Harry Potter 8

di MarcoLionel97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ricordi ***
Capitolo 2: *** Destinazione Hogwarts ***
Capitolo 3: *** Lo Smistamento ***
Capitolo 4: *** Le sensazioni di una mamma ***
Capitolo 5: *** Il Primo Giorno di Scuola ***
Capitolo 6: *** Le Vacanze Natalizie ***



Capitolo 1
*** Ricordi ***


Un bagliore d’oro rosso divampò all’improvviso nel soffitto incantato sopra di loro e uno spicchio di sole accecante apparve sul davanzale della finestra più vicina. La luce colpì i due volti nello stesso momento e quello di Voldemort divenne una macchia infuocata. Harry udì la voce acuta strillare e urlò anche lui la sua speranza estrema verso il cielo, puntando la bacchetta di Draco. «Avada Kedavra» «Expelliarmus» Lo scoppio fu come un colpo di cannone e le fiamme dorate che eruppero tra loro, al centro esatto del cerchio che avevano disegnato, segnarono il punto in cui gli incantesimi si scontrarono. Harry vide il lampo verde di Voldemort urtare il proprio incantesimo, vide la Bacchetta di Sambuco volare in alto, scura contro l’alba, roteare come la testa di Nagini contro il soffitto incantato, verso il padrone che non avrebbe ucciso, che finalmente ne entrava in pieno possesso. E Harry, con l’infallibile abilità di Cercatore, la prese al volo con la mano libera mentre Voldemort cadeva all’indietro, le braccia spalancate, le pupille a fessura degli occhi scarlatti che si giravano verso l’alto. Tom Riddle crollò sul pavimento con banale solennità, il corpo fiacco e rattrappito, le mani bianche vuote, il volto da serpente inespressivo e ignaro. Voldemort era morto, ucciso dal rimbalzo della sua stessa maledizione, e Harry fissava, con due bacchette in mano, il guscio vuoto del suo nemico… Il suono del treno ormai lontano lo fece tornare alla realtà. Ormai erano passati diciannove anni. Harry ne aveva compiuti 37 il giorno prima ed ora vedeva allontanarsi due dei suoi tre figli per iniziare un nuovo anno ad Hogwarts. «Papà, è tardi! Mamma dice che è ora di andare a lavoro!» La voce della figlia fece girare Harry che si ritrovò faccia a faccia con la moglie che istintivamente lo baciò. «Non ti devi preoccupare, sbaglio o sono figli di colui che ha ucciso Voldemort?» «Si, hai ragione non c’è niente di cui preoccuparsi, e solo che…» «Harry, devo andare a lavoro e vorrei parlarti prima!» Ron era stato sempre geloso di sua sorella, anche con il suo migliore amico e non gli andava di vedere smancerie in pubblico, così, ogni volta che li vedeva troppo appiccicati inventava una scusa per dividerli. «Ti ho sempre detto che mi da, bhe, un po’ fastidio vedervi avvinghiati come due polipi in mezzo alla strada…» sussurrò con un filo di voce quando l’amico fu a portata di parola. «Ron, siamo sposati…» «Si, però…» «Ho capito… Andiamo o faremo tardi a lavoro.» Uscirono da quel binario sconosciuto ai Babbani ed entrarono in macchina. Si salutarono e poi presero due strade diverse per andare ognuno al proprio lavoro. «Oggi hai gli allenamenti?» chiese Harry alla moglie continuando a fissare la strada. «No» rispose lei, «oggi passerò tutta la giornata con la mia bimba preferita!» Da dietro Lily si sentì chiamata in causa e intervenne nella conversazione. «Cosa facciamo oggi mamma?» chiese impaziente la bimba. Le somigliava molto. Gli stessi capelli, gli stessi lineamenti, sembrava che avesse preso tutto dai Weasley. «Che ne dici se andiamo a trovare lo zio Ron e lo zio George a lavoro?» «E mi compri qualche giocattolo??» chiese la bimba che sembrava impaziente di entrare in quel magnifico negozio. Dopo la morte di Fred Weasley, fratello di Ginny e gemello di George, Ron prese il suo posto nel negozio di scherzi magici “Tiri Vispi Weasley”. «Non ti bastano già tutti quelli che ti regala lo zio?» chiese la madre divertita dalla solita richiesta della figlia. «Ma zio non mi fa regali da un mese!» rispose la piccola Lily. «Perché zio Ron viene a trovarci una volta al mese e perciò ti porta regali una volta al mese» spiegò il padre intervenendo nella conversazione. «Ehi papà! Questa è una conversazione tra donne, cosa centri tu?!?» chiese Lily un po’ infastidita dall’intervento del padre. «Donne?!? Ma se hai appena 9 anni piccolina!» continuò ridendo Harry. «Vabbè, basta discutere. Ti comprerò qualcosina. Ora, però, pensa a fare la brava.» «Si mamma!» esclamò la bambina tutta felice.

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Capitolo 2
*** Destinazione Hogwarts ***


