La Ricerca Della Felicità

di Blue Flower
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. Writing On The Diary ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. Degli Occhi Speciali... ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. Nel Mezzo Del Cammin Di Nostra Vita... Ah Lasciamo Perdere! ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. Non Prendiamoci In Giro... ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. Unici ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6. Benvenuta a Casa Swan! ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6. Benvenuta a Casa Swan! ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7. Destinazione: Londra. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8. Vero Mostro. ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9. Tempesta di sentimento. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. Writing On The Diary ***


Caro Diario,

sono passati già duecentodieci anni da quando la mia vita è cambiata così radicalmente. Sono stati gli anni più lunghi della mia eternità, ma adesso sono pronto a tornare alla carica. Perché sto scrivendo un diario?E’ importante che io ricordi.

Se uno vive per l’eternità prima o poi le cose se le scorda. Come stavo dicendo gli anni sono passati inesorabilmente ed io ricerco ancora la felicità… E’ una ricerca difficile anche perché prima era una cosa del tutto fuori portata e non avevo mai pensato a cosa fosse. Felicità: sono solo otto stupide lettere ed io non ho ancora capito cosa significhino. Quando sono partito da Londra, ho cercato di trovare la mia strada, ho cercato di trovare un posto nel mondo finalmente libero dalla Bestia.

Per i primi anni sono andato dai vari Swan, che erano stati colpiti dalla maledizione per accertarmi che tutti fossero liberi. Ho insegnato loro il modo in cui comportarsi nella civiltà, per non essere animali.

Molti erano già morti, divorati dalla Bestia, gli altri sono riuscito a salvarli. In quegli anni pensavo di aver trovato un’occupazione per non pensare a Bella, che mi scriveva mensilmente raccontandomi tutto quel che faceva. Poi è venuto il giorno in cui Edward l’ha trasformata in vampira e da lì, le lettere si fanno sempre più brevi e con poche informazioni.

Sapevo che Bella mi nascondeva qualcosa, ma non potevo tornare da lei per scoprire cosa, o il dolore mi avrebbe annientato totalmente. Non potevo permettermelo.

Oggi, nel 2010, ho deciso di dedicarmi allo studio… Potrei benissimo passare per uno studente liceale.

Mi chiamo Liam Swan, e la mia storia inizia qui.

 

Chiuse il diario e rimase per un attimo immobile, sulla poltrona del suo soggiorno nell’appartamento di Roma. Osare o non osare? Se lo era chiesto molte volte prima di allora, ma non poteva guardare il mondo che andava avanti e rimanere fermo. Doveva fare qualcosa… Negli anni precedenti, mai aveva pensato ad andare a scuola: lo trovava stupido. Si era impegnato in miriadi di lavori, cambiando continuamente.

Liam sapeva benissimo che era solo una scusa, una distrazione… perché lui continuava a pensare a quello sguardo e a quegli occhi marroni cioccolato che avevano salvato lui e tutta la sua famiglia dalla maledizione.

Ma Isabella Swan non lo avrebbe mai amato come amava il suo Edward. Probabilmente a quel punto si era anche scordata di lui… Liam però, non lo avrebbe mai potuto fare perché le aveva promesso che la avrebbe tenuta per sempre nel suo cuore morto e freddo.

Uscì dall’appartamento con lo zaino in spalla, prese la macchina e si mise al posto del guidatore.

Pronto? No, non si è mai pronti per queste cose… ma ci doveva provare, era l’ultima spiaggia!

Arrivò a scuola, parcheggiò la coupè e si avvio verso quella che doveva essere la segreteria. Dietro alla scrivania c’era una donna con corti capelli bianchi e due grandi orecchini pendenti. Stava parlando con una ragazza di cui Liam riuscì a scorgere solo i ricci bronzei che le arrivavano fin sotto la spalla. Era una ragazza molto minuta e farfugliava qualcosa sul fatto che i suoi genitori la avevano mandata lì da Londra.

Londra?

No, ovviamente era solo una coincidenza… I vampiri non possono avere figli.

Si accorse solo dopo un po’, che la ragazza era vestita interamente di nero, in modo molto sobrio, praticamente da funerale.

La segretaria le porse un foglio e la salutò, ma poi vide Liam e fermò la ragazza. “Tu devi essere Liam Swan, giusto?” lui annuì. Quando sentì il suo nome la ragazza sgranò gli occhi.  “Renesmee, lui è Liam. Siete tutti e due nuovi, vi potrei dare lo stesso orario delle lezioni così almeno siete in due, va bene?” “Va bene signorina Marple” disse lei pronta.

Liam si girò verso di lei e vide quei due occhi color cioccolato che gli erano tanto familiari. Ebbe un colpo al cuore, quando il suo sguardo si fissò proprio su di lui. Sui suoi occhi.

Era lo stesso modo in cui lo aveva guardato Bella la prima volta…

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. Degli Occhi Speciali... ***


Renesmee Cullen, l’ibrido. Renesmee Cullen, colei che è scappata dai suoi genitori. Renesmee, quella che non sa niente delle sue origini.

 

Si avviò spedita verso la classe, con quel ragazzo alle calcagna. Un vampiro… La perseguitano con quei loro occhi d’oro. Il cognome di quel Liam la inquietava ancora di più: era lo stesso cognome di sua madre.

“Piacere, sono Liam Swan e tu sei Renesmee…?” “Cullen, sono Renesmee Cullen e a quanto pare siamo parenti da parte di mia madre…” disse lei scocciata. Lui sgranò gli occhi.

“Sei la figlia naturale di Bella?” “Esattamente. Sono un ibrido, un mostro… Okay? Ora scappa, se vuoi…” sussurrò lei sbattendolo al muro. Liam non oppose resistenza.

“Vuoi dire che Bella è qui a Roma?” Renesmee rise amaramente.

“Io non sono qui per suo volere” negli occhi del ragazzo riuscì a scorgere migliaia di ricordi dolorosi. “Cosa intendi?” disse lui abbassando lo sguardo.

Renesmee capì che lui sapeva molto più di lei riguardo alla storia della sua famiglia. “Sono scappata…” sussurrò lei risoluta.

