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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Vedere le cose con occhi nuovi *** Capitolo 2: *** La paura è irrazionale. *** Capitolo 3: *** Il futuro? Può avere un senso, forse. *** Capitolo 4: *** Sincerità. *** Capitolo 5: *** Noi, in tutti sensi, almeno mentalmente *** Capitolo 6: *** La bambina è mia, e me la cresco io. *** Capitolo 7: *** Le regole del gioco. *** Capitolo 8: *** Arrivare alla casa base. *** Capitolo 9: *** C'è mai fine al peggio? *** Capitolo 10: *** Intenzioni da sostenere. *** Capitolo 11: *** Affrontare tutto con voglia e coraggio *** Capitolo 12: *** Bisogno di vedersi. *** Capitolo 13: *** Come un guscio. *** Capitolo 14: *** Il matrimonio. *** Capitolo 15: *** Maledette paure. *** Capitolo 16: *** Seguire l'istinto(?) *** Capitolo 17: *** Mannaggia alle partite. *** Capitolo 18: *** Coglionaggine acuta. ***
La prima a essere sbalordita sono io ma... dovevo scrivere, avevo questa idea in mente da troppo tempo e le idee si ammucchiavano e... boh. Ieri sera ho buttato giù questo capitoletto.
Per chi legge, segue, consoce la storia “Travolgimi”, forse gli farà piacere trovarmi qui, per chi non mi conosce, magari è la volta buona che riesco a incuriosirvi e dopo questa OS leggerete la storia vera e propria :)
Questo capitolo di 3000 e più parole, tratta i pensieri di Alex prima e dopo aver visto Elise. Non so se ho reso bene l’idea, non sono un ragazzo, non so bene quello che pensano e perché si comportano in certi modi, ma scene del genere le ho viste xD e ho cercato semplicemente di renderlo il meno femminile possibile, ammetto di aver evitato di pensare per scrivere! Che nessuno si offenda, per favore... non sto dicendo che i maschi non pensano... vi lascio alla lettura e spero di strapparvi più di un sorriso e di riuscire a farvi dire che ne pensate. Jess.
» Nulla è più sincero di uno sguardo.
Gli occhi sanno dire ciò che la bocca non osa pronunciare.
Titolo one shot: Stravolgimenti.
Sottotitolo: Vedere le cose con occhi nuovi.
Rating: arancione per i dialoghi riportati.
Alex pov.
<< Sei sempre che lavori... hai finito il turno dieci minuti fa, lo sai? >> Mi fermo e mi volto verso Gigi che ha le braccia incrociate ed è appoggiato a una colonna poco lontana da me nell’officina. Sorrido e infine gli faccio segno di avvicinarsi.
<< Sto finendo di cambiare l’olio. >> Sospira e mi fa finire il lavoro attendendo e tenendomi compagnia parlando.
<< Domani sera andrai a casa di Fabio? >>
<< Certo Gi, che domande. Perché? Tu no? >>
<< No. Devo vedermi con una ragazza. >>
<< Ragazze... ecco che cosa si fa invece di lavorare; Gigi, non puoi distrarlo parlandogli di tette e culi! >> Scoppio a ridere sentendo zio Marco scherzare col mio amico.
<< Zio, ma se sei il primo che spetta e spera di vedere qualche ragazza passare qui davanti per ammirarla. >> Mi pulisco le mani con uno straccio mentre ridendo, mi volto verso di loro.
<< Beh Alex, l’importante è guardare ma non toccare... >>Scuoto il capo mentre Gigi annuisce.
<< Tuo zio ha ragione, e poi diciamocelo... la stagione calda si sta facendo avanti, quindi è difficile non far cadere l’occhio. >> Zio Marco batte il cinque al mio amico e io li guardo desolato.
<< Siete un caso perso. >>
<< In realtà no. >> Mi risponde mio zio. << Sei tu che fai tanto l’angioletto e poi sotto sotto... beh sei un Berti. >> Lo trucido con uno sguardo.
<< Non sono come mio padre. Io per lo meno non ho una moglie a casa che mi attende e nemmeno una fidanzata. >>
<< Ahi, qualcuno si è offeso. >> Dice Gigi passandosi una mano tra i capelli. Sospiro e chiudo il cofano anteriore dell’auto.
<< Io qui ho finito. Ci vediamo lunedì zio. >> Lo sento sbuffare mentre mi avvio verso lo spogliatoio, sento anche i suoi passi non tanto lontani da me, mi sta seguendo, perciò lascio direttamente la porta aperta.
<< Non farla tanto lunga. Non ho nominato tuo padre, non puoi scaldarti così! >>
<< Lo so zio, è che ieri si è presentato a casa come se lui abitasse ancora lì e poi voleva che lo abbracciassimo come se fosse il figliol prodigo. Riesce a farmi innervosire come non mai. >>
<< E che cosa voleva? >> Mi chiede tranquillo.
<< Dire a mamma che non è giusto che abbia interpellato gli avvocati per dare gli alimenti. >> Sbuffo e scuoto il capo mentre m’infilo i jeans.
<< Non so che dire. Ora esci, divertiti e soprattutto non pensare a lui, ok? >> Annuisco. << Buon weekend nipote. >>
<< Per voi non è un problema, giusto? >> Annuisco ancora alla domanda di Sandra. È da quando è arrivata che continua a chiederci se è un problema che ci sia anche una sua amica domani. Non capisco perché fa tutte ste domande, se sta bene a Fabio perché non dovrebbe stare bene a noi?
<< Se è carina, disdico l’impegno e la conosco! >> Dice Gigi meritandosi un’occhiataccia da Sandra e le risate da noi altri.
<< Minchia Gi, sembra che sei in astinenza da mesi! >> Gli dice Marco facendomi ridere.
<< Beh Marco, non tutti hanno una fidanzata a portata di mano. >> Scuoto il capo riportando la mia attenzione a Sandra e Fabio.
<< Fabio per te va bene? Dormirebbe con noi... >>
<< Con noi? Nel letto con noi? >> Rido senza riuscire a trattenermi e tutti mi guardano come se mi fossi rincoglionito.
<< Che hai da ridere? >> Mi chiede Fabrizio.
<< Stavo ascoltando la... la loro conversazione. >> Dico tra le risate indicando la coppietta non coppietta. Tutti puntano lo sguardo su Fabio e Sandra e quest’ultima ridacchia.
<< Certo che sei scemo. Ma secondo te la faccio dormi con noi?! Intendevo a casa tua! >>
<< E non potevi dirlo così? Non che mi spiacerebbe fare una cosa a tre ma... >> Uno scappellotto lo fa bloccare e io cerco di fermare l’ennesima risata.
<< Lo dico anche a voi – a Fabio l’ho detto oggi pomeriggio – comportatevi bene... non mettetela in imbarazzo... >> Viene fermata da Francesco.
<< Perché queste raccomandazioni? Non sarà mica una che non fuma, non beve, non sa che cosa sono le canne e che è tutta perfettina? >> Non so perché, eppure un mio sopracciglio svetta verso l’alto.
<< Ma va! Una così potrebbe mai essere amica mia? >> Chiede in generale Sandra. Effettivamente se è sua amica che cosa dovremmo aspettarci? Non per qualcosa ma non si può di certo dire che Sandra non sappia divertirsi! È sveglia come ragazza, forse anche troppo, e per di più non si fa problemi a stare in mezzo a tanti ragazzi... come ora. Scrollo leggermente le spalle, non c’è bisogno che inizio a pensare... domani mi farò un’idea più precisa.
** ~ La sera dopo a casa di Fabio, prima dell’arrivo delle ragazze... **
<< No Alex, non capisci... aveva un culo talmente sodo da far paura! >> Scoppio a ridere alle parole di Francesco e scuoto il capo meravigliato.
<< Non ci credo. >> Non so quante volte l’ho detto, però mi diverto troppo a sentirlo parlare e descrivere cose assurde.
<< Sì! Ti dico di sì. Era sodo e alto e dovevi vedere come me lo leccava. >> Fabio scuote il capo a quelle parole mentre io cerco di afferrare il bicchiere di vino che mi porge mentre continuo a ridere senza ritegno.
<< Non sapevo che i culi leccassero... >> Dice Fabio sghignazzando prendendo in giro il nostro amico. Francesco smette di parlare e lo guardo con un finto broncio.
<< Ehi scemo pagliaccio! Non fare finta di non capire! Devo essere proprio volgare?? >> Sputo il vino nel bicchiere per ridere e Fabio si aggrega a me avendomi visto.
<< Alex ma che cazzo fai? >> Scuoto il capo e riprendo ad ascoltare Francesco.
<< Dai scemo pagliaccio, non rispondi? >> Francesco istiga Fabio sorridendo e quest’ultimo alza un sopracciglio.
<< Oh belva! Scemo pagliaccio a chi? Ti devo fare la faccia come quella di un palloncino? >>
<< Voi non siete normali! >> Dico tra le risate, aggrottando la fronte non avendo capito la battuta.
<< Dai pazzoide! Hai capito che non era il suo culo che me lo leccava, era la sua boccuccia tanto stretta! >> Il campanello suona e io riprendo fiato mentre Francesco si riempie un bicchiere di aranciata. Fabio ci guarda e si fa il segno della croce.
<< Tu bevi anche roba non alcolica? >> Chiedo facendo una faccia stupita. Francesco mi si siede accanto e si guarda attorno con gli occhi sgranati.
<< Shh! Non lo dire nessuno ma qualche volta mi piace trasgredire. >> Scoppio a ridere ed è così che mi vedono le ragazze. Cerco di smettere e ci riesco solo non appena i miei occhi si posano sulla ragazza sconosciuta, l’amica di Sandra.
È carina. Questa è la prima cosa che passa per la mia mente. Non è niente di troppo volgare, scontato e n’è tantomeno troppo bello. È carina... lo ripeto almeno tre volte mentre mi perdo a osservare le sue gambe fasciate dei jeans, mentre mi perdo tra il suo seno prosperoso e sulle sue labbra piene e rosse ma privi di cosmetici a cospargergliele. Quando però incontro i suoi occhi, beh... carina è poco. Non so perché, eppure quegli occhi mi trasmettono un’insicurezza pari a niente, sembrano dirmi “prenditi cura di me”... evidentemente ho bevuto troppo.
Le stringo la mano con un sorriso e lei ricambia abbassando lo sguardo e arrossendo appena. Il rossore non l’ha abbandonata nemmeno un attimo, da quando è entrata nel salotto, e l’ho vista spesso e volentieri guardarsi attorno. Parla poco, è timida e sembra volersene stare per conto suo e io non riesco a staccarle gli occhi di dosso.
Eppure non punto mai una persona così incessantemente.
<< Wow. Anche lei è messa bene a carrozzeria... tu che sei un meccanico dovresti capircene, no? >> La battuta di Fra mi strappa un sorriso però una parte dentro di me sta dicendo “è il solito stronzo”, eppure non ha torto. È messa bene, è carina... certo, non è troppo alta e i capelli secondo me le starebbero meglio sciolti ma chi sono per dire qualcosa?
Quando prendo un sorso dal mio bicchiere, incontro gli occhi di Sandra, ha un sopracciglio alzato e sorride fin troppo malignamente. Mi avvicino cercando di non farmi notare e aspetto che inizia a parlare, entrambi guardiamo verso Elise che sta parlando con una nostra amica vicino al tavolo degli alcolici.
<< Ti ho visto, sai? >>
<< Fare cosa? >>
<< Guardarla. >> Ridacchio.
<< Oddio, perché ho gli occhi? >> Lei sorride increspando le labbra e mi tira una sberla sul braccio. Fingo che mi abbia fatto male e scoppia a ridere ma infine riporta lo sguardo sulla sua amica.
<< Dico sul serio. Lei è diversa. Non è come le altre... non è come tutte le ragazze che ci sono qui che ci stanno provando col primo che capita anche se sanno che sono fidanzati. >> Effettivamente Francesco, Diego e Giacomo non hanno portato di certo delle ragazze raccomandabili... almeno non per qualcosa di troppo serio oltre a una scopata.
<< E perché lo stai dicendo a me? >> La guardo non facendo trasparire nulla dal mio sguardo.
<< Perché adori provarci con le ragazze e portartele a letto. Sei un dongiovanni dalla faccia d’angelo. Certo, sei meno stronzo di quanto lo siano gli altri tuoi amici ma... anche tu non scherzi e lei non ha bisogno di questo. Scambiaci due parole e lo capirai da te. >> Mi alzo sorridendole – come per dirle “se vabbè” e mi avvicino al tavolo e interrompo la conversazione in corso fregandomene di poter sembrare maleducato.
<< Vuoi qualcosa da bere, Elise? >> Osservo le bottiglie alcoliche e aspetto una sua risposta, sento i suoi occhi su di me e aspetto pazientemente.
<< Sì, ma niente di troppo esagerato. >> Le sorrido sghembo e nel frattempo le riempio il bicchiere di Sambuca per poi passarglielo.
<< Vai a scuola con Sandra? >> Sono curioso, soprattutto dopo quello che mi ha detto quella svitata.
<< Sì. >> Dice raschiandosi la voce dopo aver bevuto. Guarda male il bicchiere e poi torna a osservare me. << Wow. E pensare che ti avevo detto non troppo alcolico. >> Sorrido, beh almeno sa parlare. Dice quello che pensa.
<< Se non si esagera in serate come queste, quando lo si fai? >> Le chiedo maliziosamente. Lei mi guarda e dopo qualche secondo alza un sopracciglio e come se niente fosse si volta e si avvicina a Sandra. Io rimango lì, con una faccia sbigottita e senza parole. Fabio mi si avvicina e ridacchia.
<< Perché hai quella faccia? >>
<< Mi ha bloccato ancora prima che io potessi provarci veramente. >> Gli dico quasi sconvolto. Fabio guarda la ragazza in questione e poi fa riscontrare i nostri occhi.
<< Magari è lesbica. >>
<< O magari ha cervello. >> S’intromette Francesco per poi scolarsi il bicchiere che ha in mano.
Ha un cervello. Mi volto e la osservo ridere con la sua amica. È diversa. Magari Sandra diceva sul serio, magari non è come le altre...
Non so nemmeno come sia stato possibile, ma mezz’ora dopo sono seduto con lei sul divano a ridere e bere mentre parliamo di cose assurde come il vecchio videogioco “Tekken”, o il telefilm “Chuck” o canticchiare le sigle dei cartoni animati. Aveva ragione Sandra, questa ragazza è diversa, e io so per certo che sono fottuto...
** ~ La mattina dopo, quando le ragazze sono andate via... **
<< Ok, sono curioso... perché siete scesi insieme stamattina? >> Sposto il mio sguardo dal televisore e li punto su di Fabio; sono ancora a casa sua, è quasi ora di pranzo e sto iniziando seriamente a pensare che si sia rincoglionito del tutto.
<< Perché non saremmo dovuti scendere insieme? >> Chiedo cercando di capirci qualcosa.
<< Ho visto che era imbarazzata. >>
<< Per forza, la guardavi come per vedere se le fosse spuntata l’antenna degli alieni! >> Sbuffo per poi sorridere; Fabio mi osserva attentamente e infine mi rivolge un ghigno malizioso.
<< Sei un lurido bastardo! >> Mi colpisce la coscia come per congratularsi e io lo guardo seriamente, senza atteggiarmi e capirci qualcosa.
<< Perché questo complimento? >>
<< Te la sei portata a letto, eh? >> La sua domanda m’irrita un po’ ma alla fine tra di noi non ci sono segreti...
<< Beh sì a non capisco perché farne una questione di Stato. >> Mi guarda sbalordito e si avvicina portando il suo naso quasi a sfiorare la mia guancia. Sgrano gli occhi e non mi volto, anche perché in quel caso i nostri nasi si sfiorerebbero e sinceramente non sarebbe tanto normale.
<< Fabio, che cazzo stai facendo? >>
<< Sto cercando di capire dove sia finito il mio amico! >> Lo spingo, e ridendo, si fa cadere sul divano.
<< Certo che sei proprio deficiente. >>
<< No, invece no e sai perché? >> Torna alla carica mettendosi seduto. Scuoto il capo aspettando la sua brillante idea. << Perché sei raggiante... e cerchi di non darlo a vedere. >> Cerco di non aggrottare la fronte e torno a guardare lo schermo ma Fabio non demorde.
<< Perché? Perché sei così? Perché non racconti i particolari? >> Non ricevendo risposta, infine mi chiede: << Che diavolo ti prende? >> Ora è serio, non sta più scherzando e capisco di poter parlare senza che faccia battute sceme.
<< Non lo so nemmeno io. È che... è stato tutto strano. >>
<< Le piace il sadomaso? >> Mi chiede seriamente, io lo trucido con uno sguardo e lui porta le mani vicino al viso come per scusarsi.
<< No. È che è stato intenso. Strano, diverso. >>
<< Intenso? >> Mi chiede sbalordito. Annuisco e sbuffa quando suonano alla porta. Io torno a guardare il canale dello sport e mi riprendo solo quando un sacchetto mi viene buttato addosso, alzo la testa e mi trovo la faccia da culo di Gigi sopra la mia.
<< Compare bello, che stai facendo? >> Mi chiede per poi fare il giro del divano e sedermi affianco. Osservo la busta e la apro mentre gli rispondo.
<< Stavo parlando con Fabio. Oddio! Ma che diavolo ci fai con tutti sti preservativi? >> Ridacchio afferrando una confezione di Durex.
<< Scusa ma tu che ci fai con un preservativo? >> Mi chiede cercando di rimanere serio. Lo guardo di striscio e aspetto che mi risponda seriamente. Alza gli occhi al cielo e mi ruba la confezione che ho tra le mani. << Sono tutti quelli che avevo a casa. Mia madre sta resettando la mia camera, e ho preferito evitargli un infarto. >> Scoppio a ridere mentre Fabio lo guarda sconvolto.
<< Direi, hai una scorta per un anno! >> Gli dice Fabio facendolo ridere.
<< Un anno? Cazzo Fa, scopi così poco? Non lo sai che per farlo due volte nella stessa serata devi adoperarne due? Non puoi andare a risparmio consumo! >> Mi passo una mano sulla faccia sperando di non stare veramente assistendo a questo tipo di conversazione che purtroppo si ripetono quasi tutti i giorni.
<< No guarda, non mi rispondere, i cazzi tuoi non m’interessano. Com’era l’amica di Sandra? >>
<< Si Alex, com’era l’amica di Sandra? >> Cinguetta Fabio guardandomi con un mega sorrisone da stronzo. Mi sento placcato, sono tutti e due seduti accanto a me mi guardano aspettandosi chissà che cosa. Il problema è che se ancora ancora riesco a non dire le cose a Fabio, con Gigi non ci riesco. Lo conosco dall’asilo, siamo amici da sempre, è come un fratello... poi è arrivato Fabio e siamo diventati in tre ma... ma non è la stessa cosa.
<< E’ bella. È una ragazza semplice, intelligente, sa stare allo scherzo. >> Annuisco come per congratularmi con me stesso ma i miei amici sono ancora in attesa. Li guardo e loro sbuffano quasi all’unisono.
<< I dettagli piccanti! >> “Chiede” Gigi.
<< Dettagli piccanti? Ma quali dettagli piccanti?! Voi siete pazzi, perché dovrei starvi a raccontare qualcosa... >> Mi alzo e cerco di sviare i loro discorsi, mi sento veramente in trappola.
<< E’ arrossito? >>
<< E’ arrossito. >> Li guardo male e loro sorridono angelicamente. Ma io li conosco troppo bene quei sorrisi e inizio a correre mentre loro iniziano a urlarmi contro, a prendermi in giro e a inseguirmi. Manco fossimo dei bambini che stanno giocando a “ce l’hai”!
<< Aia! Ahi! Mi stai facendo male! >> Dico a chissà chi avendo la faccia infossata nel cuscino di uno dei letti di questa enorme casa.
<< Sputa il rospo! >> Mi dice Gigi con la voce grossa. Io sbuffo e tossisco fintamente per farmi almeno voltare. Mi accontentano e mi fanno anche un’espressione esagerata poiché hanno capito perché ho tossito. Mi stanno tenendo bloccato sul materasso e vogliono risposte che nemmeno io so.
<< Che cosa dovrei dire oltre a “non sono cazzi vostri”? >>
<< Ma sono cazzi nostri. Tu sei un cazzo nostro. >> Dice Fabio con convinzione. Un verso non riconosciuto esce dalla mia bocca mentre lo guardo senza parole... e anche abbastanza schifato. Gigi è scioccato.
<< Dovrei dargli ragione e appoggiarlo ma posso solo dire che sei nostro amico e che è normale ficcare il naso nei tuoi affari poiché ti vogliamo bene. >>
<< Che discorsi da checche. >> Dico sorridendo. Fabio sorride per poi mettere le labbra a bacio e avvicinarsi pericolosamente alla mia guancia, io inizio a ridere e scalciare per allontanarlo ma solo l’entrata di sua madre riesce a fermarlo.
<< Non che mi sorprenda sapervi tutti qui ma... perché dovete sempre farvi sentire fino all’altro isolato? >> Chiede sorridendo. Fabio si alza con un mega sorrisone e corre ad abbracciarla mentre io e Gigi scuotiamo il capo oramai combattuti, abbiamo capito che è un caso perso.
<< Mammina! Ti sei divertita ieri? >>
<< Io si, e dal casino che c’è sotto direi anche voi. >> Ci trucida con uno sguardo e mi sento diventare piccolo piccolo. Accade così ogni fine settimana ma ancora non mi sono abituato.
<< Vado a mettere a posto e voi finitela di distruggermi casa. >> Non ci sta veramente sgridando, si diverte semplicemente ad ammutolirci.
<< Ora che mia madre è andata via... continua il discorso serio che stavamo facendo prima che arrivasse Gigi. >> Incrocio le braccia al petto appoggiandomi allo schienale del letto.
<< Non c’è molto da dire. Siamo andati a letto e non mi sono mai sentito così... >> Mi blocco non riuscendo a concludere la frase. Loro mi aspettano ma alla fine Gigi cerca di venirmi incontro.
<< Così... inesperto? >> Scuoto il capo.
<< No, tutt’altro. Sono stato dannatamente bene. Farlo con lei mi è piaciuto. È stato tutto perfetto. >> A parte che non è riuscita a venire; mi dico mentalmente. << Anche stamattina... quando mi sono svegliato e me la sono vista accanto... >>
<< Wow! Ehi, ehi, fermati! >> Gigi mi blocca e gesticola in un modo impressionante. << Avete dormito assieme? >> Le mie labbra formano una linea sottile, so già dove vuole andare a parare.
<< Sì. È proprio quello che ho detto. >> Il mio tono è un po’ brusco e anche la mia occhiata non è da meno.
<< Ma tu non dormi mai con nessuna! A malapena lo facevi con Silvia quando eri proprio obbligato. >> Dice Fabio facendomi sospirare. Odio quando ha ragione.
<< Magari adesso capite perché è tutto così strano. >>
<< Te lo ha chiesto lei di dormire insieme? >> Osa chiedere Gigi con un filo di voce e un’espressione sbalordita. Scuoto il capo e non mi sfugge l’occhiata carica di significati che i miei amici si scambiano.
<< Hai intenzione di rivederla? >> Butta lì Fabio.
Non rispondo subito, ci penso e infine faccio affiorare i suoi occhi dai miei ricordi e lei, nuda, sotto di me che mormora il mio nome mentre gode. Anche quando l’ho baciata, dopo che mi ha chiesto di non lasciarla sola, è stato tutto così intenso... e io non mi ero mai comportato così stile principesco. È stato strano...
<< Sì. Voglio rivederla. >> Come ho detto prima... sono fottuto e i miei amici me lo fanno capire dandomi delle pacche sulle spalle come se avessi avuto un lutto. Che amici!
Innanzitutto vi ringrazio di cuore per come avete preso bene l’idea dei pensieri di Alex.
C’è chi se lo immaginavo più... dolce, altre che lo hanno trovato perfetto e che sono troppo contente della “sorpresa” per dare un vero e proprio giudizio. Vi ringrazio una per una ma scusatemi se non risponderò singolarmente...
Vorrei precisare una cosa: questa non è tutta storia sotto il punto di vista di Alex, ho deciso di creare una raccolta dei punti più “salienti” - e in alcune parti inedite - sotto i pensieri del protagonista maschile. Spero che come idea vi piaccia e sono davvero contenta di come avete accettato la prima One Shot. [Saranno tutte one shot, non capitoli, spero sia chiaro e prima che me lo chiediate... andrò in ordine con la storia, solo che prenderò i punti che penso siano meglio da “chiarire”, o meglio dire dove i pensieri di Alex forse sembrano troppo... poco precisi.]
Ultima precisazione... questo capitolo, mette in chiaro quello che accade nel secondo e una parte del terzo capitolo di “Overwhelms me – Travolgimi”.
Ho detto tutto, perciò... buona lettura :) e se vi va – cosa che mi farebbe molto piacere, non lo nego – fatemi sapere se il capitolo vi è piaciuto e che impressione vi ha dato. Un bacione.
» Ci vuole coraggio a lasciarsi andare.
A lasciare cadere la maschera e dire, ecco questo sono io.
Titolo raccolta: Stravolgimi – Alex pov.
Sottotitolo: La paura è irrazionale.
Rating: arancione per i dialoghi.
Alex pov.
Osservo l’orologio e sospiro, ancora dieci minuti e inizia la mia pausa pranzo.
<< Alex, vai in pausa. Sono stufo di doverti ripetere le cose mille volte e soprattutto penso che leverò l’orologio se ti distrae così tanto. >> Il sorriso di zio Marco non scompare mentre parla, ma comunque mi ha “rimproverato.”
<< Grazie zio... è che... sai no? >> Aggrotta la fronte alle mie parole confuse e scuote il capo.
<< No, non so. >> Ridacchio e alzo la mano per passarmela tra i capelli ma sono piene di grasso e desisto.
<< Si tratta di una ragazza. >> Dico infine sviando il suo sguardo.
<< Tutto qui? Tutta sta fretta per una ragazza? E da dov’è sbucata? >> Rido e mi siedo sul sedile dell’auto che stiamo letteralmente smontando. Prima di rispondere ripenso a lei, a Elise.
<< L’ho conosciuta sabato sera. >>
<< E già guardi così assorto l’orologio? Nipote! Non ti ho insegnato niente? >> Sbuffo.
<< E’ diverso zio. Non ci capisco più niente, è da domenica che la penso e per di più non so nemmeno come contattarla. >> Zio Marco alza un sopracciglio.
<< Un modo ci deve pur essere, e comunque non c’è bisogno che ti alteri tanto... ho capito che ti piace ma per favore, dimmi che almeno te la sei già portata a letto. >> Lo guardo trucemente.
<< Sì zio ma non è questo il punto. >>
<< Davvero? E quale sarebbe? Non ti ho mai visto così frustrato perché non sai come rintracciare una ragazza, anzi, tu non provi nemmeno a cercarle! A te basta la prima che ti capita davanti!! >> Mi affosso maggiormente nel sedile e sospiro non guardandolo. Il tono della sua voce a tratti era normale, altre più alte e sinceramente pare piuttosto divertito.
<< Non esagerare. Non è che mi basti che respirino! Non sono così malato. >>
<< E’ vero, per fortuna hai preso soprattutto da tua madre. >> Alzo gli occhi al cielo evitando di ricordargli che nemmeno cinque giorni fa mi ha detto che sono un Berti al cento per cento.
<< Non è normale, vero? >> Pulendosi le mani con uno straccio, si siede accanto a me sul pavimento.
<< Sei giovano, ho sempre fatto di tutto per farti capire che devi fare tutto e soprattutto divertirti ma sei un ragazzo con la testa sulle spalle e soprattutto non prendi mai in giro nessuno quando si tratta di sentimenti e cose varie... ma se devo basarmi su quello che sta succedendo, posso dirti di trovare un modo per rivederla. Non sei mai stato così cocciuto, non hai mai pensato che valesse la pena rintracciare una ragazza dopo esserci andato a letto... perciò sì, è normale provare più di un’attrazione verso una ragazza. >>
<< Attrazione, eh? >>
<< Beh sì, nipote, non pensare che sia altro perché ti massacro di botte. Non la conosci e non ti sei fatto remore a farla tua... è attrazione, magari adesso sei incuriosito, quindi pensi di volerla ma non lo so... non penso tu sia pronto a mettere la testa a posto. >>
<< Poco fa hai detto che ho la testa sulle spalle. >> Dico sorridendo.
<< Beh non è la stessa cosa. Sei responsabile e sai a cosa vai incontro facendo determinate scelte ma non per questo significa che devi avere la testa a posto anche quando si parla di sesso. >> Scuoto il capo e mi alzo per andarmi a cambiare. Non capisco perché continuo a confidarmi con lui, con lui che per giunta è felicemente sposato, ma sembra una sottospecie di adolescente con qualche rotella fuori posto!
Sono un’idiota, no, forse peggio, beh oramai non posso fare nulla quindi continuo a osservare Fabio che sta parlando al telefono con Sandra.
<< Dai è una cosa seria! >> Fabio sbuffa e mi guarda scocciato. Sandra gli sta facendo duemila domande e sinceramente penso sia normale. Perché il proprio ragazzo dovrebbe chiederti il numero di una tua amica? << Ma non è per me! Cavolo è per Alex! Sì! Sì, per Alex. Che me ne dovrei fare del numero di Elise? >> Scendo dalla moto e gli afferro il telefono, ci manca solo che adesso litighino per colpa mia.
<< Sandra, sono Alex. >>
<< Sì, lo avevo capito. Dì al tuo amico che è un coglione. >>
<< Ti assicuro che lo sa già. Non mi serve il numero, voglio che sia lei a darmelo... dimmi almeno il nome della scuola. >>
<< Sei così determinato? >> Ci penso qualche attimo a risponderle.
<< Sì. >> Con un sospiro mormora il nome della scuola e io sorrido trionfante lanciando il telefono a Fabio e andarmene. Tanto non penso che per Fabio sarà un problema uscire da scuola un po’ prima, in pratica gli ho fatto un piacere.
L’edificio scolastico è di fronte a me, il colore delle mattonelle risalta più dell’insegna con su scritto il nome della scuola e le finestre sono quasi tutte aperte per far entrare aria nelle aule. Vorrei sapere qual è la sua, ma mi rendo conto che non serve, che non devo lasciarmi prendere troppo, alla fine, di lei che cosa so? Praticamente nulla a parte che ha la stessa età di mia sorella, che ascolta tanta musica e quali cartoni adorava da piccola. Certo, sono più cose di quanto abbia mai saputo delle altre con cui sono andato a letto, ma questo non significa niente. La curiosità che sento nei suoi confronti – a mio parere – non ha senso, forse è solo la novità. Il vedere, il conoscere, una ragazza differente dalle altre. Sì, è sicuramente solo per questo che mi sono fatto questo sbattone fino a questo posto.
Ho chiesto a un ragazzo tra quanto dovrebbero finire le lezioni, ha detto tra cinque minuti, quindi sono arrivato in tempo, quindi non mi sono fatto tutta sta strada per niente, bene... adesso, però, chi mi assicura che lei, oggi, sia venuta a lezione? Sbuffo e appoggio il casco dietro di me.
Mi guardo attorno pensando a niente di particolare e sobbalzo quando suona la campanella. I miei occhi si puntano sulle porte della scuola che si aprono e che danno il via libera a una marea di persone di uscire. Cerco di stare attento e di non perdermi nessuno, ma con la fortuna che mi ritrovo, è più che probabile che vedrò tutti tranne lei... invece no, eccola lì, che sorride a un paio di ragazze e che si guarda un attimo indietro, intravedo i capelli di Sandra e alzo un sopracciglio; cioè, queste due vengono a scuola insieme? Sbuffo facendo finta di niente e chiamo Elise sperando che mi veda e mi senta. Accade e per una volta mi tocca ringraziare il cielo, mi si avvicina con lentezza e noto immediatamente che c’è qualcosa che non va. Non è semplicemente stupita, sembra... arrabbiata, forse nervosa. Quando mi è di fronte non parla, mi osserva e si tortura le mani, sembra così indifesa... << Ehi, il gatto ti ha mangiato la lingua? >> Che uscita da grande genio, ma almeno grazie a questa mia stupida frase riusciamo a parlare e riesco anche a farla ridere.
<< Hai fame? >> Le chiedo. D’altronde era questa la mia idea, portarla a pranzo. Parlare un po’, stare semplicemente in sua compagnia; tituba, mi guarda stranita ma infine mi pone un’altra domanda, come se rispondermi fosse troppo complicato.
<< Come facevi a sapere che scuola frequentassi? >> Sospiro per poi sorridere sporgendomi verso di lei.
<< Non possiamo parlarne di fronte a un cheeseburger? >>
<< Non posso. >> Ma vorrebbe dire di sì. Lo capisco dai suoi occhi, il dispiacere è immenso.
Provo a convincerla ma infine niente... l’unica cosa che riesco a fare, è farla ridere e allontanarla. I suoi “non posso”, che sono diventati almeno tre, mi hanno fatto male... soprattutto perché... perché sembravano veri. Non mi sembrava una scusa, anche perché avrebbe potuto inventare qualcosa di meglio invece di mormorare quelle due stupide parole che mi hanno solo fatto venire il nervoso!
**
Sbuffando butto il joystick sul tavolino che ho di fronte. Sono a casa di Gigi, e ci sono anche Francesco, Fabio e Sandra. Abbiamo intenzione di mangiare qui ma io è da almeno tre giorni che non sono molto di compagnia. Il perché... beh non me lo hanno chiesto, ho sempre cercato di far evitare le domande.
<< Io non ti sopporto più. >> Mi dice Gigi afferrando il joystick che ho precedentemente buttato in malo modo. << Che ti prende? Sono tre giorni, almeno, che sei irritabile. >> Non lo guardo nemmeno, come ho già detto, cerco di evitare le domande. Non capisco perché dovrei dire che quella bellissima e dannata ragazza mi ha dato un due di picche. E per giunta mi sono offeso, ci sono rimasto male. No, non posso dirlo. E non è solo per un fattore di orgoglio, è che non voglio crederci... beh ok, anche l’orgoglio centra, ma poco.
<< È che non scopi, vero? >> Mi volto verso Francesco. Cazzo, anche lui ha ragione ma continuo a tacere.
<< Che discorsi maturi. Allora cosa volete mangiare? >> Ed ecco che Sandra entra in scena!
<< Per Alex direi qualcosa di dolce. >> Gigi mi strappa un lieve sorriso e la sua pacca sulla spalla mi fa capire che mi è vicino e che se voglio, lui c’è. Alla fine noi ragazzi siamo così, non abbiamo sempre bisogno delle parole. A noi basta poco per capirci. A volte basta un solo e semplice grugnito.
Sandra sbuffa e si fa spazio tra i ragazzi per affiancarmi. Mi guarda con le labbra strette e con in mano il suo cellulare.
<< Lo faccio perché sei il migliore amico di Fabio e per un altro motivo che non ti sto a dire. >> Alzo un sopracciglio convinto di essermi perso qualcosa ma le sue dita premono velocemente sui tasti del suo piccolo cellulare.
<< Non è per fami i cazzi miei... ma che stai facendo? Anzi, che stai dicendo? >>
<< Ho mandato un messaggio a Elise per sapere dove si trova. Oggi c’è sciopero a scuola e so solo che si sarebbe vista con una nostra amica. Magari potremmo raggiungerle. >> La guardo stupito con un “grazie” scritto a caratteri cubitali sulla fronte, lei capendolo mi sorride, anche se io non ho detto nulla.
<< Ehi, ehi fermi un attimo. Elise? Che cosa centra la tua amica con Alex? >> Mi passo una mano tra i capelli e appoggio la mia schiena al divano mentre Gigi aspetta una risposta.
<< L’altro giorno l’ho raggiunta davanti scuola. Non è rimasta con me. >> Dico un po’ abbattuto.
<< Oddio, ti ha dato buca e ancora che ci provi? >> Ecco l’incoraggiamento di Fra.
<< Ehi! State parlando della mia migliore amica e siete pregati di non sputtanarla quando non sapete le cose, ok? >> Sandra è inferocita e molto seria. Forse mi sbagliavo, d’altronde sono amiche, e l’amicizia non può esserci solo da una parte. Probabilmente anche lei ci tiene, soprattutto se la definisce la sua migliore amica.
**
<< No dai, ieri avete pranzato insieme? >> Mi chiede Gigi rimando seduto su un muretto, siamo tutti assieme e sinceramente è da ieri che il sorriso non abbandona le mie labbra. È da scemi? Sì.
<< Sì ma niente di che. >>
<< Non direi, ti è tornato il sorriso! >> Dice Francesco muovendo le sopracciglia su e giù ammiccando. Rido e sento il telefono di Sandra squillare. La osservo un attimo e poi torno a parlare con i miei amici, come ho sempre fatto, almeno prima che un semplice “ciao ciao” riuscisse a farmi dare di matto per tre giorni consecutivi.
<< Suvvia Eli, non scaldarti. Stavo scherzando! >> Dice Sandra riedendo. Eli. Elise. Ha detto il suo nome. Mi avvicino sotto le espressioni stranite di Fabio, di Francesco e di Gigi.
<< E’ Elise al telefono? >> Chiedo sapendo che è così ma ovviamente lei mi dice di no e che c’è Fabio che mi chiama facendomi sbuffare allontanandomi. I miei amici ridono sotto i baffi e cercano di fare finta di niente per non farmi imbarazzare – cosa strana poiché solitamente cercano di fare di tutto per far sì che accada.
Una mezzoretta dopo, Sandra mi guarda intensamente e io alzo il sopracciglio. Stavo ascoltando la cazzata detta da Gigi, ma mi sono distratto, quindi mentre gli altri ridono continuo a guardare la moretta aspettandomi una spiegazione.
<< Non ti è arrivato un messaggio? >> Aggrotto la fronte e noto benissimo Fabio che ci guarda in modo sospetto.
<< Non lo so, perché? >>
<< Puoi controllare? >>
<< Che succede? >> Chiede Fabio mentre afferro il telefono e osservando la bustina sullo schermo che indica un nuovo messaggio. Aggrotto la fronte e torno a osservare Sandra che continua a parlottare con Fabio un po’ alterato.
<< Sì c’è un messaggio. >> Ma non chiedo niente perché lo apro. Il numero non lo conosco ma sorrido subito non appena inizio a leggere capendo immediatamente chi me lo ha mandato.
“Ciao, devo ammettere che la prima a essere sorpresa sono io... eppure ti ho mandato un messaggio. Vorrei non perdermi in parole ma sono un po’ agitata e quando lo sono, divento logorroica. Sì, anche tramite messaggio. Nel caso tu non lo abbia capito, sono Elise. Ora ti starai chiedendo perché ti ho scritto, beh non per darti una risposta ma per chiederti se stasera passi da me. A casa mia. Se mi dirai no, o se non mi risponderai affatto, non è un problema, non preoccuparti. Capirò. Ora vado a sotterrarmi dall’imbarazzo, Elise”.
Sono più che sicuro che c’è un mega sorrisone che increspa le mie labbra ma non me ne preoccupo e osservo uno per uno i miei amici.
<< Io stasera non ci sono. >> Interrompono la conversazione che stavano facendo e praticamente mi chiedono tutti perché.
<< Stasera sono con Elise. >> Sandra sorride e stritola il braccio di Fabio che le chiede scusa per non so che cosa. Gigi e Francesco si scambiano una strana occhiata e infine quest’ultimo – sorridendo – chiede:
<< Ma come, ci abbandoni per una moretta dalle belle curve? >> Gigi ridacchia ma io sorrido semplicemente.
<< Guarda, sarei tentato a dire “no” ma... la scelta è ardua ehm... no, no scelgo lei. >> Loro ridono e scuotono il capo.
<< Cazzo, preferisci una scopata ai tuoi amici. Infame. >> Francesco mette il broncio mentre Gigi gli molla uno scappellotto.
Io osservo Fabio che alza gli occhi al cielo.
<< Che ci fai ancora lì, fermo come uno stoccafisso? Rispondile, no? >> Sorrido e mi allontano per chiamarla. Io e lei, da soli, a casa sua. È ovvio che non ho avuto un minimo dubbio sul come e il dove passare la serata!
Suono e busso imperterrito alla porta di Fabio, poco importa che manca qualche minuto alle quattro, so per certo che è a casa. Quando la porta si apre, tiro un respiro di sollievo ed entro sviando lui, il suo sguardo, le sue domande e... Gigi che è placidamente seduto sul divano con un joystick un mano.
<< Un giorno di questi, inizierò a pensare che siete diventati gay. >> Mormoro con serietà, peccato che volessi fare una battuta. Entrambi alzano un sopracciglio, e a rispondermi, ci pensa Gigi mentre Fabio torna seduto accanto a lui per guardarmi in faccia.
<< Sai, siamo sempre stati in tre su questo divano dopo le uscite in gruppo o dopo qualche scopata non memorabile... quindi... le opzioni sono due: o sei anche tu gay (ovviamente se lo siamo noi, lo sei anche tu) oppure la serata non è andata tanto bene. >> Sbuffo e mi sfilo il giubbotto sedendomi sulla poltrona lì accanto.
<< Ho avuto paura. >> Aggrottano la fronte e lasciano del tutto perdere la playstation.
<< Paura? Oddio, è pericolosa? >> Chiede Fabio senza umorismo. Sospiro e mi scompiglio i capelli.
<< C’è complicità. Armonia. Passione. Cazzo, sono letteralmente scappato alle tre e mezza di notte dal suo letto! >> Mi copro il viso con le mani appoggiando i gomiti sulle ginocchia. I miei amici non parlano ed io mi sento ancora più una merda. So di aver sbagliato, di aver esagerato e me ne sono pentito non appena ho messo piede fuori dal suo letto, ma quegli occhi, quello sguardo... cavolo, sono un coglione!
<< Alex? Potresti spiegarti? >> Chiede Gigi con un po’ di tensione. Torno a guardarli e inizio a parlare.
<< Abbiamo cenato, parlato, scherzato... poi non lo so, siamo andati in camera sua dopo aver lavato i piatti e la cucina e le cose si sono fatte calde. Mi sono trovato bene con lei, mi piace farla ridere e soprattutto, cazzo, riesce a farmi eccitare come non mai. Ho sbattuto la testa – no, non sto scherzando – e lei si è sentita in colpa e mi ha fatto da infermierina – no, non in senso erotico – ma... cavolo, vederla preoccupata per me, con gli occhi leggermente cupi e mezza nuda mi ha fatto andare di matto. Lo abbiamo fatto ma... ha detto una cosa che mi ha fatto letteralmente raggelare. >>
<< Cioè? >> Mormora Fabio.
<< “Mi piace questa complicità”.E... e piace anche a me ma ne sono spaventato. >>
Stiamo per un po’ in silenzio e io continuo a rivedere il suo sguardo ferito quando gli ho detto che dovevo andarmene. Sono uno stronzo. Uno stronzo di prima categoria. Sarà incazzata e delusa – come minimo.
<< Ti stai facendo troppi problemi. >> Mi dice Gigi avvicinandosi. << Ti piace? Bene, non scappare, fai di tutto per tenerla con te. Non è da te scappare... >>
<< Non è da me nemmeno sentirmi in pace con una ragazza. Con Silvia non facevo altro che allontanarla, e adesso sto facendo la stessa cosa anche con Elise. >>
<< Per favore non nominare la Belva! >> Ridacchio nervosamente alle parole di Fabio. I miei amici non hanno mai sopportato la mia ex. E il motivo è semplice: era una belva.
<< Il punto non è quello. >> Riprende a parlare Gigi senza dare ascolto a Fabio. << Hai ammesso che ti piace lei e il senso di armonia che avete creato senza accorgervene... allora non scappare. Non è semplice trovare qualcuno che ti faccia stare bene. >> Annuisco sovrappensiero.
<< Hai ragione. Fabio mi devi di nuovo aiutare. >> Il mio amico sbuffa e infine un piccolo sorriso fa capolinea sulle sue labbra.
<< Ti va di fare shopping? >> Alzo un sopracciglio mentre Gigi scuote il capo.
<< Forse avevi ragione, forse lui è veramente gay. >> Rido al sussurro di Gigi mentre Fabio ci guarda senza capire.
<< Ou! Vuoi o no? >>
<< Fare shopping? No! >> Fabio sbuffa.
<< Nemmeno se c’è Elise? >> La mia attenzione si catalizza immediatamente sul mio amico, mi alzo e lo raggiungo sul divano.
<< In che senso? >>
<< Ah ora vedo che sei attento. >> Alzo gli occhi al cielo.
<< Alex? >> Mi volto verso Gigi. << Sai di essere fottuto, vero? >> Mi dice sorridendo.
<< Sì. Lo so. >> Ammetto senza problemi, d’altronde è da quando l’ho vista che continuo a dirlo.
Capitolo 3 *** Il futuro? Può avere un senso, forse. ***
Introduzione:
Odio avere poco tempo, però ce l’ho fatta, ieri notte non ho praticamente chiuso occhio e ho concluso il capitolo. Un salve a tutti :) e spero siate contenti di... beh “vedermi” xD
Me lo avete chiesto, speravate ci fosse e... non potevo non accontentarvi, ovviamente, come ho già detto, queste sono one shot che mettono in risalto i punti salienti dei pensieri di Alex, non è totalmente la storia vista sotto i suoi pensieri :) spero sia chiaro.
Per qualsiasi domanda... chiedete pure, ogni commento e ben accetto. Un abbraccio a tutti, buona lettura... spero di sentirvi e che questo “capitolo” vi piaccia :) Jess.
» E basta una tua risata
per dare senso alla mia Vita.
Titolo raccolta: Stravolgimi – Alex pov.
Sottotitolo: Il futuro? Può avere un senso, forse.
Rating: giallo.
Alex pov.
<< Eh no! Non di nuovo, che cos’è successo questa volta? >> Sgrano gli occhi e mi volto verso di Gigi. Siamo a casa mia, stavamo tranquillamente giocando alla wii ma tutto un tratto il signorino ha deciso che era ora di parlare. Bene, contento lui.
<< Come scusa? Penso di essermi perso un pezzo. >>
<< No guarda, io sono più che sicuro che tu abbia perso più di un pezzo.>> Alzo un sopracciglio e mi stravacco meglio sul divano. Gigi sbuffa gonfiando anche le guance. << Hai la testa altrove e non è divertente giocare a tennis senza che il tuo avversario provi almeno ad afferrare la palla. >> Mi gratto la testa un po’ imbarazzato. Non posso dargli torto, stavo pensando ad altro.
<< Ti chiedo scusa. >> Mormoro dopo che finisce di parlare. Gigi sgrana gli occhi e si affloscia sul divano.
<< Mi chiedi scusa? Mi chiedi scusa? >> Urla infine guardandomi come se fossi... un alieno. Evito di rispondere e continuo a guardarlo. << Non mi devi chiedere scusa, dovresti dirmi qualcosa tipo... “ma che cazzo dici scemo?” oppure “lo sai che io non penso!” >> Lo trucido con uno sguardo e muove la mano come per scacciare le mie parole che per giunta evito di sputare fuori per non insultarlo.
<< Perché non parli chiaramente? >> Gli chiedo sperando che si decida di venire al punto.
<< Hai di nuovo in mente lei e per non so quale motivo non mi hai ancora detto cos’è successo oggi pomeriggio. >>
<< Non me lo hai chiesto, perché avrei dovuto dirtelo? >> Sbuffa nuovamente e si alza mettendosi le mani sui fianchi.
<< Queste cose non vanno chieste! >> Cerco di non ridere.
<< Dici spesso che le ragazze sono pettegole, io sto cambiando idea. >> Ridacchio e Gigi scuote il capo.
<< Sì fai pure lo spiritoso ma tanto parlerai lo stesso. >>
<< Certo che parlerò, anche perché quando sei troppo curioso, diventi ancora più insopportabile. >>
<< Potrei offendermi. >>
<< No, non lo farai. >> Gigi alza le spalle come per darmi ragione e torna seduto accanto a me.
<< Allora... il piano di Fabio ha funzionato? >>
<< Beh sì. L’aiuto di Sandra è servito parecchio. Se non ci avesse mandato un messaggio dicendoci dove si trovavano, non le avremmo mai rintracciate. >> Annuisce.
<< Stronza ma furba. >> Sorrido, effettivamente sotto un certo punto di vista Sandra non si è comportata bene ma alla fine ha fatto un’opera caritatevole. << Elise? Non ti ha ammazzato perché ti ho di fronte... >>
<< Ma lo avrebbe voluto fare. >> Concludo io per lui. Gigi ride.
<< Mi piace questa ragazza. Riesce in qualche modo a sorprenderti. Certo, sarebbe meglio che qualche volta quando sei in mia compagnia rimanessi con i piedi per terra ma... vabbè, bisogna accontentarsi nella vita. >>
<< E da quando sei anche così filosofo? >> Chiedo per non replicare alla sua constatazione. Non sono sempre così sbadato. Sarà anche vero che penso spesso a Elise ma... ma non esageriamo.
<< Evito di risponderti. Avete chiarito? Gli hai detto che sei un cacasotto e che hai sbagliato ad andartene da casa sua in piena notte? Le hai raccontato che sei corso qui disperato? >> Mi sta sfottendo e io sto per cedere al suo gioco. Faccio una smorfia col volto e lui sorride soddisfatto.
<< Non proprio. In compenso, ricordi cosa mi hai detto ieri sera dopo che Fabio ha esposto il “piano”? >> Ci pensa qualche attimo e infine – sempre guardandomi – scuote il capo. << Che sono fottuto. >>
<< AH sì! Certo... e allora? >> Sospiro e appoggio i piedi sul tavolino di fronte a me.
<< Beh avevi ragione. Sei mai stato geloso? Ma intendo quella gelosia che potrebbe farti fare cose insensate come gonfiare di botte qualcuno. Sentire la possessività nelle vene e continuare a ripeterti mentalmente “lei è mia”? >>
<< No... ma sappi che mi stai incuriosendo ancora di più. >> Non lo sto guardando, però è serio quanto me, ha capito che il tempo dei giochi è finito.
<< Mi è accaduto oggi in centro. Un ragazzo ha fermato Elise e... cacchio mi sono... diciamo che ho finto di fare il fidanzato. Geloso. >> Non parlo e non lo guardo. Non so nemmeno perché ma stento ancora a credere che le sue risa non stiano riecheggiando per la stanza.
<< Non penso che tu abbia finto un bel niente. >> Sto per replicare per le rime, soprattutto perché non voglio credere alle sue parole che in realtà penso anch’io e poi perché... beh la figura longilinea di mia sorella appoggiata al telaio della porta mi distrae.
<< E tu da quanto tempo sei lì? >> Chiedo con voce acuta e con gli occhi sgranati.Melissa mi sorride leggermente e continua a guardare me e Gigi con disinvoltura.
<< Mamma, tu lo sapevi che tuo figlio sembra essersi preso di una ragazza con un cervello? >> Sbianco mentre Gigi cerca di non ridere. Mia madre affianca mia sorella e prende a guardarmi con un maledetto sorriso sulle labbra.
<< No, effettivamente no. Però è un bene, vuol dire che almeno si è tolto Silvia dalla testa. >>
<< Silvia non ha mai fatto veramente parte dei miei pensieri. >> E sono sincero, infatti Gigi annuisce tirando un respiro di sollievo.
Le mie donne non replicano, però entrano in soggiorno e si siedono al tavolo continuando a guardarmi e aspettando – forse – delle risposte. Non ricavando un ragno dal buco, mia madre sospira.
<< Dove l’hai conosciuta? >>
<< A casa di Fabio. >> Rispondo un po’ sulla difensiva.
<< Ho capito, non si gioca più. >> Gigi sorride e si alza raggiungendo il tavolo, io lo imito e mi siedo di fronte a mia madre.
<< E come sia chiama? >>
<< Elise. >>
<< Non tutto questo entusiasmo, sembra solo un interrogatorio. >> Dice Melissa facendomi alzare gli occhi al cielo. << Ti sei comportato male ma ti sei fatto perdonare. Quindi ti piace. Hai detto che sei anche geloso. >> Sento le mie guance arrossarsi.
<< Devi smetterla di ascoltare le mie conversazioni. >> “Rimprovero” mia sorella.
<< E tu devi scegliere dei momenti più appropriati per confessarti con Don Luigi. >> Gigi aggrotta la fronte.
<< Non mi piace questo soprannome. >> Mia madre ride scuotendo il capo.
<< Sono contenta che ci sia questa ragazza, ma trattala bene, ok? Gli altri dettagli ce li darai quando sarai pronto. >>
<< Ma mamma! Io sono curiosa! >>
<< Beh aspetterai. >> Ah ah ah! Ben gli sta alla mia sorellina rompiballe! Essendo molto maturo, le faccio la linguaccia lasciandola stupefatta. Gonfia le guance e si alza andandosene, però se non sbaglio, prima di sparire per il corridoio, ha sussurrato “scemo”.
