniziarono a parlare del bambino,con Victoria e Kate che si inserivano entusiaste,con domande e chiarimenti. Quando anche gli uomini iniziarono  parlare di affari,coinvolgendo anche Alice, mi isolai,lasciando vagare lo sguardo per la stanza.
 
Il ristorante era bello,non c’era dubbio. A Bella sarebbe piaciuto,soprattutto per la vista. Puntai gli occhi fuori la finestra,facendoli scorrere lungo i grattacieli e la baia di San Diego. Si vedeva persino Coronado da qui. La vista era davvero mozzafiato,soprattutto a quest’ora del giorno,con il sole che tramontava e colorava di rosso e arancio il mare.
 
Sul terrazzo c’erano dei tavolinetti,sicuramente per la colazione o il brunch. E in più era francese. E’ una vita che Bella dice di voler andare al francese,avrei dovuto portarla qui prima …
 
Sentii la mano di Kate premermi sulla spalla e mi girai. Quando incontrai i suoi occhi le mi sorrise e mi diede un bacio. Non mi diede nemmeno il tempo di rispondere,e non sapevo nemmeno se sarei riuscito a rispondere visto che mi sentivo la bocca come addormentata,che lei si tirò via,lanciando un breve occhiata alla sua destre e portando poi lo sguardo su Victoria,sorridendo compiaciuta.
 
Mi accigliai e guardai sopra la sua testa. In un primo momento non vidi nulla,poi catturai con gli occhi una lunga chioma scura uscire di fretta dal locare,seguita a ruota da una bionda. Il cuore iniziò a battere più veloce e quando intravidi due uomini,uno alto e biondo e l’altro massiccio e bruno,la mia più grande paura si solidificò come ghiaccio nelle vene.
 
Emmett e l’altro ragazzo uscirono poco dopo,lanciandomi occhiate di fuoco.
 
Cercai di mettermi dritto,di sollevarmi sulle gambe per andare ad inseguirla a spiegare che … a spiegarle che io …
 
La vista mi si annebbiò per un breve attimo,e mi poggiai allo schienale,nascondendo le mani sotto al tavolo per non far vedere che tremavano.
 
Feci un paio di respiri profondi,ma il peso che avevo sul petto non si alleggerì. I polmoni sembravano non voler più collaborare ed il petto iniziò a farmi male.
 
Sollevai di scatto gli occhi,per vedere se qualcuno si fosse accorto del mio malessere,ma sembravano tutti concentrati nelle loro conversazioni. Tutti tranne Alice,che guardava con un cipiglio  Kate.
 
In quel momento la verità mi colpii come un ariete,lasciandomi senza fiato.
 
Kate sapeva.
 
Kate conosceva davvero Bella.
 
Il sapore acido della bile mi invase la bocca,facendomi fare una smorfia.
 
 Avevo toccato già il fondo? O ci sarebbe stato ancora spazio per scavare?
 
 
 
 
 
 
 
Mi dispiace per la lunga attesa. Se seguite il mio blog,conoscete già il motivo di questo mio ritardo. Purtroppo fra studio ed un fastidiosissimo blocco,non sono proprio riuscita  a scrivere nulla. Tutt’ora non sono soddisfatta di questo capitolo (né di tutta la storia a dire il vero,ma non è una novità) ma ho preferito pubblicarlo comunque piuttosto che farvi aspettare ancora per poi,magari,non aggiustare comunque niente.
 
Spero che almeno a voi sia piaciuto.
 
Passando alla storia, vorrei dire due paroline sulla gravidanza di Kate,le stesse che ho scritto in risposta ad una lettrice : Per il suo personaggio mi sono marginalmente ispirata ad un personaggio presente nei libri di Ken Follett. Ovviamente non dirò il titolo. Perché lo dico? Perché lei non è esattamente ciò che sembra,e qualcuno ha detto una cosa,su di lei,che è vera solo in parte. E abbiate fiducia in Alice. Questo è tutto ciò che posso dire.
 
Prima di lasciarvi vorrei dire anche un’altra cosa. D’ora in poi,tutte le storie che pubblicherò saranno già scritte per intero,così da evitarvi queste lunghe e tediose attese e garantirvi,invece,aggiornamenti settimanali.
 
Grazie a tutti coloro che hanno seguito e quelli che continueranno a seguire questa storia.
 
Se volete,mi potete trovare su twitter e facebook (link nel mio profilo) e su blogger,dove posto foto,informazioni e avvisi sulle storie (link nel profilo).
 
Spero a presto,
Sereko. 

