Fiore Di Cactus

di Dira_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Teenage Wasteland - Scorpius Malfoy P.o.V. ***
Capitolo 2: *** Love Was Out To Get Me - Rose Weasley P.o.V. ***



Capitolo 1
*** Teenage Wasteland - Scorpius Malfoy P.o.V. ***


Questa storia è sempre uno spin-off di Doppelgaenger (anche se a questo punto dovrei chiamarla una saga) … si riallaccia immediatamente dopo agli avventimenti di Seven Steps of Summer.
Ah, se non si fosse capito è una Rose/Scorpius. :P
Ci saranno accenni a rapporti e relazioni omosessuali, quindi se non apprezzate… beh, c’è il comodo tasto X al vostro lato destro. ;D
 
****
 
 

 
 
 
We're caught up in the crossfire/ of heaven and hell
And we're searchin for shelter
Lay your body down  and when the hardest part is over we'll be here
And our dreams will break the boundaries of our fear
(Crossfire, Brandon Flowers)
 
 
 
23 Giugno 2023
Una settimana al compleanno del Magnifico.
(Cioè io)
[Collateralmente il Solstizio]
 
Caro Diario,
è un po’ che non ci sentiamo. C’entra quel brutto episodio dove Michel Zabini ha letto il mio diario ed ho dovuto ucciderlo obliviarlo. Sono rimasto scottato, capisci.
Ma oggi non ho niente da fare, quindi… salve.
 
Scorpius Hyperion Malfoy non ha mai odiato l’estate. Ma quest’anno sì.
E fino a questo momento non ha mai parlato in terza persona, quindi è meglio finirla qui.
Pare che l’autocelebrazione sia il primo passo verso la follia, nella mia famiglia.
Ergo, meglio evitare.
Dicevo…
Per me l’estate è sempre stata una certezza. Certezza di poter tornare a casa, rilassarmi e smettere di avere un perenne sorriso stampato in faccia.
Beninteso, non è che sia un cupo misantropo. Ma tante volte preferirei stendere con un poco aristocratico pugno certe persone.
Per questo amo la mia casa: qua nessuno mi giudica. Voglio dire, ne abbiamo fatto il nostro baluardo, il non giudicarci a vicenda.
Gli altri li giudichiamo eccome.
Il Malfoy Manor è il mio rifugio, il mio nido. Formato gigante.
Perché diciamocelo: è la magione più figa di tutto il Wiltshire.
Quest’estate però, le cose girano in modo diverso. Quest’estate ho finalmente degli amici decenti.
E poi ho la ragazza. Una vera.

Non che abbia mai avuto una ragazza finta.  
E badate bene, non è una ragazza qualsiasi. Nientemeno che Rose Weasley, il mio primo mal digerito amore.
Se guardo indietro a queste pagine credo che ci siano un bel po’ di strafalcioni che esprimono dapprima la mia perplessità su Rose, poi la curiosità… e infine un buon grado di ‘mi piacerebbe, ma è meglio litigarci’.
Ero un ragazzino davvero odioso.
Rose è la ragazza, per quanto mi riguarda.
Insomma, per farla breve, mi sono innamorato.
Lo so Diario, dirai che è la solita vecchia storia. Ma parliamone: non ho mai sbrodolato di fronte a nessuna ragazza, e no, Violet Goyle-Parkinson non ha alcun motivo per entrare in questo discorso.
Ero giovane e stupido, e lei profondamente malvagia.
Comunque.
Caro Diario, sono piuttosto incazzato.
Per la prima volta in sedici anni di vita mi sento bloccato a casa mia. Incatenato.
Perché se non fossi il rampollo della dinastia Malfoy – è uno sporco lavoro, ma qualcuno lo deve pur fare – forse non dovrei affrontare un amore clandestino.
Che è quello che è, in fondo: Rose appartiene ad una famiglia di eroi… io ad una famiglia di… tattici voltagabbana.
Ci scherzo sopra? È la cosa che mi riesce meglio. 
E poi lo sanno tutti, Diario, che non è nella mia indole meravigliosamente solare riflettere sulle mie sfortune.
Ma stavolta è inevitabile.
Quello che mi ha rovinato l’umore è sostanzialmente un fatto, anzi, una cosa. Una lettera.
Da parte della mia adorabile ragazza. Stamattina mi sono trovato sul davanzale una specie di avanzo di gufo. Dopo essermi assicurato che Blake non lo volesse divorare – è problematico a volte avere un falco come famiglio - l’ho sfamato e gli ho sfilato la lettera dalla zampa.
Premessa: io e Rose ci siamo separati non più di una settimana fa, a King’s Cross, mentre sentivo gli occhi di suo padre trafiggermi la nuca.
Quel Ron Weasley è un uomo malvagio. E sono sicuro che puzzi.
 
“Ti scrivo appena posso!”
“Vieni a trovarmi subito rosellina.” Aveva replicato velocemente, prima che la sua bella venisse fagocitata dalla folla e dai bagagli. “O vuoi che venga io?”
“Sei impazzito?” L’aveva guardato sbalordita, poi aveva corretto il tiro. “Ti scrivo, okay? Lo troviamo il modo per vederci, te lo prometto.”

 
… ci siamo separati così. Nessun bacio, nessuna carezza. Nessuna toccata fuggevole.
(Che comunque se l’avessi fatto mi avrebbe schiantato. È così pudica.)
Insomma Diario, l’aveva promesso.
E niente per cinque giorni. Manco un biglietto, un foglietto… una cartina di caramella!
Oltraggioso.
Ho provato a mandarle delle lettere, ma Blake è tornato indietro con le penne arruffate e un umore metifico. Mi ha quasi staccato un dito.
Credo sia per via della faccenda di Dursley. Probabilmente il clan Potter-Weasley vuole evitare fughe di informazioni sulla storia di un adolescente geniale e problematico sparito nel nulla quale è il suddetto.
Quindi nessun contatto, prima di questa mattina.  
 
Caro Ciao Scorpius,
Mio padre porta me e mio fratello in Romania da mio zio Charlie.
Ho cercato di dire di no, ma rischiavo si insospettisse e si tratta comunque di una vacanza di famiglia. Mi dispiace davvero, credo mi abbiano teso una trappola. Anzi, ne sono piuttosto certa. Cercherò di farmi sentire appena arrivata.
Non ti arrabbiare. E non fare stronz cose stupide.
Rose
PS: Contatta James. Credo si sia perso un paio di volte nel Wiltshire cercando di trovare casa tua.
 
La mia prima reazione? Come direbbe Potty, da vero Malfoy. Le ho dato fuoco in grande stile.
No, non me ne vergogno. Le fiamme sono catartiche.
Dopo averla quindi contemplata bruciare, ho covato per un po’ turpi pensieri verso quella famiglia di zotici. Salverei solo i fratelli Potter… e in corner Rose, anche se ha scritto la lettera più sterile della storia.
Insomma, so che non è colpa sua: Rose è geneticamente incapace di concepire una qualsivoglia reazione da eroina romantica.
Ed è incapace di ferire i suoi genitori. Come lo sono io, del resto.
Così adesso mi trovo sotto un salice piangente a meditare sulle mie disgrazie.  
Potty mi riderebbe in faccia, ma lui non ha un parco che è grosso come diciassette campi di Quidditch. Lui.
Fare il fidanzato abbandonato sotto un salice pittoresco fa parte del mio corredo genetico.  
A proposito di Potty, caro Diario. L’idea che si sia perso, imprecando per il Wiltshire, è troppo esilarante. Ed è probabilmente l’unica cosa che mi frena da chiedere una passaporta internazionale a mio padre per andare a prendere a calci in culo il Signor Lenticchia.
Oltre al fatto che è un auror e forse prenderebbe a calci in culo me.
 
Scorpius chiuse un quaderno nero dall’aria anonima, e proprio per questo perfetto per farne il suo miglior confidente. Si parò gli occhi da un raggio di sole che impietoso aveva forato le nuvole per abbattersi proprio sulla sua faccia, filtrando tra le fronde.
Sentì un fruscio leggero alle sue spalle, dalle parti del vialetto che collegava la villa al resto del parco.
“Scorpius, leggi qualcosa?”
Il ragazzo sorrise, scuotendo la testa. “Scrivo, mamma.” Si alzò in piedi, andando a baciarle le guance.

Astoria Greengrass in Malfoy, chiamata a seconda degli interlocutori Lady Astoria o semplicemente Tory era una bella donna: come dovevano essere tutte le mogli dei Malfoy, aveva commentato una volta suo nonno. Lui pensava che fosse bella non per il viso, o la figura sottile. Era bella perché aveva negli occhi il guizzo dell’intelligenza, era bella perché non le era mai importato di sporcarsi i vestiti per giocare con lui nel parco.
Era bella, per lui, perché era stata una mamma, e non una madre.
Le diede il braccio con naturalezza, prendendo a passeggiare.
“Mi sembra ieri che ti prendevo la mano per passeggiare, Scorpius…” Disse dopo qualche metro in silenzio. “E adesso sei tu a darmi il braccio.”
“Ti risparmio un bel po’ di maldischiena, allora.” Sorrise, ridendo dello schiaffo leggero che gli colpì la spalla.

“Sei il solito ragazzaccio…” Sbuffò, ma le ridevano gli occhi. “Pensi che sia già nell’età degli acciacchi?”
Scorpius scosse la testa, lanciandole uno sguardo affettuoso. Sua madre aveva una quarantina d’anni, ma essere la moglie di un Malfoy era una palestra faticosa. Ricevimenti, malelingue, beneficienza e intrighi in società invecchiavano precocemente. Sua madre era nata in quell’ambiente, ma ci si trovava a suo agio solo recitando la parte della donna sciocca e prona al marito.

“Allora, cosa stavi scrivendo?” Gli chiese.
“Il mio diario mamma.”

“Oh, è molto che non ci scrivevi sopra. Quand’è stata l’ultima volta? Avevi tredici anni?”
“E avrei voluto uccidere Michel. Lo lesse assieme a Loki… Ti ricordi?” Risero assieme. “Lo sfidai a duello, ma finì soltanto in un mucchio di scintille e un sacco di lividi. Papà si arrabbiò a morte.”

“Mi ricordo anche quanto si preoccupò quando vide tutte quelle scintille provenire dalla foresteria.”
Scorpius intrappolò la lingua trai denti in un sorrisetto monello. “Papà mi strinse la mano però, non appena zio Blaise se ne fu andato.” Osservò. “Avevo tenuto alto il nome dei Malfoy. In qualche modo.”
Sua madre rise, chinandosi su una siepe ad osservare la crescita di un bocciolo di rosa.
“Va tutto bene, caro? Ti vedo malinconico in questi giorni.” Chiese distratta. Era tutta una finzione, Scorpius lo sapeva bene: l’apparente frivolezza di sua madre serviva a nascondere una mente acuta e calcolatrice. Suo padre l’aveva imparato a sue spese, a pochi mesi dal loro matrimonio. Aveva creduto di aver sposato una ventenne mite e remissiva e si era trovato una moglie con uno squisito gusto per la rappresaglia passivo - aggressiva.
La qual cosa, Scorpius ne era convinto, in fondo non gli dispiaceva.
A noi Malfoy piacciono le donne di carattere.  
Si schiarì la voce. “Quest’anno le rose sono stupende.” Tentò di cambiar discorso.
“È vero.” Gli rispose, accettando apparentemente la diversione. “Meno male che ci sei tu, bambino mio… A quanto pare siamo gli unici ad amarle.”
Scorpius non trovò di meglio che sprofondare le mani nelle tasche dei pantaloni, sentendosi piuttosto a disagio.

È proprio vero mamma. Anche se la mia rosellina più che altro è un cactus.
“Vuoi dirmi cos’è che ti angoscia?”
Doveva aspettarselo: sua madre non aveva mollato il colpo.

“Mi annoio.” Ammise con un mormorio. Credo che sia per via del fatto che quest’anno è stato piuttosto movimentato.”
“Già.” Convenne con un sospiro. “Quel povero ragazzo. Era un nato-babbano, vero? Chissà perché succedono loro cose tanto tremende…”
“Veramente a quanto pare proveniva da una famiglia purosangue.” La corresse. “O almeno così è venuto fuori. In ogni caso era… è… un tipo decisamente in gamba.”
“Naturalmente, tesoro.” Replicò la donna, guardandolo stupita. “O non sarebbe finito a serpeverde.” Cominciò a cogliere alcune rose, con gesti esperti della bacchetta. “Questa storia ti ha molto coinvolto, non è vero?”
“I Potter sono delle brave persone, dietro il loro continuo bisogno di ficcarsi nei guai.” Sospirò, ricapitolando mentalmente quante volte nel giro di quei mesi aveva rischiato la vita accompagnandosi ai vari membri di quella famiglia. “Li ho conosciuti, ho capito chi sono. E loro hanno capito chi sono io, credo.”

