The Resistance

di ArtemisLover
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** La figlia della sfiga torna a colpire! ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


The Resistance

 

We were like loaded guns, sacrificed our lives
We were like love and ...undone?
Craving to entwine, fatal torch, final thrill
Love was bound to kill
-October and April, The Rasmus-

 

 

Capitolo 1. 

-Regola numero uno: non fare mai capire agli altri di stare annegando nella tua stessa bava solo per aver guardato un ragazzo.

 

Charlie emise l’ennesimo sbuffo contrariato, mentre il pullman su cui viaggiavamo veniva scosso da una profonda buca che segnava la strada.

         - Quanto vorrei essere in servizio per potergli dare un multa. Delinquente – borbottò a mezza voce, guardando burbero quell’autista tanto sconsiderato da fumare tranquillamente davanti a lui.

Risi, divertita dalla sua buffa espressione contrariata.

        - Che c’è papà, ti sei già pentito del mio arrivo? – gli chiesi, un sorriso sulle labbra.

        - No no, ma figurati! –  rispose immediatamente, agitato. – E’ solo che… bhe, non sopporto di viaggiare in autobus. Soprattutto se sono guidati da imbecilli che si divertono a provocare nausea alla gente -  aggiunse, scoccando l’ennesima occhiataccia all’autista che aveva appena inchiodato.

Ridacchiai, appoggiando la fronte al finestrino rigato dalla pioggia.

Charlie era davvero una brava persona, mi era mancato molto.

Era stata la scelta giusta andare a vivere con lui, me lo sentivo.

Anche se Forks, con il numero allucinante di 2000 abitati e le sue piogge perenni, era quantomeno deprimente per chi era abituata a vivere con il sole splendente di Phoenix.

        - Bells, sei proprio sicura che non avremmo potuto evitare di viaggiare su questo catorcio? Sarei potuto venire in aeroporto con la macchina della centrale – disse, emettendo quello che credo fosse il suo trececentesimo sbuffo.

Mi irrigidii, scrutando improvvisamente interessata gli alberi che si susseguivano ai bordi della strada.

        - Scusami pa’, so che ti da fastidio ma… non mi sento ancora pronta a salire in macchina, preferisco così – ammisi, arrotolando una ciocca di capelli sull’indice.

       - Lo sai che prima o poi dovrai affrontare questa paura, vero? – mi domandò, con voce dolce e impacciata allo stesso tempo.

       - Si, lo so, e ho intenzione di farlo, solo… non oggi. Non me la sento, per ora -

       - Va bene tesoro, come vuoi. Dopotutto, sono passate solo tre settimane… hai tutto il tempo che vuoi. L’importante è che tu stia bene – sospirò.

       - Ehi tranquillo Charlie, è tutto a posto… ma dimmi pa’, ti piace ancora andare a pesca? – chiesi, sperando di distrarlo dai suoi pensieri cupi.

Un sorriso a 32 denti apparve sul suo volto, accompagnato da uno strano scintillio nei suoi occhi color cioccolato.

Oh oh. Quello sguardo non annunciava nulla di buono.

 

 

 

Oh. Mio. Dio. Le orecchie stavano per esplodermi. Avevo passato DUE ORE di viaggio ad ascoltare Charlie parlare di pesca (no cioè, DI PESCA! Che cacchio c’è da dire sulla pesca per due ore?!) con uno sguardo da fanatico. Si era messo a spiegarmi le differenze tra i vari ami, le varie tecniche, le componenti di una canna, non accorgendosi del mio sguardo sconvolto.

Ma non era un tipo di poche parole?! Alla faccia! Era un doberman travestito da barboncino, quell’uomo!

Grazie al cielo, dopo avermi mostrato la mia nuova stanza aveva deciso di lasciarmi sola per poter sistemare i bagagli.

Avevamo cenato con pizza e una birra, entrambi troppo stanchi anche solo per pensare di cucinare qualcosa; dopodiché ero tornata dal mio adorabile letto.

Avvolta nelle coperte, pensavo all’indomani.

Il mio primo giorno alla Forks High School.

Oh cacchio, dio solo sapeva quanto sarebbe stato imbarazzante.

Tutti a Forks aspettavano intrepidi l’improvviso ritorno della figlia del capo Swan, avrei avuto gli occhi di tutti puntati addosso. E se c’era una cosa che non sopportavo, era stare al centro dell’attenzione.

Lo sguardo mi cadde su una fotografia, posata con cura sul comodino. Io e Renée, abbracciate e sorridenti mentre mangiavamo un gelato.

 Un groppo alla gola mi impediva di respirare normalmente.

Dio, quanto mi mancava. Quanto avrei voluto poterla abbracciare ancora.

 La presi e vi posai un bacio, rimettendola poi al suo posto.

       - Buonanotte, mamma- sussurrai, infilandomi sotto le coperte.

Domani sarebbe stata una giornata dura.

 

 

 

Beep.

       - … -

Beep. Beep.

       - Suona pure quanto vuoi, stupida sveglia. –

Beep. Beep. Beep.

        - Te l’ho detto, è inutile che insisti. Non ti cago manco di striscio. –

Beeep. Beeep. Beeep. Beeep.

       - Fuck. Stupido aggeggio inutile. –

Beeeep. Beeeep. Beeeep. Beeeep.

       - Ti avviso, mi stai innervosendo. Un altro strillo e non risponderò più delle mie azioni. –

BEEEP! BEEEP! BEEEP! BEEEEEEP!

       - Eh no, adesso basta! Mi hai davvero scartavetrato le balle!

Dopodiché, come degna conclusione alla mia finissima uscita, le tirai un pugno.

       - Ma porca…! –

Dio, che dolore!

Cercando di trattenere centinaia di insulti diversi che premevano per uscire, tirai un calcio al muro.

WAAAAAAAAA, IL MIO POVERO PIEDE! Gggggesùùù, che male!

Inizia a saltellare stile grillo impazzito per la stanza, tenendomi il piede fratturato con la mano dolorante, mentre emettevo una serie di improperi degni di uno scaricatore di porto.

       - Ginny, tutto bene?  Ti ho sentito urlare… - disse Charlie, entrando in camera e bloccandosi.

Un espressione tra lo sconcertato e il divertito comparì sul suo volto, mentre alzava un sopracciglio.

       - Bhe, che c’è?! Non hai mai visto una persona alzarsi la mattina?- sbraitai, imbarazzata.

Come se fosse strano trovarsi una ragazza in pigiama giallo canarino che saltellava e urlava dietro alla sveglia alle sei del mattino.

Tsè, pensa te.

       - No no tranquilla, volevo solo avvisarti di vestirti pesante. Piove – ridacchiò, scendendo per far colazione.

Ma davvero Charlie? Piove? Qui, a Forkschifo? Wow, strano. Menomale che me l’hai detto.

Ok, diciamo che al mattino il mio umore non è mai stato dei migliori. Sono sempre stata potenzialmente acida e preda di istinti assassini fino a un paio d’ore dopo il risveglio.

Mi trascinai lentamente in bagno, guardandomi allo specchio.

Oh. Mio. Dio. Sono Simba! Ho la sua criniera! .

Dovevo immaginarlo. Schifosissima umidità.

I miei riccioli ramati, lunghi fin oltre alle spalle, erano gonfissimi.

Per non parlare poi delle profondissime occhiaie che spiccavano sulla mia carnagione bianco-cadavere.

Perfetto. Sono un leone-zombie. Fantastico, davvero.

Dopo una colazione frettolosa e un bacio a Charlie, ero finalmente pronta.

Impermeabile alla mano, uscii sotto la pioggia scrosciante, incamminandomi verso la Forks High School.

Esatto, incamminandomi. Perché a Forkschifo non esisteva neanche uno schifo di pullman che portasse a quello schifo di scuola. E così, visto che mi rifiutavo categoricamente di salire su una macchina, mi toccava fare tre chilometri a piedi. Sotto il diluvio.

Una macchina sfrecciò accanto al marciapiede, centrando in pieno una pozzanghera e inzuppandomi fino al ginocchio.

L’ho già detto che questo posto è uno schifo?

 

 

 

       - E così, è questa la Forks High School? – dissi tra me e me, senza riuscire ad evitare di alzare un sopracciglio.

Era una struttura vecchiotta, composta da una serie di piccoli edifici in mattoni rossi staccati fra loro. Tutto sommato, sarà stata grande come la palestra della mia vecchia scuola a Phoenix. Per non parlare del numero esorbitante di studenti, ben 400 ragazzi.

Sospirando, cercai di decifrare la piantina e l’orario che avevo appena ritirato in segreteria.

Prima ora: letteratura, edificio 3. Bene, se non altro una lezione interessante.

       - Ehi ciao, tu sei Ginevra Swan, vero? Piacere, Mike Newton – si presentò tutto d’un fiato un ragazzo biondo, porgendomi la mano.

Ma da dov’era spuntato? Non l’avevo manco visto arrivare. Qua la gente spuntava come i funghi.

       - Ehm esatto, piacere mio. Chiamami pure Gin, detesto il mio nome intero. –

Un sorriso enorme comparve sul suo viso, illuminandogli gi occhi.

       - E Gin sia. Qual è la tua prima lezione? Ti accompagno volentieri, almeno puoi fare a meno della cartina -

       - Dovrebbe essere letteratura, edificio 3, con mister Mason.

       - Ma è fantastico, anch’io ho letteratura alla prima ora! Vieni, andiamo, sono sicuro che ti piacerà! – esclamò entusiasta.

Era buffissimo, sembrava un cagnolino a cui è appena stato dato un biscotto. Scommetto che se gli lanciassi un bastoncino, me lo riporterebbe subito.

Era davvero simpatico, anche se parecchio logorroico, e a causa delle sue continue chiacchiere arrivammo con qualche minuto di ritardo a lezione.

Arrivati, mi fece l’occhiolino ed entrò.

Varcai la soglia un po’ incerta, trovandomi una ventina di occhi puntati addosso.

Perfetto. Ottimo inizio.

       - Salve professon Mason, scusi il ritardo ma Gin stava ritirando i moduli in segreteria. -

       - Buongiorno signor Newton, sempre con la scusa pronta, vedo. E lei deve essere la signorina Swan. Prego, si sieda e apra il libro a pagina 164. Abbiamo appena iniziato un approfondimento sulla coscienza e sull’interesse adolescenziale verso le problematiche odierne –

Ehi, che figata! Ma allora Forkschifo non faceva del tutto schifo!

Fingendo di non notare gli sguardi degli altri studenti e muovendomi con un’agilità e un’eleganza degna di un gatto mezzo annegato, occupai l’ultimo banco rimasto libero in seconda fila, di fianco a una biondina molto poco naturale e con la puzza sotto il naso che non mi rivolse una parola per tutta l’ora.

Non che mi dispiacesse, odiavo gli snob.

Durante l’ora di spagnolo e di matematica, invece, capitai in banco con Jessica, una ragazza riccia dalla parlantina continua. In mensa mi sedetti al tavolo con lei e i suoi amici, tra cui vi erano  anche Smorfiosetta Ossigenata e Mike.

Stavo tranquillamente chiacchierando con Jessica e Angela, una ragazza molto timida e gentile, quando sgranai gli occhi. Erano appena entrati loro.

OH. MIO. DIO.

Cinque ragazzi, di una bellezza inumana, che con grazia incredibile si sedettero ad un tavolo isolato.

Molto diversi tra loro, ma tutti accomunati da un pallore incredibile e da delle occhiaie spaventose.

Dovevo avere un’espressione parecchio idiota, perché Jessica non riuscì a trattenere una risatina.

       - Li hai notati, eh? Gin, loro sono i Cullen. Sono stati tutti adottati dal dottor Cullen e consorte. I due biondi sono i gemelli Jasper e Rosalie Hale, e stanno insieme ad Alice e Emmett Cullen. Mentre quello con i capelli rossicci è Edward. –

Questo, quando Jessica pronunciò il suo nome, la guardò, per poi scoccarmi un’occhiata veloce e tornare a fissare il nulla.

 Oddio.

 Bello. Bello. Bello.

Bello. Bello. Bello.

       - Sono sei fighi da paura, soprattutto Edward, non pensi? – sospirò sognante Jessica.

Bello. Bello. Bello.

Cosa..?

Ci misi qualche secondo a realizzare la domanda di Jessica, troppo presa a sbavare com’ero.

FIGO?! STUPENDO, MAGNIFICO, FANTASTICO, PERFETTO! Urlava il mio cervello, mentre ballava la conga impazzito.

       - Mph, sì bhè, sono carini… un po’ anemici forse, ma carini. Probabilmente dovrebbero mangiare più carne al sangue, gli farebbe bene – constatai tranquillamente, facendo spallucce.

Regola numero uno: non fare mai capire agli altri di stare annegando nella tua stessa bava solo per aver guardato un ragazzo.

Non badai né allo sguardo scandalizzato di Jessica né alla risata di Angela, troppo presa a fissare i cinque angeli.

Si erano messi tutti a ridacchiare, e ci restai di sasso: non credevo fosse possibile, ma erano addirittura più belli di quanto già non fossero.

Il rosso mi lanciò un’occhiata curiosa e sorpresa, così (per evitare l’imbarazzante perdita di altra bava) distolsi lo sguardo.

Suonata la campanella, mi avviai con Angela e Mike verso l’aula di biologia.

 

 

 

Ehm… per voi vale la pena di continuare? O.o

Se sì, nel prossimo capitolo:

-Regola numero due: mai sfidare un ragazzo ringhiante a una gara a chi è più Macho

 

 

ANGOLO AUTRICE

Buongiorno a tutti! 

Allora, inizio col dire che questa è la mia prima fiction su Twilight che pubblico [quindi se poteste darmi qualche consiglio ve ne sarei davvero grata ^_^]

Ho voluto immaginare che al posto della “solita Bella” ce ne fosse una un pochino diversa (l’aggiunta del nome “Ginevra” vorrebbe sottolineare proprio questa diversità).

Ginevra Isabella Swan non è la strafiga di turno, non è la tipica ragazza strafottente che va contro tutti ed ha tutti ai suoi piedi: è una ragazza normale, un pochino più matura della sua età, con tutti i suoi difetti e il suo sarcasmo. La maggior differenza con Bella? Bhe, è più spigliata, è più combattiva, con più difetti e allo stesso tempo più… libera di essere se stessa, in un certo senso; anche se questi aspetti emergeranno maggiormente nei prossimi capitoli.

Spero che questo primo capitolo non vi abbia annoiato, ma non preoccupatevi! E’ solo un’introduzione, già dal prossimo dovrebbe farsi più interessante

Ripeto, qualsiasi consiglio-parere-insuto, è più che benaccetto :)

Grazie a tutti dell’attenzione!

A presto,

ArtemisLover ♥

style="font-weight: normal;">Grazie a tutti dell’attenzione!

A presto,

ArtemisLover ♥

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2.

-Regola numero due: mai sfidare un ragazzo ringhiante a una gara a chi è più Macho

 

 

Suonata la campanella, mi avviai con Angela e Mike verso l’aula di biologia.

Non era particolarmente attrezzata: la solita serie di tavoli da laboratorio neri, ognuno completo di microscopio e vetrini.

Il professor Banner mi diede un libro e mi fece cenno di andare a sedermi. Mi guardai intorno, cercando un posto libero.

Oh. Oh oh oh.

L’unico ad essere rimasto senza compagno sembrava essere Edward Cullen.

Ma che grandissima botta di culTURA! Che strano, di solito non me ne andava mai bene una. Finalmente la sorte aveva deciso di riscattarsi!

Avanzai noncurante fino al nostro tavolo, accomodandomi affianco a lui.

E fu lì che avvenne una cosa veramente stranissima.

Avete presente lo sguardo adorante dello zio Voldy mentre il piccolo Harry gli frega tutti poteri? Ecco, l’amore che il mio vicino sembrava provare per me sembrava addirittura superiore.

Appena mi ero avvicinata si era irrigidito e corrucciato, manco gli avessi infilzato un palo nel cu… ore.

Contrasse i bicipiti, stringendo le mani a pugno e iniziando a guardarmi con un disprezzo indicibile.

Alzai un sopracciglio, stranita.

Che diamine gli prendeva? Voleva mostrarmi i risultati delle ore passate a fare body building?

Continuai a guardarlo –accidenti, quant’era bello anche in versione omicida!-, attendendo spiegazioni sul suo comportamento. Ma niente, nada, niet. Silenzio assoluto.

Dopo tre minuti passati a fissarci in quel modo (lui inferocito, io svampita), decisi di prendere in mano la situazione.

Lui poteva passare ore in fissa a guardarmi male anche se non avevo fatto nulla? E allora io avrei fatto lo stesso, eccheccavolo!

 Mi voltai completamente verso di lui, alzando le maniche del mio maglioncino nero fino ai gomiti, strinsi gli avambracci per mostrare i miei minacciosissimi muscoli, e presi a guardarlo con aria omicida.

L’unico cambiamento che ottenni fu un suo sopracciglio alzato.

Essì ciccio, hai trovato pane per i tuoi denti! Li vedi questi, eeh?! Li vedi?? Vuoi assaggiare la potenza dei miei colpi??

Ok, mi sentivo –anzi, ero- completamente deficiente. Ma l’importante era apparire sicura!

