Le stagioni perdute

di CieloSenzaLuna
(/viewuser.php?uid=84059)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima stagione ***
Capitolo 2: *** Seconda stagione ***
Capitolo 3: *** Terza stagione ***
Capitolo 4: *** Quarta stagione ***



Capitolo 1
*** Prima stagione ***


INVERNO
Fa freddo, Teresa.
Sfreghi le mani, una contro l’altra, nell’inutile tentativo di riscaldarti.
Tu sei inutile.
Lo pensi, te lo ripeti tante volte.
La mamma te lo diceva sempre, ricordi?
Sì, certo che ti ricordi.

Sei rannicchiata in un angolo della strada, la schiena appoggiata contro un palo della luce.
Fame.
Hai fame, Teresa.
Vai a procurarti da mangiare.
Non ci riesci.
La mamma te lo chiedeva sempre, di rubare.
Ricordi?
Sì, certo che ti ricordi.
E tu non sei mai riuscita a farlo.
Sei davvero, davvero inutile.

La mamma te l’aveva promesso, aveva promesso che sarebbe tornata a prenderti.
Non l’ha fatto.
Ti ha lasciata qua fuori a congelare, sotto i fiocchi di neve.
Sono così trasparenti, i fiocchi di neve.
E sono freddi.
Freddo.
Hai freddo, Teresa.
Torna a casa.
Non sai dove sia.
Sei inutile.
Te lo ripeti un’altra volta, tanto per ricordartelo.
Reagisci, Teresa.
Inutile.
È solo una parola, alla fine, no?
No.
Se lo dice la mamma, non è una semplice parola.
È la verità.

In lontananza, senti alcuni passi che si avvicinano.
È la mamma?
No, Teresa, non è la mamma.
Non tornerà a prenderti.
Mai più.
Ti ha abbandonata.
Ti ha ferita.
Hai ancora i lividi che lei ti ha provocato.
Reagisci, Teresa.
Devi vendicarti.
Ma non ne hai la forza.

E allora pensi a papà.
Lui sì che era un uomo forte.
E tu devi essere proprio come lui, Teresa.

Ti alzi di scatto, anche se con fatica.
Serri i pugni e ti cali il cappuccio sulla fronte.
Sei ancora così piccola, Teresa.
Ma non sei inutile.
No, questo no.

La vendetta è un piatto che va servito freddo.





~Come avete visto, la vita della piccola Teresa è sempre stata molto difficile.
Da un lato, quella che dovrebbe essere sua madre la costringe fin dalla più tenera età a rubare, le fa prendere una brutta strada. Dall'altro, lei non riesce a ribellarsi alla sua volontà, vuole soltanto un po' d'amore e d'affetto, ma non riesce comunque a fare ciò che le viene chiesto.
Soltanto ricordando il padre in un brutto momento, quello dell'abbandono vero e proprio, riesce a farsi forza e a lottare per lui, ormai defunto.
Mi piace quello che è il personaggio di Teresa, perchè alla fine così piccola e indifesa non è.. e in questi casi, contano solo odio, rancore e vendetta, ed è ciò che lei ha in mente.
Questa è la prima stagione, la più fredda di tutte.



Nel prossimo episodio il rapporto di due fratelli che si è completamente lacerato... vedremo in che modo ;)
~Cielo :)

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Seconda stagione ***


PRIMAVERA
Il sole brilla in cielo, sorridente e gaio.
Tu non sei felice come il sole.
Certo che no.
Il tuo sole è scomparso.
Il tuo modello di vita, colui che teneva più a te.
Colui a cui tu tenevi di più.

Intorno a te fioriscono mille boccioli variopinti, che formano un tappeto colorato sull’erba verde.
Sono un curioso contrasto con i grigiori della città che ti circondano.
Dean diceva che tutte le persone sono in contrasto con il mondo.
Che siamo semplicemente puntini neri trasportati dal vento, alla ricerca di qualcosa di nuovo.
La cosa che Dean amava di più erano i colori.
Dean era un artista, aveva la sua filosofia, ragionava e dipingeva ciò che vedeva.
Non dipingeva banalmente, no.
Ogni cosa, secondo lui, doveva essere guardata in un certo modo.
E in quel modo lui buttava i colori sulla tela.
Sei sul tetto botanico di un palazzo.
Cammini verso il bordo, ti sporgi verso il basso.
Dean aveva una grande testa.
Dean era un genio, il tuo mito.
Hai sempre sofferto di vertigini, ma guardi giù lo stesso.
Tanto che differenza può fare?
Tu non sei come lui, lo sai benissimo.

