It cannot love

di akachan
(/viewuser.php?uid=4571)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** recollections' window ***
Capitolo 2: *** pills & sakè ***
Capitolo 3: *** pouring out tea ***
Capitolo 4: *** fever's illusions ***
Capitolo 5: *** Skin deep contact ***
Capitolo 6: *** scent of a woman ***
Capitolo 7: *** Hot melting ice ***
Capitolo 8: *** Shadows between dreams ***
Capitolo 9: *** Falling down ***
Capitolo 10: *** Full of memories ***



Capitolo 1
*** recollections' window ***


It Cannot Love.

Capitolo I

Recollections’ window.

Akane apre gli occhi.
Un altro giorno, ancora la stessa vita.
Dalla finestra entrano delle foglie secche e una folata d'aria fredda.
Akane si ferma a fissarla.
Sospira e abbassa gli occhi, si alza lentamente dal letto e va verso la finestra.
Il freddo pungente penetra nella sua carne e dentro di lei.
Prova a chiuderla, ma si blocca.
No, non posso farlo.
Si volta verso l’armadio, indossa il pullover, poi i pantaloni e scende le scale per andare a fare colazione.

"A che ora torni?"
"Non lo so papà, ho parecchie lezioni oggi all'università... non so se tornerò in tempo per cena.”
Akane abbassa gli occhi e si siede.
"Ahh… perché non ti fermi da Ryoga allora?"
Poggia le mani sul tavolo cercando di non farle tremare. Sa che continua a ripeterglielo solo perchè vuole vederla felice di nuovo.
Ma così non potrebbe mai esserlo.
"Papà smettila con questa storia, non mi metterò mai con lui, lo sai."
Mangia ripetendo sempre le stesse azioni con inerzia.
Soun la guarda amareggiato: la palestra è ormai l'ultimo dei pensieri di sua figlia e non vuole certo vederla piangere ancora, ma qualcosa si deve pur fare, o andrebbe tutto in rovina.
"Se dovessi tornare dimmelo, chiamerò Kasumi per farti portare qualcosa da mangiare... io andrò da lei per pranzo.“
"D‘accordo."
Akane si alza ed esce.

La metropolitana si muove velocemente.
Tutti sono persi nei propri pensieri, tutti con qualche preoccupazione che si fa strada nella mente.
Lei è seduta vicino all'uscita.
Gli occhi assenti, rivolti nel vuoto, cercano di oltrepassare i corpi della gente, tentano di spingersi più in là, oltre Nerima, oltre Tokyo...
Niente.
Cinque anni da oggi. Cinque anni di silenzio e d'attesa, di sogni infranti, di fiori calpestati prima che potessero sbocciare.
Cosa le rimane ormai? Nulla. Un padre solo, un'enorme casa vuota.
No, è lei ad essere vuota, un involucro spento, un’immagine sbiadita di se stessa.
Le rare visite di Shan-pu e Ukyo, come aghi piantati lungo la gola e lo stomaco, non fanno che amplificare la sua sofferenza. Quelle due si sono rassegnate facilmente, dicono di volerla solo confortare, ma in realtà cercano ancora di allontanarla da lui.
Di strapparle l'ultimo ricordo rimastole.

Akane chiude gli occhi, stringe forte i pugni e piange.
Che importa se gli altri sulla metro la guarderanno come una pazza.
Piange e pensa a lui, all’ultima volta in cui le è stato vicino.


La finestra si apriva dall'esterno come al solito, da quando era arrivato a casa sua non era più stata chiusa, chissà perchè. Ranma comunque non si era mai posto il problema: lui entrava e basta, soprattutto se aveva l'occasione di romperle le scatole.
Quand'era incavolata Akane era veramente irresistibile.
"Ehi."
"Che vuoi Ranma?".
Era entrato con la precisa intenzione di farla arrabbiare, ma poi l'aveva vista seduta in pigiama sul letto e aveva dimenticato tutto.
Ormai ogni volta era la stessa storia.
Erano passati più di sei mesi da quando erano tornati dalla Cina e il matrimonio era stato rinviato, ma non aveva ancora il coraggio di avvicinarsi troppo a lei. Gli sembrava molto più bella e forte di prima, sentiva che da un momento all’altro avrebbe finito col cederle. Per questo cercava di fare finta di nulla tentando di prenderla in giro come al solito, ma ogni giorno che passava si avvicinava sempre di più a lei senza poter fare nulla per impedirlo.
"A-Akane…"
"Sì?"
"No, niente."
Lei sbuffò divertita e si mise a ridere, chiudendo gli occhi con quella dolcezza da cui Ranma non aveva più la forza di difendersi.
"La vuoi smettere di venire qua tutte le sere? Arrivi, mi saluti, balbetti qualcosa e poi te ne vai... insomma che c’è?”
Ranma si grattò la testa “Ecco, domani mattina partirò da solo per un viaggio d‘addestramento, mio padre ha detto che non ha voglia di venire, meglio così, tanto ormai è diventato troppo lento per me. Comunque, penso di andare verso Nobeoka o giù di lì.1
“Fin là? E quando pensi di tornare? Non che mi importi, naturalmente.”
“Se la metti così spero il più tardi possibile.”
Akane lo fulminò con uno sguardo truce e sembrò sul punto di scoppiare in lacrime. Il pianto di una donna, ecco un’altra cosa da cui lui non aveva ancora imparato a difendersi e il fatto che si trattasse di Akane lo rendeva ancora più agitato.
”No Akane, ecco io, volevo dire che in realtà vorrei tornare il prima possibile da te, io…”
Akane sgranò gli occhi incredula: cosa voleva dire? Ranma si era accorto troppo tardi di cosa si era lasciato sfuggire, ma ormai era fatta, non sapeva più come uscirne.
Sempre che fosse quella la cosa cui aspirava veramente.
Si fece coraggio e scese dalla scrivania, era rimasto accovacciato lì sopra da quando era entrato; ora stava in piedi di fronte a lei, ma non riusciva a spiccicare parola.
Cosa ci voleva a dire due semplici parole? Aveva superato situazioni peggiori! Inoltre glielo aveva già detto chiaramente una volta, nel parco, e poi… le altre volte era come se l'avesse fatto. L’aveva capito ormai, no?
Quindi Ranma decise che ancora una volta la soluzione migliore sarebbe stata quella di non dire assolutamente nulla. Rimase impalato di fronte a lei, con gli occhi fissi a terra e la faccia rossa come un peperone.
Akane intuì il suo nervoso imbarazzo, ma neanche lei sapeva come comportarsi. Allora distolse lo sguardo pensando che sarebbe bastato a far passare quel momento. Fissò l'orologio a forma di fiore sulla testata del letto, ma non le servì come pensava: evitare di incrociare il suo sguardo non la faceva stare meglio. Sentì invece un dolore sordo nel suo petto: perché doveva essere così stupida da non riuscire a fare nulla perché lui…?
“Allora, torna presto… per favore.”
Non riuscì a dire altro.
Ranma rialzò di scatto la testa e i suoi occhi incrociarono quelli di Akane: si guardavano come se fosse la prima volta. Rimasero così per molto, immobili.
Alcuni gatti sul tetto iniziarono a miagolare, Ranma sbiancò e tirò fuori un urlo terrorizzato.
Un attimo dopo sentiva attorno a sé il corpo di Akane. Per la paura si era gettato sul letto, senza pensarci, ed ora la stringeva con forza tra le sue braccia.
Sentì il corpo di lei irrigidirsi con un brivido per lo choc. Ranma spalancò gli occhi atterrito: cosa stava facendo? La teneva stretta a sé tanto da poterle fare male. Ora l’avrebbe lasciata andare, si sarebbe seduto sul letto con gli occhi rivolti per terra e le avrebbe chiesto scusa, oppure... no, non ne avrebbe avuto il tempo, Akane lo avrebbe schiaffeggiato prima, probabilmente aveva già posizionato la mano come una scure pronta a calare su di lui.
Invece non accadde nulla di tutto ciò: si accorse che era rimasta completamente immobile, anzi aveva appoggiato la testa sulle sue spalle e il suo corpo si era totalmente rilassato. Ora sembrava essere lei ad avvolgerlo dolcemente.
Ranma inconsciamente chiuse gli occhi.
Com’era calda. La pelle del suo collo era morbida ed emanava un dolce e penetrante profumo che lo stordiva.
Sentiva il battito del suo cuore pulsare ad una velocità insolita, i respiri corti e affannati e il suo seno formoso premergli con forza contro il petto. Tutte queste sensazioni gli stavano facendo rapidamente perdere lucidità.
Akane era rimasta sconvolta da quell’abbraccio improvviso. Cosa avrebbe fatto adesso Ranma? L’avrebbe lasciata andare? Magari l’avrebbe anche presa in giro per il suo seno piccolo come al solito: il viso di Akane si contrasse in una smorfia di irritata delusione.
Ma lui questa volta non si era ancora mosso e la teneva sempre stretta a sé.
Perché? Akane non se ne curò ma sorrise dolcemente, poi appoggiò la sua testa sulle spalle di Ranma. Sentiva le sue labbra sfiorarle il collo, le braccia forti che le cingevano la vita e la schiena tanto che aveva l’impressione di perdere i sensi da un momento all’altro. Socchiuse gli occhi, e si abbandonò in quel mare impetuoso e profondo.
Lentamente rialzò la testa e guardò Ranma negli occhi: lui ebbe un sussulto; avrebbe voluto baciarla più di ogni altra cosa, ma quegli occhi scuri e intensi lo avevano immobilizzato. Un istante dopo Akane, come se avesse intuito i suoi pensieri, li chiuse.
Lui guardò le sue labbra, rosse e morbide; poteva sentire il suo respiro caldo quasi dentro di sé.
Questa volta avrebbe trovato il coraggio per baciarla.
< Akane, zuccherino, come puoi fare questo ad un povero vecchio? >
< Tendo spostati! Non sento niente!>
< Saotome, guarda che è il maestro che si è messo in mezzo! >
< Uffa papà, stai zitto o quei due ci sentiranno! >
< Nabiki, non sarebbe questo il modo di rivolgerti a tuo padre. >
< Chissà come sarà virile adesso il mio Ranma… >
Ranma e Akane con le facce avvampate si fissarono negli occhi sconvolti. Come al solito.
Lui si alzò dal letto e aprì con aria imperturbabile la porta: tutti quei sei guastafeste che vi si erano appoggiati caddero per terra ammucchiati.
“Figliolo, eravamo venuti a controllare che tu stessi bene, abbiamo sentito un urlo tremendo da sotto.”
“Sta benissimo signor Saotome, anche troppo! Ranma mi raccomando tratta bene la mia sorellina, ciao ciao…”
Se ne andarono facendo finta di niente, lasciando di nuovo i due ragazzi da soli. Lui era troppo imbarazzato per guardarla e le si sedette accanto stiracchiando le braccia, mentre lei si rannicchiò portandosi le ginocchia al petto.
Rimasero per molto tempo così in silenzio, poi Ranma si voltò timidamente verso di lei: Akane gli sorrise.
Era stato meglio che non fosse successo niente, altrimenti sarebbe stato molto più difficile lasciarla l‘indomani. Lui si alzò all’improvviso e dandole le spalle le augurò la buonanotte, poi uscì dalla finestra, come sempre.
Akane si mise sotto le coperte, se le tirò fino agli occhi e cominciò ad arrossire.
Si addormentò, sognando il momento in cui Ranma sarebbe tornato.

Ma non andò così.

Note:
1. Nobeoka si trova nella parte orientale dell’isola di Kyushu, la più meridionale delle quattro maggiori isole del Giappone [si ringrazia per la gentile collaborazione la cartina del Giappone del sig. Ryoga Hibiki, pagina 39].

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** pills & sakè ***


Capitolo II
Pills and sakè.

Ranma era scomparso circa tre mesi dopo essere partito per Nobeoka, smettendo improvvisamente di telefonare e scrivere lettere. All’inizio tutti avevano pensato che fosse andato ad allenarsi in qualche posto sperduto come al solito, ma dopo un anno passato ad aspettarlo non si erano avute più sue notizie.
Cosa poteva essergli accaduto?
Aveva deciso di andare a Jusenkyo? Sarebbe stato insensato non dire niente a nessuno.
Oppure l’aveva lasciata per un’altra, senza trovare neanche il coraggio di farle una telefonata per dire che non sarebbe più tornato? Questa ipotesi aveva tormentato Akane per mesi interi, provocandole una sofferenza indicibile.
Purtroppo dovette sforzarsi di credere ad una realtà che non avrebbe mai potuto neanche immaginare, perché l’alternativa era quella di rassegnarsi alla più semplice e peggiore delle spiegazioni.
Ranma era morto.
Lei però non poteva rimanere lì con le mani in mano, aspettando che la sua vita si disfacesse lentamente, perciò partì per cercarlo, e lo fece addirittura più volte, rimanendo anche mesi lontano da casa: girò tutta Kyushu e la penisola di Tyugoku, ma di lui non era rimasta alcuna traccia, nulla che potesse darle ancora la forza di sperare.
Quando apparve chiaro che Ranma non sarebbe mai più tornato a casa, Akane iniziò a passare le giornate chiusa in camera sua al buio, seduta per terra in un angolo con le ginocchia contro il petto. Restava lì, intervallando silenzi a pianti convulsi e soffocanti, aspettando che quel dolore che le stava lacerando l‘anima smettesse di torturarla.
Ma invano.
Dopo due anni Nodoka portò Genma via da casa sua. Si scusò profondamente con Soun, dicendo che non voleva più pesare sulle spalle dei Tendo e che per Akane era tempo di ricominciare a vivere. Kasumi si sposò col dottor Tofu, trasferendosi vicino all’ambulatorio, mentre Nabiki scelse di frequentare la facoltà di economia, vincendo una borsa di studio che la portò a New York: le sue sorelle avevano realizzato i loro sogni.
I suoi invece erano stati spazzati via, volatilizzati in un istante interminabile.
La sua vita era legata a Ranma più di quanto avrebbe mai potuto immaginare. Qualcosa in lei si era spezzato per sempre, lasciandola vuota e inerme. Si era costruita una maschera che le permettesse di sopravvivere: cercava di mostrarsi sempre forte e impassibile, sicura di sé, allontanando chiunque dal suo cuore.
Ma così facendo la luce nei suoi occhi si era lentamente affievolita fino a spegnersi, cancellando ogni emozione e quel suo dolce candore che Ranma segretamente adorava.
A poco a poco aveva smesso di alzarsi la mattina alle sei e mezzo per andare a correre: rimaneva nel letto fino a tardi, per rimandare il più possibile ogni confronto con la realtà.
Non entrò più in palestra, perché avrebbe voluto dire avere negli occhi, ancora una volta, l’immagine di Ranma che, dopo aver smesso di allenarsi, si voltava verso di lei sorridendole.
Invece doveva smettere di pensarlo, o non ce l‘avrebbe fatta a continuare a vivere.
Non avrebbe più pronunciato il suo nome, né tollerato che qualcuno facesse il minimo accenno a Ranma; infatti anche solo una frase detta per caso, o un sorriso compassionevole, potevano rompere quell’equilibrio instabile e precario che si era costruita attorno, facendola ricadere nella profonda angoscia dalla quale cercava inutilmente di liberarsi.

<< Stazione di Shinjuku. >>
Le porte della Metropolitana si aprono.
<< Si prega la gentile clientela di affrettarsi verso l’uscita. >>
Akane si mischia lentamente tra la folla, percepisce appena il brusio che la circonda. Tutto è così ovattato, così distante da lei, non c’è nulla che possa scuoterla da questa apatia silenziosa. Ha svuotato la mente da ogni pensiero, è un’azione che ormai non necessita più di sforzo o attenzione alcuna da parte sua. Ha imparato a sue spese, con il passare del tempo, che quella di non pensare è l’unica soluzione che le permetta di non impazzire.

Cammina per inerzia verso l‘università.

Arriva al cancello, tira un sospiro di sollievo.
Quello è l’unico posto dove essere Akane Tendo non presuppone di dover essere trattata con compassione e pietà. Nessuno guardandola le fa ricordare continuamente chi sia, o cosa abbia passato negli ultimi cinque anni.
E’ solo una ragazza con una vita normale, un po’ silenziosa magari, ma sempre e solo una ragazza come tante altre.
Niente maledizioni. Nessuno che cerchi di ucciderti appena metti il piede fuori della porta di casa. Nessuna situazione al limite dell’assurdo. Nessuno che passi la giornata a prenderti in giro, per poi arrossire ad un tuo semplice sguardo.
Akane strizza gli occhi per trattenere le lacrime, ha pianto abbastanza per oggi. Basta, ora.
“Akane, Ciao!”
Vede una ragazza dai capelli biondi a caschetto correre verso di lei, allora tenta di cancellare dal suo volto ogni traccia di dolore, assumendo un‘espressione di circostanza.
“Oh, Suzu! Non ti avevo vista, scusami.”
“Beh, in effetti, sembri un po‘ soprappensiero, va tutto bene?”
Akane fa un piccolo sorriso ed inclina la testa verso destra.
“Aha, certo. Sono solo un po‘ stanca.”
“Allora ci vediamo più tardi in caffetteria per ripassare, ora vado a lezione di storia.”
“D‘accordo, io invece fra un po’ ho pedagogia -Akane guarda l’orologio e si accorge di essere in ritardo- Anzi, la lezione dovrebbe essere cominciata da un po‘, ciao!”

L’aula magna è già riempita e il professore sta bevendo un sorso d’acqua. Akane si siede vicino ad alcune ragazze, cominciando ad ascoltarlo.
“Allora come dicevo, mischiare farmaci ed alcolici può avere differenti conseguenze, anche a livello psichico, non ultima la presenza di allucinazioni. Infatti… ”
Quella non è decisamente la lezione di pedagogia, ma quella di medicina che sarebbe dovuta finire venti minuti fa.
Allora si mette a frugare nella borsa in cerca di appunti da ricontrollare, quando improvvisamente una frase cattura inconsciamente la sua attenzione.
“E la vidi diventare un ragazzo. All’inizio rimasi sconvolto e mi chiesi come fosse possibile una cosa del genere, ma non le o gli… oh insomma, non dissi nulla poiché avevo realizzato che le pillole dell’antidepressivo, ingerite prima del saké, avevano cominciato a fare seriamente effetto.“
La platea scoppia in una risata fragorosa, Akane rimane impietrita.
“Bene, per oggi finiamo qui. Abbiamo fatto fin troppo tardi. Mi raccomando ancora, non mischiate farmaci ad alcolici, potrebbe capitarvi quello che è successo a me!”
Cosa ha detto? Si volta nervosamente verso una ragazza accanto a lei che si è già alzata.
“Scusami, mi ero distratta, che ha detto il professore?”
“Eh, ah sì - ride- ha detto che due anni fa vicino Niihama1 gli era sembrato di vedere una ragazza trasformarsi in ragazzo…”
P-potrebbe essere lui.
Inizia a sudare freddo, le pupille dei suoi occhi si restringono per lo choc e la borsa le cade per terra. La maschera che si è creata con tanta determinazione le sta ora scivolando lentamente di dosso, per una sola e semplice frase, senza che lei possa fare nulla.
Anzi, forse qualcosa può farlo ancora.
Akane si alza di scatto dalla sedia e tenta di raggiungere il professore per chiedergli cos‘altro sapesse.
“Permesso, fatemi passare, vi prego!”
Ma la calca la spinge fuori della porta, senza lasciarle la possibilità di raggiungerlo. Rimane un attimo ferma, per pensare a come rintracciarlo, poi comincia a cercare qualcuno che possa aiutarla.
“Scusate, sapreste dirmi dove è andato il professore?”
“Ehm… vediamo, ah sì sta partendo per andare ad un congresso a Pechino, ha detto che le lezioni ricominceranno tra due settimane.”
“Grazie mille, mi scusi ancora.”
Due settimane sono un‘eternità, lei ha bisogno di fare qualcosa adesso.

Si precipita verso l’uscita dell’università, correndo come non fa da anni, con tutta la forza e la determinazione di cui un tempo era capace, ma l’unica cosa che ottiene è vedere l’auto del professore sfrecciare di fronte a lei.
Lo spostamento d’aria le scompiglia i capelli: stanno ricominciando a crescere, tra un po’ le supereranno di nuovo le spalle.
Potrebbe essere vivo.
Lei questo dentro di sé l’ha sempre saputo, anche quando tutti ormai avevano smesso di crederci. Ora qualcuno finalmente le da ragione, dicendole anche dove cercarlo. Non vuole neanche pensare che potrebbe non trattarsi di lui.

La caffetteria è piena di studenti che parlano degli esami da affrontare e delle ragazze con cui vogliono uscire. Akane, seduta ad un tavolo rotondo, beve lentamente il suo the. Sta finendo di riprendersi dalle eccessive emozioni della giornata, a cui non è più abituata.
Com’è piacevole un the caldo, quando fa freddo… Sorride.
Improvvisamente una ragazza le si para di fronte con fare minaccioso.
“Ah, eccoti, ero venuta a cercarti in aula magna, ma lì non ti avevano proprio vista, dove ti eri cacciata?” Suzu si siede accanto a lei.
“Ho avuto un impegno in segreteria.”
“Sì Akane, d‘accordo. Facciamo finta che sia andata così. Certo che oggi sei proprio un bel mistero, eh?”
Akane la guarda distrattamente.
“Che vuoi dire Suzu?”
“Hai un‘aria così stralunata, non mi sembri solo stanca. - la compagna le si avvicina con sospetto e la fissa negli occhi - mhh, dimmi un po‘, non è che la signorina dal cuore di ghiaccio qui presente si è finalmente innamorata?”
Akane sfodera una delle sue migliori facce sorprese: non è affatto inquietata con lei. Suzu la squadra attentamente in religioso silenzio, per capire quale razza aliena abbia mai potuto sostituire la sua amica con un clone inebetito, l’Akane che conosce lei infatti avrebbe risposto in malo modo ad una domanda del genere, o avrebbe fatto finta di non sentirla, ma questo evidentemente è il suo giorno fortunato, potrebbe tentare la fortuna giocando a pachinko2, non si sa mai.
“No, non mi sono innamorata, Suzu. Però…”
Akane le sorride sinceramente, come non accade da molto ormai.
“Penso che non mi vedrai in giro per un po‘ di tempo.”


Note:
1. Niihama si trova sulla costa nella parte settentrionale dell’isola di Shikoku [si ringrazia ancora una volta per la gentile collaborazione la cartina del Giappone del sig. Ryoga Hibiki, pagina 36].
2. Prendete un flipper, e mettetelo in verticale. Fatto? Ecco, avete fatto in casa il vostro videopoker dagli occhi a mandorla [si ringrazia la “Guida ai soldi facili, ovvero come guadagnare estorcendo denaro ai vostri famigliari .” della sig.na Nabiki Tendo, edizioni Shogakkan].

