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“Le passioni umane sono
una cosa molto misteriosa e per i bambini le cose non stanno diversamente che
per i grandi. Coloro che ne vengono colpiti non le
sanno spiegare, e coloro che non hanno mai provato nulla di simile non le
possono comprendere. Ci sono persone che mettono in gioco la loro esistenza per
raggiungere la vetta di una montagna. A nessuno, neppure a se stessi,
potrebbero realmente spiegare perché lo fanno. Altri si rovinano per
conquistare il cuore di una persona che non ne vuole sapere di loro. […] Altri
credono di poter essere felici solo in un luogo diverso da quello dove si
trovano e così passano la vita girando il mondo. E
altri ancora non trovano pace fino a quando non hanno ottenuto il potere.
Insomma, ci sono tante e diverse passioni, quante e diverse sono le persone.”
Michael
Ende – La Storia Infinita -
*Premetto solo che questa è la mia
prima fanfiction su Harry Potter (quindi siate clementi nelle critiche!).
*Inoltre: tutti i personaggi
originali sono copiright di J..K. Rowling e vengono
qui utilizzati senza alcuno scopo di lucro.
1
- Signor
Paciock! – Si alterò la professoressa McGrannit.
- Siete
ormai all’ultimo anno, non dovrebbe essere così difficile trasformare una
tartaruga in una lampada da tavolo senza che tutte quelle zampe sbuchino da ogni lato! Prenda esempio dai suoi colleghi! -.
Tutti si
misero a ridere vedendo il risultato della trasfigurazione di Neville, ma
subito tacquero alla sfuriata della McGrannit.
Harry, Ron
e Hermione guardavano sconsolati l’amico che in tutti quegli anni, era sì
migliorato notevolmente nel controllo degli incantesimi, ma che riusciva comunque sempre a combinare un sacco di pasticci.
- Mi spiace
professoressa McGrannit! – Furono le sue uniche parole mentre arrossiva.
La lezione
terminò poco dopo e tutti i ragazzi uscirono dall’aula per andare a pranzo
nella Sala Grande.
Quello, per
loro era l’ultimo anno ad Hogwarts, e dopo gli esami
avrebbero intrapreso presumibilmente strade diverse.
Harry
rifletté che gli sarebbe mancata da morire la scuola che in quei sette anni
aveva considerato come casa propria… di certo più della casa di
zio Vernon a Privet Drive.
- Sapete –
Disse riempiendosi il piatto di sformato di zucca – non passa giorno che non mi
chieda come sarà fuori da qui quando quest’anno sarà
finito… -.
- Oh, Harry
– Disse Hermione col suo solito tono – non ci pensare. Mancano ancora un sacco
di mesi… e soprattutto ricordati degli esami! Quest’anno ci sono i M.A.G.O.. Se non otterremo quelli, allora sì che dovremo
preoccuparci di quello che ci aspetta fuori! –
- Ma non la smetti mai di pensare allo studio? – Incalzò Ron.
– Mi sa proprio che quest’anno un bell’esaurimento non te lo toglie nessuno.
Dico bene Harry? –
Il giovane
annuì senza dire nulla e abbassò il viso verso il proprio piatto. Aveva già
visto Hermione fissare Ron con una luce omicida negli occhi e non voleva farla
infuriare ulteriormente. Sapeva che affrontare con lei il discorso “esami” era
una battaglia persa in partenza. Sarebbe stato più facile sconfiggere un intero
esercito di Dissennatori!
- Io almeno
mi preoccupo! – Disse con voce alterata. - A differenza di qualcuno che non ha
ancora aperto un solo libro… ma quest’anno si cambia
registro! Sissignore! Non ti provare a chiedermi gli appunti di nessuna materia
perché stavolta sarò davvero inflessibile e non mi farò convincere dai tuoi
inutili piagnistei! – Rispose Hermione arrabbiatissima che con quelle parole aveva decretato la fine della discussione.
Ron emise
solo un flebile – Ma… - E poi sconsolato aveva anche lui abbassato gli occhi e
incominciato a pranzare.
Solo una
risata fredda e fastidiosa proveniente dal tavolo in fondo alla sala, fece per
un attimo dimenticare ai tre ragazzi la tensione di qualche minuto prima.
- Che cavolo avrà da ridere quello stupido di Malfoy? Se fossi in lui starei rintanato in camera mia il più
possibile. Ma pare che a lui non importi un gran che!
– Disse Ron fissando accigliato il tavolo dei Serpeverde.
Una delle
poche cose che a Harry, Ron e Hermione non piaceva della scuola di Hogwarts era
proprio Draco Malfoy. Quel ragazzo strafottente, superbo, fastidioso,
detestabile e malvagio che fin dal primo anno era stato per loro fonte di innumerevoli guai. Suo padre, un Mangiamorte fedele a
Voldemort, era un paio d’anni che usciva ed entrava dalla prigione di Azkaban. Nessuno sapeva come riuscisse
a farsi rilasciare, si ipotizzavano maledizioni e fatture di alta magia nera,
per non parlare dei soldi che sicuramente aveva sborsato. Ma poi puntualmente veniva arrestato nuovamente, visto che la sorveglianza su di
lui e sulla sua famiglia da parte degli auror era serratissima. Tuttavia,
sembrava che tutto questo non avesse intaccato per nulla l’arroganza e la
superbia di Draco che anzi, si vantava di avere un padre in grado di uscire a
proprio piacimento dalla prigione di massima sicurezza.
- Hai
ragione - rispose Harry altrettanto infastidito. - Da quando Silente ha fatto
incarcerare molti dei Mangiamorte di Voldemort… non fare quella faccia Ron!…
insomma… non andrei a sbandierare ai quattro venti che
mio padre è uno di quelli! -
- Ma lo sai
che Malfoy ha il quoziente di intelligenza di un
asticello e poi… stare tutto quel tempo con quei due troll di Tiger e Goyle non
gli deve fare di certo bene! –
Harry rise
di gusto ai paragoni di Ron e anche Hermione non riuscì a soffocare una risata.
La quiete era ritornata!
L’autunno
era giunto in fretta con i suoi colori caldi a decorare i prati e gli alberi
che circondavano Hogwarts. In quegli ultimi giorni di tepore i ragazzi uscivano
spesso nei momenti liberi per prendere una boccata d’aria e per godere dei raggi del sole. Sapevano bene quanto sarebbero
state lunghe e noiose le giornate invernali chiusi tra le mura del castello.
Tutto
accadde uno di quei giorni assolati.
Hermione
stava all’ombra di un albero a ripassare l’ultima lezione di aritmanzia,
mentre Ron e Harry sdraiati lì accanto sul prato erano impegnati in una partita
a scacchi sotto gli occhi di Neville, Dean e Ginny.
Erano ormai tutti cresciuti molto. Non vi era più in loro tutta quella
spensieratezza e quell’innocenza tipica dei primi anni, soprattutto dopo la
consapevolezza del ritorno del Signore Oscuro e della
necessità da parte di tutto il mondo magico di fare fronte e combattere il
ritorno del male. Sapevano bene che quegli attimi sereni che passavano ad Hogwarts erano destinati a svanire in fretta e che presto
sarebbero stati catapultati nel mondo reale a combattere anche loro quella
terribile guerra.
Tuttavia,
non si lasciavano certo deprimere troppo. Ron, ad esempio, recentemente aveva
iniziato a frequentare Lavanda Brown, compagna di Grifondoro, e sembrava aver
davvero perso la testa. Dean aveva infine ceduto alla giovane Weasley che da un
anno lo teneva, diciamo così, in pugno. Harry, dal canto
suo, sembrava non interessarsi a nessuna ragazza in particolare, dopo la
parentesi di Cho Chang, e tutta la sua attenzione e tutta la passione parevano riversate interamente nel Quiddich. Hermione infine, troppo presa dai libri e dagli esami finali, diceva di non
avere tempo anche per le smancerie e che nessuno in quella scuola destava in
lei un particolare interesse.
Erano maghi
e streghe con grandi poteri, sì, ma in fondo erano anche ragazzi che non
chiedevano altro che poter vivere serenamente la loro giovinezza.
Ad un
tratto il pomeriggio venne guastato dall’arrivo di
Malfoy e dei suoi due inseparabili compagni.
- Guardate
qua che bel quadretto! Potterino e i suoi seguaci… vedo che non hai perso
l’abitudine di farti accompagnare da questa feccia, vero sfregiato? – Disse
gelidamente con un’espressione di ribrezzo.
- Feccia a
chi? – Scatto in piedi Ron. - Stammi a sentire viscido
serpente, se non ritiri subito quello che hai detto… - e mise mano alla
bacchetta.
- Fermati
Ron! – Disse Harry prendendolo per un braccio.
- Lasciami
Harry, è ora che la smetta di fare il deficiente! –
- E sentiamo, che cosa mi vorresti fare Weasley? –
- Non mi
provocare Malfoy o te la faccio vedere io -.
- Sto
tremando di paura. Davvero… -
- Adesso
basta, Ron. Smettila! – Disse Hermione alzandosi e mettendosi davanti a lui.
- Oh,
Weasley. Ti fai anche comandare da una ragazza… e per di più da un’indegna
mezzosangue! – A queste parole Goyle e Tiger emisero un sordo grugnito.
Sentendosi
chiamare così, Hermione si girò di scatto e si fece avanti verso Malfoy – Tu…
tu… non ti è bastata già una volta? – Gli disse puntandogli la bacchetta
contro.
Malfoy al
ricordo del cazzotto preso alcuni anni prima si ritrasse alcuni passi, ma
sempre fissando la sua interlocutrice negli occhi.
Harry nel
frattempo sfoderò la bacchetta e si mise tra Ron ed Hermione pronto a sferrare
un incantesimo contro Malfoy.
- Ora
ritiri tutto quello che hai detto oppure vedrai che
verrai da me strisciando dopo che avrai visto cosa farò alla tua faccia – Disse
in tono irritato Hermione.
- Hermione
stai attenta! – Riprese Harry.
- Ma bene, la mezzosangue crede di farmi paura – E anche
Malfoy estrasse la sua bacchetta.
Si stavano
fissando da qualche istante quando Malfoy fece un segno con la mano a Tiger, che
nessuno vide tranne Neville, che si fece avanti tremante, ma con la ferma
intenzione di tenere sotto controllo quel bestione.
- Allora
Granger – Incalzò Malfoy gelidamente – Sto aspettando
che la signorina “sotutto” mi faccia vedere di cosa è capace una misera
mezzosangue! – I suoi occhi erano freddi e pungenti e non trasparivano alcun
sentimento. Nemmeno la rabbia.
Hermione
stava per scoppiare. Se avesse detto ancora una volta quell’orrenda parola lo avrebbe spedito in infermeria per parecchie
settimane.
E poi
accadde…
Tiger
sfoderò lentamente la bacchetta da sotto il mantello e fece per puntarla contro
Hermione, quando Neville gridò a tutti di fare attenzione. Fece qualche passo
avanti e lanciò uno schiantesimo contro Tiger. Questi perse subito l’equilibrio
per il colpo e si trovò riverso a terra.
Ma
non andò tutto alla perfezione.
Dalla
bacchetta di Neville infatti era contemporaneamente
uscito un lampo di luce ambrata che aveva colpito in pieno Hermione e Malfoy
facendoli cadere a terra intontiti.
- Hermione
tutto a posto? – Chiese Harry preoccupato inginocchiandosi vicino all’amica.
- Hermione rispondi, stai bene? – Disse Ginny agitata.
Ron,
Neville e Dean la osservavano in apprensione.
Tossendo,
Hermione si alzò a sedere sul prato. Sembrava tutto a posto
e, a parte lo stordimento per il colpo, non si vedeva alcun tipo di
danno.
- Sto bene.
Non preoccupatevi -
- Oh,
Hermione mi dispiace davvero, non so cosa sia successo! -.
- Non ti
preoccupare Neville. Ma ti prego non usare più altri
incantesimi a distanza così ravvicinata…. -.
Tutti
sorrisero.
Intanto
poco più in là:
- Hey,
Draco come ti senti? – Chiese Goyle.
- Bene,
bene, non crederai che un colpo di Paciock mi possa davvero stendere! – Rispose
cercando di restare impassibile, ma dolorante per la caduta.
- Questa
volta ve la cavate così, ma la pagherete. Statene certi – Disse
Malfoy mentre si alzava da terra con elegante supponenza. – Tiger, Goyle,
andiamocene! -.
Fece per
andarsene quando…
- Ehi, ma
cosa?!... -
Hermione
cadde a terra come fosse stata spinta da qualcuno.
Malfoy si bloccò dopo tre passi. Non riusciva più a camminare come se avesse legati dietro di se dei massi.
Hermione si
alzò in piedi aiutata da Harry e poi disse: - E’ come
se qualcuno mi avesse trascinata a terra! Non capisco… - Fece
un passo verso Harry e Malfoy cadde a terra come Hermione un secondo prima.
- A che
gioco giochiamo? Adesso piantiamola non è divertente,
Potter! – Disse Malfoy, sedere a terra.
- Io non ne
so niente Malfoy! – Disse Harry non senza sorridere.
- Se menti Potter me la pagherai! – Rispose alzandosi di scatto. – Io
ora me ne vado. Non ho intenzione di perdere altro tempo con voi miserabili –
Si girò ma non riuscì a finire il passo che udì un
urlo di Hermione.
- Ahio! Mi
sto stancando anch’io, adesso! Piantiamola con questi scherzi e chiunque sia stato ora è proprio tempo di smettere! – E guardò in tralice Ron, che però sembrava cadere dalle
nuvole. – Allora? Chi è stato a fare questo? –
Nessuno
rispose.
Tutti si
guardavano senza capire e senza sapere di cosa si trattava.
- Voi non
ne sapete niente vero? – Chiese Malfoy rivolto ai due
complici.
- Draco,
non crederai che noi…? -.
- No, avete
ragione, sarebbe troppo difficile per voi fare una fattura di questo tipo. –
- Ma di che fattura stai parlando Malfoy? – Chiese Ron.
- Un altro
imbecille! Ma non vedi che cosa è successo Weasley? -.
Ron li
guardava imbambolato.
- Ron –
Disse calma Hermione – Io non posso muovermi, Malfoy
non si può muovere e se lo facciamo uno di noi finisce a terra… comprendi ora?
-
- Ma come può essere, insomma, se nessuno ha fatto nessun
incantesimo… -
- Nessuno
tranne quell’idiota di Paciock! – Disse Malfoy con uno sguardo che sembrava
quasi adirato. – Chissà a cosa pensava quando ha schiantato Tiger! -.
- Adesso
non dare tutta la colpa a Neville - Disse Hermione voltandosi verso Malfoy – Se
voi non aveste fatto gli sbruffoni come al vostro solito questo non sarebbe mai
successo -.
- E adesso cosa facciamo? – Chiese Ginny preoccupata. – Insomma,
non possono stare così per sempre… -
A quelle
parole, negli occhi di Hermione e Malfoy passò un ombra
di terrore.
- Andiamo da Silente – Propose Harry – Sicuramente troverà il
giusto controincantesimo -.
- Forse
Potter ha ragione – disse a malincuore Malfoy. – Non
ho intenzione di passare altro tempo in queste condizioni… e per di più legato
ad una mezz… -
- Malfoy
taci! Sono io che non ho la minima voglia di vedere la tua faccia ripugnante
così da vicino -.
Da allora
tutti tacquero. Con molta difficoltà riuscirono ad arrivare al castello. Ne Hermione ne Malfoy volevano infatti camminare vicini
l’uno all’altra. Ma ancora non conoscevano bene le
“misure” di quello strano legame e più di una volta gli amici dovettero
rialzarli da terra.
Salirono
nell’ufficio di Silente tutti taciturni e lui li accolse con il solito garbo,
apparentemente non notando l’eterogeneità di quello strano gruppo.
-
Buongiorno Ragazzi. Prego accomodatevi! – E con un
gesto della bacchetta fece apparire alcune sedie davanti alla sua scrivania.
Harry, Ron, Hermione, Neville, Malfoy, Tiger e Goyle si accomodarono ma nessuno
sembrava voler parlare per primo.
-
Cioccorane? Zuccotti? – Chiese Silente porgendo loro un vassoio con i dolci.
Nessuno
rispose.
- Bene, la
cosa sembra seria. A cosa devo la vostra visita? -
- E’ tutta
colpa di Paciock! – Esordì Malfoy.
- Non
ricominciare con questa storia… - Ribatté Hermione.
Tutti
iniziarono ad alzare la voce ed accalorarsi come poco prima in giardino. Solo
dopo un po’ Silente riuscì a calmarli e a farsi raccontare l’intera vicenda.
Alla fine.
- Molto bene. Signor Malfoy, Signorina Granger, per favore seguitemi in
infermeria da Madama Chips. Ah, signor Weasley avvisi la professoressa
McGrannit e il Professor Piton che oggi i suoi compagni non faranno lezione.
Signor Paciock, la sua bacchetta per favore. Harry, aspettami qui. Dobbiamo parlare!- Così dicendo Silente uscì dallo studio
seguito da tutti. Solo Harry rimase seduto.
Dopo
qualche minuto Silente rientrò nell’ufficio e senza parlare si diresse verso il
trespolo dove stava sonnecchiando Fanny, la sua fenice.
Harry
lo osservava in silenzio.
Aveva un sacco
di domande ed era davvero preoccupato per Hermione,
ma in quegli anni aveva imparato che prima era meglio aspettare di sentire cosa
Silente aveva da dire.
Quest’ultimo
guardò un secondo fuori dalla finestra e poi
tranquillamente si sedette sulla sua poltrona e solo allora fissò i suoi occhi
su Harry e disse:
- La
signorina Granger e il signor Malfoy
dovranno stare qualche tempo alloggiati in infermeria.
A quanto pare l’incantesimo che li ha colpiti e più
duro del previsto da annullare e solo col passere del tempo l’effetto diminuirà
a sufficienza per poter fare un controincantesimo
adeguato. –
- Ma lei non può… - Iniziò a dire Harry.
- No Harry. Purtroppo nemmeno io posso fare nulla. Tutto è
purtroppo nato da un malfunzionamento della bacchetta del signor Paciock e solo lui potrebbe fare
qualcosa in questo momento… se fosse abbastanza potente e se soprattutto
sapesse che incantesimo ha scagliato! –
Harry
era basito. Possibile che Silente non potesse fare proprio niente?
- Il
problema è un altro adesso -. Disse gravemente il preside guardando il ragazzo
da sopra i suoi occhiali a mezzaluna.
- E quale? – Domandò il Grifondoro
davvero allarmato da tutta quella serietà.
- Dovrai
proteggere la signorina Granger, Harry…
–
- Come?
Proteggerla? Allora è in pericolo? Che cosa mi
nasconde, è così grave… oppure centra Malfoy in tutto
questo? – Chiese Potter ora molto
alterato e agitato da non lasciar finire il preside.
Silente non
ripose, ma continuò a guardarlo.
- Allora mi
dica qualcosa, insomma! Cosa significa proteggere Hermione? Se solo Malfoy prova a farle del male, io giuro che… gliela faccio
pagare, fosse anche l’ultima cosa che faccio! -.
- Non avevo
dubbio, Harry, che tu tenessi
così tanto alla signorina Granger.- Disse Silente con
un sorriso – Sapevo che avremmo potuto contare su di te. Il fatto è che hai
anche reagito nel modo che temevo e questo complicherà un po’ le cose -.
“Che cosa significa tutto questo?” pensò Harry
sconvolto. Silente era contento che lui si preoccupasse per Hermione,
ma non era contento che si preoccupasse così tanto?
- Harry, forse è meglio che ti spieghi. – Disse il preside
intuendo la confusione che si era generata nella testa del suo alunno.
– Come ti ho già detto, l’incantesimo al momento non può essere
sciolto. Quindi, significa che Hermione
e Draco dovranno passare così gran parte delle
prossime settimane. Avranno bisogno entrambi della vicinanza dei loro amici,
per poter al meglio accettare questa situazione… -.
Harry
ascoltava in silenzio. Fino a qui gli sembrava tutto apposto. Oddio, avrebbe
dovuto vedere Malfoy tutti i giorni, ma per Hermione lo avrebbe fatto volentieri.
-… Come tu hai già intuito, però, nasce un
problema che è legato proprio al signor Malfoy…-.
“ Lo
sapevo!” si disse Harry che aveva stretto le mani in
pugni fino a quasi conficcarsi le unghie nella carne. “Possibile che quella
serpe debba rovinarmi la vita di continuo?”.
- … Il
fatto è che sappiamo bene di chi è figlio Draco… e se
Lucius venisse a sapere una cosa del genere di certo farebbe di tutto per approfittare della situazione e colpire
Hermione… per arrivare a te! -.
“Lo uccido
prima!” pensò Harry, che immaginò di colpire Draco con una maledizione ancor prima che potesse
spifferare qualcosa al padre.
– Non
permetterò che Malfoy faccia del male a Hermione! Ma voi dovete cercare di
trovare in fretta un sistema per separarli. Quel viscido Serpeverde
farà sapere la cosa al padre già stasera… e allora Hermione
sarà davvero in pericolo… io… io…lo fermerò… -. Harry
non sapeva che dire.
Se non
fosse stata un’azione contro tutto quello che pensava
e credeva, sarebbe corso davvero in infermeria a fare fuori quell’odioso
di Malfoy.
- Ecco
quello che temevo! -. Disse pacatamente Silente, ma guardando con severità il
ragazzo.
- Cosa? – Chiese distrattamente Harry.
- Temevo
che avresti reagito così! Ora non puoi capire, certo, forse tra qualche tempo
ti sarà tutto più chiaro, ma ti devo chiedere un favore. Cerca di non attaccar
briga con Draco in questo periodo. Fallo per Hermione, è molto importante! -.
- Che cosa dovrei fare? – Chiese allibito Harry.
- Sforzati
di non litigare con lui, prova a parlargli, ascolta quello che dice… - Provò a
dire Silente.
- Sta forse
scherzando preside? –
- Mai stato
più serio Harry -.
- Che
diavolo… non vorrà mica che io e Malfoy… – Non era nemmeno in grado di dirlo. Quello che aveva pensato gli
era morto in gola. Silente non voleva che loro diventassero amici, VERO? Non lo
avrebbe mai fatto. Sarebbe morto piuttosto! Sì, avrebbe affrontato LuciusMalfoy e anche Voldemort se fosse stato necessario… ma essere amico di Draco, MAI!
- Non
voglio che diventiate amici, Harry, se è quello che
pensi. Non credo che ci riuscireste. Non tanto in fretta almeno. Dopotutto, sei
anni di continue lotte, diverbi e scontri non possono essere cancellati così.
Eppure, io Harry ti chiedo di fare uno sforzo e di
provare a guardare al di là delle apparenze. So che Draco non è mai stato il genere di persona che si fa amare
e apprezzare dagli altri; piuttosto preferisce incutere timore e soggezione. Ma in realtà non è così come appare. – Tentò di spiegare
Silente.
Harry
non capiva più nulla. Che Silente avesse preso una
botta in testa e ora stesse delirando? Eppure gli
occhi color cielo del vecchio lo fissavano intensamente come se questo fosse un
discorso di vitale importanza.
- Mai, non
posso, non ci riuscirò… - Disse cercando di sviare da quella pesante
situazione.
- Non ho
detto che sia facile Harry. Dal primo giorno che
siete arrivati qui ad Hogwarts
ci avete dimostrato che siete così diversi, l’uno l’opposto dell’altro, come il
giorno e la notte… -
- Appunto!
– Sbottò il ragazzo. – Come potrei andare anche solo d’accordo con Malfoy se siamo così diversi! Il solo vederlo mi fa ribollire il sangue dalla rabbia, e per lui non è da
meno. Perché mi chiede questo? -.
- Perché
vedi, voi siete come il giorno e la notte, così distanti e diversi, destinati
ad occupare ruoli differenti nella vostra esistenza… eppure… all’alba e al
tramonto il giorno e la notte si incontrano, per pochi
istanti è vero, ma in quei brevi attimi si uniscono, si fondono, dando vita a
quelli che io ritengo i due momenti più belli in una giornata! –Continuò il
preside con un sorriso sulle labbra.
- Quindi Harry, io sono certo che voi potrete fare qualcosa di buono insieme, tutto sta nel far incontrare la luce e la
tenebra in modo che si mescolino. Non è vero che l’una esclude l’altra. E se vuoi che te lo dica, il buio in fondo, non credo sia
poi così oscuro come ci vuol far credere! –
Harry
non aveva ancora ben capito. Doveva andare d’accordo con Malfoy,
ma per cosa? Per impedirgli di dire a Lucius che lui
e Hermioneerano sotto un
incantesimo che non li faceva allontanare per più di tre metri? Chissà, magari
a quest’ora il paparino
aveva già saputo tutto.
- Io non
credo di riuscirci! Insomma, chi mi dice che Malfoy
non abbia già detto tutto al padre o che non glielo dirà comunque?
Perché devo umiliarmi, perché è di questo che si
tratta, ad ascoltare tutte le sue offese senza ribattere, facendogli anche
qualche sorriso, magari? Lui si è sempre dimostrato freddo e calcolatore, non
si farà certo intenerire dal suo nemico di sempre. Al massimo crederà che ho battuto la testa e mi sfotterà come al solito! -.
- Non ti
facevo così cinico Harry! – Mormorò Silente in tono
deluso. - Comunque abbiamo preso delle precauzioni e
il signor Malfoy non sarà in grado di comunicare
all’esterno della scuola tanto facilmente. La sua condizione, inoltre, non gli
consente di certo di fare le cose di nascosto e questo
ci sarà di grande aiuto. – Disse continuando a guardare il giovane seduto di
fronte.
- So bene
di chiederti molto, ma credevo di conoscere un ragazzo
sempre disposto ad aiutare il prossimo. In questo caso non si tratta solo di Hermione, ma anche di Draco,
perché anche lui avrà bisogno del tuo aiuto se il padre scoprirà mai quello che
è successo! –
- Cosa intende dire Silente? CheLucius potrebbe fare del male anche a suo figlio? – Chiese Harry titubante.
- Tu non
conosci i mangiamorte, Harry.
Non hanno scrupoli, né emozioni. Per raggiungere i loro scopi e soddisfare i
desideri di Voldemort sono capaci di passare sopra
alle loro stesse famiglie e sacrificarle in nome della causa se necessario! -.
Spiegò tranquillamente il vecchio senza staccare gli occhi da quelli del
ragazzo.
- Ma come è possibile…? - Cercò di chiedere Harry
che non credeva verosimile il fatto che un padre potesse sacrificare il suo
unico figlio per il delirio di onnipotenza di Voldemort.
- Harry, ti chiedo solo di pensare alle mie parole. Provaci
almeno per qualche giorno. Prova a non vedere Draco sotto la solita luce, ma guarda al di là, cerca di
capire cosa pensa, soprattutto ora che è in una situazione per lui molto
scomoda. Ti assicuro che entrambi vi sorprenderete
di molte cose. Vi conosco bene Harry, e se hai un po’
di fiducia in me, vedrai che tutto si risolverà per il meglio. Comunque, occhi sempre aperti! Hermione
è in ogni modo in pericolo, ma non è di Draco che ti
devi preoccupare. Questo ricordatelo bene! –.
Silente
osservò l’espressione incredula e sconsolata di Harry.
Come erano
simili quei due ragazzi e nemmeno lo immaginavano!
Sul viso di
Harry si era formata la stessa smorfia che aveva Draco sul volto una mezz’ora prima, quando il preside in infermeria
gli aveva fatto un discorso, simile per molti aspetti, dopo aver addormentato Hermione con un incantesimo.
Solo il
tempo avrebbe detto se i semi piantati quel giorno sarebbero
prima o poi germogliati.
- Io ci
proverò, se me lo chiede lei. Ma io di Malfoy non mi fido! Farò del mio meglio per non litigare e
per non rispondere alle provocazioni. Ma sia chiaro,
che se avrò anche il minimo dubbio che stia per fare del male a Hermione, io non rispondo delle mie azioni! – Disse Harry con una strana luce negli occhi.
- Allora lo
prendo come un sì! Bene, ora è meglio che tu vada. La signorina Granger sarà di certo felice di rivederti. Per oggi potrai
stare a farle compagnia se vuoi. Avvertirò io che non andrai
a lezione questo pomeriggio -.
A quelle
parole, Harry non si fece pregare. Si alzò di scatto
dalla sedia e salutato Silente si diresse a gran passo verso la porta e dopo un
attimo la richiuse dietro di sé.
Silente lo
guardò uscire con un sorriso soddisfatto che gli incurvava le labbra.
- Harry, che bella sorpresa! – Disse Hermione
entusiasta vedendo l’amico avvicinarsi al suo letto.
- Silente
ha detto che posso restare qui per il resto del pomeriggio. Ma
tu come stai? - Chiese Harry sedendosi sul letto
della ragazza.
- Io sto
bene, non capisco perché debba stare qui a letto invece di andare a lezione!
Chissà poi adesso come faremo – e scoccò un’occhiata al ragazzo che stava
riposando nel letto accanto – Sì, insomma, Grifondoro
e Serpeverde non hanno sempre lezione assieme e io e Malfoy non seguiamo nemmeno le
stesse materie! -.
Harry
si fece scappare una risatina. Come era buffa Hermione. Invece di preoccuparsi della pericolosità di avere Malfoy come ombra, si
disperava nel pianificare le sue prossime giornate di studio e di lezioni.
- Che c’è da ridere. Ho forse detto qualcosa di sbagliato? -
- No. E’
che è buffo vedere che il tuo principale problema è quello di non riuscire a
seguire tutte le tue materie! –
- Cosa? Tu ridi, ma se sapessi
quanta fatica ho fatto quest’anno per trovare il modo
di saltare meno lezioni possibile cercando di seguire
tutte quelle che mi ero prefissata… -. Hermione si
bloccò. Harry la guardava stranito, e lei non capiva
il perché. Ma forse l’amico aveva ragione. Avrebbe
dovuto comunque prima parlarne con Malfoy
e sarebbe stata una dura battaglia. A quel pensiero si lasciò ricadere sul
cuscino e chiuse gli occhi per pensare.
- Se vuoi dormire io vado, così starai
più tranquilla… -. Disse Harry accarezzandole una
mano.
- No!Non te ne andare!-
Disse ad un sol fiato e sbarrando gli occhi. - Stavo solo riflettendo… -.
- Chissà se
LUI – aggiunse sussurrando e fece un cenno con il capo – si fa questi problemi.
Ti immagini che cosa dovrò fare per convincerlo a
seguire anche le mie lezioni? Al solo pensiero mi vengono i brividi. Sono certa
che o gli spacco la faccia o me la spacca lui! Non è
possibile ragionare con uno del genere! -.
A quelle
parole Harry rabbrividì.
Forse
Silente non aveva tutti i torti a dirgli di tenere d’occhio Hermione.
Di certo non intendeva proprio per quel motivo, ma se li avesse
lasciati soli troppo a lungo qualcuno si sarebbe di certo fatto male… e
forse non sarebbe stata lei.
Le ore
passarono in fretta chiacchierando del più e del meno, del Quiddich,
della prossima uscita a Hogsmeade, del compito del
professor Rüf sulle cause dell’isolamento dei vampiri
nel 1600… Per tutto quel tempo Draco sembrava avesse
dormito, o comunque non aveva emesso alcun rumore né
si era mosso.
Di questo i
due ragazzi furono grati.
Arrivò così
l’ora di cena e Harry dovette congedarsi. Diede un
bacio sulla fronte all’amica e poi si soffermò a guardare in direzione del suo
rivale di sempre.
Dava loro
le spalle, ma dai movimenti delle coperte si vedeva che il suo respiro era
regolare e tranquillo, segno che stava dormendo serenamente. Così, in fondo, Draco non gli dispiaceva. Ma
sapeva bene che appena si fosse svegliato, sarebbe tornato orribile e
fastidioso come sempre.
Salutata Hermione se ne andò.
Passò
qualche istante che Hermione sentì Draco rigirarsi nel letto e facendo finta di niente, prese
dal comodino un libro ed iniziò a leggere.
-
Finalmente lo sfregiato se ne è andato! – Disse il
ragazzo con la sua solita voce pungente e alzandosi a sedere sul letto. – Mi
stava venendo una paralisi a forza di stare in quella posizione! -
-Nessuno ti
ha detto di restarci, Malfoy! –. Disse Hermione fredda senza alzare gli occhi dal suo libro.
- Piuttosto
che vedere Potter tutto il pomeriggio, meglio la
morte! – Decretò risoluto.
- Beh,
dovrai farci l’abitudine visto che da quest’impiccio non ci toglieremo molto in fretta, a quanto
pare! – Rispose ferma la brunetta che vedeva una
smorfia di disgusto affacciarsi sul viso di Malfoy.
- E poi ti dovrai anche abituare a Ron,
Neville, Dean, Ginny e
Lavanda e a molti altri Grifondoro! – Disse
infierendo ulteriormente.
- Stai
scherzando vero? Non vorrai che passi il mio tempo ad
ascoltare i discorsi idioti di voi luridi Grifondoro?
– Sbraitò il biondo.
- Oh, certo
che lo farai… come io dovrò sopportare i tuoi amici Serpeverde!
Ma come vedi non ne faccio una malattia. Non mi
piacciono, ma di certo non mi metterò a fare scenate del genere se non ce ne
sarà motivo –. E lo fulminò con lo sguardo.
Solo oraDraco cominciava a rendersi conto del grosso
pasticcio in cui erano finiti. Chi li sopportava tutti quei Grifondoro
assieme, si chiese, e soprattutto cosa sarebbe successo se si fossero trovati
nella stessa stanza con altrettanti Serpeverde?
Rimase per
un po’ in silenzio e poi riprese: - Io non faccio scenate! Non hai pensato a
cosa accadrà quando quel branco di Grifondoro si
troverà di fronte i miei compagni di casa? – Chiese con finta indifferenza.
- Il
problema non è mio! – Iniziò Hermione. – I miei amici
sono delle persone civili e se non vengono provocate,
stai sicuro che non succederà niente. Pensa piuttosto a tenere a bada quegli
zoticoni dei tuoi amici. Loro sì che avrebbero proprio bisogno di qualche
lezione di bon ton! – Concluse ridacchiando al pensiero di Tiger
e Goyle che si comportavano per una volta
educatamente.
- Che hai da ridere Granger! –
Chiese Draco alterato. – Non ti permetto di parlare
così dei miei amici, sei solo… - Voleva dirle “sei solo una stupida
mezzosangue”, ma non sapeva perché, non concluse la
frase. Si limitò ad osservarla con rabbia.
- Sono
cosa? Ah, ma certo! Non ti disturbare, lo so già cosa volevi dire. Ora scusa,
ma stavo leggendo! – Disse Hermione
rivolgendo lo sguardo al suo libro.
No, era
proprio impossibile cercare di avere una conversazione con Malfoy,
senza che si dimostrasse perfido come al solito.
Intanto, Draco si sdraiò nuovamente nel suo letto e pensò che le
giornate a venire apparivano tremendamente lunghe e
insostenibili.
*
*
*
Continua…
* * * * * *
GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE a tutti coloro che hanno commentato il primo
capitolo di questa mia Fic. e
a tutti quelli che l’hanno letta !!!!!!!!!
Spero solo di non deludere le vostre attese con questo e i
prossimi capitoli…
Se succede ditemelo, vi prego!!!!
Baci e ancora GRAZIE!!!!!!
Approfitto inoltre per augurare a tutti quanti *** BUON 2005 ***!!!
- Bene
Signori! – Disse la professoressa McGrannit
osservando i due giovani di fronte a lei – Penso non ci sia altro da
aggiungere! -
- Ma professoressa…! – Cercò di parlare Hermione.
- Signorina
Granger, ne abbiamo già
discusso per più di due ore e… no, non è proprio possibile inserire anche
Storia Babbana nel vostro calendario delle lezioni! –
Hermione
emise un profondo respiro a quell’ennesimo diniego e DracoMalfoy, che fino a quel
momento era rimasto in silenzio, trattenne a stento un sospiro
di sollievo a quelle parole.
Gli sarebbe
andato bene tutto, ma Storia Babbana, quella proprio
no!
- Mi
aspetto il massimo impegno da entrambi e… soprattutto collaborazione! – E la professoressa scoccò un’occhiata a Malfoy.
– Siete in
una situazione scomoda per tutti. Ricordatevelo! Dovremo modificare tutti gli
orari delle lezioni per facilitarvi. Questo è il massimo che possiamo fare,
quindi, cercate di fare del vostro meglio e vedrete che tutto si aggiusterà
presto! -
-
Professoressa? –
- Si,
Signor Malfoy? –
- Ha avuto
notizie da Silente su questa faccenda? Insomma, per quanto ancora… sono già
passati due giorni…-
- Mi
dispiace ma non ci sono novità. Dovremo attendere che l’incantesimo si indebolisca col passare del tempo e solo allora potremo
agire –.
Il ragazzo
abbassò lo sguardo deluso.
Hermione
fece lo stesso.
- Signori,
immagino la vostra frustrazione. Posso solo dirvi di avere pazienza e magari…
approfittare di questo incidente per appianare alcune
divergenze… e non solo tra voi! Potrebbe essere molto interessante! – Disse con
un sorrisetto la McGrannit,
voltandosi poi e tornando alla sua scrivania.
Allo
sguardo interrogativo e basito dei due, l’insegnante aggiunse solo – Ora potete
andare , e fate attenzione alle scale, mi raccomando!
–
I due si
alzarono e, come ormai avevano imparato, si diressero in silenzio e lentamente
alla porta facendo ben attenzione a non allontanarsi troppo dal proprio
compagno.
Scesero le
scale sempre con cautela e senza proferire parola.
In realtà
tra i due non c’erano mai stati grandi discorsi in quei giorni: solo qualche
frase di circostanza, alcune battute, tante frecciatine
e troppe offese malcelate!
Oggi, per
la prima volta dall’“incidente”, sarebbero scesi in Sala Grande a fare
colazione con i compagni e nessuno dei due sapeva come
comportarsi.
La prima a
parlare fu Hermione.
- Senti Malfoy – disse fermandosi
all’improvviso sugli scalini facendo bloccare di colpo anche Draco – Che facciamo ora? -
- Come che
facciamo ora, Granger? Io ho intenzione di andare a
fare colazione immediatamente! – e la guardò come
avesse appena fatto la domanda più ovvia e stupida del mondo.
- Non hai
capito niente! – Disse di rimando la ragazza – Ovvio che andiamo
a colazione, ma dove? –.
La faccia
di Draco assunse un’espressione ancora più ebete
della precedente.
Intuendo
quello che il ragazzo stava per dirle lo anticipò – Si
lo so, andiamo in Sala Grande, ma… - e sussurrò quasi per paura della reazione
– al tavolo dei Grifondoro o dei Serpeverde?
-.
- Ah… – Fu
l’unica risposta.
- Sì,
insomma, io credo che si possa fare un giorno qui e un altro lì, sempre che ti
vada bene? – Provò a dire timorosa. Draco le incuteva
nonostante tutto una certa soggezione e con lui doveva
dosare sempre le parole, se non voleva che la conversazione sfociasse
immancabilmente in un litigio.
A quelle
parole gentili Draco si riscosse.
Lui non ci
aveva nemmeno pensato a quel problema. In fondo quella Granger
non era così sciocca!
Eppure
non sarebbe stato così facile.
Lui in
mezzo ai Grifondoro… o portare la Granger
tra i Serpeverde… quale sarebbe stato il male minore
per cominciare?
- Hey, Malfoy! A cosa stai
pensando? Ti sei imbambolato? -
- Cosa? Stavo solo riflettendo! – Rispose bruscamente.
- Su cosa?
– Chiese curiosa Hermione, forse con troppa enfasi.
- Non sono
fatti tuoi, Granger! –
- Ah,
scusami tanto! Io mi preoccupo per entrambi e tu fai lo scorbutico!-
- Se vuoi proprio saperlo anch’io stavo pensando al problema
della colazione! –
_ E quindi?-
- Quindi… dobbiamo stabilire qual è la soluzione meno
fastidiosa per iniziare! –
- Io credo…
che sarebbe meglio incominciare dalla mia Casa! – Disse Hermione
con cautela dopo alcuni istanti.
- Sei
convinta che i tuoi amici saranno meno odiosi dei miei compagni? – Fece Draco con un’impercettibile smorfia sul volto.
- Non posso
assicurartelo per tutti, questo no – Disse
sinceramente Hermione – Ma sono certa che alcuni di
loro ti potrebbero stupire! Vedrai, in fondo non siamo
poi così male! – Cercò di sorridere mentre parlava.
- E sia… –
Si lasciò infine sfuggire il ragazzo. - In fondo, mi
devo comportare da cavaliere e quindi per oggi salirò io sul patibolo… Domani,
però, sarà il tuo turno! – Rispose serafico il biondo Serpeverde.
– Adesso possiamo andare? Ho fame!-
- Sì…
certo! – Disse allegra Hermione, che si stupì non
poco della gentilezza che ogni tanto traspariva dai modi di Draco.
Dopo pochi
minuti entrarono nella Sala Grande.
Si
ritrovarono però loro malgrado gli occhi dell’intera
scuola puntati su di loro!
Altra cosa
a cui non avevano pensato!
La notizia
dell’incidente con Paciock e delle sue conseguenze si
era infatti sparsa a macchia d’olio tra gli studenti
di Hogwarts in pochissime ore dall’accaduto. Ormai, a
distanza di giorni, erano scattate persino le scommesse su chi per primo, tra Malfoy e la Granger,avrebbe scagliato qualche incantesimo
sull’altro.
Inoltre,
c’era anche chi scommetteva che, alla fine, tra i due sarebbe nato qualcosa!
Non senza
imbarazzo e ancora impacciati nei movimenti, i due ragazzi si diressero senza
proferire parola verso il tavolo dei Grifondoro dove
si accomodarono esattamente tra Ron e Harry che avevano fatto loro un po’ di spazio.
Quel gesto venne accolto da un comprensibile mormorio generale.
Vedere Malfoy prendere posto vicino aPotter era al di là di ogni umana immaginazione!
Ma lo
stupore che si era generato, era più per il fatto che
tutti si aspettavano una bella sfuriata tra i due, invece di quell’esempio di tacito accordo.
Per
allentare la tensione che sembrava essersi creata anche al tavolo dei Grifoni
per l’inaspettata presenza di Malfoy, Harry decise di intavolare una banale conversazione.
- Allora Hermione, come va stamattina? Contenta di tornare a seguire
le lezioni? – Domandò in evidente impaccio e senza alzare gli occhi dal suo
piatto.
- Oh? …si certo! Non vedevo l’ora di poter uscire da quell’infermeria -. Rispose la ragazza che aveva intuito il
tentativo dell’amico.
- Cosa darei io invece oggi per starmene a dormire in
infermeria invece di sorbirmi due ore di pozioni con quella sottospecie di… - Harry si trattenne giusto in tempo, prima di chiamare Piton con uno degli epiteti che ormai era solito usare.
Rimase
immobile per qualche istante. Si aspettava che Malfoy
lo attaccasse da un momento all’altro con qualche insulto al suo indirizzo, per
aver anche solo pensato di offendere il responsabile della Casa deiSerpeverde.
Ma
non fu così!
Draco
continuava tranquillamente a bere il suo tè e ad imburrare con indifferenza il
suo pane tostato, come se nulla fosse e come se non esistesse nessuno attorno a
lui.
Tutti i Grifondoro lì attorno lo
osservavano ammutoliti.
Ron,
addirittura, era rimasto con la bocca spalancata, reggendo un muffin a mezz’aria attendendo che da un momento all’altro
il biondino esplodesse in qualche ingiuria contro il
suo miglior amico.
Ma
non accadde nulla.
E
poi…
Improvvisamente…
- Weasley, prima che ti cada la mascella, mi passeresti la marmellata? -
- … ???-
Ron
non rispose e il suo dolce gli cadde dalla mano. Se era possibile la bocca gli si spalancò ancora di più.
Harry
era basito.
Non capiva.
Era
inconcepibile e surreale!
Quello non
era Malfoy!
Impossibile!
- Allora Weasley? Avrei un po’ di fretta! – RibadìDraco con tono secco, ma stranamente non
provocatorio.
- C… Certo…
eccola… - Balbettò il rosso porgendo la marmellata.
Draco
non disse grazie, ma fece un impercettibile segno con la testa ed elegantemente
tornò a dedicarsi alla propria colazione.
Tutti i Grifondoro ora avevano gli occhi puntati sul biondo Serpeverde. Ma a quanto sembrava,
lui pareva proprio non accorgersene.
Harry
lo osservava ancora incredulo.
Poi, si
accorse che non riusciva a spostare il proprio sguardo dal suo vicino.
Era più
forte di lui! Si sentiva ipnotizzato dalla grazia dei suoi movimenti, dalla
leggiadria che quei gesti avevano, anche nel fare la cosa più banale come
spalmare la marmellata sul pane.
Non se ne era mai reso conto, ma nonostante l’infinita arroganza
che traspariva da quegli occhi di ghiaccio e l’incalcolabile boria che il suo
portamento svelava, Harry dovette ammettere con se
stesso che tutto in quel ragazzo in quel momento era estremamente elegante e
armonioso.
Se solo non si fosse trattato di Malfoy…
Lo avrebbe
persino ammirato, invidiato…
Ma
era Malfoy!
DracoMalfoy!
Lo stesso
ragazzo che gli aveva rovinato immancabilmente i precedenti sei anni passati adHogwarts!
E per
tutto questo non poteva davvero pensare a nulla del genere!
Harry
si riscosse in un attimo, e notando che ancora molti stavano fissando il Serpeverde con occhi avidi e curiosi, si chiese cosa quella
serpe stesse tramando alle loro spalle, visto il suo inusuale
comportamento pacato e quasi gentile di poco prima.
AncheRon e Hermione erano
rimasti affascinati da quella strana situazione. Possibile che quello fosse
davvero il solito Malfoy?
Forse
l’incantesimo di Paciock gli aveva danneggiato
permanentemente il cervello e nessuno se ne era
accorto! Si scoprì a sperare Ron a cui questa nuova
versione di Draco non dispiaceva poi troppo.
Hermione
dal canto suo pregava che quello stato di quiete apparente durasse il più a
lungo possibile, visto che era lei, alla fine, a dover
passare gran parte del tempo con quel ragazzo!
Per il
resto, nessuno dei Grifondoro ebbe stranamente nulla
da ridire quella mattina sulla presenza di Malfoy al loro
tavolo né sul suo impeccabile comportamento.
Ma se al
tavolo dei Grifondoro, tutto sommato le cose
sembravano essere andate fin troppo bene, tra i Serpeverde
c’era chi si chiedeva a cosa fosse dovuta tutta quella
tranquillità di Malfoy e soprattutto di Potter.
I due non
si erano rivolti parola, è vero, ma conoscendo il loro
disprezzo reciproco e la loro eterna rivalità, proprio questo silenzio appariva
innaturale.
E tra
la confusione e le chiacchiere nella sala, agli occhi di qualcuno quel silenzio
faceva molto… troppo rumore!
Ormai
mancava poco all’inizio delle lezioni e molti studenti avevano già lasciato la
Sala Grande. Solo alcuniGrifondoro
e qualche Serpeverde si attardavano ancora ai tavoli
delle Case e c’era ancora qualche professore.
Alle proprie
spalle, Harry sentì un fruscio di tuniche che si
stavano avvicinando al loro tavolo e da alcuni grugniti che si udivano
nettamente, poteva anche immaginare di chi si trattasse!
- HeyDraco, tutto bene? – Chiese Tiger.
- Ti hanno
dato fastidio questi imbranati? – Aggiunse Goyle.
- Tutto ok! – Rispose Malfoy
inespressivo, senza nemmeno voltarsi verso i compari e finendo di sorseggiare
il proprio tè.
- Oh, Draconon è che ti hanno fatto
qualche incantesimo? Non sembri tu… - Disse mielosa PansyParkinson appoggiando
dolcemente una mano sulla spalla del compagno di Casa.
- Sto bene Pansy… - Disse Draco tra i denti
- …e lo sai… - E girò il viso quanto bastava per fissarla con occhi a dir poco
maligni – …Che non sopporto che tu mi tocchi…! -.
A quelle
parole di ghiaccio la ragazza, visibilmente intimorita, tolse subito la propria
mano dalla spalla di Malfoy. Poi, ripresasi, emise un
ghigno nervoso – Almeno siamo certi che non ti hanno stregato.
Sei il Draco di sempre! -.
Ma
nel profondo qualcosa non la convinceva.
- Comunque, deve essere un vero strazio passare tutto il tempo
con la mezzosangue, il pezzente e lo sfregiato! Non capisco perché ti abbiano
costretto anche a venire a questo tavolo di idioti
invece di far stare lei al nostro! -. Aggiunse acida la Parkinson
trapassando Hermione con un’occhiataccia.
- Nessuno
mi costringe a fare niente, ricordatelo bene Pansy! E non ti preoccupare che
domani è il turno della Granger a stare nella tana
del lupo! -.
- Allora
domani ci sarà da spassarsela, vero ragazzi? – E lanciò un’occhiata d’intesa ai due bestioni che le stavano
di fianco.
- Certo,
certo! – Dissero sogghignando insieme Tiger e Goyle.
- Chissà
come verrà accolta una mezzosangue… sarai una rarità
al nostro tavolo. Granger dovresti esserne
orgogliosa! –
- Ora basta,
Parkinson tornatene da dove sei
venuta e facci terminare la colazione! – Sbraitò Harry
alzandosi dalla panca.
- Oh, come
siamo suscettibili Potter, se vuoi domani puoi venire
anche tu, così farai il tuo solito lavoro da cane da guardia! –
- Brutta…s…
Vattene immediatamente o io… - Harry era al limite della sopportazione. Non soffriva quell’ignobile essere, era odiosa e stupida e alle volte
riusciva ad irritarlo più dello stesso Malfoy.
- O tu cosa, Potter? Non credo mi farai proprio niente qui sotto gli occhi dei professori! –
Disse sicura di sé.
- Lui forse
no ma io ci potrei pensare! – Disse Hermione
prendendo il coraggio di parlare.
- Oh,
sentitela! La signorina infangherebbe la sua reputazione di prima della classe
scagliandomi contro un incantesimo? –
- Certo che
lo farei, e mi darebbe anche una grande soddisfazione,
te lo assicuro! – Ribadì la Grifondoro,
che ora era seriamente determinata.
- Non ci
sarà bisogno di tutto questo, vero Pansy? – Chiese lentamente Malfoy alzandosi in
piedi e osservando crudelmente la Serpeverde.
- MaDraco… li hai sentiti… loro… -
- Io ho
sentito te e ho sentito loro… e mi è venuto un terribile mal di testa! Quindi se per favore te ne vuoi andare in classe con Tiger e Goyle io vi raggiungo tra
poco. – Aggiunse in tono incolore.
- Ma non possono passarla liscia, non gli permetterai di
offendermi così e poi lasciarli andare! -. Urlò risentita la ragazza.
- Oh, certo
che sì! Visto che non ho intenzione di passare le mie giornate in infermeria se
la Granger dovesse essere ferita da voi! E anzi, finché staremo in questa situazione, vedete che non
le succeda nulla perché altrimenti ve la farò pagare cara per ogni ora in più
che dovrò starmene in quel buco! – E detto questo si
risedette dando loro le spalle.
- Draco tu… tu… sei impossibile! – Squittì esasperata e
delusa Pansy mentre si allontanava dalla sala seguita
a ruota da Tiger e Goyle.
- Grazie… -
Disse Hermione che ancora non credeva a quello a cui
aveva assistito.
- Granger, mettiti bene in testa che non l’ho fatto di certo
per te! – Disse il biondo con estrema calma. - Non ho davvero intenzione di
trascorrere un minuto più del necessario in infermeria e visto che ti avrò
sempre tra i piedi, vediamo che sia fuori da quel
posto! –
Hermione
con gli occhi fiammeggianti dalla rabbia decise di non ribattere e si accomodò,
anche se nella sua testa già frullavano mille insulti rivolti a quel cafone. “Lui sopportare me?” si chiedeva,
“Io gli starei tra i piedi?”. “Non credo abbia afferrato bene come
stanno le cose. E’ solo un ragazzino odioso e maleducato! Uno di questi giorni
davvero gli spacco la faccia!”.
Harry
aveva seguito tutta quella scena e non ci capiva proprio più niente.
La Parkinson se ne era andata con la
coda tra le gambe… ma questa volta non era merito suo se era scappata a gambe
levate, ma, fatto incredibile, di Malfoy!?
Ora stava
guardando la sua migliore amica, che da come stringeva i suoi occhi nocciola in
una sottile fessura, sembrava stesse meditando di
uccidere qualcuno… e non era difficile capire chi.
Ora il suo
sguardo si posava sul suo peggior nemico seduto vicino a lui, ma dal suo viso,
pallido come la luna, e da quegli occhi, che potevano
divenire freddi come il più freddo dei ghiacciai… traspariva il dannato NULLA!
