Fiore Di Cactus di Dira_ (/viewuser.php?uid=35716)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Teenage Wasteland - Scorpius Malfoy P.o.V. ***
Capitolo 2: *** Love Was Out To Get Me - Rose Weasley P.o.V. ***
Capitolo 1 *** Teenage Wasteland - Scorpius Malfoy P.o.V. ***
Questa storia è
sempre uno
spin-off di Doppelgaenger
(anche se a questo punto dovrei chiamarla una saga)
… si riallaccia
immediatamente dopo agli avventimenti di Seven
Steps of Summer.
Ah, se non si fosse capito
è
una Rose/Scorpius. :P
Ci saranno accenni
a
rapporti e relazioni omosessuali,
quindi se non apprezzate… beh, c’è il
comodo tasto X al vostro lato destro. ;D
****
We're caught up in the crossfire/ of heaven and
hell
And we're searchin for shelter
Lay your body down
and when the hardest part is over we'll be here
And our dreams will break the boundaries of our
fear
(Crossfire, Brandon Flowers)
23 Giugno 2023
Una
settimana al compleanno del Magnifico.
(Cioè
io)
[Collateralmente
il
Solstizio]
Caro Diario,
è un
po’ che non ci sentiamo.
C’entra quel brutto episodio dove Michel Zabini ha letto il
mio diario ed ho
dovuto ucciderlo obliviarlo. Sono rimasto scottato,
capisci.
Ma oggi non ho niente da
fare,
quindi… salve.
Scorpius Hyperion Malfoy non
ha mai odiato l’estate. Ma quest’anno sì.
E fino a questo momento non
ha
mai parlato in terza persona, quindi è meglio finirla qui.
Pare che
l’autocelebrazione
sia il primo passo verso la follia, nella mia famiglia.
Ergo, meglio
evitare.
Dicevo…
Per me l’estate
è sempre stata
una certezza. Certezza di poter tornare a casa, rilassarmi e smettere
di avere
un perenne sorriso stampato in faccia.
Beninteso, non è
che sia un
cupo misantropo. Ma tante volte preferirei stendere con un poco
aristocratico pugno
certe persone.
Per questo amo la mia casa:
qua
nessuno mi giudica. Voglio dire, ne abbiamo fatto il nostro baluardo,
il non
giudicarci a vicenda.
Gli altri li giudichiamo
eccome.
Il Malfoy Manor è
il mio
rifugio, il mio nido. Formato gigante.
Perché
diciamocelo: è la
magione più figa di tutto il Wiltshire.
Quest’estate
però, le cose
girano in modo diverso. Quest’estate ho finalmente degli
amici decenti.
E poi ho la ragazza. Una
vera.
…
Non che abbia mai avuto una
ragazza finta.
E badate bene, non
è una
ragazza qualsiasi. Nientemeno che Rose Weasley, il mio primo mal
digerito amore.
Se guardo indietro a queste
pagine credo che ci siano un bel po’ di strafalcioni che
esprimono dapprima la
mia perplessità su Rose, poi la
curiosità… e infine un buon grado di
‘mi
piacerebbe, ma è meglio litigarci’.
Ero un ragazzino davvero
odioso.
Rose è la ragazza, per quanto mi riguarda.
Insomma, per farla breve, mi
sono innamorato.
Lo so Diario, dirai che
è la
solita vecchia storia. Ma parliamone: non ho mai sbrodolato di fronte a
nessuna
ragazza, e no, Violet Goyle-Parkinson non
ha alcun motivo per entrare in
questo
discorso.
Ero giovane e stupido, e lei
profondamente malvagia.
Comunque.
Caro Diario, sono piuttosto
incazzato.
Per la prima volta in sedici
anni di vita mi sento bloccato a casa mia. Incatenato.
Perché se non
fossi il
rampollo della dinastia Malfoy – è uno sporco
lavoro, ma qualcuno lo deve pur
fare – forse non dovrei affrontare un amore clandestino.
Che è quello che
è, in fondo:
Rose appartiene ad una famiglia di eroi… io ad una famiglia
di… tattici
voltagabbana.
Ci scherzo sopra?
È la cosa
che mi riesce meglio.
E poi lo sanno tutti,
Diario,
che non è nella mia
indole
meravigliosamente solare riflettere sulle mie sfortune.
Ma stavolta è
inevitabile.
Quello che mi ha rovinato
l’umore è sostanzialmente un fatto, anzi, una
cosa. Una lettera.
Da parte della mia adorabile
ragazza. Stamattina mi sono trovato sul davanzale una specie di avanzo
di gufo.
Dopo essermi assicurato che Blake non lo volesse divorare –
è problematico a
volte avere un falco come famiglio - l’ho sfamato e gli ho
sfilato la lettera
dalla zampa.
Premessa: io e Rose ci siamo
separati non più di una settimana fa, a King’s
Cross, mentre sentivo gli occhi
di suo padre trafiggermi la nuca.
Quel Ron Weasley
è un uomo
malvagio. E sono sicuro che puzzi.
“Ti
scrivo appena posso!”
“Vieni a trovarmi subito rosellina.” Aveva
replicato velocemente, prima che la
sua bella venisse fagocitata dalla folla e dai bagagli. “O
vuoi che venga io?”
“Sei impazzito?” L’aveva guardato
sbalordita, poi aveva corretto il tiro. “Ti
scrivo, okay? Lo troviamo il modo per vederci, te lo
prometto.”
… ci siamo
separati così.
Nessun bacio, nessuna carezza. Nessuna toccata fuggevole.
(Che comunque se
l’avessi
fatto mi avrebbe schiantato. È così pudica.)
Insomma Diario,
l’aveva promesso.
E niente per cinque giorni.
Manco un biglietto, un foglietto… una cartina di caramella!
Oltraggioso.
Ho provato a mandarle delle
lettere, ma Blake è tornato indietro con le penne arruffate
e un umore
metifico. Mi ha quasi staccato un dito.
Credo sia per via della
faccenda di Dursley. Probabilmente il clan Potter-Weasley vuole evitare
fughe
di informazioni sulla storia di un adolescente geniale e problematico
sparito
nel nulla quale è il suddetto.
Quindi nessun contatto,
prima
di questa mattina.
Caro
Ciao
Scorpius,
Mio
padre porta
me e mio fratello in Romania da mio zio Charlie.
Ho
cercato di
dire di no, ma rischiavo si insospettisse e si tratta comunque di una
vacanza
di famiglia. Mi dispiace davvero, credo mi abbiano teso una trappola.
Anzi, ne
sono piuttosto certa. Cercherò di farmi sentire appena
arrivata.
Non
ti
arrabbiare. E non fare stronz cose stupide.
Rose
PS:
Contatta
James. Credo si sia perso un paio di volte nel Wiltshire cercando di
trovare
casa tua.
La mia prima reazione? Come
direbbe Potty, da vero Malfoy. Le ho dato fuoco in grande stile.
No, non me ne vergogno. Le
fiamme sono catartiche.
Dopo averla quindi
contemplata
bruciare, ho covato per un po’ turpi pensieri verso quella
famiglia di zotici. Salverei
solo i fratelli Potter… e in corner Rose, anche se ha
scritto la lettera più
sterile della storia.
Insomma, so
che non è colpa sua: Rose è geneticamente
incapace di concepire una
qualsivoglia reazione da eroina romantica.
Ed è incapace di
ferire i suoi
genitori. Come lo sono io, del resto.
Così adesso mi
trovo sotto un
salice piangente a meditare sulle mie disgrazie.
Potty mi riderebbe in
faccia,
ma lui non ha un parco che è grosso come diciassette
campi di Quidditch. Lui.
Fare il fidanzato
abbandonato
sotto un salice pittoresco fa parte del mio corredo genetico.
A proposito di Potty, caro
Diario. L’idea che si sia perso, imprecando per il Wiltshire,
è troppo
esilarante. Ed è probabilmente l’unica cosa che mi
frena da chiedere una
passaporta internazionale a mio padre per andare a prendere a calci in
culo il
Signor Lenticchia.
Oltre al fatto che
è un auror
e forse prenderebbe a calci in culo me.
Scorpius chiuse un quaderno
nero dall’aria anonima, e proprio per questo perfetto per
farne il suo miglior
confidente. Si parò gli occhi da un raggio di sole che
impietoso aveva forato
le nuvole per abbattersi proprio sulla sua faccia, filtrando tra le
fronde.
Sentì un fruscio
leggero alle
sue spalle, dalle parti del vialetto che collegava la villa al resto
del parco.
“Scorpius, leggi
qualcosa?”
Il ragazzo sorrise, scuotendo la testa. “Scrivo,
mamma.” Si alzò in piedi,
andando a baciarle le guance.
Astoria Greengrass in
Malfoy,
chiamata a seconda degli interlocutori Lady Astoria o semplicemente
Tory era
una bella donna: come dovevano essere tutte le mogli dei Malfoy, aveva
commentato una volta suo nonno. Lui pensava che fosse bella non per il
viso, o
la figura sottile. Era bella perché aveva negli occhi il
guizzo
dell’intelligenza, era bella perché non le era mai
importato di sporcarsi i
vestiti per giocare con lui nel parco.
Era bella, per lui,
perché era
stata una mamma, e non una madre.
Le diede il braccio con
naturalezza, prendendo a passeggiare.
“Mi sembra ieri
che ti
prendevo la mano per passeggiare, Scorpius…” Disse
dopo qualche metro in
silenzio. “E adesso sei tu a darmi il braccio.”
“Ti risparmio un bel po’ di maldischiena,
allora.” Sorrise, ridendo dello
schiaffo leggero che gli colpì la spalla.
“Sei il solito
ragazzaccio…”
Sbuffò, ma le ridevano gli occhi. “Pensi che sia
già nell’età degli
acciacchi?”
Scorpius scosse la testa, lanciandole uno sguardo affettuoso. Sua madre
aveva
una quarantina d’anni, ma essere la moglie di un Malfoy era
una palestra faticosa.
Ricevimenti, malelingue, beneficienza e intrighi in società
invecchiavano
precocemente. Sua madre era nata in quell’ambiente, ma ci si
trovava a suo agio
solo recitando la parte della donna sciocca e prona al marito.
“Allora, cosa
stavi
scrivendo?” Gli chiese.
“Il mio diario mamma.”
“Oh, è
molto che non ci
scrivevi sopra. Quand’è stata l’ultima
volta? Avevi tredici anni?”
“E avrei voluto uccidere Michel. Lo lesse assieme a
Loki… Ti ricordi?” Risero
assieme. “Lo sfidai a duello, ma finì soltanto in
un mucchio di scintille e un
sacco di lividi. Papà si arrabbiò a
morte.”
“Mi ricordo anche
quanto si
preoccupò quando vide tutte quelle scintille provenire dalla
foresteria.”
Scorpius
intrappolò la lingua
trai denti in un sorrisetto monello. “Papà mi
strinse la mano però, non appena
zio Blaise se ne fu andato.” Osservò.
“Avevo tenuto alto il nome dei Malfoy. In
qualche modo.”
Sua madre rise, chinandosi
su
una siepe ad osservare la crescita di un bocciolo di rosa.
“Va tutto bene,
caro? Ti vedo malinconico
in questi giorni.” Chiese distratta. Era tutta una finzione,
Scorpius lo sapeva
bene: l’apparente frivolezza di sua madre serviva a
nascondere una mente acuta
e calcolatrice. Suo padre l’aveva imparato a sue spese, a
pochi mesi dal loro
matrimonio. Aveva creduto di aver sposato una ventenne mite e remissiva
e si
era trovato una moglie con uno squisito gusto per la rappresaglia
passivo -
aggressiva.
La qual cosa, Scorpius ne
era
convinto, in fondo non gli dispiaceva.
A
noi Malfoy piacciono le donne di carattere.
Si schiarì la
voce.
“Quest’anno le rose sono stupende.”
Tentò di cambiar discorso.
“È
vero.” Gli rispose,
accettando apparentemente la diversione. “Meno male che ci
sei tu, bambino mio…
A quanto pare siamo gli unici ad amarle.”
Scorpius non trovò di meglio che sprofondare le mani nelle
tasche dei
pantaloni, sentendosi piuttosto a disagio.
È
proprio vero mamma. Anche se la mia rosellina più che
altro è un cactus.
“Vuoi dirmi
cos’è che ti
angoscia?”
Doveva aspettarselo: sua madre non aveva mollato il colpo.
“Mi
annoio.” Ammise con un
mormorio. Credo che sia per via del fatto che quest’anno
è stato piuttosto
movimentato.”
“Già.” Convenne con un sospiro.
“Quel povero ragazzo. Era un nato-babbano,
vero? Chissà perché succedono loro cose tanto
tremende…”
“Veramente a quanto pare proveniva da una famiglia
purosangue.” La corresse. “O
almeno così è venuto fuori. In ogni caso
era… è… un tipo decisamente in
gamba.”
“Naturalmente, tesoro.” Replicò la
donna, guardandolo stupita. “O non sarebbe
finito a serpeverde.” Cominciò a cogliere alcune
rose, con gesti esperti della
bacchetta. “Questa storia ti ha molto coinvolto, non
è vero?”