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Avrei dovuto aggiornare ad Agosto (non perché mi piaccia farvi aspettare,ma perché al momento sono in vacanza  fuori città e lo sarò per tutto Luglio) ma,per fortuna vostra (o forse no,dipende dai punti di vista) ho trovato una linea aperta (grazie vicino,grazie <3 ) e quindi eccomi qui.

Buona lettura.
 
 
 
 

Capitolo 11

 
 
 
BPOV
 
 

Le tre linee nere rimasero fisse sullo schermo per meno di tre secondi,prima di lasciare il posto al segno di spunta.
 
Messaggio inviato. L’ennesimo nel giro di una settimana. Era il numero dieci,venti forse?
 
Feci scorrere il dito sul trackpad del Blackberry e controllai i messaggi inviati.
 
Check, check ,check, check ,bianco ,bianco, bianco …
 
Fermai il dito primo di arrivare alla fine,prima di avere un numero,la certezza matematica che i messaggi senza risposta erano troppi per essere ignorati.
 
Schiacciai il pulsante per uscire dal menu dei messaggi e rimasi a guardare lo schermo,gli occhi che fissavano prima la busta dei messaggi ,poi l’orario,poi di nuovo la busta dei messaggi e così via. Avanti e indietro,avanti e indietro.
 
Il telefono riposava sulle dita,i palmi insù poggiati sulle gambe incrociate,perfettamente immobile su un corpo altrettanto immobile,una statua viva che vibrava impercettibilmente a causa di una pulsazione troppo forte,o un respiro più profondo degli altri.
 
Il numero sul display cambiò.
 
Cinque.
 
Un minuto.
 
Gli occhi saettarono sulla busta trasparente.
 
Nessun messaggio.
 
Tornai a fissare lo sfondo,la copertina di uno dei miei libri preferiti del momento si stagliava contro le icone chiare del menu. I grattacieli,il Manhattan Bridge , il busto di una ragazza contro l’azzurro del cielo …
 
Sei.
 
Lasciai andare un sospiro e le mani vibrarono leggermente,facendo sfocare per un attimo lo schermo. Rafforzai la presa e cercai di rimanere il più immobile possibile,come se anche il più piccolo movimento potesse impedire al messaggio di giungere a me.
 
 Quel messaggio che sapevo,ormai,non sarebbe arrivato.
 
Spostai il pollice sulla cornetta verde,indecisa se tentare o meno di chiamarlo. Il pollice tremò quando ricordai che,a tutte le precedente chiamate,non aveva mai risposto. Così lo ritirai,riportando la mano a riposo contro le gambe,i palmi insù stretti tra loro.
 
Sette.
 
Sentì il cuore accelerare di colpo, dolorosamente. Lo stomaco mi si contrasse,e mi sentii come se avessi ingoiato dell’acido che ora stava bruciando ogni cosa lungo il suo cammino : gola,cuore,polmoni,pancia,vene. Cuore.
 
Non pensavo che mi sarei mai sentita così. Non dopo solo una settimana. La cosa buffa era che era già successo, in passato, di non sentirci per alcuni giorni,io stessa avevo perso alcune chiamate o dimenticato di rispondere ad alcuni messaggi,ma non ero mai stata in ansia o così … così.
 
Ma forse,anzi sicuramente, era per il modo in cui mi aveva parlato l’ultima volta. O forse, non parlato,era l’espressione più corretta.
 
Al solo ricordare quell’ultima chiamata mi venne la nausea. Cosa poteva essere successo di così grave? Perché doveva essere successa qualcosa di grave,giusto?
 
Otto.
 
Il rumore della porta che si apriva mi fece sussultare ,e quando sollevai gli occhi dalle mani Rosalie l’aveva già richiusa alle proprie spalle. 
 
Corrugai le sopracciglia, in un silenzioso “che c’è?” ,perché sapevo che se avessi provato a parlare mi sarebbe tremata la voce,e non era il caso di gettare benzina sul fuoco,non quando lei era già sul piede di guerra,sempre pronta ad inveirgli contro.
 
Ignorò il mio sguardo e si avvicinò al letto,con gli occhi che fissavano alternativamente il telefono e me. Istintivamente chiusi le dita attorno al cellulare e le portai nell’incavo che le gambe incrociate avevano creato.
 
Lei non se ne accorse,o fece finta di non accorgersene,e si sedette sul letto ai miei piedi.
 
