A letter to Elise di KatNbdwife (/viewuser.php?uid=102937)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo + Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitoli 2+3 ***
Capitolo 3: *** Capitoli 4+5 ***
Capitolo 4: *** Capitoli 6+7 ***
Capitolo 5: *** Capitoli 8+9 ***
Capitolo 6: *** Capitoli 10+11 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 1 *** Prologo + Capitolo 1 ***
A letter to
Elise
E così, per Elise il grande giorno era arrivato.
Sognava quel momento da tutta la vita, in particolar modo da quando
aveva conosciuto Rick. Mentre scendeva dalla lussuosa auto, ornata di
pizzi e fiori, una lacrima di gioia le inumidì la guancia,
rischiando di farle colare il trucco.
Rick la aspettava sul sagrato della cattedrale, stretto in un tight
scuro, al collo una bella cravatta grigia e negli occhi
l’amore.
Poggiò il piede destro sull’asfalto e
aspettò che il padre la aiutasse a scendere, mentre due
damigelle si affannavano a sistemarle il vestito dal lungo strascico.
Sorrise al fotografo e si avvicinò a Rick, che le
consegnò il bouquet di calle bianche, arrivate direttamente
da una serra italiana, dopodiché gli stampò un
bacio sulla guancia e si mise in posa per un’altra foto.
Pochi minuti dopo Rick la precedette in Chiesa mentre il padre di
Elise, commosso, aspettava di prendere la figlia sottobraccio e
scortarla all’altare, concedendo così il suo
tesoro più prezioso ad un altro uomo.
Rick e Elise si erano conosciuti alle scuole superiori, che entrambi
avevano frequentato in un prestigioso istituto inglese. Al termine
degli studi si erano trasferiti per un paio di mesi in Italia, ospiti
dagli zii di Elise. Erano ritornati in patria solo ad autunno
inoltrato, per cominciare l’Università ma
sognavano di sposarsi fin dal terzo anno delle scuole superiori.
I genitori di Elise erano due fra i più noti personaggi
dell’intero Regno Unito, il che conferiva alla famiglia un
certo tipo di stato. Il padre, Thomas Sparkler, era un noto scrittore
di gialli e la madre Cherie Law era un’attrice del grande
schermo, perennemente presente nelle classifiche delle donne
più belle del mondo.
Qualche anno prima, il padre di Elise si era dedicato anche alla
politica, sostenendo con fervore la campagna elettorale
dell’attuale Primo Ministro. In seguito, grazie alle sue
buone conoscenze, era anche riuscito ad incontrare la Famiglia Reale,
ottenendo così un posto di rilievo fra “le persone
che contano”.
Elise aveva sempre goduto di particolari privilegi grazie alla
posizione che i suoi genitori occupavano nella società
inglese, ma riusciva a vivere con i piedi per terra, come una qualsiasi
ragazza di vent’anni. Aveva solo preteso una cosa. Desiderava
che il suo matrimonio fosse splendido, voleva che la gente lo
ricordasse come uno dei matrimoni più belli che si fossero
mai visti e, dal momento che i soldi non erano di certo un problema, il
suo desiderio era stato esaudito.
Ora, varcando la soglia della cattedrale, si sentiva felice come forse
non lo era mai stata. Era tutto perfetto, dagli addobbi agli abiti
delle damigelle, dal sontuoso ricevimento che ci sarebbe stato dopo la
cerimonia al suo meraviglioso abito confezionato apposta per lei da
Valentino (nonostante avesse detto addio al mondo della moda, aveva
fatto uno strappo alla regola solo per lei).
Rick la stava aspettando, raggiante. Di lì a pochi minuti,
sarebbero stati marito e moglie e nulla li avrebbe potuti dividere.
Quando il parroco iniziò a celebrare la Messa, Elise ebbe un
moto di commozione: aveva solo ventitré anni ma sentiva che
tutti i suoi sogni era già diventati realtà.
Presto sarebbe diventata la moglie di un bellissimo ragazzo, affettuoso
e comprensivo, uno di quelli che si sognano solo la notte. Avrebbe
vissuto in una lussuosa villa londinese, circondata da persone di
servizio, da agi e comodità che chiunque avrebbe desiderato,
potendosi tranquillamente permettere una vita da favola.
Rick, di lì a qualche anno, sarebbe probabilmente diventato
il dirigente dell’azienda immobiliare del padre e in capo a
qualche giorno avrebbero trascorso la luna di miele in un paradiso
tropicale. Cosa c’era di più perfetto al mondo?
C’era solo una piccola ombra sul suo passato: lui.
Lui che aveva avuto solo una volta e del quale Rick non sapeva nulla.
Mentre il parroco parlava di amore e famiglia, la sua mente la
riportò a quell’estate di due anni prima, quando
aveva trascorso due mesi in Germania, per una vacanza-studio, senza
Rick e aveva conosciuto lui. In verità, il loro era stato
davvero un incontro casuale: non si era stupita di trovarsi di fronte
ad una celebrità, dal momento che gli amici dei genitori
facevano quasi tutti parte di quel mondo, solo che non si aspettava
quello che sarebbe successo in seguito.
Il parroco continuava a parlare, senza sosta, così Elise si
concesse un piccolo viaggio nei ricordi.
**
Correva l’estate 2007 e quello era il suo primo viaggio in
una città tedesca. Alloggiava con un paio di amiche in casa
di una famiglia di Berlino, che offriva loro vitto e alloggio.
Una sera come tante e complice il viso noto di Elise, le ragazze erano
riuscite ad intrufolarsi in un locale esclusivo di Berlino, frequentato
per la maggiore da divi del cinema e della musica tedesca. Ed era
lì che Elise lo aveva visto per la prima volta. Sapeva
benissimo chi fosse, anche se la mania Tokio Hotel era appena
scoppiata, ma non si era mai soffermata più di tanto sul suo
aspetto fisico.
Trovarselo di fronte fu un’esperienza esaltante
perché dal vivo era ancora più bello di quanto
non lo fosse in fotografia.
Le amiche avevano subito cercato l’approccio, ma lui pareva
avere occhi solo per lei. Al termine della serata, cosa che ancora non
riusciva a perdonarsi, si era ritrovata fra le sue lenzuola. Era stata
la prima volta in cui aveva tradito Rick.
“Io ho un fidanzato” gli aveva sussurrato, tra un
bacio e l’altro.
“Non sono geloso” aveva risposto lui,
accarezzandole la schiena nuda.
“Non credo che questa sia una buona idea” aveva
cercato di spiegare Elise, ma le sue mani si muovevano freneticamente
sulla pelle chiara di lui.
“Il tuo fidanzato non è qui, adesso”
No, Rick non c’era e non l’avrebbe mai saputo.
Il mattino seguente si erano salutati, senza scambiarsi i numeri di
cellulare. Ma Elise si era lasciata sfuggire il fatto che sarebbe
rimasta a Berlino per due mesi e il ragazzo, una sera, era tornato
nello stesso locale con la speranza di rincontrarla.
Il fato aveva fatto sì che quello strano rapporto
proseguisse per quasi un mese, dopodiché lui era partito
alla volta dell’America e non si erano mai più
rivisti.
Il parroco richiamò la sua attenzione: era giunto il momento
dello scambio degli anelli e delle promesse che avrebbero legato lei e
Rick per l’eternità. Per un secondo, si
sentì sporca: non aveva mai raccontato a Rick di quello che
era successo a Berlino e oramai, dopo due anni, non si sentiva di farlo.
Sorrise al neo marito e procedette con la celebrazione, che fu seguita
da un lungo applauso di congratulazioni.
**
A centinaia di chilometri di distanza, Tom dormiva beatamente. Fu
svegliato solo dall’ingresso in stanza del gemello, che lo
avvisava della sua imminente uscita.
“Tom, vado con Andreas in quel negozio nuovo, quello di cui
ti parlavo ieri”
“Mmh” mugugnò il rasta.
“Guarda che viene anche Toby con noi, per cui se devi andare
da qualche parte chiama Saki”
“Mmh”
“Hai capito?” lo scosse Bill.
“Sì, cazzo!” grugnì il
gemello “Ho capito!”
“Sul tavolo in cucina c’è il giornale e
sul fornello c’è del caffè”
lo informò Bill, prima di uscire lasciandosi dietro un
notevole profumo di lacca spray.
Tom si stropicciò gli occhi, si grattò la testa e
mise i piedi giù dal letto. Raggiunse il bagno, fece una
lunga doccia e, strascicando i piedi, andò in cucina dove si
versò un’abbondante tazza di caffè nero.
Seduto al tavolo, cominciò a sfogliare distrattamente il
giornale del mattino, leggendo di malavoglia le solite notizie: la
crisi bancaria, una rapina a Dusseldorf, un congresso politico ad
Hamburg e via discorrendo.
Quando ebbe terminato il caffè, si trascinò fino
al divano e vi si sdraiò, ancora intontito dalla serata
precedente, passata con Georg in una discoteca della capitale.
Mentre la TV passava i soliti programmi, gli occhi di Tom furono
catturati dalla copertina di una rivista di gossip che sostava sul
tavolino del salotto. Gli sembrò di rivedere un viso noto,
tanto che si allungò per prenderla e osservare meglio.
Riconobbe Elise immediatamente e, con il cuore in gola,
sfogliò il giornale fino a trovare la pagina dedicata a lei.
Leggendo precipitosamente l’articolo, scoprì che
proprio quel giorno Elise si sarebbe sposata con un coetaneo inglese.
Sarebbe stato il matrimonio del secolo.
Elise sposata. Non riusciva a credere a quello che stava leggendo. A
dire il vero, non l’aveva mai più cercata dopo
quell’estate ma ora, rivedendo il suo viso, fu aggredito da
un moto di sconforto.
Elise era stata una delle sue tante conquiste, è vero, ma
per lei avrebbe anche potuto dire addio alla sua fama di playboy.
Ovviamente questa cosa non gliela aveva mai detta: Elise aveva un
fidanzato a Londra e non sembrava intenzionata a lasciarlo, anche se
non aveva rifiutato le sue avances.
Ricordava la loro ultima sera insieme come una specie di sogno mal
riuscito. Avevano fatto l’amore per ore prima di riuscire a
staccarsi l’uno dall’altra e dirsi addio per sempre.
“E così, domani parti?” aveva esordito
lei, dopo ore passate a lasciar parlare solo i loro corpi.
“Sì” aveva risposto lui.
“Se solo ci fossimo conosciuti prima”
“Già”
“Tom… dì qualcosa”
“Cosa dovrei dire? Sapevamo entrambi che questo sarebbe stato
solo un passatempo”
“Un passatempo?” Elise si era alzata, poggiandosi
su un gomito.
“Perché, cosa sarebbe altrimenti? La prima cosa
che mi hai detto è stata quella di avere un
fidanzato”
“Tu non mi hai mai chiesto di lasciarlo,
però”
“No, ma nemmeno tu hai mai accennato a volerlo fare”
“Sei venuto a letto con me solo perché non sapevi
che altro fare?”
“Mi sei piaciuta, semplicemente”
“Fisicamente?”
“Anche” poi, infastidito, aveva alzato il tono
della voce “Ma cosa vorresti da me, scusa?”
“Nulla, scusami…”
Poi Tom aveva detto qualcosa che mai più si sarebbe
aspettato di dire “Lasceresti il tuo ragazzo per
me?”
“Non posso”
“Perché?”
“Perché lui mi ama e io amo lui, stiamo insieme da
quando siamo ragazzini e tu sei il primo ragazzo con il quale sto dopo
di lui”
“Mi vuoi dire che stai con lui da tutta la tua vita, in
pratica?”
“Quasi… ci conosciamo dalle scuole superiori e ci
siamo messi insieme quasi subito. Ogni mia esperienza è
stata fatta con lui” aveva sospirato.
“E’ un attore o qualcosa del genere?”
aveva chiesto Tom, che sapeva chi fosse Elise o meglio, di chi fosse
figlia.
“No, non ha a che fare con quel mondo. E’ un
ragazzo normale, suo padre è un imprenditore”
“Lo ami davvero?”
“Sì”
“Bene, quindi possiamo salutarci ora” era sceso dal
letto e si era avvolto un asciugamano intorno alla vita. Elise aveva
fatto lo stesso, rivestendosi.
Ferma sulla porta, lo aveva osservato a lungo senza saper cosa dire.
