Waiting for a Dream } Sotto il cielo d’estate.

di mangagirlfan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A Childish Wish } Quando gli Angeli sono come le stelle ***
Capitolo 2: *** Stronger Together } Inconsapevolmente... ***
Capitolo 3: *** That Happiness reaches you } Ovunque tu sia... ***



Capitolo 1
*** A Childish Wish } Quando gli Angeli sono come le stelle ***


Waiting for a Dream } Sotto il cielo d’estate.


Titolo: A Childish Wish } Quando gli Angeli sono come le stelle
Fandom: Bleach
Personaggio/Coppia: Orihime Inoue
Prompt: #1 Esprimere un desiderio
Rating: PG (per tutti)
Conteggio Parole: 859 (titolo compreso)
Riassunto:Sai Orihime, le stelle non sono altro che angeli pronti ad esaudire i tuoi desideri...”
E con queste parole nel cuore la ragazza non poté fare a meno di esprimere lo stesso desiderio di quando era bambina...
Note: AU


Questa piccola fiction è stata scritta per il contest “Cielo d’estate” di Fanworld. Premetto che mi ci è voluto un po’ di tempo per scegliere il set di Prompt giusti ma devo dire che ne è valsa la pena, in quanto è la prima volta che partecipo ad un contest di fan fiction. Come avete potuto notare da qui sopra il set scelto è “Cielo azzurro”. Per i prompt sono andata in ordine di numero e quindi il primo capitolo di questa fiction è dedicato per l’appunto a “Esprimere un desiderio”. Non so come mai mi sia uscita una cosa così ma devo dire che, almeno in parte, un po’ mi convince.
Il tutto è ambientato in un contesto Au di Bleach, dove non esistono Hollow o cose simili già descritto nella mia fan fiction “No Control”. Infatti diciamo che può essere considerato una sorta di spin off (insieme agli altri due che verranno) della mia fic principale. La protagonista è Orihime perché volevo spiegare delle cose che accadranno alla ragazza nella storia principale molto più avanti. E questo concorso me ne ha dato l’opportunità. I fatti di questo capitolo, però, riguardano un periodo precedente ai fatti che sto narrando nell’altra fiction. Mentre i capitoli che verranno risulteranno essere contemporanei e futuri alla storia.
Haine Jaggerjack è il personaggio che ho creato io per la fan fiction citata qui sopra e qui non verrà descritta molto, sarà un personaggio secondario che permetterà lo svolgimento dei fatti.
Il fatto delle stelle paragonate ad angeli, beh, è una cosa che mi venne detta da bambina e che ritrovai per puro caso in un libro che credo di aver letto circa sei anni fa e quindi ho pensato che potesse risultare decisamente appropriata.
Per trovare l’ispirazione ho ascoltato la canzone di Céline Dion “A New Day Has Come”, se volete sentirla mentre leggete credo solo che possa trasportarvi molto di più nell’atmosfera che volevo regalare al lettore perché, come dice la mia professoressa di Semiotica “La musica è la quarta dimensione dell’immagine” (in questo caso della parola scritta).
Detto questo ecco il link di Youtube: http://www.youtube.com/watch?v=3VIQ3Mo2x9w
Buona lettura.