Andò avanti ed il ragazzo la seguì disinvolto. Renesmee però, riusciva a leggere la preoccupazione ed una strana rinnovata speranza. “Come sta Bella?” “Non la vedo da circa quarant’anni… e prima che tu possa fare altre domande: no, quando arrivo ai diciott’anni smetto di invecchiare” si calò il cappuccio della felpa deformata sul viso ed accese il suo iPod.

Lui le tolse le cuffiette: “Cosa è successo? Perché sei scappata?” Renesmee sbuffò ed andò avanti senza rispondere. “Renesmee Cullen guardami negli occhi!” si piazzò davanti a lei.

Doveva ammettere che i suoi occhi erano bellissimi.

Non erano come quelli di tutti gli altri vampiri vegetariani: in profondità avevano delle sfumature e delle pagliuzze viola. Da piccola aveva sempre desiderato avere gli occhi viola, ma quando lo aveva detto a sua madre quella le aveva risposto che non era una cosa bella avere gli occhi viola.

“Da quant’è che non vi vedete? Tu e mia madre, intendo…” nei suoi occhi, che la ragazza stava ancora fissando, c’era stato un lampo viola: bellissimo. “Duecentodieci anni… da oggi” lei si girò, per non perdersi in quegli strani occhi ed i suoi riccioli di bronzo rimbalzarono sulle sue spalle.

“E perché hai quegli occhi un po’ viola?” lui sembrò sorpreso. “Tua madre non ti ha mai raccontato di come mi avesse conosciuto… della maledizione?” Renesmee si girò di nuovo. “Maledizione?” Liam si guardò attorno. “Forse non è il momento migliore per parlarne… Tieni, questo è il mio numero e questo il mio indirizzo” prese una penna e scrisse sull’avambraccio di Renesmee.

Lei non se lo sarebbe fatto fare da nessun’altro, ma si fidava di quel ragazzo per qualche strano motivo. “Sai, esistono i post-it…” commentò. “Al momento non ne ho… Ci vediamo a casa mia alle quattro e mezzo” detto ciò affrettò il passo e sgusciò fino all’aula senza il minimo rumore.

A Renesmee non andava di arrivare in tempo alla lezione. Si sarebbe attardata un po’ nei corridoi, a costo di dare una brutta impressione.

Negli ultimi tempi, i suoi genitori la avevano cercata al cellulare, per lettera, per e-mail… Avrebbero fatto di tutto pur di riaverla nelle loro grinfie. Ma lei voleva essere libera, circa quarant’anni fa, si era stufata di esser protetta da una teca di cristallo ventiquattr’ore su ventiquattro. Non sapeva nulla del mondo, ma vedeva le altre ragazze in strada che passeggiavano e giocavano.

Una volta anche sua madre era come loro, non era una Lady. Era semplicemente una ragazza che viveva nel suo monolocale. Poi era tornato suo padre e lei cambiò.

Questo fu tutto ciò che Renesmee riuscì a capire sulla vera storia della madre e del padre.

Si diresse verso la classe. Non riusciva a non pensare a quegli occhi così speciali.

Liam, Liam Swan.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. Nel Mezzo Del Cammin Di Nostra Vita... Ah Lasciamo Perdere! ***


“Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura che la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era e cosa dura…” il professore di lettere recitava con grande enfasi i primi versi della Divina Commedia.

Liam li sentiva suo malgrado, dato che quel cavolo di libro lo aveva letto appena era uscito. Si ricordava Dante come un pazzo psicotico che diceva di avere inquietanti visioni sul futuro e sugli angeli.

Cazzate… Avrei potuto scrivere anch’io una cosa del genere e a questo punto sarei famoso in tutto il mondo.

Non sapeva cosa fare e scarabocchiava sul suo quaderno. Da quella mattina, scriveva tante “R” seguite da altrettante “C”. Sapeva benissimo di chi fossero le iniziali.

Renesmee era così misteriosa, così piena di segreti. Nella sua mente riusciva a leggere ben poco, forse perché era un ibrido: un incrocio tra umano e vampiro.

Liam ne aveva sentito parlare, ma era sempre stato scettico sull’argomento… A quanto pare Bella aveva avuto una figlia e non gli aveva detto niente.

Pensò che probabilmente neanche la preveggenza di Alice funzionasse con quella ragazza, perché in quel caso sarebbe stata ancora a Londra con i suoi genitori.

Invece era a Roma.

Era piovuta come manna dal cielo… In lei, il vampiro poteva vedere gli occhi della sua amata Bella. Ritrovava, anche solo per poco, la felicità.

Quella mattina, alla sua entrata in classe, c’erano due o tre ragazze che lo fissavano maliziose. Renesmee invece se ne stava seduta al suo banco con le cuffiette piantate saldamente nelle orecchie. Riusciva a sentire la musica Metal che giungeva dall’iPod. Forse erano i Sonata Arctica, ma poteva anche sbagliarsi. Anzi no.

Nella sua ricerca di un posto, Liam aveva anche provato a suonare in una band di Heavy-Metal… Era stato divertente, ma lui non era propriamente felice.

Oltre alle prove, i concerti e le serate non c’era nient’altro. Molte ragazze si accorgevano di lui, ma nessuna gli interessava. Uscì per un po’ con la batterista della band, ma tutte le volte che lei cercava di attirarlo a sé, lui la respingeva in malo modo.

La campanella suonò.

Renesmee gli passò vicino e lo sfiorò con la punta del dito. Lui fu subito pervaso da un pensiero, forse un ricordo.

 

“Non puoi andartene via così, Renesmee!” la voce di sua madre era atona, in lei non c’era la preoccupazione che dovrebbe esserci in una madre.

Voci atone.

Aveva sentito quelle voci per tutta la vita, come se lei non fosse pronta a scontrarsi con le emozioni. Avevano paura di farle male anche solo toccandola.

Basta. Se ne doveva andare.

 

Renesmee sapeva trasmettere i pensieri. Come faceva lui, ma lui lo faceva senza il tocco. Cercò di andarle vicino e sfiorarla per un’altra volta. Ci riuscì e le loro dita si toccarono ancora. Stavolta vide solo due occhi dorati con sfumature viola.

Erano i suoi occhi.

Lei lo guardò truce. “Non dovresti spiare i miei pensieri…” “Se vuoi spia tu i miei…” le trasmise due occhi del colore del cioccolato, incorniciati da una cascata di riccioli di bronzo.