***
Mi piace parlare con lei, mi piace il modo in cui ride e pensa. Ad alcune persone può sembrare una ragazza strana, con strani hobby e che vive in un mondo tutto suo ma sinceramente penso che dietro alla facciata da fancazzista convinta ci sia di più. Certo, non nego che poco fa mi sono preso male quando ho conosciuto suo cugino, certamente non è il massimo presentarsi a un parente quando... quando non si sa nemmeno come definirsi. Lei mi ha capito, ha lasciato perdere e mi ha anche sgridato dicendo che avrei dovuto avvisarla così almeno avrei saputo a che cosa sarei andato incontro passando da quella parte ma non ci avevo pensato. Volevo semplicemente vederla e passare un po’ di tempo con lei.
<< Hai mai avuto degli animali domestici? >> Chiedo stringendola maggiormente al mio petto mentre osservo gli alberi rimanendo sdraiato. Sento il viso di Elise strofinare sulla mia maglietta per potermi guardare. Siamo andati avanti a baciarci per non so quanti minuti e... cavolo, non mi sono mai sentito più vivo. Stare accanto a lei è come una boccata d’aria fresca. Mi fa ridere, mi sorprende e soprattutto mi fa stare tranquillo. Con lei viene persino semplice parlare della mia complicata vita famigliare.
<< Sì, ho avuto un cane. Ma lo abbiamo dovuto dare via prima di trasferirci nella casa dove siamo adesso. Tu? >>
<< Un criceto, un coniglio e un paio di pesci rossi. Sono tutti morti, se non mi sbaglio il coniglio mio zio, lo ha poi mangiato. >>
<< No, dai, povero! >> Rido mentre immerge il viso sul mio petto. Capovolgo le nostre posizioni e mi porto su di lei. La osservo sorridendo e lei mi accarezza le braccia.
<< Mi sembrava strano che ancora non mi fossi saltato addosso. >> Sorrido, mi piace anche quando diventa così schietta e maliziosa. Secondo me nemmeno si rende conto di quanto sia fantastica.
<< Ti assicuro che mi sono trattenuto. >> Abbassa lo sguardo e infine torna a guardarmi in modo serio. << Credi nel destino? >> Aggrotto la fronte.
<< Non molto. Mi piace pensare che siamo noi a creare gli eventi e le situazioni. Tu sì, eh? >> Annuisce.
<< Cioè... penso che ogni cosa accada per un motivo, e non che siamo noi a farlo accadere, certo, noi prendiamo le decisioni ma chi lo sa, magari erano già state prese. >>
<< Ti ho già detto che sei una continua sorpresa, vero? >> Sorride annuendo.
<< Almeno cinque volte. >> Ridacchio e faccio sfiorare i nostri nasi.
<< Scusa per prima. >> Mormoro socchiudendo gli occhi. Le sue braccia salgono e le dita accarezzano la base del mio collo facendomi rabbrividire leggermente, tanto che le mie braccia cedono un po’, ma non voglio gravarle addosso.
<< A che cosa ti riferisci? >>
<< A quando ti sei un po’ innervosita perché mi sembravi quasi irreale. Siamo tutti diversi e ognuno è speciale a modo suo ma... non so dirti perché mi è sembrato così... incredibile che una bella ragazza come te, anzi, proprio te, avesse paura delle lucertole, che non ami la montagna, che scrivere, leggere, ascoltare musica assurda e guardare film horror fossero delle tue passioni, non so spiegartelo ma per l’ennesima volta mi hai spiazzato. Per questo ti chiedo scusa. >>
<< Mi chiedi scusa perché non sei abituato a sorprenderti? >>
<< Qualcosa del genere. >> Ammetto e lei sorride.
<< Meno male che dovrei essere io la strana. >> Schiudo la bocca fintamente indignato e prendo a farle il solletico. Ride, ride fino quasi alle lacrime e infine mi minaccia di scappare, perché se mi prende, mi fa male. Ci mettiamo a correre e ci prendiamo in giro, la prendo anche in braccio e mi faccio picchiare ma sicuramente la parte più bella è quando torniamo sdraiati sui teli e prendiamo nuovamente a baciarci.
***
<< Zio, sono stanco. Non mi stai facendo lavorare troppo? >> Chiedo esausto dopo due giorni che non faccio altro che stare attaccato a motori e altri pezzi di auto e moto. Mio zio sta diventando uno schiavista! E per di più sto dormendo poco perché, come al solito, ai miei amici poco importa che lavoro, vogliono la mia compagnia e per di più non vedo Elise da due giorni. Almeno la sento. Messaggiamo tanto ma non è la stessa cosa.
<< No, in realtà ti sto facendo recuperare le ore che hai perso l’altro pomeriggio. Non sei tornato e nemmeno mi hai avvisato. >> M’imbroncio. << Mi sono preoccupato. >> Ecco, ora mi spiace pure!
<< Ero con Elise. >>
<< Non voglio sentire scuse, e poi sono arrabbiato! Non mi hai raccontato più niente! >> Sorrido; ecco qual è il problema, non l’ho più aggiornato. Mi sa che è proprio vero, noi uomini siamo più curiosi delle donne.
<< Io ti racconto tutto, solo se mi fai smettere di lavorare, per oggi, e la pianti di trattarmi come uno schiavo... >> Zio sbuffa ma infine annuisce.
<< Affare fatto. >> Dice un po’ amareggiato ma trova presto il sorriso. << Dai, voglio i dettagli! >> Ridendo gli racconto tutto, dei messaggi, delle chiamate, delle uscite e di quello che pensano i miei amici e soprattutto mia madre e mia sorella, lui mi ascolta in silenzio e pone poche domande e stranamente mi sembra piuttosto serio.
<< Ti piace, e anche parecchio. >>
<< Beh sì. >>
<< E lo ammetti anche! >>
<< Che cosa c’è di male? >>
<< Niente, è che sono sconvolto. Soprattutto perché lei è una ragazza per bene. Seria. Con un cervello. Forse ti andrebbe pure bene. >>
<< Guarda che non è una cravatta che potrebbe starmi bene. >> Dico ironicamente ma divertito.
<< Suvvia, mi hai capito... intendevo che potrebbe sembrare la ragazza giusta per sopportarti. >>
<< Ora non parliamo del futuro, che ne so quanto andrà avanti. >> Dico spaventato. Il futuro, non posso pensare a cos’accadrà. Magari tra due giorni non ci sentiremo nemmeno più e lui mi tira in ballo un tempo lontano. Ignoto.
<< Wow. Sei terrorizzato. Alle ragazze piace pensare e parlare al “come sarà”, quindi cerca di non farti prendere dal panico come in questo momento. Ti sto solo mettendo in allerta. >>
<< No, mi stai facendo cagare addosso dalla paura. >> Mio zio ride.
<< Beh allora sono riuscito nel mio intento. >> E lo ammette pure!
***
<< Come mai non sei col telefono in mano? >> Mi chiede Francesco ridendo. Sorrido e bevo un sorso di birra.
<< Perché è a casa con i parenti e non ha tempo per me. >>
<< Wow sei già passato in secondo piano. >> Aggiunge Fabio sghignazzando.
<< Divertente. E la tua dolce metà? >> Chiedo sperando di farlo innervosire ma in realtà mi sorride sornione.
<< È con la tua dolce metà. È da stamattina che sono insieme. Non capisco nemmeno che cos’abbiano tanto da dirsi, dopo un po’ ci si annoia a stare sempre appiccicati, no? >> Chiede sperando di essere spalleggiato.
<< Alle ragazze piace parlare. >> Alzo un sopracciglio alla frase di Gigi.
<< Certo, perché noi siamo dei muti. >> Dico ironicamente, ridacchiano ma nessuno mi risponde. Siamo in un locale non molto affollato e carino. Stiamo bevendo noi quattro mentre Marco ha raggiunto Elena per discutere su un non so cosa di cui non mi sono nemmeno interessato. Io sto ancora pensando alla conversazione avuta con mio zio questo pomeriggio. La parola “futuro”, o meglio il suo significato, mi ha sempre spaventato e ho il terrore d’immaginarmi accanto a Elise ma non per lei, ma semplicemente perché non voglio illudermi.
<< Pianeta Terra chiama Alex. >> Gigi mi richiama e io lo guardo, lui scuote il capo e mi appoggia una mano sulla spalla. << Bellezze alle tue ore dodici. >> Guardo di fronte a me – oltre Fabio – e ammiro quattro belle gambe in bella mostre, sorrido – e non per lo spettacolo, ma semplicemente perché non hanno attrattiva per me. Non ora. Il mio cellulare squilla e ridacchiando faccio vedere lo schermo a Gigi che scuote il capo.
<< Questa ragazza ha un tempismo perfetto. >> Mormora Gigi sorridendo. Sorrido anch’io e rispondo ad Elise, contento di sentirla.
Arrivo trafelato sotto casa sua, arrivo davanti al portone ma non so se suonare, lo farei anche ma se non rispondesse lei sarebbe... complicato spiegare. Credo.
<< Per favore, dimmi almeno che sai il suo cognome. >> Mi volto e riconosco subito l’armadio che mi ha affiancato. È il cugino di Elise: Renato.
<< Certo che so il cognome. Solo che non penso sarebbe saggio citofonare. >>
<< Concordo con te, falle squillare il telefono, a meno che tu non sia abituato ad affrontare delle iene. >> Prima di rispondergli, penso alle sue parole ma non trovo qualcosa di sensato da dirgli, quindi afferro il cellulare e faccio un paio di squilli ad Elise per farle capire di scendere. Mentre aspettiamo, sì Renato ha deciso di farmi compagnia così da far attendere il giudizio universale – parole sue che ovviamente non ho capito – chiacchieriamo e scherziamo, in compenso mi diverto, anche se continuo a sentire la voce arrochita e leggermente tremante di Elise di quando eravamo al telefono. Renato è un ragazzo di strada, se così lo si può chiamare. Sembra e si comporta come uno dei piccoli terroristi delle gang ma in realtà è un bravo ragazzo che ama fare niente – sempre parole sue – e mi diverto con lui. Anche a parlare di calcio e di macchine. Alla fine i discorsi con cui si può andare sul sicuro tra ragazzi sono pochi. Non appena si apre il portone, mi volto e osservo Elise, sembra strana, si stringe da sola come per proteggersi.
<< Adesso vedi che farà del sarcasmo. >> Ridacchio capendo che Renato sta parlando di Elise e di quanto possa sembrare strano vedere me e lui, fuori casa sua, parlare amichevolmente.
<< Il mondo sta crollando? >> Renato ammicca colpendomi scherzosamente al fianco come un gomito e sorrido, ci ha azzeccato... la conosce bene.
Quando si avvicina, non riesco a non toccarla ma non approfondisco, non solo per la presenza di suo cugino ma anche perché i suoi occhi gonfi e un po’ rossi mi bloccano facendomi sorgere duemila domande.
<< Sei... messa male. Che diavolo è successo? >> Già, bella domanda. Elise svia il discorso, o meglio non spiega bene ma so – spero – che dopo mi spieghi anche il più insulso dettaglio. Non mi piace vederla così giù di morale. È normale che io mi trovi così in pena per lei? La mia preoccupazione è sensata? Non è troppo prematura? Perché mi sento così legato a lei? Perché un suo semplice sorriso – sincero – riesce a farmi tirare un respiro di sollievo? No, forse quello che provo per Elise, va un po’ oltre al presente...
Sì, ce l’ho fatta, sono qui.
Veramente avrei dovuto postare domani ma non ci sono tutto il giorno...
quindi
avendo il capitolo pronto già da qualche giorno, mi sono detta...
postiamo!
Lo scrivo qui e poi non lo dico più: ho notato
che questa raccolta
non piace un granché... ovviamente mi
baso sulle recensioni, non posso fare altro... quindi... io ho
pensato di
continuare a postare... in teoria una volta a settimana, al massimo
una
volta ogni due, non c’è un giorno specifico, comunque non
il weekend!.
Non smetto
di scriverla solo perché so che ad alcune persone fa piacere che io la
scriva... quindi diciamo che lo faccio per loro xD
Questo “capitolo” si basa sul
capitolo 7 di “Overwhelms
me – Travolgimi”... è piuttosto lungo ma di certo un motivo
c’è ;)
Per chi me lo ha chiesto, questa
“storia” prende solo qualche pezzo di quella originale, più che altro
perché
tutto ciò è tutto sotto i pensieri di Alex, quindi ci sono nuovi
personaggi e
nuove situazioni... quindi sì, ci sarà ovviamente la scazzottata con
Fabrizio
;) ma più avanti! Buona lettura, spero di
sentirvi!
» E lo stupore nei tuoi occhi,
mi fa sempre
sorgere un sorriso.
Titolo raccolta: Stravolgimi – Alex pov. Sottotitolo: Sincerità. Rating: giallo. Alex pov. <<
Se ti dico che mi sembri tanto un cane bastonato, ti offendi? >>
Sorrido lievemente e alzo il viso verso mio zio. Possibile che non
voglia far altro che spettegolare? << Sai zio,
quello che noi – in teoria – staremmo facendo, si chiama lavorare.
>> <<
Sei tu il dipendente, quindi tu lavori... io ti disturbo. >> Alzo
gli occhi al cielo e torno ad avvitare un bullone. <<
Sei il capo, quindi dovresti volere il meglio dai tuoi dipendenti.
>> Mi sento il suo sguardo addosso. Sta pensando e di certo io
non ho intenzione di disturbarlo o distrarlo. Anche perché ho altro per
la testa. Tipo le lacrime e le parole di Elise. Ieri sera è stato tutto
molto strano. Intenso. Non
avevo mai lasciato i miei amici per raggiungere una ragazza, eppure
ieri sera l’ho fatto. Sono corso da lei, l’ho fatta sfogare, le ho
asciugato le lacrime e infine l’ho coccolata facendola anche ridere.
Ieri sera mi sono sentito... protetto. È stato come se facendo
da scudo a lei, lo facessi anche a me. D’altronde ieri ho tirato in
ballo il discorso di mio padre e sinceramente è una cosa che non faccio
mai. Non perché mi faccia stare male il fatto che i miei si siano
separati, quella oramai, era una cosa che mi aspettavo, ma più che
altro perché mio padre è riuscito a farmi perdere tutta la stima e
l’orgoglio che provavo per lui. Ed è una cosa che forse non ho mai
detto apertamente. <<
Ok, hai ragione, ma sono prima tuo zio e devi ammettere che ti faccio
un po’ da papà, quindi... penso sia giusto che io sappia i progressi
che stai facendo con quella ragazza. Perché tanto sono certo che non te
la sei tolta dalla testa. >> Lo guardo divertito ma anche con il
cuore gonfio di affetto. È vero, è come se fosse un padre per me. Di
certo, ha fatto più lui dell’uomo che mi obbligo a chiamare padre. <<
Visto che sei come un padre... significa che mi lasci il pomeriggio
libero per passarlo con la ragazza che non mi sono tolto – e che non ho
intenzione di togliermi – dalla testa? >> << Questo è
un ricatto! >> <<
No, questa era una risposta e una richiesta a quello che hai detto tu
poco fa. >> Si gratta un po’ confuso la testa, continuo a
guardarlo e poco dopo sbuffa alzando gli occhi al cielo. << Ma almeno
te la da? No perché... se tiene le gambe chiuse, sei maledettamente
fottuto. >> Ridacchio. << Non ti
preoccupare. >> Non aggiungo altro. <<
Ehi, ehi ehi! Signorinello, dove staresti andando? >> Mi volto,
stoppandomi contro voglia e guardo mia madre. Sospiro e indico la porta
del bagno. << Alla toilette?
>> Chiedo retoricamente. Mia madre alza gli occhi al cielo. << Che cosa
ci fai a casa alle undici del mattino? >> Mi passo una mano tra i
capelli. << Zio mi ha
lasciato il giorno libero. >> Alza un sopracciglio. << E perché
mai? È giovedì... >> <<
So anch’io che giorno è. >> Mi volto e faccio un passo verso il
bagno ma sentendo il suono dei suoi tacchi venire verso di me, mi fermo
nuovamente e torno a guardarla. <<
Alex. >> Ecco. Quando usa quel tono di voce, è pericolosa. Non
vuole balle, e soprattutto vuole la risposta subito. A volte quando fa
così, non ha nemmeno bisogno di fare una domanda che la risposta le
viene comunque data. << Voglio
vedermi con Elise oggi pomeriggio. Quindi... >> << Quindi
non sei andato a lavoro? >> << Ma no! Ci
sono andato, poi ho parlato con zio e... sono qui. >> Scuote il
capo e stringe le labbra. <<
Voi due, insieme, non andate bene. >> Gira i tacchi e va in
cucina lasciandomi andare finalmente in bagno. Ma purtroppo quando
esco, torna all’attacco. <<
Mangi a casa? >> Invece di risponderle, apro il frigo e bevo
dalla bottiglia facendole incrociare le braccia al petto. Ecco un’altra
tattica per avere risposte: fingere di essere paziente. La conosco
troppo bene. <<
No. Pranzo con Fabio e Gigi. >> Non serve dirle che ancora non li
ho sentiti ma che comunque pranzo con loro, vero? La guardo e sospira.
Ha qualcosa da chiedermi ma non sa come fare. Ha i capelli legati e gli
occhi verdi si notano ancora di più. Mia madre è proprio una bella
donna. <<
Questa Elise... è una cosa seria? Adesso è qualche settimana che la
conosci, non siete usciti tanto spesso ma comunque la nomini parecchio.
>> Aggrotto la fronte. E lei come fa a sapere che la nomino
spesso? << Mamma...
perché stai indagando? >> <<
E perché tu non vuoi parlarmene? >> Apro la bocca per rispondere
ma infine la richiudo. Le afferro la mano e la porto in sala per farla
sedere sul divano, l’affianco e la guardo attentamente. Verità,
nient’altro che verità. D’altronde è questo ciò che vuole. <<
Non è che non voglio parlartene, è che non è semplice. E poi... quando
mai ti parlo delle ragazze con cui esco? >> Mi guarda un po’
abbattuta ma si riprende velocemente. <<
Ora hai diciannove anni, sei grande... hai la macchina, un lavoro,
prendi questa casa come un albergo ma sei comunque presente. Penso che
tu te ne dimentichi spesso, ma ti ho messo al mondo... >> O no! I
sensi di colpa, no! <<
Ok mamma. Ponimi delle domande, e io vedo se risponderti senza
tergiversare. >> Sorride soddisfatta e mi pizzica una guancia. La
guardo male ma lei fa finta di non notarlo. << Ci sono
altre oltre Elise? >> Sgrano gli occhi. << No.
>> <<
E hai mai preso in considerazione che potrebbero essercene altre oltre
a lei? >> Alzo un sopracciglio. Perché questo interrogatorio. << No,
sinceramente non ho passato molto tempo a guardare le altre.
>> Calco l’ultima parola e lei sorride lievemente. << Quanto
tempo passerà prima che la porti a casa? >> Il respiro mi si
mozza e i miei occhi si sgranano. << Mamma!
>> Lei mi guarda stupita. Mi alzo e scuoto il capo. << Alex, che
ho detto? >> La guardo con rimprovero. << Cos’è,
stai già organizzando il matrimonio? >> <<
No, ancora no ma sinceramente ti consiglio di aspettare un po’ per
quello, forse è meglio che vi conosciate un po’ meglio. >>
Frastornato, scuoto il capo e vado in camera mia mentre la sua risata
si propaga per la casa. So che per quanto riguarda il matrimonio stava
scherzando però non posso non pensare che se mia madre è arrivata a
chiedermi di portarla a casa, sono veramente preso... e pensare che sto
facendo di tutto per non farlo notare! Vestito
di tutto punto e con il telefono alla mano dopo aver mandato il
messaggio ai miei amici, torno in cucina e trovo mia madre ai fornelli.
Mi guarda di sfuggita e non dice nulla. Alzo gli occhi al cielo. Vuole
che sia io a parlare. <<
Elise... Elise è diversa, mamma. Ci tengo a lei ma non voglio andare
troppo veloce. Non voglio rovinare tutto, anche perché lei mi fa stare
bene e mi fa provare quel calore che non so spiegare. >> I suoi
occhi verdi mi guardano teneramente e io mi sento in imbarazzo. Sono
stato sincero... ma dire certe cose alla propria madre non è
esattamente da... macho. <<
Vai e divertiti. >> Mi sorride dolcemente e io ricambio con il
cuore più leggero. Mi ha dato la sua benedizione. Anche se sono più che
sicuro che continuerà a sperare che io gliela presenti. Non ha mai
conosciuto una ragazza con cui sono uscito... però non è detto che
questa volta accada lo stesso. << Ah no, aspetta! >> Mi
fermo e la guardo incuriosito. << Valeria ha fatto sapere il
giorno del matrimonio. Magari potresti invitare Elise. >>
Valeria, la mia cara, viziata e innamorata cugina. Mi strizza l'occhio
ridacchiando e io la guardo male ma non le rispondo, non cedo alla sua
provocazione. <<
Me ne vado. Non ho intenzione di continuare questo discorso! >>
Non sono offeso, però sempre più imbarazzato sì. Lei ride e prende
persino a battere le mani come fa qualche vostra quella squinternata di
mia sorella. <<
Ti piace! Ti piace! Ti piace! >> Arrossendo e cercando di fare
finta di niente. Esco da casa tirando un respiro di sollievo. << Sarei
sgarbato se ti chiedessi perché stiamo pranzando insieme? Anzi, tutti e
tre assieme? >> <<
Gi, penso che tu possa fare concorrenza a mio zio per quanto riguarda
la curiosità. >> Addento il mio McChicken e osservo i miei due
amici seduti accanto a me. Gigi mi guarda incuriosito mentre Fabio
mangia con voracità. << Mi tocca
dar ragione a Gigi. >> Dice infine Fabio mentre mastica. << Non ti
lamentare, almeno non sei ancora a casa a dormire. Tu dovresti essere a
scuola. >> <<
È vero, infatti ieri sera avevo deciso che invece di dormire sul banco,
avrei dormito nel mio comodo lettino, ma tu sei arrivato e ti sei
attaccato al campanello finché non sono venuto ad aprirti, quindi hai
mandato a puttane la mia idea. >> <<
Beh almeno le tue idee si divertono poiché sono andate a puttane.
>> Dice Gigi facendomi ridere. Fabio ci guarda male e scuote il
capo combattuto. << Parlando
di cose serie... dove sei scappato ieri sera? >> << Da Elise.
>> <<
Mi devi cinque euro, Gi. >> Guardo i miei amici in modo allibito
e loro sorridono e alzano anche le spalle. Scuoto il capo ma non dico
nulla a riguardo. Diciamo che me lo sarei dovuto aspettare. << E stava
bene? >> Mi chiede Gigi guardandomi seriamente. <<
Più o meno. È più incasinata di me, ma può farcela. Ne sono sicuro.
>> Aggrotta la fronte ma non pone domande, invece Fabio sì. << In che
senso è più incasinata di te? Da quello che so, i suoi genitori si
amano alla follia e tutto il resto. >> << No, non
sono i suoi genitori
il problema. >> Involontariamente calco la parola “genitori” ma
non sembrano accorgersene. << Comunque non mi va di parlarne.
>> Annuiscono e io sorrido. << Che fate
oggi pomeriggio? >> Aggrottano la fronte alla mia domanda. << Io dovrei
vedermi con Sandra. >> Guardo Gigi aspettando la sua risposta. <<
Perché non avvisi prima? >> Aggrotto la fronte e lui sbuffa.
<< Devo vedermi con una ragazza. Che volevi fare? Sappi solo che
non posso darle buca. >> << Volevo
presentarti Elise... anche perché sapevo che Fabio avrebbe coinvolto
Sandra. >> << Sono così
prevedibile? >> Chiede Fabio, ma nessuno gli risponde. <<
Volevi presentarmela? Cazzo... non posso. E sappi che mi dispiace,
perché non posso non conoscerla. Suvvia, stiamo parlando della ragazza
che ti ha fritto anche l’ultimo neurone sano! >> Rido ma non
ribatto. Non so se è perché non voglio dargli corda o perché abbia
detto la verità. << Dai non
fa niente, andremo noi quattro. >> Fabio annuisce alle mie parole
e Gigi sbuffa. << Però non
è giusto. >> Si lamenta Gigi facendoci sorridere. << Fatemi
capire bene, la vostra idea è andare da Elise e uscire tutti e quattro,
giusto? >> <<
Esattamente Sandrina. >> Dico con un sorriso angelico. Lei mi
guarda stranita ma infine sospira. <<
Come stava quando l'hai riportata a casa, ieri sera? >> Siamo in
macchina, lei è nei sedili posteriori e io sono alla guida. << Ma si può
sapere che cos'è successo ieri sera? >> Chiede Fabio oramai fin
troppo incuriosito. <<
Stava bene. Abbiamo parlato parecchio e si è calmata. >> Sandra
annuisce e Fabio ci guarda aspettandosi una risposta, che però non gli
forniamo. <<
Penso che ci metterò un po' a convincerla a venire? >> Dopo aver
parcheggiato, mi volto verso la nostra cara amica e sorridendo. Fabio
si volta e la guarda con un punto interrogativo in volto. << Scusate
se continuo a pormi domande ma... è una segregata in casa? >> <<
No ma la cosa è comunque complicata. I suoi genitori potrebbero non
volerla fare uscire. Li aiuta in casa e... e non è semplice da
spiegare, Fa! >> Dico tornando a guardare Sandra. <<
Dille che siamo sotto. So per certo che riuscirà a trovare il modo per
scendere. >> Lei annuisce e scende dall'auto. <<
Mi sei sembrata stupita, prima. >> Ovviamente mi riferivo a
quando l’ho definita mia e che avrei lasciato guidare Fabio per stare
con lei dietro. È vero, è una cosa che non ho mai fatto, ma così me la
sentivo e così ho fatto. La vedo aggrottare la fronte in modo confuso e
dentro di me sento un po’ di nervosismo; magari non ho fatto bene a
tirare fuori il discorso ma sinceramente mi piace parlare con lei. Nel
nostro “rapporto” è una cosa che apprezzo, il fatto che ci apriamo e
parliamo sinceramente. << Quando? >> << Beh quando... quando ho detto
quelle cose. >> Sorride intenerita, facendomi un po’ imbarazzare.
<< Ah. Non è che lo sembravo. Lo
ero. >> <<
Sì, ma perché? >> Domanda giusta, vero? Le ho fatto capire che a
lei ci tengo, quindi non dovrebbe essere... così sorpresa. <<
Sono parole importanti. Forse no. Forse sì. Lo sai come sono, mi piace
farmi viaggi mentali. >> Ridacchio non riuscendo a impedirmelo. È
la solita paranoica ma mi piace anche per questo. <<
Quello che ho detto, lo pensavo veramente. Mi piace stare con te, mi
piaci tu e poi... mi mancavi. Volevo vederti. >> Mi azzittisco ma
non schiodo gli occhi dai suoi. O ora, o mai più. << Non
so come fartelo capire, so che è quasi un mese che ci conosciamo ma...
ti sento vicina, ti voglio vicina e per quanto io... beh non è che non
faccia fatica a dire quello che provo, so che però, per te, posso fare
questo sforzo. >>
Cavolo, ce l’ho fatta. Guardo di sfuggita Sandra e Fabio che mangiano
il gelato ridendo e torno a guardare lei, la mia Elise. Una goccia del
suo gelato le sporca la mano e lei sobbalzo ridestandosi dai suoi
pensieri. Ridacchio e cerco di non sembrare agitato... non so nemmeno
se mi aspetto una risposta. Che cosa dovrebbe dirmi dopo tutto ciò? Che
cosa mi aspetto? Che mi salti addosso? Beh magari questo non in
pubblico ma... ok, calma... la guardo e mi perdo a fare pensieri poco
casti mentre ripulisce il suo cono. <<
L’unica cosa che temo, è che tu mi stia prendendo in giro. >> Un
pugno nello stomaco. La guardo sorpresa e la mia voce esce forse fin
troppo... dura. <<
Perché dovrei farlo? >> Finisco voracemente di mangiare il mio
cono e lei – probabilmente per prendere tempo – va a buttare il suo, ma
quando torna alla panchina, sospira e si mette seduta comodamente in
modo da guardarmi e parlarmi seriamente. <<
Sei troppo perfetto. Mi sembra quasi assurdo che tu riesca sempre a
capirmi. Che tu ci sia sempre. Non so che cosa siamo, non so nemmeno
quello che voglio. Ho solo una certezza, se stai giocando con me,
smettila. Piuttosto metti fine a tutto. Non ho voglia di stare male per
un ragazzo, non ne ho la forza. So di essere incasinata ma penso che da
parte tua sia giusto non farmi stare male. >> Perfetto è
di certo un termine che non va per niente bene associato a me. Lei ha
paura di soffrire se io dovessi... lasciarla (?)
e sinceramente la capisco. Io sto andando spedito, evito di pensare e
soprattutto sto cercando di farmi bastare quello che abbiamo. Però che
cos’abbiamo? So di certo che presto o tardi vorrà una sottospecie di
etichetta. <<
Non so se quello che hai detto lo pensi sul serio. Posso, però, dirti
che alcune cose le sai solo tu. Nemmeno Fabio. Con te sono sempre stato
sincero. Non ho mai giocato, forse – e sinceramente nemmeno ci credo –
la prima sera, appena ti ho vista ho pensato che mi sarei potuto
divertire, poi abbiamo iniziato a parlare e l’unica cosa che riuscivo a
pensare era: “continua a parlare, fallo per me”. Forse è patetico, ma è
così. Mi piace parlare con te. Mi piace baciarti. Mi piace faretuttocon
te. È vero, c’è da mettere in conto che siamo due persone con qualche
problema, ma stiamo in piedi, continuiamo ad andare avanti. Questo non
significa che io, a volte, ti dica “ti capisco” e che in realtà non lo
penso. Mi spiace se invece lo pensi tu, Eli. >> Le parole
scivolano dalla mia bocca senza che me ne renda conto e cosa ancora più
pazzesca, sono sincero. Elise, dispiaciuta, mi si avvicina e infine mi
sussurra una canzone (“mezz’ora”
degli Zero Assoluto) che conosco
abbastanza bene nell’orecchio. Chiudo gli occhi e faccio entrare dentro
di me le strofe che “canta”. <<
Prometto a me stesso la felicità senza limiti gustare tutto quello che
dà come si fa ora so come si fa è un impegno che ti prende e vale
quello che dà prometto di renderti felice come ti ho detto ora che ho
capito tutto sarà perfetto. >> Emozionato, mi volto velocemente
verso di lei e mi occupo delle sue labbra. << Lo so che è difficile fidarsi, però
sono qui Eli. >> Annuisce e si stringe a me. Voglio la sua
fiducia. <<
Andiamo? >> Mi chiede nuovamente sbuffando mia sorella. La guardo
trucemente per poi far tornare la mia totale attenzione su Gigi, ma
quest’ultimo ha smesso di parlare e mi sta guardando divertito. << Vuole andare, andate. Non puoi
pretendere che voglia stare qui con noi. >> Alzo gli occhi al
cielo. << Aveva solo da raggiungermi più
tardi. >> Dico in modo che mi senta anche Melissa. Sono
nella piazzetta sotto casa con i miei amici e mia sorella è arrivata
circa un quarto d’ora fa ricordandomi che le avevo promesso di portarla
al cinema. Solo che non ne ho voglia. << Che film andate a vedere? >>
Mi chiede Gigi. >> << Final Destinetion 4. >> Scoppia a ridere
facendomi sorridere. <<
E vuoi andare a vederlo con tua sorella? Con quella cacasotto? >>
Melissa, risentita, si avvicina guardandolo male. << Ehi! Non offendere! >> Gigi si
scusa, fingendosi dispiaciuto e io infine sghignazza quando lei si
volta. <<
Dai Alex, sono la tua unica e stupenda, simpatica, bellissima
sorellina... non puoi non accontentarmi. >> Dice la vipera mentre
mi si avvicina. << Molto modesta tua sorella. >>
Sghignazza Francesco. << Ha preso da suo padre.
>> Sibilo guardandola trucemente e lei ricambia altrettanto
poiché ho calcato l’aggettivo possessivo “suo”. <<
Certo... ora andiamo? >> Sbuffando, saluto tutti e decido di
accontentarla. Dopo poco che siamo in macchina – in religioso silenzio
poiché fingiamo di essere offesi – lei decide di aprire bocca e la cosa
– in un certo senso – mi tranquillizza. <<
Mamma mi ha detto che avete parlato oggi. >> Annuisco. Sapevo che
tanto glielo avrebbe raccontato, a casa mia non ci sono segreti.
<< Pensi che ce la presenterai presto? >> << Perché volete conoscerla? Lei
potrebbe non volere, d’altronde è da poco che ci conosciamo. >> << Sì è vero ma tu non vuoi conoscere i
suoi? >> Io voglio conoscerli? <<
Vorrei che sapessero di me, non che mi conoscessero di persona.
>> Si sofferma a pensare alle mie parole e il telefono suona. È
lei. Elise. << Ok
cavalier servente! A dopo. Ti voglio bene.
>> Le mie mani tremano e mia sorella mi guarda con un sorriso
dolcissimo. Ha parlato con Elise, tra poco la conoscerà e ora ha
assistito al suo primo “ti voglio bene”. Mi ha detto “ti voglio
bene”... posso saltare di gioia? <<
Ti voglio bene anch’io. Tanto. A dopo. >> Attacco immediatamente
sentendomi troppo vulnerabile. Sento una stretta allo stomaco e mi
rendo conto che le mie mani sono scivolose, sudate. Voglio vederla e
stringerla a me, non voglio altro. Mi ha detto “ti voglio bene”. <<
Wow. Siete dolcissimi! >> La voce di mia sorella mi riporta al
pianeta Terra e la guardo solo un secondo, notando forse la mia...
confusione, aggrotta la fronte. << Sei stato
sincero, vero? >> << Anche
troppo. >> Ammetto in un sussurro.
Capitolo 5 *** Noi, in tutti sensi, almeno mentalmente ***
Introduzione:
Mi
sembra quasi incredibile ma ci ho combattuto un giorno intero, ma ce
l’ho
fatta. Ecco a voi il capitolo. Come vi avevo detto, non era sicuro che
avrei
aggiornato ogni settimana ma almeno una volta ogni due, sì. Infatti
eccomi qui.
Spero vi faccia piacere.
Molti
mi hanno chiesto della scazzottata con
Fabrizio, se riesco a stare nei miei tempi, ci sarà nelprossimo capitolo. In
questo, è
praticamente tutto inedito tranne la prima parte e una scena è leggermente rossa. Ho cercato di
trattenermi xD
I
capitoli su cui si basa questo, sono l’ottavo e l’inizio del nono di Travolgimi.
Vi ricordo il gruppo
di facebook, dove potete trovare spoiler e altro ancora, tipo foto,
discussioni e parlare con me.
Ora scappo, grazie a
tutti... anche in anticipo. Un bacione.
»Affrontare se stessi e i propri
sentimenti, è il minimo, per la persona amata.
Titolo
raccolta: Stravolgimi
– Alex pov.
Sottotitolo:
Noi,
in
tutti sensi, almeno mentalmente.
Rating:
arancione.
Alex
pov.
<<
Hai appena detto che i suoi genitori
non sanno di te, perché vuoi andare a citofonare invece che farle
squillare il
telefono? >> È da almeno un paio di minuti che mia sorella sta
cercando
di farmi tornare in me ma... lei mi vuole bene. Quindi perché
non dovrei
citofonare come fanno tutte le persone normali che hanno un
appuntamento? E poi
se risponde sua madre... beh non è un problema. Potrei anche pregarla
di far
uscire sua figlia.
<<
Perché voglio che sappiano di me.
>>
<<
E non pensi che debba dirlo lei? Non
voglio fare la guastafeste ma sono una ragazza e molte mie amiche non
hanno un
bel rapporto con i propri genitori, quindi c’è chi non sa che la
propria figlia
ha un fidanzato. O magari ha solo bisogno del suo tempo. E tu dovresti
darglielo. >> È in momenti come questi che mia sorella mi sembra
più
grande dei suoi appena diciassette anni ma... ho preso la mia
decisione.
Sorridendole amaramente, scendo dall’auto e mi fermo di fronte al
portone de
palazzo di Elise. Osservo convulsamente il suo cognome segnato sul
campanello e
mi torturo i capelli. Devo citofonare. Questo dopotutto è un...
appuntamento,
no? Sbuffando, allungo la mano e suono, non sapendo se sperare che
risponda
lei.
<<
Chi è? >> È lei e un
sorriso mi sorge spontaneo.
<<
Eli... pensavo rispondesse tua madre.
Comunque noi siamo qui. Puoi uscire, vero? >>
<<
Ora scendo. >> Trattengo
una risata capendo che se avesse potuto mi avrebbe già detto qualcosa
tipo “Sei
pazzo ad aver suonato? Non lo sai che esistono i cellulari?” L’adoro,
che ci
posso fare?
<<
Wow, questa me la spiegate? >>
La domanda di mia sorella è legittima, quando sono tornato in macchina
per
acciuffare Elise senza farsi vedere dai parenti che erano veramente sul
balcone, non ho avuto tempo di spiegare tutto a Melissa. Ma Elise trova
divertente la domanda curiosa di mia sorella.
<<
Diciamo che non tutti sono al corrente
di con chi stia uscendo Elise. >> Ammetto un po’ riluttante.
<<
Sei una fuggitiva? >> Sorrido e
scuoto al capo alla domanda di mia sorella. La sua testa castana sporge
dai
sedili posteriori, il suo entusiasmo è reale.
<<
Non proprio. >> Ammette Elise
senza sapere di aver fatto perdere un po’ di entusiasmo in mia sorella.
Che
ovviamente si riprende subito presentandosi. Mi sembra assurda come
cosa, cioè:
io, Alex Berti che sto facendo conoscere la mia... fidanzata (?) a mia
sorella.
Se racconto questa cosa a Francesco, mi riderebbe in faccia. Questa
cosa ha
veramente dell’incredibile.
<<
Tua sorella è sempre così? >> Mi
chiede Elise sottovoce mentre mia sorella continua a canticchiare e
muovere la
testa mentre si droga con la musica del suo i-pod.
<<
Sì. A volte è anche peggio. >>
Sorrido continuando a guardare la strada. >>
<<
È piena di vita. Intendevo quello.
>> Sento un po’ di agitazione nella sua voce, probabilmente non è
del
tutto a suo agio. Sposto un attimo lo sguardo dalla strada e la osservo.
<<
Sì, è piena di vita. >> Non so
che altro dire, perciò afferro la sua mano e la stringo alla mia sul
cambio. La
sento rabbrividire ma con la coda dell’occhio la vedo sorridere e
subito dopo
rilassarsi.
<<
Che film vediamo? >>
<<
FinalDestinetion 4.
Non è un problema, vero? Hai detto che questo genere di film ti piace.
>>
Ricordo perfettamente la nostra chiacchierata al parco, oppure i nostri
baci e
il parlare un po’ del nostro passato.
<<
Sì sì, è
perfetto. Avrei comunque obbligato Sandra a guardarlo, quindi le hai
solo fatto
un piacere. >>
<<
Dai, davvero? Sandra non guarda questi
film? >>
<<
Non ne va pazza. >> E
continuiamo a parlare e scherzare finché non inizia il film e mia
sorella ci
prega di fare silenzio o di limonare, basta che stiamo zitti. Elise è
diventata
rossa e si è azzittita subito mentre io mi sono preso tutto il tempo
per dare
uno scappellotto a mia sorella che era seduta accanto a Elise. Ma vedi
te se
deve sempre farsi riconoscere!
<<
Tua sorella si è addormentata.
>> Siamo di fronte al portone di casa sua.
Per
quasi tutto il viaggio, Melissa si è
lamentata per la scelta del film, ha anche detto che a causa nostra
rimarrà
barricata in casa a vita e che non riuscirà di certo a dormire dopo
aver visto
quello scempio. Ovviamente nessuno dei due le ha creduto, soprattutto
perché
dopo dieci minuti già dormiva. Per non parlare delle lamentele per il
pupazzo.
Volevo ucciderla ma non mi sembrava carino farlo di fronte ad Elise. E
il
continuare a ripetere la parola “fidanzata”? Oramai ho anche smesso di
farci
caso, più che altro perché Elise non ha detto o fatto nulla.
<<
Già. A volte sembra più piccola della
sua età, vero? >> Dico riprendendomi dai miei pensieri. Annuisce
alla mia
domanda e il sorriso non l’abbandona e mi piace vederla mentre continua
a
stringere il pupazzo che ho preso praticamente subito. Appena l’ho
visto ho
deciso che doveva averlo, anche perché quello che aveva scelto lei era
troppo
semplice. Non mi piaceva.
<<
Mi sono divertita, è stato bello
conoscerla e... grazie per Winnie. >> I nostri pensieri viaggiano
sulla
stessa onda e questo non fa che altro che strapparmi un sorriso. Mi
abbasso
alla sua altezza.
<<
Grazie a te per avermi chiamato. Mi ha
fatto piacere uscire con le mie donne. >> Le faccio l’occhiolino.
Non
mento, per quanto possa essere una battuta alla fine, mi ha fatto
veramente
piacere, soprattutto pensare a Elise come una parte integrante della
famiglia.
E io sarei quello che ha paura del futuro? Gigi ha ragione, sono
fottuto.
<<
Lo sai che con tutte queste
frecciatine sarò piena di buchi? >> Sorrido, cacchio ma mi legge
nella
mente? Alzo un sopracciglio e fingo di non aver capito.
<<
Che cosa intendi? >>
<<
La scritta del pupazzo, le frasi ad
effetto tipo quella di poco fa, o quelle di oggi pomeriggio. Mi devi
dire
qualcosa? >> Il suo tono è leggero, si sta divertendo a
provocarmi senza
sapere che tutto sommato le cose dette non sono proprio battute.
<<
Avrei tante cose da dirti ma
parliamoci seriamente, ok? >> Annuisce tornando seria e aspetta
che io
riprenda la parola. << Io ti voglio bene. Tanto bene. Non so se
sia
amore. Non mi sono mai innamorato, non so che cosa si provi e
sicuramente non
lo andrei mai a chiedere a mia madre. Non lo dimostra ma soffre ancora
tanto
per il suo matrimonio finito. Non so se in un mese ci si possa
innamorare ma
quando te lo dirò, se te lo dirò, voglio essere certo di quello che
provo. Ok?
>> Non pensavo che sarebbe stato così facile dirle quello che
penso ma
cavolo, è uscito tutto senza rendermene conto. E non me ne pento, sia
chiaro.
<<
Anch’io non l’ho mai detto. Reputo
quelle due parole troppo importanti. >> Annuisco concordando con
lei e le
accarezzo una guancia un po’ rossa.
<<
Esatto, penso la stessa cosa. >>
Abbasso un attimo gli occhi alle mie parole e sorride avvicinandosi per
poi
lasciarmi un bacio sulla mascella. Mi viene automatico abbassarmi e
chiudere
gli occhi per bearmi del lieve contatto. Sento il mio stomaco un po’
più
stretto e il cuore scalpitante ma sto bene. Mi piace sentire le sue
labbra su
di me e non resistendo, sfioro le sue labbra con un bacio.
<<
Domani... domani che fai? >> Mi
chiede velocemente non appena mi scosto dall’ennesimo lieve bacio.
Sorrido,
perché mi piace pensare di essere un po’ influente sulle sue
sensazioni.
<<
Perché Eli? Mi vuoi invitare da te?
>> Arrossisce e prende a giocare con la mia giacca. Non sono
riuscito a
trattenermi e poi non voglio che conosca un me finto. Io sono così, mi
piace
punzecchiarla e buttare la maggior parte delle battute sul sesso, o
almeno
lasciar intendere questo. Di certo non continuo a ronzarle attorno
perché ha un
bel fisico e sa compiacermi fisicamente. C’è molto di più in lei. È una
continua sorpresa. Io almeno la vedo così.
<<
Forse. Solo se fai il bravo. >>
Riso, non resistendo a trattenermi, mi piace questa complicità... ma
continua
comunque a spaventarmi un po’ ma ho deciso di seguire il mio istinto e
non
voglio scappare.
<<
Ma io sono sempre bravo. >> Alza
un sopracciglio facendomi ghignare. << Il prossimo fine settimana
avrei
organizzato di andare in montagna. Ovviamente – se vuoi – puoi venire
con me.
>>
Non
ho ancora avvisato nessuno di questa cosa
della montagna ma a metà maggio il tempo è perfetto in montagna e
voglio far
cambiare un po’ d’aria a Elise e desidero soprattutto farla integrare
con i
miei amici. Ma sembra piuttosto sorpresa e spaesata alla mia proposta e
questo
mi fa tentennare o meglio pensare di aver osato troppo.
<<
Ci devo pensare. >> Sento la mia
fronte aggrottata ma cerco di distenderla e annuisco, ha bisogno del
suo tempo
e non sarò di certo io a metterle fretta. Le auguro la buonanotte con
un bacio
e le prometto di sentirci per metterci d’accordo per l’indomani.
**
<<
Che devi fare con quello zaino?
>> Mi chiede Gigi mentre metto in moto notando il suddetto zaino
posto
sui sedili posteriori.
<<
Secondo te che ci devo fare? >>
<<
Se lo sapevo, non te lo chiedevo.
>> Sospiro e mi passo una mano tra i capelli mentre mi avvio
verso il
Centro.
<<
Ho la roba da vestire. Dormo da Elise.
Sai, è venerdì. >> Non lo guardo, e aspetto che sia lui a parlare.
<<
Ok. Quindi... dormi da lei. Pensi di
riuscire a... non scappare? >> Alzo gli occhi al cielo.
<<
Sì, non scapperò. >> Annuisce
sorridendo.
<<
Ha sentito Fabio? >> Mi chiede
dopo poco. Scuoto il capo fermandomi a un semaforo.
<<
Avrei dovuto? >>
<<
Non lo so. Mi sembrava strano ieri.
Soprattutto con Sandra. >>
<<
Hanno litigato? >> Scuote il
capo stringendo le labbra.
<<
Sento che è qualcosa di più. >>
<<
Se sei così intuitivo, perché non ti
trovi una ragazza? >>
<<
Non voglio una ragazza. >> Mi ha
risposto subito. Senza nemmeno pensarci, manco gli avessi detto che ho
intenzione di fare una seduta spiritica e voglio che mi aiuti!
<<
Perché? Secondo me è anche ora che
metti la testa a posto. >> Non lo sto rimproverando, io sto
semplicemente
conversando mentre cerco parcheggio. Odio la zona ZTL!
<<
Non è che perché hai messo tu la testa
a posto debba farlo anch’io. >> Spengo l’auto e lo guardo
aggrottando la
fronte.
<<
Non stiamo litigando, vero? >>
Gigi sbuffa ed evita il mio sguardo.
<<
Senti io... non sono pronto a una
relazione seria. Abbiamo diciannove anni, siamo giovani, belli e
soprattutto
dobbiamo divertirci. O almeno io devo. Tu hai trovato una ragazza che
per ora
ti fa stare bene ed è il momento che tu non faccia il cazzone, a meno
ché tu
non ci tenga. Abbiamo fatto i cazzoni per più di diciotto anni, ora è
giusto
che io continui da solo. >>
<<
Non sto per morire e non perché sto...
cioè, non perché mi sto vedendo con Elise significhi che io non uscirò
più.
>>
<<
Sì ma avrai lei in testa e non farai
cazzate. Non ti sto rimproverando, è giusto che sia così ma non venire
da me a
dirmi “trovati una ragazza”, perché non è semplice e sicuramente non
avrò la
fortuna di trovarmela di fronte durante uno dei nostri weekend folli.
>>
<<
Ok. Ma se dovessi trovare una ragazza
che ti attrarrà non solo fisicamente com’è accaduto in questi anni, non
lasciartela scappare, non farti prendere dalla paura di lasciarsi
andare. Ok?
>>
<<
Come fai a sapere che si tratta di
paura? >> Mi chiede ingenuamente. Sorrido abbassando gli occhi.
<<
È normale che sia così. Farsi vedere
per quello che si è di fronte a un’altra persona, non è facile,
soprattutto se
stanno nascendo dei sentimenti. Hai paura di farla allontanare e tante
altre
cose. Ci sto passando anch’io. >> Gigi annuisce e mi appoggia una
mano sulla
spalla mentre sorride.
<<
Sappi che per me, te ed Elise siete
già una coppia. Anche se tu aviti di nominare la parola “fidanzata”...
boh, ora
possiamo andare al Mc. >>
<<
Ma che diamine c’era dentro quei
palloncini? >> Chiedo mentre mi avvicino con Francesco e Gigi al
seguito
alla mia auto. Sono completamente fradicio e soprattutto sono sporco di
pittura, inchiostro. Non so nemmeno io che cosa sia, ma so che devo
andare da
Elise e che mi tocca presentarmi così.
<<
Non ne ho idea, ma è stato impossibile
non rispondere all’attacco del nemico quando hanno iniziato a
bombardarci.
>> Mi sembra quasi superfluo specificare che è stato Francesco a
rispondermi e purtroppo mi tocca anche dargli ragione. Non abbiamo
scoperto che
ci abbia colpito, ma resta il punto che da lì in avanti è stata Guerra
fino
all’ultimo palloncino. Piazza Castello non era sporca di pittura o
inchiostro
che fosse, di più!
<<
Ragazzi... ehm il prossimo fine
settimana, andiamo su da me in montagna? >> Chiedo dopo aver
tolto
l’antifurto dalla macchina. Francesco ha parcheggiato non tanto lontano
da me e
porta lui Gigi a casa.
<<
Wow, ti faccio sapere. >> Mi
dice subito Gigi.
<<
Bah vediamo. Dimmi quanti siamo,
dipende soprattutto dalla quota da dividere. >> Ecco, quando
Francesco è
così serio sembra un bravo ragazzo. Ho detto sembra. Però ha ragione,
devo
vedere chi invitare, io ne ho parlato con Elise ma agli altri no ma
anche se
poi questi altri non ci fossero, non penso che sia un problema, anzi.
Io ed
Elise, da soli, in montagna. Il camino tutto per noi a darci al sesso
sfrenato.
Ok, è meglio che mi riprenda e che vada proprio da Elise.
<<
Bene, ci risentiamo, ora vado.
>> Loro ammiccano e mi salutano augurandomi di divertirmi.
**
<<
Era veramente buona la pasta col
tonno. >> Non mento e per di più non mi lamento nemmeno di stara
aiutando
mentre finisce di lavare i piatti. Elise mi sorride e mi guarda di
sfuggita. Da
quando sono arrivato a casa sua, siamo stati peggio di due assatanati,
manco
fosse stata una vita che non ci vedevamo o che non lo facevamo. Per non
parlare
della sua grandiosa idea. Io sono assolutissimamente
pro il preservativo ma mi fido di Elise e lei di me. E poi sono sempre
riuscito
a trattenermi quell’attimo per uscire da lei, non penso che questo
comporti
qualcosa. Anche se nemmeno nella mia relazione più lunga ho mai tolto
il
preservativo o dimenticato. Ma Elise, è Elise. e sicuramente se
prendesse la
pillola non avrei di certo fatto marcia indietro.
<<
Cosa vuoi fare stasera? >> La
sua domanda mi riscuote e l’abbraccio da dietro.
<<
Farti mia. >> Lei ridacchia.
<<
Non ti sei ancora stufato. >>
<<
Non penso che accadrà tanto presto.
>> Ammetto a bassa voce.
<<
Bene, ne sono contenta. >>
Sguscia dalla mia presa e si asciuga le mani uscendo dal cucinino. Noto
che
osserva assorta il programma in tv. Senza pensarci, si appoggia con la
braccia
al tavolo e mi lascia in bella mostra il suo sedere stretto da dei
pantaloncini. È una tentazione a cui non resisto, perciò mi avvicino
non
facendo rumore grazie al mio essere scalzo e faccio incontrare il mio
bacino
con il suo sedere. Sobbalza e si volta sorpresa ma con un sorriso.
<<
Che intenzioni hai? >>
<<
Qualcosa che ti farà piacere. >>
La faccio sedere sul tavolo, allontano la sedia con un calcio e mi
posiziono
tra le sue gambe.
<<
Dici che ci regge entrambi questo tuo
tavolo di marmo? >> La vedo arrossire alla mia domanda e
mentalmente mi
chiedo se magari sto osando troppo ma Elise prende ad accarezza i
capelli e
smetto di pensare chiudendo gli occhi e beandomi del tocco.
<<
Se ci mettiamo nel c‘entro, sì.
Sorrido tenendo gli occhi chiusi e le accarezzo le gambe.
<<
Bene, direi che allora abbiamo trovato
cosa o meglio dove farlo questa sera. >> Lei ride e mi tira verso
di sé
baciandomi. Man mano i nostri movimenti si fanno più veloci e la sua
tenuta
mini viene buttata a terra, così come la mia tuta e siamo stretti l’uno
all’altro al centro del lungo tavolo di marmo che si trova in cucina.
Le
carezze sono sempre più profonde da parte di entrambi e la voglia di
diventare
un unico corpo è grande ma cerco di resistere finché non la sento quasi
urlare
mentre stringe le mie dita in sé. Sì, farlo senza preservativo può
essere
pericoloso ma di certo le sensazioni si acuiscono!
Non
avevo mai pensare che fare il letto potesse
diventare divertente, ma con lei lo è. Ci abbiamo messo un po’ a farlo,
questo
perché ci siamo presi in giro, ci siamo baciati e buttati sul letto non
so
quante volte, però mi sono divertito. Tra noi è sempre così. Anche
guardare un
film diventa divertente. Non so se questa cosa abbia senso e sia
normale ma
cerco di non pensarci perché non ho intenzione di farmi prendere dal
panico e
scappare da lei, a questa casa e da questo letto – che tra l’altro è
comodissimo!
