America's Got Talent

di Blue Flower
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incontro Con Il Destino ***
Capitolo 2: *** Maschere e Ray Ban ***
Capitolo 3: *** Alice Sei Terribile! ***
Capitolo 4: *** Una Nuova Amica ***
Capitolo 5: *** Tu Ci Andrai! ***
Capitolo 6: *** Metafase, piacere Isa! ***
Capitolo 7: *** La Verità Su Di Noi... ***
Capitolo 8: *** Non Importa... ***
Capitolo 9: *** Ne ero sicura! ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10. Questione Di Occhi ***



Capitolo 1
*** Incontro Con Il Destino ***


POV EDWARD

 

 

Do you know where your heart is?

Do you think you can find it?

Or did you trade it for something, somewhere

better just to have it.

[Say, All I Need- One Republic]

 

Il sole era già alto, simbolo di un’estate che non se ne era ancora andata del tutto. La sera prima mi ero addormentato con il mio prediletto ipod nelle orecchie. Era ancora carico e sentivo una canzone Indie Rock.

Sarei riuscito ad affrontare la scuola? Beh, bella domanda… Altre frecciatine di fuoco da parte delle cheerleader, risate alle mie spalle da parte degli altri ragazzi.

Io ero solo.

Certo  non sono mai stato molto sociale, e del resto nessuno è mai stato contento di avermi come compagno di laboratorio… Ma del resto chi sono io per piacere alla gente?

Solo uno stupido secchione soprappeso, con occhiali e capelli rossi.

Ma quanto avrei voluto che lei mi notasse… Lei che è così bella; lei che siede al banco delle cheerleader e non mi ha mai guardato in faccia; lei che di me conosce solo gli strati di grasso… E’ così opprimente non avere il coraggio di parlarle.

Ma un giorno mi riscuoterò, e lei cadrà ai miei piedi…

Sì sì… forse in un’altra vita!

Presi la cartella e scesi le scale con malagrazia, come sempre. Dovevo sbrigarmi perché ero già in ritardo a scuola, così salutai mia madre e mio padre frettolosamente ed imboccai la porta. I miei genitori erano molto diversi da me… Nessuno riusciva a capire da chi avessi preso il colore di capelli, e nemmeno la corporatura era dei miei genitori.

 

Arrivai a scuola poco dopo. Tutti vagavano per i corridoi della Forks High School, anche lei… Rideva con le altre cheerleader.

Ma io so che tu sei diversa, Isabella.

Appena varcai la porta dell’istituto mi sentii solo: un’altra volta. Solo e invisibile. Come se tutti gli esercizi che avevo fatto l’estate non mi fossero serviti a niente. Eppure credevo di essere migliorato così tanto! Di sicuro era solo una mia illusione…

Alla prima ora avevo letteratura… Perfetto per iniziare un anno da incubo! Il corso di letteratura, era quello che odiavo con tutto il cuore. Non che non mi piacesse la materia, ma il professore cercava in tutti i modi di mettermi un voto basso. Ma erano cose che io avevo fatto e rifatto, quindi i desideri del professore non si avveravano mai…

Mentre lui parlava di Shakespeare, io scrivevo i versi di una canzone sulla gomma da cancellare. Quella mattina mi sentivo particolarmente ispirato. Forse perché Isabella era a pochi banchi da me… Quanto ero patetico!

Se solo ci fosse stato un modo per farmi notare da lei… Di sicuro non potevo competere con i giocatori di football della scuola, ma magari avrei potuto provare a… beh no, non avevo idea di cosa avrei potuto fare…

L’ora passò tutto sommato velocemente. La mia gomma era già piena di scarabocchi e versi di canzone.

Li avevo dedicati tutti a Isabella, che quella mattina rideva e scherzava con Jessica, il capo delle cheerleader. Non riuscivo a pensare che la ragazza per cui mi ero preso una cotta, fosse uguale al capo delle cheerleader. Lei non era un’oca giuliva… Lo riuscivo a percepire. Anche se nessuno mi vuole, io sono bravo a capire le persone. Ho sempre avuto questo dono.

Nonostante tutti i pensieri, le ore passarono come un lampo… ed arrivai all’ultima ora. Quella di biologia.

“Signor Cullen, l’unico posto libero è vicino alla signorina Swan” il cuore perse un battito. Poi guardai nella sua direzione, lei storse il naso. “Non abbiamo tutta l’ora…” osservò il professore. Mi avviai vicino a Isabella. Lei si girò dall’altra parte e si rannicchiò nell’angolo più remoto della sedia. Non mi voleva, ma questo era ovvio.

Però adesso eravamo compagni di laboratorio… Mi doveva notare anche solo un po’, no? Bella aprì bocca, ma non per dire ciao o altre cose del genere. “Ti puoi fare un po’ più in là?” ubbidii come un cagnolino.

Alla fine dell’ora ero ancora più demoralizzato di prima e uscii dalla classe sconsolato. Come se non ne avessi già abbastanza, Mike Newton venne a prendere Bella e le stampò un bacio sulle labbra. NO! Impossibile, quei due si erano fidanzati… beh lui era l’attacante, lei la cheerleader. Mi sembrava giusto…

Stavo tornando a casa a piedi, sconsolato, quando un volantino mi arrivò in faccia. Pensavo che cose del genere potessero succedere solo in stupidi film adolescenziali, ma no. Il volantino di Italia’s Got Talent era proprio davanti a me. E la cosa più sconcertante era ciò che c’era scritto.

 

Italia’s Got Talent

Audizioni alla Forks High School

Lunedì 12 settembre ore 18:00

 

Era un segno del destino! E dovevo sbrigarmi o non avrei fatto in tempo. Corsi più veloce che potevo. Con quell’audizione era in gioco l’unica possibilità che avevo di farmi notare da lei…

Mi catapultai in casa, presi lo spartito della mia canzone preferita - Never Say Never di The Fray- e la mia chitarra elettrica. Uscii dicendo a mia madre: “Vado a Italia’s Got Talent!”. Non le ho dato nemmeno il tempo di ribattere: ero già in strada. La scuola distava davvero poco… e lì mi attendeva il mio destino.

 

“Il prossimo…” i giudici scartavano tutti senza pietà ed io avevo paura di essere l’ultimo di una lunga sfilza. Avevano massacrato i peggiori, messo in campo i migliori.

Toccava a me. Uscii fuori con la chitarra elettrica e i giudici trattennero le risate. Ero patetico.

Anche gli spettatori ridevano.

Poi però ho iniziato a cantare, e non contava più chi mi ascoltasse, chi ridesse… c’eravamo solo io il microfono e la chitarra.

Partì un applauso che durò per svariati minuti… Forse ce l’avevo fatta. Poi fu un giudice a parlare, si chiamava Jasper: “Hai una bellissima voce, ma non c’è la presenza scenica, sei troppo timido…” mi distusse… Poi arrivò il commento dell’altro giudice: “Non sei di certo il tipico idolo delle folle… Ti manca l’aspetto esteriore” a parlare era un giudice di nome Emmett. “Sinceramente io credo che lo possiamo migliorare… Lo prendo sotto custodia per qualche settimana e, se lui vuole, apporteremo qualche modifica dentro e fuori…” era un giudice minuto, una ragazza. Si chiamava Alice.

L’ultimo giudice - Rosalie-  espresse la sua opinione. “Secondo me è senza speranze, ma se Alice vuole prenderlo con sé e migliorarlo… sono affari suoi. Io gli darei un mese. Poi ritornerebbe a fare l’audizione. Tu, Edward, te la senti di prendere questo impegno? Migliorare al livello estetico e artistico?” io annuii.