<< Ha chiamato Jasper,vuole sapere se questa sera ci va di andare a cena >>
 
Battei le palpebre,cercando di ricordare se oggi ricorresse una data particolare,ma non mi venne in mente nulla.
 
<< Ovviamente la sua – e la mia,soprattutto – non era una richiesta. Non si accettano dei no come risposta >> disse quando si accorse che stavo per rispondere. << Quindi vatti a preparare, più tardi si va da  Bertrand at Mister A’S ,Jasper è in vena di festeggiamenti >>
 
<< Ha vinto la causa? >> chiesi,ricordando improvvisamente che Jasper stava aspettando di sapere se il tribunale gli avesse,finalmente,affidato la custodia delle sue bambine. La Corte si sarebbe dovuta esprimere in questi giorni … non ricordavo quale con precisione.
 
<< Non ancora,lo saprà solo la settimana prossima, ma si tratta solo di una formalità ormai. I giudici sanno che quella strega è un’alcolizzata,le bambine hanno espresso il desiderio di rimanere con il papà e lei è una strega con l’istinto materno di una vipera morta. E’ così fredda che mi chiedo come possa aver partorito due figlie così. Davvero,non pensavo potesse avere un utero,ero convinta che facesse le uova o qualcosa del genere. >>
 
A questo esplosi in un sorriso,così spontaneo e naturale da sembrarmi quasi alieno,eppure mi sentii il cuore un po’ più leggero.
 
<< Sei proprio cattiva,lo sai vero? >>
 
<< Tsk! Cattiva,io? No cara,mi limito a constatare i fatti. Non puoi negare che Maria sia una vipera. Mi chiedo se faccia anche la muta … >> aggiunse pensierosa.
 
Scoppiai a ridere << Può darsi,magari la nasconde dentro l’armadio >>
 
<< O sotto il letto. Insieme alla cenere di qualche bambino morto sacrificato per chissà quale rituale magico >>
 
Ridemmo fino a che non iniziò a farci male la pancia e gli occhi iniziarono a lacrimare. Mentre le risate scemavano mi asciugai gli occhi con le dita.
 
<< Okay dai,vengo. Ma solo perché c’è Jasper. >>
 
Rose sollevò gli occhi al soffitto << Beh,ti ringrazio >>
 
La spinsi giocosamente col piede << Scema,con te ci vivo giorno e notte,la tua presenza costante inizia ad essere nauseante. Per fortuna che tra un po’ vai via >>
 
<< Quando non ci sarò più >> disse agitandomi un dito contro << rimpiangerai questa presenza costante e nauseante. Ricordati le mie parole quando mi chiamerai alla disperata ricerca di compagnia >>
 
Le labbra mi si piegarono in un sorriso triste. Sapevo che mi sarebbe mancata fino a stare male,soprattutto se la situazione con Edward … diedi una brusca virata ai miei pensieri e scrollai le spalle,cercando di apparire indifferente.
 
<< Certo,contaci! >>
 
<< Vedremo >> disse alzandosi dal letto << intanto vatti a preparare,Emmett verrà a prenderci fra poco >>
 
<< Che fretta c’è? Tanto lo so che lo farai aspettare comunque mezz’ora >> Rose sorrise ma non rispose,preferendo invece dirigersi verso la porta << Certo,fai finta di nulla. Povero fratello mio,come lo tratti >>
 
La sua risata continuò anche dopo che la porta si fu chiusa alle sue spalle. L’ascoltai spegnersi lentamente lungo il corridoio,con un sorriso appena accennato sulle mie labbra. Sapevo che,nonostante tutto, mio fratello non avrebbe potuto scegliere meglio. Per quanto algida potesse sembrare, Rosalie era invece la persona più dolce e affettuosa che avessi mai conosciuto. La compagna,e presto moglie, perfetta per Emmett.
 
Allontanai lo sguardo dalla porta e lo riportai sulle mie mani. Aprii lentamente le dita mettendo in vista il display.
 
Dodici .
 
Con un sospiro abbandonai il telefono sul letto e iniziai a prepararmi.
 
 
 

§
 

 
 
 
<< Ciao Bellatrix! >>
 
Sbuffai mentre mi lasciavo abbracciare da Jasper << Devi smetterla di chiamarmi così >> dissi una volta separati << Non sono né cattiva né brutta come lei >>
 
Lui rise scuotendo la testa,lasciando ondeggiare la chioma bionda << Hai un bel caratterino però,ti sta bene >>
 
<< Mi stai confondendo con Rosalie >>
 
<< Grazie! >> disse Rosalie alle mie spalle. Mi voltai e le sorrisi,sperando di apparire dispiaciuta.
 
