Just a lot of memories [Ciò che dicono gli scones, gli alieni e i vecchi moschetti] di ballerinaclassica (/viewuser.php?uid=40547)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Distorsione; ***
Capitolo 2: *** Blocco; ***
Capitolo 3: *** Suggestionabilità; ***
Capitolo 4: *** Distrazione; ***
Capitolo 5: *** Errata attribuzione; ***
Capitolo 1 *** Distorsione; ***
Distorsione;
Le dita di America accarezzano lentamente i suoi occhi, raccolgono
qualche lacrima e la lasciano cadere sulle lenzuola. Lui, rinchiuso in
una camicia da notte bianca, continua a piangere. È
raggomitolato tra le coperte da due giorni ormai, e sussurra qualcosa
che somiglia tanto ad un “Igghittewwa” tra i
singhiozzi. Le sue mani si chiedono come qualcuno possa lasciare un
bambino tutto solo in una casa così grande, per mesi, a
volte per anni. Inghilterra spesso va via di nascosto e America passa
settimane a cercarlo dietro i cespugli, convinto che stia ancora
giocando con lui; altre volte invece, quando non gli va così
di lusso, Inghilterra è costretto a confessargli che le sue
navi devono salpare di già e a nulla servono le lacrime di
America, né il suo viso triste: Inghilterra deve partire e
partirà.
Mentre America stringe le lenzuola e piange, forse Inghilterra
è sul ponte della nave con un gran senso di rimorso. Poi
però si ricorda del suo re e del dovere verso la patria e
America scompare, lasciando posto al trono, all'inchino, al rispetto
nei confronti del sovrano.
Le sue mani ancora non riescono a capire, allora tentanto di rimediare
a quel guaio di occhi rossi e di singhiozzi che fanno male nella gola.
Sfiorando le orecchie di America, sussurrano qualcosa, forse qualche
parola gentile, forse una ninna nanna. Complice la stanchezza di
America, il bambino chiude gli occhi e scivola in un mondo fatto di
belle promesse e di ricordi.
Le sue dita accarezzano delicate di cuscino, accompagnano il suo sogno.
Nella sua mente c'è, come al solito, il sorriso dolce di
Inghilterra. Lui gli sta dicendo qualcosa, lui gli sta dicendo che
tornerà tra appena un paio di giorni (America
però non ha capito che si tratta di un paio di anni, forse
non lo ricorda abbastanza bene). Forza America, resisti, sono soltanto
quarantotto ore!
Nonostante stia dormendo, il bambino sorride. Ormai ne è
più che convinto: Inghilterra, inginocchiato davanti al
trono del re, non aspetta altro che tornare da lui, a correre nel prato
che c'è nella sua casa, a cucinare qualcosa di veramente
delizioso (o a trasformare un cibo apparentemente buono in un piatto a
dir poco tossico), a correre dietro di lui, che schizza da una parte
all'altra come un proiettile, continuare ad inseguirlo fino ad
acchiapparlo e poi fargli il solletico, rincuorato dalle risate del suo
fratellino, del suo piccolo America.
Poco importa se quella è soltanto una distorsione dei
ricordi passati, in cui Inghilterra mantiene la sua promessa di tornare
al più presto e in cui passa tutto il suo tempo con lui,
piuttosto che chino su pile di documenti. Poco importa, è il
sogno di un bambino che si morde le labbra e stringe gli occhi,
perché sta assaporando gli scones più buoni che
lui abbia mai mangiato in tutta la sua (per ora breve) vita di Nazione.
Questa raccolta partecipa al contest "I sette Peccati della Memoria" e
comincio a pubblicarla in attesa dei risultati. =)
Al prossimo capitolo! :D
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Blocco; ***
Blocco;
La tazza di tè continua ad osservare attentamente
Inghilterra, le sopracciglia aggrottate, le labbra sottili, gli zigomi
pallidi e le dita strette ed intrecciate tra loro. È
evidente che stia pensando, riguardo a chi o a cosa ancora non si sa,
ma sta quasi sicuramente pensando. La tazzina sussurra qualcosa al
piattino, il piattino annuisce senza farsi vedere. Gli ha appena
chiesto se America è stato qui, ultimamente.
