La Ricerca Della Felicità di Blue Flower (/viewuser.php?uid=106639)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. Writing On The Diary ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. Degli Occhi Speciali... ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. Nel Mezzo Del Cammin Di Nostra Vita... Ah Lasciamo Perdere! ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. Non Prendiamoci In Giro... ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. Unici ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6. Benvenuta a Casa Swan! ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6. Benvenuta a Casa Swan! ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7. Destinazione: Londra. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8. Vero Mostro. ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9. Tempesta di sentimento. ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1. Writing On The Diary ***
Caro
Diario,
sono
passati già duecentodieci anni da
quando la mia vita è cambiata così radicalmente.
Sono stati gli anni più lunghi
della mia eternità, ma adesso sono pronto a tornare alla
carica. Perché sto
scrivendo un diario?E’ importante che io ricordi.
Se uno
vive per l’eternità prima o poi
le cose se le scorda. Come stavo dicendo gli anni sono passati
inesorabilmente
ed io ricerco ancora la felicità… E’
una ricerca difficile anche perché prima
era una cosa del tutto fuori portata e non avevo mai pensato a cosa
fosse.
Felicità: sono solo otto stupide lettere ed io non ho ancora
capito cosa
significhino. Quando sono partito da Londra, ho cercato di trovare la
mia
strada, ho cercato di trovare un posto nel mondo finalmente libero
dalla
Bestia.
Per i
primi anni sono andato dai vari
Swan, che erano stati colpiti dalla maledizione per accertarmi che
tutti
fossero liberi. Ho insegnato loro il modo in cui comportarsi nella
civiltà, per
non essere animali.
Molti
erano già morti, divorati dalla
Bestia, gli altri sono riuscito a salvarli. In quegli anni pensavo di
aver
trovato un’occupazione per non pensare a Bella, che mi
scriveva mensilmente
raccontandomi tutto quel che faceva. Poi è venuto il giorno
in cui Edward l’ha
trasformata in vampira e da lì, le lettere si fanno sempre
più brevi e con
poche informazioni.
Sapevo
che Bella mi nascondeva qualcosa,
ma non potevo tornare da lei per scoprire cosa, o il dolore mi avrebbe
annientato totalmente. Non potevo permettermelo.
Oggi,
nel 2010, ho deciso di dedicarmi
allo studio… Potrei benissimo passare per uno studente
liceale.
Mi
chiamo Liam Swan, e la mia storia
inizia qui.
Chiuse
il diario e rimase per un attimo immobile, sulla poltrona del suo
soggiorno
nell’appartamento di Roma. Osare o non osare? Se lo era
chiesto molte volte
prima di allora, ma non poteva guardare il mondo che andava avanti e
rimanere
fermo. Doveva fare qualcosa… Negli anni precedenti, mai
aveva pensato ad andare
a scuola: lo trovava stupido. Si era impegnato in miriadi di lavori,
cambiando
continuamente.
Liam
sapeva benissimo che era solo una scusa, una distrazione…
perché lui continuava
a pensare a quello sguardo e a quegli occhi marroni cioccolato che
avevano
salvato lui e tutta la sua famiglia dalla maledizione.
Ma
Isabella Swan non lo avrebbe mai amato come amava il suo Edward.
Probabilmente
a quel punto si era anche scordata di lui… Liam
però, non lo avrebbe mai potuto
fare perché le aveva promesso che la avrebbe tenuta per
sempre nel suo cuore
morto e freddo.
Uscì
dall’appartamento con lo zaino in spalla, prese la macchina e
si mise al posto
del guidatore.
Pronto?
No, non si è mai pronti per queste cose… ma ci
doveva provare, era l’ultima
spiaggia!
Arrivò
a scuola, parcheggiò la coupè e si avvio verso
quella che doveva essere la
segreteria. Dietro alla scrivania c’era una donna con corti
capelli bianchi e
due grandi orecchini pendenti. Stava parlando con una ragazza di cui
Liam
riuscì a scorgere solo i ricci bronzei che le arrivavano fin
sotto la spalla.
Era una ragazza molto minuta e farfugliava qualcosa sul fatto che i
suoi
genitori la avevano mandata lì da Londra.
Londra?
No,
ovviamente era solo una coincidenza… I vampiri non possono
avere figli.
Si
accorse solo dopo un po’, che la ragazza era vestita
interamente di nero, in
modo molto sobrio, praticamente da funerale.
La
segretaria le porse un foglio e la salutò, ma poi vide Liam
e fermò la ragazza.
“Tu devi essere Liam Swan, giusto?” lui
annuì. Quando sentì il suo nome la
ragazza sgranò gli occhi.
“Renesmee, lui
è Liam. Siete tutti e due nuovi, vi potrei dare lo stesso
orario delle lezioni
così almeno siete in due, va bene?” “Va
bene signorina Marple” disse lei
pronta.
Liam
si girò verso di lei e vide quei due occhi color cioccolato
che gli erano tanto
familiari. Ebbe un colpo al cuore, quando il suo sguardo si
fissò proprio su di
lui. Sui suoi occhi.
Era
lo stesso modo in cui lo aveva guardato Bella la prima volta…
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Capitolo 2 *** Capitolo 2. Degli Occhi Speciali... ***
Renesmee
Cullen, l’ibrido. Renesmee
Cullen, colei che è scappata dai suoi genitori. Renesmee,
quella che non sa
niente delle sue origini.
Si
avviò spedita verso la classe, con quel ragazzo alle
calcagna. Un vampiro… La
perseguitano con quei loro occhi d’oro. Il cognome di quel
Liam la inquietava
ancora di più: era lo stesso cognome di sua madre.
“Piacere,
sono Liam Swan e tu sei Renesmee…?”
“Cullen, sono Renesmee Cullen e a quanto
pare siamo parenti da parte di mia madre…” disse
lei scocciata. Lui sgranò gli
occhi.
“Sei
la figlia naturale di Bella?” “Esattamente. Sono un
ibrido, un mostro… Okay?
Ora scappa, se vuoi…” sussurrò lei
sbattendolo al muro. Liam non oppose
resistenza.
“Vuoi
dire che Bella è qui a Roma?” Renesmee rise
amaramente.
“Io
non sono qui per suo volere” negli occhi del ragazzo
riuscì a scorgere migliaia
di ricordi dolorosi. “Cosa intendi?” disse lui
abbassando lo sguardo.
Renesmee
capì che lui sapeva molto
più di lei
riguardo alla storia della sua famiglia. “Sono
scappata…” sussurrò lei
risoluta.