EHarry in quell’istante non desiderava
altro che sapere cosa stava passando nella mente del Serpeverde.
*
*
*
Continua…
* * * * * * *
Ecco anche
il terzo capitolo!
Ancora GRAZIE a tutti quelli che hanno letto la
mia FF e soprattutto a chi ha commentato! E’ davvero un grande incentivo a
continuare, il sapere che ho stimolato la vostra
curiosità e che non vi sto annoiando troppo!!
Come ogni
volta, le ore di pozioni non passavano mai per Harry,
che ora si trovava a dover aggiungere degli occhi di coleottero alla sua
pozione, ma non si ricordava più se aveva o meno
rimestato per cinque volte in senso orario il suo intruglio.
Era
distratto quella mattina. Più di quanto non lo fosse di solito alle lezioni di Piton.
E anche il
professore se ne era accorto e per ben due volte aveva
tolto dei punti a Grifondoro solo perché Potter aveva, testuali parole, “la testa per disturbo”.
Ma
quel giorno le umiliazioni e le provocazioni di Piton,
sembravano non toccarlo particolarmente.
La sua
attenzione era rivolta invece ad una coppia di studenti alla propria sinistra,
che per ovvi motivi logistici dovevano eccezionalmente
dividere il banco.
Harry
era oltremodo indispettito e incuriosito dal comportamento di Malfoy.
Non si
capacitava del fatto che sembrasse così rilassato e noncurante di dover
trascorrere gran parte del proprio tempo con una Grifondoro…
e per di più, con una “mezzosangue”, come l’aveva definita fino a pochi giorni
prima.
Si era
aspettato di vederlo sbuffare, sbraitare e inveire di continuo per quell’assurda situazione.
Possibile
che riuscisse invece a nascondere così bene le proprie emozioni, i propri pensieri?
Perché lui, Harry, si sentiva ribollire
dentro, nel non riuscire ad aiutare Hermione, nel non
poter rispondere a tono alle cattiverie che Malfoy
riservava a Ron e a Neville, o alla sua amica. E il
solo pensare che da quel giorno avrebbe dovuto condividere più del tempo
necessario con molti Serpeverde… gli faceva andare il
sangue al cervello!
Si doveva
letteralmente mordere la lingua per non lasciare che tutte le offese che aveva
nella testa uscissero dalla sua bocca.
Lo aveva
promesso a Silente… ma quanto era difficile trattenersi, cavolo!
E
sapeva benissimo che tutta questa sua frustrazione era evidente a tutti!
Malfoy
invece sembrava di ghiaccio.
Che quel ragazzo fosse insensibile e senza cuore, ci aveva già pensato
e quasi ci credeva.
Ma non poteva essere! Insomma, anche lui sicuramente
odiava il dover stare in loro compagnia; anche a Draco
di certo dava immenso fastidio dover addirittura mangiare seduto accanto a lui…
eppure non si scorgeva sul suo volto il minimo turbamento, la minima smorfia di
disgusto o di noia. NIENETE DI NIENTE!
Era questo
che metteva particolarmente a disagio Harry. Il fatto
che Malfoy non sembrava lo stesso di sempre,
nonostante si comportasse come al solito.
Era
difficile da spiegare, ma dietro quella consueta facciata di strafottenza,
perfidia, gelo e supponenza, qualcosa pareva cambiato, e Harry
non riusciva a spiegarsi cosa. E questo, oltre a
mandarlo su tutte le furie… lo incuriosiva tremendamente!
Era
preoccupato, persino angosciato all’idea che potesse
succedere qualcosa a Hermione, nonostante tutte le
assicurazioni di Silente!
Non si
fidava di Draco, non l’aveva fatto dal primo momento
in cui l’aveva incontrato! Qualcosa nella sua testa gli aveva sempre detto di
diffidare di quel ragazzo… e poi si era capito il perché!
Il figlio
di LuciusMalfoy non poteva
essere tanto di verso dal padre. E in questo il suo
nemico di sempre non si era mai smentito.
Ma le
parole di Silente sul fatto che Draco non fosse come
appariva di solito… il suo comportamento delle ultime ore… la sfuriata con Pansy… tutto gli vorticava nella mente confondendogli non
poco le idee.
- Non ci
capisco più nulla! – Disse con voce appena percepibile e abbassando lo sguardo
sul suo calderone.
- Non ne avevo il minimo dubbio, signor Potter!
– Sibilò Piton con voce alterata, guardando schifato
la pozione di Harry che aveva assunto un color
amaranto invece che turchino.
- Cosa?... Io… scusi, signore, non volevo… non… - Disse Harry rosso in viso, che si era accorto di quello che aveva
detto e del fatto che l’insegnante fosse proprio in piedi di fronte a lui.
- Vedo che
come al solito non riesce a stare con la bocca chiusa,
vero? Per non parlare della sua pozione… –.
Harry
abbassò gli occhi a terra. Questa volta non sapeva proprio come ribattere al professore.
Mentre
tutti gli studenti lo stavano fissando, tra i Serpeverde
iniziarono a salire risatine e battute divertite per l’ennesima sfuriata di Piton. AncheMalfoy
lo osservava attento, ma non sorrise, né disse nulla. Lo guardava e basta.
- Con lei Potter ormai è una battaglia persa! Pretendere che si comporti
normalmente è un’utopia! Ora vada avanti con la sua… sì insomma con questa
porcheria, e per favore… stia zitto! -
Harry
annuì lievemente e tornò a concentrarsi su quello che stava preparando e
ringraziò mentalmente che Piton non lo avesse punito.
- Ah,
Signor Potter, per punizione stasera, dopo le
lezioni, rimarrà qui a pulire tutti i calderoni! – Sogghignò soddisfatto il
professore nel vedere un guizzo di puro odio apparire nelle iridi del Grifondoro.
- Ci
mancava anche questa! – Sussurrò Ron all’orecchio
dell’amico.
- Hai
ragione, proprio oggi che ci sono anche gli allenamenti di Quidditch!
Mi sa che non riuscirò nemmeno a cenare! – Rispose sconsolato Harry che pensò per un secondo che Piton
gli avesse letto il pensiero.
- Poco male
per te! SeMalfoy si
comporta come ha fatto oggi a colazione, mi andrà di certo tutto di traverso…
sì, insomma, non è stato così tremendo, ma… non era lui… non so se mi spiego? –
Affermò confuso il rosso che aveva paura di sembrare pazzo.
- Sì, ti
capisco, anche a me ha dato quell’impressione… -
Disse serio e inespressivo Potter che a quelle parole
ritornò ai suoi precedenti pensieri senza più replicare all’amico che ora lo
guardava come se fosse malato.
Harry
era diventato improvvisamente pallido e Ron lo
osservava con apprensione, vedendo che non gli rispondeva più.
Ogni cosa
davanti agli occhi del moro Grifondoro iniziò a
vorticare e ad annebbiarsi… persino i rumori e le voci apparivano distanti ed ovattate come se si stessero a poco a poco allontanando.
Tutto all’improvviso si era fatto scuro, come se le tenebre fossero calate
davanti ai suoi occhi.
Poi Harry ebbe l’impressione di trovarsi in una specie di
grotta, il buio lo avvolgeva completamente, se non per una fioca luce come di
candele o torce appese al muro, ma tutto attorno a lui rimaneva comunque sfuocato e indefinito.
Dopo, delle
grida.
Delle urla
strazianti, quasi disumane, rimbombavano nella sua testa.
Qualcuno
stava soffrendo molto.
Forse stava
morendo…
Ma
chi era… di chi si trattava?
Harryvoleva vedere, voleva capire!
Cercava di
guardarsi attorno in quel luogo, ma si rese conto di non poterlo fare…
Un dubbio…
… Era
legato… forse incatenato?
Una
sensazione…
… Era lui a
gridare?
Poi, nel
buio scorse solo due occhi d’acciaio che erano rivolti verso di lui con rabbia.
Odio puro.
Poche
parole indignate urlate a gran voce:
- Tu sarai
suo! L’Oscuro Signore ti vuole ed io ti porterò a lui! Non ti servirà urlare,
né ribellarti perché questo è il tuo destino fin da quando sei nato! -
L’ultima
cosa che vide fu un braccio alzato che stava per sferzare una frustata.
Harry sotto gli occhi di Ron e di
tutta la classe crollò a terra privo di sensi ed esangue. La fronte imperlata
di sudore e scosso da brividi.
- Harry, mio Dio! – Urlò Ron
all’improvviso vedendo l’amico accasciarsi al suolo.
- Harry… AHHHHHHHHHHHHH! – Gridò Hermione che sporgendosi dal banco per raggiungere Ron si dovette bloccare dopo soli
due passi.
- Malfoy, alzati per favore! Subito!– Disse
concitata Hermione al suo compagno di sventura.
- Non ho intenzione di correre da Potter
come un cagnolino! – RibadìDraco
senza nemmeno guardarla.
- Alzati ho detto! Sono io che voglio correre
da lui, e non me ne frega niente di quello che vuoi tu! – Insisté la ragazza
con tono adirato.
- Uh, senti come siamo educate! … Comunque
scordatelo, Granger! – Rispose il ragazzo che si
stava alterando.
- Malfoy o ti alzi o io… -
- O tu cosa? –
I due avevano iniziato a litigare ed offendersi senza risparmiare le
parole.
Intanto dal gruppo dei Grifondoro si
levarono grida e mormorii angosciati per l’accaduto.
Neville aveva addirittura rovesciato il calderone per accorrere ad
aiutare Harry e così la sua pozione era caduta
addosso alla Parkinson che adesso stava urlando per
le scottature.
Ora anche i Serpeverde chiamavano a gran
voce l’attenzione del professore perché aiutasse Pansy
e affinché punisse a dovere Paciock.
Nell’aula si era scatenato il caos più totale.
- Ora BASTA! – Tuonò Piton dalla sua
cattedra, da dove aveva osservato interessato tutto quello che era accaduto.
La classe ammutolì.
- Non è mai successo che durante le mie lezioni ci fosse tutta questa
confusione! Venti punti verranno tolti a Grifondoro per gli inutili schiamazzi e per la stupidità di
Paciock! E purtroppo questa volta verranno
tolti cinque punti anche a Serpeverde per il
trambusto creato! – Continuò l’insegnante che sembrava a dir poco furente.
Mugugni contrariati sibilarono per tutta la classe.
- Ora, signorina Bulstrode accompagni la signorina Parkinson
in infermeria. –
- Sì professore! – Rispose la Serpeverde
che, aiutando l’amica che continuava a lamentarsi per il dolore, uscì dall’aula
di pozioni.
- E ora vediamo qui. – Disse avvicinandosi a Harry che rimaneva immobile a terra e che appariva sempre
più pallido. – Il nostro signor Potterha ripreso con i suoi svenimenti, vedo! –
Ron lo guardava irato senza aprir bocca. Il suo miglior amico
era riverso a terra in stato catatonico e quel viscido di Piton
perdeva tempo a fare dell’ironia gratuita!
- Signor Weasley, spero non si tratti di un
vostro giochetto per saltare le mie lezioni… - Iniziò con molta calma l’uomo
squadrando attentamente il ragazzo di fronte a lui. - … altrimenti vi farò
passare la voglia… ma cosa?... -
Piton di colpo si era bloccato. La sua attenzione era stata
catturata da una sorta di scintillio proveniente da un polso di Harry, che la camicia ora lasciava scoperto. Furono però
solo pochi istanti e la flebile luce che scaturiva dalla pelle del giovane
sparì.
“Non può essere! Eppure assomigliava proprio…
era uguale…” Pensò turbato il professore di pozioni. “Forse mi sono sbagliato, sarà stata la pozione di Paciock
che si è sparsa sul pavimento… E’ impossibile… eppure… anche se l’ho visto di
sfuggita sembrava proprio lo stesso simbolo…”.
- Si muova Weasley! Porti subito Potter in Infermeria e si faccia
aiutare dal signor Thomas! – Sbottò Piton riscuotendosi.
Ron era di sale. Prima lo stava minacciando, poi si era perso
nei suoi pensieri, e ora gli stava dicendo, quasi preoccupato, di accompagnare
subito Harry da Madama Chips?
Quella non era proprio giornata per capire cosa passasse nella testa della
gente! Forse la Cooman aveva ragione quando parlava
del transito di strani pianeti che influenzavano in modo curioso la vita delle
persone!
- Allora che fa, Weasley! E’ ancora qui? Non
le importa di come stia il suo amico? – Disse
acidamente l’insegnante.
- Sì, vado subito! – Fu la risposta.
ERon e Dean
portarono di peso Harry fino in infermeria.
Era giunta ormai sera e tutta la scuola era riunita in Sala Grande per
la cena.
In infermeria Harry dormiva ancora, dopo la
pozione rigenerante che Madama Chips gli aveva
somministrato.
Al suo fianco, seduta su di una sedia, Hermione
lo stava osservando con apprensione, sussultando ad ogni suo piccolo lamento.
Quante volte era già successo che il suo amico giacesse privo di
conoscenza in un letto, senza che lei sapesse se si sarebbe mai ripreso? Ormai
aveva perso il conto! Dalle partite di Quidditch agli
scontri con Voldemort o con qualche Mangiamorte, Harry era tornato
più di una volta ferito e svenuto. Ma
questa volta sembrava diverso.
Aveva ancora perso i sensi per via della cicatrice e della vicinanza
di Voldemort, ma si era sempre ripreso in fretta.
Questa volta, era quasi passata una giornata e ancora non dava segno di volersi
svegliare.
- Perché sempre lui? – Si lasciò sfuggire Hermione. Una lacrima scese a rigarle la guancia.
DracoMalfoy era seduto poco più in
là su di una poltroncina. Dava le spalle al letto di Harry
ed era intento a leggere un libro.
Quelle poche parole lo distrassero dalla sua occupazione. Rimase per
un attimo in ascolto, come se si aspettasse di udire dell’altro. Poi, riabbassò
gli occhi sul suo libro ma non continuò a leggere.
D’improvviso chiuse il tomo sbattendolo e facendo trasalire Hermione.
- Ma sei impazzito? – Domandò la ragazza
scocciata.
Draco girò appena la testa nella sua direzione e sogghignò.
- Lo trovi divertente, Malfoy? -
- Veramente sì, Granger! Sai, mi sto
annoiando! –
La ragazza abbassò gli occhi colpevole.
- Hai ragione. Dovrei ringraziarti per aver acconsentito a rimanere un
po’ qui con Harry…-
Il biondo non rispose.
- Oramai sarà ora di cena, se vuoi possiamo
scendere a mangiare. – Disse Hermione poco convinta e
non staccando lo sguardo da Harry.
- Sai Granger, non ho
poi tutta questa voglia di sedermi in mezzo a tutti quei Grifondoro.
Due volte per oggi possono bastare! – Affermò Draco
svogliatamente. – Potremmo chiedere a Madama Chips di
portarci la cena qui. Se tu le dici che vuoi rimanere
a vegliare il povero Potter vedrai che non farà
storie! –
- Ma io non ho detto che voglio… -
- E poi così ci guadagniamo tutti e due! –
Continuò il Serpeverde quasi senza ascoltarla.
Hermione ci pensò un attimo. Cosa poteva
volere Malfoy? Da quando era così altruista? Va bene
il fatto di non mangiare coiGrifondoro,
ma la faccenda non la convinceva. Per non litigare ancora però, decise di
accettare quella strana proposta senza ribattere.
La cena arrivò e i due si misero a mangiare su un tavolo fatto
apparire per l’occasione non troppo lontano dal letto
di Harry.
- Gli succede spesso? – Chiese a bruciapelo Malfoy
che sorprese non poco Hermione.
Nella sua voce non vi era però scherno o strafottenza, ma semplice
curiosità.
- No… non è una cosa normale… - Non sapeva che rispondere ad una
domanda del genere. – L’ultima volta che è svenuto è perché la cicatrice gli
bruciava molto e… - Hermione si bloccò. Ma che diavolo stava facendo? Raccontava a
uno dei loro peggiori nemici quello che succedeva a Harry
quando Voldemort era nei paraggi o si arrabbiava?
“Sei una stupida!” Si disse mentalmente.
- Lo sente vero? –
- C… Cosa? – Disse Hermione spaventata.
Adesso che avrebbe inventato?
- Lui… il Signore Oscuro… Potter
lo sente quando è vicino…vero? – Chiese Draco
fissando negli occhi la ragazza.
- Veramente… non saprei… io non… - Hermione
sarebbe sprofondata se avesse potuto.
- Strano che tu non lo sappia… Tutti al
quinto anno dicevano che Potter sentiva il Signore
Oscuro… ma in realtà nessuno ci credeva sul serio… io, invece, ho sempre
pensato che in fondo fosse vero... Non è così Granger?
–
- Ma questa volta non è stata la cicatrice,
sì insomma, Ron ha detto che è impallidito tutto di
colpo e che poi è caduto a terra senza il minimo preavviso... –
In che cavolo di situazione si era cacciata?
- Non hai risposto alla mia domanda! Lo sente quando si avvicina,
vero? – Chiese alzando lievemente la voce e gli occhi sempre
fissi su di lei.
L’argomento sembrava interessargli fin troppo, pensòHermione. Cosa voleva da lei
il rampollo di casa Malfoy? Stava forse cercando
informazioni per il padre affinché potesse attaccare Harry?
Eppure i suoi occhi lasciavano, stranamente,
intravedere del timore in quella richiesta più che bramosia di sapere.
- Non penso che questi siano affari tuoi, Malfoy!
Cos’è, adesso raccogli notizie sul nemico per tuo
padre? Sei già arrivato a questo punto?– Disse
acidamente Hermione che subito dopo si pentì, quando
vide Draco abbassare gli occhi e dire aspro– Hai
ragione. Non sono fatti miei! -.
- Io non… - Cercò di dire la ragazza che però fu distratta da altro.
Nel suo letto Harry si era svegliato
rendendosi a poco a poco conto di dove si trovava. Cercò di alzarsi a sedere
per capire di chi fossero le voci che aveva sentito,
ma senza occhiali vedeva solo delle forme sfuocate.
- Harry, finalmente ti sei
ripreso – disse esultante Hermione rivolta
all’amico.
- Herm? Che mi è
successo? – Disse indolenzito, allungando una mano verso il comodino per
prendere i propri occhiali.
In quella Malfoy si voltò verso Potter il quale improvvisamente si ritrasse nel letto.
- Quegli occhi… - sussurrò appena.
*
*
*
Continua…
* * * * * * *
Eccovi
il quarto capitolo!
Purtroppo
sono finite anche per me le vacanze, e gli impegni mi chiamano. Spero comunque di riuscire ad aggiornare spesso, ma se dovessi
qualche volta tardare… non arrabbiatevi! Prometto di impegnarmi!
Come di consueto, un abbraccio e un ringraziamento
a chi continua a seguire questa storia… il vostro
appoggio mi è di grande aiuto! ^_^
Ps:
Alcuni dei quesiti che mi avete sottoposto erano già balenati anche nella mia
mente, ma nonostante anche a me sembrasse “scomodo” far dormire Draco e Hermione in infermeria (Almeno
lì sono controllati! Non potevo mica farli dormire in una stanza da soli… ce lo vedete Silente a prendere una decisione del genere?),
ricordate che sono pur sempre dei maghi in una scuola di magia… a qualcosa gli
incantesimi dovranno pur servire (ad esempio per lavarsi e cambiarsi) e
esistono sempre i paraventi! So che non è una scusa per l’evidente lacuna nella
mia storia, ma credo che si possano lasciare certi particolari alla fantasia,
così che ciascuno possa immaginare come meglio crede come i protagonisti si
arrangiano nella routine quotidiana. Rimedierò!
Cercherò comunque di stare più attenta per il futuro… e se non
dovesse succedere… so che posso contare sulla vostra attenzione e sui vostri
commenti!!! Continuate così!
- Quegli occhi… - sussurrò appena Harry, che
si sentì in un attimo gelare il sangue.
In una frazione di secondo rivisse davanti agli occhi la scena che
aveva visto prima di svenire.
E sebbene sapesse di essere adHogwarts e in infermeria, la sensazione che lo pervadeva
non era per nulla rassicurante.
Di chi erano quegli occhi che lo stavano fissando?
Harry si rimise con calma gli occhiali, ma curioso di sapere, e
vide chiaramente a chi appartenevano quelle iridi penetranti.
- Malfoy… - Disse in un sussurro.
- Potter! Perspicace!– Rispose il biondo
strafottente come al solito.
- Harry, che bello, ti sei ripreso! Sono
passate ore e ormai pensavo che non ti saresti
svegliato fino a domattina! – Disse Hermione con gioia.
- Cos’è successo? – Chiese il Grifondoro
ancora confuso, distogliendo lo sguardo dal suo rivale.
- Sei svenuto durante Pozioni. Sei impallidito di colpo e non sappiamo
come, ma sei crollato a terra e da allora non hai più riacquistato conoscenza!
– Spiegò la ragazza. - Tu non ricordi nulla, Harry? –
Chiese apprensiva.
Eccome se ricordava!
Ma nemmeno lui sapeva spiegare cosa avesse visto
e di chi si trattasse.
Solo supposizioni…
Se avesse parlato, lo avrebbero preso per pazzo!
Dopotutto era già capitato altre volte che le fitte della sua
cicatrice o le sue visioni, fossero considerate il
delirio di un povero squilibrato. Di certo Hermione e Ron
gli avrebbero creduto, forse, ma gli sarebbero stati addosso
ogni minuto affinché raccontasse tutto l’accaduto anche a Silente. Per
non parlare del fatto che nemmeno sotto tortura avrebbe mai spiegato una cosa
del genere proprio davanti a Malfoy!
- No, purtroppo non ricordo nulla… - Mentì.
- Davvero? Peccato! Magari nei prossimi giorni ti tornerà qualcosa alla
mente! Comunque dovresti parlarne con Silente,
probabilmente lui potrebbe capire il perché…– Aggiunse Hermione per cercare di
rincuorarlo.
- Forse. – Sentenziò Harry telegrafico. Come
immaginava, Hermione lo avrebbe spedito immediatamente
dal preside se solo avesse saputo cosa aveva visto!
- Ma voi che ci fate qui? Non siete scesi con
gli altri a cenare? – Chiese curioso notando solo ora la scena che aveva di
fronte agli occhi.
I due sedevano uno di fronte all’altra, il tavolo rotondo era coperto
da una candida tovaglia bianca bordata d’oro che toccava quasi terra ed era
imbandito di golose leccornie. La fioca luce dell’infermeria conferiva al tutto
un non so che di romantico… Se non si fosse trattato
della sua migliore amica e del ragazzo che più odiava in tutta Hogwarts, avrebbe pensato che quel quadretto fosse molto
carino…
Ma che diavolo gli era venuto in mente?! “Non può essere!”
si disse quasi terrorizzato. Subito scosse la testa per cacciare quei pensieri
assurdi e rimase poi in attesa di una risposta.
- No beh, vedi… Malfoy… - Hermione guardava ora Harry
e ora Draco.
- La tua amichetta, Potter, era così
preoccupata che non si è staccata un minuto dal tuo
letto e visto che nemmeno io avevo una gran voglia di cenare con quegli idioti
dei vostri compagni Grifondoro, le ho detto che potevamo mangiare qui! Ci sono
problemi? – Chiese duro Malfoy mentre Hermione abbassava gli occhi e arrossiva
leggermente.
Harry guardò con freddezza il biondo, che per l’ennesima volta
si era dimostrato sgradevole e antipatico.
Non lo sopportava proprio! Ma fece un
grandissimo sforzo e non disse nulla.
Fissò solo Hermione per un attimo, con immensa gratitudine e un velo
di tristezza negli occhi. Si era stupito di vedere come
l’amica non riuscisse a tener testa a Malfoy e di come lui sembrava la
mettesse in soggezione. Poi disse distaccato: - Nessun problema! Tornate pure a
mangiare! -.
- Ma Harry, hai bisogno anche tu di mettere
qualcosa nello stomaco… adesso chiamo Madama Chips e
ti faccio portare la cena… -
- Non ti preoccupare Herm. Grazie, sei molto gentile! Ma non ho molta
fame e forse è meglio se mi faccio una bella dormita. Mi sento ancora un po’
intontito. – Quindi sorrise all’amica e senza
aggiungere altro, si tolse nuovamente gli occhiali e si coricò nel letto, voltandosi
a dare le spalle ai due ragazzi seduti al tavolo.
Hermione e Draco lo osservarono entrambi per alcuni istanti.
La ragazza guardò Harry con un peso che le
bloccava lo stomaco, come si fosse trattato di un macigno. Avrebbe voluto
parlare con lui, assicurarsi che stesse davvero bene, chiedergli se era svenuto per colpa della cicatrice o solo sapere cosa era
successo. Ma se ne era accorta. L’amico non aveva alcuna intenzione di parlare di fronte a Malfoy, e in fondo,
non aveva tutti i torti! Ma lei si sentiva comunque
vuota ed inutile, perché per la prima volta in tanti anni non poteva stargli
vicino ed aiutarlo come aveva sempre fatto e come avrebbe voluto. Questo le
fece provare un guizzo di rabbia nei confronti del Serpeverde che aveva di
fronte. Era solo colpa sua, e di Neville ovviamente, se si trovavano bloccati
in quel pasticcio! Ma quella sensazione subito si
mitigò, quando lo vide fissare anche lui Harry con
curiosità.
Draco aveva di nuovo alzato lo sguardo sul Grifondoro, e per qualche
motivo non riusciva a non pensare che in fondo quel ragazzo fosse davvero
sfortunato. Non si sopportavano a vicenda fin dal primo anno a Hogwarts. Lo sfregiato aveva da subito attirato su di sé
tutte le attenzioni e la curiosità della scuola per non parlare di tutto il
mondo magico. Chi non conosceva San Potter, il
bambino che è sopravvissuto, il salvatore del mondo? Questo non gli era mai
andato giù; perché quello sfigato doveva essere così
popolare? Poi, col passare degli anni, si era però reso conto che tutto quel
clamore attorno a Potter era per il ragazzo una fonte
inesauribile di guai, pericoli e responsabilità. In fondo non era stato lui a
cercarsi quella cicatrice… era successo e basta… e le parole di poco prima
della Granger lo avevano fatto pensare… “perché
sempre lui?”… eh sì, pensò il biondino, Potter era
proprio una calamita per le disgrazie e nonostante di
solito gli facesse piacere vederlo patire, in quel frangente lo guardò con
compassione.
Poi vedendo che il malato si voltava dall’altra parte, tornarono
entrambi alla loro cena, senza più dire una parola.
In un’altra ala di Hogwarts…
- Ne sei sicuro Severus? -
- Sì. Non ci metto la mano sul fuoco, ma ne sono quasi certo! –
- Non potresti esserti sbagliato? Magari è stato un riflesso… oppure
non si tratta dello stesso… -
- L’ho visto per pochi istanti, è vero! Ma proveniva di certo dalla pelle di Potter.
Su quello, posso giurare. Per quanto riguarda il segno… beh, l’ho visto altrove
altre volte, lei lo sa, e se non è uguale gli somigliava
davvero tanto! –
- Se non sei in errore, sai cosa significa
tutto questo? –.
- Me ne rendo conto Preside. Non ci credo nemmeno io che l’ho visto.
Non è possibile, è inconcepibile una cosa del genere!
Non può… -
- E’ possibile invece, forse tu non ricordi, ma era
prevedibile, era nel suo sangue. Anche suo padre… ma in questo caso le cose
saranno più complicate, credo! -.
- Ricordo eccome! JamesPotter…
e anche Black! Ma questo caso è davvero inaudito! Come è potuto succedere? Non in questi termini, almeno –.
- Nessuno sa come accadono certe cose, Severus.
Il destino ci riserva sempre delle sorprese, siano
esse belle o cattive. Questa è una di quelle, ma non sappiamo a cosa ci
porterà… solo, non era il caso che il fato mettesse
anche questo peso sulle spalle del giovane Potter… -
Disse infine Silente.
- Vorrei ricordarle che qui non si tratta solo di Potter,
se mi permette! -.
- Lo so bene Severus, fin troppo bene! Molti
ne resteranno turbati! Non c’è dubbio! –
Il preside fece un sospiro e si sedette sulla sua poltrona, smettendo
solo ora di fissare un qualche punto fuori dalla
finestra del proprio studio. - In fondo, però, me lo aspettavo che prima o poi sarebbe successo anche questo. E’ sempre stato
lì davanti ai nostri occhi! Bastava mettere insieme tutti gli indizi. Anche
questa volta ho sperato fino all’ultimo che non si trattasse
di lui… ma la mia ostinazione a volerlo proteggere, finisce sempre per
causargli maggiori sofferenze. Dovrei aver imparato che Harry
non è più un bambino, eppure…
- Silente, lei non ha nulla da rimproverarsi. Tutto quello che ha
fatto per Potter… e lui non ne conosce nemmeno la
metà… è sempre stato troppo buono con lui secondo me, e questo glielo ho sempre ripetuto. Il ragazzo dovrebbe solo ringraziarla… -
- Non essere così duro Severus… Harry questa volta non ha nessuna colpa… sono io che dovevo
prevedere tutto questo, dovevo raccontargli ogni cosa, su suo padre, su Sirius, prepararlo all’eventualità che potesse
capitare un qualcosa di simile… - Aggiunse Silente con voce abbattuta.
- Nemmeno io credevo che potesse essere Potter!
Eppure sono sette anni che sono a conoscenza della
situazione e mai mi ha sfiorato il dubbio che potesse essere lui! Mai un
segnale, mai un sospetto, eppure proprio l’esasperazione della situazione
doveva farmi riflettere. Dovevo stare più attento… e invece mi sono fatto
accecare dal rancore verso suo padre… e mi compiacevo di come le cose si fossero messe… -.
- Severus, non è il momento di autocommiserarsi, perché abbiamo tutti qualcosa da
rimproverarci… -. Il preside socchiuse gli occhi e
fece un profondo sospiro. Il solo pensiero delle morti
che si erano susseguite dalla rinascita di Voldemort,
gli faceva male al cuore e allo spirito, dato anche il momento di stallo e di
impotenza in cui entrambe le parti del conflitto sembravano trovarsi. Se da un
lato, infatti, i mangiamorte del Signore
Oscuro erano incarcerati da qualche anno ad Azkaban,
assicurando in un certo qual modo un po’ di tranquillità al mondo dei maghi,
dall’altro, nessuno sapeva scoprire se Voldemort si stesse
organizzando con l’intento di creare un altro tipo di esercito.
Poi il vecchio riprese - Ma ora che abbiamo
tutti i tasselli del puzzle, dovremo giocare bene tutte le nostre carte e,
forse, ne uscirà qualcosa di buono …Solo che speravo che si risolvesse tutto
naturalmente e che il destino non ci mettesse lo zampino, forzando le cose!-
- Io, inoltre, mi chiedevo una cosa. Se si
tratta dello stesso simbolo, beh, è la prima volta che lo vedevo brillare a
quel modo. Emetteva persino uno scintillio. Finora, per quello che ne so io, si
era limitato ad apparire con una flebile luce ambrata percepibile solo da molto
vicino. Il braccio di Potter era almeno ad un paio di
metri da me, invece, ma me ne sono accorto comunque!
-. Disse preoccupato Piton.
- Questo può solo significare che sono entrati in contatto! Di certo
non volontariamente. Inconsciamente, forse. E il
malore di Harry può essere stato provocato da questo!
-.
- Crede che loro se ne siano resi conto? –
- Non lo so, improbabile, è quasi certo che sia stata la prima volta.
Ma ho intenzione di indagare e fare una chiacchierata col signor Potter appena si sarà ripreso –.
Disse risoluto il preside.
- Credo che potrà farlo già domattina. Madama Chips
mi ha detto che si è svegliato poco prima che io venissi qui
da lei. Comunque… – Riprese serio l’insegnante di
pozioni - …è meglio che lei lo prepari a una tale evenienza… sarebbe troppo
scioccante, credo, se lo scoprisse da solo senza sapere a cosa va in contro! Io
dal canto mio, farò la mia parte come ho sempre fatto in questi sette anni! -.
- Molto bene. Allora domani forse sapremo finalmente cosa sta
succedendo! E forse la tua ricerca giungerà al
termine! Buona notte Severus! -. Disse infine il
preside congedando il professore.
Piton stava per andarsene dallo studio di Silente, quando non
riuscì a trattenere una domanda e voltandosi verso il preside disse: - E se non
lo accettassero? -.
Il vecchio non rispose subito. Era seduto sulla sua poltrona dietro la
scrivania e come al suo solito, con fare tranquillo e per nulla scomposto alzò gli occhi sull’interlocutore. Lo fissava
curioso, sembrava quasi divertito.
Persino i personaggi nei quadri appesi alle pareti dell’ufficio erano
in religioso silenzio in attesa di una parola.
Non volava una mosca, e la tensione in Piton
stava salendo. Aveva forse fatto una domanda tanto stupida? Si chiedeva.
- Non è che invece ti preoccupa il fatto che
potrebbero anche accettarlo? – Disse Silente.
Piton a quelle parole socchiuse gli occhi in una fessura. Fissò
il preside per un istante e poi ritornando sui suoi passi se ne
andò richiudendosi rapidamente la pesante porta dietro le spalle.
- Signori, ne vedremo delle belle nei prossimi tempi… speriamo che
vada tutto per il verso giusto!...- Disse con un
sorriso il preside. E subito dopo un mormorio si
diffuse in tutto lo studio.
I maghi e le streghe dei quadri avevano iniziato a borbottare e
confabulare tra loro, c’era chi persino passava da una tela all’altra per
raccogliere i pareri di tutti…
Quello che era accaduto a HarryPotter aveva creato non poco scompiglio e curiosità.
In infermeria…
Finita la cena, Hermione si volle assicurare che Harry
stesse bene e che stesse realmente dormendo. Chiese
quindi a Madama Chips di avvisarla se ci fossero stati problemi e poi si diresse col suo “compagno di
sventura” in fondo all’infermeria dove era stato portato tutto il necessario
affinché non risentissero troppo della lontananza dai propri dormitori.
In contrasto con i letti in ferro
dell’infermeria, tipici di un ospedale, in fondo al grande stanzone spiccavano
due bei letti a baldacchino, rigorosamente adornati con i colori delle due case
d’appartenenza. Uno aveva drappi scarlatti con bordi dorati e l’atro, ovviamente, stoffe verdi e argento.
Per il fatto che i due ragazzi non potevano allontanarsi
troppo l’uno dall’altra e per ovvi motivi di privacy, tra i due letti erano
state posizionate due specie di tenda che scendevano dal soffitto fino a terra,
decorate con i colori della notte e trapunte di piccole stelle che per magia
brillavano flebilmente. Di giorno potevano essere lasciate aperta, mentre la
sera permettevano ad ognuno dei due di crearsi una propria “stanza” dove
rimanere “soli” con i propri pensieri. I loro bauli erano stati trasferiti
anch’essi in infermeria e su un tavolo poco lontano saltavano
all’occhio libri, piume, pergamene e provette di vetro, luogo quello
adibito allo studio e ai compiti oltre alla biblioteca.
- Finalmente dormirò in un vero letto! – Disse Draco avvicinandosi al
proprio e accarezzando delicatamente le lenzuola, come per controllarne la
qualità e la morbidezza.
- Non mi sembra tu abbia dormito in terra fino ad oggi! – Si azzardò a
dire Hermione anche lei però piacevolmente colpita da quelle nuove comodità.
- Si vede che per voi Grifondoro non fa molta differenza dove dormite…
chissà in che schifo di dormitori vivete! ...- Continuò velenoso squadrando
poco convinto il letto della ragazza.
In effetti, sebbene i due letti fossero molto simili, quello del
Serpeverde denotava una maggiore ricercatezza negli intarsi delle colonne e nei
ricami delle tende. Persino le lenzuola, di seta, indicavano un’eleganza che
non era propria dei Grifondoro. I loro dormitori, infatti, sebbene molto belli
e accoglienti, erano al confronto sicuramente più semplici e
sobri.
Hermione non rispose. In effetti, Malfoy non aveva poi tutti i torti.
- Cos’è Granger, la verità ti ha zittita? -
- Non credere che mi senta insultata! – Si riscosse subito la ragazza.
– Detto da un Serpeverde che i dormitori di Grifondoro fanno schifo, non mi sconvolge
minimamente! Preferisco di gran lunga vivere in una
torre, magari senza lusso e sfarzo, piuttosto che vivere sotto terra come i
vermi! – Lo freddò infine.
- Evidentemente non sai nemmeno cosa sia il lusso, altrimenti non parleresti in questo modo! – Disse Draco apparentemente
calmo e senza aver raccolto l’offesa. - Magari, è proprio perché ti piacerebbe
provare almeno una volta il letto di un Serpeverde! – Continuò malizioso il
giovane per provocarla, e la fissò in attesa di una
sua reazione.
Hermione si sentì offesa e stupita da una tale affermazione. “Ma par
chi mi ha preso?” si chiese la ragazza che non riuscì comunque
a non arrossire a quella insinuazione. Ma fu in grado
ad ogni modo di ribattere tranquillamente.
- Non credo avrai mai il piacere di saperlo,
Malfoy! – E senza scomporsi, con queste parole, tirò la sua tenda e con un
incantesimo si mise il pigiama e poi si infilò nel
letto.
Draco rimase un secondo ad osservare quella tenda che li separava e
che stava ancora ondeggiando elegantemente. Non era divertente a quel modo,
pensò il Serpeverde, se la Granger non si arrabbiava
mai più del necessario e se non c’era modo di farla imbarazzare veramente! Che giornate noiose lo aspettavano, disse fra sé e sé prima
di chiudere anche lui la sua tenda e prepararsi per andare a dormire.
Il giovane però non riuscì subito a prendere sonno.
Ripensava alla giornata trascorsa, al malore di Potter,
al terrore che aveva visto negli occhi della Granger
quando era caduto a terra, alle grida di Paciock e di
DeanThomas,
all’apprensione di Weasley quando il moro non
sembrava riprendere conoscenza.
Potter aveva un sacco di persone che si preoccupavano per lui,
che erano disposte ad aiutarlo ed a stargli accanto.
“E se succedesse una cosa del genere a me?”
Si trovò a pensare Draco con un filo di malinconia nel cuore. “Chi si
preoccuperebbe, chi correrebbe in mio aiuto?” “Probabilmente nessuno, o almeno
non senza un secondo fine o per paura di una qualche ritorsione” fu la risposta
che si diede. “Come sarebbe poter contare su qualcuno incondizionatamente e
offrire il proprio appoggio allo stesso modo senza riserve?” Draco questo non
lo sapeva. Aveva sempre vissuto circondato da leccapiedi che avevano paura di
lui, ma che non poteva certo considerare amici. E lui
non aveva mai fatto nulla per modificare questa situazione. “Nemmeno quella
volta!”
Con questi dubbi, alla fine cedette, e si abbandonò tra le braccia di
Morfeo.
*
*
*
Continua…
* * * * * * *
Lo so, lo
so, questo chapter non è un gran che, ma mi serviva per gettare le basi per i prossimi capitoli.
SORRY!!!!
Se siete
ancora tutti svegli, beh, è un miracolo, ma se qualcuno c’è ancora, volevo chiedere scusa per averci messo così tanto ad
aggiornare… il ritorno dalle vacanze è stato più traumatico del previsto!!! Vedrò
di fare meglio per il futuro.
Ps: Per
Super Gaia e anche per tutti quelli che mi hanno lasciato un commento voglio ribadire che non è un fastidio per me leggere anche le
vostre critiche e le vostre idee, perché come ho già detto servono anche quelle
per poter sempre migliorare!
Quella mattina Hermione si era svegliata
presto, preoccupata di sapere come si sentiva Harry. Ma dopo quello
che si erano detti la sera prima, non aveva intenzione di andare a chiamare
Draco per trascinarlo al capezzale dell’amico. Si era quindi alzata, con un
incantesimo si era lavata e vestita, ed ora restava seduta ai piedi del proprio
letto in attesa che il Serpeverde si destasse. Aveva
scostato leggermente la tenda che la escludeva dal resto dell’infermeria e
fissava il Grifondoro che sembrava ancora nel mondo
dei sogni e si chiedeva cosa potesse aver causato il malore dell’amico.
La situazione era davvero frustrante! Non potevano parlare di certe
cose davanti a Malfoy, né nominare Voldemort né andare in biblioteca a fare
ricerche come accadeva solitamente quando si cacciavano nei guai… questa volta,
lei sarebbe stata tagliata fuori da tutto questo, e
sebbene ne comprendesse chiaramente il motivo, era davvero dura da accettare.
- Allora Granger, stai sognando ad occhi aperti? – La ridestò dopo un
po’ la voce aspra di Malfoy.
- No, aspettavo che sua altezza si svegliasse e decidesse di andare a
fare colazione! – Rispose a tono la ragazza.
- Non usare quel tono con me! Non ti permetto di prendermi in giro
così –
- Però tu puoi benissimo trattarmi male a tuo
piacimento, vero? Non ti hanno mai insegnato il rispetto per le persone? Ti
credo che non hai amici! Chiunque, con un minimo di cervello, stando un po’ di
tempo con te capisce come sei fatto e poi scappa! – Disse Hermione
quasi tutto d’un fiato. Aveva paura
della reazione del ragazzo, ma invece di rabbia e odio, vide il vuoto in
quegli occhi color tempesta. Credé addirittura di scorgere tristezza… ma fu
solo un istante, perché poi Malfoy distogliendo lo sguardo si avviò noncurante
verso l’uscita, “strattonandola” giù dal letto.
- Hei! Guarda che se cammini così in fretta
io finisco a terra! –
- E allora accelera, non ho voglia di
arrivare tardi per la colazione! –
- Aspetta! Voglio vedere come sta Harry! –
- Io invece non ne ho la minima intenzione! Come la mettiamo? –
Aggiunse il biondo che non sembrava intenzionato a rallentare il suo passo.
- Petrificustotalus!
– Gridò una voce poco lontana da loro.
- Harry! Sei sveglio! – Disse tutta contenta Hermione vedendo Harry seduto sul letto con la bacchetta
puntata verso Malfoy.
- Si, come fa uno a dormire se voi due continuate a gridare? – Disse
con un sorriso beffardo il giovane Grifondoro.
- Oh scusa! Io non credevo! – Aggiunse preoccupata.
- Scherzavo Herm! E’ un po’ che sono
sveglio. Ti stavo osservando là in fondo mentre eri tutta pensierosa, ma non ho vuoto chiamarti per non svegliare il furetto. Non sia mai
che si alzi con la luna storta! –
I due risero di gusto guardando Malfoy.
- Harry, ora è meglio che lo liberi, altrimenti chissà cosa potrebbe
fare per vendicarsi! – Chiese Hermione preoccupata.
- Dici che devo proprio? – Harry si alzò dal letto e si mise di fronte
al biondo che sembrava più pallido del solito, come una statua di marmo.
- Ne sei proprio sicura? Da quando sei così premurosa col nemico? Devo
pensare che inizia a piacerti? – Potter guardò la ragazza seriamente, prima di
accennare un sorriso sulle labbra.
- Harry, non scherzare, lo sai che appena potrà si vorrà rifare, e non
vorrei proprio essere io la sua vittima, se permetti! –
- Eppure a me così piaceva di più! –
- Si, va bene, ma ora liberalo! –
- E sia! – Harry sciolse Malfoy
dall’incantesimo, ma fece anche di più; cancellò gli ultimi minuti dalla mente
della serpe così che questi si trovò a camminare come se nulla fosse in
direzione dell’uscita con Hermione che trotterellava
alle sue spalle per tenere il passo.
- Ci vediamo dopo – Sussurrò Harry a Hermione
prima che si allontanassero.
- A dopo… e lo sai che non potrei mai! –
Harry rimase in silenzio ad osservare i due che uscivano, con
un’espressione sofferta negli occhi.
Era tempo che anche lui si preparasse per
scendere a colazione.
- Dove crede di andare Signor Potter? –
Chiese Madama Chips spuntando dal nulla.
- Voglio scendere in Sala Grande assieme a tutti gli altri! –
- Mi dispiace, ma lei stamattina farà colazione qui e poi andrà di
filato dal preside che l’aspetta nel suo ufficio! –
- Ma io… -
- Niente ma, Silente l’attende quindi mangi in fretta! – E dicendo questo fece apparire una sontuosa colazione per
Harry, sullo stesso tavolo che la sera prima aveva visto cenare Hermione e Draco.
Harry salì di corsa le scale che conducevano fino
davanti all’entrata dell’ufficio di Silente. La statua di pietra che ne
chiudeva l’accesso quella mattina sembrava più
spettrale del solito.
- Api frizzole! – Disse il giovane Grifondoro. Subito apparve il passaggio che saliva verso le
stanze del preside e Harry saltò su un gradino della scala che conduceva in
alto.
- Avanti! – Rimbombò la voce di Silente dopo che Harry aveva bussato.
- Vieni pure Harry, ti stavo aspettando! Accomodati,
non stare li fermo sulla porta! –
- Buongiorno! – Disse timidamente il ragazzo.
- Vedo che ti sei ripreso in fretta, Madama Chips
ha detto che hai dormito per parecchie ore! -.
- Si, adesso sto bene, ma avevo davvero bisogno di un bel sonno, mi
sono sentito senza forze e molto debole…-.
- Immagino! Quello che hai passato non deve essere stato molto
piacevole, vero Harry? –Silente lo scrutò come sempre con espressione
imperturbabile.
Oramai era fuori discussione che ci fosse
qualcosa al mondo che Silente non conosceva o che comunque non riuscisse ad
intuire. Harry, in una frazione di secondo aveva pensato a come avrebbe potuto
mentirgli e raccontargli che si era solo trattato di un semplice svenimento. Ma
ormai si sapeva che i suoi mancamenti non erano mai semplici
e soprattutto Silente non gli avrebbe mai creduto!
- Allora Harry – Incalzò il preside – mi vuoi
raccontare tu cosa è successo o provo io ad indovinare? -
- Beh, veramente io non… -
- Allora. Vediamo se così è più semplice. Che
cosa hai visto mentre eri a lezione di Pozioni? –
- Visto? –
- Si, hai avuto di certo una visione, ma di cosa si trattasse
lo ignoro. Mi farebbe piacere se tu volessi raccontarmelo! –
Ormai lo aveva incastrato.
Inoltre Silente era pratico di legilimanzia…
a quest’ora sicuramente aveva già visto tutto o quasi
e solo aspettava che lui confermasse.
Se solo si ricordasse ogni tanto di mettere in pratica le lezioni di occlumanzia avute da Piton!!!!
- Beh, vede è un po’ difficile da spiegare, perché
in effetti non ho visto un gran che… solo ho percepito di essere in una
sorta di grotta, o di cella, e che ero legato. Poi mentre cercavo di muovermi
ho sentito una voce che mi gridava di non cercare di ribellarmi e che io sarei
stato portato da Voldemort perché sono suo, perché questo è il mio
destino…- Asserì
mal celando la sua preoccupazione.
- Hai davvero visto tutto questo?! – Chiese curioso Silente quasi più
per sé che per ottenere una risposta. – E di chi era
quella voce, sei stato in grado di riconoscerla… o c’è qualcos’altro che ti
ricordi? –
“Certo che mi ricordo! Ho visto gli occhi di Malfoy, dannazione! Ma
come faccio a dirgli una cosa del genere senza avere delle prove?” pensò Harry
che invece rispose – Non ricordo la voce, non so di chi fosse,
ma ricordo degli occhi che mi fissavano con odio. Mi sono spaventato. Di sicuro qualche mangiamorte che mi
voleva portare al suo padrone… -.
- Molto bene Harry! Immaginavo che avessi visto qualcosa, ma non tutto
questo! -
- Vuol dire che è vero? – Chiese allarmato –
Vuol forse dire che sarò catturato da qualche mangiamorte,
torturato e poi condotto da Voldemort? Preferisco morire prima di fare una tale
fine! –
- Non ho detto nulla di tutto ciò Harry. Ho solo detto che hai visto
molto, non che quello che hai visto è il tuo futuro –.
- Non capisco, ma era tutto vero oppure no? –
- Purtroppo, credo proprio di sì. Ma se vuoi scusarmi un attimo faccio chiamare il professor Piton. Sarà curioso
anche lui di ascoltare la tua storia… -.
- Allora Granger, che effetto fa a una
mezzosangue come te essere tra gli appartenenti alle più antiche famiglie di
maghi ? – Chiese acida la Parkinson che da buoni
dieci minuti non faceva che importunare Hermione al
tavolo dei Serpeverde.
Hermione dal canto suo cercava di parlare il meno possibile, di
mangiare in fretta e sperava che Malfoy si spicciasse e facesse altrettanto.
Non aveva fino ad ora detto nulla a Pansy che spalleggiata dai due bestioni, Tiger e Goyle, per non parlare
degli altri Serpeverde, non aveva smesso un minuto di attaccarla in qualsiasi
modo. A quanto pareva però si teneva alla larga da Malfoy, segno che le minacce
del giorno prima avevano sortito un qualche effetto.
- Insomma, che cos’è ti hanno tolto la lingua? Di
solito sei così noiosa e saccente e oggi non dici nemmeno una parola? –
Insisté la serpe – E dove hai lasciato il cane da guardia? Potter non si è
ancora ripreso dai suoi malori? Oppure anche lui si è
stufato di te e non ti vuole più vedere? -
A quelle parole Hermione scattò in piedi. –
Va bene se insulti me e le mie origini, ma non ti permetto di parlare male dei
miei amici, soprattutto quando non sono presenti e quando sai benissimo che a quest’ora te l’avrebbe già fatta pagare… troppo comodo
così, non ti pare? – Finì dicendo con in sorrisetto di
sfida.
- Non sei nella posizione adatta a fare certe scenate Granger, non so
se ti rendi conto di dove ti trovi e chi hai di
fronte… - Continuò Pansy sostenendo lo sguardo della Grifondoro.
- Me ne rendo conto eccome, sono di fronte ad una stupida che si crede
forte perché in mezzo ai suoi degni compagni, ma che da sola non avrebbe
nemmeno un millesimo di questo coraggio… o mi sbaglio?-
Hermione non arrivò a chiudere la frase che la mano aperta di Pansy si era stampata sulla sua guancia schioccando
sonoramente e facendola cadere a terra per il colpo.
A quel punto Draco, che fino ad allora aveva
osservato la scena da spettatore, si alzò dalla panca e inaspettatamente e
contro ogni logica si chinò verso Hermione tendendole
una mano per alzarsi.
- Ti sei fatta male? –
- …? –
La Grifondoro era stordita sia per lo
schiaffo che per quello che pensava di aver appena sentito.
- Allora, ti sei fatta male? – Chiese Malfoy tranquillamente.
- No… no, sto bene grazie. Ora mi alzo. -. E
appoggiandosi alla mano tesa del biondo Serpeverde tornò a sedersi al suo
posto.
La mano di Draco era fredda. Un brivido le
percorse le vene, ma allo stesso tempo il modo di sorreggerla e di stringerle
la propria mano erano così caldi e rassicuranti.
- Grazie! – Sussurrò appena Hermione che non
ci capiva niente.
Malfoy non rispose. Si girò solo verso Pansy
avvicinandosi quanto poteva e bastava per parlarle a distanza ravvicinata.
- Mi sembrava di essere stato chiaro ieri. Non toccare più la Granger
o te la vedrai con me, intesi? – Sibilò così piano che nessun altro oltre Pansy poteva udirlo.
- Draco tu non puoi trattarmi così, cos’è
adesso proteggi i mezzosangue? …lo sai che ti caccerai nei guai se continui in
questo modo! – Disse la ragazza altrettanto sottovoce ma sostenendo lo sguardo
in segno di sfida.
- E sentiamo di chi dovrei aver paura, di te
forse? –
- Non mi sfidare Draco, potrebbe essere pericoloso! –
Malfoy non le rispose si voltò verso Hermione
e le fece un segno per capire se aveva finito di mangiare. La Grifondoro, più che felice si alzò in piedi dicendo – Io ho
finito, possiamo pure andare! –
All’improvviso, però, vennero fermati da una
voce alle loro spalle.
- Aspettate voi due! Adesso verrete con me! -
- Attendete qui qualche minuto. Il preside dopo vuole parlare anche
con voi. – Disse gravemente Piton lasciando Malfoy e Hermionefuori dallo studio di Silente, prima di lanciare
un’occhiata indagatrice al ragazzo e chiudere la porta con un tonfo.
- Perché mai il preside vorrà parlarci? –
Chiesecuriosa Hermione.
- Forse avranno trovato un rimedio per questo strazio! – Ribatté
speranzoso Malfoy.
- A me Piton non sembrava particolarmente felice, non credo si tratti di questo -.
- E sentiamo saputella, che cosa credi sia successo?
Di certo non è per via di Pansy, altrimenti sarebbe qui anche lei… non vedo che altro potrebbe essere!
-.
- Non sarà successo qualcosa a Harry? -. Disse concitata.