Mentre
guardiamo “Fight Club”,
Elise si muove sempre
meno sul mio petto e soprattutto si azzittisce, si sta per
addormentare. Le
accarezzo i capelli e poco dopo la sento alzare il volto.
<< Sto
per crollare. Buonanotte tesoro. >> Il mio cuore perde un battito
e un
sorriso tenero prende forma sulle mie labbra, le poso un lieve bacio
sulla
fronte mentre torna a sdraiarsi ma questa volta accanto a me, in modo
che il
suo naso tocchi la mia spalla – mi è praticamente incollata accanto
senza
essermi addosso o d’intralcio.
<<
Buonanotte piccola. >> Mormoro guardandola e ripensando al suo
“tesoro”.
Probabilmente lo ha detto in un momento d’incoscienza ma con questo non
significa che non me lo tengo ben stampato in mente.
**
Un telefono
squilla. Una suoneria famiglia, conosciuta. Cazzo, è il mio telefono!
Apro gli
occhi e mi alzo sperando di non svegliare Elise, corro verso la cucina
e
afferro il telefono senza guardare chi è che chiama alle... 7:30 del
mattino?
<< Chi
osa chiamare a quest’ora? >> Chiedo sotto voce.
<< Chi
vuoi che sia? >> Sbuffo riconoscendo la voce.
<<
Sicuramente non Elise, poiché era mezza nuda e dormiente accanto a me.
Fabio,
mi spieghi perché cazzo chiami a quest’ora del mattino? >>
<< Devo
vederti, parlarti. Lo so che è presto ma ho dormito poco e male e so
che con te
posso parlare. >>
<< È
successo qualcosa? >> Chiedo preoccupato. Il suo tono di voce non
era di
certo allegro.
<< Più
o meno. Vieni da me? >> Mi passo una mano sulla faccia e osservo
il
corridoio e la porta della camera di Elise.
<<
Dammi il tempo di prepararmi. >>
<<
Parla e velocemente. L’ho lasciata nel letto ancora mezza addormentata
e per di
più mia madre continua a tartassarmi con questa cosa del matrimonio di
mia
cugina, vuole che porti Elise. È assurdo vero? >>
<< Mi
sono fidanzato. >> Non sgrano gli occhi, me lo ha detto Elise
prima che
io andassi via. Prima che mia madre mi chiamasse e mi avvisasse che nel
pomeriggio non ci sarebbe stata, che è disposta a lasciarmi il via
libero per
il weekend in montagna – che siano benedetti gli sms – e soprattutto
che
bisogna far sapere a Valeria quanti siamo.
<< Wow,
quanta allegria. >>
<< È
che, è che... l’ho tradita. C’è stato solo un bacio ed è accaduto due
settimane
dopo che l’ho conosciuta ma l’ho comunque tradita. >> Sgrano gli
occhi e
mi butto sul suo divano sospirando.
<< Per
più di due mesi l’hai... presa in giro? >>
<<
Oddio Alex, adesso non esagerare. È vero, lei aveva già lasciato
l’altro per me
e ci stavamo vedendo ma... prendere in giro mi sembra troppo! >>
<< E
allora perché ti stai scaldando? >>
<<
Perché mi stai accusando! >> Alzo un sopracciglio.
<< Non
lo sto facendo. Comunque qual è il problema? Diglielo. >>
<<
Certo, così mi ammazza. Tu forse non lo sai ma i litigi sono diventati
sempre
più frequenti e soprattutto è manesca. Hai fatto boxe, è pericolosa.
>>
Mi sembra ridicolo che abbia così paura della sua fidanzata ma capisco
che non
glielo voglia dire.
<< Se i
litigi sono tanti, hai baciato un’altra e non ti fai problemi a
lasciarla a
casa per uscire con gli amici, perché le hai chiesto di mettervi
insieme?
>> Domanda lecita, no?
<<
Perché era la cosa giusta da fare. >> Lo guardo come se fosse un
alieno e
mi porgo verso di lui.
<< In
amore non c’è giusto o sbagliato. Giocare con i sentimenti è sbagliato,
mentire
è sbagliato ma mettersi con una persona perché... perché è giusto,
non
ha senso. >>
<< Lei
lo voleva! >> Urla infine accasciandosi nella poltrona. Stordito,
scrollo
le spalle.
<< E
allora? Anche Elise desidera una supervilla con piscina e un giardino
per un
cane ma non per questo l’accontento! >> Alza un sopracciglio e mi
passo
una mano tra i capelli.
<<
Anch’io lo voglio, ma litighiamo per un nonnulla e soprattutto mi sento
in
colpa. >>
<< Beh
è normale. Ma perché hai chiamato me? >>
<<
Perché tu sai cosa significa tradire la propria ragazza. >> Un
nervoso
incredibile mi pervade e una risata nervosa fuoriesce dalle mie labbra.
<< Tu,
mi hai chiamato per questo? >> Mi alzo puntandogli un dito
contro.
<< Vorrei ricordarti che io ho iniziato a tradire, a rubare
ragazze
fidanzate solo dopo che i miei si sono separati, dal dolore e dal
nervoso che
mi faceva venire mio padre. Ero vuoto. Facevo tutto senza sentimenti.
Non ho
mai tradito qualcuno a cui tenevo. Di Silvia non mi è mai importato
tanto e questo
lo sai benissimo. >>
<< Sì
ma comunque hai tradito. >>
<< È
vero ma... è diverso. Io non stavo con una ragazza che fino al giorno
prima
davo tutto me stesso. >>
Capitolo 6 *** La bambina è mia, e me la cresco io. ***
Introduzione: Ho
combattuto con internet e con l’HTML... però sono qui. Come ho detto
più volte,
è più probabile che io riesca ad aggiornare questa “storia” una volta
ogni due settimane
che una. Ma non la lascio.
Non me ne scordo. Nello
scorso capitolo mi avete chiesto di Fabrizio...
eccovi accontentati. Il
capitolo su cui
si basa questo, è il decimo di Travolgimi. C’è
una
novità... vi ricordate il gruppo?
Bene, per essere più comoda e per conoscervi meglio, oltre al mio
profilo
privato di facebook, ne ho creato uno apposta dove parlo con voi e
metto
spoiler e cose varie delle storie... qui.
Spero
che il capitolo vi piaccia e soprattutto vorrei ringraziarvi per il
sostegno
*.* grazie di cuore.
»Perché
quando "nasce" la gelosia...
si è ancora più fottuti.
Titolo raccolta: Stravolgimi
– Alex pov. Sottotitolo: La bambina è mia, e me la
cresco io. Rating: arancione. Alex pov. <<
Dai, scherzi? Gigi annulla qualsiasi
appuntamento tu abbia. Devi esserci. >> <<
Per forza? >> Sollevo un
sopracciglio e mi alzo in piedi. Siamo su una delle panchine che si
trovano nel
cortile della palazzina di casa mia. <<
È da quando ho conosciuto Elise che
dici “cavolo, voglio conoscerla!” ma sembra che non sia così, perché è
un mese
che la frequento, più o meno, e ancora non l’hai nemmeno vista!
>> <<
Ok ok ci sarò. Te lo giuro, il
prossimo weekend sarò con voi in montagna. >> Sorrido soddisfatto. <<
Oh bene. Quindi hai ritirato fuori il
discorso. >> Dice Francesco sedendosi accanto a Gigi. Fabio mi
affianca e
mi guarda tristemente. <<
E perché io non ne sapevo niente?
>> Sorrido e scuoto il capo. Fabrizio si siede sulla panchina e
mi osserva
con quegli odiosi e orribili occhi azzurri. Ultimamente abbiamo avuto
qualche
discussione, soprattutto da quando mi fa vedere Silvia troppo spesso.
Sì, quella Silvia. A quanto pare stanno
insieme. O almeno scopano. Non è che m’interessi ma sapere che la mia
ex, anche
a distanza di anni, mi gira intorno, non mi fa fare i salti di gioia. <<
Montagna? Grande. Quando? >>
Chiede come se fosse invitato. Sbuffo, una volta siamo stati amici,
cioè la
siamo ancora tuttora anche se non ci sopportiamo un granché. Non sono
così
stronzo da non invitarlo. Tanto non porterà mica l’oca. <<
Il prossimo weekend. Venerdì, sabato e
domenica. Che ne dite? >> <<
Solo tra ragazzi? >> Chiede
Fabio probabilmente pensando alla sua ragazza. <<
Certo che no! Se sta facendo tutto
questo, è per presentarci Elise... o comunque per farcela conoscere
meglio.
>> Dice Gigi sfottendomi. <<
Sì, e allora? Voglio che vi conosca.
Ci tengo. È un problema? >> <<
Non c’è nessun problema se può
venire anche Elena. >> Dice Marco sorridendo e facendo scemare i
toni. Ovviamente
io e Gigi non stavamo discutendo, è che lui si diverte a sfottermi e a
farmi
innervosire. <<
Certo che può venire. >> Dico sorridendogli. <<
Io però non ci sono. Mi spiace.
>> Dice Francesco mettendo su un faccino triste. <<
Sarà per un’altra volta, le occasioni
non mancheranno. >> Mi sorride e annuisce. <<
Che dite? Stasera uscita a coppie?
>> Mi volto verso Marco con la fronte aggrottata e Fabio sorride
leggermente. <<
Grazie per la considerazione. >>
Squittisce Gigi facendomi ridere. << Ma non vi preoccupate, ho
comunque
compagnia molto più amichevole di voi
questa sera. >> Scuoto il capo e facendo finta che non abbia
parlato mi
rivolgo direttamente a Marco. <<
Dopo che sento Elise, ti dico.
>> <<
Io posso già dirti sì, Per Sandra non
sarà un problema. >> <<
Magari vengo anch’io... con mia
sorella però. >> S’intromette Fabrizio. Marco annuisce mentre io
mi
scambio un’occhiata complice con Gigi che mi sorride divertito. Sa che
preferirei che Fabrizio mi stesse lontano, ma a quanto pare non sembra
che io lo
dimostri abbastanza bene. <<
Sei sicuro che non ci sia nessuno?
>> Ridacchio aprendo la porta. <<
Elise, la casa è vuota. E anche se ci
fosse stato qualcuno, nessuno ti avrebbe mangiato. Non lo avrei
permesso.
>> Lei sorride e alza gli occhi al cielo entrando poi in casa mia. È
la prima volta che porto una ragazza in casa
ma... era da stamattina che ci pensavo, da quando mia madre mi ha
chiamato
prima che io andassi via da casa di Elise. Mi aveva chiamato
principalmente per
sapere dove avessi dormito e poi per riferirmi che sarebbe stata tutto
il
giorno da Valeria per le preparazione del matrimonio, e che quindi non
ci sarebbe stata nel pomeriggio. È inutile
dire che mia madre spera che io inviti Elise ma sinceramente non so che
fare.
Non stiamo nemmeno insieme, come potrei mai invitarla e non...
illuderla? Forse
quello che non vuole illudersi, sono io ma penso che non ci sia bisogno
di
dirlo per forza. <<
Quindi, questa... è la tua camera. >> Mi volto e la trovo di
fronte la
porta della mia stanza. La raggiungo e la invito a entrare. È superfluo
ripetere che è la prima a entrarci. La vedo tranquilla guardarsi
attorno e io
non riesco a non ammirarla e non perdermi nemmeno un suo minimo
movimento
rimanendo appoggiato allo stipite della porta. <<
Beh sì... in camera di mia sorella è meglio non entrare. Se fosse per
lei –
appenderebbe i poster di quel Pattinson – persino sul soffitto.
>> Ride
divertita continuando a guardarsi attorno. E sono contento di averla
fatta
ridere, perché so quanto gli piaccia quella che per me è una stupida
saga e so
perfettamente quanto trovi attraente il protagonista maschile, cosa per
me
insensata, e non lo dico solo perché non sono gay! << Ti piace
quello che
vedi? >> Si volta sorridendomi e annuisce. <<
Niente male. >> Soddisfatto, mi avvicino posandole un bacio sulla
guancia. Per cercare di non buttarla sul mi letto e assalirla, le
faccio
qualche domanda. <<
Che hai fatto mentre non c’ero? >> Probabilmente lei non ha molta
voglia
di parlare perché saggia le mie labbra e infine morde il mio labbro
inferiore a
quando sto io per cedere e quindi assalirla, si allontana sbottonandosi
il
giubbotto. Cosa che non mi dispiace, ma quando la vedo sedersi sul
letto
capisco che ora risponderà alla mia domanda. Quindi è meglio che io
stacchi il
cervello dalle parti basse e lo riavvii nel modo corretto. <<
Ho chiacchierato un paio d’ore al telefono con Alessia, ho pranzato
mentre
chattavo un po’ con il portatile e infine ho studiato. >> Un paio d’ore?
È meglio che io non commenti, quindi annuisco affiancandola sul letto.
Sospirando,
cambio discorso. <<
Io ho parlato con Fabio. >> Lo sa, perché gliel’ho detto prima di
uscire
da casa sua questa mattina ma... perché diavolo sto intraprendendo
questo
discorso? Io non dovrei nemmeno menzionarle il mio amico, soprattutto
perché
significherebbe doverle mentire e non voglio. Non credo di poter essere
in
grado di mentirle riguardo al bacio accaduto tempo fa tra Fabio e
un’altra.
Però non posso dirglielo. Non sarebbe giusto. Vero? <<
E c’è qualcosa che non va? >> No,
ma va... a meraviglia. Scuoto lentamente
il capo senza guardarla. <<
No. Mi ha detto che si è messo con Sandra... e che sta bene. >>
Beh
almeno questo è vero. Anche se prima di ammettere che voleva anche lui
questa
relazione ci ha messo un po’. <<
Allora perché sento che c’è dell’altro? >> Ecco, lo sapevo, non
so
mentire. E ora che dovrei dirle? Non posso dire che Fabio ha baciato
un’altra,
né tantomeno che non è sicuro di volere questa relazione al cento per
cento. <<
Non lo so. Fabio è troppo preso, e lo dice chiaramente. Solo che l’ha
vista
strana, come se avesse detto “sì”, tanto per farlo contento. >>
Aggrotta
la fronte e io mi do mentalmente del coglione. Quella strana sarebbe
Sandra?
Non so proprio mentire. Sinceramente non so nemmeno se Fabio sia così
preso
come diceva fino a una settimana fa. <<
In che senso? >> Sospiro e abbasso lo sguardo che avevo alzato
qualche
attimo. <<
Dice di essere confuso, – lui – di non essere stato molto bravo
ultimamente...
che litigano spesso ma che voleva ufficializzare la cosa. >>
Ecco... sì,
non è una bugia. <<
Delle litigate fin troppo frequenti, beh sì, lo so. Però non penso che
Sandra
abbia tentennato. Non lo so, non mi guardare così, non l’ho ancora
sentita!
>> Solo ora mi rendo conto di starla guardando. Annuisco e
afferro una
sua mano. Lo faccio senza pensarci, perché mi piace il calore della sua
pelle. <<
Beh la vedrai stasera, se vuoi. >> Ed ecco a voi Alex, il
deficiente che
non ha un minimo di tempismo... e di tatto. Vedo benissimo Elise alzare
un
sopracciglio ma non mi sfugge il suo sorriso divertito. Mi fa sdraiare
sul
letto e si appoggia totalmente su di me. Ah quanto mi piace stare così. <<
Perché? >> Chiedo mentre si prende cura di me con qualche coccola
che
potrebbe benissimo farmi capitolare e quindi scollegare il cervello per
poi
ricollegarlo da un’altra parte... <<
Beh... beh perché... in teoria, se vuoi, ci hanno... hanno invitato...
in un
pub. >> Cavolo, ma posso mai essere così idiota da farmi
trasportare così
tanto?! Sono eccitato, ma sto cercando di fare di tutto per non
farglielo notare.
Suvvia stiamo parlando e non sono del tutto certo che questo suo
atteggiamento
sia una tattica per farsì che io le salti addosso! La
sento fermarsi dopo che ho parlato e anche irrigidirsi. Questo mi
spaventa. <<
Che cosa succede? >> L’ho
sussurrato, timoroso di una risposta. Ma sto imparando a conoscerla e
sicuramente mi direbbe: “ma no, non è nulla”. << E non dire “nulla”,
se così fosse, non ti saresti irrigidita. >> La sento sospirare e
nascondersi maggiormente sul mio petto. <<
E’ che... non è così semplice. Per me. Non è così semplice. >> È
agitata
e questo fa agitare anche me. Mi azzittisco, cercando di capire che
senso abbia
la sua frase e attendo, sperando di poterla aiutare in qualche modo. <<
Perché per te non lo è? >> La mia domanda sussurrata non ha
senso, lo so,
però spero mi capisca e che mi aiuti a inquadrare la situazione. <<
Ho paura. >> Rabbrividisco e la stringo di più a me. <<
Li conosci tutti. >> Quasi tutti.
Ammetto mentalmente, ma non penso che agitarla sia meglio. <<
Non è uguale. Quando ci siamo conosciuti... ero a pezzi, e penso di
essermi
lasciata andare perché... beh avevo un po’ bevuto. >> Era un modo
carino
per dirmi che non si ricorda di nessuno oltre a me? Devo dire che non
ha
conversato con molti quella sera, io l’ho praticamente rapita e tenuta
stretta,
e poi, devo ammettere che c’era solo Marco e che forse non si sono
nemmeno
presentati. Quindi non li conosce... e questo forse non è di aiuto. <<
Puoi spiegarti meglio? >> Chiedo sperando in una risposta un po’
più...
esplicita. <<
Solitamente, in quei momenti, vengo... beh presa da degli attacchi di
panico.
Non è semplice, te l’ho detto. >> Sento che è riluttante a
parlarne,
sicuramente non è una cosa di cui è contenta, ovviamente; mi azzittisco
e
infine mi dico che è giusto che io ne sappia di più. Mi metto di lato e
la
osservo. Sembra serena... ma so perfettamente che non è facile
parlarne, per
lei. <<
Attacchi di panico? >> Annuisce lievemente. << Da quando
ti...
accadono, vengono? >> <<
Non lo so, da un po’. Se sono in compagnia, solitamente, un po’ meno.
Ma la
paura e tutto il resto ci sono sempre. >> Aggrotto per un secondo
la
fronte. <<
E’ per questo che ti sei un po’... ammutolita quando ti ho parlato del
finesettimana in montagna con gli altri. >> Annuisce e continua a
fissarmi negli occhi. Ora mi è finalmente chiaro qualcosa. <<
Non è semplice paura ma devi capire che... non lo so, è complicato da
spiegarlo. Fino a qualche mese fa non potevo – non riuscivo – nemmeno a
passare
davanti a un gruppo di persone che... beh cercavo un modo per scappare.
Soprattutto se ero sola. >> Non riesco nemmeno a immaginare una
cosa
simile. Per mia fortuna i miei amici mi sono sempre stati accanto e
stando con
loro, crescendo con loro, penso che sarebbe stato impossibile avere
questi
attacchi. Questo non potrò mai capirlo ma per quanto poco io ne sappia,
gli
attacchi provengono da una causa psicologica. Quindi guaribili. Però
non posso
forzarla. <<
Se preferisci non andiamo. >> Ci pensa per qualche attimo e mi si
stringe
contro. Le accarezzo la schiena e le lascio tempo. Alla fine non siamo
obbligati, penso sia già tanto che mi abbia detto questa sua...
debolezza.
Piano piano si sta aprendo con me e questo lo apprezzo veramente tanto,
perché
so che è una persona riservata e che non è nemmeno abituata a mettere
se stessa
al primo posto. <<
No, voglio farlo per te. E anche perché non posso andare avanti a...
beh a fare
la cosa più “facile”. Forse è più semplice se vedo tutti stasera, no?
Vuol dire
che in montagna non dovrebbero esserci problemi. >>
Lo fa per me. Sorrido e insulto mentalmente il mio cuore per aver
accelerato il battito. Lo fa per me... ma io vorrei che lo facesse
soprattutto
per lei. <<
Ehi, noi stiamo andando. Dì a mamma che non ci sono a cena. >>
Entrare
nella stanza di mia sorella, per me, è come entrare in un incubo. E non
solo
perché Robert Pattinson regna sovrano, ma anche perché ascolta musica
assurda e
i colori dei muri – per quel poco che si vedono poiché i poster
invadono tutto
lo spazio – sono assurdi. Sgargianti, inguardabili. <<
Andate dove? >> A malpena mi guarda e questo mi fa sbuffare.
Diciao che mi sono legato al dito il suo continuo ripetere la parola
"fidanzata", soprattutto in presenza di Elise. <<
A casa di Elise. >> <<
Guarda che potete anche farlo qui. Fingo di non sentire niente. >> <<
Mely! Diamine, non pensavo nemmeno che tu sapessi cosa... fosse un
bacio.
>> Mia sorella sgrana gli occhi. <<
Ti devo ricordare che ho da poco fatto diciassette anni? Che tu alla
mia età
avevi già perso la verginità e lo avevi fatto con più ragazze? >>
Sono
senza parole. La mia sorellina! <<
Non me le devi dire queste cose, le so, le ho vissute ma tu... tu
sei...
piccola. >> Sbuffa ridacchiando e mi fa “ciao ciao” con la manina
dandomi
poi le spalle. Esco dalla sua stanza e poi da casa con un’unica
domanda: “Mia
sorella è ancora innocente, vero?” ** <<
Però... niente male. >> Il commento di Fabrizio, mi fa morire il
sorriso
che mi aveva fatto nascere la battuta di Marco. Siamo nella zona pub/karaoke del ristoro
dove
abbiamo cenato e Sandra ed Elise sono uscite da qualche attimo.
Dovranno
parlare. Sandra dovrà fumare. Il silenzio cade sul tavolo e i miei
occhi sono
fissi in quelli di Fabrizio. Non mi piace come guarda Elise, non mi
piace come
sorride mentre la osserva e non mi piace nemmeno come cerca in qualche
modo di
attirare la sua attenzione. Inizialmente mi sono offeso e l’ho evitato
ma poi, quando
ho visto che Elise non lo cagava di striscio, mi sono detto di
piantarla di
fare il bambino ma ora... beh potrei anche aggredirlo se non si spiega. <<
Che cosa intendi? >> Chiedo infine. <<
Che te la sei scelta bene. >> E lo dice come se fosse ovvio, come
se si
stesse congratulando con me per un bel voto preso a scuola. <<
Dovrei dirti “grazie”? >> Chiedo acidamente. <<
Che ne dite di... di calmarci? >> Propone Fabio. <<
Io sono calmo. Non capisco perché Alex si scaldi tanto. Li abbiamo
sempre fatto
i commenti sulle ragazze che ti facevi. >> <<
Elise non è come tutte le altre. >> E mi rendo conto di quello
che ho
detto, solo una volta che vedo gli occhi dei miei amici sgranarsi, ma
non
quelli di Fabrizio, lui sorride semplicemente da stronzo. <<
Wow. Che cos’era? Una confessione? No perché... non mi pare che sia
questo il
momento, la ragazza sembra che si stia solo divertendo. >> Mi sta
provocando e questo mi fa solamente imbestialire. Ma non gli rispondo,
ma solo
perché Elise mi affianca facendomi quasi spaventare. Mi sorride e io
afferro
una sua mano cercando di calmarmi. <<
Visto che non dormi da Elise, ci vediamo sotto da te, ok? >>
Annuisco a
Fabio e aiuto Elise a mettere Sandra in macchina. Quest’ultima è
ubriaca forte
e ha anche dato più volte dello stronzo a Fabio, ma non penso che lui
l’abbia
sentita. Elise ha bevuto e fumato. Questo mi ha un po’ sconvolto, non
mi
aspettavo che lo avrebbe fatto, non è ubriaca e soprattutto ha fumato
solo due
sigarette ma accumulando queste novità al nervoso che mi ha trasmesso
Fabrizio,
beh non riesco a digerire il tutto. Il viaggio in macchina, passa
tranquillo, o
almeno credo. Io guido e penso, mi perdo tra i miei pensieri ma so,
“sento”,
che Sandra non smette un attimo di parlare. E capisco, da quel poco che
ho
recepito, che Fabio le ha detto dell’altra. E soprattutto che questo
tradimento è avvenuto una settimana fa... ma io so che non è così. Forse
anche il fatto di non dormire da Elise mi ha messo rabbia, ma che ci
posso
fare? Sandra ha bisogno della sua amica e io non mi posso impuntare.
Tanto la
vedrò domani. Sentire
Sandra che vomita non è proprio il massimo ma è stato giusto che
aiutassi Elise
a portarla su a casa. Ora devo andarmene ma... devo assolutamente dirle
una
cosa. <
Non sapevo fumassi, né tantomeno che... beh niente. Tutto qua. >>
Non
riesco a completare la frase, più che altro perché so che si tratta di
cavolate
e che non sono “arrabbiato” per questo. <<
Ehi. >> Mi accarezza un braccio e mi trattiene dentro casa. Il
suo tono è
stato quasi dolce e questo non me lo spiego. Non dovrebbe... essere
arrabbiata?
Da quando è rientrata dopo la prima sigaretta, non le ho parlato molto
e
soprattutto mi sono un po’ isolato per non attaccare, a parole,
Fabrizio.
<< Mi spieghi perché ce l’hai con me? >> Con
lei? La guardo confuso. <<
Da quello che so, dovresti essere tu arrabbiata, invece mi parli in
modo dolce.
>> Non allenta la presa sulla mia mano. E questo in qualche modo
mi
tranquillizza. <<
Perché che cos’hai fatto? >> È tranquilla, e questo mi agita. <<
Niente. È che... mi ha dato fastidio il modo cui guardavi Fabrizio.
>> Alzo
le spalle sviando lo sguardo. Per quanto mi piaccia dare la colpa solo
al mio
“amico”, ho notato che in qualche modo Elise lo guardasse. E non mi è
piaciuto.
Gelosia. Io non posso
essere geloso. Non ha senso! <<
Mi piacciono gli occhi di Fabrizio. >> E lo dice come se niente
fosse? Annuisco
abbassando lo sguardo, questa cosa mi fa arrabbiare, ma non
propriamente con
lei, più che altro su come queste sue parole m’infliammino. Non è
normale avere
una stretta allo stomaco, no? <<
Da quando fumi? >> Alza un sopracciglio ma non m’importa, devo cambiare discorso. <<
Non fumo. Ho fumato due sigarette dopo tanti anni. Non pensavo ti
potesse dare
fastidio. >> Si sta innervosendo, eppure non urla ma la stretta
alla mia
mano è lievemente più leggera. <<
E da quando bevi? >> Schiude la bocca ma non parla, almeno non
subito. Mi
rendo conto di starle facendo un interrogatorio. Di starmi attaccando a
ogni
cavolata solo per sviare il punto focale. <<
Ero in compagnia! Ho bevuto solo un paio di cose, non sono ubriaca.
>>
Annuisco, poiché immaginavo dicesse qualcosa di simile. <<
Senti, vado a dormire. Pensa alla tua amica che sta vomitando. >>
Mi
volto per aprire la porta, ma me lo impedisce. Ma io veramente voglio
andarmene. <<
Mi spieghi perché dovrei essere arrabbiata? Quello che ha le palle
girate sei
tu. >> <<
Non lo so, pensavo che avessi fatto alcune cose solo perché magari ce
l’avevi
con me... >> <<
Non te ne andare, non così. Non quando sei nervoso, ce l’hai con me
e... no,
non voglio che te ne vai senza risolvere. Che cosa c’è veramente che
non va?
Non può trattarsi di Sandra che dorme da me. >> Scuoto il capo,
perché,
cazzo, non si tratta di Sandra. <<
Infatti che Sandra sia qui o meno, non è un problema. >> Annuisce. <<
Si tratta di Fabrizio? >> Mi viene automatico scostare la mia
mano dalla
sua. Perché è quello il motivo. La gelosia mi sta logorando. <<
Non ho voglia di parlarne, non ora. Ok? >> Scuote il capo. Come
se il mio
tono alterato non l’avesse minimante sorpresa. <<
Non puoi andartene senza parlarne. Non mi piace lasciare le cose a
metà.
>> <<
Mi spiace, ma ora non ci riesco, sono troppo nervoso. Ti chiamo e ne
riparleremo. >> Le poso velocemente un bacio sulla fronte ed esco
da
casa. Non ho mentito, ho bisogno di pensare, perché so perfettamente
che da
arrabbiato potrei dire cose che non penso e che potrebbero ferirla. Per
fortuna
sono uno che smaltisce in fretta. Entro
nell’ascensore ma quando la vedo di fronte a me, sul pianerottolo,
faccio un
passo verso di lei. Ha le lacrime agli occhi, ma si sta trattenendo.
Questo mi
fa male. <<
Mi stai lasciando? >> Faccio un altro passo in avanti, trovandomi
del
tutto sul pianerottolo. <<
No. Non posso e non voglio. Sono fatto così, prima di poter parlare,
devo
sbollire. E poi come potrei lasciarti? Non stiamo insieme. >>
Ecco un
esempio di quello a cui mi riferivo prima: “da arrabbiato potrei dire
cose che
non penso e che potrebbero farla stare male”. Non ho mentito,
d’altronde è
vero, tra noi non c’è nulla di ufficiale ma... è come se lo fosse.
D’altronde
tutti ci considerano tale e io in primis vorrei che fosse così... ma
oramai
l’ho detto. Punta
nell’orgoglio, maschera il suo dolore per le mie parole e si asciuga
gli occhi
guardandomi fieramente e quasi schifata... anzi delusa. E questo fa
stare male
a me. <<
Hai ragione, non stiamo insieme, non puoi lasciarmi. Vai a dormire, è
sicuramente meglio. Vado ad aiutare la mia amica che vomita a causa
del tuo
amico che si diverte a baciare le altre. Ciao.
>>
Velocemente entra in casa e mi lascia lì, come uno stronzo, a logorarsi
il
fegato, per la cazzata fatta. Sono un caso disperato. Incazzato
come una belva, scendo velocemente dall’auto e mi avvicino ai miei
amici che
scherzano e ridono seduti sulle panchine del cortile. <<
Si può sapere qual’era la tua intenzione? >> Sono a faccia a
faccia con Fabrizio.
Gli altri tacciano ma sento già la presenza di Gigi dietro di me. <<
Perché? Cos’è successo? La moretta ha capito che potrebbe darla a
qualcuno che
vale di più? >> Stringo forte i pugni e cerco di respirare
regolarmente.
Gigi mi tocca un braccio e io velocemente lo scosto. I miei occhi sono
puntati
in quelli di Fabrizio, sento solo rabbia. E voglio di ammazzarlo di
botte. <<
Tipo a chi? A te? D’altronde si sa che ti piacciono i miei scarti.
>>
Fabrizio irrigidisce la mascella e alza il mento per sfidarmi. <<
Magari sono loro che scelgono me capendo che tu non vali un cazzo.
>>
Sorrido. <<
Ah sì? E cos’avresti tu, più di me? >> Rido malignamente mentre
lo
squadro. Lui tace, si alza solo in piedi. Siamo alti praticamente
uguali. <<
Perché sei qui a difenderla? Perché tu non sei qui per tenere alto il
tuo
onore... sei qui per lei. >> Ha ragione. Sono qui per lei. Perché
mi ha
dato fastidio come la guardava, come se la mangiava con gli occhi e
soprattutto
perché Elise ha ammesso che sto stronzo ha dei begli occhi. <<
Non penso che debba interessarti. >> Sibilo infine. Lui ridacchia
e si
mette le mani nelle tasche dei jeans. <<
È una bambina. Voleva conoscere il piacere del sesso... ora che lo ha
conosciuto non si fermerà di certo a te. >> I miei pugni si
stringono
ancora di più, e prima che io me ne renda veramente conto, gli ho già
tirato un
pugno facendolo tornare seduto sulla panchina. <<
Potrà anche essere una bambina, ma è mia. E me la cresco io. Non è come
le
altre, non la sbatte in faccia al primo che capita. Se non sai le cose,
taci.
Non c’è bisogno che apri bocca per far uscire stronzate. >>
Fabrizio si
tasta la bocca e si pulisce dal sangue per poi riportare il suo sguardo
su di
me. <<
Questo è quello che pensi. E di quello che pensi, non me fotte un
cazzo.
>> Velocemente si alza e mi colpisce.
Non capisco più nulla. Tutto si fa
sfocato e sento solo qualche pugno e calcio arrivarmi e colpire, io a
lui, come
se fosse un pungiball. Quasi
non mi riconosco quando Gigi riesce a dividermi da quel pezzo di merda.
La
rabbia che ho dentro è profonda, è quasi odio. <<
Riprenditi, Alex basta! >> Gigi continua a urlarmi queste parole
direttamente nell’orecchio, ma i miei occhi sono ancora su quello
stronzo
stretto tra le braccia di Francesco che lo sta trattenendo. Non è messo
poi
tanto bene. Ci sono andato pesante ma ora come ora non riesco proprio a
pentirmi o a pensarci come si deve. <<
“È la mia bambina e me la cresco io”. Ti rendi conto di quello che hai
detto,
vero? >> Gigi mi riappoggia la sacca del ghiaccio vicino l’occhio
e io mi
allontano per il dolore. <<
Bambina? Alex dimmi che non hai messo incinta qualcuno, ti prego.
>> Mia
madre, agitata e con i capelli per aria, entra in cucina osservandomi e
parlando velocemente. È tardi, stavo dormento, eppure si è alzata
quando ha sentito le nostre voci. Probabilmente l'abbiamo anche
spaventata. <<
No mamma, va tutto bene. >> <<
Certo, è proprio per questo che hai un occhio nero e qualche livido sulle
braccia. Per non parlare delle nocche sanguinanti. >> Sbuffo e
afferro la
sacca del ghiaccio e scendo dal pianale del mobile della cucina su cui
sono
seduto. <<
Mamma... sto bene. Lui è messo peggio e poi la bambina in questione è
Elise.
>> Gigi si sede dov’ero io e mia madre mi guarda severamente. <<
Nessuna ragazza è una bambina. È piccina, è vero, ma non penso che sia
piccola
di mente o di età. >> Alzo gli occhi al cielo. <<
Mamma, non l’ho definita io così. Bensì Fabrizio, quindi taci, ok?
>> <<
Ehi! Devo ricordarti che sono tua madre? Abbassa il tono e la cresta.
>>
Abbasso lo sguardo e sospiro. Sono ancora troppo agitato. <<
Credo sia meglio che io vada. Ci sentiamo domani... e chiarisci con
Elise.
>> <<
Non mi vorrà nemmeno guardare in faccia. >> E sono sincero. Non
avrei
dovuto rimarcare il fatto che non stiamo insieme ufficialmente. E se
mia madre
viene a sapere anche questo, penso che la cresta me la stacchi lei con
le sue stesse mani. Gelosia.
Ho fatto tutto ciò per gelosia, possesso. È ridicolo, vero? Non è da me. <<
Na, come ha detto tua madre, Elise non è una bambina. Chiarirete.
>>
Annuisco e lo ringrazio mentre lo accompagno alla porta. Mentre mi
portava di
peso a casa, mi ha fatto dire perché mi fossi letteralmente avventato
su
Fabrizio, perciò ho dovuto raccontargli anche di Fabio e della
discussione
avuta con Elise. Mi ha dato del coglione e poi mi ha spiaccicato il
ghiaccio
sul volto. Quando
sento il citofono suonare, mi tolgo l’asciugamano in vita e mi vesto da
casa.
Non esco dalla mia stanza. Se fosse stato qualcuno che voleva vedermi,
mia
madre me lo avrebbe già detto. È
domenica pomeriggio, stanotte ho dormito pochissimo, soprattutto perché
continuavo a scrivere messaggi a Elise e non mandarli. Mi sento in
colpa per
come ci siamo “salutati” e per di più non so nemmeno se presentarmi da
lei.
Penso che mi vorrebbe picchiare, e detto sinceramente penso di averle
già prese
abbastanza. Mi
guardo allo specchio il livido e il bernoccolo che si è andato a creare
sul mio
viso e lo tasto facendo delle smorfie quando mi faccio male. Forse me
lo sono
meritato. Non penso che Elise avrebbe potuto lasciarmi un segno
simile... però
magari me lo sono meritato. << Alex, sto
uscendo e ti consiglio di non
barricarti in camera perché hai visite! >> La voce di mia madre
mi fa
sobbalzare, mi volto verso la porta ed esco dalla mia stanza senza
preoccuparmi
di essere a petto nudo e a piedi scalzi. << Mamma,
non ho capito che cos’hai... >> M’interrompo
non appena capisco che non è mia madre quella di fronte alla porta di
casa. È
Elise... Elise è qui. << Sei qui. >> Molto astuta come cosa
da dire
vero? Ho il cuore che
batte a mille, non solo perché non
immaginavo di vedermela di fronte ma anche perché non avrei mai detto
che si
sarebbe “abbassata” a tanto. Ma forse è meglio che non canti
vittoria... magari
è qui per insultarmi e lasciarmi definitivamente. Anche se come ho
detto io
ieri sera, non stiamo proprio insieme. Le sorrido appena e la osservo
ben bene
imprimendomi nella mente questo momento, e lei.
Introduzione: Non guardatemi
male, lo so che non ho postato la settimana scorsa ma
proprio non ce l’ho fatta ma... sono qui
adesso, no? Quindi sorridetemi! xD
Oggi sono piuttosto euforica e il perché mi è sconosciuto, ma è meglio
così. Allora...
questo capitolo è stato un po’ complicato da... come dire... scrivere.
Avevo
troppe imposizioni e non potevo lasciarmi del tutto andare, tanto che ammetto di non essere totalmente soddisfatta del
capitolo. I
discorsi dei piccioncini, che avvengono nel capitolo 10
di Travolgimi, sono tutti importanti e qui, soprattutto per non essere
ripetitiva, ho messo solo alcune parti... forse nemmeno le più
importanti.
Ovviamente poi è quasi tutto inedito ;) spero vi piaccia... e scusatemi
ancora
per il “ritardo”.
I capitoli su cui si
basa questa one shot, sono il decimo e l'unidici di Travolgimi...
Vi
ricordo l’account facebook dove trovate
spoiler, notizie, foto e note sulle mie storie e il gruppo. Prima di andarmene,
e quindi lasciarvi al capitolo, vorrei solo dirvi G R A Z I E.
Buona lettura.
»Quando il
gioco inizia a farsi duro,
i duri iniziano a giocare...
Titolo raccolta: Stravolgimi – Alex pov. Sottotitolo:
Le
regole del gioco. Rating: arancione.
Alex
pov. Non mi ha
rimproverato per la rissa... e questo mi è parso... strano,
però meglio così. Non mi pento di quello che ho fatto, e
io sto bene. Lui è messo peggio.
Abbiamo
parlato, mi sono scusato per come mi sono comportato ieri sera
e ho raccontato qualcosina della litigata con Fabrizio. Certo... ho
evitato di
dire che sono andato lì esattamente con l’intenzione di attaccare briga
e...
beh non ho detto che ce l’avevo con Fabio
perché aveva
mentito a Sandra. Si sta complicando la vita quel cretino. Ha baciato
quell’altra una settimana prima di dare il via a quella sottospecie di
relazione con Sandra, che poi è diventata seria, quindi non capisco
perché le
abbia detto che invece il bacio sia accaduto una settimana fa. Me la
sono presa
e stamattina gliene ho dette di tutti i
colori, in
pratica mi ha mandato a quel paese e mi evita. Ma
sa
perfettamente di avere torto.
<<
Non voglio Fabrizio,
nemmeno lo conosco. Voglio te. >> Il tono di Elise è serio, i
suoi occhi
incatenano i miei e il mio cuore scalpita impazzito. La bacio e mi
stringe a sé
sdraiandosi sul mio letto. È nella mia camera, nel mio letto. Che
vorrei di
più? Beh... un paio di cose ci sarebbero...
<<
Che cosa fai tra due
domeniche? >> È perplessa... pensierosa, e anche incuriosita.
Magari
avrebbe preferito che continuassi a baciarla...
<<
Non ne ho idea. Perché?
>> Forse sto osando troppo ma la domanda mi è sorta spontanea. E
non solo
perché mia madre continua a parlarmene.
<<
Perché una mia cugina si
sposa. E mi piacerebbe che mi accompagnassi. È una cugina a
cui tengo e soprattutto non mi va di non vederti durante il fine
settimana perciò ho pensato che potevo portarti, così non mi sarei
perso nulla:
né il matrimonio né la tua compagnia. >> Ho parlato velocemente
ma sono
stato sincero. L’avrei invitata prima ma... il coraggio non l’ho
trovato.
A
volte penso di pretendere troppo
da lei. Alla fine non stiamo insieme. Ha anche più volte detto che è complicata, è come se avesse... messo una
sottospecie di
barriera... non penso dipenda dal non avere mai avuto una relazione. E
nemmeno
dalle crisi di panico, è qualcosa di più. Però di una cosa sono certo:
questa
barriera l’abbatterò. Non mi faccio fermare
da niente
e da nessuno. Beh... sempre che proprio a fermarmi non sia lei.
<<
Mi vuoi portare al
matrimonio di tua cugina? >> Mi chiede stupita e con voce bassa.
L’ho
lasciata senza parole. Annuisco sorridendo appena, mi metto al suo
fianco,
quindi le scendo da dosso, e la osservo mentre pensa.
<<
E
che cosa dirai? Cioè non... non si porta
una ragazza
con cui si sta uscendo al matrimonio di un parente! E loro come la
prenderebbero? >> Sbaglio o era un modo non tanto velato per
ricordarmi
che dovrebbe avercela con me? Per quanto non se ne renda conto, alla
fine le
pesa questa cosa del “siamo fidanzati, o no?”. L’azzittisco,
facendola voltare verso di me e posandole un dito sulle labbra.
<> Non mento. Mia madre non è
riuscita a
tacere e ha parlato con Valeria che nelle ultime dodici ore mi ha
tartassato di
telefonate. Vuole conoscere Elise. Vuole sapere se è quella giusta, se
è bella,
se è simpatica, se e quando ci sposeremo... beh è andata praticamente
fuori di testa. Però da una parte mi fa
piacere questo
suo entusiasmo; la sua frase “sono davvero contenta di vedere che stai
tornando
il bravo ragazzo che sei sempre stato... mi mancavi” mi ha fatto
stringere lo
stomaco e sorgere un sorriso imbarazzato. È vero, non sono
stato me stesso per troppo tempo. Spegnere le emozioni e i pensieri non
serve a
niente e facendo così, ho fatto del male
solo a me
stesso.
Ha
accettato
l’invito. Sa che la considero la mia fidanzata. Sa che ho avuto una
relazione.
Sa di Silvia, sa perché è finita, sa
persino della mia
gelosia e vedere che... beh lo è anche lei, ha esaltato il mio ego.
Almeno ho
qualche piccola dimostrazione. Le sue parole mi
rimbombano
ancora per la mente “Sto bene con te, Alex. Tu
mi fai
stare bene e sono contentissima di averti conosciuto”, il mio cuore
penso che
presto o tardi scoppierà. Mi ha fatto anche ammettere che per un
attimo
ho dubitato di lei. Mi è venuto normale, soprattutto dopo che aveva
ammesso di
essere attratta dagli occhi di Fabrizio. Me ne sono pentito subito ma
non ho
potuto fare altro che chiedermelo perché... beh alla fine io sono
sempre stato
stronzo. Anche con Silvia. Anche quando andava tutto bene, io non ho
mai dato
il massimo. Non riuscivo a essere toppo dolce o troppo affettuoso... e
dopo che
ho visto mio padre con un’altra, non ho fatto altro che tradirla.
Certo, poi ci
siamo lasciati perché mi avevano detto che fosse lei a tradire me, però
non
sono mai stato un bravo fidanzato. Non mi sono mai scusato con lei
ma... forse
non l’ho fatto perché non me ne ha mai dato l’opportunità. Non era vero
che lei
mi avesse tradito, ma io sì... e gliel’ho poi detto e da quel momento
ho capito
che fosse inutile stare insieme. Come ha detto Elise, ho buttato tre
anni di relazione
per niente. Ma forse non è vero, mi sono
divertito, ho
fatto esperienze, sono stato libero... o magari aspettavo semplicemente
lei.
Con lei mi viene tutto automatico, l’effusioni
le
cerco e le faccio. Scherzare e parlare mi vengono naturale... in lei
vedo un
porto sicuro. Elise non giudica... e poi so perfettamente che mi
ascolta e il
fatto che mi punzecchia ogni volta che può, mi piace. C’è
complicità, feeling.
<<
Gigolò. Non te la starai un
po’ tirando? >> Ecco cosa intendevo per punzecchiare. È ironica e
soprattutto autoironica, ma a questo gioco, io gioco meglio. Le sorrido
accarezzandole il braccio. Ovviamente continuo a tenerla ben ferma,
vicino a
me, sul letto.
<<
Anche tu sei caduta nella
mia rete... non penso di star esagerando? >> Alza un sopracciglio.
<<
Ehi playboy, non mi piace
più questo gioco. >> Scoppio
a ridere del suo tono irato. A
quanto pare è vero, il gioco è bello finché dura poco ma... il vero
gioco deve
ancora cominciare.
<<
Mmmh, chissà perché non mi stupisco.
>> Mi
guarda male e mi tira una sberla – che
nemmeno sento –
sul braccio. Ridacchio e mi sdraio su di lei. La guardo beffardo e lei
alza un
sopracciglio non fidandosi. Fa bene.
<<
Mi
picchi? Bene, questo lo hai voluto tu. >>
Sdraiata sotto di me, che
ride e che si contorce a causa del solletico, è solo una meraviglia per
gli
occhi. Un po' meno quando mi tira un calcio per scappare, ma anche
zoppo, la
rincorro e la blocco contro un muro. È in mio potere, e di certo ora
non la
faccio scappare...
<< Certo che sei
veloce. >> Mormoro con l’affanno, tenendola
bloccata al
muro e facendole una carezza sulla guancia con la punta del mio naso.
La
sento deglutire, il suo petto si alza e si abbassa ancora più
velocemente ma
ora, non so se incolpare tutto alla corsa per quest’aumento di
respirazione.
<< Sarà... sarà che
mi sei addosso? >> Lo dice sorridendo e cercando di trattenersi
dal
ridere. Io la guardo fintamente offeso
ma... invece di
farle nuovamente il solletico, mi avvicino maggiormente e l’azzittisco
baciandola. Mi si butta addosso e risponde senza tentennamenti al mio
bacio. Si
avvinghia e senza remore l’afferro per il
sedere e la
alzo, le sue gambe si chiudono dietro alla mia schiena e io mi occupo
del suo
bel fondoschiena. È morbido, cazzo! Mi piace. Non può capire quanto sia
soddisfacente avere una ragazza con delle forme. Ha un seno che pare
perfetto
per le mie grosse mani e il sedere... beh
il sedere è
perfetto per qualsiasi parte del mio corpo.
<< Che cosa vuoi
fare? Provare il tuo letto con me? >> Mormora tra un morso al mio
labbro
superiore e uno a quello inferiore. Appena mi ricorda il mio letto,
qualcuno
più in basso si mette sull’attenti.
<< Mmmh, non mi
spiacerebbe inaugurare il mio letto. >> Le mordicchio il collo e
la sento
trattenere il respiro.
<< Inaugurare?
>> Chiede stupita e io annuisco con
un leggero
sorriso. << Oh beh... in quel caso non posso che dirti di correre
e dare
il via ai festeggiamenti. >> Scoppiamo a ridere e la porto nella
mia
stanza. Questo suo diventare più disinibita,
mi
piace... significa che è a suo agio con me. E in questo momento, la
cosa mi
eccita maggiormente.
**
<< Ma per conoscere
Elise devo per forza aspettare il fine settimana?
>> Mi chiede Gigi, sedendosi sulla macchina che sto riparando.
Senza
alzare lo sguardo, un mio sopracciglio svetta verso l’alto. <<
Avevi solo
da venire l’altra sera. >>
<< Ti assicuro che
mi è bastato aver visto la rissa tra te e Fabrizio per capire che la
serata non
è andata bene. >> Sbuffando, chiudo forte il cofano e l’osservo
tramite il parabrezza. È chiaro come il sole che vuole parlare. Anche
perché
non mi avrebbe raggiunto in officina solo per farmi perdere tempo. Mi
siedo al
posto del passeggero e aspetto che inizi a parlare, ma non lo fa e
questo
m’innervosisce leggermente.
<< Ti sbagli, in
realtà è andata bene la serata. >> Corruga le labbra.
<< E allora perché
hai malmenato Fabrizio? >>
<< Sai perché l’ho
fatto! Non mi piace che si consideri Elise una poco di buono o quella
che sta giocando con me. È una brava
ragazza, mi piace e... la
porterò con me al matrimonio di mia cugina Valeria. Non è un gioco. Non
sto
scherzando. Mi piace e voglio fare sul serio. Ok? >> Annuisce e
sorride.
<< Il mio piccolo
Alex si è innamorato! >> Mi dice con voce in falsetto il mio caro amichetto. Lo guardo male e lui
sorride fin troppo divertito.
<< Non.
Dire. Cazzate. Non sono innamorato. Preso. Cotto. Ma
innamorato mi sembra troppo. >> Mi muovo agitato
sul sedile mentre cerco di alleviare la strana stretta allo stomaco che
mi
prende fin troppo frequentemente, soprattutto se penso a Elise.
<< Ok. Stavo
scherzando comunque. >> Annuisco e sospiro, quasi liberamente.
<< Ho parlato con
Fabio. >> Aggiunge qualche secondo dopo. Lo guardo con
un’espressione
neutra e lui alza gli occhi al cielo. << Dovete parlare. Non
potete non
rivolgervi più la parola, siete amici, le vostre fidanzate sono
migliori
amiche, dobbiamo passare un weekend nella stessa casa e tu non puoi
fargli
prediche su cose che non devono interessarti. >>
<< Non mi sono messo
in mezzo, è stato lui a tirarmici! È
venuto lui da
me, mi ha detto quello che doveva dirmi e
infine, dice
una cazzata alla sua fidanzata, per giunta complicandosi solo la
vita...
evidentemente gli piace litigare. >>
<< Non sono comunque
affari tuoi. >>
<< Dici sul serio?
Dovrei starmene fuori? >> Non mi risponde subito ma infine
annuisce.
<< Non pensi che
magari lui voglia che le cose vadano male? >> Aggrotto la fronte
guardandolo incuriosito. Sarà anche vero che Gigi non ha mai avuto una
relazione seria e che a quanto pare nemmeno la vuole, però sa entrare
bene
nella mente delle persone.
<< Sandra e Fabio
non sanno parlare, finché si tratta di scherzare, prendersi in giro e
fare
sesso va tutto bene ma per quanto riguarda trovare un punto nelle
discussioni
importanti, non ne sono in grado. >>
<< Queste sono cose
che so. Fabio si è sempre “lamentato” del
carattere
fin troppo forte di Sandra. A lei piace avere il comando di tutto...
vuole
l’ultima parola e avere sempre ragione. E anche lui. Sono cose che
sanno ma se
dicono di amarsi perché diamine non trovano un compromesso? >>
<< Magari non
vogliono trovarlo. Magari non s’impegnano abbastanza... oppure non ci
riescono
veramente ma... sono sempre affari loro. Se Fabio non ha detto a Sandra
che il
bacio con l’altra è stato prima che iniziasse la sua storia con
Sandra... beh
sono affari suoi. >>
<< Se stessi
sbagliando, me lo diresti? O mi faresti sbattere la testa contro il
muro?
>> Chiedo dopo qualche attimo di silenzio. Perché è questo il
succo del
discorso: fare sbagli porta delle conseguenze, sbagli
che abbiamo scelto noi stessi, consapevoli o meno.
<< Lo faccio sempre.
Ma tu non mi dai retta... preferisci
sbattere la testa
e risolvere tutto da solo. Lo hai sempre fatto. Sia mentre tradivi
Silvia, sia
quando ti avevo detto che non era vero che
era lei che
ti tradiva, oppure quando hai iniziato a darlo a tutte... non mi hai
mai dato
retta. Ti ho lasciato sbagliare, pur avvertendoti. >> Annuisco e
sospiro.
<< Ok. Parlerò con
Fabio. >>
<< Bravo, così ti
voglio! >>
<< Accondiscendente?
>>
<< No... che accetti
i compromessi. Non puoi sempre averla vinta. >>
<< Ho fretta, cosa
vuoi Alex? >> Digrigno i denti e mando giù l’orgoglio. Devo
farlo. Si
tratta di Fabio.
<< Volevo chiederti
scusa. >> Sto stronzo non mi ha nemmeno fatto
entrare dentro casa. Sta continuando a tenermi fuori. Posso picchiare
anche
lui? No. Anche perché non sono una persona manesca.
<< Mi chiedi scusa?
>> Mi chiede divertito ed esaltato. Si è appoggiato al telaio del
portone
e mi guarda, probabilmente vuole vedere se dico sul serio. Se sono
veramente
pronto a mettere via l’orgoglio.