Andò
avanti ed il ragazzo la seguì disinvolto. Renesmee
però, riusciva a leggere la
preoccupazione ed una strana rinnovata speranza. “Come sta
Bella?” “Non la vedo
da circa quarant’anni… e prima che tu possa fare
altre domande: no, quando
arrivo ai diciott’anni smetto di invecchiare” si
calò il cappuccio della felpa
deformata sul viso ed accese il suo iPod.
Lui
le tolse le cuffiette: “Cosa è successo?
Perché sei scappata?” Renesmee sbuffò
ed andò avanti senza rispondere. “Renesmee Cullen
guardami negli occhi!” si
piazzò davanti a lei.
Doveva
ammettere che i suoi occhi erano bellissimi.
Non
erano come quelli di tutti gli altri vampiri vegetariani: in
profondità avevano
delle sfumature e delle pagliuzze viola. Da piccola aveva sempre
desiderato
avere gli occhi viola, ma quando lo aveva detto a sua madre quella le
aveva
risposto che non era una cosa bella avere gli occhi viola.
“Da
quant’è che non vi vedete? Tu e mia madre,
intendo…” nei suoi occhi, che la
ragazza stava ancora fissando, c’era stato un lampo viola:
bellissimo. “Duecentodieci
anni… da oggi” lei si girò, per non
perdersi in quegli strani occhi ed i suoi riccioli
di bronzo rimbalzarono sulle sue spalle.
“E
perché hai quegli occhi un po’ viola?”
lui sembrò sorpreso. “Tua madre non ti
ha mai raccontato di come mi avesse conosciuto… della
maledizione?” Renesmee si
girò di nuovo. “Maledizione?” Liam si
guardò attorno. “Forse non è il momento
migliore per parlarne… Tieni, questo è il mio
numero e questo il mio indirizzo”
prese una penna e scrisse sull’avambraccio di Renesmee.
Lei
non se lo sarebbe fatto fare da nessun’altro, ma si fidava di
quel ragazzo per
qualche strano motivo. “Sai, esistono i
post-it…” commentò. “Al
momento non ne
ho… Ci vediamo a casa mia alle quattro e mezzo”
detto ciò affrettò il passo e
sgusciò fino all’aula senza il minimo rumore.
A
Renesmee non andava di arrivare in tempo alla lezione. Si sarebbe
attardata un
po’ nei corridoi, a costo di dare una brutta impressione.
Negli
ultimi tempi, i suoi genitori la avevano cercata al cellulare, per
lettera, per
e-mail… Avrebbero fatto di tutto pur di riaverla nelle loro
grinfie. Ma lei
voleva essere libera, circa quarant’anni fa, si era stufata
di esser protetta
da una teca di cristallo ventiquattr’ore su ventiquattro. Non
sapeva nulla del
mondo, ma vedeva le altre ragazze in strada che passeggiavano e
giocavano.
Una
volta anche sua madre era come loro, non era una Lady. Era
semplicemente una
ragazza che viveva nel suo monolocale. Poi era tornato suo padre e lei
cambiò.
Questo
fu tutto ciò che Renesmee riuscì a capire sulla
vera storia della madre e del
padre.
Si
diresse verso la classe. Non riusciva a non pensare a quegli occhi
così
speciali.
Liam,
Liam Swan.
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Capitolo 3 *** Capitolo 3. Nel Mezzo Del Cammin Di Nostra Vita... Ah Lasciamo Perdere! ***
“Nel
mezzo del cammin di nostra vita, mi
ritrovai per una selva oscura che la diritta via era smarrita. Ahi
quanto a dir
qual era e cosa dura…” il professore
di lettere recitava con grande enfasi i primi versi della Divina
Commedia.
Liam
li sentiva suo malgrado, dato che quel cavolo di libro lo aveva letto
appena
era uscito. Si ricordava Dante come un pazzo psicotico che diceva di
avere
inquietanti visioni sul futuro e sugli angeli.
Cazzate…
Avrei potuto scrivere anch’io
una cosa del genere e a questo punto sarei famoso in tutto il mondo.
Non
sapeva cosa fare e scarabocchiava sul suo quaderno. Da quella mattina,
scriveva
tante “R” seguite da altrettante
“C”. Sapeva benissimo di chi fossero le
iniziali.
Renesmee
era così misteriosa, così piena di segreti. Nella
sua mente riusciva a leggere
ben poco, forse perché era un ibrido: un incrocio tra umano
e vampiro.
Liam
ne aveva sentito parlare, ma era sempre stato scettico
sull’argomento… A quanto
pare Bella aveva avuto una figlia e non gli aveva detto niente.
Pensò
che probabilmente neanche la preveggenza di Alice funzionasse con
quella
ragazza, perché in quel caso sarebbe stata ancora a Londra
con i suoi genitori.
Invece
era a Roma.
Era
piovuta come manna dal cielo… In lei, il vampiro poteva
vedere gli occhi della
sua amata Bella. Ritrovava, anche solo per poco, la
felicità.
Quella
mattina, alla sua entrata in classe, c’erano due o tre
ragazze che lo fissavano
maliziose. Renesmee invece se ne stava seduta al suo banco con le
cuffiette
piantate saldamente nelle orecchie. Riusciva a sentire la musica Metal
che
giungeva dall’iPod. Forse erano i Sonata
Arctica, ma poteva anche sbagliarsi. Anzi no.
Nella
sua ricerca di un posto, Liam aveva anche provato a suonare in una band
di
Heavy-Metal… Era stato divertente, ma lui non era
propriamente felice.
Oltre
alle prove, i concerti e le serate non c’era
nient’altro. Molte ragazze si
accorgevano di lui, ma nessuna gli interessava. Uscì per un
po’ con la
batterista della band, ma tutte le volte che lei cercava di attirarlo a
sé, lui
la respingeva in malo modo.
La
campanella suonò.
Renesmee
gli passò vicino e lo sfiorò con la punta del
dito. Lui fu subito pervaso da un
pensiero, forse un ricordo.
“Non
puoi andartene via così, Renesmee!”
la voce di sua madre era atona, in lei non c’era la
preoccupazione che dovrebbe
esserci in una madre.
Voci
atone.
Aveva
sentito quelle voci per tutta la
vita, come se lei non fosse pronta a scontrarsi con le emozioni.
Avevano paura
di farle male anche solo toccandola.
Basta.
Se ne doveva andare.
Renesmee
sapeva trasmettere i pensieri. Come faceva lui, ma lui lo faceva senza
il
tocco. Cercò di andarle vicino e sfiorarla per
un’altra volta. Ci riuscì e le
loro dita si toccarono ancora. Stavolta vide solo due occhi dorati con
sfumature viola.
Erano
i suoi occhi.
Lei
lo guardò truce. “Non dovresti spiare i miei
pensieri…” “Se vuoi spia tu i
miei…”
le trasmise due occhi del colore del cioccolato, incorniciati da una
cascata di
riccioli di bronzo.