- Non mi illudere Granger… quello ha la pelle
troppo dura… ormai non ci spero più che gli possa succedere qualcosa di grave!
– Aggiunse Malfoy sarcastico senza però il suo solito tono tagliente.
- Lo so che non speri altro che Harry venga
fatto fuori!- Disse acida la ragazza che ora si stava arrabbiando - Magari
vorresti essere proprio tu a dargli il colpo di grazia, non è vero Malfoy?
Dopotutto è quello che la tua famiglia cerca di fare da un sacco di anni! Peccato che tu non sia mai
riuscito a torcergli nemmeno un capello… -.
- Granger ti avverto, non aggiungere una sola parola o te ne pentirai…
-.
- Cos’è il grande Draco Malfoy si sente
minacciato dalle parole di una misera mezzosangue? Oppure si sente così
impotente a non aver alcuna speranza di fare del male ad
Harry Potter… come sarà deluso di te tuo padre nel sapere tutto questo! –
Continuò incurante degli effetti che le sue frasi potevano sortire.
- Tu non sai niente di me! Tu non sai quello che voglio! Non ti
permettere più!– Sibilò gelido Draco fulminandola con gli occhi. – Te lo ripeto
un’ultima volta, non aggiungere altro o te ne pentirai,
e non credere che sarò tenero con te solo perché sei una ragazza… e in questo
modo farei molto male anche a Potter, non ci avevi pensato, vero? – Aggiunse
con un ghigno malefico.
Hermione tacque spaventata. Non tanto per le minacce proferite da
Malfoy, a quelle ormai era abituata da tempo, quanto
per il fatto che non aveva mai visto Draco arrabbiato a quel modo. Nemmeno
quando si insultava con Harry… la sua espressione era
sì fredda e tesa, ma mai adirata e fino a quel punto.
Doveva aver toccato un tasto dolente, per scatenare in lui quella
reazione. Quegli occhi non erano mai stati così espressivi in
tutti i sei anni passati, mai il suo viso aveva assunto un colore così
acceso. Per la prima volta da quando lo conosceva le era sembrato… come dire…
VIVO. Sì, per la prima volta, anche se in modo non proprio piacevole, quel
ragazzo aveva fatto vedere che possedeva delle emozioni molto forti che lo
sconvolgevano come chiunque altro. Non le era sembrato lo stesso spettrale
Malfoy che molti credevano senza anima e sentimenti.
- Mi dispiace. – Si lasciò infine sfuggire Hermione
sinceramente.
- Che cosa? – Chiese incredulo Draco, stupito
dalla dolcezza di quelle poche parole.
- Ho detto che mi dispiace! -.
- Come puoi dire una cosa del genere? -.
- Perché davvero mi dispiace… non credevo che
ti arrabbiassi così tanto, non volevo questo! – Non che si
fosse meritato un trattamento migliore, ma Hermione
aveva visto in lui qualcosa di diverso, molto lontano dal ragazzo che fino ad
oggi aveva conosciuto. E quella reazione
inconsueta l’aveva in qualche modo fatta pentire della durezza delle parole
usate.
- E perché dovresti dispiacerti… in fondo era
quello che pensavi e che immagino volessi dirmi da molto tempo… non è così? –
- Sì, forse hai ragione… ma… credevo fosse
come tutte le altre volte… insomma tu offendi, noi ti rispondiamo, tu
ricominci… e così via! Ma questa volta hai reagito
così duramente… non era mai successo… nemmeno con Harry! Devo
aver davvero esagerato… quindi mi dispiace -.
Draco non rispose. Annuì distrattamente con la testa e poi si appoggiò
al muro a braccia conserte come se stesse riflettendo su qualcosa di molto
importante.
Hermione non insisté oltre e decise che per oggi le chiacchiere
potevano bastare e attese anche lei in silenzio che qualcuno venisse a
chiamarli.
Piton non si fece attendere molto. Aprì la porta dell’ufficio di
silente e quando apparve il suo volto era tirato in una smorfia di sgomento e
fastidio.
“Che cosa sarà mai successo?” si chiesero
preoccupati entrambi i ragazzi, mentre il professore faceva loro strada dal
preside.
- Harry che ci fai tu qui? E successo
qualcosa? – Chiese Hermione agitata.
- Lo sfregiato… lo sapevo! – Borbottò fra sé Draco, che però si prese
una lieve gomitata da Piton che lo aveva sentito.
- Signorina Granger, non si preoccupi, il signor Potter sta benone, avevo solo bisogno di fare
due chiacchiere con il signor Malfoy… quindi mi scuserà se… somnium! –
Hermione si addormentò di botto appena Silente pronunciò
l’incantesimo e venne adagiata su una comoda poltrona
di velluto rosso tra le poltroncine su cui stavano seduti Draco e Harry.
- Che cos’è questa storia? Che
cosa ha fatto a Hermione? Perché
anche lei non può sentire? – Chiese preoccupato Harry.
- Non ti preoccupare figliolo, la signorina Granger
sta solo sognando. Quando avremo finito di parlare
si sveglierà e non ricorderà nulla di quello che è accaduto… -
- Ma signore, non è giusto… - cercò di
intervenire il ragazzo.
- Se vorrai potrai raccontarle tu tutto una volta
fuori di qui, Harry, ma ora è con te e con il signor Malfoy che voglio parlare!
– Disse Silente senza possibilità di appello.
Harry scoccò un’occhiata omicida al biondo Serpeverde seduto poco più
in là. Questi invece pareva tranquillo, come se non gli importasse poi molto di
essere lì di fronte al preside per un oscuro motivo.
- Allora se siete d’accordo io comincerei… -
Silente, raccontò per la seconda volta quello che Harry gli aveva
detto di aver visto durante la lezione di Piton e di come tutto questo sembrava
avesse procurato il suo malore.
Piton, se possibile, intensificò la sua espressione di disappunto e
Draco aveva assunto un’aria concentrata e le sue
guance si erano impercettibilmente tinte di rosa.
Harry si chiedeva perché anche Malfoy ne doveva essere messo a conoscenza…
come minimo, se non ci aveva già pensato, ora davvero avrebbe cercato di
incatenarlo per torturarlo e poi portarlo da Voldemort! Al diavolo le parole di
Silente e la sua infinita fiducia negli altri… possibile che non vedesse quanto
quel ragazzo fosse spregevole e odioso?
- Ora, benché molte altre cose dovranno essere spiegate ai qui
presenti, vorrei che lei professor Piton racconti a
questi ragazzi che cosa ha visto! -
Il professore si fece avanti andando a posizionarsi
di fianco alla scrivania di Silente e guardando i due giovani iniziò a
raccontare della strana luce che era scaturita dal braccio di Harry e del fatto
che il simbolo che si era formato per pochi istanti sulla sua pelle fosse
uguale ad uno che aveva già visto.
- Ma io non ho mai avuto nulla del genere sul
braccio – Disse Harry che non ci capiva nulla.
- Infatti, Potter, si dà il caso che sia scomparso molto rapidamente
così come è apparso!- Rispose Piton seccamente.
- Allora come fa a dire che lo aveva già visto? -.
- Perché è così! Perché
qualcun altro possiede un simbolo del genere sul polso sinistro e allo stesso
modo compare per alcuni attimi e poi svanisce! Non sono ben chiare le leggi che
regolano questo fenomeno e purtroppo per questa sua caratteristica, questa
peculiarità è molto difficile da individuare! –
- Ma di cosa si tratta allora? Che cosa centro io con tutto questo? Non vorrete dirmi che è
un’altra maledizione, vero? Come la cicatrice? –
- Datti una calmata Potter, più che una maledizione… sembri posseduto,
in questo momento! – Intervenne Malfoy freddamente, senza nemmeno guardarlo in
faccia.
- Taci Malfoy, non capisco ancora perché tu debba stare qui a farti
gli affaracci miei! -.
- Perché forse non sono solo affari tuoi, ma
il tuo ego è così grande che non ti lascia vedere nessun altro che te stesso,
vero? –
-Signori ora basta litigare, è giunto il
momento delle spiegazioni! – Interruppe Silente con tono solenne. – Ma prima
vorrei chiederle, Signor Malfoy, il motivo della sua calma… avrei
giurato che la notizia l’avrebbe mandata su tutte le furie… ma… oh ma certo,
lei lo sapeva già e da tempo anche! Non è così? Mi dica pure se mi sto
sbagliando? -.
- Che cosa? Non è possibile, io stesso ho
cercato per anni di scoprire chi fosse… - Disse
alterato Piton che ora scrutava il suo pupillo con diffidenza.
- Ma evidentemente, Severus, non hai cercato
nel posto giusto e a fondo. Cioè nella mente del
signor Malfoy! Ce lo ha tenuto nascosto per parecchio
ed è stato bravo fino ad oggi, direi aiutato da qualche pozione però… - Aggiunse
il preside con un sorrisetto.
Draco aveva assunto un colorito più che rosato e Piton lo osservava
forse per la prima volta con rimprovero e rabbia. Harry, stralunato seguiva
quei discorsi che per lui non avevano il ben che minimo senso e poi snervato da
quell’assurda situazione sbottò: - Allora, qualcuno vuole spiegare anche a me
che diavolo succede? Qui tutti sapete qualcosa tranne
me, ma a quanto pare centro anch’io… quindi? –
Tutti e tre fecero silenzio e lo osservarono.
Poi Silente con la sua solita calma e con il fare paterno che sempre
lo distingueva quando parlava con Harry affermò: - E’ semplice da dire, forse
un po’ meno da spiegare… comunque, Harry le cose
stanno così, tu e Draco siete… anime
affini -.
- Siamo cosa… ?! -.
*
*
*
Continua…
* * * * * * *
Ecco il
sesto capitolo!
Finalmente,
direte voi! Avete ragione!
Spero vi
piaccia e riesca un pochino a incuriosirvi… dal
prossimo verranno spiegate molte moltemolte cose… (forse^_^!).
- E’ semplice da dire, forse un po’ meno da spiegare… comunque, Harry le cose stanno così, tu e Draco siete… anime affini – Disse tranquillamente
Silente.
- Siamo cosa… ?! -.
- Anime affini, Potter! Non ne ha mai sentito parlare? – Incalzò
nervosamente Piton.
- Veramente no… Vuol dire come “anime gemelle”? … io e Malfoy.. non crederete mica che noi…? –
- Piano con la fantasia, Potter! – Lo fermò Draco – Ha
proprio ragione la Granger quando ti ripete che dovresti leggere di più! –
- Scusa tanto se non so cosa vuol dire… magari se me lo spiegassi,
forse sarebbe meglio per tutti, non credi? –
Draco guardò alternativamente Piton e Silente in cerca di un segno
d’assenso. Silente però prese la parola.
- Devi sapere, Harry, che tra i maghi, in particolari casi, si possono
creare dei rari legami che vanno al di là della
parentela o dell’amicizia, al di là degli incantesimi e persino delle
maledizioni. Si tratta di destino. Detto così, lo ammetto, sembra uno dei
discorsi della professoressa Cooman, ma in realtà il significato è molto
profondo. Succede infatti che talvolta nascano nello
stesso anno due maghi che, per qualche motivo, sono destinati a condividere la
loro esistenza. Le loro vite sono indissolubilmente
legate e sono infine designati l’uno alla salvaguardia dell’altro. -
- E’ uno scherzo vero? Non può essere, non io, e non Malfoy! – Disse
con terrore. “Considerato che lui sono sette anni che
mi vuole morto!” pensò Harry.
- No Harry, nessuno scherzo a quanto pare. Non ne ero
del tutto certo nemmeno io, visto proprio che si trattava di voi due… ma la
tranquillità di Draco nell’apprendere la notizia, mi fa credere che le nostre
supposizioni fossero tutte esatte! -.
- In effetti, io sarei proprio curioso di sapere
dal signor Malfoy, da quanto tempo era a conoscenza di tutto questo. – Sibilò Piton assottigliando i
suoi occhi neri in attesa della risposta del
Serpeverde.
Draco arrossì. Era in difficoltà a dover spiattellare tutto dopo tutti
quegli anni.
-Dal primo anno! – Decise di
confessare dopo alcuni istanti.
- CHE COSA? – Tuonò il professore di pozioni.
– Sono ben sette anni che lei mi mente e che soprattutto riesce a tenermi
nascosta una cosa del genere, ma come…? –
- Con una pozione di schermo. Si ricorda? Me l’ha insegnata il primo
anno… io la prendevo prima di venire da lei, così non
poteva leggere nella mia mente che sapevo che era Potter la persona che stavamo
cercando -.
- Questo è inaudito! Il suo comportamento mi delude profondamente! Ma
come… in che modo se ne è accorto, se è lecito
conoscere? –
- Veramente, è stato ancora prima di sapere
che lui era Harry Potter. A Diagon Alley, al negozio di Madama McClan mentre
provavamo le nuove uniformi per Hogwarts… - Continuò sinceramente Malfoy che
non sembrava più così tanto a disagio. –… Ad un tratto, mentre parlavamo, ho
visto un bagliore sul suo polso e ho riconosciuto subito il segno… era identico
al mio, due cerchi concatenati, e poteva significare solo una cosa… anime
affini… io ne avevo sentito parlare qualche volta da
mio padre e quando mi sono accorto dei segni sul mio polso sono andato a
documentarmi nella biblioteca a casa!– “E’ per quello che quel giorno io…”
ripensò fra sé Draco alla cui mente ritornavano lontani ricordi.
- Molto bene quindi abbiamo risolto un problema! –
Sorrise Silente che già si chiedeva come avrebbero preso la notizia i due
ragazzi. Malfoy per lo meno sembrava tranquillo, visto i sette anni in
cui doveva aver metabolizzato l’intera faccenda… il problema restava Harry.
- Come, risolto? – Sbuffò Piton – Draco dovrà spiegarmi un sacco di
cose e soprattutto… a quanto pare entrambi avete
bisogno di lezioni supplementari di occlumanzia visti gli scarsi risultati
ottenuti… non credete? –
- Occlumanzia no! – Dissero in coro i due ragazzi che poi si voltarono
a fissarsi per qualche istante. La situazione era alquanto comica.
Silente sorrise soddisfatto.
- Davvero interessante, cominciate già ad andare d’accordo, mi fa
molto piacere, vorrà dire che verrete insieme domani alle nove nel mio studio…
- Sogghignò Piton che poi guardò Hermione ancora addormentata sulla poltrona –
Per la signorina Granger troveremo una soluzione! – Terminò acido e molto
arrabbiato.
- Io non ho intenzione di fare proprio nulla con Malfoy, se non mi
spiegate prima che cavolo sta succedendo! –
- Moderi il linguaggio Potter!- Si stizzì Piton.
- Come ti ho detto Harry, non è facile da
spiegare. Tutto questo non significa che per forza tu e Draco diventiate amici inseparabili… potrebbe succedere, ma non è
questo quello a cui dovete pensare in questo momento. – Draco non mosse un muscolo, Harry storse la bocca in segno di
disgusto. - Sappiate soltanto che quello che vi lega non può essere sciolto da
nessuno. Non è un incantesimo. Sarete sempre più coscienti l’uno dell’animo
dell’altro, sia dei timori che delle gioie, come foste in contatto continuo…
probabilmente finora non è accaduto perché tu Harry ignoravi
questa situazione e perché non metto in dubbio che Draco abbia fatto qualcosa
anche per schermare la sua mente dagli altri oltre che da Piton. – E osservò il biondo che annuiva nervoso.
- Ho solo cercato di proteggermi… non volevo che lui… - Disse il
Serpeverde alquanto a disagio scoccando un’occhiata al professore di Pozioni in
cerca di aiuto.
- La capisco signor Malfoy, lo sapevo, non deve
giustificarsi con me, solo… ora sarà tutto diverso! La vita per voi si
complicherà e non dovrete mai dimenticarlo. -
- Quindi, ora che si fa? – Chiese sfinito e
contrariato il Grifondoro.
- Continuerete la vita di tutti i giorni. Il professor Piton vi
aiuterà, e come ho intuito lo vedrete molto spesso! – E
fece un sorrisetto ai ragazzi.
- Ne verranno ovviamente informati anche gli
altri insegnanti… per quanto riguarda i vostri amici… beh, sta a voi decidere,
ma accettate un consiglio… assicuratevi che siano persone davvero di cui vi
fidate, ricordatevi le parole che vi ho detto solo qualche giorno fa! – Gli occhi puntati sui due ragazzi che annuirono convinti.
– Ora che anche tu Harry sei a conoscenza di tutto, sta a voi decidere cosa
fare del vostro futuro! Noi potremo aiutarvi solo fino ad un certo punto…–.
- Ma ci sono un sacco di cose che non
capisco… - Iniziò Harry deciso a subissare Silente con mille domande. –
Insomma, perché io, perché lui… e soprattutto perché solo ora? – E per la prima
volta da quando erano entrati nello studio si era
rivolto verso Draco con gli occhi carichi di speranza… speranza che almeno quel
ragazzo, che ne sapeva di certo molto più di lui, lo aiutasse a comprendere.
Soprattutto voleva sapere perché aveva tenuta nascosta una cosa dl genere per
tutti quegli anni… persino a Piton… ma in fondo un po’ questo lo capiva…
nemmeno lui sarebbe andato in giro a sbandierare orgoglioso che la sua vita era
legata a quella del suo grande nemico… eppure c’erano
tanti conti che non tornavano…
Silente aveva intuito la richiesta d’aiuto del moretto. – C’è tutto il
tempo per capire Harry, e sono certo che Draco ti spiegherà tutto quello che
vorrai sapere… anche perché d’ora in poi credo passerete molto tempo insieme! –
- Io non ho intenzione di passare le mie giornate con Potter! Già ho
una palla al piede… - Riferendosi a Hermione.
- Palla al piede? Come ti permetti di offenderla, e comunque
sono io che non voglio perdere tempo con te! – Soffiò il Grifondoro.
- Mi dispiace davvero deludervi, ragazzi! - E
con uno schiocco delle dita fece risvegliare Hermione.
I due si bloccarono e stettero in silenzio attendendosi chissà che
cosa.
Hermione nel frattempo non ricordava nulla e fissava il preside in attesa delle sue parole, come non fosse accaduto niente.
- Bene signori – Il preside iniziò a parlare con indifferenza - Vi ho
chiamato perché, vista la vostra particolare situazione, i professori hanno
deciso che finché voi due non verrete separati, tutti
e tre costituirete un gruppo di studio! -
- Che COSA? – Chiesero all’unisono Draco e
Harry.
- E io che centro? – Aggiunse il moro.
- Si signori, abbiamo pensato che dopotutto
alla signorina Granger facesse piacere avere qualcuno della propria casa con
cui studiare… allo stesso tempo pensavamo di aggiungere anche qualcuno di
Serpeverde, ma lascio a lei Signor Malfoy la scelta. Se crederà opportuno avere
qualcuno come compagno di studi, non ha che da comunicarlo al Professor Piton,
che non dubito la saprà consigliare per il meglio…! –
- Ma io non ho bisogno di nessuno! Nemmeno di
vedere Potter più del dovuto! –
- Io non sono d’accordo, a me fa piacere
poter studiare con Harry! – Disse risentita Hermione.
- Figuriamoci se dicevi il contrario! E sia –
Acconsentì a malavoglia - Ma non intendo passare i miei giorni con più
Grifondoro del necessario, intesi? – E scoccò
un’occhiata omicida verso Harry.
- Intesi – Disse gelido l’atro ragazzo che aveva capito all’istante.
- Ottimo! Sembra proprio che abbiamo raggiunto
un accordo! – Silente appariva soddisfatto -. Comunque,
se lei signor Malfoy dovesse cambiare la sua idea, basta che ce lo faccia
sapere… ora potete andare, le lezioni sono già cominciate! -
- Arrivederci! – Dissero insieme i ragazzi mentre uscivano dallo
studio.
- Stasera alle nove! – Aggiunse sibillino Piton.
- Arrivederci! E buona fortuna! – Rispose il
preside.
A quelle parole, Harry e Draco istintivamente si voltarono uno verso
l’atro a guardarsi per poi distogliere immediatamente lo sguardo.
Ne avevano davvero bisogno, pensarono.
La mattinata trascorse in fretta. Hermione e Draco seguirono la
lezione di aritmanzia, mentre Harry e Ron erano a
divinazione con la Cooman.
Così, mentre la professoressa spiegava loro per l’ennesima volta come
si poteva predire l’avvenire solo possedendo l’occhio interiore, i due avevano
intrapreso una fitta conversazione.
- Che cosa Harry? Tu e Malfoy anime affini? Ma lo sai che cosa significa? -
- Credo di si, insomma Silente me lo ha
spiegato a grandi linee… ma sinceramente ancora non capisco… -.
- E’ una cosa fantastica! –
- Che? Ti senti bene Ron? –
- Si, beh insomma, se non si trattasse di Malfoy sarebbe fantastico!
Fred e George me ne parlavano sempre quando ero piccolo, era come una favola
per me sentir parlare di maghi che combattevano fianco a fianco legati dal
destino e inseparabili nella vita e nella morte… Wow, solo a te poteva accadere
una cosa del genere!… Solitamente chi è “segnato”, compie azioni che vengono ricordate per anni, se non addirittura registrate
negli annali… credo proprio che esista un libro che ne parla, o comunque ci
dovrebbero essere raccolte di pergamene sull’argomento! -
- Quindi tu sai tutto sulle anime affini,
vero? – Chiese Harry impaziente e speranzoso all’amico.
- Beh, veramente so solo quello che mi hanno
raccontato i miei fratelli, perlopiù storie, leggende… a dire la verità io non
ho mai letto nulla al riguardo e non conosco nemmeno nessuno che lo abbia
fatto… forse Hermione… dovresti chiedere a lei.-
- Per il momento lasciamo fuori Hermione da questa
storia, ti prego! Ha già i suoi problemi da affrontare e non voglio che
si preoccupi anche per questo! – E spiegò a Ron che Silente aveva addormentato
Hermione prima di parlare a Lui e a Malfoy - E poi io so
già chi ha letto qualcosa sull’argomento…-
- E chi? –.
- Malfoy -.
- Ma se si tratta di Malfoy come farai a non
coinvolgere Hermione? Dovrete pur raccontarle qualcosa o avete
deciso di ignorare la cosa e continuare come nulla fosse? –
- A questo non ho ancora pensato. Non ne ho avuto il tempo e per
quello che ne so… forse Malfoy glielo ha già raccontato. Ma se così non fosse, acqua in bocca per ora… con lui cercherò di parlare
io! -.
- Stai attento Harry! Si tratta comunque di
Malfoy, quello viscido, arrogante e bastardo di sempre… non ti fidare di lui,
nonostante questa storia delle anime affini ricordati che in questi anni ha
sempre cercato di farti del male! –
- Questo lo so Ron. E’ che al momento non so
come comportarmi… se da un lato vorrei mandare tutti al diavolo e dire che
questa delle anime affini è una grande cavolata,
dall’altro sento che voglio sapere, voglio capire perché proprio io e Malfoy
dobbiamo essere legati! Non ti sembra una cosa strana… ha
dell’incredibile!-.
- Appunto! Magari è un trucco di suo padre per poterti catturare.
Prima diventi amico di Draco e poi i Malfoy ti fregano e dopo averti torturato
ti consegnano a Tu Sai Chi…! –.
- Suo padre… in effetti Silente mi ha detto
di stare attento a Lucius Malfoy… però… -
- Però? – Chiese Weasley.
- No, niente! -.
“ Però Silente sembrava così sicuro del fatto che Draco non sia poi
così malvagio come appare!”. Questo tarlo perseguitava
la mente di Harry che non rispose a Ron e rimase per il resto della lezione a
rimuginare su tutto quello che era accaduto negli ultimi giorni. Hermione e
Malfoy, lui e Malfoy… sembrava tutto fatto apposta… oppure erano davvero tutte
coincidenze? Fatto sta che Draco centrava sempre! Che fosse anche quello destino? O si trattava di
una macchinazione come sosteneva Ron?
Harry voleva e doveva saperne di più!
A cena quella sera Malfoy sedeva tra i Grifondoro.
Dopo la scenata isterica di Pansy a colazione, aveva deciso suo malgrado di andare a mischiarsi coi compagni della
mezzosangue per evitare che qualcuno si facesse davvero del male.
“Ho sfuggito di proposito tutto questo per anni…
e adesso per uno stupido incantesimo di Paciock mi ritrovo circondato da tutti
questi Grifondoro. Che strazio!”. Si ripeteva Draco
nella mente, mentre con tranquillità e in silenzio consumava
il proprio pasto seduto accanto a Harry.
Da quando erano entrati in Sala Grande e si erano accomodati al tavolo
dei Grifondoro i due ragazzi non avevano fiatato e non
sembravano aver la minima voglia di farlo. Mentre per Draco la cosa non era
particolarmente strana, visto che si trovava in casa
del nemico, quello che destava maggior interesse era Harry che non era allegro
come al solito e sembrava perso in chissà quali pensieri.
- Harry che cosa hai? - Chiese curioso Seamus meravigliato che Harry
non si stesse sbellicando dalle risate vedendo il naso
di Neville tramutato in pomodoro a causa di un incantesimo sbagliato di Dean
durante la lezione di erbologia.
- Cosa? Oh, niente stavo
solo pensando. –
- Mi sembri strano, ti è forse successo
qualcosa? –
- Eh… no niente… - mentì il ragazzo che da tutto il giorno ripensava a
quella mattina nello studio di Silente e che si chiedeva come sarebbe stato
quella sera nei sotterranei da Piton per la lezione di occlumanzia…
e per di più con Malfoy.
Di una cosa però era grato a quell’insolente viziato: a quanto
sembrava non aveva raccontato niente a Hemione, altrimenti lei gli avrebbe già
fatto mille domande.
- E’ vero Harry, sembri abbattuto, non sarà successo qualcosa a divinazione vero? La Cooman non avrà di nuovo predetto la
tua morte? – Chiese Hermione con tranquillità come se l’argomento fosse
all’ordine del giorno.
A Draco andò il succo di zucca di traverso. Diede un paio di colpi di
tosse e cercò, per quanto possibile, di fare l’indifferente. Ma mentre
continuava a cenare non si volle perdere una sola
parole della conversazione delle due persone che gli sedevano accanto.
- Non ti preoccupare Herm, Tutto apposto! –
- A me non sembra pero! – Insisté la ragazza che aveva intuito il
turbamento dell’amico.
- In effetti la Cooman oggi gli ha detto di
aver visto che entro la fine dell’anno morirà tra dolore e fiamme… e tutto
perché Neville ha fatto cadere una candela e questa a dato fuoco alla tovaglia
del nostro tavolo… per la professoressa questo è stato un inconfondibile segno
del destino! – Aggiunse Ron sogghignando mentre ancora ripensava all’incidente
della mattina.
Draco si strozzò con un biscotto, ma nessuno sembrava aver notato la
causa del suo nervosismo. Nessuno tranne Harry, che si chiedeva cosa mai
potesse pensare ancora di lui Malfoy sentendo anche queste stupide chiacchiere
sulla sua imminente morte.
- Ancora? Ma quella donna non la vuol proprio
finire di dire un sacco di sciocchezze? – Sbottò Hermione indispettita.
- Lo sai come è fatta, ci ho fatto
l’abitudine, ormai non ci faccio più caso… non preoccuparti…davvero! – Disse
determinato Harry.
- Sarà, ma io vi ho detto ancora anni fa di lasciar perdere quella
materia, sono solo fandonie, sciocchezze! -.
E così tra racconti di visioni nefaste e nasi a pomodoro, tra succo di
zucca di traverso e pensieri profondi, la cena dei Grifondoro e di tutti gli
studenti di Hogwarts giungeva al termine e si
avvicinava sempre più l’ora della lezione di occlumanzia.
Alle nove meno dieci Harry, Draco e Hermione si ritrovarono
nell’ingresso della scuola e poi, guidati dal Serpeverde, si incamminarono
verso i sotterranei.
- Come mai anche tu Malfoy devi seguire delle lezioni di occlumanzia? Qualcuno vuole estorcere i tuoi segreti?–
Chiese Hermione curiosa, con la domanda che le frullava nella testa da quando
aveva appreso della novità della serata. Sapeva ormai da anni il perché Harry
dovesse seguire quelle lezioni. Voldemort aveva già una volta
tentato di entrare nella sua mente e per questo il ragazzo doveva di
continuo allenarsi a bloccare le intrusioni altrui nei suoi pensieri. Ma Malfoy perché? Solo perché è il pupillo di Piton?
- Ti ho già detto più di una volta, Granger, di farti gli affari tuoi!
–
- Scusa, ma visto che siamo qua anche noi
meglio che ce lo dici tu, prima che veniamo a scoprire il perché, mentre Piton
legge tra i tuoi pensieri! – Aggiunse la ragazza che ben sapeva, dai racconti
dell’amico, di cosa il professore era in grado di carpire.
Harry e Draco sentirono entrambi un brivido percorrere la loro
schiena. Non ci avevano pensato fino in fondo… se non si fossero impegnati, se
non ci fossero riusciti… un sacco di misteri sarebbero
venuti a galla… poi la medesima domanda affiorò nei loro cervelli… Piton, che fino ad allora sembrava aver
aiutato entrambi, anche se ovviamente spinto da motivazioni differenti, avrebbe
davvero permesso che i loro più profondi segreti uscissero allo scoperto di
fronte all’altro?
Intanto, dopo aver camminato lungo i bui corridoi dei sotterranei,
illuminati solo da delle torce appese alle pareti, giunsero di fronte alla
porta dello studio di Piton.
D’improvviso l’uscio si aprì e apparve il professore con
un’espressione tutt’altro che felice sul viso. – Bene, bene i signori si sono infine degnati di presentarsi… Siete cinque minuti in
ritardo! Ora, silenzio tutti e tre e spicciatevi ad entrare! -.
*
*
*
Continua…
* * * * * * *
Settimo
capitolo!
Allora un
po’ vi ho incuriositi con la storia delle ANIME
AFFINI?
In questo chap vi ho dato una prima spiegazione di che cosa si
tratta… nei capitoli successivi si chiariranno poco a poco i dubbi di tutti i protagonisti…
non senza imprevisti… ^o^ ovviamente!!!!
Grazie a coloro che hanno commentato e a chi continua a leggere la
mia storia!
Capitolo 8 *** 8. Occlumanzia, pozioni e piccole verità ***
Legami Invisibili
Legami
Invisibili
di Lilyan
8. OCCLUMANZIA, POZIONI E PICCOLE
VERITA’
- Sedetevi! –
I tre ragazzi
entrarono nello studio del professor Piton e si accomodarono su tre poltroncine
situate di fronte alla scrivania. L’atmosfera era molto tesa e la luce tenue
che emanava dalle candele non aiutava certo a mettere a proprio agio gli inusuali ospiti.
- Allora… cominciamo! Innanzitutto sarò chiaro con
lei signorina Granger. La sua presenza durante queste lezioni dovrà essere ogni volta cancellata dalla sua memoria... E su
questo non tollererò discussioni! – Aggiunse subito vedendo l’espressione
contrariata assunta da entrambi i Grifondoro.
- Come dicevo, nulla di quello che verrà detto o fatto in questi incontri dovrà uscire da
quella porta, e nonostante la sua buona fede signorina, è stato lo stesso
Silente a chiedermi di preparare questa pozione per
dimenticare. Lei l’assumerà ogni sera, prima di lasciare questa stanza… a meno
che non voglia che io l’addormenti direttamente con un
incantesimo… ma credo che troverà il modo di impiegare in maniera proficua il
tempo che trascorrerà in nostra compagnia! Magari iniziando con il compito di
pozioni che vi ho assegnato per lunedì! – Ementre parlava, accanto alla poltrona di Hermione era apparso un piccolo
tavolo di legno scurissimo su cui risaltavano delle pergamene, una penna e… dei
biscotti con a fianco un bicchiere di latte.
Quella sera Piton era davvero arrabbiato
e la ragazza decise che era meglio non contrariarlo per non peggiorare
la situazione. Hermione annuì e tranquillamente iniziò a dedicarsi al suo
componimento.
- Ora a noi signori! – Lo sguardo del professore
andava ora a Harry ora a Draco con curiosità mista a
ira. – A quanto pare ho sprecato il mio tempo prezioso
con voi due! Dopo tutti questi anni non è ancora entrato nelle vostre teste il
fatto che sia importante saper padroneggiare l’occlumanzia, e quanto
soprattutto per voi sia una cosa fondamentale! Evidentemente con voi dovrò
agire in un altro modo! – Lo sguardo stretto in una sottile fessura.
- Bene, cominceremo dall’inizio, forse così
riuscirete a raggiungere qualche risultato. In queste serate in cui ci incontreremo quindi, vi cimenterete a preparare delle
pozioni! – Concluse con un ghigno sulla bocca.
- Pozioni? – Dissero in coro i due ragazzi stupiti
da quell’affermazione.
- Si, signori. Pozioni! Qualcosa in contrario? -
- Ma che centrano le
pozioni con l’occlumanzia? – Sbottò Harry che non riuscì a trattenere la sua
curiosità e il disappunto.
- Quante volte le ho detto
Potter che quando si rivolge a me deve chiamarmi signore o professor Piton? -
- Si, mi scusi signore, però… che cosa centrano le
lezioni di occlumanzia con le pozioni? -
- Il solito, Potter! Mi chiedo se lei abbia mai
ascoltato veramente una delle mie lezioni di Pozioni! E…
Signorina Granger, abbassi subito quella mano, non siamo in classe e no, lei
non deve rispondere… ritorni al suo compito e si ricordi che per NESSUN motivo
dovrà interrompere o interferire con queste lezioni! Siamo intesi? –
- Si signore… - Disse la
Grifondoro delusa tornado sulle sue pergamene.
- Allora dove ero rimasto… ah si, pozioni! Come ben
sapete, o dovreste sapere, non esiste solo la lettura del pensiero per carpire
a qualcuno un qualsiasi segreto. Esistono infatti
molte pozioni che hanno questo scopo e tra queste ve ne sono alcune davvero
difficili da riconoscere, se non una volta ingerite. Lo scopo di questi
incontri, almeno inizialmente, sarà proprio quello di farvi preparare delle
pozioni, così da impararne tutti i segreti… e alla fine di ogni
serata le testerete personalmente per verificarne gli effetti e poterle poi col
tempo riconoscere -.
Harry e Draco stavano fissando con orrore Piton,
che dall’altra parte del tavolo sembrava divertito da quella buffa situazione.
Entrambi pensavano che il professore fosse impazzito…
magari avrebbe anche provato a far bere loro del veleno per verificare se
sapevano o meno riconoscerlo!
- Quindi, se non ci sono ulteriori
dubbi, possiamo cominciare! Per qualcuno potrà sembrare molto semplice – E scrutò con occhi inespressivi Draco – Ma di sicuro a qualcun
altro non potrà che giovare un ripasso della mia materia! Vero Potter! -
- Si, signore – Disse mestamente Harry.
- Perfetto. Questa sera allora inizieremo con un
delle pozioni più semplici: il veritaserum!
Sebbene sia una pozione facile da preparare, si tratta comunque
di una delle più difficili da riconoscere, se qualcuno volesse farvela
ingerire. Quindi… Signor Malfoy, scriva su una pergamena
tutti gli ingredienti e le dosi necessarie; lei Potter lo preparerà. Le
raccomando precisione e attenzione! Si ricordi che poi dovrà berla! Ah, le
consiglio di tenerlo d’occhio Malfoy! -
Detto questo, Piton si sedette sulla sua poltrona
di velluto bordeaux e prese dal tavolo un grosso e polveroso libro. Aprì il
tomo dove già era posizionato un segnalibro e iniziò
la lettura voltando quasi le spalle ai due ragazzi che aveva appena
terrorizzato.
Draco, dopo un istante di perplessità, iniziò a
scrivere gli ingredienti su una pergamena e questi apparvero su di un tavolino,
mano a mano che l’elenco veniva completato. Lì a
fianco intanto era apparso anche un calderone, e tutto ora
era pronto per iniziare.
Harry pesava, tagliava e dosava ingredienti sotto
lo sguardo attento e critico di Draco, che non gliene lasciava passare una!
- Non così, Potter! Quelle radici vanno tagliate
più sottili… no il coltello non si impugna a quel
modo… lascia, ti faccio vedere! – Draco prese la lama dalle mani di Harry e
iniziò ad affettare i tuberi con precisione maniacale.
Se qualcuno si fosse preso la briga di misurarli,
probabilmente avrebbe scoperto che tutti quei pezzettini avevano lo stesso
spessore!
- Fantastico! – Si lasciò sfuggire Harry
nell’ammirare l’accuratezza con cui Draco lavorava. Non ci aveva mai fatto
caso, ma ora capiva perché fosse il migliore in quella materia! Però, nel vedere un sorrisetto appena accennato sulle labbra
del Serpeverde, si pentì subito di quell’esclamazione!
- Ho capito, Malfoy! Dai qui il coltello, adesso
continuo io! -
Da quel momento, Harry ci mise
estrema attenzione e cura, come volesse dimostrare che anche lui era
all’altezza. Piton sembrava
continuare ad ignorarli, mentre Hermione di tanto in tanto alzava gli occhi
verso di loro e la scena che le si presentava ogni
volta di fronte agli occhi la faceva sorridere.
- Attento! Questo e l’ultimo ingrediente, Potter.
Aggiungilo molto lentamente! – Disse Draco apprensivo.
- Lo so bene Malfoy! Se
però continui ad assillarmi così allora sì che sbaglio… lasciami fare! -.
- Va bene, ma fai attenzione! -
- Uff… piantala! – E Harry versò nel calderone l’ultima sostanza.
- Bene, adesso abbiamo proprio finito! Professor
Piton… Il veritaserum è pronto! – Disse Draco per richiamare l’attenzione del
professore ancora assorto nella sua lettura.
L’insegnante alzò gli occhi verso i due studenti.
Con molta lentezza chiuse il volume, lo appoggiò al suo posto, e piano si
avvicinò a loro senza dire una sola parola.
Giunto di fronte al calderone, vi
immerse la punta dell’indice e sollevandola verso il proprio viso la
annusò.
- Molto bene! Sembra proprio che abbiate fatto un
buon lavoro. Complimenti, Potter, forse c’è ancora una speranza che lei possa
imparare qualcosa della mia materia… immagino che il
merito sia tutto del signor Malfoy, deve essere un insegnate a lei più
congeniale del sottoscritto! -
I due arrossirono.
Piton allora estrasse la bacchetta dalla tunica e
con un leggero tocco fece apparire sul tavolo due bicchieri di scintillante
cristallo. Li prese e li immerse entrambi brevemente nella pozione, così da
raccoglierne alcune gocce in ognuno.
- Ora, bevete! – Disse guardando divertito i due
giovani che lo fissavano sgomenti.
- Ma io non credevo… -
Iniziò Malfoy, che cominciava a perdere il suo solito autocontrollo.
- Non vorrà davvero che noi lo beviamo,
signore? -
- Mi sembrava di essere stato abbastanza chiaro!
Ora che avete preparato la pozione, e devo aggiungere in maniera eccellente,
come anticipato la proverete su voi stessi! Non preoccupatevi, la dose è
minima, l’effetto svanirà nel giro di pochi minuti. Allora, siete pronti? -
Hermione dal suo tavolino aveva drizzato le
orecchie per ascoltare quello che il professore aveva in mente… lo sapeva
benissimo che tra pochi minuti avrebbe scordato ogni cosa che quei due
avrebbero detto, ma la curiosità era troppa e poi, voleva essere certa che
Piton non facesse qualche brutto scherzo a Harry.
Harry si stava contorcendo le mani per il nervoso.
Chissà che cosa avrebbe detto e che cosa Piton o Malfoy gli avrebbero
chiesto.
Draco non stava certo meglio. Sudava freddo e non
riusciva a capire a cosa tutto questo avrebbe portato
o sarebbe servito!
Esortati nuovamente dal professore, Harry e Draco
allungarono contemporaneamente la mano per prendere un bicchiere. Afferrato il
rispettivo calice i due si guardarono per un istante
come per un tacito accordo e poi, nel medesimo istante, trangugiarono
l’intruglio.
- Molto bene, signori! Che
cosa vi sentite? Nulla suppongo, visto che il veritaserum non ha effetti
facilmente percepibili… ma ora prego, credo che avrete
di certo entrambi qualcosa da chiedervi, vero? – Piton li osservava
compiaciuto. Ora Harry e Draco erano lì, uno di fronte all’altro, senza
possibilità di fuga, entrambi con un punto debole e un’arma a propria
disposizione… voleva vedere le loro reazioni, i loro dubbi e rancori repressi…
sapere se erano davvero anime affini e se avrebbero saputo in futuro sfruttare
a loro favore questo difficile dono.
Harry aveva un sacco di domande che gli frullavano
per la testa e che avrebbe voluto fare a Draco. Alcune troppo importanti per spiattellarle lì davanti a Piton, altre che forse
sarebbero suonate troppo stupide in quel contesto… una però era fissa nella sua
mente da quando aveva scoperto chi erano i mangiamorte e che cosa facevano…
Anche Draco aveva nella testa un sacco di quesiti, a cui
bene o male in questi anni aveva cercato di rispondere, purtroppo da solo, una
volta scoperto che loro due erano anime affini… eppure in quel momento non vi
era davvero qualcosa che voleva chiedere a Harry, solo desiderava la
possibilità di capire meglio chi aveva di fronte.
- Capisco… - Iniziò a parlare Piton sorpreso più
che mai dai loro prolungati silenzi. – Per questa volta vi aiuterò
io... –Aggiunse senza nascondere un ghigno soddisfatto.
Il Grifondoro e il Serpeverde si scambiarono
un’occhiata piena di timore e di comprensione e poi si rimisero al volere
dell’insegnante.
- Cominciamo da lei signor Potter! Mi dica… che
cosa odia tanto in Malfoy e cosa invece ammira in lui,
se mai c’è qualcosa? -
Harry impallidì.
Si fece forza per non parlare e per ricacciare in
gola quelle parole che, sentiva, stavano per sgorgare dalla sua bocca senza
alcun controllo.
- Odio il fatto che sia
così cinico e senza scrupoli, perfido e arrogante! Odio il
modo in cui si comporta quotidianamente, come se tutti quelli che lo circondano
fossero persone indegne e inferiori. Odio Suo padre…- E qui fece una pausa per guardare con la coda dell’occhio
l’espressione dell’altro ragazzo. Ma Malfoy sembrava
impassibile. - … il fatto che sia un mangiamorte e che abbia compiuto molti
delitti… odio il fatto che anche Draco sicuramente sta
facendo di tutto per essere altrettanto odioso e spietato… ma in fondo non ha
mai fatto veramente del male a qualcuno, se non con le parole! -
- Bene Potter, sento che ha molte argomentazioni,
avremo modo di approfondirle di certo, ma ora risponda
alla seconda domanda… c’è qualcosa che ammira o che apprezza in Malfoy? -
Il colorito di Harry assunse una tonalità più
rosata quando la consapevolezza di quello che stava per dire lo raggiunse. –
Io… beh… ammiro la sua determinazione nel perseguire le proprie idee, anche se
non le condivido, e il fatto che sembra sapere ciò che vuole dalla propria
vita… mentre io non so nemmeno cosa farò domani. Apprezzo la sua disciplina e il
suo impegno nello studio, di certo è il migliore in pozioni, ma eccelle in
numerose altre materie. Ha un carattere forte e sa farsi ascoltare dagli altri,
anche se non capisco ancora se si comporta in modo così freddo e distaccato con
tutti per difendersi o perché davvero non ha interesse a stringere legami con
chi gli sta attorno -. Ora il viso di Harry era decisamente
rosso. Nemmeno lui avrebbe pensato di dire mai quelle cose ad una delle persone
che più odiava al mondo.
- Molto bene, davvero interessante! – Sogghignò
Piton. – Ora è il suo turno signor Malfoy… cominciamo,
che cosa odia in Potter? -.
- Bella domanda… - Iniziò il Serpeverde che
sembrava quasi sorridere. – In realtà ci sono molte cose che non sopporto di
Potter, ma… non credo di poter parlare di odio…non più
almeno! – Harry trasalì a quelle poche parole. Draco non lo odiava?
Impossibile!
- Forse all’inizio, quando ho capito che non
potevamo essere compagni, amici, allora sì ho odiato Potter. Tutto in lui mi
dava fastidio, il fatto che fosse sempre al centro
dell’attenzione, che tutti lo guardassero come un eroe, come chi aveva
salvato il mondo… ma la verità era che nemmeno lui sapeva di aver fatto
qualcosa di così grande, non sapeva come ci era riuscito, eppure tutti lo
trattavano e lo trattano ancora come un privilegiato. Col tempo ho però capito
che non è tutto oro quello che luccica… tutta la sua popolarità non ha fatto
che procurargli guai e sofferenze e la responsabilità di avere quella cicatrice
sulla fronte è aumentata ogni anno di più… e chissà
dove lo porterà. Col tempo, quindi, l’odio si è trasformato in incompatibilità,
in consapevolezza che nonostante io fossi a conoscenza del nostro legame, non
ci sarebbe mai stato modo di rimediare e ricominciare
da capo. Ho capito che siamo troppo diversi. Non sopporto il suo atteggiamento
da eterna vittima… sono passati sette anni dall’inizio della scuola, ha
affrontato un sacco di nemici sconfiggendoli… eppure non è in grado di prendere
in mano la propria vita, di decidere per sé e per gli altri, è eternamente
insicuro e impacciato e si accompagna sempre con degli inetti! Ha le
potenzialità per essere un grande mago e sembra che
questo non gli importi e non fa il minimo sforzo per migliorare. Probabilmente
essere trattato da privilegiato gli ha fatto abbassare la guardia, quando
invece proprio per la sua posizione dovrebbe essere sempre all’erta! -
- Ok signor Malfoypenso abbia detto a
sufficienza, c’è qualcosa che vuole dire su qualche qualità che ritiene
positiva in Potter? –
Piton poteva in parte capire i sentimenti del suo
diletto studente. Per tutti quegli anni aveva tenuto per sé il fatto che fosse
proprio Potter la sua anima affine, e probabilmente doveva aver combattuto a
lungo con il proprio orgoglio per accettare che fosse proprio lui e che per
varie vicissitudini non potessero essere ne amici ne
compagni di casa come di solito accade in questi casi.
Draco arrossì impercettibilmente. Gli costava, dire
certe cose. Lui era un Malfoy dopotutto, doveva mantenere un certo contegno, ma
la pozione, per quanto in minima dose, stava portando alle sue labbra parole
che non avrebbe mai immaginato di dire a Harry.
- Ammiro il coraggio di Potter, la sua propensione
ad infrangere le regole, la sua astuzia… se non fosse un Grifondoro… sarebbe un
perfetto Serpeverde, ma credo che questo lui lo sappia
già! – Draco guardò Harry e questi per la seconda volta rimase
colpito dalle parole di Draco. Ebbe quasi l’impressione che lui sapesse che per un soffio non era stato smistato a
Serpeverde…
- E’ il miglior giocatore di Quidditch qui ad Hogwarts e invidio il modo in cui sa volare. Inoltre…
nonostante non mi piacciano i suoi amici… devo ammettere che è fortunato ad
avere accanto delle persone che sono disposte sempre e comunque
ad aiutarlo e ad appoggiarlo… immagino sia bello, vero? – continuò Draco che
ora non parlava più rivolto verso l’insegnante, ma fissava insistentemente
Harry come volesse una risposta da lui. E il moro lo osservava a sua volta in quegli occhi di
ghiaccio che ora non sembravano più tanto freddi.
Hermione aveva assistito a tutto. Nessuno stava
badando a lei e in quel momento lasciò che una lacrima scendesse lungo la sua
guancia e scivolasse a terra. Si era commossa ascoltando i due ragazzi. Ora
poteva capire. Ora vedeva chiaramente chi aveva di fronte. Quei due erano molto
simili anche se all’apparenza non sembrava. Erano entrambi soli! Soli
nell’animo. Nessuno, ne lei ne Ron erano mai riusciti
a capire fino in fondo Harry, ne lui aveva dato loro l’opportunità di farlo.
Erano tutti e tre molto legati, ma Harry era sempre rimasto un po’ in disparte,
distaccato, come se fosse in qualche modo distante dal loro mondo e dalle loro
vite. Draco sembrava molto simile per molti aspetti. Circondato sempre da
numerosi Serpeverde sedicenti amici, ma nessuno davvero legato a lui da affetto
fraterno, ne lui aveva mai dato modo di supporre che
qualcuno di quei leccapiedi fosse per lui qualcosa di più che un semplice
compagno di scuola da dover per forza sopportare.
I pensieri di Hermione vennero però interrotti
dalla voce di Piton che iniziò a parlare.
- Credo che per questa sera possa bastare… immagino
che se vorrete avrete molte cose di cui parlare quindi… ci vediamo la settimana
prossima stesso giorno, stessa ora! Ah, quasi dimenticavo… signorina Granger, qui
c’è la sua pozione! – Piton allungò alla ragazza un bicchiere che conteneva un
liquido verde intenso, il cui aspetto non era di certo
rassicurante. Hermione lo afferrò e con faccia schifata stava avvicinando il
bicchiere alle labbra.
- Professore, per favore, non si potrebbe trovare
un’altra soluzione? Hermione non dirà mai nulla… - Harry
voleva cercare di aiutare l’amica. Non voleva che dimenticasse… a lungo andare poi, chissà che effetti avrebbe avuto sul suo
equilibrio psichico avere tutti quei vuoti nella propria memoria!
- Signor Potter, ho già detto come stanno le cose!
Lo stesso Silente mi ha chiesto di preparare questa pozione per la signorina
Granger! L’unica alternativa è quella che vi ho già
preannunciato e non credo sia da prendere in considerazione, nell’interesse di
Hermione. Non accetto intromissioni da parte di
nessuno, intesi? Quindi se adesso lei vuole bere la
sua pozione, poi potremo tutti andare a dormire. -
Si erano fatte le dieci e mezza
e Hermione, a malincuore bevve dal calice la pozione per dimenticare. Fu un
attimo e l’ultima ora svanì dai suoi ricordi. Sapeva perché era lì, sapeva di
aver bevuto qualcosa per scordare tutto, ma poi più nulla.
Le si strinse il cuore.
La sensazione che provava era estremamente
triste, ma sapeva che era il prezzo da pagare per quello che stavano passando,
quindi fece finta di nulla e sorrise quando Harry le chiese se andava tutto
bene.
- Sì, tutto a posto, però ora andiamo che ho molto
sonno! – Disse Hermione.
I tre ragazzi si congedarono quindi da Piton e
andarono tutti a dormire.
Quella notte due giovani rimasero a lungo svegli a
riflettere su quello che era accaduto quella sera nei sotterranei.
Il mattino successivo Hermione volle
a tutti i costi attendere Harry prima di entrare in Sala Grande per la
colazione. Gli aveva promesso di prestargli il compito di pozioni che a quanto
pareva aveva scritto la sera precedente, ma di cui lei non si ricordava
affatto.
Draco, stremato dalle chiacchiere e dall’insistenza
della ragazza, aveva infine accettato di aspettare Potter fuori
dal salone e quando infine lo vide scendere dalle scale ne fu più che
sollevato.
- Buongiorno Harry! Tutto bene questa mattina? –
Disse allegramente Hermione.
- Buongiorno! Si tutto
bene, ma voi perché non siete ancora entrati? Non avrete già fatto colazione? –
- No Potter, la signorina ha voluto a tutti i costi
aspettarti qui fuori e non ti dico che mal di testa mi è venuto ad ascoltarla!
Non so come fai a sopportarla! Quando si mette in
testa qualcosa è … -
- … cocciuta come un mulo! – Dissero insieme i due
ragazzi.
Harry scoppiò a ridere vedendo la faccia
contrariata di Hermione.
Ma la cosa più sorprendente fu che anche Draco aveva
iniziato a ridere di gusto per la scena che si era creata.
- Così Hermione ti ha fatto venire mal di testa? –
Continuò Harry tra una risata e l’altra e incurante del broncio dell’amica. –
Strano che non sia successo prima! -
- Dici che dovrei preoccuparmi? – Continuò Draco
sempre ridendo.
- Non saprei… in fondo non è
pericolosa se presa a piccole dosi… ahio! – Harry si prese uno scappellotto
dalla ragazza che non ci stava a farsi deridere a quel
modo e proprio davanti a Malfoy.
- Adesso basta voi due bambini! Vi siete divertiti
abbastanza, ora andiamo a mangiare… ah Harry, visto che
ti avevo aspettato per darti questo – E fece intravedere nella sua borsa la
pergamena col compito di pozioni – Forse ho cambiato idea! -
- No dai, Herm, lo sai che
stavo scherzando! Perché te la prendi sempre, non
intendevo offenderti. E’ che è troppo buffo sentire Malfoy che dice che gli fai
venire l’emicrania!-
- Sono contenta che vi siate divertiti. Adesso
possiamo andare a fare colazione? –
- Si signora!-Concluse Harry sorridendo.
- Finalmente! – Aggiunse senza malizia il
Serpeverde.
