Don't Touch My Wings!

di Flaminia_Kennedy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 -Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 -Prologo ***


Stavo seduto accanto alla statua di un angelo che, con le mani giunte, sembrava piangere per i defunti.

Che ironia, mi ritrovai a pensare, mentre le statue piangono i morti, io piango per il dolore dei vivi.

Ero rimasto a guardarlo dall’inizio alla fine, pensando che con gli occhi lucidi il colore marino delle iridi era molto più bello, dopotutto.

Il vestito nero risaltava i capelli a spazzola biondo cenere, un colore che mi aveva colpito la prima volta che lo avevo notato, con quel taglio da truzzetto.

Nonostante fosse più giovane di me, io mi sentivo dannatamente più fragile di lui, avvantaggiato dal fatto che io potessi bearmi della sua bellezza, ma lui no.

Accanto a me si sedette Axel, senza portare rispetto all’anziana signora la cui tomba ci stava facendo da panchina «è orribile» disse soltanto, le braccia piegate sul petto «guardarlo in quella scatoletta di legno mi fa venire la nausea» aggiunse.

Si riferiva a Roxas, ormai diventato il suo ragazzino eterno, il cui corpo stava per essere seppellito davanti a noi, mentre la piccola folla vestita di nero piangeva e pregava. A parte Demyx.

Nonostante qualche lacrima gli avesse rigato gli zigomotti ancora da bambino, lo potevo sentire sereno e triste allo stesso tempo.

Le sue emozioni non erano un mistero per me, da quando avevo supplicato Raphael di assegnarmi a lui come custode. Avevo speso ogni parola del mio vocabolario personale -non di certo quattro pagine- e alla fine ero riuscito a convincere l’arcangelo ad assegnarmi quella missione.

Alzai gli occhi su Axel, vedendolo serio «Roxas?» chiesi, giusto per fargli distogliere lo sguardo dalla bara ormai calata nella fossa, accanto alla lapide che avevano alzato anche per lui «è andato a casa, voleva dare un’ultima occhiata da solo prima di andarsene» disse, tirandosi sulla testa il cappuccio della felpa nera che indossava «Sarebbe ora che facessi un’apparizione, a quel ragazzo, lo sai?» disse, fissandomi con i suoi occhi da gatto. Odiava quando mi lanciava quell’occhiata saccente, sapeva che con molta probabilità gli avrei dato retta «lo sai, è contro il regolamento. Posso farlo solo quando lui non possa sospettare di nulla…cosa un po’ impossibile, dato che ormai sa di te e Roxas> dissi, mogio.

La camicia bianca che indossavo sventolò appena nell’aria gelida, senza che io potessi sentirne la freddezza glaciale.

Con un sospiro mi tirai su dalla lapide e mi scrocchiai la schiena guardando Demyx dare delle pacche sull’epitaffio scritto sotto la foto sorridente di Roxas «mi raccomando non dire nulla a mia nonna» sussurrò lui, lasciandosi sfuggire un sorriso misto a una lacrima.

Dannazione, gli sarei saltato addosso per poterlo baciare, asciugargli le lacrime e tenerlo abbracciato tutta la sua vita…e poi per tutta l’eternità «eccomi!» fu il grido di Roxas, che arrivò correndo, posandosi le mani sulle ginocchia «scusate…ho fatto tardi…Demyx è…?» chiese a me e ad Axel, ma il rosso scosse la testa «hai fatto in tempo micetto, è laggiù…ha parlato di sua nonna» disse confuso dalla risata del biondino.

Lo guardai lasciare il rosso con un bacio per poi allontanarsi verso Demyx, fermo vicino alla lapide con uno strano sguardo. Sembrava concentrato.

Guardai i due stare vicini, l’uno accanto all’altro, senza che quello più grande potesse vedere il più piccolo.

Potei vedere Roxas parlare senza ottenere risposta, anche se potei sentire le emozioni di Demyx arrivarmi fresche e pure come una ventata di luce, come la prima che avevo sentito dopo la mia morte.

Lo aveva percepito, anche se non proprio chiaramente.

E ne era contento «io sono sempre del parere che dovreste contattarvi in un modo o nell’altro» disse Axel, mettendosi dritto sulle proprie gambe e raggiungendo il biondino, senza però risparmiarmi un sorriso malizioso.

Dannazione, non potevo rifiutare, eppure dovevo per la salvezza di entrambi; cos’avrebbe fatto Demyx se avesse scoperto di me? Se avesse visto il suo angelo custode solo perché era innamorato di lui? Si sarebbe dato del pazzo.

Mi piantai una mano sulla fronte, scostando il ciuffo di capelli che di solito mi copriva il volto…dannazione Axel, spero che quelli dei piani alti ti mandino a fare il diavolo tentatore!