<< Sì. Sono affari
tuoi se litighi con Sandra. Io non c’entro nulla. Non sono cose che mi
riguardano. >>
<< Bravo coglione,
era ora che lo capissi! >> Ridendo mi abbraccia e
io scuoto il capo per poi ridere con lui. Passo poco tempo da lui,
giusto il
tempo di fare il resoconto delle ultime ventiquattro ore, poi vado a casa. Bisognoso di una doccia.
<< Come mai così
sorridenti? >> Chiedo alle mie donne mentre mi tolgo la maglia
fin troppo
sudata e sporca del lavoro. Melissa continua a sorridere e mia madre
alza le
spalle.
<< Tuo padre ci ha
dato un assegno. >> Schiocco la lingua e mi siedo anch’io al
tavolo, a
capotavola per essere precisi.
<< E per cosa?
>> Chiedo duramente.
<< Per le piccole
riparazioni della cucina. E per gli alimenti di
voi due.
>>
<< Non ci serve la
sua pietà. >>
<< Non è pietà,
Alex. È pur sempre vostro padre. >>
<< Purtroppo.
>> Mormoro non guardandola. << Vado a farmi una doccia. Ho
bisogno
di calmarmi un po’. >> Mely annuisce e si alza subito dopo di me
dicendo
che deve prepararsi perché deve uscire con
Lucrezia,
una sua amica. Mia madre invece, mi avvisa prima che io entri nel bagno
che va
a riscuotere l’assegno e che poi passa da Valeria per delle cose per il
matrimonio.
<< Ah mamma!
>> Lei si ferma e si volta. << Elise viene con me... al
matrimonio.
>> Mi sorride gioiosa e mi guarda con delle luci al posto degli
occhi.
<< Ne sono davvero
contenta. È una brava e bella ragazza. >> Sorrido e annuisco per
poi
chiudermi in bagno.
Ho sempre adorato il mio bagno,
mia madre ha fatto
un’ottima scelta comprandolo. È spazioso, bello e soprattutto non c’è
lo
zampino di mio padre in mezzo. Perciò è perfetto. Continuo a
canticchiare e
ballare la stupida canzone de “Il ballo dell’ascella” e mi lavo svuotando la mente.
Non so perché mi sia venuta questa canzone in mente, però... è carina.
Mentre mi muovo
insaponandomi, mi volto verso il vetro smerigliato della doccia, e vedo che
c’è qualcuno nel bagno. Cazzo ma nemmeno più un po’ di privacy!?
<<
Mely? Mely dimmi che non mi stai per fare un altro dei tuoi scherzi per
favore!
>> L’ultima volta ci stavo quasi per rimanere secco, mi sono solo procurato un bernoccolo e un lieve trauma
cranico.
<<
Mi
stai dicendo che tua sorella entrerebbe nella doccia con te? >>
Eh no...
questa non è assolutamente la voce di
mia sorella. Mi obbligo a deglutire e la guardo mentre si appoggia di
schiena
al vetro. È nuda. E il mio u... amico... si è alzato. Svegliato. Cazzo
è
dritto!
Mi
raschio la
gola e cerco di trovare un pensiero coerente nella mia testa ma... nada.
<<
Elise? >> Chiedo oramai propenso a farmi rinchiudere in qualche
manicomio, mi ci mancavano giusto giusto
le visioni.
Appoggio come ipnotizzato le dita al vetro e la vedo muovere il capo
nella mia
direzione. Al diavolo alle visioni! << Che cosa ci fai ancora lì
fuori?
>> Chiedo maliziosamente. Sogno o no, io ci sto! Il vetro della
doccia
scorre un po’ e lei fa intrufolare la sua testa. Mi osserva, e
io mi faccio guardare. Mi piace il suo sguardo addosso. Deve rendersi
conto di
cosa mi ha fatto solo parlando!
<<
C’è
posto per due? >> Mi chiede dopo essersi morsa il labbro
inferiore e aver
osservato intensamente la mia erezione. E lo chiede pure? La chiudo a
chiave
qua dentro se non entra con me in doccia!
<<
Oh
mio Dio, come fai ad avere questa canzone? >> Esclama e chiede
Elise
mettendosi in ginocchio al centro del letto con gli occhi sgranati.
Sorrido, è
tenerissima con questa espressione.
Mi
passo una
mano tra i capelli e spero di non arrossire come un bambino colto in fragrante.
<<
La
stavi ascoltando il pomeriggio che ti ho chiamato dopo che mi hai
invitato da
te. L’ho messa a scaricare non appena sono arrivato a casa. E ci ho
messo anche
un po’ a trovarla. >> Mi sorride dolcemente e si sporge posandomi
un
lieve bacio sulle labbra.
<<
Balla con me. >> Sgrano gli occhi e aggrotto la fronte alla sua
richiesta.
<<
Cosa? >> Sorrido divertito.
<<
Sì... dai, hai capito... balla con me. >> Fingendomi esasperato,
poso il
portatile sul letto e mi alzo per poi stringerla a me e dondolare sul
posto al
ritmo di “Love me – Yiruma”.
Indossa
solo
una mia maglia, è a piedi nudi e i capelli sono sciolti e mossi...
ancora un
po’ umidi dalla doccia. È stupenda appoggiata al mio petto che
canticchia la
melodia con gli occhi chiusi. La stringo di più a me e appoggio il
mento sui
suoi capelli inspirandone il profumo. Mi sento in pace...
anche se il mio cuore batte velocemente.
<<
Alex, sei a casa? >> Elise sobbalza e arrossisce una volta che
capisce
che è mia madre. Velocemente, la vedo vestirsi mentre io apro la porta
per poi
chiudermela subito dietro, sorridendo a mia madre. Sono agitato.
Imbarazzato.
Non ho mai portato una ragazza a casa per... beh non è che ad
Elise io l’abbia invitata ma come glielo spiego a mia madre perché c’è
una
ragazza, la mia ragazza – beh ha detto che posso considerarla come
voglio, no?
– che si sta vestendo dopo aver fatto la doccia con me?
<<
Bentornata. >> Mi fingo tranquillo ma lei alza un sopracciglio e
mi
squadra. Indosso un semplice pantalone della tuta che tempo fa ho
tagliato
facendolo diventare una sottospecie di pinocchietto... non devo essere
un bello
spettacolo.
<<
Stai
bene? >> Annuisco e infine, prendendo fiato, penso che sia giusto
che le
dica che abbiamo ospiti.
<<
C’è
Elise. >> Non reagisce subito. Forse sta cercando di capire in
che senso
ci sia Elise.
<<
Davvero? Uh voglio salutarla! >> Il suo entusiasmo mi fa
irrigidire –
anche se dentro di me mi fa piacere. Si sarà vestita? La risposta me la
dà
proprio lei, cercando di aprire la porta sulla quale sono ancora
appoggiato.
Quando esce, affiancandomi, sorride a mia madre con il volto tutto
rossa e con
una coda fatta piuttosto male. Guardo mia madre e trattengo il respiro.
Ha
capito.
<<
Elise vuoi vedere delle foto di famiglia? >> Tiro un respiro di
sollievo
ma quando capisco appieno le parole
di mia madre, sgrano gli occhi e inizio a negare.
<<
No
Elise... non serve vero? >> Peccato che io non abbia bisogno di
una
risposta, i suoi occhi che brillano pieni di entusiasmo, dicono
già abbastanza. Che bello... verrò
ridicolizzato un
bel po’, ma nel vedere quegli occhi così pieni di vita, non posso non
pensare
che preferirei essere ridicolizzato a vita per vederli per sempre.
Eppure nella
nostra lunga conversazione di oggi, ho detto che non credo al “per
sempre”...
dicevo sul serio? Sto cambiando idea? Magari lo desidero ma non voglio
crederci... per sempre. È un tempo
molto lungo...
Introduzione: Eh
sì, non sono stata mangiata viva dal mio toporagno con le orecchie
a parabolica... ehm, sì... provo a riprendermi. Ciao a tutti! Oddio
quanto
tempo, sto bene grazie, no, non ho trovato fidanzato, no, non mi sono
nemmeno
sposata però sto bene xD dopo questo delirio, posso solo dirvi che non
ho avuto
un attimo libero e chi mi segue anche su Facebook
lo
sa. Oggi ho sfornato questo capitoletto, che sinceramente non penso sia
male,
scrivere i pensieri di Alex non mi è difficile, un po’ perché esce il
peggio di
me – il mio lato camionista – e un po’ perché ho una retta da seguire,
ovviamente intendo che mi devo basare sulla storia vera e propria. Spero
che qualcuno ci sia, vi chiedo scusa per il ritardo ma oramai lo
sapete, in un modo o nell’altro io torno, anche se non volete :) Ciancio
alle bande... buona lettura... anzi no xD (non picchiatemi!)
vorrei solo dirvi che questo capitolo prende
spunto dall’undici e
il dodici di Overwhelms
me – Travolgimi. Ora sparisco veramente :D *Suvvia,
pazientate ancora un secondino :) volevo solo dirvi grazie perché
non mi avete messo fretta e per seguirmi anche in questa follia.
Risponderò alle
recensioni da ora in poi, grazie al nuovo metodo fornitaci dal sito.
Sempre se
qualcuno recensirà, ovvio xD buona lettura! (questa volta per davvero!)
»Le piccole soddisfazioni, si
assaporano
meglio se sudate con fatica...
Titolo raccolta: Stravolgimi – Alex pov. Sottotitolo: Arrivare alla casa base. Rating: arancione.
Alex pov. <<
Alex, da dove arrivi? >> Mi chiede Fabio da lontano,
seduto sulle panchine, non appena mi vede entrare nel cortile dei
nostri
palazzi. <<
Ho accompagnato Elise. >> Gli rispondo avvicinandomi. Non
è solo, c’è anche Gigi, Francesco e altri... e questo mi fa capire che
non
potrò salire subito a casa. Ma forse è meglio così, non penso di essere
pronto
alle frecciatine o alle domande dirette e inquisitorie di mia madre. Se
fosse
arrivata poco prima, avrebbe trovato me e Elise a fare chissà che cosa
ed è
meglio non pensarci. <<
Elise di qua, Elise di là... ma ti sei dimenticato degli
amici? >> Chiede Francesco mettendo il muso. Sorrido divertito e
mi siedo
accanto a lui, sul sedile della panchina. <<
Certo che no. Non vedi? Sono qui. >> Lui sbuffa alzando
gli occhi e vedo Gigi scuotere il capo con un sorriso. <<
Lasciatelo stare, non vedete come gli brillano gli occhi? E non
gliene frega niente di avere un occhio nero! >> Dice ridendo il
mio
migliore amico. Non mi offendo, so che è contento della mia situazione
sentimentale. <<
Se non ti avessi visto fare a botte con Fabri, avrei detto
che l’occhio nero te lo ha fatto Elise. >> Francesco ride della
sua
stessa battuta e io alzo un sopracciglio. <<
Va bene che quando vuole, Elise, è manesca... ma addirittura
farmi un occhio nero sarebbe esagerato! >> Cazzo un conto e farsi
tirare
qualche lieve pugno per le cazzate che dico, un’altra è farmi malmenare
solo
per renderla contenta. <<
Parlando di cose serie, >> Ci interrompe Fabio, seduto
sulla panchina di fronte a quella dove sediamo io e Fra. <<
Stasera suona
un piccolo gruppo a San Mauro... che dite, andiamo? Poi magari ci
andiamo a
mangiare un bel paninozzo al Paninaro. >> Gigi scuote il capo e
Francesco
si passa una mano tra i capelli. Li guardo, noto che si scambiano anche
un’occhiata
complice. <<
No dai, uscite in gruppo? >> Chiedo ai due che sgranano
gli occhi. <<
È un’uscita a quattro. >> Ribatte Gigi. <<
E da quando tu accetti le uscite a quattro? >> Chiedo
confuso. <<
Beh... da quando il qui presente Francesco Bettega me lo ha
chiesto. E comunque non è niente di serio. Non la conosco nemmeno
quella con
cui devo fare coppia. E poi non è un segreto, l’importante è che me la
dia, e
se invece non lo fa... amen. Non succede nulla. >> <<
Questa è una tua nuova teoria? >> Chiede Fabio con un
sopracciglio alzato. <<
No! >> Urla Gigi con voce stridula... questo m’insospettisce
e lo guardo in modo strano, ma lui evita il mio sguardo. << Ok,
ora parlo
chiaramente, va bene? >> Punta i suoi occhi nei miei e annuisco
curioso
di sentire la stronzata del momento. <<
Alex si è fidanzato, tu, Fabio, ti sei fidanzato... io e Fra...
no. Non dico che muoio dalla voglia di avere una pivella che mi
scodinzoli
attorno ma... diciamo che devo guardarmi attorno. >> Penso di
avere la
mascella sull’asfalto. <<
Dici sul serio? >> Chiedo infine qualche minuto dopo. Nel
frattempo non è volata una mosca. <<
Sì. Penso di sì. Sono un po’ invidioso, sento come parli di
Elise e... mi piacerebbe provare tutto ciò per una ragazza. Però so che
non se
ne trovano tante così “perfette”. Elise sembra fatta apposta per te. Ti
sopporta,
e questo è già un punto a suo favore e poi... poi beh ti fa felice,
quindi è
perfetta. >> <<
E tu cerchi quella felicità? >> Chiedo cercando di non
far caso all’effetto che hanno fatto le sue parole su di me. Mi fa
estremamente
piacere che il mio migliore amico adori già la mia ragazza pur non
conoscendola; gli basta sapere che mi fa stare bene e questo mi fa
capire
quanto la nostra amicizia sia senza senso – perché alla fine siamo due
minchioni che hanno fatto amicizia all’asilo litigandosi una macchinina
– ma vera
e solida. <<
Beh... non è che la cerco, spero sia lei a trovarmi...
>> È sempre il solito, parla con il sorriso sulle labbra e
alleggerisce
il tono facendo scemare la serietà del momento non appena non te lo
aspetti. <<
Fermo lì, signorino! >> M’immobilizzo, sono ancora con
un piede fuori di casa e la mano sulla maniglia. Quasi non respiro e
sgrano
solo gli occhi quando mia madre mi si pianta di fronte con i capelli
all’aria e
vestita da casa con le mani sui fianchi. Temevo
questo momento. La
porta della camera di Melissa, si apre e la testa di mia sorella
spunta con un mega sorrisone sadico: vuole godersi la scena. <<
Mamma, posso entrare? Così non traumatizzi anche i vicini.
>> Dico sorridendo. La mia cara e caritatevole mammina, mi
permette di
andare anche in salotto, ma una volta seduto sulla sedia del tavolo,
non mi
permette più di muovermi. Ovviamente Melissa, adesso, ha deciso di
godersi il
tutto appoggiata al telaio della porta. Piccola stronzetta. <<
Che cosa stavate facendo, tu ed Elise, in camera tua, chiusi
dentro, prima che io arrivassi? >> Domanda semplice, non devo
nemmeno
mentire. <<
Abbiamo fumato un paio di sigarette, ascoltato musica,
parlato, ballato... cos’avremmo dovuto fare? >> Mi
ha chiesto che cosa abbiamo fatto in camera, non sotto la doccia. <<
Mi stai prendendo in giro? >> È stupita, e non mi
crede. <<
No. >> Rispondo seriamente non distogliendo lo sguardo
dai suoi occhi verdi che tentennano sul credermi o meno. <<
Pensavo... beh sì... ecco... >> Aggrotto la fronte e
trattengo un sorriso. Ecco che la pantera che è in lei è andata a
cuccia. <<
Che cosa pensavi, mamma? >> Chiedo da vero stronzo
fingendomi ingenuo... come se non sapessi che cosa pensasse. <<
Non me lo far dire Alex! Lo sai benissimo quello che
intendevo. >> Non resistendo, scoppio a ridere e mia madre mi da
uno
scappellotto arrossendo. << Ma guarda te se è normale che io ti
faccia
queste domande! >> <<
Guarda che hai deciso tutto tu. Hai solo da essere meno
curiosa. >> La prendo in giro e lei mi guarda male ma infine si
fa seria. <<
Quando è arrivata, sembrava un po’... agitata... va tutto
bene? >> Annuisco. <<
Sì... il padre ha perso il lavoro e lei, non vuole credere
che è di nuovo a casa. >> Sospira dispiaciuta e mi afferra la
mano che
avevo sul tavolo. <<
Mi spiace. Che lavoro fa il padre? >> <<
Il muratore, ma da quello che ho capito, è un tuttofare. Nel
finesettimana
sale con la moglie su ad Asti e fa il cameriere. >> Annuisce
nuovamente. <<
E se... m’informassi? Magari trovo qualcosa... >> Sento
il mio stomaco stringersi e le sorrido grato. <<
Non so come potrebbero prenderla. >> <<
Beh non c’è bisogno che lo sappiano. >> Mi dice
enigmatica per poi lasciarmi lì, al tavolo, con uno sguardo perso nel
vuoto e
con mia sorella che si lamenta con nostra madre per non avermi sgridato
per bene. <<
Pensi che io stia sbagliando? >> Mi chiede Fabio quando
entriamo in macchina, la sera, per andare a San Mauro. Non parto
subito, mi
volto verso di lui lasciando il motore acceso e guardandolo come se
fosse un
ufo. <<
A che cosa ti riferisci? >> <<
Principalmente a Sandra. >> <<
Sì, sei un cazzone. >> Mi metto in carreggiata senza
più guardarlo. <<
Ehi scemo pagliaccio! Modera le parole! >> <<
Sei tu che dovresti farlo. >> Dico fermando l’auto a un
semaforo rosso. << Non l’hai tradita, eppure le fai pensare di
sì. Sei geloso
ma comunque non fai di tutto per vederla più spesso – e il non avere la
macchina non significa che non puoi trovare un modo per arrivare da
lei... e
cosa ancora più grave, non trovi un modo per chiarire le vostre
divergenze.
>> Finito di parlare sospiro e parto non appena il semaforo
diventa
verde. <<
Ci provo ogni volta a... a non litigare ma abbiamo due
caratteri troppo simili. Siamo troppo orgogliosi e per di più se uno
dice “no”,
all’altro piace dire “sì”. Non lo facciamo apposta, ci viene naturale.
>>
È piuttosto combattuto nel dirmi queste cose, però almeno parla, dice
le cose
che pensa. <<
Però continui a intestardirti con lei, perché? >>
Chiedo curioso. <<
Perché nonostante tutto... lei mi sconvolge. Mi manca. Mi fa
incazzare ma è sempre lei. >> <<
Mi sa che non sono l’unico a essere fottuto. >> Scoppia
a ridere e mi da ragione. <<
Chiamala. >> Mi dice per trentesima volta. <<
No dai, magari sta facendo altro. >> <<
Chiamala. >> Dice nuovamente. Quindi siamo a trentuno. <<
Magari non le va di venire. >> <<
Chiamala. >> Trentadue. <<
Siamo... siamo noi, solo noi due... magari si sentirà di
troppo. >> Sbuffa e mi guarda trucemente. Ci siamo fermati in una
piazzola a mangiare un trancio di pizza e per tutto il tempo Fabio mi
ha detto
di chiamare Elise e chiederle di aggregarsi a noi ma... ho trovato
giustificazioni su giustificazioni. <<
Hai anche altre scuse? Perché ho quasi finito la pizza.
>> Sorrido e afferro il telefono, ma prima che io riesca a
schiacciare il
verde, mi ferma il polso. <<
Fallo solo se vuoi, non voglio obbligarti. >> <<
Non l’ho chiamata subito per non farti sentire di troppo.
>> Non può pensare il contrario! Se fosse per me, rapirei Elise e
la
nasconderei chissà dove solo per averla sempre con me! Mmmh, questo
forse è un
pensiero da psicopatico. Fabio
non mi risponde, almeno non a parole, muove la mano come per
scacciare una mosca e mi fa capire che per lui non è un problema, gli
sorrido e
mi alzo andando in macchina, ovviamente seguito da lui. Metto solo in
moto, ma
non parto, nel frattempo, mentre aspetto che Elise risponda, Fabio
cerca una
canzone che gli aggrada in radio. <<
Pronto? >> Sorrido
non appena sento la sua voce e il mio cuore perde un battito. Traditore! La voce di Elise è piuttosto
seria, tranquilla... almeno così pare. <<
Ehi piccola. >> Mormoro per poi beccarmi un’occhiata
divertita da Fabio. <<
Ciao. >>
Monosillabi. Non è che successo qualcosa? Il mio sorriso svanisce. <<Mmmh,
è successo qualcosa?>>
Decido di chiederglielo per stare sereno. <<
No, affatto. Perché? >> Tiro un
respiro di
sollievo, capendo il perché del suo “strano” comportamento. <<Ah.
Allora non sei sola. >> <<
Già. Dove sei? C’è rumore. >> <<In
macchina. Sono con Fabio. Stiamo andando a San Mauro a vedere una
specie di
concertino. E poi Paninaro. Ho accettato solo per quello.
>> Ride
divertita, e mi strappa un sorriso. << E
non sia mai che si rifiuti un panino! >>
Ridacchio. <<Certo,
puoi dirlo forte! Vuoi venire?>>
Non risponde subito e quando parla, tutta l’ironia e il divertimento,
sono
spariti. <<
Ehm... no, cioè sì ma... ma non posso. >> La
sento muoversi e
parlo solo quando sento una porta chiudersi, presumo sia quella della
sua
camera. <<Perché?
Non dai mica fastidio. Siamo solo io e Fabio. >> <<
Lo so. Cioè no, non lo sapevo ma no. Non posso, davvero.
Mary mi ha già
fatto troppe domande e ho dovuto dire che ero da Sandra oggi
pomeriggio. Sono
stufa di raccontare bugie. Mio padre sospetta qualcosa, mia madre
vorrebbe
sapere almeno il tuo nome... io, io vorrei venire ma penso che una
serata tra
ragazzi – anche se poi c’è solo Fabio – possa farti bene. >>
Ha parlato velocemente, si è incespicata un paio di volte ma si capisce
che ha
deciso. Ma devo ammettere che l’intrusione continua di questa cugina,
come
delle altre, m’infastidisce. Non hanno una loro vita? Devono per forza
dire qualcosa
riguardo alle scelte di Elise? <<Lo
sai che per me non è un problema se vuoi dirlo. Per me puoi dirlo anche
a tutto
il mondo. Ricordi? Io ti reputo la mia fidanzata; è solo il tuo
cervellino che
deve capire come mi considera. >> Ho il cuore che batte a
mille e
non solo perché sono in ansia per una sua risposta, ma anche perché
sono
stupito di aver detto queste cose, così, senza pensare. Però sono
sincere. <<
Alex. >> Non era un rimprovero, non era un
gemito... ha solo
mormorato il mio nome. <<Elise.
>> Stessa cosa. Sorrido divertito. <<
Vediamo che succede, ok? Non ti prometto niente, tu divertiti e
salutami lo
smidollato. >>
Ridacchio ma non nego che speravo mi desse una risposta diversa. Ma
non posso pretendere che le mie parole le abbiano dato la spinta che le
serve. L’unica
cosa, che in questo momento le serve, penso sia solo pazienza. Tempo. <<Ok.
Un bacione tesoro. Ti voglio bene. >> Penso sia la prima
volta che
lo dico, ma come sempre sono sincero. <<
Tanto, anch’io. >> Attacco con un sorriso sulle
labbra e mi
volto verso Fabio che è divertito. <<
Ok. Serata tra ragazzi!
>> <<
E con questi, hai i soldi
di tutti. E ti ripeto, i tuoi e quelli di Elise non li vogliamo.
>> <<
Sei sicuro Marco? >>
Il mio amico annuisce e io sorrido. <<
Diciamo che siete i padroni
di casa e non c’è bisogno che sborsiate, i soldi che abbiamo messo noi
altri,
bastano e avanzano pure. >> Annuisco sollevato, soprattutto
perché non
devo chiedere nulla a Elise, anche se... è probabile che avrei messo io
i soldi
al posto suo, senza dirle niente, almeno non subito. <<
Maaaa... Elise non ha un’amica
da portare? >> Chiede Gigi, dandomi la sua parte per il soggiorno
in
montagna. Sorrido con lui e scrollo le spalle. <<
Non ne ho idea, e comunque
non glielo chiederò. Vuoi scopare, portati una bambola gonfiabile.
>>
Scoppia a ridere. <<
Penso che lo farò! >>
Alzo gli occhi al cielo. <<
Allora... >> Dico, facendo
finta che Gigi non abbia parlato. << Facciamo un resoconto,
quanti siamo?
>> Chiedo guardando Marco e Fabio. <<
Sette. Se non sbaglio.
>> Annuisco alle parole di Fabio. <<
Non mi piace essere la
pecora nera. >> Alziamo tutti gli occhi al cielo alle parole di
Gigi. <<
Gi, non vedrò Elise fino a domani...
per piacere, non farmi impazzire, ok? >> Lo scemo mi sorride. <<
Io non ti prometto niente. Ancora
non ha detto nulla ai suoi? >> <<
Già. >> Dico
sedendomi accanto a lui. <<
E la cosa ti turba.
>> Dice ovvio. <<
No. Cioè, non lo so. Sua madre
sa che esisto, forse non sa il mio nome... suo padre, beh da come me ne
parla è
meglio che non lo sappia perché se no mi castra e io... io vorrei che
lo
sapessero ma penso che questo poi porti al conoscerli e una vocina
nella mia
testa mi dice che è troppo presto. >> <<
Non penso che tu debba dare
retta a quella vocina. >> Dice Fabio; lo guardo incuriosito e lui
sorride
divertito. << Dovresti dare retta al cuore. >> <<
Oh. Mio. Dio. Ma queste
sono frasi da checche! Fabio riprenditi! Torna con noi, qui, sulla
Terra!
>> Scoppio a ridere alle parole di Gigi che sembra disperato ma
Fabio lo
guarda dall’alto il basso. <<
Non dire stronzate, scemo. >> Rido ancora di più
dopo
che Fabio pronuncia l’ultima parola con una voce piccola e stridula. Ho
degli
amici fuori di testa, ma guai che me li tocca! Finalmente
è mercoledì, era da
lunedì che non ci vedevamo e la signorina è entrata in macchina
velocemente
dicendo di non guardare fuori dal finestrino, sui balconi, perché mi
sarei
trovata suo padre. <<
Aspetta, aspetta...
quindi... tuo padre sa anche il mio cognome? >> Ride divertita
mentre io
mi cago letteralmente addosso. Ok, adesso i suoi sanno che esisto e
soprattutto
che siamo fidanzati ma... posso
permettermi di avere un po’ di paura? Almeno di suo padre! <<
Beh sì. Ora è più
tranquillo. Pensa che mi ha persino fatto una specie di ramanzina in
cui non mi
devo scordare che sono una brava ragazza, dinon
fare pazziee di
farmi sempre
trattare bene. Nel caso non accadesse, di avvisare lui o di ammazzarti
di
botte. >> Wow, io non gli dirò di certo che alcune pazzie
le ha fatte, soprattutto col sottoscritto. <<
Mmmh... mi sa che mi sono
messo in un bel guaio. >> Mi colpisce alla spalla e mi strappa un
sorriso, poiché mi aspettavo una reazione simile. << Hai ragione,
è
meglio che io finisca di parlare:mi
sa che mi sono messo in un bel guaio da cui non voglio scappare.
>>
Sorride divertita e appoggia la testa sulla sua spalla mentre l’auto
continua
ad avanzare sulla tangenziale. Inspiro il suo profumo e mi dico che
andrà tutto
bene, perché voglio stare con lei e perché non può succedere niente di
brutto
al Lunapark!
Introduzione: No, stento a
crederci ma... sono qui! Il capitolo l’ho finito
ieri sera, e sinceramente è più lungo del solito, spero non vi
dispiaccia e che
soprattutto vi piaccia. Non voglio prendermi in chiacchiere. Più che
altro perché
non aggiorno da più di un mese ma chi mi sente tramite facebook,
sa
che ci sono stati parecchi contrattempi ma non voglio giustificarmi,
sono qui e
penso che l’importante sia questo, no? Bene, questo
capitolo parla della prima parte del
weekend in montagna – quindi troveremo Silvia, lo so, l’adorate quasi
quanto me.
Questa one
shot prende sputno di quello che accade nel capitolo 14 di “Overwhelms me
–
Travolgimi”. Ora... vi
lascio
leggere ;) buona lettura.
Ehm, no,
scusatemi... non so se possa
interessarvi o se lo sappiate già ma molti di voi si sono appassionati
alla
coppia Gigi/Alessia (che sotto pov Alex non esiste ancora) ma... beh io
ho
creato due one shot su questa nuova coppietta, le trovate nella mia
pagina
autore ma volendo, basta cliccare sui titoli che ora vi metto: The hope e La vertigine
non è paura di cadere ma voglia di volare. Spero passiate e che vi
piacciano :)
ora... ho veramente detto tutto! ^^
» Per capire veramente quanto tieni a
una persona, litigaci... se ci stai male e ti penti delle parole dette,
vuol dire che ci tieni più di quanto credi...
Titolo
raccolta: Stravolgimi
– Alex pov. Sottotitolo: C’è mai fine al peggio? Rating: arancione.
Alex
pov.
<< Scusa ma non dovresti essere a scuola invece di rompere
l’anima a me?
Sai, potresti non averlo notato, ma sto lavorando. >> Esclamo un
po’
incazzato a causa del problema dell’auto che ho sottomano e poi per le
troppe
domande di Gigi. <<
Sono curioso di natura, non posso farci niente e se proprio vuoi
saperlo, avevo
lezione solo questa mattina... quindi no, non ho niente di meglio da
fare che
romperti l’anima e guardarti mentre fingi di lavorare. Sì, fingi.
>> Lo
guardo male e lui mi sorride angelicamente. È un emerito stronzo quando
fa
così. <<
Hai
capito qual è il problema? >> Mi chiede mio zio affiancandomi. <<
Penso sia la centralina. >> Lo intravedo annuire. <<
Su
dai, per oggi basta. Vai a fare i bagagli e divertitevi in montagna.
>>
Mi alzo guardando zio Mario con un enorme punto interrogativo in fronte
e lui
mi sorride. << Non mi guardare così, sono le cinque... sono il
capo e ti
dico di andare a casa. >> Sorrido e vado a cambiarmi, lasciando
Gigi che
rimprovera mio zio per favoritismo di parentela. È tutto scemo. <<
Pensi di riuscire a sopportarlo a Fabrizio? >> Sbadiglio
appoggiando il
capo al poggiatesta. <<
Spero di sì. Più che altro perché non credo che in casa mia si metterà
a
provarci con la mia ragazza, no? >> <<
Teoricamente non avrebbe dovuto proprio provarci. >> Sospiro. <<
Sì
è vero. >> <<
Si
sta vedendo con Silvia. >> Aggrotto la fronte e mi volto verso
Gigi. <<
Con
chi? >> Chiedo tranquillo, cercando quasi di non scoppiare a
ridere. <<
Oh
sì, con Silvia,
la tua ex. >> Non mi sta guardando da quando ha
introdotto quest’argomento, non ha più alzato lo sguardo. <<
Da
quanto lo sai? >> Chiedo più per curiosità che per altro. <<
Una
settimana tutta. >> Annuisco. <<
Beh
spero che si sopportino. Che devo dire? >> <<
Non
ti da fastidio? >> Mi chiede confuso, finalmente guardandomi. <<
Sto
con Elise. Voglio stare con Elise. No, non penso a Silvia già da quando
stavo
ancora con lei. Non avrebbe senso innervosirmi per dare credito a
Fabrizio. Sì,
te lo dico prima che me lo chiedi, è una cosa fatta a posta, sappiamo
tutti e
due che Fabrizio sta facendo di tutto per farmi innervosire e
spaccargli la
faccia e sappiamo perfettamente che Silvia ama stare al centro
dell’attenzione
e che gli rode ancora tuttora che io l’abbia lasciata. >> <<
Già, è vero. Sono contento che l’hai presa bene, non sapevo come
dirtelo.
>> Scoppio a ridere. <<
Ti
preoccupi troppo, sto bene, veramente bene. A proposito, fammi chiamare
la
fonte del mio benessere. >> A scoppiare a ridere, ora, è lui. <<
Fammi uscire da quest’auto, prima che venga invasa da cuoricini
svolazzanti che
mi faranno solamente salire il vomito. >> Scuoto il capo
sorridendo. <<
Sei
l’esagerazione fatta a persona. >> Non mi risponde, mi saluta
solamente
ed esce dall’auto mentre avvio la chiamata. < Pronto? >> Mi viene automatica alzare un
sopracciglio, il
sorriso sparisce dalle mie labbra, c’è qualcosa che non va... Elise
sembra...
arrabbiata? <<Wow,
che accoglienza. Tutto bene? >> Cerco di sdrammatizzare e
soprattutto capirci qualcosa. <<
Sì, certo. Dove sei? >> Perché il “sì, certo”
sembrava quasi
ironico? <<Si
anch’io sto bene, grazie. >> Aspetto che rida della mia
stupida
battuta, oppure che mi dica che sono scemo, magari accompagnato con il
suo
stupendo sorriso... ma niente. <<
Non stai guidando, vero? >> A strapparmi un
sorriso è lei,
perché adoro il fatto che si preoccupi per me, sembra quasi
abbracciarmi e
tenermi al caldo questa sua premura. E mi scordo quasi di averle posto
una
domanda. <<No.
Mi trovo sotto casa mia. Non vedo l’ora di farmi una doccia. Tu dove
sei? Mi
sembri strana. >> Oso essere sincero, diretto. Voglio
davvero
capire che cos’ha. <<
Sono da Sandra. >> Noto appena di aver stretto
gli occhi; ha
risposto solo alla domanda diretta. Non è da lei. <<E
sei anche di molte parole, a quanto pare. >> Mi rimprovero
subito
per non essermi trattenuto, se è di cattivo umore, io gliel’ho
peggiorato
sicuramente con questa schiettezza. <<
C’è dell’altro? >> La sua domanda, posta con tono
freddo e
distaccato, mi ferisce e per un secondo mi si mozza il respiro. <<Sì.
Perché sei incazzata? >> Mi sto innervosendo, e penso che
la cosa
sia più che chiara. <<
Non sono incazzata. >> Mormora facendomi alzare
un
sopracciglio e schioccare la lingua senza volerlo. <<Certo,
anch’io non sono stanco e sudato dopo un giorno di lavoro.
>> Abbasso
lo sguardo sul volante e notando la mia mano, che stringe fin troppo
forte il
volante, allento la presa. Non riesco nemmeno a sentire il “dolore”
fisico,
assurdo. <<
Alex, c’è dell’altro? >> La sua domanda è la
goccia che fa
traboccare il vaso. È come se avessi ricevuto un pugno nello stomaco. <<No.
Scusa il disturbo, ciao. >> <<
Qui qualcuno è nervoso. >> <<
Da che cosa lo capisci
Melissa? >> Mia sorella fa un passo indietro, spaventata dalla
mia
reazione alle sue parole, nemmeno mi avesse detto chissà cosa. Sono
appena
uscito dalla doccia e purtroppo sono ancora più nervoso. Non mi è
piaciuta la
conversazione avuta con Elise. Per niente. E ora... non riesco a
calmarmi e me
la prendo con chi non c’entra niente. <<
Ehi, ti vuoi calmare? Non
mi sembra di averti detto chissà cosa... >> Mi passo una mano sul
viso,
scompigliandomi i capelli bagnati. <<
Hai ragione scusami.
>> Mormoro, per poi sospirare. << Solo una persona riesce a
farmi
innervosire così tanto. >> Melissa sgrana gli occhi. <<
Papà? Come diavolo...
>> S’interrompe quando alzo gli occhi al cielo. <<
Ok, magari le persone sono
due... >> Ammetto nuovamente irritato. Mia sorella ci pensa un
attimo. <<
Quindi stai parlando di
Elise? >> Mi chiede stupita e quasi sconvolta, come se la cosa
non avesse
senso. Annuisco, non riesco a parlare, ma solo perché vedo qualcosa – o
meglio
qualcuno – che non mi piace. <<
Che ci fai qui? >> <<
Anch’io sono contento di
vederti figliolo... bell’abbigliamento. Comunque ti ho portato le
chiavi dello
Chalet. >> Dice ironico, il mio paparino,
riferendosi al mio... abbigliamento composto solo dall’accappatoio. <<
Beh sono a casa mia...
penso di poter andare in giro come voglio. >> Melissa sospira
abbassando
lo sguardo, vorrebbe – così come mia madre – che io andassi più
d’accordo con
l’uomo che in un certo senso mi ha dato la vita... ma le delusioni sono
state
troppe... e riesco a malapena a guardarlo. <<
Tecnicamente questa è anche
casa mia. >> Dice incrociando le braccia al petto, ancora avvolte
da un
completo elegante di sartoria. <<
Ah sì? Non mi sembra che da
tre anni a questa parte tu possa definirla tale. E non solo perché non
ci abiti
più, ma anche perché non hai più dato nessun tipo di aiuto. Quindi no,
non è
casa tua. >> <<
Sbaglio o è più nervoso del
solito? >> Chiede quasi divertito a Melissa. Mia madre ci
raggiunge e mi
guarda con rimprovero, ma sinceramente in questo momento non riesco a
preoccuparmi di ciò. <<
Vorrei andare a vestirmi,
ho delle cose da fare. >> <<
Non ceni a casa? >>
Abbasso lo sguardo e mi prendo qualche secondo per rispondere a mia
madre. <<
Penso di sì. >> <<
Ma hai litigato con Elise?
>> Questa volta è mia sorella a chiedere e soprattutto lo fa in
modo
preoccupato. <<
No, cioè non proprio. Non
so nemmeno che cosa sia successo, ho intenzione di andarlo a sapere...
se mi
fate andare a vestire! >> Gesticolo, facendo capire quanta poca
voglia io
abbia di parlarne. Nessuno fiata, quindi mi vado a chiudere in camera. Sono da
circa cinque minuti sotto il suo portone. Non riesco a suonare. Voglio,
davvero
ma... non ci riesco. Non ho voglia di litigare e soprattutto sono
piuttosto
arrabbiato, tutta colpa delle parole che mi ha rivolto mio padre poco
prima che
uscissi di casa “non ne vale la pena, non mangiarti il fegato per una
così”, mi
chiedo lui che cosa ne sappia di sentimenti, non dico di amare Elise,
non so
cosa significhi amare, ma a lei ci tengo. Voglio viverla a
trecentosessanta
gradi ma a volte... lei me lo rende impossibile. Ed è per tutto ciò che
non
riesco a suonare, ma devo farlo perciò, irrigidendomi, suono e impongo
alla mia
testa e al mio corpo di non scappare e di non pensare. << Chi è?
>> Quasi sobbalzo quando
proprio Elise mi risponde, ma non lo fa con calma, curiosità... no, con
rabbia
e questo mi fa ricordare quanto mi abbia infastidito non ricevere
risposte da
lei oggi pomeriggio e soprattutto quanto non mi piaccia questo suo
nervosismo
nei miei riguardi. << Vedo che ancora non ti sei
calmata.
Puoi scendere?
>> Glielo chiedo, non le impongo
nulla, penso che questo
complicherebbe solo le cose. Credo di averla iniziata a capire, no? << Sì. Scendo.
>>Ha risposto in modo
un po’ più calmo e questo in un certo senso mi fa piacere ma... mi fa
automaticamente mettere sull’attenti. Imponendomi calma e disinvoltura,
mi
accosto a una macchina e l’aspetto, sperando non scoppi la terza guerra
mondiale. Appena
appare, praticamente con indosso una tuta, non riesco a non chiedermi
“perché
diavolo bisogna litigare e quindi sprecare tempo”... sì, mi piace anche
con una
semplice tuta. Assurdo. <<
Hai intenzione di spiegarti o... devo tirare a indovinare? >>
Parlo così
acidamente solo perché sono arrabbiato e perché spero che provocandola
mi dia
risposte... ma ovviamente lei deve differenziarsi da chiunque io
conosca. <<
Prova, magari sarai fortunato. >> Abbasso lo sguardo sull’asfalto
e
sospiro. Le cose non stanno andando bene. Mi metto dritto e mi
allontano
dall’auto. <<
Elise, dico sul serio, che diavolo ti è preso? >> È come se mi
avesse
ipnotizzato, non riesco a distogliere lo sguardo e vedo determinazione
nei suoi
occhi. <<
Non si tratta di una cavolata, se è quello che pensi. >> Ha
parlato
velocemente. <<
Io non so che cosa pensare! Perché non me lo dici, così magari decido
io se è
una cavolata o no? >> L’irritazione è palese, ma non è sbraitando
che riuscirò
a capirci qualcosa. <<
Domani dovremo partire, giusto? >> Alzo un sopracciglio ma
annuisco. È il
“dovremo” che non mi piace, come se non fosse già sicuro. << E
dove
andiamo? >> Sospiro. << A
Limoni. Un’ora e mezza da qui. Quale sarebbe il problema? Le sapevi già
queste
cose. >> <<
Dove alloggeremo? >> <<
In uno chalet. >> Sbotto esasperato. Perché ha preso le cose alla
lontana? Qual è il punto? << E
chi è che ci ospita? >> Mi viene spontaneo sgranare gli occhi,
ora ho
capito. <<
E’ questo il problema? Il non averti detto che l’unica cosa di buono
che ha
fatto mio padre è aver lasciato a noi figli lo chalet in montagna?
>>
Chiedo, cercando di dare un senso ai miei pensieri, e soprattutto
cercando di
non iniziare a inveire contro me stesso per non aver detto le cose
chiare fin
da subito. Avrei potuto farlo, è vero, ma sapevo che si sarebbe sentita
in
dovere di dire o fare qualcosa e io non volevo ma non avevo messo in
conto che
qualcuno – Sandra – potesse dirglielo. <<
Non hai capito. >> Ovvio, capisce tutto lei! Sbuffo. << E
non capirò mai se non ti spieghi! >> No Alex, calma, imponiti
calma. <<
Non
alzare la voce. Siamo in mezzo alla strada e mi urti i nervi quando
gridi.
>> Sospiro e non solo per calmarmi, ma anche perché l’ho
spaventata... si
è ritratta. <<
Forse sono tardo, o semplicemente non vedo l’ovvio, ma con questa
scenata, cosa
vuoi dire? Che domani non vieni? >> Sto cercando di dosare le
parole ma
non mi è semplice, perché ora, oltre al nervosismo accumulato, c’è
anche il
timore di un suo “no, non ci sarò”. <<
Non mi vuoi? >> La sua voce trema e a me viene automatico
addolcirmi,
sorridere e avvicinarmi a lei. <<
Sì che ti voglio con me. Ma devi volerlo. >> Si capisce che la
voglio in
tutti i sensi? <<
Io lo voglio. >> E lei, a che cosa si riferisce? Parla come me in
senso
generale o solo del weekend? <<
Ok. >> Allontano le mani dalle sue braccia. << Ho capito
che non
vuoi dirmelo, hai detto che non è una cavolata ma se dovesse trattarsi
dello
chalet... >> Mi interrompe scuotendo il capo. <<
Alex, ho detto che non è una cavolata. >> Annuisco e la guardo
seriamente. << E
non vuoi dirmelo. >> Non è una domanda. E purtroppo mi è costato
parecchio fare questa affermazione. <<
Non è che non voglio dirtelo, ma so che prima devi sbollire. >>
Rido
nervosamente. <<
Sai che ti dico Elise? >> Sono al limite. << Domani alle
cinque
sarò qui, fatti trovare pronta e lascia le paranoie a casa tua, perché
voglio
divertirmi insieme a te e ai miei amici questo weekend. >>
Imponendomi di
nuovo calma, mi avvicino e le poso un semplice bacio sulla fronte.
<<
Ciao. >> Non dico e non faccio altro, mi giro e me ne vado...
perché se
fossi rimasto lì, avrei solo urlato e cercato di capire cose che prima
o poi,
spero mi spieghi lei di sua volontà. ** Sapevo che
non sarebbe andato tutto bene, il viaggio ha fatto pena, non abbiamo
parlato e
per di più quando siamo passati a prendere Fabio e Sandra, mi è
arrivato un
messaggio di Gigi dicendomi che con Fabrizio c’era anche Silvia. La
cosa mi ha
innervosito, già le cose andavano male tra me ed Elise, ci mancava solo
Fabrizio che si mettesse in mezzo, o che lo facesse Silvia. Infatti
Elise non
l’ha presa bene, l’unica cosa buona della litigata avuta poco fa qui,
in camera
da letto, è che almeno anche lei – Elise – mi considera il suo
fidanzato, è
gelosa e ha rimarcato il suo territorio di fronte a Silvia, e poi...
beh mi
sono sfogato, e come al solito ho esagerato ma quando sono arrabbiato
non dico
quello che penso, parlo per ferire e purtroppo questa volta ho fatto
male
proprio alla persona a cui non vorrei mai farne. <<
Elise odio litigare con te. Queste non sono cose serie, ti ho detto
delle cose
pesanti e ti chiedo scusa. >> L’allontano dal mio abbraccio per
guardarla
meglio ma poiché sfugge al mio sguardo, mi accovaccio per guardarla
meglio e le
sfioro il viso. << Anche se tu fossi una bambina,sei la mia
bambina, ok? E
non voglio che tu
vada via, e non lo vogliono nemmeno gli altri! Non sono stato lì a
spiegare i
tuoi problemi, ho semplicemente chiesto se gli andava di passare con
noi un
weekend in montagna e hanno accettato tutti, soprattutto Luigi perché
voleva
conoscerti. E mi spiace di questa improvvisata di Silvia, ma credimi,
non
m’interessa. Non più. >> E sono sicuro, su tutto. Rivedere Silvia
non mi
ha fatto nessuno effetto, anzi... mi sono quasi spaventato quando mi è
saltata
addosso, ma solo perché non sapevo come avrebbe potuto reagire Elise. <<
Avevi bisogno di sfogarti. >> Ridacchio nervosamente per poi
annuire. <<
Effettivamente sì. Ti chiedo ancora scusa. >> <<
Quelle cose le pensi veramente? >> <<
Quali? >> <<
Che sono una bambina, che cerco scusanti, che non ti capisco... >> <<
No, non del tutto. Non hai mai avuto una relazione e dopo più di un
mese questa
è la seconda litigata che facciamo. E abbiamo risolto praticamente
subito,
direi che te la cavi bene e comunque... non voglio rinunciare a te. Ti
assicuro
che mi farò perdonare per quello che ti ho detto. >> <<
Già il fatto che tu ti sia reso conto di aver esagerato, è un passo
avanti. Ma
non farlo più, mi hanno ferito le tue parole. >> Annuisco e non
posso
evitarmi di stringerla di più a me. Perché mi spiace terribilmente di
averle
fatto male. Quando l’ho vista con le lacrime agli occhi, a inveirmi
contro –
soprattutto dopo che le ho buttato il telefono sul letto per impedirle
di
chiamare un taxi per andarsene, ho veramente capito che avevo dato il
peggio di
me. <<
Sì, te lo prometto. >> Alza il capo dal mio petto e mi guarda
attentamente con un minuscolo sorriso che mi fa trovare la mia audacia.
<< Pensi che un piccolo bacio io possa... permettermelo? >>
Si
finge pensierosa e aumenta la stretta attorno al mio busto. <<
Piccolo piccolo. >> Ridendo annuisco e faccio sfiorare le nostre
labbra. <<
Mmmh, quanto mi sei mancata. >> E non mento, e per farglielo
capire la
riprendo a baciare, ma questa volta come si deve. <<
Non eri mai stata in montagna? >> Sento Marco porgere questa
domanda a
Elise mentre l’aiuta a rimettere a posto un vecchio quadro di famiglia.
Abbiamo
deciso di ordinare un po’, almeno per non vivere con gli acari
attaccati
addosso e noto con piacere che sia Marco che Gigi sono curiosi di
conoscere meglio
Elise, infatti le gravitano attorno come se fosse un’ape regina e la
cosa non
mi turba, non solo perché so che Marco è innamorato pazzo della sua
Elena – che
mi ha fatto i complimenti per il bell’esemplare di ragazza – e Gigi...
beh è Gigi.
Se non mi fidassi di lui sarei da ricovero! <<
Quello è un sorriso ebete? >> È Fabrizio a riportarmi con i piedi
per
terra e con gli occhi su di lui invece che sulla mia ragazza. Il suo
tono non
era divertito, né tantomeno cordiale. <<
Che cosa vuoi? >> <<
Niente. Che cosa potrei volere? > <<
Bella domanda. Mi chiedo come mai tu abbia deciso di venire qui in
effetti...
>> << A
parlarti? >> Mi chiede divertito. <<
No. Qua in montagna. >> <<
Per stare con gli amici. >> Risponde con un sorrisone, scrollando
le
spalle. <<
Non credo... se no non ti saresti portata Silvia. >> <<
Ti da tanto fastidio che sia qua? >> Aggrotto la fronte. <<
No, mi è indifferente. È solo che non voglio rovinare il weekend a
Elise.
>> <<
Da quando pensi prima a lei che a te? >> Ora sembra stupito e un
po’ lo
sono anch’io; perché tornando a guardarla, mi rendo conto che è da
quando la
conosco che metto il suo bene prima del mio... ma non me ne pento e
Fabrizio
non merita una risposta. <<
Che te ne pare di Gigi? >> Le chiedo quando rientriamo in camera
dopo
aver passato il resto del pomeriggio a mettere un po’ a posto lo chalet
con gli
altri. Marco e Gigi hanno preso subito in simpatia Elise e la cosa mi
fa
enormemente piacere. <<
È simpatico. È un gran bel
tipo. >> Mi dice divertita guardandomi di sottecchi mentre si
toglie le
scarpe. <
Un gran bel tipo? >>
Chiedo stranito sedendomi sul letto. Lei annuisce ampliando il suo
sorriso e
guardandomi apertamente, con le braccia incrociate sul petto. <<
Nel
senso che è un bel ragazzo? >> Lei ridacchia e mi si avvicina
saltellando
per poi sedersi sulle mie gambe e portando le sue braccia dietro il mio
collo. <<
Già, nel senso che è un bel
ragazzo... MA... >> Aggiunge fermandomi poiché stavo già per
aprire
bocca. << Non è niente confronto a te. Preferisco di gran lunga i
ragazzi
con i capelli scuri, anzi no... preferisco di gran lunga te, punto.
>> La
stretta che stava soffocando il mio stomaco scompare e io torno a
sorridere.
Senza farmi rispondere, si alza e si avvicina alla porta del bagno. <<
Mi faccio una doccia e poi scendo a cucinare, ok? >> La osservo
mentre si
appoggia allo stipite della porta e annuisco ancora con le sue parole
impresse
nella mente “preferisco
di gran lunga te, punto”. <<
Non hai bisogno di compagnia? Magari potrei lavarti la schiena.
>> Non
posso soffermarmi sul mio cuore che batte a mille, non posso farle
capire
quanto mi abbia fatto piacere sentirmi dire quelle parole; le sorrido
maliziosamente e lei alza gli occhi al cielo. Sapevo che la sua
risposta
sarebbe stata no. <<
No grazie, devo fare in fretta, e so che non ci metteremmo poco se tu
entrassi
in bagno con me. >> <<
Modestamente. >> Alza nuovamente gli occhi al cielo ma questa
volta ride
anche. <<
Grazie per metterti tu ai fornelli. Almeno qualcuno aiuta Elena. Sandra
è impedita
a cucinare e da quello che ricordo, anche Silvia. >> <<
Non è un problema, al massimo avveleneròlei. >>
Non riesco a non ridere – poiché è semplice capire che la
lei in questione è Silvia – e lei – Elise – facendomi l’occhiolino, si
chiude
in bagno. Il
telefono di Elise sta suonando. È sul letto, accanto me... e suona. Sul
display c’è scritto che è sua madre ma io non so se rispondere. Se non
lo
faccio, sicuramente la madre si preoccuperà, se invece lo faccio...
Elise come
minimo mi spella vivo. Al quarto o al quinto squillo, decido di
rispondere, a
Elise posso anche affrontarla ma la madre sicuramente si preoccuperebbe
per
nulla se nessuno le risponde. <<
Pronto? >> << E-Elise? Non mi pare che mia figlia abbia
tutt’un tratto questo tono di voce? >> Non posso impedire al
mio
volto di fare una smorfia e a una mia mano di passare tra i miei
capelli: sono
in imbarazzo. <<
In effetti sua figlia non ha questa voce. >> Wow, che acume che
ho. << Bene... sono contenta che non abbia deciso
di fare qualche strana operazione per diventare uomo. Sei Alex?
>> La
sua ultima domanda mi fa quasi sobbalzare il cuore in gola. <<
Sì signora, sono Alex, è un piacere conoscerla e... beh posso benissimo
spiegarle perché non ha risposto Elise al telefono. >> << Per favore dimmi che sta bene. >>
Il tono da divertito è passato a preoccupato. <<
Sìsì sta benissimo, è solo sotto la doccia. Non volevo che si
preoccupasse per
nulla e quindi ho risposto io. >> << Oh che carino che sei stato. Lei sa che
rispondi al suo telefono? >> È tornata a essere divertita...
e ne
sono contento ma la domanda che mi ha fatto... beh... <<
Ehm... veramente è la prima volta che capita. >> << Bene, spero solo non ti uccida. >>
Scoppio a ridere, è strano che la madre della mia fidanzata speri le
mie stesse
cose! La porta del bagno si apre, e questo mi fa interiormente tirare
un
respiro di sollievo. <<
E’ appena uscita dal bagno.>> << Oh bene, divertitevi e... Alex? È stato un
piacere conoscerti. >> Sorrido mentre osservo Elise
avvicinarsi a me con
passo tranquillo. È ancora bagnata e ovviamente mezza nuda. Stupenda. <<
Certo,
è stato un piacere anche per me; gliela passo. >> Elise mi guarda
curiosa
e vedo che alza un sopracciglio quando vede che le sto porgendo il suo
cellulare. <<
Pronto? >> Chiede quasi senza voce. Qualche secondo dopo sgrana
gli
occhi. << Mamma? >> Conversano qualche minuto, e io nel
frattempo
mi muovo agitato, sul letto, per cercare di decidere che cosa dirle.
