bandidas

di _Sarettola_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


th bandidas 1

Bandidas

 

Era la solita sera calda e con un cielo stupendo, tipico di quella stagione: azzurro e rosso si scontravano come in una battaglia senza tempo dove le nuvole erano schizzate del sangue porpora dei soldati.

Sulle praterie, su cui si affacciava la villa bianca, spirava la solita brezza che in quelle sere, rinfrescava dal calore afoso del giorno; era la cosa più piacevole al mondo, soprattutto se si poteva godere di questa frescura dalla veranda dell’immensa abitazione, dove, quella sera si festeggiava un piccolo party privato, un attimo di ritrovo per due delle famiglie più importanti del Messico: i Delaroja e gli Evans.

-mamma, mamma!!!- domandò la bambina dai boccoli rossi alla propria madre seduta su una seggiola a dondolo tenendosi il pancione –possiamo andare a vedere la stanza del lavoro di papà?-

-posso anch’io mamma?- chiese una seconda bambina dai capelli lunghi fino alla schiena color petrolio.

La seconda donna, anche lei incinta e seduta sulla sedia a dondolo, chiese con fare retorico all’amica -e queste due bimbe se lo meritano il giro turistico nello studio?-

Le due piccoline risposero affermativamente, scuotendo la testa per mostrare la loro felicità ad una possibile risposta affermativa.

-caro…- chiamò dolcemente la donna la madre della rossina –porta gentilmente Miguela e Samantha nella tua stanza…-

-insomma mamma!- la interruppe la figlioletta –non puoi chiamarmi Miga come tutti i miei amici?!

-no…tu per me rimarrai sempre la mia piccola Miguela…- asserì la madre prima di baciare la testolina della primogenita, che schifata si ritrasse per seguire il padre.

- Samantha? Che cosa si dice?-riprese il padre della mora.

-oh si…gracias sen?or DelaRoja - disse la piccola Evans prima di raggiungere l’amichetta di fronte allo studio del suo papà.

Il signor Angel DelaRoja era un banchiere spagnolo che insieme al signor William Evans, famoso notaio inglese, aveva concluso da pochi giorni un ottimo affare che valeva milioni di pesos.

-ecco qua signorine…- esordì il padrone di casa aprendo, con una piccola chiave d’oro, la porta in vetro opaco della propria “stanza del lavoro”.

-mi raccomando…- iniziò il capofamiglia degli Evans rivolto alla propria figlia.

-tranquillo papà- lo rinfrancò la bambina dai capelli corvini - non romperemo nulla…promesso!- e prima di entrare nella stanza schioccò un bacio sulla guancia al padre.

La stanza era enorme dal punto di vista delle bambine: le pareti tinteggiate di arancione erano cariche di fucili, pistole, trofei di caccia e quadri.

Nella libreria, vicino alla scrivania carica di fogli, lettere e contratti di lavoro, erano stipati volumi molto corposi, alcuni dei quali sembravano anche antichi.

-wow- esclamò Sammy - lo studio del tuo papà è super fantastico!!

- lo so - si vantò l’amichetta – quello del tuo papà com’è?

- è molto chiaro, sempre in ordine, pulito e alle pareti non ci sono tutte queste cose bellissime -

- che noia…-

- però mi lascia entrare quando voglio…-

La porta alle spalle delle bambine venne chiusa con tre mandate, talmente all’improvviso, che Samantha e Miguela si rifugiarono sotto la scrivania di mogano del signor DelaRoja per lo spavento.

Con gli occhi chiusi dalla paura e abbracciata l’una all’altra, le piccoline, sentirono alcuni spari e urla provenire dalla veranda dove si trovavano i genitori, seguiti dal rumore di passi che si avvicinavano sempre più e qualcuno che tentava di forzare la porta.

- che succede?- chiese improvvisamente una voce fuori dal serramento.

-la porta non si apre sen?or-

-imbecilli!! Non avete capito che serve la chiave?! Andate immediatamente a prenderla!! – sbottò quello che doveva essere il capo degli “imbecilli”.

