Sunrise of love

di l84ad8
(/viewuser.php?uid=105655)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Qualcuno come me ***
Capitolo 3: *** Fortuna ***
Capitolo 4: *** Seattle ***
Capitolo 5: *** Scema totale ***
Capitolo 6: *** Harry ti presento Sally ***
Capitolo 7: *** Vampiri Vs Lupi ***
Capitolo 8: *** Curiosità ***
Capitolo 9: *** Invisibile ***
Capitolo 10: *** Condanna ***
Capitolo 11: *** Reclusione ***
Capitolo 12: *** Scogliera ***
Capitolo 13: *** Forks High ***
Capitolo 14: *** Numeri di telefono ***
Capitolo 15: *** Festeggiata ***
Capitolo 16: *** First Beach ***
Capitolo 17: *** Turbo ***
Capitolo 18: *** Sedici anni sedici ***
Capitolo 19: *** Cambio di programma ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO
POV JACOB

Fine di un'altro giorno. Quanto mancava a che Nessie si svegliasse? Cinque, sei ore? Anche di più probabilmente, dormigliona com'era!  Non avevo bisogno nemmeno di chiudere gli occhi per vederla. Ogni più piccolo particolare era impresso nella mia mente. I riccioli bronzei. Gli occhi color cioccolato. Le fossette nelle manine. E anche quelle nelle guance, quando faceva uno dei suoi sorrisi disarmanti.  Sorrisi anch'io. Come sempre il pensiero di Nessie mi rendeva felice. Straordinariamente felice.
“Jake? Ci sei? Pronto?” Mi distrassi dai miei pensieri con un sospiro.
Leah stava schioccando le dita a un centimetro dal mio naso.
“Certo, certo”    
“Certo, certo” mi fece il verso “Come no!”
“Ehi mi sono distratto solo un'attimo. Scusa, ok?”
“Riesci a concentrarti due minuti a fila su qualche cosa che non sia quella bambina? Tra qualche ora lei sarà sveglia e potrai correre a fare il cagnolino ammaestrato.”
“Leah, non esagerare.” La voce profonda di Sam interruppe il nostro battibecco. Nonostante  avessi lasciato il suo branco da più di quattro mesi e ora fossi anche io un alfa, quando eravamo umani Sam sembrava sempre il capo. Forse perchè era più grande o perchè aveva più esperienza. Forse perchè dopotutto a me non piaceva dare ordini.
“Dicevate?” chiesi
“Mentre tu sognavi a occhi aperti, noi parlavamo delle misure da prendere a questo punto” Leah insisteva a stuzzicarmi. La ignorai, lei non aveva avuto l'imprinting, non poteva capire.
“La succhiasangue veggente dice che non torneranno tanto presto”
“Non possiamo dare per scontato quello che dice. Lei non vede le decisioni che ci riguardano. Se decidessero di attaccare direttamente noi? Se ne accorgerebbe?”
“Nel caso in cui lei non riuscisse più a vederli sapremmo che hanno deciso di attaccarci. Non credo ci sia da preoccuparsi troppo”
“Non sono d'accordo, Jake. Dobbiamo stare all'erta. Non possiamo permetterci di abbassare la guardia. Non possiamo rischiare che arrivino a La Push ” Jared annuiva alle parole di Quil. La pensavano allo stesso modo. Era comprensibile dato che sia Claire che Kim gli oggetti dei loro imprinting vivevano alla riserva.
“Credo che Jake abbia ragione. Non c'è da allarmarsi. In ogni caso siamo in molti e riusciremo a coprire tutto il territorio tranquillamente lavorando a coppie. Lupo giovane e lupo esperto.”
Bene, se io e Sam eravamo d'accordo la partita era vinta. Non ci avremmo messo molto a convincere gli altri, in fondo anche Emily viveva a La Push e Sam non l'avrebbe mai messa in pericolo, per nessuna ragione al mondo.
“Noi siamo in nove, voi in otto, in tutto diciassette. Considerato che tutti gli ospiti dei Cullen hanno finalmente levato le tende non ci dovrebbero essere altre trasformazioni.” riprese Paul
“Dimentichi Huilen e Nahuel”Seth, come al solito, aggiornò tutti sulla situazione. Considerava i Cullen degli amici. Bizzarro dato che per noi licantropi i vampiri erano l'unico nemico. Del resto lui li aveva sempre considerati persone più che parassiti, mentre per il resto del branco era tutt'ora difficile vederli così. Era assurdo che fosse lui quello più a suo agio con i Cullen dato che Nessie era una di loro!
Ma lei era diversa, era speciale. Metà umana e metà vampira. Figlia di Bella e Edward, la mia migliore amica e suo marito. Beh ora anche Bella era una vampira e, anche non volendo ammetterlo ad alta voce, consideravo Edward un amico. Renesmee Carlie Cullen. Nessie. Il mio mondo. La mia vita. Il mio imprinting.
Cercai di non perdermi di nuovo dietro ai miei pensieri, dopotutto la discussione era seria, ma non potei fare a meno di tornare a immaginarla addormentata, raggomitolata nel suo lettino. A 5 mesi sembrava una bambina di 4 anni, era difficile per me passare il tempo lontano da lei, cambiava così in fretta e io non volevo perdermi niente. Prima di tornare a casa non avevo controllato che l'avessero coperta bene. C'era da fidarsi? I succhiasangue non sentivano caldo e freddo dopotutto. Non che io sentissi mai freddo in effetti, da quando il gene dei licantropi si era attivato la mia temperatura corporea era stabile sui 42 gradi Ma lei il freddo lo avrebbe sentito. E se si fosse presa un raffreddore? Magari avrei potuto fare un salto da Bella quando la riunione fosse finita.
Non mancava molto, sentivo in sottofondo Leah e Sam che organizzavano i turni dei prossimi giorni. Leah spesso era irritante ma non potevo negare fosse una beta fantastica.Un bel colpo di fortuna per me.Mi immersi di nuovo nei miei pensieri.
Ero sorpreso, certo i particolari rimanevano impressi nella mia mente con straordinaria facilità ormai ma non pensavo di poter ricordare così chiaramente anche ogni sfumatura della sua voce. Un tono di voce strano in effetti. Che non riuscivo a definire. Mi sentii prendere dall'ansia. Sembrava quasi che mi stesse chiamando. Dovevo andarmene subito, avevo bisogno di controllare che fosse tutto a posto. Quante probabilità avevo di riuscire a sgattaiolare via senza che Leah se ne accorgesse?
Aprii gli occhi per decidere come muovermi e incontrai quelli di Sam. Fissava me ma sembrava concentrato su qualcos'altro. Tendeva l'orecchio come a cogliere un suono in lontananza. Mi misi anche io in ascolto e lo sentii immediatamente.
Qualcuno che correva veloce, velocissimo, attraverso la foresta. Arrivava da casa Cullen. Era già quasi arrivato a La Push, ben oltre il confine delle nostre terre. Se fosse stato uno di loro avrebbe significato che il patto era rotto e sarebbe stata guerra aperta.
Senza distogliere l'orecchio dal suono della corsa gettai lo sguardo sui miei fratelli. Anche loro se ne erano accorti. Eravamo tutti immobilizzati dalla tensione, Leah e Paul avevano i denti scoperti e alcuni dei più giovani tremavano già parecchio. Stranamente oltre a tutti gli altri particolari mi resi conto che il mio telefono squillava.
Nessuno poteva raggiungere quella velocità a parte noi e i vampiri ma conoscevo i Cullen uno per uno e quello scalpiccio non mi era familiare. Inoltre loro non avrebbero mai rotto il patto di proposito. Ritornai a guardare Sam.
“Dev'essere un nomade. Non riconosco il passo” Anche lui era arrivato alla mia stessa conclusione. Ci girammo entrambi a guardare Seth. Scosse la testa, nemmeno lui lo riconosceva.
Mi rilassai, un nomade solitario non ci avrebbe impegnato per più di dieci minuti e nemmeno tutti. Sapevo cosa dovevo fare. Lasciai che il calore iniziasse a invadermi, per me era sempre stata una passeggiata passare da una forma all'altra.Come cambiarsi un vestito. Potere degli antenati!
Poi, un secondo prima di trasformarmi lo sentii: il battito di un cuore, accelerato per lo sforzo.
Mi bloccai. Nessie? Non potevo crederci. Nessie non poteva essere così veloce!
“Jake!” quasi a smentirmi la sentii di nuovo gridare il mio nome. Quindi non me lo ero immaginato! Individuai anche il tono che prima non ero riuscito a descrivere: angoscia.
All'istante mi ritrovai fuori sotto il portico. Non mi accorsi nemmeno di aver quasi scardinato la porta d'ingresso.
Non appena mi vide accelerò ancora di più e spiccò un salto ad almeno 10 metri da me. Mi sbattè adosso con una forza tale che mi costrinse a fare un passo indietro. Scoppiò in singhiozzi avvinghiandosi a me tanto da farmi mancare il respiro.
“Nessie!? Cos'è successo piccola? Dov'è tua madre? E' successo qualcosa a casa? Parla Nessie ti prego”
Non riusciva a smettere di singhiozzare, teneva la testolina affondata nell'incavo del mio collo, le manine strette a pugno dietro le mie spalle.
Ne presi una e me l'appoggiai sulla guancia. Immediatamente iniziai a vedere i suoi pensieri, era troppo agitata e non riusciva a controllare il suo dono. Mi aspettavo di vedere di nuovo i Volturi, o magari semplicemente la loro guardia ma vedevo solo me stesso, era felice di avermi trovato a casa e non riusciva a pensare ad altro. “Fammi vedere tesoro. Fammi vedere cos'è successo.” Le immagini non cambiavano, sentivo solo il suo sollievo perchè ero li.
Mi girai verso gli altri continuando a tenere la sua mano sul mio viso. “E' troppo sconvolta, non capisco.” dissi frustrato.
Sam si lanciò subito verso il bosco trasformandosi appena raggiunse i primi alberi. Leah, Paul, Jared, Embry e il resto del branco lo seguirono subito. Il mio telefono continuava a squillare.
Pensavo di correre a casa di Sam e lasciare Nessie a Emily prima di seguire gli altri quando notai che Quil era completamente rilassato al contrario di tutti noi. Stava allungando una mano verso le patatine mentre cambiava canale alla TV. Doveva essere impazzito non c'era altra spiegazione. Prese due sorsi di birra e si girò a guardarmi sprofondando nel divano.
“Non è successo niente Jake. La piccola ha avuto un'incubo. Capita anche a Claire. Poi è così sconvolta che non riesce nemmeno a parlare. Non ho fatto in tempo a dirlo che erano già scappati via tutti! Considerato quello che ha passato Nessie in questo periodo è normale che faccia dei brutti sogni.”
Rimasi a fissarlo a bocca aperta, senza riuscire a parlare, Renesmee ancora stretta a me in lacrime.
“Fidati è così!” mi ripetè sicuro. Claire aveva 3 anni e mezzo, Quil se ne intendeva di bambini.
In effetti se fossero davvero tornati i Volturi, anche considerando il potere di Bella, i Cullen da soli non sarebbero durati molto. Nessie non avrebbe avuto il tempo di arrivare a La Push, l'avrebbero presa prima. L'ansia cominciò ad allentare la sua morsa. Mi resi conto che il telefono aveva ripreso di nuovo a squillare.
“Rispondi tu Quil. Ssssh, piccola, sei qui ora. Non preoccuparti. Era un incubo. Non è successo niente”
“Ciao Bella. Si è qui non preoccuparti. Si, ha fatto venire un colpo a tutti. Sam e gli altri stanno arrivando di corsa da voi. Si, immaginavo fosse così, anche a Claire capita. No, non si è ancora calmata ma le passerà presto. E' in braccio a Jake, credo lo soffocherà.” Fece una risata a qualche cosa che disse lei “Ovvio che si, non chiedo nemmeno. Ciao” e riattaccò.
Riprese a guardare la tv con un sorriso soddisfatto “Avevo ragione, come sempre!”
Nel frattempo sembrava che Nessie stesse meglio, i singhiozzi cominciavano a calmarsi. Continuavo ad accarezzarle la schiena e i capelli ripetendole che era al sicuro, che non avrei permesso a nessuno di farle del male, che era stato solo un'incubo.
Fece un sospirone e mi strinse un po' di più.
“T-tu n-non v-vai v-v-via v-vero?” disse con la voce ancora carica di lacrime
“No, Nessie, non vado via. Non preoccuparti, rimango qui con te”
“T-tu n-non an-ndrai m-mai v-via v-vero? T-tu rim-marrai s-sempre con m-me, v-vero?”
“Sempre, Nessie. Sempre.”
Rialzò il viso per guardarmi negli occhi, ipnotizzandomi come ogni volta.
“M-me l-lo prom-m-metti?”
“Te lo prometto”
La feci posare di nuovo la testa sulla mia spalla e la strinsi forte, cullandola sul mio petto.
Da quando avevo posato per la prima volta gli occhi su di lei e avevo avuto l'imprinting, Nessie era tutto per me. Io non contavo più, esisteva solo lei. La sua gioia era la mia, la sua tristezza era la mia. Desideravo solo che lei fosse felice. Vivevo solo per starle accanto, per tenerla al sicuro.
Dopo qualche minuto le braccine intorno al mio collo si rilassarono e il suo respiro si fece più tranquillo, poco dopo si riaddormentò.
Mi girai verso Quil parlando sottovoce per non svegliarla.
“Cosa ti ha detto Bella?”
“Niente di particolare. Pensavano che Nessie dormisse tranquilla. Quando Edward si è accorto che stava avendo un incubo era tardi. Si è svegliata urlando e ha iniziato a chiamarti così hanno cercato di calmarla ma non c'è stato verso. Hanno anche chiamato Jasper, ma niente. Anzi è riuscita a scappare! E' tosta è?” Disse con ammirazione “Comunque Bella voleva sapere se la tieni qui a dormire. Le ho detto di si. Fine”
Ridacchiai “Fuggire a tre vampiri tra cui Jasper? Tosta è poco.”
In quel momento rientrarono Seth e Sam. Embry e Kevin erano di turno quindi erano ancora nella foresta, gli altri erano andati direttamente a casa.
Non rimasero molto nemmeno loro. Appena Billy rientò se ne andarono alla svelta tutti e tre. Doveva leggermisi in faccia che volevo sloggiassero per non disturbare la piccola.
Feci segno a mio papà che me ne andavo a letto. Andai in camera sorridendo talmente da rischiare  una paresi facciale. Ora che lei era tranquilla quelle che prima sembravano ore interminabili erano diventate impagabili. Nessie sarebbe rimasta con me e io avrei potuto guardarla dormire anche tutta la notte se avessi voluto! Fico!
Decisi di farla sdraiare dalla parte del muro perchè non cadesse ma appena la posai sul letto si riscosse. Spalancò gli occhi spaventata e cercò di ritornare tra le mie braccia.
“No!Jake, dove vai? Non puoi andare via! Lo hai promesso!” Strillò con la voce ancora impastata di sonno. Era di nuovo in ansia.
“Sssh, Nessie stai tranquilla. Dormi qui da me stanotte ok? Dammi un minuto”
Non ci fù modo di convincerla a lasciarmi andare in bagno a cambiarmi. Non voleva perdermi di vista. Dovetti accontentarmi dei vestiti che avevo su.
Appena mi sdraiai mi si rannicchiò addosso.
“Jake”
“Dimmi, piccola.”
“Ti voglio bene sai?”
“Anche io tesoro. Sei speciale per me” Sorrisi e le diedi un bacio sul naso “Dormi ora”
***
Ci misi una settimana a calmarla abbastanza da convincerla a tornare a dormire a casa sua, e la prima notte dovetti rimanere li insieme a lei. Edward non era per niente contento della situazione ma non poteva importarmene di meno.
Tutto ciò che volevo era che Nessie fosse felice.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Qualcuno come me ***


QUALCUNO COME ME


Era stata una giornata fantatica! Era l’inizio di Agosto e Forks era in festa. Io e Jake avevamo passato tutto il giorno in città. Non che Forks fosse questo posto straordinario. Dovevo ammettere che il successo della giornata era dovuto più che altro alla mia eccitazione e alla compagnia del mio migliore amico. Ci tenevamo per mano, come al solito, e io avevo usato il mio potere quasi incessantemente per trasmettergli tutti i miei pensieri e le mie impressioni. Il poco interesse per le bancarelle piene di cianfrusaglie e paccottiglia. Gli odori che sentivo nell'aria: frittelle, zucchero, pane e carne un po' bruciata dai banchetti di cibo, incensi da quattro soldi, legno, plastica e detersivi dalle altre. Odore di animali, fieno e segatura dal piccolo zoo che era stato improvvisato vicino alle giostre, che invece sapevano di metallo e benzina.  Ma più che altro i miei pensieri erano rivolti alla folla intorno a noi. Non avevo paura di perdermi, la mia forza di mezza vampira mi avrebbe permesso di non lasciare la sua mano in situazioni ben peggiori e anche se fosse successo sospettavo che un licantropo alto due metri fosse abbastanza facile da individuare anche in mezzo a quel casino. Io ne ero affascinata. Ero completamente rapita da quella massa di gente. Il suono dei respiri, il battito dei cuori, il rumore del sangue in circolo, il suo profumo.
Presi un respiro profondo. Il profumo del sangue umano era inebriante. Ero fortunata ad essere un vampiro solo per metà, in una situazione come quella immaginavo che anche nonno Carlisle, che era quello con più autocontrollo, avrebbe avuto il suo da fare per distrarsi.
La mia famiglia era diversa dal resto del nostro mondo. Ci rifiutavamo di bere sangue umano e ci accontentavamo di quello animale. Per loro era una sfida quotidiana ma per me non era un grande problema, la mia natura ibrida mi permetteva di vivere anche con cibo normale e quindi il mio bisogno di sangue non era così forte come per gli altri. Inoltre vedevo l'enorme lato positivo di quella scelta. Se fossimo stati come tutti gli altri, noi e il branco saremmo stati nemici giurati e io non avrei potuto essere li a godermi la giornata con Jake.
Da quando ero nata, quasi sei anni prima, ero stata attenta a non farmi notare dagli umani, per non insospettirli con la mia crescita iperveloce, due mesi prima però il consiglio della famiglia Cullen mi aveva dato il permesso di iniziare a interagire con loro. Ormai il mio sviluppo era quasi ultimato, dimostravo più o meno sedici anni e non cambiavo più così in fretta. Avevo anche ottenuto di potermi iscrivere a scuola a settembre.
Quella giornata era il coronamento di un'estate passata  a cercare di inserirmi in un ambiente a me quasi sconosciuto. Per cui avevo tutti i diritti di considerarla una giornata memorabile.
“Allora mostricciattola. Sei soddisfatta?” mi chiese Jacob sorridendo
“Direi proprio di si”
“E' una paresi la tua? Perchè è da stamattina che hai quel sorriso stampato in faccia”
Gli feci una linguaccia “Soddisfatto del cambiamento?”
Ridacchiò. “Torniamo a casa? I tuoi si chiederanno se non ti ho rapita”
“Chi è che vorresti rapire Jacob? Attento a te.”
“Salve Charlie!” disse Jacob alzando le mani
“Charlie!” mi girai ad abbracciare l'uomo in uniforme che era spuntato alle nostre spalle e ne approfittai per bisbigliargli all'orecchio “Ciao, nonno”
Mi strinse a se brevemente e poi si guardò intorno per controllare che nessuno avesse sentito.
Charlie Swan era il papà di mia mamma, Isabella Swan, oltre che il capo della polizia locale. Per ovvie ragioni di sicurezza sua, non era a conoscenza di tutta la nostra situazione ma ne sapeva abbastanza da permettergli di continuare a frequentarci. Gli ero molto affezionata e non perdevo occasione per chiamarlo nonno. Sapevo che a lui faceva piacere tanto quanto a me.
Purtroppo per noi la finzione a cui dovevamo attenerci sosteneva che lui fosse solo il padre di Bella, la moglie di mio fratello Edward. Era stata una scelta obbligata. Mio papà aveva subito la trasformazione a diciassette anni mentre mia mamma a diciotto. Pretendere che qualcuno credesse che erano i genitori di una ragazza di sedici era, umanamente parlando, assurdo.
Prima che arrivassi io la storia ufficiale della famiglia Cullen prevedeva che Carlisle ed Esme, non potendo avere figli, avessero adottato mio papà e i miei zii: Emmet, Jasper, Rosalie e Alice.
Avevamo già la nomea degli strambi perchè zio Emmet e zia Rosalie si erano sposati, in realtà per l'ennesima volta, l'anno prima della mia nascita e, sebbene non ci fosse stato un matrimonio ufficiale, tutti erano a conoscenza del fatto che zio Jasper e zia Alice stavano insieme. Poi c'era da considerare che papà e mamma si erano a loro volta sposati a soli diciotto anni e ora, dopo qualche anno di tregua dalle follie, apparivo io. La sorellina dispersa. Dato che io e papà ci somigliavamo troppo perchè la somiglianza potesse passare inosservata, avevamo sostenuto di essere veramente fratello e sorella. Eravamo stati separati alla morte dei nostri genitori e non sapevamo dell'esistenza l'uno dell'altra finchè a giugno di quell'anno, i servizi sociali erano finalmente riusciti a rimetterci in contatto. Ovviamente con immensa generosità il nonno e la nonna avevano subito adottato anche me.
Al momento tutti i miei zii e i miei genitori risultavano lontani da Forks, chi in giro per il mondo chi al college. In effetti erano tutti a casa, nessuno di loro si sarebbe perso nemmeno un giorno della mia vita, il che per me risultava molto dolce e molto soffocante allo stesso tempo.
“Allora Nessie, come stai? Questo indiano ti sta dando fastidio?” Charlie era a metà tra il serio e il faceto, come se non escludesse totalmente il fatto che Jake potesse infastidirmi.
“Credo che me la caverò. Complimenti per la festa, è un successo!” aggiunsi
“Già. Sembra proprio che sia così”
“Quando passi a trovarci? E' un po' che non ti si vede e il divano comincia a riprendere la sua forma”
Il nonno sprizzava felicità per le mie attenzioni e se ne andò con la promessa di passare in settimana, dicendo a Jacob che lo avrebbe tenuto d'occhio. Lui sembrò trovare la cosa molto divertente.
“Andiamo?”
“Ok” sbuffai, il tempo con Jake passava sempre troppo in fretta.
Non riuscivo a ricordare un giorno della mia vita senza di lui. Da quando avevo memoria, il che corrispondeva al momento della mia nascita, c'era sempre stato. Era il migliore amico di mia mamma fin da quando era umana e all'inizio era stato per me come il fratello maggiore che non avevo avuto, mi sommergeva di attenzioni,  mi accompagnava a caccia, mi insegnava i segreti della foresta, mi rincuorava se avevo paura, era mio alleato negli scherzi che architettavo ed era sempre disposto a giocare con me, anche fino allo sfinimento. Aveva anche trovato una spiaggetta nascosta dove potevo fare il bagno fuori dalla vista degli umani e mi aveva insegnato a nuotare. Quando il sole costringeva in casa i miei familiari lui veniva a prendermi e mi portava a La Push per passare la giornata con gli altri del branco. Poi mano a mano che crescevo avevo avuto bisogno di un confidente, qualcuno che ascoltasse senza dare necessariamente un consiglio, e di nuovo lui era li. Il rapporto tra noi era cambiato ed eravamo diventati amici.
“Che succede?”
“Non ho voglia di tornare a casa.” mi lamentai “La faccenda del rapimento non mi dispiaceva. Se avverto i miei che rimango da te?”
“Mi sembra un'ottima idea!” rispose dedicandomi un sorriso contagioso.
Mentre facevo il numero già pensavo a cosa avremmo potuto fare, un giro in moto o magari un film, in ogni caso la serata si prospettava divertente. Per cui quando papà rispose picche ci rimasi molto male. Avevamo ospiti quindi per quella sera non se ne parlava di rimanere a La Push, anzi era il caso che tornassi a casa alla svelta.
Jake se la prese almeno quanto me.
Ci incamminammo senza problemi tra la folla fino alla sua macchina. Partì anche più veloce del solito.
“Come mai non mi hai detto che aspettavate qualcuno?” chiese a bruciapelo
“Perché non lo sapevo. E' stata una sorpresa anche per me”
“Quindi non sai chi siano” insistette
“No, mi spiace, non so ne chi ne quanti siano” dissi anticipando la domanda successiva.
Mamma si innervosiva quando Jake entrava in modalità capobranco ma io mi rendevo conto che lo faceva solo perché la sicurezza dei suoi compagni dipendeva da lui.
Passò un secondo e poi sospirò
“Scusa”
“Non scusarti perché fai il tuo dovere.” lo contraddissi “Mi sembra strano che i miei non ti abbiano avvertito ma in ogni caso non ci resta che andare vedere chi è”
Trascorremmo il resto del tragitto in silenzio, ognuno perso nei suoi ragionamenti. Che probabilmente erano gli stessi.
Perché i miei non avevano avvertito i lupi? Sicuramente zia Alice aveva visto che qualcuno aveva deciso di venire a trovarci. Era vero che tutti i nostri ospiti venivano informati del patto con i Quileute e dell'obbligo di non superare il confine ma cosa sarebbe successo se avessero deciso di ignorare gli avvertimenti? Il branco aveva  il diritto di sapere se c'era qualche altro vampiro nei paraggi, avrebbero aumentato le difese a La Push, nient'altro. Nemmeno loro ci tenevano a rompere il patto.
A casa sembrava tutto normale, sentivo qualcuno che parlava all'interno ma niente di sospetto.
“Andiamo a vedere chi ci ha rovinato i piani per la serata” sussurrai prima di scendere.
Appena aprii la portiera mi giunse un profumo familiare e strano allo stesso tempo. Lo avevo già sentito eppure per quanto provassi non riuscivo a ricordare dove lo avevo incontrato, ne quando. Presi la mano di Jacob non appena fu a portata. La sentii tremare nella mia, era nervoso.
Lo sentiva anche lui quell’odore? Riusciva a collocarlo?
“Si, lo sento, e ho anche capito il perché non siamo stati avvertiti” fu quasi un ringhio
Ancora perplessa per la risposta sibillina aprii la porta di casa.
“Siamo arrivati” ci annunciai inutilmente. Probabilmente ci avevano sentiti svoltare alla curva sulla 101 se non prima.
Nove paia di occhi si girarono a guardarmi. Otto paia dorate e un paio di un caldo color tek. Mi bloccai, il mio sguardo incatenato a quello dello sconosciuto. Un umano in casa Cullen?
“Ciao Renesmee, è un piacere rivederti.” disse il proprietario di quello sguardo ammaliante. Dimostrava forse un paio di anni più di me, aveva la carnagione molto scura e portava i lunghi capelli intrecciati in maniera particolare. Indossava un completo chiaramente fatto su misura per lui, che ne sottolineava il fisico slanciato. Era molto bello, e davvero elegante. Passai il pensiero a Jacob che borbottò qualcosa di incomprensibile. Capivo che a lui non piaceva mettersi in ghingheri ma non poteva negare che questo tizio fosse vestito molto bene lo pungolai.
Mentre avveniva questo scambio di opinioni il nuovo arrivato si alzò. Da quel semplice gesto capii che mi ero sbagliata, non era umano nonostante quello che dicevano gli occhi. Un umano non avrebbe mai potuto muoversi con quella grazia e scioltezza. Eppure un vampiro non avrebbe mai potuto avere quella pelle scura. Per una frazione di secondo pensai assurdamente che potesse essere un nuovo membro del branco. Papà scosse la testa senza farsi notare con un sorrisetto sulle labbra. No, ovviamente non era un licantropo.
Lo sconosciuto colmò la distanza tra di noi in tre falcate e mi tese la mano.
La strinsi. Non era fredda come quella dei miei familiari né calda come quella di Jacob, era una via di mezzo, come la mia. La cecità di zia Alice riguardo le sue decisioni, i suoi movimenti così agili e i suoi occhi umani si ricollocarono come le tessere di un puzzle al contatto con la sua mano tiepida.
“Nahuel” il nome mi arrivò alle labbra ancora prima che il cervello avesse finito di fare il collegamento. Era un ibrido. Un mezzo vampiro.
Qualcuno come me. Il pensiero mi scivolò prima che potessi fermarlo. Sia Jacob che il nostro ospite lo sentirono. Fantastico. Avrei mai imparato a controllare il mio potere? Cominciavo a dubitarne.
“Sono contento che ti ricordi di me. E' passato parecchio tempo” mi sorrise, ignorando la mia gaffe
“Sarei una bella ingrata a non ricordarmi. Se siamo vivi è anche grazie a te.” dissi con una smorfia.
Non mi faceva piacere ricordare i giorni di paura precedenti all'arrivo dei Voltuti a Forks.
Coloro che si nascondevano dietro la maschera di difensori della legge dei vampiri si erano rivelati dei perfidi approfittatori. Volevano distruggere la mia famiglia e avevano preso come scusa il fatto che non si potesse sapere cosa ne sarebbe stato di me una volta adulta.
Affermando che avrei potuto essere un pericolo per la legge che impone ai vampiri di non rivelare la loro esistenza avevano firmato la mia condanna a morte sicuri che la mia famiglia avrebbe lottato per impedirlo. Cosa che in effetti sarebbe successa.
Fortunatamente però la questione si era risolta in maniera pacifica. In pratica i Volturi, dopo aver visto la nutrita schiera di vampiri che si era schierata al nostro fianco, per non parlare di entrambi i branchi di licantropi di Jake e Sam, avevano afferrato al volo la via d'uscita offerta loro da zia Alice che era spuntata all'improvviso con Nahuel al seguito, lo aveva trovato in Amazzonia, dopo un bel po' di ricerche. Se lui, che era anch'egli un ibrido, a centocinquant'anni ne dimostrava si e no diciotto potevano ritenersi soddisfatti. Detto questo si erano dileguati molto, molto velocemente.
Nonostante la loro ritirata vergognosa, Nahuel era stato coraggioso a esporsi per noi. Dopotutto non ci conosceva nemmeno, non eravamo niente per lui. Eppure nonostante questo aveva rischiato la vita per aiutarci.
“Grazie ancora” aggiunsi
“Avrei preferito te ne fossi dimenticata” disse abbassando lo sguardo con una risata imbarazzata.
“Ma come, un secondo fa hai detto che sei felice che mi ricordi di te!” lo presi in giro.
Zio Emmett ebbe un accesso di tosse.
“Ok, hai vinto. Sono contento.” rise alzando le mani in segno di resa. “Le discussioni con te sono sempre così?”
“No. Ho cercato di non esagerare perché non ti conosco ancora bene.”
Ora che avevo avuto l'ultima parola potevo anche accomodarmi. Lasciai la mano di Jacob e andai sul divano ad occupare il posto lasciato libero da Nahuel.
“Nessie, potresti essere un po' più ospitale ed andarti a prendere una sedia”
“Lascia stare Edward” disse Nahuel sedendosi con grazia sullo spesso tappeto della sala.
“Ma...”
“Davvero, non è un problema” insisté sorridendo
“Machissenefregadidovesisiede” biascicò Jacob mentre spariva in cucina
“Di cosa stavate parlando?” chiesi
“Nahuel ci stava dando notizie di sua zia Huilen” disse Carlisle
“Si, infatti. Come dicevo la zia sta bene. Ha trovato un compagno da circa quattro anni. Era un uomo di una tribù vicina a quella di mia madre e mia zia.”
“Così vicino e non lo avevate mai incrociato prima?”
“E' giovane, ha soltanto cinque anni”
“E come ti trovi con lui”
Nonna Esme si preoccupava per tutti. Se Nahuel si fosse trovato male c'era il rischio che decidesse di adottare anche lui. Questo pensiero mi guadagnò un'occhiataccia di papà.
“E' una persona piacevole ma nonostante questo devo ammettere che mi sento di troppo. Torno a trovarli tre o quattro volte l’anno. Per il resto cerco di recuperare il tempo perduto.”  
Vide la mia faccia perplessa e mi rivolse un sorriso
“A mia zia non è mai piaciuto spostarsi dall'Amazzonia mentre io ho sempre desiderato girare il mondo.” spiegò legando di nuovo i suoi occhi ai miei.
I viaggi erano sempre stati un argomento spinoso per me, io crescevo troppo in fretta per fermarci in un posto qualsiasi a fare i turisti quindi era stato deciso di rimandare tutto a dopo la fine della mia crescita. Il momento era arrivato e io smaniavo per partire ma il problema era che volevo anche andare a scuola e per una sorta di psicotico collegamento madre-figlia volevo andarci a Forks. E ormai il nostro tempo li si stava esaurendo. Carlisle e Esme continuavano ad invecchiare anagraficamente ma non fisicamente. Ormai dimostravano almeno quindici anni in meno di quello che avrebbero dovuto. Presto avremmo dovuto andarcene. I viaggi erano stati rimandati di nuovo.
E ora arrivava lui a dirmi che passava la maggior parte del suo tempo in giro per il mondo. Ero invidiosa, e affascinata. Iniziai a guardarlo con molto più interesse.
“E stai partendo o tornando” chiesi
“Tornando”
“Dove sei stato?”
“Ho passato un paio di mesi nel nord America. In Alaska per lo più. Sono passato anche da Denali, Tania e gli altri mi hanno chiesto di portarvi i loro saluti”
Carlisle lo ringraziò
“Kate e Garret come stanno?” chiese la mamma che si era molto affezionata a loro
“Sempre insieme. Sono molto felici da quel che ho potuto vedere.”
“E ora cos'hai intenzione di fare” interruppi la digressione prima che diventasse definitiva
“Penso che tornerò in Amazzonia per qualche tempo. Forse due o tre mesi.”
Stavo per sparare la domanda successiva quando mi sentii sollevare dal divano. Jacob era tornato con un piatto strapieno di roba da mangiare e dato che non c'erano altri posti mi aveva sollevata con la mano libera per poi sedersi e depositarmi sulle sue ginocchia.
“Ne vuoi?” mi chiese
“No” risposi infastidita per poi ritornare al discorso di prima “E il prossimo viaggio?”
“Penso che passerò Natale e Capodanno a Pechino, mi fermerò in Cina fino alla fine di Gennaio. Poi mi sposterò a Venezia”
Mi lasciai scivolare giù dalle gambe di Jake per sedermi sul pavimento a fianco a Nahuel.
“Per il carnevale?” sussurrai incredula
“Infatti”
Il carnevale di Venezia. Carlisle me ne aveva parlato, vi aveva partecipato durante il periodo passato in Italia. Raccontava che la città in quei dieci giorni si trasformava. Si tenevano spettacoli musicali e teatrali in tutte le piazze. Migliaia e migliaia di persone mascherate e festaiole si riversavano nelle strade. L'atmosfera che si creava era magica. I suoi racconti erano stati così entusiastici che avevo subito deciso che prima o poi sarei riuscita a parteciparvi anche io.
“Chi sei tu? E perché ti stai prendendo i miei sogni?” borbottai
Per un istante credetti mi avrebbe chiesto di andare con lui ma invece scoppiò a ridere
“Prometto di consumare Venezia il meno possibile”
Che cosa assurda, perché avrebbe dovuto chiedermi di andare con lui, ci conoscevamo da dieci minuti!
Nonostante fossi persa nei miei pensieri non mi sfuggiva il fatto che Jacob stesse mangiando di gusto dietro di me.
Continuavo a preferire la caccia al pranzo a tavola ma nonostante questo quando sentivo che lui mangiava qualcosa non riuscivo a frenarmi dal voler assaggiare anche io. Era una debolezza me ne rendevo conto, ma appunto per quello era più forte di me.
Anche quella volta mi girai verso di lui sconfitta.
“Cosa mangi?”
“Cibo”
Cominciai ad arrampicarmi sulle sue gambe
“Che genere di cibo?” annusai e poi mi risposi da sola “Frittata prosciutto e formaggio e torta di carote”
Annuì con la bocca piena
“La frittata la finisco io” dissi allungando la mano per prenderla
“Oddaeo” rispose scuotendo la testa e mettendo il piatto fuori dalla mia portata. La traduzione doveva essere “Scordatelo”
“Dai, sii generoso” insistei tirandolo per  la manica della maglietta
Di nuovo un no
“Perché devi fare tutto questo cinema? Tanto lo sai che poi me la lasci” gli sorrisi ammiccante.
Il braccio di Jacob scattò immediatamente verso il basso mettendo il piatto alla mia portata. Strano, di solito si faceva pregare di più, in ogni caso cercai di nuovo di raggiungere il mio premio.
“Lascialo mangiare in pace” mi girai sorpresa con la mano a mezz’aria. Nahuel si era alzato “Perché intanto non mi accompagni a caccia? Così mi fai vedere anche i nuovi confini. Carlisle mi ha detto che li avete in parte ridefiniti dall'ultima volta che sono stato qui”
Lo guardai per qualche secondo e poi mi girai verso Jake
“Stavolta ti è andata bene lupo” dissi scivolando di nuovo lontana da lui. Dalla faccia non sembrava  d'accordo con me.
“Ora è il tuo turno di raccontare” mi disse Nahuel mentre andavamo verso la porta
“Ma non volevi andare a caccia?” chiesi
“Possiamo fare entrambe le cose” rispose tendendomi la mano. Era un'invito.
“Giusto” gli concessi prima di afferrarla
Un secondo dopo correvamo verso la foresta.

***

Vorrei precisare che questo capitolo è molto lungo perchè ci sono alcune spiegazioni, magari ovvie per alcuni di voi, che secondo me andavano fatte.
I prossimi saranno più brevi.

Ringrazio le otto persone che hanno messo la mia storia tra le preferite/ricordate/seguite e ovviamente anche tutti quelli che l'hanno solo letta.

X MakiCullan: Sono contenta che ti sia piaciuto il prologo. Cercherò di aggiornare circa una volta alla settimana.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Fortuna ***


FORTUNA

Io e Nahuel ci intendemmo subito. Nonostante la sua aria elegante era un tipo alla mano ed era dotato di un ottimo senso dell'umorismo, cosa che me lo rese subito simpatico.
La passione per i viaggi fu da subito il collante della nostra amicizia. Quella sera ci rifugiammo nello studio di Carlisle tra cartine e atlanti. Lui mi mostrava i luoghi che aveva visitato e io gli indicavo quello dove avrei voluto andare. Più mi parlava dei suoi viaggi più ne rimanevo affascinata.
“Come mai hai scelto l'Egitto per il primo viaggio? E' decisamente tra i posti in cui vorrei andare ma non lo sceglierei come prima meta.” riflettei
“Devo ammettere che l'ho scelto perchè sapevo a chi rivolgermi una volta li.”
“Benjamin e Tia?”
“Infatti” annuì: Tentennò un po' prima di continuare “Avevo una paura tremenda di trovarmi da solo.” ammise imbarazzato.
“Non ci credo. Mi stai prendendo in giro?”
“No! Ti giuro che è così. Era la prima volta in centocinquanta anni che mi capitava di non essere con mia zia e devo ammettere che ero abbastanza terrorizzato”
Scoppiai a ridere.
“Tu sai di essere per metà vampiro vero? Ti rendi conto che significa essere piuttosto in alto nella catena alimentare?”
“Non era quello che mi faceva paura ovviamente” mi tirò una matita che acchiappai al volo “Era la solitudine a pesarmi, il fatto di non aver nessuno con cui parlare. Con cui potermi confrontare. Per la prima volta in vita mia ero solo.”
Valutai la questione da questo nuovo punto di vista e dovetti dargli ragione. La sua situazione non era delle migliori.
“Non penso che avrò mai questo problema. Credo che se anche decidessi di andare alla ricerca dell'uomo delle nevi nel mezzo del Sahara, Jacob sarebbe disposto ad accompagnarmi. Sono quasi sicura che anche gli altri lo farebbero, anche se forse zia Rosalie brontolerebbe un pò” risi all'idea della zia costretta nel mezzo del deserto che brillava come sfera stroboscopica per via del sole.
“E' un ottimo amico allora. Sei fortunata”
“Si, è davvero il migliore”
Toc toc
Ci girammo entrambi a vedere chi fosse. Jake stava appoggiato allo stipite della porta un po' imbronciato.
“Parli del diavolo!” dissi con un sorriso “Vieni, Nahuel mi stava raccontando dell'Egitto”
“Sono venuto solo a salutare prima di tornare a casa. E' la una passata”
Sconvolta lanciai un'occhiata  all'orologio dello studio. Aveva ragione.
“Oh Jake, mi dispiace, da quanto sei qui?”
“Dalle nove”
“Perchè non sei venuto a chiamarmi? Non ti ho sentito arrivare.” mi sentivo tremendamente in colpa
“Ehi brontolona, non sei l'unica in questa casa. Ho diritto di prelazione su Jacob e per una sera l'ho fatto valere” scherzò mia mamma spuntandogli alle spalle. “E' ora di tornare a casa anche per noi”
Mentre scendevamo di sotto presi la mano di Jake. Era a piedi o in macchina?
“In macchina”
Uffa, se fosse stato a piedi poteva accompagnarmi mentre tornava a casa.
“Posso accompagnarti e poi tornare a prendere la macchina”
Sorrisi, era una buona idea.
“Arrivederci Nahuel. E' stato un piacere conoscerti.” mi girai verso di lui tendendogli la mano
“Anche per me” la strinse.
Un secondo dopo scoppiò a ridere, spiazzandomi. Che altra gaffe avevo fatto?
“Scusa ma eri così seria che non ho potuto fare a meno di assecondarti!” sghignazzò “Non vado via, Ho alcune cose da sbrigare in zona. Carlisle ed Esme mi hanno offerto di fermarmi qui.”
“Quanto rimani?” diedi una gomitata a Jacob, il tono non era stato molto amichevole.
“Circa una settimana.” gli rispose cordiale, poi si rivolse a me “Domani devo andare a Seattle per iniziare ad organizzare il viaggio in Cina. C'è un'agenzia viaggi specializzata in estremo oriente. Perchè non mi accompagni?”
“Volentieri!”
“Perfetto! Allora a domani”
La strada fino a casa la feci praticamente tutta saltellando mentre raccontavo a Jacob della mia serata. Ma lui sembrava meno interessato del solito.
“Che cos'hai Jake? Sembri un po' giù di morale”
“Sono solo un po' stanco”
“Ma non dovevi accompagnarmi per forza, potevo tornare con la mamma”
“Lo sai che lo faccio volentieri.”
Arrivati a casa salii come al solito sulla panca vicino all'ingresso in modo che i nostri occhi fossero alla stessa altezza. Lo abbracciai
“Mi spiace per stasera”
“Smettila Nessie. In fondo il tempo passato con tua mamma non è poi così male” ridacchiò
“Quando sei arrivato stavo appunto dicendo a Nahuel che sei il migliore”
“Davvero?” sembrava molto felice
“Certo. Gli ho detto che saresti anche disposto a venire a caccia dell'uomo delle nevi nel mezzo del deserto”
“Adesso non esageriamo”
Mi finsi mortificata “Non lo faresti?”
Fece un po' di smorfie mentre faceva finta di pensarci
“Probabilmente lo farei” decise “Ma solo perchè sei tu”
“E perchè?” lo punzecchiai
“Perchè tu sei speciale per me” mi accontentò dandomi un bacio sul naso.
“Esatto!” gongolai.
Quella frase e il bacio erano un rito che mi rifiutavo di abbandonare. Ogni volta che Jacob pronunciava quelle parole mi sentivo protetta e amata, come quando da bambina correvo spaventata a rannicchiarmi tra le sue braccia forti.
“Ci vediamo domani?”
“Certo”
“Buonanotte”
“Anche a te”
Rimasi a guardarlo allontanarsi finchè sparì nell'oscurità della notte.
Nahuel aveva ragione. Ero davvero fortunata ad avere Jacob al mio fianco.

***
Avevo promesso un capitolo breve ed eccolo qui. Vi dico già che il prossimo non sarà molto più lungo. Poi vedremo.

X noe_princi89: L'arrivo di Nahuel porterà più che altro a una rottura dell'equilibrio che si era creato negli anni tra Nessie e Jake
X jacoberenesmee: Si tranquilla. E' proprio una NessiexJake. Quindi abbi un pò di pazienza perchè il lieto fine è assicurato.
X Missgossip: Nessie era una bambina nel prologo ma ora sono passati sei anni ed è un'adolescente. Più o meno di 16 anni.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Seattle ***


SEATTLE

Il giorno successivo quando la mamma arrivò a svegliarmi riuscii a sollevare giusto mezza palpebra. La posizione del sole mi sembrò strana.

“Che ore sono?” esalai
“Nove e mezza”
“Sei pazza? Torna tra un paio d'ore” presi il cuscino e me lo tirai sopra la testa.
“Muoviti pigrona. Nahuel è arrivato chiedendo che fine avevi fatto. Non dovevate andare a Seattle?” mi ricordò
“Si, ma non sapevo saremmo partiti all'alba!” piagnucolai
Maledetto ibrido mattiniero. Mi trascinai sui gomiti per tutto il tragitto letto-bagno-armadio-piano di sotto.
Nahuel mi aspettava ridendo sotto i baffi.
“Ti odio” gli dissi torva.
Scoppiò a ridere di gusto.
Lo fissai scioccata. Aveva un vestito diverso da quello del giorno prima ma anche quello era chiaramente stato fatto apposta per lui. Anzi, era di un colore leggermente più chiaro che gli donava anche di più.
Grazie a quella constatazione il mio astio aumentò ancora. Io mi ero infilata, con gli occhi ancora chiusi, le prime due cose che avevo pescato dall'armadio, sperando fortemente che non facessero a pugni tra loro, mentre lui era impeccabile.
Dovevo correggermi: Maledetto ibrido mattiniero e damerino.
“Dovresti imparare un po' di gusto da Nahuel, tesoro.”
Zia Alice spuntò dalla sala come un folletto.
“Zia. I consigli sull'abbigliamento non si accettano prima di mezzogiorno, lo sai”
“Io ho fatto del mio meglio, ma con una madre snaturata e un branco di lupi perennemente in tenuta da spiaggia per amici la battaglia era persa in partenza.” si scusò con il suo beniamino.
“Andiamocene” gli dissi tirandolo per la manica
“Ehi! Attenta che mi rovini la giacca” mi prese in giro
“Non mettertici anche tu o te la faccio diventare un gilet” ringhiai
Ricominciò a ridere.
Un minuto dopo eravamo in macchina verso la meta.
Teoricamente non avrei potuto guidare io non avendo ancora compiuto i sedici anni ma, dato che più di una volta avevo fregato la macchina per andare a fare un giretto, i miei avevano convenuto che dotarmi di una patente falsa era decisamente il male minore. Almeno non avrei dovuto correre come a Indianapolis per seminare qualche pattuglia. E poi perché essere fiscali? Dopotutto non era certo l’unico documento falso in famiglia.
“Allora, quali sono i programmi?” chiesi mentre l'aria fresca mi snebbiava la mente.
“Per prima cosa andiamo all'agenzia. Poi, se non ti scoccia, vorrei andare in una libreria che mi ha consigliato Carlisle.”
“Certo che no. Ti accompagno volentieri.” ero ancora abbastanza intontita da sperare in una gita veloce, seguita da un'altrettanto rapido ritorno a casa e da un rilassante pisolino pomeridiano.
Ancora non avevo idea di quello che mi attendeva.
L'agenzia si rivelò la parte più rilassante. L'impiegato era molto competente in effetti. Nel giro di un paio d'ore il viaggio era stato organizzato. Pechino, Shangai, Xi’an, Hangzhou, Nanchino. Ogni nome aumentava la mia invidia. Quando poi prenotò il biglietto per Venezia non riuscii a non sbuffare. Uffa!
Lui mi guardava divertito.
Fuori da li precipitai in un vortice di attività che rese il resto della giornata confuso.
Schizzammo alla libreria indicata da Carlisle dove però non avevano quello che stavamo cercando: Un atlante molto particolareggiato della Cina, con cartine specifiche dei luoghi più fuori mano che intendeva visitare. Ci diedero un'altro indirizzo. E qui ce ne diedero un'altro. Grazie al cielo trovò quel maledetto libro che scoprimmo essere grande quasi quanto me e sicuramente più pesante. La sua memoria perfetta non gli bastava. Decise che aveva bisogno di fotocopie e mi trascinò in una copisteria. Poi passammo in rassegna due diversi negozi di articoli per viaggiatori. Erano ore che camminavamo senza sosta. Era vero che sentivo poco la fatica fisica, ma di sicuro non ero immune a quella psicologica.
Era ormai sera quando propose di cercare di scoprire se ci fosse un consolato cinese o qualche cosa del genere li in città. Crollai sua panchina a lato del marciapiede
Mi fissò sbigottito
“Ti prego uccidimi” lo implorai
“Non dirmi che sei stanca” chiese sorpreso
“Credo dovrai portarmi in braccio fino alla macchina” confermai
“Questo è il tuo modo per dirmi che vuoi tornare a casa?”
“E' un'alternativa valida alla morte”
“Forse ho un po' esagerato. Non volevo annoiarti”
“Non mi hai annoiata” gli dissi subito “Ma mi hai svegliata all'alba e poi, Nahuel, tu sei un pozzo inesauribile di energia. Ti devo confessare che non riesco a starti dietro.”
“Esagerata”
“Ti scongiuro, qualsiasi cosa tu debba ancora fare può aspettare fino a domani”
Sospirò scuotendo la testa
“Va bene, torniamo indietro, in fondo era solo un'idea. Le cose necessarie le ho già fatte.” Si girò a guardarmi con un sorriso di scherno “Ce la fai o devo veramente prenderti in braccio?”
“No, ma dammi una mano ad alzarmi. Quasi rimpiango di non aver passato la giornata a fare shopping con zia Alice. Sei sicuro che non siate parenti?” lo punzecchiai
“Forse. Certo non può essere parente tua” ridacchiò
Quando mi chiese di poter guidare lui lo assecondai. Fu una pessima mossa. Guidava piano, senza fretta, quasi come nonno Charlie.
“Ho visto tricicli andare più veloce” sbottai dopo mezz'ora di quella pena.
“Io ho visto poche cose andare più veloce di te in macchina” mi rimbeccò
“Ti prego accelera”
Non fece nemmeno una piega, la macchina non si mosse più veloce neanche per sbaglio.
“E dai Nahuel! Di questo passo non arriveremo mai” mi lamentai
“Preferisco andare con calma”
“Ma se mi hai trascinata di corsa per tutta Seattle!” tossii in mezzo alle risate
Rise con me
“Non mi piace l'alta velocità. Magari sarebbe stato meglio venire a piedi”
“Ti rendi conto che in quel caso saremmo stati anche più veloci?”
“Sono cose diverse”
Quasi soffocai dal ridere
“Nahuel, dopo tutto questo posso dirti con assoluta certezza che noi non andremo mai d'accordo.”
“Perchè?” mi chiese sorpreso
“Perchè io non riuscirei mai a stare al tuo passo, non hai ancora finito di fare una cosa che già stai pensando alle tre successive. E' al di fuori della mia comprensione. Se poi consideri che tu non ti abitueresti mai alla mia guida, è tutto chiarito. E tanto perchè tu non ti faccia illusioni questo è l'ultimo viaggio che passi con in mano il volante fino alla fine del tuo soggiorno a Forks”
“In effetti quando ho un nuovo progetto in ballo tendo a esagerare un po' ma non sono sempre stato così iperattivo.” si difese
“Ne dubito parecchio”
“Da quando ho cominciato a viaggiare sono peggiorato. Probabilmente la solitudine non mi fa bene” rise
Lo fissai indagatrice
“Ti giuro che è così!”
“Bene, voglio crederti” gli concessi
“Che magnanimità”
“Ma almeno per questi giorni vedi di ricordarti che non sei da solo. Ok?”
“Vedrò di tenerlo a mente”
“Bravo! Ora, c'è speranza che tu possa accostare e fare guidare me fino a casa?”
“Assolutamente no.”
Continuammo a battibeccare per un po' prima che la conversazione si calmasse tornando ai viaggi.
La sua voce piacevole e il movimento della macchina ben presto ebbero la meglio, facendomi scivolare nel sonno.
Mi riscossi quando sentii una voce roca vicino al mio orecchio
“La prendo io” suonava un po' come una minaccia
“Jacob?” sussurrai
“Sono qui piccola, continua a dormire.”
“Dovevamo vederci oggi” ricordai cercando di svegliarmi
“Sssh. Non importa. Sei stanca ora.”
Sentii delle braccia calde che mi sollevavano dalla macchina appoggiandomi ad un petto altrettanto bollente.
“Cosa fai?” chiesi con la voce di nuovo impastata. Il suo calore non era d'aiuto per il mio obiettivo.
“Ti porto a casa.”
“Ah. Ok.” biascicai mettendogli le braccia intorno al collo. Il battito del suo cuore mi stava già riportando nel mondo dei sogni
L'ultima cosa che sentii furono le vibrazioni della sua risata soffocata.
***
Ed ecco il 4 capitolo. Per le fan di Jake vi anticipo che il prox capitolo sarà dedicato praticamente tutto a lui.