“Questo è meraviglioso.” Gli sorrise. “Sono felice che tu abbia trovato degli amici leali. I Grifondoro lo sono, dicono.”
“Preferisco guardarli come persone singole, mamma.” C’era stato un tempo in cui aveva accarezzato il desiderio di trafugare il Cappello Parlante dall’ufficio del preside e rivenderlo a Notturne Alley.

Ancora ci penso, alle volte.
Lady Astoria annuì impercettibilmente, apparentemente presa dal compito di cogliere rose a sufficienza per farne un mazzo corposo. “Ti mancano immagino. Perché non li inviti qui?”
Scorpius sbuffò, alzando gli occhi al cielo. “Non credo che papà e nonna ne sarebbero entusiasti. Fanno fatica persino a tollerare Lupin.”
“È un ragazzo molto gentile, Ted. Mi sarebbe piaciuto che ci avessi trascorsi più tempo da bambino. Avrebbe imbrigliato un po’ del tuo egocentrismo.”
“Mamma, non sono egocentrico!”
“Tesoro, mascherarlo con l’ironia, che grazie a Nimue non hai preso da tuo padre, quello è sarcasmo…” Lo fermò mentre stava per protestare. “… non lo fa sparire.”
Sospirò. “Touché. Comunque non avrebbe funzionato, fidati. Conosco James Potter, che lo ha avuto come babysitter. È un egocentrico di prima qualità.”

“Con il padre che ha non mi stupisce.” Replicò con un cenno leggero, facendolo ridacchiare. Sua madre aveva un modo lievissimo di scaricarti addosso bordate di tremenda ironia. “Sul serio, tesoro, se ti mancano valli a trovare.”
“Papà me l’ha proibito.” Le fece notare, spiandone di sottecchi le reazioni. “Beh, diciamo più che proibito me l’ha sconsigliato come sa fare lui…”

Lady Astoria, come sempre, si limitò ad una quieta scrollatina di spalle. Colse l’ultima rosa, forse la più bella e sistemò il mazzo nell’incavo del braccio. Gli lanciò un’occhiata.
“Bambino mio, quando onestamente questo ti ha fermato?”
Una breve pausa mentale.
“Stasera mi sa che esco, mamma.”
Lady Astoria sorrise placida, facendogli una carezza distratta, prima di avviarsi da sola per il vialetto acciottolato. “Divertiti, caro.”

 
 
****
 
Locali magici a Ottery St. Catchpole, il paese confinante con la proprietà dei Potter, non esistevano. Essendo un villaggio babbano, c’erano circa una manciata di pub, caratteristici e con bevande che Scorpius conosceva solo per sentito dire.
Entrò dentro uno di quelli e, chiudendosi la porta di legno alle spalle, rimase piacevolmente colpito dalla frescura dell’ambiente.
Non credo che usino un incantesimo refrigerante.
Si sentiva piuttosto notevole con i suoi pantaloni – skinny gli aveva spiegato la commessa a Trafalgar Square – e una maglietta di cui aveva apprezzato il disegno vagamente runico.
James Potter lo aspettava seduto al tavolo incastrato nel bovindo a vetri soffiati. Quando lo vide inarcò le sopracciglia. “Sembri un satanista!” Lo accolse poi con una risata. “Cristo, Malfoy!”
“Cos’è un satanista?” Si informò irritato. “È un insulto, Potty?”

James tese le labbra in un sorrisetto guardingo. “Può essere.” Gli concesse, studiandolo. La loro amicizia era  irrobustita dall’aver corso assieme rischi mortali, ma doveva essere rodata fuori dalle mura di Hogwarts.
Scorpius gli rivolse lo stesso sorriso a quel punto. “E tu sembri un cubista.” Sapeva cos’era, sembrava che la commessa che gli aveva venduto i jeans facesse anche quello di lavoro.
E di sicuro c’entravano minigonne inguinali e abiti succinti. Gli manca la minigonna, ma che è quella cosa senza maniche bianche che indossa?
James spalancò la bocca oltraggiato. “Stronzo, ho addosso una cannottiera!” 
Scorpius si sedette, afferrando il menù appiccicoso con la punta delle dita. “Cosa si ordina qui? È igienico?”

James scrollò la testa, prendendogli dalle mani il menù. “Ordino io per te, signorino. C’è rischio che ti soffochi con del whisky.”
“Guarda che c’è anche nel mondo magico.”
“Se la combatte con quello babbano.”
“È forte dici?”
“Altroché.”
“Un whisky allora.”

James sogghignò, chiamando con un cenno la cameriera che sembrò trovare la sua tenuta da cubista in estremamente affascinante. Quando se ne fu andata, eruppe però in un sospiro. “Com’è che tutti i gufi che ti mando tornano indietro traumatizzati?”
“Credo sia per colpa del nostro sistema di smistamento della posta.” Spiegò in tono di scuse. “Prima che nascessi mio padre ha comprato degli sparvieri per controllare i Gufi in entrata.”
“Li mangiano?” Si sbalordì James, orripilato.

Scorpius ridacchiò. “No, si limitano ad allontanarli. Sai, la mia famiglia non è stata in cima alle preferenze della maggior parte della popolazione magica a lungo …”
James annuì, senza commentare. Era una cosa buona di lui: non fingeva empatia dove non l’aveva. “Comunque adesso è tutto a posto, posso ricevere i tuoi Gufi.”
“Fammi indovinare, ero nella rosa dei non voluti.” James ghignò, poi si passò una mano trai capelli distrattamente. “Anche noi abbiamo una roba simile. Dopo la storia di Tom, il Ministero ha preso provvedimenti…” Fece delle virgolette nell’aria. “Tutta la nostra posta viene controllata. Lils è sul piede di guerra da quando le hanno aperto la corrispondenza con le sue amichette sceme…”

Scorpius annuì, lasciandolo sfogare. Rivedere dopo una settimana qualcuno che non fosse un membro della sua famiglia era straniante, ma piacevole. Al Malfoy Manor il tempo si dilatava all’infinito: gli sembrava che non passasse mai.
Rimasero in silenzio mentre la cameriera portava loro le ordinazioni: assaggiò la sua e poi dominò l’istinto di piagnucolare.
Cazzo. È forte.
James sogghignò, intuendo. “Forte?”
“Potter, tu sei diventato rosso come un gladiolo.”
“Sempre questi paragoni floreali… Sicuro di non essere tu il finocchio?”
“Mi piacciono i fiori. E non sono io quello che è stato con Zabini. È praticamente il metro certo della tua sessualità.” Rimbeccò, mentre James scrollava le spalle, lanciandogli però un’occhiata consapevole e imbarazzata. “Ci sono novità comunque?”

“In un certo senso… Sai, io e Teddy.” Iniziò guardingo: Scorpius non disse nulla, anche se i due piccioncini avrebbero dovuto fargli una fichissima statua di bronzo per ringraziarlo.
Perché era chiaro, dall’espressione lucida e gioiosa negli occhi di James, che il professorino aveva mosso il deretano ed era andato alla festa del Solstizio.
Forse non è il noioso pedante che pensavo fosse. Forse.
“Beh Poo?” Gli diede l’imbeccata magnanimo, visto che non aspettava altro. “Sei finalmente riuscito a coronare il tuo sogno d’amore gay?”
“Va’ all’inferno, cretino di un Malfuretto.” Replicò con vaga acrimonia per il soprannome, che Scorpius sapeva fosse geniale. “Quello l’avevo fatto anche prima. Stiamo assieme da ottobre.”
“Oh, giusto. Ma niente particolari, grazie. Sono un etero impressionabile.”
Cristo, mi vuoi ascoltare?” Sbottò James, mentre le orecchie gli diventavano di un curioso rosso garofano: doveva essere una cosa Weasley, visto succedeva anche alla sua Rose.

“Fremo dalla voglia. Dai, spara.” Gli sorrise però. “C’è qualche problema?” Intuì poi.
“I miei lo sanno.” Si fermò, vuotando il bicchiere e respirando forte con il naso. “Di me e Teddy, dico…”
Wow.

Da un certo punto di vista lo invidiò.
Almeno lui adesso può giocare a carte scoperte…
Mentre con Rose gli toccava fare tutto di nascosto, almeno di fronte alla sua famiglia.
Non c’era una sola cosa che andasse bene in Rose Weasley per un Malfoy: non era una purosangue, sua madre era nata babbana e suo padre apparteneva ad una famigli di traditori del proprio sangue. Era figlia delle due spalle, non comiche, dell’ex acerrimo nemico di suo padre. Non aveva neppure il più vago rudimento di bon-ton magico e dulcis in fundo aveva delle aspirazioni lavorative.
Già sentiva la voce di sua nonna sibilare ‘bocciata’.
Però almeno è una ragazza.
Si perse un po’ in quei mesti pensieri, mentre James triturava minuziosamente il suo sottobicchiere di cartone.
“Com’è la situazione a casa?” Gli chiese poi, per cambiare discorso.
James gli rivolse un’occhiata eloquentissima.

“Mio padre non mi rivolge la parola. Scappa.” Mormorò a mezza bocca. “Mamma non è stata male, abbiamo parlato… ha detto che vuole solo vedermi felice. Sai, le solite cose da madri. Non so se lo accetti o meno però…” Ma non aveva in testa sua madre, Scorpius lo capì da come sorseggiava virilmente il whisky, nonostante fosse ovvio che facesse schifo pure a lui.
“E il tuo principe blu?” Offrì, sentendosi il migliore amico del mondo.
James fece un mezzo sorriso. “L’ha fatto per me. Cioè, per noi. Ha parlato con i miei, con mio padre, anche. Ma non se la sente di farsi vedere a casa adesso. Lo capisco. È tutto… strano.” Guardò nel fondo del suo bicchiere, assorto. “Non ne parliamo. Come se ci fosse un troll in salotto che distrugge tutto, ma si finge che non sia lì. Capisci che intendo?”
Scorpius sospirò, mettendosi una mano sul cuore, perché c’era davvero bisogno di un po’ di teatro nel mondo. E perché il peso che sentiva sullo stomaco significava che quella storia gli ricordava un po’ troppo la sua. Senza gay e con molto rosso-oro. “Sì, vagamente.”
“Eh…” Convenne James con una smorfia. “Mio padre è arrabbiato soprattutto perché gliel’abbiamo sbattuto in faccia. Ma secondo me non c’era altro modo. Davvero. Teddy lo sa… ma si sente in colpa lo stesso.”
“Scusa, ma… Quando mai non si sente in colpa?”
James non rispose, accettando il punto, anche se tentò un calcio sotto il tavolo che schivò con consumata abilità da portiere. “Grazie per avermi ascoltato.” Borbottò alla fine.
Scorpius annuì cercando di non chiedergli se adesso erano davvero amici. Era troppo imbarazzante. Persino per lui. Si sorrisero comunque con maschia simpatia.

James poi gli lanciò un’occhiata. “Ma tu l’hai sentita Rosie?”
Imitò la sua occhiata eloquentissima di poco prima. L’altro capì al volo. “Merda, zio Ron ti ha tirato una bella fregatura, eh? Romania… è un sacco lontana.”

“Già.”
Lo era davvero. E lui si sentiva frustrato e pieno di rabbia. James Potter non era l’unico con cui aveva condiviso un anno di rocambolesche avventure. C’era la sua Rosie, e quando era con lei poteva essere un cretino maledettamente in forma, perché era lei che lo bacchettava, che gli dedicava freddure e si inorridiva ai suoi soprannomi. Ma accettava anche tutto.
Si sentiva frustrato, pieno di rabbia e moscio.
“Se può valer qualcosa, io sono dalla vostra.” Si schiarì la voce James. “Certo, adesso sono un po’ la pecora …” Fece una smorfia sarcastica. “… finocchia della casa. Però…”
Rimasero in silenzio, entrambi a rimuginare sulle loro disgrazie. Scorpius si sentiva legittimato ad essere il più cupo, ma alla fine il mondo era un posto estremamente relativo.  
Batté le mani sul tavolo. “Potter!” Eruppe. “Ho intenzione di regalarmi un buco all’orecchio per il mio diciassettesimo compleanno!”
Lo disse perché qualcuno doveva cominciare a fare qualcosa.  
È l’estate della mia maturità. Non la passo a piagnucolare la mancanza della mia ragazza.
Sii uomo, Scorpius Malfoy. 
“Ah.” Replicò quello, guardandolo come se gli fosse data di volta il cervello. “Buon per te.”
“Per noi.” Sottolineò, alzandosi in piedi e lasciando l’orribile whisky babbano al suo destino. “Andiamo a Londra, facciamo follie! È solo desolazione adolescente², dopotutto!”
“Malfoy, tu sei pazzo.” Replicò, ma stava trattenendo una risata. “Sul serio amico.”