Tom l’aveva tolta dall’imbarazzo avvicinandosi a
lei e posandogli un bacio sulle labbra “E’ stato un
piacere conoscerti”
“Anche per me”
Non l’aveva mai più rivista e ora, ritrovarsela
sulle pagine di un giornale, l’aveva sconvolto. In un attimo,
aveva riprovato una serie di sensazioni che credeva sopite. Era bella
come due anni fa, anzi, forse lo era ancora di più. Gli
occhi verdi, i capelli neri che le sfioravano le spalle, il corpo
sinuoso sebbene non fosse molto alta, un sorriso solare e coinvolgente.
Si era innamorato di Elise, quell’estate, e ci erano voluti
dei mesi per dimenticarsela. Ne aveva parlato con Bill, per ore, senza
trovare una soluzione. La verità era che non c’era
soluzione: lei non lo aveva voluto e l’amore non si poteva
imporre, era qualcosa che nasceva da sé.
Buttò la rivista sul tavolino, spense la TV e
afferrò l’i-pod di Bill, infilandosi le cuffie
nelle orecchie e lasciandosi andare sulle melodie di una canzone rock.
1. Elise it
doesn’t matter what you say I just can’t stay here
every yesterday…
Bill rincasò qualche ora più tardi e, aprendo la
porta dell’ingresso, non sentì alcun rumore a
parte il sottofondo di una musica che gli pareva familiare.
In sala scorse Tom mezzo addormentato, con il suo i-pod nelle orecchie,
e intuì immediatamente che qualcosa non andava: era strano
che Tom ascoltasse la musica del gemello, anziché il suo
amato hip hop. Tom aprì un occhio, percependo i movimenti di
Bill accanto a lui, spense l’i-pod levandosi le cuffie e si
mise a sedere.
“Già di ritorno?”
“Sì, ho svaligiato il reparto maschile e Andreas
mi ha praticamente trascinato fuori!” sorrise Bill, per poi
tornare serio e aggiungere “Che succede?”
“Non ti sfugge proprio nulla, eh?”
“Stavi ascoltando la musica del mio i-pod, scommetto che
erano i Placebo. Mi è parso di sentire le note di
Infrared”
“Indovinato” mormorò il gemello, con un
mezzo sorriso stampato sulle labbra. Poi si sporse in avanti,
afferrò la rivista che poche ore prima aveva buttato sul
tavolino e la diede a Bill “Guarda a pagina 20”
Il gemello sfogliò rapidamente le prime pagine, sedendosi
accanto a Tom, fino a che giunse al punto indicatogli dal fratello
“Quindi?” chiese.
“Cosa vedi?”
“Beh, vedo una bella ragazza che passeggia per strada, con un
paio di occhiali da sole sugli occhi. Poi vedo anche la foto di un
tizio belloccio che sorride, mentre fuma una sigaretta”
“Lascia perdere quello, la ragazza…”
“Tom, non capisco. Chi è?”
“Non te la ricordi?”
Bill si grattò la testa, pensieroso
“Dovrei?”
“Beh, in effetti l’hai vista solo un paio di volte,
ma ricordo di avertene parlato a lungo”
Bill lesse il breve articolo che corredava le foto e
strabuzzò gli occhi “Elise?! Quella
Elise?!”
Tom rispose con un cenno di assenso.
“Si sposa?!” continuò Bill.
Tom guardò l’orologio che teneva al polso
“Credo che si sia già sposata. Secondo
l’articolo, il matrimonio era previsto per le dieci”
“Pensa che ho sfogliato questo giornale qualche giorno fa ma
non mi sono accorto di lei. Credo di aver dato un’occhiata
alla foto e di aver voltato subito pagina. Non l’avevo
riconosciuta”
“Io ho visto il suo viso in copertina, l’ho
riconosciuta immediatamente”
“E’ per questo che sei così
sconvolto?”
“Ho passato mesi a cercare di scordarmi di lei. Non ci
pensavo nemmeno più ma, adesso, sapere che è di
un altro mi fa ribollire il sangue”
“Credi che sia lo stesso ragazzo che aveva quando vi siete
conosciuti?”
“Sì, è sempre lui”
“Mi dispiace, Tom…” mormorò
il cantante, mettendogli una mano sulla spalla.
“Non pensavo più a lei da almeno un anno. Era un
capitolo definitivamente chiuso”
“Coraggio, come sei riuscito a superarlo due anni fa,
riuscirai anche ora”
Tom sbuffò pensando che certe delusioni, in fondo, non si
superano mai.
**
Il ricevimento era durato fino a tarda notte. Elise e Rick avevano
posato per centinaia di scatti, avevano stretto le mani e baciato le
guance di centinaia di persone e ricevuto centinaia di complimenti.
Quando varcarono la soglia della lussuosa suite che avrebbe ospitato la
loro prima notte di nozze (regalo dei genitori di Rick), si lasciarono
andare sul morbido e gigantesco letto, distrutti.
“Sono stanco morto” esordì Rick.
“Non dirlo a me! Ho i piedi gonfi e mi si chiudono gli
occhi!”
“Elise…” Rick si voltò su di
un fianco, in modo da poterla vedere in faccia. Elise fece lo stesso.
“Dimmi…”
“E’ stato il più bel giorno della mia
vita. Non avrei potuto chiedere di meglio. Ti amo davvero e giuro che
farò qualsiasi cosa per renderti felice”
Elise lo baciò all’istante, non appena
finì di parlare “Anche io ti amo”
aggiunse, prima di lasciarsi andare tra le sue braccia.
Dopo l’amore, Rick la tenne stretta sul suo petto,
carezzandole i capelli “E’ da quando ti ho
conosciuta che so con certezza che saresti diventata mia
moglie”
“Sul serio?”
“Sì, credo di averti amata fin dal primo istante.
Da quando sei entrata nella mia vita, il resto del genere femminile ha
completamente perso interesse. Non mi sono mai sentito attratto,
nemmeno per una volta, da una ragazza che non fossi tu”
Elise s’irrigidì. Tom fece d’improvviso
capolino nei suoi pensieri.
“La sera del mio addio al celibato i ragazzi mi hanno fatto
trovare una spogliarellista in una torta gigante”
ridacchiò Rick “Lei ha provato in tutti i modi a
farmi capitolare, ma ti giuro che non ho provato la benché
minima attrazione. Sei nei miei pensieri ogni singolo momento”
Elise si sentì sporca e ingrata. Non riusciva a proferire
parola perché i sensi di colpa la stavano dilaniando. Si
sforzò di dire qualcosa, ma nessun suono le uscì
dalla bocca così si alzò su di un gomito e gli
posò un bacio sulle labbra.
“Pensavo ti saresti arrabbiata, sapendo questa cosa”
“Assolutamente no. Mi fido di te, Rick”
“Anche io mi fido di te… so che non mi tradiresti
mai”
Elise tornò a poggiarsi sul suo petto e si
concentrò, cercando di evitare di scoppiare in un pianto a
dirotto.
**
Eccomi con una nuova
storia xD
Questa è stata scritta l'anno scorso, poco dopo la vicenda
di Tom con le stalker. Il titolo è liberamente ispirato alla
canzone dei Cure "A letter to Elise" alla quale mi sono rifatta anche
per i titoli dei vari capitoli.
La storia non è molto lunga anche perchè
è stata scritta di getto e infarcirla con troppi capitoli e
particolari, secondo me, l'avrebbe rovinata.
Colgo l'occasione per ringraziare di cuore tutte coloro che hanno letto
e commentato "Every step you take". Grazie davvero per i bellissimi
complimenti!
Kate
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Capitolo 2 *** Capitoli 2+3 ***
2. Every way to smile forget
and make-believe we never needed anymore than this… anymore
than this…
Il mattino seguente, Elise si svegliò con il sorriso sulle
labbra. Aveva dormito per dieci ore filate e la stanchezza del giorno
prima era solo un ricordo lontano.
Rick, al suo fianco, era ancora placidamente immerso nel mondo dei
sogni nonostante fosse mezzogiorno inoltrato ma Elise decise di non
svegliarlo. La suite era prenotata per tutto il giorno, avrebbero
dovuto lasciarla libera solo il mattino seguente quando sarebbero
partiti per il viaggio di nozze. I bagagli sarebbero stati recapitati
all’aeroporto direttamente dal personale di servizio, con
passaporti, documenti e quant’altro sarebbe servito loro, per
cui non le restava nulla da fare se non rilassarsi.
Dopo la chiacchierata con Rick, la sera precedente, si era addormenta
esausta e non aveva più pensato alla parentesi vissuta con
Tom. Ma ora, seduta sul terrazzo con il sole che le indorava i capelli,
si chiedeva se non fosse il caso di parlare con il marito. Iniziare una
vita matrimoniale con un segreto così pesante era
sconveniente e maledettamente pesante.
Giocherellando con la fede di oro bianco, pensò ad un modo
per mettere al corrente Rick di quanto era successo due anni prima, ma
non le veniva in mente nulla di sensato. Rick le avrebbe sicuramente
chiesto perché non gliene avesse parlato prima e a quella
domanda Elise non aveva una risposta. Quali sono i motivi che spingono
una persona a nascondere un tradimento? Forse la paura di far soffrire
il proprio partner oppure la vergogna.
Elise sapeva che la storia vissuta con Tom era stata solo
un’avventura eppure ricordava che, per almeno un paio di mesi
dopo il ritorno in patria, aveva pensato spesso al chitarrista.
C’era solo una persona che sapeva di quella faccenda, la sua
amica Lynne, che l’aveva coperta con il resto del gruppo
durante tutto il mese che aveva passato fra le lenzuola di Tom.
Lynne le aveva suggerito di parlarne con Rick subito ma Elise aveva
sempre rimandato. I giorni erano così diventati settimane,
poi mesi e poi anni, fino a quando erano iniziati i preparativi per il
matrimonio e la questione era stata accantonata. Era passato
così tanto tempo che rispolverarla sarebbe stato complicato.
Rientrò in stanza, indossò un vestito leggero che
il personale dell’albergo le aveva fatto trovare
nell’armadio e scese nella reception. Ordinò un
caffè che butto giù tutto d’un fiato e
chiese di poter usare il telefono dell’hotel. Il direttore in
persona mise il suo ufficio a completa disposizione di Elise che
digitò velocemente il numero di Lynne. Dopo un paio di
squilli, l’amica rispose.
“Elise! Che fai già sveglia?”
“E’ quasi l’una del
pomeriggio!” ridacchiò Elise.
“E’ successo qualcosa?”
“Non proprio, avevo solo bisogno di sostegno morale”
“Non dirmi che ti sei già pentita di esserti
sposata”
“No, niente affatto! Solo che stavo pensando di dire a Rick
come sono andate le cose con Tom,
quell’anno…”
“Sei pazza?” la voce di Lynne per poco non le
perforò un timpano “Vuoi finire nel guinness dei
primati come la donna che si è fatta lasciare dal marito il
più velocemente possibile?”
Elise si lasciò scappare una risatina “Non
scherzare, Ly! Sto marcendo a causa dei sensi di colpa”
“Ma scusa, dopo due anni ti vengono adesso?”
“Ora siamo sposati, so che sembra scemo
ma…”
“Ho capito che vuoi dire, Lisy, ma lascia perdere, fatteli
passare. Non è il caso che Rick venga a sapere di questa
storia proprio ora”
“Ok. Grazie Ly, ti voglio bene” poi, prima di
riagganciare, disse “Ne hai mai sentito parlare?”
“Di cosa?” chiese Lynne, dubbiosa.
“Di Tom. Hai mai sentito sue notizie in questi
anni?”
“Elise, ma che cazzo ti passa per il cervello? No, non ho
sentito parlare di lui e NO, non ho intenzione di cercare
informazioni”
“Hai ragione, meglio così. Ci sentiamo
presto” Elise riattaccò e, prima di uscire
dall’ufficio del direttore, sbuffò.
**
“Se la cercassi?”
Tom azzardò quell’ipotesi mentre Bill si stava
truccando per la serata che li attendeva. Avrebbero dovuto partecipare
ad un talk show quella sera, tutti e quattro insieme, per parlare del
nuovo album di prossima uscita e del periodo di silenzio mediatico che
avevano trascorso, lontani dai riflettori e dal caos mondano.
“Ma chi?” chiese Bill, controllando che
l’eye liner fosse a posto.
“Elise. Se la cercassi?”