-e dove?-

- idiota!!!!- riprese il capo con tono furioso – la chiave è addosso al “caro” Angel… CERCATELA!!!-

Si udirono altri passi che si allontanavano, mentre altri si facevano sempre più vicini.

-oh eccoli qui i miei figlioli-

- papà - chiamò una vocina sicuramente appartenente ad un bambino di otto anni massimo - perchè l’hai fatto?-

- vedi Tom, gli affari sono affari…capirai, quando sarai più grande…-

-allora li hai uccisi per affari?- chiese una seconda voce di un secondo bambino.

La risposta questa volta non venne data, poiché uno degli “idioti” aveva trovato la chiave e ora stava aprendo la porta al suo capo.

- e ora che facciamo?- chiesa Samantha, sussurrando all’orecchio dell’amica.

- aspettiamo – suggerì quest’ultima trattenendo le lacrime.

Il capo entrò nella stanza seguito dai figli, i quali. A differenza del padre che si diresse verso la scrivania con passo deciso, iniziarono a curiosare nella stanza, provando un sussulto alle bambine ancora nascoste sotto la scrivania, che piangendo in silenzio, ripetevano a loro stesse di stare ferme, calme, ma soprattutto zitte.

- ehi! – esclamò improvvisamente uno dei due bambini, notando che un pezzo di vestito sporgeva al di sotto dello scrittoio – c’è qualcuno lì sotto, papà

Il capo si accucciò scoprendo così le due amichette che ancora abbracciate, tremavano da capo a piedi e piangevano silenziose.

- Bill, Tom, venite qui – ordinò – portatele alla carrozza, per questa notte dormiranno da noi -

I figli obbedirono al padre senza fiatare: si avvicinarono al tavolo e una volta accucciatisi a loro olta tesero una mano a Samantha e a Miguela. Come poterono notare le femminucce i due maschietti erano due gocce d’acqua, facilmente indistinguibili, se  non per i capelli: uno li aveva e scompigliati, con un piccolo ciuffo ricadente sulla fronte a mo’ di frangetta; l’altro, invece, aveva i capelli color del grano maturo, tutti accuratamente pettinati all’indietro.

La piccola Evans e la piccola DelaRoja, scioltesi dall’abbraccio, presero le manine dei gemellini e si lasciarono guidare attraverso la casa, passando anche per la veranda, dove poche ore prima c’era stata la festa.

- mamma – sussurrò la mora guardando la sedia a dondolo dove, quella sera, si dondolava Elizabeth Evans gravida di sette mesi come l’amica e madre di Miga; inevitabilmente gli occhi smeraldini si riempirono di lacrime che questa volta non provò a trattenere lasciandosi andare in pianto straziante.

- dai su…- le disse dolcemente il bambino dai capelli scuri, circondandole le spalle con un braccio e conducendola verso la carrozza nera che attendeva nel viale della villa e dove Miga era già seduta.

- vieni Samy – singhiozzò la rossina tendendo le braccia verso l’amica che stava salendo.

Entrambe trascorsero il viaggio abbracciate sussurrandosi parole di conforto che, anche se unite ai sorrisi di Bill e Tom, non servirono a migliorare l’atmosfera triste e pesante che aleggiava sui quattro piccolini.

- così tu sei Samy?! – chiese il gemello dai capelli chiari, rompendo finalmente il silenzio.

Samantha, detta Samy, annui debolmente ottenendo così un sorriso compiaciuto dei due maschietti.

- allora…io sono Bill- si presento il bambino dai capelli mori che, fino a quel momento, si era preso cura di lei.

- e io Tom- aggiunse subito il biondino.

- io sono Miguela, ma tutti mi chiamano Miga- iniziò la rossina – e come già detto lei è Samantha o Samy-

- dove sono mamma e papà?- chiese la mora spiazzando tutti per la domanda posta senza il minimo preavviso – e dov’è Thomas?

