F.A.T.A.

di Inori To Yukiko
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Un giorno come tutti gli altri... ***
Capitolo 3: *** ...o no? ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Natsumiya Inori: non c’era allievo della Yumemori, che fosse delle elementari, delle medie o delle superiori, che non conoscesse la migliore studentessa dell’Accademia. Da sempre la prima in tutti i test, non conosceva voto inferiore al 100 e sin da piccola era stata additata come la più notevole promessa del Giappone, non soltanto in campo scolastico e scientifico ma anche della musica, dal momento che sin da giovanissima aveva vinto numerose competizioni con il violino.
I suoi genitori erano nientemeno che Natsumiya Eichi e Nozomi, i due fisici più importanti che il Giappone potesse vantare, la loro ricerca di meccanica quantistica era stata proposta per ricevere il premio Nobel e aveva ottenuto diversi riconoscimenti internazionali. Nonostante questo, a chiunque aveste chiesto vi avrebbe risposto che non v’era il minimo orgoglio o senso di superiorità nel suo comportamento, anzi le sue compagne di classe ne parlavano come della persona più gentile e disponibile del mondo, sempre educata e cordiale con tutti; non rifiutava mai un aiuto o una spiegazione, tanto che era spesso circondata anche da studenti delle altre classi, ma senza un briciolo di superbia continuava a rifiutare – a differenza di un’altra viziata e indisponente ragazzetta che si era autonominata, senza averne minimamente le qualità salvo la presunzione, reginetta della scuola - il titolo di –sama, che sempai e kohai, nonostante le sue umili proteste, persistevano ad attribuirle. Insomma, con la sua intelligenza e quel comportamento, nessuno avrebbe potuto dire che il posto di presidentessa del consiglio studentesco non fosse più che meritato, anzi erano tutti entusiasti che la scuola fosse (più di quello che immaginavano) nelle sue mani e che i professori ritenessero ispirata ogni sua parola e che l’adoravano. Nessuno avrebbe mai potuto dire che c’era qualcuno con cui potesse litigare o che addirittura fosse in grado di odiare del tutto. Almeno questo era ciò che avrebbe potuto dire chiunque la conoscesse nell’ambito della scuola.
Era anche vero però che nonostante tutto ciò non era mai lei a intraprendere una discussione con gli altri a meno che non si trattasse di questioni del consiglio studentesco (con i quali membri poi la sua cortesia era quasi fredda, sebbene nessuno sembrasse accorgersene) e insomma non si era mai aggregata agli altri per andare al karaoke o a fare shopping,nonostante ogni volta che qualcuno l’aveva invitata avesse risposto in maniera perfettamente cordiale – né tanto meno qualcuno era mai stato invitato a casa sua o godeva di una confidenza tale da osare chiamarla anche solo col –chan – almeno non più. Nessuno tuttavia sembrava restarne sorpreso e anzi consideravano la sua riservatezza un motivo in più di ammirazione e venerazione (persino i sempai affollavano la sua aula per parlare con lei).
Se aveste potuto leggere nei suoi pensieri tuttavia (come un tempo faceva la sua –ex – migliore amica) avreste saputo che per lei essere amica di tutti rientrava semplicemente nel suo ruolo di migliore studentessa della Yumemori e nel suo doversi comportare in maniera esemplare, ma per quanto la riguardava, ci fossero stati o meno quegli studenti era cosa che le importava ben poco. Spesso anzi avrebbe preferito studiare per i fatti suoi, probabilmente avrebbe ottenuto più profitto piuttosto che perdere tempo appresso a tutta quella gente che di certo non ne sapeva più di lei. L’unica cosa che in qualche modo non le dispiaceva era il fatto che gli altri la considerassero un punto di riferimento; se c’era un difetto che ammetteva di avere era la soddisfazione di mostrare agli altri quanto fosse più intelligente di loro (ovviamente mascherato con il dovuto riserbo) e chi la conosceva davvero (ovvero, anche a lei sembrava assurdo, la regina delle oche Yukiko), sapeva che in fondo era la persona più saccente del pianeta.
Per il resto il suo motto era “Tieniti stretta gli amici ma ancora di più i nemici” e questo le impediva di essere scortese – aiutata dalla sua naturale tendenza alla diplomazia – con persone cui normalmente non avrebbe rivolto la parola. D’altro canto non poteva non confermare la reputazione dei suoi genitori – anch’essi stelle della Yumemori (le loro foto erano appese nel corridoio d’onore della scuola) – anche se dire che Inori facesse tutto questo soltanto per la loro reputazione piuttosto che per la propria sarebbe quanto mai lontano dalla verità.
Essendo vissuta sin da molto piccola da sola,in una grande casa (i suoi erano partiti per le loro ricerche in America appena si era iscritta alle medie), aveva imparato a gestirsi da sola e a fare affidamento soltanto su se stessa, e come se si trattasse di un programma di sopravvivenza aveva stabilito alcuni punti fondamentali: mai rivelare agli altri i tuoi punti deboli; quand’è necessario bluffare ma conservare sempre un asso nella manica – se c’era una cosa che odiava era trovarsi di fronte ad una domanda di cui non conosceva la risposta: non poteva concepire umiliazione più grande – e non lasciarsi mai cogliere di sorpresa senza avere comunque una via d’uscita. Ossessionata dalla perfezione, non poteva neanche arrivare a concepire di accettare dei limiti, né tanto meno di arrivare seconda in qualunque cosa si applicasse, e quasi per una sfida con se stessa non c’era campo che non avesse esplorato: sin dalle elementari suonava pianoforte e violino, praticava ginnastica artistica a livello agonistico e aveva anche appreso il karate fino all’ultimo livello, ed era anche nel dramaclub dell’Accademia (nel quale si scontrava spessissimo con Yukiko per il ruolo da protagonista).
Per quanto il suo giudizio sulle persone fosse severo, tuttavia, quelle che ottenevano la sua fiducia perché si rivelavano alla sua altezza trovavano in lei l’amica più affidabile, leale e entusiasta del mondo, le uniche che vedessero davvero dentro di lei, e scoprendo una persona completamente diversa da quella che si aspettavano, solare e allegra, e spesso anche ingenua,che si lascia facilmente trasportare dai sentimenti e che tende a vedere il buono delle persone – ma questo era tempo prima dell’inizio del nostro racconto.