Ringrazio tutti quelli che mi hanno aiutato e/o che hanno commentato(come siete dolci, mi sembra quasi di essere un po' brava XDD): Ai, ChiuEs, Kuno84, Ren, Riccardo, Tiger_eyes, Watashiwa7 e mewRobby. Ringrazio anche tutti coloro che hanno letto senza commentare, o che devono ancora leggere(tra tutti Breed e Mikage, fate con calma XDD tanto non scappo mica). Per kuno: sì la definizione di commedia calza a pennello ^___-!
Ah, ultima cosa: il terzo capitolo sta nascendo più velocemente di quanto potessi pensare ^___^ .Penso sia cosa buona ^^.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** pouring out tea ***


Capitolo III
Pouring out tea.

Il cielo terso del tardo pomeriggio, di un azzurro chiaro e freddo.
Le ultime nuvole passeggere che si stanno allontanando oltre l‘orizzonte.
Il vento sferzante mitigato dal tepore del sole autunnale.
Gli alberi del parco dai rami spogli, le loro foglie sparse per terra, alcune rosse, altre gialle.
Uomini distinti e giovani donne, che camminano sul marciapiede attorno a lei, senza fermarsi un attimo.
Tutto questo cattura ora, di nuovo, lo sguardo di Akane.
Chiude gli occhi, respira profondamente, cercando di trattenere dentro di sé tutte le sensazioni che la circondano.
Agli occhi dei pochi passanti che si accorgono di lei sembra una piccola bambina, uscita di soppiatto da casa, che guarda il mondo per la prima volta.
E probabilmente non sbagliano del tutto.

Akane si abbandona poi al fluire dei suoi pensieri, cercando di trarre alcune sommarie considerazioni.
Certo, non ha la sicurezza matematica che il professore si stesse riferendo a Ranma, ma questo non ha la minima importanza, non ha tempo per sottigliezze simili. D’altronde quante persone in Giappone saranno cadute nella niang-nichuan?…
O nella nan-nichuan.
Akane si ferma, il suo cuore cessa di battere per un interminabile istante.
Già.
Il professore aveva parlato di una ragazza che si era trasformata in un ragazzo…
Un brivido silenzioso le sale lungo la schiena:
No...
Scuote la testa, chiudendo con forza gli occhi.
E’ lui, ne sono sicura.

Calata la notte, arriva a casa e apre la porta.
“Papà, sono tornata!”
Ripone le scarpe con cura alla destra dell’entrata.
“Oh Akane, allora hai fatto in tempo, bene.”
“Sì, sono uscita un po‘ prima. Hai già mangiato? -il padre le fa cenno di no- Bene, allora vado a prendere in frigo l‘oden1 che ci ha portato ieri Kasumi. -si ferma dandogli le spalle- Scusami se sono stata così brusca, stamattina.”
Soun la guarda sbalordito, poi inizia a piangere come una fontana.
“Oh, piccola mia!”

Finito di mangiare, Akane si alza in piedi per portare i piatti in cucina, quando ad un tratto sente aprirsi la porta d’ingresso.
Bene, sono già arrivati.
“Ma chi può essere a quest‘ora? -Soun si alza in piedi- sono le nove!“
Padre e figlia si dirigono verso l‘ingresso: Soun rimane letteralmente a bocca aperta e Akane lo guarda compiaciuta.
“Tendo, amico mio!”
“Oh, Saotome!”
I due amici si abbracciano piangendo come bambini piccoli, mentre Nodoka sorride ad Akane.
“Come stai, piccola?”
“Un po‘ meglio, signora, grazie.”

“Akane, non capisco, ma li hai chiamati tu?”
La ragazza versa del the caldo al padre e ai Saotome, che si sono riuniti attorno al tavolo.
“Sì, papà. Ho chiesto loro di tornare. Non c‘è ragione per cui debbano abitare in una casa in affitto, se possono stare qui, no?”
Nodoka si rivolge a Soun.
“Tendo, Akane ci ha detto che forse ora sa dove si trovi Ranma e che andrà a cercarlo. Noi abbiamo fiducia in lei, perciò abbiamo acconsentito a tornare, sia per non farti restare solo, sia perché ci mancavate tanto, tutti voi.”
“Oh, Tendo -Genma abbraccia vigorosamente l‘amico- Ranma tornerà e ci troverà tutti qui ad aspettarlo, sono così felice! Prendiamo del sakè!”
“Si, Saotome! Ottima idea!”

Mentre i due iniziano ad ubriacarsi, cantando a squarciagola canzoni tradizionali giapponesi, Nodoka prende da parte Akane in cucina.
“Akane, scusami se sono così insistente, ma sei sicura di quello che fai? L‘ultima volta che sei tornata a casa, dopo averlo cercato, stavi così male, io non voglio che ti accada qualcosa, sei una ragazza fantastica.”
“Grazie, signora. Ma non si preoccupi per me. -lo sguardo di Akane diviene più che mai deciso- So quello che faccio e non ritornerò fino a quando l‘avrò trovato.”

La mattina seguente, Akane raccoglie le sue cose, per metterle nel borsone da viaggio che aveva utilizzato tante volte in passato, lo stesso che l’ha accompagnata nei suoi ultimi lunghi viaggi alla ricerca di Ranma.
Indossa poi un pullover arancio scuro, con sotto una camicetta bianca e un paio di pantaloni di jeans pesanti. Anche se Niihama è molto a sud è sempre novembre inoltrato.

Il treno viaggia velocemente passando lungo la costa.
Dal finestrino scorrono immagini di città, colline, piccoli paesi e spiagge.
Sono così deserte, in questo periodo dell’anno.
Nessuno ad intaccare la loro bellezza, essenziale e solitaria.
Il cielo comincia a riempirsi di nubi, la forte brezza marina solleva la sabbia e le onde, che si infrangono sulla battigia, lasciando tracce che rimarranno solo per un istante.

Akane scende a Wakayama. Per raggiungere il porto, dove si imbarcherà per Tokusima2, deve percorrere alcune strette strade, che si incuneano nella periferia industriale della città, su cui si affacciano solo fabbriche dimesse.
Del vecchio cuore economico del paese non è rimasto altro che cumuli di macerie, pareti scrostate, vetri rotti ai lati della strada e ciminiere di mattoni, che sembrano innalzarsi verso il cielo per chiedere ascolto invano.
Akane sente rimbombare l’eco di ogni suo singolo passo.
Entra nel porto dove trova il traghetto che la porterà sull’isola di Shikoku.
La vernice corrosa dalla furia del mare, sulla prua e sulle fiancate, testimonia i numerosi anni di servizio svolti con ogni condizione climatica.
L’interno è spoglio, vi sono solo alcuni sedili di plastica rossi e due salvagenti appesi alle pareti.
Si siede nell’ultima fila, sono poche le altre persone che la affiancheranno in questo breve tratto di viaggio.

La sera è già calata, il mare comincia a divenire ancora più plumbeo e minaccioso di quanto non le sia apparso nel primo pomeriggio dal treno. La maggior parte dei passeggeri si tiene stretta ai sedili del battello, per paura dell’eccessivo rollio.
Akane invece è totalmente rapita dal moto oscillante che sembra portarla via.
Socchiude gli occhi, per farsi trasportare lontano da quel mare impetuoso e profondo.
, è la stessa sensazione che aveva provato quella sera tra le sue braccia.

La temperatura della notte è resa più bassa dallo scrosciare della pioggia, che sorprende Akane all’arrivo al porto. I profili degli edifici si perdono nel nero del cielo notturno. Le uniche fioche luci ad illuminare il suo cammino sono i lampioni bianchi, disposti ad intervalli regolari, ai bordi della strada bagnata, che creano dei giochi nelle pozze, come delle stelle riflesse da specchi infranti .
E’ tentata di non fermarsi a dormire in un ostello come aveva pianificato, per raggiungere invece Niihama nel più breve tempo possibile, ma la stanchezza ha il sopravvento su di lei.
Il suo sonno è tormentato e incoerente, come quasi ogni notte da cinque anni a questa parte, popolato da fantasmi di ricordi celati nel fondo della sua anima. Continua a contorcersi nervosamente nel futon, con il volto segnato da sottili rivoli di sudore freddo, mormorando frasi sconnesse e sillabe senza senso.
Ran…
Io…
Ti pre…

Il sole, già alto nel cielo, si rispecchia nelle pozzanghere sul marciapiede. Non ci sono più nuvole, nella porzione di cielo che il suo sguardo riesce ad abbracciare, ma il vento, che trasporta l’odore salmastro del mare, è gelido e pungente.
Akane raggiunge la fermata dell’autobus e poggia il borsone per terra, manca ancora una mezz’oretta alle dieci, quando passerà la corriera. Sotto la pensilina ancora deserta cominciano ad arrivare lentamente altre persone: una signora anziana, un uomo sulla trentina, due ragazze della sua età che chiacchierano tra loro.
Una sola, però, cattura lo sguardo di Akane.
Ha un aspetto elegante: i suoi capelli sono castano chiaro, leggermente mossi verso le punte, i lineamenti leggeri e ben proporzionati, gli occhi cerulei. E’ ben vestita, indossa una sciarpa bianca e un cappotto a coste marrone, sotto di cui si intravede una gonna a pieghe bordeaux.
La ragazza si avvicina urtando la spalla di Akane, che si volta verso di lei aspettando delle scuse: ma la ragazza non proferisce parola, continuando invece a chiacchierare con l’amica.
Akane la fissa ancora per un attimo, poi volge lo sguardo al mare, ancora mosso, che si intravede di scorcio nella fessura tra due case.
Che maleducata.

Pianure, villaggi, colline non ancora soffocate dal cemento, la piccola corriera si muove a stento sulle stradine strette dell’isola di Shikoku, rasentando a volte la costa, in modo da intravedere il mare interno, più calmo rispetto a quello dello stretto di Kii.
Akane è seduta in fondo col viso rivolto al finestrino, mentre il borsone è posizionato nel sedile che dà sul corridoio. Alcune file più avanti ci sono le due ragazze salite con lei a Tokusima. Vorrebbe poter fare a meno di ascoltarle, ma la loro voce giunge al suo orecchio come un sibilo fastidioso.
< Ora mi sento benissimo, ho deciso che molto presto andrò di nuovo da lui. >
< Quindi Aya, pensi di provarci ancora? >
< Sì, certo, stavolta vedrai che riesco a farlo cadere ai miei piedi. Ah ah ah! >
Che risata sguaiata, sembra Kodachi.
Akane prova pietà per quel poveretto che neanche conosce, perché quella ragazza, questa Aya, comincia a darle veramente sui nervi.
Ora si sorprende di se stessa. Come può provare così tanto fastidio, a pelle, per una persona appena conosciuta?
Lo stomaco che le ribolle dalla rabbia, la voglia di far tacere quella ragazza: è passato così tanto tempo, dall’ultima volta in cui ha provato queste sensazioni, che pensava di averle cancellate, rimosse per sempre.
Invece no, sono rimaste nascoste e assopite nell’inaccessibile baratro della sua anima per tutti questi anni, in modo che la nuova Akane potesse continuare a sopravvivere. Ma ora queste emozioni stanno riaffiorando ad una ad una, per increspare di nuovo la superficie del suo cuore.

Dopo un’ora e mezza di viaggio, passata anche Takamatu, la corriera arriva a Niihama.
Akane scende. Esita per un istante, poi alza gli occhi.
Lo so che sei qui, sono venuta per ritrovarti. E poi…
Già. Cosa avrebbe fatto dopo?
Cosa gli avrebbe detto? Ranma l’avrebbe ancora voluta con sé?
Un brivido gelido le inaridisce la testa, la gola e il cuore, percuotendo tutto il suo corpo e facendole quasi perdere i sensi. Ma questa volta non si tratta del vento o della pioggia, è solo la paura che c’è nel suo cuore a bloccarla.
Paura di vedere con i suoi occhi che lui non la voglia, che non l’ami più, che stia con un’altra.
Akane si appoggia tremante con la mano ad un muretto, per tentare di riordinare le idee.
Non è questo il momento di abbattersi, ora devo solo pensare a ritrovarlo. Sì, è solo questo che importa veramente.

Niihama non può essere infinita.

Le strade, strette e affollate, sono rese ancora più vivaci dalla moltitudine di bancarelle di verdura, dai profumi che provengono dalle osterie e dalle tende delle insegne di piccoli negozi a gestione familiare, sature di colore, come quella viola dell’Okonomiyaki Ucchan.
La gente è differente rispetto a Tokyo: non corre senza sosta, ma segue un altro ritmo, più lento, può permettersi di fermarsi per salutare un caro amico o un semplice conoscente, senza aver paura di sprecare il proprio tempo.
L’atmosfera che si respira è intrisa di una moltitudine di sensazioni, anche contrastanti tra loro, come alcune vecchiette con indosso il kimono accanto a delle liceali che armeggiano con il cellulare.
Nerima, pur essendo un quartiere di Tokyo, è rimasta ancora così probabilmente; ma Akane ha smesso di farci caso, o almeno quest’affermazione nei suoi confronti poteva avere valore fino a due giorni fa.
Chiede a tutte le persone che si fermano per ascoltarla se abbiano mai visto un giovane ragazzo di nome Ranma, che porta i capelli neri raccolti in una treccia, o una sua amica che gli assomiglia molto.
No, mi dispiace. Continua a sentire questa frase per tutto il giorno, in continuazione. Ma non è il momento di arrendersi.

La sua ricerca si protrae infruttuosamente fino a notte inoltrata, quando non c’è più nessuno in giro cui chiedere informazioni. Solo a quel punto si rende conto di non aver mangiato qualcosa da Tokusima.
In quel momento le forze, sfiancate dalla giornata trascorsa sempre in piedi e appesantite dal freddo pungente della notte, cominciano a mancarle precipitosamente. Si rifugia perciò nel ryokan3 più vicino a lei, per passare la notte nell’attesa di continuare le ricerche il giorno seguente, magari nei villaggi vicini.

“Permesso? - Akane scosta la tenda della pensione- E‘ ancora aperto?”
La pensione è molto semplice: ci sono quattro tavoli rettangolari di legno con delle panche, mentre più in fondo, sulla sinistra, c’è una porta che dà l’accesso alle camere dei clienti al piano superiore; sulla destra invece si trova il lungo bancone, molto semplice, fornito dello stretto necessario per servire da bere e mangiare ai clienti, dietro il quale si trova una ragazza, probabilmente la padrona.
“Sì, certo, qui chiudiamo solo dopo mezzanotte. Ah, io gestisco la locanda, piacere, sono Mizuko.”
La ragazza continua a darle le spalle, mentre scalda una teiera sul fornello.
“Si accomodi pure, vuole del the? Sta bollendo proprio adesso.”
“Sì, grazie. Potrebbe portarmi anche qualcosa di caldo da mangiare, per favore? Ehm, io mi chiamo Akane.”
Si siede a fatica presso uno dei tavoli e poggia il borsone per terra. Ha la vista annebbiata dalla stanchezza, e sente che stranamente le forze la stanno abbandonando del tutto.
“Certo, allora che ne dice di una buona zuppa di miso4 calda calda? E‘ fortunata guardi, l‘avevo preparata per me, ma il cliente innanzitutto.”
Mizuko si avvicina ad Akane.
E’ bello avere una persona che si prenda cura di te, anche se lo fa solo per lavoro.
Le porge il piatto. E’ davvero calda e ha un buon profumo.
Ora che la padrona della pensione le è più vicina Akane riesce a vederla meglio: ha i capelli color mogano, raccolti in una lunga coda di cavallo e gli occhi chiari, anche se avendola controluce non può capire di che colore siano, forse azzurri; sotto il grembiule bianco indossa un maglione nero e un paio di pantaloni larghi. La voce è dolce, le ricorda quella di qualcuno che conosce, forse Kasumi, sì.
Improvvisamente Akane è scossa da un fremito, cui segue un capogiro.
“S-signorina Mizuk… ”
Sviene.

Mizuko riesce a prenderla per un soffio prima che cada per terra. Poggia una mano sulla sua fronte per poi ritirarla immediatamente.
“Oh, accidenti! Scotta tantissimo! Come avrà fatto a stare in piedi con questo borsone? Ha una febbre altissima!”
Fa sdraiare la ragazza sulla panca e sbuffa.
“Uffa, mi toccherà portarla su di peso. E va bene, tanto ormai non verrà più nessuno, posso chiudere prima.”
Va fuori a ritirare l’insegna, chiude l’entrata e poi si dirige verso il bancone.
“Bene, è ancora caldo.”
Si versa del the.
Poi prende in braccio Akane e la porta al piano di sopra.

Note:
1. L'oden è una pietanza molto succulenta, costituita da un misto di carne, uova e verdure cotte in brodo [si ringrazia la gentile Tiger_eyes per il contributo culinario].
2. Wakayama e Tokusima sono due città che si affacciano sullo stretto di Kii. Mentre Wakayama si trova nell’isola di Honshu(la maggiore), Tokusima si trova nell’isola di Shikoku [ma come è paziente la cartina del Giappone del sig. Ryoga Hibiki. pagina 37-38].
3. Un ryokan è una piccola pensione arredata in stile giapponese, molto familiare e accogliente.
4. La zuppa di miso non è una minestra è servita in brodo in una ciotola e composta da alghe, cubetti di tofu e a volte surimi (polpa di granchio in fettine sottili). E' molto buona e per mantenerne il calore la ciotola è coperta da un apposito coperchietto [si ringrazia ancora la gentile Tiger_eyes per il contributo culinario].

Wow! non credevo di poter fare qualcosa che vi piacesse tanto! ^^'' in genere sono negata... un saluto ai nuoi arrivati: Argenne(grazie dei complimenti!),Breed 107(sì, penso che Ranma ce l'abbia una buona scusa...), Elychan, Mokarta(non preoccuparti, Akane lo troverà!), Quistis5(sono contenta che il sito ti piaccia ^^). Spero di avervi ancora con me! ^_^ E un besos agli aficionados: Mewrobby, Ren, Riccardo, Tiger eyes.
e alla gamma Ai e al delta Wata-torna presto!- .
Spero di non avervi annoiata, so che questo capitolo è un po' più lungo, ma non potevo fare altrimenti (fate attenzione al titolo del capitolo, come al solito! ^_-).
Sono contenta di avervi instillato un po' di curiosità, nel prossimo capitolo cominceranno ad arrivare alcune risposte, o per lo meno ne saprete (un po' di più) sulla domanda che ci fa scervellare: che fine ha fatto Ranma?(rullo di tamburi) A presto!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** fever's illusions ***


Capitolo IV
Fever's illusions.

E’ strano se ci si presta attenzione. Viaggiando ci si trova a condividere momenti della propria vita, anche solo pochi minuti, accanto a persone mai conosciute prima, che non si rivedranno mai più.
Sono vite che, in silenzio, intrecciano per brevissimi attimi i fili delle loro esistenze, senza che nessuna di loro sappia cosa si celi nel cuore dell‘altra.
Forse stanno soffrendo, o hanno appena trascorso un momento meraviglioso e vorrebbero poterlo gridare al mondo intero.
O magari potrebbero avere un ruolo fondamentale, nella vita di chi hanno di fronte per un solo istante.

“Signorina Akane?”
Mhh…
“Niente. Dorme ancora, accidenti. -Mizuko, seduta alla destra di Akane, cerca di svegliarla scuotendo vigorosamente il futon- Su, si svegli, ho preparato la colazione.”
Ma Akane continua imperterrita a dormire e, in balia di un sogno febbrile, alza di scatto le braccia, avvinghiandosi al collo di Mizuko fino quasi a soffocarla.
“Ranma! Ranma!”
“E-ehi! Un m-momento!”
Mizuko, stordita, comincia a sudare freddo e la sua coda si alza dritta dietro la schiena, mentre Akane continua a parlare nel sonno.
“Ranma!”
“M-ma che Ranma e Ranma! -farfuglia Mizuko- Non sono un pannello di legno1, io!”
Solo dopo qualche istante riesce a staccarsi da lei.
Ancora confusa le prende le mani e le poggia, incrociandole, sul futon, mentre la ragazza continua a dormire pacifica, poi sospira.
“Accidenti, la febbre le dà proprio alla testa. Sarà meglio che le prepari altre pezze fredde.”

Alcuni rumori risuonano in lontananza nella strada, mentre il tepore del sole le accarezza il volto.

La luce entra a fatica nei suoi occhi, assumendo l’aspetto di macchie iridescenti, che vagano disordinatamente in un mare scuro dai contorni sfocati.
Li stringe forte, per mettere a fuoco quello che la circonda.
La camera in cui si trova non è molto grande, dietro di lei una finestra proietta la sua ombra nella stanza. Il suo borsone non c’è, probabilmente si trova dietro l’armadio di carta di riso, alla sua sinistra. Davanti a lei invece c’è un mobiletto basso, di legno scuro, con due cassetti, su cui è poggiato un fiore bianco reciso in una piccola canna di bambù svuotata. A destra infine un‘altra parete, che probabilmente comunica con l‘esterno.
Abbassa lo sguardo: sul tatami c’è solo una bacinella piena d’acqua, con accanto alcune pezze di stoffa bianca, piegate una per una.
Akane si porta istintivamente la mano destra alla fronte.
E’ molto calda.
Si rende conto di indossare ancora la camicetta bianca con cui era partita e i jeans, nonostante si trovi in un letto. Qualcuno deve averla portata lì e sfilato il maglione.
Devo essere svenuta.
L’ultima cosa che ricordo è che stavo per mangiare della zuppa di miso. Chissà quanto ho dormito.
Guarda l’orologio: le lancette segnano le quattro e mezza di pomeriggio.
“Oh mio Dio! Com‘è possibile? Devo ripartire subito.”
Akane decisa cerca di alzarsi, ma la febbre è ancora alta e le ginocchia non riescono a sostenerla, facendola cadere gambe all’aria.

Un tonfo sordo giunge dal primo piano.
Mizuko alza lo sguardo divertita.
Bene, alla fine si è svegliata.
“Scusatemi un attimo, torno subito.”
Lascia i clienti che affollano il locale per recarsi al piano di sopra.

Aprendo la porta trova Akane seduta per terra, con la faccia seccata.
“Akane non deve muoversi, lo sa? Ha la febbre molto alta, in queste condizioni rischierebbe solo di aggravarsi.”
Mizuko le sembra molto sicura di quello che dice e lei non può certo contraddirla. In effetti non ce la fa neanche ad alzarsi in piedi, come potrebbe mettersi a cercare Ranma in queste condizioni?
Guarda Mizuko con una punta di disappunto.
“D‘accordo, ha ragione. Ma resterò solo un paio di giorni, non posso permettermi di fermarmi.”
Sono troppo vicina a lui, potrebbe essere qui vicino e io…
Akane con il pugno chiuso stringe la coperta, maledicendosi mille volte di non riuscire mai a badare a se stessa.
“Perfetto, allora. Ma dammi del tu, Akane. -Mizuko, poggiando le mani sui fianchi, le si avvicina e la guarda dritta negli occhi- Dopotutto abbiamo la stessa età, altrimenti mi fai sentire una vecchietta, va bene?”
Akane le sorride, ma quando sta per risponderle, qualcosa la blocca.
Alla luce del giorno riesce a distinguere molti più particolari della ragazza in piedi di fronte a lei, che il giorno prima, vinta dalla stanchezza e dalla febbre, non aveva notato.
Rimane scossa dalla visione che resta impressa nei suoi occhi.
I capelli color mogano, illuminati dai raggi del sole provenienti da destra, assumono dei sgargianti riflessi arancio. Il suo viso è incorniciato da una frangia irregolare, che le copre a tratti gli occhi: le iridi sono azzurre, come aveva solo potuto ipotizzare la sera prima e da loro traspare un sentimento contrastante di allegria mista ad agitazione.
Com’è simile all’espressione che a volte Ranma assumeva quando la guardava.
Un attimo…
Non è solo questo.
I capelli, i tratti del viso, gli occhi, persino il linguaggio e il modo di atteggiarsi.
Tutto le ricorda lui in maniera impressionante.
No, non può essere.
E’ la febbre sì, è quella che le fa vedere le cose in maniera distorta. Ormai ritrovare Ranma per lei è diventata un’ossessione, tanto che le sembra di vederlo dappertutto. Come può pensare ad una cosa del genere? Innanzitutto quella ragazza si chiama Mizuko. E poi se fosse Ranma l’avrebbe riconosciuta immediatamente, non l’avrebbe mai trattata come un’estranea.
Non avrebbe senso.
Già, che sciocca che sono.
Cerca di concentrarsi, per cancellare quelle stupide e inutili supposizioni dalla sua mente.
“Va bene. D‘ora in poi ti darò solo del tu.”
Poi le sorride, chiudendo gli occhi dolcemente.
Lo sguardo di Mizuko, stranamente turbato, resta posato su quella ragazza ancora per un secondo, poi reclina il capo e si volta per uscire, fermandosi sulla soglia della porta.
“Akane, stasera ti va un po‘ di ramen?”
“Perché no? Mi piace molto, grazie.”