Un minuto. Siamo solo io e te, Rosso. E’ inutile che insisti, tanto vincerò io!

Due minuti. Ok, continuava a guardarmi sprezzante, ma anch’io non ero da meno.

Tre minuti. Bhè, si lui mi fissava come se volesse scannarmi, ma la mia faccia era ancora molto corrucciata e minacciosa, davvero!

Quattro minuti. Va bene lo ammetto, era veramente bravo a mettere ansia alla gente. Non sbatteva nemmeno le palpebre, per Dio! Come diavolo faceva?!

Cinque minuti. Accidenti. Non avrei resistito per molto, sentivo che nel giro di qualche secondo la mia espressione alterata avrebbe lasciato il posto alla modalità impaurita-isterica.

Dio, questo ragazzo era inquietante almeno tanto quanto bello.

Estremamente a disagio ma decisa a non cedere, mi sporsi leggermente verso di lui, scostandomi una ciocca di capelli dagli occhi.

Come se gli avessi sputato in faccia, il suo sguardo da riccio incazzoso peggiorò ulteriormente. Ma non fu la sua unica reazione, oh no no no no: come se non bastasse, alzò le labbra, mostrandomi i denti, e accompagnando il tutto con una specie di ringhio animalesco.

E fu allora che non ci vidi più, mi alzai di scatto, stracciandomi il maglione in stile Hulk e urlandogli – Ma come osi?! PER SPARTAAAA! -, per poi assestargli un calcio rotante degno di Chuck Norris che lo fece andare a sbattere contro la parete opposta, dove si rannicchiò e iniziò a piangere implorando la mia pietà.

O meglio, l’avrei fatto se non avessi iniziato a rabbrividire e non mi fossi girata immediatamente verso la cattedra, troppo spaventata per sostenere ulteriormente il suo sguardo.

Regola numero due: mai sfidare un ragazzo ringhiante a una gara a chi è più Macho.

Non so come feci a resistere per tutto il resto dell’ora senza scappare urlando dalla classe.

Sta di fatto che, appena suonò la campanella e lui si volatilizzò nel giro di qualche secondo, ritornai a respirare normalmente, emettendo un lungo sospiro liberatorio.

Mike mi si avvicinò, pronto a scortarmi fino alla palestra, doveva ci attendeva un’ora di ginnastica in comune.

- Gin, ma si può sapere che hai fatto a Edward Cullen? Ti guardava come se gli avessi investito il cane! – mi chiese ridacchiando lungo la strada.

Semmai era lui il cane, considerato com’era bravo a ringhiare!

- Niente di che Mike, abbiamo solo fatto una lotta per vedere chi dei due fosse il più Macho. Hai presente marchiare il territorio, essere il maschio alfa…? Ecco, diciamo che si è capito chi comanda. – gli risposi, lasciandolo un po’ confuso fuori dalla porta degli spogliatoi.

Ossì, eccome se si era capito chi comandava.

Un applauso per Edward Cullen signore e signori, Grande Dominatore Di Biologia e Sommo Macho Man!

 

 

 

E anche questa è andata, pensai sospirando.

L’ora di ginnastica era appena finita, e mi stavo dirigendo verso la segreteria per riconsegnare i moduli di partecipazione.

Tutto sommato non era andata malissimo in palestra. Certo, probabilmente Mike non avrebbe più potuto avere figli dopo la pallonata che gli avevo erroneamente tirato, ma avrebbe potuto andare molto peggio.

Entrai nel piccolo ufficio, togliendo il cappuccio dal viso.

Accidenti a quella dannata pioggia.

Alzai lo sguardo, e quando vidi chi c’era davanti a me fui tentata di scappare a gambe levate.

Edward Cullen, in tutta la sua assurda bellezza, stava parlando (o forse è meglio dire che ci stava provando) con la signorina Cope, la vecchia segretaria, per farsi cambiare l’orario della lezione di biologia.

Oddio. L’avevo spaventato così tanto con i miei muscoli da convincerlo a cambiare corso?

Poverino, se avessi saputo che era così sensibile l’avrei fatto vincere.

See Gin, continua a crederci. Non pensare al fatto che te la stavi facendo in mano.

Ok, la dovevo smettere di parlare da sola. Anche perché mi stavo dando della rammollita, e non era il massimo insultarsi da sole. Sembravo una pazza. Un momento, tecnicamente non potevo sembrare pazza, non stavo parlando, stavo pensando. Che poi, se uno pensa di essere pazzo vuol dire che non lo è, altrimenti non gli verrebbe il dubbio di poterlo essere. A meno che uno lo pensi apposta per non pensare di essere pazzo. Ma se uno pensa di pensare di essere pazzo solo per non pensare di esserlo, alla fine lo pensa comunque. Vuol dire che sta pensando di pensare di pensare di non pensare apposta di pensare di essere pazzo per convincersi di non esserlo. ODDIO CHE PARAA! Ma come diavolo avevo fatto a pensare a tutte ‘ste cose solo guardando il lato-B di Edward Cullen?!

Eh, quando si dice un sedere che parla…

Eddai eeeh! Basta con questi pensieri da pervertita! Ma soprattutto basta parlare da sola!

Mi tirai una manata in faccia, scuotendo velocemente la testa.

Lo stress da primo giorno di scuola mi faceva male, stavo sragionando.

Mentre i miei capelli si scompigliavano a causa del movimento, tornai a guardare Edward.

Questo improvvisamente si irrigidì, per poi voltarsi lentamente verso di me.

Con puro odio, ecco come mi guardava. Sembrava volesse picchiarmi a sangue.

Rabbrividii per l’ennesima volta in quel giorno, a dir poco terrorizzata dal suo sguardo.

Lui si girò, disse alla segretaria di lasciar perdere e se ne andò senza più rivolgermi un’occhiata.

Ma la sua postura era tesa, rigida, il suo viso una smorfia –una bellissima smorfia- furiosa.

Deglutendo e cercando di calmare il mio cuore impazzito, consegnai i moduli alla signorina Cope, per poi uscire sotto il diluvio.

Ricapitolando: 1- Il mio compagno di banco, il ragazzo più perfetto che possa esistere, mi vuole azzannare

2- Ho castrato un povero innocente durante educazione fisica

3- Ho un saggio di quattro pagine su George Orwell per domani

4- Sta diluviando e mi aspettano ancora venti minuti a piedi sotto la pioggia prima di arrivare a casa.

…Bhè, sicuramente c’erano anche dei lati positivi nel mio primo giorno di scuola.

Certo, bisognava pensarci un po’ su.

Ok, ci avrei pensato una volta arrivata a casa, se non fossi annegata prima.

Schifo di Forkschifo.

 

 

 Nel prossimo capitolo:

-Regola numero tre: mai dire a uno psicolabile ultrafigo di assomigliare a una talpa senza pelo

 

 

ANGOLO AUTRICE

Ehilààààà buongiorno a tutti!

Ebbene sì, anche il secondo capitolo è andato. Fiuuu.

Ovviamente, qualsiasi critica-consiglio-parere è sempre più che benaccetto

Prima di tutto, un grazie ENORME alle 5 ragazze che hanno commentato!

-valli: Ehii grazie, mi fa davvero piacere che ti piaccia! (si lo ammetto, mi sono gasata tantissimo quando ho visto che solitamente le altre fiction Edward/NP non ti piacciono xD) Spero di non averti deluso e  che anche questo capitolo ti sia piaciuto! 

-nanerottola: Nononono, ma sono IO che ti adoroo! Grazie mille per i complimenti e i pareri, dire che sono presa strabene è dire poco xD Tranquilla per la pazzia, non farti problemi,  hai qui una tua degna compare! U.U   Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto, e di ricevere un altro tuo “esuberante” commento! (tradotto: Non vedo l’ora di leggere un tuo sclero sul mio sclero! :D) Un bacio!

mantovanina: …Ok, senti, a me puoi dirlo. Ma ti chiami Sherlock Holmes, per caso? O.O no seriamente ragazza, fai paura! Spero tu prenda in considerazione l’idea di seguire le sue orme, veramente! [se hai bisogno di un Watson, io sono sempre disponibile U.U] Sììì un’altra a cui piace il nome Ginevra! Finalmente, ci credi che siamo le uniche a cui piace?! E’ S T U P E N D O. Sono contentissima che ti sia piaciuto il capitolo, e spero che tu abbia gradito anche questo. Se hai tempo/voglia di farmi sapere cosa pensi di questo con qualche consiglio/critica, sfogati pure! U.U 

- gegge_cullenina: Dooouch spero di aver postato in fretta e di non ritrovarti fuori casa mia con l’ascia in mano! Scherzi a parte, sono veramente contenta che ti sia piaciuto, e spero che anche questo non ti abbia delusa ^^  Un bacio!

- Samirina: Sììììì un’altra che la pensa come me! Anch’io faccio a sopportare Bella nel film, sembra una morta, non fa mai un cacchio. E poi bho, anche nel libro… cioè mi piace come personaggio, ma è sempre un po’ troppo “passiva” per i miei gusti. E poi, grazie per i complimenti, non hai idea di quanto mi sia gasata xD. Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto, cara! <3

Al prossimo capitolo!

ArtemisLover♥

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

-Regola numero tre: mai dire a uno psicolabile ultrafigo di assomigliare a una talpa senza pelo

 

Il giorno dopo lo scontro all’ultimo testosterone con Edward Cullen, tornai a scuola come nulla fosse, completamente padrona di me stessa. Figuriamoci, quel ragazzo non mi aveva minimamente colpito.

Sì, era solo un’impressione di Charlie, Mike, Jessica, Smorfiosetta Acida, Eric, Tyler, il mio professore di spagnolo, quello di trigonometria, il bidello, Ben, Angela, la madre di Angela –e, a questo punto, credo anche del cane della madre di Angela- che fossi nervosa e più pallida del solito.

Arrivata l’ora di pranzo entrai agitata in mensa (agitata perché temevo avrebbero servito broccoli, non per altro), guardandomi attorno con molta nonchalance.

Per puro caso, lo sguardo mi cadde sul tavolo occupato dai fratelli Cullen, provocandomi una spiacevole stretta al cuore.

Lui non c’era, erano solo in quattro.

Occacchio, ma come potevo essere dispiaciuta dall’assenza di uno sconosciuto con istinti omicidi?! Il solito diluvio mattiniero doveva avermi annacquato il cervello, non c’erano altre spiegazioni.

Non mi accorsi di essere in fissa sul tavolo degli isolati-tenebrosi-ultrafighi fino a quando Mike mi chiamò, sconcertato.

- Ehm… Gin, perché stai cercando di dare fuoco con lo sguardo al tavolo dei Cullen?-

 …

Che domanda idiota, Mike.

- Non gli sto dando fuoco, Mike. Sto semplicemente controllando che sia a norma. Le vedi quelle gambe, eeh?! Formano un angolo di 87° con il pavimento! 87, PER DIO! E se cedessero? E se si frantumassero? Eeeh!? Tu cosa faresti?! Cosa?! E i Bei Tenebrosi che fine farebbero?! Li lasceresti lì a prendersi frammenti di legno sulle gambe?! Oh ma certo, “Loro essere bipedi tanto pallidi con occhiaie, loro meritare di prendere pezzi di legno su gambe! Sgrunt Sgrunt!”. E INVECE NO MIKE, INVECE NO! Non si possono discriminare le persone solo perché hanno le occhiaie, capito?! Per l’amor del cielo, ma guarda un po’ cosa mi tocca sentire! Voi giovani non avete rispetto, rispetto! -

Ok lo ammetto, forse un pochino nervosa lo ero.

Cacchio, Edward Cullen riusciva a condizionarmi anche quando non era presente!

Per quanto riguarda il povero Mike, il resto della giornata fui gentilissima con lui, cercando di farmi perdonare la sfuriata insensata del mezzogiorno.

Non che ce ne fosse bisogno, dato che sembrava avermi completamente assolto.

Alla sesta ora venne anche a chiedermi scusa, con tanto di coda tra le gambe, occhi da cucciolo bastonato ed espressione implorante –di cosa si scusasse poi, non l’ho ancora capito. Forse di non avermi riportato l’osso abbastanza in fretta.

Arf Arf Mike, sei stato bravissimo. Ora vai  pure a fare la pupù vicino a un albero.

 

 

La prima settimana di scuola passò senza particolari intoppi, anche grazie al fatto che Edward Cullen probabilmente aveva cambiato stato.

Aveva lasciato Forks.

E il mio tavolo di biologia.

E i miei pensieri.

E le mie paranoie.

Yuppi. Che allegria. Tutti in giro a correre nudi per festeggiare, direi.

Anche a casa le cose andavano bene, vivere con Charlie era una vera pacchia. Quell’uomo passava praticamente tutto il giorno al lavoro, e tornava a casa giusto in tempo per farmi i complimenti per la cena.

Era andato in centrale anche nel weekend, così, dopo aver rifiutato l’invito di Jessica di andare in un pub con gli altri, potei svaccarmi tranquillamente sul divano e sorbirmi tre ore di “Kim Possible” senza interruzioni.

Dio, quanto stimavo Rufus(*)!

 


Il lunedì successivo arrivai a scuola di pessimo umore.

Non solo avevo passato una notte piena di incubi, mi ero anche dovuta svegliare alle 5 per studiare biologia, visto che mi ero categoricamente rifiutata di farlo durante il weekend.

E per finire in bellezza, aveva appena iniziato a nevicare.

No cioè, N E V I C A R E.  A metà marzo. Che schifo di posto.

Catastrofi naturali a parte, la mattinata passò in fretta, senza che avvenisse nulla di particolare.

Mentre la povera Jess mi esponeva le sue crisi esistenziali (- Secondo te mi sta meglio il rosso fuoco o il rosso carminio?? -), varcai tranquilla le soglie della mensa.

Quasi inconsciamente, posai lo sguardo sul tavolo dei Cullen.

Oh. Mio. Dio.

- Cinque! Cinque! CINQUEE! -

I Bei Tenebrosi Inquietanti erano in cinque!

- Cosa cinque? – mi domandò confusa Jessica.

Occacchio.

Pensa pensa pensa pensa!

- Prendo cinque bottiglie di Coca, grazie. Ho sete. – 

Con estrema nonchalance seguii i miei amici al nostro solito tavolo, badando bene di non guardare verso il tavolo dei bellissimi fratelli.

Dopo aver finito la seconda coca, non resistetti alla tentazione e lanciai una sbirciatina verso di loro.

Cavolo, non potevano essere reali.

Stavano ridendo, profondamente divertiti da un Emmett pieno di neve che si stava scrollando stile San Bernardo addosso ad Alice e Rosalie.

Persino Edward, che avevo sempre visto in versione incazzosa o apatica, aveva un largo sorriso dipinto sul volto.

Dio, era ancora più bello.

Però… bho, mi sembrava avesse qualcosa di diverso.

Le mie elucubrazioni mentali vennero interrotte da un gorgoglio inquietante proveniente dal mio stomaco.

Mmm, bere tre litri di coca nel giro di dieci minuti non mi doveva aver fatto particolarmente bene.

Spiegando velocemente la situazione ad Angela e Jessica, corsi fuori dalla mensa (Dddddddio, la mia povera vescica stava per esplodere!).

Probabilmente, una volta lasciati i bagni ero dimagrita di 10 chili.

Dato che mancavano pochi minuti all’inizio della lezione, andai direttamente nell’aula di biologia. Mi lasciai cadere al mio posto, mentre stappavo la quarta bottiglia di coca e la sorseggiavo, soprappensiero.

Dio, che angoscia. Non avevo idea di come comportarmi con il mio compagno di banco.

Salutarlo subito? No, avrebbe pensato che volessi fare la lecchina. Non salutarlo? Avrebbe potuto considerarlo un gesto di sfida, e avrebbe quindi ripreso a ringhiarmi contro. Buttarmi a terra, baciargli i piedi e implorare la sua pietà? ECCHECCAVOLO, avevo ancora un po’ di dignità!

Mmm, era più difficile del previsto trovare una soluzione.

Soprattutto quando il problema ha i capelli rossi scompigliati, due occhi neri e profondi, denti bianchissimi, un fisico da urlo, una faccia stupenda…

Eeeeeeeeh basta! Non era possibile che ogni volta che pensavo a uno squilibrato i miei ormoni iniziavano a fare la hola!

- Ciao - disse una voce melodiosa proveniente dalla mia destra.

Ecco, per l’appunto! Arrivavo anche ad immaginarmi la sua voce! Dio, com’ero caduta in basso!

Ehi, aspetta un attimo.

Bottiglietta alla bocca, mi voltai lentamente in direzione del saluto.

Ed ecco un dio greco, con tanto di sorrisino sghembo, seduto accanto a me.

ODDIO! 

Per la sorpresa di vedermelo apparire accanto, il mezzo litro di coca che stavo bevendo mi andò di traverso, facendomi quasi soffocare e tossire come un’ossessa.

Inutile dire che la sputai tutta fuori in stile fontanella.

Ed altrettanto inutile dire che riuscii a centrare perfettamente il maglione grigio di Edward Cullen.

Merdamerdamerdaaaa!

- Oddio ti prego scusami scusami scusami, non l’ho fatto apposto! -

Inaspettatamente, lui ridacchiò, un sorriso sghembo sul bellissimo volto.