Scorpius gli sorrise placido, osservando con soddisfazione che comunque stava pagando ed era disposto a a seguirlo. “Certo. Ed è così divertente!”
 
 
****
 
Scorpius si gettò sul letto con un movimento di pura furia giovanile. Così almeno l’avrebbe definita sua nonna, e sua nonna sapeva come parlare. Impattò con la schiena sul materasso duro come un sasso e intrecciò le dita dietro la nuca.
Era furibondo.
Il buco all’orecchio gli bruciava, come gli bruciava la guancia, dove suo padre gli aveva mollato il primo malrovescio della sua vita.
Tentò di dominare gli occhi lucidi, ma non ci riuscì tanto bene. C’era mancato davvero poco che scoppiasse a piangere come una ragazzina traumatizzata quando suo padre l’aveva schiaffeggiato.
Doveva ammettere che gliel’aveva quasi tolto dalle mani comunque.
Fissò con ostinazione la tappezzeria della propria stanza, in un verde salamandra che aveva sempre segretamente detestato.
Quando era tornato dal giro con Potter nella Londra babbana, suo padre lo stava aspettando all’ingresso della villa, magro e allampanato come un avvoltoio.
Un avvoltoio, aveva pensato, ed io sono la stramaledetta carcassa.
Aveva dato un’occhiata inceneritrice ai suoi vestiti, al buco all’orecchio e poi aveva semplicemente sentenziato un ‘entra dentro’.
Erano andati nel suo studio, quello che una volta era appartenuto a suo nonno e che un giorno sarebbe stato suo.
In quel caso avrebbe provveduto a stravolgerlo completamente per renderlo meno simile ad una catacomba.
Ritratti di generazioni e generazioni di Malfoy l’avevano osservato giudicanti dalle pareti mentre suo padre si era seduto dietro la scrivania. Era un brutto segno. Quando faceva così significava che voleva prendere le distanze emotive dalla persona che aveva davanti.
E stavolta quella persona era stata lui.
Ricordava con nitore assoluto ogni singola parola che si erano scambiati.
 
“Dove sei stato?”
“A Diagon Alley.” Aveva mentito prontamente. Suo padre però era molte cose, tranne che stupido.

“Mi stai mentendo Scorpius. Sei andato nella Londra babbana.” Aveva replicato gelido. “E lo spero per te. Non vorrei che nessuno dei nostri conoscenti ti vedesse adesso.” Aveva guardato con furia i suoi jeans e la sua maglietta. “Cosa sono questi stracci?”
“Vestiti?” Aveva tentato un sorriso, ma si era spento subito. Suo padre quando aveva quell’espressione di pietra sul volto non era molto propenso ad accogliere le sue diversioni. “Papà, davvero, sono solo vestiti…” Aveva tentato di nuovo.

“Babbani.”
“Li indossano tutti a scuola, anche quando eri giovane tu…”
“Non ho mai indossato vestiti babbani.” Lo aveva interrotto. “Il mio guardaroba veniva rinnovato ogni anno da Madama McClan.” Aveva ribattuto aspro. “Ma questo lo sai, visto che vale lo stesso per te.” Scorpius aveva osservato il movimento delle dita lunghe e sottili di suo padre sul mogano della scrivania. Tamburellavano nervose, facendo scintillare l’anello di famiglia e la fede nuziale alla luce del camino. “Dove sono le tue vesti Scorpius?”
“Nell’armadio. Da qualche parte. Seppellite molto a fondo.”

Il rapporto con suo padre si era sempre fondato sulla totale trasparenza. Scorpius si rendeva conto che se avesse dovuto descriverlo ad un estraneo sarebbe stato difficile. Suo padre, era un uomo difficile. Apparentemente freddo e chiuso, mostrava raramente sentimenti che non fossero sdegno, cinismo o alla meglio, indifferenza. Scorpius poteva intuirli però, ed era un dannato asso in quello. La cosa più importante per suo padre era che lui fosse sincero. Aveva sempre pensato che suo nonno Lucius non lo fosse stato granché e questo doveva c’entrare qualcosa.
“Sei un mago purosangue Scorpius. È ciò che dovresti indossare, indipendentemente dalle mode a cui si piegano gli altri.”
“Non è questione di moda, è che non mi piacciono. Ma stiamo parlando
davvero di vestiti papà?” Aveva chiesto confuso. Sul viso di suo padre era apparsa l’ombra di un sorriso, sparita subito però.
“Effettivamente no.” Aveva convenuto. “Stiamo parlando di ciò che stai facendo ultimamente. Che stai facendo ultimamente Scorpius?”
“Vediamo… riposarmi? Uscire con gli amici?”
“Quali amici?”
“I Potter e gli Weasley.” Rispose tranquillo. Sapeva bene che se avesse anche solo dimostrato incertezza suo padre avrebbe colpito. Sapeva che lo amava, ma questo non c’entrava molto. “Sono uscito con James Potter stasera.”  

“Sai che non approvo che frequenti…”
“Un Grifondoro? Perché io sono un grifondoro papà.” Lo aveva interrotto, sapendo di rischiare, ma doveva farlo. Doveva eludere il discorso in qualche modo. Suo padre aveva fatto una smorfia gelida.

“Un Potter.” Aveva smesso di tamburellare le dita e l’aveva guardato. “A scuola non posso impedirti di avere contatti con lui. Appartenete alla stessa Casa dopotutto. Ma ti ricordo che quest’anno hai rischiato la tua incolumità proprio a causa della sua famiglia.”
“Non è colpa loro se attirano rogne.” Aveva replicato, spiando la reazione del padre. Come aveva previsto la battuta gli era piaciuta e aveva disteso leggermente i lineamenti. “E comunque Potter non c’entra nulla con l’orecchino o i vestiti.”
“Davvero?” Aveva chiesto sarcastico suo padre. “Perché mi sembra il genere di babbanofilo che apprezzerebbe cose del genere.”
“Davvero.” Aveva confermato serio. “I babbani non mi interessano papà, mi piacciono solo i loro vestiti. Michel avrà una trentina di paia diverse di jeans o di maglioni, e non è forse un perfetto piccolo purosangue?”

Suo padre aveva fatto un cenno con la mano, come per scacciare una mosca. “Non mi piace la gente che ultimamente stai frequentando, Scorpius. Sei stato onesto con me, e questo lo apprezzo. Io lo sarò con te. Se frequentare Potter forse non può essere nocivo, perlomeno per la tua immagine…” L’aveva visto guardare nel fuoco con insistenza, e aveva avuto la sgradevole sensazione che stesse analizzando politicamente la sua amicizia con James. “… non capisco perché tu ti sia tanto attaccato alla figlia di quel pezzente di Weasley.”
 
A quel punto le cose erano precipitate. Se prima aveva mantenuto un atteggiamento fermo, l’unico che funzionasse con suo padre… quando Rose era stata chiamata in causa aveva sentito, percepito distintamente che avrebbe perso la brocca.
Per anni aveva glissato sul livore immotivato che a volte suo padre vomitava sulle persone. Era suo padre, lo amava e non gli importava di ciò che dicevano gli altri. Aveva dovuto affrontare prove devastati prima che il loro nome venisse definitivamente riabilitato.
La gente era stata crudele con loro. Ricordava ancora i sussurri vigliacchi per Diagon Alley, gente che li accusava senza avere il coraggio di farlo apertamente e la mano di suo padre chiudersi stretta attorno alla sua.
No, l’aveva sempre scusato.
Ma non per Rose. Non Rose che si era dispiaciuta per lui, per la morte di suo nonno. Non per Rose che era convinta che sarebbe diventato un fantastico essere umano.
 
“Rose è mia amica.”
“Amica…” Aveva fatto una smorfia. “Suo padre è un povero demente, che vive della luce riflessa di Harry Potter… e sua madre, sì, posso persino ammettere che sia una donna intelligente, ma al Ministero è conosciuta per le sue ridicola battaglie legali per…” Aveva storto la bocca in una smorfia. “… per gli elfi domestici. Da due genitori così, cosa pensi possa venir fuori?”
“Non ne ho idea.” Si era accorto di avere un tono di voce artico, tanto che suo padre gli aveva scoccato un’occhiata indagatrice.  “Io trovo che sia una ragazza fantastica.”

Suo padre aveva aggirato la scrivania, per raggiungerlo e piantarglisi davanti. Ormai erano alti uguale. “Sai bene come si deve ragionare. Quando l’albero da cui proviene il ramo ha un certo corso, il ramo lo seguirà. Gli Weasley sono una famiglia di volgari ipocriti. Inneggiano tanto alla tolleranza quando odiano esattamente come i purosangue su cui sputano tanto…” Aveva fatto una pausa. “Pensi davvero che Rose Weasley provi lo stesso affetto che a quanto pare provi per lei?”
“Non lo so, ma se questo ragionamento è vero, allora non ne dovrei uscire tanto meglio, visto che la nostra famiglia pullula di ex-mangiamorte.”  
 
Suo padre a quel punto l’aveva guardato con un’espressione terribile e l’aveva schiaffeggiato.
Era sceso un silenzio tremendo, e poi gli aveva intimato di andarsene in camera sua. Aveva obbedito, sentendosi stupido, pieno di lacrime e in colpa.
Quale colpa poi? Mi sono innamorato di una ragazza?
Forse suo padre l’aveva capito. Forse lui aveva esagerato. Comunque stessero le cose si sentiva uno schifo e decisamente solo.
Era in grado di fermare una pluffa lanciata a velocità pazzesca con una mano sola ma in quel momento era combattuto tra il desiderio di prendere a pugni qualcuno o mettersi a piangere.
Non aveva mai litigato con suo padre.
Tra una settimana sarebbe stato il suo compleanno. Lo prevedeva piuttosto tetro.
Guarda il lato positivo. Magari stavolta nonna non inviterà tutti quei parenti orrendi e quelle schiera di zie decrepite …
Comunque si era stufato di fissare l’intonaco del proprio soffitto, quindi si alzò a sedere sul letto, passandosi un dito sul cerchietto di legno scuro all’orecchio che era stato poi tutto il conquibus.
Frugò nella busta e tirò fuori con un sospiro i suoi acquisti, che in quel momento gli sembrarono l’essenza stessa della colpa.
Cattivo Scorpius. Cattivo purosangue.
Li infilò sotto il letto, dove teneva i suoi capi babbani, un paio di occhiali da sole e un album di foto di lui, Rose e altri Potter-Weasley sparsi, debitamente sigillato con incantesimi di protezione. Accartocciò la busta tra le mani, quando sentì, con sorpresa che c’era qualcosa di duro al suo interno. Avendo comprato vestiti gli sembrava strano. Ne tirò fuori quello che sembrava uno specchio da borsetta, di un metallo lucido e argentato.
Non mi ricordo di aver comprato una roba del genere…
Poi capì. Doveva avercelo infilato James. Lo girò e ci trovò appiccicato sopra un post-it babbano.
 
È uno specchio comunicatore. Prototipo dei tiri vispi. Prendilo in mano e pensa a Rosie.
Poi dimmi se non sono l’amico più fico del mondo.
J.
Ps: Se me lo rompi ti ammazzo.
 
 
 
Lo aprì con uno scatto secco, ma poi esitò.
Voleva davvero sentirla? In quel momento si sentiva arrabbiato con il mondo intero, e  l’idea di litigare con la sua ragazza non gli arrideva particolarmente.
Se lo rigirò tra le mani per una decina di minuti mentre fuori stava tramontando il sole. E fece pure in tempo a tramontare: forse era confinato in camera sua se nessun elfo veniva a chiamarlo per la cena.
Favoloso.
Alla fine non fu lui ad attivarlo. Non sapeva bene come funzionava quell’affare ma sulla superficie dello specchio, diventata improvvisamente brumosa, apparse il nome di Rose. Indeciso, toccò la superficie. Quella tremolò e poi si stabilizzò sul viso della sua ragazza.
“Scorpius?” Chiese sbalordita, mentre la sua voce sembrava riempire l’intera stanza. Forse era solo una sua impressione però. “Volevo chiamare Jamie, come mai ce l’hai tu?”
“Sono felice anch’io di rivederti, rosellina.” La apostrofò, non potendo fare a meno di sorridere. “Me l’ha prestato, ecco svelato il mistero.”
“Oh.” Ci fu una pausa. Poi finalmente Rose sorrise. “Beh, è fantastico! Volevo chiamarlo per chiedere tue notizie, ma…” Si corrucciò improvvisamente. “Hai ricevuto la mia lettera?”
“L’ho ricevuta.” Confermò, sperando che la definizione di quell’affare non fosse così nitida da farle vedere che aveva gli occhi rossi e una guancia in fiamme. “Stavo per risponderti, oggi ho avuto una giornata un tantino impegnativa.”  