Ecco qui il prologo dello spin-off Dexion/Zemyx richiesto da Sarephen! Spero piaccia il primo capitolo, poi scriverò di più loggiuro!

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Passarono sette anni da quando divenni l’angelo custode di Demyx, sei da quando Roxas era morto per congiungersi ad Axel.

Il mio protetto era cresciuto per togliersi quella faccetta da bambino e finire nel conservatorio migliore della città, a imparare tutto sulla sua adorata musica.

Era diventato grande, era arrivato ai ventitré anni un po’ a fatica dopo la morte del migliore amico, ma ce l’aveva fatta.

Come ogni mattina io e lui ci svegliamo alla stessa ora, lui per sistemarsi e andare a scuola, io per seguirlo nel corso della sua giornata: come ogni giorno lo avevo osservato scegliere i vestiti con gli occhi ancora chiusi, dall’armadio ben rifornito di oggetti marcati D&G.

Ridacchiai mentre litigava con il pigiama azzurro che non aveva rinnegato durante la crescita e mi voltai come solito quando iniziò a vestirsi, per evitare di invadere troppo la sua privacy; dopotutto ero un angelo custode, non un voyeur.

Appena notai che era pronto, uscii da quella camera per presentarmi davanti alla porta di casa del ragazzo in versione umana, come da un anno a quella parte avevo deciso di fare. Sarebbe stato più semplice se fossi entrato a far parte della sua sceltissima sfera di amicizie, in modo da renderlo più sereno senza necessitare dei miei poteri palliativi.

Le mie vesti bianche si erano trasformate in una felpa azzurra con tanto di cappuccio e un paio di pantaloni color kaki e un paio di Vans azzurrine, il tutto sotto suggerimento di Roxas.

Mi ero dovuto informare sulle mode più recenti dai miei due amici trapassati per non sembrare uno strambo come quando ero ancora in vita «hey Zex! Sempre puntuale!» gridò il mio protetto, uscendo fuori dalla porta in appena qualche minuto come avevo previsto «ovvio, se dobbiamo arrivare a scuola puntuali» dissi io, mettendomi in spalla il mio zaino bianco ghiaccio.

Avevo dovuto mascherare le mie ali in quel modo al mondo mortale e portarle in giro come un peso era strano per me, di solito ero abituato a sentirle come una parte di me «ohh come sei fiscale, sono solo le sette e mezza!» esclamò lui, ridendo per la mia espressione contrariata «e per essere a scuola alle otto avremmo dovuto essere in autostrada cinque minuti fa, coraggio sbrigati, ti ho aspettato una vita» aggiunsi, mentre lui tirava fuori le chiavi della propria moto «seee seee andiamo!» disse dopodichè si avvicinò al bolide, color mare, per estrarre dal sedile due caschi dello stesso colore.

Se qualcuno ci avesse visti, sicuramente avrebbe pensato che eravamo buonissimi amici che si preparavano per un viaggetto di circa mezz’ora, era quello che pensava Demyx…ma non era quello che sentivo io.

Quello che avrei voluto io era…un bacio.

Un buongiorno come avevo sempre sperato di ricevere, ma che non avevo mai ricevuto. Dovevo limitarmi a comportarmi da amico, da angelo custode qual’ero. Il tutto senza che lui si accorgesse di nulla, altrimenti per me e per lui sarebbero stati dolori «allora, pronto alla partenza?» mi chiese con uno dei suoi soliti sorrisi raggianti e bellissimi.

Non potei dire di no, saltai in sella alla moto, dietro di lui, e iniziò il mio vero paradiso: mezz’ora di viaggio isolato dal mondo intero, aggrappato all’unico essere che poteva rendermi felice anche solo guardandomi. Nemmeno al mio primo volo ero stato così felice.

Stare a contatto con Demyx era una vera e propria benedizione «peccato che non possa dirti quanto ti ami» pensai dentro di me.

Sentii il ragazzo torcersi sulla sella per guardarmi attraverso il casco «HAI DETTO QUALCOSA?» urlò per farsi sentire e io scossi la testa.

Accidenti, mi ero dimenticato che essendo la sua -per così dire- coscienza lui poteva sentire a volte i miei pensieri se rivolti a lui.

Cercai di non pensare più a nulla, chiudendo gli occhi e tenendomi stretto a lui: andava a una velocità pazzesca, per fortuna ero lì per compiere miracoli -non grandi cose come il mio capo, ovviamente- ma ogni macchina che superavamo con un lamento altissimo del motore non ci sfiorava giusto per un soffio.

Se qualcuno avesse pensato che quei due ragazzini erano fortunati, non avrebbero pensato poi tanto male «ti puoi anche staccare, siamo arrivati sani e salvi» lo sentii attraverso le protezioni del casco, la sua risata mi mandava in bestia solo perché rideva così con la maggior parte delle persone.

