Stravolgimi - Alex pov.

di JessL_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Vedere le cose con occhi nuovi ***
Capitolo 2: *** La paura è irrazionale. ***
Capitolo 3: *** Il futuro? Può avere un senso, forse. ***
Capitolo 4: *** Sincerità. ***
Capitolo 5: *** Noi, in tutti sensi, almeno mentalmente ***
Capitolo 6: *** La bambina è mia, e me la cresco io. ***
Capitolo 7: *** Le regole del gioco. ***
Capitolo 8: *** Arrivare alla casa base. ***
Capitolo 9: *** C'è mai fine al peggio? ***
Capitolo 10: *** Intenzioni da sostenere. ***
Capitolo 11: *** Affrontare tutto con voglia e coraggio ***
Capitolo 12: *** Bisogno di vedersi. ***
Capitolo 13: *** Come un guscio. ***
Capitolo 14: *** Il matrimonio. ***
Capitolo 15: *** Maledette paure. ***
Capitolo 16: *** Seguire l'istinto(?) ***
Capitolo 17: *** Mannaggia alle partite. ***
Capitolo 18: *** Coglionaggine acuta. ***



Capitolo 1
*** Vedere le cose con occhi nuovi ***


Introduzione:

La prima a essere sbalordita sono io ma... dovevo scrivere, avevo questa idea in mente da troppo tempo e le idee si ammucchiavano e... boh. Ieri sera ho buttato giù questo capitoletto.

 

Per chi legge, segue, consoce la storia “Travolgimi”, forse gli farà piacere trovarmi qui, per chi non mi conosce, magari è la volta buona che riesco a incuriosirvi e dopo questa OS leggerete la storia vera e propria :)

 

Questo capitolo di 3000 e più parole, tratta i pensieri di Alex prima e dopo aver visto Elise. Non so se ho reso bene l’idea, non sono un ragazzo, non so bene quello che pensano e perché si comportano in certi modi, ma scene del genere le ho viste xD e ho cercato semplicemente di renderlo il meno femminile possibile, ammetto di aver evitato di pensare per scrivere! Che nessuno si offenda, per favore... non sto dicendo che i maschi non pensano... vi lascio alla lettura e spero di strapparvi più di un sorriso e di riuscire a farvi dire che ne pensate. Jess.

 

 

 

   » Nulla è più sincero di uno sguardo.

Gli occhi sanno dire ciò che la bocca non osa pronunciare.

 

 

 

 

 

 

 

 

Titolo one shot: Stravolgimenti.

Sottotitolo: Vedere le cose con occhi nuovi.

Rating: arancione per i dialoghi riportati.

 

 

Alex pov.

<< Sei sempre che lavori... hai finito il turno dieci minuti fa, lo sai? >> Mi fermo e mi volto verso Gigi che ha le braccia incrociate ed è appoggiato a una colonna poco lontana da me nell’officina. Sorrido e infine gli faccio segno di avvicinarsi.

<< Sto finendo di cambiare l’olio. >> Sospira e mi fa finire il lavoro attendendo e tenendomi compagnia parlando.

<< Domani sera andrai a casa di Fabio? >>

<< Certo Gi, che domande. Perché? Tu no? >>

<< No. Devo vedermi con una ragazza. >>

<< Ragazze... ecco che cosa si fa invece di lavorare; Gigi, non puoi distrarlo parlandogli di tette e culi! >> Scoppio a ridere sentendo zio Marco scherzare col mio amico.

<< Zio, ma se sei il primo che spetta e spera di vedere qualche ragazza passare qui davanti per ammirarla. >> Mi pulisco le mani con uno straccio mentre ridendo, mi volto verso di loro.

<< Beh Alex, l’importante è guardare ma non toccare... >>Scuoto il capo mentre Gigi annuisce.

<< Tuo zio ha ragione, e poi diciamocelo... la stagione calda si sta facendo avanti, quindi è difficile non far cadere l’occhio. >> Zio Marco batte il cinque al mio amico e io li guardo desolato.

<< Siete un caso perso. >>

<< In realtà no. >> Mi risponde mio zio. << Sei tu che fai tanto l’angioletto e poi sotto sotto... beh sei un Berti. >> Lo trucido con uno sguardo.

<< Non sono come mio padre. Io per lo meno non ho una moglie a casa che mi attende e nemmeno una fidanzata. >>

<< Ahi, qualcuno si è offeso. >> Dice Gigi passandosi una mano tra i capelli. Sospiro e chiudo il cofano anteriore dell’auto.

<< Io qui ho finito. Ci vediamo lunedì zio. >> Lo sento sbuffare mentre mi avvio verso lo spogliatoio, sento anche i suoi passi non tanto lontani da me, mi sta seguendo, perciò lascio direttamente la porta aperta.

<< Non farla tanto lunga. Non ho nominato tuo padre, non puoi scaldarti così! >>

<< Lo so zio, è che ieri si è presentato a casa come se lui abitasse ancora lì e poi voleva che lo abbracciassimo come se fosse il figliol prodigo. Riesce a farmi innervosire come non mai. >>

<< E che cosa voleva? >> Mi chiede tranquillo.

<< Dire a mamma che non è giusto che abbia interpellato gli avvocati per dare gli alimenti. >> Sbuffo e scuoto il capo mentre m’infilo i jeans.

<< Non so che dire. Ora esci, divertiti e soprattutto non pensare a lui, ok? >> Annuisco. << Buon weekend nipote. >>

 

<< Per voi non è un problema, giusto? >> Annuisco ancora alla domanda di Sandra. È da quando è arrivata che continua a chiederci se è un problema che ci sia anche una sua amica domani. Non capisco perché fa tutte ste domande, se sta bene a Fabio perché non dovrebbe stare bene a noi?

<< Se è carina, disdico l’impegno e la conosco! >> Dice Gigi meritandosi un’occhiataccia da Sandra e le risate da noi altri.

<< Minchia Gi, sembra che sei in astinenza da mesi! >> Gli dice Marco facendomi ridere.

<< Beh Marco, non tutti hanno una fidanzata a portata di mano. >> Scuoto il capo riportando la mia attenzione a Sandra e Fabio.

<< Fabio per te va bene? Dormirebbe con noi... >>

<< Con noi? Nel letto con noi? >> Rido senza riuscire a trattenermi e tutti mi guardano come se mi fossi rincoglionito.

<< Che hai da ridere? >> Mi chiede Fabrizio.

<< Stavo ascoltando la... la loro conversazione. >> Dico tra le risate indicando la coppietta non coppietta. Tutti puntano lo sguardo su Fabio e Sandra e quest’ultima ridacchia.

<< Certo che sei scemo. Ma secondo te la faccio dormi con noi?! Intendevo a casa tua! >>

<< E non potevi dirlo così? Non che mi spiacerebbe fare una cosa a tre ma... >> Uno scappellotto lo fa bloccare e io cerco di fermare l’ennesima risata.

<< Lo dico anche a voi – a Fabio l’ho detto oggi pomeriggio – comportatevi bene... non mettetela in imbarazzo... >> Viene fermata da Francesco.

<< Perché queste raccomandazioni? Non sarà mica una che non fuma, non beve, non sa che cosa sono le canne e che è tutta perfettina? >> Non so perché, eppure un mio sopracciglio svetta verso l’alto.

<< Ma va! Una così potrebbe mai essere amica mia? >> Chiede in generale Sandra. Effettivamente se è sua amica che cosa dovremmo aspettarci? Non per qualcosa ma non si può di certo dire che Sandra non sappia divertirsi! È sveglia come ragazza, forse anche troppo, e per di più non si fa problemi a stare in mezzo a tanti ragazzi... come ora. Scrollo leggermente le spalle, non c’è bisogno che inizio a pensare... domani mi farò un’idea più precisa.

 

** ~ La sera dopo a casa di Fabio, prima dell’arrivo delle ragazze... **

 

<< No Alex, non capisci... aveva un culo talmente sodo da far paura! >> Scoppio a ridere alle parole di Francesco e scuoto il capo meravigliato.

<< Non ci credo. >> Non so quante volte l’ho detto, però mi diverto troppo a sentirlo parlare e descrivere cose assurde.

<< Sì! Ti dico di sì. Era sodo e alto e dovevi vedere come me lo leccava. >> Fabio scuote il capo a quelle parole mentre io cerco di afferrare il bicchiere di vino che mi porge mentre continuo a ridere senza ritegno.

<< Non sapevo che i culi leccassero... >> Dice Fabio sghignazzando prendendo in giro il nostro amico. Francesco smette di parlare e lo guardo con un finto broncio.

<< Ehi scemo pagliaccio! Non fare finta di non capire! Devo essere proprio volgare?? >> Sputo il vino nel bicchiere per ridere e Fabio si aggrega a me avendomi visto.

<< Alex ma che cazzo fai? >> Scuoto il capo e riprendo ad ascoltare Francesco.

<< Dai scemo pagliaccio, non rispondi? >> Francesco istiga Fabio sorridendo e quest’ultimo alza un sopracciglio.

<< Oh belva! Scemo pagliaccio a chi? Ti devo fare la faccia come quella di un palloncino? >>

<< Voi non siete normali! >> Dico tra le risate, aggrottando la fronte non avendo capito la battuta.

<< Dai pazzoide! Hai capito che non era il suo culo che me lo leccava, era la sua boccuccia tanto stretta! >> Il campanello suona e io riprendo fiato mentre Francesco si riempie un bicchiere di aranciata. Fabio ci guarda e si fa il segno della croce.

<< Tu bevi anche roba non alcolica? >> Chiedo facendo una faccia stupita. Francesco mi si siede accanto e si guarda attorno con gli occhi sgranati.

<< Shh! Non lo dire nessuno ma qualche volta mi piace trasgredire. >> Scoppio a ridere ed è così che mi vedono le ragazze. Cerco di smettere e ci riesco solo non appena i miei occhi si posano sulla ragazza sconosciuta, l’amica di Sandra.

È carina. Questa è la prima cosa che passa per la mia mente. Non è niente di troppo volgare, scontato e n’è tantomeno troppo bello. È carina... lo ripeto almeno tre volte mentre mi perdo a osservare le sue gambe fasciate dei jeans, mentre mi perdo tra il suo seno prosperoso e sulle sue labbra piene e rosse ma privi di cosmetici a cospargergliele. Quando però incontro i suoi occhi, beh... carina è poco. Non so perché, eppure quegli occhi mi trasmettono un’insicurezza pari a niente, sembrano dirmi “prenditi cura di me”... evidentemente ho bevuto troppo.

Le stringo la mano con un sorriso e lei ricambia abbassando lo sguardo e arrossendo appena. Il rossore non l’ha abbandonata nemmeno un attimo, da quando è entrata nel salotto, e l’ho vista spesso e volentieri guardarsi attorno. Parla poco, è timida e sembra volersene stare per conto suo e io non riesco a staccarle gli occhi di dosso.

Eppure non punto mai una persona così incessantemente.

<< Wow. Anche lei è messa bene a carrozzeria... tu che sei un meccanico dovresti capircene, no? >> La battuta di Fra mi strappa un sorriso però una parte dentro di me sta dicendo “è il solito stronzo”, eppure non ha torto. È messa bene, è carina... certo, non è troppo alta e i capelli secondo me le starebbero meglio sciolti ma chi sono per dire qualcosa?

Quando prendo un sorso dal mio bicchiere, incontro gli occhi di Sandra, ha un sopracciglio alzato e sorride fin troppo malignamente. Mi avvicino cercando di non farmi notare e aspetto che inizia a parlare, entrambi guardiamo verso Elise che sta parlando con una nostra amica vicino al tavolo degli alcolici.

<< Ti ho visto, sai? >>

<< Fare cosa? >>

<< Guardarla. >> Ridacchio.

<< Oddio, perché ho gli occhi? >> Lei sorride increspando le labbra e mi tira una sberla sul braccio. Fingo che mi abbia fatto male e scoppia a ridere ma infine riporta lo sguardo sulla sua amica.

<< Dico sul serio. Lei è diversa. Non è come le altre... non è come tutte le ragazze che ci sono qui che ci stanno provando col primo che capita anche se sanno che sono fidanzati. >> Effettivamente Francesco, Diego e Giacomo non hanno portato di certo delle ragazze raccomandabili... almeno non per qualcosa di troppo serio oltre a una scopata.

<< E perché lo stai dicendo a me? >> La guardo non facendo trasparire nulla dal mio sguardo.

<< Perché adori provarci con le ragazze e portartele a letto. Sei un dongiovanni dalla faccia d’angelo. Certo, sei meno stronzo di quanto lo siano gli altri tuoi amici ma... anche tu non scherzi e lei non ha bisogno di questo. Scambiaci due parole e lo capirai da te. >> Mi alzo sorridendole – come per dirle “se vabbè” e mi avvicino al tavolo e interrompo la conversazione in corso fregandomene di poter sembrare maleducato.

<< Vuoi qualcosa da bere, Elise? >> Osservo le bottiglie alcoliche e aspetto una sua risposta, sento i suoi occhi su di me e aspetto pazientemente.

<< Sì, ma niente di troppo esagerato. >> Le sorrido sghembo e nel frattempo le riempio il bicchiere di Sambuca per poi passarglielo.

<< Vai a scuola con Sandra? >> Sono curioso, soprattutto dopo quello che mi ha detto quella svitata.

<< Sì. >> Dice raschiandosi la voce dopo aver bevuto. Guarda male il bicchiere e poi torna a osservare me. << Wow. E pensare che ti avevo detto non troppo alcolico. >> Sorrido, beh almeno sa parlare. Dice quello che pensa.

<< Se non si esagera in serate come queste, quando lo si fai? >> Le chiedo maliziosamente. Lei mi guarda e dopo qualche secondo alza un sopracciglio e come se niente fosse si volta e si avvicina a Sandra. Io rimango lì, con una faccia sbigottita e senza parole. Fabio mi si avvicina e ridacchia.

<< Perché hai quella faccia? >>

<< Mi ha bloccato ancora prima che io potessi provarci veramente. >> Gli dico quasi sconvolto. Fabio guarda la ragazza in questione e poi fa riscontrare i nostri occhi.

<< Magari è lesbica. >>

<< O magari ha cervello. >> S’intromette Francesco per poi scolarsi il bicchiere che ha in mano.

Ha un cervello. Mi volto e la osservo ridere con la sua amica. È diversa. Magari Sandra diceva sul serio, magari non è come le altre...

 

Non so nemmeno come sia stato possibile, ma mezz’ora dopo sono seduto con lei sul divano a ridere e bere mentre parliamo di cose assurde come il vecchio videogioco “Tekken”, o il telefilm “Chuck” o canticchiare le sigle dei cartoni animati. Aveva ragione Sandra, questa ragazza è diversa, e io so per certo che sono fottuto...

 

** ~ La mattina dopo, quando le ragazze sono andate via... **

 

<< Ok, sono curioso... perché siete scesi insieme stamattina? >> Sposto il mio sguardo dal televisore e li punto su di Fabio; sono ancora a casa sua, è quasi ora di pranzo e sto iniziando seriamente a pensare che si sia rincoglionito del tutto.

<< Perché non saremmo dovuti scendere insieme? >> Chiedo cercando di capirci qualcosa.

<< Ho visto che era imbarazzata. >>

<< Per forza, la guardavi come per vedere se le fosse spuntata l’antenna degli alieni! >> Sbuffo per poi sorridere; Fabio mi osserva attentamente e infine mi rivolge un ghigno malizioso.

<< Sei un lurido bastardo! >> Mi colpisce la coscia come per congratularsi e io lo guardo seriamente, senza atteggiarmi e capirci qualcosa.

<< Perché questo complimento? >>

<< Te la sei portata a letto, eh? >> La sua domanda m’irrita un po’ ma alla fine tra di noi non ci sono segreti...

<< Beh sì a non capisco perché farne una questione di Stato. >> Mi guarda sbalordito e si avvicina portando il suo naso quasi a sfiorare la mia guancia. Sgrano gli occhi e non mi volto, anche perché in quel caso i nostri nasi si sfiorerebbero e sinceramente non sarebbe tanto normale.

<< Fabio, che cazzo stai facendo? >>

<< Sto cercando di capire dove sia finito il mio amico! >> Lo spingo, e ridendo, si fa cadere sul divano.

<< Certo che sei proprio deficiente. >>

<< No, invece no e sai perché? >> Torna alla carica mettendosi seduto. Scuoto il capo aspettando la sua brillante idea. << Perché sei raggiante... e cerchi di non darlo a vedere. >> Cerco di non aggrottare la fronte e torno a guardare lo schermo ma Fabio non demorde.

<< Perché? Perché sei così? Perché non racconti i particolari? >> Non ricevendo risposta, infine mi chiede: << Che diavolo ti prende? >> Ora è serio, non sta più scherzando e capisco di poter parlare senza che faccia battute sceme.

<< Non lo so nemmeno io. È che... è stato tutto strano. >>

<< Le piace il sadomaso? >> Mi chiede seriamente, io lo trucido con uno sguardo e lui porta le mani vicino al viso come per scusarsi.

<< No. È che è stato intenso. Strano, diverso. >>

<< Intenso? >> Mi chiede sbalordito. Annuisco e sbuffa quando suonano alla porta. Io torno a guardare il canale dello sport e mi riprendo solo quando un sacchetto mi viene buttato addosso, alzo la testa e mi trovo la faccia da culo di Gigi sopra la mia.

<< Compare bello, che stai facendo? >> Mi chiede per poi fare il giro del divano e sedermi affianco. Osservo la busta e la apro mentre gli rispondo.

<< Stavo parlando con Fabio. Oddio! Ma che diavolo ci fai con tutti sti preservativi? >> Ridacchio afferrando una confezione di Durex.

<< Scusa ma tu che ci fai con un preservativo? >> Mi chiede cercando di rimanere serio. Lo guardo di striscio e aspetto che mi risponda seriamente. Alza gli occhi al cielo e mi ruba la confezione che ho tra le mani. << Sono tutti quelli che avevo a casa. Mia madre sta resettando la mia camera, e ho preferito evitargli un infarto. >> Scoppio a ridere mentre Fabio lo guarda sconvolto.

<< Direi, hai una scorta per un anno! >> Gli dice Fabio facendolo ridere.

<< Un anno? Cazzo Fa, scopi così poco? Non lo sai che per farlo due volte nella stessa serata devi adoperarne due? Non puoi andare a risparmio consumo! >> Mi passo una mano sulla faccia sperando di non stare veramente assistendo a questo tipo di conversazione che purtroppo si ripetono quasi tutti i giorni.

<< No guarda, non mi rispondere, i cazzi tuoi non m’interessano. Com’era l’amica di Sandra? >>

<< Si Alex, com’era l’amica di Sandra? >> Cinguetta Fabio guardandomi con un mega sorrisone da stronzo. Mi sento placcato, sono tutti e due seduti accanto a me mi guardano aspettandosi chissà che cosa. Il problema è che se ancora ancora riesco a non dire le cose a Fabio, con Gigi non ci riesco. Lo conosco dall’asilo, siamo amici da sempre, è come un fratello... poi è arrivato Fabio e siamo diventati in tre ma... ma non è la stessa cosa.

<< E’ bella. È una ragazza semplice, intelligente, sa stare allo scherzo. >> Annuisco come per congratularmi con me stesso ma i miei amici sono ancora in attesa. Li guardo e loro sbuffano quasi all’unisono.

<< I dettagli piccanti! >> “Chiede” Gigi.

<< Dettagli piccanti? Ma quali dettagli piccanti?! Voi siete pazzi, perché dovrei starvi a raccontare qualcosa... >> Mi alzo e cerco di sviare i loro discorsi, mi sento veramente in trappola.

<< E’ arrossito? >>

<< E’ arrossito. >> Li guardo male e loro sorridono angelicamente. Ma io li conosco troppo bene quei sorrisi e inizio a correre mentre loro iniziano a urlarmi contro, a prendermi in giro e a inseguirmi. Manco fossimo dei bambini che stanno giocando a “ce l’hai”!

 

<< Aia! Ahi! Mi stai facendo male! >> Dico a chissà chi avendo la faccia infossata nel cuscino di uno dei letti di questa enorme casa.

<< Sputa il rospo! >> Mi dice Gigi con la voce grossa. Io sbuffo e tossisco fintamente per farmi almeno voltare. Mi accontentano e mi fanno anche un’espressione esagerata poiché hanno capito perché ho tossito. Mi stanno tenendo bloccato sul materasso e vogliono risposte che nemmeno io so.

<< Che cosa dovrei dire oltre a “non sono cazzi vostri”? >>

<< Ma sono cazzi nostri. Tu sei un cazzo nostro. >> Dice Fabio con convinzione. Un verso non riconosciuto esce dalla mia bocca mentre lo guardo senza parole... e anche abbastanza schifato. Gigi è scioccato.

<< Dovrei dargli ragione e appoggiarlo ma posso solo dire che sei nostro amico e che è normale ficcare il naso nei tuoi affari poiché ti vogliamo bene. >>

<< Che discorsi da checche. >> Dico sorridendo. Fabio sorride per poi mettere le labbra a bacio e avvicinarsi pericolosamente alla mia guancia, io inizio a ridere e scalciare per allontanarlo ma solo l’entrata di sua madre riesce a fermarlo.

<< Non che mi sorprenda sapervi tutti qui ma... perché dovete sempre farvi sentire fino all’altro isolato? >> Chiede sorridendo. Fabio si alza con un mega sorrisone e corre ad abbracciarla mentre io e Gigi scuotiamo il capo oramai combattuti, abbiamo capito che è un caso perso.

<< Mammina! Ti sei divertita ieri? >>

<< Io si, e dal casino che c’è sotto direi anche voi. >> Ci trucida con uno sguardo e mi sento diventare piccolo piccolo. Accade così ogni fine settimana ma ancora non mi sono abituato.

<< Vado a mettere a posto e voi finitela di distruggermi casa. >> Non ci sta veramente sgridando, si diverte semplicemente ad ammutolirci.

<< Ora che mia madre è andata via... continua il discorso serio che stavamo facendo prima che arrivasse Gigi. >> Incrocio le braccia al petto appoggiandomi allo schienale del letto.

<< Non c’è molto da dire. Siamo andati a letto e non mi sono mai sentito così... >> Mi blocco non riuscendo a concludere la frase. Loro mi aspettano ma alla fine Gigi cerca di venirmi incontro.

<< Così... inesperto? >> Scuoto il capo.

<< No, tutt’altro. Sono stato dannatamente bene. Farlo con lei mi è piaciuto. È stato tutto perfetto. >> A parte che non è riuscita a venire; mi dico mentalmente. << Anche stamattina... quando mi sono svegliato e me la sono vista accanto... >>

<< Wow! Ehi, ehi, fermati! >> Gigi mi blocca e gesticola in un modo impressionante. << Avete dormito assieme? >> Le mie labbra formano una linea sottile, so già dove vuole andare a parare.

<< Sì. È proprio quello che ho detto. >> Il mio tono è un po’ brusco e anche la mia occhiata non è da meno.

<< Ma tu non dormi mai con nessuna! A malapena lo facevi con Silvia quando eri proprio obbligato. >> Dice Fabio facendomi sospirare. Odio quando ha ragione.

<< Magari adesso capite perché è tutto così strano. >>

<< Te lo ha chiesto lei di dormire insieme? >> Osa chiedere Gigi con un filo di voce e un’espressione sbalordita. Scuoto il capo e non mi sfugge l’occhiata carica di significati che i miei amici si scambiano.

<< Hai intenzione di rivederla? >> Butta lì Fabio.

Non rispondo subito, ci penso e infine faccio affiorare i suoi occhi dai miei ricordi e lei, nuda, sotto di me che mormora il mio nome mentre gode. Anche quando l’ho baciata, dopo che mi ha chiesto di non lasciarla sola, è stato tutto così intenso... e io non mi ero mai comportato così stile principesco. È stato strano...

<< Sì. Voglio rivederla. >> Come ho detto prima... sono fottuto e i miei amici me lo fanno capire dandomi delle pacche sulle spalle come se avessi avuto un lutto. Che amici!

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Capitolo 2
*** La paura è irrazionale. ***


Introduzione:

Innanzitutto vi ringrazio di cuore per come avete preso bene l’idea dei pensieri di Alex.

C’è chi se lo immaginavo più... dolce, altre che lo hanno trovato perfetto e che sono troppo contente della “sorpresa” per dare un vero e proprio giudizio. Vi ringrazio una per una ma scusatemi se non risponderò singolarmente...

 

Vorrei precisare una cosa: questa non è tutta storia sotto il punto di vista di Alex, ho deciso di creare una raccolta dei punti più “salienti” - e in alcune parti inedite - sotto i pensieri del protagonista maschile. Spero che come idea vi piaccia e sono davvero contenta di come avete accettato la prima One Shot. [Saranno tutte one shot, non capitoli, spero sia chiaro e prima che me lo chiediate... andrò in ordine con la storia, solo che prenderò i punti che penso siano meglio da “chiarire”, o meglio dire dove i pensieri di Alex forse sembrano troppo... poco precisi.]

 

Ultima precisazione... questo capitolo, mette in chiaro quello che accade nel secondo e una parte del terzo capitolo di “Overwhelms me – Travolgimi”.

Ho detto tutto, perciò... buona lettura :) e se vi va – cosa che mi farebbe molto piacere, non lo nego – fatemi sapere se il capitolo vi è piaciuto e che impressione vi ha dato. Un bacione.

 

 

 

        » Ci vuole coraggio a lasciarsi andare.

A lasciare cadere la maschera e dire, ecco questo sono io.

 

 

 

 

 

Titolo raccolta: Stravolgimi – Alex pov.

Sottotitolo: La paura è irrazionale.

Rating: arancione per i dialoghi.

 

 

Alex pov.

Osservo l’orologio e sospiro, ancora dieci minuti e inizia la mia pausa pranzo.

<< Alex, vai in pausa. Sono stufo di doverti ripetere le cose mille volte e soprattutto penso che leverò l’orologio se ti distrae così tanto. >> Il sorriso di zio Marco non scompare mentre parla, ma comunque mi ha “rimproverato.”

<< Grazie zio... è che... sai no? >> Aggrotta la fronte alle mie parole confuse e scuote il capo.

<< No, non so. >> Ridacchio e alzo la mano per passarmela tra i capelli ma sono piene di grasso e desisto.

<< Si tratta di una ragazza. >> Dico infine sviando il suo sguardo.

<< Tutto qui? Tutta sta fretta per una ragazza? E da dov’è sbucata? >> Rido e mi siedo sul sedile dell’auto che stiamo letteralmente smontando. Prima di rispondere ripenso a lei, a Elise.

<< L’ho conosciuta sabato sera. >>

<< E già guardi così assorto l’orologio? Nipote! Non ti ho insegnato niente? >> Sbuffo.

<< E’ diverso zio. Non ci capisco più niente, è da domenica che la penso e per di più non so nemmeno come contattarla. >> Zio Marco alza un sopracciglio.

<< Un modo ci deve pur essere, e comunque non c’è bisogno che ti alteri tanto... ho capito che ti piace ma per favore, dimmi che almeno te la sei già portata a letto. >> Lo guardo trucemente.

<< Sì zio ma non è questo il punto. >>

<< Davvero? E quale sarebbe? Non ti ho mai visto così frustrato perché non sai come rintracciare una ragazza, anzi, tu non provi nemmeno a cercarle! A te basta la prima che ti capita davanti!! >> Mi affosso maggiormente nel sedile e sospiro non guardandolo. Il tono della sua voce a tratti era normale, altre più alte e sinceramente pare piuttosto divertito.

<< Non esagerare. Non è che mi basti che respirino! Non sono così malato. >>

<< E’ vero, per fortuna hai preso soprattutto da tua madre. >> Alzo gli occhi al cielo evitando di ricordargli che nemmeno cinque giorni fa mi ha detto che sono un Berti al cento per cento.

<< Non è normale, vero? >> Pulendosi le mani con uno straccio, si siede accanto a me sul pavimento.

<< Sei giovano, ho sempre fatto di tutto per farti capire che devi fare tutto e soprattutto divertirti ma sei un ragazzo con la testa sulle spalle e soprattutto non prendi mai in giro nessuno quando si tratta di sentimenti e cose varie... ma se devo basarmi su quello che sta succedendo, posso dirti di trovare un modo per rivederla. Non sei mai stato così cocciuto, non hai mai pensato che valesse la pena rintracciare una ragazza dopo esserci andato a letto... perciò sì, è normale provare più di un’attrazione verso una ragazza. >>

<< Attrazione, eh? >>

<< Beh sì, nipote, non pensare che sia altro perché ti massacro di botte. Non la conosci e non ti sei fatto remore a farla tua... è attrazione, magari adesso sei incuriosito, quindi pensi di volerla ma non lo so... non penso tu sia pronto a mettere la testa a posto. >>

<< Poco fa hai detto che ho la testa sulle spalle. >> Dico sorridendo.

<< Beh non è la stessa cosa. Sei responsabile e sai a cosa vai incontro facendo determinate scelte ma non per questo significa che devi avere la testa a posto anche quando si parla di sesso. >> Scuoto il capo e mi alzo per andarmi a cambiare. Non capisco perché continuo a confidarmi con lui, con lui che per giunta è felicemente sposato, ma sembra una sottospecie di adolescente con qualche rotella fuori posto!

 

Sono un’idiota, no, forse peggio, beh oramai non posso fare nulla quindi continuo a osservare Fabio che sta parlando al telefono con Sandra.

<< Dai è una cosa seria! >> Fabio sbuffa e mi guarda scocciato. Sandra gli sta facendo duemila domande e sinceramente penso sia normale. Perché il proprio ragazzo dovrebbe chiederti il numero di una tua amica? << Ma non è per me! Cavolo è per Alex! Sì! Sì, per Alex. Che me ne dovrei fare del numero di Elise? >> Scendo dalla moto e gli afferro il telefono, ci manca solo che adesso litighino per colpa mia.

<< Sandra, sono Alex. >>

<< Sì, lo avevo capito. Dì al tuo amico che è un coglione. >>

<< Ti assicuro che lo sa già. Non mi serve il numero, voglio che sia lei a darmelo... dimmi almeno il nome della scuola. >>

<< Sei così determinato? >> Ci penso qualche attimo a risponderle.

<< Sì. >> Con un sospiro mormora il nome della scuola e io sorrido trionfante lanciando il telefono a Fabio e andarmene. Tanto non penso che per Fabio sarà un problema uscire da scuola un po’ prima, in pratica gli ho fatto un piacere.

 

L’edificio scolastico è di fronte a me, il colore delle mattonelle risalta più dell’insegna con su scritto il nome della scuola e le finestre sono quasi tutte aperte per far entrare aria nelle aule. Vorrei sapere qual è la sua, ma mi rendo conto che non serve, che non devo lasciarmi prendere troppo, alla fine, di lei che cosa so? Praticamente nulla a parte che ha la stessa età di mia sorella, che ascolta tanta musica e quali cartoni adorava da piccola. Certo, sono più cose di quanto abbia mai saputo delle altre con cui sono andato a letto, ma questo non significa niente. La curiosità che sento nei suoi confronti – a mio parere – non ha senso, forse è solo la novità. Il vedere, il conoscere, una ragazza differente dalle altre. Sì, è sicuramente solo per questo che mi sono fatto questo sbattone fino a questo posto.

Ho chiesto a un ragazzo tra quanto dovrebbero finire le lezioni, ha detto tra cinque minuti, quindi sono arrivato in tempo, quindi non mi sono fatto tutta sta strada per niente, bene... adesso, però, chi mi assicura che lei, oggi, sia venuta a lezione? Sbuffo e appoggio il casco dietro di me.

Mi guardo attorno pensando a niente di particolare e sobbalzo quando suona la campanella. I miei occhi si puntano sulle porte della scuola che si aprono e che danno il via libera a una marea di persone di uscire. Cerco di stare attento e di non perdermi nessuno, ma con la fortuna che mi ritrovo, è più che probabile che vedrò tutti tranne lei... invece no, eccola lì, che sorride a un paio di ragazze e che si guarda un attimo indietro, intravedo i capelli di Sandra e alzo un sopracciglio; cioè, queste due vengono a scuola insieme? Sbuffo facendo finta di niente e chiamo Elise sperando che mi veda e mi senta. Accade e per una volta mi tocca ringraziare il cielo, mi si avvicina con lentezza e noto immediatamente che c’è qualcosa che non va. Non è semplicemente stupita, sembra... arrabbiata, forse nervosa. Quando mi è di fronte non parla, mi osserva e si tortura le mani, sembra così indifesa... << Ehi, il gatto ti ha mangiato la lingua? >> Che uscita da grande genio, ma almeno grazie a questa mia stupida frase riusciamo a parlare e riesco anche a farla ridere.

<< Hai fame? >> Le chiedo. D’altronde era questa la mia idea, portarla a pranzo. Parlare un po’, stare semplicemente in sua compagnia; tituba, mi guarda stranita ma infine mi pone un’altra domanda, come se rispondermi fosse troppo complicato.

<< Come facevi a sapere che scuola frequentassi? >> Sospiro per poi sorridere sporgendomi verso di lei.

<< Non possiamo parlarne di fronte a un cheeseburger? >>

<< Non posso. >> Ma vorrebbe dire di sì. Lo capisco dai suoi occhi, il dispiacere è immenso.

Provo a convincerla ma infine niente... l’unica cosa che riesco a fare, è farla ridere e allontanarla. I suoi “non posso”, che sono diventati almeno tre, mi hanno fatto male... soprattutto perché... perché sembravano veri. Non mi sembrava una scusa, anche perché avrebbe potuto inventare qualcosa di meglio invece di mormorare quelle due stupide parole che mi hanno solo fatto venire il nervoso!

 

**

 

Sbuffando butto il joystick sul tavolino che ho di fronte. Sono a casa di Gigi, e ci sono anche Francesco, Fabio e Sandra. Abbiamo intenzione di mangiare qui ma io è da almeno tre giorni che non sono molto di compagnia. Il perché... beh non me lo hanno chiesto, ho sempre cercato di far evitare le domande.

<< Io non ti sopporto più. >> Mi dice Gigi afferrando il joystick che ho precedentemente buttato in malo modo. << Che ti prende? Sono tre giorni, almeno, che sei irritabile. >> Non lo guardo nemmeno, come ho già detto, cerco di evitare le domande. Non capisco perché dovrei dire che quella bellissima e dannata ragazza mi ha dato un due di picche. E per giunta mi sono offeso, ci sono rimasto male. No, non posso dirlo. E non è solo per un fattore di orgoglio, è che non voglio crederci... beh ok, anche l’orgoglio centra, ma poco.

<< È che non scopi, vero? >> Mi volto verso Francesco. Cazzo, anche lui ha ragione ma continuo a tacere.

<< Che discorsi maturi. Allora cosa volete mangiare? >> Ed ecco che Sandra entra in scena!

<< Per Alex direi qualcosa di dolce. >> Gigi mi strappa un lieve sorriso e la sua pacca sulla spalla mi fa capire che mi è vicino e che se voglio, lui c’è. Alla fine noi ragazzi siamo così, non abbiamo sempre bisogno delle parole. A noi basta poco per capirci. A volte basta un solo e semplice grugnito.

Sandra sbuffa e si fa spazio tra i ragazzi per affiancarmi. Mi guarda con le labbra strette e con in mano il suo cellulare.

<< Lo faccio perché sei il migliore amico di Fabio e per un altro motivo che non ti sto a dire. >> Alzo un sopracciglio convinto di essermi perso qualcosa ma le sue dita premono velocemente sui tasti del suo piccolo cellulare.

<< Non è per fami i cazzi miei... ma che stai facendo? Anzi, che stai dicendo? >>

<< Ho mandato un messaggio a Elise per sapere dove si trova. Oggi c’è sciopero a scuola e so solo che si sarebbe vista con una nostra amica. Magari potremmo raggiungerle. >> La guardo stupito con un “grazie” scritto a caratteri cubitali sulla fronte, lei capendolo mi sorride, anche se io non ho detto nulla.

<< Ehi, ehi fermi un attimo. Elise? Che cosa centra la tua amica con Alex? >> Mi passo una mano tra i capelli e appoggio la mia schiena al divano mentre Gigi aspetta una risposta.

<< L’altro giorno l’ho raggiunta davanti scuola. Non è rimasta con me. >> Dico un po’ abbattuto.

<< Oddio, ti ha dato buca e ancora che ci provi? >> Ecco l’incoraggiamento di Fra.

<< Ehi! State parlando della mia migliore amica e siete pregati di non sputtanarla quando non sapete le cose, ok? >> Sandra è inferocita e molto seria. Forse mi sbagliavo, d’altronde sono amiche, e l’amicizia non può esserci solo da una parte. Probabilmente anche lei ci tiene, soprattutto se la definisce la sua migliore amica.

 

**

 

<< No dai, ieri avete pranzato insieme? >> Mi chiede Gigi rimando seduto su un muretto, siamo tutti assieme e sinceramente è da ieri che il sorriso non abbandona le mie labbra. È da scemi? Sì.

<< Sì ma niente di che. >>

<< Non direi, ti è tornato il sorriso! >> Dice Francesco muovendo le sopracciglia su e giù ammiccando. Rido e sento il telefono di Sandra squillare. La osservo un attimo e poi torno a parlare con i miei amici, come ho sempre fatto, almeno prima che un semplice “ciao ciao” riuscisse a farmi dare di matto per tre giorni consecutivi.

<< Suvvia Eli, non scaldarti. Stavo scherzando! >> Dice Sandra riedendo. Eli. Elise. Ha detto il suo nome. Mi avvicino sotto le espressioni stranite di Fabio, di Francesco e di Gigi.

<< E’ Elise al telefono? >> Chiedo sapendo che è così ma ovviamente lei mi dice di no e che c’è Fabio che mi chiama facendomi sbuffare allontanandomi. I miei amici ridono sotto i baffi e cercano di fare finta di niente per non farmi imbarazzare – cosa strana poiché solitamente cercano di fare di tutto per far sì che accada.

Una mezzoretta dopo, Sandra mi guarda intensamente e io alzo il sopracciglio. Stavo ascoltando la cazzata detta da Gigi, ma mi sono distratto, quindi mentre gli altri ridono continuo a guardare la moretta aspettandomi una spiegazione.

<< Non ti è arrivato un messaggio? >> Aggrotto la fronte e noto benissimo Fabio che ci guarda in modo sospetto.

<< Non lo so, perché? >>

<< Puoi controllare? >>

<< Che succede? >> Chiede Fabio mentre afferro il telefono e osservando la bustina sullo schermo che indica un nuovo messaggio. Aggrotto la fronte e torno a osservare Sandra che continua a parlottare con Fabio un po’ alterato.

<< Sì c’è un messaggio. >> Ma non chiedo niente perché lo apro. Il numero non lo conosco ma sorrido subito non appena inizio a leggere capendo immediatamente chi me lo ha mandato.

Ciao, devo ammettere che la prima a essere sorpresa sono io... eppure ti ho mandato un messaggio. Vorrei non perdermi in parole ma sono un po’ agitata e quando lo sono, divento logorroica. Sì, anche tramite messaggio. Nel caso tu non lo abbia capito, sono Elise. Ora ti starai chiedendo perché ti ho scritto, beh non per darti una risposta ma per chiederti se stasera passi da me. A casa mia. Se mi dirai no, o se non mi risponderai affatto, non è un problema, non preoccuparti. Capirò. Ora vado a sotterrarmi dall’imbarazzo, Elise”.

 Sono più che sicuro che c’è un mega sorrisone che increspa le mie labbra ma non me ne preoccupo e osservo uno per uno i miei amici.

<< Io stasera non ci sono. >> Interrompono la conversazione che stavano facendo e praticamente mi chiedono tutti perché.

<< Stasera sono con Elise. >> Sandra sorride e stritola il braccio di Fabio che le chiede scusa per non so che cosa. Gigi e Francesco si scambiano una strana occhiata e infine quest’ultimo – sorridendo – chiede:

<< Ma come, ci abbandoni per una moretta dalle belle curve? >> Gigi ridacchia ma io sorrido semplicemente.

<< Guarda, sarei tentato a dire “no” ma... la scelta è ardua ehm... no, no scelgo lei. >> Loro ridono e scuotono il capo.

<< Cazzo, preferisci una scopata ai tuoi amici. Infame. >> Francesco mette il broncio mentre Gigi gli molla uno scappellotto.

Io osservo Fabio che alza gli occhi al cielo.

<< Che ci fai ancora lì, fermo come uno stoccafisso? Rispondile, no? >> Sorrido e mi allontano per chiamarla. Io e lei, da soli, a casa sua. È ovvio che non ho avuto un minimo dubbio sul come e il dove passare la serata!

 

Suono e busso imperterrito alla porta di Fabio, poco importa che manca qualche minuto alle quattro, so per certo che è a casa. Quando la porta si apre, tiro un respiro di sollievo ed entro sviando lui, il suo sguardo, le sue domande e... Gigi che è placidamente seduto sul divano con un joystick un mano.

<< Un giorno di questi, inizierò a pensare che siete diventati gay. >> Mormoro con serietà, peccato che volessi fare una battuta. Entrambi alzano un sopracciglio, e a rispondermi, ci pensa Gigi mentre Fabio torna seduto accanto a lui per guardarmi in faccia.

<< Sai, siamo sempre stati in tre su questo divano dopo le uscite in gruppo o dopo qualche scopata non memorabile... quindi... le opzioni sono due: o sei anche tu gay (ovviamente se lo siamo noi, lo sei anche tu) oppure la serata non è andata tanto bene. >> Sbuffo e mi sfilo il giubbotto sedendomi sulla poltrona lì accanto.

<< Ho avuto paura. >> Aggrottano la fronte e lasciano del tutto perdere la playstation.

<< Paura? Oddio, è pericolosa? >> Chiede Fabio senza umorismo. Sospiro e mi scompiglio i capelli.

<< C’è complicità. Armonia. Passione. Cazzo, sono letteralmente scappato alle tre e mezza di notte dal suo letto! >> Mi copro il viso con le mani appoggiando i gomiti sulle ginocchia. I miei amici non parlano ed io mi sento ancora più una merda. So di aver sbagliato, di aver esagerato e me ne sono pentito non appena ho messo piede fuori dal suo letto, ma quegli occhi, quello sguardo... cavolo, sono un coglione!

<< Alex? Potresti spiegarti? >> Chiede Gigi con un po’ di tensione. Torno a guardarli e inizio a parlare.

<< Abbiamo cenato, parlato, scherzato... poi non lo so, siamo andati in camera sua dopo aver lavato i piatti e la cucina e le cose si sono fatte calde. Mi sono trovato bene con lei, mi piace farla ridere e soprattutto, cazzo, riesce a farmi eccitare come non mai. Ho sbattuto la testa – no, non sto scherzando – e lei si è sentita in colpa e mi ha fatto da infermierina – no, non in senso erotico – ma... cavolo, vederla preoccupata per me, con gli occhi leggermente cupi e mezza nuda mi ha fatto andare di matto. Lo abbiamo fatto ma... ha detto una cosa che mi ha fatto letteralmente raggelare. >>

<< Cioè? >> Mormora Fabio.

<< “Mi piace questa complicità”.  E... e piace anche a me ma ne sono spaventato. >>

Stiamo per un po’ in silenzio e io continuo a rivedere il suo sguardo ferito quando gli ho detto che dovevo andarmene. Sono uno stronzo. Uno stronzo di prima categoria. Sarà incazzata e delusa – come minimo.

<< Ti stai facendo troppi problemi. >> Mi dice Gigi avvicinandosi. << Ti piace? Bene, non scappare, fai di tutto per tenerla con te. Non è da te scappare... >>

<< Non è da me nemmeno sentirmi in pace con una ragazza. Con Silvia non facevo altro che allontanarla, e adesso sto facendo la stessa cosa anche con Elise. >>

<< Per favore non nominare la Belva! >> Ridacchio nervosamente alle parole di Fabio. I miei amici non hanno mai sopportato la mia ex. E il motivo è semplice: era una belva.

<< Il punto non è quello. >> Riprende a parlare Gigi senza dare ascolto a Fabio. << Hai ammesso che ti piace lei e il senso di armonia che avete creato senza accorgervene... allora non scappare. Non è semplice trovare qualcuno che ti faccia stare bene. >> Annuisco sovrappensiero.

<< Hai ragione. Fabio mi devi di nuovo aiutare. >> Il mio amico sbuffa e infine un piccolo sorriso fa capolinea sulle sue labbra.

<< Ti va di fare shopping? >> Alzo un sopracciglio mentre Gigi scuote il capo.

<< Forse avevi ragione, forse lui è veramente gay. >> Rido al sussurro di Gigi mentre Fabio ci guarda senza capire.

<< Ou! Vuoi o no? >>

<< Fare shopping? No! >> Fabio sbuffa.

<< Nemmeno se c’è Elise? >> La mia attenzione si catalizza immediatamente sul mio amico, mi alzo e lo raggiungo sul divano.

<< In che senso? >>

<< Ah ora vedo che sei attento. >> Alzo gli occhi al cielo.

<< Alex? >> Mi volto verso Gigi. << Sai di essere fottuto, vero? >> Mi dice sorridendo.

<< Sì. Lo so. >> Ammetto senza problemi, d’altronde è da quando l’ho vista che continuo a dirlo.

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Capitolo 3
*** Il futuro? Può avere un senso, forse. ***


Introduzione:

Odio avere poco tempo, però ce l’ho fatta, ieri notte non ho praticamente chiuso occhio e ho concluso il capitolo. Un salve a tutti :) e spero siate contenti di... beh “vedermi” xD

 

Me lo avete chiesto, speravate ci fosse e... non potevo non accontentarvi, ovviamente, come ho già detto, queste sono one shot che mettono in risalto i punti salienti dei pensieri di Alex, non è totalmente la storia vista sotto i suoi pensieri :) spero sia chiaro.

 

Premetto, questa one shot, mette in risalto il capitolo 5 e 6 di “Overwhelms me – Travolgimi.

 

Per qualsiasi domanda... chiedete pure, ogni commento e ben accetto. Un abbraccio a tutti, buona lettura... spero di sentirvi e che questo “capitolo” vi piaccia :) Jess.

 

 

 

        » E basta una tua risata

  per dare senso alla mia Vita.

 

 

 

 

Titolo raccolta: Stravolgimi – Alex pov.

Sottotitolo: Il futuro? Può avere un senso, forse.

Rating: giallo.

 

 

Alex pov.

<< Eh no! Non di nuovo, che cos’è successo questa volta? >> Sgrano gli occhi e mi volto verso di Gigi. Siamo a casa mia, stavamo tranquillamente giocando alla wii ma tutto un tratto il signorino ha deciso che era ora di parlare. Bene, contento lui.

<< Come scusa? Penso di essermi perso un pezzo. >>

<< No guarda, io sono più che sicuro che tu abbia perso più di un pezzo.  >> Alzo un sopracciglio e mi stravacco meglio sul divano. Gigi sbuffa gonfiando anche le guance. << Hai la testa altrove e non è divertente giocare a tennis senza che il tuo avversario provi almeno ad afferrare la palla. >> Mi gratto la testa un po’ imbarazzato. Non posso dargli torto, stavo pensando ad altro.

<< Ti chiedo scusa. >> Mormoro dopo che finisce di parlare. Gigi sgrana gli occhi e si affloscia sul divano.

<< Mi chiedi scusa? Mi chiedi scusa? >> Urla infine guardandomi come se fossi... un alieno. Evito di rispondere e continuo a guardarlo. << Non mi devi chiedere scusa, dovresti dirmi qualcosa tipo... “ma che cazzo dici scemo?” oppure “lo sai che io non penso!” >> Lo trucido con uno sguardo e muove la mano come per scacciare le mie parole che per giunta evito di sputare fuori per non insultarlo.

<< Perché non parli chiaramente? >> Gli chiedo sperando che si decida di venire al punto.

<< Hai di nuovo in mente lei e per non so quale motivo non mi hai ancora detto cos’è successo oggi pomeriggio. >>

<< Non me lo hai chiesto, perché avrei dovuto dirtelo? >> Sbuffa nuovamente e si alza mettendosi le mani sui fianchi.

<< Queste cose non vanno chieste! >> Cerco di non ridere.

<< Dici spesso che le ragazze sono pettegole, io sto cambiando idea. >> Ridacchio e Gigi scuote il capo.

<< Sì fai pure lo spiritoso ma tanto parlerai lo stesso. >>

<< Certo che parlerò, anche perché quando sei troppo curioso, diventi ancora più insopportabile. >>

<< Potrei offendermi. >>

<< No, non lo farai. >> Gigi alza le spalle come per darmi ragione e torna seduto accanto a me.

<< Allora... il piano di Fabio ha funzionato? >>

<< Beh sì. L’aiuto di Sandra è servito parecchio. Se non ci avesse mandato un messaggio dicendoci dove si trovavano, non le avremmo mai rintracciate. >> Annuisce.

<< Stronza ma furba. >> Sorrido, effettivamente sotto un certo punto di vista Sandra non si è comportata bene ma alla fine ha fatto un’opera caritatevole. << Elise? Non ti ha ammazzato perché ti ho di fronte... >>

<< Ma lo avrebbe voluto fare. >> Concludo io per lui. Gigi ride.

<< Mi piace questa ragazza. Riesce in qualche modo a sorprenderti. Certo, sarebbe meglio che qualche volta quando sei in mia compagnia rimanessi con i piedi per terra ma... vabbè, bisogna accontentarsi nella vita. >>

<< E da quando sei anche così filosofo? >> Chiedo per non replicare alla sua constatazione. Non sono sempre così sbadato. Sarà anche vero che penso spesso a Elise ma... ma non esageriamo.

<< Evito di risponderti. Avete chiarito? Gli hai detto che sei un cacasotto e che hai sbagliato ad andartene da casa sua in piena notte? Le hai raccontato che sei corso qui disperato? >> Mi sta sfottendo e io sto per cedere al suo gioco. Faccio una smorfia col volto e lui sorride soddisfatto.

<< Non proprio. In compenso, ricordi cosa mi hai detto ieri sera dopo che Fabio ha esposto il “piano”? >> Ci pensa qualche attimo e infine – sempre guardandomi – scuote il capo. << Che sono fottuto. >>

<< AH sì! Certo... e allora? >> Sospiro e appoggio i piedi sul tavolino di fronte a me.

<< Beh avevi ragione. Sei mai stato geloso? Ma intendo quella gelosia che potrebbe farti fare cose insensate come gonfiare di botte qualcuno. Sentire la possessività nelle vene e continuare a ripeterti mentalmente “lei è mia”? >>

<< No... ma sappi che mi stai incuriosendo ancora di più. >> Non lo sto guardando, però è serio quanto me, ha capito che il tempo dei giochi è finito.

<< Mi è accaduto oggi in centro. Un ragazzo ha fermato Elise e... cacchio mi sono... diciamo che ho finto di fare il fidanzato. Geloso. >> Non parlo e non lo guardo. Non so nemmeno perché ma stento ancora a credere che le sue risa non stiano riecheggiando per la stanza.

<< Non penso che tu abbia finto un bel niente. >> Sto per replicare per le rime, soprattutto perché non voglio credere alle sue parole che in realtà penso anch’io e poi perché... beh la figura longilinea di mia sorella appoggiata al telaio della porta mi distrae.

<< E tu da quanto tempo sei lì? >> Chiedo con voce acuta e con gli occhi sgranati.  Melissa mi sorride leggermente e continua a guardare me e Gigi con disinvoltura.

<< Mamma, tu lo sapevi che tuo figlio sembra essersi preso di una ragazza con un cervello? >> Sbianco mentre Gigi cerca di non ridere. Mia madre affianca mia sorella e prende a guardarmi con un maledetto sorriso sulle labbra.

