Shamlos- Il baluardo

di Jermakki
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Dalla padella alla brace ***
Capitolo 3: *** Un piccolo alleato ***
Capitolo 4: *** Segno di eversione ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Il fiato ardente del drago non accennava a placarsi, anche nel sonno più profondo la gigantesca creatura simile ad un rettile incuteva un reverenziale timore sui timorosi viaggiatori che osavano addentrarsi nel suo covo. Peller era acquattato dietro ad un mucchio di monete, un ombra nelle ombre, l'unica creatura che avrebbe potuto scoprirlo era il micidiale drago, se solo si fosse svegliato per lui sarebbero stati grossi guai. L'elfo allungò la mano ed attorno ad essa si creò un piccolo globo di oscurità magica che si diresse fluttuando proprio davanti al muso del drago. UNa volta che il globo si fosse attivato si sarebbe ingrandito istantaneamente coprendo un eventuale ritirata di Peller dalla vista della micidiale belva. L'elfo scuro si avvicinò alla testa del mostro, ormai a pochi metri da lui. Era impressionante. Le sue scaglie rosse rilucevano nella fioca oscurità della caverna, dalle narici larghe quanto un braccio umano fuoriusciva ritmicamente il suo fiato rovente, dall'increspatura delle scaglie del drago che era la bocca spuntavano due canini delle dimensioni di una spada lunga, la micidiale dentatura sfavillava nell'oscurità amica di Peller come prova della sua incredibile pericolosità. Quelle lame ossee così affilate unite alla forza inarrestabile del drago formavano la macchina di morte più temibile di tutti i cinque regni: Saènt, il dragone rosso, sovrano del vulcano. Peller adesso era sempre più vicino al drago, benché il suo corpo fosse protetto interamente da una morbida ma resistente corazza in cuoio e da uno spesso passamontagna, il calore sviluppato dal drago dormiente era tale da rischiare di ustionarlo, si era bardato in quella maniera anche perché in quel modo poteva trattenere il suo odore e non farlo arrivare alle sensibilissime narici di Saènt. Ma fece un piccolo errore. Gli stivali di cuoio nero come la pece schiacciarono una moneta rovente dal fiato del Sovrano del Vulcano e la fortuna del drow iniziò a vacillare. Il suo stivale si forò ed il cuoio bruciato gli ustionò la pelle del piede costringendolo a fermarsi, non poteva neanche urlare per il dolore ma ormai il danno era fatto l'odore del cuoio bruciato stuzzicò le narici sensibili del drago, risvegliandolo con la consapevolezza che qualcosa non andava... Peller perse ogni prudenza, scattò sul mucchio di monete di fianco al corpo di Saènt e vide la fine della sua ricerca, l'apoteosi della potenza, il sogno di ogni guerriero e una speranza di salvezza per la sua razza. Sopra un mucchio di monete d'oro, una spada, nera come se fosse fatta di cristallo, con decise sfumature violacee stava impiantata in un blocco di marmo nero. La figura aggraziata ed ammantata del drow la raggiunse in pochi balzi, e la impugnò, sfilandola dalla sua prigione di pietra. Sentiva il potere fluire attraverso il suo corpo diretto verso la spada e viceversa. Essendo una spada forgiata secoli prima dalla sua razza era fortemente impregnata di magia e rispondeva solamente ad un appartenente della razza che l'aveva forgiata, solamente ad un elfo scuro. Shamlos, ovvero Baluardo, questo era il nome della micidiale lama, un baluardo in difesa dei drow, un artefatto di cui avevano disperatamente bisogno in quel tempo di crisi. La spada si accese di iridescenti venature violacee, pulsante di vita, quasi a voler replicare la il colore intenso degli occhi di Peller. Era ora di andarsene il prima possibile, ma in quel momento si trovava nella parte più interna della tana, tra lui e l'uscita c'era solo un piccolo ostacolo: Saènt. Il drago si risvegliò completamente udendo muoversi la sua preda, ruggendo la sua frustrazione per essere stato svegliato da un intruso che impugnava Shamlos, il pezzo più prezioso della sua collezione. Volse il suo sguardo minaccioso e terribile contro il drow inchiodandolo a terra con il suo sguardo da rettile. Avrebbe incenerito all'istante quell'elfo impudente che osava disturbare il proprio sonno ma teneva troppo al suo tesoro per vederlo fuso in una colata d'oro bollente. Gli occhi rosso ed oro del drago si chiusero in due fessure furiose squadrando il drow e trapassandolo con lo sguardo. La sua voce ringhiante si diffuse in tutta la grotta: "Elfo, consegmami subito la spada e ti verrà data una morte rapida" Peller lo fissò attraverso i fori nel passamontagna con una luce ribelle che illuminava i vivaci occhi viola dicendo "Tsk... Fanculo" In quel momento la trappola piazzata dal drow poco prima scattò: il globo di oscurità sul muso di Saènt si allargò all'istante oscurando la visuale al furioso abitante della caverna, Peller non attese altro e scattò fulmineo verso l'uscita della caverna con la spada in pugno. Il drago, furioso di essersi fatto ingannare ruggì con potenza e si dimenò violentemente facendo sbattere la lunga e potentissima coda contro le pareti rocciose, staccandone grosse porzioni. Anche se privato della vista il drago aveva un udito finissimo, capace persino di carpire i lievi scalpiccii delle calzature di un drow, così una zampa artigliata si protese minacciosa e mortale contro Peller, pronto a ghermirlo e strappargli la vita in una singola mossa. Peller spiccò un salto oltre un macigno tentando una schivata. La zampa del drago arrivò con micidiale velocità addosso all'elfo che incredibilmente riuscì a non farsi ghermire dagli artigli affilatissimi. Subì pesantemente il colpo andando a sbattere contro una parete di nuda roccia. Peller grugnì di dolore sentendo le sue costole che si incrinavano sotto l'urto contro la parete rocciosa. Incredibile, pensava, il drago era una creatura troppo micidiale, come pensava di poter sopraffare una simile potenza della natura? Chiuse gli occhi e strinse i denti cercando di tirarsi in piedi e si accorse con orrore che la spada gli era sfuggita di mano nella caduta e stava li a pochi metri da lui, Peller ignorando stoicamente il dolore tentò di utilizzare le sue arti magiche di levitazione, concentrandosi e cercando di ricordare quell'utile incantesimo che non aveva mai padroneggiato al meglio, arrivò ad un soffio dalla spada quando il possente Saènt intuì la sua posizione, fece ondeggiare la sua coda e con forza tremenda la abbattè sulla spada, tentando di colpire l'elfo. Aveva sbagliato il colpo solo per la momentanea cecità altrimenti di Peller non sarebbe rimasto più niente... Un sonoro scricchiolio seguì quel terribile schianto, un baluginio violaceo e poi Peller vide con orrore Shamlos, il baluardo della sua razza, spezzata in due frammenti, il manico era vicino a lui e l'altro pezzo si perse chissà dove nella caverna del drago. Il drow aveva le lacrime agli occhi, con Shamlos spezzata come poteva la sua razza far fronte ai bui tempi in arrivo? Si trascinò fino a raggiungere il moncone della spada che si illuminò del familiare colore violaceo. Una speranza si riaccese nel cuore del drow, forse la magia della spada non era del tutto perduta e poteva essere riforgiata! Il suo spirito si risollevò immediatamente, impugnò saldamente il moncone e levitò il più velocemente possibile verso il foro d'uscita della grotta, verso la salvezza, ma impiegò troppo tempo per percorre dieci metri. Il drago, veterano secolare di battaglie epiche e nemico formidabile percepì la sua fuga e la sua voce ruggente esplose nella caverna: "Groar!" Dopodiché una possente fiammata investì l'elfo che se non fosse stato per la spessa armatura di cuoio sarebbe morto all'istante, ma la fiammata in qualche modo accelerò la sua uscita dalla tana del drago, i suoi vestiti erano interamente in fiamme ed il dolore era insopportabile. L'elfo, più simile ad una cometa di fuoco che ad un essere umanoide, schizzò fuori dalla caverna ormai senza forze, si aspettò di cadere sulla nuda roccia, sfracellandosi in quel modo assieme all'ultima speranza dei drow. Sentì una forza trascinarlo in una precisa direzione... Era la spada che impugnava che in qualche modo guidava i suoi movimenti e gli donava forza, lui non capì cosa stesse succedendo e credette di esser morto. Poi lo schianto nell'acqua. Era finito in un laghetto. I suoi vestiti erano quasi interamente distrutti, la sua costola pericolosamente rotta, la sua pelle ustionata ma era vivo. Vivo e con un ultimo barlume di speranza nel cuore. Svenne lasciandosi cullare dalla corrente che lo trasportava lentamente a riva...

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Capitolo 2
*** Dalla padella alla brace ***