Ogni volta che America viene a trovarlo, subito dopo Inghilterra si
chiude in un mutismo quasi sacro ed inviolabile. Perfino Clarice, che
tra tutte le creature fatate è quella che ha maggiore
influenza su di lui, non osa avvicinarsi.
A quel punto, Inghilterra la afferra, si porta la tazzina alle labbra e
lei ne approfitta per capire che cosa sia successo e per guardarlo
negli occhi. Non riesce proprio a ricordare che cosa possa aver fatto
America per rendere il suo padrone così arrabbiato.
Inghilterra non parla, Clarice non parla, perfino le fatine e qualche
poltergeist non parlano e preferiscono invece restarsene nascosti
dietro le tende spesse. Quando Inghilterra abbassa la mano e sbatte la
tazzina sul tavolo, lei si lamenta direttamente con la teiera.
Inghilterra è sempre molto strano quando America viene a
trovarlo; le tazzine lo sanno, perché sono sempre presenti
almeno in due. Inghilterra è molto felice quando va ad
aprire la porta, a volte addirittura sorride (ma probabilmente gli
riesce un po' innaturale). Non appena però lui vede la
faccia di America, diventa cinico ed intrattabile. Quello che succede
dopo a volte le tazzine possono solo immaginarlo, perché
America ed Inghilterra sono soliti svolgere le loro pratiche in camera
da letto, che non è, né è mai stato,
un posto adatto ad un set di tazzine.
Cominciano a parlottare tra loro, cercano di spiare e di sentire di
cosa quei due possano parlare. Ma purtroppo ci sono soltanto dei versi
strascicati che provengono dai corridoi, e le tazzine si chiedono se
America ed Inghilterra stiano combattendo o meno.
Inghilterra chiude gli occhi e prova a rilassarsi. Clarice tentenna e
per un attimo pensa di poter intervenire e consolare il suo padrone. Ma
poi, quando Inghilterra borbotta a bassa voce qualche maledizione atta
a colpire le popolazioni del Nuovo Continente dalle tribù
degli Indiani d'America agli yankee, l'unicorno si blocca e torna
indietro. La tazzina, adesso piena soltanto fino a metà,
cerca di ricordare che cosa abbia combinato America perché
loro meritassero tutto questo, ma proprio non ci riesce. La sue mente
di porcellana si blocca più o meno su un'immagine di
Inghilterra che lo accompagna alla porta. Entrambi sono rossi in viso,
entrambi non dicono nulla ed Inghilterra non ha la cravatta –
e questo già è un sintomo della
gravità della vicenda.
Non ci sono saluti, solo un sguardo vagamente triste ed uno vagamente
arrabbiato. Infine America oltrepassa la porta di casa ed Inghilterra
rimane immobile nell'ingresso, con la testa china e le braccia che
penzolano lungo i fianchi.
Oh, ecco che cosa ha combinato America: se n'è andato di
nuovo.
La tazzina vorrebbe consolare il suo padrone, ma ormai è
stata rinchiusa di nuovo nella cristalliera.
Prometto di rispondere
alle recensioni nel prossimo capitolo, per ora mi limito a ringraziare
Gixye, Haruhi1Miku, kiretta e Frances! =)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Suggestionabilità; ***
Suggestionabilità;
Quella
mattina America li ha portati da lui. Il lago ghiacciato li fissa. Il
bambino è coperto fino alla punta di capelli da diversi tipi
di
pelliccia intrecciati tra loro, Inghilterra invece indossa un
elegante cappotto che lo copre fino alle ginocchia e appoggia il peso
su un bastone da passeggio color ciliegio.
Tuttavia, nonostante i
bambini siano felici di fronte al candido spettacolo della neve
bianca, America non parla. Ha gli occhi lucidi ed evita lo sguardo di
Inghilterra. Borbotta qualcosa nella lingua degli umani, il lago
ghiacciato è capace di sentire un verso strascicato molto
simile ad
un lamento. A quanto dice un vecchio alce, che cerca qualche filo
d'erba da brucare lì vicino, America sta rimproverando ad
Inghilterra il fatto che sono almeno due inverni che non si fa
più
vivo. Inghilterra scatta sulla difensiva, ovviamente nel modo
più
dolce, mellifluo ed ingannevole possibile. Inghilterra (sempre
fidandosi di quanto dice l'alce) sta cercando di convincere America
che sia passata poco più di una stagione dal loro ultimo
incontro.