 

Essere Hoshikawa Yukiko era un privilegio che solo Hoshikawa Yukiko poteva permettersi. E questo implicava abitare in una villa su due piani in uno dei quartieri residenziali più “in” di Tokyo, peraltro sempre costantemente vuota dato che “papy” (il cardiochirurgo più famoso della città e conosciuto anche nel resto del Giappone) e “mamy” (giornalista affermata e di successo) erano sempre fuori per congressi e reportage; avere una domestica, Konami, pronta a soddisfare qualunque capriccio e ad eseguire ogni singolo ordine impartito; un armadio pieno zeppo di vestiti, borse, scarpe e cinture di qualsiasi tipo, colore e stilista; un brillante futuro all’università delle Hawaii nel campo della Biologia Marina, ed, ovviamente, frequentare l’istituto più prestigioso di Tokyo: La Yumemori Gakuen.
Sì, per Hoshikawa Yukiko la scuola era qualcosa di assolutamente favoloso, al punto che il suo nome figurava nella lista (se non addirittura in cima) degli “studenti che contano”.

Esatto, Yukiko, alta, bella, intelligente, brillante ballerina classica ed ottima attrice, dal momento che era anche la stella del Drama Club dell’istituto,era la regina della Yumemori: era lei a fare il bello e il cattivo tempo tra gli studenti.
Le ragazzine del primo anno la veneravano e scimmiottavano, sperando che lei le notasse e le facesse “entrare nel giro”, quelle degli anni successivi la assecondavano in qualunque richiesta, dal “ecco la mia borsa, vai e prendimi il posto a mensa, quello accanto alla vetrata grande, lontano dai nerd” al “ho un appuntamento per fare la manicure oggi pomeriggio, qui c’è il mio quaderno di inglese, domani all’interrogazione intendo avere unghia perfette ed esercizi perfetti, sono stata chiara?”, anche loro tentando di entrare nell’olimpo degli “Yumemori VIP”.
C’era da ammettere, però, che la cosa della scuola che più divertiva Yukiko erano i ragazzi: ormai consacrata ape regina dell’istituto, aveva tutti i ragazzi ai suoi piedi. Tutti si scioglievano davanti a lei, alla sua cascata di perfetti capelli neri dai riflessi blu notte ed ai suoi grandi occhi blu. Tutti.
Le bastava uno schiocco di dita per averli tutti lì a pendere dalle sue labbra: dai nerd sfigati con occhiali spessi e acne adolescenziale, da lei peraltro accuratamente evitati più di come si possano evitare dei malati di peste bubbonica, al belloccio di turno, acclamato da tutta la popolazione femminile della scuola e capitano di qualche squadra sportiva. Al suo minimo sbattere di ciglia, diventavano tutti sue docili vittime: loro erano così prevedibili, ed era tutto così terribilmente divertente!
Ed ancora più divertente era guardare la faccia verde di bile delle nerd sfigate capitanate da Natsumiya Inori. Che immensa goduria! Anche se Yukiko doveva ammettere, seppur a malincuore e comunque mai a voce alta, che la Natsumiya era sprecata in mezzo a quel branco di perdenti.

