Shamlos- Il baluardo di Jermakki (/viewuser.php?uid=105948)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Dalla padella alla brace ***
Capitolo 3: *** Un piccolo alleato ***
Capitolo 4: *** Segno di eversione ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Il fiato ardente del drago non accennava a placarsi, anche nel sonno più profondo la gigantesca creatura simile ad un rettile incuteva un reverenziale timore sui timorosi viaggiatori che osavano addentrarsi nel suo covo. Peller era acquattato dietro ad un mucchio di monete, un ombra nelle ombre, l'unica creatura che avrebbe potuto scoprirlo era il micidiale drago, se solo si fosse svegliato per lui sarebbero stati grossi guai. L'elfo allungò la mano ed attorno ad essa si creò un piccolo globo di oscurità magica che si diresse fluttuando proprio davanti al muso del drago. UNa volta che il globo si fosse attivato si sarebbe ingrandito istantaneamente coprendo un eventuale ritirata di Peller dalla vista della micidiale belva. L'elfo scuro si avvicinò alla testa del mostro, ormai a pochi metri da lui. Era impressionante. Le sue scaglie rosse rilucevano nella fioca oscurità della caverna, dalle narici larghe quanto un braccio umano fuoriusciva ritmicamente il suo fiato rovente, dall'increspatura delle scaglie del drago che era la bocca spuntavano due canini delle dimensioni di una spada lunga, la micidiale dentatura sfavillava nell'oscurità amica di Peller come prova della sua incredibile pericolosità. Quelle lame ossee così affilate unite alla forza inarrestabile del drago formavano la macchina di morte più temibile di tutti i cinque regni: Saènt, il dragone rosso, sovrano del vulcano.
Peller adesso era sempre più vicino al drago, benché il suo corpo fosse protetto interamente da una morbida ma resistente corazza in cuoio e da uno spesso passamontagna, il calore sviluppato dal drago dormiente era tale da rischiare di ustionarlo, si era bardato in quella maniera anche perché in quel modo poteva trattenere il suo odore e non farlo arrivare alle sensibilissime narici di Saènt. Ma fece un piccolo errore. Gli stivali di cuoio nero come la pece schiacciarono una moneta rovente dal fiato del Sovrano del Vulcano e la fortuna del drow iniziò a vacillare. Il suo stivale si forò ed il cuoio bruciato gli ustionò la pelle del piede costringendolo a fermarsi, non poteva neanche urlare per il dolore ma ormai il danno era fatto l'odore del cuoio bruciato stuzzicò le narici sensibili del drago, risvegliandolo con la consapevolezza che qualcosa non andava... Peller perse ogni prudenza, scattò sul mucchio di monete di fianco al corpo di Saènt e vide la fine della sua ricerca, l'apoteosi della potenza, il sogno di ogni guerriero e una speranza di salvezza per la sua razza. Sopra un mucchio di monete d'oro, una spada, nera come se fosse fatta di cristallo, con decise sfumature violacee stava impiantata in un blocco di marmo nero. La figura aggraziata ed ammantata del drow la raggiunse in pochi balzi, e la impugnò, sfilandola dalla sua prigione di pietra. Sentiva il potere fluire attraverso il suo corpo diretto verso la spada e viceversa. Essendo una spada forgiata secoli prima dalla sua razza era fortemente impregnata di magia e rispondeva solamente ad un appartenente della razza che l'aveva forgiata, solamente ad un elfo scuro. Shamlos, ovvero Baluardo, questo era il nome della micidiale lama, un baluardo in difesa dei drow, un artefatto di cui avevano disperatamente bisogno in quel tempo di crisi. La spada si accese di iridescenti venature violacee, pulsante di vita, quasi a voler replicare la il colore intenso degli occhi di Peller.
Era ora di andarsene il prima possibile, ma in quel momento si trovava nella parte più interna della tana, tra lui e l'uscita c'era solo un piccolo ostacolo: Saènt. Il drago si risvegliò completamente udendo muoversi la sua preda, ruggendo la sua frustrazione per essere stato svegliato da un intruso che impugnava Shamlos, il pezzo più prezioso della sua collezione. Volse il suo sguardo minaccioso e terribile contro il drow inchiodandolo a terra con il suo sguardo da rettile. Avrebbe incenerito all'istante quell'elfo impudente che osava disturbare il proprio sonno ma teneva troppo al suo tesoro per vederlo fuso in una colata d'oro bollente. Gli occhi rosso ed oro del drago si chiusero in due fessure furiose squadrando il drow e trapassandolo con lo sguardo. La sua voce ringhiante si diffuse in tutta la grotta:
"Elfo, consegmami subito la spada e ti verrà data una morte rapida"
Peller lo fissò attraverso i fori nel passamontagna con una luce ribelle che illuminava i vivaci occhi viola dicendo
"Tsk... Fanculo"
In quel momento la trappola piazzata dal drow poco prima scattò: il globo di oscurità sul muso di Saènt si allargò all'istante oscurando la visuale al furioso abitante della caverna, Peller non attese altro e scattò fulmineo verso l'uscita della caverna con la spada in pugno. Il drago, furioso di essersi fatto ingannare ruggì con potenza e si dimenò violentemente facendo sbattere la lunga e potentissima coda contro le pareti rocciose, staccandone grosse porzioni. Anche se privato della vista il drago aveva un udito finissimo, capace persino di carpire i lievi scalpiccii delle calzature di un drow, così una zampa artigliata si protese minacciosa e mortale contro Peller, pronto a ghermirlo e strappargli la vita in una singola mossa. Peller spiccò un salto oltre un macigno tentando una schivata. La zampa del drago arrivò con micidiale velocità addosso all'elfo che incredibilmente riuscì a non farsi ghermire dagli artigli affilatissimi. Subì pesantemente il colpo andando a sbattere contro una parete di nuda roccia. Peller grugnì di dolore sentendo le sue costole che si incrinavano sotto l'urto contro la parete rocciosa. Incredibile, pensava, il drago era una creatura troppo micidiale, come pensava di poter sopraffare una simile potenza della natura? Chiuse gli occhi e strinse i denti cercando di tirarsi in piedi e si accorse con orrore che la spada gli era sfuggita di mano nella caduta e stava li a pochi metri da lui, Peller ignorando stoicamente il dolore tentò di utilizzare le sue arti magiche di levitazione, concentrandosi e cercando di ricordare quell'utile incantesimo che non aveva mai padroneggiato al meglio, arrivò ad un soffio dalla spada quando il possente Saènt intuì la sua posizione, fece ondeggiare la sua coda e con forza tremenda la abbattè sulla spada, tentando di colpire l'elfo. Aveva sbagliato il colpo solo per la momentanea cecità altrimenti di Peller non sarebbe rimasto più niente...
Un sonoro scricchiolio seguì quel terribile schianto, un baluginio violaceo e poi Peller vide con orrore Shamlos, il baluardo della sua razza, spezzata in due frammenti, il manico era vicino a lui e l'altro pezzo si perse chissà dove nella caverna del drago. Il drow aveva le lacrime agli occhi, con Shamlos spezzata come poteva la sua razza far fronte ai bui tempi in arrivo? Si trascinò fino a raggiungere il moncone della spada che si illuminò del familiare colore violaceo. Una speranza si riaccese nel cuore del drow, forse la magia della spada non era del tutto perduta e poteva essere riforgiata! Il suo spirito si risollevò immediatamente, impugnò saldamente il moncone e levitò il più velocemente possibile verso il foro d'uscita della grotta, verso la salvezza, ma impiegò troppo tempo per percorre dieci metri. Il drago, veterano secolare di battaglie epiche e nemico formidabile percepì la sua fuga e la sua voce ruggente esplose nella caverna:
"Groar!"
Dopodiché una possente fiammata investì l'elfo che se non fosse stato per la spessa armatura di cuoio sarebbe morto all'istante, ma la fiammata in qualche modo accelerò la sua uscita dalla tana del drago, i suoi vestiti erano interamente in fiamme ed il dolore era insopportabile. L'elfo, più simile ad una cometa di fuoco che ad un essere umanoide, schizzò fuori dalla caverna ormai senza forze, si aspettò di cadere sulla nuda roccia, sfracellandosi in quel modo assieme all'ultima speranza dei drow. Sentì una forza trascinarlo in una precisa direzione... Era la spada che impugnava che in qualche modo guidava i suoi movimenti e gli donava forza, lui non capì cosa stesse succedendo e credette di esser morto. Poi lo schianto nell'acqua. Era finito in un laghetto. I suoi vestiti erano quasi interamente distrutti, la sua costola pericolosamente rotta, la sua pelle ustionata ma era vivo. Vivo e con un ultimo barlume di speranza nel cuore. Svenne lasciandosi cullare dalla corrente che lo trasportava lentamente a riva...
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Capitolo 2 *** Dalla padella alla brace ***
Il buio, la confusa sensazione di
rollio sull'acqua in un mare di ricordi. Peller non sentì
altro, non si rese conto di essere ancora vivo ma non sentiva nessun
dolore, sospeso tra la vita e la morte, in una specie di trance, i
ricordi lo sommersero...
... Nella città sotterranea era un gran giorno per lui: il
giorno dell'iniziazione. Aveva raggiunto da pochi anni la
maturità fisica ma lo sviluppo completo di un drow andava
ben oltre i 20 anni di folgorante crescita fisica che rispetto a quanto
poteva vivere un elfo scuro era un periodo decisamente breve. Era il
più giovane del suo gruppo sparuto preparati ad entrare
negli adepti dei figli di Lloth, servire la grande dea era un onore
immenso riservato a cerchi ristretti di femmine ma a pochissimi
elementi maschili. La società drow era incentrata sul ruolo
assolutamente dominante delle femmine che una volta raggiunto un certo
livello venivano chiamate matrone. Le femmine erano anche le uniche che
potevano avere accesso ad una conoscenza profonda di tutto il mondo
dell'oscura magia drow. I maschi invece potevano puntare ad avere un
massimo di conoscenza magica pari alla femmina più incapace,
spesso i loro poteri si limitavano alla levitazione, alla creazione di
globi di oscurità magica e poco altro. I maschi spesso si
specializzavano nelle arti marziali, unico campo in cui potevano
sperare di eccellere sopra le loro compagne. Ma un maschio che provava
ad entrare negli adepti di Lloth era un evento talmente eccezionale da
radunare gran parte della popolazione drow. Era uno spettacolo
incredibile, il grande tempio di Misha sorgeva al centro della
gigantesca città sotterranea e aveva una caratteristica
struttura architettonica a forma di ragno. La parte antoriore si apriva
nel punto in cui ci sarebbero state le mandibole con un portone
riccamente elaborato alto almeno sei metri e largo altrettanti, le
gigantesche porte di ebano erano spalancate per permettere alla
popolazione di entrare nel tempio ed assistere al toccante spettacolo.