“Non credo che siano i tuoi pensieri…” “Lo sono” disse lui aprendo il quaderno e mostrandole le sue iniziali scribacchiate da tutte le parti.

“Beh, non ha senso… Tu in me vedi mia madre. Ma io ho bisogno delle informazioni che tu mi puoi dare e tu vuoi ciò che so io. Io lo chiamo un accordo…” “E io lo chiamo un appuntamento” continuò lui spudorato. Ma in parte era vero… In lei vedeva sua madre.

“Ci ho messo un po’ ad abituarmi alle emozioni che sono qui fuori… I miei mi proteggevano anche da quelle. Per me è strano sentire delle voci con un’intonazione precisa” Liam la guardò di nuovo negli occhi. “Io ci ho convissuto per settecentodieci anni. Credo che lo possa fare anche tu…” lei sorrise.

“Se non fossi un vampiro mi staresti anche simpatico…” “Se non fossi così fredda, anche tu mi staresti simpatica… Sai, ho sentito che ascolti i Sonata Arctica. Ho suonato in un gruppo Heavy Metal per un po’ di anni…” i suoi occhi color cioccolato si illuminarono. “Davvero? E com’era? Eri un chitarrista? Un batterista? Il cantante?” era eccitatissima. “Il cantante e chitarrista… Poi però ho lasciato il gruppo. Mi stavo annoiando…” lei tornò cupa. “Non avresti dovuto…” “Beh, stare per quasi quarant’anni con un gruppo non è molto divertente…” lei rise. Quando non era fredda e distaccata la sua risata era bellissima.

“Allora ci vediamo a casa mia e ne parliamo là? Ho qualche disco…” “Va bene ci vediamo fra un’ora a casa tua…” acconsentì lei.

Poi calò il cappuccio sui suoi riccioli e se ne andò via. La musica Metal che sprigionava il suo iPod si sentiva anche a chilometri di distanza…

Io so che è tutta una maschera… Prima o poi io te la toglierò.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4. Non Prendiamoci In Giro... ***


Camminava sotto alla pioggia.

Una coltre perenne di smog sovrastava il centro di Roma, come sempre. I suoi passi, erano l’unica cosa che riuscisse a sentire in quel momento anche se intorno a lei c’erano macchine e guidatori che tenevano la mano costantemente premuta sul clacson. Tutti in quella schifosa città avevano fretta.

Tutti cercavano di non mancare i loro impegni, di non deludere nessuno.

Le pozzanghere erano immense lastre nere, poco profonde. Gli anfibi della ragazza vi sprofondavano… Stufa del rumore intorno a lei si premette le cuffie del suo iPod sulle orecchie e partì una musica spacca- timpani dei Sonata Arctica.

Era maledettamente bello: su quello non c’erano dubbi. Non era la bellezza di tutti i vampiri… Era singolare e pericolosa. In lui c’era qualcosa che gli altri non avevano e che Liam era riuscito a domare. Come un animale selvaggio, come una Bestia.

Si riscosse da quei pensieri.

Non si domandò nemmeno perché stesse pensando a lui, velocizzò ancora di più il passo, andando a sbattere a molta gente che le rispondeva a suon di parolacce.

Pian piano il traffico e la folla si diradò: tutto finiva nella grande strada bianca che portava al Grande Quartiere. Che stupido gioco di parole…

Eppure il nome, si addiceva a quel posto che non sembrava appartenere minimamente a Roma.

Un posto senza età.

Tutto intorno a lei era di marmo bianco: i palazzi, le piccole stradine… Persino i piccoli alberi che si vedevano qua e là avevano delle foglie bianche. Tutto bianco… come la pelle di Liam. Scosse repentinamente la testa.

Si doveva concentrare sulla strada. Lei non era mai entrata in quel quartiere e si sentiva disorientata. Davanti a lei si estendeva una lunga strada bianca che ad un certo punto faceva spazio a due stradine a sinistra, costellate di alberi bianchi.

Il numero civico era il 28 A. Decise di tentare la fortuna e prese una delle due biforcazioni: quella più stretta e lunga. Lei, vestita di nero, sembrava una chiazza sporca in quella strada innaturale. Le fronde degli alberi non si muovevano, nonostante la pioggia battente e il vento che con un soffio un po’ più forte avrebbe potuto portare via Renesmee.

Il suo passo era spedito e deciso. Sembrava un soldato spietato, pronto a mietere ogni vittima sul suo percorso.

La stradina portava ad una sola casa: si avvicinò per vedere se il numero civico fosse quello che cercava. 11 B… aveva sbagliato.

Stava per fare dietrofront, ma dalla porta uscì un uomo vestito completamente di bianco. La scrutò da cima a fondo e poi si avvicinò, con un sorriso innaturale stampato in faccia.

“Cosa ci fai tu qui? Questi vestiti non sono adatti alla Bianca Dimora…” Renesmee esitò e guardò la punta dei suoi anfibi. “Ehm… Io in realtà sono in visita. Cerco un certo Liam Swan… lo conosce?” l’uomo passò dalla calma più totale alla rabbia cieca. “Va’ via! Non farti vedere più!” quel vecchio aveva qualcosa di veramente inquietante.

Lei corse via, più veloce che poteva.

Sentiva dei passi dietro di lei, passi veloci. Sapeva che era quell’uomo ma la paura la bloccava e non riusciva a girarsi. Se si fosse fermata, non sarebbe più riuscita a ripartire.

Perciò correva.

Correva ad una velocità inumana. Certo, non era veloce come i vampiri ma una buona via di mezzo.

Qualcuno le fu davanti in un batter d’occhio e d’istinto urlò. “Shh… sono io” sì era lui. Prima riprese fiato e poi si buttò su di lui, bagnando la felpa grigia che indossava. “Non ti preoccupare, è tutto a posto adesso… Ma è meglio che tu venga a casa mia” la strinse a sé con tutta la delicatezza possibile.

Renesmee provò uno strano senso di calore anche se fuori faceva freddo e lei era tutta bagnata. Una parte di lei - la spessa corazza che aveva creato con gli anni- le diceva di staccarsi subito da lui, di correre via finché poteva. L’altra sarebbe rimasta lì, abbracciata a Liam per l’eternità.

Non prendiamoci in giro… Lo voglio. E lo voglio molto più del lecito.

 

 

Nota dell’autrice:

Scusate per la mia lunga ed inammissibile assenza ma negli ultimi tempi ho avuto molto da fare… Beh spero che non si ripeterà più!