Capitolo 1 : A Childish Wish } Quando gli Angeli sono come le stelle

Fin da piccola Orihime aveva sempre creduto che le stelle fossero in grado di esaudire i suoi desideri e tante volte, durante le caldi notti d’Agosto, quando il cielo era particolarmente limpido e le stelle si mostravano più brillanti che mai, suo fratello Sora la portava a fare un giro nei pressi del fiume dove in autunno compiva la sua piccola magia con le libellule, per poterle mostrare la piena bellezza di quel manto nero ornato di una miriade di puntini luminosi. Per la piccola era sempre una gran festa, ogni cosa pareva più bella e quelle calde notti estive erano perfette per esprimere dei desideri. Ed immancabilmente qualche stella non poteva evitare di cadere, per immensa gioia della bambina. Allora lei strizzava forte forte gli occhi grigi, le labbra serrate e tese, le manine strette in una morsa ed esprimeva uno dei tanti desideri che le passava per la testa, senza mi accorgersi che alla fine era sempre lo stesso, magari pronunciato in maniera differente.
Col tempo, però, dopo la morte di Sora, aveva smesso di andare lì, in agosto, a vedere le stelle. Era troppo doloroso e poi non avrebbe avuto nessuno con cui condividere la bellezza di quei momenti indimenticabili. Eppure, ogni tanto, dalla finestra di camera sua, si sporgeva per osservare il cielo, troppo scuro a causa delle luci artificiali cittadine, sperando nonostante tutto di vedere una qualche stella cadente. Tuttavia non poteva fare a meno di sospirare delusa, richiudendo gentilmente la finestra e ritornando alla sua vita di sempre. Però, inconsciamente, esprimeva sempre il solito desiderio, ripensando a quante cose lei e suo fratello si dicevano in quelle meravigliose notti estive.
Se ne erano susseguite di estati, il tempo era trascorso inesorabile e le cose erano cambiate. Lei ed i suoi amici avevano preso la bella abitudine di tornare proprio lì, sulla riva di quel fiume dove il suo nii-san compiva il solito e piccolo miracolo, per osservare la pioggia di stelle cadenti.
“Sapete” aveva detto una volta, persa nei ricordi di bambina che quel posto le trasmetteva sempre, facendola sentire più leggera di quanto si aspettasse “Mio fratello ed io avevamo una teoria sulle stelle cadenti.”
Si ricordava gli sbuffi di un certo felino scorbutico – trascinato lì da sua sorella Haine e da Kurosaki – il quale però taceva non appena l’amica d’infanzia riprendeva a parlare, mentre un entusiastico Kon la fissava sognante, tenuto a bada da Tatsuki e dalla piccola di casa Jaggerjack.
“Quale teoria?” le aveva domandato dopo qualche istante Haine, osservandola con i grandi occhi neri, curiosa come non mai.
Allora Inoue aveva taciuto per alcuni minuti, memore delle parole che suo fratello pronunciava spesso, per farla sorridere. Ma soprattutto per farla sognare, come tutti i bambini piccoli.
“Che le stelle cadenti non sono altro che angeli.” Spiegò con candore lei, allargando inconsciamente il sorriso che già aveva increspato le labbra piene.
“Angeli?” aveva chiesto Grimmjow, prontamente zittito da una gomitata tra una costola e l’altra da parte della sorella, gelandolo sul posto con un’occhiataccia delle sue per evitare un qualunque commento acido.
Hime non faceva nemmeno caso al modo in cui le parole venivano pronunciate. Lei le sentiva e basta, concentrata su ricordi di un passato che non sarebbe più tornato ma che rimaneva vivo ed impresso nei suoi ricordi.
“Mio fratello mi diceva che le stelle cadenti sono angeli che scendono dal paradiso perché hanno un compito da svolgere. E che quelli che lasciano una scia dietro di sé sono quelli più frettolosi e sbadati. Naturalmente potevano esaudire un tuo desiderio. Bisognava solamente esprimerlo prima che la scia sparisse.”
A quelle parole nessuno aveva più fiatato, deciso a rimirare semplicemente le stelle che stavano sopra di loro.
“Guardate!” aveva gridato poi Keigo, indicando un punto qualsiasi del firmamento, estasiato.
Alla ragazza erano bastate quelle poche sillabe per capire a cosa si riferisse il compagno di classe. Così, ancora una volta, aveva chiuso gli occhi e congiunto le mani, esprimendo il suo desiderio. Per poi riaprirli poco prima che la scia luminosa sparisse, lasciando dietro di sé un semplice ricordo.
Solo quando l’ora si faceva tarda e l’aria più fredda il gruppetto si allontanava da quel posto magico, dove le libellule si facevano ammaestrare e le stelle erano angeli indaffarati.
“Senti, Hime, che cosa hai chiesto a quella stella poco fa?”
La domanda restò lì, a galleggiare nel nulla, in attesa di una risposta che non faticò ad arrivare.
“Nulla. Una cosa che spero di veder realizzata fin da quando ho memoria.”
Haine era restata lì, in silenzio ed immobile per un tempo brevissimo. Per poi sorridere e fare un alzata di spalle.
Non si rivelano i desideri fino a quando non si sono avverati...
E così tutti quanti si congedavano, lasciando ad Orihime il privilegio di abbandonare per ultima la riva del fiume. Un’ultima occhiata e l’ennesimo sorriso prima di esprimere nuovamente quel desiderio che non l’aveva mai abbandonata sin da bambina.
Un desiderio così dolce e caldo che sperò potesse raggiungere quell’angelo che compiva la magia delle libellule soltanto per vedere un suo sorriso.