<< No, effettivamente no. Però è un bene, vuol dire che almeno si è tolto Silvia dalla testa. >>

<< Silvia non ha mai fatto veramente parte dei miei pensieri. >> E sono sincero, infatti Gigi annuisce tirando un respiro di sollievo.

Le mie donne non replicano, però entrano in soggiorno e si siedono al tavolo continuando a guardarmi e aspettando – forse – delle risposte. Non ricavando un ragno dal buco, mia madre sospira.

<< Dove l’hai conosciuta? >>

<< A casa di Fabio. >> Rispondo un po’ sulla difensiva.

<< Ho capito, non si gioca più. >> Gigi sorride e si alza raggiungendo il tavolo, io lo imito e mi siedo di fronte a mia madre.

<< E come sia chiama? >>

<< Elise. >>

<< Non tutto questo entusiasmo, sembra solo un interrogatorio. >> Dice Melissa facendomi alzare gli occhi al cielo. << Ti sei comportato male ma ti sei fatto perdonare. Quindi ti piace. Hai detto che sei anche geloso. >> Sento le mie guance arrossarsi.

<< Devi smetterla di ascoltare le mie conversazioni. >> “Rimprovero” mia sorella.

<< E tu devi scegliere dei momenti più appropriati per confessarti con Don Luigi. >> Gigi aggrotta la fronte.

<< Non mi piace questo soprannome. >> Mia madre ride scuotendo il capo.

<< Sono contenta che ci sia questa ragazza, ma trattala bene, ok? Gli altri dettagli ce li darai quando sarai pronto. >>

<< Ma mamma! Io sono curiosa! >>

<< Beh aspetterai. >> Ah ah ah! Ben gli sta alla mia sorellina rompiballe! Essendo molto maturo, le faccio la linguaccia lasciandola stupefatta. Gonfia le guance e si alza andandosene, però se non sbaglio, prima di sparire per il corridoio, ha sussurrato “scemo”.

 

 

***

 

Mi piace parlare con lei, mi piace il modo in cui ride e pensa. Ad alcune persone può sembrare una ragazza strana, con strani hobby e che vive in un mondo tutto suo ma sinceramente penso che dietro alla facciata da fancazzista convinta ci sia di più. Certo, non nego che poco fa mi sono preso male quando ho conosciuto suo cugino, certamente non è il massimo presentarsi a un parente quando... quando non si sa nemmeno come definirsi. Lei mi ha capito, ha lasciato perdere e mi ha anche sgridato dicendo che avrei dovuto avvisarla così almeno avrei saputo a che cosa sarei andato incontro passando da quella parte ma non ci avevo pensato. Volevo semplicemente vederla e passare un po’ di tempo con lei.

<< Hai mai avuto degli animali domestici? >> Chiedo stringendola maggiormente al mio petto mentre osservo gli alberi rimanendo sdraiato. Sento il viso di Elise strofinare sulla mia maglietta per potermi guardare. Siamo andati avanti a baciarci per non so quanti minuti e... cavolo, non mi sono mai sentito più vivo. Stare accanto a lei è come una boccata d’aria fresca. Mi fa ridere, mi sorprende e soprattutto mi fa stare tranquillo. Con lei viene persino semplice parlare della mia complicata vita famigliare.

<< Sì, ho avuto un cane. Ma lo abbiamo dovuto dare via prima di trasferirci nella casa dove siamo adesso. Tu? >>

<< Un criceto, un coniglio e un paio di pesci rossi. Sono tutti morti, se non mi sbaglio il coniglio mio zio, lo ha poi mangiato. >>

<< No, dai, povero! >> Rido mentre immerge il viso sul mio petto. Capovolgo le nostre posizioni e mi porto su di lei. La osservo sorridendo e lei mi accarezza le braccia.

<< Mi sembrava strano che ancora non mi fossi saltato addosso. >> Sorrido, mi piace anche quando diventa così schietta e maliziosa. Secondo me nemmeno si rende conto di quanto sia fantastica.

<< Ti assicuro che mi sono trattenuto. >> Abbassa lo sguardo e infine torna a guardarmi in modo serio. << Credi nel destino? >> Aggrotto la fronte.

<< Non molto. Mi piace pensare che siamo noi a creare gli eventi e le situazioni. Tu sì, eh? >> Annuisce.

<< Cioè... penso che ogni cosa accada per un motivo, e non che siamo noi a farlo accadere, certo, noi prendiamo le decisioni ma chi lo sa, magari erano già state prese. >>

<< Ti ho già detto che sei una continua sorpresa, vero? >> Sorride annuendo.

<< Almeno cinque volte. >> Ridacchio e faccio sfiorare i nostri nasi.

<< Scusa per prima. >> Mormoro socchiudendo gli occhi. Le sue braccia salgono e le dita accarezzano la base del mio collo facendomi rabbrividire leggermente, tanto che le mie braccia cedono un po’, ma non voglio gravarle addosso.

<< A che cosa ti riferisci? >>

<< A quando ti sei un po’ innervosita perché mi sembravi quasi irreale. Siamo tutti diversi e ognuno è speciale a modo suo ma... non so dirti perché mi è sembrato così... incredibile che una bella ragazza come te, anzi, proprio te, avesse paura delle lucertole, che non ami la montagna, che scrivere, leggere, ascoltare musica assurda e guardare film horror fossero delle tue passioni, non so spiegartelo ma per l’ennesima volta mi hai spiazzato. Per questo ti chiedo scusa. >>

<< Mi chiedi scusa perché non sei abituato a sorprenderti? >>

<< Qualcosa del genere. >> Ammetto e lei sorride.

<< Meno male che dovrei essere io la strana. >> Schiudo la bocca fintamente indignato e prendo a farle il solletico. Ride, ride fino quasi alle lacrime e infine mi minaccia di scappare, perché se mi prende, mi fa male. Ci mettiamo a correre e ci prendiamo in giro, la prendo anche in braccio e mi faccio picchiare ma sicuramente la parte più bella è quando torniamo sdraiati sui teli e prendiamo nuovamente a baciarci.

 

***

 

<< Zio, sono stanco. Non mi stai facendo lavorare troppo? >> Chiedo esausto dopo due giorni che non faccio altro che stare attaccato a motori e altri pezzi di auto e moto. Mio zio sta diventando uno schiavista! E per di più sto dormendo poco perché, come al solito, ai miei amici poco importa che lavoro, vogliono la mia compagnia e per di più non vedo Elise da due giorni. Almeno la sento. Messaggiamo tanto ma non è la stessa cosa.

<< No, in realtà ti sto facendo recuperare le ore che hai perso l’altro pomeriggio. Non sei tornato e nemmeno mi hai avvisato. >> M’imbroncio. << Mi sono preoccupato. >> Ecco, ora mi spiace pure!

<< Ero con Elise. >>

<< Non voglio sentire scuse, e poi sono arrabbiato! Non mi hai raccontato più niente! >> Sorrido; ecco qual è il problema, non l’ho più aggiornato. Mi sa che è proprio vero, noi uomini siamo più curiosi delle donne.

<< Io ti racconto tutto, solo se mi fai smettere di lavorare, per oggi, e la pianti di trattarmi come uno schiavo... >> Zio sbuffa ma infine annuisce.

<< Affare fatto. >> Dice un po’ amareggiato ma trova presto il sorriso. << Dai, voglio i dettagli! >> Ridendo gli racconto tutto, dei messaggi, delle chiamate, delle uscite e di quello che pensano i miei amici e soprattutto mia madre e mia sorella, lui mi ascolta in silenzio e pone poche domande e stranamente mi sembra piuttosto serio.

<< Ti piace, e anche parecchio. >>

<< Beh sì. >>

<< E lo ammetti anche! >>

<< Che cosa c’è di male? >>

<< Niente, è che sono sconvolto. Soprattutto perché lei è una ragazza per bene. Seria. Con un cervello. Forse ti andrebbe pure bene. >>

<< Guarda che non è una cravatta che potrebbe starmi bene. >> Dico ironicamente ma divertito.

<< Suvvia, mi hai capito... intendevo che potrebbe sembrare la ragazza giusta per sopportarti. >>

<< Ora non parliamo del futuro, che ne so quanto andrà avanti. >> Dico spaventato. Il futuro, non posso pensare a cos’accadrà. Magari tra due giorni non ci sentiremo nemmeno più e lui mi tira in ballo un tempo lontano. Ignoto.

<< Wow. Sei terrorizzato. Alle ragazze piace pensare e parlare al “come sarà”, quindi cerca di non farti prendere dal panico come in questo momento. Ti sto solo mettendo in allerta. >>

<< No, mi stai facendo cagare addosso dalla paura. >> Mio zio ride.

<< Beh allora sono riuscito nel mio intento. >> E lo ammette pure!

 

***

 

<< Come mai non sei col telefono in mano? >> Mi chiede Francesco ridendo. Sorrido e bevo un sorso di birra.

<< Perché è a casa con i parenti e non ha tempo per me. >>

<< Wow sei già passato in secondo piano. >> Aggiunge Fabio sghignazzando.

<< Divertente. E la tua dolce metà? >> Chiedo sperando di farlo innervosire ma in realtà mi sorride sornione.

<< È con la tua dolce metà. È da stamattina che sono insieme. Non capisco nemmeno che cos’abbiano tanto da dirsi, dopo un po’ ci si annoia a stare sempre appiccicati, no? >> Chiede sperando di essere spalleggiato.

<< Alle ragazze piace parlare. >> Alzo un sopracciglio alla frase di Gigi.

<< Certo, perché noi siamo dei muti. >> Dico ironicamente, ridacchiano ma nessuno mi risponde. Siamo in un locale non molto affollato e carino. Stiamo bevendo noi quattro mentre Marco ha raggiunto Elena per discutere su un non so cosa di cui non mi sono nemmeno interessato. Io sto ancora pensando alla conversazione avuta con mio zio questo pomeriggio. La parola “futuro”, o meglio il suo significato, mi ha sempre spaventato e ho il terrore d’immaginarmi accanto a Elise ma non per lei, ma semplicemente perché non voglio illudermi.

<< Pianeta Terra chiama Alex. >> Gigi mi richiama e io lo guardo, lui scuote il capo e mi appoggia una mano sulla spalla. << Bellezze alle tue ore dodici. >> Guardo di fronte a me – oltre Fabio – e ammiro quattro belle gambe in bella mostre, sorrido – e non per lo spettacolo, ma semplicemente perché non hanno attrattiva per me. Non ora. Il mio cellulare squilla e ridacchiando faccio vedere lo schermo a Gigi che scuote il capo.

<< Questa ragazza ha un tempismo perfetto. >> Mormora Gigi sorridendo. Sorrido anch’io e rispondo ad Elise, contento di sentirla.

 

Arrivo trafelato sotto casa sua, arrivo davanti al portone ma non so se suonare, lo farei anche ma se non rispondesse lei sarebbe... complicato spiegare. Credo.

<< Per favore, dimmi almeno che sai il suo cognome. >> Mi volto e riconosco subito l’armadio che mi ha affiancato. È il cugino di Elise: Renato.

<< Certo che so il cognome. Solo che non penso sarebbe saggio citofonare. >>

<< Concordo con te, falle squillare il telefono, a meno che tu non sia abituato ad affrontare delle iene. >> Prima di rispondergli, penso alle sue parole ma non trovo qualcosa di sensato da dirgli, quindi afferro il cellulare e faccio un paio di squilli ad Elise per farle capire di scendere. Mentre aspettiamo, sì Renato ha deciso di farmi compagnia così da far attendere il giudizio universale – parole sue che ovviamente non ho capito – chiacchieriamo e scherziamo, in compenso mi diverto, anche se continuo a sentire la voce arrochita e leggermente tremante di Elise di quando eravamo al telefono. Renato è un ragazzo di strada, se così lo si può chiamare. Sembra e si comporta come uno dei piccoli terroristi delle gang ma in realtà è un bravo ragazzo che ama fare niente – sempre parole sue – e mi diverto con lui. Anche a parlare di calcio e di macchine. Alla fine i discorsi con cui si può andare sul sicuro tra ragazzi sono pochi. Non appena si apre il portone, mi volto e osservo Elise, sembra strana, si stringe da sola come per proteggersi.

<< Adesso vedi che farà del sarcasmo. >> Ridacchio capendo che Renato sta parlando di Elise e di quanto possa sembrare strano vedere me e lui, fuori casa sua, parlare amichevolmente.

<< Il mondo sta crollando? >> Renato ammicca colpendomi scherzosamente al fianco come un gomito e sorrido, ci ha azzeccato... la conosce bene.

Quando si avvicina, non riesco a non toccarla ma non approfondisco, non solo per la presenza di suo cugino ma anche perché i suoi occhi gonfi e un po’ rossi mi bloccano facendomi sorgere duemila domande.

<< Sei... messa male. Che diavolo è successo? >> Già, bella domanda. Elise svia il discorso, o meglio non spiega bene ma so – spero – che dopo mi spieghi anche il più insulso dettaglio. Non mi piace vederla così giù di morale. È normale che io mi trovi così in pena per lei? La mia preoccupazione è sensata? Non è troppo prematura? Perché mi sento così legato a lei? Perché un suo semplice sorriso – sincero – riesce a farmi tirare un respiro di sollievo? No, forse quello che provo per Elise, va un po’ oltre al presente...

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Capitolo 4
*** Sincerità. ***


stra

Introduzione:

Sì, ce l’ho fatta, sono qui. Veramente avrei dovuto postare domani ma non ci sono tutto il giorno... quindi avendo il capitolo pronto già da qualche giorno, mi sono detta... postiamo!

             Lo scrivo qui e poi non lo dico più: ho notato che questa raccolta non piace un granché... ovviamente mi baso sulle recensioni, non posso fare altro... quindi... io ho pensato di continuare a postare... in teoria una volta a settimana, al massimo una volta ogni due, non c’è un giorno specifico, comunque non il weekend!.

Non smetto di scriverla solo perché so che ad alcune persone fa piacere che io la scriva... quindi diciamo che lo faccio per loro xD

 

Questo “capitolo” si basa sul capitolo 7 di Overwhelms me – Travolgimi... è piuttosto lungo ma di certo un motivo c’è ;)

 

Per chi me lo ha chiesto, questa “storia” prende solo qualche pezzo di quella originale, più che altro perché tutto ciò è tutto sotto i pensieri di Alex, quindi ci sono nuovi personaggi e nuove situazioni... quindi sì, ci sarà ovviamente la scazzottata con Fabrizio ;) ma più avanti! Buona lettura, spero di sentirvi!


 

      » E lo stupore nei tuoi occhi,

   mi fa sempre sorgere un sorriso.

 


 



Titolo raccolta:
Stravolgimi – Alex pov.
Sottotitolo: Sincerità.
Rating: giallo.

Alex pov.
<< Se ti dico che mi sembri tanto un cane bastonato, ti offendi? >> Sorrido lievemente e alzo il viso verso mio zio. Possibile che non voglia far altro che spettegolare?
<< Sai zio, quello che noi – in teoria – staremmo facendo, si chiama lavorare. >>
<< Sei tu il dipendente, quindi tu lavori... io ti disturbo. >> Alzo gli occhi al cielo e torno ad avvitare un bullone.
<< Sei il capo, quindi dovresti volere il meglio dai tuoi dipendenti. >> Mi sento il suo sguardo addosso. Sta pensando e di certo io non ho intenzione di disturbarlo o distrarlo. Anche perché ho altro per la testa. Tipo le lacrime e le parole di Elise. Ieri sera è stato tutto molto strano. Intenso.
Non avevo mai lasciato i miei amici per raggiungere una ragazza, eppure ieri sera l’ho fatto. Sono corso da lei, l’ho fatta sfogare, le ho asciugato le lacrime e infine l’ho coccolata facendola anche ridere. Ieri sera mi sono sentito... protetto. È stato come se facendo da scudo a lei, lo facessi anche a me. D’altronde ieri ho tirato in ballo il discorso di mio padre e sinceramente è una cosa che non faccio mai. Non perché mi faccia stare male il fatto che i miei si siano separati, quella oramai, era una cosa che mi aspettavo, ma più che altro perché mio padre è riuscito a farmi perdere tutta la stima e l’orgoglio che provavo per lui. Ed è una cosa che forse non ho mai detto apertamente.
<< Ok, hai ragione, ma sono prima tuo zio e devi ammettere che ti faccio un po’ da papà, quindi... penso sia giusto che io sappia i progressi che stai facendo con quella ragazza. Perché tanto sono certo che non te la sei tolta dalla testa. >> Lo guardo divertito ma anche con il cuore gonfio di affetto. È vero, è come se fosse un padre per me. Di certo, ha fatto più lui dell’uomo che mi obbligo a chiamare padre.
<< Visto che sei come un padre... significa che mi lasci il pomeriggio libero per passarlo con la ragazza che non mi sono tolto – e che non ho intenzione di togliermi – dalla testa? >>
<< Questo è un ricatto! >>
<< No, questa era una risposta e una richiesta a quello che hai detto tu poco fa. >> Si gratta un po’ confuso la testa, continuo a guardarlo e poco dopo sbuffa alzando gli occhi al cielo.
<< Ma almeno te la da? No perché... se tiene le gambe chiuse, sei maledettamente fottuto. >> Ridacchio.
<< Non ti preoccupare. >> Non aggiungo altro.

<< Ehi, ehi ehi! Signorinello, dove staresti andando? >> Mi volto, stoppandomi contro voglia e guardo mia madre. Sospiro e indico la porta del bagno.
<< Alla toilette? >> Chiedo retoricamente. Mia madre alza gli occhi al cielo.
<< Che cosa ci fai a casa alle undici del mattino? >> Mi passo una mano tra i capelli.
<< Zio mi ha lasciato il giorno libero. >> Alza un sopracciglio.
<< E perché mai? È giovedì... >>
<< So anch’io che giorno è. >> Mi volto e faccio un passo verso il bagno ma sentendo il suono dei suoi tacchi venire verso di me, mi fermo nuovamente e torno a guardarla.
<< Alex. >> Ecco. Quando usa quel tono di voce, è pericolosa. Non vuole balle, e soprattutto vuole la risposta subito. A volte quando fa così, non ha nemmeno bisogno di fare una domanda che la risposta le viene comunque data.
<< Voglio vedermi con Elise oggi pomeriggio. Quindi... >>
<< Quindi non sei andato a lavoro? >>
<< Ma no! Ci sono andato, poi ho parlato con zio e... sono qui. >> Scuote il capo e stringe le labbra.
<< Voi due, insieme, non andate bene. >> Gira i tacchi e va in cucina lasciandomi andare finalmente in bagno. Ma purtroppo quando esco, torna all’attacco.
<< Mangi a casa? >> Invece di risponderle, apro il frigo e bevo dalla bottiglia facendole incrociare le braccia al petto. Ecco un’altra tattica per avere risposte: fingere di essere paziente. La conosco troppo bene.
<< No. Pranzo con Fabio e Gigi. >> Non serve dirle che ancora non li ho sentiti ma che comunque pranzo con loro, vero? La guardo e sospira. Ha qualcosa da chiedermi ma non sa come fare. Ha i capelli legati e gli occhi verdi si notano ancora di più. Mia madre è proprio una bella donna.
<< Questa Elise... è una cosa seria? Adesso è qualche settimana che la conosci, non siete usciti tanto spesso ma comunque la nomini parecchio. >> Aggrotto la fronte. E lei come fa a sapere che la nomino spesso?
<< Mamma... perché stai indagando? >>
<< E perché tu non vuoi parlarmene? >> Apro la bocca per rispondere ma infine la richiudo. Le afferro la mano e la porto in sala per farla sedere sul divano, l’affianco e la guardo attentamente. Verità, nient’altro che verità. D’altronde è questo ciò che vuole.
<< Non è che non voglio parlartene, è che non è semplice. E poi... quando mai ti parlo delle ragazze con cui esco? >> Mi guarda un po’ abbattuta ma si riprende velocemente.
<< Ora hai diciannove anni, sei grande... hai la macchina, un lavoro, prendi questa casa come un albergo ma sei comunque presente. Penso che tu te ne dimentichi spesso, ma ti ho messo al mondo... >> O no! I sensi di colpa, no!
<< Ok mamma. Ponimi delle domande, e io vedo se risponderti senza tergiversare. >> Sorride soddisfatta e mi pizzica una guancia. La guardo male ma lei fa finta di non notarlo.
<< Ci sono altre oltre Elise? >> Sgrano gli occhi.
<< No. >>
<< E hai mai preso in considerazione che potrebbero essercene altre oltre a lei? >> Alzo un sopracciglio. Perché questo interrogatorio.
<< No, sinceramente non ho passato molto tempo a guardare le altre. >> Calco l’ultima parola e lei sorride lievemente.
<< Quanto tempo passerà prima che la porti a casa? >> Il respiro mi si mozza e i miei occhi si sgranano.
<< Mamma! >> Lei mi guarda stupita. Mi alzo e scuoto il capo.
<< Alex, che ho detto? >> La guardo con rimprovero.
<< Cos’è, stai già organizzando il matrimonio? >>
<< No, ancora no ma sinceramente ti consiglio di aspettare un po’ per quello, forse è meglio che vi conosciate un po’ meglio. >> Frastornato, scuoto il capo e vado in camera mia mentre la sua risata si propaga per la casa. So che per quanto riguarda il matrimonio stava scherzando però non posso non pensare che se mia madre è arrivata a chiedermi di portarla a casa, sono veramente preso... e pensare che sto facendo di tutto per non farlo notare!
Vestito di tutto punto e con il telefono alla mano dopo aver mandato il messaggio ai miei amici, torno in cucina e trovo mia madre ai fornelli. Mi guarda di sfuggita e non dice nulla. Alzo gli occhi al cielo. Vuole che sia io a parlare.
<< Elise... Elise è diversa, mamma. Ci tengo a lei ma non voglio andare troppo veloce. Non voglio rovinare tutto, anche perché lei mi fa stare bene e mi fa provare quel calore che non so spiegare. >> I suoi occhi verdi mi guardano teneramente e io mi sento in imbarazzo. Sono stato sincero... ma dire certe cose alla propria madre non è esattamente da... macho.
<< Vai e divertiti. >> Mi sorride dolcemente e io ricambio con il cuore più leggero. Mi ha dato la sua benedizione. Anche se sono più che sicuro che continuerà a sperare che io gliela presenti. Non ha mai conosciuto una ragazza con cui sono uscito... però non è detto che questa volta accada lo stesso. << Ah no, aspetta! >> Mi fermo e la guardo incuriosito. << Valeria ha fatto sapere il giorno del matrimonio. Magari potresti invitare Elise. >> Valeria, la mia cara, viziata e innamorata cugina. Mi strizza l'occhio ridacchiando e io la guardo male ma non le rispondo, non cedo alla sua provocazione.
<< Me ne vado. Non ho intenzione di continuare questo discorso! >> Non sono offeso, però sempre più imbarazzato sì. Lei ride e prende persino a battere le mani come fa qualche vostra quella squinternata di mia sorella.
<< Ti piace! Ti piace! Ti piace! >> Arrossendo e cercando di fare finta di niente. Esco da casa tirando un respiro di sollievo.

<< Sarei sgarbato se ti chiedessi perché stiamo pranzando insieme? Anzi, tutti e tre assieme? >>
<< Gi, penso che tu possa fare concorrenza a mio zio per quanto riguarda la curiosità. >> Addento il mio McChicken e osservo i miei due amici seduti accanto a me. Gigi mi guarda incuriosito mentre Fabio mangia con voracità.
<< Mi tocca dar ragione a Gigi. >> Dice infine Fabio mentre mastica.
<< Non ti lamentare, almeno non sei ancora a casa a dormire. Tu dovresti essere a scuola. >>
<< È vero, infatti ieri sera avevo deciso che invece di dormire sul banco, avrei dormito nel mio comodo lettino, ma tu sei arrivato e ti sei attaccato al campanello finché non sono venuto ad aprirti, quindi hai mandato a puttane la mia idea. >>
<< Beh almeno le tue idee si divertono poiché sono andate a puttane. >> Dice Gigi facendomi ridere. Fabio ci guarda male e scuote il capo combattuto.
<< Parlando di cose serie... dove sei scappato ieri sera? >>
<< Da Elise. >>
<< Mi devi cinque euro, Gi. >> Guardo i miei amici in modo allibito e loro sorridono e alzano anche le spalle. Scuoto il capo ma non dico nulla a riguardo. Diciamo che me lo sarei dovuto aspettare.
<< E stava bene? >> Mi chiede Gigi guardandomi seriamente.
<< Più o meno. È più incasinata di me, ma può farcela. Ne sono sicuro. >> Aggrotta la fronte ma non pone domande, invece Fabio sì.
<< In che senso è più incasinata di te? Da quello che so, i suoi genitori si amano alla follia e tutto il resto. >>
<< No, non sono i suoi genitori il problema. >> Involontariamente calco la parola “genitori” ma non sembrano accorgersene. << Comunque non mi va di parlarne. >> Annuiscono e io sorrido.
<< Che fate oggi pomeriggio? >> Aggrottano la fronte alla mia domanda.
<< Io dovrei vedermi con Sandra. >> Guardo Gigi aspettando la sua risposta.
<< Perché non avvisi prima? >> Aggrotto la fronte e lui sbuffa. << Devo vedermi con una ragazza. Che volevi fare? Sappi solo che non posso darle buca. >>
<< Volevo presentarti Elise... anche perché sapevo che Fabio avrebbe coinvolto Sandra. >>
<< Sono così prevedibile? >> Chiede Fabio, ma nessuno gli risponde.
<< Volevi presentarmela? Cazzo... non posso. E sappi che mi dispiace, perché non posso non conoscerla. Suvvia, stiamo parlando della ragazza che ti ha fritto anche l’ultimo neurone sano! >> Rido ma non ribatto. Non so se è perché non voglio dargli corda o perché abbia detto la verità.
<< Dai non fa niente, andremo noi quattro. >> Fabio annuisce alle mie parole e Gigi sbuffa.
<< Però non è giusto. >> Si lamenta Gigi facendoci sorridere.

<< Fatemi capire bene, la vostra idea è andare da Elise e uscire tutti e quattro, giusto? >>
<< Esattamente Sandrina. >> Dico con un sorriso angelico. Lei mi guarda stranita ma infine sospira.
<< Come stava quando l'hai riportata a casa, ieri sera? >> Siamo in macchina, lei è nei sedili posteriori e io sono alla guida.
<< Ma si può sapere che cos'è successo ieri sera? >> Chiede Fabio oramai fin troppo incuriosito.
<< Stava bene. Abbiamo parlato parecchio e si è calmata. >> Sandra annuisce e Fabio ci guarda aspettandosi una risposta, che però non gli forniamo.
<< Penso che ci metterò un po' a convincerla a venire? >> Dopo aver parcheggiato, mi volto verso la nostra cara amica e sorridendo. Fabio si volta e la guarda con un punto interrogativo in volto.
<< Scusate se continuo a pormi domande ma... è una segregata in casa? >>
<< No ma la cosa è comunque complicata. I suoi genitori potrebbero non volerla fare uscire. Li aiuta in casa e... e non è semplice da spiegare, Fa! >> Dico tornando a guardare Sandra.
<< Dille che siamo sotto. So per certo che riuscirà a trovare il modo per scendere. >> Lei annuisce e scende dall'auto.

<< Mi sei sembrata stupita, prima. >> Ovviamente mi riferivo a quando l’ho definita mia e che avrei lasciato guidare Fabio per stare con lei dietro. È vero, è una cosa che non ho mai fatto, ma così me la sentivo e così ho fatto. La vedo aggrottare la fronte in modo confuso e dentro di me sento un po’ di nervosismo; magari non ho fatto bene a tirare fuori il discorso ma sinceramente mi piace parlare con lei. Nel nostro “rapporto” è una cosa che apprezzo, il fatto che ci apriamo e parliamo sinceramente.
<< Quando? >>
<< Beh quando... quando ho detto quelle cose. >> Sorride intenerita, facendomi un po’ imbarazzare.
<< Ah. Non è che lo sembravo. Lo ero. >>
<< Sì, ma perché? >> Domanda giusta, vero? Le ho fatto capire che a lei ci tengo, quindi non dovrebbe essere... così sorpresa.
<< Sono parole importanti. Forse no. Forse sì. Lo sai come sono, mi piace farmi viaggi mentali. >> Ridacchio non riuscendo a impedirmelo. È la solita paranoica ma mi piace anche per questo.
<< Quello che ho detto, lo pensavo veramente. Mi piace stare con te, mi piaci tu e poi... mi mancavi. Volevo vederti. >> Mi azzittisco ma non schiodo gli occhi dai suoi. O ora, o mai più. << Non so come fartelo capire, so che è quasi un mese che ci conosciamo ma... ti sento vicina, ti voglio vicina e per quanto io... beh non è che non faccia fatica a dire quello che provo, so che però, per te, posso fare questo sforzo. >> Cavolo, ce l’ho fatta. Guardo di sfuggita Sandra e Fabio che mangiano il gelato ridendo e torno a guardare lei, la mia Elise. Una goccia del suo gelato le sporca la mano e lei sobbalzo ridestandosi dai suoi pensieri. Ridacchio e cerco di non sembrare agitato... non so nemmeno se mi aspetto una risposta. Che cosa dovrebbe dirmi dopo tutto ciò? Che cosa mi aspetto? Che mi salti addosso? Beh magari questo non in pubblico ma... ok, calma... la guardo e mi perdo a fare pensieri poco casti mentre ripulisce il suo cono.

<< L’unica cosa che temo, è che tu mi stia prendendo in giro. >> Un pugno nello stomaco. La guardo sorpresa e la mia voce esce forse fin troppo... dura.
<< Perché dovrei farlo? >> Finisco voracemente di mangiare il mio cono e lei – probabilmente per prendere tempo – va a buttare il suo, ma quando torna alla panchina, sospira e si mette seduta comodamente in modo da guardarmi e parlarmi seriamente.
<< Sei troppo perfetto. Mi sembra quasi assurdo che tu riesca sempre a capirmi. Che tu ci sia sempre. Non so che cosa siamo, non so nemmeno quello che voglio. Ho solo una certezza, se stai giocando con me, smettila. Piuttosto metti fine a tutto. Non ho voglia di stare male per un ragazzo, non ne ho la forza. So di essere incasinata ma penso che da parte tua sia giusto non farmi stare male. >> Perfetto è di certo un termine che non va per niente bene associato a me. Lei ha paura di soffrire se io dovessi... lasciarla (?) e sinceramente la capisco. Io sto andando spedito, evito di pensare e soprattutto sto cercando di farmi bastare quello che abbiamo. Però che cos’abbiamo? So di certo che presto o tardi vorrà una sottospecie di etichetta.
<< Non so se quello che hai detto lo pensi sul serio. Posso, però, dirti che alcune cose le sai solo tu. Nemmeno Fabio. Con te sono sempre stato sincero. Non ho mai giocato, forse – e sinceramente nemmeno ci credo – la prima sera, appena ti ho vista ho pensato che mi sarei potuto divertire, poi abbiamo iniziato a parlare e l’unica cosa che riuscivo a pensare era: “continua a parlare, fallo per me”. Forse è patetico, ma è così. Mi piace parlare con te. Mi piace baciarti. Mi piace fare tutto con te. È vero, c’è da mettere in conto che siamo due persone con qualche problema, ma stiamo in piedi, continuiamo ad andare avanti. Questo non significa che io, a volte, ti dica “ti capisco” e che in realtà non lo penso. Mi spiace se invece lo pensi tu, Eli. >> Le parole scivolano dalla mia bocca senza che me ne renda conto e cosa ancora più pazzesca, sono sincero. Elise, dispiaciuta, mi si avvicina e infine mi sussurra una canzone (mezz’ora” degli Zero Assoluto) che conosco abbastanza bene nell’orecchio. Chiudo gli occhi e faccio entrare dentro di me le strofe che “canta”.

<< Prometto a me stesso la felicità senza limiti gustare tutto quello che dà come si fa ora so come si fa è un impegno che ti prende e vale quello che dà prometto di renderti felice come ti ho detto ora che ho capito tutto sarà perfetto. >> Emozionato, mi volto velocemente verso di lei e mi occupo delle sue labbra.
<< Lo so che è difficile fidarsi, però sono qui Eli. >> Annuisce e si stringe a me. Voglio la sua fiducia.

<< Andiamo? >> Mi chiede nuovamente sbuffando mia sorella. La guardo trucemente per poi far tornare la mia totale attenzione su Gigi, ma quest’ultimo ha smesso di parlare e mi sta guardando divertito.
<< Vuole andare, andate. Non puoi pretendere che voglia stare qui con noi. >> Alzo gli occhi al cielo.
<< Aveva solo da raggiungermi più tardi. >> Dico in modo che mi senta anche Melissa.
Sono nella piazzetta sotto casa con i miei amici e mia sorella è arrivata circa un quarto d’ora fa ricordandomi che le avevo promesso di portarla al cinema. Solo che non ne ho voglia.
<< Che film andate a vedere? >> Mi chiede Gigi. >>
<< Final Destinetion 4. >> Scoppia a ridere facendomi sorridere.
<< E vuoi andare a vederlo con tua sorella? Con quella cacasotto? >> Melissa, risentita, si avvicina guardandolo male.
<< Ehi! Non offendere! >> Gigi si scusa, fingendosi dispiaciuto e io infine sghignazza quando lei si volta.
<< Dai Alex, sono la tua unica e stupenda, simpatica, bellissima sorellina... non puoi non accontentarmi. >> Dice la vipera mentre mi si avvicina.
<< Molto modesta tua sorella. >> Sghignazza Francesco.
<< Ha preso da suo padre. >> Sibilo guardandola trucemente e lei ricambia altrettanto poiché ho calcato l’aggettivo possessivo “suo”.
<< Certo... ora andiamo? >> Sbuffando, saluto tutti e decido di accontentarla. Dopo poco che siamo in macchina – in religioso silenzio poiché fingiamo di essere offesi – lei decide di aprire bocca e la cosa – in un certo senso – mi tranquillizza.
<< Mamma mi ha detto che avete parlato oggi. >> Annuisco. Sapevo che tanto glielo avrebbe raccontato, a casa mia non ci sono segreti. << Pensi che ce la presenterai presto? >>
<< Perché volete conoscerla? Lei potrebbe non volere, d’altronde è da poco che ci conosciamo. >>
<< Sì è vero ma tu non vuoi conoscere i suoi? >> Io voglio conoscerli?
<< Vorrei che sapessero di me, non che mi conoscessero di persona. >> Si sofferma a pensare alle mie parole e il telefono suona. È lei. Elise.

<< Ok cavalier servente! A dopo. Ti voglio bene. >> Le mie mani tremano e mia sorella mi guarda con un sorriso dolcissimo. Ha parlato con Elise, tra poco la conoscerà e ora ha assistito al suo primo “ti voglio bene”. Mi ha detto “ti voglio bene”... posso saltare di gioia?
<< Ti voglio bene anch’io. Tanto. A dopo. >> Attacco immediatamente sentendomi troppo vulnerabile. Sento una stretta allo stomaco e mi rendo conto che le mie mani sono scivolose, sudate. Voglio vederla e stringerla a me, non voglio altro. Mi ha detto “ti voglio bene”.
<< Wow. Siete dolcissimi! >> La voce di mia sorella mi riporta al pianeta Terra e la guardo solo un secondo, notando forse la mia... confusione, aggrotta la fronte.
<< Sei stato sincero, vero? >>
<< Anche troppo. >> Ammetto in un sussurro.

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Capitolo 5
*** Noi, in tutti sensi, almeno mentalmente ***


Introduzione:

Mi sembra quasi incredibile ma ci ho combattuto un giorno intero, ma ce l’ho fatta. Ecco a voi il capitolo. Come vi avevo detto, non era sicuro che avrei aggiornato ogni settimana ma almeno una volta ogni due, sì. Infatti eccomi qui. Spero vi faccia piacere.

 

Molti mi hanno chiesto della scazzottata con Fabrizio, se riesco a stare nei miei tempi, ci sarà nel prossimo capitolo. In questo, è praticamente tutto inedito tranne la prima parte e una scena è leggermente rossa. Ho cercato di trattenermi xD

 

I capitoli su cui si basa questo, sono l’ottavo e l’inizio del nono di Travolgimi.

Vi ricordo il gruppo di facebook, dove potete trovare spoiler e altro ancora, tipo foto, discussioni e parlare con me. Ora scappo, grazie a tutti... anche in anticipo. Un bacione.

   

     

     » Affrontare se stessi e i propri

   sentimenti, è il minimo, per la persona amata.

 

 


Titolo raccolta: Stravolgimi – Alex pov.

Sottotitolo: Noi, in tutti sensi, almeno mentalmente.

Rating: arancione.


Alex pov.

<< Hai appena detto che i suoi genitori non sanno di te, perché vuoi andare a citofonare invece che farle squillare il telefono? >> È da almeno un paio di minuti che mia sorella sta cercando di farmi tornare in me ma... lei mi vuole bene. Quindi perché non dovrei citofonare come fanno tutte le persone normali che hanno un appuntamento? E poi se risponde sua madre... beh non è un problema. Potrei anche pregarla di far uscire sua figlia.

<< Perché voglio che sappiano di me. >>

<< E non pensi che debba dirlo lei? Non voglio fare la guastafeste ma sono una ragazza e molte mie amiche non hanno un bel rapporto con i propri genitori, quindi c’è chi non sa che la propria figlia ha un fidanzato. O magari ha solo bisogno del suo tempo. E tu dovresti darglielo. >> È in momenti come questi che mia sorella mi sembra più grande dei suoi appena diciassette anni ma... ho preso la mia decisione. Sorridendole amaramente, scendo dall’auto e mi fermo di fronte al portone de palazzo di Elise. Osservo convulsamente il suo cognome segnato sul campanello e mi torturo i capelli. Devo citofonare. Questo dopotutto è un... appuntamento, no? Sbuffando, allungo la mano e suono, non sapendo se sperare che risponda lei.

<< Chi è? >> È lei e un sorriso mi sorge spontaneo.

<< Eli... pensavo rispondesse tua madre. Comunque noi siamo qui. Puoi uscire, vero? >>

<< Ora scendo. >> Trattengo una risata capendo che se avesse potuto mi avrebbe già detto qualcosa tipo “Sei pazzo ad aver suonato? Non lo sai che esistono i cellulari?” L’adoro, che ci posso fare?

 

<< Wow, questa me la spiegate? >> La domanda di mia sorella è legittima, quando sono tornato in macchina per acciuffare Elise senza farsi vedere dai parenti che erano veramente sul balcone, non ho avuto tempo di spiegare tutto a Melissa. Ma Elise trova divertente la domanda curiosa di mia sorella.

<< Diciamo che non tutti sono al corrente di con chi stia uscendo Elise. >> Ammetto un po’ riluttante.

<< Sei una fuggitiva? >> Sorrido e scuoto al capo alla domanda di mia sorella. La sua testa castana sporge dai sedili posteriori, il suo entusiasmo è reale.

<< Non proprio. >> Ammette Elise senza sapere di aver fatto perdere un po’ di entusiasmo in mia sorella. Che ovviamente si riprende subito presentandosi. Mi sembra assurda come cosa, cioè: io, Alex Berti che sto facendo conoscere la mia... fidanzata (?) a mia sorella. Se racconto questa cosa a Francesco, mi riderebbe in faccia. Questa cosa ha veramente dell’incredibile.

<< Tua sorella è sempre così? >> Mi chiede Elise sottovoce mentre mia sorella continua a canticchiare e muovere la testa mentre si droga con la musica del suo i-pod.

<< Sì. A volte è anche peggio. >> Sorrido continuando a guardare la strada. >>

<< È piena di vita. Intendevo quello. >> Sento un po’ di agitazione nella sua voce, probabilmente non è del tutto a suo agio. Sposto un attimo lo sguardo dalla strada e la osservo.

<< Sì, è piena di vita. >> Non so che altro dire, perciò afferro la sua mano e la stringo alla mia sul cambio. La sento rabbrividire ma con la coda dell’occhio la vedo sorridere e subito dopo rilassarsi.

<< Che film vediamo? >>

<< Final Destinetion 4. Non è un problema, vero? Hai detto che questo genere di film ti piace. >> Ricordo perfettamente la nostra chiacchierata al parco, oppure i nostri baci e il parlare un po’ del nostro passato.

<< Sì , è perfetto. Avrei comunque obbligato Sandra a guardarlo, quindi le hai solo fatto un piacere. >>

<< Dai, davvero? Sandra non guarda questi film? >>

<< Non ne va pazza. >> E continuiamo a parlare e scherzare finché non inizia il film e mia sorella ci prega di fare silenzio o di limonare, basta che stiamo zitti. Elise è diventata rossa e si è azzittita subito mentre io mi sono preso tutto il tempo per dare uno scappellotto a mia sorella che era seduta accanto a Elise. Ma vedi te se deve sempre farsi riconoscere!

 

<< Tua sorella si è addormentata. >> Siamo di fronte al portone di casa sua.

Per quasi tutto il viaggio, Melissa si è lamentata per la scelta del film, ha anche detto che a causa nostra rimarrà barricata in casa a vita e che non riuscirà di certo a dormire dopo aver visto quello scempio. Ovviamente nessuno dei due le ha creduto, soprattutto perché dopo dieci minuti già dormiva. Per non parlare delle lamentele per il pupazzo. Volevo ucciderla ma non mi sembrava carino farlo di fronte ad Elise. E il continuare a ripetere la parola “fidanzata”? Oramai ho anche smesso di farci caso, più che altro perché Elise non ha detto o fatto nulla.

<< Già. A volte sembra più piccola della sua età, vero? >> Dico riprendendomi dai miei pensieri. Annuisce alla mia domanda e il sorriso non l’abbandona e mi piace vederla mentre continua a stringere il pupazzo che ho preso praticamente subito. Appena l’ho visto ho deciso che doveva averlo, anche perché quello che aveva scelto lei era troppo semplice. Non mi piaceva.

<< Mi sono divertita, è stato bello conoscerla e... grazie per Winnie. >> I nostri pensieri viaggiano sulla stessa onda e questo non fa che altro che strapparmi un sorriso. Mi abbasso alla sua altezza.

<< Grazie a te per avermi chiamato. Mi ha fatto piacere uscire con le mie donne. >> Le faccio l’occhiolino. Non mento, per quanto possa essere una battuta alla fine, mi ha fatto veramente piacere, soprattutto pensare a Elise come una parte integrante della famiglia. E io sarei quello che ha paura del futuro? Gigi ha ragione, sono fottuto.

<< Lo sai che con tutte queste frecciatine sarò piena di buchi? >> Sorrido, cacchio ma mi legge nella mente? Alzo un sopracciglio e fingo di non aver capito.

<< Che cosa intendi? >>

<< La scritta del pupazzo, le frasi ad effetto tipo quella di poco fa, o quelle di oggi pomeriggio. Mi devi dire qualcosa? >> Il suo tono è leggero, si sta divertendo a provocarmi senza sapere che tutto sommato le cose dette non sono proprio battute.

<< Avrei tante cose da dirti ma parliamoci seriamente, ok? >> Annuisce tornando seria e aspetta che io riprenda la parola. << Io ti voglio bene. Tanto bene. Non so se sia amore. Non mi sono mai innamorato, non so che cosa si provi e sicuramente non lo andrei mai a chiedere a mia madre. Non lo dimostra ma soffre ancora tanto per il suo matrimonio finito. Non so se in un mese ci si possa innamorare ma quando te lo dirò, se te lo dirò, voglio essere certo di quello che provo. Ok? >> Non pensavo che sarebbe stato così facile dirle quello che penso ma cavolo, è uscito tutto senza rendermene conto. E non me ne pento, sia chiaro.

<< Anch’io non l’ho mai detto. Reputo quelle due parole troppo importanti. >> Annuisco concordando con lei e le accarezzo una guancia un po’ rossa.

<< Esatto, penso la stessa cosa. >> Abbasso un attimo gli occhi alle mie parole e sorride avvicinandosi per poi lasciarmi un bacio sulla mascella. Mi viene automatico abbassarmi e chiudere gli occhi per bearmi del lieve contatto. Sento il mio stomaco un po’ più stretto e il cuore scalpitante ma sto bene. Mi piace sentire le sue labbra su di me e non resistendo, sfioro le sue labbra con un bacio.

<< Domani... domani che fai? >> Mi chiede velocemente non appena mi scosto dall’ennesimo lieve bacio. Sorrido, perché mi piace pensare di essere un po’ influente sulle sue sensazioni.

<< Perché Eli? Mi vuoi invitare da te? >> Arrossisce e prende a giocare con la mia giacca. Non sono riuscito a trattenermi e poi non voglio che conosca un me finto. Io sono così, mi piace punzecchiarla e buttare la maggior parte delle battute sul sesso, o almeno lasciar intendere questo. Di certo non continuo a ronzarle attorno perché ha un bel fisico e sa compiacermi fisicamente. C’è molto di più in lei. È una continua sorpresa. Io almeno la vedo così.

<< Forse. Solo se fai il bravo. >> Riso, non resistendo a trattenermi, mi piace questa complicità... ma continua comunque a spaventarmi un po’ ma ho deciso di seguire il mio istinto e non voglio scappare.

<< Ma io sono sempre bravo. >> Alza un sopracciglio facendomi ghignare. << Il prossimo fine settimana avrei organizzato di andare in montagna. Ovviamente – se vuoi – puoi venire con me. >>

Non ho ancora avvisato nessuno di questa cosa della montagna ma a metà maggio il tempo è perfetto in montagna e voglio far cambiare un po’ d’aria a Elise e desidero soprattutto farla integrare con i miei amici. Ma sembra piuttosto sorpresa e spaesata alla mia proposta e questo mi fa tentennare o meglio pensare di aver osato troppo.

<< Ci devo pensare. >> Sento la mia fronte aggrottata ma cerco di distenderla e annuisco, ha bisogno del suo tempo e non sarò di certo io a metterle fretta. Le auguro la buonanotte con un bacio e le prometto di sentirci per metterci d’accordo per l’indomani.

 

**

<< Che devi fare con quello zaino? >> Mi chiede Gigi mentre metto in moto notando il suddetto zaino posto sui sedili posteriori.

<< Secondo te che ci devo fare? >>

<< Se lo sapevo, non te lo chiedevo. >> Sospiro e mi passo una mano tra i capelli mentre mi avvio verso il Centro.

<< Ho la roba da vestire. Dormo da Elise. Sai, è venerdì. >> Non lo guardo, e aspetto che sia lui a parlare.

<< Ok. Quindi... dormi da lei. Pensi di riuscire a... non scappare? >> Alzo gli occhi al cielo.

<< Sì, non scapperò. >> Annuisce sorridendo.

<< Ha sentito Fabio? >> Mi chiede dopo poco. Scuoto il capo fermandomi a un semaforo.

<< Avrei dovuto? >>

<< Non lo so. Mi sembrava strano ieri. Soprattutto con Sandra. >>

<< Hanno litigato? >> Scuote il capo stringendo le labbra.

<< Sento che è qualcosa di più. >>

<< Se sei così intuitivo, perché non ti trovi una ragazza? >>

<< Non voglio una ragazza. >> Mi ha risposto subito. Senza nemmeno pensarci, manco gli avessi detto che ho intenzione di fare una seduta spiritica e voglio che mi aiuti!

<< Perché? Secondo me è anche ora che metti la testa a posto. >> Non lo sto rimproverando, io sto semplicemente conversando mentre cerco parcheggio. Odio la zona ZTL!

<< Non è che perché hai messo tu la testa a posto debba farlo anch’io. >> Spengo l’auto e lo guardo aggrottando la fronte.

<< Non stiamo litigando, vero? >> Gigi sbuffa ed evita il mio sguardo.

<< Senti io... non sono pronto a una relazione seria. Abbiamo diciannove anni, siamo giovani, belli e soprattutto dobbiamo divertirci. O almeno io devo. Tu hai trovato una ragazza che per ora ti fa stare bene ed è il momento che tu non faccia il cazzone, a meno ché tu non ci tenga. Abbiamo fatto i cazzoni per più di diciotto anni, ora è giusto che io continui da solo. >>

<< Non sto per morire e non perché sto... cioè, non perché mi sto vedendo con Elise significhi che io non uscirò più. >>

<< Sì ma avrai lei in testa e non farai cazzate. Non ti sto rimproverando, è giusto che sia così ma non venire da me a dirmi “trovati una ragazza”, perché non è semplice e sicuramente non avrò la fortuna di trovarmela di fronte durante uno dei nostri weekend folli. >>

<< Ok. Ma se dovessi trovare una ragazza che ti attrarrà non solo fisicamente com’è accaduto in questi anni, non lasciartela scappare, non farti prendere dalla paura di lasciarsi andare. Ok? >>

<< Come fai a sapere che si tratta di paura? >> Mi chiede ingenuamente. Sorrido abbassando gli occhi.

<< È normale che sia così. Farsi vedere per quello che si è di fronte a un’altra persona, non è facile, soprattutto se stanno nascendo dei sentimenti. Hai paura di farla allontanare e tante altre cose. Ci sto passando anch’io. >> Gigi annuisce e mi appoggia una mano sulla spalla mentre sorride.

<< Sappi che per me, te ed Elise siete già una coppia. Anche se tu aviti di nominare la parola “fidanzata”... boh, ora possiamo andare al Mc. >>

 

<< Ma che diamine c’era dentro quei palloncini? >> Chiedo mentre mi avvicino con Francesco e Gigi al seguito alla mia auto. Sono completamente fradicio e soprattutto sono sporco di pittura, inchiostro. Non so nemmeno io che cosa sia, ma so che devo andare da Elise e che mi tocca presentarmi così.

<< Non ne ho idea, ma è stato impossibile non rispondere all’attacco del nemico quando hanno iniziato a bombardarci. >> Mi sembra quasi superfluo specificare che è stato Francesco a rispondermi e purtroppo mi tocca anche dargli ragione. Non abbiamo scoperto che ci abbia colpito, ma resta il punto che da lì in avanti è stata Guerra fino all’ultimo palloncino. Piazza Castello non era sporca di pittura o inchiostro che fosse, di più!

<< Ragazzi... ehm il prossimo fine settimana, andiamo su da me in montagna? >> Chiedo dopo aver tolto l’antifurto dalla macchina. Francesco ha parcheggiato non tanto lontano da me e porta lui Gigi a casa.

<< Wow, ti faccio sapere. >> Mi dice subito Gigi.

<< Bah vediamo. Dimmi quanti siamo, dipende soprattutto dalla quota da dividere. >> Ecco, quando Francesco è così serio sembra un bravo ragazzo. Ho detto sembra. Però ha ragione, devo vedere chi invitare, io ne ho parlato con Elise ma agli altri no ma anche se poi questi altri non ci fossero, non penso che sia un problema, anzi. Io ed Elise, da soli, in montagna. Il camino tutto per noi a darci al sesso sfrenato. Ok, è meglio che mi riprenda e che vada proprio da Elise.

<< Bene, ci risentiamo, ora vado. >> Loro ammiccano e mi salutano augurandomi di divertirmi.

 

**

<< Era veramente buona la pasta col tonno. >> Non mento e per di più non mi lamento nemmeno di stara aiutando mentre finisce di lavare i piatti. Elise mi sorride e mi guarda di sfuggita. Da quando sono arrivato a casa sua, siamo stati peggio di due assatanati, manco fosse stata una vita che non ci vedevamo o che non lo facevamo. Per non parlare della sua grandiosa idea. Io sono assolutissimamente pro il preservativo ma mi fido di Elise e lei di me. E poi sono sempre riuscito a trattenermi quell’attimo per uscire da lei, non penso che questo comporti qualcosa. Anche se nemmeno nella mia relazione più lunga ho mai tolto il preservativo o dimenticato. Ma Elise, è Elise. e sicuramente se prendesse la pillola non avrei di certo fatto marcia indietro.