La pioggia notturna batte ininterrottamente sul tetto del ryokan, mentre il vento bussa con forza contro le imposte, facendo entrare alcuni spifferi, che sibilano come spettri nascosti in un angolo.
I suoi occhi fissano la finestra, soffermandosi ad osservare le singole gocce d’acqua, che percorrono prima strade separate, per riunirsi poi in un unico rivolo e scendere lungo il vetro.
Le labbra di Akane accennano ad un timido sorriso.
Probabilmente Ranma si sta trasformando in ragazza, da qualche parte qui attorno.
“Come sta la nostra malata? -Mizuko irrompe nella stanza portando un vassoio con la scodella di ramen- Ieri sera sei svenuta prima di assaggiare la mia zuppa di miso, domani però devi rifarti!”
Akane si mette a ridere.
“Va bene.”
Mizuko poggia il vassoio accanto a lei, poi si ricorda di una cosa.
“Accidenti, avevo preparato del sakè caldo per farti stare meglio, ma me lo sono dimenticata di sotto. Torno subito, tu intanto mangia pure.”

Akane ripone la scodella vuota sul vassoio di legno scuro.
Sente salire le scale, poi tutto ad un tratto un tonfo e un rumore di vetri infranti.
“Accidenti, maledizione!”
Una voce maschile?!
Il battito del suo cuore accelera di colpo.
Si alza e nonostante le sue condizioni precarie cerca di arrivare alla porta della stanza. Purtroppo però quando riesce ad aprirla è ormai troppo tardi, non c’è più nessuno.
Sul ballatoio restano solo alcune schegge di un bicchiere. Allora si appoggia al corrimano delle scale, urlando verso il piano di sotto.
“Chi c‘è? Mizuko, tutto bene?”
“Akane, è tutto a posto, non c‘è nessuno. Torna pure nel letto, adesso arrivo.”
La ragazza, perplessa, ritorna lentamente sotto il futon.
Ma io ne sono sicura, era la voce di un ragazzo, quella…

“Eccoti il sakè caldo.”
Gira tra le mani il bicchiere e poi beve. Il sakè le scende lentamente lungo la gola, scaldandole il petto.
“Mizuko?”
“Sì, che c‘è?”
Akane la fissa negli occhi.
“Ecco, non che siano affari miei, ma… chi era il ragazzo di prima?”
“Eh? -Mizuko ridendo si porta le mani dietro la testa- Ma quale ragazzo? La febbre deve averti giocato un brutto scherzo.”
Akane le si avvicina, portando il suo viso a poche decine di centimetri da quello dell‘altra ragazza.
“No, non direi proprio. Ho sentito chiaro e tondo un ragazzo urlare: accidenti!. Chi era?”
“Ahh, quello! -la ragazza ride forzatamente- E‘ mio cugino Yu, vive qui ma lavora fuori, ogni tanto mi aiuta nel locale, sai com’è, sono sempre così indaffarata, da sola sarebbe impossibile”
Akane rimane interdetta un istante.
E’ solo una pura e semplice coincidenza sì, nient‘altro.
“Ho capito. -Akane poggia il bicchiere sul vassoio- Ed è ancora qui? Mi piacerebbe chiedergli scusa, ora hai molto da fare anche per colpa mia.”
“Eh? D‘accordo, te lo chiamo, ora mi sta dando il cambio di sotto. -Mizuko si alza, pulendosi con le mani il grembiule- Bene, vorrà dire che rimarrò io con i clienti.”

Attende impazientemente che Yu salga.
Tamburella le dita sulle gambe cercando di far passare il tempo. Eppure dovrebbe essere tranquilla: perché innervosirsi tanto per incontrare il cugino di una locandiera? Ma la sua mente non riesce a pensare ad altro.
Chissà com’è.
Magari, anzi sicuramente, è un piccolo ometto occhialuto con un pancione, oppure ha un naso enorme e i denti storti. E la faccia gonfia per il mal di denti.
Sì, così finalmente la smetterà di tormentarsi e potrà andare via col cuore in pace.
D’improvviso la porta si apre.

Oh mio Dio.

Il suo cuore ha un sussulto.

Quello che le si presenta alla vista è un ragazzo basso, con i denti storti e la pancia piena di sakè.

No, n-non può essere lui.
Il suo sguardo è pieno di amarezza e sconforto.
Perché? Secondo il suo ragionamento avrebbe dovuto provare sollievo, invece.
Sperava realmente che fosse tutto così semplice, che davanti ai suoi occhi comparisse finalmente Ranma in carne e ossa?
Eppure, in tutti questi anni, avrebbe dovuto imparare a smettere di illudersi così facilmente, altrimenti ogni volta rischia di sentirsi sola e persa del tutto, proprio come adesso.

“Ehm, -lui la guarda imbarazzato- mi scusi.“
Akane cerca di ricomporsi, è stata comunque lei a chiedere a Mizuko di farlo salire, ora deve almeno salutarlo.
“Salve.”
“…Dov’è il bagno?”
“Eh?! -Akane lo guarda a bocca aperta- I-io non lo so…”
“Devi tornare di sotto e aprire la porta di legno a destra.”
La persona che ha appena parlato fa uscire l’ubriaco ed entra nella sua stanza, chiudendo la porta.

Akane sbianca improvvisamente in volto.

I capelli neri come la notte, dai riflessi satinati, lisci e lunghi ben oltre le spalle, sono raccolti in una semplice coda, ondeggiando ad ogni suo passo verso di lei.

Il cuore comincia a saltarle in gola come impazzito.

Sotto alcune ciocche di capelli della frangia si celano i suoi occhi azzurri, che sembrano brillare come una lama d’acciaio illuminata dalla luna.

Il suo respiro si fa sempre più difficile.

I lineamenti del viso sono ben proporzionati, le sue labbra sono distese in un’espressione enigmatica e indecifrabile.

Lo sguardo di Akane è fisso ed inespressivo, non riesce a proferire parola, ha la gola totalmente secca e le labbra serrate.

E‘ molto alto e il suo fisico, pur essendo longilineo, è finemente scolpito, tanto che riesce a seguire con la mente il profilo dei muscoli, nascosti dalla sottile camicia blu scuro, indossata sopra un paio di jeans slavati.

Akane sente la pressione precipitare e la vista annebbiarsi, ma stavolta la febbre non c’entra.

“Scusi quell’uomo di prima signorina, è un nostro assiduo cliente, ma è sempre ubriaco. Lei è Akane, non è vero? Io sono Yu.”

Note:

1. Ranma non è solo un nome proprio, si chiamano così anche i pannelli di legno, intarsiati con scene naturali, che decorano le pareti delle case giapponesi [Si ringrazia il falegname di casa Tendo: ”E di che? Questo ed altro per dei clienti così assidui!”].

Vi ringrazio degli splendidi commenti, sia degli apprezzamenti che delle critiche, sono sempre le benvenute(è sempre la mia prima fic, quindi non siate clementi!).
Ho visto che Aya nel precedente capitolo ha riscosso molta popolarità fra di voi, vero? Grazie a tutti, vecchi e nuovi siete me-ra-vi-glio-si!. per Kuno: hai indovinato una cosa tra le tante ipotesi,-Akachan apre la "Guida ai soldi facili, ovvero come guadagnare estorcendo denaro ai vostri famigliari .” a pagina 5- ma ti dico cos'è solo se mi paghi 5000 yen!
Beh, che ne dite di Yu? Carino? ^___^

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Skin deep contact ***


Capitolo V
Skin deep contact.

“…Lei è Akane, non è vero? Io sono Yu.”
Queste parole continuano a risuonarle nella mente, senza sosta. Con gli occhi ancora sbarrati Akane comincia a piangere: le lacrime sgorgano involontariamente bagnandole il viso, cerca di asciugarle, ma la situazione non migliora.
Che succede? Perché si sta rivolgendo a lei in quella maniera, così freddo, distaccato?
Akane abbassa il capo e stringe le braccia contro il petto, cercando di proteggersi da qualcosa dentro di lei, da un pensiero informe che non le dà pace.
Cos’è questo brutto presentimento?
Yu si avvicina, inginocchiandosi di fronte a lei.
“Signorina… si sente bene?”
“Ranma… -alza gli occhi, rivolgendosi a lui con voce tremante- ma non mi riconosci?”
Il ragazzo la guarda stranito.
“Ma, mi scusi, lei è Akane, no? E’ ospite di mia cugina Mizuko.“
Perché il suo sguardo è così sincero?
“E poi io sono Yu, non so chi sia questo Ran… ”
“No! -Akane lo interrompe bruscamente, urlando e battendo con disperazione i pugni contro il torace del ragazzo- Tu sei Ranma! Ranma! Perché continui a mentirmi, smettila ti prego!”
Akane si appoggia contro il suo corpo, abbandonandosi ad un pianto dirotto.
Improvvisamente Yu si porta con forza le mani alla testa, costretto a chiudere gli occhi da una fitta lancinante che gli spacca il cranio.
“Signorina, ma che dice? -il dolore si acuisce- io sono Yu, è la febbre che le fa…”
Ma la sofferenza si fa insopportabile, tanto da non fargli riuscire a finire la frase. Si riversa svenuto sul futon, tra le braccia di Akane.
In quell’istante un fiume caldo di emozioni, forti e contrastanti, travolgono il suo cuore, abbattendo ogni sua ultima resistenza e sommergendola fino a farla affogare stordita.
“Oddio… R-ranma? Stai bene?”
Di nuovo il calore del suo corpo, inerte tra le sue braccia.
Di nuovo il profumo dei capelli e della sua pelle, a contatto con la sua.
Di nuovo quella felicità che le colmava il cuore fino a farlo scoppiare.
Akane chiude per un attimo gli occhi. Dentro di lei si sovrappongono, a queste, sensazioni già provate in precedenza, come pagine viste in trasparenza contro una finestra.
Quelle dell‘ultima sera passata con lui.
Tutto il tempo che intercorre tra questi due momenti, tutta la solitudine e l’angoscia che avevano indurito il suo cuore, si sciolgono in immagini lontane e sfocate, che non le appartengono più.
Esiste solo un presente continuo, un flusso di emozioni senza tempo né luogo.
Akane gli sfiora la fronte con la mano tremante, mettendogli le dita tra i capelli. Poi gli accarezza il viso, permeato da gocce di sudore, le labbra, fredde e nervose ed infine il petto, con i muscoli ancora contratti e tesi per il dolore.
Gli occhi di Akane, gonfi di lacrime, guardano smarriti il ragazzo tra le sue braccia.
Non posso essermi sbagliata, d-devi essere tu.

Yu riprende i sensi.
Appena si rende conto di essere tra le braccia di una donna si scansa immediatamente.
“Mi scusi, sono inciampato. Piacere di conoscerla, io mi chiamo Yu, sono il cugino di Mizuko -la sua voce è tranquilla: Akane lo guarda scioccata- lei si chiama Akane, non è vero?”
Abbassa gli occhi sconvolta.
Ma non ricorda nulla di quello che è successo adesso? Come è possibile?
Dopo un brevissimo istante di silenzio torna a parlare, evitando lo sguardo del ragazzo, decisa ad assecondare per ora questa situazione assurda.
Non è questo il momento di farsi prendere dal panico.
“Si, mi chiamo Akane. Volevo chiederle scusa per… aver dato tanto fastidio a lei e a sua cugina.”
“Oh, non si preoccupi, tanto ci sono abituato. Mizuko è sempre indaffarata e così a me toccano i lavori più pesanti.”
“Yu? -Akane rialza la testa, accennando ad un sorriso- Che ne dici di darci del tu? Dopotutto, come dice lei, siamo coetanei, giusto?”
“Non c‘è problema, figurati. -lui abbassa lo sguardo- beh, ora devo scendere per darle una mano.”
“Certo, non farla aspettare. Ci vedremo un‘altra volta.”

Non può non essere lui.
Akane si rigira nervosamente nel futon.
E’ identico in tutto e per tutto. E poi c’è anche Mizuko… sì è sempre lui.
Solo la sua voce maschile è diversa. E’ come dire, più profonda, più adulta.
Ma se Yu e Mizuko sono Ranma, perché fingere allora di non conoscerla, di averla appena incontrata? E se si trattasse semplicemente di due cugini che gli somigliano?
E anche se Mizuko fosse la persona di cui parlava il professore, ovvero la persona caduta nelle fonti maledette, si tratta sempre di una ragazza che si trasforma, non di un ragazzo
Se così fosse, io avrei fatto tutta questa strada per…
Akane non può e non vuole terminare quella frase, significherebbe ammettere la sconfitta definitiva.
Anche se il suo cuore è ormai certo di aver ritrovato Ranma, non può permettersi di ricominciare ad amare, per poi scoprire di aver riposto tutta se stessa nella persona sbagliata.
Quello sarebbe per lei il colpo definitivo, non potrebbe sopportare ancora un dolore simile.
I suoi occhi.
Quando l’aveva guardata prima, i suoi occhi sembravano sinceri.
Non sta mentendo, lui non mi conosce.
L’assale un’angoscia profonda, simile a quella che la tormentava nei primi mesi successivi alla scomparsa di Ranma. E’ proprio come se tutto quello che avesse vissuto finora, da quando lui era entrato nella sua vita, fosse stato solo uno dei suoi tanti sogni notturni, cancellato da un semplice sguardo inconsapevole.
Akane si porta le mani al volto, tentando di farsi strada tra la confusione nella sua mente.
Possibile che non mi conosca veramente?
Dopo un istante riapre gli occhi e fissa il vuoto attorno a lei.
Allora perché ha avuto quella reazione, quando gli ho detto che era Ranma?
Mio Dio, è tutto così difficile.
Non ci capisco più niente.

Poggia le mani sul bancone, stringendo i pugni.
“Ehi, Yu! -uno degli clienti lo chiama- Dove è finita la nostra cara Mizuchan?”
“Come? Ah sì, vado a chiamarla.”
Yu va nella sua camera, dietro al locale al piano terra. Accende la luce e poi si guarda attorno, inquieto.
Cerca di ricostruire quello che è avvenuto un attimo prima al piano di sopra: lui entra nella stanza e caccia via quell’ubriacone di Daichi, poi si avvicina ad Akane e un attimo dopo si ritrova fra le sue braccia.
Ma come diavolo ho fatto? Dove ho inciampato? E’ come se mi sfuggisse qualcosa…
Sbatte le mani contro il tavolino di legno al centro della stanza.
Accidenti.
Questa Akane… è già tutto così complicato per me, perché doveva arrivare anche lei, adesso?
Prende una piccola bottiglia accanto a lui e toglie il tappo.
Meno male che si ferma solo un paio di giorni.
Si versa dell’acqua, poi ritorna nel locale sorridendo.
“Chi vuole del sakè?”
I clienti si ammassano sul bancone.
“Io Mizuchan, io!”

Akane riesce con fatica ad alzarsi in piedi e ad aprire la porta della camera, raggiungendo poi il telefono posto in fondo a destra, sul ballatoio. L’aveva visto prima di sfuggita, mentre chiamava Mizuko dalle scale.
Compone un numero.
“Pronto, Kasumi? Sì, sono io. Ho un po‘ di febbre, ma sto meglio, tranquilla. Mi passeresti Tofu, per piacere?”
Attende impazientemente, attorcigliando il filo del telefono tra le dita.
“Pronto, Tofu? Come stai? Ascolta, avrei qualcosa da chiederti. No, non è per me, si tratta di… Ranma.”

Continua ancora a piovere. E’ notte fonda ormai e gli ultimi clienti sono tornati nelle loro case: nessuno stanotte, oltre ad Akane, si fermerà a dormire nella pensione.
“Vediamo un po‘. La febbre è scesa, bene.”
Mizuko scrolla il termometro e lo ripone nella custodia.
“Domani sarai fresca come una rosellina di campo. Hai bisogno ancora di qualcosa? Altrimenti vado a dormire.”
“Nulla, grazie.”
“Bene, allora domani ti preparerò la mia famosa zuppa di miso, va bene? Non voglio che tu riparta prima di averla assaggiata!”
“Mizuko, veramente io…”
“Cosa c‘è?”
Akane alza gli occhi decisa.
“Voglio rimanere qui e lavorare per te. -Mizuko la fissa con occhi sgranati, facendo trasparire un malcelato nervosismo- Non dovrai pagarmi, mi basta che tu mi dia da mangiare e mi faccia dormire qui. Non chiedo altro, mi sembra un‘offerta conveniente, no? Lo faccio innanzitutto per sdebitarmi di tutto quello che hai fatto per me… nonostante tu mi conosca solo da un giorno.”
Akane riesce a nasconderle a malapena, in un sorriso stentato, il dolore che le provoca pronunciare quella frase.
“Ma Akane, sei sicura? -Mizuko inizia ad agitarsi- Avevi detto di non poterti permettere di restare un giorno di più.”
“No, figurati, era una sciocchezza. Poi qui è un bel posto e voglio aiutarti col locale, Yu mi ha detto quanto sei indaffarata, -Mizuko si morde la lingua- una mano non potrebbe che farti bene, no?”
Lei volge lo sguardo altrove, pensierosa, passandosi le dita tra i capelli color mogano.
Dopotutto dove la trova un’altra ragazza disposta a lavorare gratis?
Che faccio adesso? Accidenti a me.
“D‘accordo, Akane. Ma ti avverto, -le punta l‘indice contro il naso- non è così semplice come pensi tu, qui devi correre avanti e indietro tutto il giorno.”
A quella risposta Akane non riesce a trattenere la felicità, abbracciandola di colpo.
“Grazie, grazie mille!“
Quando si rende conto di quello che ha fatto si ritira immediatamente, lasciando andare la ragazza sconvolta.
“S-scusami.“
Mizuko mantiene lo sguardo fisso a terra, non ha il coraggio di guardarla.
“N-no, non fa niente, davvero.”
Akane cerca di sviare l’imbarazzo che si è venuto a creare.
“Ecco io, volevo solo ringraziarti. Comunque stai tranquilla, il lavoro non mi spaventa, non sono una che si rompe facilmente.”

Mizuko chiude la porta della sua camera.
Si spoglia, poi si allunga sotto il futon, volgendo lo sguardo alla lampada al neon sul soffitto.
Nella sua mente si ammassano disordinatamente mille pensieri, uno sopra l‘altro.
Akane sarebbe rimasta con lei, non si sa per quanto tempo ancora.
Si volta nel letto agitata.
Un’altra persona a sconvolgere il suo progetto di tranquilla esistenza, lontano da ogni essere vivente.
Accidenti a me, perché non riesco a fare a meno di essere così gentile con lei?
Quella ragazza ha qualcosa di strano. Non è come gli altri, mi preoccupa.
Mizuko chiude gli occhi, cercando di prendere sonno.
Ma continua a sentire sulla sua pelle l’abbraccio di Akane: è durato solo un istante, ma non riesce a toglierselo di dosso.
Era così dolce, forte... innocente.
No, Mizuko smettila! Ma che vai a pensare?

“Ascoltami, Akane. Tu mi hai detto che, subito dopo aver rivelato la sua presunta identità al ragazzo, questo si è portato le mani alla testa ed è svenuto, giusto?”
“Sì, è così, immediatamente dopo.”
Akane continuò a tamburellare le dita sul mobiletto del telefono.
“Secondo il mio parere ci sono almeno due possibili ipotesi. La prima è che, se si tratta realmente di Ranma, ci troveremmo di fronte ad un’amnesia con rimozione fisico-psichica totale. E‘ un fatto abbastanza raro, ma non irreversibile.”
“E cosa significa? -trattenne il respiro agitata- Dimmelo, per favore.”
“Ti spiego: in questo caso Ranma avrebbe perso la memoria, sbattendo la testa nel punto in cui risiede il ricordo del Sé. Ma quello shock, dimostrato nel momento della rivelazione, non è spiegabile solo fisicamente, ha anche una forte componente psicologica. Lui non solo non riesce a ricordare: c’è qualcosa sepolto nella sua anima, un blocco psicologico molto profondo, che glielo impedisce.”
Le lacrime iniziarono lente a solcarle il viso.
“Stai dicendo che… si rifiuta di ricordare ogni cosa?”
“Sì, in pratica è così, come se avesse inconsciamente paura di qualcosa e pensasse che chiudersi in se stessi possa essere l‘unico modo per proteggersi.”
Akane sì portò una mano al volto, per tentare di riprendere il controllo.
“E io? Io che posso fare ora?”
“Non devi più forzarlo, altrimenti le sue condizioni mentali e fisiche potrebbero precipitare. Devi agire con calma e fare in modo che lui acquisisca completa fiducia in te, senza farlo incorrere in uno stress psicologico eccessivo.”
“Ho capito. Grazie mille…”
“Però aspetta. -il dottore la interruppe prima che lei potesse dire altro- purtroppo devo informarti che esiste almeno una seconda ipotesi.”
Akane chiuse gli occhi, terrorizzata. Cos’altro poteva essere ora?
“Tieni sempre conto che potrebbe non trattarsi di Ranma, ma solo di una ragazza con un cugino molto fragile con qualche problema psicologico, magari derivato da un trauma infantile. Oppure potrebbe essere una persona fragile che, caduta nelle fonti, non ha retto allo shock e ne è rimasta segnata. Questo tipo di soggetti, nel momento in cui qualcuno cerca di imporre loro delle costrizioni, si rifugiano in una sorta di esilio mentale semi-involontario. Hai capito?”
“Certo… non preoccuparti. -Akane strinse il pugno sul mobile- E grazie ancora.”
”Fai attenzione Akane, ti prego.”