Continua...


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Capitolo 2
*** Stronger Together } Inconsapevolmente... ***


Titolo: Stronger Together } Inconsapevolmente...
Fandom: Bleach
Personaggio/Coppia: Orihime Inoue, Nuovo personaggio (Haine Jaggerjack)
Prompt: #2 Desiderio avverato
Rating: PG (per tutti)
Conteggio Parole: 1149 (titolo compreso)
Riassunto: Quando pronunci un desiderio speri sempre che si avveri, e quando questo viene espresso nello stesso tempo da due persone, si sa, non può fare ameno di diventare vero...
Note: AU


Ed ecco il secondo capitolo della fan fiction scritta per il contest “Cielo d’estate”. È stato molto difficile per me scrivere questo capitolo senza far capire quale fosse il desiderio di entrambe le ragazze. Anche se credo che tra i lettori più acuti ed attenti, ci sia qualcuno che ha capito quale sia.
Devo dire che è stato complicato anche non dire quale fosse il desiderio di Haine ed Hime, visto che il prossimo capitolo sarà dedicato a questo. Avrei potuto prima mettere appunto “Desiderio svelato” invece di “Desiderio esaudito” ma per esigenze di copione ho dovuto fare così.
All’inizio il desiderio di Orihime era diverso perché non avevo ancora ben chiaro come far svolgere la vicenda. Continuavo a chiedermi: andrà bene o no? Dovrei cambiare la scena oppure aggiustarla così e basta? È stata una vera tortura ç_ç comunque il desiderio di Hime è una cosa comune a tutti, credo. Almeno, è una cosa che desidero spesso anche io. Non ho nient’altro da aggiungere se non buona lettura. Aspetto qualche commento^^

Capitolo 2 : Stronger Together } Inconsapevolmente...

