Di ancelle, bambini e famiglie problematiche

di beat
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***



Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.

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Titolo: Di ancelle, bambini e famiglie problematiche
Personaggi principali: Gemini Saga, Gemini Kanon, OC
Altri personaggi: Wyvern Rhadamanthys, Phoenix Ikki, Sagitter Aiolos
Rating: Verde
Genere: Commedia, Fluff
Avvertimenti: Long-fic; probabile e diffuso OOC, causa parentele inaspettate


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Di ancelle, bambini e famiglie problematiche



Capitolo 1

Erano passati sette anni dalla fine della Guerra sacra.
Erano sette anni che la pace era tornata a regnare sul Santuario.
Sette anni da che Saga aveva lasciato la Tredicesima casa, da lui abusivamente occupata.
Sette anni da che Kanon aveva lasciato Atlantide, luogo a cui non era mai appartenuto.
Erano passati sette anni da che i due erano tornati a custodire la casa di Gemini, finalmente insieme dopo così tanto tempo.
Quei sette anni erano trascorsi quieti, placidi. Ora che il Male era stato soggiogato, la vita dei Saint trascorreva decisamente più tranquilla.
Il Santuario era stato ricostruito e finalmente era tornato al suo antico splendore. Le colonne bianche erano quasi abbacinanti quando il sole le colpiva con viva forza.
La vita alla Terza casa era veramente tranquilla, scandita dalla regolare routine di tutti i giorni.
Ed è proprio in uno di questi momenti di pacifica quotidianità che prende il via la nostra storia. Fossi in voi comincerei a preoccuparmi.



Tutto ebbe inizio una mattina come tante, una di quelle mattine di inizio primavera dove la rugiada imperla ogni filo d'erba per terra e ogni germoglio sugli alberi.
Era una mattina tranquilla, come sempre. Nessuna avvisaglia di pericolo in vista, da nessuna parte uno si voltasse.
I due Gemelli stavano facendo colazione come loro solito. Seduti al tavolo della cucina, uno di fronte all'altro, sembravano quasi separati da uno specchio da tanto i loro movimenti era simili. Quando Saga allungava una mano per prendere una fetta di pane tostato, anche Kanon – quasi nello stesso momento – prendeva un biscotto. E mentre Saga roteava il cucchiaino nella tazza del caffè, intento a leggere il giornale che puntualmente ogni mattina lo aspettava sul tavolo, Kanon continuava a intingere i suoi biscotti nel the, mentre annoiato leggiucchiava la prima pagina, quella che aveva di fronte, del suddetto giornale.
Sembrava davvero essere una mattina come tante. Se non fosse stato che in quel preciso momento – mentre Saga avvicinava il naso al giornale per leggere con più attenzione una notizia che aveva catturato la sua attenzione, e mentre Kanon imprecava silenziosamente all'indirizzo del biscotto che si era drammaticamente rotto nella tazza – fu in quel preciso momento che nella stanza entrò la persona che avrebbe letteralmente sconvolto la giornata dei due ignari Gemelli.
Saga quasi non lo vide, troppo intento la divorare le lettere stampate.
Kanon invece lo notò. Lo notò eccome.
Di solito quella era l'ora in cui arrivava una delle ancelle a rifornire la cucina di frutta fresca. Non capitava quasi mai che fosse la stessa ragazza per più di due o tre giorni di fila: era un compito per cui si davano i turni, e spesso veniva affidato a chi era appena arrivato, in modo che i nuovi cominciassero a prendere confidenza con i compiti futuri.
Per questo Kanon non si sorprese più di tanto quando vide entrare un bambino con tra le braccia una cesta ricolma di mele. C'erano anche alcuni ragazzini, anche molto giovani, tra le file della servitù – figli delle ancelle per la maggior parte. Il bimbo era entrato silenzioso come un'ombra, evitando in contatto visivo con i due inquilini, e si era diretto a colpo sicuro verso la credenza dove veniva riposta la frutta.
Kanon dapprima gli dedicò tanta attenzione quanto ne aveva in precedenza data al giornale. Non fosse stato che, nel mentre in cui osservava gli infruttuosi tentativi del piccolino di arrivare allo scaffale giusto della credenza, troppo in alto per lui, Kanon non si trovò a pensare che quel bambino gli ricordava qualcuno.
E nel momento in cui spostò lo sguardo dal bimbo a suo fratello, dovette premersi con forza una mano sopra la bocca per non scoppiare a ridere fragorosamente. Saga era ancora intento a leggere qualche notizia che lo stava evidentemente indisponendo. Aveva le labbra arricciate e le sopracciglia aggrottate sopra uno sguardo di pura disapprovazione. La stessa identica espressione che in quel momento aveva anche il bambino per il fatto di non riuscire ad arrivare abbastanza in alto. Kanon si morse quasi a sangue la mano, le spalle che gli tremavano all'inverosimile nella titanica impresa di soffocare le risate.
Intanto il bambino era andato a recuperare uno sgabello appoggiato in un angolo: vi era montato sopra e aveva appoggiato il cesto di frutta dove andava collocato.
Rimise al suo posto lo sgabello e, con evidente soddisfazione, uscì trotterellando dalla cucina.
Kanon aspettò ancora un momento prima di scoppiare, finalmente, in una risata liberatoria.
Sentendo tanta inusuale ilarità nel fratello, Saga abbassò il giornale per vedere che cosa stava succedendo.

“Kanon? Che hai?”
Kanon allungò un braccio ad indicare la porta dalla quale il bimbo era appena uscito, prima di esclamare con vivo sentimento: “Ma quello è tuo figlio!”

La scena seguente vide Saga sputare metà del caffè che stava bevendo, strozzandosi con l'altra metà, mentre Kanon ormai aveva le lacrime agli occhi per il troppo ridere.
Ci volle qualche momento perché Saga riuscisse a riprendersi completamente. Peccato per lo sguardo a dir poco esterrefatto che aveva in faccia.

“Mio… cosa?!”

Kanon, piegato in due dalle risate, stava battendo convulsamente un pugno contro il tavolo, e non sembrava in grado di poter rispondere al fratello.
Saga, senza bene sapere cosa stava facendo, si alzò dalla tavola e, senza riuscire a controllare i propri movimenti, si mosse alla velocità della luce verso l'uscita del tempio. Si affacciò verso le scale, giusto in tempo per vedere il bambino prima che questi sparisse dietro una curva.
Fu solo per pochissimi secondi, ma non ebbe dubbi nel notare quando quella corporatura, quel viso, e stramaledizione, anche colore e taglio di capelli gli fossero così viscidamente familiari.
Saga era ancora immobile a fissare le scalinate, quando suo fratello lo raggiunse,  rantolando per le risate.

“Quello… quello…”
“Se non è tuo figlio è il tuo clone!” riuscì infine ad esclamare Kanon “Per gli dèi, sieti uguali!”
“Ma…”
“Ti sei fatto una servetta, eh fratellone?!” ammiccò Kanon, dandogli di gomito.
Saga si voltò a fissarlo, l'espressione oltraggiata.
“Kanon!”
“Che c'è? E non negare che tanto lo so!”
“Sentiamo, che cosa sapresti, tu?”
“Ti conosco. Come le mie tasche!”

Kanon ammiccò e Saga distolse lo sguardo, borbottando qualche cosa di inintelligibile. Il fratello ridacchiò di gusto, sapendo che qualunque argomentazione Saga avesse potuto tirare fuori, non c'era scusa che reggesse se era con lui che stava parlando.
E anche Saga lo sapeva, infatti non cercò nemmeno di tirarsene fuori con nessuna epica arrampicata sugli specchi.