Fecero alcuni passi verso il portone della sala,
quando Draco si fermò di colpo.
- Vi consiglio di non prendere il tè questa
mattina! -
- Perché? – Chiesero in
coro gli altri due.
Draco astrasse allora dalla tasca della sua divisa
una boccetta di vetro che conteneva un liquido trasparente. Harry intuì al volo
di cosa potesse trattarsi e chiese: - Ma come diavolo
hai fatto? –.
- Come ha fatto cosa, volete spiegarmi? -
- Niente di più semplice Potter! E
per di più sotto il tuo naso. Pensavo te ne fossi
accorto, ma mi sbagliavo! –
- Non intenderai fare quello che penso, vero? –
Disse Harry cercando di mantenersi serio, ma con una luce divertita negli occhi
già pregustando quello che poteva accadere.
- Fare cosa? – Chiese insistente Hermione che non
capiva nulla di quello che stavano dicendo quei due.
-Certo che
sì! E ringrazia che vi ho avvisati prima! – Aggiunse
con un ghigno Draco prima di schioccare le dita e far sparire nel nulla
l’ampolla di vetro.
Harry sorrise.
Hermione si stava spazientendo. – Allora volete
spiegarmi, si o no! –
- Te ne accorgerai tu
stessa molto presto Herm! Ora andiamo a tavola, ricorda però quello che ha
detto Malfoy.. non bere per nessun motivo il tè, mi
raccomando! -
Detto questo i tre varcarono la porta della Sala
Grande.
*
*
*
Continua…
* * * * * *
SCUSATEMI!!!!
Chiedo scusa immensamente a tutti per l’enorme
ritardo con cui aggiorno la mia fanfiction, ma il PC mi si è rotto e, dopo aver
cercato in tutti i modi di farlo aggiustare, ho dovuto comprarne uno nuovo.
Eccomi quindi qui, dopo lunga
attesa e dopo aver recuperato il resto della storia già scritta, con l’ottavo
capitolo. Se la sfiga non mi perseguiterà, penso
che da ora in poi non dovrebbero esserci altri problemi!!! ^_^’
Se ben ricordo, devo rispondere a
una domanda che in molti mi avete posto: Il pairing della mia storia!
Vi posso solo anticipare che no, NON si tratta di una Harry/Draco! Questa almeno non era la mia idea quando ho
iniziato a scrivere questa ff. Per il resto non posso
e non voglio dirvi nulla. Il fatto è che nella mia mente ci sono un sacco di idee che prendono forma a poco a poco e nulla è ancora
definitivo. L’unica cosa di cui sono certa è il finale a cui capitolo dopo
capitolo cercherò di arrivare.
Sperando
che questa lacuna non vi impedisca di leggere la mia
storia, torno al pc e mi metto a scrivere il capitolo
9… vi saluto ringraziandovi e chiedendo ancora un milione di volte scusa per
questo contrattempo!!!
Capitolo 9 *** 9. Confusione fa rima con... punizione? ***
Legami Invisibili
Legami Invisibili
di Lilyan
9.
Confusione fa rima con… punizione?
I tre ragazzi entrarono in Sala Grande per la
colazione aspettandosi già di vedere una gran confusione e di sentire un gran
baccano per via di quello che aveva appena fatto Malfoy.
In effetti a Harry non era sembrata poi così brutta l’idea di
far bere ai compagni un po’ di veritaserum per farsi quattro risate. Considerato poi che una piccola fiala sarebbe dovuta bastare per il
tè dell’intera scolaresca. Malfoy dal canto suo era più che soddisfatto
della subdola idea che gli era balenata in mente mentre la sera prima
preparavano la pozione nello studio di Piton. Hermione infine, dopo i primi
brontolii e i tentativi di riportare alla ragione i due ragazzi, si era fatta
contagiare dalla curiosità di vedere l’effetto che quel liquido incolore
avrebbe fatto su tutti i loro compagni…
… Peccato che quando entrarono nella sala, tutto
era così… NORMALE!
Sembrava proprio che nulla fosse accaduto, e tutti
quanti si comportavano come al solito. A quella scena
inaspettata i tre ragazzi si fermarono sulla soglia della sala e per un istante
si guardarono attorno decisamente spaesati, come chi
si trova in un posto dove non dovrebbe essere.
- Che cosa è successo? –
Chiese Hermione curiosa e anche un po’ delusa.
- Non lo so ma sembra proprio che non abbia
funzionato… sicuro Malfoy che non fosse troppo poco per tutto quel tè? –
- Sono certo sì! Il veritaserum ha effetti anche in
dosi piccolissime, non produce gli effetti che ci si aspetta di solito, ma doveva
comunque provocare delle reazioni… - Concluse Draco
che era altrettanto confuso.
- Credo che sia meglio andare a fare colazione, ci
stanno già osservando in troppi qui fermi sulla porta – Disse
Harry che si sentiva un po’ a disagio con tutti quegli occhi puntati addosso.
- Hai ragione – Aggiunse Hermione che poi guardando
entrambi i suoi accompagnatori aggiunse – Grifondoro o
Serpeverde? –
- Non guardate me! – Disse il biondo – Per oggi
decidete voi… - aggiunse distrattamente, assorto nei suoi pensieri ancora
incredulo che il suo scherzo non avesse funzionato.
- Io dico Grifondoro! – Si affrettò a dire il moro.
- Harry, su non essere egoista, sono già due volte
che mangiamo al nostro tavolo.. credo che anche lui
abbia voglia di stare un po’ con i suoi amici – E lo strattonò indicando Draco
che non sembrava nemmeno ascoltarli.
- E va bene, ma se quella cretina della Parkinson
prova solo ad avvicinarsi o a dire qualcosa di troppo, non rispondo
delle mie azioni, te lo giuro! –
- Non ti preoccupare Potter, non farà nulla del
genere o se la vedrà con me – E detto questo Draco si incamminò
verso il tavolo della sua casa seguito da Hermione e da Harry che non intendeva
lasciare sola l’amica con tutti i Serpeverde.
La colazione era quasi giunta al termine quando dal
tavolo dei professori iniziò ad alzarsi un brusio
inusuale che a poco a poco cresceva di volume fino ad arrivare alle orecchie
degli studenti più vicini.
Harry e Draco, come se si immaginassero
già cosa stesse accadendo, si voltarono uno verso l’altro e si guardarono a dir
poco spaventati. La reazione di entrambi fu di rimettersi a guardare ognuno il
proprio piatto sperando di mimetizzarsi in mezzo a tutti gli altri affinché
nessuno facesse caso a loro.
- Minerva, non puoi davvero credere a quello che
dice quella spostata di Sibilla! – Disse la professoressa Sprite a voce più
alta del normale ma non trattenendo un sorrisetto beffardo.
- Ho sempre dubitato delle parole di Sibilla, ma
adesso che mi ha fatto notare che tu parli sempre male di come io mi vesto… beh in fondo non ha tutti i torti, forse sono
stata troppo buona in tutti questi anni a non farti mai pesare il fatto che
sembri una vecchia radice rinsecchita, a forza di stare in mezzo a tutte quelle
piante! –
- Ma come ti permetti, tu
che sembri uno spaventapasseri con quegli abiti che risalgono di certo al
medioevo! –
- Signore, un po’ di controllo di fronte agli
studenti… - Disse il professor Vitius cercando di calmare le colleghe - … e poi
professoressa Sprite la devo contraddire, nel medioevo non si usavano certo
quel tipo di abiti… troppo bizzarri… forse nel
rinascimento e soprattutto quei colori… se non sbaglio erano segno indicativo
dei vampiri di stanza in Normandia a quel tempo… -.
- Vogliamo smetterla di parlare dei miei vestiti? –
Urlò la McGrannit al limite della sopportazione. –
Proprio da due mummie come voi vengono queste
critiche! -. E scocciata si alzò dalla tavola per
andarsene.
Silente se la rideva sotto i baffi senza parlare e
nello stesso tempo Piton guardava gli altri professori con circospezione.
Il professore di pozioni non riusciva a capire cosa stesse accadendo, sembravano tutti impazziti, ma non ne
percepiva la causa. Decise che dopotutto non gliene importava poi tanto se quei
vecchi strampalati stessero andando di testa, finchè
non lo coinvolgevano nei loro deliri insensati.
Poi fu un istante.
Prese la sua tazza di tè e la avvicinò alla bocca
per berne un sorso, quando un’occhiata dardeggiante andò a cercare i due nemici
per eccellenza ad Hogwarts: Draco Malfoy e Harry
Potter.
I due quasi sentissero le
fiamme che sarebbero potute uscire da quegli occhi si voltarono all’istante e
videro la pura rabbia scaturire dal volto di Piton.
- Cazzo ha capito tutto! – Bofonchiò Draco
facendosi sentire solo da Harry che nel frattempo era sobbalzato sulla panca.
- Ma come cavolo hai fatto
a sbagliare? Insomma, proprio nel tè dei professori dovevi far finire il
veritaserum? – Gli bisbigliò Harry a un orecchio
mentre anche lui non distoglieva lo sguardo da Piton che ancora li stava fissando.
- Potter non è colpa mia, non c’è il nome sulle
teiere – Cercò di difendersi per quanto poteva il
Serpeverde. – E poi di solito i professori sono i
primi ad essere serviti, non potevo sapere che quel tè sarebbe arrivato a loro!
–
- Lo sai che significa vero? Il fatto che Piton
abbia scoperto tutto, intendo! -.
- Non farmici pensare… l’inferno a confronto
sembrerà un piacevole posto per trascorrere le vacanze! – E
guardò dritto il Grifondoro negli occhi.
- Siamo nei guai vero? –
- Non immagini nemmeno quanto… se conosco bene Piton non ce la caveremo in fretta. –
- Un momento… però la colpa è tua, sei tu che hai
avuto questa stupida idea! –
- E tu però non hai
obiettato più di tanto! –
- Ma TU hai messo il
veritaserum nel tè! –
- E credi che Piton darà
la colpa solo a me? Come minimo in questo momento starà pensando che l’idea è stata tua… e potrei anche lasciarglielo credere… ma di
certo la Granger racconterà tutto, non appena ci chiameranno per le spiegazioni
di rito… quindi rassegnati Potter… siamo nella stessa barca! –
Harry abbassò lo sguardo nel suo piatto rassegnato
a passare i peggiori giorni ad Hogwarts della sua
vita. Probabilmente sarebbero stai più brutti delle
giornate che era costretto tutte le estati a trascorrere con gli zii a Privet
Drive a subire le angherie di Dudley e ad essere calcolato come un piccolo
delinquente senza la minima importanza. Piton sarebbe stato
spietato, non aveva alcun dubbio.
Draco allo stesso modo era terrorizzato. Conosceva
bene Piton e conosceva quello sguardo… nonprometteva nulla di buono, anzi!
- Allora Severus, non hai ancora
detto niente questa mattina – Lo distrasse la Cooman.
- Lascia stare Sibilla, non sai quello che dici… e
anzi, meglio che chiudi il becco prima di dire
qualcosa che non vorresti! -.
- E che cosa non vorrei
dire? Vuoi che non parli di te… forse? -.
Piton era sbiancato.
- Sibilla, ora basta. Tu non sai, è stato messo
qualcosa nel tè che vi fa comportare tutti a questo
modo, credo sia veritaserum… ora cerca di controllarti mentre vado nel mio
studio a prendere una pozione per rimettere le cose a posto -. E Piton si alzò dal tavolo dei professori diretto verso
l’uscita.
- Non mi vorrai lasciare qui da
sola, VERO CUCCIOLOTTO!? – Urlò la Cooman in direzione del professore.
A quelle parole tutti si voltarono a guardare
Piton, professori e studenti erano curiosi di vedere la reazione del mago.
- Ma sei impazzita! –
Sibilò adirato Piton a pochi centimetri dal volto della Cooman. Era di colpo
ritornato al suo posto. – Ma ti rendi conto? – ora il
suo volto rasentava il porpora.
- Se tu mi lasci qui da sola
io racconto tutto! – Ridacchiò tutta contenta come una bambinetta, sapendo di
aver colpito il segno.
La loro conversazione fu però bruscamente
interrotta.
Anche tra alcuni studenti si stavano manifestando gli
stessi sintomi ed avevano iniziato persino a volare degli incantesimi scagliati
qua e là e senza il minimo controllo.
La situazione ormai stava degenerando. Quasi tutti i professori stavano litigando fra loro e anche tra gli
studenti era in corso una vera e propria battaglia. A quanto pareva il
tè incriminato era finito anche al tavolo dei Tassorosso e tra qualche
Grifondoro che avevano iniziato a raccontare tutto quello che passava loro per
la testa… provocando non sempre le migliori reazioni.
Silente solo allora decise di intervenire e con un
colpo di bacchetta fece terminare tutta quella confusione. Molti non si
rendevano conto di cosa era accaduto. Altri presero a gridare istericamente per
ciò che avevano appena detto o fatto. Madama Chips fu immediatamente allertata
e molti finirono in infermeria per usufruire delle sue cure.
Chi sembrava non aver risentito degli effetti della
pozione fu invitato a tornare alle proprie occupazioni
e alle proprie lezioni.
L’ordine era stato ripristinato.
Qualche minuto dopo nello studio di Silente…
- E’ inammissibile quello che è successo! -.
- Su su, non esageriamo! Non è accaduto nulla di irreparabile… e devo ammettere che da molti anni la Sala
Grande di Hogwarts non era stata così animata! –
- Non dirà sul serio, vero Silente? Ha visto anche
lei, alcuni ragazzi sono finiti addirittura in infermeria per le conseguenze
degli incantesimi che si sono scagliati contro. Non possono passarla liscia
questa volta! -.
- Non ti agitare Severus o ti farà male! – Disse
Silente con estrema calma a Piton che aveva ormai gli occhi fuori
dalle orbite per il nervoso.
- Io non mi agito, solo che so benissimo che si è
trattato di Potter e Malfoy, e anche se non ci sono prove, solo loro potevano avere del veritaserum, visto che glielo ho fatto
preparare proprio ieri sera… -
- Ah, allora anche tu sei un loro complice! – Disse
divertito il preside.
- Non sto scherzando! Dopo un solo giorno già combinano questi guai, figuriamoci tra qualche tempo. La
cattiva influenza di Potter ha già fatto effetto su Draco! E’ stato un male
raccontargli tutto e sperare di farli andare d’accordo! –
- Non esagerare Severus, dopotutto mi pare che
Malfoy non sia poi un gran santo… ma forse ti devo dare ragione sul fatto che quei due insieme saranno difficili da gestire! A quanto
sembra, sul fatto di combinare guai e infrangere le regole sono in perfetta
sintonia! –.
- Già, visto che è stato proprio il signor Malfoy a
fare quel bello scherzetto a tutta la scuola! – Disse la professoressa
McGrannit che stava appunto entrando nello studio del Preside con la sua tunica
verde bottiglia che svolazzava qua e là per il passo affrettato.
- Come fai a dire una cosa del genere? – Chiese
alterato Piton.
- Perché l’ho visto io far sparire dalle sue mani
un’ampolla di cristallo mentre mi recavo a colazione.
Non dubito che vi fosse contenuto proprio il
veritaserum! – Disse soddisfatta di smascherare una volta tanto il prediletto
del professore di pozioni.
Piton tacque davanti a quelle parole, invece
Silente sembrava sempre più divertito.
- Bene, Minerva, come stanno i ragazzi in
infermeria? – Chiese il preside.
- Sembra tutto a posto. Da quello che ha detto
Madama Chips, sono tornati quasi tutti a lezione e gli ultimi lo potranno fare
dopo pranzo! -
- Molto bene, allora possiamo tornare anche noi ai
nostri doveri! Mi raccomando Severus, non essere troppo duro con quei due
ragazzi… pensa al nostro piano, potresti rovinare
tutto! – Silente sorrise benevolo verso il professore.
- Già, non possiamo permetterci nessun errore, ora
che finalmente tutto sembra andare per il verso giusto! – Aggiunse la McGrannit
guardando severa il collega.
- E sia… - Concesse non proprio soddisfatto - Non
approvo i vostri metodi, ma sì… non sarò troppo duro e non li punirò, ma devono
imparare che non si può giocare così con le pozioni e con le persone… o sì
questo lo impareranno! –
- Sono ragazzi, Severus! Ricordati che anche tu sei
stato giovane come loro… o devo ricordarti qualche episodio? A
quanto pere anche Sibilla sa molte cose sul tuo conto… o mi sbaglio?–
Gli occhi di Silente brillarono di una luce beffarda e poco rassicurante per il
più giovane insegnante.
Piton arrossì timoroso di quello che il vecchio
avrebbe potuto ricordargli e proprio lì davanti alla McGrannit. – Non credo sia
il caso! –
- … e poi troppo presto
scopriranno che il mondo reale è molto più duro e pericoloso di quanto sembri!
– Concluse Silente che si augurava che gli ultimi mesi
ad Hogwarts fossero per quei due ragazzi il più tranquilli e spensierati
possibile.
Era ormai autunno inoltrato. Le giornate si
accorciavano sempre di più, e al mattino il freddo
iniziava ad essere pungente. Tra poco tempo sarebbe arrivato l’inverno e i
ragazzi trascorrevano sempre meno tempo all’aperto e
sempre più rintanati al calduccio in qualche aula o stanza del castello.
In biblioteca, Harry, Draco e Hermione stavano
appunto facendo i loro compiti silenziosamente, quando furono raggiunti da Ron
e Neville che sembravano non poco provati dai
tafferugli della mattinata.
- Non sapete che fortuna avete
avuto ragazzi… è stato bruttissimo… credo che Lavanda non mi vorrà più parlare
dopo quello che le ho detto questa mattina! – Disse a raffica Ron mentre si
accomodava su di una sedia e sbuffando come una locomotiva si accasciava sul
tavolo come se avesse l’intero mondo sulle proprie spalle!
- Beh, in effetti Weasley,
io non andrei a dire alla mia ragazza che non sopporto affatto il modo in cui
si acconcia i capelli… attratto dal suicidio forse? – Draco non aspettava altro
che poter punzecchiare Ron sapendo benissimo di procurare in lui una furiosa
reazione.
- Fatti i cavoli tuoi Malfoy! Io almeno la ragazza ce l’ho… o almeno credo… – Tutta la foga di Ron si spense in
un istante al pensiero della sfuriata della Brown e al timore di averla persa
per sempre.
- Non ti crucciare Lenticchia, dopotutto nemmeno
lei ti ha trattato poi con i guanti! Cosa ha detto?...
mhm… ah, sì… che si vergogna di uscire con uno che si mette sempre i vestiti
smessi dei fratelli… se vuoi la prossima volta ti presto io qualcosa! - Rincarò
il Serpeverde.
- Ora basta Malfoy! – Intimò Hermione.
Per tutta risposta Draco fece spallucce e sorrise
non smettendo di osservare soddisfatto la sua ‘vittima’.
- Sì, ora basta, Ron ne ha passate già abbastanza
stamane per sentire anche le tue frecciatine, Malfoy!
– Harry non era molto convinto della sua affermazione. In
effetti anche lui si era divertito per qualche istante quella mattina
nel vedere Ron e Lavanda che litigavano come una vecchia coppia di sposi… ma in
fondo quello era il suo migliore amico e Malfoy non doveva permettersi di
infierire a quel modo su di lui!
Di una cosa però si accorse Harry. Gli occhi di
Draco non erano pieni di odio e scherno come sempre,
ma sembravano solo divertiti… che stesse prendendo in giro Ron senza la solita
cattiveria? Harry era sempre più confuso dal comportamento del serpeverde, non
riusciva a decifrare questo suo improvviso cambiamento, nonostante le novità
apprese nelle ultime giornate, e non si fidava affatto di quello che
l’apparenza gli mostrava.
- E tu Paciock? Perché non parli? Hai forse perso la lingua?- Chiese Malfoy
vedendo che l’altro Grifondoro non aveva ancora detto
una parola.
Neville scosse solo la testa e con un dito indicò
la propria gola e poi si voltò verso Ron in carca di aiuto.
- Ah, sì… non può ancora parlare. Jennifer Mudd,
sesto annodei Tassorosso, gli ha
scagliato un incantesimo che blocca le corde vocali per qualche ora… Neville si
è dichiarato a lei in modo, come dire, non proprio romantico… e questo è il
risultato! – Il rosso soffocò una risatina incuriosendo non poco chi lo stava
ascoltando.
- Su Ron racconta, che cosa è successo? – Disse
Harry avido di sapere il resto della storia.
- Si lenticchia, raccontaci
un po’ delle imprese amorose di Paciock! – Anche Draco
moriva dalla voglia di sapere che cosa era successo.
Neville aveva di colpo cambiato colore. Aveva
cercato di dire qualcosa per fermare Ron, ma dalle sue labbra dischiuse uscì solamente una sorta di pigolio. Nonostante gli sforzi
di Paciock per far desistere il compagno, Ron alle fine
continuò il suo racconto.
- In poche parole, Neville ha da un po’ una cotta
per Jennifer e stamane ha pensato bene di andare a farglielo sapere… solo che
quando si è trovato di fronte a lei le ha detto che
avrebbe tanto voluto passare una dolce notte con lei… entrambi nudi immersi in
una vasca piena di cioccolato! – Ron non riusciva a non ridere mentre parlava,
l’immagine del compagno di casa ancora gli girava nella mente. – Insomma la
poverina dopo essere diventata paonazza e avergli lanciato quell’incantesimo
per non farlo parlare oltre, ha dichiarato che lei una cosa del genere
l’avrebbe semmai fatta con Peter Johnson di Corvonero. Dovevate vederla… appena
si è accorta di quello che aveva detto di fronte a tutta quella gente è corsa
in lacrime verso il suo dormitorio! -.
Harry e Draco si misero a ridere sguaiatamente
lanciando battutine all’indirizzo di Neville che poverino non poteva che
arrossire e nascondere il viso tra le mani. Hermione invece non riusciva a
capire come i ragazzi potessero tanto divertirsi per
le sventure degli altri… e nessuno di loro pensava di certo alla povera
Jennifer che chissà come si era sentita dopo quelle figuracce!
- Insomma ora basta! – Esordì la Grifondoro che non
ne poteva più di tutto quel baccano. – Noi qui cercavamo di fare dei compiti e
tu Ron sei pregato di prendere i tuoi libri oppure di
portare il tuo sedere lontano da qui se hai intenzione di passere il tempo
chiacchierando! -.
- E dai Hermione, stavo
solo scherzando… dopo quello che mi è successo con Lavanda dovrò pur trovare il
modo di distrarmi e ridere un pochino! –
- Perché invece di ridere
con noi non vai da lei e le chiedi ancora scusa e ci passi un po’ di tempo insieme?…
vedrai che le è già passata! E tu Neville, Appena ti
tornerà la voce vai a scusarti con Jennifer e di pure che è stata tutta colpa
dell’intruglio che hai bevuto a colazione… sono certa che capirà! –. Detto questo guardò severa Harry e Draco che per lei erano
i diretti responsabili di tutto quel trambusto e poi tornò a studiare.
Tutti
rimasero in silenzio alle sue parole. Ron si azzardò solo a dire – Beati voi
che ve la siete scampata… siete stati davvero
fortunati a non sedervi al tavolo dei Grifondoro stamattina – Ron non sapeva di
aver toccato un tasto pericoloso, ma squadrò i tre di fronte a lui con un certo
apparente sospetto.
Draco infatti quasi si strozzava per un colpo di tosse nervosa,
Harry aveva preso tutto a un tratto un libro e sembrava così interessato che vi
aveva affondato letteralmente il viso dentro. Hermione invece, presa alla
sprovvista da quella affermazione aveva perso il
controllo della sua piuma e aveva tutto scarabocchiato la pergamena.
Nessuno
in realtà riuscì però a rispondere a Ron perché questi si era già incamminato
verso l’uscita della biblioteca seguito a ruota da
Neville che li stava salutando con una mano.
-
C’è mancato poco! – Disse Harry tirando un sospiro di
sollievo.
-
In fondo lenticchia non può aver capito nulla, noi non
abbiamo detto niente! –
-
E non chiamarlo lenticchia! – Lo corresse subito
Hermione – Comunque vi sta bene, a tutti e due! Avete
giocato col fuoco questa volta! Siete fortunati che i professori non vi abbiano
scoperto. A quest’ora sareste già nell’ufficio di Silente e chissà stareste
supplicando per non farvi espellere! – Hermione era da quella mattina che
voleva dire quello che pensava sullo stupido scherzo del veritaserum. Questa volta davvero Harry aveva rischiato l’espulsione, e tutto
per assecondare quel cretino di Malfoy! Se avesse solo
potuto avrebbe fatto capire a quei due che avevano veramente esagerato.
Harry e Draco rimasero qualche
istante a fissarsi.
Il verde smeraldo degli occhi del Grifondoro si
specchiava nell’intenso azzurro di quelli del Serpeverde, ed entrambi ebbero per un brevissimo istante l’impressione di
comprendere uno i pensieri dell’altro. Nessuno dei due, infatti, aveva
accennato minimamente al fatto che Piton quasi sicuramente li aveva beccati e
che da un momento all’altro la sua rabbia si sarebbe tramutata in qualcosa di
tremendo nei loro confronti. Mettere al corrente anche Hermione di tutto questo
avrebbe solamente prolungato la loro agonia.
Si riscossero però subito da quella strana
situazione. Se qualcuno li avesse visti così, lì a
fissarsi come due ebeti, avrebbe potuto trovare la cosa alquanto ambigua. Eppure la sensazione che provarono fu per entrambi strana,
sconosciuta, ma tutto sommato piacevole.
*
*
*
Continua…
* * * * * *
Lo so che il capitolo non è un gran che e che avevo
promesso di aggiornare in fretta… ma in questi giorni l’ispirazione è andata a
farsi friggere!
Quando si svegliò quella mattina, nel suo letto
provvisoriamente collocato nell’infermeria di Hogwarts, Hermione non aveva la
minima idea di quello che sarebbe successo quel giorno!
Come al solito ci mise un
po’ prima di alzarsi. Era troppo bello poter rimanere al calduccio sotto le
coperte ed assaporare per qualche minuto ancora quel tepore, visto
che fuori la temperatura si stava abbassando sempre di più. Inoltre, come accadeva ormai da qualche giorno, rimaneva silenziosamente
in ascolto, per captare anche il minimo rumore proveniente dal letto vicino al
suo. Draco sembrava infatti dormire sempre più di lei
e la ragazza non aveva intenzione di fare baccano prima del necessario, per
rischiare di svegliarlo e farlo arrabbiare già di prima mattina.
Era davvero strano ora che
ci pensava.
Già da più di una settimana divideva quella sorta
di stanza con Draco Malfoy e la cosa non la disturbava, in fondo, più di tanto.
Al principio aveva pensato che sarebbe stata una vera tortura
essere costretta a stare giorno e notte in compagnia di una delle persone più
odiose che conosceva… ma si era dovuta ricredere.
Si era aspettata di essere derisa ed insultata ogni
minuto e di dover difendersi con unghie e denti dai suoi compagni di
Serpeverde… invece era stato così… “GENTILE”… insomma, non che si fosse profuso
in complimenti o smancerie… quello sarebbe stato ancora più strano!… ma in
fondo si era dimostrato migliore di quello che lei credeva, soprattutto da
quando Harry passava così tanto tempo con loro.
Harry…
Da qualche giorno il suo migliore amico sembrava
diverso… che fosse per la presenza di Malfoy? Hermione si era accorta che
qualcosa in lui era cambiato e che dopo le prime reticenze aveva
quasi accettato il fatto di passare il proprio tempo con Draco… anzi, alle
volte sembrava quasi che non gli dispiacesse affatto… “Se anche glielo domando
non mi dirà mai cosa gli passa per la testa!” Si disse Hermione che ora aveva
deciso di alzarsi. Mise a terra i piedi nudi ed un brivido le
corse lungo la schiena facendola tornare di scatto sul proprio giaciglio. La pietra
del pavimento era fin troppo gelida, segno che anche
all’esterno la temperatura era notevolmente scesa. La ragazza afferrò allora la
sua bacchetta dal comodino e con un piccolo gesto del polso si preparò all’istante, pronta per iniziare la nuova giornata.
Draco aveva sentito degli scricchiolii
e a poco a poco si era svegliato. Come ogni mattina percepiva dei rumori
provenienti da dietro la tenda della Granger e capiva, così, che purtroppo
anche per lui era giunta l’ora di alzarsi. In fondo però, era quasi meglio ora
che prima… quando divideva la stanza con Blaise e Theodor gli capitava persino
di non dormire l’intera notte per quanto quei due russassero alle volte… soprattutto
dopo qualche festino a base di burrobirra… Nell’ultima settimana, invece, aveva
dormito benissimo e profondamente, tanto che anche i suoi soliti sogni
sembravano aver deciso di non disturbarlo.
Aveva ancora gli occhi chiusi e l’idea di restarsene
a letto, invece di scendere in aula, lo allettava parecchio, ma sapeva bene che
a meno di una polmonite o di un attacco di febbre a 40, la Granger non gli
avrebbe mai permesso di saltare le lezioni. Questo era certo! Probabilmente
nemmeno quello l’avrebbe fermata dal trascinarlo moribondo a seguire qualche
noioso discorso del professor Vitius o a qualche esercitazione di aritmanzia! L’idea lo fece dopotutto sorridere, e anche
se a malincuore decise di prepararsi.
Una volta pronto scostò la tenda che circondava il suo letto e
rimase per un attimo affascinato da quello che vide…
Hermione stava seduta ai piedi del proprio letto e
con una eleganza infinita si stava pettinando i suoi
capelli castani che in quegli anni erano diventati più lunghi e luminosi e ormai
le arrivavano fino a quasi metà della schiena.
Draco rivisse come in un flashback una scena simile
in cui lui, da piccolo, rimaneva incantato nell’osservare la bellissima madre
che passava minuti infiniti a spazzolare la sua lunga chioma di platino. Poi una volta finito, la madre lo prendeva in braccio e lo
cullava cantandogli una canzone tanto triste, ma allo stesso tempo ammaliante
che lo faceva sempre addormentare avvolto dal caldo del suo abbraccio e dal
profumo che i suoi capelli emanavano.
“Come sono lontani quei giorni” si disse il ragazzo
che si meravigliò di rammentare ancora quelle cose. Si chiedeva persino se
quella fosse davvero la stessa madre che ora conosceva, o se quei ricordi
fossero solo frutto dei suoi sogni e dei suoi desideri di infante.
Come ipnotizzato e rapito dai propri ricordi e
dall’immagine di Hermione, Draco si ritrovò a camminare in silenzio verso il
letto della ragazza. Senza dire una parola si sedette sul bordo del letto
provocando la reazione della ragazza che sussultò voltandosi verso di lui di
scatto.
- Che cosa… Malfoy?… che
ci fai qui, voglio dire cosa… - Hermione si era spaventata quando aveva sentito
qualcuno che si sedeva sul suo letto e scoprire che quel qualcuno era Malfoy la
metteva molto a disagio.
- Che c’è Granger? Non
posso sedermi qui? Basta dirlo e me ne vado subito! –
- Non ho detto questo… è che mi hai spaventato non
ti ho sentito arrivare… -
- Ti stavo osservando sai? Mi ricordi tanto mia
madre… anche lei passava tanto tempo a pettinarsi i capelli… - Non sapeva
perché, ma si sentiva a suo agio in quel momento, anche se quella era pur
sempre una mezzosangue Grifondoro e lui le stava
raccontando cose di cui non aveva mai parlato con nessuno.
- Davvero? – Hermione era sempre più in imbarazzo.
Non sapeva cosa dire. Malfoy sembrava così strano e di certo non aveva mai
avuto una vera conversazione con lui. E poi perché
tutto d’un tratto sembrava così interessato a fare conversazione e si
dimostrava così loquace? E soprattutto perché diavolo
era andato a sedersi proprio sul suo letto?
- Sì, passavo tanto tempo a guardarla… ma ormai
sono trascorsi tanti di quegli anni che mi stupisco di
ricordare ancora tutte quelle cose… vedere te mi ha riportato alla mente alcuni
pezzi del mio passato… tutto qui! – Poi, come era arrivato
si alzò, fece alcuni passi verso il proprio letto e poi aggiunse – Adesso, se
hai finito, possiamo andare a colazione! -.
Hermione non capiva nulla. Che quel ragazzo fosse strano le era stato chiaro sin dal primo anno, ma
pensava ormai di aver capito come andavano le cose… invece in questi giorni,
sia lui che Harry erano così incomprensibili e diversi, che si chiese per un
istante se non si fosse svegliata solo adesso da un lungo sonno.- Sì, possiamo
andare! -.
Sulla soglia dell’infermeria c’erano Ron, Lavanda e
Harry che erano venuti a prendere Hermione e … Malfoy…
per scendere in Sala Grande e da alcuni istanti li osservavano chiacchierare
come due vecchi amici e, inspiegabilmente, non litigare come al loro solito.
La scena era alquanto bizzarra ai loro occhi, ma
purtroppo non avevano potuto sentire l’argomento della conversazione.
- Bene, bene, Granger, sono arrivate le tue guardie
del corpo… - Disse Draco avviandosi verso la porta seguito
dalla Grifondoro.
- Hei, ragazzi buongiorno, che ci fate qui? –
- Siamo venuti a prendervi Herm,
spero non ti dispiaccia! – Aggiunse Ron sorridendo.
- Non fare il cretino, tesoro, non può dispiacerle,
visto con chi le tocca stare tutto il giorno. Vero
Hermione? – Chiese Lavanda, che sembrava non fare caso al fatto che il diretto
interessato era lì a pochi passi da loro. E che
soprattutto poteva essere molto pericoloso.
- Certo che non mi dispiace, come potete pensarlo?
–
- Vogliamo muoverci allora? Io ho fame e non ho
intenzione di arrivare tardi alla lezione di Piton! – Disse Harry frettolosamente
per far muovere tutti gli altri da quello stanzone.
La sera arrivò presto quel giorno tra lezioni e
studio.
Alle cinque Harry corse fuori
dalla classe della McGrannit senza quasi salutare nessuno, a parte Ron,
al quale batté una mano sulla spalla prima di uscire.
- Dove va così di fretta?
– Chiese curiosa Hermione.
- Oggi ricominciano gli allenamenti di Quiddich e
Harry come capitano deve dare il buon esempio e arrivare in
tempo! – Disse Ron sorridendo, che non aveva seguito l’amico negli spogliatoi. Durante
la settimana appena passata infatti, il rosso si era
rotto un polso giocando con Dean e Seamus nei giardini di Hogwarts, e
nonostante la pozione ossofast avesse rimesso tutto a posto nel giro di poche
dolorose ore, non riusciva ancora ad afferrare bene la Pluffa senza risentire
dolore. Perciò, dopo una visita di Madama Chips, si
era deciso che non avrebbe dovuto assolutamente giocare per almeno altre due
settimane. Quindi addio allenamenti!
Draco aveva osservato Harry correre come un lampo fuori dalla classe e in quel momento lo invidiò come non
mai. I Serpeverde avevano iniziato gli allenamenti la sera prima e Blaise si
era addirittura preoccupato di avvisarlo, noncurante del fatto che lui non
avrebbe potuto parteciparvi.
Se Harry era il miglior giocatore di Quidditch
degli ultimi anni ad Hogwarts, Draco era di certo il
secondo e per lui, rinunciare a giocare, era una tortura davvero
insopportabile. Pensando poi al fatto che senza la sua presenza in campo i
grigio-verdi non avrebbero avuto alcuna speranza di vincere contro i
Grifondoro.
Il biondo Malfoy sospirò impercettibilmente, ma sia
Hermione che Ron si accorsero del suo improvviso malumore e vollero accertarsi
del motivo di tale inquietudine. Avevano entrambi intuitola sua frustrazione e volevano in qualche
modo aiutarlo.
- Su Malfoy, non prendertela… siamo nella stessa
barca! Tutti e due messi al palo! – Tentò di iniziare
Ron. – Perché più tardi non andiamo tutti a vedere gli
allenamenti di Harry? Anche se non possiamo partecipare…
scommetto che anche a te va di andare la fuori a vedere un po’ di buon gioco!
-.
- Grazie lenticchia, ma non credo sia il caso! –
Disse gelido Draco che non aveva intenzione di uscire a guardare gli altri che
si divertivano. Weasley non capiva che lui ci stava male davvero e che mentre
il rosso sarebbe tornato a giocare tra un paio di settimane, chissà quando
sarebbe successo a lui!
- E dai Malfoy, non fare
il rompiscatole. Vieni fuori anche tu, così almeno sarà contenta Herm. Lei
negli ultimi tempi non si è persa nessuno dei nostri
allenamenti, non puoi farle questo! – Ron cercava in questo modo di far
leva sulla sua compassione. Se mai ce ne fosse stata
un po’ in quel ragazzo.
Draco guardò allora verso la ragazza che, avendo
intuito il tentativo dell’amico, iniziò ad annuire e ad assumere un’espressione
tra lo speranzoso e il dispiaciuto.
- Per favore…! – Furono le uniche parole che
Hermione disse, ma che riuscirono in qualche modo a
smuovere l’indifferenza di Malfoy.
- E sia, ma mettiamo
subito in chiaro che non ho intenzione di passare fuori tutta la serata… magari
qualche minuto… - Gli faceva male dire quelle parole. Non voleva vedere Potter
e gli altri che se la godevano mentre lui era costretto per chissà quanto tempo
a quella forzata prigionia… ma dopotutto anche a lui non dispiaceva rivedere
una partita di Quidditch anche se si trattava solo di un allenamento.
Sugli spalti faceva freddo e soffiava un venticello
gelido e i ragazzi allora si erano imbacuccati come se fosse già pieno inverno.
Mentre Ron, Hermione e Lavanda, e alcuni altri
studenti di Grifondoro, incitavano i propri compagni di squadra impegnati ad
allenarsi, Draco era sempre più impaziente e disturbato e non distoglieva lo
sguardo da Harry. Più lo guardava volare, più osservava i suoi movimenti fluidi
e la sua precisione nel cambiare direzione sempre al momento giusto, più voleva
essere anche lui a cavallo di una scopa e librarsi nell’aria.
Era questo che gli mancava.
La sensazione di libertà che si provava quando si
volava.
La consapevolezza di essere da
soli e di poter decidere in ogni istante che cosa fare.
Quello che a lui era stato da
tempo negato.
E ora, anche quei pochi attimi in cui si sentiva
padrone della propria esistenza e delle proprie scelte, gli venivano
preclusi per un incantesimo andato male.
Poi… nella sua mente si fece avanti un’altra di
quelle idee che sarebbe meglio ignorare per evitare di
finire in guai molto seri.
Eppure… più guardava Potter e gli altri volare, più
quell’idea non gli sembrava malvagia…
… e ad un tratto decise…
Alle otto avevano finito tutti di cenare e la Sala
Grande si stava pian piano svuotando.
Oltre ad Harry, quella
sera anche Ron, Lavanda e Neville avevano deciso di rimanere lì a fare i propri
compiti, così da poter passare un po’ di tempo con Hermione.
La ragazza quella sera era davvero felice di
trascorrere una serata con tutti i suoi amici dopo tanto tempo, ma la sua gioia
durò ben poco.
- Granger, io ho mal di testa e sentire tutte le
vostre chiacchiere non farà che peggiorarlo… devo assolutamente finire il
compito per Vitius e ho bisogno di tranquillità… quindi, se vuoi salutare i
tuoi amici, io vorrei salire in infermeria! – La voce
di Draco era ferma e risoluta e non lasciava possibilità di appello.
- Malfoy, modera i toni, non è la tua serva… se
vuole rimanere tu non puoi costringerla! – Sbottò Ron che non sopportava di
veder trattare in quel modo Hermione.
- Non sto trattando nessuno come un servo, Weasley,
ho solo detto che non mi va di restare qui perché non
sto bene… e credo che lei mi debba almeno questo, vero? – Draco guardò Hermione
usando con lei la stessa tattica che avevano impiegato loro per costringerlo ad
andare a vedere gli allenamenti di Quidditch.
Il senso di colpa, funziona sempre!
- Ha ragione lui Ron – Ammise
sconfitta.- Oggi è venuto a vedere Harry giocare, quindi gli devo un favore -.
- Ma Herm, tu non devi se
non vuoi… - aggiunse Ron poco convinto.
- Non importa, magari domani sera
andrà meglio – Sorrise la ragazza.
- Bene, allora tanto vale che noi ce ne torniamo
alla torre di Grifondoro! – Harry raccolse tutte le sue cose e poi dopo aver
augurato la buona notte ai presenti uscì senza attendere i compagni.
- Buonanotte a tutti! A domani!– Disse Hermione
mentre rimanendo al passo di Malfoy se ne usciva dalla Sala.
- C’è qualcosa che non va in quei tre… non capisco
che cosa sia successo, ma sono tutti strani, non sono più le
persona che conoscevo… - Disse ron più a se stesso che agli altri.
- Non ci fare caso, amore, sarà
dovuto a questa assurda situazione. Vedrai che appena Herm e Malfoy verranno separati, tutto tornerà come prima… -Aggiunse
Lavanda.
Ma Ron sapeva bene che non sarebbe più stato nulla
come prima. Lui era a conoscenza di tutta la storia, e se anche Hermione e
Draco sarebbero un giorno stati liberati da quella costrizione, Harry e il
Serpeverde sarebbero rimasti in qualche modo legati
per tutta la vita!
Alle nove e mezza Draco aveva finito il compito di
Storia della Magia e Hermione già da qualche momento stava leggendo un libro di
più di mille pagine, a detta sua per rilassarsi un pochino.
- Granger, preparati, tra qualche minuto usciamo! –
Esordì come nulla fosse il Serpeverde che stava
riponendo con cura la propria penna e le pergamene nella cartella.
- Che cosa? Ma sei impazzito forse? Vuoi farci espellere? –
- Non fare tanto la sorpresa, Granger… Quante volte
tu, Potter e Weasley siete sgattaiolati fuori dalla
vostra torre? Pensavate che nessuno vi vedesse? Peccato che non siete gli unici
ad uscire dai dormitori nel cuore della notte… è una pratica comune anche tra i
Serpeverde, sai? – Sogghignò alla vista della faccia stupita della ragazza.
- Io comunque non ho
intenzione di uscire. Non voglio rischiare di essere beccata da Gazza o da
qualche professore! –
- Ti risulta che io sia
mai stato scoperto? E ti assicuro che sono uscito
parecchie volte dalla mia stanza in questi sette anni! Conosco ormai questa
scuola come le mie tasche… e poi non ti preoccupare, questa notte si esce sul
serio. Ho intenzione di andare a prendere una boccata d’aria! E ora preparati! -.
Dopo un quarto d’ora di battibecchi e di discussioni
erano arrivati ad un accordo. Sarebbero usciti sì, ma solo per una mezzora,
così da rientrare prima delle undici, ora in cui Madama Chips faceva la ronda
in infermeria e in cui i professori di turno perlustravano corridoi e aule nei
vari piani.
Una volta indossata sciarpa e cappotto scesero con
circospezione le scale che portavano verso l’ingresso principale. La luce delle
torce appese alle pareti danzava al minimo spostamento d’aria creando un
intreccio di luci ed ombre che ad ogni passo faceva rallentare i due ragazzi
per paura che qualcuno potesse vederli.
Giunti quasi in fondo alle scale un rumore di passi
provenienti dal passaggio che portava ai sotterranei, li fece
sussultare. Draco sbiancò al pensiero di veder sbucare da un minuto all’altro
Piton già alterato per lo scherzo del veritaserum. D’improvviso, però, il
ragazzo si ricordò di un passaggio segreto che aveva usato i primi anni ad Hogwarts e strattonando Hermione per un braccio la
condusse di fronte ad un enorme quadro. Il paesaggio dipinto raffigurava una
meravigliosa distesa di erica in fiore e all’orizzonte
si poteva intravedere una casa dal cui camino usciva del fumo. Mentre Hermione
ammirava quell’immagine, Draco scostò appena il dipinto e dopo aver pronunciato
la parola revela apparve
improvvisamente un cunicolo che si inoltrava dentro la
parete.
- Muoviti, entra! – Malfoy
spinse Hermione nel passaggio e la seguì immediatamente. Dopo alcuni metri in
cui camminarono al buio, apparve in lontananza un flebile chiarore, segno che
l’uscita era vicina.
Sbucarono vicino alle serre, il passaggio segreto
era in quel punto nascosto dietro un cespuglio e non appena tutti
e due furono fuori, l’ingresso scomparve immediatamente senza lasciare
alcun segno.
- Me ne dovrò ricordare! – Disse soprappensiero la
Grifondoro.
- Certo Granger, va bene, ma adesso spicciati,
dobbiamo arrivare fino agli spogliatoi del campo da Quidditch! –
- Si può sapere che intenzioni hai
Malfoy? Non mi hai ancora detto che cavolo vuoi fare!
– Hermione piantò i piedi intenzionata a non muoversi
da lì finchè non avesse ricevuto una spiegazione.
- Non farti strane illusioni… non ho intenzione di
appartarmi con te negli spogliatoi, se è questo che pensi! – Draco parlava col
suo solito tono tagliente, e Hermione ringraziò che
fuori fosse già notte così che il rosso che era comparso sulle sue guance non
si potesse vedere.
“Idiota” pensò la ragazza che solo in quel momento,
realizzò quanto la cosa avrebbe potuto sembrare
equivoca se qualcuno li avesse scoperti. Sarebbe davvero sembrato molto strano
trovare lei e Draco in giro, da soli, di notte e proprio negli spogliatoi…
- Non ci pensavo minimamente,
Malfoy, non preoccuparti non ti salterò addosso! Voglio solo sapere in
che guaio stai per cacciarmi, altrimenti io non mi muovo da qui! -.
- E va bene te lo dico, ma
poi datti una mossa… Voglio solo volare! –
- Che cosa? –
- Adesso cammina Granger, io te l’ho detto, tu ora
mi segui! – E iniziò a dirigersi verso il campo da
Quidditch mentre Hermione si sentì inevitabilmente strattonare da un’invisibile
forza che la faceva camminare dietro Draco suo malgrado.
- Malfoy ti rendi conto che è impossibile, vero? –
- Perché mai dovrebbe
essere impossibile? –
- Come credi di riuscire a volare nelle condizioni
in cui ci troviamo? Non riusciresti nemmeno ad alzarti da terra che subito
dovresti ritornare giù… -
- E perché mai? – Draco
sembrava non darle retta e continuava ad aumentare il suo passo come attirato
da qualche forza misteriosa.
- Vorrei ricordarti che non ti puoi allontanare
dalla sottoscritta per più di tre-quattro metri, se per caso te ne sei
dimenticato! –
A quel punto Draco arrestò la sua corsa e si voltò
verso la ragazza che lo stava seguendo con uno sguardo che non prometteva nulla
di buono e con un ghigno malizioso. – Ma tu verrai con
me, ovviamente! – Furono le sue uniche parole prima di voltarsi nuovamente per
raggiungere la propria meta.
Una forza invisibile però gli impedì di compiere
più di qualche passo. Hermione era ferma immobile dove l’aveva lasciata qualche secondo prima e non sembrava avere alcuna intenzione
di procedere.
- Allora Granger, non volevi tornare in infermeria
per le undici? Di questo passo non arriveremo che domattina!
- Scusa puoi ripetere cosa
hai detto poco fa? –
- Che? … Ah, per quello,
non dirmi che hai paura? Credevo che… -
- PAURA? Non dire sciocchezze! Tu forse davvero non
ti rendi conto del guaio in cui ti stai cacciando, e adesso vorresti
coinvolgere anche me? – Hermione era fuori di sé.
- Quindi se non hai paura
possiamo andare – E con un passo ben assestato Draco riuscì a trascinarla nella
sua direzione, anche se con parecchia fatica.
- No, no e poi no, Malfoy! Non voglio
essere espulsa per colpa tua, questo è troppo! – Con le braccia conserte
e con il broncio, Hermione aveva piantato bene i piedi a terra determinata a
non assecondare minimamente i piani del Serpeverde però…
- Per favore! Non verrai
espulsa e non ti succederà nulla! Te lo giuro! Ma ne ho bisogno… devo
assolutamente tornare a cavalcare un manico di scopa anche se per pochi minuti…
oggi mentre osservavo Potter e gli altri giocare ho
sentito un nodo allo stomaco tale era la voglia di essere lì con loro… -.
Draco arrossì, ma complice il buio della notte non
si scorse affatto. Hermione, invece, era impassibile. Non si capiva dal suo
viso avvolto dalle ombre della sera se stesse pensando
a qualcosa, oppure se non gliene importasse proprio nulla di ciò che il ragazzo
aveva appena detto. Infine si face sfuggire una
risata.
- Che c’è, sono tanto
ridicolo ai tuoi occhi? – Chiese risentito.
- No, scusami… è che ripensando alle tue parole, mi
è venuto in mente subito Harry… a voi magari non
piacerà, ma siete davvero simili sotto molti aspetti… anche lui farebbe di
tutto per poter volare, non riuscirebbe a stare lontano dal quidditch
forzatamente! –
- Quindi mi aiuterai? –
Chiese speranzoso Draco accantonando per un istante il suo risaputo orgoglio.
- Non dovrei, e questo lo sai…
e poi potrebbe essere davvero pericoloso! –
- Lo sai bene, Granger che con qualche piccolissimo
accorgimento si può volare in due su una scopa, non dovrei
essere io a spiegartelo vero? – .
A quelle parole Hermione tacque alcuni istanti e
poi capitolò. Acconsentì quindi ad accompagnare Malfoy fino alla fine di questa assurda avventura ed in un paio di minuti furono
negli spogliatoi del campo da Quidditch ad armeggiare attorno ad un manico di
scopa.
Quella notte il cielo era limpido e stellato.
Ideale per volare! Soprattutto perché solo un piccolo spicchio di luna si
stagliava nel cielo e in questo modo avevano maggiori possibilità di rimanere
celati a sguardi pericolosi.
- Allora pronta? – Chiese Draco all’insolita
“passeggera”.
- Pronta, ma vediamo di sbrigarci! – Fu la
risposta.
Volarono per non più di un quarto d’ora. Planarono
sopra i prati di Hogwarts, sul lato meno esposto del castello. Passarono vicino
alla foresta proibita sfiorando quasi le fronde degli alberi, ma senza
inoltrarsi troppo verso il centro del bosco. Fecero persino un giro attorno
alla torre di astronomia, dove per loro fortuna quella
sera non si trovava nessuno.
Era quasi ora di ritornare quando Draco virò
d’improvviso e si diresse verso il lago. Dall’altezza a cui erano
si poteva appena scorgerne la sagoma, ma mano a mano che si abbassavano
e si avvicinavano si vedeva chiaramente il luccichio delle increspature
dell’acqua risplendere alla fioca luce della luna. Percorsero lo specchio
d’acqua a non più di un metro dalla superficie ed infine il Serpeverde decise
che ne aveva abbastanza e tornarono al campo.
Deposta la scopa, percorsero a ritroso e in
silenzio lo stesso tragitto dell’andata, lungo i prati, attraverso il cunicolo,
su per le scale, fino ad arrivare in infermeria giusto in tempo per infilarsi nei propri letti prima che Madama Chips passasse per
l’ispezione di routine.
Quando l’infermiera se ne fu andata, Draco si mise per un
attimo a sedere sul proprio letto.
– Granger!? –
- Sì? Che c’è adesso
Malfoy? Ho voglia di dormire! -.
- Volevo… beh, volevo
ringraziarti! –
- Prego… grazie anche a te… -
- ??? Perché? –
- Perché mi sono
divertita, dopotutto! Ma sappi che non farò più una
cosa del genere… una volta… basta e avanza! E adesso
se vuoi scusarmi, vorrei dormire. Buonanotte! – Hermione si accoccolò per bene
nel suo letto pronta ad addormentarsi.
- Buonanotte Granger! – Draco si distese nuovamente
nel suo letto e prima di chiudere gli occhi aggiunse – Peccato che fosse già la seconda volta! -.
Spero tanto con questo capitolo di aver un pochino
accontentato chi voleva un po’ di Draco/Herm… Forse il chaprisulta confuso… e quando mai non lo sono? ma anche la sottoscritta in questo periodo è un tantino
disconnessa! #o#
Per chi si aspettava la rabbiosa reazione di
Cucciolotto Piton… vi ricordo che la vendetta è un piatto che va gustato
freddo… Mhm … Potrei intitolare
proprio così il prossimo capitolo… che ne dite(si accettano suggerimenti)? ^o^
Le aveva provate tutte. Persino uno strano
intruglio che le aveva prestato Calì l’estate scorsa
assicurandole che faceva miracoli… eppure le occhiaie sotto gli occhi non
sembravano voler andar via… e più si guardava allo specchio e più sembravano
evidenti!
Hermione non aveva dormito quasi nulla quella
notte.
Le parole di Draco le avevano rimbombato
nella testa per tutto il tempo, come se qualcuno continuasse a gridarle vicino
al suo orecchio!