“I Potter sono delle brave persone, dietro il loro continuo
bisogno di ficcarsi
nei guai.” Sospirò, ricapitolando mentalmente
quante volte nel giro di quei mesi
aveva rischiato la vita accompagnandosi ai vari membri di quella
famiglia. “Li
ho conosciuti, ho capito chi sono. E loro hanno capito chi sono io,
credo.”
“Questo
è meraviglioso.” Gli
sorrise. “Sono felice che tu abbia trovato degli amici leali.
I Grifondoro lo
sono, dicono.”
“Preferisco guardarli come persone singole, mamma.”
C’era stato un tempo in cui
aveva accarezzato il desiderio di trafugare il Cappello Parlante
dall’ufficio
del preside e rivenderlo a Notturne Alley.
Ancora
ci penso, alle volte.
Lady Astoria
annuì
impercettibilmente, apparentemente presa dal compito di cogliere rose a
sufficienza per farne un mazzo corposo. “Ti mancano immagino.
Perché non li
inviti qui?”
Scorpius sbuffò, alzando gli occhi al cielo. “Non
credo che papà e nonna ne
sarebbero entusiasti. Fanno fatica persino a tollerare
Lupin.”
“È un ragazzo molto gentile, Ted. Mi sarebbe
piaciuto che ci avessi trascorsi
più tempo da bambino. Avrebbe imbrigliato un po’
del tuo egocentrismo.”
“Mamma, non sono egocentrico!”
“Tesoro, mascherarlo con l’ironia, che grazie a
Nimue non hai preso da tuo
padre, quello è sarcasmo…” Lo
fermò mentre stava per protestare. “…
non lo fa
sparire.”
Sospirò. “Touché.
Comunque non
avrebbe funzionato, fidati. Conosco James Potter, che lo ha avuto come
babysitter. È un egocentrico di prima
qualità.”
“Con il padre che
ha non mi
stupisce.” Replicò con un cenno leggero, facendolo
ridacchiare. Sua madre aveva
un modo lievissimo di scaricarti addosso bordate di tremenda ironia.
“Sul
serio, tesoro, se ti mancano valli a trovare.”
“Papà me l’ha proibito.” Le
fece notare, spiandone di sottecchi le reazioni.
“Beh, diciamo più che proibito me l’ha
sconsigliato come sa fare lui…”
Lady Astoria, come sempre,
si
limitò ad una quieta scrollatina di spalle. Colse
l’ultima rosa, forse la più
bella e sistemò il mazzo nell’incavo del braccio.
Gli lanciò un’occhiata.
“Bambino mio,
quando
onestamente questo ti ha fermato?”
Una breve pausa mentale.
“Stasera mi sa che
esco,
mamma.”
Lady Astoria sorrise placida, facendogli una carezza distratta, prima
di
avviarsi da sola per il vialetto acciottolato. “Divertiti,
caro.”
****
Locali magici a Ottery St.
Catchpole, il paese confinante con la proprietà dei Potter,
non esistevano.
Essendo un villaggio babbano, c’erano circa una manciata di
pub, caratteristici
e con bevande che Scorpius conosceva solo per sentito dire.
Entrò dentro uno
di quelli e,
chiudendosi la porta di legno alle spalle, rimase piacevolmente colpito
dalla
frescura dell’ambiente.
Non
credo che usino un incantesimo refrigerante.
Si sentiva piuttosto notevole con i suoi pantaloni –
skinny gli aveva spiegato la
commessa a
Trafalgar Square – e una maglietta di cui aveva apprezzato il
disegno vagamente
runico.
James Potter lo aspettava
seduto al tavolo incastrato nel bovindo a vetri soffiati. Quando lo
vide inarcò
le sopracciglia. “Sembri un satanista!” Lo accolse
poi con una risata. “Cristo,
Malfoy!”
“Cos’è un satanista?” Si
informò irritato. “È un insulto,
Potty?”
James tese le labbra in un
sorrisetto guardingo. “Può essere.” Gli
concesse, studiandolo. La loro amicizia
era irrobustita
dall’aver corso assieme rischi
mortali, ma doveva essere rodata fuori dalle mura di Hogwarts.
Scorpius gli rivolse lo
stesso
sorriso a quel punto. “E tu sembri un cubista.”
Sapeva cos’era, sembrava che la
commessa che gli aveva venduto i jeans facesse anche quello di lavoro.
E
di sicuro c’entravano minigonne inguinali e abiti
succinti. Gli manca la minigonna, ma che è quella cosa senza
maniche bianche
che indossa?
James spalancò la
bocca
oltraggiato. “Stronzo, ho addosso una cannottiera!”
Scorpius si sedette, afferrando il menù appiccicoso con la
punta delle dita.
“Cosa si ordina qui? È igienico?”
James scrollò la
testa, prendendogli
dalle mani il menù. “Ordino io per te, signorino.
C’è rischio che ti soffochi
con del whisky.”
“Guarda che c’è anche nel mondo
magico.”
“Se la combatte con quello babbano.”
“È forte dici?”
“Altroché.”
“Un whisky allora.”
James sogghignò,
chiamando con
un cenno la cameriera che sembrò trovare la sua tenuta da
cubista in
estremamente affascinante. Quando se ne fu andata, eruppe
però in un sospiro.
“Com’è che tutti i gufi che ti mando
tornano indietro traumatizzati?”
“Credo sia per colpa del nostro sistema di smistamento della
posta.” Spiegò in
tono di scuse. “Prima che nascessi mio padre ha comprato
degli sparvieri per
controllare i Gufi in entrata.”
“Li mangiano?”
Si sbalordì James,
orripilato.
Scorpius
ridacchiò. “No, si
limitano ad allontanarli. Sai, la mia famiglia non è stata
in cima alle
preferenze della maggior parte della popolazione magica a lungo
…”
James annuì, senza commentare. Era una cosa buona di lui:
non fingeva empatia
dove non l’aveva. “Comunque adesso è
tutto a posto, posso ricevere i tuoi
Gufi.”
“Fammi indovinare, ero nella rosa dei non voluti.”
James ghignò, poi si passò
una mano trai capelli distrattamente. “Anche noi abbiamo una
roba simile. Dopo
la storia di Tom, il Ministero ha preso provvedimenti…”
Fece delle virgolette nell’aria. “Tutta la nostra
posta viene controllata. Lils
è sul piede di guerra da quando le hanno aperto la
corrispondenza con le sue
amichette sceme…”
Scorpius annuì,
lasciandolo
sfogare. Rivedere dopo una settimana qualcuno che non fosse un membro
della sua
famiglia era straniante, ma piacevole. Al Malfoy Manor il tempo si
dilatava
all’infinito: gli sembrava che non passasse mai.
Rimasero in silenzio mentre
la
cameriera portava loro le ordinazioni: assaggiò la sua e poi
dominò l’istinto di
piagnucolare.
Cazzo.
È forte.
James sogghignò,
intuendo.
“Forte?”
“Potter, tu sei diventato
rosso come
un gladiolo.”
“Sempre questi paragoni floreali… Sicuro di non
essere tu il finocchio?”
“Mi piacciono i fiori. E non sono io quello che è
stato con Zabini. È
praticamente il metro certo della tua sessualità.”
Rimbeccò, mentre James
scrollava le spalle, lanciandogli però un’occhiata
consapevole e imbarazzata.
“Ci sono novità comunque?”
“In un certo
senso… Sai, io e
Teddy.” Iniziò guardingo: Scorpius non disse
nulla, anche se i due piccioncini
avrebbero dovuto fargli una fichissima statua di bronzo per
ringraziarlo.
Perché era
chiaro,
dall’espressione lucida e gioiosa negli occhi di James, che
il professorino aveva mosso il
deretano ed
era andato alla festa del Solstizio.
Forse
non è il noioso pedante che pensavo fosse. Forse.
“Beh
Poo?” Gli diede
l’imbeccata magnanimo, visto che non aspettava altro.
“Sei finalmente riuscito
a coronare il tuo sogno d’amore gay?”
“Va’ all’inferno, cretino di un
Malfuretto.” Replicò con vaga acrimonia per il
soprannome, che Scorpius sapeva fosse geniale. “Quello
l’avevo fatto anche
prima. Stiamo assieme da ottobre.”
“Oh, giusto. Ma niente particolari, grazie. Sono un etero
impressionabile.”
“Cristo, mi vuoi
ascoltare?” Sbottò James,
mentre le orecchie gli diventavano di un curioso rosso garofano: doveva
essere
una cosa Weasley, visto succedeva anche alla sua Rose.
“Fremo dalla
voglia. Dai,
spara.” Gli sorrise però.
“C’è qualche problema?”
Intuì poi.
“I miei lo
sanno.” Si fermò,
vuotando il bicchiere e respirando forte con il naso. “Di me
e Teddy, dico…”
Wow.
Da un certo punto di vista
lo
invidiò.
Almeno
lui adesso può giocare a carte scoperte…
Mentre con Rose gli toccava
fare tutto di nascosto, almeno di fronte alla sua famiglia.
Non c’era una sola
cosa che
andasse bene in Rose Weasley per un Malfoy: non era una purosangue, sua
madre
era nata babbana e suo padre apparteneva ad una famigli di traditori
del
proprio sangue. Era figlia delle due spalle, non comiche,
dell’ex acerrimo
nemico di suo padre. Non aveva neppure il più vago rudimento
di bon-ton magico e
dulcis in fundo aveva delle
aspirazioni lavorative.
Già sentiva la
voce di sua
nonna sibilare ‘bocciata’.
Però
almeno è una ragazza.
Si perse un po’ in
quei mesti
pensieri, mentre James triturava minuziosamente il suo sottobicchiere
di
cartone.
“Com’è
la situazione a casa?”
Gli chiese poi, per cambiare discorso.
James gli rivolse un’occhiata eloquentissima.
“Mio padre non mi
rivolge la
parola. Scappa.” Mormorò a mezza bocca.
“Mamma non è stata male, abbiamo
parlato… ha detto che vuole solo vedermi felice. Sai, le
solite cose da madri.
Non so se lo accetti o meno però…” Ma
non aveva in testa sua madre, Scorpius lo
capì da come sorseggiava virilmente il whisky, nonostante
fosse ovvio che
facesse schifo pure a lui.
“E il tuo principe
blu?” Offrì,
sentendosi il migliore amico del mondo.
James fece un mezzo sorriso.
“L’ha fatto per me. Cioè, per noi. Ha
parlato con i miei, con mio padre, anche. Ma non se la sente di farsi
vedere a
casa adesso. Lo capisco. È tutto…
strano.” Guardò nel fondo del suo bicchiere,
assorto. “Non ne parliamo. Come se ci fosse un troll in
salotto che distrugge
tutto, ma si finge che non sia lì. Capisci che
intendo?”
Scorpius sospirò, mettendosi una mano sul cuore,
perché c’era davvero bisogno
di un po’ di teatro nel mondo. E perché il peso
che sentiva sullo stomaco
significava che quella storia gli ricordava un po’ troppo la
sua. Senza gay e
con molto rosso-oro. “Sì, vagamente.”
“Eh…” Convenne James con una smorfia.
“Mio padre è arrabbiato soprattutto
perché gliel’abbiamo sbattuto in faccia. Ma
secondo me non c’era altro modo.
Davvero. Teddy lo sa… ma si sente in colpa lo
stesso.”
“Scusa, ma… Quando mai non si sente in
colpa?”
James non rispose, accettando il punto, anche se tentò un
calcio sotto il
tavolo che schivò con consumata abilità da
portiere. “Grazie per avermi
ascoltato.” Borbottò alla fine.
Scorpius annuì cercando di non chiedergli se adesso erano davvero amici. Era troppo imbarazzante.
Persino per lui. Si
sorrisero comunque con maschia simpatia.
James poi gli
lanciò
un’occhiata. “Ma tu l’hai sentita
Rosie?”
Imitò la sua occhiata eloquentissima di poco prima.
L’altro capì al volo.
“Merda, zio Ron ti ha tirato una bella fregatura, eh?
Romania… è un sacco
lontana.”
“Già.”
Lo era davvero. E lui si
sentiva frustrato e pieno di rabbia. James Potter non era
l’unico con cui aveva
condiviso un anno di rocambolesche avventure. C’era la sua
Rosie, e quando era
con lei poteva essere un cretino maledettamente in forma,
perché era lei che lo
bacchettava, che gli dedicava freddure e si inorridiva ai suoi
soprannomi. Ma
accettava anche tutto.
Si sentiva frustrato, pieno
di
rabbia e moscio.
“Se può
valer qualcosa, io
sono dalla vostra.” Si schiarì la voce James.
“Certo, adesso sono un po’ la
pecora …” Fece una smorfia sarcastica.
“… finocchia della casa.
Però…”
Rimasero in silenzio,
entrambi
a rimuginare sulle loro disgrazie. Scorpius si sentiva legittimato ad
essere il
più cupo, ma alla fine il mondo era un posto estremamente
relativo.
Batté le mani sul
tavolo.
“Potter!” Eruppe. “Ho intenzione di
regalarmi un buco all’orecchio per il mio
diciassettesimo compleanno!”
Lo disse perché
qualcuno
doveva cominciare a fare qualcosa.
È
l’estate della mia maturità. Non la passo a
piagnucolare la mancanza della mia ragazza.
Sii
uomo, Scorpius Malfoy.
“Ah.”
Replicò quello, guardandolo come
se gli fosse data di volta il cervello. “Buon per
te.”