“Tu sei pazzo! Si è sposata, adesso è
la moglie di qualcuno e tu non hai il diritto di sconvolgerle la
vita”
Tom non rispose, restando immobile sulla porta del bagno.
“Inoltre” aggiunse Bill, ritoccandosi i capelli
“Cosa ti salta in mente adesso? Sono passati due anni,
durante i quali avresti potuto farti avanti. Ormai è tardi.
Adesso sbrigati che ci aspettano. Io devo anche farmi ritoccare la
faccia da Nat prima di andare in onda”
Ma per Tom quella storia aveva assunto gli aspetti di una vera e
propria sfida.
3. Oh Elise it
doesn’t matter what you do, I know I’ll never
really get inside of you to make your eyes catch fire the way they
should…
Il pomeriggio di Elise e Rick trascorse come quello di qualsiasi altra
coppia di sposi novelli. Pranzarono in camera serviti da un elegante
cameriere, riposarono ancora per qualche ora e poi si rilassarono nella
zona termale dell’hotel per il resto della giornata, fino a
che non fu ora di cenare.
Più volte, mentre sguazzavano nella piscina termale, Elise
fu tentata di intraprendere un certo tipo di discorso con il marito ma
le parole di Lynne continuavano a rimbombarle in testa.
Dopo la cena, consumata nel più elegante ristorante
londinese, i due ragazzi tornarono alla loro suite per trascorrere la
notte prima della partenza.
Mentre Elise si sistemava per la nottata, Rick si spaparanzò
sul grande letto ed accese il gigantesco televisore al plasma,
cominciando a fare zapping su tutti i canali che la televisione
satellitare offriva. A Elise piaceva anche questo, di lui. Il modo in
cui armeggiava con il telecomando, ponderando ogni programma fino a
scegliere quello perfetto, mordicchiandosi il labbro inferiore con i
denti.
Accoccolandosi al suo fianco, quasi ebbe un mancamento: aveva scorto un
volto noto durante la panoramica del marito.
“Torna indietro” mormorò, cercando di
contenere l’agitazione.
“Dove?”
“Al canale precedente… sì
sì, quello”
Era un canale tedesco che ospitava un talk show made in Berlino. Il
viso di Tom, in quell’istante, occupava l’intero
schermo.
“Qui?” chiese Rick, perplesso.
“Sì”
“Che vuoi vedere? Parlano in tedesco, io non capisco
nulla”
“Lascia qui”
Rick obbedì, chiedendosi perché mai la moglie
volesse vedere un programma in lingua tedesca che ospitava quattro
ragazzi a lui sconosciuti.
**
La diretta del talk show era iniziata e i ragazzi sedevano su due
divanetti bianchi nel grande studio. Il conduttore, un loro caro amico,
li stava introducendo al pubblico e già si sentivano le urla
delle ragazze in platea.
“Come promesso e per la vostra gioia” disse
l’uomo “ecco a voi i Tokio Hotel al gran
completo!”
Un urlo e tanti applausi seguirono la sua presentazione. Dopo qualche
secondo, il conduttore proseguì “Dopo mesi di
silenzio, eccoli di nuovo in televisione, per parlarci del nuovo album
e dell’imminente tournèe”
La telecamera zoomò sui visi dei quattro ragazzi, che
sorridevano felici. Georg sedeva su di un divano che faceva angolo con
quello su cui stavaa Tom, i capelli liscissimi, gli occhi vivaci e una
maglietta a maniche corte che metteva in risalto le sue possenti
braccia.
Tom, invece, portava come sempre il suo inseparabile cappellino che gli
copriva l’intera fronte ma lasciava spazio ai suoi magnifici
occhi color nocciola. Per tutta la durata della lunga intervista, il
ragazzo aveva giocherellato con il piercing al labbro inferiore,
lanciando di tanto in tanto delle occhiate maliziose verso la
telecamera.
Bill, come sempre, appariva splendente. Il suo viso sembrava quello di
una bambola di porcellana, il trucco perfetto, gli occhi contornati da
un velo di mascara e eye liner, le unghie curate e il sorriso
smagliante. Vestiva di bianco e nero, tonalità che faceva
risaltare la sua bellezza eterea, quasi dolorosa per tutte coloro che
sognavano di poterlo accarezzare ma che non avrebbero mai avuto la
possibilità di farlo. Gustav, inquadrato subito dopo, era il
più semplice fra i quattro. Un cappellino con la visiera
tesa, una maglietta con il logo dei Foo Fighters e un paio di jeans
sbiaditi, abbigliamento casual che lasciava intuire la
semplicità d’animo del batterista biondo.
“Dunque, partiamo dal successo che avete ottenuto
l’anno scorso in Europa e nel mondo intero. Non vi
chiederò cosa ne pensate, dal momento che avete
già risposto a questa domanda infinite volte. Voglio
focalizzare la vostra attenzione su un aspetto diverso: se poteste
tornare indietro nel tempo, c’è qualcosa che non
fareste o che fareste diversamente?”
Il primo a rispondere fu Bill, che parlò di come fosse
orgoglioso di tutto quello che aveva fatto con la band e, con fare
deciso, asserì che non avrebbe cambiato nulla degli anni
passati.
Anche Georg e Gustav furono d’accordo con il cantante. Solo
Tom ci pensò a lungo, fino a che si decise a rispondere:
“In linea di massima, non cambierei nulla nemmeno io. Diciamo
che ritoccherei qualche piccolo dettaglio, con il senno di
poi”
L’intervista proseguì con altre domande fino a
che, più per amore del gossip che di dovere di cronaca, il
conduttore pose loro la fatidica domanda: “Siete fidanzati in
questo momento?”
Gustav e Georg dissero un “no” in coro, sorridendo.
Bill si lasciò andare in una lunga spiegazione di come si
sentisse seriamente pronto per avere una relazione stabile ma di quanto
lo preoccupasse il fatto di non sapere di chi potersi fidare fra le
ragazze che lo avvicinavano. Lo facevano per amore di Bill o per amore
della fama? Concluse dicendo che, comunque, sperava che il vero amore
avrebbe presto bussato alla sua porta.
L’ultimo a rispondere fu Tom “No, non sono
fidanzato. Mi concedo qualche avventura ogni tanto. Mi sono innamorato
solo una volta, due anni fa, ma il sentimento non era
ricambiato”
“Seriamente?” disse il conduttore “Ti
hanno dato il due di picche?”
Le ragazze sedute fra il pubblico mormorano.
“Già, capita anche ai migliori”
commentò Tom, lanciando un sorriso da infarto immediato in
direzione della telecamera.
In una stanza di albergo di un paese lontano centinaia di chilometri da
Berlino, in effetti, un cuore aveva quasi ceduto.
**
Il mio primo
ringraziamento va ad Irina, per il bellissimo commento! Grazie,
davvero! *_*
Come avrete notato, ho raggruppato due capitoli in uno dal momento che
sono tutti piuttosto corti. Come vi avevo già anticipato, la
storia non è molto lunga e, di conseguenza, nemmeno i
capitoli sono chilometrici ed è per questo motivo che ho
pensato di unirli senza, però, cambiare loro i titoli (ogni
titolo del capitolo è una parte di canzone che, in un certo
modo, ha a che fare con l'argomento trattato nel capitolo stesso ^^).
Kate
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Capitolo 3 *** Capitoli 4+5 ***
4. From me and
you there’re worlds to part with aching looks and breaking
hearts…
“Toglimi una curiosità”
Tom era sdraiato su letto, a petto nudo e dai pantaloni spuntava il
bordo dei boxer neri. I rasta gli ricadevano mollemente sulle spalle,
non aveva il cappellino e nemmeno la fascia ed Elise, per la prima
volta, riusciva a vedergli bene gli occhi. Nei giorni precedenti, si
erano amati di notte, al buio, per poi passare ore stretti
l’una all’altra senza accendere la luce. Ora era
giorno e i suoi occhi color nocciola matura brillavano.
“Dimmi, che vuoi sapere?”
“La Regina, com’è?”
Elise si lasciò andare ad una risata, gettando indietro la
testa e facendo ondeggiare i capelli lucenti. Tom si incantava quando
la vedeva ridere, anche se la conosceva solo da una settimana.
“La Regina è la Regina!”
“Ma dal vivo, com’è?”
“Beh, come la vedi in tv suppongo. Piccolina, anziana, lo
sguardo un po’arcigno, ma è la Regina”
“L’hai mai vista da vicino?”
“Sì, stava a circa dieci centimetri da me. Mio
padre, grazie alla sua partecipazione attiva in politica, è
stato ricevuto a Buckingham Palace con la famiglia. E’ stato
bellissimo ma ero in imbarazzo, non mi abituerò mai fino in
fondo a tutto il lusso che mi circonda”
“Ora posso anche dirtelo: sono un fan sfegatato di tuo
padre!”
“Ti piace leggere?”
“Oh sì, moltissimo. Non sembra, vero?”
“A dire il vero, no!” ridacchiò Elise
“Ma sono felice di scoprirlo. Anche a me piace moltissimo
leggere”
I due ragazzi erano sdraiati sul letto della stanza di Tom, la luce del
sole entrava dalla grande finestra facendo brillare le superfici dei
mobili. Tom teneva stretta la mano di Elise e le accarezzava il dorso
con il pollice.
“E del tuo ragazzo, che mi dici?”
“Dobbiamo parlarne per forza?”
“Beh, non sei obbligata a farlo…”
“Mi sento in colpa nei suoi confronti, eppure non posso fare
a meno di restare qui. So che sarà dura lasciarti”
Le parole erano rimaste in sospeso e aleggiavano pesantemente in quella
stanza. Per tutta risposta, Tom si era sollevato su di un gomito e
l’aveva baciata, ponendo così la parola
“fine” a quella conversazione.
**
“Elise?”
La voce di Rick le giunse ovattata, come se arrivasse da lontano, da
migliaia di chilometri.
“Elise?” il marito la richiamò,
toccandole un braccio gentilmente.
“Sì, scusa” Elise scosse la testa e
ritornò al presente “Che
c’è?”
“Possiamo cambiare canale? Non capisco nulla e non so chi
siano quei quattro”
“Sì certo, gira pure. Scusami, ero
soprapensiero”
“Sei stanca? Sicura che vada tutto bene?”
“Tutto bene. Come hai detto tu, sono solamente molto stanca.
Ma la luna di miele sarà rigenerante, vedrai”
“Beh, a questo proposito ho una sorpresa per te”
Rick si alzò dal letto, raggiunse l’armadio e, da
un cassetto, tirò fuori una busta che porse ad Elise. La
ragazza la aprì velocemente e si ritrovò fra le
mani due biglietti aerei. Destinazione: Berlino.
Spalancò gli occhi, mentre il cuore le batteva furiosamente
in petto.
“Cosa significa?” sentiva le guance rosse e cercava
di contenere l’agitazione.
“Beh, so che detesti il mare, la spiaggia e il caos delle
mete balneari e so anche che avevi accettato di trascorrere la luna di
miele alle Maldive solo per farmi un piacere. Però mi
sentivo in colpa all’idea di costringerti a trascorrere due
settimane in un posto che detesti, così ho modificato il
nostro viaggio. Mi ricordo che due anni fa, quando sei tornata dalla
Germania, eri entusiasta. Ho parlato con tua madre, anche lei ha
confermato la mia ipotesi e così, in gran segreto, mi ha
accompagnato in agenzia viaggi ed abbiamo organizzato un tour tedesco
stupendo. Potrai visitare tutto quello che non hai visto quando ci sei
stata la prima volta e rivedere i luoghi che ti hanno incantata. Sei
felice?”
Elise, tremando, abbracciò di slancio il marito, incapace di
proferire parola. In verità, non era solo l’idea
di rivedere Berlino che la eccitava e la terrorizzava allo stesso
tempo. In lei si strava facendo spazio, prepotentemente,
l’idea di scorgere fra la folla un volto a lei ben noto.
Quando era tornata due anni prima, era effettivamente entusiasta, ma
non solo per la bellezza della città o per il tempo
trascorso in spensieratezza con le amiche. Ad eccitarla, erano i
ricordi legati a Tom e a quella parentesi che lui le aveva fatto
vivere, anche se pensare al suo volto l’aveva fatta piangere
per molte notti.
“Lo prendo per un sì?” chiese Rick,
scostandosi da lei e guardandola negli occhi.
