Waiting for a Dream } Sotto il cielo d’estate. di mangagirlfan (/viewuser.php?uid=30295)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A Childish Wish } Quando gli Angeli sono come le stelle ***
Capitolo 2: *** Stronger Together } Inconsapevolmente... ***
Capitolo 3: *** That Happiness reaches you } Ovunque tu sia... ***
Capitolo 1 *** A Childish Wish } Quando gli Angeli sono come le stelle ***
Waiting
for a Dream } Sotto il cielo d’estate.
Titolo: A Childish Wish } Quando gli
Angeli sono come le stelle
Fandom: Bleach
Personaggio/Coppia: Orihime Inoue
Prompt: #1 Esprimere un desiderio
Rating: PG (per tutti)
Conteggio Parole: 859 (titolo compreso)
Riassunto: “Sai Orihime, le stelle non sono
altro che angeli pronti ad esaudire i tuoi desideri...”
E con queste parole nel
cuore la ragazza non poté fare a meno di esprimere lo stesso desiderio
di quando era bambina...
Note: AU
Questa piccola fiction è
stata scritta per il contest “Cielo d’estate” di Fanworld. Premetto che
mi ci è voluto un po’ di tempo per scegliere il set di Prompt giusti ma
devo dire che ne è valsa la pena, in quanto è la prima volta che
partecipo ad un contest di fan fiction. Come avete potuto notare da qui
sopra il set scelto è “Cielo azzurro”. Per i prompt sono andata in
ordine di numero e quindi il primo capitolo di questa fiction è
dedicato per l’appunto a “Esprimere un desiderio”. Non so come mai mi
sia uscita una cosa così ma devo dire che, almeno in parte, un po’ mi
convince.
Il tutto è ambientato in un
contesto Au di Bleach, dove non esistono Hollow o cose simili già
descritto nella mia fan fiction “No Control”. Infatti diciamo che può
essere considerato una sorta di spin off (insieme agli altri due che
verranno) della mia fic principale. La protagonista è Orihime perché
volevo spiegare delle cose che accadranno alla ragazza nella storia
principale molto più avanti. E questo concorso me ne ha dato
l’opportunità. I fatti di questo capitolo, però, riguardano un periodo
precedente ai fatti che sto narrando nell’altra fiction. Mentre i
capitoli che verranno risulteranno essere contemporanei e futuri alla
storia.
Haine Jaggerjack è il
personaggio che ho creato io per la fan fiction citata qui sopra e qui
non verrà descritta molto, sarà un personaggio secondario che
permetterà lo svolgimento dei fatti.
Il fatto delle stelle
paragonate ad angeli, beh, è una cosa che mi venne detta da bambina e
che ritrovai per puro caso in un libro che credo di aver letto circa
sei anni fa e quindi ho pensato che potesse risultare decisamente
appropriata.
Per trovare l’ispirazione
ho ascoltato la canzone di Céline Dion “A New Day Has Come”, se volete
sentirla mentre leggete credo solo che possa trasportarvi molto di più
nell’atmosfera che volevo regalare al lettore perché, come dice la mia
professoressa di Semiotica “La musica è la quarta dimensione
dell’immagine” (in questo caso della parola scritta).
Detto questo ecco il link
di Youtube: http://www.youtube.com/watch?v=3VIQ3Mo2x9w
Buona lettura.
Capitolo 1 : A Childish
Wish } Quando gli Angeli sono come le stelle
Fin da piccola Orihime
aveva sempre creduto che le stelle fossero in grado di esaudire i suoi
desideri e tante volte, durante le caldi notti d’Agosto, quando il
cielo era particolarmente limpido e le stelle si mostravano più
brillanti che mai, suo fratello Sora la portava a fare un giro nei
pressi del fiume dove in autunno compiva la sua piccola magia con le
libellule, per poterle mostrare la piena bellezza di quel manto nero
ornato di una miriade di puntini luminosi. Per la piccola era sempre
una gran festa, ogni cosa pareva più bella e quelle calde notti estive
erano perfette per esprimere dei desideri. Ed immancabilmente qualche
stella non poteva evitare di cadere, per immensa gioia della bambina.