“Per noi.” Sottolineò,
alzandosi in piedi e lasciando l’orribile whisky
babbano al suo destino. “Andiamo a Londra, facciamo follie!
È solo desolazione adolescente²,
dopotutto!”
“Malfoy, tu sei pazzo.” Replicò, ma
stava trattenendo una risata. “Sul serio
amico.”
Scorpius gli sorrise
placido,
osservando con soddisfazione che comunque
stava pagando ed era disposto a a seguirlo. “Certo. Ed
è così divertente!”
****
Scorpius si gettò
sul letto
con un movimento di pura furia giovanile. Così almeno
l’avrebbe definita sua
nonna, e sua nonna sapeva come
parlare. Impattò con la schiena sul materasso duro come un
sasso e intrecciò le
dita dietro la nuca.
Era furibondo.
Il buco
all’orecchio gli
bruciava, come gli bruciava la guancia, dove suo padre gli aveva
mollato il
primo malrovescio della sua vita.
Tentò di dominare
gli occhi
lucidi, ma non ci riuscì tanto bene. C’era mancato
davvero poco che scoppiasse
a piangere come una ragazzina traumatizzata quando suo padre
l’aveva
schiaffeggiato.
Doveva ammettere che
gliel’aveva
quasi tolto dalle mani comunque.
Fissò con
ostinazione la
tappezzeria della propria stanza, in un verde salamandra che aveva
sempre
segretamente detestato.
Quando era tornato dal giro
con
Potter nella Londra babbana, suo padre lo stava aspettando
all’ingresso della
villa, magro e allampanato come un avvoltoio.
Un
avvoltoio,
aveva pensato, ed io sono la
stramaledetta carcassa.
Aveva dato
un’occhiata inceneritrice
ai suoi vestiti, al buco all’orecchio e poi aveva
semplicemente sentenziato un ‘entra
dentro’.
Erano andati nel suo studio,
quello che una volta era appartenuto a suo nonno e che un giorno
sarebbe stato
suo.
In quel caso avrebbe
provveduto
a stravolgerlo completamente per renderlo meno simile ad una catacomba.
Ritratti di generazioni e
generazioni di Malfoy l’avevano osservato giudicanti dalle
pareti mentre suo
padre si era seduto dietro la scrivania. Era un brutto segno. Quando
faceva
così significava che voleva prendere le distanze emotive
dalla persona che
aveva davanti.
E stavolta quella persona
era
stata lui.
Ricordava con nitore
assoluto
ogni singola parola che si erano scambiati.
“Dove
sei stato?”
“A Diagon Alley.” Aveva mentito prontamente. Suo
padre però era molte cose,
tranne che stupido.
“Mi
stai mentendo Scorpius. Sei andato nella Londra
babbana.” Aveva replicato gelido. “E lo spero per
te. Non vorrei che nessuno
dei nostri conoscenti ti vedesse adesso.” Aveva guardato con
furia i suoi jeans
e la sua maglietta. “Cosa sono questi stracci?”
“Vestiti?” Aveva tentato un sorriso, ma si era
spento subito. Suo padre quando
aveva quell’espressione di pietra sul volto non era molto
propenso ad
accogliere le sue diversioni. “Papà, davvero, sono
solo vestiti…” Aveva tentato
di nuovo.
“Babbani.”
“Li
indossano tutti a scuola, anche quando eri giovane
tu…”
“Non ho mai indossato vestiti babbani.” Lo aveva
interrotto. “Il mio guardaroba
veniva rinnovato ogni anno da Madama McClan.” Aveva ribattuto
aspro. “Ma questo
lo sai, visto che vale lo stesso per te.” Scorpius aveva
osservato il movimento
delle dita lunghe e sottili di suo padre sul mogano della scrivania.
Tamburellavano
nervose, facendo scintillare l’anello di famiglia e la fede
nuziale alla luce
del camino. “Dove sono le tue vesti Scorpius?”
“Nell’armadio. Da qualche parte. Seppellite molto a
fondo.”
Il
rapporto con suo padre si era sempre fondato sulla
totale trasparenza. Scorpius si rendeva conto che se avesse dovuto
descriverlo
ad un estraneo sarebbe stato difficile. Suo padre, era un uomo
difficile. Apparentemente
freddo e chiuso, mostrava raramente sentimenti che non fossero sdegno,
cinismo
o alla meglio, indifferenza. Scorpius poteva intuirli però,
ed era un dannato
asso in quello. La cosa più importante per suo padre era che
lui fosse sincero.
Aveva sempre pensato che suo nonno Lucius non lo fosse stato
granché e questo
doveva c’entrare qualcosa.
“Sei
un mago purosangue Scorpius. È ciò che dovresti
indossare, indipendentemente dalle mode a cui si piegano gli
altri.”
“Non è questione di moda, è che non mi
piacciono. Ma stiamo parlando davvero di
vestiti
papà?” Aveva chiesto confuso. Sul viso di suo
padre era apparsa l’ombra di un
sorriso, sparita subito però.
“Effettivamente
no.” Aveva convenuto. “Stiamo parlando
di ciò che stai facendo ultimamente. Che stai facendo
ultimamente Scorpius?”
“Vediamo… riposarmi? Uscire con gli
amici?”
“Quali amici?”
“I Potter e gli Weasley.” Rispose tranquillo.
Sapeva bene che se avesse anche
solo dimostrato incertezza suo padre avrebbe colpito. Sapeva che lo
amava, ma
questo non c’entrava molto. “Sono uscito con James
Potter stasera.”
“Sai
che non approvo che frequenti…”
“Un Grifondoro? Perché io sono un grifondoro
papà.” Lo aveva interrotto,
sapendo di rischiare, ma doveva farlo. Doveva eludere il discorso in
qualche
modo. Suo padre aveva fatto una smorfia gelida.
“Un
Potter.” Aveva smesso di tamburellare le dita e
l’aveva
guardato. “A scuola non posso impedirti di avere contatti con
lui. Appartenete alla
stessa Casa dopotutto. Ma ti ricordo che quest’anno hai
rischiato la tua
incolumità proprio a causa della sua famiglia.”
“Non è colpa loro se attirano rogne.”
Aveva replicato, spiando la reazione del
padre. Come aveva previsto la battuta gli era piaciuta e aveva disteso
leggermente i lineamenti. “E comunque Potter non
c’entra nulla con l’orecchino
o i vestiti.”
“Davvero?” Aveva chiesto sarcastico suo padre.
“Perché mi sembra il genere di
babbanofilo che apprezzerebbe cose del genere.”
“Davvero.” Aveva confermato serio. “I
babbani non mi interessano papà, mi piacciono
solo i loro vestiti. Michel avrà una trentina di paia
diverse di jeans o di
maglioni, e non è forse un perfetto piccolo
purosangue?”
Suo
padre aveva fatto un cenno con la mano, come per
scacciare una mosca. “Non mi piace la gente che ultimamente
stai frequentando,
Scorpius. Sei stato onesto con me, e questo lo apprezzo. Io lo
sarò con te. Se
frequentare Potter forse non può essere nocivo, perlomeno
per la tua immagine…”
L’aveva visto guardare nel fuoco con insistenza, e aveva
avuto la sgradevole
sensazione che stesse analizzando politicamente la sua amicizia con
James. “…
non capisco perché tu ti sia tanto attaccato alla figlia di
quel pezzente di
Weasley.”
A quel punto le cose erano
precipitate. Se prima aveva mantenuto un atteggiamento fermo,
l’unico che
funzionasse con suo padre… quando Rose era stata chiamata in
causa aveva
sentito, percepito distintamente che avrebbe perso la brocca.
Per anni aveva glissato sul
livore immotivato che a volte suo padre vomitava sulle persone. Era suo
padre,
lo amava e non gli importava di ciò che dicevano gli altri.
Aveva dovuto
affrontare prove devastati prima che il loro nome venisse
definitivamente
riabilitato.
La gente era stata crudele
con
loro. Ricordava ancora i sussurri vigliacchi per Diagon Alley, gente
che li
accusava senza avere il coraggio di farlo apertamente e la mano di suo
padre
chiudersi stretta attorno alla sua.
No, l’aveva sempre
scusato.
Ma non per Rose. Non Rose
che
si era dispiaciuta per lui, per la morte di suo nonno. Non per Rose che
era
convinta che sarebbe diventato un fantastico
essere umano.
“Rose
è mia amica.”
“Amica…” Aveva fatto una smorfia.
“Suo padre è un povero demente, che vive
della luce riflessa di Harry Potter… e sua madre,
sì, posso persino ammettere
che sia una donna intelligente, ma al Ministero è conosciuta
per le sue ridicola
battaglie legali per…” Aveva storto la bocca in
una smorfia. “… per gli elfi
domestici. Da due genitori così, cosa pensi possa venir
fuori?”
“Non ne ho idea.” Si era accorto di avere un tono
di voce artico, tanto che suo
padre gli aveva scoccato un’occhiata indagatrice. “Io trovo che sia
una ragazza fantastica.”
Suo
padre aveva aggirato la scrivania, per raggiungerlo
e piantarglisi davanti. Ormai erano alti uguale. “Sai bene
come si deve
ragionare. Quando l’albero da cui proviene il ramo ha un
certo corso, il ramo
lo seguirà. Gli Weasley sono una famiglia di volgari
ipocriti. Inneggiano tanto
alla tolleranza quando odiano esattamente come i purosangue su cui
sputano
tanto…” Aveva fatto una pausa. “Pensi
davvero che Rose Weasley provi lo stesso
affetto che a quanto pare provi per lei?”
“Non
lo so, ma se questo ragionamento è vero, allora
non ne dovrei uscire tanto meglio, visto che la nostra famiglia pullula
di
ex-mangiamorte.”
Suo padre a quel punto
l’aveva
guardato con un’espressione terribile e l’aveva
schiaffeggiato.
Era sceso un silenzio
tremendo, e poi gli aveva intimato di andarsene in camera sua. Aveva
obbedito,
sentendosi stupido, pieno di lacrime e in colpa.
Quale
colpa poi? Mi sono innamorato di una ragazza?
Forse suo padre
l’aveva
capito. Forse lui aveva esagerato. Comunque stessero le cose si sentiva
uno
schifo e decisamente solo.
Era in grado di fermare una
pluffa lanciata a velocità pazzesca con una mano sola ma in
quel momento era
combattuto tra il desiderio di prendere a pugni qualcuno o mettersi a
piangere.
Non aveva mai litigato con
suo
padre.
Tra una settimana sarebbe
stato il suo compleanno. Lo prevedeva piuttosto tetro.
Guarda
il lato positivo. Magari stavolta nonna non
inviterà tutti quei parenti orrendi e quelle schiera di zie
decrepite …
Comunque si era stufato di
fissare l’intonaco del proprio soffitto, quindi si
alzò a sedere sul letto,
passandosi un dito sul cerchietto di legno scuro all’orecchio
che era stato poi
tutto il conquibus.
Frugò nella busta
e tirò fuori
con un sospiro i suoi acquisti, che in quel momento gli sembrarono
l’essenza
stessa della colpa.
Cattivo
Scorpius. Cattivo purosangue.
Li infilò sotto
il letto, dove
teneva i suoi capi babbani, un paio di occhiali da sole e un album di
foto di
lui, Rose e altri Potter-Weasley sparsi, debitamente sigillato con
incantesimi
di protezione. Accartocciò la busta tra le mani, quando
sentì, con sorpresa che
c’era qualcosa di duro al suo interno. Avendo comprato
vestiti gli sembrava
strano. Ne tirò fuori quello che sembrava uno specchio da
borsetta, di un
metallo lucido e argentato.
Non
mi ricordo di aver comprato una roba del genere…
Poi capì. Doveva
avercelo
infilato James. Lo girò e ci trovò appiccicato
sopra un post-it babbano.
È
uno specchio comunicatore. Prototipo
dei tiri vispi. Prendilo in mano e pensa a Rosie.
Poi
dimmi se non sono l’amico più
fico del mondo.
J.
Ps:
Se me lo rompi ti ammazzo.
Lo aprì con uno
scatto secco, ma poi esitò.
Voleva davvero sentirla? In
quel momento si sentiva
arrabbiato con il mondo intero, e
l’idea
di litigare con la sua ragazza non gli arrideva particolarmente.
Se lo rigirò tra
le mani per una decina di minuti
mentre fuori stava tramontando il sole. E fece pure in tempo a
tramontare: forse
era confinato in camera sua se nessun elfo veniva a chiamarlo per la
cena.
Favoloso.
Alla fine non fu lui ad
attivarlo. Non sapeva bene
come funzionava quell’affare ma sulla superficie dello
specchio, diventata
improvvisamente brumosa, apparse il nome di Rose. Indeciso,
toccò la
superficie. Quella tremolò e poi si stabilizzò
sul viso della sua ragazza.
“Scorpius?”
Chiese sbalordita, mentre la sua voce
sembrava riempire l’intera stanza. Forse era solo una sua
impressione però. “Volevo
chiamare Jamie, come mai ce l’hai tu?”
“Sono felice
anch’io di rivederti, rosellina.” La
apostrofò, non potendo fare a meno di sorridere.
“Me l’ha prestato, ecco
svelato il mistero.”
“Oh.” Ci fu una pausa. Poi finalmente Rose sorrise.