“Allora, che hai intenzione di fare?”
“Prego?”
“Eddai! Con il bambino!”
“Kanon, tu stai affrettando drammaticamente le cose. Te ne rendi conto, sì?”
Kanon scoppiò di nuovo a ridere.
“Va bene, vorrà dire che farò delle ricerche!”
“Ricerche?!”
“Immagino che tu voglia sapere se quello è davvero figlio tuo no?”
“Ma…”
“Non ti preoccupare! Pensa a tutto il tuo adorato fratellino!”

Saga fissò il fratello per un lungo, lunghissimo attimo.
Sapeva che non sarebbe riuscito a fargli cambiare idea.
Si limitò dunque a sospirare, scuotendo piano la testa.

“Va bene. Ma ti prego, non fare danni, non spettegolare con nessuno, e per l'amor di Athena non dire nulla al bambino!”
“Fidati di me Saga!” gli urlò Kanon, già lanciato di corsa su per i gradini.

No che non si fidava. Non si fidava per nulla. E aveva pure un brutto presentimento.
In quel momento Saga avvertì l'impellente bisogno di farsi un bagno. Un lungo bagno.
Doveva schiarirsi i pensieri e decidere che cosa fare.

Che brutta, brutta giornata!




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Angolo dell'Autrice:

Questa storia è nata da un delirio. Mio e di 
ayay, a cui dedico questa storia.
È la prima long in cui mi cimento per quanto riguarda Saint Seiya. E devo dire che parto proprio benissimo! XD Vi chiedo scusa! éOè
Non sarà nulla di troppo serio, ve lo dico fin da subito.
Ma per lo meno, non ci sarà angst. A parte la paturnie di Saga, ma dovremmo esserci abituati, ormai! 
Kanon invece si divertirà un sacco! XD


Fatemi sapere i vostri commenti, pareri o critiche.

Grazie a chi vorrà recensire e a quanti leggeranno e basta!

Beat


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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***



Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.

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Capitolo 2



Kanon salì di corsa tutte le scale che lo separavano dalla Quarta casa. Passò anche questa, non trovando nessuno dentro.
Solo quando sbucò dall'altra parte del tempio vide DeathMask affacciato verso le scale dirette alla casa successiva.
E qualche scalino più in alto ecco il bambino che Kanon stava inseguendo.
A sentire qualcuno avvicinarsi, DeathMask si voltò di scatto.
Kanon lo vide sgranare gli occhi e aprire la bocca come per dire qualcosa. Ma non riuscì a pronunciare una sola parola. Si limitò ad indicare prima Kanon poi il bambino che stava trotterellando su per le scale, e poi di nuovo Kanon.

“Cosa…?”
“Non lo sappiamo ancora! Sto andando ad indagare!”
DeathMask lanciò di nuovo uno sguardo torvo all'indirizzo dell'ignaro bambino.
“Tutto questo porterà una marea di guai!”
“Probabile” rispose con una risata Kanon.

DeathMask si passò una mano tra i capelli, grattandosi la testa.
Poi si strinse tra le spalle e si avviò di nuovo verso casa, senza aggiungere altro.
Kanon lo guardò sparire tra le colonne della Quarta casa, poi tornò a rivolgere l'attenzione al suo obiettivo. Salendo gli scalini tre alla volta, in pochi attimi raggiunse il bambino.

“Ehi, ciao!”
Il bimbo si voltò di scatto, sorpreso dal saluto improvviso.
Kanon deglutì nel rendersi conto di essere faccia a faccia con un se stesso di quasi trent'anni più giovane. E ora che lo guardava più da vicino non poteva non notare quanto fosse davvero la copia sputata di Saga alla sua età. La stessa identica faccia e lo stesso sguardo. Perfino la medesima sfumatura blu notte dei capelli. L'unica reale differenza che lo convinceva di non non avere a che fare con suo fratello erano gli occhi, verdi prato.
Occhi verdi che adesso lo stavano fissando intensamente. Pareva perplesso il bambino.

“Sommo… Gemini.” il bambino non si arrischiò ad indovinare quale dei due gemelli era “Cosa posso fare per lei?”
Kanon gli sorrise. Anche se era stato profondamente educato nella domanda, non gli era sfuggito lo sguardo che gli aveva rivolto. Quegli occhioni verdi spalancati tradivano la curiosità e anche la lusinga per essere stato rincorso da un Gold Saint che evidentemente voleva proprio lui.

“Ah, nulla, non ti preoccupare. Stai tornando alla Tredicesima?”
“Sì.”
“Ti disturbo se ti accompagno per un pezzo? Devo andare da… uhm… Milo!”
Il bambino lo guardò sbattendo le palpebre.
Poi annuì con vigore.
“Nessun disturbo, si figuri!”

E i due presero a salire le scale.
Stettero entrambi zitti per qualche minuto, anche se continuavano a lanciarsi occhiate di soppiatto.
Alla fine fu Kanon a rompere quel silenzio imbarazzante.

“Prima non ci siamo nemmeno presentati. Io sono Kanon. Tu come ti chiami?”
“Kostantinos, sommo Kanon. Ma tutti mi chiamano Kosta.”
“Kosta. Bel nome! E dimmi, quanti anni hai?”
“Ne ho compiuti sette giusto la settimana scorsa. E adesso sono abbastanza grande per lavorare.”
“Sette anni eh? Sì, immagino sia l'età giusta!”
“Come?”
“Ah… No nulla. E dimmi, i tuoi genitori?”
Kanon seppe la risposta non appena vide che effetto aveva fatto la domanda.
Kosta aveva abbassato la testa e gli occhi gli si erano inumiditi improvvisamente.
Tirando su con il naso, il bambino rispose: “Sono morti”
“Mi dispiace. Non hai nessuno?”
“Zia Penelope si occupa di me. Si occupa di tutti i bambini.”
“Sì, ne ho sentito parlare. È una brava donna.”
“Sì, e fa i biscotti più buoni del mondo!”
“E… dimmi… non sai nulla dei tuoi genitori? Se sei cresciuto al Santuario dovevano lavorare qui, vero?”
Kosta annuì piano.
“La mia mamma era un'ancella del Gran Sacerdote. La zia mi ha detto che è morta poco dopo avermi fatto nascere…”
“Mi dispiace davvero… E di tuo padre che mi dici?”
“Non lo so… Zia Penelope mi ha detto che non si sa chi è. Lo sapeva solo la mamma ma non lo ha mai detto a nessuno.”
“Capisco…”

I due continuarono a parlare parecchio. La strada per l'Ottava casa era lunga, ma Kosta riuscì a tenere il passo di Kanon senza troppi problemi. Era un bambino molto energico, e non sembrava accusare la fatica della salita. Inoltre, poco a poco, Kosta sembrò quasi dimenticarsi con chi stava parlando, e quando ormai furono in vista della casa dello Scorpione si era ritrovato a rivolgersi al Gold saint con una familiarità così spontanea che a ripensarci poi quasi impressionò Kanon. Gli sembrava davvero di essere tornato all'infanzia e stare parlando con Saga, come quando la sera di sedevano con le coperte tirate sulla testa, per confabulare fino a tarda notte, parlando di tutto e di niente. Solo per parlare.

“Beh, spero di incontrarti ancora Kosta. Mi ha fatto piacere conoscerti!”
“Anche a me, sommo Kanon!”

I due si salutarono, e mentre Kosta continuava la sua salita, Kanon si fiondò alla velocità della luce giù per i gradini. Rientrò al Terzo tempio come una furia, dirigendosi prontamente verso il bagno, dove era matematicamente certo di trovarci il fratello.
E infatti era proprio lì, immerso fino al collo nell'acqua bollente.

“Kanon! Esci immediatamente!”
“Via, non fare il pudico con me!”
Kanon si sedette per terra, di fianco alla vasca. Vi lasciò anche cadere distrattamente una mano dentro, giocando con le bolle di sapone.
Saga sprofondò ancora di più nell'acqua.
“Ho fatto una bella chiacchierata con Kosta…”
“Kosta?”
“Il bambino. Si chiama Kostantinos.”
“…”
“Allora? Non vuoi sapere che ho scoperto?”
“Quasi quasi no”
“Beh, la madre è morta – ah, sì, lavorava per te quando eri il grande capo della baracca – quindi non ho potuto chiedere la conferma definitiva. Ma ti assicuro parlare con lui era come parlare con te quando eravamo piccoli.”