Allora lei strizzava forte forte gli occhi grigi, le labbra serrate e
tese, le manine strette in una morsa ed esprimeva uno dei tanti
desideri che le passava per la testa, senza mi accorgersi che alla fine
era sempre lo stesso, magari pronunciato in maniera differente.
Col tempo, però, dopo la
morte di Sora, aveva smesso di andare lì, in agosto, a vedere le
stelle. Era troppo doloroso e poi non avrebbe avuto nessuno con cui
condividere la bellezza di quei momenti indimenticabili. Eppure, ogni
tanto, dalla finestra di camera sua, si sporgeva per osservare il
cielo, troppo scuro a causa delle luci artificiali cittadine, sperando
nonostante tutto di vedere una qualche stella cadente. Tuttavia non
poteva fare a meno di sospirare delusa, richiudendo gentilmente la
finestra e ritornando alla sua vita di sempre. Però, inconsciamente,
esprimeva sempre il solito desiderio, ripensando a quante cose lei e
suo fratello si dicevano in quelle meravigliose notti estive.
Se ne erano susseguite di
estati, il tempo era trascorso inesorabile e le cose erano cambiate.
Lei ed i suoi amici avevano preso la bella abitudine di tornare proprio
lì, sulla riva di quel fiume dove il suo nii-san compiva il solito e
piccolo miracolo, per osservare la pioggia di stelle cadenti.
“Sapete” aveva detto una
volta, persa nei ricordi di bambina che quel posto le trasmetteva
sempre, facendola sentire più leggera di quanto si aspettasse “Mio
fratello ed io avevamo una teoria sulle stelle cadenti.”
Si ricordava gli sbuffi di
un certo felino
scorbutico –
trascinato lì da sua sorella Haine e da Kurosaki – il quale però taceva
non appena l’amica d’infanzia riprendeva a parlare, mentre un
entusiastico Kon la fissava sognante, tenuto a bada da Tatsuki e dalla
piccola di casa Jaggerjack.
“Quale teoria?” le aveva
domandato dopo qualche istante Haine, osservandola con i grandi occhi
neri, curiosa come non mai.
Allora Inoue aveva taciuto
per alcuni minuti, memore delle parole che suo fratello pronunciava
spesso, per farla sorridere. Ma soprattutto per farla sognare, come
tutti i bambini piccoli.
“Che le stelle cadenti non
sono altro che angeli.” Spiegò con candore lei, allargando
inconsciamente il sorriso che già aveva increspato le labbra piene.
“Angeli?” aveva chiesto
Grimmjow, prontamente zittito da una gomitata tra una costola e l’altra
da parte della sorella, gelandolo sul posto con un’occhiataccia delle
sue per evitare un qualunque commento acido.
Hime non faceva nemmeno
caso al modo in cui le parole venivano pronunciate. Lei le sentiva e
basta, concentrata su ricordi di un passato che non sarebbe più tornato
ma che rimaneva vivo ed impresso nei suoi ricordi.
“Mio fratello mi diceva che
le stelle cadenti sono angeli che scendono dal paradiso perché hanno un
compito da svolgere. E che quelli che lasciano una scia dietro di sé
sono quelli più frettolosi e sbadati. Naturalmente potevano esaudire un
tuo desiderio. Bisognava solamente esprimerlo prima che la scia
sparisse.”
A quelle parole nessuno
aveva più fiatato, deciso a rimirare semplicemente le stelle che
stavano sopra di loro.
“Guardate!” aveva gridato
poi Keigo, indicando un punto qualsiasi del firmamento, estasiato.
Alla ragazza erano bastate
quelle poche sillabe per capire a cosa si riferisse il compagno di
classe. Così, ancora una volta, aveva chiuso gli occhi e congiunto le
mani, esprimendo il suo desiderio. Per poi riaprirli poco prima che la
scia luminosa sparisse, lasciando dietro di sé un semplice ricordo.
Solo quando l’ora si faceva
tarda e l’aria più fredda il gruppetto si allontanava da quel posto
magico, dove le libellule si facevano ammaestrare e le stelle erano
angeli indaffarati.
“Senti, Hime, che cosa hai
chiesto a quella stella poco fa?”