All’inizio Yukiko ed Inori erano il duo per eccellenza, stavano sempre insieme dettando legge a destra e a manca: a scuola insieme la mattina, compiti e shopping nei negozi in di Shibuya il pomeriggio, pigiama party la sera, vacanze insieme durante l’estate. Non esistevano segreti tra loro, ciò che era di una era automaticamente anche dell’altra: sogni, speranze, progetti, qualsiasi cosa venisse loro in mente era da fare in due. Era assurdo pensare che un’amicizia così bella e vera come la loro si sarebbe alla fine risolta in una bolla di sapone e che il loro filo rosso si sarebbe allentato inesorabilmente ed irrimediabilmente. Eppure accadde.
In poco tempo, Inori era passata al “lato oscuro” e i loro attriti erano sfociate in ostilità pura. Una vera e propria guerra.

Benché Yukiko pensasse che la Natsumiya avesse una marcia in più rispetto a quegli sfigati di cui si circondava, lei aveva comunque deciso di passare dalla parte dei nerd, e come tale doveva essere trattata.
Aveva voglia di atteggiarsi ad intellettuale prima della classe ed insopportabile so-tutto-io, non sarebbe mai stata come lei. Mai. Yukiko poteva anche arrivare perennemente seconda ai vari test scolastici, ma la sua classe e il suo stile eclissavano la Natsumiya. Chiunque poteva starsene ore ed ore seduto davanti ad un libro, memorizzandone ogni singolo concetto, ma la sua eleganza e la sua superiorità erano qualcosa di innato, non potevano essere acquisite come si faceva con le formule di fisica stampate sui loro libri. Bhè, del resto c’era un motivo se lei era l’ape regina della Yumemori e quella era la secchiona della scuola, no?


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Capitolo 2
*** Un giorno come tutti gli altri... ***