Saga non rispose.
Si limitò a fissare in maniera drammaticamente interessata una delle tante bolle di sapone che navigavano sulla superficie dell'acqua. Temeva di incrociare gli occhi limpidi di entusiasmo di Kanon.

“È tuo figlio, Saga. Non ci sono dubbi!”

Saga sospirò.
La bolla di sapone scoppiò con un debole 'pop'.
“Che situazione…!”
“Eh già…”
Scese il silenzio nella stanza, rotto soltanto dal lento gocciolare di un rubinetto che non era stato chiuso a dovere.

“Beh, fratellone,” esordì dopo qualche minuto Kanon, rialzandosi in piedi, con un enorme sorriso stampato in faccia “immagino che tu debba pensarci su. Quindi tolgo il disturbo!”
“Ehi tu! Dove hai intenzione di andare?!”

Saga aveva capito immediatamente le intenzione di Kanon. Quando suo fratello tirava fuori quel sorrisetto storto, fintamente ingenuo, sapeva bene di dover cominciare a temere qualche idea malvagia. Come in quel caso, in cui si capiva lontano un miglio che Kanon aveva tutta l'intenzione di lasciare Saga ad affrontare un mare di guai. Da solo.

“Beh, ma la mia parte l'ho fatta! Ora tocca a te!”
“Non vorrai lasciarmi qui da solo?!”
“Perché no?”
“Kanon!”

Purtroppo per Saga, Kanon si era già dileguato. Tutto quello che di lui rimaneva era l'eco della sua risata. E fu solo per il fatto di trovarsi nella vasca da bagno, completamente nudo, che impedì a Saga di correre dietro a suo fratello, prenderlo per un orecchio e ricondurlo a casa, e costringerlo ad aiutarlo con quella spinosa situazione.
Sospirò, per l'ennesima volta, sprofondando fino al naso nell'acqua ormai tiepida.




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Angolo dell'Autrice:

Nota: Zia Penelope © Ayay
Nulla da dire su questo capitolo. A parte il fatto che Saga non ha mai perso l'abitudine dei bagni infiniti.
Come lo capisco! XD

Diana: Non ti preoccupare, il bambino non sarà schizzato come il padre. È abbastanza tranquillo, almeno lui!
Kiki: *condivide imbizzarrimento e abbraccia forte forte*
lovearmony: Grazie dell'incoraggiamento!
aries_no_nike: Che entusiasmo! Continua a seguire le avventure di questa disgraziatissima famiglia, mi raccomando!
Makochan: Il bagno di Saga è una cosa sacra. È la cosa che gli è dispiaciuta di più lasciare da quando è stato deposto!
ayay: Guarda che Rhada è il primo che si diverte quando i suoi ospiti si strozzano con il the! Altro che contegno! *C*
*la spupazza*


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Grazie a chi vorrà recensire e a quanti leggeranno e basta!

Beat


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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***



Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.

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Capitolo 3


Kanon aveva vagabondato un po' per il Santuario, gironzolando qua e là. Poi alla fine aveva voltato le spalle all'arena e si era diretto verso luoghi ben diversi.
Luoghi molto piovosi e molto umidi.
Sebbene la primavera fosse ufficialmente cominciata, in Inghilterra sembrava di essere ancora in pieno inverno. Kanon non aveva fatto in tempo a posare il primo piede in terra britannica che si era ritrovato completamente infradiciato dalla pioggerellina, sottile ed obliqua, nonché dalla fitta nebbia che pareva aver deciso di prendere possesso di ogni angolo disponibile. Ivi compresi i vestiti di Kanon.
Fu dunque con estremo piacere che accolse la tazza di the bollente che Rhadamanthys gli offrì. Nonché il cambio d'abito che Dylan, il solerte maggiordomo di Lancaster Manor, gli aveva fatto trovare non appena si era presentato infradiciato alla porta di ingresso della villa. Gli aveva passato velocemente un asciugamano – quasi prima di salutarlo a dirla tutta – invitandolo cortesemente a non sgocciolare sul pavimento e sui tappeti che aveva appena fatto pulire. Gli aveva infine fatto sapere che Lord Rhadamanthys lo stava attendendo nel suo studio, e che il the era pronto.

“Come facevi a sapere che stavo arrivando?” chiese Kanon, quando si fu bello che  sistemato su una delle decisamente comode poltrone dello studio.
“Intuizione.”
“Intuizione?”
“Forse è solo un caso, Kanon, ma di solito arrivi nei momenti meno idonei.”
“Tipo quando sta piovendo a dirotto e tu hai appena fatto pulire i tappeti all'ingresso?”
“Sì, tipo momenti del genere.”

Kanon ridacchiò, per poi prendere la sua tazza di the e cominciare a sorbirne lentamente il contenuto caldo. Il suo stomaco approvò.

“Kanon?” Rhadamanthys attirò l'attenzione dell'altro, qualche minuto dopo.
“Uhm?”
“Sei distratto.”
“Sì.”
“Posso di grazia sapere che a che cosa stai pensando?”

Per un attimo a Kanon tornò in mente la faccia desolata di suo fratello mentre gli faceva la sentita raccomandazione di non fare danni, non spettegolare con nessuno, e per l'amor di Athena non dire nulla al bambino! Beh, non aveva fatto danni e non aveva detto nulla a Kosta. A Kanon sembrò che mantenere due terzi di una promossa fosse una buona percentuale.
Per cui cominciò a spiattellare tutto a Rhadamanthys, il quale se ne stette zitto ad ascoltare tutta la storia. Non commentò nulla fino alla fine, anche se ogni tanto il suo nobile monosopracciglio si era piegato per la sorpresa.

“Oh, un nipotino. Che affascinante sopresa!”
“Sì… no aspetta… nipotino?!”
“Se è figlio di Saga vuol dire che anche tuo nipote.”
“Oh…” quel particolare a Kanon era evidentemente sfuggito “Hai ragione!”
“Che cosa ha intenzione di fare tuo fratello?”
“Ah, non lo so. L'ho lasciato che rimuginava nella vasca da bagno. Immagino non ne uscirà per un bel po'.”

Rhadamanthys prese un altro sorso di the, per mascherare strategicamente il sorriso che gli era affiorato sulle labbra.
Ma la mossa non era sfuggita all'occhio sempre vigile di Kanon, che prese a fissarlo con sospetto.

“Perché stai ridendo? Cosa stai tramando?”
“Perché pensi sempre che io stia tramando qualche cosa, Gemini?”
“Perché non mi chiami mai Gemini, se non quando sei sulla difensiva!”

Rhadamanthys si concesse di ridacchiare sommessamente.
Poggiò la tazza sul piattino, e il piattino sul tavolo. Poi, sempre con movimenti perfettamente misurati accavallò le gambe e posò le mani con le dita intrecciate sulle ginocchia.
Non fosse che non aveva nulla da temere – o almeno, lo sperava vivamente – Kanon si sarebbe trovato a sudare freddo di fronte a quella bestia rapace che lo stava fissando.
E pregò i numi di non doversi mai e poi mai trovare faccia a faccia con lui in tribunale.

“Stavo solo riflettendo sul fatto che sarebbe una cosa simpatica invitare qui tuo nipote, magari non appena il tempo sarà più clemente.”