- chi è Thomas?- chiesero all’unisono i fratellini credendo che, nascosto in qualche angolo, ci fosse ancora un bambino

- Thomas è come Alejandro- rispose Miga sorpresa che i due non li conoscevano – sono i nostri fratellini che nasceranno tra poco

Un senso di colpa attanagliò i cuori dei gemelli, lasciando loro in bocca uno strano sapore, quasi amaro: certo, era stato il loro papà a sparare a sangue freddo a quelle persone, ma di fronte a quelle due bambine si sentivano involontariamente responsabili.

- scusateci-

- e di cosa?-

I due maschietti non sapevano che dire, ma per fortuna non ci fu bisogno di aprire bocca, poiché la carrozza si fermò, segno che erano arrivati a destinazione.

- beh…eccoci a casa – glissò Tom aprendo lo sportello del mezzo su cui avevano viaggiato.

I padroni di casa, una volta scesi, aiutarono le loro “ospiti” a scendere a loro volta e le guidarono attraverso la villa fino a raggiungere la camera degli ospiti dove avrebbero dormito.

La notte fu un inferno per tutti e quattro:

Samantha e Miguela non chiusero occhio, continuando a piangere sedute di fronte al caminetto acceso, finché non arrivarono Bill e il fratello.

- su a nanne…- sussurrò dolcemente il moro, prendendo poi la manina di Samy e conducendola nella propria camera dove avrebbe dormito almeno un poco.

- ma io voglio la mia mamma- piagnucolò lei – inoltre la mia mamma stava con me finché non mi addormentavo e mi cantava la canzone delle stelle- concluse di nuovo con le lacrime agli occhi.

- se vuoi sto io con te- si offrì lui gentile

- ma Miga…-

- lei starà con mio fratello-

Infatti, Tom di era appena seduto accanto alla rossina, che guardava il vuoto oltre il fuoco.

- nostalgia?-

- sì tantissima-

-lo sai che è notte fonda?-

Come risposta ricevette solo una misera scrollata di spalle, segno che il tempo per la bambina si era fermato alle ultime ore trascorse con i genitori.

- ti congelerai se rimani così- assentì il biondino notando che la nuova amichetta stava in camicia da notte seduta sul pavimento freddo – ecco tieni…- concluse, mettendole sulle spalle tremanti una coperta leggera, ricevendo un flebile grazie da parte di Miguela

- vuoi un abbraccio?- chiese poi candidamente il bambino che, prima ancora di ricevere una qualsiasi risposta circondò la figura della bambina con le braccia e posò il viso tra i suoi capelli ricci e scarlatti.

Verso l’alba tutti riuscirono ad addormentarsi: Bill e Samantha, nello stesso lettino, erano abbracciati l’uno all’altra con le mani del bambino abbandonate nell’azione di coccolarle i capelli color pece; Tom e Miguela, invece, dormivano ancora seduti sul pavimento, con Miga appoggiata sulle gambe del biondino.

La mattina era vicina, mancavano poche ore e ciò significava che, il piccolo gruppetto, creatosi nel cuore della notte, si sarebbe dovuto già separare per poi…

…poi non rivedersi mai più?

O forse tra anni?

 

 

 

 

 

Spero sia piaciuta a tutti…

Questa è la mia prima ff a quatto mani che stò scrivendo con mewmina_91; l’idea ci è venuta una sera mentre guardavamo “Bandidas” il film con Penelope Cruz e Salma ( non mi ricordo il cognome ^_^” ) spero vi piaccia come idea e che perciò continuiate a segurci…

Bacio a tutti

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


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Bandidas

 

Una giovane dai capelli bruni che ricadeva dolci sulle spalle, stava ferma, in piedi accanto ad un albero. Indossava un abito semplice, di foggia contadina, di colore scuro con un o scialle avvolte intorno alle spalle; teneva le braccia incrociate sotto il seno e osservava le sue allieve esercitarsi nel cavalcare in piedi sulle staffe, mentre lanciavano il lazo.

