Opening Ragnarok

di Elos
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo. Ouverture 1812 ***
Capitolo 2: *** claddagh ***
Capitolo 3: *** edge end ***
Capitolo 4: *** finder ***
Capitolo 5: *** zugzwang ***
Capitolo 6: *** millennium bug ***
Capitolo 7: *** innocence ***
Capitolo 8: *** epilogo. Requiem 1921 ***



Capitolo 1
*** prologo. Ouverture 1812 ***


prologo. Ouverture 1812 - Pyotr Ilyich Tchaikovsky
everybody has their story to tell - tutti hanno una loro storia da raccontare
(V for Vendetta)



Non era che pioggia, dopotutto.

Il rumore improvviso di carta strappata, sovrapposto al tamburellare dell'acqua sui vetri, l'aveva distratta.
- Aaaah! - Gemette Johnny lamentosamente, esasperato: - Sono troppo preoccupato, non riesco a leggere per niente! -
Tutta quella pioggia scivolava piano piano sulle finestre, disegnando righe pesanti che non lasciavano filtrare il cielo attraverso.
- La pioggia... - Bisbigliò. - … non smette proprio, eh. -
- E... eh, già! - Johnny le si era fatto un soffio più vicino attraverso il divano, tirandosi le ginocchia verso il petto. Sembrava infelice, avvilito, stanco. - Io odio la pioggia. Mi rende inquieto. -
- Sì... -
Quel tamburellare lieve di gocce sul vetro faceva eco al ticchettio della pendola. Tic tac, tic tac, tic tac, e pareva stessero scandendo un conto alla rovescia.
Sarà giorno. Pensò Linalee. Sarà giorno tra pochissimo, e poi sarà tutto come prima.
Doveva pensare solo a quello. Sarebbe stato giorno, e loro erano ancora vivi, tutti - o quasi - e Allen sarebbe tornato prima dell'alba.

- Restiamo svegli finché Allen non torna, eh, Linalee! -
- Sì! -
Perché non erano passate che poche ore da quando avevano scherzato tutti e tre sul ponte della nave, e a lei era sembrato che ne valesse la pena di far tutto quello - il trasloco, i gate, Londra e l'acquazzone - anche solo per riderne insieme.
Doveva essere ancora così almeno per un altro po'. Non sarebbe stato giusto, altrimenti.


Si era svegliata con la sensazione appiccicosa e ruvida dell'essersi addormentata con tutti i vestiti addosso come incollata alla pelle. Le faceva male il collo per averlo tenuto fino a quel momento incastrato contro la spalla di qualcuno - Johnny - e aveva freddo.
Su quel freddo qualcuno stava appoggiando una coperta.
Batté le palpebre, cercando di mettere a fuoco la persona in ombra, e schizzò a sedere come una molla nel riconoscerla:
- Allen! -
La stella rossa sulla fronte, quella della maledizione, lasciava colare la sua linea di disegno sulla pelle incolore e, una volta di più, Linalee pensò che assomigliava a sangue.
Timcampi gli svolazzava attorno al capo, una chiazza gialla anche nella penombra.
- Oh! -Il ragazzo le sorrise, colto alla sprovvista, reggendo la coperta con una mano sola.
Waaah! Mi sono addormentata!
- Mio fratello e gli altri? -
Allen le rispose, gentile, tenendo bassa la voce mentre finiva di sistemare la coperta addosso a loro due e si sedeva a sua volta:
- Stanno ancora parlando. Linalee, se ti agiti così sveglierai Johnny! -
Johnny scelse proprio quel momento per ricordarle la sua presenza, tra l'altro, afflosciandolesi addosso come un sacco di stracci e riprendendo a russare piano contro la sua schiena. Linalee guardò prima lui e poi Allen, di nuovo, accorgendosi solo in quel momento di una cosa alla quale prima non aveva badato:
- M... ma hai la faccia gonfia? -
Il ragazzo parve in imbarazzo.
- Il maestro mi ha picchiato. - Ridacchiò.
- Stai bene? -
Allen tacque per un istante di troppo, prima di sorridere ancora e assentire:
- Sì. -
Sorrideva con lo sguardo perso nel vuoto e con una faccia da adulto che non andava bene, pensò Linalee, che non era giusta. Tra tante cose sbagliate quella era forse la più sbagliata di tutte.
Allen si appoggiò allo schienale del divano, sistemandosi più comodamente, ma poi la guardò e sorrise.
- Non è successo niente. - Disse.


Il giorno dopo Linalee aprì gli occhi poco dopo l'alba e Allen non era con loro sul divano - anche se si era addormentato accanto a lei e prima di lei - e anche Timcampi era sparito.
Komui venne a dirle dopo un po' che Marian Cross non c'era più, era scomparso, forse era morto. Avevano trovato la sua maschera rotta e tanto sangue vicino alla finestra, e Allen aveva di nuovo la sua faccia sbagliata da adulto.
E poi c'era quella storia - il Quattordicesimo - che era come far filtrare l'incubo nel bambino dei sogni.

Tutto quello che doveva essere, loro, ridere e gli altri, stare bene e stare insieme, sarebbe durato ancora per un po', dopo: ma Linalee avrebbe ripensato a quella notte, mentre il suo cuore spariva tra le mani del Noah, come all'ultimo momento prima della fine.