Haine da sempre era consapevole di possedere un certo intuito che, in una maniera o nell’altra, le permetteva di comprendere le cose molto prima che queste ultime si palesassero apertamente al mondo. Stava lì, le osservava evolvere e, perché no, alle volte porgeva loro una mano. Magari dava una lieve spintarella senza che nessuno se ne accorgesse e, come per incanto, ogni cosa andava per il verso giusto. Anche quella volta il suo intuito non aveva sbagliato, c’era qualcosa che agitava il cuore di una delle sue amiche, una delle più care, quella che più di tutte l’aveva compresa da quando stava lì, in quella nuova scuola. Aveva osservato ancora una volta le cose in silenzio, aspettando che accadesse qualcosa, ma alla fine nulla sembrava essersi svolto come, a suo modesto parere, doveva andare. E così, ancora una volta, si era messa in testa di dare una mano, per sciogliere quel nodo che Orihime si sentiva al centro della gola e sembrava in qualche modo bloccarla. Ed Inoue, in qualche maniera, si era accorta dell’interesse dell’amica nei confronti di questo suo spiacevole disagio.
La castana non era tipo da riversare le sue preoccupazioni ed i suoi pensieri sugli altri, sarebbe stato da disgraziati e maleducati, non voleva essere un peso per i suoi amici. Eppure, quando Haine le tendeva la mano semplicemente per ascoltarla non poteva fare a meno di parlare di ciò che le passava per la testa, anche se non in maniera così aperta ed evidente. Con giri di parole ed esempi casuali riusciva sempre a dirle tutto, conscia del fatto che la moretta non era così stupida da non capire che stava parlando dei suoi problemi e di ciò che si teneva dentro. Come sapeva benissimo che all’amica andava bene così.
Passavano delle ore intere a chiacchierare, del più e del meno, per poi arrivare al nocciolo della questione che tanto tormentava la povera ragazza.
“Ho conosciuto una persona.” Aveva buttato lì, per caso, in un momento di assoluto silenzio che sembrava aver fermato il tempo per alcuni istanti, gelando le certezze di entrambe le ragazze.
Haine aveva sgranato gli occhi, stupita, girandosi verso di lei il più lentamente possibile. Non aveva detto niente, si era limitata a fissarla, sbattendo una manciata di volte le ciglia per vedere se per caso avesse capito bene. Orihime aveva pronunciato quelle parole con una nota di trasporto, la voce sottile e lieve, con un sorriso di quelli che ti fanno subito capire che quella persona non era una persona qualunque. Aveva dovuto prendere un lungo, profondo e silenzioso respiro, la nostra Haine, per riuscire a dire qualche parola sensata l’una dietro l’altra, senza far arrotare la lingua su sé stessa.
“Quindi, Ichigo...”
Non aveva aggiunto altro. Orihime aveva capito subito a cosa si riferisse ed aveva annuito, sorridendo amaramente.
“Lui non è innamorato di me e lo sai.”
Haine sapeva che l’altra si era arresa a quella evidenza da tanto, tanto tempo. Era stato così doloroso per lei, accettare i fatti! Eppure sorrideva sempre davanti al ragazzo, nonostante sentisse il petto farsi pesante come un macigno, pronto a trascinarla giù, sempre più giù, fino a quando il peso non l’avrebbe soffocata e distrutta. Tutto questo sarebbe sicuramente accaduto se non ci fossero stati i suoi amici a darle una mano, a sostenerla. Anche semplicemente con un sorriso.
Con una gomitata lieve sul braccio la Jaggerjack la fece distaccare dai suoi pensieri. Quando alzò lo sguardo su di lei, Haine aveva uno dei più grossi sorrisi che avesse mai visto stampato in viso, l’aria di chi la sa lunga ed è curiosa di conoscere tutti i dettagli. Se la domanda che gli face poi non l’avesse fatta arrossire, sicuramente si sarebbe messa a ridere sul posto, come sempre quando erano assieme.
“Allora, è carino?”
La ragazza cominciò a tartassarsi le mani ed a biascicare una serie di parole incomprensibili mentre la povera Haine tentava invano di decifrarle.
“Almeno dimmi se lo conosco!” esclamò, continuando a stuzzicarla mentre passava il dito sul suo avambraccio, disegnando con molta noncuranza un cerchio invisibile sulla sua pelle chiara, mettendo su un finto broncio dei suoi, cercando di non mettersi a ridere.
Orihime aveva preso a guardare il fiume – lo stesso del desiderio, lo stesso della magia delle libellule – ed aveva intrecciato nuovamente le dita le une nelle altre, ansiosa.
“... È Ulquiorra...”
Quando alzò lo sguardo ed osservò in faccia l’amica pensò che la mascella le si sarebbe potuta staccare da un momento all’altro. Nonostante fosse tutta rossa in viso, emise una lieve risata, portandosi la mano alla bocca, facendo risvegliare da quello stato catatonico la moretta.
“Ma chi, il vecchio compagno di classe di mio fratello? Quello che fa il contabile?”
Da lì nacquero una miriade di domande, sul come si fossero rincontrati, su come avessero cominciato a parlare e molte altre cose.
Orihime si stupì di quanto fosse facile parlarne, ora, lasciandosi travolgere dall’euforia del momento, quella stessa euforia che le trasmetteva Haine, senza lasciarle neanche il tempo di distrarsi per un minuto o sviare una sola domanda. In quel modo il tempo era volato ed il giorno aveva lasciato spazio alla sera. Così la ragazza dai grandi occhi neri si alzò, pulendosi i jeans dalla polvere, osservando le stelle che lentamente si mostravano ancora una volta ai loro occhi, gioiose.
“Orihime” l’aveva chiamata, sorridendole ancora, il naso all’insù per osservare il firmamento “Ti ricordi il desiderio che hai espresso qualche sera fa?”
La castana si limitò ad annuire, donandole uno dei suoi sorrisi più puri e belli di sempre.
“Il tuo si è avverato?”
La domanda fu trasportata dal vento, lasciando il tempo alla ragazza di sospirare dolcemente. Osservò per alcuni istanti quel cielo terso, mentre un’altra stella cadeva, rispecchiandosi nei suoi occhi grigi.
“Si. Credo proprio di sì.”
E così si alzò a sua volta, per dirigersi insieme a casa, l’una affianco all’altra. Quando Hime aprì la porta del suo appartamento la mora la salutò con un cenno del capo, le mani in tasca ed una piccola certezza a volteggiare sopra di loro.
“Hime, anche un mio desiderio pian pianino si sta realizzando, sai?”
“ Ah si? Quale?”
“Non si chiedono quali siano i sogni degli altri fino a quando non si sono realizzati del tutto!”
“Hai ragione, Haine.”
“... senti, Orihime...”
“Mhm?”
“Sei un po’ più felice, ora?”
“...Si, credo di sì.”
Non comprese, Orihime, il motivo per cui l’amica sorrise così gioviale, il naso arricciato e gli occhi scintillanti. Non le chiese nemmeno in motivo perché l’altra la salutò, correndo veloce dall’altra parte della strada tre case più in là. Si limitò a sentirsi sollevata perché, in una maniera o nell’altra, ciò che più le premeva si stava realizzando. Lo stesso provava la moretta, osservando il cielo e ringraziando le stelle perché l’avevano ascoltata.
Entrambe inconsapevoli di aver espresso lo stesso desiderio.