- Tranquilla, non è un problema. Comunque io sono Edward Cullen, l’altra volta non abbiamo avuto il tempo di presentarci. –

Oh certo. D’altronde si sa: il tempo passa in fretta quando ci si ringhia!

- Ehm… Ginevra Swan, piacere di conoscerti. – gli dissi, porgendogli la mano.

La scrutò incerto per qualche istante, ma alla fine, seppur titubante, la strinse.

Era davvero freddissima, quasi l’avesse tenuta per tutto il tempo immersa nella neve.

- Comunque… non ti conviene togliere il maglione? Con questo freddo rischi di prenderti un colpo! – aggiunsi.

 Lui fece spallucce, indifferente, poi iniziò a sfilarselo.

Sfortunatamente, la camicia bianca che indossava restò impigliata con il maglioncino, sollevandosi con esso e mostrando il fisico del mio compagno di banco.

Oh, cacchiolina.

D I O   M I O.

Pelle bianca, morbida e liscia.

Addominali scolpiti.

Era la perfezione, cazzarola! L’essere più magnifico che potesse esistere!

- Sei… sei… - inizia a dire in trance, cercando di non affogare nella mia stessa bava. 

Merda, non potevo dirgli che era stupendo! Mi dissi, frenetica.

Forza, spara la prima cosa che ti viene in mente!

- … una talpa senza pelo. –

Vi prego, ditemi che non gliel’ho detto veramente.

- Una talpa senza pelo?! – mi chiese, sconcertato e alquanto sorpreso.

Dannazione. Non avrei mai più guardato Kim Possibile per più di due ore di fila.

- Sì esatto, una talpa senza pelo. Perché, non ti piacciono? – gli risposi, la mia miglior espressione da cucciolo di foca innocente ben presente sul volto.

Ormai il danno era fatto, tanto valeva andare fino in fondo!

- Più che altro, sono curioso di sapere in che modo assomiglio a un piccolo roditore cieco con la pelle glabra e rugosa. Sai, non è un complimento che mi hanno fatto molto spesso – mi rispose, lo stupore che lasciava il posto a un’espressione divertita.  

Bhè, questa è un’ottima domanda!

- Mmm, bhé vedi… tu sei… rosino. Sisi esatto, hai la carnagione molto chiara. E… uhm… non sei ricoperto di peli. –

Lui scoppiò a ridere, sorridendo e mostrando una schiera di denti bianchissimi e perfetti; mentre io arrossii, voltando il capo verso la cattedra, imbarazzata a livelli incredibili.

Regola numero tre: mai dire a uno psicolabile ultrafigo di assomigliare a una talpa senza pelo.

Dopo una decina di minuti, in cui avevo abilmente finto di seguire la lezione del professor Banner, mi concessi una sbirciatina verso il mio compagno di banco.

Che ritrovai a fissarmi irrigidito, con un’espressione concentrata e frustrata sul bellissimo volto.

E adesso che gli prendeva?

Alzai un sopracciglio, confusa e a disagio (anche se non lo avrei mai ammesso).

- Che vuoi, Rufus(*)? E’ inutile che mi guardi così, non ho neanche una nocciolina da darti. -

Un sorrisetto si fece largo sul suo viso, ma l’espressione concentrata non svanì.

- Sto cercando di capire come funzioni, Gin. Sai, sei una persona estremamente complicata, mi risulta difficile leggerti. -

Che tipo strano. Lo fissai per qualche secondo negli occhi, quando mi accorsi di cosa c’era di diverso in lui.

- Usi le lenti a contatto? –

- No. – Sembrava sconcertato dalla mia domanda.

- Ah. Eppure mi sembra che ci sia qualcosa di diverso nei tuoi occhi. –

Lui spostò lo sguardo, borbottando qualcosa di poco definito sugli effetti della luce al neon.

Per quanto mi riguardava, ero sicurissima che stesso mentendo.

La volta in cui mi aveva terrorizzato il suo sguardo erano completamente nero, spaventoso e affascinante allo stesso tempo; mentre ora i suoi occhi erano dorati, simili all’oro fuso.

Nessun riflesso della luce poteva modificare il colore dell’iride così tanto.

Quindi la domanda era: perché mi aveva mentito?

Era una domanda piuttosto innocente, niente di imbarazzante.

Che avesse paura di sembrare troppo tamarro?

La sua voce melodiosa mi distolse dai miei pensieri.

- Un vero peccato per la neve, eh?– mi disse.

Guardai fuori dalla finestra, accorgendomi che aveva iniziato a piovere, per poi voltarmi verso di lui.

- No, non direi. Non mi entusiasma particolarmente. Spesso, alla gente piace solo perché copre la realtà, lo sporco, permettendo loro di scappare per qualche istante dalla routine quotidiana. Mi infastidisce che la usino per distrarsi dalla propria insoddisfazione, quasi fosse un modo per evadere dai propri problemi. –

Oddio, che cavolo mi ero messa a dirgli?

Sconcertata, notai che lui sembrava quasi… affascinato, da quel ragionamento contorto.

- Bhè, ma se non ti piacciono neve e pioggia, come mai ti sei trasferita a Forks? Deve essere dura per te vivere qui. – mi chiese, l’espressione concentrata.

- Oh, bhè… diciamo che mia madre non poteva più tenermi con se, e quindi sono venuta da mio padre. –

Risposi velocemente, sperando che si accontentasse di quella risposta generica.

Proprio mentre stava per aprire bocca nuovamente, un filo di vento entrò da una finestra alla nostra sinistra, scompigliandomi i capelli.

E ancora una volta, Edward si irrigidì, voltandosi verso la cattedra senza proferir parola, con una faccia cupa e corrucciata.

Appena la campanella suonò, scivolò via dal suo posto, raggiungendo in pochi istanti la porta e sparendo dalla mia vista.

Io rimasi ferma al mio posto, allibita.

Che diamine gli era preso tutto d’un tratto?!

Questa domanda mi perseguitò per il resto della giornata, facendomi guadagnare un bel livido durante l’ora di ginnastica –non ho ancora capito bene come, ma mi ero tirata la mazza da Hockey nello stomaco.

Arrivata nel parcheggio della scuola, non potei fare a meno di tirare un sospiro di sollievo.

Un’altra giornata impegnativa era passata.

- Finalmente è finita, niente può più andare storto – dissi tra me e me, mentre mi accingevo ad attraversare la strada.

Esattamente un secondo dopo, una vecchia Corolla bianca mi sfrecciò accanto, lavandomi completamente fino al ginocchio.

Avevo proprio un Karma da fare schifo.

Mi voltai verso destra, per controllare che non arrivassero altre macchine, quando lo vidi.

Edward Cullen, appoggiato alla sua splendida Volvo, che guardava fisso verso di me e rideva.

Respirai profondamente, cercando di calmarmi.

Ignorandolo, proseguii per la mia strada, soddisfatta di me stessa.

Non era stato per niente facile convincermi a non tornare indietro per saltargli addosso senza alcuna pietà.

E no, non volevo saltargli addosso per picchiarlo.

 


(*)Rufus: oltre ad essere il mio idolo, è l’adorabile talpa senza pelo di Ron nel cartone “Kim Possible” (http://www.disegnigratis.biz/Clipart_Disney/Kim%20Possible/rufus.jpg) 

 

 


Nel prossimo capitolo:

-Regola numero quattro: mai dire al tuo salvatore di essere Superman -essere paragonato a un idiota che si mette le mutande sopra ai pantaloni deprimerebbe chiunque

 

 

ANGOLO AUTRICE

Bonjour a tout le monde! :) [Scriverei buonasera, ma non ho idea di come si dica in francese. E se pensate che è da due anni che studio francese a scuola, è abbastanza preoccupante]

Ed eccovi qua il terzo capitolo, fresco fresco di battitura!

L’ultima parte ad essere sincera non mi entusiasma affatto, ma spero che non vi siate annoiate comunque. Come sempre, qualsiasi critica-commento-suggerimento-parere (accidenti dovrei cercare dei sinonimi, uso sempre le stesse parole!) è più che ben accetto. ^ ^

Ed ora… i ringraziamenti alle mie cinque ADORATE fanciulle!

-patapolo: Pff Ahahahahah *me che fa grosse risate, tira una gomitata a bottiglietta di coca light e la rovescia rovescia sul gatto* ( <---ti giuro è successo veramente, sto morendoo!). Nuooo adesso ti ho sulla coscienza! Come va al CIM? Ti fanno ascoltare un po’ di Guns? [Ho letto la tua recensione a *Nothing else matter*, e anche lì stavo morendo dal ridere xD] La tua “minaccia” è più che gradita, se non ti ritrovo a ogni capitolo ti mando Rufus a casa a picchiarti U.U  Sclera pure con me quando non hai voglia di studiare, almeno ci facciamo compagnia! (Per esempio, io al momento sto studiando Linguaggi non verbali. Seeeee, contacii!) Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! A prestoooo cara! ^^

-nanerottola: Weeeee ziaaaa! Sììììììì pazze imparentate ormai! Tim Burton dovrebbe fare un film su di noi, altro che Alice nel Paese delle meraviglie e Cappellaio matto, tsè (non ho idea di cosa c’entri, ma l’avere di fianco Jhonny mi piaaaaaace *.*) Mmm che dire, io ce lo vedo Eddie con cinturone e pistole a fare lo spesso U.U grazie al cielo non me lo sono ritrovata fuori casa (altrimenti non penso che sarebbe ancora integro xD) Vedi di delirare un po’ e farmi sapere, altrimenti ti mando Rufus a casa U.U  Un bacione cara, al prossimo capitolo spero! ^ ^ <3

-valli: Ahahahahah dopo aver letto il tuo racconto sulla tua mattinata, non posso fare a meno di dirti che sei arrivata al secondo posto tra i miei idoli! [Al primo posto c’è Rufus, nessuno può batterlo. Mi dispiace, niente di personale U.U] Grazie mille per i complimenti (che mi gasano sempre in maniera allucinante xD), spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Un bacione cara!

 -piccolananina: Ehiii sono davvero contenta che il carattere di Gin ti piaccia! Ahahahah quella del vasetto per Bella è un’idea fantastica, non ci avevo mai pensato! Concordo pienamente, il primo capitolo (oltre ad essere illeggibile, grazie al cielo ho modificato l’html xD) è molto più...palloso soft del secondo [Comunque mi ha fatto davvero piacere che tu me l’abbia fatto notare, se vedi qualche altro “errore” dimmelo, ti pregoo!] Credo che questo capitolo abbia risposto alla tua domanda, ovvero Edward Non può leggere nella mente di Ginevra (essendo figlia degli stessi genitori di Bella ecc, ho pensato di mantenere quest’aspetto invariato). Per quanto riguarda la paura delle auto, credo che si spiegherà tutto nel prossimo capitolo (non l’ho ancora scritto, quindi non ne sono sicura al 100%). Tranquilla, normalmente aggiorno molto frequentemente (solitamente un giorno sì e uno no, oppure ogni due giorni) :) Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! A prestoo ^^

-Samirina: Noooooo IO ti adoro! Mi ha fatto molto piacere ucciderti, spero di esserci riuscita anche in questo capitolo xD Hai tutta la mia stima anche solo per aver scritto “cippa lippa” nel commento, stavo male dal ridere appena l’ho letto! Grazie mille per i complimenti, mi sono gasata in maniera allucinante xD  Sei un toccasana per la mia autostima! Al prossimo capitolo cara! <3

Ed ora vi abbandono, il Cd dei Modena City Ramblers che mi hanno regalato oggi reclama la mia attenzione :D

Al prossimo capitolo!

ArtemisLover ♥

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


ATTENZIONE: Purtroppo, pericolo di Capitolo-Pacco. Ebbene sì, dire che non mi piace affatto è un eufemismo. Un po’ è colpa degli argomenti trattati, un po’ è esclusivamente mia.Imploro la vostra pazienza e la vostra pietà per una povera creatura alzatasi stamane con la congiuntivite alle 4,48 del mattino per scriverlo! (E, considerato com’è venuto, credo avrei fatto meglio a continuare a fare la nanna -.-) Coomunque, dal prossimo si ritorna alla solita allegria :)

 

Capitolo 4

-Regola numero quattro: mai dire al tuo salvatore di essere Superman -essere paragonato a un idiota che si mette le mutande sopra ai pantaloni deprimerebbe chiunque

 

Quella mattina mi sveglia profonda realizzata.

Avete presente le rivelazioni improvvise, quelle che vengono dal niente e vi svelano il tutto?

Ecco, io mi sentivo così.

Avevo la convinzione che sarebbe stata una giornata splendida: sarebbe andato tutto alla perfezione, me lo sentivo.

Avrei dovuto saperlo che, essendo la figlia della sfiga, mi sarebbe successo l’opposto.

Comunque, a rendere entusiasmante il mio risveglio e a caricarmi di energie positive ci pensò il tempo: per la prima volta da due settimane, non stava piovendo!

Ooooooh yeaaaaaaah baby!

Ok, c’era uno strato di ghiaccio abbastanza spesso che ricopriva la strada e il terreno, ma se non altro sarei arrivata a scuola asciutta!

Così, dopo aver fatto il balletto della vittoria e aver salutato Charlie, mi avviai verso la scuola fischiettando e saltellando in stile Heidy -sì, ero consapevole di sembrare alquanto idiota, ma non ci diedi peso.

Come ogni mattina, accessi il mio fedele Ipod e mi lasciai cullare dalle note dei Ramones.

 “Sono così contento di averti trovato, ti voglio abbracciare. Oh, amo sentirti pronunciare il mio nome, dimmi che senti, dimmi che senti lo stesso!”(*)

Ok, adesso qualcuno mi spieghi perché diamine sto pensando a Edward Cullen.

Dannazione, non riuscivo a togliermelo dalla testa.

Avevo passato le ore di dormiveglia a riflettere sui motivi della mia “ossessione” nei suoi confronti, giungendo a una conclusione: non era solo il suo aspetto ad attirarmi (anche se il fatto che fosse… bhé, così perfettamente perfetto non guastava), era soprattutto la voglia di capirlo, di scoprire i tanti misteri che quel ragazzo si portava dietro -primi fra tutti, i motivi della bugia sulle lenti a contatto e il perché ogni tanto avesse il vizio di cercare di uccidermi con lo sguardo.

E poi… bho, non saprei come spiegarlo a parole, ma la sua personalità controversa mi attraeva, manco fossimo io un panda e lui le canne di bambù.

Ooooh, che animaletti puffolosi i panda! Dovevo chiedere a Charlie di regalarmene uno. Chissà, magari se avessi fatto gli occhioni da cucciolo me l’avrebbe preso. Sììììììììì, che dolcinii! Lo avrei sicuramente chiamato Eddie, era troppo puccioso!

Oh. Mio. Dio. A momenti avrei iniziato a dire “Bestina ti amuuu tloppisshimo”.

Meglio deviare i pensieri verso qualcosa di importante, come il surriscaldamento globale, la deforestazione, il buco dell’ozono…

O Edward, per esempio.

Eeeeeh basta! Quel ragazzo non era mica il centro del mio mondo, potevo benissimo passare 10 minuti senza pensare a lui!

Ok, magari i prossimi 10 minuti.

Era inutile prendersi in giro, dovevo ammetterlo: era lui la causa del mio improvviso entusiasmo

mattutino, era il sapere che l’avrei rivisto che mi faceva saltellare peggio di un grillo sotto effetto di Lsd, era lo sperare che mi rivolgesse la parola che mi metteva un sorriso stile Spongebob sul volto.

Dio, quanto ero patetica.

Cambiai canzone, non sarei riuscita a tollerare quel “Baby, I love youuuuuu!”(*) per un secondo di più.

Le note decise dei Led Zeppelin mi raggiunsero, facendomi esultare.

Ooooh, finalmente qualcuno con le palle! E basta con tutto questo amore, con tutte ‘ste cose sdolcinate!

Vai con un po’ di sano rooock!

“Hai bisogno di calmarti, piccola, non sto scherzando, devi proprio imparare. Nel tuo profondo, dolcezza, ne hai bisogno, ti darò il mio amore!”(**)

Si va bhè, come non detto. Brutti traditori.

Sospirando, mi arresi alla volontà divina e ripresi a fantasticare su Edward., pensando alla sua espressione corrucciata, concentrata, interessata…

Mmm, che strano. Non mi ricordavo che a questo punto della canzone ci fosse un fischio.

Confusa, alzai lo sguardo dal marciapiede, notando di essere quasi arrivata a scuola.

Ma non era quella la cosa più importante, oh no no no no.

Edward Cullen, seicento metri davanti a me, mi fissava con un’espressione di puro terrore sul volto, insieme a qualche altro studente che si era accorto del mio arrivo.

Che diavolo prendeva a tutti quanti?

Cioè, sapevo di avere i capelli gonfi, ma non credevo fossero così terribili!

Cercando un’altra possibile risposta, mi voltai verso destra.

Oh, merda.

Un furgone blu avanzava velocemente verso di me, fuori controllo.

Considerata l’alta velocità a cui slittava, mi avrebbe investito nel giro di qualche secondo.

Ma nonostante questa consapevolezza, non riuscivo a muovermi, letteralmente paralizzata dalla paura e dal dolore.

Restai in piedi, tremante e con gli occhi sbarrati, senza poter fare altro che aspettare la mia fine.

 

E fu allora che successe qualcosa di strano, di molto strano.