Alice si alzò e mi prese sotto braccio. “Scusate, ma abbiamo molto lavoro da fare… E relativamente poco tempo per farlo…” così uscimmo dalla sala.

E da lì iniziò la mia avventura.

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Capitolo 2
*** Maschere e Ray Ban ***


POV ISABELLA

 

           And when the sky is falling

don’t look outside the window.

Step back and hear I’m calling.

Give up, don’t take the fastroad.

 

Un altro giorno con le cheerleader e i giocatori di football. Ero stanca… Stanca di mostrare solo un lato della vera Isabella. Quel giorno avrò detto sto bene almeno venticinque volte… Nessuna delle tante volte era vera.

In quella scuola, le amicizie che mi ero fatta erano tutte false. Come era falso l’amore di Mike. Continuava a baciarmi teneramente, ma io sapevo che era solo perché io ero una cheerleader. Faceva parte della mia e della sua reputazione, lo stare insieme.

Forse il vero amore esisteva solo nelle favole che mi raccontava mia madre quando ero piccola. Non esiste il principe azzurro… Anche se tutti al liceo vorrebbero stare al mio posto, io vorrei essere al posto di tutti gli altri. Alla Forks High School, tutti volevano essere ciò che non erano.

Tutti tranne uno, forse due, compresa me.

Eravamo in mensa, Mike mi stava appiccicato come una sanguisuga e raccontava agli altri giocatori cose del tipo: “Io e la mia Bella…” io non ero sua proprio per niente.

La vera Isabella Swan non era lì. La vera Isabella ascoltava musica Rock, certe volte guardava le repliche di film strappalacrime su Fox o altri canali del genere…

“Comunque avete sentito la storia di Cullen?” io mi voltai. A parlare era stata Jessica. “No, perché?” domandai io, facendo ricadere sul mio volto quella stupida maschera da ragazza perfetta. “Beh… è andato da Italia’s Got Talent una settimana e mezzo fa e da quel giorno non viene più a scuola. Dicono che un giudice gli sta facendo l’extreme makeover!” disse tra le risate la capo cheerleader. Isabella la odiava, come odiava il fatto che tutti la chiamassero Bella e non Isa.

“E quando tornerà a scuola?” domandai, tutto sommato incuriosita. “Non si sa con certezza… Ma alcuni dicono che tornerà tra un mese se non di più. Un tizio della scuola lo ha visto l’altro giorno: non lo aveva quasi riconosciuto!” “Mah, secondo me sono tutte balle…” sbuffò Mike, dato che stavolta l’oggetto delle attenzioni di tutti non era lui ma uno sfigato. A proposito di Edward… Non volevo trattarlo in quel modo, ma la mia reputazione sarebbe precipitata. Poteva anche essere un tipo simpatico, ma era troppo timido.

Le ore dopo passarono lentamente. Edward non c’era, me ne accorsi perché all’ora di biologia Jessica si sedette al suo posto vicino a me.

Non ne potevo più delle sue interminabili cazzate… Ed era un disco fisso su Mike. Si vedeva benissimo che pendeva dalle sue labbra. Glielo avrei lasciato con piacere.

Uscimmo dalla classe… C’era una cosa che dovevo fare.

Come sempre il mio fidanzato narciso mi venne a prendere. “Ti devo dire una cosa… Usciamo” Jessica era la nostra ombra. Meglio così… la notizia si sarebbe sparsa.

Dovevo mettere la mia maschera migliore. Mi girai un attimo, feci un sorriso come per dire adesso mi levo di dosso tutti questi pesi...

Notai che qualcuno, sotto un grosso paio di Rayban Wayfarer, mi sorrideva con aria complice… Chi era?

Un ragazzo che, visto da lontano, pensavo di non conoscere.

Mi girai di nuovo verso Mike e iniziai la sfuriata da cheerleader. “Basta! Tra noi non funzionerà mai! Mi sono stufata di tutte queste attenzioni… ora muovi quel culo e sparisci dalla mia vista!” tutto il parcheggio ci guardò interrogativo. Lui sembrò turbato. “Tu… che lasci me?!” “Hai capito bene fantoccio…” “Ehi ma quello non è Cullen?” domandò poi. Io e Jessica ci girammo. “Beh… non sono una a cui cade l’occhio… ma quello non può essere il fondoschiena di Edward Cullen…” osservò Jessica. Era profonda come una pozzanghera mezza asciutta. Ma su una cosa aveva ragione… Quel ragazzo, alto magro e con capelli ramati non poteva essere Edward. Poi mi accorsi che era lo stesso ragazzo che mi stava fissando, prima della sfuriata.

Mike approfittò del cambio di argomento per svignarsela.

Non camminai in direzione della mia macchina, bensì dove era andato anche quel bel ragazzo… Sono solo curiosa di sapere chi è… Stava salendo in macchina. Poi mi vide, sempre coperto da quei dannati occhiali da sole, mi riconobbe e sorrise.

Non stava sorridendo a me… O forse sì?

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Capitolo 3
*** Alice Sei Terribile! ***


POV EDWARD

 

Far Away

This ship is taken me far away.

Far Away from the memories

of the people who care if I live or die.

[Starlight- Muse]

 

Alla radio una vecchia canzone dei Muse.

Guidavo un po’ troppo veloce ma tanto ero già morto… Era successo un casino da quando dissi di sì ai giudici di America’s Got Talent. Stavo dimagrendo lo stesso, molto lentamente, ma stavo dimagrendo.

Poi Alice mi aveva portato a New York e là si è compiuta la mia sorte. Stavo uscendo da un pub nel quale mi aveva portato la mia “tutor”, lei sarebbe rimasta là ancora un po’ ma io volevo tornare in albergo.

Mi tolsi gli occhiali da sole. Occhi rossi. Tendevano un po’ all’arancio, ma erano ancora inquietanti.

Quando uscii da quel locale mi sorprese un ladro, armato di pistola. Io non avevo niente con me, e lui mi sparò una pallottola dritta nel cuore. Non avevo più speranze. Poi dal locale uscì Alice e da lì fu solo dolore.

Mi svegliai tre giorni dopo, a casa, con questo aspetto di una bellezza inquietante. Alice si è scusata, ha detto che era l’unico modo per salvarmi. E poi mi ha spiegato tutto… Dallo specchietto retrovisore osservai di nuovo quel volto che non sentivo ancora mio.

Quel giorno ero euforico.

Avevo avuto una grande soddisfazione! Isabella aveva lasciato davanti a tutti Mike Newton. E si era messa a seguirmi… Sapevo che se fossi stato ancora me stesso, lei mi avrebbe ignorato, come sempre.

Ero quasi arrivato a casa, ma davanti al garage, mi aspettava Alice a braccia conserte, con un sorriso stampato in faccia.

“Ma ciao fratellone! Posso chiamarti fratellone?” rimasi interdetto. Alice non ce l’aveva una casa? Tutte le volte che tornava a casa trovava la sua tutor lì. “Perché dovresti?” dissi abbassando il finestrino. “Hmmm… forse perché i tuoi genitori mi hanno adottata?” io strabuzzai gli occhi. “Hai capito bene… Starò tuuuuutto il giorno con te. Sarò la tua ombra! Ma ricordati che sono ancora il giudice del talent…” “Alice sei terribile!” dissi tra le risate. Poi la abbracciai. Io la sentivo veramente come una sorella. E anche lei sentiva me come un fratello, lo percepivo dai suoi pensieri… Sì, perché adesso avevo un dono. Ed era leggere nel pensiero delle persone che mi circondano. Isabella non mi aveva riconosciuto… Ma prima o poi sarei tornato a scuola e l’avrei salutata… Prima dovevo aspettare che i miei occhi si schiarissero! “E ora che siamo fratello e sorella a tutti gli effetti… ti va di fare shopping?” io sbuffai.