“Non avresti dovuto, Rick. Insomma, io sono felicissima ma
tu…”
“Non pensare a me, io sono felice lo stesso, basta che ci sei
tu”
Il senso di colpa si tramutò in un pugnale affilato che le
trafisse lo stomaco.
“Sei troppo buono con me, non credo di meritarmelo”
“Meriteresti molto di più”
Elise posò le labbra su quelle del marito e chiuse gli
occhi, che pungevano a causa delle lacrime non versate.
5. Elise believe I never wanted
this, I thought this time I'd keep all of my promises, I thought you
were the girl I always dreamed about but I let the dream go and the
promises broke and the make-believe ran out...
Il talk show era finito, i ragazzi si erano trattenuti nel backstage
dello studio per qualche minuto in compagnia del conduttore per poi
salutare e dirigersi ognuno verso la propria casa. Tom non aveva
più spiaccicato parola dopo la fine della trasmissione e
Bill rispettava il suo silenzio. Lo conosceva come le sue tasche e
sapeva che, in certi momenti, era meglio stargli accanto senza dire una
parola, facendogli solo avvertire la sua presenza che, in quel momento,
valeva più di mille discorsi inutili.
I gemelli salutarono il bassista ed il batterista e varcarono la soglia
di casa. Bill si fiondò immediatamente sul divano, prendendo
possesso del telecomando, mentre Tom si chiuse in stanza, sedendosi sul
letto con le mani appoggiate alle ginocchia e lo sguardo fisso sul
pavimento. Dopo qualche minuto, mosso da una strana frenesia, si
alzò e si diresse alla scrivania. Accese la lampada,
cercò un foglio e prese una penna.
“Cara Elise,
sono passati due anni dall’ultima volta che ci siamo visti e
solo oggi ho deciso di scriverti.”
No, quell’inizio faceva cagare. Doveva sforzarsi, trovare le
parole giuste.
“Concentrati, cristo!”
“Elise,
è passato tanto tempo dall’ultima volta che ci
siamo visti ma non ho mai veramente smesso di pensare a te.”
No, peggio di prima. Poteva fare di meglio, doveva fare di meglio.
Appallottolò l’ennesimo foglio e
ricominciò da capo.
“Cara Elise,
è meschino da parte mia scriverti in questo momento, eppure
c’è qualcosa che mi spinge a farlo. Non so di cosa
si tratti e ho paura all’idea di scoprirlo ma quando ho
saputo delle tue nozze, sono impazzito. Il tuo viso è
tornato a fare capolino nella mia mente e i tuoi occhi mi danno il
tormento.
Non so nemmeno il motivo per il quale ti sto scrivendo, ma”
No, non andava bene. Le parole non uscivano dalla sua testa. Sapeva
cosa dire, ma non riusciva a farlo. Del resto, che diritto aveva di
intromettersi nella sua vita proprio adesso? Non avrebbe avuto alcun
senso rischiare di mandare a monte un matrimonio, senza essere certi
che il sentimento sarebbe stato ricambiato. Si grattò la
testa, spense la luce e rimase seduto al buio, perso nei ricordi.
“E’ come se ti conoscessi da
sempre”
“Lo dici a tutte le tue conquiste?”
mormorò Elise, la fronte ancora imperlata di sudore dopo
l’amore.
“Quasi” sogghignò il rasta
“Scherzi a parte, no. Non è una frase che uso con
le conquiste abituali”
“Io sono diversa dalle altre?”
“Tu sei Elise” le sussurrò, a fior di
labbra.
“Tutto questo è sbagliato, profondamente
sbagliato. Ci faremo del male”
“Non mi piace pensare al futuro, voglio vivere giorno per
giorno”
“A volte è necessario pensare al futuro, Tom.
Quando tornerò in Inghilterra, ci sarà Rick ad
aspettarmi”
“Ma adesso sei in Germania e con te ci sono io”
Poi il silenzio.
Tornando al presente gli venne un dubbio e, scorrendo la rubrica del
cellulare, il dubbio divenne certezza.
**
La notte aveva coperto, con la sua oscurità,
l’intera città. Rick dormiva beatamente sdraiato
su un fianco, il respiro ritmato, i capelli sbarazzini sparpagliati sul
cuscino, le mani vicine al viso. Elise represse l’impulso di
accarezzarlo per timore di svegliarlo.
Si infilò la vestaglia ed uscì sul balcone.
L’indomani sarebbe partita per Berlino e, guardando la luna,
la pregò sommessamente di farglielo incontrare.
“Solo una volta” sussurrò
all’astro lucente “Voglio solo vederlo, ancora una
volta”
La vibrazione del cellulare, che si era scordata di spegnere per la
notte, la riscosse da quella sommessa preghiera. Lentamente raggiunse
la stanza. Il numero sul display non le diceva nulla e si
allarmò: era strano che un numero a lei sconosciuto la
chiamasse nel cuore della notte. Rispose a bassa voce, preoccupata.
“Pronto?”
“Elise?”
Le parve che il cuore le si fosse fermato per qualche istante, prima di
cominciare a battere come un tamburo impazzito.
“Con chi parlo?” domandò, anche se
sapeva benissimo chi fosse l’interlocutore misterioso.
“Sono Tom”
“Tom?”
“Ti ricordi di me?”
“Sì, cioè no…”
mentì.
“Ci siamo conosciuti a Berlino due estati fa, pensavo di non
avere più il tuo numero ma l’ho ritrovato per caso
nella rubrica. Ho saputo del tuo matrimonio e volevo farti gli
auguri” le parole gli uscirono tutte d’un fiato.
“Ah sì, Tom… ricordo”
mormorò “Grazie”
“Come stai?”
“Bene e tu?”
“Bene”
“Bene…” ripetè
“Grazie per la chiamata”
“Aspetta… non riagganciare. Ti ho mentito,non ti
ho chiamato per farti gli auguri”
“Lo so”
“Come lo sai?”
“Lo so e basta. Ma ti prego, cancella il mio numero, scordati
di me e lasciami stare” il cuore le batteva furiosamente, le
mani sudavano e le parole le morivano in gola. Ora che lo sentiva di
nuovo, aveva paura.
“Elise aspetta. Ho impiegato mesi a scordarmi di te e se
potessi tornare indietro ti implorerei di non andartene. Non ho nessun
diritto di sconvolgerti la vita ora che sei sposata, ma ho davvero
ritrovato il tuo numero per caso e non sarei riuscito ad addormentarmi
se prima non ti avessi detto queste cose”
“Domani sarò a Berlino” Elise si
pentì subito di averlo detto.
“Berlino?”
“In luna di miele”
“Ah, capisco. Elise avevi ragione tu. Avrei dovuto chiederti
di lasciarlo. Se dopo due anni sentire la tua voce mi fa ancora venire
i brividi, significa che quello che provavo per te era sincero. Ti
auguro…”
“Sei a Berlino adesso?” lo interruppe.
“Sì, perché?”
“Vediamoci domani. Mi faccio viva io appena posso, tieniti
libero. Mettiamo fine a tutto questo prima che sia troppo
tardi” poi chiuse la comunicazione senza salutarlo, si
appoggiò al muro e si lasciò scivolare per terra,
le mani nei capelli e il cuore a Berlino.
**
Splash, sei tornata! *_* Grazie cara! *_*
E grazie, ovviamente, anche ad Irina!
Non so più come esprimervi la mia gratitudine per la lettura
e per i commenti!
Spero vi siano piaciuti anche questi due capitoli ^^ Vi informo, fin da
subito, che la storia comprende 12 capitoli totali e che,
probabilmente, li posterò tutti in coppia tranne l'ultimo.
Kate
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Capitolo 4 *** Capitoli 6+7 ***
6. And every time I try to pick
it up like falling sand, as fast as I pick it up it runs away through
my clutching hands…
L’aereo atterrò all’aeroporto berlinese
a mezzogiorno in punto. L’aria era fresca, quasi fredda ed
Elise alzò il bavero della giacca nera, coprendosi il viso.
Rick, al suo fianco, le cingeva la vita quasi a volerle infondere
calore. Nei suoi gesti non c’era nulla di possessivo o
studiato, Rick era mosso solo dal sentimento pulito e totalmente
sincero che nutriva nei confronti di Elise fin dalla prima volta che
l’aveva incontrata. La loro, a voler guardare, era una favola
al contrario, perché di solito è la principessa a
perdersi in sinfonie amorose, sogni a tinte rosa e battiti impazziti
del cuore. In questo caso, invece, era Rick quello più
romantico, quello che era in grado di passare una giornata intera ad
osservare la sua dolce metà senza parlare o a sognare di lei
anche se ce l’aveva sempre accanto.
“Chiamo un taxi, aspetta” le disse, dirigendosi
verso il parcheggio. Dopo pochi istanti le fece un cenno ed Elise lo
raggiunse alla macchina, dove un autista caricò i loro
bagagli e li scortò fino all’hotel.
All’accettazione, un impiegato dall’aria stanca ed
annoiata controllò la loro prenotazione e li fece scortare
nella suite imperiale che Rick aveva scelto per lei.
“Ti piace?” domandò il ragazzo, non
appena furono soli.
“E’ magnifica”
La stanza era gigantesca, anche se stanza non era il termine
appropriato. Era più una specie di piccolo appartamento,
suddiviso in due zone per il giorno e per la notte.
L’arredamento era elegante mantenendo comunque un profilo
sobrio ed nell’aria si avvertiva un lieve aroma di muschio
bianco, uno dei profumi preferiti da Elise, tanto che la ragazza
sospettò che quel tipo di deodorante non fosse stato
spruzzato a caso. Del resto, nulla sembrava essere lasciato al caso, in
quell’alloggio. La posizione dei mobili, il colore delle
lenzuola, la disposizione dei soprammobili, perfino le piastrelle del
bagno corrispondevano alla perfezione ai suoi gusti. Si
immaginò Rick, all’agenzia viaggi, intento a
spulciare le foto di ogni singola suite fino a trovare quella perfetta
per lei e fu in quell’istante che si ritrovò a
paragonare suo marito a Tom. Tom che non sapeva nulla di lei, che non
conosceva i suoi colori preferiti ne i suoi gusti musicali, che non
aveva la minima idea di quando compisse gli anni o di quale fosse il
suo cibo prediletto. In fondo, erano anche queste le piccole cose che
davano vita ad un grande amore, quello che Rick provava per lei. E Tom
che c’entrava in tutto questo? Perché aveva
ceduto? Perché gli aveva promesso quell’incontro
che, sicuramente, avrebbe causato più danni che benefici?
Eppure, nonostante sapesse che tutta quella faccenda era tremendamente
sbagliata, era intenzionata a rivederlo. Solo così avrebbe
potuto, finalmente, cominciare una nuova vita con Rick.
“Se non ti scoccia, io mi stenderei un attimo. Il volo mi ha
fatto venire mal di testa”
“Certo, dormi un po’. Io ne approfitto per fare un
giro”
“Da sola? Sicura che non ti scocci?”
domandò lui, apprensivo.
“Non ti preoccupare, saprò cavarmela!”
lo baciò sulla guancia ed uscì dalla stanza.
Non prese l’ascensore ma fece le scale quasi di corsa, fino a
ritrovarsi nella hall con il fiatone. Quando fu in strada,
cercò il cellulare e selezionò il numero di Tom
dal menu delle chiamate ricevute. Il rasta rispose immediatamente ed
Elise pensò che stesse attendendo quella chiamata dalla sera
precedente.
“Sono al Majestic Hotel, dove posso trovarti?”
esordì, senza salutarlo.
“Ti vengo a prendere io”
“NO!” urlò Elise, accorgendosi solo in
un secondo momento di aver usato un tono davvero eccessivo
“No, meglio di no. Dammi un indirizzo, il nome di un bar,
qualsiasi cosa. Prendo un taxi”
“Giant Bar, è vicino a casa mia”
“Quanto dista dal mio hotel?”
“Circa due chilometri, metro più metro
meno”
“Va bene, aspettami lì”
**
Il Giant Bar non era altro che un piccolo pub aperto anche di giorno,
accogliente e silenzioso. In un angolo, Elise scorse un piccolo palco
sul quale, probabilmente, erano soliti esibirsi artisti locali.
Scrutò il locale in cerca del ragazzo e quando non lo vide,
provò l’impulso di tornare in albergo. Mentre
faceva dietrofront, si ritrovò il torace del rasta a pochi
centimetri da lei, rischiando così di finirgli direttamente
fra le braccia. Alzò la testa lentamente e
incontrò gli occhi di Tom.