Qualcosa, o meglio qualcuno, mi spinse via, facendomi cadere e sbattere la testa contro al muretto che avevo alle spalle.

Un qualcuno alto, con i capelli rossi e la carnagione chiarissima.

Prima che ebbi il tempo di realizzare il suo arrivo, Edward bloccò il furgone con una spalla, per poi sollevarlo con una mano e mandarlo a sbattere contro due auto posteggiate accanto a noi.

Tutto questo nel giro di un paio di secondi.

Presi a fissare il mio salvatore, senza vederlo realmente.

Notai distrattamente che si era accucciato di fronte a me e che mi stava chiedendo qualcosa, ma non vi prestai attenzione.

Era come se fossi racchiusa in una bolla, isolata dal resto del mondo.

Perfino i rumori mi giungevano ovattati, indefiniti.

Ed io ero troppo presa a rivivere il mio inferno personale per badarvi.

 

 

Un pomeriggio assolato come tanti, a Phoenix.

Il finestrino abbassato, la radio che trasmette “Sweet home Alabama”.

Risate spensierate, di chi non ha problemi a turbare le proprie giornate.

 

E poi…

 

Una Passat blu in contromano, spuntata da chissà dove.

Un frontale, uno schianto tremendo.

Renée schiacciata fra le lamiere, il capo posato sul volante.

La mia voce disperata che la chiama.

Le sirene assordanti delle ambulanze.

Il “Mi dispiace, purtroppo non ce l’ha fatta” di un camice bianco.

Le due settimane di riabilitazione, con Charlie sempre vicino ad incoraggiarmi e aiutarmi.

Le innumerevoli notti insonni, passate a piangere straziata la perdita della persona più importante al mondo.

La decisione di voltare pagina, di continuare a vivere, per lei.

 

 

Non so dire con precisione per quanto tempo restai in quello stato di trance.

Ci misi qualche minuto a realizzare che lacrime silenziose continuavano a solcare il mio viso, completamente inespressivo e apatico.

Inizia a prestare attenzione a ciò che mi circondava, e ciò che vidi mi lasciò senza fiato.

Edward, inginocchiato davanti a me, che mi scuoteva, cercando di farmi riprendere, il viso segnato da una paura disperata.

Avevo un miliardo di domande da fargli, ma in quel momento riuscii a dirgli solo due cose.

- Edward – sussurai, chiamandolo.

Lui smise di scuotermi, un lampo di sollievo negli occhi preoccupati.

- Ti prego… abbracciami – gli dissi, fragile come mai prima di allora.

Me lo sentivo, avrei potuto cadere in pezzi da un momento all’altro.

Avevo bisogno di abbracciarlo, di stringerlo, di sentire che era veramente lì con me, di convincermi che entrambi fossimo davvero ancora vivi.

Lui esitò, titubante, fissandomi per qualche istante negli occhi.

Non so cosa vi lesse, ma, dopo aver assunto un’espressione decisa e concentrata, si fece sempre più vicino, fino ad avvolgermi vita e spalle in un abbraccio delicato, forse un pochino rigido.

Nascosi il viso nel suo collo, inspirando il suo profumo afrodisiaco.

Dio, quanto avrei voluto che quel momento non finisse mai.

Mi sentivo sicura, protetta, completa, fra le sue braccia.

Quasi quasi, speravo che i soccorsi non riuscissero a raggiungerci, e che ci lasciassero lì.

Lo sentii deglutire, mentre prendevo un altro respiro del suo profumo delizioso.

- Ehi, ma allora sei reale, non sei un sogno – gli dissi ridacchiando, mentre finalmente lo shock e le lacrime si esaurivano.

Troppo presto, lui sciolse delicatamente l’abbraccio, mettendo parecchi centimetri di distanza fra di noi.

- Non sono un sogno, Gin. Io sono l’incubo peggiore che potesse capitarti. – I suoi occhi erano cupi, combattuti, dilaniati da un dolore indicibile mentre mi rispondeva.

Stavo per chiedergli spiegazioni, quando due paramedici con una barella riuscirono a farsi largo tra le lamiere fino a noi, rompendo quel momento d’intimità che si era creato.

Fui costretta a sdraiarmi su di essa, mentre Edward, che camminava sulle sue gambe affianco a me, ghignava in risposta alle mie occhiatacce.

Mentre mi stavano caricando in ambulanza, sentii la macchina della polizia arrivare a sirene spiegate.

Infatti, qualche istante dopo, vidi Charlie correre verso di me.

- Gin! Tesoro, stai bene?- mi chiese agitato, il volto una maschera di preoccupazione.

- Tranquillo pa’, sto benissimo. Non ho neanche un taglietto –

Dopo aver ricevuto conferma alle mie parole da parte di un paramedico, tornò in macchina, pronto a scortarmi fino all’ospedale.

Edward invece salì con me sull’ambulanza, dicendo di dover raggiungere suo padre, il dottor Cullen, all’ospedale di Forks.

Inutile dire che, durante tutto il viaggio e i vari esami che mi fecero fare, il mio cervellino continuò a pensare a ciò che era successo.

Ero sicurissima di aver visto Edward davanti all’ingresso della scuola prima dell’incidente, non era stata la mia immaginazione.

Ed ero altrettanto sicura che fosse arrivato da me nel giro di qualche secondo, per poi fermare il camioncino con una spallata.

Ma come diavolo era possibile tutto questo?

Cioè, solo un dio avrebbe potuto farlo.

E Chuck Norris, probabilmente.

Mentre la mia mente esaminava i vari eroi dei cartoni e ignorava totalmente le continue scuse di Tyler, che era stato sistemato nel lettino accanto al mio, eccolo arrivare.

Lui, il mio salvatore, il protagonista delle mie paranoie, la mia canna di bambù.

Dopo aver rassicurato Tyler, si sedette ai piedi del mio letto, guardandomi con un sorrisino.

- E allora malata, come ti senti? – mi chiese.

Lo fulminai con lo sguardo, esasperata.

- Te l’ho già detto, Edward, sto B E N E, non ho mi sono fatta assolutamente niente! -

- E poi, non ho ancora capito perché io sono su questo stupido letto mentre tu sei libero di scorrazzare dove vuoi- aggiunsi, borbottando imbronciata.

- Tutto merito di chi sai tu – disse ridacchiando.

- Ginevra Swan?- mi chiamò una voce melodiosa.

Girai la testa verso destra, curiosa di sapere a chi appartenesse.

Davanti a me un uomo alto, sui trent’anni, con lisci capelli biondi, carnagione pallidissima, occhi dorati e occhiaie profonde.  

Non dovetti chiedermi a lungo chi fosse.

- Lei è il dottor Cullen, il padre di Edward, vero? –

- Esatto, lieto di conoscerti. – mi rispose sorridendo.

Alla faccia. Uno più brutto dell’altro in quella famiglia!

- Molto bene Ginevra, vediamo cosa abbiamo qui – disse, aprendo la mia cartella e controllando i risultati dei miei esami.

- Dunque, la radiografia non ha rilevato contusioni o fratture di alcun genere, ma hai subito un lieve trauma cranico. Puoi tornare a casa immediatamente, ma ti consiglierei di stare a riposo per almeno uno o due giorni. - Aggiunse, chiudendo la cartella.

- Sei stata molto fortunata, direi – concluse, sorridendomi gentile.

- La vera fortuna è che Edward abbia una prontezza di riflessi così strabiliante, dottore. Se non fosse stato per la sua velocità nell’intervenire, non credo che sarei ancora qui -

Il dottor Cullen lanciò  un’occhiata sorpresa e preoccupata al figlio, che contraccambiò con una cupa.

Dunque, anche il dottore sapeva.

-Certo certo, una vera fortuna. Ed ora passiamo a te, Tyler. Temo che tu dovrai restare qui un po’ di più’… - disse velocemente, iniziando a controllare le varie escoriazioni del mio vicino.

Con espressione decisa, mi voltai verso Edward, che mi guardava teso.

- Edward, ti dispiacerebbe accompagnarmi in sala d’attesa? Avrei bisogno di parlarti. –

In realtà, la mia era una domanda retorica. Non avrei mai accettato un “no” come risposta, quello che dovevo fare era troppo importante.

Probabilmente lui lo intuì, perché scrollò le spalle e mi condusse in un corridoio vuoto.

Si appoggiò al muro, lo sguardo freddo e alquanto scocciato.

- Bhè, si può sapere cosa vuoi? – chiese.

Uhm, questo non l’avevo calcolato.

Il suo lato da Macho stava uscendo ancora.

Ma in quel momento, io non avevo la minima voglia di litigare.

Con una calma incredibile, gli buttai le braccia al collo, alzandomi sulle punte e abbracciandolo con tutte le mie forze.

Mi staccai qualche secondo dopo, scorgendo la sua aria sorpresa.

- Grazie Edward, grazie davvero – gli dissi, piena di gratitudine. –Mi hai salvato la vita, non voglio pensare come starei adesso se non fossi intervenuto tu… grazie, grazie grazie! Davvero, prima o poi ti farò una statua! Comunque scusami per lo sfogo nel parcheggio, non volevo piangerti addosso… ah, e poi complimenti Rosso, sei anche meglio di Superman! -

Nel sentire le mie ultime parole, il suo viso stupito si rabbuiò, e riprese a lanciarmi occhiate cupe.

Ma… che avevo detto? Perché era diventato emo così all’improvviso?

Aggrottai le sopracciglia, ripensando a tutto ciò che avevo detto.

Ma certo, che idiota!

- No Edward scusami, mi sono espressa male! Non volevo dire che sei così scemo da non metterti le mutande al posto giusto, te lo giuro! Che poi davvero, anche se fosse, non ci sarebbe niente di male! Cioè, capita a tutti di essere… -

Non avevo idea di cosa stessi dicendo, la mia unica preoccupazione era vedere il viso di Edward tornare sereno.

Ma dopo più di cinque minuti passati a strepitare qualcosa di indefinito su mutande e tutine fosforescenti, ciò non era ancora successo.

-Regola numero quattro: mai dire al tuo salvatore di essere Superman -essere paragonato a un idiota che si mette le mutande sopra ai pantaloni deprimerebbe chiunque.

Finalmente chiusi la bocca, consapevole di aver sparato un sacco di boiate.

Sospirai, tornando a guardare la sua faccia corrucciata.

- Edward, veniamo al dunque. Io so che c’è qualcosa di strano. Lo sai che non andrei a dire niente a nessuno, vero? –

- Cosa dovresti dire, scusa? Non ho fatto nulla, ero solo affianco a te quando Tyler ha sbandato.-

Calma Gin, calma.

Ti ha salvato la vita, puoi perdonargli un po’ di bastardaggine.

- Edward per favore, non insultare la mia intelligenza. So quello che ho visto, non sono pazza. –

- E sentiamo, cosa avresti visto? – mi chiese, strafottente.

Oh, vacci piano, tigre! Non è saggio irritare una donna col ciclo!

- Tu eri praticamente all’ingresso della scuola. Nel giro di qualche secondo sei arrivato davanti a me, hai fermato il furgone con una spalla, l’hai sollevato e l’hai buttato addosso alle macchina di fianco a noi. Ecco cos’ho visto!- sbottai, infuriata.

Un lampo di incertezza guizzò nei suoi occhi, che tornarono subito duri e canzonatori.

-Ti rendi conto che quello che dici è impossibile? Dimmi un po’ Gin, a chi pensi che crederà la gente? A una ragazzina che ha sbattuto la testa e accusa un coetaneo di avere i “superpoteri”, o allo studente modello, proveniente da un’ottima famiglia? -

IO. LO. AMMAZZO!

-Ma non me ne frega un’emerita Schweizerischen Eidgenossenschaft degli altri! Ma mi ascolti quando ti parlo?! Ti ho detto che non direi niente, cazzarola! –

Mmm. Credo di essere l’unica persona al mondo ad urlare il nome di Paesi stranieri quando sclera.

Edward mi guardò, allibito.

- Non…? E allora, che importa? –

Che importa?! Mi importi tu, brutto scemo!

- Importa a me, odio dover dire balle a Charlie, se lo faccio devo avere un ottimo motivo. –

Come il mio amore spassionato per i Plumcakes. Non era colpa mia se avevo mangiato anche la sua parte, erano troppo buoni! Chissà se aveva davvero creduto alla storia del cane che entrava dalla finestra, apriva le antine e se li pappava.

Mmm, probabilmente no.

La sua voce irritata mi riscosse dai miei pensieri.

- Non puoi semplicemente ringraziarmi e lasciar perdere? –

- Grazie. - dissi, continuando a fissarlo incazzosa e incrociando le braccia sotto al seno.

- Ma non hai intenzione di far finta di niente. -

- Col cacchio, amico.-

- Spero sopporterai la delusione, allora. –

- Spero sopporterai i miei occhi puntati su di te 24 ore su 24, piuttosto. Attento Tigre, ti tengo d’occhio. –

E dopo esserci fissati in cagnesco per un paio di minuti, me ne andai in sala d’attesa da Charlie, ancora irritata a morte.

Tranquillizzatolo sulle mie condizioni, mi scortò nel parcheggio, evitando così di farmi bloccare dai miei compagni.

- Ehi piccola… che ne dici, torniamo in macchina? – mi chiese Charlie, guardando speranzoso la sua auto della polizia.

- Ehm… io preferisco farmela a piedi papà. Ma se vuoi tu vai pure, io mi faccio una passeggiata –

Lui scoccò un’occhiata alla strada davanti a noi, una decina di chilometri ci separavano da casa.

Sospirò rassegnato, iniziando a incamminarsi.

- E facciamoci questa passeggiata, va’. Non posso permettermi di mettere su qualche chilo di troppo, il mio fascino da Latin Lover ne risentirebbe -

Un sorriso enorme si dipinse sul mio viso.

Dio, quanto lo adoravo.

Non riuscii a resistere, e lo strinsi con forza a me.

Lui ricambiò la stretta, accarezzandomi i capelli un po’ imbarazzato.

Sì, nonostante tutto ero felice di essermi trasferita a Forks.

Quella sera andai a letto presto, la mente troppo occupata a ripensare gli avvenimenti di quel giorno per poter fare altro.

Nonostante quello che Edward dicesse, ero sicura di quello che avevo visto. E il suo comportamento da lontra scazzata ne era sicuramente la prova.

Per la prima volta da mesi, quella notte i miei sogni non furono pieni di schianti, incidenti e lamiere spezzate.

Un solo viso faceva da padrone.

Quello della mia lontra scazzata.

 

 

(*) Tratto da “Baby I love you” dei Ramones

(**) Tratto da “Whole gotta love “ dei Led Zeppelin

 

 

Nel prossimo capitolo:

-Regola numero cinque: mai chiedere in prestito gli appunti a un fattone  –se un ragazzo è superforte e superveloce, allora molto probabilmente è anche superparanoico e superidiota

 

ANGOLO AUTRICE

GoodMorning People!

Pfffff. Che dire, a parte che mi spiace? Sì, questo capitolo è noioso. Sì, fa abbastanza schifo.

Se può essere una scusante, oggi è “l’anniversario di morte” (oddio ma come si chiama? Complemorte? O.O) della mia migliore amica e del mio ragazzo, quindi non sono esattamente di ottimo umore.

Cooomunque, spero riuscirete a resistere fino al prossimo capitolo, che dovrebbe tornare con la solita allegria :)

Un grazie speciale alle 10 anime pie che hanno commentato!

- nanerottola: Eccotiii, tesoro! Felicissima che ti abbia migliorato l’umore, davvero [e se prima o poi avrai bisogno di una scema con cui sfogarti, mandami pure una mail U.U]. Purtroppo come avrai notato questo capitolo fa abbastanza schifo, mi dispiace tantissimo :( Pffff che nervoso, oggi non riesco nemmeno io a essere allegra. Daii ci sentiamo zietta, e la prossima volta dobbiamo essere tutte e due felici, ECCHECCACCHIO. Un bacione, pazzoide! <3

- Rebussiii,  Lully Cullen e  Bree Cullen: Ehiii sono felicissima che il capitolo scorso vi sia piaciuto ^^ questo come avrete notato è molto più palloso “serio” di quello prima per forza di argomenti, ma dal prossimo si torna al solito regime (ovvero, boiate ogni due per tre xD) Un bacio a tutte e tre!

- chiaro di luna: Sìììì un’altra fan di Kim Possible! Ti stimo sorella! Sono davvero felice che ti sia piaciuto il capitolo e anche il carattere di Gin… e fidati, hai qui una compagna di viaggi mentali a scuola xD Come ho già detto alle altre, mi dispiace un sacco che questo capitolo non sia divertente come gli altri (anzi, dierei che non lo è per niente -.-), ma dal prossimo ritornerà tutto normale :) Un bacio!

- patapolo: Non hai idea di quanto mi sia presa male quando ho letto della tua gattina, mi dispiace un sacchissimo! (anche se non esiste) *io prende la mia e inizia a stringerla fino quasi a soffocarla per controllare che ci sia ancora* La mia si chiama V (si pronuncia “Vi” nèèèè U.U), è tutta nera con una macchia bianca sopra una zampa ^^  SEI ANDATA A SENTIRE GLI AC/DC??? Uffaaaa, anch’io voglio andare al Cim allora!! Dddddio chissà che bello, non hai idea di quanto ti sto invidiando! Come ho detto prima, questo capitolo fa schifo. Sì, ne sono consapevole, mi dispiace :( ma giuro che il prossimo sarà meglio! *io ride con risata satanica* A prestissimo cara!