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Capitolo 5
*** Capitolo 5. Unici ***


La teneva ancora stretta tra le sue braccia. Era una sensazione così bella, eppure così diversa rispetto a quella di duecentodieci anni fa.

Più pura.

Perché Renesmee non apparteneva a nessun altro… Se lui avesse voluto sarebbe stata sua per sempre. E lui lo voleva, con tutta l’anima. I suoi dubbi, le sue incertezze non c’erano più e adesso era sicuro di non amare il ricordo, di non amare solo gli occhi di quella ragazza che tanto somigliavano a quelli della madre.

Di lei amava anche i lunghi riccioli color bronzo che le ricadevano sulla schiena, la bocca a forma di cuore, la sua espressione quando lui cercava di avvicinarsi. Ma in quel momento, mentre la teneva stretta al suo petto, sentiva che l’espressione di Renesmee non era quella che vedeva tutte le volte.

Era diversa.

“Andiamo… Sei bagnata fradicia. Ti presto qualcosa di asciutto…” lei si scostò. “D’accordo, ma non ci prendere l’abitudine” Liam si girò verso di lei, incerto. “A che cosa?” lei inarcò le labbra in un sorriso beffardo. “A questi abbracci…” “Non ti preoccupare. Non pensavo di farlo” il sorriso di Renesmee scomparve dal suo viso. “Ehi, che c’è?” “Chi era quel vecchio?” Liam non sapeva cosa dirle.

Restò immobile, piantato con i piedi nel marmo bianco della strada.

“Un pazzo, a cui non sto molto simpatico… Nessuno gli sta simpatico” la prese per mano e la condusse velocemente verso casa sua.

 

Quando Renesmee vide la casa di Liam, rimase allibita.

Era di marmo bianco, come tutto in quella città. Ma gli ornamenti, le persiane e qualsiasi altro dettaglio, era viola. “Perché viola?” domandò curiosa giocherellando con la giacca di pelle che le aveva dato il vampiro.

“Le domande vengono dopo…” sorrise. “Giusto, è il patto…” “No, l’appuntamento”la corresse. Lei si sentì ribollire. Non sapeva se per la rabbia o per un altro sentimento mai sperimentato prima. “Non sapevo che i vampiri arrossissero…” lei si coprì il viso con la sciarpa nera che si era portata e che fino  quel momento era servita a ben poco. “Ah giusto… tu lo sei solo per metà” un sorriso a metà tra la compassione e qualcos’altro, si dipinse ben presto sul suo viso. “Non devi avere compassione…” “Io capisco quello che hai provato. Anche la mia famiglia…” “… che è anche la famiglia di mia madre” lo interruppe lei. “Beh sì… Anche gli Swan sono complicati in fatto di specie. Soprattutto io. Noi siamo diversi Renesmee, e non ce ne dobbiamo vergognare. Dobbiamo sempre essere fieri di esserlo” la aveva portata sotto alla tettoia viola. “Ma tu… sei un vampiro. Sei morto. Almeno questo lo sai… Io invece cosa sono? Sono viva o morta? Il mio cuore batte, ma è diverso… è tutto diverso…” una lacrima le scivolò giù dalla guancia. Liam la raccolse subito con la punta dell’indice. “Non riesci a capire che questo non importa? A me importa solo che il destino ci abbia fatto incontrare. E che adesso siamo qui insieme. Non ti amo nel ricordo di tua madre, Renesmee. Ti amo e basta” avvicinò le sue labbra quanto bastasse per sfiorare quelle della ragazza. Un fremito percorse la mezza vampira. Qualcosa di mai provato.

Si scostò velocemente e sul volto di Liam si fece strada la delusione. Una delusione profonda. Quella Renesmee la conosceva fin troppo bene. Per quanto si sforzasse di scacciare via l’idea, non ci riusciva. Lei ed il ragazzo là davanti erano unici.

“Te l’ho detto e te lo ripeto… Non ti ci abituare” lui, amareggiato, si voltò di nuovo. “A cosa stavolta?” “A questo” si avvicinò a lui.

In una frazione di secondo si ritrovò a baciare Liam Swan. Si erano conosciuti solo quella mattina, dannazione! Non poteva succedere tutto così in fretta. Le loro labbra sembravano fatte per combaciare come due pezzi di un puzzle.

Unici.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6. Benvenuta a Casa Swan! ***


<> Renesmee gli indicò un punto e lui annuì mentre sorseggiava con gusto un liquido scuro dentro a un bicchiere.

Le aveva prestato una felpa grigia, in cui lei sprofondava. <> domandò d’un tratto Liam sorridendo. <> rispose lei sarcastica, come per dirgli “no”. Lui scomparse velocemente dietro alla porta di un’altra stanza.

Renesmee rimase in bagno, a contemplare la sua immagine riflessa nello specchio.

Non si era mai piaciuta.

In lei c’era troppo di sua madre, troppo poco di suo padre.

Aveva sempre voluto bene a Edward, ma Bella… Aveva iniziato ad odiarla già molti anni prima. Un ricordo l’assalì violento come non mai.

 

“Mamma, com’è la fuori?” le domandò piena di curiosità. “Niente di importante. Tutto quello di cui hai bisogno è qua…” le rispose Bella con il solito tono da mamma apprensiva che assumeva in quelle situazioni.

Renesmee se n’era andata senza dire nulla. Poco dopo aveva sentito i suoi genitori discutere. “Non la puoi proteggere da tutto, Bella. Nostra figlia deve sapere!” era la voce di suo padre. “Ma se posso proteggerla, perché non farlo?” “Perché così la privi della sua vita” “Il discorso è chiuso, Edward. E’ tutto” sua madre uscì dallo studio del nonno con passo solenne. Poi ne uscì pure suo padre che la prese in braccio e le stampò un bacio sulla guancia rosea. “Ti prego Nessie… Ricordati che la mamma ti vuole bene” “Certo!” sorrise lei ingenua. Non si sarebbe ricordata di quella promessa.

 

I riccioli le ricadevano morbidamente sulle spalle e scendevano fino al seno. Era da tanto che non vedeva la sua immagine riflessa: era cambiata. I suoi tratti erano più maturi, le forme non più di una ragazzina, ma di una giovane donna. Eppure lei non si sentiva affatto così. Poi arrivò a posare lo sguardo sui suoi occhi color cioccolato.