Note della storia: Questa storia si è classificata prima al concorso Distopie - Futuro Alternativo - Versione Multifandom indetto da Rota. Sto ancora cercando d'assimilare il fatto strabiliante.
Scopo del concorso era scrivere una storia ispirandosi nei temi ad una tra le più celebri distopie nella storia della letteratura: ed io ho optato per 1984, di George Orwell, e per Fahreneit 451, di Ray Bradbury.
Il titolo è legato, ovviamente, al primo volume di D.Gray-Man (intitolato Opening, così come la Prima Notte). La scelta della parola Ragnarok al posto del più probabile Armageddon di derivazione cristiano-escatologica è dovuto a una scelta precisa di Katsura Hoshino: il termine viene adoperato numerose volte dai Noah all'interno del manga. Opening sta in italiano per apertura, ma anche celebrazione d'inizio, avvento, cominciamento.
La traslitterazione dei nomi è data dalle scelte della traduzione italiana, e così la conservazione dei modi di dire, degli epiteti ed altro sul genere.
E' la prima volta che scrivo qualcosa di serio su D.Gray-Man (Cinque passi non è serio xD), per cui vi prego di essere inclementi e di colpire basso e a fondo.

Ancora tutte le mie congratulazioni per i risultati a Red Diablo (che ha già pubblicato la sua tristissima All Angels are Equal (but Some Angels are More Equal than Others), a Yu_Kanda e ad HermioneForever92, le altre partecipanti; i ringraziamenti vanno alla giudiciA Rota che ha dimostrato tanta santa pazienza e ondate di gentilezza. Grazie.


Note del capitolo: I dialoghi e la scena sono stati tratti dalla Centocinquantasettesima Notte (Volume 16, edizione italiana).
La scelta di titoli stranieri per i capitoli non è legata ad un'improvvisa esterofilia, ma ad una specie di sfida personale nella ricerca di parole che fossero contenute all'interno della traduzione italiana del manga o che appartenessero non tradotte alla lingua comune italiana.
L'Ouverture è il brano musicale d'apertura alle opere liriche: ho scelto l'Ouverture 1812, di Piotr Ill'ic Tchaicovskij, perché è il pezzo più significativo della colonna sonora di V per Vendetta, il meraviglioso film tratto dall'omonimo fumetto di Alan Moore (al quale ho rubato la citazione del capitolo): e che è uno splendido esempio di distopia politica, sociale e culturale.

Potete trovare il brano su YouTube qui. Tra quelli che ho scelto per i vari capitoli è l'unico pezzo che non si sposa per niente con la storia. xD Cioè, ad ascoltarlo mentre si legge è quasi inquietante!

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Capitolo 2
*** claddagh ***


1. claddagh
We are forsaken, we're the last of our kind - Noi siamo stati abbandonati, noi siamo gli ultimi della nostra specie.
(Within Temptation - Forsaken)



- Deve essere lì in mezzo. -
- Quale parte di c'è una piazza piena di mocciosi non è suonata chiara la prima volta che l'ho detta? Saranno un centinaio ed è pieno di banchi e tende, non abbiamo idea di dove sia quello che c'è scappato! -
- Ma non vedi niente di strano? -
- Oltre a un'orda di bambini che urlano, strillano, strepitano e corrono in tondo? No, direi di no. - E poi, lasciandosi sfuggire un mugolio preoccupato alla vista della venetta pulsante sulla fronte del compagno e praticamente supplicando all'interno del ricevitore: - Non potreste proprio sbrigarvi ad arrivare, Marie? Kanda vuole saltare lì in mezzo. -
- Trattienilo! -
Il diretto interessato gli rivolge un'occhiata poco meno che omicida, prima di ringhiare e sporgere una mano, afferrandolo per la collottola:
- Piantatela, l'ho visto! -
- Hai visto cosaaaaaaargh...! -
Timothy ci ha provato a trattenere l'urlo, davvero, intanto perché strillare come una femminuccia di fronte a Kanda è un'umiliazione di troppo rispetto a quelle che si sente disposto a tollerare, e poi perché è stato strattonato per il colletto della camicia e al momento si trova a corto di fiato, non è che ne abbia da sprecare gridando; però quando è stato tirato di peso giù dal tetto e si è sentito precipitare non ha potuto proprio farne a meno, gli è scappato. Si suppone sia una reazione naturale, no?
Atterra ai bordi della piazza con un tonfo pesante ed uno scricchiolio di giunture sotto sforzo. Si raddrizza, pregando che ginocchia, caviglia, anche, sia tutto a posto lì dentro, giusto in tempo per vedere Kanda planare senza far nemmeno rumore e scattare a correre attraverso la folla rumorosa e colorata.
Si concede esattamente tre secondi di tempo per imprecare al suo indirizzo, soffocando il sentimento d'invidia astiosa che gli nasce dritto dritto dal fondo dello stomaco, prima di scattare al suo inseguimento:
- Aspetta...! -
Kanda, ovviamente, neanche finge di averlo ascoltato.

Quattrocento metri.
Kanda salta a piè pari un moccioso con indosso un orrido vestito da festa, che alza la testa e lo fissa ad occhi sgranati
Duecentocinquanta, duecento.
Schizza a destra - Timothy se l'è lasciato alle spalle, adesso, troppo lontano per poterlo vedere in mezzo a tutta quella gente - e taglia attraverso la folla. Si aprono davanti a lui come un'onda molle, forse perché il cappotto nero e la spada li intimoriscono, forse perché hanno riconosciuto la Rose Cross e non è mai bene starle in mezzo ai piedi, questo lo sanno anche i bambini. Gli permettono di raggiungere il vicolo prima che il barlume di rosso scompaia oltre l'angolo.
Cinquanta metri.
E stop.