“Beh, è fantastico! Volevo
chiamarlo per chiedere tue notizie, ma…” Si
corrucciò improvvisamente. “Hai
ricevuto la mia lettera?”
“L’ho ricevuta.” Confermò,
sperando che la definizione di quell’affare non
fosse così nitida da farle vedere che aveva gli occhi rossi
e una guancia in
fiamme. “Stavo per risponderti, oggi ho avuto una giornata un
tantino
impegnativa.”
Rose non rispose,
preferendo, ahimè, invece
scrutarlo. “Lo vedo…” Osservò
piano mentre le si spegneva il sorriso. “Stai
bene? Hai una faccia strana.”
Dannata definizione. Dannati Tiri Vispi
Weasley.
“Sto
meravigliosamente. Sto facendo l’ereditiere
sfaccendato… Chi sta meglio di me?”
Mentì con disinvoltura consumata.
“Com’è
laggiù, nella terra dei draghi selvaggi?”
“Una disperazione.” Rispose la ragazza con
un’espressione di comico sconforto. “Sono
barricata in casa da tre giorni. Pare che un lungocornoqualcosa della
riserva abbia
deciso che i maghi sono più appetitosi dei bocconcini di
capra appesi agli
alberi…”
Scorpius rise sentendo
qualcosa di caldo riempirgli
la stomaco e il petto. “Hugo come se la passa?”
“Muore di noia, come me. Non c’è traccia
di tecnologia per chilometri.” Si
scostò una ciocca di capelli, mordicchiandosi un labbro.
Dopotutto forse la
perfetta definizione non era male. “Mi dispiace
davvero… Non avrei voluto
passare le vacanze in questo posto.”
“Non posso che
essere d’accordo con te.” Replicò. Si
teneva sul vago, ma lo sguardo inquisitore di quei caldi occhi color
nocciola
lo stava decisamente mettendo a disagio. Decise di blaterare per
coprire la
cosa. “Dunque, sai che ho incontrato Potty oggi? Mi sono
fatto un … coso,
pierqualcosa… Non è francese però,
c’entra traforarsi le ore…”
“Che hai?” Rose non era solo una ragazza carina con
una mimica buffissima, era
intelligente. Ed era anche perennemente circondata da maschi introversi
a cui
doveva estorcere drammi personali: era allenata a scovare problemi.
“Niente.”
Non trovò di meglio da dire a quel punto.
“Mi manchi,
Scorpius.”
Questo è decisamente giocare
sporco.
Deglutì il
magone, sbattendo le palpebre come un
attore consumato. “Uhm, anche tu pantofolina. Sono un uomo
con dei bisogni, sai.”
“Imbecille, dico sul serio.” Ma non si
indispettì, anzi lo guardò con comprensione.
Se fosse scoppiato a
piangere probabilmente l’avrebbe
piantato e Potter gli avrebbe comprato una gonnella.
“Anche io. Tranne
la parte sui bisogni. Più o meno.”
Borbottò.
“Ne vuoi
parlare?”
“Sì. Mi
piacerebbe.” Sentì la sua voce diventare
fredda come il ghiaccio, e non se ne dispiacque perché era
il modo di bloccare
il flusso di rabbia, frustrazione e dolore. Aveva sempre funzionato
alla
grande, da quando era morto suo nonno. “Ma con te presente.
Visto che non si
può, ci sentiamo. Salutami i draghi.”
Chiuse lo specchio con uno scatto secco, e lo gettò a terra.
C’era la moquette,
non si sarebbe rotto e James non l’avrebbe ucciso.
Forse.
Gli venne in mente una
strofa di una canzone che il
fratello di Rose canticchiava sempre con ossessione maniacale, tanto
che la
piccola Potter una volta l’aveva colpito con la costola del
libro di pozioni
per farlo smettere. Alla fine l’aveva imparata pure lui.
È
solo desolazione adolescente…
Si arruffò i
capelli violentemente, prima di
chiudere gli occhi.
‘Fanculo.
****
Note:
Qui parla Scorpius. Nella prossima: Rose.
Dovevo qualcosa a questi
due, credo. :P Comunque
sarà una roba stile Seven Steps. Due capitoli, questo
e… quello. xD
1.
Qui la canzone totem della storia. È
meravigliosa, gli dovete almeno un
ascolto.
2. Fa riferimento a
Baba
O’
Riley degli Who, gruppo storico inglese. Piuttosto
probabile che un
babbanofilo adolescente li conosca.
|
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Capitolo 2 *** Love Was Out To Get Me - Rose Weasley P.o.V. ***
Grazie per le fantastiche
recensioni, anche a chi era un slash-lover
convinto e si è fatto traviare. ;)
@LauraStark: potevo non fare
‘sti
due? Me lo chiedevano a gran voce! Insomma,
sì, è un figo. Draco è…
Draco, per quanto possa apprezzare il
personaggio, basilarmente è uno stronzo, e suppongo che la
guerra non l’abbia
certo fatto diventare un fiorellino. XD Mi fa piacere che ti sia
piaciuta
Astoria. Se fosse stata anche lei una stronza, dubito che avrei potuto
fare un
Malfoy così simpatico. Ergo, via di
mezzo. xD
@Damia: Tu qui! Aahaah, in effetti vedere voi
ragazze di NA su EFP ha
del paranormale! :P quindi non so davvero come ringraziarti! ^^ Mi fa
piacere
che Draco sia IC, avevo paura fosse troppo stronzo… ma
pensandoci, è uno
stronzo. xD
@Nefene: Che
mega-recensione! Grazie!
Beh, che dire,
hai detto tutto quello che io ho pensato scrivendo! E’
fantastico! E sono d’accordo
con te… se vuoi scrivere di un pg, che sia originale o meno,
non puoi
unicamente formarlo attraverso il rapporto con la sua amata o pucci-pu.
Devi anche
mettere la famiglia, gli amici. Una persona non vive e matura
certamente solo
in funzione dell’amore della sua vita, secondo me. Mi fa
piacere di non essere
l’unica a pensarla così! Essì, ho
sempre pensato a Sy come un mammone! :D Chi
amo di più? Hai ragione tu, li amo tutti… anche
se devo ammettere che scrivere
di Sy e Jamie è forse la parte più divertente del
tutto. E Draco sì, è sexy
anche magro e stile avvoltoio nero. XD
@Mikyvale: Davvero? Allora grazie ^^ Astoria…
beh, esiste, esiste, quando
le madri ogni tanto hanno un momento di grazia (no, non è
calcata sulla mia) Draco
è… Draco. Non scordiamoci che è figlio
di Lucius e che non è mai stato una
persona con della compassione o che la Row dicesse che fosse cambiato.
Probabilmente
è rimasto uguale, tranne qualche traccia di
umiltà che suo padre non aveva,
secondo me. Ma ehi, è un mio parere ^^ E le tue recensioni
vanno benissimo! E
sì, Ron è un uomo malvagio!
@Ombra: Eh,
hai proprio ragione… prima un orecchino, forse un tatuaggio.
Dove
andremo a
finire! XD
@MadWorld: Grazie!
@Ernil: O_o
vederti su una het ha dell’assurdo, in effetti Ern. xD E
grazie per i
complimenti a Draco. Quando, se mai, avrò un momento-Snape,
sai bene a chi
chiederò consiglio!:P Comunque sì, adoro i
momenti bromance tra James e Sy. I maschi sanno
essere imbecilli divertenti. XD Ps: Hagrid/Maxyme… mmmmh.
@Simomart: Essì,
potevo non dedicare loro uno spazietto? ;D Grazie per i complimenti ai
genitori, ho sudato un sacco per renderli plausibili, quindi grazie,
davvero!
@LunaM: Come
ho già detto, vedervi su questi schermi mi riempe di
orgoglio… il popolo di NA
che viene a commentarmi una het… gongolo! :D Guarda, io
… mi piace Draco, perché
è un pg umano, anche se stronzo, e la Row l’ha
fatto capire a chiare lettere
che non avrebbe avuto una fulminazione sulla via di Damasco e sarebbe
diventato
un tesorino d’uomo. Per questo mi piace. Una persona
così può essere anche un
buon padre, ma di sicuro non sarà il classico padre
‘sono amico di mio figlio’…
E per Sy/Rose, aspettati tanto zucchero! (ho calcato la mano stavolta
xD)
@NickyIron: il
pavone verrà citato, e forse un giorno usato, promesso! XD
Grazie per i
complimenti a Tory, thanks!
@Chu: Yay, ciao!
È bello
vederti qui! Sy
è il mio ragazzo ideale,
lo ammetto. Pulcino e Misantropia sono adorabili, ma sicuramente riesco
a
vederli solo come gay. invece Sy è il mio etero di ferro, e
… sì, mi diverto
come una matta a scrivere di lui e della sua famiglia. Anche Draco
è stato
bello scriverne, e mi fa piacere che tutte abbiate apprezzato che non
abbia
fatto un papino amoroso come Harry. Non ci stava proprio. XD E per il
resto…
cacchiolina… grazie. Mi hai fatta diventare tutta rossa!
>_< E per gli
aggiornamenti, lo sai, si fa del proprio meglio!
@Trixina:
Ahaahah, quel fanclub continua a riempirmi di orgoglio ogni volta che
lo guardo…
Mi ci iscriverei ma temo sarei patetica, quindi vi guardo da lontano,
gongolando come una povera demente. XD Essì, Sy aveva
bisogno di uno spazietto
suo! E Tory… beh, lei è una corvonero, ma si
può dire che indubbiamente sia
cresciuta tra serpeverde, quindi decisamente lo è almeno a
livello onorario! Essì,
Poo e Sy sono una bromance continua e ci hanno messo sei
anni… perché sono due
idioti. xD Ahaha, cubista e satanista… erano solo uno
vestito di nero e l’altro
con una cannottiera e jeans stracciati. Ovviamente hanno dovuto
prendersi
selvaggiamente per il culo per questo. Sono fatti così. XD
****
Capitolo II
I
thought love was only true in fairy tales
Meant
for someone else but not for me
Love
was out to get
me, that's the
way it seemed
Disappointment haunted all my dreams
Then I saw her face and now I'm a believer
(I’m a Believer, Neil Diamond)
27 Giugno 2023
Romania,
Vicino a Bucarest
Riserva
dei Draghi.
Rose non si era mai sentita
tanto impotente in vita sua.
No. Okay, non era vero, non
del tutto.
In quell’ultimo
semestre si
era sentita continuamente in quel
modo, per via di Al e tutta la faccenda di Thomas.
Ma la faccenda-Scorpius
gettava
invece luci inquietanti su quell’estate; aveva paura che la
sua fuga coatta in
Romania l’avesse ferito più di quanto avesse
pensato.
Ci pensò a lungo,
seduta a
gambe incrociate sul letto più alto della piccola stanza che
era toccata a lei
e Hugo. La base della riserva di draghi era poco più che un
fabbricato in
legno, e in tutta sincerità, abituata com’era alla
sua casa spaziosa nel centro
della City… si
sentiva… compressa.
Hugo dal letto di sotto
emise
un grugnito e una mezza imprecazione. Si sporse per vedere che
combinava. Si
rigirava tra le mani il lettore mp3 – sì, era
certa si chiamasse così – che i
nonni materni gli avevano regalato per il compleanno.
“Riesci a farlo
funzionare?”
Chiese, compartecipe della sua prostrazione.
“Col
cazzo.” Brontolò il
ragazzino, tirando un calcio frustrato alla doga finale del letto.
“Qua non
funziona nulla… Devono essere i draghi, eh.”
“O dev’essere che siamo in mezzo a barriere magiche
per evitare che ci divorino.”
Replicò con un sospiro. “Lascia perdere.”
“Non posso lasciar perdere! Se non posso guardare la tv e
ascoltare musica, che
stracavolo faccio tutto il giorno?” Piagnucolò.
“Leggi un
libro?”
“Odio questo
posto!” Sbottò di
contraccambio, imprecando nuovamente. “Cosa pensava di fare
papà portandoci
qua? In mezzo al nulla! Ora loro se
ne stanno in una città vera e noi siamo bloccati qui, per via di draghi in
calore!”
Rose sospirò: sembrava una condanna karmica. I suoi genitori
erano andati a far
compere un paio di giorni prima a Bucarest, ma erano rimasti tagliati
fuori
dalla riserva, visto che c’era il pericolo che i draghi,
sovraeccitati dalla
stagione degli amori, attaccassero. Zio Charlie aveva sconsigliato a
chi non
era addetto ai lavori di spostarsi,
da
dentro a fuori e viceversa.
Così,
la segregazione.
“Ma
poi l’hai sentito Jam?” Chiese
Hugo, a cui non sfuggiva niente. “Perché non mi
sembrava lui quello con cui
parlavi…”
“Ehm.”
Riassunse esplicativa:
Hugo, forse a causa dei traumi che doveva avergli inferto Lily con le
sue
tresche amorose, capì al volo.
“Oh, merda, Rosie!” Sbuffò con aria
patibolare. “Se era Malfoy e papà lo
scopre…”
“Papà ci ha trascinato qui, deve solo stare
zitto!” Replicò in uno scoppio di
irritazione che ammutolì l’altro. Rose sapeva che
era raro sentirla parlar male
di suo padre. Lo adorava, e avevano sempre un rapporto favoloso.