«Dai Al, sbrigati o non troveremo posti»
La voce del fratello fece allontanare Albus dal finestrino. Era rimasto lì immobile con il vento fra i capelli a fissare la stazione sempre più lontana fino a quando non divenne un piccolissimo punto indistinguibile dal resto del panorama. Era il suo primo anno ad Hogwarts e come tutti i nuovi arrivati era molto teso per lo smistamento. Aveva paura di deludere il padre. Le sue parole sui Serpeverde prima della partenza lo avevano rassicurato solo per un po’.
La voce del fratello si fece risentire:
«Sbrigati o vado senza di te!»
«Arrivo» rispose Albus iniziando a camminare verso il fratello e il resto del gruppo. Ad attenderlo c’erano James, Hugo e Teddy. Rose, invece era con lui. Anche lei aveva paura di deludere il padre dopo quello che le aveva detto prima di partire. Le aveva quasi ordinato di battere Scorpius Malfoy e lei aveva paura di deluderlo perché, nonostante tutti i complimenti della gente sulle sue capacità, lei non si sentiva tanto intelligente e brava. La madre aveva avuto sempre il massimo dei voti in tutto e le aveva sempre detto che lei avrebbe fatto ancora meglio. Era la verità? Rose si poneva sempre questa domanda. Chissà se mamma aveva ragione? Chissà se diceva la verità?
«Sbrigati Rose!»
La voce di Albus la riportò al presente. Alzò la testa che aveva tenuto china durante tutta la riflessione e vide i compagni lontani. Stavano entrando in uno scompartimento e fuori erano rimasti solo Albus e Hugo che aspettavano lei.
Rose entrò nello scompartimento per ultima e vide James e Ted discutere animatamente.
«Ted vedi di studiare quest’anno o finirò prima io di te» iniziò James con il suo solito carattere scherzoso e un po’ antipatico.
«Stai zitto tu. Sei solo al secondo anno, non puoi sapere quanto sia difficile il settimo» ribatté Ted che non aveva accettato la battuta.
«Sarà anche difficile ma ormai dovresti saperlo a memoria. Questa è la terza volta che lo ripeti!»
«Non riesco a farlo entrare in testa, è davvero difficile»
«Forse se pensassi di meno a Victoria qualcosina di più la faresti»
A quella battuta Ted perse le staffe e si lanciò addosso a James che però fu salvato dalla porta che si apriva. Era proprio lei, Victoria!
«Parli di Voldemort e spunta la lingua biforcuta!!» esclamò James con aria non tanto riconoscente guardando la persona che gli aveva salvato la vita!
Victoria, ignorando totalmente James, iniziò:
«Ehi Ted, ho trovato un vagone completamente vuoto, vuoi venire?»
«Certo, arrivo subito»
Ted si aggiustò la tunica con lo stemma del Tassorosso già indossata e uscì con la fidanzata mettendole una mano sulla spalla.
«Sono peggio di mamma e papà!» esclamò James risistemandosi il colletto della camicia.
«Si vogliono bene» disse Rose che fino al quel momento era rimasta a guardare in silenzio la scena.
«Però sono troppo sdolcinati e secondo me quest’anno verrà bocciata anche tua cugina Victoria.»
«Perché dici così?»
«Perché quest’anno Ted ha nuovamente i MAGO invece Victoria ha i GUFO che non sono per niente facili. Da quando stanno insieme, Ted è stato sempre bocciato, e quest’anno, secondo me, anche Victoria sarà bocciata se non inizia a studiare da subito invece di pensare sempre a Ted.»
«Ehi chi parla!! L’anno scorso prima delle vacanze di Natale papà è stato chiamato due volte perché non studiavi» intervenne Al con tono rimproveratore.
«Tu sta zitto e attento a non capitare nei Serpeverde!»
«Ehi! Non c’è problema se…»
La porta si aprì interrompendo il discorso. Una signora anzianotta, un po’ grossa si affacciò alla porta. Davanti a lei aveva un carrello pieno di roba da mangiare. «Volete qualcosa dal carrello ragazzi?» chiese la donna fissandoci in attesa di una risposta.
«Si, prendiamo un intero pacco di Cioccorane.» disse James per tutti.
La signora si stupì della risposta e con sguardo interrogativo prese l’intero pacco di Cioccorane e lo diede ai ragazzi.
«Sono 8,60 falci»
«A lei»
«Grazie e arrivederci!»
La donna richiuse la porta dello scompartimento e andò via.
«Ora come le dividiamo?» chiese Rose perplessa «Sono 50 e 50 non è divisibile per 4!»
«Non ti preoccupare, io ho una soluzione!» rispose James con il sorriso di chi la sa lunga stampato sul volto. Poi continuò «Dieci Cioccorane a Hugo, dieci a mio fratello, dieci a te e venti a me!»
«Ehi perché tu venti?!?» esclamarono contemporaneamente Rose e Albus.
«Perché io ho pagato!»
«L’ha fatto anche l’anno scorso» intervenne Hugo «Eravamo io, lui, Ted e Victoria. Ha comprato 50 Cioccorane e lui ne ha mangiate venti solo perché aveva pagato!»
«I soldi sono anche miei» protestò Albus.
«Non c’entra. Io sono più grande e merito di più!» «Sei un ingordo!» gridò Albus. Poi iniziò a scartare la prima Cioccorana. La rana gli saltò in testa e tentò una fuga disperata. Fece un grande salto e finì contro il finestrino chiuso. Albus la raccolse e la mangiò. Poi guardò la figurina e rimase ad ammirarla. Era la figurina di suo padre. Harry Potter.
Dopo quattro ore di viaggio Ted aprì la porta dello scompartimento e avvisò gli amici:
«Siamo quasi arrivati. Vestitevi e preparate le ultime cose.»
Subito dopo chiuse lo scompartimento e andò via.

Il treno si fermò, le porte si aprirono e centinaia di studenti scesero dal treno.
Una voce grossa ma molto calda e familiare gridava:
«Primo anno, primo anno»
Era Hagrid che aspettava gli studenti per fargli fare il giro del lago e farli arrivare in barca al castello che torreggiava su di una collina. Era maestoso. Bellissimo. Albus non aveva parole per descriverlo.
Arrivarono al lago accompagnati da Hagrid che li fece salire sulle barche. Non erano molto grandi, ci entravano massimo quattro persone. Albus e Rose salirono con Hagrid che occupava due posti e iniziarono ad attraversare il lago. Le barche si muovevano da sole. In pochi minuti tutti gli studenti attraversarono il lago ed entrarono nel castello. Lì trovarono un quadro ad aspettarli.
«Benvenuti alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts nuovi studenti!» nel quadro era rappresentata una donna d’età avanzata vestita in verde con i capelli rossi tendenti al castano e due occhi felini che ci scrutavano uno per uno. Dopo una piccola pausa, il quadro continuò a parlare «Io, per chi non mi conoscesse, sono la Professoressa McGrannit, ex alunna, professoressa e preside di questa scuola».
I ragazzi, al nome dell’insegnante, iniziarono a bisbigliare ma una voce molto calda e potente il fece zittire.
«Calmi ragazzi, calmi»
La voce proveniva da un quadro poco più su di quello della professoressa. Un uomo dall’aspetto buono con una lunga bianca barba e vestito con una tunica azzurra e un paio di minuscoli occhiali guardava con aria felice gli studenti.
«Come molto probabilmente sapete» continuò il quadro « io sono…»
«Albus Percival Wulfric Brian Silente» disse con certezza Rose.
«Brava, sei preparata. D’altronde hai nel sangue la sapienza di tua madre, Hermione Granger!»
I ragazzi si girarono tutti verso Rose a fissarla incuriositi e un po’ scioccati.
«Spero che passerà un bell’anno ad Hogwarts, Signorina Weasley.» Detto questo scomparve.
«Ragazzi, avete conosciuto un altro ex preside, il migliore. Ora però seguite queste indicazioni. Lui è il Professor Neville Paciock, professore di Erbologia» una porta si aprì e di lì uscì un professore robusto e non molto alto. Rose ed Albus riconobbero il volto familiare e lo salutarono con la mano. Lui però non rispose e continuò a seguire le indicazioni della Professoressa.
«Da ora in poi sarà il professore a guidarvi nella Sala Grande dove verrete smistati dal Cappello Parlante. Arrivederci ragazzi e buon anno.» Detto questo la professoressa scomparve. Intanto, il Professor Paciock si mise in testa al gruppo facendo cenno ai ragazzi di seguirlo.

Grazie per i bellissimi commenti e per i consigli... scusatemi ma prima non sapevo usare i codici html! Ora come vedete ho imparato ad usarli e li userò sempre:) Ciao, MarcoLionel97

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Capitolo 3
*** Lo Smistamento ***