“Eh no! Sono ancora la tua tutor quindi niente proteste… Andiamo!” mi fece parcheggiare la volvo in garage e prese la sua porsche gialla.

Alice era molto eccentrica, questo lo avevo imparato a mie spese… Ero un vampiro da sì e no cinque giorni e avevamo fatto il giro di tutti i negozi di Washington e dintorni.

Non che il cambio d’abiti fosse in peggio, certo. Ma portare un ragazzo a fare compere è come dirgli Ehi, ci andiamo a suicidare?

“Vuoi che guidi io?” domandai. “No… Mia macchina, mio volante” spiegò lei risoluta. Quel folletto dai capelli neri mi stava veramente molto simpatico…

“E ora… verso l’infinito e al Centro Commerciale!” esclamò lei mettendo in moto la macchina.

Una nuova sorella, una nuova razza e il compito di conquistare Isabella= troppe cose da fare…

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Capitolo 4
*** Una Nuova Amica ***


POV ISABELLA

 

 

I’ll keep you my dirty little secret

dirty little secret.

Don’t tell anyone or you’ll

just an other regret.

[Dirty Little Secret- The All American Rejects]

 

Era già passata una settimana da quando avevo mollato in pubblico Mike. Del misterioso ragazzo del parcheggio non c’era traccia. Ho chiesto persino a Jessica se lo avesse mai visto e lei ovviamente ha risposto: “Un culo così non lo ho mai visto a scuola… me ne sarei accorta!” e poi se ne è andata sculettando.

Ero sicura che, se quel ragazzo fosse mai tornato, la capo cheerleader avrebbe messo i suoi artigli anche su di lui. Quella mattina avevo voglia di stare da sola.

I miei“amici” mi avevano chiamata più di una volta, ma io avevo detto di non aver voglia di parlare. Loro mi avevano lasciata da sola e avevano continuato beati a farsi gli affari loro. Era pazzesco quanto fossero ipocriti e schiavi del sistema

“Ehi! Tu sei Isabella, vero?” mi girai nella direzione della voce. A parlare era una ragazza con la voce squillante. Sembrava un po’ un folletto con quei suoi scompigliati capelli neri. Era decisamente molto graziosa e si muoveva con fare sinuoso, molto aggraziata.

“Sì sono io…” lei sorrise. “Posso chiamarti Isa, vero? Tutti ti chiamano Bella, ma mi è sembrato che non ti piacesse…” ero sconvolta. Sembrava che quella ragazza mi conoscesse molto meglio di tutti gli altri, e la avevo appena conosciuta. “Io sono Alice Cullen, piacere. So che noi due diventeremo grandi amiche!”mi tese la mano ed io la afferrai.

Poi ripensai al suo cognome. “Scusa ma… sei la sorella di Edward?” non pensava che avesse sorelle. Lei rise. Una risata cristallina. “Ehm… sì, sono sua sorella da… una settimana. I suoi genitori mi hanno adottata, a tutti gli effetti!” sembrava molto felice di essere la nuova sorella di Edward. Forse quel ragazzo era davvero simpatico, forse non si sarebbe dovuta fermare alle apparenze.

“Tu che materia hai alla prima ora?” domandò lei contemplando il foglio con l’orario scolastico. “Spagnolo, e tu?” “Anche io! Credo che per tutta la mattina siamo negli stessi corsi… sono felice! Finalmente qualcuno che conosco!” sprizzava energia da tutti i pori, quella ragazza. Certo, era un po’ strana, ma Isa la trovava simpatica.

“Allora Isa, sai che sono stata la tutor di mio fratello queste settimane?” io mi voltai sorpresa. Quindi quella voce era veritiera… e questo significava che Isa stava parlando… “Oddio… ma tu sei uno dei giudici di America’s Got Talent?” domandò sbalordita. Ecco dove la aveva vista! “Sì, ma abbassa la voce… non vorrei che si sapesse in giro” “Ah, capisco…” in realtà non capiva.

Alice era famosa, godeva di una grande stima in gran parte dell’America per la sua fama di giudice imparziale… e non voleva che si sapesse in giro?

“Sono venuta qui a Forks perché mi ero stufata di tutte quelle attenzioni… E dato che avevo da fare con Edward… ho deciso di non studiare più come privatista!” sorrisi.

In fondo in fondo, forse la capivo. Dopo un po’, una persona normale si stufa di stare al centro dell’attenzione.

Era incredibile quanto fosse simpatica Alice… Mi invitò persino a fare shopping nel pomeriggio. E poi era così affiatata… Faceva di tutto, pur di essere una buona amica, anche se si erano conosciute da così poco.

Stavamo imboccando la via della mensa insieme, quando Jessica mi bloccò, facendo risolini striduli. “Alice, ti conviene andare… Non è un bello spettacolo” Alice sorrise ed entrò nella mensa saltellando. Ora me la dovevo vedere con la mitragliatrice- di- commenti- Jessica… Chissà cosa mi doveva dire…

“Oddio oddio oddio! Bella… Mike aveva ragione!!” urlava come una pazza, o più semplicemente come una fan scatenata di qualche strano complesso rock.

Isa ci mise un po’ a capire ma poi sbarrò gli occhi. “Vuoi dire che…?” “… Quel fondoschiena da sballo è di Edward Cullen? Sì è esattamente quello che voglio dire!!” e poi si mise a saltellare e a urlare come solo le cheerleader oche sanno fare.

Edward non poteva essere cambiato così tanto. Sì, probabilmente Alice era una fata turchina…

Ma in quel momento una cosa prevaleva su tutte… Un fatto sicuro, una verità ineluttabile: Jessica aveva un chiodo fisso sui fondoschiena dei ragazzi.

“Oookay… andiamo in mensa?” domandai nell’imbarazzo. “Ma ceeeerto!! Lo vuoi vedere anche tu, vero?” no, io lo ho già visto e lui mi ha sorriso e sono stata una stupida a non calcolarlo prima perché se è gentile come la sorella allora ho perso un potenziale vero amico.

Arrivammo in mensa… Tutti i tavoli erano pieni, non riuscivo a vedere Alice. L’unico posto libero era vicino a Jessica.

Benvenuta all’inferno, Isa!

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Capitolo 5
*** Tu Ci Andrai! ***


POV ALICE

 

 

I wish I could rip out a page

of my memory,

cuz I put too much energy

in him and me.

Can’t wait til I get through this phase

cuz it’s killing me

to bad we can’t re-write our own history.

[Energy-Keri Hilson]

 

Rigiravo nel piatto la brodaglia che ci avevano servitor spacciandola per un pranzo… Edward mi guardava interrogativo mentre io cercavo di nascondergli i miei pensieri cantando mentalmente una versione remixata di Oh When The Saints Go Marchin’ In.

“Tu mi stai nascondendo qualcosa, Alice…” “Perspicace il ragazzo” osservai io. “Smettila…” “Di fare cosa?” “Di cantare quell’odiosa canzoncina” disse lui… Forse non avrei dovuto farlo incazzare.

Ma mi divertivo troppo.

