Our Special Love

di Kessi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Primo Capitolo ***
Capitolo 3: *** Secondo Capitolo. ***
Capitolo 4: *** Terzo Capitolo ***
Capitolo 5: *** Quarto Capitolo ***
Capitolo 6: *** Quinto Capitolo. ***
Capitolo 7: *** Sesto Capitolo. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Our special love

 

 

 

Prologo

 

10 Anni Dopo Breaking Dawn


Ero nella mia stanza insieme a Jazz accanto a me. Eravamo nella terrazza ad osservare il tramonto sulla grande capitale, uno spettacolo della natura che non mi sarei mai stancata di vedere.
Ci eravamo presi una settimana solo per noi ed eravamo volati fino a Parigi, una città che mi aveva sempre affascinato, forse anche perché si poteva fare molto, moltissimo shopping.
Tuttavia la cosa che più importava era stare solo ed unicamente con Jasper, l’amore della mia vita.
Mi baciò i capelli e dolcemente me li spettinò “Ti ho già detto che ti amo?” mi sussurrò.
Sorrisi “Sì, un milione di volte, ma dimmelo ancora” trillai.
“Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo”.
A quel punto non era sufficiente altro. Lo baciai, attirandolo verso di me “Ti amo, Jasper. In ogni istante dell’eternità, ti amo e non smetterò mai di amarti”.
Lui mi guardò negli occhi. Non servivano parole per capirci, ma dei semplici sguardi. I suoi occhi dorati esprimevano tutto quello che avrebbe voluto dirmi.
Restammo in quella posizione ancora un po’, fino a che la notte non calò, lasciando la città parigina illuminata dalla luce dei lampioni e dalla Tourre Eiffel. Le strade, di giorno affollate, erano ora deserte, fatta eccezione per qualche gatto che scappava furtivo arrampicandosi poi su un albero.
Sentì che anche Jazz si era alzato, prendendo la sua valigia “Sai, mi dispiace andarmene”.
Mi girai e lo vidi che ripiegava le sue camicie e le sue T-shirt per poi metterle ordinatamente nella sua valigia enorme. In realtà, gliel’avevo presa io così grande, dopo che previdi quanti abiti gli avrei comprato qui, oltre tutti quelli che gli avrei costretto a portare.
“Anche a me, tesoro, davvero tanto. Ma lo sai, loro non possono stare senza di noi per più di una settimana!” ridacchiai mentre volavo per la stanza, afferrando le ultime cose.
“Già. Credo che Edward impazzirebbe senza un folletto impiccione per casa” disse ridendo.
Mi finsi offesa “Ehi!” lo richiamai scherzosa.
Non lo vidi arrivare. Non l’avevo previsto. Mi prese in braccio e mi fece volteggiare “Sei un folletto fastidioso ed invadente. Ma sei la mia unica ragione di vita, Alice Cullen”.
Rimasi stupita come sempre, dalle sue parole. A differenza da come poteva apparire, Jasper era un tipo molto romantico. Un vero gentiluomo del Sud.
“Non pensare di cavartela così, Jasper Hale” gli dissi minacciandolo, ma lui avvertì le mie emozioni.
Sapeva che l’avevo già perdonato.
Mi sorrise dolcemente, e mi baciò la fronte “Penso di essermela cavata egregiamente, signorina Cullen”. Quando vidi nell’immediato futuro, cosa aveva programmato di fare, sorrisi e gli buttai le braccia al collo. Lui mi baciò, dolce e con una nota di desiderio “E poi … Saprò farmi perdonare!”.
Risi. Sarebbe stata una lunga notte.

 

 

Note Autrice: Piccolo tentativo di fare una fan fiction su Alice e Jasper, coppia che amo.
Mi sono stufata di tutte queste FF su Edward e Bella, sinceramente xD.
Beh questo è il prologo.
Lasciatemi una recensione, così saprò se è il caso o meno di continuarla!
Grazie mille.
Fra.

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Capitolo 2
*** Primo Capitolo ***


Primo Capitolo

2 giorni dopo

Stava correndo maestosamente alla ricerca della sua preda. Era veloce, pericoloso. I capelli al vento, le gambe che si muovevano talmente veloci, che sembrava volasse.
Mi ricordava tanto un leone in quel momento. Bellissimo quanto letale.
Ed era mio.
Era stupido pensare ad una cosa simile mentre cacciavamo, ma non potevo non pensare che lui amava me, me e soltanto me.
Lo vidi mentre spiccava un balzo arrivando a pochi centimetri dal suo grizzly, dalle dimensioni a dir poco notevoli.
L’animale fiutò il pericolo, ruggendo. Lui non rimase colpito minimente da ciò e balzò mirando alla sua gola. Soddisfatto, mi sorrise, incitandomi a continuare la mia caccia.
Corsi anche io alla ricerca di una preda per placare la mia sete che mi tormentava. Trovai un branco di alci che mangiava l’erba. Subito avvertendo il pericolo cominciarono a correre, ma non potevano sfuggirmi. Puntai un maschio, l’alfa del gruppo. Per evitargli ulteriore dolore, gli spezzai il collo con un movimento velocissimo ed impercettibile.
Mi saziai, poi volsi il mio sguardo verso Jasper che sorrideva divertito.
“Sei stupenda mentre cacci” mi sussurrò. Venni scossa da un brivido, poi lo abbracciai, appoggiando la testa al suo petto “Anche tu” gli risposi.
Mi prese la mano e mi allontanò dolcemente da sé, per guardarmi negli occhi. Era una cosa che faceva molto spesso.
Lo guardai anche io, perdendomi nei suoi occhi dorati. I capelli erano leggermente spettinati dalla corsa, potevo  ancora leggere ancora l’eccitazione per la caccia nei suoi occhi, il brivido del pericolo (anche se in senso figurato). Per quel lato era tale quale ad Emmett.
Sorrise, baciandomi i capelli “Ti amo” sussurrò.
“Ti amo” gli risposi, benché non ce ne fosse bisogno. Sapeva che lo amavo, l’aveva sempre saputo. Poteva avvertirlo attraverso i suoi poteri, attraverso i miei sguardi che sprizzavano amore solo per lui.
Gli afferrai la mano, e la mia mente mi riportò a tanti anni fa, quando l’avevo incontrato per la prima volta a Philadelphia in quella fredda notte d’inverno.
Cominciammo a correre verso la direzione di casa, arrivando così in pochissimo tempo.
Trovammo Edward e Bella intenti in una partita di scacchi e Rosalie ed Emmett che li osservavano. Avevano scommesso su chi avrebbe vinto. Emmett aveva puntato su Bella, dicendo che lei era l’unica che poteva sconfiggere Edward, poiché non poteva leggerle nella mente. Era diventata davvero molto brava.
“Scacco matto, tesoro” disse Bella col sorriso sulle labbra.
Lui fece una smorfia “Non è possibile!” bisbigliò “Io non perdo mai”.
Emmett saltò in piedi e guardò nella direzione di Jasper e di sua moglie “Forza, sganciate i soldi!”.
Io ridacchiai. Scommettevano su tutto. Il classico clichè americano.
Scossi la testa e volai al fianco di Bella ed Edward.
“Alice, credevamo di averti persa” disse mio fratello “Cos’è, non sei riuscita a catturare neanche un cucciolo d’alce?”.
Sbuffai, mettendo il broncio. Tutte le volte diceva che quando andavo a caccia con Jasper, mi distraevo troppo ad osservarlo … Beh, forse aveva anche ragione, pensai, ricordando i pensieri che avevo fatto poco fa.
“Stai attento, Edward” sibilai tra i denti.
Lui mi scompigliò i capelli, mentre Emmett che era intento a vedere una partita di baseball gridò “Alice non fa mai cilecca, a differenza tua, Eddy!”.
Inutile dire che incominciarono a rincorrersi per tutta la casa, rischiando di rompere  il prezioso tavolo del soggiorno che era un reperto molto antico a cui Esme teneva particolarmente.
Guardai Bella ed ebbi una visione. Sorrisi “Bella, domani andiamo a fare shopping!” trillai “Non voglio sentire scuse del tipo –Voglio stare con Edward-. Verranno anche loro” dissi indicando i maschi di casa Cullen, al momento troppo impegnati a rincorrersi.
Lei sbuffò, puntando i suoi occhi dorati nei miei “Va bene, ma dopo questa volta, non voglio sentire parlare di shopping per almeno tre mesi, Alice” disse guardandomi in cagnesco.
Ridacchiai. Questa frase l’avevo già sentita. Una settimana fa, esattamente.
Annuii, riuscendo a trattenere un sorriso, poi corsi in camera mia e di Jasper, sdraiandomi sul letto.
Erano passati già dieci anni dalla nascita di Nessie e dal quasi scontro con i Volturi. Molte cose erano cambiate, altre erano rimaste immutate.
Jacob e Reneesme erano finalmente felici insieme, fidanzati da praticamente tutta la vita, e prossimi  al matrimonio.
Risi, ricordandomi la reazione di mio fratello quando Jacob e sua figlia diedero la notizia.
Era un pomeriggio di maggio, di 1 anno e mezzo fa, e le cose trascorrevano come sempre. Ovviamente, io non ebbi visioni in riguardo. Colpa sia del licantropo che della mia nipote mezza vampira, quindi rimasi sorpresa come tutti gli altri.
I due innamorati piombarono in casa come un fulmine a ciel sereno, si sedettero sul divano bianco del salotto e si presero per mano.
Nessie era agitata, Jake era tranquillo e felice come una Pasqua. Esattamente come Bella ed Edward. I ruoli non erano cambiati.
“Edward, Bella” disse Jacob guardandoli seriamente, per poi guardare anche noi altri “Io e Nessie abbiamo deciso di sposarci”.
Ci fu un silenzio tombale. Nessun respiro, nessun movimento. Se Edward avesse potuto, sarebbe svenuto o come minimo, sarebbe diventato più bianco di quanto già non lo era.
Rimase paralizzato per ben dieci minuti. Fu Bella a prendere in mano la situazione, sorridendo e abbracciandoli “Oh ragazzi! Sono così contenta per voi!” esclamò. Se fosse stata umana avrebbe pianto ne ero sicura. Esme reagì allo stesso modo, con più entusiasmo forse.
Emmett diede una pacca sulla spalla a Jacob e abbracciò sua nipote, Rosalie fece una smorfia a Jacob e un sorriso amorevole a Reneesme. Carlisle sorrise cordialmente ad entrambi “Congratulazioni. Spero che siate felici insieme. Il matrimonio è una cosa stupenda. Non c’è niente di più bello che sentirsi legati anche da una promessa solenne alla persona che si ama” e sorrise verso Esme.
Jasper sorrise e diede un pugnetto sulla spalla di Jake e abbracciò Nessie, e inviò un’ondata di felicità nella stanza.
Io invece abbracciai con enfasi entrambi, beh forse con meno enfasi Jacob.
L’ultimo fu Edward, che ripresosi dallo shock iniziale, fece un bel discorso a Jake, prendendolo da parte, poi si congratulò con entrambi ed abbracciò, anzi stritolò sua figlia in un abbraccio a dir poco protettivo. “Oh bambina mia” disse con la voce rotta dal cercare di piangere “Non posso crederci. Sembra ieri che sei nata, mentre ora ti stai già sposando”.
Reneesme era mezza imbarazzata e mezza divertita dal comportamento dal padre “Papà, non sto andando al patibolo” disse alzando gli occhi al cielo, ridacchiando.
“Per me è come se lo fosse” sussurrò. Jacob sbuffò. “Ehi, grazie Edward.”
“Ricordati che il tuo papà ci sarà sempre, per qualsiasi cosa. E se Jacob dovesse farti arrabbiare, non esitare a dirmelo. Gli farò un bel discorso da uomo a uomo”.
Jacob sbuffò più volte, ma era anche lui divertito dalla scena, poi andò accanto ad Emmett per sfidarlo all’ultimo gioco della nuovissima console XBOX.
Venni riportata al presente grazie a Jasper che mi posò una mana sulla spalla “Ehi, tutto bene?” mi chiese con una nota d’apprensione nella voce.
Annuii “Stavo ricordando quando Ness e Jake avevano annunciato di volersi sposare”.
Anche lui ridacchiò, poi si sdraiò sul letto accanto a me. Io lo abbracciai.
Restammo così per diverso tempo, silenziosi, beandoci l’uno della presenza dell’altro.
“Jasper” lo chiamai “Stasera pioverà …” dissi con tono allusivo.
Lui colse al volo ciò che volevo dire “Corro adirlo agli altri!” disse baciandomi la fronte, poi sparì con un movimento così veloce che non era mai esistito.
Edward era diventato un medico, seguendo le orme paterne. Lavorava a Seattle. Era un neurochirurgo. Carlisle ed Esme si erano trasferiti a Denali, ritenendo che la loro presenza a Forks, potesse suscitare troppe domande.
Anche noi ci saremmo dovuti trasferire entro breve. Molti stavano cominciando a mormorare sul nostro aspetto che non cambiava mai. Ovviamente saremmo andati anche noi a Denali per un breve periodo, poi ci saremmo trasferiti tutti insieme in un’altra città.
“Ti manca Parigi?” mi chiese Jasper, che era tornato, mentre mi accarezzava i capelli.
“Non così tanto, sai?”.
“Come mai?”.
“Beh, avrei voluto rimanere ancora un po’, lo sai. Adoravo immergermi nelle strade parigine affollate, parlare francese … Ma l’unica ragione per cui amavo Parigi era perché tu eri con me. Eravamo solo io e te, da soli. Ma anche adesso siamo soli. Cosa posso desiderare di più dalla mia vita? Ho con me l’uomo che amo”. Dissi sorridendogli dolcemente.
Lui non mi rispose, e rimase a guardarmi. Mi piaceva quando  mi guardava, facendomi sentire la persona più bella del mondo. Mi faceva sentire desiderata, ma sua. Avremmo potuto rimanere così per sempre, avremmo potuto contemplarci per sempre l’un l’altro.
Uno schianto proveniente dall’esterno ci fece sobbalzare entrambi. “Edward!” gridò Bella.
Subito ci alzammo e corremmo nella loro direzione. La scena che mi si parò davanti agli occhi mi fece ridere. Per fortuna non era successo nulla di grave.
Eravamo alle solite.
Jacob aveva sfidato Edward per un combattimento amichevole. Ovviamente loro non sapevano cosa significasse la parola amichevole e come sempre ci andavano giù troppo pesanti. Sia Jacob che Edward erano a terra. L’unica differenza era che Edward aveva scorticato 3 alberi.
Vidi che entrambe le rispettive compagne di Jacob e di mio fratello, accorsero dai due.
Era ovvio che non si erano fatti nulla, ma la preoccupazione era palpabile. “Amore, sto bene, non preoccuparti” ridacchiò Edward.
Il licantropo ritornò in forma umana con una smorfia di disappunto “Diamine Edward, la prossima volta vedi di controllarti un po’ di più”. La sua espressione poteva sembrare seria e arrabbiata, ma poi sorrise, felice come sempre “A Nessie stava venendo un infarto”.
Scoppiarono in una risata “Anche a Bella”. La moglie gli riservò uno sguardo truce, dandogli pugno sul braccio “E io che mi preoccupo per te! Idiota” bofonchiò.
“Tesoro, stavo scherzando”.
“Io invece …”.
La discussione venne interrotta da Emmett che con un salto raggiunse i due amici “Bene, benissimo. Jake, hai perso! Ora Edward contro di me!”.
“Ehi, io non ho perso!” ribattè Jacob offeso.
“Certo, certo, come no, ragazzino”.
“Emm, la battaglia non era ancora finita!” si intromise Edward.
“Uffa! E io con chi mi batto?” si lamentò l’orso.
Jasper sorrise, si arrotolò le maniche della camicia che portava e si diresse verso lo spiazzo d’erba “Con me” disse mio marito in tono naturale. L’orso di mio fratello rise, con un barlume di eccitazione negli occhi.
Nel frattempo Bella apparve al mio fianco, lamentandosi del fatto che i maschi sapevano solo lottare. Ci sedemmo sull’erba, benché non ne avessimo bisogno, e guardammo divertite i nostri partner lottare. Jake con grande soddisfazione, riuscì a battere Edward, prendendolo in giro sul fatto che casualmente, quella volta non aveva potuto leggergli la mente. Bella infatti aveva avvolto Jake sotto il suo scudo. Con disappunto, Edward fece una smorfia “Non montarti la testa, Jacob. Poteva sembrare arrabbiato, ma in realtà si era divertito. Sorrise a Jake “Domani caccia?”.
“Puoi scommetterci!” rispose il licantropo dandogli un pugno sulla spalla.
Jasper ed Emmett stavano ancora lottando, tuttavia Emmett era in svantaggio. Era troppo prevedibile, come sempre, e puntava tutto sulla sua forza. Il mio Jazz aveva anni di esperienze alle spalle. Era il più bravo a combattere di casa Cullen. Come secondo c’era Edward.
Tra le femmine invece c’ero io, Rose e sullo stesso piano Bella, che doveva affinare ancora le sue capacità di combattimento. In questi 10 anni, non si era allenata molto. Subito mi venne un’idea.
“Ehi Bella” la chiamai.
Mi guardò interrogativa, così risposi alla sua domanda muta “Ti va di allenarci un po’?”
“Ci saranno scontri futuri?” si allarmò.
“No, non preoccuparti. Ma non si sa mai. Non ti sei più allenata dalla volta dei Volturi” le ricordai.
“Hai ragione. Non vorrei trovarmi così impreparata. Forza, iniziamo” disse entusiasta dalla mia idea.
Ci avviammo anche noi verso uno spazio libero. Avevamo circa 60 metri a disposizione.
“Da quando vuoi combattere?” chiese lei divertita “Credevo che il tuo unico interesse fosse lo shopping!”.
“Beh, sì. È la mia priorità ma mi annoiavo e poi mi piace fare qualcosa di utile, soprattutto quando sono nettamente in vantaggio”.
Lei sbuffò “Non è vero”.
Scossi la testa, in disappunto “D’accordo Bella. Ora fammi vedere quello che sai fare”.
Piegò le gambe, pronta a scattare. Potevo intravedere i nervi, i muscoli che si tendevano e poi balzò verso di me. La evitai, lei si girò di scatto, cercò di afferrarmi di nuovo ma mi scansai. Tentò di colpirmi, così le bloccai un braccio.
Sorrisi e con un movimento secco e fluido la gettai a terra. Sapevo di non averle fatto male, tuttavia mi sentii a disagio. Lei colse la mia esitazione e mi colpì, facendomi fare un volo di diversi metri, ma atterrai elegantemente a terra con un sorrisi. Partii verso la sua direzione e spiccai un balzo di 4 metri, atterrando dietro di lei e facendola finire nuovamente a terra. La bloccai per impedirle di muoversi.
“Ho vinto!” esultai, lasciando la presa.
Lei fece una smorfia “Beh, e ora? Come pensi di farmi imparare a combattere meglio?” chiese con aria seccata. Odiava perdere, lo sapevo.
Ridacchiai “Suvvia Bella, non te la prendere. Ci stiamo solo allenando” le ricordai ilare.
“Hmpf”.
“Okay, okay” dissi “Per imparare a combattere bene, devi prevedere le sue mosse”.
“Non sono tutte veggenti come te, Alice”.
“Infatti non è questo che intendevo” ribattei “Devi studiare il tuo nemico.”
“In che senso?”.
“Entra nella sua mente, pensa a cosa farebbe lui. Studialo e dopo che l’avrai fatto, beh, non ci sarà nessuno in grado di fermarti”.
“Tecnicamente non è vero” disse.
“Bella!” la rimbeccai “Non dubitare di me!”.
“Va bene. Con chi combatto? Con chi non ho mai combattuto?”.
“Oh beh. Questo è semplice! Con Jasper, ovvio!”.
“Alice” si lagnò “Contro di lui non potrò mai vincere” brontolò.
“Infatti adesso non devi vincere. Devi imparare”.
Corsi a chiamare Jasper, che stava organizzando insieme a Edward, Jake ed Emmett la prossima battuta di caccia. Capii che saremmo andati a Denali, per far visita a Carlisle ed Esme.
“Perfetto! Non vedo l’ora di imbattermi in qualche orso polare!” disse Emmett.
“Gli orsi polari sono in via di estinzione” gli ricordò Edward “Non vorrai mettere fine alla specie?” lo rimproverò.
“No ma …”.
“Niente ma. Ci sono molti altri animali da cacciare”.
Io mi misi accanto a Jazz, lanciando un’occhiata a Bella che era ferma nel punto in cui l’avevo  lasciata, in attesa.
“Jasper” lo chiamai “Ti dispiacerebbe farmi un favore?”.
“Tutto quello che vuoi, Alice”.
“Devi venire con me” gli dissi prendendolo per mano.
Lui esitò, non capendo le mie intenzioni “Ti fidi di me?” gli chiesi.
“Certo”.
“Su vieni, non è niente di che!”. Lo trascinai fino ad arrivare a Bella.
“Jazz” lo salutò lei.
“Bella”.
“Okay, Jasper. Devi combattere con Bells!”.
“Che cosa?” rispose lui.
“Beh, la cosa è semplice. Lei vuole imparare a combattere meglio” spiegai frettolosamente “E ora, vi lascio al vostro combattimento!” schizzai via, saltando su un ramo di un albero.
Anche Edward mi raggiunse. “Che hai intenzione di fare?”.
“Oh non preoccuparti” gli risposi “Si stanno solo allenando!” ridacchiai.
“Perché? C’è qualcosa che mi tieni nascosto?”.
“No, certo che no, Edward. Sarebbe una cosa importante, e non te la terrei mai nascosta” ribattei. Era strano parlare con lui. Di solito gli facevo ascoltare i miei pensieri. Non era mai una conversazione vera e propria. Lui mi parlava, ed io gli rispondevo a mente.
“D’accordo. Vediamo come se la cavano” mi disse, poi rimanemmo in silenzio. Evidentemente doveva avermi letto nel pensiero, rassicurandosi.
Jasper e Bella erano silenziosi, l’uno di fronte all’altra. Non capii perché non avevano ancora iniziato.
“La sta tranquillizzando” rispose Edward alla mia domanda muta.
Dopo un breve cenno del capo, si misero in posizione d’attacco. Fu Jazz ad attaccare per primo. Balzò su Bella con un gesto così veloce che nemmeno era esistito, tuttavia lei riuscì a scansarlo. Saltarono entrambi nello stesso istante, cercando di colpirsi. Lui riuscì a colpirla, ma lei si rialzò immediatamente. Sembrava determinata a vincere, più che con me.
Fece uno scatto, poi saltò in aria, riuscendo ad atterrare Jasper che se la scrollò di dosso facilmente.
La colpì allo stomaco, con un gesto secco. Edward accanto a me, si irrigidì.
“Tranquillo Ed. Non le farebbe mai del male”.
Bella tentò di tirargli un calcio, ma Jasper che previde la sua mossa, troppo prevedibile, le bloccò una gamba, facendola finire di nuovo a terra. Si rialzò di nuovo e tentò di colpirlo nuovamente.
“Concentrati Bella” sentii Jasper dirle “Ti stai comportando come una neonata. Sei prevedibile e furiosa, accecata dal desiderio di colpirmi”, le sorrise, “Sei andata molto bene all’inizio” continuò “Davvero, sei stata bravissima. Quasi quanto Edward o Alice” entrambi sorridemmo “Ma non ora. Forza, ce la puoi fare!”.
Lei sospirò, socchiuse gli occhi, poi attaccò. Lo afferrò per la gola, Jazz tentò di sfuggire dalla sua presa, e ci riuscì, se non che Bella avesse capito che lo avrebbe fatto, e gli saltò addosso, facendolo finire a terra e tenendolo fermo. Questa volta Jasper non reagì “Ci sei riuscita” le disse.
Lo lasciò andare e gli sorrise “Stai bene?” chiese premurosa.
“Certo, e tu?”.
“Mai stata meglio!”.
“Ovviamente, ho smesso di lottare. In un vero incontro, non mi sarei arreso così facilmente. Ma sei stata una brava avversaria. Sembra che tu abbia imparato tutto adesso, ma so che avevi già combattuto. Tuttavia, credo che questo sia l’allenamento che ti sia servito di più, o sbaglio?”.
“No, hai perfettamente ragione Jazz. Sento di essere migliorata davvero tanto, tuttavia non sarò mai brava come te”.
Lui sorrise, furbo “Beh nessuno è bravo come me” sfoderò un sorriso che mi fermò il cuore. Sapeva che lo stavo osservando.
“Ma puoi migliorare ancora” le riferì “Diventerai brava come Edward di questo passo”.
Mio fratello ed io saltammo dal ramo in cui c’eravamo accomodati, e riuscimmo ad atterrare a pochi passi da loro.
Jasper venne subito al mio fianco, mentre Edward a grandi passi raggiunse Bella che lo abbracciò. Sentii che si sussurravano parole dolci. Edward disse a Bella che era stata davvero brava.
Loro si allontanarono e noi seguimmo il loro esempio. Presi Jasper per mano e lo portai nel nostro posto. Lui mi seguì senza dire niente, fiducioso.
Quando arrivammo al nostro albero privato, con un salto arrivammo al ramo più alto, da cui potevamo vedere Forks, compresa casa nostra e addirittura vedere la punta dello Space Needle di Seattle. Ovviamente un umano non l’avrebbe visto.
La sera cominciava a calare. Era il crepuscolo. Riuscivo a sentire ogni umore circostante, il passare di alcune auto, alcuni animali che correvano, persino le formiche che si ritiravano nel loro nido.
Ma tutto era relativamente silenzioso. Jasper era seduto accanto a me. Sentivo il suo sguardo addosso e gli sorrisi. Avevamo le gambe a penzoloni nel vuoto, ma eravamo semplicemente contenti di essere insieme.
Il nostro amore era un qualcosa di platonico, di inspiegabile.
Mi voltai verso di lui, che sorrideva. Aveva un ciuffo ribelle che andava a finirgli negli occhi. Con l’indice glielo spostai. Fummo attraversati da una scossa.
“È stupendo, come sempre” mi sussurrò.
“Beh ovvio che è stupendo. È il nostro posto, come potrebbe non esserlo?”.
Annuì e mi prese la mano. Rimanemmo così a guardare il sole calare e lo spuntare timido della luna, ancora troppo distante.
Sentimmo in lontananza qualche umano che ritornava da un escursione. A giudicare dai passi e dalle voci erano in 4. Due femmine e due maschi.
“Non vengono dalla nostra parte” mi disse Jazz.
“Lo so”.
Gli appoggiai la testa sulla spalla e sospirai. Lui mi baciò i capelli “Domani mattina alle 10 dobbiamo partire, per Denali” mi specificò “E dovremmo decidere una meta in cui trasferirci”.
Annuii, consapevole di tutto “Verranno anche Jake e Nessie, vero? Non riesco a vedere nulla” dissi frustrata.
Lui rise, ma sembrava che stesse cantando. La sua risata riecheggiò tra gli alberi.
“Non essere triste. Potrai vivere da persona normale”.
“Ehi! Stai dicendo che io non sono normale?”.
“Non lo sei mai stata” mi disse scherzando. Riuscivo a vedere nei suoi occhi il divertimento di prendermi in giro. Anche io mi stavo divertendo.
Lo spintonai, rischiando di farlo cadere. Sapevo che tanto se fossimo caduti, non ci saremmo fatti nemmeno un graffio: il bello di essere vampiri.
“Che ne dici di tornare?” gli chiesi “Non vorrei che si preoccupassero. Oddio, immagino già le battutine di Emmett”.
“Emm non sarà un problema. È troppo affranto dall’ennesima sconfitta ricevuta.”.
“Potresti farlo vincere qualche volta, signor Hale.” Gli sussurrai all’orecchio.
“Mmm” farfugliò “Penso di no. Deve guadagnarsela la vittoria”.
“Ma io ho vinto tante volte, contro di te.” Gli ricordai.
Lui ridacchiò “È vero. Sei un mostriciattolo”.
“Che cosa ottengo da tutte queste vittorie?” chiesi.
Lui finse di pensarci su “Vediamo … Potrei essere il tuo schiavo a vita”.
“La cosa mi piace!” dissi abbracciandolo “Bene. Hai appena firmato un contratto con la sottoscritta”.
Mi prese in braccio, come uno sposo prende sua moglie appena varcano la soglia di casa, e si diresse a gran velocità verso la grande casa bianca.
Rimasi immobile per tutto il tempo, godendomi l’aria sulla pelle e il profumo di Jasper.
Lo amavo in un modo indescrivibile.
Era il mio mondo, il mio universo ruotava intorno a lui.
Gli diedi un bacio sulla guancia e lui mi sorrise.
Non avevo bisogno di altro.