Questo fino a quando si era
innamorata di Malfoy e ci si era messa assieme.
Almeno
papà ha avuto il buon gusto
di
mettersi con la sua migliore amica, grifondoro, Non Malfoy e dunque affidabile, no?
Chissà
perché sentiva la voce
di suo padre ripeterglielo a nastro nella testa, come quando il suo
primo
giorno di scuola le aveva caldamente raccomandato di non sposare mai un
purosangue per non dare un dolore al povero nonno.
Ma
nonno Arthur è un purosangue! E anche… Scorpius.
Il.
Mio. Ragazzo.
Certo la cosa era passata
sotto silenzio, tra sparizioni e omicidi, ma a King’s Cross,
due settimane
prima, suo padre si era accorto di qualcosa che probabilmente
sospettava da
tempo.
Cioè, a lei era
sembrato che
il saluto con Scorpius fosse casto, ma…
Probabilmente
dovevo evitare di farmi tenere la mano
tutto quel tempo. Probabilmente.
Hugo diede un calcetto al
materasso sopra di sé, facendola sobbalzare. “Ehi!
Quei piedi!” Lo riprese
indispettita.
“Scusa, eri di nuovo persa nelle tue seghe
mentali…” Replicò, mettendo fuori la
testa, una macchia color carota in mezzo a tutto quel legno scuro.
“Come sta
Malfoy?” Chiese poi ispidamente.
Rose sorrise appena: sapeva
che in fondo Hugo stimava Scorpius, se non come ragazzo, almeno come
capitano
del Grifondoro.
“Non lo so. Spero
bene.”
“Ma non ci hai parlato?”
“È complicato Hughie…”
“Cristo, lo dice sempre anche Lils. Perché per voi
donne è sempre
complicato?” Alzò gli occhi al cielo e poi si
incuneò nella
sua cuccetta, emettendo un gridolino soddisfatto quando
riuscì a far accendere
il suo lettore.
Rose si passò una
mano trai
capelli, studiando irritata il soffitto. Doveva leggere una lista di
libri che
James avrebbe definito un suicidio sociale, doveva scrivere una lettera
ad
Albus per sincerarsi del suo stato psicologico e…
Devo
capire come sta Scorpius.
Per quanto i compiti e Albus
fossero importanti… si rese conto che il suo ragazzo lo era
molto di più. Di
qualsiasi cosa, in realtà.
****
28
Giugno 2023, Romania.
Riserva
dei Draghi, Sera.
Quella sera alla riserva era
trascorsa esattamente come le precedenti.
Rose si raggomitolò sul davanzale della finestra, lontano
dai tentativi di suo
zio e gli altri di
coinvolgerla in una
partita di gobbiglie: da lontano poteva udire gli orribili ruggiti dei
draghi.
Aveva voglia di piangere e
urlare che era tutto sbagliato. Lei era utile in Inghilterra, non
confinata lì
a riflettere su quanto fosse inappropriato dare amicizia ad un Malfoy.
Si rigirò tra le
dita lo
specchio comunicatore. Aveva pensato per giorni al suo bislacco
personale, ma
nessun nome era apparso sullo schermo. Scorpius gli aveva mandato un
Gufo il
giorno prima, ma era stato poco più che un resoconto
stringato e freddo.
Vorrei sentirlo… ma forse lo
specchio non
ce l’ha più…
Il pensiero ebbe il potere
di
farla sentire ancora più desolata.
Scorpius le era sembrato strano. Nella loro breve conversazione era
certa che
si fosse sforzato di fare il cretino per non impensierirla.
Che
cavolo gli stanno facendo a casa sua?
Improvvisamente apparve il
nome di James sulla superficie dello specchio. Sospirò: non
poteva certo
ignorarlo. E comunque poteva avere informazioni.
“Ehi.”
Lo salutò non appena lo
vide materializzarsi. Gli stavano crescendo i capelli, arricciandosi e
arruffandosi ovunque.
È
colpa sua se Hugo si fa quei pasticci coi capelli…
“Ehi,
cugina.” La apostrofò
col solito tono che presumeva ti stesse prendendo per i fondelli.
“Siete
davvero reclusi come mi ha scritto Hugh?”
“Reclusi volontari, confermo. A meno che non vogliamo
diventare preda d’amore
di qualche drago maschio” Replicò facendolo
ridere. “Come sta Al?”
“Pasticcia con i suoi intrugli. Se è felice
così…” Fece una smorfia. Si vedeva
che pensava ad altro che non a lamentarsi del fratello minore.
“Hai saputo?”
“… Che
è successo a Scorpius?”
Lo
sapevo, lo sapevo!
“Eh?
No, che c’entra Malfuretto!”
Scosse la testa. “No, di… Ma davvero tu e Hugh non
sapete niente?”
“Jam, sono
tagliata fuori dal
mondo, se non lo avessi notato.”
“Oh. Beh.” Prese un’aria imbarazzata.
“Sai, su di me.” Aggiunse.
“Non me ne importa
un fico
secco.” Ammise spassionata. In quel momento gli attacchi di
egomania di James
erano l’ultima cosa che aveva bisogno di ascoltare.
Io!
Sono io quella con i problemi! Perché nessuno ha
voglia di ascoltare me una
volta tanto?
“Simpatia
travolgente come al
solito, vedo.” Sbottò seccato.
“Ricevuto, me lo tengo per me.”
Rose sapeva che non sarebbe
finita lì, ma decise di crederci. Di sperare.
“Scorpius ti ha ridato lo
specchio?”
“Eh.” Convenne irritato. “Certo. Se ce
l’ho io…”
“Ma sta bene?”
“L’ultima volta che l’ho visto aveva un
buco all’orecchio e un sacco di buste
di H&M. Un negozio babbano.” Specificò
soddisfatto della sua conoscenza
dell’altro mondo. “Di vestiti.” Aggiunse.
“Cosa siete, due
ragazzine?”
Ci fu silenzio, prima che
l’altro
scoppiasse a ridere come il matto che era. Decise di glissare. Le
contorsioni
mentali di suo cugino non le interessavano, davvero.
“Sì…
Lasciamo perdere. Sei
sicuro?”
James la guardò confuso. “Certo che sono sicuro.
Non sono una ragazzina.”
“James!”
“Okay, okay!
Certo, sta alla
grande! Perché, sai qualcosa che non so?”
“No, niente.” Mentì non sapendo se
mentiva. “Allora stanno tutti bene, sì?
Teddy?”
James fece una faccia strana. “Uh.” Emise tra il
divertito e l’irritato.
“Allora davvero non sai
niente…
Nessuna fuga di informazioni. Assurdo.”
Rose sospirò,
massaggiandosi
la sella del naso. A quanto sembrava, la sua famiglia non voleva darle
tregua.
Non che non se lo aspettasse: il Clan Potter-Weasley chiedeva un
tributo ben
alto per appartenervi. Assoluta e totale lealtà.
Semper
fidelis.
“Dimmi,
Jamie…”
James si lanciò
uno sguardo
attorno. “Nah, lascia perdere.” Decise, capriccioso
come sempre. Lo vide però
arrossire e pensò che forse
sarebbe
valsa la pena scoprire cosa bolliva in pentola. Ma James non le diede
il tempo
di chiedere. “A proposito, ti ho chiamato anche per una
consulenza.”
“Eh?”
“Il regalo.” Disse con tono profetico e fece una
smorfia alla sua aria confusa.
“Il regalo per Malfoy, Rosie!”
“… Regalo?” Mormorò, sentendo
che cascava da una nuvola particolarmente elevata.
James la guardò ilare. “Che ragazza da schifo che
sei, cuginetta. Il trenta è
il compleanno del Malfuretto. Non te lo ricordi?”
Perché non mi ha mai detto quando
è nato!
– Protestò offesa. Questo, prima di fare mente
locale.
È
il suo compleanno ed io sono qui?!
****
28
Giugno, Romania.
A
poche ore dalla terribile realizzazione.
Okay. Doveva semplicemente
ricordarsi di respirare.
Rose impugnò con
forza la
bacchetta e spinse la porta sul retro della cucina.
Respirare. Era facile, non
doveva farsi prendere dal panico per questo. Assolutamente no.
Il fatto era… era
che doveva
uscire da quella stramaledetta riserva e forse sarebbe morta nel
tentativo.
Si trovò fuori,
nell’aria
esterna del fabbricato. Era illuminata dalla luce lattiginosa di una
luna a tre
quarti, e sembrava tutto tranquillo. Persino i ruggiti orripilanti dei
draghi
sembravano essersi quietati.
Doveva uscire da quella
stramaledetta
riserva, e non era difficile, davvero. Doveva solo prendere una delle
jeep
nella rimessa e guidare fino all’uscita. Fatto questo,
trovare una città con un
quartiere magico, trovare l’ufficio passaporte per poi
finalmente tornare a
casa.
Facilissimo.
Certo, ai suoi genitori
sarebbe venuto un infarto, zio Charlie avrebbe perso la sua calma
surreale e
suo fratello avrebbe imprecato per tre giorni consecutivi quando
avrebbero
scoperto che era sparita.
Dettaglio
trascurabile. Dettaglio trascurabile.
Fece un salto quando
sentì un
fruscio dietro di sé. Con un sospiro di sollievo si rese
conto che erano solo
le fronde degli alberi.
Okay.
Lo sapeva che non era
un’idea
brillante, ma non poteva più restare lì.
Davvero, non poteva.
Tra due giorni, due, ci sarebbe stato il compleanno di
Scorpius. La sua maturità magica!
Il cretino ne aveva ciarlato
per mesi, parlando di feste monumentali, lanci di fuochi
d’artificio magici,
svaligiamento precedente di tutti i negozi di scherzi del paese e
persino la
presenza di elefanti e contorsioniste asiatiche.
Questo perché
ovviamente una
cosa del genere non sarebbe mai accaduta. Non perché fosse
potenzialmente folle
e assurda – tutto quello che pensava Scorpius era
potenzialmente folle e
assurdo del resto.
Ma
perché…
Si morse il labbro, sentendo
lo stomaco contrarsi di dispiacere. Questo gli diede la spinta
necessaria per
entrare nella rimessa silenziosa come un dissennatore in ricognizione.
…
perché nessuno al di sotto dei quarant’anni e suo
parente verrebbe comunque.
James non sarebbe stato
invitato, causa ira del Capofamiglia, né tantomeno nessuno
che di cognome
faceva Potter o Weasley. E non è che Scorpius avesse molti
altri amici.
Forse
Zabini e Nott… Loro sono purosangue e
certificati, no?
Fece una smorfia.
Sì,
sai che compleanno con quei due… Da spaccarsi dalle
risate.
Scorpius era un grifondoro.
A
lui piacevano le feste con urla, colori e … il
sano casino che doveva essere palesemente mancato nella sua
infanzia, a
giudicare dai suoi evidenti squilibri emotivi.
Rose ricordava la sua festa dei diciassette anni: la Sala
Comune di Grifondoro gremita, Tiri Vispi azionati ovunque, gente che
ballava e
fiumi di succo di zucca e burrobirra che avevano reso il pavimento
appiccicoso.
Scorpius ne era rimasto estasiato e Rose non ricordava più
tutte le volte che
l’aveva trascinata dietro l’arazzo di Godric
Grifondoro per baciarla in modo
travolgente e augurarle buon compleanno.
Solo dopo le aveva
confessato
che era la prima festa a cui era stato invitato.
“Stai
scherzando?”
Scorpius le stava dando una mano a rimettere a posto la Sala, come
regole
imponevano dopo una festa. James e Al da qualche parte litigavano sulla
precedente disposizione di uno dei tavoli, Lily era scomparsa e Hugo
dormiva
raggomitolato su un divano, russando come un trattore.
Praticamente
erano gli unici a lavorare, lì dentro. Ma
le era andato bene. Le era piaciuto avere un momento tutto per
sé con il suo
ragazzo.
“Mi
stai dicendo che non sei mai stato invitato ad una
festa di compleanno in Sala Comune?”
“Uhm. Sì?”
“Io pensavo…” Si era morsa un labbro.
“Non ti ho mai visto ad una festa in
effetti.”
“Oh, ma a quelle della scuola non manco mai!” Aveva
protestato con un sorriso
disarmante. “Ma i compleanni… sai, sembra che il
mio invito si perda sempre.”
“Scusa…Avrei
dovuto… Insomma. Invitarti prima. Sei un
grifondoro anche tu.” Aveva concluso, avvampando mentre
l’altro rideva.
“Caramellina, fino all’anno scorso mi detestavi.
Avrei pensato ad una trappola.”
Le aveva assicurato placidamente. “Tutto a posto.”
“Ora che ci penso non ti ho mai visto festeggiare la
tua.”
“Perché la festeggio in estate. E ti assicuro che
assomiglia più ad una cena di
gala che…” Aveva fatto un gesto svolazzante che
aveva abbracciato tutta la
sala. “… a questa roba qui.”
“E
questa
roba
qui ti piace?”
Scorpius si era chinato per stamparla un bacio sulle labbra. Sapeva di
whisky
incendiario ed era certa che c’entrassero James e gli
Scamandro. Gli brillavano
gli occhi però, quindi lasciò perdere.
“Un
sacco.”
La festa di Scorpius doveva
essere così.
E se non poteva esserlo per
motivi temporali – Hogwarts era chiusa – poteva
almeno avvicinarcisi.