“Edward… hai mai provato a leggere la mente di Isabella?” lui strabuzzò gli occhi. La mia barriera era crollata. “Hai parlato per tutta la mattinata con lei!” sbraitò. “Sì, stai calmo e rispondi alla mia domanda… Sento che qualcosa ha cambiato di molto la sua vita… Ma io non le posso leggere nel pensiero” lui corrucciò la fronte. Il mio fratellone era adorabile quando pensava!

“Ci ho provato una volta… erano solo sensazioni. Sono riuscito a capire a malapena se mi aveva riconosciuto o no” io scossi il capo. C’era qualcosa che aveva cambiato radicalmente la vita di Isa, e non era una cosa qualsiasi. “Nessuno lo sa…” osservò lui. “Come scusa?” “Nessuno sa cosa le sia successo. Sta di fatto che è tornata a scuola ed era cambiata. E’ come se tutti i ricordi riguardo ad una certa tragedia successa a Isabella fossero stati spazzati via da tutte le menti…” io riflettei.

Era possibilissimo che la scuola si fosse lasciata la tragedia di Isabella alle spalle. Del resto il mondo va avanti… Triste ma vero. “Sì, nessuno ci pensa più… ma io rimango dell’idea che sia successo qualcosa a Bella” io continuai il filo dei miei pensieri.

La gente ha le sue cose a cui pensare, quindi ciò che probabilmente era successo a Isa nel corso dell’estate, lo avevano tutti rimosso. Rabbrividii al pensiero. Che meschinità…

Poi arrivò quella che Isa mi aveva descritto come la capo cheerleader- osserva fondoschiena. “Ciao!” era rivolta a Edward.

Lui fece un breve saluto con la mano. Evidentemente stava pensando a qualcos’altro. “Stasera c’è una festa giù al parco… tu vieni?” lui rimase di sasso. “Ehm… in realtà…” stava per rovinare tutto. Ovviamente a quella festa ci sarebbe andata anche Isa. “Isabella ci va?” domandai repentina. “E’ ovvio!” disse lei poco cortese. “E’ una cheerleader, non se lo perderebbe per nulla al mondo.

“Bene, allora noi ci saremo…” dissi concludendo la spiacevole conversazione con Miss Vipera 2010…

Quando se ne andò Edward mi guardò, furioso e interrogativo. “Tu ci andrai!” sibilai. Era un ordine.  

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Capitolo 6
*** Metafase, piacere Isa! ***


POV ISABELLA

 

You touch her skin and then you think

that she is beautiful, but she don’t mean

a thing to me.

Yeah, she is beautiful, but she don’t mean

a thing to me…

[Tiny Vessels- Death Cab For Cutie]

 

 

A mensa era successo un putiferio.

Jessica aveva invitato Edward alla serata sotto le stelle… Alla fine quella serata era solo una scusa per i ragazzi. I genitori li mandano pensando che passino una serata tranquilla insieme ai loro compagni di classe, ma in realtà tutti gli anni circolano vodka, birra e altri alcolici. Mi divertivo ad andarci… prima che succedesse.

Ero come tutti gli altri. Me ne accorsi con amarezza. Probabilmente, se fosse successo tutto l’anno scorso, anche io ci avrei provato spudoratamente con Edward ma a quel punto mi sentivo un’ipocrita.

Sei attratta da lui, ammettilo Bella…

Poi Jessica era tornata al tavolo con un sorriso da idiota stampato in faccia. Che avesse visto di nuovo il suo fondoschiena? “Bella, noi siamo amiche vero?” NO! “Ehm… sì, perché?” “Tu stasera verrai alla serata sotto le stelle” io scossi il capo. Lei sbuffò.

“Senti, so cosa ti è successo… Ma ormai è passato, tutti lo hanno dimenticato… e dovresti farlo anche tu. La gente non ti crede più colpevole” non potevo credere che Jessica la vedesse con tanta leggerezza. Era vero… tutti se lo erano scordato.

Ed io non potevo vivere seppellita nel passato, insieme ai morti.

“D’accordo…” dovevo almeno provare ad essere felice.

Mi alzai repentinamente ed andai spedita verso Alice, era ancora al tavolo… ma non me ne preoccupai. Quando qualcuno tirava fuori il mio argomento tabù, diventavo improvvisamente inquieta.

In quel momento sapevo di dover uscire dalla stanza.

Alice mi guardò sorpresa. “Isa, cos’hai?” “Niente io voglio solo…” poi mi accorsi che stava parlando con Edward, e mi sembrò che fosse una cosa importante. Non avevo il coraggio di guardarlo, e di sicuro non di parlarci. Così rivolsi il mio sguardo dispiaciuto ad Alice: “Oh, scusate… vi ho interrotto” “No, non fa niente… posso parlare dopo con mia sorella” lo guardò. Non sembrava arrabbiato o qualcosa del genere, anzi. Le rivolgeva un sorriso che la stava facendo sciogliere.

Prese per mano Alice e la fece uscire velocemente dalla mensa.

Stavamo camminando verso l’aula di biologia, anche se la mia era più una corsa. “Isabella, calmati!” mi urlò Alice.

Oddio… devo mantenere la calma. “Scusa Alice… e che… con Jessica stavo impazzendo e poi…” lei mi zittì. “Mio fratello non è arrabbiato con te, Isa” era incredibile quanto fosse brava a capirla.

“Sarei un’ipocrita se mi presentassi da lui adesso… Ma non lo voglio conoscere solo per quello che è adesso. Lo volevo conoscere anche il mese scorso è solo che non volevo perdere la mia reputazione…” sospirai. “Ma non è solo per Edward che ti preoccupi, vero?” io scossi il capo repentinamente. “Posso saperlo…” “Il ventuno aprile…” mi bloccai. Cosa stavo facendo? Non le potevo raccontare tutto… non adesso. Del resto la conoscevo solo da qualche ora.

Entrai velocemente nell’aula di biologia, lasciandomi Alice alle spalle.

“E’ in ritardo signorina Swan…” sentenziò duro il professore. “Lo so…” mi andai a sedere al posto che occupavo di solito, al posto di fianco a Edward.

“Oggi vi propongo un lavoro a coppie… Voglio su un foglio le varie fasi della mitosi di questi campioncini” consegnò per ogni banco un microscopio e sette vetrini.

“Chi inizia?” mi voltai in direzione di Edward. “Fai tu per primo…” lo incitai. Avrei voluto presentarmi, ma le parole non mi uscivano di bocca. Lui sorrise. “Anafase… Piacere, Edward” mi tese la mano da sotto il banco. La strinsi.

Era fredda, innaturalmente fredda. Rabbrividii. Mi passò il microscopio con il secondo vetrino. “Metafase… Piacere, Isa” vicino a sé aveva un foglio sul quale scriveva ordinatamente gli appunti che stavamo prendendo. Però sulla sua parte di banco c’era anche una gomma da cancellare. Era tutta scritta.

Poco dopo mi accorsi che erano i versi di alcune canzoni, con tanto di accordi. “Le hai scritte tutte tu?” lui si girò verso di me. Non si era accorto del fatto che avessi preso la gomma. “Oh, sì… quelle sono di qualche settimana fa… le altre le ho a casa” “Che genere?” “Come, scusa?” domandò lui gentilmente. “Di che genere sono?” “Ah… Indie Rock” io misi su una faccia seriamente sbalordita. “Stai scherzando? E’ il mio genere preferito!” intanto continuavamo ad analizzare i vetrini. Lui mi guardò sbigottito.