Continua...







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Capitolo 3
*** That Happiness reaches you } Ovunque tu sia... ***


Questo capitolo è stato più difficile del previsto. Soprattutto il finale *sfiancata* finalmente il desiderio di Hime ed Haine è stato svelato e credo che, in fondo, sia il desiderio di tutti, visto che è anche il mio. Ho cercato di essere più IC possibile con Kon ed essendo anche un personaggio che si è visto poco, beh, è stata una vera faticaccia, ma ne è valsa la pena. Come ormai avreste capito il prompt è “Desiderio svelato”. Mamma mia non mi sono mai scervellata tanto per cercare di dare un finale decente ad una storia, poco ma sicuro. La theme song è sempre la stessa del primo capitolo: A New Day Has Come di Cèline Dion.
Non ho altro da dire, ora come ora. Spero solo che la mia storia vi sia piaciuta, almeno un poco. Poi, beh, l’importante è partecipare^^
Buona lettura^^

Titolo: That Happiness reaches you } Ovunque tu sia...
Fandom: Bleach
Personaggio/Coppia: Orihime Inoue, Nuovo personaggio (Haine Jaggerjack), Kon, Ulquiorra Schiffer
Prompt: #3 Desiderio Svelato
Rating: PG (per tutti)
Conteggio Parole: 1857 (titolo compreso)
Riassunto: Sono poche le volte in cui un desiderio si realizza, per questo, forse, non lo si comunica mai ad altri. Quando si ha la certezza che ogni cosa è al proprio posto e che tutto va come deve andare, non possiamo fare ameno di gridarlo al mondo intero con il sorriso sulle labbra...
Note: AU

Capitolo 3 : That Happiness reaches you } Ovunque tu sia..