- piccolananina: Oooh, ma certo che ti sopporto! Vuoi scherzare, mica mi offendo anzi, sei utilissima! Concordo pienamente con quello che hai detto, avevo avuto anch’io l’impressione che l’interesse di Ginevra fosse troppo “superficiale”, già in questo capitolo ho cercato di rimediare. Sono felicissima che l’altro ti abbia fatto ridere, e mi dispiace per come è uscito questo :( (lo so, è uno sgorbio) Spero che il prossimo venga fuori migliore, anche grazie al fatto che non affronterà “argomenti deprimenti”. Spero sempre nei tuoi consigli ovviamente :) A prestissimoo!

 -Fred Cullen: wow wow wow, quanti complimenti, che bello! Sei un toccasana per la mia autostima, sai? xD OVVIO che i tuoi complimenti sono significativi, scherzi?! Felicissima che Gin ti piaccia e che i suoi ragionamenti ti abbiano colpito. Pff spero che non questo capitolo non ti abbia schifata troppo, comuqnue dal prossimo tornerà tutto normale  ^^ A presto, spero!

-Samirina: cara, credo di averti ucciso anche questa volta, ma dalla noia xD Sono contentissima che il capitolo scorso ti sia piaciuto… e poi vedo che hai capito Gin veramente bene: l’ORGOGLIO VINCE SEMPRE U.U pfff sorry per questo capitolo osceno, dal prossimo comunque torna tutto normale :) a prestissimo! <3

- mantovanina: ehiii che bello, non hai idea di che soddisfazione sia sentirsi dire di riuscire a strappare un sorriso durante un brutto periodo. Mi dispiace un sacco per questo capitolo non-divertente, prometto che dal prosimo torna tutto “normale” :) a presto cara!

Ed ora vi abbandono prodi lettrici, un’allegra messa di commemorazione mi attende.

Al prossimo capitolo!

ArtemisLover ♥

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Avviso: Probabilmente, arrivando a un certo punto del capitolo troverete un argomento trattato in modo “poco edificante”. Non scandalizzatevi e proseguite, fidatevi ;)

 

Capitolo 5

-Regola numero 5: mai chiedere in prestito gli appunti a un fattone  –se un ragazzo è superforte e superveloce, allora molto probabilmente è anche superparanoico e superidiota

 

- Ascoltami bene Charlie, perché non te lo dirò un’altra volta! Non ho intenzione di saltare un giorno di scuola per fare un pigiama party diurno con te! –

Oddio, ma chi era quell’uomo?! Che ne aveva fatto di mio padre?!

- Ma… Ginny, tesoro! Sarà divertente, davvero! Guarda, ti ho anche comprato lo smalto rosa – Mi disse gongolando e mostrandomi due flaconcini fuxia, lo sguardo compiaciuto di chi sa di avere vinto.

- COOOSA?! Papà, ma ti rendi conto di cosa stai dicendo? Non ho più tre anni! -

Per tutta risposta, lui mise su due occhioni da cucciolo bastonato, mostrandomi un piatto colmo di cosi neri informi.

- Bhè piccola, se non ti va il pigiama party potremmo farci una bella chiacchierata davanti a una tazza di te! Guarda, ho anche fatto i biscottini al cocco – aggiunse orgoglioso.

Ed ecco spiegata la puzza di bruciato.

- Papà, davvero, non capisco. Che diamine ti prende? Cosa sono tutte ‘ste cose da mamma chioccia? -

Prese a fissare lo spigolo del tavolo, improvvisamente concentrato, e iniziò a borbottare qualcosa su certi “consigli” che aveva ricevuto.

Alzai gli occhi al cielo, esasperata.

- Ti prego Charlie, dimmi che non sei riandato sul sito di “Padre Moderno”

Strisciò i piedi, evidentemente in imbarazzo.

- E anche se fosse, Gin? Voglio solo aiutarti, tutto qui. L’incidente di ieri deve sicuramente averti scosso, checché tu ne dica. Sono preoccupato, e vorrei passare un po’ di tempo con te per assicurarmi che tu stia davvero bene –

Il mio sguardo si addolcì, un sorriso sincero spuntò sulle mie labbra.

- Papà… grazie per il pensiero, sei fantastico. Ma davvero, sto bene. So che sembra strano, ma l’episodio di ieri non mi ha scioccato, sul serio. Oggi mi sento da dio, posso benissimo tornare a scuola –

Charlie sospirò, sconfitto.

- Eh va bene, hai vinto tu. Però promettimi che se starai male, me ne parlerai –

Gli sorrisi, abbracciandolo stretto.

Ooh, com’era tenero!

Certo, forse un po’ ridicolo con quel grembiule a fiorellini, ma comunque dolcissimo.

Dopodiché uscii di casa, pronta per affrontare una nuova giornata.

 

Quella mattina, a scuola, fu uno schifo totale.

Tutti continuavano a chiedermi come stessi, cosa fosse successo, se fossi arrabbiata con Tyler, eccetera eccetera.

Mike passò tutte e sette le ore a fissarmi come se stessi per morire. Mi seguiva ovunque, pieno di premure assolutamente asfissianti: “- Vuoi che ti porti i libri, Gin? –“ “Vuoi che ti apra la porta, Gin?” “- Vuoi che ti accompagni a sedere, Gin? “

No cazzarola, voglio che tu te ne vada!  

Ma lo schifo più schifoso lo raggiunsi durante l’ora di biologia.

Dopo lungo cosare di cervello dentro la mia testa(*), ero giunta alla conclusione che non aveva senso tenere il broncio a Edward. Dopotutto, lui mi aveva salvato la vita, non potevo passare il resto dei miei anni a guardarlo male. Piuttosto, gli avrei dimostrato di essere degna della sua fiducia.

Così, fu con un’aura pacifica degna di Madre Teresa che, all’inizio dell’ora, mi sedetti accanto a lui.

Che mi ignorò completamente.

Mmm, forse non mi aveva sentita arrivare. Magari lui era un Superman con Amplifon.

Tossicchiai, per far notare la mia presenza.

Ma niente, lui continuava a fissare inespressivo la lavagna.

Il mio sorriso smagliante iniziò a incrinarsi, ma decisi di fare un ultimo tentativo.

- Ehilà, ciao Edward! –

Silenzio.

Neanche uno sguardo.

Solo un cenno millimetrico.

Ma pensa te sto infame!

Cioè, io ingoiavo l’orgoglio per ringraziarlo, e lui non mi calcolava manco di striscio?!

Miiiiii, che nervoso!

Non so quante maledizioni gli lancia in quel momento, ma mi sorpresi di vederlo ancora vivo alla fine dell’ora.

 

Nel frattempo i giorni passarono, ma le cose rimasero immutate: lui mi ignorava, Forkschifo schifeggiava, io stavo di merda per il comportamento di Edward e continuavo a sognarlo tutte le notti, mentre Mike scodinzolava e abbaiava felice quando mi vedeva.

Tutto nell’ordine naturale delle cose, insomma.

O meglio, tutto fu nell’ordine naturale delle cose fino a quel giorno.

 

Mi mordicchiai il labbro, le mani sudate chiuse a pugno.

Calmati, Gin. Resta lucida. Non farti controllare dall’adrenalina.

Era passata circa una settimana dall’incidente, e io stavo per fare una cazzata che sapevo avrei rimpianto per giorni.

Presi un respiro profondo, per poi incamminarmi verso il giardino della scuola.

Dio, ma che stavo facendo? Se Charlie l’avesse saputo, ci sarebbe sicuramente restato malissimo: da bravo genitore e capo della polizia qual’era, era ovviamente contrario a queste cose.

Però… cioè, dai! Era la prima volta che prendevo una scorciatoia simile, non mi era mai successo. Chi dei ragazzi di oggi non ha mai provato?!

Sospirando per l’ennesima volta, superai l’ultimo edificio, raggiungendo il confine con la foresta.

Un ragazzo con corti capelli neri, seduto con la schiena appoggiata al tronco di un albero, era tutto concentrato a rollare qualcosa.

Matt Powell, mio compagno di letteratura e, secondo Mike e Tyler, l’unico ragazzo che consumasse/spacciasse droga a Forks e dintorni.

Mi avvicinai a lui, titubante.

Oh sì sì sì, me ne sarei pentita, lo sapevo.

Matt leccò la parte superiore della cartina che reggeva in mano, concludendo la sua opera, ed alzò lo sguardo su di me.

L’accese, aspirando deciso.

Un odore dolciastro si diffuse nell’aria, mentre un sorrisetto si dipingeva su volto del ragazzo.

Sì, anche lui sapeva perché ero andata da lui. Per quale altro motivo, se no?

Giocherellai per qualche istante con una ciocca ribelle, poi mi sedetti accanto a lui.

- Ciao -

 

 

Merda, merda, MERDA!

La campanella era suonata un quarto d’ora fa’, ero in ritardassimo!

Ecco lo sapevo, avevo fatto un’azione sbagliata e adesso la giustizia divina mi stava punendo!

Senza prestare la benché minima attenzione a ciò che mi circondava, inizia a correre veloce come la luce verso l’aula di biologia, compiendo uno scatto felino di cui non mi credevo capace.

La conclusione dello “scatto” invece, fu molto più da me.

Dopo circa… due secondi che avevo iniziato a correre, andai a sbattere contro una parete, crollando immediatamente a terra.

Accidenti, ma che cazzarola ci faceva un muro in mezzo al corridoio?!

Mi rialzai, imprecando sottovoce ed alzando lo sguardo.

Oh, cacchio.

Alla faccia del muro.

Edward mi fissava apatico, per niente sorpreso di trovarmi schiantata addosso a lui.

Ti prego, dì qualcosa, qualsiasi cosa. Non ce la facevo più a vederlo così distante.

- Dovresti stare più attenta quando cammini. Sei troppo distratta. -

COOOSA?!

Cioè, non mi cagava manco di striscio per una settimana, e quando finalmente si degnava di parlarmi mi rimproverava?!

Lo guardai indignata, appoggiando minacciosamente le mani sui fianchi.

- Oh, scusami tanto Pel di Carota, non volevo contaminare la tua perfezione con la mia presenza! Ma tranquillo, adesso me ne vado in classe, tu torna pure a sfasciare furgoncini! - gli dissi, superandolo impettita.

Ma appena gli passai affianco, lui mi afferrò velocemente un polso, quasi fosse un riflesso condizionato, chiudendo gli occhi.

Prese un grande respiro dal naso, dopodiché sgranò gli occhi stupefatto.

- Ma, quest’odore… no, è impossibile… eppure, sembrerebbe proprio… - disse fra sé e sé, dubbioso.

Dopodichè mi fisso deciso, rafforzando la presa sul polso.

- Tu adesso vieni un attimo con me – disse, con tono di chi non ammette repliche, iniziando a trascinarmi letteralmente verso l’esterno della scuola.

- Edward, Edward! Ma si può sapere che ti prende, sei impazzito?! Lasciamo andare, mollami! – gli urlai contro, cercando di liberare il polso dalla sua stretta. Ma niente da fare, quel ragazzo era troppo forte.

Ignorò totalmente le varie lamentele e minacce di morte che gli rivolsi, fino a che non arrivammo all’angolo più remoto del giardino, in prossimità della foresta.

Si fermò di botto, lasciando la presa sul mio polso e iniziando a fare avanti e indietro nervoso, le mani nei capelli.

Finalmente, dopo un minuto buono di quel via vai, si fermò, guardandomi negli occhi con un’espressione seria che mi fece rabbrividire.

Ma che diavolo stava succedendo?!

- Edward? Si può sapere che succede? Mi stai mettendo ansia –

Lui continuò a fissarmi, immobile.

- Gin, so perché eri in ritardo per biologia. Ho capito cosa stavi facendo. –

Oh, merda.

Dio, se mi sentivo un verme.

- Edward, davvero, mi dispiace, so di averti deluso… -

I suoi occhi si spalancarono, deliranti.

- Avermi deluso?! Qui non si parla di me, Gin! Non capisci che ti stai rovinando la vita?! –

- Ma… ti giuro Edward, è la prima volta che faccio una cosa simile, e non ho intenzione di rifarlo! Poi va’ bhe, che sarà mai, lo fanno tutti oggigiorno, se lo faccio anch’io per una volta non muore nessuno! –

- Gin, ma che stai dicendo! Ti prego, giurami che non lo rifarai mai più… e se non vuoi farlo per me o per te stessa, fallo per Charlie! Come pensi che starebbe, se lo sapesse? –

Ci resterebbe malissimo, lo so. Dio, i sensi di colpa mi stavano uccidendo. 

- E poi… Gin, quella roba ha effetti devastanti sul tuo corpo, tu non te ne rendi conto. E’ in grado di provocarti crisi asmatiche, cancro ai polmoni… -

Eeeh?

Ma che stava dicendo??

- …psicopatologie latenti, paranoia, broncodilatazione… -

Ok, mi ero decisamente persa un pezzo.

Da quando Oscar Wilde porta broncodilatazioni? 

- Momento momento momento – lo interruppi, confusa. – Ma tu di che diamine stai parlando? –

Mi fissò, serio e preoccupato.

- So che hai fumato Marijuana, Gin, non sono sciocco. Ne ho riconosciuto l’odore quando mi sei passata accanto. –

EEEEEEEH?!?!?

Quando capii a cosa si riferiva, non riuscii a trattenermi: gli scoppia a ridere in faccia, senza ritegno.

Lui continuò a guardarmi, un filo di irritazione nei bellissimi occhi dorati.

- Non ridere Gin, questa è una cosa seria. –

- No ma scusa un attimo Edward, tu mi stai dicendo che credi che io mi sia fatta una canna?! –

Alzò un sopracciglio, leggermente spaesato.

- Perché, non è forse così? –

- Ma certo che no, Rosso! La cosa più illegale che ho fatto oggi è stato farmi prestare gli appunti! –

Ma certo, Matt! Ecco da dove arrivava l’odore che Edward aveva sentito.

- E l’odore che hai addosso, allora? –

Mi chiese, dubbioso.

Davanti alla sua espressione buffissima, non riuscii a trattenere una risatina.

-Regola numero 5: mai chiedere in prestito gli appunti a un fattone  –se un ragazzo è superforte e superveloce, allora molto probabilmente è anche superparanoico e superidiota.

E si preoccuperà subito, credendoti una drogata senza speranze.

- Vedi, stamattina non sono riuscita a prendere gli appunti su Oscar Wild perché stavo pensando… - a te - …al test di trigonometria, così durante la pausa pranzo sono andata da un mio compagno –Matt Bloor, hai presente?- e me li sono fatta prestare. Era fuori a fumare qualcosa, dev’essere per quello che puzzo di Marijuana –

Vedere la sua espressione sconvolta fu esilarante.

Si passò una mano sulla faccia, chiudendo gli occhi ed emettendo un sospiro di sollievo.

- Dio, grazie al cielo. Ti rendi conto che mi hai fatto prendere un colpo? –

- Bhé, se invece di ignorarmi tu mi avessi rivolto la parola, in quest’ultima settimana, probabilmente ora non avresti un attacco di cuore. –

Eccheccavolo.

Lui magari era stato preoccupato per me cinque minuti, ma io ero in pena a causa sua da cinque giorni!

Edward aprì gli occhi, guardandomi intensamente.

Dio, stavo per sciogliermi.

- So di essere stato davvero molto maleducato, Gin. Ma è meglio che non diventiamoci amici, fidati. –

E chi voleva diventarci amica?!

- Senti Edward, non so cosa dirti. Sei libero di fare quello che vuoi. Ma se non sei mio amico, allora non sei autorizzato ad interessarti delle mie condizioni fisiche –e quindi neanche a preoccuparti per le mie presunte dipendenze da droghe. –

Pappappero.

Sul suo volto spuntò un accenno di sorriso rassegnato.

- Sì, lo so che non dovrei avvicinarmi a te. Ma mi risulta alquanto difficile resistere, è più dura di quanto pensassi ignorarti –

Wow. Questa proprio non me l’aspettavo.

Non feci in tempo ad aprire bocca, che si allontanò.

Sconcertata, lo guardai allontanarsi, per poi avviarmi verso la palestra, dove mi attendeva un’ora di Hockey.

Fui intercettata a metà strada da Mike, appena uscito dall’aula di biologia, che mi chiese spiegazioni sulla mia assenza, per poi iniziare a raccontarmi di non so che.

Non lo ascoltai minimamente, troppo presa a ripensare a quella strana mattina.

Bhé, se non altro avevo avuto la conferma che Edward avesse anche un bel carattere, non solo un gran bel cu… ore.

 

 

(*) Mentre sto scrivendo, c’è la mia nipotina che sta guardando “Madagascar”, non ho resistito e ho inserito questa citazione xD 

 

 

 

NEL PROSSIMO CAPITOLO:

-Regola numero sei: mai chiamare "Ariel" il tuo Sommo Signore

 


 

ANGOLO AUTRICE

Bonsoir, Myladies!

Et voilà, il 5 capitolo!