 

 


Commento Autrice: Okay, ecco il primo capitolo! Non abituatevi troppo a capitoli così lunghi. L’avevo già scritto da un po’ questo, ed è per questo motivo che è così lungo.
Spero che vi piaccia e che recensirete.
Grazie a Tutti!
Fra.

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Capitolo 3
*** Secondo Capitolo. ***


Capitolo 2.
 
Verso l’alba, come previsto ieri, Jake ed Edward andarono a caccia, ma sapevo che non sarebbe stata una semplice caccia. Come sempre non avrebbero perso l’occasione di un bel combattimento. Scossi la testa. Quei due erano davvero dei bambini, con la differenza che mio fratello aveva 119 anni.
Presi una valigia abbastanza capiente e misi dentro un po’ di vestiti che variavano da magliette a mezze maniche, a maglioncini e giacche a vento. Ovviamente l’abbigliamento estivo l’avrei indossato solo quando saremmo stati a casa di Tanya e le sue sorelle. Non era il caso che gli umani vedessero che mi vestivo come se fossimo in estate, visto che in Alaska non c’erano mai più di 10, al massimo 15 gradi.
La temperatura in Alaska era molto fredda. Non che a noi importasse, ma dovevamo salvare le apparenze.  Nell’immediato futuro mi vidi indossare una maglia color bianco panna a collo alto, con sopra un maglioncino di Armani. Ridacchiai e presi gli abiti della mia visione.
Sentì dei passi avvicinarsi verso casa.
Edward e Jacob.
Scesi anche io di sotto, trovando Jasper seduto di fronte a Bella che giocavano concentrati a scacchi.
Emmett invece stava organizzando nei minimi dettagli la battuta di caccia che avremmo fatto in Alaska, insieme alle sorelle di Denali e a Carlisle ed Esme.
“Ci chiameranno tra meno di due minuti” avvisai i miei famigliari.
Come previsto, il telefono cominciò a squillare e tutti si gettarono verso la direzione dell’apparecchio per rispondere. 
“Carlisle!” disse Edward felice.
“Edward” sentì dire “Come state? Alice aveva previsto la nostra chiamata?” scherzò.
“Come sempre” rispose mio fratello, ma non seppi se avesse risposto all’ultima domanda o ad entrambe.
“Quando avete l’aereo?” chiese ancora.
“Alle 10. Tra un po’ partiremo” lo rassicurò Edward. “Ci aspetterete, quando arriveremo?”
“Certamente, figliolo. Ora vi devo lasciare. A tra poco”.
Edward riappese il telefono e corse a farsi la doccia. Anche Jake e Reneesme andarono nella loro casa, che era l’ex-dimora di Bella ed Edward: quella che avevamo regalato loro per il 19° compleanno di Bella. “Torneremo qui al momento della partenza” dichiarò il licantropo dopo averci salutato.
Sospirai annoiata, e spiai nel futuro di Jasper. Avrebbe vinto a scacchi, in 3 mosse, il che avvenne subito.
Qualche minuto dopo che la partita a scacchi fu terminata, mi sedetti vicino a Bella, che mi sorrise, abbracciandomi. Ricambiai e le baciai una guancia, poi la guardai, seria “Bella, oggi con la storia che dovevamo partire non abbiamo potuto fare shopping come avevamo programmato, ricordi?” chiesi allusiva.
Lei annuì “Sì, mi ricordo” borbottò.
“Bene! Appena torneremo a Forks, la prima cosa che faremo sarà lo shopping, chiaro?” chiesi in torno falsamente minaccioso.
“Va bene” farfugliò lei, mentre si dirigeva in camera insieme ad Edward. Feci una smorfia dopo aver previsto le loro intenzioni.
Sentì un profumo troppo familiare vicino a me, che avrei riconosciuto tra mille.
Jasper si avvicinò a me e poggiò la testa sulla mia spalla, sospirando “Non vedo l’ora di andare in Alaska. Mi piace molto, sai?”.
Annuii. Jasper aveva sempre amato l’Alaska, forse perché era un posto poco abitato da umani, o forse per il suo clima piacevole. Era un bel posto, sempre ricoperto da neve, bianca e soffice.
“Pensi che potremmo trasferirci lì, definitivamente?” mi chiese.
Mi girai verso di lui, osservando i suoi capelli biondi e sorrisi “Non lo so.” Risposi semplicemente, mentre lo abbracciai “Ma ora non mi va di parlarne” gli sussurrai “Voglio restare con te”.
Lui annuì e ci ritirammo anche noi in camera nostra, aspettando che arrivasse il momento di partire.
Ci sedemmo sul letto, abbracciati. Lo guardai negli occhi e gli sorrisi.
“Le tue emozioni sono sempre molto forti. Mi colpiscono sempre come fosse la prima volta” mi sussurrò “E la cosa più bella è che le provi per me, Alice”.
“Come potrebbe essere diversamente?” chiesi retorica “Sei l’uomo della mia vita”.
Mi sorrise, baciandomi i capelli e respirando il mio profumo.
Ci guardammo con un’intensità tale da poter dare fuoco ad un’intera foresta, ma non ce ne saremmo accorti, non in questo momento di intimità. Piccoli momenti che io e Jazz passavamo da soli, piccoli momenti in cui non c’era niente altro al di fuori di noi.
Eravamo così vicini che i nostri respiri si confusero. Avvicinai lentamente le mie labbra alle sue e lo baciai delicatamente. Sentì il suo sorriso mentre mi baciava e portava una mano dietro la mia nuca per attirarmi di più a sé. “Alice” sospirò lui “Sei così …” riflettè qualche millesimo di secondo per trovare le parole adatte “Magnifica, stupenda.” Poi mi sorrise complice “Mia moglie è uno schianto”.
Ridacchiai “Beh, posso dire altrettanto di mio marito, non credi?”.
Non rispose e mi scompigliò i capelli, poi si alzò e cercò qualcosa nei suoi cassetti, estraendo un libricino verde.
“Ehi, e quello dove l’hai preso?”.
“Non te lo dico” poi tornò al mio fianco e cominciammo a sfogliarlo insieme. Era un libro di un’agenzia turistica. “Sai pensavo che potremmo dedicarci un po’ ai viaggi. Parigi mi è piaciuta molto” continuò.
Si soffermò su una pagina in cui aveva sottolineato diverse cose “Stavo pensando a New York o a Los Angeles, o ad entrambe, se preferisci”.
Io non risposi, troppo presa a pensare a quanto fosse straordinario e favoloso mio marito, e a quanto mi amasse. Non era possibile calcolare l’amore che lui provava nei miei confronti e viceversa. Era una cifra troppo grande, inesistente.
“Alice?” mi chiamò, strappandomi dai miei pensieri. “Va tutto bene? Hai avuto una visione?”.
“No” risposi “Stavo pensando a quanto tu sia fantastico, Jasper” conclusi sorridendogli. “Comunque io opterei per entrambi, ma in periodi diversi. Insomma Los Angeles … C’è quasi sempre il sole. Come pensi che potremmo uscire dall’hotel?”.
“Giusto. A questo non avevo pensato. Beh, potremmo scegliere di andarci in un periodo particolarmente piovoso, non credi?”.
“Hai ragione” ammisi, mentre continuavo a sfogliare immagini di diversi paesi e mentre lo facevo riuscivo persino ad immaginare me e Jasper che camminavamo spensieratamente tra le strade affollate di Los Angeles, Londra e dell’Italia.
“Allora, quale sarà la nostra prossima meta?” mi chiese, ma sapevo che lui aveva già deciso, poiché vidi nel futuro noi due, per mano in una città che mi era nuova.
“Mmmm … Londra, penso”.
“Sì, Londra mi è sempre piaciuta! E poi è una città in cui piove quasi sempre” mi sorrise, poi mi baciò una guancia.
“Alice, Jasper!” sentì una voce chiamarci. Subito balzai in piedi ed aprì la porta, trovandomi Emmett davanti.
“Vi ho disturbati?” ghignò divertito.
“Piantala, Emm” gli dissi tirandogli un pugno, che lui bloccò subito. “Che vuoi?” gli ringhiai.
“E’ ora. Prendete i bagagli” ci disse, mentre vidi una valigia nera ai suoi piedi.
“D’accordo!” poi richiusi la porta, mi cambiai con gli abiti preparati e mi sedetti sul letto, aspettando che anche Jazz si cambiasse.
Quando ritornò indossava una camicia a maniche lunghe azzurra e un pullover beige. Era bellissimo, era il mio Michelangelo personale. Mi abbracciò, poi come un vero gentiluomo, mi perse la valigia e ci recammo di sotto.
Trovammo tutti i familiari ad aspettarci. Edward e Bella, Emmett e Rosalie e per ultimi Jacob e Reneesme che arrivarono di corsa con una valigia ognuno.  “Con che auto andiamo?” chiese il licantropo, mentre si sistemava la giacca che indossava.
“Voi andrete con Emmett e Rosalie” spiegò Edward. Jake fece una smorfia, mentre Rose si lamentò riguardo al fatto di dover condividere l’auto con un cane.
“Perché proprio con noi?” borbottò Rosalie.
Edward sbuffò, guardando la sorella in cagnesco “E d’accordo” concesse lui “Voi due verrete con noi” disse a entrambi, facendo caricare a Jake le valigie nel bagagliaio.
“Alice, Jasper” disse ancora Edward “Vi consiglio di andare con Emm e Rose. Sai, così non andiamo con troppe auto in aeroporto” giustificò lui.
“D’accordo. Nessun problema” esclamò Jasper.
Emmett ridacchiò e si diresse verso la sua nuova auto, la Wolkswagen Bora, il suo ultimo sfizio.
Io invece, insieme a Bella ero l’unica ad aver conservato la mia vecchia auto, la Porsche 911 Turbo.
Anche Edward aveva cambiato macchina, sostituendo la Volvo con un’elegante Mercedes Benz, l’ultima auto uscita sul mercato. Aveva invece tenuto la sua bellissima Aston Martin, dicendo che non se ne poteva separare. Era come una figlia per lui, testuali parole.
Così, io e Jasper salimmo sui sedili posteriori e ci preparammo ad una mezz’ora di viaggio, forse anche meno. Emmett partì ad una velocità degna di un pilota da corsa. Notai che Edward e Emm stavano facendo una gara. Sbuffai.
“Ma voi dovete far diventare tutto una competizione?” ringhiai.
“Hai paura, folletto?” ridacchiò Emmett aumentando la velocità e superando così nostro fratello. Sentì Bella che diceva a suo marito di rallentare, poiché dava un cattivo esempio a Nessie. Lei sbuffò.
In poco tempo, arrivammo all’aeroporto, dove lasciammo le auto in un parcheggio, sperando di trovarle ancora al nostro ritorno.
L’aeroporto era più affollato di quanto ci aspettassimo ed è inutile dire che tutti i presenti, nessuno escluso, ci guardarono come se fossimo angeli scesi in Terra. Qualcuno commentò dicendo che eravamo strani, qualcuno si chiese se eravamo modelli, qualcuno osò dire che sembravamo irreali. Scossi la testa e insieme a Jasper ci dirigemmo al check-in.
Ci chiesero i passaporti, dopodiché ci dissero che dovevamo dirigerci al gate 1. Ci accodammo ad altre persone, fino ad arrivare al nostro aereo.
Trovammo i nostri posti in prima classe e ci accomodammo. Io, Jasper ed Edward eravamo vicini, mentre dietro  di noi si trovavano Nessie, Bella e Jacob. Emmett e Rosalie invece, erano di fianco a noi. Erano gli unici ad aver trovato due posti anziché tre. La prima classe era popolata da uomini d’affari. Molti avevano il portatile dietro, già pronto per essere tirato fuori dalla valigetta appena il permesso fosse dato. Qualcuno stava studiando un caso, e dedussi che erano avvocati.
Una voce ci diede il benvenuto, raccomandò di allacciare le cinture e di non toglierle fino a che il segnale luminoso fosse scomparso e di mettere i propri bagagli negli appositi posti.
Il decollo fu particolarmente tranquillo. Non appena l’assistente di volo disse che da quel momento si potevano riaccendere gli apparecchi elettronici, vidi l’uomo davanti a me, tirare fuori il portatile e cominciare a battere nervosamente i tasti.
Una giovane donna passò a chiedere se volevamo qualcosa da mangiare o da bere. Fu desolata dalla nostra risposta negativa e passò a Bella, Nessie e Jake. Questi ultimi diedero risposta affermativa, ordinando degli snack e qualcosa da bere.
“Quanto resteremo?” chiesi ad Edward curiosa.
“Non saprei. Stavo pensando qualcosa come una settimana o giù di lì, forse anche più. Sai, dovremmo decidere con Carlisle ed Esme dove trasferirci e poi partire tutti insieme”.
Annuii “D’accordo. A me piace stare in Alaska.”.
Mio fratello annuì “Sì, anche a me. È un luogo tranquillo”. Poi fece una pausa ed aggiunse “Allora, dove andremo?”.
Io strabuzzai gli occhi, sorpresa da quella domanda.
“Ah … Sinceramente non lo so. Siamo tutti troppo confusi e nessuno  ha ancora preso una decisione. Ma ti farò sapere, Ed” dissi, poi mi voltai verso Jasper che aveva gli occhi chiusi. Gli sfiorai una mano e lui con lentezza inaudita per un vampiro, riaprì gli occhi dorati.
“Jazz … Va tutto bene?”.
Lui mi sorrise,  notando l’apprensione nella mia voce “Sì Alice, tranquilla”, poi mi scompigliò i capelli “Stavo pensando a noi” mi confessò puntando i suoi occhi nei miei.
“Ah sì?”.
Notai che Edward si mise l’ipod nelle orecchie ed a volume bassissimo. Stava ascoltando una canzone di musica classica. Una sinfonia di Beethoven. Probabilmente voleva lasciarci un po’ di privacy, e non ascoltare tutti i pensieri dei presenti. A volte era molto fastidioso avere il potere di Edward, soprattutto in luoghi particolarmente affollati.
“Sì” rispose mio marito, semplicemente.
“E …?” lo incalzai io.
“E niente. Riprenderemo questo discorso più tardi, te lo prometto” mi sussurrò “Intanto perché non decidiamo una tappa per il nostro futuro viaggio?”.
Ridacchiai “Te l’ho detto. Londra. Mi piace … Ha un certo fascino”.
“Lo penso anche io”.
Poi appoggiai la testa sulla sua spalla e chiusi gli occhi. Notai gli sguardi di qualche passeggero, curioso, ma decisi di ignorarlo. Respirai il profumo di Jasper, che aveva un odore simile all’erba dopo un acquazzone. Era fresco e buono. Gli baciai la gola e lui rabbrividì. “Alice” mi rimproverò dolcemente.
Risi contro la sua pelle “Che c’è?”.
“Non mi sembra il luogo più adatto. Ci stanno guardando tutti” disse lui ad un tono di voce che solo un vampiro poteva sentire. Sentì le risate soffocate di Emmett.
“E allora? Che guardino pure”.
Lui mi lanciò un’occhiata di rimprovero con un pizzico di divertimento “Beh,  tu non puoi sentire, ma le emozioni circostanti sono piuttosto fastidiose”.
Sbuffai e mi allontanai di malavoglia da lui “D’accordo, d’accordo, signor Empatico” lo presi in giro.
“Scusami” disse lui divertito baciandomi la punta del naso, poi con le labbra mimò “dopo”.
Sorrisi e decisi di concentrarmi su un film che stavano trasmettendo. Era una storia d’amore di genere drammatico. Infilai le cuffie e mi misi ad ascoltare, lasciandomi prendere dalla storia piuttosto commovente. Il titolo del film era A walk to remember ed era tratto dall’omonimo romanzo di Nicholas Sparks. Vidi che anche Edward e Bella, interessati si erano messi a guardare il film.
Quando finì, lo schermo tornò nero e un assistente comunicò che a causa del mal tempo, ci sarebbe stato un ritardo. Sbuffai e presi una rivista di moda che avevo  acquistato all’aeroporto. Sfogliai e vidi diversi abiti interessanti e annotai a mente la loro marca, poi chiusi il giornale.
“Scusa” mi disse una voce umana. Io ero in mezzo ad Edward e Jasper, per cui il ragazzo che ora mi stava parlando aveva oltrepassato mio fratello per giungere fino a me.
“Sì?” chiesi educatamente.
Il ragazzo che mi stava parlando non doveva avere più di 17 anni. Aveva capelli castani e occhi del medesimo colore. Indossava una polo a maniche lunghe con sopra un maglioncino. “Ehm … Scusa se ti disturbo, ma mi hanno obbligato a venire fin qui a chiedertelo e … beh mi è toccata la pagliuzza più corta” disse nervoso.
Per tranquillizzarlo, sfoderai il mio miglior sorriso, quello che utilizzavo quando non volevo spaventare gli umani. Il suo cuore perse un battito. Era divertente notare le reazioni umani nei nostri confronti.
