Ranze
salutò con un bacio sulla guancia Fira e il giovane Leon.
Quella
giornata era stata all'insegna delle visite: prima era andata a
trovare i suoi genitori, Rinze e Narumi e alla fine si era recata nel
mondo Magico a trovare Aron e Fira. Con una risatina divertita si
diresse nel giardino nei pressi del palazzo. Trovò Taku e
Coco
seduti a chiacchierare e assumendo un'espressione maliziosa
notò la
mano di Taku che cingeva la vita della ragazza a se.
-Vedi
di non fare tardi a cena sta sera!-
I
due giovani si separarono di scatto e il biondo avvampò
d'imbarazzo
una volta identificata la sagoma della madre e riconosciuta la voce
che alle loro spalle li osservava ridacchiando. Il figlio si
alzò
dirigendosi verso la madre e si portò una mano fra i capelli
grattandosi imbarazzato.
-Veramente
Coco mi ha invitato a cena. Posso rimanere vero?-
Le
chiese lui inarcando un sopracciglio in attesa della risposta della
genitrice. Ranze assunse un espressione leggermente neutrale per poi
sorridere e annuire con dolcezza.
-D'accordo.
Allora a dopo, ciao Coco.-
Salutò
Coco con la mano e ridendo nel vederla viola d'imbarazzo.
Posò un
bacio sulla guancia al proprio figlio e si incamminò per il
viale
che conduceva alla strada di nebbia. Osservò gli alberi
bellissimi
che costeggiavano quel boschetto pensando a quelli spogliati e
infreddoliti dall'inverno che invece costeggiavano le strade e i
boschi nel mondo umano. Con un sospiro si dondolò sui
talloni
rimanendo a fissare quello spettacolo splendido e riconobbe un
piccolo spiazzo dove anni prima lei e Shun si recavano. Rimase
immobile a fissare quel prato, quei fiori e l'acqua del lago.
Immancabilmente una lacrima le scivolò su una guancia
segnandole il
viso con dolcezza.
'Ranze...'
Una
voce le risuonò nella mente e la ragazza sussultò
voltandosi mentre
una brezza fresca e profumata la investiva improvvisamente
smuovendole i capelli corti mentre il maglione panna pensante e lungo
fino a metà coscia con il collo alto la riparava dal freddo
di
quell'aria. La gonna nera invece si sollevò appena ma la
vampira era
troppo presa per potersi accorgere di quel dettaglio.
Improvvisamente
avvertì una presenza alle proprie spalle. Si
voltò di scatto e
incontrò una sagoma che subito non riuscì a
riconoscere. Sussultò
non appena quando notò la vicinanza tra il proprio corpo e
quella
figura. Improvvisamente una nuova raffica di vento ancora
più forte
fece tremare il corpo di Ranze e questa volta quella essenza, quella
sagoma trasparente appena delineata divenne improvvisamente nitida.
'Ranze,
finalmente sei arrivata...'
La
mora rimase impietrita quando notò due occhi azzurri cielo
osservarla con intensità da sembrare presenti, vicini...
vivi.
Risalì sui capelli biondi e su quell'espressione seria ma
splendida
che era così simile a quella di suo marito. Un tremolio
nella gola
le impedì di parlare, di dire qualsiasi cosa. Erano ormai
passati
anni dall'ultima volta che l'aveva visto.
Si
riprese da quello stato di sorpresa e confusione quando lui
allungò
un braccio verso il suo viso carezzandole una guancia.
Avvertì il
calore di quel tocco e rimase irrigidita dallo stupore. Si
trovò ad
osservarlo con le labbra dischiuse dalla sorpresa, mentre si perdeva
con gli occhi sul suo corpo fasciato in un gessato chiaro come era
pienamente nel suo stile. Un piccolo sorriso nostalgico le dipinse le
labbra.
-Dirk...-
Lo
chiamò lei. Eppure c'era qualcosa di strano, il suo tocco
era
troppo... reale. Com'era possibile una cosa simile? Nemmeno hai tempi
di Zone quando le appariva nei sogni o nella realtà sempre
accompagnato da quella brezza dolce le era mai sembrato così
vero.
Istintivamente
allungò una mano per vedere se riusciva a passarvi
attraverso con
l'arto. Infatti la sua mano si immerse nel petto dell'uomo dai
capelli biondi. Ranze sorrise appena e chiusi gli occhi
sospirò
rasserenata dall'essersi preoccupata inutilmente. Quando li
riaprì e
li puntò in quelli di Carlo, proprio in piedi davanti a lei,
pronta
ad ascoltare cosa era venuto a dirle, il sorriso si spense quasi
subito. La sua mano ancora alzata fece per ritrarsi ma
improvvisamente l'aria si fece pesante e viscida intorno al suo
braccio e avverti una morsa stringerla. Con un grido terrorizzato
osservò il volto di Carlo sfigurare mentre il suo corpo
assumeva una
forma irregolare e sconosciuta, caotica.
Il
vento diventato prepotente e violento la spingeva con forza verso
quello che aveva assunto l'aria di essere uno squarcio sospeso nel
nulla. Con orrore avvertì le gambe cedere mentre veniva
risucchiata
in quella fessura.
Lontani
risuonarono dei passi frettolosi e un lampo nella sua mente la
illuminò strappandola dalla paura e dal terrore di quello
che le
stava accadendo. Notando le proprie gambe ormai immerse completamente
in quel buco tese una mano verso l'esterno e voltandosi in direzione
di quei passi provenienti dal vialetto, che lei stessa pochi minuti
prima aveva percorso, gridò con tutta la forza.