La domanda restò lì, a
galleggiare nel nulla, in attesa di una risposta che non faticò ad
arrivare.
“Nulla. Una cosa che spero
di veder realizzata fin da quando ho memoria.”
Haine era restata lì, in
silenzio ed immobile per un tempo brevissimo. Per poi sorridere e fare
un alzata di spalle.
Non si rivelano i desideri
fino a quando non si sono avverati...
E così tutti quanti si
congedavano, lasciando ad Orihime il privilegio di abbandonare per
ultima la riva del fiume. Un’ultima occhiata e l’ennesimo sorriso prima
di esprimere nuovamente quel desiderio che non l’aveva mai abbandonata
sin da bambina.
Un desiderio così dolce e
caldo che sperò potesse raggiungere quell’angelo che compiva la magia
delle libellule soltanto per vedere un suo sorriso.
Continua...
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Capitolo 2 *** Stronger Together } Inconsapevolmente... ***
Titolo:
Stronger Together } Inconsapevolmente...
Fandom: Bleach
Personaggio/Coppia: Orihime Inoue, Nuovo personaggio
(Haine Jaggerjack)
Prompt: #2 Desiderio avverato
Rating: PG (per tutti)
Conteggio Parole: 1149 (titolo compreso)
Riassunto: Quando pronunci un desiderio speri sempre
che si avveri, e quando questo viene espresso nello stesso tempo da due
persone, si sa, non può fare ameno di diventare vero...
Note: AU
Ed ecco il secondo capitolo della fan fiction scritta per il contest
“Cielo d’estate”. È stato molto difficile per me scrivere questo
capitolo senza far capire quale fosse il desiderio di entrambe le
ragazze. Anche se credo che tra i lettori più acuti ed attenti, ci sia
qualcuno che ha capito quale sia.
Devo dire che è stato complicato anche non dire quale fosse
il desiderio di Haine ed Hime, visto che il prossimo capitolo sarà
dedicato a questo. Avrei potuto prima mettere appunto “Desiderio
svelato” invece di “Desiderio esaudito” ma per esigenze di copione ho
dovuto fare così.
All’inizio il desiderio di Orihime era diverso perché non avevo ancora
ben chiaro come far svolgere la vicenda. Continuavo a chiedermi: andrà
bene o no? Dovrei cambiare la scena oppure aggiustarla così e basta? È
stata una vera tortura ç_ç comunque il desiderio di Hime è una cosa
comune a tutti, credo. Almeno, è una cosa che desidero spesso anche io.
Non ho nient’altro da aggiungere se non buona lettura. Aspetto qualche
commento^^
Capitolo 2 : Stronger Together } Inconsapevolmente...
Haine da sempre era consapevole di possedere un certo intuito che, in
una maniera o nell’altra, le permetteva di comprendere le cose molto
prima che queste ultime si palesassero apertamente al mondo. Stava lì,
le osservava evolvere e, perché no, alle volte porgeva loro una mano.
Magari dava una lieve spintarella senza che nessuno se ne accorgesse e,
come per incanto, ogni cosa andava per il verso giusto. Anche quella
volta il suo intuito non aveva sbagliato, c’era qualcosa che agitava il
cuore di una delle sue amiche, una delle più care, quella che più di
tutte l’aveva compresa da quando stava lì, in quella nuova scuola.
Aveva osservato ancora una volta le cose in silenzio, aspettando che
accadesse qualcosa, ma alla fine nulla sembrava essersi svolto come, a
suo modesto parere, doveva andare. E così, ancora una volta, si era
messa in testa di dare una mano, per sciogliere quel nodo che Orihime
si sentiva al centro della gola e sembrava in qualche modo bloccarla.
Ed Inoue, in qualche maniera, si era accorta dell’interesse dell’amica
nei confronti di questo suo spiacevole disagio.
La castana non era tipo da riversare le sue preoccupazioni ed i suoi
pensieri sugli altri, sarebbe stato da disgraziati e maleducati, non
voleva essere un peso per i suoi amici. Eppure, quando Haine le tendeva
la mano semplicemente per ascoltarla non poteva fare a meno
di parlare di ciò che le passava per la testa, anche se non in maniera
così aperta ed evidente. Con giri di parole ed esempi casuali riusciva
sempre a dirle tutto, conscia del fatto che la moretta non era così
stupida da non capire che stava parlando dei suoi problemi e di ciò che
si teneva dentro. Come sapeva benissimo che all’amica andava bene così.