<< Dai,non ha tutti i torti Rosie >> disse Jasper. Lei gli rispose mostrandogli il dito medio.
 
<< Sempre molto femminile >> fece Jasper ridendo.
 
<< Sempre >> concordò Emmett,baciandole la tempia.
 
<< Ciuciuciù ciuciuciù ciuciuciù >> Emmett mi guardò storto e Jasper si mise a ridere.
 
<< Ooookay, prima che il diabete raggiunga i livelli massimi, che ne dite di incamminarci? Ho già prenotato ed ho una certa fame >>
 
<< In effetti ho un po’di  fame anch’io. >> disse Emmett. Io e Rosalie roteammo gli occhi.
 
<< Che novità >> mormorò lei.
 
<< Guarda che questi muscolo non stanno insieme da soli >> si difese mio fratello << Ho bisogno di proteine >>
 
<< Le proteine ti servirebbero in testa >> dissi, incamminandomi al fianco di Jasper e dandogli le spalle.
 
<< Har har har ,che divertente >>
 
<< Non volevo essere divertente >> gli dissi,girando la testa per guardarlo << è la pura e semplice verità >>
 
Jasper scoppiò a ridere e mi mise un braccio intorno alle spalle,stringendomi contro il suo fianco << Sei una sagoma >> disse piano al mio orecchio,forse per evitare che mio fratello se la prendesse pure con lui. Cosa impossibile tra l’altro,visto che si adoravano.
 
<< Grazie >> gli strizzai l’occhio … ed inciampai sui miei piedi. Jasper mi afferrò prima che cadessi all’indietro.
 
<< Ehy! >> urlai girandomi, beccando Emmett con la mano ancora a mezz’aria. << Ma sei cretino? >>
 
Lui si strinse nella spalle,sorridendo compiaciuto. Rosalie si allontanò da lui mormorando qualcosa che somigliava a “non lo conosco” .
 
<< Così impari >>
 
<< Stavo cadendo! >>
 
<< Non è colpa mia se hai un pessimo equilibrio >> Lo guardai a bocca aperta.
 
<< Ma mi hai tirato i capelli! >>
 
Si strinse nelle spalle e superò me e Jasper. Lo guardai storto,indecisa se andargli a dare o meno un calcio nelle gambe. Jasper mi prese sotto braccio e mi tirò accanto a lui << Lascia perdere,sussurrò,poi ti aiuto io a vendicarti >>
 
Alzai gli occhi sui suoi e lo vidi sorridermi sardonico. Gli sorrisi di rimando,sicura che aveva già in mente qualcosa di diabolico. << Presto >>
 
<< Prestissimo >>
 
Ci incamminammo verso l’entrata del ristorante ridacchiando come due pazzi.
 
Mentre aspettavamo che l’hostess ci mostrasse i posti a sedere,ascoltammo Jasper che spiegava come il suo avvocato gli avesse assicurato che,entro la prossima settimana,avrebbe avuto l’affidamento esclusivo delle gemelle. A quanto pare, Jasper aveva ingaggiato un investigatore privato che scattasse delle fotografie alla sua ex moglie,in modo da dimostrare che lei era ubriaca più della metà del tempo,e quindi incapace di provvedere alla cura delle bambine.
 
 Inutile dire che l’operazione aveva avuto il successo sperato, anche se la cosa, in un certo senso, rendeva triste Jasper. Non tanto per la storia della custodia – era più che felice di avere a casa le sue figlie,che adorava più di ogni altra cosa al mondo – ma perché le bambine non avrebbero potuto vedere e contare sulla madre per chissà quanto tempo.
 
Mentre parlava,mi ritrovai a constatare,per l’ennesima volta da quando lo conoscevo,quanto affascinante fosse.
 
A trentasette anni, Jasper poteva ancora vantare un fisico asciutto ed atletico, una chioma sbarazzina che lo faceva sembrare più giovane e alla mano,ed una manciata di rughe attorno agli occhi che spuntavano quando sorrideva e che lo facevano apparire ancora più bello.
 
Se non fosse stato sposato quando l’avevo conosciuto,oltre che il fratello di Rosalie, probabilmente ci avrei provato,anche se i biondi di solito non mi piacevano , troppo scialbi. Anche se di scialbo,in Jasper,non c’era proprio nulla.
 
La solita eccezione che conferma la regola,suppongo.
 