Quanto li odiava…

Erano gli occhi da cui cercava di scappare ormai da quarant’anni. Poi Liam bussò alla porta.

<> lui entrò. Aveva le movenze aggraziate, come tutti i vampiri. Ma allo stesso tempo si avvicinava a lei come un cacciatore si avvicinava alla preda.

<> lei annuì. La condusse in una stanza spaziosa, illuminata da un grande lampadario di cristallo. la moquette era rosso bordò, le pareti color avorio e i mobili di un legno molto chiaro. I divani erano disposti a elle ed erano dello stesso colore del muro. In mezzo ai divani c’era un tavolino con un vassoio d’argento. Dentro quello c’era un piatto con un mega cheeseburger e delle patatine provenienti dal MacDonald lì vicino.

<<Bon appetit mademoiselle!>> disse lui indicando il tavolino. <> lui parve divertito. <> <> rise. Si sedette su uno dei divani, Liam si poggiò delicatamente all’angolo dell’altro.

<> cominciò Renesmee addentando estasiata il cheeseburger. <> <> disse secca lei, spostando lo sguardo verso la finestra. <ricordare le cose>> <> disse lei atona. <> <> <> sussurrò lui facendosi improvvisamente serio.

<> disse sdraiandosi sul divano. <> lui sorrise. <> Renesmee scosse il capo. <> lei strabuzzò gli occhi. <> <> affermò lui. <> lui abbassò lo sguardo, che si fece improvvisamente mesto. <> la ragazza lo guardò con occhi diversi. Come una persona che aveva sofferto. Ma non poteva immaginare che quella era solo una piccola parte della sofferenza di Liam. <la Bestia. Non so bene come spiegarti cosa provavo. Diciamo semplicemente che la normale sete, in confronto alla brama di sangue della Bestia, non è niente di più che un fastidio in lontananza>> lasciò a Renesmee un po’ di tempo per ragionare. Lei non riusciva a capacitarsi che i suoi genitori le avessero taciuto una cosa del genere. <> alla mezza vampira non pareva vero. Quella che le stava raccontando Liam, sembrava più una favola che si raccontava ai bambini che la storia di un’esistenza. <> domandò. Lei annuì. <> lei sapeva già che per Liam non ci sarebbe stato un lieto fine in quella favola. <> una lacrima scese sul viso della giovane. <> <> Liam era inorridito dal fatto che Bella non gli aveva detto niente. <> <> <> sussultò lei. Non ci poteva credere, ma era vero… E non ci poteva pensare.

Non sapeva perché, ma si sporse verso Liam, lo sbatté sul divano e lo baciò con forza. Lui contraccambiò. Non capiva proprio perché lo facesse… Forse lo amava? O cercava ancora di cancellare?

Si alzò di scatto e si mise i suoi jeans ancora mezzi bagnati. Prese il cappotto e, mentre stava per uscire, Liam le chiese: <>.

<> rispose lei secca.

Prima di poter essere felice, prima di poter offrire la felicità anche a Liam, doveva regolare i conti con la sua famiglia.

Doveva ricordare.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6. Benvenuta a Casa Swan! ***


“Ho un asciugacapelli nel secondo sportello di quel mobile bianco, nel bagno” Renesmee gli indicò un punto e lui annuì mentre sorseggiava con gusto un liquido scuro dentro a un bicchiere.

Le aveva prestato una felpa grigia, in cui lei sprofondava. “Pensi di rimanere?” domandò d’un tratto Liam sorridendo. “Ricordati che io devo magiare” rispose lei sarcastica, come per dirgli “no”. Lui scomparse velocemente dietro alla porta di un’altra stanza.

Renesmee rimase in bagno, a contemplare la sua immagine riflessa nello specchio.

Non si era mai piaciuta.

In lei c’era troppo di sua madre, troppo poco di suo padre.

Aveva sempre voluto bene a Edward, ma Bella… Aveva iniziato ad odiarla già molti anni prima. Un ricordo l’assalì violento come non mai.

 

“Mamma, com’è la fuori?” le domandò piena di curiosità. “Niente di importante. Tutto quello di cui hai bisogno è qua…” le rispose Bella con il solito tono da mamma apprensiva che assumeva in quelle situazioni.

Renesmee se n’era andata senza dire nulla. Poco dopo aveva sentito i suoi genitori discutere. “Non la puoi proteggere da tutto, Bella. Nostra figlia deve sapere!” era la voce di suo padre. “Ma se posso proteggerla, perché non farlo?” “Perché così la privi della sua vita” “Il discorso è chiuso, Edward. E’ tutto” sua madre uscì dallo studio del nonno con passo solenne. Poi ne uscì pure suo padre che la prese in braccio e le stampò un bacio sulla guancia rosea. “Ti prego Nessie… Ricordati che la mamma ti vuole bene” “Certo!” sorrise lei ingenua. Non si sarebbe ricordata di quella promessa.

 

I riccioli le ricadevano morbidamente sulle spalle e scendevano fino al seno. Era da tanto che non vedeva la sua immagine riflessa: era cambiata. I suoi tratti erano più maturi, le forme non più di una ragazzina, ma di una giovane donna. Eppure lei non si sentiva affatto così. Poi arrivò a posare lo sguardo sui suoi occhi color cioccolato.

Quanto li odiava…

Erano gli occhi da cui cercava di scappare ormai da quarant’anni. Poi Liam bussò alla porta.

“Avanti” lui entrò. Aveva le movenze aggraziate, come tutti i vampiri. Ma allo stesso tempo si avvicinava a lei come un cacciatore si avvicinava alla preda.

“Puoi venire un attimo in salotto con me?” lei annuì. La condusse in una stanza spaziosa, illuminata da un grande lampadario di cristallo. la moquette era rosso bordò, le pareti color avorio e i mobili di un legno molto chiaro. I divani erano disposti a elle ed erano dello stesso colore del muro. In mezzo ai divani c’era un tavolino con un vassoio d’argento. Dentro quello c’era un piatto con un mega cheeseburger e delle patatine provenienti dal MacDonald lì vicino.

Bon appetit mademoiselle!” disse lui indicando il tavolino. “Insomma… il massimo del sano” lui parve divertito. “Non ti piace?” “Non ho detto questo…” rise. Si sedette su uno dei divani, Liam si poggiò delicatamente all’angolo dell’altro.

