Salve a tutti miei cari lettori!!! Mi dispiace per l'immenso ritardo, ma l'ispirazione ha faticato a venire xD
Allora, inizio subito col rispondere a qualche recensione:
Karis_93:Non ho parole. Sul serio. Riesci a comprendere Dakota benissimo. Hai subito colto il significato della mia fanfiction in modo brillante! Spero che continuerai a seguirla volentieri!
LalyVolturi:Sei davvero gentilissima! Ogni volta mi fa davvero piacere leggere le tue recensioni! Grazie mille!
Detto questo ringrazio Laura, che è semplicemente unica!
E un ringraziamento speciale va anche a Karis_93 che come ho detto prima, capisce il significato di questa storia benissimo!
Detto questo, buona lettura dell'ultimo capitolo!
E presto ci sarà l'epilogo (:
Capitolo 5 Discoteca
Quella sera, come quasi tutte le sere, ero in discoteca. Anche se nel profondo speravo vivamente di non incontrare Bob.
Ero a fare la fila, e un buttafuori, mio “amico” se così si poteva definire, mi fece entrare facendomi sorpassare la fila tra gli sguardi omicidi degli altri ragazzi in fila.
Entrai nel locale affollato e subito mi avvicinai a Sean, il mio “rifornitore”. Avevo finito la droga, e. così ero sgattaiolata fuori di casa dopo aver preso i soldi di mia madre per pagare Sean
-Hey Seanny!- Dissi piazzandomi vicino a lui che era nel banco del bar.
-Hola Dakota!- Disse sorridendomi.- Cosa vuoi? Offro io!- Disse accennando al bar.
-Mmmh…accetto volentieri una birra,grazie Seanny!- Dissi sorridendo.
-Una birra per la mia amica!- Disse al barista che subito mi riempì un calice e me lo porse. Ingurgitai la birra in un sorso e sorrisi a Sean che mi guardava stupito.
-Allora?- Domandai- La roba…me ne serve un po’…l’ho finita…-Mormorai evitando accuratamente di farmi sentire da qualcuno.
-Ancora con quella roba?- Disse Sean serio.
Rimasi in silenzio e feci gli occhi dolci.
-Va bene…-Borbottò Sean e mi porse una busta gialla.
-Grazie.-Mormorai intascandola.
-Un'altra birra prego!- Disse Sean.
-Una anche a me!- Dissi.
-Mi sa che abbiamo bevuto troppo!- Dissi qualche minuto dopo con la vista annebbiata e la ridarella acuta.
-Già!!!- Disse Sean in preda al singhiozzo.
Un conato di vomito stava combattendo per uscirmi dalla gola. Mi portai la mano alla bocca e corsi verso l’uscita, il bagno era troppo lontano, e non sapevo quanto avrei resistito.
Corsi verso un vicolo buio e stretto che finiva con una grata e vomitai dietro un cestino dell’immondizia. Barcollai per ritornare nel locale ma una figura scura mi bloccò e mi spinse verso la grata.
-Ma guarda un po’ chi abbiamo qui…- Era Bob, riconoscevo la voce, e sicuramente era brillo tanto quanto me.
-Lasciami stare…-Mormorai. Ma la presa di Bob mi strinse con più forza le braccia inchiodandomele al muro e iniziandomi a baciare il collo e le labbra.
Stava per risuccedere. Com’era possibile? Attiravo proprio le sventure.
-Hey!!!- Qualcuno urlava. Con mio immenso stupore scoprii che era il professor Swan.- Lasciala immediatamente!- Urlò rivolto a Bob.
Il ragazzo si voltò senza lasciarmi le braccia e guardò con gli occhi spalancati il prof, che si avvicinava minacciosamente a lui.
Ancor prima di poter fiatare, Bob fu a terra, svenuto. Il pugno del professore l’aveva messo k.o.
Il signor Swan prese il telefono e compose un numero.- Polizia?- Disse.- Sì venite subito alla 5th road, un ragazzo ha cercato di aggredire una ragazzina.- E buttò giù senza aspettare la risposta.
Iniziai a tremare convulsamente. Il prof se ne accorse e cautamente si avvicinò. Si tolse la giacca,me la posò sulle spalle e, sorprendentemente mi abbracciò. Un abbraccio stretto e confortante. Iniziai a piangere silenziosamente sulla sua spalla.
Rimanemmo così per un po’ di tempo.
-Vuoi che ti accompagni a casa?- Domandò poi staccandosi cautamente dalle mie braccia.
-No la prego…-Singhiozzai.- Mi porti a casa sua…non…non ce la faccio.-Dissi piano.
-Va bene.-Acconsentii lui senza fare ulteriori domande.
-E la polizia?- Domandai mentre il prof mi fece entrare nella sua vecchia Ford.
-Capirà..-Disse semplicemente.
Il prof mise in moto e partì verso casa sua.
Arrivati scendemmo e mi accompagnò in cucina. Mi fece sedere e mise a bollire l’acqua.
-Allora…Ti va di parlarne?- Domandò lui.
-Sì…-Mormorai piano io.
Non potevo più mentire. Né a me stessa né a nessun altro. Ormai era l’ora di gettare tutto fuori.
E parlai. Strano a dirsi ma parlai. Buttai fuori tutto.
Io, tossicodipendente, anoressica, cleptomane che ha subito più di un abuso, e che stava quasi per riceverne un altro, parlai. In quella notte di maggio parlai ad un professore che a malapena conoscevo.
E sapete una cosa? Dopo mi sentii benissimo.
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