<< Cosa vuoi fare stasera? >> La sua domanda mi riscuote e l’abbraccio da dietro.

<< Farti mia. >> Lei ridacchia.

<< Non ti sei ancora stufato. >>

<< Non penso che accadrà tanto presto. >> Ammetto a bassa voce.

<< Bene, ne sono contenta. >> Sguscia dalla mia presa e si asciuga le mani uscendo dal cucinino. Noto che osserva assorta il programma in tv. Senza pensarci, si appoggia con la braccia al tavolo e mi lascia in bella mostra il suo sedere stretto da dei pantaloncini. È una tentazione a cui non resisto, perciò mi avvicino non facendo rumore grazie al mio essere scalzo e faccio incontrare il mio bacino con il suo sedere. Sobbalza e si volta sorpresa ma con un sorriso.

<< Che intenzioni hai? >>

<< Qualcosa che ti farà piacere. >> La faccio sedere sul tavolo, allontano la sedia con un calcio e mi posiziono tra le sue gambe.

<< Dici che ci regge entrambi questo tuo tavolo di marmo? >> La vedo arrossire alla mia domanda e mentalmente mi chiedo se magari sto osando troppo ma Elise prende ad accarezza i capelli e smetto di pensare chiudendo gli occhi e beandomi del tocco.

<< Se ci mettiamo nel c‘entro, sì. Sorrido tenendo gli occhi chiusi e le accarezzo le gambe.

<< Bene, direi che allora abbiamo trovato cosa o meglio dove farlo questa sera. >> Lei ride e mi tira verso di sé baciandomi. Man mano i nostri movimenti si fanno più veloci e la sua tenuta mini viene buttata a terra, così come la mia tuta e siamo stretti l’uno all’altro al centro del lungo tavolo di marmo che si trova in cucina. Le carezze sono sempre più profonde da parte di entrambi e la voglia di diventare un unico corpo è grande ma cerco di resistere finché non la sento quasi urlare mentre stringe le mie dita in sé. Sì, farlo senza preservativo può essere pericoloso ma di certo le sensazioni si acuiscono!

 

Non avevo mai pensare che fare il letto potesse diventare divertente, ma con lei lo è. Ci abbiamo messo un po’ a farlo, questo perché ci siamo presi in giro, ci siamo baciati e buttati sul letto non so quante volte, però mi sono divertito. Tra noi è sempre così. Anche guardare un film diventa divertente. Non so se questa cosa abbia senso e sia normale ma cerco di non pensarci perché non ho intenzione di farmi prendere dal panico e scappare da lei, a questa casa e da questo letto – che tra l’altro è comodissimo!

Mentre guardiamo “Fight Club”, Elise si muove sempre meno sul mio petto e soprattutto si azzittisce, si sta per addormentare. Le accarezzo i capelli e poco dopo la sento alzare il volto.

<< Sto per crollare. Buonanotte tesoro. >> Il mio cuore perde un battito e un sorriso tenero prende forma sulle mie labbra, le poso un lieve bacio sulla fronte mentre torna a sdraiarsi ma questa volta accanto a me, in modo che il suo naso tocchi la mia spalla – mi è praticamente incollata accanto senza essermi addosso o d’intralcio.

<< Buonanotte piccola. >> Mormoro guardandola e ripensando al suo “tesoro”. Probabilmente lo ha detto in un momento d’incoscienza ma con questo non significa che non me lo tengo ben stampato in mente.

 

**

Un telefono squilla. Una suoneria famiglia, conosciuta. Cazzo, è il mio telefono! Apro gli occhi e mi alzo sperando di non svegliare Elise, corro verso la cucina e afferro il telefono senza guardare chi è che chiama alle... 7:30 del mattino?

<< Chi osa chiamare a quest’ora? >> Chiedo sotto voce.

<< Chi vuoi che sia? >> Sbuffo riconoscendo la voce.

<< Sicuramente non Elise, poiché era mezza nuda e dormiente accanto a me. Fabio, mi spieghi perché cazzo chiami a quest’ora del mattino? >>

<< Devo vederti, parlarti. Lo so che è presto ma ho dormito poco e male e so che con te posso parlare. >>

<< È successo qualcosa? >> Chiedo preoccupato. Il suo tono di voce non era di certo allegro.

<< Più o meno. Vieni da me? >> Mi passo una mano sulla faccia e osservo il corridoio e la porta della camera di Elise.

<< Dammi il tempo di prepararmi. >>

 

<< Parla e velocemente. L’ho lasciata nel letto ancora mezza addormentata e per di più mia madre continua a tartassarmi con questa cosa del matrimonio di mia cugina, vuole che porti Elise. È assurdo vero? >>

<< Mi sono fidanzato. >> Non sgrano gli occhi, me lo ha detto Elise prima che io andassi via. Prima che mia madre mi chiamasse e mi avvisasse che nel pomeriggio non ci sarebbe stata, che è disposta a lasciarmi il via libero per il weekend in montagna – che siano benedetti gli sms – e soprattutto che bisogna far sapere a Valeria quanti siamo.

<< Wow, quanta allegria. >>

<< È che, è che... l’ho tradita. C’è stato solo un bacio ed è accaduto due settimane dopo che l’ho conosciuta ma l’ho comunque tradita. >> Sgrano gli occhi e mi butto sul suo divano sospirando.

<< Per più di due mesi l’hai... presa in giro? >>

<< Oddio Alex, adesso non esagerare. È vero, lei aveva già lasciato l’altro per me e ci stavamo vedendo ma... prendere in giro mi sembra troppo! >>

<< E allora perché ti stai scaldando? >>

<< Perché mi stai accusando! >> Alzo un sopracciglio.

<< Non lo sto facendo. Comunque qual è il problema? Diglielo. >>

<< Certo, così mi ammazza. Tu forse non lo sai ma i litigi sono diventati sempre più frequenti e soprattutto è manesca. Hai fatto boxe, è pericolosa. >> Mi sembra ridicolo che abbia così paura della sua fidanzata ma capisco che non glielo voglia dire.

<< Se i litigi sono tanti, hai baciato un’altra e non ti fai problemi a lasciarla a casa per uscire con gli amici, perché le hai chiesto di mettervi insieme? >> Domanda lecita, no?

<< Perché era la cosa giusta da fare. >> Lo guardo come se fosse un alieno e mi porgo verso di lui.

<< In amore non c’è giusto o sbagliato. Giocare con i sentimenti è sbagliato, mentire è sbagliato ma mettersi con una persona perché... perché è giusto, non ha senso. >>

<< Lei lo voleva! >> Urla infine accasciandosi nella poltrona. Stordito, scrollo le spalle.

<< E allora? Anche Elise desidera una supervilla con piscina e un giardino per un cane ma non per questo l’accontento! >> Alza un sopracciglio e mi passo una mano tra i capelli.

<< Anch’io lo voglio, ma litighiamo per un nonnulla e soprattutto mi sento in colpa. >>

<< Beh è normale. Ma perché hai chiamato me? >>

<< Perché tu sai cosa significa tradire la propria ragazza. >> Un nervoso incredibile mi pervade e una risata nervosa fuoriesce dalle mie labbra.

<< Tu, mi hai chiamato per questo? >> Mi alzo puntandogli un dito contro. << Vorrei ricordarti che io ho iniziato a tradire, a rubare ragazze fidanzate solo dopo che i miei si sono separati, dal dolore e dal nervoso che mi faceva venire mio padre. Ero vuoto. Facevo tutto senza sentimenti. Non ho mai tradito qualcuno a cui tenevo. Di Silvia non mi è mai importato tanto e questo lo sai benissimo. >>

<< Sì ma comunque hai tradito. >>

<< È vero ma... è diverso. Io non stavo con una ragazza che fino al giorno prima davo tutto me stesso. >>

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Capitolo 6
*** La bambina è mia, e me la cresco io. ***


Introduzione:
Ho combattuto con internet e con l’HTML... però sono qui. Come ho detto più volte, è più probabile che io riesca ad aggiornare questa “storia” una volta ogni due settimane che una. Ma non la lascio. Non me ne scordo.
 
Nello scorso capitolo mi avete chiesto di Fabrizio... eccovi accontentati.
 
Il capitolo su cui si basa questo, è il decimo di Travolgimi.
C’è una novità... vi ricordate il gruppo? Bene, per essere più comoda e per conoscervi meglio, oltre al mio profilo privato di facebook, ne ho creato uno apposta dove parlo con voi e metto spoiler e cose varie delle storie... qui.

Spero che il capitolo vi piaccia e soprattutto vorrei ringraziarvi per il sostegno *.* grazie di cuore.




      
   

     » Perché quando "nasce" la gelosia...

                  si è ancora più fottuti.








 
Titolo raccolta: Stravolgimi – Alex pov.
Sottotitolo: La bambina è mia, e me la cresco io.
Rating: arancione.
 
 
Alex pov.
<< Dai, scherzi? Gigi annulla qualsiasi appuntamento tu abbia. Devi esserci. >>
<< Per forza? >> Sollevo un sopracciglio e mi alzo in piedi. Siamo su una delle panchine che si trovano nel cortile della palazzina di casa mia.
<< È da quando ho conosciuto Elise che dici “cavolo, voglio conoscerla!” ma sembra che non sia così, perché è un mese che la frequento, più o meno, e ancora non l’hai nemmeno vista! >>
<< Ok ok ci sarò. Te lo giuro, il prossimo weekend sarò con voi in montagna. >> Sorrido soddisfatto.
<< Oh bene. Quindi hai ritirato fuori il discorso. >> Dice Francesco sedendosi accanto a Gigi. Fabio mi affianca e mi guarda tristemente.
<< E perché io non ne sapevo niente? >> Sorrido e scuoto il capo. Fabrizio si siede sulla panchina e mi osserva con quegli odiosi e orribili occhi azzurri. Ultimamente abbiamo avuto qualche discussione, soprattutto da quando mi fa vedere Silvia troppo spesso. Sì, quella Silvia. A quanto pare stanno insieme. O almeno scopano. Non è che m’interessi ma sapere che la mia ex, anche a distanza di anni, mi gira intorno, non mi fa fare i salti di gioia.
<< Montagna? Grande. Quando? >> Chiede come se fosse invitato. Sbuffo, una volta siamo stati amici, cioè la siamo ancora tuttora anche se non ci sopportiamo un granché. Non sono così stronzo da non invitarlo. Tanto non porterà mica l’oca.
<< Il prossimo weekend. Venerdì, sabato e domenica. Che ne dite? >>
<< Solo tra ragazzi? >> Chiede Fabio probabilmente pensando alla sua ragazza.
<< Certo che no! Se sta facendo tutto questo, è per presentarci Elise... o comunque per farcela conoscere meglio. >> Dice Gigi sfottendomi.
<< Sì, e allora? Voglio che vi conosca. Ci tengo. È un problema? >>
<< Non c’è nessun problema se può venire anche Elena. >> Dice Marco sorridendo e facendo scemare i toni. Ovviamente io e Gigi non stavamo discutendo, è che lui si diverte a sfottermi e a farmi innervosire.
<< Certo che può venire. >> Dico sorridendogli.
<< Io però non ci sono. Mi spiace. >> Dice Francesco mettendo su un faccino triste.
<< Sarà per un’altra volta, le occasioni non mancheranno. >> Mi sorride e annuisce.
<< Che dite? Stasera uscita a coppie? >> Mi volto verso Marco con la fronte aggrottata e Fabio sorride leggermente.
<< Grazie per la considerazione. >> Squittisce Gigi facendomi ridere. << Ma non vi preoccupate, ho comunque compagnia molto più amichevole di voi questa sera. >> Scuoto il capo e facendo finta che non abbia parlato mi rivolgo direttamente a Marco.
<< Dopo che sento Elise, ti dico. >>
<< Io posso già dirti sì, Per Sandra non sarà un problema. >>
<< Magari vengo anch’io... con mia sorella però. >> S’intromette Fabrizio. Marco annuisce mentre io mi scambio un’occhiata complice con Gigi che mi sorride divertito. Sa che preferirei che Fabrizio mi stesse lontano, ma a quanto pare non sembra che io lo dimostri abbastanza bene.
 
<< Sei sicuro che non ci sia nessuno? >> Ridacchio aprendo la porta.
<< Elise, la casa è vuota. E anche se ci fosse stato qualcuno, nessuno ti avrebbe mangiato. Non lo avrei permesso. >> Lei sorride e alza gli occhi al cielo entrando poi in casa mia.
È la prima volta che porto una ragazza in casa ma... era da stamattina che ci pensavo, da quando mia madre mi ha chiamato prima che io andassi via da casa di Elise. Mi aveva chiamato principalmente per sapere dove avessi dormito e poi per riferirmi che sarebbe stata tutto il giorno da Valeria per le preparazione del matrimonio, e che quindi non ci sarebbe stata nel pomeriggio. È inutile dire che mia madre spera che io inviti Elise ma sinceramente non so che fare. Non stiamo nemmeno insieme, come potrei mai invitarla e non... illuderla? Forse quello che non vuole illudersi, sono io ma penso che non ci sia bisogno di dirlo per forza.
<< Quindi, questa... è la tua camera. >> Mi volto e la trovo di fronte la porta della mia stanza. La raggiungo e la invito a entrare. È superfluo ripetere che è la prima a entrarci. La vedo tranquilla guardarsi attorno e io non riesco a non ammirarla e non perdermi nemmeno un suo minimo movimento rimanendo appoggiato allo stipite della porta.
<< Beh sì... in camera di mia sorella è meglio non entrare. Se fosse per lei – appenderebbe i poster di quel Pattinson – persino sul soffitto. >> Ride divertita continuando a guardarsi attorno. E sono contento di averla fatta ridere, perché so quanto gli piaccia quella che per me è una stupida saga e so perfettamente quanto trovi attraente il protagonista maschile, cosa per me insensata, e non lo dico solo perché non sono gay! << Ti piace quello che vedi? >> Si volta sorridendomi e annuisce.
<< Niente male. >> Soddisfatto, mi avvicino posandole un bacio sulla guancia. Per cercare di non buttarla sul mi letto e assalirla, le faccio qualche domanda.
<< Che hai fatto mentre non c’ero? >> Probabilmente lei non ha molta voglia di parlare perché saggia le mie labbra e infine morde il mio labbro inferiore a quando sto io per cedere e quindi assalirla, si allontana sbottonandosi il giubbotto. Cosa che non mi dispiace, ma quando la vedo sedersi sul letto capisco che ora risponderà alla mia domanda. Quindi è meglio che io stacchi il cervello dalle parti basse e lo riavvii nel modo corretto.
<< Ho chiacchierato un paio d’ore al telefono con Alessia, ho pranzato mentre chattavo un po’ con il portatile e infine ho studiato. >> Un paio d’ore? È meglio che io non commenti, quindi annuisco affiancandola sul letto. Sospirando, cambio discorso.
<< Io ho parlato con Fabio. >> Lo sa, perché gliel’ho detto prima di uscire da casa sua questa mattina ma... perché diavolo sto intraprendendo questo discorso? Io non dovrei nemmeno menzionarle il mio amico, soprattutto perché significherebbe doverle mentire e non voglio. Non credo di poter essere in grado di mentirle riguardo al bacio accaduto tempo fa tra Fabio e un’altra. Però non posso dirglielo. Non sarebbe giusto. Vero?
<< E c’è qualcosa che non va? >> No, ma va... a meraviglia. Scuoto lentamente il capo senza guardarla.
<< No. Mi ha detto che si è messo con Sandra... e che sta bene. >> Beh almeno questo è vero. Anche se prima di ammettere che voleva anche lui questa relazione ci ha messo un po’.
<< Allora perché sento che c’è dell’altro? >> Ecco, lo sapevo, non so mentire. E ora che dovrei dirle? Non posso dire che Fabio ha baciato un’altra, né tantomeno che non è sicuro di volere questa relazione al cento per cento.
<< Non lo so. Fabio è troppo preso, e lo dice chiaramente. Solo che l’ha vista strana, come se avesse detto “sì”, tanto per farlo contento. >> Aggrotta la fronte e io mi do mentalmente del coglione. Quella strana sarebbe Sandra? Non so proprio mentire. Sinceramente non so nemmeno se Fabio sia così preso come diceva fino a una settimana fa.
<< In che senso? >> Sospiro e abbasso lo sguardo che avevo alzato qualche attimo.
<< Dice di essere confuso, – lui – di non essere stato molto bravo ultimamente... che litigano spesso ma che voleva ufficializzare la cosa. >> Ecco... sì, non è una bugia.
<< Delle litigate fin troppo frequenti, beh sì, lo so. Però non penso che Sandra abbia tentennato. Non lo so, non mi guardare così, non l’ho ancora sentita! >> Solo ora mi rendo conto di starla guardando. Annuisco e afferro una sua mano. Lo faccio senza pensarci, perché mi piace il calore della sua pelle.
<< Beh la vedrai stasera, se vuoi. >> Ed ecco a voi Alex, il deficiente che non ha un minimo di tempismo... e di tatto. Vedo benissimo Elise alzare un sopracciglio ma non mi sfugge il suo sorriso divertito. Mi fa sdraiare sul letto e si appoggia totalmente su di me. Ah quanto mi piace stare così.
<< Perché? >> Chiedo mentre si prende cura di me con qualche coccola che potrebbe benissimo farmi capitolare e quindi scollegare il cervello per poi ricollegarlo da un’altra parte...
<< Beh... beh perché... in teoria, se vuoi, ci hanno... hanno invitato... in un pub. >> Cavolo, ma posso mai essere così idiota da farmi trasportare così tanto?! Sono eccitato, ma sto cercando di fare di tutto per non farglielo notare. Suvvia stiamo parlando e non sono del tutto certo che questo suo atteggiamento sia una tattica per farsì che io le salti addosso!
La sento fermarsi dopo che ho parlato e anche irrigidirsi. Questo mi spaventa.
 << Che cosa succede? >> L’ho sussurrato, timoroso di una risposta. Ma sto imparando a conoscerla e sicuramente mi direbbe: “ma no, non è nulla”. << E non dire “nulla”, se così fosse, non ti saresti irrigidita. >> La sento sospirare e nascondersi maggiormente sul mio petto.
<< E’ che... non è così semplice. Per me. Non è così semplice. >> È agitata e questo fa agitare anche me. Mi azzittisco, cercando di capire che senso abbia la sua frase e attendo, sperando di poterla aiutare in qualche modo.
<< Perché per te non lo è? >> La mia domanda sussurrata non ha senso, lo so, però spero mi capisca e che mi aiuti a inquadrare la situazione.
<< Ho paura. >> Rabbrividisco e la stringo di più a me.
<< Li conosci tutti. >> Quasi tutti. Ammetto mentalmente, ma non penso che agitarla sia meglio.
<< Non è uguale. Quando ci siamo conosciuti... ero a pezzi, e penso di essermi lasciata andare perché... beh avevo un po’ bevuto. >> Era un modo carino per dirmi che non si ricorda di nessuno oltre a me? Devo dire che non ha conversato con molti quella sera, io l’ho praticamente rapita e tenuta stretta, e poi, devo ammettere che c’era solo Marco e che forse non si sono nemmeno presentati. Quindi non li conosce... e questo forse non è di aiuto.
<< Puoi spiegarti meglio? >> Chiedo sperando in una risposta un po’ più... esplicita.
<< Solitamente, in quei momenti, vengo... beh presa da degli attacchi di panico. Non è semplice, te l’ho detto. >> Sento che è riluttante a parlarne, sicuramente non è una cosa di cui è contenta, ovviamente; mi azzittisco e infine mi dico che è giusto che io ne sappia di più. Mi metto di lato e la osservo. Sembra serena... ma so perfettamente che non è facile parlarne, per lei.
<< Attacchi di panico? >> Annuisce lievemente. << Da quando ti... accadono, vengono? >>
<< Non lo so, da un po’. Se sono in compagnia, solitamente, un po’ meno. Ma la paura e tutto il resto ci sono sempre. >> Aggrotto per un secondo la fronte.
<< E’ per questo che ti sei un po’... ammutolita quando ti ho parlato del finesettimana in montagna con gli altri. >> Annuisce e continua a fissarmi negli occhi. Ora mi è finalmente chiaro qualcosa.
<< Non è semplice paura ma devi capire che... non lo so, è complicato da spiegarlo. Fino a qualche mese fa non potevo – non riuscivo – nemmeno a passare davanti a un gruppo di persone che... beh cercavo un modo per scappare. Soprattutto se ero sola. >> Non riesco nemmeno a immaginare una cosa simile. Per mia fortuna i miei amici mi sono sempre stati accanto e stando con loro, crescendo con loro, penso che sarebbe stato impossibile avere questi attacchi. Questo non potrò mai capirlo ma per quanto poco io ne sappia, gli attacchi provengono da una causa psicologica. Quindi guaribili. Però non posso forzarla.
<< Se preferisci non andiamo. >> Ci pensa per qualche attimo e mi si stringe contro. Le accarezzo la schiena e le lascio tempo. Alla fine non siamo obbligati, penso sia già tanto che mi abbia detto questa sua... debolezza. Piano piano si sta aprendo con me e questo lo apprezzo veramente tanto, perché so che è una persona riservata e che non è nemmeno abituata a mettere se stessa al primo posto.
<< No, voglio farlo per te. E anche perché non posso andare avanti a... beh a fare la cosa più “facile”. Forse è più semplice se vedo tutti stasera, no? Vuol dire che in montagna non dovrebbero esserci problemi. >> Lo fa per me. Sorrido e insulto mentalmente il mio cuore per aver accelerato il battito. Lo fa per me... ma io vorrei che lo facesse soprattutto per lei.
 
<< Ehi, noi stiamo andando. Dì a mamma che non ci sono a cena. >> Entrare nella stanza di mia sorella, per me, è come entrare in un incubo. E non solo perché Robert Pattinson regna sovrano, ma anche perché ascolta musica assurda e i colori dei muri – per quel poco che si vedono poiché i poster invadono tutto lo spazio – sono assurdi. Sgargianti, inguardabili.
<< Andate dove? >> A malpena mi guarda e questo mi fa sbuffare. Diciao che mi sono legato al dito il suo continuo ripetere la parola "fidanzata", soprattutto in presenza di Elise.
<< A casa di Elise. >>
<< Guarda che potete anche farlo qui. Fingo di non sentire niente. >>
<< Mely! Diamine, non pensavo nemmeno che tu sapessi cosa... fosse un bacio. >> Mia sorella sgrana gli occhi.
<< Ti devo ricordare che ho da poco fatto diciassette anni? Che tu alla mia età avevi già perso la verginità e lo avevi fatto con più ragazze? >> Sono senza parole. La mia sorellina!
<< Non me le devi dire queste cose, le so, le ho vissute ma tu... tu sei... piccola. >> Sbuffa ridacchiando e mi fa “ciao ciao” con la manina dandomi poi le spalle. Esco dalla sua stanza e poi da casa con un’unica domanda: “Mia sorella è ancora innocente, vero?”
 
**
<< Però... niente male. >> Il commento di Fabrizio, mi fa morire il sorriso che mi aveva fatto nascere la battuta di Marco. Siamo nella zona pub/karaoke del ristoro dove abbiamo cenato e Sandra ed Elise sono uscite da qualche attimo. Dovranno parlare. Sandra dovrà fumare. Il silenzio cade sul tavolo e i miei occhi sono fissi in quelli di Fabrizio. Non mi piace come guarda Elise, non mi piace come sorride mentre la osserva e non mi piace nemmeno come cerca in qualche modo di attirare la sua attenzione. Inizialmente mi sono offeso e l’ho evitato ma poi, quando ho visto che Elise non lo cagava di striscio, mi sono detto di piantarla di fare il bambino ma ora... beh potrei anche aggredirlo se non si spiega.
<< Che cosa intendi? >> Chiedo infine.
<< Che te la sei scelta bene. >> E lo dice come se fosse ovvio, come se si stesse congratulando con me per un bel voto preso a scuola.
<< Dovrei dirti “grazie”? >> Chiedo acidamente.
<< Che ne dite di... di calmarci? >> Propone Fabio.
<< Io sono calmo. Non capisco perché Alex si scaldi tanto. Li abbiamo sempre fatto i commenti sulle ragazze che ti facevi. >>
<< Elise non è come tutte le altre. >> E mi rendo conto di quello che ho detto, solo una volta che vedo gli occhi dei miei amici sgranarsi, ma non quelli di Fabrizio, lui sorride semplicemente da stronzo.
<< Wow. Che cos’era? Una confessione? No perché... non mi pare che sia questo il momento, la ragazza sembra che si stia solo divertendo. >> Mi sta provocando e questo mi fa solamente imbestialire. Ma non gli rispondo, ma solo perché Elise mi affianca facendomi quasi spaventare. Mi sorride e io afferro una sua mano cercando di calmarmi.
 
<< Visto che non dormi da Elise, ci vediamo sotto da te, ok? >> Annuisco a Fabio e aiuto Elise a mettere Sandra in macchina. Quest’ultima è ubriaca forte e ha anche dato più volte dello stronzo a Fabio, ma non penso che lui l’abbia sentita. Elise ha bevuto e fumato. Questo mi ha un po’ sconvolto, non mi aspettavo che lo avrebbe fatto, non è ubriaca e soprattutto ha fumato solo due sigarette ma accumulando queste novità al nervoso che mi ha trasmesso Fabrizio, beh non riesco a digerire il tutto. Il viaggio in macchina, passa tranquillo, o almeno credo. Io guido e penso, mi perdo tra i miei pensieri ma so, “sento”, che Sandra non smette un attimo di parlare. E capisco, da quel poco che ho recepito, che Fabio le ha detto dell’altra. E soprattutto che questo tradimento è avvenuto una settimana fa... ma io so che non è così.
Forse anche il fatto di non dormire da Elise mi ha messo rabbia, ma che ci posso fare? Sandra ha bisogno della sua amica e io non mi posso impuntare. Tanto la vedrò domani.
 
Sentire Sandra che vomita non è proprio il massimo ma è stato giusto che aiutassi Elise a portarla su a casa. Ora devo andarmene ma... devo assolutamente dirle una cosa.
< Non sapevo fumassi, né tantomeno che... beh niente. Tutto qua. >> Non riesco a completare la frase, più che altro perché so che si tratta di cavolate e che non sono “arrabbiato” per questo.
<< Ehi. >> Mi accarezza un braccio e mi trattiene dentro casa. Il suo tono è stato quasi dolce e questo non me lo spiego. Non dovrebbe... essere arrabbiata? Da quando è rientrata dopo la prima sigaretta, non le ho parlato molto e soprattutto mi sono un po’ isolato per non attaccare, a parole, Fabrizio. << Mi spieghi perché ce l’hai con me? >> Con lei? La guardo confuso.
<< Da quello che so, dovresti essere tu arrabbiata, invece mi parli in modo dolce. >> Non allenta la presa sulla mia mano. E questo in qualche modo mi tranquillizza.
<< Perché che cos’hai fatto? >> È tranquilla, e questo mi agita.
<< Niente. È che... mi ha dato fastidio il modo cui guardavi Fabrizio. >> Alzo le spalle sviando lo sguardo. Per quanto mi piaccia dare la colpa solo al mio “amico”, ho notato che in qualche modo Elise lo guardasse. E non mi è piaciuto.
Gelosia. Io non posso essere geloso. Non ha senso!
<< Mi piacciono gli occhi di Fabrizio. >> E lo dice come se niente fosse? Annuisco abbassando lo sguardo, questa cosa mi fa arrabbiare, ma non propriamente con lei, più che altro su come queste sue parole m’infliammino. Non è normale avere una stretta allo stomaco, no?
<< Da quando fumi? >> Alza un sopracciglio ma non m’importa, devo cambiare discorso.
<< Non fumo. Ho fumato due sigarette dopo tanti anni. Non pensavo ti potesse dare fastidio. >> Si sta innervosendo, eppure non urla ma la stretta alla mia mano è lievemente più leggera.
<< E da quando bevi? >> Schiude la bocca ma non parla, almeno non subito. Mi rendo conto di starle facendo un interrogatorio. Di starmi attaccando a ogni cavolata solo per sviare il punto focale.
<< Ero in compagnia! Ho bevuto solo un paio di cose, non sono ubriaca. >> Annuisco, poiché immaginavo dicesse qualcosa di simile.
<< Senti, vado a dormire. Pensa alla tua amica che sta vomitando. >> Mi volto per aprire la porta, ma me lo impedisce. Ma io veramente voglio andarmene.
<< Mi spieghi perché dovrei essere arrabbiata? Quello che ha le palle girate sei tu. >>
<< Non lo so, pensavo che avessi fatto alcune cose solo perché magari ce l’avevi con me... >>
<< Non te ne andare, non così. Non quando sei nervoso, ce l’hai con me e... no, non voglio che te ne vai senza risolvere. Che cosa c’è veramente che non va? Non può trattarsi di Sandra che dorme da me. >> Scuoto il capo, perché, cazzo, non si tratta di Sandra.
<< Infatti che Sandra sia qui o meno, non è un problema. >> Annuisce.
<< Si tratta di Fabrizio? >> Mi viene automatico scostare la mia mano dalla sua. Perché è quello il motivo. La gelosia mi sta logorando.
<< Non ho voglia di parlarne, non ora. Ok? >> Scuote il capo. Come se il mio tono alterato non l’avesse minimante sorpresa.
<< Non puoi andartene senza parlarne. Non mi piace lasciare le cose a metà. >>
<< Mi spiace, ma ora non ci riesco, sono troppo nervoso. Ti chiamo e ne riparleremo. >> Le poso velocemente un bacio sulla fronte ed esco da casa. Non ho mentito, ho bisogno di pensare, perché so perfettamente che da arrabbiato potrei dire cose che non penso e che potrebbero ferirla. Per fortuna sono uno che smaltisce in fretta.
Entro nell’ascensore ma quando la vedo di fronte a me, sul pianerottolo, faccio un passo verso di lei. Ha le lacrime agli occhi, ma si sta trattenendo. Questo mi fa male.
<< Mi stai lasciando? >> Faccio un altro passo in avanti, trovandomi del tutto sul pianerottolo.
<< No. Non posso e non voglio. Sono fatto così, prima di poter parlare, devo sbollire. E poi come potrei lasciarti? Non stiamo insieme. >> Ecco un esempio di quello a cui mi riferivo prima: “da arrabbiato potrei dire cose che non penso e che potrebbero farla stare male”. Non ho mentito, d’altronde è vero, tra noi non c’è nulla di ufficiale ma... è come se lo fosse. D’altronde tutti ci considerano tale e io in primis vorrei che fosse così... ma oramai l’ho detto.
Punta nell’orgoglio, maschera il suo dolore per le mie parole e si asciuga gli occhi guardandomi fieramente e quasi schifata... anzi delusa. E questo fa stare male a me.
<< Hai ragione, non stiamo insieme, non puoi lasciarmi. Vai a dormire, è sicuramente meglio. Vado ad aiutare la mia amica che vomita a causa del tuo amico che si diverte a baciare le altre. Ciao. >> Velocemente entra in casa e mi lascia lì, come uno stronzo, a logorarsi il fegato, per la cazzata fatta. Sono un caso disperato.
 
Incazzato come una belva, scendo velocemente dall’auto e mi avvicino ai miei amici che scherzano e ridono seduti sulle panchine del cortile.
<< Si può sapere qual’era la tua intenzione? >> Sono a faccia a faccia con Fabrizio. Gli altri tacciano ma sento già la presenza di Gigi dietro di me.
<< Perché? Cos’è successo? La moretta ha capito che potrebbe darla a qualcuno che vale di più? >> Stringo forte i pugni e cerco di respirare regolarmente. Gigi mi tocca un braccio e io velocemente lo scosto. I miei occhi sono puntati in quelli di Fabrizio, sento solo rabbia. E voglio di ammazzarlo di botte.
<< Tipo a chi? A te? D’altronde si sa che ti piacciono i miei scarti. >> Fabrizio irrigidisce la mascella e alza il mento per sfidarmi.
<< Magari sono loro che scelgono me capendo che tu non vali un cazzo. >> Sorrido.
<< Ah sì? E cos’avresti tu, più di me? >> Rido malignamente mentre lo squadro. Lui tace, si alza solo in piedi. Siamo alti praticamente uguali.
<< Perché sei qui a difenderla? Perché tu non sei qui per tenere alto il tuo onore... sei qui per lei. >> Ha ragione. Sono qui per lei. Perché mi ha dato fastidio come la guardava, come se la mangiava con gli occhi e soprattutto perché Elise ha ammesso che sto stronzo ha dei begli occhi.
<< Non penso che debba interessarti. >> Sibilo infine. Lui ridacchia e si mette le mani nelle tasche dei jeans.
<< È una bambina. Voleva conoscere il piacere del sesso... ora che lo ha conosciuto non si fermerà di certo a te. >> I miei pugni si stringono ancora di più, e prima che io me ne renda veramente conto, gli ho già tirato un pugno facendolo tornare seduto sulla panchina.
<< Potrà anche essere una bambina, ma è mia. E me la cresco io. Non è come le altre, non la sbatte in faccia al primo che capita. Se non sai le cose, taci. Non c’è bisogno che apri bocca per far uscire stronzate. >> Fabrizio si tasta la bocca e si pulisce dal sangue per poi riportare il suo sguardo su di me.
<< Questo è quello che pensi. E di quello che pensi, non me fotte un cazzo. >> Velocemente si alza e mi colpisce.
Non capisco più nulla. Tutto si fa sfocato e sento solo qualche pugno e calcio arrivarmi e colpire, io a lui, come se fosse un pungiball.

Quasi non mi riconosco quando Gigi riesce a dividermi da quel pezzo di merda. La rabbia che ho dentro è profonda, è quasi odio.
<< Riprenditi, Alex basta! >> Gigi continua a urlarmi queste parole direttamente nell’orecchio, ma i miei occhi sono ancora su quello stronzo stretto tra le braccia di Francesco che lo sta trattenendo. Non è messo poi tanto bene. Ci sono andato pesante ma ora come ora non riesco proprio a pentirmi o a pensarci come si deve.
 
<< “È la mia bambina e me la cresco io”. Ti rendi conto di quello che hai detto, vero? >> Gigi mi riappoggia la sacca del ghiaccio vicino l’occhio e io mi allontano per il dolore.
<< Bambina? Alex dimmi che non hai messo incinta qualcuno, ti prego. >> Mia madre, agitata e con i capelli per aria, entra in cucina osservandomi e parlando velocemente. È tardi, stavo dormento, eppure si è alzata quando ha sentito le nostre voci. Probabilmente l'abbiamo anche spaventata.
<< No mamma, va tutto bene. >>
<< Certo, è proprio per questo che hai un occhio nero e qualche livido sulle braccia. Per non parlare delle nocche sanguinanti. >> Sbuffo e afferro la sacca del ghiaccio e scendo dal pianale del mobile della cucina su cui sono seduto.
<< Mamma... sto bene. Lui è messo peggio e poi la bambina in questione è Elise. >> Gigi si sede dov’ero io e mia madre mi guarda severamente.
<< Nessuna ragazza è una bambina. È piccina, è vero, ma non penso che sia piccola di mente o di età. >> Alzo gli occhi al cielo.
<< Mamma, non l’ho definita io così. Bensì Fabrizio, quindi taci, ok? >>
<< Ehi! Devo ricordarti che sono tua madre? Abbassa il tono e la cresta. >> Abbasso lo sguardo e sospiro. Sono ancora troppo agitato.
<< Credo sia meglio che io vada. Ci sentiamo domani... e chiarisci con Elise. >>
<< Non mi vorrà nemmeno guardare in faccia. >> E sono sincero. Non avrei dovuto rimarcare il fatto che non stiamo insieme ufficialmente. E se mia madre viene a sapere anche questo, penso che la cresta me la stacchi lei con le sue stesse mani.
Gelosia. Ho fatto tutto ciò per gelosia, possesso. È ridicolo, vero? Non è da me.
<< Na, come ha detto tua madre, Elise non è una bambina. Chiarirete. >> Annuisco e lo ringrazio mentre lo accompagno alla porta. Mentre mi portava di peso a casa, mi ha fatto dire perché mi fossi letteralmente avventato su Fabrizio, perciò ho dovuto raccontargli anche di Fabio e della discussione avuta con Elise. Mi ha dato del coglione e poi mi ha spiaccicato il ghiaccio sul volto.
 
Quando sento il citofono suonare, mi tolgo l’asciugamano in vita e mi vesto da casa. Non esco dalla mia stanza. Se fosse stato qualcuno che voleva vedermi, mia madre me lo avrebbe già detto.
È domenica pomeriggio, stanotte ho dormito pochissimo, soprattutto perché continuavo a scrivere messaggi a Elise e non mandarli. Mi sento in colpa per come ci siamo “salutati” e per di più non so nemmeno se presentarmi da lei. Penso che mi vorrebbe picchiare, e detto sinceramente penso di averle già prese abbastanza.
Mi guardo allo specchio il livido e il bernoccolo che si è andato a creare sul mio viso e lo tasto facendo delle smorfie quando mi faccio male. Forse me lo sono meritato. Non penso che Elise avrebbe potuto lasciarmi un segno simile... però magari me lo sono meritato.
<< Alex, sto uscendo e ti consiglio di non barricarti in camera perché hai visite! >> La voce di mia madre mi fa sobbalzare, mi volto verso la porta ed esco dalla mia stanza senza preoccuparmi di essere a petto nudo e a piedi scalzi.
<< Mamma, non ho capito che cos’hai... >> M’interrompo non appena capisco che non è mia madre quella di fronte alla porta di casa. È Elise... Elise è qui. << Sei qui. >> Molto astuta come cosa da dire vero?
Ho il cuore che batte a mille, non solo perché non immaginavo di vedermela di fronte ma anche perché non avrei mai detto che si sarebbe “abbassata” a tanto. Ma forse è meglio che non canti vittoria... magari è qui per insultarmi e lasciarmi definitivamente. Anche se come ho detto io ieri sera, non stiamo proprio insieme. Le sorrido appena e la osservo ben bene imprimendomi nella mente questo momento, e lei.

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Capitolo 7
*** Le regole del gioco. ***


Introduzione:
Non guardatemi male, lo so che non ho postato la settimana scorsa ma proprio non ce l’ho fatta ma... sono qui adesso, no? Quindi sorridetemi! xD Oggi sono piuttosto euforica e il perché mi è sconosciuto, ma è meglio così. Allora... questo capitolo è stato un po’ complicato da... come dire... scrivere. Avevo troppe imposizioni e non potevo lasciarmi del tutto andare, tanto che ammetto di non essere totalmente soddisfatta del capitolo. I discorsi dei piccioncini, che avvengono nel capitolo 10 di Travolgimi, sono tutti importanti e qui, soprattutto per non essere ripetitiva, ho messo solo alcune parti... forse nemmeno le più importanti. Ovviamente poi è quasi tutto inedito ;) spero vi piaccia... e scusatemi ancora per il “ritardo”.

 

I capitoli su cui si basa questa one shot, sono il decimo e l'unidici di Travolgimi...

Vi ricordo l’account facebook dove trovate spoiler, notizie, foto e note sulle mie storie e il gruppo. Prima di andarmene, e quindi lasciarvi al capitolo, vorrei solo dirvi G R A Z I E. Buona lettura.






       
   

     » Quando il gioco inizia a farsi duro,

             i duri iniziano a giocare...








Titolo raccolta: Stravolgimi – Alex pov.
Sottotitolo: Le regole del gioco.
Rating: arancione.
 
 
Alex pov.
Non mi ha rimproverato per la rissa... e questo mi è parso... strano, però meglio così. Non mi pento di quello che ho fatto, e io sto bene. Lui è messo peggio.

Abbiamo parlato, mi sono scusato per come mi sono comportato ieri sera e ho raccontato qualcosina della litigata con Fabrizio. Certo... ho evitato di dire che sono andato lì esattamente con l’intenzione di attaccare briga e... beh non ho detto che ce l’avevo con Fabio perché aveva mentito a Sandra. Si sta complicando la vita quel cretino. Ha baciato quell’altra una settimana prima di dare il via a quella sottospecie di relazione con Sandra, che poi è diventata seria, quindi non capisco perché le abbia detto che invece il bacio sia accaduto una settimana fa. Me la sono presa e stamattina gliene ho dette di tutti i colori, in pratica mi ha mandato a quel paese e mi evita. Ma sa perfettamente di avere torto.

<< Non voglio Fabrizio, nemmeno lo conosco. Voglio te. >> Il tono di Elise è serio, i suoi occhi incatenano i miei e il mio cuore scalpita impazzito. La bacio e mi stringe a sé sdraiandosi sul mio letto. È nella mia camera, nel mio letto. Che vorrei di più? Beh... un paio di cose ci sarebbero...

<< Che cosa fai tra due domeniche? >> È perplessa... pensierosa, e anche incuriosita. Magari avrebbe preferito che continuassi a baciarla...

<< Non ne ho idea. Perché? >> Forse sto osando troppo ma la domanda mi è sorta spontanea. E non solo perché mia madre continua a parlarmene.

<< Perché una mia cugina si sposa. E mi piacerebbe che mi accompagnassi. È una cugina a cui tengo e soprattutto non mi va di non vederti durante il fine settimana perciò ho pensato che potevo portarti, così non mi sarei perso nulla: né il matrimonio né la tua compagnia. >> Ho parlato velocemente ma sono stato sincero. L’avrei invitata prima ma... il coraggio non l’ho trovato.

A volte penso di pretendere troppo da lei. Alla fine non stiamo insieme. Ha anche più volte detto che è complicata, è come se avesse... messo una sottospecie di barriera... non penso dipenda dal non avere mai avuto una relazione. E nemmeno dalle crisi di panico, è qualcosa di più. Però di una cosa sono certo: questa barriera l’abbatterò. Non mi faccio fermare da niente e da nessuno. Beh... sempre che proprio a fermarmi non sia lei.

<< Mi vuoi portare al matrimonio di tua cugina? >> Mi chiede stupita e con voce bassa. L’ho lasciata senza parole. Annuisco sorridendo appena, mi metto al suo fianco, quindi le scendo da dosso, e la osservo mentre pensa.

<< E che cosa dirai? Cioè non... non si porta una ragazza con cui si sta uscendo al matrimonio di un parente! E loro come la prenderebbero? >> Sbaglio o era un modo non tanto velato per ricordarmi che dovrebbe avercela con me? Per quanto non se ne renda conto, alla fine le pesa questa cosa del “siamo fidanzati, o no?”. L’azzittisco, facendola voltare verso di me e posandole un dito sulle labbra.

<> Non mento. Mia madre non è riuscita a tacere e ha parlato con Valeria che nelle ultime dodici ore mi ha tartassato di telefonate. Vuole conoscere Elise. Vuole sapere se è quella giusta, se è bella, se è simpatica, se e quando ci sposeremo... beh è andata praticamente fuori di testa. Però da una parte mi fa piacere questo suo entusiasmo; la sua frase “sono davvero contenta di vedere che stai tornando il bravo ragazzo che sei sempre stato... mi mancavi” mi ha fatto stringere lo stomaco e sorgere un sorriso imbarazzato. È vero, non sono stato me stesso per troppo tempo. Spegnere le emozioni e i pensieri non serve a niente e facendo così, ho fatto del male solo a me stesso.

 

Ha accettato l’invito. Sa che la considero la mia fidanzata. Sa che ho avuto una relazione. Sa di Silvia, sa perché è finita, sa persino della mia gelosia e vedere che... beh lo è anche lei, ha esaltato il mio ego. Almeno ho qualche piccola dimostrazione. Le sue parole mi rimbombano ancora per la mente “Sto bene con te, Alex. Tu mi fai stare bene e sono contentissima di averti conosciuto”, il mio cuore penso che presto o tardi scoppierà. Mi ha fatto anche ammettere che per un attimo ho dubitato di lei. Mi è venuto normale, soprattutto dopo che aveva ammesso di essere attratta dagli occhi di Fabrizio. Me ne sono pentito subito ma non ho potuto fare altro che chiedermelo perché... beh alla fine io sono sempre stato stronzo. Anche con Silvia. Anche quando andava tutto bene, io non ho mai dato il massimo. Non riuscivo a essere toppo dolce o troppo affettuoso... e dopo che ho visto mio padre con un’altra, non ho fatto altro che tradirla. Certo, poi ci siamo lasciati perché mi avevano detto che fosse lei a tradire me, però non sono mai stato un bravo fidanzato. Non mi sono mai scusato con lei ma... forse non l’ho fatto perché non me ne ha mai dato l’opportunità. Non era vero che lei mi avesse tradito, ma io sì... e gliel’ho poi detto e da quel momento ho capito che fosse inutile stare insieme. Come ha detto Elise, ho buttato tre anni di relazione per niente. Ma forse non è vero, mi sono divertito, ho fatto esperienze, sono stato libero... o magari aspettavo semplicemente lei. Con lei mi viene tutto automatico, l’effusioni le cerco e le faccio. Scherzare e parlare mi vengono naturale... in lei vedo un porto sicuro. Elise non giudica... e poi so perfettamente che mi ascolta e il fatto che mi punzecchia ogni volta che può, mi piace. C’è complicità, feeling.

<< Gigolò. Non te la starai un po’ tirando? >> Ecco cosa intendevo per punzecchiare. È ironica e soprattutto autoironica, ma a questo gioco, io gioco meglio. Le sorrido accarezzandole il braccio. Ovviamente continuo a tenerla ben ferma, vicino a me, sul letto.

<< Anche tu sei caduta nella mia rete... non penso di star esagerando? >> Alza un sopracciglio.

<< Ehi playboy, non mi piace più questo gioco. >> Scoppio a ridere del suo tono irato. A quanto pare è vero, il gioco è bello finché dura poco ma... il vero gioco deve ancora cominciare.

<< Mmmh, chissà perché non mi stupisco. >> Mi guarda male e mi tira una sberla – che nemmeno sento – sul braccio. Ridacchio e mi sdraio su di lei. La guardo beffardo e lei alza un sopracciglio non fidandosi. Fa bene.

<< Mi picchi? Bene, questo lo hai voluto tu. >>

Sdraiata sotto di me, che ride e che si contorce a causa del solletico, è solo una meraviglia per gli occhi. Un po' meno quando mi tira un calcio per scappare, ma anche zoppo, la rincorro e la blocco contro un muro. È in mio potere, e di certo ora non la faccio scappare...

<< Certo che sei veloce. >> Mormoro con l’affanno, tenendola bloccata al muro e facendole una carezza sulla guancia con la punta del mio naso. La sento deglutire, il suo petto si alza e si abbassa ancora più velocemente ma ora, non so se incolpare tutto alla corsa per quest’aumento di respirazione.

<< Sarà... sarà che mi sei addosso? >> Lo dice sorridendo e cercando di trattenersi dal ridere. Io la guardo fintamente offeso ma... invece di farle nuovamente il solletico, mi avvicino maggiormente e l’azzittisco baciandola. Mi si butta addosso e risponde senza tentennamenti al mio bacio. Si avvinghia e senza remore l’afferro per il sedere e la alzo, le sue gambe si chiudono dietro alla mia schiena e io mi occupo del suo bel fondoschiena. È morbido, cazzo! Mi piace. Non può capire quanto sia soddisfacente avere una ragazza con delle forme. Ha un seno che pare perfetto per le mie grosse mani e il sedere... beh il sedere è perfetto per qualsiasi parte del mio corpo.

<< Che cosa vuoi fare? Provare il tuo letto con me? >> Mormora tra un morso al mio labbro superiore e uno a quello inferiore. Appena mi ricorda il mio letto, qualcuno più in basso si mette sull’attenti.

<< Mmmh, non mi spiacerebbe inaugurare il mio letto. >> Le mordicchio il collo e la sento trattenere il respiro.

<< Inaugurare? >> Chiede stupita e io annuisco con un leggero sorriso. << Oh beh... in quel caso non posso che dirti di correre e dare il via ai festeggiamenti. >> Scoppiamo a ridere e la porto nella mia stanza. Questo suo diventare più disinibita, mi piace... significa che è a suo agio con me. E in questo momento, la cosa mi eccita maggiormente.

 

**

 

<< Ma per conoscere Elise devo per forza aspettare il fine settimana? >> Mi chiede Gigi, sedendosi sulla macchina che sto riparando. Senza alzare lo sguardo, un mio sopracciglio svetta verso l’alto. << Avevi solo da venire l’altra sera. >>

<< Ti assicuro che mi è bastato aver visto la rissa tra te e Fabrizio per capire che la serata non è andata bene. >> Sbuffando, chiudo forte il cofano e l’osservo tramite il parabrezza. È chiaro come il sole che vuole parlare. Anche perché non mi avrebbe raggiunto in officina solo per farmi perdere tempo. Mi siedo al posto del passeggero e aspetto che inizi a parlare, ma non lo fa e questo m’innervosisce leggermente.

<< Ti sbagli, in realtà è andata bene la serata. >> Corruga le labbra.

<< E allora perché hai malmenato Fabrizio? >>

<< Sai perché l’ho fatto! Non mi piace che si consideri Elise una poco di buono o quella che sta giocando con me. È una brava ragazza, mi piace e... la porterò con me al matrimonio di mia cugina Valeria. Non è un gioco. Non sto scherzando. Mi piace e voglio fare sul serio. Ok? >> Annuisce e sorride.

<< Il mio piccolo Alex si è innamorato! >> Mi dice con voce in falsetto il mio caro amichetto. Lo guardo male e lui sorride fin troppo divertito.

<< Non. Dire. Cazzate. Non sono innamorato. Preso. Cotto. Ma innamorato mi sembra troppo. >> Mi muovo agitato sul sedile mentre cerco di alleviare la strana stretta allo stomaco che mi prende fin troppo frequentemente, soprattutto se penso a Elise.

<< Ok. Stavo scherzando comunque. >> Annuisco e sospiro, quasi liberamente.

<< Ho parlato con Fabio. >> Aggiunge qualche secondo dopo. Lo guardo con un’espressione neutra e lui alza gli occhi al cielo. << Dovete parlare. Non potete non rivolgervi più la parola, siete amici, le vostre fidanzate sono migliori amiche, dobbiamo passare un weekend nella stessa casa e tu non puoi fargli prediche su cose che non devono interessarti. >>

<< Non mi sono messo in mezzo, è stato lui a tirarmici! È venuto lui da me, mi ha detto quello che doveva dirmi e infine, dice una cazzata alla sua fidanzata, per giunta complicandosi solo la vita... evidentemente gli piace litigare. >>

<< Non sono comunque affari tuoi. >>

<< Dici sul serio? Dovrei starmene fuori? >> Non mi risponde subito ma infine annuisce.

<< Non pensi che magari lui voglia che le cose vadano male? >> Aggrotto la fronte guardandolo incuriosito. Sarà anche vero che Gigi non ha mai avuto una relazione seria e che a quanto pare nemmeno la vuole, però sa entrare bene nella mente delle persone.