Lasciai andare la sua vita, sentendomi improvvisamente infreddolito per la mancanza di contatto e smontai dalla moto, barcollando appena «non sei abituato al sedile quasi inesistente eh?» mi disse Demyx, puntandomi un dito sul naso e schiacciandomelo fino a farmi male, per poi ridere «dai, facciamo ta…taaa…» si bloccò di colpo quando vide passare davanti a noi un tipo alto, per non dire enorme, con due basettoni neri e dei lunghi rasta dello stesso colore legati in una coda spessa sopra la testa, vestiti da metallaro puro e uno sguardo iroso da far paura.
Ecco, mi potevo definire finito.

Quello era Xaldin, il peggiore fra i demoni tentatori che ogni volta noi angeli custodi dovevamo sopportare durante il nostro lavoro.

Ad ogni angelo a cui veniva affidata l’anima di una persona, esso veniva accompagnato appunto da uno di quei tipacci dall’aria cattiva, per equilibrare le forze in gioco.

E Xaldin era il più cocciuto tentatore in circolazione, sebbene meno pericoloso di Vexen -quel vecchiaccio era sempre stato capace di vincersi l’anima di quasi ogni umano affidatogli- «già, facciamo tardi» proferii, sapendo di esser risultato scocciato, e afferrai il polso di Demyx per trascinarmelo al corso di musica, dove lui frequentava le lezioni «ci vediamo a pranzo allora!» dissi incrociando le braccia mentre lui sembrava piuttosto un’ameba «uh…uh» mugugnò, una risposta più o meno affermativa mentre il suo povero cervello elaborava la presenza di Xaldin in quella scuola.

Dannazione quasi potevo vedergli due cuoricini palpitanti al posto degli occhi! Dovevo fare qualcosa e in fretta «hey ciao» sentii la voce di Roxas arrivarmi all’orecchio e quando mi girai lo vidi più materiale di quanto non fosse.
Feci un cenno per fargli notare di esser stato visto, mentre sedevo al mio banco: il bello di essere angeli? Avere la coscienza infusa senza aver avuto bisogno di studiare «hey funghetto» sentii il vocione di Xaldin sovrastare quello che il biondo avrebbe voluto dirmi

. Io e Roxas girammo a tempo e guardai l’enorme colosso sedersi vicino a me e mi sentii sprofondare «hey nano» aggiunse, guardandomi con un ghigno «ho notato come mi stava guardando il ragazzo, credo che per ora sia 1 a 0 per i diavoletti» aggiunse, chinandosi da un lato mentre io stavo iniziando a bollire di rabbia.

Non avrebbero vinto, quello era certo. L’anima di Demyx sarebbe stata mia, tant’era vero che lo amavo! Dannazione, che cosa imbarazzante da pensare…


La mattinata passò in fretta nella classe dove io e Xaldin eravamo stati assegnati, mentre io controllavo che Demyx stesse seguendo, dall’altra parte dell’edificio, come stava facendo l’omaccione.

Altro punto a favore di essere angelo custode? Avere il dono dell’ubiquità, almeno per lo spirito.
Mentre il mio corpo e la mia mente stava seguendo una noiosa lezione di matematica, il mio spirito -la parte più importante di me- teneva sotto osservazione il ragazzo.

Aveva una verifica e dalle risposte sembrava stesse andando maluccio «vediamo come te la cavi adesso nano» mi sussurrò Xaldin, entrando nella classe, invisibile, per chinarsi sul biondo per dirgli qualcosa in un orecchio, poggiando la mano enorme sulla sua schiena come incoraggiamento.
Qualche secondo dopo, come se non si fosse accorto di nulla, alzò la testa e si guardò in giro per poi buttare un occhio sul foglio del compagno.

Ecco, lo aveva corrotto. Con una veloce occhiata alla sua anima la vidi macchiarsi di grigio.
Un debole grigio fumo rispetto al biancore originale, ma sempre una macchia era «non ti preoccupare, a breve darò un colpo di spugna» rassicurai Xaldin con un piccolo sorriso di vittoria, vedendolo corrucciarsi e andarsene proprio mentre nelle mie orecchie suonava la campanella della fine delle lezioni.


Chiedo venia per l'enorme ritardo ma ho avuto un calo di ispirazione, essendo un pairing diverso dal solito per me, così mi sono informata un pochino ^^ Spero di ricevere le scuse chiese v.v

Sarephen: Beh mi dispiace sempre finire una storia, così se qualcuno chiede e da una mano per il sequel sono sempre contentissima! XD Scusa per non aver aggiornato prima, ma come detto prima ho avuto un calo e tutte le storie si sono fermate v.v Perdono!

_California Girl_: Beh non è detto che non permetta ai due ritrovati piccioncini di avere dei momenti da soli, dopotutto sono i miei prediletti, dovranno pur consumare xD

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