“Noi dobbiamo parlare” cominciò Renesmee addentando estasiata il cheeseburger. “Giusto… del resto sei qui per questo” “Innanzitutto io direi di dimenticare quello che è successo qua fuori…” disse secca lei, spostando lo sguardo verso la finestra. “Dimenticare? Non è bello dimenticare…Io preferisco sempre ricordare le cose” “Sei il massimo della simpatia…” disse lei atona. “E tu non hai senso dell’umorismo” “Ti sbagli, io non ho senso dell’umorismo alla Liam…” “Va bene, parliamo” sussurrò lui facendosi improvvisamente serio.

“Inizio io… Fammi tutte le domande che vuoi” disse sdraiandosi sul divano. “Bene… Quanti anni hai?” lui sorrise. “Non sei un tipo facilmente impressionabile vero?” Renesmee scosse il capo. “Diciamo che… ho conosciuto di persona Carlo Magno” lei strabuzzò gli occhi. “Medioevo?” “Medioevo” affermò lui. “Cosa c’entri tu con mia madre?” lui abbassò lo sguardo, che si fece improvvisamente mesto. “La amavo” la ragazza lo guardò con occhi diversi. Come una persona che aveva sofferto. Ma non poteva immaginare che quella era solo una piccola parte della sofferenza di Liam. “Devi sapere che quando ho conosciuto tua madre, non ero la stessa persona che sono ora… Ero affetto, come tutta la famiglia Swan “vampira”, da una maledizione terribile. In me albergava la Bestia. Non so bene come spiegarti cosa provavo. Diciamo semplicemente che la normale sete, in confronto alla brama di sangue della Bestia, non è niente di più che un fastidio in lontananza” lasciò a Renesmee un po’ di tempo per ragionare. Lei non riusciva a capacitarsi che i suoi genitori le avessero taciuto una cosa del genere. “Loro lo hanno fatto per il tuo bene… Comunque sia, sono stato io ad innestare la maledizione. Ero innamorato di una donna avvenente di nome Lisbeth. Lei era tale e quale a tua madre… erano uguali, ma solo nell’aspetto. Insomma, questa donna era la figlia di un terribile stregone e voleva diventare a tutti i costi un vampiro. Io, per amore, provai a trasformarla ma ero ancora inesperto e lei morì. Perciò suo padre aveva scagliato la maledizione su tutta la mia famiglia. Quello che però ti riguarda da vicino è che… Insomma, nel corpo di tua madre - Isabella- vivevano due spiriti, di cui uno era quello di Lisbeth, l’altro si era plasmato per qualche strano motivo. Grazie a Esme, siamo riusciti a intrappolare e dissolvere lo spirito di Lisbeth…” alla mezza vampira non pareva vero. Quella che le stava raccontando Liam, sembrava più una favola che si raccontava ai bambini che la storia di un’esistenza. “Te la senti se continuo?” domandò. Lei annuì. “E a quel punto? Tu cos’hai fatto?” lei sapeva già che per Liam non ci sarebbe stato un lieto fine in quella favola. “Beh… Bella ha scelto Edward. Perché lo amava di più, perché senza di lui non avrebbe potuto vivere. E io... Non so bene come, ma la maledizione si è sciolta. A quel punto me ne sono andato a cercare la felicità. Non l’ho mai trovata, fino ad ora” una lacrima scese sul viso della giovane. “Ma ora raccontami di te, di tua madre, di tuo padre…” “Beh, non c’è molto da dire…Edward ha aspettato qualche anno prima di trasformare Bella. Prima si sono sposati, e in luna di miele hanno concepito me. Hanno scoperto che i vampiri maschi sono fertili e possono mettere incinta le umane. Sono nata, mia madre è morta e Edward l’ha trasformata in vampiro. Dopo un po’, quando io ero ancora piccola, hanno trasformato zia Rosalie, che a sua volta ha trasformato zio Emmett. Poi però, quando sono cresciuta e ho iniziato a voler sapere come funzionava il mondo fuori, mia madre è diventata paranoica…” Liam era inorridito dal fatto che Bella non gli aveva detto niente. “Scioccato, vero? Beh, non ti ha detto tutto questo perché - a differenza di mio padre- lei ha voluto rimuovere i ricordi…” “Come stai cercando di fare tu” “No…” sussultò lei. Non ci poteva credere, ma era vero… E non ci poteva pensare.

Non sapeva perché, ma si sporse verso Liam, lo sbatté sul divano e lo baciò con forza. Lui contraccambiò. Non capiva proprio perché lo facesse… Forse lo amava? O cercava ancora di cancellare?

Si alzò di scatto e si mise i suoi jeans ancora mezzi bagnati. Prese il cappotto e, mentre stava per uscire, Liam le chiese: “Dove vai?!”.

“A Londra” rispose lei secca.

Prima di poter essere felice, prima di poter offrire la felicità anche a Liam, doveva regolare i conti con la sua famiglia.

Doveva ricordare.

 

 

Nota dell’autrice:

Okay… scusate tantissimo se ho postato lo stesso capitolo ma in questo si leggono i dialoghi… prima avevo fatto un errore IMPERDONABILE. Adesso potrete capire un po’ di più ;)

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Capitolo 8
*** Capitolo 7. Destinazione: Londra. ***


“No, aspetta!” Liam la prese per un braccio e la guardò intensamente negli occhi.

Lei cercava di distogliere lo sguardo, ma non ci riusciva.

Con uno sforzo immane, il ragazzo sussurrò: “Vengo”.

Renesmee lo guardò sbigottita, trattenendo il respiro. Nessuno si era preoccupato a tal punto per lei. Ma non poteva fare questo al dolce Liam.

“Non ce la faresti” rispose lei risoluta. “Ti ha fatto soffrire troppo” continuò, cercando di farlo desistere. Ma gli occhi screziati di viola del ragazzo erano determinati e nessuno gli avrebbe fatto cambiare idea. Nessuno.

“Per te… ce la posso fare” Liam afferrò in fretta e furia la giacca e il portafoglio con i documenti. “Ho la macchina: andiamo all’aeroporto. Insieme” la ragazza si stava per commuovere, ma non era quello il momento. Guardò negli occhi il suo compagno di viaggio e annuirono all’unisono per poi prendersi per mano e scendere velocemente le scale dell’appartamento.

