~ Take Me Away •

di _Miyon_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***
Capitolo 4: *** 4. ***
Capitolo 5: *** 5. ***
Capitolo 6: *** 6. ***
Capitolo 7: *** 7. ***



Capitolo 1
*** 1 ***


~ TAKE ME AWAY •


Premesse.
Salve a tutti! Questa è la mia prima fic sui Jonas Brothers e ammetto che non sono una loro fan. XD Un bel pomeriggio(circa 10 giorni fa) facendo zapping qua e là tra i vari canali, me li sono ritrovati di fronte e mi è venuta in mente questa "bella idea". Mi hanno proprio dato ispirazione, specialmente Joe XD. In più la mia migliore amica è appena tornata da Londra e mi ha raccontato di alcune bizzarre conoscenze che ha fatto, senza tralasciare i dettagli della vacanza!XD Così mescolando il tutto, ho partorito questa roba qui '-.- XD
Quindi per prima cosa ringrazio la mia migliore amica, che andando a Londra mi ha dato ispirazione per questo mio nuovo lavoretto. XDXD Dopodiché, dedico tutto il mio lavoro ai miei nonni, che mi hanno reso una persona migliore, che mi amano immensamente e perché si sono presi tanta cura di me in questi miei 18 anni di vita. Bene, per il resto ringrazio tutti voi che commenterete, mi seguirete e semplicemente leggerete! Grazie di cuore! Spero sia di vostro gradimento!
Buona lettura!
_Miyon_


A Ugo e Giulia.

"Quando un'uomo è stanco di Londra, è stanco della vita, perché a Londra si trova tutto quanto la vita può offrire"
(Samuel Johnson)


1.



Detestavo quel giorno. L'ho sempre odiato con tutta me stessa. Ogni anno, quel momento giungeva così rapidamente, che alle volte, temevo di perdere la cognizione del tempo. Osservai, fuori dalla finestra della mia stanza, l'interminabile pioggia che si attanagliava su Edimburgo. Sembrava che anche il cielo stesse piangendo per la mia partenza. Così la mia ultima estate da liceale era finita. Improvvisamente, tentai di immaginare dove e come avrei trascorso la prossima estate... Forse in un campus, nel tentativo di abituarmi alla vita universitaria, forse l'avrei passata a lavorare in una gelateria, servendo bambini dispettosi e anziane lagnose o forse me ne sarei stata semplicemente a casa mia, pensando a cosa fare della mia vita.
Fissai per un po' le goccioline che sbattevano repentine contro il vetro, ma una squillante e acuta voce mi piombò violentemente nelle orecchie, destandomi da quello stato di trance.
- Casey!! Vuoi muoverti?!-
- Arrivo!- gridai ferocemente.
Gettai un ultimo, lunghissimo sguardo malinconico alla mia camera, sperando vivamente di rivederla, in qualche modo, al più presto. Presi frettolosamente la valigia, trascinandola di peso al piano inferiore e mi catapultai per le scale, rischiando quasi di rompermi l'osso del collo.
- Possibile che tu non sia mai pronta?- affermò, stizzita, mia sorella Maddeleine. Io non la degnai di risposta; non ero dell'umore adatto e discutere anche con lei, di certo non mi aiutava a stare tranquilla. Maddie notò, un po’ delusa, il mio "insolito menefreghismo" alla sua frecciatina e mi lanciò un'occhiata di disprezzo mentre indossava le cuffiette dell' I-pod. Noncurante di quel fatto, cominciai a trafficare con le mani nella borsa che portavo in spalla, cercando il mio diario.
- Avete preso tutto?-
Alzai gli occhi e trovai di fronte a me mia nonna che sorrideva teneramente. La corta e crespa chioma ramata, le ricadeva sulla fronte rugosa, mentre lo sguardo smeraldo, era incorniciato da un quadrato occhiale da vista. Anche lei soffriva un po' per il nostro ritorno a casa, come tutti gli anni d’altronde: avrebbe voluto sempre tenerci con sé, per coccolarci, prepararci la cena e per darci la buonanotte...Soprattutto perché, da quando il nonno non c'era più, si sentiva terribilmente sola, anche se non lo dava a vedere. Era sempre stata brava a nascondere le emozioni, ma con me, che per questo ne ero la copia sputata, non ci riusciva. Sapevo quanto si sentisse "abbandonata" e sapevo quanto la mia presenza e quella di mia sorella la rendessero felice. Nonostante avesse settantatre anni, per quei due mesi che abitavamo con lei non ci faceva mancare nulla. La fissai un attimo, per poi rispondere alla sua domanda.
- Sì nonna, non preoccuparti, abbiamo già ricontrollato gli armadi e i cassetti. Non abbiamo scordato nulla-
- Se per caso dovessi trovare qualcosa, ve lo farò recapitare per posta-
Ci guardammo tutte e tre per un momento. Poi nonna Claire si avvicinò ancora un po' a me e Maddie, per stringerci in un forte abbraccio.
- Mi raccomando, fate le brave, obbedite ai vostri genitori e impegnatevi per questo nuovo anno scolastico, specialmente tu Casey, che affronterai la maturità- disse lei con fare materno. Sul mio volto spuntò un'enorme sorriso.
- Mi mancherai nonna- piagnucolò Maddie. Nonna ridacchiò divertita.
- Suvvia, per Natale ci rivedremo, tre mesi volano che è una meraviglia! Avremo tanto di quel da fare che neanche ce ne accorgeremo! Mi ritroverete a gironzolare per casa vostra da un giorno all’altro!- si sciolse dall'abbraccio, sistemandoci gli abiti ed i capelli, che avevamo rossi come i suoi.
Aveva ragione, eppure non riuscivo ad essere in qualche modo felice. Sì, sarei tornata a Londra, a casa mia, con i miei genitori, i miei amici, la mia scuola … Però, stare dalla nonna mi rendeva così felice e tranquilla. Adoravo passare le giornate con lei, non era la solita vecchia bigotta e tradizionalista. Mia nonna era aperta a tutto e tutti. Le innumerevoli passeggiate al tramonto per il parco, i gelati, le scampagnate. Quei momenti passarono dinnanzi ai miei occhi, senza che me ne accorgessi. Sorrisi debolmente.
E poi lì, avevo ormai fatto amicizia con molti ragazzi del quartiere e lasciarli alla fine di ogni estate era per me un dramma. Specialmente quando si trattava di salutare Jason...Lo ammetto, avevo un debole per lui, però ero troppo fifona per dirglielo, per questo mi sentivo così stupida.
Regola numero uno: mai, e dico mai lasciarsi intimorire dai propri sentimenti, tanto da non mostrarli. E’ l’errore più grande che si possa commettere, non si può sapere mai come andrà a finire se non si fa almeno un tentativo.
Purtroppo, questo elementare concetto, non mi era ancora chiaro.
Comunque, i saluti al vicinato li avevo già fatti la sera prima. Non potevo guardarli osservare in silenzio la mia partenza e le mie valige. Perciò salutandoli il giorno precedente al ritorno a casa, speravo in qualche modo di alleviare il “trauma”.

“E’ passata un’altra estate, adesso quando ci rivedremo?” i suoi occhi nocciola si rispecchiavano nei miei, verdi smeraldo.
“Jason ti prego non dirmi queste cose, sai quanto sto male. Fa conto che io sono qui con te, come sempre” risposi a testa bassa
“E’ facile a dirsi, mi mancherai da impazzire … Come sempre” calcò quelle ultime parole sorridendo, così che io notassi la “sua instancabile ironia nei miei confronti”. Sorrisi anch’io, dopodiché mi abbracciò teneramente. Rimanemmo in quella posizione per non so quanto tempo. Inspirai per l’ultima volta, il suo dolce profumo. Non l’avrei sentito per nove lunghi mesi.
Spuntò poi alle mie spalle Christine, la mia amica e vicina di casa durante le vacanze estive, che aspettava impaziente di potermi salutare, la guardai e …

… Tornai alla realtà, sentendo mia sorella pronunciare il mio nome a squarciagola. Annunciò che il taxi era arrivato.
-Su su, forza! Vai Casey, ci sentiamo per telefono- disse mia nonna spingendomi fuori dalla porta.
Camminai velocemente verso l’auto, lasciando i bagagli al tassista. Salii in macchina e guardai nonna Claire attraverso il finestrino opaco. La macchina partì in direzione dell’ aereoporto e l’osservai rimpicciolirsi sempre più. Mia sorella non fiatava, preferì concentrarsi sul paesaggio verdeggiante di Edimburgo. L’uomo alla guida scorreva inquieto le stazioni radio, nel tentativo di trovare qualcosa di orecchiabile. Quel terribile silenzio mi dava il voltastomaco.
Sospirai profondamente, per poi aprire il diario che avevo tenuto fino ad allora in mano. Rovistai alla cieca nella borsa, cercando l’elegante stilografica che mio padre mi aveva regalato per i miei eccellente risultati scolastici, lo scorso anno.
Appoggiai, leggermente, la punta della penna sul foglio e cominciai a scrivere.