Continua a sentire nella mente quello che Tofu le aveva detto prima, al telefono. Quelle parole non sono certo servite a tranquillizzarla, ma almeno ora sa da dove cominciare.
Akane si avvolge lentamente nel suo futon, cercando di rilassarsi.
Se è Ranma… e lo è, ha solo perso la memoria.
Akane sorride amaramente dentro di sé.
…Solo.
Come se fosse una cosa normale, semplice.
Chiude gli occhi.
Io per lui ora, non sono mai…
Mai…
Esistita.
Akane si schiaffeggia il viso, prima di ricominciare a piangere di nuovo.
Non è il momento di commiserarsi, così non otterrai niente.
Devo muovermi con calma, una cosa alla volta. Sono riuscita a fare in modo di restare a lavorare qui, questo è più che sufficiente, per ora.

La pioggia ha smesso di cadere da un po‘ di tempo.
Il sole fa capolino all‘orizzonte nel cielo asciutto, moltiplicando i primi raggi sui tetti di tegole e lamiera, ancora bagnati.
Alcune gocce, raccoltesi nell’incavo delle poche foglie rimaste sugli alberi, cadono a terra, increspando per un attimo la superficie delle pozzanghere sottostanti.

Il nuovo giorno le ha donato maggiore sicurezza e la febbre sembra esserle passata del tutto.
Akane scende piano le scale, per non svegliare Mizuko.
Apre la porta del bagno. Poggia il catino, l’asciugamano e il resto sulla lavatrice, poi si guarda allo specchio.
Il viso è stanco, è vero, ma non per il dolore e l’angoscia, che si erano accumulati fino a rendere il suo volto una maschera fredda e impenetrabile. E’ solo un po’ provata dalla febbre del giorno prima.
Nei suoi occhi castano scuri, come la terra nuda ricoperta da polvere d’oro, brillano di nuovo piccoli raggi di luce. Pochi ancora, ma sufficienti a farla sorridere teneramente.
Akane si spoglia, riponendo i suoi vestiti dietro la porta.
Entra nella zona della vasca, separata dal resto del bagno da un pannello di legno. Si siede sullo sgabello per lavarsi, prima di fare il bagno. Poggia la spugna intrisa d’acqua e sapone sulla pelle, detergendola delicatamente. Poi sciacqua i capelli, che bagnandosi aderiscono a lei seguendo il profilo del viso, del collo e delle spalle.

Mhh… che sonno.
Mizuko sbadiglia e si gratta la testa, dopo di chè si alza ancora assonnata dal letto.
Devo aver dormito pochissimo stanotte, sono veramente stanca. Mi ci vuole proprio un bel bagno caldo.
Cerca di fare mente locale sul da farsi.
Poi sveglierò Akane, se non ha più la febbre può cominciare a lavorare.
Niente di pesante però, non vorrei che tornasse a stare male.
Prepara i vestiti puliti e la biancheria, poi esce dalla porta in silenzio, controllando che dal piano di sopra non provenga alcun rumore.
Bene, dorme ancora.
Chiude la porta del bagno dietro di sé.
Si spoglia, buttando i panni sporchi nel cesto della biancheria, poi prende l’asciugamano e il catino e apre la porta della zona da bagno.

Akane poggia prima un piede per terra, poi l’altro, uscendo dalla vasca.
Che meraviglia.
Il bagno caldo le ha fatto davvero bene, sente rilassata ogni parte del suo corpo.
Oggi sarà sicuramente una bella giornata.
Raccoglie tranquilla l’asciugamano e si volta.
La porta scorre.

Mizuko e Akane, completamente nude, si trovano di fronte a pochi centimetri l’una dall’altra: i loro sguardi si incrociano, sconvolti.

Innanzitutto volevo fare i complimenti a kuno, fabi-chan(a proposito benvenuta XD !!! sono contenta che ti piaccia la ff^^) e a gli altri per aver indovinato cosa si celava dietro "si versa del the"... Benvenuta anche a Mikage *_*!
Beh, questo capitolo sembra una yuri XDDD ma non è così... quando si ha a che fare con ranma non si può mai sapere cosa verrà fuori(beh, io lo so ^^). Bene, a presto! (aka intanto va a continuare il capitolo 6 ^^)
Ah, colgo l'occasione per spiegare perchè Akane non abbia subito riconosciuto Ranma in Mizuko e Yu(sempre che loro due siano ranma, non date niente per scontato XD). Come ha già detto Kuno: Akane ha la febbre XDD! poverina, comunque appena vede Yu i dubbi le aumentano a dismisura. :D

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** scent of a woman ***


Avvertenza: questo capitolo ha un inizio solo un po' yuri, fate vobis ^^', d'altronde non posso fare altrimenti...

Capitolo VI
Scent of a woman.

Mizuko arrossisce improvvisamente.
Il corpo nudo di Akane è lì, a pochi centimetri dal suo, talmente vicino che potrebbe sfiorarlo, se solo volesse.
Tenta con tutte le sue forze di distogliere lo sguardo, di non fissarla, ma i suoi occhi sono attratti quasi magneticamente dal corpo di quella ragazza, senza che lei possa impedirlo.
Quelle curve così dolci. Quelle linee armoniose e morbide. La sua pelle bagnata. Il suo sen…
Un brivido caldo ed intenso le percorre la schiena, fino a confonderla totalmente.
Il cuore aumenta ad una velocità impressionante il ritmo dei suoi battiti.
E se io mi avvicinassi e le…
Improvvisamente ritorna in sé.
Mizuko, Smettila! Ma ti sembra il caso di pensare a cose del genere?
Quello che stava per fare avrebbe cambiato tutto, qualsiasi cosa fosse.
Sei una donna, no? Comportati come tale e cerca di essere il più naturale possibile, dopo tutto che c’è di strano se due ragazze si vedono nude?

In questo momento, per Akane, Mizuko e Yu non sono mai esistiti. La sua mente cancella tutto il resto, lasciando davanti ai suoi occhi solo la figura di Ranma, nuda, che la fissa insistentemente.
Akane la guarda senza riuscire a pensare ad altro, totalmente scioccata.
Una miriade di brividi agita il suo corpo.
Il suo cuore prende a battere all‘impazzata.
Un’indescrivibile emozione si impadronisce di lei, annebbiandole del tutto la mente.

Mizuko si porta una mano dietro la nuca, l’altra sul basso ventre, cercando di sorriderle.
“S-scusami, pensavo stessi ancora dormendo…”
Akane reagisce d’istinto: improvvisamente comincia ad urlare e a colpirla con diversi catini di legno, fino a farla cadere per terra svenuta.
Solo allora Akane torna in sé, rendendosi conto dell’accaduto. Si china preoccupata verso Mizuko, toccandole la fronte.
“Oddio, che ho fatto?“
Accidenti, ho reagito proprio come se ci fosse stato Ranma, davanti a me.
Come ho potuto perdere il controllo in quella maniera?
Akane sospira sconsolata.
“E adesso?!”

Che buono…
Una fragranza dolce e fresca la pervade, facendole riprendere i sensi.
Mizuko riapre lentamente gli occhi. Si trova nella sua stanza.
Il profumo che ha appena sentito appartiene ad Akane, che è seduta accanto a lei e la sta fissando preoccupata.
Mizuko si scansa di scatto, terrorizzata da una sua ulteriore reazione, ma lei invece le si rivolge in tono dimesso.
“Come stai? Ti fa male la testa?”
A quelle parole Mizuko si porta istintivamente una mano sulla fronte, sentendo il bernoccolo provocato da uno dei tanti catini che l‘hanno raggiunta prima.
“Ahia, che male.”
Akane stringe le mani nel suo grembo, chinando il capo amareggiata.
“Scusami. Ti giuro, non volevo.”
Lei continua a parlare senza staccare gli occhi da terra, non riuscendo a sostenere lo sguardo di Mizuko.
“Non l’ho fatto apposta, è stato un riflesso condizionato.”
Akane… Perché reagisci così?
Mizuko continua a fissarla senza sapere cosa dirle. Dentro di lei una strana inquietudine comincia a prendere forma.
Accidenti.
Rimane ancora un istante in silenzio, poi improvvisamente comincia a ridere.
“Hai dei riflessi davvero pericolosi, Akane!”
La ragazza rialza la testa.
“Che scema che sei e io che mi preoccupavo per te!”
Ridono insieme di gusto. Mizuko guarda gli occhi di quella ragazza, di nuovo sereni e innocenti.
Non avevo mai incontrato una persona come te, fino ad ora.
Ma se rimani qui…
Ti farò soltanto del male, come a tutti.
Mizuko scuote la testa, scacciando quei pensieri dalla mente. Cerca di rivolgersi a cose più importanti, almeno per il momento.
“Akane, c‘è una cosa che devo darti.”
La ragazza trasale.
“Che cosa?”
Mizuko fa scorrere un’anta dell’armadio e le porge un kimono blu ordinatamente ripiegato, decorato da fiori bianchi di diverse dimensioni, insieme ad un grembiule bianco.
“È l‘uniforme del ryokan.”
Akane lo sfiora con le dita, sentendo la consistenza del tessuto.
“Com’è morbido. Ed è anche molto bello, grazie.”
“Ti piace? Ho scelto io il disegno.”
Akane non può lasciarsi scappare questa occasione.
“Ah, sì? E perché tu non lo indossi mai, se ti piace tanto?”
“Eh? -Mizuko inizia a sudare freddo- Beh, ecco, perché io…”
“Perché tu cosa?”
Akane la incalza, continuando a stuzzicare divertita la ragazza.
“Ecco, perché mi sta stretto di seno, e poi non ho la vita larga come…”
Akane la guarda con gli occhi spalancati.
Mizuko non sa quanta importanza abbia per lei quella stupida frase.
“…come la commessa del negozio dove l‘ho presa, ma era rimasta solo quella taglia.”

Il sole accende i colori della periferia di Niihama, illuminando le strade ancora deserte.
Akane, tornata nella sua stanza, indossa il kimono.
Quella frase.
Per un attimo, prima, aveva creduto che lui avesse riacquistato davvero la memoria, con quella botta in testa in bagno. Oppure che l’avesse fatto dopo averla vista in quelle… condizioni, come del resto era accaduto già molte altre volte, in passato.
Ma non è successo nulla.
Pazienza… è ovvio che non possa essere così semplice.
Sospira, legandosi la fascia di stoffa attorno alla vita.
Tanto so perché non vuoi indossare il kimono.
Il seno o la vita non c’entrano nulla: è solo che non vuoi diventare maschio, mentre sei vestito da donna.
Akane si blocca improvvisamente, mordendosi le labbra.
“Che stupida!”
Perché non gli ho gettato addosso l’acqua calda, per vedere se era lui, mentre era svenuta?
Era un’occasione perfetta, avrei potuto dirle che l’avevo fatto perché riprendesse i sensi…
“Che stupida che sono, maledizione!”

Mizuko mette fuori l’insegna della pensione. Sono le otto di mattina, fra un‘oretta il locale comincerà ad affollarsi come al solito.
Prevede già come si svolgerà la giornata: tutto si ripeterà come sempre, con i vari tipi di clienti che arriveranno ad animare il locale negli orari prestabiliti.
Dalle nove all’una i ragazzini che marinano la scuola, di solito si limitano ad ordinare solo dei ramen. Poi dalle due alle sei i vecchietti, che vengono a fare quattro chiacchiere e a sorseggiare del the. Infine la sera arrivano le giovani coppie e i gruppi di amici, che mangiano e bevono sakè a dismisura: quello è l’orario che preferisce, si fanno parecchi soldi.
Akane scende le scale.
Ha raccolto i suoi capelli, fermandoli con un semplice fermaglio di legno dietro la testa, in modo che scendano solo due ciocche ai lati del viso. Sul kimono ha indossato il grembiule bianco, che riporta al centro il nome della pensione: Kawa no ryokan1.
“Che dici, mi dona?”
Mizuko si porta la mano al mento e la squadra dalla testa ai piedi.
“Mhh… direi di sì, però forse dovresti camminare un po‘ più elegantemente.”
Akane la guarda con la chiara intenzione di strozzarla.
“Stavo solo scherzando, Akane! Come siamo permalose.”
Mizuko comincia a correre in tondo, inseguita dalla ragazza che tenta di colpirla a più riprese con uno scopettone.

Mizuko attende seduta al bancone, giocando a tenere sospese le bacchette tra il naso e la bocca. “È pronto, tieni. -Akane le porge emozionata una ciotola di riso al curry- Dimmi com’è, d‘accordo?”
La ragazza inforca le bacchette.
“Allora, vediamo quanto ti meriti da nove a dieci!”
Akane le si avvicina timidamente, spalancando gli occhi.
Mizuko porta le bacchette alla bocca. Se Akane è brava in cucina la metà di quanto non lo sia lei, e non vede come potrebbe essere altrimenti, potrà davvero riposarsi, ogni tanto.
“Allora, è buono? Perché non dici niente? -Akane scuote la ragazza che nel frattempo è svenuta, perdendo bava dalla bocca- Ehi, rispondimi!”
Mizuko riprende subito conoscenza: poggia entrambe le mani sulle spalle di Akane, per poi fissarla dritto negli occhi. Il suo tono di voce è serio, come mai prima d‘ora.
“Ascoltami, per favore.”
Il cuore di Akane prende a battere all’impazzata.
“S-sì, Mizuko, che c‘è?”
Oddio, forse lui ha…
“Vai a prendere il secchio e lo spazzolone, che alla cucina ci penso io.”

Il sole splende nel cielo terso della tarda mattinata. Una signora raccoglie le foglie cadute di fronte la porta della sua casa, radunandole in piccoli mucchietti agli angoli della strada. Altre donne, con in mano le buste della spesa, cercano invano di tenere a bada i loro figli, decisi a bagnarsi in tutte le pozzanghere del vicolo.
Mizuko finisce di svuotare alcuni cartoni di arance Mikan, sotto il porticato del cortile retrostante il ryokan. Schiaccia ogni scatola e le incolonna, separandole dagli altri rifiuti.
Akane porta via dai tavoli alcune ciotole di ramen vuote, lasciate dagli ultimi clienti, poggiandole sul bancone. Poi prende la scopa e pulisce il locale, in attesa che arrivi qualcun altro.
Si china per raccogliere la spazzatura, dando le spalle all’entrata, quando sente chiaramente un’ondata pungente di profumo, che impregna velocemente la stanza.
Accidenti… non riesco neanche a respirare.
Akane cerca di rialzarsi, per accogliere nel miglior modo possibile la cliente, ma questa, senza badarle minimamente, la urta facendola finire per terra con la faccia nella spazzatura.
“Maledizione! Ma chi diavolo…?”
Una vocina smielata e stridula risuona in tutto il locale.
“Yuu? Dove sei finito? C‘è qui la tua piccolina!”
Questa voce fastidiosa!
La vede camminare nervosamente. I suoi capelli castani e mossi ondeggiano ad ogni passo, mentre il rumore incessante dei tacchi risuona nella testa di Akane.
“Yucchan? Sono io, la tua Ayachan!”
Akane trattiene a stento un improvviso istinto omicida.
Tutta la rabbia sopita, accumulata in anni di sentimenti repressi, ha trovato finalmente uno sfogo tramite cui riemergere in superficie.
Come ti permetti di venire qua e chiamarlo come un cagnolino? Brutta strega, lui è…
Ma deve trattenersi. Dopotutto non sa cosa ci sia tra di loro, non può intromettersi a tal punto da cacciarla a pedate dal ryokan.
Anche se vorrebbe farlo con tutto il cuore.
No, non può esserci nulla, lei durante il viaggio… certo, si lamentava del fatto che lui l’avesse respinta.
Akane fa un sospiro di sollievo e si pulisce con calma ritrovata il viso. Poi si alza in piedi e si rivolge a lei, indossando ancora una volta quella maschera inespressiva, che l‘aveva protetta dal mondo per tanto tempo.
“Buongiorno signorina, cosa desidera?”
Aya si accorge distrattamente di Akane e le risponde infastidita.
“Dov’è Yu? Chiamamelo.”
Maledetta ragazzina, io ti… ti…
Il suo cuore vorrebbe urlare con forza ciò che sente realmente, ma negli anni ha dovuto imparare a controllarsi, perchè rivelare le proprie emozioni era diventato troppo doloroso.
“Certo signorina, -Akane le sorride cortesemente- vedo prima se è in casa, stamattina ho visto solo Mizuko.”
A queste parole il volto di Aya, prima totalmente indifferente alle parole della ragazza, assume un’espressione irritata.
“Oh, no, quella vipera non la voglio proprio vedere. Piuttosto torno oggi pomeriggio. -si volta per uscire dal ryokan- Basta che tu dica a Yu che Aya è tornata a Niihama, lui capirà.
“Sentiamo un po’, cos‘è che mio cugino dovrebbe capire?”
Akane si volta di scatto: Mizuko è appena entrata nel locale, interrompendo bruscamente le farneticazioni della ragazza, che per tutta risposta le rivolge uno sguardo truce.
“Lo sai benissimo, Mizuko, è inutile che fai finta di niente. -Aya le si avvicina, puntandole l‘indice contro- Sei solo gelosa dell‘intimità che c‘è tra me e lui, perché vorresti avere Yu tutto per te, confessalo!”
Mizuko la fissa attonita, incapace di reagire.
Ma perché continua a pensare queste cose?
Aya prosegue imperterrita.
“È solo per causa tua se Yu non mi ha ancora dichiarato il suo amore, solo perché ha paura di una tua reazione!”
La ragazza si mette a braccia conserte e alza il capo seccata, ignorando la presenza di Akane, rimasta a seguire tutta la scena.
La sua mente è sconvolta.
Akane resisti, non c’è ragione per cui tu debba prendertela. Aya non ha capito niente, non vedi che Ranma non la sopporta? Lui non la vorrebbe mai, non potrebbe mai amar…
Il solo immaginare una cosa simile la fa impazzire.
Pensare che in questi anni credeva di essere maturata, di aver metabolizzato il dolore, trasformandolo in una corazza che la rendesse più forte.
Invece non è andata così: è rimasta ancora la sedicenne dal cuore fragile e indifeso, che si era innamorata perdutamente di Ranma sin dal primo giorno.
Mizuko si avvicina minacciosa ad Aya.
“Ora basta, te l‘ho detto mille volte di lasciare in pace me e Yu!”
Le parole di Mizuko risuonano nella mente di Akane, come eco sussurrate dal passato, accelerando improvvisamente il battito del suo cuore.
Che devo fare?
Akane d’istinto blocca Mizuko per un braccio, per evitare che la situazione precipiti, poi si rivolge ad Aya, cercando di rimanere calma.
“Signorina Aya, non si preoccupi, penserò io a riferire tutto a Yu.”
Mizuko guarda Akane, scongiurandola di fare andare via Aya, mentre quest’ultima si rivolge sdegnata ad Akane.
“E tu chi diavolo saresti? Non avvicinarti a me! Non vedi come sei sporca?“
Cosa?! Ma se sei tu che mi hai fatto cadere per terra!
Akane cerca ancora di trattenersi, ma lo sguardo di Aya si fa ancora più aggressivo
“Ho capito! Scommetto che oltre a lavorarci qui tu ci vivi pure, altrimenti non parleresti del mio Yu in questi termini! Guarda, carina, che con me non funziona!”
Il suo Yu?! Chi sarebbe il suo Yu?! Akane fa solo un ultimo sforzo ti prego, un altro soltanto.
Ma questa volta non ci riesce.
“Che cosa?! Ora basta, se ne vada immediatamente!”
Aya va su tutte le furie, non accorgendosi che Mizuko nel frattempo ha lasciato la stanza in preda all‘ira.
“Mi fate veramente schifo! Tu e la sua meravigliosa cuginetta vi siete messe d’accordo per portarmi via Yu! E chissà cosa gli fate la notte! Siete due…”
“Ora basta, Aya! Vattene via!”
“Yu!”

Akane lo guarda, trattenendo il respiro.
Improvvisamente non c’è più posto per Aya, nei suoi pensieri.
C’è solo lui, solo Ranma.
Sa naturalmente che anche Mizuko è una parte di lui, ma quando torna uomo le cose per Akane assumono un aspetto differente.
I sentimenti che prova restano sempre e comunque inalterati, ma la sua anima e il suo corpo, quando Ranma le è vicino nel suo aspetto naturale, reagiscono in maniera diversa, perdendo lucidità e facendole sentire, sotto la pelle, l‘impulso irrefrenabile di stringersi a lui e di abbandonarsi per sempre tra le sue braccia.
In passato si era sempre trattenuta, spinta dal suo stupido orgoglio o condizionata dagli eventi, ma ora…
“Tesoro mio!”
Aya getta le braccia al collo di Yu, facendolo rabbrividire.
“Lasciami andare!”
Akane sente mancare improvvisamente il respiro.
Quante volte ha già visto questa scena?
La mente si affolla di immagini che riemergono confusamente, ricordi che appartengono ad un passato che aveva cercato di nascondere persino a se stessa.
Shan-pu. Ukyo. Kodachi.
E tutte le altre che continuavano a stringersi a lui, che tentavano di strapparlo a forza dal suo cuore.
Ranma, ti prego, non farmi ancora questo… non riesco a sopportarlo.
Akane lo guarda, implorandolo nel suo cuore di smettere.
Yu, tentando di liberarsi di Aya, incontra quello sguardo smarrito e sconvolto.
Un improvviso nodo alla gola gli blocca il respiro, facendolo stare male.
Perché Akane sembra ferita?
Lui non l’ha mai vista così, o perlomeno finora non se ne era mai accorto.
O forse sì.
La prima volta che mi sono presentato come Yu, quando sono inciampato… lei per un attimo mi ha fissato con un‘espressione simile a questa.
Ma perché?
“Amore, racconta, che ti hanno fatto queste due cattivone?”
Yu si divincola dalla stretta di Aya. Non sta ascoltando minimamente quello che dice la ragazza, continua invece a fissare turbato Akane, rimasta immobile con lo sguardo inespressivo.
“Aya, ne ho abbastanza ora, vai via.”
La voce del ragazzo è piena di rancore verso di lei. Non l’ha mai sentito così, prima d’ora.
Aya lo guarda confusa. Prova a rispondergli, ma lui è ancora intento a fissare quell’insignificante ragazza col kimono blu.
Aya decide allora di andarsene dal locale, ostentando un signorile disappunto.
Ma prima guarda ancora una volta, con gli occhi carichi di odio, quella ragazza.
Non so chi tu sia, ma ti giuro che me la pagherai cara.
Credi che lasci il mio Yu nelle mani di una come te? Non immagini neanche lontanamente di cosa posso essere capace.


Note:

1. Kawa no ryokan significa letteralmente la “locanda del fiume” [si ringrazia il cortese vocabolario di giapponese del nobile Tatewaki Kuno].

Olà! tutto a posto? lo stomaco? ^^' scusate ma avevo pensato sin dall'inizio di far tornare in scena questa adorabile pulzella di nome Aya(o Ahia, a seconda dei punti di vista XDD) non me ne volete ^___^'''
Un salutone ai vecchi commentatori sia qui che sul forum di Ai/vale/Nem ^___^ , per i pochi che non lo conoscessero ancora è qui N di nibunnoichi (*__* grazie, siete sempre di incoraggiamento e d'ispirazione) e ai nuovi arrivati, spero abbiate capito in tempo con che pazza avete a che fare... saluto!
Li_chan85, Lore, Laila(che è, vi siete messe d'accordo tutte quelle con la L ^^' ? XDDD)
Un bacione a tutti e ci vediamo al prossimo capitolo!(come al solito è già partito in fase di montaggio ^^')

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Hot melting ice ***


fate attenzione ai link alla fine...