A Kanon quasi andò di traverso il sorso di the che stava bevendo.
Ma Rhadamanthys lo ignorò, come pure ignorò l'espressione tra lo scandalizzato e il preoccupato che era andata subitaneamente a vestire il viso di Dylan. Il giovane maggiordomo ritirò il vassoio che era passato a prendere e si dileguò dalla stanza senza far rumore. Ma anche senza dire nulla, si capiva benissimo quello che stava pensando. Un piccolo Gemini in miniatura, ci poteva scommettere, non avrebbe portato altro che guai, a Lancaster Manor.
Rhadamanthys ignorò tutto questo e continuò con la declamazione dei suoi programmi.

“Le vacanze in Inghilterra sono molto istruttive. Specialmente per un giovanotto che non ha mai messo il naso fuori dal Santuario. Siete parecchio arretrati da quelli parti. Non va bene che un bambino cresca esclusivamente in un ambiente del genere. Senza contare che…”
“Frena, frena, frena, frena! Rhada, non ti sembra di correre un po' troppo?”
“Mi piace essere previdente.”
“Saga per ora non ha intenzione di dire nulla al bambino!”
“Genitore sventurato!”
“Ehi!”
“Resto comunque dell'idea che fargli cambiare ambiente sarebbe per lui solo un bene.”

Kanon lo fissò assottigliando lo sguardo. Sentiva nell'aria puzza di trappola.

“Che intendi dire?”
“Visti i trascorsi della tua famiglia, e visto quanto somiglia a tuo fratello – da quello che hai detto – non ritengo impossibile che il bambino, con la giusta educazione, sviluppi un'inclinazione di carattere e intenti più adeguati.”
“Adeguati a che cosa?”
“Ad una più retta via di condotta” concluse Rhada, riprendendo a sorseggiare il suo the.

Kanon lo guardò fisso, e continuò a guardarlo fisso finché non ebbe di nuovo posato sul tavolo la tazza.

“Il tuo concetto di retta via non mi piace. E nemmeno a Saga.” sibilò serio “Non farti strane idee, Rhada!”
“Era una proposta come un'altra” commentò serafico lo Spectre, gli occhi gialli puntati su quelli di Kanon “E non credi sia giusto mostrare al ragazzo tutte le opzioni possibili, prima di precludergli a priori diverse scelte di vita che magari potrebbero interessarlo?”

Kanon restituì lo sguardo fisso. E si segnò l'appunto mentale di non portare mai il nipote in vacanza in Inghilterra.
Mai.





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Nota: Dylan © Shinji

Vogliategli bene! <3

Dedica: Questo capitolo è tutto per Ayako e il suo malefico test d'ingresso! *O*


Angolo dell'Autrice:
Zio Rhada è il migliore.
Non c'entra praticamente nulla con il resto della storia, ma mi diverte. E poi se si dice Kanon, non si può non dire RhadaKanon. È cosa risaputa! u__u
Breve intermezzo viola, che ci sta sempre bene.
*offre tazza di the a tutti*

Diana: Credo che Saga abbia davvero tentato di occupare mezza casa con una gigantesca vasca da bagno! XD 
aries_no_nike: Kanon si diverte un mondo con queste cose! <3
lovearmony: grazie mille tesoro! Anche i gemelli ringraziano!
Ai91: Ecco qua il nuovo capitolo. Spero ti sia piaciuto!
Clayre: E io non dovrei scriverle ste cose! *C° (<-- stessa immagine esplicativa) *la spuccia*
Kiki: *spuccia anche lei* Kanon è un mito. È il migliore. Ed è sexyssimo anche in gif, hai proprio ragione! XD
Ayako: I tuoi commenti sono una cosa tenerissima! éOè Ti spuccino da qui fino in terra anglosassone! éOè *sommerge di affetto*


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Grazie a chi vorrà recensire e a quanti leggeranno e basta!

Beat


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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***



Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.

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Capitolo 4


Ci era voluto un bel po', ma alla fine Saga si era deciso ad uscire dalla vasca da bagno.
Era una vera fortuna che i tempi fossero di pace, perché altrimenti non si sarebbe mai potuto permettere di stare ammollo per tutto quel tempo. Aveva la pelle dei polpastrelli completamente bianca, molliccia e rattrappita.
Ma alla fine si era deciso. Aveva poi passato quasi tutta la notte in bianco, sdraiato sul letto, ipnotizzato a fissare le onde del mare che suo fratello – anni prima – aveva dipinto sul soffitto della camera da letto. Come se il bagno non fosse stato sufficiente, aveva passato altre svariate ore nel crogiolarsi tra i mille dubbi che lo assillavano.
Alla fine, quando la notte divenne così scura da sembrare irreale, l'esausto Saga prese la sua decisione: avrebbe provato ad avvicinare il bambino.
Non aveva ancora intenzione di rivelargli nulla – in cuor suo ancora sperava in una sventuratissima coincidenza – ma voleva provare a conoscerlo di persona.

Fu dunque con il cuore in gola che la mattina dopo si svegliò. Compì tutti i suoi abituali movimenti mattutini senza davvero badarci. Fece tutto in automatico e alla fine si mise in cucina, seduto sulla sua solita sedia, con il giornale poggiato di fianco alla solita tazza di caffè caldo.
Lì rimase, in dolente attesa. Il caffè era terribilmente amaro quella mattina, nonostante gli svariati cucchiaini di zucchero. E le parole stampate sul quotidiano non sembravano avere alcun legame le une con le altre. Dovette rileggete tre volte prima di riuscire a dare un senso al titolo in prima pagina.
Quasi sobbalzò quando infine vide entrare il bambino.

I loro sguardi si incrociarono per un attimo, ma Kosta distolse immediatamente il suo, rispettosamente. Come il giorno precedente, si avviò verso la credenza dove doveva riporre la frutta. Sapendo bene di non poter essere cresciuto più di tanto nel corso di una sola notte, non provò nemmeno ad arrivare allo scaffale incriminato con le sue sole forze. Andò subito a prendere lo sgabello che aveva già usato e ci si issò sopra. Fece tutto con il massimo della cura, con un'abilità di movimenti davvero sorprendente per un normale bambino di sette anni appena compiuti.
Saga si ritrovò a scuotere mestamente la testa. Ovviamente quel bambino non era un bimbo normale. Le sue timide speranze erano andate bellamente a quel paese.

L'aveva osservato, attentamente.
Aveva una certa esperienza in materia. Ne aveva visti a bizzeffe di aspiranti Saint, bambini della stessa età di Kosta che per anni erano stati portati al suo cospetto per stabilire se fossero idonei per cominciare l'addestramento. E lui aveva imparato molto bene a riconoscere i futuri saint. Nei suoi anni da Sacerdote aveva dato il permesso a molti ragazzi di cominciare l'allenamento, pur sapendo che molti di loro non sarebbero riusciti a finirlo. Il corpo di guardia necessitava di quanti più soldati possibile, per questo permetteva anche a chi non lo meritava davvero di tentare di competere per un'armatura.
Ma lui lo sapeva, sapeva riconoscere al primo sguardo quelli che sarebbero diventati veri Saint. Gli venne subito in mente Seiya, la prima volta che lo incontrò. Un piccolo moccioso berciante e ribelle, nei cui occhi aveva visto bruciare il fuoco del cosmo. Avrebbe potuto sembrare il meno idoneo, ma già al loro primo incontro Saga era sicuro che sarebbe stato lui a conquistare l'armatura di Pegasus.

E in quel momento ebbe la stessa identica sensazione, quando cercò di nuovo gli occhi di Kosta. Occhi di un verde intenso – sì, ricordava quegli stessi occhi, incastonati in un altro viso, pallido e grazioso – occhi che nel profondo sembravano bruciare.
Saga si passò una mano sulla fronte, massaggiando un poco le tempie, gli occhi chiusi come per meditare.
E mentre il bimbo riponeva lo sgabello al suo posto, prima che potesse andare via, lo chiamò.
Kosta si voltò lentamente.

“Sommo Saga?” attese educatamente che il cavaliere riaprisse gli occhi.