«Ragazzi, in fila per due.»
Dietro il Professor Paciock tutti i ragazzi si misero uno dietro l’altro sempre continuando a seguirlo.
Arrivarono davanti ad un portone gigantesco. Il professore fece un movimento con la bacchetta e il portone si aprì all’istante.
Una grandissima sala, senza soffitto, illuminata da candele fluttuanti in aria e con oltre cento tavoli a formare quattro tavolate giganti, ognuno con il suo colore, si parò davanti agli occhi stupiti dei ragazzi che, sempre seguendo il professore, iniziarono a percorrerla. Dritto davanti a loro c’era una tavolata dedicata interamente ai professori. Poco più avanti, su di uno sgabello, era posato un vecchio cappello. Doveva essere quello il famoso Cappello Parlante di cui parlava la Professoressa McGrannit ai ragazzi poco prima.
I ragazzi si disposero davanti ai pochi scalini che conducevano al Cappello. Invece il Professor Paciock li percorse e si mise accanto al Cappello, poi, con un cenno della bacchetta, fece apparire davanti a lui un lungo foglio di pergamena. Subito dopo iniziò a parlare:
«Ragazzi, ora vi chiamerò uno per uno e voi verrete qui da me. Vi sederete sullo sgabello e io vi poserò il Cappello Parlante in testa e lui deciderà in che Casa andrete» guardò i ragazzi un po’ disorientati e poi iniziò:
«Cedric Baston»
Un ragazzino abbastanza alto per la sue età sussultò e iniziò a percorrere lentamente gli scalini che lo portavano dal Cappello Parlante. Si sedette e il Cappello iniziò a muoversi. Nessuno riusciva a capire cosa sussurrasse. Dopo pochi secondi il Cappello gridò facendo spaventare tutti:
«Grifondoro!»
Un urlo si levò da uno dei quattro tavoli mentre i professori battevano le mani. Il ragazzo si alzò dallo sgabello sollevato e andò a sedersi al tavolo dei Grifondoro. Subito dopo il Professore continuò:
«Ira Limus»
Una ragazzina molto fine arrivò fino al Cappello che appena poggiato sulla sua testa esclamò:
«Corvonero!»
Un altro urlo che questa volta partì dal tavolo dei Corvonero si levò nell’aria mentre i professori battevano le mani. La ragazzina andò a sedersi con i nuovi compagni e così fecero molti altri.
Poi toccò a Rose.
«Rose Weasley!»
Il professore la guardò arrivare sorridendo e le sussurrò qualcosa all’orecchio. Poi la fece sedere e le poggiò il Cappello Parlante in testa. Il Cappello, questa volta, non fece come gli altri, non sussurrò, ma parlò a voce alta.
«Di tuo padre porti solo il cognome. Sei tutta tua madre. Me la ricordo ancora. Hermione Granger! Che ragazza d’oro. Una Mezzosangue con qualità addirittura superiori di alcuni Purosangue. Tuo padre un po’ impacciato ma che è maturato e che ha aiutato sempre i suoi amici. Come loro tu sarai una… GRIFONDORO!»
Tantissimi applausi si levarono dal tavolo dei Grifondoro che si alzò in piedi ad accogliere la nuova arrivata. La figlia di Hermione Granger e Ron Weasley tra i Grifondoro, come, d’altronde, lo era stata tutta la sua famiglia, fratello compreso che ancora studiava in quella scuola.
Rose scese le scale sorridendo e si sedette accanto al fratello che le disse:
«Ehi Rose, cosa ti ha detto il Cappello Parlante??»
«Ma come, non l’hai sentito? Eppure a gridato così tanto!» rispose la ragazzina stupita.
«Ti sembra che abbia gridato ma invece solo tu lo hai sentito. Anche noi, l’anno scorso abbiamo avuto questa sensazione, ma poi alla fine nessuno aveva sentito ciò che il Cappello aveva detto»
«Wow!»
«Allora, cosa ti ha detto??»
«Te lo dico dopo, ora seguiamo gli altri smistamenti»
Il ragazzo dovette accettare la risposta e si rigirò verso il Cappello Parlante ancora impegnato con gli ultimi ragazzi.
«Scorpius Malfoy»
Rose lo guardò attentamente. Il padre le aveva detto di batterlo in tutto, ce la doveva fare.
Il ragazzino con i capelli a caschetto biondi e gli occhi verdi si avvicinò al Cappello con sguardo beffardo. Prima ancora che fosse poggiato sulla sua testa il Cappello gridò:
«Serpeverde!»
Riscese le scale con il suo ghigno beffardo ancora stampato sul volto e arrivò al tavolo dei Serpeverde tra i loro applausi.
Erano rimasti pochissimi ragazzi, da un momento all’altro sarebbe stato il turno di Albus. E infatti, la voce un po’ timida del professore lo chiamò sorridendo:
«Albus Potter!»
Tutti lo guardarono con molta attenzione salire le scale e sedersi sullo sgabello. Poi attesero un bel po’ prima di sapere la Casa a cui sarebbe stato assegnato.
«Un altro Potter. Albus Severus Potter. Porti il nome di due tra i più grandi Presidi di questa scuola. Uno Grifondoro e uno Serpeverde. Dove ti mandiamo?!?»
«Non Serpeverde, non Serpeverde.» sussurrò Al al Cappello.
«Non Serpeverde?!? Mi ricordi tuo padre. Anche lui non voleva essere un Serpeverde eppure ha imparato che dai Serpeverde non escono fuori solo maghi cattivi!»
«Ti prego, non Serpeverde» continuò sussurrando Albus.
«Sei sicuro di questa tua scelta?» chiese il Cappello ad Albus.
«Sicurissimo! Ti prego, non Serpeverde!»
«Allora, se non vuoi Serpeverde, credo proprio che raggiungerai tuo fratello nei… GRIFONDORO!»
Un applauso gigante si levò dal tavolo dei Grifondoro mentre il tavolo dei professori, con il solito ritegno, applaudiva tranquillamente. Solo un professore si alzò in piedi e iniziò a gridare:
«Vai Al!»
Era Hagrid che venne sgridato da un altro professore:
«Un po’ di ritegno, professor Hagrid!»
«Scusate»
Hagrid si risedette un po’ in imbarazzo ma comunque continuando a sorridere verso Albus che andò, sempre fra gli applausi di tutti a sedersi con i Grifondoro.
«Poi ci racconti che ti ha detto!» incominciò James.
«Perché, non l’avete sentito?» rispose stupito Al.
«Ti è sembrato che abbia parlato a voce alta, vero?» intervenne Rose.
«Si» rispose continuando a non capire Al.
«Eppure lo sentivi solo tu!» spiegò Rose «Io ho provato la stessa sensazione, stava parlando solo con te!» continuò.
Intanto il Cappello terminò di smistare i ragazzi.
Il Professor Paciock richiamò la loro attenzione ed esordì:
«Ragazzi ora vi lascio alle parole del Preside» poi si girò verso il Cappello Parlante e disse: «Wingardium Leviosa»
Il Cappello iniziò a levitare via con il professore mentre un uomo anziano con una lunga barba bianca vestito sul marrone si mise al centro della sala e iniziò a parlare:
«Molti di voi non mi conoscono. Molti di voi conoscono solo mio fratello, Albus Percival Wulfric Brian Silente, io invece sono il nuovo Preside ma anche insegnante di questa scuola, della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, io sono Aberforth Silente. Benvenuti nuovi studenti. Sono contento che ogni anno siete sempre più numerosi. Spero che quest’anno sia un anno importante, un anno sereno. Ma ora, si vede dai vostri volti che siete affamati, perciò io conterò fino a cinque. In questi cinque secondi pensate la cosa che vorreste mangiare e poi apparirà davanti a voi!»
Attese un attimo e poi iniziò:
«1… 2… 3… 4… 5!»
Schioccò le dita e di fronte ad ogni ragazzo apparve il piatto che aveva pensato in quei cinque secondi!
Il Preside sorrise e poi disse: «Buon appetito, ragazzi!»