E
comunque non esiste che non festeggi il compleanno
con lui!
Che
razza di ragazza sarei?
Una
pessima,
le suggerì la sua coscienza, un’orribile strega. Una con cui Malfoy non vorrebbe avere niente a che
fare. Sai bene
quanto siano solitari i suoi compleanni… Lo sai! Ti sei
dimenticata il suo
compleanno per piangerti addosso! Sei un orribile fidanzata Rose
Weasley!
Doveva trovare il modo per
tornare in Inghilterra e doveva farlo subito.
Cioè
prima che il coraggio mi abbandoni del tutto.
Trovò la jeep che
usava suo
zio. Era babbana, ma stata incantata in modo che, toccato il quadro
comandi con
la bacchetta, si mettesse in moto.
Rose sperò che la
parentela e
il sangue magico c’entrassero davvero qualcosa, come avevano
spiegato a Storia
della Magia.
Si accese.
La soddisfazione si spense
ben
presto quando sentì una risata un po’ soffocata
venire dalla sue spalle.
“Rosie, non avrei mai immaginato di vedere proprio te, a combinare guai!”
Suo zio Charlie aveva le braccia incrociate, un sorriso sardonico
stampato in
faccia e probabilmente nessuna intenzione di farle raggiungere il
villaggio più
vicino, ah, così agognato.
Cavolo.
Cinque minuti dopo era
seduta
al lungo tavolo della cucina, a guardare suo zio prepararle una
cioccolata
calda che non voleva.
“Zio…
io…” Inspirò. Cosa
poteva dirgli?
Volevo fare una passeggiata, perché
sai,
vedere delle fauci gocciolanti sangue, al chiaro di luna, è
profondamente
suggestivo.
Ironica, ma menzognera.
Voglio
stare con il mio ragazzo il giorno dei suoi
diciassette anni! Perché lo amo e so che ha bisogno di me! E
comunque vi odio
tutti!
Non suonava
granché maturo,
però era la verità.
“Ci ho messo un
po’ di
zenzero. Provala.” Disse tranquillo, posandogliela davanti.
Poi si sedette
anche lui e le sorrise. Era il ritratto della pacatezza, suo zio
Charlie,
nonostante le cicatrici, le scottature praticamente continue e gli
avambracci
grossi come due funi ritorte. Rose poteva contare sulle dita di una
mano le
volte che avevano scambiato due parole più elaborate di
‘Ciao zio, è bello
rivederti, buon Natale’.
Si sentiva un po’
a disagio
quindi, e bevve accuratamente la cioccolata.
“Così…
vuoi tornare a casa dal
tuo ragazzo.” Proclamò placido.
Rose quasi si
strozzò con un
sorso e annaspò pietosamente. Suo zio rise di gusto, ma la
lasciò riprendere
fiato. Gliene fu grata.
“Come…
Come fai a saperlo?”
Balbettò, sentendosi le orecchie prendere fuoco. Maledetta
genetica. “Io non…”
“Ho fatto un paio di calcoli. È il primo anno che
Ronnie vi porta qui da me e
sembrava davvero contento di potervi… poterti…”
Si corresse. “… tener lontano
dall’Inghilterra. Hugo mi ha accennato qualcosa e
poi… sembri
proprio incazzata.”
Rose si mordicchiò il labbro. “No,
cioè… i draghi sono… forti?”
Fece una pausa in cui suo zio si rimise a ridere. “Mi
dispiace, è che proprio…”
“Non c’è problema, davvero. Sono
già felice che almeno uno dei miei nipoti
abbia ereditato la mia passione, non chiedo di
più.” Le strizzò l’occhio.
“Dom
li ama quanto me, ma so che non sono esattamente cuccioli da coccolare.
E tu
non vuoi stare qui. E so che non sei tipa da rubare una jeep e
rischiare il
collo se non c’è un buon motivo. E alla tua
età…” Scrollò le spalle.
“Dev’essere un ragazzo.”
Rose guardò i
filamenti fumosi
della cioccolata attorcigliarsi attorno alla luce del lampadario,
mentre
rifletteva sulla sensibilità inattesa di un uomo che di
mestiere domava mostri
sanguinari. “Devo tornare a casa.”
Confessò. “È…
importante.”
“Quanto
importante?” Spiò.
“Questo…
ragazzo… compie
diciassette anni. Devo fare in modo
che la sua festa sia… come la vuole. Esattamente come la
vuole lui.” Inspirò,
sentendo le guance bruciare, e non era il calore della cioccolata che
si portò
alle labbra. “Se lo merita.”
“Tuo padre non le
sa queste
cose?”
“Non proprio…” Mugugnò.
“O meglio, ha sicuramente intuito qualcosa. Per questo
sono qui. Perché non gli piace.” Poi si
affrettò a spiegare, alla faccia
perplessa dell’uomo. “Ma è davvero in
gamba! Non si merita i pregiudizi che
hanno su di lui! Persino Jamie si è ricreduto, ora sono
amici!” Abbassò lo
sguardo, sentendosi un po’ stupida ad infervorarsi
così, senza neanche dare un
nome al suo principe azzurro. “… è
davvero un bravo ragazzo.” Concluse.
Suo zio parve riflettere
attentamente, poi sospirò. “Ronnie mi
ucciderà, ma…” Si alzò,
facendole cenno
di rimanere seduta. “Resta qua e finisci la tua cioccolata.
Torno subito. E
niente fughe rocambolesche, intesi?”
Rose annuì, perché non c’era molto da
fare. Era stata scoperta, e si sarebbe
persino meritata una strigliata coi fiocchi.
Ora che
l’adrenalina stava
scemando, si rendeva conto di quanto fosse stata stupida a pensare di
poter
scappare così.
E
quando mai ne combino una giusta quando c’è di
mezzo
Malfoy?
Le veniva da piangere, e
avrebbe voluto ricordare a tutti che era maggiorenne e in grado di
prendere le
sue decisioni autonomamente.
Ma c’era anche il
fatto che
non riusciva a dare un dolore ai suoi genitori, a suo padre. Scorpius
in questo
la capiva. Forse era per questo che non si era arrabbiato. Forse era
per questo
che non le aveva voluto dire cosa lo tormentava.
Finì la
cioccolata, che era
buona ma non aveva sufficiente endorfine per calmarla, e
aspettò. Pochi minuti
dopo suo zio tornò indietro, stringendo quella che sembrava
il manico, rotto,
di una tazza di ceramica.
Rose capì
immediatamente
cos’era: una passaporta. Si trovò a guardarlo
senza parole, con il cuore
inzuppato di speranza.
Poetico, ma era la
verità.
“Guarda caso
domani sarei
dovuto tornare alla Tana per prendere un po’ di roba per
l’inverno. Qua è
davvero freddo e rimaniamo bloccati per mesi senza poter scendere in
città.”
Gliela posò davanti. “Dirò che
l’ho rotta mentre mettevamo un segnalatore ad un
drago, visto che la tenevo in tasca.”
“Zio…” Non si sarebbe aspettata tanta
empatia da un parente che vedeva solo
alle feste comandate, ma evidentemente la fedeltà al clan
Weasley sorpassava la
barriera dello spazio e del tempo.
Evvai!
“Posso
inoltrare le pratiche per
farmene dare un’altra tra un paio di settimane,
sta’ tranquilla.” Le fece un
mezzo sorriso. “Però è calibrata per
durare fino alla mezzanotte del trenta. Il
che significa che a mezzanotte e un minuto si
attiverà e ti riporterà
indietro.” Le spiegò pratico.
“Quand’è il compleanno del tuo
ragazzo?”
“Il trenta…”
“Il delitto perfetto, no?” Ghignò.
“Non credo che per allora Ronnie e tua madre
riusciranno a rientrare alla riserva.” Le strizzò
l’occhio. “Ma ehi, acqua in
bocca. Interrogato, negherò ogni mio
coinvolgimento.”
Si alzò in piedi
e lo
abbracciò. “Sei… sei lo zio migliore
del mondo!” Esclamò, senza trovare davvero
parole per ringraziarlo. Charlie rise, dandole un buffetto sulla
guancia.
“Se sapessi cosa
io ho
combinato per vedere chi mi piaceva…”
Scherzò. “No, è meglio che certe cose
rimangano a discrezione di tuo zio Bill soltanto.”
Rose sorrise, stringendo
quel
pezzo di ceramica appuntito come se fosse il Sacro Graal. Per lei lo
era
davvero. “E quando si attiva?”
“Mmh, tra un’ora esatta. Ero andato alla rimessa
per controllare fosse tutto in
ordine…” Ironizzò. “Quindi direi di sbrigarti.”
…
nel frattempo in Inghilterra, Devon. Casa
Potter-Weasley…
James era beatamente nel
mondo
dei sogni, abbracciato con amore al suo cuscino, quando
sentì un orrendo rumore
di cocci rotti provenire dal piano di sotto.
Lì per
lì non ci fece caso;
poteva essere quello scemo di Al che scendeva per farsi uno spuntino
notturno,
dopo aver rimestato nei suoi calderoni puzzolenti tutta la notte.
Fece per riaddormentarsi,
quando la porta di camera sua si aprì con uno schianto,
investendolo della luce
urticante di un lumos.
“Cosa…
Come… Perché?”
Annaspò cercando di districarsi
dalle coperte traditrici. Afferrò la bacchetta confusamente,
pronto a
schiantare l’intruso. “Sono armato!”
Urlò.
“Non fare
l’imbecille, Jam,
sono io!” Sbottò una voce femminile e vagamente
affannata, come se avesse
sbattuto contro qualcosa e stesse trattenendosi per non imprecare.
Mise a fuoco la massa di
capelli castani e la figura della cugina. Non lo guardava e sembrava
piuttosto
imbarazzata e soprattutto reduce da un viaggio, considerando
l’aria sgualcita.
“È un
incubo? Se è così non
spogliarti, per favore. Sono impressionabile…”
“Vestiti imbecille!” Sbuffò fissando con
insistenza una serie di poster dei Chudleys.
“Sei in mutande!”
Okay, era davvero Rosie.
“Rosie…?”
“Che acume!” Fu la risposta mentre gli venivano
lanciati un paio di pantaloni
che infilò alla cieca.
“Che cavolo ci fai qua?” Sbottò
incredulo. “Non dovresti essere, tipo, in
Romania?”
La ragazza si
massaggiò un
braccio, probabilmente dove aveva sbattuto. Nonostante questo, alla
luce del lumos, vide che era
determinata e
sveglissima.
“Evidentemente no,
non ti
pare?” Borbottò. “Forza! Alza il culo e
renditi presentabile… dobbiamo
organizzare una festa!”
James batté
lentamente le
palpebre: in che diavolo di dimensione parallela era finito se Rose
Weasley
diceva una cosa del genere? Poi capì. “Per
Malfuretto?” Non poté fare a meno di
sghignazzare. “Ma che brava
fidanzatina…”
Rose arrossì e gli lanciò una maglietta in testa.
****
30
Giugno 2023.
Inghilterra,
Wiltshire.
Malfoy Manor. Pomeriggio.
Scorpius aveva diciassette
anni da due ore, cinquantasette minuti e trentasei secondi.
E si sentiva talmente
depresso
che si sarebbe impiccato.
No, okay. Forse quello no.
Era
troppo bello per morire.
Suo padre non aveva revocato
la punizione, ed era il suo compleanno; avrebbe dovuto essere un giorno
felice.
Beh,
se non altro mi eviterò le vecchie zie.
Ma si sarebbe evitato anche
i
regali, gli auguri di sua madre e di sua nonna. E forse anche una
partita di Quidditch
con Zabini e Nott nel parco.
Era stato un idiota a
pensare
che con i diciassette anni sarebbe cambiato qualcosa. Certo, era cambiato qualcosa. Adesso aveva degli
amici ed una ragazza, ma…
Ma
lei è in Romania e mio padre farebbe divorare i miei
amici dai pavoni albini.
Forse piangersi addosso non
era la strategia migliore, ma…
Al
diavolo.
Sentì un piccolo pop! che gli annunciò che il
suo elfo
domestico era tornato per informarsi delle sue condizioni. Probabile
l’avesse
mandato sua madre.
“Il Signore non
vuole mangiare
niente?”
“No
Calzino.” Avrebbe dovuto,
un giorno, informare Calzino che era un buon elfo per non essersi
ribellato e
averlo picchiato quando, a cinque anni, gli aveva appioppato
quell’infamata di
nome. Ma non quel giorno, perché gli aveva ricordato la sua
miseria di
compleanno. “Non voglio niente. Morirò
d’inedia.”
L’elfo
uggiolò disperato,
tanto che fu costretto ad abbandonare la sua comoda posizione a uomo
vitruviano
sul letto per guardarlo. “Il Padrone si sta facendo morire di
fame!”
“No, ma
dai… sto scherzando.”
Cercò di non ridere. “Certo, se mi portassi una
fetta di torta di zucca…”
“Con la glassa?” Gli occhi di Calzino sembrarono
traboccare di lacrime e gioia
infinita.
“Molta
glassa.” Convenne perché aveva il cuore tenero. E
comunque
aveva fame. “E vedi se riesci a trafugare del whisky
incendiario dal mobiletto
degli alcolici.”
L’elfo lo guardò di nuovo disperato.