<< Signori >> disse l’hostess,indicando con un ampio gesto del braccio il corridoio alle sue spalle  << Da questa parte >>
 
Il Bertrand at Mister A’S era uno dei ristoranti più esclusivi di San Diego. Con la sua raffinata cucina francese, il servizio impeccabile e la vista mozzafiato – dalla sala ristorante all’ultimo piano era possibile vedere tutta la baia di San Diego – si trovava nella top ten dei ristoranti migliori della California.
 
Se si tiene pure conto del fatto che erano secoli che volevo mangiare francese, non era difficile capire perché – nonostante il morale sotto le scarpe di un paio d’ore prima – vibrassi d’entusiasmo.
 
Mentre camminavamo lungo il corridoio che ci avrebbe portata nell’ultima sala ,quella che si affacciava direttamente sulla baia e Coronado , Jasper mi prese per mano e si chinò a sussurrarmi all’orecchio.
 
<< Se non ti tengo,rischi di volare via per l’eccitazione >>
 
Risi e gli strinsi le dita con le mie << Adoro questo posto,ho sempre desiderato venire qui >>
 
Mi strizzò l’occhio << Lo so >>
 
<< Da questa parte >> fece l’hostess,quando arrivammo al ristorante  << Un tavolo per quattro,giusto? >> chiese facendo scivolare lo sguardo su di noi,come per conferma.
 
<< Sì >> disse Jasper. Lei annuì fra sé e ci accompagnò ad un tavolo sul lato ovest della sala,proprio vicino ad una delle grandi vetrate. Jasper nel frattempo mi aveva lasciato la mano,ma continuava a camminare al mio fianco,con una mano poggiata sulla mia schiena.
 
Se non lo conoscessi da anni,e non lo considerassi ,ormai, come un fratello, avrei pensato che ci stesse provando. E dall’esterno poteva anche sembrare così,ma Jasper era affettuoso per natura.  Quando parlava con le persone tendeva a mantenere sempre un certo contatto fisico,cosa che ,negli anni, gli aveva fatto guadagnare l’appellativo di “Jasper l’Italiano” ,perché ,dicevano, non aveva nessun rispetto per lo spazio personale altrui.
 
Sorrisi fra me,perché in fondo era vero. Jasper sembrava ignorare ogni regola della prossemica. Ma andava bene così,era quello che lo rendeva così amabile.
 
Arrivati al tavolo,la donna si congedò dicendoci che sarebbe arrivato presto un cameriere per prendere le nostre ordinazioni e che ,nel frattempo, potevamo guardare i menu.
 
Quando ci sedemmo,diedi un’occhiata fuori dalle vetrate,restando incantata dalla splendida vista. Con un panorama del genere sarebbe stato davvero un piacere mangiare.
 
<< E’ davvero stupendo qui >> mormorò Rosalie. Mi girai verso di lei annuendo,ancora troppo estasiata per parlare. Di fronte a noi, Jasper ed Emmett avevano già aperto i menu.
 
Fissai pensierosa Jasper - senza tuttavia vederlo davvero - pensando che ad Edward sarebbe sicuramente piaciuto questo posto.  Forse avrei potuto fargli capire che mi sarebbe piaciuto venire qui con lui.
 
Un giorno. Forse. Quando avrebbe finalmente risposto alle mie chiamate.
 
Spostai lo sguardo e lo feci vagare per la sala,cercando di non pensare ad Edward almeno per questa sera.
 
Una macchia rossa attirò la mia attenzione e spostai di scatto lo sguardo indietro. Poco sopra la spalla di Jasper, in fondo alla sala, c’era Edward, insieme ad un nutrito gruppo di persone.
 
Non vedevo il suo viso per intero,solo la metà destra della sua faccia,ma non avrei potuto sbagliarmi nemmeno volendo. Quei capelli,il taglio della mascella,gli occhi,il naso persino, tutto urlava “Edward” . Feci scorrere lo sguardo sugli altri commensali, ma nessun viso mi sembrava familiare. Anche se due delle donne presenti al tavolo gli somigliavano in maniera incredibile. Dovevano essere la madre e la sorella.
 
<< Che c’è? >>  mi chiese Jasper << sembra che tu abbia visto Babbo Natale >>
 
Portai gli occhi sui suoi,e solo allora mi resi conto che stavo sorridendo. << C’è Edward >> dissi ,indicando con il mento un punto alla sue spalle.
 
Emmett e Jasper si voltarono di scatto. Roteai gli occhi,discreti come un branco di elefanti.
 
<< Chi è ? >> chiese Jasper,dopo essersi reso conto di non avere idea di chi dover cercare.
 