Inghilterra ha sempre avuto molta influenza su
America. Nemmeno il suo coniglio preferito o il cerbiatto che ogni
tanto appare nel suo giardino sono riusciti ad avere tanto potere su
di lui. Ma Inghilterra ha delle belle parole dalla sua parte, un
sorriso affabile (soltanto in presenza di America) ed ogni volta un
nuovo regalo, come quella bussola che gli ha donato quando il bambino
ha confessato di avere paura del buio, quando torna a casa ed il sole è già calato da un pezzo. Inghilterra ha sempre avuto
così tanta influenza su America, perfino quando era una
Nazione
pressoché sconosciuta. In quell'occasione America, posto
davanti ad
un bivio, ha scelto lui.
L'alce gli sussurra, mentre mastica
un fiorellino (quasi) sopravvissuto a quel Gennaio, che America
adesso gli sta dicendo qualcosa di estremamente carino, qualche
sentimento vero, reale, concreto e tirato fuori forse con un po'
troppa ingenuità. A quanto pare Inghilterra, come al solito,
è
riuscito a convincerlo di qualcosa di estremamente falso, pur di
accalappiarsi di nuovo tutto il suo affetto. America si china a
terra, quel giorno è la fine di un altro fiorellino. Lui lo
coglie,
affonda il naso tra i petali di un rosa pallido e poi lo porge ad
Inghilterra, giurandogli amore eterno.
Chissà perché, ma il lago
ghiacciato ha la sensazione che quell'amore non durerà
ancora per
molto.
Grazie mille a
Frances (un grazie mille a te e alla tua
fedeltà ferrea,
sappi che le tue recensioni le adoro – e questo credo di
averlo già
scritto – e che quindi mi sembra eticamente corretto nei tuoi
confronti continuare una certa fic :P grazie<3), a becky
(grazie tante per la tua recensione, spero che anche questo capitolo
ti piaccia e che tu possa perdonarmi per non aver ancora letto gli
ultimi capitoli de “L'appartamento Spagnolo” D: A
presto :3) e a
Selene89 (Alfred e Arthur a volte ti fanno proprio
innervosire, perfino nelle Fanfiction ;_;” Grazie mille per
il tuo
commento, spero che la storia continui a piacerti! =) ).
Bye!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Distrazione; ***
Distrazione;
L'ultima
volta che America ed Inghilterra si sono visti, le loro pratiche
governative sono state svolte nello studio. Non davanti alla
scrivania, ma sopra. Lei è un mobile tranquillo, che non ha
mai
disturbato i suoi cassetti pur di conoscere qualche nuova legge o
capire qualcosa riguardo alla pena di morte o alla sedia elettrica.
Lei è un mobile un po' sulle sue, ma pur sempre un mobile di
tutto
rispetto, in legno di mogano e con dei meravigliosi decori. Vive
nello studio di America e la sua migliore amica è una
poltrona, di
solito però si intrattiene a parlare anche con i tappeti o
chiede
qualche consiglio al presidente Roosvelt, che vive nel quadro
lì
accanto. Insomma, è una scrivania come si deve, che ama il
decoro e
la buona educazione, che non si impiccia mai degli affari altrui e
che gradisce ancor meno che siano gli altri a parlare dei suoi.
Quel
giorno, però, America ed Inghilterra non sono stati in grado
di
trattarla nel migliore dei modi. Di solito chiude un occhio quando si
tratta di briciole di hamburger e una macchia di burro di arachidi,
ma quel giorno non ci è proprio riuscita. Innanzitutto, non
si
aspettava di dover assistere ad uno spettacolo così
indecoroso,
tenutosi nel soffice comfort della sua amica poltrona. America ha
praticamente tirato Inghilterra su di sé e ha cominciato a
baciarlo,
a toccargli tutto il corpo a nascondere le mani nei suoi pantaloni (e
probabilmente anche nelle sue mutande). Inghilterra non ha reagito,
anzi, a lei è sembrato quasi un complice di quel giorno
lussurioso e
un po' sporco. O più che complice, Inghilterra ne sembrava
lusingato.