“Ecco  mi chiedevo se potevi prestarmi la rivista che hai appena letto. Sai serve alla fidanzata del mio amico” disse facendo un cenno a dei ragazzi poco dietro di noi. Erano tutti adolescenti, che osservavano la scena divertiti.
“Oh” dissi “Certo, ecco”. Gliela porsi e lui mi ringraziò, tuttavia non ritornò ancora al tuo posto.
“Grazie mille” mi rispose, poi mi tese la mano “Comunque piacere, io sono Alex”.
Ricambiai la stretta di mano. Lui rabbrividì. Ovvio, ero fredda.
“Alice” risposi solamente.
“Sei …” deglutì profondamente, sempre più nervoso “Sei fidanzata?” buttò tutto d’un fiato.
Sorrisi, divertita dalla situazione. Con la coda dell’occhio vidi Jasper rigido, ma con un sorriso. Anche Edward ridacchiava e mi sussurrò, ad un tono che solo il mio orecchio poteva percepire “dovresti sentire i suoi pensieri”.
“Sì” gli risposi.
“Oh” disse lui, dispiaciuto. “Peccato. Devo confessarti che speravo di no. Quindi … Non ho nessuna possibilità? Neanche una piccola piccola?”.
“Mi dispiace” risposi “Ma sono sicura che troverai la ragazza perfetta, proprio dietro l’angolo”. Ed era vero. Ne ero certa. Per curiosità avevo sbirciato nel futuro del ragazzo e avevo visto che si sarebbe trovato una compagna di lì a poco. Esattamente due giorni dopo il loro atterraggio. Potevo persino descrivere la ragazzina: bionda, occhi verdi, simpatica e gentile. Si chiamava Lyra ed aveva 16 anni. Era bellissima, già da umana. Se fosse stata una vampira, sarebbe stata senza dubbio più bella di Rosalie. Sarebbero stati una bella coppia.
Lui non rispose alla mia ultima affermazione, ma si limitò a sorridermi “Posso chiederti un’ultima cosa?”.
“Certo”.
“Chi è dei due il tuo ragazzo? Lui” disse indicando Edward “O lui?”. Indicò Jasper.
Feci un cenno verso mio marito –anche se questo non era il caso di dirlo al povero Alex. Gli sarebbe venuto un infarto, già agitato com’era-.
Jasper si voltò verso la nostra direzione ed abbozzò un sorriso “Mi spiace, ma è già occupata” disse con tono divertito.
Sentì il cuore del ragazzo accelerare. “Beh, sarà meglio che vada” ridacchiò, nervoso “E’ stato un piacere conoscerti per me, Alice”.
“Anche per me, Alex.”. Poi il ragazzo sgattaiolò verso i suoi amici che lo derisero per tutto il tempo.
Era stato divertente. Edward rise, seguito da Jasper e Bella. Anche Emmett e Rosalie mi lanciarono delle occhiate allusive e divertite.
“Smettetela” sibilai a tutti quanti. Nessie e Jacob non dissero nulla, poiché dormivano, l’uno appoggiato all’altro.
“Beh Alice, avresti dovuto sentire i pensieri di Alex” mi sussurrò Edward. Bella ridacchiò.
“E le sue emozioni” aggiunse Jasper.
“Jazz, ti rivelo che se io fossi stato in te, sarei andato in escandescenza. Sei fortunato a non avere il mio potere, o sono sicuro che gli avesti staccato la testa” disse mio fratello.
Mio marito lanciò un’occhiata a mio fratello, mentre mi cinse le spalle con un braccio “Quel povero ragazzo non ha potuto resisterti. Sei tremendamente bella, Alice” mi sussurrò.
Risi e lo baciai sulla guancia.
Poco dopo venne annunciato dal pilota che stavamo per atterrare.
“Stiamo per atterrare all’aeroporto di Anchorage International, in Alaska. La temperatura è di 0 gradi  e il tempo è nuvoloso. Ci scusiamo per il ritardo. Da questo momento in poi, ogni dispositivo elettronico dovrà essere spento. Siete pregati di allacciare le cinture. Buon atterraggio e grazie per aver viaggiato con US AIRWAYS”.
L’atterraggio fu relativamente tranquillo ed appena arrivammo in aeroporto trovammo Carlisle, Esme e Tanya ad aspettarci. Inutile dire la loro gioia appena ci videro. Ci abbracciarono e baciarono, ripetendoci quanto li eravamo mancati.
“E’ stato un volo tranquillo?” chiese premurosa Esme.
“Sì” rispose Edward “Lo sai mamma, tua figlia fa strage di cuori!” disse indicandomi.
Esme rise “Oh lo so. Siete tutti stupendi”, poi mi scompigliò i capelli.
L’aeroporto dell’Alaska era affollato da gente che correva per prendere in tempo il volo, chi doveva fare il chek-in, chi voleva assolutamente prendere un caffè.
“Allora” intervenne Carlisle “Andremo  con 2 auto” ci comunicò.
“Alice, Jasper e Bella” disse rivolgendosi a noi “Voi verrete con me ed Esme.”.
Tanya, vestita in modo impeccabile, aveva parlato fino ad ora con Rosalie e Nessie, complimentandosi con quest’ultima per quanto era diventata grande e bella. “Rose, Edward ed Emmet verrete con me”.
Jacob aggrottò la fronte “Ed io e Nessie?” chiese lui confuso.
Carlisle rise “Beh questa era una sorpresa per te, Jacob” disse divertito “Andate al parcheggio numero 5. Troverete un veicolo ad aspettarvi”. Poi mio padre lanciò al licantropo un paio di chiavi lucide, che afferrò al volo. “Dateci le valigie, ragazzi” disse ancora mio padre.
Loro acconsentirono e per mano si avviarono verso il parcheggio.
Salimmo nell’auto di Carlisle. Io come sempre, ero in mezzo, con la scusa del fatto che ero la più piccola. Alla mia destra c’era Jasper, mentre alla mia sinistra Bella, che osservava curiosa il paesaggio dell’Alaska. In effetti, lei era la prima volta che ci veniva.
“Caspita” esclamò mentre passavamo in una strada deserta, circondata da pini e neve “Qui è bellissimo”.
“Sì, è molto riposante. Il posto perfetto se si vuole ritornare in pace con sé stessi” intervenne Carlisle. “Guarda Edward” continuò mentre accelerò “Dopo che ti ha conosciuto si è precipitato qui, in cerca di risposte alle sue eterne domande. Allora era confuso … E invece guarda il destino dove vi ha portati”.
Bella sorrise tra sé, ai ricordi dei vecchi tempi. Il viaggio proseguì tranquillo e dopo circa un’ora arrivammo alla casa di Tanya e le sue sorelle.
Era una villa dalle dimensioni enormi, bianca, che si confondeva con il paesaggio.
Era circondata appunto da una distesa di neve enorme. Si trovavano nel bel mezzo del nulla, ma non potevo fare a meno di ammirare il paesaggio magnifico, come ogni altra volta che venivo qui.
La loro casa era bella e grande come la ricordavo. L’entrata aveva un parquet di legno che era lucido come se fosse nuovo di zecca, benché sapessi che era molto vecchio. Tanya ci mostrò tutte le stanze, come se fosse la prima volta che venivamo. C’era una stanza per ognuno di noi. C’erano tre stanze collegate tra di loro, che erano appunto di Tanya e Kate, più Garrett ovviamente. L’ultima stanza era quella di Irina, rimasta immutata nel tempo. Nessuno tirò fuori l’argomento, che sembrava essere ancora troppo doloroso per loro.
La stanza di Carlisle ed Esme era quasi attaccata a quella di Bella ed Edward, poi al fondo del corridoio c’era quella riservata per Nessie e Jacob, quella che una volta era la stanza mia e di Jazz.
Al piano superiore c’erano ancora altre stanze, tra cui una da giorno, una chiamata “Sala giochi” per la presenza del biliardo ed altri giochi simili, due bagni più uno compreso in camera (quella mia e di Jasper) e un’altra camera che però era rimasta vuota.
Sì, la casa del clan dei Denali era decisamente enorme. Eppure si incastonava così bene col paesaggio dell’Alaska, che sembrava essere parte integrante del posto.
Jasper ed io, sistemammo le nostre cose, io nell’armadio e lui nella cassettiera, dopodiché tornammo al piano terra, dove c’erano Garrett, Kate, Tanya, Carlisle ed Edward che parlavano animatamente tra di loro. Anche io e Jasper ci unimmo alla conversazione, riguardante alcuni nomadi che bazzicavano da quelle parti, ma che tuttavia non avevano dato disturbo. Ovviamente c’erano state alcune sparizioni di persone, che allarmò la polizia locale, ma niente di più. Il discorso ‘nomadi’ venne presto abbandonato e rimpiazzato dal discorso ‘Reneesme’ che attirò l’attenzione di tutti.
L’atmosfera che si era venuta a creare era semplicemente magnifica. Era un ritrovo di famiglia in un ambiente perfetto, che aveva un non so che di magico.
La felicità nell’aria e la perfezione di quel momento era palpabile ed io sorrisi, appoggiandomi a Jasper che mi baciò i capelli.
La sera venne in un lampo, e Jake e Nessie mangiarono tutto ciò che Esme e Tanya avevano preparato loro, facendo più volte i complimenti alle cuoche.  Dopo sera restammo nella cosiddetta sala da giorno a chiacchierare del più e del meno, anche se l’argomento principale sembrava essere una battuta di caccia l’indomani mattina e una scalata su una montagna a mani nude e senza corde: era il massimo essere vampiri in questo caso.
“Sì!” esultò Emmett “Non vedo l’ora!”
Noi ridemmo del suo entusiasmo, ma in realtà ognuno di noi lo era. Diedi un’occhiata nel futuro:ovviamente non vidi niente. Dopo 10 anni dovevo ancora abituarmi a non riuscire a prevedere nulla in presenza del licantropo e di quella mezza vampira che era la mia nipote. Quelli più incolumi erano Jake e Reneesme. Per precauzione però, si sarebbero portati delle corde dietro. Entrambi protestarono, ma Edward disse a loro “O con le corde o senza. E poi non le metterete in ogni caso. Solo se il percorso si fa più pericoloso.”.
Jacob mise da parte il suo orgoglio di capobranco e Nessie ritirò la storia che lei era una mezza vampira.
Kate e Garrett furono i primi ad andare nelle loro stanze, seguiti da Tanya ed Esme e Carlisle.
Jacob e Nessie invece rimasero ancora un po’: il primo a giocare all’Xbox con Edward, il quale ultimamente aveva scoperto il divertimento a stare davanti alla consolle, facendo rinascere il diciassettenne che c’era in lui, mentre la seconda rimase insieme a me, Bella e Rose, a godersi un po’ di pace femminile.
“Zia Alice, zia Rosalie” comunicò la piccola, mentre si aggiustò il vestito bianco panna regalato da me e Jazz per lo scorso Natale, “vorrei che foste voi ad occuparvi del matrimonio”.
Sorrisi “Ma certo.”.
“Quando è la data?” chiese Bella emozionata.
“Pensavamo verso marzo, aprile. Probabilmente il 25 marzo …”.
“Okay …” Disse Rosalie, sorridente “Chi è la damigella d’onore?”.
“Tu ed Alice” rispose lei sorridendo. Sia io che mia sorella l’abbracciamo e le demmo un bacio sulla guancia che ella ricambiò. “Siete le persone più adatte. Jacob come testimone vuole Seth” concluse Nessie dopodiché si congedò, raggiungendo il suo fidanzato e mostrandogli qualcosa.
Subito dopo il licantropo si avvicinò a noi. Rosalie scomparve nel giro di nano secondo, mentre io restai dov’ero.
Con aria seria, si sedette accanto a me, in modo da essere di fronte a Bella. Mi accennò un sorriso, che ricambiai.
“Bella” disse con voce profonda.
Lei lo osservò solamente.
“Vorresti essere la mia testimone di nozze?”.
Tutte le  attività che si stavano svolgendo vennero interrotte. Tutti osservavano la scena sbigottiti ed un po’ incuriositi, ma d’altronde c’era da aspettarselo. Era prevedibile che lui le facesse questa richiesta e ne ero quasi sicura, anche se–questa volta- non potevo vedere il futuro.
Bella e Jacob erano come fratello e sorella.
“Credo che tu sia la persona più adatta. Mi conosci meglio di chiunque altro, forse più o quanto tua figlia, e sei la mia migliore amica, lo sei stata da sempre. Abbiamo condiviso diverse avventure insieme, abbiamo rischiato la vita insieme e beh … Ti voglio bene, Bella. Potrei continuare a farti un elenco di tutte le altre ragioni per cui ho scelto te come testimone ma …”.
Il monologo di Jacob venne interrotto da Bella che si tuffò sul suo amico, abbracciandolo forte, e dicendogli che anche per lei, lui era quasi come un fratello e che gli voleva un bene dell’anima.
Decisi di togliere il disturbo, sentendomi di troppo, e mi recai nella camera  mia e di Jasper, il quale mi seguì senza esitazioni.
La camera era ampia e un’enorme vetrata dominava sulla stanza. Si poteva vedere il paesaggio ed era uno spettacolo magnifico: una grande distesa bianca luccicante grazie al chiarore lunare, i pini innevati e le stelle che non erano mai state così limpide e scintillanti. Un lupo  in lontananza ululò. L’Alaska era un posto decisamente spettacolare, immerso nella natura.
“Alice”  mi chiamò Jasper che era disteso sul letto, verso la mia direzione. Sorrisi e con un salto leggiadro atterrai al suo fianco, voltandomi verso di lui.
Anche lui mi sorrise, silenzioso. Allungò una mano, mi alzò leggermente il viso e mi baciò, veloce, come un’abitudine.
“Ti amo” mi disse “In ogni momento ti amo e non smetterò mai di amarti. Sei la mia unica ragione di vita”.
Sorrisi e gli baciai i capelli “Anche io ti amo Jasper. Da sempre” aggiunsi sorridendo “E credo che dovremmo riprendere il discorso che stavamo facendo sull’aereo. Sai, quando ti ho visto pensieroso e ti ho chiesto a cosa stessi pensando, e tu mi hai risposto ‘a noi’.”
Lo guardai, seduto sul letto accanto a me, illuminato dal chiarore argentato della luna che lo faceva apparire di un bianco con riflessi argentei, i capelli biondi leggermente spettinati, le cicatrici che lo rendevano tenebroso e più bello di quanto già non era, gli occhi d’oro che si riflettevano nei miei e non potei fare a meno di pensare che fosse la creatura più bella del pianeta. Dio se l’amavo. L’amavo come se ogni giorno fosse stato l’ultimo.
Rise, amaramente “Stavo pensando a noi. A tutti i momenti che abbiamo passato insieme da quando ci siamo conosciuti quella notte di tanti anni fa in Philadelphia. Alle sensazioni che ho provato la prima volta che ti ho vista, quando ho capito che per me non eri semplicemente una compagna di viaggio ma molto di più, ma la mia mente si è soffermata a quando ti ho lasciata” Si irrigidì e un sibilo gli uscì dalla bocca “Mi sono odiato tantissimo in quel momento, sapevo che non dovevo, che ti avrei ferita. La parte egoista di me non voleva andarsene, ma restare qui con te, ma la parte più razionale diceva di scappare, che non ti meritavo.”.
Io sorrisi amaramente. Lui stesso non si era ancora perdonato per quel fatto avvenuto ormai tanti anni addietro.
“Jasper …”
“Aspetta Alice, fammi finire”, sospirò “Sono andato via, volevo tornare da Maria, ma poi ho deciso che non sarei mai ritornato quello di un  tempo. Così ho vagato per anni in cerca di qualcosa che non sapevo nemmeno cos’era. Sono stato con altre donne, Alice, ma la mia mente correva a te e poi non ho più resistito e sono tornato e tu mi hai accolto a braccia aperte. Quando mi sei corsa incontro al mio ritorno, sentivo che tu mi amavi e che non avevi mai smesso di farlo e in quell’istante il mio senso di colpa si faceva sempre più grande … Poi ricordavo la prima volta che ti ho detto ‘Ti amo’ . Le tue emozioni erano così forti ed intense che credevo che il tuo piccolo corpicino non ce la facesse a contenerle tutte.
E poi ricordo quando ti ho chiesto di sposarmi” sorrise a quel ricordo, beato.
Mi avvicinai a lui e lo baciai, inizialmente per fargli capire che lo amavo così tanto da non poter resistere senza di lui e per fargli sentire che non ce l’avevo mai avuta con lui per essersene andato, poi con desiderio. Sentì che lui sorrise sulle mie labbra e mi portò sotto di sé.
Quella notte ci amammo intensamente, talmente tanto da sconvolgerci, ma ogni notte era come la prima: indimenticabile.
“Ti amo” gli sussurrai “E smettila di ricordare le cose brutte. Ricorda solo quelle belle, Jasper”.
“Ti amo” e rimanemmo così fino allo spuntare dell’alba.