Dopo un ricco banchetto, i ragazzi rimasero seduti per ordine dei professori.
Il Preside si rialzò e ricominciò a parlare:
«Ragazzi, è arrivato il momento di andare a letto. Ora, una Casa per volta, lasci la Sala Grande. I Prefetti si mettano in testa al gruppo e portino gli studenti nelle rispettive Sale Comuni e poi nelle loro stanze. Inizi ad uscire Corvonero…»
I ragazzi seduti alla tavolata Corvonero si alzarono e seguirono il loro Prefetto. Quando furono fuori dalla Sala Grande, il Preside continuò:
«Ora esca Tassorosso…»
Com’era successo con Corvonero tutti gli studenti si alzarono dal loro tavolo e seguirono il Prefetto.
«E’ il momento dei Grifondoro e subito dopo esca anche Serpeverde.»
Un ragazzo alla fine del tavolo si alzò prima degli altri e si mise davanti a tutti. Doveva essere lui il Prefetto dei Grifondoro.
Appena fuori dalla stanza si presentò:
«Benvenuti ad Hogwarts ragazzi. Io sono Jim Peader e sono il vostro Prefetto. Oltre tutto sono anche il capitano della squadra di Quidditch del Grifondoro.»
Mentre diceva questo continuava a camminare a passo spedito.
«Fate veloce ragazzi. Ricordate sempre che alle scale piace cambiare!»
«In che senso “piace cambiare”?» chiese il ragazzo che fu smistato per primo, Cedric Baston.
«Le scale si spostano portando a piani diversi. Ricordatevi che la Sala Comune del Grifondoro si trova dietro il quadro della Signora Grassa e la parola d’ordine di quest’anno è…» controllò che non ci fosse nessun’altro oltre ai suoi Grifondoro e poi bisbigliò: «…Felix Felicis!» Detto questo continuò a camminare a passo svelto fino a quando, davanti al gruppo, si parò un quadro raffigurante una signora cicciottella che chiese:
«Parola D’Ordine?»
«Felix Felicis» disse con fierezza il Prefetto.
La signora, sorridendo, fece un cenno di saluto con la testa e subito dopo il quadro si spostò aprendo un buco nel muro. Tutti entrarono e trovarono una sala circolare, non molto grande ma accogliente, con il camino acceso e tutta ricoperta di rosso e oro. Alla fine della Sala c’erano due scale che salivano per due vie diverse.
«Quelle sono le due scale che portano ai due dormitori. Quelle a chiocciola è per le ragazze, le altre sono per il dormitorio maschile. Su ragazzi, a letto, domani è il primo giorno di scuola e dovete essere svegli e pronti per imparare da subito!»
Detto questo iniziò a camminare ma fu fermato da una ragazza che gli chiese:
«Scusa, ma come facciamo a sapere quali sono le nostre camere?»
«Troverete le vostre valige fuori dalla porta. E ora su, a letto!» e scomparve dietro le scale che salivano.
Rose ed Albus si salutarono e ognuno andò nella sua stanza.
Le stanze non erano piccole, due persone ci potevano vivere tranquillamente e infatti ogni stanza ospitava due studenti. Albus entrò in stanza e trovò il suo compagno ad aspettarlo. Era Cedric Baston.
Era girato di spalle, stava sistemando la valigia e si spaventò quando Albus lo salutò:
«Ciao» iniziò Albus pronto a fare conoscenza.
Sussultò e poi gli rispose: «Ciao»
«Piacere io sono Albus Severus Potter, ma tutti mi chiamano Al»
«Piacere, io sono Cedric Baston. Ti piace il Quidditch?» disse il ragazzo per rompere il ghiaccio.
«Si, tanto. Mia madre gioca in una squadra professionista e mio padre ha giocato come Cercatore nel Grifondoro» rispose Al entusiasta. Quel ragazzo era simpatico, sarebbe stato un buon amico per lui. «A te piace?» continuò Al.
«Si, anche mio padre gioca in una squadra professionista. Tuo padre è Harry Potter vero?»
«Si, ma perché me lo chiedi?»
«Perché mio padre mi ha parlato molto di lui»
«Tuo padre conosce mio padre?» disse Al stupito.
«Sisi, hanno giocato insieme. Mio padre era portiere e capitano della squadra quando ha iniziato a giocare tuo padre»
Al sorrise e continuò a parlare con Cedric ancora per un po’. Poi, furono interrotti da una voce. Era il Prefetto Peader che ordinava ai ragazzi di andare a dormire.


Grazie per i meravigliosi commenti, spero che, come avete gradito i primi due, gradiate questo e gli altri. Saluti da MarcoLionel97!

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Capitolo 4
*** Le sensazioni di una mamma ***


La casa sembra vuota senza di loro!
E’ passato un giorno e già mi mancavano. I miei due ometti, James e Albus stanno crescendo, vanno già a scuola. Per fortuna c’è lei, Lily che mette allegria in casa.
«Mamma mi scappa!»
La voce della piccola Lily fece tornare Ginny al presente.
«Vai in bagno corri!» esclamò Ginny sorridendo.
«Ma mamma, noi siamo al parco!»
«Scusami amore» guardò in giro per vedere se ci fosse qualcuno e poi prese la figlia dicendole
«Tieniti forte!»
Si smaterializzò e in pochissimi secondi arrivò a casa.
«Mamma lo rifacciamo di nuovo?!?» chiese Lily sorridendo.
«Ehi piccola, sei l’unica che si diverte a smaterializzarsi! E comunque, non dovevi andare in bagno?»
Tempo di dire questo e Ginny vide la figlia scappare via in direzione del bagno.
Ginny andò in cucina e iniziò a preparare la cena. Harry stava per tornare, erano le 19:00 per le 19:45 sarebbe stato lì.
Iniziò a cucinare, poi, però, chiuse le tende e lasciò che la magia facesse ciò che doveva fare e iniziò a scrivere qualche riga da spedire ad Albus ed a James.
“Caro Al,
come è andato il primo giorno di scuola? E lo Smistamento? Spero bene. Mi manchi tanto anche se è passato solo un giorno. La casa sembra vuota senza te e tuo fratello. Per fortuna c’è Lily che mette un po’ d’allegria.
Cerca di impegnarti sempre e di essere buono con tutti.
Saluti da casa,
ti voglio bene,
Mamma.
P.S.: Di a James che voglio bene anche a lui!”