Rose non rispose, preferendo, ahimè, invece scrutarlo. “Lo vedo…” Osservò piano mentre le si spegneva il sorriso. “Stai bene? Hai una faccia strana.”
Dannata definizione. Dannati Tiri Vispi Weasley.

“Sto meravigliosamente. Sto facendo l’ereditiere sfaccendato… Chi sta meglio di me?” Mentì con disinvoltura consumata. “Com’è laggiù, nella terra dei draghi selvaggi?”
“Una disperazione.” Rispose la ragazza con un’espressione di comico sconforto. “Sono barricata in casa da tre giorni. Pare che un lungocornoqualcosa della riserva abbia deciso che i maghi sono più appetitosi dei bocconcini di capra appesi agli alberi…”

Scorpius rise sentendo qualcosa di caldo riempirgli la stomaco e il petto. “Hugo come se la passa?”
“Muore di noia, come me. Non c’è traccia di tecnologia per chilometri.” Si scostò una ciocca di capelli, mordicchiandosi un labbro. Dopotutto forse la perfetta definizione non era male. “Mi dispiace davvero… Non avrei voluto passare le vacanze in questo posto.”

“Non posso che essere d’accordo con te.” Replicò. Si teneva sul vago, ma lo sguardo inquisitore di quei caldi occhi color nocciola lo stava decisamente mettendo a disagio. Decise di blaterare per coprire la cosa. “Dunque, sai che ho incontrato Potty oggi? Mi sono fatto un … coso, pierqualcosa… Non è francese però, c’entra traforarsi le ore…”
“Che hai?” Rose non era solo una ragazza carina con una mimica buffissima, era intelligente. Ed era anche perennemente circondata da maschi introversi a cui doveva estorcere drammi personali: era allenata a scovare problemi.

“Niente.” Non trovò di meglio da dire a quel punto.
“Mi manchi, Scorpius.”
Questo è decisamente giocare sporco.

Deglutì il magone, sbattendo le palpebre come un attore consumato. “Uhm, anche tu pantofolina. Sono un uomo con dei bisogni, sai.”
“Imbecille, dico sul serio.” Ma non si indispettì, anzi lo guardò con comprensione.

Se fosse scoppiato a piangere probabilmente l’avrebbe piantato e Potter gli avrebbe comprato una gonnella.
“Anche io. Tranne la parte sui bisogni. Più o meno.” Borbottò.
“Ne vuoi parlare?”
“Sì. Mi piacerebbe.” Sentì la sua voce diventare fredda come il ghiaccio, e non se ne dispiacque perché era il modo di bloccare il flusso di rabbia, frustrazione e dolore. Aveva sempre funzionato alla grande, da quando era morto suo nonno. “Ma con te presente. Visto che non si può, ci sentiamo. Salutami i draghi.”
Chiuse lo specchio con uno scatto secco, e lo gettò a terra. C’era la moquette, non si sarebbe rotto e James non l’avrebbe ucciso.

Forse.
Gli venne in mente una strofa di una canzone che il fratello di Rose canticchiava sempre con ossessione maniacale, tanto che la piccola Potter una volta l’aveva colpito con la costola del libro di pozioni per farlo smettere. Alla fine l’aveva imparata pure lui.
È solo desolazione adolescente…
Si arruffò i capelli violentemente, prima di chiudere gli occhi.
‘Fanculo.
 
 
****
 
 
Note:
Qui parla Scorpius. Nella prossima: Rose.

Dovevo qualcosa a questi due, credo. :P Comunque sarà una roba stile Seven Steps. Due capitoli, questo e… quello. xD
1. Qui la canzone totem della storia. È meravigliosa, gli dovete almeno un ascolto.
2. Fa riferimento a Baba O’ Riley degli Who, gruppo storico inglese. Piuttosto probabile che un babbanofilo adolescente li conosca.

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Capitolo 2
*** Love Was Out To Get Me - Rose Weasley P.o.V. ***


Grazie per le fantastiche recensioni, anche a chi era un slash-lover convinto e si è fatto traviare. ;)
@LauraStark: potevo non fare ‘sti due? Me lo chiedevano a gran voce!
Insomma, sì, è un figo. Draco è… Draco, per quanto possa apprezzare il personaggio, basilarmente è uno stronzo, e suppongo che la guerra non l’abbia certo fatto diventare un fiorellino. XD Mi fa piacere che ti sia piaciuta Astoria. Se fosse stata anche lei una stronza, dubito che avrei potuto fare un Malfoy così simpatico. Ergo, via di mezzo. xD
@Damia: Tu qui! Aahaah, in effetti vedere voi ragazze di NA su EFP ha del paranormale! :P quindi non so davvero come ringraziarti! ^^ Mi fa piacere che Draco sia IC, avevo paura fosse troppo stronzo… ma pensandoci, è uno stronzo. xD
@Nefene: Che mega-recensione! Grazie! Beh, che dire, hai detto tutto quello che io ho pensato scrivendo! E’ fantastico! E sono d’accordo con te… se vuoi scrivere di un pg, che sia originale o meno, non puoi unicamente formarlo attraverso il rapporto con la sua amata o pucci-pu. Devi anche mettere la famiglia, gli amici. Una persona non vive e matura certamente solo in funzione dell’amore della sua vita, secondo me. Mi fa piacere di non essere l’unica a pensarla così! Essì, ho sempre pensato a Sy come un mammone! :D Chi amo di più? Hai ragione tu, li amo tutti… anche se devo ammettere che scrivere di Sy e Jamie è forse la parte più divertente del tutto. E Draco sì, è sexy anche magro e stile avvoltoio nero. XD
@Mikyvale: Davvero? Allora grazie ^^ Astoria… beh, esiste, esiste, quando le madri ogni tanto hanno un momento di grazia (no, non è calcata sulla mia) Draco è… Draco. Non scordiamoci che è figlio di Lucius e che non è mai stato una persona con della compassione o che la Row dicesse che fosse cambiato. Probabilmente è rimasto uguale, tranne qualche traccia di umiltà che suo padre non aveva, secondo me. Ma ehi, è un mio parere ^^ E le tue recensioni vanno benissimo! E sì, Ron è un uomo malvagio!
@Ombra: Eh, hai proprio ragione… prima un orecchino, forse un tatuaggio. Dove andremo a finire! XD
@MadWorld: Grazie!
@Ernil: O_o vederti su una het ha dell’assurdo, in effetti Ern. xD E grazie per i complimenti a Draco. Quando, se mai, avrò un momento-Snape, sai bene a chi chiederò consiglio!:P Comunque sì, adoro i momenti bromance tra James e Sy. I maschi sanno essere imbecilli divertenti. XD Ps: Hagrid/Maxyme… mmmmh.
@Simomart: Essì, potevo non dedicare loro uno spazietto? ;D Grazie per i complimenti ai genitori, ho sudato un sacco per renderli plausibili, quindi grazie, davvero!
@LunaM: Come ho già detto, vedervi su questi schermi mi riempe di orgoglio… il popolo di NA che viene a commentarmi una het… gongolo! :D Guarda, io … mi piace Draco, perché è un pg umano, anche se stronzo, e la Row l’ha fatto capire a chiare lettere che non avrebbe avuto una fulminazione sulla via di Damasco e sarebbe diventato un tesorino d’uomo. Per questo mi piace. Una persona così può essere anche un buon padre, ma di sicuro non sarà il classico padre ‘sono amico di mio figlio’… E per Sy/Rose, aspettati tanto zucchero! (ho calcato la mano stavolta xD)
@NickyIron: il pavone verrà citato, e forse un giorno usato, promesso! XD Grazie per i complimenti a Tory, thanks!
@Chu: Yay, ciao! È bello vederti qui! Sy è il mio ragazzo ideale, lo ammetto. Pulcino e Misantropia sono adorabili, ma sicuramente riesco a vederli solo come gay. invece Sy è il mio etero di ferro, e … sì, mi diverto come una matta a scrivere di lui e della sua famiglia. Anche Draco è stato bello scriverne, e mi fa piacere che tutte abbiate apprezzato che non abbia fatto un papino amoroso come Harry. Non ci stava proprio. XD E per il resto… cacchiolina… grazie. Mi hai fatta diventare tutta rossa! >_< E per gli aggiornamenti, lo sai, si fa del proprio meglio!
@Trixina: Ahaahah, quel fanclub continua a riempirmi di orgoglio ogni volta che lo guardo… Mi ci iscriverei ma temo sarei patetica, quindi vi guardo da lontano, gongolando come una povera demente. XD Essì, Sy aveva bisogno di uno spazietto suo! E Tory… beh, lei è una corvonero, ma si può dire che indubbiamente sia cresciuta tra serpeverde, quindi decisamente lo è almeno a livello onorario! Essì, Poo e Sy sono una bromance continua e ci hanno messo sei anni… perché sono due idioti. xD Ahaha, cubista e satanista… erano solo uno vestito di nero e l’altro con una cannottiera e jeans stracciati. Ovviamente hanno dovuto prendersi selvaggiamente per il culo per questo. Sono fatti così. XD
 
 
 
****
 
 
Capitolo II

 

 

I thought love was only true in fairy tales
Meant for someone else but not for me
Love was out to get me, that's the way it seemed
Disappointment haunted all my dreams
Then I saw her face and now I'm a believer
(I’m a Believer, Neil Diamond)
 
 

27 Giugno 2023

Romania, Vicino a Bucarest
Riserva dei Draghi.
 
Rose non si era mai sentita tanto impotente in vita sua.
No. Okay, non era vero, non del tutto.
In quell’ultimo semestre si era sentita continuamente in quel modo, per via di Al e tutta la faccenda di Thomas.  
Ma la faccenda-Scorpius gettava invece luci inquietanti su quell’estate; aveva paura che la sua fuga coatta in Romania l’avesse ferito più di quanto avesse pensato.
Ci pensò a lungo, seduta a gambe incrociate sul letto più alto della piccola stanza che era toccata a lei e Hugo. La base della riserva di draghi era poco più che un fabbricato in legno, e in tutta sincerità, abituata com’era alla sua casa spaziosa nel centro della City… si sentiva… compressa.
Hugo dal letto di sotto emise un grugnito e una mezza imprecazione. Si sporse per vedere che combinava. Si rigirava tra le mani il lettore mp3 – sì, era certa si chiamasse così – che i nonni materni gli avevano regalato per il compleanno.
“Riesci a farlo funzionare?” Chiese, compartecipe della sua prostrazione.
“Col cazzo.” Brontolò il ragazzino, tirando un calcio frustrato alla doga finale del letto. “Qua non funziona nulla… Devono essere i draghi, eh.”
“O dev’essere che siamo in mezzo a barriere magiche per evitare che ci divorino.” Replicò con un sospiro. “Lascia perdere.”
“Non posso lasciar perdere! Se non posso guardare la tv e ascoltare musica, che stracavolo faccio tutto il giorno?” Piagnucolò.

“Leggi un libro?”
Odio questo posto!” Sbottò di contraccambio, imprecando nuovamente. “Cosa pensava di fare papà portandoci qua? In mezzo al nulla! Ora loro se ne stanno in una città vera e noi siamo bloccati qui, per via di draghi in calore!”
Rose sospirò: sembrava una condanna karmica. I suoi genitori erano andati a far compere un paio di giorni prima a Bucarest, ma erano rimasti tagliati fuori dalla riserva, visto che c’era il pericolo che i draghi, sovraeccitati dalla stagione degli amori, attaccassero. Zio Charlie aveva sconsigliato a chi non era addetto ai lavori di spostarsi, da dentro a fuori e viceversa.

Così, la segregazione.  
“Ma poi l’hai sentito Jam?” Chiese Hugo, a cui non sfuggiva niente. “Perché non mi sembrava lui quello con cui parlavi…”
“Ehm.” Riassunse esplicativa: Hugo, forse a causa dei traumi che doveva avergli inferto Lily con le sue tresche amorose, capì al volo.
“Oh, merda, Rosie!” Sbuffò con aria patibolare. “Se era Malfoy e papà lo scopre…”
“Papà ci ha trascinato qui, deve solo stare zitto!” Replicò in uno scoppio di irritazione che ammutolì l’altro. Rose sapeva che era raro sentirla parlar male di suo padre. Lo adorava, e avevano sempre un rapporto favoloso.