Non avrebbe potuto dirlo con certezza, ma Kosta era praticamente sicuro che in questo caso aveva a che fare con l'altro gemello. Il Sommo Kanon, il giorno prima, gli si era presentato come una persona allegra ed espansiva.
Il Saint che adesso aveva di fronte era molto più… serio.
Aveva un'aria molto compita, e quando i loro sguardi si erano incrociati era riuscito a vedere degli occhi molto diversi da quelli di Kanon. Erano gemelli, senza ombra di dubbio, ma bastava solo guardarli negli occhi per riconoscerli.
E Kosta non lo sapeva, ma in quel momento il suo sguardo era quanto di più simile ci fosse al mondo a quello attento e a tratti severo di Saga.

“Parliamo un po'. Io e te.”





Alla fine Saga se l'era cavata, in un modo o nell'altro.
Più di una volta aveva creduto di non farcela, e mai, mai in tutta la sua vita si era mai sentito così in imbarazzo. Ma aveva tenuto duro, era riuscito a portare avanti la conversazione senza cedere. E soprattutto senza lasciarsi sfuggire nulla di quello che pensava nel profondo.
I due avevano chiacchierato a lungo. Vari argomenti, alcuni profondamente sciocchi. Saga non aveva ancora detto nulla al bambino riguardo il fatto che avrebbe potuto diventare un Saint. Si era tenuto abbastanza vago sull'argomento. Prima voleva conoscerlo un po' meglio. Capire con chi aveva a che fare. Aveva deciso di tenerlo un po' d'occhio, prima di rivelare altro.
Per questo ora Saga si trovava appollaiato su un costone roccioso sopra Rodorio, a spiare dall'alto Kosta mentre questi giocava spensierato con altri ragazzini del villaggio.
E fu lì che venne raggiunto da Kanon.

“Come va?”
“Va.”
“Fatto progressi?” insistette Kanon, sedendosi di fianco al fratello. Lanciò un'occhiata verso la piazza polverosa dove un nugolo di ragazzini scalmanati si stava rincorrendo senza apparente logica. Vide un guizzo di capelli blu svettare per un momento davanti a tutti gli altri, prima che un numero imprecisato di bambini gli si gettasse addosso, in un'amichevole zuffa. Le loro risate squillanti si sentivano anche da dove erano loro due.
“Qualcuno. Non gli ho detto ancora nulla di… personale. Ma sono sicuro che potrà diventare un Saint senza problemi.”
“Ahahah! Davvero? Ne sono molto felice!” e Kanon ridacchiò, pensando che un duro addestramento di svariati anni, segregato in terra greca, era quanto di più buono ci fosse per mettere al riparo Kosta dalle lusinghe di zio Rhada.
“Che ci trovi di divertente?”
“Nulla, nulla. Te lo spiego un'altra volta. Quindi come intendi procedere adesso?”
“Ci stavo pensando giusto adesso…”
“Vuoi allenare il bambino?”
Saga si voltò lentamente verso di lui. Aveva gli occhi assottigliati, come se stesse cercando di mettere a fuoco qualcosa.
“Tu credi che sia una buona idea?”
“No.”
“Grazie della fiducia!” rispose amaro Saga a quella risposta repentina e dannatamente schietta. Rivolse di nuovo lo sguardo lontano dal fratello.
“Ah, ma non è questione di fiducia! È che ti conosco e non credo ce la faresti a reggere la situazione. Era il Saga cattivo quello con la faccia di bronzo, bravo a mantenere i segreti!”
“Ah-ha…”
“Beh, potresti sempre dirgli la verità e farti avanti. In fondo cosa c'è di male, passereste insieme le giornata come padre e figlio, ad allenarvi assieme, come una bella famigliola felice!”

Saga rivolse di nuovo l'attenzione su Kanon.
Il quale sorresse il suo sguardo per un po', poi si voltò di scatto in direzione di Rodorio.

“Già, pessima idea!”

Saga sospirò. L'idea di per sé non era “pessima”.
Semplicemente, non si sentiva pronto per una cosa del genere. Certo, di esperienza ne aveva e gli era già capitato di dover allenare i giovani Gold Saint, quando si erano presentati al Santuario per la prima volta. Ma a quei tempi era ancora giovane, idealista e puro di cuore. Da quando erano stati riportati in vita aveva evitato di prendere altri allievi. Non si sentiva per nulla in grado di affrontare la formazione di un giovane saint alle prime armi. Temeva di compiere qualche errore irreparabile.
E adesso gli capitato tra capo e collo un figlio. Un figlio. Non aveva avuto nemmeno i nove mesi canonici per metabolizzare il fatto che sarebbe diventato padre.
Era una responsabilità che sentiva molto pressante.
Sospirò, di nuovo.
Non si sentiva in grado di provvedere a suo figlio. Non ancora.

Ma non per questo non avrebbe fatto quanto in suo potere perché Kosta fosse affidato alle migliori cure possibili.





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Angolo dell'Autrice:

Ragazze mie che avete commentato, vi spuccio tutte quante! Siete carinissime! *O*
Continuate a seguire le disavventure di Saga!
E occhio che nel prossimo capitolo comparirà colui che potrà offrire 
le migliori cure possibili. Per sua somma sventura! *C*


Fatemi sapere i vostri commenti, pareri o critiche.

Grazie a chi vorrà recensire e a quanti leggeranno e basta!

Beat


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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***



Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.

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Capitolo 5


Caffè.
Nero.
Bollente.
Senza zucchero.
Ikki guardò prima la tazza poi Saga, seduto di fronte a lui.
Non capitava troppo spesso al Terzo Tempio. Ad onor del vero cercava sempre di tenersi alla larga da chiunque, specie dai suoi fratelli e dai pomposi d'oro vestiti del Santuario. Sì, in pratica da tutti quelli che conosceva. Problemi?
Ma stava di fatto che per qualche strano motivo che preferiva non indagare, alla Casa di Gemini finiva per passarci molto più spesso di quanto non avrebbe mai creduto possibile.
Certo, di solito si fermava solo per un caffè e poche chiacchiere, ma i due inquilini non sembravano troppo affranti per la sua poca espansività. Tra tutti i Golds, ad esclusione di Shaka, ovviamente, erano quelli che lo conoscevano meglio, e sapevano come andava preso.
Per questo Ikki guardò con sospetto prima la tazza di caffè e poi Saga.
Sebbene fossero anni, da sempre in pratica, che il caffè lo prendeva nero e amaro, ogni volta Saga si premurava di chiedergli per buona educazione se per caso voleva del latte o dello zucchero. Quella volta no. Aveva saltato quel noioso e inutile preambolo.
Qui c'era sotto qualche cosa, pensò Ikki, come al solito sospettoso oltre ogni ragionevole convenzione.
E il fatto che, pochi minuti prima, Kanon fosse entrato in cucina, salvo poi uscirne mezzo secondo dopo aver visto Ikki, non lo aiutava certo a distendere i nervi. Se poi si soffermava sulla risata mal soffocata che suddetto Kanon si era lasciato scappare mentre cercava di allontanarsi velocemente dalla cucina, beh, questo non aiutava per niente Ikki a rilassarsi.
C'era una puzza di bruciato da sentirla anche nel Meikai.
Fu dunque con sommo sospetto che Ikki prese tra le dita la tazza di caffè, portandosela alle labbra con movimenti misurati ma che tradivano un certo qual nervosismo.

“Allora Ikki… come procede l'addestramento del tuo allievo?” chiese Saga, in tono leggero, spostandosi distrattamente una ciocca di capelli che gli era finita davanti agli occhi.
“Bene!” rispose Phoenix, una sottile nota di orgoglio a venargli la voce “Ormai è quasi pronto per l'investitura.”
“Mi fa piacere saperlo. Sono sicuro che sarà un ottimo Saint.”
“Grazie.”
“Quindi tra poco sarai disoccupato… se così possiamo dire.”
“Immagino si possa dire così, sì.”
“Hai già dei progetti?”
“No, non ho ancora deciso nulla.”
“Capisco…”

Ne seguì un minuto buono di silenzio, in cui Ikki continuò a soffiare sul suo caffè caldo, pur senza staccare gli occhi di dosso a Saga, mentre questi aveva momentaneamente distolto lo sguardo.