“Tu? La cheerleader, ascolti musica Indie Rock?” io anuii e risi. Una risata sana, per una volta.

Era da quasi un anno che non ridevo di gusto. “Wow… non me l’aspettavo. Tu verrai stasera al parco?” io lo guardai di sottecchi. “Io invece non pensavo che tu fossi un tipo a cui piaceva ubriacarsi!” lui strabuzzò gli occhi. “Jessica non mi aveva parlato di ubriacarsi…” risi di nuovo. “Ovvio che non te ne ha parlato… non saresti venuto. Comunque siamo in due. Io sono astemia da un po’…” “Da un po’?” io feci un cenno con la mano. “E va bene, in passato mi è capitato di sbronzarmi di brutto due o tre volte…” lui mi guardò. Anzi, mi scrutò. Perché la profondità di quegli occhi color topazio andava oltre ogni mia immaginazione.

“Allora stasera verrai?” mi domandò di nuovo. Io gli sorrisi un po’ amaramente e dissi: “Sì ci vado” lui mi scrutò di nuovo. “Stai bene?” chiese.

“Sì” e per la prima volta dopo tanto tempo era vero.

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Capitolo 7
*** La Verità Su Di Noi... ***


POV EDWARD

 

 

I wanna know what it’d be like

to find perfection in my pride

to see nothing in the light.

But turn it off in all my spite,

in all my spite, I’ll turn it off.

[Turn It Off- Paramore]

 

Era incredibile quante cose avessimo in comune noi due.

Pensavo ancora alla conversazione che avevamo avuto quel pomeriggio. Quello si poteva considerare un primo appuntamento? E se era un primo appuntamento, come ci si doveva vestire, comportare eccetera?

“Alice!” chiamai lei. Di sicuro aveva un consiglio da darmi… Fece capolino dalla porta della mia stanza. “Cosa c’è Ed?” aveva un accappatoio e i capelli bagnati. “Ti ho fatto uscire dalla doccia?” “Din din din! Hai indovinato… Mettiti un paio di jeans e una camicia… Andrà più che bene” la guardai corrucciato. “Che ti aspettavi… che non avessi visto la reazione di Bella?” annuii e presi quello che mi diceva lei. “Oh no! Togli la camicia… prendi la t-shirt dei Rolling Stones!” feci come mi diceva. “E ora abbinaci le All Star nere” “Adesso va bene, Alice?” “Sì!” disse lei soddisfatta, saltellando verso la sua camera.

Pensai che quella sera potevo prendermi tutto il tempo che volevo. Del resto il giorno dopo non c’era scuola, e Isabella poteva dormire fino a tardi. Quanto a me… beh non avevo bisogno di dormire!

Mi sedetti sulla poltroncina di pelle nella mia stanza. Pensavo a quanto fosse ipocrita la gente come Jessica… Fino a un mese prima, se mi parlava, era per sfottermi.

Volevo pensare che Isa fosse diversa. Perché lei era diversa.

Lei non era ipocrita, lei era differente da tutta la gente che la circondava. Forse l’anno prima era stata come loro, ma ormai avevo capito che era tutta una maschera.

Lei non apparteneva a quel mondo. Punto.

Era quasi ora…

 

POV ISABELLA

 

Tornata a casa, come sempre, non c’era nessuno ad aspettarmi. Solo la mia gatta Nala si strofinò alla mia gamba per poi andare a farsi gli affari suoi chissà dove.

Era incredibile quanto la casa fosse vuota… Da quel giorno a riempirla c’eravamo solo io, la mia gatta e quell’insopportabile odore che non se ne era mai andato. Avevo deciso che avrei smesso, ma mi aiutava a sentirmi meglio.

Scesi le scale ed arrivai nel seminterrato. Poi presi la spada, quella con la lama bianca, quella che apparteneva alla notte del ventun’aprile… E iniziai a tirare.

Mi muovevo silenziosamente, i miei passi non si sentivano sul parquet di mogano. Arrivai fino al fantoccio e lo colpii con tutta la forza possibile.

Lo trapassai da parte a parte, poi caddi a terra e piansi.

Succedeva sempre così, c’era poco da fare. Tiravo qualche colpo, poi la spada cadeva rimbombando e con lei cadevo anche io.

Mi avvicinai alla sacca dove tenevo i due pugnali, e li presi. Brandendo l’aria, mi avvicinai un’altra volta al fantoccio e lo colpii tantissime volte, con rabbia.

Quella ero io? Perché ero cambiata? Il silenzio di quella casa era assordante. Colpii con ancor più foga il povero pupazzo, che pian piano perdeva tutta la sua gommapiuma.

Poi lasciai i due pugnali conficcati lì.

Giusto in tempo perché il campanello suonasse. Era già ora? Edward era già venuto a prendermi?

Mi precipitai su per le scale. Aprii la porta e gli dissi: “Scusa Edward, non mi sono ancora cambiata… Accomodati, ci metto poco” non potevo credere di aver passato tutto il pomeriggio a conficcare pugnali nella gommapiuma…

Entrai nella mia camera e presi un paio di jeans con una camicetta blu. Me li infilai di fretta e furia, mi pettinai i capelli ed uscii.

Trovai Edward sull’uscio. Non entrava… Sembrava piuttosto che saggiasse l’aria. E se avesse sentito anche lui quell’odore?

“Isa, dove sono i tuoi genitori?” io abbassai il capo. “Loro sono morti… l’anno scorso” lui rimase dov’era. Impassibile. “M… mi dispiace…” era un dispiacere sincero, riuscivo a percepirlo. “Posso sapere com’è successo?” io sentii che le lacrime riaffioravano.

“Non mi va di parlarne adesso…” così imboccai l’uscita e lui mi seguì.

 

Arrivammo alla serate leggermente in ritardo.

Come previsto c’era alcol da tutte le parti. “Visto?” dissi io accennando un sorriso. “Wow… non posso darti torto…” io risi. Era una risata forzata e evidentemente lui se ne accorse. “Mi dispiace di aver tirato in ballo quella storia…” “Non fa niente… Cerchiamo di goderci la serata!” Alice ci venne incontro. “Ehi! Vi presento Jasper, lui è il mio ragazzo. Jasper lui è mio fratello e lei è Isa, una mia amica…” “Piacere Isa… Ally, io e Edward ci conosciamo già. Congratulazioni Edward… ti sei rimesso eh?” gli strizzò un occhio. Non capii cosa volesse dire. Poi fu il turno di Jessica che si fiondò su Edward come un’odiosa gatta in calore. “Ciao Edward…” disse maliziosa. Io feci finta di non averla vista e andai a prendere un bicchiere con della vodka.

Solo uno… non vorrai mica ubriacarti, vero? La vodka mi bruciava la gola… Non bevevo da un’infinità di tempo. Inoltre l’Absolut Vodka era uno dei peggiori.

Edward mi fu vicino poco dopo. “Ah, eccoti… Mi stavo chiedendo chi ti avesse rapito” dissi sorridente. “Jessica è un’ipocrita. E poi stasera avevo voglia di parlare con te” sapevo che non glielo dovevo dire, ma con lui mi sentii d’un tratto al sicuro. “Facciamo due passi…” così ci inoltrammo nel parco.