“30 Agosto 2009, ore 10.47 am: Si torna a casa …”

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Capitolo 2
*** 2. ***


~ TAKE ME AWAY •


Spazio autrice.
Eccomi qui con il secondo capitolo!^^
L'inizio è un po' "noioso" perché devo introdurre la storia, ma dopo andrà sicuramente meglio!:)
Rigrazio di cuore:
- _3november, per aver recensito e per averla inserita tra le preferite ^^
- aya chan, per averla inserita tra le preferite ^^
- ada12, per averla inserita tra le seguite ^^
Ringrazio poi tutti i lettori silenziosi, grazie ai quali le visite hanno superato le 60 :)
Un bacio a tutti!
Buona lettura!
_Miyon_


2.


E forse partirò, per dimenticare, per dimenticarmi...di te
(Zero Assoluto)


-A tutti i passeggeri! A tutti i passeggeri! Sono le dodici e quindici del mattino, tra un quarto d’ora sbarcheremo a Londra, la temperatura esterna è di circa tredici gradi. Vi preghiamo di mantenere le cinture allacciate durante la fase di atterraggio e vi auguriamo ancora una volta un buon viaggio-
La voce gracchiante dell’altoparlante mi perforò improvvisamente i timpani, svegliandomi bruscamente. Aprii gli occhi di scatto e mi guardai attorno, tentando di riordinare cronologicamente quelle ultime nove ore. Che stavo facendo lì? Ci volle un po’ prima che il mio cervello fosse ossigenato abbastanza tanto da poter rispondere a quella domanda. Ah sì, ora ricordavo. Sospirai e mi voltai alla mia destra, provando a scacciare quei pensieri orribili.
Osservai la donna di mezz’età, che sedeva al posto accanto al mio, agitarsi tremendamente.
Cominciò a trafficare nella tracolla griffata, cercando qualcosa che mi era sconosciuto. Ignorai quel fatto e tornai ad osservare dinnanzi a me, gettando un generale sguardo al resto dei passeggeri che popolavano l’aereo. A causa del fuso orario avevo perso la cognizione del tempo, mi ci sarebbe voluta una bella dormita, una doccia tiepida e due caffè per tornare come nuovo. Senza parlare di quei pesanti cerchi intorno agli occhi, che sicuramente non mi donavano un’aria salutare e da “star”. Sbuffai ancora. Non ne potevo più di stare seduto in quel minuscolo spazio. Avevo bisogno di sgranchirmi un po’. La donna al mio fianco non cessò un attimo di muoversi e notai che stava anche sudando a freddo; non sapendo che fare finsi di non accorgermene. Forse avrei dovuto chiamare l’hostess.
-Mi scusi, può aiutarmi?- cominciò la donna
Mi girai verso di lei un po’ stupito e spaesato.
Dall’accento intuii che fosse inglese fino alla punta dei capelli.
-Per quello che posso fare…- accennai io
- Ho bisogno che lei mi parli-
- Le devo parlare? E di cosa?- chiesi meravigliato
- Qualunque cosa. Soffro di ansia da atterraggio, la prego, ho già preso i tranquillanti, ora ho bisogno solo di qualcuno che mi distragga- continuò disperata
Rimasi un attimo in silenzio, riflettendo sul da farsi. Mi si strinse il cuore nel vederla supplicarmi.
-D’accordo … beh che posso dirle, mi chiamo Joe … Joe Jonas … e come vede sto andando a Londra- dissi imbarazzato. Cantavo di fronte a milioni di fans, eppure in quelle situazioni mi bloccavo sempre.
- Ti prego dammi del “tu”… Per la cronaca sono Grace Carter. Se posso, perché stai venendo a Londra?- fece lei per parlare.
- Non lo so neanche io … sto fuggendo, perché sono un vigliacco …- bisbigliai
- Da cosa fuggi Joe Jonas?- disse lei calcando un po’ il mio nome
Fissai il vuoto.
- Dall’amore-
- Oh allora è una faccenda seria. Però, credi che sia davvero giusto scappare in questo modo?- ora sembrava che stesse parlando la mia coscienza, Grace Carter era sparita.
- Riusciresti a vedere la persona che ami, passeggiare e sbaciucchiarsi con qualcun altro?- la mia era una domanda retorica.
Grace, nonostante la crisi di panico, mi guardò quasi compassionevole. Aveva capito quale fosse il problema. Poi di colpo mi afferrò il polso, stringendolo fortemente. Mi resi conto che stava per cominciare la fase dell’atterraggio. Era il momento più drammatico.
-Un anno della mia vita gettato nella spazzatura, così da un giorno all’altro. Puf! E’ sparita, dicendomi di non aver più l’entusiasmo di prima, di non esser più innamorata come all’inizio. Mi ha piantato di punto in bianco. La settimana scorsa, dopo due mesi che non avevamo più contatti, l’ho vista camminare mano nella mano con un altro ragazzo. Ecco giustificato il “mancato entusiasmo”- dissi sarcastico - Ho deciso di andarmene per un po’ per schiarirmi le idee, e cosa c’è di meglio che espatriare e vivere per qualche mese in una nuova città?-
Grace annuì debolmente e con il passare dei minuti, stringeva di più la presa, bloccandomi quasi la circolazione. Con l’altra mano, invece, si aggrappava violentemente al bracciolo in pelle.
-Evi-evidentemente, n-non è lei che sta-stai ce-cercando. P-poi Lo-londra è magica, t-ti fa-farà dimenticare tu-tutto- disse lei balbettando per la paura e l’agitazione.
Cercai di rimanere il più calmo possibile, per non intimorirla ulteriormente.
-Hai ragione, me ne starò tranquillo per un po’ da un amico che si è offerto di ospitarmi- continuai io nel tentativo di distrarla.
- Be-bene. Io sono londinese, semmai ti servisse qualcosa potrai cercarmi- continuò lei, schiacciando completamente la schiena contro il sedile, come se avesse costantemente paura di cadere da un momento all’altro. L’atterraggio stava per concludersi, quella tortura stava per terminare. Restammo per un attimo in silenzio. In fondo ero stato fortunato, non era una di quelle tremende ragazzine urlanti che mi avrebbe assalito inequivocabilmente. La guardai quegli ultimi istanti e in un certo senso, mi ricordò mia madre. L’età era quella, su per giù.

“Joe! Dove pensi di andare?”
Mi seguì per tutta la stanza, mentre mi davo da fare per sistemare l’intimo in valigia.
“Londra mamma! Pensa che spasso …” annunciai con falso entusiasmo
“Ma tesoro, perché? E poi è così lontano da casa, senza i tuoi fratelli” era seriamente preoccupata. Era la mia piccola mamma, come poteva non esserlo?
“Mamma stai tranquilla. E’ come se fossi in giro per un concerto. Non devi assolutamente avere pensieri, d’accordo?”
Lei mi guardò con gli occhi lucidi, cercando di destarmi da quella decisione.
“Non vorrai stare via molto vero? Lo sai che tra quattro mesi c’è il matrimonio di Kevin” disse lei in tono austero. Un altro inutile tentativo di farmi restare. Sogghignai sotto i baffi.
“Sarò di ritorno per quella data, puoi starne certa”
affermai, mentre sistemavo sul letto tutti i capi che avrei portato con me. Sul ciglio della porta della mia camera, comparvero anche Nick e Kevin.
“Stai andando via davvero?” mi chiese Nick
“Già. Mi farà bene, e poi Robert mi darà tutto quello di cui ho bisogno. Non preoccupatevi, non sto mica partendo per la guerra!”
Kevin sghignazzò sarcastico, Nick rimase serio e mia madre gettava fiumi di lacrime. Che scena raccapricciante.