Ed ora, una bella notizia: parto per Pariiiiiiiiiiiiis! Oooh yeeeah baby! :D 

Ho l’aereo domani mattina, e dovrei tornare martedì sera [Esatto, vado per 5 giorni nella città dell’ammmore senza un innamorato, ma con mia sorella e mia cugina xD], quindi vi prenderete una vacanza dalla mia presenza!

Ebbene sì mie care, niente aggiornamenti per forze di cose fino a Martedì sera! Ma giuro che appena tornerò posterò il sesto capitolo ;)

Ah, una cosa: se avete consigli sulla trama, se volete suggerire episodi (anche non descritti in Twilight, e quindi nuovi) o situazioni fate pure, a me fa’ solo piacere!

Ed ora, un GRAZIE enorme alle 10 donzelle che hanno commentato lo scorso capitolo!

- valli: O.O oddio ma sei sicura di aver letto la mia stessa storia?!? Bhe… sono strafelice che ti sia piaciuto! Veramente non hai idea, credevo fosse stato uno schifo… sono veramente felice di “averti ucciso”, Milady! Ed ovviamente grazie per i complimenti, che mi gasano sempre in maniera allucinante xD spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto, a Martedì tesoro! Un bacio

- Bree Cullen: Doooouch cara, mi dispiace dirtelo ma.. sei arrivata seconda a recensire! Valli ha commentato esattamente un secondo prima di te xD Orsùùù non te la prendere, sono sicura che prima o poi la batterai ;) Coomuqnue tornando seri, sono contentissima che il capitolo ti sia piaciuto, e spero che anche questo ti abbia fatto piacere… ci sentiamo Martedì, a prestissimooo! :)

-  Lully Cullen: Ahahahahha sììì che bello, da una soddisfazione enorme far credere che fai uso di sostanze stupefacenti, non hai idea! Eccoti la tua dose giornaliera, sperando che ti sia piaciuta ;) un bacio cara, a Martedì! 

-  patapolo: [Non è esattamente la cosa più facile da affrontare, grazie mille per le tue parole, cercare di sdrammatizzare aiuta un sacco <3] Sìì anch’io odio i funny :(  *me diventa fontana vivente e fa affogare altri partecipanti* *Necessità altri funny per invitati vecchio funny, quindi io torna fontana vivente* *me affoga ancora altri invitati e così via per sempre sempre e sempre!*  Coomunque, contentissima l’idea della canna di bambù ti sia piaciuta! [ah, e prima o poi mi dovrai raccontare per filo e per segno degli Ac/Dc U.U] Nuooo ma come farò senza i tuoi fantastici commenti fino a Martedìììì?? Destino crudele! A prestissimo cara, un bacione <3

- chiaro di luna: Oddio tu non hai idea di quanto ho riso leggendo il tuo commento! Ahahah bellissima la siglaaa! Credo che se Eddi si vestisse da canna, si ritroverebbe accerchiato da panda giganti (io e te in prima fila, ovviamente! xD). Contentissima che il capitolo scorso ti sia piaciuto! Sorry ma non sono riuscita a postare ieri, sono stata tutto il giorno a Milano a cercare il regalo per i 18 anni di mia sorella >.<, comunque spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Ciao cara, a Martedì! 

-  nanerottola: douuuuuch mi sono giocata la statua d’oro! >.< scusascusascusa tesoro, sono stata tutto il giorno a Milano a cercare il regalo per i 18 anni di mia sorella, e non ho proprio fatto in tempo a scrivere. Spero che le tue 30000 verifiche siano andate bene! [anch’io sono letteralmente sommersa in questi giorni, è un’incubo -.-] Pffff purtroppo scappo fino a Martedì, non ci sentiremo per un po’ :( M iraccomando zietta, stammi bene! Un bacione <3

-  piccolananina: Guarda, non hai idea del peso che mi togli dicendo che il capitolo scorso era comunque bello [oggi ci stavo ripensando, e ho dedotto che erano gli influssi pessimistici derivanti da un pomeriggio di studio intenso di Leopardi a farmi essere così negativa xD]. Sinceramente, questo capitolo a me sembra abbastanza insignificante, però bho, non saprei. E’ una soddisfazione enorme sentire i tuoi complimenti, davvero :D mi fa particolarmente piacere perché ho capito che, se li fai, ci credi veramente, visto che quando hai qualche critica (fortunatamente) non ti fai problemi a dirla (a proposito, ribadisco, non farti problemi U.U abbattimi pure l’autostima se serve a farmi migliorare!) Ciao cara, ci sentiamo Martedì! :)

-  levia: ehiiiiii che bello una nuova commentatrice! ^^ Sono felicissima che ti piaccia Gin, e spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo! A martedì, cara!

-  Samirina: O.O lo chiedo anche a te: ma sei sicura di aver letto questa storia? FANTASTICOSISSIMA?? ...Wow, ma allora mi esalto! ^^ Grazie mille per i complimenti davvero, non hai idea di quanto mi sia gasata a leggere il tuo commento xD E sono davvero felice che ti sia piaciuto il capitolo scorso, spero che anche questo non ti abbia deluso! Ci sentiamo martedì, cara! (Pfff che brutto, è tardissimo! >.<) <3

- Fred Cullen: Wow… devo dire che il tuo commento mi ha fatto un piacere incredibile! Bhe prima di tutto hai scatenato il mio “orgoglio materno” ( la mia Gin è più bella di Bella, pappapperooo), e poi sono contenta di averti commosso! Wow mi sentio potente xD  Ci sentiamo solo Martedì, purtroppo :(  coomuqnue, spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo (nonostante sia abbastanza breve)!

Ed ora, mie care, vado a fare le valigie, dato che la mia adorata sorellina sta iniziando a insultarmi in tedesco (sì, questo aspetto di Gin è stato ispirato da lei xD)

Ci sentiamo Martedì, Myladies!

ArtemisLover♥

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

-Regola numero sei: mai chiamare “Ariel” il tuo Sommo Signore

 

 

- Ciao Gin! –

Ok, niente panico.

Ignora e corri avanti, ignora e corri avanti. 

- Ehii Gin! –

Continua a far finta di niente, continua a far finta di niente!

- Gin, ma sei sorda?! Non hai sentito che ti stavo chiamando? – mi chiese una voce maschile, mentre mi afferrava un braccio bloccando la mia fuga.

Accidenti. Game over game over!

Alzai impercettibilmente gli occhi al cielo, rispondendo con scarso entusiasmo al saluto.

- Ciao, Tyler. Scusami, ero sovrappensiero. –

O forse stavo cercando un modo per sfuggirti, vedi un po’ tu.

Un largo sorriso si dipinse sul suo volto, illuminandogli gli occhi.

- Tranquilla, capisco. Ascolta, volevo chiederti una cosa… -

Oh, no! Ti prego, ti prego! Non anche tu!

- …non è che mi inviteresti al ballo di primavera? –

 

Ecco, perfetto. Come non detto.

Erano sì e no le 8 e 20 di Lunedì mattina, e nel giro di venti minuti ero già stata inseguita e bloccata da Mike ed Eric.

Mi affrettai a rispondergli, leggermente acida.

- Mi spiace Tyler, ma quel weekend non sarò in città. Devo obbligatoriamente andare a Seattle, ho promesso a Charlie di aiutarlo a fare spese –

Seeee ceerto, come no.

Ma come dice il detto, meglio una balla oggi che una caviglia rotta domani.

- In effetti lo sapevo, me l’ha detto Eric. Ma non preoccuparti baby, sarà per il ballo di fine anno! – aggiunse facendomi l’occhiolino, per poi andarsene.

Io rimasi bloccata in mezzo al corridoio, gli occhi sgranati e la mascella a terra.

Quello doveva essere un incubo!

Stava scherzando, vero?? Vero?!?

Mentre cercavo di evitare un’imminente crisi isterica, sentii una risata melodiosa ed estremamente divertita.

Mi voltai verso sinistra, ed eccolo lì.

Edward Cullen, appoggiato alla parete, che ridendo mi guardava fisso.

Presi un paio di respiri profondi, chiudendo gli occhi (avanti Gin, calmati. Sono solo le 8 e 20, non puoi compiere una strage ancor prima della prima ora!), per poi ignorarlo completamente e proseguire a testa alta per il corridoio.

Ed ecco tornare la maledizione dei due passi.

Neanche due metri dopo, ero già finita per terra distesa.

Perché, perché, perché?! pensai sconsolata, mentre sentivo Edward scompisciarsi letteralmente dal ridere.

All’improvviso, non sentii più il pavimento duro sotto di me, sostituito da una sensazione di vuoto e di freddo.

Aprì gli occhi, sconcertata.

Oh. Mio. Dio.

Edward Cullen mi aveva appena preso in braccio e mi stringeva a se, sul viso un’espressione divertita.

- Edward! Che cacchiarola fai?! Mettimi giù! - gli urlai dietro, imbarazzatissima.

Dio, quant’era bello quando rideva.

Lui mi lasciò andare, continuando a ridere sotto i baffi.

- Sai, Gin? Sei una ragazza veramente buffa –

Io misi il broncio, incrociando le braccia sotto al seno.

- Non è assolutamente vero. Sei tu che hai un concetto di “normale” che fa schifo. –

Eccheccavolo, un cagnolino stordito è buffo, non io!

- Sì sì certo, hai ragione. Comunque, sono qui per chiederti una cosa… –

Sì, lo voglio!

Per me va bene sposarci anche domani, guarda!

- …hai presente il prossimo weekend? Sai, c’è il ballo di primavera… -

No, ma stava scherzando?!

- Mi stai prendendo per i fondelli, vero?! – gli chiesi irritata, fulminandolo con lo sguardo.

Il suo -assolutamente perfetto- sorriso sghembo si ingrandì, mentre gli occhi dorati brillavano, divertiti.

- Non mi sviare, Gin. Lasciami finire di parlare, per favore –

Miiiiiiii se era irritante quell’essere!

 Ripresi a camminare veloce per il corridoio, stringendo tra di loro le mie mani per cercare di trattenermi dal picchiarlo.

- Comunque, ti stavo dicendo che ho sentito che quel giorno sarai a Seattle. E mi chiedevo se accetteresti un passaggio. –

Eeeh?

- Eeeh? –

- V  o  r  r  e  s  t  i     u  n     p  a  s  s  a  g  g  i  o     p  e  r     S  e  a  t  t  l  e  ? –

Scandì lentamente, come se stesse parlando con una minorata mentale.

- Oooh. –

Non riuscivo a pensare, il cervello mi era andato in corto circuito.

- E da chi? – chiesi, confusa.

- Da me, ovviamente –

- Aaah. –

Coooosa?!

- No cioè, fammi capire: tu stai chiedendo a me se voglio andare con te a Seattle? Dopo una settimana che non mi rivolgi la parola e mi ignori completamente?! –

La risposta è scontata, cocco.

Ma certo che SI’!

Sul viso di Edward rimase il sorriso sghembo, ma i suoi occhi si adombrarono.

Si vedeva lontano un miglio che era teso.

- Lo so, sono stato imperdonabile. Ma ho intenzione di rimediare, Gin. Ho capitato che non ha senso cercare di ignorarti. D’ora in poi farò solo quello che mi va’, mi prenderò quello che viene. Sono stanco di sforzarmi di starti lontano. –

Aaah bhè, adesso sì che era tutto chiaro.

- Ti rendi conto che non ho capito neanche la metà delle cose che hai detto, vero? -

- In effetti, ci contavo – rispose, il sorriso magnifico che tornava a splendere sul suo viso - Comunque, non mi hai ancora risposto -

- Ehm… per quanto possa apprezzare la tua offerta, Edward, devo rifiutare. Sai, non ho una grande passione per le auto –

- Sì, in effetti ci avevo già pensato. Per questo mi offro volontario per accompagnarti in treno o in aereo –

Oooh.

- Quindi tu saresti disposto a subirti otto ore di treno solo per farmi compagnia?! –

Lui mi lanciò uno sguardo intenso, che mi fece rabbrividire.

- Lo prendo per un sì? – mi chiese, la voce ammaliante.

Io annuii, troppo scossa per dire qualcosa di sensato.

Un’espressione soddisfatta si dipinse sul suo volto, mentre la campanella suonava.

- Bene, allora a dopo – disse, iniziando ad allontanarsi.

- Ah, Gin – mi chiamò, voltandosi. Il viso ero tornato serio, lo sguardo freddo. – Sarebbe molto meglio per te starmi lontana. –

- Ci vediamo a lezione – aggiunse, andandosene via tranquillamente e lasciando me ferma in mezzo al corridoio a fissarlo come una scema.

Bha, che tipo strano.

Certo, sicuramente affascinante, misterioso, premuroso, bellissimo, intelligente e tutto;  ma proprio strano.

 

 

Inutile dire che passai le prime cinque ore completamente rimbambita a fissare il nulla, troppo presa a ripensare alla proposta di Edward per badare a qualsiasi altra cosa.

Lui… lui voleva… cioè no, lui mi…

Aspetta, ricomincia da capo.

Allora. Edward… quello che mi aveva salvato…l’essere più perfetto al mondo… mi ha chie…

Mio dio, ma non riuscivo nemmeno a pensarlo?! Ero proprio patetica!

- LUI VUOLE ACCOMPAGNARMI A SEATTLE! –

Ooooh, finalmente ce l’avevo fatta!

- Il pesce vuole accompagnarti a Seattle? – mi chiese Mike, confuso.

Eeeh?

Oh, cacchio.

Ti prego, fai che non l’abbia urlato.

Senza che me ne accorgessi, eravamo entrati in mensa, e mi ritrovavo con un piatto di quella che doveva essere una trota in mano.

...

Pensa pensa pensa pensa!

- Bhè, credo che qualsiasi animale morto preferirebbe andare a visitare una città, piuttosto che finire nello stomaco di qualcuno. No? -

L’importante è essere sicuri di ciò che si dice.

Difatti, Mike annuì, apparentemente affascinato dal mio ragionamento insensato; mentre Angela e Jessica mi guardavano dubbiose.

Sospirando, mi voltai automaticamente verso il tavolo dei Cullen.

Un’ondata di delusione mi sommerse, facendomi immobilizzare.

Quattro. Era in quattro. Lui non c’era.

Stavo decidendo se pestare me per sentire la usa mancanza o pestare lui per la sua assenza, quando Jessica parlò.

- Gin, c’è Edward Cullen che continua a fissarti-

Traduzione: Brutta sfigata, perché quel gran figo di Edward Cullen guarda te e non me?!

Velocemente feci scorrere il mio sguardo per la mensa, fino a quando lo individuai.

Edward, seduto a un tavolo centrale, solo, che mi guardava divertito.

Quando si accorse che ricambiavo lo sguardo, allargò il sorriso sghembo, facendomi segno con il dito di andare da lui.

Oh. Mio. Dio!

- Sbaglio o ti sta facendo segno di raggiungerlo? – mi chiese acida Jessica.

Traduzione: Spera che io mi sbagli Swan, o giuro che ti spacco!

- Mha, non saprei… probabilmente vuole riprendere a fare sesso selvaggio. Sai, prima l’abbiamo fatto solo per un’oretta. –

La pettegola e Mike mi guardarono paralizzati, le bocche spalancate dalla sorpresa.

Alzai gli occhi al cielo, sbuffando sonoramente.

Miiiiiii che sbatta, non si poteva manco più essere sarcastici!

- Scherzo ragazzi, s c h e r z o! Dovrà chiedermi qualcosa di biologia, no? Vado da lui, almeno posso rispiegargli il Ciclo di Krebs –

Seeee, certo. Come se lui avesse bisogno di ripetizioni.

E come se io avessi anche solo una vaga idea di cosa fosse il Ciclo di Krebs, in effetti.

I trenta metri che mi separavano dal suo tavolo furono i più lunghi della mia vita.

Quando arrivai alla mia meta, un po’ sconcertata e con il cuore a mille, mi fermai accanto alla sua sedia.

Il suo bellissimo sorriso sghembo riapparve, insieme a un’espressione divertita.

- Prego, accomodati. Che ne dici di farmi compagnia? –

Feci come mi aveva detto, sedendomi sulla sedia in fronte alla sua.

- Come mai tutto questo, Edward? – gli chiesi, distaccata.

Però! Ero davvero brava a fingere di non essere al settimo cielo!

Lui divenne serio.

 – Te l’ho detto Gin, sono stanco di costringermi a starti lontano. – Poi aggiunse, la voce estremamente divertita – Ma sta’ tranquilla, non ho intenzione di fare ciò che pensi, l’ora di stamattina mi è bastata –

Eeeeeh?

Ma che diavolo stava dicendo?! L’avevo visto sì e no dieci minuti quella mattina!

Lo scrutai sconcertata per qualche secondo, il sopracciglio alzato.

Dopodichè, capii dove voleva andare a parare.

- MI STAI DICENDO CHE HAI SENTITO COS’HO DETTO A MIKE E JESSICA?! –

Oddio, no no no!

Che figura di merda!

Arrossii in maniera allucinante, mentre lui se la rideva beato.

- Ti diverti così tanto a farmi morire di vergogna?! – gli chiesi imbronciata, le guance ancora a fuoco.

- In effetti sì, è estremamente piacevole – mi rispose, un sorriso da infarto sul volto pallido.

Non feci in tempo a ribattere, che un’illuminazione mi attraversò la mente.

Oh.

Mmm.