<< Sandra e Fabio non sanno parlare, finché si tratta di scherzare, prendersi in giro e fare sesso va tutto bene ma per quanto riguarda trovare un punto nelle discussioni importanti, non ne sono in grado. >>

<< Queste sono cose che so. Fabio si è sempre “lamentato” del carattere fin troppo forte di Sandra. A lei piace avere il comando di tutto... vuole l’ultima parola e avere sempre ragione. E anche lui. Sono cose che sanno ma se dicono di amarsi perché diamine non trovano un compromesso? >>

<< Magari non vogliono trovarlo. Magari non s’impegnano abbastanza... oppure non ci riescono veramente ma... sono sempre affari loro. Se Fabio non ha detto a Sandra che il bacio con l’altra è stato prima che iniziasse la sua storia con Sandra... beh sono affari suoi. >>

<< Se stessi sbagliando, me lo diresti? O mi faresti sbattere la testa contro il muro? >> Chiedo dopo qualche attimo di silenzio. Perché è questo il succo del discorso: fare sbagli porta delle conseguenze, sbagli che abbiamo scelto noi stessi, consapevoli o meno.

<< Lo faccio sempre. Ma tu non mi dai retta... preferisci sbattere la testa e risolvere tutto da solo. Lo hai sempre fatto. Sia mentre tradivi Silvia, sia quando ti avevo detto che non era vero che era lei che ti tradiva, oppure quando hai iniziato a darlo a tutte... non mi hai mai dato retta. Ti ho lasciato sbagliare, pur avvertendoti. >> Annuisco e sospiro.

<< Ok. Parlerò con Fabio. >>

<< Bravo, così ti voglio! >>

<< Accondiscendente? >>

<< No... che accetti i compromessi. Non puoi sempre averla vinta. >>

 

<< Ho fretta, cosa vuoi Alex? >> Digrigno i denti e mando giù l’orgoglio. Devo farlo. Si tratta di Fabio.

<< Volevo chiederti scusa. >> Sto stronzo non mi ha nemmeno fatto entrare dentro casa. Sta continuando a tenermi fuori. Posso picchiare anche lui? No. Anche perché non sono una persona manesca.

<< Mi chiedi scusa? >> Mi chiede divertito ed esaltato. Si è appoggiato al telaio del portone e mi guarda, probabilmente vuole vedere se dico sul serio. Se sono veramente pronto a mettere via l’orgoglio.

<< Sì. Sono affari tuoi se litighi con Sandra. Io non c’entro nulla. Non sono cose che mi riguardano. >>

<< Bravo coglione, era ora che lo capissi! >> Ridendo mi abbraccia e io scuoto il capo per poi ridere con lui. Passo poco tempo da lui, giusto il tempo di fare il resoconto delle ultime ventiquattro ore, poi vado a casa. Bisognoso di una doccia.

 

<< Come mai così sorridenti? >> Chiedo alle mie donne mentre mi tolgo la maglia fin troppo sudata e sporca del lavoro. Melissa continua a sorridere e mia madre alza le spalle.

<< Tuo padre ci ha dato un assegno. >> Schiocco la lingua e mi siedo anch’io al tavolo, a capotavola per essere precisi.

<< E per cosa? >> Chiedo duramente.

<< Per le piccole riparazioni della cucina. E per gli alimenti di voi due. >>

<< Non ci serve la sua pietà. >>

<< Non è pietà, Alex. È pur sempre vostro padre. >>

<< Purtroppo. >> Mormoro non guardandola. << Vado a farmi una doccia. Ho bisogno di calmarmi un po’. >> Mely annuisce e si alza subito dopo di me dicendo che deve prepararsi perché deve uscire con Lucrezia, una sua amica. Mia madre invece, mi avvisa prima che io entri nel bagno che va a riscuotere l’assegno e che poi passa da Valeria per delle cose per il matrimonio.

<< Ah mamma! >> Lei si ferma e si volta. << Elise viene con me... al matrimonio. >> Mi sorride gioiosa e mi guarda con delle luci al posto degli occhi.

<< Ne sono davvero contenta. È una brava e bella ragazza. >> Sorrido e annuisco per poi chiudermi in bagno.

 

Ho sempre adorato il mio bagno, mia madre ha fatto un’ottima scelta comprandolo. È spazioso, bello e soprattutto non c’è lo zampino di mio padre in mezzo. Perciò è perfetto. Continuo a canticchiare e ballare la stupida canzone de “Il ballo dell’ascella” e mi lavo svuotando la mente. Non so perché mi sia venuta questa canzone in mente, però... è carina.

Mentre mi muovo insaponandomi, mi volto verso il vetro smerigliato della doccia, e vedo che c’è qualcuno nel bagno. Cazzo ma nemmeno più un po’ di privacy!?

<< Mely? Mely dimmi che non mi stai per fare un altro dei tuoi scherzi per favore! >> L’ultima volta ci stavo quasi per rimanere secco, mi sono solo procurato un bernoccolo e un lieve trauma cranico.

<< Mi stai dicendo che tua sorella entrerebbe nella doccia con te? >> Eh no... questa non è assolutamente la voce di mia sorella. Mi obbligo a deglutire e la guardo mentre si appoggia di schiena al vetro. È nuda. E il mio u... amico... si è alzato. Svegliato. Cazzo è dritto!

Mi raschio la gola e cerco di trovare un pensiero coerente nella mia testa ma... nada.

<< Elise? >> Chiedo oramai propenso a farmi rinchiudere in qualche manicomio, mi ci mancavano giusto giusto le visioni. Appoggio come ipnotizzato le dita al vetro e la vedo muovere il capo nella mia direzione. Al diavolo alle visioni! << Che cosa ci fai ancora lì fuori? >> Chiedo maliziosamente. Sogno o no, io ci sto! Il vetro della doccia scorre un po’ e lei fa intrufolare la sua testa. Mi osserva, e io mi faccio guardare. Mi piace il suo sguardo addosso. Deve rendersi conto di cosa mi ha fatto solo parlando!

<< C’è posto per due? >> Mi chiede dopo essersi morsa il labbro inferiore e aver osservato intensamente la mia erezione. E lo chiede pure? La chiudo a chiave qua dentro se non entra con me in doccia!

 

<< Oh mio Dio, come fai ad avere questa canzone? >> Esclama e chiede Elise mettendosi in ginocchio al centro del letto con gli occhi sgranati. Sorrido, è tenerissima con questa espressione.

Mi passo una mano tra i capelli e spero di non arrossire come un bambino colto in fragrante.

<< La stavi ascoltando il pomeriggio che ti ho chiamato dopo che mi hai invitato da te. L’ho messa a scaricare non appena sono arrivato a casa. E ci ho messo anche un po’ a trovarla. >> Mi sorride dolcemente e si sporge posandomi un lieve bacio sulle labbra.

<< Balla con me. >> Sgrano gli occhi e aggrotto la fronte alla sua richiesta.

<< Cosa? >> Sorrido divertito.

<< Sì... dai, hai capito... balla con me. >> Fingendomi esasperato, poso il portatile sul letto e mi alzo per poi stringerla a me e dondolare sul posto al ritmo di “Love me – Yiruma”.

Indossa solo una mia maglia, è a piedi nudi e i capelli sono sciolti e mossi... ancora un po’ umidi dalla doccia. È stupenda appoggiata al mio petto che canticchia la melodia con gli occhi chiusi. La stringo di più a me e appoggio il mento sui suoi capelli inspirandone il profumo. Mi sento in pace... anche se il mio cuore batte velocemente.

<< Alex, sei a casa? >> Elise sobbalza e arrossisce una volta che capisce che è mia madre. Velocemente, la vedo vestirsi mentre io apro la porta per poi chiudermela subito dietro, sorridendo a mia madre. Sono agitato. Imbarazzato. Non ho mai portato una ragazza a casa per... beh non è che ad Elise io l’abbia invitata ma come glielo spiego a mia madre perché c’è una ragazza, la mia ragazza – beh ha detto che posso considerarla come voglio, no? – che si sta vestendo dopo aver fatto la doccia con me?

<< Bentornata. >> Mi fingo tranquillo ma lei alza un sopracciglio e mi squadra. Indosso un semplice pantalone della tuta che tempo fa ho tagliato facendolo diventare una sottospecie di pinocchietto... non devo essere un bello spettacolo.

<< Stai bene? >> Annuisco e infine, prendendo fiato, penso che sia giusto che le dica che abbiamo ospiti.

<< C’è Elise. >> Non reagisce subito. Forse sta cercando di capire in che senso ci sia Elise.

<< Davvero? Uh voglio salutarla! >> Il suo entusiasmo mi fa irrigidire – anche se dentro di me mi fa piacere. Si sarà vestita? La risposta me la dà proprio lei, cercando di aprire la porta sulla quale sono ancora appoggiato. Quando esce, affiancandomi, sorride a mia madre con il volto tutto rossa e con una coda fatta piuttosto male. Guardo mia madre e trattengo il respiro. Ha capito.

<< Elise vuoi vedere delle foto di famiglia? >> Tiro un respiro di sollievo ma quando capisco appieno le parole di mia madre, sgrano gli occhi e inizio a negare.

<< No Elise... non serve vero? >> Peccato che io non abbia bisogno di una risposta, i suoi occhi che brillano pieni di entusiasmo, dicono già abbastanza. Che bello... verrò ridicolizzato un bel po’, ma nel vedere quegli occhi così pieni di vita, non posso non pensare che preferirei essere ridicolizzato a vita per vederli per sempre. Eppure nella nostra lunga conversazione di oggi, ho detto che non credo al “per sempre”... dicevo sul serio? Sto cambiando idea? Magari lo desidero ma non voglio crederci... per sempre. È un tempo molto lungo...

 

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Capitolo 8
*** Arrivare alla casa base. ***


Introduzione:
Eh sì, non sono stata mangiata viva dal mio toporagno con le orecchie a parabolica... ehm, sì... provo a riprendermi. Ciao a tutti! Oddio quanto tempo, sto bene grazie, no, non ho trovato fidanzato, no, non mi sono nemmeno sposata però sto bene xD dopo questo delirio, posso solo dirvi che non ho avuto un attimo libero e chi mi segue anche su Facebook lo sa. Oggi ho sfornato questo capitoletto, che sinceramente non penso sia male, scrivere i pensieri di Alex non mi è difficile, un po’ perché esce il peggio di me – il mio lato camionista – e un po’ perché ho una retta da seguire, ovviamente intendo che mi devo basare sulla storia vera e propria.
Spero che qualcuno ci sia, vi chiedo scusa per il ritardo ma oramai lo sapete, in un modo o nell’altro io torno, anche se non volete :)
Ciancio alle bande... buona lettura... anzi no xD (non picchiatemi!) vorrei solo dirvi che questo capitolo prende spunto dall’undici e il dodici di Overwhelms me – Travolgimi. Ora sparisco veramente :D
 
*Suvvia, pazientate ancora un secondino :) volevo solo dirvi grazie perché non mi avete messo fretta e per seguirmi anche in questa follia. Risponderò alle recensioni da ora in poi, grazie al nuovo metodo fornitaci dal sito. Sempre se qualcuno recensirà, ovvio xD buona lettura! (questa volta per davvero!)




       
   

     » Le piccole soddisfazioni, si

      assaporano meglio se sudate con fatica...







 
Titolo raccolta: Stravolgimi – Alex pov.
Sottotitolo: Arrivare alla casa base.
Rating: arancione.
 
 
Alex pov.
<< Alex, da dove arrivi? >> Mi chiede Fabio da lontano, seduto sulle panchine, non appena mi vede entrare nel cortile dei nostri palazzi.
<< Ho accompagnato Elise. >> Gli rispondo avvicinandomi. Non è solo, c’è anche Gigi, Francesco e altri... e questo mi fa capire che non potrò salire subito a casa. Ma forse è meglio così, non penso di essere pronto alle frecciatine o alle domande dirette e inquisitorie di mia madre. Se fosse arrivata poco prima, avrebbe trovato me e Elise a fare chissà che cosa ed è meglio non pensarci.
<< Elise di qua, Elise di là... ma ti sei dimenticato degli amici? >> Chiede Francesco mettendo il muso. Sorrido divertito e mi siedo accanto a lui, sul sedile della panchina.
<< Certo che no. Non vedi? Sono qui. >> Lui sbuffa alzando gli occhi e vedo Gigi scuotere il capo con un sorriso.
<< Lasciatelo stare, non vedete come gli brillano gli occhi? E non gliene frega niente di avere un occhio nero! >> Dice ridendo il mio migliore amico. Non mi offendo, so che è contento della mia situazione sentimentale.
<< Se non ti avessi visto fare a botte con Fabri, avrei detto che l’occhio nero te lo ha fatto Elise. >> Francesco ride della sua stessa battuta e io alzo un sopracciglio.
<< Va bene che quando vuole, Elise, è manesca... ma addirittura farmi un occhio nero sarebbe esagerato! >> Cazzo un conto e farsi tirare qualche lieve pugno per le cazzate che dico, un’altra è farmi malmenare solo per renderla contenta.
<< Parlando di cose serie, >> Ci interrompe Fabio, seduto sulla panchina di fronte a quella dove sediamo io e Fra. << Stasera suona un piccolo gruppo a San Mauro... che dite, andiamo? Poi magari ci andiamo a mangiare un bel paninozzo al Paninaro. >> Gigi scuote il capo e Francesco si passa una mano tra i capelli. Li guardo, noto che si scambiano anche un’occhiata complice.
<< No dai, uscite in gruppo? >> Chiedo ai due che sgranano gli occhi.
<< È un’uscita a quattro. >> Ribatte Gigi.
<< E da quando tu accetti le uscite a quattro? >> Chiedo confuso.
<< Beh... da quando il qui presente Francesco Bettega me lo ha chiesto. E comunque non è niente di serio. Non la conosco nemmeno quella con cui devo fare coppia. E poi non è un segreto, l’importante è che me la dia, e se invece non lo fa... amen. Non succede nulla. >>
<< Questa è una tua nuova teoria? >> Chiede Fabio con un sopracciglio alzato.
<< No! >> Urla Gigi con voce stridula... questo m’insospettisce e lo guardo in modo strano, ma lui evita il mio sguardo. << Ok, ora parlo chiaramente, va bene? >> Punta i suoi occhi nei miei e annuisco curioso di sentire la stronzata del momento.
<< Alex si è fidanzato, tu, Fabio, ti sei fidanzato... io e Fra... no. Non dico che muoio dalla voglia di avere una pivella che mi scodinzoli attorno ma... diciamo che devo guardarmi attorno. >> Penso di avere la mascella sull’asfalto.
<< Dici sul serio? >> Chiedo infine qualche minuto dopo. Nel frattempo non è volata una mosca.
<< Sì. Penso di sì. Sono un po’ invidioso, sento come parli di Elise e... mi piacerebbe provare tutto ciò per una ragazza. Però so che non se ne trovano tante così “perfette”. Elise sembra fatta apposta per te. Ti sopporta, e questo è già un punto a suo favore e poi... poi beh ti fa felice, quindi è perfetta. >>
<< E tu cerchi quella felicità? >> Chiedo cercando di non far caso all’effetto che hanno fatto le sue parole su di me. Mi fa estremamente piacere che il mio migliore amico adori già la mia ragazza pur non conoscendola; gli basta sapere che mi fa stare bene e questo mi fa capire quanto la nostra amicizia sia senza senso – perché alla fine siamo due minchioni che hanno fatto amicizia all’asilo litigandosi una macchinina – ma vera e solida.
<< Beh... non è che la cerco, spero sia lei a trovarmi... >> È sempre il solito, parla con il sorriso sulle labbra e alleggerisce il tono facendo scemare la serietà del momento non appena non te lo aspetti.
 
<< Fermo lì, signorino! >> M’immobilizzo, sono ancora con un piede fuori di casa e la mano sulla maniglia. Quasi non respiro e sgrano solo gli occhi quando mia madre mi si pianta di fronte con i capelli all’aria e vestita da casa con le mani sui fianchi. Temevo questo momento.
La porta della camera di Melissa, si apre e la testa di mia sorella spunta con un mega sorrisone sadico: vuole godersi la scena.
<< Mamma, posso entrare? Così non traumatizzi anche i vicini. >> Dico sorridendo. La mia cara e caritatevole mammina, mi permette di andare anche in salotto, ma una volta seduto sulla sedia del tavolo, non mi permette più di muovermi. Ovviamente Melissa, adesso, ha deciso di godersi il tutto appoggiata al telaio della porta. Piccola stronzetta.
<< Che cosa stavate facendo, tu ed Elise, in camera tua, chiusi dentro, prima che io arrivassi? >> Domanda semplice, non devo nemmeno mentire.
<< Abbiamo fumato un paio di sigarette, ascoltato musica, parlato, ballato... cos’avremmo dovuto fare? >> Mi ha chiesto che cosa abbiamo fatto in camera, non sotto la doccia.
<< Mi stai prendendo in giro? >> È stupita, e non mi crede.
<< No. >> Rispondo seriamente non distogliendo lo sguardo dai suoi occhi verdi che tentennano sul credermi o meno.
<< Pensavo... beh sì... ecco... >> Aggrotto la fronte e trattengo un sorriso. Ecco che la pantera che è in lei è andata a cuccia.
<< Che cosa pensavi, mamma? >> Chiedo da vero stronzo fingendomi ingenuo... come se non sapessi che cosa pensasse.
<< Non me lo far dire Alex! Lo sai benissimo quello che intendevo. >> Non resistendo, scoppio a ridere e mia madre mi da uno scappellotto arrossendo. << Ma guarda te se è normale che io ti faccia queste domande! >>
<< Guarda che hai deciso tutto tu. Hai solo da essere meno curiosa. >> La prendo in giro e lei mi guarda male ma infine si fa seria.
<< Quando è arrivata, sembrava un po’... agitata... va tutto bene? >> Annuisco.
<< Sì... il padre ha perso il lavoro e lei, non vuole credere che è di nuovo a casa. >> Sospira dispiaciuta e mi afferra la mano che avevo sul tavolo.
<< Mi spiace. Che lavoro fa il padre? >>
<< Il muratore, ma da quello che ho capito, è un tuttofare. Nel finesettimana sale con la moglie su ad Asti e fa il cameriere. >> Annuisce nuovamente.
<< E se... m’informassi? Magari trovo qualcosa... >> Sento il mio stomaco stringersi e le sorrido grato.
<< Non so come potrebbero prenderla. >>
<< Beh non c’è bisogno che lo sappiano. >> Mi dice enigmatica per poi lasciarmi lì, al tavolo, con uno sguardo perso nel vuoto e con mia sorella che si lamenta con nostra madre per non avermi sgridato per bene.
 
<< Pensi che io stia sbagliando? >> Mi chiede Fabio quando entriamo in macchina, la sera, per andare a San Mauro. Non parto subito, mi volto verso di lui lasciando il motore acceso e guardandolo come se fosse un ufo.
<< A che cosa ti riferisci? >>
<< Principalmente a Sandra. >>
<< Sì, sei un cazzone. >> Mi metto in carreggiata senza più guardarlo.
<< Ehi scemo pagliaccio! Modera le parole! >>
<< Sei tu che dovresti farlo. >> Dico fermando l’auto a un semaforo rosso. << Non l’hai tradita, eppure le fai pensare di sì. Sei geloso ma comunque non fai di tutto per vederla più spesso – e il non avere la macchina non significa che non puoi trovare un modo per arrivare da lei... e cosa ancora più grave, non trovi un modo per chiarire le vostre divergenze. >> Finito di parlare sospiro e parto non appena il semaforo diventa verde.
<< Ci provo ogni volta a... a non litigare ma abbiamo due caratteri troppo simili. Siamo troppo orgogliosi e per di più se uno dice “no”, all’altro piace dire “sì”. Non lo facciamo apposta, ci viene naturale. >> È piuttosto combattuto nel dirmi queste cose, però almeno parla, dice le cose che pensa.
<< Però continui a intestardirti con lei, perché? >> Chiedo curioso.
<< Perché nonostante tutto... lei mi sconvolge. Mi manca. Mi fa incazzare ma è sempre lei. >>
<< Mi sa che non sono l’unico a essere fottuto. >> Scoppia a ridere e mi da ragione.
 
<< Chiamala. >> Mi dice per trentesima volta.
<< No dai, magari sta facendo altro. >>
<< Chiamala. >> Dice nuovamente. Quindi siamo a trentuno.
<< Magari non le va di venire. >>
<< Chiamala. >> Trentadue.
<< Siamo... siamo noi, solo noi due... magari si sentirà di troppo. >> Sbuffa e mi guarda trucemente. Ci siamo fermati in una piazzola a mangiare un trancio di pizza e per tutto il tempo Fabio mi ha detto di chiamare Elise e chiederle di aggregarsi a noi ma... ho trovato giustificazioni su giustificazioni.
<< Hai anche altre scuse? Perché ho quasi finito la pizza. >> Sorrido e afferro il telefono, ma prima che io riesca a schiacciare il verde, mi ferma il polso.
<< Fallo solo se vuoi, non voglio obbligarti. >>
<< Non l’ho chiamata subito per non farti sentire di troppo. >> Non può pensare il contrario! Se fosse per me, rapirei Elise e la nasconderei chissà dove solo per averla sempre con me! Mmmh, questo forse è un pensiero da psicopatico.
Fabio non mi risponde, almeno non a parole, muove la mano come per scacciare una mosca e mi fa capire che per lui non è un problema, gli sorrido e mi alzo andando in macchina, ovviamente seguito da lui. Metto solo in moto, ma non parto, nel frattempo, mentre aspetto che Elise risponda, Fabio cerca una canzone che gli aggrada in radio.
<< Pronto? >> Sorrido non appena sento la sua voce e il mio cuore perde un battito. Traditore! La voce di Elise è piuttosto seria, tranquilla... almeno così pare.
<< Ehi piccola. >> Mormoro per poi beccarmi un’occhiata divertita da Fabio.
<< Ciao. >> Monosillabi. Non è che successo qualcosa? Il mio sorriso svanisce.
<< Mmmh, è successo qualcosa? >> Decido di chiederglielo per stare sereno.
<< No, affatto. Perché? >> Tiro un respiro di sollievo, capendo il perché del suo “strano” comportamento.
<< Ah. Allora non sei sola. >>
<< Già. Dove sei? C’è rumore. >>
<< In macchina. Sono con Fabio. Stiamo andando a San Mauro a vedere una specie di concertino. E poi Paninaro. Ho accettato solo per quello. >> Ride divertita, e mi strappa un sorriso.
<< E non sia mai che si rifiuti un panino! >> Ridacchio.
<< Certo, puoi dirlo forte! Vuoi venire? >> Non risponde subito e quando parla, tutta l’ironia e il divertimento, sono spariti.
<< Ehm... no, cioè sì ma... ma non posso. >> La sento muoversi e parlo solo quando sento una porta chiudersi, presumo sia quella della sua camera.
<< Perché? Non dai mica fastidio. Siamo solo io e Fabio. >>
<< Lo so. Cioè no, non lo sapevo ma no. Non posso, davvero. Mary mi ha già fatto troppe domande e ho dovuto dire che ero da Sandra oggi pomeriggio. Sono stufa di raccontare bugie. Mio padre sospetta qualcosa, mia madre vorrebbe sapere almeno il tuo nome... io, io vorrei venire ma penso che una serata tra ragazzi – anche se poi c’è solo Fabio – possa farti bene. >> Ha parlato velocemente, si è incespicata un paio di volte ma si capisce che ha deciso. Ma devo ammettere che l’intrusione continua di questa cugina, come delle altre, m’infastidisce. Non hanno una loro vita? Devono per forza dire qualcosa riguardo alle scelte di Elise?
<< Lo sai che per me non è un problema se vuoi dirlo. Per me puoi dirlo anche a tutto il mondo. Ricordi? Io ti reputo la mia fidanzata; è solo il tuo cervellino che deve capire come mi considera. >> Ho il cuore che batte a mille e non solo perché sono in ansia per una sua risposta, ma anche perché sono stupito di aver detto queste cose, così, senza pensare. Però sono sincere.
<< Alex. >> Non era un rimprovero, non era un gemito... ha solo mormorato il mio nome.
<< Elise. >> Stessa cosa. Sorrido divertito.
<< Vediamo che succede, ok? Non ti prometto niente, tu divertiti e salutami lo smidollato. >> Ridacchio ma non nego che speravo mi desse una risposta diversa. Ma non posso pretendere che le mie parole le abbiano dato la spinta che le serve. L’unica cosa, che in questo momento le serve, penso sia solo pazienza. Tempo.
<< Ok. Un bacione tesoro. Ti voglio bene. >> Penso sia la prima volta che lo dico, ma come sempre sono sincero.
<< Tanto, anch’io. >> Attacco con un sorriso sulle labbra e mi volto verso Fabio che è divertito.
<< Ok. Serata tra ragazzi! >>
 
<< E con questi, hai i soldi di tutti. E ti ripeto, i tuoi e quelli di Elise non li vogliamo. >>
<< Sei sicuro Marco? >> Il mio amico annuisce e io sorrido.
<< Diciamo che siete i padroni di casa e non c’è bisogno che sborsiate, i soldi che abbiamo messo noi altri, bastano e avanzano pure. >> Annuisco sollevato, soprattutto perché non devo chiedere nulla a Elise, anche se... è probabile che avrei messo io i soldi al posto suo, senza dirle niente, almeno non subito.
<< Maaaa... Elise non ha un’amica da portare? >> Chiede Gigi, dandomi la sua parte per il soggiorno in montagna. Sorrido con lui e scrollo le spalle.
<< Non ne ho idea, e comunque non glielo chiederò. Vuoi scopare, portati una bambola gonfiabile. >> Scoppia a ridere.
<< Penso che lo farò! >> Alzo gli occhi al cielo.
<< Allora... >> Dico, facendo finta che Gigi non abbia parlato. << Facciamo un resoconto, quanti siamo? >> Chiedo guardando Marco e Fabio.
<< Sette. Se non sbaglio. >> Annuisco alle parole di Fabio.
<< Non mi piace essere la pecora nera. >> Alziamo tutti gli occhi al cielo alle parole di Gigi.
<< Gi, non vedrò Elise fino a domani... per piacere, non farmi impazzire, ok? >> Lo scemo mi sorride.
<< Io non ti prometto niente. Ancora non ha detto nulla ai suoi? >>
<< Già. >> Dico sedendomi accanto a lui.
<< E la cosa ti turba. >> Dice ovvio.
<< No. Cioè, non lo so. Sua madre sa che esisto, forse non sa il mio nome... suo padre, beh da come me ne parla è meglio che non lo sappia perché se no mi castra e io... io vorrei che lo sapessero ma penso che questo poi porti al conoscerli e una vocina nella mia testa mi dice che è troppo presto. >>
<< Non penso che tu debba dare retta a quella vocina. >> Dice Fabio; lo guardo incuriosito e lui sorride divertito. << Dovresti dare retta al cuore. >>
<< Oh. Mio. Dio. Ma queste sono frasi da checche! Fabio riprenditi! Torna con noi, qui, sulla Terra! >> Scoppio a ridere alle parole di Gigi che sembra disperato ma Fabio lo guarda dall’alto il basso.
<< Non dire stronzate, scemo. >> Rido ancora di più dopo che Fabio pronuncia l’ultima parola con una voce piccola e stridula. Ho degli amici fuori di testa, ma guai che me li tocca!
 
Finalmente è mercoledì, era da lunedì che non ci vedevamo e la signorina è entrata in macchina velocemente dicendo di non guardare fuori dal finestrino, sui balconi, perché mi sarei trovata suo padre.
<< Aspetta, aspetta... quindi... tuo padre sa anche il mio cognome? >> Ride divertita mentre io mi cago letteralmente addosso. Ok, adesso i suoi sanno che esisto e soprattutto che siamo fidanzati ma... posso permettermi di avere un po’ di paura? Almeno di suo padre!
<< Beh sì. Ora è più tranquillo. Pensa che mi ha persino fatto una specie di ramanzina in cui non mi devo scordare che sono una brava ragazza, di non fare pazzie e di farmi sempre trattare bene. Nel caso non accadesse, di avvisare lui o di ammazzarti di botte. >> Wow, io non gli dirò di certo che alcune pazzie le ha fatte, soprattutto col sottoscritto.
<< Mmmh... mi sa che mi sono messo in un bel guaio. >> Mi colpisce alla spalla e mi strappa un sorriso, poiché mi aspettavo una reazione simile. << Hai ragione, è meglio che io finisca di parlare: mi sa che mi sono messo in un bel guaio da cui non voglio scappare. >> Sorride divertita e appoggia la testa sulla sua spalla mentre l’auto continua ad avanzare sulla tangenziale. Inspiro il suo profumo e mi dico che andrà tutto bene, perché voglio stare con lei e perché non può succedere niente di brutto al Lunapark!

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Capitolo 9
*** C'è mai fine al peggio? ***


Introduzione: 
No, stento a crederci ma... sono qui! Il capitolo l’ho finito ieri sera, e sinceramente è più lungo del solito, spero non vi dispiaccia e che soprattutto vi piaccia. Non voglio prendermi in chiacchiere. Più che altro perché non aggiorno da più di un mese ma chi mi sente tramite facebook, sa che ci sono stati parecchi contrattempi ma non voglio giustificarmi, sono qui e penso che l’importante sia questo, no?
Bene, questo capitolo parla della prima parte del weekend in montagna – quindi troveremo Silvia, lo so, l’adorate quasi quanto me.
 
Questa one shot prende sputno di quello che accade nel capitolo 14 di “Overwhelms me – Travolgimi”. Ora... vi lascio leggere ;) buona lettura.

Ehm, no, scusatemi... non so se possa interessarvi o se lo sappiate già ma molti di voi si sono appassionati alla coppia Gigi/Alessia (che sotto pov Alex non esiste ancora) ma... beh io ho creato due one shot su questa nuova coppietta, le trovate nella mia pagina autore ma volendo, basta cliccare sui titoli che ora vi metto: The hope e La vertigine non è paura di cadere ma voglia di volare. Spero passiate e che vi piacciano :) ora... ho veramente detto tutto! ^^




   » Per capire veramente quanto tieni a una persona, litigaci... se ci stai male e ti penti delle parole dette, vuol dire che ci tieni più di quanto credi...














Titolo raccolta: Stravolgimi – Alex pov.
Sottotitolo: C’è mai fine al peggio?
Rating: arancione.
 
 
Alex pov.
<< Scusa ma non dovresti essere a scuola invece di rompere l’anima a me? Sai, potresti non averlo notato, ma sto lavorando. >> Esclamo un po’ incazzato a causa del problema dell’auto che ho sottomano e poi per le troppe domande di Gigi.

<< Sono curioso di natura, non posso farci niente e se proprio vuoi saperlo, avevo lezione solo questa mattina... quindi no, non ho niente di meglio da fare che romperti l’anima e guardarti mentre fingi di lavorare. Sì, fingi. >> Lo guardo male e lui mi sorride angelicamente. È un emerito stronzo quando fa così.
<< Hai capito qual è il problema? >> Mi chiede mio zio affiancandomi.
<< Penso sia la centralina. >> Lo intravedo annuire.
<< Su dai, per oggi basta. Vai a fare i bagagli e divertitevi in montagna. >> Mi alzo guardando zio Mario con un enorme punto interrogativo in fronte e lui mi sorride. << Non mi guardare così, sono le cinque... sono il capo e ti dico di andare a casa. >> Sorrido e vado a cambiarmi, lasciando Gigi che rimprovera mio zio per favoritismo di parentela. È tutto scemo.
 
<< Pensi di riuscire a sopportarlo a Fabrizio? >> Sbadiglio appoggiando il capo al poggiatesta.
<< Spero di sì. Più che altro perché non credo che in casa mia si metterà a provarci con la mia ragazza, no? >>
<< Teoricamente non avrebbe dovuto proprio provarci. >> Sospiro.
<< Sì è vero. >>
<< Si sta vedendo con Silvia. >> Aggrotto la fronte e mi volto verso Gigi.
<< Con chi? >> Chiedo tranquillo, cercando quasi di non scoppiare a ridere.
<< Oh sì, con Silvia, la tua ex. >> Non mi sta guardando da quando ha introdotto quest’argomento, non ha più alzato lo sguardo.
<< Da quanto lo sai? >> Chiedo più per curiosità che per altro.
<< Una settimana tutta. >> Annuisco.
<< Beh spero che si sopportino. Che devo dire? >>
<< Non ti da fastidio? >> Mi chiede confuso, finalmente guardandomi.
<< Sto con Elise. Voglio stare con Elise. No, non penso a Silvia già da quando stavo ancora con lei. Non avrebbe senso innervosirmi per dare credito a Fabrizio. Sì, te lo dico prima che me lo chiedi, è una cosa fatta a posta, sappiamo tutti e due che Fabrizio sta facendo di tutto per farmi innervosire e spaccargli la faccia e sappiamo perfettamente che Silvia ama stare al centro dell’attenzione e che gli rode ancora tuttora che io l’abbia lasciata. >>
<< Già, è vero. Sono contento che l’hai presa bene, non sapevo come dirtelo. >> Scoppio a ridere.
<< Ti preoccupi troppo, sto bene, veramente bene. A proposito, fammi chiamare la fonte del mio benessere. >> A scoppiare a ridere, ora, è lui.
<< Fammi uscire da quest’auto, prima che venga invasa da cuoricini svolazzanti che mi faranno solamente salire il vomito. >> Scuoto il capo sorridendo.
<< Sei l’esagerazione fatta a persona. >> Non mi risponde, mi saluta solamente ed esce dall’auto mentre avvio la chiamata.
< Pronto? >> Mi viene automatica alzare un sopracciglio, il sorriso sparisce dalle mie labbra, c’è qualcosa che non va... Elise sembra... arrabbiata?
<< Wow, che accoglienza. Tutto bene? >> Cerco di sdrammatizzare e soprattutto capirci qualcosa.
<< Sì, certo. Dove sei? >> Perché il “sì, certo” sembrava quasi ironico?
<< Si anch’io sto bene, grazie. >> Aspetto che rida della mia stupida battuta, oppure che mi dica che sono scemo, magari accompagnato con il suo stupendo sorriso... ma niente.
<< Non stai guidando, vero? >> A strapparmi un sorriso è lei, perché adoro il fatto che si preoccupi per me, sembra quasi abbracciarmi e tenermi al caldo questa sua premura. E mi scordo quasi di averle posto una domanda.
<< No. Mi trovo sotto casa mia. Non vedo l’ora di farmi una doccia. Tu dove sei? Mi sembri strana. >> Oso essere sincero, diretto. Voglio davvero capire che cos’ha.
<< Sono da Sandra. >> Noto appena di aver stretto gli occhi; ha risposto solo alla domanda diretta. Non è da lei.
<< E sei anche di molte parole, a quanto pare. >> Mi rimprovero subito per non essermi trattenuto, se è di cattivo umore, io gliel’ho peggiorato sicuramente con questa schiettezza.
<< C’è dell’altro? >> La sua domanda, posta con tono freddo e distaccato, mi ferisce e per un secondo mi si mozza il respiro.
<< Sì. Perché sei incazzata? >> Mi sto innervosendo, e penso che la cosa sia più che chiara.
<< Non sono incazzata. >> Mormora facendomi alzare un sopracciglio e schioccare la lingua senza volerlo.
<< Certo, anch’io non sono stanco e sudato dopo un giorno di lavoro. >> Abbasso lo sguardo sul volante e notando la mia mano, che stringe fin troppo forte il volante, allento la presa. Non riesco nemmeno a sentire il “dolore” fisico, assurdo.
<< Alex, c’è dell’altro? >> La sua domanda è la goccia che fa traboccare il vaso. È come se avessi ricevuto un pugno nello stomaco.
<< No. Scusa il disturbo, ciao. >>
 
<< Qui qualcuno è nervoso. >>
<< Da che cosa lo capisci Melissa? >> Mia sorella fa un passo indietro, spaventata dalla mia reazione alle sue parole, nemmeno mi avesse detto chissà cosa. Sono appena uscito dalla doccia e purtroppo sono ancora più nervoso. Non mi è piaciuta la conversazione avuta con Elise. Per niente. E ora... non riesco a calmarmi e me la prendo con chi non c’entra niente.
<< Ehi, ti vuoi calmare? Non mi sembra di averti detto chissà cosa... >> Mi passo una mano sul viso, scompigliandomi i capelli bagnati.
<< Hai ragione scusami. >> Mormoro, per poi sospirare. << Solo una persona riesce a farmi innervosire così tanto. >> Melissa sgrana gli occhi.
<< Papà? Come diavolo... >> S’interrompe quando alzo gli occhi al cielo.
<< Ok, magari le persone sono due... >> Ammetto nuovamente irritato. Mia sorella ci pensa un attimo.
<< Quindi stai parlando di Elise? >> Mi chiede stupita e quasi sconvolta, come se la cosa non avesse senso. Annuisco, non riesco a parlare, ma solo perché vedo qualcosa – o meglio qualcuno – che non mi piace.
<< Che ci fai qui? >>
<< Anch’io sono contento di vederti figliolo... bell’abbigliamento. Comunque ti ho portato le chiavi dello Chalet. >> Dice ironico, il mio paparino, riferendosi al mio... abbigliamento composto solo dall’accappatoio.
<< Beh sono a casa mia... penso di poter andare in giro come voglio. >> Melissa sospira abbassando lo sguardo, vorrebbe – così come mia madre – che io andassi più d’accordo con l’uomo che in un certo senso mi ha dato la vita... ma le delusioni sono state troppe... e riesco a malapena a guardarlo.
<< Tecnicamente questa è anche casa mia. >> Dice incrociando le braccia al petto, ancora avvolte da un completo elegante di sartoria.
<< Ah sì? Non mi sembra che da tre anni a questa parte tu possa definirla tale. E non solo perché non ci abiti più, ma anche perché non hai più dato nessun tipo di aiuto. Quindi no, non è casa tua. >>
<< Sbaglio o è più nervoso del solito? >> Chiede quasi divertito a Melissa. Mia madre ci raggiunge e mi guarda con rimprovero, ma sinceramente in questo momento non riesco a preoccuparmi di ciò.
<< Vorrei andare a vestirmi, ho delle cose da fare. >>
<< Non ceni a casa? >> Abbasso lo sguardo e mi prendo qualche secondo per rispondere a mia madre.
<< Penso di sì. >>
<< Ma hai litigato con Elise? >> Questa volta è mia sorella a chiedere e soprattutto lo fa in modo preoccupato.
<< No, cioè non proprio. Non so nemmeno che cosa sia successo, ho intenzione di andarlo a sapere... se mi fate andare a vestire! >> Gesticolo, facendo capire quanta poca voglia io abbia di parlarne. Nessuno fiata, quindi mi vado a chiudere in camera.
 
Sono da circa cinque minuti sotto il suo portone. Non riesco a suonare. Voglio, davvero ma... non ci riesco. Non ho voglia di litigare e soprattutto sono piuttosto arrabbiato, tutta colpa delle parole che mi ha rivolto mio padre poco prima che uscissi di casa “non ne vale la pena, non mangiarti il fegato per una così”, mi chiedo lui che cosa ne sappia di sentimenti, non dico di amare Elise, non so cosa significhi amare, ma a lei ci tengo. Voglio viverla a trecentosessanta gradi ma a volte... lei me lo rende impossibile. Ed è per tutto ciò che non riesco a suonare, ma devo farlo perciò, irrigidendomi, suono e impongo alla mia testa e al mio corpo di non scappare e di non pensare.
<< Chi è? >> Quasi sobbalzo quando proprio Elise mi risponde, ma non lo fa con calma, curiosità... no, con rabbia e questo mi fa ricordare quanto mi abbia infastidito non ricevere risposte da lei oggi pomeriggio e soprattutto quanto non mi piaccia questo suo nervosismo nei miei riguardi.
<< Vedo che ancora non ti sei calmata. Puoi scendere? >> Glielo chiedo, non le impongo nulla, penso che questo complicherebbe solo le cose. Credo di averla iniziata a capire, no?
<< Sì. Scendo. >>Ha risposto in modo un po’ più calmo e questo in un certo senso mi fa piacere ma... mi fa automaticamente mettere sull’attenti. Imponendomi calma e disinvoltura, mi accosto a una macchina e l’aspetto, sperando non scoppi la terza guerra mondiale.
Appena appare, praticamente con indosso una tuta, non riesco a non chiedermi “perché diavolo bisogna litigare e quindi sprecare tempo”... sì, mi piace anche con una semplice tuta. Assurdo.
<< Hai intenzione di spiegarti o... devo tirare a indovinare? >> Parlo così acidamente solo perché sono arrabbiato e perché spero che provocandola mi dia risposte... ma ovviamente lei deve differenziarsi da chiunque io conosca.
<< Prova, magari sarai fortunato. >> Abbasso lo sguardo sull’asfalto e sospiro. Le cose non stanno andando bene. Mi metto dritto e mi allontano dall’auto.
<< Elise, dico sul serio, che diavolo ti è preso? >> È come se mi avesse ipnotizzato, non riesco a distogliere lo sguardo e vedo determinazione nei suoi occhi.
<< Non si tratta di una cavolata, se è quello che pensi. >> Ha parlato velocemente.
<< Io non so che cosa pensare! Perché non me lo dici, così magari decido io se è una cavolata o no? >> L’irritazione è palese, ma non è sbraitando che riuscirò a capirci qualcosa.
<< Domani dovremo partire, giusto? >> Alzo un sopracciglio ma annuisco. È il “dovremo” che non mi piace, come se non fosse già sicuro. << E dove andiamo? >> Sospiro.
<< A Limoni. Un’ora e mezza da qui. Quale sarebbe il problema? Le sapevi già queste cose. >>
<< Dove alloggeremo? >>
<< In uno chalet. >> Sbotto esasperato. Perché ha preso le cose alla lontana? Qual è il punto?
<< E chi è che ci ospita? >> Mi viene spontaneo sgranare gli occhi, ora ho capito.
<< E’ questo il problema? Il non averti detto che l’unica cosa di buono che ha fatto mio padre è aver lasciato a noi figli lo chalet in montagna? >> Chiedo, cercando di dare un senso ai miei pensieri, e soprattutto cercando di non iniziare a inveire contro me stesso per non aver detto le cose chiare fin da subito. Avrei potuto farlo, è vero, ma sapevo che si sarebbe sentita in dovere di dire o fare qualcosa e io non volevo ma non avevo messo in conto che qualcuno – Sandra – potesse dirglielo.
<< Non hai capito. >> Ovvio, capisce tutto lei! Sbuffo.
<< E non capirò mai se non ti spieghi! >> No Alex, calma, imponiti calma.
<< Non alzare la voce. Siamo in mezzo alla strada e mi urti i nervi quando gridi. >> Sospiro e non solo per calmarmi, ma anche perché l’ho spaventata... si è ritratta.
<< Forse sono tardo, o semplicemente non vedo l’ovvio, ma con questa scenata, cosa vuoi dire? Che domani non vieni? >> Sto cercando di dosare le parole ma non mi è semplice, perché ora, oltre al nervosismo accumulato, c’è anche il timore di un suo “no, non ci sarò”.
<< Non mi vuoi? >> La sua voce trema e a me viene automatico addolcirmi, sorridere e avvicinarmi a lei.
<< Sì che ti voglio con me. Ma devi volerlo. >> Si capisce che la voglio in tutti i sensi?
<< Io lo voglio. >> E lei, a che cosa si riferisce? Parla come me in senso generale o solo del weekend?
<< Ok. >> Allontano le mani dalle sue braccia. << Ho capito che non vuoi dirmelo, hai detto che non è una cavolata ma se dovesse trattarsi dello chalet... >> Mi interrompe scuotendo il capo.
<< Alex, ho detto che non è una cavolata. >> Annuisco e la guardo seriamente.
<< E non vuoi dirmelo. >> Non è una domanda. E purtroppo mi è costato parecchio fare questa affermazione.
<< Non è che non voglio dirtelo, ma so che prima devi sbollire. >> Rido nervosamente.
<< Sai che ti dico Elise? >> Sono al limite. << Domani alle cinque sarò qui, fatti trovare pronta e lascia le paranoie a casa tua, perché voglio divertirmi insieme a te e ai miei amici questo weekend. >> Imponendomi di nuovo calma, mi avvicino e le poso un semplice bacio sulla fronte. << Ciao. >> Non dico e non faccio altro, mi giro e me ne vado... perché se fossi rimasto lì, avrei solo urlato e cercato di capire cose che prima o poi, spero mi spieghi lei di sua volontà.
 
**
Sapevo che non sarebbe andato tutto bene, il viaggio ha fatto pena, non abbiamo parlato e per di più quando siamo passati a prendere Fabio e Sandra, mi è arrivato un messaggio di Gigi dicendomi che con Fabrizio c’era anche Silvia. La cosa mi ha innervosito, già le cose andavano male tra me ed Elise, ci mancava solo Fabrizio che si mettesse in mezzo, o che lo facesse Silvia. Infatti Elise non l’ha presa bene, l’unica cosa buona della litigata avuta poco fa qui, in camera da letto, è che almeno anche lei – Elise – mi considera il suo fidanzato, è gelosa e ha rimarcato il suo territorio di fronte a Silvia, e poi... beh mi sono sfogato, e come al solito ho esagerato ma quando sono arrabbiato non dico quello che penso, parlo per ferire e purtroppo questa volta ho fatto male proprio alla persona a cui non vorrei mai farne.
<< Elise odio litigare con te. Queste non sono cose serie, ti ho detto delle cose pesanti e ti chiedo scusa. >> L’allontano dal mio abbraccio per guardarla meglio ma poiché sfugge al mio sguardo, mi accovaccio per guardarla meglio e le sfioro il viso. << Anche se tu fossi una bambina, sei la mia bambina, ok? E non voglio che tu vada via, e non lo vogliono nemmeno gli altri! Non sono stato lì a spiegare i tuoi problemi, ho semplicemente chiesto se gli andava di passare con noi un weekend in montagna e hanno accettato tutti, soprattutto Luigi perché voleva conoscerti. E mi spiace di questa improvvisata di Silvia, ma credimi, non m’interessa. Non più. >> E sono sicuro, su tutto. Rivedere Silvia non mi ha fatto nessuno effetto, anzi... mi sono quasi spaventato quando mi è saltata addosso, ma solo perché non sapevo come avrebbe potuto reagire Elise.
<< Avevi bisogno di sfogarti. >> Ridacchio nervosamente per poi annuire.
<< Effettivamente sì. Ti chiedo ancora scusa. >>
<< Quelle cose le pensi veramente? >>
<< Quali? >>
<< Che sono una bambina, che cerco scusanti, che non ti capisco... >>
<< No, non del tutto. Non hai mai avuto una relazione e dopo più di un mese questa è la seconda litigata che facciamo. E abbiamo risolto praticamente subito, direi che te la cavi bene e comunque... non voglio rinunciare a te. Ti assicuro che mi farò perdonare per quello che ti ho detto. >>
<< Già il fatto che tu ti sia reso conto di aver esagerato, è un passo avanti. Ma non farlo più, mi hanno ferito le tue parole. >> Annuisco e non posso evitarmi di stringerla di più a me. Perché mi spiace terribilmente di averle fatto male. Quando l’ho vista con le lacrime agli occhi, a inveirmi contro – soprattutto dopo che le ho buttato il telefono sul letto per impedirle di chiamare un taxi per andarsene, ho veramente capito che avevo dato il peggio di me.
<< Sì, te lo prometto. >> Alza il capo dal mio petto e mi guarda attentamente con un minuscolo sorriso che mi fa trovare la mia audacia. << Pensi che un piccolo bacio io possa... permettermelo? >> Si finge pensierosa e aumenta la stretta attorno al mio busto.
<< Piccolo piccolo. >> Ridendo annuisco e faccio sfiorare le nostre labbra.
<< Mmmh, quanto mi sei mancata. >> E non mento, e per farglielo capire la riprendo a baciare, ma questa volta come si deve.
 
<< Non eri mai stata in montagna? >> Sento Marco porgere questa domanda a Elise mentre l’aiuta a rimettere a posto un vecchio quadro di famiglia. Abbiamo deciso di ordinare un po’, almeno per non vivere con gli acari attaccati addosso e noto con piacere che sia Marco che Gigi sono curiosi di conoscere meglio Elise, infatti le gravitano attorno come se fosse un’ape regina e la cosa non mi turba, non solo perché so che Marco è innamorato pazzo della sua Elena – che mi ha fatto i complimenti per il bell’esemplare di ragazza – e Gigi... beh è Gigi. Se non mi fidassi di lui sarei da ricovero!
<< Quello è un sorriso ebete? >> È Fabrizio a riportarmi con i piedi per terra e con gli occhi su di lui invece che sulla mia ragazza. Il suo tono non era divertito, né tantomeno cordiale.
<< Che cosa vuoi? >>
<< Niente. Che cosa potrei volere? >
<< Bella domanda. Mi chiedo come mai tu abbia deciso di venire qui in effetti... >>
<< A parlarti? >> Mi chiede divertito.
<< No. Qua in montagna. >>
<< Per stare con gli amici. >> Risponde con un sorrisone, scrollando le spalle.
<< Non credo... se no non ti saresti portata Silvia. >>
<< Ti da tanto fastidio che sia qua? >> Aggrotto la fronte.
<< No, mi è indifferente. È solo che non voglio rovinare il weekend a Elise. >>
<< Da quando pensi prima a lei che a te? >> Ora sembra stupito e un po’ lo sono anch’io; perché tornando a guardarla, mi rendo conto che è da quando la conosco che metto il suo bene prima del mio... ma non me ne pento e Fabrizio non merita una risposta.
 
<< Che te ne pare di Gigi? >> Le chiedo quando rientriamo in camera dopo aver passato il resto del pomeriggio a mettere un po’ a posto lo chalet con gli altri. Marco e Gigi hanno preso subito in simpatia Elise e la cosa mi fa enormemente piacere.
<< È simpatico. È un gran bel tipo. >> Mi dice divertita guardandomi di sottecchi mentre si toglie le scarpe.
< Un gran bel tipo? >> Chiedo stranito sedendomi sul letto. Lei annuisce ampliando il suo sorriso e guardandomi apertamente, con le braccia incrociate sul petto. << Nel senso che è un bel ragazzo? >> Lei ridacchia e mi si avvicina saltellando per poi sedersi sulle mie gambe e portando le sue braccia dietro il mio collo.
<< Già, nel senso che è un bel ragazzo... MA... >> Aggiunge fermandomi poiché stavo già per aprire bocca. << Non è niente confronto a te. Preferisco di gran lunga i ragazzi con i capelli scuri, anzi no... preferisco di gran lunga te, punto. >> La stretta che stava soffocando il mio stomaco scompare e io torno a sorridere. Senza farmi rispondere, si alza e si avvicina alla porta del bagno.
<< Mi faccio una doccia e poi scendo a cucinare, ok? >> La osservo mentre si appoggia allo stipite della porta e annuisco ancora con le sue parole impresse nella mente “preferisco di gran lunga te, punto”.
<< Non hai bisogno di compagnia? Magari potrei lavarti la schiena. >> Non posso soffermarmi sul mio cuore che batte a mille, non posso farle capire quanto mi abbia fatto piacere sentirmi dire quelle parole; le sorrido maliziosamente e lei alza gli occhi al cielo. Sapevo che la sua risposta sarebbe stata no.
<< No grazie, devo fare in fretta, e so che non ci metteremmo poco se tu entrassi in bagno con me. >>
<< Modestamente. >> Alza nuovamente gli occhi al cielo ma questa volta ride anche.
<< Grazie per metterti tu ai fornelli. Almeno qualcuno aiuta Elena. Sandra è impedita a cucinare e da quello che ricordo, anche Silvia. >>
<< Non è un problema, al massimo avvelenerò lei. >> Non riesco a non ridere – poiché è semplice capire che la lei in questione è Silvia – e lei – Elise – facendomi l’occhiolino, si chiude in bagno.
 