“Non
credo che siano i tuoi pensieri…” “Lo
sono” disse lui aprendo il quaderno e
mostrandole le sue iniziali scribacchiate da tutte le parti.
“Beh,
non ha senso… Tu in me vedi mia madre. Ma io ho bisogno
delle informazioni che
tu mi puoi dare e tu vuoi ciò che so io. Io lo chiamo un
accordo…” “E io lo
chiamo un appuntamento” continuò lui spudorato. Ma
in parte era vero… In lei
vedeva sua madre.
“Ci
ho messo un po’ ad abituarmi alle emozioni che sono qui
fuori… I miei mi
proteggevano anche da quelle. Per me è strano sentire delle
voci con un’intonazione
precisa” Liam la guardò di nuovo negli occhi.
“Io ci ho convissuto per settecentodieci
anni. Credo che lo possa fare anche tu…” lei
sorrise.
“Se
non fossi un vampiro mi staresti anche simpatico…”
“Se non fossi così fredda,
anche tu mi staresti simpatica… Sai, ho sentito che ascolti
i Sonata Arctica. Ho
suonato in un gruppo Heavy Metal per un po’ di
anni…” i suoi occhi color
cioccolato si illuminarono. “Davvero? E com’era?
Eri un chitarrista? Un
batterista? Il cantante?” era eccitatissima. “Il
cantante e chitarrista… Poi
però ho lasciato il gruppo. Mi stavo
annoiando…” lei tornò cupa.
“Non avresti
dovuto…” “Beh, stare per quasi
quarant’anni con un gruppo non è molto
divertente…” lei rise. Quando non era fredda e
distaccata la sua risata era
bellissima.
“Allora
ci vediamo a casa mia e ne parliamo là? Ho qualche
disco…” “Va bene ci vediamo
fra un’ora a casa tua…”
acconsentì lei.
Poi
calò il cappuccio sui suoi riccioli e se ne andò
via. La musica Metal che
sprigionava il suo iPod si sentiva anche a chilometri di
distanza…
Io so
che è tutta una maschera… Prima o
poi io te la toglierò.
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Capitolo 4 *** Capitolo 4. Non Prendiamoci In Giro... ***
Camminava
sotto alla pioggia.
Una
coltre perenne di smog sovrastava il centro di Roma, come sempre. I
suoi passi,
erano l’unica cosa che riuscisse a sentire in quel momento
anche se intorno a
lei c’erano macchine e guidatori che tenevano la mano
costantemente premuta sul
clacson. Tutti in quella schifosa città avevano fretta.
Tutti
cercavano di non mancare i loro impegni, di non deludere nessuno.
Le
pozzanghere erano immense lastre nere, poco profonde. Gli anfibi della
ragazza
vi sprofondavano… Stufa del rumore intorno a lei si premette
le cuffie del suo
iPod sulle orecchie e partì una musica spacca- timpani dei
Sonata Arctica.
Era
maledettamente bello: su quello non c’erano dubbi. Non era la
bellezza di tutti
i vampiri… Era singolare e pericolosa. In lui
c’era qualcosa che gli altri non
avevano e che Liam era riuscito a domare. Come un animale selvaggio,
come una Bestia.
Si
riscosse da quei pensieri.
Non
si domandò nemmeno perché stesse pensando a lui,
velocizzò ancora di più il
passo, andando a sbattere a molta gente che le rispondeva a suon di
parolacce.
Pian
piano il traffico e la folla si diradò: tutto finiva nella
grande strada bianca
che portava al Grande Quartiere. Che
stupido gioco di parole…
Eppure
il nome, si addiceva a quel posto che non sembrava appartenere
minimamente a
Roma.
Un
posto senza età.
Tutto
intorno a lei era di marmo bianco: i palazzi, le piccole
stradine… Persino i
piccoli alberi che si vedevano qua e là avevano delle foglie
bianche. Tutto bianco… come la
pelle di Liam. Scosse
repentinamente la testa.
Si
doveva concentrare sulla strada. Lei non era mai entrata in quel
quartiere e si
sentiva disorientata. Davanti a lei si estendeva una lunga strada
bianca che ad
un certo punto faceva spazio a due stradine a sinistra, costellate di
alberi
bianchi.
Il
numero civico era il 28 A.
Decise di tentare la fortuna e prese una delle due biforcazioni: quella
più
stretta e lunga. Lei, vestita di nero, sembrava una chiazza sporca in
quella
strada innaturale. Le fronde degli alberi non si muovevano, nonostante
la
pioggia battente e il vento che con un soffio un po’
più forte avrebbe potuto
portare via Renesmee.
Il
suo passo era spedito e deciso. Sembrava un soldato spietato, pronto a
mietere
ogni vittima sul suo percorso.
La
stradina portava ad una sola casa: si avvicinò per vedere se
il numero civico
fosse quello che cercava. 11 B… aveva sbagliato.
Stava
per fare dietrofront, ma dalla porta uscì un uomo vestito
completamente di
bianco. La scrutò da cima a fondo e poi si
avvicinò, con un sorriso innaturale
stampato in faccia.
“Cosa
ci fai tu qui? Questi vestiti non sono adatti alla Bianca
Dimora…” Renesmee
esitò e guardò la punta dei suoi anfibi.
“Ehm… Io in realtà sono in visita.
Cerco
un certo Liam Swan… lo conosce?” l’uomo
passò dalla calma più totale alla
rabbia cieca. “Va’ via! Non farti vedere
più!” quel vecchio aveva qualcosa di
veramente inquietante.
Lei
corse via, più veloce che poteva.
Sentiva
dei passi dietro di lei, passi veloci. Sapeva che era
quell’uomo ma la paura la
bloccava e non riusciva a girarsi. Se si fosse fermata, non sarebbe
più
riuscita a ripartire.
Perciò
correva.
Correva
ad una velocità inumana. Certo, non era veloce come i
vampiri ma una buona via
di mezzo.
Qualcuno
le fu davanti in un batter d’occhio e d’istinto
urlò. “Shh… sono io”
sì era
lui. Prima riprese fiato e poi si buttò su di lui, bagnando
la felpa grigia che
indossava. “Non ti preoccupare, è tutto a posto
adesso… Ma è meglio che tu
venga a casa mia” la strinse a sé con tutta la
delicatezza possibile.
Renesmee
provò uno strano senso di calore anche se fuori faceva
freddo e lei era tutta
bagnata. Una parte di lei - la spessa corazza che aveva creato con gli
anni- le
diceva di staccarsi subito da lui, di correre via finché
poteva. L’altra
sarebbe rimasta lì, abbracciata a Liam per
l’eternità.