All'interno del ragno la stanza si allargava per almeno altri cento
metri ed il soffitto interamente di cristallo, nero come la pece,
sovrastava tutti gli impressionati spettatori con i suoi sfavillanti
dettagli, talmente precisi e curati che gli occhi si perdevano ad
ammirare quel raro spettacolo. La stanza era organizzata in tre navate,
separate da una fila di colonne formate da un piedistallo di marmo nero
scoplito a forma di ragno con la testa rivolta verso l'altare in fondo
alla navata centrale. Un incredibile lavoro di prospettiva dava
l'impressione che tutti i ragni a sostegno delle colonne osservassero
la Grande Sacerdotessa, in piedi sull'altare. Lei aprì le
braccia, allargando la vestaglia a sfumature viola rendendo visibile il
suo corpo dalle forme invidiabili e perfette, la pelle nera come
l'ebano, i perfetti lineamenti del viso non lasciavano tanto spazio
all'immaginazione dei fortunati spettatori in vista di una bellezza
così rara e mortale. Gli occhi rossi come il sangue della
sacerdotessa brillavano di eccitazione, i capelli bianchi erano
raccolti in una lunga treccia che si snodava dalla nuca sopra la
spalla, avvolgendo il corpo sensuale fino ai fianchi. Peller era al
centro di un cerchio di strani simboli arcani scolpiti nel pavimento,
appena sotto l'altare
- Peller del casato di Mellos! Sei pronto ad affrotare il volere di
Misha?
La sua voce imperiosa era magicamente amplificata in modo che tutti i
presenti potessero sentire ma la sua immensa foza psicologia era
puntata tutta sul giovane Drow, a quel punto non era ammessa una
risposta negativa. La voce di Peller fu decisa e solida:
-Si, sono pronto.
Il drow alzò lo sguardo lavanda sulla sacerdotessa come un
muto cenno di assenso. La Grande sacerdotessa mosse le dita in modo
quasi impercettibile, socchiudendo gli occhi per lo sforzo magico che
stava facendo. In quel momento l'altare di pietra nera si
aprì in due, lasciando intravedere un buco della tenebra
più assoluta, dal quale provenva un ticchettio sinistro. La
sacerdotessa innalzò le braccia verso la cime dell'altare
dove c'era una statua di Misha che dominava tutta la scena, ed
invocò:
-Emergi figlio di Misha, giudice in terra del suo volere!
Il ticchettio sinistro si fece più vicino e dalla tenebra
magica emerse il Drider, primo Fedele di Misha, la malefica Regina
ragno. Il Drider era una creatura a dir poco orripilante, frutto delle
incestuose passioni e della magia oscura della Dea e delle
sue perverse sacerdotesse. Mezzo drow e mezzo ragno, il Drider
raggiungeva un altezza di circa tre metri, la parte inferiore del corpo
era quella di un ragno con il grande addome rotondo e le quattro paia
di zampe pelose ed articolate, la parte superiore del corpo avrebbe
potuto essere quella di un potente guerriero, era il busto di un drow
maschio molto muscoloso, i fasci di muscoli guizzavano animati di un
oscura energia magica sotto la pelle di un malsano colore verdastro. La
creatura aveva quattro braccia e con ognuna di esse impugnava un
oggetto diverso: una scimitarra, un'ampolla, un piccolo monile della
regina ragno o un o un pugnale sacrificale. Il Drider era il giudice
diretto di Misha ed era lui che decretava il destino dell'adepto
tramite gli oggetti: una scimitarra significava la guerra, l'ampolla
significava la scienza, il monile significava la fede ed il pugnale
sacrificale significava il supremo sacrificio a Misha: comportava il
sacrifico della propria vita di drow alla Dea per poi giacere con le
sacerdotesse; la prima di esse che sarebbe rimasta gravida avrebbe dato
alla luce un nuovo Drider, dopodiciò il padre sarebbe stato
sacrificato assieme alle sacerdotesse considerate "sterili". Era la
crudele legge della società drow, la scelta di un nuovo
Drider era l'unico modo di compiere un deciso cambio generazionale alle
Sacerdotesse che altrimenti avrebbero potuto vivere anche un migliaio
di anni senza mai staccarsi dalla loro posizione di dominio.
Solitamente il pugnale sacrificale era un onore unico ed assoluto per
un giovane maschio, ma Peller era terrorizzato all'idea di venir
sacrificato alla Regina Ragno per dare alla luce un abominio come il
Drider, certo la prima parte, quella di giacere con le sacerdotesse,
sarebbe stata divertente ma poi sarebbe finito tutto li: lui, la sua
vita, i suoi sogni e le sue speranze. Sapeva di essere un allievo molto
promettente per essere un maschio, aveva già imparato le
basi della levitazione e sapeva scagliare dei globi
d'oscurità anche a lunga distanza, eccelleva nel
combattimento con due armi e con la Naginata* ed apparteneva ad un buon
casato. In quel momento però, al cospetto di una creatura
sovrannaturale come il Drider, tutte le sue certezze si dispersero come
fumo nel vento, tutte le pietre angolari del suo spirito si
sbriciolavano sotto il peso dello sguardo terrificante del Drider.
Sollevò gli occhi color lavanda quasi controvoglia, come se
fosse stato costretto a farlo e vide la creatura che incombeva su di
lui con le braccia alzate. Vide i suoi occhi bianchi e lattiginosi e
capì la forza di spirito di quella orribile creatura, quegli
occhi senza pupilla lo avevano bloccato completamente ed indagavano nel
profondo della sua anima, scrutandola ed analizzandola in ogni suo
piccolo anfratto come avrebbe potuto fare un meticoloso psicologo con
anni di psicoterapia. Dopo lunghissimi secondi il Drider fece un passo
indietro arretrando verso il suo buco. Poi una mano si aprì.
La scimitarra cadde a terra rimbalzando sul rigido pavimento rompendo
brutalmente lo spettrale silenzio che si era formato in quel tempio, la
scelta era stata fatta, ed era guerra. La sacerdotessa
iniziò ad intonare la cantilena per far tornare il Drider
nell'altare ma la creatura di volse di scatto verso di lei, intuendo i
suoi pensieri e bloccandola con lo sguardo. Ora la femmina sudava
benché fosse quasi completamente svestita, cosa voleva fare
la creatura? Il verdetto era stato eseguito: Peller sarebbe diventato
un guerriero. L'aggiacciante creatura di volse verso il giovane che
intanto era crollato in ginocchio in contemplazione del suo destino,
poi un altra mano si aprì, ed il pugnale sacrificale cadde a
terra. La folla trattenne un sospiro nel petto, ogni elfo era indeciso
sui suoi stati d'animo. Cosa voleva dire quella doppia scelta? Era la
prima volta in assoluto, di tutta la millenaria storia dei Drow che il
Drider dava due verdetti contrastanti e consecutivi. La creatura si
volse quindi verso la sacerdotessa pietrificata e con uno sguardo le
fece capire che il suo giudizio era finito, poi il mostro
rientrò nuovamente nel suo oscuro loculo. La cantilena della
sacerdotessa ricominciò e l'altare, con assurdo silenzio, si
chiuse.
La Grande Sacerdotessa si sentiva spaesata, lei e le sue colleghe
avrebbero dovuto interpretare quella strana profezia del Drider e non
sarebbe stato un lavoro veloce. Nel frattempo Peller avrebbe dovuto
pregare con tutte le sue forze in modo che il consiglio delle
sacerdotesse deliberi per una soluzione in linea con il pensiero di
Peller. La femmina scese dall'altare con passo felino e sensuale,
trascinando la vestaglia di seta riccamente ricamata dietro di se. Si
avvicinò a Peller allungando una mano verso il suo viso,
accarezzandone il profilo elegante e tonico del viso e del collo. I
suoi occhi rossi si compenetravano con quelli color porpora di Peller,
poi si avvicinò all'orecchio del maschio, scostando una
ciocca di capelli bianchi e mordicchiandogli l'orecchio sussurrando con
voce eccitante:
- Quando verrà il momento, io sarò la prima... E
tu mi renderai Madre Sacerdotessa... Aspetta qua intanto che
deliberiamo.
Naturalmente si riferiva al momento in cui lui avrebbe dovuto giacere
con le sacerdotesse, quello significava che prima o poi sarebbe stato
sacrificato a Misha. L'elfo impallidì, visibilmente agitato
dalle parole di lei. Poi la sacerdotessa si staccò da lui,
con un sorriso maligno e malizioso, accarezzandogli il mento prima di
andarsene ancheggiando provocante, lui dovette stare in silenzio e
restare al suo posto, dopotutto lui era solo un maschio, un drow
maschio vivo e vegeto e ci teneva a restarci. Peller si
inginocchiò, incrociò le braccia sul petto e si
mise a pregare perché la Grande Sacerdotessa avesse fatto un
analisi troppo affrettata del suo caso...
Il ricordo svanì e l'oscurità vorticò
attorno a lui e prese forma di una stanza... Peller
tentò di muovere le braccia per alzarsi dalla posizione
supina in cui stava e la vista gli si annebbiò per il
dolore. La sua pelle era gravemente ustionata e lo sfregamento contro
le coperte dentro cui si trovava gli provocava dei dolori lancinanti.
Riprovò ad aprire gli occhi e una luce abbagliante lo
invase, dovettero passare alcuni minuti per abituarsi alla luce del
sole che entrava dalla finestra semichiusa. I suoi occhi sono sempre
stati abituati a stare al buio della città sotterranea o
della notte, li si sentiva a suo agio. Ma quelle lame di luce che
entravano dalle sottili fenditure della carta-riso*, gli trafiggevano
gli occhi con spieata crudeltà. Le sue iridi color lavanda
esplorarono la piccola stanza in cui si trovava, era molto semplice e
spartana: le pareti erano interamente di legno chiaro, era una stanza
ben pulita e tenuta piuttosto bene. In un angolo c'era un mucchio di
legna accuratamente accatastata, nell'altro angolino un tavolo da
lavoro con vari strumenti di incisione. Quella stanza pareva una specie
di ripostiglio o una legnaia.