Passavano delle ore intere a chiacchierare, del più e del meno, per poi
arrivare al nocciolo della questione che tanto tormentava la povera
ragazza.
“Ho conosciuto una persona.” Aveva buttato lì, per caso, in un momento
di assoluto silenzio che sembrava aver fermato il tempo per alcuni
istanti, gelando le certezze di entrambe le ragazze.
Haine aveva sgranato gli occhi, stupita, girandosi verso di lei il più
lentamente possibile. Non aveva detto niente, si era limitata a
fissarla, sbattendo una manciata di volte le ciglia per vedere se per
caso avesse capito bene. Orihime aveva pronunciato quelle parole con
una nota di trasporto, la voce sottile e lieve, con un sorriso di
quelli che ti fanno subito capire che quella persona non era
una persona qualunque. Aveva dovuto prendere un lungo, profondo e
silenzioso respiro, la nostra Haine, per riuscire a dire qualche parola
sensata l’una dietro l’altra, senza far arrotare la lingua su sé stessa.
“Quindi, Ichigo...”
Non aveva aggiunto altro. Orihime aveva capito subito a cosa si
riferisse ed aveva annuito, sorridendo amaramente.
“Lui non è innamorato di me e lo sai.”
Haine sapeva che l’altra si era arresa a quella evidenza da tanto,
tanto tempo. Era stato così doloroso per lei, accettare i fatti! Eppure
sorrideva sempre davanti al ragazzo, nonostante sentisse il petto farsi
pesante come un macigno, pronto a trascinarla giù, sempre più giù, fino
a quando il peso non l’avrebbe soffocata e distrutta. Tutto questo
sarebbe sicuramente accaduto se non ci fossero stati i suoi amici a
darle una mano, a sostenerla. Anche semplicemente con un sorriso.
Con una gomitata lieve sul braccio la Jaggerjack la fece distaccare dai
suoi pensieri. Quando alzò lo sguardo su di lei, Haine aveva uno dei
più grossi sorrisi che avesse mai visto stampato in viso, l’aria di chi
la sa lunga ed è curiosa di conoscere tutti i dettagli. Se la domanda
che gli face poi non l’avesse fatta arrossire, sicuramente si sarebbe
messa a ridere sul posto, come sempre quando erano assieme.
“Allora, è carino?”
La ragazza cominciò a tartassarsi le mani ed a biascicare una serie di
parole incomprensibili mentre la povera Haine tentava invano di
decifrarle.
“Almeno dimmi se lo conosco!” esclamò, continuando a stuzzicarla mentre
passava il dito sul suo avambraccio, disegnando con molta noncuranza un
cerchio invisibile sulla sua pelle chiara, mettendo su un finto broncio
dei suoi, cercando di non mettersi a ridere.
Orihime aveva preso a guardare il fiume – lo stesso del desiderio,
lo stesso della magia delle libellule – ed aveva intrecciato
nuovamente le dita le une nelle altre, ansiosa.
“... È Ulquiorra...”
Quando alzò lo sguardo ed osservò in faccia l’amica pensò che la
mascella le si sarebbe potuta staccare da un momento all’altro.
Nonostante fosse tutta rossa in viso, emise una lieve risata,
portandosi la mano alla bocca, facendo risvegliare da quello stato
catatonico la moretta.
“Ma chi, il vecchio compagno di classe di mio fratello? Quello che fa
il contabile?”
Da lì nacquero una miriade di domande, sul come si fossero rincontrati,
su come avessero cominciato a parlare e molte altre cose.
Orihime si stupì di quanto fosse facile parlarne, ora, lasciandosi
travolgere dall’euforia del momento, quella stessa euforia che le
trasmetteva Haine, senza lasciarle neanche il tempo di distrarsi per un
minuto o sviare una sola domanda. In quel modo il tempo era volato ed
il giorno aveva lasciato spazio alla sera. Così la ragazza dai grandi
occhi neri si alzò, pulendosi i jeans dalla polvere, osservando le
stelle che lentamente si mostravano ancora una volta ai loro occhi,
gioiose.