Note Autrice: Ecco qui il secondo capitolo della fic!
Mi scuso per il ritardo, ma ci è voluto un po’ per scriverlo … Ringrazio immensamente chi ha recensito!
Un grazie anche a chi ha aggiunto la storia tra i preferiti.
Grazie anche a chi legge.
A presto con un  nuovo aggiornamento!
Baci.
Fra.

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Capitolo 4
*** Terzo Capitolo ***


Capitolo 3


Vedere il sole sorgere era una delle cose più belle che avessi mai visto. Il sole era di un colore arancione e si innalzava nel cielo, che tuttavia era di un colore scuro e lasciava presagire un imminente temporale, cosa che io stessa avevo già visto. La pioggia sarebbe cominciata a cadere verso sera.
Un bagliore per i miei occhi accecante, si innalzò. Il sole aveva illuminato la grande distesa di neve che circondava la casa delle sorelle Denali. Un timido raggio arrivò fino a me, e fece brillare me, come la neve.
Sentii gli occhi di Jasper su di me. Era disteso sul letto, appoggiato al gomito sinistro, che si godeva lo spettacolo, proprio come me. Volai al suo fianco, stampandogli un bacio sulla guancia “Ben svegliato” dissi ridacchiando, mentre lui mi guardava confuso.
“Sarebbe quello che ti direi se tu fossi umano” gli spiegai gesticolando come ero solita fare “Era una cosa che volevo dirti da tempo”.
Lui sorrise “Beh allora, in tal caso, buongiorno anche a te”. Uno sguardo dolce e pieno d’amore mi fece sciogliere. Jasper mi amava in modo quasi platonico, ed ero sicura che nessun potesse amare così tanto una persona, nessuno tranne me. “La giornata si prospetta divertente! Caccia e scalate!” dissi euforica, balzando in  piedi. Mio marito rise, contagiato dalla mia stessa allegria.
“Andiamo di sotto” mi disse prendendomi per mano. Scendemmo gli scalini lentamente, a passo umano e trovammo tutti eccetto Jacob e Reneesme.
“Si sveglieranno a breve” mi informò Edward che doveva avermi letto nella mente, poi con sguardo indagatore osservò Jasper.
“Oddio Jazz!” esclamò fratello inorridito “Potresti controllare i tuoi pensieri, per favore?”.
“Smettila di leggermi nel pensiero” borbottò lui, infastidito.
“È come se stessi urlando” continuò Edward “È disgustoso, senza offesa ragazzi” disse rivolgendosi anche a me. Quando capii a cosa Ed si riferisse e a cosa stesse pensando mio marito, mi venne voglia di arrossire. “Jasper!” lo rimproverai, ma senza convinzione.
Lui mi sorrise giustificandosi, mentre lanciai un’occhiata di rimprovero a mio fratello “Piantala, Edward. Dico sul serio”. Ridacchiò, ma venne ripreso anche da Bella, che gli tirò una gomitata sulle costole. “Ehi” si lamentò lui.
Decisi di lasciarli perdere e sospirai, sedendomi sul divano accanto a Jasper, che aveva un ghigno divertito sul volto.
“Levati quel ghigno, sai” dissi cercando di sembrare arrabbiata “Ti pare il caso di pensare a quello che abbiamo fatto?”.
Roteò gli occhi “Scusami, tesoro, ma è il mio pensiero fisso da un po’.”.
“Pervertito”. Gli tirai un pugnetto sulla spalla, e lui mi baciò i capelli “D’accordo, cercherò di non pensarci, promesso”.
“Ehi”. Mia nipote arrivò nel soggiorno, accompagnata dal suo fidanzato licantropo, entrambi già vestiti in modo sportivo, pronti per l’imminente caccia e la scalata che elettrizzava tutti i presenti. Kate e Garrett si lanciarono in un’animata discussione che interpretai come una scommessa: riuscire con pochi salti a raggiungere la vetta. Si aggiunse anche Emmett, che fu rimproverato da Rosalie, dicendogli che era una pazzia.
“Ma Rose, noi siamo immortali!”.
Lei rise, scostandosi una ciocca di capelli biondi dalla fronte “E allora? Potresti romperti l’osso del collo, cretino!”.
“Ma …”.
“Niente ma Emm …” poi si avvicinò a lui per sussurrargli qualcosa nell’orecchio, benché sapesse che tutti potevamo sentire “Se raggiungerai la vetta saltando, non mi avrai più per ben tre mesi, tesoro.”.
Jasper ed Edward risero, mentre Emmett se avesse potuto sarebbe impallidito. Lanciai un’occhiata a Jazz e gli riferii che se ci avesse anche solo pensato, sarebbe valsa per lui la stessa cosa di suo fratello. Quando ogni dubbio fu chiarito, ci dileguammo per andare a cambiarci.
Io indossai un paio di jeans e una camicia da boscaiolo, che erano comunque di un famoso stilista francese, mentre Jasper optò per una polo bianca e un paio di jeans neri.
Quando tornammo al piano terra, tutti avevano già lo zaino in spalla –il che serviva solamente per salvare le apparenze- e fremevano per partire.
“Oh sul serio dobbiamo portarci dietro tutta questa roba?” si lamentarono Emmett e Jacob.
“Suppongo di sì, ragazzi. Non si sa mai” giustificò Carlisle, mentre prese per mano Esme, che aveva anch’essa uno zaino piuttosto capiente.
“. È molto improbabile che un umano passi in queste zone. Sono popolate da animali feroci” intervenne Tanya “Per cui potete anche lasciare a casa l’attrezzatura”.
“Alice, potresti provare a vedere se incontreremo qualche umano?” mi chiese mio fratello Edward, che stava raccomandando ancora una volta a Reneesme di non esitare a prendere le corde se le fosse mancato il fiato.
Sbuffai “Sai bene che con Nessie e Jacob non riesco a vedere il futuro” esclamai frustrata “Ma posso provare a vedere intorno”.
Mi concentrai al massimo, ignorando il lieve mal di testa che mi provocava tale sforzo, e non vidi un solo umano sul nostro percorso. “Negativo, gente. Si può lasciare tutto a casa”.
Ci fu un esulto da parte del licantropo e di Emmett, dopodiché ci fiondammo fuori, nella neve e cominciammo a correre come dei pazzi, sfidandoci a vicenda.
Jacob si era trasformato attualmente, e partecipava anche lui alla gara, con quella che sembrava un’espressione divertita. Ovviamente il suo sguardo rimase sempre puntato su Reneesme.
Vidi mio fratello e Bella saltare insieme, sincronizzati e abbattere due orsi grizzly. Rosalie si accontentò di un orso bruno, mentre Emmett si tuffò in mare, riuscendo ad acchiappare una balena! Esibizionista. Io, Jazz, Esme e Carlisle ci accontentammo di qualche caribù, come Nessie e il licantropo. Mi domandai come avesse reagito Jacob se si fosse trovato davanti ad un lupo, un suo parente stretto. Risi al solo pensiero, ed anche Edward soffocò una risata dopo che ebbe letto i miei pensieri.
Kate e Garrett avevano corso affianco per tutto il tempo, mentre Tanya si era accodata a Bella ed Edward. Io ovviamente, rimasi con Jasper.
Poco dopo terminata la caccia, ci dirigemmo verso la montagna che avremmo dovuto scalare per passare il tempo e non annoiarci.
Tanya passò davanti a tutti, come guida e noi le corremmo dietro senza la minima difficoltà. Mi piegai, pronta per balzare in avanti, cosa che mi riuscii perfettamente, ed atterrai sulla schiena di mio fratello Edward, che sobbalzò. “Cos’è, ti sei spaventato?” lo presi in giro. Intanto Bella ridacchiava della situazione, ripetendo quanto fossimo incorreggibili.
“Sì. Un mostriciattolo terribile si è attaccato alla mia schiena!” disse lui divertito. Gli feci una linguaccia ed anche Carlisle scoppiò a ridere.
“Non ho intenzione di andarmene, non dopo quello che mi hai detto!” replicai, fingendomi offesa. Con la coda dell’occhio vidi Jasper scuotere la testa, rassegnato. Ridacchiai, e la mia risata riecheggiò per tutta la foresta. “Alice” mi disse mio fratello, con tono che voleva sembrare minaccioso.
“Edward”.
Lui ringhiò di frustrazione “Scendi, non ho intenzione di ripetertelo”.
Chi non lo conosceva poteva credere che fosse furioso, ma io capii che se la stava spassando. Era solo un pretesto per iniziare una sfida.
“Non sarà quello che farò” dissi risoluta.
“D’accordo, come vuoi”. Sorrise poi mi afferrò le braccia e mi spinse in avanti. Lo lasciai fare e mi librai in aria, per poi riatterrare davanti a lui. Ringhiai, scherzosamente e anche lui rispose, lanciandoci così in una lotta aperta, che si alternava a gare di corsa. “Sei troppo lenta, sorellina”.
“Come no, infatti mi hai già preso” lo schernii.
Lui sibilò ed io saltai indietro, atterrando proprio davanti a Bella. La mia migliore amica mi guardò con aria scettica. Mimai una specie di P38 con le dita “Ho un ostaggio, Edward”.
Sbuffò “Va bene, hai vinto!” disse alzando le mani, in segno di resa.
“È troppo facile vincere con te, fratellino!”. Mi lanciò un’occhiataccia, dopodiché arrivammo davanti alla montagna che dovevamo scalare. Nessie e Jacob rimasero a bocca aperta, sbalorditi, Emmett rise “Sarà fin troppo facile!”.
Jasper mi prese la mano sinistra, accarezzò l’anello del dito anulare e mi baciò sulla guancia. Un gesto veloce, timido. Gli sorrisi, dopodiché con un piccolo salto cominciai ad arrampicarmi. Il licantropo e Nessie erano dietro di noi, mentre dopo di loro c’erano Edward e Bella, che controllavano i due ragazzi. In testa c’erano Kate, Tanya, Emm e Garrett. Vidi che Esme e Carlisle affiancarono Edward e Bella, mentre Rosalie ci superò, sorridendoci.
“A quanto pare, ci stiamo arrugginendo. Su, andiamo!” dissi divertita, mentre appoggiai un piede su una sporgenza per saltare ed arrivare in testa. Emmett ridacchiò “Ciao, nana!”.
Anche Jasper mi imitò, affiancando nostro fratello “Non contateci, piccioncini, arriverò io per primo!”.
Io e Jasper ci guardammo complici, poi lui mi afferrò la mano e continuammo a scalare la montagna insieme, rapidamente. Potevo sentire mio fratello che cercava di starci dietro inutilmente. Lui era molto forte, ma  noi eravamo molto veloci ed agili.
Lanciai uno sguardo a Nessie e Jake che se la cavavano egregiamente, riuscendo ad arrivare accanto a Tanya. I loro cuori battevano ad un ritmo costante e veloce: erano stanchi. Edward se ne accorse per primo “Jacob, Ness, se siete stanchi mettetevi le corde” disse loro con voce autoritaria. Ovviamente non ascoltarono, facendo sollevare le proteste di Edward e Bella.
“Se non mettete le corde, scenderete” disse Bella in tono conciliante.
Jacob ringhiò, ma ubbidì, infilando la corda prima alla sua ragazza e poi a sé stesso.
I primi ad arrivare in cima fummo io e Jazz, seguiti da Emm e Rose, Kate, Garrett e Tanya, Carlisle ed Esme, Edward e Bella ed infine il licantropo e mia nipote, che nonostante non volessero ammetterlo, si erano stancati molto.
Dalla cima della montagna si poteva vedere gran parte dell’Alaska: riuscii addirittura a scorgere un branco di lupi che davano la caccia ad una lepre.
Il paesaggio era da mozzare il fiato. Tutto attorno a noi era bianco, di un bianco luccicante, i pini erano innevati e gli ululati dei lupi in lontananza. Era tutto bellissimo e perfetto.
L’aria era più rarefatta e faceva davvero freddo. Nessie ne risentì, ma per fortuna Bella le aveva portato dietro una giacca pesante che lei infilò subito e questa volta, senza protestare.
“Okay!” esordì Tanya “Questo è il momento per le foto!”.
Io sorrisi. Avevamo avuto la stessa idea.
Estrasse dallo zaino che portava Reneesme, un cavalletto per la digitale, che posizionò sopra. Mise l’autoscatto e ci disse di sorridere. Io rimasi stretta a Jasper, entrambi sorridenti e felici e poi il flash ci lasciò abbagliati. “È  fantastica!” dissi dopo averla vista “Questa va come sfondo del nostro pc!”.
Rimanemmo lì, in cima alla montagna per diverso tempo, godendoci l’aria fresca che ci faceva sentire liberi. Jasper mi attirò a sé, e mi baciò. Negli ultimi tempi era diventato molto espansivo, più di quanto non fosse mai stato. E dovevo ammettere che la cosa mi piaceva molto. Restammo all’incirca due ore, poi decidemmo di scendere. Emmett fu il più esibizionista, come sempre, e fece un salto per poi atterrare su una sporgenza che non so per quale miracolo, lo resse. Rosalie gli tirò dietro diverse imprecazioni, poi scese anche lei allo stesso modo, ma con più raffinatezza.
Io e mio marito scendemmo in modo tradizionale, andando di sporgenza in sporgenza, poi quando fummo abbastanza vicini al suolo ci lasciammo cadere. Edward, Bella, Carlisle ed Esme fecero lo stesso, mentre Kate, Tanya e Garrett scelsero la via più veloce: saltarono, buttandosi nel vuoto. Quando atterrarono si sentì un boato tremendo,
Nessie e Jacob scesero con le corde e ci misero una buona mezz’ora.
Quando tornammo a casa, Jake e Reneesme si buttarono sul divano e si addormentarono all’istante, facendo ridere Emm che li prese in giro per tutto il tempo. “Allora, vi è piaciuto?” ci chiese Kate, mentre era abbracciata al suo fidanzato.
“Caspita,sì!” esclamò la mia migliore amica “Un’esperienza indimenticabile! Era la prima volta che lo facevo.”.
“In assoluto?”.
Lei annuì “Nemmeno da umana avevo mai scalato.”
“Certo, con la fortuna che ti ritrovi, ci sarebbe stata di sicuro  una frana!” la prese in giro suo marito, guadagnandosi una gomitata.
“Oppure la corda si sarebbe spezzata” ipotizzò Emmett, mentre le sue risate rimbombavano tra le pareti della casa. Inutile dire che Bella lo fulminò con lo sguardo.
Io chiusi gli occhi, seduta sul davanzale della finestra e cercai di rilassarmi, isolando tutti i rumori circostanti. E poi arrivò, confusa quanto rapida.
Vidi un salone enorme, ma che non avrei mai dimenticato. E tre individui che riuscii ad identificare con facilità. Poi tutto sfumò, così come era arrivata, la visione scomparve. Per fortuna nessuno si accorse di nulla, nemmeno Edward che di solito era il primo, dopo di me, a sapere delle mie visioni. Era impegnato a scherzare con Bella e le sorelle Denali.
Cercai di interpretare la visione in un modo logico, ma non ci riuscii. Non capii nemmeno perché mi era arrivata, non avevo mai più pensato ai Volturi, nemmeno una volta.
Gli individui che avevo visto però, non erano Aro, Caius e Marcus come pensai subito.
Concentrandomi meglio e focalizzando l’attenzione sulla visione, capii che non erano loro. Uno era sicuramente Aro, mentre gli altri due erano piccoli, dei ragazzini: Jane ed Alec.
“Alice”. Sobbalzai, aprendo gli occhi di scatto.
Mi ritrovai davanti il viso di mio marito “Va tutto bene?” mi chiese apprensivo.
Annuii, incapace di dire altro.
“Sei sicura?”.
“Sì”.
Tutti i presenti smisero di parlare e si girarono verso di noi. Edward mi fissava con uno sguardo indagatore,e confuso “Che cos’era?”.
“Cos’era cosa?” chiesi fingendomi stupita.
“Lo sai”.
“Alice ha visto qualcosa?” chiese Bella, preoccupata. Anche Esme e Carlisle ora mi fissavano.
“No, non ho visto nulla” mentii “Nulla di importante”.
“Non mentirmi” disse mio fratello “Sai benissimo che posso leggere i tuoi pensieri”.
“D’accordo. Non era una visione. Stavo solo pensando …”.
“Ah sì?” chiese lui sarcastico.
“Sì” ringhiai.
“E sentiamo, a cosa pensavi?”.
“Ai Volturi” e in parte era anche vero “Non so perché proprio a loro, ma è così.”.
Lui parve crederci “Se ci fosse qualcosa, non esiteresti a dirmelo, vero?”.
“Certo, Edward”.
Poi salii in camera, chiudendomi la porta dietro. Sbuffai, non capendo perché proprio i Volturi e perché adesso.
Tutto stava procedendo in modo perfetto, ogni cosa era perfetta!
E poi non riuscivo a capire perché Aro stesse parlando con Alec e Jane e non con Marcus e Caius, gli altri due capi dei Volturi. Che stesse macchinando qualcosa che i suoi fratelli non dovevano sapere? E soprattutto cosa e perché.
Quella sera, quando Jasper mi raggiunse, non dissi nulla e nemmeno Jasper. Lui mi capiva: in questi momenti volevo essere lasciata in pace, tuttavia apprezzavo la sua presenza. Riuscì a farmi rilassare, grazie al suo potere e mi accarezzò il braccio. Rimasi in silenzio, godendomi la presenza di mio marito. “Andiamo” mi disse, prendendomi per mano.
“Dove?”.
“Fuori di qui. Devo parlarti, Alice”. Il suo tono era serio e la sua espressione anche. Mi sorrise, aprì la finestra e saltammo fuori, cominciando a correre.
Ci fermammo solo quando fummo abbastanza lontani dalla casa, lontani da orecchi indiscrete.
Ci sedemmo su un masso e lui mi prese le mani “Allora, davvero non hai visto nulla?”.
Sospirai “Jazz …” gli dissi, sperando che capisse che non volevo parlarne.
Lui mi guardò negli occhi “Avanti, a me puoi dirlo”.
“No, non ho visto niente” dissi guardando per terra.
“Guardami negli occhi e dimmi che non hai visto niente”.
Lo guardai, oro nell’oro, e glielo dissi. Lui sembrò rilassarsi e mi baciò la punta del naso “D’accordo, allora”. Sorrise e mi abbracciò “Ma me lo dirai se avrai una visione?”.
“Sì”.
Mi tenne ancora abbracciata a sé, inspirando il mio profumo “Ti amo, Alice.”.
“Anche io ti amo, Jasper”.
Quella notte, facemmo l’amore lì, nella foresta, al chiarore della luna, e solo per un attimo riuscii a dimenticare la visione dei Volturi, solo per un attimo riuscii a dimenticare i loro volti, i loro occhi rossi e crudeli.
La perfezione era una cosa davvero fragile: poteva distruggersi in un attimo.
Stavamo davvero correndo un nuovo pericolo? Questa tranquillità sarebbe continuata ancora un po’?