Finì di scrivere la lettera appena in tempo per sentire il solito rumore proveniente dal camino che annunciava il suo arrivo. Era arrivato Harry.
«Caro ho scritto una lettera ad Al!»
«Già! E’ passato solo un giorno e già gli scrivi!?!» disse Harry un po’ stupito dal comportamento della moglie.
«Ma è il suo primo anno ad Hogwarts, il suo primo giorno…»
«Che sarà sicuramente andato benissimo perché lui è figlio di una bravissima studentessa!»
«E di colui che ha battuto Voldemort!» continuò la moglie sorridendo.
«Papà!»
Lily arrivò correndo e abbracciò il padre appena tornato dal lavoro.
«Cosa hai fatto oggi bella?!?» chiese il padre a Lily per parlare un poco con lei
«Con mamma ci siamo di nuovo Smaterializzati!» disse tutta felice Lily.
«Cosa?!?» rispose Harry stupito. Lily non le aveva mai detto di essersi smaterializzata e per lui questa era stata una grandissima sorpresa. «La prima volta che mi smaterializzai avevo 16 anni quasi compiuti!»
«E io 9!» rispose Lily sorridendo e facendo la linguaccia al padre!
Andarono in salotto insieme mentre Ginny ritornava in cucina. Incartò la lettera e mandò la vecchia Edvige ad Hogwarts per spedire la lettera. Poi, ritornò ai fornelli. Controllò se fosse pronto e a gran voce chiamò il marito e la figlia per venire a mangiare.
Con un solo movimento della bacchetta la tavola si apparecchiò. Lily arrivò in cucina prima del padre sulla sua mini-scopa e si sedette a tavola tutta sorridendo.
«Quante volte ti ho detto di non correre per casa con la mini-scopa!» la rimproverò Ginny
«Ma mamma! Fuori non posso andare!» rispose Lily.
Ginny la guardò sorridendo. Le sorrise per un bel po’. Poi arrivò Harry che si sedette al tavolo.
«Allora! Dov’è la cena?!?» chiese Harry affamato «Oggi al Ministero è successo un caos incredibile! Gli aereoplanini con gli avvisi si scontravano uno con l’altro e gli avvisi non ci sono arrivati. Credo che domani cambieremo di nuovo metodo. I gufi, negativo. Gli aereoplani, negativo. Vedremo la prossima cosa che sceglieranno! Ma ora basta parlare di me, ditemi voi cosa avete fatto!»
«Papà te l’ho già detto!» disse Lily assaporando il suo brodo.
Harry sorrise. «E domani cosa farai? Io lavoro e mamma ha gli allenamenti. Cosa farai?»
«Posso andare dai nonni?» chiese speranzosa Lily «Ti prego mamma!!»
«Più tardi li chiamiamo, sperando che nonno Arthur abbia imparato ad usare il telefono, e glielo chiediamo!»
Lily sorrise e continuò a mangiare il suo brodino sperando di poter andare dai nonni!
«Al, Al, svegliati! Al! E’ tardi! Dobbiamo fare colazione!»
La voce di Cedric svegliò Al che sussultò.
«Al, è tardi sbrigati!»
Scese dal letto e si vestì il più velocemente possibile. Stava per uscire dalla stanza quando sentì uno strano dolore alla pancia.
Oh no! Pensò Al. Le dieci Cioccorane di ieri!
Corse verso il bagno senza dare spiegazioni a Cedric che lo guardò stupito.
«Al ti senti male?»
«No» rispose lui ironico «voglio solo conoscere il bagno di Hogwarts!»
Cedric si schifò di quella risposta e disse:
«Vabbè Al, ti aspetto sotto. Se ce posta per te la faccio prendere da tuo fratello.»
«Ok Ced, ci vediamo sotto!» disse Al con la voce di chi si sta sforzando!
«A dopo!» Cedric salutò e scese le scale.
Trovò la Sala Grande già piena di ragazzi a fare la colazione. Si sedette vicino ad James che chiese di suo fratello e Cedric rispose:
«Sta facendo conoscenza con il bagno di Hogwarts.»
James lo guardò schifato e continuò a fare colazione.
Fu interrotto subito da Edvige che portò una lettera. James fece per prenderla ma Edvige si rifiutò di dargliela così, non capendo, provò a prenderla con la forza ma non ci fu niente da fare.
«Forse è per tuo fratello» disse Cedric.
«Edvige, se è per Al muovi due volte la tua testolina!»
La testa di Edvige iniziò a muoversi. Uno… due!
«Non ci credo!» esclamò James «Non solo Al ha ricevuto posta e io no, ma la civetta di famiglia sa muovere la testa!»
«E ti stupisci?! Papà le ha insegnato a fare anche di meglio!»
Edvige spiccò un salto e arrivò fino a dietro James. Si posò sul braccio di Al appena arrivato e gli consegnò la lettera.
«Grazie Ed!» detto questo, Albus le accarezzò la testa e le fece spiccare il volo verso la Gufiera della scuola.
Si sedette e lesse la lettera.
«Mamma dice che ti vuole bene» disse Al pochi secondi dopo aver letto la lettera.
«E a te cosa ha scritto?» chiese James seccato ma allo stesso tempo incuriosito.
«Che ti importa!»
«Vabbè, lasciamo stare! Sbrigati a mangiare che è tardi!»
Mentre mangiava, Al vide apparire accanto a se due foglietti.
Si girò e li aprì. Erano l’orario delle lezioni e la mappa della scuola. Tutti gli studenti ne ricevettero una.
Al lesse la sua prima ora. Era Pozioni.
«Pozioni? Ti toccherà sorbire la lezione dell’ormai quasi centenario Horace Lumacorno!»
«Non è quel profesore di cui parlava papà. Quello che preferiva, tra tutti i suoi studenti, più di tutti nonna Lily?»
«Si. Io invece ho Trasfigurazione con il Preside. Mi toccherà una dura lezione» disse scocciato James.
«Vabbe James» rispose Al «Ora vado. Non voglio arrivare in ritardo il primo giorno!»
Detto questo salutò e andò insieme a Rose e Cedric a cercare l’aula di Pozioni.

Grazie ancora per gli splendidi commenti. Credo di postare un capitolo al giorno anche se, qualche volta è possibile che ne posti due!
Saluti da MarcoLionel97!

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Capitolo 5
*** Il Primo Giorno di Scuola ***


Arrivarono in un batter d’occhio alle scale.
«Dobbiamo salire» disse Albus con la mappa in mano.
«Sicuro?» chiese Rose.
«Certo, è anche scritto sulla mappa! L’aula si trova dopo la statua di un goblin con un calderone in mano»
Quando le scale arrivarono davanti a loro, le salirono velocemente portandosi al termine aspettando che si fermassero davanti ad una statua con un goblin. Passarono i minuti, cambiarono le posizioni delle scale ma esse non si fermarono mai davanti ad un goblin.
Arrivarono nuovamente alla partenza e Rose, stanca di aspettare prese in mano la sua mappa.
«Idiota!»
«Perché mi hai chiamato così?» chiese scioccato Albus che non riusciva a capire lo strano comportamento di Rose.
La videro scendere velocemente le scale e, continuando a camminare, lei disse:
«Avevi la mappa sottosopra! L’aula è nei sotterranei!»
Continuò a camminare a passo veloce mentre Albus e Cedric iniziarono una corsa per raggiungerla.
«Scusa!» esclamò Al con voce sincera e affannata dopo la corsa «Non volevo farvi arrivare in ritardo!»
«Risparmia il fiato per le spiegazioni che dovrai dare al Professor Lumacorno!» detto questo, Rose accellerò il passo e si distanziò da gli altri due.
La campana delle 9:00 che annunciava l’iniziò delle lezione era suonata già da un pezzo quando davanti a Rose, che guidava il gruppo, apparve la statua del goblin con il calderone. Girarono l'angolo e una maestosa porta si parò davanti a loro. Cedric superò Rose e fece per bussare ma la porta si aprì da sola.
«Ben arrivati» disse una voce «Siete un po’ in ritardo»
«Perdonateci, è tutta colpa mia!» ammise Albus con la testa china.
«Oh, ma non vi dovete scusare. E’ da tutti fare tardi il primo giorno di scuola!»
Al alzò la testa e vide davanti a se un signore basso, molto esile, anziano. Il viso era solcato dalle rughe, con capelli e baffi bianchi. Fissava Al e continuandolo a guardare parlò ai tre ragazzi dicendo:
«Invece di scusarvi, presentatevi!»
Detto questo si allontanò da Al e si girò di spalle finché Cedric cominciò a parlare:
«Io sono Cedric Baston, signore.»
«Signor Baston, prenda posto dove trova.» disse il professore.
Cedric prese tutte le sue cose e si sedette al primo banco libero che trovò.
Il professore lo osservò attentamente sedersi. Poi, riportò la sua attenzione sui due ragazzi rimasti.
«Io sono…»
«Tu sei una Weasley!» continuò il professore.
«Si» rispose Rose stupita.
«Figlia di quale Weasley?» chiese il professore incuriosito.
«Ron Weasley e Hermione Granger, signore.» rispose fiera Rose.
«Ron Weasley e Hermione Granger» ripeté il professore. Poi continuò «Mi ricordo di tutti e due. Lui non era “una cima” in Pozioni però era sempre disposto ad aiutare gli altri. Frequentava la signorina Granger già allora. Lei era una tra i miei migliori studenti. Era seconda a pochi. Prima di lei, tra i miei migliori studenti venivano solo Severus Piton, Tom Riddle e Lilian Evans. Si, Lilian Evans, il mio migliore studente. E a quanto pare, quest’anno abbiamo un suo erede tra di noi.» si girò verso Al e continuò «I tuoi occhi dicono tutto ragazzo. Non si dimenticano facilmente degli occhi così. Come ti chiami figliolo?»
«Albus Potter, signore»
«Figlio di Harry Potter e della signorina Weasley, Ginny Weasley. Giusto?»
«Si signore.»
«Mi hanno invitato al loro Matrimonio.» disse il professore scavando tra i suoi ricordi. Poi, cambiando tono, continuò: «Forza sedetevi ragazzi. Abbiamo perso già un bel po’ di tempo. Iniziamo la nostra lezione.»
Albus e Rose presero posto e iniziarono la lezione.