X PennyRose,Noe_princi89 e Missgossip: Grazie infinite. Fa sempre piacere ricevere delle recensioni e sono contenta che la mia storia vi piaccia. Speriamo di continuare così ;-)


Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Scema totale ***


SCEMA TOTALE

Il ricordo della sera prima mi investì appena aprii gli occhi. Merda! Avevo dato di nuovo buca a Jake! Non che fosse un appuntamento dichiarato ma in genere passavamo sempre la serata insieme.
Imprecai tra me e me contro Nahuel e la sua guida da lumaca sentendomi subito più in colpa di prima. Sospirai. La verità era che potevo rimproverare solo me stessa. Ero io che mi ero completamente dimenticata dell'orario.
“Sei un'idiota” mi auto-insultai
“Preferirei che tu cercassi di moderare il tuo linguaggio”
La testa di papà spuntò da dietro lo stipite
“Ok. Sei una scema totale. Va meglio?”
“Meglio”
“Che ore sono?” chiesi stiracchiandomi
“Le nove e mezza”
“Davvero?” chiesi bloccandomi con le braccia sopra la testa per lo stupore. “Ero convinta fosse più tardi. Non sono stanca”
Il giorno prima era stata una pena alzarmi e oggi mi svegliavo bella riposata alla stessa ora
“Sarà perchè dormi dalle dieci di ieri sera” ridacchiò
“Scherzi?” quasi dodici ore
“Affatto. Nahuel ha detto che hai dormito per più di metà del viaggio di ritorno”
Scossi la testa al ricordo della lentezza della parte del viaggio che ricordavo. Inconcepibile. Probabilmente il sonno era la reazione naturale del mio istinto di autoconservazione.
“Jake mi ha aspettata per molto ieri?”
“Un pò”
“Ci sarà rimasto male. E' la seconda sera a fila che non stiamo insieme”
Non ebbe bisogno di parlare, il suo sguardo era già abbastanza eloquente.
“Sei un'idiota” mi ripetei schiaffeggiandomi la fronte
“Cosa ti ho appena chiesto?”
“L'altro insulto non rende bene l'idea” spiegai mentre mi dirigevo in bagno.
Una mezz'ora dopo correvo sulla strada per La Push.
Arrivai davanti a casa di Jacob ma non mi fermai nemmeno, a giudicare dall'odore non c'erano ne lui ne Billy.
Deviai verso Forks, da qualche anno Jake e Seth avevano aperto un’officina in città, in concorrenza con Dowling. Andava alla grande, con la loro velocità e forza ci mettevano anche meno della metà del tempo normale a fare i lavori. E loro erano felici di poter essere pagati per fare qualcosa che avevano sempre fatto gratis.
Come pensavo lo trovai li. Inspirai il suo profumo, legno e muschio, la sua era una fragranza inconfondibile.
Non appena entrata individuai subito Seth, stava sopra un macinino che considerato il rumore aveva buone probabilità di essere scambiato per un aereo. Feci un cenno di saluto al suo sorriso di benvenuto.
Vidi Jake piegato davanti ad un auto con il cofano aperto. Con il fracasso che faceva Seth non mi aveva sentita arrivare.
“Mani in alto lupo” dissi puntandogli un dito alla schiena dopo essermi avvicinata di soppiatto.
“Nessie!” si girò subito e mi sorrise felice “Cosa fai già in piedi?”
“Cosa vorresti dire? Io sono una persona mattiniera!”
“Sicuro. Solo che quello che tu chiami mattina per il resto del mondo è pomeriggio” mi derise
“Davvero molto spiritoso.”
“Già. Il mio lato comico la mattina è al top”
“Buono a sapersi. Per il futuro mi annoterò di evitarti almeno fino a mezzogiorno”
Fece un passo avanti con l'intenzione di abbracciarmi ma si fermò subito un po' seccato. Ridacchiai intuendo quale fosse il problema e prima che riuscisse ad abbassare le braccia mi ci fiondai dentro.
“No! Sono tutto sporco.”
“Non importa. Zia Alice sarà felice di avere un pretesto per buttare questa maglietta. L'ho usata per ben tre volte!”
“Addirittura? Vergognati!”
Rimanemmo un attimo a guardarci con un sorriso complice. Se avessi dovuto scegliere la caratteristica che preferivo nella nostra amicizia sarebbe stata sicuramente l’intesa emotiva, il fatto che non fosse necessario parlare per capirsi, leggere nei suoi occhi che gli ero mancata e sapere che lui vedeva la stessa cosa nei miei, senza bisogno di parole.  
“Allora. Mi vuoi dire perchè sei già sveglia o no?”
“Credo sia perchè mi sento in colpa per averti dato buca ieri sera” confessai
“Te l'ho già detto, non è un problema.”
“E l'altro ieri sera”
“Anche di questo avevamo già parlato.”
“Comunque vorrei chiederti scusa”
“Non è necessario”
“E' difficile riuscire a scusarsi se non collabori”
“Ah. Capisco.” sorrise fingendo di fare l'offeso “In effetti ti sei comportata in maniera ignobile”
“Così va meglio” approvai prima di entrare nella parte “Scusami Jacob. Mi dispiace tanto. Sono una scema totale”
Scoppiammo a ridere entrambi
“E questo che razza di insulto sarebbe?”
“Papà dice che dire 'sono un'idiota' è volgare”
“Il succhiasangue non cambierà mai”
“Bella scoperta!” dissi alzando gli occhi al cielo
Mi strinse un po' di più a se.
“Ora che ti ho perdonata posso sapere i tuoi programmi per oggi? Hai in progetto qualche altra gita con Nahuel” il nome uscì dalle sue labbra come un'insulto.
“Non ti va molto a genio vero? Non capisco perchè. Dopotutto lui è come me e non mi sembra che tra noi vada così male”
Si irrigidì “Voi non siete uguali!”
“Grazie al cielo no. Altrimenti non mi chiamerei Renesmee Carlie ma Edward Jacob che sinceramente come nome non mi fa impazzire. E inoltre invece di abbracciarci staremmo qui a darci cazzotti sulle spalle come due Veri Machi”
Sbuffò ma io non mollai
“Sono sicura che non lo troveresti così antipatico se provassi a conoscerlo un pò”
“Sono sicuro che mi sarebbe simpaticissimo se se ne tornasse a casa sua” grugnì
“Jacob!” lo rimproverai
Mi guardò con l'espressione monella di un bambino beccato con le mani nella marmellata.
Sospirai, non riuscivo mai ad arrabbiarmi con lui, era meglio lasciar perdere.
“Devi stare qui tutto il giorno?” chiesi
“Si, mi dispiace ma oggi è un casino”
Misi il broncio ma poi mi ricordai delle previsioni
“Zia Alice mi ha avvertita che stasera ci sarà un temporale con i fiocchi. Facciamo una partita?”
“Certo!” era entusiasta
“A chi tocca la ronda?”
“Quil e Ewan”
“Evviva!” mi sciolsi dal suo abbraccio “Scusa, ho bisogno di Seth”
“Hey! Sono geloso!”
“Ma finiscila” lo zittii mentre mi avvicinavo veloce al catorcio roboante sperando che non prendesse il volo.
Sette vampiri che giocano a baseball fanno un rumore assordante. Sette vampiri, e almeno altrettanti licantropi ne fanno anche di più. Ogni battuta risuona più di una fucilata quindi i temporali sono l'unico momento disponibile per la mia famiglia per dedicarsi a questo passatempo.  
Quando avevo circa un anno, e ne dimostravo più o meno 8, decisi che volevo giocare anche io come gli altri. In genere i miei genitori non mi negavano niente ma le partite si giocavano quasi sempre la sera e la notte per evitare il più possibile di essere visti e io ero ancora soggetta all'orario della nanna. Quel giorno avevo implorato, urlato, minacciato e pianto ma non era servito a niente, anzi probabilmente ero solo riuscita a fare incaponire di più mio papà. Quindi, quando arrivò l'ora di andare, mi rifiutai categoricamente di rimanere a casa con lui, anche se sarebbe stato il suo turno.
“Voglio Jacob” mi intestardii acchiappando un libro.
Come al solito lui mi accontentò immediatamente e gli altri se ne andarono con papà che sbuffava come una locomotiva.
Mi accoccolai sulle sue ginocchia e iniziammo a leggere a due voci come al solito.
Aspettai una decina di minuti, giusto il tempo necessario perchè i miei arrivassero al campo, dopo di che chiusi il libro di scatto e saltai giù dalle sue gambe.
“Andiamo” dissi prendendo la felpa.
Lui sorrise indulgente “Nessie. Hai sentito cos'ha detto Edward”
“Ma ora lui non c'è. Mi hanno affidata a te, quindi sei tu che decidi. E tu non mi dirai di no vero Jake?” lo guardai implorante
Sospirò. Era una resa.
“Grazie. Grazie. Grazie. Sei il migliore di tutti! Muoviamoci, non voglio perdermi l'inizio” saltellai gongolante a dargli un bacio e poi schizzai alla porta
“Avevo detto di no Jacob. Se non sei in grado di tenerle testa forse non è il caso di affidartela di nuovo.” Ovviamente mio padre era andato su tutte le furie quando eravamo arrivati.
“E dai Edward, ci tiene tanto. Non avrebbe dormito comunque, quindi che differenza fa?”
“Non prendertela con lui. Sono io che ho insistito” lo difesi
“Lo so benissimo signorina. Hai disubbidito, quindi non credere che solo perchè sei qui ti lasceremo giocare.”
“Bene. Se non posso giocare con voi allora giocherò loro. Vieni Jake, andiamo” mi voltai mentre papà diventava ancora più pallido del solito
Mi sedetti in mezzo a gli altri con un cappello in testa, molto soddisfatta. Alla fine della partita papà era sbollito abbastanza perchè Seth, autoproclamatosi capitano dopo essere stato il maggior promotore delle partite, si azzardasse a farmi debuttare. Zia Alice aveva lanciato piano e mamma aveva fatto finta di mancare la palla facendomi addirittura arrivare in prima base.
“Seth? SETH?”
“CIAO!”
“PUOI SPEGNERE QUESTO AFFARE?” gli urlai
“NO. GRAZIE.” disse sorridendo
“PERCHE' NO? SOLO UN ATTIMO” e poi grazie di cosa?
Spense l'aggeggio infernale.
“Perché non mi va. E poi ho appena fatto colazione”
Scoppiai a ridere “Anche io ma non capisco cosa c'entra”
“Non mi hai appena chiesto di andare a cacciare?” mi chiese perplesso
“No! Ti ho detto di spegnere questo affare” sentivo Jacob sganasciarsi dietro le mie spalle.
“Ahh! Mi sembrava strano in effetti. Dimmi.”
“Stasera tuoni e fulmini in previsione capitano”
“Bene! Avverto gli altri allora!”
Sorrisi ammiccante e ottenni uno sguardo sospettoso in risposta
“Pensavo. Dato che Quil e Ewan sono di ronda e quindi non giocano. Potrei avere il terzo turno di battuta?”
Seth tentennò. I primi in battuta sono quelli con più turni nella partita quindi in genere si scelgono i migliori. I primi due erano Leah e Jacob che oltre ad essere bravi erano i più veloci del gruppo, anche quello era importante. Il terzo ultimamente era Ewan. Il quarto è il più forte in battuta perchè ha la possibilità di fare il cosiddetto Grande Slam ovvero un Home Run a basi piene e quindi segnare quattro punti in una volta. Il nostro quarto era indiscutibilmente Embry, che si era scoperto essere un grande giocatore.
“Ti prego Seth. Mi sono allenata con gli zii ultimamente. Fammi provare.”
Era ancora indeciso
“Non ti chiedo mica di darmelo a vita! Solo una prova e se non va mi sostituisci. Dopotutto è solo un gioco.” gli feci notare
“Io lo so benissimo che è un gioco. In genere chi ha problemi a tenerlo a mente siete tu e mia sorella!” disse sarcastico
Sbuffai. In effetti io e Leah eravamo un tantino competitive.
“Allora?” insistei
“Ci penserò” concesse prima di sparire sotto lo space shuttle
Ritornai da Jacob mimandogli di convincere Seth. Annuì.
“Visto che qui siete presi è meglio che io torni a casa.”
“D'accordo” disse sospirando
“Stasera non mancherò. Promesso.” sogghignai
“Non ne dubito. Ah, Nessie?” mi chiamò mentre mi giravo per andarmene
“Dimmi”
“Sai cosa starebbe bene con quella?” chiese indicando la mia maglietta ormai tutta striata di nero.
“Cosa?” da quando dava consigli di abbigliamento?
“Questo” si avvicinò per darmi un bacio sulla guancia ma all'ultimo momento invece ci passò un dito lasciandoci una scia di grasso.
“Ma daiii!” protestai. Lui se la rise di gusto.
Sentii vibrare il cellulare mentre mi pulivo alla meglio.
“Pronto?” era un numero che non conoscevo
“Ciao Nessie, sono Nahuel. Mi ha dato il numero Edward”
Jacob si incupì e io decisi che era meglio girarmi piuttosto che vederlo così.
“Ciao!”
“Disturbo?”
“No, assolutamente.”
“Stavo pensando di andare a caccia al di la dei monti Olimpici. Magari così riesco ad ottenere qualcosa di meglio di un alce disgustoso. Ti va di accompagnarmi?”
“Mmm. Non so. Pensavo di tornare a casa a recuperare il sonno perduto.”
Balla. Nonna Esme mi aveva avvertita che in tv davano la replica di Harry ti presento Sally e non volevo perdermela.
“Ah. Ok” sembrava molto dispiaciuto
“Ma se vuoi rimando.” mi offrii. Un po’ mi scocciava dover aspettare ma dopotutto avevo il dvd.
“No, no, figurati! Non è un problema”
Mi venne un'idea
“Nahuel sai giocare a baseball?”
“Ma che domanda è? Certo che ci so giocare!” rispose piccato
“Bene! Allora facciamo così io ora me ne vado a casa ma stasera c'è una partita. Sei dei nostri?”
“Volentieri!”
“Allora a dopo!”
“A dopo” era di nuovo contento
Riattaccai sorridendo e mi girai per salutare Jake.
L'espressione diceva che invece lui contento non lo era affatto.
“Gioca anche Nahuel!” lo informai anche se lo aveva già capito
“Se ti aspetti dei salti di gioia rimarrai delusa”
Ridacchiai della sua frustrazione.
“Dai Jake. Un po' di sana competizione non può farti nient'altro che bene!” dissi, dandogli un bacio sulla guancia.
Lo sbuffo che gli uscì somigliava molto ad un ringhio.
“Scappo che ho un’appuntamento con Billy Cristal”
A Jacob potevo anche dirlo.
“Divertitevi”
“Contaci”
***
Voilà il 5 capitolo.
Grazie a tutti quelli che continuano a seguirmi. Siete tantissimi più di quello che avrei detto.
X jacoberenesmee: come vedi non avevi niente di cui preoccuparti. ;-)
X kandy_angel: sono contenta che ti piaccia e grazie mille di aver recensito.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Harry ti presento Sally ***



HARRY TI PRESENTO SALLY

“Ti amo quando hai freddo e fuori ci sono 30 gradi. Ti amo quando ci metti un’ora a ordinare un sandwich. Amo la ruga che ti viene qui quando mi guardi come se fossi pazzo. Mi piace che dopo una giornata passata con te sento ancora il tuo profumo sui miei golf e sono felice che tu sia l’ultima persona con cui chiacchiero prima di addormentarmi la sera. E non è perché mi sento solo, e non è perché è la notte di capodanno. Sono venuto stasera perché quando ti accorgi che vuoi passare il resto della vita con qualcuno, vuoi che il resto della vita cominci il più presto possibile.”
Come sempre a questo punto del film stavo per essere risucchiata dal televisore in trepidante attesa del bacio tra Harry e Sally quando, senza nessun preavviso. Puff. Il nulla. Schermo nero.
“NO! NO! NONONONO!”
Scattai con la mano verso il telecomando.
Sparito.
“Non preoccuparti. Il finale non è cambiato dall’ultima volta che lo hai visto.”
Con uno sguardo omicida mi voltai verso zia Alice che notavo solo in quel momento alla mia destra.
“Zia. Il telecomando. Ora.”
Mi ignorò tranquillamente.
“Sai che manca meno di un mese all’inizio della scuola?”
“Credo che riuscirò a finire il film in tempo.” La mano ancora allungata verso di lei.
“Pensavo che potremmo andare a fare un po’ di shopping. Tanto per portarci avanti. Non vorrai ridurti all’ultimo momento!” l’eccitazione strabordava dai suoi occhi dorati neanche fosse un cartone animato giapponese.
L’insana passione per la moda di zia Alice era al di fuori della mia comprensione. Questo era dovuto, secondo lei, alla totale mancanza di buon gusto insita nei geni di mia madre e da me ereditata. Nonostante le avessi fatto notare che, essendo un fatto genetico, non c’era possibilità che io potessi cambiare lei non si dava per vinta e perseguiva il suo obiettivo con la tenacia di un mastino. Questa sua perseveranza , di tanto in tanto, rendeva il nostro rapporto piuttosto stressante per la sottoscritta.
“Scusami tesoro. Ho cercato di trattenerla ma ormai sono giorni che sta per esplodere.”
Sentii le mani fredde e delicate di zia Rose che mi accarezzavano la fronte.
Presi un respiro profondo e appoggiai la testa sul suo petto chiudendo gli occhi.
Con zia Rosalie era tutt’altra cosa. Zia Rose mi adorava. Totalmente e incondizionatamente. Quasi come la mamma. Del resto per lei ero come una figlia, più di una figlia. La mamma di tanto in tanto mi sgridava o cercava di farmi ragionare quando non era d’accordo con me mentre per la zia più o meno tutto quello che dicevo, facevo o pensavo era giusto. Oppure aveva una valida giustificazione.
“Un mese passa veloce! Dovresti dare retta a tua zia”
Riaprii gli occhi per controllare, la voce era quella di zio Emmett ma le parole non potevano essere sue.
Evitò il mio sguardo mentre si fingeva impegnato a sistemare il tavolo da scacchi davanti a me.
“Qual è il tuo interesse in questa faccenda?”
“Sono quello che è rimasto più a lungo lontano dalle sue grinfie quindi se non ti sacrifichi tu toccherà a me.”
“Capisco”
Sospirai. Era inutile rimandare, tanto prima o poi mi avrebbe costretta. Meglio accontentarla subito ed evitare ritorsioni.
“Il mio pomeriggio è appena sparito.” Ci informò zia Alice al settimo cielo “Il che vuol dire…”
Era un incoraggiamento al mio indirizzo.
“D’accordo. Mi offro volontaria.” cedetti rassegnata.
“Evviva!” strillò ad un passo dal lanciarsi in una danza di festeggiamento “Andiamo”
“Non se ne parla. Prima la rivincita” disse lo zio sedendosi davanti a me e accennando al tavolo.
Ormai eravamo alla quinta. Nel giro di una settimana lo avevo battuto quattro volte. Nonostante fosse un bestione enorme, dotato di una forza eccezionale anche per un vampiro, zio Emmett aveva, per certi versi, la mia stessa età: sei anni. Era completamente incapace di accettare una sconfitta. Se la prendeva a cuore neanche fosse un fatto personale e pretendeva rivincite su rivincite su rivincite. Personalmente trovavo la cosa molto divertente.
“Ok. Inizia tu. Io tengo i neri”
“Se vi dicessi direttamente chi vincerà?” chiese Alice speranzosa sporgendosi sopra il tavolo
“Non cercare di fregarci. Sappiamo benissimo che non vedi la vampirastra” rispose lo zio iniziando il gioco
“Vero. Ma vedo te e un albero che vola, il che non depone a favore di una tua vittoria”
“Non ti credo” disse lo zio imbronciandosi
Fu una cosa così tenera e buffa che anche lei decise di desistere e svolazzò altrove lasciandoci un po’ di pace.
Una decina di minuti dopo, mentre aspettavo che lo zio smettesse di arrovellarsi il cervello e si decidesse a muovere colsi allo specchio una smorfia di Zia Rose, che nel frattempo aveva iniziato a sistemarmi i capelli.
Si accorse che la guardavo e quindi si sentì in dovere di sostenere la sua parte.
“Devi per forza stargli così vicino? Hai i capelli pieni del suo odore disgustoso”
“Jacob non puzza zia” dissi accondiscendente.
Non capivo perché lei e Jake dovessero continuare questa farsa. D’accordo che vampiri e licantropi trovavano il reciproco odore sgradevole, ma loro esageravano! Cane pulcioso. Bionda psicopatica. Randagio.  Miss Universo. Non perdevano occasione di punzecchiarsi come due bambini.
“Assolutamente no! Lui profuma” disse sarcastica
“Esatto, profuma. Come te, anche tu profumi” annuii con un sorrisone.
Sospirò
“Ho finito” disse guardando la sua opera prima di scomparire in direzione di camera sua “Vado a prepararmi”
Pensare a Jacob mi fece tornare in mente la partita.
“Ho avvertito gli altri, stasera giochiamo” dissi a zio Emmett
Grugnì senza distrarsi
“Ah. E gioca anche Nahuel” quasi me ne dimenticavo.
Inaspettatamente lo vidi sogghignare. Che avesse capito il mio gioco? Controllai. No, al suo solito stava cadendo nella trappola come un topo. E dire che ne aveva di anni d’esperienza!
“Perché ridi?” domandai
Si abbassò verso di me con fare da cospiratore, lo imitai in automatico.
“L’ho sentito che chiedeva a Eddy il tuo numero.” disse sottovoce annuendo
Era questo il grande segreto?
“Lo so. E sai cosa ne ha fatto? Lo ha usato per chiamarmi!” gli risposi nello stesso tono.
Ignorò la presa in giro.
“Quindi …?” chiese con un mezzo sorrisetto
“Quindi cosa?”
“Quindi, tu e lui …?” ammiccò
Rimasi perplessa giusto un attimo prima di capire il senso delle sue domande.
“Assolutamente no!” sibilai, le guancie in fiamme, guardandomi intorno “Come ti viene in mente?”
“Dai. Non crederai davvero che sia saltato fuori dal cappello proprio ora così, per caso” scosse il testone riccioluto.
“Passava da queste parti. Lo ha detto lui” risposi spedita.
“Certo, come no” Scoppiò in una risata soffocata
Che cavolo aveva da ridere? Ero sicura di ricordare bene, aveva detto che stava tornando a casa dall’Alaska.
“Non prendermi in giro zio. E’ uno scherzo stupido” protestai insicura
“Smettila Emmett. La stai confondendo e basta” un’improvvisa sensazione di calma mi avvolse insieme alla voce di zio Jasper
“Perché? Non è forse vero quello che ho detto?”
“Se avessero voluto Edward o Bella glie ne avrebbero già parlato. Non è il caso che lo faccia tu”
“Quindi anche tu la pensi come lui?” chiesi sorpresa
“Si” rispose semplicemente.
Avevo imparato presto a fidarmi delle impressioni di quel mio zio così bello e riservato. Non solo per via del fatto che poteva percepire e influenzare il morale altrui ma soprattutto perché era molto intelligente, intuitivo.  Era quello che gli aveva permesso di sopravvivere dopo la trasformazione, costretto nel bel mezzo delle guerre tra vampiri del sud. Quello e la sua straordinaria capacità di combattente. Era sopravvissuto a centinaia e centinaia di tentativi di ucciderlo e gli innumerevoli segni dei morsi che brillavano lucidi sul suo collo e sulla sua mascella erano un chiaro monito per chiunque.
Mi sorrise dolcemente, sicuramente si era reso conto dell’effetto delle sue parole leggendo i miei sentimenti.
“Ma potrei sbagliarmi. La mia non è una scienza esatta. La stessa emozione può essere il risultato di situazioni e pensieri diversi. Non preoccuparti, non ha certo cattive intenzioni altrimenti Edward non gli avrebbe permesso di rimanere, non credi?”
L’ultima frase mi calmò un po’. Tuttavia le centinaia di anni di esperienza dello zio nell’utilizzare il suo dono non lasciavano molto spazio ad un suo possibile errore e per me Nahuel era un amico. Un amico e basta. Mi ero affezionata alla svelta d’accordo ma questo non cambiava le cose.
“In ogni caso io lo dicevo per te, nipotina. Ho cercato di farti capire la situazione ma tu continui ad ignorarmi. Potrebbe essere un ottimo spunto di conversazione. Pensaci.”
Alzai gli occhi al cielo esasperata. Erano settimane che lo zio non perdeva occasione di tormentarmi. Ogni volta che mi aveva a tiro accendeva il televisore su una qualche serie che presentava la scuola come una sequela infinita di appuntamenti e scambi di coppie cercando di spacciarmela come vita vera. Quando c’era Jacob era anche peggio, lui non sembrava in grado di fingere indifferenza ai suoi motteggi e quindi ormai passavo  quasi tutto il tempo cercando di evitarlo.
“Emmett! Non infarcirle la testa di queste stupidaggini!” la mamma gli diede un cazzotto sulla spalla.
Finalmente lei e papà avevano finito di tenere casa occupata! Se avessero evitato la zia non sarebbe riuscita a incastrarmi rovinandomi il pomeriggio e il film pensai a beneficio di papà che ridacchiò impenitente.
“Uffa Bella. Da quando ti sei trasformata non succede più niente di divertente qui” si lamentò Emmett
“Beh, non ti divertirai sulle spalle di mia figlia!”
“Sai che non è quella la mia intenzione!” sorrise angelico
Aprii la bocca per chiedere che allora la finisse di stuzzicarmi ma Alice me lo impedì spuntando all’improvviso alle mie spalle.
“Scacco matto in due mosse Emmett.”
“CHE COSA?” ringhiò lui furioso sbattendo la manona sul tavolino che schicchiolò “Voglio la rivincita!”
“Assolutamente no. Ci riproverai domani. Ora noi dobbiamo andare”
La sua sedia si abbattè al suolo mentre lo zio si alzava furibondo e usciva a grandi passi dalla casa. Qualche secondo dopo sentimmo un rumore preoccupante e un albero volò davanti alle finestre di casa in uno scoppio di ilarità generale.
“E dire che lo avevo avvertito” disse la zia sospirando.
***
Vorrei scusarmi con tutti per il continuo cambio di carattere ma non ho ancora capito bene come funziona 'sto html del cavolo.
Ho anche una comunicazione di servizio: dato che da metà ottobre inizio un corso che mi porterà via due sere a settimana dovrò allungare i tempi di postaggio dei capitoli. Quindi, venerdì prossimo appuntamento con il capitolo 7 e poi spero di riuscire a pubblicare gli altri ogni dieci giorni circa.

X kandy_angel: grazie di aver recensito ancora. Per me è un'ottimo incentivo ad andare avanti!
X mimmyna: grazie mille dei complimenti. Sono contenta che ti piaccia la mia interpretazione dei personaggi. Continua a leggere e a farmi sapere cosa ne pensi!

E poi sempre grazie infinite a tutti quelli che leggono e a quelli hanno messo Sunrise of love tra le preferite, seguite e ricordate. Siete arrivati a quota 26 e non potete capire quanto mi faccia piacere!!

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Vampiri Vs Lupi ***



VAMPIRI VS LUPI

Quella sera, come sempre del resto, mi ritrovai in ritardo cronico.
Era più forte di me, non sarei riuscita ad essere puntuale nemmeno dietro tortura.
Mi consolai pensando che almeno per quella volta c’era un netto concorso di colpa da parte di zia Alice.
Ero talmente preoccupata di sbrigarmi per arrivare in tempo e insistere ancora un po' con Seth se fosse stato necessario che non feci attenzione ai suoni che mi circondavano. Il risultato fu che quando mi precipitai fuori dalla porta per andare al campo andai a sbattere contro Nahuel che stava per bussare.
“Ahi!” gemette mentre mi acciuffava al volo.
“Oh mamma! Scusa! Non ti ho sentito arrivare” implorai, le mani sulla bocca per il rimorso
“Altro che metà vampira, tu sei un completo disastro.” mi derise
“Non ti ho fatto male vero?”
“Mi hai rotto più o meno tutte le costole ma penso sopravviverò”
Mi resi conto che mi stava abbracciando solo quando strinse i miei fianchi un po' di più.
Era una stretta gentile, piacevole e nonostante non fossimo così intimi, non ero in imbarazzo. Mi stavo rilassando dopo un istante di tensione quando mi balenò in mente la faccia ghignante di zio Emmett. All'istante le mie guancie presero fuoco.
“Sei tutta rossa!” sogghignò
Davvero molto carino da parte sua farmelo notare. Lo allontanai gentilmente mentre sentivo la tonalità di rosso aumentare.
“Mi sembra ovvio. Ho appena rischiato di spalmarmi a terra davanti a te. Non è una grande dimostrazione della mia agilità semi-divina” mentii
Non sembrò convinto della spiegazione ma lasciò perdere.
“Credevo di averti avvertito che la partita non la guardiamo ma la giochiamo” mi vendicai notando che era vestito come al solito.
“Mi scusi signorina Cullen se quando ho fatto la valigia non ho portato un completo da baseball con me” si giustificò
“Alice sarebbe stata felicissima di procurartene uno! E in meno di due minuti!” gli suggerii
“A casa loro sono già scappati via tutti. Sono venuto qui sperando di trovare ancora qualcuno. Non so nemmeno dov'è il campo.”
“Va bene” non c'era tempo di discutere “Vieni che ti trovo qualche cosa”
Lo trascinai in camera mia e gli lanciai un paio di pantaloni corti e una maglietta che recuperai dal cassetto di Jacob. Fin da quando ero piccola e tornavamo a casa più sporchi che altro lui aveva un cassetto a casa mia e io uno a casa sua, era molto comodo.
“Mi sa che ti saranno un po' grandi” mi scusai indicandogli il bagno
Quando uscì non riuscii a non scoppiare a ridere.
I pantaloni erano in effetti un po' larghi ma la maglietta era addirittura ridicola. Le cuciture delle spalle gli arrivavano quasi a metà bicipite.
“Sembra che tu abbia rubato i vestiti di tuo fratello maggiore” lo presi in giro
“Molto simpatica!” sbuffò
“Tieni” dissi passandogli una cintura anch'essa recuperata dal cassetto “La maglietta levala e basta. Tanto non sarai l'unico. Te ne darei una di papà ma la loro cabina armadio è grande come un campo da football e non abbiamo tempo di cercare.”
“Sbrigati Nahuel!” lo esortai quando lo vidi tentennare.
“Quanta fretta!” mi disse mentre lo trascinavo di corsa per la foresta.
“Non posso arrivare tardi” replicai concentrata sulla corsa
“Pensavo che Vampiri vs Lupi fosse un'amichevole ma evidentemente mi sbagliavo.” disse serio
Sorrisi “Emmett mi ha trasmesso la sua incapacità di perdere temo”
“Capisco. Siamo dieci contro dieci?”
“Per la verità siamo in nove contro nove. Io gioco per i Lupi”
“Ma non è giusto che cambi squadra per colpa mia! Sono l'ultimo arrivato, gioco io con loro.”
“Non sto cambiando squadra. Ho sempre giocato con loro” chiarii
Ebbe un'accesso di tosse molto simile ad una risata.
“Perchè ridi?” chiesi con gli occhi ridotti ad una fessura
“Perchè abbiamo la vittoria in pugno” sentenziò
“Ma non mi dire!”
“Già il fatto che tu, che non stai in piedi da sola, sei nella loro squadra è un punto a nostro favore. In più, sii realistica, vuoi mettere un vampiro contro un lupo?” scosse la testa con aria superiore
“Non sottovalutarci caro il mio Babe Ruth.”
“Vogliamo scommettere?”
Scommessa? Aveva detto la parola magica.
“Cosa?” chiesi subito
“Qualcosa di semplice però o mi sentirò troppo in colpa quando vi stracceremo.”
“Cosa?” ripetei
“Ricordi la gelateria di Seattle”
Durante tutte le peregrinazioni eravamo passati anche davanti alla gelateria più in voga della città ma non c'era stato il tempo di fermarci per via di quello stupido mega-libro e io mi ero sentita in dovere di protestare. Parecchio.
Feci cenno di si con la testa.
“Ok. Allora domani, prima che io parta, andiamo a controllare se merita la sua fama. Chi perde paga.”
“Parti già? Non dovevi fermarti tutta la settimana?” rallentai dispiaciuta
“Si, ma stamattina mi ha chiamato un amico. Va in Germania per qualche settimana e cerca un socio, quindi...” Lasciò la frase in sospeso
“Ah” sospirai “Peccato.”
“Tornando alla scommessa?”
“Affare fatto”
“Allora muoviamoci” mi disse.
Afferrò la mia mano e ingranò la marcia. Arrivai al campo praticamente volando per riuscire a stargli dietro e non appena mi lasciò crollai a terra boccheggiando.
“Ma quanto corri?”
Si allontanò ridendo
“Te l'ho detto che abbiamo già vinto.”
Mi trascinai fino al mio gruppo.
“Eccomi!” trillai in direzione di Seth “Ci hai pensato?”
“Ok, Nessie. Puoi provare.” si arrese
“Evviva!”
“Ma hai solo due turni.”
“Va bene”
“Se va male sei fuori.”
“Signorsi”
“Senza storie...”
“Certo”
“...ne lamentele di nessun tipo”
“Promesso”
“E se ...”
“Ok, Seth. Basta. Ho capito.” lo tagliai
“I pantaloni di quello li mi sembrano familiari” un Jacob molto imbronciato appoggiò il mento alla mia spalla abbracciandomi da dietro.
“Ti sono familiari perchè sono tuoi” gli dissi candidamente
“Non aveva più vestiti suoi da mettersi?” chiese maligno
“Niente di adatto alla serata. Mentre tu sei l'esperto del casual”
Fece una smorfia prima di continuare.
“Non mi va molto che usi la mia roba”
“Se è per questo nemmeno lui ne è particolarmente entusiasta”
Gli indicai Nahuel che continuava a tormentarsi i pantaloni. Non sembrava molto a suo agio.
Forse perchè alla fine mi ero sbagliata ed era l'unico a torso nudo.
Notai anche che Alice mi lanciava occhiate omicide. Evidentemente pensava che fossi riuscita a traviare il suo cocco nel tempo record di tre giorni. Ridacchiai per entrambe le situazioni.
“Va bene squadra. Cerchiamo di distruggere quei succhiasangue” disse Seth battendo le mani
Sorrisi. Sentire la parola succhiasangue sulle sue labbra mi suonava strano. Del resto la usava solo durante le partite, per caricare gli animi.
“Occhio a Nahuel. E' molto più veloce di me. Non sottovalutatelo.”
L'informazione fu accolta da un coro di risa di scherno.
“Poi non dite che non vi avevo avvertiti” bofonchiai
Fu un'ottimo match, molto equilibrato, e dopo i primi inning solo Jake continuava ad insistere che quella della 'mezza-sanguisuga' era solo fortuna.
Nahuel era bravo. Magari non era il migliore in campo ma di certo faceva la sua figura.
E non solo come giocatore. Di certo in quanto a fisico non aveva niente da invidiare ad un fotomodello.
Fisico asciutto, spalle larghe e una tartaruga davvero molto definita.
Due occhi puntati addosso mi distrassero. Leah.
Feci uno dei miei migliori sorrisi.
“Fa caldo stasera non trovi?” dissi sventolandomi con una mano
“Non direi” rispose secca avviandosi al piatto di battuta.
Un'altro buco nell'acqua. Dato lo stretto rapporto tra lei e Jake cercavo di essere gentile ma per quanto mi sforzassi non le ero mai stata molto simpatica. E ultimamente mi sembrava che la situazione fosse anche peggiorata, anche se le motivazioni mi erano sconosciute.
Le feci una pernacchia nella mente traendone discreta soddisfazione e ripresi la mia osservazione.
In effetti di cosa mi stupivo? Nahuel era per metà vampiro! Era ovvio che fosse attraente. Chissà se i bicipiti erano duri come sembravano.
“Renesmee!”
Mi si rizzarono tutti i capelli in testa appena sentii quella voce mentre scattavo con gli occhi verso il legittimo proprietario: Papà.
"Ti prego, ti prego, non fare una scenata. Non mettermi in imbarazzo!" pensai al suo indirizzo
Faccia perplessa. No! Mi ero tradita da sola. Dovevo immaginare che sarebbe stato troppo preso con la partita per sentire le mie elucubrazioni.
E allora cosa voleva?
Faccia disapprovante “Muoviti.”
Era di nuovo il mio turno. Ero stata eliminata in entrambi i miei due turni di prova. Probabilmente Seth non mi aveva ancora sostituita perchè ero comunque riuscita a fare avanzare Leah e Jacob. Questa di sicuro però era l'ultima chance.
Grazie al cielo riuscii a fare un buon lavoro questa volta e toccai finalmente la prima base. Leah riuscì addirittura a fare punto. Ottimo. Eravamo in vantaggio.
“Comincia a preparare i contanti.” dissi a bassa voce al futuro perdente che curava la mia base.
“Sono ancora convinto della vittoria” replicò
“Illuso” gongolai
“Vogliamo alzare la posta?” mi sfidò
“Cos'hai in mente?” mi informai
“Se vinco io, la tua mìse di domani la decide Alice.” propose tentennando
Lo guardai scioccata. Come gli veniva in mente?
“Le devo un favore.” si giustificò velocemente
Inspirai profondamente. Era una faccenda seria. Da un lato eravamo in vantaggio e stavamo giocando meglio di loro. Dall'altra tremavo al pensiero di trovarmi inerme davanti all'armadio di mia zia.
Puntai gli occhi sulla mia 'panchina'. Ero molto indecisa.
Giusto in quel momento Jake scattò e riuscì a rubare una base in scivolata. Si rialzò trionfante e quando si accorse che lo stavo guardando mi fece l'occhiolino rivolgendomi un sorriso da un orecchio all'altro. Era la risposta ai miei dubbi.
“Ci sto” Ero esaltata. “Ma se vinco io, tu ci vieni con questi stessi pantaloni. E niente camice. La maglietta la scelgo io.”
“D'accordo” rispose con la mia stessa scintilla negli occhi.
La competitività doveva essere una caratteristica degli ibridi. Di sicuro.
All'ultimo inning eravamo sotto di un punto. Jake in base io in battuta. Un out disponibile.
Ero in totale fibrillazione. Il mio incubo peggiore ad un passo da me: Alice a briglia sciolta.  Mi tremavano persino le mani
Non farti eliminare. Non farti eliminare. Continuavo a ripetermelo come un mantra.
Vidi la nanerottola pazza caricare il tiro e un secondo dopo feci roteare la mazza.
La palla filò giusto a metà tra la prima e la seconda base, dritta verso Jasper che già era scattato per prenderla. Due secondi dopo Emmett lo travolse con uno schianto tremendo. Impaziente come al solito aveva perso di vista quello che lo circondava mentre si pregustava la vittoria e i successivi venti giorni di prese in giro.
Con un grido di gioia riuscii nel mio obiettivo. Ero salva. Con Embry in battuta e Jake in terza la vittoria l'avevamo in pugno. O almeno il pareggio sperai.
E poi quello stupido lupo rovinò tutto. Invece di fermarsi decise di fare esattamente quello che gli avevo detto di evitare. Sottovalutò la velocità di Nahuel, che era corso a prendere la palla, e decise di puntare alla casa base.
Non era ancora a metà corsa che già Nahuel aveva raggiunto la palla e un movimento fluido sparò una cannonata a Rosalie che non si fece remore ad sbattere Jake per terra con un colpo di guanto dritto in mezzo al petto.
“Out” disse con un ghigno soddisfatto “Abbiamo vinto!”
Merda! Avevamo perso.
Mi avvicinai al rallenty a Jacob, cercando di mitigare i miei propositi omicidi, e mi accosciai al suo fianco dato che continuava a starsene per terra come uno straccio.
“Ricordo chiaramente che prima che la partita iniziasse ti avevo consigliato di non fare qualcosa ma non ricordo esattamente cosa” dissi schioccando le dita come per stimolare la memoria “Ah, già. Ti avevo detto di non sottovalutare la sua velocità!” conclusi sarcastica dandogli uno schiaffo sul braccio per la frustrazione.
“Bell'idea! Grazie tante, Jacob” Leah era davvero incazzata.
Jake mugolò. Di sicuro gli sarebbe toccato ascoltarsi tutti gli insulti non detti di lei la prossima volta che fossero stati entrambi trasformati. Nonostante le sue colpe mi fece un po' compassione.
“Dai, tirati su” Mi rialzai e gli tesi una mano per aiutarlo.
Scostò una delle mani dal volto
“Credevo mi avresti tenuto il muso per tutta l'eternità” disse sorpreso.
“Lo farà già lei quindi dovrò trovare una punizione alternativa” sbuffai
“Oppure potresti perdonarmi subito e risparmiarti lo sforzo”
“Non credo proprio”
Afferrò la mia mano ma invece di tirarsi su mi trascinò per terra con lui e iniziò a farmi il solletico
“Jake! Ahahah. No! Ahah. Basta! Ahah Questo non migliora affatto. Ahahah. La tua situazione!” tentai di divincolarmi ma lui era più forte di me.
“Se ti lascio mi perdoni?”
“Non. Ahahah. Sperarci” boccheggiai
“E dai. Tanto non riesci a stare arrabbiata con me. Dimentica tutto e basta”
“Ok. Ahah. Ok. Lasciami respirare.” cedetti
Mi aiutò a sedermi vicina a lui.
“Non ti senti meglio ora?” sorrise sornione
“Per niente” replicai con una pernacchia
“Prometto che se domani pomeriggio riesco a liberarmi presto andiamo a fare un giro in moto fino a Seattle, o a Tracoma, ok? Per farmi perdonare.” propose
“Non credo di potere” piagnucolai
“Perchè?” disse deluso.
Una tosse finta si fece sentire a un paio di metri da noi.
“Ti serve qualcosa?” ringhiò, gentile come sempre, il mio migliore amico.
“In effetti avrei bisogno di parlare con Nessie riguardo la nostra scommessa.” replicò tranquillo Nahuel.
La tragedia mi precipitò addosso come una doccia gelata.
“Dico ad Alice di passare da te domani all'alba, se per te va bene. Così verso le due dovremmo riuscire a partire” propose sogghignando.
Jake mi guardò interrogativo ma non era il momento delle spiegazioni.
Giunsi le mani davanti alla faccia dimenticando l’orgoglio.
“Ti prego. Ti prego. Ti prego. C'è una minima possibilità di poter cambiare gli accordi?”
“Dipende. Quale parte vorresti rinegoziare?
“Qualsiasi altra cosa ma non lasciarmi nelle mani di Alice!”
Nahuel ridacchiò
“Mmm. Vediamo.” il mento tra le dita mentre fingeva di riflettere “Potrei anche soprassedere su questo punto.”
Non potevo crederci. Sentii un germoglio di speranza nascere nel mio cuore.
“Se...” disse perfido
“Se...?”
“Se lasci guidare me”
Inorridii. Il germoglio di speranza si suicidò al solo pensiero.
“No!” risposi in automatico
Rimase un secondo a guardarmi sorpreso poi nei suoi occhi spuntò uno sguardo malizioso.
“Ok. Allora vado ad avvertire tua zia” disse avviandosi correndo verso casa.
Non mi ero resa conto che i miei se ne erano già andati.
“Aspetta! Aspetta!” gli gridai.
Non si girò nemmeno.
Scattai in piedi immediatamente e partii all'inseguimento
“D'accordo guidi tu” strillai “Ma ci fermiamo a Port Angeles!”
“Nessie!” mi chiamò Jake
“Grazie tante, Jacob!” Lo tagliai. Stessa frase di Leah mi resi conto poi.
Lo sentii borbottare qualcosa che somigliava a 'Sono un'idiota' mentre si lasciava cadere di nuovo indietro.
Mai contraddire un amico.
***
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto. Sono davvero contenta di vedere quanti di voi leggono subito la storia. Praticamente tutti nel giro dei primi 2 giorni!! E’ entusiasmante per me, davvero!
Vi ricordo che venerdì prossimo NON aggiorno. Penso che lo farò il 18 o 19. (Più probabilmente il 19 per certe questioni superstiziose. eheheh)

X PennyRose: Grazie mille dei complimenti! Mi spiace non poter dire di più (ho iniziato tre frasi e poi le ho cancellate tutte e tre!! eheheh) ma non voglio rovinare tutto con anticipazioni.
X mimmyna: Sono contenta che ti sia piaciuto, anche io ridevo mentre lo scrivevo! Emmett è assolutamente uno dei personaggi che amo di più, insieme a Alice, quindi li rivedrai sicuramente entrambi.

Continuo a dirlo: Recensite, recensite, recensite. Voi aspettate di leggere quello che scrivo io e io aspetto di sapere cosa ne pensate voi. Non deludetemi!!!
Grazie alle 11 persone che questa settimana hanno aggiunto la storia tra preferite/seguite/ricordate e ovviamente anche a chi lo aveva già fatto prima.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Curiosità ***



CURIOSITA'

“Wow! Sul serio, Nessie, sei davvero molto...” Nahuel fece un sorriso di apprezzamento, gesticolando per trovare la parola adatta.
“Ridicola.” completai acida.
Era l'ennesima volta da quando ero scesa dalle scale di casa che ricominciava a farmi i complimenti.
Schioccò le labbra “Avrei detto affascinante. Ma se preferisci ridicola non è un problema”
“Preferisco” bofonchiai rischiando di ingozzarmi con del gelato al kiwi.
La sera prima avevamo trovato un compromesso. Pur di evitare Alice avevo accettato l'inaccettabile: avrebbe guidato lui. Non ero tuttavia psicologicamente in grado di reggere fino a Seattle quindi lo avevo convinto a  rimanere a Port Angeles. Un’ora invece di tre era un ottimo risultato, in cambio aveva ottenuto di decidere lui il mio abbigliamento. Non potevo lamentarmi, in fondo era quello che avrei fatto io in caso di vittoria.
La sua scelta era caduta su un vestito a motivi geometrici in varie tonalità di rosa. Non cortissimo, con delle piccole maniche che coprivano le spalle, la scollatura leggermente arricciata e dei volant sotto il seno. Guardandomi allo specchio mi ero innervosita parecchio rendendomi conto che mi piacevo. Era carino e mi donava. Inoltre mi aveva anche concesso delle scarpe portabili senza un corso avanzato da trampoliere. Mi sarebbe potuta andare molto peggio.
Lui come sempre era impeccabile.
“Il broncio era nei patti?” si informò
“Credo di no” sospirai
“In effetti non mi sembrava.”
Si appoggiò pigramente allo schienale della sedia, mordicchiando il cucchiaino attento a non disintegrarlo.
“E dai, ammettilo” disse all'improvviso dopo un paio di minuti di silenzio
“Cosa?” chiesi spiazzata
“Che quel vestito ti piace”
“No”
“No non lo ammetti o no non ti piace?”
“No non lo ammetto” ridacchiai
Rise con me
“Almeno sei onesta” mi concesse “Allora com'è il tuo gelato?” chiese dando una cucchiaiata alla sua coppa.
“Non male. Il kiwi è buono. Lo yogurt non fantastico.”
“Facciamo cambio? Io ti do il cioccolato e tu mi dai lo yogurt”
“Ci sto” dissi concentrata sulla mia merenda
Finì la sua parte prima di me e rimase ad osservarmi con le braccia incrociate sul tavolino.
“Come fai a essere così abbronzato?” chiesi invidiosa sfiorando con le dita la sua pelle scura. Il confronto tra le nostre carnagioni era imbarazzante.
Un'espressione sarcastica gli si dipinse in volto
“L'abbronzatura è una diretta conseguenza dell'esposizione alla luce solare. Qui di sole non se ne vede nemmeno l'ombra per trecentosessantaquattro giorni all'anno. Come puoi pretendere di abbronzarti?”
In effetti quello glielo dovevo concedere.
“Questo posto è davvero mortificante” continuò
“A me piace” risposi piccata
“E' piovoso e cupo. Sinceramente desolante. Grazie al cielo non sono metereopatico o sarei prossimo al suicidio.” scosse la testa incredulo “Come fa a piacerti? ”
“Beh. Perchè è casa mia. Ci sono affezionata. Inoltre il fatto che sia piovoso e cupo per i miei è un vantaggio. Se avessimo vissuto in un posto lumioso e soleggiato avremmo dovuto rimanere sempre in casa e probabilmente i miei ricordi di bambina non sarebbero così belli.” Gli feci notare
“Capisco”
“Tu non sei affezionato al posto dove sei cresciuto?”
Sospirò
“Non in maniera particolare”
“Perchè?”
“Forse perchè io non ho molti bei ricordi di quando ero piccolo.”
Rimasi in silenzio, sperando che proseguisse ma non volendo sembrare invadente.
Si fissò le mani per un attimo
“Sai, mia zia ci ha messo un po' a perdonarmi per quello che le ho fatto. E' rimasta con me perchè lo aveva promesso a mia madre e perchè non aveva nessun'altro. Ma la vita insieme non è stata facile, soprattutto all'inizio” ricordò, la voce bassa.
“Non è stata colpa tua”
Nahuel a differenza mia era velenoso, ed era nato solo da pochi minuti quando, affamato, aveva morso la zia e l'aveva trasformata.
“Lo so. Non ho chiesto io di essere quello che sono” disse più tranquillo “E comunque da quando ha trovato Kijur è felice. L'importante è questo.”
Rispettai i patti, pagando la consumazione sotto il suo sguardo divertito e ci incamminammo sul molo chiacchierando.
Da quando Emmett aveva scherzato sulle motivazioni del suo ritorno ero tentata di chiedergli spiegazioni quindi quando arrivammo alla fine della banchina mi sedetti sulla balaustra e decisi che era il momento di sapere la verità.
“A parte Benjamin e Tia hai rivisto qualcun altro dei nostri durante questi anni?” introdussi
“Penso di aver fatto tappa da tutti. A parte i due rumeni. In effetti loro li ho evitati con cura, dopo quello che mi avete raccontato di loro.” ridacchiò
Si appoggiò a fianco a me e mi sorrise. Ricambiai. Non potei fare a meno di pensare che era davvero bello. Chissà se il fatto che fosse così attraente dipendeva dalla sua natura. Non mi sembrava di avere lo stesso effetto sulle altre persone.
“Posso farti una domanda?” chiesi titubante
“Certo” era sorpreso di quel preambolo
“Perchè non sei tornato a trovarci prima?” Mi fermai cercando le parole adatte. “Voglio dire..”
“So cosa vuoi dire” mi interruppe “Che dopo quello che è successo si può dire che voi siete quelli a cui sono più legato. E nonostante questo vi ho lasciato per ultimi”
“Esatto”
“Posso decidere di non rispondere?”
“Si. Ma preferirei non lo facessi”
“Allora lascia che ti faccia prima io una domanda. Chi ti ha messo la pulce nell'orecchio? Jacob?”
“No. Emmett”
Annuì fra se. “Dovevo immaginarlo”
“Quindi?”
Sospirò
“E’ la verità, Nessie, non voglio prenderti in giro. Ho aspettato fin'ora per darti il tempo di crescere. Non aveva senso per me tornare qui prima, tra l'altro il posto è orrendo.” fece una smorfia
“All'inizio pensavo di aspettare di più ma ormai ero troppo curioso. Da chiunque io sia andato non sentivo altro che decantare quanto fosse bella, dolce e simpatica la nipote di Carlisle Cullen” disse ammiccando
“Ma finiscila” sbuffai  alzando gli occhi al cielo
“Te lo giuro. In ogni caso ero stufo di aspettare. A parte le mie sorelle tu sei l'unica come me e volevo rivederti. Così ti sono venuto a cercare.” Concluse, come se fosse la cosa più normale del mondo
Ok. Eravamo arrivati al dunque.
Resistetti alla tentazione sempre più forte di cambiare argomento.
“E che cosa hai trovato?” chiesi fissandomi l'unghia del pollice cercando di mostrare indifferenza.
Alzò un sopracciglio al mio patetico tentativo e si girò spostandosi in mezzo alle mie gambe, gli avambracci sulle mie ginocchia, le mani sui miei fianchi.
“Un'amica”
Mi permisi di incontrare il suo sguardo. Sorrideva divertito.
“Davvero?” indagai appoggiandomi alle sue spalle
“Davvero” confermò
Da una parte mi sentii sollevata. Lui mi piaceva, era simpatico, bello quasi da togliere il fiato, ma nient'altro. Magari era ancora presto. Dopotutto avevo solo sei anni anche se ne dimostravo sedici. Dall'altra ci rimasi un po' male. Anche lui probabilmente mi vedeva come una bambina. Nessuno si accorgeva che non lo ero più?
Mi resi anche conto che i miei pensieri erano in contraddizione tra loro ma non me ne preoccupai, mi si erano affollati nella testa in un istante, non potevo pretendere che fossero anche del tutto logici.
Tornai con i piedi per terra mentre mi allacciava le braccia intorno alla vita
“Però sarebbe disonesto da parte mia non ammettere che quest'amica mi piace molto” aggiunse, i suoi occhi nei miei.
Arrossìì. Forse mi ero sentita sollevata troppo in fretta. In ogni caso dovevo ammettere che le sue attenzioni mi lusingavano. Non mi vedeva come una poppante! Gli piacevo! Quindi anche io dovevo essere carina. Ridacchiai inconsciamente e subito dopo mi bloccai. Oddio, mi stavo comportando come una delle protagoniste delle serie di zio Emmett. Lo avrei strozzato come prima cosa non appena a casa.
Tornai con gli occhi a Nahuel per trovarlo che mi fissava curioso. Doveva aver colto la sequenza di espressioni che mi si erano dipinte in faccia.
“A cosa stai pensando per fare tutte quelle smorfie?”
Ecco, appunto. Gli posai una mano sul viso e gli mostrai una parte dell’ultimo telefilm in ordine di apparizione.
“Zio Emmett mi sta istruendo ai rapporti interpersonali tra studenti” spiegai imbarazzata
“Wow. Interessante.” disse sarcastico
“Già”
“Non ho mai avuto amici di quell'età ma non credo funzioni davvero così” mi assicurò.
Alzai gli occhi al cielo
“Lo so!” poi mi misi a ridere “Anzi, lo spero proprio! Altrimenti il gruppo degli sfigati non me lo leva nessuno!”
 Feci la L di looser con le dita davanti alla fronte.
“Perchè?”
“Mi sembra ovvio! Non è che io abbia questa fantastica vita mondana, in caso non lo avessi notato, e Jake potrebbe arrabbiarsi se cercassi di spacciare le nostre serate come dei veri appuntamenti” ipotizzai
“In pratica un’emarginata sociale” disse grave
“Beh, devi ammettere che i numeri sono a mio sfavore.” puntualizzai “Non credo ci siano molte persone che a sei anni abbiano già...già...ecco...avuto un certo tipo di…diciamo…’esperienze’” balbettai a disagio
“Che tipo di esperienze?” sogghignò sapendo benissimo a cosa alludevo
“Lo sai” borbottai arrossendo
Inclinò indietro la testa scoppiando a ridere.
“Non l’hai neanche detto e sei già tutta rossa!”
“Non prendermi in giro!” lo sgridai dandogli uno schiaffo su una spalla. “Tu quanti anni avevi?”
“Quando?” insistè beandosi del mio imbarazzo
“Quando hai dato il tuo primo bacio” sputai in un lampo a malapena intelligibile, mentre mi sentivo avvampare.
“Qualche decina più di te, in effetti” ammise infine, resistendo alla tentazione di tirare ulteriormente la corda.
“Ahah!” dissi trionfante “Quindi faresti bene a di non darti troppe arie. Sono ancora in tempo a batterti!”
Strinse un po’ la presa sui miei fianchi, avvicinandosi un pò
“Posso darti una mano a vincere se vuoi” disse cambiando il tono del discorso all’improvviso
I suoi occhi scuri saettarono dai miei occhi alla mia bocca.
Anche ad una persona ingenua come me era chiaro cos'avesse intenzione di fare e fù solo in quel momento che  mi resi conto di non potermi allontanare a meno di non voler cadere nell'oceano.
Spostai leggermente la testa, cercando di farlo ragionare “Nahuel, amici. Ricordi? L'hai detto un minuto fa”
Annuì sorridendo appena mentre posava il palmo sul mio viso e seguiva il contorno delle mie labbra con il pollice.
“Lo so e capisci che, come amico, non posso permettere che tu finisca tra i perdenti.” replicò suadente
Scherzava ma nessuno dei due rise mentre si avvicinava ancora. Ormai sentivo il suo respiro sul viso.
Ero combattuta, sapevo che era una cosa stupida ma nonostante quella consapevolezza non ero sicura di volerlo fermare. In casa mia c’era sempre qualcuno intento a sbaciucchiarsi e ultimamente mi sorprendevo spesso a chiedermi cosa si provasse. Forse sarebbe stato meglio dire che papà mi sorprendeva. In ogni caso ormai ero terribilmente curiosa e quella era un'occasione perfetta. Quando me ne sarebbe capitata un’altra? Tra qualche decina di anni? Non avevo nessuna intenzione di aspettare tanto!
Chiusi gli occhi
Un secondo dopo sentii le sue labbra sulle mie e le sue dita intrecciarsi ai miei capelli.
Fu un buon bacio, molto dolce. Non che io avessi metri di paragone in effetti, ma la sua bocca si muoveva delicata sulla mia ed era una sensazione piacevole, aveva anche un buon sapore. Il problema era che non riuscivo a lasciarmi andare, ero troppo preoccupata di poter fare qualche errore e sembrare un'idiota quindi mi limitai ad assecondare i suoi movimenti. E poi, quando sentii le sue labbra schiudersi appena e provai a fare lo stesso, lui si allontanò.
Rimasi spiazzata. Di sicuro avevo sbagliato qualcosa.
Sorrise appoggiando la fronte alla mia.
“Non hai sbagliato niente Nessie”
Perché dovevo sempre riuscire a rendermi ridicola? Mannaggia a me e al mio potere del cavolo!
“Ma è meglio non esagerare”
Capii: il veleno.
“Già. Me ne ero dimenticata”
“Si, beh, me ne stavo dimenticando anche io”
Sospirò
“E' tardi, devo andare.” mi sollevò dalla balaustra e mi fece fare mezzo giro prima di mettermi giù. “Ti accompagno alla macchina”
“Sicuro di non volere un passaggio?”
“Sicuro”
Si fermò a guardare qualcosa alle mie spalle.
“Quello dev'essere per forza un'altro dei tuoi amici”
No! Che sfiga! Proprio ora? Non volevo che questa storia diventasse di pubblico dominio.
Mi girai un po' tesa. Ad un centinaio di metri da noi la testa e buona parte delle spalle di Sam svettavano tra la gente. Era concentratissimo su qualcuno al suo fianco: ovviamente Emily.
Sospirai di sollievo, non si erano ancora accorti di noi.
Camminavano abbracciati e come ogni volta mi stupii dell'intensità del loro legame. L'aura di amore e armonia tra loro era quasi tangibile. Pochi metri più avanti loro figlio Tobey, tre anni, saltellava tra una lastra e l'altra del pavimento concentrato nell'obiettivo di non toccare le giunzioni.
“Nessie!” strillò felice quando mi vide. Stava per corrermi incontro ma Sam lo acchiappò prima che partisse. Evidentemente non si fidava a farlo avvicinare a Nahuel.
Li salutai da lontano mentre si allontanavano, arrossendo un po' per via di tutte le domande che leggevo negli occhi di Emily.
Riportai l'attenzione sul mio compagno e mi accorsi che era ancora assorto a guardarli.
Quando si rese conto che lo stavo fissando si girò.
“Sono davvero uniti” disse stupito
“Beh, è un po' riduttivo detto così, ma in effetti nemmeno io riesco a spiegare l'imprinting a parole”
“Imprinting?”
“Si. Sam ha avuto l'imprinting con Emily. Ai licantropi capita a prima vista, quando incontrano la loro anima gemella. Un po' come un colpo di fulmine ma molto più forte.”
“Molto più forte” disse assorto
“Già”
“E tu?” mi chiese quando arrivammo alla macchina.
Avevamo fatto il tragitto in silenzio.
“E io cosa?”
“Non dev'essere una situazione semplice per te. Sarai preoccupata”
“Non capisco. Di cosa dovrei preoccuparmi scusa?”
“Del fatto che anche a Jacob potrebbe capitare questo imprinting”
Lo guardai confusa. Non riuscivo a seguire il suo filo logico.
Rise della mia ingenuità.
“Beh, Nessie. Se il suo fosse anche la metà di quello di questo Sam, per te sarebbe un bel problema.
Migliore amico o meno io non ce lo vedrei con lei a braccetto da un lato e te per mano dall'altro”
Dovetti appoggiarmi alla Volvo per riuscire a stare in piedi mentre le sue parole mi svelavano il loro quadro desolante. Fu come se un baratro si fosse aperto improvvisamente sotto di me e il cuore mi si strinse talmente da farmi male.
Lui non sembrò rendersi conto dell’effetto della sua battuta. Guardò l'orologio
“Devo scappare” disse abbracciandomi “Appena torno ti mando un messaggio. D'accordo?”
Non so come riuscii ad annuire.
Tutta la volontà che mi rimaneva la utilizzai per salire in macchina e partire, la mente fissa su un solo pensiero:
non potevo perdere Jacob. Io avevo bisogno di lui.

***
Allora, vi dico subito che questo capitolo è stato la mia croce personale. L'ho scritto quasi tutto di getto ma poi ho continuato a tornarci su innumerevoli volte. Anche ieri notte sono stata su fino alle due per vedere di modificarlo e stamattina mi sono fatta venire il nervoso mentre facevo colazione e lo rileggevo. Alla fine ho dovuto ammettere che il problema non è come è scritto ma cosa c'è scritto quindi ho buttato via tutto il lavoro della notte scorsa e sono tornata alla versione originale. Tra l'altro mi sono pentita anche di non aver pubblicato ieri perchè almeno se non fosse piaciuto a nessuno avrei potuto dare la colpa alla sfiga del 18.
Per tutti quelli che come me sono andati in ansia da tradimento (principalmente ho continuato a modificare la parte del bacio fino a farla diventare una cosa un pò patetica prima di tornare sui miei passi). Rilassatevi. Fate un bel respiro e pensate che se n'è andato...per un pò...eheheh...vi ho dato un'anticipazione contenti? e stavolta non la cancello. !

X mimmyna: sono stracontenta che il capitolo sulla partita ti sia piaciuto, a me è piaciuto descrivere i rapporti non solo tra Nessie e Jake ma anche con Seth e Leah. Il prossimo capitolo è di nuovo un Nessie e Jake, quindi spero ti piacerà...più di questo eheheh. Per quanto riguarda la mia versione di Nahuel, non credo sia cattivo, semplicemente un pò pessimista e in fondo poverino, c'è anche da capirlo. Ho cercato di spiegarlo in parte in questo capitolo. Devo dirti che nella prima idea di questa storia lo avevo preso anche io come personaggio negativo ma poi si è evoluta da sola e adesso sto rivalutandolo. Vedremo cosa ne verrà fuori.

E dopo questo tema infinito direi che posso anche salutare.
Il prossimo capitolo tra dieci giornii, il 29. Un bacio a tutti!!!



Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Invisibile ***



INVISIBILE

Durante il viaggio di ritorno non feci caso alla strada. Continuavo a pensare e ripensare a quello che aveva detto Nahuel.
Non mi ero mai soffermata a pensare all'imprinting di Jacob prima di quel momento. Ovviamente sapevo che ai licantropi poteva capitare di averlo, frequentando il branco non potevi fare a meno di notare la totale adorazione di Sam, Quil, Paul e Jared per le loro metà ma non ne sapevo molto di più. Dalle poche domande che avevo fatto avevo solo capito che doveva essere più o meno come un colpo di fulmine ma non avevo mai sentito la necessità di approfondire l'argomento. Non avevo mai pensato potesse riguardarmi. Che idiota che ero stata. Come poteva essere diversamente? Io e Jake eravamo praticamente in simbiosi ultimamente. L’imprinting avrebbe cambiato la sua vita e di conseguenza si sarebbe abbattuto sulla mia come una catastrofe.
Ora mi pentivo amaramente di non aver chiesto di più.
Come funzionava questo amore improvviso? Era davvero così totalizzante o lasciava un po' di spazio per altre cose? Un'amica per esempio!
E se ne lasciava, quanto ne lasciava? Perchè io al momento avevo parecchio bisogno di Jake.
Sospettavo che le risposte alle mie domande non sarebbero state quelle che avrei voluto sentire.
“Non ce lo vedo con lei a braccetto da un lato e te per mano dall'altro”
La battuta di Nahuel continuava a tormentarmi e ogni volta che mi tornava in mente mi suonava più vera.
Non riuscivo nemmeno ad immaginare Sam che a fine giornata invece di tornare a casa passava a trovare un'ipotetica amica. Men che meno potevo immaginare che lo facesse tutti i giorni. L'immagine che mi restituiva la mia testa era Sam che correva da Emily per non perdersi un solo secondo del loro tempo insieme.
E poi, come se tutto questo non bastasse, se Jake non fosse più stato al mio fianco cosa avrebbero fatto gli altri? La verità era che i miei amici, erano i suoi amici. La reazione di Sam alla vista di Tobey che si avvicinava a Nahuel la diceva lunga su quanto i lupi fidassero di quelli come me.
Sarebbe stata la mia fine.
Arrivai a casa con il morale sotto i piedi e cominciai automaticamente a camminare verso La Push. Avevo bisogno di Jacob. Di sprofondare tra le sue braccia annusando il suo profumo. Avevo bisogno di sentirgli dire che sarebbe andato tutto bene. Anche se non ero sicura che sarei riuscita a credergli.
Sorrisi amaramente. Solo poche ore prima ero tutta impegnata a fare la grande, ero stata così impaziente di dare il mio primo bacio e ora? Mi comportavo di nuovo come una bambina.
Ero tornata ad essere la solita principessina viziata, quella a cui tutti dicevano sempre si. Convinta che il mondo giri intorno a lei.
Arrivata all'albero che lo zio aveva sradicato il giorno prima ne approfittai per sedermi un attimo a riordinare le idee.
Esattamente cosa pensavo di fare? Andare da Jake e chiedergli di non avere l'imprinting perchè altrimenti io mi sarei sentita sola e abbandonata? Per favore s'intende!
Molto maturo da parte mia. E soprattutto molto da amica!
Mi rialzai decisa a ritornare a casa per meditare su una domanda migliore, magari meno patetica già che c'ero, ma fui avvolta da un improvviso abbraccio stritolante.
“Ehi, mostricciattola, stavi venendo a darmi la buona notizia?”
Jake sembrava anche più felice del solito, il che era tutto dire!
“Mi spiace per te ma mi ha già avvertito Bella! Però sono disponibile per i festeggiamenti. Potremmo andare ...”
Non riuscivo a concentrarmi, lo sentivo parlare ma non capivo cosa diceva. Davvero quello che c'era tra noi sarebbe potuto finire così, da un momento all'altro? Ero talmente fuori fase che la foresta intorno a noi mi sembrava anche più silenziosa del solito.
“Allora? Cosa preferisci?” chiese sempre sorridendo
Non riuscii nemmeno ad aprire bocca che mi trovai di nuovo tra le sue braccia
“Non sai quanto sono contento che stasera stiamo insieme” disse tra i miei capelli.
Cercai di ritornare al presente
“Anche io Jake. E' che non capisco cosa ci sia da festeggiare”
Avevo cercato di adeguarmi alla parola d'ordine del momento, che intuivo essere 'allegria', ma evidentemente ero lontana dal successo.
Mi prese il mento tra le dita, scrutandomi negli occhi per qualche secondo. Posizione pericolosa per me, dato che in genere intuiva i miei pensieri neanche ce li avessi scritti in fronte. Mi liberai dalla sua presa distogliendo lo sguardo.
Sospirò rabbuiandosi
“Scusami, sono un'idiota”
“Perchè?” rimasi spiazzata. L'allegria dov'era finita?
“Perchè tu sei triste e io faccio lo scemo. Mi dispiace” iniziò “Ma davvero, non credevo ti ci fossi così affezionata.”
Anche se cercò di mascherarla, notai lo stesso la nota metallica nel suo tono.
Perfetto! Ero riuscita a farlo arrabbiare.
“Jake scusami, prima non ti ho ascoltato e ora non riesco a capire di cosa stiamo parlando”
“Del tuo amico." chiese, perplesso almeno quanto me "Non se n'è andato?”
Finalmente capii. Ma certo! Mamma gli aveva detto che Nahuel aveva anticipato la partenza!
“Ah! No! Non sono triste per quello! Sapevo sarebbe partito”
Era la pura verità. Certo era simpatico e le storie che raccontava erano affascinanti, magari mi sarebbe mancato un po’ ma non certo da farci una malattia. Dopotutto anche Quil, o Embry, mi sarebbero mancati se fossero partiti. O Seth. Ecco Seth mi sarebbe mancato di più, lui era il mio preferito. Dopo Jake ovviamente, ma non c’era paragone.
“Davvero?”
“Si. Non m'importa. Due giorni in più o in meno non cambia molto.”
Poi feci un'altro collegamento
“E' per questo che sei così felice?”
Alzò le spalle, gli angoli delle labbra leggermente piegati all'insù
“Che stai organizzando, cito testualmente, dei 'festeggiamenti'” dissi virgolettando la parola con le dita
“Può essere” il sorriso che tratteneva si spiegò sul suo volto.
“Vergognati” lo sgridai scuotendo la testa.
Purtroppo il mio rimprovero perse molta della sua credibilità quando mi scappò un sorriso in risposta al suo.
“Tenterò. Ma non ti assicuro niente” disse pizzicandomi un fianco.
La sua sola presenza aveva cancellato la maggior parte della mia ansia e mi ritrovai a ridere con lui.
“Ok. Mi arrendo. Ripetimi quali sono le opzioni.”
“Prima dimmi perchè eri triste”
Oh cavolo! Sfoderai la mia migliore faccia perplessa
“Io? Ti sbagli non ero triste”
“Certo, certo.” annuì sarcastico “Provaci con qualcun'altro.”
“Davvero Jake. Non è niente.” Dissi cercando di essere convincente
“Per te. Invece per me è importante”
Rimase in attesa di una risposta ma non ero pronta per parlarne. La verità era che improvvisamente mi vergognavo come una ladra dei miei pensieri.
“Lo sai che puoi dirmi qualsiasi cosa.” Le parole erano quelle, lo sguardo invece diceva non devi vergognarti con me
Sospirai, perché doveva essere sempre così in sintonia con i miei sentimenti?
“Ti arrabbierai con me” lo avvertii
“Non credo”
“Faresti bene ad arrabbiarti con me” insistei
Sorrise sistemandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio e poi tornando a stringermi
“Così mi spaventi. Sono sicuro che non è così grave come credi.”
Appoggiai la fronte al suo petto per farmi forza e cominciai a far scorrere le immagini nella sua mente: Sam e Emily, la mia spiegazione dell’imprinting, la sua battuta. Chiusi gli occhi e mi aggrappai a lui come a un salvagente mentre completavo la confessione mostrandogli anche la mia paura e le conseguenti riflessioni.
Rimasi a testa bassa, senza il coraggio di guardarlo in faccia, non c’erano molte interpretazioni possibili per il tremito che sentivo nelle sue mani.
“Sei molto arrabbiato?”
“Parecchio. Si”
Annuii mentre sentivo le lacrime iniziare a pungermi gli occhi.
“Mi dispiace. Sono un’amica di merda” sussurrai.
“Non dire cazzate. Non ce l’ho con te ma con me stesso.”
Rialzai lo sguardo confusa
“Avrei dovuto saperlo.” Ringhiò “Avrei dovuto rispedirlo al suo paese subito, non appena si è permesso di rimettere piede qui. A calci in quel suo schifoso sedere da sanguisuga. Senza stare a pensarci su. Subito! Ma tu eri così contenta che non me la sono sentita. Ho pensato, ‘Hey Jake, è solo una settimana. Che male vuoi che riesca a fare in una settimana?’ Ed ecco qui la mia risposta! ” si auto-rispose indicandomi con entrambe le mani “Ma come cazzo si permette di parlare di qualcosa che non capisce! Che non può capire! Ma ti assicuro, ti giuro che se mi capita di nuovo a tiro gli faccio saltare la testa con le mie mani” e a mò di dimostrazione le strinse a pugno come se volesse strozzarlo davvero.
“Calmati Jacob. Non ti sembra di esagerare un po’?” dissi con un sorrisetto agitato, cercando di alleggerire la tensione.
Esagerare? Non credo proprio! Un conto è dover rinunciare a te ma vederti tornare indietro allegra e felice. Non mi piace per niente, d’accordo, ma posso anche … cercare di sopportarlo. Tutt’altra cosa è il vederti tornare in questo stato. Questo invece mi fa incazzare. Mi fa incazzare parecchio.”
Era una situazione assurda. Jake era sempre stato protettivo nei miei confronti ma mi venne un po’ da ridere a vedere quanto se la prendeva a cuore in questo caso. Mano a mano che parlava il tremore si era allargato anche alle braccia e alle spalle ed era strano per lui perché era il migliore a tenere sotto controllo la sua natura. Doveva essere davvero furioso per essere così fuori controllo. Di sicuro avevo sottovalutato l’antipatia che aveva per Nahuel.
Il fatto paradossale, comunque, era che in tutto questo sembrava io non avessi nessuna colpa. Eppure era ovvio che il mio timore era fondato solo sull’egoismo. Che diritto avevo di mettere la mia felicità prima della sua? Nessuno. Chiunque altro si sarebbe arrabbiato con me al suo posto. Forse avevo frainteso le sue parole.
Appena fui certa che avesse recuperato un po’ di calma feci un controllino di sicurezza.
“Quindi non te la sei presa?”
“No” mi rispose, quasi tranquillo, con un sospiro.
“Perché il mio è un ragionamento schifosamente egoista” gli feci notare
“Dipende dai punti di vista. Io trovo che sia molto dolce invece” replicò dandomi un bacio sulla fronte
Alzai gli occhi al cielo. Ecco che ricominciava a difendermi.
“Jake, non puoi sempre ribaltare le cose in modo che io faccia bella figura.” Protestai.
“Posso provarci però”
Ero troppo sollevata per insistere.
Mi riavvicinai a lui lasciando che il suo profumo mi avvolgesse mentre mi rilassavo.
“Sei molto preoccupata?”
Annuii con il naso sprofondato nella sua maglietta. Che senso aveva mentire ormai?
“Non devi. Non succederà.”
“Credevo che fosse una cosa involontaria. Ho capito male?” mi informai
“No, in effetti è così.”
“Allora non puoi sapere se succederà o no” conclusi secca.
Non mi andava che mi dicesse una bugia solo per farmi stare tranquilla. Non ero mica una bambina dell’asilo.
Sospirò
“Ascolta” disse allontanandosi un po’ per guardarmi negli occhi “Ti ho mai fatto una promessa che non ho mantenuto?”
Domanda retorica, lo sapevamo entrambi che non era mai successo, le aveva sempre mantenute tutte, dalla più sciocca alla più importante.
Scossi la testa.
“Allora stammi a sentire. Ti prometto che qualsiasi cosa succederà, tra noi non cambierà mai niente”
Mi riavvicinò accarezzandomi la testa.
“Mi credi?”
“Ti credo” l’immediatezza della risposta sorprese anche me.
Oltre a non aver mai rotto una promessa Jake non mi aveva nemmeno mai mentito. Nel caso estremo dei Volturi aveva indorato un po’ la pillola, è vero, ma le informazioni di base erano sempre state vere. Inoltre avrebbe potuto trovare un altro modo per tirarmi su, non gli avevo chiesto io di darmi la sua parola ma l’aveva fatto lo stesso. E io avevo cieca fiducia nelle sue promesse.
“Davvero?” sembrava ancora indeciso.
“Si” sorrisi. Non avrei dovuto essere io quella combattuta?
Chissà cosa avevo fatto di così immensamente buono nella mia vita precedente per meritarmi Jacob in questa. Forse era un saldo di tutte le vite passate, ragionai, dopotutto questa probabilmente era l’ultima visto che ero praticamente immortale.
E non me lo meritavo affatto. Lui era così generoso e io così egocentrica.
Quel pensiero involontario risvegliò il mio amor proprio. In effetti, mi ricordai improvvisamente, alla fine avevo cambiato idea e avevo deciso di tornare a casa, prima che lui mi intercettasse. Mi rallegrai di questo strascico di bontà sopravvissuto in me e pensai fosse meglio informarlo subito che dopotutto non ero totalmente egoista.
“Chiariamoci Jake. Non è che non voglio ti accada. Tu sei il mio migliore amico. Ti voglio un bene infinito e ti auguro sinceramente di essere la persona più felice del mondo. Davvero. Solo pensavo che, magari, potresti aspettare ancora un po’. Tanto per darmi il tempo di abituarmi all’idea diciamo.” Balbettavo ormai.
“Capisco.” Era divertito “Tanto per la cronaca, quanto sarebbe un po’ esattamente?”
“Non saprei” Ci pensai su. Quando avrei potuto fare a meno di lui? Tra quanti anni avrei potuto farmene una ragione?
“Cinque anni? Dieci?” chiese impaziente
La mia faccia fu eloquente
“Un centinaio?” ridacchiò
Io sarei stata più sul mille, millecinquecento. Duemila suonava anche meglio ma probabilmente non era il caso di dirlo se volevo continuare con il mio proposito altruista. Meglio salvarsi in corner.
“Non mettiamo limiti temporali” Cincischiai “Sono così…come dire…definitivi.”
Scoppiò in una risata praticamente senza fine. Se non fossi stata così preoccupata me la sarei presa parecchio.
“Quindi come rimaniamo d’accordo” chiese quando si fu un po’ calmato
“Diciamo che potresti aspettare che anche io trovi qualcuno..per me intendo”
“Mmm. Mi sembra giusto. Ci sto.” Rispose, come se la nostra fosse una conversazione seria. “E per questo invece c’è una tempistica? Oppure no?”
“Non esattamente” replicai, studiando di nuovo una risposta adatta. La persona più vecchia che conoscevo senza un compagno era Tanya di Denali, e aveva ben più di mille anni. Meglio stare abbondanti “Direi di rimanere sui duemila, tremila anni. Facciamo tremila. Sai, per sicurezza.” E tanti saluti all’altruismo
Ricominciò a ridere e mi stritolò in un abbraccio da orso.
“Jake! La-scia-mi”
Mi allontanò di slancio cogliendomi di sorpresa e sfruttò la cosa per farmi fare un giro su me stessa.
“Non ti ho ancora detto che sei bellissima Ness.”
Ridacchiò, vedendomi avvampare come al solito. I complimenti mi imbarazzavano sempre un po’.
Presi un’aria affettata, cercando di darmi un tono “Grazie. Se ci tieni a saperlo oggi mi hanno detto anche che sono affascinante.” replicai arrossendo ancora un po’
La sua risata morì immediatamente con il riferimento a Nahuel.
“Perché, non è vero?” lo provocai
“No, ma è riduttivo. Sei molto affascinante”
“Si beh, in effetti è quello che ha detto anche lui” precisai
“Spero che vi siate salutati per bene perché era l’ultima volta che lo vedevi!” ringhiò
“Ma finiscila!” sminuii
Senza più il peso della colpa sul cuore ero tornata ad essere baldanzosa.
In effetti si poteva proprio dire che io e Nahuel ci eravamo salutati per bene no? Ironizzai tra me e me. Certo tralasciando l’ultima parte dei nostri discorsi, ma ora ero molto più tranquilla e potevo anche rimandare per un pò le preoccupazioni.
Cominciai a pensare a come raccontare a Jacob di quello che era successo sul molo. Dirlo a parole mi imbarazzava parecchio ma del resto se gli avessi mostrato le cose dal mio punto di vista gli sarebbe sembrato di baciarlo anche lui.
Scoppiai a ridere. Avevo come l’impressione che non avrebbe apprezzato per niente l’esperienza.  
“Perché ridi?” mi chiese sorridendo curioso
“Devo farti vedere una cosa. Ma devi darmi un secondo per riordinare la memoria”  dissi eccitata, premendomi le mani sulle tempie, mentre rivivevo tutto cercando di creare un ricordo alternativo in versione terza persona.
Quando fui sufficientemente sicura del risultato mi allungai verso la sua mano ma il respiro che accompagnò il gesto portò con se un profumo talmente dolce da cancellare ogni ilarità.
E poi lo vidi. Un vampiro alto, sui ventiquattro o venticinque anni, con biondi capelli ricci e occhi rosso cupo. Stava appoggiato ad un albero, meno di dieci metri alle spalle di Jake, completamente rilassato.
Per un attimo credetti di avere avuto un’allucinazione. Non poteva essere davvero arrivato così vicino senza che noi ce ne accorgessimo.
Completamente spiazzata rimasi a fissarlo per un tempo che mi sembrò infinito e vidi dapprima l’incredulità e poi lo shock disegnarsi sul suo viso mentre sostenevo il suo sguardo.
Senza nemmeno rendermene conto saltai a distanza di sicurezza per permettere a Jacob di trasformarsi ma con stupore mi accorsi che, nonostante ormai quello fosse per noi un numero sincronizzato, non si era mosso. Anzi mi guardava come se fossi impazzita.
Spostai di nuovo l’attenzione sull’intruso e improvvisamente capii. Io lo vedevo. Era quello che lo sconvolgeva. Quel tizio era in grado di rendersi invisibile!
Era per quello che non lo avevamo sentito arrivare. Era per quello che Jacob non  reagiva. 
Questa convinzione mi sconvolse a tal punto che il grido di avvertimento che stavo per lanciare mi morì in gola.
Fu una frazione di secondo e poi, come se avesse potuto leggemi nel pensiero l’enorme lupo rossiccio apparve con uno strappo davanti a me, già in posizione di difesa, le orecchie appiattite, i denti scoperti puntando esattamente nel posto dove stava l’intruso.
Se il vampiro era rimasto paralizzato dal fatto che io lo vedevo alla vista della metamorfosi di Jake ebbe una reazione molto più intelligente: intuita la via di fuga più sicura, schizzò verso l’alto e si dileguò scappando tra i rami degli alberi.
***
Rieccomi! Contenti? Eheheh. Questi dieci giorni sono stati completamente improduttivi, due palle grandi così. Poi tra ieri e oggi mi sono venute due milioni di idee e ovviamente non sono riuscita a stare dietro a scriverle tutte, complice anche una simpatica gastroenterite. Quindi al momento sono parecchio frustrata, perchè poi va a finire che mi dimentico i dialoghi che mi vengono bene così di getto ma poi se sto troppo a pensarci su li appesantisco e diventano una rottura.
Va beh...pace...anzi mi muovo così vado a completare un capitolo che ho li a metà da oggi pomeriggio e spero di riuscire a finire stasera. ahahah.
Il prossimo appuntamento è per il 9 di Novembre!
Un bacio a tutti

X jacoberenesmee: ahahah mi è piaciuto il tuo sfogo. Sono d'accordo con te Nessie è di Jake e su questo non si discute! Dovrai aspettare ancora un pò ma vedrai che ne varà la pena...o almeno spero. ;-)
X mimmyna: Spero di non aver deluso la tua curiosità e che il capitolo ti sia piaciuto. Mi raccomando continua a farmi sapere che cosa ne pensi!!
X fashionita: Grazie del complimento, ho trovato la tua recensione per caso (e per fortuna) e mi ha fatto molto piacere!
X PennyRose: Non ero scappata! Ho solo allungato i tempi di pubblicazione! Anche tu come me sei andata in ansia da tradimento allora? eheheh...spero che questo capitolo ti abbia tirata un pò su. E ovviamente Jake sarà sempre il migliore.
X JessyBree: Wow che recensione entusiasta. Era proprio quello che ci voleva in questa settimana di blocco della scrittrice. Grazie. Spero che anche  questo sia un capitolo da leggere tutto di filata come gli altri. Continua a  farmi sapere cosa ne pensi mi raccomando

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Condanna ***



CONDANNA

Seguii per l'ennesima volta la piccola crepa nell'intonaco del soffitto dalla mia postazione sul divano di casa di Jacob. Nell’ultima ora le cose si erano succedute talmente in fretta che mi sembrava che i miei pensieri fossero rimasti indietro. Come se io fossi in giro sulla Ferrari di mamma e loro mi stessero seguendo in triciclo. Di conseguenza tenevo la testa reclinata sulla spalliera percorrendo con lo sguardo quella lieve fessura, cercando di far mente locale.
Il mio intento principale era recuperare gli assurdi ragionamenti che avevano portato per ora quattro, ma ben presto addirittura otto vampiri, in casa del capo di un branco di licantropi, nel bel mezzo del territorio che lui avrebbe dovuto proteggere proprio da loro.
Vampiri vegetariani, d'accordo, ma non per questo quel momento sarebbe entrato nella top ten degli incontri rilassanti.
“Com’è possibile che nessuno sappia chi diavolo fosse quello schifoso succhiasangue?” Jacob, per esempio, stava per andare fuori di testa.
“Ma cosa credi? Che esista un’anagrafe come per voi randagi?” e zia Rose l’avrebbe seguito a ruota.
Personalmente ero stufa di entrambi, il loro continuo strepitare non aiutava affatto a stemperare la situazione.
“Rose, calmati” cercò di mediare nonna Esme ma lei la ignorò.
“Dovrebbe essere suo compito tenerli lontani e invece non si accorge neanche quando ce li ha sotto il naso. Poi corre da noi e pretende che risolviamo tutti i suoi problemi all’istante.” Disse sarcastica ad una platea immaginaria, tornando poi a rivolgersi a lui “Se vuoi posso venire a tenerti la mano la prossima volta che sei di ronda.”
“Ti avverto, Psycho, non provocarmi!” Jake mosse un passo verso di lei tremando dalla testa ai piedi
“Perché se no cosa fai, cane?”
Ormai si urlavano in faccia ad un centimetro l’uno dall’altra.
“Finitela tutti e due!” mamma intervenne a dividerli prima che la situazione degenerasse.
Grazie al cielo, proprio in quel momento, un’ondata di calma ci avvolse tutti. Zio Jasper e zia Alice entrarono trafelati. Erano fuori a caccia quando era successo tutto il casino e papà li aveva avvertiti di tornare il più presto possibile.
“Nessie! Tesoro stai bene?” la zia si fiondò ad abbracciarmi senza neanche rallentare
“Si, zia, tranquilla. E’ tutto a posto” la rassicurai
“Non certo grazie a …” ricominciò Zia Rosalie
“Ora basta, zia” la bloccai decisa “Sai benissimo che non è colpa di Jacob, quindi smettila di sfogarti su di lui.”  
Vidi di sfuggita Jake che faceva una smorfia soddisfatta mentre la zia serrava i denti.
“E tu finiscila di tremare in quella maniera. Non ce n’è nessun bisogno!” lo sgridai, collezionando il secondo sguardo irritato.
A volte erano davvero infantili.
“Qualcuno ci vuole spiegare meglio quello che è successo?” disse Zio Jasper impaziente e un po’ a disagio per il luogo del ritrovo.
“Io e Jacob eravamo nella foresta. Forse qualche metro dentro i confini, non ci ho fatto bene caso” lui annuì per conferma quando lo cercai lo sguardo “Eravamo convinti di essere soli, quando all’improvviso ci siamo trovati questo tizio a non più di cinque o sei metri di distanza.”
“Cioè questo vampiro è riuscito ad arrivare a meno di dieci metri da voi senza farsi notare?” chiese incredulo. Il viso di zia Alice gli faceva eco.
“Si” confermai tornando a sedermi sul divano “A quanto pare riesce a rendersi invisibile”
Gli zii rimasero un secondo immobili digerendo la notizia.
“Sappiamo chi è, Carlisle?”
“No, Alice” rispose il nonno scuotendo la testa con espressione preoccupata “Come avevo appena detto agli altri, ho già fatto un primo giro di chiamate ma nessuno ha mai sentito parlare di un vampiro con questo potere”
“Un potere interessante, senza dubbio. Probabilmente crea un buco percettivo nella mente di chi lo circonda, rendendosi in questo modo invisibile.” Annuì lo zio assorto nei suoi ragionamenti “Ma ovviamente Bella con il suo scudo riesce ad eluderlo.”
“Esattamente quello che pensavamo noi. Come lo hai capito?” chiese mamma, nemmeno troppo sorpresa. Dopotutto si trattava pur sempre di zio Jasper.
“Che altro motivo ci sarebbe per essere qui?” Chiese come se fosse la cosa più ovvia del mondo “Il tuo scudo ha un raggio davvero molto ampio ma è comunque limitato. Tenere sotto controllo così tante persone in due luoghi diversi sarebbe stato complicato per te. Meglio unire le forze e avere un’unica ‘base’, in modo da conoscere con esattezza il raggio d’azione e rimanere al coperto. Delle due casa di Jacob è la più centrale, quindi era la scelta migliore”
Affascinata dalle sue capacità deduttive, lo ringraziai mentalmente per aver dato uno strappo ai miei pensieri, cominciavo a dubitare che mi avrebbero mai raggiunta.
“Come mai li hai coperti? Sospettavate qualcosa?” continuò interessato
Mamma sembrò più innervosita che sorpresa dalla domanda, ma Jacob si inserì prima che potesse rispondere
“Cosa intendi dire?”
“Se lo avete visto quando ormai si era già avvicinato vuol dire che Bella ha usato lo scudo su di voi solo in un secondo momento.” Spiegò lo zio
“Tecnicamente non lo hanno visto entrambi. L’ha visto solo Nessie” disse serio papà, che rientrava in quel momento con zio Emmett, stringendo a se la mamma, precipitatasi ad abbracciarlo.
“Che cosa?” chiesi rimanendo a bocca aperta, incredula, e dando probabilmente voce alla domanda di tutti.
“Vi spiegherò tra un attimo. Jacob, Sam è qui fuori come lupo e penso sarebbe meglio se ti trasformassi anche tu, in modo che anche i tuoi possano allontanarsi di più.” Disse pratico “Fin’ora hanno coperto il perimetro interno per rimanere sotto lo scudo”
“Aspettavamo il traduttore” replicò lui sarcastico mentre usciva.
Gli lasciammo il tempo di mutare prima di seguirlo e io ne approfittai per osservare sempre più incredula zio Em. Sembrava arrivare da un altro pianeta. In mezzo a tutta quella preoccupazione se ne stava appoggiato al muro pacificamente, a braccia incrociate, con un sorriso da un orecchio all’altro dipinto sul viso. Come se Natale fosse arrivato in anticipo. Sembrava tutt’altro che in ansia, anzi di tanto in tanto si lasciava sfuggire un risolino soffocato, come pregustando qualcosa di eccitante. Sospirai rassegnata mentre uscivamo, era più unico che raro.
Non appena fummo fuori scivolai subito vicina al lupo rossiccio, cercando conforto nel calore della sua pelliccia. Cercavo di non darlo a vedere per non preoccupare gli altri ma non mi ero ancora ripresa del tutto dallo spavento. Affondai le mani nel suo pelo ruvido e soffice allo stesso tempo, inspirando il suo profumo selvatico e familiare, cercando di sfruttare al massimo il potere rilassante che aveva su di me.
Lui mi diede un buffetto sulla guancia con il naso e poi prese a fissare intensamente papà.
 “Lo so che anche tu te lo ricordi, Jacob” disse papà riprendendo l’argomento precedente “Ma vedo entrambe le vostre immagini mentali di quel momento e sono identiche. In ogni particolare.”
Jake annuì ma io rimasi perplessa. Che problema c’era se erano uguali?
Papà sospirò “Almeno la prospettiva dovrebbe cambiare, considerato il fatto che lui è alto due metri e tu uno e sessanta”
“Sessantasei” ci tenni a rimarcare, petulante. Un centimetro più di mamma!
“Inoltre eravate uno di fronte all’altra. Uno dei due avrebbe dovuto notarlo al massimo con la coda dell’occhio, mentre invece non è così. ” Concluse prima di tornare a rivolgersi ai lupi “Siete riusciti a trovare qualcosa?”
Mi accigliai, non potevo essere stata io ad passare a Jake l’immagine del vampiro. Ricordavo perfettamente bene il momento prima di sentire l’aroma dolcissimo, come di vaniglia e zenzero, dello sconosciuto. Non stavo toccando Jacob, tenevo le mani sulle tempie, ripensando al bacio con Nahuel e cercando di creare un ricordo alternativo.
“Renesmee!” papà mi richiamò nervosamente mentre facevo scorrere di nuovo tutto in testa “Puoi smettere per favore di pensare ad altro? Sto cercando di concentrarmi”
Osservando il suo bellissimo viso, infastidito dai miei ricordi, i vari collegamenti scattarono. Come le tessere di un domino. Tac, tac, tac, uno dopo l’altro.
Scossi la testa sospirando, divertita e innervosita a un tempo. Come avevo fatto a non capirlo prima? Ultimamente papà aveva intrapreso questo nuovo, fastidioso hobby di sbirciare di proposito nei miei pensieri. Purtroppo per lui stavolta ci aveva letto qualche cosa che non gli era andata a genio. Magari aveva dato un po’ fuori di matto e la mamma, che era contraria alle sue intrusioni, mi aveva coperto. Aveva coperto me. Non me e Jacob. Per questo lui non aveva sentito niente. Ora che mi ricordavo papà e mamma erano fuori quel pomeriggio, probabilmente lui aveva iniziato a origliare appena erano tornati a casa, e a quel punto io e Jake dovevamo essere già nella foresta. Questo rispondeva alla domanda di zio Jaz e spiegava anche il nervosismo di mamma.
Vecchio vampiro impiccione! Pensai guardandolo distogliere gli occhi colpevole.
“Non stavo affatto pensando ad altro” precisai a beneficio degli altri  “Semplicemente cercavo di ricordare se stavo toccando Jacob in quel momento. E non lo stavo facendo” dissi, sicura che avrebbe trovato il modo di darmi conferma di tutto senza farsi notare. A meno che non volesse vedermi porre la domanda diretta ad alta voce, ovviamente.
“Si, è andata così.” Fece una pausa quasi impercettibile che mi confermò che quella era la risposta che volevo “Non lo stavi toccando. Ma l’unica spiegazione logica è che sia stata tu. Forse lo spavento ha amplificato il tuo potere. Cos’hai pensato dopo che ti sei accorta di lui”
Vidi la mamma ridacchiare sotto i baffi per l’enfasi che papà mise sul dopo.
Mi concentrai, facendo scorrere il pelo di Jacob tra le dita “Ho pensato che era assurdo che fosse riuscito ad arrivarci così vicino. Poi ho pensato che Jake avrebbe avuto bisogno di spazio per trasformarsi e sono saltata lontana, come al solito. Ma lui non si è mosso e allora ho capito che lui non lo vedeva affatto. Avrei voluto gridare o riavvicinarmi, per avvertirlo, ma non riuscivo a muovermi.” Deglutii a vuoto mentre la paura mi invadeva di nuovo “Ma poi invece si è trasformato e ha puntato dritto su quel tizio così ho creduto di essermi sbagliata. Poco dopo eravate tutti li. Fine”
Finii il racconto d’un fiato, senza accorgermi che stavo tremando finchè Jake non appoggiò la sua spalla alla mia.
Abbracciai la sua zampa enorme, grata del contatto. Che idiota che ero, proprio un bel momento avevo scelto per pietrificarmi, avevo rischiato di farci ammazzare tutti e due.
“Non è colpa tua, nessuno si aspettava una cosa del genere.” Cercò di rassicurarmi papà, con scarso successo per altro. “Comunque, sono sempre più convinto di quello che dicevo prima. Quindi, come vedi, lo hai avvertito, solo in maniera diversa.”
Gran bella consolazione!
“Che cosa affascinante” Si inserì nonno Carlisle “Mi chiedo se rimarrà sempre collegata a delle forti emozioni o se Nessie riuscirà a controllarla, ora che ne è consapevole.”
“Ma se sono sei anni che non riesco a controllare nemmeno lo stadio base!” bofonchiai sarcastica
Il brillio negli occhi del nonno mi informò che non era intenzionato a lasciar perdere
“Non hai mai provato davvero a svilupparlo consciamente.” Insistè “Ma certo è meglio parlarne in un altro momento” aggiunse in tutta fretta  dopo che un brontolio da parte di Sam gli fece rivalutare le priorità.
“Hai ragione, direi di fare il punto della situazione” iniziò papà “Il branco di Sam è riuscito a seguirne le tracce fino a Sequim ma li aveva un’auto e non sono riusciti a capire da che parte è andato. Alice, se non sei riuscita a vedere niente prima immagino che a maggior ragione non vedrai niente ora. Giusto?”
“No, infatti.” La zia era la maschera della frustrazione “E’ tutto come un terribile deja vu. Mi sembra di essere tornata indietro di sette anni.”
Un rantolo da parte di papà attirò all’istante l’attenzione di tutti
“Victoria!” esclamò come folgorato “Ma certo!”
Io non riuscivo a seguirlo, all’epoca non ero nemmeno nata, ma mi sembrò che nemmeno gli altri capissero di cosa stesse parlando. Né mi sembrava condividessero il suo entusiasmo al nome di questa Victoria.  
“Posso ricordarti che nessuno ti legge nella mente, Edward?” gli fece notare zia Rose, acida. Doveva aver deciso di cambiare capro espiatorio.
“Scusate. Semplicemente sono riuscito a ricordare dove avevo sentito parlare di un vampiro in grado di rendersi invisibile.” Si interruppe girandosi infastidito verso Jake “Sto cercando di spiegarlo Jacob. Dammi il tempo di parlare”
“Chi te ne ha parlato?” domandai sperando di capirci qualcosa.
“Vi ricordate la bambina che si era arresa durante la battaglia contro i neonati di Victoria?” chiese a sua volta papà agli altri frustrando le mie speranze e ignorando bellamente il fatto che io di sicuro non potevo ricordare.
“Certamente Edward” disse nonna Esme, chiaramente scossa da quel ricordo, mentre il nonno le passava un braccio attorno alle spalle “Bree”
“Esatto, Bree. Inizialmente era preoccupata per un suo amico, un certo Fred, ma poi, poco prima della fine, ha pensato qualcosa come ‘cosa possono fargli se nemmeno sono in grado di vederlo?’. Non me lo sono ricordato subito perché è stata una frase così in mezzo a tante altre informazioni che mi ha dato.”
Sentii la vibrazione della risatina soffocata di Jake.
“Non è affatto un eufemismo, Jacob, me le ha date di spontanea sua volontà le informazioni.” Replicò seccato “No, Sam, purtroppo non ho indizi per capire cosa voglia.”
“Credi che c’entrino i Volturi, Alice?” Mamma pose la domanda che nessun’altro aveva ancora osato fare.
Osservai con ansia crescente la zia concentrarsi e i suoi occhi farsi vacui mentre scivolava in quella specie di trance che le permetteva di prevedere gli eventi futuri. Cos’avrebbe visto? Era stata una mossa dei Volturi mandare questo Fred a spiarci? Eravamo tutti in pericolo? Di nuovo.
Un leggero guaito mi ricosse dai miei pensieri nefasti.
“Scusa Jake, non volevo” dissi mortificata, senza rendermene conto gli avevo affondato le unghie nella carne.
Con uno sbuffo mi incastrò tra il muso e la spalla, in un abbraccio da lupo, iniziando ad emettere un borbottio che aveva il chiaro intento di essere rassicurante.
“Dice che …” iniziò a tradurre papà
“Non ce n’è bisogno papà, lo so cosa sta dicendo” lo interruppi tentando inutilmente di cingere il collo di Jacob con le mie braccia troppo corte. “Ma io non sono preoccupata per me”  
Un grugnito da parte di entrambi mi riportò alla realtà della mia vita: tutti potevano preoccuparsi per me ma io non ero autorizzata a essere in ansia per nessuno.
“No, non credo che i Volturi siano coinvolti in questa faccenda” ci informò Zia Alice quando i suoi occhi ripresero il loro colore ambrato
Che cosa? Ne sei proprio sicura?” zio Emmett era sconvolto. Improvvisamente il suo Natale anticipato si era dissolto. Giusto nel momento in cui stava per aprire il suo regalo a giudicare dall’espressione tormentata.
“Si, non riesco a vedere bene tutto perché sembra siano impegnati in più di un progetto. Comunque, la loro priorità al momento è la ricerca di qualcosa, purtroppo non riesco a capire esattamente cosa. Non lo hanno mandato loro”
“Non so, secondo me dovresti controllare meglio.” Insistè zio Em.
“Ne sono convinta al 100% Emmett” replicò zia Alice glaciale.
“Bene. Già questa è una cosa positiva direi” sospirò nonno Carlisle
Ed era vero, non appena la zia aveva escluso i Volturi l’atmosfera si era fatta un po’ più leggera.
“No, certo che no, Jacob. Non è comunque il caso di abbassare la guardia” disse papà, rispondendo ai suoi pensieri “Credo che sarebbe meglio non cambiare troppo le nostre abitudini ‘umane’, il lavoro, l’officina, l’ospedale. Per non destare sospetti. Per il resto, noi possiamo darvi tranquillamente una mano. Certo, Sam, solo se ne avete bisogno. Ma tenete a mente che noi non abbiamo bisogno di riposare, mentre voi si. In più  sarebbe meglio che provassimo anche a cercare qualche informazione su questo Fred. Ce ne occuperemo noi ovviamente. Partiremo da Seattle, è li che è stato creato. Ovviamente per questo non potremo contare sullo scudo” la voce gli si abbassò verso la fine della frase.
Andare così, letteralmente alla cieca, era un rischio e nessuno di noi avrebbe messo in pericolo di proposito gli altri, ma avevamo bisogno di quelle informazioni e non c’era altro modo di ottenerle.
Annuì ancora un paio di volte guardando i lupi.
“D’accordo” disse poi girandosi verso gli altri. “La proposta è questa. Per ora i due branchi si alterneranno a coprire il territorio. Una parte di loro, con Jacob o Sam rimarrà più vicina per essere sicuri della copertura dello scudo, l’altra parte con Leah oppure Paul si allontanerà di più per controllare che non ci sia nessun’altro nelle vicinanze. Noi ci concentreremo sulla ricerca a Seattle e daremo loro una mano nel caso dovessero aver bisogno.”
“In questo caso non credo sia necessario rimanere qui. Se voi due non vi allontanate troppo, riuscirò a tenere coperti tutti, anche da casa nostra.” Disse mamma rivolta a Jake e Sam
“Bene. Mi sembra che in questo modo possa andare bene per tutti” Concluse papà
I lupi annuirono, come sincronizzati, e tutti noi li imitammo. Certo, avremmo collaborato tutti per evitare che ci fosse pericolo pernoi e per gli abitanti dei dintorni. E comunque io dovevo farmi perdonare per l’errore di quel pomeriggio. Se non fossi stata così stupida tutto questo problema non si sarebbe posto. Saremmo riusciti a prenderlo subito e a questo punto avremmo conosciuto le sue intenzioni.  Avrei fatto la mia parte, mi dissi decisa, quella era la nostra casa e era nostro dovere proteggerla.
“Tu non hai nessuna parte, Nessie” mi disilluse subito papà secco.
“Perché no? Anche io voglio aiutare!” replicai frustrata e delusa.
“Sei ancora piccola”
“Non sono piccola! Ho sedici anni! Jacob aveva sedici anni quando si è trasformato la prima volta!” protestai stizzita. Ero stufa di essere l’anello debole della famiglia.
“Infatti, aveva sedici anni. Non sei”
Girai lo sguardo su tutti gli altri ma trovai una muraglia compatta. Unita nel volermi escludere.
“Nessuno ti vuole escludere” sbuffò di nuovo papà
“Invece si!” strillai “E tu smettila di stare nella mia testa!”
“Basta Renesmee. Tu rimani a casa. In casa.” Sottolineò “Niente uscite. Di nessun genere, verso nessun luogo, per nessun motivo. Chiaro?”
“Chiudimi dentro e butta la chiave a questo punto!” replicai sarcastica
“Non costringermi a farlo” mi minacciò, come se una chiave potesse davvero fermarmi.
“Tesoro, cerca di capire, nessuno di noi riuscirebbe a stare tranquillo sapendoti in giro. Ne a rimanere concentrato pensando che magari potresti essere in pericolo.” Mi fece ragionare nonna Esme.
Sentivo i continui colpetti di Jake contro la spalla. Era d’accordo con lei. E anche gli altri in effetti sembravano più preoccupati che altro. Anche Sam.
“Dato che siete dieci contro una.”cedetti mettendo il broncio, rassegnata “D’accordo, come volete.”
In fondo quanto poteva durare tutta questa follia? Due o tre giorni?
***
Eccomi qui con il nuovo capitolo. E per prima cosa vi devo tirare le orecchie!!! Ma come, io scrivo che Nessie vede un vampiro biondo con gli occhi azzurri
e nessuno di voi mi recensisce un'insulto??? Male! Male! Per fortuna un paio di giorni fa mentre andavo a lavorare e ripensavo al capitolo ho avuto un flash! Così vi informo che gli occhi azzurri sono tornati ad essere rosso cupo come dovevano essere fin dall'inizio. La prossima volta che scrivo una cazzata ditemelo!!!! Cmq. Vi informo che se l'altra volta non avevo combinato niente questa volta ho fatto ancora meno. Ma non disperiamo, sto cercando di capire dove vuole andare a parare questa storia e nel frattempo ho un pò di capitoli da parte. Quindi niente panico! (lo dico più che altro per me eheheheh).
Vorrei anche ringraziare di nuovo tutte e 50 le persone che hanno messo la storia tra le seguite/preferite/ricordate. Ho seriamente pensato di organizzare una festicciola per celebrare la cosa ma mio marito mi ha tarpato le ali. Ahhh gli uomini.
Il prossimo appuntamento è per il 19 di Novembre e il capitolo si intitolerà "Reclusione". Un bacio a tutti!!!!

X bet98: Si infatti, Jake ha avuto l'imprinting con Nessie quando lei era una neonata. Probabilmente non hai letto Breaking Dawn quindi se non capisci qualcosa e hai bisogno di chiarimenti chiedi pure. Ciao!
X JessyBree: Mi hai fatta morire dal ridere con la storia del libro! L'ho detto anche a mio marito visto che continua a dire che i miei hobby non portano a niente (come se con PES invece fosse d'aiuto all'umanità) ma non mi ha dato soddisfazione. Ti ho contattata in privato la settimana scorsa ma non ho capito se il messaggio ti è arrivato o no. Ti scoccia farmelo sapere? Perchè non vorrei aver fatto qualche casino e averlo inviato a qualcun'altro. Cmq spero che le tue pellicine siano ricresciute a sufficienza e che il capitolo ti sia piaciuto abbastanza da permetterti un'altra scorpacciata! Un bacio!
X Bulma86: Grazie grazie grazie per l'entusiastica recensione. La speranza era esattamente che fosse scorrevole, per la suspance invece è casuale. Ma meglio così! Un bacio e continua a farmi sapere cosa ne pensi!
X jacoberenesmee: Presto fatto e ho già pubblicato contenta??Cavolo meno male che ho dato un'ultimo sguardo alla pagina prima di caricare il nuovo capitolo se no la tua recensione l'avrei persa! Anche a me piacciono tantissimo quando sono dolci dolci...e anche in questo capitolo trovo che lo siano. Cmq spero di aver soddisfatto tutti i tuoi dubbi! Un bacione

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Reclusione ***



RECLUSIONE

Nonostante lo avessi sentito distintamente arrivare a dare il cambio alla mamma, continuai imperterrita a giocare al computer. Non mi mossi nemmeno quando sentii il suo richiamo dal piano di sotto.
Da quando ci eravamo imbattuti nel vampiro invisibile ero praticamente murata viva in casa.
“Niente uscite, Nessie. Di nessun genere, verso nessun luogo, per nessun motivo.” Scimmiottai papà
Ridicolo!
Ero stata fin da subito contraria a quella restrizione assurdamente eccessiva ma, in un primo momento, avevo capito la loro preoccupazione, e avevo evitato di creare ulteriori problemi. Dopotutto, un vampiro sconosciuto che ha oltre tutto la capacità di rendersi invisibile farebbe venire un colpo a chiunque appena un po’ sano di mente.
Ma ora si stava esagerando!
Erano passati più di dieci giorni e quel tizio non si era più fatto vedere. Ne lui ne nessun’altro nomade per la cronaca. Non era il primo che passava da quelle parti e di certo non sarebbe stato l’ultimo. Questa situazione inutile, tirata alla lunga, creava soltanto un pericoloso precedente che rischiava di portarmi alla reclusione per ogni nonnulla.
Pretendevo di essere di nuovo libera di uscire di casa.
Ed era esattamente quello che avevo cercato di ottenere tre giorni prima in un’animata discussione di famiglia. Avevo anche proposto un periodo di libertà vigilata. Se proprio dovevano essere paranoici, uno di loro poteva farmi da scorta, ma la totale reclusione era diventata assurda. Ebbene cos’avevo ottenuto cercando di parlare, di mediare, di trovare dei compromessi, come si era sempre impegnato ad insegnarmi papà? Niente di niente!
Quindi avevo adottato un metodo alternativo, mio brevetto personale, e da tre giorni ero chiusa in camera in sciopero di tutto. Dato che non mi lasciavano ‘bere’ non avrei nemmeno mangiato e, tanto per risparmiare le forze, mi ero chiusa in un mutismo offeso.
Dovevo continuare ad essere confinata? Beh, allora lo avrei fatto a modo mio!
In più a beneficio particolare di papà mi impegnavo anche a tenere occupata la mente con il mio bacio quando sapevo che lui era in ascolto. Il lato negativo di questa operazione aggiuntiva era che quel ricordo stava diventando sempre più fastidioso anche per me.
“Ness?”
Jake aprì con cautela la porta della mia camera, probabilmente preoccupato per la possibile reazione, ma io continuai a non prestargli attenzione.
La mia stanza doveva sembrare più o meno un campo di battaglia. In quei tre giorni avevo fatto del mio peggio per portare al minimo il mio già precario senso dell’ordine e come se non bastasse quella mattina avevo avuto un diverbio piuttosto acceso con lo stereo, che giaceva miserando ai piedi della libreria, in molti più pezzi del dovuto. Potevo immaginarlo cercare di trattenere una risatina divertita alla vista di tutto quello sfacelo.
Evidentemente considerò la mancanza di reazioni negative come un invito sufficiente perché lo sentii entrare e chiudersi la porta alle spalle.
“Finiscila Jacob”  borbottai dopo un minuto, quando mi accorsi che si era messo a trafficare con i resti del mio HiFi.
“Sto cercando di rianimarlo” rispose speranzoso. Erano le prime parole che gli rivolgevo in due giorni quindi la reazione era comprensibile.
“Non te l’ho chiesto” precisai continuando a fingermi concentrata sul pc.
“Non importa, lo faccio lo stesso” si offrì
“Risparmia la tua voglia di aiutare per quando ne ho davvero bisogno” dissi acida lanciandogli un’occhiataccia molto eloquente.
Con un sospiro si rialzò dal pavimento e andò a sdraiarsi sul mio letto.
Alla riunione si era schierato dalla parte dei miei quindi stavo cercando di riservargli lo stesso trattamento di ostracismo, ma rimanere arrabbiata con Jake era più difficile di quanto avessi mai pensato. Dovevo continuare a ripetermelo per tenerlo a mente e bastava un attimo di distrazione per dimenticarlo.  Esattamente come avevo fatto un minuto prima rivolgendogli la parola. Un secondo dopo avrei voluto mordermi la lingua ma ormai era fatta. Del resto era prevedibile, mannaggia a lui. Non sapevo più quante volte mi ero ritrovata in quei due giorni, con il dito già su 'invia messaggio'.  
“Cosa vuoi fare oggi?” mi chiese
“Uscire” risposi secca.
Sospirò di nuovo. “Cerca di capire, Nessie. E’ pericoloso.”
“Ma fammi il piacere! Se io stessi a sbirciare quelli che credo essere due umani beandomi della mia invisibilità e all’improvviso uno dei due mi vedesse e l’altro esplodesse in un lupo gigante stai sicuro che l’ultima cosa che farei sarebbe tornare di nuovo da queste parti. Dammi retta, quel tizio starà ancora scappando.”
Ridacchiò della mia spiegazione
“Scherzi a parte Jake. Sono stufa. Davvero stufa. Voglio uscire e voglio uscire subito” mi girai a guardarlo sperando contro ogni probabilità che mi dicesse di si.
Mi bastò incontrare il suo sguardo per sapere che la risposta non sarebbe stata quella che volevo. Tornai al videogioco depressa, in parte per la risposta negativa e in parte perché la tristezza nei suoi occhi mi aveva colpita. Era come se il rifiuto avesse fatto più male a lui che a me.
“Solo qualche altro giorno di pazienza Nessie. Per favore. Tanto per essere più sicuri della situazione. Tre o quattro, non di più, poi se non succede niente potrai uscire di nuovo. Ti appoggerò con i tuoi se ce ne sarà bisogno. Ok?” disse accorato
“No, Jake. Non è ok. Uscire ora sarebbe ok. Uscire fra forse tre o quattro giorni è uno schifo, ecco cos’è!”
Ripresi a guardare davanti a me.
Dopo un paio di minuti di silenzio precedetti il suo ennesimo tentativo di riconciliazione infilandomi gli auricolari e alzando il volume dell’ mp3 ad un livello spacca timpani.
Cercai di rimettere insieme tutta la rabbia che avevo ma ormai si era dileguata del tutto. Tenere il muso mi stancava da morire, non era proprio il mio forte, preferivo di gran lunga discutere per risolvere i problemi piuttosto che rimuginarci sopra in solitaria.
Dopo un paio di canzoni decisi di sotterrare definitivamente l’ascia di guerra, spensi tutto e con un colpetto di piede feci ruotare la sedia fino a fronteggiarlo. E rimasi a bocca aperta.
Dormiva? Non ci potevo credere!
Valutai all’istante la possibilità di svignarmela. Papà era in giro, a cercare informazioni su questo vampiro fantasma con zio Em e zio Jaz mentre mamma era a caccia con i nonni, anche se aveva avvertito che sarebbe rimasta abbastanza vicina da coprirci. Sarebbe stato sufficiente meno di un minuto per filarmela fino alla foresta. Certo, non ci avrebbero impiegato molto a riacchiapparmi, però intanto mi sarei fatta un giro. Giusto una piccola battuta di caccia, pensai già con l’acquolina in bocca. L’occasione non poteva essere più ghiotta.
Mi avvicinai il più cautamente possibile a lui, per controllare che non fingesse ed ero già pronta a svanire nel nulla quando mi accorsi delle profonde occhiaie disegnate sotto le ciglia scure. Invece del suo solito russare leggero solo silenzio.
Doveva essere davvero stravolto pensai, i piani di fuga momentaneamente accantonati. Da quanto tempo non faceva una dormita decente?
Mi sedetti sul bordo del letto e mi fermai ad immaginareil ritmo forsennato delle sue ultime giornate. Solo il tempo speso tra le ronde con il branco e l’officina avrebbe di sicuro steso persone meno resistenti e in più lui non aveva mancato nemmeno una volta di farmi compagnia la sera.  Nemmeno in questi ultimi due giorni quando di sicuro me lo sarei meritato.
Seguii  con il dito il contorno delle sopracciglia rilassate nel sonno, senza toccare davvero la pelle, per evitare di svegliarlo. Jake mi sembrava sempre così forte che era facile dimenticare che era umano. O quasi.
Mi sentii molto meschina. Ed infantile. Certo che tutti mi consideravano una bambina! Io mi comportavo come una bambina. Cos’altro avrebbero dovuto fare? Squagliarsela non appena giravano lo sguardo. Bella idea! Tanto per rendere le cose più semplici a tutti. Per non aggiungere preoccupazioni su preoccupazioni. Davvero un comportamento da adulta.
Con un sospiro andai ad accostare le persiane perché la luce non lo infastidisse e gli sfilai le scarpe perché fosse più comodo. Anche se a due piazze il mio letto era comunque troppo piccolo per lui,  ma per quel problema non potevo fare niente.
Rimasi qualche minuto per controllare che non avesse bisogno di nient’altro e poi uscii in punta di piedi dalla camera.
Prendermi cura di Jacob mi piaceva, scoprii, e mi faceva anche sentire utile. Un bella sensazione. Per di più era anche un bel cambiamento alla routine, pensai chiudendo la porta, di solito era lui che aiutava me.
Scesi le scale di nuovo contenta e per una mezz’ora guardai un documentario sull’India in programma su Nat Geo poi, dato che avevo fatto trenta, decisi di fare anche trentuno e mi preparai un piattone di pasta con del ragù che trovai nel frigo. Dopo due giorni di digiuno avevo una fame spaventosa.
Stavo giusto apparecchiando la tavola quando un botto dal piano di sopra mi suggerì che Jacob doveva essersi svegliato. L’armadio a ponte sopra il letto era stata davvero una pessima idea.
“Nessie?” mi chiamò allarmato.
Non feci nemmeno in tempo a pensare di fargli uno scherzo che con una sequela di imprecazioni da far inorridire papà sfrecciò giù dalle scale e attraverso la sala in un lampo, senza guardare né a destra né a sinistra, catapultandosi poi fuori dalla porta.
Neanche un secondo dopo i resti dei suoi vestiti svolazzavano per il giardino, mentre lui partiva lanciato verso la foresta a tutta birra.
“Hey, lupo!” lo chiamai sardonica dalla finestra della cucina. Non era il caso che mettesse in allarme tutti per niente.
Inchiodò all’istante e con uno scatto voltò il muso verso la mia voce. Il sollievo scritto a chiare lettere negli occhi scuri. Invece di tornare indietro, come mi aspettavo, si lasciò cadere dov’era. Potevo vedere le enormi spalle alzarsi e abbassarsi in respiri profondi mentre probabilmente cercava di far ripartire il cuore. Ridacchiai, un po’ divertita e un po’ intenerita. Di certo era stato un ottimo diversivo alla noia.
“Se anche gli altri seguono le tracce come te comincio a capire perché nessuno trova il tizio invisibile!” lo presi in giro
Rimase seduto lì per un minuto buono poi, con un ultimo sospiro, si rialzò e trotterellò fino ad appoggiare la testa al davanzale della finestra, indirizzandomi un vago sguardo di rimprovero.
Gli diedi un bacio appena sopra il naso.
“Scusa. Non pensavo che ti saresti spaventato così” dissi prendendogli il muso tra le mani.
Chiuse gli occhi mentre iniziavo ad accarezzargli il collo e la gola facendo scorrere il suo pelo morbido e caldo fra le dita. Due secondi dopo iniziò a brontolare beato. Mi aspettavo quella reazione, sapevo quanto gli piaceva essere coccolato così.
“Sei il peggior carceriere del mondo” lo derisi grattandogli un orecchio
Sbuffò, ma evidentemente la mia presa in giro gli ricordò la situazione perché mi diede una leccatina alla mano e poi iniziò ad occhieggiare tra me e il piano di sopra.
Sorrisi soddisfatta.
“Cosa sei disposto a dare in cambio di un paio di pantaloni?”
Appoggiò il naso al mio
“Non male, ma non credo che un bacio basti.”
Ridacchiai quando ripetè il gesto.
“Non intendevo questo. Magari potremmo andarci a fare un giretto.”
Inclinò la testa con disapprovazione
“Non è proprio un ricatto. E’ più un accordo” dissi interpretando i suoi pensieri
Il segno del no non aveva bisogno di traduzione lupo-uomo. Era universale.
“Breve.”
No
“Molto breve.”
No
“Giusto una boccata d’aria”
Di nuovo un no.
“Uffa!” Piagnucolai pestando i piedi innervosita
Scoppiai a ridere quando emise un guaito e iniziò a dondolarsi da una zampa all’altra imitandomi.
“D’accordo hai vinto.” Gli concessi appoggiando di nuovo le labbra sul suo pelo soffice.
Sentii il suo stomaco brontolare mentre mi allontanavo, doveva essergli arrivato il profumo del ragù.
“Billy ti ha messo a dieta?” gli chiesi dopo che ebbe fagocitato buona parte della mia cena, che ero riuscita a fargli credere avessi preparato per entrambi, più tutti gli avanzi che c’erano nel frigo.
Scosse la testa abbandonandosi soddisfatto sullo schienale della sedia
“Era invitato da Charlie e Sue.”
“E quindi non hai mangiato?”
Alzò le spalle “E’ difficile tenere in mano un panino senza pollici e io volevo venire qui alla svelta.”
Scossi la testa per niente contenta, non doveva esagerare così. Anche lui aveva dei limiti.
“Non va bene. Devi riguardarti Jake! Non puoi stare in piedi tutto il giorno senza mangiare e senza dormire.”
Il sorriso che si era pian piano fatto strada sul suo viso si liberò del tutto in un lampo di denti bianchissimi.
“Sembri proprio Esme quando fai così.” Sogghignò
Si, in effetti forse ero ancora un po’ presa dal mio nuovo ruolo di crocerossina.
“Se mi lasciaste uscire potrei dare una mano anche io” azzardai “E tu saresti meno stanco”
“Assolutamente no!” rispose secco con le sopracciglia talmente aggrottate da sembrare un punto unico
“Zio Jaz mi ha detto che ultimamente sono migliorata e…”
“Non voglio nemmeno discuterne, Nessie”
“Ma io mi sento inutile chiusa qui dentro” cercai di fargli capire
“Non sei affatto inutile”
“Come no! Utilissima!” replicai sarcastica
“Sei utile a me per esempio. Dopo una giornata come quella di oggi venire qui da te è la mia salvezza.” disse acchiappandomi mentre facevo la spola tra il tavolo e il lavello.
Alzai gli occhi al cielo. Il solito esagerato.
“Non sto scherzando. Tu mi rilassi, lo sai che per me sei speciale”
Mugugnai un po’ma mi sporsi comunque in avanti per prendermi il mio bacio.
Era disonesto da parte sua giocare con la mia frase preferita ma in ogni caso non sarebbe riuscito a distogliermi dal mio obiettivo.
“Tre giorni Jacob” lo ammonii
Scosse la testa “Quattro”
“Tre e poi libertà vigilata” trattai
“Quattro e poi ovviamente la libertà vigilata” insistè categorico
“D’accordo quattro, ma non uno di più ti avverto!” sbuffai siglando l’accordo con una stretta di mano.
“Su con il morale, se non succede più niente, a fine mese organizziamo una festa tutti insieme. Contenta?”
 Annuii di nuovo sorridente. Adoravo le feste con il branco. C’era sempre da divertirsi.
“Promesso?”
“Promesso” disse stiracchiandosi.
Diedi un’occhiata all’orologio. Era un po’ presto ma lui doveva recuperare, prima non aveva dormito molto e sicuramente era ancora stanco
“Ok. Dieci e mezza. Ora che i lupi vadano a letto.” Dissi battendo le mani
“Non devi preoccuparti per me, Nessie. Non sono stanco” cercò di convincermi, subito smentito da uno sbadiglio
“Certo, certo.” Esalai, la bocca stile ippopotamo a mia volta “Dormi qui stanotte?”
“Se vuoi” disse felice
“Certo che voglio!”risposi contagiata dal suo buonumore oltre che dalla stanchezza.
Ora che finii di prepararmi ed uscii dal bagno Jake si era addormentato di nuovo. Con buona pace del fatto che non era stanco.
Mi incastrai nel micro-spazio che mi aveva lasciato libero, appoggiando la testa sul suo petto e subito mi innervosii. Ultimamente gli era venuta questa fissa di dormire con la maglietta! Era davvero fastidiosa. Che ne era stato del buon vecchio contatto pelle a pelle?  Ne sfilai un pezzo da dentro ai pantaloni e ci feci scivolare sotto la mano, non se ne sarebbe accorto, il suo sonno era già troppo profondo.
Mi accoccolai più vicina, questo si che è rilassante, pensai con un ennesimo sbadiglio. Seguivo il ritmo del suo respiro e sentivo il suono del suo cuore. Il suo battito, appena più lento del mio, era sempre stato perfetto per aiutarmi a scivolare nel mondo dei sogni.
Meno di un minuto dopo dormivamo entrambi.
***
Ed anche questo capitolo è andato e ovviamente spero che vi sia piaciuto. Stasera sono distrutta. pubblico tardi tardi xchè sono appena tornata dalla full immersion in Harry Potter e i doni della morte. Bello! Molto molto! Sono proprio soddisfatta! Hanno fatto bene a dividerlo in 2 c'era troppa roba da raccontare per un film solo. C'è da dire che tutti gli H.P. cinematografici sono buoni. (forse l'ordine della fenice era un pò sbrigativo). Grazie al cielo hanno diviso anche Breaking Dawn. Anche se forse riguardo a contenuti era meglio dividere Eclipse. In ogni caso ho già la poltrona pronta per il 18/11/11. Eheheh!!
Tornando a noi:
Il prossimo capitolo lo pubblicherò...rullo di tamburi...il 29 ovviamente. Si intitola "Scogliera" e vi avverto che non è lungo...di più...per darvi un'idea in word mi dava qualcosa come 10 pagine.
E' stato il primissimo capitolo di questa storia (prima ancora del prologo che è stato il secondo). Pensavo di dividerlo perchè fosse più corto ma poi ho cambiato idea. In effetti prima che mio fratello mi dicesse che la mia storia era troppo melodrammatica, mandandomi in crisi e facendomi cambiare praticamente tutta la seconda parte, questo era un capitolo centrale. Ora non lo so più. E ora l'incoscente se n'è anche andato di casa (due capitoli fa) e quindi non ho più il mio correttore di bozze!Uffa uffa!
Baci a tuttiiiiiiii!!!!!!

X JessyBree: Io ci ho provato ancora ma ho fallito nuovamente. Tra l'altro continuano a cambiarmi la schermata di ingresso e sto diventando scema. A questo punto do' forfait e abbandono. Ma se tu dovessi riuscirci, io sono qui. Sto morendo di sonno quindi ti saluto alla svelta. Spero che il cap. ti piaccia! Un bacio
X Nessie86: Grazie ancora per il video! E ancora complimenti. Anche io sono contenta che Bella non sia andata nella radura. Il bacio con Jake ci voleva proprio. Anche se rimango convinta che Ness sia meglio. ;-) Il resto te l'ho già detto nella mail quindi ti ripeto solo di continuare a recensire che mi aiuti a chiarirmi le idee mi raccomando! Un bacio !
X Mimmyna: Già beh in effetti se era sfuggito anche a me è logico che sia passato anche a voi. Eheheh. Era così, tanto per dire che avevo fatto la modifica.
Allora, sono abbastanza dolci per i tuoi gusti in questo capitolo? Baci baci!