-TAKU!-
Trovò
la forza per aprire gli occhi avvertendo ormai la maggior parte del
suo corpo essere immersa in quello squarcio e incontrò gli
occhi del
figlio, sconvolti dall'orrore. Si tese verso di lei provando a
combattere la sorpresa, allungò una mano verso quella della
madre ma
Ranze con un grido avvertì le forze esaurirsi e fu
risucchiata
completamente.
-MAMMA!-
Gridò
Taku sconvolto correndo verso la fessura che si richiuse prima che
lui potesse fare qualcosa. Tutto il vento che aveva sconvolto
quell'angolo di foresta creando un disastro improvviso era svanito e
mentre le foglie ricadevano come una pioggia lenta e colorata il
silenzio della radura era schiacciante per il ragazzo che ancora ad
occhi sgranati e espressione sconvolta rimase immobile ad osservare
dove poco prima sua madre era scomparsa. Coco all'imbocco della
radura fissava il proprio ragazzo inorridita senza sapere come
comportarsi.
-Ma...
MAMMA!-
Gridò
il biondino prima di accasciarsi in ginocchio senza più
forze con la
testa fra le mani. Coco sconvolta gli fu di fianco immediatamente
stringendolo spaventata.
-*-
Shun
rientrò in casa notando che le luci accese illuminavano
dalle
finestre il giardino avvolto nel buio della sera. Si sfilò
le scarpe
lasciandole all'entrata e poggiò la borsa all'inizio delle
scale
appendendo il pesante giubbotto sull'attaccapanni.
-Mamma
sei tu?-
Avvertì
la voce di Aira arrivare dal piano superiore. Eppure quella domanda
scavò una profonda fossa nella tranquillità di
Makabe che inarcando
un sopracciglio ascoltò i passi della figlia risuonare sul
pavimento
del piano superiore e affacciarsi alle scale. Quando la vide
comparire all'imbocco della scalinata rimase un momento immobile
scrutandone la reazione.
-Papà!-
Esalò
la ragazza con sorpresa. Scese frettolosamente le ultime scale
rimaste e si trovò di fronte a Shun che le regalò
un piccolo
sorriso. Indossava un largo maglione e dei jeans scuri sotto mentre
Aira portava un maglioncino grigio a mo di vestito lungo fino a
metà
coscia con disegnati dei coniglietti scuri sul petto mentre sotto
delle calze nere pesanti. Osservò il viso del padre
regalandogli un
sorriso per poi lanciare uno sguardo all'entrata.
-La
mamma ancora non è tornata?-
Chiese
lui con voce pensierosa mentre rivolgeva uno sguardo al salotto e
intraprendeva qualche passo sul parquet. Aira lo seguì
accompagnandolo in soggiorno anche lei con espressione confusa.
-No,
oggi quando sono tornata da scuola non l'ho trovata e ho pensato che
fosse andata dai nonni. Ma ora in effetti si è fatto tardi e
lei
dovre...-
Sentirono
il telefono trillare improvvisamente e Aira si apprestò a
rispondere
mentre Shun avvertiva la morsa di preoccupazione aumentare, ripensava
alla sconcertante sensazione d'ansia che poco prima, per strada aveva
provato. Era stata come una fitta, gli aveva troncato il respiro
obbligandolo a fermarsi per riprendere fiato. Sentì Aira
rispondere
al telefono e poi restare in silenzio quando improvvisamente uno
schianto contro la porta di casa li fece sobbalzare entrambi. Shun
corse alla porta stupefatto aprendola.
-Ma
che diavolo...?-
Prima
che potesse dire altro sulla soglia apparve Taku con il fiatone e
l'espressione sconvolta. Shun sgranò gli occhi osservando
l'espressione addolorata del figlio mentre gli occhi lucidi di
lacrime erano il segno più evidente sul viso teso di Taku.
Il
ragazzo si avventò sul padre schiaffandogli le mani sulle
spalle e
guardandolo negli occhi esplose gridando.
-PAPÀ
NON SONO RIUSCITO A SALVARLA!-
Shun
rimase immobile a quelle parole che per lui non avevano nessun senso.
Afferrò per le spalle il figlio cercando di calmarlo mentre
Taku lo
fissava con uno sguardo terrorizzato e colpevole. Non ricordava di
averlo mai visto così.
-Taku
ma di che stai parlando? Che cosa è succ...?-
-NON
HO POTUTO FARE NIENTE! L'HA INGHIOTTITA DAVANTI AI MIEI OCCHI PRIMA
CHE POTESSI FARE QUALSIASI COSA! SONO... sono un in...incapace...-
Si
accasciò il biondino al suolo in preda ad una crisi nervosa
mentre
calde lacrime per il dolore, il senso di colpa e la frustrazione gli
sgorgavano dagli occhi solcandogli il viso. Shun rimase impietrito e
confuso sulla soglia. Non riusciva a capire... non voleva capire.
-Chi?
Coco? Di chi stai parlando Taku?-
Avvertiva
lo sguardo terrorizzato e lucido di Aira. Poteva comprendere i suoi
sentimenti, nemmeno lei aveva mai visto Taku ridotto in uno stato
simile, così fragile nonostante la sua età e il
suo carattere serio
e rigido, proprio come lui da giovane. Taku allora ormai accasciato
al suolo con solo le mani del padre a sorreggergli le braccia
mugugnò
una risposta dolorosa e strappata fuori con frustrazione.
-...
la mamma...-
Continua...
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