“Peccato
che fosse già la seconda volta!”.
“Non intendeva di certo quello!” Si ripeteva come
un mantra nella mente, mentre il suo stomaco era inspiegabilmente sottosopra.
“ Non può averci visti, non lo sa
nessuno… non proprio Malfoy, per favore! Sarebbe un disastro!”.
Mentre pensava questo, si accorse che anche Draco si era
svegliato e preparato e che ora era seduto sul suo letto, osservandola in
silenzio, e questo la metteva incredibilmente a disagio.
- Buongiorno Granger! – Disse con un sorrisetto,
ben sapendo che qualcosa turbava la ragazza.
- Buongiorno! – Disse lei gelida. – Io sono pronta,
se vuoi possiamo scendere! -.
- Quanta fretta! Pensavo avessi voglia di fare due
chiacchiere prima! – Il tono era ironico e lo sguardo canzonatorio.
“ Colpita nel segno” pensò il biondo quando la vide
sbarrare gli occhi sorpresa per quella domanda.
- Non ho nulla da dirti e non sono in vena di fare
conversazione! Quindi, se non ti dispiace possiamo
andare! – Aggiunse prontamente Hermione senza lasciar trasparire troppo il suo
disappunto.
- Non dirmi che sei ancora arrabbiata per ieri?
Pensavo che alla fine ti fossi divertita anche tu, o non è
così? –.
- Non ho niente, Malfoy, e non sono arrabbiata per
ieri, ho solo voglia di andare a fare colazione! -. La Grifondoro si stava
alterando e più rimaneva in quella stanza con gli occhi indagatori di Malfoy
puntati addosso, più il suo sangue freddo veniva meno.
Un ghigno si affacciò sulle labbra di Draco che,
soddisfatto di aver messo in difficoltà Hermione e
determinato a non lasciar perdere l’argomento, volle insistere. – Eppure sento che c’è qualcosa che mi vuoi chiedere… vero? –
La sua voce si fece suadente.
Si sentiva in trappola! Malfoy sapeva sicuramente
qualcosa, ne era sempre più certa.
Se si fosse rifiutata di affrontare la questione, probabilmente
nel giro di poche ore sarebbe stato l’argomento più discusso della giornata in
tutta Hogwarts. Che fare? E
chi le avrebbe garantito che poi malfoy avrebbe tenuto la bocca chiusa?
- Sentiamo, e che cosa dovrei chiederti? – Si
azzardò infine a domandare.
- Non saprei… - Draco beffardamente si era messo
una mano sotto il mento nel gesto di pensare intensamente a qualcosa. – Forse…
come faccio a sapere che non era la prima volta che uscivi a volare di notte
con qualcuno? – I suoi occhi di ghiaccio ora la fissavano intensamente come avessero voluto penetrare il suo cervello per carpire anche
i suoi più nascosti pensieri. – Non è forse così, Granger? -.
Il cuore di Hermione mancò un battito. La ragazza
sbiancò visibilmente e nella sua mente un milione e più di idee
vorticavano freneticamente in cerca di una soluzione a quel guaio.
- Non credo sia affar tuo Malfoy quello che faccio!
E poi ti stai solo inventando un sacco di frottole! –
Hermione ormai non sapeva più cosa dire per nascondere l’evidenza… e poi
davvero l’aveva vista e riconosciuta?
- Così mi offendi Granger! Come ti ho detto, anche
noi Serpeverde spesso usciamo di nascosto la sera, e scommetterei tutti i miei
averi che il maggio scorso, prima della fine della scuola, eri proprio tu quella
che ho visto svolazzare sopra il lago in compagnia di … -
- ORA BASTA! – Gridò in un sol fiato Hermione che
non ne poteva più. – Cos’è malfoy, vuoi forse
ricattarmi per questo? Su, dimmi che cosa vuoi e facciamola finita! Non ho
intenzione di passare la giornata qui a discutere! – Hermione era fuori di sé.
Sembrava l’avesse morsa una vipera e il suo sguardo, avesse
potuto, avrebbe di certo incenerito chiunque si trovasse nel giro di
cento metri. Lo stesso Malfoy per alcuni istanti rimase impietrito da tanta foga
e determinazione.
- Allora Malfoy, vuoi parlare? Che
cosa vuoi? -.
Draco si pentì della sua idea. Doveva aver toccato
un nervo scoperto. Non intendeva in fondo creare tutto quel casino, voleva solo
farsi due risate ai danni della Granger, ma dalla sua reazione intuì che sotto
doveva esserci qualcos’altro.
Mantenendo il suo solito aplomb Draco si destreggiò
quanto meglio poté in quella situazione.
- Non voglio niente Granger, non
ti agitare, non ho intenzione di ricattare né te né nessun altro. Ma a quanto pere avevo visto proprio bene! Blaise mi deve dieci
galeoni! – Aggiunse infine accennando un sorriso.
Il terrore si affacciò sul viso di Hermione che non
disse una parola.
Draco se ne accorse – Ma
visto che non sono di certo i soldi che mi mancano, non riscuoterò tanto presto
il mio premio! – E si alzò dal letto, facendo segno
con la testa a Hermione di fare lo stesso.
La ragazza si alzò come un automa, Draco si voltò
incamminandosi verso la porta quando lei lo chiamò – Malfoy, senti…
-.
- Non dirò niente Granger, a NESSUNO… almeno per
ora. Non ti devi preoccupare per questo –. Questa storia sarebbe
potuta servirgli in futuro, ne era certo.
Più di così Hermione non poteva pretendere. Già il
fatto che Draco non l’avesse in qualche modo ricattata
era già un gran guadagno, soprattutto trattandosi di un Malfoy! Solo che da
quel giorno sarebbe dovuta stare ancora più attenta!
MOOOOOLTO più attenta!
La sera giunse fin troppo in fretta e con essa il secondo appuntamento settimanale con le lezioni di
pozioni con PITON!
- Che palle, io proprio
non capisco perché dobbiamo fare anche queste stupide lezioni supplementari! –
Si lamentò Harry, mentre con Draco e Hermione dopo la cena era rimasto seduto
al tavolo dei serpeverde in attesa di scendere nei
sotterranei.
- Non ti lamentare Harry, non può farti che bene un
po’ di studio supplementare… soprattutto in pozioni! -. Sorrise
divertita Hermione, nel vedere Potter schifato all’idea di dover vedere il
professore anche di sera.
- Non è poi così male, se lo si
conosce! – Aggiunse incolore Draco mentre finiva la sua porzione di biscotti
allo zenzero.
- CHE COSA? – Dissero in
coro gli altri due.
- Spero tu intenda le pozioni, vero? – Chiese
speranzoso Harry, che tutto poteva sopportare, ma non sentir dire che in fondo
Piton era simpatico.
- No Potter, parlavo proprio di Piton. Ma non puoi capire… magari un giorno ne potremo parlare…
adesso però è meglio che andiamo, è ora! – Si infilò
in bocca l’ultimo biscotto e si alzò e dopo aver atteso che anche i Grifondoro
avessero fatto lo stesso, si incamminò verso gli ormai famigliari sotterranei
di Hogwarts.
- Buonasera signori! Vedo che finalmente avete
imparato ad essere puntuali! – Sibilò Piton mentre
chiudeva dietro di sé la porta del suo studio.
- Buonasera! – Risposero i tre appena entrati.
La stanza era illuminata dal fuoco che scoppiettava
nel camino e da alcune candele che brillavano qua e là sui mobili tutt’attorno.
Pile di libroni polverosi erano accatastate un po’ dovunque, sulla scrivania e
su una vecchia cassettiera di mogano e in qualsiasi parte si girasse lo sguardo
c’erano ampolle e provette piene di intrugli colorati.
Come la prima volta, vicino al camino era stato
collocato un piccolo tavolo con una sedia. Vi erano piume e pergamene e… dei
biscotti al cioccolato e del succo di zucca.
Hermione si avvicinò subito a quel tavolo, sapendo già
che era per lei, e trasse dalla sua borsa alcuni libri e senza dire una parola,
si mise a fare i propri compiti.
Harry e Draco, invece, erano rimasti in piedi ad
attendere che anche la loro postazione con calderone e ingredienti apparisse al centro della stanza. Ma
nulla sembrò succedere.
Piton intanto si era accomodato sulla sua poltrona
e solo dopo aver osservato inespressivo i due giovani maghi che aveva di
fronte, prese la bacchetta e la agitò.
Grifondoro e Serpeverde rimasero sorpresi. Al posto del pentolone, il professore aveva fatto apparire un
tavolino, non più grande di quello su cui stava studiando Hermione, e due
poltroncine di chintz color verde salvia.
- Sedetevi! E’ ora di cominciare! -. Ordinò Piton.
Draco si accomodò subito, mentre Harry osservava
incuriosito la stanza. Il presentimento che qualcosa non andasse per il verso giusto lo turbava.
- Allora Potter? Stiamo aspettando che sua signoria
si degni di raggiungerci così possiamo procedere! -.
Harry allora si sedette al posto assegnatogli e
assieme a Draco attese che Piton dicesse loro che cosa
fare.
Senza parlare, invece, il professore agitò una
seconda volta la propria bacchetta e di fronte ad ognuno dei ragazzi apparvero
sette ampolle di cristallo, contenente ognuna un liquido di colore diverso. I
due giovani non capivano cosa stesse succedendo, visto
che erano lì per preparare delle pozioni.
Ma nessuno osò fiatare per commentare quell’assurda
situazione.
- Molto bene signori! Visto e considerato
che vi piace giocare con le pozioni… questa sera giocheremo, ma secondo
le mie regole! – Piton si alzò dalla sua postazione e si avvicinò lentamente. –
Ho pensato di testare le vostre capacità, se mai ce ne siano…
prima di procedere con queste lezioni! Voglio vedere per cosa sto perdendo il
mio preziosissimo tempo!– Un ghigno era stampato sulle
sue labbra.
- Che cosa dovremmo fare,
signore? – Domandò Draco più intimorito che curioso.
- Mi stupisco che non lo abbiate già capito! E’
molto semplice! In quelle ampolle sono contenute delle pozioni che servono
solitamente per carpire la verità. Ognuna ha un effetto diverso, ma il risultato
alla fine è sempre lo stesso! Due di quelle fiale, però, contengono un liquido
perfettamente neutro ed innocuo… e qui sta la vostra prova. Dovrete individuare
quella sostanza e berla. Non ve ne andrete da qui fino
a che non ne avrete sorseggiata una … e sperate che non si tratti di una
pozione! – Detto questo tornò al proprio posto, sorridendo perfidamente e mettendosi
a leggere, come nulla fosse.
Li aveva incastrati!
Harry guardò Draco con le iridi fiammeggianti.
Maledetta la volta che si era fatto prendere da quella stupida idea del
veritaserum nel tè di tutta la scuola e aveva dato
retta a Malfoy!
Draco intuì i pensieri del moro vedendo il suo
sguardo per nulla rassicurante. Però ora non c’era tempo per chiarirsi… doveva
trovare il modo di uscire da quella situazione con il minimo dei danni… e se
possibile tirare fuori dai pasticci anche Potter.
Se ben conosceva Piton, in quelle ampolle erano
contenute di certo delle pozioni difficilmente individuabili e di sicuro dagli
effetti più che subdoli. Il veritaserum non era nulla, pensò Draco, se il
Professore aveva usato anche solo un briciolo delle sue abilità nel preparare
le pozioni.
Il Serpeverde iniziò ad armeggiare con i
contenitori. Iniziò annusando quei liquidi colorati, tentando di percepirne i componenti… ma nessuno di loro aveva un qualche particolare
odore. Alzò poi le ampolle in direzione del caminetto per guardare attraverso
le pozioni. Infine, fece cadere alcune gocce di ognuna su di una pergamena, per
verificarne gli effetti.
Harry, che fino a quel momento era rimasto a
guardare, cercò di imitare il compagno in qualche modo, scavando nei propri
ricordi per riportare alla mente almeno qualcosa di ciò che Piton gli aveva
insegnato in sette anni.
Alla fine Draco si trovò a dover scegliere tra due
ampolle. Una conteneva un liquido denso ed ambrato, l’altra un fluido rosso
come il vino. Decisosi bevve quello rosso e rimase in
attesa di qualche effetto. Dopo un paio di minuti non era ancora accaduto
nulla.
Harry era al
punto di partenza. Una boccetta valeva l’altra, e se anche ci fosse stato del
veleno in una di esse, lui probabilmente non sarebbe
stato in grado di riconoscerlo se non bevendolo!
“ E sia, che cosa mi potrà
mai succedere?” Si chiedeva il Grifondoro mentre decideva quale pozione
trangugiare. “ Al massimo passerò la serata a raccontare tutti i miei segreti a
Malfoy e a sentirmi chiamare imbranato da Piton”. La
cosa tutto sommato lo turbava meno di quanto pensasse…
gli dava solo fastidio che Malfoy fosse riuscito a trovare la pozione innocua
in mezzo alle sette. A lui sarebbe servito un MIRACOLO!
La mano di Harry era indirizzata verso una pozione
rosa pastello quando con un impercettibile segno del capo Draco gli fece segno
di “no”.
Improvvisamente sopra la testa del Serpeverde si
era creata una nebbiolina celeste che a poco a poco prendeva consistenza,
formando una scritta a caratteri cubitali.
“ Voglio aiutare Harry Potter ”
Harry tra il sorpreso e lo spaventato, non riuscì a
trattenere una risatina, che non sfuggì all’orecchio attento di Piton.
- Peccato signor Malfoy, vedo che ha trovato la “pozione
avvisatrice”. Serve a far capire le vere intenzioni delle persone anche se
queste cercano di nasconderle! – Piton sogghignò alla vista del suo pupillo con
una specie di enorme avviso pubblicitario che
volteggiava sulla sua testa.
Draco arrossì quando si accorse della cosa e si
rese conto dell’assurda impressione che doveva dare ai presenti. – Quanto
durerà questa cosa? – Aggiunse poi sconvolto dall’idea di dover andare in giro
a quel modo per tutta la scuola.
- Solo qualche minuto e la nuvoletta scomparirà, ma
l’effetto della pozione durerà ancora qualche ora… - Spiegò Piton sempre più
divertito.
- Allora Potter, lei che intenzioni ha? Ha deciso
quale pozione provare? – Incalzò il professore che si divertiva un sacco a
vederli in così grande difficoltà.
Harry non sapeva cosa fare. Provare a casaccio una
delle pozioni sperando in unpo’ di
fortuna oppure… un’idea balenò nella sua mente. In fondo non sembrava così
male… di colpo prese la pozione uguale a quella che
aveva appena bevuto Draco e sorrise beffardo verso Piton, come a volerlo sfidare.
- Ingegnoso Potter! Invece di rischiare ha scelto
il male minore! Ha già visto gli effetti su Malfoy e non ha nemmeno provato a
fare di testa sua! Dieci punti in meno per Grifondoro! – Ghignò Piton che non
si era aspettato una tale mossa da Potter.
- Lei non può, non è
giusto! – Sbottò Hermione che aveva assistito alla scena senza parlare.
- Le ricordo signorina Granger che non le è
permesso interferire in queste lezioni! –
- Ma lei non può togliere
a Harry dei punti solo perché è stato più furbo di lei! –
- Come si permette! – Piton viola dalla rabbia
impugnò la bacchetta.
- Mi permetto e come, visto che questa messinscena è solo un modo per vendicarsi di Harry e Draco
per lo stupido scherzo di ieri… -.
Hermione ebbe appena il tempo di finire la frase che
Piton le aveva già scagliato un incantesimo per
addormentarla.
- Che cosa le ha fatto? –
Chiese Harry preoccupato andando ad accertarsi delle condizioni della ragazza.
- Non si preoccupi Potter, sta
solo dormendo e domani non ricorderà più nulla di questa serata – Aggiunse
piton ancora scocciato per l’interruzione della Granger.
- Ora calmati Potter, è tutto a posto. La portiamo
a dormire e domani sarà come se non fosse successo niente – Provò
a tranquillizzarlo Draco.
- Se le succede qualcosa…
se lei farà ancora una cosa del genere alla mia amica… Silente saprà ogni cosa
di quello che accade in questa stanza… e non credo che le lascerà continuare in
questo modo! - Harry era sconvolto. Prima o poi a
Hermione avrebbero fatto il lavaggio del cervello se non si fosse trovata in
fretta una soluzione per quella stupida situazione!
Improvvisamente anche sopra la testa di Harry si
formò una nebbia azzurrina che prendendo forma lasciò senza parole i due occasionali
spettatori.
“Sono innamorato di Hermione Granger”
La consapevolezza che qualcosa era accaduto, alla
vista degli sguardi stupiti dei due che stavano d fronte a lui, fece alzare la
testa al Grifondoro.
Furono pochi istanti e Harry capì. Arrossì. Lasciò
la mano di Hermione che stava stringendo da qualche minuto e raccolte le
proprie cose uscì dalla stanza, di corsa, senza
curarsi di salutare nessuno o chiedere spiegazioni.
Draco non aprì bocca.
Le uniche parole pronunciate furono quelle di
Piton. – Draco, porta la signorina Granger a dormire… per questa sera abbiamo finito! –
Draco obbedì e prese in braccio Hermione; si avviò
per uscire, quando venne fermato dal professore.
- Sai bene cosa significa, vero Draco? Quindi non una parola di questa sera con NESSUNO! Non è uno scherzo… questo può essere un problema! -.
*
*
*
Continua…
Insomma vi
faccio proprio disperare con la storia delle coppie…? Mi dispiace
davvero, non volevo! Da questo capitolo (anche se stavolta non è un gran
che!) dovreste però aver capito qualcosa di più… Harry è
innamorato!
Ma Herm corrisponde? E Draco
resterà alla finestra ad osservare oppure combinerà qualcosa? Il pairing non
vuole essere un segreto nazionale, né non ve lo dico perché mi diverto a
tenervi sulle spine… il fatto è che loro sono in tre… (si creeranno una specie
di triangolo e dei malintesi)… quindi alla fine sarà Hermione a dover fare una qualche
scelta… ma se vi dico chi sceglierà, ho già finito la mia storia! Sappiate che comunque la sua scelta non sarà poi così scontata!
E con
questo ho già detto anche troppo!… e poi se vi dicessi che alla fine Herm manda
Harry e Draco a quel paese e si innamora di Paciock…* o * voi che direste? ^__^
- BASTA!!!!!! Non ne
voglio più parlare! Non ho niente Ron, lasciami stare!
-.
- Ma Harry, dovrai pur
scendere a cenare, non vorrai fare come ieri vero? –.
Harry era al limite della
sopportazione. Non voleva trattare male Ron, ma la sua
insistenza continua nel volersi preoccupare ogni momento di lui, gli dava
ai nervi.
Era ormai una settimana che andava avanti a quel
modo.
Da quando era successo “l’incidente” nello studio
di Piton, Harry aveva accuratamente evitato di incontrare Hermione e
soprattutto Malfoy… e quando non poteva, per via delle lezioni, teneva adeguate
distanze tra sé e loro. Tutti avevano fatto caso a questo comportamento
alquanto bizzarro, ma quasi nessuno se ne era
preoccupato eccessivamente.
Nessuno tranne Ron Weasley.
Il suo migliore amico.
Quello che lo conosceva meglio di
chiunque altro.
Quello che sapeva, che doveva essere successo
davvero qualcosa a Harry perché lui si comportasse così.
Harry era frustrato all’idea di mentire e
maltrattare a quel modo l’amico, ma non poteva e non voleva parlare
dell’accaduto.
Questa volta nemmeno a Ron!
Non avrebbe capito… C’erano
troppe cose da spiegare e troppi problemi da risolvere.
A questo si doveva aggiungere il terrore che Harry
provava al pensiero che Malfoy raccontasse tutto in giro, a Hermione… a suo
padre… alla scuola…
Malfoy sapeva! Draco Malfoy… che cosa avrebbe fatto
adesso?
Era questa l’incognita maggiore.
Il cervello del Grifondoro macinava idee da più di
sei giorni e l’angoscia non lo abbandonava mai, nemmeno per un istante, nemmeno
nel sonno.
Per questo, e per molti altri motivi correlati,
Harry aveva dato in escandescenze di fronte all’amico.
- Harry? Allora vuoi spiegarmi? Non puoi tutto d’un tratto comportarti come un vecchio eremita e poi
venirmi a raccontare che è tutto a posto! – Provò ad insistere il rosso.
- ORA BASTA RON!!!!
Lasciami in pace, vattene a cenare e non mi disturbare!!!!!!!
– Harry prese il libro che stava leggendo, lo cacciò a forza dentro la sua
cartella e senza salutare si alzò dalla sedia ed uscì dalla biblioteca dove si
era rintanato a studiare.
- Ron, finalmente, noi abbiamo quasi finito! – Lo
accolse Lavanda al tavolo dei Grifondoro schioccandogli un bacio sulla guancia.
- Scusate per il ritardo, ho
avuto da fare! – Disse il ragazzo che si accomodò al suo posto.
Hermione alzò gli occhi verso l’amico con
espressione interrogativa, il quale, però, fece un cenno di rassegnata
negazione prima di affondare la forchetta nel pollo che aveva nel piatto e iniziare
a mangiare.
Hermione era altrettanto preoccupata dello strano
atteggiamento assunto da Harry negli ultimi giorni, ma la costante presenza di
Malfoy, le aveva impedito di fare due chiacchiere con
Ron per sapere che cosa stava realmente succedendo. Parlare con Harry era praticamente impossibile e inoltre il serpeverde sembrava
spesso pensieroso ed assorto che non voleva certo irritarlo provocando qualche
spiacevole reazione.
Però il fatto che Harry evitasse di proposito i propri
amici, così di punto in bianco, non la convinceva affatto.
Doveva essergli di certo capitato qualcosa. Ma cosa?
La curiosità mista all’apprensione la stavano facendo diventare pazza, ma nella sua posizione non
poteva che attendere che Weasley scoprisse qualcosa… se mai ci fosse riuscito.
Per la seconda sera Harry non si presentò a cena,
ma decise di andare a trovare Hagrid nella sua capanna. Da qualche giorno il
mezzo gigante non mangiava ad Hogwarts con tutti gli
altri, perché impegnato a curare una colonia di avincini
che aveva trovato dispersi nella foresta proibita. Harry passò un’oretta con
lui parlando distrattamente del più e del meno, mangiò alcuni biscotti e bevve
del tè, e poi uscì dalla baracca del guardiacaccia con la scusa di dover
tornare a studiare.
In realtà il ragazzo non aveva poi molta fretta di
andare alla scuola.
Camminò svariati minuti nei prati di Hogwarts,
nascosto dalla notte ad occhi indiscreti, fino a trovarsi al limitare della
foresta proibita.
Quante volte con Ron e Hermione era finito in quel
bosco pieno d’insidie e di pericoli e quante volte vi aveva
rischiato la vita. Eppure sin dal primo anno aveva
esercitato su Harry un fascino particolare, come se nascondesse un’infinità di
segreti. che non aspettavano altro di essere scoperti.
Poi un improvviso fruscio distrasse il Grifondoro
dai suoi pensieri. Harry prontamente mise mano alla bacchetta che teneva in
tasca e restò in ascolto per capire da che parte provenisse il rumore appena
udito. Non sembrava esserci nulla nei paraggi, eppure Harry non sembrava
tranquillo.
Di nuovo uno scalpiccio lo fece sobbalzare.
- Chi c’è? Vieni fuori immediatamente! -
Un’ ombra si mosse tra le fitte fronde degli alberi
e solo dopo un po’ Harry riuscì a scorgere la figura che si stava avvicinando a
lui.
Un brivido di paura scosse il Grifondoro, che in
quel momento ripensò a tutti gli orribili incontri avuti con le creature della
foresta proibita. Quanto avrebbe voluto, in quel momento, avere accanto a sé
gli amici di sempre!
Il rumore sordo di zoccoli che colpivano le pietre
sul terreno lo fece tornare in sé e, solo allora, capì
di cosa si trattava.
Un viso candido e sorridente apparve dal buio del
bosco. Gli occhi erano chiari, forse azzurri, ma la luce emanata dalla luna non
era sufficiente per dirlo. La pelle riluceva come madreperla e una cascata di
capelli biondi ne incorniciava l’ovale perfetto.
Harry per un istante rimase incantato da quella
creatura. Tutto in lei sprigionava nobiltà ed eleganza ed il suo animo ne trasse conforto. Si sentì sereno ed in pace con il mondo.
- Tu sei Harry Potter, vero? – Chiese con voce
soave la donna centauro che gli si era parata di fronte.
- S-sì… - Balbettò Harry ancora sorpreso.
- Ti ho visto qui anche ieri
sera… voi studenti non dovreste avvicinarvi così alla foresta… è piena
di pericoli, ormai dovresti saperlo! -.
- C-come fai a conoscermi? Io non ti ho mai visto!
– Chiese Harry che ora cercava di mettere insieme le idee.
- Tutti qui ti conoscono, Harry Potter, da sempre.
Tutto il mondo magico sa di te e di quello che hai fatto… e poi mio fratello mi
ha parlato di te! -.
- Fratello? –
- Fiorenzo è mio fratello… -
- Cosa? –
- Si Harry, siamo
fratelli, ma immagino non abbia mai fatto il mio nome... Come avrai già imparato
i centauri sono piuttosto schivi… Io comunque sono Andromeda, piacere! -.
Il sorriso meraviglioso della creatura che aveva di
fronte fece sciogliere Harry, che si dimenticò all’istante di tuttii problemi che lo avevano oppresso nelle
ultime settimane.
- P-piacere! – Disse a
fatica – Ma che cosa ci fai da queste parti? Raramente
voi centauri uscite dalla foresta proibita… sei forse
venuta a cercare tuo fratello? -
- No Harry, nulla di tutto ciò! Sono venuta a
cercare te! -.
- Me? Come facevi a sapere che mi avresti trovato
qui? -.
- Come ti ho già detto ti ho visto qui attorno
anche ieri sera… e poi una persona mi ha chiesto di aiutarti e così eccomi qui!
-.
- E’ stato Silente, vero? Si preoccupa
sempre troppo per me, io non ho bisogno di nulla. Scusami, ma non credo
che mi servirà il tuo aiuto! – La voce diHarry si era indurita pronunciando quelle parole.
- Molto bene… Harry Potter non ha bisogno di
nessuno… me lo avevano riferito che sei piuttosto orgoglioso… comunque non è stato Silente a chiedermi aiuto! -.
- E allora chi? – Il
Grifondoro stava già passando nella sua testa tutti quelli che potevano
conoscere un centauro…
Ron? No, ha troppa paura per avvicinarsi anche solo
a pochi metri alla foresta.
Hermione? Con Malfoy sempre attaccato non potrebbe
nemmeno volesse.
Allora chi? Hagrid! Certo! No… in questi giorni non
faceva che parlare degli avincini e non si era di
certo accorto della sua stranezza.
- Giovane Potter, non ti tormentare… non cercare di
capire chi mi ha invocato, sii grato del fatto che pare tu abbia degli amici
che si preoccupano per te… e ora seguimi! - La donna centauro iniziò a costeggiare i confini della foresta in direzione del lago
e Harry, quasi ipnotizzato, iniziò a seguirla senza fiatare.
Giunti sulle rive del lago, Andromeda si distese
sul prato e fece segno a Harry di sedersi al suo fianco. Il ragazzo ubbidì e si
accomodò su di un sasso, osservando l’acqua in attesa
che la creatura parlasse.
- Harry, chiudi gli occhi e prova ad immaginare la volta celeste, solo nella tua mente!- Harry fece quanto
richiesto e, anche se in quella situazione si sentiva parecchio stupido,
acconsentì a seguire tutte le istruzioni.
Poi Andromeda continuò - Visualizza tutte le
stelle, immagina le costellazioni lontane e i pianeti… sentiti parte dell’infinito, dimentica la tua forma finita e fonditi con
l’universo! Cosa ti sembra? Ti senti più rilassato?-
Non se ne era nemmeno
accorto eppure era passato più di un quarto d’ora da quando sedeva su quella
pietra. Le parole di Andromeda, la sua voce, lo
avevano fatto calmare, avevano permesso a tutti i suoi pensieri di sgomberare
la sua mente, si era estraniato per alcuni minuti dall’intero mondo e da tutti
i suoi problemi e ora si sentiva benissimo!
- Grazie! – Fu l’unica parola che riuscì a pronunciare.
- Di niente! Sai, io aiuto
le persone nella meditazione. Altri, ad Hogwarts, mi
chiamano quando hanno bisogno di allontanare i cattivi pensieri dalla propria
mente. Io sono qui per questo! – Continuò la donna sempre sorridente. – Tu
avevi davvero bisogno di passare del tempo senza arrovellarti il cervello, ed
ecco fatto! Ora dovresti stare un po’ meglio, non è
vero? –.
- Benissimo! – Si lasciò sfuggire Harry. – Però come sapevi di cosa avevo bisogno? -.
- Anche noi centauri siamo
creature magiche, e riesco a capire se una persona ha bisogno del mio aiuto…
inoltre qualcuno ci ha messo lo zampino e mi ha indirizzato a te, evidentemente
conoscendo il tuo turbamento -.
- Dimmi chi è stato, ti prego! – Harry ora era
curioso da morire. Voleva sapere a tutti i costi chi gli aveva fatto incontrare
quell’essere sorprendente. Chi doveva ringraziare per
la ritrovata serenità dell’animo?
Andromeda si rialzò dal prato e come se nulla fosse
si riavviò verso la foresta. – Giovane Potter, non è sempre importante
conoscere tutto, ma conoscere a sufficienza. Ora io me ne devo andare, ma se
avrai ancora bisogno di me, usa la tua civetta per mandarmi un messaggio. Lei
mi troverà e ci rivedremo ancora… le pene d’amore non si curano
tanto in fretta! -.
Detto questo si lanciò al galoppo verso la foresta,
i capelli che rilucevano nella notte come fili d’argento e una volta entrata
nel bosco non si udì più alcun rumore.
Harry si sedette nuovamente sulla riva del lago
pensando allo strano e misterioso incontro di quella sera.
Chi si era preoccupato per lui e gli aveva mandato
in aiuto addirittura un centauro?
Non gli veniva in mente proprio nessuno.
Però dovette ammettere con sé stesso che ora stava
meglio. La preoccupazione per quello che sarebbe potuto succedere non era del
tutto scomparsa, ma il suo animo era più leggero e libero da oppressioni.
Magari, pensò, avrebbe potuto chiedere aiuto ad Andromeda per concentrarsi
meglio negli esercizi di occlumanzia! Questo doveva
ricordarsi di chiederglielo la prossima volta che si sarebbero incontrati.
L’indomani, intanto, avrebbe affrontato in qualche
modo il discorso con Malfoy, anche perché si avvicinava inesorabile la lezione
di recupero con Piton e chissà cosa sarebbe accaduto questa volta!!!!
Ancora assorto tra i suoi pensieri Harry si avviò
verso il castello non immaginando che qualcuno lo osservava
con soddisfazione da una delle finestre della scuola. Corse gli ultimi metri
che lo separavano dal pesante portone, entrò, salì a due a due i gradini che lo
conducevano alla torre di Grifondoro e una volta di fronte al dipinto della
Signora Grassa fece per pronunciare la parola d’ordine quando si rese conto di
non ricordarsela… eppure gliela aveva detta Ron quello
stesso pomeriggio in biblioteca… cavolo! Era talmente preso dalla rabbia e
dalla voglia di toglierselo dai piedi, che non aveva dato per
nulla retta all’amico quando gli aveva comunicato la nuova parola
d’ordine.
“E adesso che faccio?” si
chiese Harry che non sapeva dove andare a dormire se non trovava subito una
soluzione!
Questa volta le sue preghiere furono in parte
ascoltate visto che la McGrannit si trovava a passare
di là proprio in quel momento.
- Signor Potter! Che cosa
ci fa ancora in giro a quest’ora? Lo sa che le undici sono passate da un pezzo
e lei non dovrebbe trovarsi qui ma nella sua sala comune? –
Chiese alterandosi l’insegnante, ben conoscendo la propensione del ragazzo per
le “passeggiate” notturne.
-Io, beh…
vede… cercavo di entrare, ma… non mi ricordo la parola
d’ordine! –
- Niente scuse Potter! Ora si muova e vada nella
sua stanza, mi ha sentito? – La McGrannit si stava
arrabbiando vedendo che Harry non accennava a muoversi. – Non vorrà davvero
dirmi che si è dimenticato la parola, vero? -.
- E’ quello che cercavo di dirle… Ron me l’ha detta
oggi, ma io non l’ho ascoltato ed ora eccomi qui! -. Harry accennò un sorriso
sperando di addolcire la professoressa.
- Lei non me la racconta tutta giusta, Potter, ma
per questa volta vada… felicitate e
veda di non soffrire troppo spesso di amnesie!
Buonanotte! -. Il quadro si scostò, lasciando libero il passaggio per la sala
comune Grifondoro e l’insegnante di trasfigurazione se ne andò
così come era arrivata.
Harry, sfinito dalla giornata, quando entrò non
prestò caso ad un gruppo di ragazzini del primo anno che lo chiamavano
a gran voce, né a Neville e Dean che cercarono di infilargli in mano un
bicchiere di burrobirra per farlo restare un po’ a chiacchierare con loro. Si
diresse come un automa verso il dormitorio dei ragazzi ed entrato nella sua
stanza iniziò a spogliarsi gettando i suoi abiti dove capitava. Infilò il
pigiama, andò in bagno e quando ne uscì vide una piccola civetta grigia
appollaiata sulla testiera del suo letto. Assomigliava molto a quella che
Sirius aveva anni prima regalato a Ron, ma quella oramai era cresciuta, mentre
l’animale che si trovava davanti ai suoi occhi era poco più di un cucciolo.
Si avvicinò lentamente per cercare di non spaventala e per capire cosa ci facesse lì. Harry notò
immediatamente che legato alla zampetta dell’uccello c’era un biglietto e con
molta cura lo sfilò dal nastro di seta blu che lo tratteneva legato. offrì al piccolo pennuto un biscotto di quelli che
solitamente dava ad Edvige e poi aprì il foglio per leggere.
Harry,
spero che l’incontro con Andromeda ti
sia stato d’aiuto almeno un po’.
E’ davvero molto brava! Ascoltala!
In questo momento, non mi è
possibile fare più di questo per aiutarti.
Nient’altro! Né un nome né
una firma, niente di niente!
Harry non capiva, ma non voleva nemmeno perdere ulteriore tempo per comprendere chi fosse ad orchestrare
tutto questo alle sue spalle. Non questa sera, che finalmente dopo giorni e
giorni si sentiva in pace con sé stesso.
Posò il foglio, scritto con una perfetta
calligrafia, sul suo comodino, si tolse gli occhiali e affondò la testa nel
cuscino del suo letto già pregustando meravigliosi sogni ad allietare il suo
sonno.
*
*
*
Continua
Eccovi il 12° capitolo!
Io mi sono divertita a scriverlo,
spero vi piaccia!
Ancora grazie, grazie, grazie per i continui
complimenti che mi fate… siete TROPPO BUONI! Potrei anche montarmi la testa…
^__^
Scherzo, io faccio del mio
meglio… spero solo di non deludervi!
Vorrei poter salutare uno per uno
tutti quelli che mi hanno lasciato un commento, ma ho paura di
dimenticare qualcuno e non sarebbe giusto. Quindi
mando un grande abbraccio a tutti.
La giornata era iniziata per il meglio per gli
studenti di Hogwarts.
Il sole splendeva nel cielo e non c’era una nuvola
a disturbare quel pomeriggio tanto atteso da tutti. Era il
primo fine settimana a Hogsmeade dell’anno, ed impazienti, gli appartenenti
alle quattro case stavano attendendo di uscire per recarsi alla vicina
cittadina.
Harry, dopo la serata passata in compagnia di Andromeda, sembrava in parte tornato quello di sempre…
almeno in apparenza. Rideva e scherzava di nuovo con Dean, Neville e Seamus,
aveva passato la mattina a giocare a scacchi magici con Ron, e aveva fatto colazione seduto al fianco di Malfoy, senza battere ciglio.
Né Ron, né Hermione, vedendo la positiva
metamorfosi del ragazzo, avevano fatto domande sul suo periodo “oscuro” per non
rischiare di inquietarlo nuovamente. Tra qualche giorno avrebbero ritentato per
scoprire qualcosa, ma ora, pensavano tutti solo alla
piacevole giornata che li attendeva.
- Non capisco perché Draco dobbiamo venire anche
noi! – Goyle non sembrava contento di quello che gli aveva appena detto il
Serpeverde. – Non vorrai che passiamo tutto il giorno
coi Grifondoro, vero? – Aggiunse, mentre teneva il passo dietro al rampollo di
casa Malfoy seguito a ruota da un assonnato Tiger.
- Begli amici! E mi lascereste solo con loro a
rompermi, mentre voi andrete in giro a spassarvela? –
Lo sguardo del biondino si fece sottile e scrutatore, sapeva che quei due
avrebbero ceduto molto in fretta. Tiger intanto ascoltava e non si capiva se
avesse recepito il discorso o se fosse perso in
qualche altro pensiero.
- Ma Draco… Pansy non… -.
- Ah ho capito! Centra la vipera! Immagino vi abbia
minacciati, anche se non so come… evidentemente vi fa
più paura lei di me… me ne ricorderò… - Draco si fermò di scatto facendo
bloccare anche la povera Hermione. Lo sguardo di ghiaccio e inespressivo si
fece duro e non attendeva altro che il capitolare dei due di fronte a lui.
Hermione assisteva in silenzio a tutta la scena,
buttando un’occhiata ogni tanto a chi passava loro di fianco e facendo finta di
non essere presente in quel momento. Non riusciva infatti
a capire che strano legame unisse Malfoy a Tiger e Goyle. Aveva sempre creduto
che fossero amici o che comunque li unisse qualcosa…
invece sembrava che fossero solo la sottomissione e il timore a far sì che quei
due lo assecondassero in tutto e per tutto.
Era bastato un momento di difficoltà del loro capo
per far voltare bandiera ai due Serpeverde, che ora sembravano pendere dalle labbra
di Pansy… un altro elemento da evitare, se possibile!
- Allora devo credere che adesso prendete ordini da
Pansy? – Incalzò Draco che iniziava a spazientirsi.
- No… non crederai che noi… - Goyle e Tiger
guardavano con timore Malfoy. Sapevano che diventava pericoloso farlo
arrabbiare… ma Pansy ultimamente non sembrava tanto meglio…
- Ho capito, se non vi va, fate quello che volete, io
ora me ne vado… Granger, andiamo? -.
- S-si, possiamo andare!
-.
Hermione si avviò e assieme a Draco si diresse verso
il parco della scuola, dove i Grifondoro li stavano già aspettando.
- Vedo che i tuoi amici ti hanno abbandonato Malfoy
… - Sorrise sarcastico Ron.
- Fatti gli affaracci
tuoi Weasley! Stai rischiando col fuoco! –
- Che paura Malfoy… adesso che non hai più le tue guardie del corpo, non penserai di sfidarci
tutti da solo? -.
- Non mi sporco le mani con un pezzente come te,
Weasley! – Draco si sentiva alquanto a disagio a restare lì a discutere per
nulla con il rosso e per di più in mezzo a un mucchio
di Grifondoro.
- E fai bene Draco… perché
non ci hai detto che qui c’era da divertirsi? –
- Blaise! -.
Il serpeverde si era avvicinato al gruppetto
accompagnato da Theodor Nott e sorridendo aveva dato un’amichevole pacca sulla
spalla a Draco.
- E’ così che si trattano gli amici? Volevi
andartene a fare baldoria ad Hogsmeade senza di noi? –
Incalzò divertito Nott vedendo l’espressione schifata di Draco.
- Ragazzi… non pensavo che voi… ma certo! Almeno non
dovrò stare da solo con questi qui! –
- Harry storse il naso, Lavanda emise un gridolino
isterico e Ron… beh Ron aveva già il fumo che gli usciva dalle orecchie!
- Non vi dispiace vero? – Ghignò beffardo Malfoy,
osservando però intensamente Harry in attesa di una
risposta.
Il moro rifletté un attimo prima
di parlare. In fondo, era la prima volta che dei serpeverde si degnavano di
avvicinarsi a Draco da quando era successo l’incidente e forse non gli avrebbe
fatto male stare un po’ in compagnia dei suoi amici, se erano tali…
- Per me non ci sono problemi… - affermò infine
Harry - … ma vediamo che non succedano casini, intesi? Già daremo a sufficienza
nell’occhio stando tutti insieme, senza andare a cercare ulteriori
problemi! Intesi Ron? – Lo sguardo severo che riservò all’amico fece intuire a
Draco che Potter non aveva tutti i torti.
- Ma io… - Provò a
difendersi il rosso.
- Intesi - rispose Draco al posto di Ron. – Vale
anche per voi due casinari! – E strizzò l’occhio ai
due amici che risposero annuendo sorridenti.
Inpoco
tempo con le carrozze della scuola arrivarono alla cittadina di Hogsmeade.
- Allora che si fa adesso? – Chiese Ron che nel
frattempo si era decisamente calmato.
- Che ne dite della Testa
di Porco? – Propose Nott. – Immagino che voi Grifondoro non ci avete mai messo piede, vero? –
- Non credo sia una buone
idea Theodor, troppi occhi indiscreti! – Sussurrò Draco ottenendo un’occhiata
d’assenso da Zabini.
- Da Madama Rosmerta, ai Tre Manici di Scopa?-
Chiese Lavanda.
- Troppa gente anche lì! – asserì Hermione. – Forse
non è stata una così buona idea venire a Hogsmeade! – Concluse delusa.
- E perché mai Granger? Ti
arrendi così? – Chiese tutto d’un tratto Blaise.
Era facile parlare così per lui. Non immaginava
nemmeno quanti e quali problemi stessero dietro al
fatto che lei non poteva per alcun motivo staccarsi da Malfoy… si disse tra sé
e sé la Grifondoro.
Tutti quanti rimasero per alcuni istanti in
silenzio osservandosi e cercando di risolvere la situazione.
- Se voi volete andare,
fate pure, ragazzi, non voglio che vi roviniate la giornata per me! – Ruppe
infine il silenzio Hermione, osservando Ron e Lavanda ed infine Harry.
- Non lo dire nemmeno! Siamo sempre usciti tutti insieme e questa situazione non cambierà certo le
cose! – Disse risoluto Ron.
- Vale anche per voi! – Aggiunse Draco rivolto agli
altri due Serpeverde. – Non siete obbligati a stare qui! -.
- Ma non ci obbliga nessuno
Draco, dovresti saperlo ormai! …E poi a me è venuta
un’idea… - sorrise Zabini già architettando tutto nella propria mente.
- Che cosa? … Non penserai
a “quello” vero?... Credevo stessimo scherzando? –
Chiese tra il terrorizzato e il curioso Theodor Nott.
- Non mi dirai che hai paura, vero Ted? -.
- Volete spiegare anche a me che diavolo succede? –
Chiese spazientito Malfoy che non ci capiva niente e a cui dava un certo fastidio
non far parte da tempo dei complotti dei propri
compari.
Blaise espose rapidamente ai presenti la propria
idea e dopo le prime perplessità e qualche battibecco, tutti acconsentirono a
partecipare a quella strana iniziativa.
Il gruppo dopo alcuni minuti si divise: Blaise e
Theodor corsero via diretti verso il centro della cittadina; Hermione e Draco iniziarono ad incamminarsi verso la periferia e Ron, Lavanda
e Harry presero la direzione opposta.
- Harry, tu credi sia una buona idea?
Sì, insomma… ti ricordi l’ultima volta… -
- Ma hai sentito Zabini,
no? Sarà tutta un’altra cosa! –
- Io la trovo un’idea molto carina! – Disse tutta contenta
Lavanda precedendo i due ragazzi nel negozio di Mielandia.
- Visto Ron, nemmeno Lavanda ha paura, non vorrai fare la figura del fifone vero? – Lo sbeffeggiò Harry
sapendo di pungerlo nell’orgoglio e fermandosi dinnanzi alla porta senza
entrare.
- IO NON HO PAURA! – Disse Ron poco convinto… - E’ che non credo che altri guai ci aiuterebbero! Se ci scoprono… -
- E’ appunto per non dare troppo nell’occhio che facciamo questa cosa! Pensa a Hermione e a tutti i rischi
che corre ad essere incatenata a Malfoy… e poi se te la devo dire tutta… quei due, Zabini e Nott, non sono poi così male. E’
un’ora che siamo tutti insieme e non una volta che abbiano insultato o parlato
male di noi. Forse forse non tutti i serpeverde sono così cattivi come vogliono
far credere!... – Disse Harry quasi più per se stesso
che all’amico.
- Proprio tu Harry che parli così dei Serpeverde!
Dopo tutto quello che ti hanno fatto? Non è che la storia di Malfoy e delle… - Gli disse Ron
sgomento.
- Non centra niente! E non
ho cambiato opinione su Malfoy se è questo che vuoi sapere! – Harry zittì l’amico prima che potesse parlare troppo e in mezzo a tutta
quella gente! Inoltre non voleva far capire a Ron che, in fondo, l’idea che
aveva del biondo serpeverde a poco a poco stava mutando, dopo tutto quello che era successo negli ultimi tempi. Come
spiegargli un sacco di cose che nemmeno lui riusciva a chiarire a sé stesso? Si
trattava per lo più di sensazioni, di emozioni che non
avevano all’apparenza, alcun significato.
- Vogliamo entrare? – Chiese infine Harry.
- Sì, entriamo! – Disse Ron insoddisfatto dalle
spiegazioni dell’amico.
- Malfoy? -
- Mhhh? –
- Sei sicuro che non sia pericoloso? –
- Assolutamente, no! –
- E allora posso chiederti
perché lo facciamo? –
- Perché in questo momento
è l’unica soluzione… e adesso mi vuoi aiutare o te ne stai lì imbambolata a
guardare? –
Hermione allora si avvicinò e fece segno al
Serpeverde di scostarsi. Raccolse da terra un pezzo di filo di ferro
arrugginito e dopo aver armeggiato un po’ con la serratura, riuscì a far
scattare la vecchia serratura della Stamberga Strillante.
- Ma come hai fatto? Sono
cinque minuti che provo ad aprirla con la magia! -
- Questione di abilità! -
Sorrise maliziosamente la ragazza che fece strada dentro la baracca.
L’aria era pesante all’interno della Stamberga,
tutto era coperto da polvere e ragnatele e il ricordo dell’ultima volta che si
era trovata là, in balia dell’ancora sconosciuto Sirius e di quello squilibrato
di Peter Minus, fece venire i brividi a Hermione.
- Ma è uno schifo qui
dentro! – Disse Draco tra un colpo di tosse e l’altro.
- Cosa pensavi, Malfoy? Di
trovare un salone delle feste elegantemente arredato? – Sorrise sarcastica
Hermione che con un paio di incantesimi aveva iniziato
a togliere un po’ della secolare polvere che occupava quel posto.
- Io non ci resto in un posto lurido come questo! –
Ribadì il biondino che si avviò verso la porta. – Appena torna Blaise gliene canto quattro! -.
Hermione si spazientì sentendo quelle parole! Si
voltò determinata a fare una bella ramanzina al ragazzo quando…
- Malfoy! – Gridò la ragazza senza quasi
accorgersene.
- Adesso che c’è Granger? – Disse fermandosi
sull’uscio della baracca.
- G-guarda! E’… è
incredibile! -.
- Ti vuoi spiegare? Io non vedo nulla di incredibile qui dent… -.
Malfoy, senza parlare e con la bocca spalancata, fece un passo in dietro, Hermione fece lo stesso.
Ancora uno e poi si bloccarono.
Senza accorgersene erano ai due lati dello stanzone
e la distanza tra loro era ben maggiore di soliti tre-quattro metri… forse
erano quasi otto!
- Non ci credo! – Sussurrò appena Hermione cadendo
in ginocchio per terra.
Malfoy non parlava ma una sorta di sorriso era
apparso sul suo volto. Il Serpeverde tornò sui suoi passi e ritornò al centro
della sala – Finalmente! – Si lasciò sfuggire ed iniziò a ridere di gusto.
Hermione lo osservava curiosa. Era già la seconda
volta che lo vedeva ridere così, e dovette ammettere con sé stessa che era
molto carino senza quel suo solito broncio stampato sulla faccia. – Da quanto
sarà? – Chiese curiosa.
- Non lo so, ma significa che le cose si stanno
muovendo e che fra poco forse saremo di nuovo liberi! – Rispose
Draco ancora ridendo.
- Cos’è, cominciate la
festa senza di noi? – La voce di Blaise squillò forte nella sala polverosa,
mentre insieme a Theodor stava facendo volteggiare nell’aria una cassa
all’apparenza molto pesante. – Ma come, non avete ancora
messo a posto? – Incalzò Nott.
- Non ci crederete… guardate! – Draco raggiunse
soddisfatto la porta a grandi passi, mentre gli amici lo osservavano straniti…
poi capito cosa stava succedendo si unirono a Draco e
Hermione nelle manifestazioni di gioia per quello che era accaduto.
Quando infine anche Ron, Harry e Lavanda arrivarono con le scorte di dolci di Mielandia, la sorpresa
e la gioia generale si rivelarono l’occasione giusta per mettere in pratica
l’idea avuta da Blaise.
Ci vollero una decina di minuti per convincere
Draco che quel posto, con un po’ di “lavoro”, sarebbe diventato accogliente e
di buon gusto, e altrettanti ne servirono per rassicurare per l’ennesima volta
Ron, che quello che si diceva in giro sulla Stamberga Strillante erano solo dicerie e storie per tenere lontana la gente. In
realtà Harry sapeva anche il perché erano state messe in giro quelle voci, ma
di fronte ad un pubblico così vasto, certe cose era
meglio tenerle per sé.
Sta di fatto, che il primo pomeriggio ad Hogsmeade per tutti loro non trascorse tra tè e
burrobirre, tra dolcetti di Mielandia e gli scherzi di Zonco, ma fu un vero
pomeriggio di lavoro! Dopo due ore di magie e incantesimi, la stanza che si
presentava ai loro occhi era al di là delle loro
aspettative.
Merito anche della presenza di due ragazze, il
posto era davvero diventato accogliente. I mobili
originali, ripuliti da polvere e tele di ragno, si erano rivelati di fattura antica e molto eleganti. Qua e là erano stati
fatti apparire soprammobili, candele e vasi di fiori. Dal soffitto scendevano
dei drappi di stoffe trasparenti dei colori delle case
di Grifondoro e Serpeverde. Erano stati fatti apparire due divani e per terra,
sparsi ovunque, dei morbidi cuscini damascati, sempre dei colori delle due
case! Poiché non potevano far notare la loro presenza all’esterno, con un
incantesimo erano state sigillate le finestre anche dall’interno e persino alla
porta era stato applicato un sortilegio così che solo loro avrebbero
potuto entrare.
Ora era proprio tutto a posto!
Incredibilmente, Grifondoro e
Serpeverde, durante quelle ore, avevano collaborato senza alcun problema, come
se si fosse trattato della cosa più naturale al mondo, mettendo da parte
rancori e litigi di ben sette anni passati a Hogwarts. Tutti se ne erano
accorti, ma nessuno aveva osato parlarne, per paura di rompere quell’armonia
che sembrava essersi creata.
Possibile che fosse così
semplice andare d’accodo?
Possibile che alla fine tutti recitassero una
parte, ma che in fondo erano più simili di quanto volessero far credere?
- Propongo un brindisi! – Disse infine Zabini
vedendo tutti stanchi e stravaccati sui divani.
- D’accordo! – Dissero tutti
insieme prendendo un bicchiere di Whisky incendiario procurato da
Theodor e Blaise.
- Allora, innanzitutto a questo posto! Non pensavo sarebbe venuto così bello… ci sono un po’ più persone del
previsto… ma va bene così, ci divertiremo di più! -.
- SIIII! – Fu il coro di assenso
prima di bere il primo sorso.
- Secondo – Continuò il bel Serpeverde – Alla bella
notizia che Draco e la Granger stanno per liberarsi
dall’incantesimo di Paciock! Era ora!!!!! –
-SIIII! – E giù un altro
sorso.
- E infine, al fatto che per un intero pomeriggio
Serpeverde e Grifondoro si sono trovati insieme in una stanza e non si è fatto
male nessuno!!!!! -.
- SIIIIIIIIIIIIIIII!!!!-.
Giunse quasi l’ora di andarsene, ma Harry aveva in
sospeso un discorso con Malfoy che non poteva più rimandare. Non ci aveva
pensato per tutto il giorno, e di questo era grato, ma ora o mai più doveva
parlare con Draco prima che le cose precipitassero.
Come se avesse intuito cosa passasse per la testa
del Grifondoro, il biondo si avvicinò a lui tranquillamente, appoggiandosi con
noncuranza alla parete e incrociando le braccia al petto mentre osservava tutti
gli altri ridere e scherzare.
- Che ti prende Potter,
come mai te ne stai qui in disparte? – Chiese Draco a bruciapelo.