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Scogliera ***



SCOGLIERA

Io e Jake arrivammo alla base della scogliera correndo come due matti. Una delle nostre solite gare. Se fossi stata onesta con me stessa avrei ammesso che lui era più veloce e che quando vincevo era perchè me lo lasciava fare. Ma all'onestà preferivo la gloria. La mia vena competitiva, non tendeva a diminuire con l’età!
L’ultima volta aveva vinto lui, di conseguenza non potevo assolutamente permettergli di battermi di nuovo. Sfrecciavo alla massima velocità possibile tra gli alberi che costeggiavano il sentiero usato dalle auto. Cercavo di rimanere nascosta dalla vegetazione, di tenermi fuori visuale, cosa non semplicissima dato che la strada correva a ben poca distanza dallo strapiombo e che il mio principale interesse era la vittoria.
Anche se la possibilità di incontrare qualche estraneo da quelle parti era abbastanza remota, se qualcuno mi avesse visto correre a quella velocità, dire che si sarebbe insospettito sarebbe stato un eufemismo! Se poi avesse notato che rincorrevo un lupo gigante anche meglio! Immaginai l'escursionista che spiegava la sua visione a nonno Charlie. Povero nonno, gli sarebbe come minimo preso un colpo. Ridacchiai a quell'idea.
Senza averlo previsto fu una buona mossa perchè Jake si girò in automatico a guardarmi per cercare il motivo di tanta ilarità. E perse terreno. Raddoppiai gli sforzi per raggiungerlo e lo sentii ringhiare una risata alla mia faccia concentrata.
Avevamo già fatto parecchie volte quella strada e arrivati all'altezza di due alberi che si trovavano appena oltre i tre quarti del percorso capii che non ce l'avrei mai fatta a recuperarlo. Onestamente. Ma, dato che non avevo altra scelta, avrei barato!
Se fossi riuscita a saltargli in groppa avrei potuto usarlo come trampolino per superarlo. Speravo che questo mi avrebbe dato abbastanza vantaggio e con un risolino silenzioso mi preparai all'assalto. Feci un salto in avanti e lo acchiappai per la coda dandogli un bello strattone. Jake si lasciò sfuggire mezzo guaito ma non si lasciò sorprendere. Con uno scarto improvviso evitò che riuscissi ad arrampicarmi su di lui. Tentai un assalto sul lato ma quasi buttai giù un pino quando lui con una spallata mi spedì a gambe all'aria.
Con un latrato di vittoria si slanciò in avanti per gli ultimi metri e toccò con il naso il masso che faceva da traguardo.
Quando si girò a guardarmi, ancora incastrata tra i rami dell'albero, stava gongolando.
Mi districai dal mio groviglio con scatti nervosi. Odiavo perdere. Era una cosa che mi mandava in bestia! Ringhiando sottovoce e continuando a lanciargli occhiatacce mi allontanai verso lo spiazzo. Lui sogghignava beato aspettando che sparissi per trasformarsi.
Sentivo già le voci degli altri, sembrava che come al solito fossimo gli ultimi!
Alla fine Jake era stato di parola, come sempre. Quattro giorni dopo la nostra discussione mettevo il primo passo fuori casa, anche se sotto severa sorveglianza. E ora che ne erano passati altri dieci senza guai, andavamo alla festa che mi aveva promesso.
La libertà era meravigliosa.
Non ero ancora entrata nella radura che era già al mio fianco, un braccio intorno alle mie spalle.
“Non prendertela, Nessie.”
Sbuffai “Tanto non vale vincere barando.”
Io baro? Tu mi hai tirato la coda! Questo non è barare?”
“No, era riequilibrare le forze. Tu eri partito prima!”ok, era una balla.
“Non è affatto vero! Se fosse stato così me lo avresti gridato per tutta la corsa!” Era vero, lo avrei fatto.
“Questa è la tua versione dei fatti. Una versione sfacciatamente rigirata a tuo favore ovviamente.”
Si appoggiò un po’ a me mentre scoppiava in una risata rimbombante.
“Quando perdi sei terribile Nessie. Davvero. Ho quasi paura tu possa mordermi.”
Gli lanciai un'ultima occhiata minacciosa ma la sua risata era troppo contagiosa perchè potessi resistere oltre. Lo cinsi con il braccio
“Io non ci scherzerei troppo” dissi, ridendo anche io
Sbucammo dagli alberi e vidi che mi ero sbagliata. Mancavano ancora Paul e Rachel. Il resto del branco però era già li: Sam e Emily con Tobey, Seth, Quil e Claire, Embry, Jared e Kim, Collin, Brady, Kevin, Jayden, Ethan, Joshua, Lucas e Ewan. E c'erano anche Billy, Sue e il vecchio Quil Ateara. Riunione del consiglio al gran completo quindi. Mancavano solo Leah e Dennis che erano di ronda.
“Nessie!” non appena mi vide Tobey mi corse incontro e questa volta Sam non prestò alcuna attenzione allo slancio di suo figlio.
“Ciao piccolo! Come stai? Sei pronto per il primo giorno d'asilo?” lo sollevai e lo strinsi in un abbraccio delicato. Adoravo quel bimbo.
“Mamma dice che inizia tra due settimane”sembrava contento
“Si, lo so”
“Dice che ci saranno tanti altri bambini con cui giocare”
“Tantissimi”
“Tantissimi quanti?”mi chiese curioso prendendomi in contropiede. Improvvisai
“Non lo so di preciso ma almeno tanti quanti siamo adesso.”
“Allora non tanti.”
Scoppiai a ridere “Mi spiace Tobey.”
“Sarete anche di più te lo dico io. E tu sarai il più alto di tutti.” Jake si inserì e mi prese il bambino dalle braccia issandoselo in spalla. “Visto? Nessuno è più alto di te.”
Tobey ridacchiò felice.
“Corri zio Jake! Andiamo a vedere che si tuffano!”
“Preparati che si parte. Pronto? Via!”
Li seguii sorridendo mentre alla partenza seguivano gli strilli deliziati del bambino. 
I più giovani del branco erano impegnati in una serie di tuffi dallo strapiombo che dava su First Beach. Dopo essere piombati in acqua una trentina di metri più in basso, risalivano di volata lungo il sentiero che avevamo appena fatto io e Jacob. Per buttarsi di nuovo. Molto umano come passatempo.
Mi sedetti accanto a Seth quasi sul bordo.
“E' fantastico non trovi? Il sole a Forks! Ancora non ci credo ma zia Alice prevede che durerà tutto il giorno.” Mi girai in direzione di un sole un po’ pallido con gli occhi chiusi sperando che un giorno intero bastasse a stimolare la mia pelle alla produzione di melanina. Anche una quantità minima mi bastava. Non pretendevo molto in fondo!
“Se lo dice Alice allora è vero” mi rispose sorridendo.
“Ci voleva proprio” Riaprii gli occhi al grido di Ethan che si lanciava in un tuffo pluri-carpiato.
Sentivo lo sguardo ansioso di Jake addosso.
“Se non la finisci di fissarmi mi butto davvero. Almeno ti sarai preoccupato per qualcosa.” gli dissi senza voltarmi.
“Niente scherzi, Nessie. Lo hai promesso. Niente tuffi dalla cima, ricordi?” Mentre parlava cercava di intercettare il mio sguardo, senza successo. Dopo essermi sdraiata al sole, avevo chiuso di nuovo gli occhi.
“Certo, certo”
Seth scoppiò a ridere
“Pare che abbiano tutti lo stesso problema oggi! Dovevi vedere Quil che cercava di distrarre Claire dal suo proposito.”
“Si perchè Quil non mi fa mai fare quello che voglio!” un'imbronciatissima Claire si lasciò cadere a fianco a me, mise le mani a coppa e mi sussurrò all'orecchio con voce ammiccante “Ti va di tuffarci insieme? Aspettiamo che non guardano.”
“Lo sai che ti sento Claire. Non ci pensare nemmeno” Quil era a una decina di passi da noi, stava seduto in terra mangiandosi un pezzo di pizza. Di sicuro non si era mosso perchè pensava che con Jake e Seth a un passo di distanza Claire fosse al sicuro. Se le fosse venuta qualche idea balzana l'avrebbero acchiappata in tempo.
Clare lo ignorò e continuò a fissarmi come se non lo avesse sentito.
“Siamo entrambe sorvegliate speciali Claire. Mi dispiace.” le dissi alzando le spalle.
“Dai Claire, vieni qui. Ho preso un pò di pizza anche per te mentre aspettiamo che sia pronto” cercò di ammansirla.
Per tutta risposta lei gli fece la linguaccia e rimase a guardare gli altri tuffarsi.
Chiusi di nuovo gli occhi per cercare di godermi un pò di sole.
Quando eravamo tutti insieme, come quel giorno, le grida e il rumore sicuramente arrivavano fino a La Push. Ma nonostante il caos che creava quella numerosa compagnia mi sentivo in pace, come quando ero a casa con mamma, papà, gli zii e i nonni. Quelli del branco si consideravano l'un l'altro come fratelli e per me era come se fossero una seconda famiglia.
Una famiglia con un membro fastidioso!
Riaprii di nuovo gli occhi per vedere chi cavolo era che mi stava gocciolando addosso. Jayden era in piedi a qualche centimetro dalla mia testa e lasciava che le gocce d'acqua che gli colavano dai capelli mi cadessero in faccia
“Jay. Vattene.” Richiusi gli occhi ma lo sgocciolio congelato non si fermava.
“Vuoi che ti aiuti a tuffarti di nuovo?” chiesi con un ghigno.
Lui si mise a ridere e continuò a ignorare la mia richiesta.
“Mi è giunta voce che alla fine ti sei iscritta davvero alla scuola dei visi pallidi” Plik. Plik. Plik.
Non risposi
“Le ho detto che la scuola della riserva è migliore ma non mi dà retta.”
“Hai ragione capo. E' la migliore” Plik. Plik. Plik.
Alzai al cielo gli occhi nonostante li tenessi ancora chiusi.
“Se la chiamano scuola della riserva ci sarà un motivo. Non mi risultano molti studenti che non siano Quileute, Makah oppure Hoh.”
“Magari potrebbero fare un'eccezione. Se ti interessa mi informo”aggiunse Jake speranzoso.
Erano mesi che insisteva con questa storia. La scuola dei Quileute era a un passo da casa sua, il che era un bel punto a favore. Peccato fosse un pochino assurda come proposta. Immaginavo il primo giorno di scuola “Ragazzi, ricordate le nostre leggende sui freddi? Si? Bene vi presento la vostra nuova compagna Renesmee Carlie Cullen, lei è per metà vampira.” Carina come presentazione. Chissà quanti amici che mi sarei fatta!
“No, grazie. Ormai ho deciso. E poi la scuola inizia dopodomani”
“Beh. Comunque le tesine dovrebbero essere simili. Nessun problema” Plik. Plik. Plik.
Aprii gli occhi. “Non capisco cosa intendi”
Fece mezzo passo indietro smettendo di bagnarmi.
“Niente. Era solo una constatazione.” Mi sbagliavo o ci aveva messo troppo a rispondere?
Lo vidi lanciare un'occhiata strana a Jake. Fù un secondo ma riuscii a cogliere anche l'occhiataccia che gli tornò indietro.
“Ok. Cosa c'è sotto.” mi rivolsi al quello che credevo essere il mio migliore amico stringendo gli occhi per il sospetto.
“Ho solo detto a Jay che se si fosse impegnato gli avresti dato una mano a studiare.” rispose candido. Peccato che lo sguardo sconvolto di Jayden dicesse ben altro.
Lo fissai negli occhi con aria di disapprovazione ma lui non cedette.
“Farò finta di crederci. Ma ti informo che nasconderò le mie tesine molto bene. E che non ti conviene provare a cercarle.”
“Non vedo perchè dovrei farlo”
Mi sdraiai di nuovo. Vedevo Jayden al contrario. Gli rivolsi un sorrisone “Mi sembra un'ottima idea! Se hai bisogno di una mano devi solo chiederlo”
Abbandonò ogni finzione
“Cavolo Jake! Me lo avevi promesso!” Disse stizzito “Ora mi toccherà cercare un'altro modo o mia madre andrà fuori di testa quando rimanderò di nuovo il diploma!”
“Ho un'idea. Potresti studiare. Così, tanto per provare com'è.” risposi sarcastica
“Lo so già com'è e non mi interessa!” disse facendo una smorfia
“Se avessi letto il libro anche una sola volta te lo ricorderesti praticamente a memoria" obiettai "E comunque non hai molta scelta. Cosa vuoi fare senza il diploma?”
“Io non ho il diploma ma sopravvivo piuttosto bene” ridacchiò Jake
Nemmeno a lui era mai stato interessato a studiare. Sosteneva fosse talmente noioso che si sentiva mancare le forze. Una specie di Kriptonite rilegata in copertina rigida.
“Ok. A te è andata bene. Comunque non ti considererei un esempio”
“Certo che sono un esempio!”disse punto sul vivo
“No che non lo sei”
“Jake è il mio esempio!” rispose Jay accorato
“Di certo non un buon esempio”
“Ma pur sempre un esempio” concluse Jake colpendo con un pugno quello del suo compare che rideva sguaiato.
“Basta. Fate quello che volete ma state lontani dalle mie tesine. Intesi?” Mi rialzai intontita dal sole. E non è che picchiasse forte. Non ci ero proprio abituata.
Jacob mi sostenne per un gomito finchè non trovai l'equilibrio.
“Grazie ma ce la facevo” si era alzato in un lampo
“Non volevo cadessi di sotto”
“E finiscila con questa storia del tuffo.” scocciata liberai il braccio dalla sua presa e mi guardai intorno.
Il vecchio Quil Ateara mi guardava dalla sua sedia all'ombra degli alberi. Ammiccava cercando di attirare la mia attenzione senza farsi notare. Abbassai la testa mentre un sorriso complice mi si dipingeva in faccia e fingendo noncuranza iniziai a camminare verso il tavolo che Emily e Kim avevano già apparecchiato.
Giusto il giorno prima lo avevo incontrato a First Beach. Io aspettavo che Jake finisse all'officina e lui era andato in spiaggia con Quil e Claire. Ero rimasta a fargli compagnia parlando del più e del meno, mi aveva raccontato che suo nipote era in pensiero per la sua salute e che nell'ultimo periodo lo perseguitava con una dieta assurda. Sospettava che fosse una tattica di nonno Carlisle per diminuire le forze dei Quileute perchè vedeva solo due vie d'uscita a quella situazione o lui sarebbe morto d'inedia oppure avrebbe finito per fare fuori Quil.
Mentre io ridevo di cuore per le sue storie si era fatto più vicino
“Guardala! Un povero vecchio muore di fame e lei come se la ride!”
“Mi scusi signor Ateara ma, davvero, lei è bravissimo a raccontare!” rantolai
“Certo è divertente a non essere nella mia situazione. Quil è sveglio, non è facile fargliela sotto il naso!”
“Grazie al cielo, altrimenti non so se Claire sarebbe ancora tutta intera. Dire che è spericolata è poco!” dissi scuotendo la testa mentre guardavo Quil che controllava Claire perchè non finisse portata via dalla corrente.
Dopo un secondo di silenzio mi resi conto che il vecchio Ateara mi stava osservando.
Si grattò una guancia prima di proseguire in sussurro quasi inudibile
“Jacob dice che anche tu sei sveglia.” Strinse le labbra come se fosse un'affermazione casuale
“E che ti piacciono le sfide.” Mi lanciò un'occhiata di sbieco
Sorrisi capendo dove voleva andare a parare.
“Jake parla troppo”
“Domani ci sarà una bella festa.” ricominciò con il tono casuale.
“Già” Mi girai ad incontrare il suo sguardo e ci fissammo in silenzio per qualche secondo.
“Portare ad un anziano qualche patatina fritta sotto il naso del suo giovane carceriere è una sfida abbastanza interessante per te?”
Scoppiai di nuovo a ridere.
“Non ci posso credere! Vuole che rischi la vita per portarle due patatine?”
“No, non rischi niente. Jacob ha buone probabilità di salvarti.” Fece una pausa “Ma certo se pensi che sia troppo difficile...” lasciò la frase in sospeso stuzzicando la mia competitività.
“Lei è terribile Signor Ateara”
Lui rimase in silenzio aspettando che fossi di nuovo io a parlare. Quil aveva convinto Claire ad uscire dall'acqua e stavano tornando. Dovevo decidere alla svelta.
“Ci sto” Gli tesi la mano
“Ma solo se nonno Carlisle mi darà il permesso.” aggiunsi quando lui stava per stringerla.
“Affare fatto” E mi rivolse un sorriso entusiasta.
Quindi, dato che Carlisle mi aveva assicurato che i benefici erano di gran lunga superiori ai rischi, ero decisa a vincere almeno questa scommessa.
Mi fermai a parlare con Josh e Lucas di un film che avevano visto nel weekend mentre con la coda dell'occhio controllavo la posizione di Quil.
Claire e Tobey lo avevano convinto a giocare a nascondino e lui era molto impegnato a limitare il gioco a una parte dello spiazzo lontana dallo strapiombo.
Cercando di non dare nell'occhio costeggiai tutto il tavolo fino ad arrivare alla mega-ciotola delle patatine e ne presi una piccola manciata. Sentivo gli occhi del vecchio Ateara come due laser puntati sulla schiena.
Ricontrollai la posizione del nemico ma era il suo turno di nascondersi. Tobey contava. Individuai Claire in fondo alla radura. Lui non doveva essere lontano.
Sorrisi apertamente al vecchio Quil come avessi notato solo in quel momento che mi stava chiamando e mi incamminai verso di lui.
“Mi aspetto che tu mangi una per una tutte le patatine che tieni in mano prima di andare da mio nonno” Quil mi si era materializzato davanti a braccia conserte. In viso un'espressione di biasimo totale. Sbuffai. Le patatine non mi piacevano per niente!
Tese la mano “Dai qui, avanti”
Gli rovesciai sul palmo il mio bottino guardandolo in cagnesco.
“Non ci si può fidare dei vampiri. E nemmeno dei loro figli” Ingoiò tutte le patatine in un boccone e si girò a lanciare uno sguardo impertinente a suo nonno prima di sgattaiolare via di nuovo.
Mi vendicai parzialmente indicando a Tobey dov'era nascosto.
Raggiunsi il vecchio e mi lasciai cadere a fianco alla sua sedia.
“Mi spiace Signor Ateara” gli dissi mesta
“Non importa. Te lo avevo detto che è difficile fargliela!” si strinse nelle spalle.
“Intendevo, mi spiace ma non sono riuscita a prenderle anche il ketchup” sussurrai svelta. Alzai la maglietta e feci scivolare fuori un involto di fazzoletti da cui tirai fuori un piccolo tesoro in patatine.
Il vecchio Quil rimase a bocca aperta per un intero secondo prima di allungare veloce le mani verso il bottino. Lo fissava con gli occhi di un bambino il giorno del suo compleanno.
“Grazie.” Si girò a guardarmi nascondendo il tutto “L'ho sempre detto, io, che sei una ragazza intelligente. Proprio un grande vantaggio per noi.”
Risi a fior di labbra. La felicità lo aveva chiaramente mandato in tilt.
“Prego. E' stato un piacere.”
Dopo qualche minuto sentimmo una macchina salire la strada e Paul e Rachel spuntarono mano nella mano, lei era radiosa. Mentre si avvicinavano arrossì e  nascose il viso contro la spalla di Paul. Lui la strinse a se bisbigliandole qualcosa e poi le diede un bacio sui capelli. Brillava di gioia riflessa.
Si diressero veloci verso Billy. Rachel alzò la testa ma non gli occhi. Era ancora tutta rossa.
“Papà, io e Paul” si fermò per prendere un respiro ma non sembrava in grado di continuare, si stringeva al suo compagno come se avesse bisogno di appoggio
Billy aspettò qualche secondo poi le sollevò il mento con una mano e le rivolse uno sguardo pieno d'affetto
“Tu e Paul vi sposate” non era una domanda.
Rachel riuscì giusto ad annuire.
“Oh. Papà” e si precipitò tra le sue braccia.
Un secondo dopo erano tutti impazziti. Venti persone si pressarono intorno ai novelli fidanzati.
Gridavano tutti insieme e ognuno voleva essere il primo a fare gli auguri.
Rachel fu strappata dalle braccia di suo padre da Jacob che mentre abbracciava la sorella lanciava occhiatacce a Paul. Leggevo nei suoi occhi una minaccia tanto chiara quanto inutile. Paul aveva avuto l'imprinting con Rachel più di sei anni prima e da quel momento esisteva solo per lei. Inoltre il futuro cognato non lo stava nemmeno guardando.
Dopo essere sopravvissuto a una gragnola di pugni benaugurali da parte di tutti i suoi fratelli ora stava urlando verso Billy, con un sorriso da un orecchio all'altro
“Quindi ora posso chiamarti papà! In fondo Jake è già mio fratello!”
Vidi Billy irrigidirsi parecchio ma voleva troppo bene alla figlia per rovinarle quel momento.
Mi avvicinai anche io aiutando il vecchio Ateara. Baciò e abbracciò Rachel augurandole ogni bene.
Quando finalmente arrivò il mio turno lei mi buttò le braccia al collo.
“Nessie! Sono così felice!”
Sorrisi un pò sorpresa e un pò impacciata, non sapevo bene cosa dire.
“Sono contenta per voi. Siete perfetti insieme.” E voilà, la solita frase fatta
Lei non sembrò badarci comunque.
“Si, è così. Pensi che cose del genere capitino solo nelle fiabe. E poi invece” disse alzando le spalle  con un sospiro di felicità.
Rimasi in silenzio, non capivo se si aspettava una risposta ma io non ne avevo.
Mi guardò di nuovo e il suo volto si illuminò di un'altro sorriso “Capirai”
Sempre più interdetta, stavo per chiederle cosa volesse dire ma Ewan arrivò strillando e mi diede uno spintone. Sollevò Rachel e la fece roteare per mezza radura. Evidentemente il tempo a mia disposizione era finito. Stavano ritornando tutti alla normalità ma Paul era ancora circondato. Decisi che gli avrei fatto gli auguri più tardi.
Ritornai al mio posto sul bordo della scogliera, mi sedetti facendo penzolare  le gambe oltre il ciglio e accesi l'mp3. Era un regalo di papà per il mio primo Natale, poteva contenere cinquemila canzoni. Mi lasciai isolare dalla musica e mio malgrado mi ritrovai a pensare a quello che mi aveva detto Nahuel. Maledetto impiccione e noioso di un ibrido!
Invidiavo un pò Rachel, lei e Paul erano davvero perfetti insieme. Guardarli ti faceva capire il senso della frase “Essere fatti l'uno per l'altra”. Due tessere di un puzzle. Modellati uno sull'altro. Come Sam e Emily. Come Jared e Kim. Come Quil e Claire, tra qualche anno. E sarebbe successo anche a Jake. Sentìì il cuore stringersi al solo pensiero. Jake era mio. Il mio migliore amico. Avevo bisogno di lui.
“Smettila Nessie. Ti ho detto che non succederà, ok?” Jacob si era seduto dietro di me e mi aveva tolto un auricolare.
“So cosa pensi io stia pensando ma ti sbagli” inclinai indietro la testa per guardarlo. Rimaneva dubbioso, le labbra corrucciate.
Gli sorrisi ammiccando e lui strinse gli occhi sospettoso.Raddrizzai la testa, non era stata una mossa furba considerato lo scanner-per-pensieri-di-Nessie di cui era dotato.
“Davvero! Mi stavo solo chiedendo se c'è la possibilità di tenere nascosto questo matrimonio a zia Alice. Non voglio essere trattata come Barbie sfilata di moda per...” mi resi conto che non avevo chiesto a Rachel la data del matrimonio “Quando si sposano? Hanno già scelto la data?”
“Non ancora e no, non è possibile, sono invitati anche i tuoi ovviamente.”
Feci un verso strozzato “A tempo indefinito? Oddio, non ce la posso fare”
Improvvisamente il problema precedente perdette di importanza.
“Posso trasferirmi da te? Li non potrebbe toccarmi” zia Alice non aveva come me il permesso di andare e venire da La Push a suo piacimento. Lei e gli altri dovevano chiedere il permesso per entrare nel territorio Quileute.
Scoppiò a ridere “La nana violerebbe di sicuro il patto e non mi sembra il caso di scatenare una guerra per così poco”
Lo fissai a bocca aperta! Non potevo crederci! Così poco?? Zia Alice mi avrebbe costretta a mesi di incessanti prove di vestiti, scelti da lei, completamente incurante della mia opinione e lui lo sapeva benissimo! Ma io sapevo come vendicarmi! Presi il cellulare e le inviai un messaggio mentre lui ignaro giocherellava con i miei capelli.
Un secondo dopo mi arrivò la risposta.
Quando vide il ghigno sulla mia faccia la sua mano si bloccò.
“Che c'è?”
“Niente. Ho pensato che Alice potrebbe aiutare anche te! So che sei timido e così le ho chiesto io una mano da parte tua! Dice che ci sarà da lavorare! Contento?”
“Traditrice”
“Così impari! La prossima volta che ti chiedo di trasferirmi da te mi dici semplicemente si!” gli dissi con una linguaccia.
Mi tirò una ciocca di capelli per avvicinarmi a lui e mi diede un bacio sulla fronte
“Me lo ricorderò”
Rimanemmo a goderci il sole in pace finchè Emily annunciò che il pranzo era pronto.
“Mangi?”
“No, sono andata a caccia con la mamma stamattina. Appena sarete tutti seduti verrò a dare una mano a Emily a sfamare voialtri lupi. Non è il caso che Kim si stanchi troppo con quel pancione”
“Ottima idea” disse arruffandomi i capelli e correndo a prendere posto con gli altri al tavolo che avevano sistemato in fondo allo spiazzo.
Si poteva prevedere che come al solito avrebbero fatto onore alle cuoche.
Erano già quasi tutti seduti ma Claire non era dello stesso avviso
“Nooooo! Quil, no! Io non ho fame! Voglio giocare ancora!” strillava tirandolo per un braccio “Ti prego, ti prego, ti prego. L'ultima, lo prometto, l'ultima.”
Quando era in buona era la bambina più adorabile del mondo, ma se le capitava un attacco di testardaggine potevi scommetterci quello che volevi che finchè non avesse raggiunto il suo scopo niente e nessuno l'avrebbe distratta dall'obiettivo. Tanto meno Quil dato che se lo rigirava tra le mani come creta. Quando non si trattava della sua sicurezza era sempre pronto a dargliela vinta. Personalmente credevo che con la scusa dell'imprinting la viziasse anche troppo.
“Va bene piccola. Ma un solo round. L'ultimo. Poi si mangia. Ok?”
“Conti tu però! Fino a 100. Dai muoviti!”
“A 50” finse di sbuffare Quil mentre, per accorciare i tempi, si incamminava fino al primo albero disponibile vicino al tavolo e iniziava a contare.
Stavo per alzarmi a dare una mano quando il comportamento di Claire mi incuriosì. Invece di schizzare come mi aspettavo alla ricerca di un nascondiglio cominciò ad indietreggiare senza perdere di vista il compagno. Giudicando dalla direzione immaginai che stesse andando a nascondersi dietro ad una roccia a tre quarti della radura, era oltre la linea limite tracciata da Quil il che giustificava le mosse circospette. Anche qualcuno degli altri la notò perchè la vidi che si posava un dito sulle labbra ridacchiando per imporre il silenzio. Si girò e accelerò l'andatura verso la meta. Era veloce per una bambina di nove anni, più veloce di quanto immaginassi. E era anche agile pensai quando appoggiò le mani sulla la roccia che le arrivava quasi alla vita e la saltò senza sforzo apparente.
Rimasi senza fiato quando non si fermò. Cosa diamine stava facendo?
Fu in quel momento che mi accorsi dello scintillio di vittoria nei suoi occhi e mi resi finalmente conto di quello che aveva intenzione di fare
Era anche terribilmente furba! E stupida allo stesso tempo ma di sicuro ce l'aveva fatta! Era riuscita a farla sotto il naso a tutti.
“Claire, no! No! Quil prendila! Prendila! Sam corri!” Emily. Anche lei aveva fatto il collegamento troppo tardi, come me.
C'erano almeno venti persone incredibilmente veloci su quel promontorio e nessuna di loro era più abbastanza vicina da fermarla prima che saltasse.
Non Quil che si era girato al grido di Emily e che ora correva come se ne andasse della sua vita, perchè in effetti così era.  Non uno degli altri che erano già tutti seduti al tavolo ed erano ancora più lontani di Quil. Non io che pur essendo sul bordo solo a pochi passi non avrei fatto in tempo ad alzarmi.
Vidi Claire fare l'ultima falcata e poi gettarsi nel vuoto senza nemmeno rallentare. Lanciò un grido esultante mentre iniziava a cadere. Quil avrebbe saltato forse un paio di secondi dopo. Troppo tardi anche per sperare di prenderla in volo.
Ci misi una frazione di secondo a capire quale fosse l'unica possibilità. Incontrai lo sguardo di Jake, era ancora pietrificato al tavolo come gli altri. Gli ci volle ancora meno di me per capire.
“No! No! Nessie! No!” urlò
Ovviamente non lo ascoltai. Saltare non sarebbe bastato per prenderla quindi feci perno con i piedi sulla roccia.. La sentii cedere quando mi spinsi verso il basso.
Nonostante il momento non fosse dei più adatti mi resi conto che era una sensazione fantastica. Decisamente meglio di qualsiasi cosa avessi provato fino ad allora. Volavo. Ed era una scarica di adrenalina pura.
L'avrei presa, ne ero sicura. Quello che mi preoccupava era che evidentemente non sapeva come tuffarsi. Probabilmente non lo aveva mai fatto da abbastanza in alto da preoccuparsi di come cadere. Mulinava le gambe e le braccia senza controllo e non avevo certo il tempo di spiegarle che doveva cercare di tenerle vincine al corpo per evitare di farsi male. Tutto quello che potevo fare era bucare l'acqua io e sperare che il colpo per lei fosse abbastanza attutito.
La acchiappai a pochi metri dall'acqua e la strinsi a me.
“Tieni il respiro” le gridai. Per sicurezza le misi una mano sulla bocca e le tappai il naso.
Jake faceva la stessa cosa con me quando ero piccola.
Sfruttai la forza della caduta per fare una giravolta su me stessa in modo da rivolgere la schiena all'acqua e tenere Claire al sicuro tra le braccia.
Un secondo dopo colpimmo la superficie.
Grazie al cielo la  pelle da vampira attutiva molto il dolore, perchè la botta fu tremenda.
Quello che non avevo avuto il tempo di calcolare era  che colpire l'acqua in quel modo avrebbe fatto schizzare fuori tutta l'aria che avevo nei polmoni. Merda! Cercai almeno di non mettermi a tossire.
Claire si divincolò subito tentando di risalire. La spinsi verso l'alto con tutta la forza che avevo anche se in acqua non sarebbe servito a molto.
Vidi Quil che bucava la superficie esattamente due secondi dopo di noi. Gli feci cenno di non preoccuparsi per me e di tirarla fuori. Non se lo fece ripetere.
Cercai di risalire più velocemente che potevo, non mi rimanevano molte forze. Sentivo il bisogno di respirare che aumentava con il movimento e i polmoni iniziarono a bruciare per la mancanza d’aria.
Eppure non ero spaventata. Sapevo che non avrei dovuto aspettare molto. Non ci avrebbe messo molto. Una manciata di secondi e un'altro corpo ruppe l'acqua in una  valanga di bolle. Non erano ancora sparite che già Jake mi aveva tirata fuori.
Respirai l'aria ricca di salsedine con una brama mai provata prima.
“Stai bene? Tutto a posto? Respiri? Ness? Respiri?” sembrava terrorizzato
Gli posai una mano sulla guancia e gli feci vedere che si, stavo bene, solo non riuscivo a parlare perchè avevo ancora il fiato corto. Mi aggrappai alle sue spalle grata che fosse abbastanza forte per entrambi e lasciai che mi portasse a riva.
Mi prese in braccio e mi depose vicino a gli altri due.
Claire piangeva e tremava, per quanto fosse Agosto l'acqua era fredda e di sicuro si era presa un bello spavento.
“Ehi, tutto a posto?” Chiesi con la voce che faceva pause strane per permettermi di respirare
Quil mi fece cenno di si.
“Non si è fatta male, vero?”
Di nuovo un cenno, stavolta un no. Era ancora sotto shock era evidente. Riusciva giusto a stringere Claire a se e basta.
“Jake, ho bisogno di respirare.” a proposito di stringere, Jacob mi stava soffocando.
Non mi diede retta, aveva lo sguardo allucinato.
“Dio, Nessie. Cosa pensavi eh? Cosa diavolo ti è saltato in mente? Volevi farmi morire di paura? Perchè ci sei andata vicino ti assicuro! Mi avevi promesso che non lo avresti fatto! Me lo avevi promesso! Ti rendi conto che potevi ammazzarti?”
Ad ogni frase il tono saliva. Le ultime praticamente me le urlò in faccia. Era davvero sconvolto!
Gli presi il viso tra le mani e lo costrinsi a guardarmi negli occhi.
“Shhh. Jake, calmati! Guardami! Sto bene. Non mi sono fatta niente. Non crederai davvero che io possa farmi male buttandomi dagli scogli! Se non l'ho mai fatto prima è solo perchè so che la cosa ti spaventa.” parlavo piano, a bassa voce, cercando di calmarlo “Mi dispiace davvero di aver mancato alla promessa. Ma non avevo scelta.” Gli feci vedere la scena dal mio punto di vista Claire che saltava, loro che erano lontani, le urla di Emily, la faccia di Quil, la sua stessa espressione.
“Lo avresti fatto anche tu al mio posto.”
Allentò un pò la presa e appoggiò la fronte alla mia. “E' una cosa diversa”
“No, è la stessa cosa”
“Potevi morire Nessie! Quando ti ho visto entrare in acqua in quel modo ho pensato seriamente che sarebbe andata così. Dopo tutte le volte che ti ho spiegato come fare!” sussurrava scuotendo la testa.
“Era il modo migliore per evitare che Claire si facesse male”
“Potevi affogare!” insistè
“No, sapevo che saresti arrivato” rivissi i momenti sott'acqua condividendo i miei pensieri con lui. La sensazione dell'aria che scappava. Il tentativo di tornare in superficie. Il bisogno di respirare che cresceva. Il fatto che nonostante tutto non avevo paura. Che sapevo, ero sicura, che sarebbe corso in mio aiuto. Che mi avrebbe salvata.
Mi strinse di nuovo a se con tutta la forza.
“Non farlo più. Promettilo. Giurami che non lo farai mai più” cominciavo a sentire un pò di sollievo nella sua voce.
“Te lo prometto.” poi non riuscii a resistere e aggiunsi “La prossima volta che Claire cerca di rompersi l'osso del collo la lascio fare. Ok?”
“Non ci trovo niente di divertente” disse con un sorriso un pò forzato
“Se lo dici tu. Ora ti prego, dimmi che hai salvato dal mare anche il mio lettore”
“Non dire sciocchezze”
Mugolai, cavolo ci tenevo a quell'affare!
“Mi devi un mp3” sbuffai in direzione di Quil
“Tutti quelli che vuoi” rispose con un filo di voce.
“Andiamo da Carlisle. E' meglio fare vedere Claire per essere sicuri che sia davvero tutto a posto. Ha fatto un bel volo.” gli suggerii dato che al momento non sembrava in grado di prendere decisioni autonome.
Senza pensarci due volte la sollevò e cominciò ad incamminarsi verso la macchina
Jacob si avvicinò per sollevarmi a sua volta
“Non preoccuparti Jake, torna dagli altri a dire che è tutto a posto. Saranno spaventati a morte!” dissi alzandomi da sola.
Continuava a guardarmi in ansia. Gli misi le braccia intorno al collo e gli diedi un bacio sulla guancia prima di abbracciarlo forte.
“Grazie di essermi venuto a prendere” gli dissi all'orecchio
Lo sentii sorridere.
“Questo non ti autorizza a buttarti di nuovo” specificò
Ora ero io a sorridere "Neanche insieme? E' stata la cosa più fantastica che io abbia mai fatto in vita mia!"
"Vedremo"
“E' un si!” gongolai
“Avverto gli altri e ti raggiungo subito” sospirò rassegnato
“Ok”
Mi avviai alla macchina di corsa. Quil e Claire erano già quasi arrivati.  In genere non guidavo nei dintorni di Forks, c’era sempre la possibilità di trovare il nonno di pattuglia, ma non era certo il momento di essere fiscali e quindi lasciai che lui si sedesse dietro con lei rannicchiata in braccio. Doveva stare bella al caldo in quella posizione. Rimpiansi di non aver permesso a Jacob di venire con me.
“Nessie?”
“Dimmi”
“Non ti ringrazierò mai abbastanza.”
“Lascia stare”
“No. Non lascio stare. Sarò in debito con te per sempre.”
“Non esagerare. Un mp3 e siamo pari” cercai di scherzare
“Non saremo mai pari.” la sua voce vibrava intensa e sicura. Capii che non sarebbe servito insistere.
Rimanemmo in silenzio per gran parte del tragitto ma quando arrivammo in vista di casa Cullen mi venne in mente una domanda
“Quil, perchè Jacob ha così paura che mi tuffi dalla scogliera?”
“Perchè anche tua mamma si è buttata da lì, quando era ancora umana. Avrebbero dovuto farlo insieme ma lei non lo ha aspettato. Aveva già bevuto parecchio quando Jacob l'ha ripescata. E' viva per miracolo”
“Ah, questo spiega tutto.”
Frenai di fronte a casa
 “Nonno, puoi scendere? Abbiamo bisogno di te.” Chiamai senza nemmeno alzare la voce
“Grazie infinite” mi ripetè prima di seguirmi su per gli scalini sempre reggendo Claire.
Nonno Carlisle ci aspettava già con la porta aperta.
Un istante dopo Jacob spuntò dagli alberi.
“Comincio ad avere i brividi” confessai tendendogli le braccia.
“Ora ci sono io” disse sollevandomi e portandomi in casa di corsa
Zia Rosalie ci apparve davanti non appena mise piede nell’ingresso
“Per favore, le servono dei vestiti asciutti.”
Per favore a zia Rose?
“Certo Jacob, li prendo subito. Tu intanto comincia a portarla su.”
Jacob? Niente cane randagio?
Nascosi un sorriso, evitando di commentare.
Prima quella fantastica sensazione di volare e ora tutta questa gentilezza che si sprecava. Magari dopotutto avrei potuto mancarla di nuovo la promessa una volta o l’altra.
***
Ho seriamente rischiato di paccare la pubblicazione questa volta! Domenica mi sono messa a discutere con mio suocero "Guardi ne sono assolutamente sicura, è un martedì non un lunedì. Ho anche un impegno il 29. Le assicuro che si sbaglia!!!...Poi lui è andato a prendere un calendario...ops 
E va beeeeehhhhh chi non si sbaglia ogni tanto???
Cercate di essere buone e di ricordare che era il primo capitolo che scrivevo ok? Poi ho fatto i collegamenti con gli altri ma il resto è originale. Come al solito mio fratello mi ha detto che è troppo melodrammatico...è tornato a trovarci nel weekend ma penso lo licenzierò!
Non so ancora quando pubblicherò il prossimo chappy, che si intitola "Forks High", in ogni caso non oltre il 9 del mese prossimo. Forse prima, dipende un pò da quanti progressi farò nei prossimi giorni. C'è da dire che 6,7 e 8 sarò a casa dal lavoro (W S. Ambrogioooooo!!!) ma anche che mi hanno appena regalato il cofanetto della saga in inglese...quindi...magari sarò un pò impegnata! Eheheh!
Cmq. Passiamo alla svelta a rispondere alle recensioni, quando ho fatto un salto sul sito non ci credevo! SEI? Per un attimo ho pensato che ci fosse un alone sulla tv che distorceva il numero. Quasi andavo a prendere il vetril! ahahah
Un bacio a tutti!!

X jakefan: ho visto che hai lasciato due recensioni, una sul primo cap. e una sull'undicesimo, il che fa salire il numero totale della settimana a sette! *___* Sono contenta che la storia ti piaccia soprattutto perchè io ho il problema inverso al tuo e capisco quanto può essere strano leggere una JakeXNessie (o una JakeXBella nel mio caso) se non sei convinta della cosa. In genere io le inizio e poi quando si arriva al dunque pianto li perchè mi sembra così assurdo che non ce la faccio ad andare avanti a leggere. Del resto la pensavo così anche leggendo i libri.Certo il bacio con Jake ci stava dentro alla grande ma poi stop...Bella e Edward forever e Jake e Nessie forever. Cmq dopo questo sproloquio ti saluto se no non riesco a finire in tempo. Continua a recensire mi raccomando!! Un bacio
X mary74: Si Nessi è proprio forte. Io la adoro. E Jake...beh lui è Jake e tanto basta. Grazie mille della recensione sono contenta che la mia storia ti piaccia...Spero anche questo capitolo!
X PennyRose: Grazieeee! E' bello risentirti Un bacio!
X JessyBree: Visto cosa ho scritto sulla pubblicazione del prossimo? Sappi che lo faccio solo ed esclusivamente per le tue manine d'oro! Un bacio!
X jacoberenesmee e mimmyna: Sono dolcissimi vero??? Non so cosa mi era venuto quando ho scritto quel capitolo dovevo aver appena mangiato una vagonata di nutella ma appena capisco cos'era lo rifaccio promesso! Fatemi sapere cosa pensate di questo e scusate se vi ho risposto insieme ma ho guardato l'ora ed è TARDISSIMO!!!!! Un bacioooooo

DA QUESTO CAPITOLO IN POI RISPONDO ALLE RECENSIONI MANO A MANO CHE ARRIVANO. SOTTO ALLA VOSTRA RECENSIONE TROVATE LA MIA RISPOSTA

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Forks High ***



FORKS HIGH

“Eccoci qui” m’informò automaticamente Carlisle il lunedì mattina successivo, fermando la macchina davanti alla Forks High School.
Il complesso di mattoni rosso scuro incombeva su di me come in un incubo, non mi sarei sorpresa più di tanto se avesse iniziato a diventare sempre più grande arrivando infine ad inghiottirmi. Cercai di forzare i miei polmoni in un movimento lento e ampio, mentre lottavo per rilassarmi, ma non sembravano in grado di rallentare la loro folle corsa.
Andrà tutto bene. Non c’è niente di cui preoccuparsi. Mi ripetei  quelle due frasi per l’ennesima volta quella mattina.
“Grazie. Allora … io vado” balbettai allungandomi verso la maniglia.
Presi un respiro profondo e scesi velocemente dall’auto scura, chiudendomi la portiera alle spalle prima di cedere alla tentazione di chiedere al nonno di fare inversione e riportarmi a casa. Mi benedii e maledii ad un tempo per avergli chiesto un passaggio, non avrei avuto il coraggio di entrare se non ci fosse stato qualcuno con cui mantenere una parvenza di dignità e non riuscivo a decidere se fosse un bene o un male.
Probabilmente un male, decisi.
Non appena fuori dall’abitacolo venni investita all’istante da una raffica di vento e acqua. Sembrava che tutto stesse cospirando contro di me. Anche il tempo era peggiore del solito.
Mi incamminai sul sentiero contornato da siepi di cui mi aveva parlato la mamma sentendomi ingombrante, non c’era termine migliore per rendere l’idea dato che per fingere di essere una normale ragazza umana sotto quel diluvio, avevo dovuto infilarmi addosso una quantità di vestiti assurda. Maglia a maniche lunghe, maglione, giubbotto. Di sicuro sembravo l’omino dei marshmellows, quello che in Ghostbuster cerca di fare fuori tutta la banda, per intenderci. Solo più letale e meno sorridente. Sbuffai, cercando di impedire all’ombrello di rigirarsi. Ero abituata a vestirmi leggera, la mia temperatura corporea, anche se non era da ricovero come i quarantadue gradi di Jacob, era comunque più alta di quella normale, intorno ai trentanove, sotto tutti quegli strati stavo già sudando.
Grazie al cielo trovai subito l’edificio che cercavo. Aprii la porta a vetri che dava sulla segreteria cercando di essere delicata, non era proprio il caso di presentarsi con un disastro.
“Buongiorno” mi annunciai ad una signora corpulenta dietro il bancone.
I capelli rossi e un paio di occhiali spessi, la identificarono subito come Shelly Cope.
“Posso esserti utile?” disse senza alzare lo sguardo dalle carte a cui stava lavorando.
“Sono Renesmee Cullen”
Non appena sentì il mio nome alzò gli occhi in un lampo, inchiodandomeli addosso. Immaginai stesse notando la somiglianza impressionante tra me e mio ‘fratello’ Edward, senza avere il coraggio di parlarne ad alta voce per paura di ferire la povera orfanella. Che situazione del cavolo, pensai una volta di più mentre le sorridevo incoraggiante.
“Ma certo, cara, ti aspettavamo. Questo è il tuo orario mentre qui c’è una piantina della scuola” disse, indicandomi anche le aule delle mie lezioni “E questo è il modulo che devi far firmare a vari professori e poi riportare qui”
La ringraziai e uscii, iniziando subito a studiare la disposizione degli edifici. Non avevo fatto ancora due passi che una ragazza più o meno della mia età mi precipitò addosso. L’avevo sentita arrivare di corsa ma avevo dato per scontato che mi avrebbe evitata.
“Ahia!” disse la malcapitata, più per aver sbattuto contro il mio gomito che per aver picchiando il sedere per terra.
Fu in quel momento che ne ebbi la conferma. Quella di volere andare a scuola era ufficialmente stata l’idea più stupida che io avessi mai avuto! Come al solito non avevo voluto valutare le conseguenze. E se questa ragazza si fosse fatta male? E se si fosse tagliata? E se avesse cominciato a sanguinare? E se mi fosse venuto il trip di mordere qualcuno?
Ero di nuovo in iperventilazione.
Smettila, stupida testa bacata! Non ti verrà nessun trip! Adesso finiscila di essere paranoica e dalle una mano ad alzarsi! ordinò una voce perentoria nella mia testa, costringendomi a recuperare il controllo e a tendere una mano alla sconosciuta
“Scusami” dissi, ancora mortificata“Ti sei fatta male?”
“No, grazie” rispose lei afferrandola e rialzandosi. Aveva un accento strano, non era di quelle parti “Scusami tu, sono inciampata.”
“Nessun problema” Il colpo non aveva avuto nessun effetto su di me, non ero nemmeno dovuta indietreggiare.
“Non è che mi sai dire dov’è la segreteria? La cerco da un’ora ormai e sono in ritardo”
“E’ quella porta a vetri laggiù”
“Grazie” ripetè sollevata sfrecciando verso la sua meta.
Mi scrollai di dosso l’ansia appena accumulata quando riuscii a trovare l’aula di trigonometria al primo colpo.
Andai subito a far firmare il modulo al professor Varner, che rimase a fissarmi sconvolto per cinque secondi buoni quando mi vide. La somiglianza con papà era decisamente eccessiva. Grazie al cielo almeno mi risparmiò la presentazione ufficiale, alla mamma non era andata così bene.
Mi sedetti ad un doppio posto vuoto, troppo timida per occupare quello di fianco ad un ragazza con il viso ricoperto di lentiggini. Lei sembrò contrariata della mia scelta, e anche io in effetti lo fui. Avevo deciso di andare a scuola per interagire con gli altri no? E allora che cavolo stavo aspettando? Sospirai, ormai ero seduta, meglio racimolare il coraggio per la lezione successiva.
Fui distratta dai miei ragionamenti dalla vibrazione del cellulare.
"In bocca al lupo mostricciattola"
Perché Jacob doveva essere così scemo? Cercai di trattenere una risata
"Sto andando bene. Per ora ho rischiato di uccidere una sola persona."
Mezzo secondo dopo aver inviato il messaggio ne digitai velocemente un altro
"Non in senso letterale."
Meglio evitare che la prendesse come un’autodenuncia. Chissà cos’avrebbero fatto lui e gli altri in quel caso. Probabilmente niente, Forks non era loro territorio, ma in caso contrario sarebbe stato un primo giorno davvero memorabile. Pensai divertita alla reazione dei miei compagni di fronte all’irruzione in classe di cinque o sei lupi.
"Non c’era bisogno di specificarlo. Ci vediamo dopo davanti a scuola."
Il fatto di sapere che Jake sarebbe stato fuori di li ad aspettarmi mi calmò ancora un pò. Per quanto disastrosa potesse essere la giornata almeno avrei avuto di sicuro un buon dopo scuola.
Mentre ancora stavo sorridendo mi resi conto che qualcuno si era fermato davanti al mio banco e ora dondolava leggermente sui talloni. Alzai lo sguardo, per ritrovarmi davanti la ragazza della segreteria. Aveva appena consegnato il mio stesso foglio al professore registrai, anche se in ritardo.
“Ti scoccia se mi siedo vicino a te?” domandò un po’ impacciata “Sei l’unica persona che conosco”
 Ero già quasi oltre il limite per colpa di Jake e questo fu il colpo di grazia. Il tentato vampiricidio di prima, quindi, non era stato casuale?
“Certo, certo” dissi cercando di mascherare la risata con un colpo di tosse “Siediti pure”
Mi concentrai sul compito cruciale di allineare le penne sul banco finchè non si fù sistemata. Dopo di che osai alzare di nuovo gli occhi su di lei, cercando di sorriderle senza scoppiare di nuovo.
Sorprendentemente però, non appena incrociò il mio sguardo, fu lei a farlo.
“Scusa. Voglio dire, non è che quello di prima fosse il mio modo abituale di fare conoscenza.” Si giustificò
“Meno male!” risposi sentendomi autorizzata a ridacchiare anche io
“E’ che sono un po’ agitata, sai, è mio il primo giorno qui e non conosco nessuno”
“A parte me” azzardai sogghignando
“Già, a parte te.” Confermò lasciandosi prendere in giro.
Scosse la testa allontanando i lunghi capelli biondo scuro e scoprendo un viso dolce, dai lineamenti molto fini, e grandi occhi azzurri.
“Bene, ragazzi. Direi di incominciare” introdusse il professor Varner.
Non appena lui si girò verso la lavagna le tesi di nuovo la mano, sotto il banco.
“Comunque, io sono Nessie” le bisbigliai
“Asia” sussurrò soltanto, stringendola e sorridendomi di nuovo.
Ero così contenta della mia nuova conoscenza che quando la campanella che annunciava il cambio della lezione giunse a dividerci mi affrettai a controllare se anche l’ora successiva fosse la stessa.
“Mi dispiace. Io ho biologia ora” mi informò quando le dissi che io andavo a ginnastica.
Anche lei sembrò un po’ abbattuta così mi buttai
“Se ti va possiamo mangiare insieme. Dopo. In mensa” balbettai. E dove se no? Deficiente! Mi insultai tra me e me.
“Perfetto! A dopo allora.” Disse felice prima di allontanarsi.
Ero al settimo cielo. C’era la fondata possibilità che riuscissi a farmi un’amica. Brava Nessie! Così si fa!
Un secondo dopo mi raggiunse la ragazza lentigginosa che avevo notato prima, insieme a lei c’era un ragazzo castano un pò mingherlino ed entrambi avevano un sorriso da un orecchio all’altro.
“Ciao. Tu devi essere Renesmee Cullen” disse la portavoce di quel comitato d’accoglienza.
Feci giusto in tempo ad annuire che il suo compare mi sventolò la mano davanti.
“Piacere, Tom. Tom Irving. Abbiamo sentito che devi andare in palestra. Ci andiamo anche noi quindi se ti va ti facciamo strada.”
Stavolta non feci nemmeno in tempo a rispondere.
“Io sono Karen” si inserì lei indirizzandomi decisa verso la porta ed iniziando a ciarlare contenta.
Due demoralizzanti ore dopo approdai finalmente in mensa. Zio Emmett aveva proprio ragione a dire che ginnastica era una pena. Muoversi al rallenty di qui e di là cercando di mancare una palla ogni tanto era decisamente degradante.
Raccolsi un trancio di pizza e un budino al cioccolato dal self service cercando di capire in tutto quel marasma di gente, se Asia fosse già seduta o meno. La individuai ad un tavolo verso il fondo della sala, circondata da almeno altre sei o sette persone. Indugiai un po’, presa all’improvviso da un altro attacco di fifa blu ma per fortuna la mia fida scorta, che mi aveva accompagnata anche nel tragitto palestra-mensa, si diresse proprio allo stesso tavolo. In ogni caso, non appena mi vide a sua volta, Asia si aprì un gran sorriso e mi fece spazio accanto a lei.
“Allora? Com’è andata la mattinata?” chiesi dopo il giro di presentazioni, prendendo un morso di pizza. Bleah. Disgustosa.
“Non ho conosciuto nessun’altro” mi informò sempre sorridendo, sistemandosi una ciocca bionda dietro l’orecchio “E a te?”
“Ginnastica non sarà mai la mia materia preferita” risposi onestamente.
“Sei stata brava invece!” mi incoraggiò Tom “Giochi molto bene a pallavolo, dovresti pensare di entrare nella squadra della scuola.”
“Grazie ma penso che passerò” risposi ulteriormente demoralizzata. Povera me, non avevo fatto abbastanza schifo!
“A parte ginnastica, come ti trovi qui, Renesmee?” chiese Karen
“Avevo capito Nessie.” Disse Asia sorpresa
“Si, infatti, mi chiamano tutti così.” Le spiegai
“Trovo che Renesmee sia molto più carino e particolare.” Ci tenne ad informarmi Tom
Immaginai che ‘Trovo che non me ne frega niente’ sarebbe stata una risposta un po’ maleducata, soprattutto il primo giorno, quindi mi limitai a fare spallucce mentre rispondevo a Karen un vago “Bene, grazie”
Per mia fortuna poco dopo un certo Jason, distrasse Tom sventolandogli davanti la custodia di un videogioco sparatutto appena uscito e Karen iniziò a discutere dell’ultima puntata dell'ultimo reality con una ragazza di nome Janet che le era seduta davanti.
Non avevo per niente voglia di dover continuare a dar loro retta, volevo Asia tutta per me.
“Quindi sei nuova di qui” chiesi di nuovo, curiosa.
“Già! Io e la mia famiglia ci siamo trasferiti dalla Spagna un paio di settimane fa” dalla sua espressione non era stato un trasloco facile per lei.
“Beh dai, poteva andarti peggio, almeno c’è lo stesso clima”
Ridacchiò
“Prima ancora stavamo in Germania, e li il tempo è praticamente uguale a qui. Certo se smettesse di piovere di tanto in tanto sarebbe meglio, ma devo ammettere che la mia carnagione non mi rende una grande fan del sole a picco” Affiancò il suo braccio al mio “Cavolo, tu sei ancora più bianca. Da non crederci”
Spostai il braccio cercando di non dare troppo peso al gesto.
“Una giramondo” esclamai fingendo entusiasmo
Un’altra! E che cavolo ma solo io ero inchiodata qui?
“Da quando ho sei anni non siamo mai stati più di un anno nello stesso posto” Spiegò “Mio padre è supervisore in una società di trasporti, in pratica si occupa di rimettere in piedi quelle sedi che hanno problemi di gestione. Abbiamo passato un anno in Austria vicino a Salisburgo, poi uno in Grecia a Salonicco, poi quasi tre anni in Francia tra Parigi, Dijon e Rouen. A undici anni eravamo in Inghilterra, vicino Leeds. Poi, come ti dicevo, due anni in Germania prima a Dresda e poi a Monaco, e due anni in Spagna, uno a Valencia e uno a Barcellona. E ora il mio primo viaggio oltre oceano! Forks!”
Rimasi a ascoltarla divertita finchè non concluse il suo monologo con un gesto di stizza. Il modo in cui pronunciava i nomi di tutte quelle città mi colpì, era come se si stesse sfogando per un’ingiustizia subita. Ci conoscevamo da tre ore e già si sentiva abbastanza a suo agio da sfogarsi con me, questo fatto mi piacque immensamente.
Quando si girò a guardarmi le sorrisi comprensiva. Capivo come ci si sentiva a dover sottostare alle scelte degli altri. Subito dopo averlo formulato mi fermai a ragionare su quel pensiero. No, non era vero, non potevo capire. In famiglia l’avevo sempre vinta io.
“Scusa, sto monopolizzando la conversazione con le mie lamentele” disse fraintendendo il mio silenzio
“No, non preoccuparti. Ti ascolto volentieri, davvero” la rassicurai
“Grazie. Sai mi è appena nato un fratellino” mi rivelò subito più contenta
“Davvero? Come si chiama”
“Noah, ha sei mesi. Quindi a casa siamo tutti presi da lui, e dal trasloco. Insomma sto cercando di non creare ulteriori problemi. Ma questa storia dei continui spostamenti comincia a pesarmi davvero. Non faccio in tempo a farmi degli amici che devo ricominciare tutto da capo in un altro paese” Sospirò
Ecco, questo potevo capirlo, anche io non avevo voluto creare problemi quando ero stata chiusa in casa per via del vampiro invisibile. Quel breve momento di empatia mi rese euforica.
“Su con la vita. Forks non è così male dopotutto” la incoraggiai.
Mi resi conto che il sorriso che sfoderavo era forse un po’ eccessivo visto il tipo di conversazione ma non riuscivo a contenermi. Il tono di voce che usava, il modo di gesticolare, non avrei saputo dire il perché di quell’intesa immediata ma lei mi piaceva, era una sensazione a pelle. Saremmo diventate amiche, me lo sentivo.
“La conosci bene?”
“Certo. Ci sono nata!” dissi orgogliosa
“Che strano. Credevo fossi nuova anche tu”
Una doccia gelata mi avrebbe tolto il respiro meno drasticamente. Ma che cazzo avevo detto!! I miei erano riusciti a mantenere il segreto per dieci anni e io in mezza giornata riuscivo a dire una boiata di dimensioni colossali! Una Cullen totalmente al di sotto delle aspettative, di sicuro.
“Si. No. Infatti hai..ehm..ragione” balbettai mentre lei mi guardava confusa
Una frase di senso compiuto Ness, ce la puoi fare!
“Sono qui solo da qualche mese. I miei genitori sono morti quando ero piccola e i servizi sociali sono riusciti a mettermi di nuovo in contatto con mio fratello solo a Giugno di quest’anno” Recitai la balla ufficiale mentre ne inventavo un’altra per coprire il mio errore “Ma abbiamo vissuto qui per un pò quando loro erano vivi. Beh, io non ricordo ma me lo ha detto mio fratello. Lui ha fatto delle ricerche”
Gneeeeeck. Lo specchio su cui cercavo di arrampicarmi gemette pericolosamente sotto il mio peso.
“Oh, mi dispiace, non volevo essere invadente.”
“No, no figurati. E’ stato tanto tempo fa” per papà ormai sono più di cento anni.
Avrei dovuto dire ai miei di questa storia per vedere se c’era modo di renderla credibile per eventuali altre domande. Sospirai, Zio Emmett si sarebbe sganasciato. Potevo già sentirlo ridere.
Grazie al cielo la campanella arrivò a salvarmi.
Quel giorno il pomeriggio si riduceva ad un’ora soltanto, spagnolo per tutte e due. Avanzato, chiaramente, lei per ovvi motivi e io perché papà aveva passato anni a parlarmi solo in spagnolo per farmelo imparare.
“Qual è la parte migliore di viaggiare così tanto?”
Ricominciai con il mio questionario personale alla fine dell’ora, mentre andavamo in segreteria a riconsegnare i moduli. Durante la lezione avevo avuto il tempo di riprendermi dalla mia defaiance e il desiderio di sapere altre cose su di lei era tornato a prevalere.
“Conoscere tante lingue. Mi piace l’idea di riuscire a farmi capire ovunque vado”
“Quindi non parli solo spagnolo” chiesi di nuovo affascinata
“No, anche tedesco, ma preferisco il francese”
“Anche a me piace molto il francese.” Nonna Esme ci si era dedicata tanto quanto papà.
“Ma dai?”
“Ti giuro!” risposi esaltata “Tedesco invece no. Però parlo Quileute” mi vantai
“Cosa?” chiese perplessa.
“Quileute. E’ la lingua degli indiani che abitano a La Push, la riserva sul fiume Quileute appunto. E’ a un quarto d’ora da Forks.”
“Ma dai? Non lo sapevo. E la conosci bene?”
“Perfettamente”
“Ah. E come mai? Hai parenti indiani?”
Scoppiai a ridere. Si certo, come no!
“No, ma capisco che il mio incarnato olivastro ti abbia tratta in inganno” la presi in giro “Me l’ha insegnata Jacob, il mio migliore amico, lui è di La Push”
“E l’hai imparata in soli tre mesi?”
La risata mi morì in gola. Si pensa prima di parlare Ness! Prima, cazzo!
“Ma no! Ti prendevo in giro” ritrattai con una finta risatina “La sto imparando. Diciamo che mi faccio capire” perfettamente.
“Cavolo. Ci  avevo proprio creduto!” disse ridendo a sua volta.
“Ma parlami del tuo fratellino” chiesi con voce un tantino isterica prima di potermi cacciare in qualche altro guaio
“Oh. Noah è meraviglioso” iniziò con voce adorante.
Per fortuna avevo toccato il tasto giusto, continuò a parlarmi di lui finchè non ci salutammo davanti alla segreteria.
Suo papà la stava già aspettando in macchina più o meno dove il nonno mi aveva lasciata quella mattina e io schizzai sconvolta verso il parcheggio per andare da Jacob.
Arrivò giusto nel momento in cui sbucai da dietro l’edificio di chimica.
“Ehi. Dai un po’ nell’occhio a correre in giro così veloce sai?” mi fece notare sorridendo felice quando lo raggiunsi di volata.
“Come se fosse questo il problema.” replicai “Ti informo ufficialmente che io e la mia famiglia ci trasferiremo nel giro di due settimane”
“Che cosa?” aggrottò le sopracciglia confuso
“Si. Per allora sarò sicuramente riuscita a farmi sfuggire con Asia che siamo dei vampiri. Che in realtà io ho solo sei anni e che nonno Carlisle invece ne ha più di trecento.” Spiegai mentre salivo dietro di lui.
Per una volta mi infilai il casco che mi porgeva senza protestare.
“E chi sarebbe Asia?” chiese ignorando il resto
“La ragazza che ho quasi ucciso stamattina”
“Ok, Ness. Non ho capito niente.” disse cercando di non sembrare troppo divertito “Facciamo così”
Guidò le mie braccia intorno ai suoi fianchi, facendomi appoggiare le mani sotto la maglietta, direttamente sulla pelle.
“Spiegami per bene cos’hai combinato” gridò sopra il rumore della moto che partiva
Quando arrivammo a casa mia aveva abbandonato ogni finzione e rideva palesemente. Come se non bastasse, papà doveva aver già letto e riferito tutto mentre ci avvicinavamo perché lui, zio Em e Zio Jasper si stavano sbellicando sotto il portico.
“Non preoccuparti, Ness, vedrai che domani andrà meglio” disse zio Jaz tra un singhiozzo e l’altro cercando di controllarsi. Doveva aver letto il mio umore funesto.
“Oh si. I segreti sui licantropi sono molto più divertenti da spiattellare” completò zio Em, dopo di che la sua risata divenne praticamente un boato unico.
Mi girai di nuovo verso Jacob. Boccheggiava con le lacrime agli occhi.
“Vedi almeno di ricordarti di respirare, tu. Non vorrei ci restassi secco” gli dissi indispettita, marciando verso la porta di casa.
Era proprio fantastico avere una famiglia così chiaramente sensibile nei confronti del mio povero ego pensai frustrata.
L’unica cosa che ottenni fu sentire papà aumentare ulteriormente il tono delle risa.
***
Ecco qui. In anticipo come promesso.Volevo pubblicare ieri ma mi sono messa a guardare Dorian Gray e poi mio figlio si è svegliato a metà del film e ho dovuto farlo riaddormentare e guardarmi quello dopo. Grazie al cielo c'è Cinema +1! E già che ci siamo grazie al cielo che c'è anche quello non HD perchè non so se mi hanno fatto la parabola con la mollica o che cosa ma se c'è un alito di vento o una goccia di pioggia posso solo sognare in alta definizione! Com'era bella la tv di una volta, più fonda che larga, con Peppone e Don Camillo sgranati e la pausa pipì nelle pubblicità (a botte con mio fratello per chi la faceva prima)
Beh, dopo il mio solito monologo...le info:
- Come vi ho detto l'altra volta ho risposto alle recensioni mano a mano che sono arrivate. Quindi se volete vedere le risposte andate sulle recensioni del capitolo vecchio e cliccate sulla risposta dell'autore
- La prossima uscita il 17. Cercherò di farcene stare dentro un'altra prima delle vacanze perchè dal 26 al 9 non ci sarò. Ricominciamo con l'anno nuovo.
Un bacio a tutti!!!
P.S. Che scema, quasi dimenticavo, il prossimo si intitola "Numeri di telefono"