Nella sua mente, una giravolta di ricordi rischiò di farla
svenire e le mani presero a tremarle.
“Ciao Elise” mormorò lui, in tedesco. Ad
Elise parve che quelle parole fossero musica.
“C-ciao”
“Ci sediamo?”
Senza dire nulla, seguì il rasta ad un tavolino appartato e
poco dopo vennero raggiunti da un ragazzo che chiese loro cosa
volessero da bere. Tom ordinò una bibita mentre Elise
optò per un caffè. Forte.
“E’ un piacere rivederti” disse lui,
poggiandosi contro lo schienale della sedia. Elise notò che
gli tremava leggermente la voce.
“Non dovrei essere qui”
“Il punto è che ora ci sei”
“Tom, ho pensato spesso a te in questi giorni e non so
nemmeno il motivo” esordì. Aspettare a fargli quel
discorso non sarebbe servito a nulla “Sono passati quasi due
anni da quell’estate e io sono sposata”
Gli occhi di Tom cercarono l’anulare di Elise,
istintivamente, e vi scorsero una fede.
“Vedo” mormorò.
“Ecco, appunto. Mio marito non sa che sono qui e non sa
nemmeno di noi. Non gli ho mai parlato di te, non ne ho avuto il
coraggio. Ora, devo sapere perché mi hai cercata.
Perché?”
“Ho letto un articolo che parlava di te e delle tue nozze. Da
quel giorno, ho continuato a pensare a te, incessantemente. Ho creduto
di impazzire, mi è sembrato di tornare indietro, di tornare
a quell’estate. Ho sofferto quando te ne sei andata,
Elise” appoggiò le mani sul tavolo e gli venne
voglia di allungarne una a cercare quella di Elise, ma
lasciò perdere.
Il cameriere interruppe per un attimo il loro discorso. Solo quando se
ne fu andato, Tom riprese “Poi ho cercato di scriverti una
lettera, ma non ne sono capace. Così ho spulciato la rubrica
del cellulare e ho scoperto di non aver mai cancellato il tuo
numero”
“Perché mi hai chiamata?”
“Volevo sentirti” sospirò.
“Tom, certe cose non si possono cambiare. Avremmo dovuto
pensarci prima ma tu avevi tuo tour e io Rick” disse, prima
di buttare giù il caffè tutto d’un
fiato.
“Il tour non c’entra nulla, tu mi hai lasciato per
tuo marito” pronunciò quella parola con rabbia,
come se gli risultasse impossibile associarla ad Elise.
“Io non ho lasciato nessuno” rispose lei, irritata
“ Tu non hai mai espresso la volontà di volere
qualcosa di serio!”
“Avresti dovuto capire!” Tom strinse i pugni, in
preda alla rabbia. Gli occhi erano delle fessure. Era arrabbiato con
sé stesso, per non averle detto quanto l’amava e
con Elise, per non essersene accorta o per averlo ignorato.
“Devo andare, Tom. Scordiamoci questa storia, la vita
prosegue. E’ l’unica soluzione, io non posso
divorziare e tu… tu volevi solo verificare se il tuo sex
appeal funzionasse ancora. Beh, come vedi no!” si
alzò, girò sui tacchi ed uscì dal
locale, lasciandolo solo e frustrato come mai si era sentito in vita
sua.
7. But there’s
nothing else I can really do…
Pochi secondi dopo l’uscita di Elise, Tom si alzò
velocemente dalla sedia, pagò le consumazioni in fretta
facendo cadere il portafoglio e tutti gli spiccioli che conteneva, e
dopo averli raccolti frettolosamente uscì dal locale di
corsa, voltando la testa a destra e a sinistra nel tentativo di
scorgere Elise.
La vide a pochi metri da lui, mentre camminava impettita, il bavero
della giacca tirato fin sulle orecchie e i capelli mossi dalla brezza
berlinese.
La rincorse e quando la raggiunse le toccò un gomito,
facendola sussultare.
“Sei scemo?” gracchiò la ragazza,
strozzandosi con la sua stessa saliva “Mi hai quasi fatto
venire un infarto! Cosa vuoi ancora?”
“Non ho ancora finito di parlarti”
Elise si fermò in mezzo al marciapiede, le braccia conserte
e lo sguardo che cercava di sfuggire a quello di Tom che, invece, la
fissava dritto negli occhi verdi.
“Cos’altro devi dirmi?”
“Possiamo tornare a sederci?”
“No, non ho tempo. Rick fra poco si sveglierà e
non voglio che mi chiami proprio mentre sono con te. Lui non si merita
tutte queste bugie”
“Mi pare un po’ tardi, no?”
commentò Tom, sfoggiando il suo miglior sorriso, quello che
una volta Elise aveva definito “da conquiste”.
“Senti Tom, le cose sono cambiate rispetto a due estati fa.
Ora sono sposata, sto iniziando una vita nuova accanto a Rick e tu non
ne fai più parte” alzò la testa e
finalmente riuscì a guardarlo negli occhi.
“Sei tu che mi hai proposto l’incontro,
Elise”
“E’ vero, ed ho sbagliato. Volevo solo essere certa
che fosse tutto finito e che il tuo fantasma non mi perseguitasse
più”
“Concedimi ancora mezz’ora, poi sparirò
per sempre dalla tua vita se è questo che desideri. Vieni
con me”
Elise, nell’arco di cinque secondi, analizzò
velocemente i pro e i contro. Se fosse andata con lui avrebbe rischiato
di trovarsi in una situazione assai compromettente, dal momento che Tom
“Rasta” Kaulitz esercitava ancora un certo fascino
su di lei.
D’altro canto, se non l’avesse seguito, si sarebbe
domandata all’infinito come sarebbe stata la sua vita se quel
giorno, a Berlino, avesse dato ascolto alla richiesta di Tom.
Decise così che un rimorso sarebbe stato comunque meglio di
un rimpianto e accettò.
Tom, visibilmente tronfio, la condusse a casa sua dove, le
assicurò, nessuno li avrebbe disturbati.
“Non voglio che mi vedano, Tom. Non voglio incontrare tuo
fratello o i tuoi amici, sia chiaro” precisò
Elise, camminando al suo fianco.
“Non li incontrerai. Bill non è in casa e Georg e
Gustav non abitano con noi”
Il resto del breve tragitto che li separava dalla casa dei Kaulitz lo
passarono in religioso silenzio. Più di una volta Tom
represse l’istinto di cingerle le spalle con un braccio,
bloccandosi solo per il timore che Elise si infuriasse e scappasse via.
Una volta varcata la soglia di casa, al riparo da sguardi indiscreti,
Elise cercò di rilassarsi per quanto fosse possibile
coniugare la parola “relax” con “Tom
Kaulitz” e “casa vuota”, specie sapendo
di avere un marito a pochi chilometri di distanza che, ignaro di tutto,
dormiva beato credendo che la moglie fosse a passeggio.
Tom la fece accomodare in salotto, prese la sua giacca e, da perfetto
padrone di casa, la appese in corridoio e le domandò se
volesse qualcosa da bere o da mangiare. Elise rifiutò
entrambe le proposte e si accinse ad ascoltare quello che Tom aveva da
dire.
“Quindi?” esordì, dopo un lunghissimo
minuto di pesante silenzio.
“Hai così fretta di andare via?”
“Tom, forse non ci siamo capiti” Elise
poggiò le mani in grembo e, seduta con la schiena
perfettamente dritta, aggiunse “Mio marito è in
albergo e crede che io sia a passeggio per Berlino. Se mi dovesse
chiamare per chiedermi dove sono, mi spieghi cosa dovrei
dirgli?” e poi, portandosi il pollice all’orecchio
e il mignolo alla bocca a mo’ di telefono, disse
“Oh amore guarda, sono a casa di Tom Kaulitz. Sì,
certo, quello con il quale ti ho tradita due anni fa anche se non te
l’ho mai confessato e al quale pensavo anche mentre ti
raggiungevo all’altare! Ma non preoccuparti, io ti amo
eh!” quando terminò il vivace monologo, aveva la
faccia rossa e gli occhi quasi fuori dalle orbite.
“Pensavi a me anche il giorno delle tue nozze?”
Tom, che non si era lasciato sfuggire quel particolare, eluse la
domanda di Elise.
“Non è questo il punto”
ribatté lei, ricomponendosi.
“Rispondimi”
“Sì” mormorò
“Più di qualsiasi altro giorno”
Tom, che fino a quel momento era rimasto in piedi di fronte a lei, le
si sedette accanto, prendendole una mano.
“Pensavo a quanto è stato bello due anni
fa” continuò Elise, gli occhi fissi sulle loro
mani intrecciate “E a come la vita, a volte, è
strana. Non ho mai amato Rick, in tutti questi anni, tanto quanto ho
amato te in un mese e non sono stata in grado di dirtelo. Ho fatto di
tutto per scordarmi di te, compreso l’accettare il matrimonio
anche se sentivo che era troppo presto. Io amo mio marito, lo
giuro” alzò gli occhi e incontrò quelli
del chitarrista “ma tu occupi i miei pensieri da
sempre”
Tom si avvicinò a lei cercando di baciarla ma Elise lo
fermò “Tom, ti prego. Non so se sarò in
grado di fermarmi, dopo”
“E chi dice che dobbiamo fermarci?”
sussurrò Tom, tentando nuovamente di darle quel bacio che
aspettava da due lunghissimi anni. Ancora una volta Elise si
tirò indietro.
“Sono sposata da tre giorni. Solo tre giorni. Ho
già tradito Rick una volta e non ho intenzione di farlo mai
più”
“Ma sentivi il bisogno di vedermi, altrimenti mi avresti
mandato a quel paese la sera in cui ti ho telefonato”
“Sento il bisogno di rivederti fin da quando sono partita due
anni fa! Ma, delle volte, bisogna scegliere. Io ho scelto la strada
più facile, lo ammetto. Ho scelto Rick e una vita normale,
mentre con te sarebbe stato tutto più complicato”
“Dicono che la strada migliore è sempre quella
meno battuta” commentò lui.
“Sarà anche la migliore, sarà anche
quella che da più soddisfazioni., ma io non ho avuto il
coraggio di percorrerla. Senza contare che la sera in cui ci siamo
salutati, tu non hai fatto nulla per fermarmi”
“Cosa avrei dovuto fare? Buttarmi a terra implorandoti di
restare? Io volevo te, non la tua pietà”
Elise tacque per un attimo, ripensando a quella sera e alla sua vita
nei mesi successivi. Mai come in quel momento si pentì di
non avere avuto la forza di dare un taglio netto con il passato. O,
forse, di non avere dato un taglio netto alla sua storia con Rick.
Il suo animo era combattuto. Le pareva assurdo che, dopo tanto tempo
passato insieme, Rick fosse semplicemente scomparso dal suo cuore
eppure il calore che la mano di Tom emanava, la faceva stare
così bene che le sembrava impossibile convincersi del
contrario
Era certa di amare il marito ma la domanda che le attraversò
la testa fu rivelatrice: che tipo di amore era? Era l’amore
di due amanti o l’amore di due amici?
Pensò anche che una coppia di lunga data, come loro due,
attraversava degli alti e bassi, ma non era normale a tre giorni dalle
nozze.
“Devo andare” Elise si alzò lasciando la
mano di Tom e si diresse verso il corridoio.
Fu un attimo: Tom la rincorse, la prese per un braccio e la spinse
dolcemente contro il muro, sovrastandola con il suo corpo. Elise, dopo
un debolissimo tentativo di fuga, si lasciò completamente
andare a quella presa fino a quando le loro labbra non si incontrarono
e tutto il resto sembrò sparire.
Tom la prese in braccio e la portò in stanza, la
adagiò sul letto e la spogliò velocemente. Si
stese sopra di lei e la fece sua in un attimo, perché non
c’era tempo per le carezze o per le frasi d’amore,
non c’era tempo per lunghi baci o per dolci promesse.
Il tempo o il destino gliel’avevano già portata
via una volta e, in quel momento, Tom desiderava solo risentirla contro
di sé, sentire i suoi gemiti e le sue mani sulla schiena.
Non c’era nulla che desiderasse di più.
**
“Pff, speravo che la nuova collezione fosse già
uscita invece devo aspettare la prossima settimana. Dannazione, la
prossima settimana non so nemmeno dove diamine
sarò!”