“Orihime” l’aveva chiamata, sorridendole ancora, il naso all’insù per
osservare il firmamento “Ti ricordi il desiderio che hai espresso
qualche sera fa?”
La castana si limitò ad annuire, donandole uno dei suoi sorrisi più
puri e belli di sempre.
“Il tuo si è avverato?”
La domanda fu trasportata dal vento, lasciando il tempo alla ragazza di
sospirare dolcemente. Osservò per alcuni istanti quel cielo terso,
mentre un’altra stella cadeva, rispecchiandosi nei suoi occhi grigi.
“Si. Credo proprio di sì.”
E così si alzò a sua volta, per dirigersi insieme a casa, l’una
affianco all’altra. Quando Hime aprì la porta del suo appartamento la
mora la salutò con un cenno del capo, le mani in tasca ed una piccola
certezza a volteggiare sopra di loro.
“Hime, anche un mio desiderio pian pianino si sta realizzando, sai?”
“ Ah si? Quale?”
“Non si chiedono quali siano i sogni degli altri fino a quando non si
sono realizzati del tutto!”
“Hai ragione, Haine.”
“... senti, Orihime...”
“Mhm?”
“Sei un po’ più felice, ora?”
“...Si, credo di sì.”
Non comprese, Orihime, il motivo per cui l’amica sorrise così gioviale,
il naso arricciato e gli occhi scintillanti. Non le chiese nemmeno in
motivo perché l’altra la salutò, correndo veloce dall’altra parte della
strada tre case più in là. Si limitò a sentirsi sollevata perché, in
una maniera o nell’altra, ciò che più le premeva si stava realizzando.
Lo stesso provava la moretta, osservando il cielo e ringraziando le
stelle perché l’avevano ascoltata.
Entrambe inconsapevoli di aver espresso lo stesso desiderio.
Continua...
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Capitolo 3 *** That Happiness reaches you } Ovunque tu sia... ***
Questo capitolo è stato più
difficile del previsto. Soprattutto il finale *sfiancata* finalmente il
desiderio di Hime ed Haine è stato svelato e credo che, in fondo, sia
il desiderio di tutti, visto che è anche il mio. Ho cercato di essere
più IC possibile con Kon ed essendo anche un personaggio che si è visto
poco, beh, è stata una vera faticaccia, ma ne è valsa la pena. Come
ormai avreste capito il prompt è “Desiderio svelato”. Mamma mia non mi
sono mai scervellata tanto per cercare di dare un finale decente ad una
storia, poco ma sicuro. La theme song è sempre la stessa del primo
capitolo: A New Day Has Come di Cèline Dion.
Non ho altro da dire, ora
come ora. Spero solo che la mia storia vi sia piaciuta, almeno un poco.
Poi, beh, l’importante è partecipare^^
Buona lettura^^
Titolo: That Happiness reaches you }
Ovunque tu sia...
Fandom: Bleach
Personaggio/Coppia: Orihime Inoue, Nuovo
personaggio (Haine Jaggerjack), Kon, Ulquiorra Schiffer
Prompt: #3 Desiderio Svelato
Rating: PG (per tutti)
Conteggio Parole: 1857 (titolo compreso)
Riassunto: Sono poche le volte in cui un
desiderio si realizza, per questo, forse, non lo si comunica mai ad
altri. Quando si ha la certezza che ogni cosa è al proprio posto e che
tutto va come deve andare, non possiamo fare ameno di gridarlo al mondo
intero con il sorriso sulle labbra...
Note: AU
Capitolo 3 : That Happiness
reaches you } Ovunque tu sia..
Da quando la conosceva, Kon
aveva sempre creduto che Orihime non si sarebbe mai lasciata abbattere
dalla cecità di suo fratello. L’aveva
osservata per tanto tempo, quando lei pensava di non essere vista
mentre posava i suoi grandi occhi grigi sulla figura distante e girata
di spalle di Ichigo. L’aveva osservata, geloso alle volte, perché
quelle stesse attenzioni non erano rivolte verso di lui che Orihime, in
una maniera o nell’altra, la guardava sempre, estasiato. Dettagli se
per dimostrarle un suo interesse la opprimesse con la sua scomoda
presenza, afferrandola per le spalle e stringendola a sé, malizioso.