***

«Com’è andato il primo giorno di lezioni?» chiese Hugo quando vide arrivare la sorella e sedersi accanto a lui.
«Bene» rispose lei tranquillamente.
«Mio fratello?» chiese James vedendo che Albus mancava all’appello.
«Mi ha detto che si fermava un attimo in bagno e di andare che ci avrebbe raggiunto poco dopo» rispose Rose mentre sceglieva la pietanza da mangiare quel giorno.
Rassicurato, James iniziò a mangiare.

L’acqua fresca bagnò la faccia di Albus quando sentì una voce chiamarlo:
«Ehi Potter. Solo tu e il tuo gruppo di amici potevate arrivare in ritardo il primo giorno alle lezioni.»
Albus alzò la testa china e riconobbe riflessa nello specchio l’immagine di Scorpius Malfoy.
«Cosa vuoi Malfoy» rispose Albus infastidito dalla sua presenza.
«Non si può fare una chiacchierata?» chiese Malfoy con un sorriso arrogante stampato sul volto.
«Senti Scorpius, non ho voglia di chiacchierare con nessuno in questo momento, specialmente con te. Ho fame, lasciami stare!» disse Albus mentre s’incamminava verso l’uscita del bagno.
«Potter, non mi devi voltare le spalle!» gridò Malfoy. Poi estrasse la bacchetta e gridò:
«Everte Sta…»
«Expelliarmus!»

La bacchetta di Malfoy roteò in aria e cadde dietro di lui.
«Malfoy, papino non ti ha detto di non sfidare i Potter?» chiese la voce di James da dietro le spalle di Albus.
«James, grazie!» disse lui girandosi verso il fratellone.
«Non toccare mai più mio fratello!» disse James minaccioso, poi si girò per andarsene.
Arrivarono insieme nella Sala Grande ed Albus chiese:
«Come hai fatto a sapere che ero in pericolo?»
«Ci stavi mettendo troppo e mi sono insospettito. Ho chiesto in che bagno eri e ti ho raggiunto appena in tempo. Poi, però, mi devi spiegare una cosa.»
A quelle parole, Albus capì che dopo mangiato lo aspettava un lungo colloquio con il fratello e così rimase zitto per tutto il pranzo anche quando Rose gli chiese cosa fosse successo.
Finito il pranzo, James prese Albus per il braccio e lo costrinse a seguirlo. Arrivarono nella Sala Comune dei Grifondoro e li iniziarono a parlare.
«Spiegami perché non ti sei difeso da solo, Al» chiese James con tono severo e pretendente di una risposta vera e seria quanto la domanda.
«Bhe… James…»
«Albus, non ci girare intorno. Dimmi perché non ti sei difeso!»
Controvoglia Albus fu costretto a rivelare il suo segreto: «Vedi James, io non conosco incantesimi per le battaglie!»
James rimase scioccato. Per qualche secondo non parlò. Poi, afferrò il fratello da un braccio e lo portò in camera sua.
«Se non li conosci, vuol dire che dovrai impararli. Io sarò il tuo maestro. Iniziamo subito!»
«Ma come subi…»
Non riuscì a finire la frase che James tirò fuori la bacchetta e disse:
«Languelingua!»
La lingua di Albus si attaccò al suo palato.
«Così non rischiamo inutili interruzioni!» disse James con tono arrogante. Poi continuò:
«L’incantesimo che Malfoy ti ha inviato contro stamattina era l’incantesimo Everte Statim. Saresti finito a gambe all’aria dopo aver fatto un piccolo volo. L’incantesimo che invece ho usato io è l’incantesimo Expelliarmus. Me l’ha insegnato papà. Apparentemente è un incantesimo facile da battere però, papà, grazie a questo incantesimo è riuscito ad uccidere Voldemort. Questo, insieme all’Incanto Protego, saranno i primi due incantesimi che imparerai.» Guardò Albus e poi pronunciò l’incantesimo «Finite!»
Albus sentì la sua lingua staccarsi dal palato con tale forza da fargli addirittura male.
«Bacchetta in mano» disse James guardando Albus prendere la sua bacchetta e rimanere immobile, ad aspettare i ordini.
«Osserva attentamente quello che faccio.» Poi disse: «Expelliarmus!» La bacchetta di Albus volò via dietro di lui che rimase immobile a guardarla.
«Forza, raccoglila!»
Albus si girò a raccogliere la bacchetta e si rimise in posizione. «Ora provaci tu.» disse James convinto che Albus ce l’avrebbe fatta al primo tentativo. D’altronde era suo fratello!
Albus puntò la bacchetta e poi, ripetendo i movimenti del fratello, disse: «Expelliarmus!»
La bacchetta volò via lentamente dalla mano di James che disse: «Bene, anche io ho iniziato così. Ora, ritenta. Cerca di essere più sicuro. Il movimento deve essere secco. Affonda la bacchetta nell’aria come i campioni di scherma affondano le spade sulla corazza dell’avversario, ti ricordi quelli di quest’estate? Alle Pomiliadi o qualcosa del genere.»
Albus scoppiò a ridere. «Olimpiadi James, non Pomiliadi, ma Olimpiadi!» disse Albus continuando a ridere.
«Basta. Pensa a concentrarti e riprovaci.»
Albus smise all’istante di ridere e, puntando la bacchetta contro il fratello, disse con vigore e sicurezza: «Expelliarmus!»
La bacchetta di James, questa volta, volò via molto lontano e anche James fu costretto ad arretrare per non perdere l’equilibrio tanta fu la potenza di quel colpo.
«Benissimo Al. Benissimo. Forza rifacciamolo di nuovo!»
James raccolse la bacchetta e si mise in posizione.
«Expelliarmus!» disse nuovamente Albus.
«Protego!»
L’incantesimo di Albus rimbalzò contro lo scudo invisibile creatosi davanti a James e colpì chi lo aveva creato. La bacchetta di Albus volò all’indietro e mentre si chinò per riprenderla sentì il fratello dire:
«Questo era l’Incanto Protego. Questa volta sarò io ad attaccarti. Usa l’Incanto Protego in tempo per proteggerti dal mio attacco.»
James si mise in posizione e incominciò: «Expelliarmus!»
Un istante dopo, Albus rispose all’incantesimo: «Protego!»
L’incantesimo di James fu respinto e la sua bacchetta volò via.
James sorrise e disse: «Per oggi abbiamo finito. Ora vai a studiare, ci vediamo dopo.»
Albus salutò e uscì dalla stanza del fratello felice. Ora Malfoy per un po’ non sarebbe stato più un problema!


Scusate se vi ho fatto aspettare. Ieri ho avuto un imprevisto e non ho fatto in tempo a postare il quinto capitolo che ho postato oggi. Molto probabilmente posterò anche il sesto.
Saluti da MarcoLionel97

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Capitolo 6
*** Le Vacanze Natalizie ***