Da quando la conosceva, Kon aveva sempre creduto che Orihime non si sarebbe mai lasciata abbattere dalla cecità di suo fratello. L’aveva osservata per tanto tempo, quando lei pensava di non essere vista mentre posava i suoi grandi occhi grigi sulla figura distante e girata di spalle di Ichigo. L’aveva osservata, geloso alle volte, perché quelle stesse attenzioni non erano rivolte verso di lui che Orihime, in una maniera o nell’altra, la guardava sempre, estasiato. Dettagli se per dimostrarle un suo interesse la opprimesse con la sua scomoda presenza, afferrandola per le spalle e stringendola a sé, malizioso. Eppure, col tempo, aveva imparato a sua volta che per la ragazza non ci sarebbe stato nessun’altro al di fuori di Ichigo, a maggior ragione se la persona che le dimostrava di essere oggetto dei propri interessi fosse la fotocopia esatta del ragazzo che amava. Per questo Kon, a suo modo, faceva di tutto per darle una mano, aiutandola nel far ingelosire il fratello, per poi comunque approfittarne un pochino. Quante volte gli avevano dato del leone in calore, cercando di scacciarlo via per aiutare la ragazza a sbarazzarsi di un così scomodo fardello, ma lui, imperterrito, era andato avanti con quella sua strategia a dir poco asfissiante, godendosi almeno un po’ il calore e la morbidezza di quel corpo che non avrebbe mai potuto stringere veramente a sé. Si era rassegnato a tal punto da non accorgersi nemmeno che gli occhi della sua bella da ormai parecchio tempo non erano più puntati sulla schiena del fratello, a suo parere orbo come una talpa.
Fu proprio per questa sua mancanza di accortezza che quando quel giorno la vide passeggiare affianco ad un altro ragazzo – Ulquiorra Schiffer per di più – rimase decisamente spiazzato. Non era a conoscenza né del come né del perché di tanta confidenza tra i due e la cosa non gli importava neanche un po’. Voleva solo sapere che cosa diavolo sentisse Orihime per quel tipo. In un certo qual modo si era quasi sentito tradito, lui, che si era rassegnato al fatto che la sua bellissima Hime non avrebbe avuto occhi se non per il fratello. Tradito dal fatto che lei, a sua volta, si era rassegnata.
Così li aveva seguiti, di soppiatto, sperando che i due fossero troppo indaffarati per accorgersi della sua scomoda presenza.
“Aspetta cinque minuti Ulquiorra-kun, recupero il golfino che ho lasciato in casa e torno subito.”
Ah, anche per nome lo chiamava adesso! Il mondo sarebbe andato a scatafascio, ne era più che certo!
Tentò di piantare le dita nel palo della luce che avrebbe dovuto nasconderlo – come facesse il ragazzo dagli occhi verdi a non notarlo era puramente un mistero – e si morse le labbra un paio di volte. Lo squadrò così bene da memorizzare ogni piccolo dettaglio, anche il più insignificante, mandandogli contro mille maledizioni ed augurandogli le più atroci torture, per poi vederle realizzarsi in un nulla di fatto.
Stava per mettersi nuovamente loro alle costole – Hime era finalmente uscita ed ora riprendevano la passeggiata – quando un qualcosa gli impedì di compiere il suo intento.
“Che diavolo stai facendo, decerebrato?”
La voce di Haine rischiò di procurargli un infarto bell’e buono. Si aggrappò con tutta la forza rimastagli al palo della luce, mentre la destra stringeva la maglia all’altezza del cuore. Ansimava così forte da ricordare una caffettiera. Se avesse avuto qualche anno – o forse molti – in più sarebbe morto stecchito sul posto, pensò la ragazza.
“Rin-rincitrullita! Ti sembra il modo di comparire alle spalle della gente? E cosa diavolo ci fai qui?”
La moretta lo guardò per un paio di secondi, inarcando un sopracciglio scettica, squadrando da capo a piedi quello spettacolo a dir poco degradante.
“Io ci abito qui, deficiente.” Esclamò, indicando la casa che distava da pochi metri da loro “Tu piuttosto, che cappero ci fai qui? Frughi nella spazzatura come fanno i randagi?”