Capitolo VII

Hot melting ice.

Il ryokan sprofonda in un silenzio irreale.
Gli unici rumori, lontanamente percepibili, sono il rintocco dell’orologio posto sulla parete, misto al lento vociare proveniente dalla strada.
Yu è in piedi vicino al bancone: non riesce a smettere di fissare Akane, rimasta appoggiata contro il muro, con lo sguardo rivolto a terra.
Cosa lo ha spinto a cacciare Aya in quella maniera? Di solito riesce ad essere sempre cortese e distaccato con lei.
Yu rivive nella sua mente la scena appena trascorsa, cercando di capire cosa sia accaduto.
All’improvviso il suo cuore sussulta.
È stato quello sguardo, lo sguardo di Akane…
Quegli occhi smarriti lo avevano stretto in una morsa, togliendogli il respiro, tanto da farlo sentire in colpa verso di lei.
Perché?
Akane alza lo sguardo, spezzando quel silenzio interminabile.
“Scusami Yu, ma avrei bisogno di stare un attimo da sola, se non ti dispiace.”
La ragazza cerca di apparire tranquilla ai suoi occhi, ma Yu continua a non capire perché stia reagendo in quel modo.
“Akane, mi spieghi?”
Lei lo interrompe con un filo di voce, avvicinando le dita alle labbra del ragazzo.
“Va tutto bene, non preoccuparti.”
Poi abbassa di nuovo il capo ed esce rapidamente dalla stanza.
Yu la guarda andare via impotente.
Pensa a tutte quelle volte in cui è stato lui ad andarsene, a sbattere la porta perché non voleva saperne di condividere realmente qualcosa con qualcuno, perché altrimenti...
Nonostante lei non gli sia più vicina, quel sottile senso di angoscia provato prima continua ad opprimergli il petto.
È incredibile come basti un semplice sguardo di quella ragazza per far vacillare tutte le sue incrollabili certezze.
Yu batte il pugno sul bancone, facendo traballare alcune ciotole di ramen vuote.
Si può sapere che cosa ti è successo?

Akane chiude dietro di sé la porta del cortile.
La sua attenzione è immediatamente attirata da alcuni scatoloni, impilati in un angolo.
Respira profondamente.
Si rimbocca le maniche del kimono, prende i cartoni con le mani ed inizia a strapparli con tutta la sua forza, liberando violentemente tutta l’ansia, la rabbia e la disperazione accumulate in questi anni. Si sfoga contro tutto quello che le capita di fronte: prende a calci il muro, spezza a mani nude delle assi di legno, tira pugni contro dei mattoni ammucchiati in un angolo, che si sgretolano sotto la potenza dei suoi colpi come fossero castelli di sabbia.
Le lacrime solcano nervosamente il suo viso, annebbiandole la vista.

Akane…
Yu è rimasto ad ascoltare dietro la porta chiusa, con le spalle al muro e i pugni stretti. Ha deciso di rispettare la decisione della ragazza, senza intervenire, ma non avrebbe mai immaginato che Akane volesse stare da sola per farsi del male. Non riesce a capire cosa possa spingerla ad agire così.

Lui non può sapere che ogni singolo colpo che Akane infligge a ciò che la circonda, ogni pugno, ogni calcio, le scarica addosso un’energia incontrollabile, facendole perdere rapidamente il controllo del suo corpo, che ormai si muove da solo.
Akane colpisce sempre più velocemente, impartendo sempre più potenza in ogni singolo movimento.
Libera la mente e l’anima, urlando ad alta voce tutto ciò che per troppo tempo aveva celato dentro di sé. Chiude gli occhi, continuando a colpire.
All’improvviso intorno a lei scende il buio. In lontananza sente il suo corpo continuare a muoversi incontrollato, senza che lei abbia bisogno di dirigerlo consapevolmente.
In questo momento è circondata da un muro di silenzio impenetrabile.
Una piccola luce si accende dentro di lei, iniziando a propagarsi e a sprigionare sempre più calore, fino a divampare profonda nel suo petto, come un fuoco che le divora l‘anima.
Da quanto tempo non si sentiva così libera e viva? Assapora a piene mani ogni sensazione: l’aria che scivola contro la sua carne, il sudore che le bagna la fronte e il corpo, la forza che scorre nelle braccia e nelle gambe, lo spirito finalmente soddisfatto e appagato.
Colpisce ancora, per ribadire a se stessa, una volta per tutte, di essere tornata quella di un tempo.
“Ahia!”
Cos’è stato?
Akane si ferma e apre gli occhi.
Yu è caduto per terra, tenendosi dolorante una mano sul volto.
“Che male, accidenti! E io che sono venuto perché mi preoccupavo per te, maledizione!”
La ragazza non riesce a credere ai propri occhi.
“T-ti ho colpito? Io?”
“Certo che mi hai colpito, non si vede? Che male!”
Akane non riesce a trattenersi, scoppiando a ridere fino alle lacrime.
“Ti ho colpito, Non posso crederci! Ti ho veramente colpito! Io!”
“Ehi, la smetti di ripeterlo? Non c‘è proprio niente da ridere!”
Ho battuto Ranma! Sono riuscita a batterlo solo con le mie forze!
Yu fissa il sorriso radioso e disarmante di quella ragazza. Nonostante il dolore che avverte sia davvero forte, l’unica cosa che gli importa davvero, in questo momento, è che lei non smetta di ridere.

< Torno subito >.
Il cartello campeggia sull’ingresso del ryokan, ondeggiando ad ogni alito di vento.
Nella stanza al piano terra, Yu è seduto con la schiena appoggiata contro la parete, mentre Akane è inginocchiata di fronte a lui, intenta a poggiare la borsa del ghiaccio sull’occhio sinistro del ragazzo.
“Senti Yu, ma non era meglio una bistecca?”
Lui la guarda con l’altro occhio, cercando di trattenere il dolore.
“Le bistecche costano, vedrai che il ghiaccio andrà più che bene. Ahi!”
Cercando di tenere fermo il ghiaccio, Akane ha premuto con forza eccessiva sulla fronte di Yu, facendolo sussultare.
“Oh, scusami!”
La ragazza scorge sul suo viso, con la coda dell’occhio, il bernoccolo che ha procurato la mattina stessa a Mizuko.
Che faccio? Gliene parlo, oppure faccio finta di nulla?
Akane chiude gli occhi: decide di lasciar perdere per il momento, non solo perché Tofu le ha detto di non forzare le cose, ma soprattutto perchè ha uno strano presentimento. Akane cerca di sorridere al ragazzo, senza lasciar trapelare alcuna preoccupazione.
“Ahh, sono proprio senza speranza. In mezza giornata sono riuscita a colpire sia te che Mizuko.”
“Già.”
Yu le risponde distrattamente, troppo occupato ad evitare di sfiorare il seno di Akane, a pochi centimetri dal suo viso. La ragazza lo guarda con aria incuriosita.
“Ah, te l‘ha detto? Pensavo che voi due non vi foste incrociati stamattina, lei è andata via improvvisamente...”
“Eh? Come?”
Akane sorride nel vedere l’imbarazzo di Yu, è evidente che non sappia cosa inventarsi.
“Ah sì, m-me l‘ha accennato prima di uscire, ha detto che stava via per un po‘.”
La voce del ragazzo è molto tesa: sa che non può rischiare di tornare donna adesso, perché l’occhio pesto su Mizuko sarebbe troppo evidente: Akane potrebbe cominciare a sospettare qualcosa.
La ragazza risponde tranquilla.
“D’accordo, Yu. Ah, aspetta che ti metto meglio il ghiaccio.”
Nel fare questo Akane si avvicina ancora di più a lui, tanto che Yu può intravedere, dalla scollatura del kimono, la dolce linea che separa i seni della ragazza.
Yu inghiotte lentamente.
A-accidenti.
Continua a fissarla, senza riuscire a toglierle gli occhi di dosso.
Ma che stai facendo? Cerca di mantenere la calma, dopotutto l’hai vista nuda stamattina! Che vuoi che sia ora…
Quel pensiero però non fa che peggiorare le cose, riportandogli alla memoria la singolare visione di cui era stato testimone: la cosa risulta decisamente inopportuna in quella situazione.
N-no, calmati! Pensa a qualcosa di triste, pensa a…
Akane, per reggersi meglio, poggia distrattamente la mano sulla spalla sinistra del ragazzo: uno strano rossore si diffonde immediatamente sul viso di Yu.
Maledizione, è veramente carina.
Perché deve stare così male, vicino a lei? Eppure sa che non può lasciarsi andare, perchè anche se lo volesse… nessuno mai potrà far parte del suo destino.
Tuttavia il suo cuore sembra non volerlo ascoltare: i battiti si susseguono uno dopo l’altro, sempre più velocemente, tanto che Akane, con la mano ancora sulla sua spalla, riesce ad avvertirli distintamente.
Ranma…
Possibile che lui stia provando le sue stesse emozioni? Akane chiude lentamente gli occhi: lei è lì, così vicina a lui da sentire i battiti del suo cuore, da percepire il calore del suo corpo.
Eppure c’è ancora qualcosa, un muro invisibile eretto tra di loro, che continua a separarli e che lei non sa come combattere.

Il vento solleva alcune foglie rosse, cadute dall’albero di acero nel cortile, facendole volteggiare in una danza armoniosa.
I due ragazzi sono rimasti immobili, in silenzio, aspettando che l’altro faccia la prima mossa. Questa volta però il disagio, che regna tra di loro, è frutto di una diversa forma di inquietudine.
Yu stringe i pugni tremante: non osa alzare lo sguardo verso di lei.
Cosa penserebbe Akane, se ora la guardassi?
Ogni muscolo del suo corpo è completamente teso. Non sa come comportarsi in una situazione del genere, anche perché, fino a due giorni fa, non avrebbe mai pensato di doverla affrontare.
Akane non riesce a muoversi: continua a fissare il vuoto davanti a sé, mantenendo sempre il ghiaccio sull’occhio del ragazzo.
Il suo respiro si fa sempre più corto, la percezione della realtà circostante diminuisce, mentre la sua mente è rivolta ad un unico pensiero.
Sta esattamente accadendo ciò che aveva temuto dal primo istante in cui lo aveva visto: il cuore di Akane, ormai certo della vera identità del ragazzo, ha abbandonato di fronte a lui ogni residua difesa.
Per questo non ha il coraggio di guardarlo negli occhi, lui ormai rappresenta la sua ultima speranza, l‘ultima possibilità di essere di nuovo felice. Se così non fosse, se lui non fosse Ranma, o se la cacciasse via… cosa le resterebbe?

Il ghiaccio contenuto nella borsa comincia a sciogliersi, solcando il viso del ragazzo e bagnando nello stesso tempo il polso di Akane.
Yu inizia a tremare ancora più vistosamente: quella goccia gelida, che ora scende lentamente lungo il suo petto, sotto la camicia blu, sta stranamente risvegliando il suo cuore, come una lacrima di fuoco, che lo scioglie dal freddo torpore volontario in cui si era rifugiato.
Che mi succede? Sento il bisogno… di lei?
Il cuore prende a battergli come impazzito.
Yu solleva delicatamente le mani verso di lei, senza rendersene conto.
“Akane…”
La voce calda del ragazzo sfiora il suo seno, facendola trasalire: Akane non capisce più nulla, senza volerlo allenta istantaneamente la presa sulla borsa del ghiaccio, che finisce dritta in mezzo alle gambe di Yu.
Il ragazzo sgrana gli occhi.
Un istante dopo comincia ad urlare impazzito e a tenersi le mani sui pantaloni, mentre Akane è in preda al panico più assoluto.
“S-scusami Yu! Ti giuro, non volevo! Scusami per favore!”
Lui la guarda disperato, cercando comunque di apparirle sorridente.
L-lo so, Akane, è solo un altro riflesso condizionato, come hai detto stamattina…”
La ragazza, senza accorgersene, gli risponde inconsciamente ad alta voce.
“E come lo sai?”
“Eh, cosa?”
Minuscole gocce di sudore freddo scendono dalla fronte di Yu, mentre lei si porta le mani alla bocca.
Oddio, che ho combinato?
Si fissano l’un l’altro negli occhi, senza riuscire ad aprire bocca.
Se Akane scoprisse la verità sulla mia malattia…
Il ragazzo sente i brividi dentro di sé: deve assolutamente trovare un modo per uscire da quella situazione.
“E-ecco io, volevo dire che tu insomma…”
La porta d’ingresso si apre. In lontananza risuona una voce maschile adulta.
“C’è qualcuno? È aperto?”
Dio, ti ringrazio!
Yu approfitta subito dell’occasione e scatta in piedi, dirigendosi verso l‘ingresso del locale.

Akane è rimasta seduta per terra, con gli occhi sbarrati.
Come ho potuto dirgli una cosa del genere?
Si schiaffeggia la faccia con entrambe le mani.
Sono una perfetta stupida! Chissà cosa penserà di me, ora…
Akane abbassa desolata lo sguardo, accorgendosi immediatamente che i lembi del collo del kimono si sono notevolmente allentati, lasciando intravedere tra di loro una generosa scollatura.
Deve essere accaduto mentre mi allenavo in cortile… oddio!
La ragazza arrossisce all’istante, tenendosi le guance con le mani.
Sono rimasta così, davanti a lui, per tutto il tempo!

Marito e moglie, sulla sessantina d’anni, si rivolgono al ragazzo venuto ad accoglierli, poggiando i borsoni per terra.
“Giovanotto, ha per caso una stanza per stanotte?”
Yu sorride gentilmente.
“Certo, nessun problema. Un attimo solo che vado a prepararla, intanto accomodatevi pure.”
Lui sale al piano di sopra, nel frattempo la donna sussurra qualcosa all’orecchio del marito.
“Koji, hai visto? Ha un occhio nero! Sei sicuro che facciamo bene a dormire qui?”
L’uomo le risponde rivolgendo gli occhi al cielo.
“Hisa, stai in silenzio, per favore. Questo è il ryokan più economico della città, che pretendevi? Di essere servita da una dolce ragazza in kimono?”
In quel momento Akane entra nel locale: i due coniugi rimangono per un attimo a bocca aperta.
“Desiderate qualcosa?”

Yu scende di corsa dal piano di sopra, ritrovandosi nella sala faccia a faccia con Akane e arrossendo immediatamente.
L'anziana donna guarda il giovane con aria compiaciuta.
“Ma che bella ragazza!”
Il marito borbotta.
“Lui sì che è fortunato!”
Hisa lo riprende immediatamente con un pizzicotto.
“Ha proprio una bella fidanzata, sa?”
Yu diventa rosso come un peperone, cominciando a gesticolare senza sosta.
“N-no, non è vero! Noi non siamo fidanzati!”
Akane lo guarda con la coda dell’occhio, sospirando divertita.
Lo sai che non sei proprio cambiato per niente?

Sono passate le cinque del pomeriggio, il sole comincia ad adagiarsi all’orizzonte, mentre le strade brulicano ancora di vita: donne e uomini che escono dal lavoro, anziani seduti sulle panchine e piccoli gruppi di ragazze con la divisa scolastica.
Il vento nel frattempo comincia a sollevarsi sempre più impetuosamente, senza lasciar presagire nulla di buono.
I coniugi Mori sono andati a fare un giro per la città, rientreranno per cena. Il Kawa no ryokan è ora invece animato da una schiera di arzilli vecchietti.
“Yu, dove l‘avevi nascosta questa bella signorina? È ancora più carina di Mizuchan!”
Akane sorride, continuando a servire ai tavoli.
Il ragazzo è invece rimasto dietro al bancone: prepara del the, cercando di far finta di niente. Si gira per poggiare le tazze, trovando Akane di fronte a sé, col vassoio in mano.
I loro sguardi si incrociano imbarazzati per un istante, per poi rivolgersi di nuovo a terra.
I clienti osservano attentamente i due giovani, poi si guardano tra di loro e cominciano a ridere di gusto.
“Ma che carini che sono!”

 

Spazio alle ciance.

Innanzitutto scusate il ritardo con cui ho postato il capitolo, ma ho avuto da studiare per il penultimo esame prima della laurea triennale ^^, spero che l’attesa sia valsa a qualcosa ^__^, ehe.
Ma per farmi scusare ancora di più vi posto due link molto particolari, spero siano di vostro gradimento…
Piantina del Kawa no ryokan!
Ed ora, rullo di tamburi (mi raccomando questo apritelo solo dopo aver letto questo capitolo!)…
La mia auto fanart su questo capitolo! ^___- spero vi piaccia, mi sono divertita un mondo a disegnarla, sapete com’è, avevo bisogno di visualizzare meglio una certa scena…(e l‘immagine sarà uploadata presto sul mio sito, akachanwebsite.tk )
Come al solito i miei titoli sono sempre molto particolari, ma le spiegazioni verranno fatte sul forum N di nibunnoichi, as usual. Penso che ora “it cannot love” abbia più senso come titolo generale, vero?
Ho notato con piacere che avete “gradito” quella simpaticona di Aya, crearla è stato difficile, perché avevo bisogno di qualcuna che fosse veramente odiosa, perché se fosse stata una ragazzina dolce ed ingenua di sicuro le cose non avrebbero funzionato, o perlomeno non come volevo io. Aya esisteva sin dalla mia prima bozza mentale della ff di qualche anno fa.
Probabilmente, come dice Tharamil, (a proposito, benvenuto *__*, sono felice che la mia ff sia risultata interessante) Aya è un po’ eccessivo come personaggio, ma dopotutto è facile trovarne esemplari “simili” in natura… -_-’’ A me veniva il nervoso mentre scrivevo i suoi dialoghi XD (Rick, prometto che tratterò la tua Ahiuccia con i guanti XD).
Ringrazio di cuore tutti voi, letterini e lettori, mi aiutate davvero tantissimo: Kuno hai visto che ho messo il senso del contatto? XD ti giuro che mi sono accorta di aver usato i quattro sensi, nel sesto capitolo, solo dopo aver letto il tuo commento! Di solito queste cose le metto consapevolmente… ^^’. Bree, sono contenta che tu abbia visto Mizuko come Ranma, in quella scena del bagno (che faticaccia farla! XD), ma fai attenzione ^^, non dimenticare i tuoi dubbi...
Avrete notato che l’atmosfera è diversa dall’inizio generale della storia, il cambiamento era voluto (in verità avevo paura di non riuscirci), le gag cominciano ad affacciarsi sulla scena, d’altronde io non sono capace di fare altrimenti, è la mia vena di fumettista pazzoide che ogni tanto salta fuori ^_^.
Ora basta con lo sfogo, alla prossima!
(p.s.: poi ditemi se vi è piaciuta la fanart… ^^)

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Shadows between dreams ***


Capitolo VIII

Shadows between dreams.

La sera sta scendendo lentamente, raffreddando i colori della città di Niihama, prima resi vividi e caldi dal sole appena tramontato.
Yu guarda Akane servire ai tavoli.
I suoi sorrisi, i movimenti leggeri, le sue piccole mani…
A prima vista quella ragazza sembra così fragile, eppure è riuscita a colpirlo con una forza tale da stenderlo a terra. Non che lui sia portato per il combattimento, anzi gli è sempre parsa una cosa stupida e inutile.
Gente che approfitta di ogni occasione per farsi male.
Ma dato che ero un uomo potevo cercare almeno di scansarmi. Chissà cosa avrà pensato Akane, vedendomi cadere in quella maniera. Che figura, maledizione.
Poi prima… come ho fatto a non rendermi conto che stavo parlando ancora come Mizuko?
Yu sospira e scuote il capo.
“Non è tempo di pensare alle stupidaggini!”
“Ovvero?”
Akane lo sta fissando divertita, tenendo il vassoio rotondo contro il petto. Il ragazzo comincia ad agitarsi nervosamente.
“N-niente, niente!”
“Che ne diresti di preparare due porzioni di soba? Pensi di farcela?”
Lei chiude gli occhi e sorride dolcemente, tornando ai tavoli. Yu rimane impietrito a fissarla.
C-che carina…
Un attimo dopo si rende conto che Akane lo ha appena preso in giro.
“Ehi! C-che vuoi dire?”
La porta del locale scorre, facendo risuonare all'interno della stanza alcune squillanti voci femminili.
“È permesso?“
Yu e Akane si voltano verso due giovani ragazze, probabilmente delle liceali al primo o secondo anno, ma al posto dell’uniforme ognuna di loro indossa un giaccone e uno zaino sulle spalle.
Le due ragazze si bloccano sulla soglia del ryokan, con gli occhi spalancati: squadrano Yu dalla testa ai piedi, poi prendono a confabulare smaniosamente tra di loro.
Ichiko, ma l‘hai visto?!
“Certo, Nicchan, sembra proprio…”
Akane è troppo lontana per sentirle, ma qualcosa nel loro atteggiamento la rende perplessa.
Le ragazze si rivolgono a Yu in coro con occhi imploranti.
“Per favore! C‘è una stanza per noi?”
Lui abbassa il capo, cercando di mascherare il disagio.
“M-ma certo… Akane, potresti accompagnarle tu?”
Lei sospira contrariata.
“Certo, certo. Seguitemi.”

L’orologio del ryokan segna le sette di sera.
Akane sta finendo di preparare il tavolo per la cena, dove sederanno i coniugi Mori e le due ragazze, mentre lei e Yu mangeranno al bancone.
Ichiko e Nibuko scendono di corsa le scale ed entrano nella sala, aggrappandosi entrambe alle braccia del ragazzo.
“Vieni a mangiare vicino a noi, dai!”
Lo trascinano con forza al tavolo, senza dargli tempo di replicare e facendolo sedere in mezzo a loro.
Akane rimane a guardare immobile la scena.
Ancora una volta i ricordi sembrano riprendere vita di fronte ai suoi occhi, come se fosse il destino ad essersi dimenticato di lei e del suo passato. Akane abbassa inquieta lo sguardo.
Che bambine stupide.
Lei decide di sedersi nell’unico posto libero, al fianco dei signori Mori. Si sistema con cura il kimono e incomincia a mangiare. Ma dietro quei movimenti naturali si cela un ostinato tentativo di autocontrollo.
Non devo essere nervosa, dopotutto si tratta solo di due semplici ragazzine.
Akane sospira, cercando di riacquistare la calma.
Ichiko si volta sorridente verso Yu, portandogli alla bocca un pezzo di carne.
“Dì ahh!”
“Ahh!”
M-ma cosa sto facendo?!
Non capisce perché, ma non riesce ad opporsi a loro. Cerca esitante gli occhi di Akane, sperando che lei possa aiutarlo in qualche modo ad uscire da questa situazione, ma la ragazza distoglie lo sguardo di proposito.
Non sono certo fatti miei.
Non vuole, non deve fargli capire quanto lui le stia facendo male.
Nibuko tira decisa il ragazzo per la coda, avvicinandolo a sé.
“Yu, non stare a sentire Ichiko, mangia questo!”
Akane spezza in due le bacchette senza rendersene conto. Una smorfia di insofferenza altera un lato del suo viso, restringendo i suoi occhi fino a due sottili fessure.
Devo rimanere calma…
Nell’animo di Yu comincia a prendere forma un disagio sempre maggiore. Cerca inutilmente di scrollarsi di dosso quelle ragazzine, ma ogni tentativo è inutile, loro continuano ad abbracciarlo imperterrite, fino quasi a soffocarlo.
“P-per favore, lasciatemi!”
Brutto idiota.
Akane afferra la salsa di soia e ne versa in quantità industriale nel suo piatto, per poi rimetterla violentemente a posto al centro del tavolo.
I coniugi la guardano con la coda dell’occhio, bisbigliando tra loro.
“Koji, hai visto com’è gelosa Akane? Povera ragazza, deve amarlo davvero tanto.”
“Già, quanto vorrei poterla aiutare.”
Hisa preme col tacco della scarpa il piede del marito.
“Voi uomini siete tutti uguali! Potrebbe essere tua nipote!”
“Ma che ho detto stavolta?”
“L’hai pensato, non negarlo.”
Ad un tratto Ichiko e Nibuko cominciano a fissare maliziose Yu, poggiando le loro mani sul suo petto.
“Poi possiamo lavarti la schiena?”
Akane stringe i pugni sotto il tavolo. Ragazzine un corno!
Scatta immediatamente in piedi.
“Ora basta!”
Tutto attorno cala un improvviso silenzio.
Può sentire tutti gli occhi puntati su di lei, compresi quelli di Yu.
La ragazza arrossisce, stringendo i denti e abbassando lo sguardo.
Accidenti! Perché ho fatto una cosa del genere?
Akane…
Al solo guardarla nel petto del ragazzo si affaccia di nuovo quella sensazione di fredda angoscia, provata la mattina stessa.
Akane poggia lentamente le bacchette accanto al piatto, cercando di recuperare un po’ di contegno.
“P-per oggi basta… ho mangiato troppo.”