Ed è solo colpa tua.
Se tu quella maledetta notte non fossi andato ad ubriacarti in discoteca, lui non sarebbe morto.
Non sarebbe venuto a prenderti con la sua macchina.
Quartiere malfamato, il peggiore della zona.
E tu sei andato proprio lì per la tua fottutissima discoteca.
L’hanno accoltellato.
L’hai visto lì, accasciato a terra.
Ed è solo colpa tua.
Dean ha perso la vita.
Ora tocca a te.

Dean era l’unico che ti capisse.
Dean ti ha protetto sempre.
Non vorrebbe vederti fare questa fine.
Certo che no, lo sai benissimo.
Non farlo.
Sai che non devi farlo.
Ti senti tirato da due parti, due parti di te, una contro l’altra.
Sei confuso, le lacrime scivolano sulle tue guance e lasciano una minuscola impronta bagnata per terra.
Il vento passa tra i tuoi capelli, che sono come quelli di Dean.
Tuo fratello.
Ed è solo colpa tua.

Ti tremano le gambe, il respiro è irregolare, i singhiozzi non ti danno pace, un mite torpore ti avvolge.
Sali in piedi sul muretto bianco che dovrebbe fare da parapetto.
Sarà facile, facile e indolore.
Quando sei lassù e osservi la tua città, quella con cui hai passato l’infanzia con Dean, ti senti meglio.
Libero di volare, sbagliare, cadere.
Andrai da Dean, ti dici. Starete di nuovo insieme. Gli chiederai scusa.
Stai per saltare. Lo stai facendo.
Ed è a quel punto che lo vedi.
Davanti a te, fluttuante nell’aria, capelli castani, occhi neri e caldi, solito sorriso sbilenco.

«Ciao, Joe».





~Ed eccoci alla seconda stagione, colorata e profumata, piena di fiori e sole.
Joe e Dean sono legati fin dall'infanzia, finchè un brutto giorno, il cielo si porta via Dean, il fratello maggiore, quello che badava a Joe.
Joe, diciannovenne un po' con la testa tra le nuvole, si sente talmente in colpa da decidere lui stesso per decretare la propria fine.
L'apparizione -immaginaria, fantastica- del fratello cambierà però le cose, forse..
E questo è l'abbandono della vita.



Alla prossima, con la terza stagione, un'estate calda e piena di sorprese... non sempre positive, per la giovane Janet.
Grazie per avermi seguita fin qui :)
~Cielo!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Terza stagione ***


ESTATE
Questo posto è davvero triste.
Scappa, Janet.
Tu sei veloce, lo sei sempre stata.
Quando correvi avevi il vento in faccia, e null’altro contava per te.
Soltanto allontanarsi da casa, passo dopo passo, la musica a palla nelle orecchie.
Non puoi più farlo, però.

Te ne stai tutto il giorno, tutti i giorni, a guardare da quella finestra.
È bella, la vita, là fuori.
E tu vorresti uscire.
Camminare.
Correre.
Non puoi più farlo, però.
Nella stanza bianca e immacolata entrano i tuoi genitori.
Ti vogliono bene, dicono.
Non vogliono vederti soffrire, dicono.
Ti portano dei fiori profumati, proprio come quelli che raccoglievi al parco.
Quel parco dove andavi a correre ogni mattina.
Ti fa talmente male, ripensarci.