Non
prendiamoci in giro… Lo voglio. E lo
voglio molto più del lecito.
Nota
dell’autrice:
Scusate
per la mia lunga ed inammissibile assenza ma negli ultimi tempi ho
avuto molto
da fare… Beh spero che non si ripeterà
più!
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Capitolo 5 *** Capitolo 5. Unici ***
La
teneva ancora stretta tra le sue braccia. Era una sensazione
così bella, eppure
così diversa rispetto a quella di duecentodieci anni fa.
Più
pura.
Perché
Renesmee non apparteneva a nessun altro… Se lui avesse
voluto sarebbe stata sua
per sempre. E lui lo voleva, con tutta l’anima. I suoi dubbi,
le sue incertezze
non c’erano più e adesso era sicuro di non amare
il ricordo, di non amare solo
gli occhi di quella ragazza che tanto somigliavano a quelli della
madre.
Di
lei amava anche i lunghi riccioli color bronzo che le ricadevano sulla
schiena,
la bocca a forma di cuore, la sua espressione quando lui cercava di
avvicinarsi. Ma in quel momento, mentre la teneva stretta al suo petto,
sentiva
che l’espressione di Renesmee non era quella che vedeva tutte
le volte.
Era
diversa.
“Andiamo…
Sei bagnata fradicia. Ti presto qualcosa di
asciutto…” lei si scostò.
“D’accordo,
ma non ci prendere l’abitudine” Liam si
girò verso di lei, incerto. “A che
cosa?” lei inarcò le labbra in un sorriso
beffardo. “A questi abbracci…”
“Non
ti preoccupare. Non pensavo di farlo” il sorriso di Renesmee
scomparve dal suo
viso. “Ehi, che c’è?”
“Chi era quel vecchio?” Liam non sapeva cosa dirle.
Restò
immobile, piantato con i piedi nel marmo bianco della strada.
“Un
pazzo, a cui non sto molto simpatico… Nessuno gli sta
simpatico” la prese per
mano e la condusse velocemente verso casa sua.
Quando
Renesmee vide la casa di Liam, rimase allibita.
Era
di marmo bianco, come tutto in quella città. Ma gli
ornamenti, le persiane e
qualsiasi altro dettaglio, era viola. “Perché
viola?” domandò curiosa
giocherellando con la giacca di pelle che le aveva dato il vampiro.
“Le
domande vengono dopo…” sorrise. “Giusto,
è il patto…” “No,
l’appuntamento”la
corresse. Lei si sentì ribollire. Non sapeva se per la
rabbia o per un altro
sentimento mai sperimentato prima. “Non sapevo che i vampiri
arrossissero…” lei
si coprì il viso con la sciarpa nera che si era portata e
che fino quel
momento era servita a ben poco. “Ah
giusto… tu lo sei solo per metà” un
sorriso a metà tra la compassione e qualcos’altro,
si dipinse ben presto sul suo viso. “Non devi avere
compassione…” “Io capisco
quello che hai provato. Anche la mia famiglia…”
“… che è anche la famiglia di
mia madre” lo interruppe lei. “Beh
sì… Anche gli Swan sono complicati in fatto
di specie. Soprattutto io. Noi siamo diversi Renesmee, e non ce ne
dobbiamo
vergognare. Dobbiamo sempre essere fieri di esserlo” la aveva
portata sotto
alla tettoia viola. “Ma tu… sei un vampiro. Sei
morto. Almeno questo lo sai… Io
invece cosa sono? Sono viva o morta? Il mio cuore batte, ma
è diverso… è tutto
diverso…” una lacrima le scivolò
giù dalla guancia. Liam la raccolse subito con
la punta dell’indice. “Non riesci a capire che
questo non importa? A me importa
solo che il destino ci abbia fatto incontrare. E che adesso siamo qui
insieme.
Non ti amo nel ricordo di tua madre, Renesmee. Ti amo e
basta” avvicinò le sue
labbra quanto bastasse per sfiorare quelle della ragazza. Un fremito
percorse
la mezza vampira. Qualcosa di mai provato.
Si
scostò velocemente e sul volto di Liam si fece strada la
delusione. Una
delusione profonda. Quella Renesmee la conosceva fin troppo bene. Per
quanto si
sforzasse di scacciare via l’idea, non ci riusciva. Lei ed il
ragazzo là
davanti erano unici.
“Te
l’ho detto e te lo ripeto… Non ti ci
abituare” lui, amareggiato, si voltò di
nuovo. “A cosa stavolta?” “A
questo” si avvicinò a lui.
In
una frazione di secondo si ritrovò a baciare Liam Swan. Si
erano conosciuti
solo quella mattina, dannazione! Non poteva succedere tutto
così in fretta. Le
loro labbra sembravano fatte per combaciare come due pezzi di un
puzzle.
Unici.
|
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Capitolo 6 *** Capitolo 6. Benvenuta a Casa Swan! ***
<>
Renesmee gli indicò un punto e lui annuì mentre
sorseggiava con gusto un
liquido scuro dentro a un bicchiere.
Le
aveva prestato una felpa grigia, in cui lei sprofondava.
<> domandò d’un tratto Liam
sorridendo. <> rispose lei sarcastica, come per dirgli
“no”. Lui
scomparse velocemente dietro alla porta di un’altra stanza.
Renesmee
rimase in bagno, a contemplare la sua immagine riflessa nello specchio.
Non
si era mai piaciuta.
In
lei c’era troppo di sua madre, troppo poco di suo padre.
Aveva
sempre voluto bene a Edward, ma Bella… Aveva iniziato ad
odiarla già molti anni
prima. Un ricordo l’assalì violento come non mai.
“Mamma,
com’è la fuori?” le domandò
piena di curiosità. “Niente di importante. Tutto
quello di cui hai bisogno è
qua…” le rispose Bella con il solito tono da mamma
apprensiva che assumeva in
quelle situazioni.
Renesmee
se n’era andata senza dire
nulla. Poco dopo aveva sentito i suoi genitori discutere.
“Non la puoi
proteggere da tutto, Bella. Nostra figlia deve sapere!”
era la voce di suo
padre. “Ma se posso proteggerla, perché non
farlo?” “Perché così la privi
della
sua vita” “Il discorso è chiuso, Edward.
E’ tutto” sua madre uscì dallo studio
del nonno con passo solenne. Poi ne uscì pure suo padre che
la prese in braccio
e le stampò un bacio sulla guancia rosea. “Ti
prego Nessie… Ricordati che la
mamma ti vuole bene” “Certo!” sorrise lei
ingenua. Non si sarebbe ricordata di
quella promessa.