Era ancora presto per la sirena della sveglia, ma Inori era già all’erta. In realtà accadeva sempre così, non la puntava certo perché ne avesse bisogno, ma per pura precauzione.
Attendere il sonoro trillo dell’orologio le dava la sensazione piacevole di potersi concedere ancora qualche minuto sotto le coperte, anche se ovviamente già aveva in mente il programma di tutta la giornata.
Quando udì il primo squillo quindi, senza indugiare ulteriormente, scese dal letto e si stiracchiò un attimo.
Non poteva assolutamente permettersi di arrivare tardi: era la presidentessa del consiglio studentesco, doveva dare l’esempio a tutti gli allievi, le piaceva il fatto che tutti guardassero a lei come un modello, il suo orgoglio si sentiva decisamente soddisfatto; inoltre c’era sempre qualcosa da controllare prima che iniziassero le lezioni, che fosse tutto pulito, che l’addetta al materiale scolastico avesse fatto il suo dovere e non mancasse niente nelle aule, salutare i professori che arrivavano mattinieri e occuparsi di tutto il resto delle responsabilità che la riguardavano.
Ma più di ogni altra cosa lo faceva perché odiava arrivare insieme a quell’acida reginetta dei suoi stivali, la sola idea di fare il suo ingresso all’Accademia insieme a lei proprio la indisponeva, non le piaceva affatto essere associata a quell’egocentrica vanitosa.
Alzatasi di buona lena dunque, per prima cosa spalancò le tende del balcone per fare entrare la luce: era una sorta di rito mattutino, rivolgersi al sole, chiudere gli occhi e riscaldarsi a quel leggero tepore.
Nonostante fosse quel giorno il cielo fosse coperto da nuvole grigie,il vento però soffiava più del solito, che lentamente le spostava lontano. Inori ne trasse una sorta di buon auspicio; la sua giornata poteva cominciare.
Sistemò il letto, uscì la divisa dall’armadio, fece una doccia, ogni minuto della mattinata era organizzato in maniera funzionale e con un ordine ben preciso.
Quando fu pronta, si soffermò ancora un po’ davanti allo specchio per assicurarsi che il fiocco fosse perfetto, la gonna non avesse una piega e la camicetta non facesse una grinza; diede un’occhiata alle scarpe per pulire eventuali macchie, quindi spazzolò i morbidi capelli ramati che le ricadevano sulle spalle ondulati.
Soddisfatta dell’insieme, controllò che in cartella fossero presenti tutti i libri necessari e i documenti del consiglio studentesco; dovendo organizzare il festival di fine trimestre aveva moltissime cose di cui occuparsi, tanto più che senza un contabile doveva occuparsi di tutto lei.
Scesa in cucina per fare colazione, prese uno dei muffin che aveva preparato la sera prima, accompagnandolo con un succo di frutta. Va bene i dolci ( non lo avrebbe mai ammesso ma lo zucchero era la sua fonte primaria di energia, altro che L!) ma da brava scienziata era stata abituata ad essere salutista.
Dopo aver ripulito e sistemato tutto preparò il bento (considerato che odiava mangiare alla cafeteria insieme agli altri, c’era decisamente troppa confusione per i suoi gusti) e lo infilò in borsa controllando nuovamente che fosse presente tutto il necessario.
Dopo un cenno soddisfatto e un’ultima sistemata ai capelli e alla gonna si convinse a uscire.
“Itte kimasu!” disse sorridendo alla casa vuota, nonostante sapesse che non le avrebbe risposto.
Ma dentro di sé poteva udire le voci dei suoi genitori che dall’altro capo del mondo le auguravano un “itte irasshai!”.
Chiusa per bene la porta e il cancelletto si mise in cammino, senza guardare indietro.
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Riiiiiiiing!!
Yukiko mormorò qualcosa nel sonno e, rigirandosi, diede un colpo alla sveglia che l’aveva disturbata, facendola cadere sul pavimento.
Altri dieci minuti di sonno non avrebbero ucciso nessuno, anzi, avrebbero giovato al suo già splendido aspetto.
Con uno sbadiglio, si nascose sotto le coperte e si rilassò.
“Yukiko, sei sveglia?” la voce di Konami. La ragazza non rispose, possibilmente se avesse finto di essere ancora addormentata l’avrebbe lasciata a letto ancora un po’.
Speranza vana: la porta della sua camera si aprì ed il lenzuolo le venne tirato via.
“Yukiko su alzati o farai tardi a scuola” disse la donna, costringendola ad aprire gli occhi, la ragazza sbadigliò
“mmm...non posso dormire altri dieci minuti?”
“no, se no sarai costretta a fare tutto di fretta e arriverai in ritardo. Lo sai che Yamamoto-sensei detesta i ritardatari…su, vai a lavarti, io ti preparo la colazione” Yukiko sbuffò e si alzò dal letto.
Che strazio, odiava i lunedì mattina. Dopo un fine settimana passato a rilassarsi, tornare a scuola era un trauma...magari la settimana successiva avrebbe potuto trascinare Konami all’onsen nel week-end. L’avrebbe chiesto anche a qualcuna delle ragazze, sicuramente avrebbero accettato. Quel pensiero le diede una buona ragione per affrontare la settimana col sorriso sulle labbra.
Fece una doccia veloce e scese giù in cucina, dove Konami aveva già preparato la sua colazione preferita: uova e pane tostato. Adorava fare la colazione all’ americana, la metteva di buon umore.
“ricordati che alle 6 hai l’appuntamento per la manicure” le disse la donna, versandosi un po’ di caffè nella tazza, Yukiko annuì
“sì, l’avevo già segnato in agenda...”
“perfetto...il parrucchiere domani non ha posto, quindi piuttosto che farti aspettare in salone, ho preso appuntamento per mercoledì, sempre alle 6. Va bene o hai danza?”
“no, è perfetto, la danza finisce alle 4, così posso tornare a casa, fare una doccia ed andare a farmi i capelli”
“perfetto” Konami si alzò e le arruffò i capelli
“la mia vanitosa preferita”
“a proposito di vanitosi...che ne dici di andare all’onsen nel week end?”
“ma se lunedì è appena arrivato!”
“e dai, Konami! Lo sai che ho bisogno di prefissarmi un obiettivo a breve scadenza se no mi stresso troppo e mi sembra che la settimana non finisca mai!” la donna rise
“e va bene, se vuoi andare all’onsen ti accompagno” Yukiko sorrise soddisfatta e finì l’ultimo boccone di pane tostato, poi si alzò
“grazie Konami! Ora vado a vestirmi” disse, correndo verso la sua stanza.

In poco tempo, indossò la sua di divisa, poi si sedette al vanity e mise un po’ di fard sulle guance e un po’ di gloss sulle labbra. Con un ultimo tocco di matita sugli occhi, sorrise al suo riflesso nello specchio e, facendosi da sola un occhiolino, uscì dalla camera
“Konami, io esco!” esclamò, afferrando la sua borsa coi libri
“va bene, non fare tardi e ricordati della manicure! Il tuo bento è già nella borsa!” rispose la donna, dalla cucina
“perfetto...ci vediamo stasera!” la salutò la ragazza, uscendo di casa.