“Saga, mi vuoi dire che sta succedendo? Non sono un idiota, ho capito che c'è qualche cosa sotto…”
“Se ti chiedessi…” Saga esitò un attimo. Poi prese fiato e lanciò la domanda tutta d'un fiato “Se ti chiedessi di allenare mio figlio che cosa risponderesti?!”

Come era successo a lui stesso un paio di giorni prima, anche Ikki si trovò nell'ignominiosa situazione di aver rischiato seriamente di lasciarci le penne per colpa del caffè andato di traverso.
Il santo della Fenice stava tossendo come mai in vita sua; aveva perfino le lacrime agli occhi per lo sforzo di riuscire a riprendere fiato.
Saga distolse lo sguardo, per evitare al compagno d'armi l'onta di essere visto in tale terribile momento di debolezza. E Saga continuò a tenere lo sguardo distolto, anche quando Ikki si fu decentemente ripreso. Soprattutto perché si era ripreso.
Anche senza guardarlo poteva benissimo immaginarsi la sua faccia: le sopracciglia tremendamente corrugate sugli occhi stretti in due sottili fessure. Senza contare che riusciva a sentire più che bene il sottile ribollire di un cosmo fiammeggiante.

“Tuo… figlio?!”

Saga annuì.
Ikki si guardò attorno sempre più sospettoso, forse aspettandosi di veder comparire da un momento all'altro un qualche bambino.
Saga sospirò, per l'ennesima volta in quei pochi giorni.
Con voce stanca fece ad Ikki un breve riassunto di quello che era accaduto.
Phoenix, a racconto finito, incrociò le braccia, la schiena diritta e un cipiglio molto poco rassicurante.

“Perché non lo fai tu?”
“Allenarlo? Non se ne parla proprio!”
“Tsk!”
“Senza contare… senza contare che non sa che sono io il padre.”
“Beh, fatti avanti!”
“Certo, così poi mi odierà per il resto della vita.”
Ikki pensò per un attimo di ribattere, ma a pensarci bene si rese conto che non poteva che convenire su quel punto.
“Allora?” domandò Saga, vagamente impaziente.
“Non intendo decidere qui su due piedi, Gemini. Voglio prima conoscerlo.”
“Grazie!”
“Non ho detto che accetterò.”
“Posso ringraziarti lo stesso, Phoenix?”
Ikki odiava Saga.
In un modo o nell'altro finiva sempre per essere bulleggiato senza pietà.




Borbottando maledizioni a destra e manca, Ikki prese a salire quasi a passo di marcia i gradini dell'infinita scalinata del Santuario. Era per caso finito a Rodorio, e sempre per caso aveva incontrato il famigerato Kosta.
Era in giro per commissioni al villaggio e Ikki si era offerto di dargli una mano quando l'avevo visto cercare di sbracciarsi per attirare l'attenzione di un commerciante che non l'aveva visto da dietro il suo enorme pancione.
Beh, più che offrirsi di dargli una mano l'aveva preso praticamente di peso e l'aveva appoggiato sul bancone del negozio, in modo che fosse finalmente alla stessa altezza del negoziante.
Quando ebbe finito con i suoi compiti, Ikki l'aveva di nuovo messo a terra e Kosta l'aveva ringraziato.
Solo che, e Phoenix non aveva mancato di notarlo, quel suo ringraziamento implicava che lo faceva solo per non apparire maleducato. Pur non vestendo in quel momento nessuna armatura, Kosta aveva istintivamente capito di avere a che fare con un Saint. E lui doveva rispetto ad ognuno di quei valenti guerrieri. Solo che non gli piaceva essere aiutato, preferiva mettersi in gioco lui stesso e provare a cavarsela da solo.
Fu questo dunque quello che Ikki lesse nel suo sguardo. A parole lo stava ringraziando, ma i suoi occhi lo stavano rimproverando per avergli negato la possibilità di affrontare una situazione che, a conti fatti, poteva benissimo essere alla sua metaforica altezza.
Kosta finì di ringraziarlo, per poi sgambettare via verso la sua prossima missione.
E Ikki si era dileguato altrettanto in fretta, dirigendosi deciso e spedito di nuovo alla Terza Casa.






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Angolo dell'Autrice:

*Dlin-dlon*
Avviso di servizio:
l'autrice non è al momento disponibile. Sta cercando di scappare da un incavolatissimo Ikki di Phoenix. L'angolo dell'Autrice oggi sarà tenuto da Saga di Gemini.

*Saga si siede alla scrivania*
Saga: Veramente questo avrebbe dovuto farlo Kanon, ma come al solito si è dileguato! ù___ù
In ogni caso, risponderò ad ognuna delle gentili signorine che hanno commentato.

-charm_strange: Complimenti per esserti letta di filata tutti i capitoli. Vedo con piacere che hai intuito molte cose sulla trama. Brava, molto brava!
-sunight: Se quel essere riprovevole che risponde al nome di Wyvern no Rhadamanthys osa cercare di intimorire Kosta, avrà ben di che pentirsene!
-calliope: Beat mi riferisce che a te ha già risposto, quindi non mi dilungherò anche io. Mi limiterò ad un sentito ringraziamento.
-lovearmony: Sì, Kanon ha avuto anche un breve excursur artistico. Se ti interessa lo puoi trovare qui.

-aries_no_nike: Un vivo ringraziamente anche a lei, signorina! *orgoglioso*
-Arcadia: *Saga borbotta qualche cosa di non molto chiaro a proposito di bagni infiniti*
-makochan: *continua a borbottare* 

Saga: Grazie mille a tutte quante.
Continuate a seguire questa storia, tanto manca solo un capitolo alla conclusione.

*Saga si alza e se ne va*

*arriva Kanon di soppiatto*

Kanon: Sappiate tutte quante che avete fatto arrossire più di una volta Saga quando gli avete detto che fa tenerezza!
Ahahahah! ^O^


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Grazie a chi vorrà recensire e a quanti leggeranno e basta!

Beat


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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***



Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.

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Capitolo 6


Fu questo dunque quello che Ikki lesse nel suo sguardo. A parole Kosta lo stava ringraziando, ma i suoi occhi lo stavano rimproverando per avergli negato la possibilità di affrontare una situazione che, a conti fatti, poteva benissimo essere alla sua metaforica altezza.
Il bimbo finì di ringraziarlo, per poi sgambettare via verso la sua prossima missione.
E Ikki si era dileguato altrettanto in fretta, dirigendosi deciso e spedito di nuovo alla Terza Casa.

“Assolutamente no!” decretò alla fine, piantandosi a gambe larghe e braccia conserte di fronte a Saga. Anche se era cresciuto di parecchi centimetri negli ultimi sette anni, non era riuscito ad arrivare alla stessa altezza di Gemini. Però quando voleva, riusciva ad apparire molto minaccioso, perfino per Saga. E in quel momento era più che mai risoluto a non darla vinta a quel maledetto combinaguai.
“Ikki…”
“No, Gemini. Non tentare di incastrarmi in questa storia. Non ci voglio avere nulla a che fare!”
“Ma perché?”