Samy e Miga, una mora l’altra rossa, erano due ragazze di sedici anni, abbastanza alte dal fisico tonificato dai costanti allenamenti e le forme proporzionate nei punti giusti; non avrebbero penato a trovare marito, ma loro ne avevano mai voluto sapere.

Si erano incontrate tutte e tre, sei anni prima: lei era stata ferita nella rapina appena fatta, mentre loro erano appena fuggite dall’orfanotrofio dove erano state rinchiuse sin da piccole; incontratala si erano prese subito cura della sua salute ed erano diventate una specie di famiglia: ognuna poteva contare sempre e comunque sull’altra; qualche anno dopo, si erano unite alla ribellione dei contadini messicani, organizzando missione per il sostentamento della popolazione e ora le due ragazzine l’avevano convinta ad addestrarle alla rapina, così avrebbero potuto dare i soldi ai contadini e metterne da parte alcuni per curare la sua gamba: la frattura riportata sei anni fa in quella maledetta rapina la costringeva a camminare col bastone…

- Miga, dritte le gambe! Sam, su le spalle!-

…ma ora erano pronte per la loro prima rapina, il battesimo da fuoco, anche se temeva che si facessero distrarre o che non riuscissero a fuggire…

- guardala! Quando fa quella faccia vuol dire che si sta preoccupando che qualcosa vada storto…-

- tranquila mujer! Siamo le migliori e abbiamo la migliore insegnate!

Allison sospirò – avanti, continuate a esercitarvi o domani niente armi e candeline!-

 

***

Verso mezzogiorno, due cowgirls entrarono in città, un piccolo agglomerato di case intorno alla via principale e a poche sue diramazioni, sulle quali si affaciavano la chiesa, il saloon, lo studio medico e la banca.

Con la scusa della fresca ombra che offrerta dai vicoli Samantha si portò sul retro di quest’ultimo edificio, mentre Miguela finse di depositare del denaro dirigendosi così all’ingersso.

Entrata da una finestra sul retro, la mora comparve silenziosa alle spalle dei cassieri portando con sè le borse dei cavalli, lasciati fuori e pronti per la fuga; l’amica diede il segnale e le due spararono un colpo in aria: i cilenti si buttarono e i cassieri terrorizzati, riempirono le borse che vennero lor date, prima ancora che venisse detto loro di farlo.

Le due rapinatrici si guardarono soddisfatte, ma all’improvviso, quelli che dovevano essere i figli del propietario della banca, sbarrarono loro la strada ponendosi di fronte alla porta.

- guarda mujer- affermò la rossa sul cui viso, come su quello dell’amica, si dipingeva una ghigno ironnico – due damerini che vogliono fare una brutta fine!-

Quello dei due che era biondo, diede un colpetto all’altro, moro, ridendo spavaldo

- ehi Bill, hai visto?- chiese retorico facendosi avanti – due mocciose che pensano di rapinarci!-

Mossa sbgliata...

Le due puntarono la gamba esterna davanti al ragazzo, appogandovi il penso e sostenendosi l’una aggrappata al braccio dell’altra per la mossa segnuente: una doppia ginocchiata nelle parti basse del biondo che si piegò a metà per il dolore.

- Tom!- esclamò preoccupato il moro che fece subito segno ai brutti ceffi negli uffici di fermare le due ragazze; in pochi secondi una dozzina di armadi umani, circondarono le bandite che avevano già i soldi in spalla tutti i soldi.

- Miga, tira fuori le candeline-

Sotto gli occhi increduli di tutti dei presenti la rossa cominciò a frugare nella scollatura del corpetto

- tesoro, le hai trovate o no?- chiese sam scocciate dopo un quarto d’ora che teneva sotto tiro i nemici.

- BINGO!- gioì la rossa facendo riemerge dal corpetto una mano guantata che teneva salda un candelotto di dinamite, senza miccia, facendo così sogghignare i due fratelli, ma la giovane mise mano agli stivali, da cui estrasse miccia e ago.