Eppure, col tempo, aveva imparato a sua volta che per la ragazza non ci
sarebbe stato nessun’altro al di fuori di Ichigo, a maggior ragione se
la persona che le dimostrava di essere oggetto dei propri interessi
fosse la fotocopia esatta del ragazzo che amava. Per questo Kon, a suo
modo, faceva di tutto per darle una mano, aiutandola nel far ingelosire
il fratello, per poi comunque approfittarne un pochino. Quante volte
gli avevano dato del leone
in calore, cercando di
scacciarlo via per aiutare la ragazza a sbarazzarsi di un così scomodo
fardello, ma lui, imperterrito, era andato avanti con quella sua
strategia a dir poco asfissiante, godendosi almeno un po’ il
calore e la morbidezza di quel corpo che non avrebbe
mai potuto stringere veramente a sé. Si era rassegnato a tal punto da
non accorgersi nemmeno che gli occhi della sua bella da ormai parecchio
tempo non erano più puntati sulla schiena del fratello, a suo parere
orbo come una talpa.
Fu proprio per questa sua
mancanza di accortezza che quando quel giorno la vide passeggiare
affianco ad un altro ragazzo – Ulquiorra Schiffer per di più – rimase
decisamente spiazzato. Non era a conoscenza né del come né del perché
di tanta confidenza tra i due e la cosa non gli importava neanche un
po’. Voleva solo sapere che cosa diavolo sentisse Orihime per quel tipo.
In un certo qual modo si era quasi sentito tradito, lui, che si era
rassegnato al fatto che la sua bellissima Hime non avrebbe avuto occhi
se non per il fratello. Tradito dal fatto che lei, a sua volta, si era
rassegnata.
Così li aveva seguiti, di
soppiatto, sperando che i due fossero troppo indaffarati per accorgersi
della sua scomoda presenza.
“Aspetta cinque minuti
Ulquiorra-kun, recupero il golfino che ho lasciato in casa e torno
subito.”
Ah, anche per nome lo
chiamava adesso! Il mondo sarebbe andato a scatafascio, ne era più che
certo!
Tentò di piantare le dita
nel palo della luce che avrebbe dovuto nasconderlo – come facesse il
ragazzo dagli occhi verdi a non notarlo era puramente un mistero – e si
morse le labbra un paio di volte. Lo squadrò così bene da memorizzare
ogni piccolo dettaglio, anche il più insignificante, mandandogli contro
mille maledizioni ed augurandogli le più atroci torture, per poi
vederle realizzarsi in un nulla di fatto.
Stava per mettersi
nuovamente loro alle costole – Hime era finalmente uscita ed ora
riprendevano la passeggiata – quando un qualcosa gli impedì di compiere il suo
intento.
“Che diavolo stai facendo,
decerebrato?”
La voce di Haine rischiò di
procurargli un infarto bell’e buono. Si aggrappò con tutta la forza
rimastagli al palo della luce, mentre la destra stringeva la maglia
all’altezza del cuore. Ansimava così forte da ricordare una
caffettiera. Se avesse avuto qualche anno – o forse molti – in più
sarebbe morto stecchito sul posto, pensò la ragazza.
“Rin-rincitrullita! Ti
sembra il modo di comparire alle spalle della gente? E cosa diavolo ci
fai qui?”
La moretta lo guardò per un
paio di secondi, inarcando un sopracciglio scettica, squadrando da capo
a piedi quello spettacolo a dir poco degradante.
“Io ci abito qui,
deficiente.” Esclamò, indicando la casa che distava da pochi metri da
loro “Tu piuttosto, che cappero ci fai qui? Frughi nella spazzatura
come fanno i randagi?”
Il ragazzo balbettò
qualcosa, voltandosi una manciata di volte alle spalle, ansioso. Stava
per perdere le tracce di Hime e di quel bell’imbusto, non avrebbe più
fatto a tempo a seguirli se quella dannata bestia non l’avesse lasciato andare.