Manco il tempo di svoltare l’angolo, la chioma rossa della Natsumiya le si parò davanti. Che scocciatura! Se il buon giorno si vedeva dal mattino, quella sarebbe stata una settimana pessima.
Accelerando il passo, Yukiko la superò. Hoshikawa sama non sarebbe mai stata dietro ad una nerd del genere.
Scuotendo la chioma e sospirando con aria di sopportazione, per enfatizzare il concetto, la lasciò indietro e continuò a camminare verso la Yumemori.
Il rumore di passi dietro di lei la fece innervosire terribilmente: ma con tante strade a Tokyo, quella doveva andare ad infestare proprio la sua? Ma perché non se ne trovava un’altra?
Era così immersa nei suoi pensieri, che con un colpetto leggero di tosse, la Natsumiya le passò davanti.
Frenando l’impulso di lanciarle qualche battuta acida (lei non avrebbe di certo iniziato una discussione con quella lì), Yukiko affrettò il passo.

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Capitolo 3
*** ...o no? ***


“Ne, è proprio necessario seguirle sempre? Io ho fame, non ho fatto colazione!” si lamentò una voce che sembrava venire dall’alto, nel folto degli alberi.
“Dovrebbero essere loro”lo ignorò un’altra, indicando due ragazze che si superavano a vicenda ogni due secondi lungo la via.
“Quelle due? Ma sei sicuro?”replicò quello, annoiato.
“beh siamo qui per controllare no?”
“sembrano divertenti..cos’è, stanno ballando per caso?”
“non ne sono sicuro, ma potrei fare una ricerca...”
“sei sempre il solito...”commentò saltando sul ramo di un albero vicino senza fare stranamente alcun rumore.
L’altra sagoma sorrise fra sé e sé, e , sospinto dal vento, si spostò per seguire le due ragazze.
In prossimità di un enorme cancello, sormontato da uno stemma dorato, si fermarono.
Sotto di loro, una folla di quelli che sembravano studenti in impeccabile divisa marrone si affrettava ad oltrepassarlo, facendosi sempre più piccoli man mano che si addentravano nell’infinito viale costeggiato da sakura che pareva condurre ad un edificio altrettanto immenso.
La ragazza dai capelli rossi si fermò appena a salutare tutti quelli che le stavano intorno con un cenno del capo, per poi scomparire all’interno, mentre quella dai capelli scuri venne attorniata da un capannello di ragazzi e ragazze.
“oh, abbiamo una ‘celebrità’ ” fece ironica la prima voce. “non dirmi che avrò a che fare con quella!”
“staremo a vedere...su andiamo”esortò l’altra, atterrando delicatamente come portato dal vento, seguita da quella del compagno che balzò giù dall’albero davanti al cancello.
Si guardarono intorno un attimo poi, con uno schiocco di dita, si mimetizzarono subito tra gli studenti.
Nessuno si accorse di nulla, come se si trattasse di un incantesimo.

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Finito il suo giro di ricognizione (stavolta Usagi-san aveva fatto il suo dovere, non poteva rimproverarle nulla - purtroppo), Inori si diresse verso l’aula, mentre Yukiko, sempre circondata dal suo gruppo di kohai, arrivava dall’altra parte del corridoio.
Le due si fermarono esattamente davanti alla porta dell’aula, fronteggiandosi con una certa aria di ostilità.
“Ancora lei..cos’è, una maledizione?” si innervosì Yukiko.
“Com’è possibile che nonostante arrivi sempre in anticipo mi ritrovo costantemente a entrare in classe insieme a lei??” pensò Inori.
“Se prova ad entrare prima di me, giuro che non la passa liscia, nessuno passa prima di Hoshikawa sama”
Simultaneamente fecero per entrare ma si bloccarono davanti alla soglia – senza pensarci un secondo si lanciarono uno sguardo di sfida e si fiondarono insieme attraverso la porta, riuscendo a malapena ad attraversarla.
“Umpf”commentò Yukiko, con aria di superiorità, scuotendo la chioma.
Inori dal canto suo, le rispose con uno sguardo gelido che indicava la sua maturità rispetto alla compagna di classe, e si andò a posizionare al primo banco, proprio di fronte alla cattedra, mentre Yukiko sedette all’ultimo banco, accanto alla finestra.
Continuando a ignorarsi a vicenda, restarono ciascuna chiusa nel suo silenzio, fino al suono della campanella quando l’aula si riempì di altri studenti.

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