- Come hai fatto a sentirmi? Ero dall’altra parte della mensa, e stavo parlando sottovoce –

Il suo volto tornò teso, un sorriso amaro lo occupò.

- Questo è uno dei maggiori problemi, Gin. Mi lascio scappare sempre troppe cose, quando sto con te –

Mi concentrai sulla mezza trota grigiastra che avevo nel piatto, la mente occupata da mille congetture diverse.

Che fosse una specie di Tarzan senza perizoma?

Dopotutto, anche lui era superpotente e con il super udito.

Mmm, però non ci avrei messo la mano sul fuoco.

Tarzan era abbastanza abbronzato, Edward invece era bianco cadavere.

A meno che fosse un Tarzan anemico.

- A cosa stai pensando? – mi chiese, curioso.

Alzai lo sguardo, ricambiando il suo.

- Sto cercando di capire cosa sei –

E riecco la tensione.

Cercò di mascherarla, facendo un sorriso tirato.

- Sei arrivata a una conclusione? –

- Forse, non ne sono sicura. Avrei bisogno che mi rispondessi a qualche domanda –

Assottigliò gli occhi, la postura rigida si fece più evidente.

- Non posso prometter telo. Ma se vuoi, puoi provarci. –

Feci un respiro profondo, per poi iniziare con il mio interrogatorio serrato.

- Allora, domanda numero uno. –

- …ti piacciono le banane? –

Mi guardò sconcertato, gli occhi spalancati per la sorpresa. – No, direi di no –

Bene, meno uno. Niente Tarzan, sicuramente.

Ed ora, passiamo al secondo sospetto.

- …sai respirare sott’acqua? –

La sua espressione si fece sempre più divertita e sconcertata. - Nha -

Quindi, nemmeno la Sirenetta.

Strano però, avevano gli stessi capelli.

- Per caso hai mai lanc… -

- No, non so lanciare ragnatele. E la criptonite non mi fa nulla – mi interruppe, ridacchiando.

Lanciò uno sguardo strano alle mie spalle, per poi riportare la sua attenzione su di me.

- Sai, credo che i tuoi amici siano dispiaciuti che ti abbia rapito. –

Improvvisamente scoppiò a ridere, estremamente divertito.

- C’è Mike che vorrebbe picchiarmi, in questo momento –

- Ma va’, ti starai sbagliando –

- No, non credo. Te l’ho detto, sono piuttosto bravo a capire le persone –

- A parte me, ovviamente –

Il suo sguardo si fece concentrato, mentre il solito velo di frustrazione irrompeva in tutto quell’oro.

- Esattamente. Chissà come mai -

Non so per quanto rimanemmo a fissarci, ma quando la campanella suonò trasalii, sorpresa.

Mi guardai attorno: eravamo parecchio in ritardo, la mensa era praticamente vuota.

- Edward ci conviene andare, Banner non sarà felice di un altro ritardo –

Per tutta risposta, lui prese a giocare con il tappo della mia bottiglietta d’acqua, guardando il tavolo.

- Vai pure, io oggi non vengo –

- Ah.-

- E perché? –

Un sorrisino amaro si dipinse sul suo volto.

- Saltare qualche lezione, di tanto in tanto, fa’ bene alla salute –

Bha, che ragazzo strano.

Sospirai, indecisa.

Mi dispiaceva un sacco lasciarlo, dovevo ammetterlo.

Mi trovavo… dannatamente bene, con lui. Avrei voluto passare il resto giornata così, seduti a parlare o anche solo a guardarci.

- Va bhé, come preferisci. Io vado, mi scoccia perdere un’altra lezione. A dopo, Edward –

Mi fece un cenno col capo, concentrato a giocare con il tappo.

Così, mi avviai sola –e per la prima volta, avrei voluto non fosse così- verso l’aula di biologia.

 

 

-Grazie Gin, e scusami ancora. Mi dispiace tantissimo di averti fatto perdere tempo. Se c’è qualcosa che posso fare per ricambiare il favore, dimmi pure! –

- Ma va’ Angela, non scherzare neanche! Al massimo sono io a doverti un favore, grazie a te ho saltato l’ultima mezzora di Banner! –

Angela mi sorrise grata, mentre uscivamo dall’infermeria  avviandoci verso la palestra.

Durante l’ora di biologia avevamo fatto un esperimento per scoprire il nostro gruppo sanguigno – cosa perfettamente inutile, fra l’altro- ed Angela, che non sopportava la vista del sangue, era quasi svenuta.

Iniziammo a chiacchierare del più e del meno, mentre aprivamo le porte ed entravamo in palestra.

Un urlo sovrastò improvvisamente le nostre parole.

- ATTENZIONE, PALLAAAAAAA! –

 

 

Porca vacca, che dolore!

Mi misi a sedere, aiutata da Angela e da Mike.

Ma che cacchio era successo? Mi domandai, confusa.

Vidi una palla da calcio rotolare accanto a me, e tutto mi fu chiaro.

Ma pensa te che razza di sfiga. Ero appena entrata in palestra, e già avevo preso una pallonata dritta in faccia.

Mi rialzai lentamente, cercando di tenere a bada il dolore al naso.

- Swan, tutto bene? –

Mi chiese il signor Clapp, preoccupato.

Oh, ma certo. A meraviglia, guardi.  E’ il mio hobby preferito prendere pallonate in faccia.

Barcollai leggermente, sotto lo sguardo vigile del mio professore.

- Forse è meglio che tu vada a fare un salto in infermeria. Newton, l’accompagni tu? –

Sembrava che Mike non potesse chiedere di meglio. Mi circondò la vita con un braccio, mentre metteva il mio a cingergli le spalle.

Probabilmente mi sarei staccata subito picchiandolo a sangue, se non avessi avuto dei capogiri così forti.

Uscimmo in giardino, iniziando ad attraversarlo.

Avevamo appena superato l’edificio 3, quando dovetti fermarmi.

- Mike, possiamo fare una pausa? Non ce la faccio più – gli dissi supplicante, sdraiandomi sull’asfalto gelato.

Accidenti a quei cavolo di giramenti!

Non passarono molti minuti, che sentii la sua voce chiamarmi preoccupata.

- Newton, che è successo? Che cos’ha? –

Mike sembrava alquanto irritato. – Sta bene Cullen, ha solo preso una pallonata in faccia –

“Solo una pallonata” a chi, brutto schifoso?!

Sentii Edward sospirare, sollevato.

- Gin, mi senti? – mi chiese, dolce.

- No. Sono già morta. Lasciami qui e vattene –

Lo sentii ridacchiare, divertito.

Poi… per la seconda volta in un giorno, una sensazione di vuoto sotto di me e di una presa stretta attorno alle gambe e alle spalle.

- Edward! No, ma allora è un vizio! Lasciami subito giù, mollami immediatamente! –

Lui non diede minimamente segno di avermi sentito, e si rivolse a Mike un sorrisetto divertito.

- Tu vai pure, la accompagno io –

- No, è il mio compito! Ehi…! –

Edward lo ignorò completamente, incamminandosi verso l’infermeria come nulla fosse.

- Ammettilo Cullen, ti piace usarmi per fare sollevamento pesi –

Gli chiesi, rinunciando a ribellarmi e tenendo gli occhi chiusi.

Dio, che dolore.

 Ridacchiò – Non dire sciocchezze Gin, non pesi niente. Come ti senti, va un po’ meglio? –

Scossi leggermente la testa. - Non molto, continua a girarmi la testa e a pulsarmi il naso. Non capisco il perché, era solo una stupida pallonata –

- Probabilmente il tuo fisico non si era ancora ristabilito completamente dall’incidente, il trauma cranico della settimana scorsa non ti giova sicuramente –

Bestia, che saggezza.

In infermeria, una signora anziana dalla faccia gentile mi fece sdraiare sul lettino, mettendomi il ghiaccio sul viso.

- Cara, purtroppo non possiamo darti antidolorifici, ma ti consiglio di prenderne uno, quando arrivi a casa.- mi disse, dolce. – E non ti preoccupare, vai pure, te la faccio io la giustifica –

- Mi scusi signorina, potrebbe farne una anche per me? Vorrei accompagnare Ginevra a casa, non sono sicuro che stia abbastanza bene per farlo da sola –

Fulminai Edward con un’occhiataccia –a cui per altro non badò assolutamente- mentre mi spingeva fuori dall’infermeria.

Che palle, aveva ricominciato a piovere. Avrei dovuto farmi la strada del ritorno ancora una volta sotto la pioggia. Pfff.

Ma non feci in tempo ad imboccare la strada, che mi sentii tirare all’indietro.

- Ma dove pensi di andare?! – mi disse Edward, assolutamente indignato.

Ma ce la faceva?

- A casa, no? – gli risposi, assolutamente confusa.

- E tu pensi che ti lasci camminare per venti minuti sotto l’acqua nelle tue condizioni?! Non se ne parla proprio! –

Dopodiche iniziò a trascinarmi verso il parcheggio.

- Ehi ehi ehi Rosso, frena un attimo! Che diamine vuoi fare?! - gli chiesi, sconcertata, mentre cercavo –inutilmente- di opporre resistenza.

- Ti porto a casa con la Volvo, ovviamente –

COOOSA?!?

Inizia a divincolarmi frenetica, il panico che mi assaliva.

- Lasciami subito, Edward! –

Continuò a trascinarmi per il parcheggio, come se non avessi parlato.

- Edward! Non sto scherzando! Mollami immediatamente! -

....

Niente, continuava imperterrito ad avanzare. E la Volvo era sempre più vicina…

Non resistetti più, il panico si impadronì totalmente di me ed esplosi.

- Sentimi un po’, Ariel! Se non mi lasci andare immediatamente ti ammazzo il pesce! E ti giuro che la lunghezza della tua coda non sarà più un problema, perché TE LA TAGLIO! –

Finalmente arrestò la sua corsa, ridacchiando divertito.

Regola numero sei: mai chiamare “Ariel” il tuo sommo signore

- Che hai detto...? –

Ma quando vide abbassò lo sguardo sul mio volto, tornò improvvisamente serio.

Ero nel panico, nel panico più totale.

Calde lacrime mi segnavano le guance, senza che riuscissi a trattenerle.

L’angoscia che mi avvolgeva non mi permetteva neanche di respirare regolarmente, mentre fissavo terrorizzata la macchina grigia affianco a noi.

Edward mi prese il volto tra le mani, stringendomi leggermente le tempie.

- Guardami. - mi disse, lo sguardo celestiale e serio. – Ti fidi di me? –

- N-non è questione di fid… - inizia a rispondergli singhiozzante. Venni interrotta dalle sue dita, che si posarono leggere sulle mie labbra.

- Gin, rispondi alla domanda. Ti fidi di me? –

Lo guardai, perdendomi nel suo sguardo dorato.

Mi fidavo veramente di lui?

- Sì. –

- E allora, sali. Non permetterò che ti succeda nulla di male. – mi disse, lo sguardo mortalmente serio.

Feci scorrere lo sguardo tra lui e la Volvo un paio di volte, deglutendo.

Dopodichè, sospirai.

Io mi fido di lui.

Io mi fido di lui.

Io mi fido di lui.

Avanzai lentamente verso il lato del passeggero, dove lui mi attendeva con la portiera aperta.

Una volta che mi sedetti, la richiuse, per poi camminare tranquillo fino al posto del guidatore.

Prima di partire, notando la mia tensione, mi strinse una mano.

- Guarda me Gin, non pensare al resto. Guarda me e basta. –

E così feci. Passai i cinque minuti di viaggio a fissarlo, cercando di liberare la mente.

E ci riuscii.

Quando si fermò davanti a casa mia, sospirai, sollevata, per poi guardarlo con gratitudine immensa.

Edward sorrise, lo sguardo intenso che mi scrutava attento.

- Visto? Non è stato poi così difficile –

Non riuscivo a dire niente, troppo felice di ciò che era successo.

Così, avvolsi in un abbraccio stritola-costole, nascondendo il viso sotto al suo collo.

Come l’altra volta, inizialmente si irrigidì, ma poi ricambiò delicato la stretta.

Qualche istante dopo sciolsi la presa, alzando il viso e guardandolo negli occhi.

- Grazie Edward, grazie. Non ce l’avrei mai fatta senza di te! – gli dissi, un sorriso enorme sul mio volto.

Lui fece il suo tipico sorrisetto sghembo, il mio preferito.

Dopodichè, passammo almeno un’ora nella sua Volvo a parlare.

Era liberatorio, era fantastico.

Gli dissi di Renée, del perché delle mie paure, di quanto fosse adorabile Charlie, e lui mi raccontò della sua famiglia, del rapporto con i suoi genitori, dei suoi fratelli adottivi.

Quando se ne andò un’oretta più tardi per andarli a prendere a scuola , io restai fuori, sotto la veranda, a guardarmi attorno.

Strano.

Mai una giornata di pioggia mi era sembrata tanto fantastica.

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Bonjouuuur mes amouuurs!

Ebbene sì, eccomi tornata da Parììììììì! :D

Cacchiarola è una città fantastica!

Coooomunque, sono arrivata due minuti fa’ a casa, e come promesso posto il nuovo capitolo!

Purtroppo devo andare a studiare per la verifica di antropologia di domani [schifo di prof infame --.--], quindi non faccio in tempo a rispondere alle vostre recensioni >.<

Ma se passate domani sera al massimo, caricherò anche le verie risposte e ringraziamenti, oltre al titolo del prossimo capitolo ^^

[ho pensato che avreste preferito vedere subito il nuovo capitolo e poi le recensioni, piuttosto che dopo entrambi]

Intanto, grazie mille a tutte, siete fantastiche!

A prestissimissimo!

ArtemisLover♥

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Capitolo 7
*** La figlia della sfiga torna a colpire! ***


Un gioigiornogioiglorioso ragazzuoleee!

Dio, quanto mi siete mancate! ^^

Purtroppo, come avrete notato questo non è un capitolo. Ebbene sì, è solamente un avviso.

In questo momento, è dalla stanza n° 26 del reparto di ortopedia, mentre una signora al mio fianco [che ad essere sincera non ho capito per quale motivo sia qui, visto che ha solo un dito rotto] russa pacificamente che vi sto scrivendo.

Oooh  yeah girls, sono riuscita a farmi investire [da un arzillo vecchietto, tra l’altro] il giorno dopo essere tornata da Parigi! Un applauso per me, graziee! -.-

Niente di grave, non ho rotto niente ma ho “tranciato quasi completamente i due crociati” quindi adesso mi attendono le cure antibiotiche contro possibili infezioni, punture [due-tre volte al giorno, DESTINO CRUDELE] di anticoaugulanti e tra 4-5 giorni dovrebbero farmi un paio d’interventi per togliere i pezzi di vetro dai tessuti interni e riattaccarmi i legamenti. [c’è un infermiere rasta che è un grande, però! :D]

Oggi sono fortunatamente riuscita a strappare l’internet key a mia sorella, ma non credo avverrà ancora molto presto ç.ç  

Quindi… mi dispiace tantissimo, ma credo che per circa 5 giorni non riuscirò ad aggiornare.

Scusatescusatescusatescusatescusatescusatescusate!

Come magra consolazione, vi lascio il titolo del prossimo capitolo:

Capitolo 7

-Regola numero sette: mai sottovalutare i propri Superpoteri Femminili

[Riguarda La Push  e forse Port Angeles, ma il titolo non mi soddisfa granchè. Magari lo cambio, mmm.]

Mi dispiace un sacco anche di non aver potuto rispondere alle recensioni, ma rimedio immediatamente!