<< Quello con i capelli rossicci a quel tavolo. Dovrebbe essere con la famiglia >>
 
<< Dovrebbe? >> chiese Jasper accigliato.
 
<< Beh … non li ho mai visti a dire il vero, ma so che suo padre è biondo,e che quelle due >> dissi indicando prima la donna seduta accanto all’uomo biondo,e poi l’altra con i capelli lunghi e scuri e gli occhi verdi << sono la madre e la sorella. Gli altri non so chi siano,ma potrebbero essere i suoi cugini >>
 
<< Perché non ci vai ? >> chiese Emmett << così almeno, finalmente, vi conoscerete,no? >>
 
<< Non so … >>
 
<< Perché? >> domandò Rosalie << Vacci,che può succedere di male? Così almeno puoi pure chiedergli che fine ha fatto in questi giorni >>
 
<< In che senso che fine ha fatto? >> fece Emmett guardando prima me e poi lei << che è successo? >>
 
<< Niente >> risposi guardando male Rosalie. Lei non ricambiò il mio sguardo,continuando invece a fissare il tavolo a cui era seduto Edward. Rinunciai e mi alzai.
 
Avevo appena superato Rosalie quando la donna bionda accanto ad Edward si girò a guardarmi. La fissai di rimando,trovandola stranamente familiare -  Dove l’avevo vista? Forse era sua cugina? - quando lei sorrise leggermente e si girò verso Edward,tirandolo verso di sé e baciandolo sulle labbra.
 
No
 
Fu come se mi avessero versato del ghiaccio bollente nelle vene,e contemporaneamente,mi avessero dato un calcio nello stomaco.
 
No no no
Sentii le orecchie fischiare e mi venne da vomitare. La gola stretta mi impediva di respirare e sentii il cuore bruciarmi nel petto. Mi tremarono le ginocchia e ,prima che perdessi l’equilibrio, sentii un paio di mani afferrarmi la vita.
 
No ti prego no no
 
Il tocco bastò a farmi sussultare e ,con un’ultima,sfocata occhiata a quel bacio, mi girai di scatto e corsi fuori dal ristorante.
 
 
No ti prego,no no no
 
 
 
Perché?
 
 
 
 

§

 

 
 
 
 
<< Ti sei divertita? >>
 
Mi voltai al suono della voce e incrociai un paio di occhi azzurri e freddi come il ghiaccio.
Spostai il peso del corpo da un piede all’altro,mentre una fitta di disagio mi percorreva la schiena,viscida e rapida come l’incedere di un serpente.
 
Guardai rapidamente alle sue spalle,intercettando lo sguardo di compatimento del receptionist ,che continuava a fissarmi senza alcuna ombra di vergogna. Da quando non era più maleducazione fissare qualcuno?
 
La ragazza di fronte a me incrociò le braccia e si spostò lievemente di lato,lasciando intravedere il logo del Bertrand at Mister A’S sulla porta a vetri dell’entrata.
 
<< Come? >> chiesi,dopo essermi schiarita la voce. Passai rapidamente una mano sulle guance,asciugandole.
 
<< Con Edward,ti sei divertita? Sta con me,lo sapevi vero? >> le labbra le si piegarono in un sorriso velenoso. La guardai sbattendo le palpebre,cercando di non concentrarmi sul bacio che avevo visto pochi istanti prima. La nausea mi colpì come una palla di cannone e dovetti allargare appena le gambe,per non perdere l’equilibrio.
 
<< Io … >>
 
<< Ora è il momento di smetterla,ti pare? Ti sei divertita,si è divertito,ora possiamo pure smettere di fingere che tu possa avere un futuro con lui,puoi smetterla di crederci,okay? Non succederà mai >>
 
Aprii la bocca per dire qualcosa,quando alle sue spalle spuntò Edward. Quando mi vide tentennò,un po’ incerto sui suoi passi,ed ebbe l’accortezza di mostrare un’espressione contrita prima di rivolgersi alla ragazza bionda.
 
<< Possiamo andare >>
 
Lei mi rivolse un ultimo sorriso,l’espressione soddisfatta di chi sa che ha vinto tutto,e allacciò il braccio con quello di Edward.
 
Edward mi lanciò un ultimo sguardo di scuse prima di oltrepassarmi con la bionda al suo fianco.
 
Mi voltai di scatto,con il cuore che batteva a mille e le gambe che mi tremavano.
 
Non poteva finire così,non poteva…
 
<< Edward! >>
 
Li vidi allontanare sempre più veloci e mi misi a correre.
 