Il telefono di Elise sta suonando. È sul letto, accanto me... e suona.
Sul display c’è scritto che è sua madre ma io non so se rispondere. Se non lo faccio, sicuramente la madre si preoccuperà, se invece lo faccio... Elise come minimo mi spella vivo. Al quarto o al quinto squillo, decido di rispondere, a Elise posso anche affrontarla ma la madre sicuramente si preoccuperebbe per nulla se nessuno le risponde.
<< Pronto? >>
<< E-Elise? Non mi pare che mia figlia abbia tutt’un tratto questo tono di voce? >> Non posso impedire al mio volto di fare una smorfia e a una mia mano di passare tra i miei capelli: sono in imbarazzo.
<< In effetti sua figlia non ha questa voce. >> Wow, che acume che ho.
<< Bene... sono contenta che non abbia deciso di fare qualche strana operazione per diventare uomo. Sei Alex? >> La sua ultima domanda mi fa quasi sobbalzare il cuore in gola.
<< Sì signora, sono Alex, è un piacere conoscerla e... beh posso benissimo spiegarle perché non ha risposto Elise al telefono. >>
<< Per favore dimmi che sta bene. >> Il tono da divertito è passato a preoccupato.
<< Sìsì sta benissimo, è solo sotto la doccia. Non volevo che si preoccupasse per nulla e quindi ho risposto io. >>
<< Oh che carino che sei stato. Lei sa che rispondi al suo telefono? >> È tornata a essere divertita... e ne sono contento ma la domanda che mi ha fatto... beh...
<< Ehm... veramente è la prima volta che capita. >>
<< Bene, spero solo non ti uccida. >> Scoppio a ridere, è strano che la madre della mia fidanzata speri le mie stesse cose! La porta del bagno si apre, e questo mi fa interiormente tirare un respiro di sollievo.
<< E’ appena uscita dal bagno.>>
<< Oh bene, divertitevi e... Alex? È stato un piacere conoscerti. >> Sorrido mentre osservo Elise avvicinarsi a me con passo tranquillo. È ancora bagnata e ovviamente mezza nuda. Stupenda.
<< Certo, è stato un piacere anche per me; gliela passo. >> Elise mi guarda curiosa e vedo che alza un sopracciglio quando vede che le sto porgendo il suo cellulare.
<< Pronto? >> Chiede quasi senza voce. Qualche secondo dopo sgrana gli occhi. << Mamma? >> Conversano qualche minuto, e io nel frattempo mi muovo agitato, sul letto, per cercare di decidere che cosa dirle. Non voglio che mi ammazzi, d’altronde non ho fatto nulla... e soprattutto non voglio ancora litigare.
<< Ok. Allora buon lavoro. >> Quando le sento dire sta frase, cerco di deglutire, una volta attaccata la comunicazione, si volta subito verso di me.
<< Il telefono suonava. >> Mi difendo subito e vedo lei che è palesemente senza parole, voglio solo svignarmela in questo momento – e non solo per la paura, è nuda sotto quel telo e... e sotto ci aspettano. << Tua madre è una forza. Comunque vestiti. >> Velocemente le poso un bacio sulla fronte, e su di essa sussurro: << Sei una tentazione così, ti aspetto sotto. >>Esco anche fin troppo velocemente dalla camera e nel corridoio incontro Gigi.
<< Ehi, che hai? >>
<< Ho parlato con sua madre. >> Sgrana gli occhi.
<< A quando il matrimonio? >> Lo guardo trucemente e scendo le scale per raggiungere la cucina udendo la sua risata. Che deficiente!

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Capitolo 10
*** Intenzioni da sostenere. ***


Introduzione: 
Buonaseeera, inutile dire il perché del mio ritardo, tra il lavoro, la scelta di abbandonare o meno lo studio e per mancanza di tempo, è passato un bel po’ dall’ultimo aggiornamento... ma ora sono qui. E poco importa che non sia mercoledì, ho appena finito di scrivere il capitolo... e volevo farvelo leggere senza farvi attendere ancora oltre. Spero vivamente vi piaccia... siamo all’ultima parte del viaggio in montagna.
 
Questo capitolo, os, riporta i fatti del capitolo 15 e 16 di Overwhelms me – Travolgimi.
 
Per tenervi informati sulle mie storie, gli spoiler o le cavolate che sparo un giorno sì e l’altro pure, potute aggiungermi al contatto di Facebbok, o al gruppo creato da poco – bisogna fare la richiesta per iscriversi.
 
Ultima cosa, poiché in questo periodo ho scritto OS e cose varie... date un’occhiata alla serieTravolgimi” e controllate se avete letto tutto quello che riguarda questi pazzi protagonisti :)

Buona lettura e soprattutto... spero di non metterci un'eternità a riaggiornare :)




   » Le domande esistenziali ti confondono solo. Non porgerti domande... trova le risposte tramite i gesti che fai, perché sì, quelli vengono fatti col cuore.















Titolo raccolta: Stravolgimi – Alex pov. 
Sottotitolo: Intenzioni da sostenere.
Rating: arancione quasi rosso. 
  
  
Alex pov. 
Mi ha appena fatto un pompino. Come posso essere ancora vivo? Cioè... non è che non me lo avesse mai fatto nessuno prima d’ora ma... è stata lei a farmelo. La mia piccina.
La osservo mentre è qui, accanto a me, appoggiata con la testa sulla mia spalla e fa dei ghirigori sul mio petto con un suo dito. È tranquilla, mi sta lasciando riprendere e soprattutto sta canticchiando qualcosa.
<< Che cosa canti? >> Stento a riconoscere la mia voce, mi raschio la gola mentre Elise alza il volto verso il mio, sta sorridendo solo con le labbra... eppure la trovo bellissima. È sorprendente quanto mi piacciano i suoi sorrisi. Quello che preferisco di più è quello che lei definisce alla “Mentadent”, cioè che tutti e trentadue i denti sono ben in mostra e di un bianco quasi accecante.
<< “L’ascensore”. È di Ambra Angiolini, da piccola impazzivo per le sue canzoni. >>
<< La moglie di Renga? >> Annuisce. << Cantava? >> Chiedo stupito mentre lei sgrana gli occhi.
<< Hai condotto anche “Non è la Rai”! >> Aggrotto la fronte.
<< Non mi viene in mente. >> Sbuffa e si ributta sul mio petto, tornando come prima.
<< È stato strano, sai? >> Il suo sussurro mi mozza il respiro; a che cosa si riferisce?
<< Che cosa? >> Chiedo cautamente. Rialza il viso e inarca un sopracciglio.
<< Berti che cosa stai pensando? >> È palesemente divertita e a me sembra che un granchio mi abbia morso la lingua.
<< Tu a che cosa ti riferivi? >> Chiedo infine, sperando almeno di non aver preso una gran cantonata.
<< Uffa, perché mi smorzi sempre il divertimento? >> Sta facendo i capricci, e io non riesco a non reprimere un sorriso. La faccio stendere supina e mi sdraio quasi del tutto su di lei. Le accarezzo una guancia e gioco con alcuni ciocche dei suoi capelli.
<< Stavi parlando di prima? >> Annuisce mentre le sue guance si colorano un po’. << Vuoi spiegarmi cosa... intendi per “strano”? >> Arrossisce maggiormente e io non riesco a non chiedermi se le abbia fatto schifo. Io non l’ho obbligata a fare niente, soprattutto... beh avrebbe potuto scansarsi! Io l’ho avvisata. Diciamo che potrei dire di avere la coscienza a posto.
<< Che ne so! Era la prima volta... >> Ridacchia in imbarazzo, arrossendo sempre di più. << Non so nemmeno se l’ho fatto bene e non so nemmeno perché ho ingoiato o comunque perché non mi sono scansata. >> Ride, ride e arrossisce, cerca di coprirsi il viso ma non glielo permetto, appoggio le mie labbra sul suo naso e sorrido.
<< Hai fatto tutto alla perfezione e poi... è vero, potevi scansarti ma non lo hai fatto, evidentemente non lo volevi fare. >>
<< Perché riesci sempre a starmi dietro e a calmarmi? Come fai? >> Mi chiede, in modo serio ma con un’espressione dolce mentre porta le sue braccia dietro al mio collo.
<< Ah non lo so, ma sono molto ma molto contento di riuscirci. E comunque, anche se sapessi come ci riesco, non te lo direi: i trucchi del mestiere non vanno svelati. >>
<< I trucchi del mestiere... >> Mi guarda scettica ma infine non ribatte, scuote il capo e io poso un bacio sulla sua fronte.
<< Vuoi vedere un altro trucco? >> Cerco di non ridere, soprattutto quando alza la testa con un sopracciglio alzato. Schiocca la lingua e sospira chiudendo un attimo gli occhi. Sta cedendo.
<< Chissà perché ma so che dovrei dire “no”... eppure dico “sì”. >>
<< Ti assicuro che non te ne pentirai. >> Mormoro salendole del tutto addosso, prendo a baciarla e man mano scendo sempre più giù...
 
<< Dove hai lasciato l’anima gemella? >> Mi chiede Gigi, sfottendomi.
<< Al piano di sopra, sta litigando con la tuta da sci. >> Il mio amico ridacchia mentre io mi riempio una tazza di caffè con un lieve sorriso. Guardo chi c’è in cucina e noto che ci siamo tutti, manca solo Elena all’appello.
<< Stanotte potevate anche trattenervi un po’. >> Sibila Silvia senza guardarmi, schioccando subito dopo la lingua. Reprimendo un sorriso, bevo un sorso di caffè. Gigi mi guarda con un mega sorrisone.
<< Non ti sei minimamente trattenuto? >> Sicuramente è lui quello più divertito ma io non riesco a non sorridere. Marco non si esprime, non a parole almeno, mi da solo delle pacche sulle spalle.
<< Perché avrei dovuto farlo? >> La domanda è rivolta sia a Gigi che a Silvia, ma il mio amico non risponde, la mia ex sì.
<< Beh non siete da soli in casa, un minimo di contegno ci vorrebbe. >> È inviperita ma io trovo la cosa solo divertente.
<< Scusate se faccio l’impiccione ma... >> Inizio, rivolgendomi a tutti. << Marco, ieri sera hai dormito profondamente senza sfiorare Elena? >> Marco mi guarda inequivocabilmente.
<< È vero, non sono affari tuoi, ma poiché ho capito dove vuoi arrivare, ti rispondo: l’ho toccata e anche con molto piacere, con piacere di entrambi ovviamente. >>
Silvia finalmente mi guarda e stringe le labbra irritata: ha capito anche lei dove voglio arrivare.
<< Fabio? Sandra? >> Loro due mi guardano, come per dirmi “ma c’è anche bisogno di chiedere?”
<< Siamo stati dei conigli. >> Dice Fabio, subito beccandosi uno schiaffo sul braccio, ma la mia risposta l’ho avuta, se litigano, sono affari loro; infine mi giro verso Gigi, sta bevendo e mi guarda con la fronte aggrottata.
<< Non pensare di pormi veramente la domanda. Lo sai che sono timido. >> Rido, ma lui non risponde a me, o almeno non guarda me, si volta verso Silvia e Fabrizio.
<< Io non so voi che cosa abbiate fatto ieri sera ma io tutto sommato mi sono divertito, anche se ero da solo. Certo, avendo sentito Elise come sembrava appagata, non posso dire di essere arrivato a quel punto, ma non mi lamento. >>
<< L’hai sentita anche tu? >> Chiedo con voce più bassa.
<< Oh sì, ha un’estensione vocale niente male. >> Ammicca, beccandosi una mia occhiataccia.
<< Resta il punto che potevate trattenervi. >> Ci interrompe Silvia.
<< Resta il punto che potevi farti scopare e godere anche tu. >> Ribatto facendole schiudere la bocca a corto di parole. Se ne va, lasciando la cucina e Fabrizio non dice nulla, si fa un tramezzino e solo dopo spiccica parola.
<< Dovresti andarci più cauto con lei, non è così entusiasta di vederti così felice e appagato. >>
<< Se sono felice e appagato, non è più affar suo. E se per questo nemmeno tuo. >>
<< Oh lo so, e a me non interessa come stai, ma lei adesso sta con me... >>
<< E se non è di buon umore non te la dà. >> Ridacchio dell’interruzione di Gigi. Fabrizio morde il suo tramezzino e non risponde, seguendo la sua vipera subito dopo.
<< Oh Gigi, acqua in bocca con Elise. >> Mormoro.
<< Su cosa? >>
<< Sul fatto che l’hai sentita. >> Lui ridacchia e annuisce, mi scambio uno sguardo anche con gli altri e Sandra alza gli occhi al cielo.
<< Sto zitta, ma solo perché non voglia che mi muoia per imbarazzo. >> Mi sorride e io annuisco. Non so perché, ma Sandra... non lo so, mi sembra quasi che sia sempre fin troppo attenta, alle mie parole, a quelle di Elise e addirittura alle sue. Non mi piace, che ci posso fare?
 
<< Sono piuttosto su di giri. >> Dice Fabio con un sorriso mentre osserva Elise e Sandra cantare a squarciagola la canzone “È quasi magia Jhonny”.
<< Loro o te? >> Chiede Gigi, piuttosto allegrotto per via delle canne e dell’alcol, sinceramente, io, ho bevuto giusto due bicchieri e il secondo è ancora a metà... e ce l’ho in mano.
<< Loro. >> Dice Fabio sorridendo. Porto il mio sguardo sulla pazza della mia fidanzata e un sorriso increspa anche le mie labbra.
<< Le ho detto che facciamo l’amore. >> Sento gli occhi dei miei amici addosso, non ci do peso.
<< Ieri sera, prima del concerto sinfonico... beh ho detto qualcosa simile “come facciamo l’amore è giusto parlarne”... ho detto “facciamo l’amore”. >>
<< Concerto sinfonico... sei un gran maestro di musica. >> Gigi trucida con uno sguardo Fabio, gli tira anche uno scappellotto ma io non me la prendo, sorrido solamente. Gigi si raschia la gola, anche quando non è del tutto in sé, riesce a fare il serio, mi sono sempre chiesto come diamine ci riesca. Bah, i misteri della vita.
<< Lo hai detto senza pensarci? Ti sei pentito di averlo detto? >>
<< Non mi pento di nulla, ieri notte è stato tutto fantastico. Dalla A alla Z. Il punto non è quello, il punto è che stento a crederci... suvvia! Mi conoscete, quando mai parlo di “fare l’amore”? >>
<< Prima non ne parlavi, ma questo non significa che da ora in poi tu non ne possa iniziare a farlo. >> Dice Fabio per poi bere un altro sorso del suo drink.
<< E soprattutto se lo hai detto, >> Dice Gigi catturando la mia attenzione. << Che cosa ti fa pensare che non sia amore anche quello che provi per lei? >>
<< Perché te ne esci con queste domande esistenziali quando sei ubriaco? >> Chiedo non riuscendo a motivare la stretta allo stomaco.
<< Beh sono io quello ubriaco, mica tu! Quindi le risposte potresti anche dartele e secondo me avrebbe anche un vero significato. >> Scuotendo il capo, finisco di bere il mio drink e penso se sia vero o meno: sono innamorato di Elise?
 
Mi muovo, mi stiracchio e sbadiglio anche. Mi volto di lato e vado convinto di circondare la vita di Elise ma trovo il letto vuoto e freddo. Apro gli occhi e mi rendo definitivamente conto che Elise non è accanto a me. Elise è già sveglia. Strano. Di solito è sempre l’ultima a svegliarsi. Sbuffando, abbraccio il cuscino e richiudo gli occhi, mi beo del suo profumo ma non averla accanto non mi piace: mi è passato il sonno. Velocemente mi alzo e mi butto sotto la doccia.
Ieri sera ha alzato un po’ troppo il gomito, se non mi sbaglio le ho chiesto scusa, ma so che non diventerà un vizio e sono più che certo che mi ha dato dello stupido proprio per essermi scusato – sempre se se lo ricorda.
Lentamente scendo le scale ma prima di sbucare in cucina, mi fermo perché sento la voce di Elena.
<< Marco si sente diverso... sotto alcuni punti di vista, quindi... beh stenta ancora a credere che io possa volere lui. È un po’ scemo, scusalo. >>
<< So che cosa significa sentirsi... diversa, inadatta. Posso capirlo. >> Appaio in cucina e abbraccio da dietro la mia piccola insicura; perché non si rende conto che lei è speciale, non diversa?
<< Non dovresti. >> Le poso un bacio su una tempia. << Tu vali di più di tutti. Non devi sentirti inferiore a nessuno. Ovviamente sono sincero e la stretta che si rafforza, mi fa capire che mi crede e che mi ringrazia.
 
<< Perché devo sgridarti? >> Dico a Fabio, sdraiato sul divano con accanto Gigi e Marco. Fabio alza la testa, mi osserva e io mi metto davanti a lui, sedendomi sul piccolo tavolino – certo che mi regga poiché la sera prima non ha ceduto nemmeno un secondo con Elise e Sandra sopra.
<< Ah non lo so, perché non me lo dici tu? >> Gigi si alza e va in cucina, io lo osservo per un attimo e infine riporto lo sguardo su Fabio.
<< Ma che ne so! Elise mi ha fatto capire che dovevo sgridarti, hai litigato con Sandra? >> Il mio amico alza un sopracciglio; Marco ridacchia.
<< Avere le proprie fidanzate come migliori amiche è un suicidio. Non so come facciate. >>
<< Tieni conto che io e Sandra stiamo insieme un giorno sì e un mese no... direi che non è così difficile. >> Aggrotto la fronte.
<< Che avete combinato sta volta? >>
<< Ma niente, abbiamo litigato come nostro solito. >>
<< Quello che per te può sembrare una cavolata, magari per lei non lo è. >>
<< Il punto è che per lei niente è una cavolata. Litighiamo persino perché magari respiro troppo. >> Sorvolo, non gli credo... ed è strano, perché Fabio non mi racconta cazzate.
<< Puoi non guardarmi così? >> Mi chiede irritato, Marco lo guarda scioccato ma Fabio si stava rivolgendo a me. Marco si alza e ci lascia soli, io mi siedo accanto al mio amico e aspetto che parli.
<< È un problema di sesso. >> Sputa infine. Cerco di non mostrare niente tramite la mimica facciale.
<< In che senso? >>
<< Nel senso che vengo troppo presto. Non so come spiegarlo ma è lei... non deve venirmi incontro, non mi deve istigare... non resisto! >> Cerco di non ridere.
<< Sembra tanto una scusa. >> Ammetto sorridendo. Lui si passa una mano tra i capelli.
<< Magari lo fosse. >>
 
Stiamo pranzando, ridiamo, scherziamo, conversiamo amabilmente e cerchiamo di bloccare i discorsi assurdi e troppo spinti di Gigi. Elise sembra adorarlo, ci parla più che volentieri e soprattutto si diverte a prendere in giro Fabio, che purtroppo le dà corda. Sandra non sembra apprezzare molto ma non lo fa notare, scherza e ride anche lei. Io non posso non guardarmi attorno e dire grazie per le fantastiche persone che mi circondano... beh sì, Fabrizio e Silvia esclusi, anche se in realtà sembrano proprio di un mondo a parte, conversano poco ma d’altronde non mi meraviglio. Sono rimasto stupito del bacio che mi ha dato poco fa Elise, mi si è avviluppata addosso e non che la cosa mi sia dispiaciuta ma non ha voluto dirmi il perché, peccato che quando l’ho vista appoggiarsi al bancone della cucina quasi come se avesse un mancamento sono andato in panico!
<< Elise quante foto hai fatto? >> Le chiede Gigi.
<< Ho quasi riempito una memory card da tre giga.
<< Sei sempre la solita esagerata. >> Dice sorridendo Sandra, Elise in risposta le fa la linguaccia.
 
Vuole che io conosca i suoi genitori. Vuole fare un altro passo avanti.
Può scoppiarmi il cuore di gioia? In questo momento la sto stringendo a me, le sto dicendo grazie con questo mio gesto ma non riuscendo a resistere, la bacio e poco importa che Gigi c’interrompe, ho ancora il cuore che batte a mille e se potessi, mi mettere a saltellare e a fischiare come se fossi allo stadio.
<< Ragazzi! Abbiamo appena finito di mangiare, abbiate pietà di noi! >> Ridendo, ci allontaniamo ma me la tengo comunque stretta, perché ora come ora devo sentirla vicina, devo continuare a gioire almeno mentalmente.
<< Ditemi quello che volete, ma secondo me, state benissimo insieme. >> Capisco con un attimo di ritardo che Elena è rivolta a me e ad Elise, io cerco di non ridere ma solo perché Elise arrossisce.
<< Grazie. >> Sussurra la mia piccina abbassando lo sguardo imbarazzata.
<< Oh suvvia Eli! Non fare la timida, non ti ho mai vista così raggiante e per di più Alex riesce quasi a farti tornare vivace come un tempo. >> Sandra le fa l’occhiolino e vedo Elise sorridere. E io non riesco a non chiedermi in che senso io riesca a farla tornare vivace... quando l’ho conosciuta era già così...
<< Quali parti? Quella della lagnona? Della capricciosa? >> Inutile specificare che a parlare sia stata Silvia, m’irrigidisco, apro bocca per parlare ma Elise mi precede.
<< Non pensavo che ci conoscessimo, né tantomeno che tu sapessi qualcosa di me a tal punto da poter parlare. >> Fremo, e in qualche modo sentire Elise così combattiva mi accende. Cazzo sono orgoglioso di lei! Eppure non ha ancora detto nulla ma si sta facendo valere... e se ho capito bene, queste parole erano dirette anche a Fabrizio, che non appena Elise ha finito di parlare, ha alzato lo sguardo da un giornale di cruciverba.
<< Non c’è bisogno di conoscerti, sei un libro aperto. Stracotta del primo ragazzo che ti ha notato, felice di essere stata fintamente accolta tra i suoi amici – perché sai che questi sono i suoi amici, vero? Tu qui in mezzo non c’entri proprio niente. Non sei nessuno, né per loro né per lui. D’altronde a una bambina bisogna pur viziarla... non concordi? >> Ma come osa dire certe cose di Elise? Di certo non è mai stata lei quella accettata, né da me né tantomeno dai miei amici.
Sto per prendere la parola ma Elise mi trattiene, rimane per qualche altro secondo in silenzio, poi parla con un tono di voce che mi stranisce: parla tranquillamente ma si sente che è arrabbiata.
<< Sai Silvia, se mi avessi parlato così quattro anni prima, ti saresti ritrovata con qualche dente in meno senza rendertene conto. Ora, non volendomi abbassare ai tuoi livelli, posso semplicemente dirti che del parere tuo e delle persone superficiali, non me ne faccio niente. Alex mi vuole qui, e io sono qui. Tu puoi anche definirmi una bambina capricciosa e lagnosa ma le tue parole mi scivolano addosso. E sai perché? Perché per me non vali niente. Perché so che parli per invidia e per malignità; tra le due, la bambina sei tu, quella non accettata, sei tu, quella mollata, sei sempre tu.>> Un lieve sorriso sta increspando le mie labbra. Forse stona con la situazione ma sto veramente gioendo per Elise che ha tirato fuori le palle che sono certo in realtà non abbia, a meno che non le siano cresciute nelle... precedenti dodici ore.
Silvia, incazzata si alza e Elise fa lo stesso ma la trattengo, non voglio che si abbassi al suo livello, anche perché come ha detto lei stessa non ne vale la pena.
<< Ti senti grande, vero? Solo perché per il momento ti sta dando un po’ di attenzione. Beh non saltare di gioia, tra qualche tempo si stuferà di te e dirà che lo hai tradito per poi divertirsi lui con qualcun’altra. Non festeggiare troppo Elise. >> Sto per alzarmi e scoppiare, perché lei non sa niente del rapporto mio e di Elise, e non può mettersi lì a mandarci ogni sfiga possibile e immaginabile. Io mi sono comportato male con Silvia, non l’ho mai negato, almeno non da quando sono tornato in me ma non può ferire così volutamente Elise senza che sappia come stanno le cose nel nostro rapporto e non può nemmeno aprire bocca su quello che c’era un tempo tra me e lei.
Elise fa un altro passo avanti e lascia la mia mano.
<< Non sapevo che le persone che fanno tutto ciò per semplice divertimento mettessero di mezzo amici e parenti. >> Io m’immobilizzo: come fa a sapere che con Silvia non è accaduto? La risposta me la da Gigi sghignazzando. La cosa non mi stupisce e non mi fa nessun effetto, è solo che... so che Silvia ci rimarrà male. Tutto qua.
<< In che senso? >> Silvia è confusa o forse ha capito.
<< Se vuole prendermi in giro perché presentarmi alla madre? Perché voler conoscere i miei genitori e avermi chiesto di andare con lui al matrimonio della cugina? >> Silvia è delusa e umiliata, Elise ha toccato un tasto dolente...
<< Sei un bastardo. A lei, che conosci da due mesi, hai presentato tutta la tua famiglia, con me, che ci sei stato tre anni, mi hai presentato proprio di sfuggita tua sorella. Non ti fai schifo? >> Silvia sta urlando, perché è così che si sfoga e sinceramente non penso che abbia tutti i torti, ma se già ai tempi che furono non ritenevo la nostra storia importante, perché avrei dovuto illuderla più di quanto io abbia già fatto?
<< Puoi pensarla come vuoi, ma non ti ho mai preso in giro, non ho mai detto di amarti e non ti ho promesso mari e  monti. Con Elise le cose nascono spontanee, vengono dal cuore ma non per questo devo giustificarmi con te. È molto che non stiamo più insieme, è una vita che non ci vediamo e che cosa fai? Vieni qua, nel mio chalet, accompagnata da quello che si reputa mio amico ma che si diverte a sfottere la mia ragazza – senza conoscerla per giunta – e accusi me di fare schifo? Per cosa? Per essermi finalmente preso di una ragazza che merita? Che mi vuole bene e che non farebbe scenate solo se le tocco i capelli in pubblico? Quella che deve crescere sei tu, Silvia. >> Non ho urlato, penso che sia già abbastanza scossa ma non potevo tenermi ancora tutto dentro. Silvia cerca di non piangere.
<< T-ti sei innamorato? >> La sua voce trema e torna a sedersi. Vedo Elise abbassare lo sguardo ma soprattutto la sento immobile. Il mio cuore torna a battere furioso. Che cosa devo dire? Perché ancora questo quesito?
<< Anche se fosse, non lo devo dire a te. >> Silvia sospira pesantemente e si alza dal divano per poi salire le scale; Fabrizio non si muove, non subito almeno.
<< Stai mandando tutto a puttane per lei. >> Sorrido.
<< No, è qui che ti sbagli Fabri. Io grazie a lei sto rinascendo. E i veri amici, non dovrebbero fare quello che stai facendo tu. Quindi, non parlare, vattene. >> Fabrizio mi guarda dalla testa ai piedi ma infine se ne va, raggiunge Silvia. Attorno a noi c’è silenzio. Non so che fare e sento lo sguardo di Elise addosso. Non sono arrabbiato con lei, certo ha giocato un po’ sporco ma io al suo posto avrei fatto di peggio, quindi per tranquillizzarla, torno a guardarla. E non riesco a capire perché abbia gli occhi un po’ lucidi.
<< Non dare minimamente peso a quello che hanno detto, ok? >> Annuisce mordendosi il labbro inferiore, le accarezzo un braccio e un secondo dopo me la trovo addosso, vuole essere abbracciata, e lo faccio. Perché dopotutto non deve essere stato facile, per lei, affrontare così apertamente alcune sue paure, e alcune cose che Silvia le ha sputato in faccia. Ma voglio che capisca che io ci sono, e che non ho intenzione di andare da nessuna parte. Ho intenzione di tenermela stretta.

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Capitolo 11
*** Affrontare tutto con voglia e coraggio ***


Introduzione:
Seraaaa :) me lo ero ripromessa: oggi avrei aggiornato. Ed eccomi qui. Anche se il capitolo, OS, è un po’ cortino ma penso che sia inutile mettere troppe informazioni sul fuoco anche se questa non è la storia primaria.

Non sono morta, sono viva e vegeta xD è solo che... beh è inutile che mi scuso, tanto sapete che ho poco tempo ^^” ma spero di ritrovarvi ancora una volta e che il “capitolo” vi piaccia.
So ch non siete molti a leggere questo “spin-off” (non so se si possa definire tale) ma volevo comunque dirvi che ho un BLOG che uso pochissimo ma che proprio oggi ho aggiornato... magari quello che ho scritto potrebbe “interessarvi”. Ovviamente per gli spoiler, il gruppo vi attende ;) buona lettura.

Anzi no, scusate. Questa, OS, riprende i fatti del capitolo 17 di “Travolgimi”.





» La paura ti blocca, ma se viene colpito qualcosa o qualcuno a cui tieni... mandi al diavolo la paura.















Titolo raccolta: Stravolgimi – Alex pov.
Sottotitolo: Affrontare tutto con voglia e coraggio.
Rating: arancione quasi rosso.


Alex pov.
Casa di Elise, oramai, la conosco quasi come le mie tasche e mi è inevitabile osservare fin troppo attentamente il divano in pelle nera ma Elise, purtroppo se ne accorge.
<< Alex! >> Dice schiaffeggiandomi il braccio. << Non ora. Non farti passare cose strane per la testa quando stanno per arrivare i miei genitori! >> Scoppio a ridere e la stringo tra le mie braccia. Confronto a me è talmente piccola che quasi scompare nel mio abbraccio e la cosa mi piace. Perché sembra talmente indifesa che solo io possa “salvarla”.
Penso di star ammattendo. Da quando ho la sindrome da cavaliere senza macchia e senza paura? Bah.
<< Ammettilo, mi stai dicendo di non pensarci solo perché se ti chiedessi di farlo ora non riusciresti a dirmi no... >> Ecco una cosa che mi piace del nostro rapporto: il fatto di poterci prendere in giro anche in modo malizioso. Lei gioca con me, in tutti i sensi e la cosa mi allieta, perché da quello che mi ha sempre detto mia madre, ogni qualvolta mi parlasse delle coppie innamorate, è giusto sapersi prendere in giro a vicenda, che ridere fa bene. E questo weekend ci ha solo aiutato a far scomparire questo piccolo e inutile tabù. Inutile dire che questa cosa mi fa veramente tanto tanto piacere.
<< Oh mio Dio, mi hai scoperta, adesso come facciamo? >> Ed ecco che il suo sarcasmo sbuca fuori... mi piace anche questa cosa di lei, ed è assurdo, perché non a tutti piace non essere mai presi seriamente ma lei... beh lei riesce a essere seria e scherzosa nello stesso tempo ed è una cosa che mi fa impazzire – in senso buono.

<< Alex, andrà tutto bene e poi... sei ancora in tempo per andartene. >> Opzione allettante ma... no. Voglio veramente conoscere i suoi genitori, dovrò pur ringraziare qualcuno per averla conosciuta, no? Anche perché ringraziare Sandra proprio non mi va, non posso di certo darle soddisfazioni.
Elise continua a convincermi ma ovviamente non demordo ma una sua frase mi lascia esterrefatto.
<< Basta che sii te stesso. Lo apprezzeranno e poi, se veramente tieni a me, non potranno dirci nulla. >> Forse definirmi risentito è poco... è che... sta scherzando vero? Non può dire sul serio!
<< Elise, dimmi per favore che tu sei certa di quello che provo e di quanto tengo a te. Per favore. >> Non può dirmi una frase simile dopo tutte le paranoie per schiarirmi le idee che ho affrontato per tutto il weekend. No, non può, non deve.
Non so se sono innamorato... d’altronde anche se lo fossi non è che mi si accenderebbe la lampadina o un coro di angeli prenderebbe a cantare nella mia testa... penso sia una cosa che capisci man mano, col tempo e con gli attimi che vivi e di questo posso accertarmi solo continuando a starle vicino, a viverla.
< So che tieni a me. >> Sospiro lievemente, sollevato. Ci ha riflettuto qualche attimo e devo ammettere che per un millesimo di secondo ho pensato che mi dicesse “beh veramente non lo so”, fortuna che non è andato così. In quel caso non penso che sarei riuscito a rimanere seduto a questo tavolo in attesa dei suoi genitori...
<< Solo quello? >> Ma che razza di domande faccio? Perché non ho taciuto? Perché non ho pensato prima di parlare? Cazzocazzocazzo!
Elise schiude la bocca per rispondermi ma si volta di scatto quando sente le chiavi nella serratura. Deglutisco, sia per mandare giù il mio cuore che sembra essersi stabilito nella mia gola, sia per stemperare la tensione per la conoscenza che farò a breve.
Sono agitato, questo non lo posso negare, ma sono giustificato: tengo veramente tanto, tanto, tanto ad Elise e presentarmi ai suoi genitori è una cosa importante, un passo che non ho mai pensato di fare, né con lei né con le altre che ci sono state prima ma... è strano quanto io adesso voglia piacere a quelle due persone che battibeccano nel corridoio della loro casa.
<< No Gigio, non preoccuparti! Porto io, anche, questo borsone. >>
<< Ah boh, ok. Tieni anche questo? >> Scoppio a ridere cercando di trattenermi. Mi sembra quasi di trovarmi in una di quelle puntate di casa Vianello.
<< Gi, sai dove devi andare? >> Abbasso gli occhi sul tavolo e mi mordo il labbro inferiore per evitare di ridere sguaiatamente, ora capisco Elise da chi ha preso...

È quasi un’ora che sto parlando con i suoi genitori, mi trovo bene, mi hanno messo a mio agio e mi hanno fatto tante domande. Domande legittime, niente d’imbarazzante. Ho persino apprezzato l’interrogatorio di Gigio; questo dimostra che è un buon padre, che tiene a sua figlia e che vuole solo il meglio per lei. È una cosa che ho apprezzato e che me l’ha fatto adorare.
Gigia si è soprattutto informata sulla mia famiglia, devo ammettere di aver glissato parecchio parlando di mio padre – è un tasto dolente, a malapena lo accenno con Elise, figurarsi con i suoi genitori – ma di mia madre e mia sorella non avrei mai smesso. Mi ha fatto molte domande e ho notato che osservava spesso come ci guardavamo, scherzavamo e sfioravamo io ed Elise. Penso di essere stato sotto esame tutto il tempo ma sono stato bene, perché se è vero che fosse un “test”, beh quasi non me ne sono accorto. Spero solo di averlo passato col massimo dei voti.
<< Forse è meglio che vada. >> Dico dopo aver adocchiato l’orologio e aver sentito Elise trattenere l’ennesimo sbadiglio. Mi alzo e tutti con me; ora sono nuovamente agitato... come li saluto? Ma soprattutto, come saluto Elise? Non posso farlo davanti ai suoi genitori... o sì? No, a modo mio non la posso salutare davanti ai suoi genitori. Penso che poi veramente non mi permetteranno di avvicinarmi a lei nemmeno a un chilometro di distanza!
<< Non farti problemi a passare, almeno potrai vedere mia figlia quando vuoi. Sempre a orari opportuni, naturalmente. >> Posso mettermi a saltare? No, è meglio di no. Ringrazio Gigio e dopo qualche altre battute con Gigia mi trovo da solo con Elise, sul pianerottolo ad attendere l’ascensore.
Sono senza parole. Felice. Entusiasta. Soddisfatto.
<< Wow. >> Mormoro, Elise socchiude la porta, le faccio il gesto di avvicinarsi – sono così comodo attaccato al muro.
<< “Wow”, cosa? >>
<< Beh mi aspettavo peggio. Ho avuto il lasciapassare per venire anche in settimana! >> Dico ridacchiando. Lei sorride e si lascia abbracciare appoggiando il capo sul mio petto. Immergo il naso nei suoi capelli e chiudo gli occhi.
<< Sono così contenta. >> Sorrido e ascolto il mio cuore che batte lievemente più forte.
<< Anch’io. Alla fine non è stato così tremendo come pensavi, no? >> Annuisce. E io dico mentalmente “grazie al cielo!”
Mi posa un bacio sul collo, fremo e cerco di deglutire. << Sono un po’ agitata per il matrimonio di tua cugina. Non so nemmeno il suo nome. >> Mi raschio la gola e mi allontano quel tanto che basta per guardarla negli occhi.
Sono un coglione, avrei potuto, dovuto, darle più informazioni sul matrimonio, sui miei parenti... sulla sposa! Cazzo, sono un coglione! È normale che sia agitata.
<< Si chiama Valeria... e se preferisci, posso presentartela prima di domenica, così stai un po’ più tranquilla. >> Almeno questo glielo devo, non vorrei che le venisse qualche strano attacco di panico.
<< Ma ho una settimana piena. Devo studiare, studiare e studiare. Per di più devo anche trovare un attimo di tempo per cercare un vestito da comprare. E quello sarà un altro problema, perché non ho ancora accennato nulla ai miei e... >> La fermo, chiedendomi mentalmente quale sia il problema; anche prima, al tavolo, abbiamo parlato del matrimonio però... non si è accennato niente agli abiti, ma non è un vero problema questo.
<< Calmati. Calmati. Se il problema è il vestito, possiamo rimediare. Sempre se vuoi. >> Sospira.
<< E come? >> Chiede quasi isterica, gesticolando. Posso sorridere? No, meglio di no.
<< Io posso aiutarti. Una parte possono metterla i tuoi, una io. Tanto non serve un abito lungo, un semplice vestito. Fa caldo, quindi non nero e non troppo scollato perché non ho intenzione di decapitare nessun mio parente e non troppo corto per la medesima motivazione. >> Ridacchia e torna ad appoggiarsi al mio petto, forse lo ha preso come uno scherzo ma io ero serissimo. Non ho intenzione di prendermela con qualche parente di mio padre, non mi sembra il caso e fare il fidanzato geloso... beh non è da me. E poco importa che la gelosia comunque, in quel caso, ci sarebbe.
<< Non lo so, posso pensarci? Voglio prima parlarne con i miei. Sinceramente – senza offesa – non me la sento di farmi prendere – anche se in parte – un vestito da te, non perché sei tu, ma semplicemente perché mi è piuttosto complicato anche solo prendere in considerazione una cosa del genere. >> Trattengo il respiro per un attimo e annuisco. La decisione aspetta a lei, io posso solo aiutarla se me lo permette. Ma evidentemente non vuole. Sospiro; è una sua decisione, io devo solo rispettarla... anche se non capisco perché diavolo deve intestardirsi così tanto con questa cosa dei soldi, se la posso aiutare perché non me lo permette?

<< Secondo me dovresti darle spazio... d’altronde anche a te urtano i nervi se qualcuno vuole offrirti qualcosa. >> Mi fa notare Fabio. Ho praticamente finito di lavorare, mi ha tenuto compagnia per un’oretta ma non lo sopporto più, non so quante volte mi sono maledetto per avergli raccontato tutto.
<< Sì, sarà anche vero ma sono solo il suo fidanzato, il matrimonio è di mia cugina... di certo non si sarebbe dovuta comprare un vestito adatto se non l’avessi invitata! >> Sì, sono un po’ nervoso. È che sul lavoro oggi nessuno aveva voglia di fare qualcosa e ho passato il tempo a urlare contro mio zio sperando che dicesse qualcosa agli altri, ho sprecato solo voce.
<< Quindi ti stai pentendo di averla invitata? >> Fabio ha un sopracciglio alzato e io lo imito.
<< No brutto scemo, sto dicendo che dovrei essere io ad occuparmi delle spese! Ma sto parlando da solo? >> Fabio alza le mani e le mette davanti al viso.
<< Ho capito, sei di cattivo umore, la smetto. Dove vai ora? >>
<< Raggiungo Elise. >>
<< Manco abitaste insieme! >> Lo guardo trucemente.
<< Non è stata proprio una bella giornata, ho bisogno di riprendermi. >>
<< Adesso una scopata è in grado di farti riprendere? >> Mi blocco e non gli rispondo, lo guardo solamente. Fabio, non ricevendo una risposta, torna a guardarmi. << Che c’è? >>
<< Cosa ti fa credere che vedendo Elise scoperemo? >> Sì, sono davvero nervoso. Soprattutto dopo questa sua insinuazione. Come se io stessi con Elise solo per il sesso!
<< Sembra che non sapete fare altro. >>
<< In realtà penso che quelli siate te e Sandra... anzi no, voi nemmeno quello. >> Ci stiamo guardando in cagnesco. Lo so, è come avergli inferto un colpo sotto la cintura, sleale da parte mia ma queste insinuazioni non hanno senso e non sono per niente gradite. Non da uno dei miei più cari amici.
<< Ehi che succede? >> Zio Mario s’intromette guardandoci attentamente e mettendosi in mezzo a noi.
<< Niente. Devo andare da Elise, ed è sicuramente meglio passare il mio tempo con lei che con uno stronzo di prima categoria. >>
<< Io sarei lo stronzo? Ma ti senti quando parli? >>
<< Tu sicuramente no. >>
<< Ok, adesso basta! Alex, vai. >> Non me lo faccio ripete, ascolto zio Mario e parto: raggiungo Elise.

Il nervoso a ogni metro che percorro scivola via, sparisce facendomi tornare a pensare in modo normale. Dovrò poi parlare con Fabio, ma tanto lo so, si risolverà tutto. D’altronde è una cazzata.
Percorro via Bologna e arrivato all’ultimo semaforo che mi divide da casa di Elise, la vedo seduta su un muretto. Sorrido, mi viene automatico. Aspettando il verde, faccio inversione sperando di non ammazzarmi e mi accosto al marciapiede.
Anche lei mi ha visto e questo riesce a rallegrarmi maggiormente, tanto che presumo di avere un sorriso a centotrentasei denti.
<< Come mai in giro a quest’ora? >> Lo chiedo più che altro perché se non l’avessi vista e mi fossi precipitato a casa sua, poi avrei dovuto fare marcia indietro e tornarmene alla mia di casetta, senza vederla.
<< Te, come mai in giro a quest’ora? >> Sorrido del suo tono malizioso.
<< Io ho finito di lavorare e avevo pensato di venire a vedere la mia fidanzatina. >> La intravedo sorridere e un momento dopo la vedo aprirmi la portiera, provo a scendere ma me la trovo addosso, la stringo a me scoppiando a ridere, adoro anche i suoi colpi di testa.
<< Wow, quanto entusiasmo! >> Mi permette di scendere dall’auto e dice ad Alessia di avvicinarmi. Ammetto di non ricordarla bene, l’avevo vista una sola volta ma in compenso è come se la conoscessi, Elise mi ha parlato spesso di lei. Sono molto amiche, anche se è da un po’ che non si vedono spesso.
<< Ti assicuro che non mi sono persa niente. >> Elise ridacchia, e io ci metto un secondo di troppo per capire che sa tutto. Tutto. Ah. Mai ammettere che è da tanto che non vedi una persona, soprattutto se questa amica è molto legata alla tua fidanzata.
<< Credo di dovermi abituare. >> Elise e Alessia aggrottano la fronte.
<< A cosa? >> Mi chiede Elise attaccandosi al mio braccio.
<< A non essere l’unico a sapere le cose. >> Sorrido. << Hai due migliori amiche e le ragazze si raccontano tutto... quindi mi ci devo abituare. >> Come se lo facessero solo le ragazze! Intreccia le nostre mani.
<< Ecco, facci l’abitudine, perché se combini qualcosa di male, non hai solo Gigio contro ma anche una bionda e una bruna! >> Scoppio a ridere ma mi passo una mano tra i capelli. Meno male che non ho cattive intenzioni con Elise, perché se invece fosse così dovrei avere molta paura... di Gigio soprattutto, ovviamente.

<< Sarebbe meglio che ti vestissi. >> Dico continuando a tenerla stretta, sulle mie gambe. Annuisce ma non allontana le labbra dal mio mento. Chiudo gli occhi e le accarezzo la schiena. Adoro sentirla così vicina, soprattutto ora che indossa il reggiseno e non la maglia. E poco importa se non possiamo fare niente perché di là ci sono i suoi genitori e tra poco arriveranno le sue cugine... averla così vicina mi fa rilassare. Soprattutto dopo i due obbrobri che lei – o meglio loro, le sue cugine – chiamano maglie.
Non capisco perché Elise si faccia così tanti problemi, dovrebbe solo guardarle e dire: “Fatevi i cazzi vostri, della mia vita faccio quello che desidero e mi vesto come più mi piace”... invece non lo fa, non ne ha la forza. Ma sono sicuro che le cose cambieranno, è già da troppo tempo che subisce.
Quando il citofono suona, non capisco più nulla. So solo che Elise per un millesimo di secondo s’irrigidisce, poi scende dalle mie gambe, s’infila la maglia, mi da un bacio, mi prende la mano e mi spinge fuori di casa.
<< Li saluto io da parte tua i miei genitori, tu vai. Vai! >> Come sotto ipnosi scendo le scale, una volta nell’androne del palazzo, scoppio a ridere scuotendo il capo.
Mi ha sbattuto fuori di casa. È assurda, ma l’adoro comunque. Mi ha risollevato l’umore e questo è quello che al momento mi basta. Se per stare bene devo averla accanto... chi diavolo la lascia?!

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Capitolo 12
*** Bisogno di vedersi. ***


Introduzione: 
Oh ma chi si rivede :) eh sì, eccomi qui. Non sto a giustificarmi, tanto sapete perché arrivo solo ora. Quindi... bando alle ciance, prima di lasciarvi leggere vi ricordo solo il gruppo degli spoiler e la mia nuova storia “Hopeful Heart” e che vi adoro :D
 
Questa os parla dei fatti trattati nel capitolo 18 e 19 di “Travolgimi” – che a proposito, per chi non lo sapesse, è conclusa ma mancano solo i due extra :) Buona lettura...




  » Se la vuoi sempre accanto...

   qualche domanda forse è meglio che te la fai...


 








Titolo raccolta:
 Stravolgimi – Alex pov. 
Sottotitolo: Bisogno di vedersi.
Rating: giallo. 


Alex pov. 
<< No ti prego, ripeti! >> Sbuffo e quasi mi vien la voglia di aprire la portiera e buttarlo giù dall’auto in corsa. Ma quanto può essere cretino Gigi? Domanda retorica, ovviamente.
<< Perché devo ripeterlo? >> Chiedo esasperato con la mascella tesa.
<< Perché è divertente. >> Chiarisce Fabio sbucando dai sedili dietro. Io sbuffo e Gigi annuisce con un sorriso impertinente.
<< Non c’è nulla di divertente, mi ha buttato letteralmente fuori di casa perché stava salendo sua cugina. Tutto qui. Una cosa normalissima. >> L’ultima parte sì, è ironica ma non penso che mi abbiano sentito, poiché ridono come delle iene. Io cerco di fare finta di niente e continuo a guidare, sperando che la roba mangiata al Mc con questi due idioti scenda e non mi rimanga sullo stomaco.
<< Certo, ti butta fuori di casa a malapena salutandoti e tu dici che non è divertente!? Per me lo è. >> Sospiro e una volta fermo a un semaforo, afferro il mio cellulare e scrivo un messaggio ad Elise dicendole che mi manca. Perché è vero, stare con questi due cretini sarà anche divertente ma stare con lei... beh è tutta un’altra cosa. Cavolo voglio vederla!
Risponde subito e io sorrido come un ebete: “Mi manchi tanto tanto.”
Sì, devo vederla.
 
<< Perché siamo a Santa Rita? >>
<< Che domande Gigi! Siamo qui per Elise, no? >> Mi chiede divertito Fabio, seduto accanto a me su una panchina della piazzetta. Sospiro e arrendendomi all’evidenza, annuisco. Non ha senso dire il contrario.
<< Sembra che quasi tu non ce la faccia a passare una serata solo con noi. >> Mi fa notare Gigi. Sorrido.
<< In effetti è così, non vi sopporto più. >> Loro mi guardano male ma quando mi vedono sorridere, iniziano a picchiarmi. Siamo peggio dei bambini, ha ragione Elise.
 
Il mio cellulare prende a suonare ma non lo trovo, dopo qualche leggera minaccia spunta fuori, inutile dire che quando vedo il nome “Piccina” sullo schermo, rispondo subito.
<< Dimmi che sei a casa e arrivo subito. >> La sento ridacchiare.
<< Ciao anche a te. >> Sorrido e mi passo una mano tra i capelli, ovviamente mi sono un po’ allontanato dai due trogloditi.

<< Sì, hai ragione: ciao tesoro. >>
<< Comunque no, non sono a casa. Te l’ho detto che sarei andata a un compleanno. In questo momento sono uscita a prendere una boccata d’aria. >> Sto in silenzio per qualche secondo.

<< E dove precisamente? >> Chiedo cercando di scorgerla da qualche parte. Sperando di essere nella zona giusta, perché la signorina non è stata a spiegarmi precisamente dove si svolgeva il compleanno ma dalle indicazioni... beh mi sono ritrovato qui.
<< Mi sto dirigendo verso la yogurteria che c’è in via Tripoli. Perché? >> Davvero? Veloce come la luce, torno verso la panchina e ci salgo sopra, guardo verso la strada che ha detto e sorrido quando la vedo.
<< Così. Ma sei sola? >> Chiedo ma la vedo che c’è una ragazza con lei.
<< No, sono con una mia cugina. Mi spieghi il perché di queste domande? >> Pare divertita così ne approfitto per non dirglielo. Se no che sorpresa sarebbe?
<< Te l’ho detto: così. Sono in giro con Fabio e Gigi. >> I due alzano la testa verso di me ma grazie al cielo non fiatano. Un miracolo insomma.
<< Ok divertiti. Fai il bravo. >> Tutto qui? Sorrido.
<< Non preoccuparti, niente che ti farebbe stare male. >> Attacca senza rispondermi e io scuoto il capo. Il tempo di convincere i due cretini e li trascino verso la yogurteria, e la trovo di fronte alla casa per pagare.
<< Ecco a lei signorina. >> Abbastanza velocemente mi avvicino, posizionandomi dietro di lei.
<< La ringrazio. Quanto le devo? >> Appoggio le mie braccia ai suoi lati per bloccarle i movimenti. La vedo irrigidirsi e anche trattenere il respiro per un attimo, ma ovviamente non demordo e inizio a parlare alla commessa.
<< Niente, ci aggiunga tre coppette con yogurt e nutella. >> Ovviamente non la faccio pagare. Di colpo si gira e sgrana gli occhi ma non può dire nulla che la ragazza che è accanto a lei prende a parlare.
<< Ehi, senti... perché non ti scolli? Sei d’intralcio a mia cugina. >> La intravedo sorridere ma io mi volto apposta per vedere la ragazza che ha parlato. Ovviamente non sa chi sono, quindi torno a guardare Elise e sorridendo da stronzo mi abbasso alla sua altezza e le sfioro le labbra.
<< Ehi! > Vengo strattonato dalla cucina ma Elise la blocca subito. Le risate di Gigi e Fabio rimbombano per il piccolo locale – per fortuna vuoto. Elise mi da uno scappellotto e io ridacchio.
<< Stai tranquilla. Lo conosco questo scemo. >> La cugina diventa rossa e cerca di voltarsi riprendendo il suo yogurt. Io scoppio finalmente a ridere e pago per tutti senza problemi, ovviamente faccio finta che Elise non mi abbia guardato male.
Una volta fuori dal negozio, avvengono le presentazioni e io non posso che gongolare: finalmente qualcuno che sa chi diavolo sono!
<< Fede, ti presento Gigi, Fabio e Alex... il mio fidanzato. >> Federica, dopo aver quasi stretto la mano a Gigi, mi osserva per qualche secondo e io sorriso strafottente.
<< Come hai detto scusa? >> I ragazzi trattengono le risate e io – da vero stronzo, mi piace mettere in difficoltà Elise quando posso – mi avvicino e le rubo un po’ di yogurt visto che lei ha preso sotto Nutella ma sopra Amarena. Elise perde tempo a trucidarmi con un’occhiata, così a Federica le rispondo io.
<< Che sono il suo fidanzato. >> Elise mi colpisce al braccio e io alzo le spalle.
<< Ah. Questa me la ero persa. >> Beh non sembra averla presa male...
 