Nuovamente, l’avviso del comandante, mi riportò alla realtà, annunciando il nostro arrivo a Londra. Grace si voltò verso di me e sorrise. Era ancora visibilmente "sconvolta" per l'atterraggio, ma cercò di nasconderlo come meglio poteva.
-Ti ringrazio per l’aiuto Joe e scusami per il mio modo sgarbato-
- Oh figurati, è stato un piacere-
- Ecco il mio biglietto da visita, quando vuoi cercami pure … Londra è così grande, forse potresti avere bisogno di una dritta con la metro o perché no, semplicemente potresti aver bisogno di parlare con qualcuno di “familiare”- affermò Grace ridendo
- Lo terrò a mente-
- A presto!-
Presi il cartoncino in mano e lessi ciò che c’era scritto:

“Dottoressa Grace Marie Carter
Psicologa-Psicoterapeuta”



Più in basso c’erano due diversi indirizzi e numeri telefonici. Ironia della sorte, uno psicologo che si lasciava abbindolare dalla sua stessa mente. Era così difficile psicanalizzarsi?
Sorrisi divertito a quel fatto, mentre la fissavo allontanarsi.
Senza accorgermene avevo appena affrontato, se così si può dire, la mia prima seduta psicologica, in aereo per giunta. Mi ritrovo a parlare con una perfetta sconosciuta, le racconto metà della mia vita in dieci minuti, per poi scoprire che è una psicologa. Che strano intreccio.
Scesi dal mezzo di trasporto, con quei pensieri in testa, ma subito li allontanai perché presi coscienza che finalmente ero approdato a Londra. Respirai a pieni polmoni l’aria londinese, per poi dirigermi verso il ritiro dei bagagli. Quella mezza chiacchierata “terapeutica” mi aveva aiutato in un certo senso. Mi sentivo quasi padrone del mondo. Indossai gli occhiali da sole e sorrisi soddisfatto.
-Da questo momento, tornerò a vivere-

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Capitolo 3
*** 3. ***


Spazio autrice.

Salve a tutti!! Dovete scusarmi per la terribile assenza *chiede perdono, ma non è stato un periodo facile. Il mio nonnino Ugo non c'è più ed io non sono più riuscita a scrivere nulla. Avevo un tremendo blocco. Era come se tutto quello che avessi in mente fosse svanito nel nulla. Adesso sono passati due mesi e sto diciamo cominciando ad assimilare "la botta". Vi prego di scusarmi immensamente, ma non ero davvero dell'umore, non sono più riuscita a far nulla. Può sembrare strano, ma è venuto a mancare un pezzo fondamentale della mia vita e ho bisogno solo di un po' di tempo. Comunque, adesso sto "riprendendo in mano" le redini di questa storia che non volevo assolutamente abbandonare :):) Spero tanto che questo capitolo vi piaccia e spero che non ci saranno più incovenienti che mi impediranno di scrivere!!

Buona lettura a tutti!! Grazie in anticipo per le visite e le recensioni (se ci saranno XD)
Un Grazie speciale va a tutti coloro che stanno seguendo la mia fic e che l'hanno inserita tra le preferite! Grazie di cuore!

 

3

"Il destino ha molta più fantasia di noi"

Biagio Antonacci

 

 

“Jason, esami, nonna, Edimburgo, università, Jason…”

 

-Sto sognando?-

Mugugnai qualcosa di incomprensibile per poi destarmi improvvisamente da quello stato di dormiveglia. Guardai l’orologio, che segnava le 12 e 37. Era già trascorsa un’ora dalla mia partenza?

Mi alzai con fatica sentendo l’annuncio del comandante che invitava i passeggeri a scendere.

Tutto sommato, il volo era stato piacevole e l’avevo trascorso sfogliando le pagine di “Cime  Tempestose”.  Avevo letto quel libro almeno quattro volte, ma ogni volta sembrava come se fosse la prima, mi emozionavo sempre. Fantasticai un bel po’ sulla vicenda narrata da Emily Bronte, dopodiché crollai addormentata.

 Mi stiracchiai, frizionai la mia chioma ramata e passai le mani sul viso, tentando in qualche modo di svegliarmi.
"Devo chiamare Becky, assolutamente!"
Immediatamente tentai di accendere il telefono, ma con scarso risultato.

“Dannazione, ho il cellulare scarico. Come farò a sentire Becky?”

Mi innervosii parecchio, dovevo assolutamente mandarle un messaggio.

Mentre infilavo la giacca, cercai con gli occhi mia sorella che era già in fila per scendere. Presi al volo la borsa e la raggiunsi immediatamente. Appena mi trovai fuori dal veivolo, mi guardai intorno.

Stranamente, il cielo londinese era meno plumbeo del solito. Il fatto mi stupì notevolmente, visto l’innumerevole probabilità di pioggia da quelle parti.

Non appena scendemmo dall’aereo, Maddie aveva già cacciato l’Ipod dalla borsetta.

-Sai che così finirai per perdere l’udito?! Sempre con queste cuffiette! Piuttosto, muoviti che voglio sbrigarmela al più presto con le valigie!- ammonii mia sorella, con fare altezzoso. A volte, essere la “maggiore” mi faceva quasi sentire più  forte.

-  Sono affari miei e smettila di fare la rompiscatole! Non sei la mamma!- disse lei in tutta risposta. Evitai di rispondere e sfrecciai velocemente per l’aereoporto. Avevo voglia di tornare a casa, stendermi sul letto e riposare la testa, perciò affrettai il passo, tanto che mia sorella cominciò a brontolare qualcosa sottovoce, incomprensibile alle mie orecchie.  Sbuffai seccata mentre seguii con lo sguardo l’insegna “Arrivals”. Controllai le tasche del mio giacchino e tirai un sospiro di sollievo.

“Passaporto c’è, cellulare pure. Bene” pensai tra me.

- Dove ci aspetta papà?- mi chiese Maddie che aveva il fiatone per seguire il mio passo frenetico.

- Lo chiameremo non appena avremo preso le nostre valigie. Dobbiamo ancora fare la fila!-

Mi voltai verso la mia destra, mentre parlavo con mia sorella. Avevo come avuto la sensazione di aver sbattuto contro qualcuno, ma non vidi niente di strano così tornai a guardare di fronte a me.

Io e Maddie giungemmo a destinazione e ci mettemmo in coda per sottoporci ai controlli di routine. 

-Ehi Maddie, potrei mandare un messaggio a Becky con il tuo cellulare?- chiesi dolcemente a mia sorella, mentre eravamo in fila.

Lei fece una smorfia strana e sorrise cinica.

-No!- rise di gusto

-Ti prego! E’ importante! Dai sorellina, lo sai che ti adoro!- tentativo inutile. Maddie non si lasciò incantare.

Girai gli occhi verso il cielo, esasperata.

-D’accordo, ma stasera a casa aiuti tu la mamma!-

Sorella ricattatrice.

-Perfetto! Allora, appena siamo fuori di qui, mi passi il tuo telefono- sorrisi , osservando lo sguardo soddisfatto di mia sorella.

- Passaporto prego-

Dall’altra parte della cabina, c’era una donna di mezza età che scrutava mia sorella. Lei mostrò il documento e, dopo aver timbrato il tutto, la signora glielo restituì.

-Passaporto- ripetè ancora, stavolta rivolta a me.

- Subito- risposi

Frugai nelle tasche della giacca ma non lo trovai. Improvvisamente il mio volto fu il ritratto della disperazione.

-Allora? Passaporto prego!- la donna era spazientita

Ero nel panico totale, cercai ovunque, nella borsa, niente. Era sparito.

-Deve esserci un’errore, due minuti fa ho controllato che fosse in tasca, ora non c’è più!- affermai esasperata.

- Mi spiace signorina, lei deve seguirmi immediatamente- iniziò la donna.

- Ma mi lascia spiegare, mia sorella può confermarle la mia versione-

-Non mi interessa, venga con me-

Avrei voluto sotterrarmi, tutta quella gente che mi fissava come se fossi una criminale.

-Ehi! Signora! Un attimo!-

Una calda voce maschile piombò alle mie spalle. Mi voltai, curiosa di scoprire a chi appartenesse.

Un bel ragazzo sulle ventina, si avvicinava velocemente verso di noi.

-Cosa ti serve giovanotto?- chiese la donna

-Sei tu Casey Smith?-

Mi domandò il giovane fissandomi negli occhi. Mi persi per un attimo nelle sue meravigliose pozze scure e con fatica trovai la forza di rispondergli.

-So-sono io- affermai flebilmente. Lo studiai attentamente. Il fisico scolpito risaltava sotto la camicia blu notte ed i lisci capelli neri gli scendevano perfetti sulla fronte. Aveva un’aria familiare, ma non capivo dove avessi potuto vederlo prima di quel momento.  Mentre riflettevo su questo fatto, lui pronunciò qualcosa alla donna per poi voltarsi di nuovo verso di me.

- Ho trovato il tuo passaporto per terra, per caso ci siamo scontrati e ti è caduto dalla tasca. Comunque tutto risolto, puoi stare tranquilla ora- disse soddisfatto

Quell’aria da saccente non mi piaceva affatto. Lo guardai per un altro momento, ma poi capii tutto.