Dal fondo della stradina Lavi gli rivolge un allegro cenno di saluto, sorridendo un po' trasognato e un po' ghignante, e proprio in quel momento, con un tempismo a dir poco pessimo, il golem di Kanda giunge dalla piazza in un frullo d'ali. Con un sibilo, Kanda allunga una mano e inchioda il golem tra il palmo e il muro, avendo cura di schiacciare per bene l'occhio sotto le dita.
Quando rialza la testa, Lavi è sparito da qualche parte - non sa bene dove e non vuole sapere - e la strada è deserta.
Timothy gli si ferma alle spalle, raggiungendolo e ansando, trafelato:
- Dove... dov'è? - Ansima: - Dov'è l'Innocence, Kanda?-
Rosso. Sorriso. Rosso, sorriso, perso, rosso, perso, sorriso. Kanda allenta la stretta attorno al golem e questo si solleva in volo, agitando le ali in un frullare piuttosto frenetico. Lo degna della propria attenzione giusto il tempo necessario a controllare che non sia danneggiato, prima di affermare placidamente:
- Mi è scappata. -

- - -



Negli ultimi cinque anni Galway si è allargata notevolmente. Kanda c'era già stato, un'altra volta - altro tempo, altra storia - ma all'epoca era una piccola cittadina e niente di più. Ne conserva un ricordo di freddo ed umido, salato, ed un'impressione di palazzi colorati e vento azzurro.
Durante il Ragnarok Dublino è stata trasformata in una distesa di qualche cosa nero e piatto come vetro polveroso. I profughi - i sopravvissuti - si sono allontanati verso ovest. Galway ha prosperato di riflesso. Non sa più di azzurro, adesso, ed è molto più grigia, affollata, rumorosa. In compenso l'odor di mare è rimasto. Gli Esorcisti hanno preso delle stanze in una locanda che dà quasi sulla baia, c'è solo una stradina sottile a separarli dal porto, e il vento di notte si trascina dietro una cappa fresca e salata.
Ha lasciato la finestra aperta per risparmiarsi di doversi alzare durante la notte: un'altra cosa che è rimasta intatta a Galway è il freddo bagnato e denso che si appiccica alla pelle ed alle ossa, ed il pensiero di dover abbandonare le coperte per arrancare semisvestito attraverso la stanza gelida proprio non lo alletta.
Non si gira quando sente cigolare la finestra sui cardini: tutta fatica inutile, intanto, e poi se lo guardasse in faccia gli verrebbe da urlargli contro insulti e picchiargli qualcosa - l'elsa di Mugen, ad esempio, o anche il comodino, perché no? - contro la testa dura e vuota che si ritrova.
- Ciao, Yu. -
Il peso di un'altra persona affossa tutto ad un tratto il materasso. Kanda mugugna scocciato e si sposta un soffio più in là, cercando di riottenere quel tanto di spazio necessario a non essere toccato.
- Sei un idiota. - Ringhia piano.
La voce dolce e malinconica di Lavi si piega nell'ennesimo, infinito sogghigno:
- Anche io ti voglio bene, Yu. -
- C'era il golem, stamattina, cretino di un coniglio. Ti si è tappato anche l'altro occhio o sei diventato ancora più imbecille tutto insieme? -
Parlano pianissimo: una stanza più in là c'è Timothy, due stanze più in là i finder, fuori dalla porta il golem - Kanda l'ha chiuso in corridoio per andare sul sicuro - e tutti quelli che passano sono potenziali delatori. La cameriera che ha portato le coperte e le candele, la gente per le strade, anche i bambini del mattino. Tutti possono vedere e raccontare.
- Contavo che tu fossi più veloce di quel coso. - Replica Lavi allegramente. Kanda, che gli dà ancora le spalle, lo sente scalciare per levarsi gli stivali ed armeggiare alla cieca per togliersi il cappotto, e poi emettere un sospiro soddisfatto prima di buttargli un braccio oltre il fianco, appoggiandoglisi addosso pesantemente e seppellendo la faccia tra i suoi capelli.
Kanda si irrigidisce, inorridito.
Adesso lo ammazzo. Adesso mi volto e lo ammazzo sul serio.
- Yu...? - Bisbiglia Lavi, come ignaro del pericolo e della cappa oscura che si addensa quasi palpabile sulla testa di un Kanda molto prossimo ad inferocirsi. - Ho trovato Allen. -
L'altro ci mette un po' a realizzare il significato di quelle tre parole; e, quando finalmente riesce ad afferrarle, a trattenerle, a metterle a fuoco, tutto quel che gli esce è un:
- Mh. -
Lavi si tira su, appoggiandosi al braccio che gli ha buttato addosso, per cercare di sbirciare oltre la sua spalla e guardarlo in faccia. I suoi capelli gli fanno il solletico, scorrendogli sulla faccia come dita evanescenti, e Kanda sbuffa scocciato.
- Yuuuuu? Mi hai sentito? Ho trovato Allen. A-ll-en. - Scandisce, divertito. - Allen. -
- Ti ho sentito. Sta' zitto. -
Abbassa la voce, gli vorrebbe dire, c'è il golem fuori dalla porta. Non so cosa gli abbiano fatto, quanto ci abbiano messo le mani sopra, e non voglio rischiare di scoprirlo nel peggiore dei modi.
Quasi gli abbia letto nel pensiero - o più probabilmente per il puro e semplice piacere di infastidirlo - Lavi si china per bisbigliargli dritto nell'orecchio:
- Vuoi vederlo? -
- Non me ne frega niente. -
La risata di Lavi, da quella inesistente distanza, è una scarica di fiato caldo che gli scorre sul lobo e gli tamburella sulla gola:
- Sai, Yu? Credo che questa sia la frase che ti ho sentito dire più spesso. Ti potrebbe fare da epitaffio, non me ne frega niente, e sotto io ci potrei scrivere a grosse lettere bugiardo. -
Kanda si decide a girarsi, finalmente, per aver modo di assestargli quel pugno nello stomaco che è dal mattino che sta implorando di essere tirato. Colto di sorpresa, Lavi si piega in due tossendo e piagnucola un po':
- Ma che ti ho fatto, Yuuuu? Io vengo qui e ti porto buone notizie e tu mi colpisci? -
- Quali buone notizie? -
- Aaaallen. A-ll... -
Kanda gli caccia una mano sulla bocca per ammutolirlo, gettando un'occhiata sospettosa alla porta:
- Ho capito. Ho capito e sta' zitto, miseria. -
Lavi approfitta del suo momento di distrazione per buttargli nuovamente il braccio oltre il fianco, abbracciandolo a tradimento. Ancora più a tradimento, in un colpo basso, a Kanda arriva una zaffata del suo odore - sa di menta e di cannella - che per un attimo sembra riportarlo indietro di anni.