<< Edward! >>
 
Allungai la mano per afferrargli la giaccia ma all’ultimo,quando mancavano solo pochi centimetri,mi sfuggì come fumo.
 
<< Edward aspetta! Per favore aspetta! >>
 
<< Edward! >>
 
<< Bella >>
 
<< Edward,per favore Edward >>
 
<< Bella! >>
 
<< Edward!>>
 
<< Bella svegliati! >>
 
Aprì gli occhi di scatto,inspirando profondamente a bocca aperta. Ero nella mia stanza,al buio.
 
<< Bella >> la luce della lampada sul comodino si accese,accecandomi momentaneamente.
 
<< Sono qui Bella,sono qui >> riconobbi la voce di Rosalie,dolce e materna,e poi sentii le sue braccia stringermi contro il suo petto. << Shh sono qui,sono qui >> solo allora mi accorsi che stavo piangendo, e non mi sfuggii  il fatto che non avesse detto nemmeno una volta “va tutto bene” . Sapeva che non era così,che non andava affatto bene,e lei non diceva mai bugie,nemmeno in casi come questo.
 
L’idea mi fece piangere ancora più forte,e strinsi la prese attorno al suo corpo,affondando il viso nel suo petto.
 
<< Shh sono qui tesoro,sono qui. >>
 
<< Perché? >> gracchiai quando i singhiozzi si calmarono abbastanza da farmi parlare.
 
<< Non lo so >> sussurrò << mi dispiace >>
 
<< Tu lo odiavi >> l’accusai << non è vero >>
 
Sospirò << non volevo che ti facesse del male. Mi dispiace perché ti ha fatto del male. >>
 
Tirai su col naso,inspirando anche il profumo delicato della sua pelle. Era dolce,ma non troppo. Sapeva di sicuro e di mamma. Mi dava la stessa sensazione che provavo quando sentivo il profumo della mia maestra alle elementari,sapeva di buono e di adulto,e mi faceva sentire a casa.
 
<< Come ho fatto a non capirlo? >>
 
<< Non era facile,nemmeno io avrei mai pensato ad una cosa simile. Non è colpa tua >> aggiunse dopo un momento.
 
<< Sai qual è la cosa assurda? >> chiesi,ma parlai senza aspettare risposta << che mi sento tradita. Io ero l’amante, ed io mi sento tradita. >>
 
<< Non è assurdo. Lui ti ha tradita,ha tradito la tua fiducia. Non importa che tu fossi l’altra,non cambia le cose >>
 
<< Pensavo … non so. Dovrei sentirmi lusingata che abbia scelto me? Io ... mi sento solo a pezzi >>
 
Mi accarezzò i capelli e mi diede un bacio sulla tempia << Non c’è da sentirsi lusingata,è normale che tu ti senta così. Tu non sapevi di essere l’altra,ha tradito pure te,né più né meno >>
 
L’immagine di lui a letto con lei s’infiltrò prepotentemente nella mia mente,e scoppiai nuovamente a piangere.
 
Quando mi calmai,cullata dall’abbraccio di Rose,minuti,o forse ore dopo, lei parlò di nuovo.
 
<< Non so come abbia fatto la sua ragazza , o la moglie,o qualsiasi cosa sia, a non scoprirlo. O magari no,forse è proprio un bugiardo seriale,di quelli che hanno una doppia vita e nessuna delle parti sospetta nulla. >>
 
Curvai le spalle alle sue parole,l’idea che lui avesse mentito per tutto il tempo mi era insopportabilmente dolorosa.
 
<< Lei lo sapeva >> dissi dopo un po’,improvvisamente colpita da un’illuminazione << non poteva non saperlo >>
 
<< Perché? >>
 
<< Mi ha sorriso primo di baciarlo. Ed io l’ho già vista prima,il Libreria. Mesi fa,non ricordo quando. Mi ha chiesto un paio di cose su un libro che doveva ancora uscire e poi è andata via. La ricordo perfettamente >> aggiunsi dopo un attimo << perché indossava degli abiti ridicolmente eleganti e palesemente costosi. >>
 
Rose non disse nulla,e rimanemmo in silenzio ,ognuna nell’abbraccio dell’altro.
 
<< Mi manca >> dissi,con la voce rotta per le lacrime trattenute. Rose sospirò e mi strinse forte,come se volesse inglobarmi,farmi sparire dentro di lei e nascondermi da tutto.
 