Questo fino a quando si era innamorata di Malfoy e ci si era messa assieme.
Almeno papà ha avuto il buon gusto di mettersi con la sua migliore amica, grifondoro, Non Malfoy e dunque affidabile, no?
Chissà perché sentiva la voce di suo padre ripeterglielo a nastro nella testa, come quando il suo primo giorno di scuola le aveva caldamente raccomandato di non sposare mai un purosangue per non dare un dolore al povero nonno.
Ma nonno Arthur è un purosangue! E anche… Scorpius. Il. Mio. Ragazzo.
Certo la cosa era passata sotto silenzio, tra sparizioni e omicidi, ma a King’s Cross, due settimane prima, suo padre si era accorto di qualcosa che probabilmente sospettava da tempo.
Cioè, a lei era sembrato che il saluto con Scorpius fosse casto, ma…
Probabilmente dovevo evitare di farmi tenere la mano tutto quel tempo. Probabilmente.
Hugo diede un calcetto al materasso sopra di sé, facendola sobbalzare. “Ehi! Quei piedi!” Lo riprese indispettita.
“Scusa, eri di nuovo persa nelle tue seghe mentali…” Replicò, mettendo fuori la testa, una macchia color carota in mezzo a tutto quel legno scuro. “Come sta Malfoy?” Chiese poi ispidamente.

Rose sorrise appena: sapeva che in fondo Hugo stimava Scorpius, se non come ragazzo, almeno come capitano del Grifondoro.
“Non lo so. Spero bene.”
“Ma non ci hai parlato?”
“È complicato Hughie…”
“Cristo, lo dice sempre anche Lils. Perché per voi donne è sempre complicato?” Alzò gli occhi al cielo e poi si incuneò nella sua cuccetta, emettendo un gridolino soddisfatto quando riuscì a far accendere il suo lettore.  

Rose si passò una mano trai capelli, studiando irritata il soffitto. Doveva leggere una lista di libri che James avrebbe definito un suicidio sociale, doveva scrivere una lettera ad Albus per sincerarsi del suo stato psicologico e…
Devo capire come sta Scorpius.
Per quanto i compiti e Albus fossero importanti… si rese conto che il suo ragazzo lo era molto di più. Di qualsiasi cosa, in realtà.
 
****
 
28 Giugno 2023, Romania.
Riserva dei Draghi, Sera.
 
Quella sera alla riserva era trascorsa esattamente come le precedenti.
Rose si raggomitolò sul davanzale della finestra, lontano dai tentativi di suo zio  e gli altri di coinvolgerla in una partita di gobbiglie: da lontano poteva udire gli orribili ruggiti dei draghi.

Aveva voglia di piangere e urlare che era tutto sbagliato. Lei era utile in Inghilterra, non confinata lì a riflettere su quanto fosse inappropriato dare amicizia ad un Malfoy.
Si rigirò tra le dita lo specchio comunicatore. Aveva pensato per giorni al suo bislacco personale, ma nessun nome era apparso sullo schermo. Scorpius gli aveva mandato un Gufo il giorno prima, ma era stato poco più che un resoconto stringato e freddo.
Vorrei sentirlo… ma forse lo specchio non ce l’ha più…

Il pensiero ebbe il potere di farla sentire ancora più desolata.
Scorpius le era sembrato strano. Nella loro breve conversazione era certa che si fosse sforzato di fare il cretino per non impensierirla.

Che cavolo gli stanno facendo a casa sua?
Improvvisamente apparve il nome di James sulla superficie dello specchio. Sospirò: non poteva certo ignorarlo. E comunque poteva avere informazioni.
“Ehi.” Lo salutò non appena lo vide materializzarsi. Gli stavano crescendo i capelli, arricciandosi e arruffandosi ovunque.  
È colpa sua se Hugo si fa quei pasticci coi capelli…
“Ehi, cugina.” La apostrofò col solito tono che presumeva ti stesse prendendo per i fondelli. “Siete davvero reclusi come mi ha scritto Hugh?”
“Reclusi volontari, confermo. A meno che non vogliamo diventare preda d’amore di qualche drago maschio” Replicò facendolo ridere. “Come sta Al?”
“Pasticcia con i suoi intrugli. Se è felice così…” Fece una smorfia. Si vedeva che pensava ad altro che non a lamentarsi del fratello minore. “Hai saputo?”  

“… Che è successo a Scorpius?”
Lo sapevo, lo sapevo!
“Eh? No, che c’entra Malfuretto!” Scosse la testa. “No, di… Ma davvero tu e Hugh non sapete niente?”
“Jam, sono tagliata fuori dal mondo, se non lo avessi notato.”
“Oh. Beh.” Prese un’aria imbarazzata. “Sai, su di me.” Aggiunse.

“Non me ne importa un fico secco.” Ammise spassionata. In quel momento gli attacchi di egomania di James erano l’ultima cosa che aveva bisogno di ascoltare.
Io! Sono io quella con i problemi! Perché nessuno ha voglia di ascoltare me una volta tanto?
“Simpatia travolgente come al solito, vedo.” Sbottò seccato. “Ricevuto, me lo tengo per me.”
Rose sapeva che non sarebbe finita lì, ma decise di crederci. Di sperare. “Scorpius ti ha ridato lo specchio?”
“Eh.” Convenne irritato. “Certo. Se ce l’ho io…”
“Ma sta bene?”
“L’ultima volta che l’ho visto aveva un buco all’orecchio e un sacco di buste di H&M. Un negozio babbano.” Specificò soddisfatto della sua conoscenza dell’altro mondo. “Di vestiti.” Aggiunse.

“Cosa siete, due ragazzine?”
Ci fu silenzio, prima che l’altro scoppiasse a ridere come il matto che era. Decise di glissare. Le contorsioni mentali di suo cugino non le interessavano, davvero.
“Sì… Lasciamo perdere. Sei sicuro?”
James la guardò confuso. “Certo che sono sicuro. Non sono una ragazzina.”
James!

“Okay, okay! Certo, sta alla grande! Perché, sai qualcosa che non so?”
“No, niente.” Mentì non sapendo se mentiva. “Allora stanno tutti bene, sì? Teddy?”
James fece una faccia strana. “Uh.” Emise tra il divertito e l’irritato. “Allora davvero non sai niente… Nessuna fuga di informazioni. Assurdo.”

Rose sospirò, massaggiandosi la sella del naso. A quanto sembrava, la sua famiglia non voleva darle tregua. Non che non se lo aspettasse: il Clan Potter-Weasley chiedeva un tributo ben alto per appartenervi. Assoluta e totale lealtà.
Semper fidelis.
“Dimmi, Jamie…” 
James si lanciò uno sguardo attorno. “Nah, lascia perdere.” Decise, capriccioso come sempre. Lo vide però arrossire e pensò che forse sarebbe valsa la pena scoprire cosa bolliva in pentola. Ma James non le diede il tempo di chiedere. “A proposito, ti ho chiamato anche per una consulenza.”
“Eh?”
“Il regalo.” Disse con tono profetico e fece una smorfia alla sua aria confusa. “Il regalo per Malfoy, Rosie!”
“… Regalo?” Mormorò, sentendo che cascava da una nuvola particolarmente elevata.
James la guardò ilare. “Che ragazza da schifo che sei, cuginetta. Il trenta è il compleanno del Malfuretto. Non te lo ricordi?”
Perché non mi ha mai detto quando è nato! – Protestò offesa. Questo, prima di fare mente locale.

È il suo compleanno ed io sono qui?!
 
 
****
 
28 Giugno, Romania. 
A poche ore dalla terribile realizzazione.
 
Okay. Doveva semplicemente ricordarsi di respirare.
Rose impugnò con forza la bacchetta e spinse la porta sul retro della cucina.
Respirare. Era facile, non doveva farsi prendere dal panico per questo. Assolutamente no.
Il fatto era… era che doveva uscire da quella stramaledetta riserva e forse sarebbe morta nel tentativo.  
Si trovò fuori, nell’aria esterna del fabbricato. Era illuminata dalla luce lattiginosa di una luna a tre quarti, e sembrava tutto tranquillo. Persino i ruggiti orripilanti dei draghi sembravano essersi quietati.
Doveva uscire da quella stramaledetta riserva, e non era difficile, davvero. Doveva solo prendere una delle jeep nella rimessa e guidare fino all’uscita. Fatto questo, trovare una città con un quartiere magico, trovare l’ufficio passaporte per poi finalmente tornare a casa.
Facilissimo.
Certo, ai suoi genitori sarebbe venuto un infarto, zio Charlie avrebbe perso la sua calma surreale e suo fratello avrebbe imprecato per tre giorni consecutivi quando avrebbero scoperto che era sparita.
Dettaglio trascurabile. Dettaglio trascurabile.
Fece un salto quando sentì un fruscio dietro di sé. Con un sospiro di sollievo si rese conto che erano solo le fronde degli alberi.
Okay.
Lo sapeva che non era un’idea brillante, ma non poteva più restare lì.
Davvero, non poteva.
Tra due giorni, due, ci sarebbe stato il compleanno di Scorpius. La sua maturità magica!
Il cretino ne aveva ciarlato per mesi, parlando di feste monumentali, lanci di fuochi d’artificio magici, svaligiamento precedente di tutti i negozi di scherzi del paese e persino la presenza di elefanti e contorsioniste asiatiche.
Questo perché ovviamente una cosa del genere non sarebbe mai accaduta. Non perché fosse potenzialmente folle e assurda – tutto quello che pensava Scorpius era potenzialmente folle e assurdo del resto.
Ma perché…
Si morse il labbro, sentendo lo stomaco contrarsi di dispiacere. Questo gli diede la spinta necessaria per entrare nella rimessa silenziosa come un dissennatore in ricognizione. 
… perché nessuno al di sotto dei quarant’anni e suo parente verrebbe comunque.
James non sarebbe stato invitato, causa ira del Capofamiglia, né tantomeno nessuno che di cognome faceva Potter o Weasley. E non è che Scorpius avesse molti altri amici.
Forse Zabini e Nott… Loro sono purosangue e certificati, no?
Fece una smorfia.
Sì, sai che compleanno con quei due… Da spaccarsi dalle risate.
Scorpius era un grifondoro. A lui piacevano le feste con urla, colori e … il sano casino che doveva essere palesemente mancato nella sua infanzia, a giudicare dai suoi evidenti squilibri emotivi.
Rose ricordava la sua festa dei diciassette anni: la Sala Comune di Grifondoro gremita, Tiri Vispi azionati ovunque, gente che ballava e fiumi di succo di zucca e burrobirra che avevano reso il pavimento appiccicoso. Scorpius ne era rimasto estasiato e Rose non ricordava più tutte le volte che l’aveva trascinata dietro l’arazzo di Godric Grifondoro per baciarla in modo travolgente e augurarle buon compleanno. 
Solo dopo le aveva confessato che era la prima festa a cui era stato invitato.
 
“Stai scherzando?”
Scorpius le stava dando una mano a rimettere a posto la Sala, come regole imponevano dopo una festa. James e Al da qualche parte litigavano sulla precedente disposizione di uno dei tavoli, Lily era scomparsa e Hugo dormiva raggomitolato su un divano, russando come un trattore.

Praticamente erano gli unici a lavorare, lì dentro. Ma le era andato bene. Le era piaciuto avere un momento tutto per sé con il suo ragazzo.
“Mi stai dicendo che non sei mai stato invitato ad una festa di compleanno in Sala Comune?”
“Uhm. Sì?”
“Io pensavo…” Si era morsa un labbro. “Non ti ho mai visto ad una festa in effetti.”
“Oh, ma a quelle della scuola non manco mai!” Aveva protestato con un sorriso disarmante. “Ma i compleanni… sai, sembra che il mio invito si perda sempre.”

“Scusa…Avrei dovuto… Insomma. Invitarti prima. Sei un grifondoro anche tu.” Aveva concluso, avvampando mentre l’altro rideva.
“Caramellina, fino all’anno scorso mi detestavi. Avrei pensato ad una trappola.” Le aveva assicurato placidamente. “Tutto a posto.”
“Ora che ci penso non ti ho mai visto festeggiare la tua.”
“Perché la festeggio in estate. E ti assicuro che assomiglia più ad una cena di gala che…” Aveva fatto un gesto svolazzante che aveva abbracciato tutta la sala. “… a questa roba qui.”

“E questa roba qui ti piace?”
Scorpius si era chinato per stamparla un bacio sulle labbra. Sapeva di whisky incendiario ed era certa che c’entrassero James e gli Scamandro. Gli brillavano gli occhi però, quindi lasciò perdere.

“Un sacco.”
 