Non voglio
che mi ammazzi, d’altronde non ho fatto nulla... e soprattutto non
voglio
ancora litigare. <<
Ok. Allora buon lavoro. >> Quando le sento dire sta frase, cerco
di
deglutire, una volta attaccata la comunicazione, si volta subito verso
di me. <<
Il telefono suonava. >> Mi difendo subito e vedo lei che è
palesemente
senza parole, voglio solo svignarmela in questo momento – e non solo
per la
paura, è nuda sotto quel telo e... e sotto ci aspettano. << Tua
madre è
una forza. Comunque vestiti. >> Velocemente le poso un bacio
sulla
fronte, e su di essa sussurro: << Sei una tentazione così, ti
aspetto
sotto. >>Esco anche fin troppo velocemente dalla camera e nel
corridoio
incontro Gigi. <<
Ehi, che hai? >> <<
Ho parlato con sua madre. >> Sgrana gli occhi. << A
quando il matrimonio? >> Lo guardo trucemente e scendo le scale
per raggiungere
la cucina udendo la sua risata. Che deficiente!
Introduzione: Buonaseeera,
inutile dire il perché del mio ritardo, tra il
lavoro, la scelta di abbandonare o meno lo studio e per mancanza di
tempo, è
passato un bel po’ dall’ultimo aggiornamento... ma ora sono qui. E poco
importa
che non sia mercoledì, ho appena finito di scrivere il capitolo... e
volevo
farvelo leggere senza farvi attendere ancora oltre. Spero vivamente vi
piaccia... siamo all’ultima parte del viaggio in montagna. Questo
capitolo,
os, riporta i fatti del capitolo 15 e 16 di “Overwhelms me
–
Travolgimi”. Per tenervi
informati sulle mie storie, gli
spoiler o le cavolate che sparo un giorno sì e l’altro pure, potute
aggiungermi
al contatto
di
Facebbok, o al gruppocreato
da poco – bisogna fare la richiesta per iscriversi. Ultima cosa,
poiché in questo periodo ho scritto
OS e cose varie... date un’occhiata alla
serie “Travolgimi”
e controllate
se avete letto tutto quello che riguarda questi pazzi protagonisti :)
Buona lettura e soprattutto...
spero di non metterci un'eternità a riaggiornare :)
» Le domande esistenziali ti
confondono solo. Non porgerti domande... trova le risposte tramite i
gesti che fai, perché sì, quelli vengono fatti col cuore.
Titolo
raccolta:Stravolgimi
– Alex pov. Sottotitolo:Intenzioni
da sostenere. Rating:arancione
quasi rosso. Alex
pov. Mi ha appena fatto un pompino. Come posso
essere
ancora vivo? Cioè... non è che non me lo avesse mai fatto nessuno prima
d’ora
ma... è stata lei a farmelo. La mia piccina. La osservo
mentre è qui, accanto a me, appoggiata
con la testa sulla mia spalla e fa dei ghirigori sul mio petto con un
suo dito.
È tranquilla, mi sta lasciando riprendere e soprattutto sta
canticchiando
qualcosa. << Che
cosa canti? >> Stento a
riconoscere la mia voce, mi raschio la gola mentre Elise alza il volto
verso il
mio, sta sorridendo solo con le labbra... eppure la trovo bellissima. È
sorprendente quanto mi piacciano i suoi sorrisi. Quello che preferisco
di più è
quello che lei definisce alla “Mentadent”, cioè che tutti e trentadue i
denti sono
ben in mostra e di un bianco quasi accecante. << “L’ascensore”.
È di Ambra Angiolini, da piccola impazzivo per le sue canzoni. >>
<< La
moglie di Renga? >> Annuisce.
<< Cantava? >> Chiedo stupito mentre lei sgrana gli occhi. << Hai
condotto anche “Non è la Rai”!
>> Aggrotto la fronte. << Non
mi viene in mente. >> Sbuffa e
si ributta sul mio petto, tornando come prima. << È
stato strano, sai? >> Il suo
sussurro mi mozza il respiro; a che cosa si riferisce? << Che
cosa? >> Chiedo cautamente. Rialza
il viso e inarca un sopracciglio. <<
Berti che cosa stai pensando? >> È
palesemente divertita e a me sembra che un granchio mi abbia morso la
lingua. << Tu
a che cosa ti riferivi? >>
Chiedo infine, sperando almeno di non aver preso una gran cantonata. <<
Uffa, perché mi smorzi sempre il
divertimento? >> Sta facendo i capricci, e io non riesco a non
reprimere
un sorriso. La faccio stendere supina e mi sdraio quasi del tutto su di
lei. Le
accarezzo una guancia e gioco con alcuni ciocche dei suoi capelli. <<
Stavi parlando di prima? >> Annuisce mentre le
sue guance si colorano un po’.
<< Vuoi spiegarmi cosa... intendi per “strano”? >>
Arrossisce
maggiormente e io non riesco a non chiedermi se le abbia fatto schifo.
Io non
l’ho obbligata a fare niente, soprattutto... beh avrebbe potuto
scansarsi! Io
l’ho avvisata. Diciamo che potrei dire di avere la coscienza a posto. << Che
ne so! Era la prima volta...
>> Ridacchia in imbarazzo, arrossendo sempre di più. << Non
so
nemmeno se l’ho fatto bene e non so nemmeno perché ho ingoiato o
comunque perché
non mi sono scansata. >> Ride, ride e arrossisce, cerca di
coprirsi il
viso ma non glielo permetto, appoggio le mie labbra sul suo naso e
sorrido. << Hai
fatto tutto alla perfezione e poi...
è vero, potevi scansarti ma non lo hai fatto, evidentemente non lo
volevi fare.
>> <<
Perché riesci sempre a starmi dietro e a
calmarmi? Come fai? >> Mi chiede, in modo serio ma con
un’espressione
dolce mentre porta le sue braccia dietro al mio collo. << Ah
non lo so, ma sono molto ma molto
contento di riuscirci. E comunque, anche se sapessi come ci riesco, non
te lo
direi: i trucchi del mestiere non vanno svelati. >> <<
I trucchi del mestiere... >> Mi guarda scettica ma infine non
ribatte,
scuote il capo e io poso un bacio sulla sua fronte. <<
Vuoi vedere un altro trucco? >> Cerco di non ridere, soprattutto
quando
alza la testa con un sopracciglio alzato. Schiocca la lingua e sospira
chiudendo un attimo gli occhi. Sta cedendo. <<
Chissà perché ma so che dovrei dire “no”... eppure dico “sì”. >> <<
Ti assicuro che non te ne pentirai. >> Mormoro salendole del
tutto addosso,
prendo a baciarla e man mano scendo sempre più giù... <<
Dove hai lasciato l’anima gemella? >> Mi chiede Gigi, sfottendomi. <<
Al piano di sopra, sta litigando con la tuta da sci. >> Il mio
amico
ridacchia mentre io mi riempio una tazza di caffè con un lieve sorriso.
Guardo
chi c’è in cucina e noto che ci siamo tutti, manca solo Elena
all’appello. <<
Stanotte potevate anche trattenervi un po’. >> Sibila Silvia
senza
guardarmi, schioccando subito dopo la lingua. Reprimendo un sorriso,
bevo un
sorso di caffè. Gigi mi guarda con un mega sorrisone. <<
Non ti sei minimamente trattenuto? >> Sicuramente è lui quello
più
divertito ma io non riesco a non sorridere. Marco non si esprime, non a
parole
almeno, mi da solo delle pacche sulle spalle. <<
Perché avrei dovuto farlo? >> La domanda è rivolta sia a Gigi che
a
Silvia, ma il mio amico non risponde, la mia ex sì. <<
Beh non siete da soli in casa, un minimo di contegno ci vorrebbe.
>> È
inviperita ma io trovo la cosa solo divertente. <<
Scusate se faccio l’impiccione ma... >> Inizio, rivolgendomi a
tutti.
<< Marco, ieri sera hai dormito profondamente senza sfiorare
Elena?
>> Marco mi guarda inequivocabilmente. <<
È vero, non sono affari tuoi, ma poiché ho capito dove vuoi arrivare,
ti
rispondo: l’ho toccata e anche con molto piacere, con piacere di
entrambi
ovviamente. >> Silvia
finalmente mi guarda e stringe le labbra irritata: ha capito anche lei
dove
voglio arrivare. <<
Fabio? Sandra? >> Loro due mi guardano, come per dirmi “ma c’è
anche
bisogno di chiedere?” <<
Siamo stati dei conigli. >> Dice Fabio, subito beccandosi uno
schiaffo sul
braccio, ma la mia risposta l’ho avuta, se litigano, sono affari loro;
infine
mi giro verso Gigi, sta bevendo e mi guarda con la fronte aggrottata. <<
Non pensare di pormi veramente la domanda. Lo sai che sono timido.
>>
Rido, ma lui non risponde a me, o almeno non guarda me, si volta verso
Silvia e
Fabrizio. <<
Io non so voi che cosa abbiate fatto ieri sera ma io tutto sommato mi
sono
divertito, anche se ero da solo. Certo, avendo sentito Elise come
sembrava
appagata, non posso dire di essere arrivato a quel punto, ma non mi
lamento.
>> <<
L’hai sentita anche tu? >> Chiedo con voce più bassa. <<
Oh sì, ha un’estensione vocale niente male. >> Ammicca,
beccandosi una
mia occhiataccia. <<
Resta il punto che potevate trattenervi. >> Ci interrompe Silvia. <<
Resta il punto che potevi farti scopare e godere anche tu. >>
Ribatto
facendole schiudere la bocca a corto di parole. Se ne va, lasciando la
cucina e
Fabrizio non dice nulla, si fa un tramezzino e solo dopo spiccica
parola. <<
Dovresti andarci più cauto con lei, non è così entusiasta di vederti
così
felice e appagato. >> <<
Se sono felice e appagato, non è più affar suo. E se per questo nemmeno
tuo.
>> <<
Oh lo so, e a me non interessa come stai, ma lei adesso sta con me...
>> <<
E se non è di buon umore non te la dà. >> Ridacchio
dell’interruzione di
Gigi. Fabrizio morde il suo tramezzino e non risponde, seguendo la sua
vipera
subito dopo. <<
Oh Gigi, acqua in bocca con Elise. >> Mormoro. <<
Su cosa? >> <<
Sul fatto che l’hai sentita. >> Lui ridacchia e annuisce, mi
scambio uno
sguardo anche con gli altri e Sandra alza gli occhi al cielo. <<
Sto zitta, ma solo perché non voglia che mi muoia per imbarazzo.
>> Mi
sorride e io annuisco. Non so perché, ma Sandra... non lo so, mi sembra
quasi
che sia sempre fin troppo attenta, alle mie parole, a quelle di Elise e
addirittura alle sue. Non mi piace, che ci posso fare? <<
Sono piuttosto su di giri. >> Dice Fabio con un sorriso mentre
osserva
Elise e Sandra cantare a squarciagola la canzone “È quasi magia Jhonny”. <<
Loro o te? >> Chiede Gigi, piuttosto allegrotto per via delle
canne e
dell’alcol, sinceramente, io, ho bevuto giusto due bicchieri e il
secondo è
ancora a metà... e ce l’ho in mano. <<
Loro. >> Dice Fabio sorridendo. Porto il mio sguardo sulla pazza
della
mia fidanzata e un sorriso increspa anche le mie labbra. <<
Le ho detto che facciamo l’amore. >> Sento gli occhi dei miei
amici
addosso, non ci do peso. <<
Ieri sera, prima del concerto sinfonico...
beh ho detto qualcosa simile “come facciamo l’amore è giusto
parlarne”... ho
detto “facciamo l’amore”. >> <<
Concerto sinfonico... sei un gran maestro di musica. >> Gigi
trucida con
uno sguardo Fabio, gli tira anche uno scappellotto ma io non me la
prendo,
sorrido solamente. Gigi si raschia la gola, anche quando non è del
tutto in sé,
riesce a fare il serio, mi sono sempre chiesto come diamine ci riesca.
Bah, i
misteri della vita. <<
Lo hai detto senza pensarci? Ti sei pentito di averlo detto? >> <<
Non mi pento di nulla, ieri notte è stato tutto fantastico. Dalla A
alla Z. Il
punto non è quello, il punto è che stento a crederci... suvvia! Mi
conoscete,
quando mai parlo di “fare l’amore”? >> <<
Prima non ne parlavi, ma questo non significa che da ora in poi tu non
ne possa
iniziare a farlo. >> Dice Fabio per poi bere un altro sorso del
suo
drink. <<
E soprattutto se lo hai detto, >> Dice Gigi catturando la mia
attenzione.
<< Che cosa ti fa pensare che non sia amore anche quello che
provi per
lei? >> <<
Perché te ne esci con queste domande esistenziali quando sei ubriaco?
>>
Chiedo non riuscendo a motivare la stretta allo stomaco. <<
Beh sono io quello ubriaco, mica tu! Quindi le risposte potresti anche
dartele
e secondo me avrebbe anche un vero significato. >> Scuotendo il
capo,
finisco di bere il mio drink e penso se sia vero o meno: sono
innamorato di
Elise? Mi
muovo, mi stiracchio e sbadiglio anche. Mi volto di lato e vado
convinto di
circondare la vita di Elise ma trovo il letto vuoto e freddo. Apro gli
occhi e
mi rendo definitivamente conto che Elise non è accanto a me. Elise è
già
sveglia. Strano. Di solito è sempre l’ultima a svegliarsi. Sbuffando,
abbraccio
il cuscino e richiudo gli occhi, mi beo del suo profumo ma non averla
accanto
non mi piace: mi è passato il sonno. Velocemente mi alzo e mi butto
sotto la
doccia. Ieri
sera ha alzato un po’ troppo il gomito, se non mi sbaglio le ho chiesto
scusa,
ma so che non diventerà un vizio e sono più che certo che mi ha dato
dello
stupido proprio per essermi scusato – sempre se se lo ricorda. Lentamente
scendo le scale ma prima di sbucare in cucina, mi fermo perché sento la
voce di
Elena. <<
Marco si sente diverso... sotto alcuni punti di vista, quindi... beh
stenta
ancora a credere che io possa volere lui. È un po’ scemo, scusalo.
>> <<
So che cosa significa sentirsi... diversa, inadatta. Posso capirlo.
>>
Appaio in cucina e abbraccio da dietro la mia piccola insicura; perché
non si
rende conto che lei è speciale, non diversa? <<
Non dovresti. >> Le poso un bacio su una tempia. << Tu vali
di più
di tutti. Non devi sentirti inferiore a nessuno. Ovviamente sono
sincero e la stretta che si rafforza, mi fa capire che mi crede e che
mi ringrazia. <<
Perché
devo sgridarti? >> Dico a Fabio, sdraiato sul divano con accanto
Gigi e
Marco. Fabio alza la testa, mi osserva e io mi metto davanti a lui,
sedendomi
sul piccolo tavolino – certo che mi regga poiché la sera prima non ha
ceduto
nemmeno un secondo con Elise e Sandra sopra. <<
Ah non lo so, perché non me lo dici tu? >> Gigi si alza e va in
cucina,
io lo osservo per un attimo e infine riporto lo sguardo su Fabio. <<
Ma che ne so! Elise mi ha fatto capire che dovevo sgridarti, hai
litigato con
Sandra? >> Il mio amico alza un sopracciglio; Marco ridacchia. <<
Avere le proprie fidanzate come migliori amiche è un suicidio. Non so
come
facciate. >> <<
Tieni conto che io e Sandra stiamo insieme un giorno sì e un mese no...
direi
che non è così difficile. >> Aggrotto la fronte. <<
Che avete combinato sta volta? >> <<
Ma niente, abbiamo litigato come nostro solito. >> <<
Quello che per te può sembrare una cavolata, magari per lei non lo è.
>> <<
Il punto è che per lei niente è una cavolata. Litighiamo persino perché
magari
respiro troppo. >> Sorvolo, non gli credo... ed è strano, perché
Fabio
non mi racconta cazzate. <<
Puoi non guardarmi così? >> Mi chiede irritato, Marco lo guarda
scioccato
ma Fabio si stava rivolgendo a me. Marco si alza e ci lascia soli, io
mi siedo
accanto al mio amico e aspetto che parli. << È
un problema di sesso. >> Sputa infine. Cerco di non mostrare
niente
tramite la mimica facciale. <<
In che senso? >> <<
Nel senso che vengo troppo presto. Non so come spiegarlo ma è lei...
non deve
venirmi incontro, non mi deve istigare... non resisto! >> Cerco
di non
ridere. <<
Sembra tanto una scusa. >> Ammetto sorridendo. Lui si passa una
mano tra i
capelli. <<
Magari lo fosse. >> Stiamo
pranzando,
ridiamo, scherziamo, conversiamo amabilmente e cerchiamo di bloccare i
discorsi
assurdi e troppo spinti di Gigi. Elise sembra adorarlo, ci parla più
che volentieri
e soprattutto si diverte a prendere in giro Fabio, che purtroppo le dà
corda. Sandra
non sembra apprezzare molto ma non lo fa notare, scherza e ride anche
lei. Io non
posso non guardarmi attorno e dire grazie per le fantastiche persone
che mi
circondano... beh sì, Fabrizio e Silvia esclusi, anche se in realtà
sembrano
proprio di un mondo a parte, conversano poco ma d’altronde non mi
meraviglio. Sono
rimasto stupito del bacio che mi ha dato poco fa Elise, mi si è
avviluppata
addosso e non che la cosa mi sia dispiaciuta ma non ha voluto dirmi il
perché,
peccato che quando l’ho vista appoggiarsi al bancone della cucina quasi
come se
avesse un mancamento sono andato in panico! <<
Elise quante foto hai fatto? >> Le chiede Gigi. <<
Ho quasi riempito una memory card da tre giga. <<
Sei sempre la solita esagerata. >> Dice sorridendo Sandra, Elise
in
risposta le fa la linguaccia. Vuole che
io conosca i suoi genitori. Vuole fare un altro passo avanti. Può
scoppiarmi
il cuore di gioia? In questo momento la sto stringendo a me, le sto
dicendo
grazie con questo mio gesto ma non riuscendo a resistere, la bacio e
poco
importa che Gigi c’interrompe, ho ancora il cuore che batte a mille e
se
potessi, mi mettere a saltellare e a fischiare come se fossi allo
stadio. <<
Ragazzi! Abbiamo appena
finito di mangiare, abbiate pietà di noi! >> Ridendo, ci
allontaniamo ma
me la tengo comunque stretta, perché ora come ora devo sentirla vicina,
devo
continuare a gioire almeno mentalmente. <<
Ditemi quello che volete,
ma secondo me, state benissimo insieme. >> Capisco con un attimo
di
ritardo che Elena è rivolta a me e ad Elise, io cerco di non ridere ma
solo
perché Elise arrossisce. <<
Grazie. >> Sussurra
la mia piccina abbassando lo sguardo imbarazzata. <<
Oh suvvia Eli! Non fare la
timida, non ti ho mai vista così raggiante e per di più Alex riesce
quasi a
farti tornare vivace come un tempo. >> Sandra le fa l’occhiolino
e vedo
Elise sorridere. E io non riesco a non chiedermi in che senso io riesca
a farla
tornare vivace... quando l’ho conosciuta era già così... <<
Quali parti? Quella della
lagnona? Della capricciosa? >> Inutile specificare che a parlare
sia
stata Silvia, m’irrigidisco, apro bocca per parlare ma Elise mi precede. <<
Non pensavo che ci
conoscessimo, né tantomeno che tu sapessi qualcosa di me a tal punto da
poter
parlare. >> Fremo, e in qualche modo sentire Elise così
combattiva mi
accende. Cazzo sono orgoglioso di lei! Eppure non ha ancora detto nulla
ma si
sta facendo valere... e se ho capito bene, queste parole erano dirette
anche a
Fabrizio, che non appena Elise ha finito di parlare, ha alzato lo
sguardo da un
giornale di cruciverba. <<
Non c’è bisogno di
conoscerti, sei un libro aperto. Stracotta del primo ragazzo che ti ha
notato,
felice di essere stata fintamente accolta tra i suoi amici – perché sai
che
questi sono isuoiamici, vero? Tu qui in
mezzo non
c’entri proprio niente. Non sei nessuno, né per loro né per lui.
D’altronde a
una bambina bisogna pur viziarla... non concordi? >> Ma come osa
dire
certe cose di Elise? Di certo non è mai stata lei
quella accettata, né da me né tantomeno dai miei amici. Sto
per prendere la parola ma Elise
mi trattiene, rimane per qualche altro secondo in silenzio, poi parla
con un
tono di voce che mi stranisce: parla tranquillamente ma si sente che è
arrabbiata. <<
Sai Silvia, se mi avessi
parlato così quattro anni prima, ti saresti ritrovata con qualche dente
in meno
senza rendertene conto. Ora, non volendomi abbassare aituoilivelli, posso
semplicemente dirti che
del parere tuo e delle persone superficiali, non me ne faccio niente.
Alex mi
vuole qui, e io sono qui. Tu puoi anche definirmi una bambina
capricciosa e
lagnosa ma le tue parole mi scivolano addosso. E sai perché? Perché per me non vali niente. Perché so
che parli per invidia e per malignità; tra le due, la bambina sei tu,
quella
non accettata, sei tu, quella mollata, sei sempre tu.>> Un lieve
sorriso
sta increspando le mie labbra. Forse stona con la situazione ma sto
veramente
gioendo per Elise che ha tirato fuori le palle che sono certo in realtà
non
abbia, a meno che non le siano cresciute nelle... precedenti dodici ore. Silvia,
incazzata si alza e Elise fa
lo stesso ma la trattengo, non voglio che si abbassi al suo livello,
anche perché
come ha detto lei stessa non ne vale la pena. <<
Ti senti grande, vero? Solo
perché per il momento ti sta dando un po’ di attenzione. Beh non
saltare di
gioia, tra qualche tempo si stuferà di te e dirà che lo hai tradito per
poi
divertirsi lui con qualcun’altra. Non festeggiare troppo Elise.
>> Sto
per alzarmi e scoppiare, perché lei non sa niente del rapporto mio e di
Elise,
e non può mettersi lì a mandarci ogni sfiga possibile e immaginabile.
Io mi
sono comportato male con Silvia, non l’ho mai negato, almeno non da
quando sono
tornato in me ma non può ferire così volutamente Elise senza che sappia
come
stanno le cose nel nostro rapporto e non può nemmeno aprire bocca su
quello che
c’era un tempo tra me e lei. Elise
fa un altro passo avanti e
lascia la mia mano. <<
Non sapevo che le persone
che fanno tutto ciò per semplice divertimento mettessero di mezzo amici
e
parenti. >> Io m’immobilizzo: come fa a sapere che con Silvia non
è
accaduto? La risposta me la da Gigi sghignazzando. La cosa non mi
stupisce e
non mi fa nessun effetto, è solo che... so che Silvia ci rimarrà male.
Tutto qua. <<
In che senso? >>
Silvia è confusa o forse ha capito. <<
Se vuole prendermi in giro
perché presentarmi alla madre? Perché voler conoscere i miei genitori e
avermi
chiesto di andare con lui al matrimonio della cugina? >> Silvia è
delusa
e umiliata, Elise ha toccato un tasto dolente... <<
Sei un bastardo. A lei, che
conosci da due mesi, hai presentato tutta la tua famiglia, con me, che
ci sei
stato tre anni, mi hai presentato proprio di sfuggita tua sorella. Non
ti fai
schifo? >> Silvia sta urlando, perché è così che si sfoga e
sinceramente
non penso che abbia tutti i torti, ma se già ai tempi che furono non
ritenevo
la nostra storia importante, perché avrei dovuto illuderla più di
quanto io
abbia già fatto? <<
Puoi pensarla come vuoi, ma
non ti ho mai preso in giro, non ho mai detto di amarti e non ti ho
promesso
mari e monti. Con
Elise le
cose nascono spontanee, vengono dal cuore ma non per questo devo
giustificarmi
con te. È molto che non stiamo più insieme, è una vita che non ci
vediamo e che
cosa fai? Vieni qua, nel mio chalet, accompagnata da quello che si
reputa mio
amico ma che si diverte a sfottere la mia ragazza – senza conoscerla
per giunta
– e accusi me di fare schifo? Per cosa? Per essermi finalmente preso di
una
ragazza che merita? Che mi vuole bene e che non farebbe scenate solo se
le
tocco i capelli in pubblico? Quella che deve crescere sei tu, Silvia.
>> Non
ho urlato, penso che sia già abbastanza scossa ma non potevo tenermi
ancora
tutto dentro. Silvia cerca di non piangere. <<
T-ti sei innamorato?
>> La sua voce trema e torna a sedersi. Vedo Elise abbassare lo
sguardo
ma soprattutto la sento immobile. Il mio cuore torna a battere furioso.
Che cosa
devo dire? Perché ancora questo quesito? <<
Anche se fosse, non lo devo
dire a te. >> Silvia sospira pesantemente e si alza dal divano
per poi
salire le scale; Fabrizio non si muove, non subito almeno. <<
Stai mandando tutto a puttane
perlei.
>> Sorrido. <<
No, è qui che ti sbagli
Fabri. Io grazie a lei sto rinascendo. E i veri amici, non dovrebbero
fare
quello che stai facendo tu. Quindi, non parlare, vattene. >>
Fabrizio mi
guarda dalla testa ai piedi ma infine se ne va, raggiunge Silvia.
Attorno a noi
c’è silenzio. Non so che fare e sento lo sguardo di Elise addosso. Non
sono
arrabbiato con lei, certo ha giocato un po’ sporco ma io al suo posto
avrei
fatto di peggio, quindi per tranquillizzarla, torno a guardarla. E non
riesco a
capire perché abbia gli occhi un po’ lucidi. <<
Non dare minimamente peso a
quello che hanno detto, ok? >> Annuisce mordendosi il labbro
inferiore, le
accarezzo un braccio e un secondo dopo me la trovo addosso, vuole
essere
abbracciata, e lo faccio. Perché dopotutto non deve essere stato
facile, per
lei, affrontare così apertamente alcune sue paure, e alcune cose che
Silvia le
ha sputato in faccia. Ma voglio che capisca che io ci sono, e che non
ho
intenzione di andare da nessuna parte. Ho intenzione di tenermela
stretta.
Capitolo 11 *** Affrontare tutto con voglia e coraggio ***
Introduzione: Seraaaa :) me lo ero
ripromessa: oggi avrei
aggiornato. Ed eccomi qui. Anche se il capitolo, OS, è un po’ cortino
ma penso
che sia inutile mettere troppe informazioni sul fuoco anche se questa
non è la
storia primaria. Non sono
morta, sono viva e vegeta xD è solo che... beh è inutile che mi scuso,
tanto
sapete che ho poco tempo ^^” ma spero di ritrovarvi ancora una volta e
che il “capitolo”
vi piaccia. So ch non
siete molti a leggere questo “spin-off” (non so se si possa definire
tale) ma
volevo comunque dirvi che ho un BLOG che uso
pochissimo
ma che proprio oggi ho aggiornato... magari quello che ho scritto
potrebbe “interessarvi”.
Ovviamente per gli spoiler, il gruppo
vi attende ;) buona lettura. Anzi no,
scusate. Questa, OS, riprende i fatti del
capitolo 17 di “Travolgimi”.
»
La paura ti blocca, ma se viene colpito qualcosa
o qualcuno a cui tieni... mandi al diavolo la paura.
Titolo
raccolta:Stravolgimi – Alex pov. Sottotitolo:Affrontare
tutto con voglia e coraggio. Rating:arancione
quasi rosso. Alex pov. Casa di
Elise, oramai, la conosco quasi come le
mie tasche e mi è inevitabile osservare fin troppo attentamente il
divano in pelle
nera ma Elise, purtroppo se ne accorge. <<
Alex! >> Dice schiaffeggiandomi il braccio. << Non ora. Non
farti
passare cose strane per la testa quando stanno per arrivare i miei
genitori!
>> Scoppio a ridere e la stringo tra le mie braccia. Confronto a
me è
talmente piccola che quasi scompare nel mio abbraccio e la cosa mi
piace.
Perché sembra talmente indifesa che solo io possa “salvarla”. Penso di
star ammattendo. Da quando ho la sindrome da cavaliere senza macchia e
senza
paura? Bah. <<
Ammettilo, mi stai dicendo di non pensarci solo perché se ti chiedessi
di farlo
ora non riusciresti a dirmi no... >> Ecco una cosa che mi piace
del nostro
rapporto: il fatto di poterci prendere in giro anche in modo malizioso.
Lei
gioca con me, in tutti i sensi e la cosa mi allieta, perché da quello
che mi ha
sempre detto mia madre, ogni qualvolta mi parlasse delle coppie
innamorate, è
giusto sapersi prendere in giro a vicenda, che ridere fa bene. E questo
weekend
ci ha solo aiutato a far scomparire questo piccolo e inutile tabù.
Inutile dire
che questa cosa mi fa veramente tanto tanto piacere. <<
Oh mio Dio, mi hai scoperta, adesso come facciamo? >> Ed ecco che
il suo
sarcasmo sbuca fuori... mi piace anche questa cosa di lei, ed è
assurdo, perché
non a tutti piace non essere mai presi seriamente ma lei... beh lei
riesce a
essere seria e scherzosa nello stesso tempo ed è una cosa che mi fa
impazzire –
in senso buono. <<
Alex, andrà tutto bene e poi... sei ancora in tempo per andartene.
>> Opzione
allettante ma... no. Voglio veramente conoscere i suoi genitori, dovrò
pur
ringraziare qualcuno per averla conosciuta, no? Anche perché
ringraziare Sandra
proprio non mi va, non posso di certo darle soddisfazioni. Elise
continua a convincermi ma ovviamente non demordo ma una sua frase mi
lascia
esterrefatto. <<
Basta che sii te stesso. Lo apprezzeranno e poi, se veramente tieni a
me, non
potranno dirci nulla. >> Forse definirmi risentito è poco... è
che... sta
scherzando vero? Non può dire sul serio! <<
Elise, dimmi per favore che tu sei certa di quello che provo e di
quanto tengo
a te. Per favore. >> Non può dirmi una frase simile dopo tutte le
paranoie per schiarirmi le idee che ho affrontato per tutto il weekend.
No, non
può, non deve. Non so se
sono innamorato... d’altronde anche se lo fossi non è che mi si
accenderebbe la
lampadina o un coro di angeli prenderebbe a cantare nella mia testa...
penso
sia una cosa che capisci man mano, col tempo e con gli attimi che vivi
e di
questo posso accertarmi solo continuando a starle vicino, a viverla. < So
che tieni a me. >> Sospiro lievemente, sollevato. Ci ha
riflettuto
qualche attimo e devo ammettere che per un millesimo di secondo ho
pensato che
mi dicesse “beh veramente non lo so”, fortuna che non è andato così. In
quel
caso non penso che sarei riuscito a rimanere seduto a questo tavolo in
attesa
dei suoi genitori... <<
Solo quello? >> Ma che razza di domande faccio? Perché non ho
taciuto?
Perché non ho pensato prima di parlare? Cazzocazzocazzo! Elise
schiude la bocca per rispondermi ma si volta di scatto quando sente le
chiavi
nella serratura. Deglutisco, sia per mandare giù il mio cuore che
sembra
essersi stabilito nella mia gola, sia per stemperare la tensione per la
conoscenza che farò a breve. Sono
agitato, questo non lo posso negare, ma sono giustificato: tengo
veramente
tanto, tanto, tanto ad Elise e presentarmi ai suoi genitori è una cosa
importante, un passo che non ho mai pensato di fare, né con lei né con
le altre
che ci sono state prima ma... è strano quanto io adesso voglia piacere
a quelle
due persone che battibeccano nel corridoio della loro casa. <<
No Gigio, non preoccuparti! Porto io,anche,questo
borsone.
>> <<
Ah boh, ok. Tieni anche questo? >> Scoppio a ridere cercando di
trattenermi. Mi sembra quasi di trovarmi in una di quelle puntate di
casa
Vianello. <<
Gi, sai dove devi andare? >> Abbasso gli occhi sul tavolo e mi
mordo il
labbro inferiore per evitare di ridere sguaiatamente, ora capisco Elise
da chi
ha preso... È quasi
un’ora che sto parlando con i suoi genitori, mi trovo bene, mi hanno
messo a
mio agio e mi hanno fatto tante domande. Domande legittime, niente
d’imbarazzante. Ho persino apprezzato l’interrogatorio di Gigio; questo
dimostra che è un buon padre, che tiene a sua figlia e che vuole solo
il meglio
per lei. È una cosa che ho apprezzato e che me l’ha fatto adorare. Gigia si è
soprattutto informata sulla mia famiglia, devo ammettere di aver
glissato
parecchio parlando di mio padre – è un tasto dolente, a malapena lo
accenno con
Elise, figurarsi con i suoi genitori – ma di mia madre e mia sorella
non avrei
mai smesso. Mi ha fatto molte domande e ho notato che osservava spesso
come ci
guardavamo, scherzavamo e sfioravamo io ed Elise. Penso di essere stato
sotto
esame tutto il tempo ma sono stato bene, perché se è vero che fosse un
“test”,
beh quasi non me ne sono accorto. Spero solo di averlo passato col
massimo dei
voti. <<
Forse è meglio che vada. >> Dico dopo aver adocchiato l’orologio
e aver
sentito Elise trattenere l’ennesimo sbadiglio. Mi alzo e tutti con me;
ora sono
nuovamente agitato... come li saluto? Ma soprattutto, come saluto
Elise? Non
posso farlo davanti ai suoi genitori... o sì? No, a modo mio non la
posso
salutare davanti ai suoi genitori. Penso che poi veramente non mi
permetteranno
di avvicinarmi a lei nemmeno a un chilometro di distanza! <<
Non farti problemi a passare, almeno potrai vedere mia figlia quando
vuoi.
Sempre a orari opportuni, naturalmente. >> Posso mettermi a
saltare? No,
è meglio di no. Ringrazio Gigio e dopo qualche altre battute con Gigia
mi trovo
da solo con Elise, sul pianerottolo ad attendere l’ascensore. Sono senza
parole. Felice. Entusiasta. Soddisfatto. <<
Wow. >> Mormoro, Elise socchiude la porta, le faccio il gesto di
avvicinarsi – sono così comodo attaccato al muro. <<
“Wow”, cosa? >> <<
Beh mi aspettavo peggio. Ho avuto il lasciapassare per venire anche in
settimana! >> Dico ridacchiando. Lei sorride e si lascia
abbracciare
appoggiando il capo sul mio petto. Immergo il naso nei suoi capelli e
chiudo
gli occhi. <<
Sono così contenta. >> Sorrido e ascolto il mio cuore che batte
lievemente più forte. <<
Anch’io. Alla fine non è stato così tremendo come pensavi, no? >>
Annuisce.
E io dico mentalmente “grazie al cielo!” Mi posa un
bacio sul collo, fremo e cerco di deglutire. << Sono un po’
agitata per
il matrimonio di tua cugina. Non so nemmeno il suo nome. >> Mi
raschio la
gola e mi allontano quel tanto che basta per guardarla negli occhi. Sono un
coglione, avrei potuto, dovuto, darle
più informazioni sul matrimonio, sui miei parenti... sulla sposa! Cazzo, sono un coglione! È normale che
sia agitata. <<
Si chiama Valeria... e se preferisci, posso presentartela prima di
domenica,
così stai un po’ più tranquilla. >> Almeno questo glielo devo,
non vorrei
che le venisse qualche strano attacco di panico. <<
Ma ho una settimana piena. Devo studiare, studiare e studiare. Per di
più devo
anche trovare un attimo di tempo per cercare un vestito da comprare. E
quello
sarà un altro problema, perché non ho ancora accennato nulla ai miei
e...
>> La fermo, chiedendomi mentalmente quale sia il problema; anche
prima,
al tavolo, abbiamo parlato del matrimonio però... non si è accennato
niente
agli abiti, ma non è un vero problema questo. <<
Calmati. Calmati. Se il problema è il vestito, possiamo rimediare.
Sempre se
vuoi. >> Sospira. << E
come? >> Chiede quasi isterica, gesticolando. Posso sorridere?
No, meglio
di no. <<
Io posso aiutarti. Una parte possono metterla i tuoi, una io. Tanto non
serve
un abito lungo, un semplice vestito. Fa caldo, quindi non nero e non
troppo
scollato perché non ho intenzione di decapitare nessun mio parente e
non troppo
corto per la medesima motivazione. >> Ridacchia e torna ad
appoggiarsi al
mio petto, forse lo ha preso come uno scherzo ma io ero serissimo. Non
ho
intenzione di prendermela con qualche parente di mio padre, non mi
sembra il
caso e fare il fidanzato geloso... beh non è da me. E poco importa che
la
gelosia comunque, in quel caso, ci sarebbe. <<
Non lo so, posso pensarci? Voglio prima parlarne con i miei.
Sinceramente –
senza offesa – non me la sento di farmi prendere – anche se in parte –
un
vestito da te, non perché sei tu, ma semplicemente perché mi è
piuttosto
complicato anche solo prendere in considerazione una cosa del genere.
>> Trattengo
il respiro per un attimo e annuisco. La decisione aspetta a lei, io
posso solo
aiutarla se me lo permette. Ma evidentemente non vuole. Sospiro; è una
sua
decisione, io devo solo rispettarla... anche se non capisco perché
diavolo deve
intestardirsi così tanto con questa cosa dei soldi, se la posso aiutare
perché
non me lo permette? <<
Secondo me dovresti darle spazio... d’altronde anche a te urtano i
nervi se
qualcuno vuole offrirti qualcosa. >> Mi fa notare Fabio. Ho
praticamente
finito di lavorare, mi ha tenuto compagnia per un’oretta ma non lo
sopporto
più, non so quante volte mi sono maledetto per avergli raccontato tutto. <<
Sì, sarà anche vero ma sono solo il suo fidanzato, il matrimonio è di
mia
cugina... di certo non si sarebbe dovuta comprare un vestito adatto se
non l’avessi
invitata! >> Sì, sono un po’ nervoso. È che sul lavoro oggi
nessuno aveva
voglia di fare qualcosa e ho passato il tempo a urlare contro mio zio
sperando
che dicesse qualcosa agli altri, ho sprecato solo voce. <<
Quindi ti stai pentendo di averla invitata? >> Fabio ha un
sopracciglio
alzato e io lo imito. <<
No brutto scemo, sto dicendo che dovrei essere io ad occuparmi delle
spese! Ma sto
parlando da solo? >> Fabio alza le mani e le mette davanti al
viso. <<
Ho capito, sei di cattivo umore, la smetto. Dove vai ora? >> <<
Raggiungo Elise. >> <<
Manco abitaste insieme! >> Lo guardo trucemente. <<
Non è stata proprio una bella giornata, ho bisogno di riprendermi.
>> <<
Adesso
una scopata è in grado di farti riprendere? >> Mi blocco e non
gli
rispondo, lo guardo solamente. Fabio, non ricevendo una risposta, torna
a
guardarmi. << Che c’è? >> <<
Cosa ti fa credere che vedendo Elise scoperemo? >> Sì, sono
davvero
nervoso. Soprattutto dopo questa sua insinuazione. Come se io stessi
con Elise
solo per il sesso! <<
Sembra che non sapete fare altro. >> <<
In realtà penso che quelli siate te e Sandra... anzi no, voi nemmeno
quello.
>> Ci stiamo guardando in cagnesco. Lo so, è come avergli inferto
un
colpo sotto la cintura, sleale da parte mia ma queste insinuazioni non
hanno
senso e non sono per niente gradite. Non da uno dei miei più cari
amici. <<
Ehi che succede? >> Zio Mario s’intromette guardandoci
attentamente e
mettendosi in mezzo a noi. <<
Niente. Devo andare da Elise, ed è sicuramente meglio passare il mio
tempo con
lei che con uno stronzo di prima categoria. >> <<
Io sarei lo stronzo? Ma ti senti quando parli? >> <<
Tu sicuramente no. >> <<
Ok, adesso basta! Alex, vai. >> Non me lo faccio ripete, ascolto
zio
Mario e parto: raggiungo Elise. Il nervoso
a ogni metro che percorro scivola via, sparisce facendomi tornare a
pensare in
modo normale. Dovrò poi parlare con Fabio, ma tanto lo so, si risolverà
tutto. D’altronde
è una cazzata. Percorro
via Bologna e arrivato all’ultimo semaforo che mi divide da casa di
Elise, la
vedo seduta su un muretto. Sorrido, mi viene automatico. Aspettando il
verde,
faccio inversione sperando di non ammazzarmi e mi accosto al
marciapiede. Anche lei
mi ha visto e questo riesce a rallegrarmi maggiormente, tanto che
presumo di
avere un sorriso a centotrentasei denti. <<
Come mai in giro a quest’ora? >> Lo chiedo più che altro perché
se non l’avessi
vista e mi fossi precipitato a casa sua, poi avrei dovuto fare marcia
indietro
e tornarmene alla mia di casetta, senza vederla. <<
Te, come mai in giro a
quest’ora? >> Sorrido del suo tono malizioso. <<
Io ho finito di lavorare e avevo pensato di venire a vedere la mia
fidanzatina.
>> La intravedo sorridere e un momento dopo la vedo aprirmi la
portiera,
provo a scendere ma me la trovo addosso, la stringo a me scoppiando a
ridere,
adoro anche i suoi colpi di testa. <<
Wow, quanto entusiasmo! >> Mi permette di scendere dall’auto e
dice ad
Alessia di avvicinarmi. Ammetto di non ricordarla bene, l’avevo vista
una sola
volta ma in compenso è come se la conoscessi, Elise mi ha parlato
spesso di
lei. Sono molto amiche, anche se è da un po’ che non si vedono spesso. <<
Ti
assicuro che non mi sono persa niente. >> Elise ridacchia, e io
ci metto
un secondo di troppo per capire che sa tutto. Tutto. Ah. Mai ammettere
che è da
tanto che non vedi una persona, soprattutto se questa amica è molto
legata alla
tua fidanzata. <<
Credo di dovermi abituare. >> Elise e Alessia aggrottano la
fronte. << A
cosa? >> Mi chiede Elise attaccandosi al mio braccio. << A
non essere l’unico a sapere le cose. >> Sorrido. << Hai due
migliori amiche e le ragazze si raccontano tutto... quindi mi ci devo
abituare.
>> Come se lo facessero solo le
ragazze! Intreccia le nostre mani. <<
Ecco, facci l’abitudine, perché se combini qualcosa di male, non hai
solo Gigio
contro ma anche una bionda e una bruna! >> Scoppio a ridere ma mi
passo
una mano tra i capelli. Meno male che non ho cattive intenzioni con
Elise, perché
se invece fosse così dovrei avere molta paura... di Gigio soprattutto,
ovviamente. <<
Sarebbe meglio che ti vestissi. >> Dico
continuando a tenerla stretta, sulle mie gambe. Annuisce ma non
allontana le
labbra dal mio mento. Chiudo gli occhi e le accarezzo la schiena. Adoro
sentirla
così vicina, soprattutto ora che indossa il reggiseno e non la maglia.
E poco
importa se non possiamo fare niente perché di là ci sono i suoi
genitori e tra
poco arriveranno le sue cugine... averla così vicina mi fa rilassare.Soprattutto
dopo i due obbrobri che lei – o meglio loro, le sue cugine – chiamano
maglie. Non
capisco
perché Elise si faccia così tanti problemi, dovrebbe solo guardarle e
dire: “Fatevi
i cazzi vostri, della mia vita faccio quello che desidero e mi vesto
come più
mi piace”... invece non lo fa, non ne ha la forza. Ma sono sicuro che
le cose
cambieranno, è già da troppo tempo che subisce. Quando il
citofono suona, non capisco più nulla. So solo che Elise per un
millesimo di
secondo s’irrigidisce, poi scende dalle mie gambe, s’infila la maglia,
mi da un
bacio, mi prende la mano e mi spinge fuori di casa. <<
Li saluto io da parte tua i miei genitori, tu vai. Vai! >> Come
sotto
ipnosi scendo le scale, una volta nell’androne del palazzo, scoppio a
ridere
scuotendo il capo. Mi ha
sbattuto fuori di casa. È assurda, ma l’adoro comunque. Mi ha
risollevato l’umore
e questo è quello che al momento mi basta. Se per stare bene devo
averla
accanto... chi diavolo la lascia?!
Introduzione: Oh ma chi si
rivede :) eh sì, eccomi qui. Non sto a
giustificarmi, tanto sapete perché arrivo solo ora. Quindi... bando
alle
ciance, prima di lasciarvi leggere vi ricordo solo il gruppo
degli spoiler e la mia nuova storia “Hopeful Heart”
e che vi adoro :D Questa os
parla dei fatti trattati nel capitolo
18 e 19 di “Travolgimi”
– che a proposito, per chi non lo sapesse, è conclusa ma mancano solo i
due
extra :) Buona lettura...
» Se la vuoi sempre accanto...
qualche domanda forse è meglio che te la fai...
Titolo raccolta:Stravolgimi
– Alex pov. Sottotitolo:Bisogno di
vedersi. Rating:giallo.
Alex pov. <<
No ti
prego, ripeti! >> Sbuffo e quasi mi vien la voglia di aprire la
portiera
e buttarlo giù dall’auto in corsa. Ma quanto può essere cretino Gigi?
Domanda retorica,
ovviamente. <<
Perché devo ripeterlo? >> Chiedo esasperato
con la mascella tesa. <<
Perché è divertente. >> Chiarisce Fabio
sbucando dai sedili dietro. Io sbuffo e Gigi annuisce con un sorriso
impertinente. <<
Non c’è nulla di divertente, mi ha buttato
letteralmente fuori di casa perché stava salendo sua cugina. Tutto qui.
Una
cosa normalissima. >> L’ultima parte sì, è ironica ma non penso
che mi
abbiano sentito, poiché ridono come delle iene. Io cerco di fare finta
di
niente e continuo a guidare, sperando che la roba mangiata al Mc con
questi due
idioti scenda e non mi rimanga sullo stomaco. <<
Certo, ti butta fuori di casa a malapena
salutandoti e tu dici che non è divertente!? Per me lo è. >>
Sospiro e
una volta fermo a un semaforo, afferro il mio cellulare e scrivo un
messaggio
ad Elise dicendole che mi manca. Perché è vero, stare con questi due
cretini
sarà anche divertente ma stare con lei... beh è tutta un’altra cosa.
Cavolo voglio
vederla! Risponde
subito e io sorrido come un ebete: “Mi manchi tanto tanto.” Sì,
devo vederla. <<
Perché siamo a Santa Rita?
>> <<
Che domande Gigi! Siamo qui per Elise, no? >> Mi chiede divertito
Fabio,
seduto accanto a me su una panchina della piazzetta. Sospiro e
arrendendomi all’evidenza,
annuisco. Non ha senso dire il contrario. <<
Sembra che quasi tu non ce la faccia a passare una serata solo con noi.
>> Mi fa notare Gigi. Sorrido. <<
In effetti è così, non vi sopporto più. >> Loro mi guardano male
ma
quando mi vedono sorridere, iniziano a picchiarmi. Siamo peggio dei
bambini, ha
ragione Elise. Il mio
cellulare prende a suonare ma non lo trovo, dopo qualche leggera
minaccia spunta
fuori, inutile dire che quando vedo il nome “Piccina” sullo schermo,
rispondo
subito. <<Dimmi che
sei a casa e arrivo subito. >>
La sento ridacchiare. << Ciao anche a te. >> Sorrido e mi
passo una mano tra i capelli, ovviamente mi sono un po’ allontanato dai
due
trogloditi. <<Sì, hai
ragione: ciao tesoro. >> <<
Comunque no, non sono a casa. Te l’ho
detto che sarei andata a un compleanno. In questo momento sono uscita a
prendere una boccata d’aria. >> Sto in silenzio per qualche
secondo. <<E dove
precisamente? >>
Chiedo
cercando di scorgerla da qualche parte. Sperando di essere nella zona
giusta, perché
la signorina non è stata a spiegarmi precisamente dove si svolgeva il
compleanno ma dalle indicazioni... beh mi sono ritrovato qui. <<
Mi sto dirigendo verso la yogurteria che c’è in
via Tripoli. Perché? >>
Davvero? Veloce come la luce, torno verso la panchina e
ci salgo sopra, guardo verso la strada che ha detto e sorrido quando la
vedo. <<Così. Ma
sei sola? >>
Chiedo
ma la vedo che c’è una ragazza con lei. << No, sono con una mia cugina. Mi spieghi il
perché di queste domande? >> Pare divertita così ne
approfitto per
non dirglielo. Se no che sorpresa sarebbe? <<Te l’ho
detto: così. Sono in giro con Fabio e Gigi. >>
I due alzano la testa verso di me ma grazie al cielo non
fiatano. Un miracolo insomma. << Ok divertiti. Fai il bravo. >>
Tutto qui? Sorrido. <<Non
preoccuparti, niente che ti farebbe stare male. >>
Attacca senza rispondermi e io scuoto il capo. Il tempo di
convincere i due cretini e li trascino verso la yogurteria, e la trovo
di
fronte alla casa per pagare. <<
Ecco a lei signorina. >> Abbastanza velocemente mi avvicino,
posizionandomi dietro di lei. <<
La ringrazio. Quanto le devo? >> Appoggio le mie braccia ai suoi
lati per
bloccarle i movimenti. La vedo irrigidirsi e anche trattenere il
respiro per un
attimo, ma ovviamente non demordo e inizio a parlare alla commessa. <<
Niente, ci aggiunga tre coppette con yogurt e nutella. >>
Ovviamente non
la faccio pagare. Di colpo si gira e sgrana gli occhi ma non può dire
nulla che
la ragazza che è accanto a lei prende a parlare. <<
Ehi, senti... perché non ti scolli? Sei d’intralcio a mia cugina.
>> La
intravedo sorridere ma io mi volto apposta per vedere la ragazza che ha
parlato. Ovviamente non sa chi sono, quindi torno a guardare Elise e
sorridendo
da stronzo mi abbasso alla sua altezza e le sfioro le labbra. <<
Ehi! > Vengo strattonato dalla cucina ma Elise la blocca subito. Le
risate
di Gigi e Fabio rimbombano per il piccolo locale – per fortuna vuoto.
Elise mi
da uno scappellotto e io ridacchio. <<
Stai tranquilla. Lo conosco questo scemo. >> La cugina diventa
rossa e
cerca di voltarsi riprendendo il suo yogurt. Io scoppio finalmente a
ridere e
pago per tutti senza problemi, ovviamente faccio finta che Elise non mi
abbia
guardato male. Una volta
fuori dal negozio, avvengono le presentazioni e io non posso che
gongolare:
finalmente qualcuno che sa chi diavolo sono! <<
Fede, ti presento Gigi, Fabio e Alex... il mio fidanzato. >>
Federica,
dopo aver quasi stretto la mano a Gigi, mi osserva per qualche secondo
e io
sorriso strafottente. <<
Come hai detto scusa? >> I ragazzi trattengono le risate e io –
da vero
stronzo, mi piace mettere in difficoltà Elise quando posso – mi
avvicino e le
rubo un po’ di yogurt visto che lei ha preso sotto Nutella ma sopra
Amarena. Elise
perde tempo a trucidarmi con un’occhiata, così a Federica le rispondo
io. <<
Che sono il suo fidanzato. >> Elise mi colpisce al braccio e io
alzo le
spalle. <<
Ah. Questa me la ero persa. >> Beh non sembra averla presa male... <<
Dici che è svenuto? >> Ridacchio e osservo Fabio dallo
specchietto
retrovisore. <<
Na. >> Gigi alza le spalle. <<
Posso chiederti una cosa? >> Lo guardo velocemente. <<
Da quando chiedi se puoi fare o dire qualcosa? >> <<
Beh è una cosa seria... >> Attendo per qualche attimo e infine
annuisco. <<
Dai, parla. >> Mi faccio anch’io serio e aspetto che mi chieda
quello che
vuole. <<
Hai chiesto ad Elise di venire a dormire da te sabato ma... non
allungate in
quel caso? >> Ahia, qualcuno mi ha scoperto e questo “qualcuno”
non
poteva che essere Gigi. <<
Sì, effettivamente è vero, da casa di Elise saremo sicuramente più
vicini alla
Chiesa ma... voglio che dorma a casa mia. Sotto il mio tetto. Nel mio
letto. Voglio
che... per una volta sia lei a dormire da me. >> Non mi risponde
e dopo
qualche attimo riprendo a parlare. << Lo so che per te è ridicolo
ma per
quanto sia bello passare tutti i weekend da lei, con una casa che in
quei
momenti sembra nostra... beh... vorrei che lei non si facesse problemi
a venire
a casa mia, anche se c’è mia madre. E mia sorella. Persona da non
tralasciare
visto che è sicuramente più chiassosa di mia madre. >> <<
Non trovo la cosa ridicola. So quello che provi per lei – anche se non
me lo
hai detto chiaramente – quindi da una parte posso anche capirti. Vuoi
che lei
entri ancora di più nel tuo mondo e farla dormire da te renderebbe...
la cosa,
la relazione, ancora più vera. >> <<
Sì. >> Annuisco. << Esattamente. Solo che lei... beh mi ha
detto
che ci deve pensare. >> Ammetto un po’ amareggiato. Non l’ho
negato
nemmeno a lei che mi sarei aspettato un’altra risposta ma se mi avesse
detto
subito sì... beh non sarebbe stata Elise. <<
Ti dirà di sì. Capirà che per te è importante e poi secondo me una
parte di lei
– forse nascosta ma comunque presente – vuole fare... questo passo. È
così che
lei continua a definire i vostri progressi, no? >> Sorrido. <<
Sì, tanti piccoli passi. >> Mi
azzittisco per qualche attimo.