È notte fonda ormai.
Il vento è il padrone incontrastato dell’oscurità: spira sempre più intensamente, abbassando di molti gradi la temperatura dell’aria, insinuandosi negli angoli delle strade di nuovo deserte. Neanche la luna, ridotta ad una falce sottile in un angolo del cielo, sembra volerlo disturbare.
I coniugi e le ragazze sono andati a dormire, gli ultimi clienti, carichi di sakè, sono usciti da poco.
Akane finisce di sparecchiare i tavoli, mentre Yu passa le ciotole della cena sotto l’acqua corrente.
Chissà cosa le è preso prima.
Non è più riuscito a parlare seriamente con lei, c’è stato così tanto da fare che non hanno avuto neanche un momento per chiarire la situazione.
Yu sospira, chiudendo il rubinetto dell’acqua.
Forse è meglio così.
Ma non capisco, perché ho cominciato a farmi tutti questi problemi, da quando c’è lei? Devo cercare di essere più rilassato.
“Yu?”
La ragazza sembra riuscire a leggergli nella mente: si avvicina a lui, sfilandosi il grembiule bianco e appoggiando i gomiti al bancone, per poi sorridere ironicamente.
“Sarai contento di avere tutte e tre le stanze occupate.”
Lui la guarda stupito, non riuscendo a capire il perché di quell’improvviso cambio d'atteggiamento.
Allora sta bene.
Meglio così.
“Certo che lo sono, però…”
Yu si ferma un attimo a riflettere, assumendo un‘espressione concentrata che lascia in tensione la ragazza.
“Però cosa?”
“Se tu non occupassi la stanza senza pagare, io guadagnerei certamente di più.”
Akane arrossisce di colpo e comincia ad agitarsi.
“C-che cosa? Ma se lavoro gratis! Che dovrei fare, venire a …”
Yu la interrompe fischiettando, poi prende sulle spalle un sacco della spazzatura e si dirige sul retro del cortile.
Lei rimane a bocca aperta a fissare la parete.
Che stupido!
Due ragazzi entrano improvvisamente nel ryokan, incuriositi dai rumori e dall‘insegna ancora esposta. Portano entrambi dei grossi zaini sulle spalle: uno di loro ha i capelli castani ed un piumino blu, mentre l’altro ha i capelli rossi, con i riccioli che ricadono sulle spalle e un giaccone nero.
Akane li osserva sorpresa. Non avrebbe mai pensato che qualcuno potesse arrivare ancora a quest’ora.
Si avvicina verso di loro, accennando ad un inchino.
“Buonasera, desiderate qualcosa da mangiare?”
Il ragazzo con i capelli castani si porta imbarazzato una mano dietro la testa.
“Veramente noi passavamo solo per cas…”
L’amico lo interrompe con una gomitata sul fianco, rivolgendo ad Akane un sorriso ammiccante.
“Vorremmo una stanza per stanotte. Sa, questo è l‘ultimo ryokan aperto…”
Akane si volta preoccupata, cercando una risposta in Yu, ma lui è ancora sul retro perché non li ha sentiti arrivare.
Che devo fare?
Non ci sono altre camere libere nel ryokan, oltre… la mia.
La ragazza si porta esitante la mano sotto il mento.
Ma come faccio a cacciarli? Non hanno un altro posto dove andare.
All’improvviso un’idea sopraggiunge nella sua mente, facendola arrossire di colpo.
N-no, non posso fare una cosa simile!
Ma la sua indecisione viene troncata di netto dall’immagine delle due ragazze avvinghiate al collo di Yu, seguita da quella frase.
Se tu non occupassi la stanza senza pagare, io guadagnerei certamente di più.
Il volto della ragazza si dipinge di un’espressione di sfida.
Ah sì?

Yu chiude il bidone della spazzatura.
Improvvisamente un brivido freddo gli percorre la schiena.
Ho una strana sensazione…

Akane fa un cenno deciso ai due ragazzi.
“Seguitemi. Vi mostro la vostra camera.”
La ragazza sale le scale: i due le vanno dietro, borbottando sottovoce.
“Ma Takeshi, non dovevamo prendere la corriera della notte per Tokusima?”
Il ragazzo con i capelli ricci gli risponde seccato.
“Shiro, non capisci proprio niente! Non vedi com‘è carina quella ragazza?”
“Sì certo, ma…”
“Ecco, allora rimani in silenzio che è meglio!”
Akane fa scorrere l’anta della stanza, prendendo il suo borsone dall’armadio a muro.
“Ecco, sistematevi pure qui. La colazione sarà domattina alle otto.”
Takeshi cerca di fare colpo salutandola in maniera carina, ma la ragazza non gli lascia il tempo, è già andata via sbattendo la porta dietro di sé.

Yu apre la porta della sua stanza. Akane è lì che rovista tranquillamente nel suo borsone.
“C-cosa ci fai tu qui?!”
Lei appoggia con noncuranza un pigiama sul tavolo.
“Niente di particolare, sono venuti due ragazzi e li ho fatti sistemare nella mia camera. L‘hai detto tu che volevi guadagnare di più, no? Io ti ho solo accontentato.”
Il ragazzo rimane immobile a bocca aperta, poi comincia a sbracciarsi.
“C-certo che l‘ho detto, ma non intendevo questo! Non stavo parlando seriamen… !”
Akane lo interrompe spingendolo fuori dalla stanza.
“Rimani lì!”
“M-ma…”
La ragazza gli chiude la porta in faccia.
Yu si guarda attorno confuso.
Non avrà sul serio intenzione di dormire in camera con me?
Ad un tratto il profilo del corpo di Akane si staglia in controluce sul pannello della camera.
Il piccolo corridoio dove si trova il ragazzo non è illuminato, perciò può scorgere ancora più chiaramente ogni particolare di quella figura.
Yu inghiotte a fatica, rimanendo a fissare immobile la parete.
Akane si s-sta… spogliando.
I movimenti della ragazza sono armoniosi e sciolti.
Il kimono scende lentamente lungo le spalle, per poi cadere a terra.
Le mani portate dietro la schiena slacciano con cura il reggiseno, che scivola sulla sua pelle.
I suoi capelli si sciolgono, sfiorandole delicatamente il collo.
Yu trasale: i suoi muscoli si contraggono improvvisamente, irrigidendosi.
Sulla parete il corpo nudo della ragazza proietta un quadro silenzioso, fatto di dolci curve e linee leggere, che sembrano muoversi in una morbida danza.
N-no, questo è troppo.
Lui continua a fissarla intensamente, completamente assoggettato a quella visione.
All’improvviso Akane apre la porta.
Indossa un pigiama giallo lungo, con dei piccoli animaletti azzurri.
Yu la guarda, assumendo un’espressione interrogativa.
“Mh? M-ma…”
La ragazza sorride.
“Allora, non vieni?”
Yu oltrepassa la soglia della camera con passo malfermo, notando una barricata eretta dalla ragazza al centro della stanza, costruita addossando il borsone ed altri oggetti contro il tavolo, in modo da non lasciare adito ad equivoci.
Akane nota l’imbarazzo del ragazzo e risponde volgendo altrove lo sguardo.
“Non si sa mai, non vorrei che ti venissero strane idee in testa.”
Yu è colto alla sprovvista da quelle parole, tanto che è spinto a replicare istintivamente.
“Non preoccuparti, non ho intenzione di toccare nemmeno con un dito una donna senza…”
Il ragazzo si interrompe sconvolto, ma ormai è troppo tardi per rimediare.
C-che cosa ho detto?!
Vorrebbe sprofondare: come gli è venuto in mente di risponderle in quella maniera? Serra subito gli occhi, preparandosi ad una reazione di Akane, ma stranamente non avviene nulla.
La ragazza abbassa lo sguardo, accennando ad un sorriso.
Il suo petto è pervaso da una piacevole sensazione di calore, che sembra quasi cullare la sua anima.
Ranma…
Non ha bisogno di nient‘altro.
Yu riapre gli occhi insicuro: Akane si china sul futon, rivolgendosi a lui con voce pacata, quasi tenera.
“Buonanotte… Yu.”

Il vento sferza la finestra della stanza, facendo oscillare ripetutamente il vetro che cerca di opporsi alla sua forza, ma inutilmente.
La luce è spenta: i loro futon sono posizionati alle estremità opposte della camera, divisi dal tavolino e dal borsone di Akane.
La ragazza continua a rigirarsi nel letto, sorridendo.
Quella frase… come sono felice.
Chiude gli occhi.
Forse ho esagerato prima, non dovevo trattarlo così.
Yu continua a fissare innervosito la parete: nonostante i suoi molteplici sforzi non riesce a prendere sonno.
Se non avessi avuto quest’occhio nero, a quest’ora sarei potuto tornare donna.
Il ragazzo volge gli occhi al cielo. Sta diventando tutto così complicato che ha paura di non riuscire più a gestire la situazione.
Ho sbagliato fin dall’inizio, non dovevo far restare Akane nella pensione, accidenti.
Lei è così, così…
Yu si gratta nervosamente la testa, continuando a sentire nella sua mente le ultime parole sussurrate dalla ragazza. Ha pronunciato quella semplice frase con una dolcezza tale da disarmarlo.
Ahh! non ci capisco più niente!

L’orologio del locale continua a risuonare nella sala vuota.
Akane si è addormentata da tempo.
Yu riesce a percepire il suo lento respiro, il che rende i battiti del suo cuore ancora più veloci.
Non riesco a dormire, maledizione.
Se non ci fosse stata lei a quest’ora me ne sarei stato tranquillo, invece ultimamente non ho fatto altro che passare da un guaio all‘altro…
Il ragazzo decide di alzarsi dal futon, perché tanto ogni sforzo per rilassarsi sembra inutile. Si volta verso di lei, che riposa di spalle.
Accidenti, come può dormire così tranquilla?
Yu raggiunge a carponi il futon della ragazza, superando gli ostacoli al centro della stanza.
Il suo sguardo, dapprima imbronciato e nervoso, si tramuta in un’espressione di confuso stupore.
La pelle chiara di Akane riflette la luce notturna, creandole attorno una sottile aurea madreperlacea. Il profilo del suo viso, incorniciato da morbide ciocche di capelli, scende dolcemente sul cuscino, con gli occhi chiusi e le labbra attraversate da un lieve sorriso.
Yu si sente un perfetto, stupido idiota.
Come ha potuto pensare di incolpare quel piccolo angelo?
Il ragazzo stringe i pugni e abbassa il capo.
Sono io, solo io il responsabile di tutto. Lei non c’entra niente…
Il suo cuore si lacera lentamente, trafitto dalla disarmante purezza di quel sogno evanescente, che riposa di fronte ai suoi occhi. Non si sente affatto degno di pensare a lei, figurarsi desiderarla.
A quel pensiero il respiro sembra abbandonarlo del tutto, rendendolo un essere piccolo e fragile.
Yu si china verso di lei, respirando lentamente il profumo dei suoi capelli, così leggero e penetrante, poi chiude gli occhi, restando ancora in quella posizione.
Il suo cuore è sopraffatto da un fiume in piena di sensazioni inarrestabili, intense e contrastanti.
Vorrebbe stringerla a sé, farla sua per sempre, senza lasciarla andare via neanche per un istante, incurante di ogni timore ed incertezza, perché ora sa che non potrà più resisterle a lungo. Ma alla fine la perderà. Sa che lei non rimarrà al suo fianco ancora per molto. Potrebbe essere un giorno, un mese, non importa quanto. Un giorno lei andrà via e non ci sarà più posto per lui nel suo cuore, se mai ce n‘è stato. Questi pensieri lo sconvolgono senza dargli pace, ma quel dolce profumo lo accarezza teneramente, facendolo sentire al sicuro, come se fosse cullato da un caldo abbraccio familiare.
Sembra quasi che lei sia stata lì da sempre

Di colpo Akane si gira nel letto, continuando a dormire, portando il suo viso quasi a contatto con quello di Yu.
Il ragazzo impallidisce.
Ora il caldo respiro della ragazza sfiora la sua bocca, confondendogli rapidamente i sensi fino a vincere ogni ultima resistenza.
Akane apre leggermente le labbra.
Yu istintivamente fa lo stesso, avvicinandosi ancora di più a lei.
Akane…

“…Ranma.”

Quel dolce sussurro trafigge il suo cuore con un dolore lancinante.
Gli occhi di Akane si bagnano di lacrime.
Yu la guarda sconvolto.
Sta piangendo nel sonno.
Il ragazzo si ritrae rapidamente: i suoi occhi sono vuoti, spenti.
Il mondo sembra crollare rapidamente su di lui, spazzando via ogni traccia di vita, cancellando persino la sua anima.
Sul suo volto compare un amaro sorriso.
È ovvio, avrei dovuto immaginarlo prima.
Il suo cuore sembra cessare di battere.
Lei ama un altro.
Una ragazza come lei non può che appartenere ad un altro.
Era lui la ragione per cui voleva andarsene subito, appena arrivata. Ed è sempre a causa sua che ora sta piangendo.
Yu trattiene a fatica le lacrime. Nulla sembra avere più ragione d’esistere, ora.

Bastardo.

Ranma.
Quel nome brucia nel suo petto, facendolo impazzire. Ma sente qualcosa di strano, quella parola non gli è nuova.
Certo, lei lo chiamava mentre mi abbracciava, quando aveva la febbre.
Yu sorride ironicamente.
Non ha fatto altro che pensare solo a lui, in continuazione.
Ma non è stata solo quella l’unica volta in cui ha sentito quel nome. Qualcos’altro riaffiora alla sua mente, solo per un attimo, come un riflesso sulla lama di un coltello.
…Ranma! Perché continui a mentirmi…
“Ah!”
Yu si porta immediatamente le mani alla testa: il dolore sembra tranciargli di netto il cranio e strappargli l’anima a morsi.

Ma tutto dura un istante.

Poi il ragazzo cade a terra svenuto, vicino ad Akane.


Spazio alle ciance alcoliche (troppi brindisi aka mia -_-''')
Ho coniato un nuovo proverbio (dato che adoro i neologismi): chi aggiorna il penultimo dell'anno aggiorna tutto l'anno!
Ahahaha scherzo, mica credete che andrò avanti con itcl fino alla fine del 2006? eh no, finiremo molto prima, a meno che non mi rapiscano gli alieni oppure una tempesta magnetica non renda inservibili i computer e internet per qualche anno (ma in questo caso chiamerò mousse a mo' di piccione viaggiatore e vi farò portare ad ognuno una copia scritta a calamaio dei nuovi capitoli), comunque vi avverto che fra poco si entrerà nella fase clou, che non so da quanti capitoli sarà composta, ma sicuramente (qui lo dico e qui lo nego)da non più di otto (quindi gioite, abbiamo passato la metà! XD).
Questo capitolo ha visto Tiger come unica beta, dato che Vale ha gli esami (in bocca al lupo!)e Wata è in crisi d'identità ^_- (scherzo, anche lui ha da fare... ^.^''' ), perciò la ringrazio pubblicamente perchè ha sostenuto da sola le mie crisi spirituali, inoltre mi è stata di grande aiuto per la stesura del capitolo, dandomi l'idea della cena in casa kawa no ryokan (ma non prendetevela con lei per quelle due civette, quelle sono quasi tutte colpa mia!), altrimenti vi sareste trovati con un mini capitolo, invece di questo lungo (lunghissimo, per i miei standard ^^') capitolo da leggere con una beeeeeella fetta di panettone (o pandoro)in mano!
Ringrazio tutti coloro che hanno commentato il VII cap e continuano imperterriti a seguirmi (sono contenta che la fanart vi sia piaciuta, avrei voluto farne un'altra per celebrare la fine dell'VII, ma pazienza, sarà per un'altra volta ^^'), un saluto ad IronQueen, nuova commentatrice! Hip Hip Hurrà! Cosa resta da dire... Buon 2006! E che, tra le altre cose, sia foriero di tanti nuovi capitoli delle FF su Ranma in corso, e di tante nuove FF!!! *__* A presto!

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Falling down ***


Capitolo IX

Falling down.

I tiepidi raggi del sole attraversano la finestra, facendo brillare gli arabeschi di ghiaccio ricamati sul vetro dalla brina notturna, per poi insinuarsi come aghi sottili negli occhi di Yu, obbligandolo a svegliarsi.
Intorno a lui solo un mare di luminosi riflessi opalescenti, che sembrano accompagnarlo lentamente dal sogno ad una realtà ancora più dolce: Akane riposa ancora vicino a lui, avvolta attorno alle coperte per non essere svegliata dalla luce. Il suo viso è pervaso da un’innocente dolcezza, che sembra permeare l’aria che la circonda.
Lui non può fare a meno guardarla, di scorrere con lo sguardo ogni angolo del suo volto: se sotto i raggi della luna gli era apparsa come un angelo, ora il sole la circonda in un luminoso abbraccio, rendendola simile ad una piccola bambina indifesa.
Yu sorride: questa dolce visione riscalda teneramente il suo cuore, infondendogli il coraggio necessario per avvicinare la sua mano al viso della ragazza.

…Ranma.

Quel maledetto nome riaffiora di nuovo nella sua mente, assumendo una fisicità tale da impedirgli di avvicinarsi a lei.
La mano del ragazzo trema per un istante, per poi ritrarsi e chiudersi in un pugno.
È inutile, non posso.
Yu si siede lentamente accanto alla ragazza e si porta le mani al volto.
Che cosa dovrei fare? Abbracciarla e dirle che d’ora in poi la proteggerò per sempre?
La mente del ragazzo è oppressa da un’angosciante sensazione di inutilità.
Tanto non è me che ama.
Non soffrirebbe di certo in questo modo, se non provasse per lui qualcosa di profondo.
Io non rappresento nulla per lei. Ma non posso biasimarla, dopotutto cosa sarei in grado davvero di darle?
Non posso certo pretendere di rovinarle la vita perché mi sono innam…

Il ragazzo sgrana gli occhi, ancora nascosti tra le dita. Non riesce a credere di aver appena ammesso una cosa simile.
Yu rimane immobile ancora per un momento, poi si alza in piedi e si dirige verso la porta. Sul suo volto è dipinta un’espressione incolore, da cui non traspare volontà alcuna.
È inutile che stia qui ad illudermi, sono io che ho sbagliato a comportarmi così, lo sapevo sin dall’inizio che non avrei potuto amare nessuno, tanto meno lei.
A questo punto non so più neanche se sono una ragazza o cosa… che succederebbe se Akane scoprisse la mia malattia?
Il ragazzo stringe i pugni fino a farsi male.
Se continuassi così le farei solo del male.
Non potrebbe sopportare di sicuro una scoperta del genere. Come non potrebbe farlo nessun altro, è più che comprensibile.
Me ne starò in disparte ancora una volta, come ho sempre fatto. Mi basterà essere sua amica.
Sì, è giusto così, le rimarrò vicino come avrei dovuto fare sin dal principio, nient‘altro.
Poi sorride amaramente, aprendo la porta della stanza.
Yu non tornerà mai più, in questi giorni rimanere un uomo mi ha creato solo problemi.
La parete scorre lentamente fino a chiudersi del tutto.
Akane continua a dormire ignara di tutto, crogiolandosi nel dolce tepore delle coperte.

“Buongiorno, Akane!”
Mizuko porge allegramente una ciotola di riso alla ragazza appena svegliata, che si siede al bancone stropicciandosi gli occhi.
“Buongiorno, Mizuko… e Yu?“
La ragazza continua a pulire i tavoli con una pezza, abbassando lo sguardo.
“È andato via stamattina presto, mi ha detto di salutarti.“
Akane annuisce e prende le bacchette, cominciando a mangiare, mentre Mizuko ritorna al bancone e si china aprendo il frigorifero.
“Dimenticavo, Akane, avrei bisogno che uscissi a comprarmi del riso e un po‘ di verdura, in due giorni ho quasi finito le scorte di una settimana.”

“Ma certo, vado appena ho finito.”
Tutto a un tratto Ichiko e Nibuko irrompono nel locale, dopo aver sceso le scale a perdifiato.
“Dov’è Yu? Non può essere andato via senza salutarci!”
Akane mantiene lo sguardo fisso sulla ciotola, cercando di ignorarle volontariamente per non fare di nuovo la stessa figura della sera prima.
Tanto di sicuro quelle due non gli metteranno le mani addosso, ora che è una ragazza.
Ichiko prende per il collo Mizuko e comincia a strozzarla.
“Dove l‘hai nascosto il nostro Yu? Confessa!”
Nello stesso istante sopraggiungono Takeshi e l’amico, svegliati dal trambusto.
“Si può sapere che succede?"
Gli occhi di Takeshi improvvisamente si illuminano alla vista di tante bellezze riunite di fronte a lui, che sembrano essere lì apposta per augurargli una splendida giornata. Poi si avvicina di soppiatto alle ragazze e abbraccia Mizuko, approfittando del subbuglio.
Anche i coniugi Mori, abituati a svegliarsi presto, raggiungono i ragazzi nella sala e iniziano ad osservare compiaciuti la scena. Hisa mette il braccio attorno a quello del marito, poggiando la tesa sulle sue spalle.
“Che bella la gioventù di prima mattina, hanno così tanta energia!”
Akane continua a mangiare tranquillamente, guardando divertita la confusione attorno a lei: è bastato che lui tornasse al suo fianco, per farle provare di nuovo quella sensazione di felice spensieratezza, che aveva reso unica la sua vita.
Mizuko inizia ad implorare l’aiuto di Akane, non riuscendo a liberarsi da sola di tutti quei seccatori.
“Dammi una mano, per favore! Non vedi in che situazione mi trovo?”
La ragazza per tutta risposta scoppia in una fragorosa risata, mentre Mizuko continua ad urlare disperata.
“Smettila di ridere, non ci trovo nulla di divertente! Vieni qua!”
Akane la guarda sorridendo, poi prende il giubbone e si dirige verso l‘uscita del ryokan, tirando fuori la lingua.
“Mi dispiace, ma dovrai sbrigartela da sola, io devo andare a fare la spesa, ciao ciao!”
“Akane!”
Mizuko sbraita imperterrita in direzione della ragazza, nel frattempo allontanatasi da lei, ma dentro di sé sorride, consapevole di aver preso una scelta definitiva.
Va bene così, sto facendo la cosa giusta. Non posso chiederle di più.