Le sue esplorazioni ottiche vennero interrotte da un rumore di un
chiavistello che si apriva. La porta si aprì alla sua
destra, accecando il drow per qualche istante poi una figura minuta
sbirciò all'interno e Peller capì di essere
probabilmente in grossi guai. Il piccolo visitatore era un bambino con
la pelle chiara, corti capelli biondo dorato e luminosi occhi azzuri,
ma non fu questo che fece imprecare il drow... Furono i lineamenti
sottili ed aggraziati del bambino, le labbra sottili, il taglio degli
occhi simile al suo e le orecchie leggermente appuntite. Il bambino era
un giovane elfo, un elfo chiaro! Gli elfi chiari o elfi alti sono
l'esatta nemesi dei crudeli elfi scuri, molto simili fisicamente, ad
esclusione del colore della pelle e dei capelli, ma assolutamente
diversi come caratteri ed usanze. Peller fece un sorriso stentato al
bambino ma lui si ritrasse terrorizzato vedendo quella specie di incubo
incarnato sorridergli, uscì dalla porta di scatto e Peller
udì il chiavistello chiudersi. Ora era nuovamente solo ed
intrappolato ed era certo che tra poco sarebbero sorti i guai. Era ben
conscio che la storia del drow cattivo che viene a rapire i piccoli
elfi che fanno i dispetti è una favola usatissima in tutti i
popoli della superficie, l'accoglienza non sarebbe stata calorosa... I
suoi pensieri vennero interrotti dal chiavistello che si apriva
nuovamente, Peller volse lo sguardo verso la porta e vide tre elfi
adulti entrare e chiudere la porta dietro di loro, due di loro erano
maschi ed impugnavano delle spade lunghe dall'aria paurosamente
affilata, l'altra era un elfa dagli occhi severi ma dall'aria saggia.
Tutti gli elfi avevano lunghi capelli biondi portati sciolti od in una
coda. Gli sguardi minacciosi dei due maschi non lasciavano presagire
nulla di buono, si posizionarono uno per ogni lato del letto impedendo
a Peller un eventuale ribellione sotto la minaccia delle affilate
spade, la femmina si fece avanti e gli disse con tono piuttosto
imperioso:
- Drow, sei un intruso nella nostra terra, il tuo intervento nel lago
è stato indubbiamente utile ma non tolleriamo le intrusioni,
spero che tu abbia una buona ragione.
Peller fu spaesato da quelle parole. Che intervento nel lago? Che
intrusione? Un fatto era però certo, era finito, come si
suol dire, dalla padella alla brace...
*Naginata:
Lunga alabarda giapponese
*Carta-riso:
una specie di telo vegetale derivato dal riso, molto usato nell'antica
Cina come Finestre e separatore tra stanze
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Capitolo 3 *** Un piccolo alleato ***
Gli elfi alti erano una razza tendenzialmente
buona, ciò però era un concetto molto relativo:
elfi alti e drow erano acerrimi nemici secolari se non addirittura
millenari, alcuni cantastorie narrano che moltissimo tempo fa essi
fossero fusi in un unica razza, poi le divisioni interne le hanno
separate in due gruppi di cui uno è andato a dominare il
mondo sotterraneo e uno quello di superficie. L'evoluzione ha
modificato i loro connotati fisici per adattarli all'ambiente che li
circondava. Gli elfi alti sono leggermente più alti e
massicci dei drow e hanno la pelle chiara e i capelli tendenzialmente
biondi, i drow invece hanno un fisico leggemente più minuto
ma sono più agili e hanno imparato ad utilizzare la magia
con molta più destezza dei loro lontani cugini pallidi.
Negli elfi alti solo una ristretta elite di persone aveva il potere
della magia, invece ogni drow conosceva un minimo di magia e i due
incantesimi basilari: la levitazione e l'evocazione dei globi di
oscurità. In base a questa separazione secolare o
addirittura millenaria gli elfi alti non sopportavano degli intrusi
drow nel loro territorio.
Tutto il rancore di una guerra secolare tra le due razze era espresso
platealmente dall'espressione corrucciata e seria delle due guardie che
lo sovrastavano con le minacciose Naginata puntate verso di lui. La
donna invece pareva più comprensiva anche se la sua
espressione era comunque dura ed inflessibile come il ferro. Peller era
perso nei suoi pensieri che non badò nemmeno alla domanda
che la femmina gli rivolse. Lei parlava di un suo intervento al lago,
che diavolo era successo? Lui non sapeva cosa l'elfa stesse blaterando,
si ricordava soltanto che era volato dalla tana del vulcano, sparato
come una palla di cannone dal micidiale fiato draconico, ed era
atterrato per sua fortuna in un laghetto, se fosse caduto sulle rocce
sarebbe sicuramente morto sul colpo.
"Drow, rispondi! Non esaurire la mia pazienza! Chi sei? Cosa ci facevi
svenuto e bruciacchiato in quel laghetto? Ti avverto che questo
è il mio ultimo avvertimento, se non risponderai verrai
giustiziato immediatamente." L'elfa interruppe i pensieri di Peller con
voce tagliente. Lui la guardò irato con gli occhi viola che
lampeggiavano d'ira, avrebbe voluto sputare in faccia a quell'elfa
arrogante tutta la sua disapprovazione e tutte le storie che gli
avevano raccontato sgli elfi alti, terribilmente simili a quelle
raccontate dagli elfi alti sui malvagi drow... Ma si contenne. Doveva
contenersi per aver una minima possibilità di riuscire a
svolgere la sua missione di vitale importanza per la sua razza, anche
se Shamlos era spezzata lui ne aveva una metà e l'altra era
dispersa nelle profondità della tana di Saènt.
Doveva uscire dalle grinfie di quei pallidi ed odiosi cugini e
recuperare la lama spezzata.
"Mi chiamo Peller del casato di Mellos, sono il primo ed il
più giovane drow scelto dal Drider per una missione di primo
grado di Misha. Questa missione mi ha portato qua, ho un oggetto da
recuperare... Vi ringrazio per aver curato le mie ferite ma ora devo
andare, ho un compito difficilissimo da compiere."
Detto questo il giovane drow tentò di alzarsi dal letto
puntellandosi sulle braccia, le lenzuola scivolarono via
fermandosi sulla sua vita e si scoprì quasi completamente
svestito, evidentemente per curarlo lo avevano spogliato degli abiti e
di tutto il suo prezioso equipaggiamento. Indossava solamente un
gonnellino di pelle per coprire le parti intime. Sul petto muscoloso e
compatto del drow attorno alle zone dove la pelle era stata distrutta
dalle ustioni c'erano dei simboli pulsanti, molto simili a dei
caratteri elfici ma lui non ne capì il significato, vide
però che quei simboli acceleravano a vista d'occhio la sua
guarigione: la pelle liscia e nera come l'ebano si sostituiva a quella
ormai morta e distrutta dalle ustioni. La contemplazione di
quella straordinaria magia di guarigione venne interrotta dalla lama di
una Naginata che gli sfiorò il collo, la guardia che la
impugnava gli disse minaccioso:
"Non muoverti, animale..."
Il disprezzo per il drow sprizzava da ogni poro della pelle della
guardia, anche gli occhi azzurri erano diventati dei ghiaccioli
cristallizzati da un ira profondamente radicata nell'animo e nello
spirito, la donna allungò una mano sull'asta dell'alabarda
spostandola dolcemente dal collo di Peller.
"Martil, rilassati ora non può nuocere a nessuno..." disse
con tono conciliatorio.
"Questo sporco elfo scuro ci ucciderà tutti appena ne
avrà l'occasione, uccidiamolo adesso e facciamola finita!"
Martil non sembrava soddisfatto della piega che stava prendendo la
situazione, troppi dialoghi secondo lui, troppe chiacchere. Lui voleva
vendetta per i suoi genitori uccisi in un assalto di drow al villaggio
un centinaio di anni prima. Ora Martil provava un odio smodato contro
tutti i drow, indipendentente dall'età o dal sesso. Peller
naturalmente non sapeva queste cose e pensava che tutti gli elfi alti
provassero lo stesso odio radicato e profondo per lui, un
odio profondamente inserito nella cultura degli elfi chiari,
indipendente dalle sue azioni ma solo per il colore della sua pelle.
"Non mi rilasserò finché questo sporco drow
figlio di un ragno non esalerà l'ultimo respiro, hai capito
Peller del casato di Mellos?" La sua voce aveva ora una nota
canzonatoria quasi a voler provocare il drow ad una reazione ma Peller
fu gelido ed impassibile, solo gli occhi viola fiammeggianti svelavano
il suo disagio interiore.
"Sei bravo a minacciarmi quando sono chiuso in una stanza, nel vostro
villaggio, solo e disarmato... Ma sappi che potrei ucciderti con un
solo movimento e conficcarti la tua Naginata dritta nel..."
La sua voce venne interrotta da un colpo del manico della Naginata che
lo colpì sotto il mento facendolo ricadere violentemente
sulle lenzuola con un rivoletto di sangue rosso che gli colava dal
labbro spaccato.
"Martil, vattene subito di qui! Sparisci!" La femmina aveva un aria di
dominatrice e si era inviperita per il comportamente impulsivo di
Martil. Il suo corpo era contornato da una strana e palpabile aura
azzurrina, era sicuramente una maga e dal tono della voce con cui
trattava Martil si poteva intuire che era una donna potente e
rispettata. Infatti Martil dopo un sorrisetto sprezzante
uscì dalla porta borbottando strane maledizioni contro tutti
gli elfi scuri. Ora restava solo una guardia spaesata dalla mancanza
del suo collega che si guardava attorno con fare nervoso, la femmina
gli indicò la porta con un dito e anche la seconda guardia
se ne andò lasciando la femmina da sola con Peller. Ella si
avvicinò a lui e si sedette sul letto vicino al drow che la
fissava con gli occhi viola carichi di dubbi e frustrazioni.
L'espressione della donna si era addolcita rispetto a prima, quando
c'erano gli altri elfi lei lo guardava con un altra luce. Lei
abbassò lo sguardo verso le lenzuola e ne prese un lembo,
sfregandoselo fra le dita con fare imbarazzato. Poi osservò
il giovane drow con il labbro spaccato dall'alabarda di Martil, si
sentì dispiaciuta per lui e sentì di dovergli
delle spiegazioni.
"Peller, il tuo intervento al laghetto ha salvato la vita di..."
"Ma quale intervento? Io non ricordo niente! Perché mi avete
salvato? Potevate lasciarmi a marcire in quella terra desolata,
piuttosto che trascinarmi fin qui per poi condannarmi nuovamente!!"
Peller interruppe l'elfa, irritato dalla situazione e dal dolore alla
mandibola.
"Ti spiego, tu nel tuo atterraggio nel laghetto, hai colpito un
emissario di una malvaglia creatura che vive nelle pozze sotterranee,
noi lo chiamiamo Kraken. Quello che tu hai colpito atterrandoci sopra e
spaventandolo era un suo emissario e stava per ipnotizzare un giovane
elfo... Il mio unico figlio. I giovani ipnotizzati dagli emissari del
Krken vengono spinti in acqua e si trasformano a loro volta in alti
emissari. Ecco perché ti ho salvato dalla morte certa di
quel laghetto, sono in debito con te elfo scuro e anche se non mi piace
farò il possibile per la tua liberazione."