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Numeri di telefono ***



NUMERI DI TELEFONO

La mattinata senza Asia si era rivelata più noiosa del previsto quindi quando entrai in sala mensa e la vidi che sventolava la mano nella mia direzione accolsi la cosa con più sollievo di quanto mi aspettassi.
Sedeva con Karen, Janice e una ragazza che non conoscevo così palesemente orgogliosa della sua capigliatura da non poterne staccare le dita per dieci secondi consecutivi. Con un sospiro mi sedetti al loro tavolo, avrei preferito avesse scelto una compagnia migliore.
Dopo quel disastroso primo giorno le cose a scuola erano migliorate. Era passata una settimana e io e Asia eravamo sempre più intime, anche grazie alla comune passione per la musica rock che avevamo scoperto un paio di giorni prima davanti ad una copia di Rolling Stone. Bruce Springsteen, Depeche Mode e poi Ben Harper, R.E.M., Pearl Jam. Non vedevo l’ora di farle vedere la mia collezione di dischi. In più ero riuscita a non farmi scappare altri segreti, non importanti almeno, il che non era male.
Ok, la verità era che la mia sensazione iniziale su di lei si stava avverando e io ero al settimo cielo.
Qualche giorno prima avevo deciso di presentarla a Jacob e così, tanto per sicurezza, le avevo fatto qualche domandina riguardo la sua famiglia. Di dov’erano i suoi genitori? Ah, inglesi. E i nonni? Inglesi anche loro. E i bisnonni? Sempre inglesi? Perfetto! Prima che potessi arretrare ancora con le generazioni si era messa a ridere dicendo che non sapeva niente dei trisavoli.
Era stata un’indagine imbarazzante ma necessaria. Certo i suoi colori mi rassicuravano molto ma non si poteva mai sapere dove uno avesse gli antenati, no? E se lei ne avesse avuti di quelle parti? Di indiani? Rabbrividii al pensiero. Jake avrebbe potuto avere l’imprinting con lei in quel caso? Certo avevamo scherzato sul fatto dei tremila anni e così via, ma comunque non ero disposta a rischiare.
Mi sentii vagamente in colpa ma scacciai la sensazione velocemente. Non gli stavo mettendo i bastoni tra le ruote, semplicemente non intendevo dargli una mano. Erano due cose diverse.
Mi informai della sua mattinata mentre le altre tre continuavano a sproloquiare riguardo ad un appuntamento al buio di Janice che si era rivelato un disastro.
“Cosa fai oggi pomeriggio?”
“Niente di bello purtroppo. Mia mamma mi ha chiesto di rimanere a casa perchè non vuole essere sola quando arriveranno quelli della ditta dei traslochi a portare le ultime cose. Sai, per badare a Noah”
“Peccato, volevo proporti una gita in spiaggia giù a La Push. Ci sei mai stata?”
“No”
“E' fantastico, vedrai. Io e Jake ci andiamo spesso. Se ti va uno di questi  giorni ti ci porto.”
“Jake?” Karen aveva captato un nome maschile nella conversazione.
Mi sarebbe stato davvero utile avere un’impressione iniziale anche su di lei, sarebbe stata pessima di sicuro e così avrei avuto modo di evitarla come la peste fin da subito. Sciocca, vanitosa e supponente che non era altro.
“Chi è Jake? Il tuo ragazzo?” insistè dato che non aveva ottenuto risposta. Pronunciava il nome di Jacob in un tono allusivo che mi fece venire voglia di darle una bella sberla.
“No. Jacob è il mio migliore amico”
“E il motociclista che ti viene a prendere tutti i giorni a scuola? Anche lui è un amico?” continuò sfacciata.
Le altre due dovevano trovare la cosa divertente perchè continuavano a ridacchiare.
“Dai Karen, sono fatti suoi.” Asia cercò di intervenire in mia difesa, era evidente che si sentiva in colpa per avermi cacciata in quella situazione.
“I fatti del bel motociclista sono fatti di tutti. Patrimonio dell'umanità.” Ridevano sguaiate tutte e tre. Era una battuta divertente? Guardai Asia per averne la conferma. Non sapeva più dove nascondersi. Quindi non lo era.
Calma Nessie, dissi a me stessa prendendo un respiro profondo.
“Si da il caso siano la stessa persona. E non capisco questo terzo grado dato che lo conoscete.”
“Ti assicuro che un tipo da urlo come quello me lo ricorderei se lo avessi già visto!”
Aggrottai la fronte perplessa. Forks era un buco e la strada principale passava davanti all'officina. Com'era possibile che non lo avessero riconosciuto?
“E' Jacob Black. Ha l'officina di ricambi giù in città”
Karen rimase a bocca aperta ed ero quasi sicura che a Janice sarebbero schizzati gli occhi dalle orbite ma quello che mi preoccupò di più fu che ‘chioma fluente’ smise di accarezzarsi i capelli.
“Jacob Black? Quello dell'officina Black e Clearwater?” Janice continuava a fare tanto d'occhi mentre sussurrava la domanda.
“Si” Non capivo il motivo tanto scompiglio
“E' lui il tizio con la moto?”
“Si”
“E è tuo amico?”
“Si”
“Quel pezzo di figo di Black è il tuo migliore amico?” Scandì le parole ad una ad una. Sembrava stesse per soffocare dall'incredulità
“Di nuovo si” anche se mi sarebbe piaciuto riformulare la sua domanda.
“Non ci credo”
“Beh, credici” ribadii a denti stretti
“Mio Dio, è così … così …” Karen annaspava alla ricerca della parola adatta
“Sexy”
La conclusione di Janice mi prese del tutto in contropiede. Jacob?
Molto sexy! E poi sembra … come dire… pericoloso”
“E’ vero, ha quell’aria alla ‘bello e dannato’ che mi fa morire”
Jacob? Jacob il mio Jacob? Forse dopo tutto c’era un altro socio. Omonimo.
“Non può essere solo un tuo amico. Stai bluffando.”  Chioma fluente si era risvegliata dal torpore in cui era caduta. ”E' una storia che devi tenere nascosta ai tuoi?”
La fissai, ancora un po' spiazzata da quel fuoco incrociato.
“No. Davvero, Jacob è un amico di famiglia. Ci conosciamo da s...giugno” Porca miseria! “Ma è davvero un buon amico” aggiunsi di fretta cercando di non far notare il quasi errore.
Le mie ascoltatrici erano troppo prese per notarlo ma con la coda dell'occhio vidi Asia che mi fissava. A lei non ero riuscita a darla a bere, avevo già sbagliato troppe volte. Mannaggia, i geni Cullen che avevo ereditato erano tutti puramente estetici, era evidente ormai.
Chioma fluente continuava a fissarmi. Strappò un foglio da un quaderno e me lo allungò dopo averci scritto qualche cosa.
“Se è solo tuo amico non è un problema per te dargli questo”
Guardai il biglietto. C'era scritto 'Tara' seguito dal suo numero di telefono.
Per un attimo mi venne voglia di strappare il biglietto in mille pezzi e sbatterli in faccia a Tara/chioma fluente ma mi costrinsi a tenere sotto controllo quella rabbia improvvisa e assurda e racimolai quel poco di talento da attrice ereditato da papà
“Certo che no” le risposi con un bel sorriso.
Mi chinai per prendere lo zaino da terra e rialzando gli occhi vidi altri tre biglietti tesi verso di me. Per una frazione di secondo temetti che Asia si fosse unita a quella combriccola di pazze ma notai subito che Janice ne teneva in mano due.
Era uno scherzo….vero?
“Se lui non è interessato puoi darlo Seth Clearwater. Il suo socio.” Della serie ‘uno vale l’altro’.
Non ebbe nemmeno un accenno di rossore mentre parlava. Ero allibita. E anche un po’ incazzata, cos’avevo scritto sulla fronte? Posta del cuore?
Grazie al cielo in quel momento suonò la campanella. Presi i biglietti, li infilai nello zaino e con Asia che stentava a tenere il mio passo, mi diressi verso la lezione successiva.
Grazie al cielo era una ragazza simpatica oltre che intelligente e ben presto riuscì a distrarmi.
Non pensai più al mio nuovo ruolo di cupido finchè non vedemmo Jake che mi aspettava nel parcheggio appoggiato con noncuranza alla sua moto nera.
Appena mi vide sembrò illuminarsi. Si rialzò e mi rivolse uno dei suoi fantastici sorrisi.
Non resistetti alla sua forza magnetica e mi ritrovai a sorridere anche io senza nemmeno averci pensato.
“Wow” Guardai Asia a bocca spalancata. No! Anche lei?
Vidi il lampo di scherno nei suoi occhi prima che scoppiasse a ridere di gusto.
“Non è divertente” dissi sollevata
“Scusa, non ho resistito. Comunque è davvero molto carino.” Si fermò guardandomi di sottecchi “Lui è al corrente del fatto che siete solo amici? Perché a giudicare da come ti guarda, sembra pensarla diversamente”
Non potevo spiegarle quello che c’era tra me e Jake, per cui mi limitai ad una risposta il più possibile sincera.
“Ti sbagli, te lo assicuro. Lui è sempre così. Con tutti.”
“Se lo dici tu”
Non fece altri commenti, ci stavamo avvicinando troppo e non voleva mettermi in imbarazzo. Era una persona così gentile. Peccato che Jake avesse un udito così fine. Sicuramente aveva sentito tutto. Arrossii un po' al pensiero.
Avanzò di qualche passo verso di noi mentre lo raggiungevamo
“Ehi”
“Ehi”
“Asia lui è Jacob. Jake, Asia. Ti ho già parlato di lei” li presentai finalmente
“Ciao”
“Ciao. Nessie mi ha detto che sei la sua ancora di salvezza in questa gabbia di matti” le sorrise
“Credo che oggi avrebbe preferito andare alla deriva” rise lei
Jake mi guardò curioso ma io feci spallucce.
“Ti ho già perdonata”
“Meno male! La storia dell'ancora è reciproca”
“Come ti trovi a Forks?” chiese Jake mettendomi un braccio intorno alla vita.
“E' un po' presto per dirlo ma per ora bene”
“L'ho invitata a fare un giro giù a First Beach uno di questi giorni” lo informai
“Perfetto. Potremmo organizzare anche con gli altri. Cosa ne dite di Domenica?” disse entusiasta.
“Chiederò ai miei ma non penso ci saranno problemi” rispose lei sorridente
“Ci divertiremo.” le assicurai “Vedrai!”
Iniziavo ad essere su di giri. Se Jacob e Asia fossero andati d'accordo avrei potuto avere la compagnia di entrambi allo stesso tempo! Fantastico!
Stavo valutando se chiederle di fare un salto a La Push già il giorno dopo, giocando sul fatto che era il mio compleanno, quando lanciò uno sguardo alle mie spalle con una smorfia. Mi girai in automatico per capire quale fosse il problema e vidi le nostre tre compagne di mensa che procedevano verso l'uscita senza toglierci gli occhi di dosso. Fecero in modo di passare solo ad un paio di metri da noi in modo che fummo costrette a salutarle.
“Ciao Nessie, Asia...Jacob” salutò Tara mentre passavano, guardando solo lui.
Mi resi conto che soppesava con un sorrisetto saputo il suo braccio intorno a me e mi allontanai da lui di un passo, istintivamente. Era una cosa stupida, non le dovevo alcuna spiegazione.
Jake era abituato ad abbracciarmi quando voleva per cui mi rivolse uno sguardo confuso quando gli sfuggii.
Il che mi fece innervosire ancora di più
“E' meglio che vada, mia mamma mi aspetta” sospirò Asia dopo un momento di silenzio imbarazzato
Un minuto dopo io e Jake sfrecciavamo lungo la strada per La Push.
Appoggiai la testa sulla sua schiena cercando di cancellare l'irritazione. Prima quello stupido ibrido invadente di Nahuel che mi aveva messo la pulce nell'orecchio riguardo l'imprinting e adesso quella sciocca svenevole cercava di accalappiarlo? Accalappiare un lupo, ridacchiai tra me e me per l'involontaria scelta delle parole, ma mi accigliai di nuovo quando pensai che era esattamente quello che voleva fare.
Lo aveva visto giusto una o due volte, come faceva a dire che le piaceva? Cavolo non lo aveva nemmeno riconosciuto! Il nervoso aumentava.
Di sicuro lei a lui non sarebbe affatto piaciuta. Era solo un'umana dopotutto pensai sprezzante. Subito dopo sbuffai, la maggior parte dei miei amici era umano, da quando ero così snob? Il problema non era che lei fosse umana ma che lei non lo conosceva affatto. Non sapeva quanto fosse simpatico e brillante, quanto fosse sensibile e dolce e gentile o disponibile e coraggioso. Lei non sapeva niente di lui. Niente. Io lo conoscevo. Io gli volevo bene per quella persona fantastica che era. Jacob era mio.
Mi strinsi più forte a lui che mi fece l'occhiolino sopra la spalla.
Quando avesse avuto l'imprinting non avrei altra scelta che farmi da parte ma al momento non ero disposta a condividerlo con nessuno. Tanto meno con lei.
Perchè diamine mi ero offerta di portare quei cavolo di biglietti? Magari avrei potuto evitare di darglieli. No, li sentivo scottare nello zaino nemmeno avessi rapinato una banca. Non potevo tirarmi indietro ormai. Avrei fatto come promesso tanto, mi consolai, non gli sarebbero piaciute. Lui meritava di meglio.
Frenò davanti a casa sua. Entrai a passo di marcia ancora in agitazione e vidi Paul stravaccato sul divano. Quando Rachel era nei dintorni Paul era un'installazione permanente in casa Black, e Jake non ne era particolarmente felice. Suo fratello era un pozzo senza fondo che al momento stava fagocitando un panino imbottito.
“Cazzo Paul, era per Nessie il panino! Sei una fogna!” lo accusò tirandogli dietro il casco con il chiaro intento di spaccargli la testa. L'altro fermò il proiettile senza nessuno sforzo e lo appoggiò al tavolino.
“Scusa Nessie.Gli ho dato solo un paio di morsi. Lo rivuoi?” chiese imperturbabile tendendomi i resti del mio pranzo.
“No, non avevo fame comunque” mi lasciai sprofondare sul divano accanto a lui.
“Non puoi non mangiare”
“Non essere noioso Jake. Andrò a caccia con qualcuno stasera e sarò a posto per un po' ok?”
“Vuoi andare ora?” Premuroso come sempre. Allora perchè oggi mi dava fastidio?
“No. Sto guardando ...” mi impappinai rendendomi conto che fingevo di guardare la tv ma non le avevo dato nemmeno uno sguardo per coprirmi le spalle. Pessima Cullen di nuovo.
“Hawks – Nuggets” suggerì Paul
“Baseball”
Il mio aiutante scoppiò in una risata che quasi lo fece cadere dal divano
“E' basket Nessie.” mi corresse Jake cercando con tutte le sue forze di non mettersi a ridere a sua volta
“Ho sbagliato a parlare. E' ovvio che so che è basket” dissi risentita. Per quello che mi interessava poteva anche essere golf.
Jake sospirò
“Che è successo mentre tornavamo? A scuola eri contenta”
“Non è successo niente. Finiscila Paul! Mi dai sui nervi.” stavo ancora sobbalzando sul divano per colpa sua e non mi aiutava!
Jake lasciò passare qualche minuto prima di tornare all'attacco.
“Non ti va più la storia di First Beach? E' un peccato, l'inizio della settimana prossima dovrebbe essere bello. Se siamo fortunati magari ci sarà anche un po’ di sole”
“Certo che mi va” risposi seccata
“Hai cambiato idea e non vuoi più che ci venga quella tua amica?”
“No! Come ti viene in mente! Certo che viene anche lei” era matto? Asia era l'unica nota positiva della giornata “E' l'unica amica che sono riuscita a farmi e la escludo? Non penso proprio.”
“E' questo il problema? Sei giù perchè hai pochi amici?” ora era preoccupato
“Non dire sciocchezze. Io tantissimi amici.” continuò a fissarmi per cercare di capire se stavo mentendo
“Dico sul serio Jacob. Smettila”
“Perchè puoi invitare chi vuoi. Lo sai” Paul brontolò qualcosa a proposito della segretezza ma Jake non gli badò
“Quelle tre che ti hanno salutata davanti a scuola per esempio? Non sono tue amiche?”
Ok, c'erano forse un milione di cose che avrebbe potuto dire per tirarmi su. Questa decisamente non era tra quelle.
“Invita anche loro”
Chiusi gli occhi. Non ero immobile, di più, ero pietrificata. Non solo le aveva notate, ma mi suggeriva anche di invitarle a uscire con noi! Era troppo! Non ero mai stata così furiosa in tutta la mia vita. Perfino Paul si accorse che c'era qualcosa che non andava perchè smise di ruminare.
Dovevo calmarmi. Prima di tutto Jacob non c'entrava niente con questa storia e poi non ero arrivata alla conclusione che non gli sarebbero piaciute?
Quando mi alzai il verso che mi uscì sembrava più un ringhio che un sospiro. Era il momento della mia ambasciata.
Tirai fuori dallo zaino quegli stramaledetti biglietti e praticamente glie li scaraventai in faccia.
“Cosa sono?” chiese acchiappandoli
“Biglietti” risposi acida
Mi ignorò mente li apriva ad uno ad uno sempre più perplesso. Quando li ebbe letti tutti me li tese di nuovo
“Mica li voglio indietro” risposi fingendo noncuranza e tornando a sedermi sul divano
“Non capisco. Cosa ci dovrei fare?”
Lo guardai. I suoi occhi dicevano che davvero non capiva.
“Vuoi un disegnino Jacob?” gli dissi sarcastica “Sono i numeri di telefono di quelle tre che ti hanno salutato davanti a scuola. Karen era quella con le lentiggini. Janice quella con i capelli neri. E Tara era quella che sbatteva le palpebre come Bambi.” e io avrei voluto essere il cacciatore. Ora che ci pensavo in effetti io ero una cacciatrice. Avrei potuto fare la festa a Bambi, perché no!
Scossi la testa, stavo impazzendo, doveva essere così. Eppure Nauhel non mi aveva parlato di questo particolare, chissà se era una cosa genetica.
Jacob continuava a guardarmi a bocca aperta, sembrava sinceramente sbalordito.
“Finiscila di fare lo scemo” sbottai. E addio noncuranza.
“Tu vuoi seriamente che io chiami una di queste tue amiche?”
“Non. Sono. Mie. Amiche. Ok?”
“Ok. Allora vuoi che chiami una di queste? Che non sono nemmeno tue amiche”
Paul aveva completamente dimenticato la partita e guardava ora lui e ora me come se fosse la sua puntata preferita di Friends. Ammesso gli piacesse Friends. Aveva pessimi gusti in fatto di telefilm
“I biglietti sono tuoi, quindi decidi tu. Paul, Rachel dov'è? Non hai nient'altro da fare?”
“Sotto la doccia e no, nient'altro” Jake aveva ragione, era decisamente irritante.
“Ma allora perché me li hai portati?” insistette
“Perchè quando ho detto che sei mio amico mi hanno chiesto di farlo e non potevo tirarmi indietro”
“Quindi non vuoi che io chiami” Cominciavo a pensare che se andavamo d'accordo era perchè eravamo matti tutti e due.
“Non mi interessa. La scelta è tua”
“Ma se fosse tua”
“Ma non lo è”
“Ma mettiamo per ipotesi”
Lo fissai per qualche momento, cercando di trovare la forza di non mettermi ad urlare la risposta.
Presi un profondo respiro
“Jacob se è una specie di sfida che io non capisco ti avverto che non è divertente”
“Non è una sfida. E' una domanda.”
Sembrava serio ma era un attore migliore di me e mi aveva già fregata altre volte.  
Guardando Paul che continuava a farsi i fatti nostri spudoratamente però mi venne un'idea per fargli passare la voglia di scherzare. Fece un salto indietro quando mi allungai verso di lui e infilai la mano nella tasca al ginocchio dei suoi pantaloni.
“E dai, Paul. Non ti mordo mica. Con tutte le schifezze che mangi avrai di sicuro un pessimo sapore” ricominciò a borbottare ma lo ignorai anche io.
Trovai subito quello che cercavo. La dotazione minima da licantropo di Paul era un accendino.
“Non si sa mai chi ti capita d'incontrare” sosteneva. Quante volte gli fosse poi capitato di usarlo era un altro paio di maniche.
Incontrai gli occhi di Jake e feci scattare lo zippo. La fiamma si alzò al primo colpo.
Senza distogliere lo sguardo dal mio avvicinò i biglietti al fuoco che li ridusse ben presto in cenere.
Continuò a guardarmi anche mentre spegneva il tutto tra le mani.
“Ok, non scherzavi” gli concessi
Mi sentivo piuttosto stupida ma non riuscii ad impedirmi un piccolo sospiro di sollievo. Ed era assurdo ma mi rendevo conto ora che avevo avuto un peso sul cuore fino a quel momento.
Jake ridacchiò
“Te lo avevo detto. Ora ti va di mangiare qualcosa?”
Dato che mi sentivo così euforica potevo anche concedermi un gesto di magnanimità
“Perchè no? Lascia faccio da sola.” aggiunsi quando vidi che stava per precedermi.
Frugai nel frigo alla ricerca di qualcosa di buono che fosse sfuggito a Paul. Era proprio una sfortuna che ci piacessero le stesse cose. Beh a Paul piaceva qualsiasi cosa in effetti. Trovai un contenitore con dell'arrosto che gli era sfuggito. Probabilmente Billy lo aveva nascosto apposta nel cassetto della verdura. Mi annotai mentalmente di dare a Jacob qualcosa con cui rimpiazzarlo quando mi avesse portata a casa.
Rachel ci raggiunse mentre lo infilavo nel microonde.
Mentre aspettavo che fosse pronto mi appoggiai alla parete e mi misi a guardare Jacob che parlava con gli altri due.
Non mi ero mai posta la domanda se fosse bello o meno. Jake era Jake e basta. Si poteva dire che non lo avessi mai guardato davvero prima di quel momento.
Personalmente non lo trovavo affatto pericoloso, ma dovevo ammettere che Tara non si sbagliava, era davvero un bel ragazzo. L'espressione del viso era dolce e gli occhi scuri spiccavano sopra gli zigomi sporgenti. Quando sorrideva i denti bianchissimi contrastavano con la pelle vellutata e color ruggine. I capelli erano neri e folti, un po’ più lunghi del normale, di tanto in tanto gli cadevano sugli occhi e lui li scostava impaziente con le dita lunghe e affusolate. Ovviamente era difficile ignorare i suoi due metri d'altezza eppure non avevo mai fatto caso i muscoli lunghi e robusti sotto la pelle liscia ne ai disegni creati da tendini e vene sulle mani e le braccia.
Ok, Jacob era molto bello.
Improvvisamente mi sentii osservata a mia volta e tornai con i piedi per terra. Tre paia di occhi mi guardavano perplessi
“Che c'è?”
“Il microonde.” disse Rachel “Suona.” aggiunse quando si accorse che non capivo
“Oh cavolo!” schizzai a tirare fuori il mio pranzo
Misi tutto in un piatto e mi girai giusto in tempo per cogliere un'occhiataccia di Rachel a Paul che stava per mettersi a ridere. Lui si imbronciò e lei decise che era ora di andarsene.
Quando rimanemmo soli Jake si alzò per raggiungermi al tavolo.
 “Sai. Mi costa parecchio ammetterlo ma le tue ammiratrici hanno ragione. Sei bello. Non me ne ero mai accorta.” mi strinsi nelle spalle
Scosse la testa sorridendo
“E' un complimento?”
Non risposi subito, temevo potesse interpretare male.
“Direi che è più una constatazione”
“Beh allora non credo di doverti ringraziare.”
“No, infatti”
Scoppiò a ridere della mia ritrosia
“Però posso dirti, come pura constatazione s'intende, che anche tu sei bella?”
“Non vale, tu me lo dici da quando ho...quanto? Un mese?Due?” sorrisi rincuorata, se ci scherzava sopra non doveva averla presa troppo seriamente.  
“Sicuramente da prima” Mi guardò dritto negli occhi, con uno strano sguardo intenso che mi spiazzò. 
Distolsi il mio, sentendomi un po' in imbarazzo. Doveva essere la giornata delle stranezze.
“Muoviamoci” dissi più a me stessa che a lui “Grazie al tuo rogo di prima Seth si è aggiudicato l'opportunità di avere anche lui un bigliettino.”
“Seconda scelta eh? Poveretto! Ma del resto, come dar loro torto” si vantò
Sbuffai, lavai il mio piatto e ci incamminammo di nuovo verso la moto. Mano nella mano come sempre.
***
Allora, rettifico subito quello che ho detto l'altra volta..NON credo che pubblicherò di nuovo prima di Natale.
...
Quando avete finito di tirarmi accidenti ditelmelo.
...
Fatto? Ok!
Inoltre...per JakeFan...per colpa tua e di BlackSea pubblico così senza guardare nemmeno se ho scritto in italiano. Correggimi tu e io prometto che approfitterò delle vacanze per fare la brava bambina, correggerò gli errori, recensirò le storie che ho da parte, impaginerò la storia in modo che la si possa stampare decentemente (cosa che faccio solo per me ma fa niente)...e soprattutto vedrò di finire di partorire un capitolo che ho li dalla fine di settembre che mi guarda ammiccando "Tanto non mi finisci! No no, non ce la fai a finirmi!" Il maledetto. Cmq SE, e dico SE, e non contateci troppo perchè è un SE molto schricchiato. SE dovessi riuscire a finirlo, potrei decidere di festeggiare pubblicando un'altro capitolo.
Nel frattempo ho bisogno di voi per una questione di date e fissazioni di iperprecisione mie personali...Ho guardato su Wikipedia e mi dice che Nessie è nata a Settembre 2008...ma...è la nascita nel senso che il libro che parla di lei è uscito nel 2008...vero? Perchè se volessimo guardare le date giuste dimenticando le pubblicazioni ma solo come linea temporale dei libri sarebbe nata a Settembre 2007...no? Seguitemi se riesco a spiegarmi. Twilight è uscito nel 2005 (l'edizione inglese intendo) e Bella ha 17 anni, Renesmee l'ha avuta che ancora non ne aveva 19...a casa mia fa 2007. Ditemi tranquillamente anche solo Si/No/Sei una pazza svitata e rompic*******.
Quindi, dopo di ciò, se non ci sentiamo prima AUGURI a tutti di Buon Natale e Buon Anno!
Un bacio a tutti!
L8

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Festeggiata ***



FESTEGGIATA

La mattina del 10 settembre mi svegliai euforica. Se c’era una cosa che non avevo ereditato dalla mamma era l’allergia ai regali e come ogni anno, avevo insistito per dormire a casa dei nonni in modo che al mio risveglio fossero già tutti li, pronti a festeggiarmi.
Mi preparai rimbalzando come un pupazzo a molla e volai giù dalle scale con un sorriso da paresi stampato in faccia.
“Famiglia arriva la festeggiata!!!” strillai eccitata.
Come se qualcuno di loro avesse potuto non accorgersene!
E infatti erano già tutti ai piedi delle scale in mia attesa. Con otto sorrisi mozzafiato su otto volti magnificamente belli. La mia famiglia perfetta. Il regalo migliore era l’amore per me che traspariva dai loro occhi ambrati ma dato che lo dispensavano generosamente ogni giorno, ero in pieno diritto di chiedere un extra per il mio compleanno.
Con un ultimo salto mi precipitai in mezzo a loro cercando di abbracciarli tutti insieme.
Freddo, freddo, freddo… Dov’era il caldo?
Allontanai la testa dall’abbraccio comune.
“Dov’è Jacob?” chiesi delusa.
“Ha chiamato dicendo che ti aspetta a La Push” disse papà affilando lo sguardo.
Quella strana defezione lo aveva messo in stato d’allerta. Probabilmente sospettava nascondesse qualcosa.
 “Io non ne so niente” chiarii tra le braccia di nonna Esme.
Dopo che ebbi spento tutte e sei le candeline e perso la vista per il milione di foto che scattarono zia Rose e zia Alice, arrivò il momento dei regali.
“Allora chi vuole essere il primo?” ricominciai a trillare, con le mani tese in avanti, le dita in febbrile attesa del primo pacchetto da scartare.
Non feci in tempo a finire la frase che zio Emmett mi si materializzò a un millimetro dalla faccia schiaffandomi tra le mani, con forza decisamente eccessiva, un pacchetto ovale con un enorme fiocco fucsia
“Cavolo zio, questo si che è entusiasmo!” dissi stiracchiando le mani indolenzite.
Si era mosso così veloce da far credere avesse il dono dell’ubiquità.
“Non volevo che Jaz ricominciasse con i suoi trucchetti” spiegò con un sorriso anche più entusiasta del mio mentre mi osservava strappare la carta argentata.
Il Natale precedente zio Jasper aveva trasmesso a tutti un’intensa sensazione di indecisione al momento giusto, riuscendo in questo modo ad aggiudicarsi il primo posto. Zio Em non l’aveva presa per niente bene.
“E’ bellissima zio.” Dissi affascinata scoprendo una collana composta da  sette doppi cerchi in oro bianco, di grandezze diverse, intersecati tra di loro. Alcuni erano lisci, altri arrotolati come una corda e da ogni coppia pendeva una perla o una pietra preziosa. Sembrava antica, quindi immaginai che la zia avesse fatto sostituire il cinturino originale. Quello nuovo era una sottile striscia di cuoio che la rendeva più semplice e assecondava i miei gusti.
“Grazie mille” dissi saltando in braccio allo zio che aspettava.
“E nel suo pacchetto ci sono gli orecchini coordinati” sogghignò occhieggiando verso la zia
“Emmett!”sibilò  lei indispettita mentre lui acchiappava al volo l’oggetto che gli aveva scagliato contro: il regalo in questione.
Me lo porse con un ghigno soddisfatto
“E con questo ho ottenuto il primo e il secondo posto.”
“Un risultato mai raggiunto prima!” lo canzonai, ma lui prese la cosa come un vero complimento e se ne andò tutto felice a cercare di rabbonire zia Rosalie che lo ignorò bellamente per venire a riempire le mie braccia tese.
“Grazie zia. E’ davvero stupenda”
“Sono felice che ti piaccia, tesoro” rispose stringendomi al suo petto freddo.
“Questa è da parte nostra” Nonno Carlisle mi tese una piccola custodia scura con una mano mentre stringeva nonna Esme con l’altra.
Sapevo perfettamente cosa conteneva, lui ne aveva una identica sulla sua scrivania. Estrassi la stilografica con reverenza. Avevo sempre ammirato quella del nonno. Nera, semplice, eppure così perfetta nei particolari, con una piccola stella bianca sul cappuccio.
“Ci sono incise le tue iniziali sul profilo” mi fece notare la nonna.
Girai la Mont Blanc tra le mani in modo che le lettere splendessero alla luce: R.C.C., Renesmee Carlie Cullen.
“E’ magnifica. Grazie” sussurrai ancora incredula alzando lo sguardo su di loro.
“Abbiamo pensato che fosse il regalo giusto ora che hai iniziato la scuola”
Annuii incapace di aggiungere altro.
Carlisle era sempre stato il capo spirituale della nostra famiglia ed Esme la teneva unita con il suo amore per noi. L’intelligenza e la forza d’animo di uno e la generosità e la bontà dell’altra, insieme al loro profondo amore reciproco, erano un costante esempio per tutti noi. Avere qualcosa di uguale al nonno, anche se piccolo e materiale come una penna, mi faceva sentire più vicina all’obiettivo di essere un giorno il più possibile come loro. Di essere a mia volta di esempio per la mia famiglia, di essere d’appoggio e di sostegno per il mio compagno.
Corsi ad abbracciarli prima che il sentimentalismo mi facesse scoppiare il lacrime.
“Un po’ di lavoro e un po’ di svago” si inserì zio Jasper tendendomi un pacchetto quadrato e piatto.
Anche questo non lasciava molto spazio a possibili interpretazioni. Un altro disco per la mia collezione di prime edizioni.
“Born to run!” girai la custodia per guardare bene il fronte e rimasi senza fiato “Autografato!”
Non potevo crederci.
“Questo finisce nella teca. Di sicuro! Devi assolutamente dirmi dove l’hai trovato!”
“Ho le mie conoscenze” ridacchiò vago mentre lo baciavo sulla guancia.
Quando mi girai per fare lo stesso con lei, zia Alice mi tese un rettangolo di plastica nero.
“E’ da parte di tutti.”
Lo afferrai un po’ perplessa. Ci misi un paio di secondi a capire cosa fosse: una carta di credito a fondo illimitato, sicuramente collegata al conto di famiglia. Anche su quella c’era il mio nome. Per esteso stavolta.
“Se dovessi aver bisogno di aiuto per usarla, sentiti libera di chiedere alla persona più adatta” poi, per evitare anche impossibili fraintendimenti, specificò “Cioè me”
“Lo farò” la rassicurai baciando e abbracciando anche lei.
Passai dalle sue braccia a quelle di mamma che, troppo impaziente per aspettare ancora, venne a prelevarmi direttamente.
“La mia piccola brontolona” disse in un sussurro stringendomi forte
“La mia meravigliosamente perfetta mamma” risposi concedendomi un attimo di coccole in tutta quella frenesia. Un istante dopo sentì l’abbraccio di papà stringerci entrambe e spostai un braccio a circondare anche la sua vita.
Con il viso affondato nei suoi capelli inspirai il suo profumo dolce, pensando che era grazie a lei che ero li, in quel momento, a godermi il mio sesto compleanno. Grazie a lei, che mi aveva amata e voluta fin da subito e che non aveva mai cambiato idea, nonostante tutto il dolore che la gravidanza le aveva causato.
Sorrisi mio malgrado, sosteneva che il suo premio fosse la mia straordinaria somiglianza con papà.
In effetti io e lui eravamo praticamente due gocce d’acqua. La stessa forma del viso, lo stesso colore di capelli, lo stesso modo di sorridere. Se fossi cresciuta ancora un po’, nel nostro prossimo trasferimento avremmo potuto spacciarci per gemelli pensai, entusiasta all’idea. Di certo lo sembravamo più di zio Jaz e zia Rose!
Sentii papà ridacchiare ai miei sproloqui interiori.
“Pronta per il tuo regalo?” chiese
“Prontissima!” risposi eccitata, avevo una mezza idea di cosa aspettarmi.
Idea incoraggiata dal fatto che nessuno dei due teneva in mano un pacchetto. La conferma arrivò nel momento in cui papà scivolò all’ingresso e abbassò la maniglia spalancando la porta.
Una macchina tutta mia!!! Non stavo nella pelle mentre cercavo di immaginare cos’avessero scelto per me.
Un’auto velocissima come la Ferrari di mamma o da collezione come la Vanquish di papà? Potente come la Porsche di zia Alice o vistosa come la cabriolet di zia Rosalie? Avrei preferito non fosse enorme come la Jeep di zio Emmett, mi avrebbe fatto sembrare ancora più piccola e non ne avevo certo bisogno.
Magari qualcosa di sportivo, pensai precipitandomi sul portico in totale fibrillazione.
La seconda macchina di papà, la Volvo argentata, era parcheggiata davanti a casa.
Non riuscii in nessun modo a mascherare la delusione, mentre mamma mi tendeva le chiavi.
Non era esattamente quello che mi ero pregustata. Proprio per niente.
Stirai le labbra in un sorriso finto, fallendo miseramente nel tentativo di trasmetterlo anche agli occhi.
“Grazie” mormorai depressa.
Lo scoppio di varie tonalità di risa argentine mi fece girare. Erano usciti tutti dietro di me e ora letteralmente si divertivano alle mie spalle.
Non sapevo bene cosa replicare, la delusione ancora troppo cocente in me, quando il rombo di un motore che si avvicinava mi costrinse a voltarmi di nuovo.
Papà si era allontanato senza che me ne accorgessi e ora tornava alla guida di una vecchia Camaro decapottabile. Il volante vecchio stile e il fatto che l’azzurro scuro della carrozzeria fosse un po’ sbiadito erano gli unici segni del tempo.
Mi fiondai ad ammirarla da vicino completamente dimentica della delusione.
I lucidi sedili in pelle nera e il tettuccio color panna erano sicuramente nuovi. Per non parlare dell’impianto stereo ultimo modello. Dovevano averci lavorato parecchio. Cominciai a pensare che, dopotutto, forse il volante e la carrozzeria erano gli unici pezzi davvero originali in quel veicolo.
“Di che anno è?” chiesi affascinata
“1969” rispose papà con il suo sorriso sghembo
Ahi ahi! Questo poteva trasformare la velocità in un tasto dolente. Mi voltai verso zia Rose interrogativa.
“Abbiamo fatto il possibile. Ora è decente”
“Decente è perfetto!” dissi euforica. Il decententemente veloce  di zia Rose era più che sufficiente!
Saltai dentro al volo. Provando la sensazione del grande volante tra le mani e continuando a sorridere come una matta. Solo l’orologio del cruscotto mi riportò alla realtà. Otto meno dieci. Uffa era già ora di andare a scuola. Che palle! Giusto l’ultima cosa che volevo fare oggi.
“Dove sono finiti tutti i tuoi buoni propositi di poco fa?”
Sbuffai, era decisamente fastidioso avere un padre sempre nella testa.
“E’ che mi piacerebbe molto fare un giretto con il tuo fantastico regalino” lo blandii guardandolo di sottecchi e provando ad imitare lo sguardo che lui usava con la mamma quando voleva conoscere a tutti i costi qualche suo pensiero. Di solito con lei funzionava.
“Bel tentativo, ma devi ancora lavorarci su. Il mio è il risultato di anni e anni di esperienza”
“Per favore! E’ il mio compleanno!”
Non ero nemmeno stata da Jacob. Non potevo aspettare fino a sera per sapere qual’era il suo regalo. Sarei morta di curiosità!
Con un sospiro papà si arrese.
“Evviva!” gli saltai al collo stampandogli un bacio sulla guancia e inserendo le chiavi nel quadro.
“Non dimentichi qualcuno?”
La mamma apparve al suo fianco
“Scusa mamma, sono troppo su di giri” mi giustificai allungandomi anche verso di lei.
“Questo te lo manda nonno Charlie”Mi porse un foglio di carta spessa, piegato a metà.
Ridacchiai quando capii cos’era
“Oh no! Sono stata retrocessa al foglio rosa!”
“Così pare” confermò sorridendo a sua volta “Mi ha detto di ricordarti che lui e Sue ti aspettano da loro stasera”
“Si, lo so”
Lo squillo del telefono ci distrasse.
“Sarà di nuovo quel cane.” Brontolò zia Rose sparendo dentro casa. Dopo l’armistizio della sera della festa lei e Jake erano tornati al solito comportamento.
“Digli che sto partendo!” le strillai dietro senza che ce ne fosse alcun bisogno.
Misi in moto con un rombo.
“Grazie ancora a tutti. Il miglior compleanno di sempre!”
“Lo dici tutti gli anni” mi fece notare zio Jasper
“Perché è vero ogni anno!” replicai con una linguaccia mentre già partivo.
La zia aveva minimizzato, la macchina non era affatto male, all’incirca come la Volvo, e correre con l’aria sul viso, i capelli al vento, era una sensazione fantastica. Mi pentii subito, però, di non aver portato un cappello o qualche cosa del genere, sarei arrivata a destinazione con una balla di fieno sulla testa. Poi ebbi un presentimento, aprii il cassetto del cruscotto e ne scivolarono fuori due paia di occhiali, altrettanti cappelli, una piccola trousse, e ben quattro foulard. Più un numero non ben precisato di salviettine umidificate. Scoppiai a ridere, dopotutto non si poteva negare che zia Alice fosse previdente. Con o senza preveggenza!
Dieci minuti dopo ero a La Push. Jacob mi stava già aspettando fuori casa, insieme a Billy e Quil, non feci quasi in tempo a spegnere la macchina che mi strappò via dal sedile e mi fece roteare lì per la strada, mentre io mi aggrappavo a lui strillando felice.
L’euforia di poco prima tornò a esplodermi dentro e non appena mi mise giù iniziai a saltellare come una vera bambina di sei anni.
“Non trovi che il mio compleanno sia il giorno più fantastico di tutti?” chiesi elettrizzata e ancora un po’ incerta sui piedi.
“Decisamente si!” rispose, sorridendo talmente che sembrava fosse lui ad aver compiuto gli anni.
“E non trovi che questa sia la macchina più bella che tu abbia mai visto?” dissi accennando alla Camaro.
Lo vidi tentennare un po’ di fronte all’eresia che gli chiedevo di pronunciare.
“Sentiti libero di mentire” gli concessi sollevando la capotte.
“La migliore in assoluto” sghignazzò
Come al solito sembrava stesse per piovere. Sperai ardentemente non fosse l’ultima volta che riuscivo a fare un giro con la macchina scoperta.
“Indovina che altra buona notizia ho” lo stuzzicai, di nuovo su di giri
“Fammi pensare. Barbie principessa del terrore si trasferisce all’estero?”
“Jacob!” lo sgridai
“In effetti, si porterebbe dietro Emmett quindi non sarebbe del tutto buona come notizia”.
Alzai gli occhi al cielo, ridendo e gli feci rivedere zio Em durante la sua personalissima gara di quella mattina.
Esplose in una risata più o meno infinita
“E’ il migliore. Senza alcun dubbio!” riuscì a spiccicare mentre cercava di riprendersi. Con gli anni lui e zio Emmett erano diventati sempre più amici, probabilmente attirati dalla vena fanciullesca presente in entrambi.
“Allora, ti arrendi?”
“Mi arrendo”
“Ho il permesso di bigiare!” lo informai in uno strillo praticamente a ultrasuoni, le braccia al cielo in segno di vittoria.
“Non puoi chiedere il permesso di bigiare, Nessie.” Mi prese in giro Quil raggiungendoci con Billy “Si fa di nascosto. Se no che gusto c’è?”
“Parli bene tu! Vorrei proprio vederti al mio posto, con papà che ti legge in testa”  
Alzò le spalle concedendomi quell’attenuante e tendendomi la confezione di un  lettore MP3.
“Non è per il tuo compleanno.” Mi ricordò quando vide che esitavo.
Di solito Jacob era l’unico a farmi il regalo, gli altri membri del branco mi facevano solo gli auguri, quindi ero rimasta un po’ spiazzata da quell’offerta.
“E’ arrivato ieri e volevo dartelo subito.” Insisté scuotendo leggermente la scatola perché mi sbrigassi ad accettarla.
“Ah. Ok. Allora…”
“Non ringraziarmi” mi bloccò subito
“Come vuoi” lo assecondai tirando fuori il lettore dalla custodia e provando ad accenderlo
Immediatamente le note dell’ultima canzone di Hannah Montana mi risuonarono nelle orecchie.
Alzai di nuovo lo sguardo su di lui ridacchiando.
“E questa?”
“Claire ha pensato che magari ti avrebbe fatto piacere trovarci subito delle canzoni” spiegò sorridendo intenerito.
Cercai di non mettermi a ridere del tutto. Vedere un ragazzone grande e grosso come lui schermirsi tutto al ricordo della sua piccola peste era molto dolce, e anche un po’ imbarazzante. In effetti imbarazzanti lo erano un po’ tutti quelli che avevano avuto l’imprinting.
“Allora ringrazierò lei appena la vedrò” proposi
“Preferirei di no. Non vorrei fraintendesse la cosa”
“In che senso?” chiesi confusa
“Sono dieci giorni che Claire è molto più calma del solito. Non durerà ovviamente, ma per ora Superquil è in vacanza” sogghignò Jake
“Quil. Quil” rincarai scuotendo la testa “Non dovresti tipo amarla per quello che è?”
“Ed è così, ma potendo scegliere la preferisco viva” rispose secco facendoci scoppiare tutti a ridere.
“Vado, o farò tardi al lavoro” sospirò dopo che ebbi promesso di non ringraziare nemmeno lei “Vuoi ancora il passaggio a Forks?”
“Si, grazie” disse Billy lasciandosi spingere verso la macchina “Auguri Nessie”
“E’ vero! Auguri, Ness”
“Grazie”
Li salutai con la mano finchè non girarono l’angolo prima di rivolgermi di nuovo a Jacob
“E’ l’ora del regalo!!!” Canticchiai
“Non ti va di fare colazione, prima?” disse tirando in lungo.
“Secondo te?” dissi sarcastica “E poi ho mangiato un po’ di torta a casa”
“E gli altri l’avranno finita, immagino, visto che non me ne hai portata nemmeno un pezzettino!” mi prese in giro fingendosi offeso
“Smettila Jake!!!!!!!” strillai ricominciando a saltellare e tirandolo per la maglietta “Voglio il mio regalo, e lo voglio ora!”
Ridacchiò prendendomi per mano e guidandomi verso il garage sul retro di casa sua.
“Dovresti imparare ad essere più paziente sai?”
“Lo metterò tra i buoni propositi per l’anno nuovo” replicai svolazzandogli dietro per l’eccitazione.
Sentimento ampiamente giustificato dal fatto che i regali di Jacob erano sempre fantastici.
L’anno precedente, per esempio, lui e Billy mi avevano costruito una libreria tutta intagliata, che occupava un’intera parete di camera mia, per metterci la mia collezione di dischi. Non gli avevo mai detto come avrei voluto che fosse eppure era perfetta. Con il posto per lo stereo e le casse, uno spazio alla mia portata per i miei preferiti e nella parte superiore delle teche per quelli più rari. L’anno prima ancora invece, dimostravo su per giù tredici anni, avevo ricevuto il cofanetto con tutte e sette le serie di “Una mamma per amica”. Un regalo bellissimo già di per se, visto e considerato che era stata la mia fissazione del momento, in più lui si era sparato una puntata dopo l’altra sul divano con me. Centocinquantatre episodi, per un totale di circa seimilatrecento minuti, alias centocinque ore.
Embry mi aveva confidato dopo qualche tempo che nel branco mi avevano odiata praticamente tutti, con la straordinaria eccezione di Ethan che aveva sfruttato le nuove conoscenze per fare ulteriormente colpo su una ragazza che gli piaceva. Era stato li che avevo iniziato a capire veramente quanto i pensieri di uno influenzassero quelli degli altri.
 Arrivati alla rimessa mi lasciò la mano, dirigendosi spedito verso il fondo.
“E io sarei quella impaziente?” gli feci notare accendendo la luce che lui si era dimenticato prima di raggiungerlo. Non che ne avessimo bisogno, era più una questione di abitudine.
“D’accordo forse lo sono un po’ anche io” ammise lanciandomi un fagotto scuro
“Ma un pacchetto no?” protestai afferrandolo al volo.
Era un nuovo giubbotto da motociclista in pelle, molto simile al suo ma ricamato sulla schiena.
“Non ho trovato abbastanza carta” sogghignò togliendo con un solo gesto il telo che copriva una moto rossa fiammante.
Rimasi a guardarla senza osare battere le palpebre per dieci secondi buoni prima di riuscire a spiccicare parola. Da quando Jake aveva deciso di sfidare papà? Così apertamente almeno.

“Cosa credi di fare, signorina?” era arrivato alle mie spalle silenzioso come la morte, almeno a giudicare dal tono di voce.
Mi ero girata a metà, colpevolmente situata in sella all’enorme moto argentata dello zio con le chiavi già nel quadro, tentando un sorrisetto, per attenuare l’aura furibonda che lo circondava.
“Io…ecco…pensavo di…ehm…ecco…di” mi ero lanciata automaticamente alla ricerca di una scusa, nonostante avessi ben chiaro che non avevo possibilità di farla franca.
“Risparmiati lo sforzo e scendi subito di li” ecco appunto “Non voglio più vederti su una moto, Renesmee, sono stato chiaro?”
“Ma ci vado sempre con Jacob!” avevo protestato stizzita
“Lui è abbastanza grande e soprattutto abbastanza responsabile per guidarne una senza ammazzarsi. Tu nessuna delle due”
Non potevo crederci. Di tutte le motivazioni che poteva opporre per giustificare il suo ordine, proprio quella? Perché aveva paura che mi accoppassi? Io. Una mezza vampira. Ma stava scherzando?
“Non scherzo affatto”
“Su cosa non scherzi?” Jake era entrato a sua volta sfoderando il suo solito sorriso impertinente e io mi ero affrettata ad avvicinarmi a lui. Fronte comune.
“Papà crede che io possa farmi male cadendo in moto”
“E dai Edward, lo sai che ci sto attento.” Mi aveva passato una mano tra i riccioli per poi posarla sulla mia spalla, stringendomi a se.
“Non è questo il punto Jake! Lui non vuole che io ci vada da sola”
“Ah”
Ah? Solo Ah? Bene, se era tutto l’aiuto che potevo ottenere da quel sodalizio era il caso che mi arrangiassi da me.
“Dai papà, sii serio. Obiettivamente, anche se cadessi, e non succederà perché sono perfettamente in grado di cavarmela, che male potrei farmi?”
“Come facciamo a sapere che non possa succedere?”
“Perché ho la vostra stessa pelle?”
“Tu sei diversa da noi, Renesmee. Devi mettertelo in testa. Non sappiamo fino a che punto le nostre caratteristiche si ripetano in te. E se scoprissimo che strisciare per un centinaio di metri sull’asfalto è proprio quello che ti ci vuole per farti male?”
“E se scoprissimo che mio nonno era un mer–lo” lo sguardo gelido che mi aveva rivolto aveva cancellato del tutto il tono interrogativo e Jake mi aveva dato un pizzicotto. D’accordo, avevo esagerato.
“Ok. Ok. Scusa, scusa” mi affrettai a ritirare “Non volevo essere maleducata. Però il tuo ragionamento è assurdo, e secondo me…”
“Non ti sto chiedendo un parere. Ti sto dicendo che non puoi e basta”
“Ma non è giusto!”
“No? Secondo me si. Sai invece cosa non è giusto? Che una ragazzina di quattordici anni vada in giro in macchina con un documento falso. Vuoi che te lo tolga?”
Avevo scosso il capo giusto il minimo indispensabile, furibonda. Bella forza approfittarsi di avere il coltello dalla parte del manico
“Non essere infantile. Sono tuo padre, è ovvio che io sia preoccupato se decidi di scappare di nascosto in sella ad un instabile veicolo a due ruote. Sconsiderata e incosciente come sei per di più. Quindi te lo ripeto una volta per tutte. Stai lontana dalla moto di tuo zio. Mi sono spiegato?”
Mi farò prestare quella di Jake.
Non si riesce a bloccare un pensiero immediato. E’ infattibile. Se hai un po’ di preavviso puoi concentrarti su altro e cavartela ma così, sul momento, non si può fare e basta. Il pensiero salta fuori e una frazione di secondo dopo pensi che non devi pensarci. Ma lo hai già fatto. Per questo è odioso avere un padre nella testa.
“Ti avverto, anzi vi avverto” minacciò il mio dopo un respiro molto profondo “Se scopro che lo hai convinto a prestarti, regalarti o costruirti una qualsiasi moto, prendo baracca e burattini e ti trascino via da Forks per un mese intero.”
Io e Jacob ci eravamo stretti automaticamente una all’altro e papà era sparito in un battito di ciglia senza nemmeno aspettare la risposta verbale.