Non appena ha intravisto la schiena nuda di
Inghilterra, i vestiti e l'intimo che cadevano a terra, la scrivania
ha chiuso gli occhi. Poco dopo però, come a voler ribadire
la loro
fondamentale presenza in quella stanza, Inghilterra e America hanno
cercato una posizione più comoda. Ovviamente a discapito di
un
povero mobile. La scrivania ha chiaramente percepito il sudore di una
schiena inglese spigolosa, appuntita e sottile su di lei.
Fortunatamente Inghilterra è abbastanza leggero da
consentirle di
concentrarsi sulla libreria (che, diciamocelo, un po' le piace)
piuttosto che sul dovere di reggere il suo peso. Subito dopo,
però,
America ha cominciato a spingere. La scrivania è
pressoché
disperata, non sa cosa dire, non sa come comportarsi. E allora chiude
i suoi occhi di legno e comincia a pensare tutt'altro. Al
meraviglioso fisico della libreria, all'armonia dei suoi scaffali e
al suo modo praticamente unico ed inimitabile di reggere dozzine di
volumi sulla guerra civile e sui grandi trust. Pensa a quando lei
stessa era soltanto un pezzo di legno informe. Agli scalpelli, al
bruciore che ha sentito quando è stata levigata, odore di
pittura e
un tarlo che le sussurra qualcosa all'orecchio.
La scrivania
non è più concentrata su di loro ormai, la sua
mente vaga sul
pianoforte che ha conosciuto nel negozio in cui viveva, alle voci di
tutti i ricchi uomini che durante un'asta si contendevano i mobili
più belli. Signore eleganti, profumi raffinati e musica
jazz. Non è
più concentrata e allora non si accorge che le pratiche
governative
sono ormai concluse. America si riveste velocemente ed Inghilterra lo
sta fissando. Sussurra qualcosa, sono due parole, ma la scrivania
è
troppo distratta e di conseguenza non riuscirà mai a
ricordare
quali. L'accento è tremendamente britannico, America rimane
come
congelato e Inghilterra cerca uno sguardo di conforto o una frase
dolce.
Purtroppo non succede niente, e la scrivania non riesce
a ricordare il perché.
Ringrazio chiunque abbia letto o dato un'occhiatina
=) Sono stata assente un po' di tempo, causa viaggio a New York e
lezioni di chimica organica da recuperare3 Vi chiedo
infinitamente scusa!
Yumi Kago:
una nuova lettrice *__* Grazie mille per la tua recensione, spero che
la storia continui a piacerti. <:
Frances:
okay, credo che tu ti sia rimangiata quanto scritto sulla mia
abilità di gestire tante FanFiction tutte assieme ;;
Quest'università mi distrugge, dovrebbero abolirla. D: Non
preoccuparti per la tua recensione, sai che mi piacciono sempre *__* E
ti ringrazio, perché leggo quello che voglio leggere
>:D Inutile dire che domani o questa sera stessa
toccherà a me fare lo stesso e mettermi a leggere la tua
storia, ché mi piace troppo, come già ti ho
ripetuto innumerevoli volte! C: A presto<3
selene89:
spero che ti sia piaciuto anche il pdv della scrivania, che ad essere
sincera è stato uno di quelli che mi ha dato più
problemi (okay, diciamo che questo capitolo in generale mi ha dato
parecchi problemi, e non ne sono nemmeno troppo convinta S: ...) Grazie
per la recensione =)
smary:
ultimamente il mio profilo sta subendo ben pochi cambiamenti, a causa
di assenze e impegni vari ;__;" comunque grazie mille per tutte le tue
recensioni, che ormai sto trovando praticamente ovunque (non che mi
dispiaccia, eh XD) Cercherò di rimettermi al passo con la
tua fic, perché effettivamente sono un po' indietro =) A
presto, quindi<3
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Errata attribuzione; ***
Errata
attribuzione;
Probabilmente la gelosia fa parte di quel genere
di sentimenti tipici del mondo extraterrestre. O almeno, nel caso
particolare di Tony è così. Sin da quando ha
conosciuto Inghilterra
ha capito che tra loro non sarebbe mai funzionata. Tanto per
cominciare, Inghilterra non gli piace fisicamente. È
spigoloso,
appuntito e non somiglia affatto al suo padrone. Il suo carattere
forse è ancora peggio. Intrattabile, irritante e talmente
cinico da
rendersi insopportabile. Quando si tratta di colloquiare su
ciò che
succede oltre l'atmosfera terrestre, Inghilterra liquida tutto con
una risata sarcastica, come se fosse matematicamente impossibile,
come se fosse esilarante anche solo ipotizzare. Però le
fatine
esistono, eccome se esistono.