I giorni ad Hogwarts passarono velocemente e la neve iniziò ad imbiancare i giardini. Il Platano Picchiatore aveva perso tutte le sue foglie, e i suoi rami, sempre in movimento, erano ricoperti di candida neve bianca. Molti ragazzi si preparavano per lasciare temporaneamente la scuola. Le vacanze di Natale a casa, una piacevolissima settimana con i propri cari. Questa sensazione Harry l’aveva provata solo quando la signora Weasley l’aveva invitato a casa sua per le vacanze. I suoi figli invece no. Sarebbero tornati a casa!
Anche Londra si stava preparando per le feste. Le case erano addobbate, gli alberi pieni di festoni e tutti erano più sereni.
La casa Potter di Grimmauld Place numero 12 era da giorni in festa. Harry si stava preparando per accogliere i figli di ritorno da Hogwarts invitando nuovi e vecchi amici. Tra questi non poteva mancare la famigli Weasley al completo. La festa era pronta. Harry sarebbe andato a prendere insieme a Ron i figli al binario 9 e ¾ della stazione di Londra. A casa sarebbero rimasti tutti gli altri ad aspettarli.
Erano le 10:00 quando il treno arrivò alla stazione di Londra quel venerdì mattina del 24 dicembre.
«Papà!» esclamò Albus appena vide il padre con lo zio vicini ad attenderli. James scese con più tranquillità mentre chiacchierava con Hugo e Ted. Rose invece corse verso il padre e lo abbracciò con il sorriso stampato sul volto.
«Papà!» disse sempre sorridendo Rose.
«Ehi piccola. Come va la tua competizione con quella serpe di Scorpus?» chiese Ron sperando in una buona notizia.
«Ron! Lasciala stare poveraccia!» intervenne Harry ridendo.
«Giusto giusto!» disse Ron fingendo di non essere più interessato alla questione.
«Ehi Harry! Io verrò con voi vero?» chiese speranzoso Ted.
«Certo! A casa ci sono regali che aspettano anche te!»
«Davvero?»
«Certo»
«Oh, ma che quadretto vomitevole. Potter non sei cambiato affatto.»
Harry si girò e vide Draco Malfoy con la bacchetta in mano. Accanto a lui il figlio, Scorpius sorrideva soddisfatto.
Malfoy li guardò tutti, uno per uno e poi continuò:
«Mio figlio mi ha detto che il tuo, il più grande lo ha aggredito in bagno!»
Harry si stupì di quell’affermazione e si girò verso James che stava scrutando con aria minacciosa il piccolo Scorpius. Estrasse la bacchetta con una velocità pazzesca ed esclamò:
«Papà io non ho mai aggredito quel piccolo moccioso! Ma se proprio vuole conoscere il mio modo di aggredire la gente che si faccia avanti, gli darò una piccola ma significativa dimostrazione!»
«James Sirus Potter» scandì Harry. Poi continuo: «Non mancare di rispetto!»
«Papà! Ha ragione. Non è vero!» intervenne con tono deciso Albus che continuò dicendo: «Io ero in bagno e mi ha attaccato, poi, per difendermi è arrivato James che lo ha disarmato.»
Harry questa volta non guardò con cattiveria il figlio maggiore ma con stima e poi, girandosi verso i Malfoy disse:
«Perché non lasciamo che siano le loro bacchette a decidere chi ha ragione e chi no! Se mio figlio James batte tuo figlio Scorpius, noi vi denunceremo dal Preside, altrimenti sarete voi a farlo.» disse con fierezza Harry.
«No papà! Non è giusto! Lui è del secondo anno, io solo del primo! Se devo sfidare qualcuno, sfiderò il piccolo Albus! Anche lui è del primo anno come me!» disse spaventato Scorpius.
«Va bene!» risposero Albus e James sotto lo sguardo indagatore di zio Ron e papà Harry.
Harry non sapeva cosa dire e le uniche parole che gli uscirono di bocca furono: «Se… Se proprio ne siete… bhe, se proprio ne siete sicuri, fatelo!» poi si girò verso Ron e lo vide ancora stupito a fissare i due nipoti, in particolare il più piccolo che stava per scontrarsi con il figlio del loro rivale da sempre.
Albus fece un passo avanti e con lui anche Scorpius. Poco dopo si sentì la voce di Ted esclamare:
«Fuori le bacchette!»
Con una velocità impressionante tutti i presenti estrassero le bacchette. Poi, Ted si corresse:
«Solo i contendenti estraggano le bacchette!»
Harry, Ron e Draco, con sguardo imbarazzato, riposarono le bacchette e lasciarono spazio ai due piccoli ometti.
«Al mio 3» continuò Ted «iniziate la battaglia! 1…2…3!»
La voce del piccolo Malfoy si sentì per prima: «Exulcero!»
Albus schivò appena in tempo la fattura lanciata dall’avversario e poi grido: «Expelliarmus!»
La bacchetta del piccolo Malfoy volò via e lui cadde per terra perdendo l’equilibrio. Albus si avvicinò lentamente verso di lui, gli puntò la bacchetta in faccia e disse: «Cucurbita!»
La testa del piccolo Malfoy iniziò ad ingrandirsi e a cambiare colore. Dal tipico colore giallognolo dei Malfoy, la testa di Scorpius divenne arancione. La sua testa era diventata una zucca.
Draco rimase pietrificato a quella visione così estrasse la bacchetta e gridò:
«Ehi Potter!» Tutti e tre i Potter si girarono per guardare Malfoy “il grande” puntare la sua bacchetta verso Harry e gridare: «Petrificus Totalus!» Harry cadde a terra immobilizzato mentre Malfoy grande e piccolo scappavano. «Finite» sussurrò Malfoy sulla testa del figlio che pian piano tornò normale. Lo stesso incantesimo fu pronunciato da Ron per liberare Harry che appena si rialzò prese la bacchetta e gridò: «Stupeficium!».
Malfoy girò appena in tempo l’angolo per evitare l’incantesimo rosso che divampò dalla bacchetta di Harry che girandosi verso gli altri disse:
«Lasciamo perdere Malfoy, li conosciamo troppo bene, dovevamo aspettarcelo. Ora andiamo a casa! Una festa ci aspetta!» detto questo iniziò a camminare verso il passaggio magico. Lo varcò e dietro di lui anche tutti gli altri. Si avviò verso la macchina. Fece sedere tutti i ragazzi e poi si sedette lui, accanto a Ron, pronto a guidare.
Arrivarono a casa e la festa incominciò. Aspettarono la mezzanotte e poi Harry, con un tocco di bacchetta, si vestì di rosso. La barba gli apparve sul volto e gli occhialini sul naso. Accanto a lui, si materializzarono molti pacchi e richiamando l’attenzione di tutti disse:
«Sonorus!» la sua voce si amplificò e poi continuò: «Vediamo cosa abbiamo qui! Albus Severus Potter, questo regalo è per te!»
Il piccolo Albus si avvicino al padre e prese il regalo che egli gli tendeva. Fece per scartarlo ma Harry lo fermò.
«Prima finiamo di distribuire i regali!» poi continuò: «Rose Weasley!»
Rose si avvicinò allo zio e prese il regalo che le porgeva.
«Lily Luna Potter!»
La piccola bimbetta si avvicinò al padre, gli diede un bacio sulla guancia e poi prese il regalo. Fu chiamata più volte, la più piccola della famiglia.
Finiti di distribuire i regali, i ragazzi iniziarono ad aprirli.
«Papà, non ci credo!» disse James stupito. «Ad Albus il Mantello dell’Invisibilità e a me il tuo primo boccino d’oro e un foglio bianco di pergamena!»
Harry si avvicinò al figlio e gli sussurrò all’orecchio: «Dopo ti spiegherò la funzione della pergamena vuota e del boccino!»
James decise di non controbattere più e si allontanò dal padre.
«Tu non mi hai ancora fatto un regalo, Sfregiato!»
Harry odiava essere chiamato “Sfregiato” eppure non riusciva ad arrabbiarsi con la moglie.
«Lo avrai anche tu, stanotte!» rispose lui sorridendo e fece per baciarla ma si dovette subito girare perché due bambine, rosse di capelli, stavano cavalcando una mini-scopa ciascuno.
«Ehi! Le gare illegali sono vietate in casa nostra, c’è volevo dire di Harry» disse Ted guardando Harry con aria di scusa.
«Ti ho sempre detto di fare come se fossi a casa tua! Ci hai preso l’abitudine eh?» chiese sorridendo Harry a Ted che però non sembrava tanto felice quanto lui.
«Ho capito, vado a prendere il tuo regalo!» disse Harry sempre sorridendo. Poi si alzò in piedi e scomparve. Tornò pochi secondi dopo con la famiglia di Bill Weasley alle spalle. Neanche il tempo di arrivare che Victoria si distaccò dal braccio dello zio e corse a baciare il fidanzato. Menomale che “lo zio Harry” mi ha riservato una camera tutta per me altrimenti avrei dovuto usare il suo letto e zia Ginny non sarebbe stata per niente contenta!” Pensò Ted mentre saliva le scale, mano per la mano con Victoria.
«Ora è felice anche lui» esclamò Harry «Ma torniamo a noi due» sussurrò poi quando fu di nuovo vicino alla moglie. Le diede un bacio e poi le sussurrò: «Continuiamo stanotte!» si distaccò dalla moglie e tornò alla festa.
Erano le 4 del mattino quando Harry e Ginny finalmente andarono a letto. Gli altri erano andati a dormine una mezzoretta prima. Loro, invece, erano rimasti a pulire. Con un paio di incantesimi avevano rimesso in ordine tutta la casa e ora potevano finalmente andare a letto.
«Sbaglio o mi dovevi fare un regalo?» chiese Ginny nel letto. Il suo pigiama rosa metteva in risalto il colore dei suoi capelli, sempre più rossi. Era bellissima. Harry non poteva non resisterle e, mettendo da parte la stanchezza, entrò nel letto e la baciò. Continuò a baciarla. Un bacio dopo l’altro, Harry iniziò a spogliarla. Quella notte di Natale non l’avrebbero certo dimenticata!