I
riccioli le ricadevano morbidamente sulle spalle e scendevano fino al
seno. Era
da tanto che non vedeva la sua immagine riflessa: era cambiata. I suoi
tratti
erano più maturi, le forme non più di una
ragazzina, ma di una giovane donna. Eppure
lei non si sentiva affatto così. Poi arrivò a
posare lo sguardo sui suoi occhi
color cioccolato.
Quanto
li odiava…
Erano
gli occhi da cui cercava di scappare ormai da quarant’anni.
Poi Liam bussò alla
porta.
<>
lui entrò. Aveva le movenze aggraziate, come tutti i
vampiri. Ma allo stesso
tempo si avvicinava a lei come un cacciatore si avvicinava alla preda.
<> lei
annuì. La condusse in una
stanza spaziosa, illuminata da un grande lampadario di cristallo. la
moquette
era rosso bordò, le pareti color avorio e i mobili di un
legno molto chiaro. I
divani erano disposti a elle ed erano dello stesso colore del muro. In
mezzo ai
divani c’era un tavolino con un vassoio d’argento.
Dentro quello c’era un
piatto con un mega cheeseburger e delle patatine provenienti dal
MacDonald lì
vicino.
<<Bon
appetit mademoiselle!>> disse
lui indicando il tavolino. <> lui
parve divertito. <>
<>
rise. Si sedette su uno dei divani, Liam si poggiò
delicatamente all’angolo
dell’altro.
<> cominciò Renesmee
addentando estasiata il cheeseburger.
<> <> disse secca lei,
spostando lo sguardo verso la finestra. <ricordare
le cose>> <> disse lei atona.
<> <>
<>
sussurrò lui facendosi improvvisamente serio.
<> disse
sdraiandosi sul divano. <> lui sorrise. <> Renesmee scosse il capo.
<> lei
strabuzzò gli occhi.
<>
<> affermò lui.
<> lui abbassò lo sguardo, che si fece
improvvisamente mesto. <> la ragazza lo guardò con occhi
diversi. Come una persona che
aveva sofferto. Ma non poteva immaginare che quella era solo una
piccola parte
della sofferenza di Liam. <la Bestia.
Non so bene come
spiegarti cosa provavo. Diciamo semplicemente che la normale sete, in
confronto
alla brama di sangue della Bestia, non è niente di
più che un fastidio in
lontananza>> lasciò a Renesmee un
po’ di tempo per ragionare. Lei non
riusciva a capacitarsi che i suoi genitori le avessero taciuto una cosa
del
genere. <> alla
mezza vampira non pareva vero. Quella che le stava raccontando Liam,
sembrava
più una favola che si raccontava ai bambini che la storia di
un’esistenza. <> domandò. Lei
annuì. <> lei sapeva già che
per Liam non ci sarebbe stato un
lieto fine in quella favola. <> una lacrima
scese sul viso della giovane. <> <> Liam era inorridito dal fatto
che Bella non gli aveva detto niente. <> <>
<>
sussultò lei. Non ci poteva credere, ma era vero…
E non ci poteva pensare.
Non
sapeva perché, ma si sporse verso Liam, lo sbatté
sul divano e lo baciò con
forza. Lui contraccambiò. Non capiva proprio
perché lo facesse… Forse lo amava?
O cercava ancora di cancellare?
Si
alzò di scatto e si mise i suoi jeans ancora mezzi bagnati.
Prese il cappotto
e, mentre stava per uscire, Liam le chiese: <>.
<> rispose lei secca.
Prima
di poter essere felice, prima di poter offrire la felicità
anche a Liam, doveva
regolare i conti con la sua famiglia.
Doveva
ricordare.
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Capitolo 7 *** Capitolo 6. Benvenuta a Casa Swan! ***
“Ho
un asciugacapelli nel secondo sportello di quel mobile bianco, nel
bagno”
Renesmee gli indicò un punto e lui annuì mentre
sorseggiava con gusto un
liquido scuro dentro a un bicchiere.
Le
aveva prestato una felpa grigia, in cui lei sprofondava.
“Pensi di rimanere?”
domandò d’un tratto Liam sorridendo.
“Ricordati che io devo magiare” rispose
lei sarcastica, come per dirgli “no”. Lui scomparse
velocemente dietro alla
porta di un’altra stanza.
Renesmee
rimase in bagno, a contemplare la sua immagine riflessa nello specchio.
Non
si era mai piaciuta.
In
lei c’era troppo di sua madre, troppo poco di suo padre.
Aveva
sempre voluto bene a Edward, ma Bella… Aveva iniziato ad
odiarla già molti anni
prima. Un ricordo l’assalì violento come non mai.
“Mamma,
com’è la fuori?” le domandò
piena di curiosità. “Niente di importante. Tutto
quello di cui hai bisogno è
qua…” le rispose Bella con il solito tono da mamma
apprensiva che assumeva in
quelle situazioni.
Renesmee
se n’era andata senza dire
nulla. Poco dopo aveva sentito i suoi genitori discutere.
“Non la puoi
proteggere da tutto, Bella. Nostra figlia deve sapere!”
era la voce di suo
padre. “Ma se posso proteggerla, perché non
farlo?” “Perché così la privi
della
sua vita” “Il discorso è chiuso, Edward.
E’ tutto” sua madre uscì dallo studio
del nonno con passo solenne. Poi ne uscì pure suo padre che
la prese in braccio
e le stampò un bacio sulla guancia rosea. “Ti
prego Nessie… Ricordati che la
mamma ti vuole bene” “Certo!” sorrise lei
ingenua. Non si sarebbe ricordata di
quella promessa.
I
riccioli le ricadevano morbidamente sulle spalle e scendevano fino al
seno. Era
da tanto che non vedeva la sua immagine riflessa: era cambiata. I suoi
tratti
erano più maturi, le forme non più di una
ragazzina, ma di una giovane donna.
Eppure lei non si sentiva affatto così. Poi
arrivò a posare lo sguardo sui suoi
occhi color cioccolato.
Quanto
li odiava…
Erano
gli occhi da cui cercava di scappare ormai da quarant’anni.
Poi Liam bussò alla
porta.
“Avanti”
lui entrò. Aveva le movenze aggraziate, come tutti i
vampiri. Ma allo stesso
tempo si avvicinava a lei come un cacciatore si avvicinava alla preda.
“Puoi
venire un attimo in salotto con me?” lei annuì. La
condusse in una stanza
spaziosa, illuminata da un grande lampadario di cristallo. la moquette
era
rosso bordò, le pareti color avorio e i mobili di un legno
molto chiaro. I
divani erano disposti a elle ed erano dello stesso colore del muro. In
mezzo ai
divani c’era un tavolino con un vassoio d’argento.
Dentro quello c’era un
piatto con un mega cheeseburger e delle patatine provenienti dal
MacDonald lì
vicino.