“Jake, davvero, non credo di riuscire a fare finta di niente. Me lo leggerà in testa” confessai mentre ritiravo all’istante la mano che avevo teso a toccare la sella e la stringevo nell’altra.
“Non preoccuparti, non dovrai fare finta di niente.” Replicò lui, iniziando a spingerla verso l’esterno.
“Non capisco, è un modo per dirmi che vuoi liberarti di me? Perché potresti almeno aspettare domani” una leggera ansia serpeggiava nell’ironia.
“Non dire sciocchezze!” sbuffò riposizionando la moto sul cavalletto appena fuori dal garage  “Vedi, tecnicamente non sto violando nessuna delle sue regole perché questa moto non è mia, è di tua mamma. Quindi, sempre tecnicamente, è lei a regalartela” sorrise furbo.
Riflettei un attimo sul suo escamotage. Poteva funzionare. Papà si sarebbe arrabbiato di sicuro, ma non avrebbe potuto farci niente. Magari se mamma si fosse dichiarata contraria, ma a lei piacevano le moto quanto a me ed era molto più obiettiva di lui riguardo la mia resistenza. E poi ormai avevo sedici anni no? Mi era legalmente consentito di usarla.
“Non credo che lui coglierà la differenza, ma hai ragione, potremmo anche farcela!” ammisi entusiasta provando subito a salire in sella.
“Già!” confermò lui riacchiappandoci entrambe mentre stavamo per precipitare “Attenta!”
“Tranquillo.” Dissi cercando di recuperare equilibrio e credibilità “Pensavo fosse più bassa. Come faceva la mamma a fermarsi?”
“In genere cadeva prima di doversene preoccupare” rise
“Davvero?” chiesi incredula.
“Certo, abbiamo fatto un abbonamento al pronto soccorso in quel periodo. Ogni dieci punti una radiografia in omaggio.”
Ridacchiai
“Ecco perché questa bellezza è stata sotto quel telo per tutto questo tempo. C’era qualcun altro preoccupato della mia incolumità oltre a papà”
“Non capisco proprio di cosa tu stia parlando” replicò scuotendo la testa
“Ma, visto e considerato che non mi sono spiaccicata l’altro giorno giù a First Beach, ti sei reso finalmente conto che non sono proprio così delicata” conclusi ignorandolo
“Vuoi che rimetta la moto in garage o preferisci che ti spieghi come usarla?”
“D’accordo, lasciamo perdere” concessi magnanima
“Allora, ascoltami bene” iniziò spiegandomi via via tutte le varie parti utili di quella meraviglia.
Osservai il suo bel viso entusiasmato nascondendo un sorriso, come poteva davvero credere che mi servisse quella lezione dopo che lo avevo visto ripetere gli stessi movimenti a sua volta per anni? Continuava a sottovalutarmi.
Ogni tanto sollevava lo sguardo per controllare che stessi seguendo e io rispondevo istantaneamente ai suoi sorrisi, sempre più attratta da lui. Era tanto ingenuo quanto affascinate. Fino al giorno prima dovevo essere stata proprio cieca per non notarlo.
Decisi di lasciarlo fare, da quanto tempo era che non aveva l’occasione di insegnarmi qualcosa dopotutto? Se lo rendeva felice potevo anche pazientare un pò. In ogni caso altri due minuti e poi gli avrei fatto vedere la reale situazione.
“Hai capito tutto?” chiese quando ebbe finito
“Si”
“Ti serve una mano ad accenderla?”
“No, ce la faccio” dissi pregustando il momento “Puoi lasciare il manubrio ora”
“Sicura?”
“Si, si, lascialo ti dico” insistei
“D’accordo” fece un paio di passi indietro, rimanendo comunque pronto a intervenire.
Ascoltai eccitata il motore ringhiare sotto di me quando provai a giocare con l’acceleratore.
“Ok, Ness. Brava. Ora prova a fare un giro qui davanti per vedere come va.”
“Ho un’idea migliore. Perché non facciamo una gara fino all’officina e chiediamo a Seth se puoi avere la giornata libera?” Sogghignai, schizzando via.
Ci mise un secondo di troppo a capire che non scherzavo quindi riuscì solo ad acchiappare l’aria mentre io gli sgusciavo tra le braccia.
Scoppiai a ridere esaltata quando lo sentii imprecare mentre si precipitava all’inseguimento.
Il mio vantaggio non durò molto in ogni caso. Sentii la sua moto dietro di me a neanche metà strada, ma accelerai ancora, decisa a provare un modo alternativo per batterlo in velocità.
Entrai nel parcheggio del capannone praticamente volando e in quel preciso momento mi accorsi che il freno posteriore non funzionava. Ci affondai il piede per compensare la frenata brusca ma l’aggeggio non diede segno di vita.
“Oh, cazzo!”
Non c’erano clienti in giro per fortuna quindi quando la ruota dietro slittò rischiando mandarmi a sfracellare contro la parete non mi feci molte remore a piantare i piedi nel terreno e a tenerla su con quelli. Per fortuna dall’officina non uscì solo Seth ma anche Embry cosicché riuscirono a fermarmi prima che facessi ulteriori danni.
Jacob arrivò giusto tre secondi dopo, grazie al cielo ero riuscita a stare in piedi altrimenti con tutta probabilità quello sarebbe stato il mio primo e ultimo giro.
“Ma. Sei. Impazzita?” mancava molto poco a che fosse un urlo
“Ah io sarei quella pazza? Non tu che mi dai una moto senza neanche controllare che funzioni?” replicai “Per tua informazione il freno dietro non va”
“Hai ascoltato una sola parola di quello che ti ho spiegato prima?”
Ops, beccata.
“Ecco appunto.” Disse interpretando il mio viso “Se avessi ascoltato sapresti che l’ho staccato io. Visto che stai imparando!”
“Ma io la so già usare la moto” protestai, abbassando la testa, completamente consapevole di essere dalla parte del torto.
“Si Jacob, è evidente che la sa usare” ridacchiò Embry
“Zitto tu, antipatico” lo rimbeccai
Infilai le mani in tasca iniziando a strusciare un piede per terra mentre Jacob mi faceva notare il casino che sarebbe successo se ci fosse stato qualcun altro.
 “Dai, Jakey” mi lamentai guardandolo da sotto in su quando ritenni si fosse sfogato abbastanza “non mi sgridare, è il mio compleanno”
Inspirò ad occhi chiusi tutta l’aria che poteva, prima di buttarla fuori con uno sbuffo rassegnato. “D’accordo.” Cedette “Ma puoi cercare, per favore, di fare un po’ più di attenzione?”
“Non ce ne sarà bisogno dato che ora mi ricollegherai il freno” gli risposi impertinente.
Sospirò di nuovo.
“Tu mi farai diventare pazzo, Ness, davvero”
“Dai, sbrigati che così partiamo” lo incitai
“Partite per dove, scusa?” mi chiese Seth divertito mentre guardava Jake andare a prendere gli attrezzi.
“Ah, già, eravamo venuti a chiederti se puoi fare a meno di lui per oggi”
“Nessun problema. Ma tu non hai scuola?” chiese scettico.
“Ho intenzione di bigiare” mi pavoneggiai
“Ha avuto il permesso di bigiare” sogghignò Jacob inginocchiandosi vicino alla moto e facendo scoppiare a ridere gli altri due
“Ma dovevi proprio dirlo?” sbuffai
“In qualche modo dovrò pur vendicarmi, no?”
“In ogni caso non saresti potuta andare a scuola lo stesso” Mi fece notare Seth indicandomi i piedi.
Seguii il suo cenno e inorridii alla vista delle mie scarpe. Praticamente disintegrate.
“Spero non fossero un regalo di compleanno di tua zia” disse Jacob preoccupato
Risi “Non credo che zia Alice mi regalerà mai un paio di Converse”
“Che ne so, magari erano una versione limitata disegnata da qualche stilista pazzo dei suoi”
“Mmm, vero, non ci avevo pensato. Per fortuna no. Lei e zio Jaz mi hanno regalato ‘Born to run’ autografato” rivelai eccitata.
“E gli altri?”
“Zia Rose e zio Em una collana e degli orecchini. Il nonno e la nonna una maisterstuck”
“Una che?” chiese Embry
“Una Mont Blanc.”
Non sembrarono trovare utile il suggerimento.
“Una stilografica” chiarii paziente “E mamma e papà una camaro del ’69”
“Quindi direi che ho vinto io” si vantò Jacob
Tecnicamente ha vinto mamma” precisai ridacchiando un po’ sorpresa.
Strano. La classifica di gradimento dei regali, in genere, era prerogativa di zio Emmett. Non sua.
“Temevo l’avresti vista così” disse sospirando in maniera teatrale “Peccato”
“Perché” chiesi stringendo gli occhi, la sorpresa trasformata in sospetto.
Non riuscì a trattenere un sorriso di trionfo mentre sganciava la bomba
“Perché ho due biglietti per il concerto dei Pearl Jam alla Key Arena. Pensavo di andarci insieme per festeggiare la vittoria. Ma dato che ha vinto Bella.” Alzò le spalle fingendo indifferenza, doveva essersi accorto che avevo smesso di respirare alla parola concerto. “Vuol dire che li darò a Rachel e Paul”
“Mi stai prendendo in giro” sussurrai
Infilò una mano nella tasca posteriore dei jeans e quando la tirò fuori stringeva i due biglietti.
“Hai vinto” concessi immediatamente, allungando la mano ancora incredula.
“Come sempre” si vantò consegnandomeli
Rimasi a studiarli per un bel pezzo. Girandoli, rigirandoli e leggendo anche la più piccola scritta disponibile. Il mio primo concerto. Non potevo crederci.
Rialzai lo sguardo su Jacob che osservava divertito ogni mia mossa.
“Mi porti al concerto dei Pearl Jam” dissi, a metà tra affermazione e domanda, ancora trasognata
“Così pare” confermò ridendo
“Ommioddio vado al concerto dei Pearl Jam!!!! Vado al concerto dei Pearl Jam!!!!!” strillai iniziando a saltare come un’invasata
L’ultimo salto lo sfruttai per precipitarmi in braccio a lui, con il risultato che rovinammo entrambi per terra.
“Non ci posso credere, Jake. E’ fantastico. Fantastico. Il regalo migliore che potessi farmi in assoluto. Tu sei il migliore. Il migliore. Il migliore. Il migliore.”
Ridacchiava contento della reazione mentre alternavo i complimenti ai baci. Lo abbracciai ma solo per allontanarlo dopo un secondo.
“E Asia sarà così invidiosa! Parlavamo del concerto ieri dopo pranzo. E dicevamo che sarebbe stato meraviglioso avere i biglietti. Pensavo di chiedere a papà ma ormai è tardi non ero sicura li avrebbe trovati.  E invece mi porti tu!!!” esultai tornando a stringerlo a me fin quasi a soffocarlo per l’eccitazione.
“Ok, Ness” mi disse dopo qualche secondo picchiettandomi sulla schiena “forse è il caso che ti alzi se vuoi andare a fare un giro”
Sembrava un po’ a disagio e mi resi conto che doveva essere perché gli stavo ancora sdraiata addosso, immobilizzandolo a terra.
“Oh si, scusa” ubbidii all’istante un po’ imbarazzata a mia volta
Una volta in piedi però ero ancora troppo su di giri per stare zitta quindi rivolsi la mia euforia verso i nostri spettatori
“Seth, vado al concerto dei Pearl Jam”
“Si, ho sentito” rise.
“Embry, vado al concerto dei Pearl Jam”
“Ho sentito anche io.”
“Andrai avanti così per due settimane?” si informò Jake quando si fu rialzato
“Non so. Penso di si” decisi, sorridendo ancora di più
“Il freno è a posto”
“Allora andiamo a rendere orgogliosa zia Alice” dissi salendo in sella “Ti informo che stai per essere testimone della prima strisciata della mia nuova carta di credito”
“Cazzo no! Proprio oggi che ho dimenticato la macchina fotografica?”

***
Ecco il nuovo capitolo, e tra l'altro scusate per l'attesa. L'ho riletto solo un paio di volte perchè boh...non mi piace particolarmente. Ahahah...il sospetto è che continuando a leggere le cose di Jakefan e Blacksea i miei canoni si siano alzati...e io non gli sto dietro...
In ogni caso come al solito fatemi sapere cosa ne pensate sia in bene che in male...ok?? Anche tu...tu Tu, che leggi sempre e non commenti mai perchè pensi di non sapere cosa scrivere. Vedi Tu, anche io sono come te, non so mai cosa dire, ma due righe bastano giuro!Anche una sola!
Scusate se scrivo poco ma sono di fretta. 
Il prossimo lo posto tra 10 giorni quindi il 17. Vi avverto che è l'ultimo che avevo da parte quindi poi boh...chi vivrà vedrà. Si intitolerà "First Beach"
Un bacio a tutti.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** First Beach ***



FIRST BEACH

La Domenica successiva era il D-day. Aprii gli occhi al primo trillo della sveglia e schizzai in bagno ad una velocità da fare invidia a Flash. Doccia. E mi catapultai fuori di nuovo. Acchiappai i vestiti già pronti sulla sedia ripensando che la sera prima mentre li preparavo mi ero sentita un po' esagerata. Dato il mio interesse per l'abbigliamento il fatto che mi fossi preparata in anticipo una mise per la giornata aveva del miracoloso. Era il classico evento da segnare sul calendario per vedere se l'anno successivo si fosse ripetuto. Al momento invece mi sembrò la cosa migliore che avessi fatto da parecchio tempo a questa parte. Ero decisamente agitata e non era il caso di impazzire ulteriormente cercando di abbinare maglietta e pantaloni. Promisi solennemente a me stessa che lo avrei fatto tutti i giorni da li in avanti, sapendo benissimo che era una promessa rotta in partenza.
Meno di mezz'ora dalla sveglia e già scivolavo sul corrimano diretta verso la mia colazione.
“Ciao mammina” le dissi schioccandole un grosso bacio
“Ciao tesoro, hai dormito bene?”
“Come un sasso! Ciao papino” abbracciai il mio adorato papà
“Magari fossi così veloce tutte le mattine a prepararti!” disse sarcastico dandomi un bacio
“Magari tutte le mattine fossero eccitanti come questa!” risposi sorridendo.
Mi sedetti al tavolo già apparecchiato per me come al solito.
La colazione era il pasto che preferivo per cui non mi pesava farlo da umana quando ero di fretta.
Cosa che accadeva regolarmente tutte le mattine.
“Cosa c'è in programma di così bello?” papà sorrideva ma nella sua voce c'era un che di metallico.
“Perchè così sospettoso?” chiesi perplessa. Cosa credeva che sarei andata a fare? Uscivo con Jake e gli altri. Come sempre.
“E' che cominci a diventare grande e papà è un po' geloso” lo prese in giro mamma
“Io non sono affatto geloso.” borbottò
“Si che lo sei e io sono un po' gelosa che tu sia geloso di lei” disse prendendogli le mani nelle sue.
Ecco. Li avevo persi. Erano sprofondati in uno dei loro momenti magici e rimanevano li a fissarsi negli occhi dimentichi di tutto, con un'intensità che mi metteva un po' in imbarazzo.
Calcai il pensiero sull'ultima parola e papà si lasciò distrarre con un sospiro.
“E dai! Sto fuori tutta la giornata quindi avrete tempo di fare gli innamorati tra poco. Se volete posso chiedere ai nonni di restare a dormire da loro.” Papà sembrava interessato “Anzi, ancora meglio, dato che sono già giù a La Push preparo ora i libri e mi fermo da Jake. Poi mi può portare lui a scuola domani”
Chissà, magari sarei riuscita a convincerlo a farmi bigiare di nuovo e farci invece un giro in moto fino a Seattle.
Sentii papà irriggidirsi. “Te lo ricordi che ti leggo nella mente?”
“Uffa!”
“Lo avete già fatto?”
Mamma ci osservava irritata. Si sentiva esclusa probabilmente
“No, Jake deve lavorare. E poi direbbe di sicuro che non vale la pena di rischiare il collo solo per bigiare scuola.” sbuffai allungando la risposta per includerla.
Feci una smorfia automatica. Dopo sole due settimane ero arrivata alla conclusione che la scuola era una pena. Avrei dovuto dare retta ai miei e partire direttamente dall’università, i programmi delle superiori erano talmente elementari che faticavo a tenere gli occhi aperti minuto, dopo minuto, dopo minuto, dopo minuto per sei interminabili ore. Continuavo a frequentare solo per Asia e perché in casa vigeva il dogma ‘si rispettano gli impegni presi’.
“Ad ogni modo non credo sia il caso. Ma puoi dormire dai nonni se ti va” aggiunse lui con il suo sorriso sghembo
“Oh. Grazie della gentile concessione!” mi ero dimenticata che ultimamente l'argomento Jacob era un po' tabu con papà.
Mentre chiacchieravamo avevo già ingoiato tutta la colazione. Che fossi in ritardo meno del solito non cancellava il fatto che come al solito avrei fatto tardi.
“Allora questi progetti per la giornata? Ce li dici o no?” chiese mamma impaziente
Papà doveva già averli letti nella mia mente ma lei rimaneva all'oscuro
“Vado a prendere Asia. E poi andiamo insieme giù a La Push. Abbiamo organizzato una giornata a First Beach con il branco. Certo non posso raccontarle come stanno le cose, me ne rendo conto, ma, beh, vedremo come andrà” Incespicavo sulle parole. Non riuscivo nemmeno a dire chiaro che volevo presentarla ai miei amici, solo al pensiero mi si torceva lo stomaco dall'ansia. Con un po' di fortuna avrei potuto conciliare la parte migliore della mia mezza vita umana con la mia mezza vita tratta da un libro di fantascienza.
Papà alzò gli occhi al cielo ai miei pensieri ma lo ignorai
“Spero che Asia si trovi bene. Forse non è stata una buona idea fare una cosa di comitiva. Magari in pochi era meglio. Non vorrei si spaventasse.” Oddio e se si rende conto che sono una specie di mostro e non mi vuole più vedere?
“Tu non sei affatto un mostro” disse serio papà.
Mamma che stava annuendo alle mie parole iniziò a farlo ancora più vigorosamente a quelle di papà, fu talmente buffo che scoppiai a ridere e mi risollevai un po'.
“Devo scappare.” diedi un bacio a entrambi
“Andrà tutto bene tesoro, vedrai.”
“Certo, certo” dissi mentre uscivo
Appena chiusi la porta cominciai a sentire ridacchiare dall'altro lato. Santo cielo ma non potevano almeno aspettare che avessi girato l'angolo? Erano così sdolcinati a volte! Come ingoiare un vagone intero di miele!
“Vattene vampirastra, mi stai scocciando con i tuoi pensieri”
Era praticamente un ringhio. Meglio obbedire. Iniziai a correre verso la casa dei nonni. La casetta che nonna Esme aveva ristrutturato per mamma e papà era davvero deliziosa, l'inconveniente era che il progetto originale non prevedeva il garage. Per quello e di conseguenza per la mia piccolina dovevo passare da Casa Cullen. Ora che ci pensavo, casa nostra nel gergo comune era ‘Casa di Bella e Edward', che fosse un messaggio subliminale che mi invitava a trasferirmi definitivamente? Risi tra me e me, chissà se papà riusciva a leggere i miei pensieri anche da quella distanza, probabilmente si. Lo avrei saputo al ritorno, non si sarebbe lasciato sfuggire l'occasione di rassicurarmi per l'ennesima volta sul loro eterno amore per me. Stavo meditando di lasciarlo fare dato che mi piaceva essere coccolata dai miei genitori quando arrivai al garage.
Saltai in macchina al volo e ingranai la marcia urlando un “Ciao a tutti, io esco” al cielo, di sicuro mi avrebbero sentito tutti gli interessati.
Quando fossi tornata Zia Rose mi avrebbe uccisa dopo aver sentito la sgasata che diedi per partire.
“La devi far scaldare prima!” me la vedevo davanti come una furia.
Imboccai la strada a velocità più o meno folle e rallentai solo quando fui in vista della città, non era il caso di farsi beccare da nonno Charlie a fare pazzie. Se no addio patente vera.
Riuscii ad arrivare a casa di Asia addirittura in orario. Sorprendente per una come me!
Mi aveva assicurata che sarebbe stata in strada ad aspettarmi ma dato che non la vedevo da nessuna parte citofonai
“Allora? Sei pronta?”
“Si ma, ti scoccia entrare un minuto?”
“Certo che no”
Ricominciai a torturarmi con le congetture. Aveva cambiato già idea? Non avrei avuto nemmeno la possibilità di tentare?
Mi aspettava all'ingresso un po' in imbarazzo
“Entra pure. Scusa ma mia mamma insiste per conoscerti” aggiunse bisbigliando
“Certo!” Sorrisi, era solo quello il problema?
“Ciao Renesmee.” la mamma della mia amica spuntò entusiasta da dietro le sue spalle, facendola sbuffare piano.
“Buongiorno signora Westfield. Mi chiami Nessie, la prego.” le strinsi la mano che mi porgeva.
Aveva gli stessi occhi sorridenti di Asia doveva essere una persona allegra e buona, come sua figlia. Mi piacque subito
“Certo cara. Scusa se ti ho costretta ad entrare. Spero non facciate troppo tardi per colpa mia. E' che ci tenevo a conoscerti. Asia parla tanto bene di te. E volevo ringraziarti di essere così gentile con lei. Sai dato che ci siamo appena trasferiti avere un'amica su cui contare è importante.”
Asia era bordeaux e io dovevo essere più o meno della stessa tonalità.
“Io, davvero, non credo ci sia bisogno di ringraziare. Mi sono trasferita da poco anche io e, ecco, io, ecco” mi ero impappinata. Feci un respiro rapido per riuscire a ritrovare un po' delle parole che mi sfuggivano. “Volevo dire, che sono contenta che Asia si trovi bene e che anche io conto su di lei” Parafrasai quello che lei aveva detto a Jake solo la settimana prima sperando che non risultasse troppo patetico. Ma entrambe mi sorridevano quindi forse ero andata bene. Sospirai di sollievo.
“Noi andiamo” disse Asia trascinandomi via per un braccio.
Riuscii giusto a salutare e sentimmo sua mamma che ci urlava dietro un “Divertitevi”
Jake doveva aver teso le orecchie per il nostro arrivo perché, non appena parcheggiai nello spiazzo sterrato che dava sulla spiaggia, si materializzò a fianco alla macchina.
Ci scambiammo il solito bacio di benvenuto e poi ci fece strada lungo il sentiero che portava alla spiaggia.
Vedevo gli altri già vicino al solito gruppo di tronchi.
“Ho pensato fosse meglio limitare il numero per oggi.” mi disse Jake in un sussurro inudibile per la nostra amica. “Non vogliamo certo spaventarla. Non subito almeno” mi fece l'occhiolino
Di nuovo dovevo ammettere che era il migliore. Iniziai a tranquillizzarmi un po'.
Ci avvicinammo mentre Seth accendeva il fuoco, che si alzò subito scoppiettando.
“Ciao ragazzi. Ciao Leah” meglio distinguere, per ingraziarmela un pò “Lei è Asia. Loro sono Embry, Quil, Leah e …”
“Ahi!” Seth scuoteva la mano sinistra dolorante “Mi sono scottato!”
“Da quando sei così maldestro?” proruppe Embry con una risata
“Mi sono distratto un attimo”
Un licantropo distratto? Non lo avrei mai creduto possibile.
“Lui è Seth” aggiunsi
In due falcate ci raggiunse tendendo la mano. Sicuramente della scottatura non c'era più traccia. Potere di rigenerazione licantropesca.
“Ciao, benvenuta” disse
“Grazie” rispose Asia stringendogli la mano e abbassando gli occhi. Probabilmente era in imbarazzo dato che lui continuava a fissarla.
“Hai sete? Vuoi qualche cosa da bere?” disse tirandola verso i tronchi per la mano che non le aveva ancora lasciato
Mi preoccupai che fosse un'ospitalità anche troppo calorosa ma lei non sembrava particolarmente a disagio.
Sentii il braccio di Jacob sulla spalla che mi guidava nella stessa direzione.
“Ma è blu!” Asia guardava il fuoco sorpresa.
Stavo per risponderle ma Seth mi precedette.
“E' il sale che impregna i tronchi che gli da quel colore” le spiegò “Se guardi bene c'è anche del verde”
“E' vero!” e gli rivolse un sorriso.
Evidentemente lui lo ritenne un incoraggiamento perchè le si sedette a fianco e cominciò a chiacchierare. Le piaceva la spiaggia? Lo sapeva che era lunga un miglio? No? In effetti poco meno di un miglio. C'erano poche speranze che il sole si sarebbe fatto vivo come invece avevamo sperato. Le spiaceva vivere in in un posto così piovoso? No? Bene, ne era contento. Gli isolotti a strapiombo sul mare erano perfetti per tuffarsi, Le piaceva il cliff diving? No? Certo lei aveva ragione, in effetti poteva essere pericoloso. E la foresta era molto bella, spaziava da Forks fino alla catena dei monti Olimpici, le escursioni le piacevano invece? Si? Allora magari potevamo organizzarne qualcuna! L'acqua era fredda era un peccato. Le piaceva nuotare? Si? Anche a lui.
Dopo un buon quarto d'ora in cui ero riuscita a spiccicare giusto due parole cominciai ad odiarlo. Parlava, parlava, parlava. Senza preoccuparsi minimamente del fatto che tutte quelle domande avrei voluto farle io. Avevo il diritto di farle io!
E dovevo ammettere che lei pendeva dalle sue labbra!
Sbuffai. Non era esattamente così che avevo immaginato la giornata.
Jake al mio fianco cercava di distrarmi inutilmente da cinque minuti buoni ormai.
Vuoi qualche cosa da mangiare? Vuoi qualche cosa da bere? Vuoi fare una passeggiata?
Mi alzai e mi incamminai verso il bagnasciuga togliendomi i vestiti e rimanendo in costume.
“Faccio il bagno” brontolai
Asia che indossava  una maglietta a maniche lunghe mi guardò scioccata “Ma non hai freddo?”
“No” cercai di sorriderle
“Nessie, Asia ha ragione, l'acqua è fredda. Rischi di prenderti un accidente”
Non era una vera preoccupazione, non mi ero mai ammalata in vita mia, era più un suggerimento a mantenere le apparenze. Che decisi di ignorare.
“Non sarà molto più fredda di un paio di settimane fa e non mi sembra di aver preso il raffreddore”
Quil sobbalzò al ricordo e mi sentii un po' in colpa. Prima Seth con il cliff diving ora io che gli ricordavo il bagno. Erano colpi bassi.
Continuai a camminare
“Nessie. Torna qui” la voce di Jake era cambiata. Non scherzava più, era un ordine. Un vero peccato per lui che con me i suoi ordini non funzionassero. Anzi in genere avevano l'effetto opposto.
Mi girai a guardarlo facendogli cenno di no con la testa
“Vieni a prendermi”  aggiunsi con un sorriso sardonico
Alzò gli occhi al cielo sospirando
“Non sfidarmi. Lo sai che vincerei io”
Aveva ragione, lo sapevo. Soprattutto dato che dovevamo fare finta di essere normali. Mi avrebbe acchiappata senza nessuno sforzo.
Prima che potessi tornare ad insistere, Leah si intomise
“Smettila Nessie, non fare la bambina” disse acida
“E' che a volte mi sento come se avessi sei anni” le risposi sorridendo angelica.
Cambiai tattica, mi avvicinai a Jacob saltellando e gli allacciai le braccia al collo.
“Dai, solo un bagnetto. Che vuoi che sia? Vieni con me! Giuro che quando hai freddo tu usciamo” il che voleva dire che potevamo stare in ammollo per sempre.
Scosse la testa.
Lo guardai di sottecchi riprovando ad imitare lo sguardo ammaliante di papà.
“Ti prego” aggiunsi con voce suadente
I suoi occhi scuri si spalancarono, fissandosi nei miei.
“C-cosa?”
“Ti prego Jacob, vieni a fare il bagno con me” dissi con lo stesso tono.
Sembrava confuso. Forse ce l'avrei davvero fatta, evidentemente ero già migliorata nel giro di pochi giorni!
Quando gli sorrisi ammiccante si riscosse sbattendo le palpebre.
“Va bene mostricciattola, ma un bagno veloce.”
“Evviva!” mi lanciai in una danza di vittoria prima di fiondarmi verso l'oceano.
Lo sentii sospirare alle mie spalle mentre toglieva la maglietta e mi inseguiva.
Mi raggiunse sul bagnasciuga, e mi sollevò buttandomi in acqua.
Lanciai uno strillo. Mannaggia se era fredda!
Iniziammo a spruzzarci, ridendo e scherzando e come al solito nel giro di pochi minuti mi lasciai distrarre dalle mie preoccupazioni.
Perchè mi stupivo? Con Jake andava sempre a finire così.
Quando fui abbastanza stanca e congelata nuotai fino a lui per farmi scaldare. Toccava ancora tranquillamente mentre io invece nuotavo già da un pezzo.
Lanciai un'occhiata alla spiaggia. Embry e Quil erano rimasti soli. Leah se n'era andata, la sua macchina non c'era più, e vidi Seth e Asia che camminavano verso le pozze. Li sentivo chiacchierare mentre si allontanavano.
Ero ancora troppo su di giri per gli scherzi con Jake per non vedere il lato positivo. Fondamentalmente cosa importava con chi andasse più d'accordo? L'importante era che si trovasse bene.
Jake mi pizzicò il fianco sott'acqua
“Ti è passata?”
Ridacchiai appoggiando la fronte sulla sua spalla
“Si. Però ora muoviamoci, voglio tornare da Asia” dissi staccandomi da lui.
Mi riacchiappò  immediatamente.
“Aspetta un attimo. Forse è meglio parlarne subito visto che sei in buona”
Mi accigliai “Di cosa? Non possiamo prima uscire? Ho freddo”
“Ah, adesso hai freddo!” sogghignò
“Allora? Di cosa dobbiamo parlare di così urgente” lo assecondai mentre mi lasciavo avvolgere dal suo caldissimo abbraccio.
“Di loro”
“Di loro chi?” chiesi sapendo benissimo di chi stava parlando
Alzò un sopracciglio.
“Di Seth e Asia” scandii per bene cercando di imprimergli nella mente che il 'loro' era inadatto “Ti ho detto che è tutto a posto”
“Non è possibile che tu non ti sia accorta di niente. Non sei quella che nota sempre tutto?” mi prese in giro
“Infatti è così” precisai
“Se lo dici tu” replicò, un po’ troppo ironico per i miei gusti.
“Ok, mi sono accorta che a Seth, Asia piace più di un po'.” scoppiai a ridere “Ancora non ci credo che si è scottato. Giuro che lo prenderò in giro per i prossimi 200 anni.”
Rimase a guardarmi in modo strano, come in attesa.
“D'accordo Signor Sotutto, devo ammettere che anche Asia sembra subirne il fascino. Ma come darle torto?” continuai
“Cosa intendi dire?” chiese irrigidendosi un po'
“Che Seth è un bel ragazzo. E' alto quasi quanto te! E anche a muscoli non siete molto diversi.” gli dissi fingendo di misurare i suoi bicipiti. “Inoltre ha un bel viso ed è molto simpatico.”
L'irrigidimento non si scioglieva e anche la mascella aveva una piega dura ora.
“Che c'è?”
“Niente”
“A me non sembra”
Mi ignorò e si mise a guardare il cielo per evitare il mio sguardo
“E' perchè ho detto che Seth è carino?
“Ti ho detto che non ho niente” ribadì quasi ringhiando
“Sei geloso?”
“Non dire sciocchezze” rispose secco
Non riuscii a non sorridere, si che lo era! Lo era eccome! Allora non ero completamente uscita di testa, o almeno non ero l'unica. Mi ero un po' preoccupata ultimamente, da quando quelle tre streghe mi avevano aperto gli occhi pensavo a Jacob un po' troppo spesso, non che prima non pensassi a lui, solo che il genere di pensieri si era un po' modificato.
Di una passeggiata sulla spiaggia mi tornavano in mente come sempre i discorsi e le risate ma mi ritrovavo a pensare anche alla sensazione della sua mano nella mia, la sua stretta forte e delicata allo stesso tempo, e il calore che mi trasmetteva.
E grazie a questi nuovi pensieri la situazione con i miei stava diventando insostenibile. Due giorni prima ero con gli altri a casa Cullen e meditavo di andare a trovare Jacob in officina. Anche se lavorava riusciva sempre a trovare un po' di tempo per me e pensavo di passare da lui per una decina di minuti, un quarto d'ora, prima di andare da Asia, tanto per decidere cosa fare la sera. Anticipai con il pensiero il momento in cui sarei arrivata da lui. Lo immaginai che lavorava sdraiato sotto una delle macchine. Lo vidi scivolare fuori mentre lo chiamavo. Quando pensai che mi avrebbe rivolto uno di quei suoi sorrisi luminosi quasi mi mancò il fiato. Il pensiero successivo, cioè lui che si alzava con  i muscoli scolpiti evidenti anche sotto la maglietta fu interrotto da un ringhio spaventoso. Papà aveva iniziato a ululare, cosa paradossale per un vampiro, che avrebbe messo i lucchetti a porte e finestre e poi avrebbe buttato le chiavi. Non era servito a niente che avessi cercato di fargli notare che primo doveva finirla di stare nella mia testa e secondo stavo solo pensando a Jake, se non ci fosse stata mamma a mediare credo lo avrebbe fatto seriamente. Non che questo avrebbe potuto fermarmi ma era imbarazzante, zio Emmett aveva continuato a ridere per quasi mezz'ora!
E poi la storia dei biglietti bruciati. Ancora non ci potevo credere di aver fatto una cosa del genere! E di averla fatta davanti a Paul! Ogni volta che ci pensavo mi veniva voglia di seppellirmi.
Il fatto che anche lui fosse geloso mi lasciava quindi la speranza che il mio comportamento non fosse poi così anormale, Ma dopotutto, mi dissi, era ovvio. Lui sapeva che volevo bene a Seth ma che, detto sinceramente, non era proprio il mio tipo e io sapevo che quelle stupide oche non erano adatte a lui. Quindi perché sprecare tempo con gli altri quando potevamo divertirci di più tra noi? Ero completamente d’accordo decisi felice.
Pensare che mi ero quasi convinta di essermi presa una cotta per lui! Che cosa assurda! La figlia dei vampiri che prende una sbandata per il capo dei licantropi! Ridacchiai sotto i baffi, da scriverci sopra un bel romanzo rosa!
Lo guardai, era ancora imbronciato e insisteva a guardare in alto.
“Sei sicuro che non ti importi?”
“Certo che sono sicuro”
Come no! Glie lo avrei fatto ammettere, fosse pure stata l'ultima cosa che avrei fatto.
“Meno male” dissi più seria che potevo. Esagerai fingendo anche un sospiro di sollievo.
E ottenni il mio scopo, perchè lui cercò immediatamente i miei occhi sospettoso.
“Perchè?” era talmente immobile che avrebbe potuto passare per uno dei miei parenti, se non fosse stato per quella pelle caldissima e quegli occhi scuri così grandi e dolci.
Concentrazione, Nessie!
Scossi la testa per schiarirmi le idee e per fortuna lui fraintese.
“E' inutile che dici di no, avanti parla!”
“Perchè pensavo di chiederti un favore” momento di suspense “Sai, pensavo che se non funziona con Asia...”
“Ok. Io me ne vado”
Non mi fece nemmeno finire la frase, il che fu un bene perchè non ero per niente sicura che ce l'avrei fatta, era troppo assurda.
In un secondo strinse i miei polsi tra le mani, non abbastanza forte da farmi male ma abbastanza da costringermi a mollare la presa sulle sue spalle, mi allontanò da se e prese a camminare verso riva furibondo.
Vittoria piena! Scoppiai a ridere e in due bracciate lo raggiunsi, per fortuna che in acqua ero più veloce io. Mi aggrappai alla sua schiena abbracciandolo.
“Avevo ragione!” iniziai a canticchiare e gongolare come una bambina. “Sei geloso di me! Sei geloso di me! Sei geloso di me!”
“Smettila Renesmee. Non mi diverto per niente”
“Renesmee! Addirittura! Stai cercando di prendere le distanze Jacob Black?” ormai ridevo senza freno.
Sbuffò ma non rispose.
“Geloso e sciocco” ridacchiai
Nessuna risposta, in compenso rallentò un po' la sua marcia verso la spiaggia.
“Dai, anche io sono gelosa di te. Siamo pari” gli dissi all'orecchio
Ebbe un fremito. Gli dava fastidio che mi avvicinassi così al suo collo? Dopotutto ero per metà vampira. Eppure doveva saperlo che non mi attirava. Non in quel senso almeno.
In ogni caso mi tirai indietro, per non dargli fastidio.
“Non ho paura che tu mi morda, Nessie” sospirò fermandosi.
“Non starai diventando un leggipensieri come papà!” sbottai
Approfittai dell'autorizzazione per chinarmi di nuovo su di lui. Chiusi gli occhi e presi un respiro a un millimetro dalla sua pelle riempiendomi i polmoni del suo profumo. Era buonissimo. Sapeva di legno, di resina e di muschio, un po' di mare anche ma magari era solo perchè ci stavamo dentro.
Si girò e mi riprese tra le braccia, ancora serio.
“Di cosa so?”
“Profumi di Jacob” risposi sorridendo
Si lasciò scappare un sorriso anche lui.
“Allora? Davvero sei gelosa di me?”
“No. In genere brucio la corrispondenza dei miei amici tutti i giorni.” dissi arrossendo.
Ridacchiò “Una pericolosa piromane”
“Già” sospirai “Scusa, non volevo farti arrabbiare. Ma non pensavo ci avresti creduto davvero! Voglio dire, sono una pessima bugiarda.”
“Quindi non hai davvero intenzione di chiedere a Seth...” lasciò la frase in sospeso
“Ne a lui ne a nessuno degli altri se è per questo” risi
“Nemmeno a me?” Mi si bloccò il fiato e cercai al volo i suoi occhi. Sembravano così seri che quasi cacciai un sospiro di sollievo quando dopo un momento li vidi scintillare di scherno.
“No. Ma se cambiassi idea tu saresti sicuramente la mia prima scelta”
Toccò a lui tenere il respiro. Lo sentii chiaramente.
“Sai, il fascino del capobranco” aggiunsi facendogli l'occhiolino e scoppiando a ridere.
“Sei davvero una mostricciattola fastidiosa” concluse
“Torniamo? Comincio ad avere davvero freddo”
Lanciò uno sguardo alla spiaggia. C'erano ancora solo Quil e Embry in vista. Volevo davvero sbrigarmi e raggiungere gli altri due.
“Allora?”
“Ancora un secondo. Non ci hai trovato niente di, diciamo così, strano?”
Uffa! Ancora Asia e Seth! Ma era una fissazione!
Annuii “Anche a te è sembrato strano eh? Proprio un colpo di fulmine.” sorrisi tra me e me “Voglio dire, l'ha guardata solo un secondo e PACK!”
Fu il PACK a far scattare il collegamento.
Il gesto con cui volevo sottolinearlo mi si bloccò a metà mentre realizzavo dove Jake voleva farmi arrivare. Imprinting. Seth aveva avuto l'imprinting con Asia.
Il no che avrei voluto gridare mi morì in gola tanto ero scioccata.
Non avevo idea di come risultasse la mia faccia quando lo guardai ma supposi dovesse essere piuttosto spaventosa.
“Ora calmati. Non metterti a strillare.”
Supponevo giusto.
Lanciò un nuovo sguardo a terra e mi appoggiò un dito sulle labbra per ulteriore sicurezza.
Per quanto avrei voluto ignorarlo sapevo che aveva ragione. Mettendomi ad strepitare avrei solo ottenuto di spaventare la mia amica.
Posai la mano sulla sua guancia
“NO!” lo pensai con tutte le forze. Nella sua mente doveva essere risuonato come un urlo.
“Nessie, ragiona, non è una cosa che lui possa controllare”
“NO!”
“Non lo ha certo fatto apposta, non dipende da lui”
“NO!NO!NO! Io l'ho conosciuta! Io ci ho fatto amicizia! Io l'ho portata qui! Io le ho permesso di parlare con quel traditore tutta la mattina! Lei è mia amica. E' mia non sua!”
Mi rendevo perfettamente conto che sembravo una bambina cui avessero rubato un giocattolo, ma la sensazione era proprio quella di essere stata derubata. Forse era una crisi isterica. Magari con una bella sberla risolvevamo tutto.
“Non ho nessuna intenzione di prenderti a sberle per cui smettila di pensare stupidaggini”
Mi coprii gli occhi con entrambe le mani per cercare di calmarmi e per tenere a bada il mio potere. Non era il caso di lasciarsi sfuggire pensieri compromettenti per colpa di quel lupo da strapazzo. Seth me l'avrebbe pagata cara. Non potevo credere che si fosse permesso di avere l'imprinting con Asia. Era una cosa totalmente assurda. Troppo assurda. Non poteva essere vero, doveva esserci un errore. Jake doveva aver frainteso.
Presi un respiro profondo
“Ti sbagli” dissi sicura
Scosse la testa altrettanto sicuro.
“Non capisci. Ti sbagli per forza. Lei non ha parenti indiani. Nemmeno alla lontana.” E con questo dicevo addio alla mia ricerca segreta.
“Hai assunto un investigatore?” ridacchiò
“Credimi Jake. Ne sono sicura. Me lo ha detto lei.” Ora che ci pensavo ci si poteva fidare? E se magari c'era qualche parente così lontano da sfuggire ai suoi conti? Lo sapevo che avrei dovuto insistere con i trisavoli!
“Ma cosa c'entra se è indiana o no?”
Gli posai di nuovo il palmo sul viso e ricordai con lui Rachel, Emily, Kim e Claire. Doveva essere evidente anche a lui quello che intendevo. I loro volti per quanto diversi erano molto simili. Il viso largo, gli zigomi pronunciati, gli occhi scuri, la pelle color mattone. I loro tratti somatici rimandavano ad antenati comuni.
Poi gli ricordai Asia. Era bella, certo, non ne discutevo. Ma cavolo, era bionda! Aveva gli occhi azzurri! Ed era pallida quasi quanto me. Lei era probabilmente l'ultima persona con cui avrei mai immaginato che uno di loro potesse avere l'imprinting. Non riuscivo ad immaginare nessuno di ancora più diverso.
Feci tutti questi ragionamenti in condivisione ma mi tenni per me l'ultimo pensiero ovvero che era appunto per il fatto che era l'antitesi dello standard Quileute che mi ero azzardata a presentargliela. Un briciolo di dignità salvata.
“Nessuno di più diverso.” Strinse le labbra e poi aggiunse un po' amaramente “Io un' idea ce l'avrei”
Non gli badai, non era il momento degli indovinelli
“Infatti, come ho detto io” ribadii “Quindi capisci che non può essere. Ti sei sbagliato”
“Non c'entrano niente le origini Ness. Può essere chiunque.” Rimarcò per bene il chiunque.
“E quando intendevi dirmelo?” la voce mi uscì più alta di parecchie ottave
“Pensavo fosse ovvio”
“Per te forse!” gli diedi uno schiaffo sulla spalla per la frustrazione
Mi prese il mento tra pollice e indice inchiodando i miei occhi con i suoi
“Questo cambia qualcosa?”
Di sicuro significava che lui non sarebbe più venuto a prendermi a scuola. E con più intendevo mai più.
Evitai di nuovo di rispondere e scossi la testa per liberarmi.
“Non puoi esserne sicuro. Non hai visto quello che pensa. Non ancora.”
Scosse la testa “Nessie, ti rendi conto che prima ti sei arrabbiata, poi hai cercato delle motivazioni e ora dici che magari mi sbaglio? Non ci credi nemmeno tu”
Lo sapevo ma non volevo cedere quindi continuai a guardarlo in attesa di una risposta diretta.
“Ne sono sicuro al cento per cento.” disse sospirando “Lo so come funziona. Credimi”
Altra doccia gelata
“In che senso sai come funziona”la voce mi uscì un tantino stridula. Non stava cercando di dirmi che passeggiando per Forks aveva visto di sfuggita una ragazza qualsiasi e aveva deciso di votarsi a lei per l'eternità vero? Ti prego Signore fai che non sia così.
“Ho visto com'è stato per gli altri.” alzò gli occhi al cielo con un sospiro e dopo un secondo aggiunse “Mi è già capitato”
Ricominciai a respirare e avvicinai la fronte alla sua.
“Cosa posso fare?” insistei
“Niente, è così e basta”
“Nemmeno se glie lo ordini tu?” appena uscirono desiderai rimangiarmele “Non rispondere, era una domanda stupida!” aggiunsi a precipizio
“Anche se volessi farlo, e non è così, non funzionerebbe”
“Ti avevo detto di non rispondere” dissi infastidita
“Dovresti essere contenta. Non speravi di poter smettere di dividerti tra noi e lei? In questo modo sei sicura di non doverlo fare. E poi non eri tu che solo dieci minuti fa dicevi che era tutto a posto?”
Mi rivolse uno dei suoi sorrisi contagiosi.
“Già, ma ora mi trovo a dover scegliere un altro vestito da matrimonio, mentre dieci minuti fa pensavo che sarebbero diventati amici, nient'altro. Come noi. ”, borbottai.
Sentii Embry e Quil scoppiare a ridere. Non mi ero accorta che Jacob mi aveva riportata fin quasi a riva mentre parlavamo. Facemmo entrambi un ringhio soffocato in risposta. Impiccioni dai sensi ipertrofici.
“Farai la brava?” disse lasciandomi andare
“Certo, papà” risposi acida causando un'altro scoppio di risa
Mi asciugai alla svelta e trascinai Jacob all'inseguimento.
Avrei strangolato Seth non appena Asia si fosse distratta.
“Nessie!”
“Ok! Ok! La smetto” maledetto potere. Avrei chiesto aiuto a Carlisle e mi sarei messa coscienziosamente all'opera al più presto.
Jake sospirò. Un altro pensiero perso. Mannaggia.
In pochi minuti arrivammo alle pozze. Asia era seduta sul bordo di una delle più grandi, affascinata.
Seth era seduto poco più indietro e la guardava adorante, come se non avesse mai visto niente di più perfetto. Mamma li prendeva in giro, quelli che avevano avuto l'imprinting,  dicendo che avevano lo sguardo di un cieco che vede il sole per la prima volta. Ed era esattamente così. Di positivo c'era che almeno finalmente stava zitto!
Ne approfittai. Mentre lei non guardava mi liberai della mano di Jake e schizzai un po' più avanti.
“Seth” Fece un salto. Stavo sibilando in modo che Asia non sentisse ma il suo nome era risuonato comunque come una frustata “non ti strozzo solo perchè penso sarebbe considerato come una violazione del patto.”
Vidi con la coda dell'occhio che Jake alzava gli occhi al cielo e lo considerai una conferma.
“Ma ora è il mio turno. Quindi vedi di levarti di torno almeno per la prossima mezz'ora.”
Tentennava, aveva bisogno di un incentivo.
“Non provocarmi. Se non sparisci all'istante giuro che le parlerò talmente male di te che la prossima volta che riuscirai ad avvicinarla avrà novant'anni.”
“Nessie!” Jake non approvava. Fatti suoi.
“Ehi!” dissi a voce normale
“Nessie! Ti sei congelata abbastanza? Ci stavamo chiedendo quando sareste tornati”
Incontrai lo sguardo di Seth, cercava di trattenere un sorriso. Il fatto che avessero parlato di me gli faceva guadagnare qualche punto ma giusto uno o due quindi non ricambiai e gli feci cenno di levarsi di torno.
Mi sedetti anche io sull'orlo della pozza.
“Lo faccio per mantenermi giovane. Dovresti provare.” scherzai
“Preferisco invecchiare piuttosto che morire assiderata. Ma grazie del pensiero.”
“Figurati” Le spruzzai un po' d'acqua dal laghetto ai nostri piedi e ridemmo entrambe.
“Io e Seth pensavamo che” interruppe la frase a metà e iniziò a guardarsi intorno quando si rese conto che lui era sparito.
“E' andato a dare una mano agli altri con le cibarie.”
“Ah” sembrava un po' delusa e mi sentii subito in colpa.
“Torna subito” mi scappò
“Oh, no. Non importa” cercava di minimizzare.
Io odiavo l’imprinting. Sinceramente e appassionatamente. Sembrava essere stato creato per allontanare da me tutti quelli a cui tenevo. Era una cosa stupida e insensata, che ti toglieva la possibilità di scelta e che ti mandava in tilt il cervello a tradimento. Ecco!
“Cosa pensavate?” la incoraggiai cercando di accantonare i pensieri ostili.
“Che magari potremmo andare a fare un giro in moto fino a Seattle prima che il tempo peggiori ancora. Per festeggiare il tuo compleanno” aggiunse
Subdolo di un licantropo! Utilizzava me per arrivare a lei!
“Sei mai stata in moto?” le chiesi perplessa. Avrei scommesso volentieri sulla risposta.
“Beh, no. Ma Seth dice che non è un problema. Che posso salire con lui.” Arrossì
Io e Seth pensiamo...Seth dice che...era già andata, persa. Sospirai. Le volevo bene quindi a questo punto non mi restava che facilitarle le cose. Dopotutto fino a quella mattina avevo voluto bene anche a Seth.
“Certo. E' un'ottima idea. Sarebbe meglio un sabato, così abbiamo tutta la giornata e possiamo andare con calma.” non mi sembrava una persona amante dell'alta velocità meglio non esagerare. “Però sabato questo non posso. Io e Jake abbiamo un appuntamento con Eddie Vedder.”
“Uffa. Non continuare a ricordarmelo!”
Risi assecondandola “D’accordo. Allora, sabato questo non posso perché ho già altri impegni. Rimandiamo alla settimana prossima?”
“Perfetto!” annuì entusiasta “Sai, avevi ragione, questo posto è davvero fantastico”
“Già, magico.” Risposi, sinceramente felice che le piacesse.
Rimanemmo in silenzio a goderci la quiete circostante. La risacca delle onde, i profumi della foresta, il suono della vita che pullulava nelle pozze. Era rilassante.
Stavo per sdraiarmi quando la vidi lanciare un'occhiata al sentiero.
Ridacchiai tra me e me.
“Torniamo dagli altri?”
“Magari hanno bisogno”
“Magari Seth ha bisogno” la corressi ammiccante
Diventò rossa come un pomodoro. Forse avevo esagerato.
“Oddio. E' così evidente?”
“Abbastanza”
“Sto facendo la figura della sciocca, vero?”
“Gli innamorati sono sempre sciocchi.” la presi in giro “Lui più di te, se ti consola.”
Mi guardò incredula
“Pensi che io gli piaccia”
“Ne sono più che sicura”
Sospirai
“Dai torniamo indietro. Non credo ci lasceranno fare niente ma non importa.” mi alzai e le tesi la mano per aiutarla, attenta a non lasciarmi sfuggire niente.
Quando arrivammo in vista degli altri notai che Seth e Jacob erano impegnati in una discussione di sguardi. Uno implorava e l’altro minacciava.
“Che succede voi due?” chiesi sommessamente.
Quella storia di tenere la conversazione fuori dalla portata di Asia cominciava ad infastidirmi.
“Voglio portare Asia al concerto sabato ma lui non vuole che chieda a tuo papà di trovarmi altri biglietti” si lamentò
“Seth questa è la volta che ti uccido. Non scherzo” lo minacciò Jake perentorio
“Ah! Tu puoi ucciderlo ma io no!” protestai
Mi ignorò
“E dai Jacob, dammi una mano. Cosa ti costa?”
“Assolutamente no, Seth”
“Credevo fossimo amici” insistè
“Anche io lo credevo”
“Smettetela” dissi sempre sottovoce “Sii ragionevole Jake, è inutile litigare, rassegnamoci e lasciamolo venire con noi. Dopotutto sei stato tu ad insistere perché vedessi i lati positivi della cosa.”  
“Giusto Ness ”
“Zitto Giuda. Non credere che ti abbia perdonato. Lo faccio solo per lei”
“D’accordo. D’accordo”
“Stasera chiedo a papà di trovarti quei posti. E adesso muoviti a raggiungerla prima che io cambi idea”
“Grazie!” bisbigliò sorridendo felice affrettandosi a correre da lei
Mi lasciai cadere sui sassi vicino a Jacob, nascondendo il viso contro la sua spalla
“Lo odio” piagnucolai
“Mai quanto me” brontolò cupo
Sospirai, cercando di guardare davvero i lati positivi di quella svolta. Certo, non era esattamente quello che avevo chiesto quella mattina ma di sicuro non avrei più dovuto scegliere tra Asia e il branco. Ormai ne faceva parte.  
Avrei dovuto fare attenzione ai miei desideri, tendevano ad avverarsi in maniera eccessiva.

***
Ecco qui. Allora? Cosa ne pensate?
Come dicevo la volta scorsa questo è l'ultimo capitolo che avevo da parte quindi non so dirvi quando vedrete il prossimo. Spero presto, quindi prometto che cercherò di impegnarmi e vedrò di fare in modo che non sia una di quelle promesse da marinaio che ho già fatto tipo "prometto che in queste vacanze sistemerò gli errori e tutto il resto" eheheh
Sono un pò di fretta perchè mi aspetta una benedizione degli animali con mio figlio (lo so che mi invidiate...lo so...ma del resto non potete farci niente se sono più fortunata di voi!) quindi vi saluto alla svelta.
Un bacio a tutti e a questo punto...a presto!
Ah...quasi dimenticavo: J davvero GRAZIE della prelettura! Sei un tesoro.

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Turbo ***


TURBO

A tre giorni dalla gita a First Beach mi ero resa conto che le cose tra Asia e Seth andavano troppo veloci. Per la precisione mi ero resa conto che Seth le stava facendo andare troppo veloci, accidenti a lui! E per quel motivo ero nervosa, irritabile e antipatica con tutti.
Ed ero preoccupata, molto preoccupata.
Avevo pensato di avere ancora parecchio tempo prima che lui le dicesse la verità su di me. Tempo per farmi conoscere meglio, per rinsaldare la nostra amicizia. Tempo per averla un po’ per me. E invece quello stupido lupo imprintato aveva ingranato il turbo!
Quando quel lunedì si era presentato insieme a Jacob fuori da scuola non volevo credere ai miei occhi. Con quello stupido sguardo adorante stampato in faccia poi, neanche la nostra uscita fosse chissà quale miracolo in diretta!
“Pensavamo di andare a mangiare qualcosa insieme, se vi va”
Ma a chi pensava di darla a bere?
E il giorno dopo? Idem! Bello approfittarsi del fatto che Asia a mezzogiorno fosse da sola! Bello abusare di quello io avevo detto a Jake! Menti comuni del cavolo! Ma non aveva nient’altro da fare? Non aveva un’officina da mandare avanti?
Un paio di ore prima, quando me lo ero trovato di nuovo tra i piedi, ero anche stata li li per chiederglielo, se non avessi pensato che poi Jake si sarebbe sentito in dovere di rimanerci lui, al lavoro.
Quando avevo interiormente accettato di aiutarli non avevo avuto in mente questo. Pensavo a una cosa soft. Potevano vedersi una volta in settimana, per pranzo se proprio ci teneva, dopo di che di nuovo al concerto, una volta o due la settimana dopo e poi magari il mese prossimo si poteva andare tutti a Portland per il First Thursday!
E invece lui bruciava le tappe! Voglio dire, era proprio così necessario vederla tutti, ma proprio tutti, gli stramaledetti giorni? Le buone vecchie frasi fatte come “La lontananza rafforza l’amore” non contavano più? Avevo stressato Jacob con questa storia per due ore il giorno prima, ma lui riteneva la mia proposta inattuabile. Certo c’era da dire che non è che fossi riuscita a farmi capire granchè dato che centellinavo le parole per non passare ulteriori informazioni al suo caro fratellino.
E quel pomeriggio Seth aveva addirittura superato se stesso! “Asia, posso darti un passaggio a casa?” aveva chiesto con quella voce tutta mielosa “No, davvero, non è un problema! Sono di strada!”.
E Jake mi aveva dato un calcio sotto il tavolo! Un calcio! Solo perché avevo pensato di far notare che l’officina stava dall’altra parte della città!
Quindi ora poteva anche abbassare il braccio che mi tendeva perché il fatto che io mi lasciassi calmare era solo una sua lontana chimera.
“Avanti, Ness, vieni qui” disse quando capì che avrei ignorato la sua mano, sedendosi sull’ultimo gradino davanti a casa.
Con un ultimo sbuffo richiusi la porta e tornai indietro, acchiocciolandomi in braccio a lui.  Ricambiai il suo abbraccio ma continuai comunque a mantenere un broncio di principio, non mi stavo facendo consolare, che fosse chiaro, avevo solo voglia di sedermi sotto il portico!
“Tesoro?”
“Mmm?”
“Se vuoi che ti dia ragione su tutta la linea lo faccio. Hai ragione, Asia era prima amica tua. Hai ragione, Seth è onnipresente e fastidioso e hai ragione, si sta approfittando di quello che mi hai detto su di lei. Detto questo, e appurato che sono dalla tua parte nel detestarlo, mi dispiace piccola ma non cambierà niente.”
Mi accarezzava la schiena in lenti cerchi rilassanti e io sentii il malumore che mi accompagnava da giorni sciogliersi in una scia di brividi sotto il suo tocco caldo.
“Qual è il problema vero Ness? Credevo avresti capito, che alla fine saresti stata contenta per lei.”
Ed era vero. Se toglievo di mezzo il mio egoismo ero davvero felice per lei. Era innamorata di Seth e lui la ricambiava con tutto il cuore e con tutta l’anima, e avrebbe fatto qualsiasi cosa perché lei fosse contenta. Non potevo augurarle niente di meglio. Eppure…eppure ero di nuovo costretta ad affrontare il fatto che in fondo ero solo un’egocentrica. Oppure ero semplicemente viziata. Il che di conseguenza mi faceva sentire piccola e meschina e condizionava i miei umori come un’altalena.
“Sembri più contraria ogni giorno che passa e ormai ti rivolgi a Seth praticamente ringhiando. Non che io disapprovi, sia chiaro, però non capisco perché”
“Ce l’hai ancora con lui?” non riuscii a non ridacchiare.
“Mi sta passando” rispose cupo
“E poi sarei io quella che ringhia!”
“Non doveva intromettersi! Era il tuo regalo di compleanno e dovevamo essere io e te. E basta.”
“Lo so che ultimamente ci vediamo poco. Passo tanto tempo con Asia e poi ho anche la scuola.” Sospirai
Mi ero fatta davvero prendere troppo da questa cosa di Asia e Seth se non mi accorgevo nemmeno che Jacob si sentiva trascurato.
 “Mi dispiace”
 “Non essere sciocca, abbiamo tutti e due le nostre cose da fare. E comunque ci vediamo tutti i giorni.”
“Con poco intendevo meno di prima.” Spiegai dandogli un bacio sulla clavicola che spuntava appena sotto il collo della maglietta.
“Cercheremo di trovare un po’ di spazio per noi due soli sabato.” promisi “Ok?”
“Perfetto” sussurrò allegro ricambiando il bacio. “E comunque non cercare di cambiare argomento. Dimmi cosa c’è che ti preoccupa”
“Ho paura, Jake” ammisi in un sussurro contro il suo collo “Ho paura che quando saprà cosa sono la perderò.”
Fu come rompere un argine, le parole iniziarono a rincorrersi l’una con l’altra
“Ho paura che lei avrà paura di me. Ho paura che penserà che io sia un mostro. Ho paura che non vorrà più vedermi e che chiederà anche a Seth di non avvicinarsi.”
Sentii l’abbraccio di Jake stringersi intorno alle mie spalle ma lui rimase in silenzio, sapeva che il mio sfogo non era finito e probabilmente si era reso anche conto che confidandomi con lui stavo in realtà chiarendomi con me stessa.
“Non me ne ero resa conto perché ho continuato a cercare di dare la colpa a Seth e all’imprinting, ma è così. Sono terrorizzata.”
“Lo sai che Seth non le parlerà male di voi, piccola. Se c’è qualcuno di adatto, in questo caso, è proprio lui.”
“Lo so, ma se nonostante quello che le dirà Asia decidesse comunque di non avere più niente a che fare con me?”
“Perché hai così poca fiducia in lei?”
“Non so.. penso che il punto non sia perché ho poca fiducia in lei, ma perché ne ho poca in me. E’ la prima persona che scelgo io, Jake. Io. Senza l’aiuto di nessuno. Tu, i miei, il branco , eravate già tutti li. Sapevate quello che ero e mi volevate bene lo stesso. Partivo avvantaggiata. Ma con lei…con lei no. Sono io che ho deciso che lei mi piaceva e che volevo diventasse mia amica. E se mi fossi sbagliata?” scivolai ancora più vicina a lui “E se l’unica persona che io abbia mai scelto mi respingesse?”
“Non succederà! Tu sei meravigliosa, Ness. Sei bella, sei intelligente, sei spiritosa”
“Improvvisi o vuoi che ti dia la solita lista?” dissi, interrompendolo prima che si lasciasse trasportare
“Autoironia! Anche questo è un pregio!” un’occhiataccia lo convinse a desistere definitivamente “D’accordo, come vuoi, comunque rimango convinto che tu non abbia motivo di preoccuparti. Asia e Seth sono anime gemelle, e Seth è intelligente e buono. Lei non può essere così diversa. Ti giudicherà per quello che sei, non per quello che si suppone tu sia.”
“Pensavo di avere più tempo e invece la situazione mi sta sfuggendo di mano e io non voglio. Per questo sto facendo tutto questo ostruzionismo. Non può rallentare un po’?”
“Non puoi controllare tutto. Magari quello che per te è affrettato per loro è semplicemente naturale.”
“Si ma adesso sono da soli” gli feci notare torcendomi le mani in piena crisi “Pensi che le dirà tutto?”
 “Si può sapere cosa c’è di così divertente?” gli chiesi stizzita sentendolo scoppiare a ridere.
Pensavo che mi avrebbe capita, magari non appoggiata, ma capita si! E invece mi prendeva in giro!
“Non credo che glielo dirà in pausa pranzo Ness! Immagino si prenderà un po’ di tempo per poterle parlare prima di trasformarsi davanti a lei! Mica vuole farle venire un infarto!”
Mi immaginai la scena di Asia che si vede Seth esplodere in un lupo gigante giusto sotto casa e ridacchiai mio malgrado.  Poi, considerando che lui nel giro di una mezzora doveva tornare al lavoro avrebbe anche dovuto spogliarsi prima per non rimanere nudo dopo. Chissà se lei glielo avrebbe permesso o se si sarebbe messa ad urlare convinta di avere davanti una specie di maniaco?
Ridacchiai più convinta
“D’accordo forse oggi no. Ma allora quando glielo dirà?”
“Non so. E’ una scelta di Seth. Sta a lui decidere.”
“Ma aspetterà di stare con lei ufficialmente prima di dirglielo o no?”
“Anche questa è una sua scelta”
“Beh ma tu cosa pensi?” sbuffai
“Penso che aspetterà”
“Cosa te lo fa pensare?”
Sospirò, rassegnato al terzo grado.
“Perché da un lato vorrà darle la possibilità di scegliere liberamente, e dall’altro dire ad una persona che è tutta la tua vita ha per forza delle conseguenze.”
Non capivo.
“Beh, Ness. Lei può ricambiare, e allora siete voi due insieme e tutto diventa perfetto. Oppure no. E allora è un problema. Un enorme problema.  Perché a quel punto tutto dipende da lei, che può sentirsi sotto pressione o in colpa o a disagio e c’è il rischio che tu non riesca più a recuperare nemmeno il rapporto di prima. Capito?”
“Rompi un equilibrio e poi puoi solo aspettare e sperare” riassunsi
“Già”
“Quindi credi che aspetterà?” chiesi di nuovo
“Si”
“Gli altri cos’hanno fatto?” chiesi improvvisamente curiosa
“Paul e Jared hanno aspettato, Sam invece no. E Quil…”
 “E Quil…?” lo incoraggiai dopo un secondo capendo che si era distratto.
“Claire ha solo nove anni.” Continuò tornando con i piedi per terra “Per lui è ancora presto per porsi il problema”
“Stavi pensando che Quil non avrà affatto questo problema vero? Perché Claire lo sa già! Ed è inutile che mi prendiate in giro quando lo dico” lo sgridai sentendolo ridere “Voi non siete stati attaccati da una mocciosetta solo perché lo avete salutato con un bacio!”
“Esagerata, addirittura un attacco!”
“E’ vero o non è vero che si è messa ad urlare ‘Lui è mio’ e ha cercato di darmi un pugno?”
“E’ vero” ammise sempre ridacchiando
“A casa mia questo è un attacco. Una rottura del patto, altroché! E nonostante questo tutti si sono precipitati a difendere lei
“Aveva solo tre anni!”
“E io neanche uno!”
“Ma ne dimostravi almeno cinque, e poi avevano paura che tu potessi reagire e morderla”
“Se lo sarebbe meritato! Mi conosceva da due minuti! Bella ospitalità!”
“E comunque io sono venuto a salvare te, se ben ricordo” precisò
“In effetti devo concederti di essere stato l’unico a preoccuparti delle mie condizioni”
“Ness, non poteva averti fatto male”
“Fisicamente no, ma vogliamo parlare delle ripercussioni psicologiche?”
“Oh si, immagino il danno morale!”
“Infatti” conclusi serissima prima di unirmi alla sua risata
“In ogni caso, che lo sappia o no” risolse “è ancora piccola. Siamo d’accordo?”
“Si. E’ piccola.” Confermai sistemandomi meglio nel suo abbraccio “Ora raccontami di Jared e Paul”
“Per Jared è stato semplice. Dire che ha aspettato dopo è un eufemismo dato che non c’è mai stato un prima
“In che senso”
“Kim era innamorata di lui già da un pezzo quando ha avuto l’imprinting”
“Davvero?” chiesi sorpresa
“Si, erano compagni di banco nel periodo in cui lui si è trasformato e quando è tornato a scuola gli è bastato uno sguardo di sfuggita al diario che lei sfogliava per rendersi conto della situazione e chiederle di uscire.”
“Cosa c’era scritto?” la curiosità parlò prima che potessi decidere di ritenere la domanda invadente.
“Kim Wilson. Un po’ dappertutto” rispose beffardo
“Non capisco. E’ il suo nome” poi iniziai a ridacchiare divertita, più che altro per aver capito a scoppio ritardato “No che non lo era! Wilson è il cognome di Jared! Poverina, chissà che imbarazzo quando ha scoperto che lo sapevate tutti”
“Jared pensa che non abbia mai fatto il collegamento per cui vedi di stare zitta” minacciò facendomi il solletico
“D’accordo, d’accordo” mi divincolai “E Paul e Rachel?”
“Anche per loro è stato facile. Si sono incontrati giù a First Beach all’inizio di giugno, l’anno in cui sei nata tu. Rachel era appena tornata dall’università, per le vacanze. E’ stato un colpo di fulmine anche per lei”
“Come per Asia”
“Beh, io intendevo come per Paul ma si, come per Asia. Solo che Rachel ha avuto un ripensamento quando ha scoperto che l’aitante giovane simil-venticinquenne con cui aveva passato tutta la giornata, in realtà era addirittura più piccolo del suo ‘fratellino’!”
“Ma tu e Paul non avete la stessa età?” chiesi sorpresa
“Si, però lui fa gli anni in giugno quindi io ne avevo diciotto mentre Paul era ancora minorenne!” disse ricominciando a ridere.
“E come l’ha saputo?”
Si limitò a schiarirsi la gola, colpevole.
“Jacob!”
“Non è colpa mia se quella stordita di mia sorella non è in grado di ricordarsi le facce delle persone e non lo aveva riconosciuto! Le ho solo detto che la domenica dopo lui compiva gli anni. Cercavo di essere carino, pensavo che le interessasse l’informazione, sai nel caso avesse voluto fargli un regalo. E invece lei ne ha fatto un dramma per due giorni. Fortuna che Paul aveva avuto l’imprinting perché il Paul originale mi avrebbe ucciso per molto meno.”
“In che senso l’originale? Quando hai l’imprinting non sei più la stessa persona che eri prima?” chiesi interessata
“Si. No. Cioè” si incartò nervosamente
“Si o no, Jake?”
“Si, sei sempre la stessa persona, solo hai delle priorità diverse. E Paul, lui era un esempio limite” si affrettò ad aggiungere “Perdeva la pazienza per niente come minimo una volta al  giorno. Rachel lo ha calmato. Ora è più ragionevole, più rilassato. Nel suo caso è stata una  benedizione. “
“Quindi non credi che sia sempre una cosa positiva” dedussi sorpresa
“Ma cosa vai a pensare? Certo che lo è!” chiarì agitandosi ancora di più “Non mettermi in bocca cose che non ho detto!”
“Scusa. Non volevo darti fastidio”
“Non mi dai mai fastidio, piccola” disse dopo un sospiro “E scusami tu, non dovevo risponderti così.”
“Non importa. Ti va di raccontarmi di Sam e Emily ora?”
“Era riferita a loro la domanda di prima?”
“No. Era una domanda così. Un caso ipotetico.”
“Ah, ok”
Non capii perché ma a dispetto della risposta, quando lo guardai ebbi l’impressione che avesse sperato in un si.
“Sam non ha aspettato vero?”
“No”
“Perché?”
“Perché aveva bisogno di lei”
“Ma hai detto che…”
“Lo so cos’ho detto ma per lui è stato diverso, più complicato. Aveva scoperto da poco la sua natura e le responsabilità che comportava, non aveva un branco a coprirgli le spalle come è successo a tutti noi altri e stava ancora facendo i conti con la sua incapacità di controllare la rabbia. In più la situazione con Leah era tesa. Erano molto innamorati e stavano andando avanti nonostante tutti i segreti e le bugie che lui era costretto a dirle ma era davvero un brutto periodo. Impazziva per stare dietro a tutto, mentre tutto sfuggiva al suo controllo. E poi ha incontrato Emily. Anche quello non l’aveva previsto, anche quello era sfuggito al suo controllo ma improvvisamente tutto il resto aveva un senso. Il suo lupo, gli sforzi per tenerlo a bada, i sacrifici per controllare tutto il territorio ogni notte, da solo, dopo aver lavorato tutto il giorno. Tutto aveva uno scopo: Emily. Proteggerla, tenerla al sicuro, renderla felice. Lo sai come funziona, no?”
Annuii. Non è che sapessi proprio bene come funzionasse ma in quel momento ero troppo presa dal racconto.
“E a lei poteva dire tutto. Dirle la verità su di lui, sulla sua vita, condividere davvero tutto. Sam amava davvero Leah, non fraintendere, ma quando ha incontrato Emily e ha avuto l’imprinting, e ha scoperto che non doveva più nascondersi, per lui è stato un sollievo.”
“E poi?”
“Ha lasciato Leah, non poteva più continuare con lei, e ha cercato di avvicinarsi a Emily. Em non voleva saperne ovviamente, gli ha detto di non farsi più vedere, che non voleva avere niente a che fare con lui. Ma Sam non ce l’avrebbe mai fatta e così ha deciso di dirle tutta la verità. Voleva che capisse che voleva solo starle vicino, andava bene anche come amico, si sarebbe accontentato, non pretendeva niente di più.”
Abbassò gli occhi per controllare che lo seguissi e io annuii di nuovo.
“Em, per ovvi motivi, decise di credergli e così iniziarono a vedersi ogni tanto, come amici ma Leah lo scoprì e fraintese. Non volle ascoltare la loro versione e li accusò di averle mentito, di avere avuto un storia mentre ancora lei e Sam stavano insieme, di averla tradita. Disse che li odiava entrambi. Sam e Emily litigarono. E lui non era ancora stabile” concluse a voce bassa.
Rimasi sconvolta. Sapevo che era stato Sam a ferire Emily ma mai mi sarebbe passato per l’anticamera del cervello che fosse stato per un litigio. Sam e Emily che litigavano era inconcepibile, anche in quel momento, dopo che Jacob mi aveva detto tutto.
Ero talmente assorta nei miei pensieri che feci un salto quando il cellulare di Jake iniziò a suonare.
“Maledetta sveglia!” mi sfogai, ancora turbata
“Almeno Seth non mi sgrida più perché arrivo in ritardo!”
“Per due minuti!”
“Oppure per due ore, come la settimana scorsa”
“Come siete fiscali voi licantropi!” gli dissi ridendo e alzandomi
“Quindi non glielo dirà?”
“No, Ness, non glielo dirà.”
“Secondo te cosa dovrei fare?”
“Per prima cosa smetterla di sprecare tempo prendendotela con Seth. E poi, non so, fai in modo di farti conoscere. Vi conoscete da tre settimane e non l’hai ancora invitata qui, perché?”
“Non voglio dirle bugie, perché poi le scoprirà tutte”
“Non hai scelta, la tua vita è anche questa. Fai in modo di dirgliene il meno possibile e il meno importanti possibile. Per le altre capirà”
“Hai ragione” dissi con un respiro deciso “Glielo chiederò domani”
“Perché non la chiami ora? Seth sarà ancora là. Porta lei e ritira me” propose
Nuova ondata di terrore totale.
“E dai Ness, non morde mica!”