Ora tutto era molto più chiaro nella mente del giovane drow,
con la sua caduta lui aveva accidentalmente salvato un
piccolo elfo chiaro, per questo era stato salvato. Ma la sua salvezza
sembr soltanto un illusione in quanto i compagni dell'elfa non lo
avrebbero lasciato andare molto facilmente. Lei allungò una
mano verso di lui sfiorandogli il labbro spaccato, Peller
percepì un tepore amichevole diffondersi nella zona e si
accorse che il suo labbro stava guarendo a vista d'occhio: la ferita si
ripulì e si richiuse lasciando la carne intatta. Poi l'elfa
si alzò e con voce piuttosto tranquilla disse:
"Devo andare al consiglio che deciderà la tua sorte,
delibereremo stanotte e domattina ci sarà il verdetto... I
tuoi vestiti sono sotto il tavolo, non tentare di scappare, la casa
è chiusa magicamente e si può aprire solo
dall'esterno. A domani."
L'elfa si volse di spalle e si allontanò subito, quasi di
scatto, lasciandolo solo con i suoi pensieri. Nella sua uscita
improvvisa Peller non si accorse delle lacrime che scendevano dal volto
dell'elfa...
Il drow si alzò dal letto stiracchiandosi i
muscoli e osservando eventuali segni di colluttazione o
scottature presenti sul corpo. Stupefatto si accorse di non avere
niente fuori luogo, la magia curativa degli elfi era davvero
formidabile, sembrava proprio la nemesi della magia drow: totalmente
puntata verso l'inganno e l'offesa. Aprì il piccolo armadio
sotto il tavolo e vi trovò i suoi vestiti e delle gallette
bianche e croccanti che sarebbero state la sua cena. Si
vestì con metodica attenzione: prima intrecciò i
fluenti capelli bianchi in una coda, poi indossò un gilet di
pelle leggero che gli lasciava scoperto l'addome muscoloso e guizzante,
si infilò i pantaloni in pelle anch'essi neri, i morbidi
stivali in pelle che gli permettevano di muoversi silenzioso come un
ombra. Poi sopra il gilet indossò una casacca di seta scura
che gli si avvolgeva attorno alla vita, poi sopra ancora c'era il
mantello da viaggio con il cappuccio che ricadeva a punta sulle spalle
sottili ma forti del drow. Non trovò il suo zaino dove era
riposto il suo equipaggiamento da guerra, quei maledetti elfi avevano
paura di lui, paura di una fuga. Anche il cinturone con appese le sue
armi mancava all'appello, a quel cinturone era appeso il preziosissimo
frammento di Shamlos, se fosse andato perduto avrebbe dovuto
ricominciare la sua ricerca daccapo. Una cosa però era
sfuggita ai meticolosi elfi chiari, troppo interessati alla sua
armatura di cristallo nero e alle sue micidiali sciabole ben riposte
nello zaino e nel cinturone... Peller prese uno stivale in mano e vi
inserì la mano all'interno staccando la suola e rivelando
una piccola nicchia. Peller estraendo la mano dallo stivale impugnava
un pugnale sottile e paurosamente affilato: era piuttosto corto, la
lama con il filo ondulato in modo da aumentare vertiginosamente la
pericolosità. Era un Kriss, un pugnale da ladri, da
scassinatori e da assassini. Se lo ripose con cura in una falda del
mantello. Avrebbe venduto cara la pelle...
Calò la notte sul villaggio elfico, quella notte il
consiglio degli elfi avrebbe deciso sulla sua vita o sulla sua morte.
Non era giusto. Lui non aveva fatto nulla di male ma solo per il suo
colore delle pelle sarebbe stato giustiziato... Idioti! Non capivano
che continuando con questa politica di morti e uccisioni facevano
semplicemente proseguire quel cerchio di violenza che da centinaia di
anni mieteva vittime in entrambe le popolazioni di elfi. Si
addormentò con lo spirito carico di rancore verso gli elfi
alti. Come avrebbe potuto apprezzare un popolo che per ringraziarlo lo
giustiziava e solo alla vista di un drow correva ad impugnare le armi?
Li trattavano come se fossere una malattia, una disgustosa malattia da
estirpare e i drow facevano lo stesso di conseguenza. Non si sapeva chi
aveva iniziato per primo quella spirale d'odio ma era certo che il
sentimento era reciproco...
Uno scricchiolio di legno svegliò Peller, rimase immobile
nel letto ma la sua mente era già sveglia e pronta a
reagire, la mano impugnava saldamente il Kriss. La porta si
aprì silenziosamente lasciando entrare una lama di luce
lunare, una misteriosa figura entrò nella stanza era piccola
per essere un elfo alto ma aveva una specie di gobba sulla schiena.
"Hanno mandato un mostruoso assassino per finirmi, maledetti elfi
chiari". Questo era il pensiero prevalente che aleggiava nella testa
del drow, la figura si avvicinò barcollando con un insolito
tintinnio metallico al letto. A tre piedi di distanza il drow
scattò. Fulmineo come una folgore si liberò dal
sottile lenzuolo avvolse un braccio attorno al collo dell'intruso,
l'altra mano andò a tappargli la bocca per evitare
spiacevoli allarmi. Il collo della creatura era sottile e lui non
oppose resistenza quando il Kriss si avvicinò al suo collo.
Poi Peller fece la scoperta sensazionale che quell'intruso era il
bambino che aveva visto qualche ora prima, sembrava terrorizzato e
aveva gli occhi lucidi di lacrime.
"Ora silenzio, chiaro?" disse il drow con gli occhi lavanda carichi di
determinazione e allo stesso tempo di dubbi, cosa voleva quel ragazzo?
Gli occhi azzurri del giovane elfo annuirono poi il drow gli
lasciò la bocca fissandolo con fare interrogativo, il
ragazzo sembrava avere un nodo alla gola, non riusciva a parlare ma
faceva dei piccoli singhiozzi, pensando che era per il Kriss che
minacciava la sua vita Peller ritrasse il pugnale rinfoderandolo, poi
osservò meglio quella strana gobba e si accorse che non era
una vera gobba ma uno zaino...
"Che ci fai qui? Non ti farò del male..." Non
riuscì a finre quelle parole che il ragazzo
scoppiò in lacrime gettandosi letteralmente al collo di
Peller, piangendo e singhiozzando copiosamente. Il drow
restò basito a quella reazione inaspettata, aspettava un
assassino ed era arrivato un giovane elfo con i capelli ancora corti
che gli si era gettato al collo in preda alle lacrime. Non era nel suo
addestramente uscire da quella situazione. Si irrigidì
istintivamente poi passò un braccio attorno alle spalle del
piccolo elfo chiaro consolandolo suo malgrado, non sopportava vedere un
ragazzino in lacrime. Il suo cuore nero di drow era poi così
diverso da quello dei cosiddetti "buoni", cioè gli elfi
alti? L'oscurità della sua pelle era così
radicata anche nella sua anima? Peller non lo pensava. Malgrado le
usanze dei drow fossero decisamente più spietate di quelle
degli elfi alti questi ultimi non si potevano certo definire degli
esempi di tolleranza ed equilibrio, la loro ira era terribile.
Incredibile come due razze così diverse e con rapporti
così rigidi si assomigliassero così tanto nel
profondo. Dopo pochi minuti il ragazzo si calmò e disse con
la voce rotta dai singhiozzi:
"Io... Io non voglio che ti uccidano..."
La forza di quella rivelazione per poco non lo stese, quindi il
consiglio era finito e aveva deliberato la sua morte. Il suo sguardo
non si rassegnò ma si caricò di un ira e di una
determinazione che avrebbe fatto impallidire Misha in persona. Non
sapeva cosa dire ma un intuizione gli balenò in testa: il
ragazzo in lacrime, il figlio della donna salvato involontariamente dal
Kraken, lo zaino che tintinnava...
"Correggimi se sbaglio ma tu sei il ragazzo che ho salvato
dall'emissario del Kraken, sappi che non è stata una cosa
volontaria" lo sguardo di Peller si incrociò con quello del
ragazzo
"Poco importa, tu mi hai salvato da una morte orribile e da un destino
ancora peggiore" replicò il ragazzo staccandosi dal suo
abbraccio e guardandolo con determinazione, poi continuò:
"Mi chiamo Artuik e sono l'unico figlio della Prima Sciamana del
villaggio e tu mi hai salvato la vita, Peller del casato di Mellos, per
questo io ti aiuterò a fuggire".
L'aiuto del ragazzo sarebbe stato fondamentale per un eventuale fuga di
Peller, il drow occhieggiò il grosso zaino portato dal
ragazzo e gli disse:
"Ok, la dentro c'è il mio equipaggiamento?"
Artuik sorrise soddisfatto e rispose: "Si sono riuscito a trafugarlo
nella guardiola in un momento di cambio della guardia." Il ragazzo era
soddisfatto di se stesso ma non capiva che se lo avessere scoperto ad
aiutare un drow lo avrebbero punito molto severamente condannando se
stesso e di conseguenza sua madre dinnanzi al popolo elfico. Peller
apprezzò i suoi sforzi e si alzò dal letto e
aprì il suo zaino, dentro vi trovò il suo
equipaggiamento al completo: la formidabile corazza di cristallo nero
forgiata con la magia drow, le sue fedeli sciabole gemelle e
naturalmente il preziosissimo frammento di Shamlos. La fortuna gli
sorrideva, aveva trovato un insolito alleato in quel ragazzo ma ora era
tempo di separarsi...
"Artuik, il tuo aiuto è stato importantissimo per la mia
missione, ora devo andare" La voce del drow aveva un tono teatrale,
quasi solenne, nel frattempo estrasse la sua leggera ma resistente
corazza di cristallo abilmente compattata nel suo zaino.
"Ti prego Peller, ricordati di me... Io conserverò una tua
bellissima memoria per tutta la vita e giuro che mai nuocerò
ad un elfo scuro" Peller capiva benissimo che quelle erano soltanto
parole del momento, improbabile che le avesse rispettate una volta
diventato adulto: l'odio era terribilmente contagioso.
"Io non farei queste promesse se fossi in te..." Intanto il drow
iniziava ad indossare la sua armatura. Essa era composta da un
pettorale di cristallo nero come la notte modellato appositamente sul
fisico dell'elfo, in quel modo la corazza era come una seconda pelle
visto che calzava alla perfezione, collegata alla corazza c'era una
piastra dorsale con un rinforzo lungo la spina dorsale, le braccia
erano coperte da delle piastre anch'esse modellate della misura
perfetta per lui in modo da non impacciare nei movimenti, la parte di
cristallo che avvolgeva la parte esterna dell'avambraccio si allungava
all'indietro formando due piccole lame di cristallo piccole ma
paurosamente affilate, esse componevano un arma quasi invisibile ma
micidiale. La parte inferiore della corazza si allungava in una specie
di gonnellino che arrivava fino a metà coscia. Poi
giù fino al ginocchio due piastre per ogni gamba avvolgevano
la coscia e si incastravano alla perfezione negli schinieri.