-Bree Cullen: Sììì ce l’hai fatta ad arrivare prima, e per ben due volte! xD Felicissima che ti siano piaciuti i due capitoli e anche l’idiozia innata di Ginevra. Grazie mille per il tuo supporto, spero di riuscire a postare prestissimissimo! :)

- Lully Cullen: Ahahah bhè, direi che puoi provare anche tu a spaccarti una gamba per vedere tuo padre in cucina! [spero solo che sia più bravo del mio, visto che stamattina mi ha portato dei “Cantucci” e mi sono quasi rotta i denti xD] Sono contentissima che ti siano piaciuti i due capitoli, prometto che aggiornerò il prima possibile! A presto tesoro, stammi bene! Un bacio

-  nanerottola: Ziettaaaa! Ma perché tua nipote è così sfigata?! >.< Coomunque, sono sicura che le tue verifiche siano andate bene [sei mia zia, quindi un genio, ecchè U.U]… e poi che invidia, quante vacanze ti fai?! Scherzi, non mi annoio mai a leggere le tue recensioni! A Parigi è stato tutto FANTASTICO [a parte il mio francese, che era più dialetto milanese che altro xD], è una città veramente stupenda! Sì, nel prossimo capitolo ci saranno sicuramente i botoli pulciosi [nemmeno a me piacciono i cagnacci rognosi, BLEAH], martedì [un’ora prima dell’incidente, a voler essere precisa] ero arrivata a scrivere fino all’episodio di La Push; ma penso parlerà anche delle reazioni di Gin e di port Angeles. Bhè che dire, spero di risentirti prestissimo! Un bacione, zietta! <3

- chiaro di luna: ehii buongiorno cara! Wow sono stata strafelice di leggere le tue recensioni! Non hai idea di quanto sono contenta si sapere che Gin è il tuo mito, per non parlare dei tuoi consigli! [ovviamente proverò a scrivere il pezzo di Port Angeles con la tua idea (che tra l’altroo mi piace un sacco!), spero solo di riuscirci] A Parigi tutto bene, anche se non ho trovato il “mio Edward” >.< douch che sfiga. A prestissimo spero, cara! Un bacione

-  piccolananina: grazie mille per la correzione [dio, non me n’ero proprio accorta! Era TERRIBILE!], appena me l’hai detto ho sistemato tutto.  Purtroppo nella valigia non ci stavi, giuro! Ho cercato di farti entrare, ma era troppo piena di libri xD Cooomuqnue, felicissima che Gin ti piaccia, e anche i due capitoli [mi gaso un sacco a sentire i tuoi complimenti]. Bhè, spero di risentirti prestissimo, cara! :D

-  Fred Cullen: sììììììììììì sono contentissima che ti siano piaciuti i capitoli! ^^ Bhè, devo dire che mi sono gasata un sacco a leggere le tue recensioni, aiuti la mia autostima in maniera incredibile xD  Ehii don’t worry per la lunghezza, vanno benissimo!:D Spero di riuscire a postare prestissimissimo, anche perché altrimenti sclererei… quindi, a presto cara! :)

-  levia: Ahahhah sìììì un monumento lo accetto volentieri! [Magari aspetta un po’ prima di farlo, al momento sono alquanto oscena e fasciata xD] L’accompagnamento a Seattle… mmm, credo che ci sarà tra un paio di capitoli, per ora devi accontentarti di Port Angeles :D  Sono felicissima che ti sia piaciuto, spero di riuscire ad aggiornare prestissimissimo! Ciao caraa! :)

-  valli : Ahahahah sììì tranquilla ragionamento capito, sono abituata ai pensieri contorti XD Woow grazie per i complimento, mi gaso sempre un sacco! A prestissimo cara, prometto che cercherò di postare in frettissima U.U Un bacione!

-  luce70: Wow, leggere la tua recensione mi ha fatto davvero bene. Bhè, grazie mille per i complimenti, sono veramente felice che ti piaccia :D [Anche se, secondo me, se Edward potesse leggere nella mente di Ginevra, scapperebbe via subito xD] Spero di riuscire ad aggiornare in fretta… non perdo le speranze, quindi ti dico: a presto! :D

-  Samirina: carissima! Scusascusascusa, hai perfettamente ragione! E’ colpa di quell’infame di mia sorella, non mi prestava l’internet Key e non potevo postare >.<  Le tue recensioni… Bhè, mi hanno fatto un sacco piacere. Parigi… bhè, è stupenda! Abbiamo visto un po’ di tutto, la torre Eiffel, i giardini des Halles, la reggia di Versailles, l’arco di trionfo, Montmartre, il Louvre, gli Champs Elysèe,... è stato f a n t a s t i c o! :DD Ahahahah nuooo adesso mi sento in colpa, spero di vederti ancora viva e vegeta al 10 capitolo..come farei senza una delle mie recensistrici [non so se esiste come termine xD] preferite?! Sono contentissima che ti siano piaciuti i due capitoli, e poi grazie mille per i complimenti! [che mi gasano sempre un sacco]. A prestissimissimo, spero! Un bacione <3

patapolo: osissississì Marty, ci sei più che riuscita! Stavo morendo dal ridere a leggere la tua reccy, sei  f a n t a s t i c a! A Parigi tutto bene [dio, io AMO quella città!], è stato il ritorno un po’ traumatico * Martedì me attraversa le strisce per andare a mangiare un gelato, un vecchio DI SETTANTOTTO anni mi stira con una golf mezza rotta*  Ma… tu… VIENNA?? AC/DC?? SLASH?? OH MY GOOOOOOOOOOOOOOSH! *me si tira uno schiaffo per riprendersi* Ma è FANTASTICO! Dincibacco se ti invidio! [scommetto che in questo momento sei senza voce xD] Ahahahah douuch povera, con i fighettini a fare shopping, che triste destino! U.U  Tesoro mio scappo che mi devono fare una puntura >.< *me sposta il portatile, sposta il lenzuolo, urla “Per SPARTAAAAA!”, salta al volo sulla sedia a rotelle e scappa sgommando*, ci sentiamo appena torni dal concerto (e io dall’ospedale, ma questi sono dettagli U.U) Un bacione! <3

 

Quindi... A prestissimo mie adorate, fate le brave senza di me!

Un bacio,

ArtemisLover

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


 

Dedico questo capitolo a loro, alle irriducibili.

 A loro che hanno aspettato per mesi questo capitolo [che, fra parentesi, non è bellissimo].

A loro che hanno reso i giorni di ricovero più sopportabili.

Ai miei raggi di sole.

Godetevi il capitolo lettrici, è tutto per voi ;)

 

 

 

Capitolo 7.

-Regola numero sette: mai sottovalutare i propri Superpoteri Femminili [ovvero: i 100 e 1 modi in cui terrorizzare elementi del sesso maschile con la storie sul ciclo]

 

Il cielo azzurro, con qualche sporadica nuvola a ricoprirlo. Il mare blu intenso, che si scontrava sulle coste frastagliate. I gabbiani e qualche aquila che volavano poco lontano.

Bhè, dovevo ammetterlo: First Beach, la spiaggia antistante La Push, era veramente incantevole.

 Anche se mancava una cosa fondamentale per renderla perfetta.

E per colpa di quella cosa, non riuscivo a godermi pienamente il panorama e la compagnia dei miei amici.

La stessa cosa che in quell’istante, seduta davanti al fuoco circondata da chiacchiere allegre, mi faceva desiderare di essere altrove.

Sul Monte Rainer a fare trekking, per esempio.

Magari nello stesso tratto dove si trova Edward.

Magari nella sua stessa tenda.

O anche nel suo stesso sacco a pelo, non ero schizzinosa.

Mi tirai una manata in faccia.

Dio, ero ossessionata da quel ragazzo.

Da quando avevamo deciso di provare ad essere amici, non passavo neanche un minuto senza pensarlo.

Era una cosa malsana, innaturale.

Mi aveva detto più volte di stargli alla larga.

Mi aveva ripetuto di essere pericoloso.

Mi aveva avvertito che sarebbe stato meglio per me non averlo mai incontrato.

Ma io non potevo farci niente, non potevo “scegliere”.

Ero troppo presa da lui, da suoi misteri, dalla sua personalità contrastante -a volte così dolce e a volte così irritabile- per poterlo ignorare.

Qualche istante dopo, venni bruscamente risvegliata dai miei pensieri.

Una mano, sbucata da chissà dove, mi accarezzò il fianco sinistro, infilandosi sotto la felpa leggera e la canottiera che indossavo.

Sbuffai, incredibilmente irritata.

       - Mike. Quello è il mio fianco. - dissi, secca.

Lui distolse lo sguardo, arrossendo come un dannato e allontanando la mano da me.

       - Oh s-scusa Gin, credevo… credevo fosse una… salsiccia –

Seeee, ceeerto!

Alzai gli occhi al cielo, mentre vedevo Jessica accigliarsi indispettita e Angela ridacchiare dietro al suo panino.

Stavo per insultarlo pesantemente, quando fui interrotta dall’arrivo di una decina di ragazzi, tutti con una carnagione ramata, lunghi capelli lisci e neri e gli occhi scuri: ragazzi della vicina riserva indiana, venuti a fare amicizia.

Notai che uno di loro – Jason, Jacob o Jerold, non avevo capito bene- mi guardava curioso, ma non ci diedi molto peso.

Qualche minuto più tardi, mentre parte del gruppo era andato a vedere le pozze oceaniche, mi si avvicinò, porgendomi la mano e sorridendo amichevole.

       - Tu sei Ginevra Swan, vero? –

Uh uh, la mia famosità non aveva limiti.

Anche il cugino di Balla coi Lupi mi conosceva.

       - Così dicono. E tu sei il fratello di Pocahontas, vero?- gli dissi, ricambiando la stretta.

Un suo amico mi scoccò un’occhiataccia, ma lui ridacchiò, divertito.

       - Esatto! Ma tu puoi chiamarmi anche solo Jacob, Jacob Black. –

 

 

Entrai in casa e chiusi freneticamente la porta dietro di me, facendola sbattere rumorosamente.

La voce allegra di mio padre mi accolse calorosa.

       - Ehilà scricciolo, com’è andata in spiaggia? –

       - Benissimo, è stata una giornata illuminante! Mi sono divertita da morire! –  risposi, esplodendo in una risata isterica vagamente inquietante.

Ok Gin, calmati.

 Niente crisi di panico in soggiorno. Aspetta di arrivare in camera tua.

Charlie probabilmente intuì che c’era qualcosa di strano, perché spuntò dalla cucina e mi scrutò attento.

       - Sicura, Ginny? Mi sembri un po’ strana. –

       - Ma certo, papino mio!  -

Il suo sguardo si accigliò maggiormente.

       - Allora come mai, di grazia, sei pallida come un cencio e continui a sbattere il piede per terra? –

Douch, beccata.

Accidenti, ma non poteva fare l’operatore ecologico invece del poliziotto?!

Pensa Gin, pensapensapensa!

       - Vedi papà, è che mi è appena venuto il ciclo. E io vorrei davvero restare qui con te a chiacchierare, ma temo che le mie ovaie reclamino un assorbente pulito e un Buscophen al più presto. –

Regola numero sette: mai sottovalutare i propri Superpoteri Femminili.

Difatti Charlie distolse lo sguardo, arrossendo e borbottando sottovoce qualcosa come “Oh, ma certo figliola!”, per poi ritirarsi velocemente in salotto.

….

Però, niente male.

Piazza pulita in meno di dieci secondi.

Meglio che gridare “C’E’ UNA BOMBAA!”.

 

 

 

       - Ooooooohm. Ooooooohm. –

Erano passati esattamente 0 giorni, 23 ore e 37 minuti dal mio incontro con Jacob.

       - Ooooooohm. Ooooooohm. –

Era un soleggiato pomeriggio di Domenica.

       - Ooooooohm. Ooooooohm. –

Ed io mi trovavo in giardino, le mani unite sopra la testa, in equilibrio su una gamba con l‘altra ripiegata verso l’interno.

       -  Ooooooohm. Ooooooohmmmerda!

Urlai, perdendo l’equilibrio e finendo sedere a terra.

Sbuffai, esasperata.

       - Ma che diamine sto facendo?! Io odio lo Yoga! –

Era per pura disperazione che mi ero messa nella posizione dell’albero poco prima, nel vano tentativo di liberare la mente.

Mi sistemai meglio sul telo, prendendo un profondo respiro.

Era inutile continuare a ignorare l’argomento, era meglio risolvere la questione una volta per tutte.

Dunque.

Edward –il fantastico, premuroso, lunatico Edward – era un v… un v…  un va… un vasaio.

Eddai Gin, piantala. Non è così difficile.

Presi un altro profondo respiro.

Un vampiro. Edward Cullen era un vampiro.

Dio, non riuscivo ancora a crederci.

Da quando Jacob mi aveva raccontato dei freddi il giorno prima, non ero riuscita a darmi pace.

Avevo passato tutta la notte a rimurginarci sopra, arrivando ad una conclusione terribile.

Era vero, era tutto incredibilmente vero.

La loro bellezza impossibile, la sua velocità e forza inumana.

Il continuare a ripetermi che era pericoloso, che avrei dovuto stargli lontana.

Il loro non mangiare mai, la sua mano freddissima.

Il loro pallore innaturale, la loro grazia sovrumana.

Ora tutto quadrava.

Alzai i pantaloni della tuta, arrotolandoli sopra al ginocchio, e la canottiera leggera che indossavo fin sotto al seno per prendere più sole possibile.

Era inutile continuare a spremermi il cervello con quelle elucubrazioni mentali.

Ero d’avanti ad un’insieme di dati oggettivi, in effetti.

Non c’era nulla di così difficile o complicato, a pensarci bene.

Edward Cullen era un  vampiro.

Io, Ginevra Bella Swan, un’umana.

Un’umana completamente, indiscriminatamente, definitivamente innamorata di lui.

 

 

Mi svegliai qualche ora dopo, una strana sensazione addosso.

Mi alzai dal telo, mettendomi seduta e guardandomi attorno intontita.

Il sole stava tramontando, ormai il giardino di Charlie era quasi completamente in ombra.

Chissà quanto avevo dormito.

Mi stiracchiai, alzandomi in piedi e sbadigliando senza sosta.

Il riposino pomeridiano mi aveva fatto davvero bene: oltre a recuperare le ore perse durante la nottata in bianco, ero anche riuscita ad accettare la novità.

Ed ora c’era una sola cosa che potessi fare.

Con la mia espressione più seria, mi raddrizzai, posizionandomi ben eretta al centro del telo.

Dopodiché, con un movimento veloce, inizia a ballare fingendo di mescolare la polenta.

Signori e signore, ed ecco a voi il grande, l’unico, il sacro Rituale delle Vittorie!

       - Se ti vuoi mangiare un pò di ciccia vieni qua!
       Mangia questo amico perchè è proprio una bontà!
       Buoni come lui proprio non ce n'è,
       Se ti metti in fila tocca a tèèèèè!
       Hai fame?
       Yep yep yep!
       Di pancetta?
       Yep yep yep!
       E' un maiale
       Yep Yep!
       Puoi mangiarlo anche tu! UUUUUH! (*)–

Dio, da quanto non lo facevo, mi ci voleva proprio!

Dopotutto, la scoperta e l’accettazione che il ragazzo di cui sei innamorata non è un ragazzo ma un vampiro-mangia-animali merita un festeggiamento.

Uno strano scricchiolio, proveniente dal bosco, mi fece voltare di scatto.

Ed ecco tornare la sensazione di essere osservata.

Alzai un sopracciglio, facendo scorrere il mio sguardo sull’intero paesaggio.

Ma niente, sembrava tutto a posto.

Strano, però.

Ero davvero sicura che ci fosse qualcuno.

C’era solo un modo per saperlo.

       - Scemo chi non dice scemo! SCEEEEEEMO! –

Niente, silenzio assoluto.

 Allora ero veramente sola.

Il metodo dello “SCEEEMO!” era sempre stato infallibile.

E fu così che scossi le spalle, per poi voltarmi e ritornarmene in casa.

 

 

 

 

(*) Famosissimo diversivo dei fantastici Timon e Pumba nel Re Leone

 

 

- Qualsiasi consiglio, parere o critica [anche riguardanti la trama] è accolto a braccia spalancate :)

 

 

 

Good morning, Ladies!

Sono un’infedele, una peccatrice, una grandissima infame, una calunnia e maldicenza, vi prego non odiatemi!

Ho postato dopo anni, mi faccio rabbia da sola -se volete fucilarmi, avete tutta la mia comprensione.

A dire il vero, dall’incidente avevo pensato di abbandonare la Fic, quest’aggiornamento non era affatto previsto. Ma finalmente sono uscita dal mio “periodo nero” -che mi aveva portato a scrivere fic come “Desecretion smile”, “White Pain” e “There is a light that never goes out” [quest’ultime due pubblicate con l’account di un’amica, EffyLover] – abbastanza per tornare a questa Fiction, che è sicuramente più allegra e leggera delle altre [e che penso sia la mia preferita].

In ogni caso, chiedo ancora  PERDONO!

E abbraccio, stritolo, bacio, sposo quelle bravissime, bellissime, gentilissime, carissime –ok, la smetto di leccare il culo xD- fanciulle che mi hanno tenuto compagnia durante il ricovero in ospedale:  nanerottola, la mia zietta preferita che c’è sempre,  Nebbia4e, che con i suoi commenti-fiction mi strappa sempre una risata e un sorriso [e anche occhiate stranite da parte della mia famiglia, che pensano sempre che sia impazzita],  Luna Viola, la nuova arrivata che con il suo “regalino di buonaugurio” mi ha fatto saltellare esaltata con le stampelle [grazie ancora Viola, sei davvero un tesoro!], Bree Cullen, con cui prima o poi mi farò ricoverare per guardare gli infermieri e commentare [ahahah sììì un sacco sono carini!],  Lully Cullen, con cui entrerò nell’ FBI per stanare le organizzazioni di Vecchietti Malefici,  piccolananina, che mi da un sacco di consigli su come eliminare le Vecchiette Russanti [ahahah stavo morendo a leggere il tuo commento xD], chiaro di luna, che con i suoi complimenti mi fa camminare 1682 metri sopra il cielo e a cui spero la maturità sia andata benissimo [fammi sapere, voglia stimarmi di avere una lettrice così brava!], Samirina, il mio Pilastro, quella che c’è sempre, c’è sempre stata e sempre ci sarà [o almeno spero xD in ogni caso, grazie di tutto cara, veramente], e  Fred Cullen, che con la sua gentilezza mi strappa sempre un sorriso e un attacco di coccole [penso che la mia gatta stia iniziando ad odiarti xD].   

In poche parole, grazie di tutto ragazze.

Buona vacanze tesssssshorì, al prossimo capitolo :)))

Always yours,

ArtemisLover

 

 PS Cercasi consigli su come continuare la storia. Mettere il salvataggio a Port Angeles o un altro episodio? [Ho paura che venga troppo simile al libro… se avete altri possibili episodi in mente, scrivete pure! :D]

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