<< Dici che è svenuto? >> Ridacchio e osservo Fabio dallo specchietto retrovisore.
<< Na. >> Gigi alza le spalle.
<< Posso chiederti una cosa? >> Lo guardo velocemente.
<< Da quando chiedi se puoi fare o dire qualcosa? >>
<< Beh è una cosa seria... >> Attendo per qualche attimo e infine annuisco.
<< Dai, parla. >> Mi faccio anch’io serio e aspetto che mi chieda quello che vuole.
<< Hai chiesto ad Elise di venire a dormire da te sabato ma... non allungate in quel caso? >> Ahia, qualcuno mi ha scoperto e questo “qualcuno” non poteva che essere Gigi.
<< Sì, effettivamente è vero, da casa di Elise saremo sicuramente più vicini alla Chiesa ma... voglio che dorma a casa mia. Sotto il mio tetto. Nel mio letto. Voglio che... per una volta sia lei a dormire da me. >> Non mi risponde e dopo qualche attimo riprendo a parlare. << Lo so che per te è ridicolo ma per quanto sia bello passare tutti i weekend da lei, con una casa che in quei momenti sembra nostra... beh... vorrei che lei non si facesse problemi a venire a casa mia, anche se c’è mia madre. E mia sorella. Persona da non tralasciare visto che è sicuramente più chiassosa di mia madre. >>
<< Non trovo la cosa ridicola. So quello che provi per lei – anche se non me lo hai detto chiaramente – quindi da una parte posso anche capirti. Vuoi che lei entri ancora di più nel tuo mondo e farla dormire da te renderebbe... la cosa, la relazione, ancora più vera. >>
<< Sì. >> Annuisco. << Esattamente. Solo che lei... beh mi ha detto che ci deve pensare. >> Ammetto un po’ amareggiato. Non l’ho negato nemmeno a lei che mi sarei aspettato un’altra risposta ma se mi avesse detto subito sì... beh non sarebbe stata Elise.
<< Ti dirà di sì. Capirà che per te è importante e poi secondo me una parte di lei – forse nascosta ma comunque presente – vuole fare... questo passo. È così che lei continua a definire i vostri progressi, no? >> Sorrido.
<< Sì, tanti piccoli passi. >> Mi azzittisco per qualche attimo. << Io però non voglio che lo faccia solo per me. >> Lo mormoro ma sono più che certo che Gigi mi ha sentito.
<< Elise non mi sembra la ragazza che fa qualcosa solo per far contenta agli altri. >> Alzo un sopracciglio e lo guardo, lui aggrotta la fronte. << Ah sì? >>
<< Già. Stasera è andata a quel compleanno perché è stata obbligata, non perché voleva. Era vestita in quel modo non di certo per suo volere. E queste sono solo due cose ma potrei farti altri esempi. Elise è buona, troppo a volte ma è così... e se non vuole cambiare di certo non posso fare io un miracolo. >>
<< Le persone cambiano, a volte. >>
<< Sbaglio o sei ottimista stasera? >>
<< No, sono obiettivo e poi hai bisogno di sostegno e se questo non te lo do io, chi dovrebbe dartelo? Fabio? >> Si volta verso di lui – che è quasi morto sul sedile posteriore – e scuote il capo.
<< Sei un vero amico Gi; e la santa che ti prenderà le converrà tenerti stretto perché sei unico e raro. >>
<< Lo so, lo so... i miei genitori si sono impegnati parecchio per farmi così bene. >> Scoppio a ridere e capisco che il momento serietà è finito.
 
Due giorni, due stramaledetti giorni che non la vedo. No, non va bene.
<< Si può sapere che hai? >> Mi chiede Melissa togliendomi il piatto da di fronte la faccia.
<< Se mi presentassi da Elise, così, senza avvisare... secondo te ci sarebbero problemi? >>
<< Temi che ti cacci di nuovo da casa? >> Mi chiede divertita. Io sgrano gli occhi.
<< Tu come lo sai? >> Urlo puntandole un dito contro.
<< Alex non alzare la voce! >> Mi sgrida mia madre, mia sorella ridacchia mentre alzo gli occhi al soffitto. La piccola serpe si attorciglia i capelli al dito e io osservo il movimento. È così strano vederla con i capelli lunghi dopo tanto tempo ma quando sono rientrato, me la sono ritrovata così. Sì, mi stava per venire un infarto quando ho capito che era lei, per un secondo ho pensato si trattasse di mia cugina Valeria. Ma Valeria non andrebbe mai in giro in pantaloncini e canotta, soprattutto cantando a squarciagola per la casa con un mp3 nelle orecchie.
<< No, non è quello... è che magari potrei dare fastidio. >>
<< Beh di certo non ad Elise. >>
<< Mi spieghi come fai a saperlo? >> Sbuffa.
<< Me lo ha detto Gigi. >> Alzo gli occhi al soffitto.
<< Quello stronzo. >>
<< Alex non dire parolacce. >> Melissa scoppia a ridere dopo il rimprovero di mia madre e io scuoto il capo per poi ridere anch’io. Che famiglia.
 
Forse non ero così agitato nemmeno quando ho conosciuto i suoi genitori. Il permesso di venirla a trovare l’ho avuto, quindi significa che non devo necessariamente avvisare... no? Uff.
Suono il citofono e aspetto trepidante che qualcuno risponda.
<< Chi è? >> È Elise e sembra che stia quasi ridendo.
<< Spero di non disturbare. >> Osservo la targhetta dov’è segnato il cognome e aspetto la sua risposta... perché sono sicurissimo che mi ha riconosciuto.
<< Sei qui. >> Dice in un sussurro facendomi sorridere.
<< Eh sì. Che dici, mi fai salire? >> Ridacchio delle mie stesse parole e lei mi apre, di corsa salgo gli undici scalini che mi dividono dall’ascensore e non stando un secondo fermo aspetto che arrivi per salire al terzo piano.
Non mi stupisco di trovarla sul pianerottolo, ma che sia lei ad aprire la porta e tirarmi fuori sì. sorrido contento di averla finalmente di fronte e rimango ammaliato dai suoi occhi che sono... stupendi. Lucidi ma non pieni di lacrime. Sembrano contenti di vedermi... na, è impossibile che degli occhi esprimano tale sensazione, o no?
Le sue mani stringono la mia maglia e sono più che sicuro che senta il mio battito a mille.
<< Mi sei mancata. Non ho resistito e... beh eccomi qua. >> Perché mi sto giustificando? Forse se lo è chiesta anche lei, perché non sembra affatto intenzionata a parlare poiché si è alzata sulle punte, le vado incontro lentamente ma quando mi morde il labbro inferiore me la addosso e la faccio appoggiare al muro accanto all’interruttore per baciarla appassionatamente. È allucinante come mi fa sentire e la “lontananza”... beh forse mi ha solo fatto capire quanto io tenga a lei.
 
<< È una ragazza che sa quello che vuole. >>
<< No, non vuole solo che qualcuno si faccia carico di lei. >>
<< Beh Alex non è mica una brutta cosa. >> Mi fa notare mia cugina Valeria.
<< Sarà anche vero ma... posso aiutarla, voglio farlo, e soprattutto non è un peso anche solo pagarle la cena, o il gelato o il vestito per venire al tuo matrimonio. >>
<< Il punto è che dispiace a lei. Non vuole che tu ti senta in obbligo. >> Sospiro. Effettivamente l’ha detto anche Elise ieri sera, dopo che la nostra “discussione” ha avuto fine. Una fine molto piacevole, fatta di baci, solletico e carezze.
<< Lo so, ma vorrei che non fosse così, tutto qui. >> Valeria mi accarezza la schiena e infine mi mostra una maglia con dei disegni sopra. In teoria per uomo.
<< Per chi sarebbe? >>
<< Per te. >> Mi dice come se fosse ovvio, alzo un sopracciglio.
<< Non ho accettato di venire per te per farmi comprare qualcosa, il mio guardaroba sta bene così. >>
<< Sì, sì lo so ma guardala! È adorabile. >>
<< Sì talmente tanto da rinchiuderla in un cassetto e dimenticarsi di averla persino pagata per averla. >> Ridacchio, soprattutto quando mi guarda male, ma scrollando le spalle – grazie al cielo – la rimette a posto.
<< Dai quando sei così sarcastico? >>
<< Probabilmente Elise mi ha contagiato. >>
<< Elise, Elise e ancora Elise. Elise di qua ed Elise di là. Ma almeno esiste questa ragazza? >> Sta scherzando, è evidente ma non per questo m’impedisco di ridere fintamente.
<< Davvero divertente. Beh al tuo matrimonio manca poco, e sarà lì che scoprirai se esiste o meno. >>
<< No dai, non voglio conoscerla lì, non riuscirei veramente a vederla con tutte quelle persone e le emozioni per il fatto di essermi appena sposata! >>
<< E che cosa vuoi fare? Di certo non la chiamo per farti contenta, sta studiando. >>
<< È una secchiona? >>
<< No ma è l’ultima settimana ed è piena d’interrogazioni. >> Annuisce e si perde in altri abiti maschili per poi guardarmi attentamente.
<< Non compro nulla. >> Metto le mani avanti prima che mi sfrutti come manichino. Sorride.
<< No, scemo... mi è venuta in mente una cosa: se la porti con te a prendere le fedi? Dai, dai, dai! >>
<< Lei verrà con me, gliel’ho già detto ma tu... che c’entri? Mica servi per ritirarle. >> Sono confuso.
<< Sì è vero, ma voglio vederla, quindi verrò. Basta, questo negozio non mi piace, andiamo da Gucci! >> Alzando gli occhi al cielo la seguo e mi maledico per aver accettato di passare un sereno pomeriggio tranquillo in sua compagnia. Ah, la famiglia.

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Capitolo 13
*** Come un guscio. ***


Introduzione: 
Prima di un mese u.u faccio progressi xD l’ispirazione va e viene, ma quando mi sopraffa... beh si vede, poiché aggiorno :) allora... non c’è molto da dire, nel senso che spero vi piaccia, e che nel prossimo, se non erro, c’è il matrimonio di Valeria – la cugina di Alex.
 
Prima di salutarvi e potervi lasciare alla lettura, vorrei solo fare un po’ di “pubblicità” a una mia nuova storia: Hopeful Heart e al gruppo degli spoiler.

Questa os parla dei fatti trattati nel capitolo 19 e 20 di “Travolgimi” – che per chi non lo sapesse, ho postato il primo extra :) Buona lettura... 



  » Un altro sintomo dell'innamoramento? Non puoi vederla star male, perché automaticamente soffri anche tu...


  







 
Titolo raccolta: Stravolgimi – Alex pov.
Sottotitolo: Come un guscio.
Rating: giallo. 


Alex pov. 
<< Secondo me non ha senso. >> Sorrido infilandomi una scarpa.

<< Gigi, per te tante cose non hanno senso. >>
<< Sì, e allora? Non capisco che fretta ci sia! Presentarle Valeria? Quella è pazza, ed Elise potrebbe scappare terrorizzata. Come pensi che si sentirà quando metterà piede da Tiffany? >> Sospiro e infilo anche l’altra scarpa, in pratica faccio di tutto per non guardarlo ma... ho solo due piedi e non posso temporeggiare ancora per molto, anche perché devo andare a prendere Elise. Che è un fascio di nervi, ma questo è un dettaglio.
<< È Valeria che vuole conoscerla! >> Esclamo finalmente guardandolo. Gigi sgrana gli occhi.
<< Potrà anche essere vero ma... tu potevi benissimo dirle di no. È tutto troppo presto. >> Alzo gli occhi al cielo.
<< Non è presto e poi come ragionamento, quella di mia cugina, ha senso... cosa faccio? Gliela presento direttamente al matrimonio? Suvvia, è maleducazione. >>
<< Da quando ti preoccupi dell’educazione? >>
<< Da sempre, soprattutto con Valeria. >> Sospira e si siede sul mio letto, accanto a me.

<< Dico solo che Valeria è un po’ particolare e per quanto io non conosca molto bene Elise, non è complicato capire che preferisce stare lontana da certi luoghi e persone. Si sente a disagio quasi ovunque... e tu che fai? Non le dici che tua cugina è straricca, che si sposerà alla Gran Madre e che la stai per portare da Tiffany, a ritirare le fedi del matrimonio. Secondo me le verrà un infarto. >>
<< Non sei incoraggiante. >>
<< Lo so, sono realista. >>
<< Devo andare, quindi trovati qualcun altro da tormentare. >>
<< Che grande amico che sei! >> Scuoto il capo uscendo da casa mia, Gigi è tutto scemo.
 
<< Sinceramente pensavo peggio. >> Ammetto una volta seduto in macchina con accanto Elise, una volta salutate mia cugina e mia sorella. Elise sospira, ma inizio a pensare che si tratti di un respiro di sollievo.
<< Anch’io. Soprattutto dopo che ho capito che eravamo da Tiffany. Da Tiffany, ti rendi conto? Non sapevo nemmeno ci fosse un negozio in città! >>
<< In realtà ce ne sono almeno tre. >> Ammetto per poi raschiarmi la gola, Elise sgrana gli occhi. Non è seduta composta, è praticamente appoggiata con la schiena alla portiera e mi guarda quasi come se fossi un alieno.
<< Certo, bene a sapersi. >> Lo sussurra ma penso che lo abbia detto ironicamente. Decido di cambiare discorso, almeno per salvarmi visto che continuare a parlare di Tiffany non mi sembra il caso.
<< Com’è andato l’ultimo giorno di scuola? >> Mi fingo più entusiasta di quello che sono ma almeno le strappo un sorriso. Elise si siede composta e allaccia la cintura, così io accendo l’auto ed esco dal parcheggio.
<< Bene, non abbiamo fatto praticamente nulla. Ho scattato qualche foto e una volta fuori dall’istituto ho evitato di farmi bagnare dai pazzi che giocavano alle fontane. A proposito delle fontane! >> Sobbalzo sentendo l’urla che fa pronunciando l’ultima frase. << Domani andiamo in piazza Castello a festeggiare? >> Oddio è una vita che non vado a fare i gavettoni in piazza Castello per la fine della scuola.
<< Vuoi veramente andarci? >> Chiedo stupito. La intravedo inclinare la testa.
<< Beh sì. L'anno scorso non ci sono voluta andare ma quest'anno... posso farcela. Voglio andarci. >>
<< E chi sono io per dirti di no? >> Chiedo guardando la strada.
<< Nessuno, è che vorrei ci fossi anche tu. >> Sorrido, lo ha solo mormorato; una cosa che non capisco del suo carattere è proprio questa: perché non riesce a dirlo chiaramente quando vuole una cosa? Perché ha quasi paura di dover chiedere "aiuto"?

<< Sento gli altri, e mi organizzo, comunque sì, ci sarò. >> Le afferro una mano. << Ci saremo. >>
 
<< Hai deciso se dormire da me domani sera? >> Chiedo trovando non so dove il coraggio per chiederglielo. Siamo ancora in auto e sto cercando di far decelerare il mio cuore. Non posso andare in ansia per una sua risposta! Invece sì che posso.
<< Sì, ci ho pensato proprio come ti avevo promesso. >> Sospiro e mi fermo al semaforo rosso.
<< Pensato. Non deciso. >> Noto con un po' di amarezza. No dai, non può dirmi di no! Alza un sopracciglio, forse accigliata di averla anticipata.
<< Ho deciso che se per tua madre va bene, dormirò da voi. >> Cosa? Sgrano gli occhi e sinceramente, se potessi, mi metterei anche a saltellare.
<< Dici davvero? >> Non riesco a nascondere il mio entusiasmo e nemmeno lo voglio fare.
<< Dico sul serio, ma è verde... quindi smetti di guardarmi e parti. >> Annuisco e mi avvio ma non riesco a reprimere una sottospecie di risata, la vedo sorridere.
<< Tu mi farai del tutto ammattire un giorno di questi. Ne sono certo. >>
<< E poi dovrei tenerti pazzo? Na, vedi di rimanere così. >> Ridacchio.
<< Perché, pazzo non mi terresti? >> Mi piace stuzzicarla, mi diverto.
<< Non lo so. Sono molto lunatica, dipenderebbe dal momento. >> Hai capito la piccola peste! Ride per poi appoggiarsi alla mia spalla. << Sì, anche pazzo ti terrei con me. >> Lo ha sussurrato ma non per questo non l’ho sentita, sorrido sereno e contento.
 
<< Pensi che i tuoi genitori siano ancora a casa? >> Osserva il grosso orologio che si trova nella camera per poi tornare a guardarmi. Inutile dire che è sempre meglio cambiare discorso una volta che si è stati messi all’angolo, non so perché Elise non accetti il fatto che io veda mia sorella come una bambina, ma non per l’età, è solo perché è mia sorella! E poi... non voglio pensare o immaginare la mia sorellina fare le cose che facciamo io ed Elise, penso che in quel caso potrebbe veramente venirmi un infarto.
<< No, non dovrebbero più esserci. Perché? >> Le poso un lieve bacio sulle labbra, approfittando della vicinanza e della grandiosa idea che mi è venuta in mente.
<< Perché c’è un divano di pelle nera che ci attende. >> Arrossisce e sorride, forse per la mia idea, forse il mio tono pieno di malizia... resta il punto che mettendosi in ginocchio si avvicina e me e io allora decido di surriscaldarla un po’ baciandole il seno da sopra la maglietta. Le sue mani finiscono immediatamente nei miei capelli e subito dopo me la ritrovo a cavalcioni. Deglutisco e seguo il movimento della sua mano che tirando i capelli mi fa andare indietro la testa.
<< Non demordi, eh? >> Sorrido e riuscendo a scappare dalla sua presa, mi avvento sulla sua mascella mordicchiandola. Freme e me ne compiaccio. Le mie mani, ancorate ai suoi fianchi, cercando di tirare sempre più su il leggero tessuto.
<< Certo che no. Hai presente da quanto tempo non ti faccio mia? >> La sento rabbrividire e mentalmente ballo la samba.
<< Io sono tua. Sempre. >> Possibile che io abbia capito male? Alzo il viso e incontro i suoi occhi timorosi, sembra quasi che abbia paura della mia reazione ma... ho il cuore che batte forte e ho un fottuto timore di aver capito male. Ma una gran parte di me sa di aver capito benissimo.
<< Lo pensi sul serio? >> Si morde il labbro inferiore ma quando lo lascia libero, mi pone un’altra domanda.
<< Non sono tua? >> Non riesco a non sorridere.
<< Io ti definisco “mia” dalla prima volta che ti ho vista. >> E non mento. Ricordo ancora perfettamente come mi abbia lasciato senza parole quando mi ha praticamente voltato le spalle quando ci ho provato spudoratamente e mi è difficile scacciare dalla mente le sue risate una volta che mi sono mostrato quello che sono, quella stessa sera. Oppure come mi sono sentito in dovere di comportarmi bene e di proteggerla... anche se la conoscevo da solamente qualche ora.
Lentamente mi afferra il viso tra le mani, mi saggia la bocca lentamente e infine mi fa quasi smarrire, quando decide di baciarmi come si deve. La adoro.
<< Andiamo a casa. Ora. >> Il suo ordine mi fa sorridere, annuisco per poi prenderla in braccio. Non mi sfugge.
 
È strano parlare della mia famiglia, ma è normale che dopo questi mesi l’argomento esca. Ho sempre evitato di nominare mio padre in presenza di Elise ma la sua curiosità è normale, soprattutto se mentre siamo a cena si toccano più svariati argomenti, come il lavoro, le vacanze e la famiglia...
<< Che lavoro fa tuo padre per avere tutti questi soldi? >> Sospiro muovendomi un po’ agitato.
<< Mio padre ha fondato uno studio legale, non fa più l’avvocato, ora tiene solo l’immobile e s’intasca i soldi di chi lo gestisce... con quei soldi, circa sei anni fa, ha comprato un’azienda di pavimentazione. Ora lui fa il direttore in quell’azienda. Mio zio ha l’officina, il padre di Valeria ha una concessionaria e l’unica zia che ho, detiene una gioielleria. Come puoi immaginare nessuno è messo male. >> Ne parlo con tono neutro, come se non stessi parlando dei miei famigliari.
<< Ma anche i tuoi nonni non lo erano... >> Dice con ovvietà, annuisco.
<< Sì, anche se non so bene che cosa facesse mio nonno e come potesse avere tutti quei soldi. Mia nonna vive di rendita. >>  Sgrana gli occhi, mi viene da sorridere ma mi trattengo.
<< Che fine ha fatto tuo nonno? >> Mi passo una mano tra i capelli sospirando.
<< Beh lui è morto un paio di anni fa, di vecchiaia. È stato furbo, ha intestato tutto alla moglie, così da doversi preoccupare lei di come dover poi dividere l’eredità quando morirà. >> Il vecchiaccio, furbo ma vecchio.
<< Non ammiri molto tuo nonno, o sbaglio? >> Sorrido, mi aspettavo una domanda simile, le afferro una mano, così da impedirle del tutto di mangiare, è assorbita dalla conversazione e per quanto da una parte mi faccia piacere... dall’altra mi mette agitazione.
<< Ti sbagli. Per me, mio nonno, è sempre stato un idolo. È sempre rimasto onesto con tutti, umile, gentile. Non faceva differenza con gerarchie o cose varie. Mia madre dice che gli assomiglio, almeno caratterialmente. Non saprei dirti se è vero. >> Ho sempre adorato mio nonno ma non si può negare che in tutte quelle qualità manca l’appellativo stronzo. suvvia, mio padre da qualcuno avrà dovuto pur prendere!
<< Allora perché... hai usato... >>  La interrompo subito, sorrido.
<< Un tono così poco orgoglioso? >> Annuisce lentamente. << Perché è sempre stato più astuto e machiavellico di quello che pensavano tutti. >> La stretta sulla mia mano s’intensifica.
<< Vacanze eh? >> Scoppio a ridere e annuisco, tornando a chiacchierare del discorso iniziale.
 
<< Pensavamo ti fossi perso. >> Mi urla Francesco, a soli pochi passi da me. Io ed Elise siamo da poco arrivati in piazza Castello, lei confabula già con Sandra, io ho raggiunto i miei amici che sono già fradici.
<< Non sono ancora sordo. >> Mormoro facendo ridere Gigi. << Comunque sì, siamo arrivati... che ci siamo persi? >>
<< Ancora nulla, a parte gente che si butta sotto le fontane come se nulla fosse. >> Aggrotto la fronte e mi volto verso Francesco.
<< È ovvio che si buttino come se nulla fosse, che dovrebbero fare, controllare prima la temperatura? >>
<< Guarda che è fredda! >> Scoppio a ridere scuotendo il capo. Ma almeno un amico che si salva, ce l’ho?
 
<< Alex! Alex no! >> Elise sta cercando di sgusciarmi dalle braccia ma anche se rido, non me la faccio scappare e la continuo a tenere stretta a me. Siamo praticamente sotto a una delle quattro fontane della piazza, e non penso di aver mai riso tanto come in questo momento. Elise si muove praticamente come una biscia ma non ce la faccio a farla allontanare, non voglio e poi è troppo divertente.
Poco fa ho parlato con Fabio, mi ha detto che le cose con Sandra non vanno e che si è stufato di tutto, ha accennato qualcosa a qualche messaggio di Salvo... non ho capito bene ma so per certo che non appena avrò tempo dovrò parlargli, l’ho visto veramente conciato male. E questo ha portato me ed Elise quasi a litigare. Non possiamo farci carico dei problemi di Sandra e Fabio. Quei due non sono pronti a una relazione seria, lo si capisce dal fatto che nessuno dei due è pronto a cambiare e a fare sacrifici, è inutile girarsi attorno: l’amore non è tutto, non può far andare avanti una relazione se non ci sono anche altre basi.
<< Dai tesoro, mollami! >> Sorrido intenerito e allento leggermente la presa sui suoi fianchi ma la piccola vipera cerca di scappare e scoppiando nuovamente a ridere, me la porto contro il mio petto e per una volta, Elise smette di urlare e scappare. Si volta e porta le sue braccia dietro il mio collo.
<< Sono fradicia. >>
<< Anch’io sono fradicio. >>
<< È tutta colpa tua. >> Ridacchio.
<< Quando ti ho afferrata e portata qua sotto, eri già fradicia, non incolparmi. >> Elise sorride e si alza sulle punte. Sulle labbra mi sussurra.
<< Grazie per esserci. >> Scrollo le spalle.
 
<< Tu sei Alex, vero? >> Mi fermo e sospiro. È Salvo che mi sta parlando, e non posso fare finta di nulla. Diciamo che voglio seguire il parere di Elise, cioè di non fermarmi a quello che mi ha detto Fabio, d’altronde io questo ragazzo non lo conosco e Elise invece sì, dice che è bravo, che è simpatico... posso benissimo concedergli una possibilità.
<< Sì, tu sei Salvo vero? >> Annuisce sorridendo. Anche lui è fradicio, diciamo che non c’è nessuno che si salva. Si sta facendo sera ma c’è ancora un sacco di gente in piazza.
<< Non so bene perché ti ho fermato è che... non lo so. >> Aggrotto la fronte.
<< Non preoccuparti, non è un problema... credo. >> Lui ridacchia della mia titubanza.
<< È tutto un po’ strano. >> Annuisco.
<< Elise dice che sei un bravo ragazzo. >>
<< Lei esagera sempre, ha una buona parola per tutti. >> Lo dice con un sorriso dolce sulle labbra ma niente mi porta a pensare male delle sue parole, non hanno un doppio fine.
<< Sì è vero, soffre anche più degli altri quando scopre che la persona che ha davanti non è come pensava. >> Non so perché l’ho detto e non so nemmeno perché sto guardando Sandra, resta il punto che credo in quello che ho detto.
<< Sandra vuole bene ad Elise. Sono amiche da una vita. >>
<< Sì lo so. Non stavo parlando di lei. >> Sto mentendo ma... lui mica deve saperlo.
Non so come ma riusciamo a intavolare una conversazione normale, riusciamo anche a scherzare e ridere; Elise sarà sicuramente soddisfatta quando le dirò che aveva ragione, Salvo è un bravo ragazzo.
 
È sorprendente come Sandra ed Elise riescano a capirsi con uno sguardo. Quando poco fa, sempre in piazza Castello, Sandra si è avvicinata, è bastato uno sguardo ed Elise aveva già capito che qualcosa non andava, forse aveva capito anche cosa non andava.
Ora siamo a casa di Elise, ho lasciato le ragazze a confabulare in cucina, Sandra ha bisogno di parlare e credo che lo faccia più serenamente se non ci sono io lì ad ascoltarla. Ho detto che devo fare un paio di chiamate, ma sinceramente ne devo fare una sola.
<< Ehi. >>
<< Ehi... dove sei? >> Chiedo spogliandomi per poi mettere un pantalone della tuta che ho avevo lasciato qui da Elise e sedendomi subito dopo sul letto.
<< Sto andando a casa, sono in macchina con Gigi. >> Fabio ha una voce mogia.
<< Che è successo? >>
<< Te l’ho detto che non ne potevo più, quindi l’ho lasciata. Certo, forse ho esagerato con le parole ma... basta, non la sopporto più. Si è fatta Salvo mentre stava con me, hai capito? >> Abbasso lo sguardo e sospiro. Beh proprio un bravo ragazzo, Salvo, non lo è. Ma chi sono io per giudicare?
<< Mi dispiace. >>
<< Non è vero e lo sappiamo entrambi. >> Aggrotto la fronte.
<< Fabio adesso non esagerare, è vero non sono di certo un fan accanito di Sandra ma tu stai male, quindi mi spiace. Mi spiace solo per te. >>
<< Grazie. Comunque divertiti domani, e fai gli auguri a Valeria. Mi raccomando, non crogiolarti per me, pensa ad Elise e basta, ok? >>
<< Ok. >> Attacchiamo e mi viene subito da scuotere il capo. Perché quei due non riescono ad andare d’accordo per più di due minuti?
Arrivo in cucina e vedo le ragazze entrambi in piedi, entrambe ancora bagnate ma da quel poco che ho capito, Sandra se ne vuole andare.
<< Noi non abbiamo fretta Sandra. Puoi stare ancora un po’. >>
<< No davvero, non serve. >> Annuisco e le osservo mentre si salutano e si fanno le ultime raccomandazioni, una volta soli, Elise è a pezzi, è persa tra i suoi pensieri e sembra quasi sul punto di piangere.
<< Ti va di fare una doccia? >> Non può che farle bene, almeno ci scaldiamo e ci rilassiamo un po’, la vedo troppo affaticata e non capisco perché. Mi avvicino per abbracciarla ma delle lacrime silenziose cominciano ad accarezzarle le guance. La raggiungo velocemente mentre annuisce alla mia proposta e le scaccio le lacrime, me la stringo addosso e quasi la porto di peso nel bagno.
Mi fa tremendamente male vederla così, e non solo perché non ne conosco il motivo ma proprio perché... lei non deve stare male. Non deve.
Una volta che siamo entrambi nella doccia, con l’acqua calda che ci arriva addosso, me la stringo addosso e le chiedo perché piange.
<< Piccina perché piangi? >> Non mi risponde, inizia a singhiozzare e si stringe maggiormente al mio petto. Le accarezzo la schiena e nel suo orecchio ammetto che mi fa male vederla in questo stato.
<< Scusa per lo scoppio. >> Scuoto il capo e le sue mani volano ai miei capelli bagnati per portarli indietro.
<< Mi dici più che altro a che cos’è dovuto? >> Annuisce e si porta più vicina me, non appena l’acqua calda la investe, sospira di piacere.
<< Mi sono fatta prendere dalla paura. >> Ammette dopo qualche attimo.
La sua ammissione mi lascia perplesso. << Paura? Paura per cosa? >> Le accarezzo la schiena, questo movimento tranquillizza più me che lei, probabilmente.
<< Paura che tu possa andartene. Ora Fabio e Sandra non stanno più insieme. Le uscite a quattro non si potranno fare, i nostri amici avranno bisogno di noi e automaticamente ci allontaneremo e... >> La blocco subito, perché non voglio che pensi certe cose, non accadrà nulla di quello che pensa. Le afferro il viso tra le mani e mi abbasso alla sua altezza, in modo che capisca dalla mia espressione e dai miei occhi quello che dico e quanto sono sincero.
<< Elise, togliti queste idee dalla testa. È vero che potrebbero aver bisogno di noi ma non ho nessuna intenzione di allontanarmi da te. >> Tira un respiro di sollievo e si morde il labbro inferiore, capisco che vuole dire qualcosa ma si sta trattenendo, io abbasso le mie mani fino alle sue spalle, Elise sospira e chiude per qualche secondo gli occhi.
<< Io ho un assoluto bisogno di te Alex. Non voglio che ti allontani. Non voglio che qualcosa o qualcuno si possa mettere in mezzo perché non reggerei. >> Sto per aprire bocca, ma me lo impedisce posando un dito sulle mie labbra. << Io sono un leggero filo. Se cado, mi faccio molto male. Prima di te ero con i piedi fissi, incollati al fondo di un baratro, da quando ci sei tu nella mia vita, sto cercando di migliorare, di migliorarmi... per te e per me. Questo, potrebbe complicarci le cose, o almeno potrebbe farlo per la quiete che mi sono creata. Sono migliorata, ho ancora una lunga strada davanti prima di potermi definire nuovamente normale o almeno senza fisse mentali... tipo attacchi di panico. Questi progressi li ho fatti con te e grazie a te. Quindi per favore, non lasciarmi, non allontanarmi. Non ce la farei. >> Si passa una mano sul volto e io rimango in silenzio, con oramai le braccia accanto ai miei fianchi.
Sono senza parole, non mi aspettavo che avesse così tanta paura o che potesse credere che mi sarei allontanato da lei se la storia tra Fabio e Sandra sarebbe finita. Sospirando e continuando a pensare che cosa dire, chiudo l’acqua della doccia ed esco fuori dal box per poi afferrare due asciugamani e coprirci. Sono io a coprire lei, che è in silenzio e quasi con il labbro staccato a furia di morderselo.
<< Non so che cosa dire. >> Ammetto infine guardandola. Abbassa il viso sospirando.
<< Non devi dire niente. >> Mormora con voce sottile. Sorrido e le sposto i capelli dal viso, facendo sì che il suo sguardo si posi nuovamente su di me.
<< Devi stara tranquilla, ok? Io non sono bravo in queste cose, non sono abituato a tirare su di morale le persone, non so come comportarmi... che cosa dire, che gesti fare... ma odio vederti così. Soprattutto perché capisco che deriva tutto da una mancanza di fondamenta. Io, Elise, sono qui. Non ho intenzione di andare da nessuna parte. I problemi sono di Sandra e Fabio, non di Elise e Alex. Capito? >> Annuisce sviando lo sguardo.
<< Però come faremo? >> L’aiuto a uscire dal box e la stringo in un forte abbraccio.
<< Come sempre. Basta stare insieme. >>

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Capitolo 14
*** Il matrimonio. ***


Introduzione:
Prima di chiudere la pagina e mandarmi a quel paese, per favore, leggete almeno queste note iniziali. Per me ultimamente è stato un brutto periodo, ne ho passate di tutti i colori e sinceramente di mettermi seduta al pc e cercare di decifrare i pensieri di un ragazzo non... non era mia intenzione e nemmeno ce la facevo. Ci ho provato più volte ma piuttosto che farvi leggere una cagata di cui non ero nemmeno contenta... beh ho preferito lasciar perdere. Ma ora sono qui, vi sto postando un capitolo che mi piace e che spero possa piacere anche a voi se vorrete leggerlo...
Non mi prolungo... spero solo che non ci sia un disastroso silenzio di tomba xD vi lascio ad Alex. Buona lettura.
 
 
Gruppo degli spoiler.
Come sarà vestita Elise per la prima parte del capitolo -> link.
Come sarà vestita Elise al matrimonio di Valeria -> link.
Dove trovate l'asterisco (*) non è mia quella frase, è stata presa col consenso da questo link.

 
 
 





  ~Il vero segreto della felicità non sta in ciò che date o in ciò che ricevete, ma in quello che condividete.


 

 
 
 
Titolo raccolta: Stravolgimi – Alex pov.
Sottotitolo: Il matrimonio.
Rating: giallo. 


Alex pov. 
<< Vado bene vestita così? >> Afferro le chiavi della macchina e mi volto verso di lei, sorrido istintivamente, faccio due passi avanti e le porto una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

Ha indosso un pantalone nero, un top del medesimo colore con sopra un giacchettino grigio.
<< Stai bene, e mi piacciono anche i capelli mossi. Però... le scarpe da ginnastica? >> Scrolla le spalle.
<< Non vanno bene, vero? Ok, vado a mettere le paperine. >> Ridacchio e osservo le sue spalle mentre si allontana. Beh, oddio, le spalle... sì, le guardo il sedere.
<< Ehm... Elise... >> Inizio titubante alzandomi dalla sedia.
<< Lo so, lo so... dovevo mettermi le paperine ma quando ho visto questa maglietta rosa, ho capito che dovevo indossarla, poi mi sono capitati sotto tiro questi jeans... poi ho visto le scarpe coordinate alla maglia e... beh ho dovuto vestirmi così. >> Ridacchio. È vestita completamente diversa e tra l’altro ha i tacchi ai piedi, ma non oso dire niente, ci manca solo che decida di cambiarsi un’altra volta.
<< Perché sei agitata? >> Chiedo afferrando nuovamente le chiavi dell’auto.
<< Non so cos’aspettarmi. Non voglio fare brutta figura. E se tua madre ha cucinato qualcosa che io non mangio? >>
<< Vuol dire che non lo mangi. >> Dico con ovvietà.
<< Ma è maleducazione! >>
<< Allora lo mangi. >>
<< Ma non mi piace! >>
<< Elise. >> Chiudo gli occhi piuttosto confuso e lei prende a mordersi il labbro inferiore.
<< Ok, andiamo. Basta ripensarci. >> Annuendo si avvia verso la porta e io ringrazio tutti gli angeli del Paradiso ma appena sta per mettere il piede sul pianerottolo, si gira e io sospiro.
<< Non è meglio la borsa nera? >>
<< No, questa rosa coordinata alla maglia sta benissimo. >>
<< Ok. Però è meglio che prenda anche una giacca. >> Rientra in casa facendomi alzare gli occhi al cielo. Perché le donne sono così, eh?
<< Eccomi, eccomi, eccomi! >>
<< Sei sicura di aver preso tutto e che tutto vada bene? >> Chiedo esasperato mentre chiude la porta di casa con le chiavi.
<< Sì, sicura. >>
<< Mi chiedo a che cosa ti servi la giacchetta, fa caldo. >>
<< Alex, potrebbe benissimo esserci un po’ di vento questa sera. >>
<< Stasera? Perché usciamo? E poi scusa... dov’è il vestito? Il pigiama? Lo spazzolino? >> Chiedo confuso guardandomi attorno.
<< Oddio. >> Il suo sussurro mi fa chiudere gli occhi.
<< Ti prego... >>
<< Ho dimenticato lo zaino in camera! >> Sbuffo mentre velocemente riapre la porta di casa e corre con i suoi stramaledetti tacchi fino alla sua stanza.
<< Eccomi, eccomi, eccomi! >>
<< Questa frase l’ho già sentita. Dimmi che non hai dimenticato qualcos’altro, ti prego. >>
<< No, ho tutto, lo giuro. >> Sospirando, entro nell’ascensore.
 
 
--
<< Ti chiedo scusa per l’imboscata. >>
<< Non mi devi chiedere scusa, mi sono... divertita. >> Aggrotto la fronte.
<< Non sembri molto convinta. Non deve essere stato facile entrare in casa e venire travolta da mia madre, per poi trovarti al centro dell’attenzione perché sempre la mia adorata madre ti ha presentata alle amiche di mia cugina che hanno deciso di festeggiare qui l’addio al nubilato di Valeria. >> Mi sono preoccupato, penso sia evidente, ma... Elise è particolare, non riesco mai a capire come reagirà a un evento, a una frase, a un atteggiamento... beh stasera mi ha nuovamente stupito. Non sapevo che Valeria volesse cenare qui, e mia madre ha pensato non fosse il caso di dirmelo perché sapeva che se no avrei portato Elise più tardi. Ma il punto non è questo, il punto è che da quando Elise mi ha detto che ha delle crisi di panico, quello ad andare in panico sono io! Non so mai come comportarmi e questo un po’ mi blocca, ma comunque Elise cerca di farmi capire e vedere che va tutto bene ma sappiamo entrambi che non è così. Ma stasera, a cena, è stata favolosa. Non ha mostrato nemmeno un segno di squilibrio, ha parlato con tutte, ha risposto alle duemila domande e si è imbarazzata veramente poco. Vederla sorridente e a suo agio... beh è quello che al momento desidero di più.
<< È vero, sono stata presa in contropiede ma... va bene, cioè non potevo di certo pretendere molto da tua madre, sarebbe stato come chiedere alla mia di non fare battutine sconce. >> Ridacchio e scuoto il capo osservandola sul mio letto con le gambe incrociate.
È bellissima, non c’è niente da fare, più la guardo e più voglio continuare a guardarla. Non sono mai stato catturato da nessuna ragazza, non in questo modo.
<< Elise? Alex? >> Alzo gli occhi al cielo e aiutando Elise ad alzarsi, raggiungiamo Valeria nel corridoio.
<< Elise, sei ufficialmente invitata al mio addio al nubilato. >> Valeria le fa un sorrisone a cinquantamila denti ed Elise schiude la bocca sorpresa, irrigidendosi appena.
<< Uhm... n-non mi sembra il caso. >>
<< Oh no no no! Non accetto un rifiuto, vieni con noi! >> Elise si stringe al mio braccio, e quando incontro il suo sguardo capisco che è quasi spaventata.
<< Vale, se non se la sente non obbligarla. >> Valeria alle mie parole sospira, ma un attimo dopo inizia a saltellare con un sorriso enorme... e io che pensavo di averla vinta!
<< Ti prego! Suvvia, vieni anche tu Alex! Tanto non facciamo niente di esagerato, vogliamo andare in un karaoke. >> Karaoke? È così che ha intenzione di festeggiare il suo addio al nubilato? È pazza!
<< Io? In mezzo a tutte le donne? >> Valeria alza un sopracciglio.
<< Perché fino adesso da chi sei stato circondato? >> Mi chiede piccata. Mi sento in trappola, sinceramente non ho molta voglia di andarci ma devo, più che altro perché se non ci sono io, Elise non ci va, e Valeria invece ci tiene che ci sia. Poso il mio sguardo su Elise, e la piccola peste mi fa gli occhioni dolci e sporge anche il labbro inferiore; come posso resistere?
<< Ok. Ok. Karaoke sia. >>
 
<< Stento a crederci di essere riuscita a cantare! >> Sorrido contento di fronte al suo entusiasmo; siamo in macchina, siamo andati via da poco dal locale e Elise stenta a crederci del suo “coraggio”. Io l’ho semplicemente adorata mentre tutta rossa cantava la canzone Girasole di Giorgia, dedicandomela. All’inizio non volevo credere che l’avesse scelta per me ma quando... beh ha incontrato il mio sguardo non ho avuto dubbi. Non so nemmeno perché io, poco dopo, abbia ricambiato, ma come un flash, mentre stava scendendo dal palco, mi è passata per la mente la canzone “Forse un angelo” degli Studio3 e non sono riuscito a resistere. Spero solo che Gigi non venga mai a sapere di questa cosa, mi prenderebbe in giro a vita: io che salgo su un palco e stonato come una campana, dedico una canzone alla mia povera fidanzata che sarà diventata sorda. No, è meglio che Gigi non lo venga mai a sapere.
 
Vederla persa tra i ricordi è bello, sapere cose nuove su di lei è bello, poterla ascoltare e ridere è ancora più bello. È assurdo come io stia pendendo tra le sue labbra, sono quasi ipnotizzato da lei, dalle sue espressioni e da quello che mi sta raccontando. Riesco quasi a immaginarla mentre da piccola si trovava in questo giardino a giocare con i suoi amichetti, e riesco anche a immaginare lei che inizia a fare i suoi primi piccoli passi nel mondo.
<< Sei tu che vedi solo cose buone in me. >> Mormora divertita facendomi sorridere. È assurdo che io trovi perfetto stare comodamente seduti su una panchina a parlare, vero?
<< Non è vero. Non sono così scemo da non vedere e sapere qualche tuo difetto. Non mi pare di averti mai definito perfetta. >> Che bugiardo che sono. Nella mia mente la definisco sempre e continuamente perfetta... ma a voce non l’ho mai detto, ed è meglio che continui a non saperlo... penso che mi prenderebbe in giro se glielo dicessi... la perfezione non esiste ma lei... lei se non lo è, si avvicina parecchio.
<< Suvvia, dimmene qualcuno? >> Adoro quando mi “sfida”; mi trovo a ridacchiare e giocare con una sua ciocca mentre prendo a parlare.
<< Sei permalosa. Puntigliosa solo quando vuoi. T’innervosisci molto facilmente, non ti piace quando ti vengono toccate le orecchie, diventi quasi isterica distruggendo il tuo buon umore. Quando sei arrabbiata, diventi più ironica e pungente del solito e soprattutto tendi a morderti il labbro inferiore o le unghie quando pensi di avere ragione ma preferisci lasciar correre... devo continuare? >> Non sono veri difetti... avrei potuto dire che è lunatica, isterica, che odia che gli si vada contro quando è convita che abbia ragione ma... che importanza ha? Quasi tutti abbiamo questi difetti.
La osservo e sorrido quando la ritrovo con la bocca aperta e gli occhi leggermente lucidi.
<< Hai dimenticato che sono una piagnona. >> Dice tirando su col naso e io corro ad accarezzargli lievemente una guancia mentre mi perdo tra le sue espressioni e i suoi occhi.
<< Sei sentimentale. Più di quanto tu voglia darlo a vedere a tante persone. E poi... quando hai gli occhi lucidi mi piaci... i tuoi occhi tendono al verde, lo sai? >>
<< La finisci? Vuoi vedermi piangere? >> Ha abbassato gli occhi, probabilmente per non piangere veramente... o forse per nascondere quanto le mie parole l’abbiano colpita. Lei è così, tende sempre a nascondersi, a non farsi vedere vulnerabile. Su questo siamo simili, solo che a me, con lei, piace espormi. Anche se non su tutto. Su mio padre non ci riesco, non come vorrei. Non riesco mai a spiegarmi ed è accaduto anche questa sera a cena quando siamo stati informati della presenza di mio padre domani al matrimonio di mia cugina. Non so perché io abbia dato per certo che non ci sarebbe stato... d’altronde è il matrimonio di sua nipote ma... la mia mente era troppo presa dalla presenza di Elise, dal fatto che ci sarà anche lei domani. Però Elise l’ha presa bene, certo... non penso che mi direbbe quanto l’abbia agitata questa notizia, ma pare averla presa bene.
Mi ridesto tornando a osservarla e... cazzo quanto la amo! È assurdo dirlo nei propri pensieri ma è così, cioè lei è così piccola, sembra fragile, continuamente sul filo del rasoio ma è dannatamente forte, talmente tanto che nemmeno lei sa di esserlo. Mi accosto al suo viso e prendo ad accarezzarlo il viso e le bacio lievemente le palpebre che chiude non appena mi avvicino.
<< In questo momento saprei cosa dirti... ma penso che scapperesti. >> Il mio cuore sta battendo a mille, e mi piace pensare che anche il suo sia messo nella stessa condizione. Mi guarda confusa e scuoto il capo divertito. << Fai così tanto senza nemmeno accorgertene. >> Mormoro guardandola intensamente.
<< Ma che stai blaterando? >> Chiede spaurita. Sono queste le reazioni che spaventano me. Vorrei dirle quello che provo, proprio in questo momento ma... ho paura che si ritragga proprio come sta facendo in questo momento. La cosa assurda è che lo fa senza nemmeno accorgersene.
<< Tu riesci a rendermi felice con un sorriso, con un semplice bacio o un “sì”. Tu mi condizioni più di quanto credi. Adoro i tuoi difetti e apprezzo ancora di più i pregi – che comunque non sono pochi. >> Ammetto senza riuscire a trattenermi.
<< Anche tu mi condizioni tanto. Più di quanto mi piace ammettere. Se ultimamente sono sempre di buonumore, è per te. Per i tuoi sorrisi, per i passi avanti che mi fai fare, per le capovolte che fai prendere al mio cuore e per come mi stringi. >> Alza finalmente lo sguardo e penso che mi stia per venire un infarto. Ti prego Elise, dì quelle due parole... << Amo i tuoi abbracci. Non mi fai solo sentire protetta ma anche in pace con il mondo... come se bastassimo tu ed io. I tuoi abbracci... m’infondono calore, affetto... e tante... tante altre cose. Tu mi fai sentire speciale. Sei tu quello che mi condiziona di più. >> Ho bisogno d’aria, e di distogliere lo sguardo dal suo.
< Elise, per favore, non dire altro. Non voglio farti scappare e soprattutto non voglio dire quelle due paroline così tanto per. >> Non farmi bloccare, dimmi che vuoi che te le dica, dimmele tu, diciamole insieme...
Mi accarezza una guancia, vuole la mia attenzione e io l’accontento. I suoi occhi sembrano brillare e io non so più che dire.
<< *Se vuoi innamorarti di me, penso sia giusto che tu sappia di chi ti stai innamorando. Ti stai innamorando delle mie insicurezze, e delle mie ossessioni di provare a sembrare quello che le altre persone pensano che io sia. Ti stai innamorando della mia immaturità, del mio costante bisogno di sentirmi amata e apprezzata, delle mie ghiandole lacrimali iperattive, della mia tendenza a non essere troppo appiccicosa. Ti stai innamorando dei miei problemi passati e presenti, delle mie speranze e sogni, e di come sia esageratamente romantica, anche se non lo do a vedere. Se t’innamori di me, ti innamori anche di tutte le imperfezioni che nessuno potrà mai amare. Ma ti starai innamorando anche del modo in cui mi sorridono gli occhi quando sto con te, del modo in cui ti do il "buongiorno". T’innamorerai anche delle mie battutine o provocazioni che dirò, e il modo in cui arrossirò quando qualcuno mi chiederà di te. Ma per me la cosa più importante è che tu sappia a che cosa stai andando incontro. >> A metà discorso una lacrima l’è sfuggita e io l’ho osservata finché non è arrivata alle sue labbra. Aveva già smesso di parlare e poiché io non riesco nemmeno ad aprire bocca... beh ho preso a baciarla, perché è così che devono andare le cose: noi, insieme... e col nostro amore. Perché anche lei mi ama, me lo ha fatto capire e non importa che al momento non sia pronta a dirmelo chiaramente... questo mi basta.
 
<< A costo di farmi odiare ma... Elise non abita qui vicino? >> Mi chiede Melissa fuori dalla Chiesa, vicino ai nostri parenti. Elise sta parlando con mia madre e io mi volto verso mia sorella trucidandola con un’occhiata facendola ridacchiare.
<< Sì... ma volevo che dormisse da noi. >>
<< Ok. >> Sorride impertinente ma infine mi accarezza un braccio. << Starò muta come un pesce. >> A sorridere questa volta sono io.
<< Grazie. >> Alza le spalle e si allontana.
<< Quindi Valeria era sincera... Elise esiste. >> Mi volto ridendo verso lo sposo, Simone e annuisco, torno a guarda la mia Elise e la vedo voltata verso di noi, evidentemente si sarà sentita chiamare; allungo una mano verso di lei che l’afferra subito e l’avvicino a noi per poi fare le presentazioni.
<< Dite che è normale che Vale non sia ancora arrivata? >>
<< Non sarai agitato? >> Lo prendo in giro e lui sospira con il panico negli occhi.
<< Siamo ancora tutti fuori dalla Chiesa, e poi la sposa deve sempre farsi attendere. >> Dice Elise cercando di tranquillizzare, oramai, mio cugino.
<< Hai ragione. Poi lei è ritardataria di natura. >> Sorrido scuotendo il capo.
<< Stai tranquillo, non ti lascerà all’altare. >> Annuisce alle mie parole e cerco di non ridere.
<< Allora... a quando il divorzio? >> Zio Mario s’intrufola e fa sbiancare il povero sposo facendomi ridere, Elise mi colpisce il petto e cerco di tranquillizzarmi.
<< Non ci siamo ancora sposati e già vuoi che mi preoccupi del divorzio? >> Chiede con voce strozzata Simone. Zio Mario annuisce.
<< Bisogna sempre pensarci. >>
<< Non è divertente. >> Mormora nuovamente col terrore negli occhi.
<< Pensateci bene anche voi, un matrimonio costa ma il divorzio ha un costo superiore. >> Dice rivolto a noi facendomi aggrottare la fronte. Elise si muove un po’ agitata.
<< Direi... che è un po’ presto anche solo prendere in considerazione di sposarci. >> Mormora Elise, Simone sorride.
<< Lo dicevamo anche noi... due mesi dopo le ho fatto la proposta. >> Dice Simone. Elise sgrana gli occhi e si volta verso di me, le mie mani corrono ai lati della mia faccia.
<< Giuro, non è mia intenzione. >> Alle mie parole si rilassa e zio Mario ride.
<< Se può farti rilassare gli dimezzo la paga, così è sicuro che non può fare una cosa simile... >> Alzo gli occhi al cielo alle parole di zio Mario.
 