***

Erano le 11 quando la piccola Lily Potter entrò nello stanzone del padre e della madre per svegliarli.
«Buongiorno!» esclamò lei tutta contenta. Vedendo che i genitori non si svegliavano, ripeté: «BUONGIORNO!»
Harry sussultò e vide la figlia seduta sulle coperte.
Si girò per prendere gli occhiali e poi disse: «Ehi piccola, buongiorno! Ma che ore sono?»
«Le 11 e state tutti dormendo! Tutti tranne me, Ted e Victoria! Papà, erano nel letto insieme! Mamma, mi ha detto che solo quando due sono sposati, come te e lei, stanno insieme nel letto. Questo vuol dire che si sposeranno?» chiese la piccola stupita.
Harry fu paralizzato dalla domanda della figlia. Non sapeva cosa risponderle e fu grato del risveglio della moglie che distolse da quel pensiero Lily.
«Buongiorno mamma!» esclamò la piccola Lily vedendo la mamma muoversi ed aprire gli occhi.
«Ehi piccola! Buongiorno!» diede un bacio al marito e poi esclamò ancora in dormiveglia «andiamo a fare colazione dai!»
Scese dal letto, seguita dalla figlia e andò verso la cucina.
La giornata passò felice, tra sorrisi e scherzi, sempre in compagnia.
Nel pomeriggio, però, la casa si svuotò e Harry decise di sedersi di fronte al camino a godersi il caldo del fuoco magico.
«Ehi, James, vieni a sederti qui con me!» disse Harry a suo figlio che era alle prese con i compiti delle vacanze natalizie.
«Papà, ora non posso, sto studiando.»
Harry, vedendo che il figlio non si smuoveva dalla sedia, estrasse la bacchetta e disse:
«Accio James!»
La sedia su cui era seduto James iniziò a muoversi verso Harry. Di malavoglia, James fu costretto a chiudere i libri e a sedersi vicino al padre a parlare.
«Non ti avevo mai visto così interessato allo studio!» disse stupito Harry.
«Infatti non lo sono!» rispose James non curandosi dello sguardo interrogatore del padre. Poi, continuò: «Mi hanno ricattato, o studio o sono fuori dalla squadra di Quidditch.»
Harry sorrise.
«Continuerai dopo, ti aiuterò io se ti servirà una mano. Ora ti devo dire una cosa più importante.» abbassò la voce «I due regali non sono inutili come pensi tu! Corri a prenderli.»
James si alzò dalla sedia e corse nella sua stanza a prendere i regali che il padre gli aveva dato la notte prima.
Tornò poco dopo con un foglio di pergamena in una mano e un boccino d’oro nell’altra. Si sedette accanto al padre che iniziò a parlare:
«Conosci “i Malandrini”?» chiese Harry al figlio.
«Chi?»
«I Malandrini, tuo nonno, Sirus Black, Remus Lupin e il dannato Peter Minus. Loro hanno creato una Mappa, la Mappa del Malandrino, una mappa segreta e stregata. Dammi il foglio.» e indicò la pergamena apparentemente bianca. James gliela porse e Harry prese la bacchetta e disse quasi sotto voce:
«Giuro solennemente di non avere buone intenzioni!»
Il foglio bianco iniziò a tingersi di nero e una scritta apparve sul davanti. “I Malandrini vi danno il benvenuto”. Aprì la pergamena e notò tanti quadrati e rettangoli, ogni tanto intersecati con dei cerchi. Notò anche delle piccole scarpette che camminavano. Sotto le scarpette c’era scritto un nome. James fissò un paio di scarpette chiuse in un quadrato e lesse il nome: “Aberforth Silente”.
«Papà, ma cosa…» riuscì a sillabare in quel momento James, confuso e incuriosito allo stesso tempo.
Harry sospirò e, con il sorriso in volto, spiegò al figlio:
«Questa è una cartina magica, forse la più importante ora per te. Questa è la cartina magica di Hogwarts, che non raffigura solo la posizione delle stanze, ma anche dove si trova, in quel preciso istante, qualsiasi mago o strega presente ad Hogwarts.»
James rimase stupito della notizia e sorridendo esclamò:
«Grazie mille, papà!»
James fece per abbracciarlo ma Harry disse: «Ah, fermo! Ricordati sempre di chiudere la Mappa dopo averla usata. Ti starai chiedendo come… Non è per niente difficile!» Harry estrasse nuovamente la bacchetta e disse: «Fatto il misfatto!»
Come il foglio si era tinto di nero, ora si sbiancava. In pochi secondi, la Mappa del Malandrino tornò ad essere un inutile foglio bianco, apparentemente!
«Passiamo all’altro regalo.» esclamò Harry, poi continuò. «Ho incantato il boccino in modo che, se tuo fratello si trova in pericolo, lui inizi a volare. Con la Mappa del Malandrino lo troverai facilmente e potrai aiutarlo sempre. Il tuo regalo originale era solo la Mappa, ma dopo che ho saputo cosa è successo, ho deciso di aggiungere anche il boccino stregato.»
James fissò il padre per un po’. Si vedeva sul volto che era molto preoccupato. Malfoy era capace di insegnare al figlio maledizioni che neanche lui conosceva. I suoi figli dovevano stare molto attenti!
«Forza, ora torna a studiare!»
James si alzò controvoglia e tornò al tavolo a studiare.

***

I giorni passarono e il momento del ritorno a scuola dei ragazzi era tornato.
«Ciao papà» disse James, sorridendo al padre. Era già salito sul treno, molto prima degli altri, non voleva perdere i posti.
«Ciao mamma!» esclamò, invece, Albus abbracciandola e sorridendole. Subito dopo si spostò sul padre che lo abbracciò e gli disse: «Stai molto attento.»
«Certo Pa’!»
Si allontanò dai genitori e salì anche lui in carrozza. In quel momento, tutti gli studenti salirono sul treno e in pochi minuti questo era già molto lontano.
Tra la folla Harry riconobbe Malfoy che vedendolo, abbracciò la moglie e se ne andò.


Mi scuso per il ritardo (più di due settimane) ma ero a corto di ispirazione :). Grazie per i commenti e spero che gradirete anche questo capitolo!
Saluti da MarcoLionel97!

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