-Volevi rubarmi la borsetta, ammettilo!!-

Mi avventai contro di lui come una iena inferocita. Lui alzò il sopracciglio, sfoggiando un’espressione di stupore mista al divertita.

-Ma che dici?-

-Sì, mi hai urtato per questo! Dillo! Avanti!-

Non so perché la testa in quel  momento mi diceva di considerarlo un ladro, un pregiudicato, un criminale… un nemico. Avevo questa convinzione, solo il mio subconscio poteva dare una spiegazione logica e razionale al mio insolito comportamento.

Il sorrisetto incredulo sparì dal suo volto, trasformandosi in una smorfia disgustata.

-Tu sei fuori di testa! Non ho bisogno di certo della tua stupida borsetta per campare! Bastava un semplice “grazie” visto che ti ho salvato la “vita” e mi sarei levato di torno. Spero vivamente che le ragazze londinesi non sia tutte così acide e presuntuose… Tsè-

Lo incenerii con gli occhi. Come aveva osato farmi un tale affronto! Gliel’avrei fatta pagare, a tutti i costi.

-Idiota-

Lui si allontanò, soddisfatto di quell’arguta risposta che mi aveva rifilato. La donna timbrò il mio documento, dopodiché mi invitò a sgomberare la fila.

Mi diressi verso mia sorella furibonda.

-Dico, ma hai visto? Quel prepotente! Si ok, mi ha ridato il passaporto, ma sono sicura che aveva qualche cattiva intenzione. Che gente che gira! Sono sbigottita, io…-

- Casey!!!-

Mia sorella mi interruppe improvvisamente

-Cosa?-

Mi fissò incredula.

-Hai accusato Joe Jonas di averti rubato la borsetta!-

Mi pietrificai. Joe Jonas. Joe Jonas. Il suo nome mi risuonò nella testa, pulsandomi sulle tempie. Quell'arrogante era Joe Jonas. Ora si che era davvero tutto chiaro.

 

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Capitolo 4
*** 4. ***


Spazio autrice

Salve a tutti! Eccoci con il 4° capitolo. Dunque, in questo “episodio”, ci sarà di nuovo il Pov di Joe. Inserirò da questo capitolo in poi le foto di alcune celebrità, che a mio avviso, rappresentano meglio i miei personaggi :)
Vorrei ringraziare immensamente:
Ada12
BENNYY
ffdipendente
Let it Be
Minako_86
Sheep
__JoBrosFan__
Per averla inserita tra le seguite
Annaritaa86
Aya chan
_3november
__JoBrosFan__
Per averla inserita tra le preferite
_3november
BENNYY
G_g96
Per aver recensito
Grazie di cuore!! Anche se le recensioni sono pochine XD continuo con il mio lavoro! Buona lettura :)

ROBERT(Penn Badgley - Gossip Girl)           JOE

 


"Sapere che c'è qualcuno, da qualche parte,
dal quale ti senti compreso,
malgrado le distanze o pensieri inespressi,
fa di questa terra un giardino"
-Anonimo-



4.


“Bene, sono ripugnato e infastidito anche a Londra”
Sbuffai tremendamente ripensando all’insolito accaduto di qualche minuto prima. Che sciocca ragazza.
Robert mi aspettava all’uscita dell’aeroporto, così inforcai gli occhiali da sole per camuffare il volto e mi mischiai nella folla, cercando di nascondermi e mimetizzarmi il più possibile. Non avrei potuto sopportare oltre, le ragazzine urlanti mi avrebbero dato il colpo di grazia, in quella giornata iniziata spiacevolmente. Varcai l’immensa entrata dell’Heathrow e immediatamente cercai con gli occhi il viso sorridente di Robert, che mi attendeva appoggiato ad una colonna, fumando una sigaretta.
Mi venne incontro, gettando il mozzicone, felice come non mai di rivedermi. Io, altrettanto, risposi con un largo sorriso.
-Joe!!!-
-Ehi Rob!!-
Mi abbracciò calorosamente, tanto che temei fortemente di morire soffocato tra le sue grandi e muscolose braccia.
-Ehi, vacci piano, rischio di non respirare così- affermai ridendo. Robert si sciolse dall’abbraccio, sorridendo imbarazzato. L’osservai per un momento. Era diventato un colosso, una sorta di gorilla dal cuore dolce. Era cambiato ed anche parecchio, ma il suo sguardo era ancora segnato dal luccichio e dalla spontaneità che aveva sempre avuto. Sotto quel leggero velo di barba c’era il viso del ragazzino che avevo conosciuto diversi anni prima. I capelli castani, ribelli e scompigliati, gli cadevano sulla fronte alta e spaziosa, sotto la quale spiccavano i piccoli occhi verdi.
Gli sorrisi ancora.
-Dio Joe, è una vita che non ci vedevamo! Sono contento di poterti ospitare questi mesi. Ho tante cose da raccontarti-
-Sapessi quante ne ho io…- dissi sollevando le valigie. Lui mi guardò un po’ con compassione, ma lasciò correre e sviò il discorso.
-Dammi qua. Sarai stanco, ci penso io a caricare i bagagli in macchina, tu intanto Sali. E’ quella rossa, laggiù in fondo-
Seguii il dito di Robert e notai la vettura parcheggiata bellamente in doppia fila, con le quattro frecce in funzione. Sul mio viso spuntò un sorriso ironico. Era così pasticcione e superficiale, goffo e imbranato.
-Grazie Rob, sono distrutto, il viaggio mi ha sfinito-
-Lo credo bene, con tutte quelle ore. Non ti sei annoiato?-
Domandò con aria innocente e curiosa. Sembrava di rivederlo di nuovo bambino. Sorrisi in silenzio.
-Ho dormito tutto il tempo-
Salii in macchina, aspettando che finisse di sistemare le borse.
-Bene. Possiamo andare a casa- affermò soddisfatto e mise in moto l’auto. Io feci un cenno con la testa per mostrare il mio assenso. Non avevo molta voglia di parlare. Nonostante avessi dormito, ero più stanco del solito.
-Allora, dimmi, Los Angeles com’è? E’ come la ricordo?- chiese entusiasta, mentre sfrecciava nel traffico londinese.
- E’ diventata un covo di snob, pronti solo a far gossip ed a spettegolare. E poi, L.A. è diventata “troppo piccola” anche per me- aggiunsi infine
Sorrise con una smorfia.
-Niente di nuovo insomma, è come l’ho lasciata. Un po’ mi dispiace, speravo che in questi anni cambiasse qualcosa ma mi sbagliavo. E dimmi, i tuoi a casa come se la spassano? Nick, Kevin? E il piccolo Frankie?-
-Ehi vacci piano!! Quante volte ti ho detto che non sono una macchinetta sputa-risposte-immediate?!-
Ci guardammo un attimo, per poi scoppiare a ridere come matti. La sua fragorosa risata non l’avevo mai dimenticata e sentirla di nuovo mi gonfiò il cuore di gioia.
-Scusa Joe! Questo brutto viziaccio non è migliorato con il passare del tempo!- sentenziò Robert
-Me ne sono accorto! Comunque la mia famiglia è in gran forma. Mamma e papà se la spassano, tra vacanze e weekend con Frankie, in giro per l’America. Nick è sempre il ritratto della tranquillità, della saggezza e dell’intelligenza, perennemente con la testa tra le nuvole. E’ costantemente preso dalla sua musica, dai suoi pezzi. Sai com’è lui è “l’artista, il poeta”. Ha bisogno di dar spazio alla vena creativa- aggiunsi con sarcasmo. Robert rise di gusto e sapevo anche il perché. Fin da ragazzini, lo prendevamo in giro per questo suo modo di essere, inventando nomignoli assurdi e deridendolo continuamente. Ma lui non si scoraggiava mai, anzi ci riteneva stolti e poco divertenti.

-Sarò anche un “piagnone mammone” come dite voi, ma io da grande sarò qualcuno per questo!-
- Ahahahahah! Piagnone mammone!- gridavamo in coro io e Robert.