E poi c’è lui.
Che ne sarà di voi due, Janet?
Non sai se ti accetterà.
O forse lo farà, ma nulla tornerà come prima.
Come quando le tue gambe erano ancora sane, forti, agili e scattanti.
Come quando tu e lui, insieme, correvate sulle viuzze di periferia, vi allontanavate dalla città.
Come quando vi rincorrevate tra le spighe di grano, in campagna.
Come quando cadevate a terra sfiniti e tu ti posavi contro il suo petto e sentivi i vostri cuori martellare.
E quando lui ti stringeva forte alla vita, ti spostava i capelli da un lato, e ti baciava il collo nudo?
Non c’è mai stato niente di meglio.
Non puoi paragonarlo a nulla, perché nulla è come lui.
Lui è meglio di qualunque cosa.
Meglio della corsa, della tua stessa vita.
Ma nulla tornerà come prima.

Guardi ancora una volta fuori dalla finestra.
Ti piacerebbe alzarti dal letto e toccare il vetro lucente con la punta delle dita, ma non puoi.
Non tornerai più a camminare.
È un pensiero terribilmente straziante; ti senti lacerata e frustrata.
Nessuno ti ha mai imposto le sue regole, semplicemente perché l’hai impedito a chiunque.
Eri una ragazza forte, Janet.
Ed è difficile, ora, accettare ciò che il destino ha deciso per te.

Questo è l’orario delle visite, ma non entra mai nessuno nella stanza, a parte i tuoi genitori.
Invece, sulla soglia della porta appare chi non ti saresti mai aspettata di vedere.
Lui. Lui non può vederti così, Janet.
Sarebbe un’umiliazione troppo grande da sopportare.
Deve andarsene.
«Vattene», gli sussurri con un nodo alla gola e le lacrime agli occhi.
Ti copri il volto con le mani, perché lui non può vederti in questo stato.
Perché tu sei una ragazza che non piange, che non ha paura. Tu sei una tosta, Janet.
Vorresti crederci, è vero, ma non ci riesci.
E lui fa tutto il contrario di quello che vorresti, come sempre.
Si avvicina a te, prende le tue mani fra le sue, scoprendoti il viso, e le stringe forte.
«Io ti amo». Il suo non è che un soffio, ma tu lo senti benissimo e le sue parole ti scaldano dentro.
Il tuo cuore ghiacciato si scioglie, proprio come un gelato esposto al sole.

Nulla sarà come prima, ma non t’importa più.





~Ecco la vostra Cielo, ragazzi! Tornata dal mare *Q* Non mi sono fatta sentire per un po', chiedo scusa, ma adesso sono qui con la stagione più calda, l'estate. Che -è dura, ammetterlo-, ma sta giungendo alla sua fine.
Questa è Janet, in una brutta situazione. Ama alla follia correre, muoversi nel vento coi capelli che le saltano sulle spalle, ma le sue gambe non possono più farlo. Come ci sentiremmo, noi scrittori, a perdere l'uso delle dita? Sarebbe una catastrofe! E così, Janet, con le gambe paralizzate, è rinchiusa in un ospedale, mentre lei sogna l'aria aperta. Ha paura di perdere tutto, ma il suo ragazzo saprà riportarla in vita, metaforicamente parlando.
E questa è la penultima stagione, l'abbandono della speranza.


La prossima one-shot sarà incentrata sul personaggio di Martin, alle prese con i suoi problemi interiori sotto una pioggia autunnale.
Spero vi stia piacendo! Vi ringrazio per le belle recensioni 8D Me lusingata.
~Cielo

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Quarta stagione ***


AUTUNNO
Tic tic tic.
Gocce di pioggia stanche, trafelate e monotone che scivolano sull’ombrello di tessuto nero.
Hai sempre odiato la pioggia.
Rende tutto così umido, e ti senti bagnato anche quando non lo sei.

Tic tic tic.
Suono sordo di uno strumento senza voce.
Di uno strumento che non può più cantare, vuoto.
Vuoto proprio come te, Martin.
Tu che sei solo il guscio di una conchiglia che una volta viveva.
E adesso stai qui a guardarli, senza dire nulla.

Tic tic tic.
Cerchi una risposta alle mille domande che ti frullano nel cervello, come ali di colibrì.
Una sola basterebbe.
Vai da loro!
Lo vorresti, lo desideri ardentemente.
Ma loro non ti vogliono; non più.