Artuik assisteva meravigliato la vestizione della corazza del
drow, non aveva mai visto una corazza così ben fatta inoltre
il cristallo dava l'impressione di essere incredibilmente resistente ma
si accorse di un dettaglio mancante: mancava l'elmo. I drow non
utilizzavano l'elmo in quanto appesantiva troppo il corpo, preferivano
una corazza leggera di cristallo, resistente circa come una equivalente
di acciaio ma incredibilmente più leggera. Ora Peller
sembrava una specie di semidio della guerra sceso in quella capanna si
abbassò alla stessa altezza di Artuik e gli disse:
"Se possibile non ucciderò nessuno ma se qualcuno mi
ostacolerà io non esiterò, la mia missione ha la
priorità assoluta" la sua voce era seria e decisa, evidente
che diceva qualcosa di innegabilmente reale, poi vide che il ragazzo
stava per rimettersi a piangere così sorrise
scompigliandogli i capelli: "Su, non piagnucolare... Tra poco sarai un
elfo adulto"
Artuik inorgoglito dal complimento gonfiò il petto e
ricacciò le lacrime, osservano il guerriero drow che con
passi felpati interrotti soltanto da alcuni lievi scricchiolii
dell'armatura usciva dalla porta e spariva.
Peller uscì dalla porta della capanna e si guardò
intorno, non vedeva nessuno in giro, possibile che non ci fosse neanche
una sentinella? Non prestò molta attenzione a quei dettagli
ed aggirò la capanna dirigendosi verso i grossi larici
secolari che delimitavano la foresta. Data la stagione autunnale i
larici inizavano ad ingiallire tingendo la foresta di un meraviglioso
manto dorato, il profumo inebriante della foresta entrava nelle narici
del drow con prepotenza, poco abituato a quel caleidoscopio di odori.
Fortunatamente era notte, anche se l'alba stava lentamente
avvicinandosi. Così potè utilizzare i suoi poteri
di levitazione per alzarsi nell'aria frizzantina della notte,
più nero di un ombra, silenzioso come un fantasma, era
finalmente libero.
Si appoggiò su un larice ad una decina metri di altezza e si
soffermò un attimo per raccogliere i pensieri nella relativa
sicurezza del bosco e dell'altezza quando sentì un
scricchiolio sotto di lui, uno scricchiolio di rami spezzati e di
pesanti piedi che li spezzano, non erano sicuramente piedi elfici.
Aiutato dalla scurovisione vide che sotto di lui e nell'immediato
sottobosco del villaggio c'era una dozzina di creature umanoidi
massicci e muscolosi alti almeno due metri, dalla pelle marrone e il
muso dalle fattezze rozze e squadrate: orchi. Essi stavano lentamente
accerchiando l'ignaro villaggio degli elfi. Ma non fu il villaggio
minacciato che lo fermò dall'andarsene per la sua strada e
sparire, era una figurina che stava agilmente aggirando la capanna da
cui era uscito per andare chissà dove: Artuik. Il ragazzo
era in grave pericolo, gli orchi erano creature brutali e votate alla
guerra verso un po' tutte le razze non troppo pericolose. I drow in
questo campo avevano guadagnato una rispettata stima di nemici
formidabili sia per la loro capacità innata di usare la
magia sia per la loro freddezza e crudeltà in combattimento.
Una voce ruppe il silenzio magico della foresta: "All'armi! All'armi!
Gli orchi!" .
Come se fossero stati spronati da quella voce tutti gli orchi uscirono
in massa dal sottobosco diffondendosi confusionatamente nel villaggio,
brandendo miancciosamente asce e spadoni a due mani. Le guardie elfiche
uscirono quasi immediatamente al richiamo del loro compagno e
iniziarono la battaglia contro i nemici. Una dozzina di essi vide il
piccolo Artuik immobilizzato di fronte alla parete di una casupola,
inchiodato dal terrore. Gli orchi tagliarono ogni via di fuga e si
gustavano tutto il terrore negli occhi azzurri di Artuik.
"Dannazione!" Imprecò Peller, non poteva lasciare che Artuik
venisse ucciso da degli orchi puzzolenti. Però se scendeva
nuovamente laggiù rischiava sia di finire ferito dagli
orchi, sia di essere riacciuffato dagli elfi. Avrebbe rischiato la vita
per quella di un giovane elfo chiaro? La scelta era difficile, veloce e
dannatamente importante...
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Capitolo 4 *** Segno di eversione ***
La battaglia era imminente, la sua razza si era
specializzate in tutte le lotte possibili ed immaginabili. I drow
essendo un popolo assolutamente razzista verso tutte le altre razze
utilizzavano tutti i loro crudeli mezzi per raggiungere i loro scopi,
non curandosi assolutamente delle vite di altre creature. Fu
così che i drow divennero la razza dominatrice nel
sottosuolo e non era una rarità che sottomettessero
popolazioni o tribù di razze considerate inferiori... Come
ad esempio la sottomissione della tribù dei Gruuk. I ricordi
scorsero per lunghissimi istanti dinnanzi ai suoi occhi, facendogli
rivivere il suo primo incontro con quella razza fiera e battagliera.
*
... Il consiglio di guerra si era già riunito e la decisione
fu rapida e decisa: la sottomissione della tribù sarebbe
stata decisa per scontro all'ultimo sangue tra due campioni. Il campo
di scontro sarebbe stato a poche leghe di distanza dalla
città drow, in un territorio neutrale. Una gigantesca
caverna ospitava entrambi gli eserciti, gli orchi erano disordinati e
forse superiori in numero ma i drow erano disciplinati, armati fino ai
denti di crudeltà e magia e con alcune creature delle
tenebre al loro fianco. L'esito di un eventuale scontro era
già chiaro in partenza. Tra i due eserciti si era creato uno
spiazzo rotondo delimitato da numerose stalattiti rocciose al centro di
quello spiazzo si sarebbe svolto il mortale combattimento, la mortale
prova a cui era sottoposto il campione degli orchi in primis, e di
conseguenza anche tutta la tribù che rappresentava. I drow
non avevano alcun dubbio sul vincitore, si divertivano a donare vuote
speranze alle tribù che sottomettevano in modo da gustare
lentamente la loro sofferenza e la loro apprensione. Nel cuore
dell'accampamento drow, il casato di Terzok, secondo cadato per
grandezza si tutta la società drow, fu scelto dalle
sacerdotesse come degno di donare il campione. Il maestro d'armi di
Terxok era indubbiamente abile: alto e robusto per essere un elfo scuro
i capelli candidi erano lasciati lunghi in una coda che arrivava fino
al fondoschiena, era uno dei più abili maestri d'armi anche
se non sicuramente il più abile, dopotutto alla sua
età di 500 anni iniziava a sentire i flebili richiami della
morte che inesorabile lo traevano a se, togliendogli le forze. Era un
veterano egocentrico e sicuro di se stesso proprio come un vero drow
doveva essere. Zakk, questo era il suo nome e pochi secoli prima era
stato un guerriero dalla forza e dalla ferocia indicibile, forse il
più potente spadaccino di tutta la storia degli elfi scuri.
Era pronto alla tenzone, vestito con la sua corazza di cristallo nero,
con i pericolosissimi spuntoni dietro ai gomiti e sopra le ginocchia
armato con una lancia nera come l'ebano con la punta che mantava
folgoranti bagliori violacei sembrava un vero e proprio demone
vendicatore, emerso dall'abisso per espiare i peccati dei mortali.
Avanzò sicuro di se nell'accampamento guadagnandosi le
occhiate di gelosia ed invidia dai suoi compagni maschi e i sguardi
maliziosi delle sacerdotesse. La società drow era brutale,
premiava i più abili, i più astuti, i
più crudeli e schiacciava gli stolti e gli inetti compiendo
in questo modo un'evoluzione artificializzata che con il passare degli
anni portò ad individui sempre migliori dei precedenti...
Sostituirsi alla natura portando l'evoluzione fino al suo limite
più grande per poi oltrepassarlo: la morte. Quella era lo
scopo finale che sospingeva i drow: la rottura del limite, la fine
della condizione mortale e l'inizio di quella immortale. Ma aveva
davvero senso ricercare questa cosa? Aveva veramente un senso cercare
di spingersi al di la della morte? Se qualcuno ci fosse riuscito la
morte non sarebbe più esistita ma senza di essa come si fa a
dare uno scopo, un senso, alla propria vita? Senza la morte, esiste la
vita? Domande sciocche che affollarono la mente troppo indottrinata di
Zakk. Arrivò al centro dello spiazzo e il suo avversario non
si fece certo attendere molto, emerse dall'accampamento disordinato
degli orchi con passi baldanzosi, incoraggiato da urla di incitamento e
pacche sulle spalle. Era un orco enorme, alto quasi tre metri con un
imponente elmo cornuto che ne sottolineava ancor di più la
poderosa stazza, aveva un armatura in metallo che lo ricopriva da capo
a piedi, era molto ben fatta per essere un armatura orchesca ma non
poteva certo reggere il confronto con la splendida armatura di
cristallo di Zakk che aveva dettagli talmente particolareggiati e
precisi da far girare la testa alla gente che la guardava. Gli orchi
erano un popolo fiero e battagliero, che ci teneva all'onore e che non
sopportava le manie di grandezza dei drow e le loro armature
ingioiellate, per un orco era molto più importante la
funzionalità di un oggetto che il suo aspetto esteriore,
prova di questo il loro aspetto fisico: alti, massicci e sporchi.
I drow invece erano puliti di aspetto, aggraziati, eleganti, i
lineamenti sottili e i muscoli compatti e ben definiti. Erano due razze
agli antipodi. L'orco slacciò i lacci che aveva sulla
schiena ed estrasse la sua poderosa arma: un gigantesco martello da
guerra di un insolito colore biancastro. Sembrava quasi permeato di
magia. Tutto ciò era molto strano, gli orchi non avevano
alcuna attitudine alla magia e se il martello era veramente incantato
c'erno due possibilità: o l'avevano trafugato a qualche
popolazione, probabilmente nani; oppure avevano un alleato nascosto che
sapeva usare la magia...
L'arroganza dei drow non aveva comunque limite, anche di fronte a
quell'arma micidiale Zakk non vacillò anzi, si
avvicinò al suo avversario e gli disse ocn fare sprezzante.
"Orco, piega il ginocchio a terra e scopri il collo, ti offro una morte
veloce..."