Il buio, la confusa sensazione di rollio sull'acqua in un mare di ricordi. Peller non sentì altro, non si rese conto di essere ancora vivo ma non sentiva nessun dolore, sospeso tra la vita e la morte, in una specie di trance, i ricordi lo sommersero...
... Nella città sotterranea era un gran giorno per lui: il giorno dell'iniziazione. Aveva raggiunto da pochi anni la maturità fisica ma lo sviluppo completo di un drow andava ben oltre i 20 anni di folgorante crescita fisica che rispetto a quanto poteva vivere un elfo scuro era un periodo decisamente breve. Era il più giovane del suo gruppo sparuto preparati ad entrare negli adepti dei figli di Lloth, servire la grande dea era un onore immenso riservato a cerchi ristretti di femmine ma a pochissimi elementi maschili. La società drow era incentrata sul ruolo assolutamente dominante delle femmine che una volta raggiunto un certo livello venivano chiamate matrone. Le femmine erano anche le uniche che potevano avere accesso ad una conoscenza profonda di tutto il mondo dell'oscura magia drow. I maschi invece potevano puntare ad avere un massimo di conoscenza magica pari alla femmina più incapace, spesso i loro poteri si limitavano alla levitazione, alla creazione di globi di oscurità magica e poco altro. I maschi spesso si specializzavano nelle arti marziali, unico campo in cui potevano sperare di eccellere sopra le loro compagne. Ma un maschio che provava ad entrare negli adepti di Lloth era un evento talmente eccezionale da radunare gran parte della popolazione drow. Era uno spettacolo incredibile, il grande tempio di Misha sorgeva al centro della gigantesca città sotterranea e aveva una caratteristica struttura architettonica a forma di ragno. La parte antoriore si apriva nel punto in cui ci sarebbero state le mandibole con un portone riccamente elaborato alto almeno sei metri e largo altrettanti, le gigantesche porte di ebano erano spalancate per permettere alla popolazione di entrare nel tempio ed assistere al toccante spettacolo. All'interno del ragno la stanza si allargava per almeno altri cento metri ed il soffitto interamente di cristallo, nero come la pece, sovrastava tutti gli impressionati spettatori con i suoi sfavillanti dettagli, talmente precisi e curati che gli occhi si perdevano ad ammirare quel raro spettacolo. La stanza era organizzata in tre navate, separate da una fila di colonne formate da un piedistallo di marmo nero scoplito a forma di ragno con la testa rivolta verso l'altare in fondo alla navata centrale. Un incredibile lavoro di prospettiva dava l'impressione che tutti i ragni a sostegno delle colonne osservassero la Grande Sacerdotessa, in piedi sull'altare. Lei aprì le braccia, allargando la vestaglia a sfumature viola rendendo visibile il suo corpo dalle forme invidiabili e perfette, la pelle nera come l'ebano, i perfetti lineamenti del viso non lasciavano tanto spazio all'immaginazione dei fortunati spettatori in vista di una bellezza così rara e mortale. Gli occhi rossi come il sangue della sacerdotessa brillavano di eccitazione, i capelli bianchi erano raccolti in una lunga treccia che si snodava dalla nuca sopra la spalla, avvolgendo il corpo sensuale fino ai fianchi. Peller era al centro di un cerchio di strani simboli arcani scolpiti nel pavimento, appena sotto l'altare
- Peller del casato di Mellos! Sei pronto ad affrotare il volere di Misha?
La sua voce imperiosa era magicamente amplificata in modo che tutti i presenti potessero sentire ma la sua immensa foza psicologia era puntata tutta sul giovane Drow, a quel punto non era ammessa una risposta negativa. La voce di Peller fu decisa e solida:
-Si, sono pronto.
Il drow alzò lo sguardo lavanda sulla sacerdotessa come un muto cenno di assenso. La Grande sacerdotessa mosse le dita in modo quasi impercettibile, socchiudendo gli occhi per lo sforzo magico che stava facendo. In quel momento l'altare di pietra nera si aprì in due, lasciando intravedere un buco della tenebra più assoluta, dal quale provenva un ticchettio sinistro. La sacerdotessa innalzò le braccia verso la cime dell'altare dove c'era una statua di Misha che dominava tutta la scena, ed invocò:
-Emergi figlio di Misha, giudice in terra del suo volere!
Il ticchettio sinistro si fece più vicino e dalla tenebra magica emerse il Drider, primo Fedele di Misha, la malefica Regina ragno. Il Drider era una creatura a dir poco orripilante, frutto delle incestuose passioni  e della magia oscura della Dea e delle sue perverse sacerdotesse. Mezzo drow e mezzo ragno, il Drider raggiungeva un altezza di circa tre metri, la parte inferiore del corpo era quella di un ragno con il grande addome rotondo e le quattro paia di zampe pelose ed articolate, la parte superiore del corpo avrebbe potuto essere quella di un potente guerriero, era il busto di un drow maschio molto muscoloso, i fasci di muscoli guizzavano animati di un oscura energia magica sotto la pelle di un malsano colore verdastro. La creatura aveva quattro braccia e con ognuna di esse impugnava un oggetto diverso: una scimitarra, un'ampolla, un piccolo monile della regina ragno o un o un pugnale sacrificale. Il Drider era il giudice diretto di Misha ed era lui che decretava il destino dell'adepto tramite gli oggetti: una scimitarra significava la guerra, l'ampolla significava la scienza, il monile significava la fede ed il pugnale sacrificale significava il supremo sacrificio a Misha: comportava il sacrifico della propria vita di drow alla Dea per poi giacere con le sacerdotesse; la prima di esse che sarebbe rimasta gravida avrebbe dato alla luce un nuovo Drider, dopodiciò il padre sarebbe stato sacrificato assieme alle sacerdotesse considerate "sterili". Era la crudele legge della società drow, la scelta di un nuovo Drider era l'unico modo di compiere un deciso cambio generazionale alle Sacerdotesse che altrimenti avrebbero potuto vivere anche un migliaio di anni senza mai staccarsi dalla loro posizione di dominio.
Solitamente il pugnale sacrificale era un onore unico ed assoluto per un giovane maschio, ma Peller era terrorizzato all'idea di venir sacrificato alla Regina Ragno per dare alla luce un abominio come il Drider, certo la prima parte, quella di giacere con le sacerdotesse, sarebbe stata divertente ma poi sarebbe finito tutto li: lui, la sua vita, i suoi sogni e le sue speranze. Sapeva di essere un allievo molto promettente per essere un maschio, aveva già imparato le basi della levitazione e sapeva scagliare dei globi d'oscurità anche a lunga distanza, eccelleva nel combattimento con due armi e con la Naginata* ed apparteneva ad un buon casato. In quel momento però, al cospetto di una creatura sovrannaturale come il Drider, tutte le sue certezze si dispersero come fumo nel vento, tutte le pietre angolari del suo spirito si sbriciolavano sotto il peso dello sguardo terrificante del Drider. Sollevò gli occhi color lavanda quasi controvoglia, come se fosse stato costretto a farlo e vide la creatura che incombeva su di lui con le braccia alzate. Vide i suoi occhi bianchi e lattiginosi e capì la forza di spirito di quella orribile creatura, quegli occhi senza pupilla lo avevano bloccato completamente ed indagavano nel profondo della sua anima, scrutandola ed analizzandola in ogni suo piccolo anfratto come avrebbe potuto fare un meticoloso psicologo con anni di psicoterapia. Dopo lunghissimi secondi il Drider fece un passo indietro arretrando verso il suo buco. Poi una mano si aprì.
La scimitarra cadde a terra rimbalzando sul rigido pavimento rompendo brutalmente lo spettrale silenzio che si era formato in quel tempio, la scelta era stata fatta, ed era guerra. La sacerdotessa iniziò ad intonare la cantilena per far tornare il Drider nell'altare ma la creatura di volse di scatto verso di lei, intuendo i suoi pensieri e bloccandola con lo sguardo. Ora la femmina sudava benché fosse quasi completamente svestita, cosa voleva fare la creatura? Il verdetto era stato eseguito: Peller sarebbe diventato un guerriero. L'aggiacciante creatura di volse verso il giovane che intanto era crollato in ginocchio in contemplazione del suo destino, poi un altra mano si aprì, ed il pugnale sacrificale cadde a terra. La folla trattenne un sospiro nel petto, ogni elfo era indeciso sui suoi stati d'animo. Cosa voleva dire quella doppia scelta? Era la prima volta in assoluto, di tutta la millenaria storia dei Drow che il Drider dava due verdetti contrastanti e consecutivi. La creatura si volse quindi verso la sacerdotessa pietrificata e con uno sguardo le fece capire che il suo giudizio era finito, poi il mostro rientrò nuovamente nel suo oscuro loculo. La cantilena della sacerdotessa ricominciò e l'altare, con assurdo silenzio, si chiuse.
La Grande Sacerdotessa si sentiva spaesata, lei e le sue colleghe avrebbero dovuto interpretare quella strana profezia del Drider e non sarebbe stato un lavoro veloce. Nel frattempo Peller avrebbe dovuto pregare con tutte le sue forze in modo che il consiglio delle sacerdotesse deliberi per una soluzione in linea con il pensiero di Peller. La femmina scese dall'altare con passo felino e sensuale, trascinando la vestaglia di seta riccamente ricamata dietro di se. Si avvicinò a Peller allungando una mano verso il suo viso, accarezzandone il profilo elegante e tonico del viso e del collo. I suoi occhi rossi si compenetravano con quelli color porpora di Peller, poi si avvicinò all'orecchio del maschio, scostando una ciocca di capelli bianchi e mordicchiandogli l'orecchio sussurrando con voce eccitante:
- Quando verrà il momento, io sarò la prima... E tu mi renderai Madre Sacerdotessa... Aspetta qua intanto che deliberiamo.
Naturalmente si riferiva al momento in cui lui avrebbe dovuto giacere con le sacerdotesse, quello significava che prima o poi sarebbe stato sacrificato a Misha. L'elfo impallidì, visibilmente agitato dalle parole di lei. Poi la sacerdotessa si staccò da lui, con un sorriso maligno e malizioso, accarezzandogli il mento prima di andarsene ancheggiando provocante, lui dovette stare in silenzio e restare al suo posto, dopotutto lui era solo un maschio, un drow maschio vivo e vegeto e ci teneva a restarci. Peller si inginocchiò, incrociò le braccia sul petto e si mise a pregare perché la Grande Sacerdotessa avesse fatto un analisi troppo affrettata del suo caso...