C'è una stanza dal pavimento di sabbia che attutisce le cadute, e un ragazzo-bambino dai capelli bianchi che lo guarda da terra, ansimando insoddisfatto:
- Alla spada non ti batte nessuno. -
- Ovvio. Bene, adesso ti radiamo a zero. -
Non l'avrebbe mai ammesso, mai, neanche sotto tortura, neanche in punto di morte, ma il bambino non gli dispiaceva.
Lavi aveva riso come un pazzo a vedere le loro facce gonfie di lividi, e quella era stata una delle ultime volte che l'aveva sentito ridere così: perché poi c'era stata quella parola,
Quattordicesimo, che fino a quel giorno era stata un numero e niente più, e dopo invece era diventata troppo.

Si accorge a malapena che Lavi ha ricominciato a parlare, mentre la sua testa divagava, e nel frattempo ha approfittato della sua distrazione per avvolgerglisi addosso un altro po':
- E' già nato il bimbo di Miranda, comunque? -
- No. - Replica Kanda, bruscamente. E poi, con una punta d'astio che non riesce a mimetizzare e che lo spinge a dare anche informazioni non esplicitamente richieste: - L'hanno mandata in missione a Genova. -
Lavi sembra prendere la notizia con filosofia:
- Lo immaginavo. Siete rimasti in troppo pochi per mettervi in maternità, eh? -
L'hai trovato davvero, Allen? Glielo vorrebbe chiedere. Dove l'hai trovato? Ha un mammoletta che rimbalza sordamente da una parte all'altra nella sua testa, ma suona interrogativo come non dovrebbe essere: mammoletta?, perché c'è un Quattordicesimo a fargli eco.
Consente a Lavi di sistemarsi con un sospiro beato con la fronte contro la sua clavicola, e si fa un po' più in là, con malgarbo, per permettergli di distendere le gambe lunghe.
- Yu? Ti scoccia che ti abbia portato via l'Innocence, oggi? -
- No. -
E' la verità. La verità è un no, non mi interessa. La verità è che se fosse successo solo cinque anni prima l'avrebbe sventrato a mani nude per avergli fatto un dispetto del genere, solo che adesso non è un dispetto, è una guerra, e lui quasi lo capisce per questo.
La verità è che sta dividendo il proprio calore con quello che dovrebbe essere Bookman, il Bookman, e che invece lo è stato per soli due mesi: sessantasette giorni, per la precisione, il tempo intercorso tra l'uccisione di Bookman, il primo che Kanda abbia conosciuto, il vecchietto con gli occhi cerchiati di nero, il codino vaporoso e le sue fetide sigarette che odoravano di speziato, e la sua fuga, dopo la morte di Komui - quella di Linalee.
Il pensiero è una fitta che lo attraversa tra lo stomaco e i polmoni, nel punto esatto in cui filtra anche il profumo di menta e cannella che si spande addosso a Lavi.
Linalee.
Komui è dolore come per un braccio amputato, come per l'addome squarciato - lui l'ha sperimentato più e più volte, sa benissimo cosa e quanto si prova ad avere le interiora fuori dal proprio corpo - ma Linalee è ancora oltre.
Il Ragnarok ha seminato morte ovunque. Il Ragnarok è venuto dopo il Quattordicesimo a chiudere un'epoca: quella degli esorcisti, dell'Ordine Oscuro, della Rose Cross che proteggeva e salvava e dei Corvi come un'ombra e niente più, lontana, minacciosa ma irreale. Sembra che tutto quello che ha avuto importanza prima, il Conte del Millennio e gli Akuma e i Noah, e la lotta, lo scontro e l'Innocence, adesso sia come un fondale sul quale si staglia una guerra diversa.
La nuova guerra a Kanda non piace, perché non può usare Mugen per tagliare i suoi nemici.
Nella nuova guerra non c'è un Bookman: per la prima volta da generazioni, da un numero inconcepibile di anni, secoli, millenni, manca un Bookman all'umanità. Bookman jr. non esiste più, ed è rimasto solo Lavi, il suo log.
- Adesso che ci penso... - Bisbiglia Lavi, sogghignando ancora e ancora e infilando la mano sotto le coperte per potergliela poggiare a palmo aperto sulla schiena. - … avrei potuto portarti un anello da Claddagh in cambio dell'Innocence. Ci sono passato per arrivare qui. -
Una sezione del cervello di Kanda mugugna infastidita - in quale universo alternativo è previsto che gli interessi una qualunque diavolo di cosa sia Claddagh, e che diamine c'entra un anello, ora? - ma un'altra sezione registra senza riuscire a provare neanche una goccia di fastidio che Lavi ha le mani calde come le avesse tenute fino a questo momento sopra a una stufa.
Diviso tra le due tentazioni contrastanti di picchiarlo e di lasciarlo stare, si limita a spegnersi la testa, molto semplicemente, concedendo a sé stesso e a Lavi qualche ora di tregua. L'ultima cosa che sente prima di smettere del tutto di pensare è l'ex Bookman che gli promette sornione, sprofondandogli con la testa contro una spalla:
- La prossima volta te ne porto uno. -