Lui è una creatura di tutto
rispetto, trovata nel New Mexico ed accudita con amore ed affetto.
Arriva sì e no a due centinaia di anni e ha un rapporto
molto
pacifico con il suo padrone. Tony è affabile e gentile, non
ci ha
messo molto a stringere amicizia anche con la balena di America. Lei
gli sembra un tipo apposto, una persona molto pacifica, nonostante
ogni tanto insista veramente troppo per convincerlo a fare il bagno
con lei. Tuttavia l'amicizia della balena si dimostra vantaggiosa
quando il suo padrone parte.
America non è tipo da raccontare
bugie, piuttosto preferisce omettere le cose. E così, quando
lui
parte, Tony affida gentilmente alla balena il compito di raggiungerlo
via mare.
Ma le balene, si sa, hanno i limiti di un cervello
di cetaceo.
America è tornato a casa che sono ormai tre
giorni, a minuti tornerà anche lei e gli fornirà
tutte le
informazioni che ha raccolto. Tony è curioso di sapere per
quale
assurdo motivo, proprio verso metà Febbraio, America abbia
lasciato
in fretta e furia gli Stati Uniti e si sia imbarcato per il Vecchio
Continente. Non gli piace che frequenti certa brutta gente, la loro
ipocrisia, risate rumorose e beffarde. America è uno spirito
libero,
Tony non vuole vederlo bloccato in mezzo al mare, costretto ad
indossare vestiti orribili, a stringere mani e a rispettare il
galateo, guidare dal lato sbagliato della strada e tutto il resto.
Quando la balena torna, Tony si teletrasporta (letteralmente)
da lei. È impaziente, è curioso, sa per certo di
poter puntare il
dito contro quel malefico gentleman e accusarlo di aver plagiato il
suo padrone. Lei comincia a raccontare, tra uno spruzzo ed un battito
di coda sulla superficie limpida della piscina, di aver incontrato un
vecchio unicorno, in Europa, e di aver subito stretto amicizia con
lui. Tony non si intende molto dell'ambito delle creature fatate di
Inghilterra, ma è quasi certo che si tratti di Clarice, uno
dei suoi
migliori amici. Lentamente allora comincia ad impallidire, mentre la
balena, senza rendersi conto dell'errore madornale che ha commesso,
continua a parlare. Tony non può di certo biasimarla, lei,
col suo
cervello di cetaceo, ma desidera ardentemente sprofondare o essere
catapultato nello spazio (che poi non sarebbe tanto male, come idea).
La balena racconta di come l'unicorno sia stato gentile e di come lei
gli abbia detto di ricordare vagamente lo scopo della sua missione.
Era lì sotto copertura (nella speranza di non dimenticare la
via di
casa), mandata direttamente dal boss di America per spiare le due
Nazione riunitesi nel punto più remoto della Cornovaglia
proprio il
giorno di San Valentino. La balena ha sbagliato, ha enormemente
sbagliato. Col suo cervello di cetaceo ha attribuito al boss di
America qualcosa lui non ha assolutamente fatto, giusto
perché lei
non riusciva a ricordare bene chi fosse realmente il mandante.
Tempo
una settimana e Inghilterra accusa America di spionaggio, e lui
ancora si strugge chiedendosene il motivo.