Il ricordo svanì e l'oscurità vorticò attorno a lui e prese forma di una stanza...  Peller tentò di muovere le braccia per alzarsi dalla posizione supina in cui stava e la vista gli si annebbiò per il dolore. La sua pelle era gravemente ustionata e lo sfregamento contro le coperte dentro cui si trovava gli provocava dei dolori lancinanti. Riprovò ad aprire gli occhi e una luce abbagliante lo invase, dovettero passare alcuni minuti per abituarsi alla luce del sole che entrava dalla finestra semichiusa. I suoi occhi sono sempre stati abituati a stare al buio della città sotterranea o della notte, li si sentiva a suo agio. Ma quelle lame di luce che entravano dalle sottili fenditure della carta-riso*, gli trafiggevano gli occhi con spieata crudeltà. Le sue iridi color lavanda esplorarono la piccola stanza in cui si trovava, era molto semplice e spartana: le pareti erano interamente di legno chiaro, era una stanza ben pulita e tenuta piuttosto bene. In un angolo c'era un mucchio di legna accuratamente accatastata, nell'altro angolino un tavolo da lavoro con vari strumenti di incisione. Quella stanza pareva una specie di ripostiglio o una legnaia.
Le sue esplorazioni ottiche vennero interrotte da un rumore di un chiavistello che si apriva. La porta si aprì alla sua destra, accecando il drow per qualche istante poi una figura minuta sbirciò all'interno e Peller capì di essere probabilmente in grossi guai. Il piccolo visitatore era un bambino con la pelle chiara, corti capelli biondo dorato e luminosi occhi azzuri, ma non fu questo che fece imprecare il drow... Furono i lineamenti sottili ed aggraziati del bambino, le labbra sottili, il taglio degli occhi simile al suo e le orecchie leggermente appuntite. Il bambino era un giovane elfo, un elfo chiaro! Gli elfi chiari o elfi alti sono l'esatta nemesi dei crudeli elfi scuri, molto simili fisicamente, ad esclusione del colore della pelle e dei capelli, ma assolutamente diversi come caratteri ed usanze. Peller fece un sorriso stentato al bambino ma lui si ritrasse terrorizzato vedendo quella specie di incubo incarnato sorridergli, uscì dalla porta di scatto e Peller udì il chiavistello chiudersi. Ora era nuovamente solo ed intrappolato ed era certo che tra poco sarebbero sorti i guai. Era ben conscio che la storia del drow cattivo che viene a rapire i piccoli elfi che fanno i dispetti è una favola usatissima in tutti i popoli della superficie, l'accoglienza non sarebbe stata calorosa... I suoi pensieri vennero interrotti dal chiavistello che si apriva nuovamente, Peller volse lo sguardo verso la porta e vide tre elfi adulti entrare e chiudere la porta dietro di loro, due di loro erano maschi ed impugnavano delle spade lunghe dall'aria paurosamente affilata, l'altra era un elfa dagli occhi severi ma dall'aria saggia. Tutti gli elfi avevano lunghi capelli biondi portati sciolti od in una coda. Gli sguardi minacciosi dei due maschi non lasciavano presagire nulla di buono, si posizionarono uno per ogni lato del letto impedendo a Peller un eventuale ribellione sotto la minaccia delle affilate spade, la femmina si fece avanti e gli disse con tono piuttosto imperioso:
- Drow, sei un intruso nella nostra terra, il tuo intervento nel lago è stato indubbiamente utile ma non tolleriamo le intrusioni, spero che tu abbia una buona ragione.
Peller fu spaesato da quelle parole. Che intervento nel lago? Che intrusione? Un fatto era però certo, era finito, come si suol dire, dalla padella alla brace...


*Naginata: Lunga alabarda giapponese
*Carta-riso: una specie di telo vegetale derivato dal riso, molto usato nell'antica Cina come Finestre e separatore tra stanze

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Capitolo 3
*** Un piccolo alleato ***


Gli elfi alti erano una razza tendenzialmente buona, ciò però era un concetto molto relativo: elfi alti e drow erano acerrimi nemici secolari se non addirittura millenari, alcuni cantastorie narrano che moltissimo tempo fa essi fossero fusi in un unica razza, poi le divisioni interne le hanno separate in due gruppi di cui uno è andato a dominare il mondo sotterraneo e uno quello di superficie. L'evoluzione ha modificato i loro connotati fisici per adattarli all'ambiente che li circondava. Gli elfi alti sono leggermente più alti e massicci dei drow e hanno la pelle chiara e i capelli tendenzialmente biondi, i drow invece hanno un fisico leggemente più minuto ma sono più agili e hanno imparato ad utilizzare la magia con molta più destezza dei loro lontani cugini pallidi. Negli elfi alti solo una ristretta elite di persone aveva il potere della magia, invece ogni drow conosceva un minimo di magia e i due incantesimi basilari: la levitazione e l'evocazione dei globi di oscurità. In base a questa separazione secolare o addirittura millenaria gli elfi alti non sopportavano degli intrusi drow nel loro territorio.
Tutto il rancore di una guerra secolare tra le due razze era espresso platealmente dall'espressione corrucciata e seria delle due guardie che lo sovrastavano con le minacciose Naginata puntate verso di lui. La donna invece pareva più comprensiva anche se la sua espressione era comunque dura ed inflessibile come il ferro. Peller era perso nei suoi pensieri che non badò nemmeno alla domanda che la femmina gli rivolse. Lei parlava di un suo intervento al lago, che diavolo era successo? Lui non sapeva cosa l'elfa stesse blaterando, si ricordava soltanto che era volato dalla tana del vulcano, sparato come una palla di cannone dal micidiale fiato draconico, ed era atterrato per sua fortuna in un laghetto, se fosse caduto sulle rocce sarebbe sicuramente morto sul colpo.
"Drow, rispondi! Non esaurire la mia pazienza! Chi sei? Cosa ci facevi svenuto e bruciacchiato in quel laghetto? Ti avverto che questo è il mio ultimo avvertimento, se non risponderai verrai giustiziato immediatamente." L'elfa interruppe i pensieri di Peller con voce tagliente. Lui la guardò irato con gli occhi viola che lampeggiavano d'ira, avrebbe voluto sputare in faccia a quell'elfa arrogante tutta la sua disapprovazione e tutte le storie che gli avevano raccontato sgli elfi alti, terribilmente simili a quelle raccontate dagli elfi alti sui malvagi drow... Ma si contenne. Doveva contenersi per aver una minima possibilità di riuscire a svolgere la sua missione di vitale importanza per la sua razza, anche se Shamlos era spezzata lui ne aveva una metà e l'altra era dispersa nelle profondità della tana di Saènt. Doveva uscire dalle grinfie di quei pallidi ed odiosi cugini e recuperare la lama spezzata.
"Mi chiamo Peller del casato di Mellos, sono il primo ed il più giovane drow scelto dal Drider per una missione di primo grado di Misha. Questa missione mi ha portato qua, ho un oggetto da recuperare... Vi ringrazio per aver curato le mie ferite ma ora devo andare, ho un compito difficilissimo da compiere."
Detto questo il giovane drow tentò di alzarsi dal letto puntellandosi sulle braccia, le lenzuola scivolarono via  fermandosi sulla sua vita e si scoprì quasi completamente svestito, evidentemente per curarlo lo avevano spogliato degli abiti e di tutto il suo prezioso equipaggiamento. Indossava solamente un gonnellino di pelle per coprire le parti intime. Sul petto muscoloso e compatto del drow attorno alle zone dove la pelle era stata distrutta dalle ustioni c'erano dei simboli pulsanti, molto simili a dei caratteri elfici ma lui non ne capì il significato, vide però che quei simboli acceleravano a vista d'occhio la sua guarigione: la pelle liscia e nera come l'ebano si sostituiva a quella ormai morta e distrutta dalle ustioni.  La contemplazione di quella straordinaria magia di guarigione venne interrotta dalla lama di una Naginata che gli sfiorò il collo, la guardia che la impugnava gli disse minaccioso:
"Non muoverti, animale..."
Il disprezzo per il drow sprizzava da ogni poro della pelle della guardia, anche gli occhi azzurri erano diventati dei ghiaccioli cristallizzati da un ira profondamente radicata nell'animo e nello spirito, la donna allungò una mano sull'asta dell'alabarda spostandola dolcemente dal collo di Peller.
"Martil, rilassati ora non può nuocere a nessuno..." disse con tono conciliatorio.
"Questo sporco elfo scuro ci ucciderà tutti appena ne avrà l'occasione, uccidiamolo adesso e facciamola finita!" Martil non sembrava soddisfatto della piega che stava prendendo la situazione, troppi dialoghi secondo lui, troppe chiacchere. Lui voleva vendetta per i suoi genitori uccisi in un assalto di drow al villaggio un centinaio di anni prima. Ora Martil provava un odio smodato contro tutti i drow, indipendentente dall'età o dal sesso. Peller naturalmente non sapeva queste cose e pensava che tutti gli elfi alti provassero lo stesso odio radicato e profondo per lui,  un odio profondamente inserito nella cultura degli elfi chiari, indipendente dalle sue azioni ma solo per il colore della sua pelle.
"Non mi rilasserò finché questo sporco drow figlio di un ragno non esalerà l'ultimo respiro, hai capito Peller del casato di Mellos?" La sua voce aveva ora una nota canzonatoria quasi a voler provocare il drow ad una reazione ma Peller fu gelido ed impassibile, solo gli occhi viola fiammeggianti svelavano il suo disagio interiore.
"Sei bravo a minacciarmi quando sono chiuso in una stanza, nel vostro villaggio, solo e disarmato... Ma sappi che potrei ucciderti con un solo movimento e conficcarti la tua Naginata dritta nel..."
La sua voce venne interrotta da un colpo del manico della Naginata che lo colpì sotto il mento facendolo ricadere violentemente sulle lenzuola con un rivoletto di sangue rosso che gli colava dal labbro spaccato.
"Martil, vattene subito di qui! Sparisci!" La femmina aveva un aria di dominatrice e si era inviperita per il comportamente impulsivo di Martil. Il suo corpo era contornato da una strana e palpabile aura azzurrina, era sicuramente una maga e dal tono della voce con cui trattava Martil si poteva intuire che era una donna potente e rispettata. Infatti Martil dopo un sorrisetto sprezzante uscì dalla porta borbottando strane maledizioni contro tutti gli elfi scuri. Ora restava solo una guardia spaesata dalla mancanza del suo collega che si guardava attorno con fare nervoso, la femmina gli indicò la porta con un dito e anche la seconda guardia se ne andò lasciando la femmina da sola con Peller. Ella si avvicinò a lui e si sedette sul letto vicino al drow che la fissava  con gli occhi viola carichi di dubbi e frustrazioni. L'espressione della donna si era addolcita rispetto a prima, quando c'erano gli altri elfi lei lo guardava con un altra luce. Lei abbassò lo sguardo verso le lenzuola e ne prese un lembo, sfregandoselo fra le dita con fare imbarazzato. Poi osservò il giovane drow con il labbro spaccato dall'alabarda di Martil, si sentì dispiaciuta per lui e sentì di dovergli delle spiegazioni.
"Peller, il tuo intervento al laghetto ha salvato la vita di..."
"Ma quale intervento? Io non ricordo niente! Perché mi avete salvato? Potevate lasciarmi a marcire in quella terra desolata, piuttosto che trascinarmi fin qui per poi condannarmi nuovamente!!" Peller interruppe l'elfa, irritato dalla situazione e dal dolore alla mandibola.
"Ti spiego, tu nel tuo atterraggio nel laghetto, hai colpito un emissario di una malvaglia creatura che vive nelle pozze sotterranee, noi lo chiamiamo Kraken. Quello che tu hai colpito atterrandoci sopra e spaventandolo era un suo emissario e stava per ipnotizzare un giovane elfo... Il mio unico figlio. I giovani ipnotizzati dagli emissari del Krken vengono spinti in acqua e si trasformano a loro volta in alti emissari. Ecco perché ti ho salvato dalla morte certa di quel laghetto, sono in debito con te elfo scuro e anche se non mi piace farò il possibile per la tua liberazione."
Ora tutto era molto più chiaro nella mente del giovane drow, con la sua  caduta lui aveva accidentalmente salvato un piccolo elfo chiaro, per questo era stato salvato. Ma la sua salvezza sembr soltanto un illusione in quanto i compagni dell'elfa non lo avrebbero lasciato andare molto facilmente. Lei allungò una mano verso di lui sfiorandogli il labbro spaccato, Peller percepì un tepore amichevole diffondersi nella zona e si accorse che il suo labbro stava guarendo a vista d'occhio: la ferita si ripulì e si richiuse lasciando la carne intatta. Poi l'elfa si alzò e con voce piuttosto tranquilla disse:
"Devo andare al consiglio che deciderà la tua sorte, delibereremo stanotte e domattina ci sarà il verdetto... I tuoi vestiti sono sotto il tavolo, non tentare di scappare, la casa è chiusa magicamente e si può aprire solo dall'esterno. A domani."
L'elfa si volse di spalle e si allontanò subito, quasi di scatto, lasciandolo solo con i suoi pensieri. Nella sua uscita improvvisa Peller non si accorse delle lacrime che scendevano dal volto dell'elfa...