L’aria mattutina è secca e pungente, tanto che Akane è costretta a riscaldarsi le mani sfregandole ripetutamente.
Perché mi sono dimenticata i guanti? Accidenti.
A tratti per terra la brina crea un candido manto ghiacciato, che alla luce del sole risplende di infiniti bagliori.
Akane è talmente assorta da questo spettacolo inatteso, da non accorgersi dell’improvviso sopraggiungere di una ragazza, che la urta finendo a terra.
Akane si precipita in ginocchio per fare le sue scuse, ma così facendo si rende conto dell’identità della persona davanti a lei e questo fa assumere alla sua voce un tono involontariamente infastidito.
“Aya. Ciao.”
La ragazza non perde tempo, iniziando subito ad inveirle contro mentre si pulisce il cappotto.
“T-tu! Ti rendi conto di quello che hai combinato?!”
Akane rivolge gli occhi al cielo seccata.
Dev’essere una specie di maledizione, me la trovo sempre davanti.
“Scusami, non l‘ho fatto apposta. Non mi sono accorta che c‘eri tu.”
Aya inizia a gesticolare nervosamente, esasperando il timbro della sua voce.
“Oh, certo, la ragazza non l‘ha fatto apposta, poverina.”
Akane cerca invano di mantenere il controllo, ma poi spazientita si porta le mani sui fianchi.
“Insomma, si può sapere cosa vuoi da me? Ti ho già chiesto scusa!”
Alla vista dell’evidente nervosismo della ragazza, Aya inspiegabilmente si ricompone, mettendosi ad osservare con noncuranza la sua recente manicure.
“Ah, io da te non voglio nulla, ho solo intenzione di chiarire una cosa una volta per tutte.”

Il vento inizia a sollevarsi sempre più forte, portando con sé le prime nuvole dagli angoli più remoti del cielo. Un uomo anziano osserva serenamente il primo manifestarsi della forza della natura, pregustando il momento in cui tornerà a casa e potrà stendere le gambe sotto il kotatsu1.
La ragazza dai capelli castani alza sicura lo sguardo, incontrando gli occhi di Akane che si fermano ad ascoltarla.
Yu è mio.
Aya si passa lentamente le dita tra i capelli e sorride, godendo della sua palese superiorità.
“Devi andartene. E subito anche, spero che tu riesca a capire da sola il perché.”
Akane rimane per un istante senza parole, poi sorride ironicamente, scandendo decisa ogni parola.
“Guarda che tra me e lui non c’è niente. Ma questo non vuol dire che ti permetto di dirmi cosa fare. Io resterò fin quando lo riterrò opportuno.”
Aya chiude gli occhi cercando di mantenere un certo contegno, poi sospira per allontanare da sé la tensione.
“Bene, immaginavo che avresti rifiutato, non si può certo fare un discorso ragionevole con una come te.”
La ragazza inizia a rovistare con calma nella sua borsa di pelle, tirando fuori un mazzetto di banconote.
“Allora, quanto vuoi? 100 mila yen ti bastano?2
Akane non riesce a credere che lei stia parlando sul serio. Aya, innervosita da quella donna, che sembra farsi beffe della sua generosa bontà d’animo, inizia a battere con insistenza il piede destro per terra.
“100 mila yen non sono forse abbastanza per il suo disturbo, signorina?”
Akane stringe i pugni e abbassa lo sguardo.
“Pensi veramente che voglia dei soldi da te?”
La ragazza esita per un istante, dopodichè rimette le banconote in borsa e sorride.
“Meglio così, sono contenta che alla fine tu abbia capito. Bene, non ho più tempo per giocare con te, adesso. Andrò da Yu e…”
Akane rialza improvvisamente la testa e colpisce Aya con uno schiaffo violentissimo.
“Ora basta!”
La ragazza precipita di nuovo a terra, ma questa volta il suo viso è percorso da profondo stupore. Akane si volta lentamente, allontanandosi da lei e proseguendo sulla sua strada.
“Non farti più vedere.”

Mizuko raccoglie le ciotole vuote dal tavolo dei clienti, poi si gira a fissare l’orologio del locale, sospirando.
È già mezzogiorno, accidenti, possibile che non sia ancora tornata?
In quel preciso istante Akane spalanca la porta del ryokan, avviandosi con passo deciso verso la camera di Mizuko.
“Si può sapere dove sei stata per tutto questo tempo? Non hai neanche fatto la spesa!”
La ragazza le risponde in tutta fretta, senza neanche voltarsi.
“Scusami, me ne sono dimenticata. Torno subito.”
Akane entra nella stanza, dove si trova ancora il suo borsone, mentre Mizuko la osserva preoccupata.
Ma che le è preso?
Subito dopo Akane esce fuori della stanza con indosso un paio di pantaloni, dirigendosi di filato verso il cortile e sbattendo la porta dietro di sé.
Tutti i clienti iniziano a scrutare turbati la locandiera, che arrossisce immediatamente. “Akane torna subito, è s-solo andata a mettere a posto il cortile.”
Ma la interrompe un frastuono assordante, proveniente dal retro: i clienti cominciano a guardarsi allarmati negli occhi.
“Sicuri che non lo stia demolendo?”

Il cielo si riempie di nuvole plumbee, agitate vorticosamente dal vento. Le strade, a quest‘ora deserte, sembrano lasciare volontariamente il passo ai primi segni dell’inverno.
Mizuko apre la porta del cortile: Akane è intenta a spaccare la legna a mani nude e a frantumare ogni cosa vicina a lei.
“Ehi, va tutto bene? Per colpa tua se ne sono andati tutti i clienti, avevano paura che crollasse il locale!”
La ragazza però continua a non sentirla, perciò Mizuko deve avvicinarsi di più a lei.
Inaspettatamente un ciocco di legna appena tagliato schizza nella sua direzione, ma stavolta Mizuko ha la prontezza necessaria per evitare di essere colpita, riuscendo inoltre ad afferrare il ceppo, che lei inizia a far roteare divertita con una mano sola.
”Però! Non pensavo di avere questi riflessi! Essere colpita da te tutti i giorni comincia a dare i suoi frutti.”
Nello stesso istante però un secondo pezzo di legno la colpisce in pieno viso, facendola finire a terra priva di sensi.

Akane prende la borsa del ghiaccio dal frigorifero e la porge a Mizuko, che se la mette in fronte.
“Allora? Adesso vuoi dirmi perché eri così arrabbiata quando sei rientrata?”
La ragazza si mette a sedere al bancone, iniziando a dondolare lentamente le gambe.
“Niente, niente, era solo che… ”
La verità è che dopo aver litigato con Aya, Akane ha cominciato a girare per la città finendo col perdersi. Le ci sono volute due ore per tornare alla pensione, contribuendo ad aggiungere nervosismo alla rabbia provata a causa di quella ragazza.
“Va bene, Akane… vieni, dammi una mano a cucinare qualcosa per noi.”
Le due ragazze si mettono subito dietro i fornelli: Mizuko per evitare disastri cerca di fare in modo che Akane si limiti a scaldare l’acqua, mentre lei inizia a far saltare le verdure in padella.
L’atmosfera diventa pian piano più leggera: le due ragazze chiacchierano allegramente, parlando del più e del meno.
“Non ti ho mai chiesto di dove sei, hai un accento particolare.”
Questa normalissima frase, buttata lì per caso da Mizuko, fa sussultare all’inizio Akane. Un istante dopo però la ragazza risponde come se niente fosse, accennando ad un sorriso.
“Sono di Nerima, è un piccolo quartiere di Tokyo.”
Mizuko non si accorge della reazione della ragazza, perciò continua tranquillamente il discorso.
“Non sono mai stata a Tokyo, dev‘essere emozionante abitare in una città così grande.”
Akane dandole le spalle chiude il frigorifero, poi si pulisce le mani sul grembiule bianco.
“Dipende… un tempo era così, ma poi...”
“È successo qualcosa?”
La ragazza stringe con forza il grembiule, tentando di mantenere una calma apparente.
Poi tu sei scomparso ed io ho smesso di vivere, Ranma…
Akane risponde con un filo di voce, sorridendole.
“Sono successe tante cose, sarebbe troppo lunga da spiegare.”
Per un istante le due ragazze non si parlano. Akane si volta, prendendo delle ciotole per il pranzo, mentre Mizuko versa della salsa di soia nelle verdure, con il pensiero però rivolto altrove.
Se ora le chiedessi qualcosa su di lui… e se mi rispondesse che lo ama e che è felice, io potrei finalmente…
La ragazza stringe le mani in un pugno ed alza decisa lo sguardo verso Akane.
“Ecco, c‘è una cosa che vorrei chiederti, anche se non vorrei sembrarti invadente, se non vuoi non rispondere…”
Akane sorride dolcemente, nel vedere l’evidente imbarazzo della ragazza.
Sei sempre così timido e indeciso.
“Mizuko, non farti tutti questi problemi, dimmi pure.”
La ragazza alza gli occhi titubante.
“Ecco, tu… sei fidanzata?”
“Eh?”
Akane sgrana gli occhi: la ciotola le scivola dalle mani e finisce per terra in frantumi. La ragazza si piega subito a raccogliere i pezzi, senza riuscire a vederli perché le lacrime le offuscano improvvisamente la vista.
“Scusami Mizuko, non volevo romperla.”
Mizuko, rimasta all’inizio sconvolta da quella reazione, si china in silenzio verso di lei e comincia ad aiutarla.
Scusami tu Akane, mi sono comportata da stupida, non ho pensato avrei potuto farti del male.
Akane alza lentamente la testa, guardando la ragazza negli occhi.
“…Lui si chiama Ranma.”

Il cuore di Mizuko sembra essere sul punto di smettere di battere: la ragazza volge altrove lo sguardo e stringe i denti.
Ti prego Akane, non dire altro.
“Non siamo stati noi a deciderlo, ma poi…”
La porta del ryokan si spalanca, interrompendo il discorso di Akane.
Nel locale entra un giovane ragazzo dai capelli castani corti e gli occhi scuri, vestito con una giacca di velluto nera e un paio di jeans slavati. Dimostra più o meno la loro età e incede nella stanza con passo sicuro.
Mizuko sgrana gli occhi e si alza in piedi.
“Kenta!”

Akane si pulisce le lacrime dal viso e guarda entrambi stupita: sembra che quei due si conoscano da molto tempo. La voce di Mizuko diventa inaspettatamente più insicura e fredda.
“Perché sei qui?”
Lui le sorride con aria sorniona, avvicinandosi.
“Ma come, il tuo ragazzo arriva dopo tanto tempo e tu lo accogli in una maniera così gelida? Non sei gentile, sai?”
Akane, confusa dall’improvvisa entrata in scena dell’uomo, ha bisogno di appoggiarsi al bancone per riordinare le idee.
Come “il suo ragazzo“?! Che significa, questo?… Cosa c’è fra loro due?
Mizuko arrossisce e china leggermente la testa, poi si rivolge verso la ragazza per darle spiegazioni.
“A-akane, non starlo ad ascoltare, noi siamo solo amici!”
Kenta la rimprovera con sufficienza, portando un braccio contro il fianco.
“Ah, Mizuko… non c’è bisogno di scaldarsi tanto.”
Poi si avvicina lentamente ad Akane e le sfiora il mento con le dita.
“Piuttosto, noi due non ci conosciamo ancora… Mizuko ti ha chiamata Akane, vero? Davvero un bel nome.”
Mizuko irritata prende la mano del ragazzo e l‘allontana, guardandolo negli occhi con maggiore sicurezza.
“Allora? Perché sei venuto?”
Kenta sospira, sedendosi con calma al bancone e accavallando le gambe.
“Le solite storie. Aya mi ha detto che oggi una ragazza l‘ha schiaffeggiata, perciò voleva che la cercassi per fargliela pagare. Sai quanto possa essere testarda mia cugina, deve sempre averla vinta lei.”
A-aya è sua cugina? E lui c-cosa dovrebbe farmi?
Akane sbianca immediatamente in volto, quindi si volta dall’altro lato per non essere vista da Mizuko, che invece inizia a ridere di gusto.
“Ben le sta, sono sicura che stavolta se l‘è cercata, se incontrassi quella ragazza le costruirei un altare!”
A queste parole Akane inizia a tossire abbondantemente, mentre Kenta appoggia il gomito sul bancone e prosegue il suo discorso, gesticolando con la mano destra.
“A dire la verità non è che mi abbia fatto una descrizione accurata, ha detto che è una pazza con un kimono blu che sta al fiume.”
Akane continua a sentire i rivoli freddi di sudore percorrerle il viso, Mizuko però sembra continuare a non accorgersi di niente.
“Che razza di descrizione, potrebbe essere chiunque… Aya non si smentisce mai.”
Kenta si gratta la testa, ciondolando mollemente la gamba.
“Comunque io il mio dovere l’ho fatto, ci sono passato al fiume, ma non ho trovato nessuna ragazza. Quindi, dato che ero di strada, sono passato a salutare il mio bel fiorellino scarlatto.”
Mizuko scansa di nuovo la mano del ragazzo, che tenta di accarezzarle i capelli.
“Adesso non ricominciare, per favore.”
Il ragazzo si protende verso di lei, facendo una smorfia triste.
“Mizuko, perché continui a trattarmi così?”
La ragazza volge imbarazzata lo sguardo verso Akane, poi abbassa il capo. Kenta non si cura minimamente del suo stato d’animo e continua a calcare la mano.
“Allora vuoi dirmi che quel bacio non valeva niente per te? È stato il momento più bello della mia vita, possibile che non te lo ricordi?”
Che cosa? S-si sono baciati?!
Il cuore di Akane inizia a battere all‘impazzata. Non è certo la prima volta che sente o vede Ranma baciare un uomo, ma in questo momento non è sicuramente preparata a sentire una cosa del genere.
Allora non c’è solo Aya, anche questo Kenta è innamorato di lui... Non è possibile.
La ragazza si siede lentamente su una sedia, con la testa ancora stordita, mentre Mizuko inizia ad agitarsi sempre di più.
“Smettila, eravamo ad un mio compleanno delle elementari e facevamo il gioco della bottiglia! Che vuoi che mi ricordi?!”

Alle elementari?
A quelle parole i suoi sensi iniziano a vacillare, diminuendo in lei per un attimo la percezione del mondo circostante.
Che vuol dire che erano alle elementari? Come può ricordare una cosa successa in questo posto quindici anni fa?
Gli occhi di Akane osservano smarriti prima Mizuko, poi Kenta: improvvisamente inizia a mancarle il respiro. Quei due diventano distanti da lei, appartenenti ad un altro mondo, un’altra dimensione in cui lei è solamente un’estranea. La sua mente cerca in tutti i modi di trovare una via d’uscita a questa situazione, una spiegazione plausibile per tutto questo.
Dev’esserci un errore, sì. Ranma a quell’età era in viaggio con suo padre… potrebbe benissimo essere passato anche di qui. Magari… magari Kenta si è confuso, sì…
Ma è tutto inutile. In lei si riaffaccia di nuovo prepotentemente quella sensazione di frustrante angoscia, che aveva portato nel suo cuore negli ultimi anni. Una morsa opprimente che non le lascia via di scampo: il terribile sospetto di aver sbagliato, di aver inseguito ancora una volta solo un sogno.
Kenta non può essersi sbagliato, lui ha baciato una ragazza. Non Ranma.
Akane si porta le mani al volto, mentre i battiti del suo cuore rallentano sempre più velocemente.
N-non è possibile, se fosse così vorrebbe dire che Mizuko… che Yu…
Non sono Ranma.
Il sangue si raggela a poco a poco nelle vene, fino ad offuscarle la vista. Mizuko, rimasta a discutere con Kenta fino a quel momento, si rende improvvisamente conto di quello che sta succedendo alla ragazza: si getta immediatamente su di lei, urlando e afferrandole le braccia ormai gelide.
“Akane! Che ti prende?! Rispondi!”
Mizuko scuote Akane, cercando di farla rinvenire, ma ormai è troppo tardi, la ragazza ha già perso del tutto conoscenza, abbandonandosi esanime nel suo abbraccio.

Note:
1. Il kotatsu è il tavolino basso che si trova frequentemente nelle case tradizionali giapponesi, ricoperto da una lunga coperta e con sotto un braciere che emana calore. Nei mesi invernali basta mettere le gambe e le braccia sotto il tavolo per riscaldarsi, in Ranma l’avete visto moltissime volte (delucidazione cortesemente offerta dal gatto del kotatsu di Lamù.).
2. 100 mila yen corrispondono circa a 720 € (si ringrazia la gentile calcolatrice della signorina Nabiki Tendo, nel frattempo cogliamo l’occasione per informarvi dell‘uscita del secondo volume di “Guida ai soldi facili, ovvero come guadagnare estorcendo denaro ai vostri familiari.” edizioni Shogakkan).

Spazio alle ciance:
Vorrei innanzitutto scusarmi con tutti quelli per aver aggiornato così tardi ;___; ^^', mi era venuto il blocco della fanwriter XDD, poi ho avuto dei "contrattempi universitari", quindi vorrei chiedere scusa a tutti quelli che non ho potuto contattare via mail per avvertire del ritardo. Il prossimo capitolo dovrebbe venire fuori un po' prima di questo, comunque ^^. Non esitate a contattarmi ^__^ (volevo soprattutto ringraziarvi del vostro sostegno, non pensavo ci teneste tanto *_*)
Bene, spero che la lunga attesa sia stata ripagata da un capitolo di vostro gradimento. E' tornata la vostra adorata Aya, con il suo simpatico cuginetto Kenta XD. Qual'è il mistero che lega Mizuko a Kenta? Che lei e Yu non siano veramente Ranma? (Questo capitolo potevo intitolarlo: Breed's doubt XDD) Lo scoprirete presto!!!
Grazie di cuore per continuare a seguirmi!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Full of memories ***


Bentornati a tutti(grazie per i commenti e gli incitamenti a scrivere!), finalmente sono riuscita a scrivere il decimo capitolo, devo dire che mi ero bloccata per un po', ma poi leggere il 31 di nrsu di tiger_eyes (saluto la beta, pubblicità occulta..) mi ha dato la forza per andare avanti... beh bando alle ciance: la storia si sta avviando verso la conclusione, abbiamo lasciato Akane sconvolta dalle rivelazioni di Kenta su Mizuko... che non sia davvero Ranma?

Capitolo X

Full of memories.

Un vento freddo e tagliente porta con sé l’odore acre della pioggia, che ormai il cielo sembra faticare a trattenere.

Akane riprende lentamente conoscenza: i sensi e le membra sono ancora intorpidite, così come la sua mente, che si ostina a vagare in una specie di limbo lattiginoso e indefinito, evitando intenzionalmente qualsiasi pensiero.
La ragazza percorre con lo sguardo assente le travi della camera, osservando il ritmico gioco delle assi, unite in un sapiente incastro da chissà quali mani.
Socchiude gli occhi, mentre le labbra si aprono in una silenziosa preghiera, cheperò non ottiene risposta.
Perché sono finita in questa situazione?
Le sue dita stringono i lembi della coperta, che le copre il petto.
Deve esserci un particolare che mi sfugge, una soluzione che non riesco a vedere.
Questa volta sono sicura di non essermi sbagliata, io sento che lui…
La ragazza si porta velocemente le mani al viso, per non scoppiare a piangere, ma le lacrime sfuggono al suo controllo, scorrendo silenziose lungo le guance.
Si asciuga il viso, poggiando lo sguardo sulla parete che comunica con il corridoio.
Devo parlare con Mizuko, cercare di capire qualcosa.
La ragazza in quello stesso istante apre la porta, con in mano una ciotola di riso fumante.
“Akane, ben svegliata! Dovevi proprio essere affamata per svenire in quella maniera. Dopotutto sei stata in giro tutto il giorno, avrai una fame da lupi, tieni.”
La locandiera porge il riso ad Akane, che lo prende tra le mani ed inizia a mangiare, sentendo il calore proveniente dalla tazza invadere lentamente il suo corpo.
Possibile che Mizuko non si sia accorta di nulla?
Akane la osserva sorridere soddisfatta, seduta con le gambe incrociate di fronte a lei.
Devo chiederglielo adesso, è inutile aspettare ancora.
“Mizuko, vorrei sapere una cosa…”
La ragazza si cinge i piedi con le mani, protraendosi curiosa verso di lei.
“Dimmi pure.”
Akane abbassa leggermente lo sguardo, posando gli occhi sulla trama chiara del tatami.
“So che non mi riguarda, ma… è vero che tu e Kenta vi siete baciati?”
L'altra deglutisce a fatica, cominciando ad arrossire.
”Ecco, in teoria sì…”
I suoi occhi continuano a cercare avidamente un appiglio, che possa nascondere l’ansia che le scorre sotto la pelle.
Che vuol dire in teoria? Rispondimi, per favore.
Mizuko si porta una mano dietro la testa e sorride.
“Insomma, io non mi ricordo affatto di averlo baciato in bocca.”
A quelle parole Akane sente il cuore farsi più leggero, mentre il suo viso sembra riprendere vita.
Se lui non ricorda, vuol dire che magari non è successo…
Mizuko interrompe il flusso dei suoi pensieri, aprendo l’armadio e tirandone fuori uno scatolone che riesce a fatica a sorreggere.
“Però… ecco, ti faccio vedere.”
La ragazza prende tra le mani un vecchio e grosso album di fotografie, iniziando a sfogliarne le pagine con consumata sicurezza.
“Vedi? Che ti dicevo? Qui mi sta baciando sulla guancia.”
Akane osserva attonita la fotografia indicatale dalla ragazza.
Non riesce a parlare, non riesce quasi a respirare.
Tutto sembra improvvisamente così assurdo, così privo di senso.

Nella foto c’è un piccolo gruppo di bambini, intento a giocare in quello che riconosce essere il kawa no ryokan addobbato a festa.
Tutti sono riuniti attorno ad una bottiglia: un bambino sta baciando sulla guancia una ragazzina della sua stessa età, che ha i capelli rossi raccolti in una coda, gli occhi azzurri ed il viso pieno di disappunto.

È lei.

Gli occhi di Akane iniziano a bruciare, mentre le lacrime si affacciano di nuovo prepotentemente sul suo viso.
È Mizuko, non c‘è dubbio. È uguale.