- Non sono in disparte! – Fu la gelida risposta.
- Beh, non sei nemmeno in mezzo agli altri a
festeggiare! -.
- Non sono in vena! -.
- E’ successo qualcosa? -.
- Tu che ne dici? -.
- Non saprei! -.
- Spiritoso! -.
- Dimmelo tu! -.
- Lo sai bene cos’è
successo! -.
- Se non me lo dici, non
posso saperlo! -.
- Ti diverti a prendermi in giro? -.
- Non ti sto prendendo in giro! -.
Gli altri non facevano caso a loro e quei due
sembravano assorti nella loro conversazione, dimentichi di trovarsi lì con
altra gente.
- Allora, Potter? Mi vuoi dire che ti passa per la
testa? -.
- Sforzati, ci puoi arrivare da solo! –.
- Non credi che se me lo dici tu, poi ti senti
meglio? -.
- Allora vedi che lo sai! -.
- Posso immaginarlo, ma se tu non parli… -.
- Uff… che palle! Sei
snervante lo sai? -.
La bocca di Draco si piegò in un leggero sorriso.
- E va bene, tanto dovevo comunque
parlartene! E’ per l’altra sera nello studio di Piton e di quello che… - Harry aveva assunto un colore rasente il porpora e per non farsi
vedere dagli altri si era ora voltato verso Draco, dando le spalle al centro
del salone.
- Immaginavo! Quindi?–.
- Come quindi? -.
- Non vedo dove sta il problema. Basta che glielo
dici! -.
- Non hai capito. E’ quello il problema. E tu non devi dirlo a nessuno, né a lei né a nessun altro!
-.
- Non capisco perché ti fai tutti questi problemi!
-.
- Non sono affari tuoi, questi. Ti chiedo… per…
favore… di non dire niente a nessuno di questa cosa. A NESSUNO intesi? Punto e
basta!-.
- Harry Potter che chiede “per favore” a un Malfoy? Questo è da non crederci! -.
- Beh, credici perché non lo sentirai tante altre
volte! Allora posso contare sul tuo aiuto, anche con Piton? -.
- Se è questo che vuoi… va
bene… e non dirò a nessuno che sei innamorato della Granger… – Bisbigliò Draco con
un sorrisetto all’orecchio di Harry prima di tornare in mezzo agli altri. – Comunque io non ti capisco! – Disse poi ad alta voce allontanandosi.
- Cos’è che non capisci Draco? -. Si voltò curioso
Nott sentendo la voce dell’amico.
- Niente… comunque ragazzi
si è fatta ora di andare! -.
Misero tutto a posto e con gli ultimi incantesimi
fecero in modo che se qualcuno, per sbaglio, fosse riuscito ad entrare, non avrebbe visto altro che vecchiume, cenere e ragnatele.
Con circospezione uscirono pochi
alla volta e chiusa dietro di loro la pesante porta di legno si
diressero di corsa verso le carrozze che li aspettavano per tornare a scuola.
- Sapete, tra due settimane è
il mio compleanno! – Disse all’improvviso Blaise mentre camminava a gran passo
assieme agli altri. – Che ne dite se venissimo qui per
festeggiare? -
Draco lo guardò con circospezione, Harry e Theodor
si fermarono letteralmente e all’unisono esclamarono – E come? -.
- Su muovetevi, c’è ancora tempo, ci penseremo! -.
Raggiunsero infine le carrozze e mischiandosi
nuovamente a tutti gli studenti di Hogwarts tornarono al castello per la cena.
*
*
*
Continua
* * * * * *
»SCUSATE IL
RITARDO!!!!!»
Gli impegni mi hanno un po’ tenuta lontana dal PC e
devo ammettere che la fantasia non è stata molta.
Spero comunque che questo chap
vi sia piaciuto… cercherò di aggiornare col prossimo più in fretta! ^__^
Quella sera, a cena nella Sala Grande della scuola
di magia e stregoneria di Hogwarts, gli occhi di tutti gli studenti erano
puntati sul tavolo dei Serpeverde.
Non era una novità il fatto che talvolta due
Grifondoro mangiassero a quel tavolo, per colpa di uno stupido incantesimo
lanciato inavvertitamente da Neville Paciock, ma quello che sorprendeva i più,
era il fatto che da molto tempo non si vedeva Draco Malfoy così loquace e
allegro, merito forse del fatto che nuovamente si era ricostituito il trio
formato dallo stesso Draco, da Nott e da Zabini.
Quei tre insieme erano una vera forza della natura,
e tenevano da sette anni testa a Potter, Weasley e Finnigan in fatto di guai,
infrazioni e … festini! E nessuno sapeva mai quello che i tre Serpeverde
avrebbero potuto combinare da un momento all’altro.
Ma ancora più straordinario era che, passi per il
“povero” Malfoy, anche Theodor e Blaise non disdegnassero di fare due
chiacchiere… a quanto pareva amichevoli… con Potter e la Granger!
Parecchi sguardi curiosi si posavano su quel
gruppetto a dir poco stravagante. Molti sorridevano divertiti e stupiti della
cosa, altri storcevano il naso schifati, alcuni, infine, fissavano sospettosi e
maligni l’intera scena.
- Allora che ne dite del lavoro di oggi? – Chiese
sorridente il bel Zabini ai propri commensali. – Con Theodor ne avevamo già
parlato alcuni giorni fa, volevamo creare un posto tutto nostro… e questa è
stata l’occasione giusta per mettere in piedi i nostri piani! -.
- Niente male! – Concesse Draco che però aggiunse –
Comunque, begli amici che siete! Potevate almeno dirmelo così avrei potuto
aiutarvi! –
- E chi ti avvicina più da quando sei circondato
dai Grifondoro?! Sembra che ti abbiano fatto qualche incantesimo, Draco,
davvero… non sembri tu… sì insomma, sei tu ma sei diverso! – Blaise sorrise
enigmatico. Voleva stuzzicare l’amico per farlo innervosire un po’, ma in fondo
anche lui era curioso di sapere cosa gli fosse successo perché da qualche tempo
lo sguardo di Draco era molto diverso dal solito!
- Diverso? Ma non dire stronzate Blaise! – Sbottò
il biondino che iniziava a sentirsi a disagio con certi discorsi.
- Eccoti! Questo è il Draco che conosciamo! – Disse
Nott sorridendo al compagno di casa e dandogli una pacca sulla spalla.
- Ma che… - Draco non capiva. Che diavolo succedeva
a quei due?
Blaise si chino lievemente verso il biondino
bisbigliando affinché solo lui sentisse – E’ stata Pansy a mettere in giro strane
voci… lo sai come è fatta è gelosa di qualsiasi persona ti si avvicini,
figurati come l’ha presa da quando hai cominciato per questa storia a mangiare
al tavolo dei Grifondoro… -.
- Cavoli… ma è davvero insopportabile! L’unica cosa
piacevole di tutto questo è che me la sono tolta finalmente dai piedi per un
po’… - Sorrise Draco continuando a parlare a bassa voce come il suo
interlocutore.
- Non credere Draco, non le vanno giù certe cose
dovresti conoscerla ormai… e stai certo che prima o poi combinerà qualcosa ai
danni della Granger o… -
- O? – Chiese Draco al tentennare dell’amico.
- O di Potter… girano strane voci su di voi! –
- Che voci? – Chiese Draco tra il terrorizzato e
l’incazzato.
- Sciocchezze, lascia perdere, non ne vale la pena,
piuttosto stai attento ci sta guardando! – Blaise troncò il discorso, ma sapeva
dallo sguardo che gli lanciò Draco che la storia non era finita lì. Aveva
appena acceso un fuoco e ora doveva stare attento a non bruciarsi!
- Allora ragazzi, voi due non avete detto nulla… vi
è piaciuta la nostra idea di arredare la Stamberga Strillante? – Domandò
sussurrando Zabini ai Grifondoro sviando così alle occhiatacce di Malfoy.
- Fantastico! Non credevo che sarebbe venuta così
bene! – Disse un po’ imbarazzata Hermione, che dopotutto non trovava malvagia
la compagnia delle due serpi.
- E tu Potter? –
- Bella! – Rispose Harry distrattamente, impegnato
a capire il perché la Parkinson lo stesse fissando insistentemente da qualche
minuto.
- Non sei di molte parole stasera Potter o sbaglio?
– Aggiunse Nott.
- Cos’è? Non siamo degni dei tuoi pensieri forse? –
Rincarò Malfoy, che però parlò con un tono scherzoso e con il sorriso stampato
sulla faccia, mentre quasi troppo amichevolmente gli tirava una leggera
gomitata sul braccio.
- Eh? Cosa? Scusate, non vi seguivo, mi chiedevo
cosa avesse la vostra compagna da fissare? -.
- Chi? – Chiesero in coro i tre serpeverde per dopo
capire al volo che si trattasse della Parkinson.
- Lasciala perdere Potter, non ne vale la pena te
lo assicuro… o… devo credere che ti piace? – Lo stuzzicò Draco.
- COSA? – Si inalberò il moro che non avrebbe
guardato la Parkinson nemmeno fosse stata l’ultima ragazza sulla faccia della
terra. - Stai scherzando Malfoy, lo sai che… -
Il biondino alzò a malapena un sopracciglio, segno
che il discorso si faceva davverointeressante. Ma Potter si rese subito conto di cosa stava per dire e
dove quel maledetto volesse parare, e visibilmente rosso in viso rispose
seccamente – Fatti un giro, Malfoy! – tornando poi alla propria cena.
Quella sera ci sarebbero anche state le ripetizioni
con Piton e come se dovessero partire per la guerra, Harry, Draco e Hermione si
alzarono mestamente dal tavolo e con una scusa banale salutarono i Serpeverde,
diretti poi verso lo studio del professore.
- Allora Blaise, scoperto qualcosa di
interessante?-.
La Parkinson si era avvicinata silenziosamente a
Zabini e Nott non appena Malfoy e i Grifondoro avevano lasciato la sala grande
e con voce falsamente mielosa, e soprattutto fastidiosa, aveva parlato
all’orecchio del compagno di casa.
- No Pansy, e adesso lasciami in pace! – rispose
scocciato il ragazzo che al pari di Draco non aveva mai troppo digerito
l’invadenza di quella ragazza.
- Lo sai Blaise, vero, che cosa potrebbe succedere
se non mi racconti quello che voglio? – Il viso di Pansy si era di colpo
rabbuiato e la voce si era fatta più dura.
- Non tentare di spaventarmi… non ci riusciresti e
lo sai! Stammi lontana! Non sopporto la tua presenza… se scoprirò qualcosa te
lo farò sapere… forse! -. Blaise si era avvicinato al viso della ragazza e le
aveva parlato con tono minaccioso. Pansy rimase immobile di fronte a
quell’espressione… era paragonabile solo alle peggiori di Draco… era a dir poco
terrorizzante!
- Ricordati bene chi sono Pansy… tu non puoi nulla
contro di me! – Finì sussurrando maligno il moro Serpeverde.
A quelle ultime parole la serpeverde si alzò e,
stizzita dall’umiliazione appena subita, si allontanò tornando dalle sue
amiche.
Intanto nei sotterranei di Hogwarts si stavano
tenendo quelle, che a agli occhi di tutti, dovevano essere delle ripetizioni di
pozioni in vista dei M.A.G.O., ma che in realtà
celavano la “punizione” di Piton verso Harry e Draco, che a quanto pareva non
sapevano ancora dominare l’arte dell’occlumanzia.
Per quanto Harry quella sera fosse terrorizzato e
per quanto avesse esternato velatamente il suo timore a Malfoy, quasi
supplicandolo di aiutarlo, la lezione risultò molto più tranquilla e monotona
delle precedenti.
Piton li aveva accolti scorbutico come sempre,
aveva preparato il solito tavolino ad Hermione con dolcetti, pergamene e piume
e li aveva fatti accomodare l’uno di fronte all’altro in attesa delle
istruzioni.
- Questa sera vedremo di mettere in pratica quello
per cui io ho perso ore preziose del mio tempo, a quanto pare! – Esordì
incolore il professore.
Allo sguardo basito dei due ragazzi, che lo
fissavano senza aprir bocca e con un’espressione vuota negli occhi, aggiunse
-Occlumanzia, signori! Vi ricordate
almeno di cosa si tratta oppure dobbiamo ricominciare da capo? –
- Si signore! – Risposero all’unisono Harry e Draco
un po’ spaventati.
- Molto bene! Chi di voi due vuol essere il primo?
–Chiese senza tanti preamboli Piton.
- Vengo io – Sentenziò risoluto Draco come se la
cosa non lo turbasse minimamente.
Harry era rimasto lì a fissarlo mentre si alzava e
si posizionava di fronte all’insegnante in attesa che questi gli scavasse nel
profondo della mente e che tentasse di scoprire i suoi pensieri più nascosti.
- Molto bene Draco, concentrati… libera la tua
mente da qualsiasi pensiero… sei pronto? -
Un cenno del capo del serpeverde avvisò il
professore che poteva iniziare.
Harry non ricordava che espressione avesse Piton
quando cercava di far imparare a lui l’occlumanzia… a pensarci bene, prima o
poi era sempre riuscito a scalfire le sue difese e a fargli ronzare per la
mente ricordi di ogni genere, dai più divertenti ai più dolorosi, senza che lui
riuscisse a fissare nella propria testa le reazioni dell’insegnante… ma ora che
non era lui la vittima designata, poteva intuire dal viso di Piton che quello
che stava facendo era un enorme sforzo. Gli occhi semichiusi in una fessura, i
muscoli del volto tesi e… d’improvviso Piton sbarrò gli occhi, segno
probabilmente che Draco aveva ceduto e che era riuscito nel suo intento di
trapassare i suoi baluardi.
Dopo qualche istante Draco si accasciò a terra
esausto, come se avesse fatto un’immane fatica e senza staccare lo sguardo da
Piton iniziò visibilmente a tremare.
- Per questa sera può bastare Draco, mi aspettavo
maggiore resistenza! Cosa credete? In giro ci sono maghi molto potenti e molto
più abili del sottoscritto nel leggere la mente. Ve lo ripeterò sempre fino a
quando non vi entrerà nella zucca! Non potete permettervi di abbassare la
guardia nemmeno per un istante… potrebbe essere la vostra rovina… ve ne rendete
almeno conto? – Lo sguardo del professore però non era severo come al solito,
sembrava piuttosto preoccupato…
Al che nella mente di Harry si fece largo una
domanda che da giorni era lì lì per emergere. “Perché
diavolo anche Malfoy deve imparare a tutti i costi l’occlumanzia? Lui non ha
mica un pazzo scatenato alle costole che lo vuole uccidere!”. La risposta che
Harry si diede da solo era che per forza Piton doveva insegnare proprio tutto
al suo cocchino!
- Potter! Mattiamo subito in chiaro che il signor
Malfoy non è il mio cocchino! E ora muoviti e vieni qui! Mi sa che non hai
ascoltato una parola di quello che ho appena detto vero? Dovremo lavorare molto
su di te!-
“Cavolo mi ha letto nella mente!” fu l’unica cosa
che Harry pensò mentre, con il viso rosso come la porpora, si alzava e si
posizionava di fronte a Piton.
Non è difficile immaginare gli sforzi di Harry per
rimanere impassibile ai tentativi del professore di invadere il suo cervello…
poi come tutte le sante volte… immagini del suo passato coi Dursley, le voci
lontane e sofferte dei suoi genitori, Voldemort, Hermione e Ron… e poi qualcosa
di nuovo rispetto alle altre sedute… una stanza oscura, torce appese alle
pareti, un corridoio lungo e altrettanto buio, delle scale… dove aveva già
visto quelle cose???
- Bene Potter! Per questa sera abbiamo finito.
Anche da te mi aspettavo molta più concentrazione… ma per ora accontentiamoci!
– Disse ironicamente Piton che, dopo aver cancellato i ricordi di Hermione di
quella sera, con un eloquente gesto della mano aveva fatto segno ai ragazzi di
andarsene.
Harry, ancora provato da quell’esperienza e
incuriosito da quello che aveva visto, si alzò da terra dov’era caduto non
appena Piton gli aveva parlato, e assieme a Draco e Hermione si congedò da
quello studio. Risalirono in silenzio le scale che riconducevano al grande
atrio della scuola e una volta salutati i due diretti all’infermeria, Harry si
fiondò verso il dormitorio dei Grifondoro, fermamente deciso a farsi una bella
dormita per riprendere le forze.
Solo dopo quattro chiacchiere con Ron e Seamus,
mentre Neville già russava da parecchi minuti e Dean non accennava a tornare
dalla sala comune dove si intratteneva con Ginny, Harry decise che per lui era
giunta l’ora di andare a dormire e infilatosi il pigiama si lanciò
letteralmente sul letto e chiusi i drappeggi del suo baldacchino affondò il
viso nel cuscino attendendo che Morfeo lo accogliesse tra le sue braccia.
Era ormai notte fonda, le due, forse le tre, e nel
dormitorio dei grifondoro del settimo anno tutti dormivano…
…Harry stava scendendo delle scale che non si
ricordava di aver mai visto prima di allora…
La luce era fioca, si poteva tranquillamente dire
che fosse buio e ad ogni passo doveva prestare attenzione a non sbagliare
scalino, per non rischiare di trovarsi in fondo alla gradinata con qualche
costola rotta. Cercò avidamente nelle tasche e sotto la camicia… ma della
bacchetta neanche l’ombra.
“Possibile che quando mi serve devo sempre
dimenticarmela nel dormitorio?” pensò il grifondoro che, rassegnatosi a vagare
come un semicieco, si chiese quando quelle scale sarebbero finite e quando
cavolo gli era venuta l’idea di scendere in quel posto.
Improvvisamente, mentre ancora non si intravedeva
la fine di quel passaggio, si sentì spingere in avanti da una forza molto
grande e trovandosi avvolto in un fascio di luce azzurra finì schiantato contro
il muro giusto ai piedi della scalinata.
Sentiva un forte mal di testa, la vista sembrava
appannata e l’unica cosa che i suoi sensi in quel momento percepivano era il
rumore sordo di passi che lentamente si avvicinavano.
Chi diavolo poteva essere?
Chi andava in giro a quell’ora e possedeva una tale
forza magica?
Forse qualche professore?
Questa volta Harry si era davvero cacciato nei
guai. Cosa avrebbe inventato questa volta? Quale scusa addurre per essere in
giro nel bel mezzo della notte… e per di più non sapeva dove si era infilato?
La persona doveva essere arrivata vicino a lui,
perché lo scalpiccio era finito e un macabro silenzio aleggiava in quel luogo
già di per sé poco accogliente.
Cosa doveva fare? Chiedere subito scusa senza
aspettare la ramanzina che da li a poco sarebbe partita, oppure attendere la
fine della filippica e poi mostrarsi dispiaciuto all’inverosimile sperando di
intenerire il suo interlocutore.
Incredibilmente però, senza che avesse avuto il
tempo di alzarsi da terra e riconoscere chi c’era con lui, venne raggiunto da un
calcio diretto nelle costole che gli fece mancare il fiato per un tempo che gli
parve infinito. Al primo calcio se ne aggiunse poi un altro e poi un terzo e
poi ancora, fino a che, per il dolore e le urla disumane emesse svenne sfinito.
Quando si risvegliò si trovò sdraiato a terra in
una stanza in penombra, illuminata solo da poche torce appese alle mura di
roccia. Il pavimento era freddo e umido e a parte lui sembrava non esserci
nulla e nessuno in quella che pareva una cella. Alzò gli occhi quanto bastava
per cercare di intuirne le dimensioni e si rese immediatamente conto che quel
luogo era davvero grande.
L’istinto lo fece muovere per cercare di assumere
una posizione più comoda e dopo essere riuscito a fatica a mettersi seduto, con
grande disappunto si accorse di avere polsi e caviglie incatenati al muro. Il
dolore lancinante che poi provava gli ricordò dei calci incassati e capì di
avere più di una costola rotta. Anche il suo viso non doveva essere passato
illeso da quelle violente attenzioni; il sapore ferreo del sangue ancora
permeava la sua bocca, segno che anche il suo labbro siera immancabilmente rotto al contatto con le
scarpe di qualche gentiluomo.
“Ma chi era? Chi può essere tanto crudele ad
Hogwarts?” Si chiese Harry con una punta di tristezza non riuscendo a trovare
una soluzione a quella dannata situazione. “ Se solo avessi avuto la mia
bacchetta…”. Pensò.
Poi una consapevolezza.
Aveva già visto quel posto. Ma dove?
…
Ma certo! Prima di svenire durante la lezione di
Piton!
La stessa cella, la stessa situazione…
Ma cosa significava tutto questo?
Aveva avuto forse una previsione? Non poteva
essere, lui non possedeva questa dote… Vero?!!
Eppure sembrava tutto così familiare…
All’improvviso… rumore di passi in lontananza che
si fanno sempre più vicini.
Un brivido passa per la sua schiena, quasi già
sapesse chi o che cosa lo aspetti.
Ancora qualche istante…
Una chiave che entra nella toppa della porta…
Un fastidioso quanto inquietante scricchiolio di
ferro arrugginito…
… e poi una figura nera e incappucciata che entra e
si avvicina in silenzio.
- Mi chiedevo se avresti resistito… a quanto pare
buon sangue non mente… ma non credere… questa volta ti è andata bene! Non sarò
sempre così misurato! -
- Perché, che cosa vuoi da me? – Si ritrovò
d’improvviso a chiedere al suo carceriere.
- Lo sai bene cosa voglio. E ti arrenderai prima o
poi se ci tieni alla tua vita… o sì che cederai… o forse vuoi perderla così
stupidamente? Ricordatelo… - L’ombra si fece più vicina al suo viso, come
volesse che quelle parole che stava per pronunciare venissero impresse nella
mente della sua preda come marchiate a fuoco.
Ancora una volta Harry vide quegli occhi di
ghiaccio che gli sembrava di conoscere.
Odio puro traspariva da quelle iridi e benché il
grifondoro si sforzasse di dire qualcosa, tutte le parole gli rimasero ferme in
gola.
La persona di fronte a lui gridò infine con rabbia
e risentimento: – Ricordatelo… Tu sarai suo! L’Oscuro Signore ti vuole ed io ti
porterò a lui! Non ti servirà urlare, né ribellarti perché questo è il tuo
destino fin da quando sei nato! -.
- NON SARO’ MAI SUO! – Riuscì infine a gridare
Harry con tutto il fiato che aveva nei polmoni. E spalancati gli occhi, si
trovò seduto sul suo letto, nel dormitorio dei Grifondoro, tremantee sudato, mentre calde lacrime segnavano le
sue guance.
Era stato tutto un sogno?
Possibile?
Eppure sembrava tutto così vero, il dolore, la
paura… persino quegli occhi così penetranti e malvagi…
Eppure quel posto gli era così estraneo…
Che si fosse trattato di una visione?
Le sue elucubrazioni mentali vennero però in fretta
interrotte dai suoi compagni di stanza che sentitolo urlare a quel modo erano
accorsi attorno al suo letto.
Lentamente la tenda del baldacchino si scostò e un
preoccupato Ron gli chiese – Tutto a posto Harry? -.
*
*
*
Continua
* * * * * *
Approfitto del mio 14° capitolo (un
po’ in ritardo devo ammetterlo!!!!) per dire grazie infinitamente a tutti quelli che fino ad ora mi hanno
lasciato un commento… siete stati tutti carinissimi e ripeto ancora che,
nonostante sia mooolto piacevole leggere dei
complimenti, anche eventuali critiche e consigli sono sempre benaccetti per
poter migliorare!!!!
Spero tanto di non dimenticare
nessuno (altrimenti fatemelo sapere!) dicendovi ancora GRAZIE:
Ps:
Da sabato prox sarò a LONDRA per una settimana!!!!
Non vedo l’ora!!! Spero di aggiornare prima di partire, altrimenti raccoglierò
l’ispirazione sul luogo e posterò il prossimo capitolo non appena torno!
Lentamente
la tenda del baldacchino si scostò e un preoccupato Ron gli chiese – Tutto a
posto Harry? -.
Il Grifondoro stava ancora
stringendo le coperte saldamente tra le mani e il tremore non gli era
per il momento passato. Gli occhi sbarrati e preoccupati di Ron, Neville, Dean
e Seamus erano puntati su di lui in attesa di una
risposta o perlomeno di un cenno.
Ma Harry non riusciva a muovere un solo muscolo.
Aveva davvero avuto paura questa volta, e per di
più non sapeva che cosa era realmente accaduto.
Poteva forse raccontarlo immediatamente ai suoi
amici, ma nessuno gli avrebbe dato l’attenzione di cui
aveva bisogno. Sarebbe passato per l’ennesima volta per visionario oppure per
posseduto e lo avrebbero spedito di filato a parlare con Silente, preoccupati
che gli potesse accadere qualcosa. Non che questa gli sembrasse una cattiva
idea, non stavolta almeno, ma prima di tutto voleva fare chiarezza a sé stesso
su tutta questa faccenda!
Sforzandosi, infine, riuscì ad annuire e ad
accennare un sorriso, scusandosi per averli svegliati e propinando agli amici
la banale scusa di aver avuto un incubo… beh… in fondo proprio una scusa non
era!
Tutti tornarono ai propri letti a dormire e Harry,
dopo aver chiuso nuovamente le tende del proprio baldacchino, rimase a fissarne
il soffitto per molto tempo prima di riuscire a
prendere sonno un’altra volta.
Le domande avevano affollato la sua mente, che non
ne poteva più ormai di rispondere e fare supposizioni. Troppe anomalie, troppi
particolari che non si ricordava e le circostanze non
combaciavano… mancava qualcosa a tutta questa storia… gli sfuggiva sicuramente
qualche elemento chiave per poter risolvere quello che per il momento rimaneva
un oscuro mistero.
E con questi pensieri e con mille dubbi riuscì, dopo
molto tempo, a riaddormentarsi.
Quella mattina Harry arrivò parecchio in ritardo in
Sala Grande.
Aveva fatto una gran fatica ad alzarsi e, ancor
più, sembrava avesse avuto da ridire con l’uniforme,
che mai, in tutti quegli anni, era stata più in disordine. La camicia penzolava
fuori dai pantaloni e non era del tutto abbottonata,
il maglioncino tutto spiegazzato, la cravatta, come di consueto, lasciata larga
attorno al collo e il mantello infilato in una manica sì e l’altra no. Stava
appunto infilando la restante manica della tunica quando giunse al tavolo dei
Grifondoro e si sedette.
- Che hai combinato Harry?
– Chiese preoccupata Hermione a vederlo in quello stato – Mio
Dio, sembri appena uscito da una lavatrice, sicuro di stare bene? – La ragazza sembrava molto in ansia a vederlo in quello stato e
lo fissava con insistenza, attendendosi di certo un’esauriente risposta
dall’amico.
- Una lava… che? – Le fece eco Ron curioso. Anche
Malfoy aveva alzato lo sguardo sulla moretta per ascoltare di che diavoleria stesse parlando.
- LA-VA-TRI-CE,
Ron ! Sei impossibile ! E’ un macchinario babbano, molto utile, serve per lavare i
vestiti! – Rispose distrattamente la ragazza, che ancora osservava Harry
aspettando che si decidesse a parlare.
- Benissimo, Herm. Non ti preoccupare, ero solo un po’ in ritardo è ho dovuto prepararmi in fretta
– Mentì per tranquillizzare l’amica. Dopo di che addentò voracemente una
brioche alla marmellata, incapace di resistere alla fame ancora a lungo.
- Sicuro di stare bene Harry? – Incalzò Seamus che
vedeva l’amico alquanto sbattuto. – Non avrai avuto altri incubi, vero? -.
- Quali incubi? – Chiese allarmata
Hermione.
- Niente di che… - affermò Potter senza voltarsi a
guardare l’amica, che già sapeva lo stava guardando con gli occhi sbarrati per
l’apprensione.
- Come niente? Ci ha svegliati
tutti in piena notte! – Rincarò Ron. – Stava urlando come un pazzo farfugliando
strane cose, e poi lo abbiamo trovato seduto sul suo letto tutto tremante! -.
Gli occhi curiosi di Malfoy e Hermione si posarono
sul moretto che in quel preciso momento sembrava essere parecchio interessato
alle briciole che aveva nel piatto.
Anche i suoi compagni di stanza lo stavano guardando
nella speranza di sapere cosa gli era veramente capitato l’altra notte.
Visibilmente in imbarazzo, Harry afferrò un’altra
brioche e ne morse un bel boccone.
- Allora Harry, vuoi dirci cosa hai sognato? – Lo
incalzò deciso Dean, seriamente in ansia per lui.
- Si Harry, ti sei forse
sentito male? – Aggiunse Lavanda, che non si era persa una parola di quel
discorso.
- …on…è…sso…ente…oolo…atto…uutto…ono -. Bofonchiò esasperato Harry, con la bocca ancora
piena.
- CHE COSA? – Fu la
richiesta che si levò da tutti quelli seduti vicino a lui.
Harry fu costretto ad alzare il suo sguardo, e
prima di parlare, passò in rassegna uno ad uno i suoi commensali, fermandosi ad
osservare ognuno di loro, come fosse la prima volta
che li vedeva.
- Ho detto che non è successo niente… ho solo fatto
un brutto sogno! E adesso se volete scusarmi ho un
paio di cose da fare prima della lezione. Non guardatemi a quel modo! Non sto
male e vi assicuro che non è successo nulla! A dopo!- Detto questo afferrò la
sua brioche alzandosi e dirigendosi all’uscita… lasciando tutti molto
perplessi.
Nel frattempo al tavolo dei Grifondoro si erano
avvicinati due Serpeverde, con aria a dir poco inquietante. Il più alto dei due
diede un colpetto sulla spalla di Malfoy per richiamare la sua attenzione e
farlo voltare. A quella vista, al biondino si disegnò un ghigno soddisfatto sul
viso. Il secondo, a quel punto, si chinò al suo orecchio sussurrandogli
qualcosa che nessuno degli altri poté sentire e poi, dopo un cenno di evidente assenso da parte di Draco, come erano arrivati
se ne andarono, lasciando i più a chiedersi cosa i grigio-verdi stessero
tramando.
Harry, non appena uscito dal salone aveva preso a
correre su per le scale diretto alla guferia. Doveva a
tutti i costi sapere, capire… e l’unico modo era quello di inviare un messaggio
per poter sperare di avere dei chiarimenti.
Giunto sulla cima della torre aprì la porta, e
subito venne avvolto da un’ondata di aria gelida che
proveniva dall’esterno. Si infagottò ancora di più nel
proprio mantello e poi si diresse dove Edwige stava riposando. La civetta fu
molto felice di vedere Harry e iniziò a svolazzargli attorno facendogli capire
che era da molto tempo che non la mandava in “missione” e che aveva proprio
voglia di farsi una bella volata.
- Non ti agitare Edwige. Tra poco sarai accontentata!
-. Le disse Harry mentre stava finendo di scrivere un messaggio su di una
pergamena. Non appena ebbe terminato, richiamò la civetta con un biscotto, e
mentre l’animale sgranocchiava di gusto il dolcetto, il ragazzo le legò alla
zampina la missiva, raccomandandole di recapitarla al più presto e di non
tornare senza una risposta.
Un minuto dopo, Harry stava osservando Edwige
prendere il volo ed allontanarsi dal castello.
Il ragazzo rimase ancora alcuni minuti ad osservare
il cielo terso in quella giornata d’autunno e si chiese per l’ennesima volta,
come mai la sua vita fosse stata segnata a quel modo e
perché non potesse vivere serenamente la sua giovinezza come la maggior parte
degli altri ragazzi lì ad Hogwarts. Con un sospiro infine distolse lo sguardo dai
prati che circondavano il castello e a mala voglia si
diresse a lezione.
- Allora avete capito tutto vero? Ci divideremo e
ci vediamo lì verso le nove, guai a chi si fa prendere
dalla paura all’ultimo momento, intesi? -
- Ma per chi ci hai presi?
–
- Niente di personale Weasley, ma può sempre
succedere a qualcuno di cambiare idea all’ultimo momento! -.
- Non a me. Ho detto che ci sarò e ci sarò! –
- Bene! E tu Potter? Sei
ancora dei nostri? –
- Certo che sì… non mi tiro mai in dietro quando si
tratta di sgattaiolare fuori dal castello! -
- Intesi allora. Appuntamento alle nove… e sapete tutti cosa dovete fare! –
Con quelle parole Malfoy si allontanò dal gruppetto
che stava animatamente confabulando da dieci minuti in uno dei corridoi meno
frequentati di Hogwarts. Hermione ebbe solo il tempo di salutare Ron e Harry
che si sentì “strattonare” e capì che anche per lei era tempo di andare.
- Non ce la faccio! Ce la sto mettendo tutta, ma
proprio non capisco Malfoy! – Sbottò in un sospiro Harry, non appena Draco e
Hermione ebbero girato l’angolo.
- Che ti prende Harry, è
forse successo qualcosa? – Chiese il rosso
avvicinandosi all’amico.
- No Ron, non è successo proprio niente, è questo
che mi lascia perplesso. –
- Cosa intendi dire? –
- Insomma, sono settimane che siamo costretti tutti
in questa assurda situazione. Malfoy che mangia al
nostro tavolo come se nulla fosse, adesso ha cominciato anche a scambiarsi
battutine con Dean e Neville! … E poi io e Herm che stiamo
al tavolo dei serpeverde! E ora anche Zabini e Nott
che fanno i simpaticoni con noi! Non ti sembra troppo strano? Non sembra anche
a te che il mondo si sia capovolto? Insomma stiamo
parlando di Draco Malfoy! Lui non è così remissivo, lui non è così gentile, lui
non… -
- Harry calmati! – Lo interruppe Ron vedendo che
aveva cominciato a prendere a pugni la fredda parete di quel corridoio. – Lo so
che può apparire strano… ma se avesse avuto cattive
intenzioni lo avremmo capito da un pezzo non trovi? E
credo che Hermione non sarebbe così serena se sospettasse qualcosa! –
A quelle ultime parole Harry si voltò verso l’amico
incenerendolo con lo sguardo.
“Hermione serena!”… quelle poche parole lo avevano
per un momento sconvolto.
Pensandoci bene, dopo i primi giorni di diffidenza,
Hermione era apparsa sempre sorridente, trascorreva, per ovvie ragioni, gran
parte del tempo con Malfoy, ma non sembrava per nulla
infastidita da tutto ciò… anzi… possibile che trovasse la compagnia di
quel serpente tanto piacevole? Possibile che stesse…
- Harry che hai? Parlami ti prego
sei diventato tutto pallido. Stai bene? -
- Eh, si Ron sto bene. Ho
solo bisogno di andare a stendermi un po’. Che ne dici
se torniamo ai dormitori? –
- Ok… - E i due si incamminarono verso la Sala Comune dei Grifondoro.
– Harry…? –
- Che c’è?-
- Niente…scusa –
- Dimmi Ron,che cosa c’è?
Quando fai così c’è sempre qualcosa che muori dalla voglia di dirmi! – No
niente è solo che… -
- Solo cosa Ron? Parla ti prego non sono in vena di scherzare in questo
momento! –
- E’ che stavo pensando a Herm e Malfoy… sembrano
stare così bene insieme.. non credi che… -
- Non
pensare nemmeno a una cosa del genere! – Urlò
Harry all’indirizzo del compagno senza nemmeno fargli finire la frase. – Non
crederai che Hermione possa trovarsi bene con un essere come Malfoy! E’ troppo
intelligente, anche solo per considerarla una cosa simile! – Finì con la faccia
rossa per la rabbia.
- Ma Harry io non volevo…
- Ron era rimasto senza parole per la reazione dell’amico. Si chiese se odiasse
davvero così tanto Malfoy, ignorando che dietro tutto
vi erano molte altre motivazioni.
- Ora basta Ron, ho solo
voglia di riposare. Ci vediamo dopo! – E senza
aggiungere altro si voltò, percorse correndo gli ultimi scalini a due a due, e
voltò l’angolo diretto al proprio dormitorio.
Ron rimase alcuni minuti a
riflettere su quello che era successo, seduto tutto solo sui gradini della
scalinata.
Non aveva tanta voglia di raggiungere Harry in quel
momento. Sapeva che quando l’amico era in quello stato era meglio lasciarlo perdere
per un po’, se non si voleva diventare i bersagli dei suoi sfoghi di rabbia.
L’ultima volta aveva quasi rischiato di ricevere un incantesimo dritto nello
stomaco. Fortuna che Harry, all’ultimo momento, aveva pensato bene di cambiare
centro e riversare il suo astio contro un povero vaso.
Non lo capiva più negli ultimi tempi! Era cambiato
visibilmente, ma non c’era modo di decifrare cosa gli passasse
nella testa.
In realtà non aveva mai compreso fino in fondo
Harry.
Era il suo migliore amico, è vero, ma per molti
aspetti era ancora un gran mistero per lui. Quando gli
succedeva qualcosa, il moro difficilmente si confidava fino in fondo, e sempre
più spesso si chiudeva a riccio su se stesso allontanando le persone care.
E negli ultimi tempi era peggiorato.
Era così da poco più di un anno… più o meno da
quando Sirius era scomparso lottando contro Bellatrix Lestrange e tutti loro
avevano combattuto al Ministero della Magia con i Mangiamorte… da quando Harry
aveva incontrato di persona Voldemort, e aveva rischiato realmente la propria
vita. Da allora… il bambino sopravvissuto aveva costruito un muro tra sé e le
persone che lo circondavano, non permettendo a nessuno di conoscere i suoi
sentimenti più profondi.
Ron lo sapeva. Harry stava soffrendo. Poteva solo
lontanamente immaginare quello che aveva passato nella sua vita fino ad ora. La
perdita dei genitori, poi quella di Sirius, la consapevolezza di dover lottare
contro Voldemort e i Mangiamorte, di avere il destino del mondo magico sulle
proprie spalle… eppure non sapeva cosa fare per l’amico, né lui gli permetteva
di fare qualcosa.
Intanto era giunta sera e Hermione sedeva sul suo
letto in infermeria, sfogliando la gazzetta del profeta, in
attesa che si facessero le nove per dirigersi all’appuntamento con tutti gli
altri.
Draco intanto era chiuso in bagno a farsi una
doccia.
Finalmente, infatti, da quando l’incantesimo che li
legava sembrava essersi indebolito, riuscivano senza grossi problemi ad
allontanarsi per una decina di metri uno dall’altra, potendo tornare a fare
molte delle cose che prima erano loro precluse. Una di queste, era appunto il
poter concedersi una rilassante doccia calda!
Dopo qualche minuto Malfoy uscì dal piccolo bagno
dell’infermeria, già quasi pronto per la serata.
Hermione nell’alzare lo sguardo su di lui, rimase a
dir poco colpita.
Non che non avesse mai pensato che Draco fosse un
bel ragazzo…ANZI! Ma quella sera era proprio
affascinante. Indossava una camicia blu scuro con i primi bottoni slacciati,
quel tanto che bastava per far intravedere attorno al suo collo candido una
catenina d’oro bianco con un ciondolo a forma di serpente. Completavano il
quadretto, un paio di jeans scuri che fasciavano alla perfezione cosce e
fondoschiena del biondino. Infine i capelli, ancora umidi e non disciplinati
dal gel, gli ricadevano a ciocche davanti agli occhi conferendogli ancora
maggiore sensualità.
- Che c’è Granger, ho
forse qualcosa che non va? – Chiese Draco, vedendo la ragazza che lo fissava
inebetita da qualche istante e posizionandosi di
fronte allo specchio per controllare che tutto fosse a posto.
“ Che figuraccia!!!!!” si
riprese a quelle parole “Sveglia Hermione, non hai mai visto un ragazzo prima
d’ora?” disse a sé stessa prima di rispondere evasivamente al Serpeverde. – Cosa? No, stai benissimo… ero solo
soprappensiero! –
Draco a quella risposta sorrise
impercettibilmente e con fare naturale continuò a sistemarsi di fronte allo
specchio, consapevole di attirare la curiosità della ragazza.
Hermione ritornò subito dopo a leggere il proprio
giornale, mentre il ragazzo di tanto in tanto dallo specchio la osservava
interessato.
In fondo Hermione era una ragazza molto carina.
Draco lo aveva notato già più volte dovendo trascorrere gran parte del tempo
con lei. “Possibile che Potter sia così stupido?” si chiese poi riflettendo sul
fatto, che non ci vedeva nulla di male se quello zuccone si fosse
dichiarato alla ragazza. Era cambiata davvero tanto dal primo anno…
Cresciuta in altezza e non solo… aveva un fisico longilineo e i capelli lunghi
e naturalmente mossi. Il viso con gli anni si era
addolcito, e Draco dovette ammettere che non era
niente male. Quella sera poi sembrava si fosse preparata per un appuntamento,
più che per una festa tra amici… si era leggermente truccata, cosa che
raramente faceva, e aveva messo un vestito nero di raso, abbastanza corto da
lasciar scoperte gran parte delle lunghe gambe e
indossava un paio di scarpe con i tacchi alti.
Malfoy non seppe mai perché lo fece ne da cosa fu spinto, ma riflettendo brevemente su quella
faccenda, quella sera decise che avrebbe in un modo o nell’altro costretto
Potter a dichiararsi.
- Allora Granger… sei pronta? – Chiese Draco
voltandosi sorridente verso la ragazza.
- Certo, possiamo andare quando vuoi. – Rispose lei
ricambiando il sorriso e appoggiando sul comò la sua copia della Gazzetta del
Profeta.
- Allora possiamo incamminarci signorina… -. Disse
con un tono caldo nella voce, inchinandosi lievemente e porgendo il braccio ad Hermione perché lo afferrasse.
La Grifondoro rimase un attimo
interdetta da quel comportamento.
Vedere Draco Malfoy riservarle tali attenzioni era a dir poco scioccante… il suo sguardo parlava più di
mille parole.
- Che cosa c’è? – Chiese
lui intuendo il suo disagio – Non sia mai che Draco Malfoy non sia educato con una ragazza quando la accompagna ad una
festa! – Terminò sorridendole sinceramente e strizzandole l’occhio divertito.
Hermione si fece convincere, e prese sotto braccio
il Serpeverde avviandosi con lui verso il passaggio segreto.
- Scusami per poco fa… non
volevo metterti in imbarazzo… pensavo solo di fare una cosa carina! – Cominciò
a parlare il biondo un po’ impacciato e rompendo il silenzio in cui erano
caduti da quando avevano lasciato l’infermeria.
- Non ti preoccupare è solo che mi hai sorpresa…
tutto qui! –
- E’ così strano per te credere che io sia capace
di certe attenzioni? – Chiese serio il Serpeverde.
- Beh, … - Hermione esitò un secondo e vide che
Draco aveva abbassato gli occhi quasi deluso…
- No, Malfoy, non credo una cosa del genere – cercò
di rimediare la ragazza - Ma devi ammettere che non sei mai stato il massimo
della gentilezza nei nostri confronti e vederti comportarti a quel modo mi ha colpita… piacevolmente direi… - Hermione avvampò nel
pronunciare quelle parole… “ma che cavolo mi è venuto in mente di dire?” si
chiese incredula, mentre cercava di non guardare Draco per non fargli scorgere
il suo rossore.
Il biondo continuava a camminare fianco a fianco alla
brunetta e un lieve sorriso si era affacciato sulle sue labbra. Ripensando alle
parole appena udite tanti ricordi gli affiorarono alla mente e tante cose ora
gli apparivano molto più chiare… in fondo quello che vedevano tutti era solo un
lato del vero Draco.
- Malfoy? Ci sei? Ho per caso detto qualcosa di
sbagliato? – Si assicurò Hermione non sentendolo parlare da un paio di minuti.
- Eh, no scusa… stavo solo ripensando al mio
passato… -.
- Ma ti sei sentito? -.
- Mhh? -.
- Mi hai chiesto scusa già due volte questa sera e
sei particolarmente gentile… sicuro di
non essere sotto qualche incantesimo? – Pronunciò le ultime parole cercando
di imitare la voce di Pansy.
Draco scoppiò a ridere ascoltando l’imitazione ben
riuscita, seguito a ruota dalla Grifondoro che si piegava letteralmente in due
dalle risate. Così, ancora sbellicandosi, arrivarono in fondo al passaggio
segreto che da Hogwarts li aveva condotti nelle vicinanze di Hogsmeade.
Alle nove in punto giunsero tutti alla meta
prefissata.
In men che non si dica la Stamberga Strillante si era animata ed era
cominciata che quella che doveva essere la festa di compleanno di Blaise.
Decorazioni colorate erano apparse su tutte le pareti e pendevano dal soffitto,
la musica di sottofondo e dolcetti e stuzzichini serviti su vassoi d’argento
erano sistemati qua e là per tutta la sala. Qua e là inoltre svolazzavano delle
minuscole creature che emettevano uno scintillio, molto simile a quello delle
lucciole.
Oltre agli studenti di Hogwarts invitati dal
Serpeverde, erano giunti anche una decina di ragazzi che molti non avevano mai
visto e che, presumibilmente, frequentavano scuole molto diverse dalla loro e
che di certo avevano utilizzato delle passaporte per giungere fino a lì.
Al di là degli ovvi timori dei Grifondoro, quei ragazzi erano
tutti “normali”… se dei giovani maghi possono definirsi normali… e la festa
iniziò per il meglio.
- Allora stai un po’ meglio rispetto a questa
mattina? – Sussurrò Hermione timorosa di far arrabbiare Harry.
- Certo, mai stato meglio… - Asserì sorridendo
cercando di camuffare al meglio la grande balla che
stava raccontando.
- Harry… sei sicuro? Lo sai che mi puoi dire tutto,
davvero, se c’è qualcosa che ti preoccupa e che ti fa star male…? –
- Sicuro, Herm, sto bene, non ti
devi preoccupare. Lo sai che sei sempre la prima a sapere se ci sono dei
problemi -.
- Si… ma…-.
C’era qualcosa che non andava e Hermione lo aveva capito da un pezzo… ma non
riusciva a capire cosa fosse e Harry sembrava sempre più distante.
“ Harry, tu non eri così una volta… che diavolo ti
è successo?” si chiese tra sé e sé la ragazza.
- Adesso basta con queste paranoie… siamo ad una
festa e dovremmo divertirci, non credi? Guarda,
dovremmo prendere esempio da Ron e Lavanda, stanno
facendo conversazione con quei due tipi là in fondo… secondo te Blaise come fa
a conoscere quella gente? -.
- Non ho idea, di sicuro sono anche loro maghi e
probabilmente molti di loro sono più grandi di noi… di certo sanno come usare
le passaporte e chissà da dove arrivano! –
- Quei due là in fondocon lenticchia sono Jerry e Paul e sono i
cugini di Blaise… sono sempre stati molto uniti fin da piccoli, come fratelli…
- Draco aveva sentito le chiacchiere mentre si avvicinava e voleva togliere loro
ogni dubbio e continuò – Le due morette laggiù sono le loro ragazze… le hanno
conosciute questa estate e stranamente stanno ancora
con loro… - A questa battuta si beccò un’occhiataccia da Hermione.
- Infine in quel gruppetto con Finnigan e Theodor
ci sono Peter, Claud e Patricia… beh loro frequentano
la scuola di Durmstrang nonostante siano Inglesi… a certe famiglie sono
concessi certi privilegi… - Disse incolore osservando le persone che aveva
appena nominato.
- Durmstrang ?!-Chiesero all’unisono Harry e Hermione perplessi.
- Sì, per molti aspetti è considerata migliore di
Hogwarts… maggior disciplina, rigore, regole… per molti maghi questo è sinonimo
di qualità… per non parlare della fama alquanto oscura che aleggia attorno al
nome di quella scuola… - Concluse il biondo.
- Ma allora è tutto vero
quello che si dice…? – Avanzò Harry.
- Certo, pensavo lo avessi già capito quando c’è
stato il torneo Tremaghi… -.
- Avevo avuto dei sospetti, ma non pensavo fossero
fondati… -
- Beh, Potter, diciamo che se a Serpeverde finisce in
genere chi proviene da famiglie purosangue… a Durmstrang vengono
mandati da ogni dove i figli dei … - A quel punto, Draco si fermò mordendosi un
labbro.
- Di chi? – Chiese Hermione ormai all’apice della
curiosità.
Harry osservò per un istante Malfoy e dalla sua
espressione capì.
- Dei Mangiamorte… - Sussurrò appena Potter in modo
che solo i due di fronte a lui lo potessero sentire.
Hermione si voltò di scatto verso Draco e questi
annuì senza guardare nessuno dei due negli occhi.
- Ma allora tu perché non…
- Azzardò Harry sapendo di addentrarsi in un terreno pericoloso.
- Diciamo fortuna… - Concluse Draco dando loro le
spalle ed allontanandosi… quella conversazione era andata molto al dì là di
quello che doveva essere.
Trascorse così gran parte della serata e ad un
certo punto la musica si fece molto più lenta e alcune coppie
iniziarono a ballare.
Harry, seduto su una poltrona stava pensando ai
suoi problemi quando percepì chiaramente alle sue spalle la presenza di
qualcuno. Alzò il voto e vide in piedi dietro di sé Malfoy che lo fissava
seriamente. – Che c’è adesso Malfoy? Ho fatto qualcosa
di male sedendomi qui? – Domandò scocciato il Grifondoro.
Il biondo si sedette sul bracciolo della poltrona
di Harry fissando ora il centro dello stanzone.
- Io direi proprio di sì! -
- E sentiamo che cosa ho
fatto? –.
- Cosa NON hai fatto,
dovresti dire! –.
- Che? -.
- Appunto come pensavo, sei più
stupido di quanto pensassi! –
- Non ti permettere! –
- Allora ti decidi ad invitarla a ballare? – Lo
freddò immediatamente Draco.
…
Harry non rispose e rimase a guardarlo basito.
- Non sto scherzando, Potter. Vuoi far ballare la
Granger oppure no? –
- Non sono affari tuoi Malfoy. Lasciami in pace! Te
l’ho già detto mi pare, che tu non sai niente me e che non ti devi impicciare!
– Cominciava ad arrabbiarsi.
- Non voglio impicciarmi… voglio solo sapere se la
porti a ballare o meno! -.
- No! Contento? -.
- Bene! -. Concluse
freddamente alzandosi e lasciandolo solo come un cretino.
- Bene! – Ripeté più a se stesso Harry non capendo
il comportamento dell’altro.
Quello che Harry vide in seguito lo lasciò senza
parole e con un nodo alla gola.
Malfoy si era avvicinato ad
Hermione e Lavanda, scambiò con loro poche parole e poi porse la mano verso Hermione.
La cosa sconvolgente, è che lei l’aveva accettata
sorridendo e poi aveva seguito Draco fino al centro della stanza dove avevano
iniziato a ballare sotto lo sguardo stupito di tutti i presenti, Harry in
primis.
Il grifondoro a quel punto si sentì mancare.
Possibile che quella serpe fosse
così stronzo! Sì… dopotutto era Malfoy… doveva
aspettarselo…
E mentre la rabbia e l’odio montavano dentro di
lui, Harry venne distratto da un continuo ed
insistente picchiettare alla finestra alla sua destra.
Si alzò.
Vide di cosa si trattava.
E senza farsi notare sgattaiolò fuori
dalla porta. L’aria era fredda e pungente, lui indossava solo una
leggera camicia e non aveva con sé il mantello. Proteggendosi alla bene meglio con le braccia, fece qualche passo, e la
cosa che aveva cercato la sua attenzione non si fece attendere molto.
Edwige, con un paio di battiti d’ali fu subito
accanto ad Harry appollaiata sullo steccato.
Il ragazzo buttò subito l’occhio alla zampa
dell’animale.
“Finalmente!” pensò afferrando il pezzo di
pergamena e leggendolo.
La risposta che attendeva era arrivata…
*
*
*
Continua
* * * * * *
Sono tornata!!!!!
E chissene… direte voi!!!! ^_^ visto e considerato che ci ho messo un sacco a scrivere!!!!
Sapete
una cosa, però? Voglio andare a vivere a Londra…mi sono innamorata di quella
città!!!
A
parte le chiacchiere, scusate il ritardo con cui posto questo capitolo… spero vi piaccia!!!
Grazie
ancora a tutti quelli che leggono la mia storia e a chi trova anche il tempo di
lasciare un piccolo commentino…
PS: Sono stata colta da un dubbio che forse qualcuno di voi
riuscirà a togliermi. Nei libri della Rowling si fa riferimento, per ovvi
motivi, alla famiglia della madre di Harry ( si sa, insomma, che Lily viene da
una famiglia di Babbani…). Ma di suo padre non si sa praticamente
nulla ( oppure ditemelo che mi vado a rileggere il libro dove se ne parla,
perché proprio non me lo ricordo!), se viene da una famiglia di maghi oppure di
babbani, e soprattutto se è possibile che non esista nessun parente da parte di
James Potter? (Nemmeno un cugino di
quinto grado?????) Possibile che la scrittrice abbia
di proposito evitato di parlare di quella parte della famiglia di Harry? E’
vero che mancano ancora due libri alla fine, ma trovo molto strana una lacuna
tanto grande! Ripeto, se sono io che non ricordo qualche passaggio dei libri in
cui tutto ciò viene spiegato, vi prego ditemelo,
oppure se qualcuno è in grado di chiarire questa mia perplessità MI AIUTI !