 

Note Autrice: Okay, ecco il terzo capitolo. Devo dirlo: non mi piace per niente.
Come vedete, sembra che ci sia un nuovo pericolo in agguato! La pace che tutti si stavano godendo sembra proprio che debba finire a breve.
Spero che sia un qualcosa di leggibile, questo capitolo.
Un grazie enorme a chi recensisce e a tutti gli altri che seguono la storia o solamente la leggono.
Commentate!
Fra.

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Capitolo 5
*** Quarto Capitolo ***


Capitolo 4
POV Jasper.

Quando ritornammo nella nostra stanza, sempre dalla finestra che avevamo lasciato aperto, era notte fonda, tuttavia erano ancora tutti in piedi, ovviamente. Solo Rosalie ed Emmett si erano ritirati nelle loro stanze, e a sentire le loro grida e le loro sensazioni, preferii non sapere a fare cosa.
Alice camminava al mio fianco, mano nella mano, e mi sorrise. Il suo sorriso era capace di illuminare tutto il mondo. Lei era il mio mondo.
Ci stendemmo sul letto, più per abitudine che per altro, e rimanemmo in silenzio. Anche quello era un nostro modo per comunicare. Alice appoggiò la testa sul mio petto e sospirò.
Le sue emozioni erano contrastanti. Leggermente preoccupata e allo stesso tempo felice.
Cercai di eliminare la sua preoccupazione, ma non attraverso il mio potere, standole semplicemente vicino.
Le accarezzai un braccio, lei alzò la testa  e mi guardò negli occhi, che esprimevano tutto quello che voleva dirmi, ovvero “ti amo”.
Mi baciò una cicatrice che avevo sul polso, ed io rabbrividì. Lei se ne accorse e rise, ma sembrava che mille campanellini si fossero incontrati. “Mi piace l’effetto che ti faccio” disse ancora ridendo. Io feci una smorfia “Era un momento romantico, Alice. L’hai rovinato” ribattei divertito. Ce la stavamo spassando.
“Eddai, Jazz!”.
Era ritornata felice, come sempre. Ce l’avevo fatta. Il mio scopo era quello di renderla felice e amarla come lei aveva sempre fatto con me. “Ti amo tantissimo, Jazz!” mi sussurrò nell’orecchio.
Le sorrisi “Ti amo anche io, folletto!” e le scompigliai i capelli. Lei rise e quando lo fece, vidi i suoi denti, bianchi e perfetti.
“Jasper” mi chiamò, seria.
La guardai, in attesa di una sua continuazione, che non tardò ad arrivare.
“Noi staremo sempre insieme, qualunque cosa succeda, me lo prometti?”.
“Certo. Ce lo siamo promessi tanto tempo fa, ricordi? Nella buona e nella cattiva sorte” esclamai recitando la formula del matrimonio. Lei rise “Sì, ma avevo bisogno di sentirmelo dire”.
“Che domande. Io non posso stare lontano  da te, nemmeno un istante. Sei fondamentale per me, come l’ossigeno lo è per gli umani”, dissi rassicurandola “E poi, io ti amo”.
Le sfiorai una guancia, con delicatezza, come se fosse incredibilmente fragile. Eppure era un vampiro, proprio come me. Incredibile come la donna che amavo, rendesse tutto assurdo.
Avvicinò il suo viso al mio, le nostre labbra si sfiorarono, si cercarono per un istante che sembrò interminabile, poi si unirono in una danza perfettamente sincronizzata. Le sue emozioni, insieme alle mie, mi travolsero come un fiume in piena, facendomi sentire incredibilmente disorientato.
“Alice, ascolta ma … Oddio!”.
Bella fece irruzione nella nostra stanza, non bussando. “Scusatemi, io non volevo interrompervi … Me ne vado!”.
“No Bella, non preoccuparti” dissi, con un leggero imbarazzo, poi balzai in piedi “Io vado di sotto” esordii, mentre sentii le risate di Emmett. Ringhiai “Con permesso …”, passai accanto a Bella, poi guardai sia mia sorella che mia moglie “Sto andando a commettere un omicidio”. Sfoderai il mio sorriso migliore. Sentii le emozioni di Alice e ridacchiai, poi volai al piano di sotto.
“Oddio, fratellino!” disse Emm mentre si teneva la pancia dalle risate “Avrei voluto esserci! Bella è il tempismo fatto a persona!” continuò, mentre arrivò anche Edward.
“Mi dispiace, Jazz” disse lui formalmente, ma capii che si stava trattenendo anche lui. Era scosso da spasmi sempre più frequenti.
“Avanti” ruggii “Ridete pure!”.
A quel punto le risate riecheggiarono fino nell’angolo più buio della foresta, ed ero certo che si potevano sentire anche in Italia. “Vi ha interrotti proprio sul più bello! Peccato, per una volta che avevate deciso di darci dentro!”.
“Emmett, piantala!” ringhiai.
Arrivò anche Rosalie, che diede uno scappellotto a suo marito, che però non accennava a calmarsi. Tirò uno schiaffo sul braccio anche ad Edward, che con gesto teatrale si massaggiò la parte colpita.
“Invece sono sicuro che tu e Rosalie, non avevate di meglio da fare, vero?”.
“No! Noi avevamo concluso nel migliore dei modi” disse mio fratello orso ammiccando verso la sua biondissima moglie, che gli lanciò un’occhiata truce.
“Piuttosto, chiedi a Edward cosa hanno fatto lui e Bella poco fa! Discutevano di politica!” e partì con altre risate.
Mio fratello, era leggermente più suscettibile di me riguardo a quel tipo di allusioni e gli ringhiò seriamente. “Non prendertela con me se sei diventato vecchio e non riesci più …”.
A quel punto, Edward si buttò su Emmett che tentò di fermarlo “Smettila, o non rispondo più delle mie azioni” lo minacciò il marito di Bella.
Io risi, guardandoli litigare. Strano che Esme o Carlisle non fossero accorsi per fermare la lite, ma non volli disturbare la loro privacy. Questi erano quei pochi momenti che potevano stare insieme.
Quando i miei due fratelli si calmarono, ci sedemmo tutti quanti sul divano e cominciammo a fare zapping per vedere se c’era qualcosa di interessante alla TV. Ovviamente nessuno la stava guardando davvero.
“Che cosa voleva Bella?” chiesi ad Edward, che era concentrato sulle immagini colorate che la televisione proiettava.
“Doveva chiedere un parere femminile ad Alice, ma non so riguardo a cosa” mi rispose.
Annuii. Infondo non mi importava più di tanto. Volevo solo ritornare con mia moglie.
Sentii la risata inconfondibile della donna che amavo, insieme a quella di Bella. “Stanno commentando la vostra precedente notte” mi informò Edward.
Io se avessi potuto, sarei arrossito. Ma perché le donne dovevano condividere tutto con le proprie amiche o sorelle?
“Perché sono donne!” rispose mio fratello alla mia domanda muta. Sbuffai e presi un libro dalla libreria del salotto. Sentii che Edward mi seguì, silenzioso.
Mi sedetti su una poltrona di pelle, che sembrava essere molto antica. Lui rimase in piedi, di fronte a me, senza dire nulla. Il libro aveva una copertina rigida, si intitolava “Orgoglio e pregiudizio” di Jane Austen. L’avevo preso dall’enorme libreria, perché mi aveva affascinato la copertina: blu scuro con i caratteri di colore oro, piccoli.
Lo aprii alla prima pagina, quando lui si sedette di fronte a me. Le sue emozioni erano di curiosità e ansia.
“Jasper” mi chiamò per attirare la mia attenzione. Alzai gli occhi dal libro, e lo guardai confuso.
“Qualche ora fa hai parlato con Alice” affermò.
Annuii “Sì, allora?” chiesi nervoso.
“Le hai chiesto se aveva avuto una visione, dico bene?”.
“Esatto”. Risposi, non capendo dove voleva arrivare.
“Che cosa ti ha risposto? Io la conosco, Jazz. So quando mente o quando dice la verità” mi comunicò, gesticolando. Era nervoso.
“Mi ha detto la stessa cosa che ha detto a te.”.
Sospirò “Sai che ti ha mentito?”.
“Veramente, no. Le ho detto di guardarmi negli occhi mentre me lo diceva e quando l’ha fatto, ho letto nei suoi la sincerità”.
Ripresi la mia lettura, ma venni nuovamente interrotto. “Non è così. Io leggo nel pensiero, ricordi?”.
Feci una smorfia “Che domande, certo che sì! Ma non ne vuole parlare, ed io non la costringerò a farlo” dissi risoluto.
“Lo so, scusami, Jazz. È che sono nervoso. In questo periodo è tutto così dannatamente perfetto. Siamo tutti felici, tutti insieme. Niente più pericoli. Ho una figlia fantastica che tra poco si sposerà, ma non posso essere tranquillo se non sono sicuro che non ci sia alcun pericolo, lo capisci, vero?”.
“Certamente, lo capisco, Ed. Ma quando lei vorrà parlarne, lo farà, okay?”.
“Okay” mi disse mentre si alzava. Sentii dei passi sempre più vicini. Era Bella. Evidentemente aveva finito di parlare con Alice.
“Ah, Edward”.
Lui che stava già avviandosi verso la porta, si girò.
“E non tormentarti. Vivi tranquillo. Non è detto che ci sia per forza un pericolo” lo rassicurai. Mi sorrise, poi raggiunse sua moglie che lo guardò con adorazione. Mi fece un cenno. La salutai con un gesto della mano, poi sentii un fruscio d’aria e delle emozioni così forti da stordirmi.
Alice.
Me la ritrovai seduta sopra di me, sorridente.
“Buona sera” le dissi.
“Tecnicamente è giorno! Sono le 4.30 di mattina!” trillò, ma sembrava che stesse cantando. La osservai. Si era cambiata. Indossava una maglia bianca, con sopra un maglioncino color lilla, aderente e dei jeans chiari, accompagnati da un paio di scarpe nere lucido. I capelli non erano portati naturali, come sempre. Se li era pettinati accuratamente e due pinzette li tenevano fermi. Era bellissima.
Ridacchiò “Che hai da guardare?”.
“Te” risposi semplicemente. Mi appoggiai allo schienale della poltrona e misi da parte il libro che avevo tentato di iniziare. “Sei magnifica. Sei sempre bellissima, ma quando ti curi così …” dissi allusivo. Un barlume di felicità illuminò i suoi occhi. “Beh, grazie, Jazz”.
Mi baciò una guancia “Anche tu sei bellissimo. Un Dio, il mio Dio personale” disse allegra.
Risi “Anche tu. Sei la mia Musa Ispiratrice”.
Alzò gli occhi al cielo “Ruffiano” scherzò.
“Ah sì? Io sarei ruffiano?”.
La presi di peso, cogliendola di sprovvista e me la caricai sulle spalle. Lei urlava, tirandomi dei pugni sulla schiena. Attraversai di corsa il salone principale, ignorando le sue proteste ed uscii fuori di casa. Sorrisi e la buttai nella neve, creando una nuvola bianca attorno a noi. Una tempesta di neve investì entrambi, finendomi nei capelli. Scossi la testa per togliermela.
Sprofondò nel soffice manto bianco, ma non riemerse.
Agitato, cominciai a scavare, per ritrovarla. Poi si  librò in aria, con grazia e magnificenza e mi saltò addosso, ringhiando giocosamente.
Notai che anche gli altri componenti della mia famiglia stavano osservando la scena divertiti.
Cercai di evitarla ma non ci riuscii. Era stata troppo agile, veloce e inaspettata, così alla fine ci rotolammo tutti e due nella neve.
Come andò a finire?
Ci mettemmo tutti a giocare a palle di neve, in una battaglia senza fine.
Qualche ora dopo, l’alba era arrivata, lasciando spazio ad un nuovo giorno e facendoci brillare tutti quanti.
Jacob rise, dicendo che era una scena assurda, meritandosi così le occhiatacce della sua ragazza, che lo minacciò di far saltare il matrimonio. Rose sorrise, soddisfatta da quell’affermazione “Dovresti farlo davvero, Nessie”.
Lei rise “Sto prendendo in considerazione quest’idea” poi lanciò uno sguardo a Jake, che era spaventato a morte, e si addolcii “Ma non potrei. È l’uomo della mia vita, l’uomo che amo”.
Io scossi la testa. Quei due erano innamorati follemente l’uno dell’altro, non si sarebbero lasciati nemmeno se la fine del mondo fosse dipesa da loro. Ma d’altronde non potevo biasimarli: anche io e Alice eravamo così.
Tornammo in casa, e ci cambiammo, cosa che fecero tutti quanti.
Alice e mio fratello Edward si lanciarono in un’intensa partita a scacchi, nella quale questa volta, nessuno dei due sembrava volersi arrendersi. Bella ed Esme cucinavano per Nessie e Jake, i quali erano andati a fare una passeggiata, mentre Carlisle era ritirato nel suo studio che studiava un caso che un vecchio amico gli aveva mandato.
Emmett guardava una partita di baseball, mentre io e Rosalie eravamo nel garage che tentavamo di aggiustare l’auto di Kate che aveva avuto qualche problema.
“Ragazzi se non riuscite non preoccupatevi. La butterò o in linea di massima la porterò ad aggiustare” ci assicurò lei che era abbracciata a Garrett.
“Non è un problema” disse Rose che ispezionava attentamente il cofano dell’auto. “Ho visto danni peggiori”. Detto questo i due si congedarono.
Mi misi anche io al lavoro, cercando di individuare il guasto, ma invano. Rosalie borbottò qualcosa, quando una macchia d’olio le sporcò la camicia.
“Allora Jasper” mi disse, mentre cercava di pulirla “Avete qualche idea sul dove andare? Non possiamo stare sempre qui, lo sai.”.
Tornò all’auto, mentre io la ispezionai dall’interno. “A dire il vero no. Non ci abbiamo pensato”.
Si raccolse i capelli in una coda di cavallo.
“Jazz, passami la chiave inglese. Forse ho capito cosa non va”.
Annuii, passandole l’attrezzo “E perché no?” continuò, mentre maneggiava con lo strumento che le avevo appena dato.
“Beh a dire il vero non ci eravamo posti questo problema” mi giustificai “Trovare un altro posto come Forks non è così semplice”.
“Ma nemmeno così complicato …” sospirò, poi mi ripassò la chiave. “Ora prova ad accenderla”.
Obbedii e misi in moto. L’auto si risvegliò, ruggendo, come un leone che era stato per lungo tempo in letargo. “Funziona! Ce l’ho fatta!” disse dandomi il cinque. “Noi due formiamo una grande squadra, gemellino mio”. Rosalie era molto espansiva quando imparavi a conoscerla, e a differenza da come poteva apparire, era una persona molto disponibile.