Ed ebbe ragione. Senza di lui, adesso non sarei stato così in alto. Nick è straordinario e non lo cambierei per nulla al mondo. E’ la mia spalla, la mia coscienza, la mia razionalità. Ricordai improvvisamente tutte le volte che c’è stato per me, tutte le volte che non mi ha fatto perdere la testa.
-Kevin invece?- mi chiese Rob, riportandomi alla realtà
-Beh Kevin, tra quattro mesi si sposa!-
Rob si voltò incredulo dalla mia parte.
-Spero che tu stia scherzando! Il mio vecchio compagno di sbronze, il mio più caro sciupa femmine ha deciso di imprigionarsi?!? Devo impedirglielo! Le donne fanno male, sono veleno, sono tossiche! Ti mandano in tilt il cervello!- gridò lui ridendo.
Ovviamente giocava, lo sapevo, ma sull’ultima parte non aveva poi tutti i torti.
-Già, ha deciso di mettere la testa apposto. Sai com’è Kevin quando si fissa-
-Sono contento. Chi è la fortunata?- chiese curioso
-Si chiama Danielle Delaesa e ti giuro, che per Kevin è veramente un angelo caduto sulla terra! Una manna dal cielo! Come farà a sopportarlo!- dissi ridendo
- Perlomeno, è messa bene?-
Rob era sempre diretto. Scoppiai in una fragorosa risata. Robert mi era davvero mancato.
-Oh beh, non è il mio tipo, ma credo che per mio fratello sia anche troppo! E’ una bella ragazza sì! Comunque sono venuto fin qui anche per consegnarti l’invito. Kevin ci teneva molto alla tua presenza, sei cresciuto con noi, insomma sei parte della famiglia, in un certo senso, non puoi mancare!-
Robert sorrise. Era un sorriso sincero e non ci fu bisogno che pronunciasse parola. Avevo già capito quanto mi stesse ringraziando e quanti “ ti voglio bene fratello” stesse gridando dentro di sé.
-Basta parlare di me, dimmi un po’ i tuoi invece?- chiesi io
-I miei abitano a due isolati distanti da me, stanno bene, in gran forma direi! Mamma continua a gestire la pasticceria di famiglia, mentre papà è sempre in ufficio. Mia sorella Katie, invece, ha cominciato l’anno scorso il college. Io ho abbandonato gli studi. Non ne ho voglia. Perciò da quando ho finito il liceo, lavoro in un pub vicino Buckingham Palace e mi pago l’affitto per vivere solo. Voglio cercare di crearmi un’indipendenza in qualche modo… chissà- concluse pensoso
-Rob puoi contare su di me-
-Grazie-
Ci fu un attimo di silenzio.
-A parte l’invito per le nozze, quale buon vento di porta da queste parti?-
Ecco, lo sapevo. Era arrivata l'ora di dargli spiegazioni. Avrei voluto che quel momento non arrivasse mai, ma purtroppo, ero consapevole del fatto che non l’avrei potuto impedire.
-Diciamo che in un certo senso, ho bisogno di staccare la spina e… di ricominciare a vivere-
-C’entra una lei, in questo percorso alla ricerca della pace dei sensi?- chiese ironico
Sospirai profondamente
-Già…-
Lui non rispose subito.
-Oh beh, allora auguri!!-
Feci un sorriso a mezza-bocca, cercando di cogliere il lato divertente di quel discorso e di sorridere a quella battutina idiota. Niente. Non ci riuscivo.
-Non preoccuparti… Londra non è Los Angeles. Qui è tutta un’altra storia- affermò serio
Lo fissai. Robert aveva ragione. Questo era un altro mondo, un mondo in cui potevo ricominciare da capo, senza se e senza ma. Finalmente giungemmo a destinazione.
-Ehi Rob, volevo chiederti una cosa da tempo-
-Spara-
-C’è qualcosa che davvero ti manca di Los Angeles?-
Lui rimase in silenzio, mentre tirava su il freno di stazionamento. Dopodiché mi fissò.
-Sì-
-E che cosa?-
-I muffin di tua madre-

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Capitolo 5
*** 5. ***


Spazio autrice

Salve a tutti! 5° capitolo :):) Innanzitutto, UN GRAZIE GIGANTE a tutti coloro, che pur non commentando, stanno leggendo la mia fic, visto le numerose visite *me felice, saltella qua e là XDXD Comunque, in questo chappy vi mostrerò il "volto" di Casey, o meglio della ragazza che più ritenevo adatta a questo ruolo!! Spero vi piaccia (: Non posso che augurarvi buona lettura e se vi va, fatemi sapere che ne pensate di questa ficcy!^^ Inoltre vorrei ringraziare:
Ada12
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1° Foto: MADDIE - Kay Panabaker             2°Foto: CASEY - Danielle Panabaker                   3°Foto: BECKY - Ellen Page

5.



"Un amico è uno che sa tutto di te, e nonostante questo gli piaci"
-Elbert Hubbard-

-Certo che sei proprio idiota!-
Mi voltai verso di lei, più irritata del solito. Mia sorella era decisamente inopportuna.
-Maddie… Chiudi quella fogna!!- avvampai per la rabbia.
Lei sghignazzò divertita.
-Che figuraccia! Hahahahah! Sei stata davvero maleducata Casey. Voleva solo restituirti il passaporto-
Continuò a girare il coltello nella piaga. Stavo per sbottare come non mai. Mi vergognavo per quello che era accaduto e lei non faceva altro che farmi sentire una perfetta stupida. Però cercai di trovare il lato positivo di tutta quella faccenda.
-Intanto ho avuto il coraggio di “affrontare una rock-star”. Potrò essere ricordata nella storia per questo… mmh: “La ragazza che ha messo a tacere Joe Jonas!” sarebbe perfetto come titolo- dissi con aria sognante
-Tsè… Comunque, se si riflette un po’ sulla vicenda, si può notare, obiettivamente, che il povero Jonas non ha fatto nulla di male. Sei stata tu mia cara, ad aggredirlo!- sentenziò Maddie con aria saccente.
Se avesse proferito un’altra parola l’avrei strangolata in quell’istante. Ne ero certa.
-Ora basta!! Mi ha dato fastidio quel suo modo di fare, voleva essere il supereroe della situazione. Se sperava di trovare di fronte a sé una fan che gli sbavava addosso, beh si sbagliava di grosso!! E poi non l’avevo nemmeno riconosciuto, perciò sono giustificata! Chiuso l’argomento!!- gridai in faccia a mia sorella.
Continuai a camminare a passo veloce verso l’uscita.
-Ah e poi l’ho comunque azzittito- dissi soddisfatta.
Maddie sogghignò ancora una volta sotto i baffi, lasciando correre il discorso.
Papà ci aspettava fuori l’aeroporto.
-Ecco le mie bambine. Bentornate!-
-Ciao papà! Ci sei mancato tanto- affermò Maddie, abbracciandolo
“Sporca ruffiana ricattatrice” pensai tra me. Lei mi sorrise maliziosamente e mi scimmiottò, mentre papà caricava i nostri bagagli.
-Vi aspetta un bel pranzetto!-
Osservai fuori dal finestrino. Splendeva il sole, anche se il cielo era cosparso di piccole nuvole bianche, somiglianti a batuffoli di lana.
Durante il tragitto riconobbi le strade londinesi. Sorrisi dolcemente. In fondo ero contenta di essere tornata a casa.