Il gigante con solo lo sguardo feroce che usciva dall'impressionante
elmo, alzò il martello sopra la testa, sembrava che si
stesse sforzando a fare qualcosa, poi rispose con voce tonante:
"Io sono Barkman, figlio di Kruss e vincitore dell'arena! E questa che
tengo in mano è la tua morte!"
L'orco ringhiò per lo sforzo ed il martello
brillò di una luminescenza biancastra che avvolse tutto il
corpo proteggendolo e donandogli forza, poi scattò verso il
micidiale drow cercando di colpirlo con una potentissima martellata.
Zakk non fece molta difficoltà a schivare quel colpo
piuttosto grossolano facendo un passo all'indietro, ma quando
schivò, il martello parve allungarsi all'ultimo momento di
un aura quasi spettale. L'aura colpì l'incredulo Zakk allo
stomaco sollevandolo di peso da terra e scagliandolo indietro di
parecchi metri. Il veterano di guerra fece un'elegante piroetta in aria
atterrando in piedi con la naginata spianata verso Barkman e una
piastra della corazza incrinata dalla violenza dell'urto. L'orco
caricò nuovamente ma adesso Zakk sapeva cosa aspettarsi,
Barkman cercò di colpirlo con un mortale colpo dall'alto
verso il basso, ma stavolta l'esperto veterano non arretrò
ma aggirò l'orco facendo leva sulla sua superiore
agilità, nel mezzo dello spostamento il drow
spiccò un salto e con una rotazione fulminea del corpo che
cuminò con la punta della Naginata, colpì il lato
dell'elmo dell'orco. La lama sprizzava folgori violacee in ogni
direzione e al contatto con la corazza pallida che proteggeva Barkman
uno schianto riecheggiò in tutta la caverna, seguito da una
bruciante onda di calore. Zakk fece una capriola in avanti e si
rialzò, osservando il suo avversario incredulo. Quel colpo
avrebbe tranquillamente decapitato anche l'orco più coriaceo
ma la corazza magica di Barkman fece il suo dovere assorbendo
la maggior parte del colpo, ciononostante l'orco venne buttato a terra
dalla violenza del colpo e l'elmo cornuto cadde, scoprendo la testa dai
lineamenti rozzi dell'orco, la pelle marroncina, il naso schiacciato e
due profondissimi occhi neri.
"La tua magia non ti servirà a nulla, orco, la tua razza
è negata nel suo utilizzo..."
Barkman ruggì di furia e determinazione e caricò
nuovamente, cercando di travolgere il suo agile avversario utilizzando
la sua massa decisamente superiore, Zakk fu sorpreso dell'incredibile
velocità dell'orco: si era distratto e i suoi riflessi non
erano più quelli di una volta. Il veterano non si arrese, si
accucciò a terra, poi scattò verso sinistra,
cercando di aggirare nuovamente il temibile guerriero, ma Barkman era
già caduto una volta in quel tranello ed anticipò
lo scarto dell'elfo colpendolo con il manico del martello, facendolo
crollare a terra sotto di se.
Era la prima volta che un orco si trovava in vantaggio su un elfo in
quei rari incontri di guerra, gli elfi scuri nella loro arroganza non
presero neanche in considerazione l'idea che Barkman potesse vincere su
Zakk, le conseguenza di quella improbabile vittoria sarebbero state
terribili per i drow. Bisognava evitarlo assolutamente così
a qualche decina di metri dal combattimento, nel bel mezzo
dell'accampamento drow, la prima matrona allungò un dito
ossuto verso i due combattenti e pronunciò alcune parole di
potere dirette agli occhi di Barkman...
L'orco si lanciò su Zakk e quando la prima matrona
ebbe pronunciato l'incantesimo, vide la lancia di Zakk sparire nel
nulla. Dov'era finita la sua lancia? Lo avrebbe scoperto fin troppo
presto quando sentì la sua corazza magica infrangersi
all'altezza della spalla, e un dolore lancinante lo costrinse a
rendersi conto di essere caduto in un tranello del drow. La Naginata
invisibile, si era infilata nella giunzione della corazza pettorale
appena sotto l'ascella strappando un urlo all'orco e recidendogli i
tendini che tenevano legati i poderosi muscoli orcheschi allo
scheletro. In quelle condizioni Barkman poteva solo morire. Con un solo
braccio non riusciva a reggere il potente martello magico che cadde a
terra, privando l'orco sia dell'arma che della corazza magica. Zakk fu
molto abile ed estrasse rapidamente la lancia con stupore, Barkman si
era letteralmente impalato da solo. Fece un rapido passo all'indietro
caricando un salto, poi sembrò spiccare il volo tale era la
velocità di quel mortale salto. Colpì
l'orco barcollante e ormai disarmato sulla fronte con il piatto della
lama, facendolo crollare in ginocchio.
"Hai perso!"
Zakk roteò fulmineo su se stesso caricando un potente calcio
che colpì l'orco sotto il mento, facendolo crollare a terra,
poi il drow gli fu sopra appoggiando un piede sulla spalla martoriata
dicendogli:
"Rassegnati Barkman figlio di Kruss, voi orchi non potete certo
competere... Anche se stavolta è stato più
divertente del solito, e sarà ancor più
divertente schiavizzare l'intera tribù per una tua
debolezza, Barkman figlio di Kruss."
Le parole taglienti come lame di Zakk avevano lo scopo di far
precipitare Barkman nella più cupa disperazione,
addossandogli tutto il peso della sconfitta
L'orco in risposta sputò catarro e sangue addosso
all'elfo con tutto il disprezzo che poteva provare per le spregevoli
meschinità di quella razza potente e senza onore. Zakk non
prese molto bene quello sputo tanto da fargli impugnare la Naginata a
due mani, calando il colpo mortale verso il cuore dell'orco. Barkman
raccolse le sue ultime energie ed in uno spasimo di dolore scosse la
spalla ferita sopra la quale Zakk era appoggiato, facendogli perdere
quanto basta l'equilibrio per veder deviare la Naginata verso la spalla
già distrutta. Il dolore fu accecante e l'orco
percepì chiararamente l'orribile scricchiolio di un osso che
si rompeva e la lama che si incastrava in esso. Urlò di
furia e disperazione colpendo con tutta la sua forza il ginocchio del
drow con un potente pugno con il guanto metallico. Il pugno ebbe un
effetto devastante: il ginocchio di Zakk esplose letteralmente ed una
rosa carminia di sangue ed osso lo sostituì. L'elfo cadde a
terra avvinghiato al gigantesco orco, incredulo di quello che era
successo. Zakk spalancò gli occhi di orrore, assolutamente
disgustato di se stesso per non essere riuscito a schivare il micidiale
pugno. I due guerrieri erano avvinghiati a terra e la situazione si era
chiaramente ribaltata, pochissime creature potevano reggere il
confronto fisico ravvicinato con un orco gigantesco come Barkman, e
Zakk non era una di quelle. Nonostante la situazione critica l'elfo
sibilò velenoso:
"Pare che la situazione si sia ribaltata ma ti devo confessare che la
mia lancia era avvelenata, non passerai la notte."
Barkman lo fissò con gli occhi carichi d'odio poi senza
aggiungere altro allungò il guanto metallico ancora pieno
del sangue dell'elfo sulla faccia delicata del drow e
schiacciò con tutta la sua forza. Zakk urlò di
dolore mentre l'orco gli schiacciava i bulbi oculari e gli riduceva la
faccia ad una maschera sangiunante, poi la mano guantata si chiuse sul
collo muscoloso ma sottile del drow e strinse con tutta la sua forza
finché non percepì distintamente lo scricchiolio
delle ossa del collo che si spezzavano.
La folla era in assoluto silenzio. Barkman si alzò in piedi
barcollante e cosparso di sangue, con un ringhio si strappò
dalla spalla quella fastidiosa Naginata. Alzò il braccio
ancora buono verso il cielo nero della grotta. Rivolto alla fazione
elfica, gridò:
"La storia cambia!"
La folla orchesca parve esplodere di urla di giubilio mentre gli elfi
scuri osservavano con calma glaciale la scena, ma nel profondo dei loro
cuori oscuri stavano tutti tramando vendetta.
Da dietro le file degli orchi un individuo minuto con lunghi capelli
biondi e lineamenti delicati in viso, sorrideva alla sconfitta in
combattimento dei malvagi elfi scuri. Poi si volse e sparì
nell'oscurità della grotta.
Il consiglio dei drow si riunì poco dopo l'assurda
sconfitta, tutte le matroni dei più importanti casati erano
presenti, come si confà ad un vero e proprio consiglio di
guerra. Venne approvata una soluzione rapida che avrebbe permesso di
progettare una chiara e terribile vendetta: una missione segreta, in
solitaria, per scoprire da dove provenga la misteriosa forza magica
degli orchi. Venne scelto un volontario all'unanimità,
abbastanza abile da riuscire nella missione e abbastanza sconosciuto da
poterlo condannare in caso la missione sarebbe stata scoperta. Chi
meglio di Peller del casato di Mellos?
Il giovane drow si stava esercitando nella sua tenda dell'accampamento
riflettendo sull'accaduto. Quello era un evento unico nel suo genere,
mai avrebbe pensato che Zakk ne sarebbe uscito sconfitto dallo scontro
con un orco. Ma era ben evidente che non c'erano solo gli
orchi da affrontare: c'era qualcuno dietro di loro che dirigeva eli
aiutava a loro discapito, tramando la loro sconfitta. Si erano
tramutati da predatori in prede. Ma chiunque siano i loro avversari
avrebbero trovato pane per i loro denti, un drow era una creatura
portata naturalmente alla guerra e all'inganno, tentare di fregarli con
i loro stessi metodi sarebbe stato come tentare di acchiappare un gatto
con una trappola per topi...
Le sue scimitarre roteavano nell'aria descrivendo eleganti fendenti,
stava eseguendo una speciale danza elaborata dai più grandi
spadaccini drow che li spingeva ad allenare ogni muscolo del corpo in
modo da avere una perfetta padronanza di esso, era la Danza del Ragno.
Mika osservava dalle aperture della tenda il fratello minore che
eseguiva con grazia, equilibrio e potenza l'elaborata Danza del Ragno.
Il corpo di Peller era come un'opera d'arte: una scultura viva che
pulsava di vita e di forza, si poteva notare tutti i fasci di muscoli
compatti che disegnavano quel corpo così allenato, ad ogni
affondo della danza il suo corpo di contraeva e l'aria usciva
rapidamente dai polmoni provocando un rumore simile ad uno strano
sospiro. Quel sospiro era l'essenza del combattimento drow, quelle
contrazioni spingevano il corpo ad accelerare bruscamente alcuni
movimenti, rendendoli quindi più fluidi e mortali.