Stavamo passando sopra al laghetto, quando mi fermai. Non glielo dovevo dire, ma sentivo di non poter tenere più tutto per me… “Era il ventuno aprile dell’anno scorso… Un giorno qualsiasi, poi andai a dormire. Feci strani sogni, bui, freddi… Insomma, come immagino che sia la morte. Poi una voce che rideva sadicamente. Mi sono svegliata la mattina dopo, nel bosco. Ero immersa in una pozza di sangue. Una parte di quel sangue era il mio e proveniva da uno squarcio sul petto. Il resto no… Non era mio. Accanto a me c’era la spada bianca di mio padre. Non era nient’altro che un ornamento, ma era sporca di rosso. Sono svenuta un’altra volta in quel bosco. Mi ritrovò la polizia, che mi annunciò anche della morte dei miei genitori. Quando dissi che non ero stata io nessuno mi credette… mi portarono in cura da uno psicologo, mi fecero anche un elettroshock. Nessuno a scuola sa niente… a parte Jessica e poche altre cheerleader… Questa è la mia storia.” lui, a sorpresa, mi abbracciò. Non era rimasto impassibile, impaurito, come gli altri. “Non importa…” sussurrò. “Io non credo che sia stata tu…” lo guardai. Le lacrime avevano già iniziato a scorrere sul mio viso pallido.

Un’intuizione improvvisa.

“Tu hai un segreto, Edward?” lui chiuse gli occhi per un attimo. “Vieni…” la condusse nel folto della foresta. Prese un respiro ed iniziò a parlare: “Se te lo dico, c’è solo una ragione Isabella… Non posso tenere segreto qualcosa su di me ad una persona che mi ha raccontato tutta sé stessa. E poi io ti amo, Isa. Ti amo dalla prima volta che ti ho vista… Ma non è neanche questo il mio segreto. E’ un segreto che ci rende ancor più simili…” io lo guardai interrogativa. “C’è un motivo per cui io sono cambiato così tanto… Sono un vampiro, Isa. Sono un mostro senz’anima, che si ciba di sangue…” “C… come?” domandai.

A quel punto non sapevo quale fosse la verità peggiore. Ma una cosa era certa: io e Edward condividevamo lo stesso destino…

 

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Capitolo 8
*** Non Importa... ***


POV EDWARD

 

 

I wanna know what it’d be like

to find perfection in my pride

to see nothing in the light.

But turn it off in all my spite,

in all my spite, I’ll turn it off.

[Turn It Off- Paramore]

 

Era incredibile quante cose avessimo in comune noi due.

Pensavo ancora alla conversazione che avevamo avuto quel pomeriggio. Quello si poteva considerare un primo appuntamento? E se era un primo appuntamento, come ci si doveva vestire, comportare eccetera?

“Alice!” chiamai lei. Di sicuro aveva un consiglio da darmi… Fece capolino dalla porta della mia stanza. “Cosa c’è Ed?” aveva un accappatoio e i capelli bagnati. “Ti ho fatto uscire dalla doccia?” “Din din din! Hai indovinato… Mettiti un paio di jeans e una camicia… Andrà più che bene” la guardai corrucciato. “Che ti aspettavi… che non avessi visto la reazione di Bella?” annuii e presi quello che mi diceva lei. “Oh no! Togli la camicia… prendi la t-shirt dei Rolling Stones!” feci come mi diceva. “E ora abbinaci le All Star nere” “Adesso va bene, Alice?” “Sì!” disse lei soddisfatta, saltellando verso la sua camera.

Pensai che quella sera potevo prendermi tutto il tempo che volevo. Del resto il giorno dopo non c’era scuola, e Isabella poteva dormire fino a tardi. Quanto a me… beh non avevo bisogno di dormire!

Mi sedetti sulla poltroncina di pelle nella mia stanza. Pensavo a quanto fosse ipocrita la gente come Jessica… Fino a un mese prima, se mi parlava, era per sfottermi.

Volevo pensare che Isa fosse diversa. Perché lei era diversa.

Lei non era ipocrita, lei era differente da tutta la gente che la circondava. Forse l’anno prima era stata come loro, ma ormai avevo capito che era tutta una maschera.

Lei non apparteneva a quel mondo. Punto.

Era quasi ora…

 

POV ISABELLA

 

Tornata a casa, come sempre, non c’era nessuno ad aspettarmi. Solo la mia gatta Nala si strofinò alla mia gamba per poi andare a farsi gli affari suoi chissà dove.

Era incredibile quanto la casa fosse vuota… Da quel giorno a riempirla c’eravamo solo io, la mia gatta e quell’insopportabile odore che non se ne era mai andato. Avevo deciso che avrei smesso, ma mi aiutava a sentirmi meglio.

Scesi le scale ed arrivai nel seminterrato. Poi presi la spada, quella con la lama bianca, quella che apparteneva alla notte del ventun’aprile… E iniziai a tirare.

Mi muovevo silenziosamente, i miei passi non si sentivano sul parquet di mogano. Arrivai fino al fantoccio e lo colpii con tutta la forza possibile.

Lo trapassai da parte a parte, poi caddi a terra e piansi.

Succedeva sempre così, c’era poco da fare. Tiravo qualche colpo, poi la spada cadeva rimbombando e con lei cadevo anche io.

Mi avvicinai alla sacca dove tenevo i due pugnali, e li presi. Brandendo l’aria, mi avvicinai un’altra volta al fantoccio e lo colpii tantissime volte, con rabbia.

Quella ero io? Perché ero cambiata? Il silenzio di quella casa era assordante. Colpii con ancor più foga il povero pupazzo, che pian piano perdeva tutta la sua gommapiuma.

Poi lasciai i due pugnali conficcati lì.

Giusto in tempo perché il campanello suonasse. Era già ora? Edward era già venuto a prendermi?

Mi precipitai su per le scale. Aprii la porta e gli dissi: “Scusa Edward, non mi sono ancora cambiata… Accomodati, ci metto poco” non potevo credere di aver passato tutto il pomeriggio a conficcare pugnali nella gommapiuma…

Entrai nella mia camera e presi un paio di jeans con una camicetta blu. Me li infilai di fretta e furia, mi pettinai i capelli ed uscii.

Trovai Edward sull’uscio. Non entrava… Sembrava piuttosto che saggiasse l’aria. E se avesse sentito anche lui quell’odore?

“Isa, dove sono i tuoi genitori?” io abbassai il capo. “Loro sono morti… l’anno scorso” lui rimase dov’era. Impassibile. “M… mi dispiace…” era un dispiacere sincero, riuscivo a percepirlo. “Posso sapere com’è successo?” io sentii che le lacrime riaffioravano.

“Non mi va di parlarne adesso…” così imboccai l’uscita e lui mi seguì.

 

Arrivammo alla serate leggermente in ritardo.

Come previsto c’era alcol da tutte le parti. “Visto?” dissi io accennando un sorriso. “Wow… non posso darti torto…” io risi. Era una risata forzata e evidentemente lui se ne accorse. “Mi dispiace di aver tirato in ballo quella storia…” “Non fa niente… Cerchiamo di goderci la serata!” Alice ci venne incontro. “Ehi! Vi presento Jasper, lui è il mio ragazzo. Jasper lui è mio fratello e lei è Isa, una mia amica…” “Piacere Isa… Ally, io e Edward ci conosciamo già. Congratulazioni Edward… ti sei rimesso eh?” gli strizzò un occhio. Non capii cosa volesse dire. Poi fu il turno di Jessica che si fiondò su Edward come un’odiosa gatta in calore. “Ciao Edward…” disse maliziosa. Io feci finta di non averla vista e andai a prendere un bicchiere con della vodka.

Solo uno… non vorrai mica ubriacarti, vero? La vodka mi bruciava la gola… Non bevevo da un’infinità di tempo. Inoltre l’Absolut Vodka era uno dei peggiori.