Bill, salendo le scale di casa, sbuffava e imprecava da solo ad alta
voce, insoddisfatto dopo il suo giro di shopping. Andreas lo aveva
accompagnato su e giù per negozi tutta mattina ma il moro,
nonostante fosse rincasato con varie borse piene di acquisti, lo aveva
comunque avvisato che anche il giorno seguente sarebbero dovuti tornare
in centro, perché aveva visto “degli occhiali da
sole che….”
Con le mani occupate da tutte le sportine, Bill abbassò la
maniglia della porta con il gomito ma, stranamente, non notò
la presenza di un cappotto appeso in corridoio. Si diresse
così a passo spigliato verso la camera del gemello e
aprì la porta senza bussare, come era solito fare da sempre,
specie se credeva che Tom fosse solo.
“Tom, guarda cosa ti ho comprato!”
esordì, spalancando l’uscio. Per poco le borse non
gli caddero dalle mani.
Prima di richiudere velocemente la porta, fece in tempo a scorgere una
signorina nuda seduta sul bacino del fratello. Entrambi erano
chiaramente impegnati in una danza “senza veli”.
Rosso in volto, raggiunse la cucina con ancora le mille borse in mano e
le lasciò cadere sul pavimento. Non era di certo una
novità il fatto che Tom portasse a casa le sue conquiste,
come non lo era il fatto che il gemello avesse una vivace vita
sessuale, ma era la prima volta che Bill lo beccava in atteggiamenti
così esplicitamente intimi e questo lo scosse.
Era un po’ come immaginarsi i propri genitori a letto:
imbarazzante.
Sorseggiando un bicchiere di acqua, aspettò in silenzio fino
a quando Tom non lo raggiunse. Era ancora nudo, aveva solo un
asciugamano in vita e le ciabatte ai piedi.
“Non si usa bussare?” lo ammonì, rosso
in volto.
“Tom scusa! Non credevo che… cioè, non
c’erano macchine in cortile, né indumenti strani
in giro”
“C’è il suo cappotto appeso in
corridoio, come hai fatto a non accorgertene? Noti sempre
tutto!”
“Non l’ho visto, ero di fretta, stavo imprecando,
non…” poi si fermò a riprendere fiato
“Mi dispiace, è imbarazzante questa
cosa!”
“Abbastanza”
“Lei chi è?” chiese Bill, per smorzare
la tensione.
“Non credo vorresti saperlo” disse il rasta, che
non aveva raccontato a Bill della sua telefonata né
dell’arrivo di Elise.
“Non dirmi che si tratta di quella tizia dell’altra
sera, quella odiosa e completamente rifatta! Era orribile e
volgare!”
“No…”
“E quindi?”
“Elise”
**
Siete delle lettrici splendide! *_* Mi piace tantissimo leggere i
vostri commenti, mi piace sapere che vi fate delle idee proprie sulla
storia! Grazie, grazie davvero di cuore! *_*
Kate
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Capitolo 5 *** Capitoli 8+9 ***
8. There’s nothing
else I could really do, at all…
“Quella Elise?” Bill strabuzzò gli occhi
e poggiò una mano sulla superficie del tavolo, squadrando il
fratello come se avesse di fronte a sé un alieno.
Tom si limitò ad annuire non sapendo che altro aggiungere,
così Bill ne approfittò per lanciarsi in uno dei
suoi famosi monologhi, con tanto di gesti nevrotici “Tu sei
pazzo!” disse, a voce un po’ troppo alta
“Cosa diamine ti è saltato in mente?”
“Abbassa la voce, schizzato!” lo ammonì
Tom.
“Schizzato?” gridò nuovamente, per poi
abbassare subito il tono e, in un sussurro, ripetere
“Schizzato? Forse non capisci la gravità della
situazione! Se si sapesse in giro che te la fai con una donna sposata
sarebbe la fine”
Ultimamente, Bill era sempre più intimorito dai pettegolezzi
e dal gossip. Nell’arco degli ultimi mesi il moro era
diventato sospettoso e diffidente, si confidava solo con gli amici
più cari e non si faceva facilmente avvicinare da
sconosciute.
Temeva che la sua faccia fosse sbattuta in prima pagina sotto ad un
titolo diffamatorio, di qualsiasi tipo e di conseguenza limitava le sue
uscite mostrandosi guardingo e teso quando, invece, era in pubblico.
Tom lo aveva rimproverato più volte a causa di quella sua
fobia, cosa che fece anche in quel momento: “Ancora in fissa
con i giornali? Chi cazzo vuoi che venga a sapere quello che faccio in
camera da letto?”
“Lei è pur sempre figlia di due personaggi
conosciuti a livello mondiale! Sai come funziona il gossip,
no?” e poi, come illuminato da una improvvisa rivelazione,
balzò in piedi e disse “Aspetta un attimo. Cosa ci
fa qui? Non si è sposata qualche giorno fa? Come…
come ci è finita nel tuo letto?”
“E’ una storia lunga, Bill…”
“Mi hai nascosto qualcosa?” chiese il moro,
inarcando un sopracciglio.
“Te l’avrei detto. E’ successo tutto in
fretta, non pensavo che…”
“Sì, sì, come no…”
tagliò corto Bill “Ti avverto Tom: non voglio
casini, non è proprio il momento adatto. Abbiamo un disco da
finire, un tour da iniziare e centinaia di cose da fare.
Sappilo” poi uscì dalla cucina, indispettito, e
raggiunse la sua stanza passando davanti a quella di Tom, dalla quale
non proveniva nessun tipo di rumore.
**
Elise sedeva sul letto, già rivestita e pronta per
andarsene. Le guance erano ancora in fiamme per via
dell’imbarazzo. Quando Bill aveva spalancato la porta,
trovandoli intenti a fare sesso, si era sentita morire. Mai nella vita
aveva provato un imbarazzo simile misto a vergogna. Era come se avesse
tatuato in fronte la scritta “adultera” e, per
quanto il concetto fosse stantio, Elise si sentiva colpevole. Una
peccatrice. Proprio lei, che nemmeno era certa dell’esistenza
di Dio e che si era sposata in Chiesa solo per assecondare la famiglia
e Rick.
Ma, a ben pensarci, non si sentiva colpevole nei confronti di Dio o di
qualsiasi altri divinità: lei si sentiva in colpa nei
confronti di Rick.
Quando Tom rientrò in stanza, Elise era ancora persa nei
suoi pensieri, oberata dal mal di testa e dalla nausea.
“Elise, tutto bene?” Tom le si avvicinò
e, sedendosi accanto a lei, le mise una mano sulla spalla.
“No, non va bene. Ho sentito tuo fratello urlare, poco
fa”
“Lascia perdere mio fratello”
“Non so cosa ti abbia detto, ma sicuramente ha ragione. Dio
santo, che stupida!” si portò le mani al viso,
sentiva le lacrime pungerle gli occhi.
“Elise, sono mortificato…”
“Non è colpa tua, non sarei dovuta
venire” tolse le mani dalla faccia, si voltò verso
il chitarrista e disse “Non dobbiamo rivederci mai
più. Basta Tom, basta. Dal momento in cui
varcherò quella porta” fece un gesto con la mano
“ti scorderai di me e di tutto quello che è
successo oggi. Me lo prometti?”
“Non posso” il rasta scrollò la testa
“Non puoi chiedermelo. Come posso lasciarti andare sapendo
che non sei felice? Che la vita con Rick non è quella che
desideri? Come faccio?”
“Amo Rick! E sono felice!”
“No, non lo sei!”
“In ogni caso, è la vita che mi sono scelta e
l’averti incontrato di nuovo non cambierà le
cose” si alzò e, dopo averlo guardato negli occhi
ancora per qualche secondo, gli passò davanti e si diresse
alla porta. La aprì piano, intimorita all’idea di
trovarsi Bill di fronte ma, fortunatamente, del cantante non
c’era traccia.
Tom la seguì in corridoio, fino a quando furono entrambi
davanti alla porta d’ingresso.
“Non andare, Elise” Tom teneva la testa bassa,
fissando il pavimento. Tutta la baldanza e la carica erotica che
sprigionava durante i concerti pareva essere scomparsa. In quel
momento, si sentiva nudo e impotente, solo e incapace di trattenerla.
“Non rendiamo la cosa ancora più complicata. Noi
non ci amiamo, siamo solo andati a letto insieme
perché… perché è quello che
succede quando permettiamo agli ormoni di avere la meglio sul
cervello” mentì. In realtà lei provava
per Tom qualcosa che andava ben oltre la pura attrazione sessuale.
“Lo sai che non è così”
“Basta Tom, smettila. Ho commesso una serie di sbagli, uno in
fila all’altro, rischiando di far soffrire persone che non se
lo meritano”
“Come me…” sussurrò lui.
“Sì, come te. E come Rick. Non si può
amare due persone contemporaneamente. E’ chiaro che una delle
due si ama di più e l’altra di meno. Ma, certe
volte, ci sono cose più importanti del semplice sentimento.
C’è il rispetto, l’amicizia, la stima.
Anche se mi accorgessi di non amare Rick come…” si
bloccò prima di dire “come amo te”
“Come cosa?”
“Non costringermi a dirlo” Elise scrollava la
testa, mentre due calde lacrime le rigavano le guance e, con il piede,
batteva sul pavimento al ritmo di una musica inudibile. Tom le si
avvicinò piano e le prese una mano, portandosela alle
labbra. Elise represse un singhiozzo, si tuffò fra le
braccia del chitarrista e dopo averlo stretto talmente forte da fargli
male, si divincolò e scappò via senza salutarlo.
Tom, inebetito e sconfortato, richiuse la porta sbattendola talmente
forte da far traballare i vetri e ritornò nella sua stanza.
Bill, che dalla soglia della sua camera aveva sentito tutto, non si
azzardò a raggiungere il fratello. Si sentiva deluso e
scoraggiato, in colpa per aver dato contro al gemello senza rendersi
conto di quanto, in verità, quella ragazza significasse per
lui.
**
Tornando, a piedi, verso l’albergo ad Elise pareva di avere i
marchi di Tom sul corpo. Le sembrava che la gente che le passeggiava
accanto, potesse scorgere i segni dei suoi baci e delle sue carezze,
come marchi di fuoco sulla pelle viva. Teneva la testa bassa, il viso
parzialmente coperto dal bavero del cappotto e le mani in tasca. Nella
borsa trovò un paio di occhiali da sole e, nonostante non ce
ne fosse, lì indossò per impedire a chiunque di
vederla piangere.
Procedendo a passo svelto, si chiedeva con che coraggio avrebbe
guardato suo marito negli occhi e, soprattutto, come avrebbe fatto a
fermarsi per due settimane in quella città.
9. Oh Elise…
Quando Rick aprì gli occhi si trovò il viso di
Elise a pochi centimetri. Aveva gli occhi arrossati, come se avesse
pianto per ore. Il ragazzo si mise a sedere e le accarezzò
una guancia.
“Amore, che succede?”
“Nulla” mormorò, scrollando la testa
“Solo un po’ di nostalgia”
“Nostalgia di cosa?”
“Nulla Rick, nulla. Hai dormito bene?”
“Sì, benissimo, ma non mi convinci Elise. Ci siamo
sempre detti tutto, no?”
“No” pensò lei, senza dirlo.
Le parole che le uscirono dalla bocca furono diverse “Non ho
nulla, davvero. Ho solo ripensato alla cerimonia, a mio padre che mi ha
accompagnato all’altare e mi sono commossa, tutto
qui”
Lui sorrise e, afferrandola per le spalle,
l’attirò a sé facendola sdraiare sul
letto. La baciò delicatamente, mentre con una mano cercava
di sollevarle la maglietta. Elise si divincolò, pensando di
confessargli che non avrebbe potuto fare l’amore con lui
perché solo un’ora prima l’aveva fatto
con un altro ma, ovviamente, si guardò bene dal farlo.
“Aspetta, non hai fame?” si scostò dal
marito e aspettò una risposta.
“Beh, sì… ma avrei preferito fare
altro, sinceramente” farfugliò lui, fra il deluso
e l’imbarazzato.
“Prima mangiamo e usciamo a fare un giro. Berlino merita di
essere visitata”
Alzandosi, si ricompose ed evitò di guardarlo nuovamente. In
tutti quegli anni era la prima volta che rifiutava suo marito. Prima
non era mai successo.