La festa di Scorpius doveva essere così.
E se non poteva esserlo per motivi temporali – Hogwarts era chiusa – poteva almeno avvicinarcisi.
E comunque non esiste che non festeggi il compleanno con lui!
Che razza di ragazza sarei?
Una pessima, le suggerì la sua coscienza, un’orribile strega. Una con cui Malfoy non vorrebbe avere niente a che fare. Sai bene quanto siano solitari i suoi compleanni… Lo sai! Ti sei dimenticata il suo compleanno per piangerti addosso! Sei un orribile fidanzata Rose Weasley!
Doveva trovare il modo per tornare in Inghilterra e doveva farlo subito.
Cioè prima che il coraggio mi abbandoni del tutto.  
Trovò la jeep che usava suo zio. Era babbana, ma stata incantata in modo che, toccato il quadro comandi con la bacchetta, si mettesse in moto.
Rose sperò che la parentela e il sangue magico c’entrassero davvero qualcosa, come avevano spiegato a Storia della Magia.   
Si accese.
La soddisfazione si spense ben presto quando sentì una risata un po’ soffocata venire dalla sue spalle.
“Rosie, non avrei mai immaginato di vedere proprio te, a combinare guai!”
Suo zio Charlie aveva le braccia incrociate, un sorriso sardonico stampato in faccia e probabilmente nessuna intenzione di farle raggiungere il villaggio più vicino, ah, così agognato.

Cavolo.
 
Cinque minuti dopo era seduta al lungo tavolo della cucina, a guardare suo zio prepararle una cioccolata calda che non voleva.
“Zio… io…” Inspirò. Cosa poteva dirgli?
Volevo fare una passeggiata, perché sai, vedere delle fauci gocciolanti sangue, al chiaro di luna, è profondamente suggestivo.

Ironica, ma menzognera.
Voglio stare con il mio ragazzo il giorno dei suoi diciassette anni! Perché lo amo e so che ha bisogno di me! E comunque vi odio tutti!
Non suonava granché maturo, però era la verità.
“Ci ho messo un po’ di zenzero. Provala.” Disse tranquillo, posandogliela davanti. Poi si sedette anche lui e le sorrise. Era il ritratto della pacatezza, suo zio Charlie, nonostante le cicatrici, le scottature praticamente continue e gli avambracci grossi come due funi ritorte. Rose poteva contare sulle dita di una mano le volte che avevano scambiato due parole più elaborate di ‘Ciao zio, è bello rivederti, buon Natale’.
Si sentiva un po’ a disagio quindi, e bevve accuratamente la cioccolata.
“Così… vuoi tornare a casa dal tuo ragazzo.” Proclamò placido.
Rose quasi si strozzò con un sorso e annaspò pietosamente. Suo zio rise di gusto, ma la lasciò riprendere fiato. Gliene fu grata.
“Come… Come fai a saperlo?” Balbettò, sentendosi le orecchie prendere fuoco. Maledetta genetica. “Io non…”
“Ho fatto un paio di calcoli. È il primo anno che Ronnie vi porta qui da me e sembrava davvero contento di potervi… poterti…” Si corresse. “… tener lontano dall’Inghilterra. Hugo mi ha accennato qualcosa e poi…  sembri proprio incazzata.”
Rose si mordicchiò il labbro. “No, cioè… i draghi sono… forti?” Fece una pausa in cui suo zio si rimise a ridere. “Mi dispiace, è che proprio…”
“Non c’è problema, davvero. Sono già felice che almeno uno dei miei nipoti abbia ereditato la mia passione, non chiedo di più.” Le strizzò l’occhio. “Dom li ama quanto me, ma so che non sono esattamente cuccioli da coccolare. E tu non vuoi stare qui. E so che non sei tipa da rubare una jeep e rischiare il collo se non c’è un buon motivo. E alla tua età…” Scrollò le spalle. “Dev’essere un ragazzo.”

Rose guardò i filamenti fumosi della cioccolata attorcigliarsi attorno alla luce del lampadario, mentre rifletteva sulla sensibilità inattesa di un uomo che di mestiere domava mostri sanguinari. “Devo tornare a casa.” Confessò. “È… importante.”
“Quanto importante?” Spiò.
“Questo… ragazzo…  compie diciassette anni. Devo fare in modo che la sua festa sia… come la vuole. Esattamente come la vuole lui.” Inspirò, sentendo le guance bruciare, e non era il calore della cioccolata che si portò alle labbra. “Se lo merita.”
“Tuo padre non le sa queste cose?”
“Non proprio…” Mugugnò. “O meglio, ha sicuramente intuito qualcosa. Per questo sono qui. Perché non gli piace.” Poi si affrettò a spiegare, alla faccia perplessa dell’uomo. “Ma è davvero in gamba! Non si merita i pregiudizi che hanno su di lui! Persino Jamie si è ricreduto, ora sono amici!” Abbassò lo sguardo, sentendosi un po’ stupida ad infervorarsi così, senza neanche dare un nome al suo principe azzurro. “… è davvero un bravo ragazzo.” Concluse.

Suo zio parve riflettere attentamente, poi sospirò. “Ronnie mi ucciderà, ma…” Si alzò, facendole cenno di rimanere seduta. “Resta qua e finisci la tua cioccolata. Torno subito. E niente fughe rocambolesche, intesi?”
Rose annuì, perché non c’era molto da fare. Era stata scoperta, e si sarebbe persino meritata una strigliata coi fiocchi.

Ora che l’adrenalina stava scemando, si rendeva conto di quanto fosse stata stupida a pensare di poter scappare così.
E quando mai ne combino una giusta quando c’è di mezzo Malfoy?
Le veniva da piangere, e avrebbe voluto ricordare a tutti che era maggiorenne e in grado di prendere le sue decisioni autonomamente.
Ma c’era anche il fatto che non riusciva a dare un dolore ai suoi genitori, a suo padre. Scorpius in questo la capiva. Forse era per questo che non si era arrabbiato. Forse era per questo che non le aveva voluto dire cosa lo tormentava.
Finì la cioccolata, che era buona ma non aveva sufficiente endorfine per calmarla, e aspettò. Pochi minuti dopo suo zio tornò indietro, stringendo quella che sembrava il manico, rotto, di una tazza di ceramica.
Rose capì immediatamente cos’era: una passaporta. Si trovò a guardarlo senza parole, con il cuore inzuppato di speranza.
Poetico, ma era la verità.
“Guarda caso domani sarei dovuto tornare alla Tana per prendere un po’ di roba per l’inverno. Qua è davvero freddo e rimaniamo bloccati per mesi senza poter scendere in città.” Gliela posò davanti. “Dirò che l’ho rotta mentre mettevamo un segnalatore ad un drago, visto che la tenevo in tasca.”
“Zio…” Non si sarebbe aspettata tanta empatia da un parente che vedeva solo alle feste comandate, ma evidentemente la fedeltà al clan Weasley sorpassava la barriera dello spazio e del tempo.

Evvai!  
“Posso inoltrare le pratiche per farmene dare un’altra tra un paio di settimane, sta’ tranquilla.” Le fece un mezzo sorriso. “Però è calibrata per durare fino alla mezzanotte del trenta. Il che significa che a mezzanotte e un minuto si attiverà e ti riporterà indietro.” Le spiegò pratico. “Quand’è il compleanno del tuo ragazzo?”
“Il trenta…”
“Il delitto perfetto, no?” Ghignò. “Non credo che per allora Ronnie e tua madre riusciranno a rientrare alla riserva.” Le strizzò l’occhio. “Ma ehi, acqua in bocca. Interrogato, negherò ogni mio coinvolgimento.”

Si alzò in piedi e lo abbracciò. “Sei… sei lo zio migliore del mondo!” Esclamò, senza trovare davvero parole per ringraziarlo. Charlie rise, dandole un buffetto sulla guancia.
“Se sapessi cosa io ho combinato per vedere chi mi piaceva…” Scherzò. “No, è meglio che certe cose rimangano a discrezione di tuo zio Bill soltanto.”
Rose sorrise, stringendo quel pezzo di ceramica appuntito come se fosse il Sacro Graal. Per lei lo era davvero. “E quando si attiva?”
“Mmh, tra un’ora esatta. Ero andato alla rimessa per controllare fosse tutto in ordine…” Ironizzò. “Quindi direi di sbrigarti.”

 
… nel frattempo in Inghilterra, Devon. Casa Potter-Weasley…
 
James era beatamente nel mondo dei sogni, abbracciato con amore al suo cuscino, quando sentì un orrendo rumore di cocci rotti provenire dal piano di sotto.
Lì per lì non ci fece caso; poteva essere quello scemo di Al che scendeva per farsi uno spuntino notturno, dopo aver rimestato nei suoi calderoni puzzolenti tutta la notte.
Fece per riaddormentarsi, quando la porta di camera sua si aprì con uno schianto, investendolo della luce urticante di un lumos.
“Cosa… Come… Perché?” Annaspò cercando di districarsi dalle coperte traditrici. Afferrò la bacchetta confusamente, pronto a schiantare l’intruso. “Sono armato!” Urlò.
“Non fare l’imbecille, Jam, sono io!” Sbottò una voce femminile e vagamente affannata, come se avesse sbattuto contro qualcosa e stesse trattenendosi per non imprecare.
Mise a fuoco la massa di capelli castani e la figura della cugina. Non lo guardava e sembrava piuttosto imbarazzata e soprattutto reduce da un viaggio, considerando l’aria sgualcita.
“È un incubo? Se è così non spogliarti, per favore. Sono impressionabile…”
“Vestiti imbecille!” Sbuffò fissando con insistenza una serie di poster dei Chudleys. “Sei in mutande!”

Okay, era davvero Rosie.
“Rosie…?”
“Che acume!” Fu la risposta mentre gli venivano lanciati un paio di pantaloni che infilò alla cieca.
“Che cavolo ci fai qua?” Sbottò incredulo. “Non dovresti essere, tipo, in Romania?”

La ragazza si massaggiò un braccio, probabilmente dove aveva sbattuto. Nonostante questo, alla luce del lumos, vide che era determinata e sveglissima.
“Evidentemente no, non ti pare?” Borbottò. “Forza! Alza il culo e renditi presentabile… dobbiamo organizzare una festa!”
James batté lentamente le palpebre: in che diavolo di dimensione parallela era finito se Rose Weasley diceva una cosa del genere? Poi capì. “Per Malfuretto?” Non poté fare a meno di sghignazzare. “Ma che brava fidanzatina…”
Rose arrossì e gli lanciò una maglietta in testa.

 
 
****
 
 
30 Giugno 2023.
Inghilterra, Wiltshire.
Malfoy Manor. Pomeriggio.

 
Scorpius aveva diciassette anni da due ore, cinquantasette minuti e trentasei secondi.
E si sentiva talmente depresso che si sarebbe impiccato.
No, okay. Forse quello no. Era troppo bello per morire.
Suo padre non aveva revocato la punizione, ed era il suo compleanno; avrebbe dovuto essere un giorno felice.
Beh, se non altro mi eviterò le vecchie zie.
Ma si sarebbe evitato anche i regali, gli auguri di sua madre e di sua nonna. E forse anche una partita di Quidditch con Zabini e Nott nel parco.
Era stato un idiota a pensare che con i diciassette anni sarebbe cambiato qualcosa. Certo, era cambiato qualcosa. Adesso aveva degli amici ed una ragazza, ma…
Ma lei è in Romania e mio padre farebbe divorare i miei amici dai pavoni albini.
Forse piangersi addosso non era la strategia migliore, ma…
Al diavolo.
Sentì un piccolo pop! che gli annunciò che il suo elfo domestico era tornato per informarsi delle sue condizioni. Probabile l’avesse mandato sua madre.
“Il Signore non vuole mangiare niente?”
“No Calzino.” Avrebbe dovuto, un giorno, informare Calzino che era un buon elfo per non essersi ribellato e averlo picchiato quando, a cinque anni, gli aveva appioppato quell’infamata di nome. Ma non quel giorno, perché gli aveva ricordato la sua miseria di compleanno. “Non voglio niente. Morirò d’inedia.”
L’elfo uggiolò disperato, tanto che fu costretto ad abbandonare la sua comoda posizione a uomo vitruviano sul letto per guardarlo. “Il Padrone si sta facendo morire di fame!”
“No, ma dai… sto scherzando.” Cercò di non ridere. “Certo, se mi portassi una fetta di torta di zucca…”
“Con la glassa?” Gli occhi di Calzino sembrarono traboccare di lacrime e gioia infinita.

Molta glassa.” Convenne perché aveva il cuore tenero. E comunque aveva fame. “E vedi se riesci a trafugare del whisky incendiario dal mobiletto degli alcolici.”
L’elfo lo guardò di nuovo disperato. “L’ultima volta Padron Draco mi ha ordinato di non prenderlo mai più.” Scorpius lo vide guardare lo stipite del suo comodino, il suo posto preferito per punirsi.