Credo che dopo essere sparita per un così tanto tempo un
ritorno di fiamma inaspettato mi faccia sentire ancora più
tipa! Mi mancava EFP, devo ammetterlo, e dopo aver aperto il mio
account e trovato una serie di nuove recensioni, nonostante io avessi
smesso di pubblicare, mi sono sentita in dovere di ringraziare tutti
quanti! Anche se si tratta semplicemente di una sito web, sul quale si
scrive per sfogo, per noia, per condividere i propri pensieri, devo
ammettere che c'è un pezzetto di me qui dentro,
perché scrivere è stata sempre una mia grande
passione, e ho già messo da parte troppi sogni per potermi
permettere di rinunciare a quello che, seppure un piccolo passatempo,
è il modo migliore per fuggire dal mondo e rifugiarsi in un
altro che puoi condividere soltanto con chi ha i tuoi stessi pensieri
e, chissà, forse riesce anche a capire un po' dalle queste
righe.
GRAZIE anche alla mia amica BOB. Se non fosse stato
per lei, oggi non mi sarebbe nemmeno venuto in mente di tornare qui. Tu
ci sei sempre Bob, e anche se sei un po' scema io ti voglio
infinitamente bene <3
Grazie ad Aerith1992,
a s_theinsanequeen,
a smary
grazie due volte, dato che ha inviato due volte la sua recensione xD, a
lellas92, e
a Phantom Lady
:') Mi avete strappato più di un sorriso con le vostre
parole.
Ho anche notato che questa FanFiction partecipava al contest "I sette
peccati della memoria" e dato che ero curiosa sono andata a dare
un'occhiata ai risultati rendendomi conto di essere arrivata seconda^^
Qui il giudizio, se a qualcuno potesse interessare (ma ne dubito):
Seconda
Classificata
ballerinaclassica – Just a lod of
memories [Ciò che dicono gli scones, gli alieni e i vecchi
moschetti]
Totale – 117.8/150
Punti Extra:
[Livello 1] Distorsione; Blocco; Suggestionabilità;
Distrazione; Errata Attribuzione; Labilità; Persistenza
– 4 + 1 (per merito) Punti
[Livello 2] Rimorso; Proiettile; Trono; Sedia Elettrica – 4
Punti
[Livello 3] Crack Pairing - //
[Livello 4] No dialoghi – 5 Punti
[Livello 5] Terzo incomodo – 5 Punti
[Livello 6] //
[Livello 7] //
[Livello 8] Gender Bender – //
[Livello 9] Sogno – 5 Punti
[Livello 10] Follia – //
Totale – 24 Punti
Giudizio Seiko:
Correttezza grammaticale e stile – 9.9/10
Caratterizzazione dei personaggi – 9/10
Originalità – 10/10
Attinenza al tema – 9/10
Apprezzamento personale – 9.6/10
Totale – 47.5/50
Valutazione personale:
Ho trovato la lettura di questa raccolta molto coinvolgente, con
un’originalità che salta subito
all’occhio e ti lega alla lettura lasciandoti sentire con la
punta delle dita le esperienze che presenta.
La grammatica è ottima, lo stile ha la
particolarità di mutare e adattarsi ad ogni situazione
rendendo la lettura sicuramente più interessante senza
togliere niente alla forma. Molto apprezzabile soprattutto nella
trattazione della persistenza, che non solo è ritrovabile
nel frammento di vita trattato, ma anche e forse soprattutto nella
forma volutamente ripetitiva di inizio frase che da una cadenza ritmata
che mi ha davvero colpito.
I personaggi sono ben resi, colti bene in ogni periodo trattato, sia
nell’infanzia di America, sia poi quando è una
nazione affermata. Il cambiamento si vede, si nota perfettamente la
maturazione data dall’esperienza di ambo le nazioni, sia il
mutamento del loro rapporto che non resta sempre uguale.
L’originalità è evidente, soprattutto
per il particolare stile narrativo, in cui si ritrovano oggetti,
paesaggi che raccontano gli episodi che vedono protagonisti le due
nazioni. Una novità rispetto alle solite narrazioni che ho
sicuramente apprezzato molto.