Mika entrò a passo deciso nella tenda e Peller che
interruppe subito la sua danza per quell'ingresso inaspettato:
"Onorevole sorella..."
Peller chinò leggermente la fronte sudata al cospetto della
sorella, il rispetto per le femmine assieme al disprezzo per le altre
razze era la prima cosa che insegnavano ai giovani drow.
"Peller, la tua danza del ragno sembra che migliori continuamente,
forse c'è un motivo per cui abbiamo lo stesso sangue..." Un
complimento velato, ed equamente diviso tra loro due ma era il meglio
che poteva chiedere da una come Mika. La ragazza drow si
avvicinò facendo frusciare la veste di seta viola che
mandava strani riflessi alla fioca luce delle torce magiche
dell'accampamento, allungò una mano sottile ed affilata ed
accarezzò il ventre del drow, risalendo poi verso il mento
del fratello per stringerlo e costringerlo a guardarla negli occhi.
Peller era l'unico con gli occhi viola della famiglia, Mika li aveva
rosso sangue, un colore che certo si addiceva al suo rango di
sacerdotessa.
"Peller sei stato scelto per una missione in segreto, dovrai
infliarti furtivamente nell'accampamento orchesco e scoprire da dove
prendono quella squallida magia" La sacerdotessa fece una pausa
avvicinandosi di più a Peller e avvolse le mani attorno alla
vita tonica e muscolosa del guerriero, la sua voce era un sussurro ma
lo colpì come un maglio:
"Inutile dire che se ti scopriranno il concilio negherà che
la missione ti è stata assegnata e ti condanneranno a morte
secondo le leggi orchesche..."
Si avvicinò ancora un po', le loro labbra si sfioravano,
Mika sorrise e concluse:
"Ma torna da me, dopotutto il sangue della nostra famiglia non deve
venire sprecato" Le loro labbra si unirono fugacemente poi Mika si
staccò e si allontanò lentamente dicendo:
"La tua missione è già iniziata, appena sarai
pronto vai", poi la ragazza si leccò le labbra con fare
malizioso e se ne andò.
Peller trasse un sospiro di sollievo quando lei uscì, Mika
era lunatica e aveva degli scatti d'ira veramente terribili inoltre in
tutte quelle eccitanti situazione, tipiche nell'usanza drow il maschio
non doveva assolutamente prendere alcuna iniziativa, tutto il potere
era conferito alla donna, anche nei rapporti più intimi. Un
"cedimento" del maschio alle provocazioni della femmina sarebbe stato
classificato come debolezza, e la debolezza veniva espiata in un unico
modo: la morte. I drow maschi venivano continuamente provocati dalle
femmine, ormai Peller c'era abituato ma doveva stare sempre attento,
per ingraziarsi la Regina Ragno le sacerdotesse sarebbero ben felici di
sacrificare un fratello "debole" e quindi indegno.
Non c'era altro tempo per riflettere, il consiglio gli aveva affidato
una missione importante e non avrebbe fallito. Iniziò a
vestirsi indossando dei comodi abiti di pelle nera, legandosi alla vita
una cintura con il suo fedele Kriss, le scimitarre ed un misterioso
sacchetto. Poi si avvolse in un mantello leggero e lievemente
luccicante. Quel mantello era magicamente incantato ed aiutava il drow
a nascondersi nell'oscurità quello che c'era sotto, raccolse
i capelli in una coda e si vestì rapidamente,
impugnò le sue scimitarre, controllandone l'affilatura, le
reinfilò nei foderi poi uscì dalla tenda,
silenzioso come il vento: un ombra tra le ombre.
Passò attraverso l'accampamento indisturbato, coperto con il
mantello da pericolosi sguardi indiscreti, si incamminò
rapidamente verso l'estremità occidentale della caverna,
dopo pochi minuti di rapido cammino vi giunse e si rese conto
dell'enormità di quel luogo. Le pareti della grotta erano
liscie e umide e sporadici rigagnoli d'acqua modificavano per sempre la
struttura della caverna, costituendo lentamente stalattiti e stalagmiti
di decine di metri. Poteva vedere bene l'accampamento orchesco: a
livello del terreno c'era tutta la truppa e le persone di poca
importanza, su un colle di roccia all'interno della caverna sovrastava
una gigantesca tenda fatta con pelli di diversi animali. Li era
sicuramente poteva trovare le informazioni che cercava.
Costeggiò la caverna passando come un ombra attraverso il
campo orchesco, gli orchi erano troppo impegnati in festeggiamenti per
notare un'ombra che rapida e silenziosa si dirigeva verso la tenda che
sovrastava tutto l'accampamento. Arrivò ai piedi del colle e
si accorse immediatamente che per raggiungerlo c'era soltanto una
ripida scalinata intagliata nella roccia, sicuramente con la magia. Un
altro sfoggio di magia... Gli orchi dovevano essere veramente sicuri di
loro stessi per esporre così la nuova ed insolita magia ai
pericolosi drow. La scalinata era protetta da due guardie armate fino
ai denti e lui non aveva per niente voglia di affrontarle. Usare la
levitazione per risalire le pareti non era per niente sicuro in quanto
sarebbe stato completamente esposto ed inoltre non era un incantesimo
che padroneggiasse con estrema chiarezza. No, doveva arrampicarsi su
quelle ripide pareti di roccia. Gli orchi più vicini erano
ormai ubriachi di alcol ed ebbri di gioia per l'insolita vittoria.
Tanto che non badarono a quell'ombra più scura delle altre
che si muoveva alla base del colle roccioso. Peller trovò un
canale nella roccia, un insenatura che risaliva per una decina di
metri, arrivando sulla sommità del colle. L'elfo
ripiegò il mantello che lo rendeva parzialmente invisibile
nell'oscurità e se se lo avvolse attorno al capo e al busto,
lasciando trasparire dalla seta nera solo quelle due perle viola che
erano gli occhi. Poi aprì un sacchetto di pelle legato alla
vita e vi inserì le mani strofinandole per bene con la
strana polvere contenuta al suo interno. Quando l'elfo scuro estrasse
le mani esse erano completamente ricoperte da piccole scaglie violacee
e cangianti alla luce delle torce che rendevano incredibilmente ruvide
le mani permettendo a Peller di arrampicarsi agevolemente anche sulla
roccia più liscia. Appoggiò le mani a palmo
aperto sulla roccia e contrasse i muscoli delle braccia, portanto
contemporaneamente in su i piedi, infilandoli nelle numerose insenature
naturali di quella scalinata improvvisata. Salì rapido come
il vento quell'insenatura rocciosa a tal punto che arrivato in cima i
muscoli delle braccia che gli dolevano per lo sforzo sostenuto.
La tenda orchesca era costituita da numerosi pali di legno impiantati a
forza nella dura roccia grazie a delle punte di acciaio, alla struttura
di pali erano appese numerose pelli di svariate creature che Peller non
conobbe, probabilmente tutte creature della superficie. Sapeva
però che maggiori erano i tipi di pelle che ricoprivano una
tenda e maggiore era l'importanza della tenda stessa. Su di essa Peller
non riusciva a vedere due pelli dello stesso tipo... Si
avvicinò furtivo, restando rannicchiato sulle ginocchia per
non farsi vedere da sguardi indiscreti, estrasse il piccolo ed affilato
Kriss ed eseguì un piccolo taglio nella tenda, tanto da
permettere al suo occhio di vedere l'interno, le sue orecchie sensibili
si misero in allarme per captare qualsiasi suono che presagiva pericolo.
L'interno della tenda era calda e spaziosa, luminose torcie giallastre
illuminavano la scena di una tiepida luce e di un piacevole calore, la
tenda sarebbe stata considerata piuttosto spartana per un elfo chiaro
ma era sontuosamente arredata per gli standard degli orchi. Un
elaborata composizione di tappeti faceva da pavimento, dalla parte
opposta dell'entrata si poteva intravedere uno scranno piuttosto
sontuoso estratto da un gigantesco teschio di qualche animale, sui
braccioli spuntavano dei denti conici ed appuntiti, non doveva essere
una sedia particolarmente comoda per il grosso orco dalla pelle grigia
che vi sedeva sopra. Ma l'attenzione di Peller venne catapultata al
centro della tenda dove c'erano tre figure con lunghi mantelli, due di
essi erano elfi chiarie un terzo era un orco, probabilmente un
chierico. La consapevolezza di una possibile alleanza tra elfi chiari e
orchi fece rabbrividire l'impavido drow. Sul tavolo giaceva supino un
corpo in fin di vita e Peller vi riconobbe Barkman, l'orco che aveva
combattuto contro Zakk, ik suo micidiale martello da guerra giaceva
appoggiato al tavolo.
"Non va per niente bene, il veleno è entrato troppo in
profondità" disse il chierico
"Incapace! Inetto! Non è accettabile che dopo la vittoria
Barkman muoia per il veleno di quel cane!" L'orco seduto sullo scranno
inveì contro il chierico, osservando digrignando i denti il
corpo ormai in fin di vita di Barkman. Il capotribù non
aveva preso molto bene la storia dell'avvelenamento e capiva benissimo
le complicazioni di un eventuale morte del guerriero, i drow potevano
richiedere un secondo duello e la prospettiva non gli piaceva affatto.
Fissò gli elfi: uno di essi aveva lunghi capelli bianchi
raccolti in un nodo sulla nuca e aveva un aria solenne ed importante;
il suo compagno invece, sicuramente più giovane, osservava
guardingo gli orchi attorno a se, poco fiducioso da quei momentanei
alleati.
"E voi non dite niente?" chiese Kruss, a cui l'elfo anziano rispose:
"Onorevole capotribù Kruss, il veleno drow è
infido proprio come loro ed attacca tutti i tessuti espandendosi lungo
i fluidi del corpo, ormai non c'è più nulla da
fare..."
"Facili parole, tanto voi avete il culo coperto..."
intervenì il chierico orco con tono sprezzante. Il giovane
elfo si fece avanti avvicinandosi di un passo al chierico e fissandolo
negli occhi dal basso verso l'alto.
"Vuoi forse negare che il nostro intervento sia stato fondamentale? Chi
ha incantato il martello? Chi ha impedito che il vostro campione non
venisse decapitato dal drow al primo colpo?"
L'elfo più giovane parlò con
impulsività, giudato dalla diffidenza per gli orchi e per la
naturale arroganza della sua razza, ma una mano del compagno
più anziano placò subito il suo sangue bollente e
riportò la calma nella tenda. Il chierico non sapeva cosa
ribattere e dalla sua espressione accigliata pareva quasi voler saltare
addosso al giovane elfo.