“L’ultima volta Padron Draco mi ha
ordinato di non prenderlo mai più.”
Scorpius lo vide guardare lo stipite del suo comodino, il suo posto
preferito
per punirsi.
“No!” Lo
fermò rapidamente.
“Okay, niente whisky. Basta la torta. Vai.”
“Ci sono i Signori
Nott e
Zabini alla porta, Signore.” Lo informò, poco
prima di sparire. “Li faccio
passare?”
Scorpius sospirò. “Entrerebbero comunque.
Sì, falli passare.”
Pochi attimi dopo Scorpius si trovò in camera i due amici di
infanzia. Nott si
accese la pipa, proprio perché sapeva che lo infastidiva il
fumo di quella
roba, mentre Zabini gli lanciò un lungo sguardo snob,
incedendo come una regina
di Saba in jeans e camicia di seta cangiante.
“Non trovi, Signor
Nott, che
il nostro amico Malfoy sia un po’
sciupato?”Osservò. “Oserei dire che ha
un
aspetto da schifo.”
“Assolutamente, Mastro Zabini.” Convenne
l’altro soffiandogli il fumo in faccia.
Un giorno, decise Scorpius tossendo, gliel’avrebbe fatta
ingoiare.
“Posso farvi notare che siete due stronzi?”
Li apostrofò di cattivo umore, lanciando un cuscino a
Michel, che lo schivò con
grazia.
“Moderi il
linguaggio, Lord
Malfoy, ormai è un adulto.” Lo canzonò
quest’ultimo, raccogliendo il cuscino e
rilanciandoglielo.
“Buon
compleanno.” Offrì Loki,
togliendosi la pipa dalle labbra. “Perché non sei gaio?”
“Perché non sono Michel?”
Ironizzò beccandosi un’occhiataccia
dall’erede degli
Zabini. “No, scusa, ho frainteso… Intendevi dire
allegro? Beh. Fatemi pensare…”
Finse di ponderare. “Sono in punizione, avrò forse una cena piena di vecchie cariatidi
al posto di una festa
vera e le persone che mi piacciono non ci saranno.” Si stese
sui cuscini e
intrecciò le mani dietro la nuca, guardandoli.
“È il compleanno davvero
più fico del mondo, no?”
Poteva giocare a fare il principino viziato anche lui, se voleva. E
voleva.
Voglio Rose. Voglio un compleanno
decente. Voglio mettere le mani addosso alla mia ragazza e voglio un
compleanno
da paura!
Ho
diciassette anni da tre ore e non è successo niente
di grandioso!
Michel e Loki si scambiarono
uno sguardo. Loki scosse la testa.
“Quel Potter ha
impoverito il
tuo linguaggio… fico…”
Tirò un’altra boccata, fingendo indignazione. Oh,
se
odiava quella pipa. “Forse dovremo andarcene.”
Scorpius cercò di non tradire il desiderio di supplicarli di
rimanere lì e di
non farlo morire di noia. Lo dominò bene perché
era un esperto occlumante.
Sperava.
“Se lo
meriterebbe, ma lo sai,
abbiamo una missione, il dolce Albus ce l’ha
affidata.” Michel sorrise,
godendosi la sua faccia allarmata. “Smettila di fare il
broncio, principino. Fatti
la barba, rinfrescati e vestiti. Usciamo.”
Scorpius batté le palpebre confuso. “Quale parte
del fatto che sono in
punizione non avete capito?” Poi fece mente locale.
“Albus? Al Potter?”
Cosa
c’entra lui con il mio compleanno? Okay, ce
l’avrei invitato, perché è mini-Potter,
però…
“Quante
persone conosci con un nome
così ridicolo?” Sbuffò Michel.
“Allora, vuoi muoverti?”
Scorpius li
squadrò
attentamente, sentendo un briciolo di speranza riaccendersi nel suo
profondo.
In effetti, notò, erano vestiti a festa. Ma non per una
festa purosangue.
Il panciotto di Loki
sembrava
avere inquietanti somiglianze con quelli dei folletti della Gringott
– suo
padre l’avrebbe affatturato se glielo avesse visto
addosso– e Michel sembrava
uscito da un serial tv babbano dove era l’omosessuale
lascivo.
“Perché
siete vestiti a festa?”
Spiò. “E comunque sono in
punizione.”
“Non essere sciocco, tuo padre non può tenerti in
punizione il giorno del tuo
compleanno.” Sospirò Michel, accarezzandogli la
testa come un cane poco sveglio.
“L’ha revocata.”
“… Oh. Ma rimane la vostra tenuta da
party.”
“Giusta
osservazione, Lord
Malfoy…” Convenne Loki mentre Michel si infilava
nel suo guardaroba,
probabilmente per scegliere il meno penoso a detta sua.
“Beh, siamo vestiti così per la tua festa.”
“Io non faccio una festa.”
Loki si strinse nelle
spalle,
con quel sogghigno reso ancora più inquietante a causa degli
occhi bicolori. “A
quanto pare, invece, sì.”
“Come…”
Ammetteva di sentirsi frastornato.
“Era una sorpresa
Loki!” Urlò
Michel dal suo guardaroba, prima di riemergere imbronciato e con un
pacco di
vestiti che gli scaricò tra le braccia. “Pecchi
sempre di irruenza!”
“Chiedo venia.” Replicò Loki,
minimamente turbato.
Scorpius continuò
a sentirsi
stordito, come se una pluffa l’avesse centrato e non sentisse
però dolore,
anche quando accettò di andare a prepararsi.
Non poteva essere un buon
segno, giusto? O forse sì.
Quando fu infine fuori dal
Manor gli sembrò di vedere alla finestra dello studio la
silouette di suo padre
guardarlo.
Sorrise incerto e
provò un
cenno di saluto; ma lo sapeva davvero? Sua madre lo aveva
convinto? Era ancora arrabbiato? Fu ricambiato, e questo lo rese
leggermente più consapevole
che tutta quella follia forse aveva un senso ed era reale. Si
sentì improvvisamente più leggero.
Appena fuori
dalla proprietà,
Michel gli mise una mano sul braccio. “Pronto a
smaterializzarti?”
“Perché, dove andiamo?”
“Diciamo che, in quanto purosangue di nobile schiatta, io e
il buon Nott
abbiamo dovuto accettare dei compromessi…” Michel
fece una piccola smorfia e
Loki una risatina. “… con certa
gente.
Credimi, Scorpius, lo facciamo perché ti vogliamo
bene.”
“E un giorno, quando sarai famoso e influente, ci
ripagherai.” Aggiunse Loki.
“Profumatamente.”
Scorpius a quel punto decise
di puntare i piedi. Doveva sapere.
Solo
per capire se sto rischiando la salute o qualche
arto.
“Ma si
può sapere che diavolo
sta succedendo?” Sbottò. Loki e Michel non
risposero, ma lo afferrarono,
bloccandogli i movimenti.
Odiava le materializzazioni
congiunte.
Le odiava specialmente
quando
finiva con lo stomaco rivoltato come un calzino in dirittura di un
pavimento.
Si sentì afferrare da due paia braccia e tirare su prima che
si sfracellasse a
terra.
Dov’era finito?
“Eddai, Malfuretto… Un po’ di contegno.
Sei maggiorenne adesso!”
Poo?
Alzando la testa mentre il
mondo smetteva di girare si rese conto di avere effettivamente davanti
la
faccia ilare di James. E anche quella del professor Lupin…?
Erano loro ad averlo
acchiappato al volo mentre entrava in planata… era entrato
in un posto, già.
“Ragazzi, non l’avrete materializzato senza dargli
il tempo di prepararsi?” Si
informò preoccupato il professorino,
mentre Loki e Michel, ne era certo, ghignavano alle sue spalle.
“Non dovevate!”
Okay. Fece mente locale.
Era dentro un locale, era in
una stanza, c’era legno ovunque, locandine alcoliche e dei
tavoli e delle sedie.
Un pub.
Il pub babbano in cui si era
incontrato con Potter!
Ritrovando l’equilibrio e
raddrizzandosi
dignitosamente, si rese conto sì, era proprio
così, e c’erano anche delle persone.
C’erano i due
bastardi, Lupin,
James, la piccola Potter con una minigonna assassina e infine il
mini-Potter
che stava parlando con una ragazza che dava le spalle alla scena,
armeggiando
su un lungo tavolo pieno di pacchetti. Regali.
Ma non poteva essere Lei.
È
in Romania…
“È il
mio compleanno?” Chiese come
un povero demente, facendo ridacchiare tutti.
Poi la ragazza si
voltò. Ed
era Rose. Rose in jeans e maglietta, senza trucco e con un sorriso
semplice e
un po’ sfinito. Reggeva una torta con diciassette candeline
che brillavano come
tanti piccoli soli.
“Così
ci hanno informato
Malfoy…” No, decise, era il suo sorriso a brillare
come un piccolo sole. “Tanti
auguri.”
****
Devonshire, Ottery
St. Catchpole.
The
London Inn. Dieci di sera.
La festa era stata una festa.
Rose era soddisfatta, e lo
era
sul serio, nonostante fosse quietamente distrutta: aveva passato
quarantotto ore
a pianificare con quella testa di legno di James, spedire Gufi ed
evitare i
suggerimenti perversi di Lily che prevedevano una torta da cui uscire e
lei
poco vestita. Oltretutto aveva dovuto aspettare che Al si decidesse a
scrollarsi di dosso un po’ di inedia per darle una mano.
Aveva fatto del suo meglio e adesso la testa le ciondolava dal sonno
mentre in
una brumosa cacofonia di suoni e luci soffuse vedeva Lily sparire in
compagnia
di Nott, Zabini cercare di convincere Al a buttare giù tutto
di un sorso
qualcosa di estremamente alcolico e James e Teddy bere e ridacchiare in
un
angolo; la testa di James era abbandonata sulla spalla di Teddy, che
gli
accarezzava distratto i capelli. O erano ubriachi, o avrebbe dovuto
farsi dare
delle spiegazioni da Al.
Ma dopo.
Adesso…
“Ehi.”
Sentì un soffio leggero sulla nuca e seppe che Scorpius era
dietro di lei,
mentre le circondava la vita con le braccia.
Com’era possibile?
Oh, giusto.
Era seduta su uno sgabello.
Si voltò, con un
mezzo
sorriso. “Ehi.” Ricambiò. Forse aveva
bevuto un po’, oppure era solo
l’adrenalina che era scemata gradualmente quando si era resa
conto che Scorpius
era veramente contento e che non l’avrebbe piantata per
essere la peggiore
ragazza del mondo.
Scorpius aveva uno stupido
cappellino in testa e una maglietta con un motto spiritoso che gli
aveva
regalato James. Non la leggeva da quell’angolazione, ed era
felice di esserselo
dimenticata. Gli fece chinare la testa per toglierlo, e lui
acconsentì
docilmente.
“Due passi
fuori?” Offrì al
suo orecchio, e le sembrò una proposta allettante visto che
rischiava di
addormentarsi su una ciotola di noccioline.
“Acconsento.”
Mugugnò
facendolo ridacchiare. “Tirami su.”
Sentì la mano asciutta di Scorpius intrecciarsi alla sua,
mentre da qualche
parte risuonava una canzone.
Don't know why
I'm
still afraid
If you weren't real I would
make you up…
I wish that I could follow
through
I know that your love is true
and deep as the sea²
Era piuttosto certa di
conoscerla, ma forse era colpa di Hugo e del suo amore per la musica
babbana.
La porta si chiuse alle loro
spalle, disegnando rombi colorati sul ciottolato del vicolo. La luna era
momentaneamente oscurata da una
nuvola filamentosa, ma era comunque una serata magnifica.
Scorpius le sorrise.
“Non me
l’aspettavo,
pantofolina.” Ammise e il tono vibrava di un sacco di cose
che Rose era certa
volesse dirle, ma ormai aveva capito: Scorpius aveva lo stesso problema
di
tutti i maschi di sua conoscenza ad esternare, anche se sembrava un
giullare
estroverso. “Non me l’aspettavo davvero.”
“Visto? Sono una
ragazza piena
di risorse…” Scherzò, anche se
nonostante tutto si sentì arrossire di piacere.
Scorpius non disse nulla,
soltanto
la attirò contro di sé e la baciò. Fu
un bacio… diverso.
Rose lo capì che
era diverso
perché sentì quello che c’era dietro.
C’era passione, gratitudine… Era strano,
ma poteva percepirlo. Si chiese confusamente se per i babbani fosse lo
stesso.
Se anche loro potessero capire con un bacio che il tuo ragazzo ti stava
dicendo
grazie.
Gli passò le mani
sulle
braccia, sentendole forti e salde. Non avrebbe mai pensato, un anno
prima, che
stare tra le braccia di un Malfoy l’avrebbe fatta sentire salda.
Quando si staccarono
Scorpius
le toccò la fronte con la sua. Sentiva le sue mani
accarezzarle la schiena, in
un lento movimento gentile.
“Voglio dire,
Michel e Loki…” Continuò,
con tono pieno di stupore e Rose rise. “Per Merlino, Rosie,
hai fatto un
miracolo!”
“Mi sono fatta
aiutare da Al.
Ha un ascendente niente male su quei due.”
“Quel ragazzo diventerà un caposcuola e un giorno
qualcuno, te lo dico io.”