- FERMATELE IDIOTI!- gridarono i gemelli ai loro tira piedi che iniziarono ad avanzare verso le due rapinatrici, ma una scarica a bruciapelo da parte della mora li convinse ad arretrare e aprire loro una via di fuga; inutile il tentativo di Bill e Tom di rincorrerle fuori dalla banca: purtroppo per loro la rossa e la mora, erano già in sella ai cavalli pronte a partire.

- hasta el luego queridos!- salutarono divertite le due, prima che Miga lanciasse il dinamite che passò tra i due fischiando e al fianco dell’amica cavalcasse fuori città.

Galopparono per un paio d’ore, fino alle montagne rocciose e infilandosi negli avvallamenti, raggiunsero l’accampamento della resistenza, dove in una tenda un po’ isolata abitava Allyson.

Entrate videro la loro maestra sdraiata sul letto mentre Gustav, suo medico e fidanzato, cercava di alleviarle il dolore della gamba malata.

- Ally!-la mora fece loro un cenno di saluto e così anche Gustav –ce l’abbiamo fatta!!!- esclamarono alzando le borse piene di banconote.

- stupendo!- esclamò il giovane medico dopo aver fatto due conti sulla cifra –ce ne sono a sufficienza per prendere anche le medicine-

- bha, piantatela, tutti e tre- sbottò Allyson –non sono moribonda; usateli per qualcosa di più utile!-

Gustav scosse la testa – andate a cambiarvi, poi andate a prendere cibo e medicine-.

Le due ragazze andarono a sciogliersi i capelli e a indossare un abito lungo, poi legarono i cavalli al carro e, presa parte dei soldi, andarono in città.

- fate attenzione a non farvi riconoscere!- fu la raccomandazione che sia Allyson che Gustav fecero alle due ragazze.

Samantha e Miguela, con una lettera e le indicazioni di Gustav, si recarono a comprare i medicinali sia per Allyson che per i contadini.

La dispensa dei medicinali, che fungeva anche da erboristeria e studio medico, era una costruzione squadrata e tinteggiata di rosso, di cui se ne occupava un giovane castano e abbastanza alto, dal fisico muscoloso.

- señor Georg?- chiesero arrivando al banco

- Sam, Miga!- sorrise Georg cordiale – in cosa posso aiutarvi sta volta?-

Miga gli tese la lettera di Gustav, Georg la scorse velocemente ed estrasse dallo scaffale dietro di sé una scatoletta di medie dimensioni.

- ecco qua signorine e fate i miei auguri a Allyson-

- MIguela!- esclamò una voce bassa e maschile.

La ragazza si girò ritrovandosi faccia a faccia con Tom.

Il ragazzo le si avvicinò e le prese un boccolo scarlatto tra le dita.

- ricci e mossi come sempre eh?- sorrise lui.

Lei sgranò gli occhi riconoscendo nel ragazzo l’amico di vecchia data e il dongiovanni della banca.

- Tom!- sotto lo sguardo contrariato di Sam la rossa uscì a chiacchierare col ragazzo.

- non riesce proprio a starti simpatico…- buttò lì georg mentre sistemava la nuova merce negli scaffali.

La moretta storse il nasino - è un po’ troppo…”sicuro” che ogni ragazza voglia la sua compagnia – decretò sistemando i guanti di bizzo banco nella borsa.

Il giovane rise – è la stessa cosa che dice suo fratello- tacque per un po’ finendo di sistemare la merce, e dopo aver chiuso il negozio, porse il braccio a Sam invitandola a prendere qualcosa di fresco con lui.

 

***

 

Miguela passeggiava al braccio di Tom, meravigliata dal mercato cittadino e dalla sua atmosfera, senza notare lo sguardo di Tom che, un po’ colpevole, scorreva su di lei senza ritegno.

Tom la scrutò in ogni centimetro del seno proporzionato, che si intravedeva appena grazie a un laccio allentato dello scollo; della vita sottile e della curva dolce dei fianchi e a questa figura di giovane donna la sua mente contrappose quella della bambina boccolosa e vivace.