“Bon
appetit mademoiselle!” disse lui
indicando il tavolino. “Insomma… il massimo del
sano” lui parve divertito. “Non
ti piace?” “Non ho detto
questo…” rise. Si sedette su uno dei divani, Liam
si
poggiò delicatamente all’angolo
dell’altro.
“Noi
dobbiamo parlare” cominciò Renesmee addentando
estasiata il cheeseburger. “Giusto…
del resto sei qui per questo” “Innanzitutto io
direi di dimenticare quello che
è successo qua fuori…” disse secca lei,
spostando lo sguardo verso la finestra.
“Dimenticare? Non è bello
dimenticare…Io preferisco sempre ricordare
le cose” “Sei il massimo della
simpatia…” disse lei
atona. “E tu non hai senso dell’umorismo”
“Ti sbagli, io non ho senso
dell’umorismo alla Liam…” “Va
bene, parliamo” sussurrò lui facendosi
improvvisamente serio.
“Inizio
io… Fammi tutte le domande che vuoi” disse
sdraiandosi sul divano. “Bene…
Quanti anni hai?” lui sorrise. “Non sei un tipo
facilmente impressionabile vero?”
Renesmee scosse il capo. “Diciamo che… ho
conosciuto di persona Carlo Magno”
lei strabuzzò gli occhi. “Medioevo?”
“Medioevo” affermò lui. “Cosa
c’entri tu
con mia madre?” lui abbassò lo sguardo, che si
fece improvvisamente mesto. “La
amavo” la ragazza lo guardò con occhi diversi.
Come una persona che aveva
sofferto. Ma non poteva immaginare che quella era solo una piccola
parte della
sofferenza di Liam. “Devi sapere che quando ho conosciuto tua
madre, non ero la
stessa persona che sono ora… Ero affetto, come tutta la
famiglia Swan
“vampira”, da una maledizione terribile. In me
albergava la Bestia. Non
so bene come
spiegarti cosa provavo. Diciamo semplicemente che la normale sete, in
confronto
alla brama di sangue della Bestia, non è niente di
più che un fastidio in
lontananza” lasciò a Renesmee un po’ di
tempo per ragionare. Lei non riusciva a
capacitarsi che i suoi genitori le avessero taciuto una cosa del
genere. “Loro
lo hanno fatto per il tuo bene… Comunque sia, sono stato io
ad innestare la
maledizione. Ero innamorato di una donna avvenente di nome Lisbeth. Lei
era
tale e quale a tua madre… erano uguali, ma solo
nell’aspetto. Insomma, questa
donna era la figlia di un terribile stregone e voleva diventare a tutti
i costi
un vampiro. Io, per amore, provai a trasformarla ma ero ancora
inesperto e lei
morì. Perciò suo padre aveva scagliato la
maledizione su tutta la mia famiglia.
Quello che però ti riguarda da vicino è
che… Insomma, nel corpo di tua madre -
Isabella- vivevano due spiriti, di cui uno era quello di Lisbeth,
l’altro si
era plasmato per qualche strano motivo. Grazie a Esme, siamo riusciti a
intrappolare e dissolvere lo spirito di Lisbeth…”
alla mezza vampira non pareva
vero. Quella che le stava raccontando Liam, sembrava più una
favola che si
raccontava ai bambini che la storia di un’esistenza.
“Te la senti se continuo?”
domandò. Lei annuì. “E a quel punto? Tu
cos’hai fatto?” lei sapeva già che per
Liam non ci sarebbe stato un lieto fine in quella favola.
“Beh… Bella ha scelto
Edward. Perché lo amava di più, perché
senza di lui non avrebbe potuto vivere.
E io... Non so bene come, ma la maledizione si è sciolta. A
quel punto me ne
sono andato a cercare la felicità. Non l’ho mai
trovata, fino ad ora” una
lacrima scese sul viso della giovane. “Ma ora raccontami di
te, di tua madre,
di tuo padre…” “Beh, non
c’è molto da dire…Edward ha aspettato
qualche anno
prima di trasformare Bella. Prima si sono sposati, e in luna di miele
hanno
concepito me. Hanno scoperto che i vampiri maschi sono fertili e
possono
mettere incinta le umane. Sono nata, mia madre è morta e
Edward l’ha
trasformata in vampiro. Dopo un po’, quando io ero ancora
piccola, hanno
trasformato zia Rosalie, che a sua volta ha trasformato zio Emmett. Poi
però,
quando sono cresciuta e ho iniziato a voler sapere come funzionava il
mondo
fuori, mia madre è diventata
paranoica…” Liam era inorridito dal fatto che
Bella
non gli aveva detto niente. “Scioccato, vero? Beh, non ti ha
detto tutto questo
perché - a differenza di mio padre- lei ha voluto rimuovere
i ricordi…” “Come
stai cercando di fare tu”
“No…” sussultò lei. Non ci
poteva credere, ma era
vero… E non ci poteva pensare.
Non
sapeva perché, ma si sporse verso Liam, lo sbatté
sul divano e lo baciò con
forza. Lui contraccambiò. Non capiva proprio
perché lo facesse… Forse lo amava?
O cercava ancora di cancellare?
Si
alzò di scatto e si mise i suoi jeans ancora mezzi bagnati.
Prese il cappotto
e, mentre stava per uscire, Liam le chiese: “Dove
vai?!”.
“A
Londra” rispose lei secca.
Prima
di poter essere felice, prima di poter offrire la felicità
anche a Liam, doveva
regolare i conti con la sua famiglia.
Doveva
ricordare.
Nota
dell’autrice:
Okay…
scusate tantissimo se ho postato lo stesso capitolo ma in questo si
leggono i
dialoghi… prima avevo fatto un errore IMPERDONABILE. Adesso
potrete capire un
po’ di più ;)
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Capitolo 8 *** Capitolo 7. Destinazione: Londra. ***
“No,
aspetta!” Liam la prese per un braccio e la guardò
intensamente negli occhi.
Lei
cercava di distogliere lo sguardo, ma non ci riusciva.
Con
uno sforzo immane, il ragazzo sussurrò:
“Vengo”.
Renesmee
lo guardò sbigottita, trattenendo il respiro. Nessuno si era
preoccupato a tal
punto per lei. Ma non poteva fare questo al dolce Liam.
“Non
ce la faresti” rispose lei risoluta. “Ti ha fatto
soffrire troppo” continuò,
cercando di farlo desistere. Ma gli occhi screziati di viola del
ragazzo erano
determinati e nessuno gli avrebbe fatto cambiare idea. Nessuno.