Note del capitolo: Per sapere cos'è un anello di Claddagh si può andare qui. Lo so anche io che nessuno è sicuro che il nome originario del villaggio fosse proprio Claddagh, però mi risultava utile supporlo ai fini del discorso e quindi ne ho approfittato. E, uh, l'ho anche riportato così com'è all'interno del mondo di D.Gray-Man: mi sembrava abbastanza coerente con l'ambientazione.

Invece, Forseken dei Within Temptation la potete ascoltare qui.

I dialoghi e la scena del pezzo in corsivo sono tratti da quell'adorabile cosa che è la Centosessantottesima notte (Volume 17, edizione italiana).

Una precisazione terra-terra: si aggiorna tutte le domeniche, e i capitoli sono sei più il prologo ed un epilogo, per cui - contando la mia assenza a fine luglio - per il 22 Agosto, salvo imprevisti, la storia dovrebbe essere pubblicata interamente.


Un grazie a tutti coloro che hanno recensito, a chi ha inserito questa storia tra le preferite, le seguite e le ricordate, a chi ha letto.

Rota: Grazie davvero! *____* Linalee mi piace da morire come personaggio: è, tra l'altro, una delle desolantemente poche donne dell'Ordine - che mi piacciono tutte - ed è quella che più prende parte alle battaglie. Ancora grazie, grazie, grazie, per il meraviglioso concorso e per l'apprezzamento. Sono felice che ti sia piaciuta.

wari: Pensa che io ho cominciato a comprarli praticamente per caso. O_O Avevo letto un paio di storie su EFP e la copertina del numero tre mi era piaciuta da morire, così sono zompettata a comperare e... wow! Sono felicissima di averlo fatto!
Debbo dire che io adoro certi scontri - quello del numero 9 tra il Livello Tre ed Allen, ad esempio, meglio ancora il primo scontro con il Livello Quattro all'interno dell'Ordine - e mi piacciono praticamente tutti i poteri: sono un miscuglio di topico ed originale, e li trovo adattissimi ai personaggi di riferimento. E poi è un fumetto steampunk! Non ne trovo mai che mi piacciano, miseria, per cui in questo caso per me era da acchiapparsi al volo e portarsi a casa!
Come si fa a non adorare Tyki Mikk? *.* E' meravigliosamente contorto ed è troppo bello per essere vero, per cui occupa i primi posti delle mie preferenze.
Sì, Linalee ha ancora i capelli corti in quel capitolo. Io ho vaghissime antipatie per 1984, legate soprattutto al fatto che detesto rileggere gli ultimi capitoli, mi dà la nausea, ma Fahreneit 451 mi è sempre piaciuto. L'idea di queste persone che diventano libri... aaaaaah! Non riesco a pensarci senza sciogliermi.
Ti ringrazio moltissimo per i complimenti, spero che la storia continui a piacerti e non ti deluda!

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Capitolo 3
*** edge end ***


2. edge end
this is for long-forgotten light at the end of the world - questa è una luce a lungo dimenticata alla fine del mondo
(Nightwish - Forsaken)



L'hanno trasportato indietro, il corpo di Tiedoll, che sembra non abbia addosso neanche un graffio. Invece gli manca il cuore, si dice per un attimo, e poi: gliel'hanno portato via. Sa chi è stato anche se non l'ha visto, e per un attimo pensa che lo andrà a cercare - li andrà a cercare - adesso, subito: li andrà a cercare e li farà a pezzi, quelli che hanno svuotato quel corpo, e Mugen che affonda loro dentro e taglia e taglia più a fondo che può sarà tutto quello che Kanda potrà dire o fare sulla morte di Tiedoll.
Ma poi cominciano ad arrivare anche gli altri corpi: qualcuno da Parigi, qualcuno dalla Germania. Sulle coste del Giappone c'è stata una strage di finder.
Il giorno dell'Apocalisse è arrivato: non c'è nessuno squillo di trombe a preannunciarlo, solo una giornata limpida di sole come tutte le altre, ma loro lo sanno che quella è la fine, il Ragnarok, la battaglia che sancisce la fine delle cose così come sono state finora.
Con gli altri arriva il corpo di Aleister Crowley III. Kanda lo riconosce a stento, quello, perché non è rimasto più molto che si possa riconoscere, una faccia, un'espressione, ed è solo una qualche cosa contorta e spezzata. Sono stati i gemelli. Aleister li ha feriti - molto feriti - ma pare siano ancora vivi.
Crowley muore prima di arrivare in infermeria. Non ci sono Lavi né Allen, con lui, che continua a chiamare qualcuno incessantemente, ossessivamente, sempre più piano, sempre più convinto, finché il nome,
Eliade, non gli si spezza in gola.
Lavi e Allen sono ancora fuori. Hanno respinto la prima orda - tanti tanti tanti tanti
tanti - ma sembra che quella lunghissima giornata sia appena iniziata.
Tra tutti quei corpi Kanda si aspetta di trovarci da un momento all'altro quello di qualcuno di
loro - Marie, ad esempio, quand'è stata l'ultima volta che l'ha visto? Lavi sta bene, Lavi? - e tutto ad un tratto ogni cosa, vendetta, Akuma, vittoria, sembra meno importante del pensiero di assicurarsi che tutto sia a posto.
Tiedoll è - fa male - morto. Loro forse no.