Sorrisi “Hai fatto tutto tu”, abbozzai un sorriso.
“Siamo comunque una grande squadra” mi fece l’occhiolino, poi si sedette sul mobile, guardandomi “Io odio i trasferimenti, lo sai”.
Annuii “Anche io.”.
“Oggi pomeriggio decideremo un posto dove andare. È sfiancante nascondersi all’infinito” disse sospirando.
“Lo penso anche io. Ma ho imparato a vedere le cose da una prospettiva diversa. È il giusto prezzo da pagare, comunque”.
Lei rimase stupita “Come? E da quando la pensi così?”.
“Non lo so. Ma non è il minimo? Ci sono molti lati negativi del nostro essere, come per esempio mentire sempre, nascondersi, ma noi possiamo vivere per sempre con la persona che amiamo! Sarebbe il sogno di tutti”.
Sorrisi al pensiero di Alice, la donna che amavo e che avrai sempre amato. Era la mia ragione di vita. Ridacchiò “Sei diventato come Edward”, disse ridacchiando, poi buttò la chiave inglese sul ripiano del mobile e mi lasciò solo.
“Hmpf, forse”. Sorrisi ed uscii all’aria aperta, quando sentii un odore che mai avrei dimenticato. Seguii la traccia, correndo e sentendo l’aria fredda che mi sferzava le guancie, tuttavia era una sensazione piacievole. Mi dava un senso di libertà indescrivibile. La traccia portava ad un pino. Guardai in su. Sul ramo più alto c’era Alice, che si stringeva le ginocchia al petto. Saltai e la raggiunsi.
Mi sorrise “Che ci fai qui?” mi chiese.
“Potrei farti la stessa domanda” le risposi.
Lei scosse le spalle “Nulla. Rifletto”. Mi avvicinai a lei, e la presi in braccio, appoggiandomi al tronco dell’albero. Appoggiai il mento sulla sua piccola spalla “Ti dispiace se ti faccio compagnia?”.
Sentii un’ondata di felicità provenire da lei “No. Tu non mi disturbi mai” ridacchiò sorridente.
Poi le sue emozioni diventarono confuse. C’era anche tristezza tra i suoi sentimenti. Mi domandai il motivo di quell’emozione, ma volevo che fosse lei a spiegarmelo.
La guardai preoccupata, e lei sospirò “Jazz”.
Le sorrisi, per rassicurarla. La strinsi di più a me.
Una gioia incontenibile.
“Sono qui” le dissi.
“Stavo pensando al mio passato. A volte vorrei ricordare di più” mi spiegò “È brutto non ricordare chi fossi nella tua vita precedente. Ci pensi che se James non avesse incontrato Bella, a quest’ora non saprei ancora chi fossi, prima di diventare una vampira?”.
Mi stupii come sempre la sua leggerezza nel nominare la parola vampiro. Per lei era una cosa assolutamente naturale, mentre io nonostante avessi cambiato l’opinione riguardo all’essere immortali, faticavo ancora a dire o a pensare quella parola. Era come ammettere che io fossi davvero un vampiro. E forse non ero ancora pronto per accettarlo veramente.
“Alice” dissi affranto per questi suoi pensieri “Che importa chi fossimo stati nella nostra vita precedente? Ora siamo cambiati, non siamo più quelli che eravamo, non siamo più … umani.” Feci una pausa per trovare le parole giuste da dire “Vorresti davvero sapere ogni dettaglio della tua precedente vita? E a che pro?”.
Assunse un’aria pensierosa e ci impiegò qualche minuto prima di rispondermi. Una folata di vento gelido fece cadere alcuni aghi sulla neve.
“Non lo so. Tutti voi ricordate il vostro passato …” disse “Mentre io cosa so di me? Solo un nome,  un cognome ed una stupida data di nascita!” colsi la rabbia tra le sue emozioni. Era davvero così dispiaciuta di non sapere chi era?
“Ascoltami bene, Alice”. La feci voltare verso di me, in modo da incontrare i suoi occhi dorati come i miei. Erano splendenti, bellissimi e racchiudevano la sua anima scintillante. “Io ricordo chi ero. Ero un ragazzo di una ventina d’anni che voleva divenire un soldato soltanto per partecipare ad una guerra, ed ero anche arrogante. Feci carriera, è vero, ma mi sono pentito di quello che ero diventato. Ero il soldato più forte che l’esercito avesse mai avuto e all’inizio ero così fiero di me e della mia vita … Ma qualche tempo dopo smisi di essere felice di essere un soldato. Ho visto cose terribili. Ho visto il male negli occhi dei miei compagni e dei miei avversari. Ho visto la gente morire, ho visto la gente ferita che supplicava di morire. È stato terribile ed io pagherei oro per cancellare i miei ricordi umani … E anche quelli da vampiro”. Scossi la testa come per scacciare quei brutti pensieri “Il punto è che non serve conoscere il proprio passato. Serve solo a rimpiangere le nostre scelte passate”.
Mi guardò, intenerita dalle mie parole e mi cinse il collo con le sue esili braccia “Credevo che ti fosse piaciuto essere diventato un soldato dell’esercito …”.
“Beh, non così tanto”.
“Grazie” mi disse solamente.
Sorrisi, felice di essere riuscito a farle tornare il buon umore.
“Sai … Riguardo al tuo passato … A Maria in particolare … Credo che lei sia molto attratta da te”. Risi. Era gelosa.
“E da che pulpito?”.
“Non lo so. Mi è venuto in mente e basta. E tu? Sei o eri attratto da lei? È molto bella” disse abbassando la testa, e diventando leggermente triste e confusa.
Le presi il mento tra due dita “Lei era bellissima” dissi, ma mi affrettai a concludere la frase, prima che pensasse male. Gli occhi erano colmi di tristezza. Le baciai  una guancia “Ma non è niente in confronto a te. Tu sei dieci mila volte più bella ed affascinante di lei. Se solo sapessi quanti uomini vorrebbero essere al mio posto!”.
Mi diede un pugno. Non voleva che cambiassi discorso.
“Alice, la tua bellezza va oltre il tuo aspetto fisico” dissi addolcendomi, intrecciando le mie mani con le sue “Non è il tuo corpo o il tuo viso, ma le tue espressioni. Non sono  i tuoi occhi, ma ciò che racchiudono. Tu sei bella”.
Mi sorrise raggiante, confortata dalle mie parole “Oh, Jasper!”.
Mi baciò le labbra con impeto. Io sorrisi contro la sua pelle.
“Ti amo, Jazz!”.
“Ti amo anche io, Alice. Anche se non credo che ci sia bisogno di dirtelo. È così evidente”.
Rise “D’accordo signor Evidente” disse prendendomi in giro “Che ne dice di chiudere il becco e fare qualcosa di più pratico?” chiese allusiva.
Scoppiai in una risata davvero sentita, poi la attirai a me baciandola. Dio se l’amavo!


Ritornammo a casa solo diverse ore dopo, ore che erano stati momenti intimi e privati, in cui avevamo parlato, corso e tutto il resto.
Ignorai le battutine di Emmett, gli occhi allusivi di Rose, le risate trattenute di Edward e le occhiate curiose che ci lanciavano i nostri genitori e i componenti del clan Denali. La mia attenzione era completamente focalizzata su Alice. Volevo vedere se aveva di nuovo quei momenti di tristezza, ma sembrava di no. Ci sedemmo sul divano bianco, accanto a Ness e Jacob, che confabulavano tra loro. Edward e Bella erano seduti di fronte a noi, le sorelle Denali erano a caccia, mentre Carlisle ed Esme erano attorno al grande tavolo di vetro.  Emmett e Rosalie erano accanto a loro.
C’erano diversi fogli sparsi accompagnati da qualche foto. Lessi il contenuto dei fogli: erano nomi di città.
Capii che era la riunione che Rose mi aveva anticipato quella mattina.
“Allora ragazzi” esordì Carlisle “Credo che sia arrivato il momento di fare una scelta”. Ci guardò, in attesa di qualche nostro cenno, poi continuò “Come sapete oramai è da troppo tempo che siamo a Forks. Dobbiamo cambiare città. Per questo qui ci sono alcuni fogli. Sono diverse città dell’America che potrebbero fare al caso nostro. Io ed Esme abbiamo già preso una scelta, ma prima di comunicarvela, preferirei che deste un’occhiata”.
Alice annuì e si alzò, prendendo un foglio in mano. Lessi insieme a lei e ci scambiammo uno sguardo.
Notai che anche i miei familiari stavano facendo lo stesso, e quando tutti ebbero letto, passammo ad una votazione.
Le città proposte erano: una città del Wisconsin, Lansing nel Michigan, Agiaria in Georgia, Portland nel Maine, gran parte della città della Pennsylvania e lo stesso per lo stato del Vermont.
Jake e Nessie votarono il Winsconsin, in modo da essere più vicino a Forks e da essere più vicini al branco. Rosalie lanciò un’occhiata al licantropo che borbottò un qualcosa di poco cortese. Emm e mia sorella votarono la Georgia, posto in cui Rose sosteneva di aver sempre voluto vivere. Edward e Bella votarono Portland, come me ed Alice. Anche Esme e Carl erano propensi a Portland e così fu deciso.
Aveva un clima simile a quello di Forks, le precipitazioni erano presenti tutto l’anno, anche d’estate. Era umido, molto umido ed aveva una grande percentuale di nevicate, ed io amavo la neve. Alice era già entusiasta per lo shopping che avrebbe potuto fare, dicendo che Portland era una grandissima città.
“D’accordo. Provvederò a trovare una casa abbastanza isolata” disse Esme.
Carlisle ed Edward si misero d’accordo sul dove lavorare, cominciando le ricerche per un ospale, indecisi se lavorare insieme o meno. È vero, entrambi erano medici, anche se con ruoli diversi, ma non sapevo come gli altri avrebbero reagito lavorando con padre e figli insieme, contando che Ed era allo stesso livello di Carlisle. Decisero che avrebbero lavorato in due ospedali diversi.
Mio fratello avrebbe lavorato all’ospedale ‘Bridgton Medical Center’, ospedale di rinomata fama. Mio padre invece al Mercy Hospital, ospedale di fama mondiale.
In seguito io mi buttai sotto la doccia, mentre sentivo Alice, Bella e Rose parlare allegramente dei loro progetti futuri. Bella avrebbe voluto scrivere un libro, cosa che non mi sorprese visto la sua passione per la lettura, mentre Rosalie voleva riuscire a creare un nuovissimo profumo.
Per quanto riguarda Alice, il suo sogno più grande sarebbe stato quelle di diventare una stilista. Io invece mi sarei iscritto all’università, all’indirizzo di Filisofia.
Quando uscii dalla doccia, trovai mia moglie che mi aspettava, con un sorriso da mozzare il fiato.
Mi sorrise.
“Ehi” mi disse “. È  da un po’ che sei lì dentro. Ti credevo morto”.
Risi “Beh, mi dispiace per te ma non è così. Dovrai sopportarmi ancora per un bel pò di tempo … Diciamo per l’eternità”.
Lei scoppiò in una risata fragorosa, ma sembrava stesse cantando la nona sinfonia di Beethoven. Era bellissima, era mia moglie.
“Diciamo che potrei sopportarlo”.
Le cinsi i fianchi e lei mi abbracciò, appoggiando la testa sulla mia spalla destra. Eravamo come due pezzi di un puzzle. Combaciavamo perfettamente.
Era come se fossimo nati per stare insieme.
Si alzò in punta di piedi per baciarmi, e quando le sue labbra incontrarono le mie, mi sentii completamente stordito. Le sue emozioni forti insieme alle mie, formavano un mix letale e formidabile.
Sentivo che se anche avessimo preso fuoco, noi non ce ne saremmo accorti.
“Scusate!” disse il vampiro più impiccione di casa Cullen “Non vi ho interrotti, vero? Bene” conitnuò senza aspettare una nostra risposta “Ragazzi dovete scendere! Abbiamo organizzato una partita di baseball”.
Ringhiai di frustrazione “Edward”.
Lui, sereno e felice, si girò verso di me “Sì, Jasper?”.
“Vattene” bofonchiai “Vattene prima che ti stacchi quella zucca vuota che ti ritrovi!”.
“Ma come siamo suscettibili” scherzò, ma vedendo la mia espressione poco cordiale, decise di andarsene.
“D’accordo, d’accordo, me ne vado. Beh, quando avrete … ehm … finito, raggiungeteci”.
E detto questo si dileguò.
Un battito di ciglia e lui non c’era più. Sospirai “Non lo sopporto quando invade così la nostra privacy” dissi ad Alice, che aveva assistito alla scena come una spettatrice muta.
Rise “Ed è fatto così. È discreto e gentiluomo il più delle volte, ma quando ci si mette è mille volte peggio di Emmett”.
Annuii. Alice difendeva sempre Edward. Era il suo fratello preferito, ed in principio ero geloso di lui.
Credevo che lei provasse qualcosa di più che semplice amore fraterno. Ero stato uno stupido anche solo a considerare quest’idea. Lei mi amava, mi avrebbe sempre amato.
“Allora, vuoi riprendere da dove abbiamo iniziato?”. Chiese.
Scossi la testa “Nah” dissi “Ormai la magia che si era creata è stata spezzata da un vampiro impiccione e ficcanaso”, esordii sapendo che mio fratello poteva sentirmi benissimo.
Lei sbuffò “D’accordo, ma non intendo lasciare questa discussione in sospeso!” disse maliziosa, alzandosi e cambiandosi con abiti più sportivi.
La presi per mano, e scendemmo al piano di sotto. I miei famigliari erano già pronti per giocare. Aspettavano solo noi.
“Ah, tesoro” disse cono tono che non mi piacque per niente.
“Sì?”.
Lasciò la mia mano, aprendo la porta. L’aria fredda ci colpii, ma ovviamente non sentimmo nulla. “Non starò in squadra con te”. Mi fece una linguaccia, poi mi baciò le labbra, e sfuggì veloce da me.
Sentii solo la sua risata invisibile e la vidi schizzare con Bella.
Scossi la testa.
Il mio piccolo folletto!


Note Autrice: Ecco qui un altro capitolo, stavolta narrato dal pov di Jazz.
Non sono riuscita molto ad entrare nella sua testa … è molto difficile provare a capire che cosa pensa. Ovviamente lui ha creduto alla sua amata quando gli ha detto di non aver avuto una visione, fidandosi cecamente di lei.
Ma … C’è sempre un ma!
Grazie a tutti, soprattutto a chi recensisce, ma grazie anche a chi ha inserito questa storia tra le seguite o preferite e anche solo a chi legge.
Commentate!