***

-Pronto?-
-Casa McDonald?-
-Sì, chi parla?-
Riconobbi la voce della mamma di Becky.
-Salve signora McDonald sono Casey, Rebecca è in casa?- chiesi gentilmente. I genitori di Becky erano persone distinte e di buon costume, perciò cercavo sempre di essere più educata del solito in loro presenza.
-Sì, attendi un attimo cara, la chiamo subito-
Rimasi con la cornetta attaccata all’orecchio, aspettando di sentire la squillante voce della mia migliore amica.
-Caaaaaaaas!!!!-
Sì, la sua voce era decisamente perforante. Non la ricordavo così fastidiosa.
-Dì un po’ Becky, vorresti mica farmi diventare sorda?! Ti ho sempre detto che ci sento!! Non serve urlare!- dissi ridendo. Come mi era mancata. Lei rise di gusto.
-Bentornata, ho ricevuto il tuo messaggio!! Questi mesi mi sono proprio annoiata, sono stata giusto al mare un paio di settimane con mio fratello, ma niente di speciale. Anche mamma è tornata l’altro ieri. E’ stata fuori per lavoro. Una barba incredibile!! Tu invece che racconti di bello? Il tuo fustacchione che dice?- sghignazzò
Io arrossii vistosamente, fortunatamente non eravamo faccia a faccia, altrimenti mi avrebbe preso in giro in eterno.
-Becky smettila di chiamarlo in quel modo! E poi… niente. Uff! Non si decide a fare il primo passo- dissi con malinconia.
-Cas, quante volte ti ho detto che i maschietti, in certi casi, hanno bisogno di una spintarella in più?!? Faglielo capire! Gli uomini sono così tonti, le cose devi dirgliele chiaramente, altrimenti non ci arrivano!-
-Ti pare facile, siamo così lontani…-
-Casey mio dio! Abita ad Edimburgo, non in Timbuctù. Smettila di fare la melodrammatica!-
Risi fortemente. Becky mi faceva sempre tornare il sorriso, adoravo anche quando mi faceva passare per “una depressa cronica”.
-Comunque, lasciamo stare “l’argomento Jason” per ora. Sei pronta per lunedì?! Si ricomincia con la tortura!-affermai con enfasi
-Già, che noia! Non ci posso credere che è arrivato di nuovo settembre. Oh no… quest’anno anche gli esami! Ore extra con la Nichols. Detesto quella donna!- disse Becky “rabbiosa”.
-Non mi ci far pensare, non la posso tollerare! “Smith e McDonald in corridoio! McDonald al primo banco! Smith ci vediamo oggi pomeriggio in aula punizioni”- scimmiottai la prof di matematica, facendo sbellicare Becky dalle risate.
-Ehi Casey, direi che più tardi possiamo andare a prenderci qualcosa a Starbucks, che ne pensi?- chiese lei
-Certo! Così andiamo a svaligiare qualche negozio. Un po’ di sano shopping prima della riapertura della scuola ci vuole!- affermai
Improvvisamente una terza voce s'intromise nella nostra conversazione.
-Ehi Becky, Casey ti ha detto che ha incontrato Joe Jonas all’aeroporto?! Hanno avuto un’incontro ravvicinato! Hhahahaha!-
-Maddie!!! Abbassa il telefono e lasciami stare!!! Razza di scema!!!- gridai forte, tanto che sentii mia madre rimproverare mia sorella. Interveniva sempre quando mi sentiva sbraitare.
Maddie agganciò l’altro cordless, mentre Becky rideva.
-Che diavolo è successo Casey? Hahahahah-
-Ma niente di importante!- cercai di sviare l’argomento, ma senza risultato.
-Dai Cas!! Racconta!-
Fui costretta a dirgli tutto, vergognandomi come non mai. Dall’altra parte Becky se la rideva di gusto.
-Ma dai Casey! Perché ti ci sei avventata come una tigre?! Povero ragazzo! E poi diamine, invece di chiedergli un’autografo, hai fatto tutte quelle storie!-
-Da quando sei fan di quei tre smidollati?- chiesi indispettita
-Non sono una loro fan, ma non puoi negare che siano tutti e tre molto carini!- affermò lei maliziosa
-Becky piantala!-
-Vorresti affermare il contrario?-
Rimasi un secondo in silenzio. Sì, certo erano decisamente attraenti, ma questo non serviva a giustificare i fatti avvenuti in aeroporto.
-Che c’entra, sono comunque dei palloni gonfiati. Lasciamo stare questa storia, a che ora ci vediamo?-
-Uhm…facciamo per le cinque al solito posto ok?- chiese lei
Guardai l’orologio. Erano appena le tre, avevo tutto il tempo di prepararmi e… di uccidere quell’impiastro di mia sorella.
-Bene! Ci vediamo più tardi allora! T’adoro!- dissi raggiante
-Anch’io, a dopo!-
Spensi il cordless. Finalmente avevo parlato un po’ con la mia best. Mi era mancata moltissimo. Mi lasciai cadere sul letto, ripensando a quella scena imbarazzante. Premetti il cuscino sul viso, come a nascondermi.
“Che stupida che sono”
Mi venne in mente il viso di quella “rock-star da strapazzo”.
“Che presuntuoso quello lì”. Decisi di rimuovere quei pensieri e di andare a farmi i capelli per uscire. Chiusi la porta della mia camera alle mie spalle e mi bloccai.
“Non prima…”
Sorrisi con sarcasmo.
-Maddieeeee!!!!!!!!!!-
“… di aver dato una bella lezione a mia sorella!”

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Capitolo 6
*** 6. ***


Spazio autrice
Salve ragazze!! Siamo arrivate al 6° capitolo! Adesso cominciamo ad entrare nel vivo della storia :):) I primi era di introduzione alla storia:) Grazie infinitamente!! Le visite aumentano ogni giorno di più, anche se ci sono pochi commenti!! Di nuovo grazie quindi a tutti i lettori silenziosi:):) *me felicissimaaa!! Beh spero che vi piaccia questo chappy. Un bacione! Buona lettura.
Ringraziamenti speciali:

Ada12
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6.


"è meglio aver amato e perso che non aver mai amato"
-Oscar Wilde-


La prima settimana passò velocemente. Cominciavo ad abituarmi ai ritmi di quella “nuova vita”. Mi sembrava quasi di non essere una rock star, mi sembrava di essere tornato a trascorrere le giornate come non facevo da tempo. Con Rob mi trovavo bene e la convivenza non era affatto pesante. Mi faceva davvero sentire a casa mia, mi faceva ridere e scherzavamo spesso insieme. Durante quei primi giorni, il pomeriggio mi portò a visitare la città… più che altro mi mostrava i locali più “in” e mi raccontava storie di ragazze che aveva frequentato, di sabati sera indimenticabili o di sbornie impressionanti!
Come cuoco se la cavava decentemente. Tutte le sere cenavamo, guardando la tv e commentando i telegiornali o i programmi idioti.
-Secondo me ‘sta giornalista ha un bel didietro!- sentenziò una volta lui, fissando il televisore.
Quasi non mi andavano di traverso le patate. Non si smentiva mai. Risi di gusto.
-Dai Rob! E poi che ne sai scusa, non vedi che è seduta? Come fai a dirlo? E se avesse una mongolfiera?- chiesi
- Naa! Me lo sento! Fidati, quando ho le sensazioni, stai pur certo che sono vere- disse soddisfatto
Risi di nuovo fortemente.
Dopo mangiato, lo aiutavo con i piatti e lo accompagnavo fuori a fumare. Alle dieci andava al pub per rimanerci fino alle due del mattino, nei giorni feriali, mentre durante il weekend staccava anche alle cinque. Più volte mi chiese di andare con lui, ma io rifiutavo categoricamente.
Preferivo restare a casa, a guardare qualche film oppure me ne stavo davanti al computer, con il quale potevo sentire la mia famiglia. Fortunatamente Rob aveva una web-cam. Mi sono goduto anche un pestaggio in diretta tra Nick e Kev.
Nonostante le innumerevoli distrazioni, la tentazione di collegarmi su facebook era troppo forte. Avrei saputo tutto della sua vita nell’arco di cinque minuti. Avrei saputo come se la stava spassando quei mesi… senza di me.
“Ma sì, che male c’è… solo un attimo. Che potrà mai esserci scritto” pensai.
Non appena trovai il suo profilo, il mio cuore già spezzato, si ridusse in mille pezzi.
La vidi in una foto, con il… il mio rimpiazzo. Sorridevano felici, si scambiavano sguardi complici e teneri baci. La rabbia mi salì fin su al petto. Avrei voluto disintegrare quello schermo, avrei voluto urlare tanto da essere sentito fino in America. Avrei voluto dare sfogo al mio dolore. Eppure rimasi in silenzio a fissare quell’immagine che mi lacerava l’anima.
Così, da quella volta, non appena Rob andava via, io correvo su internet, per guardarla ancora, ancora e ancora… avvinghiata alle braccia di quel ragazzo. La gelosia mi consumava dentro. Quando mi accorgevo dell’ora, spegnevo il pc e mi infilavo a letto, con in testa quelle immagini. Quella storia durò per cinque giorni. Finché una sera, non fui colto in flagrante.
-Joe, quando la smetterai di stare impalato lì come uno scemo?-
La voce di Robert mi fece saltare in aria. Mi voltai e lo vidi guardarmi con aria di rimprovero. Mi vergognai come un ladro.
-Io…non lo so-
-Fratello tu hai bisogno di darci un taglio, dov’è finito il “Danger” che conoscevo?-
Rimasi in silenzio. Aveva ragione…erano già passati tre mesi all’incirca, non potevo continuare in quel modo.
-Da domani porterò il computer con me a lavoro e tu sabato sera vieni al mio pub!-
-No Rob, lo sai che non mi va! E poi se qualcuno mi dovesse riconoscere?!-
-Joe, smettila! Non ti riconoscerà proprio nessuno e anche se fosse non mi importa!-
-Tsè… bell’amico che ho!-

***


-Allora… Sei pronto per stasera?-
Finsi di non sentirlo, continuando a “leggere” ininterrottamente uno stupido libro che avevo acquistato in aeroporto. Speravo che avesse dimenticato la piccola conversazione di lunedì sera, ma a quanto pare mi sbagliavo.
-Joe?-
-Sì?- risposi facendo il vago. Le sue labbra si attorcigliarono in un sorriso sarcastico. Rimase un attimo in silenzio, finendo di sistemare i piatti in tavola, per la cena. Dopodiché si stravaccò sul divano accanto a me.
-Ci sarà una festa, sarà pieno di gente, di musica, di divertimento e di alcool. Gli ingredienti giusti per staccare la spina!- mi disse
-Che festa?-
-Lo sapevo!! Questo tipo di serate ti sono sempre piaciute ammettilo! Specialmente se ci sono le ragazze! Allora che ne pensi?- mi disse entusiasta.
Lo fissai per un attimo. Ripensai a ciò che mi avevano detto i miei fratelli quella settimana.