Il drow si alzò dal letto stiracchiandosi i muscoli  e osservando eventuali segni di colluttazione o scottature presenti sul corpo. Stupefatto si accorse di non avere niente fuori luogo, la magia curativa degli elfi era davvero formidabile, sembrava proprio la nemesi della magia drow: totalmente puntata verso l'inganno e l'offesa. Aprì il piccolo armadio sotto il tavolo e vi trovò i suoi vestiti e delle gallette bianche e croccanti che sarebbero state la sua cena. Si vestì con metodica attenzione: prima intrecciò i fluenti capelli bianchi in una coda, poi indossò un gilet di pelle leggero che gli lasciava scoperto l'addome muscoloso e guizzante, si infilò i pantaloni in pelle anch'essi neri, i morbidi stivali in pelle che gli permettevano di muoversi silenzioso come un ombra. Poi sopra il gilet indossò una casacca di seta scura che gli si avvolgeva attorno alla vita, poi sopra ancora c'era il mantello da viaggio con il cappuccio che ricadeva a punta sulle spalle sottili ma forti del drow. Non trovò il suo zaino dove era riposto il suo equipaggiamento da guerra, quei maledetti elfi avevano paura di lui, paura di una fuga. Anche il cinturone con appese le sue armi mancava all'appello, a quel cinturone era appeso il preziosissimo frammento di Shamlos, se fosse andato perduto avrebbe dovuto ricominciare la sua ricerca daccapo. Una cosa però era sfuggita ai meticolosi elfi chiari, troppo interessati alla sua armatura di cristallo nero e alle sue micidiali sciabole ben riposte nello zaino e nel cinturone... Peller prese uno stivale in mano e vi inserì la mano all'interno staccando la suola e rivelando una piccola nicchia. Peller estraendo la mano dallo stivale impugnava un pugnale sottile e paurosamente affilato: era piuttosto corto, la lama con il filo ondulato in modo da aumentare vertiginosamente la pericolosità. Era un Kriss, un pugnale da ladri, da scassinatori e da assassini. Se lo ripose con cura in una falda del mantello. Avrebbe venduto cara la pelle...
Calò la notte sul villaggio elfico, quella notte il consiglio degli elfi avrebbe deciso sulla sua vita o sulla sua morte. Non era giusto. Lui non aveva fatto nulla di male ma solo per il suo colore delle pelle sarebbe stato giustiziato... Idioti! Non capivano che continuando con questa politica di morti e uccisioni facevano semplicemente proseguire quel cerchio di violenza che da centinaia di anni mieteva vittime in entrambe le popolazioni di elfi. Si addormentò con lo spirito carico di rancore verso gli elfi alti. Come avrebbe potuto apprezzare un popolo che per ringraziarlo lo giustiziava e solo alla vista di un drow correva ad impugnare le armi? Li trattavano come se fossere una malattia, una disgustosa malattia da estirpare e i drow facevano lo stesso di conseguenza. Non si sapeva chi aveva iniziato per primo quella spirale d'odio ma era certo che il sentimento era reciproco...

Uno scricchiolio di legno svegliò Peller, rimase immobile nel letto ma la sua mente era già sveglia e pronta a reagire, la mano impugnava saldamente il Kriss. La porta si aprì silenziosamente lasciando entrare una lama di luce lunare, una misteriosa figura entrò nella stanza era piccola per essere un elfo alto ma aveva una specie di gobba sulla schiena. "Hanno mandato un mostruoso assassino per finirmi, maledetti elfi chiari". Questo era il pensiero prevalente che aleggiava nella testa del drow, la figura si avvicinò barcollando con un insolito tintinnio metallico al letto. A tre piedi di distanza il drow scattò. Fulmineo come una folgore si liberò dal sottile lenzuolo avvolse un braccio attorno al collo dell'intruso, l'altra mano andò a tappargli la bocca per evitare spiacevoli allarmi. Il collo della creatura era sottile e lui non oppose resistenza quando il Kriss si avvicinò al suo collo. Poi Peller fece la scoperta sensazionale che quell'intruso era il bambino che aveva visto qualche ora prima, sembrava terrorizzato e aveva gli occhi lucidi di lacrime.
"Ora silenzio, chiaro?" disse il drow con gli occhi lavanda carichi di determinazione e allo stesso tempo di dubbi, cosa voleva quel ragazzo? Gli occhi azzurri del giovane elfo annuirono poi il drow gli lasciò la bocca fissandolo con fare interrogativo, il ragazzo sembrava avere un nodo alla gola, non riusciva a parlare ma faceva dei piccoli singhiozzi, pensando che era per il Kriss che minacciava la sua vita Peller ritrasse il pugnale rinfoderandolo, poi osservò meglio quella strana gobba e si accorse che non era una vera gobba ma uno zaino...
"Che ci fai qui? Non ti farò del male..." Non riuscì a finre quelle parole che il ragazzo scoppiò in lacrime gettandosi letteralmente al collo di Peller, piangendo e singhiozzando copiosamente. Il drow restò basito a quella reazione inaspettata, aspettava un assassino ed era arrivato un giovane elfo con i capelli ancora corti che gli si era gettato al collo in preda alle lacrime. Non era nel suo addestramente uscire da quella situazione. Si irrigidì istintivamente poi passò un braccio attorno alle spalle del piccolo elfo chiaro consolandolo suo malgrado, non sopportava vedere un ragazzino in lacrime. Il suo cuore nero di drow era poi così diverso da quello dei cosiddetti "buoni", cioè gli elfi alti? L'oscurità della sua pelle era così radicata anche nella sua anima? Peller non lo pensava. Malgrado le usanze dei drow fossero decisamente più spietate di quelle degli elfi alti questi ultimi non si potevano certo definire degli esempi di tolleranza ed equilibrio, la loro ira era terribile. Incredibile come due razze così diverse e con rapporti così rigidi si assomigliassero così tanto nel profondo. Dopo pochi minuti il ragazzo si calmò e disse con la voce rotta dai singhiozzi:
"Io... Io non voglio che ti uccidano..."
La forza di quella rivelazione per poco non lo stese, quindi il consiglio era finito e aveva deliberato la sua morte. Il suo sguardo non si rassegnò ma si caricò di un ira e di una determinazione che avrebbe fatto impallidire Misha in persona. Non sapeva cosa dire ma un intuizione gli balenò in testa: il ragazzo in lacrime, il figlio della donna salvato involontariamente dal Kraken, lo zaino che tintinnava...
"Correggimi se sbaglio ma tu sei il ragazzo che ho salvato dall'emissario del Kraken, sappi che non è stata una cosa volontaria" lo sguardo di Peller si incrociò con quello del ragazzo
"Poco importa, tu mi hai salvato da una morte orribile e da un destino ancora peggiore" replicò il ragazzo staccandosi dal suo abbraccio e guardandolo con determinazione, poi continuò: "Mi chiamo Artuik e sono l'unico figlio della Prima Sciamana del villaggio e tu mi hai salvato la vita, Peller del casato di Mellos, per questo io ti aiuterò a fuggire".
L'aiuto del ragazzo sarebbe stato fondamentale per un eventuale fuga di Peller, il drow occhieggiò il grosso zaino portato dal ragazzo e gli disse:
"Ok, la dentro c'è il mio equipaggiamento?"
Artuik sorrise soddisfatto e rispose: "Si sono riuscito a trafugarlo nella guardiola in un momento di cambio della guardia." Il ragazzo era soddisfatto di se stesso ma non capiva che se lo avessere scoperto ad aiutare un drow lo avrebbero punito molto severamente condannando se stesso e di conseguenza sua madre dinnanzi al popolo elfico. Peller apprezzò i suoi sforzi e si alzò dal letto e aprì il suo zaino, dentro vi trovò il suo equipaggiamento al completo: la formidabile corazza di cristallo nero forgiata con la magia drow, le sue fedeli sciabole gemelle e naturalmente il preziosissimo frammento di Shamlos. La fortuna gli sorrideva, aveva trovato un insolito alleato in quel ragazzo ma ora era tempo di separarsi...
"Artuik, il tuo aiuto è stato importantissimo per la mia missione, ora devo andare" La voce del drow aveva un tono teatrale, quasi solenne, nel frattempo estrasse la sua leggera ma resistente corazza di cristallo abilmente compattata nel suo zaino.
"Ti prego Peller, ricordati di me... Io conserverò una tua bellissima memoria per tutta la vita e giuro che mai nuocerò ad un elfo scuro" Peller capiva benissimo che quelle erano soltanto parole del momento, improbabile che le avesse rispettate una volta diventato adulto: l'odio era terribilmente contagioso.
"Io non farei queste promesse se fossi in te..." Intanto il drow iniziava ad indossare la sua armatura. Essa era composta da un pettorale di cristallo nero come la notte modellato appositamente sul fisico dell'elfo, in quel modo la corazza era come una seconda pelle visto che calzava alla perfezione, collegata alla corazza c'era una piastra dorsale con un rinforzo lungo la spina dorsale, le braccia erano coperte da delle piastre anch'esse modellate della misura perfetta per lui in modo da non impacciare nei movimenti, la parte di cristallo che avvolgeva la parte esterna dell'avambraccio si allungava all'indietro formando due piccole lame di cristallo piccole ma paurosamente affilate, esse componevano un arma quasi invisibile ma micidiale. La parte inferiore della corazza si allungava in una specie di gonnellino che arrivava fino a metà coscia. Poi giù fino al ginocchio due piastre per ogni gamba avvolgevano la coscia e si incastravano alla perfezione negli schinieri.
Artuik assisteva  meravigliato la vestizione della corazza del drow, non aveva mai visto una corazza così ben fatta inoltre il cristallo dava l'impressione di essere incredibilmente resistente ma si accorse di un dettaglio mancante: mancava l'elmo. I drow non utilizzavano l'elmo in quanto appesantiva troppo il corpo, preferivano una corazza leggera di cristallo, resistente circa come una equivalente di acciaio ma incredibilmente più leggera. Ora Peller sembrava una specie di semidio della guerra sceso in quella capanna si abbassò alla stessa altezza di Artuik e gli disse:
"Se possibile non ucciderò nessuno ma se qualcuno mi ostacolerà io non esiterò, la mia missione ha la priorità assoluta" la sua voce era seria e decisa, evidente che diceva qualcosa di innegabilmente reale, poi vide che il ragazzo stava per rimettersi a piangere così sorrise scompigliandogli i capelli: "Su, non piagnucolare... Tra poco sarai un elfo adulto"
Artuik inorgoglito dal complimento gonfiò il petto e ricacciò le lacrime, osservano il guerriero drow che con passi felpati interrotti soltanto da alcuni lievi scricchiolii dell'armatura usciva dalla porta e spariva.
Peller uscì dalla porta della capanna e si guardò intorno, non vedeva nessuno in giro, possibile che non ci fosse neanche una sentinella? Non prestò molta attenzione a quei dettagli ed aggirò la capanna dirigendosi verso i grossi larici secolari che delimitavano la foresta. Data la stagione autunnale i larici inizavano ad ingiallire tingendo la foresta di un meraviglioso manto dorato, il profumo inebriante della foresta entrava nelle narici del drow con prepotenza, poco abituato a quel caleidoscopio di odori. Fortunatamente era notte, anche se l'alba stava lentamente avvicinandosi. Così potè utilizzare i suoi poteri di levitazione per alzarsi nell'aria frizzantina della notte, più nero di un ombra, silenzioso come un fantasma, era finalmente libero.
Si appoggiò su un larice ad una decina metri di altezza e si soffermò un attimo per raccogliere i pensieri nella relativa sicurezza del bosco e dell'altezza quando sentì un scricchiolio sotto di lui, uno scricchiolio di rami spezzati e di pesanti piedi che li spezzano, non erano sicuramente piedi elfici. Aiutato dalla scurovisione vide che sotto di lui e nell'immediato sottobosco del villaggio c'era una dozzina di creature umanoidi massicci e muscolosi alti almeno due metri, dalla pelle marrone e il muso dalle fattezze rozze e squadrate: orchi. Essi stavano lentamente accerchiando l'ignaro villaggio degli elfi. Ma non fu il villaggio minacciato che lo fermò dall'andarsene per la sua strada e sparire, era una figurina che stava agilmente aggirando la capanna da cui era uscito per andare chissà dove: Artuik. Il ragazzo era in grave pericolo, gli orchi erano creature brutali e votate alla guerra verso un po' tutte le razze non troppo pericolose. I drow in questo campo avevano guadagnato una rispettata stima di nemici formidabili sia per la loro capacità innata di usare la magia sia per la loro freddezza e crudeltà in combattimento. Una voce ruppe il silenzio magico della foresta: "All'armi! All'armi! Gli orchi!" .
Come se fossero stati spronati da quella voce tutti gli orchi uscirono in massa dal sottobosco diffondendosi confusionatamente nel villaggio, brandendo miancciosamente asce e spadoni a due mani. Le guardie elfiche uscirono quasi immediatamente al richiamo del loro compagno e iniziarono la battaglia contro i nemici. Una dozzina di essi vide il piccolo Artuik immobilizzato di fronte alla parete di una casupola, inchiodato dal terrore. Gli orchi tagliarono ogni via di fuga e si gustavano tutto il terrore negli occhi azzurri di Artuik.
"Dannazione!" Imprecò Peller, non poteva lasciare che Artuik venisse ucciso da degli orchi puzzolenti. Però se scendeva nuovamente laggiù rischiava sia di finire ferito dagli orchi, sia di essere riacciuffato dagli elfi. Avrebbe rischiato la vita per quella di un giovane elfo chiaro? La scelta era difficile, veloce e dannatamente importante...