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Capitolo 6
*** Quinto Capitolo. ***


Capitolo 5.

Non avevo più avuto visioni sui Volturi e ciò che sembrava poter essere un imminente pericolo era sepolto in un angolo della mia mente. Non ci avevo mai più pensato. Reneesme e Jacob erano tornati per un’ultima volta a Forks, lui per salutare il branco e lasciare il comando a Seth, e lei per salutare un’ultima volta suo nonno. Avevamo chiesto a Bella perché non volesse andare con lei, e aveva risposto che non ce l’avrebbe fatta a dire di nuovo addio a suo padre.
Quella sera io, Bella e Rosalie avevamo programmato di trascorrere una serata tra sole donne. Avevamo cacciato i nostri rispettivi mariti fuori di casa, mandandogli a caccia, ed avevamo affittato un film che Bella sosteneva di voler vedere da un bel po’.
La copertina illustrava una giovane coppia apparentemente felice, la trama de film lo era nettamente di meno.
Inserii il DVD nel lettore e le immagini cominciarono a scorrere velocemente.
La storia raccontava di una coppia giovane e felice, Gerry ed Holly, fino a quando lui morì colpito da una malattia. La ragazza era triste ed arrabbiata con il compagno perché le aveva promesso di rimanere sempre con lei. Ma Gerry non aveva dimenticato la promessa fatta mentre era in vita e trovò il modo di farle avere una lettera in date ben precise, con un messaggio che le poteva essere d'aiuto per ritornare a vivere anche senza di lui e alla fine di ogni messaggio non dimenticava mai di ricordarle una cosa: P.S. I love you! Pian piano Holly imparò che doveva continuare a vivere anche senza Gerry, che tuttavia, sarebbe rimasto per sempre nel suo cuore.
Il film durò due ore buone, e alla fine, se avessimo potuto piangere, ci saremmo disidratate. Era la cosa più triste che avessi mai visto in tutti questi anni.
“Bella, la prossima volta il film lo scelgo io!” le disse Rosalie, che era quella che si era commossa maggiormente.
“Ci pensate se Edward, o Jasper o Emmett morissero? Come faremmo senza di loro?” chiese Bella, guadagnandosi le occhiate mie e di mia sorella.
“Dico solo, è terribile ma allo stesso tempo bellissimo! Lui le ha fatto trvare le lettere ogni giorno. È una cosa bellissima.” Continuò lei, sostenendo la sua teoria.
Io scossi la testa “Noi siamo immortali, ricordi?!” dissi ridacchiando e trovando nuovamente il buonumore. Credevo veramente a ciò che avevo appena detto, ma comunque potevamo rimanere lo stesso uccisi ed allora avremmo finito per sempre di vivere. Al solo pensiero rabbrividii.
Nel frattempo sentii dei passi farsi sempre più vicini: erano tornati!
Tutti i maschi dei Cullen fecero la loro entrata e noi li guardammo dalla finestra: Emmett fu il più grossolano, balzò infatti su un cumulo di neve, mandando gli schizzi sui vetri, Edward fece una capriola prima di toccare terra, Jasper invece si lanciò in un salto in lungo, mentre Carlisle si esibì in un salto di quasi più di 4 metri.
“Ma guardateli! Che bambini!” ridacchiò Rosalie. Vidi Bella che guardava incantata Edward, ed io le diedi una spinta per farla ritornare al mondo reale.
Esme scese dalle scale per accogliere suo marito. Prima infatti era rimasta al computer dopo aver trovato una villa fantastica a Port Angeles in un posto isolato e circondata da alberi e ancora alberi.
Appena Carlisle entrò in casa, Esme gli buttò le braccia al collo.
Io invece corsi da Jasper e lo abbracciai stretto, facendo ridere tutti i presenti “Così lo soffochi” rise Bella.
Le lanciai un’occhiata “Parla per te” le feci una linguaccia.
Jazz mi baciò i capelli “Mi sei mancata.” Mi sussurrò.
Risi rovesciando la testa indietro “Anche tu!”.
“Vi siete divertite?”.
“Certo! Senza di voi si sta sempre bene!” disse Rosalie, scherzando, mentre si pettinava i lunghi capelli biondi.
Mentre loro ci raccontavano la loro caccia, il telefono squillò. Subito Bella si precipitò a rispondere. Sentii la voce di Nessie.
“Mamma!”.
“Nessie! Va tutto bene?”
“Certo mamma” ridacchiò lei “Io e Jake mentre eravamo a Forks abbiamo pensato di prendere le vostre cose, di tutti voi” specificò “I vestiti, i profumi … Dobbiamo portare anche i mobili?”.
Bella si voltò verso Esme per cercare una risposta, lei scosse la testa, dicendo che la casa che avevamo preso era già completamente arredata, eccetto i letti.
“No tesoro” rispose Bella “Ci sono già. Come sta Charlie?” chiese ansiosa.
“Bene. Ha avuto un po’ di influenza, ma Sue l’ha rimesso a nuovo”.
“Meno male” disse sollevata.
“D’accordo mamma. Noi torniamo verso domattina! Ciao!”.
Mi dileguai, andando a fare una doccia veloce. Utilizzai il mio shampoo preferito, quello alla pesca e chiusi gli occhi per rilassarmi, quando improvvisamente ebbi un’altra visione.
“Dobbiamo trovarla!” urlava Carlisle.
“No. Lei non l’avrebbe voluto!” rispose Bella, con gli occhi tristi. Edward l’abbracciò.
Sobbalzai. Non avevo avuto tempo per osservare la mia visione da tutte le angolazioni, per cui non ebbi potuto vedere chi mancava di noi. Non avevo la più pallida idea di chi se n’era andata o di chi era stata portata via.
Forse Reneesme? No Bella avrebbe voluto cercarla a tutti i costi.
Forse Rosalie.
Ad un tratto mi ritornarono in mente le parole di Edward di tanto tempo fa. È  vero, io non ero presente, ma grazie al mio potere, avevo potuto assistere a tutti gli avvenimenti come se ci fossi stata. Era un discorso che riguardava mio fratello Edward ed Eleazar.
Da quel che so, Aro non desidera altro che Alice”.
Quando ricordai quell0, tratteni a stento un grido. No. Non poteva essere.
Ricollegai la mia visione precedente con questa. Tutto combaciava alla perfezione, come un puzzle dopo che le tessere erano state inserite al posto giusto.
Non potevo! Non mi sarei mai unita ai Volturi né tantomeno separata dalla mia famiglia. Ma se loro mi avessero costretto minacciando loro, minacciando lui
“Alice” mi risvegliò la voce di Bella “Tutto bene? È da ore che sei lì dentro!”.
Scossi la testa. Avevo perso la connizione del tempo.
Uscii dal box doccia e mi avvolsi in un asciugamano bianco, poi mi frizionai i capelli ed aprii la porta. La mia migliore amica mi aspettava sorridente.
“Che c’è?” chiesi turbata.
“Niente. Sei sicura che sia tutto okay? Ti vedo un po’ scossa”.
Feci un cenno negativo “No, è tutto  … Perfetto” mentii.
“Oh, ok. Eleazar e Carmen hanno telefonato. Sono alle Hawaii” rise. “Beati loro!”. Era euforica, e a giudicare dal suo aspetto rilassato preferii non saperne il motivo. Mi avviai in camera mia, a testa bassa. Ero triste e combattuta.
Perché quel dannato vampiro millenario era così ostinato?
Perché mi desiderava a tutti i costi?!
Ero stata chiarissima. Non volevo unirmi a loro.
“La proposta è unitevi a noi o morirete, vero? L’ho capito appena sono entrato”.
Le parole di mio fratello continuavano a rimbombarmi nella testa.
Sbattei l’anta dell’armadio, facendola quasi scardinare. Sobbalzai dal mio stesso gesto. Sentii dei passi avvicinarsi veloci.
Jasper accorse spaventato ed angosciato. “Alice.” Mi chiamò stupito “Ma che fai?”.
Mi sedetti sul letto e mi abbracciai le ginocchia. Lui percependo le mie emozioni mi si avvicinò e mi  accarezzò la schiena.
Non mi ero nemmeno accorta di aver cominciato a singhiozzare.
“Jasper” gemetti triste.
“Amore, sono qui”.
Sentii gli occhi bruciare, ma non mi scese alcuna lacrima. Gli tirai convulsamente il colletto della camicia azzurra che portava. Gliel’avevo regalata io per il suo compleanno.
“Jazz ..”
“Alice …” ripetè confuso, non capendo.
“Ti prego”.
“Che cosa?” mi chiese.
“Baciami” era l’unico modo per distrarmi, per  non pensare all’enorme peso che mi stavo tenendo dentro e che mi opprimeva sempre di più, ogni secondo che passava.
Non attesi una sua risposta e catturai le sue labbra in un bacio talmente potente da essere in grado di fermare il tempo. Lui stranamente non rispose, anzi si allontanò, come se fosse ferito.
“Alice, che ti succede?”.
Mi imbronciai, ma stavolta ero davvero arrabbiata. Arrabbiata perché non voleva aiutarmi. Non voleva farmi distrarre. Lui era la mia distrazione e la mia medicina. Lui era tutto per me.
“Niente, Jasper.” Replicai dura.
Cercai di sbottonargli la camicia, ma lui mi bloccò i polsi “No, Alice. Non farò l’amore con te solo per ripicca. Che cos’hai? Lo so che c’è qualcosa che non va, avanti. Parlane con me.”.
Ringhiai di frustrazione “Io voglio farlo, dannazione! Che cos’hai tu che non va!”.
“No, Alice! Non voglio farlo perché tu in questo momento non sei lucida, non sei te stessa e non vuoi ragionare!”.
Diedi un pugno al mobile, evitando di controllare la mia forza, forando il legno che si frantumò in piccoli pezzettini.
“Perché? Io sto benissimo! Avanti, Jasper!”.
Lui abbassò la testa e la scosse amareggiato.
“E quindi io sono soltanto uno con cui fare sesso per te?” chiese lui, duro, con un’ombra in volto. Si incamminò verso la porta. “Sono solo uno con cui distrarti?”.
Strabuzzai gli occhi “Jasper, io …” mormorai consapevole di averlo ferito. Lui non si voltò.
Volai al suo fianco “Mi dispiace. Resta … resta qui con me. Parilamone …” dissi aggrappandomi alla manica della sua camicia. Sembravo una bambina disperata che cercava di trattenere la madre con sé durante il suo primo giorno di scuola.
“Nono ho voglia di parlarne, Alice”.
“Ti prego, io …  Non volevo. Scusami. Non essere arrabbiato”.
Si girò di scatto, puntando i suoi occhi dorati nei miei. Erano occhi tristi, delusi. “Non volevi? Mi hai praticamente detto che vuoi solo fare sesso con me per distrarti da ciò che ti passa per la testa ed io non dovrei essere arrabbiato? No, sai, hai ragione su una cosa. Non sono arrabbiato, sono deluso da te. Ti rendi conto di quello che mi hai detto?! Io sono tuo marito, non sono il tuo amante occasionale che puoi  chiamare per fare sesso quando vuoi.”.
Nel frattempo accorsero anche tutti i miei famigliari. Lui stava urlando, probabilmente non se ne era accorto.
“Perdonami”.
“Smettila. Se sei così preoccupata, perché non parli con me? Cosa diavolo sta succedendo, Alice?”. Disse calmandosi ed accoldendosi.
“Niente, non sta succedendo niente”.
Lui rise sarcastico “Bene, perfetto. Io me ne vado. E voglio stare da solo” disse serio.
“No!”.
Ma lui corse via, in un attimo raggiunse la foresta poi non lo vidi più.
Mi sedetti a terra, piangendo. Ero distrutta. Distrutta da tutto ciò che stava succedendo, dall’avere ferito Jasper, mio marito. Ero stata stupida ed egoista. Avevo pensato solo a me, mettendo da parte i suoi interessi.
“Tornerà presto. Non se n’è andato per sempre. Vuole solo riflettere” mi rassicurò Edward.
“Lui ti ama” aggiunse Carlisle.
Continuando a singhiozzare, tornai in camera mia, ripulendo il disastro che avevo combinato e mi raggomitolai sul letto, sotto il piumone, benchè non mi servisse.
Chiusi gli occhi e rimasi così per tanto tempo, non seppi quanto.
L’avevo deluso. Avevo deluso l’unico amore della mia vita, avevo deluso chi amavo, avevo deluso mio marito Jasper.
Mi avrebbe mai perdonata? Ero stata una stupida!
Con la mente tornai nel passato. Eravamo in luna di miele, in un’isola sperduta nel bel mezzo dell’oceano. Il mare era azzuro, cristallino di un colore a dir poco stupendo.
Anche gli umani avrebbero potuto vedere chiaramente il fondo, ma noi potevamo scorgere ogni singolo granellino di sabbia.
C’era il sole quel giorno, ma noi potevamo stare comunque all’aria aperta, a goderci il sole sulla pelle. Lui indossava una camicia bianca e dei bermuda neri. Era fantastico. Brillavamo sotto la luce solare. Eravamo come dei diamanti. Brillavamo entrambi anche separatamente, ma insieme creavamo un fascio di luce spettacolare. Era il nostro primo giorno di luna di miele.
Eravano seduti sulla spiaggia dalla sabbia bianca. Lui ne prese in mano una manciata e subito dopo la fece scivolare tra le dita, poi mi invitò ad alzarmi e cominciò a rincorrermi.
Potevamo correre veloci quanto volevamo. C’eravamo solo noi.
Ridevamo, scherzavamo e quando alla fine mi prese –anche se lo lasciai vincere- mi baciò a lungo ripetendomi quanto mi amava.
“Ti amo”.
“E’ per questo che ci siamo sposati” dissi ridendo.
“Caspita, tu sei mia moglie! Non riesco a crederci”.
“E tu mio marito”.
Mi prese la mano e mi fece fare una giravolta, come se improvissare una danza in quel momento fosse la cosa più normale del mondo. Mi portò le mani attorno al collo e cominciammo a danzare, nonostante non ci fosse musica, con leggiadria e delicatezza, in armonia. Io appoggiai la testa sul suo petto e sospirai, benchè fosse più un’abitidune che una necessità. Ero la  persona più felice del mondo in quel momento. Avevo sposato la persona che amavo ed avevo tutto quello che potessi desiderare.
Sorrisi ai bei ricordi, ritrovandomi ancora sdraiata sul nostro letto. Sentivo il suo profumo, benchè lui non ci fosse. Mi alzai abbattuta e triste per l’accaduto e mi recai al piano di sotto.
“Alice” mi chiamò flebilmente la mia amica. Scossi la testa. Non avevo voglia di parlarne, così uscii fuori, lasciadomi accarezzare dall’aria fredda.
Mi sentii meglio, poi decisi di andare a cercarlo.
Seguire le sue traccie era la cosa più facile e naturale del mondo per me. Continuai a correre, quando notai che la sua traccia portava alla montagna che avevamo scalato l’altro giorno. Chiusi gli occhi per sentire i rumori circostanti. Sentivo l’aria che soffiava tra i pini, la neve che veniva portata via dal venticello. Sentii il suo respiro. Era una sensazione magnifica.
Mi ritrovai davanti alla montagna e senza esitazioni saltai più in alto che potei, ed in poco tempo arrivai in cima, trovandolo lì, seduto, immobile come solo una statua o un vampiro riusciva a stare. Era bellissimo.
Cautamente mi avvicinai a lui, nonostante sapessi benissimo che riusciva a sentirmi.
Mi sedetti accanto a lui, incrociando le gambe. La neve era ghiacciata, lo percepivo, ma non avevo freddo.
“Jazz” sussurrai.
Aprì lentamente gli occhi dorati  e mi osservò per un lungo minuto “Che ci fai qui?”.
“Sono venuta a cercarti”.
“Perché?” chiese lui freddo e tagliente.
Mi irrigidii “Perché mi mancavi, perché mi sentivo in colpa” abbassai la testa “Mi dispiace davvero, Jasper.”.
Lui sbuffò “D’accordo”.
“Che significa?” chiesi confusa. Mi aveva perdonata?
“Significa che ti perdonoo, Alice.  Mi dispiace. Io ho avuto una reazione esagerata ed ingiustificata. Sono stato un cretino. Sei mia moglie. Avrei dovuto sostenerti e non urlarti contro.”.
Gli sorrisi dolcemente, poi avvicinai una mano al suo viso. Gli sfiorai una guancia con la punta delle dita “Dispiace più a me”.
Mi sorrise e mi baciò con dolcezza “Ti amo”. Disse semplicemente.
Annuii “Sì, credo di saperlo” ridacchiai, dimenticandomi i Volturi. Avrebbero aspettato. La mia attenzione ora era  per mio marito, nessun altro.
“Allora, mi vuoi dire perché sei così strana ultimamente?”.
Sobbalzai. Non credevo che me l’avrebbe chiesto. E ora che mi sarei inventata? Dovevo trovare una scusa al più presto.
Scossi le spalle e puntai lo sguardo a terra, cercando di prendere tempo.
“Io …” cominciai, quando la mia mente trovò la scusa perfetta “Ho ricordato. Non tutto ma un pezzo”  mentii.
Lui strabuzzò gli occhi “Il tuo passato? Intendi, il tuo passato quando dici ‘ho ricordato’?”.
Annuii, mentendo un’altra volta. Non avrei mai potuto dirgli la verità.
“Sì. È stato … Crudele, terribile”, cominciai a singhiozzare per essere più credibile.
Mi abbracciò e in quel momento capii che io dovevo proteggerlo. Era l’amore della mia vita e non avrei mai permesso che si fosse messo in pericolo. Sicuramente se gli avessi detto dei Volturi sarebbe andato su tutte le furie.
“Alice, tranquilla” mi accarezzò la schiena “E’ finito … Per sempre”.
Gli sorrisi e lo strinsi più a me.
Sì, l’avrei protetto da tutto e da tutti.
Era questo che significava amare una persona. Tenerlo al sicuro.




Note autrice: Come sempre un grazie di cuore a tutti o tutte le fans, specialmente a chi recensisce.
Grazie anche a chi legge solamente!
Da ora in poi, non credo che riuscirò ad aggiornare con questa frequenza, poichè quest'anno la scuola mi impegnerà parecchio!
Ancora grazie!
Fra.