Ad ogni modo prima della fine della giornata lo ottiene un cadavere in cambio di quello di Tiedoll, e il meglio è che a prenderlo sono lui e Lavi. Non è proprio il cadavere che desidererebbero - non quello che ha ucciso Tiedoll, non quelli che hanno ucciso Crowley - però è una di loro,
Noah, ed è la donna con i capelli neri e corti, che continua a cercare di cambiare forma anche mentre Mugen le taglia la testa - il corpo bruciato, riarso, carbonizzato, l'odore delle fiamme attorno a Lavi è asfissiante - e loro sono lì che la guardano cadere.

Del Ragnarok Kanda ricorda poco le battaglie, molto di più i corpi, ma quel che sa di non poter scordare è Allen Walker che arriva più strisciando che correndo, trascinandosi dietro un braccio sinistro tutto insanguinato e rotto, con Howard Link - il suo
sorvegliante, pensa sempre Kanda con disprezzo - che cerca di tenerlo in piedi.
Allen si ferma davanti a loro ed è livido in volto, pallido di panico che gli fa rigida la faccia.
- Avete visto Linalee? - E poi, in fretta, visto che loro non gli rispondono: - Non la trovo da nessuna parte. Voi l'avete vista? Qualcuno ha visto Linalee? -

Per ultimo l'ha vista un Finder. E' caduta, c'era Tyki Mikk e l'altra, Road, la bambina con la gonna corta. Linalee è morta e i suoi assassini hanno un nome, che è il nome di quelli di Tiedoll, ma il corpo di Linalee è scomparso.
Non lo trovano: sembra si sia dissolto nel nulla e - anche se suo fratello l'avrebbe fatto cercare con ostinazione sino al giorno della propria morte, quel corpo, quel corpo prezioso - non sarebbe mai più riapparso.
Kanda lo sa, in fondo, che sono stati i Noah ad ucciderla, ma l'Innocence a portarsela via.

E' questo che non riesce a scordare.


- - -



Ha perso di vista Timothy circa un quarto d'ora prima, e la cosa gli risulta placidamente indifferente; ma con Timothy pare si sia disperso anche Marie, che invece gli risulterebbe piuttosto utile e non gli dispiacerebbe per niente avere attorno, ora come ora.
Impugnare Mugen con la sinistra è seccante, ma la destra al momento è un impasto di sangue e carne maciullata, non il massimo per assicurare una presa salda.
Odia i Secondo Livello. Gli Akuma lo disturbano tutti, ma verso i Secondo Livello ha una particolare antipatia dal giorno in cui uno di essi l'ha sventrato contro una parete davanti ad Allen Walker: e quel che lo disturba del ricordo non è tanto lo squartamento in sé e per sé quanto lo spettatore, a ben pensarci.
Stacca di netto la testa di un Akuma, il rumore stridente come ruggine della ferraglia in pezzi a rotolare sul selciato metallico, passa oltre correndo con le lame di Mugen - quella vera nella sinistra e l'altra, l'illusione, nella destra - a strisciare per terra. Quando la raffica di proiettili gli si infrange addosso tutta una costellazione di punti di dolore si accende nella sua testa, dritta dentro la nuca.
Incespica e sente distintamente il proprio corpo faticare per starsi dietro mentre ricuce, mette toppe, richiude i buchi, una sensazione stranissima, straniante: c'è abituato, ma è sempre fastidioso. Riesce a strisciare con la spalla contro una parete un attimo prima di finire faccia a terra. Girandosi, prontissimo a ringhiare sul brutto muso dell'avversario, scopre che quel muso è effettivamente un tantino più brutto di quanto avesse pensato, essendo montato sopra ad un Terzo Livello.
La voglia di ringhiare si affievolisce.
Gli fa male tutto dal ginocchio destro in su, dove i proiettili si sono scavati piccoli sentieri nel suo corpo, e la mano destra pulsa e trema. Non va bene. Non va bene per niente.
- Martellino, martellino... -
Girano la testa in contemporanea, lui e l'Akuma, con comica sincronia.
- … cresci, cresci, cresci, cresci! -
Una delle due teste, quella di Kanda, rimane puntata sul fondo della strada: l'altra, quella dell'Akuma, si trova improvvisamente sepolta da una testa di martello grossa come una cisterna per l'acqua piovana. La parete alle sue spalle trema violentemente, mentre una granella fine di polvere e calcinacci viene giù. Tossisce, grugnendo nel momento in cui i residui vengono a contatto con le ferite, e rialza la testa giusto in tempo per incrociare il sorriso raggiante di Lavi:
- Ciao, Yu! -
Diviso tra il sollievo - pare che, dopotutto, arriverà vivo a fine giornata - e il fastidio - se arriverà a fine giornata sarà grazie a Lavi, e la cosa è piuttosto irritante - Kanda si limita a grugnire per tutta risposta.
Lavi alza d'un soffio il martello, chinandosi per sbirciare sotto e vedere cosa ne è rimasto dell'Akuma: la poltiglia di frammenti metallici e parti organiche sbriciolata sul selciato deve convincerlo che è andato, finito, perché risolleva l'arma e, mentre questa torna ad assumere una dimensione più contenuta, se la carica in spalla.
- E' fantastico vederti, Yu! - Esclama, entusiasta, andandogli incontro a braccia spalancate. Kanda lo schiva, rivolgendogli un'occhiata infastidita, e il sorriso di Lavi si trasforma in una specie di mezzo ghigno: - Se fossimo arrivati un cinque minuti più tardi saresti stato nei guai, yoh? -
- Prova a ripeterlo e ti ammazzo. Cosa ci fai tu qui? - E poi, mentre il suo cervello recepisce l'informazione con un soffio di ritardo: - Fossimo...? Non sei da solo? -
Lavi si gratta il mento. Ha un accenno di barba mal tagliata sotto agli zigomi, come un velo rosso che si inspessisce all'altezza delle orecchie, sfumando poi nei capelli folti e caotici. La bandana scura glieli tiene raccolti, fissando la benda nera sull'occhio destro: l'altro, l'occhio buono, è verde e brillante e malinconico anche nel sorriso.
- Be', no. -
- E con chi sei... - Kanda si interrompe, le parole strozzate in gola. - Non è qui. Dimmi che non è qui. -
Lavi si esibisce in una vaga scrollata di spalle:
- E' voluto venire. Non potevo mica legarlo mani e piedi e costringerlo a restare indietro! -
A Kanda viene da ringhiare, e lo fa allungando le mani e afferrando il bavero della giubba dell'altro, scrollandolo con forza bastante a fargli battere i denti:
- Dovevi farlo! Questo posto è pieno di finder, cretino! -
- Non lo vedranno, dai! Siamo venuti a cercare te, e adesso ti abbiamo trovato: ti prendiamo e ce ne andiamo, così stiamo... -
Il resto della frase si perde nel fragore di macerie che crollava: neanche due metri più in là la parete di una casa cadente viene sfondata da un grosso qualcosa che vola attraverso la strada e finisce a strisciare come un relitto abbandonato sul selciato. Dal buco nel muro emerge una testa che si affaccia fuori per un attimo, sbircia il corpo devastato dell'Akuma e poi torna dentro.
Una testa bianca, realizza Kanda.
- Allen! - Chiama Lavi, gioiosamente. - Allen, vieni fuori, guarda chi c'è! -
Quando la testa di Allen Walker si affaccia nuovamente, sorpresa e stupita e candida e giovanissima, una faccia pulita di bambino dagli occhi grigi e sgranati, qualcosa nello stomaco di Kanda fa plop.