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Capitolo 4
*** Segno di eversione ***


La battaglia era imminente, la sua razza si era specializzate in tutte le lotte possibili ed immaginabili. I drow essendo un popolo assolutamente razzista verso tutte le altre razze utilizzavano tutti i loro crudeli mezzi per raggiungere i loro scopi, non curandosi assolutamente delle vite di altre creature. Fu così che i drow divennero la razza dominatrice nel sottosuolo e non era una rarità che sottomettessero popolazioni o tribù di razze considerate inferiori... Come ad esempio la sottomissione della tribù dei Gruuk. I ricordi scorsero per lunghissimi istanti dinnanzi ai suoi occhi, facendogli rivivere il suo primo incontro con quella razza fiera e battagliera.

*

... Il consiglio di guerra si era già riunito e la decisione fu rapida e decisa: la sottomissione della tribù sarebbe stata decisa per scontro all'ultimo sangue tra due campioni. Il campo di scontro sarebbe stato a poche leghe di distanza dalla città drow, in un territorio neutrale. Una gigantesca caverna ospitava entrambi gli eserciti, gli orchi erano disordinati e forse superiori in numero ma i drow erano disciplinati, armati fino ai denti di crudeltà e magia e con alcune creature delle tenebre al loro fianco. L'esito di un eventuale scontro era già chiaro in partenza. Tra i due eserciti si era creato uno spiazzo rotondo delimitato da numerose stalattiti rocciose al centro di quello spiazzo si sarebbe svolto il mortale combattimento, la mortale prova a cui era sottoposto il campione degli orchi in primis, e di conseguenza anche tutta la tribù che rappresentava. I drow non avevano alcun dubbio sul vincitore, si divertivano a donare vuote speranze alle tribù che sottomettevano in modo da gustare lentamente la loro sofferenza e la loro apprensione. Nel cuore dell'accampamento drow, il casato di Terzok, secondo cadato per grandezza si tutta la società drow, fu scelto dalle sacerdotesse come degno di donare il campione. Il maestro d'armi di Terxok era indubbiamente abile: alto e robusto per essere un elfo scuro i capelli candidi erano lasciati lunghi in una coda che arrivava fino al fondoschiena, era uno dei più abili maestri d'armi anche se non sicuramente il più abile, dopotutto alla sua età di 500 anni iniziava a sentire i flebili richiami della morte che inesorabile lo traevano a se, togliendogli le forze. Era un veterano egocentrico e sicuro di se stesso proprio come un vero drow doveva essere. Zakk, questo era il suo nome e pochi secoli prima era stato un guerriero dalla forza e dalla ferocia indicibile, forse il più potente spadaccino di tutta la storia degli elfi scuri.
Era pronto alla tenzone, vestito con la sua corazza di cristallo nero, con i pericolosissimi spuntoni dietro ai gomiti e sopra le ginocchia armato con una lancia nera come l'ebano con la punta che mantava folgoranti bagliori violacei sembrava un vero e proprio demone vendicatore, emerso dall'abisso per espiare i peccati dei mortali. Avanzò sicuro di se nell'accampamento guadagnandosi le occhiate di gelosia ed invidia dai suoi compagni maschi e i sguardi maliziosi delle sacerdotesse. La società drow era brutale, premiava i più abili, i più astuti, i più crudeli e schiacciava gli stolti e gli inetti compiendo in questo modo un'evoluzione artificializzata che con il passare degli anni portò ad individui sempre migliori dei precedenti... Sostituirsi alla natura portando l'evoluzione fino al suo limite più grande per poi oltrepassarlo: la morte. Quella era lo scopo finale che sospingeva i drow: la rottura del limite, la fine della condizione mortale e l'inizio di quella immortale. Ma aveva davvero senso ricercare questa cosa? Aveva veramente un senso cercare di spingersi al di la della morte? Se qualcuno ci fosse riuscito la morte non sarebbe più esistita ma senza di essa come si fa a dare uno scopo, un senso, alla propria vita? Senza la morte, esiste la vita? Domande sciocche che affollarono la mente troppo indottrinata di Zakk. Arrivò al centro dello spiazzo e il suo avversario non si fece certo attendere molto, emerse dall'accampamento disordinato degli orchi con passi baldanzosi, incoraggiato da urla di incitamento e pacche sulle spalle. Era un orco enorme, alto quasi tre metri con un imponente elmo cornuto che ne sottolineava ancor di più la poderosa stazza, aveva un armatura in metallo che lo ricopriva da capo a piedi, era molto ben fatta per essere un armatura orchesca ma non poteva certo reggere il confronto con la splendida armatura di cristallo di Zakk che aveva dettagli talmente particolareggiati e precisi da far girare la testa alla gente che la guardava. Gli orchi erano un popolo fiero e battagliero, che ci teneva all'onore e che non sopportava le manie di grandezza dei drow e le loro armature ingioiellate, per un orco era molto più importante la funzionalità di un oggetto che il suo aspetto esteriore, prova di questo il loro aspetto fisico: alti, massicci e sporchi.
I drow invece erano puliti di aspetto, aggraziati, eleganti, i lineamenti sottili e i muscoli compatti e ben definiti. Erano due razze agli antipodi. L'orco slacciò i lacci che aveva sulla schiena ed estrasse la sua poderosa arma: un gigantesco martello da guerra di un insolito colore biancastro. Sembrava quasi permeato di magia. Tutto ciò era molto strano, gli orchi non avevano alcuna attitudine alla magia e se il martello era veramente incantato c'erno due possibilità: o l'avevano trafugato a qualche popolazione, probabilmente nani; oppure avevano un alleato nascosto che sapeva usare la magia...
L'arroganza dei drow non aveva comunque limite, anche di fronte a quell'arma micidiale Zakk non vacillò anzi, si avvicinò al suo avversario e gli disse ocn fare sprezzante.
"Orco, piega il ginocchio a terra e scopri il collo, ti offro una morte veloce..."
Il gigante con solo lo sguardo feroce che usciva dall'impressionante elmo, alzò il martello sopra la testa, sembrava che si stesse sforzando a fare qualcosa, poi rispose con voce tonante:
"Io sono Barkman, figlio di Kruss e vincitore dell'arena! E questa che tengo in mano è la tua morte!"
L'orco ringhiò per lo sforzo ed il martello brillò di una luminescenza biancastra che avvolse tutto il corpo proteggendolo e donandogli forza, poi scattò verso il micidiale drow cercando di colpirlo con una potentissima martellata. Zakk non fece molta difficoltà a schivare quel colpo piuttosto grossolano facendo un passo all'indietro, ma quando schivò, il martello parve allungarsi all'ultimo momento di un aura quasi spettale. L'aura colpì l'incredulo Zakk allo stomaco sollevandolo di peso da terra e scagliandolo indietro di parecchi metri. Il veterano di guerra fece un'elegante piroetta in aria atterrando in piedi con la naginata spianata verso Barkman e una piastra della corazza incrinata dalla violenza dell'urto. L'orco caricò nuovamente ma adesso Zakk sapeva cosa aspettarsi, Barkman cercò di colpirlo con un mortale colpo dall'alto verso il basso, ma stavolta l'esperto veterano non arretrò ma aggirò l'orco facendo leva sulla sua superiore agilità, nel mezzo dello spostamento il drow spiccò un salto e con una rotazione fulminea del corpo che cuminò con la punta della Naginata, colpì il lato dell'elmo dell'orco. La lama sprizzava folgori violacee in ogni direzione e al contatto con la corazza pallida che proteggeva Barkman uno schianto riecheggiò in tutta la caverna, seguito da una bruciante onda di calore. Zakk fece una capriola in avanti e si rialzò, osservando il suo avversario incredulo. Quel colpo avrebbe tranquillamente decapitato anche l'orco più coriaceo ma la corazza magica di Barkman fece il suo dovere  assorbendo la maggior parte del colpo, ciononostante l'orco venne buttato a terra dalla violenza del colpo e l'elmo cornuto cadde, scoprendo la testa dai lineamenti rozzi dell'orco, la pelle marroncina, il naso schiacciato e due profondissimi occhi neri.
"La tua magia non ti servirà a nulla, orco, la tua razza è negata nel suo utilizzo..."
Barkman ruggì di furia e determinazione e caricò nuovamente, cercando di travolgere il suo agile avversario utilizzando la sua massa decisamente superiore, Zakk fu sorpreso dell'incredibile velocità dell'orco: si era distratto e i suoi riflessi non erano più quelli di una volta. Il veterano non si arrese, si accucciò a terra, poi scattò verso sinistra, cercando di aggirare nuovamente il temibile guerriero, ma Barkman era già caduto una volta in quel tranello ed anticipò lo scarto dell'elfo colpendolo con il manico del martello, facendolo crollare a terra sotto di se.