<< Mi manca tanto >>
 
 
 
 

§

 

 
 
Mi svegliai parecchie ore dopo,ancora stretta nell’abraccio di Rosalie. La stanza era buia, e dalla finestra filtrava solo la debole luce della luna.
 
Mi districai lentamente dalle sue braccia,stando attenta a non svegliarla e quando fui sicura di non aver disturbato il suo sonno,mi alzai dal letto ed andai a chiudere le tende.
 
Feci la strada a ritroso e mi infilai piano sotto il lenzuolo,stando attenta a coprirmi bene fino al collo. Prima che il sonno mi avvincesse ,allungai una mano verso il comodino e presi il cellulare.
 
Lo schermo si illuminò ed io lo orientai versi il basso,stando attenta a coprirlo con il mio corpo,per evitare che disturbasse Rosalie. Aprii la casella dei messaggi ed iniziai a digitarne uno,poi scrissi il destinatario e pressai su invio,prima che potessi pentirmene.
 
Il segno di spunta nero affacciò sullo schermo,a conferma che il messaggio era stato inviato.
 
Le due piccole ed insignificanti parole si stagliavano sullo sfondo bianco,immobili ed indifferenti ,incuranti del bruciore costante al petto,della gola stretta e della nausea persistente.
 
 Incuranti del fatto che fossero rivolte ad una persona bugiarda,che forse non le avrei mai più risentite,che forse quelle che avevo sentito non erano altro che bugie.
 
Stavano lì,immobili e beffarde,a ricordarmi quanto avevo e quanto,ora,non avevo più. E che forse non avevo mai realmente avuto.
 
Posai il cellulare sul comodino,stanca di rileggere quelle parole,e lo spensi. Non sarebbe  arrivata nessuna risposta in ogni caso. Nessuna che contasse comunque.
 
Con un sospiro tremolante chiusi gli occhi,con ancora impresse a fuoco,dietro le palpebre,le parole che più di ogni altro agognavo di sentire,ma che ero stata io a scrivere.
 

Ti amo.
 
 
 
 
 
 
 

Non so quando arriverà il prossimo capitolo,il mio obiettivo sarebbe quello di scriverne altri due entro Agosto ma, oltre al fatto di avere la spiaggia a cinque metri dal villino,tre libri di Diritto Pubblico da studiare,uno di inglese (che vacanze,eh? Mi viene da piangere!) e qualche libro da leggere per il puro piacere di leggere,non so se ci riuscirò. Ma ci proverò,questo è sicuro.  

Ora passiamo alle note :

Affidamento dei figli :
in America le leggi sull’affidamento cambiano di stato in stato,ma fondamentalmente ci sono quattro tipi di custodia : affidamento congiunto, custodia legale,custodia esclusiva e custodia fisica. In Italia dovrebbe essere più o meno lo stesso,ma visto che non studio Giurisprudenza (le mie conoscenze si limitano a quanto studiato al liceo e qualcosa di Diritto Pubblico fatto all’Università) potrei aver scritto un paio di cavolate.

Jasper l’Italiano : qui mi affido agli stereotipi. Non so se tutti gli americano considerino gli Italiani così appiccicosi,è una cosa che ho letto un paio di volte in qualche fanfiction americana,quindi mi fido di quello . Non ho,ovviamente,esperienze personali,solo qualcosa che ho letto in giro per il web,non prendetelo per orocolato quindi.

Prossemica : è la disciplina che studia lo spazio e la distanza all’interno di una comunicazione ,sia verbale che non verbale. Esistono quattro tipi di zone,che misurano quanto intima è la relazione fra le persone (più lo spazio si accorcia,più la conoscenza è intima ). Per esempio, amici intimi e fidanzati,sostano di solito entro i 45 cm (facendo iniziare la misurazione dal contatto con la pelle), mentre durante le pubbliche relazioni (sconosciuti,durante conferenze ecc ) oltre i 3,5 metri. Ci sono diverse sfumature,e altri studi riguardo la comunicazione non verbale (sistema paralinguistico,sistema cinesico e aptica) che servono per determinare (e studiare) i tipi di relazioni,questa è solo una delle tante facce. Scusate il papiro,ma è una cosa che ho studiato da poco e che mi affascina ^^ (e volevo essere sicura di spiegare bene il termine. )

Ghiaccio bollente: okay,questa è una cavolata,ma visto che altrove ho lette delle critiche rivolte a figure retoriche non capite (perché può essere solo questa la spiegazione,un errore dettato dall’ignoranza) preferisco specificare,anche se inutilmente. Ghiaccio bollente è un ossimoro.
 
 
 
 
 
 

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