“No!” Lo fermò rapidamente. “Okay, niente whisky. Basta la torta. Vai.” 
“Ci sono i Signori Nott e Zabini alla porta, Signore.” Lo informò, poco prima di sparire. “Li faccio passare?”
Scorpius sospirò. “Entrerebbero comunque. Sì, falli passare.”
Pochi attimi dopo Scorpius si trovò in camera i due amici di infanzia. Nott si accese la pipa, proprio perché sapeva che lo infastidiva il fumo di quella roba, mentre Zabini gli lanciò un lungo sguardo snob, incedendo come una regina di Saba in jeans e camicia di seta cangiante.

“Non trovi, Signor Nott, che il nostro amico Malfoy sia un po’ sciupato?”Osservò. “Oserei dire che ha un aspetto da schifo.”
“Assolutamente, Mastro Zabini.” Convenne l’altro soffiandogli il fumo in faccia. Un giorno, decise Scorpius tossendo, gliel’avrebbe fatta ingoiare.  
“Posso farvi notare che siete due stronzi?” Li apostrofò di cattivo umore, lanciando un cuscino a Michel, che lo schivò con grazia.

“Moderi il linguaggio, Lord Malfoy, ormai è un adulto.” Lo canzonò quest’ultimo, raccogliendo il cuscino e rilanciandoglielo.  
“Buon compleanno.” Offrì Loki, togliendosi la pipa dalle labbra. “Perché non sei gaio?”
“Perché non sono Michel?” Ironizzò beccandosi un’occhiataccia dall’erede degli Zabini. “No, scusa, ho frainteso… Intendevi dire allegro? Beh. Fatemi pensare…” Finse di ponderare. “Sono in punizione, avrò forse una cena piena di vecchie cariatidi al posto di una festa vera e le persone che mi piacciono non ci saranno.” Si stese sui cuscini e intrecciò le mani dietro la nuca, guardandoli. “È il compleanno davvero più fico del mondo, no?”
Poteva giocare a fare il principino viziato anche lui, se voleva. E voleva.
Voglio Rose. Voglio un compleanno decente. Voglio mettere le mani addosso alla mia ragazza e voglio un compleanno da paura!

Ho diciassette anni da tre ore e non è successo niente di grandioso!
Michel e Loki si scambiarono uno sguardo. Loki scosse la testa.
“Quel Potter ha impoverito il tuo linguaggio… fico…” Tirò un’altra boccata, fingendo indignazione. Oh, se odiava quella pipa. “Forse dovremo andarcene.”
Scorpius cercò di non tradire il desiderio di supplicarli di rimanere lì e di non farlo morire di noia. Lo dominò bene perché era un esperto occlumante.

Sperava.
“Se lo meriterebbe, ma lo sai, abbiamo una missione, il dolce Albus ce l’ha affidata.” Michel sorrise, godendosi la sua faccia allarmata. “Smettila di fare il broncio, principino. Fatti la barba, rinfrescati e vestiti. Usciamo.”
Scorpius batté le palpebre confuso. “Quale parte del fatto che sono in punizione non avete capito?” Poi fece mente locale. “Albus? Al Potter?”

Cosa c’entra lui con il mio compleanno? Okay, ce l’avrei invitato, perché è mini-Potter, però…
“Quante persone conosci con un nome così ridicolo?” Sbuffò Michel. “Allora, vuoi muoverti?”
Scorpius li squadrò attentamente, sentendo un briciolo di speranza riaccendersi nel suo profondo. In effetti, notò, erano vestiti a festa. Ma non per una festa purosangue.
Il panciotto di Loki sembrava avere inquietanti somiglianze con quelli dei folletti della Gringott – suo padre l’avrebbe affatturato se glielo avesse visto addosso– e Michel sembrava uscito da un serial tv babbano dove era l’omosessuale lascivo.
“Perché siete vestiti a festa?” Spiò. “E comunque sono in punizione.”
“Non essere sciocco, tuo padre non può tenerti in punizione il giorno del tuo compleanno.” Sospirò Michel, accarezzandogli la testa come un cane poco sveglio. “L’ha revocata.”
“… Oh. Ma rimane la vostra tenuta da party.”  

“Giusta osservazione, Lord Malfoy…” Convenne Loki mentre Michel si infilava nel suo guardaroba, probabilmente per scegliere il meno penoso a detta sua.  “Beh, siamo vestiti così per la tua festa.”
“Io non faccio una festa.”

Loki si strinse nelle spalle, con quel sogghigno reso ancora più inquietante a causa degli occhi bicolori. “A quanto pare, invece, sì.”
“Come…”
Ammetteva di sentirsi frastornato.

“Era una sorpresa Loki!” Urlò Michel dal suo guardaroba, prima di riemergere imbronciato e con un pacco di vestiti che gli scaricò tra le braccia. “Pecchi sempre di irruenza!”
“Chiedo venia.” Replicò Loki, minimamente turbato.

Scorpius continuò a sentirsi stordito, come se una pluffa l’avesse centrato e non sentisse però dolore, anche quando accettò di andare a prepararsi.
Non poteva essere un buon segno, giusto? O forse sì.
Quando fu infine fuori dal Manor gli sembrò di vedere alla finestra dello studio la silouette di suo padre guardarlo.
Sorrise incerto e provò un cenno di saluto; ma lo sapeva davvero?  Sua madre lo aveva convinto? Era ancora arrabbiato? Fu ricambiato, e questo lo rese leggermente più consapevole che tutta quella follia forse aveva un senso ed era reale. Si sentì improvvisamente più leggero.
Appena fuori dalla proprietà, Michel gli mise una mano sul braccio. “Pronto a smaterializzarti?”
“Perché, dove andiamo?”
“Diciamo che, in quanto purosangue di nobile schiatta, io e il buon Nott abbiamo dovuto accettare dei compromessi…” Michel fece una piccola smorfia e Loki una risatina. “… con certa gente. Credimi, Scorpius, lo facciamo perché ti vogliamo bene.”
“E un giorno, quando sarai famoso e influente, ci ripagherai.” Aggiunse Loki. “Profumatamente.”

Scorpius a quel punto decise di puntare i piedi. Doveva sapere.
Solo per capire se sto rischiando la salute o qualche arto.
“Ma si può sapere che diavolo sta succedendo?” Sbottò. Loki e Michel non risposero, ma lo afferrarono, bloccandogli i movimenti.
Odiava le materializzazioni congiunte.
Le odiava specialmente quando finiva con lo stomaco rivoltato come un calzino in dirittura di un pavimento.
Si sentì afferrare da due paia braccia e tirare su prima che si sfracellasse a terra.

Dov’era finito?
“Eddai, Malfuretto… Un po’ di contegno. Sei maggiorenne adesso!”
Poo?

Alzando la testa mentre il mondo smetteva di girare si rese conto di avere effettivamente davanti la faccia ilare di James. E anche quella del professor Lupin…?
Erano loro ad averlo acchiappato al volo mentre entrava in planata… era entrato in un posto, già.
“Ragazzi, non l’avrete materializzato senza dargli il tempo di prepararsi?” Si informò preoccupato il professorino, mentre Loki e Michel, ne era certo, ghignavano alle sue spalle. “Non dovevate!”

Okay. Fece mente locale.
Era dentro un locale, era in una stanza, c’era legno ovunque, locandine alcoliche e dei tavoli e delle sedie. Un pub.
Il pub babbano in cui si era incontrato con Potter!
Ritrovando l’equilibrio  e raddrizzandosi dignitosamente, si rese conto sì, era proprio così, e c’erano anche delle persone.

C’erano i due bastardi, Lupin, James, la piccola Potter con una minigonna assassina e infine il mini-Potter che stava parlando con una ragazza che dava le spalle alla scena, armeggiando su un lungo tavolo pieno di pacchetti. Regali.
Ma non poteva essere Lei.
È in Romania…  
“È il mio compleanno?” Chiese come un povero demente, facendo ridacchiare tutti.  
Poi la ragazza si voltò. Ed era Rose. Rose in jeans e maglietta, senza trucco e con un sorriso semplice e un po’ sfinito. Reggeva una torta con diciassette candeline che brillavano come tanti piccoli soli.
“Così ci hanno informato Malfoy…” No, decise, era il suo sorriso a brillare come un piccolo sole. “Tanti auguri.”
 
 
****
 
 
Devonshire, Ottery St. Catchpole.
The London Inn. Dieci di sera.
 
La festa era stata una festa.
Rose era soddisfatta, e lo era sul serio, nonostante fosse quietamente distrutta: aveva passato quarantotto ore a pianificare con quella testa di legno di James, spedire Gufi ed evitare i suggerimenti perversi di Lily che prevedevano una torta da cui uscire e lei poco vestita. Oltretutto aveva dovuto aspettare che Al si decidesse a scrollarsi di dosso un po’ di inedia per darle una mano.
Aveva fatto del suo meglio e adesso la testa le ciondolava dal sonno mentre in una brumosa cacofonia di suoni e luci soffuse vedeva Lily sparire in compagnia di Nott, Zabini cercare di convincere Al a buttare giù tutto di un sorso qualcosa di estremamente alcolico e James e Teddy bere e ridacchiare in un angolo; la testa di James era abbandonata sulla spalla di Teddy, che gli accarezzava distratto i capelli. O erano ubriachi, o avrebbe dovuto farsi dare delle spiegazioni da Al.

Ma dopo. Adesso…
“Ehi.”
Sentì un soffio leggero sulla nuca e seppe che Scorpius era dietro di lei, mentre le circondava la vita con le braccia.

Com’era possibile? Oh, giusto. Era seduta su uno sgabello.
Si voltò, con un mezzo sorriso. “Ehi.” Ricambiò. Forse aveva bevuto un po’, oppure era solo l’adrenalina che era scemata gradualmente quando si era resa conto che Scorpius era veramente contento e che non l’avrebbe piantata per essere la peggiore ragazza del mondo.
Scorpius aveva uno stupido cappellino in testa e una maglietta con un motto spiritoso che gli aveva regalato James. Non la leggeva da quell’angolazione, ed era felice di esserselo dimenticata. Gli fece chinare la testa per toglierlo, e lui acconsentì docilmente.
“Due passi fuori?” Offrì al suo orecchio, e le sembrò una proposta allettante visto che rischiava di addormentarsi su una ciotola di noccioline.
“Acconsento.” Mugugnò facendolo ridacchiare. “Tirami su.”
Sentì la mano asciutta di Scorpius intrecciarsi alla sua, mentre da qualche parte risuonava una canzone.

 
Don't know why I'm still afraid
If you weren't real I would make you up…
I wish that I could follow through
I know that your love is true and deep as the sea²

 
Era piuttosto certa di conoscerla, ma forse era colpa di Hugo e del suo amore per la musica babbana.
La porta si chiuse alle loro spalle, disegnando rombi colorati sul ciottolato del vicolo.  La luna era momentaneamente oscurata da una nuvola filamentosa, ma era comunque una serata magnifica.
Scorpius le sorrise.   
“Non me l’aspettavo, pantofolina.” Ammise e il tono vibrava di un sacco di cose che Rose era certa volesse dirle, ma ormai aveva capito: Scorpius aveva lo stesso problema di tutti i maschi di sua conoscenza ad esternare, anche se sembrava un giullare estroverso. “Non me l’aspettavo davvero.”
“Visto? Sono una ragazza piena di risorse…” Scherzò, anche se nonostante tutto si sentì arrossire di piacere.
Scorpius non disse nulla, soltanto la attirò contro di sé e la baciò. Fu un bacio… diverso.
Rose lo capì che era diverso perché sentì quello che c’era dietro. C’era passione, gratitudine… Era strano, ma poteva percepirlo. Si chiese confusamente se per i babbani fosse lo stesso. Se anche loro potessero capire con un bacio che il tuo ragazzo ti stava dicendo grazie.
Gli passò le mani sulle braccia, sentendole forti e salde. Non avrebbe mai pensato, un anno prima, che stare tra le braccia di un Malfoy l’avrebbe fatta sentire salda.
Quando si staccarono Scorpius le toccò la fronte con la sua. Sentiva le sue mani accarezzarle la schiena, in un lento movimento gentile.
“Voglio dire, Michel e Loki…” Continuò, con tono pieno di stupore e Rose rise. “Per Merlino, Rosie, hai fatto un miracolo!”
“Mi sono fatta aiutare da Al. Ha un ascendente niente male su quei due.”
“Quel ragazzo diventerà un caposcuola e un giorno qualcuno, te lo dico io.” Proclamò serio. “Ma … tu sei quella che davvero mi ha stupito più di tutti. Hai fatto proprio un casino, eh?” Le sorrise baciandole l’angolo della bocca.