Era la prima volta che un orco si trovava in vantaggio su un elfo in quei rari incontri di guerra, gli elfi scuri nella loro arroganza non presero neanche in considerazione l'idea che Barkman potesse vincere su Zakk, le conseguenza di quella improbabile vittoria sarebbero state terribili per i drow. Bisognava evitarlo assolutamente così a qualche decina di metri dal combattimento, nel bel mezzo dell'accampamento drow, la prima matrona allungò un dito ossuto verso i due combattenti e pronunciò alcune parole di potere dirette agli occhi di Barkman...

L'orco si lanciò su  Zakk e quando la prima matrona ebbe pronunciato l'incantesimo, vide la lancia di Zakk sparire nel nulla. Dov'era finita la sua lancia? Lo avrebbe scoperto fin troppo presto quando sentì la sua corazza magica infrangersi all'altezza della spalla, e un dolore lancinante lo costrinse a rendersi conto di essere caduto in un tranello del drow. La Naginata invisibile, si era infilata nella giunzione della corazza pettorale appena sotto l'ascella strappando un urlo all'orco e recidendogli i tendini che tenevano legati i poderosi muscoli orcheschi allo scheletro. In quelle condizioni Barkman poteva solo morire. Con un solo braccio non riusciva a reggere il potente martello magico che cadde a terra, privando l'orco sia dell'arma che della corazza magica. Zakk fu molto abile ed estrasse rapidamente la lancia con stupore, Barkman si era letteralmente impalato da solo. Fece un rapido passo all'indietro caricando un salto, poi sembrò spiccare il volo tale era la velocità di quel mortale salto.  Colpì l'orco barcollante e ormai disarmato sulla fronte con il piatto della lama, facendolo crollare in ginocchio.
"Hai perso!"
Zakk roteò fulmineo su se stesso caricando un potente calcio che colpì l'orco sotto il mento, facendolo crollare a terra, poi il drow gli fu sopra appoggiando un piede sulla spalla martoriata dicendogli:
"Rassegnati Barkman figlio di Kruss, voi orchi non potete certo competere... Anche se stavolta è stato più divertente del solito, e sarà ancor più divertente schiavizzare l'intera tribù per una tua debolezza, Barkman figlio di Kruss."
Le parole taglienti come lame di Zakk avevano lo scopo di far precipitare Barkman nella più cupa disperazione, addossandogli tutto il peso della sconfitta
L'orco in risposta sputò  catarro e sangue addosso all'elfo con tutto il disprezzo che poteva provare per le spregevoli meschinità di quella razza potente e senza onore. Zakk non prese molto bene quello sputo tanto da fargli impugnare la Naginata a due mani, calando il colpo mortale verso il cuore dell'orco. Barkman raccolse le sue ultime energie ed in uno spasimo di dolore scosse la spalla ferita sopra la quale Zakk era appoggiato, facendogli perdere quanto basta l'equilibrio per veder deviare la Naginata verso la spalla già distrutta. Il dolore fu accecante e l'orco percepì chiararamente l'orribile scricchiolio di un osso che si rompeva e la lama che si incastrava in esso. Urlò di furia e disperazione colpendo con tutta la sua forza il ginocchio del drow con un potente pugno con il guanto metallico. Il pugno ebbe un effetto devastante: il ginocchio di Zakk esplose letteralmente ed una rosa carminia di sangue ed osso lo sostituì. L'elfo cadde a terra avvinghiato al gigantesco orco, incredulo di quello che era successo. Zakk spalancò gli occhi di orrore, assolutamente disgustato di se stesso per non essere riuscito a schivare il micidiale pugno. I due guerrieri erano avvinghiati a terra e la situazione si era chiaramente ribaltata, pochissime creature potevano reggere il confronto fisico ravvicinato con un orco gigantesco come Barkman, e Zakk non era una di quelle. Nonostante la situazione critica l'elfo sibilò velenoso:
"Pare che la situazione si sia ribaltata ma ti devo confessare che la mia lancia era avvelenata, non passerai la notte."
Barkman lo fissò con gli occhi carichi d'odio poi senza aggiungere altro allungò il guanto metallico ancora pieno del sangue dell'elfo sulla faccia delicata del drow e schiacciò con tutta la sua forza. Zakk urlò di dolore mentre l'orco gli schiacciava i bulbi oculari e gli riduceva la faccia ad una maschera sangiunante, poi la mano guantata si chiuse sul collo muscoloso ma sottile del drow e strinse con tutta la sua forza finché non percepì distintamente lo scricchiolio delle ossa del collo che si spezzavano.
La folla era in assoluto silenzio. Barkman si alzò in piedi barcollante e cosparso di sangue, con un ringhio si strappò dalla spalla quella fastidiosa Naginata. Alzò il braccio ancora buono verso il cielo nero della grotta. Rivolto alla fazione elfica, gridò:
"La storia cambia!"
La folla orchesca parve esplodere di urla di giubilio mentre gli elfi scuri osservavano con calma glaciale la scena, ma nel profondo dei loro cuori oscuri stavano tutti tramando vendetta.

Da dietro le file degli orchi un individuo minuto con lunghi capelli biondi e lineamenti delicati in viso, sorrideva alla sconfitta in combattimento dei malvagi elfi scuri. Poi si volse e sparì nell'oscurità della grotta.

Il consiglio dei drow si riunì poco dopo l'assurda sconfitta, tutte le matroni dei più importanti casati erano presenti, come si confà ad un vero e proprio consiglio di guerra. Venne approvata una soluzione rapida che avrebbe permesso di progettare una chiara e terribile vendetta: una missione segreta, in solitaria, per scoprire da dove provenga la misteriosa forza magica degli orchi. Venne scelto un volontario all'unanimità, abbastanza abile da riuscire nella missione e abbastanza sconosciuto da poterlo condannare in caso la missione sarebbe stata scoperta. Chi meglio di Peller del casato di Mellos?