"Onorevole Krull ed onorevole chierico, perdonate i modi impulsivi di
mio figlio Gaeron, purtroppo l'ho viziato un po' troppo e non sa bene
quando è il momento di stare in silenzio"
Si allontanò lentamente dal tavolo intanto che Gaeron
arrossiva come un bambino scoperto con le mani del sacco, ed il
chierico si tranquillizzava. I due elfi si mossero lentamente verso
l'uscita della tenda quando furono sul ciglio l'anziano mise una mano
sul bordo del cappuccio ed osservò il capotribù
con determinati occhi di zaffiro.
"Comunuqe sia noi non possiamo fare altro per Barkman, è un
veleno potente e di origine magica, infatti non c'è
più nel sangue ma è stato totalmente assorbito
dai muscoli del corpo... Non so in quanto tempo lo finirà ma
so che lo porterà alla morte, i veleni drow non danno
scampo... Mi dispiace Kruss, mi farò sentire al
più presto"
Il capotribù, rosso di rabbia e dolore era come una bomba
pronta ad esplodere, si alzò di scatto dal trono scaricando
la sua rabbia in una potente manata che spezzò in due uno
dei grossi denti situati vicino ai braccioli del trono, la sua mano si
ferì e il sangue prese a scorrere copioso lungo il polso per
poi gocciolare a terra, denso e purpureo. Strinse la mano a pugno e
leccò il sangue che colava in uno strano rito. Poi strinse
il pugno con forza fino a che le nocche impallidirono e i muscoli del
braccio si gonfiarono.
"Me la pagheranno..." sibilò "Lo giuro sul mio sangue"
Gli elfi fecero un piccolo inchino, sollevarono i cappucci sulla testa
ed uscirono dalla tenda con un fruscio di vesti. Intanto il sangue si
accumulava lentamente alla base del trono...
Peller sorrise e si ritrasse lontano dall'uscita accerchiando la tenda,
lui conosceva Zakk come suo maestro di accademia e conosceva il
terribile veleno che utilizzava, estratto direttamente dalle fauci di
un Drider, il veleno si chiamava Seconda Vita. Il suo scopo era che
oltre ad uccidere il malcapitato, impediva il decadimento naturale del
corpo, e rendeva i tessuti infetti più resistenti. Il
Seconda Vita donava in effetti una seconda e terribile vita
trasformando i soggetti in dei Golem, ovvero degli inarrestabili
cadaveri ambulanti che seguivano qualunque mossa di chi li aveva creat.
Erano in assoluto i guerrieri più fedeli che un mago possa
trovare e probabilmente i più potenti che avesse potuto
creare. Ma l'effetto del Seconda Vita è estremamente
complicato da ottenere e necessita di una potente energia magica che
solo una potente sacerdotessa può avere. Nonostante le
difficoltà dell'incantesimo, la consapevolezza che gli orchi
avevano un nemico terribile nel cuore del loro accampamento rincuorava
l'ambizioso drow. Poi un altro piano, molto più infido e
degno della sua mente brillante e malvagia... Ma adesso non c'era tempo
da perdere, si acquattò dietro la tenda cercando di
percepire i rumori dei due elfi che scendevano dalla scalinata scavata
nella pietra, il drow era pienamente soddisfatto delle informazioni
ricevute: Barkman si sarebbe trasformato in un potentissimo Golem, il
controllo del golem era la chiave per aprire la porta della vittoria.
Bisognava assolutamente impossessarsene e aveva già un idea,
ma gli serviva l'aiuto dell'onorevole sorella Mika.
Il drow fece a ritroso la strada che aveva percorso, scendendo
agilmente dalla rupe di roccia e scomparendo nella notte come un ombra
tra le altre in quell'oscura grotta, riutornando all'accampamento.
*
Peller osservava la triste scena che si profilava sotto di lui,
indeciso sul farsi. Artuik era un ragazzino simpatico e aveva tutte le
caratteristiche necessarie per rendersi utile a lui e al suo piano, gli
orchi stringevano lentamente il cerchio attorno al piccolo elfo chiaro,
Peller decise di intervenire. Frugò rapido nel suo mantello
ed estrasse una piccola cerbottana con una minuscola freccia incantata
detta Pywa. La freccia riusciva a far transitare una creatura vivente
in se, imprigionandola per poi liberarla all'ultimo momento.
Certo, toccava un piccolo sacrificio... Peller si sfilò
rapidamente il guanto e si punse il dito facendo sgorgare una goccia di
sangue e vi intinse la Pywa. Adesso la freccia era pronta, quando
sarebbe arrivata al bersaglio il drow sarebbe apparso come un fantasma,
l'effetto sorpresa era assicurato. Il guerriero si portò la
cerbottana alla bocca e soffiò. La Pywa trapassò
l'aria con la velocità di un proiettile e quando
arrivò a contatto con il terreno roccioso tra Artuik e gli
orchi esplose in una nuvoletta di fumo. I nemici furono spiazzati da
quell'insolito trucchetto ma pensando che fosse soltanto un trucco per
permettere al giovane Artuik di fuggire si buttarono in avanti con
foga. E morirono. Peller apparve dalla nuvoletta, armato fino ai denti
e con le scimitarre spianate il primo orco che vide la sua pelle scura
si ritrasse terrorizzato ben conscio della terribile fama dei drow, le
scimitarre volteggiavano in aria, Peller colì il primo
avversario ad un ginocchio, lacerandone i tendini e facendolo crollare
a terra poi la scimitarra gemella finì il lavoro
trapassandogli la gola. L'orco morì gorgogliando maledizioni
contro di lui, Peller non vi fece caso e sfruttando la confusione
creata si lanciò nella mischia. Gli orchi erano nemici
formidabili sulla lunga distanza in modo che possano usare le loro
grosse armi a due mani e tutta la loro forza fisica. Ma Peller era ben
conscio di questo ed era per questo che utilizzava due armi corte come
le scimitarre. Il secondo avversario tentò di colpirlo con
la possente ascia bipenne ma Peller si scansò con una
capirola a terra e l'ascia si piantò nella parete legnosa
della capanna, Peller ne approfittò ed in un turbinio di
scimitarre colpì prima le braccia dell'orco amputandole, poi
troncò le urla dell'orco urlante con un colpo a forbicie che
decapitò di netto la testa del malcapitato, che
crollò a terra in una chiazza purpurea.
Peller era un'impressionante macchina da guerra, si muoveva rapido e
silenzioso troncando arti e teste con una certa soddisfazione, pareva
un demone evocato dai più oscuri abissi dell'inferno, gli
orchi che riuscirono a sfuggire a quel demone incarnato non esitarono a
ritirarsi nel bosco ringhiando maledizioni contro il drow. Il pericolo
per Peller non era finito, gli elfi si erano accorti della sua fuga ed
accorrevano con le Naginata spianate verso Peller...
"Ingrati..."
Non poteva aspettarsi di meglio da degli elfi chiari, gli elfi "buoni".
Peccato che erano buoni solo con chi era d'accordo con loro, gli altri
li trattavano con disprezzo o li ammazzavano. Peller era già
pronto, la sua mano si infilò nel mantello ed estrasse la
seconda Pywa, gliene rimanevano solo 3, intinse la freccia nel sangue
del dito poi si volse rapidamente verso Artuik che era crollato
terrorizzato dallo scontro e dal sangue, appoggiandosi pesantemente
alla parete della capanna. Peller lo sollevò di peso e gli
puntò la scimitarra alla gola, guardando ghignando i falsi
buoni in arrivo per fargli la pelle. La carica degli elfi
subì un brusco rallentamento in vista del giovane Artuik
minacciato dalla crudele lama di Peller ma subì un blocco
deciso quando una voce femminile sovrastò tutto il loro
fragore.
"Fermiii!!!"
La carica elfica si fermò e da dietro apparve la
sacerdotessa di prima, carica di apprensione per il figlio.
"M-mamma" piagnucolò il piccolo elfo
"Silenzio Artuik, e ringrazia tua madre, è solo merito suo
se sei ancora vivo... Ah già poi è anche merito
mio..." Peller parlò ad alta voce in modo che gli elfi
potessero sentire
"Cane bastardo, vigliacco!" ringhiò un minaccioso elfo con
una fascia nera in testa e una grossa alabarda sporca di sangue.
"Vigliacco... Bastardo... E' questo il ringraziamento che voi culi
bianchi riservate per chi affronta da solo una decina di orchie salva
la vita ad un vostro consanguineo? Siete fottutamente ingrati!"
Il numero citato da Peller era vero, bastava vedere l'impressionanante
quantità di braccia mozzate e cadaveri decapitati li
attorno. Intanto che Peller parlava la mano libera dalla scimitarra che
impugnava una Pywa già bagnata del suo sangue punse il
fianco del ragazzo strappandogli un gemito di dolore.
"Tu parli troppo, elfo scuro adesso perirai, come è stato
deciso dal consiglio che ti piaccia o no" L'elfo con l'alabarda
insanguinata era l'unico che parlava, probabilmente era una
personalità importante. "Altynel, folgoralo!" disse rivolto
alla sacerdotessa che annuì tristemente ed iniziò
a muovere le mani per invocare un incantesimo che avrebbe creato un
fulmine.
Intanto la mano di Peller aveva estratto la cerbottana e l'aveva armata
con la Pywa carica di doppio sangue.
"Mi dispiace Peller, ma non ti sei comportato a modo..." Altynel
parlò con voce triste, guardando il drow dritto negli occhi.
In quel momento Peller estrasse la cerbottana con la mano libera
esparò la Pywa nel mezzo del bosco, il primo albero che
avrebbe incontrato sarebbe stata la sua salvezza dal terribile
incantesimo.
1...
2...
3...
Il bersaglio della Pywa doveva essere piuttosto lontano e se avesse
aspettato ancora Altynel lo avrebbe folgorato.
4...
5...
"Altynel! Fulminaloo!!" disse l'elfo dalla scimitarra insanguinata,
esasperato dalla snervante attesa.
6...
7...
In quel momento Peller sogghignò, non capendo
perché la sacerdotessa esitasse così a lungo, poi
un istante dopo disse:
"Grazie sacerdotessa... Hahaha"
E sparì in una nuvoletta di fumo grigio.
"Maledizione Altynel che ti è presoooo!?" L'elfo era furioso
per la fuga del drow e del rapimento di Artuik
"MI dispiace, ma il drow aveva una corazza magica che dovevo
eludere..." Anche il più stolto delle guardie avrebbe
percepito la bugia della sacerdotessa ma solo una guardia veramente
stolta si sarebbe permessa di contraddirla. Infatti nessuno lo fece, e
nessuno seppe che non fu un armatura magica a bloccare il fulmine, o il
micidiale sguardo lavanda del drow. Erano gli occhi azzurri del piccolo
elfo, lucidi di lacrime in una tacita preghiera...
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