Dopo il primo ballo ne seguì un secondo e… prima
che la festa fosse finita, Hermione e Draco avevano dato modo ai presenti di
farsi strane idee sul loro comportamento.
Se da un lato, sembrava quasi inconcepibile che
quei due, oltre che parlarsi civilmente, addirittura ballassero insieme,
dall’altro nessuno poteva smentire l’evidenza… e cioè
che formassero davvero una bella coppia!
Alle due circa, eragiunta l’ora per tutti di tornare alle proprie scuole o alle proprie
case, se non volevano rischiare di essere scoperti! E
a piccoli gruppi lasciarono la stamberga strillante per non dare eccessivamente
nell’occhio.
Solo allora gli studenti di Hogwarts, rimasti per
ultimi a sistemare la sala, si resero conto dell’assenza di Harry.
Non che fossero passate
ore da quando, solo, era sgattaiolato fuori per ricevere il messaggio che tanto
attendeva… forse una quarantina di minuti… ma poi non era più rientrato e,
peggio, nessuno se ne era accorto!
Hermione raccolse da una delle poltrone il mantello
di Harry e preoccupata cercava di convincere Malfoy ad andare a cercare
l’amico. Ron era combattuto… se da un lato voleva aiutare Hermione a ritrovare
Harry, dall’atro il fatto di vagare di notte per Hogsmeade lo faceva
letteralmente rabbrividire.
Inoltre, conoscendo il moro, probabilmente si era
stufato e, a quest’ora, era già tornato ai dormitori e stava bellamente dormendo.
Con questa “plausibile” e soprattutto comoda
teoria, Ron riuscì a fatica a convincere la ragazza che, controvoglia, seguì il
resto del gruppo verso la scuola.
- Salve giovane Potter! Sapevo che ci saremmo
rivisti presto! –
Due occhi color del cielo stavano osservando Harry
amorevolmente, pur cercando di scrutare al di là della
sua strana espressione.
La notte autunnale avvolgeva con le sue ombre le
due figure, che si erano incontrate sulla riva del lago di Hogwarts e le
nascondeva da occhi indiscreti.
- Grazie per essere qui… e per
aver risposto così in fretta alla mia richiesta. –. Il moro sorrise
gentilmente all’interlocutore.
- Come avrei potuto rifiutare? Dopotutto sono stata
io a dirti di chiamarmi nel caso avessi avuto bisogno…
ed ora eccomi qua… dimmi, che cosa succede Harry? Perché
mi sembri così angosciato, nonostante tu stia cercando di apparire tranquillo? –
- Io… io non lo so. Non so cosa mi stia succedendo…
- Harry era confuso, ma doveva a tutti i costi parlarne con qualcuno o sarebbe
scoppiato… e forse questa era l’occasione giusta per farlo - Sono stufo di
essere così… di sentirmi cosi… di essere Harry Potter…
e di avere tutto il mondo sulle spalle! Non so come spiegarlo… è difficile… -.
- Su, ora calmati, siediti,
rilassati e raccontami cosa è successo -.
Harry ascoltò il consiglio di Andromeda
e si sedette sull’erba a pochi passi dall’acqua. La brezza fredda che proveniva
dal lago lo fece rabbrividire e, per proteggersi maggiormente, piegò le gambe
verso il petto e le circondò con le braccia.
Il giovane grifondoro, quindi, raccolse un profondo
respiro e poi iniziò a raccontare alla donna centauro tutto quello che gli era
capitato nelle ultime settimane… del fatto che non riuscisse a fidarsi del
comportamento di Malfoy, il quale sembrava tutto d’un tratto un’altra persona
rispetto a quella che aveva conosciuto nei sei anni passati… di come non
riuscisse a digerire che Hermione si trovasse apparentemente così bene con la
serpe… e che da tempo non riusciva e, forse, non
voleva nemmeno confidarsi con i suoi amici perché credeva non avrebbero mai
potuto comprenderlo fino in fondo ed aiutarlo… per infine terminare con il resoconto
dettagliato dell’incubo che aveva avuto la notte prima e che era già la seconda
volta che gli capitava.
- Cosa può significare
secondo te? – le chiese infine sperando di avere un po’ di
conforto e soprattutto delle risposte da quella creatura così misteriosa.
Andromeda lo fissava sorpresa ma allo stesso tempo
benevolmente.
Gli occhi fissi sul ragazzo e sul volto
un’espressione pensierosa.
- Credo sia venuto il momento che tu comprenda alcune cose, Harry. Non pensavo che arrivassi a
questo livello così in fretta… ma dopotutto… tu sei
tu… - Disse enigmatica sorridendogli.
- Che significa? COSA dovrei sapere? -.
- Mio giovane amico, non essere impaziente… tutto a
suo tempo! Non è compito mio raccontarti certe cose, ma credo che delle
spiegazioni ti siano dovute -. La donna centauro si
alzò e fece alcuni passi fino ad arrivare a sfiorare l’acqua del lago.
Harry la osservava rapito. Era così bella e
misteriosa, diversa dagli altri centauri che aveva conosciuto, e aveva la
capacità di farlo stare bene, di rilassarlo, col solo tono soave della voce.
Dopo alcuni istanti, Andromeda ruppe il silenzio.
- Come ti ho detto la prima volta che ci siamo
incontrati, ero già a conoscenza di cosa ti stava
accadendo. Non è un mistero per me che tu abbia da
poco scoperto di avere un’anima affine e so che questo ti deve aver sconvolto
non poco… -.
- SCONVOLTO? Diciamo pure scioccato!
Immagino quindi che tu sappia anche di CHI si tratta… purtroppo! Oltre al fatto
che io non ne sapevo proprio nulla delle anime affini… sembra che dopo le prime
belle parole sul fatto che può succedere e che col tempo ci avrei fatto
l’abitudine… nessuno si è più preso la briga di spiegarmi che cosa realmente
significhi... non che io abbia avuto voglia di fare troppe domande al proposito…!-.
- Capisco. – La voce della donna si era fatta più
dura.
Harry tacque. Vide il volto di Andromeda
farsi più cupo e serio.
- Non hai provato a chiedere a lui come si sentisse? Non hai cercato almeno una volta di capire se
anche lui prova le tue stesse sensazioni, Harry? Perché
non hai tentato di affrontare il problema, perché per te è un problema, vero,
con chi è nella tua stessa condizione? – Ora Andromeda si era voltata verso
Harry e lo osservava austera.
- Ma io… -
- Tu cosa Harry? – Lo interruppe prima ancora che
potesse dire qualcosa. - Non sei da solo in questo problema… ma tutto questo
sembra non importarti a quanto pare. Sei concentrato solo sulla tua vita, sulla tua condizione e
non vedi via d’uscita se non chiuderti a riccio su te stesso per tentare di
risolvere da solo ogni cosa… come hai sempre fatto del resto… o mi sbaglio? -.
Harry fissava basito la creatura che aveva di
fronte e che ora gli appariva tanto diversa da come era
la prima volta che l’aveva incontrata.
Andromeda, come se non avesse per nulla notato
l’espressione di Harry, continuò – Mi hai appena confessato di non poter
parlare con i tuoi amici, perché credi che non siano in grado di aiutarti in
alcun modo. Allora perché non provi a parlare con i tuoi nemici… e tu sai a chi
mi riferisco… potresti scoprire che qualcuno potrebbe darti le risposte che
cerchi… e potresti rimanere sorpreso nell’apprendere che non sei il solo ad
avere paura e non sapere che cosa questa nuova condizione significherà per
tutti -.
- Io non ho intenzione di parlare di un bel niente
con Malfoy, se è questo che mi stai suggerendo! – Harry si alzò di scatto in
piedi quasi urlando e facendo alcuni passi verso Andromeda. – Non ho nulla da
spartire con lui, se lui è così tranquillo non mi importa,
a me questa storia non va proprio giù. Vorrei solo delle spiegazioni, tutto
qui! Ma sembra che nessuno me le voglia dare! Io non sarò mai un suo amico, non faremo mai nulla insieme. Io sono
un Grifondoro, lui un Serpeverde. Lui è il figlio di uno dei
più grandi Mangiamorte, io sono Harry Potter –. Concluse
sussurrando appena il proprio nome come se quelle parole pesassero più del
piombo.
- Allora è questo il problema! Il fatto che lui è
un Malfoy e tu sei Potter… Harry, credi davvero che dei nomi possano
determinare quello che una persona è realmente? Non metto in dubbio che vivere
in una certa famiglia o crescere in un determinato modo possano in qualche modo
influenzare gli atteggiamenti di qualcuno. Ma prima o poi,
per ognuno di noi, arriva il momento in cui la nostra coscienza ci mette di
fronte alla realtà e ci fa comprendere ciò che è giusto e ciò che è sbagliato…
sta a noi poi stabilire se continuare per la strada che ci è stata in un
qualche modo imposta, oppure se decidere autonomamente di seguire il nostro
cuore e la nostra ragione –. Chiara e lapidaria. Ecco come era
stata Andromeda e Harry era lì in piedi che l’ascoltava in silenzio. Non aveva
più voglia di risponderle. Non comprendeva a fondo ciò che il centauro gli
stava dicendo, ma sembrava tutto così facile in quelle parole… mentre per lui
la strada appariva inesorabilmente come un’infinita salita.
- Harry, rifletti, tu hai scelto di non essere un
Serpeverde, vero? –
- C-come fai a saperlo,
nessuno… -.
- Non importa come, dimmi è così? -.
- Sì -.
- E perché, spiegami, non
hai voluto che il Cappello Parlante ti smistasse a Serpeverde? –
Harry rifletté un secondo su quella domanda e poi
si decise a rispondere.
- Perché quella era la casa di Voldemort e di tutti
coloro che poi sono diventati mangiamorte… tutti i
maghi oscuri ne hanno fatto parte… -.
- Ma il cappello ti voleva
mandare lì, era la tua strada, allora perché non hai voluto? -.
- Perché non volevo e
basta! Non volevo essere come loro, non era giusto, io non volevo essere
cattivo! -.
- Appunto! Hai deciso tu cosa fosse
bene per te. Nonostante ti chiamassi Potter e i tuoi genitori avessero combattuto contro Voldemort, il cappello ti voleva
mandare a Serpeverde, ma tu hai deciso che non era giusto e così ora sei un
Grifondoro. Harry, il nostro futuro può essere scritto nelle stelle, o nelle
profezie – e gli fece un piccolo sorriso al quale Harry rispose sbarrando i
propri occhi verdi incredulo – ma alla fine siamo noi
a determinare la strada attraverso cui compiere il nostro destino. Tu sei
destinato a grandi cose, Harry, non c’è dubbio, e molte di queste le dovrai affrontare di persona, senza l’ausilio di nessuno, ma
non ti è proibito di farti accompagnare in questo percorso dai tuoi amici o da
chi ti può dare una mano. Non si può sfuggire al fato, questo no, però puoi
rendere le cose più facili o più difficili, a seconda delle
decisioni che prenderai… questo sta a te –.
Se già non era confuso, ora non seguiva più il
discorso della donna che gli stava di fronte.
Eppure qualcosa di vero usciva da quelle parole, solo che
in quel momento accecato dal risentimento verso il Mondo intero, Harry non
riusciva a coglierne l’essenza.
Si sedette nuovamente sul prato e
con le mani a sorreggersi la testa rimase per minuti interi a fissare il
lago senza più dire una parola.
Andromeda fece lo stesso e rimase in attesa di una sua mossa.
- Perché proprio Malfoy? –
Chiese in un sussurro Harry riprendendosi dai suoi pensieri.
- Perché non lui? – Il
centauro rispose astutamente con un’altra domanda.
- Sarebbe stato più facile… -.
- Ne sei certo? -.
- Insomma, lui… lui è… -.
- Lui è Draco e tu sei Harry -.
- Sì, ma suo padre è un mangiamorte e anche lui un
giorno lo sarà -.
- Glielo hai chiesto? -.
- COSA? E’ ovvio che lo
sarà, si è sempre vantato di suo padre e di cosa fosse che non l’ho mai
dubitato un istante! -.
- Te lo ha detto lui? -.
- Ma non ce n’è bisogno,
ne sono certo! -.
- Lo hai mai sentito dire che vuole diventare un
Mangiamorte? – Rincarò Andromeda.
Harry rifletté per un momento e poi abbassò la testa sconfitto.
- Parlagli Harry, non aver paura di scoprire che in
realtà Draco non è quello che hai sempre creduto… se invece capirai che è tutto
come ritieni da sei anni, beh, a maggior ragione dovresti affrontarlo per avere
delle risposte, una volta per tutte -.
Silenzio.
- Ho paura! -.
- Ne ha avuta tanta anche
lui -.
- Non sono pronto! -.
- Probabilmente non lo è nemmeno lui -.
- Non ce la farò mai… non mi ascolterà e io non voglio parlargli! -.
- Cerca dentro di te Harry e troverai un sacco di
cose da chiedergli… e non credere… lui ti ascolterà -.
- Sembra che tu lo conosca molto bene… -.
- Possiamo dire di sì, esattamente da sei anni -.
- Come è successo… sì,
insomma, come mai lo hai conosciuto? –
- Piton mi ha mandato da lui perché lo aiutassi
quando aveva scoperto di avere un’anima affine… guardando te ora, mi sembra di
rivedere lui al primo anno… aveva le tue stesse paure,
i tuoi stessi dubbi… -
- Malfoy? -.
- Si, Harry. Solo che lui, a quel
tempo, era da solo. E ha dovuto farsene una
ragione da solo! Tu ora lo hai scoperto e hai la fortuna di poterne parlare con
lui se vuoi… a Draco questa occasione è mancata tanto
tempo fa, ma credo che nonostante siano passati anni, avrebbe bisogno anche lui
di avere un confronto diretto con te -.
- Io non lo so… non ce la faccio…
-.
- Harry, non deve accadere stasera e nemmeno domani
se non vuoi… ma prima o poi ti renderai conto che non
puoi ignorare questa cosa. Siete anime affini! Tu e Draco sarete
legati per tutta la vita, che voi lo vogliate o meno! I vostri destini sono già
scritti e si intrecceranno di certo sempre più
strettamente. Non cercare di nasconderti, far finta di
nulla non ti proteggerà da tutto questo. Credi che Draco non ci abbia provato?
Sono sei anni che nasconde a tutti il fatto di sapere
che sei tu la sua anima affine… e cosa ha ottenuto? Nulla, se non allungare i
tempi di questa scoperta! La verità è uscita comunque
e ora siete entrambi di fronte alle vostre vite! -.
- Ma non è così semplice… ci sono tante cose,
persone che verranno inevitabilmente coinvolte e io
non voglio mettere in pericolo nessuno! – Continuò Harry con tono apprensivo.
- Stai parlando di Hermione? – Lo spiazzò
Andromeda.
- Come? No, cioè… sì…
insomma non solo lei… -.
- Non nasconderti anche con lei. Non nasconderle il
tuo cuore. Non merita tutto questo e soprattutto… ricordati che non puoi
cercare di proteggere tutto il mondo, è impossibile! -.
- Ma io non voglio proteggere il mondo, solo le
persone a cui tengo! –
- In che modo Harry? Allontanandole a poco a poco
da te? E soprattutto, loro vogliono essere protette e
in questo modo? Lo hai mai chiesto loro? -.
- No… però… io voglio solo che siano al sicuro! -.
- Ma tu non puoi impedire
loro di far parte della tua vita! -.
- Se sarà necessario per
salvarle, allora sì -.
- Oh Harry! Hai bisogno di fare chiarezza nel tuo
cuore e nel tuo animo… in questo momento sei sconvolto dagli eventi… ma tieni a
mente che se continuerai così, a lungo andare,
perderai comunque le persone a te care… saranno loro ad allontanarsi da te ed
allora sì che non sarai più in grado di proteggerle! -.
- Ma io… non posso legarmi
a loro. Molte persone a me care sono morte, i miei genitori, Sirius, Cedric… non voglio che Hermione, Ron o gli altri amici facciano una fine simile! Persino Malfoy non se lo merita… sono legato a lui dal destino? E allora? A cosa ci
porterà tutto questo?… significa che moriremo insieme? Ci ammazzeremo a
vicenda? Evviva! Non aspettavo altro! – Concluse con
amara ironia.
- Non parlare così Harry… so che non pensi
realmente queste cose, sei solo arrabbiato! – Cercò di tranquillizzarlo.
- Forse… ma perché io e lui… è questo che vorrei
capire! Siamo così diversi, non siamo nemmeno della stessa casa, eppure è
accaduto a noi! Perché non Ron, o Seamus… persino
Paciock!? -.
- Perché era nel vostro
sangue! -.
- Che cosa vuol dire “era
nel vostro sangue”? -.
- Questa è una lunga storia, Harry, ma purtroppo dovrai
fartela raccontare da Silente, io non sono la persona giusta per parlarti di
certe cose -.
- Ma tu lo sai sicuramente,
tu sai tutto! Ti prego dimmelo! Ho bisogno di sapere!
Sono stufo di essere trattato come un povero ragazzino indifeso. Si tratta
della mia vita, dopotutto, e devo poter decidere io e non gli altri!-.
- Non posso Harry, mi dispiace.
Questa cosa la dovrai chiedere a Silente! -.
Harry rimase deluso. Stava finalmente scoprendo
delle cose interessanti, ma ecco che adesso era già tutto finito. Lo sguardo
perso nel nulla come stesse pensando a qualcosa di molto importante.
- E sia! Ho deciso! Sono
stanco di essere sempre all’oscuro di tutto! Andrò a parlare con Silente! E’
Tempo che mi dia delle spiegazioni… e sai… ci vado
proprio ora! – Disse d’improvviso il Grifondoro alzandosi da terra e facendo
per andarsene.
- Aspetta, sono le due
passate! – Tentò di fermarlo Andromeda, ma le sue parole si persero nel vento.
Ormai si vedeva solo la sagoma di Harry che correva nella notte verso il
castello e che alzava una mano in segno di saluto.
Harry corse a perdifiato fino ad un passaggio
nascosto poco lontano dall’ingresso principale. Era fermamente deciso a salire
nell’ufficio del preside e fargli il terzo grado. Questa volta era fermamente
deciso: non si sarebbe mosso dallo studio finché non avesse avuto tutte le
risposte che necessitava!
Poi un lampo a ciel sereno.
Qualcun altro sapeva…
MALFOY!
Lui sapeva di certo tutto. Erano più di sei anni
che sapeva… e Harry ci avrebbe scommesso tutto quello che possedeva, che in
quel tempo, Draco aveva fatto tutte le ricerche del caso.
Dopo tutto, perché
scomodare a quell’ora Silente?
Avrebbe aspettato in infermeria che Hermione e
Draco tornassero dalla festa di Blaise, e in qualche modo avrebbe parlato al
biondino.
In fondo, non era questo che gli aveva detto
Andromeda?
Si, beh, forse avrebbe dovuto aspettare un momento
migliore, ma doveva e voleva sapere… al diavolo l’ora
e le buone maniere per una volta tanto!
Al secondo piano, quindi, deviò a destra senza
salire le scale e corse lungo il corridoio, diretto all’infermeria.
- Non ti preoccupare, Granger, vedrai che a
quest’ora Potter è già nel suo lettino a russare! -. Draco cercò di essere convincente, anche se lui stesso non credeva a ciò
che diceva… ultimamente Potter era talmente strano, che chissà cosa stava
combinando! Non aveva la minima idea di dove fosse… E
lui non poteva controllarlo come avrebbe voluto!
- Non lo so… sono preoccupata… mi è sembrato così pensieroso questa sera… non era lì con noi, la sua testa era
da un’altra parte e Dio solo sa cosa darei per sapere cosa gli frulla nel
cervello! – Hermione non aveva smesso un attimo di rigirare tra le mani il
mantello di Harry da quando erano rientrati in infermeria.
Draco la osservava intenerito. Si chiedeva se
Potter fosse davvero così stupido a non voler confessare i propri sentimenti a
quella ragazza.
Lui aveva imparato ad apprezzarla in quelle
settimane. Era davvero intelligente e la sua compagnia non era affatto
sgradevole, anzi, si era trovato a discutere con Hermione di cose che nemmeno
la metà dei suoi compagni conosceva.
Avrebbe voluto aiutarla in quel momento, ma non sapeva assolutamente dove fosse Potter e men
che meno sapeva come consolare qualcuno… a dire la verità non gli era mai
capitato!
- Vedrai che è solo un momento… sono sicuro che prima o poi ti racconterà… -.
Draco si diede da solo dell’idiota.
Hermione a quelle poche parole aveva drizzato le
antenne e lo aveva guardato come se avesse appena scoperto un tesoro.
- Allora TU sai qualcosa?! Non parleresti così
altrimenti… Malfoy ti prego, se sai perché Harry si
comporta così dimmelo… -.
- No… non … io non so proprio
niente è che… davvero… - Ormai si era incartato.
Ma che cavolo gli era passato per la testa?
I suoi neuroni stavano ancora festeggiando a suon
di whisky incendiario? Oppure aveva scordato la testa alla stamberga strillante
e non se ne era ancora reso conto?
Conoscendola, non lo avrebbe lasciato più in pace
finché non glielo avesse detto. Ormai si era condannato da solo!
Ma detto cosa poi? C’erano mille cose che non sapeva
su Potter! Non c’era mai stata l’occasione di parlare realmente con lui. Harry
non glielo aveva proprio permesso! Anzi, sembrava che dal giorno in cui aveva
scoperto che loro erano anime affini, avesse cercato
ancor più del solito di attaccarlo per trovare un pretesto per scontrarsi.
Se solo spifferava qualcosa, anche la più innocente
parola… Potter, stavolta, lo avrebbe di sicuro ucciso… e non per modo di dire… inoltre
non poteva nemmeno raccontarle a Hrmione delle anime
affini… non era compito suo metterla al corrente di
tutta la situazione… stava a Potter rendere partecipi i suoi amici di quello
che gli succedeva!
Ma allora cosa poteva fare adesso?
- Malfoy?!!! Non credere
di fregarmi… tu SAI e a costo di perderci tutta la notte ti farò confessare! -
- Non oseresti! –.
- O sì mio caro…so essere davvero fastidiosa se voglio…! –
- Che paura…! -.
- Mi vuoi mettere alla prova? -.
E così, dopo un centinaio di tentativi di Draco di
arrampicarsi sui vetri per sviare alle domande della Granger, e altrettanti inutili
sforzi di Hermione per farlo parlare, il serpeverde, forse preso dalla
stanchezza o forse solo per sbaglio, si lasciò sfuggire quello che si era
ripromesso di tacere.
- BASTA! Non ne posso più! Mi hai rotto! Lo vuoi
proprio sapere? OK. Potter è innamorato! Contenta adesso? -.
Silenzio.
…
Draco si rese conto delle parole che aveva pronunciato,
solo dall’espressione incredula di Hermione. D’improvviso la ragazza si era
ammutolita e lo osservava con uno sguardo vuoto.
- E chi è lei? – Chiese
accennando un sorriso forzato.
- E’ NO GRANGER, ora basta, non
ce la faccio più! Ho già detto anche troppo e rischio seriamente la
pelle! Questi sono fatti di Potter e a me non interessano
minimamente. Chiedi a lui se vuoi… o forse quando se lo sentirà, sarà lui a
dirtelo! – Draco era esausto. Era passato un tempo infinito da quando avevano
iniziato a discutere. Aveva fatto un vero pasticcio e ora non intendeva
peggiorare la sua già precaria situazione… se Potter avesse saputo… sarebbe stato un vero guaio!
- Ma a te lui lo ha detto!
– Disse Hermione sussurrando.
- Non proprio! -.
- Cosa vuol dire non
proprio. Lo hai sentito parlare con qualcun altro? -.
- Granger, te l’ho detto ho
già parlato anche troppo. Mi vuoi proprio vedere morto? -.
Hermione alzò un sopracciglio accennando un
sorriso.
- Molto bene Granger. Felice di sapere che mi vuoi stecchito. Ora possiamo andare a dormire? -.
- Non fino a che non mi dici come lo hai saputo! –
- Non oseresti… -.
- Hai già visto come sono testarda e sai una cosa
Malfoy…? Non ho per nulla sonno IO! -.
- Carogna! -.
- Vigliacco! -.
- Disonesta! -.
- Vuoi continuare ancora per molto? – Gli chiese la
moretta determinata.
- Questa però è l’ultima domanda. Intesi? Nessun
diritto di replica. Chiaro Granger? -.
- OK – Fu l’unica cosa che Hermione seppe dire. Era
troppo curiosa e voleva sapere.
- Diciamo che lo ha involontariamente detto durante
una lezione serale di Piton e che quindi io ne sono a conoscenza. Tutto qui!
Non si può certo dire che si sia confidato con me. Contenta?-.
Hermione come promesso non chiese
altro e non proferì alcuna parola.
Si lasciò cadere sul letto e rimase a fissare il soffitto per parecchio tempo.
Draco rimase parecchio tempo a guardarla. Senza
parlare.
Alla fine entrambi si addormentarono
sfiniti sui propri letti e ancora vestiti.
E così li trovò Harry una volta
entrato nello stanzone.
Pensava che non fossero ancora rientrati dalla
festa, ma si era sbagliato. “Dovevano essere davvero stanchi per essersi
addormentati ancora vestiti” pensò il ragazzo sedendosi su di una poltroncina
vicino al letto di Hermione. Dopo qualche istante, fece apparire una coperta sopra entrambi i ragazzi affinché potessero
dormire al caldo.
In fondo era stato meglio così.
Con che scusa si sarebbe presentato lì a quell’ora?
Non ci aveva riflettuto abbastanza, tanto era preso dai
suoi pensieri. Che figura ci avrebbe fatto a piombare
lì senza motivo apparente?
Osservò a lungo la ragazza che stava dormendo. Era
bellissima. E si chiese se stesse davvero facendo bene
ad allontanarla da sé. “ Chissà cosa pensa lei di tutto questo” si domandò
mentre allungando una mano verso il suo viso, le scostava una ciocca di capelli
che ribelle le era scivolata sugli occhi.
Poi lo sguardo si rivolse al giovane sull’altro
letto. Un morso di rabbia lo prese allo stomaco.
L’immagine di Malfoy che invitava a ballare Hermione
gli tornò prepotente alla mente facendogli molto male. Avrebbe però dovuto
sopportare questo ed altro se davvero voleva tenere
Hermione lontana da sé per proteggerla. Ma era davvero
pronto a tutto questo?
Con questi pensieri e stanco all’inverosimile, Harry
si addormentò infine sulla poltrona.
*
*
*
Continua
* * * * * *
Scusate
il ritardo ma ho avuto il cosiddetto “blocco dello scrittore”!!!!
Insomma ho cancellato e riscritto questo capitolo almeno tre volte e il
risultato è quello che è… uno schifo! Non sono riuscita a scrivere proprio quello
che volevo… problemi miei direte… e avete ragione!!!
^_^
… Ancora quelle torce appese alla parete di roccia…
… Scendeva lungo una ripida scalinata, fino a
quando un fascio di luce non lo avvolgeva e lo scaraventava lontano contro le
pietre…
… Quella voce… ancora quella voce fastidiosa che
gli ripeteva in continuazione che Voldemort lo voleva e che presto sarebbe
stato suo…
…
E poi, come al solito,
prima di essere colpito, si svegliò tutto sudato, trattenendo a fatica un grido
e stringendo con forza tra le mani la coperta che aveva usato per riscaldarsi
durante la notte.
Ci volle poco ad Harry per
capire dove si trovasse e perché non fosse nel proprio letto.
Si ricordava perfettamente della serata precedente…
la festa, Andromeda… la corsa fatta per parlare con Malfoy…
Lo sguardo del Grifondoro andò autonomamente a
posarsi, su quella che per un istante credette fosse
la sua immagine allo specchio… peccato che quelli che incontrò, furono occhi
color del ghiaccio.
Malfoy era sveglio.
Era seduto sul letto, gli occhi sbarrati, che lo
fissavano increduli e quasi spaventati.
Anche il Serpeverde, constatò
Harry, stringeva la coperta che proprio il Grifondoro aveva fatto apparire per
coprirlo. Non poteva giurarlo, ma gli sembrò che Draco stesse quasi tremando.
Infine il Serpeverde si diede un contegno e
stiracchiandosi allontanò da se la coperta e fissò Harry deciso e con aria di
sfida. – Che ci fai qui, Potter? Che
succede stamattina? San Potter che ci fa visita? Cos’è? Non avevi una stanza
dove dormire, forse? Magari i tuoi amichetti ti hanno sfrattato? Oppure… no, non dirmi! Ti mancavamo così tanto? – E
pronunciando le ultime parole, diede una rapida occhiata ad
Hermione che sentendo il vociare si stava svegliando.
Harry se ne accorse subito,
ed arrossì vistosamente all’idea che Malfoy stesse lì lì
per spifferare tutto.
- Buongiorno, Harry! Ma
che ci fai tu qui? – Hermione sbadigliò ancora assonnata e si mise seduta sul
letto osservando incredula il ragazzo.
Il grifondoro aveva sì e no
dormito tre ore. Si era svegliato un sacco di volte quella notte, i pensieri
nella sua testa continuavano a vorticare senza lasciarlo in pace, ma non aveva voluto tornare alla torre per poter restare lì accanto
a lei. Aveva riflettuto a lungo, e ora era tempo di fare chiarezza una volta per tutte su quell’assurda situazione.
- Buongiorno! – Rispose Harry sorridendo.
Hermione annuì, ma continuava a fissarlo aspettando
da lui una risposta più esauriente.
- Beh, ieri vi stavo cercando, volevo parlare con
Malfoy… ma poi vi ho visti qui addormentati e non ho
voluto svegliarvi! -.
- Come mai volevi parlare con LUI? – Chiese lei più
che curiosa, scoccando allo stesso tempo un’occhiataccia
al Serpeverde.
- Hem… niente di importante, mi sono solo ricordato di una cosa ieri sera!
– Rispose fin troppo evasivo, sperando che il biondino gli reggesse il palco.
Gli costava tantissimo doverle mentire… ma per il momento non poteva fare di
meglio! Dopo la chiacchierata con Andromeda doveva a tutti i costi avere delle
risposte, e solo Malfoy avrebbe potuto fornirgliele!
- E da quando te ne
staresti una notte intera, seduto su una poltrona, per parlare con Malfoy? – Indagò
ancora Hermione che non era per niente convinta dalle parole di Harry.
- Cosa?... Io… sì,
insomma… era tardi e io ero stanco morto, mi devo essere addormentato qui senza
accorgermene… - Mentì ancora, arrampicandosi sugli specchi.
Hermione, all’udire quelle vaghe parole, si ricordò
della conversazione avuta con Draco e si rabbuiò all’istante. “ Chissà che cosa
dovrà dirgli? E perché non vuole più confidarsi con
me?” Si chiedeva tristemente la ragazza che vedeva Harry allontanarsi da lei e
dagli altri amici sempre di più.
Harry si accorse immediatamente dell’espressione
corrucciata dell’amica, ma non volle chiedere nulla, per evitare di dover
fornire a sua volta ulteriori spiegazioni. Peccato che
così, tra i tre, calò un imbarazzante silenzio.
Fu infine Hermione che, per rompere quel disagio e
agevolare Harry in quello che sembrava dovesse fare, decise di andare a farsi
una doccia e a cambiarsi, notando solo in quel momento di indossare ancora gli
abiti della sera prima.
Harry e Draco rimasero soli ben presto, ma stettero
a lungo senza parlare.
- Sei stato tu? – Chiese ad un tratto il Serpeverde,
facendo un cenno riferito alla coperta che aveva ancora al suo fianco.
Harry annuì.
- Grazie! -.
- Prego! -.
Ancora silenzio.
Nel frattempo, con un colpo di bacchetta, Draco si
preparò all’istante. Ormai per lui questo era quasi una prassi. Lavato,
pettinato e con la divisa in perfetto ordine si sedette poi nuovamente sul
letto e guardò fisso Harry.
- Come mai sei qui Potter? E’ per controllare lei?
– Chiese beffardamente sapendo di provocare il moretto.
- No, veramente sono qui per te! – Rispose Harry
deciso, sfidando lo sguardo fiero del Serpeverde.
- Per me? Che onore! Cos’ho fatto per guadagnarmi l’attenzione del grande Potter? –
La voce di Draco tradiva una certa amarezza.
- Non sto scherzando Malfoy! Sono davvero qui per
parlare con te! -.
- Non scherzo nemmeno io, Potter! Che cosa ci sarà mai di così importante, perché tu ti
scomodi a parlare con me? -.
Era stata davvero una buona idea?
Si chiese Harry che ormai era in ballo…
- Volevo solo poter discutere con te di quello che
è successo… - Esordì cautamente il Grifondoro, sperando di non scontrarsi
contro il solito muro.
- Spiegati Potter! Cos’è successo
QUANDO? Ci sono tante cose che sono accadute negli ultimi giorni, persino mesi
e anni, se vogliamo… allora… a cosa ti riferisci? – Il tono tagliente con cui
parlava, fece capire ad Harry che il ragazzo che aveva
di fronte era parecchio risentito e se avesse voluto cavargli fuori delle
informazioni, doveva andarci coi piedi di piombo.
- Le anime affini… - Sussurrò appena il moro
attendendosi da un momento all’altro una sfuriata dal suo interlocutore.
- Me lo aspettavo che prima o poi
saresti arrivato! Cos’è, Silente ti manda da me per
fare quattro chiacchiere? -.
- No, Silente non centra affatto! E’ stata una mia
idea! Sono stanco di dover aspettare che gli altri decidano cosa devo o non
devo sapere!–
Draco fu piacevolmente colpito da quelle parole, ma
non lo diede a vedere. O almeno così credé, dato che
Harry notò una stana, nuova luce nei suoi occhi.
- E sentiamo, cosa
vorresti sapere da me? – Ora la sua voce era più pacata.
Draco si mise seduto più comodamente in attesa della
risposta.
Harry raccolse tutto il coraggio che aveva e chiuse “in cantina” il proprio orgoglio, prima di cominciare
a parlare.
- Vorrei sapere cosa diavolo significa essere anime
affini… ma non voglio le solite belle parole sul destino… quello
credo di averlo già compreso… vorrei sapere cosa implica per una persona, come
ci si sente e come ci si deve comportare… cosa dovremmo fare adesso che l’ho
scoperto anch’io? Non faccio che pensarci da quel giorno nello studio di
Silente… ma non sono riuscito a trovare nessuna risposta e nessuno sembra
potermele dare… alla fine mi sei rimasto solo tu… - Si accorse,
solo dopo aver espresso i propri pensieri, dell’infelice finale usato per il
suo monologo.
Draco, che lo aveva ascoltato attentamente fino in
fondo, si accigliò nel sentire le ultime parole del Grifondoro.
- Bene, Potter! Se è stata una fatica per te venire
qui a cercarmi e se sono proprio l’ultima persona con
cui hai deciso di condividere i tuoi problemi, credo sia il caso di lasciar
perdere e per favore non scocciarmi più con questa storia… io sono sei anni che
ci convivo, vedrai, prima o poi ce la farai anche tu! – E
preso da un attacco di rabbia si alzò di scatto dirigendosi verso il tavolo dei
libri, e iniziò nervosamente a preparare la borsa per le lezioni.
- Malfoy… io non intendevo..
–
- Potter te l’ho già detto! Non parlarmi più di
questa storia e ora se non ti dispiace, vattene
da qui!!!! – Sbraitò Draco senza nemmeno
voltarsi e perdendo il solito freddo autocontrollo.
A Harry si formò un groppo in gola. Non aveva mai
sentito Draco urlare a quel modo in tutti i sei anni che lo conosceva. Rimase
per qualche istante come paralizzato.
Il Serpeverde, dal canto suo, stava cercando di
calmarsi, ma sentiva che il cuore stava battendo all’impazzata e che le lacrime
spingevano per arrivare ai suoi occhi dalla rabbia che stava provando.
- Malfoy senti, scusami, io non volevo…
stai fraintendendo… lascia che mi spieghi…- Provò un’altra volta Harry, conscio
della sciocchezza appena fatta.
Per tutta risposta Draco colpì con un pugno il
piano del tavolo. Rimasto senza repliche il Grifondoro tentò di avvicinarsi
all’altro ragazzo, ma quando vide che questi stava stringendo i pugni a sangue
e che non accennava a smuoversi, si decise, e preso il suo mantello se ne andò dall’infermeria senza aggiungere altro.
- DANNAZIONE!!!! – Urlò Draco scagliando lontano il
primo libro che gli passò tra le mani.
Hermione, attirata dalle grida che aveva sentito,
uscì di corsa dal bagno con i capelli ancora gocciolanti, proprio nel momento
in cui il tomo si schiantava contro una finestra.
- Malfoy che succede? – Chiese preoccupata intuendo
che il ragazzo fosse fuori di sé. – Dov’è
Harry? -
- Se n’è andato! – Replicò
Draco con la voce alterata.
- Che cosa è successo? –
- Niente! –
- Malfoy? –
- Cosa? –
- Cos’è successo? –
- Niente, come al solito!
Noi non potremo mai parlare, litighiamo e basta,
cavolo! –
- Sembra quasi ti dispiaccia! -.
- Non sono fatti tuoi Granger! –
- SomniaInducta! -
…
- Te l’ho detto anche l’altra volta, Draco, non
puoi venire qui con la Granger quando ti pare e
pretendere che ogni volta le cancelli la memoria… devi capire che non è come
prima! -
- Ma Severus… io avevo
bisogno i parlarti… -.
- Lo sai che sono sempre pronto ad aiutarti se
posso… ma devi anche capire che le cose adesso sono un po’ diverse e che se si
tratta di problemi strettamente personali sarebbe
meglio mi mandassi un gufo! – Il professore si sedette sconsolato sulla sua
poltrona fissando interrogativo il suo pupillo. – Allora, sentiamo almeno se ne
vale la pena… è dire poco che Potter si arrabbierebbe molto se sapesse cosa mi
fai fare alla mente della sua amichetta! – Ironizzò
Piton conoscendo il pensiero di Harry a riguardo.
Draco, seduto di fronte all’insegnante non disse
nulla e si limitò a fissare interessato i lacci delle proprie scarpe.
- Allora Draco? Non ho tempo da
perdere lo sai, tra poco iniziano le lezioni! – La voce del professore
si fece più dura.
Alla fine il Serpeverde si decise.
- E’ la solita storia! Non lo sopporto e lui non
sopporta me! Perché cercare di andare d’accordo con un
idiota simile? – Sparò fuori tutto, incrociando le braccia e mettendo il
broncio come un bambino piccolo.
- E dimmi, si può sapere di chi stai
parlando? – Chiese distrattamente Piton già sapendo la risposta.
- E’ ovvio di chi sto parlando… POTTER, e chi se
no, sempre lui! L’onnipresente Potter, il più amato da tutti,
il salvatore del mondo… devo continuare? –.
- N-no credo di aver
capito… e di che si tratta? – Chiese Piton non del tutto stupito dalla reazione
di Draco.
- Si è presentato stamattina per parlare con me… voleva che gli spiegassi come ci si sente sapendo di avere
un’anima affine… -.
- Non vedo cosa ci sia di male. Avresti potuto
spiegarglielo, dopotutto sarebbe stata una buona occasione
per cercare di appianare alcune delle vostre divergenze! – Sentenziò Piton
immaginando divertito il suo studente cacciare a male parole il giovane Potter.
- Ma io glielo avrei anche
spiegato se solo lui … - Draco si bloccò pensando alla sfuriata di quella
mattina.
- Se solo lui, cosa? – Chiese curioso il professore
- Se lui… se lui non fosse
così… Potter! Ma dico io, non poteva chiedere e basta?
Non poteva per una volta far finta di nulla? NOOOO! Perché lui è Harry Potter, e deve dire tutto quello che gli
passa per la testa! Persino che io sono l’ultima persona a cui ha chiesto aiuto
perché non gli restava nessun altro! – Draco si era proprio sfogato questa
volta.
Piton trattenne a stento un
sorrisino – Allora è tutto qui? -.
- Come “è tutto qui”?-.
- Non vedo il problema… perché te la prendi tanto,
dopotutto è andata così per anni… non vi siete mai sopportati… e se non sbaglio
sei stato proprio tu a volere che andasse così. Perché
proprio oggi ti da così fastidio?–
Infierì il professore di pozioni ben consapevole di ferire il ragazzo.
- Io non ho scelto, sai bene come
è andata! Non potevo fare altrimenti! –
- Veramente non direi… comunque
ora è tardi per desiderare che le cose cambino dal giorno alla notte! Dovevate
entrambi pensarci prima, quando ancora ne avevate
l’occasione, o quando qualche settimana fa vi si è ripresentata una nuova opportunità!
Io non posso fare proprio niente per aiutarvi e tu lo sai
bene… siete voi a dover trovare la strada e se questo non avverrà… beh
significa che il vostro destino era questo. E adesso
scusami ma ho una lezione con il terzo anno -. Detto questo Piton si alzò dalla
poltrona avviandosi verso la porta e lasciando di sasso Draco.
- Da quando Hermione si sveglierà ricordati che hai
due minuti per portarla fuori di qui senza che si ricordi nulla – Poi, si sentì
solo uno schiocco di dita e la porta che si chiudeva.
- Maledizione! Con tutti i maghi che ci sono al mondo proprio Malfoy… quello stronzo, viziato e
borioso! Cos’ho fatto di male? Eh Ron? – Durante la
lezione della professoressa Sprite Harry, ancora tutto agitato, trafficava con
un’orchidea carnivora che non ne voleva proprio sapere di essere rinvasata.
- Niente Harry, ma ora calmati… te lo avevo detto
di stare attento… Malfoy è sempre lo stesso e sarà
sempre lo stesso. Non cambierà, e tu non ci puoi far
niente! -.
- Ma lui è la mia anima affine… in fin dei conti
non credi che dovremmo almeno cercare di comunicare in
qualche modo? Insomma non dico amici, no… quello sarebbe
impossibile… ma cercare una convivenza civile non mi sembra una richiesta
insensata? Credi stia impazzendo Ron? -.
- Non stai impazzendo Harry, solo
secondo me te la stai prendendo un po’ troppo ultimamente. Sembri
ossessionato da questa storia e soprattutto da Malfoy! – Ron concluse fissando
l’amico che sembrava non lo avesse nemmeno ascoltato, tanto era
impegnato a far sì che la pianta carnivora risputasse il guanto da
giardinaggio che gli aveva appena strappato.
- Signori eccoci arrivati, questa sarà l’aula che utilizzeremo d’ora in poi per le vostre lezioni di
occlumanzia – Silente si era fermato davanti ad un grosso portone di legno
intarsiato che sembrava essere molto antico. E
soprattutto sembrava che non fosse stato aperto da molto tempo!
- Ma siamo sempre stati
nello studio del professor Piton! Come mai dobbiamo cambiare, non vorrà dire
che sarà lei a impartirci le nuove lezioni? – Chiese
Draco al preside sbiancando ancor più del normale.
Silente sorrise divertito. – Non starà scherzando
vero signor Malfoy? Alla mia età non trovo più interessante come una volta
scrutare le menti di voi giovani… credo che il professor Piton si divertirà di
certo più di me. Che ne dici Severus? -.
- Sì, come no! – Borbottò scocciato l’insegnante di
pozioni.
- Allora, senza perdere altro tempo, prego,
entrate! -. Silente con un colpo di bacchetta spalancò il pesante portone e fece
segno a Harry e Draco di entrare nella stanza che vi si nascondeva dietro.
Non appena i due giovani misero piede nella stanza,
un centinaio di candele si accesero, volteggiando nell’aria come accadeva a
Natale nella Sala Grande, mostrando quello che sembrava un piccolo e modesto
salottino.
Quando Hermione a sua volta fece per seguire i
ragazzi, venne prontamente trattenuta dal professor
Piton, mentre Silente con un incantesimo sigillava la porta.
- Mi spiace signorina Granger, ma lo facciamo per
il loro bene! – La anticipò Silente vedendo l’espressione contrariata nata sul
suo volto.
- Come può dire una cosa del genere? Lei non sa
cos’è successo anche stamattina… hanno litigato ancora e se li lascerete da
soli finiranno per farsi del male! –
- Lo sappiamo… Non si preoccupi,
là dentro non potranno fare alcuna magia! -.
- E non avete pensato che senza magia potrebbero prendersi a pugni? Non sarebbe la prima volta! -.
- Granger, il preside sa quello che fa, quindi non insista… piuttosto, veniamo a lei, beva questa! – Piton le
porse una fialetta con del liquido verde che faceva a dir poco ribrezzo.
- Non ho intenzione di prendere altre pozioni o di essere ancora addormentata per cancellare la mia memoria.
Nelle ultime settimane ho perso ore intere della mia vita… e non le riavrò mai
più! Ora BASTA! – Urlò con tutto il fiato Hermione.
Tranquillamente Silente si avvicinò e presa la
boccetta dalle mani di Piton la porse a sua volta alla ragazza. – Appunto per
questo lo deve bere. Abbiamo finalmente trovato il modo di sciogliere
l’incantesimo che la lega al Signor Malfoy, ora che sono giorni che la magia
lanciata da Paciock sembra indebolita -.
- Davvero? – Chiese Hermione incredula e con le
lacrime agli occhi.
- Non mi crede forse? – Disse Silente sorridendo.
Hermione senza farselo ripetere prese la pozione e
la trangugiò tutta d’un fiato.
Passarono alcuni istanti in cui le sembrò che il
mondo avesse iniziato a ruotare vorticosamente attorno a lei. Poi fu
accompagnata con sua grande gioia di nuovo alla torre
dei Grifondoro… finalmente era libera!
- Che diavolo succede? SE
E’ UNO SCHERZO NON E’ AFFATTO DIVERTENTE!!!! – Urlava
Draco sbattendo i pugni contro il portone che si era richiuso dietro le loro
spalle. – Potter, invece di non fare nulla, perché non mi aiuti e cerchiamo di
aprire questa stupida porta? -.
- Harry non sembrava particolarmente a disagio e si
guardava attorno curioso di capire dove erano stati
rinchiusi. Il mobilio era molto spartano; due poltroncine, un tavolino, una
piccola libreria alla parete con dei libri che di certo non venivano
letti da secoli da quanto erano impolverati… Nient’altro se non loro ad
arricchire l’arredamento spoglio di quel luogo.
- Allora Potter mi hai sentito? – Draco iniziava a
spazientirsi, mentre continuava a prendere a pugni la porta. – E va bene, vuol dire che farò da solo come sempre! Alohomora! –
Non successe nulla.
- Potter! La mia bacchetta non funziona! Non è
possibile! -.
- Invece sì. – Disse
tranquillamente Harry sedendosi su una delle due poltrone. – Ci ho provato
anch’io mentre continuavi ad agitarti, ma qui dentro sembra che la magia non
funzioni! -.
- Cosa? E per quale motivo
ci avrebbero chiusi qua senza magia! –
- Ne so quanto te, ma non risolveremo nulla
arrabbiandoci. Secondo me prima o poi verranno a
vedere come stiamo, non ci lascerebbero mai morire di fame e di sete… quindi
non ci resta che attendere… -.
- Da quando Potter sei così filosofo? – Chiese
Draco stravaccandosi a sua volta sull’altra poltrona.
- Pratico, direi. Ci stancheremmo e basta cercando
di uscire con la forza. Se ci hanno lasciati senza
magia, avranno di certo fatto in modo che nemmeno con le nostre capacità
fisiche saremmo potuti uscire, non credi? –
Malfoy annuì appena. – Allora che dovremmo fare
adesso, secondo te? -.
- Non ne ho idea, credi che quei libri potrebbero
essere interessanti? -.
- Ma scherzi? Avranno
almeno mille anni… chissà che diavolerie ci troveremmo
dentro! -.
- E allora saputello, tu
che dici di fare? –
Malfoy ci pensò un attimo.
In fondo sembrava una buona occasione
per entrambi trovarsi lì, da soli, e senza l’ausilio della magia. Erano solo
Draco e Harry in balia del destino, o comunque in
balia delle stravaganti macchinazioni di Silente!
- Potresti raccontarmi qualcosa di te! – Azzardò
Harry senza pensare. In fondo era da sempre che voleva sapere qualcosa di più
su quel ragazzo.
Malfoy squadrò Harry sospettoso – Che fai Potter,
ci provi? – Disse con un ghigno che gli incurvava la
bocca. Non resisteva, ormai era un’abitudine per lui
prendersi gioco di Potter.
- Spiritoso, Malfoy, peccato che non sei il mio tipo, altrimenti ti sarei già saltato addosso! –
Harry continuò sulla strada che aveva iniziato la Serpe.
I due si guardarono seriamente per qualche istante
per poi scoppiare a ridere.
- Non stavo scherzando, vorrei
davvero che mi raccontassi di te… vorrei anche scusarmi per stamattina, non
intendevo dire… sìinsomma non era mia
intenzione offenderti -.
- Lascia perdere Potter… -
- No, davvero, voglio che tu capisca! Noi due non
abbiamo mai davvero parlato e… a dire la verità a parte qualche insulto…
insomma, puoi capire che quando mi avete detto che io e te siamo anime affini…
beh tu non sei di certo stata la prima persona a cui mi è venuto in mente di
chiedere spiegazioni…
- Questo lo avevo già
capito! – Rispose Draco stizzito.
- Lasciami finire, per favore! Io, in verità, mi
aspettavo che Silente o Piton, avrebbero fatto qualcosa per spiegarmi o per
farmi capire in che modo la mia vita sarebbe cambiata,
se mai avesse dovuto! Invece niente! Ho chiesto persino a Ron, ma nemmeno lui
ha saputo dirmi nulla al di là di quello che ha mai ascoltato
dai racconti… mi sono sentito solo, abbandonato al fato… e ora ho capito, ho
sbagliato! C’era una persona, che sapeva di certo cosa
si provasse e cosa volesse dire avere un’anima affine… ma quella persona eri
tu… il mio nemico di sempre qui ad Hogwarts, non potevo chiedere aiuto a te, il
mio orgoglio me lo impediva e il tuo ti avrebbe di certo impedito di aiutarmi!
–.
Harry ora guardava Draco attendendosi chissà quale
reazione, visti i precedenti della mattinata… ma la tempesta non arrivò.
- Ti devo dare ragione Potter! Nemmeno io,
riflettendoci, sarei venuto di corsa a cercarti per avere delle risposte,
nemmeno se fossi tu stato l’ultima persona sulla
terra… però su una cosa ti sbagli! Io ti avrei aiutato! -.
Harry lo fissava ipnotizzato.
- Dopo sei anni, credimi, in cui ho dovuto tener
nascosta questa cosa al mondo, ti assicuro che sarei stato
felice di poter togliermi questo peso finalmente con qualcuno… e alla fine
anche tu mi hai tolto questa possibilità -.
- Ma io adesso sono qui, ci siamo tutti e due e io voglio sapere. Le nostre vite sono così
diverse, il nostro futuro è così diverso che non riesco a capire perché noi,
perché anime affini… e soprattutto ora cosa dovremo fare! -.
- Queste risposte io non le ho Potter. Nessuno
sceglie, è il destino che decide. L’unica cosa che ti posso dire e che credo di
aver imparato in tutti questi anni… è che trattandosi di noi… siamo davvero nei
guai! -.
- Guai? –
- Non ci hai davvero ancora pensato? Tu sei Harry
Potter. E la tua vita sarà legata per l’eternità al figlio di Lucius Malfoy… Credi
che la cosa verrà mai accettata dal mondo magico?
Perché io ti assicuro, che per quanto mi riguarda, se mai mio padre dovesse sapere una cosa del genere non ne sarebbe di certo
orgoglioso! – Draco reclinò stancamente all’indietro la testa e chiuse gli
occhi come se dire quelle parole lo avesse stancato a morte.
- Ma cosa possiamo fare
noi? Dopotutto lo ha detto anche Silente, questa è una cosa che alle volte capita ai maghi e nessuno può decidere. Nemmeno tuo padre può farci nulla! –
- Sei proprio ingenuo
Potter! Credi davvero che ne usciremo sani e salvi! Fino ad
adesso ci è andata bene perché siamo protetti da Silente. Non permetterebbe mai
che ti accadesse qualcosa, non almeno finché sarai qui ad
Hogwarts… peccato che tra poco la scuola finirà e allora inizieranno i
problemi… se almeno tu non lo avessi scoperto…-.
- Cosa vuoi dire? Che era meglio se io ne fossi rimasto per sempre all’oscuro?
– Harry non era contento di quelle parole.
- Non necessariamente per sempre, sarebbe bastato
fino alla fine di quest’anno… le nostre strade si sarebbero divise e allora le
probabilità che la cosa si scoprisse sarebbero state molte meno – Draco aveva iniziato a camminare lungo la stanza mentre parlava.