Il primo morto è Lvellie.
Non si sa né come né perché, ma cinque giorni dopo il Ragnarok qualcuno - Howard Link, il
sorvegliante della mammoletta - trova il suo cadavere incastrato tra i gradini di metallo di una delle scale esterne alla nuova sede. E' un corpo rotto e sfasciato come se fosse caduto da una grande altezza e c'è tanto sangue tutt'intorno, tanto quanto ce n'era nella camera di Marian Cross il giorno della sua morte - fuga? - e Link ha una faccia molto umana, tutto ad un tratto, la faccia di una persona turbata.
Devono avergli sconvolto chissà quale progetto, pensa Kanda, che non prova alcuna pietà.
Lvellie tormentava Linalee - Linalee che è morta e che magari avrebbe avuto qualche giorno in più di vita buona, senza di lui - e Linalee è una ferita aperta e sanguinante, per lui, che invece che guarire va in suppurazione ogni giorno di più.
Dalla sede centrale si parla di suicidio: le voci girano un giorno, due giorni, una settimana, e poi nessuno ne parla più. Chissà, chissà. Forse, dopotutto, l'hanno aiutato a suicidarsi.

Tredici giorni più tardi è Komui a morire.
Lo trovano nella sua stanza, pare si sia avvelenato; soffriva tanto, orribilmente, dicono tutti, per quella sorella che non c'era più. Nella camera di Komui c'è un odor chiuso di mandorle amare sospeso ad aleggiare sui mobili e sul letto.
Dentro Kanda è quell'odore che fa marcire le ferite.
Le cose hanno cominciato a perdere ogni senso.

Il prossimo chi sarà?
Nell'Ordine se lo chiedono tutti.
Il signor Reever non c'è più: se l'è portato via un Akuma il giorno del Ragnarok, e con lui se ne sono andati tanti altri, morti e scomparsi. Della vecchia squadra rimane solo Johnny, che tutto ad un tratto non ride mai, non sorride, ha gli occhi sempre sgranati dietro ai suoi improbabili occhiali.
Il prossimo chi sarà?
Pare un conto alla rovescia.
Dalla sede centrale arrivano altri Corvi, tanti,
per mantenere l'ordine, dicono, e la nuova squadra scientifica non parla con gli Esorcisti. Gli ordini adesso arrivano tramite i golem, e non c'è più modo di discuterli.
A Kanda non interesserebbe - non troppo, almeno - ma certe volte pensa a Lavi, il nuovo Bookman, e si dice che Komui e Lvellie sapevano qualcosa, cercavano qualcosa, e sono morti. Chi sa più cose del Bookman?
Forse sarà lui il prossimo.

E invece è Allen.