Proclamò serio. “Ma … tu sei quella che
davvero mi ha stupito più di tutti. Hai
fatto proprio un casino, eh?” Le sorrise baciandole
l’angolo della bocca.
“A te sembra
piacere…”
Replicò. “Anche se convincere Jamie che sono sono
stata sostituita da una mia
copia malvagia è stato piuttosto difficile, devo
ammetterlo.”
Lo sentì ridere piano. Forse erano i drink bevuti, o il
fatto che erano le dieci
passate e avevano passato le precedenti quattro ore nei bagordi, ma
Rose si
sentì… languida. Non aveva voglia che Scorpius
smettesse di abbracciarla o di
toccarla in quel modo particolare, come se maneggiasse qualcosa di
estremamente
fragile.
“La mia
rosellina…” Le
sussurrò all’orecchio.
“Senti.” E si fermò.
“Quanto puoi restare?”
Scorpius era sempre stato un ragazzo sveglio.
“Un altro paio
d’ore, poi la
passaporta mi riporterà alla riserva. Il delitto
perfetto.” Copiò le parole di
suo zio Charlie, anche se sentiva una fitta di acuto dispiacere
all’idea di
lasciarlo. Per un mese ancora, poi. Forse di più. Non osava
contare i giorni.
“Allora. Io,
pensavo.”
Sembrava in preda ad un dilemma con quell’aria comicamente
tormentata.
“Pensavo…” Continuò.
“Ti va di stare un po’…?”
Rose batté le palpebre. Sentire Malfoy ingarbugliarsi con le
parole, lui, che
aveva una logorrea esasperante era qualcosa di inaspettato e
tenerissimo. “Un
po’…?” Gli chiese, trattenendo un
sorriso.
Scorpius fece una smorfia
indispettita,
perché alla fine sì, era terribilmente permaloso
nel suo amor proprio. “Un po’ da
soli.” Terminò, prima di squadernare
uno dei suoi sorrisi. “È il mio regalo di
compleanno!”
“Sei il solito
bambino
viziato…” Iniziò con cipiglio serio,
per poi scoppiare a ridere alla sua
espressione ferita e offesa. Stavano scherzando entrambi, ed era bello
perché
lo sapevano.
Ovviamente Rose si
sentì comunque nel
panico, perché sapeva che
sarebbe stato un modo diverso di essere soli quella notte. Ma la
accantonò,
quando Scorpius la prese tra le braccia, tirando fuori la bacchetta.
“Pronta?”
“Oh, Malfoy, non penserai che abbia paura di una
materializzazione?”
Più
che paura non salto di gioia, ma sono l’unica ad
essere passata al primo colpo di tutti
noi, quindi…
Scorpius fece un sorrisetto, scuotendo la testa.
“Non lo penserei mai.”
“L’hai
appena pensato.”
“Touché.”
“Ti odio.” Sbuffò, mentre prendeva la
sua bacchetta e gli afferrava la mano.
“Vedi di pensare ad un posto romantico, o ti
mollo.”
“Ricevuto!”
Quando si materializzarono,
ovunque si fossero materializzati, Rose continuò a tenere
gli occhi chiusi per
farsi passare la nausea cocente che la assalì. Era sicura
che un giorno si
sarebbe abituata come i suoi genitori, e l’avrebbe eseguita
facilmente come
respirare… ma per il momento…
No.
“Sai, i babbani
hanno davvero
svoltato con quella storia dell’automobile e i mezzi con le
ruote…” Borbottò
mentre Scorpius annuiva, con l’aria di chi non voleva
scoppiare a ridere per
educazione. “Mi piacciono le auto.”
“So che tuo padre ne ha una, che è…
volante.” Offrì magnanimo, dandole il tempo
di ricomporsi. “Quella babbane non lo sono, giusto?”
“Quelli sono aerei.” Spiegò
cattedratica, guardandosi attorno. Ed ammutolì
mentre realizzava di essere a…
Stonehenge.
Conosceva il posto per
sentito
dire, visto che i babbani erano convinti avesse grandi poteri mistici:
in
realtà era col Mondo Magico non c’entrava niente.
Quello che non si aspettava
era che, con le stelle, fosse uno dei posti più suggestivi
su cui aveva mai
messo occhio.
Scorpius accanto a lei era
certa stesse gongolando. “Bello, vero? Siamo dietro casa mia.
Da piccolo ci
andavo sempre quando avevo voglia di starmene un po’ per i
fatti miei. O se
avevo voglia di incontrare qualcuno invece…”
“È…”
“Abbastanza romantico? Ma è naturale! Io sono
romantico.”
“Oh, sta’ un po’
zitto…” Lo fece ridacchiare.
La prese poi per mano, guidandola tra gli arbusti e le rocce sporgenti.
Il
cielo era qualcosa di luminosissimo, come se avessero steso una
trapunta tarlata
sulla luce pura. Si fermarono in mezzo ad una piccola radura con
l’erba soffice
e Scorpius si tolse il giubbotto per trasfigurarlo in una coperta.
“La mia prima
magia estiva!” Esordì
con tono allegro. “Sento che è un momento
importante. Fammelo gustare!”
Rose rise e si accomodò con lui sulla coperta. Era morbida e
si chiese quante
volte avesse provato quell’incantesimo nei terreni di
Hogwarts per essere così
bravo.
Sentì una piccola
fitta di
gelosia e gli si accostò. Scorpius le passò un
braccio attorno alla vita, forse
fraintendendo e pensando che avesse freddo.
Oh, andava bene comunque.
“So che non dovrei
dirlo
pantofolina…” Iniziò e la voce era un
sussurro caldo al suo orecchio. “… sai,
per via di Dursley e tutto il resto. Ma questo è
l’anno migliore della mia
vita.”
Rose gli cercò la mano e la strinse, cercando di non farsi
venire gli occhi
lucidi e la voce tremolante. “Per aver rischiato la vita un
paio di volte?”
“Sai che amo il brivido, bambina… Sono un vero
duro.” Scherzò, ma poi il tono si
fece di nuovo serio. Attento. “Però, sai. Ogni
anno esprimevo un desiderio… non
che ci credessi, perché ero un piccolo stronzetto cinico, ma
mi dicevo che male può fare?”
“E
qual’era?”
“Avere tutto questo. Non che non sia un rampollo viziato e
adorato, ma fuori
dalla cerchia della mia famiglia non sono esattamente un re.”
Si schiarì la
voce, era imbarazzato. “Volevo questo… e
soprattutto… avere qualcuno a cui dire
queste cose.” Fece una risatina. “Beh, da un paio
d’anni a questa parte non mi
sarebbe spiaciuto se fossi stata tu. Avevi l’aria di una che
capiva, Weasley.”
“Scorpius…”
“E poi mi piacevi da morire.”
Rose a quel punto se ne
fregò
se gli pizzicavano gli occhi e tutto il resto, perché alla
fine Scorpius sapeva
che era una tipa piagnucolosa. Gli prese il viso tra le mani e lo
baciò.
“Non sarai solo,
Scorpius… mai
più.”
Scorpius le strinse la vita, accarezzandole i fianchi e scostandole la
stoffa
della maglietta per toccarle la pelle, risalire fino alla schiena in
una
carezza che la fece tremare. Forse era così che ci si
sentiva quando si amava
qualcuno. Andare a fuoco, eppure non era spiacevole.
Era meraviglioso.
“Guarda che ci
conto…” Le
sussurrò sulle labbra, prima di farla scivolare sotto di
sé e farla stendere.
Le baciò il collo e Rose sentì le endorfine
schizzare dritte fino al cervello,
facendole fare un piccolo gemito sorpreso. Non era la prima volta, ma
era la
prima volta che quello preludeva qualcos’altro.
… Ci aveva
pensato, a quel
qualcos’altro, perché aveva diciassette anni e un
ragazzo che amava. E le erano
prese crisi di panico da tenerla sveglia nel cuore della notte.
In quel momento si
sentì stupida.
Di cosa doveva aver paura quando lo voleva così tanto?
Ho
quasi affrontato dei draghi per lui. Senza il quasi.
C’erano dei draghi.
Sentì le dita di
Scorpius
sfiorarle il seno, esitanti. E poi sentì come una carezza,
leggera, gentile,
dentro la sua testa. Batté le palpebre sorpresa. Gli occhi
si erano abituati al
buio e sapeva che Scorpius la stava guardando di rimando.
È
stato lui. È dentro… è nella mia testa?
“Cosa…?”
“Scusa.” Mormorò, premendole le labbra
sulla piega del collo. “Non… tutta
quella Occlumanzia. Legimanzia. Se mi agito mi parte in
automatico…” Soggiunse.
“Io… penso di essere un po’
nervoso.” Borbottò. “Vorrei tanto
sapere… Se vuoi.
Perché se non vuoi…” Fece una lunga
pausa, in cui sentì i suoi muscoli tremarle
addosso nell’evidente sforzo di non continuare.
“Scusa.”
Rose sentì il cuore riempirlesi di una tenerezza infinita
mentre gli allacciava
le braccia attorno al collo e se lo tirava di nuovo vicino. Non era
certo un
clima mite, quello inglese, ma non si era mai sentita così
calda e protetta.
“Guarda che
voglio.”
“Oh.”
Rose sorrise. Sentiva che, se non l’avesse baciata, sarebbe
potuto finire il
mondo. Se non l’avesse toccata, anche.
Era una sensazione strana,
dover dipendere così tanto da qualcuno. Ma andava bene.
Scorpius non usò
la magia per
spogliarli, anche se avrebbe potuto. La spogliò con le mani,
attardandosi per
baciarle le spalle, il seno e lo stomaco.
Non sapeva se un giorno
avrebbe cambiato idea, ma in quel momento l’avrebbe amato per
sempre.
Scorpius la baciò
ancora, e
ancora. Era una vera tortura doversi staccare e interrompere quel
contatto. Si
sentiva le gambe di gelatina, lui, il vero uomo, lui che aveva avuto
mille…
okay, un po’ di ragazze.
Ma non era
quello il punto. Proprio no.
La tenne tra le braccia,
fragile eppure fortissima. Chi altro avrebbe fatto tanto per lui?
Chi altra gli si sarebbe
donata, con quella spontaneità totalmente sincera? Rose lo
voleva e lui poteva
sentirlo.
Voleva lui.
Non era straordinario?
“Sei… sicura?”
“Se me lo chiedi un’altra volta ti lascio qui da
solo…” Lo minacciò con una
voce che gli fece salire un calore lungo la spina dorsale ed altre
terminazioni
nervose.
Rose avrebbe fatto strada.
Nel
farlo impazzire del tutto, sicuramente…
Fu comunque piuttosto sicuro
a
quel punto che fosse sicura.
Finalmente.
E poi non ci fu
più tempo da
spendere in parole o pensieri.
We're made out
of blood and
rust
Looking
for someone to trust…
You're the honey
and the moon
That
lights up my
night
“Dov’è
la tua costellazione?”
“… Uhm?”
“Scorpius, la costellazione da cui hai preso il
nome…”
“Aaah. Beh, non ne ho idea. Da qualche parte. In mezzo a
tutte queste…
costellazioni.”
“Merlino, ho un
ragazzo che è
una capra.”
“Bee. Ferisci i miei
sentimenti
fiorellino.”
Una risata, ancora dei baci.
Sul collo, sulle guance, sulle labbra. Rose si chiese, mordicchiandogli
il lobo
e facendolo borbottare qualcosa di incoerente sulle donnole, quale dei
loro
vestiti avesse trasfigurato in un’altra coperta in cui si
erano avvolti. Non
che avesse importanza, comunque.
Se era la sua maglietta
nuova
l’avrebbe ucciso.
“Ho sempre odiato
il mio nome.
Quindi ho rimosso la costellazione, credo.” Le
confessò piano.
“Però…”
“Però?”
“Ora mi piace… specie quando l’hai
pronunciato poco fa, mentre ero dentro di te
ed hai…”
“Ti ammazzo.”
“Sì, anch’io ti adoro, mio bel
fiorellino di cactus.”
C’era silenzio.
Rose sapeva
che tra pochi minuti la passaporta nei suoi jeans avrebbe ricominciato
a
brillare. Sapeva che avrebbe dovuto rivestirsi e tornare ad essere la
brava
ragazza Weasley, la bambina di papà che non commetteva mai
una cavolata e che
non si sarebbe mai innamorata di un Malfoy, tanto da farci
l’amore in mezzo
alle pietre di Stonehenge e tra le stelle.
Gli nascose il viso contro
il
collo, ispirando il suo odore di pulito e di sole – persino
se era notte.
Solo un altro po’…
“Rosie?”
“Eh…”
“Questo andava bene di nomignolo?”
“Meno osceno di tanti altri.”
But right now
everything is
turning blue,
And
right now, the sun is trying to kill the moon,
And
right now…
I wish I could
follow you to
the shores of freedom
Where
no one lives…
****
Note:
Eccoci qua! Spero che vi sia
piaciuta, cotta-e-mangiata, anche se ho tardato tanto ad aggiornare.
Sì, lo so, il fluff ci sommergerà tutti
adesso.
Che dire, ai posteri
l’ardua
sentenza!
1.
Qui
la canzone che fa da titolo il capitolo.
2.
Honey&Moon di Joseph Arthur, la canzone che
sentono da dentro il
pub e negli incisi.
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