Il ragazzo balbettò qualcosa, voltandosi una manciata di volte alle spalle, ansioso. Stava per perdere le tracce di Hime e di quel bell’imbusto, non avrebbe più fatto a tempo a seguirli se quella dannata bestia non l’avesse lasciato andare.
Haine alzò la testa quel tanto che le permettesse di vedere cosa diamine stesse guardando quel debosciato quando arrivò alle sue conclusioni. I suoi occhi neri saettarono furbi e la schiena si rizzò di botto. Non ci volle molto al ragazzo per capire che forse era meglio cambiare aria ed in fretta anche.
“Addio!” biascicò, prima di ripartire all’inseguimento della coppietta, mentre un’Haine furibonda cercava di stargli dietro per evitare che compisse un qualche disastro. Non gli avrebbe permesso di rovinare ogni cosa, dopo tutta la fatica che la sua amica aveva fatto per arrivare fino a quel momento! Quante volte aveva dovuto, in quei mesi, metterci lo zampino per permettere ad Inoue di avvicinarsi sempre più a quel ragazzo che, lo aveva notato anche lei, nonostante il suo temperamento freddo e distaccato, provava un certo interesse per la giovane dai capelli castani. Kon non poteva permettersi di impicciarsi di fatti che non lo riguardavano, no e poi no! Così decise di partire a sua volta all’inseguimento di quella bestia allupata, per impedirgli di combinare un qualche disastro, inconsapevole di ciò che provava l’altro.
Kon era geloso, geloso marcio. Per tutto quel tempo aveva deciso di non fare il provolone più di tanto, limitandosi a divertirsi un po’, senza esagerare. Aveva rinunciato ad Hime, al suo cuore ed a quel corpo così bello che era un peccato sprecarlo così, nell’inattività. Eppure non faceva nulla che potesse intaccarne più di tanto l’integrità. Ed ora, sapere che era bastato poco a farle dimenticare Ichigo, a farle rivolgere lo sguardo verso altre direzioni, beh non era certamente la cosa più bella del mondo.
Se Haine avesse potuto leggere nei suoi pensieri gli avrebbe gridato che no, non ci era voluto poco per dimenticarsi del ragazzo, che ancora adesso pensava lui, se non con meno insistenza. Gli avrebbe tirato volentieri il collo perché non poteva permettersi di giudicare senza prima aver scoperto cosa l’avesse spinta a rinunciare. Ma forse Kon lo sapeva ma non l’avrebbe ammesso mai.
E così chiunque avesse potuto vedere la scena dall’esterno avrebbe notato due ragazzi inseguiti da un matto squilibrato che si nascondeva dietro ogni minima cosa pur di non essere visto, a sua volta pedinato da una giovane trafelata che gli lanciava maledizioni a tutto andare.
Fu solo quando raggiunsero il fantomatico fiume, alle sei di sera, che il ragazzo dai capelli fosforescenti si fermò di botto, lasciandosi agguantare da un Haine furibonda, che lo trascinò dietro ad un enorme tubo di cemento. Gli tappò la bocca con malagrazia, facendogli segno di stare zitto, guardandolo con occhi pieni di rabbia repressa. L’aveva fatta correre come una matta fino a lì! Appena possibile avrebbe pestato a sangue, poco ma sicuro!
Per tutto il tempo in cui Haine aveva tribolato correndo appresso a Kon, Orihime non aveva notato il frastuono che si era articolato dietro di lei, a differenza di Ulquiorra, rimasto in silenzio per non guastare la giornata alla ragazza. Si era limitato ad ascoltarla mentre parlava, senza dire nulla, silenzioso.
“Guarda lassù!” indicò il cielo Hime, mentre una stella – una delle tante, forse la più bella – scendeva dal cielo, lasciando dietro di sé una fantastica scia argentata. La ascoltò, il ragazzo dai grandi occhi verdi, mentre gli raccontava di suo fratello e della sua capacità di compiere la magia delle libellule, e poi ancora delle stelle, che erano angeli un tantino frettolosi. La ascoltò, limitandosi ad osservare quel manto fatto di sole stelle farsi sempre più scuro.