<< Sei accompagnato. >> Sbuffo e sorrido al barman.
<< Sì, è un problema per te? >> Chiedo guardando mio padre negli occhi e con i cocktail tra le mani.
<< Non è Silvia? >> Stringo le labbra e guardo altrove, vorrei scappare e non guardare l’uomo elegante, ben vestito e ben curato che ho di fronte. Riesce a farmi salire il nervoso e lo schifo come nessun altro ci riesce. E non è normale... è di mio padre che si tratta.
<< Dovrei farti un applauso per esserti ricordato il nome della mia ex ma... ho dei cocktail in mano. >> Sorride divertito alle mie parole e si volta verso il nostro tavolo, sono certo che stia osservando Elise.
<< È deliziosa. Sembra a suo agio. >>
<< Cos’è, vuoi circuirla? >> Ok, forse sto esagerando e la sua occhiataccia me lo fa capire chiaramente.
<< Alex, io anni fa ho sbagliato ma non ho di certo fatto sesso con una minorenne e non era nemmeno una con cui uscivi. Mi tratti come se fossi peggio di uno stupratore. >>
<< Hai tradito mamma... >> M’interrompe.
<< Sì, ma la mia segretaria era giusto qualche anno più giovane di me, di tua madre... non era una ragazzina e il mio sbaglio lo sto ancora pagando. >>
<< Davvero? Perché io soldi non ne vedo da un bel po’. >> Sorride e il mio nervosismo aumenta.
<< Ci vediamo più tardi figliolo, devo andare a fare un brindisi. >> Alzo gli occhi al cielo e torno al tavolo dando da bere a mia madre e Melissa.
<< Ora parte la commedia. >> Mormoro per poi tornare a sedermi vicino ad Elise, che è accanto a mia sorella. Le stringo una mano e le sorrido.
<< Sei sicura che non vuoi niente da bere? >> Le chiedo mentre intravedo mio padre salire su un piccolo palchetto con un flute in mano.
<< Sicurissima. >> Mi sorride tornando a guardare mio padre.
<< Ti va se usciamo un attimo? >> Mi guarda stranita stentando un sorriso.
<< Va tutto bene? >> Mi chiede afferrandomi una mano.
<< No, puoi venire? >> Annuisce guardandomi preoccupata e mi segue fuori dalla sala. Nemmeno il tempo di chiudere la porta del ristorante che la faccio appoggiare al muro e prendo a baciarla. Inizialmente ricambia con trasporto ma dopo nemmeno un minuto rallenta e mi accarezza una guancia facendomi allontanare.
<< Ehi... che succede? >> Sono pessimo, l’ho fatta preoccupare.
<< Avevo bisogno di stare un attimo da solo con te. >> Mi accarezza le guance e io mi sciolgo sotto le sue carezze.
<< Sei agitato... >> Nota sussurrando.
<< Un po’. >> Ammetto.
<< Si tratta di tuo padre? >> Annuisco con gli occhi chiusi.
<< È uno stronzo. >>
<< Io lo adoro, ma solo perché ha aiutato tua madre a farti. >> Ridacchio continuando a tenere le palpebre abbassate. Non le rispondo e mi abbasso appoggiando la testa sulla sua spalla.
<< Perché sei così adorabile? >>
<< Qualcuno deve pur esserlo. >>
<< Io non lo sono? >> Chiedo guardandola.
<< Raramente. >> Dice con un’espressione buffa e per niente credibile.
Ti amo. Lo penso solamente però, e riprendo a baciarla.
 
<< Piccola mia! Sei stupenda. >> Mi viene automatico irrigidirmi, Elise stava parlando con mia sorella, quindi è normale che ora stia guardando mio padre. Chissà se ha capito che è lui. Sicuramente.
I miei genitori si scambiano un paio di battute e la mia ragazza si volta verso di me.
<< Stai bene? >> Le chiedo prima che possa chiedermelo lei, mi guarda per un secondo e poi annuisce.
<< Alex, figliolo, è bello vederti. >> Quanto gli vorrei togliere quel sorriso strafottente dalle labbra.
<< Se lo dici te. >>
<< Alex! >> Elise mi sgrida sussurrando e guardandomi trucemente. Mi sento quasi come un bambino, ma forse ha ragione lei, almeno oggi dovrei comportarmi bene. Potrei farlo almeno per lei.
<< Sappi che non lo faccio perché ci tengo, ma per educazione: lei è Elise, la mia fidanzata. >> Per lei, sto facendo tutto ciò solo per lei, perché se fosse per me l’avrei ripresa e portata fuori come prima: tutto pur di evitarlo.
<< E’ un piacere conoscerti. >> Si stringono la mano ed Elise arrossisce lievemente.
<< Anche per me. >>
<< Elise... come mai non Elisa? >> Alzo gli occhi al cielo. Al diavolo l’educazione! Ma che razza di domande fa?
<< La scelta era tra Desirée, Jessica o Elise. I miei genitori non sono mai stati appassionati dai nomi italici. >> Elise sorride, cercando di farsi vedere per la persona stupenda che è ma mio padre... annuisce assorto tra chissà quali pensieri.
<< Ti senti bene in questo ambiente? >> Aggrotto la fronte e Elise alza un sopracciglio ma io non riesco a tacere, non più.
<< Non ce la fai proprio a mettere le persona a proprio agio, non è vero? >>
<< Sto facendo conversazione. Qual è il problema? >> Mi ritrovo a sbuffare... non posso prenderlo a pugni, non sarebbe carino. Non in questo momento.
<< Elise, vuoi da bere? >> Ho bisogno di allontanarmi con lei. Subito. Annuisce e io mi alzo, mi allontano da mio padre e dopo aver fatto qualche passo mi volto e la trovo ancora seduta, con mio padre al mio posto che sta parlando con lei. Sospiro e cerco di scacciare il vuoto che provo nello stomaco.
<< Vai a fare quello che stavi facendo. C’è tua madre lì vicina ed Elise sa difendersi. >> Mi giro e incontro lo sguardo serio di zio Mario. << Cavolo nipote, hai proprio bisogno di bere. >> Ridacchiando mi faccio spingere fino al bar.
Elise può farcela... e se non ce la fa, avrò solo un motivo in più per avercela con mio padre.
 
<< Tra un minuto potete mettere “Nient’altro che noi” di Max Pezzali? >> Chiedo al dj e sorrido dopo che mi annuisce, con il cuore a mille mi avvicino ad Elise.
<< Ti va di ballare? >> Poco importa che lei e mio padre stiano ancora parlando, ho bisogno di tenerla stretta tra le mie braccia. Elise annuisce e si alza senza rivolgere la parola a mio padre, lo guarda solamente per poi superarlo. La stringo subito a me mentre mi avvicino alla pista per poi iniziare a ballare con lei.
<< Spero che mio padre non ti abbia tormentata. >>
<< No, mi ha fatto solo qualche domanda. >> Svia velocemente il mio sguardo e io m’insospettisco ma faccio un profondo respiro e cerco di accantonare la cosa, almeno per il momento.
<< Ok, ne parliamo dopo... >> Punto il mio sguardo verso il dj, e gli faccio capire che può mettere la canzone, lui mi da l’ok e io prendo a parlare sussurrando nell’orecchio di Elise.
<< Questa è per te. >> Le prime note della canzone riecheggiano per la sala. Non siamo in tanti a ballare, ma la canzone porta altre coppiette ad alzarsi; stringo maggiormente la vita di Elise.
<< Penso che questa canzone ci rappresenti bene. >> Spiego mentre Elise artiglia il retro della mia giacca come se avesse paura che io possa scappare.
<< Nient’altro che noi. >> Sussurra appoggiando la testa al mio petto. Mi trovo ad annuire e stringerla a me mentre la canzone prosegue. Sulle note finali mi decido e prendo un profondo respiro per poi allontanarla un po’ e dirle quello che oramai è un tarlo nella mia testa.
<< Ti amo, Elise. >> Ho il cuore a mille e non so come reagire quando sgrana gli occhi e s’irrigidisce. Ok... so di averla presa in contropiede ma non è che mi muore, no?
Quando finalmente si muove, apre la bocca senza fiatare e fa scivolare le sue mani sulle mie braccia, mi decido ad aggiungere altro. << Non c’è bisogno che tu dica qualcosa, volevo solo dirtelo. Perché è giusto che tu lo sappia, non che tu lo capisca dai miei gesti. >> Mi è uscita una frase di senso compiuto? Penso di sì e me ne compiaccio.
Elise ha gli occhi lucidi, ma non parla, si alza sulle punte – dopo non so più quanto tempo – e mi lascia un lieve bacio sulle labbra. Ho ancora il cuore che batte a mille e la mancanza delle sue parole mi... mi stranisce, non riesco a capire come dovrei reagire, non riesco nemmeno a capire come mi sento e che cosa sto provando.
Lentamente riappoggia la testa sul mio petto e io la stringo chiudendo gli occhi.
<< Saprò aspettare. Io non scappo. >>

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Capitolo 15
*** Maledette paure. ***


Introduzione:
Finalmente questo capitolo si è scritto xD o comunque si è fatto scrivere. Purtroppo io non sto meglio, o comunque vado a momenti... ma a quanto pare quando sto di emme riesco a scrivere, quindi va bene così. grazie a chi ha recensito e letto il capitolo precedente, spero vi piaccia anche questo. Sappiate che da questo capitolo in poi ho intenzione di rispondere alle vostre recensioni u.u quindi non sparite tutte :P vi lascio alla lettura e incrocio le dita, spero che questo 2012 sia iniziato bene. Un bacione a tutti!
 
Per gli spoiler, andate -> qui.
La settimana scorso ho anche aggiornato “Tu, solamente tu...
”, magari a qualcuno importa :)




 
 



   ~ Le paure sono bastarde, riescono a bloccarti, riescono a non farti fare passi avanti, ma è grazie a queste maledette paure che ti rendi conto per cosa, e per chi, vale la pena combattere...


 
 
  
  
  
Titolo raccolta: Stravolgimi – Alex pov.
Sottotitolo: Maledette paure.
Rating: giallo. 


Alex pov.
 
<< La-vo-ra-re! >> Quasi sobbalzo voltandomi verso mio zio che mi ha praticamente urlato nell’orecchio.
<< Eh? >> Chiedo sceso dalle nuvole e lui arriccia le labbra scuotendo il capo.
<< Lo so che la parola “lavorare” ti sembra senza senso ma se vuoi continuare a mantenere la macchina e ci tieni a continuare a uscire con gli amici... ti consiglio vivamente di iniziare a farlo. >>
<< Davvero divertente. >> Mormoro appena e zio Mario da divertito passa a serio.
<< È successo qualcosa? >> Sospiro.
<< No, che vuoi che sia successo? >> Mi guarda alzando le sopracciglia e io torno a concentrarmi sulla macchina su cui in teoria stavo lavorando.
Il lavoro. Devo concentrarmi sul lavoro. Su quello che devo fare per riparare la macchina.
E se invece dovessi preoccuparmi di riparare il mio rapporto di coppia?
Perché? È davvero in crisi? C’è davvero bisogno di riparare qualcosa?
<< Ou! Ma che hai? >> Mio zio mi scuote e io sbuffo.
<< Non ho niente, cazzo! Mi lasci lavorare? >>
<< Ehi, >> Zio Mario mi volta perché vuole guardarmi negli occhi e scuote il capo. << non ho nessunissima intenzione di lasciarti in pace, non finché non mi dici che cosa ti sta distraendo. >>
<< Elise, è Elise che mi distrae, sei contento adesso? >>
<< Non ancora. Che cos’ha fatto per ridurti così? E non dire “niente”. >>
<< In realtà è proprio così. >> Dico ridendo istericamente passandomi una mano sul mento. << Non ha detto e fatto niente. È questo il problema. >> Zio aggrotta la fronte e io mi appoggio al cofano anteriore della macchina.
<< Le ho detto di amarla, ieri, al matrimonio di Valeria e lei... lei non ha detto niente. >>
<< E allora? >> Sgrano gli occhi e penso di iniziare a gesticolare.
<< Allora? Non so come reagire! La amo, cazzo, la amo! E lei... lei ha paura di ammetterlo, perché... io vedo e sento che mi ama, che prova le stesse identiche cose che provo io, ma... non lo ammette. >>
<< Ripeto: e allora? >>
<< Mi stai facendo innervosire. >> Lo avviso.
<< Lo so ma... tu ti stai facendo troppi problemi. Sai che ti ama, perché devi sentirtelo dire? >> Non rispondo subito e giuro che vorrei vomitare dall’ansia, dal nervosismo e anche dalla paura.
Una sua mano si appoggia su una mia spalla. << Benvenuto nel mondo dell’insicurezza e del dubbio paralizzante. >> Alzo lo sguardo su di lui e penso di trucidarlo ma... sta sorridendo e infine decide di andarsene lasciandomi lì.
 
<< Tu non dovresti essere all’università? >> Chiedo a Gigi non appena mette piede nell’officina.
<< Ti hanno dato l’incarico di fare da cane da guardia invece che il meccanico? >> Non ribatto e gli do le spalle, ma è inutile dirlo... mi segue come un cagnolino.
<< Nessuna rispostaccia? Non è da te. >>
<< Invece è proprio da me. Lasciarti perdere mi permette di non impazzire. >
<< Davvero? E da quando? >> Mi volto e quasi mi viene a sbattere contro.
<< Da sempre. >> Annuisce sovrappensiero guardandomi stranito.
<< Comunque ho già fatto lezione, ne avevo una sola e avevo pensato di passare per sapere i dettagli piccanti del grande evento di ieri. >>
<< Non c’è niente di esaltante da raccontare. >>
<< Non è vero! Non credergli. >> Sussurra zio Mario passandoci accanto per poi continuare dritto per la sua strada. Se non fossi così giù di morale... beh ci riderei su, proprio come sta facendo Gigi.
<< Ok... non ti credo. Che mi sono perso? >>
<< Gliel’ho detto. >> Mormoro infine lasciandolo con un punto interrogativo in fronte.
<< Ehm... beeene. Cosa? A chi? >> Alzo gli occhi al cielo e infine lo vedo illuminarsi come una lampadina. Penso ci sia arrivato. << Nooo! E lei? >> Sì, purtroppo ci è arrivato.
<< Lei niente. Ha avuto il coraggio di parlare con mio padre ma non di dirmi che mi ama o che non mi ama affatto. Ballavamo, e abbiamo continuato a farlo anche dopo che io ho aperto bocca. >>
<< L’avrai presa di sorpresa. >> Sospiro e lo porto fuori per poi sedermi sulla panchina che si trova accanto alla serranda dell’officina.
<< Sì, l’avrò sicuramente colta di sorpresa... ma poi lo stupore passa! >> Gigi mi affianca mettendo le mani nelle tasche della felpa che indossa.
<< Nel senso che... che avete fatto dopo? >>
<< Io ho cercato di rimanere e mostrarmi tranquillo. Abbiamo parlato con alcuni parenti, con gli sposi... tra di noi ma... stupidaggini. Nessun discorso serio o profondo come nostro solito. C’era tensione. Penso volesse scappare e credo lo stia facendo proprio in questo momento. >>
<< Te lo immaginavi? >> Mi chiede a bruciapelo.
<< Sì, ma... beh l’avevo presa come l’ipotesi peggiore, l’un percento delle possibilità. >>
<< Ah. >>
<< No, non usare quel tono! >> Sbotto puntandogli un dito contro e lui sgrana gli occhi.
<< Che tono avrei usato? >>
<< Quello del “oh cazzo, il mio migliore amico se l’è presa nel culo!” >>
<< Non ho usato quel tono! Non penso nemmeno che esista... un tono del genere. >>
<< E invece sì! >>
<< Ok, non ho voglia di litigare, piuttosto fallo con Elise, se può farti sentire meglio, almeno con lei avresti una motivazione sensata! >> Ha ragione, cazzo se ha ragione.
<< Non voglio litigare con lei, perché... è spaventata e mio zio mi mette altre domande in testa. >>
<< Adesso te la stai prendendo con tuo zio? >>
<< Sì. No. Forse. >> Gigi ridacchia. << E che... perché ho bisogno di sentirmelo dire se so che mi ama? >>
<< Beh perché magari... non lo sai. >>
<< Oh no, lo so. So perfettamente che prova i miei stessi sentimenti e non mi sto prendendo per il culo da solo, lo so. >>
<< Ok. >>
<< Gigi! Di nuovo quel tono! >> Sbuffa e infine si volta per guardarmi meglio, rimanendo pur sempre seduto.
<< Sei umano, Alex! Sei un insicuro cronico, anche se non ti piace ammetterlo ma... con la tua situazione chi non lo sarebbe! Te la cavi persino bene se per tutto questo tempo hai dimostrato alla tua ragazza il contrario ma io ti conosco... tu sei fragile e insicuro e lei sta mettendo a dura prova le tue sicurezze. Per quello vuoi sentirtelo dire, anche se lo sai. Dicono che sia bello, che ti... soddisfi, che ti completi. Che ti faccia stare bene. Ecco perché. >>
<< Ehi, ragazzi dai pensieri profondi? >> Ci voltiamo entrambi verso mio zio. << Io ho fame, quindi ho intenzione di chiudere per la pausa pranzo. >> Annuisco contento di questa notizia.
<< Meno male, tanto oggi non ho combinato niente. >>
<< Ma dai? >> Chiede ironicamente mio zio per poi sorridermi. Scuoto il capo e lui inizia a urlare agli altri colleghi di alzare le chiappe, il suo stomaco reclama del cibo. Ha la solita delicatezza di un elefante.
<< Mangi con me? >> Chiedo a Gigi e lui annuisce, ma proprio in quel momento il mio telefono suona. E può sembrare da scemi patentati, ma quando vedo il nome di Elise sul display, mi viene da tirare un respiro di sollievo. Mi allontano da orecchie indiscrete e cerco di mostrami il più tranquillo possibile.
<< Ciao piccina, come stai? >>
<< Ciao... bene te? >> Non rispondo subito, più che altro perché la sua voce bassa e insicura mi blocca, ma infine decido di fare finta di niente.
<< Bene, sto per staccare per la pausa pranzo. Te che stai facendo? >> Già, che cosa stai facendo che non ti sei fatta viva da ieri sera e hai quasi dato via a una mia crisi esistenziale?
<< Sono su facebook. >> Dovrei dire qualcosa? Forse sì ma...  << Ho visto la tua richiesta di amicizia. >> Mormora infine quasi come se dovesse giustificarsi o parlare per forza per non farci rimanere in un silenzio imbarazzante.
<< Perché sei così distaccata? >> Diamine! Io e la mia linguaccia!
<< Distaccata? Non sono distaccata! >> Sbaglio o si è messa sulla difensiva?
<< Ti stai allontanando, ti prego Elise non lo fare. Lo so, forse non avrei dovuto dirtelo... >> Oddio, posso mai farmi pena da solo? Mi sa proprio di sì.
<< No Alex, non è quello. >> Non appena sento la sua voce mi blocco, ma non riesco a tranquillizzarmi... ho un brutto, bruttissimo presentimento. << Non c’entra nulla. Non... non mi sto allontanando. >> Sta mentendo, e lo sappiamo entrambi. Ma io ho bisogno di vederla, di parlarle... non voglio che mi scappi dalle mani.
<< Quindi se stasera ci vediamo non è un problema? >> Dimmi che non è un problema. Dimmi che non è un problema.
<< E’ il compleanno di mio padre stasera. >> Bene, che culo. Sospiro, non posso arrendermi, non posso darle troppo spazio, in quel caso scapperebbe a gambe levate e io non riuscirei più a starle dietro. Conosco lei e conosco me stesso.
<< Bene, una motivazione in più per vederci. >> O no? È il compleanno di suo padre. Suo padre mi adora... che male può mai esserci andare a fargli gli auguri?
<< Ci sono i parenti a casa. >> Ennesimo colpo di grazia che mi da la conferma che mi sta allontanando. Ma io non voglio. E non ho intenzione di permetterglielo.
<< Elise possiamo vederci per pranzo? >> Mi rendo conto solo una volta che ho parlato che sembro disperato ed esasperato ma sto così... che ci posso fare? Elise non mi risponde subito e io trattengo il respiro.
<< Ok, va bene... dove ci vediamo? >> Torno a respirare.
<< Passo a prenderti io tra dieci minuti. >> Attacco prima che possa ribattere o inventare altre scuse e torno verso di Gigi.
<< Scusa amico ma... >>
<< Vai e risolvi. E... fatti dire una cosa... ha ragione tuo zio: non importa se non te lo dice, allontana, scaccia, distruggi le tue paranoie perché se sei sicuro che Elise sia innamorata di te, dalle tempo, te lo dirà. >>
<< Grazie, saggio Gigi. >> Scuote le spalle e io faccio il primo vero sorriso della giornata.
 
Ho sempre reputato Elise una ragazza sveglia, che affronta a testa alta i problemi, anche se magari più lentamente degli altri ma ora che ce l’ho di fronte non so più cosa pensare.
Sono andato a prenderla ma non abbiamo spiccicato parola, non ci siamo baciati, la radio, in macchina, ci ha dato un motivo in più per non guardarci nemmeno. Qui al ristorante le cose non sono migliorate, forse è difficile per entrambi iniziare il discorso, ma non ho intenzione di accantonare la cosa... potrà anche non essere innamorata di me, potrà anche non riuscire a dirmelo... ma non voglio permettere che si distacchi.
<< Non hai molta fame, o sbaglio? >>
<< Non molta in effetti. >> Mi ritrovo ad annuire e a guardarla come se non la vedessi da tempo. Pare aver dormito male, forse poco... è stata invasa dai pensieri come me?
<< Chiedo il conto? >> Annuisce e abbassa subito lo sguardo, scuoto lievemente il capo e mi alzo andando alla cassa per pagare.
Una volta in macchina sospiro e appoggio le mani sul volante senza mettere in moto. Ora non possiamo scappare. Nemmeno voglio.
<< Ora ti va di parlare o... non lo so, continuiamo a fare finta di niente? >> Il mio tono di voce mostra quanto io sia nervoso; non riesco a sopportare tutta questa situazione.
<< So di star sbagliando. >> Cerco di non sbuffare e mi appoggio al sedile incrociando le braccia al petto.
<< E quindi? Pensi di scagionarti dicendo ciò? >> Stringe le labbra e gli occhi le si infiammano.
Posso mai amarla anche in questo modo?
<< Capisco che tu sia arrabbiato, ma metterci ad urlare ti assicuro che non serve. >>
<< Infatti non stiamo urlando. >> Probabilmente mi sta odiando in questo momento, ma non riesco a chiudere la bocca. Com’è che si dice? Colpire prima di essere colpito.
<< No, ci stiamo semplicemente facendo incazzare a vicenda. >> Mi conosce meglio di quanto credessi. E la cosa mi piace, mi piace dannatamente.
<< Elise, io non mi pento di quello che ti ho detto. Lo penso sul serio e non hai idea di quanto mi faccia stare male questa tua reazione. >> Svio lo sguardo dal suo. << Ma devo ammettere che l’avevo immaginato... ne parlavo giusto con Gigi qualche giorno fa, avevo detto che avresti fatto di tutto per allontanarti... anche scappare. E stai facendo così. >> Quando torno a incontrare i suoi occhi, questa volta è lei a sviare lo sguardo.
<< Alex, so che meriti di più di me. Una persona che riesca e possa ricamb... >> No! No! No!
<< No, Elise! Cazzo, no! >> Sbatto le mani contro il volante e cerco di calmarmi solo una volta che la vedo sobbalzare. Respiro, cerco di prendere dei gran respiri e mi passo le mani tra i capelli.
Non può dire certe cose, non le deve nemmeno pensare.
<< Non dirlo. Non devi nemmeno pensarlo. >> Cerco di distendermi e le mie mani finiscono nuovamente attorno al volante; non riesco a guardarla, ho paura di averla spaventata.
<< Ti amo Elise, ed è giusto che tu te ne faccia una ragione. Non scappare, non potrei sopportarlo. Sono pronto ad aspettare quanto vuoi se pensi che tu possa innamorarti ma non allontanarmi solo per paura. >>
<< Alex io non sto dicendo che non ti amo, non ti sto dicendo che non arriverà mai il giorno che riuscirò a dirtelo, sto dicendo che è una reazione naturale, che avviene senza che io me ne accorga. È un enorme passo avanti. Non è come affrontare le crisi di panico – che di per sé non è comunque stato facile. Qui si parla di sentimenti... di noi. >> Ha appoggiato le sue mani su un mio braccio, è protesa verso di me e con la coda degli occhi noto che i suoi occhi sono lucidi. Non voglio che pianga.
<< Quanto tempo pensi che debba passare prima di riuscire ad aprire gli occhi? >> La sento fremere e torna composta sul suo sedile. Non distolgo lo sguardo dal suo viso. È confusa, ma solo superficialmente, perché sono più che certo che abbia capito cosa intendo.
<< Perché dici così? >> Chiede infine con voce tremante.
<< Perché ho visto le foto che abbiamo fatto al karaoke. Abbiamo lo stesso sguardo, e io sono più che certo che ti stavo guardando con gli occhi di un innamorato. >> Abbassa lo sguardo mordendosi il labbro inferiore, non resistendo le accarezzo una guancia.
<< Elise io... non sono perfetto. Sono testardo e mi piace avere l’ultima parola e quando sono certo di avere ragione niente e nessuno riesce a farmi cambiare idea. So di amarti e non mi vergogno a dirtelo ma devi capire una cosa... >> Lentamente alza lo sguardo e afferra una mia mano << Le paure vanno affrontate. Non pensi che io me la stia per fare sotto? È sempre stato così, con te, per me. >> Sgrana gli occhi e io non riesco a non sorridere. << Puoi non crederci ma è così. Quando ho chiesto a Sandra come contattarti, è stato... un passo avanti per me, venire al ristorante e fare come se fosse la cosa più normale del mondo è stato altrettanto difficile. Non lasciarsi troppo andare – con scarso risultato tra l’altro – è stato impossibile. Con te viene tutto naturale ma è comunque difficile, io penso prima a come potresti reagire te, poi faccio le cose. Ho rischiato aprendomi, non farmene pentire, per favore. >> Penso di star per avere un infarto. Non voglio che le mie parole abbiano parlato al vento.
Con un mini sorriso afferra il mio viso e fa accostare le nostre fronti.
<< Io non rinnego il tuo amore e non ho il coraggio – perché mentire del tutto – nel dirti che non ricambio quello che provi. Per favore non smettere di credere in noi, io non l’ho fatto. >> Sospiro chiudendo gli occhi e appoggio le mie labbra sulle sue. Mi stringe a sé e mi accarezza il viso come un’ossessa. Sorridiamo e continuiamo a baciarci senza sosta per minuti ma dopo poco me la trovo a mordermi il labbro inferiore e sedersi a cavalcioni su di me mentre automaticamente porto indietro il suo sedile per approfondire il contatto dei nostri corpi.
<< Vuoi farlo qua? >> Chiedo con voce roca. Un suo sorriso malizioso mi fa deglutire rumorosamente.
La amo. Anche con i suoi difetti, ma la amo. Che ci devo fare?
 
**
<< La smetti di guardarmi in quel modo? >> Chiedo divertito a Fabio che scoppia a ridere.
<< Gigi mi ha accennato delle tue crisi. >> Schiudo la bocca indignato e guardo male il mio migliore amico.
<< Mi è sfuggito! >> Esclama per difendersi. Sospiro scuotendo il capo e Fabio ride nuovamente.
<< Hai finito di ridere? Non è divertente. >>
<< Sì, invece. Tu che vai fuori di testa? Mi spiace essermelo perso. >> Arriccio le labbra e ringrazio il cielo che il mio telefono inizi a suonare. Aggrotto la fronte quando sul display leggo il nome di Sandra. Che diavolo può mai volere?
<< Pronto? >>
<< Dove sei? >>
<< Ciao anche a te. >> Dico ironicamente. La sento sbuffare e cerco di non alzare gli occhi al cielo.
<< Sì, ciao. Dove sei? >>
<< A casa di Gigi per vedere la partita. >>
<< Ah. E non passi da Elise? >>
<< Non vuole. Ci sono i parenti a casa. >> Mi alzo sotto lo sguardo vigile di Fabio e vado a chiudermi in bagno, così sto lontano dai suoi occhi indagatori e dai rumori che fanno gli altri ragazzi.
<< Fregatene! È il compleanno di suo padre e sono più che certa che ti vorrebbe lì. >>
<< Lo fai per lei o per non fare il breve tratto da casa tua a casa sua a piedi? >> Ok, forse avrei dovuto tacere ma mi è scappato.
<< Per tutte e due le cose. Ora mi passi a prendere o vuoi lasciare Elise tra le mani dei lupi cattivi? >>
<< Arrivo, dammi dieci minuti. >>
 
<< Sono certo che non sarà contenta di vedermi. >> Mormoro una volta che sono nell’ascensore di Elise. Sandra mi guarda di sfuggita.
<< Dimmi che non stai andando in panico. >> Sospiro e non le rispondo nemmeno. Ad aprire la porta dell’ascensore è proprio Elise, e i suoi occhi si puntano subito su di me. E per quanto la sorpresa sia evidente sul suo volto, beh ancora non riesco a scorgere felicità o rabbia. Non so se sia una buona cosa...
<< Che ci fai? >> Mi chiede una volta che siamo tutti sul pianerottolo.
<< Beh è il compleanno di tuo padre... volevo fargli gli auguri di persona... e poi siamo in ritardo, la partita è iniziata. >> Alza gli occhi al cielo e cerca di trattenere un sorriso. E mentalmente ringrazio il cielo.
<< Certo, la partita. Uomini. >> Sorrido e la bacio, e ancora sulle sue labbra le pongo una domanda.
<< Non vuoi farmi entrare? >>
<< È che... ci sono tutti. >> Sandra sbuffa ed entra in casa lasciandoci fuori.
<< Buonasera! >> Perché non mi meraviglio del saluto esagerato di Sandra?
<< Ok. Va bene. >> Dice Elise, un po’ insicura, riportando la mia attenzione su di lei
<< Facciamo una cosa, non diamo nessuna... etichetta. Sono un amico di Sandra. >> Cerco di andarle incontro con questo aiuto ma lei scuote il capo afferrandomi delicatamente il viso tra le mani.
<< No, non va bene. Tu non vuoi questo. >>
<< È vero, non lo nego... ma tu non sei pronta. Non voglio forzarti. Già mi sono presentato qui contro il tuo volere. >>
<< Che esagerato. Lo sai che vederti può farmi solo stare bene. >>
<< Ne sono contento ma... la partita è iniziata quindi... >> Elise mi guarda senza parole e afferrandomi una mano mi porta in casa, e mi blocca subito quando cerco di andare nel salotto. La partita! Sospirando entro in cucina subito dopo di lei e saluto tutti cercando di mostrarmi il più calmo possibile. Ma è difficile rimanere calmi quando vedi Sandra spaparanzata sulla sedia già con la bocca piena e con i parenti di Elise che mi squadrano dalla testa ai piedi. Posso tornare indietro nel tempo e decidere di dare ascolto alla mia ragazza?
 
Mentre cantiamo “Tanti auguri” a Gigio, mi avvicino di soppiatto alle spalle di Elise e l’abbraccio appoggiando il mento sulla sua spalla.
<< Devo proprio andarmene dopo? >> Annuisce appoggiandosi a me.
<< Sì. Ma ti giuro che presto farò le presentazioni come si deve. >> Le bacio una guancia e mi allontano con fare indifferente. Non so cos’abbia raccontato ai suoi parenti, non so nemmeno se abbiano fatto domande, e so che poco fa ho esagerato menzionando quanto sia comodo il divano, proprio di fronte a suo padre. Adoro provocarla, e poi con suo padre mi trovo bene.
Non potevo passare serata migliore...

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Capitolo 16
*** Seguire l'istinto(?) ***


Introduzione:
giorno a tutti, lo so... probabilmente vi siete dimenticati di me e di questa “storia”, ma come ho detto nel gruppo, mi è stato più difficile di quanto credessi scrivere, o meglio pensare come un ragazzo. Soprattutto su questa situazione.
 
So perfettamente che non vi ricordate a che punto siamo arrivati, perciò ve lo ricordo in breve: nel capitolo precedente, Alex cercava di non sentirsi in colpa nei confronti di Elise per averle detto che l’ama, lei non è riuscita a dirgli che prova le stesse cose al matrimonio della cugina di Alex, ma hanno chiarito, in questo capitolo, si parla principalmente di quello che accade tra i capitoli 24 e 25 di “Travolgimi cioè dove scoppia la “bomba” – se così la vogliamo chiamare – a causa di Mary, la cugina di Elise, solo che vedremo tutto tramite gli occhi di Alex. È per questo che ci ho messo una vita a scrivere e a mettere tutto su carta. Non mi sto giustificando, spero solo possiate capirmi, se così non fosse, spero comunque che leggiate il capitolo – che tra l’altro è più lungo del solito.
Grazie dell’attenzione, buona lettura.



 
  



   ~ Si dice che non sempre bisogna ascoltare il proprio istinto, ma ci sono delle fottute volte che bisognerebbe farlo... soprattutto se c'è di mezzo la persona che si ama.










<< Ehi, straniero? Identificati! >> Scoppio a ridere e faccio il gestaccio col dito medio al mio caro amico Francesco. Fregandomene di tutto e tutti, mi siedo sullo schienale della panchina e aspetto che almeno uno dei miei cari e deficienti amici dica qualcosa.
<< Ok, mettete ansia, perché non parlate? >> Chiedo subito dopo, sperando in una loro mossa o parola.
<< È che sto veramente cercando di capire chi tu sia. >> Trucido con uno sguardo Francesco e quest’ultimo finalmente sorride.
<< Sai, non è divertente, soprattutto perché ci siamo visti tre giorni fa! >>
<< Davvero? No, aspetta... io sono entrato in casa di Gigi e tu, indovina? Sei letteralmente scappato perché Elise ti aveva chiamato a rapporto. >> Alzo gli occhi al cielo per poi dare una gomitata ben assestata al caro Gigi che sghignazza.
<< Era il compleanno del padre! >> Mi giustifico, ma Francesco alza le spalle con indifferenza.
<< Surclassati da un vecchietto e da un paio di belle tette. >>
<< Gigio non è vecchio. >> Subito dopo gli punto un dito contro. << E non devi nemmeno immaginare le tette della mia ragazza! >> Sono divertito, tutto sommato.
<< Sai qual è la parte divertente di quello che hai detto? Che per immaginare la tua ragazza, dovrei conoscerla... >> Lascia la frase in sospeso e io mi sento una merda, Gigi, forse capendolo, mi consola con due pacche sulla spalla.
<< Beh, pensa positivo, io posso immaginarle molto bene. >> Mi volto fulmineo verso di lui e lo incenerisco con uno sguardo facendolo scoppiare a ridere. << Non si dice guardare ma non toccare? Eh? Mi sbaglio? >>
<< No, non ti sbagli, ma quando si tratta della mia ragazza, non devi né immaginare, pensare e soprattutto non devi toccare. Sono stato chiaro? >> Divertito, Gigi, annuisce mentre Fabio scuote il capo sorridendo.
<< Parlando seriamente... >> Riprende Francesco facendoci aggrottare la fronte a tutti quanti. Notando le nostre espressioni, Francesco, si ritrova a sbuffare. << Dai, stronzi, non è così strano che io voglia intraprendere un discorso serio, no? >> Facciamo tutti una strana smorfia ma il nostro pazzo amico fa finta di niente e riapre bocca. << Io, ad Elise, l’ho vista solo quando vi siete conosciuti, ma ero abbastanza ubriaco, quindi non me la ricordo e poi... sono passati mesi, forse non ci siamo nemmeno presentati. >>
<< Ok. >> Lo interrompo e mi alzo, giusto per dare più enfasi alla cosa che devo dire. << Te la presenterò domani sera, ma devi promettermi una cosa... >> Francesco annuisce subito. << Non devi traumatizzarmela, ok? >> I ragazzi ridono e io prendo a fare una sottospecie di “lotta” con Francesco, poiché ha detto che non avrebbe promesso un bel niente.
 
Sono in momenti come questi che mi reputo fortunato: Elise è piaciuta a tutti, la trattano come una del gruppo – nonostante gli altri, a parte Francesco, la conoscessero già – e la cosa mi piace. Mi fa sentire bene. Vedere Elise non traumatizzata dal carattere piuttosto... bizzarro di Francesco mi ha fatto tirare un respiro di sollievo, ma la parte più bella è stata vedere Elise fare un goal a quest’ultimo mentre giocavamo a calcio. Penso di non aver mai riso tanto, certo, un po’ l’ho fatto per sfottere il mio amico, un po’ perché ero veramente contento di far vedere ai miei amici che gioiello di ragazza mi fossi trovato.
<< Posso parlarti un attimo? >> Annuisco a Fra, e guardando un attimo Elise che sta scherzando con Gigi e gli altri, mi allontano col mio amico senza fare domande.
Ci sediamo su una panchina del “parchetto” e aspetto che inizi a parlare.
Vedere Francesco con un’espressione seria è piuttosto raro, e mi rendo conto subito che non vuole fare il cazzone come al solito, quindi attendo paziente, mentre con agitazione si sfrega le mani tra di loro una volta che ci siamo accomodati.
<< So che te lo ha già detto Gigi, e non vorrei risultare banale e ripetitivo ma... >> Si ferma per sospirare, non mi ha guardato negli occhi nemmeno per un attimo e la cosa un po’ mi preoccupa, ma continuo a tacere curioso di che cosa deve dirmi. << Elise è una brava ragazza, e... state bene insieme. Ragazze come lei, a quanto pare, sono difficili da trovare e vanno solo ai migliori... >>
<< E tu non ti reputi uno di quei pochi bravi ragazzi? >> Gli chiedo interrompendolo. È vero, anche Gigi mi ha detto che Elise è perfetta per me e che stiamo bene insieme, ma sentire il più pazzo del gruppo dirmi la stessa cosa è... strano ma nello stesso tempo appagante. Anche se di certo non avevo bisogno del loro supporto per stare con la mia ragazza, ma sapere che è ben vista, mi fa stare più tranquillo.
<< Alex. >> Francesco si scontra con i miei occhi e la sua espressione scettica mi strappa un sorriso. << Io sono tutto, tranne che un bravo ragazzo. Suvvia, ultimamente sto uscendo con una solo perché voglio che me la smolli... quale bravo ragazzo fa una cosa del genere? >>
<< Anch’io l’ho fatto, anch’io ero così... >> Scuote il capo senza farmi finire.
<< No, anche quando tu eri un puttaniere, non lo eri veramente. Lo facevi per stare meglio, per non pensare a tuo padre e a quella che si stava facendo, non perché non riuscissi a trovare una brava ragazza con cui stare e di cui innamorarti. E comunque non hai mai preso in giro nessuna, di certo non le facevi la corte per poi fartela e infine abbandonarla, no? >> In effetti...
<< Beh no, ma anche tu potresti cambiare. >> Scrolla le spalle.
<< Tutto a tempo debito, Berti. Non ho intenzione di arrivare a venticinque anni accasato, magari sposato e con figli. Tu sì, magari non lo ammetteresti proprio in questo momento... ma tu sei uno di quei ragazzi che ama pensare al futuro. >> Ok, il fatto che mi veda già come padre e marito, mi spaventa... ma diciamo che in un certo senso comprendo quello che sta cercando di dirmi.
<< Non potrai fare il playboy per sempre. >>
<< E non ho intenzione di farlo. >> Mi dice sorridendo. << Però lasciamo andare le cose come vanno. Arriverà di certo la ragazza che mi farà perdere la testa, che non mi cagherà di striscio e che mi farà soffrire come un cane. >>
<< Wow, hai una bella visuale del tuo futuro. >> Ridacchiamo e lui si passa una mano tra i corti capelli neri.
<< Beh sì... non tutti possono vedere un futuro idilliaco come il tuo. >> Alzo gli occhi al cielo.
<< Senti... amo Elise, ma non so ancora cosa prova lei, è tutto... confuso. >> Dico gesticolando per poi finire sospirando guardando verso il gruppetto degli altri che si è rimesso a giocare a palla. << Però sì, se ora come ora mi metto a pensare al mio futuro, ci vedo solo Elise. >> Francesco mi da’ una pacca sulla spalla.
<< Sai quando ti ho detto che evidentemente ti eri fatto mettere il guinzaglio? Non è vero, cioè... se farsi mettere il guinzaglio significa stare così bene... ben venga. Non farti paranoie, vivi quello che provi, che ti dona. Non pensare ad altro. C’è tempo per crescere e creare veramente il futuro che hai in mente. >> Annuisco.
<< Sai, mi spaventi... ma grazie. >> Ridiamo, e prendendoci in giro, torniamo dagli altri.
 
<< Non mi piace come piano. >> Dico con una voce da bambino piccolo. Elise mi accarezza i capelli facendomi rimanere appoggiato al suo seno. Non sono molto comodo, ma di certo non m’interessa di essere ancora in macchina, “sdraiato” in una posizione assurda.
<< Beh mi spiace, ma il piano è questo. >> Mi dice divertita lasciandomi un bacio sulla testa. Alzo gli occhi verso il suo viso e mi perdo ad osservare le sue labbra.
Saranno le due di notte, e noi siamo beatamente sotto casa sua, come se fosse giorno. Che c’interessa degli altri? È venerdì sera!
<< Quindi, domani non ci vediamo? >> Dico lamentandomi.
<< Beh, >> Torna ad accarezzarmi i capelli, rilassato chiudo gli occhi. << Potresti dormire da me, domani sera. Così è sicuro che ci vedremo. >>
<< Ma devi proprio andarci a questo compleanno? Voglio dire... >> Di scatto mi metto seduto verso di lei, almeno per quanto ci riesco. << Ok, è pur sempre tua cugina ma deve fare un anno, di certo non si ricorderà della tua assenza quando sarà più grande. >>
<< A parte che di anni ne fa’ due, e poi... non se lo ricorderà lei, ma le mie cugine più grandi sì. E non ho voglia di sentirle. >>
Io non riesco veramente a capire come possa sopportare tutto. Non si dice che ad un certo punto si arriva a un limite? Lei, questo limite, lo conoscerà mai? Si fa mettere fin troppe volte i piedi in testa, e non è giusto, una testa ce l’ha, dei genitori pure, quindi perché devono continuamente mettersi in mezzo le sue cugine? Non penso che lo capirò mai.
<< Secondo me, se non vuoi andarci, ti basta dire di no. >> Lo dico lentamente, osservando ogni sua espressione, e quando allontana i nostri sguardi e sospira, capisco che non vuole parlarne, per non rovinarsi la serata.
<< Hai ragione, in una famiglia normale probabilmente dire no basterebbe, ma noi... la mia famiglia... non è normale. Io sono figlia unica, ma è come se non lo fossi, sono cresciuta circondata dalle cugine più grandi, mi hanno fatto da sorelle e poi... >>
<< Poi hanno deciso che fossi troppo bambina e che di conseguenza era meglio che ti usassero da punch ball? >> Mi trucida con lo sguardo e io mi passo una mano sul viso.
<< Ok, non parliamone più, la decisione comunque deve essere tua. >> Dico infine, sperando che le saette dai suoi occhi spariscano.
<< Ci sto. Ora è meglio che io salga, ci sentiamo domani. >> Mi si avvicina con un mini sorrisino e io mi sporgo verso di lei, ma la piccola serpe che c’è in lei, che cosa le fa fare? Invece di baciarmi, mi morde il labbro inferiore e ridendo, scappa dall’auto.
Anche quando si comporta in questo modo un po’ infantile, mi fa impazzire.
 
<< Ti sembra più pallido del solito? >> Sento sussurrare da Fabio.
<< Forse un pochino. >> Risponde Gigi.
<< A me sembra cianotico. >> Alzo gli occhi al cielo e poi li punto su Francesco – sì, ovviamente è stato lui a dire l’ultima cosa.
<< Neanche i cani da tartufo sono così invadenti. >> Loro sorridono fintamente e si siedono al tavolo del bar con me. Ci siamo incontrati qua giusto perché era da un bel po’ che non ci venivamo tutti assieme, e ovviamente, i miei tre cari amici – che sono peggio delle peppie – hanno qualcosa da ridire sul sottoscritto.
<< È solo che sembri così... spento, senza la tua Elise. >> Stringo le labbra per non insultare Francesco; voglio dire, non era proprio ieri sera che mi ha detto che se sono felice io, è felice anche lui? È un controsenso umano.
<< Non è divertente. >> Dico dopo qualche altra loro battutina.
<< Ma noi non vogliamo essere divertenti... è solo che stasera, possiamo garantirti, che ti farai taaante risate. >> Gigi mi fa l’occhiolino e io alzo semplicemente un sopracciglio.
Se fossi Titty, direi: “Oh oh, mi è semblato di vedele un gatto!”.
 
Mi rendo solo conto che sto ridendo, il perché è un mistero, proprio come per gli altri.
Ci troviamo in Centro, ma a malapena mi ricordo come ci siamo arrivati, mi rendo conto che è tardi, il cielo è scuro e non c’è nemmeno una nuvola, ma non saprei dire altro. Nemmeno come ci siamo arrivati in Piazza Vittorio: abbiamo camminato?
So per certo di non aver guidato, Gigi mi ha praticamente proibito di prendere la macchina, questo lo ricordo bene ma il resto è un mistero.
<< Dai, devo andare da Elise. >> Dico ridendo. Francesco – ridendo anche lui – scuote la testa e muove un dito di fronte la mia faccia dicendo no.
<< No, stasera non la vedi, stai con noi e poi, c’è Sandra che dorme da lei. >> Sbuffo per poi ridere nuovamente. Fondamentalmente so che non c’è nulla da ridere, ma le tre canne che ci siamo fumati, più gli alcolici, di certo non mi fanno essere razionale.
Non passavo una serata del genere da... beh da mesi. E non che mi mancassero, ma è sicuro che non mi divertivo così tanto da un bel po’. E poco importa che sia tutto effetto del fumo e dell’alcool.
<< Uffa... non l’ho neanche sentita. Dici che se la chiamo, mi risponde? >> Gli chiedo sforzando un po’ la vista, poiché non lo vedo molto bene. Francesco ride e senza che me ne accorga, riesce a prendermi dalle mani il cellulare. << Daaaai! Ridammelo! >> Ovviamente lo dico ridendo, non mi alzo dalla panchina su cui sono seduto, solo perché so che non mi reggo in piedi, resta il punto che Francesco m’impedisce di chiamare la mia fidanzata, perciò – dopo un po’ che insisto – mi volto alla mia destra, a vedo Fabio che ride e accarezza i capelli di Sandra.
<< Oh, socio, m’impresti il tuo telefono? >> Scuote il capo.
<< Mi spiace, non ho soldi. >> Sbuffo, lo chiedo a tutti – ma tra quelli che non mi cagano, e gli altri che s’inventano scuse, non riesco a fare nulla, perciò mi dispero e penso ad Elise.
<< Minchia che figa! >> Sento dire da Gigi. Mi giro e noto che sta guardando tre ragazze che camminano su dei trampoli allucinanti. Due more e una bionda. Niente di chissà quanto particolare oltre a un bel culo. Ovviamente i commenti, i miei amici, non se li risparmiano ma io taccio, a malapena mi accorgo di Sandra che si siede alla mia sinistra.
<< Ti ho mai detto che non sei niente male? >> Aggrotto la fronte e lentamente mi giro nella sua direzione. Cerco di non ridere e dopo averla guardata e mi afferro il viso tra le mani appoggiando i gomiti sulle mie ginocchia.
<< Sandra, non ci stiamo simpatici, e non so se dipenda dal fatto che io non te l’ho mai voluto dare, ma non cambierò di certo idea adesso che sono innamorato della tua migliore amica. >>
<< Era solo per dire! >> Dice scaldandosi e alzandosi. Io faccio finta di niente e appoggio il capo sulla spalla di Fabio.
<< Fa? >> Il mio amico si volta come può per guardarmi. << La tua fidanzata, o quello che è, è una gran troia. >> Scoppiamo a ridere e subito dopo si ricambia discorso.
 
Dio che mal di testa! Lentamente apro gli occhi e m’inumidisco le labbra, ma un groppo in gola mi fa’ fare una smorfia. Ma che diamine ho combinato ieri sera? Sospiro e mi metto a pancia in giù afferrando subito dopo il cellulare sotto il cuscino.
Sono le due meno venti, cazzo! E c’è anche un messaggio, è di Gigi.
Se non ti senti in ottima forma è una cosa normale. Non hai fatto cazzate, hai solo riso tanto; non preoccuparti per Elise, c’è Sandra con lei... noi ci vediamo dopo per la partita. Ciao coglione.”
Rimetto via il telefono, è con solo i boxer addosso, mi dirigo in cucina dalla quale provengono delle voci, una volta che arrivo sulla soglia, mi fermo e osservo i capelli scuri, l’espressione corrucciata e le dita di mio padre che tamburellano lievemente sul tavolo. Peccato che nella mia testa, quel lieve rumore sembri un trapano in azione nella mia testa.
<< Che ci fai qua? >> Dico dopo qualche attimo; la conversazione tra i miei genitori si stoppa e si girano entrambi verso di me.
<< Alla buon’ora... fatto faville ieri notte? >> Cerco di non rispondere male, e continuo a guardare gli occhi di mio padre.
<< Anche se fosse, non sono affari tuoi. Che ci fai in casa mia? >> Mio padre ridacchia.
<< Casa tua? E da quando? >> Mia madre si passa una mano tra i capelli, e mi guarda scongiurandomi di tranquillizzarmi, di non iniziare l’ennesima guerra.
<< Beh, non mi risulta che sia tu a pagare le bollette... di conseguenza non puoi più definirti il padrone di casa. >>
<< Per favore, ho mal di testa, evitate di litigare di prima mattina. Ciao papà. >> Ecco l’entrata trionfale di mia sorella; ha i capelli per aria, come se una bomba le fosse esplosa nel mezzo. Deve aver passato una serata devastante anche lei.
Cercando di tacere, mi siedo anch’io al tavolo e mia madre mi passa una tazza di caffè, la bevo mentre mio padre conversa con mia sorella; mia madre ci osserva tutti ma non parla.
Chissà quanto è strano, per lei, vedere ancora intorno mio padre.
<< Vado a chiamare Elise. >> Dico, dopo aver finito il caffè, non riuscendo più a fare questi pensieri, e soprattutto non riuscendo a sopportare la vista del mio caro genitore.
<< Alex. >> Mia madre mi raggiunge nel corridoio, mi volto e aspetto che parli. << Non prendertela con me, voleva vedervi, e soprattutto voleva sapere quanto avessimo pagato la caldaia, così da darci i soldi. Ti prego, non tenere il muso. >> Guardo il soffitto mettendo le mani sui fianchi.
<< Ci proverò. >> Mia madre mi sorride e infine torna nell’altra stanza. Io vado in bagno per poi chiudermi in camera afferrando subito il telefono e facendo partire la chiamata.
Elise non risponde subito, e il mio piede, prende a battere imperterrito sul pavimento.
<< Pronto? >> Non rispondo subito, la sua voce è strana, ma cerco di non farci caso, magari anche lei si è svegliata da poco come il sottoscritto.
<< Ehi, disturbo? >> Chiedo smettendo di muovere il piede e sedendomi meglio sulla sedia girevole del computer. La sua risposta arriva subito.
<< No, affatto. Ti sei appena svegliato? >> Non sembra molto felice di sentirmi, ma magari ha altro per la testa, o sta semplicemente facendo più cose assieme.
<< Ehm... sì. >> Ammetto. << E nemmeno tanto bene, non mi piace non dormire con te e per di più mi sono trovato mio padre in sala da pranzo, e ti assicuro che speravo di star facendo un incubo. >> Mi passo una mano tra i capelli e poso la testa alla fine dello schienale.
<< È ancora lì? >> Non sembra veramente interessata, ma magari lo è, solo che... solo che, cosa? C’è qualcosa che non va, solo che non riesco a capire cosa.
Come in un flash, mi viene in mente la “corte” di Sandra, quello che mi ha detto ieri sera... non può aver girato la cosa a suo favore, vero? Io non ho fatto niente!
<< Sì, sta parlando con mia madre; odio vederlo così spesso. >> La sento spostarsi, e rimaniamo in silenzio per qualche attimo. Non riuscendo più a resistere, glielo chiedo. << Che cosa succede? Cioè, cos’è successo ieri sera? >> La sento tirare un mini respiro di sollievo, e per un millesimo di secondo mi verrebbe da chiederle che cosa le ha raccontato Sandra. Ma magari quell’altra non c’entra niente.
<< Mia cugina Federica è arriva nel pomeriggio, in lacrime, a casa mia, e non me la sono sentita di andare al compleanno. >> Non si è presentata. Ecco perché è così strana.
<< Capito. Pensi che... che ti diranno qualcosa per non esserti presentata? >> La sento quasi sorridere, e non ne capisco il motivo, perciò penso di aver preso un abbaglio.
<< Non lo so, staremo a vedere. >> Mi è facile capire che sta chiudendo il discorso, e non indago oltre, perciò l’avviso che tra poco passo a prenderla per andare a casa di Marco per vedere la partita dell’Italia, Elise si stranisce maggiormente e dice che non si sente bene. Ovviamente mi preoccupo ma infine mi dice che le è arrivato il ciclo, peccato che io non le creda poiché lo ha avuto poche settimane prima.
<< Sei sicura che non mi stai allontanando? >> Le chiedo preoccupato.
<< No Alex, te lo giuro. >> Le credo, ma mi è normale chiedermi, allora, che cosa sia successo.
 