***
Ok. Questo è quello che sono riuscita a tirare fuori dagli ultimi 15 giorni. Spero vi piaccia e sono stanca morta quindi sarò breve.
Cercherò di postare il più velocemente possibile  tenendo conto anche del fatto che preferisco qualche giorno in più e un capitolo migliore piuttosto che due giorni in meno e 'na schifezza.
Ultime due cose: 1...più importante...J Grazie! Del supporto morale soprattutto e anche per la revisione...per i puntini e i glie lo!! Ti adoro! (ma dimmi alla svelta come si chiama il pupo o ritiro tutto)
2...c'è un nuovo contest a cui non ho ancora ben deciso se partecipare o no. Dovessi decidere per il si il postaggio del prossimo capitolo si allungherà di conseguenza ma in quel caso vi avvertirò! Se a qualcuno interessasse questo è il link http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=9624042
Un bacio a tutti!!

31/01/11 – 10:40
Approfitto della rinnovata lucidità per aggiungere un paio di cose, sperando che non si sballi tutta l’impaginazione. In questa storia mi sono un po’ pentita due cose, la prima è il titolo..che fa schifo..ma quella sera mi ero messa in testa di pubblicare ed ero troppo impegnata a racimolare coraggio per poter pensare anche ad un nome decente. Va beh..ormai..pace. La seconda è non aver dato spazio al punto di vista di Jacob preferendo raccontarla tutta dal punto di vista di Nessie. Cerco di far capire dai dialoghi qual è il suo punto di vista ma non sempre è facile, non sempre mi viene, e non sempre sono soddisfatta del risultato. Questo capitolo è un’eccezione perché penso di essere riuscita a farlo parlare abbastanza di come la pensa lui. Delle sue paranoie (che mica possono essere una prerogativa di Nessie no?) Lo dico perché magari invece non si capisce niente e per farlo notare c’è bisogno di una dritta Di nuovo baci a tutti

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Sedici anni sedici ***


SEDICI ANNI SEDICI

Fare merenda con Asia aveva indubbiamente i suoi lati positivi, pensai, mentre sgranocchiavo con calma l’ennesima patatina alla paprika beatamente spaparanzata sul letto, Jake non era per niente generoso in fatto di schifezze, e per di più quando gli faceva comodo mangiava ad una velocità veramente inumana. Certo a suo vantaggio andava detto che con lui la conversazione non avrebbe teso a Seth ad ogni occasione e che sicuramente lui avrebbe mostrato molto più interesse alla mia spiegazione sul perché gli Hold Steady non potessero essere considerati propriamente eredi di Bruce Springsteen; ma non si poteva avere tutto e in fondo non potevo dire che mi stavo annoiando. Anzi, il contrario.
“Volevo chiederti, secondo te …” ricominciò Asia, approfittando della breve pausa nella conversazione.
“Giuro che se è un’altra domanda su Seth mi metto a urlare!” minacciai interrompendola e infilandomi in bocca altre due patatine.
Asia ridacchiò
“Non puoi. In quanto mia amica, sei tenuta per contratto a ascoltare tutte le mie paranoie su di lui.”
“Non ricordo di aver firmato niente!”
“E a mostrarti interessata, ovviamente”
“Pure!”
“Certo. E poi questa è una domanda seria.”
“Addirittura? Più di ‘Secondo te, Seth, conosce la …”
La cuscinata si abbatté sulla mia testa prima che potessi concludere la mia rimostranza.
“HEY! No, dico, mi spettini!” brontolai in quella che ritenevo fosse una parodia abbastanza idiota di Tara Chioma- fluente Turner. Tara Turner, che nome stupido. Proprio adatto a lei!
“Vedi” disse indicandosi la bocca, stirata in un finto sorriso a trentacinque denti “rido delle tue patetiche imitazioni. E’ perché sono tua amica.”
Il cuscino tornò al mittente.
“Glielo hai poi dato il suo numero a Jacob?”
“Ho detto che lo avrei fatto, no?” risposi, innervosendomi al ricordo.
“Che scema! Io lo avrei buttato nel primo cestino” commentò.
Scossi le spalle: avevo avuto tutto il tempo per ripensarci e trovare altrettanto insensato il mio ruolo di messaggera. Non era proprio una delle mie massime aspirazioni tornare a discuterne.
“Allora, questa domanda importante su Seth?”
“Ah, si….la domanda…già” balbettò virando improvvisamente al porpora acceso e prendendo a studiarsi le unghie.
Mi pentii all’istante di avergliela ricordata.
“Ferma lì.” La bloccai di nuovo “ Sia chiaro che non ho nessuna intenzione di rispondere a domande a luci rosse su Seth. Non voglio neanche sentire domande a luci rosse su Seth!”
“Non è a luci rosse, cretina!” sbuffò dandomi uno schiaffo sul braccio “Volevo solo sapere se…non è che vai a dirglielo, vero?”
“Ovviamente no!” replicai offesa
“E neanche a Jacob?”
“Neanche a Jacob.”
Non era una balla, 'dire' e 'vedere' erano cose diverse, no?
“Tu lo conosci bene?”
“Si, direi di si”
Non eravamo intimi come con Jacob ma lo consideravo uno dei miei migliori amici. E comunque era una persona diretta, non aveva molte zone d’ombra.
“Sai se…beh…se ha avuto molte ragazze?”
Ecco, questa per esempio era buio totale.
“Guarda che puoi dirmelo. Cavolo, lui è così….” Gesticolò un attimo alla ricerca della parola adatta e poi desistette “E’ ovvio che le abbia avute.”
“…disse la vecchia racchia” la presi in giro, sollevandomi sul gomito per guardarla meglio in faccia.
 “Comunque hai frainteso. Non è che non voglio dirtelo, è che proprio non ne ho idea. Penso niente di serio, comunque, in quel caso lo sarei venuta a sapere. Avrà la stessa esperienza di ogni altro ragazzo di ventun anni.”
Asia si voltò di scatto verso di me.
“Quanti anni ha?!”
“Ventuno” risposi, ma fu quasi una domanda.
Avevo sbagliato? Quanta esperienza si aveva a ventun anni? Troppa? Troppo poca?
“Ma stai scherzando?”
No che non scherzo!” protestai di nuovo, stavolta con veemenza  “E smettila di chiedermelo! E’ tutto il pomeriggio che mi chiedi se scherzo! No, non sono riproduzioni, sono opere originali…Ma scherzi?” la imitai
“Ness, avete un Picasso! E un Rembrandt! Una ballerina di Degas! Per non parlare degli altri. E’ ovvio che pensassi a delle riproduzioni!”
“No, Asia, io non vivo qui” continuai imperterrita “per andare a casa mia si va da quella parte…Ma scherzi?”
“E’ un quarto d’ora a piedi in mezzo al nulla! Al nulla! Chi ci crederebbe?”
“Ed è anche così difficile credere che Seth abbia ventun anni?” chiesi curiosa, tornando al tono normale “Quanti gliene davi?”
“Beh, in effetti si. Sembra più grande. Direi sui venticinque, anno più anno meno”
“Ma non avete parlato un po’ di voi oggi, quando ti ha accompagnata a casa?”
“Eh, l’idea era quella! Invece poi è andata a finire che ho parlato solo io. Di me. Oddio, l’avrò annoiato a morte!”
Si girò ansiosa verso di me in cerca di una smentita, che mi affrettai a darle. No che non lo aveva annoiato! Certo che ne ero sicura! Se si fosse stufato lo avrebbe detto. Ah beh, se poi era stato lui a fare tutte quelle domande se l’era cercata!
“In ogni caso è meglio che sia più giovane di quanto credessi. Mia madre aveva già iniziato a stressare che secondo lei era troppo grande per me. Mi risparmio di inventarmi una scusa per sabato” considerò, più tranquilla.
“Cinque anni non sono molti.”
“Meglio di dieci di sicuro!”
Rimanemmo in silenzio per qualche istante, ognuna persa nei suoi pensieri.
Sarebbe stato indiscreto chiederle delle sue, di esperienze? Ero curiosa di sapere come fosse avere davvero sedici anni. La mia era una situazione particolare: la mia mente era più pronta di quella dei miei compagni, assimilavo i concetti con molta più facilità degli altri e per molte cose mi rendevo conto di essere più matura di loro, ma erano tutte cose relegate alla sfera didattico-cognitiva. Tutt’al più a quella auto- conservativa. Voglio dire: era matta a pensare di prendere e uscire dicendo una balla? Senza che nessuno sapesse dov’era? Grazie al cielo usciva con noi e non con chissà chi. Uno stupratore magari, un serial-killer…un ‘vero’ vampiro. Mio Dio, ma non aveva coscienza dei possibili pericoli? Forse no. Dopotutto lei, a quattro mesi, non aveva visto quasi sterminare la sua famiglia. Nessuno era stato costretto ad insegnarle come difendersi. Non che i miei e Jake non fossero stati in grado di metterla sempre come un gioco ma sapevo che avrebbero preferito non dovermi preparare ad una simile eventualità. Odiavano l’idea implicita che io potessi trovarmi a dover usare quello che mi insegnavano. Li terrorizzava. E infatti la raccomandazione comune a tutti si poteva riassumere in una sola parola: Scappa.
“Sei più debole di un vampiro. Cerca un modo per distrarli e scappa”
“Devi sempre cercare di evitare lo scontro diretto. Ad ogni costo”
“Non importa tutto quello che hai imparato. Se c’è una minima possibilità, scappa”
“Se dovessimo essere in pericolo io li distraggo, Ness, tu pensa a scappare.”
“Corri più veloce che puoi e non voltarti indietro.”
Me lo avevano ripetuto e tuttora me lo ripetevano fino alla nausea. Con queste premesse era ovvio che fossi più cosciente degli altri in tema di pericoli.
Tuttavia non erano ovviamente questi gli aspetti che mi intrigavano, quando pensavo a come sarebbe stato se fossi stata normale.  Se fossi cresciuta insieme a tutti gli altri bambini, alla stessa velocità. Come sarei stata se avessi avuto sedici anni per avere sedici anni? Ci sarebbero state differenze sul piano…emotivo?
Sentii le guancie in fiamme al pensiero e lanciai ad Asia un’occhiatina di sbieco: fortunatamente non sembrava essersi resa conto di nulla.
Stando così le cose, avrei voluto che continuasse da sola sull’argomento, dopo che l’aveva introdotto. Ma più passavano i secondi più aumentavano le probabilità che per tappare il silenzio facesse qualche domanda a caso che ci avrebbe condotte lontano. Così mi decisi.
“E tu?” buttai lì, con finta nonchalance, concentrandomi intensamente sull’ultimo bottone della mia camicia.
“Io cosa?”
Eccheccavolo, un po’ di immaginazione! Pensai, frustrata, ma risollevai lo sguardo solo per incontrare il suo, ammiccante. Forse mi ero sbagliata a pensare che le fosse sfuggito che poco prima ero arrossita; comunque, tanto per sicurezza, passai di nuovo al bordeaux. Il suo sorriso si allargò e io tornai al mio bottone. Era una mia impressione o era di un buon millimetro più a destra degli altri?
“Avanti” mi concesse, sollevandosi sul gomito a sua volta “Cosa vuoi sapere?”
“Tutto” mi lasciai scappare eccitata oltre ogni dire.
Scoppiammo entrambe in una risatina.
“Tu chiedi e io rispondo.”
Avevo già la bocca aperta per la prima domanda quando arrivò il però.
“Però cosa?”
“Però poi tocca a me”
“Ci sto” approvai immediatamente.
Acchiappai una manciata di orsetti gommosi mentre mi prendevo ancora un secondo per decidere quale, tra le duecento domande che mi si erano affollate nella testa, dovessi scegliere come prima, agitandomi al contempo  alla ricerca della posizione migliore per ascoltare quello che speravo fosse un lungo racconto.
Alla fine, non riuscendo a trovare la domanda giusta tra le mie, decisi di rigirarle la sua.
“Hai avuto tanti ragazzi?”
“Non direi proprio”
“Ma qualcuno sì?” sperai, preoccupata del fatto che la mia indagine finisse ancora prima di iniziare.
“Qualcuno sì”
“Quanti?”
“Beh, se vogliamo contare anche Nikos, tre. Ma avevamo sette anni, direi che Niki è escluso” ridacchiò
Quindi, Niki eliminato. Due.
“Come si chiamavano?”
“Emil e Christopher”
“Quanto ci sei stata insieme?”
“Con Emil quattro, forse cinque mesi”
“Cinque mesi? E’ parecchio!” la interruppi
Sophie un paio di giorni prima aveva fatto un mese con il suo ragazzo, Kyle, e dalla valanga di complimenti e congratulazioni che aveva ricevuto dalle altre compagne avevo dedotto dovesse essere un traguardo importante. Per lo meno tra i miei coetanei. Ovviamente, quando lo avevo capito, mi ero unita anche io al festeggiamento generale.
“Si, abbastanza. Comunque avevamo solo tredici anni, eravamo ancora piccoli, sai com’è a quell’età”
“In effetti no” ammisi, spezzando a metà la barretta del croccante con scaglie di pistacchio che avevamo adocchiato entrambe. Afferrò la sua parte con aria esasperata, forse credeva che facessi apposta a fare la gnorri.
“Ma si, camminavamo mano nella mano, ogni tanto ci imboscavamo per sbaciucchiarci un po’ ma non era una vera relazione. Voglio dire, quando era li, presente, mi piaceva ma non mi capitava di sentirne la mancanza quando avevo altro da fare. Io avevo la mia vita e lui la sua ed erano del tutto separate, ci vedevamo praticamente solo all’intervallo a scuola. Forse, in effetti, dovrei togliere anche lui dalla lista, però la verità è che mi mandava sempre dei bigliettini con dichiarazioni d’amore eterno così carine e tanti cuoricini disegnati! E poi per San Valentino mi ha regalato una boccetta di profumo. Certo probabilmente lo aveva rubato a sua mamma dato che non aveva la confezione, però è stato un bel pensiero, no?”
“Oh, si! Sua mamma avrà apprezzato di sicuro!” giudicai, serissima.
Lei sogghignò divertita.
“Se vuoi, la prossima volta che vieni da me te li faccio vedere” propose.
“I bigliettini? Ma li hai tenuti?”
“Certo che li ho tenuti! Come ho tenuto tutti i biglietti dei film che ho visto con Christopher.”
“Con lui quanto è durata invece?”
“Solo un paio di mesi. Ci siamo lasciati quando sono partita per venire qui.”
Quindi era per quello che i primi giorni era stata così giù di morale. Evitai di chiedere visto che sapevo già la risposta e evitai anche battute sul fatto che ora non sembrava più così triste.
“Racconta. Come vi siete conosciuti? Che tipo era?”
“L’ho conosciuto al ‘¿Por qué no?’, un pub di Barcellona. Io ero li per la festa di compleanno di una compagna di classe e lui per quella di sua cugina. Ho scoperto che erano la stessa persona solo un paio d’ore dopo quando l’ho visto al suo fianco mentre lei soffiava sulle candeline. A quel punto avevo già deciso che quel tizio mi stava proprio sulle palle.”
Detto questo scoppiò a ridere lasciandomi basita.
“Ma come sulle palle? Non ti piaceva?”
“Assolutamente no! Era un bulletto presuntuoso ed egocentrico. In più aveva fatto una battuta scema sul mio vestito, o forse sui capelli, non mi ricordo neanche più. So che avrei voluto sprofondare e che ce l’avevo a morte con lui, altroché! Stupido idiota.”
Il tono tenero in cui lo espresse trasformò l’insulto in ciò che era realmente.
“E per lui era uguale?”
“No, penso non mi avesse nemmeno notata veramente, che avesse semplicemente deciso di dare aria alla bocca nel momento in cui passavo io” spiegò; “comunque, nei tre mesi successivi l’avrò incrociato sì e no due volte a casa della mia amica. Lui e il fratello di Consuelo avevano tre anni più di noi e uscivano con un’altra compagnia. E poi lui aveva un’altra morosa in quel periodo. Una tizia che si chiamava Maristela o Marisol, insomma qualcosa con Maria”
“E come avete iniziato a uscire insieme se lui non ti vedeva e tu non lo potevi vedere?” chiesi perplessa
“In pratica, verso la metà di marzo lui…o forse era fine febbraio? Non ricordo esattamente. Dunque, fammi pensare, ha fatto i 19 al 10 di febbraio quindi…una settimana, poi altre…due? Allora forse erano i primi di Marzo.”
“Va beh, Asia, non è che mi interessi proprio il giorno preciso. Più o meno!”
Questa storia cominciava ad essere un po’ contorta per i miei gusti.
“Hai ragione, scusa. Dicevo, dovevano essere i primi di marzo quando si è lasciato con la sua ex morosa – Maria Luz! Ecco com’era! – e dato che non portava più a casa da scuola lei, ha iniziato a scarrozzare avanti e indietro i suoi cugini. Io abitavo nel loro stesso paese e quindi Consuelo mi ha chiesto se volevo approfittarne”
“E tu hai accettato?”
“Certo che si! Mi risparmiavo più di mezz’ora di pullman! Per farla breve, ho scoperto che mi ero sbagliata su di lui. Non era affatto antipatico, anzi il contrario e certo era un po’ vanesio ma niente di drammatico. Comunque quando ha capito che mi piaceva ha generosamente deciso di darmi una chance” disse con aria superiore.
“Davvero?” Non mi sembra va una cosa di cui vantarsi. Ma per niente proprio.
“Sto scherzando, Ness!” replicò seccata “A volte sei proprio strana, sembra che tu prenda alla lettera tutto quello che dico!”
“Scusa” balbettai “eri così seria che…ecco…ho pensato che...”
“Ma no! Io ho capito che lui mi piaceva e viceversa e le cose sono andate come dovevano andare” spiegò, continuando a guardarmi un po’ stranita.
Mi finsi impegnata a trafficare con la merenda. Imbarazzo. Totale imbarazzo, ecco cosa si prova ad essere guardati così ma del resto non era colpa mia se le uniche relazioni di cui sentivo parlare o erano il risultato di un colpo di fulmine oppure di un telefilm, no?
Per quello che mi riguardava avevo sempre segretamente pensato che per me sarebbe andata come per i miei genitori. Amore a prima vista. Quando l’avessi trovato, avrei capito subito che quello sarebbe stato l’uomo giusto. Subito. I nostri sguardi si sarebbero incrociati e io… l’avrei saputo. Semplicemente così. Ovviamente, data la mia natura, uomo era inteso in senso lato ma l’alchimia sarebbe stata uguale. Ne ero sicura. O meglio...ne ero sempre stata sicura perché pensandoci bene, dati gli ultimi sviluppi, forse era il caso che cominciassi a prendere in considerazione l’idea di essermi sbagliata.
Ad ogni modo non ero comunque al corrente di quali potessero essere le realtà plausibili nella vita di una sedicenne normale.
“E poi?” chiesi cercando di sviare l’attenzione.
“E poi niente, ci siamo messi insieme.”
“E com’era?”
“Mi piaceva. Chris era un tipo imprevedibile. Tendeva a fare quello che voleva nel momento esatto in cui lo voleva, per cui un paio di volte mi è sinceramente venuta voglia di prenderlo a sberle, ma più che altro era divertente. Se aveva un pregio era sicuramente quello di riuscire a sorprendermi. Pensa che una mattina è passato a prendermi per andare a scuola e tre ore dopo eravamo sdraiati su una spiaggia a Formentera” raccontò, ridendo al ricordo “la sera abbiamo preso l’ultimo traghetto per tornare indietro e prima di rientrare a casa abbiamo cenato a Ibiza e siamo andati al cinema. Al cinema! A Ibiza! Ti rendi conto? Con tutti i cinema che ci sono a Barcellona!” disse ricominciando ridere “Per non parlare delle spiagge!”
“Una giornata memorabile, quindi” commentai.
“Già, finché lui non ha deciso di rovinarla facendomi appunto venire voglia di prenderlo a schiaffi” grugnì, passando dall’allegro al torvo in zero-due.
“Che ti ha fatto?”
“Voleva a tutti i costi che io restassi a dormire da lui” buttò li a mo’ di spiegazione.
Ci misi un paio di secondi a afferrare, secondi nei quali le sopracciglia di Asia si inarcarono significative. Il mio primo pensiero era stato che non riuscivo a capire che male ci fosse nella proposta di Christopher. Anzi, dato che la giornata era stata così bella era logico desiderare che durasse il più possibile. Trovandomi nella stessa situazione, avrei rivolto a Jake esattamente lo stesso invito. O lui a me. E noi eravamo solo amici quindi immaginavo che per una coppia dovesse essere anche meglio. Chiacchierare a bassa voce, scambiarsi sogni e confidenze, nei momenti di indolenza che precedono il sonno avvicina molto due persone. Crea complicità, crea intimità...
Intimi...tà.
Oh!
“Ooooh!”
“Gia! Ooooh! In pratica ha trasformato il viaggio dall’aeroporto a casa in un incubo continuando a insistere. Ma più lui mi assillava più io dicevo no, così alla fine abbiamo litigato. Lui mi ha dato della bambina ostinata e io dello stronzo egoista.”
“Ah.”
Ormai mi uscivano solo suoni. Non riuscivo davvero a capire come avessero potuto stare insieme dato che passavano il tempo a insultarsi a vicenda.
“Non fare quella faccia. Il giorno dopo abbiamo fatto pace.”
Questo mi lasciava ancora più sconcertata.
Ad ogni modo cercai di tirare avanti sullo stesso argomento
“Quindi non avete fatto…?”
 “No. Non abbiamo fatto” ammiccò. “Sono ancora...” ammiccò di nuovo.
“Ah. Capito.”
“Tu?”
“Sì, sì, anche io.”
“Credi che Seth lo abbia già fatto?” chiese, strapazzando di qua e di là il bordo di una delle federe.
“Non lo so, davvero.”
“Sì, me l’hai detto” sospirò sdraiandosi di nuovo.
“Sai, quando abbiamo lasciato la Spagna ho odiato mio padre e il suo lavoro del cavolo. Io volevo rimanere lì, con Christopher. Nonostante tutto ero davvero convinta di essere innamorata di lui, che non sarei riuscita a dimenticarlo. E invece sono qui solo da un mese e già sono giorni che non penso a lui” confessò.
“Seth.”
Non era una domanda ma lei annuì comunque, anche se in modo così impercettibile che faticai ad avvertirlo.
“E non va bene?”
“Si, certo che va bene.”
“E allora?”
“E allora quando ci penso mi deprimo un po’.”
“Perché?”
“Perché il lavoro di papà è sempre quello. Mese più mese meno rimarremo qui un anno e poi lo manderanno da un’altra parte. E con la mia fortuna stai sicura che la prossima meta sarà Tokyo o giù di lì. Benvenuti nel paese del Sol Levante” proclamò  con un gesto teatrale.
“Beh, a me piace la cucina giapponese, verrei a trovarti volentieri!” tentai di sdrammatizzare, con l’unico risultato di vederla infilarsi in bocca tristemente un enorme blocco di cioccolato.
 “Sei appena arrivata, manca ancora tanto tempo. Magari questa è una filiale senza speranza e rimarrete a vita” ritentai, arrotolandomi sul dito una ciocca dei suoi capelli.
Mi rendevo conto che non era una gran consolazione e che il miglioramento della sua espressione doveva essere in gran parte merito delle proprietà antidepressive del cacao, ma del resto cosa potevo dirle? Seth ti seguirà ovunque e comunque? Senza poterle spiegare tutto il resto, non sembrava tanto una rassicurazione quanto una minaccia di stalking. Era il caso che ne parlassero tra loro, non volevo rischiare di rovinare qualcosa. O anche tutto. Prima persona nella storia Quileute a rovinare un imprinting. Potevo esserne benissimo capace.
“Tu ci credi nei colpi di fulmine, Nessie?”
“Certo che sì.” Risposi subito “Perché?”
“Perché con Seth è andata così. Ti ricordi? Te ne eri accorta subito anche tu.”
“Certo che mi ricordo. E mi ricordo anche di averti detto che per lui era lo stesso.”
“A volte credo che mi legga nella mente” confessò. “Mi piace, mi da un senso di intimità. Non è strano dopo solo tre giorni?”
“Solo perché sai che non è possibile, che ti legga nella mente, se no sentiresti solo un senso di mancanza di privacy” replicai convinta, facendola ridere. “Comunque non è il vostro caso. Penso che Seth sia solo molto premuroso e molto attento a quello che potrebbe farti felice.”
“Sì, forse sì. Per esempio, il fatto che oggi abbia sorriso a mia mamma invece di mandarla a quel paese l’ho apprezzato molto. Ma ti sembra giusto che dopo cinque minuti che eravamo sotto casa sia venuta a controllare perché non ero ancora scesa dalla macchina? L’avrei uccisa” disse furente. “Vorrei proprio sapere chi cacchio è questa signora Stanley che le è andata a dire che ho mangiato fuori con voi due giorni di fila. E sono sicura che le ha detto anche qualcos’altro o non sarebbe così sul piede di guerra!”
Fu il mio turno per le risate. E io che mi preoccupavo che Seth potesse parlare di certe cose in pausa pranzo! Dovevo assolutamente dirlo a Jake, con un palo del genere le probabilità che succedesse si riducevano ancora più drasticamente di quanto non avessimo pensato. In effetti si riducevano le probabilità che succedesse qualsiasi cosa. Gongolai: nonostante tutti i miei buoni propositi, era proprio un’ottima notizia, significava più tempo per me!
“Beh, dai” la feci ragionare “Il problema più urgente, e cioè l’età, l’abbiamo risolto. Quindi direi che potresti goderti il momento e rimandare gli altri problemi a data da destinarsi.”
“Potrei” ammise effettivamente, più tranquilla.
Un istante dopo si girò a pancia in giù sorreggendosi sui gomiti e piantando i suoi occhi nei miei. La sua evoluzione aveva un non so che di minaccioso.
 “Direi che ora è il mio turno” chiarì serafica.
Appunto.
“Ma io non ho ancora finito!” balbettai alla svelta.
“Cos’altro vuoi sapere?”
“Eh..così su due piedi non lo so. Dammi un minuto e mi viene in mente”
“Tranquilla, per me non è un problema se pensi mentre rispondi.”
Divertente. Molto divertente.
Cercai di sostenere il suo sguardo, tanto perché non pensasse che ero proprio una pivellina e in effetti riuscii ad essere orgogliosa di me. Per forse dieci secondi...
“Quanti anni avevi quando hai dato il tuo primo bacio?”
Cavolo, non avevo proprio mai notato quanto fosse particolare il mio copriletto! Davvero, davvero, carino. Dovevo proprio fare i complimenti alla mamma per la scelta. La farfallina gialla sul fiorellino blu….e quella rosa su quello verde…e i gambi dei fiori che si intrecciavano…e formavano una piccola spirale…
“No!”
Asia passò da sdraiata a seduta così velocemente da riuscire quasi a spaventarmi.
Non hai mai baciato nessuno!
“Ma certo che si!” protestai subito
“E allora smettila di farti pregare e rispondi!” strillò lei di rimando “Quando?”
“Quest’estate.”
“Da poco quindi!” disse, saltellando sul letto eccitata
Provai ad arginarla, cercando di chiarire che non era una cosa poi così importante ma fu un tentativo fiacco che lei non colse minimamente e invece di calmare lei mi trovai ben presto coinvolta dalla sua frenesia. Non avevo mai parlato con nessuno del mio primo bacio fino a quel momento. Che stupida! Perché non ne avevo parlato alla mamma? O a Jake? O a zia Rose? Come aveva potuto passarmi di mente così?  Parlarne con qualcuno fa sembrare le cose belle anche migliori e questa era una cosa bella. Indiscutibilmente.
Iniziai a saltellare anch’io.
“Quando di preciso?”
“Il cinque di agosto”
“Hai fatto bene a segnartelo, io me lo sono dimenticata il giorno giusto!”
Io non ne avevo avuto nessun bisogno ma annuii, partecipe.
“E lui chi è?”
Avevo appena aperto la bocca per rispondere che mi interruppe sporgendosi in avanti e scuotendomi entrambe le mani davanti al naso “Aspetta, aspetta, non dirmelo, non dirmelo!”
Richiusi la bocca.
“E’ Jacob, vero?”
“No! NO! Come te lo devo dire che siamo solo amici?” negai perentoria, cercando freneticamente di lavare la mia lavagna interiore dall’immagine che ci si era formata. “Non dire certe cose che poi mi rimangono in testa!” insistei.
“Cavolo, ci avrei scommesso su di lui” sbuffò ignorandomi “Peccato, vi ci vedrei bene insieme. Magari puoi segnarlo per il prossimo” ridacchiò ammiccando.
Oddio, Asia! Smettila!” altra passata di spugna. “Si chiama Nahuel, ok? Nahuel!”
“Ok, ok. Nahuel. Che nome strano. Però è carino, suona bene.”
“Nella lingua dei Mapuche del Cile, la sua tribù, significa ‘il giaguaro’”
“Ah, è cileno. Ma solo d’origine o vive proprio lì? Perché in questo caso ti perdono per non avermelo presentato” concesse magnanima.
“La sua famiglia vive ancora lì ma lui non ci torna spesso, non credo la consideri casa sua. In effetti non so se ci sia un posto che considera casa sua, è sempre in giro per il mondo” riflettei.
“Un po’ triste come cosa, no?”
“Un po’” convenni “Ma lui sembra contento così”
“E come vi siete conosciuti?”
“E’ un amico di famiglia. Era da queste parti ed è passato a trovarci.”
“Capisco. E quindi ora state insieme? Quando torna?”
“No, no, non è il mio ragazzo” dissi, un po’ imbarazzata da quello che avrebbe potuto pensare. “E’ stata una cosa così. Senza seguito.”
“Un una-tantum.”
Non sembrava affatto scandalizzata, più divertita, per cui mi rilassai.
“Già”
“E com’è andata?”
“In che senso? Bene…credo. Non è che io abbia metri di paragone” risposi, spiazzata.
“A me non è piaciuto molto il mio primo bacio”
“Con Emil?”
“Sì, cioè, non è che non mi sia piaciuto per niente. E’ stato carino. Però è stato anche terribilmente imbarazzante. Non sapevo bene come comportarmi, in che posizione mettermi e soprattutto che cosa diavolo fare del mio enormemente ingombrante naso.”
Scoppiai a ridere divertita, scoprendo che, dopotutto, mi sarebbe potuta andare molto peggio. Certo anch’io mi ero sentita decisamente stupida perché non sapevo come muovermi, ma da lì a desiderare di tagliarmi il naso…proprio no!
“Giuro che poche altre volte mi sono sentita così idiota” ribadì. “Nahuel è più grande? Quanti anni ha?”
“Diciotto o diciannove.” Centocinquant’anni più, centocinquant’anni meno.
“Allora di sicuro almeno uno dei due sapeva cosa fare. Io e Emil stavamo a zero entrambi” concluse, chiudendo l’argomento.
“Beh, ma descrivilo un po’! Com’è?”
“E’ spiritoso, estroverso. Poi boh, non saprei, non è che io lo conosca poi così bene. E’ intelligente e come ti dicevo ha girato quasi tutto il mondo quindi è una fonte inesauribile di storie affascinanti. Ed è iperattivo. Mostruosamente iperattivo. Per me è un mistero come faccia a fare quattro cose contemporaneamente e nel frattempo a pensare già alle venti successive, ma lui è esattamente così.”
Scossi la testa tuttora incredula.
“E senti, oltre ad essere così simpatico è anche carino o no?” domandò strizzandomi l’occhio.
“Si, è  anche carino.” E qui mi fermai.
“Te la devo tirare fuori con il crick una descrizione decente o ce la fai?” sbottò subito lei, impaziente, facendomi sorridere.
“D’accordo, d’accordo, cavolo quanto sei curiosa! E’ alto, non come Jake ovviamente, un po’ più basso. Sarà uno e ottanta, uno e ottantacinque, non di più. Ha gli occhi marrone scuro e i capelli lunghi, scuri anche quelli. Non credo di averglieli mai visti sciolti. E poi…non so…gli piace vestirsi elegante, ha sempre addosso la giacca, quando non ha anche i pantaloni del completo. Anche questa sua passione mi rimane arcana, ma tant’è.”
“Non è che tu sia proprio una maga delle descrizioni, eh? Escludendo il guardaroba, hai descritto il tipico ragazzo medio americano. Neanche i capelli lunghi ormai sono segno di trasgressione. Non hai una foto che facciamo prima?”
“Qualcuna sicuramente sì. La cercherò”
“Perché? Ti pesa il sedere a farlo ora?” protestò spingendomi le gambe giù dal materasso
 “Miii, che stress che sei! Lo dirò a Seth che fa un pessimo affare!”
Segretamente lusingata dal fatto che fosse abbastanza interessata da insistere e altrettanto segretamente compiaciuta che Nahuel fosse più bello che carino, mi diressi al piccolo sgabuzzino in cui avevo infilato tutti gli album di foto. Di sue recenti non ne avevo. Ma qualcuna di sei anni prima, quando lui e sua zia erano rimasti nostri ospiti per qualche tempo dopo la disfatta dei Volturi, doveva esserci di sicuro, dato che in quel periodo zia Rose e zia Alice mi seguivano come ombre, scattandomene a migliaia. Tagliando via le parti incriminate, Asia non si sarebbe accorta di niente.
“Ecco qui” dissi, riemergendo un paio di minuti dopo e tendendole una foto strappata.
“Chi c’era nell’altra metà?” chiese afferrandola.
Sorrisi paziente. Ci avrei messo la mano sul fuoco che invece di concentrarsi su chi c’era mi avrebbe chiesto di chi non c’era.
“C’ero io. Ma ero venuta male” mentii, non potendo fare altrimenti.
“Così male da strapparti via?”
“Parliamo di me o di lui?” tagliai corto
“Ok, di lui” capitolò velocemente, dando una seconda occhiata alla foto.
“Allora?” chiesi impaziente dopo un secondo.
“E’ davvero un bel ragazzo, Ness. Davvero” disse ammirata.
“Te lo avevo detto” gongolai, più che se il complimento fosse stato diretto a me.
“E, al di là dell’una-tantum, lui ti piace?” chiese tornando a guardarmi.
Bella domanda. Mi piaceva? La risposta che avevo tra le labbra era un no, ma non ero ancora convinta che quella mancanza di interesse non fosse solo un problema mio. Con queste premesse mi sembrava che “no” avesse un suono troppo definitivo.
“Non so.”
“Come non lo sai?” chiese delusa
“E’ una questione un po’ complicata.”
“Mia mamma dice che quando non sai se uno ti piace, in realtà sai che non ti piace ma non lo vuoi ammettere.”
“Dice anche che Seth è troppo grande per te. O l’ascolti oppure no. Scegli” replicai punta sul vivo, riprendendomi la foto.
“Ogni tanto ha ragione anche lei” spiegò con un’alzata di spalle “e comunque o ti piace oppure no. Non mi sembra troppo complicato.”
Ma santo cielo, non poteva rendermi le cose un po’ più semplici per una volta?
“E’ solo che è difficile da spiegare”.
“E tu prova” replicò ovviamente lei, sistemandosi meglio sul letto e sfoderando un sorriso ostinato.
Ecco. Appunto.
 “E’ che io e lui siamo uguali. Beh, non proprio uguali uguali” ridacchiai poi, ripensando alle proteste di Jacob, ma Asia non capì o non raccolse e rimase a guardarmi, in attesa che proseguissi.
“Ma comunque molto simili. E quindi, avendo così tante cose in comune, è naturale pensare che lui sia la persona giusta” semplificai al massimo.
“Ma, scusa, è naturale per chi?” chiese stupita dopo un breve silenzio.
“Beh, per me.”
“Quindi ti piace” chiese di nuovo. Ora era perplessa.
“Te l’ho già detto, non so. Non sono sicura” ribadii cercando di rimanere più onesta possibile. Cominciavo a pentirmi di aver provato a chiarire le cose.
“Ma, voglio dire, lui ti manca?”
Scollai le spalle a mia volta.
“Ma sì.”
“Quando l’hai sentito l’ultima volta?” mi incalzò.
“Quando è partito per la Germania.”
“E quando è partito per la Germania?”
“Un mese, un mese e mezzo fa.”
Un mese e mezzo fa?” ripeté sbalordita “Ma…neanche un messaggio?”
“No”
“Uno squillo?”
“Che diavolo è uno squillo?” domandai seccata.
“Lascia perdere. Ness, dato che tu non lo sai te lo dico io. Questo tizio non ti piace.”
“Solo perché è un po’ che non ci sentiamo? Ho le mie cose da fare, io. Mica posso sempre stare a pensare a lui” protestai.
“Nessuno dice il contrario,” concordò “solo che scrivere un messaggio ti porta via quanto? Un minuto? E tu, in un mese e mezzo, non hai trovato un minuto per chiedergli se è ancora vivo? Non ti interessa così tanto.”
“Semplicemente perché so che è vivo.” Non era mica così facile farlo fuori.
“A me ne hai mandati tre solo ieri” mi fece notare.
“E in nessuno ti chiedevo se eri viva, o sbaglio?” Replicai, più testarda di lei, guadagnandomi un’occhiataccia.
“Lo so che sai cosa intendo, quindi non fare la finta tonta!”
La ignorai, alzandomi per cambiare cd. Una piccola parte di me era sorprendentemente d’accordo con lei.
“Possiamo cambiare argomento?”
“Assolutamente no! Io ho risposto a tutto quello che mi hai chiesto!” protestò incrociando le braccia.
“Potrei passare il pomeriggio a spiegarti la mia opinione e non riuscirei a convincerti comunque” cercai di blandirla. “Lascia passare un paio di settimane e ne riparleremo, ok? Promesso.”
“Perché, torna da queste parti?” domandò nuovamente interessata e subito dimentica del broncio di un attimo prima.
“Non che io sappia.”
“Mi stai dicendo che questa sfolgorante illuminazione avverrà a breve?”
Per quanto volessi rispondere al suo sarcasmo con un chiaro e secco ‘sì’ e per quanto volessi illudermi che la ‘sfolgorante illuminazione’ sarebbe appunto avvenuta a breve, era chiaro anche a me che la verità era un’altra.
“No, non penso”
“E allora, adesso o dopo, cosa cambia?”
“Credimi, la prossima volta che ne riparleremo mi darai ragione.”
Sempre che avesse ancora voglia di parlare con me, ovvio.
“Te lo puoi scordare! E’ una cosa assurda e io non ti darò mai ragione.”
“Va bene, allora la prossima volta che ne riparleremo tu non mi darai ragione. Pearl Jam, Nirvana o Violent Femmes?”
 “Non ci provare, le domande sono ancora mie!”
“Vada per i Nirvana ” alzai le mani e feci partire la musica.
“Visto che non vuoi parlare di Nahuel, parliamo di Jacob”
Sbam.
 “Voi non sembrate affatto solo amici”
Silenzio.
“Jacob ti adora, Ness! Ti adora! Non capisco come fai a non accorgertene!”
“Lo so benissimo, invece. E anche io lo adoro ma non nel modo in cui pensi tu” conclusi in fretta.
 “Secondo me invece è proprio come penso io. Anzi ti dirò una cosa, anche se non te la meriteresti: oggi al bar di Ben ti guardava in un modo! Secondo me si stava facendo un bel film mentale su te, lui e un bel bacio appassionato.”
 “Come no! Quale luogo migliore per una cosa del genere del bar di Ben, strapieno alle due del pomeriggio? Così romantico!” la presi in giro, trasformando la sua esaltazione in disapprovazione.
 “Certo poi ha perso parecchi punti con quel calcio che mi ha dato sotto il tavolo…a meno che…oh! Vuoi dire che in realtà non era un vero calcio ma una dichiarazione?” esclamai trattenendo il fiato, le mani strette al petto.
“Lasciamo perdere, con te è inutile parlare” sbuffò contrariata. Di sicuro pensava che il calcio me lo fossi meritato.
Non ebbi il tempo di riprendere fiato, purtroppo, perché due secondi dopo aveva già cambiato idea.
“Non ci credo che non ci hai mai pensato.”
“Io invece non ci credo che stai ancora insistendo!”
“Ma perché no?”
“Perché no e basta, Asia. Io e lui siamo troppo dive…”
“Non osare pronunciare la parola diversi. Ti avverto.” mi sorprese “Dici che tu e Nahuel siete uguali ma non vuoi spiegarmi il perché…”
“Io ci ho provato ma…”
“…ora dirai che tu e Jacob siete diversi” continuò parlandomi sopra un’altra volta “e di nuovo non vorrai spiegarti.”
Quando si voltò per avere una smentita abbassai gli occhi, colpevole.
“Ecco. Visto? E stavolta chi lo dice che siete diversi? Ancora tu?” chiese sarcastica
“Non lo dice nessuno” spiegai tranquillamente, nonostante lei continuasse a fissarmi scettica “ma questo non vuol dire che non lo pensino tutti. E’ già tanto che siamo ami…”
Non riuscii a concludere nemmeno questa frase perché con uno strillo che mi fece scattare in piedi rovesciando buona parte delle caramelle rimaste, Asia si precipitò alla finestra.
Le corsi subito dietro, cercando di allontanarla di lì e al tempo stesso di capire quale fosse il pericolo, da dove arrivasse e perché lei se ne fosse accorta prima di me.
Ma era qualcosa di molto peggio rispetto all'armata di vampiri che avevo immaginato io: era orrendamente tardi. Ed era solo colpa mia mi accusò Asia, iniziando poi a blaterare che era un disastro, era buio pesto e lei non aveva nessuna intenzione di fare quattrocento chilometri in mezzo alla foresta, con chissà quali bestie nascoste nell’ombra, da sole! Non le andava di essere mangiata viva, a lei, proprio no!
Con il cuore ancora in gola, contemplai seriamente la possibilità di mandarla a quel paese.

*   *  *

Più di quattro ore dopo, mentre mi preparavo per andare a dormire, pensavo ancora a lei e alle nostre chiacchiere.
Non ne avevo parlato a Jacob, anche se lui e Seth si erano uniti a noi per il resto della serata e lui un paio di volte mi avesse chiesto com’era andata.
Sarebbe stata la seconda volta in una settimana che veniva a sapere che Asia pensava una cosa del genere e avevo paura che avrebbe cambiato il suo modo di essere con me, anche solo inconsciamente. Stavo così bene con lui, perché dovevamo rischiare di rovinare tutto solo perché qualcun altro pensava che ci fosse sotto qualcosa? L’importante era quello che pensavamo noi, no? E per noi era sempre andata bene così. Punto.
Ma ero stata zitta anche per un altro motivo, ammisi guardandomi allo specchio. Una cosa era sapere dentro di te di essere sbagliata, una cosa è sentirselo dire dagli altri. E non da un ‘altro’ qualsiasi. Mi avrebbe comunque fatto male sentirmi dire da Jacob “Ness, non è cosa”. Questo nonostante mi fosse ben chiaro che non sarebbe stato un ‘non andar bene’ generale ma solo un ‘non andar bene’ riferito a me e lui.
Sputai l’acqua e il dentifricio cercando di buttare fuori anche tutti i pensieri negativi.
Su una cosa non potevo fare a meno di dare ragione ad Asia, conclusi, asciugandomi la faccia: la teoria ‘aspetta e vedrai’ stava fallendo miseramente.
Tornai in camera e mi arrampicai sul letto decisa a cambiare il corso delle cose: era il caso di iniziare ad interferire. Presi il telefono e mandai un messaggio a Nahuel - Era vivo? Com’era la Germania? – dopo di che, soddisfatta del nuovo piano, mi infilai sotto le coperte e mandai l’sms della buonanotte a Jacob. Mi rispose dopo neanche un minuto, doveva avere il telefono sotto mano; allora spensi il mio e mi girai a pancia in giù, pronta a non riaprire gli occhi fino a mattina.