Haine alzò la testa quel
tanto che le permettesse di vedere cosa diamine stesse guardando quel
debosciato quando arrivò alle sue conclusioni. I suoi occhi neri
saettarono furbi e la schiena si rizzò di botto. Non ci volle molto al
ragazzo per capire che forse era meglio cambiare aria ed in fretta
anche.
“Addio!” biascicò, prima di
ripartire all’inseguimento della coppietta, mentre un’Haine furibonda
cercava di stargli dietro per evitare che compisse un qualche disastro.
Non gli avrebbe permesso di rovinare ogni cosa, dopo tutta la fatica
che la sua amica aveva fatto per arrivare fino a quel momento! Quante
volte aveva dovuto, in quei mesi, metterci lo zampino per permettere ad
Inoue di avvicinarsi sempre più a quel ragazzo che, lo aveva notato
anche lei, nonostante il suo temperamento freddo e distaccato, provava
un certo interesse per la giovane dai capelli castani. Kon non poteva
permettersi di impicciarsi di fatti che non lo riguardavano, no e poi
no! Così decise di partire a sua volta all’inseguimento di quella
bestia allupata, per impedirgli di combinare un qualche disastro,
inconsapevole di ciò che provava l’altro.
Kon era geloso, geloso
marcio. Per tutto quel tempo aveva deciso di non fare il provolone più
di tanto, limitandosi a divertirsi un po’, senza esagerare. Aveva
rinunciato ad Hime, al suo cuore ed a quel corpo così bello che era un
peccato sprecarlo così, nell’inattività. Eppure non faceva nulla che
potesse intaccarne più di tanto l’integrità. Ed ora, sapere che era
bastato poco a farle dimenticare Ichigo, a farle rivolgere lo sguardo
verso altre direzioni, beh non era certamente la cosa più bella del
mondo.
Se Haine avesse potuto
leggere nei suoi pensieri gli avrebbe gridato che no, non ci era voluto
poco per dimenticarsi del ragazzo, che ancora adesso pensava lui, se
non con meno insistenza. Gli avrebbe tirato volentieri il collo perché
non poteva permettersi di giudicare senza prima aver scoperto cosa
l’avesse spinta a rinunciare. Ma forse Kon lo sapeva ma non l’avrebbe
ammesso mai.
E così chiunque avesse
potuto vedere la scena dall’esterno avrebbe notato due ragazzi
inseguiti da un matto squilibrato che si nascondeva dietro ogni minima
cosa pur di non essere visto, a sua volta pedinato da una giovane
trafelata che gli lanciava maledizioni a tutto andare.
Fu solo quando raggiunsero
il fantomatico fiume, alle sei di sera, che il ragazzo dai capelli
fosforescenti si fermò di botto, lasciandosi agguantare da un Haine
furibonda, che lo trascinò dietro ad un enorme tubo di cemento. Gli
tappò la bocca con malagrazia, facendogli segno di stare zitto,
guardandolo con occhi pieni di rabbia repressa. L’aveva fatta correre
come una matta fino a lì! Appena possibile avrebbe pestato a sangue,
poco ma sicuro!
Per tutto il tempo in cui
Haine aveva tribolato correndo appresso a Kon, Orihime non aveva notato
il frastuono che si era articolato dietro di lei, a differenza di
Ulquiorra, rimasto in silenzio per non guastare la giornata alla
ragazza. Si era limitato ad ascoltarla mentre parlava, senza dire
nulla, silenzioso.
“Guarda lassù!” indicò il
cielo Hime, mentre una stella – una delle tante, forse la più
bella – scendeva dal
cielo, lasciando dietro di sé una fantastica scia argentata. La
ascoltò, il ragazzo dai grandi occhi verdi, mentre gli raccontava di
suo fratello e della sua capacità di compiere la magia delle libellule,
e poi ancora delle stelle, che erano angeli un tantino frettolosi. La
ascoltò, limitandosi ad osservare quel manto fatto di sole stelle farsi
sempre più scuro.
“Quindi ti piace esprimere
desideri, mhm?” chiese lui quando tutto si era fatto stranamente
opprimente, Haine e Kon ancora nascosti dietro quel tubo di cemento, in
assoluto silenzio, anche grazie ad Haine che premeva con forza la
mancina sulla bocca del povero Kurosaki.