<< Sembri un cadavere. >> Mi dice Gigi, affiancandomi sul divano. La partita sta per iniziare, ma io non sono proprio in vena di guardarla.
<< Sì, scusa... è che... >> Scuoto il capo non concludendo la frase, ovviamente senza guardarlo.
<< Ok, che succede? >> Dice Fabio, affiancandomi dall’altro lato.
Come un bambino capriccioso, incrocio le braccia al petto.
<< Non accade nulla. Sono solo stanco. >>
<< Di...? >> Chiedono all’unisono per poi guardarsi quasi con sfida.
Mi passo una mano tra i capelli e noto che l’unica che ci sta prestando attenzione, cercando di fare finta di niente, è proprio Sandra.
<< È successo qualcosa ad Elise, ma non so cosa. Non ha voluto dirmelo e mi ha anche “mentito” su una cosa, pur di farmi venire qui. >> I due si azzittiscono e io guardo, per l’ennesima volta in un minuto, lo schermo del mio cellulare sperando in un suo messaggio o in una chiamata.
<< Ok, allora... vai da lei e scopri cosa succede. >> Dice Fabio con fare ovvio.
<< Di certo non ci offendiamo se te ne vai. Cioè, capiamo. >> Aggiunge Gigi facendomi sorgere un piccolo sorriso. Non li guardo, mi perdo ad osservare il tavolino basso in vetro di fronte al divano.
<< Che succede? >> Chiede Marco, il padrone di casa. Lo guardo e apro bocca per rispondergli ma Gigi mi precede.
<< Alex deve raggiungere Elise. >> Lo guardo a bocca aperta.
<< L’hai convinta a venire? >> Scuoto il capo, tento nuovamente di parlare, ma questa volta, al mio posto, parla Fabio, quindi sconfitto chiudo la bocca.
<< No, ma è convinto che sia successo qualcosa, quindi deve raggiungerla. >>
<< Ehi, amico, vai pure se devi. >> Marco è serio, forse tra tutti – avendo una ragazza fissa – è quello che mi comprende meglio ma...
<< Se lo avesse voluto, gli avrebbe detto che cosa c’è che non va. E comunque quando me ne sono andata, stamattina, stava bene. L’ho lasciata che faceva colazione. >> Dice Sandra, appoggiandosi al telaio di una porta.
<< Ha ragione. >> Ammetto abbassando nuovamente lo sguardo.
<< Secondo me, invece, dovresti andarci proprio perché non puoi permettere che ti tenga lontano. Non ha senso che non ti dica le cose. >> Fabio ha ragione.
<< Ma se lei non vuole dirglielo, di certo non può obbligarla. Elise non si apre facilmente, ha bisogno dei suoi tempi. Se lui si presentasse là, farebbe solo danni. >> Il botta e risposta della “coppia/non coppia”, rischia di farmi venire il mal di testa, perciò li azzittisco.
<< Sta per iniziare la partita. Guardiamola in silenzio, se Elise vorrà che la raggiunga, lo farò. >> Tutti si azzittiscono e li ringrazio mentalmente.
Inutile dire che fingo solamente di guardare la partita.
 
<< Hai intenzione di mangiare qualcosa? >> Mi chiede Francesco, seduto accanto a me al tavolo, mentre ceniamo, o almeno è quello che stiamo facendo in teoria.
<< Dovrei, ma ho lo stomaco chiuso.
<< Ok. Allora alza il culo e vai da Elise. >> Mi dice schiettamente, meritandosi un’occhiata stranita dal sottoscritto. << Senti... non puoi stare così per non sai nemmeno cosa. Non ha senso. >>
<< Hai ragione, ma non riesco a sviare i miei pensieri... non riesco a non pormi domande e a farmi castelli per aria. >>
<< Appunto, allora vai da lei. >> Aggiunge Gigi. Mi appoggio senza forze allo schienale e scuoto il capo facendo alzare gli occhi quasi a tutti. Siamo rimasti noi ragazzi, più tardi ci raggiungono altre persone più alcune ragazze... avrei voluto che ci fosse anche Elise.
<< Se mi vuole, deve chiamarmi. Non posso presentarmi lì come se nulla fosse. >> Nemmeno io credo alle mie parole, ma nessuno dice niente e inizio a mangiare stando sempre sull'attenti sperando che il mio telefono suoni.
 
Le risate risuonano per tutto il salone, eppure non stiamo facendo niente di che, c'è chi gioca alla play station, chi guarda un porno, e poi ci sono io che osservo tutti ma non dico e faccio nulla. Non ce la faccio, probabilmente sono un caso perso.
<< Alex, il telefono... >> Mi mormora Fabio, sedendosi accanto a me. Velocemente afferro il mio cellulare sul tavolo e rispondo immediatamente non appena noto che si tratta di Elise.
<< Tesoro come stai? Sono stato preoccupato tutto il tempo, sai? Mi aspettavo una tua chiamata ma non è arrivata e... non sapevo, non sapevo se farmi sentire io. >> Parlo tutto d’un fiato, alzandomi e facendo avanti e indietro passando dietro le sedie di Gigi e Francesco che giocano alla play.
<< Scusami. È solo che avevo bisogno di stare sola. >> La sua voce è bassa e roca, e mi viene spontaneo chiedermi se ha pianto o se lo sta facendo adesso.
<< Che cos’è successo? Stai male? Per favore, Elise, parla. >> Ok, forse sono un po’ paranoico, ma che ci posso fare? Sono preoccupato!
Francesco e Gigi prendono a insultarsi e io mi agito sgridandoli.
<< Cazzo, state zitti! Elise, aspetta un attimo. >> Mi sposto velocemente, chiudendomi in bagno e sospiro sperando che Elise abbia voglia di parlarmi. << Parla. >> Cerco di esortarla e la sento iniziare a singhiozzare. Mi siedo sul water e mi passo una mano tra i capelli. << Elise. >> La chiamo e lei tira su col naso.
<< Niente. Niente. È che... ho solo bisogno di te. >> Per quanto, forse, sia egoistico, mi fa enormemente piacere sentirmelo dire. Eppure mi rendo conto che si tratta di una cosa estremamente seria.
<< Ehi, piccina, non piangere. Arrivo subito, sei sola? >> Cerco di mostrarmi tranquillo, ma non so se ci riesco bene. Voglio dire, sono agitato, non so che cosa possa averla ridotta in questo stato.
<< No, c’è Sandra. >>
<< Bene. Non farla andare via finché non sono lì, ok? >> La porta del bagno si apre, e si affaccia Fabio.
<< Stai andando da Elise? >> Annuisco. << Vengo con te. >>
<< Ok, Alex, a dopo. >> Mi mormora Elise tirando nuovamente su col naso.
Attacchiamo la comunicazione e mi precipito fuori dal bagno seguito da Fabio, tutti gli occhi si puntano su di me quando afferro velocemente le chiavi dell’auto e il portafoglio che non ricordo per quale motivo si trova su una mensola del salotto. Guardo Gigi, e lui annuisce, probabilmente capendo dove sto andando, salutando velocemente, esco da quella casa e salgo il prima possibile in auto, Fabio mi sta dietro senza problemi, e per quasi tutto il tragitto non mi parla.
<< Ti ha spiegato cos’è successo? >> Mi chiede Fabio non molto lontani da casa di Elise.
<< No... ma ha detto di aver bisogno di me, quindi... >>
<< Dici che se fossi arrivato prima... >> Lascia la domanda in sospeso, ma capisco subito cosa intende.
<< Non lo so, penso avesse bisogno del suo tempo. >> Annuisce e tacciamo finché non arriviamo sotto il suo portone. Citofono e subito dopo avviene lo scatto per aprire, nessuno ha parlato, deduco che Elise non aspetti nessun altro oltre a me.
In ascensore stiamo in silenzio, a malapena aspetto di essere arrivato al piano per aprire la porta, mi avvento dentro casa e trovo Elise appoggiata al muro del corridoio, l’abbraccio di slancio e ritorno a respirare regolarmente solo una volta che ricambia la mia stretta.

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Capitolo 17
*** Mannaggia alle partite. ***


Introduzione:
Lo so, sembra un miracolo, ma invece no! Sono proprio io :) non lo avreste mai detto che avrei fatto così in fretta, eh? Beh, non so se dipenda dal fatto che la parte, per me, più complicata sia passata, resta il punto che questo capitolo l’ho scritto abbastanza in fretta e con piacere.
 
Questo capitolo, tratta il numero 26/27/28 di “Travolgimi”, quindi sì, è piuttosto lungo ma non potevo dividerli. Spero solo che vi piacciano e di non annoiarvi troppo xD
Detto ciò, ne approfitto solo per ricordarvi la mia nuova originale: “Nuove prospettive” e il gruppo
dove metto gli spoiler delle storie e dove chiacchiero anche fin troppo :) siete tutti i benvenuti. Con questo, passo e chiudo! Buona lettura :)

   



   ~ Sdoppiarsi è impossibile, però è sempre bello far sorgere un sorriso a un amico, anche se significa litigare con la propria fidanzata. Tanto si sa, la cosa bella del litigare è fare pace...







 
 
<< Ciao Giorgia, la bestia di tuo figlio? >> Stringo gli occhi e sposto lo sguardo dal monitor per sentire Gigi che parla con mia madre nel corridoio di casa nostra.
Velocemente saluto Elise tramite la chat di facebook e li raggiungo trovando mia madre che ride per qualche battuta – sicuramente assurda – del mio amico.
Mi appoggio al telaio della mia porta e li osservo, Gigi mi nota subito e mi saluta con un movimento del mento che ricambio incrociando le braccia al petto.
<< Mi devi aggiornare! >> Dice Gigi puntandomi un dito contro ma senza muoversi. Mia madre ci guarda straniti.
<< Aggiornare su cosa? >> Apro bocca per rispondere ma ovviamente Gigi mi precede, perciò mi avvicino – pronto a ricevere duemila domande dalla mia genitrice.
<< Ma come, non ti ha detto dove ha passato la notte? >> Mia madre mi fulmina con lo sguardo e Gigi si fa piccolo piccolo. << Non le hai detto niente. >> Mi dice sussurrando.
<< Già. >> Gli rispondo guardandolo di sfuggita. << Non guardarmi male! >> Dico rivolto a mia madre che si sta sicuramente per mettere le mani sui fianchi e iniziare a farmi una ramanzina con i fiocchi. << Ero da Elise. >> La sua espressione si rilassa leggermente.
<< In salotto, subito. >> Sospirando, mi avvio e mia madre riprende a parlare. << Gigi, anche tu. Immediatamente. >> Il mio amico mi segue senza fiatare, ma quando sento la porta di casa aprirsi, sbircio per vedere di chi si tratta e vedo Melissa entrare con le cuffie alle orecchie.
<< Ciao mamma, mi ha portato papà a casa. >> Torno verso il corridoio e noto subito che, grazie al cielo, mio padre non è salito.
<< Come mai? >> Le chiede Giorgia, ma Melissa scrolla le spalle chiudendosi subito dopo in camera. Mia madre sospira e si rivolge a me. << Adolescenza. >> Cerco di non sorridere, anche perché non ne ho il tempo, poiché subito dopo punta un suo dito verso il salotto, spronandomi ad andarci.
Mi siedo al tavolo e mia madre fa altrettanto, mettendosi a capotavola tra me e Gigi.
<< Perché non mi hai detto che hai dormito da Elise? >> Mi chiede seria e io non so nemmeno che dirle, non pensavo potesse prendersela tanto.
<< Sinceramente mi è passato di mente. Sapevi che avrei dormito fuori casa, non ho pensato di dirti che alla fine non ho passato la notte nella casa in cui sapevi. >> Mi guarda nuovamente male e io alzo le spalle sperando non mi sbrani. << Non sto cercando di tenerti buona, giuro! È che per Elise è stata una giornata pesante e... mi ha chiamato in lacrime, ok? >> Lo sguardo di mia madre, ora, si fa preoccupata.
<< Perché? Avevate litigato? >> Scuoto il capo.
<< No, figurati. Praticamente sabato sera doveva andare a un compleanno, per quello non ci siamo visti, ma all’ultimo è arrivata a casa sua un’altra cugina, disperata a causa del fidanzato, e lei non è più andata alla festa. Le altre cugine non hanno apprezzato, quindi il giorno dopo una di loro l’ha chiamata e l’ha distrutta. Non mi ha detto nulla per tutto il giorno, ero preoccupato e sentivo che ci fosse qualcosa, ma quelle poche volte che l’ho sentita, continuava a dirmi che andava tutto bene... >> Mi stoppo per prendere aria e mi passo una mano tra i capelli. << La sera mi ha chiamato dicendomi che aveva bisogno di me, se potevo raggiungerla... una volta arrivato a casa sua con Fabio, c’erano anche Gigio e Gigia, lei si è un po’ sfogata, ha spiegato la situazione ai suoi genitori e poi siamo andati a dormire. >>
<< Anche Fabio ha dormito da Elise? >> Chiede stupita, e io faccio una smorfia.
<< Ma no! Fabio ha accompagnato a casa Sandra e poi si è fatto venire a prendere. >>
<< E tu hai dormito a casa di Elise con i genitori sotto lo stesso tetto? >> Mi chiede lentamente, come se per lei fosse complicato capire il tutto.
<< Già. È stato... strano. Non mi aspettavo che suo padre mi permettesse di rimanere, ma è stato proprio lui a chiedermelo. >> Gigi sgrana gli occhi.
<< Ma ti ha fatto dormire... sul balcone? Nella vasca da bagno? >> Giorgia lo guarda divertito mentre io, basito, scuoto il capo.
<< No, in un primo momento me lo sono chiesto anch’io se mi avrebbe chiuso nello sgabuzzino a dormire, ma invece ho dormito con Elise. Con la porta aperta. In teoria avremmo dovuto dormire, sì nella stessa stanza, ma in due letti diversi... >>
<< Ma è inutile dire che alla fine si è usufruito un letto solo, non è vero? >> Mi chiede complice mia madre. Mi sento arrossire, ma cerco di fare finta di niente.
<< In effetti sì. E il risveglio è stato... un po’ strano, non avevo voglia di alzarmi, ma resta il punto che abbiamo fatto un passo avanti. Il fatto che i suoi genitori si fidino di me mi fa estremamente piacere. >> Ammetto.
<< È una cosa grande, Alex. >> Annuisco alle parole di mia madre.
<< Lo so, ma amo Elise. E tu di certo non l’avresti fatta dormire con Melissa, no? >> Alza gli occhi al cielo.
<< Certo che no! Non l’ho fatto e non ho intenzione di farlo, mi chiedo ancora come faccia lei a dormire con tutti quei poster che la fissano. >> Si stoppa guardando nel vuoto per poi scuotere il capo. Io sorrido, cercando di non ridere, Gigi si copre semplicemente la bocca con una mano. << Resta il punto che è diverso; io confronto a loro sono più “giovane”, forse ho la mente più aperta e per di più manca un uomo in questa casa, di conseguenza... è tutto diverso. Non so come sarebbero andate le cose se ci fosse stato tuo padre in casa. >>
<< Non sarebbe cambiato niente. >> Dico velocemente. << Solo che avrebbe fato scenate quando sarebbe stato il turno di Melissa. >> Giorgia ride.
<< Già. >> Mi afferra una mano e torna seria. << Non fare danni; Elise tiene molto a te, e devono saperlo anche i suoi genitori per averti permesso una cosa del genere, ok? >>
 
***
<< È andata via? >> Mi chiede zio Mario, riferendosi ad Elise che è venuta per la prima volta a trovarmi in carrozzeria. Annuisco con un sorriso a mio zio e continuo a compilare dei fogli, ma a quanto pare, il mio caro zio, non ha intenzione di lasciarmi lavorare.
<< Non è stata molto... >> Sospirando lievemente, alzo lo sguardo e incontro i suoi curiosi occhi marroni. Lo guardo senza sapere cosa dire e lui si gratta una guancia sporcandosi un po’ di grasso. << Non ho potuto evitare di origliare... sembra... felice. >> Torno a sorridere.
<< Sì, in effetti è fiera di sé. >> Annuisce.
<< Quindi anche lei non ha un bel clima... a casa. >> Alzo un sopracciglio. Mio zio è peggio di una pettegola, ma lo comprendo, per quanto io gli abbia parlato di Elise, non sono mai andato troppo sul personale, o comunque non gli ho mai raccontato gli affari suoi.
<< No, in realtà a casa va tutto bene. È con le cugine che ha problemi, ma a quanto pare li sta risolvendo. >>
<< E te ne sei contento? >> Ridacchio.
<< Certo. Se riesce ad affrontare loro, vuol dire che può fare tutto. Superare qualsiasi ostacolo, anche dirmi quello che prova per me. >>
<< Ancora non te l’ha detto? >> Scuoto il capo tornando ad osservare i moduli.
<< Vedrai che accadrà presto. Comunque dov’è che vai a guardare la partita? >>
Torno a guardarlo. << A casa di una sua amica, perché? >>
<< Perché non abbiamo guardato nemmeno una partita assieme... e non è mai capitato da quando sei nato! >> Dice mettendo il broncio. Io sorrido divertito.
<< Zio, è già tanto che io le guardo, sai benissimo che non sono un amante dello sport. >>
<< Non mi attappo le orecchie solo perché non voglio sporcarmi, ma sappi che non si bestemmia in questo modo! >> Cerco di non ridere mentre mi punta un dito contro.
<< Dai, vieni con me a guardarla in centro. Potrebbe venire anche lei. >> Lo guardo frastornato; so perfettamente che Elise direbbe di no, e non perché abbiamo già deciso di andare da Sandra, bensì perché stare in mezzo a troppe persone non le permette di stare tranquilla.
<< Di che parlate? >> Chiede Gigi, sbucando da chissà dove.
<< Di andare a guardare la partita dell’Italia in centro. >> Gli risponde zio Mario.
<< Wow, sì, io ci sto. Poi possiamo andare da Sandra come abbiamo deciso, non sarebbe male. Dai, ci stai? >> Mi chiede Gigi spingendomi lievemente.
<< Devo parlarne con Elise. >> Mormoro senza guardarli. Gigi sbuffa.
<< Perché? Non devi di certo aspettare un suo assenso per fare qualcosa. >> Lo guardo cercando una risposta sensata da dargli.
<< Non posso di certo organizzarmi senza dirle niente! >> Dico piccato.
<< Invece sì! Non dirmi che sei diventato un cagnolino? >> Sbuffo perché sono stufo di litigare o giustificarmi per ogni cosa.
<< Gigi, tu non puoi saperlo, ma quando si è fidanzati, o si fanno le cose assieme, oppure, nel caso si facciano separatamente, ci si avvisa. >>
<< Beh non me ne fotte un cazzo. Elise capirà, mica se la prenderà! >> Scuoto il capo lasciando cadere il discorso e mi allontano tornando a lavoro.
Non ho voglia di discutere con lui, sarebbe come farlo con un muro.
 
<< Ok, sei fin troppo silenzioso. >> Evito per l’ennesima volta di aprire bocca, e continuo a guardare la strada invece che conversare con Gigi.
Stiamo tornando a casa, è stato con me finché non ho smesso di lavorare, ma non mi è stato attaccato come al solito, forse capendo che dovevo sbollire o che comunque non avevo voglia di parlare. Peccato che ora non lo comprenda, o che non lo vuole capire.
<< Ho detto qualcosa che ti ha fatto diventare muto? >>
<< In effetti sì. >>
<< Oh, miracolo! Parli ancora! >> Esclama saltando quasi dal sedile.
<< Non capisco perché per te è così difficile capire che non posso più dire “ok, va bene, facciamo questa cosa” senza parlarne con Elise. D’altronde avevo organizzato con lei di andare a casa di Sandra. Non posso darle buca, o non chiederle se vuole venire con noi. >>
<< Sì, che puoi! >> Dice subito, ma poi respira per calmarsi e riprende a parlare gesticolando. << Io non dico che devi tacerglielo... però non stai più facendo niente da solo. >>
<< Ma che cazzo dici? Sabato ero con voi, te lo ricordi? >>
<< Certo, dopo quanto tempo? >>
<< E allora? È normale passare il proprio tempo libero con la propria fidanzata. >>
<< Scordandosi degli amici? Beh devo dire che la mia voglia di trovare una e starci insieme sta passando sempre più velocemente. >> Sospiro. Odio quando ci rispondiamo a botta e risposta, vuol dire che abbiamo entrambi fin troppi pensieri per la testa e cose che non ci siamo detti.
<< Non voglio credere che tu, ora, voglia andare in centro a guardare la partita perché senti la mia mancanza o perché reputi Elise di troppo. Non è così, so benissimo che non puoi pensare una cosa simile. >> Gigi si passa una mano sul viso mentre io mi fermo a un semaforo rosso.
<< No, infatti non lo credo e non lo penso. È che non ho superato un esame e... e sono scazzato. Ero abituato a passare quasi tutte le serate col mio migliore amico. Abbiamo una sottospecie di rituale quando io non supero un esame, e sapere che tanto non potremo farlo perché devi prima consultarti con Elise mi fa incazzare. >>
<< Mi spiace per il tuo esame. >> Dico dopo qualche attimo rimettendomi in carreggiata con lo scoccare del verde.
<< Spiace anche a me, ho studiato come un pazzo e non è servito a nulla. >>
<< Senti, io stasera non devo vedere Elise, dovrei vederla giusto domani per la partita... facciamo una cosa: stasera facciamo il nostro rituale, e domani vediamo che fare per la partita, ok? >>
<< Ok. Ma non voglio che tu ti senta obbligato. >> Mi dice mentre parcheggio sotto casa, quindi non gli rispondo subito.
<< Gigi, non farmi saltare i nervi. Non sei stato tu a propormelo, sono stato io, quindi acconsenti e taci. >> Sorridendo annuisce.
<< Sei un grande. >>
<< Sì, un gran pirla. >> Dico spegnendo l’auto.
 
<< Sono ubriaco. >> Sorrido piuttosto divertito alla constatazione di Gigi.
<< Sì, parecchio. >> Ammetto come se ce ne fosse bisogno.
<< Anch’io sono ubriaco? >> Chiede Francesco sbucando dai sedili posteriori. Rido non distogliendo lo sguardo dalla strada.
<< Un bel po’. >> Francesco sbuffa e Gigi scoppia a ridere appoggiando i piedi sul cruscotto, lo guardo male – e ancora ridendo – li rimette giù.
<< Comunque quelle spogliarelliste erano trooooppo fighe. >> Dice Francesco tornando seduto dietro appoggiandosi allo schienale dei sedili.
<< Molto. >> Gli risponde Gigi tutto esaltato cercando di girarsi, ma una volta che gli ricordo la cintura cerca di togliersela, ma dopo un’altra mia occhiataccia mette il muso sedendosi composto.
Il “rituale” bocciatura è molto semplice: sbronza colossale e night. Ovviamente uno evita di bere – in questo caso sono stato io – e si prende cura degli screanzati portandoli a casa sani e salvi e soprattutto senza fargli fare troppe cazzate – come spendere tutti i soldi.
Una volta portato Francesco a casa, mi avvio verso casa di Gigi, mettendoci più tempo del dovuto poiché si è addormentato e so benissimo che svegliarlo subito sarebbe controproducente, cioè vomiterebbe ovunque e non mi sembra il caso.
<< Scusami. >> Mormora sbalordendomi, poiché lo pensavo addormentato.
<< Per cosa? >> Chiedo senza capire ma curioso.
<< Per la scenata di oggi. >> È ovviamente ancora ubriaco, ma sembra più lucido di una decina di minuti prima.
<< Na, è tutto passato. L’importante è che non pensi che io non voglia più passare del tempo con voi ragazzi. >>
<< No, non lo penso... ma è dura accettare il cambiamento. Voglio dire... sono contento che tu sia felice con Elise, sono contento che stiate bene... ma a volte mi manca catapultarmi da te e sapere di trovarti. >>
<< Ci sono sempre e comunque per te, lo sai. >> Sbuffa e ride.
<< Che discorsi da checche. Lasciami qui, non entrare nel cortile, non ce n’è bisogno. Oh, domani andiamo in centro a guardare la partita... niente scuse! >> Dice scendendo dalla macchina non facendomi ribattere. L’unica cosa da fare è sperare che domattina non si ricordi nulla.
 
<< Sei stato un po’... troppo brusco. >>
<< Non ti ci mettere anche tu. >> Dico a Gigi, cercando di non insultare tutte le persone attorno a me che cantano i cori della squadra.
Sì, alla fine siamo in centro, Gigi si è ricordato fin troppo bene quello che mi ha detto ieri sera e io ho dovuto acconsentire. L’unico problema? Non aver avvisato Elise in tempo. E penso di aver esagerato...
<< Mi ci metto eccome! Mi sento in colpa. >>
<< Fai bene. >> Dico scontroso beccandomi un suo broncio che mi fa sospirare. << Ok, no, non è colpa tua, d’altronde non sei stato tu ad avvisarla all’ultimo e soprattutto non sei stato tu a metterla spalle al muro obbligandola a fare una cosa che faceva solo per me. >>
<< Quindi pensi che non vada? Non sarebbe andata anche se tu non ci fossi stato di mezzo? >> Mi chiede con la voce più alta del normale a causa del trambusto.
<< Non lo so. >>
<< Ohi! Ma perché non vi aggregate ai cori? >> Chiede zio Mario saltellando tutto vestito come un giocatore più la sciarpa, una bandierina e i tatuaggi finti della bandiera sul viso e le braccia.
Per favore, ditemi che non è veramente mio parente.
Scuotendo il capo, cerco di concentrarmi sull’inno italiano e alla partita, sperando che Elise non ce l’abbia molto con me e che soprattutto non me la faccia pagare in chissà quale modo.
 
<< La smetti di tenere il broncio? >> Chiedo a Gigi una volta sotto casa di Sandra.
<< Non ci posso fare niente. >> Alzo gli occhi al cielo. A volte è peggio di un bambino.
<< Gi, era solo una partita. >>
<< No, non era solo una partita! Siamo fuori dal mondiale, a causa di questa partita! >> Esclama quasi con il fumo alle orecchie.
<< Ok. >> Dico sperando di aver finito il discorso; Gigi citofona a Sandra ma io non lo seguo, notandolo, si gira verso di me confuso.
<< Vuoi andare da Elise? >> Mi passo una mano tra i capelli.
<< Vorrei, ma penso che non sia il caso... voglio comunque sentirla prima di salire. >> Gigi annuisce e infine ghigna.
<< Io salgo, non ho intenzione di vederti con i cuoricini che aleggiano sopra la tua testa. >> Ridendo scuoto il capo e afferro il telefono.
<< Quindi secondo te non ce l’ha con me? >> Gli chiedo.
<< Ah non lo so, però sono certo che riuscirai a farti perdonare, se è arrabbiata. >> Ridacchiando, sale le scale e mi lascia sotto ad ascoltare i “tu” del telefono.
A rispondermi è la sua risata e io non posso evitare di sorridere e darmi del deficiente poiché il mio cuore ha accelerato i battiti. << Mi piace sentirti ridere. >> Elise smette subito, e io inizio a temere il peggio.
<< Hai anche la faccia tosta di chiamare? >> Ecco. Sono nella merda.
 
Mi stiracchio e guardo fuori dalla porta dove vedo Elise guardare con un sorriso tenero i suoi genitori che dormono. Siamo stati a casa di Sandra, ci siamo divertiti, abbiamo bevuto e fumato ma non esagerando e alla fine ci siamo comportati egregiamente di fronte ai suoi parenti una volta tornati a casa e adesso ci siamo messi nel letto a parlare ma lei è dovuta andare in bagno.
Lentamente la raggiungo e noto Gigio e Gigia con i visi vicini e le mani intrecciate che dormono tranquilli, un sorriso mi sorge spontaneamente.
<< Sono teneri. >> Mormoro per poi abbraccia Elise da dietro e appoggiare il mento sulla sua spalla.
<< Sì, molto. Voglio trovarmi così tra tanti anni. Nonostante tutti i problemi che hanno dovuto affrontare, sono ancora assieme e continuano ad amarsi. >> Ha ragione, vedere una dimostrazione d’amore del genere non capita spesso e lei deve ritenersi fortunata ad avere due genitori che si amano tanto dopo tutti questi anni.
Le poso un bacio sulla guancia sperando che anche tra noi duri. Non voglio far cadere come carte i miei sogni, vorrei veramente  poter vivere una vita serena con la ragazza che stringo tra le mie braccia, ma non le faccio promesse, non le dico nulla... non voglio portarmi sfiga da solo e poi la vita è tutta una mistero, non sappiamo cosa ci aspetta il domani.
Velocemente si volta verso di me, e notando i suoi occhi lucidi, le accarezzo una guancia spostandole alcuni capelli dal viso; il sorriso che mi rivolge subito dopo mi scalda e mi fa venire voglia di saltarle addosso ma cerco di trattenermi.
<< Vieni con me domenica. Al battesimo della piccola Alessia. Voglio presentarti. Voglio che tu sia lì con me. >> Il mio cuore batte a mille. Ha deciso di fare il passo successivo e io vorrei solo mettermi a saltellare felice, ma mi dico anche che è una cosa importante è che deve essere veramente decisa per fare un passo simile.
<< Dici sul serio? >> Le chiedo, quindi. Con un sorriso abbagliante, mi afferra il viso con le mani.
<< È arrivato il momento di uscire allo scoperto. Ho capito che è giusto affrontare tutti insieme piuttosto che uno alla volta. >> Mi ritrovo ad annuire; penso che potrei dirle sì a qualsiasi cosa mi propone.
<< E dov’è finita la mia ragazza timida che si fa solamente complessi? >> Le chiedo prendendola in giro e facendo di tutto per non far scoppiare il mio cuore dalla cassa toracica.
<< Direi che si merita una vacanza. >> Mi dice divertita portando le sue mani ad accarezzare le mie braccia, le nostre mani s’intrecciano e io avviso la mia fronte alla sua.
<< Una meritatissima
vacanza. >> Mormoro prima di baciarla e stringerla a me.

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Capitolo 18
*** Coglionaggine acuta. ***


Introduzione: 
So perfettamente quanto tempo è passato: poco più di un anno. Sono una merda, lo so.
Non cercherò di giustificarmi, posso solo dire che ora sono qui.

Ieri ero seduta al computer e tutt’un tratto Alex ha bussato al mio folle cervellino. E oggi ho finito il capitolo. Un capitolo che è stato complicato anche solo pensare, in questo lungo anno, perché si tratta del momento in cui Elise, dice ad Alex di amarlo.
Come qualcuno avrà notato, ho cambiato nickname, ma sono sempre io: JessikinaCullen.
Detto questo... vi lascio al capitolo, che si basa sul 29 di Travolgimi. Buona lettura. Sempre se qualcuno leggerà xD


 

 


 ~ La paura è bastarda.La paura non ti fa credere a niente.

    Nemmeno alla persona che ami e che ti ama.







<< Fammi capire bene... domani conoscerai i parenti di Elise? >> Mi chiede Gigi, mentre cerca di non ruttarmi in faccia. Trattengo un sorriso e annuisco semplicemente.

<< In realtà ci conosciamo già. Domani diremo, o meglio, faremo capire che stiamo insieme. >>
Ci troviamo a casa di Sandra, abbiamo passato qui le ultime serate, poiché continua ad avere casa libera, ma domani mattina io ed Elise dobbiamo svegliarci presto per andare al Battesimo della piccola Alessia.
<< Non sei agitato? >> Mi chiede dopo qualche attimo, Gigi, dopo essersi scolato il bicchiere che aveva in mano. << Io se fossi in te lo sarei... voglio dire... quelle non sono persone normali! >> Scoppio a ridere e mi passo una mano tra i capelli, sedendomi sulla ringhiera del balcone di Sandra.
<< No, in realtà... sono più agitato per come potrebbe reagire Elise, a qualsiasi cosa. Secondo me lei, fino ad ora, li ha sempre visti come i cattivi della situazione senza analizzare i perché di determinati comportamenti. >>
<< Vuoi veramente parlarmi in modo così complicato mentre sono ubriaco? >> Scoppio a ridere e mi tocca dargli ragione.
<< Ok, te la faccio semplice. >> Dico sporgendomi verso di lui. << Elise ha passato un brutto periodo, e nessuno nega che sia stata anche colpa delle sue cugine, ma lei è uscita da un buco nero, di conseguenza non si è mai chiesta i perché di determinati comportamenti... e ora ha paura ma cerca di affrontare tutto. Magari queste cugine non sono così terribili come crede. >>
<< O almeno non lo saranno di fronte a chi non conoscono. >> Dice puntandomi un dito contro. Annuisco dandogli ragione. << È per questo che sei tranquillo? È una cosa importante quella che accadrà domani... eppure sembra che dobbiate andare a fare una scampagnata. >>
<< Devo essere forte per lei. Non può reggere le mie paranoie e le sue. >>
<< E tu invece? Ce la fai a tenere quelle di entrambi? >> So che Gigi mi vuole bene, è il mio migliore amico, ma quando c’entra così perfettamente il punto... diamine! Vorrei picchiarlo.
<< Devo farcela. >> Dico sviando il suo sguardo e puntandolo su Elise che ride spensierata con Sandra.
 
Scendo dall’auto prendendo aria, battibeccare con Elise per ogni cagata mi ha tranquillizzato un attimo ma ora che ci troviamo di fronte alla Chiesa dove si svolgerà il battesimo della piccola Alessia... beh sono un fascio di nervi; Elise ha un piccolo broncio a incorniciarle le labbra, ma la trovo adorabile. Devo solo tenere a mente che lo sto facendo per lei, e soprattutto che possiamo farcela. Di certo i suoi parenti non possono mangiarci... vero?
<< Quello non è Leo? >> Le chiedo affiancandola, segnando il compagno di sua cugina Mary che parlano non tanto distanti da noi. Lei annuisce e mi guarda con gli occhi spiritati.
<< Ho il cuore che batte a mille. >> Ammette per poi fare un paio di grossi respiri. Le accarezzo le spalle e le sorrido cercando di calmarla.
<< Andrà tutto bene. E poi... per qualsiasi cosa sono qui, ok? >> Apre bocca per dire qualcosa ma infine sorride annuendo.
Cosa volevi dirmi, Elise? Perché riesco a leggere i tuoi occhi, ma tu non fiati? Perché non riesci ancora a dirmi che mi ami?
 
<< Quindi... non sei solo un amico. >> Afferro la palla da basket che Leo mi ha lanciato e l’osservo mentre sorride divertito. Ama il pettegolezzo, questo l’ho capito ma non mi aspettavo che avrebbe preso lui... come dire... la palla al balzo aprendo il discorso.
Ci troviamo fuori dall’oratorio, dove si terrà la festa. Abbiamo abbandonato la Messa poco dopo che la bambina è stata battezzata. Mary ed Elise sono dentro a disporre il cibo sui tavoli e ad attaccare gli ultimi palloncini, mentre noi... beh cazzeggiamo dopo aver finito di attaccare l’impianto stereo e il computer.
<< Ehm... no. Sono il suo ragazzo. Ma penso che oramai sia palese. >> Ridacchia annuendo. Gli lancio la palla e lui cerca di fare canestro, non riuscendoci.
<< È da tanto che... >> Mi chiede seriamente una volta che riprende la palla.
Scrollo le spalle. << In realtà sono solo tre mesi. >> Leo si perde un attimo tra i pensieri e infine ridacchia.
<< Quindi ogni volta che non era a casa o doveva uscire... era con te. >> Sorrido.
<< Quasi. Non ha solo me nella sua vita. Ha degli amici, delle amiche... ha una vita sociale. Certo, da quando sta con me, forse, è aumentata ma l’ha sempre avuta. >> Non so perché stia difendendo così tanto ferocemente Elise... non dovremmo giustificarci con nessuno, ancor di più con Leo che alla fine non fa nemmeno proprio parte della famiglia ma... magari capendo il tutto, metterà a tacere lui stesso Mary e le altre. Chi lo sa.
<< Sei un bravo ragazzo, ed Elise aveva bisogno di qualcuno che le desse uno scossone. >> Mi lascia una pacca sulla spalla superandomi. Mi volto, continuando a guardarlo, e prima che entri dentro la sala, si gira nuovamente. << Benvenuto in famiglia, Alex. >>
 
La festa sta proseguendo bene, Elise dopo un po’ è riuscita ad abbandonare il mio braccio e a lasciarsi andare, parlando, scherzando e cantando con le sue cugine... quindi a un certo punto sono andato fuori e mi sono ritrovato attorniato da altri suoi cugini e un suo zio... ma sinceramente? Mi sono trovato bene. Suo zio è un grande, fa anche lui il meccanico e mi ha preso in simpatia, la stessa cosa il fratello di Mary, che oltre ad essere un burlone non ha fatto altro che osservarmi per capire se fossi o meno un surrogato di fidanzato in affitto. Quando me lo ha chiesto direttamente sono scoppiato a ridere e Angelo, un amico di famiglia, scherzosamente ha fatto intendere all’amico che Elise di certo non ha bisogno di pagare nessuno per uscire o trovarsi un fidanzato. Mi sono divertito e lo ha capito anche Elise una volta che è riuscita a scappare dalle grinfie degli altri parenti. Mi è parsa piuttosto contenta della cosa, ma ora... beh la trovo un po’ stranita. Non capisco perché.
<< Che è successo? >> Le chiedo una volta che ci siamo un po’ allontanati dalla folla, incrociando le braccia al petto.  
<< Beh... ho parlato di te con alcuni parenti... ho riso, scherzato, ho sorretto i capelli di Giulia mentre vomitava, volevo dare un cazzotto a Renata per non avermi nemmeno ringraziato e... beh mi sono abbuffata, insieme a Leo, delle patatine mentre predavamo in giro chi cantava. E questo solo perché mi sarei annoiata a parlare di motori. >>

<< E avresti fatto altrettanto se io non ci fossi stato? >> Le chiedo incuriosito. 
<< No. Probabilmente non sarei venuta, e se invece lo avessi fatto, sarei stata tutto il tempo fuori, magari evitando tutti. >> Le accarezzo una guancia sorridendo. 
<< Sono contento di essere qui. >> E sono sincero. Non potrei mai mentire su una cosa simile. Nel mio folle cervellino, il fatto che lei mi abbia chiesto di presentarmi con lei, è come se mi avesse detto “ti amo”. Suvvia, non s’invita a un Battesimo un ragazzo di cui alla fine non te ne frega niente, no?

Elise mi abbraccia appoggiando il viso sul mio petto.
<< Anch’io sono contenta che tu sia qui. >> Le poso un bacio tra i capelli e approfondisco il bacio una volta che Elise alza il viso per far sfiorare le nostre labbra. 
Sorridendo, dopo un paio di minuti, Elise si allontana con un sorriso furbo e afferra la palla da basket abbandonata affianco al canestro.
<< Che intenzioni hai? >> Ridacchia alla mia domanda e corre sui tacchi per poi lanciare la palla nel canestro. Sbagliando, tra l’altro.

<< Ci ho tentato. >> Mormora facendomi ridacchiare.
<< Non dirmi che non ci sai giocare?! >> 
<< Non sfottermi! E comunque... dipende. >> Rido ancora di più per poi andare a prendere la palla.

<< Dipende? O ci sai giocare, o no. >> Detto questo, mi metto in linea con il canestro, alzo le braccia e mi volto verso Elise, tirando subito dopo la palla e facendo canestro.
Elise sbuffa scuotendo la testa e io rido avvicinandola a me afferrandola per i fianchi.
<< Ti piace vincere facile, eh? >> Mi provoca, per poi allontanarsi e afferrare la palla. Si concentra, lo giuro, ma alla fine, quando lancia la palla, non riesce comunque a fare canestro.
<< Vincere facile, eh? Beh finché si tratta di queste cose, posso anche dirti di sì. Ma se si tratta di te, di sentimenti... no. Se mi piacesse vincere facile non avrei mai corso il rischio di avvicinarmi a te e rimanerci secco. >> Non so perché io sia stato così sincero, e mi pongo il problema solo quando la vedo irrigidirsi ma pochi istanti dopo si volta sorridendomi strafottente.
<< E ti sei prefissato qualcosa? >> Mi avvicino confuso.
<< Che cosa intendi? Se sapevo che c’era il rischio di rimetterci, invece che di vincere? >> Annuisce lentamente ma senza più sorridere. È seria al momento.
<< D’altronde ho detto tante volte che sono un caso perso. >> Perché di nuovo questo discorso? Non voglio affrontare queste cazzate. Per quanto sia una ragazza complicata, di certo non è un caso perso.

<< Quindi... Renata non ti ha nemmeno ringraziato di aver aiutato sua figlia a vomitare? E poi perché ha vomitato? >> Sbatte le palpebre frastornata.
<< Puoi smetterla di dire la parola “vomito”? >> Mi chiede divertita, tornando ad appoggiarsi a me. << Comunque Giulia aveva bevuto l’acqua ghiacciata, poi ha corso, sudato... e... beh ha fatto l’Esorcista. E per Renata non c’è mai fine al peggio... però ho capito una cosa. >> Alza il volto per guardarmi meglio. << Non m’interessa. Se ha intenzione di tenermi il muso per chissà quale motivo, se vuole trattarmi male, parlarmi dietro, fare l’indifferente quando le fa comodo... non m’interessa. Ho capito che non serve stare male per persone che non riescono a stare male per se stesse, e che quindi preferiscono puntare il dito verso gli altri. Ho smesso di preoccuparmi per quel tipo di persone, che pensino quello che vogliano. >> Vorrei ridere, lo giuro... avete presente quando entrate in una stanza e accendete la luce? E di conseguenza tutte le cose all’interno della camera si vedono perfettamente? Ecco, è come se fosse successo questo ad Elise. O meglio, come direbbe lei, ha finalmente fatto un enorme passo avanti. E io sono così orgoglioso di lei. Le afferro il viso tra le mani e le poso un bacio sulle labbra. Elise mi si avvinghia contro e di certo non mi tiro indietro, continuo a stringerla a me e imperterrito la bacio. Sento il battito del mio cuore nelle orecchie.  
<< Ti amo Alex. >> Le nostre labbra continuano a sfiorarsi ma quando la mia mente, finalmente, recepisce quello che mi ha detto, non posso non irrigidirmi. Elise si allontana e mi sorride, raschiando subito dopo la gola.

Mi sento un pezzo di ghiaccio.
Perché me lo ha detto ora? Perché in questo frangente?
C’era bisogno di Renata per farle ammettere quello che provava per me? Come posso crederle?
 << Ti amo e mi sembra quasi impossibile che io ci abbia messo un’eternità per crederci. Non lo dico solo perché siamo qui e per farti stare buono... lo dico perché lo penso e perché il mio cuore... lo urla ogni volta che ti vedo e che mi sei accanto. >> Si sta giustificando. E non riesco più a guardarla negli occhi.
Lei non mi ama. Non davvero perlomeno. Lo crede adesso, ma non è così. Mi sta esattamente dicendo quello che vorrei sentirmi dire, tutto qui.
Non sento più il battito del mio cuore, non sento più niente. Mi rendo a malapena conto di aver abbandonato ogni contatto fisico con lei, solo quando mi riacciuffa le mani, stringendomele.
Mi sento una statua di sale. 
<< So di... di averti preso in contropiede. So anche che magari non ci speravi nemmeno più... ma sono sincera. >> I nostri occhi non si allontanano ma non riesco ad aprire bocca. Vedo nitidamente il terrore possedere i suoi occhi, ma non riesco a dire nulla. Vorrei semplicemente andarmene.

<< Allora ragazzi, tutti interi? >> Gigio ci affianca, e cerco di riprendere conoscenza. Gli sorrido ma nota anche lui che c’è qualcosa che non va, soprattutto quando vede Elise con gli occhi lucidi e più pallida di quanto lo sia già solitamente. Proprio come me.
 
<< Ehi! >> Sobbalzo quando sento l’urlo di mia madre, mi blocco in mezzo al corridoio e la guardo ad occhi sgranati. << Ma ti pare il caso di chiudere così la porta? >> Mi chiede con uno sguardo severo poiché ho letteralmente sbattuto la porta. Sospiro e non rispondendole mi vado a chiudere in camera.
So perfettamente che vorrebbe farmi mille domande, ma grazie al cielo capisce che non è il caso e se ne torna in cucina.
Mi spoglio rimanendo in boxer e mi rigiro tra le mani il mio cellulare.
Elise ha detto di amarmi.
... dovrei dirlo a Gigi. No, meglio di no. Non voglio sentirlo felice per me. Non quando Elise in realtà non pensa quello che ha detto.
Non può pensarlo veramente.
Non può aver veramente creduto che avrei accettato una dichiarazione dopo avermi detto che del parere degli altri non gliene frega niente e che vuole solo vivere la sua vita. È come se... lo avesse detto per ribellione. Per fare un altro stupido passo avanti.
Peccato non abbia preso in considerazione i miei sentimenti.
 
<< Nipote, io ti voglio bene ma tu... beh sembra che oggi tu stia vivendo su un altro Pianeta! È successo qualcosa? Hai una scusa abbastanza credibile? >> Sbuffo e alzo lo sguardo dal monitor del pc.
<< Ho per caso fatto qualche danno? Ho consegnato qualcosa in ritardo? Non ho ritirato la merce giusta? Ho sbagliato a scrivere qualche scontrino? >> Sono tranquillo. Non gli ho urlato contro ma lo sguardo di zio Mario... beh penso di averlo lasciato senza parole.
<< Ehm... no, non hai sbagliato nulla – appunto -, ma non hai scambiato due parole con nessuno qua dentro, me incluso. A parte ora, ovviamente. >> Si stoppa un secondo e infine incrocia le braccia al petto. Se pensa d’incutermi, non ci riesce. << Non ti ho visto nemmeno un attimo col telefono in mano. >>
<< L’ho dimenticato a casa. >> Mugugna e io non lo guardo negli occhi. È ovvio che io non me lo sia dimenticato. L’ho lasciato di proposito e sono certo che lo abbia capito anche lui.
<< Tua madre ha detto che non sei uscito ieri sera. >> Lo fulmino con lo sguardo e lui non fa una piega.
<< Non ne avevo voglia. Ero stanco. Ho dormito poco questo weekend. >> Oh! Nemmeno una bugia. Faccio progressi.
<< Tu stanco? >> Mi chiede incredulo.
<< Già, strano, vero? A volte capita anche a me. >> Zio Mario sospira e mi si avvicina, appoggiando una mano sul monitor del computer.
<< Che cos’è successo? >> Incontro i suoi occhi e rimango un attimo senza respirare.
Potrei dirglielo. Dovrei dirglielo ma non ne ho la forza.
Non posso veramente raccontargli come mi sono comportato di merda con Elise, una volta usciti da quel benedetto Battesimo; mi picchierebbe, anzi, mi massacrerebbe di botte.
<< Diciamo che ho fatto... un passo falso. >> Mormoro guardando assorto il monitor.
<< Nel senso che hai tradito Elise? >> Mi chiede seriamente, senza dare giudizi.
<< Certo che no! >> Esclamo con un tono fin troppo alto.  << Ho... mi sono comportato di merda. Ma non sapevo che altro fare. Ora... se permetti, torno a lavorare. >>
<< No, ora, alzi il culo da quella sedia e te ne vai da qui. >> Lo guardo meravigliato ma lui non batte ciglio. Dice sul serio, e la cosa mi terrorizza.
<< In che senso? >>
<< Hai vent’anni, Alex, e sei nel bel mezzo di una crisi di coppia... non so cosa tu voglia fare, ma ti darò un consiglio: se la ami veramente, chiedile scusa. >> Se ne va, lasciandomi con ancora più dubbi e pensieri.
 
<< Allora sei vivo! Porca puttana, mi hai fatto spaventare! >> Gigi mi colpisce a una spalla e io alzo gli occhi al cielo, cercando di non rispondergli male: prendermela con lui non servirebbe assolutamente a nulla.
<< Ciao anche a te, mio caro amico. >> Dico ironicamente, facendolo entrare in casa.
<< Mi spieghi che cos’hai fatto? >> Mi chiede una volta che si è seduto sulla mia sedia del computer. Mi sdraio sul letto e non spiccico parola.
<< Intendo con Elise. >> Fremo ma continuo a tacere.
<< Senti... so che probabilmente ho sbagliato ma... >> Non lo faccio continuare perché mi sono seduto sul letto.
<< Che cos’hai fatto? >>
<< Dovrei chiederlo io a te! Sono passato a lavoro, non trovandoti, ho pensato che fossi con Elise, ma quando... quando l’ho chiamata, ho capito che c’era veramente qualcosa che non andava perché... tu non dimentichi il telefono a casa. Spento, tra l’altro. >> Mi passo una mano tra i capelli e torno a sdraiarmi, ma nello stesso tempo inizio a raccontargli tutto: della festa, dei parenti di Elise, di quello che è successo con Renata, del “ti amo” di quella che in teoria è ancora la mia ragazza, della litigata sotto casa sua e infine di come ho deciso di spegnere il telefono una volta tornato a casa e di come io non lo abbia ancora acceso.
Gigi è rimasto in silenzio tutto il tempo, mi ha semplicemente ascoltato.
<< Sei un emerito coglione, lo sai, vero? >> Detto ciò, si è alza e se ne va. Lasciandomi con un macigno sullo stomaco. Se anche il mio migliore amico mi sta dicendo di aver sbagliato... magari è vero.
Mi alzo e afferro il cellulare, lo accendo e in men che non si dica vengo sommerso di messaggi. Elise ha provato a chiamarmi almeno una ventina di volte. Dovrei richiamarla?
Il telefono mi vibra tra le mani e sullo schermo appare una foto di Elise.
Deglutendo a fatica, sommerso dal panico, stacco la chiamata.
Mi passo nuovamente una mano tra i capelli e butto il telefono sul letto.
Ha ragione Gigi: sono un emerito coglione.

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