Ikki avrebbe potuto raccontargli dello sguardo saettante che Kosta gli aveva lanciato. Di come quel faccino tondo da bimbo non riuscisse a nascondere completamente un'indole fiera e combattiva. E della sgradevole premonizione che Ikki aveva provato nel guardarlo negli occhi: avrebbe finito per prenderle anche da quel bambino. Come da ogni componente di quella disgraziatissima famiglia.
Solo che Ikki aveva ancora il suo amor proprio, per cui non accennò nulla di tutto questo a Saga.
Si limitò a rispondergli con un deciso “È una tua responsabilità!”
Saga crollò la testa, massaggiandosi le tempie.
Aveva sperato in un esito diverso, ma alla fine non poteva rimproverare nulla a Ikki.
Il quale era ora ben deciso a dileguarsi, quanto più velocemente possibile. Se lo sentiva che se fosse rimasto ancora un altro minuto la situazione avrebbe trovato un altro sgradevole modo di peggiorare.
Si avviò verso l'ingresso, il padrone di casa pochi passi dietro di lui per accompagnarlo.

“Un'ultima cosa” disse Ikki voltandosi, l'indice puntato contro il naso di Saga “Devi dirlo al bambino. Non ci vorrà molto prima che si accorga della somiglianza. Siete uguali, dannazione.”
“Ma…”
“Fidati, se lo viene a scoprire perché ha avuto l'intuizione davanti lo specchio saranno cazzi amari per te. Se glielo dici prima che se ne accorga hai invece qualche vaga probabilità che non ti odi per tutta la vita.”

Ikki annuì deciso e si diresse verso l'uscita.
Stava prendendo commiato da Saga quando i due sentirono un cosmo caldo e luminosissimo avvicinarsi.

“Buongiorno Phoenix, che piacevole sorpresa vederti al Santuario!” lo salutò candido come non mai Aiolos.
“Sì, sì, certo. Buongiorno…” lo liquidò in fretta Ikki. Ci mancava solo il piccione dorato.
“E buongiorno anche a te, Saga! Bella giornata non è vero?”

Sia Ikki che Saga guardarono in alto. Ad onor del vero fino ad una mezz'ora prima il cielo era coperto di nubi, ma adesso era terso e limpido, azzurrissimo.
Ikki guardò Saga con un sopracciglio inarcato, ma questi gli fece cenno di ignorarle la cosa. Aiolos, sempre sorridendo indicò la persona dietro di lui, che né Saga né Ikki avevano notato.

“Stavo facendo un giro per Rodorio e mi sono imbattuto in questo giovane fanciullo.”

Kosta sbucò da dietro le gambe di Aiolos, guardando prima Saga poi Ikki, e poi di nuovo Aiolos. Sembrava perplesso dalla strana piega che gli eventi avevano preso negli ultimi giorni. Ed era in qualche modo a disagio. Ma mai quanto Saga, che saettò lo sguardo velocemente dal bambino all'amico, sudando freddo.
Aiolos non sembrò rendersi conto di questo interessante scambio di sguardi, e proseguì “Ho scoperto che ha un forte cosmo sopito che alberga dentro di lui. Stavamo giusto andando dal Pontefice. Gli voglio chiedere se posso prenderlo come allievo!” e sorrise, quel sorriso così puro da zittire chiunque.

Ma questo non impedì certo né a Saga né a Ikki di lanciare uno sguardo – preoccupato? – all'indirizzo del bambino.
Dal canto suo, Kosta arrossì di botto notando gli sguardi – allarmati? – che Phoenix e Gemini gli avevano lanciato. Avrebbe voluto ribattere che era stato il sommo Aiolos a fare tutto di testa sua. Lui non c'entrava nulla. Non aveva quasi avuto il modo di dire una sola parola, da quando quella specie di angelo d'oro l'aveva avvicinato. Avrebbe anche avuto delle rimostranze da fare, visto come lo stavano trattando, ma di fronte al quel sorriso disarmante che era di nuovo andato a vestire il viso di Aiolos, Kosta non poté che abbassare la testa e nascondersi di nuovo, sempre più impacciato, dietro le gambe di Sagitter.
Saga era a bocca aperta, non sapeva proprio che cosa dire.
Ikki invece stava cercando stoicamente di mantenere il suo atteggiamento di puro menefreghismo. E dovette ringraziare il fatto che Kanon non fosse nei paraggi: lui sarebbe di sicuro scoppiato a ridere e Ikki era quasi certo che a sua volta non sarebbe riuscito a trattenersi se questo fosse accaduto.
E in tutto questo Aiolos non sembrava aver captato nulla delle varie considerazioni silenziose che gli altri si stavano scambiando vicendevolmente.

“Vieni Kosta, andiamo!” si limitò a dire, e prese per mano il bambino che, sempre più sconcertato, non poté fare altro che stringere nella manina paffuta le affusolate dita del Saint, seguendolo su per le scale.
E mentre si allontanavano, Ikki sentì che diceva al bimbo, sempre con il suo solito luminosissimo sorriso “Sai, mi ricordi un mio caro amico quando aveva la tua età. Sono sicuro che andremo d'accordo!”

Ikki aspettò che i due scomparissero dalla loro vista, poi guardò per l'ennesima volta Saga, sempre più perplesso.
Gemini pareva sotto chock.

“Pensi che l'abbia capito?” domandò Ikki.
“Aiolos? Non lo so… non credo. Per certe cose è troppo…”
“Già.”
“Forse è meglio così.”
“Forse.”

Ikki prese commiato dandogli una pacca sulla schiena per poi indirizzarsi, finalmente libero, verso le scale. Si allontanò a passo molto svelto.
Saga invece rimase lì dov'era, fermo a guardare fisso gli scalini bianchi che si innalzavano oltre la sua casa.
Fu in quella stessa posizione che Kanon lo ritrovò, più tardi.

“Allora Saga? Che cosa è successo? Ikki ha accettato?” chiese ridacchiando, già immaginando quale era stato l'esito di quell' incontro che non prometteva nulla di buono già in partenza.
Saga si riscosse dal torpore in cui era caduto.
Guardò a lungo il fratello, non riuscendo a capacitarsi di come facesse a trovare sempre qualche cosa su cui ridere.

“Lo sai che è tutta colpa tua, vero?”
“Prego?”
Saga rientrò mestamente in casa.
“Sempre, sempre colpa tua…”
Kanon lo fissò sbattendo le palpebre.
“Che ho fatto di male questa volta?”
“Esisti, Kanon. La tua esistenza causa un continuo confluire di eventi catastrofici.”
“Beh… non è morto nessuno questa volta!”
“Per ora…!” replicò con voce funerea Saga.
Kanon scoppiò a ridere.

Non sapeva che cosa fosse successo quella mattina, ma a giudicare dalla faccia di suo fratello era sicuro che ne avrebbe riso per molto, molto tempo.
Ah, non vedeva l'ora di incontrare di nuovo il suo carissimo nipotino!



Fine


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Angolo dell'Autrice:

Ed eccoci alla conclusione di questo mio piccolo delirio.
Il nostro luminosissimo Aiolos arriva a salvare la situazione! E no, qualunque cosa possiate dire, Ikki non avrebbe accettato l'incarico per nulla al mondo! XD
Qui concludo la storia. Ad andare avanti la cosa si sarebbe inevitabilmente trasformata in qualche cosa di serio, e visto che non era questo l'intento della fic, non proseguirò oltre. In ogni caso, non ci metto la mano sul fuoco, ma potrebbe uscirne ancora un capitoletto, per un'ultima scena comica. Ma per ora non è nemmeno in cantiere, quindi non mi azzardo a fare promesse. Nel caso aggiornerò qui di seguito.
Per ora, posso solo ringraziare di cuore tutte quelle persone che hanno letto, commentato, preferito e seguito questa storia. Grazie mille a tutti! ^0^