Non percepì alcun suono,
Ulquiorra, ma anche senza vederla sapeva che aveva annuito, con candore.
“Si sono realizzati,
Orihime?”
A quella domanda la castana
aveva sorriso e lui l’aveva vista, senza perdersi un solo attimo di
quelle labbra dolcemente arricciate. Ed a sua volta, sia Haine che
Inoue avevano notato quel lieve fremere di narici e di palpebre
spalancate, mentre una si scioglieva e l’altra esultava sogghignando.
“Lo spero con tutto il
cuore. Anche se credo che, dopotutto, in parte sia così.”
A quella frase anche la
giovane Jaggerjack aveva sorriso, un po’ come Kon, nonostante la mano
premuta sulla sua bocca. Sbuffando lievemente, senza farsi sentire dai
due ragazzi, quest’ultimo tirò la maglia della compagna di classe,
facendole segno che forse era il caso di andare via.
Hime non li notò sgusciare
nell’ombra, silenziosi, e nemmeno Schiffer lo fece, troppo preso dalla
voce della ragazza che gli narrava le cose più strane che le erano
capitate ultimamente. La ragazza dai lunghi capelli blu scuro, quando
finalmente furono abbastanza lontani per non farsi vedere, rimase
qualche passo indietro rispetto a Kon, osservandolo a sua volta.
“Perché te ne sei voluto
andare?” chiese, dubbiosa.
“Perché sembrava che stesse
bene. E questo mi basta.”
Non seppe quanto durò il
silenzio, Haine, limitandosi a pensare ad un paio di cose ed a provare
una strana tenerezza verso quel ragazzo che, alla fine, pensava sempre
ai sentimenti di chi gli stava attorno nonostante il suo carattere da
farfallone allupato.
“Senti, Kon...”
“Dimmi.”
“Cos’hai desiderato la sera
delle stelle cadenti?”
Si fermò di botto e si girò
verso di lei, facendo il sorriso più sornione e malizioso che potesse
stamparsi in viso.
“Segreto!”
La ragazza rise, scuotendo
la testa con rassegnazione, le mani in tasca mentre si affiancava a lui.
“Ti è sembrata felice?”
domandò alla fine, guardando il cielo ormai nero, le stelle oscurate
dalla luce dei lampioni circostanti.
“Si, era felice.”
“E tu? Come ti senti?”
“Un po’ scosso forse. Ma
sono contento per lei.”
Non capì il ragazzo quando
l’altra si mise a esultare a gesti, ridacchiando come una matta. Si
limitò ad osservarla per poi domandarle cosa diamine le fosse preso. E
dal sorriso che fece capì che dopotutto, era una buona cosa.
“Sono contenta perché il
mio desiderio di quella sera al fiume si è finalmente realizzato.”
Haine non seppe mai che la
sua amica, in quel preciso istante, stava pronunciando nuovamente le
stesse cose dopo aver riflettuto ancora una volta alla domanda che gli
aveva fatto poco fa un Ulquiorra rimasto decisamente spiazzato dalla
risposta, il quale la osservava con i suoi grandi occhi verdi, senza
capire, mentre la ragazza si ricordava del discorso che lei e la sua
amica Jaggerjack avevano intrapreso settimane prima.
“Quale?” chiese infine lui,
mentre in un altro posto, poco distante da lì, qualcun altro domandava
la medesima cosa.
Sia Haine che Orihime
sorrisero, una intrecciò le dita mentre l’altra si stiracchiò,
allungando il passo per essere di poco più avanti rispetto al compagno,
girandosi verso di lui. Per poi dire nuovamente la stessa cosa, con la
certezza che tutto quanto, da quel momento in poi, sarebbe andato al
meglio.
“Che le persone che mi
stanno accanto, che amo e che ho amato possano essere felici. Ovunque
esse siano.”
E dall’alto di quel cielo
terso qualcun altro sorrise, ripensando alla magia che compiva fin da
quando la sua sorellina era bambina e che ora realizzava facendo cadere
tante piccole stelle cadenti...
Fine
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