Tic tic tic.
Buon compleanno, Sebastian.
Lo scorgi dalla finestra, è così felice.
Sta soffiando sulle candeline.
C’è una donna, accanto a lui.
La tua diletta, Martin.
E poi c’è un uomo, quell’uomo che non sei tu.

Sei fradicio, lo sai, ma continui a startene fuori, toccato dal vento di un autunno glaciale.
Una mano a reggere l’ombrello sopra il tuo capo coperto di un vecchio cappello.
I polpastrelli dell’altra mano a sfiorare l’oggetto tintinnante che tieni riposto nella tasca del giaccone.
Afferri il gingillo, regalatoti da tua moglie, lasciandolo sempre all’interno del taschino.
Lo tieni stretto tra le dita, lo riscaldi, proprio come vorresti che qualcuno riscaldasse te e il tuo cuore.
Li hai persi, tutti e due.
Sai di aver sbagliato.
Per la prima volta da sempre ti vedi a rileggere ogni singola pagina di quella che è la tua vita.
E senti tutto, tutto quello che hai passato.
Passi lo sguardo persino sui tuoi fallimenti, gli errori che avresti voluto cancellare per l’eternità.
Quelli che non hai mai avuto il coraggio di superare.
Eppure sarebbe bastato così poco.
Ma tu hai sempre avuto paura, perché il timore di perdere ciò che ami ti ha risucchiato in un labirinto.
Non trovi l’uscita e non l’hai mai trovata.

La musica che proveniva dall’interno della casa si ferma di colpo, le danze gioiose si interrompono.
Tre paia di occhi puntati su di te, sul tuo stupido giaccone, sull’ombrello nero e il cappello di feltro.
All’improvviso ti senti un intruso, uno di troppo.
Tre sguardi differenti ti abbracciano.
La porta sulla tua destra si apre, svelando la sagoma di un bimbo allegro, che ti getta le braccia al collo.
«Papà!»
Ricambi l'abbraccio ma non rispondi; le parole non contano, non oggi, non adesso.
I tuoi occhi non possono fare a meno di saettare verso il profilo dell’altro uomo, biondo e alto.
La tua diletta sorride furbescamente e ti lancia uno sguardo triste, che ti dice “non scappare più”.
«Ti presento mio cugino. Si chiama Brad».
La donna fa un paio di passi veloci verso di te, quasi danzando.
Hai sempre amato i suoi piedi ballerini, le sue movenze eleganti, i suoi occhi enormi.
L’hai sempre amata, e lei ha sempre amato te, lo capisci solo ora che sei tornato.
Le vostre labbra si sfiorano appena, ma sai che tutto è risolto.
«Bentornato a casa».

È vigliacco chi fugge; colui che ritorna ha la forza per cambiare.





~E siamo alla fine. Questo è l'autunno, signori, quell'autunno che ha appena cominciato ad avvolgerci e che ci terrà stretti a sé per altri tre mesi almeno.
E poi c'è Martin. Il timido, insicuro Martin. E' un giovane adulto, ha una donna che lo ama, un figlio che stravede per lui. E ha le sue paure, Martin, ha i suoi dubbi, quei dubbi che lo corrodono nel profondo e non lo lasciano in pace. E ha bisogno di pensare, Martin, ha bisogno di camminare, cambiare aria per un po'. Crede di aver sbagliato ad allontanarsi dai suoi affetti... ma quando trova il coraggio per tornare, scoprirà che la sua famiglia non l'ha mai lasciato. Questo è l'abbandono della paura.


Nel caso ve lo foste chiesti... ho evidenziato quattro parole, in questi quattro racconti. Quattro parole che descrivono ogni stagione ;)
Ed io qui vi saluto. Grazie, grazie davvero per i minuti che avete passato a leggere questa mia raccolta. Le stagioni si seguono, si accavallano, lasciano gioie e ricordi... e danno la forza per ricominciare. Un anno è passato :) Ora ne comincia un altro. Ed è sempre così. E sempre sarà così.
Un sorriso a voi, cari lettori.
~Cielo

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=548988