**
Il restante pomeriggio lo trascorsero in giro per Berlino, cenarono in
un elegante ristorante e fecero ritorno in hotel solo a notte fonda.
Elise aveva trascinato il marito in giro per la città
sperando di stancarlo e di distoglierlo dal proposito di fare
l’amore ed, in effetti, una volta toccato il letto Rick si
addormentò come un sasso. Era meschino ridurlo ad uno
straccio solo per evitare un contatto fisico, ma temeva che vedendola
nuda, Rick potesse in qualche modo accorgersi che il suo corpo era
stato toccato da un altro solo poco tempo prima.
Quando anche lei riuscì ad addormentarsi, sperò
che la notte le portasse consiglio. In realtà, la notte
aveva portato solo guai.
**
Il sole splendeva ormai alto nel cielo quando Elise ed il marito si
svegliarono. Rick, dopo averla baciata come faceva ogni singola
mattina, si fiondò sotto la doccia canticchiando mentre
Elise, sorseggiando il caffè portatole dal servizio in
camera, accese la TV per guardare il notiziario.
La prima cosa che vide, prima ancora di riuscire a capire cosa stesse
succedendo, fu una foto di Tom recante la scritta
“Violento?”.
Atterrita, posò la tazzina ed ascoltò la
giornalista che, con tono concitato, spiegava che la notte precedente
Tom Kaulitz, chitarrista dei Tokio Hotel, si era scontrato duramente
con una fan ad una stazione di benzina di Amburgo. Dalle prime
ricostruzioni, pareva che il bel rasta avesse tirato un pugno in faccia
ad una ragazza francese, senza un apparente motivo se non
l’insistenza di lei nel volergli scattare una foto.
Le illazioni che la giornalista fece su Tom infastidirono Elise.
Tom non avrebbe mai picchiato una ragazza, era impossibile. Spense la
televisione e, in fretta e furia, si cambiò
d’abito.
“Rick, scendo un attimo a comprare il giornale”
urlò.
Non prese l’ascensore ma fece le scale a due a due, correndo
come se qualcuno la stesse inseguendo. Dalla reception le giunse un
saluto che ignorò e, una volta in strada, cercò
con gli occhi l’edicola più vicina.
Riuscì a scorgerne una solo dopo aver corso per qualche
minuto e vi si fiondò, per poi uscire con le braccia colme
di giornali freschi di stampa. Ogni quotidiano parlava di lui e del suo
insensato gesto.
Lacrime di rabbia e di stupore le inondarono gli occhi e dovette
sedersi su una panchina per non svenire. Solo dopo aver letto tutti gli
articoli riguardanti il caso e aver gettato tutti i giornali tranne uno
in un cestino, tornò in hotel.
“Dove sei andata?” Rick era in piedi in mezzo alla
stanza, già vestito e intento ad asciugarsi i capelli.
“A comprare il giornale”
“Il giornale?”
“Sì, che male c’è?”
rispose, stizzita.
“Nulla, nulla… Ad ogni modo, pensavo di fare
colazione e poi andare a visitare il museo delle cere, ti va?”
Elise aveva solo voglia di andare da Tom, non c’era altro
posto in cui avrebbe voluto essere se non con lui. Doveva sapere,
doveva capire cosa diamine fosse successo. I giornali che aveva letto
parlavano di “aggressione fisica” e sottolineavano
che certi reati erano puniti severamente, in Germania.
“Elise, mi ascolti?”
“Rick cazzo, ti ho sentito! Mi dai fiato?”
Rick restò spiazzato dalla sua reazione e, nonostante la
amasse con tutto il cuore e si fosse sempre comportato da vero
cavaliere con lei, sbottò: “Sei impazzita per
caso? E’ da ieri che mi tratti come fossi un estraneo! E non
parlo solo del fatto che hai cercato in tutti i modi di non fare
l’amore con me, mi riferisco anche ai silenzi, agli sguardi
persi nel vuoto. Cosa succede?”
Elise arrossì scoprendo che Rick aveva intuito il subdolo
piano della sera precedente e, addolcendo il tono, rispose:
“Sono nervosa, mi dispiace”
“Nervosa per quale motivo? Elise, io non ti capisco. Andava
tutto a gonfie vele, fino a pochi giorni fa”
“Mi dispiace, ho solo bisogno di stare un po’ da
sola”
“Come da sola?”
“Sì, devo riordinare le idee. Forse il matrimonio
non è stata una buona idea” azzardò.
Il volto di Rick divenne di cera. I suoi occhi, di solito luminosi come
il mare d’estate, si incupirono e la squadrarono:
“Credo di non aver capito bene, Elise”
“Rick, ti prego…”
“Mi stai dicendo che… mi stai dicendo che non sei
più sicura riguardo alle nostre nozze?”
“No, ho solo detto che FORSE non è stata una buona
idea”
“E cosa cazzo cambia?!” urlò.
Rick non diceva mai parolacce, era la persona più educata e
cortese che Elise avesse mai conosciuto, un perfetto inglese,
diplomatico, signorile, elegante e per tutti questi motivi sentirlo
sbottare a quel modo fece quasi paura ad Elise.
“Non urlare! Ci sento benissimo”
“Elise, io sono la persona più buona del mondo ma
permetti che possa perdere le staffe in casi come questo? Sei mia
moglie da quattro giorni e mi stai già dicendo che vuoi il
divorzio?”
“Non ho parlato di divorzio, brutto idiota!” Elisa
sapeva che gli improperi infastidivano Rick, ma non c’era
altro modo per levarselo di torno. Si detestava per questo, ma in quel
momento Tom era più importante ed Elise sapeva che aveva
bisogno di lei. Ne era certa.
“Detesto quanto utilizzi quel linguaggio
provinciale!”
“E io detesto quando ti atteggi come un fottuto signorotto
d’alto loco! Se non capisci quello che dico, sono solo
problemi tuoi! E adesso, se vuoi scusarmi, vorrei starmene in pace!
Sarò anche tua moglie, ma non sono costretta a sorbirmi la
tua faccia 24 ore su 24!” senza attendere una replica,
s’incamminò verso il bagno e vi si chiuse dentro.
Rick, allibito e sconcertato, uscì dalla stanza sbattendo la
porta.
**
Una volta sola, Elise recuperò il cellulare e
cercò di chiamare il chitarrista. Non ottenendo risposta
dopo svariati tentativi, decise di recarsi direttamente a casa sua ma,
prima, si concesse una lunga doccia. Stranamente, non si sentiva in
colpa nei confronti di Rick, almeno non in quel momento. Pensava
piuttosto a Tom, a come si sentisse, al motivo che lo aveva spinto a
quel gesto e si chiese se la causa di quell’apparente perdita
di buon senso non fosse da ricercarsi nella conversazione della sera
precedente.
Terminata la doccia, si vestì e prima di uscire
provò a richiamarlo. Al quarto squillo, una voce stanca
rispose.
“Tom”
“…”
“Tom” ripeté “sono
Elise”
“…”
“Parlami, ti prego! Ho sentito il telegiornale, mi sono
comprata tutti i quotidiani della Germania e…”
“Vieni qui” mormorò lui, di rimando.
Ad Elise si strinse il cuore.
Quella voce, non avrebbe mai potuto resistere a quella voce implorante
“Arrivo” rispose.
**
Come sempre, grazie alle mie fedelissime lettrici Splash ed Alien,
grazie ad Irina e grazie a tutti coloro che leggono!
E' bello sapere che le mie storie vi facciano provare la voglia di
lasciare un commento o anche solamente di continuare a seguirle.
Grazie! *_*
Kate
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Capitolo 6 *** Capitoli 10+11 ***
IMPORTANTE:
le vicende di cui parlerò in questo capitolo si rifanno a
quel che è successo l'anno scorso ma le parole di Tom e
la dinamica dei fatti sono solo frutto della mia fantasia.
10. Oh Elise, it
doesn’t matter what you do…
Seduta al fianco di Tom,
ancora non riusciva a credere di aver scaricato il marito
così malamente per correre da un ragazzo del quale sapeva
poco e niente ma che sentiva di conoscere da tutta la vita. Tom teneva
il capo basso, i gomiti puntellati sulle ginocchia e, con le mani, si
massaggiava le tempie. Bill camminava avanti e indietro per la stanza,
torturandosi un labbro con i denti.
Dopo lunghi ed estenuanti minuti di silenzio, rotti solo dai sospiri di
Bill, Tom alzò la testa e parlò per la prima
volta da che Elise era arrivata: “Non è come
sembra” mormorò.
“Tom lo so che non è come sembra, lo
so!” sbottò Bill “I giornali ti stanno
massacrando senza conoscere la verità. Quando potrai
parlare, racconterai la tua versione dei fatti e vedrai che si
sistemerà tutto”
“Tom…” Elise parlò con un
filo di voce, quasi sussurrando “Cosa è
successo?”
Tom la guardò negli occhi e raccontò una triste
storia fatta di pedinamenti e importuni, culminata con un brutto
scontro ad Amburgo “Non le ho tirato un pugno, lo giuro!
L’ho spinta, è vero, ma solo per allontanarla!
Erano in cinque, mi seguivano da ore, anzi da mesi e ad un certo punto
non ce l’ho più fatta. Ho sbagliato, lo so, ma non
ne potevo più”
“Ti seguivano da mesi? Chi ti seguiva?” chiese
Elise, comprensiva.
“Non so chi siano, credo siano delle ragazze francesi. Mi
pedinano, letteralmente, da mesi! Ieri sera hanno circondato la mia
auto e non se ne volevano andare. Ho gettato il mozzicone della
sigaretta dal finestrino, sperando che si spostassero e mi lasciassero
in pace ma una di loro ha preso la sigaretta da terra e me
l’ha spenta sul finestrino della macchina. A quel punto, sono
sceso e le ho intimato di allontanarsi, chiedendole di lasciarmi in
pace. Lei non accennava ad andarsene, anzi, mi è venuta
aggressivamente incontro e a quel punto l’ho spinta per
impedirle di aggredirmi. Lei è caduta, ma non si
è fatta nulla, credimi! Poi me ne sono andato, non pensavo
che sarebbe scoppiato il finimondo”
“Eri solo?” chiese la ragazza.
“No…” mormorò lui,
dispiaciuto, quasi come se quello che stava per dire avrebbe potuto
offendere Elise “Ero con una… amica”
Elise tacque. Poteva immaginare che tipo di amica fosse, ma non erano
affari suoi, non poteva accampare diritti di nessun tipo e, per la
prima volta dall’inizio di quella strampalata storia,
reagì in maniera del tutto diplomatica “La tua
amica potrà confermare la tua teoria, no?”
“Sì, certo. In giornata andremo alla stazione di
polizia per il verbale. Avevamo già sporto denuncia contro
queste ragazze, già qualche settimana fa. Non ci lasciano in
pace da mesi, ci hanno perfino spedito lettere minatorie, hanno seguito
anche nostra madre”
“E’ tremendo… posso fare qualcosa per
te?”
“Dov’è tuo marito?” chiese
lui, a quel punto. Bill, sgattaiolò via in silenzio.
“Abbiamo litigato questa mattina”
“Per causa mia?”
“No, per causa mia”
“Ti ho sconvolto la vita, mi dispiace. Non avrei mai dovuto
chiamarti quella sera. La tua vita non mi riguarda più o,
forse, non mi ha mai riguardato”
“Ti riguardava tanto tempo fa e se avessi avuto il coraggio
di lasciare Rick, sono sicura che ti riguarderebbe ancora adesso. Ma le
cose sono cambiate, io non posso davvero restare” lo disse
con la morte nel cuore, affranta. Non poteva restare.
“Grazie per essere venuta”
“Non mi devi ringraziare, Tom. Se non mi avessi chiesto tu di
venire, l’avrei fatto lo stesso. Ci sono cose che non si
possono dimenticare e io non scorderò mai quel mese che
abbiamo passato insieme. E’ stato il mese più
bello di tutta la mia vita”
“Sembra assurdo che ci dobbiamo separare, non
credi?”
“Lo è, è crudelmente assurdo.
Ritrovarci quando ormai nulla è come prima, sa tanto di
storia d’amore mal riuscita, di scherzo del destino”
“Già” Tom fece una smorfia che
somigliava tanto ad un mezzo sorriso dolente.