“Dai Joe! Perché ti ostini ad essere sempre un’imbecille in queste situazioni?” mi disse Nick
“Ehi vacci piano con gli insulti! Sarò pure imbecille ma resto comunque il più bello!” dissi ironizzando
“E poi pensa a quanti splendori di donne incontrerai! Le inglesine hanno il loro fascino. Sarà da sballo!!” affermò Kevin con aria sognante
“KEEEEVIIINN!! TI HO SENTITOOO!!!!” urlò Danielle dal piano inferiore.
“Scusami amoreee” poi guardò di nuovo lo schermo ”Perdonami bro, emergenza donna-infuriata, torno subito!” concluse lui, scappando via. Io e Nick ridemmo.
“Sul serio Joe… lasciati andare, andrà tutto bene” continuò Nick
“D’accordo, ci proverò”

-Ehi bello-addormentato ci sei?- Rob richiamò la mia attenzione
-Ci sto!- risposi.
-E’ questo il Joe che voglio! Adesso andiamo a mangiare, sennò si fredda tutto-
Tra una chiacchiera e l’altra, arrivarono le dieci. Mi guardai allo specchio. Indossavo jeans, t-shirt bianca attillata e giacca di pelle nera.
-Andiamo dai!- esortò Rob. Attraversammo Londra velocemente, tanto che in dieci minuti arrivammo a destinazione. Gli invitati erano già fuori il locale, mentre aspettavano di poter entrare. Ovviamente io e Rob entrammo dal retro perché facevamo parte del “personale”.
-Bene, ci siamo. Io sarò al bancone. Fai quello che vuoi, mi troverai sempre qui. Bevi pure quanto vuoi, tanto guido io!- affermò ridendo. Sorrisi anch’io.
-Che peccato però, sbronzarsi senza di te non sarà lo stesso-
-Non ripetere più quella parola… Mi sento male al pensiero di guardare gli altri ubriachi!-
Ridemmo ancora insieme, mentre il locale si stava affollando sempre di più.
-Beh allora buona serata…e dacci sotto Danger!!- gridò lui.
-Si certo, come no!-
Mi allontanai per lasciarlo lavorare. Il pub si riempì di gente in poco tempo ed anche la musica, preparata appositamente per l’occasione, era partita. Giravo per il locale senza meta con un bicchiere in mano.
-Ehi ma tu sei Joe Jonas!!-
Mi pietrificai. No. Anche qui le fan. Presi un bel respiro e mi voltai verso la ragazza che aveva parlato.
-Hahahahah! No, sono il sosia! Eh sì, sono stato premiato proprio per questo. Il miglior sosia al mondo!-
Non sapevo neanche io come diavolo ero riuscito a rifilarle quella balla assurda.
-Woow! Cavolo sei uguale! Come ti chiami?-
-Ehm…Lu-lucas…Co..Collins. Lucas Collins!-
Parlai del più e del meno con lei. Scoprii che si chiamava Amanda Evans, aveva diciannove anni e suonava il clarinetto. Stette a parlare di sé per una buona mezzora. Fui costretto a fare il finto interessato, non sapendo come scaricarla.
-Amo anche gli animali, infat-
-Ehm… senti Amanda, vado a prendere da bere ok? Torno subito- la bloccai
Lei annuì sorridente. Gli occhiali da vista le pendevano sul naso, donandogli una buffa espressione. Io sorrisi forzatamente.
“Ce l’ho fatta! Mi sono liberato di lei”. Mi avviai verso il bancone da Rob, che mi preparò un altro cocktail. Feci per andarmene ma, non so come mi ritrovai addosso a qualcuno.
-Guarda dove cavolo metti i piedi!-
-Mi dispiace, ti ho sporcato il vest..-
Il suo sguardo incrociò il mio e improvvisamente mi bloccai. La conoscevo, il suo viso mi era familiare. In un attimo tutto mi tornò alla mente e sorrisi. Lei, invece, cambiò espressione, passando dallo scocciata, allo stupita, per poi finire ad aggrottare le sopracciglia. Io la guardai divertito negli occhi verdi, pieni di rabbia.
-Ancora tu? Allora sei una persecuzione!- cominciai
Lei fece per rispondere qualcosa, poi però si rialzò pulendosi la maglietta scollata e cercò di andar via, ma io la bloccai.
-Eh no! Mi devi delle scuse, per la tua impertinenza!-
-Io? Ma sei fuori?!-
Aveva una voce melodiosa, decisamente melodiosa. Non la ricordavo così.
-Proprio così-
-Casomai sei tu che mi devi delle scuse adesso, per avermi sporcato la mia maglietta preferita! Brutto scemo!-
Uno a zero per lei. Palla al centro.
-D’accordo diciamo, che ora siamo pari ok?-
Lei roteò gli occhi seccata e cercò nuovamente di allontanarsi, ma la fermai ancora. Quella ragazza mi divertiva e mi indispettiva allo stesso tempo.
-Ehi ehi ehi aspetta… Va bene dai, ricominciamo da capo- dissi. Lei sbuffò e incrociò le braccia al petto.
-Ciao, io sono Joe…- dissi raggiante, aspettando che mi stringesse la mano, come è solito fare quando si fa conoscenza con qualcuno. Lei non rispose e continuò a guardarmi con disprezzo.
-A questo punto tocca a te, dovresti dire: “Lieta di conoscerti Joe, sono Casey…” Il tuo nome è Casey giusto? O ricordo male?- dissi io
- Innanzitutto conoscerti non è un piacere, secondo, devo andare a pulire la maglia che TU mi hai rovinato! Terzo, stammi alla larga!!-
-Ammettilo che non riesci a resistere alla mia bellezza e alla mia simpatia!- dissi ironizzando e cercando di sdrammatizzare
-No, semplicemente, evito gli idioti come te! Ed ora, se vuoi scusarmi, ho altro da fare- disse sicura di sé. Mi sfiorò la spalla e andò via, scomparendo tra la folla. Io rimasi come un’ebete.
“Woow… Che caratterino!”


Ecco il sesto capitolo, scusate per la lunghezza!! Ragazze che faticaccia scriverlo. Sinceramente non sono molto soddisfatta, forse è un po' noioso. Fatemi sapere! Baci!

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Capitolo 7
*** 7. ***


Spazio autrice
Salve ragazze!! Siamo arrivate al 7° capitolo. Grazie infinitamente a chi mi segue e ai lettori silenziosi!! Le cose prenderanno una piega mooolto diversa XDXD Beh spero che vi piaccia questo chappy. Un bacione! Buona lettura.
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Da sinistra: Maddie and Casey



7.



"L'imprevedibile è solo la variazione di un evento previsto nel tempo sbagliato"



21 -09-09
Che tortura! Non è possibile che mi sia ritrovata di fronte, per la seconda volta, nell’arco di venti giorni, Joe Jonas.
Come diavolo c’era finito in quel locale?! Era una festa privata, come fa a conoscere Kelly? Ah già… dimentico un piccolo dettaglio: lui è Joe Jonas, potrebbe entrare in qualunque pub se solo lo volesse. Perché lui è famoso, certo! Che idiota.
Beh, per quanto mi riguarda, spero di non rivederlo mai più. Perlomeno spero di non rincontrarlo più faccia a faccia, visto che me lo ritrovo su qualsiasi rivista, tranne su quella di giardinaggio. Peccato che io non sia un’amante delle piante. No, non è per niente divertente questo fat-