Sorrise nel vederla correre da un banco all’altro guardando i vestiti.

- non mi dirai che non hai mai visto un mercato?-

- no, mai- ammise distrattamente lei intenta a guardare le stoffe tinte di rosso di una bancarella – di solito metto la roba vecchia per non rovinare i vestiti andando a cavallo e poi è solo Sam che ci va al mercato-

- vai a cavallo?-

Miga annuì – e mi intrufolo nello studio del dottor Schäfer per legger alcuni libri- corse da un'altra venditrice – e mi tocca sempre fuggire dalla finestra-

- Gustav detesta quando qualcuno sposta le sue cose- concluse il biondo.

La ragazza si voltò stupita – lo conosci?!-

- diciamo che siamo amici di vecchia data- stranamente il biondo cominciò a interessarsi alle stoffe stese sul banco di legno – Miga, ce l’hai un vestito per ballare?-

Miguela scoppiò a ridere di gusto – e che me ne facevo se sono brava a ballare come un manico di scopa?-

Il ragazzo comprò un rotolo di stoffa rossa –a questo si rimedia: vieni con me al ballo che si terrà domani sera nella tenuta della mia famiglia-

- non so se io e Sam…-

- no- la interrupe – la tua amica no, vieni solo tu-

- va…va bene…-

- domani ti porto il vestito da provare, dove abiti ora?-

- ehm…facciamo che vengo io ti spiace? Domani mattina-

- allora sarai mia ospite a colazione- decise il giovane con un luccichio negli occhi.

 

 

Ed eccoci qui con un nuovo capitolo scritto dalla mia socia mewmina_91.

La colpa del ritardo ,osceno a dir poco, è mia che non ho postato il pezzo nonostante l’avessi già pronto da mesi, quindi chiedo scusa a tutti i lettori…

Grazie a tutti di aver letto il primo capitolo e un grazie speciale a Hotz94, nostra prima e unica commentatrice…

A presto                     _Sarettola_ & mewmina_91

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


bandidas cap 3

Bandidas

 

Il caldo afoso del pomeriggio a Palmtown era un buon pretesto per entrare in qualche locale a bere qualcosa di fresco e proprio da uno di questi che Samantha, al braccio di Georg, stava uscendo.

-ah…mi ci voleva proprio bel tè col ghiaccio!-

-Sam? Lo sai che quel coso ti ucciderà prima o poi?!- scherzò il ragazzo porgendo alla sua accompagnatrice un parasole di pizzo bianco –a lasciar fare a te ne berresti litri-

Come risposta la mora, i cui capelli quel giorno erano stati lasciati sciolti in modo da riflettere i raggi del sole, cacciò fuori la punta della lingua in una smorfia alquanto buffa.

-lo sai che non è educato fare così?- la riprese nuovamente il dottore dai capelli castani –ok, va bene… scusa- si affrettò a dire, vedendo che la ragazza già portava la mano alla tasca del vestito bianco, dove solitamente teneva un pugnale per le emergenze.

- attento señor sono una bandida- scherzò lei

- zitta!!! Vuoi farti sentire?!-

- tranquillo Georg… credi che mi prenderebbero seriamente con questi abiti?!-

Effettivamente la giovane aveva ragione; in quel momento non somigliava affatto alla bandida che qualche giorno prima aveva rapinato una delle banche dei Kaulitz: quel giorno indossava un abito di cotone bianco che, fermato in vita da una cintura di cuoio nero e turchesi, aveva la gonna a sbuffo e il corpetto leggermente rigonfio e cadente sulle spalle.

Era così diversa da quando l’aveva conosciuta anni fa, ora era cresciuta e le fattezze di una giovane donna avevano preso il posto di quelle di bambina, senza contare che anche il carattere era migliorato.

-Georg tutto bene?- chiese Samy distraendolo dai suoi pensieri

- Sam, hai riflettuto sulla mia proposta?-

Il silenzio calò tra i due che passeggiavano l’una al braccio dell’altro.