<< Io però non voglio che lo faccia solo per me. >> Lo
mormoro ma
sono più che certo che Gigi mi ha sentito. <<
Elise non mi sembra la
ragazza che fa qualcosa solo per far contenta agli altri. >> Alzo
un
sopracciglio e lo guardo, lui aggrotta la fronte. << Ah sì?
>> <<
Già. Stasera è andata a
quel compleanno perché è stata obbligata, non perché voleva. Era
vestita in
quel modo non di certo per suo volere. E queste sono solo due cose ma
potrei
farti altri esempi. Elise è buona, troppo a volte ma è così... e se non
vuole
cambiare di certo non posso fare io un miracolo. >> <<
Le persone cambiano, a
volte. >> <<
Sbaglio o sei ottimista
stasera? >> <<
No, sono obiettivo e poi hai
bisogno di sostegno e se questo non te lo do io, chi dovrebbe dartelo?
Fabio?
>> Si volta verso di lui – che è quasi morto sul sedile
posteriore – e scuote
il capo. <<
Sei un vero amico Gi; e la
santa che ti prenderà le converrà tenerti stretto perché sei unico e
raro.
>> <<
Lo so, lo so... i miei
genitori si sono impegnati parecchio per farmi così bene. >>
Scoppio a
ridere e capisco che il momento serietà è finito. Due
giorni, due stramaledetti giorni
che non la vedo. No, non va bene. <<
Si può sapere che hai?
>> Mi chiede Melissa togliendomi il piatto da di fronte la faccia. <<
Se mi presentassi da Elise,
così, senza avvisare... secondo te ci sarebbero problemi? >> <<
Temi che ti cacci di nuovo
da casa? >> Mi chiede divertita. Io sgrano gli occhi. <<
Tu come lo sai? >>
Urlo puntandole un dito contro. <<
Alex non alzare la voce!
>> Mi sgrida mia madre, mia sorella ridacchia mentre alzo gli
occhi al
soffitto. La piccola serpe si attorciglia i capelli al dito e io
osservo il movimento.
È così strano vederla con i capelli lunghi dopo tanto tempo ma quando
sono rientrato,
me la sono ritrovata così. Sì, mi stava per venire un infarto quando ho
capito
che era lei, per un secondo ho pensato si trattasse di mia cugina
Valeria. Ma Valeria
non andrebbe mai in giro in pantaloncini e canotta, soprattutto
cantando a
squarciagola per la casa con un mp3 nelle orecchie. <<
No, non è quello... è che
magari potrei dare fastidio. >> <<
Beh di certo non ad Elise.
>> <<
Mi spieghi come fai a
saperlo? >> Sbuffa. <<
Me lo ha detto Gigi.
>> Alzo gli occhi al soffitto. <<
Quello stronzo. >> <<
Alex non dire parolacce.
>> Melissa scoppia a ridere dopo il rimprovero di mia madre e io
scuoto
il capo per poi ridere anch’io. Che famiglia. Forse non
ero così agitato nemmeno quando ho conosciuto i suoi genitori. Il
permesso di
venirla a trovare l’ho avuto, quindi significa che non devo
necessariamente
avvisare... no? Uff. Suono il
citofono e aspetto trepidante che qualcuno risponda. << Chi è? >> È Elise e sembra che
stia quasi ridendo. <<Spero di
non disturbare. >>
Osservo la targhetta dov’è segnato il cognome e aspetto la sua
risposta... perché
sono sicurissimo che mi ha riconosciuto. << Sei qui. >> Dice in un sussurro
facendomi sorridere. <<Eh sì. Che
dici, mi fai salire? >>
Ridacchio delle mie stesse parole e lei mi apre, di corsa
salgo gli undici scalini che mi dividono dall’ascensore e non stando un
secondo
fermo aspetto che arrivi per salire al terzo piano. Non mi
stupisco di trovarla sul pianerottolo, ma che sia lei ad aprire la
porta e tirarmi
fuori sì. sorrido contento di averla finalmente di fronte e rimango
ammaliato
dai suoi occhi che sono... stupendi. Lucidi ma non pieni di lacrime.
Sembrano contenti
di vedermi... na, è impossibile che degli occhi esprimano tale
sensazione, o
no? Le sue
mani stringono la mia maglia e sono più che sicuro che senta il mio
battito a
mille. <<
Mi sei mancata. Non ho resistito e... beh eccomi qua. >> Perché
mi sto
giustificando? Forse se lo è chiesta anche lei, perché non sembra
affatto
intenzionata a parlare poiché si è alzata sulle punte, le vado incontro
lentamente ma quando mi morde il labbro inferiore me la addosso e la
faccio
appoggiare al muro accanto all’interruttore per baciarla
appassionatamente. È allucinante
come mi fa sentire e la “lontananza”... beh forse mi ha solo fatto
capire quanto
io tenga a lei. << È
una ragazza che sa quello che vuole. >> <<
No, non vuole solo che qualcuno si faccia carico di lei. >> <<
Beh Alex non è mica una brutta cosa. >> Mi fa notare mia cugina
Valeria. <<
Sarà anche vero ma... posso aiutarla, voglio farlo, e soprattutto non è
un peso
anche solo pagarle la cena, o il gelato o il vestito per venire al tuo
matrimonio. >> <<
Il punto è che dispiace a lei. Non vuole che tu ti senta in obbligo.
>>
Sospiro. Effettivamente l’ha detto anche Elise ieri sera, dopo che la
nostra “discussione”
ha avuto fine. Una fine molto piacevole, fatta di baci, solletico e
carezze. <<
Lo so, ma vorrei che non fosse così, tutto qui. >> Valeria mi
accarezza
la schiena e infine mi mostra una maglia con dei disegni sopra. In
teoria per
uomo. <<
Per chi sarebbe? >> <<
Per te. >> Mi dice come se fosse ovvio, alzo un sopracciglio. <<
Non ho accettato di venire per te per farmi comprare qualcosa, il mio
guardaroba sta bene così. >> <<
Sì, sì lo so ma guardala! È adorabile. >> <<
Sì talmente tanto da rinchiuderla in un cassetto e dimenticarsi di
averla
persino pagata per averla. >> Ridacchio, soprattutto quando mi
guarda
male, ma scrollando le spalle – grazie al cielo – la rimette a posto. <<
Dai quando sei così sarcastico? >> <<
Probabilmente Elise mi ha contagiato. >> <<
Elise, Elise e ancora Elise. Elise di qua ed Elise di là. Ma almeno
esiste
questa ragazza? >> Sta scherzando, è evidente ma non per questo
m’impedisco
di ridere fintamente. <<
Davvero divertente. Beh al tuo matrimonio manca poco, e sarà lì che
scoprirai
se esiste o meno. >> <<
No dai, non voglio conoscerla lì, non riuscirei veramente a vederla con
tutte
quelle persone e le emozioni per il fatto di essermi appena sposata!
>> << E
che cosa vuoi fare? Di certo non la chiamo per farti contenta, sta
studiando.
>> << È
una secchiona? >> <<
No ma è l’ultima settimana ed è piena d’interrogazioni. >>
Annuisce e si
perde in altri abiti maschili per poi guardarmi attentamente. <<
Non compro nulla. >> Metto le mani avanti prima che mi sfrutti
come
manichino. Sorride. <<
No, scemo... mi è venuta in mente una cosa: se la porti con te a
prendere le
fedi? Dai, dai, dai! >> <<
Lei verrà con me, gliel’ho già detto ma tu... che c’entri? Mica servi
per
ritirarle. >> Sono confuso. <<
Sì è vero, ma voglio vederla, quindi verrò. Basta, questo negozio non
mi piace,
andiamo da Gucci! >> Alzando gli occhi al cielo la seguo e mi
maledico
per aver accettato di passare un sereno pomeriggio
tranquillo in sua compagnia. Ah, la
famiglia.
Introduzione: Prima di un
mese u.u faccio progressi xD l’ispirazione va e
viene, ma quando mi sopraffa... beh si vede, poiché aggiorno :)
allora... non c’è
molto da dire, nel senso che spero vi piaccia, e che nel prossimo, se
non erro,
c’è il matrimonio di Valeria – la cugina di Alex. Prima di
salutarvi e potervi lasciare alla
lettura, vorrei solo fare un po’ di “pubblicità” a una mia nuova
storia: Hopeful Heart e al gruppo degli spoiler.
Questa os
parla dei fatti trattati nel
capitolo 19 e 20 di “Travolgimi”
– che per chi non lo sapesse, ho
postato il primo extra
:) Buona lettura...
» Un altro sintomo dell'innamoramento? Non puoi vederla star male,
perché automaticamente soffri anche tu...
Titolo
raccolta:Stravolgimi
– Alex pov. Sottotitolo:Come
un guscio. Rating: giallo.
Alex
pov. <<
Secondo me non ha senso. >> Sorrido infilandomi una scarpa. <<
Gigi, per te tante cose non hanno senso. >> <<
Sì, e allora? Non capisco che fretta ci sia! Presentarle Valeria?
Quella è
pazza, ed Elise potrebbe scappare terrorizzata. Come pensi che si
sentirà
quando metterà piede da Tiffany? >> Sospiro e infilo anche
l’altra
scarpa, in pratica faccio di tutto per non guardarlo ma... ho solo due
piedi e non
posso temporeggiare ancora per molto, anche perché devo andare a
prendere
Elise. Che è un fascio di nervi, ma questo è un dettaglio. <<
È Valeria che vuole conoscerla! >> Esclamo finalmente
guardandolo. Gigi
sgrana gli occhi. <<
Potrà anche essere vero ma... tu potevi benissimo dirle di no. È tutto
troppo
presto. >> Alzo gli occhi al cielo. <<
Non è presto e poi come ragionamento, quella di mia cugina, ha senso...
cosa
faccio? Gliela presento direttamente al matrimonio? Suvvia, è
maleducazione.
>> <<
Da quando ti preoccupi dell’educazione? >>
<< Da sempre, soprattutto con Valeria. >> Sospira e si
siede sul
mio letto, accanto a me. <<
Dico solo che Valeria è un po’ particolare e per quanto io non conosca
molto
bene Elise, non è complicato capire che preferisce stare lontana da
certi
luoghi e persone. Si sente a disagio quasi ovunque... e tu che fai? Non
le dici
che tua cugina è straricca, che si sposerà alla Gran
Madree che la stai per portare da Tiffany, a
ritirare le fedi
del matrimonio. Secondo me le verrà un infarto. >> <<
Non sei incoraggiante. >> <<
Lo so, sono realista. >> <<
Devo andare, quindi trovati qualcun altro da tormentare. >> <<
Che grande amico che sei! >> Scuoto il capo uscendo da casa mia,
Gigi è
tutto scemo. <<
Sinceramente pensavo peggio. >> Ammetto una volta seduto in
macchina con
accanto Elise, una volta salutate mia cugina e mia sorella. Elise
sospira, ma
inizio a pensare che si tratti di un respiro di sollievo. <<
Anch’io. Soprattutto dopo che ho capito che eravamo da Tiffany. Da
Tiffany, ti
rendi conto? Non sapevo nemmeno ci fosse un negozio in città! >> <<
In realtà ce ne sono almeno tre. >> Ammetto per poi raschiarmi la
gola,
Elise sgrana gli occhi. Non è seduta composta, è praticamente
appoggiata con la
schiena alla portiera e mi guarda quasi come se fossi un alieno. <<
Certo, bene a sapersi. >> Lo sussurra ma penso che lo abbia detto
ironicamente. Decido di cambiare discorso, almeno per salvarmi visto
che
continuare a parlare di Tiffany non mi sembra il caso. <<
Com’è andato l’ultimo giorno di scuola? >> Mi fingo più
entusiasta di
quello che sono ma almeno le strappo un sorriso. Elise si siede
composta e
allaccia la cintura, così io accendo l’auto ed esco dal parcheggio. <<
Bene, non abbiamo fatto praticamente nulla. Ho scattato qualche foto e
una
volta fuori dall’istituto ho evitato di farmi bagnare dai pazzi che
giocavano
alle fontane. A proposito delle fontane! >> Sobbalzo sentendo
l’urla che
fa pronunciando l’ultima frase. << Domani andiamo in piazza
Castello a
festeggiare? >> Oddio è una vita che non vado a fare i gavettoni
in
piazza Castello per la fine della scuola. <<
Vuoi veramente andarci? >> Chiedo stupito. La intravedo inclinare
la
testa. <<
Beh sì. L'anno scorso non ci sono voluta andare ma quest'anno... posso
farcela.
Voglio andarci. >> <<
E chi sono io per dirti di no? >> Chiedo guardando la strada.
<< Nessuno, è che vorrei ci fossi anche tu. >> Sorrido, lo
ha solo
mormorato; una cosa che non capisco del suo carattere è proprio questa:
perché
non riesce a dirlo chiaramente quando vuole una cosa? Perché ha quasi
paura di
dover chiedere "aiuto"? <<
Sento gli altri, e mi organizzo, comunque sì, ci sarò. >> Le
afferro una
mano. << Ci saremo. >> <<
Hai deciso se dormire da me domani sera? >> Chiedo trovando non
so dove
il coraggio per chiederglielo. Siamo ancora in auto e sto cercando di
far
decelerare il mio cuore. Non posso andare in ansia per una sua
risposta! Invece
sì che posso. <<
Sì, ci ho pensato proprio come ti avevo promesso. >> Sospiro e mi
fermo
al semaforo rosso. <<
Pensato. Non deciso. >> Noto con un po' di amarezza. No dai, non
può
dirmi di no! Alza un sopracciglio, forse accigliata di averla
anticipata. <<
Ho deciso che se per tua madre va bene, dormirò da voi. >> Cosa?
Sgrano
gli occhi e sinceramente, se potessi, mi metterei anche a saltellare. <<
Dici davvero? >>
Non riesco a nascondere il mio entusiasmo e
nemmeno lo voglio fare. <<
Dico sul serio, ma è verde... quindi smetti di guardarmi e parti.
>> Annuisco
e mi avvio ma non riesco a reprimere una sottospecie di risata, la vedo
sorridere. <<
Tu mi farai del tutto ammattire un giorno di questi. Ne sono certo.
>> <<
E poi dovrei tenerti pazzo? Na, vedi di rimanere così. >>
Ridacchio. <<
Perché, pazzo non mi terresti? >> Mi piace stuzzicarla, mi
diverto. <<
Non lo so. Sono molto lunatica, dipenderebbe dal momento. >> Hai
capito
la piccola peste! Ride per poi appoggiarsi alla mia spalla. <<
Sì, anche
pazzo ti terrei con me. >> Lo ha sussurrato ma non per questo non
l’ho
sentita, sorrido sereno e contento. <<
Pensi che i tuoi genitori siano ancora a casa? >> Osserva il
grosso orologio
che si trova nella camera per poi tornare a guardarmi. Inutile dire che
è
sempre meglio cambiare discorso una volta che si è stati messi
all’angolo, non
so perché Elise non accetti il fatto che io veda mia sorella come una
bambina,
ma non per l’età, è solo perché è mia sorella! E poi... non voglio
pensare o
immaginare la mia sorellina fare le cose che facciamo io ed Elise,
penso che in
quel caso potrebbe veramente venirmi un infarto. <<
No, non dovrebbero più esserci. Perché? >> Le poso un lieve bacio
sulle
labbra, approfittando della vicinanza e della grandiosa
idea che mi è venuta in mente. <<
Perché c’è un divano di pelle nera che ci attende. >> Arrossisce
e
sorride, forse per la mia idea, forse il mio tono pieno di malizia...
resta il
punto che mettendosi in ginocchio si avvicina e me e io allora decido
di
surriscaldarla un po’ baciandole il seno da sopra la maglietta. Le sue
mani
finiscono immediatamente nei miei capelli e subito dopo me la ritrovo a
cavalcioni. Deglutisco e seguo il movimento della sua mano che tirando
i
capelli mi fa andare indietro la testa. <<
Non demordi, eh? >> Sorrido e riuscendo a scappare dalla sua
presa, mi
avvento sulla sua mascella mordicchiandola. Freme e me ne compiaccio.
Le mie
mani, ancorate ai suoi fianchi, cercando di tirare sempre più su il
leggero
tessuto. <<
Certo che no. Hai presente da quanto tempo non ti faccio mia? >>
La sento
rabbrividire e mentalmente ballo la samba. <<
Io sono tua. Sempre. >> Possibile che io abbia capito male? Alzo
il viso
e incontro i suoi occhi timorosi, sembra quasi che abbia paura della
mia
reazione ma... ho il cuore che batte forte e ho un fottuto timore di
aver
capito male. Ma una gran parte di me sa di aver capito benissimo. <<
Lo pensi sul serio? >> Si morde il labbro inferiore ma quando lo
lascia
libero, mi pone un’altra domanda. <<
Non sono tua? >> Non riesco a non sorridere. <<
Io ti definisco “mia” dalla prima volta che ti ho vista. >> E non
mento. Ricordo
ancora perfettamente come mi abbia lasciato senza parole quando mi ha
praticamente voltato le spalle quando ci ho provato spudoratamente e mi
è
difficile scacciare dalla mente le sue risate una volta che mi sono
mostrato
quello che sono, quella stessa sera. Oppure come mi sono sentito in
dovere di
comportarmi bene e di proteggerla... anche se la conoscevo da solamente
qualche
ora. Lentamente
mi afferra il viso tra le mani, mi saggia la bocca lentamente e infine
mi fa
quasi smarrire, quando decide di baciarmi come si deve. La adoro. <<
Andiamo a casa. Ora. >> Il suo ordine mi fa sorridere, annuisco
per poi
prenderla in braccio. Non mi sfugge. È
strano
parlare della mia famiglia, ma è normale che dopo questi mesi
l’argomento esca.
Ho sempre evitato di nominare mio padre in presenza di Elise ma la sua
curiosità è normale, soprattutto se mentre siamo a cena si toccano più
svariati
argomenti, come il lavoro, le vacanze e la famiglia... <<
Che lavoro fa tuo padre per
avere tutti questi soldi? >> Sospiro muovendomi un po’ agitato. <<
Mio padre ha fondato uno
studio legale, non fa più l’avvocato, ora tiene solo l’immobile e
s’intasca i
soldi di chi lo gestisce... con quei soldi, circa sei anni fa, ha
comprato
un’azienda di pavimentazione. Ora lui fa il direttore in quell’azienda.
Mio zio
ha l’officina, il padre di Valeria ha una concessionaria e l’unica zia
che ho,
detiene una gioielleria. Come puoi immaginare nessuno è messo male.
>> Ne
parlo con tono neutro, come se non stessi parlando dei miei famigliari. <<
Ma anche i tuoi nonni non
lo erano... >> Dice con ovvietà, annuisco. <<
Sì, anche se non so bene che
cosa facesse mio nonno e come potesse avere tutti quei soldi. Mia nonna
vive di
rendita. >> Sgrana gli occhi, mi
viene da sorridere ma mi trattengo. <<
Che fine ha fatto tuo
nonno? >> Mi passo una mano tra i capelli sospirando. <<
Beh lui è morto un paio di
anni fa, di vecchiaia. È stato furbo, ha intestato tutto alla moglie,
così da
doversi preoccupare lei di come dover poi dividere l’eredità quando morirà.
>> Il
vecchiaccio, furbo ma vecchio. <<
Non ammiri molto tuo nonno,
o sbaglio? >> Sorrido, mi aspettavo una domanda simile, le
afferro una
mano, così da impedirle del tutto di mangiare, è assorbita dalla
conversazione
e per quanto da una parte mi faccia piacere... dall’altra mi mette
agitazione. <<
Ti sbagli. Per me, mio
nonno, è sempre stato un idolo. È sempre rimasto onesto con tutti,
umile,
gentile. Non faceva differenza con gerarchie o cose varie. Mia madre
dice che
gli assomiglio, almeno caratterialmente. Non saprei dirti se è vero.
>>
Ho sempre adorato mio nonno ma non si può negare che in tutte quelle qualità
manca l’appellativo
stronzo. suvvia, mio padre da qualcuno avrà dovuto pur prendere! <<
Allora perché... hai
usato... >> La interrompo subito,
sorrido. <<
Un tono così poco
orgoglioso? >> Annuisce lentamente. << Perché è sempre
stato più
astuto e machiavellico di quello che pensavano tutti. >> La
stretta sulla
mia mano s’intensifica. <<
Vacanze eh? >> Scoppio
a ridere e annuisco, tornando a chiacchierare del discorso iniziale. <<
Pensavamo ti fossi perso. >> Mi urla Francesco, a soli pochi
passi da me.
Io ed Elise siamo da poco arrivati in piazza Castello, lei
confabula
già con Sandra, io ho raggiunto i miei amici che sono già fradici. <<
Non sono ancora sordo. >> Mormoro facendo ridere Gigi. <<
Comunque
sì, siamo arrivati... che ci siamo persi? >> <<
Ancora nulla, a parte gente che si butta sotto le fontane come se nulla
fosse.
>> Aggrotto la fronte e mi volto verso Francesco. <<
È ovvio che si buttino come se nulla fosse, che dovrebbero fare,
controllare
prima la temperatura? >> <<
Guarda che è fredda! >> Scoppio a ridere scuotendo il capo. Ma
almeno un
amico che si salva, ce l’ho? <<
Alex! Alex no! >> Elise sta cercando di sgusciarmi dalle braccia
ma anche
se rido, non me la faccio scappare e la continuo a tenere stretta a
me. Siamo
praticamente sotto a una delle quattro fontane della piazza, e non
penso di
aver mai riso tanto come in questo momento. Elise si muove praticamente
come
una biscia ma non ce la faccio a farla allontanare, non voglio e poi è
troppo
divertente. Poco
fa ho parlato con Fabio, mi ha detto che le cose con Sandra non vanno e
che si
è stufato di tutto, ha accennato qualcosa a qualche messaggio di
Salvo... non
ho capito bene ma so per certo che non appena avrò tempo dovrò
parlargli, l’ho
visto veramente conciato male. E questo ha portato me ed Elise quasi a
litigare. Non possiamo farci carico dei problemi di Sandra e Fabio.
Quei due
non sono pronti a una relazione seria, lo si capisce dal fatto che
nessuno dei
due è pronto a cambiare e a fare sacrifici, è inutile girarsi attorno:
l’amore
non è tutto, non può far andare avanti una relazione se non ci sono
anche altre
basi. <<
Dai tesoro, mollami! >> Sorrido intenerito e allento leggermente
la presa
sui suoi fianchi ma la piccola vipera cerca di scappare e scoppiando
nuovamente
a ridere, me la porto contro il mio petto e per una volta, Elise smette
di
urlare e scappare. Si volta e porta le sue braccia dietro il mio collo. <<
Sono fradicia. >> <<
Anch’io sono fradicio. >> <<
È tutta colpa tua. >> Ridacchio. <<
Quando ti ho afferrata e portata qua sotto, eri già fradicia, non
incolparmi.
>> Elise sorride e si alza sulle punte. Sulle labbra mi sussurra. <<
Grazie per esserci. >> Scrollo le spalle. <<
Tu sei Alex, vero? >> Mi fermo e sospiro. È Salvo che mi sta
parlando, e
non posso fare finta di nulla. Diciamo che voglio seguire il parere di
Elise,
cioè di non fermarmi a quello che mi ha detto Fabio, d’altronde io
questo
ragazzo non lo conosco e Elise invece sì, dice che è bravo, che è
simpatico...
posso benissimo concedergli una possibilità. <<
Sì, tu sei Salvo vero? >> Annuisce sorridendo. Anche lui è
fradicio,
diciamo che non c’è nessuno che si salva. Si sta facendo sera ma c’è
ancora un
sacco di gente in piazza. <<
Non so bene perché ti ho fermato è che... non lo so. >> Aggrotto
la
fronte. <<
Non preoccuparti, non è un problema... credo. >> Lui ridacchia
della mia
titubanza. <<
È tutto un po’ strano. >> Annuisco. <<
Elise dice che sei un bravo ragazzo. >> <<
Lei esagera sempre, ha una buona parola per tutti. >> Lo dice con
un
sorriso dolce sulle labbra ma niente mi porta a pensare male delle sue
parole,
non hanno un doppio fine. <<
Sì è vero, soffre anche più degli altri quando scopre che la persona
che ha
davanti non è come pensava. >> Non so perché l’ho detto e non so
nemmeno perché
sto guardando Sandra, resta il punto che credo in quello che ho detto. <<
Sandra vuole bene ad Elise. Sono amiche da una vita. >> <<
Sì lo so. Non stavo parlando di lei. >> Sto mentendo ma... lui
mica deve
saperlo. Non
so come ma riusciamo a intavolare una conversazione normale, riusciamo
anche a
scherzare e ridere; Elise sarà sicuramente soddisfatta quando le dirò
che aveva
ragione, Salvo è un bravo ragazzo. È
sorprendente
come Sandra ed Elise riescano a capirsi con uno sguardo. Quando poco
fa, sempre
in piazza Castello, Sandra si è avvicinata, è bastato uno sguardo ed
Elise
aveva già capito che qualcosa non andava, forse aveva capito anche cosa
non
andava. Ora
siamo a casa di Elise, ho lasciato le ragazze a confabulare in cucina,
Sandra
ha bisogno di parlare e credo che lo faccia più serenamente se non ci
sono io
lì ad ascoltarla. Ho detto che devo fare un paio di chiamate, ma
sinceramente
ne devo fare una sola. <<
Ehi. >> <<
Ehi... dove sei? >> Chiedo spogliandomi per poi mettere un
pantalone
della tuta che ho avevo lasciato qui da Elise e sedendomi subito dopo
sul
letto. <<
Sto andando a casa, sono in macchina con
Gigi. >> Fabio ha una voce mogia. <<
Che è successo? >> <<
Te l’ho detto che non ne potevo più,
quindi l’ho lasciata. Certo, forse ho esagerato con le parole ma...
basta, non
la sopporto più. Si è fatta Salvo mentre stava con me, hai capito?
>>
Abbasso lo sguardo e sospiro. Beh proprio un bravo ragazzo, Salvo, non
lo è. Ma
chi sono io per giudicare? <<
Mi dispiace. >> <<
Non è vero e lo sappiamo entrambi.
>> Aggrotto la fronte. <<
Fabio adesso non esagerare, è vero non sono di certo un fan accanito di
Sandra
ma tu stai male, quindi mi spiace. Mi spiace solo per te. >> <<
Grazie. Comunque divertiti domani, e fai
gli auguri a Valeria. Mi raccomando, non crogiolarti per me, pensa ad
Elise e
basta, ok? >> <<
Ok. >> Attacchiamo e mi viene subito da scuotere il capo. Perché
quei due
non riescono ad andare d’accordo per più di due minuti? Arrivo
in cucina e vedo le ragazze entrambi in piedi, entrambe ancora bagnate
ma da
quel poco che ho capito, Sandra se ne vuole andare. <<
Noi non abbiamo fretta Sandra. Puoi stare ancora un po’. >> <<
No davvero, non serve. >> Annuisco e le osservo mentre si
salutano e si
fanno le ultime raccomandazioni, una volta soli, Elise è a pezzi, è
persa tra i
suoi pensieri e sembra quasi sul punto di piangere. <<
Ti va di fare una doccia? >> Non può che farle bene, almeno ci
scaldiamo
e ci rilassiamo un po’, la vedo troppo affaticata e non capisco perché.
Mi avvicino
per abbracciarla ma delle lacrime silenziose cominciano ad accarezzarle
le
guance. La raggiungo velocemente mentre annuisce alla mia proposta e le
scaccio
le lacrime, me la stringo addosso e quasi la porto di peso nel bagno. Mi
fa
tremendamente male vederla così, e non solo perché non ne conosco il
motivo ma
proprio perché... lei non deve stare male. Non deve. Una
volta che siamo entrambi nella doccia, con l’acqua calda che ci arriva
addosso,
me la stringo addosso e le chiedo perché piange. <<
Piccina perché piangi? >> Non mi risponde, inizia a singhiozzare
e si
stringe maggiormente al mio petto. Le accarezzo la schiena e nel suo
orecchio
ammetto che mi fa male vederla in questo stato. <<
Scusa per lo scoppio.
>> Scuoto il capo e le sue mani volano ai miei capelli bagnati
per
portarli indietro. <<
Mi dici più che altro a che
cos’è dovuto? >> Annuisce e si porta più vicina me, non appena
l’acqua
calda la investe, sospira di piacere. <<
Mi sono fatta prendere
dalla paura. >> Ammette dopo qualche attimo. La
sua ammissione mi lascia perplesso.
<< Paura? Paura per cosa? >> Le accarezzo la schiena,
questo
movimento tranquillizza più me che lei, probabilmente. <<
Paura che tu possa
andartene. Ora Fabio e Sandra non stanno più insieme. Le uscite a
quattro non
si potranno fare, i nostri amici avranno bisogno di noi e
automaticamente ci
allontaneremo e... >> La blocco subito, perché non voglio che
pensi certe
cose, non accadrà nulla di quello che pensa. Le afferro il viso tra le
mani e
mi abbasso alla sua altezza, in modo che capisca dalla mia espressione
e dai
miei occhi quello che dico e quanto sono sincero. <<
Elise, togliti queste idee
dalla testa. È vero che potrebbero aver bisogno di noi ma non ho
nessuna
intenzione di allontanarmi da te. >> Tira un respiro di sollievo
e si
morde il labbro inferiore, capisco che vuole dire qualcosa ma si sta
trattenendo, io abbasso le mie mani fino alle sue spalle, Elise sospira
e
chiude per qualche secondo gli occhi. <<
Io ho un assoluto bisogno
di te Alex. Non voglio che ti allontani. Non voglio che qualcosa o
qualcuno si
possa mettere in mezzo perché non reggerei. >> Sto per aprire
bocca, ma
me lo impedisce posando un dito sulle mie labbra. << Io sono un
leggero
filo. Se cado, mi faccio molto male. Prima di te ero con i piedi fissi,
incollati al fondo di un baratro, da quando ci sei tu nella mia vita,
sto
cercando di migliorare, di migliorarmi... per te e per me.
Questo,
potrebbe complicarci le cose, o almeno potrebbe farlo per la quiete che
mi sono
creata. Sono migliorata, ho ancora una lunga strada davanti prima di
potermi
definire nuovamente normale o almeno senza fisse mentali... tipo
attacchi di
panico. Questi progressi li ho fatti con te e grazie a te. Quindi per
favore,
non lasciarmi, non allontanarmi. Non ce la farei. >> Si passa una
mano
sul volto e io rimango in silenzio, con oramai le braccia accanto ai
miei
fianchi. Sono
senza parole, non mi aspettavo
che avesse così tanta paura o che potesse credere che mi sarei
allontanato da
lei se la storia tra Fabio e Sandra sarebbe finita. Sospirando e continuando a
pensare
che cosa dire, chiudo l’acqua della doccia ed esco fuori dal box per
poi afferrare
due asciugamani e coprirci. Sono io a coprire lei, che è in silenzio e
quasi
con il labbro staccato a furia di morderselo. <<
Non so che cosa dire.
>> Ammetto infine guardandola. Abbassa il viso sospirando. <<
Non devi dire niente.
>> Mormora con voce sottile. Sorrido e le sposto i capelli dal
viso,
facendo sì che il suo sguardo si posi nuovamente su di me. <<
Devi stara tranquilla, ok?
Io non sono bravo in queste cose, non sono abituato a tirare su di
morale le
persone, non so come comportarmi... che cosa dire, che gesti fare... ma
odio
vederti così. Soprattutto perché capisco che deriva tutto da una
mancanza di
fondamenta. Io, Elise, sono qui. Non ho intenzione di andare da nessuna
parte.
I problemi sono di Sandra e Fabio, non di Elise e Alex. Capito?
>>
Annuisce sviando lo sguardo. <<
Però come faremo? >>
L’aiuto a uscire dal box e la stringo in un forte abbraccio. <<
Come sempre. Basta stare
insieme. >>
Introduzione: Prima di
chiudere la
pagina e mandarmi a quel paese, per favore, leggete almeno queste note
iniziali. Per me ultimamente è stato un brutto periodo, ne ho passate
di tutti
i colori e sinceramente di mettermi seduta al pc e cercare di decifrare
i
pensieri di un ragazzo non... non era mia intenzione e nemmeno ce la
facevo. Ci
ho provato più volte ma piuttosto che farvi leggere una cagata di cui
non ero
nemmeno contenta... beh ho preferito lasciar perdere. Ma ora sono qui,
vi sto
postando un capitolo che mi piace e che spero possa piacere anche a voi
se
vorrete leggerlo... Non mi
prolungo...
spero solo che non ci sia un disastroso silenzio di tomba xD vi lascio
ad Alex.
Buona lettura. Gruppo
degli spoiler. Come sarà
vestita Elise per la prima parte del
capitolo -> link. Come sarà
vestita Elise al matrimonio di Valeria
-> link.
Dove trovate l'asterisco (*) non è mia quella frase, è stata presa col
consenso da questo link.
~Il vero segreto della
felicità non sta in ciò che date o in ciò che ricevete, ma in quello
che
condividete.
Titolo
raccolta:Stravolgimi
– Alex pov. Sottotitolo:Il
matrimonio. Rating:giallo.
Alex
pov. << Vado bene vestita
così? >> Afferro le chiavi
della macchina e mi volto verso di lei, sorrido istintivamente, faccio
due
passi avanti e le porto una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Ha
indosso un pantalone nero, un top del medesimo colore
con sopra un giacchettino grigio. <<
Stai bene, e mi piacciono anche i capelli mossi.
Però... le scarpe da ginnastica? >> Scrolla le spalle. <<
Non vanno bene, vero? Ok, vado a mettere le
paperine. >> Ridacchio e osservo le sue spalle mentre si
allontana. Beh,
oddio, le spalle... sì, le guardo il sedere. <<
Ehm... Elise... >> Inizio titubante
alzandomi dalla sedia. <<
Lo so, lo so... dovevo mettermi le paperine ma
quando ho visto questa maglietta rosa, ho capito che dovevo indossarla,
poi mi
sono capitati sotto tiro questi jeans... poi ho visto le scarpe
coordinate alla
maglia e... beh ho dovuto vestirmi così. >> Ridacchio. È vestita
completamente diversa e tra l’altro ha i tacchi ai piedi, ma non oso
dire
niente, ci manca solo che decida di cambiarsi un’altra volta. <<
Perché sei agitata? >> Chiedo afferrando
nuovamente le chiavi dell’auto. <<
Non so cos’aspettarmi. Non voglio fare brutta
figura. E se tua madre ha cucinato qualcosa che io non mangio? >> <<
Vuol dire che non lo mangi. >> Dico con
ovvietà. <<
Ma è maleducazione! >> <<
Allora lo mangi. >> <<
Ma non mi piace! >> <<
Elise. >> Chiudo gli occhi piuttosto confuso
e lei prende a mordersi il labbro inferiore. <<
Ok, andiamo. Basta ripensarci. >> Annuendo
si avvia verso la porta e io ringrazio tutti gli angeli del Paradiso ma
appena
sta per mettere il piede sul pianerottolo, si gira e io sospiro. <<
Non è meglio la borsa nera? >> <<
No, questa rosa coordinata alla maglia sta
benissimo. >> <<
Ok. Però è meglio che prenda anche una giacca.
>> Rientra in casa facendomi alzare gli occhi al cielo. Perché le
donne
sono così, eh? <<
Eccomi, eccomi, eccomi! >> <<
Sei sicura di aver preso tutto e che tutto vada
bene? >> Chiedo esasperato mentre chiude la porta di casa con le
chiavi. <<
Sì, sicura. >> <<
Mi chiedo a che cosa ti servi la giacchetta, fa
caldo. >> <<
Alex, potrebbe benissimo esserci un po’ di vento
questa sera. >> <<
Stasera? Perché usciamo? E poi scusa... dov’è il
vestito? Il pigiama? Lo spazzolino? >> Chiedo confuso guardandomi
attorno. <<
Oddio. >> Il suo sussurro mi fa chiudere gli
occhi. <<
Ti prego... >> <<
Ho dimenticato lo zaino in camera! >> Sbuffo
mentre velocemente riapre la porta di casa e corre con i suoi
stramaledetti
tacchi fino alla sua stanza. <<
Eccomi, eccomi, eccomi! >> <<
Questa frase l’ho già sentita. Dimmi che non hai
dimenticato qualcos’altro, ti prego. >> <<
No, ho tutto, lo giuro. >> Sospirando, entro
nell’ascensore. -- <<
Ti chiedo scusa per l’imboscata. >> <<
Non mi devi chiedere scusa, mi sono... divertita.
>> Aggrotto la fronte. <<
Non sembri molto convinta. Non deve essere stato
facile entrare in casa e venire travolta da mia madre, per poi trovarti
al
centro dell’attenzione perché sempre la mia adorata madre ti ha
presentata alle
amiche di mia cugina che hanno deciso di festeggiare qui l’addio al
nubilato di
Valeria. >> Mi sono preoccupato, penso sia evidente, ma... Elise
è
particolare, non riesco mai a capire come reagirà a un evento, a una
frase, a
un atteggiamento... beh stasera mi ha nuovamente stupito. Non sapevo
che
Valeria volesse cenare qui, e mia madre ha pensato non fosse il caso di
dirmelo
perché sapeva che se no avrei portato Elise più tardi. Ma il punto non
è
questo, il punto è che da quando Elise mi ha detto che ha delle crisi
di
panico, quello ad andare in panico sono io! Non so mai come comportarmi
e
questo un po’ mi blocca, ma comunque Elise cerca di farmi capire e
vedere che
va tutto bene ma sappiamo entrambi che non è così. Ma stasera, a cena,
è stata
favolosa. Non ha mostrato nemmeno un segno di squilibrio, ha parlato
con tutte,
ha risposto alle duemila domande e si è imbarazzata veramente poco.
Vederla
sorridente e a suo agio... beh è quello che al momento desidero di più.
<<
È vero, sono stata presa in contropiede ma... va
bene, cioè non potevo di certo pretendere molto da tua madre, sarebbe
stato
come chiedere alla mia di non fare battutine sconce. >> Ridacchio
e
scuoto il capo osservandola sul mio letto con le gambe incrociate. È
bellissima, non c’è niente da fare, più la guardo e più
voglio continuare a guardarla. Non sono mai stato catturato da nessuna
ragazza,
non in questo modo. <<
Elise? Alex? >> Alzo gli occhi al cielo e
aiutando Elise ad alzarsi, raggiungiamo Valeria nel corridoio. <<
Elise, sei ufficialmente invitata al mio addio al
nubilato. >> Valeria le fa un sorrisone a cinquantamila denti ed
Elise
schiude la bocca sorpresa, irrigidendosi appena. <<
Uhm... n-non mi sembra il caso. >> << Oh
no no no! Non accetto un rifiuto,
vieni con noi! >> Elise si stringe al mio braccio, e quando
incontro il
suo sguardo capisco che è quasi spaventata. <<
Vale, se non se la sente
non obbligarla. >> Valeria alle mie parole sospira, ma un attimo
dopo inizia
a saltellare con un sorriso enorme... e io che pensavo di averla vinta! <<
Ti prego! Suvvia, vieni
anche tu Alex! Tanto non facciamo niente di esagerato, vogliamo andare
in un
karaoke. >> Karaoke? È così che ha intenzione di festeggiare il
suo addio
al nubilato? È pazza! <<
Io? In mezzo a tutte le
donne? >> Valeria alza un sopracciglio. <<
Perché fino adesso da chi
sei stato circondato? >> Mi chiede piccata. Mi sento in trappola,
sinceramente non ho molta voglia di andarci ma devo, più che altro
perché se
non ci sono io, Elise non ci va, e Valeria invece ci tiene che ci sia.
Poso il
mio sguardo su Elise, e la piccola peste mi fa gli occhioni dolci e
sporge
anche il labbro inferiore; come posso resistere? <<
Ok. Ok. Karaoke sia.
>> <<
Stento a crederci di essere
riuscita a cantare! >> Sorrido contento di fronte al suo
entusiasmo;
siamo in macchina, siamo andati via da poco dal locale e Elise stenta a
crederci del suo “coraggio”. Io l’ho semplicemente adorata mentre tutta
rossa
cantava la canzone Girasole di Giorgia, dedicandomela. All’inizio non
volevo
credere che l’avesse scelta per me ma quando... beh ha incontrato il
mio sguardo
non ho avuto dubbi. Non so nemmeno perché io, poco dopo, abbia
ricambiato, ma
come un flash, mentre stava scendendo dal palco, mi è passata per la
mente la
canzone “Forse un angelo” degli Studio3 e non sono riuscito a
resistere. Spero
solo che Gigi non venga mai a sapere di questa cosa, mi prenderebbe in
giro a
vita: io che salgo su un palco e stonato come una campana, dedico una
canzone
alla mia povera fidanzata che sarà diventata sorda. No, è meglio che
Gigi non
lo venga mai a sapere. Vederla
persa tra i ricordi è bello,
sapere cose nuove su di lei è bello, poterla ascoltare e ridere è
ancora più
bello. È assurdo come io stia pendendo tra le sue labbra, sono quasi
ipnotizzato da lei, dalle sue espressioni e da quello che mi sta
raccontando.
Riesco quasi a immaginarla mentre da piccola si trovava in questo
giardino a
giocare con i suoi amichetti, e riesco anche a immaginare lei che
inizia a fare
i suoi primi piccoli passi nel mondo. <<
Sei tu che vedi solo cose
buone in me. >> Mormora divertita facendomi sorridere. È assurdo
che io
trovi perfetto stare comodamente seduti su una panchina a parlare, vero? <<
Non è vero. Non sono così scemo da non vedere e sapere qualche
tuo difetto. Non mi pare di averti mai definito perfetta. >> Che
bugiardo
che sono. Nella mia mente la definisco sempre e continuamente
perfetta... ma a
voce non l’ho mai detto, ed è meglio che continui a non saperlo...
penso che mi
prenderebbe in giro se glielo dicessi... la perfezione non esiste ma
lei... lei
se non lo è, si avvicina parecchio. <<
Suvvia, dimmene qualcuno?
>> Adoro quando mi “sfida”; mi trovo a ridacchiare e giocare con
una sua
ciocca mentre prendo a parlare. <<
Sei permalosa. Puntigliosa solo quando vuoi. T’innervosisci
molto facilmente, non ti piace quando ti vengono toccate le orecchie,
diventi
quasi isterica distruggendo il tuo buon umore. Quando sei arrabbiata,
diventi
più ironica e pungente del solito e soprattutto tendi a morderti il
labbro
inferiore o le unghie quando pensi di avere ragione ma preferisci
lasciar correre...
devo continuare? >> Non sono veri difetti... avrei potuto dire
che è
lunatica, isterica, che odia che gli si vada contro quando è convita
che abbia
ragione ma... che importanza ha? Quasi tutti abbiamo questi difetti. La
osservo e sorrido quando la ritrovo con la bocca aperta e gli occhi
leggermente lucidi. <<
Hai dimenticato che sono una piagnona. >> Dice tirando su
col naso e io corro ad accarezzargli lievemente una guancia mentre mi
perdo tra
le sue espressioni e i suoi occhi. <<
Sei sentimentale. Più di quanto tu voglia darlo a vedere a
tante persone. E poi... quando hai gli occhi lucidi mi piaci... i tuoi
occhi
tendono al verde, lo sai? >> <<
La finisci? Vuoi vedermi piangere? >> Ha abbassato gli
occhi, probabilmente per non piangere veramente... o forse per
nascondere
quanto le mie parole l’abbiano colpita. Lei è così, tende sempre a
nascondersi,
a non farsi vedere vulnerabile. Su questo siamo simili, solo che a me,
con lei,
piace espormi. Anche se non su tutto. Su mio padre non ci riesco, non
come
vorrei. Non riesco mai a spiegarmi ed è accaduto anche questa sera a
cena
quando siamo stati informati della presenza di mio padre domani al
matrimonio
di mia cugina. Non so perché io abbia dato per certo che non ci sarebbe
stato... d’altronde è il matrimonio di sua nipote ma... la mia mente
era troppo
presa dalla presenza di Elise, dal fatto che ci sarà anche lei domani.
Però
Elise l’ha presa bene, certo... non penso che mi direbbe quanto l’abbia
agitata
questa notizia, ma pare averla presa bene. Mi
ridesto tornando a osservarla e... cazzo quanto la amo! È assurdo
dirlo nei propri pensieri ma è così, cioè lei è così piccola, sembra
fragile,
continuamente sul filo del rasoio ma è dannatamente forte, talmente
tanto che
nemmeno lei sa di esserlo. Mi accosto al suo viso e prendo ad
accarezzarlo il
viso e le bacio lievemente le palpebre che chiude non appena mi
avvicino. <<
In questo momento saprei cosa dirti... ma penso che
scapperesti. >> Il mio cuore sta battendo a mille, e mi piace
pensare che
anche il suo sia messo nella stessa condizione. Mi guarda confusa e
scuoto il
capo divertito. << Fai così tanto senza nemmeno accorgertene.
>>
Mormoro guardandola intensamente. <<
Ma che stai blaterando? >> Chiede spaurita. Sono queste
le reazioni che spaventano me. Vorrei dirle quello che provo, proprio
in questo
momento ma... ho paura che si ritragga proprio come sta facendo in
questo
momento. La cosa assurda è che lo fa senza nemmeno accorgersene. <<
Tu riesci a rendermi felice con un sorriso, con un semplice bacio
o un “sì”. Tu mi condizioni più di quanto credi. Adoro i tuoi difetti e
apprezzo ancora di più i pregi – che comunque non sono pochi. >>
Ammetto
senza riuscire a trattenermi. <<
Anche tu mi condizioni tanto. Più di quanto mi piace ammettere.
Se ultimamente sono sempre di buonumore, è per te. Per i tuoi sorrisi,
per i
passi avanti che mi fai fare, per le capovolte che fai prendere al mio
cuore e
per come mi stringi. >> Alza finalmente lo sguardo e penso che mi
stia
per venire un infarto. Ti prego Elise, dì quelle due parole... <<
Amo i
tuoi abbracci. Non mi fai solo sentire protetta ma anche in pace con il
mondo... come se bastassimo tu ed io. I tuoi abbracci... m’infondono
calore,
affetto... e tante... tante altre cose. Tu mi fai sentire speciale. Sei
tu
quello che mi condiziona di più. >> Ho bisogno d’aria, e di
distogliere
lo sguardo dal suo. <
Elise, per favore, non dire altro. Non voglio farti scappare e
soprattutto non voglio dire quelle due paroline così tanto per.
>> Non farmi bloccare, dimmi che vuoi che te le
dica, dimmele tu, diciamole insieme... Mi
accarezza una guancia, vuole la mia attenzione e io l’accontento. I
suoi occhi sembrano brillare e io non so più che dire. <<
*Se vuoi innamorarti di me, penso sia giusto che tu sappia di
chi ti stai innamorando.Ti
stai innamorando delle mie insicurezze, e delle mie ossessioni di
provare a
sembrare quello che le altre persone pensano che io sia. Ti stai
innamorando
della mia immaturità, del mio costante bisogno di sentirmi amata e
apprezzata,
delle mie ghiandole lacrimali iperattive, della mia tendenza a non
essere
troppo appiccicosa. Ti stai innamorando dei miei problemi passati e
presenti,
delle mie speranze e sogni, e di come sia esageratamente romantica,
anche se
non lo do a vedere. Se t’innamori di me, ti innamori anche di tutte le
imperfezioni che nessuno potrà mai amare. Ma ti starai innamorando
anche del
modo in cui mi sorridono gli occhi quando sto con te, del modo in cui
ti do il
"buongiorno". T’innamorerai anche delle mie battutine o provocazioni
che dirò, e il modo in cui arrossirò quando qualcuno mi chiederà di te.
Ma per
me la cosa più importante è che tu sappia a che cosa stai andando
incontro.
>> A metà discorso una
lacrima l’è
sfuggita e io l’ho osservata finché non è arrivata alle sue labbra.
Aveva già
smesso di parlare e poiché io non riesco nemmeno ad aprire bocca... beh
ho
preso a baciarla, perché è così che devono andare le cose: noi,
insieme... e
col nostro amore. Perché anche lei mi ama, me lo ha fatto capire e non
importa
che al momento non sia pronta a dirmelo chiaramente... questo mi basta.
<<
A costo di farmi odiare ma... Elise non abita qui vicino? >> Mi
chiede
Melissa fuori dalla Chiesa, vicino ai nostri parenti. Elise sta
parlando con
mia madre e io mi volto verso mia sorella trucidandola con un’occhiata
facendola ridacchiare. <<
Sì... ma volevo che dormisse da noi. >> <<
Ok. >> Sorride impertinente ma infine mi accarezza un braccio.
<<
Starò muta come un pesce. >> A sorridere questa volta sono io. <<
Grazie. >> Alza le spalle e si allontana. <<
Quindi Valeria era sincera... Elise esiste. >> Mi volto ridendo
verso lo
sposo, Simone e annuisco, torno a guarda la mia Elise e la vedo voltata
verso
di noi, evidentemente si sarà sentita chiamare; allungo una mano verso
di lei
che l’afferra subito e l’avvicino a noi per poi fare le presentazioni. <<
Dite che è normale che Vale non sia ancora arrivata? >> <<
Non sarai agitato? >> Lo prendo in giro e lui sospira con il
panico negli
occhi. <<
Siamo ancora tutti fuori dalla Chiesa, e poi la sposa deve sempre farsi
attendere. >> Dice Elise cercando di tranquillizzare, oramai, mio
cugino. <<
Hai ragione. Poi lei è ritardataria di natura. >> Sorrido
scuotendo il
capo. <<
Stai tranquillo, non ti lascerà all’altare. >> Annuisce alle mie
parole e
cerco di non ridere. <<
Allora... a quando il divorzio? >> Zio Mario s’intrufola e fa
sbiancare
il povero sposo facendomi ridere, Elise mi colpisce il petto e cerco di
tranquillizzarmi. <<
Non ci siamo ancora sposati e già vuoi che mi preoccupi del divorzio?
>>
Chiede con voce strozzata Simone. Zio Mario annuisce. <<
Bisogna sempre pensarci. >> <<
Non è divertente. >> Mormora nuovamente col terrore negli occhi. <<
Pensateci bene anche voi, un matrimonio costa ma il divorzio ha un
costo
superiore. >> Dice rivolto a noi facendomi aggrottare la fronte.
Elise si
muove un po’ agitata. <<
Direi... che è un po’ presto anche solo prendere in considerazione di
sposarci.
>> Mormora Elise, Simone sorride. <<
Lo dicevamo anche noi... due mesi dopo le ho fatto la proposta.
>> Dice
Simone. Elise sgrana gli occhi e si volta verso di me, le mie mani
corrono ai
lati della mia faccia. <<
Giuro, non è mia intenzione. >> Alle mie parole si rilassa e zio
Mario
ride. <<
Se può farti rilassare gli dimezzo la paga, così è sicuro che non può
fare una
cosa simile... >> Alzo gli occhi al cielo alle parole di zio
Mario. <<
Sei accompagnato. >> Sbuffo e sorrido al barman. <<
Sì, è un problema per te? >> Chiedo guardando mio padre negli
occhi e con
i cocktail tra le mani. <<
Non è Silvia? >> Stringo le labbra e guardo altrove, vorrei
scappare e
non guardare l’uomo elegante, ben vestito e ben curato che ho di
fronte. Riesce
a farmi salire il nervoso e lo schifo come nessun altro ci riesce. E
non è
normale... è di mio padre che si tratta. <<
Dovrei farti un applauso per esserti ricordato il nome della mia ex
ma... ho
dei cocktail in mano. >> Sorride divertito alle mie parole e si
volta
verso il nostro tavolo, sono certo che stia osservando Elise. <<
È deliziosa. Sembra a suo agio. >> <<
Cos’è, vuoi circuirla? >> Ok, forse sto esagerando e la sua
occhiataccia
me lo fa capire chiaramente. <<
Alex, io anni fa ho sbagliato ma non ho di certo fatto sesso con una
minorenne
e non era nemmeno una con cui uscivi. Mi tratti come se fossi peggio di
uno
stupratore. >> <<
Hai tradito mamma... >> M’interrompe. <<
Sì, ma la mia segretaria era giusto qualche anno più giovane di me, di
tua
madre... non era una ragazzina e il mio sbaglio lo sto ancora pagando.