“E pensare che se solo mi avessi chiamata qualche giorno
prima…” Elise lasciò la frase in
sospeso. Se Tom l’avesse davvero chiamata qualche giorno
prima delle nozze, avrebbe avuto il coraggio di mandare tutto a monte?
Il rasta si limitò ad abbassare lo sguardo così
sussurrò, accarezzandogli una guancia “Promettimi
che starai bene”
“Promettimelo anche tu”
Si baciarono piano, un leggero bacio a fior di labbra, un bacio casto e
pulito, la logica conclusione di una storia che non avrebbe mai potuto
vedere il sole.
Elise si congedò da Tom con un lungo abbraccio, controllando
le lacrime che minacciavano di sgorgare come un fiume in piena.
Tornò in albergo solo dopo avergli strappato la promessa di
tenerla informata su quella triste vicenda e, seduta
sull’ampio letto, si accinse ad aspettare il rientro di Rick:
c’erano tante cose delle quali avrebbero dovuto discutere.
11. Oh Elise it
doesn’t matter what you say…
Rick rincasò
qualche ora dopo l’arrivo di Elise e la trovò sul
letto, seduta a gambe incrociate, intenta a fingere di leggere un libro.
“Ti stavo aspettando” mormorò lei,
posando il romanzo sul letto
“Ho girato per Berlino come un cretino cercando un modo per
sfogarmi, pensando anche di tornare e insultarti come mai ho fatto
nella vita, ma non sono stato capace di fare nulla di tutto questo. Ho
solo continuato a pensare a te, ininterrottamente” lo disse
d’un fiato, perché se avesse trattenuto ancora per
un attimo tutte quelle parole, sentiva che il suo cuore non avrebbe
retto.
“Dobbiamo parlare” disse lei, mostrandosi risoluta
nonostante la voglia di abbracciarlo e domandargli scusa fosse potente.
Rick si appoggiò alla grossa cassettiera posizionata di
fronte al letto e aspettò che Elise parlasse.
La ragazza si alzò, prese il quotidiano che aveva comprato
al mattino e lo porse al marito, aperto sulla pagine dedicata a Tom.
“Vedi questo?” chiese lei.
“Chi è?”
“Si chiama Tom. Tom Kaulitz”
Rick osservò la foto,notando la bellezza strabiliante del
biondo e gli occhi vispi “Non conosco il tedesco, non ho idea
di cosa dicano”
“Non è importante, volevo solo che lo
vedessi” Elise inspirò e proseguì
“Io e Tom ci siamo conosciuti nell’estate del 2007,
durante i due mesi che ho trascorso a Berlino. Siamo stati amanti, per
un lungo mese, fino a quando lui non è partito. La sera
prima che partissimo per il viaggio di nozze, ci siamo risentiti per la
prima volta dopo quell’estate e ci siamo rivisti”
Prima di continuare con la sua confessione, Elise osservò il
marito. Teneva lo sguardo fisso sulla foto di Tom, aveva le spalle
ricurve e un leggero tremito nella mani.
All’improvviso, alzò gli occhi e la
guardò: nel suo sguardo non c’era rabbia o
disprezzo, c’erano solo delusione e dolore. A quella vista,
Elise decise che non gli avrebbe raccontato tutta la verità,
perché aveva già sofferto troppo e non meritava
un’ulteriore stilettata al cuore.
“Mi stai dicendo che… tu volevi…
insomma lui…” Rick non trovava le parole per
esprimere il suo sconfinato disagio.
“Ti sto dicendo che due anni fa ti ho tradito e non ho mai
avuto il coraggio di ammetterlo”
“Ma vi siete rivisti”
“Abbiamo parlato, ci siamo come dire… congedati
una volta per tutte”
“Congedati come?” domandò Rick,
stringendo con le mani il giornale.
“Come si congedano due vecchi amici, con rimpianto forse ma
con la consapevolezza che le nostre vite hanno preso sentieri
diversi”
Rick gettò il giornale, ormai appallottolato, per terra e si
avvicinò alla porta balcone. Guardando attraverso il vetro e
dando le spalle alla moglie, chiese “Perché non me
ne hai mai parlato?”
“Perché non è facile confessare un
tradimento”
“Non me lo sarei mai aspettato, da te…
un’altra ragazza avrebbe anche potuto farlo, ma tu sei sempre
stata diversa”
“Diversa da chi? Lo ero per te, Rick! Ma sono una persona
come le altre, con le mie debolezze. Commetto errori anche io, non
pensare il contrario”
“Forse ti ho idealizzata troppo” ammise.
“Rick, io ti amo. E non sarei qui a raccontarti questa storia
se non mi importasse di te, di noi. Se è ancora possibile
ricucire questo strappo, sono pronta a ricominciare da capo”
Rick si voltò verso di lei e, con sguardo rassegnato, chiese
ancora “Mi ami davvero o lo dici solo per non farmi
soffrire?”
“Ti amo davvero”
Il ragazzo, visibilmente sollevato, decise che non sarebbe stato saggio
farle altre domande e si accontentò di quella risposta.
Forse non era vero, forse nel cuore di Elise ci sarebbe stato per
sempre un altro, ma la amava talmente tanto che sarebbe stato disposto
a dividerla con uno sconosciuto piuttosto che lasciarla andare.
Con delicatezza, si avvicinò a lei, si sporse in avanti e la
baciò, mettendo fine a quella confessione.
**
Dopo aver fatto l’amore con passione rinnovata, Elise rimase
stesa a pancia in su con gli occhi chiusi, cercando di riordinare il
cumulo di pensieri che le affollavano la testa.
Rick si era addormentato, nonostante fosse da poco passato mezzogiorno,
ed Elise pensò che gli eventi della mattina lo avessero
scombussolato talmente tanto da farlo crollare.
Aveva deciso di lasciare per sempre Tom, perché si era resa
conto di avere delle responsabilità nei confronti di Rick.
Non aveva mentito quando, poco prima, aveva detto al marito di amarlo:
lei lo amava davvero, solo che era un amore diverso.
Nella sua vita c’era stato spazio per una sola grande
passione ed era quella che aveva condiviso con Tom. Questo, a Rick, non
l’avrebbe mai confessato e decise che, come punizione per il
suo tradimento, avrebbe sofferto in silenzio per il resto della vita,
sperando che il tempo la aiutasse a dimenticare quegli occhi color
nocciola e quelle mani calde.
Gli anni avrebbero lenito il dolore, le primavere le avrebbero portato
un nuovo sole e Tom sarebbe rimasto, per sempre, nella cassaforte dei
ricordi.
**
Rinnovo i ringraziamenti a Irina, Splash ed Alien e ringrazio
kucciolotta22 per il commento!
Mi lasciate sempre dei commenti bellissimi! *_*
Il prossimo capitolo sarà l'ultimo...
Kate
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Capitolo 7 *** Capitolo 12 ***
AVVISO:
ultimo capitolo, molto corto a dire il vero ma, spero, denso
di significato.
12. There’s nothing
else I could really do… at all…
Un anno dopo
La televisione, sintonizzata su un canale musicale, trasmetteva a
ripetizione video di rockstar del passato e del presente.
La musica si diffondeva piacevolmente per la stanza che profumava di
lavanda. Le finestre aperte lasciavano entrare i raggi del sole di
Maggio che indoravano l’argenteria del lussuoso salotto
mentre le tende di pizzo raffinato ondeggiavano lievemente, sospinte
dalla brezza primaverile.
Quando, dalla TV, giunse l’eco di una melodia a lei nota,
Elise smise di trafficare e si piazzò di fronte al grande
schermo piatto.
La conduttrice parlava di un gruppo che, fin dal suo esordio, aveva
ottenuto grandi successi in campo musicale espandendosi fino
all’America e oltre.
Il breve reportage mostrava alcuni dei momenti più
importanti nella carriera di quei quattro ragazzi, utilizzando come
sottofondo una loro canzone ben nota, il cui ritornello cominciava con
poche parole che, per Elise, erano quasi diventate un mantra
“Du wirst für mich immer Heilig sein”.
Riconoscendoli, la mente di Elise cominciò a vagare a
ritroso nel tempo.
Dire che non pensava più a lui, sarebbe stato ipocrita.
L’aveva visto per l’ultima volta un anno prima,
quando era scoppiato uno scandalo che aveva rischiato di troncare sul
nascere la sua splendida carriera. In seguito, fortunatamente, la
verità era venuta a galla, i colpevoli avevano pagato e la
sua vita e quella della sua band avevano ripreso a scorrere serenamente.
Elise aveva ricevuto una chiamata, pochi mesi dopo, nella quale Tom la
informava degli sviluppi e della definitiva chiusura di quella brutta
vicenda.
Da quel giorno, non si erano mai più sentiti né
visti.
Lasciandosi, avrebbero potuto promettersi di rimanere almeno in
contatto telefonico, ma entrambi sapevano che non sarebbe servito a
nulla. Che senso aveva parlarsi al telefono per ore senza vedersi mai?
Inoltre, Elise aveva promesso a sé stessa che non avrebbe
mai più tradito il marito e mantenere il legame con Tom
sarebbe stato un vero e proprio attentato alla sua buona fede.
Certo, i primi mesi passati lontano da lui non erano stati semplici, i
dubbi erano tanti e le notti insonni anche ma una piacevole
novità aveva alleggerito il suo dolore e anche le sue notti
passate in piedi erano diventate meno opprimenti.
Poche settimane dopo il ritorno dal viaggio di nozze, durante un
controllo di routine, il medico le aveva comunicato una notizia che mai
si sarebbe aspettata: presto sarebbe diventata mamma.
Non aveva pensato a nulla per le prime due ore, se non al colore che
avrebbero potuto avere gli occhi del figlio, a come lo avrebbe chiamato
e a tutte quelle cose che, una donna incinta, pensa nel momento in cui
scopre che non sarà mai più sola.
Solo in seguito, facendo un paio di rapidi calcoli, aveva compreso che
quel figlio che già amava con tutta sé stessa,
non aveva un padre certo.
Si ricordava di aver fatto l’amore con Tom e, il giorno dopo,
di averlo fatto anche con il marito. Se la matematica non era
un’opinione, il padre poteva benissimo essere Tom. La data
del concepimento infatti, come le aveva spiegato il ginecologo, era a
cavallo fra quelle due giornate.
Nonostante il dubbio atroce decise, nel silenzio della sua camera, di
non esporre questa teoria ad anima viva, nemmeno a Tom stesso.
I mesi passarono, Elise comunicò la notizia ad amici e
parenti, fu organizzata una grande festa il giorno in cui mamma e
figlio tornarono dall’ospedale e la vita assunse
l’aspetto, a volte un po’ grottesco, di un vecchio
film.
Ritornando al presente, Elise si accorse che il reportage era finito e,
sorridendo mestamente, spense il televisore e salì le scale
fino al piano superiore della grande villa.
Il marito non sarebbe rincasato prima delle sette ma c’era
qualcuno che la stava aspettando.
Sdraiato a pancia in su nella carrozzina, un bambino biondo con due
grandi occhi scuri la osservava ridendo.
“Tesoro, ti sei svegliato?” Elise si
avvicinò e lo prese in braccio, stringendolo al petto
affettuosamente. Il bimbo mugugnò, emettendo suoni che
somigliavano a dei gorgoglii.
Dopo averlo svestito e cambiato, Elise lo osservò a lungo,
focalizzando il suo sguardo su quegli occhi color nocciola che le
ricordavano tanto un sogno lontano.
Scrollando la testa, come per scacciare il pensiero, sorrise al bambino
e, allegramente, gli sussurrò “Andiamo a fare
colazione, Thomas…”
FINE
**
Dunque, come vi è sembrato questo finale?
Prima di ringraziare, come sempre, tutte voi vorrei rispondere ad Irina
che, nel commnto precedente, mi diceva giustamente di essere rimasta un
po' delusa dalla decisione di Elise di lasciare Tom proprio in quel
momento. In effetti può sembrare una scelta crudele ma Elise
doveva andare. Era semplicemente giunto il momento di lasciarsi Tom
alle spalle. Forse qualcun'altra avrebbe mollato il marito e si sarebbe
gettata fra le braccia del chitarrista ma Elise non è stata
capace di prendere quella decisione. Giusto, sbagliato, chi
può dirlo? :D
Detto questo, vi ringrazio davvero tanto per gli splendidi commenti e
per la lettura! Grazie, davvero di cuore!
Kate
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