-lo prendo per un no?-

- non è questo…- iniziò la mora con voce insicura –è che, lo sai… io ho una missione da portare a termine e in quella devo metterci tutta me stessa-

- ma Samy, essere sposati non ti sarà di intralcio… ne ho parlato anche con Allison e per lei è una buona idea!-

La sua teoria effettivamente non faceva una piega, come i vari discorsi della loro tutrice: “lui è un bravo ragazzo”, “potrebbe aiutarti moltissimo”,”sarebbe capace di proteggerti e ti offre un futuro sicuro”, ma a lei queste cose non interessavano; non voleva diventare una casalinga qualsiasi con una vita monotona, lei voleva continuare a vivere un’avventura dietro a l’altra e non rimanere legata da un matrimonio con nessuno, semplicemente voleva rimanere indipendente e libere com’era adesso.

-ehi voi!- chiamò una voce non molto lontana impedendo alla ragazza di dare una risposta

- sì?- chiesero in coro i due giovani voltandosi verso chi li aveva chiamati.

Il loro sguardo si posò su un ragazzo interamente vestito di nero con un cappello da cowboy calato sugli occhi.

è davvero un tipo strano” commentò tra sé e sé Samantha mentre scrutava i capelli della figura che li aveva fermati: erano lunghi oltre le spalle neri come la pece, ma con delle strane ciocche color del grano.

-buenos dìas señor Kaulitz- salutò cortesemente Georg togliendosi il cappello in segno di rispetto; anche la mora conosceva il ragazzo, ma a prima vista non lo aveva riconosciuto: era Bill uno dei gemelli di Jürge Kaulitz, il multi bancario che aveva una villa da miliardi di pesos appena fuori le porte della città.

-buenos dìas anche a voi e alla splendida damigella che avete al braccio- rispose il ragazzo al saluto del dottore e con un colpetto delle dita scostò il cappello dallo sguardo rivelandogli occhi color del miele.

La ragazza fece un piccolo cenno col capo in segno di saluto, come si conveniva ad una ragazza della sua età… non sapeva il perché ma quel Kaulitz non le piaceva… aveva un ché di antipatico.

- posso chiederle, signorina, che ci fa’ una bella ragazza come lei fuori al caldo e al braccio di un semplice farmacista?-

Decisamente antipatico!

La mora dovette trattenersi: col caratterino che si ritrovava sarebbe di certo finita nei guai.

-la prego di avvicinarsi señorita così potrò vederla meglio-

Presa alla sprovvista Sam si voltò di scatto verso il suo accompagnatore che le fece un cenno di assenso col capo prima di lasciarla andare.

A passo incerto e lievemente in ansia la giovane salì i gradini della veranda del Saloon e si avvicinò a Bill che era appoggiato con la schiena al muro.

-eccomi señor-

- la prego, mi chiami Bill…e se non sono troppo scortese posso chiedere il vostro?-

- Samantha Evans-

A quel nome un fitta lancinante attraversò la testa del ragazzo che cercava di ricordare dove avesse già sentito quel nome; purtroppo a causa di un incidente non riusciva a ricordare molte cose della sua infanzia e ciò gli provocava dolore, ma non lo diede a vedere.

-ehm…- si schiarì la voce –lo sa che oggi la sua bellezza è mal accompagnata?- chiese indicando con cenno Georg che la aspettava in mezzo alla strada.

-vede señor, io non guardo solo la bellezza… se fosse così dovrei rifiutare molti uomini valenti e addirittura cambiare città-

- ci sarei sempre io- concluse spavaldo il moro prendendole una ciocca dei lunghi capelli e, dopo averne annusat ol’aroma di tè, baciandoli.

-credo che lei non sarebbe alla mia altezza- lo respinse gentilmente Samantha

-se però mi conoscesse meglio, credo accetterebbe…-

- il punto è señor- lo interruppe la ragazza – che i non vorrei mai conoscerla; so quel tanto che basta per non volerla accanto a me- concluse riprendersi la ciocca di capelli che era ancora in man al giovane Kaulitz

-BIIIILL!- urlò un uomo uscendo dal Saloon –andiamo-

A momenti Samy svenne: quell’uomo lo aveva già visto e la sua immagine era legata alla sera in cui perse i suoi genitori.