- E tu non lo avresti mai
raccontato a nessuno? -.
- Potter, non l’ho detto ad anima
viva per sei interi anni. Ho faticato, sì, ma di certo sarei stato in grado di gestire la cosa anche in futuro…
peccato che ora anche tu lo sai e Piton e Silente… forse anche Lenticchia,
vero? Quanti altri nei prossimi mesi? -.
Harry arrossì. Forse non era stata una grande idea
raccontare subito tutto a Ron… cominciava solo ora a comprendere le difficoltà
a cui stavano andando in contro.
- Perfetto! Quindi capisci
che ora dovremo decidere cosa fare se non vogliamo morire giovani! Forse non te
ne rendi conto Potter, ma la faccenda si fa davvero seria! – Insinuò seriamente
Draco che ora si era di nuovo seduto di fronte a Harry e lo fissava
imperscrutabile.
*
*
*
Continua
* * * * * *
Scusate, scusate, scusate!!!!
Non
ho altre parole! Sono un disastro, ma non ho avuto proprio modo di scrivere
prima! Infortunio in corso di guarigione!!!!!! Mi sono
praticamente ustionata la mano destra ; _ ;… e potete ben capire che è stata un’impresa fare anche solo le cose di
tutti i giorni con la sinistra… ora dopo medicazioni e pomate varie va molto
meglio ed eccomi qui!
Spero
che il capitolo sia carino… da qui la storia prenderà
la sua giusta piega!
Era già passata un’ora da quando Harry e Draco
erano stati rinchiusi da Silente in quella stanzetta.
A ben pensarci, avevano parlato più in quel breve lasso di tempo che in tutti i sei e più anni oramai trascorsi
ad Horgwarts. E cosa molto più strana, non avevano
ancora litigato!
- Tu cosa pensi dovremmo fare allora? Dopotutto se
anche continuassimo a nascondere la cosa qui a scuola, come hai detto tu tra
poco anche questa sarà finita… e allora dovremo cavarcela da soli! -. Harry non
comprendeva ancora del tutto i timori di Draco, anche se iniziava ad
immaginarsi le difficoltà che da lì a pochi mesi sarebbero
potute iniziare.
- Non hai capito Potter? Quando usciremo di qui le
nostre strade si divideranno, e se saremo abbastanza
attenti… - E gli scoccò uno sguardo molto eloquente che gli diceva “SE TU
STARAI ABBASTANZA ATTENTO” - … allora non dovrebbero esserci grossi problemi…
in fondo sarò io a dover continuare a tener nascosta a mio padre tutta questa
storia. Tu continuerai la tua vita come sempre… senza alcun problema… -.
Draco era visibilmente malinconico mentre parlava.
Harry si domandò che cosa aveva dovuto passare in quegli anni… di certo, non
doveva essere stato molto facile per lui, ingannare Piton e soprattutto Lucius
per tutto quel tempo… ma cosa credeva il serpeverde? Che
invece per lui sarebbero state tutte rose e fiori?
- Credi che per me sarà facile? Se non te ne sei
ancora accorto non sono proprio una cima in
occlumanzia… e considera che la mia vita non sarà di certo senza problemi… non
lo è mai stata! Te ne sei forse dimenticato? Là fuori c’è più di una persona
che mi vuole morto… Voldemort, i mangiamorte, tuo padre… e un giorno anche… -
Harry si bloccò appena un istante prima di dire quello
che entrambi sapevano… un giorno anche Draco sarebbe stato uno di “loro”, e se
già non lo odiava abbastanza da volerlo vedere morto, prima o poi sarebbe
arrivato anche quel momento.
Draco aveva compreso benissimo quello che Harry
voleva dire. Il giorno che avrebbe seguito suo padre nella sua missione, non
sembrava poi così lontano.
Tra i due scese per un po’
un silenzio agghiacciante.
Draco si alzò allora dalla poltrona e si mise ad
osservare incuriosito tutti quei libroni impolverati che giacevano sugli
scaffali della libreria. C’erano alcuni testi di storia della magia che
risalivano al decimo secolo. Il biondo intuì che dovevano essere di grande valore oltre che molto interessanti. Chissà perché
non erano in biblioteca assieme agli altri… era un vero spreco lasciare che
libri così rari venissero rovinati a quel modo dal
passare del tempo. Tra i vari titoli, Draco ne riconobbe alcuni che possedeva
anche suo padre, e che lui aveva già letto, comodamente seduto nella biblioteca
di casa Malfoy... finché il suo sguardo non fu attirato da uno in particolare.
Che Silente avesse fatto apposta a rinchiuderli in
quel buco era più che palese. E
che volesse forzare gli eventi, era altrettanto ovvio. Ma che fornisse loro
anche le letture appropriate all’occasione… era certamente
da malati mentali!
Harry era rimasto seduto a riflettere.
Il futuro.
Non ci aveva mai pensato seriamente. O meglio, lui
sapeva di voler diventare Auror a tutti i costi e che avrebbe combattuto i
Mangiamorte e Voldemort fino alla morte, se fosse
stato necessario. Lo doveva fare. Doveva in qualche modo vendicare la morte dei
suoi genitori e quella di molti altri innocenti. Non era solo questione di
destino. Lo doveva fare per se stesso. Per riuscire a placare
la propria anima, lacerata dal dolore, dal giorno della scoperta che i suoi
genitori erano morti per salvarlo. Ma non si
era mai soffermato a pensare veramente a quali conseguenze avrebbe portato la
sua scelta. Fino a quel momento gli era sembrato tutto semplicemente
“giusto”, e quindi i dubbi non lo avevano mai assalito. Ora, di fronte a
quel ragazzo, aveva capito che un giorno si sarebbero dovuti incontrare. Ma non si sarebbe trattato più di qualche litigio o qualche
stupido incantesimo. Non più. Un giorno avrebbero dovuto incontrarsi uno di
fronte all’altro a lottare veramente, ognuno per i propri ideali… e uno dei due
sarebbe morto.
A quel pensiero se ne aggiunsero
poi altri. Al suo fianco, nella battaglia contro il Signore
Oscuro, avrebbero combattuto molti degli attuali studenti di Hogwarts… e questo
era incoraggiante… ma ce ne sarebbero stati anche dalla parte del nemico… e
Harry avrebbe dovuto lottare contro di loro… contro quei ragazzi, che nel bene
o nel male, condividevano con lui quei giorni di spensieratezza a scuola.
Questo non era giusto!
- Sfregiato, tieni, forse questo ti potrebbe
aiutare! – Con la solita arroganza, Draco aveva allungato a Harry uno di quei
libri polverosi.
- Che diavolo è? -Chiese stupito Harry, che era stato
richiamato bruscamente alla realtà da quelle parole.
- Non sai più leggere, Potter? –
Harry allora abbassò il suo sguardo.
La copertina ingiallita diceva:
“Vincoli di parentela, Patti
di sangue, Unioni magiche”
Sottotitolo:
“Tutto quello che dovreste
sapere sui legami tra i maghi”
- Che cos’è? – Chiese comunque capendoci meno di prima.
- Ma non ci arrivi proprio,
eh Potter? Capitolo sedici, pagina quattrocentotrentadue.
Leggi! – Draco spazientito si era di nuovo seduto. Sembrava una tigre in
gabbia. Non riusciva a stare fermo per più di dieci
minuti e poi continuava a camminare per la stanza senza sapere cosa fare.
- Vediamo… capitolo sedici…
- Harry iniziò a sfogliare il libro facendo volare nell’aria un mucchio di pulviscolo.
– Eeeee-tchu! H-Hai detto pagina quattrocento…? -.
- Quattrocentotrentadue! -.
“Capitolo XVI - Il Mistero
delle Anime Affini “
- Ma tu come…? - Solo in
quel momento Harry si rese conto della precisione delle indicazioni di Draco.
- L’ho letto penso… un
centinaio di volte. Ormai conosco intere parti a memoria. Non credere però, non
troverai nessuna risposta alle tue domande, solo forse comprenderai meglio le
responsabilità che questa situazione comporta -.
Harry lesse tutto attentamente, divorato dalla sete
di conoscere.
Riassumendo il tutto, si poteva dire che il
discorso di Silente e il racconto di Ron ricalcassero
più o meno le parti salienti di quel capitolo… insomma: il destino, il legame
indissolubile, grandi imprese… una lista di nomi di maghi famosi… nulla però che ne spiegasse il perché. Solo
una cosa aveva incuriosito Harry e gli aveva fatto
nascere qualche dubbio…
“Sin
dall’antichità, si è notato come spesso questo particolare tipo di legame si
sia tramandato all’interno di una stessa
famiglia, creando quelle che nei secoli vengono
ricordate come le alleanze di maggior successo tra clan di maghi.”.
Gli erano tornate in mente in quel preciso istante
le parole di Andromeda: “Era nel vostro sangue!”.
La domanda nacque spontanea nella mente di Harry –
Malfoy? -.
- Mhh? -
- Nella tua famiglia ci sono mai stati casi simili?
Sì, insomma, ci sono mai stati casi di anime affini?
-.
- Che io sappia, no. Ma devi
sapere che ha radici molto lontane, non per niente è una delle famiglie di
purosangue più antiche… non escludo che ci possano essere stati in passato…
perché me lo domandi? -.
- Beh, qualcuno mi ha detto che… sì, che questa
cosa ce l’avevamo nel sangue, come se fosse già
successo qualcosa di simile… -.
- Ci avevo pensato anch’io leggendo quel libro…
però quando l’ho chiesto un giorno a mio padre, ha detto
che nemmeno a lui sembrava fosse mai accaduto qualcosa del genere ai Malfoy. Perché, nella tua famiglia è già successo? – Chiese a sua
volta il biondino incuriosito da quel discorso.
Harry rifletté un attimo.
Di certo, da parte di sua madre non poteva essere; non
c’erano stati mai altri maghi, altrimenti zia Petunia non avrebbe mancato di
raccontare se qualche altro parente, anche lontano, avesse mai infangato il
buon nome, per non parlare del quieto vivere, della loro famiglia. Non restava
che suo padre, dei cui consanguinei, però, non conosceva praticamente
nulla, se non il fatto che non ci fosse più nessuno.
Draco si rese conto di aver fatto una domanda a cui
Potter non avrebbe potuto rispondere. Non aveva nemmeno conosciuto i suoi
genitori… come poteva sperare che sapesse qualcosa della sua famiglia?
- Potter, non credo si tratti di ereditarietà
se è questo che pensi – Cercò di toglierlo e togliersi dall’imbarazzo – E’
stato un caso, tutto qui. Poteva succedere a chiunque,
purtroppo è accadutoa noi.
Dobbiamo solo accettarlo. -
- E TU sei stato in grado
di accettarlo? – Gli chiese Harry.
Era giunto il momento della
verità?
Draco si accomodò meglio sulla poltroncina. Con una
mano si sistemò un ciuffo di capelli che era sfuggito dalla chioma ingellata e
prese un profondo respiro prima di iniziare a parlare.
- Se vuoi sapere se me ne
sono fatto una ragione, allora posso dirti che ancora oggi, quando ci ripenso,
mi chiedo perché proprio io. Però ho accettato la situazione, il fatto che, per
quanto io ci stia a ragionare e a scervellarmi sul
come evitare di rimanerne coinvolto, non c’è nulla che si possa fare per
uscirne -.
- Hai detto che lo hai scoperto ancora prima di
iniziare la scuola, quel giorno da Madama McClan. Allora perché non me lo hai
detto subito, o almeno una volta arrivati qui ad
Hogwarts? Mi odiavi già così tanto ancora prima di conoscermi? – Harry si rese
conto da solo che quella era una domanda stupida. Ovvio che Malfoy lo odiasse! Chissà da quanto tempo aveva
sentito parlare da suo padre di Harry Potter, il neonato che aveva causato la
disfatta di Voldemort, il loro Signore. Ovvio che lo detestasse
senza aver bisogno di conoscerlo. E perché mai avrebbe
dovuto volerlo conoscere?
- Io non ti odiavo… avevo
paura! – Lo spiazzò Draco, il cui viso assunse un colorito rosato.
- Cooooosa? – Incredulo Harry si era lasciato
scappare un gridolino acuto.
Draco iniziò a muoversi in visibile imbarazzo. La
poltrona gli sembrava improvvisamente parecchio scomoda e così si alzò per
l’ennesima volta iniziando a marciare su e giù per la piccola stanzetta.
- Cooosa? Draco Malfoy che ammette di aver avuto
paura? -.
- Piantala Potter, non
iniziare a fare il cretino come al tuo solito! -.
- OK. Ma tu adesso mi
spieghi di cosa avevi paura… insomma io non sapevo nemmeno tenere in mano una
bacchetta, cosa pensavi ti avrei potuto fare? Al massimo ti avrei preso per
pazzo, visto che non conoscevo praticamente niente del
mondo dei maghi! -.
- Non hai capito nulla Potter, come sempre, del
resto. Io non avevo paura di te, si vedeva lontano un miglio che eri spaurito e intimorito da questo mondo… -.
- Allora spiegami perché io voglio capire. Di cosa
avevi paura? -.
- Non capiresti… comunque,
di me stesso e di quello che ero e sono tutt’ora -.
- Hai ragione, non capisco!
-.
- Vedi Potter, io avevo già scoperto da tempo cosa significasse il simbolo che ogni tanto appare
sul mio braccio ed ero curioso. Curioso di sapere chi era
l’altra persona che lo possedeva e che avrebbe condiviso con me la mia vita.
Quando ti ho incontrato per la prima volta, non sapevo chi fossi
e non mi importava. Nel momento in cui ho capito che
tu eri la mia anima affine e che avresti frequentato Hogwarts, il mio unico
pensiero era diventato quello di riuscire ad avvicinarti e raccontarti tutto -.
- E perché non lo hai fatto,
allora?! – Lo interruppe brusco Harry.
Draco continuò il suo racconto come se niente fosse
- Poi il primo giorno, sul treno, è circolata una voce. Harry Potter, proprio
il bambino sopravvissuto, avrebbe frequentato Hogwarts e la curiosità generale è dilagata. Tutti volevano vederti, incontrarti, vedere chi fossi. Io incluso. Volevo sapere che faccia avesse il
bambino che aveva sconfitto il Signore Oscuro; chi era
tanto potente senza nemmeno saper usare la magia… e poi ti vidi. In quel
momento tutto quello che mi ero immaginato era crollato, tutte le mie speranze
svanite. Harry Potter era la mia anima affine e io ho avuto paura. Io ero e sono un Malfoy, non poteva accadere a me. Tutti ma non tu.
Mio padre non lo avrebbe mai accettato. -.
- E’ per questo che non
glielo hai mai detto? Che gli hai nascosto sempre
tutto? Avevi paura di lui, che ti potesse fare
qualcosa? – Harry rabbrividì all’idea che un padre potesse
fare del male al proprio figlio. Ma dalle parole udite
un giorno da Silente, aveva imparato che da Lucius Malfoy c’era da aspettarsi
di tutto. Persino che uccidesse il proprio figlio per
i propri scopi.
- Non pretendo che tu capisca. Non è solo questione
di tenere segreta una cosa a mio padre. Lui ha le sue idee su certe cose e
nessuno può fargliele cambiare. Se lui vuole raggiungere qualcosa, prima o poi la ottiene e non guarda in faccia a nessuno! –
- Ma se è questo il problema fino ad adesso sei riuscito a fregarlo! Se non
lo ha scoperto in sei anni… -.
- E credi che per
me sia stato semplice? Hai idea dello sforzo che richiedono
le lezioni di occlumanzia? – Draco sbottò innervosito e Harry annuì appena. –
Bene, io devo mantenere quella stessa concentrazione quasi
sempre, quando sono da solo con mio padre… spesso tenta di penetrare
nella mia mente per capire se c’è qualcosa che gli nascondo e io non posso
permettere che questo succeda! -.
- E quando sarà finita la
scuola che farai? Non potrai nasconderglielo per tuta la vita, vero? – Harry fu
scosso all’idea che Draco potesse raccontare tutto a Lucius, avrebbe
di certo dovuto guardarsi ancor più da lui in futuro… ma più di tutto,
provò per la prima volta compassione, per quel ragazzo. Sembrava quasi avesse timore del proprio padre.
- Scusa, Potter, ma questi non sono affari tuoi! –
Draco sembrava non voler proseguire in quel discorso.
- Sono anche fatti miei se permetti! Siamo o no
anime affini? Credo che se la mia vita dovrà peggiorare
ancor più di così forse dovrei saperlo, non credi? Per te potrà anche essere
facile, ma venir cacciato anche perché sono per
qualche motivo legato a te… beh, almeno mi piacerebbe saperlo prima!-.
- Pensi solo alla tua salvezza, vero Potter? Come
sempre! Comunque, non ti preoccupare, se ti faranno
fuori non sarà per colpa mia… se non l’ho detto a mio padre in tutti questi
anni, ho i miei buoni motivi. Quindi non temere, non
ho intenzione di raccontarglielo ancora per molto tempo! -.
- Ma quando sarai uno di loro dovrai
dirglielo! – Harry se l’era fatto sfuggire. Da quando erano restati soli in
quella stanza una sola domanda gli frullava per la
testa. Voleva sapere cosa sarebbe successo il giorno che Draco sarebbe
diventato un Mangiamorte come suo padre.
Draco si era di colpo voltato verso Harry
fulminandolo con lo sguardo.
- Non sai di cosa parli Potter, ora stai davvero
oltrepassando il limite! – Gli occhi di Malfoy lo avrebbero incenerito se solo
avessero potuto.
- Non so di cosa parlo, eh? Vediamo se hai almeno
il coraggio di dirlo qui dove non ti può sentire nessuno tranne me… prova a
dire che non diventerai un Mangiamorte… - Harry era fuori di sé e osservò Draco
titubare a quelle parole - … visto! Non lo puoi dire perché sai che è così, lo
sanno tutti e tu non puoi nasconderlo! -.
- Non ho proprio nulla da nascondere perché non c’è
nulla da dire! Tu non sai niente di me, tu non mi conosci e non sai cosa
voglio! Facile per te sputare sentenze, Potter. Chi ti può fermare se vuoi
prendere una decisione… forse i tuoi genitori? Ah, no che sbadato. Tu non ce li
hai i genitori! Tu non hai nessuno! Puoi fare tutto quello che vuoi della tua vita, perché tanto nessuno potrà mai
impedirtelo! Io non sono così fortunato! – Draco rasentava il color porpora
mentre urlava velenoso quelle parole. Era stato punto
sul vivo e doveva e voleva difendersi.
- FORTUNATO? Ma ti rendi
almeno conto di quello che dici o il tuo misero cervello si è preso una
vacanza? Fortunato a non avere una famiglia, fortunato a sentirsi gli occhi
dell’intero mondo puntati continuamente addosso e che si aspettano che tu
faccia chissà quali miracoli? Ma ti resta un briciolo di intelligenza?
Tu non sai nemmeno quanti nemici ho là fuori, che vogliono tutti
la mia morte… pensi che la tua bella vita di principino viziato sia
tanto peggiore della mia? Perché se è così faccio
volentieri a cambio! – Harry era schizzato in piedi rosso
come un peperone e ora fronteggiava Malfoy faccia a faccia.
- Tu sei pazzo Potter, non immagini neanche
lontanamente cosa significa essere un Malfoy! –
- E tu non ti rendi conto di cosa voglia dire essere Harry Potter! –
…
…
I due si guardarono per qualche istante quasi avessero esaurito tutte le parole che avevano da dirsi.
Entrambi avevano sfogato le loro frustrazioni e
avevano ancora molte domande in attesa di una risposta… ma quella sfuriata era
servita a qualcosa…
Draco distolse per primo lo sguardo e con
noncuranza si diresse verso la sua poltrona. Si sedette tranquillamente e fece
segno ad un incredulo Harry di fare lo stesso. Quando venne
raggiunto il giovane Malfoy lasciò Potter senza parole.
- Allora spiegamelo tu! -.
Harry sulle prime non reagì.
Forse la sorpresa per quella affermazione,
forse il cervello che ancora stava elaborando quelle parole… poi un respiro
profondo precedette la sua risposta.
- COSAAAAA? COSA VUOI CHE
TI SPIEGHI? -
- Semplice. Spiegami cosa significa essere te, Harry
Potter! –
- Stai scherzando, vero? -.
- Mai stato più serio. Volevi Parlare? Ecco
l’occasione migliore, spiegami quello che hai passato in questi anni! -.
- Ma tu sei tutto matto!
Io non ti racconto un bel niente di me. Vuoi scoprire
qualcosa sul mio conto per poi andare a spifferare tutto a tuo padre, non è
vero? – Harry non riusciva a comprendere quel repentino cambiamento in Draco e
se già prima si fidava poco di lui ora non gli credeva affatto.
- Insomma, è così difficile per te trattarmi come
qualsiasi altro in questa scuola? Possibile che tu non riesca a parlare con me
come fai con tutti gli altri? – La voce di Draco tradiva una certa amarezza.
- Come puoi chiedermi una cosa del genere? Ti rendi
conto, Malfoy, che sono più di sei anni che ci comportiamo
a questo modo, perché dovremmo cambiare proprio ora? Perché
dovrei voler cambiare atteggiamento nei tuoi confronti, se poi già sappiamo
entrambi che non potrà durare a lungo? – L’allusione continua al futuro di
mangiamorte di Draco stava davvero stufando la serpe.
- Allora facciamo così! Ti dirò io qualcosa sul mio
conto così forse capirai finalmente chi è il
sottoscritto! -.
Harry tacque di colpo.
Draco Malfoy che gli raccontava aneddoti sulla
propria vita era un evento surreale e fosse cascato il
mondo non avrebbe voluto perdersi nemmeno una sillaba di quello che stava per
sentire. Quindi senza farselo ripetere anche Harry si sedette e attese
incredulo che il Serpeverde parlasse.
- Se credi che per me sia
facile essere un Malfoy, ti sbagli di grosso. Tante volte vorrei essere uno
qualunque e non il figlio di Lucius Malfoy… ma purtroppo non posso
e devo convivere con questa mia condizione. Mio padre ha le sue idee, i suoi
ideali e alle volte per me è difficile essere all’altezza delle sue aspettative… essere il figlio che lui vorrebbe… purtroppo
per molti versi non lo sono e non manca occasione per farmelo notare. Non
credere Potter che sia sempre bello avere dei genitori, non quando il nome e le
apparenze diventano più importanti di tutto il resto! E’ per quello che ti dico
che alle volte preferirei non averli dei genitori–.
- Non capisco, vuoi dire che i tuoi non ti vogliono
bene?-.
- Non è così semplice. A loro modo tengono a me… ma
non si può certo parlare di amore! – Rispose tra i
denti.
- Ma com’è possibile, sono
i tuoi genitori!-.
- Sì, ma sono prima di tutto dei Malfoy e poi sono…
- Draco non poteva dirlo, ma Harry comprese al volo dall’espressione del
ragazzo.
- Lo so, ma nonostante tutto sei
sangue del loro sangue! –
- E appunto per questo pretendono
che io sia sempre all’altezza, che sia il figlio che possono orgogliosamente
mostrare ai loro amici, senza tener conto di quello che in realtà desidero io!
– per l’ennesima volta Draco si era alzato e ora dava le spalle a Harry.
- E tu che cosa vuoi? –
Chiese ansioso Harry.
- Vorrei essere libero! – Sussurrò senza voltarsi.
- Ma tu sei libero! –
Esclamò Harry alzandosi a sua volta e raggiungendolo. – Tu puoi fare quello che
vuoi! Non hai gli occhi di tutti puntati addosso. Nessuno si aspetta da te che
salvi il mondo o che sconfigga chissà quale male… se solo sapessi come mi sento
tutte la mattine quando mi sveglio! Il peso di tutte
le responsabilità che mi hanno cacciato addosso mi angoscia costantemente. Non
so mai cosa aspettarmi da un giorno all’altro, non so nemmeno se sopravviverò… - A quelle parole Draco si voltò a guardarlo
in faccia e Harry proseguì – Non è solo Voldemort a volere la mia morte… e io
ho paura. Ma questo non può saperlo, tu sei il primo a
cui lo dico. E tu vuoi essere libero? Io che cosa
dovrei dire? –
- Io non sono libero come credi, nemmeno io posso
scegliere, loro vogliono che … -.
In quel momento un cigolio fastidioso distrasse e i
due giovani che si voltarono verso il vecchio portone che si stava finalmente
aprendo. Dietro i battenti apparve Silente accompagnato dal professor Piton e
dalla McGrannit.
- Visto che stanno
entrambi bene, professori? – Disse ironicamente il preside. – Sapete ragazzi, i
vostri responsabili pensavano vi fosse successo qualcosa, ma io avevo cercato di
rassicurarli sul fatto che voi foste in grado di rimanere nella tessa stanza senza picchiarvi, non è vero? -
Grifondoro e Serpeverde fissarono i tre basiti. Ma allora erano tutti coinvolti in quella farsa?
- Credo che ora potete tornarvene alle vostre stanze.
E’ quasi ora di cena e vorrete prepararvi, no? -.
Improvvisamente Harry si accorse di una cosa. –
Preside, ma Hermione? –
- Oh? Sì, che sbadato, abbiamo trovato il modo di
rompere l’incantesimo, ora lei signor Malfoy e la signorina Granger sarete liberi! – Sorrise Silente.
- Ma è fantastico! –
Esultò Harry che non vedeva l’ora di vedere come stava l’amica.
- Molto bene, era ora! – Draco aveva invece ripreso
il suo solito tono acido.
- Adesso potete andare, vi
aspettiamo in Sala Grande per la cena! – Li congedò il preside che li
osservò uscire a passo spedito da quella stanzetta.
Appena girato l’angolo Harry stava già avviandosi
lungo il corridoio quando Draco, che aveva già sceso
un paio di gradini delle scale lo richiamò.
- Hey Potter! -
- Che c’è Malfoy? – Harry
si fermò all’istante.
Draco rimase un istante in silenzio fissando il
ragazzo che aveva di fronte. Stava facendo forse un errore? Non importava più
ormai. Aveva preso una decisione!
- Allora cosa c’è Malfoy? E’ già tardi! – Lo spronò
il Grifondoro.
- Volevo… volevo solo che
sapessi… che io non voglio essere come loro! – Dopo aver detto quelle parole
Draco corse giù dalle scale più in fretta che poté.
Harry, impietrito, restò invece lì fermo in mezzo al corridoio.
Era anche quello un trucco, o davvero Malfoy non
voleva diventare come i suoi genitori?
Quella sera, a cena, né il Grifondoro né il
Serpeverde si fecero vedere.
Il piano di Silente stava cominciando a sortire
qualche effetto!
*
*
*
Continua
* * * * * *
Eccomi
qui di nuovo dopo le agognate vacanze!!! Lo so non
sono riuscita a postare il capitolo prima di partire, ma ora sono a casa e
potrò dedicarmi alla scrittura a tempo pieno… o quasi! Ora che mi sono
ossigenata il cervello ( o quei pochi neuroni che sono rimasti ) spero di avere
maggior ispirazione e di non deludervi!!! Mentre ero
al mare mi è venuta un’ idea per un’altra storia… vorrei provare a scrivere una
Harry-Draco… ma è presto per parlare di questo.
Capitolo 19 *** 19. A volte... le cose cambiano ***
Legami Invisibili
Legami Invisibili
diLilyan
19. A volte… le cose cambiano
A colazione, quella mattina, Hermione non smetteva
di raccontare di quanto fosse fantastico dormire di
nuovo nel proprio letto e, soprattutto, nella propria camera. Aveva passato
tutto il pomeriggio e la sera a chiacchierare con le compagne di stanza, cosa
che non faceva da molto. E da come sorrideva e dall’allegria
che sprizzava da tutti i pori, si capiva benissimo che fosse davvero contenta.
Il pensiero di Harry e Draco rinchiusi chissà dove,
l’aveva sì accompagnata tutto il tempo, ma la gioia per la ritrovata libertà
era di gran lunga maggiore.
La voce si era già sparsa a macchia d’olio. Tutti
ormai sapevano che Hermione e Draco non erano più legati tra loro, ma mentre
molti gioivano di questa cosa, alcuni, tra cui i professori, non sapevano
ancora se fosse stato davvero un bene allontanare i due ragazzi. Troppe persone
erano ormai coinvolte, e forse il fatto di poter avvicinare finalmente
Grifondoro e Serpeverde doveva essere maggiormente considerato prima di agire.
Silente, invece, sorrideva di tutto ciò.
Dai suoi occhialetti osservava tutti:
I colleghi insegnanti, che seppur non a viso
aperto, non approvavano completamente la sua scelta di separarli, ritenuta
troppo prematura.
Molti studenti di Grifondoro e Serpeverde, che non
avendo colto l’importanza che quella situazione poteva avere, gioivano
anch’essi della riacquistata libertà.
Alcuni ragazzi che, in fondo, capivano che da quel
giorno le cose sarebbero, purtroppo, tornate come prima.
E soprattutto, aveva notato che due studenti
mancavano all’appello. Draco Malfoy e Harry Potter.
- Tu adesso me lo devi dire! – Urlò Harry.
- Che diavolo?… mollami
Potter! – Draco strattonò Harry, che gli aveva arpionato letteralmente un
braccio trascinandolo in uno stanzino in disuso sotto le scale.
- Non te ne vai fino a che non mi spieghi che cosa volevi dire ieri sera! – Harry era davvero
fuori di sé.
- Di che cosa parli sfregiato? – Il Serpeverde non
capiva davvero l’alterazione di Potter.
- Non fare il furbo, Malfoy! Di che diavolo parlavi
ieri sera quando stavi scendendo le scale? – Harry fissava intensamente Draco.
Voleva avere una risposta una volta per tutte.
Draco esitò un attimo. – Quello che hai sentito! –
Rispose serafico.
- Non giocare con me Malfoy! E per una volta cerca di essere sincero! -.
- Ma io non sto giocando.
Hai capito benissimo quello che ho detto, ma se vuoi te
lo ripeto: non voglio diventare come
loro! – Era davvero determinato nel parlare.
- Tu non sai quello che dici! Ti rendi conto di
quello che significa?- Harry era a dir poco sconvolto.
Quelle poche parole mettevano a soqquadro tutte le
certezze che credeva di avere riguardo a Malfoy… ora, tutto crollava davanti ai
suoi occhi e non sapeva né se crederci, né se sarebbe stato in grado di farsene
una ragiona.
- Io so benissimo quello che dico, piuttosto mi
sembra che la cosa sia un problema per te! -.
- E non dovrebbe esserlo?
Io credevo… tu… insomma… non puoi uscirtene con una
cosa del genere e pensare che tutto sia a posto!-.
- Appunto! Te l’ho già detto, tu
non sai nulla di me! Per te ero già condannato senza la possibilità di
dire come la pensavo, vero? Credi di essere il solo a volere che le cose
cambino e che il male venga sconfitto per sempre? Beh,
benvenuto nella realtà Potter, dovrai fartene una ragione! – Draco aveva spinto
Harry per farsi strada verso la porta finché, prima di uscire aggiunse – Non ti darò più alcun fastidio d’ora in poi, non
temere. Ti chiedo solo una cosa… l’unico favore che ti abbia
mai domandato e anche l’ultimo che sentirai dalla mia voce… -.
Harry ancora sotto shock annuì in
attesa di sentire di cosa si trattasse.
- L’unica cosa… è che ti chiedo di non raccontarlo
a nessuno. Non posso permettermi che qualcuno lo sappia, è ancora troppo presto
-.
- Presto per cosa? – Chiese il Grifondoro, quasi
senza pensare.
- Potter, tu sei l’unica persona, dopo Piton, al
quale l’abbia mai detto. E se questa
cosa arrivasse alle orecchie di mio padre… -. Draco rabbrividì al solo
pensiero di che cosa sarebbe potuto accadergli. E anche
Harry fu scosso dall’inquietudine. Non sapeva perché, ma non gli sembrava poi
tanto strano che Lucius se la sarebbe presa col figlio, se fosse venuto a
sapere di una simile chiacchiera.
- Va bene, te lo prometto…
-.
- Grazie… – sussurrò appena il Serpeverde. – Io
allora me ne vado -.
- … ma anche tu farai una
cosa per me! – Il moretto si era ripreso e ora, con sguardo poco rassicurante
fissava il nemico sorridendo.
- Lo sapevo che non me la sarei cavata con così
poco… vero? Mai pensato che saresti stato un perfetto Serpeverde, Potter?
Calcolatore, incline alla disobbedienza e alla ribellione, e ora anche
ricattatore… mi sorprendi ogni giorno di più! – Draco stava anche lui
sorridendo. – Allora che vuoi? Spara! -.
- Dimostramelo! -.
- Cosa? Cosa
dovrei dimostrare? – In un secondo il Serpeverde aveva perso il suo sorriso.
- Dimostra che non vuoi diventare un mangiamorte
come loro! -.
- Non è così facile Potter! Tu non sai quello che
dici! Che io non lo voglia diventare… non significa
che non lo sarò mai… non puoi capire! -.
- Io capisco che se non vuoi una cosa, devi lottare
affinché quello che desideri si realizzi! Non sei da
solo… e se vorrai aiuto, anch’io sono disposto a dartelo! – Harry era davvero
convinto di quello che stava dicendo.
- Il grande Harry Potter salvatore del mondo
all’opera! Sempre ad impicciarti dei fatti degli altri e nelle cose più grandi
di te! Non sai nemmeno di cosa parli e la fai così semplice… se fosse stato facile, e soprattutto indolore… credi che non ci
avrei già provato, credi che non lo avrei detto a mio padre… ? – Draco non
urlava, ma il tono della voce era secco e risentito, segno che l’argomento lo
toccava nel profondo.
- Ma se lo vuoi … -
- Non ci arrivi proprio, eh? Non importa quello che
voglio io! Non è mai importato! Mio padre farà di me un mangiamorte anche
contro la mia volontà! Se il Signore Oscuro chiama,
nessuno può dirgli di no senza incontrare la morte… e stai sicuro che quello
che vuole, lui lo ottiene! –
Draco senza lasciare ad
Harry la possibilità di ribattere uscì in fretta dallo stanzino e si diresse
verso il suo dormitorio senza nemmeno mangiare.
Erano ormai passate tre settimane dal loro ultimo incontro
e Harry e Draco non si erano più rivolti la parola.
Sembrava tutto tornato alla solita normalità, se
non per il fatto che, ora… si ignoravano.
Non si punzecchiavano più, non si
insultavano, non si lanciavano incantesimi. Niente di niente. Sembravano
due perfetti sconosciuti, nonostante i trascorsi burrascosi degli anni passati,
dopo tutto il tempo che avevano dovuto passare assieme ed il legame che,
nonostante le innumerevoli incomprensioni, ancora li univa.
Persino tra Grifondoro e Serpeverde era calato
l’antico gelo. Solo ogni tanto, era capitato di scorgere Hermione e Draco
insieme in biblioteca a fare i compiti. Non che i due
parlassero molto. Sedevano in silenzio allo stesso tavolo, ognuno
concentrato sui propri libri… ma l’idea iniziale di studiare insieme non era
stata poi tanto male; entrambi erano molto
intelligenti e si applicavano nello studio, che era piacevole condividere idee
e dubbi sulle lezioni della giornata.
Più passavano i giorni però, più quella sorta di tregua
appariva a tutti strana e atipica. Vedere Harry e Draco che quasi nemmeno si
guardavano in faccia non era cosa da sottovalutare; il pensiero comune era che prima o poi se fossero scoppiati, avrebbero incenerito
l’intera scuola.
Persino Harry era rimasto stupito dal comportamento
del biondino… aveva davvero mantenuto la promessa e non lo aveva più scocciato,
ma ad Harry la cosa pesava più di quanto non pensasse.
- Hei Potter, perché
quella faccia? –
- Mhh? –
Quella mattina Blaise Zabini si era avvicinato a
Harry nel cortile della scuola e ora sedeva al suo fianco.
- Ho chiesto perché hai quella faccia! Non era
quello che hai sempre voluto? – Lo stuzzicò il Serpeverde.
- Che cosa avrei sempre
voluto, secondo te? -.
- Liberarti di Malfoy, no? Meglio di così, si è
tolto dai piedi da solo! -.
- Come… Che cosa ti ha detto? – Harry sapeva che
dietro le parole di Zabini c’era di certo qualcosa che lui avrebbe dovuto
sapere.
- Mi ha raccontato della vostra
chiacchierata nel sottoscala… interessante, non credi? Ci ha messo un
po’ di giorni a dirmi proprio TUTTO, ma alla fine non ce la faceva
più a tenersi dentro un tale peso -.
- Tu lo trovi interessante? – Chiese incredulo il
Grifondoro.
- Beh, credo proprio di sì, visto
che ha parlato di certe cose prima con te, che con me che sono il suo migliore
amico. E
ti assicuro che io ne sono rimasto parecchio sconvolto! – Blaise sembrava davvero
sincero mentre parlava.
- A chi lo dici! – Harry aveva forse trovato
qualcuno a cui poter dire come si sentiva e che magari lo avrebbe anche capito.
– Ma tu, sì insomma… tu come hai reagito? – Harry
sapeva che stava pur sempre parlando con il figlio di un altro conosciuto
mangiamorte.
- Sapevo che me lo avresti chiesto! Devi sapere che
io, a differenza di Draco, ho da tempo sfidato mio
padre sull’argomento… non è stato facile, e non lo è tutt’ora,
ti risparmio i dettagli… ma non appena finirò la scuola me ne andrò di casa, e
lui non mi prenderà più! -.
- Come fai ad esserne certo? Che
non ti troverà, intendo. Come farai a sfuggirgli? -. Se possibile, le parole di
Blaise sembravano ad Harry ancor più surreali della
confessione di Draco. Che il mondo stesse tutto d’un
tratto andando al contrario?
- Mio padre è quello che è, non ho scusanti per lui
e per tutto quello che ha fatto… ma credo che alla fine abbia capito che ciò
che lui vuole per me, non è quello che io desidero… e che piuttosto che cedere
all’Oscuro, io morirei! Se non interferirò con la sua
vita e se mi toglierò definitivamente dai piedi, credo proprio che non verrà
mai a cercarmi – Blaise gli stava raccontando i suoi pensieri più nascosti come
se nulla fosse e soprattutto come se si conoscessero da anni. Harry, stupito,
non capiva come quel ragazzo possedesse tanta sicurezza e forza e per quale
motivo stava rivelando quelle cose proprio a lui.
- Posso capire… - tentò di dire il Grifondoro - … ma
se tu sei stato capace di ribellarti, se hai affrontato tuo padre, allora
perché anche Draco non… - Blaise non gli lasciò nemmeno finire la frase.
- Vedi Harry, Draco sapeva da
tempo come la pensavo su queste cose, ma prima di ieri non aveva mai
fatto il minimo accenno al fatto che anche lui fosse d’accordo. Non posso
parlare per lui, nonostante lo conosca molto bene, ma ti assicuro che essere il
figlio di Lucius Malfoy, non è affatto semplice. Lucius non accetterebbe mai
che il figlio infangasse il nome dei Malfoy rifiutandosi di diventare … beh lo
sai… lo ucciderebbe con le proprie mani pur di non deludere il Signore Oscuro -.
- Un padre ucciderebbe il proprio figlio? – Harry
era disgustato al solo pensiero e non credeva umanamente possibile una cosa del
genere.
- Lucius è ormai preda di un delirio di onnipotenza. Da quando il Lord Oscuro è
tornato, non vive che per il suo ritorno al potere e per sanare finalmente il
mondo magico da quella che lui definisce feccia mezzosangue. Credimi,
Harry, quell’uomo è pazzo e io lo capisco Draco se ha
paura… io ne avrei, e molta… -.
Harry si stava facendo un’idea del perché Draco
sembrasse intimorito nel confidargli quelle cose… doveva davvero essere
spaventato… E lui che cosa aveva fatto? Invece di aiutarlo, lo aveva solo
rimbeccato sul fatto che doveva ribellarsi al padre dando una dimostrazione del
fatto che realmente non volesse divenire un mangiamorte… ma chi era lui per
chiedergli una cosa del genere?
- Harry, Draco non sa assolutamente che io oggi sono qui a dirti tutto questo. E non
l’ho fatto perché tu lo compatissi e nemmeno perché tu parta alla carica,
cercando di convincerlo a fare di tutto per ribellarsi. Io gli voglio bene come
a un fratello e ora so che anche tu sei legato a lui
indissolubilmente. Non pretendo che tu capisca, ma ti chiedo di stargli vicino…
ora ha più bisogno di te che di me, anche se ad entrambi la cosa sembrerà un
po’ strana. Avete una grande opportunità tra le mani…
non lasciatevela scappare… siete anime affini e potrete fare grandi cose se
solo lo vorrete! -.
Harry era rimasto senza parole.
Non aveva mai pensato a Blaise come ad un ragazzo
così profondo e pieno di buone qualità. Era un amico sincero e si stava
veramente preoccupando per Draco…
Harry in quel momento si decise… avrebbe
fatto in modo che le cose cambiassero.
- Credo tu abbia messo troppe radici di asfodelo in quella pozione! – Draco fece qualche passo indietro prima che il calderone di Hermione
iniziasse a sputacchiare qua e là scintille di un verde acceso che non
sembravano aver a che fare con il siero del
sonno che stavano cercando di preparare.
- Tu credi? – Hermione si era a sua volta scostata
e aveva iniziato a ridere di gusto nell’ammirare quella sorta di fuochi
artificiali che uscivano dal pentolone. – A me non sembra poi così male! – La
ragazza non riusciva a smettere di ridacchiare.
- Certo… se paragonato ai casini di Paciock, questo
è un vero capolavoro… dovresti insegnarglielo! – Anche Draco era stato contagiato e ora sorrideva anche lui
all’idea di Paciock che combinava un simile disastro durante una lezione di
Piton.
- Oddio… n-non ce la faccio più, mi f-fa male la
p-pancia dal ridere… - Senza nemmeno pensarci la Grifondoro si era appoggiata
ad un braccio del Serpeverde per reggersi mentre ancora rideva. Draco a quel
gesto rimase di sasso. Non capiva perché, ma non gli diede affatto fastidio. Anzi.
Non avrebbe mai pensato che una simile azione da parte proprio della
mezzosangue che aveva sempre insultato, potesse in un
certo senso scaldargli il cuore. Non riusciva a descrivere la sensazione
provata, ma era molto simile a come si sentiva quando parlava con Blaise. In
effetti, da quando aveva passato tutto quel tempo con lei, aveva rivalutato
parecchio Hermione, nonostante non lo avesse mai apertamente espresso. Era una
ragazza molto intelligente e caparbia, e in fondo era anche carina… “ma perché
diavolo Potter è così deficiente?” si chiese all’improvviso, pensando ai
sentimenti di Harry nei confronti della compagna di
casa. Draco non riusciva proprio a capire perché quel ragazzo facesse tutte
quelle storie per confessare quello che provava alla Grifondoro.
- Ora è meglio fare qualcosa prima che l’aula si
bruci! – Draco aveva preso la bacchetta e con un paio di incantesimi
aveva spento il fuoco e svuotato il calderone. – Sarà meglio riprovare la
prossima volta! – Malfoy sorrise.
Hermione rimase incantata per un attimo a
guardarlo. Non lo aveva mai visto così rilassato e sereno…
e a dirla tutta non era proprio niente male…
- Che c’è Granger,
qualcosa non va? – Draco si era accorto che lo stava fissando.
Arrossendo lievemente in volto la ragazza distolse
in fretta lo sguardo. – No, niente, è che è così strano vederti sorridere, sai…
- riprese poi più sicura – assumi la stessa espressione di Harry quando è
contento… - ma lasciò subito cadere il discorso. Le
faceva male parlare di Harry da quando sembrava che il ragazzo facesse di tutto
per tenerla lontana.
- Stai scherzando? Io somigliare allo sfregiato? E’
meglio che andiamo a pranzo, prima che ti venga in mente di dire un’altra
sciocchezza! – Sbraitò Draco facendole strada e nascondendo un sorriso che gli aveva increspato le labbra.
- Signor Preside, siete sicuro
di quello che state facendo? Non per mettere in dubbio le vostre scelte, ma
credo che quei due non andranno d’accordo così in
fretta e, se mi posso permettere, trovo sia stato un tantino avventato separare
Draco dalla Granger così presto -. Piton stava in piedi di fronte a Silente
che, seduto alla sua scrivania, lo guardava con un ghigno sulle labbra.
- Abbi pazienza Severus, non sottovalutarli, sono
tutti ragazzi intelligenti e credo che presto otterremo i primi risultati -.
- Ma signore, Malfoy e
Potter non ci sono riusciti in sette anni, cosa le dà la certezza che ora sia
tutto diverso? – Piton aveva da tempo dei dubbi
sull’integrità mentale del vecchio preside e ora stava, a suo dire, avendo le
prime conferme.
- Ora anche Harry sa di avere un’anima affine e sa che
questi è Draco. E non dubito che entrambi si siano
confidati con qualcuno su questa situazione… vedrai Severus, questa partita
avrà più protagonisti e io sono fiducioso sul fatto che si risolverà tutto per
il meglio! – Silente sorrise soddisfatto vedendo il più giovane insegnante
fissarlo incredulo.
- Draco non lo ha mai detto a nessuno, nemmeno a
me, perché ora dovrebbe… -.
- Perché ora sa di avere
un’occasione per ottenere quello che ha sempre voluto in questi ultimi sette
anni - Lo zittì il Preside con il suo solito ghigno sulla faccia.
- E si può sapere cosa
desidererebbe tanto Draco? – Chiese Piton incuriosito e alquanto stizzito.
- L’amicizia di Harry! –
- Draco volere l’amicizia di… Potter?! –
l’espressione di Piton era un misto tra la sorpresa e il disgusto.
- Non fingere di non averlo ancora capito Severus…
perché credi che Draco abbia tormentato Harry tutti questi anni, se non per
attirarne l’attenzione su di sé? Lo conosci bene anche tu, in fondo non è un
ragazzo malvagio come vuol far credere… - Silente si alzò
dalla poltrona andando ad affacciarsi alla finestra del suo studio. Fuori ormai
l’inverno stava prendendo il sopravvento e le ultime tracce
dell’autunno stavano svanendo. – La guerra è vicina, Severus! Questi
ragazzi tra poco saranno chiamati a schierarsi dall’una o dall’altra parte, con
o senza il loro assenso. Molti di loro moriranno, e noi non potremo impedirlo.
Anime innocenti sacrificate per cosa? Finché resteranno qui ad
Hogwarts, dobbiamo cercare di fare tutto quello che è in nostro potere per
proteggerli. Scopriranno troppo presto cosa significa soffrire… - Il vecchio
professore si voltò un’ultima volta, guardando
tristemente quello più giovane per poi smaterializzarsi con uno schiocco delle
dita. E Piton rimase lì in quello studio ancora
parecchi minuti prima di tornare alla propria stanza.
Stava camminando lungo un corridoio semideserto del
secondo piano diretto alla biblioteca. Lo avrebbe trovato di certo lì e sapeva anche che lo doveva cercare nella sezione proibita.
Nella sua testa si stava intanto ripetendo, per la centesima volta, quello che
avrebbe dovuto dire e come lo avrebbe dovuto dire, per non scatenare le ire
dell’inferno. Non era facile! No, proprio per niente! Ma
ormai doveva agire. Non ne poteva più di notti insonni passate a rimuginare
sulla cazzata che aveva fatto. Ma perché poi aveva
detto quelle cose? Dannata boccaccia che non se ne sta mai zitta quando
dovrebbe!!
Arrivò davanti all’entrata. La prima cosa a cui
pensò è che anche questa era una grande idiozia e che forse era meglio tornare
da dove era venuto. Ma ripensò anche al perché lo
faceva e, fatto un profondo respiro, aprì la porta ed entrò. Dovette sfoderare
tutte le sue buone maniere per convincere Madama Pince che non avrebbe tentato
di portare via i libri della sezione proibita come l’ultima volta. Solo dopo
alcuni minuti, quindi, riuscì a farsi strada tra gli oscuri scaffali della sua destinazione.
Vagò con circospezione, come se non volesse farsi notare da quegli studenti che
erano intenti a sfogliare avidamente quei libri antichi, e solo quando
intravide il proprio obiettivo si fermò un istante per raccogliere tutte le
idee e tutto il coraggio.
- Ciao! – La parola gli uscì come un flebile
sussurro nonostante fosse determinato a portare a termine la sua “missione”.
L’altro alzò lo sguardo su di lui, fissandolo, ma
dalla sua espressione non si capiva se fosse sorpreso o meno di vederlo.
- Posso parlarti? – Una semplice domanda. Niente
più. Ma quanto gli era costato dirla!
Gli venne indicata una
poltroncina vicino a quella ove era seduto il suo interlocutore. Si sedette
accavallando le gambe e rimase qualche istante in silenzio per organizzare le
idee prima di cominciare.
- Ti chiedo scusa! – All’improvviso, come una
doccia gelata, l’altro lo aveva anticipato parlando per primo, lasciandolo oltremodo
basito con quelle poche parole.
- C-cosa? – Non doveva
andare così, si era preparato tutto il discorso, doveva dirgli cosa pensava…
invece l’altro aveva aperto bocca facendolo rimanere di sasso.
- So che non è molto, e forse non ti importerà nemmeno, ma volevo scusarmi con te per le cose
che ti ho detto l’altro giorno – Disse Harry continuando a fissare Draco da quando
si era accomodato.
- I-io… si, insomma… oh
cavolo sempre a rovinare tutto, vero Potter? -.
- Che cosa ho fatto
adesso? Ti chiedo scusa e tu ti arrabbi? – Harry non capiva l’irrequietezza di
Malfoy..
- Certo che mi arrabbio, ero venuto io per
parlarti… tu non dovevi dire nulla, solo ascoltare… ora non so
più… -.
- Allora parla! -.
- Io… io… volevo… - Quanto era difficile dire
quello che gli passava per la testa in quel momento – Sì, io… anch’io… volevo…
scusami! – Draco aveva abbassato lo sguardo e aveva paura a guardare nuovamente
il Grifondoro. Paura di vedere derisione e scherno sul suo
volto dopo che si era umiliato a quel modo di fronte a lui. Ma quando alla fine si fece coraggio, sul viso di Harry vide
solo un sorriso luminoso e tanta comprensione.
- A quanto pare abbiamo
avuto entrambi la stessa idea! – Continuò il Grifondoro chiudendo il libro che
aveva tra le mani ed appoggiandolo a lato – Credi che sia il caso di iniziare preoccuparci?
– Entrambi lasciarono che le risate li contagiassero.
La tensione provata da Draco si era allentata e ora
si trovava a suo agio di fronte a Harry. Sorrise. Non credeva possibile una
cosa del genere, ma in fondo si rese conto che aveva desiderato per anni poter
stare così, tranquillamente, a chiacchierare con Harry Potter come fossero…
AMICI… Che suono dolce aveva quella parola in quel momento. Forse era sperare
troppo, ma in fondo ora come ora tutto poteva accadere…
E in effetti accadde!
Harry prese l’iniziativa. Si alzò in piedi e fece
segno a Draco di fare lo stesso. Ora erano in piedi l’uno di fronte all’altro.
In silenzio. I suoi amici forse non avrebbero approvato. Hermione probabilmente
avrebbe capito, Ron certamente ne avrebbe fatto una
tragedia… così come gran parte dei Grifondoro… per non parlare del resto della
scuola… ma ormai era determinato ad andare avanti… forse, doveva essere così
fin dall’inizio…
Harry prese un profondo respiro mentre un confuso Draco
lo osservava senza capire.
Sorridente come non accadeva da molto tempo Harry porse la propria mano a Draco e disse – Io sono Harry,
Harry Potter, molto piacere! -.
Draco spalancò gli occhi
incredulo e quasi spaventato. Era davvero successo, oppure si trattava
dell’ennesimo sogno? Gli tornarono in un baleno alla mente scene che ormai appartenevano ad un lontano passato. Lui che porgeva la
propria mano a Harry… la speranza di diventare amico di quel ragazzo, la
consapevolezza di avere un’anima affine…
- I-Io… non capisco… - Furono le uniche parole che
il Serpeverde riuscì a mettere insieme.
- Non c’è nulla da capire, vorrei
solo poter ricominciare da capo… se ovviamente anche per te va bene…- Harry
aveva riflettuto a lungo su tutto ciò, ed ora era convinto che in quel modo
avrebbe potuto aiutare Draco e, perché no, anche se stesso.
Draco fissò ancora un po’ la mano, che l’altro
ragazzo ancora gli porgeva. Solo nei suoi sogni aveva sperato che un giorno
questo succedesse… e poi lasciandosi alle spalle ogni timore per le conseguenze
di quel gesto, tese a sua volta la mano a Harry – Piacere, Malfoy, Draco Malfoy!
-.
Da quel momento, molte cose sarebbero cambiate.
*
*
*
Continua
* * * * * *
Sorry, Sorry, Sorry
per il ritardo… non c’è altro da dire se non scusarmi!