“Per
te… ce la posso fare” Liam afferrò in
fretta e furia la giacca e il portafoglio
con i documenti. “Ho la macchina: andiamo
all’aeroporto. Insieme” la ragazza si
stava per commuovere, ma non era quello il momento. Guardò
negli occhi il suo
compagno di viaggio e annuirono all’unisono per poi prendersi
per mano e
scendere velocemente le scale dell’appartamento.
Due
ore dopo, erano in volo.
C’era
voluto poco dato che Liam era riuscito a soggiogare una delle
assistenti di
volo e non avevano nemmeno dovuto pagare. Renesmee si era addormentata
poco
dopo il decollo e il vampiro continuava ad accarezzarle delicatamente i
riccioli ramati che spuntavano attraverso il cappuccio della felpa
troppo
grande per lei.
Era
così perfetta, così giusta per lui che ormai
Bella era diventata un ricordo
sfumato negli angoli più bui della mente.
Ma
Liam Swan aveva la strana sensazione che quel viaggio dalla famiglia
Cullen non
sarebbe stato affatto facile: forse per l’incontro con il
viso di Bella, forse
per altro…
Eppure
riusciva a sentire la tensione a kilometri di distanza.
Ripensò
all’ultima volta che era stato a Londra, molti anni prima.
Si
domandò se Bella fosse sempre la stessa o l’esser
nata di nuovo come vampiro la
avesse condizionata… ma in cuor suo sapeva già la
risposta: sarebbe rimasto
scioccato dal cambiamento di Isabella, e di sicuro non in maniera
positiva.
Persino
Renesmee, nel sonno, pensava a come poteva esser cambiata sua madre in
quei
quarant’anni di assenza: se la immaginava ancora uguale a
quando l’aveva
lasciata, tuttavia non poteva minimamente aspettarsi il cambiamento
radicale che
la madre aveva apportato al suo look, alla sua vita e al suo carattere
dopo la
scomparsa della figlia.
Ding,
ding, ding.
Erano arrivati.
Liam
si sporse per arrivare al sedile di Renesmee e le stampò un
bacio a fior di
labbra che fece scoppiare in lui migliaia di fuochi
d’artificio.
Era
un arcobaleno di sensazioni.
“Hmm-mm?”
rispose lei sonnacchiosa. “Tesoro, siamo arrivati”
le sussurrò lui dandole un
bacio sul collo. Lei si alzò velocemente dopo aver
realizzato che erano
arrivati a Londra e prese per mano Liam, trascinandolo con una
velocità
inaudita verso l’uscita.
Si
ritrovarono sulla strada in meno di cinque minuti e Renesmee
fermò subito un
taxi mentre con un inglese un po’ arrugginito domandava di
portare lei e Liam
nella strada vicino al Piccadilly Circus. Velocemente.
Salirono
a bordo del veicolo e il vampiro strinse a sé la ragazza,
cercando di
tranquillizzarla.
Inutile
dire che anche lui era un fascio di nervi.
Nota
dell’Autrice:
Scusate
l’assenza ma quest’anno per me è stato
un vero tour de force… Tra esami e altri
impegni non ho trovato proprio il tempo di scrivere. Lasciatemi un
commento se
state ancora seguendo questa storia… Vi capirei se non la
seguiste più dato che
sono stata assente per tutto questo tempo. Ma se ci siete
ancora… Fatemelo
sapere! E in men che non si dica pubblicherò il nuovo
capitolo.
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Capitolo 9 *** Capitolo 8. Vero Mostro. ***
Il
Piccadilly Circus.
Erano
arrivati.
La
casa era stata ristrutturata e Liam quasi non riusciva a riconoscerla
per
quanto si era conformata alle altre villette a schiera tipiche di
Londra. Era
grande, certo. Ma non era come il vampiro dagli occhi screziati di
viola se la
ricordava: maestosa, imponente, vittoriana.
“Sei
pronta?” lei annuì lentamente.
“Sì lo sono” e così suonarono
insieme il
campanello di quella villetta, apparentemente uguale alle altre ma che
nascondeva una famiglia di mostri. Lei aprì la porta.
Ma
non era lei.
Non
può essere lei, pensarono all’unisono
Renesmee e Liam.
Eppure
erano tutti e due certi che quella davanti a loro era proprio Isabella
Swan, la
sposa immortale di Edward Cullen.
C’erano
cose in lei che di sicuro non facevano parte della trasformazione, ma
di un suo
volontario cambiamento radicale ed esagerato che a Liam fece venire la
pelle d’oca.
La
donna che aveva aperto la porta aveva un taglio lungo e biondo platino,
probabilmente con tanto di extension e meches che davano tanto
l’idea di colpi
di sole fatti da mani di un parrucchiere esperto. Il viso non
somigliava
assolutamente a quello di Bella Swan, ma era diventato più
squadrato e sembrava
più adulto, ma solo per merito di svariate plastiche che non
la rendevano più
lei, ma qualcosa di terribilmente finto.
Le
sopracciglia schiarite la facevano sembrare più vecchia e
troppo diversa.
Il
seno non era più ordinato alla sua statura media e al suo
corpo esile, ma era
tondo e grande, così grande e rotondo da essere
sproporzionato.
Liam
riconosceva vagamente l’aura della sua Bella… ma
quella davanti a lui…
Chi
era la donna davanti a lui?
Non
la dolce ragazza che aveva conosciuto anni prima.
“Isabella?”
domandò incredulo, quasi schifato.
Liam.
Sotto
il silicone, il cuore della donna perse un battito, che tra
l’altro, non aveva
già più da anni.
Renesmee.
Un
altro non-battito era andato. Un altro colpo.
Isabella
Cullen fu tentata di chiudere la porta, perché due delle
persone che lei amava
di più la guardavano con una faccia inebetita e quasi con
ribrezzo.
La
sua bambina la osservava con uno sguardo carico d’odio e di
orrore represso.
No, pensò.
Quello
era il giorno che lei aveva cercato di evitare per tanto tempo: il
confronto
con sua figlia e con Liam, che aveva abbandonato alla deriva di
chissà quale
vita.
“Isabella?”
sussultò il vampiro dai capelli biondi. “Liam?
Renesmee?” domandò lei.
Ovvio
che sapeva chi fossero, ma non riusciva a dire altro.
“Sì,
Bella” Liam le si avvicinò dolcemente, come fa un
padre con la bambina che ha
appena combinato un guaio. “Che ti è
successo?” domandò sfiorandole gli zigomi.
Fu
in quel momento, quando Liam la sfiorò, che capì
che per Isabella Swan non
provava più nessuna sensazione se non un affetto che si
può rivolgere a una
sorella e un po’ di compassione per come si era ridotta.
Renesmee
era furiosa.
Non
sarebbe dovuta andare lì da sua madre, a chiarire le cose o
a litigare ancora.