-arrivo padre-

- io allora vi saluto- si congedò la mora prima di fare un lieve inchino e ritornare da dottore che l’aspettava ai piedi della veranda.

-tutto bene?- chiese quest’ultimo una volta arrivata da lui.

-credo di non sentirmi troppo bene… ti spiace se torniamo allo studio?-

- certo che no- acconsentì il farmacista della città porgendole il braccio e incamminandosi verso la direzione da cui erano arrivati.

 

***

- che cosa ti ha chiesto?-

-ti ha praticamente offeso- sospirò Sam che giaceva al fianco di Georg

-non lo sopporti, vero?-

La mora preferì non rispondere, anzi si accoccolò alla meglio, poggiando la testa sul petto nudo del ragazzo e chiudendo gli occhi, stanca.

-posso sapere una cosa, Samy?- chiese lui baciandole i capelli –perchè non mi sposi? Ormai andiamo a letto da qualche settimana e...-

- zitto Liesting, non vorrai rovinare il bel momento?!- lo ammonì lei baciandogli lievemente il torace.

-almeno dimmi perchè dopo la conversazione con il giovane Kaulitz, hai voluto venire via-

Samantha sbattè qualche volta le palpebre cercando di trovare le parole giuste per spiegare il suo comportamento.

-quell’uomo, il padre dei gemelli Kaulitz, ha a che fare con quella sera, ma è tutto sfuocato e... confuso-

- tranquilla – la rassisurò Georg prondendola per i fianchi e tirandola a sè, così che i loro visi fossero alla stessa altezza – se ne parlerai con Allisono e Miguela credo che ti possano aiutare-

-lo spero...-

Il ragazzo si alzò dal letto e iniziò a rivestirsi indossando dei pantaloni marroni e una camicia bianca.

-dove vai?-

- a prendere delle foglie di tè inglese... se non sbaglio è il tuo preferito- e dopo un dolce sorriso sparì al piano inferiore dove c’era il negozio.

Il giovane si diresse verso lo scaffale dietro il bancone e dando le spalle all’entrata del negozio prese un barattolo color creta.

-benvenuto- disse il farmacista sentendo il campanello appeso alla porta d’ingresso trillare.

-grazie dottorino- rispose una voce a lui famigliare obbligandolo a voltarsi: si ritrovò così faccia a faccia col nemico di poche ore prima che aveva sul volto il tipico ghigno di sfida.

-in cosa posso servirla?-

- vorrei delle foglia di alicanto e alcune bacche di ginepro...-

Subito Georg si porò al lato del banconeper prendere ciò richiesto, ma prima che potesse tornare al prioprio posto, il moro gli fece un’altra richiesta, forse la più strana e inusuale che gli fosse mai capitata.

-ah... dimenticavo... voglio anche la ragazza!-

Paziente Liesting inizò a mettere in un sacchetto di tela le foglie violacee dell’alicanto e le bacche scure di ginepro.

-mi spiace, ma non la comprendo-

-sì che comprendi, caro il mio farmacista- soffiò sprezzante Bill sporgendosi un poco verso il bancone –so che siete amanti e non mi sta bene! La Evans deve essere mia!- disse sottolineando le parole “deve” e “mia” prima di prendere il sacchetto e uscire seccato dalla porta a vetri.

 

 

 

 

 

 

 

e anche questo capitolo è fatto!!!

Chiediamo scusa ai lettori per l’enorme ritardo ma mewmina_91 non trovava più i fogli dove’erano scritti tutti i capitoli e così abbiamo passato mesi a cercarli...

Ringraziamo Sbadata93 e niky94 per aver recensito il secondo capitolo, i vostri commenti ci rendono sempre felici!

 

Ci vediamo presto al prossimo capitolo

Un bacio                         

_Sarettola_ & mewmina_91

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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