-Che fai?-
Mia sorella mi fece saltare in aria. Chiusi rapidamente il diario e mi sistemai i capelli dietro le orecchie, con fare nervoso.
-Maddie, ti prego, bussa prima di entrare la prossima volta, d’accordo?- dissi con un sorrisetto isterico stampato sul volto.
-Mmh va bene-
-Che vuoi?- chiesi subito
Lei saltellò sul mio letto, lasciandosi poi cadere tra i miei peluche. Io la seguivo passo passo, riordinando tutto ciò che spostava o tutto ciò che metteva in disordine.
-Hai per caso conservato il quaderno di letteratura di due anni fa? Sai com’è, volevo evitare di dover prendere appunti. Domani non ho proprio voglia di stare a sentire il prof- affermò Maddie.
-Sì, dovrei avercelo. A meno che non lo tiene Becky e sta sicura che se è così, dovrai fare tutto sola. Becky ha una capacità nel perdere le cose superiore alla norma. Perciò, spera vivamente di trovarlo fra questi scaffali- continuai seria.
Non vedevo l’ora che smammasse via, per poter continuare a scrivere il mio diario.
-Sai, stavo parlando con Erika e mi ha detto che sua sorella Amanda, alla festa di Kelly, ha conosciuto un tipo identico a Joe Jonas- sentenziò mia sorella.
Mi voltai di scatto verso lei.
-Cosa?-
-Sì, però pare che questo fantomatico tizio le abbia detto “di essere il sosia” e di chiamarsi Lucas Collins- continuò Maddie sfogliando a casaccio vecchi quaderni ingialliti.
“Che cretino. Almeno poteva sforzarsi di trovare un nome più originale” pensai tra me, tanto che spuntò un sorrisetto idiota sul mio viso.
-Beh, perché mi dici queste cose?- chiesi curiosa
-No, niente, era solo per parlottare- concluse lei. Io mi girai rivolta alla scrivania, intenta a ricopiare gli esercizi sul quaderno di matematica. Sentivo ancora la presenza di Maddie alle mie spalle.
-Ehi Cas-
-Uhm?-
-Non è che il fantasma di Joe Jonas ti stia perseguitando?! Uuuuh!!- disse lei, allargando le braccia sulle mie spalle e cercando di incutermi terrore.
-Maddie, Maddie, Maddie. Il fantasma di Joe Jonas non può esistere, in quanto il suddetto personaggio è ancora vivo! Seconda cosa, in generale non sono né superstiziosa, né credo negli spiritelli, dunque non ho paura. Lo so a che punto volevi arrivare, mia cara. Ti ripeto per l’ennesima volta che il discorso è archiviato. Perciò trovati un altro espediente per poterti prendere un po’ gioco di me, ok?-
Non ero mai stata così cinica e sarcastica nel rispondere. Quasi mi meravigliavo di me stessa.
-D’accordo, allora aspetterò impazientemente che tu cada per le scale. Anche un votaccio in scienze potrebbe andar bene- disse Maddie, fantasticando malignamente.
-Ti voglio bene anch’io sorella. Ci vediamo più tardi per la cena-
Lei mi sorrise. Per quella volta la perdonai, decidendo di stare allo scherzo.

***


Le settimane scorrevano velocemente, tra compiti in classe, pomeriggio sui libri e uscite occasionali con Becky. La scuola ci stava uccidendo letteralmente e in quei pochi giorni di libertà, la mia amica doveva sempre recuperare lo studio arretrato nelle altre materie o uscire obbligatoriamente con la madre. Così passavo il mio tempo libero a guardare film, a fare shopping con Maddie oppure me ne stavo al pc, navigando sui social network.
Ottobre arrivò prima del previsto e la nostra scuola era tutta in fermento. Ogni anno, dal primo di quel mese, si dava il via alla preparazione della festa di Halloween. Perciò, tutti gli studenti sprizzavano felicità da tutti i pori. Era una delle feste più importanti della nostra scuola, per questo tutti si davano da fare per organizzarla nel migliore dei modi.
C’era chi sistemava cartelloni, chi girovagava con alcuni costumi in mano, chi provava gli addobbi per la palestra.
Io, invece, me ne stavo di fronte al mio armadietto, cercando freneticamente il libro di storia.
-Caaas!!!-
Mi voltai, trovando il viso di Becky a pochi centimetri dal mio.
-Dov'è quel dannato libro!- esclamai nervosa.
-Quale?-
-Quello di storia-
-Ah ce l’ho io! L’ho preso prima al cambio dell’ora. Il mio l’ho dimenticato a casa- disse sorridendo
-Come cavolo hai fatto a sapere la combinazione?- chiesi stupita, mentre camminavamo per i corridoi
-Con l’intuito! E poi sei sciocca tu… Non puoi mettere la data del tuo compleanno dai!! Troppo prevedibile- rispose Io alzai gli occhi al cielo esasperata.
-Ieri mi hai dato buca con i compiti, dove sei stata?- chiesi sospettosa.
Becky non rispose subito.
-Beh, ecco… senti Casey devo dirti una cosa- cominciò lei. Io mi fermai per guardarla negli occhi.
-Cas, sto… sto uscendo con un ragazzo da una quindicina di giorni- disse tutta d’una fiato. Io rimasi a bocca aperta. Non sapevo che dire.
-Scusa se non te l’ho detto prima, ma volevo capire se fosse stato qualcosa di importante o se fosse solo un passatempo- continuò
-Tu. Che. Esci. Con. Un. Ragazzo- scandivo le parole, terrorizzata. La mia Becky. Non potevo crederci. Lei che aveva sempre rifiutato l’altro sesso, dicendo di “non essere ancora pronta per quelle cose”, si frequentava con qualcuno.
-E' così difficile da credere?- chiese lei meravigliata
-Decisamente. Non eri tu quella a dire: “Niente uomini”?!- dissi beffeggiandola
-Diciamo che ho cambiato completamente idea!- rispose lei
Scoppiammo in una risata fragorosa.
-Dove l’hai conosciuto?-
-Alla festa di Kelly-
Chi diavolo era?! Non avevo notato nulla di “strano” quella sera. Cercai di fare un rapido riassunto della serata, ma non c’era niente che mi facesse sospettare qualcosa.
-Io..Io sono felicissima per te!- L’abbracciai fortemente. –Dimmi, come si chiama? Che scuola frequenta?-
Lei rise.
-Non preoccuparti, saprai tutto più tardi-
-Più tardi?!-
-Già. Mi verrà a prendere fuori la scuola. Voglio farvi conoscere, perciò andremo a prenderci un bel frullato insieme- disse lei raggiante.
-Uhm…d’accordo-
Ero curiosa di conoscerlo. Non riuscivo minimamente ad immaginarlo. L’ultima volta che avevo visto Becky con un ragazzo era stato in seconda media, storia durata cinque giorni per giunta, perciò non riuscivo a focalizzare un eventuale viso dell’uomo adatto alla mia amica.
La campanella mi riportò alla realtà.
-Allora a dopo!-
L’ultima ora della giornata scolastica passò in fretta, tant’è vero che quando guardai l’orologio rimasi stupita nel vedere che erano già arrivate le tre. Non appena la campanella trillò, io sgattaiolai immediatamente fuori dall’aula e aspettai Becky con impazienza. Volevo vederlo a tutti i costi.
-Sei pronta?- mi chiese lei contenta
-Mai stata così pronta in vita mia- dissi raggiante.
Varcammo l’uscita della scuola insieme e notai Becky agitarsi tremendamente. Lo cercava con gli occhi ovunque. Dopodiché spuntò un largo sorriso sul suo volto.
-Eccolo laggiù!!- gridò indicandomelo. Io seguii il suo sguardo e lo vidi. Era decisamente carino. Becky camminò velocemente verso di lui, che sorrise vistosamente, non appena la vide. Io la seguii a ruota.
-Ehi ciao!- disse lui baciandola su una guancia.
-Ciao- rispose lei imbarazzata.
-Come è andata?-
-Bene! Niente test oggi per fortuna!-
Mi sentivo un pesce fuor d’acqua, così cercai di attirare l’attenzione schiarendo la voce. Becky si voltò verso di me sorridente.
-Quasi dimenticavo!! Lei è Casey, la mia migliore amica- annunciò Becky
-Ciao Casey, Becky non fa altro che parlare di te. Io sono Robert, ma puoi chiamarmi Rob- rispose lui
-Felice di conoscerti… Rob! Non riuscivo proprio a immaginarmi un tipo per Becky!-
-Allora che ne dite di andare a prendere questo frullato?!- domandò Becky
-Buona idea! Ho portato un amico. Non è potuto scendere a salutarvi…, diciamo che ha problemi a mostrarsi in pubblico- disse lui, mentre ci avviavamo verso la macchina.
-Si è colorato di verde i capelli per caso?- chiesi io divertita
Lui rise di gusto.
-Oh no. Peggio- rispose con aria minacciosa. Io sorrisi per la sua espressione. Finalmente raggiungemmo la vettura. Cominciai ad intravedere la figura seduta sui sedili posteriori. Indossava un cappuccio ed era voltato dall’altra parte rispetto a noi. Rob e Becky salirono in auto, seguiti da me. Il ragazzo seduto al mio fianco si girò, scoprendosi la testa. Mi guardò incredulo. Io, invece, rimasi senza parole. Non era possibile. Di nuovo.
-Ehi Joe, lei è Cas..-
-ANCORA TU!!!!!-



Ok, queste erano più o meno le loro facce quando si sono visti. XDXD Lasciate un commentino pleaseee!!! Baci al prossimo chappy

_Miyon_

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