“Quindi ti piace esprimere desideri, mhm?” chiese lui quando tutto si era fatto stranamente opprimente, Haine e Kon ancora nascosti dietro quel tubo di cemento, in assoluto silenzio, anche grazie ad Haine che premeva con forza la mancina sulla bocca del povero Kurosaki.
Non percepì alcun suono, Ulquiorra, ma anche senza vederla sapeva che aveva annuito, con candore.
“Si sono realizzati, Orihime?”
A quella domanda la castana aveva sorriso e lui l’aveva vista, senza perdersi un solo attimo di quelle labbra dolcemente arricciate. Ed a sua volta, sia Haine che Inoue avevano notato quel lieve fremere di narici e di palpebre spalancate, mentre una si scioglieva e l’altra esultava sogghignando.
“Lo spero con tutto il cuore. Anche se credo che, dopotutto, in parte sia così.”
A quella frase anche la giovane Jaggerjack aveva sorriso, un po’ come Kon, nonostante la mano premuta sulla sua bocca. Sbuffando lievemente, senza farsi sentire dai due ragazzi, quest’ultimo tirò la maglia della compagna di classe, facendole segno che forse era il caso di andare via.
Hime non li notò sgusciare nell’ombra, silenziosi, e nemmeno Schiffer lo fece, troppo preso dalla voce della ragazza che gli narrava le cose più strane che le erano capitate ultimamente. La ragazza dai lunghi capelli blu scuro, quando finalmente furono abbastanza lontani per non farsi vedere, rimase qualche passo indietro rispetto a Kon, osservandolo a sua volta.
“Perché te ne sei voluto andare?” chiese, dubbiosa.
“Perché sembrava che stesse bene. E questo mi basta.”
Non seppe quanto durò il silenzio, Haine, limitandosi a pensare ad un paio di cose ed a provare una strana tenerezza verso quel ragazzo che, alla fine, pensava sempre ai sentimenti di chi gli stava attorno nonostante il suo carattere da farfallone allupato.
“Senti, Kon...”
“Dimmi.”
“Cos’hai desiderato la sera delle stelle cadenti?”
Si fermò di botto e si girò verso di lei, facendo il sorriso più sornione e malizioso che potesse stamparsi in viso.
“Segreto!”
La ragazza rise, scuotendo la testa con rassegnazione, le mani in tasca mentre si affiancava a lui.
“Ti è sembrata felice?” domandò alla fine, guardando il cielo ormai nero, le stelle oscurate dalla luce dei lampioni circostanti.
“Si, era felice.”
“E tu? Come ti senti?”
“Un po’ scosso forse. Ma sono contento per lei.”
Non capì il ragazzo quando l’altra si mise a esultare a gesti, ridacchiando come una matta. Si limitò ad osservarla per poi domandarle cosa diamine le fosse preso. E dal sorriso che fece capì che dopotutto, era una buona cosa.
“Sono contenta perché il mio desiderio di quella sera al fiume si è finalmente realizzato.”
Haine non seppe mai che la sua amica, in quel preciso istante, stava pronunciando nuovamente le stesse cose dopo aver riflettuto ancora una volta alla domanda che gli aveva fatto poco fa un Ulquiorra rimasto decisamente spiazzato dalla risposta, il quale la osservava con i suoi grandi occhi verdi, senza capire, mentre la ragazza si ricordava del discorso che lei e la sua amica Jaggerjack avevano intrapreso settimane prima.
“Quale?” chiese infine lui, mentre in un altro posto, poco distante da lì, qualcun altro domandava la medesima cosa.
Sia Haine che Orihime sorrisero, una intrecciò le dita mentre l’altra si stiracchiò, allungando il passo per essere di poco più avanti rispetto al compagno, girandosi verso di lui. Per poi dire nuovamente la stessa cosa, con la certezza che tutto quanto, da quel momento in poi, sarebbe andato al meglio.
“Che le persone che mi stanno accanto, che amo e che ho amato possano essere felici. Ovunque esse siano.”
E dall’alto di quel cielo terso qualcun altro sorrise, ripensando alla magia che compiva fin da quando la sua sorellina era bambina e che ora realizzava facendo cadere tante piccole stelle cadenti...




Fine













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