-Diana: Ikki e Kosta potrebbe andare d'accordo, ma non nel futuro prossimo! E di certo dopo questo Phoenix si terrà ben lontano da Atene per un pò! XD
-makochan: *Saga continua a borbottare e la guarda male* Per quanto riguarda la resa pubblica della paternità… sì, prima o poi Saga lo farà. Forse. Un giorno. Per ora si farà un altro bel bagno! XD
-sunight: Saga, Kanon e Ikki sono un bel trio in effetti, ma da quando si sono tutti e tre ravveduti vanno d'amore e d'accordo! XD
-Arcadia: L'altro allievo di Saga si riferisce ad una fic di ayay, che però non è stata ancora postata. Vedrete anche quella, prima o poi! XD E anche io adoro i due gemellini! Specie, come hai detto tu, per le differenze caratteriali. Quando ci si mettono sono un duo fantastico!
-calliope: *la aiuta a riacchiappare gli ormoni* Non ci si può far niente, Saga è secsi anche quando è seduto a tavola! XD Per quanto riguarda Ikki, l'allievo è Ilias, la creatura di ayay/Dima. E per quanto possa essere d'accordo con te sul fatto che a Ikki piacciano gli sguardi decisi, con la famiglia Gemini ha davvero dei problemi. È stato bulleggiato senza pietà da entrambi i fratelli! *C* Poi… io, io stesse, e io medesima siamo tutte e tre disponibili, quindi  sentiti libera di chiedere tutto quello che ti pare! *C* Aspetto con ansia la tua opera! ♥ *la spuccia*
-aries_no_nike: Kanon ad allenare Kosta?! Prova a proporlo a Saga, e poi dimmi che faccia ha fatto! XD Tra lui e il cognato, non si fida. Oh, non si fida proprio per nulla! XD
-Ayako: anche se non hai commentato… grazie per il supporto e gli imbizzarrimenti su msn. E ricorda… PENNUTI! *C°

Alla prossima!
Grazie per avermi seguita!


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Grazie a chi vorrà recensire e a quanti leggeranno e basta!

Beat


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Capitolo 7
*** Epilogo ***



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Epilogo


I due si stavano guardando negli occhi.
Occhi verdi specchiati in occhi blu.
Tra di loro era sceso il silenzio, rotto solo dal frusciare delle foglie argentate degli ulivi.

“Kosta… io…”
Un attimo di sospensione, una leggera pausa prima di rivelare la verità.
“Io sono tuo zio!”

Kanon vide Kosta sgranare gli occhi all'inverosimile.
Un po' come Saga, che a qualche metro di distanza aveva bruscamente interrotto il discorso che aveva ingaggiato con Aiolos e ora stava fissando con occhi strabuzzati e mascella praticamente a terra il suo dannatissimo fratello.
Il quale, dal canto suo, sorrise allegro all'indirizzo del gemello.
Non ci poteva credere.
Saga non ci poteva davvero credere!
Kanon l'aveva anticipato. Ora che finalmente si era deciso a confessare la verità a Kosta, quell'idiota di suo fratello gli tirava un colpo del genere?!
Era immobile Saga, i muscoli gli si erano tutti pietrificati per lo chock. Solo le dita delle mani sembravano avere ancora vita. Si contraevano ritmicamente. Se il collo di Kanon fosse stato a portata, le dita di Saga l'avrebbero volentieri stretto a tenaglia.

Kanon, forse intuendo il pericolo, sorrise a Saga e con un lieve cenno di saluto si dileguò.
Anche Aiolos si sentì improvvisamente interessato alle sorti di un piccolo geco che aveva scorto camminare su di una colonna, dall'altra parte della casa.
Si allontanò in silenzio, non prima però di aver lanciato all'amico di sempre un candido sorriso. Saga non sapeva perché, ma quel sorriso lo rincuorò. Un pochino. Giusto quanto bastava per dargli la forza di avvicinarsi a Kosta, invece di seguire il suo più basso istinto di fuggire quanto più lontano possibile.

Il bimbo era rimasto immobile.
Sentendo Saga avvicinarsi riuscì a voltare la testa quanto bastava perché i loro sguardi si incrociassero. Aveva gli occhioni spalancati, in un misto di stupore, paura, scetticismo. E poi incredulità, aspettativa e qualche cosa che Saga non avrebbe potuto in altro modo definire se non gioia. In fondo a tutto quel rimestare di emozioni, c'era una profonda gioia.
Saga si piegò su di un ginocchio, per mettersi alla stessa altezza del bambino.
Kosta aprì la bocca per dire qualche cosa, ma sigillò le labbra subito dopo, non osando pronunciare nemmeno uno parola. Sentì le guance andargli a fuoco, e prese a tormentarsi le dita delle mani.
Saga gli posò delicatamente una mano sulla spalla, sfiorandogli in una leggere carezza i capelli. Kosta alzò di nuovo lo sguardo liquido sul viso di Saga.

“Io… però… papà?” chiese poi, la voce ridotta ad un timoroso sussurro.
“Kosta… scusami se non sono venuto a dirtelo prima. Sono tuo padre.”

Il bambino dovette soffocare un singhiozzo che non era riuscito a tenere sotto controllo.
Saga vide anche che si era stretto le mani una nell'altra, come per tenerle ferme al loro posto. E non gli era sfuggito il fatto che un secondo prima avesse istintivamente allungato una manina paffuta verso di lui.
Sorrise, Saga, mentre scioglieva quella stretta nervosa per prendere mano nella mano suo figlio.

“Andiamo? Mi sa che io e te abbiamo un bel po' di cosa da raccontarci!”



Fine *sul serio stavolta*


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Angolo dell'Autrice:

Conclusione che più fluffosa non ci può! =w=
Kanon come al solito deve fare casino, ma ehi!, che ci volete fare, non sarebbe Kanon altrimenti! ♥
E con questa piccola scenetta chiudo davvero la fic. Grazie davvero per avermi seguita e per aver condiviso il mio delirio!

Piccola precisazione sul capitolo precedente.
Aiolos che fa sparire le nuvole al suo passaggio, sebbene per me sia ormai una cosa canon che più canon non ci può, non è farina del mio sacco ma, come sempre, del genio di uno di quegli esseri malefici che si nascondono sotto vestigia dorate. In questo caso
Camus dell'Acquario.

Ultime risposte alle recensioni. *distrutta, ma si fa forza*

-Diana: Vero che è sempre colpa di Kanon? Sono anni che lo sostengo! XD

-sunight: Aiolos ha l'incredibile capacità di tenere sotto controllo Saga. E solo sorridendo. Incredibile, eh? XD
-Arcadia: Grazie mille dei complimenti! *arrossisce* Come vedi, ecco qui la scena bonus con la dichiarazione. Avevate ragione, non potevo non metterla! :D
-calliope: *SHINE*
1- a forza di sbrilluccicare si è auto-accecato
2-la troppa luce gli ha fuso il cervello
3-sono passati troppi anni dalla sua morte e il cervello era irrecuperabile
4-beat vuole farci morire
5-fa semplicemente lo gnorri
6-aioros è un pennuto jenvjnvndvfdvfd non anche luiebvibevbkibvv*muore*
Ahahahah! Sono tutte delle ipotesi davvero interessanti. E tu devi smetterla, smetterla di commentare cose così imbizzarrenti, che poi io rotolo, cado e mi faccio male! XDDD
Oddio, un altro pennuto! *C* Siamo circondati! *SHINE*
Comunque era la cinque. E la 4. Ma quella sempre! ♥
- charm_strange: *spuccia un sacco* Guarda, ho fatto gratis! Anche se i vostri bellissimi commenti hanno contribuito alla causa! XD *un ringraziamento a parte per l'elogio ad Aiolos, sia io che lui abbiamo apprezzato!*
-aries_no_nike: Sagitter un pò ingenuotto lo è, ma stavolta aveva capito. Giuro! XD
-Ayay: A te non commenterò perché ti ho appena mandato la mail più impegnativa della mia vita. Ecco. Però ti spuccio, quello sì! ♥


Alla prossima!
Grazie per avermi seguita!


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Grazie a chi vorrà recensire e a quanti leggeranno e basta!

Beat


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