Il giovane drow si stava esercitando nella sua tenda dell'accampamento riflettendo sull'accaduto. Quello era un evento unico nel suo genere, mai avrebbe pensato che Zakk ne sarebbe uscito sconfitto dallo scontro con un orco. Ma era ben evidente che  non c'erano solo gli orchi da affrontare: c'era qualcuno dietro di loro che dirigeva eli aiutava a loro discapito, tramando la loro sconfitta. Si erano tramutati da predatori in prede. Ma chiunque siano i loro avversari avrebbero trovato pane per i loro denti, un drow era una creatura portata naturalmente alla guerra e all'inganno, tentare di fregarli con i loro stessi metodi sarebbe stato come tentare di acchiappare un gatto con una trappola per topi...
Le sue scimitarre roteavano nell'aria descrivendo eleganti fendenti, stava eseguendo una speciale danza elaborata dai più grandi spadaccini drow che li spingeva ad allenare ogni muscolo del corpo in modo da avere una perfetta padronanza di esso, era la Danza del Ragno.
Mika osservava dalle aperture della tenda il fratello minore che eseguiva con grazia, equilibrio e potenza l'elaborata Danza del Ragno. Il corpo di Peller era come un'opera d'arte: una scultura viva che pulsava di vita e di forza, si poteva notare tutti i fasci di muscoli compatti che disegnavano quel corpo così allenato, ad ogni affondo della danza il suo corpo di contraeva e l'aria usciva rapidamente dai polmoni provocando un rumore simile ad uno strano sospiro. Quel sospiro era l'essenza del combattimento drow, quelle contrazioni spingevano il corpo ad accelerare bruscamente alcuni movimenti, rendendoli quindi più fluidi e mortali.
Mika entrò a passo deciso nella tenda e Peller che interruppe subito la sua danza per quell'ingresso inaspettato:
"Onorevole sorella..."
Peller chinò leggermente la fronte sudata al cospetto della sorella, il rispetto per le femmine assieme al disprezzo per le altre razze era la prima cosa che insegnavano ai giovani drow.
"Peller, la tua danza del ragno sembra che migliori continuamente, forse c'è un motivo per cui abbiamo lo stesso sangue..." Un complimento velato, ed equamente diviso tra loro due ma era il meglio che poteva chiedere da una come Mika. La ragazza drow si avvicinò facendo frusciare la veste di seta viola che mandava strani riflessi alla fioca luce delle torce magiche dell'accampamento, allungò una mano sottile ed affilata ed accarezzò il ventre del drow, risalendo poi verso il mento del fratello per stringerlo e costringerlo a guardarla negli occhi. Peller era l'unico con gli occhi viola della famiglia, Mika li aveva rosso sangue, un colore che certo si addiceva al suo rango di sacerdotessa.
 "Peller sei stato scelto per una missione in segreto, dovrai infliarti furtivamente nell'accampamento orchesco e scoprire da dove prendono quella squallida magia" La sacerdotessa fece una pausa avvicinandosi di più a Peller e avvolse le mani attorno alla vita tonica e muscolosa del guerriero, la sua voce era un sussurro ma lo colpì come un maglio:
"Inutile dire che se ti scopriranno il concilio negherà che la missione ti è stata assegnata e ti condanneranno a morte secondo le leggi orchesche..."
Si avvicinò ancora un po', le loro labbra si sfioravano, Mika sorrise e concluse:
"Ma torna da me, dopotutto il sangue della nostra famiglia non deve venire sprecato" Le loro labbra si unirono fugacemente poi Mika si staccò e si allontanò lentamente dicendo:
"La tua missione è già iniziata, appena sarai pronto vai", poi la ragazza si leccò le labbra con fare malizioso e se ne andò.
Peller trasse un sospiro di sollievo quando lei uscì, Mika era lunatica e aveva degli scatti d'ira veramente terribili inoltre in tutte quelle eccitanti situazione, tipiche nell'usanza drow il maschio non doveva assolutamente prendere alcuna iniziativa, tutto il potere era conferito alla donna, anche nei rapporti più intimi. Un "cedimento" del maschio alle provocazioni della femmina sarebbe stato classificato come debolezza, e la debolezza veniva espiata in un unico modo: la morte. I drow maschi venivano continuamente provocati dalle femmine, ormai Peller c'era abituato ma doveva stare sempre attento, per ingraziarsi la Regina Ragno le sacerdotesse sarebbero ben felici di sacrificare un fratello "debole" e quindi indegno.
Non c'era altro tempo per riflettere, il consiglio gli aveva affidato una missione importante e non avrebbe fallito. Iniziò a vestirsi indossando dei comodi abiti di pelle nera, legandosi alla vita una cintura con il suo fedele Kriss, le scimitarre ed un misterioso sacchetto.  Poi si avvolse in un mantello leggero e lievemente luccicante. Quel mantello era magicamente incantato ed aiutava il drow a nascondersi nell'oscurità quello che c'era sotto, raccolse i capelli in una coda e si vestì rapidamente, impugnò le sue scimitarre, controllandone l'affilatura, le reinfilò nei foderi poi uscì dalla tenda, silenzioso come il vento: un ombra tra le ombre.
Passò attraverso l'accampamento indisturbato, coperto con il mantello da pericolosi sguardi indiscreti, si incamminò rapidamente verso l'estremità occidentale della caverna, dopo pochi minuti di rapido cammino vi giunse e si rese conto dell'enormità di quel luogo. Le pareti della grotta erano liscie e umide e sporadici rigagnoli d'acqua modificavano per sempre la struttura della caverna, costituendo lentamente stalattiti e stalagmiti di decine di metri. Poteva vedere bene l'accampamento orchesco: a livello del terreno c'era tutta la truppa e le persone di poca importanza, su un colle di roccia all'interno della caverna sovrastava una gigantesca tenda fatta con pelli di diversi animali. Li era sicuramente poteva trovare le informazioni che cercava. Costeggiò la caverna passando come un ombra attraverso il campo orchesco, gli orchi erano troppo impegnati in festeggiamenti per notare un'ombra che rapida e silenziosa si dirigeva verso la tenda che sovrastava tutto l'accampamento. Arrivò ai piedi del colle e si accorse immediatamente che per raggiungerlo c'era soltanto una ripida scalinata intagliata nella roccia, sicuramente con la magia. Un altro sfoggio di magia... Gli orchi dovevano essere veramente sicuri di loro stessi per esporre così la nuova ed insolita magia ai pericolosi drow. La scalinata era protetta da due guardie armate fino ai denti e lui non aveva per niente voglia di affrontarle. Usare la levitazione per risalire le pareti non era per niente sicuro in quanto sarebbe stato completamente esposto ed inoltre non era un incantesimo che padroneggiasse con estrema chiarezza. No, doveva arrampicarsi su quelle ripide pareti di roccia. Gli orchi più vicini erano ormai ubriachi di alcol ed ebbri di gioia per l'insolita vittoria. Tanto che non badarono a quell'ombra più scura delle altre che si muoveva alla base del colle roccioso. Peller trovò un canale nella roccia, un insenatura che risaliva per una decina di metri, arrivando sulla sommità del colle. L'elfo ripiegò il mantello che lo rendeva parzialmente invisibile nell'oscurità e se se lo avvolse attorno al capo e al busto, lasciando trasparire dalla seta nera solo quelle due perle viola che erano gli occhi. Poi aprì un sacchetto di pelle legato alla vita e vi inserì le mani strofinandole per bene con la strana polvere contenuta al suo interno. Quando l'elfo scuro estrasse le mani esse erano completamente ricoperte da piccole scaglie violacee e cangianti alla luce delle torce che rendevano incredibilmente ruvide le mani permettendo a Peller di arrampicarsi agevolemente anche sulla roccia più liscia. Appoggiò le mani a palmo aperto sulla roccia e contrasse i muscoli delle braccia, portanto contemporaneamente in su i piedi, infilandoli nelle numerose insenature naturali di quella scalinata improvvisata. Salì rapido come il vento quell'insenatura rocciosa a tal punto che arrivato in cima i muscoli delle braccia che gli dolevano per lo sforzo sostenuto.
La tenda orchesca era costituita da numerosi pali di legno impiantati a forza nella dura roccia grazie a delle punte di acciaio, alla struttura di pali erano appese numerose pelli di svariate creature che Peller non conobbe, probabilmente tutte creature della superficie. Sapeva però che maggiori erano i tipi di pelle che ricoprivano una tenda e maggiore era l'importanza della tenda stessa. Su di essa Peller non riusciva a vedere due pelli dello stesso tipo... Si avvicinò furtivo, restando rannicchiato sulle ginocchia per non farsi vedere da sguardi indiscreti, estrasse il piccolo ed affilato Kriss ed eseguì un piccolo taglio nella tenda, tanto da permettere al suo occhio di vedere l'interno, le sue orecchie sensibili si misero in allarme per captare qualsiasi suono che presagiva pericolo.
L'interno della tenda era calda e spaziosa, luminose torcie giallastre illuminavano la scena di una tiepida luce e di un piacevole calore, la tenda sarebbe stata considerata piuttosto spartana per un elfo chiaro ma era sontuosamente arredata per gli standard degli orchi. Un elaborata composizione di tappeti faceva da pavimento, dalla parte opposta dell'entrata si poteva intravedere uno scranno piuttosto sontuoso estratto da un gigantesco teschio di qualche animale, sui braccioli spuntavano dei denti conici ed appuntiti, non doveva essere una sedia particolarmente comoda per il grosso orco dalla pelle grigia che vi sedeva sopra. Ma l'attenzione di Peller venne catapultata al centro della tenda dove c'erano tre figure con lunghi mantelli, due di essi erano elfi chiarie un terzo era un orco, probabilmente un chierico. La consapevolezza di una possibile alleanza tra elfi chiari e orchi fece rabbrividire l'impavido drow. Sul tavolo giaceva supino un corpo in fin di vita e Peller vi riconobbe Barkman, l'orco che aveva combattuto contro Zakk, ik suo micidiale martello da guerra giaceva appoggiato al tavolo.
"Non va per niente bene, il veleno è entrato troppo in profondità" disse il chierico
"Incapace! Inetto! Non è accettabile che dopo la vittoria Barkman muoia per il veleno di quel cane!" L'orco seduto sullo scranno inveì contro il chierico, osservando digrignando i denti il corpo ormai in fin di vita di Barkman. Il capotribù non aveva preso molto bene la storia dell'avvelenamento e capiva benissimo le complicazioni di un eventuale morte del guerriero, i drow potevano richiedere un secondo duello e la prospettiva non gli piaceva affatto. Fissò gli elfi: uno di essi aveva lunghi capelli bianchi raccolti in un nodo sulla nuca e aveva un aria solenne ed importante; il suo compagno invece, sicuramente più giovane, osservava guardingo gli orchi attorno a se, poco fiducioso da quei momentanei alleati.
"E voi non dite niente?" chiese Kruss, a cui l'elfo anziano rispose:
"Onorevole capotribù Kruss, il veleno drow è infido proprio come loro ed attacca tutti i tessuti espandendosi lungo i fluidi del corpo, ormai non c'è più nulla da fare..."
"Facili parole, tanto voi avete il culo coperto..." intervenì il chierico orco con tono sprezzante. Il giovane elfo si fece avanti avvicinandosi di un passo al chierico e fissandolo negli occhi dal basso verso l'alto.
"Vuoi forse negare che il nostro intervento sia stato fondamentale? Chi ha incantato il martello? Chi ha impedito che il vostro campione non venisse decapitato dal drow al primo colpo?"
L'elfo più giovane parlò con impulsività, giudato dalla diffidenza per gli orchi e per la naturale arroganza della sua razza, ma una mano del compagno più anziano placò subito il suo sangue bollente e riportò la calma nella tenda. Il chierico non sapeva cosa ribattere e dalla sua espressione accigliata pareva quasi voler saltare addosso al giovane elfo.
"Onorevole Krull ed onorevole chierico, perdonate i modi impulsivi di mio figlio Gaeron, purtroppo l'ho viziato un po' troppo e non sa bene quando è il momento di stare in silenzio"
Si allontanò lentamente dal tavolo intanto che Gaeron arrossiva come un bambino scoperto con le mani del sacco, ed il chierico si tranquillizzava. I due elfi si mossero lentamente verso l'uscita della tenda quando furono sul ciglio l'anziano mise una mano sul bordo del cappuccio ed osservò il capotribù con determinati occhi di zaffiro.
"Comunuqe sia noi non possiamo fare altro per Barkman, è un veleno potente e di origine magica, infatti non c'è più nel sangue ma è stato totalmente assorbito dai muscoli del corpo... Non so in quanto tempo lo finirà ma so che lo porterà alla morte, i veleni drow non danno scampo... Mi dispiace Kruss, mi farò sentire al più presto"
Il capotribù, rosso di rabbia e dolore era come una bomba pronta ad esplodere, si alzò di scatto dal trono scaricando la sua rabbia in una potente manata che spezzò in due uno dei grossi denti situati vicino ai braccioli del trono, la sua mano si ferì e il sangue prese a scorrere copioso lungo il polso per poi gocciolare a terra, denso e purpureo. Strinse la mano a pugno e leccò il sangue che colava in uno strano rito. Poi strinse il pugno con forza fino a che le nocche impallidirono e i muscoli del braccio si gonfiarono.
"Me la pagheranno..." sibilò "Lo giuro sul mio sangue"
Gli elfi fecero un piccolo inchino, sollevarono i cappucci sulla testa ed uscirono dalla tenda con un fruscio di vesti. Intanto il sangue si accumulava lentamente alla base del trono...
Peller sorrise e si ritrasse lontano dall'uscita accerchiando la tenda, lui conosceva Zakk come suo maestro di accademia e conosceva il terribile veleno che utilizzava, estratto direttamente dalle fauci di un Drider, il veleno si chiamava Seconda Vita. Il suo scopo era che oltre ad uccidere il malcapitato, impediva il decadimento naturale del corpo, e rendeva i tessuti infetti più resistenti. Il Seconda Vita donava in effetti una seconda e terribile vita trasformando i soggetti in dei Golem, ovvero degli inarrestabili cadaveri ambulanti che seguivano qualunque mossa di chi li aveva creat. Erano in assoluto i guerrieri più fedeli che un mago possa trovare e probabilmente i più potenti che avesse potuto creare. Ma l'effetto del Seconda Vita è estremamente complicato da ottenere e necessita di una potente energia magica che solo una potente sacerdotessa può avere. Nonostante le difficoltà dell'incantesimo, la consapevolezza che gli orchi avevano un nemico terribile nel cuore del loro accampamento rincuorava l'ambizioso drow. Poi un altro piano, molto più infido e degno della sua mente brillante e malvagia... Ma adesso non c'era tempo da perdere, si acquattò dietro la tenda cercando di percepire i rumori dei due elfi che scendevano dalla scalinata scavata nella pietra, il drow era pienamente soddisfatto delle informazioni ricevute: Barkman si sarebbe trasformato in un potentissimo Golem, il controllo del golem era la chiave per aprire la porta della vittoria. Bisognava assolutamente impossessarsene e aveva già un idea, ma gli serviva l'aiuto dell'onorevole sorella Mika.
Il drow fece a ritroso la strada che aveva percorso, scendendo agilmente dalla rupe di roccia e scomparendo nella notte come un ombra tra le altre in quell'oscura grotta, riutornando all'accampamento.