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Capitolo 7
*** Sesto Capitolo. ***


Capitolo 6.

Sei mesi dopo…



“Alice, ti vuoi muovere?!” mi gridò Rosalie dal piano di sotto. Sbuffai, afferrando l’ultima borsa di Chanel che avevo preso e volai al piano inferiore, trovando Rosalie con le braccia conserte e Bella con un apparente, anche se finto, entusiasmo. Sorrisi, prevedendo la giornata che avremmo affrontato.
Il sole sarebbe spuntato solo verso sera, ma noi saremmo tornate prima.
Erano passati sei mesi da quando eravamo andati in Alaska, dalle visioni dei Volturi che sembravano aver perso interesse per me, troppo distratti e impegnati a contrastare una guerra tra neonati che sembrava dare loro parecchi problemi. Da quel che avevo saputo, non avevano più fatto progetti su come avermi. Avevo controllato in modo maniacale ogni loro azione e non c’era niente riguardante me o la mia famiglia. Avevo visto ogni cosa, sapendo che c’erano due nuovi membri nel corpo di guardia. Sapevo ogni loro segreto, anche il più nascosto.
Ora abitavamo a Portland e la nostra casa era semplicemente fantastica, più bella di quella di Forks. Era più grande e luminosa e in qualche modo più accogliente. Jake e Nessie si erano cercati una piccola villa indipendente poco lontana dalla nostra, facilmente raggiungibile a piedi, a passo umano, in poco meno di mezz’ora.
Jasper si era iscritto all’università all’indirizzo di Filosofia, Carlisle aveva ripreso a lavorare e venne nominato il nuovo primario, anche se questo significava vederlo una volta ogni due giorni. Mio fratello Edward era anche lui un ottimo neurochirurgo: venivano da tutto il mondo per farsi operare da lui. Nessie e Bella erano molto orgogliosi di lui, come tutti noi.
Emm invece era per il momento disoccupato, anche se stava pensando di aprire una palestra.
Rose era ultimamente abbastanza nervosa, poiché non riusciva a creare il profumo che voleva lei, nonostante ci dedicasse parecchio tempo. Io invece ero riuscita nel mio intento, e avevo creato una piccola nuova marca, che portava il mio nome, e come abbreviato le mie iniziali: AC. Era abbastanza venduta per essere l’inizio. La mia migliore amica, si stava facendo una cultura immensa, leggendo libri su libri, per guardare lo stile e tutto ciò che c’era da sapere. Avrebbe voluto scrivere un libro drammatico, della serie di Shakespeare. Mia nipote era in procinto di sposarsi, e ormai mancava solo qualche mese e nel frattempo frequentava il primo anno di università in sociologia. Jacob invece aveva aperto un officina nel centro di Portland, anche se la maggior parte dei clienti che aveva, erano ragazzine innamorate di lui e in balia degli ormoni, cosa che scatenava la gelosia di Reneesme, che si trovava più lì che all’università.
“Allora, andiamo?”.
Ridacchiai, tornando al presente “Sì!” salutai Jasper con un bacio veloce ed io e le mie sorelle uscimmo di casa.
Partimmo con la mia auto, la mia bellissima Porsche giallo canarino e ovviamente la guidavo io. Sfrecciamo per le strade affollate della città, passando tra diverse auto e arrivando nel più grande centro commerciale di Portland, che era stra colmo di gente.
Schivammo una donna con almeno 20 sacchettini nella mano destra e 10 in quella sinistra e cin fiondammo al negozio più bello del centro commerciale. Ovviamente, ordinammo di comprare a Bella ogni tipo di indumento che le davamo da provare, nonostante le sue inifinite proteste. Quando la commessa ci fece il conto, ci fece un sorriso a 34 denti.
Avevamo speso l’equivalente di tre stipendi di una famiglia di ceto medio.
“Volete pagare con un assegno? Altrimenti abbiamo un offerta che consiste nel pagare in rate” disse con tono zuccheroso.
Le sorrisi “No.” tirai fuori la mia Golden Card. La commessa la passò nel dispositivo e me la restituì trattandola come se fosse il più prezioso dei diamanti.
“Vi auguro che siate soddisfatte dei vostri acquisti. Spero di rivedervi”. Ci aprì addirittura la porta. Non appena uscimmo, scoppiammo a ridere fragrosamente, attirando l’attenzione di diversi passanti. Ce l’eravamo spassata.
Avevamo praticamente finito il nostro giro, poiché quel negozio aveva tutto: dall’intimo, agli abiti di lusso, alle scarpe. Non ci privammo tuttavia, di curiosare in qualche negozio, facendo progetti per future compere, fino a quando non ci stancammo e ci sedemmo, aspettando che uno dei nostri mariti ci venisse a riprendere. Ovviamente sarebbero venuti o Emmett o Jasper, dato che Edward passava gran parte del tempo in ospedale, cosa che faceva soffrire Bella, anche se lei non lo dava a vedere. Non gli avrebbe mai fatto rinunciare alla cosa che più amava al mondo: salvare le vite umane, proprio come Carlisle. Inoltre, nel poco tempo libero, Edward si esibiva come pianista in  molti hotel di lusso, ai congressi. Era finito addirittura  sul Times, come pianista più promettente dell’anno. La giornalista, l’aveva chiamato “Il nuovo miracolo della musica”, anche se probabilmente era perché si era presa una cotta per mio fratello.
“Dico, ma l’avete visto?” esclamò Rosalie.
“Cosa?” chiesi distratta.
Lei sbuffò, scostandosi i capelli con la mano sinistra “Alice, che hai? È tutto il giorno che non sei con noi … A che pensi?”.
“Stavo pensando a tutti i cambiamenti della nostra vita” confessai.
“Ah.” Rispose. A lei non piaceva cambiare, era la cosa che più detestava. Vivere nella menzogna praticamente sempre, era piuttosto frustrante.
“Comunque stavamo parlando di un ragazzo che ci aveva guardate, anzi fissate per più di tre minuti” si intromise Bella “Era imbarazzante”.
Ridacchiai “Beh, siamo irresistibili!” scherzai.
“Sì, è vero” disse Rosalie seriamente. “Oh guarda chi si vede! Jasper!”.
Sorrisi. La mia visione, come sempre, si era avverata. Mio marito era venuto a prendermi. Saltellai e lo raggiunsi correndo forse troppo velocemente. Gli buttai le braccia al collo. Lui sorrise “Ehi”.
“Oh Jazz! Mi sei mancato tantissimo!!”.
Con la coda dell’occhio scorsi mia sorella e Bella ridere.
“Anche tu”.
Mi prese per mano e prese alcuni pacchetti, dirigendosi alla sua auto, infilandoci le borse, che sembravano starci a malapena. “Jazz, puoi dare le chiavi a Bells e Rose? Vorrei che tu mi tenessi compagnia”.
Lui strabuzzò gli occhi, poi alzando gli occhi al cielo, lanciò il mazzo di chiavi a sua sorella, raccomandandosi di trattarla come se fosse la sua di macchina.
La mia sorella bionda, alzò gli occhi al cielo, poi salì e partì a tutta velocità.
Nel frattempo, io e Jazz salimmo nella mia auto. Lui mi parlò delle attività che aveva svolto quella mattina ed io ascoltavo, catturata dai suoi racconti.
Si era preparato per il suo prossimo esame di filosofia, che sarebbe stato tra meno di due settimane, aveva tagliato il prato davanti a casa, aveva aiutato Esme a finire un progetto di una casa ed era andata con lei a vedere una casa da ristrutturare ed arredare completamente per una coppia di novelli sposi.
“Tu invece, che hai comprato?” mi chiese una volta terminato il suo resoconto.
“Tantissime cose!” esordii “Ti farò vedere quando arriveremo a casa”.
Lui rise di gusto, dicendomi quanto ero folle.
“Beh grazie” risposi fingendomi offesa.
“Perché hai voluto che venissi con te?”.
“Per rimanere da soli” risposi immediatamente.
“La cosa si fa interessante” disse malizioso.
Sbuffai, tirandogli un pugno sulla spalla. Lui con un gesto teatrale, si massaggiò la parte colpita.
“Ma smettila!” lo rimproverai scherzosamente. “Piuttosto, ricordi che ci eravamo promessi di andare a Londra?”.
Sorrise “Certo! Vuoi andarci?”.
Annuii “Sì. Potremo far finta di essere in luna di miele”.
“Bene. Farò delle telefonate per il volo. Ti occuperai tu dell’hotel?”.
“Come sempre”. Mi conosceva benissimo. Era sempre stato così. Lui si occupava dell’aereo e io dell’hotel, che ovviamente era sempre bellssimo.
“Quando vuoi partire?”.
“Tra tre giorni?”gli chiesi.
“Sei tu che vedi il futuro, non io!” rise.
“Tra tre giorni” affermai. Lui mi sorrise, illuminando tutto lo spazio circostante. Era bellissimo, era mio marito. Nel frattempo smise di piovere e spuntò un timido raggio. Fortunatamente, la Porsche aveva i finestrini oscurati, quindi non costituiva un gran problema.
Accelerai e arrivammo in casa, dove trovammo Nessie e Jake vestiti elegantemente. Tra poco ci sarebbe stata la loro festa in onore delle prossime nozze, e anche se probabilmente questa tipo di festa non si celebrava mai, non potevo lasciarmi sfuggire questa occasione troppo allettante. La casa era decorata da lucine bianche e nastrini bianchi e rosa confetto, un colore apprezzato solo da me, ma che comunque insieme al bianco, era un bellissimo accostamento. Alla festa partecipavano i Queliute arrivati a Portland qualche ora fa, Charlie e Renèè. Suo marito Phil aveva fatto carriera nel baseball, ed era a due passi dal firmare un contratto con una squadra importante.
Charlie e Renèè arrivarono insieme. Erano entrambi invecchiati, ma non avevano perso la loro eleganza (per la madre di Bella) e la loro simpatia (Charlie) soprattutto per me.
In poco tempo, la casa si riempì di gente. Rosalie si mise al pianoforte e cominciò a suonare una dolce melodia.
Renèè mi abbracciò, salutandomi con affetto e dicendo di essere contenta di rivedermi. Stavolta, non rimase stupita dal fatto che né io né i miei familiari, compresa sua figlia, non cambiassimo mai. Come a Charlie, le avevamo fatto capire che non avrebbe dovuto stupirsi di questo … Che eravamo diversi. Avevamo anche accennato qualcosa riguardo a Jake e i suoi amici.
Edward si era messo a parlare con Jacob, ed io con Bella, raccomandandole di non emozionarsi per il discorso che avrebbe dovuto tenere questa sera. Le sistemai un’ultima volta il vestito e l’acconciatura e l’abbracciai.
“Mi raccomando. Sii dettagliata, ma non troppo. E mentre parli, non guardare una sola persona. Cerca di spostare lo sguardo su tutti, d’accordo?”.
Lei sbuffò “Sì, Alice” grugnì. Ovviamente, era toccata a lei la parte del discorso. Avevo insistito perché fosse lei a parlare, perché era la madre oltre che il testimone di Jacob.
Salì sulla specie di palco che avevo montato in giardino qualche giorno fa e battè sul microfono per controllare la sua funzionalità.
Anche se per vampiri e licantropi, il microfono era un apparecchio inutile, decidemmo di usarlo lo stesso, per non scuotere troppo la suscettibilità della madre di Bella.
“Ehm … okay” esordì imbarazzata.
Io mi avvicinai a Jasper ed Edward che sghignazzavano, ma erano comunque commossi. Lanciai un’occhiata al tavolo di Jake e Nessie, che guardavano Bella con occhi sognanti.
“Sono la testimone di Jacob, nonché la madre di Reneesme, quindi il discorso è toccato a me. Come sapete bene, siamo qui per celebrare l’ufficiale fidanzamento di Jacob e Nessie che si sposeranno il 25 marzo, ovvero tra poco meno di due mesi.” Ci fu una pausa, durante la quale tutti i presenti si voltarono a guardare la giovane coppia.
 “Jacob e Reneesme sono stati da subito uniti, fin dalla nascita. Lui è sempre stato presente per lei, era il suo migliore amico, il suo Jake.
Crescendo i loro sentimenti sono cambiati, e da una semplice amicizia, sbocciò l’amore vero, quello che si prova una volta solo nella vita” mentre diceva queste parole, il suo sguardo si soffermò su Edward che le sorrise, mentre mio marito mi strinse a sé “Jacob e Reneesme sono una coppia perfetta, no, una coppia divina. Una coppia il cui amore è destinato a diventare mito. La loro compatibilità è così totale che può essere descritta solo come frutto di un disegno degli Dei.
Ma siccome una fotografia vale più di mille parole, ecco alcune immagini dei due futuri sposi.” Fece un’altra pausa, nella quale apparvero sullo schermo, diverse foto di Jake e Nessie. Da piccoli fino alla loro maturità. Per fortuna, avevo sempre fatto a Nessie più foto del dovuto, che sembravano ricoprire diversi anni.
Quando la presentazione terminò, Bella concluse.
“L’amore di due vere anime gemelle. Reneesme e Jacob”.
Ci furono applausi, fischi, pianti, abbracci e risate.
La coppia protagonista si alzò dal tavolo e insieme andarono ad abbracciare Bella, che ricambiò con altrettanta enfasi.
Poco dopo, tutti trovarono una coppia e si misero a ballare allegramente. Io ballai con Edward, Emm, Carlisle, Jazz e persino con Jacob, che quella sera sprizzava gioia da tutti i pori. Era così sorridente che temevo gli venisse una paralisi facciale.
La serata fu piacievole, divertente, fantastica. Il branco di Jake, si rimise subito in viaggio, tutti eccetto Seth e i genitori di Bella che rimasero a casa nostra.
Salii in camera, mi cambiai indossando dei jeans e una maglia e scesi di sotto, dove la sera non sembrava essere ancora conclusa. Rosalie, Nessie, Bella e Renèè erano attorno ad un tavolo e discutevano felicemente, Jake, Emmett, Edward, Seth e Jasper stavano organizzando il futuro addio al nubilato di Jacob, mentre Charlie si era già ritirato nella sua stanza, e a giudicare dal suo russare profondo, stava già dormendo da un po’.
Raggiunsi il tavolo delle donne e notai che anche Bella e Nessie si erano cambiate, indossando entrambe una comoda tuta. Rosalie invece indossava ancora il vestito colo rosa pallido di quella sera. “Alice, sentivamo la tua mancanza” disse Renèè sorridendo.
Sorrisi anche io, cordialmente “Eccomi qui!” dissi con troppo entusiasmo. Appresi che la conversazione riguardava la luna di miele dei due futuri sposi. Avrebbero dovuto decidere una meta.
“Non voglio andare all’isola di Esme” proclamò Nessie “Per carità, è stupenda, ma ci siete già andati tutti … Vorrei fare qualcosa di diverso, di speciale”.
Bella annuì comprensiva.
“Potete andare in Italia!” esordì la madre di Bella. Sei paia di occhi la fulminarono e insieme dicemmo tutti la stessa parola: “NO!”.
Era ovvio. Per la nostra famiglia, l’Italia era il simbolo della casata dei Volturi e dopo tutto quello che avevamo passato, nessuno pensava di fare un viaggio in quel paese, almeno non così presto.
“Sai, Ness e Jake ci sono già andati, mamma” cercò di giustificarsi Bella. Renèè sgranò gli occhi e borbottò di ricordarle di non nominare più l’Italia in nostra presenza.
Cercai di vedere il loro futuro, ma mi apparve sbiadito e confuso. Praticamente, indecifrabile. Dovevo esercitarmi molto di più a concentrarmi su di loro, se volevo ottenere un risultato soddisfacente.
Mia sorella Rose, disse che un buon posto in cui andare sarebbe stata la Germania. In effetti, nessuno di noi ci era mai stato. Anche Nessie rimase colpita dall’affermazione di sua zia, dicendo che ci avrebbe pensato.
Verso mezzanotte, sia mia nipote che la madre di Bella, andarono a dormire, troppo stanche per tenere gli occhi aperti.
Augurai la buona notte ad entrambe e poi mi recai in camera mia, che era vuota. Jazz era ancora al piano di sotto che rideva e si divertiva.
Sorrisi. Era bello sapere che era sereno.
Tutto sembrava essere tornato alla normalità e l’episodio ‘Volturi’ che aveva portato scompiglio pochi mesi fa, sembrava essere caduto nel dimenticatoio, almeno per ora.
Scossi la testa, e mi diressi verso il computer portatile che aveva preso Jasper poco tempo fa. Era l’ultima tecnologia. Aveva lo schermo touch. Ovviamente, avevamo conservato anche i pc di 10 anni fa, quelli spessi e con tanto di tastiera. Questi erano pratricamente inesistenti.
Consistevano in una specie di tavoletta, trasperente, piatta e leggerissima con uno schermo più o meno grande.
Cercai i voli disponibili per Londra e digitai tutte le informazioni richieste, dopodichè stampai i biglietti, osservandoli soddisfatti. Saremmo partiti verso l’alba o poco più tardi.
“Ehi” mi chiamò Jasper abbracciandomi.
“Ciao” ridacchiai, osservandolo. Li mostrai i pezzi di carta che avevo in mano, sventolandoglieli in faccia. “Sono i nostri biglietti, che ci faranno volare in Inghilterra”.
Lui sorrise “Bene, perché io ho già prenotato l’albergo”, poi si avvicinò a me, sussurrandomi “Ti piacerà, ne sono sicuro”.
Gli buttai le braccia al collo “Tra tre giorni, saremo io e te da soli, in una camera d’albergo”. Gli baciai una guancia. “Sei pronto?”.
Rise, poi si fece serio, mentre un luccichio gli fece brillare gli occhi “Io sono nato pronto, signorina Cullen”, e mi baciò intensamente ed in questo modo trascorremmo l’ennesima notte …

 

 

Spazio Autrice: Saaalvee!
Mi scuso per l’enorme, gigantesco ritardo, ma non avete idea di quanta roba io abbia da studiare!
Ad ogni modo … Ecco un altro capitolo, che non mi piace molto, ma comunque eccolo qui.
Voi direte: Ma i Volturi?
I Volturi torneranno gente, e questa volta più accanti che mai. 
Ho voluto lasciare la coppia in pace per un po’, ancora.
Beh, spero che vi sia piaciuto!
Recensite numerosi!
Thanks :D xoxo.
Fra.

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