 

 

Due ore dopo, erano in volo.

C’era voluto poco dato che Liam era riuscito a soggiogare una delle assistenti di volo e non avevano nemmeno dovuto pagare. Renesmee si era addormentata poco dopo il decollo e il vampiro continuava ad accarezzarle delicatamente i riccioli ramati che spuntavano attraverso il cappuccio della felpa troppo grande per lei.

Era così perfetta, così giusta per lui che ormai Bella era diventata un ricordo sfumato negli angoli più bui della mente.

Ma Liam Swan aveva la strana sensazione che quel viaggio dalla famiglia Cullen non sarebbe stato affatto facile: forse per l’incontro con il viso di Bella, forse per altro…

Eppure riusciva a sentire la tensione a kilometri di distanza.

Ripensò all’ultima volta che era stato a Londra, molti anni prima.

Si domandò se Bella fosse sempre la stessa o l’esser nata di nuovo come vampiro la avesse condizionata… ma in cuor suo sapeva già la risposta: sarebbe rimasto scioccato dal cambiamento di Isabella, e di sicuro non in maniera positiva.

 

 

Persino Renesmee, nel sonno, pensava a come poteva esser cambiata sua madre in quei quarant’anni di assenza: se la immaginava ancora uguale a quando l’aveva lasciata, tuttavia non poteva minimamente aspettarsi il cambiamento radicale che la madre aveva apportato al suo look, alla sua vita e al suo carattere dopo la scomparsa della figlia.

 

 

Ding, ding, ding.

Erano arrivati.

Liam si sporse per arrivare al sedile di Renesmee e le stampò un bacio a fior di labbra che fece scoppiare in lui migliaia di fuochi d’artificio.

Era un arcobaleno di sensazioni.

“Hmm-mm?” rispose lei sonnacchiosa. “Tesoro, siamo arrivati” le sussurrò lui dandole un bacio sul collo. Lei si alzò velocemente dopo aver realizzato che erano arrivati a Londra e prese per mano Liam, trascinandolo con una velocità inaudita verso l’uscita.

Si ritrovarono sulla strada in meno di cinque minuti e Renesmee fermò subito un taxi mentre con un inglese un po’ arrugginito domandava di portare lei e Liam nella strada vicino al Piccadilly Circus. Velocemente.

Salirono a bordo del veicolo e il vampiro strinse a sé la ragazza, cercando di tranquillizzarla.

Inutile dire che anche lui era un fascio di nervi.

 

 

 

 

 

 

 

 

Nota dell’Autrice:

Scusate l’assenza ma quest’anno per me è stato un vero tour de force… Tra esami e altri impegni non ho trovato proprio il tempo di scrivere. Lasciatemi un commento se state ancora seguendo questa storia… Vi capirei se non la seguiste più dato che sono stata assente per tutto questo tempo. Ma se ci siete ancora… Fatemelo sapere! E in men che non si dica pubblicherò il nuovo capitolo.

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Capitolo 9
*** Capitolo 8. Vero Mostro. ***


Il Piccadilly Circus.

Erano arrivati.

La casa era stata ristrutturata e Liam quasi non riusciva a riconoscerla per quanto si era conformata alle altre villette a schiera tipiche di Londra. Era grande, certo. Ma non era come il vampiro dagli occhi screziati di viola se la ricordava: maestosa, imponente, vittoriana.

“Sei pronta?” lei annuì lentamente. “Sì lo sono” e così suonarono insieme il campanello di quella villetta, apparentemente uguale alle altre ma che nascondeva una famiglia di mostri. Lei aprì la porta.

Ma non era lei.

Non può essere lei, pensarono all’unisono Renesmee e Liam.

Eppure erano tutti e due certi che quella davanti a loro era proprio Isabella Swan, la sposa immortale di Edward Cullen.

C’erano cose in lei che di sicuro non facevano parte della trasformazione, ma di un suo volontario cambiamento radicale ed esagerato che a Liam fece venire la pelle d’oca.

La donna che aveva aperto la porta aveva un taglio lungo e biondo platino, probabilmente con tanto di extension e meches che davano tanto l’idea di colpi di sole fatti da mani di un parrucchiere esperto. Il viso non somigliava assolutamente a quello di Bella Swan, ma era diventato più squadrato e sembrava più adulto, ma solo per merito di svariate plastiche che non la rendevano più lei, ma qualcosa di terribilmente finto.

Le sopracciglia schiarite la facevano sembrare più vecchia e troppo diversa.

Il seno non era più ordinato alla sua statura media e al suo corpo esile, ma era tondo e grande, così grande e rotondo da essere sproporzionato.

Liam riconosceva vagamente l’aura della sua Bella… ma quella davanti a lui…

Chi era la donna davanti a lui?

Non la dolce ragazza che aveva conosciuto anni prima.

“Isabella?” domandò incredulo, quasi schifato.

 

 

 

Liam.

Sotto il silicone, il cuore della donna perse un battito, che tra l’altro, non aveva già più da anni.

Renesmee.

Un altro non-battito era andato. Un altro colpo.

Isabella Cullen fu tentata di chiudere la porta, perché due delle persone che lei amava di più la guardavano con una faccia inebetita e quasi con ribrezzo.

La sua bambina la osservava con uno sguardo carico d’odio e di orrore represso.

No, pensò.

Quello era il giorno che lei aveva cercato di evitare per tanto tempo: il confronto con sua figlia e con Liam, che aveva abbandonato alla deriva di chissà quale vita.

“Isabella?” sussultò il vampiro dai capelli biondi. “Liam? Renesmee?” domandò lei.

Ovvio che sapeva chi fossero, ma non riusciva a dire altro.

“Sì, Bella” Liam le si avvicinò dolcemente, come fa un padre con la bambina che ha appena combinato un guaio. “Che ti è successo?” domandò sfiorandole gli zigomi.

 

Fu in quel momento, quando Liam la sfiorò, che capì che per Isabella Swan non provava più nessuna sensazione se non un affetto che si può rivolgere a una sorella e un po’ di compassione per come si era ridotta.

 

 

Renesmee era furiosa.

Non sarebbe dovuta andare lì da sua madre, a chiarire le cose o a litigare ancora. Le aveva provocato solo dolore. Aveva percepito che c’era solo lei in casa.