Edward mi fu vicino poco dopo. “Ah, eccoti… Mi stavo chiedendo chi ti avesse rapito” dissi sorridente. “Jessica è un’ipocrita. E poi stasera avevo voglia di parlare con te” sapevo che non glielo dovevo dire, ma con lui mi sentii d’un tratto al sicuro. “Facciamo due passi…” così ci inoltrammo nel parco.

Stavamo passando sopra al laghetto, quando mi fermai. Non glielo dovevo dire, ma sentivo di non poter tenere più tutto per me… “Era il ventuno aprile dell’anno scorso… Un giorno qualsiasi, poi andai a dormire. Feci strani sogni, bui, freddi… Insomma, come immagino che sia la morte. Poi una voce che rideva sadicamente. Mi sono svegliata la mattina dopo, nel bosco. Ero immersa in una pozza di sangue. Una parte di quel sangue era il mio e proveniva da uno squarcio sul petto. Il resto no… Non era mio. Accanto a me c’era la spada bianca di mio padre. Non era nient’altro che un ornamento, ma era sporca di rosso. Sono svenuta un’altra volta in quel bosco. Mi ritrovò la polizia, che mi annunciò anche della morte dei miei genitori. Quando dissi che non ero stata io nessuno mi credette… mi portarono in cura da uno psicologo, mi fecero anche un elettroshock. Nessuno a scuola sa niente… a parte Jessica e poche altre cheerleader… Questa è la mia storia.” lui, a sorpresa, mi abbracciò. Non era rimasto impassibile, impaurito, come gli altri. “Non importa…” sussurrò. “Io non credo che sia stata tu…” lo guardai. Le lacrime avevano già iniziato a scorrere sul mio viso pallido.

Un’intuizione improvvisa.

“Tu hai un segreto, Edward?” lui chiuse gli occhi per un attimo. “Vieni…” la condusse nel folto della foresta. Prese un respiro ed iniziò a parlare: “Se te lo dico, c’è solo una ragione Isabella… Non posso tenere segreto qualcosa su di me ad una persona che mi ha raccontato tutta sé stessa. E poi io ti amo, Isa. Ti amo dalla prima volta che ti ho vista… Ma non è neanche questo il mio segreto. E’ un segreto che ci rende ancor più simili…” io lo guardai interrogativa. “C’è un motivo per cui io sono cambiato così tanto… Sono un vampiro, Isa. Sono un mostro senz’anima, che si ciba di sangue…” “C… come?” domandai.

A quel punto non sapevo quale fosse la verità peggiore. Ma una cosa era certa: io e Edward condividevamo lo stesso destino…

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Capitolo 9
*** Ne ero sicura! ***


POV ALICE

 

 

My love has concrete feet

my love’s an iron ball.

Wrapped around your ankles

over the waterfall.

I’m so heavy, heavy in your arms.

[Heavy In Your Arms- Florence+The Machines]

 

Mi stavo divertendo, quando ecco che arriva, improvvisamente, una visione.

 

Edward e Bella stanno parlando… oh fantastico, sono contenta. Edward prende un respiro e inizia a parlare. “Se te lo dico, c’è solo una ragione Isabella… Non posso tenere segreto qualcosa su di me ad una persona che mi ha raccontato tutta sé stessa…” da quello che sto capendo si è fatto raccontare il segreto di Bella. Ma… oddio, ti prego… dimmi che non glielo sta per dire. “…E poi io ti amo, Isa. Ti amo dalla prima volta che ti ho vista… Ma non è neanche questo il mio segreto. E’ un segreto che ci rende ancor più simili…” finalmente si è dichiarato! Ma in cosa ci è simile Bella? Non capisco… “C’è un motivo per cui io sono cambiato così tanto… Sono un vampiro, Isa. Sono un mostro senz’anima, che si ciba di sangue…” lei sembra sconcertata. Rimane impassibile. “C… come?” biascica. Poi sembra che ragioni per un po’ di tempo. Passano svariati minuti. Loro si guardano negli occhi e poi lei avvicina le labbra a quelle di Edward, per dargli un tenero bacio. “Mi fido di te…” sulla mia faccia apparve un sorrisino consapevole.

“Cos’hai visto Ally?” era Jasper a chiedermelo. Spinta dal romanticismo della serata lo baciai. “Niente Jazz… Come sempre avevo ragione” “Si sono dichiarati?” domandò lui sorridendo. “Certo… e io ne ero sicura” dissi felice.  “Edward avrà un bel po’ di cose da raccontarti quando tornerete a casa!” mi baciò di nuovo.

Eravamo insieme da centodieci anni, eppure ogni bacio era come il primo: unico, indimenticabile…

Ci confondemmo nella mischia ed iniziammo a ballare un lento. Edward e Isa non si fecero vedere per tutta la serata. Poi, dalla boscaglia, riemersero. Trotterellai verso di loro, trascinando Jasper con me.

“Allora piccioncini?” Edward mi guardò spaesato. “Alice… l’hai visto?” io mi feci severa. “Diciamo che ho solo visto il momento in cui tu le raccontavi il segreto…” Isa arrossì violentemente. “Scusate… forse io dovrei andare” “Non ti preoccupare… siamo amiche no?” dissi abbracciandola e poi guardandola negli occhi. “Grazie, Alice… di tutto” mi sussurrò lei mentre la abbracciavo. “Beh… del resto io ne ero sicura!” tutti scoppiammo in una sonora risata.

La serata passò tranquilla. A casa Edward raccontò tutto a me e Jasper: la storia di Bella, i baci che si erano scambiati, e poi come le aveva spiegato di essere un vampiro speciale.

Edward era speciale per tre motivi: il primo era il fatto che, come me, Jasper e gli altri due giudici, si cibasse di sangue animale. Il secondo motivo era che i suoi occhi, nonostante lui avesse solo poche settimane, erano già dorati. Inoltre aveva un grande autocontrollo. Qualcosa che non si era mai visto in un neonato. Forse era per il fatto che anche da umano fosse molto docile e non avrebbe mai ucciso nessuno. Forse era solo perché Edward era speciale, diverso da tutti.

Il terzo motivo era… beh mio fratello era ed è pur sempre mio fratello!

 

Nota dell’autrice:

volevo scusarmi dato che per sbaglio ho pubblicato due volte lo stesso capitolo.. sperò che mi possiate capire… Oggi sono un po’ rimbambita!

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Capitolo 10
*** Capitolo 10. Questione Di Occhi ***


POV ISABELLA

 

 

Juliet
The dice was loaded from the start
And I bet
And you exploded in my heart
And I forget I forget
The movie song
When you gonna realize
It was just that the time was wrong?
Juliet

[Romeo & Juliet- The Killers]

 

 

Furono pochi i momenti in cui mi ritrovavo da sola in casa.

Edward era sempre lì con me, a rassicurarmi… Ma gli incubi persistevano.

 

Occhi rossi, braci ardenti nel nero più totale… Un ruggito nella notte. Il bagliore bianco di una spada che brandisce l’aria minacciosa.

Poi qualcosa, un rumore, un grido. Cerco di andare a controllare: non riesco ad alzarmi… finalmente la luce. Mi ritrovo nel bosco, come quella mattina. Stavolta però quegli occhi ardenti puntano su di me. Ho freddo, e il buio ritorna. Il cacciatore si avvicina. Io ho con me la spada. Cerco di trapassarlo da parte a parte, ma sul suo corpo, la mia spada si sgretola come fosse fatta di cartapesta.