***
Rieccomi a voi con il nuovo capitolo :-) Felici? Non vi ho fatto aspettare poi molto, no? Solo 5 mesi...XDXD
Sono imperdonabile, lo so, e difatti non mi metterò qui a cercare giustificazioni. Il capitolo non si scriveva e basta. (E' colpa sua! u.u XDXD)
Come continuo a ripetere Nessie e Jake mi piacciono troppo per lasciarli a metà ma mettere i pensieri su carta è più complicato di quanto credessi e sta prendendo più tempo del previsto. Comunque, per quelle 4 persone che ancora vorranno leggere, continuerò.
Passiamo alle cose importanti:
Per questo capitolo si ringraziano Jakefan e Kagome_86 per aver insistito (entrambe), minacciato (Manu) e betato (J). E poi un grazie anche a Abraxas per non aver insistito. Un po' di tregua, suvvia!
Una precisazione inutile: nella prima stesura i nomi che Asia dava alla ex-morosa di Christopher iniziavano tutti e tre con Ana (Ana Paula, Ana Maria e Ana Nonmiricordocosa ) ma poi in  'Dead to the world' di Charlaine Harris, Eric (<3<3<3) chiama una ragazza Maria-Comet invece di Maria-Star e dato che ho riso un quarto d'ora come un'idiota (non solo per il nome, anche perchè il libro è divertente, leggetelo se vi capita) ho deciso di fare il cambiamento come tributo
a mihaicostrettatu (si, è un nome, non ho sbagliato) che me lo ha consigliato. Grazie cuggi.
Concludo dicendo, come al solito, che spero che il capitolo via sia piaciuto e che vorrete lasciarmi una recensioncina.
Alla prossima
Un bacio
L84ad8

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Cambio di programma ***


Cambio di programma

 
Embry lanciò un fischio e sollevò la mano a farci cenno non appena svoltammo nel parcheggio.
Mentre rimbalzavamo sul terreno accidentato cercai di capire chi altri ci fosse con lui, ma non ebbi molto successo. Così, intanto che Jacob sistemava la moto, ne approfittai per sbirciare al di la della siepe divisoria.
Contai altri quattro di noi, seduti al suo stesso tavolo, e due ragazze. Una era Lucy, la morosa di Kevin. Ci eravamo già viste altre volte quell’estate, era simpatica. Era una Makah, come Emily, ma tra lei e Kevin non era imprinting, stavano insieme e basta. L’altra non la conoscevo.
Non riuscii a vedere molto dalla mia posizione, ma comunque il posto sembrava carino. Si ballava, anche!
E io adoravo ballare.
Mi voltai verso Jake, già muovendo i fianchi a ritmo, per informarlo di ritenersi prenotato per tutta la serata, ma proprio in quel momento la macchina con Seth e Asia svoltò. Realizzai che il non averli cercati per salutarli, quando ci eravamo persi di vista fuori dalla Kay Arena, poteva avere un altro significato rispetto al ‘tanto ci vediamo domani’ che gli avevo dato io.
Mi schiaffai in faccia un sorriso in risposta a quello di Asia, ma il mio entusiasmo si smorzò parecchio: essere me stessa con lei era ogni giorno più difficile. Non che non me lo aspettassi, avevo immaginato che sarebbe andata così. Solo, mi ero disgraziatamente sbagliata sulle motivazioni.
Rimaneva il problema della mia natura, ovviamente, ma dovevo ammettere che era passato in secondo piano.  Da quando ero scesa a patti con l’imprinting di Seth le cose andavano molto meglio, anche se con lui avrei preferito morire piuttosto che ammetterlo. Sapere che non avrei dovuto scrivere prima o poi la parola fine alla nostra amicizia, che non sarei stata costretta a tagliare i ponti e a lasciarmi dimenticare, era fantastico. O almeno lo era quel cinquanta per cento delle volte in cui mi convincevo che non mi avrebbe chiuso la porta in faccia dopo aver saputo cos’ero, ecco. Per l’altro cinquanta, fortunatamente, c’era Jake a tirarmi su. Non avrei saputo come fare senza di lui.
E proprio li stava il problema. La vera motivazione per cui avrei preferito non rivederli più, per lo meno fino al giorno dopo: per quanto le cose andassero a gonfie vele, per quanto l’essere in quattro fosse ancora meglio che l’essere noi due sole, non riuscivo ad essere me stessa con Jacob sotto gli occhi di Asia.
E questo rovinava tutto.
Negli ultimi due giorni, da quel pomeriggio a casa mia, sembrava che lei avesse capito che  l’argomento ‘tu e Jacob’ era tabù e pareva avesse deciso di smettere di insistere. Anzi, si era anche mostrata interessata quando le avevo parlato del messaggio di risposta di Nahuel - Era vivo. La Germania era nuvolosa. Questo, in teoria, avrebbe dovuto calmarmi, ma pensare e dire sono cose diverse e io sapevo che lei non aveva cambiato idea. Lo vedevo da certi sguardi che ci lanciava quando credeva non stessimo guardando. E se da un lato ero terrorizzata che come me ne accorgevo io potesse beccarla anche Jake, dall’altro mi sentivo in colpa perché lo tenevo all’oscuro.
Allo stato attuale avevo accantonato tutte le mie ansie su di lei e su come avrebbe reagito alla verità, speravo solo che Seth si sbrigasse a parlarle per farla finita con questa storia. Se Dio voleva, le avrebbe parlato stasera.
Nel frattempo, dire che ero impaziente di mantenere la promessa che avevo fatto a Jacob di stare un po’ io e lui era un eufemismo. Non vedevo l’ora di avere un po’ di tempo per noi due soli.
“Allora, ti piace?” mi chiese lui, raggiungendomi. “Noi ci veniamo spesso, ma sempre sul tardi, così non sono mai riuscito a portartici.”
Annuii come potei, la testa incastrata sotto il suo mento. “Sembra carino. Senti, a proposito di quello che ti ho detto l’altro giorno…”
Mi bloccò subito.
“No. Non si ammettono dilazioni. Non mi interessa se qui si balla e tu vuoi restare tutta la notte. Hai un’ora, poi ce ne andiamo.”
Scoppiai a ridere mentre mi allontanava da sé per guidarmi verso l’ingresso.
“Non era quello che volevo chiederti, scemo! Volevo solo essere sicura che te ne ricordassi.”
“Te ne sei ricordata tu. Perché avrei dovuto dimenticarlo io?”
“Non lo so. Solo che quando ti sei fermato qui ho pensato che te ne fossi dimenticato… o che avessi cambiato idea…”
O che avessi notato uno dei tanti sguardi di Asia.  Per esempio quello di quando mi aveva abbracciato le spalle da dietro alle prime note di Just Breathe, stringendomi e rimanendo a cantarla con me, guancia a guancia. Che poi in effetti non avevamo cantato affatto, eravamo rimasti solo così… vicini… ad ascoltare.
Sarebbe stato il momento migliore di tutto il concerto se non fossi stata tanto agitata. Be’, in effetti lo era stato comunque… ma questo con cambiava il fatto che lei avrebbe anche potuto evitare!
“Ho pensato che magari ti andava di fermarti a bere qualcosa prima di tornare indietro. E poi Edward non è a Goat Rocks per il weekend con Em e Jaz?”
Annuii.
“L’ultima caccia della stagione.”
“Visto? Non c’è fretta. Possiamo stare fuori finché ci va.”
In effetti mamma aveva un’idea del coprifuoco molto elastica che, fintanto che ero con Jacob, si riassumeva proprio in ‘quando vuoi’.
Mentre gli altri sparivano all’interno del locale Jake mi tirò di nuovo vicina, fermandosi a respirare tra i miei capelli, e io mi strinsi subito a lui, lasciandomi veramente andare per la prima volta in due giorni.
Sospirai, felice. Quanto mi mancava il contatto fisico.
 “A meno che tu non voglia andartene subito, riprese, “Perché, se vuoi andare adesso, possiamo fermarci in quel nuovo posto che hanno aperto appena fuori città.”
“Ah! Il Winning ways.”
Annuì.
“Esatto, quello. E poi potremmo andare alla nostra spiaggia, se ti va.”
“Alla spiaggia! Oh, si!” Saltellai entusiasta, stringendolo ancora di più, “E’ tanto che non ci torniamo!”
“Vuoi andare subito?”
Be’… subito… era davvero un ottima idea, ma non vedevo motivo di scapicollarsi. In fondo, come mi aveva appena ricordato, avevamo tutto il tempo che volevamo.
Lui però sembrava sperare in un altro gasatissimo ‘Oh, si!’, così cercai di essere diplomatica.
“E’ davvero un’offerta allettante, Jakey…”
“Ma c’è qualcuno che balla a meno di un chilometro da te e tu non sei in grado di resistere,” concluse al mio posto.
Ridacchiai, sprofondando di nuovo il naso tra i due lembi aperti del suo giubbotto. Mi conosceva davvero troppo bene.
“Lo sapevo che avresti deciso di rimanere,” sbuffò, rassegnato.
Rialzai il viso.
“Non è questo o quello, vero? Possiamo rimanere qui un pochino e poi andare direttamente giù alla spiaggia… vero?”
“Certo, piccola, tutto quello che vuoi.”
“Davvero, davvero?”
Riuscì a trattenere il sorriso solo a metà.
“Sentiamo, cos’altro vuoi?”
“Ti fai prestare la macchina da Seth?” chiesi con la mia migliore voce supplicante “Così mentre torniamo ascoltiamo il cd che ho preso stasera.”
“E loro quattro come tornano?”
Rachel e Paul si erano infatti aggregati a noi per il concerto, con grande disappunto di Jake – “Conveniva noleggiare un pullman, a questo punto!”
“Fatti loro! Seth ci deve un favore. Un enorme favore,” gli ricordai
Ridacchiò piano tra i miei capelli.
“C’è la Civic di Em. Chiederemo a lui.”
Annuii, cercando inutilmente qualcos’altro di divertente da dire per poterlo sentire ridere ancora.
Non accennai minimamente a sciogliermi dal suo abbraccio, nonostante fosse chiaro che era il momento giusto per raggiungere gli altri. Stavo così bene li, con la fronte sul suo petto, le sue mani che mi accarezzavano piano la schiena…
Forse era il fatto che ci vedevamo meno, oppure che avevamo quei due sempre intorno o che Jake non aveva potuto fermarsi a dormire ma… mi mancava. Tanto. Tantissimo. Come se lui, per me, fosse essenziale.
E invece ovviamente non lo era!
Cioè… sì, lo era ma… ma no. Insomma, era complicato, ecco! Esattamente come avevo detto ad Asia.
Comunque la sensazione era quella. Come se io fossi a un capo di una molla e lui all’altro. Più forte di me. Tutta l’energia e la determinazione che impiegavo per starmene seduta tranquilla e composta nel mio angolino del divano mentre eravamo con Seth e Asia mi si rivoltavano contro non appena la porta si richiudeva dietro di loro. Io abbassavo la guardia e… boing! In pratica, un secondo netto dopo gli ero già in braccio.  Appiccicata a lui come una cozza-vampiro allo scoglio. Godevo del suo calore che fluiva in me e mi beavo della sua presenza sentendomi bene come non mai.
Finché non arrivava papà.
Anche lui era bloccato quando c’era in giro Asia perché ufficialmente era a Dartmouth con mamma, così la sera, appena si accorgeva che io e Jake eravamo rimasti soli, scendeva, si metteva seduto a un metro e mezzo da noi a strimpellare al suo dannatissimo piano e prima che io riuscissi a ricaricarmi completamente mi ricordava che il giorno dopo avevo scuola. Conveniva che andassi a letto. Subito.
Maledetto despota travestito da genitore!
E così mi sembrava di non averne mai sufficienza, di Jacob.
In quel preciso momento resistevo alla tentazione di infilare le mani sotto la stoffa della sua maglietta solo perché eravamo in un luogo pubblico, ma c’era questa strana e onnipresente forza di attrazione che mi spingeva a sentirlo più vicino... più vicino… ancora più vicino…
Decisi di fregarmene di quelli che ci stavano intorno.
Non che fossero una folla. Giusto un gruppetto di amici che aspettavano qualcuno e un paio di coppiette che si sbaciucchiavano. Chi li conosceva, poi?
Gli accarezzai la pelle con la punta delle dita, sfiorando la peluria morbida appena sopra il bordo dei jeans.
Mi sentivo come sospesa. Con quella buffa sensazione di vuoto allo stomaco che si prova quando ci si butta da molto in alto o quando si aspetta una risposta che sta molto a cuore.
Premetti entrambi i palmi sulla sua schiena, stringendolo forte.
Che cosa strana…
Smisi subito quando lo sentii tremare.
“Scusa, ho le mani fredde?” chiesi, allontanandomi e sfregandole una nell’altra.
Il suono della mia voce aveva rotto quella strana sensazione d’intimità che si era creata, e ora la gente intorno a noi era la stessa ma sembrava molta di più. Controllai velocemente che nessuno si stesse curando di noi. Per fortuna, no.
Jake sospirò profondamente prima di parlare.
“Sei assurda, Ness.”
“Beh, ma è ovvio che non intendevo in senso assoluto. Intendevo solo rispetto a te,” replicai, accennando ad avviarmi verso l’entrata.
Lui non si mosse di un passo.
“E’ perché mi piace sentirti vicina.”
Mi voltai indietro sbalordita. No, sbalordita è riduttivo. Ero letteralmente a bocca aperta.
Ma il punto è che non era solo sorpresa. In realtà, dentro di me qualcosa stava esultando. Esultando parecchio. Con cappellini, fischietti, stelle filanti e tutto il resto.
Gli piaceva sentirmi vicina!
Gli piaceva sentire vicina me!
La lancetta delle mie emozioni schizzò da ‘sorpresa’ a ‘gioia immensa’ in un nanosecondo.
“Anche a me piace sentirti vicino.”
Parlai senza nemmeno rendermene conto, ma era la pura verità. Come un attimo prima la mia voce l’aveva interrotta, ora non sapevo bene come ma quella strana magia si era ricreata. Così, dal nulla.
Quando Jake mi tese la mano – “Allora, torna qui” – era così forte…
Mi sentivo come se avessi potuto volare da lui senza nemmeno muovermi.
Gliela strinsi.
“Black!”
Sobbalzammo entrambi al richiamo. Jake non proprio in silenzio. Se non la piantava di imprecare così papà prima o poi ci avrebbe impedito di vederci.
“Giusto te cercavo, amico!”
Un ragazzo indiano sui venti, venticinque anni venne verso di noi, uscendo dal locale e fermandosi via via a salutare le persone che conosceva. Ovvero praticamente tutti. Non tutti però erano altrettanto entusiasti nel ricambiarlo. Alcuni non lo fecero proprio, registrai, e Jake era tra loro. Era evidente che quella millantata amicizia gli giungeva nuova.
“A quello stronzo del tuo socio non si riesce mai a parlare. Ha sempre qualcuna appiccicata addosso.”
E questo rispondeva alle domande di Asia sulla vita amorosa di Seth. Non che avessi intenzione di aggiornarla, comunque.
“Che cazzo avrà più di me, io proprio non lo...”
S’interruppe, accorgendosi finalmente di me. Fino a un istante prima era stato troppo preso a parlarsi addosso per notarmi, ma rimediò subito strizzandomi l’occhio in maniera chiaramente allusiva e indirizzandomi un sorriso e un ‘Ciao, bella’ che sembravano molto meno un saluto e molto più un invito a seguirlo in un posto buio e appartato.
Oook, avevo capito l’antifona… e il tipo. Il tipo che mi metteva in imbarazzo.
Rivolsi un cenno di saluto alle sue scarpe e mi avvicinai un altro po’ a Jacob. Stringendogli più forte la mano.
Non osare piantarmi qui da sola!
Lui sciolse la presa e mi passò un braccio sulle spalle, l’ombra di un sorriso di nuovo sulle labbra. Quando si girò verso il nuovo venuto il sorriso era scomparso.
“Cosa cazzo vuoi, TJ?”
‘TJ’ fece un passo indietro in automatico, momentaneamente zittito.
Si riprese subito, però. Evidentemente, per essere smorzata, la sua boria aveva bisogno di ben altro di un licantropo un po’ incazzato. Cominciai a chiedermi se, in effetti, ci fosse qualcosa in grado di scoraggiarlo.
“Oh! Scusa, bello, non sapevo steste insieme.”
Raggelai.
Oh. Mio. Dio! Ma chi l’aveva mandato ‘sto tizio?
Altro occhiolino al mio indirizzo.
“…e comunque quando ti stufi di lui, io sono disponibile.”
“Oh, no! Noi non stiamo insieme!”
Feci un salto -forse obiettivamente un po’ eccessivo- lontana da Jake, ma ero riuscita ad anticiparlo anche a parole ed era un’ottima cosa. Perfetto!
Un istante… e capii che il tizio avrebbe tradotto la mia uscita come un’avance. Chiunque l’avrebbe tradotta così, probabilmente.
Perfetto un corno, idiota!
M’incollai a Jacob anche più di prima, aggrappandomi al suo giubbotto perché capisse che la richiesta di non piantarmi in asso era ancora più che valida.
“Non nel senso che…” rapido cenno della mano avanti-indietro tra me e TJ seguito da categorico cenno destra-sinistra - Secco. Sicuro. Definitivo. Con tanta speranza che il linguaggio gestuale fosse sufficiente perché le parole parevano al momento irreperibili.
Per sicurezza, comunque, continuai a scuotere la testa finché Jacob, mosso a compassione, mi salvò dalla mia imbecillità.
“Raggiungi gli altri, piccola.”
Mi diede una piccola spinta ed io non me lo feci certo ripetere. In sostanza, evaporai.
Individuai il nostro tavolo non appena entrata e scivolai al volo sulla panca a fianco agli altri, cercando di resistere alla tentazione combinata di prendermi a schiaffi e scavare un buco fino in Cina.
Non si poteva essere più idioti di me. Era impossibile.
Impossibile!
E, per coronare la cosa, Jacob non si era sentito dire che sembrava stessimo insieme due volte dalla stessa persona. No! Se lo era sentito dire due volte… da due persone diverse! Meraviglioso! Dalla padella alla brace.
“Dov’è Jake?” chiese Embry.
Una domanda a caso, tanto per permettermi di cambiare corso ai miei pensieri.
“Fuori con un tizio,” borbottai placando gli istinti suicidi.
“Che tizio?”
“Quel rompicoglioni di T.J. ha fermato anche voi?” s’inserì Seth.
Altro borbottio “Già.”
“E perché Jake non l’ha mandato a cagare?”
Perché, tra un’idiota e un rompicoglioni, preferisce il rompicoglioni, semplice.
Chiusi gli occhi. Ecco che tornava il desiderio di seppellirmi.
Li riaprii, sentendo che qualcuno mi prendeva la mano. Lucy si era allungata attraverso il tavolo per stringermela.
“Che ti ha detto quel viscido schifoso?”
“Ma no, niente.”
Ed era vero, anche se nessuno aveva l’aria di averci creduto - Jayden si era addirittura alzato perché “Se Jake lo sta prendendo a mazzate, voglio assistere!” - Il ridicolo me lo ero tirata addosso tutto da sola.
Acchiappai una patatina dal cestino più vicino e me la infilai in bocca, tanto per fare qualcosa e darmi un tono. Un attimo dopo me ne pentii amaramente. Disgustoso, nauseante sapore di olio strausato, ecco perché le patatine mi facevano schifo. La inghiottii, con una buona dose di fatica.
“Mi stai dicendo che è diventato muto? Alleluja, gente, Dio esiste!”
Rialzai la testa, sorpresa. Solo Asia però lo sembrava quanto me, gli altri avevano già un mezzo sorriso sulle labbra.
“Non è così, vero?” continuò lei, non ricevendo risposta “Proprio un peccato. Lo sai cos’ha chiesto a me il mese scorso? Se volevo essere la sua Pocahontas e dargli il mio tesoro.”
Tutto il tavolo scoppiò a ridere, comprese me e Asia. L’unico che non sembrava molto divertito era Kevin.
“Quell’infame! Non ha ancora capito che scherza col fuoco. Perché non me lo hai detto?”
“Perché, primo, sono abbastanza grande per cavarmela da sola e, secondo, questo posto perderebbe molto in folklore se tu lo ammazzassi” lo zittì lei con un bacio, rivolgendosi poi a me. “Quindi, se dopo la sua sicuramente incantevole avance, tu ti fossi perdutamente innamorata di lui, mi dispiace disilluderti, T.J. ci prova con tutte” concluse.
Ridacchiai di nuovo e l’imbarazzo se ne andò definitivamente. Forse potevo chiedere qualcosa di più al resto della serata, invece di accontentarmi di una pala e di un posto tranquillo dove scavare.
All'altro capo del tavolo, Asia e Rachel ripresero una conversazione che avevano probabilmente iniziato in macchina, tornando dal concerto. Università, corsi di studi, tutor. Sembrava andassero d’accordo, nonostante la differenza d’età. Del resto con Rachel era facile andare d’accordo, non per niente era sorella di Jacob. E pensare che mamma mi aveva raccontato che, quando erano piccole, non erano mai riuscite a fare amicizia perché sia lei che le gemelle erano troppo timide. Non si sarebbe mai detto, ora come ora, che Rachel fosse un tipo timido. Una persona tranquilla, d’accordo, ma timida no. Era proprio vero che crescendo si cambia.
O forse era stata la presenza di Paul a cambiarla? Mi chiesi, notandola distrarsi un secondo da Asia per lanciargli uno sguardo. Lui non se ne accorse, preso com’era dalla discussione con Jay. Del resto, secondo Jake, lei aveva cambiato lui. Forse era successo anche il contrario. Forse, il fatto di essere sicura di lui la faceva sentire più sicura di sé.
O forse il mio era un ragionamento senza né capo né coda.
Però, in effetti, era vero che quando ero con Jake avevo molta più fiducia in me stessa. Non che fosse la stessa cosa… assolutamente no. Era del tutto diverso. Però… però lui mi dava sicurezza, ecco.
Allungai automaticamente il collo in direzione dell’ingresso per cercarlo, ma niente.
Dov’era finito?
Con un sospiro tornai a voltarmi verso gli altri.
“Allora, Ness, piaciuto il concerto?”
Se Embry era stato anche solo poco poco nella testa di Jacob, sapeva che farmi una domanda del genere era darmi il la. Apprezzai il gesto, dopodiché mi buttai a pesce.
“E’ stato fantastico! Fantastico! No, di più spettacolare! Sedicimila persone, Em! Sedicimila! Lo sai quante sono sedicimila persone? Tantissime! Gente, gente, gente! Non sapevo più da che parte girarmi! E noi avevamo i biglietti praticamente sotto il palco! Sotto il palco! Tu lo sapevi? Io non lo avevo capito! Cioè, si avevo capito che era vicino… ma non così vicino! E invece eravamo vicinissimi! Quando finalmente sono usciti, potevo quasi toccare Eddie Vedder! Giuro! Ho fatto qualche foto con il telefono ma non rende perché, ti assicuro, da te a me, non di più! Va beh, poco di più… E quando hanno iniziato… Dio, non potevo crederci. Non pensavo… non avevo mai sentito niente del genere. La musica, sembrava ti entrasse dentro… come se suonasse dentro di te. Però allo stesso tempo era come… come… non so come dirlo… come se tu potessi toccarla o accarezzarla o prenderla a pugni anche... Non so se sono riuscita a spiegarmi.”
A quel punto mi resi conto che, ci fossi riuscita o no, non cambiava molto, dato che lui non mi stava seguendo affatto. Il suo sguardo puntava un po’ troppo a destra perché stesse guardando me e poco importava che annuisse e mugugnasse assensi a intervalli più o meno regolari.
Una rapida occhiata alle mie spalle e il sedere rotondo di una ragazza che ballava poco lontano confermò i miei sospetti.
Tornai a girarmi trovando che, miracolosamente, si era ricordato della mia presenza.
“Mi sono distratto un attimo” Si scusò, senza troppa convinzione
“Come no!” ribattei.
Cercai di fingere disapprovazione, ma in realtà mi veniva più che altro da ridere.
“Mpf, ok, magari un po’ più di un attimo… ma tanto mica ascolto con gli occhi. E per quanto il tuo stereo sia ultimo modello super-plus non potrà mai essere paragonato a un concerto, Ness, ovvio. E’ una cosa totalmente diversa. Dio, mi ricordo come fosse un minuto fa il delirio a quello degli U2, l’anno scorso. Spettacolare. Mai visto niente del genere.”
U2? Buttai a mare tutti i propositi di insistere che era stato il lupo ad avermi sentita e non lui.
“Quando? Dove? Non ci sei stato veramente. Mi prendi per il culo!”
“Ci puoi giurare, invece! A Salt Lake City, la seconda tappa dopo che hanno ripreso il tour. Cazzo, io e Jake ci siamo fatti più di seicento chilometri per vederlo.”
Jake è stato al concerto degli U2?” ero sconvolta “Non me l’ha mai detto! Perché non me l’ha detto?”
 Avrei fatto carte false per andarci! Mi sporsi più che potei per vedere se Jacob stesse arrivando, ma non si vedeva ancora. Ah ma mi avrebbe sentita, quando finalmente si fosse degnato di apparire! Andare a un concerto degli U2 e non avvertirmi! Se me lo avessero detto, avrei potuto nascondermi dietro i sedili della macchina. O nel baule. O nella stiva dell’aereo. Cazzarola, mi sarei infilata anche dentro il loro zaino se fosse stato necessario!
“E’ stato più di un anno fa, Ness,” spiegò Embry, dopo aver preso un sorso di birra da far credere che avesse smesso di correre i seicento chilometri in quello stesso momento “Eri troppo piccola per venire anche tu. Ma sei sempre stata così maledettamente cocciuta! Avresti tirato giù la carne dalle ossa a chiunque avesse cercato di tenerti lontana. Non ci avresti lasciato vivere per giorni, se te lo avessimo detto.”
Mi offesi in differita.
“Ma se ero una bambina adorabile, nonno Charlie lo dice sempre.”
“Eri una palla al piede. Una lagna insopportabile. Certe volte avrei voluto darti un pugno in testa solo per vedere se finalmente saresti stata ferma. Zitta e ferma. Ma Jacob non me l’ha mai permesso,” aggiunse con un’alzata di spalle.
Scoppiai a ridere. Zio Em aggiungeva sempre ‘rompiscatole’ quando il nonno mi definiva adorabile - “Sì, Charlie, era proprio un’adorabile rompiscatole” – e c’era da considerare che io ero la sua cara nipotina, che lo zio era di un’altra epoca e che davanti a nonno Charlie non poteva lasciarsi andare più di tanto. Rompiscatole poteva tranquillamente intendersi come spacca palle, ecco.
“Così mi fai sembrare peggiore di Claire,” ribattei, cercando di tirare acqua al mio mulino.
“Sinceramente avrei fatto a meno di entrambe.”
Era così serio che ricominciai a ridere. Anch’io, da quando ero cresciuta troppo per giocare con le Barbie, preferivo prendere Claire a piccole dosi. Doveva essere vero anche quello.
“Ma comincio a sperare che, crescendo, migliorerà.”
“Ah, si?”
“Sì. A volte è difficile ricordarsi che sei cresciuta. La metà delle volte mi vieni in mente ancora come un soldo di cacio con le trecce da Pollyanna. Però ammetto che tu sei migliorata, ora sei quasi simpatica.”
“Sono indecisa se prenderlo come complimento o come un’offesa,” confessai dopo un momento.
“Era un complimento! Ho detto che sei simpatica, no?”
“Hai detto quasi simpatica, e poi che ti sembro ancora una bambina! Ho più di sedici anni! E’ un’offesa!”
In effetti, però, mi sentivo più mortificata che insultata. Le trecce da Pollyanna? E perché non un asse da stiro con le mutandine da bagno rosa a pois? Perché no?
Riafferrai mentalmente la mia pala da inumazione. Che vergogna…
“E’ solo la verità, Ness, sei cresciuta così in fretta che a volte mi confondo, tutto qui. E se ti sposti un po’ a sinistra, tolgo il quasi, contenta? Stando lì mi blocchi la visuale,” concluse, facendomi cenno con la mano, tanto per chiarire il concetto.
“Embry!”
“Levati!”
Sbuffai, stringendomi un po’ a Collin. Ma tu pensa se era giusto che mi toccasse strizzarmi da un lato per lasciargli la vista libera! Dopo che mi aveva dato della bambina dell’asilo, per di più!
Poi mi ricordai che poco prima avevo avuto intenzione di chiedergli se quella sensazione al concerto la sentivano solo quelli come noi oppure no. Lo aveva sentito anche Asia? Potevo parlargliene oppure era meglio che lo tenessi per me?
“Senti, Em, tu che sei stato umano…”
“Tu che sei stato umano? Tu che sei stato umano? Cazzo, Ness, che tatto!”
La sonora risata di Quil m’interruppe a metà e lui si sedette giusto nello spazio ‘panoramico’ facendo cozzare il suo bicchiere contro quello davanti a Embry, prima di portarselo alle labbra.
“Sssth!” sibilai, guardandomi intorno preoccupata.
Non che io ed Embry stessimo parlando granché sottovoce, la musica alta e le chiacchiere di tutti assicuravano una certa privacy, ma quel minimo di prudenza mi sembrava necessaria, in certi casi.
“Rilassati”, sbuffò annoiato “Non ho detto niente di compromettente. Eh? Scherzi? E dai Em, non rompere, ormai sono seduto!”
“Se l’imprinting ti ha inflitto una pace dei sensi precoce non vuol dire che anche tutti gli altri debbano sputare in faccia alle gioie della vita… un altro po’… ecco, bravo.”
Imprinting?
“Quil! Dov’è Claire?” chiesi, sconcertata.
Mi sporsi in automatico a guardare alle sue spalle, anche se, in realtà, in genere era il contrario: prima arrivava Claire e poi seguiva Quil… un po’ come una coda.
“A letto! Dove vuoi che sia a quest’ora?”
“E allora tu perché sei qui?”
Poco mancò che Embry si ribaltasse giù dalla panca dal ridere.
“Perché io ho ventidue anni, non nove,” mi fece notare, seccato, quando tutti gli altri tornarono a occuparsi dei fatti loro, rinunciando a capire il motivo di tanto divertimento.
“Ah, già! Non ci avevo mai ragionato ma… mi sembra logico. Sì.”
“Lo vedi, amico? La gente ti considera un baby-sitter e nient’altro. Io continuo a ripetertelo: quando il piccolo mostro è in giro va bene, è comprensibile, ma quando non c’è dovresti provare a lasciarti andare,” concluse Embry, ammiccando allusivo.
“La tua morale è quantomeno dubbia, Em”
Lo dissi scherzando e certo non mi aspettavo che invece Embry tirasse un gran pugno sul tavolo, facendo saltare i bicchieri e girare di nuovo tutti quanti.
“Niente affatto! Hai appena sentito, l’ha detto lui che ha ventidue anni e non nove! Credi davvero che a ventidue e a nove anni si vogliano le stesse cose?” sibilò.
“No! No, certo,” mi affrettai a convenire per calmarlo, “Ma è una scelta di Quil, a te cosa importa?”
“Grazie, Ness, lascia stare. Te l’ho già detto, Em, tu non…”
“Non posso capire e bla bla bla, certo. O magari non voglio. O magari capisco meglio di te.”
“Non vuoi, non puoi, non m’interessa. Vedila come una relazione a distanza, se ti è più semplice fartelo entrare in quella testa, ok? Solo che il problema non è lo spazio ma il tempo. Se io avessi una cazzo di relazione a distanza normale, tu non saresti qui ogni volta a scartavetrarmi i coglioni perché non salto addosso alla prima che passa!”
Sembrò una spiegazione un po’ campata per aria perfino a me, ma decisi di soprassedere. Embry, invece, sorrise perfido sporgendosi sul tavolo con i gomiti. Come se non avesse aspettato altro che quello.
“Una relazione a distanza, eh?”
“Sì, una relazione a distanza, e allora?” ripeté Quil, imbufalito dal suo tono.
“Allora c’è che sei anche cornuto, oltre tutto. Emily mi ha detto che Claire si è fatta il moroso, a scuola. Perché lei sì e tu no? Spiegami anche questo, ti prego. Oh ma, aspetta, forse tu pensavi di tenermelo nascosto!”
Passò un lampo, negli occhi di Quil, e per un istante pensai che sarebbe saltato addosso a Embry tavolo o non tavolo – e non certo come Quil-uomo – ma, prima che potessi anche solo pensare di intervenire, il suo sguardo tornò normale. O meglio, normalmente incazzato.
Con mio enorme sollievo Jake scelse giusto quel momento per raggiungerci. Diede una pacca sulla spalla a Quil che si spostò un po’ più a destra e s’infilò in mezzo a noi. Oscurando di nuovo la vista sulla pista.
“Eccolo, il terzo! Ma non avete qualcun altro a cui andare a rompere i coglioni?”
“Potrei chiederti la stessa cosa,” rispose Jake, che evidentemente aveva sentito almeno l’ultima parte del discorso. “Perché non vai a mettere in pratica i tuoi consigli, invece di stare seduto a dispensarli?”
“Non ho ancora finito la birra.”
La alzò a mo’ di spiegazione e la allungò verso Quil, in un alcolico gesto di pace.
Non fu raccolto.
“E dai, Quil, lo sai perché ti sto addosso,” borbottò, agitando il boccale davanti al naso dell’altro.
“Sì, Quil, lo sai. E’ perché ti vuole tanto, tanto bene”
Mi presi un vaffanculo, con altrettanto affetto.
Fortunatamente la sua offerta fu accettata, brindarono, e così lui poté ricominciare di nuovo a cercare di rovinare tutto.
“Finché sei stato sicuro della tua strada io non ti ho mai detto un cazzo, ammettilo, ma ora non è più così. Lo vedo nella tua testa che hai dei dubbi.”
“Ci stai ripensando?”
Non riuscii nemmeno io a capire se la nota nella mia voce fosse più sorpresa, incredulità o sgomento. Cavolo, io ero cresciuta con certe idee, dovevano piantarla di smontarmele! Sam che aveva ferito Emily, Quil che aveva dubbi su Claire, Jake che non avrebbe potuto scegliere. Questa storia della magia dell’imprinting cominciava a fare acqua da tutte le parti.
“No! Assolutamente, no. Lei è sempre il mio centro. E’ speciale e pensare a lei mi riempie il cuore, davvero.”
“Ma?”
Sospirò, cambiando inquieto la posizione sulla panca e sfregandosi con una manona i capelli rasati. Erano talmente corti che quasi non se ne distingueva più il colore.
“Ma niente, è solo che prima pensavo a lei sempre. Sempre.”
“Sì, portarlo in giro era imbarazzante. Dovevi trascinartelo dietro con la forza e poi, ogni due per tre, te lo ritrovavi perso nei suoi pensieri con la faccia da ebete. Un’immagine disgustosa.” Embry scosse la testa al ricordo.
“E ora invece?”
Fu di nuovo Embry a rispondere
“Ora è di nuovo umano. Non lo devi pregare. A volte, come stasera, viene addirittura da solo. E parla. Come una persona normale.”
“Em!” lo richiamò Jake.
“Hai ragione, ‘normale’ forse è troppo.”
“E’ che ora non penso più a lei così sempre,” concluse Quil.
Embry ebbe la delicatezza di sillabare il “Grazie a Dio” senza farsi notare.
Non so perché continuai a parlare invece di far cadere l’argomento, ma Quil sembrava così abbattuto che non riuscii a fare finta di niente. Del resto Jake sembrava non sapere cosa dire e dare a Embry la possibilità di fare qualche altra battuta non avrebbe aiutato.
“Ma questo da quando? Da quando Claire ha il…” Fidanzatino? Morosino? Amichetto speciale?
“Ma no! Come fai a vederla così? Sono bambini, Ness! Ti pare che io possa essere geloso di un bambino di nove anni?”
“Non lo so… boh… era così, per sapere”
Vai! Vai a cercare di far del bene! Ecco cosa ci si guadagna!
“Ma lui chi è? Quando ha capito che non me lo avevi detto, Emily si è cucita la bocca e non c’è stato più verso di farsi dire niente.”
“Pete Michaels. Il nipote del vecchio Ukiah del negozio di roba per la pesca.”
“Oh, si! Ho capito chi è!” m’inserii “Lo abbiamo visto alla festa a Forks, quest’estate, vero Jake? Era proprio con suo nonno. E’ carino, proprio un bel bambino.”
“E’ basso e ha le gambe storte,” mi fulminò Quil.
“D’accordo, d’accordo, sono un po’ geloso,” sbuffò poi, rendendosi conto che stavamo facendo del nostro meglio per non scoppiargli a ridere in faccia. Io e Jacob, perlomeno… beh… io, perlomeno.
“Ma cavoli, se non ci fosse anche lui oltre a tutte le altre cose, magari io non avrei queste… questi problemi.”
“Quali altre cose?” chiesi.
“Danza, per esempio.”
“Ma la faceva anche l’anno scorso.”
“Sì, ma una volta sola a settimana! Ora invece sono tre e poi il mercoledì ha anche ripetizioni. In pratica è sempre impegnata.”
“Dagliele tu, ripetizioni. Mica può essere tanto complicato il programma in terza elementare, no?” suggerì Jake.
“Ci ho provato ma non funziona! Non riesco a insistere perché si concentri sul tempo che ci mette un autobus ad andare da a a b se lei si mette a raccontarmi della gita al museo o del fatto che ha litigato con Peggy.”
“Ha litigato con Peggy?” chiesi, sorpresa.
Beatrice, detta Peggy non sapevo bene per quale motivo, era la gemella nonché migliore amica di Claire e non capitava spesso che discutessero.
“Sì, ma hanno già fatto pace. Tutto a posto. Sai cosa intendo, Jake, non ce la faccio. Chi se ne frega di quel cazzo di pullman? Che poi, tanto, sono sempre in ritardo, ci metto una vita ad andare al lavoro la mattina.”
Embry si asciugò la birra dalla bocca con il dorso della mano.
“A proposito, sai che hanno cancellato il sette e venticinque per Port Angeles, vero?”
Cancellato? Ma cazzo! Non dovevano spostarlo alle sette e dieci?”
“Già… e invece l’hanno cancellato. E hanno spostato quello delle otto meno dieci alle sette e trentacinque.”
“Perfetto! Vaffanculo anche a loro,” imprecò. “Mi toccherà alzarmi ancora prima. Tu quale prendi, lunedì? Quello delle sette?”
“Ho altra scelta?”
“Quindi, sette meno venti da te?”
“Per forza.”
Quil tirò fuori il telefono e cambiò l’ora della sveglia, sempre imprecando, poi tornò alla foto di sfondo e ci strofinò sopra la manica della camicia per cancellare l’alone dal viso di Claire. Mi domandai quante volte gli avessero chiesto se fosse sua sorella.
Rimase un istante a guardarla, sorridendo, poi sospirò, mise via il telefono e svuotò il suo boccale da tutta la birra che rimaneva.
“Perfetto,” ripeté.
“Lei sta crescendo, Quil, è normale che abbia bisogno dei suoi spazi,” azzardai.
“Non c’è bisogno che me lo dica tu, Ness, e sono contento che lei sia felice, che abbia i suoi amici, la sua danza e tutto il resto. E’ giusto che sia così e non ho nessun problema con lei. Nessuno. Ho problemi con me. Non lo voglio tutto questo tempo per pensare, ultimamente ogni volta che penso troppo va a finire che mi sento in colpa… e poi che m’incazzo per essermi sentito in colpa… e poi che mi sento ancora più in colpa per essermi incazzato, eccetera eccetera.”
“E allora smettila di pensare e agisci. E piantala di farti le seghe mentali.”  Em scoppiò a ridere di nuovo e gli diede una manata sulla spalla. “Per lo meno quelle.”
Ok, si poteva tranquillamente essere più idioti di me. Bastava essere Embry Call.
“Fottiti, Em.”
Quil scattò in piedi e si allontanò velocemente in mezzo a quella folla di gente. Embry lo richiamò un paio di volte – “Eddai, Quil, si scherzava!” – fece anche cenno di alzarsi per seguirlo ma si bloccò a metà e, dopo aver controllato qualcosa che io non vedevo al di sopra delle altre teste, si risedette.
‘Quel pirla’ stava soltanto andando al cesso.
“Lo sai che è colpa tua se si sta fottendo il cervello, vero?” disse a Jacob.
“Non dire stronzate. Gliel’ho detto anch’io che non può fare paragoni con gli altri, ma non mi da retta.”
“Sì, perché sa che pensi che è strano e lui ‘strano’ lo legge come sbagliato!”
“Non ci posso fare un cazzo. Non posso impedirmi di pensare… e sì, penso che sia strano, ok? Perché a me non è mai successo… d-di vedere una cosa così, ecco,” balbettò velocemente.
Embry gli lanciò uno sguardo scettico.
“Sai che non sono d’accordo nemmeno su questo,” disse, criptico.
“Sai che nemmeno questo è un tuo problema.”
 Si fissarono in silenzio per un attimo. Jake fu il primo a cedere.
“Parlavamo di Quil,” gli ricordò
Embry parve soddisfatto, nonostante il cambio di argomento.
“Quil ha bisogno che tu sia dalla sua parte. Glielo devi, lui l’ha fatto quando è stato il momento.”
“Non farmi la morale, Em,” ribatté Jacob
Si era messo a giocherellare con le mie dita e ne approfittai subito.
Grazie per prima.
Cominciò a ridacchiare - molto poco cavallerescamente , aggiungerei- e il fatto che lo guardai malissimo aumentò solo la cosa.
La destra non riuscivo a liberarla, quindi il cazzotto cercai di rifilarglielo con la sinistra.
Bloccò anche quella.
“Bel modo di ringraziare.”
“Stai sicuro che non lo farò più.”
Tirai, spinsi e poi tirai di nuovo cercando di sciogliere la sua presa… e fu così che mi ritrovai con entrambi i polsi chiusi dietro la schiena.
Mannaggia a lui e ai suoi muscoli da licantropo.
E mannaggia anche a me. Avrebbe dovuto essere frustrante non riuscire nemmeno a impegnarlo seriamente, no? E allora perché ero così compiaciuta della cosa? Perché non riuscivo a levarmi quel dannato sorrisetto dalla faccia? Che Jake non fosse fragile e deboluccio come i miei compagni di scuola lo sapevo da un pezzo, non c’era nessun bisogno di esserne orgogliosa. Non ora, per lo meno.
“Mollami subito o ti do un morso, giuro.”
Altra risata.
“No, non lo farai.”
Stavo per contraddirlo. Piccolo piccolo, ma giuro che il morso glielo stavo per dare. Giusto per fargli sentire i denti e ricordargli che tirarmi più vicina non era esattamente il modo migliore di neutralizzarmi, tanto per ricordargli con chi aveva a che fare. E sarebbe stato un morsetto più che meritato ma… ma lui appoggiò la fronte alla mia… e sorrise… e l’intenzione di liberarmi si vaporizzò.
POUF!
Andata.
Da che cercavo di allontanarmi mi ritrovai a desiderare di essergli più vicina, il mondo intorno a noi che perdeva importanza e definizione. Esattamente com’era successo nel parcheggio.
I lupi non avevano poteri, ma di certo Jacob ne aveva su di me, realizzai. Quando sorrideva così, dolce ma con gli occhi scuri che brillavano di malizia, era così bello che sarebbe stato impossibile negargli qualcosa. Fu facile illudermi che quel sorriso fosse solo mio e dimenticare tutte le altre che lo avevano notato e che avrebbero voluto dirgli di sì.
Dirgli di si?
Avvampai.
Che diavolo mi veniva in mente? Io non volevo dirgli di si! Di si a cosa, poi? Mica mi aveva chiesto niente. E, casomai me ne fossi dimenticata, noi eravamo amici.
Amicissimi.
Sorrise di nuovo, sempre in quel modo sleale.
“Che cosa aspetti? Mordimi.”
Respirai il suo respiro e persi la presa sull’amicizia.
Certo aveva davvero una bella bocca. Le labbra piene, carnose.
La bocca di qualcuno che bacia bene…
Non dovevo pensare queste cose.
Non dovevo. Pensare. Queste. Cose.
Però… se solo fossimo stati un po’ più vicini…
“Hey! Piantatela!”
Voluto o meno, il calcio di Embry prese la gamba della panca invece delle nostre.
Il dolore, comunque, lo sentii in toto sbattendo contro lo spigolo del tavolo. Dal gomito alla punta delle dita e dritto nel cervello.
Strinsi il braccio al petto mugolando e appoggiai la fronte al legno.
 “Sei un idiota, Em! Si è fatta male”
Embry prese un altro sorso di birra, totalmente indifferente alla mia pena.
“Oddio, speriamo non perda il braccio!”
Me lo sarei meritato. Ero una pazza squilibrata e l’universo mi puniva per i miei pensieri.
“Lascia stare, Jake, ha ragione.”
Non mi ero certo risparmiata nella forza che avevo impiegato per liberarmi. E se a Jake fosse sfuggita la presa? Se, di contraccolpo, avessi mollato un ceffone a qualcuno lo avrei spedito lungo disteso... dopo un paio di salti mortali con avvitamento.
Guardò l’orologio.
“Certo, certo. Andiamo?”
“Adesso?”
“Sì, adesso. Avevamo detto un’ora, no? E’ passata.”
Cavolo! Già un’ora? Era volata!
Guardai l’orologio a mia volta, in automatico, e tornai a lui trattenendo un sorriso.
“Sono passati solo venti minuti.”
Sbuffò, afferrandomi per un braccio e aiutandomi ad alzarmi.
“Un’ora. Venti minuti. Il tempo è relativo.”
Allungò la mano verso Embry, che la strinse.
“Ci si vede… e molla l’osso. Lasciagli un po’ di tregua.”
Non ci furono commenti.
“Ciao, Em,” dissi a mia volta, dopo aver smesso di cercare di attirare l’attenzione di Asia da lontano. Evidentemente, per riuscire a distoglierla da Seth e salutarla, avrei dovuto perlomeno andare a batterle sulla spalla.
“Comunque, per quello che vale, secondo me hai ragione tu.”
Mi girai… e andai a sbattere dritta addosso a Quil.
“Dovrei fargliela dietro le spalle, indendi?”
Garantito che sarebbe arrivato nel momento più sbagliato.
 “Non sto dicendo questo…”
“Ah, no? Sembrava di si.”
“No. Lo sai. E poi mi sembra di essere stata io a fargli  notare che si era espresso nel modo peggiore possibile, sbaglio?”
“Sembra anche che tu abbia cambiato idea.”
Si sedette senza più degnarmi di uno sguardo. Nemmeno mezzo sorriso per far intendere che fosse una battuta.
Cioè, Embry lo aveva insultato tutta la sera... e lui se la prendeva con me. Con me!
Ora, d’accordo che per lui il momento non era dei migliori. D’accordo che il destino gli aveva giocato un brutto tiro appioppandogli una bambina delle elementari… ma io non facevo Destino nè di nome nè di cognome, che cavolo!
Jake mi strinse la mano un paio di volte e, anche senza che mi potesse passare il pensiero, il significato era chiaro: Conta fino a dieci. Lascialo perdere.
Uno…
Due…
“Lui si sarà anche espresso male, ma c’è da dire che anche la tua teoria della relazione spazio-temporale è una gran cazzata!”
Tre?
Jake sospirò, rassegnato.
Ok, non ero mai riuscita ad arrivare a dieci prima di rispondere ad una provocazione, e allora? Tutti abbiamo i nostri difetti!
Mi preparai per una risposta a tono – nemmeno Quil era uno che le mandava a dire – ma mi sorprese. Si limitò ad alzare le spalle, con una risatina amara.
“Lo so anch’io che è una stronzata, cosa credi? Ma qualcosa me lo devo pur raccontare.”
Non lo vedevo in faccia, ma dal tono sembrava così avvilito che mi fece quasi pena… e ovviamente mi sentii in colpa per avergli risposto male. Meglio arrabbiato che depresso. Avrei dovuto dare retta a Jake… come sempre.
Quil attaccò la sua nuova birra.
“Mi evita,” disse. Riappoggiò il boccale e si pulì le labbra con il dorso della mano. “E a me non importa”
“Ma chi ti evita? Claire?”
Tornai a sedermi, nonostante Jake stesse ancora cercando di convincermi a seguirlo tirandomi per la mano. Di sfuggita lo vidi roteare gli occhi, scocciato, dopo di che si riaccomodò a sua volta sulla panca… abbastanza violentemente da farmi saltare sul sedile. Tanto per chiarire cosa ne pensasse di quell’ulteriore rinvio.
“Ormai mi ero abituato ad essere sicuro di quello che volevo. Il fatto di non avere dubbi mi piaceva. Prima di avere l’imprinting non l’avrei detto, eppure era così. C’era Claire. Solo lei. Punto. E invece ora lei mi evita… e a me non interessa. Anzi, la verità è che ne sono contento.”
“Ma come ti evita?” chiesi, prima che Embry potesse aprir bocca, “A me non sembra. Alla festa…”
“Ma certo, alla festa eravamo solo noi. Io intendo quando è con i suoi amici. E’ normale,” aggiunse con un’alzata di spalle. “Loro stanno bene attenti a girare alla larga da me… beh… da tutti noi del branco, in effetti. Li rendiamo nervosi ma li capisco, anche io prima di trasformarmi stavo lontano da Sam e gli altri.”
“Quindi?”
“Quindi niente. Anche se provassi a convincerli non ci riuscirei. Quando i bambini si ficcano in testa qualcosa non c’è niente da fare. Vi ricordate quando credevamo che la Koheler fosse una strega?”
“La Koheler!” esclamò Jake, scoppiando a ridere insieme a Embry, “Era una vita che non pensavo a lei. Che fine avrà fatto?”
“Non lo so, ma noi eravamo convinti che fosse una strega e non c’è stato verso di levarcelo dalla testa fino…”
“Oddio, ti ricordi quando Quil l’ha presa a pallonate per cercare di farle saltare via la parrucca?” chiese Embry.
“E di quando le ha rubato le scarpe per scoprire se avesse o meno le dita dei piedi?” aggiunse Jacob.
“Hey! Eravamo d’accordo! L’ho fatto io solo perché avevo perso a sasso-carta-forbici! E voi non vi siete lavati per una settimana perché credevate che così non sarebbe riuscita ad individuarvi mentre la pedinavamo!”
Strappai subito la mano da quella di Jacob.
“Ma che schifo!”
“Eravamo piccoli!” si difese lui, cercando di riprendersela.
“Una settimana, Jake! E’ disgustoso.”
“Cinque o sei giorni, non di più… e poi la Koheler ti scrutava con quei suoi occhietti penetranti… e fischiava dal naso. Giuro, piccola, era inquietante”
“E’ vero,” confermò Quil. “Fii fii. Fii fii. Era un continuo. Le adenoidi, credo.”
“E comunque non si può mai sapere, in fondo anche vampiri e lupi erano leggende,” concluse Embry.
“Ma per favore,” sbuffai, permettendo a Jake di riavvicinarsi e appoggiandomi di nuovo a lui.
“Comunque il punto è che loro, gli amici di Claire, hanno anche ragione a non essere tranquilli, quindi… E poi, sinceramente, anche se pensassi di poterli convincere non so se ci proverei.”
Embry scosse la testa.
“E vorrei anche vedere che ci provassi!”
“Per favore, Em, non stasera. Non è davvero il momento.”
“Non lo dico per prenderti per il culo, giuro. Sono serio. Guarda.”
Gesticolò davanti al viso per attirarvi l’attenzione e proseguì solo dopo che Quil ebbe alzato lo sguardo.
“Finora hai fatto quello che volevi. Semplicemente, non capisco perché non continui a farlo.”
Quil tentennò un po’ prima di rispondere, probabilmente valutando l’effettivo grado di serietà. A me sembrava abbastanza credibile.
“E se questa fosse una cosa passeggera? Se cambiassi di nuovo idea? Se… poi… me ne pentissi?”
Se poi te ne pentissi? Ma tu chi cazzo sei?”
O magari non lo era, dopotutto.
“Io non posso credere che tu voglia continuare con questa farsa anche se non sei più convinto! Non ci riuscivo nemmeno quando...”
“Non è una farsa.”
“Amico, se mai vi metterete insieme avrai quasi trent’anni!”
“Quando, non se. Quando.”
Fossi stata in Embry, non avrei discusso su questo punto. Quil il secondo ‘quando’ lo aveva aveva praticamente ringhiato.
“Vuoi rimanere vergine fino a trent’anni perché forse, forse potresti pentirtene? Forse?”
Ero così presa a fare avanti e indietro da un viso all’altro seguendo il botta e risposta che non riuscii a mascherare per niente la sorpresa a quella rivelazione – Quil era veramente vergine? Oddio, non ci avrei mai scommesso un centesimo!
Embry ovviamente ne approfittò al volo.
“Anche lei non ci può credere, renditene conto!”
“Altolà! Non tirarmi in mezzo.” Lo bloccai subito. “Per me può fare quello che vuole da qui all’eternità. Sono sorpresa solo perché pensavo l’avesse già fatto.”
“Ness, ho conosciuto Claire quando avevo sedici anni.” Mi fece notare come se quello spiegasse tutto.
Non dal mio punto di vista.
“Sedici anni sono più che sufficienti.” A scuola ne avevo parecchi esempi. "E tu ti eri già trasformato da un po’, no?”
“Non molto”
“Ma un po’. E, in fondo, sei carino. Se la smettessi di tagliarti i capelli così corti staresti anche meglio. Hai la testa un po’ squadrata e così lo sembra ancora di più.”
Non avevo ancora finito la frase che già si teneva la testa con entrambe le mani
“Non è affatto vero!”
“Quindi è solo una mia impressione che tu stia cercando di coprirti?” constatai, sarcastica.
“E’ che… Claire non vuole più fare la veterinaria, da grande, ecco. Vuole fare la parrucchiera. Dice che è più divertente. Così se mi vede con i capelli più lunghi di due millimetri pretende di tagliarmeli con la macchinetta di Sam. E io non voglio! Poi mi lascia tutti i buchi e sembro un deficiente.”
“Perché lo sei.” Commentò ovviamente Embry.
Io pensai più o meno la stessa cosa, ma lo tenni per me.
“E tu dille di no.”
“Mi dispiace, lei si diverte a usare quel dannato affare. Li tengo più corti, così lei è contenta e io evito di preoccuparmi per come mi tocca andare in giro.”
L’occhiata che lanciò alla barista fu più che sufficiente per un’ involontaria dichiarazione sul tipo di preoccupazioni.
Prima che Embry sfruttasse la cosa per qualche commento, la ragazza guardò a sua volta nella nostra direzione. Forse si era sentita osservata, forse lo avrebbe fatto comunque, fatto sta che quando i loro sguardi si incrociarono Quil smise all’istante di cercare di nascondersi. Lasciò cadere le braccia lungo i fianchi e quando raddrizzò le spalle, la camicia nera che indossava gli si tese sul petto, mettendo bene in evidenza quello che c’era sotto. E poi le sorrise. Un sorriso malizioso e pieno di sottintesi, che aveva parecchio a che vedere con quello che mi aveva rivolto TJ ma che su Quil faceva obiettivamente tutto un altro effetto.
La ragazza sembrò apprezzare molto, infatti. Anche a quella distanza intuivo che stava trattenendo il fiato. Quando, dopo un attimo, gli mandò un bacio, Quil le strizzò l’occhio, il sorriso ancora ben stabile sulle labbra.
Beh, decisamente un bel cambiamento! pensai.
E fui l’unica a farsi beccare a guardarlo quando si voltò di nuovo. Jake e Embry erano impegnatissimi tra nachos e pop corn e io… io... ops!
Beh, fingere era inutile. Ed era anche inutile continuare a fissarsi in imbarazzo per niente.
“Se invece di un lupo fossi un pavone, avresti una coda davvero notevole.”
Sempre meglio esserlo per qualcosa, no?
Mi unii alla risatina di Jacob mentre Quil mi indirizzava uno sguardo molto poco amichevole, le orecchie scarlatte.
Embry invece passò subito al sodo.
“Tracy è molto carina. E, indovina un po,’ ho indagato: pare che abbia un debole per i deficienti dal cranio squadrato.”
Io e Jake continuammo a ridere mentre Quil sfoderava il repertorio base di imprecazioni.
“Le dirò di piantarla con la macchinetta, ok? Contento ora?”
“No, ma è un passo avanti. Il secondo è andare da Tracy a chiederle se vuole un passaggio a casa, stasera.”
“No.”
“Pensaci bene, amico. Otto anni sono lunghi… solitari… freddi.”
“Io non mi sento solo e di sicuro non ho freddo,” sbuffò Quil, impaziente.
“Ma Claire tra otto anni ne avrà diciassette,” mi inserii, calcolando la cosa solo in quel momento. “Chi ti dice che lei, a diciassette anni, sia ancora…”
Ok, a giudicare dallo sguardo era meglio non completare la frase.
“Ehm…riformulo?”
“Meglio,” concordò Jake alle mie spalle.
“Sicuramente Claire rimarrà pura e illibata fino a quarantacinque anni, però…”
“Otto anni è indicativo, no?” sbuffò lui. “Magari saranno sette, io ne avrò ventinove e lei sedici.”
“In classe con me ci sono ragazze che lo hanno già fatto,” lo informai, pratica.
Si girarono tutti e tre contemporaneamente verso Asia, neanche li avessero tirati per un filo attaccato in mezzo alla fronte. Quando tornarono a guardare me, dei bei punti di domanda disegnati in faccia, scossi la testa.
“Non crederete davvero che ve lo dica!”
Em fu ovviamente il primo a cominciare.
“Secondo me è un si.”
“Secondo me no.”
“Non mettertici anche tu, Jake,” protestai. “Non ho intenzione di fare il vostro gioco.”
“E’ un si.” Ribadì Embry “Altrimenti avrebbe detto subito di no.”
“E’ un non sono fatti tuoi.”
Quil era troppo preso a non guardare verso il bar per rispondere e Jake, dopo un’occhiataccia, se n’era chiamato fuori alzando le mani. Toccò di nuovo a Em. Lui era abbastanza indiscreto da poter continuare a insistere fino alla fine dei tempi.
“Dai, dimmelo, tanto lo verrò a sapere comunque, prima o poi.”
“E allora perché continui?”
“Perché lo voglio sapere ora, ovvio.”
“Spiacente, dovrai aspettare che lo scopra Seth. Non sarò certo io a dirtelo.”
“Quindi è un no,” decise.
“Mi stai sfinendo, Em.” Sospirai esasperata “Non te lo dico. Né ora, né tra mezz’ora né tra un anno. Adesso, puoi tornare a stressare lui?”
Indicai Quil, che ovviamente si accorse all’improvviso di quanto fosse interessante la nostra discussione.
“Anche secondo me è un sì” esclamò, annuendo.
“Non ci crede nessuno che tu sia interessato alla cosa,” gli feci notare.
“Invece si!” si difese.
“Ma piantala!”, sbuffò Embry, dandomi ragione. Cosa che ovviamente fece infuriare Quil.
“Perché ti arrendi subito con lei e invece continui a perseguitare me?”
“Perché lo facevo solo per darle fastidio. Dai, guardala,” disse, accennando ad Asia. “È chiaro che è un si”
“Ma non è vero!” esclamai.
In realtà praticamente glielo urlai in faccia… prima di rendermi conto che era esattamente quello che aspettava.
“Tu!” lo accusai, con tanto di dito puntato. “Tu sei una merda!”
Peccato che alla fine della frase stessi già ridendo con lui.
“Ti odio,” cercai di protestare ancora, inutilmente.
“E anche te,” aggiunsi divincolandomi quando Jake, ridendo anche lui, mi abbracciò più stretta.
“E tu, invece…” continuai poi, girandomi verso Quil.
“Ma io non ti ho fatto niente! Non ero d’accordo, giuro.”
“Ridi, e tanto basta. Scommetto cento dollari che non ti filerai Claire di striscio prima dei diciotto anni.”
La mano che gli porgevo venne schiaffeggiata al mittente.
“Posso scommettere su ‘mai’?” chiese invece Embry, che per una scommessina era sempre disponibile.
“Perché no? Il tempo non ci manca,” risposi. “Jake, tagli tu?”
“Mi devi ancora i quaranta di quella di due giorni fa.”
“Io?”
“No, sciocca, lui.”
“E’ vero, ma non avevo voglia di fermarmi a ritirare e ne ho dietro solo dieci. Li vuoi come acconto?”
“Come fai a pagare tutto quello che hai bevuto con soli dieci dollari?” mi inserii.
“Hai ragione. Offri tu?”
“Io?” ripetei. “Perché dovrei? E poi, non ti vergogni a far pagare una ragazza per te?”
“Mica usciamo insieme. E poi, questa non è la tua festa?”
“E’ la tua festa?” esclamò Lucy arrivando in quel momento alle mie spalle insieme alla sua amica.  “Non lo sapevo! Kevin non mi ha avvertita.”
Prima che potessi negare e spiegare che era solo Embry che cercava di andare a scrocco, mi strinse le braccia al collo e mi diede un bel bacio sulla guancia.
“Auguri, bella!”
Poi mi prese per mano.
“Dai, andiamo a ballare. Festeggiamo.”
Jake fece gesto di alzarsi ma venne spinto di nuovo a sedere.
“No, tu no, Jacob. Solo donne.”
“Ma…”
“Niente ma,” Mi bloccò. Il fatto che fosse la mia festa non mi accordava il privilegio di scegliere, evidentemente. “Piuttosto, ricordami come si chiama la tua amica.”
“Asia.”
“Giusto. Vado a recuperare lei e Rachel, tu aspetta qui,” disse e si allontanò di nuovo, trascinandosi dietro la sua amica.
Quil si alzò a sua volta, vuotò il suo bicchiere e lo riappoggiò sul tavolo, scavalcando la panca.
“Vado anche io.”
“Da Tracy?” chiese Embry, speranzoso.
“No, a casa.”
“E dai, rimani. Ormai sei qui!”
“Non posso. Qualcuno mi ha chiesto di fare cambio di turno - perché tanto io non ho niente da fare – e così domani, che è sabato, mi tocca la prima ronda del mattino.”
Em ridacchiò e si accomodò meglio sulla panca.
“Sogni d’oro, amico.”
“… grazie?”
“Prego, figurati. E tranquillo, ti copro io con Tracy.”
Quil sbuffò.
“Non voglio che tu mi copra perché non voglio niente da lei. Mi sono spiegato?”
A suo favore va detto che non guardò verso il bancone alle sue spalle. Diede giusto una sbirciatina veloce, ecco.
Em scosse la testa, disgustato.
“Finché ti teneva in gabbia, l’imprinting non aveva nessun difetto, ora che ti lascia un po’ più libero – un po’ più libero, Dio non voglia tu lo sia del tutto – allora non funziona più bene come prima.”
“E’ vero,” mi inserii. “Se parti dal presupposto che l’imprinting sia indiscutibile allora dagli retta e prenditi i tuoi spazi. In fondo Claire ha bisogno di cavarsela da sola.”
“Ma davvero?” sorrise.
“Evita il sarcasmo. Deve imparare a non dipendere da te. Voglio dire, se foste stati eschimesi e aveste vissuto in un igloo in mezzo al nulla tu, lei, sua madre, suo padre e un orso polare, le cose sarebbero andate diversamente. Lei avrebbe avuto solo te quindi… Ma viviamo nello stato di Washington, ci sono qualcosa come sei milioni e mezzo di persone e…”
“O se fosse stata te.”
L’interruzione di Embry mi colpì come una bella sberla dietro la nuca. Sciaff!
“Come?”
Lo chiesi in automatico, in realtà avevo capito benissimo. Senza volerlo avevo descritto me stessa. Ultimi mesi a parte, ero cresciuta in mezzo al nulla. Io, mamma, papà… e zio Emmett, che poteva tranquillamente sostituire l’orso.
E Jake. Jake era stato il mio tutto.
Gli lanciai uno sguardo. Accarezzava piano il mio avambraccio con le nocche e non sollevò la testa.  Forse non voleva essere ringraziato?
Lasciai perdere, per il momento, ma avrei dovuto trovare comunque il modo di farlo. Più tardi magari, quando fossimo stati soli. Era una cosa troppo importante per fare finta di niente. Lui era troppo importante. Ancora molto vicino ad essere tutto, volendo essere sinceri.
“Se Claire fosse stata te,” ripetè Embry, distraendomi da me stessa.
“Ah. Ah. Divertente.”
“Io non sto scherzando.”
 “E io voglio essere lasciata fuori dalle vostre beghe da imprinting.”
Ok, forse mi era uscito un po’ troppo secco perché nemmeno Em rise.
“Eccoci,” trillò Lucy alle mie spalle. “Ci abbiamo messo un po’ a convincere Seth che non lo volevamo con noi.”
Nemmeno ad Asia era stato concesso di scegliere, dunque. Mi voltai verso di lei già pronta a sorridere, ma era impegnata a guardare la mano di Jake fare su e giù sul mio braccio.
Oh, no! Non di nuovo!
Saltai subito in piedi, rompendo il contatto.
“Eccomi!”
Le altre iniziarono ad avviarsi e ne approfittai. Battei il dito sull’orologio di Jake
“Un quarto d’ora,” dissi con un sorriso. “Poi scappiamo, d’accordo?”
“Certo… certo,” annuì
Continuava a non guardarmi, però e ricominciai a preoccuparmi… e ad arrabbiarmi. Che cavolo era venuto in mente anche a Embry, porca miseria! Fare un paragone del genere. Non poteva starsene zitto? Ad averlo saputo prima avrei scelto l’opzione Winning ways.
Ormai però non potevo che raggiungere le altre.
Un quarto d’ora - mi stavo ripetendo quando arrivai sulla pista. Solo un quarto d’ora.

* * *

Avanti, sentiamo, chi si aspettava un nuovo capitolo? Chi? E dire che ve l'avevo promesso. Gente di poca fede! XD
Passo subito ai ringraziamenti perchè, per fortuna vostra, ho troppa voglia di pubblicare per mettermi a cincischiare e a parlarmi addosso.
Grazie al Bracchetto (aka
Abraxas) per il betaggio di un capitolo infinito, per le duemila volte in cui ha risposto senza mandarmi a cagare alle mie domande paranoiche - E' credibile? Sei sicuro che sia credibile? Sicuro, sicuro? Ma proprio sicuro, sicuro, sicuro? - ma soprattutto per la Signorina Koheler. (Se ancora non la conoscete: Chi ha paura delle streghe?). Ci sarà sicuramente qualco'altro di cui ti devo ringraziare, Brac, al momento sono cotta e non me lo ricordo. Grazie <3 <3 <3 (Ah! Embry ti ringrazia per la Civic XD)
Grazie anche a tutti quelli che hanno risposto 'Io!' alla domanda di prima. Cavolo, la speranza è proprio l'ultima a morire, eh? XD
E alla fine, come sempre, grazie a chi vorrà lasciarmi un commento :)
Un bacione
L8


Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=558373