>> <<
Davvero? Perché io soldi non ne vedo da un bel po’. >> Sorride e
il mio
nervosismo aumenta. <<
Ci vediamo più tardi figliolo, devo andare a fare un brindisi. >>
Alzo
gli occhi al cielo e torno al tavolo dando da bere a mia madre e
Melissa. <<
Ora parte la commedia. >> Mormoro per poi tornare a sedermi
vicino ad
Elise, che è accanto a mia sorella. Le stringo una mano e le sorrido. <<
Sei sicura che non vuoi niente da bere? >> Le chiedo mentre
intravedo mio
padre salire su un piccolo palchetto con un flute in mano. <<
Sicurissima. >> Mi sorride tornando a guardare mio padre. <<
Ti va se usciamo un attimo? >> Mi guarda stranita stentando un
sorriso. <<
Va tutto bene? >> Mi chiede afferrandomi una mano. <<
No, puoi venire? >> Annuisce guardandomi preoccupata e mi segue
fuori
dalla sala. Nemmeno il tempo di chiudere la porta del ristorante che la
faccio
appoggiare al muro e prendo a baciarla. Inizialmente ricambia con
trasporto ma
dopo nemmeno un minuto rallenta e mi accarezza una guancia facendomi
allontanare. <<
Ehi... che succede? >> Sono pessimo, l’ho fatta preoccupare. <<
Avevo bisogno di stare un attimo da solo con te. >> Mi accarezza
le
guance e io mi sciolgo sotto le sue carezze. <<
Sei agitato... >> Nota sussurrando. <<
Un po’. >> Ammetto. <<
Si tratta di tuo padre? >> Annuisco con gli occhi chiusi. <<
È uno stronzo. >> <<
Io lo adoro, ma solo perché ha aiutato tua madre a farti. >>
Ridacchio
continuando a tenere le palpebre abbassate. Non le rispondo e mi
abbasso
appoggiando la testa sulla sua spalla. <<
Perché sei così adorabile? >> <<
Qualcuno deve pur esserlo. >> <<
Io non lo sono? >> Chiedo guardandola. <<
Raramente. >> Dice con un’espressione buffa e per niente
credibile. Ti
amo.
Lo penso solamente però, e riprendo a baciarla. <<
Piccola mia! Sei stupenda. >> Mi viene automatico irrigidirmi,
Elise
stava parlando con mia sorella, quindi è normale che ora stia guardando
mio
padre. Chissà se ha capito che è lui. Sicuramente. I
miei
genitori si scambiano un paio di battute e la mia ragazza si volta
verso di me. <<
Stai bene? >> Le chiedo prima che possa chiedermelo lei, mi
guarda per un
secondo e poi annuisce. <<
Alex, figliolo, è bello vederti. >> Quanto gli vorrei togliere
quel
sorriso strafottente dalle labbra. <<
Se lo dici te. >> <<
Alex! >> Elise mi sgrida sussurrando e guardandomi trucemente. Mi
sento
quasi come un bambino, ma forse ha ragione lei, almeno oggi dovrei
comportarmi
bene. Potrei farlo almeno per lei. << Sappi che
non
lo faccio perché ci tengo, ma per educazione: lei è Elise, la mia
fidanzata.
>> Per lei, sto facendo tutto ciò solo per lei, perché se fosse
per me
l’avrei ripresa e portata fuori come prima: tutto pur di evitarlo. << E’ un
piacere
conoscerti. >> Si stringono la mano ed Elise arrossisce
lievemente. << Anche per
me.
>> << Elise...
come
mai non Elisa? >> Alzo gli occhi al cielo. Al diavolo
l’educazione! Ma
che razza di domande fa? << La scelta
era
tra Desirée, Jessica o Elise. I miei genitori non sono mai stati
appassionati
dai nomi italici. >> Elise sorride, cercando di farsi vedere per
la
persona stupenda che è ma mio padre... annuisce assorto tra chissà
quali
pensieri. << Ti senti
bene
in questo ambiente? >> Aggrotto la fronte e Elise alza un
sopracciglio ma
io non riesco a tacere, non più. << Non ce la
fai
proprio a mettere le persona a proprio agio, non è vero? >> << Sto
facendo
conversazione. Qual è il problema? >> Mi ritrovo a sbuffare...
non posso
prenderlo a pugni, non sarebbe carino. Non in questo momento. << Elise,
vuoi da
bere? >> Ho bisogno di allontanarmi con lei. Subito. Annuisce e
io mi
alzo, mi allontano da mio padre e dopo aver fatto qualche passo mi
volto e la
trovo ancora seduta, con mio padre al mio posto che sta parlando con
lei.
Sospiro e cerco di scacciare il vuoto che provo nello stomaco. << Vai a
fare
quello che stavi facendo. C’è tua madre lì vicina ed Elise sa
difendersi.
>> Mi giro e incontro lo sguardo serio di zio Mario. <<
Cavolo
nipote, hai proprio bisogno di bere. >> Ridacchiando mi faccio
spingere
fino al bar. Elise può
farcela... e
se non ce la fa, avrò solo un motivo in più per avercela con mio padre. << Tra un
minuto
potete mettere “Nient’altro che noi” di Max Pezzali? >> Chiedo al
dj e
sorrido dopo che mi annuisce, con il cuore a mille mi avvicino ad Elise. << Ti va di
ballare? >> Poco importa che lei e mio padre stiano ancora
parlando, ho
bisogno di tenerla stretta tra le mie braccia. Elise annuisce e si alza
senza
rivolgere la parola a mio padre, lo guarda solamente per poi superarlo.
La
stringo subito a me mentre mi avvicino alla pista per poi iniziare a
ballare
con lei. << Spero che
mio
padre non ti abbia tormentata. >> << No, mi ha
fatto
solo qualche domanda. >> Svia velocemente il mio sguardo e io
m’insospettisco ma faccio un profondo respiro e cerco di accantonare la
cosa,
almeno per il momento. << Ok, ne
parliamo
dopo... >> Punto il mio sguardo verso il dj, e gli faccio capire
che può
mettere la canzone, lui mi da l’ok e io prendo a parlare sussurrando
nell’orecchio di Elise. << Questa è
per
te. >> Le prime note della canzone riecheggiano per la sala. Non
siamo in
tanti a ballare, ma la canzone porta altre coppiette ad alzarsi;
stringo
maggiormente la vita di Elise. << Penso che
questa canzone ci rappresenti bene. >> Spiego mentre Elise
artiglia il
retro della mia giacca come se avesse paura che io possa scappare. <<
Nient’altro che
noi. >> Sussurra appoggiando la testa al mio petto. Mi trovo ad
annuire e
stringerla a me mentre la canzone prosegue. Sulle note finali mi decido
e
prendo un profondo respiro per poi allontanarla un po’ e dirle quello
che
oramai è un tarlo nella mia testa. << Ti amo,
Elise.
>> Ho il cuore a mille e non so come reagire quando sgrana gli
occhi e
s’irrigidisce. Ok... so di averla presa in contropiede ma non è che mi
muore,
no? Quando finalmente
si
muove, apre la bocca senza fiatare e fa scivolare le sue mani sulle mie
braccia, mi decido ad aggiungere altro. <<
Non c’è bisogno che tu dica qualcosa,
volevo solo dirtelo. Perché è giusto che tu lo sappia, non che tu lo
capisca
dai miei gesti. >> Mi è uscita una frase di senso compiuto? Penso
di sì e
me ne compiaccio. Elise
ha gli occhi lucidi, ma non parla, si alza
sulle punte – dopo non so più quanto tempo – e mi lascia un lieve bacio
sulle
labbra. Ho ancora il cuore che batte a mille e la mancanza delle sue
parole
mi... mi stranisce, non riesco a capire come dovrei reagire, non riesco
nemmeno
a capire come mi sento e che cosa sto provando. Lentamente
riappoggia la testa sul mio petto e io
la stringo chiudendo gli occhi. <<
Saprò aspettare. Io non scappo. >>
Introduzione: Finalmente questo capitolo si è
scritto xD o comunque si è
fatto scrivere. Purtroppo io non sto meglio, o comunque vado a
momenti... ma a
quanto pare quando sto di emme riesco
a scrivere, quindi va bene così. grazie a chi ha recensito e letto il
capitolo
precedente, spero vi piaccia anche questo. Sappiate che da questo
capitolo in
poi ho intenzione di rispondere alle
vostre recensioni u.u quindi non sparite tutte :P vi lascio alla
lettura e
incrocio le dita, spero che questo 2012 sia iniziato bene. Un bacione a
tutti!
Per gli spoiler, andate -> qui.
La settimana scorso ho anche
aggiornato “Tu, solamente
tu...”, magari a
qualcuno importa :)
~ Le paure sono bastarde,
riescono a bloccarti, riescono a non farti fare passi avanti, ma è
grazie a queste maledette paure che ti rendi conto per cosa, e per chi,
vale la pena combattere...
Titolo
raccolta:Stravolgimi
– Alex pov. Sottotitolo: Maledette paure. Rating:giallo.
Alex pov. <<
La-vo-ra-re! >> Quasi sobbalzo voltandomi
verso mio zio che mi ha praticamente urlato nell’orecchio.
<< Eh? >>
Chiedo sceso dalle nuvole e lui
arriccia le labbra scuotendo il capo.
<< Lo so che la
parola “lavorare” ti sembra senza
senso ma se vuoi continuare a mantenere la macchina e ci tieni a
continuare a
uscire con gli amici... ti consiglio vivamente di iniziare a farlo.
>>
<< Davvero
divertente. >> Mormoro appena e zio
Mario da divertito passa a serio.
<< È successo
qualcosa? >> Sospiro.
<< No, che vuoi che
sia successo? >> Mi guarda
alzando le sopracciglia e io torno a concentrarmi sulla macchina su cui
in
teoria stavo lavorando. Il lavoro. Devo
concentrarmi sul lavoro. Su quello che devo
fare per riparare la macchina.
E se invece dovessi
preoccuparmi di riparare il mio rapporto
di coppia?
Perché? È davvero in
crisi? C’è davvero bisogno di riparare
qualcosa?
<< Ou! Ma che hai?
>> Mio zio mi scuote e io
sbuffo.
<< Non ho niente,
cazzo! Mi lasci lavorare? >>
<< Ehi, >>
Zio Mario mi volta perché vuole guardarmi
negli occhi e scuote il capo. << non ho nessunissima intenzione
di
lasciarti in pace, non finché non mi dici che cosa ti sta distraendo.
>>
<< Elise, è Elise
che mi distrae, sei contento adesso?
>>
<< Non ancora. Che
cos’ha fatto per ridurti così? E
non dire “niente”. >>
<< In realtà è
proprio così. >> Dico ridendo
istericamente passandomi una mano sul mento. << Non ha detto e
fatto
niente. È questo il problema. >> Zio aggrotta la fronte e io mi
appoggio
al cofano anteriore della macchina.
<< Le ho detto di
amarla, ieri, al matrimonio di
Valeria e lei... lei non ha detto niente. >>
<< E allora?
>> Sgrano gli occhi e penso di
iniziare a gesticolare. << Allora? Non so
come reagire! La amo, cazzo, la amo!
E lei... lei ha paura di ammetterlo, perché... io vedo e sento che mi
ama, che
prova le stesse identiche cose che provo io, ma... non lo ammette.
>>
<< Ripeto: e
allora? >>
<< Mi stai facendo
innervosire. >> Lo avviso.
<< Lo so ma... tu
ti stai facendo troppi problemi. Sai
che ti ama, perché devi sentirtelo dire? >> Non rispondo subito e
giuro
che vorrei vomitare dall’ansia, dal nervosismo e anche dalla paura. Una sua mano si appoggia
su una mia spalla. <<
Benvenuto nel mondo dell’insicurezza e del dubbio paralizzante.
>> Alzo
lo sguardo su di lui e penso di trucidarlo ma... sta sorridendo e
infine decide
di andarsene lasciandomi lì.
<< Tu non dovresti
essere all’università? >>
Chiedo a Gigi non appena mette piede nell’officina.
<< Ti hanno dato
l’incarico di fare da cane da guardia
invece che il meccanico? >> Non ribatto e gli do le spalle, ma è
inutile
dirlo... mi segue come un cagnolino.
<< Nessuna
rispostaccia? Non è da te. >>
<< Invece è proprio
da me. Lasciarti perdere mi
permette di non impazzire. >
<< Davvero? E da
quando? >> Mi volto e quasi mi
viene a sbattere contro.
<< Da sempre.
>> Annuisce sovrappensiero
guardandomi stranito.
<< Comunque ho già
fatto lezione, ne avevo una sola e
avevo pensato di passare per sapere i dettagli piccanti del grande
evento di
ieri. >>
<< Non c’è niente
di esaltante da raccontare. >>
<< Non è vero! Non
credergli. >> Sussurra zio
Mario passandoci accanto per poi continuare dritto per la sua strada.
Se non
fossi così giù di morale... beh ci riderei su, proprio come sta facendo
Gigi.
<< Ok... non ti
credo. Che mi sono perso? >>
<< Gliel’ho detto.
>> Mormoro infine lasciandolo
con un punto interrogativo in fronte.
<< Ehm... beeene.
Cosa? A chi? >> Alzo gli occhi
al cielo e infine lo vedo illuminarsi come una lampadina. Penso ci sia
arrivato. << Nooo! E lei? >> Sì, purtroppo ci è arrivato.
<< Lei niente. Ha
avuto il coraggio di parlare con mio
padre ma non di dirmi che mi ama o che non mi ama affatto. Ballavamo, e
abbiamo
continuato a farlo anche dopo che io ho aperto bocca. >>
<< L’avrai presa di
sorpresa. >> Sospiro e lo
porto fuori per poi sedermi sulla panchina che si trova accanto alla
serranda
dell’officina.
<< Sì, l’avrò
sicuramente colta di sorpresa... ma poi
lo stupore passa! >> Gigi mi affianca mettendo le mani nelle
tasche della
felpa che indossa.
<< Nel senso che...
che avete fatto dopo? >>
<< Io ho cercato di
rimanere e mostrarmi tranquillo.
Abbiamo parlato con alcuni parenti, con gli sposi... tra di noi ma...
stupidaggini. Nessun discorso serio o profondo come nostro solito.
C’era
tensione. Penso volesse scappare e credo lo stia facendo proprio in
questo
momento. >>
<< Te lo
immaginavi? >> Mi chiede a bruciapelo.
<< Sì, ma... beh
l’avevo presa come l’ipotesi
peggiore, l’un percento delle possibilità. >>
<< Ah. >>
<< No, non usare
quel tono! >> Sbotto puntandogli
un dito contro e lui sgrana gli occhi.
<< Che tono avrei
usato? >>
<< Quello del “oh
cazzo, il mio migliore amico se l’è
presa nel culo!” >>
<< Non ho usato
quel tono! Non penso nemmeno che
esista... un tono del genere. >>
<< E invece sì!
>>
<< Ok, non ho
voglia di litigare, piuttosto fallo con
Elise, se può farti sentire meglio, almeno con lei avresti una
motivazione
sensata! >> Ha ragione, cazzo se ha ragione.
<< Non voglio
litigare con lei, perché... è spaventata
e mio zio mi mette altre domande in testa. >>
<< Adesso te la
stai prendendo con tuo zio? >>
<< Sì. No. Forse.
>> Gigi ridacchia. << E
che... perché ho bisogno di sentirmelo dire se so che mi ama? >>
<< Beh perché
magari... non lo sai. >> << Oh no, lo so. So
perfettamente che prova i miei stessi
sentimenti e non mi sto prendendo per il culo da solo, lo so. >>
<< Ok. >>
<< Gigi! Di nuovo
quel tono! >> Sbuffa e infine
si volta per guardarmi meglio, rimanendo pur sempre seduto.
<< Sei umano, Alex!
Sei un insicuro cronico, anche se
non ti piace ammetterlo ma... con la tua situazione chi non lo sarebbe!
Te la
cavi persino bene se per tutto questo tempo hai dimostrato alla tua
ragazza il
contrario ma io ti conosco... tu sei fragile e insicuro e lei sta
mettendo a
dura prova le tue sicurezze. Per quello vuoi sentirtelo dire, anche se
lo sai.
Dicono che sia bello, che ti... soddisfi, che ti completi. Che ti
faccia stare
bene. Ecco perché. >>
<< Ehi, ragazzi dai
pensieri profondi? >> Ci
voltiamo entrambi verso mio zio. << Io ho fame, quindi ho
intenzione di
chiudere per la pausa pranzo. >> Annuisco contento di questa
notizia.
<< Meno male, tanto
oggi non ho combinato niente.
>>
<< Ma dai? >>
Chiede ironicamente mio zio per
poi sorridermi. Scuoto il capo e lui inizia a urlare agli altri
colleghi di
alzare le chiappe, il suo stomaco reclama del cibo. Ha la solita
delicatezza di
un elefante.
<< Mangi con me?
>> Chiedo a Gigi e lui
annuisce, ma proprio in quel momento il mio telefono suona. E può
sembrare da
scemi patentati, ma quando vedo il nome di Elise sul display, mi viene
da
tirare un respiro di sollievo. Mi allontano da orecchie indiscrete e
cerco di
mostrami il più tranquillo possibile.
<<Ciao
piccina, come stai? >> << Ciao... bene te? >> Non rispondo
subito, più che altro perché la sua voce bassa e insicura mi blocca, ma
infine
decido di fare finta di niente. <<Bene,
sto per staccare per la pausa pranzo. Te che stai facendo?
>> Già,
che cosa stai facendo che non ti sei fatta viva da ieri sera e hai
quasi dato
via a una mia crisi esistenziale? << Sono su facebook.
>> Dovrei
dire qualcosa? Forse sì ma... << Ho visto la tua richiesta di amicizia.
>> Mormora infine quasi come se dovesse giustificarsi o parlare
per forza
per non farci rimanere in un silenzio imbarazzante. <<Perché
sei così distaccata? >> Diamine! Io e la mia linguaccia! << Distaccata? Non sono distaccata!
>> Sbaglio o si è messa sulla difensiva? <<Ti
stai allontanando, ti prego Elise non lo fare. Lo so, forse non avrei
dovuto
dirtelo... >> Oddio, posso mai farmi pena da solo? Mi sa
proprio
di sì. << No Alex, non è quello. >> Non
appena sento la sua voce mi blocco, ma non riesco a tranquillizzarmi...
ho un
brutto, bruttissimo presentimento. << Non
c’entra nulla. Non... non mi sto allontanando. >> Sta
mentendo, e lo
sappiamo entrambi. Ma io ho bisogno di vederla, di parlarle... non
voglio che
mi scappi dalle mani. <<Quindi
se stasera ci vediamo non è un problema? >> Dimmi che non
è un
problema. Dimmi che non è un problema. << E’ il compleanno di mio padre stasera.
>> Bene, che culo. Sospiro, non posso arrendermi, non posso darle
troppo
spazio, in quel caso scapperebbe a gambe levate e io non riuscirei più
a starle
dietro. Conosco lei e conosco me stesso. <<Bene,
una motivazione in più per vederci. >> O no? È il
compleanno di
suo padre. Suo padre mi adora... che male può mai esserci andare a
fargli gli
auguri? << Ci sono i parenti a casa. >> Ennesimo
colpo di grazia che mi da la conferma che mi sta allontanando. Ma io
non
voglio. E non ho intenzione di permetterglielo. <<Elise
possiamo vederci per pranzo? >> Mi rendo conto solo una
volta che
ho parlato che sembro disperato ed esasperato ma sto così... che ci
posso fare?
Elise non mi risponde subito e io trattengo il respiro. << Ok, va bene... dove ci vediamo? >>
Torno a respirare. <<Passo
a prenderti io tra dieci minuti. >> Attacco prima che
possa
ribattere o inventare altre scuse e torno verso di Gigi. <<
Scusa amico ma... >> <<
Vai
e risolvi. E... fatti dire una cosa... ha ragione tuo zio: non importa
se non
te lo dice, allontana, scaccia, distruggi le tue paranoie perché se sei
sicuro
che Elise sia innamorata di te, dalle tempo, te lo dirà. >> <<
Grazie, saggio Gigi. >> Scuote le spalle e io faccio il primo
vero
sorriso della giornata. Ho sempre
reputato Elise una ragazza sveglia, che affronta a testa alta i
problemi, anche
se magari più lentamente degli altri ma ora che ce l’ho di fronte non
so più
cosa pensare. Sono
andato
a prenderla ma non abbiamo spiccicato parola, non ci siamo baciati, la
radio,
in macchina, ci ha dato un motivo in più per non guardarci nemmeno. Qui
al
ristorante le cose non sono migliorate, forse è difficile per entrambi
iniziare
il discorso, ma non ho intenzione di accantonare la cosa... potrà anche
non
essere innamorata di me, potrà anche non riuscire a dirmelo... ma non
voglio
permettere che si distacchi. <<
Non
hai molta fame, o sbaglio? >> <<
Non
molta in effetti. >> Mi ritrovo ad annuire e a guardarla come se
non la
vedessi da tempo. Pare aver dormito male, forse poco... è stata invasa
dai
pensieri come me? <<
Chiedo il conto? >> Annuisce e abbassa subito lo sguardo, scuoto
lievemente il capo e mi alzo andando alla cassa per pagare. Una volta
in
macchina sospiro e appoggio le mani sul volante senza mettere in moto.
Ora non
possiamo scappare. Nemmeno voglio. <<
Ora
ti va di parlare o... non lo so, continuiamo a fare finta di niente?
>>
Il mio tono di voce mostra quanto io sia nervoso; non riesco a
sopportare tutta
questa situazione. <<
So
di star sbagliando. >> Cerco di non sbuffare e mi appoggio al
sedile incrociando
le braccia al petto. <<
E
quindi? Pensi di scagionarti dicendo ciò? >> Stringe le labbra e
gli
occhi le si infiammano. Posso mai
amarla anche in questo modo? <<
Capisco che tu sia arrabbiato, ma metterci ad urlare ti assicuro che
non serve.
>> <<
Infatti
non stiamo urlando. >> Probabilmente mi sta odiando in questo
momento, ma
non riesco a chiudere la bocca. Com’è che si dice? Colpire prima di
essere
colpito. <<
No,
ci stiamo semplicemente facendo incazzare a vicenda. >> Mi
conosce meglio
di quanto credessi. E la cosa mi piace, mi piace dannatamente. <<
Elise, io non mi pento di quello che ti ho detto. Lo penso sul serio e
non hai
idea di quanto mi faccia stare male questa tua reazione. >> Svio
lo
sguardo dal suo. << Ma devo ammettere che l’avevo immaginato...
ne
parlavo giusto con Gigi qualche giorno fa, avevo detto che avresti
fatto di
tutto per allontanarti... anche scappare. E stai facendo così. >>
Quando
torno a incontrare i suoi occhi, questa volta è lei a sviare lo sguardo. <<
Alex, so che meriti di più di me. Una persona che riesca e possa
ricamb...
>> No! No! No! <<
No,
Elise! Cazzo, no! >> Sbatto le mani contro il volante e cerco di
calmarmi
solo una volta che la vedo sobbalzare. Respiro, cerco di prendere dei
gran
respiri e mi passo le mani tra i capelli. Non può
dire
certe cose, non le deve nemmeno pensare. <<
Non
dirlo. Non devi nemmeno pensarlo. >> Cerco di distendermi e le
mie mani
finiscono nuovamente attorno al volante; non riesco a guardarla, ho
paura di
averla spaventata. <<
Ti
amo Elise, ed è giusto che tu te ne faccia una ragione. Non scappare,
non
potrei sopportarlo. Sono pronto ad aspettare quanto vuoi se pensi che
tu possa
innamorarti ma non allontanarmi solo per paura. >> <<
Alex io non sto dicendo che non ti amo, non ti sto dicendo che non
arriverà mai
il giorno che riuscirò a dirtelo, sto dicendo che è una reazione
naturale, che
avviene senza che io me ne accorga. È un enorme passo avanti. Non è
come
affrontare le crisi di panico – che di per sé non è comunque stato
facile. Qui
si parla di sentimenti... di noi. >> Ha appoggiato le sue mani su
un mio
braccio, è protesa verso di me e con la coda degli occhi noto che i
suoi occhi
sono lucidi. Non voglio che pianga. <<
Quanto tempo pensi che debba passare prima di riuscire ad aprire gli
occhi?
>> La sento fremere e torna composta sul suo sedile. Non distolgo
lo
sguardo dal suo viso. È confusa, ma solo superficialmente, perché sono
più che
certo che abbia capito cosa intendo. <<
Perché dici così? >> Chiede infine con voce tremante. <<
Perché ho visto le foto che abbiamo fatto al karaoke. Abbiamo lo stesso
sguardo, e io sono più che certo che ti stavo guardando con gli occhi
di un
innamorato. >> Abbassa lo sguardo mordendosi il labbro inferiore,
non
resistendo le accarezzo una guancia. <<
Elise io... non sono perfetto. Sono testardo e mi piace avere l’ultima
parola e
quando sono certo di avere ragione niente e nessuno riesce a farmi
cambiare
idea. So di amarti e non mi vergogno a dirtelo ma devi capire una
cosa...
>> Lentamente alza lo sguardo e afferra una mia mano << Le
paure
vanno affrontate. Non pensi che io me la stia per fare sotto? È sempre
stato
così, con te, per me. >> Sgrana gli occhi e io non riesco a non
sorridere. << Puoi non crederci ma è così. Quando ho chiesto a
Sandra come
contattarti, è stato... un passo avanti per me, venire al ristorante e
fare
come se fosse la cosa più normale del mondo è stato altrettanto
difficile. Non
lasciarsi troppo andare – con scarso risultato tra l’altro – è stato
impossibile. Con te viene tutto naturale ma è comunque difficile, io
penso
prima a come potresti reagire te, poi faccio le cose. Ho rischiato
aprendomi,
non farmene pentire, per favore. >> Penso di star per avere un
infarto.
Non voglio che le mie parole abbiano parlato al vento. Con un
mini
sorriso afferra il mio viso e fa accostare le nostre fronti. <<
Io
non rinnego il tuo amore e non ho il coraggio – perché mentire del
tutto – nel
dirti che non ricambio quello che provi. Per favore non smettere di
credere in
noi, io non l’ho fatto. >> Sospiro chiudendo gli occhi e appoggio
le mie
labbra sulle sue. Mi stringe a sé e mi accarezza il viso come
un’ossessa.
Sorridiamo e continuiamo a baciarci senza sosta per minuti ma dopo poco
me la
trovo a mordermi il labbro inferiore e sedersi a cavalcioni su di me
mentre automaticamente
porto indietro il suo sedile per approfondire il contatto dei nostri
corpi. <<
Vuoi farlo qua? >> Chiedo con voce roca. Un suo sorriso malizioso
mi fa
deglutire rumorosamente. La amo.
Anche con i suoi difetti, ma la amo. Che ci devo fare? ** <<
La
smetti di guardarmi in quel modo? >> Chiedo divertito a Fabio che
scoppia
a ridere. <<
Gigi mi ha accennato delle tue crisi. >> Schiudo la bocca
indignato e
guardo male il mio migliore amico. <<
Mi
è sfuggito! >> Esclama per difendersi. Sospiro scuotendo il capo
e Fabio
ride nuovamente. <<
Hai
finito di ridere? Non è divertente. >> <<
Sì,
invece. Tu che vai fuori di testa? Mi spiace essermelo perso. >>
Arriccio
le labbra e ringrazio il cielo che il mio telefono inizi a suonare.
Aggrotto la
fronte quando sul display leggo il nome di Sandra. Che diavolo può mai
volere? <<
Pronto? >> << Dove sei? >> <<
Ciao anche a te. >> Dico ironicamente. La sento sbuffare e cerco
di non
alzare gli occhi al cielo. << Sì, ciao. Dove sei?
>> <<
A casa
di Gigi per vedere la partita. >> << Ah. E non passi da
Elise? >> <<
Non
vuole. Ci sono i parenti a casa. >> Mi alzo sotto lo sguardo
vigile di
Fabio e vado a chiudermi in bagno, così sto lontano dai suoi occhi
indagatori e
dai rumori che fanno gli altri ragazzi. << Fregatene! È il
compleanno di suo padre
e sono più che certa che ti vorrebbe lì. >> <<
Lo
fai per lei o per non fare il breve tratto da casa tua a casa sua a
piedi?
>> Ok, forse avrei dovuto tacere ma mi è scappato. << Per tutte e due le
cose. Ora mi passi a
prendere o vuoi lasciare Elise tra le mani dei lupi cattivi? >> <<
Arrivo, dammi dieci minuti. >> <<
Sono certo che non sarà contenta di vedermi. >> Mormoro una volta
che
sono nell’ascensore di Elise. Sandra mi guarda di sfuggita. <<
Dimmi
che non stai andando in panico. >> Sospiro e non le rispondo
nemmeno. Ad
aprire la porta dell’ascensore è proprio Elise, e i suoi occhi si
puntano
subito su di me. E per quanto la sorpresa sia evidente sul suo volto,
beh
ancora non riesco a scorgere felicità o rabbia. Non so se sia una buona
cosa... <<
Che
ci fai? >> Mi chiede una volta che siamo tutti sul pianerottolo. <<
Beh
è il compleanno di tuo padre... volevo fargli gli auguri di persona...
e poi
siamo in ritardo, la partita è iniziata. >> Alza gli occhi al
cielo e
cerca di trattenere un sorriso. E mentalmente ringrazio il cielo. <<
Certo, la partita. Uomini. >> Sorrido e la bacio, e ancora sulle
sue
labbra le pongo una domanda. <<
Non
vuoi farmi entrare? >> <<
È
che... ci sono tutti. >> Sandra sbuffa ed entra in casa
lasciandoci
fuori. <<
Buonasera! >> Perché non mi meraviglio del saluto esagerato di
Sandra? <<
Ok.
Va bene. >> Dice Elise, un po’ insicura, riportando la mia
attenzione su
di lei <<
Facciamo una cosa, non diamo nessuna... etichetta. Sono un amico di
Sandra.
>> Cerco di andarle incontro con questo aiuto ma lei scuote il
capo
afferrandomi delicatamente il viso tra le mani. <<
No,
non va bene. Tu non vuoi questo. >> <<
È
vero, non lo nego... ma tu non sei pronta. Non voglio forzarti. Già mi
sono
presentato qui contro il tuo volere. >> <<
Che
esagerato. Lo sai che vederti può farmi solo stare bene. >> <<
Ne
sono contento ma... la partita è iniziata quindi... >> Elise mi
guarda
senza parole e afferrandomi una mano mi porta in casa, e mi blocca
subito
quando cerco di andare nel salotto. La partita! Sospirando entro in
cucina
subito dopo di lei e saluto tutti cercando di mostrarmi il più calmo
possibile.
Ma è difficile rimanere calmi quando vedi Sandra spaparanzata sulla
sedia già
con la bocca piena e con i parenti di Elise che mi squadrano dalla
testa ai
piedi. Posso tornare indietro nel tempo e decidere di dare ascolto alla
mia
ragazza? Mentre
cantiamo “Tanti auguri” a Gigio, mi avvicino di soppiatto alle spalle
di Elise
e l’abbraccio appoggiando il mento sulla sua spalla. <<
Devo proprio andarmene dopo? >> Annuisce appoggiandosi a me. <<
Sì.
Ma ti giuro che presto farò le presentazioni come si deve. >> Le
bacio
una guancia e mi allontano con fare indifferente. Non so cos’abbia
raccontato ai
suoi parenti, non so nemmeno se abbiano fatto domande, e so che poco fa
ho
esagerato menzionando quanto sia comodo il divano, proprio di fronte a
suo
padre. Adoro provocarla, e poi con suo padre mi trovo bene. Non
potevo
passare serata migliore...
Introduzione: giorno a tutti, lo so...
probabilmente vi siete dimenticati
di me e di questa “storia”, ma come ho detto nel gruppo, mi è stato
più difficile di quanto credessi scrivere, o meglio pensare come un
ragazzo.
Soprattutto su questa situazione.
So perfettamente che non vi
ricordate a che punto siamo
arrivati, perciò ve lo ricordo in breve: nel capitolo precedente, Alex
cercava
di non sentirsi in colpa nei confronti di Elise per averle detto che
l’ama, lei
non è riuscita a dirgli che prova le stesse cose al matrimonio della
cugina di
Alex, ma hanno chiarito, in
questo capitolo, si parla principalmente di
quello che accade tra i capitoli 24 e 25di
“Travolgimi”
cioè dove scoppia la “bomba” – se così la vogliamo chiamare – a causa
di Mary,
la cugina di Elise, solo che vedremo tutto tramite gli occhi di Alex. È
per
questo che ci ho messo una vita a scrivere e a mettere tutto su carta.
Non mi
sto giustificando, spero solo possiate capirmi, se così non fosse,
spero
comunque che leggiate il capitolo – che tra l’altro è più lungo del
solito.
Grazie dell’attenzione, buona
lettura.
~
Si dice che non sempre bisogna ascoltare il proprio istinto, ma ci sono
delle fottute volte che bisognerebbe farlo... soprattutto se c'è di
mezzo la persona che si ama.
<< Ehi, straniero?
Identificati! >> Scoppio a
ridere e faccio il gestaccio col dito medio al mio caro amico
Francesco.
Fregandomene di tutto e tutti, mi siedo sullo schienale della panchina
e
aspetto che almeno uno dei miei cari e deficienti amici dica qualcosa.
<< Ok, mettete ansia, perché
non parlate? >>
Chiedo subito dopo, sperando in una loro mossa o parola.
<< È che sto veramente
cercando di capire chi tu sia.
>> Trucido con uno sguardo Francesco e quest’ultimo finalmente
sorride.
<< Sai, non è divertente,
soprattutto perché ci siamo
visti tre giorni fa! >>
<< Davvero? No, aspetta... io
sono entrato in casa di
Gigi e tu, indovina? Sei letteralmente scappato perché Elise ti aveva
chiamato
a rapporto. >> Alzo gli occhi al cielo per poi dare una gomitata
ben
assestata al caro Gigi che sghignazza.
<< Era il compleanno del
padre! >> Mi
giustifico, ma Francesco alza le spalle con indifferenza.
<< Surclassati da un
vecchietto e da un paio di belle
tette. >>
<< Gigio non è vecchio.
>> Subito dopo gli punto
un dito contro. << E non devi nemmeno immaginare le tette della
mia
ragazza! >> Sono divertito, tutto sommato.
<< Sai qual è la parte
divertente di quello che hai
detto? Che per immaginare la tua ragazza, dovrei conoscerla... >>
Lascia
la frase in sospeso e io mi sento una merda, Gigi, forse capendolo, mi
consola
con due pacche sulla spalla.
<< Beh, pensa positivo, io
posso immaginarle molto
bene. >> Mi volto fulmineo verso di lui e lo incenerisco con uno
sguardo
facendolo scoppiare a ridere. << Non si dice guardare ma non
toccare? Eh?
Mi sbaglio? >>
<< No, non ti sbagli, ma
quando si tratta della mia
ragazza, non devi né immaginare, pensare e soprattutto non devi
toccare. Sono
stato chiaro? >> Divertito, Gigi, annuisce mentre Fabio scuote il
capo
sorridendo.
<< Parlando seriamente...
>> Riprende Francesco
facendoci aggrottare la fronte a tutti quanti. Notando le nostre
espressioni,
Francesco, si ritrova a sbuffare. << Dai, stronzi, non è così
strano che
io voglia intraprendere un discorso serio, no? >> Facciamo tutti
una
strana smorfia ma il nostro pazzo amico fa finta di niente e riapre
bocca.
<< Io, ad Elise, l’ho vista solo quando vi siete conosciuti, ma
ero
abbastanza ubriaco, quindi non me la ricordo e poi... sono passati
mesi, forse
non ci siamo nemmeno presentati. >>
<< Ok. >> Lo interrompo
e mi alzo, giusto per
dare più enfasi alla cosa che devo dire. << Te la presenterò
domani sera,
ma devi promettermi una cosa... >> Francesco annuisce subito.
<<
Non devi traumatizzarmela, ok? >> I ragazzi ridono e io prendo a
fare una
sottospecie di “lotta” con Francesco, poiché ha detto che non avrebbe
promesso
un bel niente.
Sono in momenti come questi che mi
reputo fortunato: Elise è
piaciuta a tutti, la trattano come una del gruppo – nonostante gli
altri, a
parte Francesco, la conoscessero già – e la cosa mi piace. Mi fa
sentire bene.
Vedere Elise non traumatizzata dal carattere piuttosto... bizzarro di
Francesco
mi ha fatto tirare un respiro di sollievo, ma la parte più bella è
stata vedere
Elise fare un goal a quest’ultimo mentre giocavamo a calcio. Penso di
non aver
mai riso tanto, certo, un po’ l’ho fatto per sfottere il mio amico, un
po’
perché ero veramente contento di far vedere ai miei amici che gioiello
di
ragazza mi fossi trovato.
<< Posso parlarti un attimo?
>> Annuisco a Fra,
e guardando un attimo Elise che sta scherzando con Gigi e gli altri, mi
allontano col mio amico senza fare domande. Ci sediamo su una panchina del
“parchetto” e aspetto che
inizi a parlare.
Vedere Francesco con un’espressione
seria è piuttosto raro,
e mi rendo conto subito che non vuole fare il cazzone come al solito,
quindi
attendo paziente, mentre con agitazione si sfrega le mani tra di loro
una volta
che ci siamo accomodati.
<< So che te lo ha già detto
Gigi, e non vorrei
risultare banale e ripetitivo ma... >> Si ferma per sospirare,
non mi ha
guardato negli occhi nemmeno per un attimo e la cosa un po’ mi
preoccupa, ma
continuo a tacere curioso di che cosa deve dirmi. << Elise è una
brava
ragazza, e... state bene insieme. Ragazze come lei, a quanto pare, sono
difficili da trovare e vanno solo ai migliori... >>
<< E tu non ti reputi uno di
quei pochi bravi ragazzi?
>> Gli chiedo interrompendolo. È vero, anche Gigi mi ha detto che
Elise è
perfetta per me e che stiamo bene insieme, ma sentire il più pazzo del
gruppo
dirmi la stessa cosa è... strano ma nello stesso tempo appagante. Anche
se di
certo non avevo bisogno del loro supporto per stare con la mia ragazza,
ma
sapere che è ben vista, mi fa stare più tranquillo.
<< Alex. >> Francesco
si scontra con i miei
occhi e la sua espressione scettica mi strappa un sorriso. << Io
sono
tutto, tranne che un bravo ragazzo. Suvvia, ultimamente sto uscendo con
una
solo perché voglio che me la smolli... quale bravo ragazzo fa una cosa
del
genere? >>
<< Anch’io l’ho fatto,
anch’io ero così... >>
Scuote il capo senza farmi finire.
<< No, anche quando tu eri un
puttaniere, non lo eri
veramente. Lo facevi per stare meglio, per non pensare a tuo padre e a
quella
che si stava facendo, non perché non riuscissi a trovare una brava
ragazza con
cui stare e di cui innamorarti. E comunque non hai mai preso in giro
nessuna,
di certo non le facevi la corte per poi fartela e infine abbandonarla,
no?
>> In effetti...
<< Beh no, ma anche tu
potresti cambiare. >>
Scrolla le spalle.
<< Tutto a tempo debito,
Berti. Non ho intenzione di
arrivare a venticinque anni accasato, magari sposato e con figli. Tu
sì, magari
non lo ammetteresti proprio in questo momento... ma tu sei uno di quei
ragazzi
che ama pensare al futuro. >> Ok, il fatto che mi veda già come
padre e
marito, mi spaventa... ma diciamo che in un certo senso comprendo
quello che
sta cercando di dirmi.
<< Non potrai fare il playboy
per sempre. >>
<< E non ho intenzione di
farlo. >> Mi dice
sorridendo. << Però lasciamo andare le cose come vanno. Arriverà
di certo
la ragazza che mi farà perdere la testa, che non mi cagherà di striscio
e che
mi farà soffrire come un cane. >>
<< Wow, hai una bella visuale
del tuo futuro. >>
Ridacchiamo e lui si passa una mano tra i corti capelli neri.
<< Beh sì... non tutti
possono vedere un futuro
idilliaco come il tuo. >> Alzo gli occhi al cielo.
<< Senti... amo Elise, ma non
so ancora cosa prova
lei, è tutto... confuso. >> Dico gesticolando per poi finire
sospirando
guardando verso il gruppetto degli altri che si è rimesso a giocare a
palla.
<< Però sì, se ora come ora mi metto a pensare al mio futuro, ci
vedo
solo Elise. >> Francesco mi da’ una pacca sulla spalla.
<< Sai quando ti ho detto che
evidentemente ti eri
fatto mettere il guinzaglio? Non è vero, cioè... se farsi mettere il
guinzaglio
significa stare così bene... ben venga. Non farti paranoie, vivi quello
che
provi, che ti dona. Non pensare ad altro. C’è tempo per crescere e
creare
veramente il futuro che hai in mente. >> Annuisco.
<< Sai, mi spaventi... ma
grazie. >> Ridiamo, e
prendendoci in giro, torniamo dagli altri.
<< Non mi piace come piano.
>> Dico con una voce
da bambino piccolo. Elise mi accarezza i capelli facendomi rimanere
appoggiato
al suo seno. Non sono molto comodo, ma di certo non m’interessa di
essere
ancora in macchina, “sdraiato” in una posizione assurda.
<< Beh mi spiace, ma il piano
è questo. >> Mi
dice divertita lasciandomi un bacio sulla testa. Alzo gli occhi verso
il suo
viso e mi perdo ad osservare le sue labbra.
Saranno le due di notte, e noi
siamo beatamente sotto casa
sua, come se fosse giorno. Che c’interessa degli altri? È venerdì sera!
<< Quindi, domani non ci
vediamo? >> Dico
lamentandomi.
<< Beh, >> Torna ad
accarezzarmi i capelli,
rilassato chiudo gli occhi. << Potresti dormire da me, domani
sera. Così
è sicuro che ci vedremo. >>
<< Ma devi proprio andarci a
questo compleanno? Voglio
dire... >> Di scatto mi metto seduto verso di lei, almeno per
quanto ci
riesco. << Ok, è pur sempre tua cugina ma deve fare un anno, di
certo non
si ricorderà della tua assenza quando sarà più grande. >>
<< A parte che di anni ne fa’
due, e poi... non se lo
ricorderà lei, ma le mie cugine più grandi sì. E non ho voglia di
sentirle.
>> Io non riesco veramente a capire
come possa sopportare
tutto. Non si dice che ad un certo punto si arriva a un limite? Lei,
questo
limite, lo conoscerà mai? Si fa mettere fin troppe volte i piedi in
testa, e
non è giusto, una testa ce l’ha, dei genitori pure, quindi perché
devono
continuamente mettersi in mezzo le sue cugine? Non penso che lo capirò
mai.
<< Secondo me, se non vuoi
andarci, ti basta dire di
no. >> Lo dico lentamente, osservando ogni sua espressione, e
quando
allontana i nostri sguardi e sospira, capisco che non vuole parlarne,
per non
rovinarsi la serata.
<< Hai ragione, in una
famiglia normale probabilmente
dire no basterebbe, ma noi... la mia famiglia... non è normale. Io sono
figlia
unica, ma è come se non lo fossi, sono cresciuta circondata dalle
cugine più
grandi, mi hanno fatto da sorelle e poi... >>
<< Poi hanno deciso che fossi
troppo bambina e che di
conseguenza era meglio che ti usassero da punch ball? >> Mi
trucida con
lo sguardo e io mi passo una mano sul viso.
<< Ok, non parliamone più, la
decisione comunque deve
essere tua. >> Dico infine, sperando che le saette dai suoi occhi
spariscano. << Ci sto. Ora è meglio che
io salga, ci sentiamo
domani. >> Mi si avvicina con un mini sorrisino e io mi sporgo
verso di
lei, ma la piccola serpe che c’è in lei, che cosa le fa fare? Invece di
baciarmi, mi morde il labbro inferiore e ridendo, scappa dall’auto.
Anche quando si comporta in questo
modo un po’ infantile, mi
fa impazzire. << Ti sembra più pallido del
solito? >> Sento
sussurrare da Fabio.
<< Forse un pochino. >>
Risponde Gigi.
<< A me sembra cianotico.
>> Alzo gli occhi al
cielo e poi li punto su Francesco – sì, ovviamente è stato lui a dire
l’ultima
cosa.
<< Neanche i cani da tartufo
sono così invadenti.
>> Loro sorridono fintamente e si siedono al tavolo del bar con
me. Ci
siamo incontrati qua giusto perché era da un bel po’ che non ci
venivamo tutti
assieme, e ovviamente, i miei tre cari amici – che sono peggio delle
peppie –
hanno qualcosa da ridire sul sottoscritto.
<< È solo che sembri così...
spento, senza la tua
Elise. >> Stringo le labbra per non insultare Francesco; voglio
dire, non
era proprio ieri sera che mi ha detto che se sono felice io, è felice
anche
lui? È un controsenso umano.
<< Non è divertente. >>
Dico dopo qualche altra
loro battutina. << Ma noi non vogliamo essere
divertenti... è solo che
stasera, possiamo garantirti, che ti farai taaante risate. >>
Gigi mi fa
l’occhiolino e io alzo semplicemente un sopracciglio.
Se fossi Titty, direi: “Oh
oh, mi è semblato di vedele un gatto!”.
Mi rendo solo conto che sto
ridendo, il perché è un mistero,
proprio come per gli altri.
Ci troviamo in Centro, ma a
malapena mi ricordo come ci
siamo arrivati, mi rendo conto che è tardi, il cielo è scuro e non c’è
nemmeno
una nuvola, ma non saprei dire altro. Nemmeno come ci siamo arrivati in
Piazza
Vittorio: abbiamo camminato? So per certo di non aver guidato,
Gigi mi ha praticamente
proibito di prendere la macchina, questo lo ricordo bene ma il resto è
un
mistero. << Dai, devo andare da Elise.
>> Dico ridendo.
Francesco – ridendo anche lui – scuote la testa e muove un dito di
fronte la
mia faccia dicendo no. << No, stasera non la vedi,
stai con noi e poi, c’è
Sandra che dorme da lei. >> Sbuffo per poi ridere nuovamente.
Fondamentalmente so che non c’è nulla da ridere, ma le tre canne che ci
siamo
fumati, più gli alcolici, di certo non mi fanno essere razionale.
Non passavo una serata del genere
da... beh da mesi. E non
che mi mancassero, ma è sicuro che non mi divertivo così tanto da un
bel po’. E
poco importa che sia tutto effetto del fumo e dell’alcool.
<< Uffa... non l’ho neanche
sentita. Dici che se la
chiamo, mi risponde? >> Gli chiedo sforzando un po’ la vista,
poiché non
lo vedo molto bene. Francesco ride e senza che me ne accorga, riesce a
prendermi dalle mani il cellulare. << Daaaai! Ridammelo! >>
Ovviamente lo dico ridendo, non mi alzo dalla panchina su cui sono
seduto, solo
perché so che non mi reggo in piedi, resta il punto che Francesco
m’impedisce
di chiamare la mia fidanzata, perciò – dopo un po’ che insisto – mi
volto alla
mia destra, a vedo Fabio che ride e accarezza i capelli di Sandra.
<< Oh, socio, m’impresti il
tuo telefono? >>
Scuote il capo.
<< Mi spiace, non ho soldi.
>> Sbuffo, lo chiedo
a tutti – ma tra quelli che non mi cagano, e gli altri che s’inventano
scuse,
non riesco a fare nulla, perciò mi dispero e penso ad Elise. << Minchia che figa! >>
Sento dire da Gigi. Mi
giro e noto che sta guardando tre ragazze che camminano su dei trampoli
allucinanti. Due more e una bionda. Niente di chissà quanto particolare
oltre a
un bel culo. Ovviamente i commenti, i miei amici, non se li risparmiano
ma io
taccio, a malapena mi accorgo di Sandra che si siede alla mia sinistra.
<< Ti ho mai detto che non
sei niente male? >>
Aggrotto la fronte e lentamente mi giro nella sua direzione. Cerco di
non
ridere e dopo averla guardata e mi afferro il viso tra le mani
appoggiando i
gomiti sulle mie ginocchia.
<< Sandra, non ci stiamo
simpatici, e non so se
dipenda dal fatto che io non te l’ho mai voluto dare, ma non cambierò
di certo
idea adesso che sono innamorato della tua migliore amica. >>
<< Era solo per dire!
>> Dice scaldandosi e
alzandosi. Io faccio finta di niente e appoggio il capo sulla spalla di
Fabio.
<< Fa? >> Il mio amico
si volta come può per
guardarmi. << La tua fidanzata, o quello che è, è una gran troia.
>> Scoppiamo a ridere e subito dopo si ricambia discorso.
Dio che mal di testa! Lentamente
apro gli occhi e
m’inumidisco le labbra, ma un groppo in gola mi fa’ fare una smorfia.
Ma che
diamine ho combinato ieri sera? Sospiro e mi metto a pancia in giù
afferrando
subito dopo il cellulare sotto il cuscino.
Sono le due meno venti, cazzo! E
c’è anche un messaggio, è
di Gigi.
“Se non ti senti in
ottima forma è una cosa normale. Non hai fatto cazzate, hai solo riso
tanto;
non preoccuparti per Elise, c’è Sandra con lei... noi ci vediamo dopo
per la
partita. Ciao coglione.”
Rimetto via il telefono, è con solo
i boxer addosso, mi
dirigo in cucina dalla quale provengono delle voci, una volta che
arrivo sulla
soglia, mi fermo e osservo i capelli scuri, l’espressione corrucciata e
le dita
di mio padre che tamburellano lievemente sul tavolo. Peccato che nella
mia
testa, quel lieve rumore sembri un trapano in azione nella mia testa.
<< Che ci fai qua? >>
Dico dopo qualche attimo;
la conversazione tra i miei genitori si stoppa e si girano entrambi
verso di
me.
<< Alla buon’ora... fatto
faville ieri notte? >>
Cerco di non rispondere male, e continuo a guardare gli occhi di mio
padre.
<< Anche se fosse, non sono
affari tuoi. Che ci fai in
casa mia? >> Mio padre ridacchia.
<< Casa tua? E da quando?
>> Mia madre si passa
una mano tra i capelli, e mi guarda scongiurandomi di tranquillizzarmi,
di non
iniziare l’ennesima guerra.
<< Beh, non mi risulta che
sia tu a pagare le
bollette... di conseguenza non puoi più definirti il padrone di casa.
>>
<< Per favore, ho mal di
testa, evitate di litigare di
prima mattina. Ciao papà. >> Ecco l’entrata trionfale di mia
sorella; ha
i capelli per aria, come se una bomba le fosse esplosa nel mezzo. Deve
aver
passato una serata devastante anche lei.
Cercando di tacere, mi siedo
anch’io al tavolo e mia madre
mi passa una tazza di caffè, la bevo mentre mio padre conversa con mia
sorella;
mia madre ci osserva tutti ma non parla.
Chissà quanto è strano, per lei,
vedere ancora intorno mio
padre.
<< Vado a chiamare Elise.
>> Dico, dopo aver
finito il caffè, non riuscendo più a fare questi pensieri, e
soprattutto non
riuscendo a sopportare la vista del mio caro genitore.
<< Alex. >> Mia madre
mi raggiunge nel
corridoio, mi volto e aspetto che parli. << Non prendertela con
me,
voleva vedervi, e soprattutto voleva sapere quanto avessimo pagato la
caldaia,
così da darci i soldi. Ti prego, non tenere il muso. >> Guardo il
soffitto mettendo le mani sui fianchi.
<< Ci proverò. >> Mia
madre mi sorride e infine
torna nell’altra stanza. Io vado in bagno per poi chiudermi in camera
afferrando subito il telefono e facendo partire la chiamata.
Elise non risponde subito, e il mio
piede, prende a battere
imperterrito sul pavimento.
<< Pronto?
>> Non rispondo subito, la sua voce è strana, ma cerco di non
farci caso,
magari anche lei si è svegliata da poco come il sottoscritto.
<< Ehi, disturbo? >>
Chiedo smettendo di muovere
il piede e sedendomi meglio sulla sedia girevole del computer. La sua
risposta
arriva subito.
<< No, affatto.
Ti sei appena svegliato?
>> Non sembra molto felice di sentirmi, ma
magari ha altro per la testa, o sta semplicemente facendo più cose
assieme. << Ehm... sì. >>
Ammetto. << E nemmeno
tanto bene, non mi piace non dormire con te e per di più mi sono
trovato mio
padre in sala da pranzo, e ti assicuro che speravo di star facendo un
incubo.
>> Mi passo una mano tra i capelli e poso la testa alla fine
dello
schienale.
<< È ancora lì?
>> Non sembra veramente interessata, ma magari lo è, solo che...
solo
che, cosa? C’è qualcosa che non va, solo che non riesco a capire cosa.
Come in un flash, mi viene in mente
la “corte” di Sandra,
quello che mi ha detto ieri sera... non può aver girato la cosa a suo
favore,
vero? Io non ho fatto niente!