 

“Isa! Svegliati!” aprii gli occhi. Ero in camera mia… e Edward era seduto davanti al mio letto, come tutte le mattine. “Hai fatto quell’incubo… di nuovo” disse poi truce.

Io lo guardai. “Da quant’è che sei qui?” “Non molto… dovevo preparare la canzone per la seconda audizione” mi sussurrò sorridendo.

“Davvero? Me lo vuoi dire solo adesso che l’audizione era oggi?” “Doveva essere una sorpresa… Ho tre permessi per saltare scuola: uno per me, uno per Alice e uno per te!” io sbarrai gli occhi. “Vuoi dire che mi porti con te?” “E c’è da chiederlo?! Ah una cosa… Anche gli altri giudici sono vampiri” “C… cosa?” domandai ancora più incredula. Lui si grattò la testa, in segno di incertezza e sorrise imbarazzato.

“Beh sì… ho iniziato a frequentarli all’inizio del programma… Ormai per me sono come una seconda famiglia” “Okay…” dissi io con una maschera calma in viso. “Quindi mi porti a conoscere… la tua famiglia di vampiri” “Esattamente!” esclamò lui strizzando un occhio.

Edward era davvero un ragazzo d’oro. Tutte le madri avrebbero voluto lui per la propria figlia: responsabile, adulto, che si prenda cura di loro… Era assurdo che lui potesse essere mio.

Il mio Edward.

Presi un paio di jeans sapientemente invecchiati dal mio armadio, una maglietta lunga nera molto stretta da abbinare con una bella cintura turchese e delle scarpe dello stesso colore. “Ottima scelta” sorrise lui mentre io gettavo i vestiti sul letto.

Mi girai per esaminare il suo abbigliamento, che quel giorno era molto più importante del mio, dato che avrebbe dovuto fare un’audizione. Indossava un paio di jeans strappati, una t-shirt nera con scollo a V, delle Etnies nere e rosse e - come tocco finale aggiunto sicuramente da Alice- una piccola catena scendeva giù dai jeans. “Alice” risi io. “Del resto lei è qui per questo… Il mio tutor!” scoppiamo tutti e due in una sonora risata.

Scendemmo al piano di sotto ed ebbi giusto il tempo di ingurgitare una tazza di caffè bollente. Alice ci aspettava già fuori e rimaneva incollata al clacson.

Uscimmo velocemente e lei smise subito di suonare per mostrarci un sorriso caloroso. “Hola gente!” portava dei leggins super coprenti, dei tacchi di almeno dodici centimetri ed una maglietta verde acido che le arrivava a metà coscia. “Spagnola, Alice?” “Ma certo! Oggi sono di buon umore!” mise in moto la macchina e partimmo ad una velocità inimmaginabile. “ALICE RALLENTA!” lei mi fece un cenno come per dire niente di che. “Arriveremo prima…” constatò Edward. “Wow Sherlock… Sei un genio. Oggi ci sarà un ospite speciale in sala e sarà lui a valutarti…” disse Alice nel pieno dell’agitazione. “Come?” domandò il vampiro impietrito. “Sì, si chiama James ed è venuto proprio per la tua audizione… Meglio non farlo aspettare, no?” “Ma… ci saranno gli altri?” “Certo e non vedono l’ora di vedere il cambiamento. Sinceramente sono soddisfatta del mio lavoro…” “Lavoro sporco…” lei sembrò contrariata. “Lavoro che ti ha salvato l’esistenza…” lui annuì risoluto.

In men che non si dica eravamo arrivati alle porte del Forks Theatre. L’unico più in ansia di me era Edward, che presto avrebbe dovuto affrontare il palco. Ma io avrei dovuto conoscere i suoi “parenti” vampiri.

Assurdo.

Tutti erano già ai loro posti ed una voce annunciava l’entrata in scena di Edward. “Veloce… Sto io con Isa” lo disse un ragazzo grosso come un armadio che si presentò davanti a me. “Piacere Emmett” gli strinsi la mano. Aveva una presa d’acciaio: se avesse stretto un po’ di più mi avrebbe rotto un osso. Aveva i capelli corvini e i tratti decisamente duri, adeguati al suo fisico. “Non ti preoccupare… Sono grosso, ma non cattivo!” disse lui ridendo. “Vieni, ti porto in un posto dove vedrai bene l’esibizione…” mi condusse lungo un corridoio strettissimo che sboccava nelle prime file. “Okay, noi ci sediamo qua. Le presentazioni con gli altri a dopo” fummo appena in tempo per vedere Edward che saliva sul palco. All’inizio il pubblico non lo riconobbe, poi scoppiò in un mare di applausi di ammirazione.

Lui, impassibile eppure sorridente, si mise a cantare. La sua voce era persino migliorata. Scaldava il mio cuore, e di sicuro quello di tutti gli altri nella sala. Cantava I will follow you into the dark dei Death Cab For Cutie.

Emmett guardava sorridente verso di lui e mi sembrò quasi emozionato. Un orso-armadio come lui, emozionato.

Alla fine del pezzo, tutti applaudirono, fecero standing ovation e urlarono EDWARD!EDWARD! per diversi minuti. Poi il conduttore tornò sul palco e mise un braccio attorno alla spalla di Edward. “Insomma ci siamo rimessi in forma eh?!” “Sì, e devo ringraziare il mio tutor Alice per questo…” sembrava commosso. Di sicuro, se fosse stato capace di piangere sarebbe già scoppiato.

“Che ne dici di chiamarla sul palco prima dell’arrivo del giudice James?” lui annuì impercettibilmente. Poco dopo sul palco comparve Alice che saltellava come un folletto della felicità. “Insomma… anche tu hai imparato qualcosa?” lei sorrise. “Ormai considero Edward mio fratello dato che - adesso si può dire- i suoi genitori hanno deciso di adottarmi!” tutti applaudirono per circa tre minuti.

“Wow Alice! Ma è fantastico… Oh, scusate. I convenevoli a dopo. Il giudice è pronto ad esprimere la sua opinione” Edward e Alice si abbracciarono fraternamente. Poi, dal soffitto dell’auditorium, scese una pedana, sulla quale stava un uomo molto particolare…

Un codino biondo e degli occhiali rettangolari con le lenti oscurate erano il minimo dato che indossava una camicia viola, dei pantaloni leopardati e degli stivaletti neri.

“Eccentrico…” sghignazzò Emmett. “Buongiorno!” disse l’uomo mandando baci al pubblico. “Inquietante…” aggiunsi io. Il vampiro accanto a me annuì e si coprì la bocca con l’enorme mano per non far vedere al pubblico che stava per scoppiare a ridere.

“Signor giudice…” attaccò il presentatore. “Chiamami James, ciccio” “Okay, James… Cosa ne pensi di Edward Cullen?” “Beh io direi Voce Sana in Corpore Fantastico! Questo ciccio deve assolutamente partecipare ad America’s Got Talent” disse con enfasi. Tutti applaudirono.

Per un attimo lo sguardo di James si spostò su di me e mi parve malizioso. Dai suoi occhiali oscurati però, non si vedeva il colore degli occhi. “E’ tutto…” disse risoluto. Quando si girò per andarsene, mi sembrò di vedere un bagliore rosso nel suo sguardo.

Corsi nel backstage insieme a Emmett, per abbracciare Edward e ricoprirlo di baci… Mentre correvo pensavo.

Occhi rossi… impossibile.

 

 

Nota dell’autrice:

Scusate per il super ritardo… dovevo trovare un buon modo per continuare la storia!!

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