I vari peccati della memoria, tema centrale del contest, sono ben
studiati e opportunamente elaborati in modo da adattarsi ad ogni
episodio.
Nel complesso un lavoro davvero ben curato, con una fan fiction da
apprezzare dal primo all’ultimo peccato, mi è
piaciuta davvero.
Giudizio Slits:
Correttezza grammaticale e stile – 8.3/10
Caratterizzazione dei personaggi – 9/10
Originalità – 10/10
Attinenza al tema – 9/10
Apprezzamento personale – 10/10
Totale – 46.3/50
Valutazione personale:
Decidere come valutare questa storia è stata
un’impresa non da poco. In quanto giudice mi ero riproposta
di non sbilanciarmi più di tanto, un po’ per
equità ed un po’ per scelta personale, ma con
questa raccolta son stata costretta a stringere i denti e mandare
giù il rospo amaro dei buoni propositi. Dopo son andata a
prendermi anche un bel Gaviscon.
Prima di scegliere come valutare e cosa buttar giù in questi
pochi – miseri – righi, ho letto e riletto ogni
flash. Alle spalle di ogni racconto c’è molto
più di due semplici personaggi, e riuscire a cogliere ogni
singola sfaccettatura si è rivelato un compito tanto
piacevole quanto gravoso. Il rischio di travisare
c’è, a dargli vita son anche le più
piccole cose del resto. Ed è proprio dal loro esame che
vorrei incominciare.
La scelta di far parlare gli oggetti – o gli animali
– per le nazioni è quanto di più
congeniale qualcuno avesse mai potuto pensare per un manga come Axis
Powers. Son per l’appunto gli oggetti, gli animali e le
persone a decretare cosa – o chi parlando di Hetalia
– una nazione sia. La caratterizzano, imprimendo per ogni
singolo paese un tratto caratteristico che varia e muta forma varcando
di volta in volta i confini.
La loro unica pecca è la memoria, limitata ovviamente se
paragonata a quella di nazioni vecchie come Inghilterra o troppo
impegnate a guardarsi attorno come America. Vi ho colto anche un
lievissimo accenno ad una parte della filosofia nicciana,
più precisamente ad un racconto di Nieztsche, incentrato
proprio sul rapporto fra i ricordi di un uomo e quelli di un animale.
L’uomo parla e l’animale, interessato, vorrebbe
controbattere. Tuttavia, nel momento in cui apre bocca per parlare
tace, avendo già dimenticato quello che vorrebbe dire. Vi ho
rivisto i nostri spettatori, animati o meno, in grado di cogliere le
emozioni molto più delle due nazioni, ma incapaci di dar
loro voce, quasi volendosi far carico anche dei limiti di America ed
Inghilterra.
Sulle due nazioni, poi, avrei così tante cose da dire che
probabilmente non basterebbero una decina di queste pagine per
contenerle tutte. Sono loro, indubbiamente, riviste sotto una nuova
ottica. E’ lo sguardo umano, quello che travisa dal semplice
stereotipo del personaggio e va oltre, nel tentativo di umanizzare due
continenti che di umano avrebbero ben poco. Qui America ed Inghilterra
amano ed odiano seguendo un bisogno fisico, dettato dalla carne e la
passione, che tenta di accostarsi in un certo qual modo alla
necessità, ma senza riuscirci. Ricordano come soltanto due
uomini potrebbero fare, rivivendo le vecchie memorie di volta in volta
[suppongo sia inutile dire quanto abbia amato l’ultima flash
per questo].
Vorrei concludere riuscendo a darti per lo meno qualche buona dritta,
tanto per non sentirmi inutile mentre attendo che il Gaviscon faccia
effetto. Ma davvero non credo che vi sia niente da aggiungere; lo stile
vivace, elettrico a tratti, l’ambientazione e persino la
scelta linguistica parlano da sé.
Posso solamente augurarti il meglio ed invitarti con tutto il cuore a
continuare a scrivere.
Grazie ancora a tutti, e prometto di non sparire più (non
per così tanto almeno), ci vediamo nel prossimo
capitolo<3
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=551156
|