Ma prima doveva esserne certa, doveva salutare suo padre, che amava alla follia.

“Dov’è mio padre?” chiese con freddezza a Bella.  

“Vedi tesoro…” iniziò la donna muovendo le grandi labbra rosse. “Non c’è. Lo sapevo. Andiamo a cercarlo, Liam!” la madre la prese per il polso.

“Non puoi?” Renesmee le sarebbe saltata addosso. “Dammi solo un buon motivo per non andarmene subito a cercarlo” un attimo parve una vita. “Lui e tutta la famiglia Cullen sono affetti da un morbo che infetta solo quelli… come noi. Non puoi andare… per quanto ne so vivono nei boschi, in attesa che la sete o la morte sopravvenga su di loro” furono parole dure. E in quel momento nella mente della ragazza scoppiò qualcosa, un piccolo nervo che le fece tirare fuori tutta la rabbia repressa. “E perché tu sei ancora qui?! Perché non hai cercato un modo per salvare mio padre?” insieme alla furia sgorgavano lacrime. “Tesoro, lui non è quello che ricordi di aver conosciuto… E’ più simile a un mostro. Qualcosa di… spaventoso” Liam rabbrividì, pensando alla maledizione della Bestia che lo aveva distrutto per secoli.

“… E poi ho cercato di farmi una vita” concluse sua madre. Due secondi dopo, sulla soglia apparve un uomo che, senza preavviso, toccò il seno di Isabella in maniera assolutamente indicibile.

Renesmee per poco non gli saltò addosso.

Quel porco viveva con sua madre.

“Renesmee, Liam… lui è George” no, la ragazza non poteva vedere ancora un minuto di quello spettacolo, mentre quel pervertito godeva.

“Qui l’unico mostro sei tu!” urlò, e tutti i passanti si girarono nella loro direzione.

E poi si mise a correre, schivando per poco le macchine.

Correva, correva, correva.

 

 

Liam guardò un’ultima volta Bella e l’uomo dietro di lei. “Lei ha ragione” e così si lanciò all’inseguimento di Renesmee, con tutta la foga possibile, lasciando la donna da sola.

Di nuovo.

 

 

Nota dell’autrice:

Capitolo un po’ scioccante… non trovate? Ecco, qui sotto ho messo una foto di come mi sono immaginata la “trasformazione” di Bella. Decisamente diversa dalla nostra Isabella Cullen, di una bellezza eterea.

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Capitolo 10
*** Capitolo 9. Tempesta di sentimento. ***


Correva.

Non le importava delle macchine che le sfrecciavano a due centimetri di distanza, non le importava dei clacson impazziti, non le importava di niente.

 

La rabbia.

Nei confronti di quel porco che aveva visto affacciarsi sulla porta, ma soprattutto di sua madre che aveva permesso tutto: aveva fatto andare via suo padre, fregandosene del suo amore, della sua dolce determinazione nel proteggere lei e tutta la sua famiglia.

Non le importava che suo padre fosse diventato un mostro o meno, perché non ci sarebbe stato niente di peggio che vedere sua madre in quelle condizione, riducendo Renesmee Cullen a perdere quel minimo di rispetto che aveva per lei. Si era trasformata in una donna oggetto, in un vampiro oggetto.

 

La paura.

Paura che per suo padre fosse stato troppo tardi, che avrebbe trovato solo un mucchio d’ossa o peggio, che lo avrebbe visto morire sotto i suoi occhi. Non poteva permettersi di perdere la persona che prima di tutti la aveva amata, senza mezzi termini, senza preoccuparsi che fosse un ibrido o qualcosa di completamente diverso da quello che era stata.

 

L’intrico di strade e palazzi intanto, si faceva sempre più rado lasciando il posto ai primi accenni di vegetazione.

E Renesmee correva.

E Liam era dietro di lei, consapevole di quello che la ragazza stava per fare. Pronto a fermarla se fosse stato necessario, anche se in cuor suo sapeva che se si fosse trovato lui al posto di Renesmee avrebbe fatto la stessa identica cosa.

Ma i suoi sentimenti erano diversi da quelli della mezza vampira.

 

 

C’era lo stupore.

Non poteva credere che la sua dolce Bella, dagli occhi color cioccolato e l’esile corpo di un giunco potesse ridursi in quelle condizioni depravate e senza veli. Era uno stupore assolutamente doloroso, che gli mozzava il respiro. Era come se Isabella Swan, la sua piccola, fosse morta per lasciare posto ad un’altra creatura che non la compensava nemmeno nella sua metà.

 

C’era il terrore.

Aveva paura che, avvicinandosi ai Cullen - affetti da chissà quale morbo- avrebbe potuto risvegliare in qualche modo l’arcana maledizione che Bella sembrava aver spezzato centodieci anni prima. Il morbo forse, era solo un’evoluzione di quest’ultima che l’aveva resa ancora più potente di quello che era prima e aveva costretto la famiglia di vampiri più innocua che avesse mai conosciuto a ritirarsi nel bosco prima di fare troppe vittime.

 

C’era l’amore.

Sì, non lo avrebbe potuto chiamare in altro modo. Il veder rimbalzare i riccioli ramati di Renesmee, la sua feroce determinazione che lui per anni aveva cercato di avere nel dimenticare Bella, ma che non era mai riuscito ad acquisire. E nella disperata corsa alla salvezza della famiglia Cullen, nel cuore di Liam Swan stava crescendo un sentimento più grande della sua intera anima. Un sentimento che non poteva non chiamarsi amore. Lui adorava tutto di lei: i suoi gesti, il suo comportamento misterioso e talvolta chiuso, la maschera di indifferenza che cercava di calzare ogni giorno.

 

E fu in quel momento che il ricordo della sua Bella lo abbandonò, volò via insieme agli altri sentimenti e ricordi perduti per lasciare spazio a qualcosa che avrebbe occupato la sua essenza per il resto dell’eternità.

 

 

 

 

Nota dell’autrice:

Vi è piaciuto questo capitolo di mezzo? Ammetto che non viene spiegato praticamente niente, ma ho pensato di sviluppare in maniera più forte i sentimenti dei nostri due protagonisti per far capire meglio a tutti la loro vera essenza, che è destinata a sfiorarsi e infine ad intrecciarsi per non lasciarsi mai più.

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