“A te sembra piacere…” Replicò. “Anche se convincere Jamie che sono sono stata sostituita da una mia copia malvagia è stato piuttosto difficile, devo ammetterlo.”
Lo sentì ridere piano. Forse erano i drink bevuti, o il fatto che erano le dieci passate e avevano passato le precedenti quattro ore nei bagordi, ma Rose si sentì… languida. Non aveva voglia che Scorpius smettesse di abbracciarla o di toccarla in quel modo particolare, come se maneggiasse qualcosa di estremamente fragile.

“La mia rosellina…”  Le sussurrò all’orecchio. “Senti.” E si fermò. “Quanto puoi restare?”
Scorpius era sempre stato un ragazzo sveglio.

“Un altro paio d’ore, poi la passaporta mi riporterà alla riserva. Il delitto perfetto.” Copiò le parole di suo zio Charlie, anche se sentiva una fitta di acuto dispiacere all’idea di lasciarlo. Per un mese ancora, poi. Forse di più. Non osava contare i giorni.
“Allora. Io, pensavo.” Sembrava in preda ad un dilemma con quell’aria comicamente tormentata. “Pensavo…” Continuò. “Ti va di stare un po’…?”
Rose batté le palpebre. Sentire Malfoy ingarbugliarsi con le parole, lui, che aveva una logorrea esasperante era qualcosa di inaspettato e tenerissimo. “Un po’…?” Gli chiese, trattenendo un sorriso.

Scorpius fece una smorfia indispettita, perché alla fine sì, era terribilmente permaloso nel suo amor proprio. “Un po’ da soli.” Terminò, prima di squadernare uno dei suoi sorrisi. “È il mio regalo di compleanno!”
“Sei il solito bambino viziato…” Iniziò con cipiglio serio, per poi scoppiare a ridere alla sua espressione ferita e offesa. Stavano scherzando entrambi, ed era bello perché lo sapevano.
Ovviamente Rose si sentì comunque nel panico, perché sapeva che sarebbe stato un modo diverso di essere soli quella notte. Ma la accantonò, quando Scorpius la prese tra le braccia, tirando fuori la bacchetta. “Pronta?”
“Oh, Malfoy, non penserai che abbia paura di una materializzazione?”

Più che paura non salto di gioia, ma sono l’unica ad essere passata al primo colpo di tutti noi, quindi… 
Scorpius fece un sorrisetto, scuotendo la testa. “Non lo penserei mai.”

“L’hai appena pensato.”
Touché.”
“Ti odio.” Sbuffò, mentre prendeva la sua bacchetta e gli afferrava la mano. “Vedi di pensare ad un posto romantico, o ti mollo.”

“Ricevuto!”
 
Quando si materializzarono, ovunque si fossero materializzati, Rose continuò a tenere gli occhi chiusi per farsi passare la nausea cocente che la assalì. Era sicura che un giorno si sarebbe abituata come i suoi genitori, e l’avrebbe eseguita facilmente come respirare… ma per il momento…
No.  
“Sai, i babbani hanno davvero svoltato con quella storia dell’automobile e i mezzi con le ruote…” Borbottò mentre Scorpius annuiva, con l’aria di chi non voleva scoppiare a ridere per educazione. “Mi piacciono le auto.”
“So che tuo padre ne ha una, che è… volante.” Offrì magnanimo, dandole il tempo di ricomporsi. “Quella babbane non lo sono, giusto?”
“Quelli sono aerei.” Spiegò cattedratica, guardandosi attorno. Ed ammutolì mentre realizzava di essere a…
Stonehenge.

Conosceva il posto per sentito dire, visto che i babbani erano convinti avesse grandi poteri mistici: in realtà era col Mondo Magico non c’entrava niente.
Quello che non si aspettava era che, con le stelle, fosse uno dei posti più suggestivi su cui aveva mai messo occhio.
Scorpius accanto a lei era certa stesse gongolando. “Bello, vero? Siamo dietro casa mia. Da piccolo ci andavo sempre quando avevo voglia di starmene un po’ per i fatti miei. O se avevo voglia di incontrare qualcuno invece…”
“È…”
“Abbastanza romantico? Ma è naturale! Io sono romantico.”
“Oh, sta’ un po’ zitto…” Lo fece ridacchiare.
La prese poi per mano, guidandola tra gli arbusti e le rocce sporgenti. Il cielo era qualcosa di luminosissimo, come se avessero steso una trapunta tarlata sulla luce pura. Si fermarono in mezzo ad una piccola radura con l’erba soffice e Scorpius si tolse il giubbotto per trasfigurarlo in una coperta.

“La mia prima magia estiva!” Esordì con tono allegro. “Sento che è un momento importante. Fammelo gustare!”
Rose rise e si accomodò con lui sulla coperta. Era morbida e si chiese quante volte avesse provato quell’incantesimo nei terreni di Hogwarts per essere così bravo.

Sentì una piccola fitta di gelosia e gli si accostò. Scorpius le passò un braccio attorno alla vita, forse fraintendendo e pensando che avesse freddo.
Oh, andava bene comunque.
“So che non dovrei dirlo pantofolina…” Iniziò e la voce era un sussurro caldo al suo orecchio. “… sai, per via di Dursley e tutto il resto. Ma questo è l’anno migliore della mia vita.”
Rose gli cercò la mano e la strinse, cercando di non farsi venire gli occhi lucidi e la voce tremolante. “Per aver rischiato la vita un paio di volte?”
“Sai che amo il brivido, bambina… Sono un vero duro.” Scherzò, ma poi il tono si fece di nuovo serio. Attento. “Però, sai. Ogni anno esprimevo un desiderio… non che ci credessi, perché ero un piccolo stronzetto cinico, ma mi dicevo che male può fare?”

“E qual’era?”
“Avere tutto questo. Non che non sia un rampollo viziato e adorato, ma fuori dalla cerchia della mia famiglia non sono esattamente un re.” Si schiarì la voce, era imbarazzato. “Volevo questo… e soprattutto… avere qualcuno a cui dire queste cose.” Fece una risatina. “Beh, da un paio d’anni a questa parte non mi sarebbe spiaciuto se fossi stata tu. Avevi l’aria di una che capiva, Weasley.”

“Scorpius…”
“E poi mi piacevi da morire.” 

Rose a quel punto se ne fregò se gli pizzicavano gli occhi e tutto il resto, perché alla fine Scorpius sapeva che era una tipa piagnucolosa. Gli prese il viso tra le mani e lo baciò.
“Non sarai solo, Scorpius… mai più.”
Scorpius le strinse la vita, accarezzandole i fianchi e scostandole la stoffa della maglietta per toccarle la pelle, risalire fino alla schiena in una carezza che la fece tremare. Forse era così che ci si sentiva quando si amava qualcuno. Andare a fuoco, eppure non era spiacevole.

Era meraviglioso.  
“Guarda che ci conto…” Le sussurrò sulle labbra, prima di farla scivolare sotto di sé e farla stendere. Le baciò il collo e Rose sentì le endorfine schizzare dritte fino al cervello, facendole fare un piccolo gemito sorpreso. Non era la prima volta, ma era la prima volta che quello preludeva qualcos’altro.
… Ci aveva pensato, a quel qualcos’altro, perché aveva diciassette anni e un ragazzo che amava. E le erano prese crisi di panico da tenerla sveglia nel cuore della notte.
In quel momento si sentì stupida. Di cosa doveva aver paura quando lo voleva così tanto?
Ho quasi affrontato dei draghi per lui. Senza il quasi. C’erano dei draghi.
Sentì le dita di Scorpius sfiorarle il seno, esitanti. E poi sentì come una carezza, leggera, gentile, dentro la sua testa. Batté le palpebre sorpresa. Gli occhi si erano abituati al buio e sapeva che Scorpius la stava guardando di rimando.
È stato lui. È dentro… è nella mia testa?
“Cosa…?”
“Scusa.” Mormorò, premendole le labbra sulla piega del collo. “Non… tutta quella Occlumanzia. Legimanzia. Se mi agito mi parte in automatico…” Soggiunse. “Io… penso di essere un po’ nervoso.” Borbottò. “Vorrei tanto sapere… Se vuoi. Perché se non vuoi…” Fece una lunga pausa, in cui sentì i suoi muscoli tremarle addosso nell’evidente sforzo di non continuare. “Scusa.”
Rose sentì il cuore riempirlesi di una tenerezza infinita mentre gli allacciava le braccia attorno al collo e se lo tirava di nuovo vicino. Non era certo un clima mite, quello inglese, ma non si era mai sentita così calda e protetta.

“Guarda che voglio.”
“Oh.”
Rose sorrise. Sentiva che, se non l’avesse baciata, sarebbe potuto finire il mondo. Se non l’avesse toccata, anche.

Era una sensazione strana, dover dipendere così tanto da qualcuno. Ma andava bene.
Scorpius non usò la magia per spogliarli, anche se avrebbe potuto. La spogliò con le mani, attardandosi per baciarle le spalle, il seno e lo stomaco.
Non sapeva se un giorno avrebbe cambiato idea, ma in quel momento l’avrebbe amato per sempre.
 
Scorpius la baciò ancora, e ancora. Era una vera tortura doversi staccare e interrompere quel contatto. Si sentiva le gambe di gelatina, lui, il vero uomo, lui che aveva avuto mille… okay, un po’ di ragazze. Ma non era quello il punto. Proprio no.
La tenne tra le braccia, fragile eppure fortissima. Chi altro avrebbe fatto tanto per lui?
Chi altra gli si sarebbe donata, con quella spontaneità totalmente sincera? Rose lo voleva e lui poteva sentirlo.
Voleva lui.
Non era straordinario?
“Sei… sicura?”
“Se me lo chiedi un’altra volta ti lascio qui da solo…” Lo minacciò con una voce che gli fece salire un calore lungo la spina dorsale ed altre terminazioni nervose.

Rose avrebbe fatto strada. Nel farlo impazzire del tutto, sicuramente… 
Fu comunque piuttosto sicuro a quel punto che fosse sicura. 
Finalmente.
E poi non ci fu più tempo da spendere in parole o pensieri.
 
 
We're made out of blood and rust
Looking for someone to trust… 
You're the honey and the moon
That lights up my night
 
 
“Dov’è la tua costellazione?”
“… Uhm?”
“Scorpius, la costellazione da cui hai preso il nome…”
“Aaah. Beh, non ne ho idea. Da qualche parte. In mezzo a tutte queste… costellazioni.”

“Merlino, ho un ragazzo che è una capra.”
Bee. Ferisci i miei sentimenti fiorellino.”


Una risata, ancora dei baci. Sul collo, sulle guance, sulle labbra. Rose si chiese, mordicchiandogli il lobo e facendolo borbottare qualcosa di incoerente sulle donnole, quale dei loro vestiti avesse trasfigurato in un’altra coperta in cui si erano avvolti. Non che avesse importanza, comunque.
Se era la sua maglietta nuova l’avrebbe ucciso.
 
“Ho sempre odiato il mio nome. Quindi ho rimosso la costellazione, credo.” Le confessò piano. “Però…”
“Però?”
“Ora mi piace… specie quando l’hai pronunciato poco fa, mentre ero dentro di te ed hai…”
“Ti ammazzo.”
“Sì, anch’io ti adoro, mio bel fiorellino di cactus.”

 
C’era silenzio. Rose sapeva che tra pochi minuti la passaporta nei suoi jeans avrebbe ricominciato a brillare. Sapeva che avrebbe dovuto rivestirsi e tornare ad essere la brava ragazza Weasley, la bambina di papà che non commetteva mai una cavolata e che non si sarebbe mai innamorata di un Malfoy, tanto da farci l’amore in mezzo alle pietre di Stonehenge e tra le stelle.
Gli nascose il viso contro il collo, ispirando il suo odore di pulito e di sole – persino se era notte.
Solo un altro po’…
 
“Rosie?”
“Eh…”
“Questo andava bene di nomignolo?”
“Meno osceno di tanti altri.”

 
 
But right now everything is turning blue,
And right now, the sun is trying to kill the moon,
And right now…
I wish I could follow you to the shores of freedom
Where no one lives…
 
 
 
 
****
 
 
Note:
Eccoci qua! Spero che vi sia piaciuta, cotta-e-mangiata, anche se ho tardato tanto ad aggiornare.
Sì, lo so, il fluff ci sommergerà tutti adesso.
Che dire, ai posteri l’ardua sentenza!
1. Qui la canzone che fa da titolo il capitolo.
2. Honey&Moon di Joseph Arthur, la canzone che sentono da dentro il pub e negli incisi.

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