Le aveva provocato solo dolore. Aveva percepito che c’era
solo lei in casa.
Ma
prima doveva esserne certa, doveva salutare suo padre, che amava alla
follia.
“Dov’è
mio padre?” chiese con freddezza a Bella.
“Vedi
tesoro…” iniziò la donna muovendo le
grandi labbra rosse. “Non c’è. Lo
sapevo.
Andiamo a cercarlo, Liam!” la madre la prese per il polso.
“Non
puoi?” Renesmee le sarebbe saltata addosso. “Dammi
solo un buon motivo per non
andarmene subito a cercarlo” un attimo parve una vita.
“Lui e tutta la famiglia
Cullen sono affetti da un morbo che infetta solo quelli…
come noi. Non puoi
andare… per quanto ne so
vivono nei boschi, in attesa che la sete o la morte sopravvenga su di
loro” furono
parole dure. E in quel momento nella mente della ragazza
scoppiò qualcosa, un
piccolo nervo che le fece tirare fuori tutta la rabbia repressa.
“E perché tu
sei ancora qui?! Perché non hai cercato un modo per salvare
mio padre?” insieme
alla furia sgorgavano lacrime. “Tesoro, lui non è
quello che ricordi di aver
conosciuto… E’ più simile a un mostro.
Qualcosa di… spaventoso” Liam
rabbrividì, pensando alla maledizione della Bestia che lo
aveva distrutto per
secoli.
“…
E poi ho cercato di farmi una vita” concluse sua madre. Due
secondi dopo, sulla
soglia apparve un uomo che, senza preavviso, toccò il seno
di Isabella in
maniera assolutamente indicibile.
Renesmee
per poco non gli saltò addosso.
Quel
porco viveva con sua madre.
“Renesmee,
Liam… lui è George” no, la ragazza non
poteva vedere ancora un minuto di quello
spettacolo, mentre quel pervertito godeva.
“Qui
l’unico mostro sei tu!” urlò, e tutti i
passanti si girarono nella loro
direzione.
E
poi si mise a correre, schivando per poco le macchine.
Correva,
correva, correva.
Liam
guardò un’ultima volta Bella e l’uomo
dietro di lei. “Lei ha ragione” e così
si
lanciò all’inseguimento di Renesmee, con tutta la
foga possibile, lasciando la
donna da sola.
Di
nuovo.
Nota
dell’autrice:
Capitolo
un po’ scioccante… non trovate? Ecco, qui sotto ho
messo una foto di come mi
sono immaginata la “trasformazione” di Bella.
Decisamente diversa dalla nostra
Isabella Cullen, di una bellezza eterea.
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Capitolo 10 *** Capitolo 9. Tempesta di sentimento. ***
Correva.
Non
le importava delle macchine che le sfrecciavano a due centimetri di
distanza,
non le importava dei clacson impazziti, non le importava di niente.
La
rabbia.
Nei
confronti di quel porco che aveva visto affacciarsi sulla porta, ma
soprattutto
di sua madre che aveva permesso tutto: aveva fatto andare via suo
padre,
fregandosene del suo amore, della sua dolce determinazione nel
proteggere lei e
tutta la sua famiglia.
Non
le importava che suo padre fosse diventato un mostro o meno,
perché non ci
sarebbe stato niente di peggio che vedere sua madre in quelle
condizione,
riducendo Renesmee Cullen a perdere quel minimo di rispetto che aveva
per lei.
Si era trasformata in una donna oggetto, in un vampiro oggetto.
La
paura.
Paura
che per suo padre fosse stato troppo tardi, che avrebbe trovato solo un
mucchio
d’ossa o peggio, che lo avrebbe visto morire sotto i suoi
occhi. Non poteva
permettersi di perdere la persona che prima di tutti la aveva amata, senza mezzi termini, senza
preoccuparsi che fosse un ibrido o qualcosa di completamente diverso da
quello
che era stata.
L’intrico
di strade e palazzi intanto, si faceva sempre più rado
lasciando il posto ai
primi accenni di vegetazione.
E
Renesmee correva.
E
Liam era dietro di lei, consapevole di quello che la ragazza stava per
fare.
Pronto a fermarla se fosse stato necessario, anche se in cuor suo
sapeva che se
si fosse trovato lui al posto di Renesmee avrebbe fatto la stessa
identica
cosa.
Ma
i suoi sentimenti erano diversi da quelli della mezza vampira.
C’era
lo stupore.
Non
poteva credere che la sua dolce Bella, dagli occhi color cioccolato e
l’esile
corpo di un giunco potesse ridursi in quelle condizioni depravate e
senza veli.
Era uno stupore assolutamente doloroso, che gli mozzava il respiro. Era
come se
Isabella Swan, la sua piccola,
fosse
morta per lasciare posto ad un’altra creatura che non la
compensava nemmeno
nella sua metà.
C’era
il terrore.
Aveva
paura che, avvicinandosi ai Cullen - affetti da chissà quale
morbo- avrebbe
potuto risvegliare in qualche modo l’arcana maledizione che
Bella sembrava aver
spezzato centodieci anni prima. Il morbo forse, era solo
un’evoluzione di quest’ultima
che l’aveva resa ancora più potente di quello che
era prima e aveva costretto
la famiglia di vampiri più innocua che avesse mai conosciuto
a ritirarsi nel
bosco prima di fare troppe vittime.
C’era
l’amore.
Sì,
non lo avrebbe potuto chiamare in altro modo. Il veder rimbalzare i
riccioli ramati
di Renesmee, la sua feroce determinazione che lui per anni aveva
cercato di
avere nel dimenticare Bella, ma che non era mai riuscito ad acquisire.
E nella
disperata corsa alla salvezza della famiglia Cullen, nel cuore di Liam
Swan
stava crescendo un sentimento più grande della sua intera
anima. Un sentimento
che non poteva non chiamarsi amore.
Lui adorava tutto di lei: i suoi gesti, il suo comportamento misterioso
e
talvolta chiuso, la maschera di indifferenza che cercava di calzare
ogni
giorno.
E
fu in quel momento che il ricordo della sua Bella lo
abbandonò, volò via
insieme agli altri sentimenti e ricordi perduti per lasciare spazio a
qualcosa
che avrebbe occupato la sua essenza per il resto
dell’eternità.
Nota
dell’autrice:
Vi
è piaciuto questo capitolo di mezzo? Ammetto che non viene
spiegato
praticamente niente, ma ho pensato di sviluppare in maniera
più forte i
sentimenti dei nostri due protagonisti per far capire meglio a tutti la
loro
vera essenza, che è destinata a sfiorarsi e infine ad
intrecciarsi per non
lasciarsi mai più.
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