*

Peller osservava la triste scena che si profilava sotto di lui, indeciso sul farsi. Artuik era un ragazzino simpatico e aveva tutte le caratteristiche necessarie per rendersi utile a lui e al suo piano, gli orchi stringevano lentamente il cerchio attorno al piccolo elfo chiaro, Peller decise di intervenire. Frugò rapido nel suo mantello ed estrasse una piccola cerbottana con una minuscola freccia incantata detta Pywa. La freccia riusciva a far transitare una creatura vivente in se, imprigionandola  per poi liberarla all'ultimo momento. Certo, toccava un piccolo sacrificio... Peller si sfilò rapidamente il guanto e si punse il dito facendo sgorgare una goccia di sangue e vi intinse la Pywa. Adesso la freccia era pronta, quando sarebbe arrivata al bersaglio il drow sarebbe apparso come un fantasma, l'effetto sorpresa era assicurato. Il guerriero si portò la cerbottana alla bocca e soffiò. La Pywa trapassò l'aria con la velocità di un proiettile e quando arrivò a contatto con il terreno roccioso tra Artuik e gli orchi esplose in una nuvoletta di fumo. I nemici furono spiazzati da quell'insolito trucchetto ma pensando che fosse soltanto un trucco per permettere al giovane Artuik di fuggire si buttarono in avanti con foga. E morirono. Peller apparve dalla nuvoletta, armato fino ai denti e con le scimitarre spianate il primo orco che vide la sua pelle scura si ritrasse terrorizzato ben conscio della terribile fama dei drow, le scimitarre volteggiavano in aria, Peller colì il primo avversario ad un ginocchio, lacerandone i tendini e facendolo crollare a terra poi la scimitarra gemella finì il lavoro trapassandogli la gola. L'orco morì gorgogliando maledizioni contro di lui, Peller non vi fece caso e sfruttando la confusione creata si lanciò nella mischia. Gli orchi erano nemici formidabili sulla lunga distanza in modo che possano usare le loro grosse armi a due mani e tutta la loro forza fisica. Ma Peller era ben conscio di questo ed era per questo che utilizzava due armi corte come le scimitarre. Il secondo avversario tentò di colpirlo con la possente ascia bipenne ma Peller si scansò con una capirola a terra e l'ascia si piantò nella parete legnosa della capanna, Peller ne approfittò ed in un turbinio di scimitarre colpì prima le braccia dell'orco amputandole, poi troncò le urla dell'orco urlante con un colpo a forbicie che decapitò di netto la testa del malcapitato, che crollò a terra in una chiazza purpurea.
Peller era un'impressionante macchina da guerra, si muoveva rapido e silenzioso troncando arti e teste con una certa soddisfazione, pareva un demone evocato dai più oscuri abissi dell'inferno, gli orchi che riuscirono a sfuggire a quel demone incarnato non esitarono a ritirarsi nel bosco ringhiando maledizioni contro il drow. Il pericolo per Peller non era finito, gli elfi si erano accorti della sua fuga ed accorrevano con le Naginata spianate verso Peller...
"Ingrati..."
Non poteva aspettarsi di meglio da degli elfi chiari, gli elfi "buoni". Peccato che erano buoni solo con chi era d'accordo con loro, gli altri li trattavano con disprezzo o li ammazzavano. Peller era già pronto, la sua mano si infilò nel mantello ed estrasse la seconda Pywa, gliene rimanevano solo 3, intinse la freccia nel sangue del dito poi si volse rapidamente verso Artuik che era crollato terrorizzato dallo scontro e dal sangue, appoggiandosi pesantemente alla parete della capanna. Peller lo sollevò di peso e gli puntò la scimitarra alla gola, guardando ghignando i falsi buoni in arrivo per fargli la pelle. La carica degli elfi subì un brusco rallentamento in vista del giovane Artuik minacciato dalla crudele lama di Peller ma subì un blocco deciso quando una voce femminile sovrastò tutto il loro fragore.
"Fermiii!!!"
La carica elfica si fermò e da dietro apparve la sacerdotessa di prima, carica di apprensione per il figlio.
"M-mamma" piagnucolò il piccolo elfo
"Silenzio Artuik, e ringrazia tua madre, è solo merito suo se sei ancora vivo... Ah già poi è anche merito mio..." Peller parlò ad alta voce in modo che gli elfi potessero sentire
"Cane bastardo, vigliacco!" ringhiò un minaccioso elfo con una fascia nera in testa e una grossa alabarda sporca di sangue.
"Vigliacco... Bastardo... E' questo il ringraziamento che voi culi bianchi riservate per chi affronta da solo una decina di orchie salva la vita ad un vostro consanguineo? Siete fottutamente ingrati!"
Il numero citato da Peller era vero, bastava vedere l'impressionanante quantità di braccia mozzate e cadaveri decapitati li attorno. Intanto che Peller parlava la mano libera dalla scimitarra che impugnava una Pywa già bagnata del suo sangue punse il fianco del ragazzo strappandogli un gemito di dolore.
"Tu parli troppo, elfo scuro adesso perirai, come è stato deciso dal consiglio che ti piaccia o no" L'elfo con l'alabarda insanguinata era l'unico che parlava, probabilmente era una personalità importante. "Altynel, folgoralo!" disse rivolto alla sacerdotessa che annuì tristemente ed iniziò a muovere le mani per invocare un incantesimo che avrebbe creato un fulmine.
Intanto la mano di Peller aveva estratto la cerbottana e l'aveva armata con la Pywa carica di doppio sangue.
"Mi dispiace Peller, ma non ti sei comportato a modo..." Altynel parlò con voce triste, guardando il drow dritto negli occhi. In quel momento Peller estrasse la cerbottana con la mano libera esparò la Pywa nel mezzo del bosco, il primo albero che avrebbe incontrato sarebbe stata la sua salvezza dal terribile incantesimo.
1...
2...
3...
Il bersaglio della Pywa doveva essere piuttosto lontano e se avesse aspettato ancora Altynel lo avrebbe folgorato.
4...
5...
"Altynel! Fulminaloo!!" disse l'elfo dalla scimitarra insanguinata, esasperato dalla snervante attesa.
6...
7...
In quel momento Peller sogghignò, non capendo perché la sacerdotessa esitasse così a lungo, poi un istante dopo disse:
"Grazie sacerdotessa... Hahaha"
E sparì in una nuvoletta di fumo grigio.

"Maledizione Altynel che ti è presoooo!?" L'elfo era furioso per la fuga del drow e del rapimento di Artuik
"MI dispiace, ma il drow aveva una corazza magica che dovevo eludere..." Anche il più stolto delle guardie avrebbe percepito la bugia della sacerdotessa ma solo una guardia veramente stolta si sarebbe permessa di contraddirla. Infatti nessuno lo fece, e nessuno seppe che non fu un armatura magica a bloccare il fulmine, o il micidiale sguardo lavanda del drow. Erano gli occhi azzurri del piccolo elfo, lucidi di lacrime in una tacita preghiera...

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