Il cielo si squarcia improvvisamente, facendo cadere dal suo ventre un muro incessante di pioggia, che sorprende la gente sulla strada, senza lasciare loro scampo.
Mizuko inizia a ridere.
“Visto, Akane? Sapevo di avere ragione. Gliel‘ho detto mille volte a Kenta, ma è tutto inutile, quello è testardo come sua cugina, forse peggio.”
La ragazza continua a sfogliare rilassata l’album, facendosi trasportare indietro nel tempo da ogni singola pagina, mentre Akane mantiene il capo chinato, immobile.
“Quanto tempo è passato. Guarda qui, ci siamo tutti, la mia famiglia e mia nonna. Sai, d‘estate io e i miei venivamo spesso a trovarla, lei gestiva da sola tutta la pensione prima che venissi ad abitare qui, quando i miei...”
Mizuko si interrompe, vedendo Akane scattare improvvisamente in piedi.
Sgrana gli occhi, notando qualcosa di strano nei suoi movimenti: sono così innaturali, come dettati da un’ombra nascosta dentro di lei. Il suo volto è spento, quasi irriconoscibile, le lacrime scendono ininterrottamente sul suo viso, bagnandole la camicia. Non l’ha mai vista in quelle condizioni.
“Akane, ma che c‘è? Ho detto qualcosa di sbagliato?”
Lei esita un istante, come se non fosse in grado di sentire le sue parole, poi si volta lentamente, dirigendosi verso il borsone ai piedi del letto. Nulla in lei, né il suo andamento, né il tono della voce tradiscono alcuna emozione.
“Mizuko… credo sia ora di assaggiare la tua famosa zuppa di miso.”
La ragazza la fissa immobile, trattenendo il respiro.
No, non può essere vero.
Mizuko si sforza di sorridere, ma le parole escono a fatica, come se fossero estirpate con violenza dal petto.
“Che vuol dire, Akane? Vuoi andartene?”

“Mi spiace, ma non posso più restare, nient‘altro.”

Quelle semplici parole lacerano il cuore di Mizuko, penetrandole silenziosamente la carne come lame di ghiaccio e lasciandola inerte.
Sapeva che Akane se ne sarebbe andata prima o poi, che non sarebbe rimasta con lei.
Ma ora è troppo presto, sei appena arrivata… non puoi lasciarmi così, senza un motivo.
Akane indossa lentamente la giacca ed il borsone, mantenendo sempre la testa bassa, perché in questo momento non riuscirebbe a sostenere lo sguardo di Mizuko, a sentire i suoi occhi su di lei.
Non riuscirebbe più ad andarsene.
Mizuko si alza di scatto, prendendo Akane per un braccio.
“Non avrai intenzione di andartene adesso? Vuoi prenderti un accidenti, forse? Non vedi che sta diluviando?!”
Akane sente il sangue fermarsi, incapace di scorrere: Mizuko le sta stringendo il polso con una forza incredibile, bloccando ogni suo movimento. La ragazza esita ancora un istante, poi serra gli occhi con forza ed alza il tono della voce.
“Lasciami per favore, mi stai facendo male! Devo andarmene, non posso più restare, te lo giuro!”
Mizuko allenta la pressione sul polso di Akane, lasciandola andare del tutto. Il suo volto però inizia lentamente a trasfigurarsi: gli occhi diventano gelidi, mentre le labbra si increspano in uno sprezzante sorriso.
“È per colpa di quel Ranma, vero? È lui che ti ha ridotta in questo stato!”
Una morsa invisibile blocca il respiro di Akane. Si volta lentamente verso Mizuko, piangendo disperata. Non c’è più ragione di nascondere i propri sentimenti, dato che Mizuko non è altro che un’estranea.
“Non hai nessun diritto di parlare di lui in questo modo, cosa ne sai tu?!”
Quelle parole dette con disprezzo fanno perdere totalmente il controllo alla ragazza, che inizia ad urlare senza riuscire a contenersi.
“Cosa so?! Che lui ti ha fatto solo del male e non ti merita affatto!”
Akane la guarda spalancando gli occhi: il cuore sembra scoppiarle nel petto, mentre la disperazione la fa impazzire, offuscandole la ragione.
“Basta! Stammi lontana! Non avvicinarti più a me!”
La ragazza spalanca la porta e si precipita fuori dal locale, iniziando a correre senza meta, perdendosi nella nera confusione della sua anima.

“È per colpa di quel Ranma, vero? È lui che ti ha ridotta in questo stato!”

La pioggia smette improvvisamente di cadere, andandosene con la stessa velocità con cui è apparsa.
Mizuko rimane immobile nel locale, senza capire cosa possa aver fatto precipitare la situazione fino a questo punto. Si guarda attorno confusa, respirando il silenzio nel quale è tornata la sua esistenza.
Akane in pochi giorni era riuscita ad aprirle il cuore, a farle provare sentimenti che non credeva di possedere, vincendo con quel semplice sorriso puro e luminoso ogni sua stupida resistenza.
Le lacrime iniziano a solcare le sue guance, bruciandole il cuore. La ragazza stringe i pugni ed inizia a colpire con forza la parete, fino a quando il sangue non macchia le sue mani.
Stranamente però non sente alcun male: è tornata ad essere un corpo vuoto, incapace di provare gioia o dolore.
Mizuko serra gli occhi, mordendosi le labbra, mentre le gocce di sangue stillano silenziosamente a terra.
Non voglio lasciarla andare via.

I piedi continuano a correre per inerzia, sprofondando nel fango e nelle pozzanghere a causa del peso del borsone sulle spalle, che le impedisce di muoversi agilmente.
Nella gola l’aria fredda e acre si mischia al sapore delle lacrime, impedendole di respirare.
Corre senza sosta, senza preoccuparsi di nulla, lasciandosi trasportare dal vento.
Il suo cuore, come la sua mente, sprofondano in un nulla silenzioso, ottenebrati da una paura e una disperazione più grandi di lei.
Ha perso l’ultima speranza di ritrovarlo, di poter ritornare a vivere. Tutta la sua vita e i suoi sogni si sono dissolti come sabbia tra le mani, lasciandola sola e inerme. Ma non può addossare la colpa ad altri, è solo a causa sua che ora è in questo stato, perché si è ostinata a credere che avrebbe potuto sorridere di nuovo, a dispetto di ogni palese realtà.
Sono stata solo una stupida, una maledetta stupida!

“Akane!!!”

L’urlo disperato di Ranma risuona all’improvviso nella sua anima, percorrendole il cuore con un brivido lacerante.
Perché devo sentirlo proprio ora?! Lasciami sola, ti prego!
Quante volte lo aveva sentito in passato. Lui urlava così il suo nome quando temeva di perderla: era l’unico momento in cui riusciva a vincere la paura di mostrarle i suoi sentimenti, facendole sentire, anche solo per un attimo, quanto l’amava.
“Akane!!!”
La ragazza continua a correre, piangendo. Perché il suo cuore si ostina a farle così male? Perché continua a sentirlo?
La voce di Ranma sembra così reale, così vicina a lei, quasi in grado di raggiungerla per poterla abbracciare di nuovo.

“Akane! Maledizione, fermati!”
La ragazza si volta smarrita: non è un fantasma ad inseguirla, ma Yu, ad un centinaio di metri di distanza da lei.
“Vattene via, stupido!”
Ma lui ormai non ha più intenzione di arrendersi.
“Non ti lascerò andare via!”
Ti prego Yu, per favore! Non capisci che così mi fai stare ancora peggio?!
Akane serra gli occhi e continua a correre a perdifiato, inoltrandosi nel parco.

Le foglie rosse si separano dall’acero, persuase dal vento insistente ad effettuare il loro ultimo viaggio, posandole sullo specchio increspato del lago di Takinomiya1.
Aya chiude il suo ombrello viola, scrollandolo innervosita per far cadere le gocce rimaste.
La guancia non le fa più male, certo, ma il suo orgoglio è ancora profondamente ferito. Nessuno aveva mai osato contraddirla finora, tanto meno colpirla.
“Come fai a non averla trovata, me lo spieghi?!”
Kenta mette le mani dietro la testa, alzando gli occhi verso il cielo plumbeo.
“Senti, io sono andato al fiume, ma non ho visto nessuna ragazza con il kimono blu, te l‘ho già detto.”
Aya agita nervosamente il piede destro, innervosendosi sempre di più.
“Perché non hai chiesto a Mizuko, allora?”
Kenta la guarda sorpreso.
“Mizuko? Che c‘entra lei, cosa ti ha fatto?”
Aya si rende finalmente conto della situazione, il che la fa andare su tutte le furie.
“Ma allora non capisci nulla! Io ti ho detto di andare al fiume! Alla locanda del fiume!2
Kenta cerca di ottenere una spiegazione più dettagliata dalla cugina, ma inaspettatamente la vede girare il collo verso destra e spalancare gli occhi, stranita.
“Aya, che c‘è? Stai bene?”
La ragazza impallidisce per un attimo, ostinandosi a non credere ai suoi occhi, dopodichè, sbotta improvvisamente, incapace di trattenersi.
“È lei! È quella stupida odiosa ragazzina! Perché Yu la sta inseguendo?!”
Kenta si volta sorpreso, osservando tranquillamente la scena.
“Ah, ma allora parli di Akane, la ragazza che lavora alla locanda.”
Allo scoprire il nome della sua detestata rivale, le pupille nelle iridi della ragazza si fanno sottili, mentre le sopracciglia si inarcano in un‘espressione di fastidio incontrollabile.
“Vai subito a darle la lezione che si merita!”
Kenta si porta le mani dietro la testa e si volta, cercando di dissuaderla.
“Dai Aya, lascia perdere, Akane mi è sembrata tranquilla, non ho molta voglia di metterle le mani addosso.”
La ragazza perde definitivamente il suo innato self-control, montando su tutte le furie e prendendo il cugino per il bavero della giacca di velluto nero.
“Tu non capisci un accidente! Quella stupida ragazzina è venuta qui da nemmeno una settimana e già tratta Yu come se lo conoscesse da anni! Non posso sopportarlo! Se non fai come ti dico, la prossima volta dirò a quella odiosa di Mizuko a quante ragazze fai la corte, voglio vedere se poi ti starà ancora a sentire!”

Akane inciampa per terra, sorreggendosi con le mani, che sprofondano nel terriccio bagnato.
Non riesce più a respirare, a pensare. Vorrebbe solo essere capace di dimenticare tutto e ricominciare di nuovo, lasciandosi tutto alle spalle, ma è impossibile.
Yu la raggiunge senza fiato, fermandosi a pochi passi da lei per recuperare le forze.
Akane è lì, di fronte a lui, chinata a terra con le mani immerse nel fango. L’ha inseguita pensando di riuscire a fermarla, di poterle dire qualcosa di sensato che le facesse capire cosa prova per lei, quanto desideri averla accanto, ma ora le sue labbra rimangono immobili, incapaci ancora una volta di esprimere i suoi veri sentimenti.
Il ragazzo si alza in piedi, muovendosi con passo malfermo verso di lei, quando viene interrotto dalla ferma sagoma di Kenta, che si para sulla sua strada.
“Sono desolato, ma devo interrompervi.”
Il ragazzo incrocia lo sguardo di Yu, guardandolo con occhi carichi di insofferenza. Non ha mai potuto sopportare quel ragazzo, che più e più volte si è messo in mezzo tra di loro, impedendogli di conquistarla. Prima o poi gliela farà pagare, è solo questione di tempo, ma ora ha altro da fare, deve risolvere una piccola questione lasciata in sospeso.
“Non ho nulla contro di te, Akane, a dire il vero sei molto carina, ma ho il dovere di farti capire che con la famiglia Higashi non si scherza.”
Così dicendo fa scroccare le nocche delle dita, premendole insistentemente contro il palmo della mano e allo stesso tempo avanzando verso di lei.
Lo sguardo di Akane è perso, totalmente assente. La ragazza rimane chinata a terra, con il volto piegato sullo sterno. Le parole di Kenta non la sfiorano affatto, non riescono a penetrare il vuoto della sua anima.
Per un attimo Yu rimane ad osservare esterrefatto la scena, ma poi si dirige di scatto verso di loro, prendendo Kenta per un braccio.
“Lasciala stare immediatamente, cosa vuoi farle?!”
A quelle parole Akane si volta verso i due ragazzi, riprendendo coscienza di sé.
Yu…
Sul volto di Kenta lo stupore iniziale si tramuta presto in una smorfia divertita, senza saperlo l'altro gli ha offerto su un piatto d’argento la possibilità di realizzare il suo più grande desiderio, quello di riempirlo di botte.
“Ti stai forse mettendo in mezzo, Yu? Lo sai che sono mille volte più forte di te, non ti conviene.”
Ma il ragazzo continua a fissarlo deciso negli occhi, senza tentennamenti.
Le parole di Kenta sono vere, la differenza tra loro è abissale: mentre lui non ha mai combattuto in vita sua, l’altro ha sempre tenuto in pugno con la sua forza tutti i teppisti della zona, dimostrando più volte che la sua fama non era priva di fondamento.
Ma ora non posso farmi da parte, non posso permettere che tu te la prenda con Akane, che la sfiori anche solo con un dito… tutto il casino è successo per colpa mia, sono l’unica persona responsabile di questa faccenda.

“Fatti sotto Kenta, sono pronto.”
Yu si para di fronte a lui, posizionandosi in atteggiamento di sfida ed invitandolo ad attaccare, con una sicurezza tale da sorprendere anche se stesso, che mai si sarebbe creduto capace di una cosa simile.
Kenta sorride sornione, rispondendo al suo invito.
“Da dove proviene questa tua improvvisa spavalderia? Ti farò pentire amaramente di tutto, idiota!”
Il ragazzo si precipita subito verso il suo avversario, rifilandogli un possente pugno sul volto che fa barcollare Yu.
Akane rimane a bocca aperta ad osservare la scena, incapace di dire una sola parola. Potrebbe approfittarne per scappare di nuovo, per abbandonare quel mondo che in fin dei conti le è totalmente estraneo e non le è mai appartenuto, ma qualcosa dentro di lei la blocca a terra.
La lotta tra i due ragazzi appare subito a senso unico: i movimenti di Kenta sono molto più veloci ed efficaci di quelli di Yu, che viene spesso colpito e non riesce a difendersi.
Aya osserva da lontano la scena.
Stringe in silenzio il manico del suo ombrello, appoggiandosi ad un albero. Il suo orgoglio non può tollerare di vedere Yu combattere per un’altra donna, dopo che per anni lei era stata l’unica ad avvicinarsi a lui. La persona che sta combattendo con suo cugino non è lo stesso Yu che aveva conosciuto, di cui si era innamorata. La presenza di quella donna lo ha reso totalmente diverso, donandogli qualcosa che lei teme ma che la affascina allo stesso tempo.
Devi essere mio, solo mio, Yu.

Il cielo rimane immobile e silenzioso ad ascoltare i gemiti strozzati ed il rumore dei passi veloci che calpestano la terra, facendo crepitare ad ogni movimento la pesante coltre di foglie che la ricopre.
Kenta si sposta in maniera veloce e calcolata, con consumata esperienza, facendo finta a più riprese di colpire il ragazzo, che tenta nervosamente di scansare i suoi movimenti ed indietreggia inconsapevolmente sempre di più, fino a trovarsi con le spalle contro un albero.
Sul volto di Kenta si legge la consapevolezza di essere il migliore, di tenere già in pugno il suo avversario: Yu, del tutto preso ad evitare i suoi colpi, non si è accorto di essere finito vittima del suo gioco. Con uno scatto repentino Kenta sferra una ginocchiata nello stomaco del ragazzo, facendolo ripiegare su se stesso ed utilizzando l'acero dietro di lui come una morsa pronta a spaccargli le costole.
Il rimbombo sordo del colpo scuote il fusto dell’albero, come con una folata di vento improvvisa, colmando l’aria di una cangiante pioggia di foglie variopinte, che avvolge in un caldo abbraccio screziato il corpo di Yu, riverso a terra.
Senza perdere tempo Kenta sale su di lui e comincia a sferrargli una serie di pugni sul volto, compiaciuto nel vedere le sue mani sporche del sangue del ragazzo.
“Dov‘è finita tutta la tua improvvisa voglia di combattere? Non dirmi che ti arrendi già, mi deludi.”
Yu continua in silenzio a subire i colpi dell’avversario, che non gli lascia un attimo di respiro, mentre al sapore del sangue si lega, nella sua bocca, quello caldo e salato delle lacrime.
Ogni singolo pugno ferisce il suo corpo e umilia la sua anima, facendolo sentire ancora di più un essere inutile di fronte ad Akane.
Basta per favore, smettetela…
La ragazza si alza lentamente in piedi, stringendo i pugni, mentre un’amara consapevolezza prende corpo dentro di lei.
Questa è l’ennesima, definitiva conferma che Yu e Ranma non sono la stessa persona.
Lui avrebbe combattuto, avrebbe preso in giro il suo avversario come sta facendo Kenta ora, non gli avrebbe lasciato la minima opportunità di muoversi, conducendo il gioco come solo lui sapeva fare. E soprattutto non si sarebbe mai arreso.
Ma anche se lui non è ciò che sperava, questo non vuol dire che Akane debba sostenere in silenzio la vista di quella lotta assurda.
Stupido Yu!…
“Muoviti maledizione! Colpiscilo, fa qualcosa!”
Yu si volta verso di lei, sorpreso.
Quelle parole risvegliano l‘istinto assopito del ragazzo, dandogli la forza di bloccare le mani del suo rivale e di assestargli prontamente una testata, tanto da stordire Kenta per un istante e consentirgli di liberarsi.
Yu si alza in piedi, pulendosi il viso dal sangue con la manica della camicia e recuperando il fiato. Aspetta lentamente che l'altro si rialzi, incapace in questo momento di colpirlo.
Kenta si porta le mani sulla fronte, per fermare il sangue. La sua voce è fredda, forte di una ancora manifesta superiorità, nonostante la momentanea defaillances.
“Bel colpo Yu, complimenti, non credevo avessi una testa così dura.”
Non posso farmi sconfiggere adesso Kenta, non di fronte ad Akane!
Senza perdere tempo Yu si getta su di lui, cercando di sferrargli dei calci, che l’altro evita con estrema facilità, senza il minimo sforzo.
“Sei troppo lento, ti ci vorranno mille anni di allenamento per sconfiggermi!”

Il pallido disco del sole tramonta silenzioso, creandosi un varco tra la coltre di nubi e rifrangendosi in mille riverberi scarlatti sullo specchio del lago.
Gli ultimi raggi del sole illuminano il volto contratto di Yu, percorso da sottili rivoli di sangue, mentre il vento della sera, gelido e tagliente, scompiglia i suoi capelli corvini bagnati dal sudore in una danza silenziosa. I suoi occhi, freddi e profondi come l’acqua del lago, osservano attentamente il sorriso sprezzante del suo avversario.
Non pensavo che Kenta fosse una persona così meschina, come posso accorgermene solo ora? Ed io che mi preoccupavo per lui, che temevo di ferirlo perché non provavo i suoi stessi sentimenti…
In quell’istante il pensiero di Yu si sposta di nuovo verso Akane, facendolo voltare di scatto per sincerarsi di trovarla ancora vicino a lui.
Lei è lì, ferma ed in piedi, con le mani raccolte sul petto e lo sguardo inquieto.
Yu la fissa insistentemente, mentre il suo cuore inizia a battere sempre più forte. Di nuovo l’angoscia l’assale e gli blocca il respiro: la cosa che lo preoccupa più di tutte non è sconfiggere Kenta, o rimanere ferito, il suo unico pensiero è rivolto al momento in cui finirà di lottare e si troverà di nuovo faccia a faccia con lei.
Cosa potrò dirle? Prima sono stato un idiota, le ho parlato senza pensare a quello che avrebbe potuto provare, sono stato uno stupido egoista.
Kenta si accorge della momentanea distrazione del suo avversario, approfittandone per fare un attacco a sorpresa: si lancia verso di lui, portando un calcio alto che colpisce Yu in pieno petto, facendogli perdere l‘equilibrio.
Kenta insiste senza dargli un attimo di respiro, colpendolo prima allo stomaco con un montante e poi sferrando pugni veloci e ripetuti in diverse parti del corpo.
Yu cade a terra, ma riesce ad evitare altri colpi dell’avversario rotolando nel fango.
I loro movimenti, rapidi e senza tregua, mischiano nell’aria che li sfiora le gocce di sangue a quelle di sudore, facendole cadere a terra in schegge cremisi, pulsanti come i loro respiri affannosi.
Kenta assesta al ragazzo una serie di cazzotti nel volto, che vanno quasi sempre a segno e fiaccano le ultime resistenze dell’avversario.
Di tanto in tanto però, Yu riesce a schivare alcuni di quei colpi forti e pesanti, intuendone un attimo prima la traiettoria.
Che strano, mi sembra quasi che i suoi movimenti si siano fatti più lenti, probabilmente anche lui inizia a stancarsi.
L’atteggiamento passivo di Yu comincia a far innervosire tremendamente Kenta, che inizia ad urlare e a far fuoriuscire incontrollatamente tutta la rabbia trattenuta fino a quel momento.
“Che hai Yu, non riesci a colpirmi neanche una volta?! Adesso comincio proprio a stancarmi di te, la farò finita una volta per tutte, così finalmente non ci sarà più nessuno tra me e Mizuko!”
Kenta sferra con forza esasperata i colpi in direzione di Yu, facendo ghiacciare ogni volta il sangue del ragazzo, che pure riesce ad evitare per un soffio la maggior parte degli attacchi, lanciati ora con minore precisione.
Le loro membra si muovono ad una velocità altissima, in una ritmica danza di rabbia e paura.
Akane vorrebbe intervenire, vorrebbe essere in grado di fare qualcosa per bloccarli, ma un senso di angoscia e disperazione continua a prendersi gioco di lei e a non farle capire più nulla.
Yu schiva i colpi del nemico, che si porta sempre più vicino a lui, quasi tanto da poter sentire il suo respiro e la sua rabbia profonda.
Kenta urla ancora una volta con forza, sferrando un pugno così veloce e potente da rendere visibile l’attrito con l’aria.
Mi dispiace Akane, perdonami!
Yu sente la paura scorrergli nelle vene e percorrere i brividi sotto la pelle: non ha più scampo.
Chiude con forza gli occhi, e sferra istintivamente un montante verso l’alto, senza riuscire però a colpire l‘altro.
Kenta sorride beffardo, ma mentre il suo terribile pugno sta per andare a segno, un improvviso turbine d’aria nato dal nulla lo solleva verso l’alto, sbalzandolo lontano con una forza indomabile.
Yu riapre gli occhi, osservando attonito lo scatenarsi furioso degli elementi, senza esserne minimamente lambito, mentre intorno a lui un netto cratere fumante affonda nel suolo, strappando gli ultimi aneliti di vita ad una terra morente.
Il cuore di Akane cessa per un istante di battere, mentre le sue iridi rimangono spalancate, a contemplare in silenzio quell’immensa distruzione.
Le sue labbra hanno la forza di pronunciare due sole parole.
“…L' Hiryu Shotenha…”



1. Takinomiya è uno dei parchi di Niihama
2. Il gioco di parole è tra Kawa, che significa appunto fiume e “Kawa no ryokan”, il nome della locanda di Mizuko.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=55348