<< Sì, sta parlando con mia
madre; odio vederlo così
spesso. >> La sento spostarsi, e rimaniamo in silenzio per
qualche
attimo. Non riuscendo più a resistere, glielo chiedo. << Che cosa
succede? Cioè, cos’è successo ieri sera? >> La sento tirare un
mini
respiro di sollievo, e per un millesimo di secondo mi verrebbe da
chiederle che
cosa le ha raccontato Sandra. Ma magari quell’altra non c’entra niente.
<< Mia cugina
Federica è arriva nel pomeriggio, in lacrime, a casa mia, e non me la
sono
sentita di andare al compleanno.
>> Non si è presentata. Ecco perché
è così strana.
<< Capito. Pensi che... che
ti diranno qualcosa per
non esserti presentata? >> La sento quasi sorridere, e non ne
capisco il
motivo, perciò penso di aver preso un abbaglio. << Non lo so,
staremo a vedere. >> Mi è
facile capire che sta chiudendo il
discorso, e non indago oltre, perciò l’avviso che tra poco passo a
prenderla
per andare a casa di Marco per vedere la partita dell’Italia, Elise si
stranisce maggiormente e dice che non si sente bene. Ovviamente mi
preoccupo ma
infine mi dice che le è arrivato il ciclo, peccato che io non le creda
poiché
lo ha avuto poche settimane prima.
<< Sei sicura che non mi stai
allontanando? >>
Le chiedo preoccupato.
<< No Alex, te
lo giuro. >> Le credo, ma
mi è normale chiedermi, allora, che cosa
sia successo.
<< Sembri un cadavere.
>> Mi dice Gigi,
affiancandomi sul divano. La partita sta per iniziare, ma io non sono
proprio
in vena di guardarla.
<< Sì, scusa... è che...
>> Scuoto il capo non
concludendo la frase, ovviamente senza guardarlo.
<< Ok, che succede? >>
Dice Fabio, affiancandomi
dall’altro lato. Come un bambino capriccioso,
incrocio le braccia al petto.
<< Non accade nulla. Sono
solo stanco. >>
<< Di...? >> Chiedono
all’unisono per poi
guardarsi quasi con sfida.
Mi passo una mano tra i capelli e
noto che l’unica che ci
sta prestando attenzione, cercando di fare finta di niente, è proprio
Sandra.
<< È successo qualcosa ad
Elise, ma non so cosa. Non
ha voluto dirmelo e mi ha anche “mentito” su una cosa, pur di farmi
venire qui.
>> I due si azzittiscono e io guardo, per l’ennesima volta in un
minuto,
lo schermo del mio cellulare sperando in un suo messaggio o in una
chiamata.
<< Ok, allora... vai da lei e
scopri cosa succede.
>> Dice Fabio con fare ovvio.
<< Di certo non ci offendiamo
se te ne vai. Cioè,
capiamo. >> Aggiunge Gigi facendomi sorgere un piccolo sorriso.
Non li
guardo, mi perdo ad osservare il tavolino basso in vetro di fronte al
divano. << Che succede? >>
Chiede Marco, il padrone di
casa. Lo guardo e apro bocca per rispondergli ma Gigi mi precede.
<< Alex deve raggiungere
Elise. >> Lo guardo a
bocca aperta.
<< L’hai convinta a venire?
>> Scuoto il capo,
tento nuovamente di parlare, ma questa volta, al mio posto, parla
Fabio, quindi
sconfitto chiudo la bocca.
<< No, ma è convinto che sia
successo qualcosa, quindi
deve raggiungerla. >> << Ehi, amico, vai pure se
devi. >> Marco è
serio, forse tra tutti – avendo una ragazza fissa – è quello che mi
comprende
meglio ma...
<< Se lo avesse voluto, gli
avrebbe detto che cosa c’è
che non va. E comunque quando me ne sono andata, stamattina, stava
bene. L’ho
lasciata che faceva colazione. >> Dice Sandra, appoggiandosi al
telaio di
una porta.
<< Ha ragione. >>
Ammetto abbassando nuovamente
lo sguardo.
<< Secondo me, invece,
dovresti andarci proprio perché
non puoi permettere che ti tenga lontano. Non ha senso che non ti dica
le cose.
>> Fabio ha ragione.
<< Ma se lei non vuole
dirglielo, di certo non può
obbligarla. Elise non si apre facilmente, ha bisogno dei suoi tempi. Se
lui si
presentasse là, farebbe solo danni. >> Il botta e risposta della
“coppia/non coppia”, rischia di farmi venire il mal di testa, perciò li
azzittisco.
<< Sta per iniziare la
partita. Guardiamola in
silenzio, se Elise vorrà che la raggiunga, lo farò. >> Tutti si
azzittiscono e li ringrazio mentalmente.
Inutile dire che fingo solamente di
guardare la partita.
<< Hai intenzione di mangiare
qualcosa? >> Mi
chiede Francesco, seduto accanto a me al tavolo, mentre ceniamo, o
almeno è quello
che stiamo facendo in teoria.
<< Dovrei, ma ho lo stomaco
chiuso.
<< Ok. Allora alza il culo e
vai da Elise. >> Mi
dice schiettamente, meritandosi un’occhiata stranita dal sottoscritto.
<<
Senti... non puoi stare così per non sai nemmeno cosa. Non ha senso.
>>
<< Hai ragione, ma non riesco
a sviare i miei
pensieri... non riesco a non pormi domande e a farmi castelli per aria.
>> << Appunto, allora vai da
lei. >> Aggiunge Gigi.
Mi appoggio senza forze allo schienale e scuoto il capo facendo alzare
gli occhi
quasi a tutti. Siamo rimasti noi ragazzi, più tardi ci raggiungono
altre
persone più alcune ragazze... avrei voluto che ci fosse anche Elise.
<< Se mi vuole, deve
chiamarmi. Non posso presentarmi
lì come se nulla fosse. >> Nemmeno io credo alle mie parole, ma
nessuno
dice niente e inizio a mangiare stando sempre sull'attenti sperando che
il mio
telefono suoni. Le risate risuonano per tutto il
salone, eppure non stiamo
facendo niente di che, c'è chi gioca alla play station, chi guarda un
porno, e
poi ci sono io che osservo tutti ma non dico e faccio nulla. Non ce la
faccio,
probabilmente sono un caso perso.
<< Alex, il telefono...
>> Mi mormora Fabio,
sedendosi accanto a me. Velocemente afferro il mio cellulare sul tavolo
e
rispondo immediatamente non appena noto che si tratta di Elise.
<< Tesoro come stai? Sono
stato preoccupato tutto il
tempo, sai? Mi aspettavo una tua chiamata ma non è arrivata e... non
sapevo,
non sapevo se farmi sentire io. >> Parlo tutto d’un fiato,
alzandomi e
facendo avanti e indietro passando dietro le sedie di Gigi e Francesco
che
giocano alla play.
<< Scusami. È
solo che avevo bisogno di stare sola. >> La sua voce è bassa e roca,
e mi viene spontaneo chiedermi se ha pianto o se lo sta facendo adesso.
<< Che cos’è successo? Stai
male? Per favore, Elise,
parla. >> Ok, forse sono un po’ paranoico, ma che ci posso fare?
Sono
preoccupato! Francesco e Gigi prendono a
insultarsi e io mi agito
sgridandoli.
<< Cazzo, state zitti! Elise,
aspetta un attimo.
>> Mi sposto velocemente, chiudendomi in bagno e sospiro sperando
che
Elise abbia voglia di parlarmi. << Parla. >> Cerco di
esortarla e
la sento iniziare a singhiozzare. Mi siedo sul water e mi passo una
mano tra i
capelli. << Elise. >> La chiamo e lei tira su col naso.
<< Niente. Niente.
È che... ho solo bisogno di te.
>> Per quanto, forse, sia egoistico,
mi fa enormemente piacere sentirmelo dire. Eppure mi rendo conto che si
tratta
di una cosa estremamente seria.
<< Ehi, piccina, non
piangere. Arrivo subito, sei
sola? >> Cerco di mostrarmi tranquillo, ma non so se ci riesco
bene.
Voglio dire, sono agitato, non so che cosa possa averla ridotta in
questo stato.
<< No, c’è
Sandra. >>
<< Bene. Non farla andare via
finché non sono lì, ok?
>> La porta del bagno si apre, e si affaccia Fabio.
<< Stai andando da Elise?
>> Annuisco. <<
Vengo con te. >>
<< Ok, Alex, a
dopo. >> Mi mormora Elise
tirando nuovamente su col naso. Attacchiamo la comunicazione e mi
precipito fuori dal bagno
seguito da Fabio, tutti gli occhi si puntano su di me quando afferro
velocemente le chiavi dell’auto e il portafoglio che non ricordo per
quale
motivo si trova su una mensola del salotto. Guardo Gigi, e lui
annuisce,
probabilmente capendo dove sto andando, salutando velocemente, esco da
quella
casa e salgo il prima possibile in auto, Fabio mi sta dietro senza
problemi, e
per quasi tutto il tragitto non mi parla.
<< Ti ha spiegato cos’è
successo? >> Mi chiede
Fabio non molto lontani da casa di Elise.
<< No... ma ha detto di aver
bisogno di me, quindi...
>>
<< Dici che se fossi arrivato
prima... >> Lascia
la domanda in sospeso, ma capisco subito cosa intende.
<< Non lo so, penso avesse
bisogno del suo tempo.
>> Annuisce e tacciamo finché non arriviamo sotto il suo portone.
Citofono
e subito dopo avviene lo scatto per aprire, nessuno ha parlato, deduco
che
Elise non aspetti nessun altro oltre a me. In ascensore stiamo in silenzio, a
malapena aspetto di
essere arrivato al piano per aprire la porta, mi avvento dentro casa e
trovo
Elise appoggiata al muro del corridoio, l’abbraccio di slancio e
ritorno a
respirare regolarmente solo una volta che ricambia la mia stretta.
Introduzione: Lo so, sembra un miracolo, ma
invece no! Sono proprio io :)
non lo avreste mai detto che avrei fatto così in fretta, eh? Beh, non
so se
dipenda dal fatto che la parte, per me, più complicata sia passata,
resta il punto
che questo capitolo l’ho scritto abbastanza in fretta e con piacere. Questo capitolo, tratta il numero
26/27/28 di “Travolgimi”,
quindi sì, è piuttosto lungo ma non potevo dividerli. Spero solo che vi
piacciano e di non annoiarvi troppo xD
Detto ciò, ne approfitto solo per
ricordarvi la mia nuova
originale: “Nuove
prospettive” e il gruppodove metto gli spoiler delle
storie e dove chiacchiero anche fin troppo :)
siete tutti i benvenuti. Con questo, passo e chiudo! Buona lettura :)
~
Sdoppiarsi è impossibile, però è sempre bello far sorgere un sorriso a
un amico, anche se significa litigare con la propria fidanzata. Tanto
si sa, la cosa bella del litigare è fare pace...
<< Ciao Giorgia, la bestia di
tuo figlio? >>
Stringo gli occhi e sposto lo sguardo dal monitor per sentire Gigi che
parla
con mia madre nel corridoio di casa nostra.
Velocemente saluto Elise tramite la chat di facebook e li
raggiungo trovando mia madre che ride per qualche battuta – sicuramente
assurda
– del mio amico.
Mi appoggio al telaio della mia porta e li osservo, Gigi mi
nota subito e mi saluta con un movimento del mento che ricambio
incrociando le
braccia al petto.
<< Mi devi aggiornare! >> Dice Gigi puntandomi
un dito contro ma senza muoversi. Mia madre ci guarda straniti.
<< Aggiornare su cosa? >> Apro bocca per
rispondere ma ovviamente Gigi mi precede, perciò mi avvicino – pronto a
ricevere duemila domande dalla mia genitrice.
<< Ma come, non ti ha detto dove ha passato la notte?
>> Mia madre mi fulmina con lo sguardo e Gigi si fa piccolo
piccolo.
<< Non le hai detto niente. >> Mi dice sussurrando.
<< Già. >> Gli rispondo guardandolo di sfuggita.
<< Non guardarmi male! >> Dico rivolto a mia madre che si
sta
sicuramente per mettere le mani sui fianchi e iniziare a farmi una
ramanzina
con i fiocchi. << Ero da Elise. >> La sua espressione si
rilassa
leggermente.
<< In salotto, subito. >> Sospirando, mi avvio e
mia madre riprende a parlare. << Gigi, anche tu. Immediatamente.
>>
Il mio amico mi segue senza fiatare, ma quando sento la porta di casa
aprirsi,
sbircio per vedere di chi si tratta e vedo Melissa entrare con le
cuffie alle
orecchie.
<< Ciao mamma, mi ha portato papà a casa. >>
Torno verso il corridoio e noto subito che, grazie al cielo, mio padre
non è
salito.
<< Come mai? >> Le chiede Giorgia, ma Melissa
scrolla le spalle chiudendosi subito dopo in camera. Mia madre sospira
e si
rivolge a me. << Adolescenza. >> Cerco di non sorridere,
anche perché
non ne ho il tempo, poiché subito dopo punta un suo dito verso il
salotto,
spronandomi ad andarci.
Mi siedo al tavolo e mia madre fa altrettanto, mettendosi a
capotavola tra me e Gigi.
<< Perché non mi hai detto che hai dormito da Elise?
>> Mi chiede seria e io non so nemmeno che dirle, non pensavo
potesse
prendersela tanto.
<< Sinceramente mi è passato di mente. Sapevi che
avrei dormito fuori casa, non ho pensato di dirti che alla fine non ho
passato
la notte nella casa in cui sapevi. >> Mi guarda nuovamente male e
io alzo
le spalle sperando non mi sbrani. << Non sto cercando di tenerti
buona,
giuro! È che per Elise è stata una giornata pesante e... mi ha chiamato
in
lacrime, ok? >> Lo sguardo di mia madre, ora, si fa preoccupata.
<< Perché? Avevate litigato? >> Scuoto il capo.
<< No, figurati. Praticamente sabato sera doveva
andare a un compleanno, per quello non ci siamo visti, ma all’ultimo è
arrivata
a casa sua un’altra cugina, disperata a causa del fidanzato, e lei non
è più
andata alla festa. Le altre cugine non hanno apprezzato, quindi il
giorno dopo
una di loro l’ha chiamata e l’ha distrutta. Non mi ha detto nulla per
tutto il
giorno, ero preoccupato e sentivo che ci fosse qualcosa, ma quelle
poche volte
che l’ho sentita, continuava a dirmi che andava tutto bene... >>
Mi
stoppo per prendere aria e mi passo una mano tra i capelli. << La
sera mi
ha chiamato dicendomi che aveva bisogno di me, se potevo
raggiungerla... una
volta arrivato a casa sua con Fabio, c’erano anche Gigio e Gigia, lei
si è un
po’ sfogata, ha spiegato la situazione ai suoi genitori e poi siamo
andati a
dormire. >>
<< Anche Fabio ha dormito da Elise? >> Chiede
stupita, e io faccio una smorfia.
<< Ma no! Fabio ha accompagnato a casa Sandra e poi si
è fatto venire a prendere. >>
<< E tu hai dormito a casa di Elise con i genitori
sotto lo stesso tetto? >> Mi chiede lentamente, come se per lei
fosse
complicato capire il tutto.
<< Già. È stato... strano. Non mi aspettavo che suo
padre mi permettesse di rimanere, ma è stato proprio lui a chiedermelo.
>> Gigi sgrana gli occhi.
<< Ma ti ha fatto dormire... sul balcone? Nella vasca
da bagno? >> Giorgia lo guarda divertito mentre io, basito,
scuoto il
capo.
<< No, in un primo momento me lo sono chiesto anch’io
se mi avrebbe chiuso nello sgabuzzino a dormire, ma invece ho dormito
con
Elise. Con la porta aperta. In teoria avremmo dovuto dormire, sì nella
stessa
stanza, ma in due letti diversi... >>
<< Ma è inutile dire che alla fine si è usufruito un
letto solo, non è vero? >> Mi chiede complice mia madre. Mi sento
arrossire, ma cerco di fare finta di niente.
<< In effetti sì. E il risveglio è stato... un po’
strano, non avevo voglia di alzarmi, ma resta il punto che abbiamo
fatto un
passo avanti. Il fatto che i suoi genitori si fidino di me mi fa
estremamente
piacere. >> Ammetto.
<< È una cosa grande, Alex. >> Annuisco alle
parole di mia madre.
<< Lo so, ma amo Elise. E tu di certo non l’avresti
fatta dormire con Melissa, no? >> Alza gli occhi al cielo.
<< Certo che no! Non l’ho fatto e non ho intenzione di
farlo, mi chiedo ancora come faccia lei a dormire con tutti quei poster
che la fissano.
>> Si stoppa guardando nel vuoto per poi scuotere il capo. Io
sorrido,
cercando di non ridere, Gigi si copre semplicemente la bocca con una
mano.
<< Resta il punto che è diverso; io confronto a loro sono più
“giovane”,
forse ho la mente più aperta e per di più manca un uomo in questa casa,
di
conseguenza... è tutto diverso. Non so come sarebbero andate le cose se
ci
fosse stato tuo padre in casa. >>
<< Non sarebbe cambiato niente. >> Dico
velocemente. << Solo che avrebbe fato scenate quando sarebbe
stato il
turno di Melissa. >> Giorgia ride.
<< Già. >> Mi afferra una mano e torna seria.
<< Non fare danni; Elise tiene molto a te, e devono saperlo anche
i suoi genitori
per averti permesso una cosa del genere, ok? >>
***
<< È andata via? >> Mi chiede zio Mario,
riferendosi ad Elise che è venuta per la prima volta a trovarmi in
carrozzeria.
Annuisco con un sorriso a mio zio e continuo a compilare dei fogli, ma
a quanto
pare, il mio caro zio, non ha intenzione di lasciarmi lavorare.
<< Non è stata molto... >> Sospirando
lievemente, alzo lo sguardo e incontro i suoi curiosi occhi marroni. Lo
guardo
senza sapere cosa dire e lui si gratta una guancia sporcandosi un po’
di
grasso. << Non ho potuto evitare di origliare... sembra...
felice.
>> Torno a sorridere.
<< Sì, in effetti è fiera di sé. >> Annuisce.
<< Quindi anche lei non ha un bel clima... a casa.
>> Alzo un sopracciglio. Mio zio è peggio di una pettegola, ma lo
comprendo, per quanto io gli abbia parlato di Elise, non sono mai
andato troppo
sul personale, o comunque non gli ho mai raccontato gli affari suoi.
<< No, in realtà a casa va tutto bene. È con le cugine
che ha problemi, ma a quanto pare li sta risolvendo. >>
<< E te ne sei contento? >> Ridacchio.
<< Certo. Se riesce ad affrontare loro, vuol dire che
può fare tutto. Superare qualsiasi ostacolo, anche dirmi quello che
prova per
me. >>
<< Ancora non te l’ha detto? >> Scuoto il capo
tornando ad osservare i moduli.
<< Vedrai che accadrà presto. Comunque dov’è che vai a
guardare la partita? >>
Torno a guardarlo. << A casa di una sua amica, perché?
>>
<< Perché non abbiamo guardato nemmeno una partita
assieme... e non è mai capitato da quando sei nato! >> Dice
mettendo il
broncio. Io sorrido divertito.
<< Zio, è già tanto che io le guardo, sai benissimo
che non sono un amante dello sport. >>
<< Non mi attappo le orecchie solo perché non voglio
sporcarmi, ma sappi che non si bestemmia in questo modo! >> Cerco
di non
ridere mentre mi punta un dito contro.
<< Dai, vieni con me a guardarla in centro. Potrebbe
venire anche lei. >> Lo guardo frastornato; so perfettamente che
Elise
direbbe di no, e non perché abbiamo già deciso di andare da Sandra,
bensì
perché stare in mezzo a troppe persone non le permette di stare
tranquilla.
<< Di che parlate? >> Chiede Gigi, sbucando da
chissà dove.
<< Di andare a guardare la partita dell’Italia in
centro. >> Gli risponde zio Mario.
<< Wow, sì, io ci sto. Poi possiamo andare da Sandra
come abbiamo deciso, non sarebbe male. Dai, ci stai? >> Mi chiede
Gigi
spingendomi lievemente.
<< Devo parlarne con Elise. >> Mormoro senza
guardarli. Gigi sbuffa.
<< Perché? Non devi di certo aspettare un suo assenso
per fare qualcosa. >> Lo guardo cercando una risposta sensata da
dargli.
<< Non posso di certo organizzarmi senza dirle niente!
>> Dico piccato.
<< Invece sì! Non dirmi che sei diventato un
cagnolino? >> Sbuffo perché sono stufo di litigare o
giustificarmi per
ogni cosa.
<< Gigi, tu non puoi saperlo, ma quando si è
fidanzati, o si fanno le cose assieme, oppure, nel caso si facciano
separatamente, ci si avvisa. >>
<< Beh non me ne fotte un cazzo. Elise capirà, mica se
la prenderà! >> Scuoto il capo lasciando cadere il discorso e mi
allontano tornando a lavoro.
Non ho voglia di discutere con lui, sarebbe come farlo con
un muro.
<< Ok, sei fin troppo silenzioso. >> Evito per
l’ennesima volta di aprire bocca, e continuo a guardare la strada
invece che
conversare con Gigi.
Stiamo tornando a casa, è stato con me finché non ho smesso
di lavorare, ma non mi è stato attaccato come al solito, forse capendo
che
dovevo sbollire o che comunque non avevo voglia di parlare. Peccato che
ora non
lo comprenda, o che non lo vuole capire.
<< Ho detto qualcosa che ti ha fatto diventare muto?
>>
<< In effetti sì. >>
<< Oh, miracolo! Parli ancora! >> Esclama
saltando quasi dal sedile.
<< Non capisco perché per te è così difficile capire
che non posso più dire “ok, va bene, facciamo questa cosa” senza
parlarne con
Elise. D’altronde avevo organizzato con lei di andare a casa di Sandra.
Non
posso darle buca, o non chiederle se vuole venire con noi. >>
<< Sì, che puoi! >> Dice subito, ma poi respira
per calmarsi e riprende a parlare gesticolando. << Io non dico
che devi tacerglielo...
però non stai più facendo niente da solo. >>
<< Ma che cazzo dici? Sabato ero con voi, te lo
ricordi? >>
<< Certo, dopo quanto tempo? >>
<< E allora? È normale passare il proprio tempo libero
con la propria fidanzata. >>
<< Scordandosi degli amici? Beh devo dire che la mia
voglia di trovare una e starci insieme sta passando sempre più
velocemente.
>> Sospiro. Odio quando ci rispondiamo a botta e risposta, vuol
dire che
abbiamo entrambi fin troppi pensieri per la testa e cose che non ci
siamo detti.
<< Non voglio credere che tu, ora, voglia andare in
centro a guardare la partita perché senti la mia mancanza o perché
reputi Elise
di troppo. Non è così, so benissimo che non puoi pensare una cosa
simile.
>> Gigi si passa una mano sul viso mentre io mi fermo a un
semaforo
rosso.
<< No, infatti non lo credo e non lo penso. È che non
ho superato un esame e... e sono scazzato. Ero abituato a passare quasi
tutte
le serate col mio migliore amico. Abbiamo una sottospecie di rituale
quando io
non supero un esame, e sapere che tanto non potremo farlo perché devi
prima
consultarti con Elise mi fa incazzare. >>
<< Mi spiace per il tuo esame. >> Dico dopo
qualche attimo rimettendomi in carreggiata con lo scoccare del verde.
<< Spiace anche a me, ho studiato come un pazzo e non
è servito a nulla. >>
<< Senti, io stasera non devo vedere Elise, dovrei
vederla giusto domani per la partita... facciamo una cosa: stasera
facciamo il
nostro rituale, e domani vediamo che fare per la partita, ok? >>
<< Ok. Ma non voglio che tu ti senta obbligato.
>> Mi dice mentre parcheggio sotto casa, quindi non gli rispondo
subito.
<< Gigi, non farmi saltare i nervi. Non sei stato tu a
propormelo, sono stato io, quindi acconsenti e taci. >>
Sorridendo
annuisce.
<< Sei un grande. >>
<< Sì, un gran pirla. >> Dico spegnendo l’auto.
<< Sono ubriaco. >> Sorrido piuttosto divertito
alla constatazione di Gigi.
<< Sì, parecchio. >> Ammetto come se ce ne fosse
bisogno.
<< Anch’io sono ubriaco? >> Chiede Francesco
sbucando dai sedili posteriori. Rido non distogliendo lo sguardo dalla
strada.
<< Un bel po’. >> Francesco sbuffa e Gigi
scoppia a ridere appoggiando i piedi sul cruscotto, lo guardo male – e
ancora
ridendo – li rimette giù.
<< Comunque quelle spogliarelliste erano trooooppo
fighe. >> Dice Francesco tornando seduto dietro appoggiandosi
allo
schienale dei sedili.
<< Molto. >> Gli risponde Gigi tutto esaltato
cercando di girarsi, ma una volta che gli ricordo la cintura cerca di
togliersela, ma dopo un’altra mia occhiataccia mette il muso sedendosi
composto.
Il “rituale” bocciatura è molto semplice: sbronza colossale
e night. Ovviamente uno evita di bere – in questo caso sono stato io –
e si
prende cura degli screanzati portandoli a casa sani e salvi e
soprattutto senza
fargli fare troppe cazzate – come spendere tutti i soldi.
Una volta portato Francesco a casa, mi avvio verso casa di
Gigi, mettendoci più tempo del dovuto poiché si è addormentato e so
benissimo
che svegliarlo subito sarebbe controproducente, cioè vomiterebbe
ovunque e non
mi sembra il caso.
<< Scusami. >> Mormora sbalordendomi, poiché lo
pensavo addormentato.
<< Per cosa? >> Chiedo senza capire ma curioso.
<< Per la scenata di oggi. >> È ovviamente
ancora ubriaco, ma sembra più lucido di una decina di minuti prima.
<< Na, è tutto passato. L’importante è che non pensi
che io non voglia più passare del tempo con voi ragazzi. >>
<< No, non lo penso... ma è dura accettare il
cambiamento. Voglio dire... sono contento che tu sia felice con Elise,
sono
contento che stiate bene... ma a volte mi manca catapultarmi da te e
sapere di
trovarti. >>
<< Ci sono sempre e comunque per te, lo sai. >>
Sbuffa e ride.
<< Che discorsi da checche. Lasciami qui, non entrare
nel cortile, non ce n’è bisogno. Oh, domani andiamo in centro a
guardare la partita...
niente scuse! >> Dice scendendo dalla macchina non facendomi
ribattere.
L’unica cosa da fare è sperare che domattina non si ricordi nulla.
<< Sei stato un po’... troppo brusco. >>
<< Non ti ci mettere anche tu. >> Dico a Gigi,
cercando di non insultare tutte le persone attorno a me che cantano i
cori
della squadra.
Sì, alla fine siamo in centro, Gigi si è ricordato fin
troppo bene quello che mi ha detto ieri sera e io ho dovuto
acconsentire.
L’unico problema? Non aver avvisato Elise in tempo. E penso di aver
esagerato...
<< Mi ci metto eccome! Mi sento in colpa. >>
<< Fai bene. >> Dico scontroso beccandomi un suo
broncio che mi fa sospirare. << Ok, no, non è colpa tua,
d’altronde non
sei stato tu ad avvisarla all’ultimo e soprattutto non sei stato tu a
metterla
spalle al muro obbligandola a fare una cosa che faceva solo per me.
>>
<< Quindi pensi che non vada? Non sarebbe andata anche
se tu non ci fossi stato di mezzo? >> Mi chiede con la voce più
alta del
normale a causa del trambusto.
<< Non lo so. >>
<< Ohi! Ma perché non vi aggregate ai cori? >>
Chiede zio Mario saltellando tutto vestito come un giocatore più la
sciarpa,
una bandierina e i tatuaggi finti della bandiera sul viso e le braccia.
Per favore, ditemi che non è veramente mio parente.
Scuotendo il capo, cerco di concentrarmi sull’inno italiano
e alla partita, sperando che Elise non ce l’abbia molto con me e che
soprattutto non me la faccia pagare in chissà quale modo.
<< La smetti di tenere il broncio? >> Chiedo a
Gigi una volta sotto casa di Sandra.
<< Non ci posso fare niente. >> Alzo gli occhi
al cielo. A volte è peggio di un bambino.
<< Gi, era solo una partita. >>
<< No, non era solo una partita! Siamo fuori dal
mondiale, a causa di questa partita! >> Esclama quasi con il fumo
alle
orecchie.
<< Ok. >> Dico sperando di aver finito il
discorso; Gigi citofona a Sandra ma io non lo seguo, notandolo, si gira
verso
di me confuso.
<< Vuoi andare da Elise? >> Mi passo una mano
tra i capelli.
<< Vorrei, ma penso che non sia il caso... voglio
comunque sentirla prima di salire. >> Gigi annuisce e infine
ghigna.
<< Io salgo, non ho intenzione di vederti con i
cuoricini che aleggiano sopra la tua testa. >> Ridendo scuoto il
capo e
afferro il telefono.
<< Quindi secondo te non ce l’ha con me? >> Gli
chiedo.
<< Ah non lo so, però sono certo che riuscirai a farti
perdonare, se è arrabbiata. >> Ridacchiando, sale le scale e mi
lascia
sotto ad ascoltare i “tu” del telefono.
A rispondermi è la sua risata e io non posso evitare di
sorridere e darmi del deficiente poiché il mio cuore ha accelerato i
battiti.
<< Mi piace sentirti ridere. >> Elise smette subito, e io
inizio a
temere il peggio.
<< Hai anche la
faccia tosta di chiamare? >> Ecco. Sono nella merda.
Mi stiracchio e guardo fuori dalla porta dove vedo Elise
guardare con un sorriso tenero i suoi genitori che dormono. Siamo stati
a casa
di Sandra, ci siamo divertiti, abbiamo bevuto e fumato ma non
esagerando e alla
fine ci siamo comportati egregiamente di fronte ai suoi parenti una
volta
tornati a casa e adesso ci siamo messi nel letto a parlare ma lei è
dovuta
andare in bagno.
Lentamente la raggiungo e noto Gigio e Gigia con i visi
vicini e le mani intrecciate che dormono tranquilli, un sorriso mi
sorge
spontaneamente.
<< Sono teneri. >> Mormoro per poi abbraccia
Elise da dietro e appoggiare il mento sulla sua spalla.
<< Sì, molto. Voglio trovarmi così tra tanti anni.
Nonostante tutti i problemi che hanno dovuto affrontare, sono ancora
assieme e
continuano ad amarsi. >> Ha ragione, vedere una dimostrazione
d’amore del
genere non capita spesso e lei deve ritenersi fortunata ad avere due
genitori
che si amano tanto dopo tutti questi anni.
Le poso un bacio sulla guancia sperando che anche tra noi
duri. Non voglio far cadere come carte i miei sogni, vorrei
veramente poter vivere una vita serena con la ragazza
che stringo tra le mie braccia, ma non le faccio promesse, non le dico
nulla...
non voglio portarmi sfiga da solo e poi la vita è tutta una mistero,
non sappiamo
cosa ci aspetta il domani.
Velocemente si volta verso di me, e notando i suoi occhi
lucidi, le accarezzo una guancia spostandole alcuni capelli dal viso;
il
sorriso che mi rivolge subito dopo mi scalda e mi fa venire voglia di
saltarle
addosso ma cerco di trattenermi.
<< Vieni con me domenica. Al battesimo della piccola
Alessia. Voglio presentarti. Voglio che tu sia lì con me. >> Il
mio cuore
batte a mille. Ha deciso di fare il passo successivo e io vorrei solo
mettermi
a saltellare felice, ma mi dico anche che è una cosa importante è che
deve
essere veramente decisa per fare un passo simile.
<< Dici sul serio? >> Le chiedo, quindi. Con un
sorriso abbagliante, mi afferra il viso con le mani.
<< È arrivato il momento di uscire allo scoperto. Ho
capito che è giusto affrontare tutti insieme piuttosto che uno alla
volta.
>> Mi ritrovo ad annuire; penso che potrei dirle sì a qualsiasi
cosa mi
propone.
<< E dov’è finita la mia ragazza timida che si fa
solamente complessi? >> Le chiedo prendendola in giro e facendo
di tutto
per non far scoppiare il mio cuore dalla cassa toracica.
<< Direi che si merita una vacanza. >> Mi dice
divertita portando le sue mani ad accarezzare le mie braccia, le nostre
mani
s’intrecciano e io avviso la mia fronte alla sua.
<< Una meritatissima
vacanza. >> Mormoro prima di baciarla e stringerla a me.
Introduzione: So perfettamente quanto tempo
è passato: poco più di un anno. Sono una merda, lo so.
Non cercherò di
giustificarmi, posso solo dire che ora sono qui. Ieri
ero seduta al computer e tutt’un tratto Alex
ha bussato al mio folle cervellino. E oggi ho finito il capitolo. Un
capitolo
che è stato complicato anche solo pensare, in questo lungo anno, perché
si
tratta del momento in cui Elise, dice ad Alex di amarlo. Come
qualcuno avrà notato, ho cambiato nickname,
ma sono sempre io: JessikinaCullen. Detto
questo... vi lascio al capitolo, che si
basa sul 29 di Travolgimi. Buona lettura.
Sempre se qualcuno leggerà xD
~
La paura è bastarda.La paura non ti fa credere a niente.
Nemmeno alla persona che ami e che ti ama.
<< Fammi capire bene... domani conoscerai i
parenti di Elise? >> Mi chiede Gigi, mentre cerca di non ruttarmi
in
faccia. Trattengo un sorriso e annuisco semplicemente. <<
In realtà ci conosciamo già. Domani
diremo, o meglio, faremo capire che stiamo insieme. >> Ci
troviamo a casa di Sandra, abbiamo passato qui
le ultime serate, poiché continua ad avere casa libera, ma domani
mattina io ed
Elise dobbiamo svegliarci presto per andare al Battesimo della piccola
Alessia.
<<
Non sei agitato? >> Mi chiede dopo
qualche attimo, Gigi, dopo essersi scolato il bicchiere che aveva in
mano.
<< Io se fossi in te lo sarei... voglio dire... quelle non sono
persone
normali! >> Scoppio a ridere e mi passo una mano tra i capelli,
sedendomi
sulla ringhiera del balcone di Sandra. <<
No, in realtà... sono più agitato per
come potrebbe reagire Elise, a qualsiasi cosa. Secondo me lei, fino ad
ora, li
ha sempre visti come i cattivi della situazione senza analizzare i
perché di
determinati comportamenti. >> <<
Vuoi veramente parlarmi in modo così
complicato mentre sono ubriaco? >> Scoppio a ridere e mi tocca
dargli
ragione. <<
Ok, te la faccio semplice. >> Dico
sporgendomi verso di lui. << Elise ha passato un brutto periodo,
e
nessuno nega che sia stata anche colpa delle sue cugine, ma lei è
uscita da un
buco nero, di conseguenza non si è mai chiesta i perché di determinati
comportamenti... e ora ha paura ma cerca di affrontare tutto. Magari
queste
cugine non sono così terribili come crede. >> <<
O almeno non lo saranno di fronte a chi
non conoscono. >> Dice puntandomi un dito contro. Annuisco
dandogli
ragione. << È per questo che sei tranquillo? È una cosa
importante quella
che accadrà domani... eppure sembra che dobbiate andare a fare una
scampagnata.
>> <<
Devo essere forte per lei. Non può
reggere le mie paranoie e le sue. >> <<
E tu invece? Ce la fai a tenere quelle
di entrambi? >> So che Gigi mi vuole bene, è il mio migliore
amico, ma
quando c’entra così perfettamente il punto... diamine! Vorrei
picchiarlo. <<
Devo farcela. >> Dico sviando il
suo sguardo e puntandolo su Elise che ride spensierata con Sandra. Scendo
dall’auto prendendo aria, battibeccare con
Elise per ogni cagata mi ha tranquillizzato un attimo ma ora che ci
troviamo di
fronte alla Chiesa dove si svolgerà il battesimo della piccola
Alessia... beh
sono un fascio di nervi; Elise ha un piccolo broncio a incorniciarle le
labbra,
ma la trovo adorabile. Devo solo tenere a mente che lo sto facendo per
lei, e
soprattutto che possiamo farcela. Di certo i suoi parenti non possono
mangiarci... vero? <<
Quello non è Leo? >> Le chiedo
affiancandola, segnando il compagno di sua cugina Mary che parlano non
tanto
distanti da noi. Lei annuisce e mi guarda con gli occhi spiritati. <<
Ho il cuore che batte a mille. >>
Ammette per poi fare un paio di grossi respiri. Le accarezzo le spalle
e le
sorrido cercando di calmarla. <<
Andrà tutto bene. E poi... per qualsiasi
cosa sono qui, ok? >> Apre bocca per dire qualcosa ma infine
sorride
annuendo. Cosa
volevi dirmi, Elise? Perché riesco a leggere
i tuoi occhi, ma tu non fiati? Perché non riesci ancora a dirmi che mi
ami? <<
Quindi... non sei solo un amico.
>> Afferro la palla da basket che Leo mi ha lanciato e l’osservo
mentre
sorride divertito. Ama il pettegolezzo, questo l’ho capito ma non mi
aspettavo
che avrebbe preso lui... come dire... la palla al balzo aprendo il
discorso. Ci
troviamo fuori dall’oratorio, dove si terrà la
festa. Abbiamo abbandonato la Messa poco dopo che la bambina è stata
battezzata. Mary ed Elise sono dentro a disporre il cibo sui tavoli e
ad
attaccare gli ultimi palloncini, mentre noi... beh cazzeggiamo dopo
aver finito
di attaccare l’impianto stereo e il computer. <<
Ehm... no. Sono il suo ragazzo. Ma penso
che oramai sia palese. >> Ridacchia annuendo. Gli lancio la palla
e lui
cerca di fare canestro, non riuscendoci. <<
È da tanto che... >> Mi chiede
seriamente una volta che riprende la palla. Scrollo
le spalle. << In realtà sono solo
tre mesi. >> Leo si perde un attimo tra i pensieri e infine
ridacchia. <<
Quindi ogni volta che non era a casa o
doveva uscire... era con te. >> Sorrido. <<
Quasi. Non ha solo me nella sua vita. Ha
degli amici, delle amiche... ha una vita sociale. Certo, da quando sta
con me,
forse, è aumentata ma l’ha sempre avuta. >> Non so perché stia
difendendo
così tanto ferocemente Elise... non dovremmo giustificarci con nessuno,
ancor
di più con Leo che alla fine non fa nemmeno proprio parte della
famiglia ma...
magari capendo il tutto, metterà a tacere lui stesso Mary e le altre.
Chi lo
sa. <<
Sei un bravo ragazzo, ed Elise aveva
bisogno di qualcuno che le desse uno scossone. >> Mi lascia una
pacca
sulla spalla superandomi. Mi volto, continuando a guardarlo, e prima
che entri
dentro la sala, si gira nuovamente. << Benvenuto in famiglia,
Alex.
>> La
festa sta proseguendo bene, Elise dopo un po’
è riuscita ad abbandonare il mio braccio e a lasciarsi andare,
parlando,
scherzando e cantando con le sue cugine... quindi a un certo punto sono
andato
fuori e mi sono ritrovato attorniato da altri suoi cugini e un suo
zio... ma
sinceramente? Mi sono trovato bene. Suo zio è un grande, fa anche lui
il
meccanico e mi ha preso in simpatia, la stessa cosa il fratello di
Mary, che
oltre ad essere un burlone non ha fatto altro che osservarmi per capire
se
fossi o meno un surrogato di fidanzato in affitto. Quando me lo ha
chiesto
direttamente sono scoppiato a ridere e Angelo, un amico di famiglia,
scherzosamente ha fatto intendere all’amico che Elise di certo non ha
bisogno
di pagare nessuno per uscire o trovarsi un fidanzato. Mi sono divertito
e lo ha
capito anche Elise una volta che è riuscita a scappare dalle grinfie
degli
altri parenti. Mi è parsa piuttosto contenta della cosa, ma ora... beh
la trovo
un po’ stranita. Non capisco perché. <<
Che è successo? >> Le chiedo una
volta che ci siamo un po’ allontanati dalla folla, incrociando le
braccia al
petto. <<
Beh... ho parlato di te con alcuni
parenti... ho riso, scherzato, ho sorretto i capelli di Giulia mentre
vomitava,
volevo dare un cazzotto a Renata per non avermi nemmeno ringraziato
e... beh mi
sono abbuffata, insieme a Leo, delle patatine mentre predavamo in giro
chi
cantava. E questo solo perché mi sarei annoiata a parlare di motori.
>> <<
E avresti fatto altrettanto se io non ci
fossi stato? >> Le chiedo incuriosito. <<
No. Probabilmente non sarei venuta, e
se invece lo avessi fatto, sarei stata tutto il tempo fuori, magari
evitando
tutti. >> Le accarezzo una guancia sorridendo. <<
Sono contento di essere qui. >> E
sono sincero. Non potrei mai mentire su una cosa simile. Nel mio folle
cervellino, il fatto che lei mi abbia chiesto di presentarmi con lei, è
come se
mi avesse detto “ti amo”. Suvvia, non s’invita a un Battesimo un
ragazzo di cui
alla fine non te ne frega niente, no? Elise
mi abbraccia appoggiando il viso sul mio
petto. <<
Anch’io sono contenta che tu sia qui.
>> Le poso un bacio tra i capelli e approfondisco il bacio una
volta che
Elise alza il viso per far sfiorare le nostre labbra. Sorridendo,
dopo un paio di minuti, Elise si
allontana con un sorriso furbo e afferra la palla da basket abbandonata
affianco al canestro. <<
Che intenzioni hai? >> Ridacchia
alla mia domanda e corre sui tacchi per poi lanciare la palla nel
canestro.
Sbagliando, tra l’altro. <<
Ci ho tentato. >> Mormora
facendomi ridacchiare. <<
Non dirmi che non ci sai giocare?!
>> <<
Non sfottermi! E comunque... dipende.
>> Rido ancora di più per poi andare a prendere la palla. <<
Dipende? O ci sai giocare, o no.
>> Detto questo, mi metto in linea con il canestro, alzo le
braccia e mi
volto verso Elise, tirando subito dopo la palla e facendo canestro. Elise
sbuffa scuotendo la testa e io rido
avvicinandola a me afferrandola per i fianchi. <<
Ti piace vincere facile, eh? >> Mi
provoca, per poi allontanarsi e afferrare la palla. Si concentra, lo
giuro, ma
alla fine, quando lancia la palla, non riesce comunque a fare canestro. <<
Vincere facile, eh? Beh finché si tratta
di queste cose, posso anche dirti di sì. Ma se si tratta di te, di
sentimenti... no. Se mi piacesse vincere facile non avrei mai corso il
rischio
di avvicinarmi a te e rimanerci secco. >> Non so perché io sia
stato così
sincero, e mi pongo il problema solo quando la vedo irrigidirsi ma
pochi
istanti dopo si volta sorridendomi strafottente. <<
E ti sei prefissato qualcosa? >> Mi
avvicino confuso. <<
Che cosa intendi? Se sapevo che c’era il
rischio di rimetterci, invece che di vincere? >> Annuisce
lentamente ma
senza più sorridere. È seria al momento. <<
D’altronde ho detto tante volte che
sono un caso perso. >> Perché di nuovo questo discorso? Non
voglio
affrontare queste cazzate. Per quanto sia una ragazza complicata, di
certo non
è un caso perso. <<
Quindi... Renata non ti ha nemmeno
ringraziato di aver aiutato sua figlia a vomitare? E poi perché ha
vomitato?
>> Sbatte le palpebre frastornata. <<
Puoi smetterla di dire la parola
“vomito”? >> Mi chiede divertita, tornando ad appoggiarsi a me.
<<
Comunque Giulia aveva bevuto l’acqua ghiacciata, poi ha corso,
sudato... e...
beh ha fatto l’Esorcista. E per Renata non c’è mai fine al peggio...
però ho
capito una cosa. >> Alza il volto per guardarmi meglio. <<
Non
m’interessa. Se ha intenzione di tenermi il muso per chissà quale
motivo, se
vuole trattarmi male, parlarmi dietro, fare l’indifferente quando le fa
comodo... non m’interessa. Ho capito che non serve stare male per
persone che
non riescono a stare male per se stesse, e che quindi preferiscono
puntare il
dito verso gli altri. Ho smesso di preoccuparmi per quel tipo di
persone, che
pensino quello che vogliano. >> Vorrei ridere, lo giuro... avete
presente
quando entrate in una stanza e accendete la luce? E di conseguenza
tutte le
cose all’interno della camera si vedono perfettamente? Ecco, è come se
fosse
successo questo ad Elise. O meglio, come direbbe lei, ha finalmente
fatto un
enorme passo avanti. E io sono così orgoglioso di lei. Le afferro il
viso tra
le mani e le poso un bacio sulle labbra. Elise mi si avvinghia contro e
di
certo non mi tiro indietro, continuo a stringerla a me e imperterrito
la bacio.
Sento il battito del mio cuore nelle orecchie. <<
Ti amo Alex. >> Le nostre labbra
continuano a sfiorarsi ma quando la mia mente, finalmente, recepisce
quello che
mi ha detto, non posso non irrigidirmi. Elise si allontana e mi
sorride,
raschiando subito dopo la gola. Mi
sento un pezzo di ghiaccio. Perché
me lo ha detto ora? Perché in questo
frangente? C’era
bisogno di Renata per farle ammettere
quello che provava per me? Come posso crederle? <<
Ti amo e mi sembra quasi impossibile che io ci abbia messo un’eternità
per
crederci. Non lo dico solo perché siamo qui e per farti stare buono...
lo dico
perché lo penso e perché il mio cuore... lo urla ogni volta che ti vedo
e che
mi sei accanto. >> Si sta giustificando. E non riesco più a
guardarla
negli occhi. Lei
non mi ama. Non davvero perlomeno. Lo crede
adesso, ma non è così. Mi sta esattamente dicendo quello che vorrei
sentirmi
dire, tutto qui. Non
sento più il battito del mio cuore, non sento
più niente. Mi rendo a malapena conto di aver abbandonato ogni contatto
fisico
con lei, solo quando mi riacciuffa le mani, stringendomele. Mi
sento una statua di sale. <<
So di... di averti preso in
contropiede. So anche che magari non ci speravi nemmeno più... ma sono
sincera.
>> I nostri occhi non si allontanano ma non riesco ad aprire
bocca. Vedo
nitidamente il terrore possedere i suoi occhi, ma non riesco a dire
nulla.
Vorrei semplicemente andarmene. <<
Allora ragazzi, tutti interi? >> Gigio ci affianca, e cerco di
riprendere
conoscenza. Gli sorrido ma nota anche lui che c’è qualcosa che non va,
soprattutto quando vede Elise con gli occhi lucidi e più pallida di
quanto lo
sia già solitamente. Proprio come me. <<
Ehi! >> Sobbalzo quando sento
l’urlo di mia madre, mi blocco in mezzo al corridoio e la guardo ad
occhi
sgranati. << Ma ti pare il caso di chiudere così la porta?
>> Mi
chiede con uno sguardo severo poiché ho letteralmente sbattuto la
porta.
Sospiro e non rispondendole mi vado a chiudere in camera. So
perfettamente che vorrebbe farmi mille
domande, ma grazie al cielo capisce che non è il caso e se ne torna in
cucina. Mi
spoglio rimanendo in boxer e mi rigiro tra le
mani il mio cellulare. Elise
ha detto di amarmi. ...
dovrei dirlo a Gigi. No, meglio di no. Non
voglio sentirlo felice per me. Non quando Elise in realtà non pensa
quello che
ha detto. Non
può pensarlo veramente. Non
può aver veramente creduto che avrei
accettato una dichiarazione dopo avermi detto che del parere degli
altri non
gliene frega niente e che vuole solo vivere la sua vita. È come se...
lo avesse
detto per ribellione. Per fare un altro stupido passo avanti. Peccato
non abbia preso in considerazione i miei
sentimenti. <<
Nipote, io ti voglio bene ma tu... beh
sembra che oggi tu stia vivendo su un altro Pianeta! È successo
qualcosa? Hai
una scusa abbastanza credibile? >> Sbuffo e alzo lo sguardo dal
monitor
del pc. <<
Ho per caso fatto qualche danno? Ho
consegnato qualcosa in ritardo? Non ho ritirato la merce giusta? Ho
sbagliato a
scrivere qualche scontrino? >> Sono tranquillo. Non gli ho urlato
contro
ma lo sguardo di zio Mario... beh penso di averlo lasciato senza parole. <<
Ehm... no, non hai sbagliato nulla –
appunto -, ma non hai scambiato due parole con nessuno qua dentro, me
incluso.
A parte ora, ovviamente. >> Si stoppa un secondo e infine
incrocia le
braccia al petto. Se pensa d’incutermi, non ci riesce. << Non ti
ho visto
nemmeno un attimo col telefono in mano. >> <<
L’ho dimenticato a casa. >>
Mugugna e io non lo guardo negli occhi. È ovvio che io non me lo sia
dimenticato. L’ho lasciato di proposito e sono certo che lo abbia
capito anche
lui. <<
Tua madre ha detto che non sei uscito
ieri sera. >> Lo fulmino con lo sguardo e lui non fa una piega. <<
Non ne avevo voglia. Ero stanco. Ho
dormito poco questo weekend. >> Oh! Nemmeno una bugia. Faccio
progressi. <<
Tu stanco? >> Mi chiede incredulo. <<
Già, strano, vero? A volte capita anche
a me. >> Zio Mario sospira e mi si avvicina, appoggiando una mano
sul
monitor del computer. <<
Che cos’è successo? >> Incontro i
suoi occhi e rimango un attimo senza respirare. Potrei
dirglielo. Dovrei dirglielo ma non ne ho
la forza. Non
posso veramente raccontargli come mi sono
comportato di merda con Elise, una volta usciti da quel benedetto
Battesimo; mi
picchierebbe, anzi, mi massacrerebbe di botte. <<
Diciamo che ho fatto... un passo falso.
>> Mormoro guardando assorto il monitor. <<
Nel senso che hai tradito Elise?
>> Mi chiede seriamente, senza dare giudizi. <<
Certo che no! >> Esclamo con un
tono fin troppo alto.<< Ho... mi
sono comportato di merda. Ma non sapevo che altro fare. Ora... se
permetti,
torno a lavorare. >> <<
No, ora, alzi il culo da quella sedia e
te ne vai da qui. >> Lo guardo meravigliato ma lui non batte
ciglio. Dice
sul serio, e la cosa mi terrorizza. <<
In che senso? >> <<
Hai vent’anni, Alex, e sei nel bel mezzo
di una crisi di coppia... non so cosa tu voglia fare, ma ti darò un
consiglio:
se la ami veramente, chiedile scusa. >> Se ne va, lasciandomi con
ancora
più dubbi e pensieri. <<
Allora sei vivo! Porca puttana, mi hai
fatto spaventare! >> Gigi mi colpisce a una spalla e io alzo gli
occhi al
cielo, cercando di non rispondergli male: prendermela con lui non
servirebbe
assolutamente a nulla. <<
Ciao anche a te, mio caro amico.
>> Dico ironicamente, facendolo entrare in casa. << Mi spieghi che cos’hai
fatto? >> Mi chiede
una volta che si è seduto sulla mia sedia del computer. Mi sdraio sul
letto e
non spiccico parola.
<< Intendo con Elise.
>> Fremo ma continuo a
tacere.
<< Senti... so che
probabilmente ho sbagliato ma...
>> Non lo faccio continuare perché mi sono seduto sul letto.
<< Che cos’hai fatto? >>
<< Dovrei chiederlo io a te!
Sono passato a lavoro,
non trovandoti, ho pensato che fossi con Elise, ma quando... quando
l’ho
chiamata, ho capito che c’era veramente qualcosa che non andava
perché... tu
non dimentichi il telefono a casa. Spento, tra l’altro. >> Mi
passo una
mano tra i capelli e torno a sdraiarmi, ma nello stesso tempo inizio a
raccontargli tutto: della festa, dei parenti di Elise, di quello che è
successo
con Renata, del “ti amo” di quella che in teoria è ancora la mia
ragazza, della
litigata sotto casa sua e infine di come ho deciso di spegnere il
telefono una
volta tornato a casa e di come io non lo abbia ancora acceso. Gigi è rimasto in silenzio tutto il
tempo, mi ha
semplicemente ascoltato.
<< Sei un emerito coglione,
lo sai, vero? >>
Detto ciò, si è alza e se ne va. Lasciandomi con un macigno sullo
stomaco. Se
anche il mio migliore amico mi sta dicendo di aver sbagliato... magari
è vero.
Mi alzo e afferro il cellulare, lo
accendo e in men che non
si dica vengo sommerso di messaggi. Elise ha provato a chiamarmi almeno
una
ventina di volte. Dovrei richiamarla?
Il telefono mi vibra tra le mani e
sullo schermo appare una
foto di Elise. Deglutendo a fatica, sommerso dal
panico, stacco la
chiamata.
Mi passo nuovamente una mano tra i
capelli e butto il
telefono sul letto.
Ha ragione Gigi: sono un emerito
coglione.