Alla vista di Kanda un'espressione di pura e chiara contentezza illumina il volto di Allen per esattamente mezzo secondo, prima che la fronte si aggrotti nel corruccio:
- Cosa ci fai qui, tu? -
- Lo chiedo io a te. Tu sei morto, cretino. - Kanda bada bene a calcare su quella parola, morto, con la giusta acidità. - Non dovresti essere qui. -
Allen gonfia le guance, indispettito. Sembra ancora così piccolo...! Quanti anni può avere, adesso? Venti, ventuno? Ha sempre una faccia da bambino, tutta innocenza e candore, e, Kanda se ne accorge mentre il ragazzo scavalca il foro nel muro e esce fuori, è ancora più basso di lui di un buon palmo abbondante.
- Non vedo perché no. Io vado dove voglio! - Specifica Allen.
- Forse dovremmo parlarne altrove. - Esclama la voce di qualcun altro ancora nascosto all'interno della casa sventrata. - Abbiamo fatto molto rumore. -
- Giusto! - Lavi si protende ad afferrare un polso di Kanda, cercando di tirarlo via con sé: Kanda ringhia, Lavi molla la presa, Kanda evita di tranciargli la mano. Lavi acchiappa Allen, come per rivalsa, afferrandolo per una spalla e sospingendolo nuovamente all'interno del foro. - Vieni anche tu, Yu! -
Kanda incrocia le braccia, serrandole con ostinata fermezza. Qualcuno dei fori ancora aperti sul suo torace gli segnala il proprio disappunto tramite una scarica di fitte dolorose che arrivano dritte dritte al cervello, ma lui fa finta di non badarvi:
- E perché dovrei? -
- Avanti, Yu... - Continua a chiamarlo per nome, l'imbecille, ma ormai sono anni che lo fa, anni che Kanda lo minaccia di morti orribili, lente e dolorose e anni che Lavi lo ignora, puramente, fingendosi spaventato per poi richiamarlo ancora, e ancora e ancora, Yu. - … abbiamo fatto un sacco di strada per poterti parlare! -
- Cercavate me? -
Lavi sgrana gli occhi, stupito:
- Te l'ho detto! -
- Mh. E perché? -
Di nuovo, la voce all'interno della casa semidistrutta si fa sentire; per nulla impaziente, per nulla preoccupata, nel tono di chi dà una blanda informazione:
- Si sente rumore di passi. Dovremmo davvero andare a parlarne altrove. -
- Yu... - Lo prega Lavi, pianamente. - Avanti. -
Andare con loro è tradimento. Se lo scoprono, è tradimento. Ci si lascia la testa con un'accusa del genere, senza che sia nemmeno necessario perdere tempo con un processo. Forse non lo ucciderebbero - gli esorcisti scarseggiano, ultimamente - ma qualunque cosa decidessero di fare per reazione sarebbe sicuramente sgradevole.
Kanda appoggia le mani sulle macerie che ostruiscono il foro, cominciando a scavalcare, e vede distintamente il viso di Lavi accendersi d'entusiasmo:
- Oh, grazie, Yu...! -
- Sta' zitto. Imbecille. -
Imbecille, imbecille. Lo odia.
Nella penombra della casa sventrata intravede la schiena di Allen Walker, la sua testa luminosa di capelli candidi e sottili, e poi la danza irrequieta di una treccia bionda, un po' oltre, su un dorso più ampio. Non ha bisogno di vedere la faccia del proprietario, la sua stupida faccia aguzza, le sue stupide sopracciglia tagliate, la sua stupida frangia squadrata, per dargli un nome.
Howard Link, il sorvegliante: la persona alla quale Allen deve il fatto di non essere diventato il terzo della lista dei suicidi invitati.

Era solo questione di tempo prima che qualcuno ordinasse a Howard Link di portare Allen al patibolo, questo lo sapevano tutti; allo stesso modo tutti si aspettavano che Link avrebbe eseguito l'ordine con la medesima flemmatica e metodica compostezza con la quale seguiva Allen ventiquattr'ore al giorno, ovunque e in ogni cosa, in osservanza rigorosa alle disposizioni che gli erano state date.
Una consapevolezza del genere rendeva inquietante osservarli: c'era qualcosa di nauseante, di malato, nella maniera in cui Allen sorrideva comunque, candidamente, a quello che sarebbe stato il suo boia, nel modo in cui divideva con lui l'ultima fetta di torta a colazione o gli offriva l'asciugamano, nei bagni al mattino, se aveva scordato il suo in camera. Certe volte Link proteggeva Allen in battaglia, certe volte era il mantello bianco di Crown Clown a fargli da scudo.
Allen di questo non parlava mai. Era difficile capire cosa ne pensasse; era difficile capire cosa Allen pensasse praticamente su tutto, perché non faceva altro che sorridere con gentilezza e scusarsi, e poi cambiare discorso.
Tutti si aspettavano che Howard Link avrebbe consegnato alla Chiesa Allen Walker, il Quattordicesimo, senza sprecarci sopra un solo momento di rammarico: così il giorno in cui Allen Walker sparisce,
puff!, senza lasciarsi dietro niente, tutti credono che Howard Link l'abbia inseguito per riportarlo indietro; c'è chi spera che ci riesca, chi prega perché fallisca, l'Ordine si divide e poi, tutto ad un tratto, qualcuno si accorge che a mancare non sono solo le cose di Allen, no, ma anche quelle di Link.
Se ne sono andati armi e bagagli senza dire una parola a nessuno, in un mattino grigio d'inverno.
E' il ventiseiesimo giorno dopo il Ragnarok.

Sette giorni più tardi, Lavi li segue.
Agli occhi dei primi che entrano nella sua stanza, prima ancora che i Corvi arrivino per insabbiare e nascondere tutto, le pareti appaiono tappezzate di fogli coperti da una grafia minuta ed allungata che è la sua, una grafia da registro, e l'ultimo dei Bookman sopra ha lasciato scritta una storia strana: su Lvellie che indagava su Marian Cross e Komui che indagava sull'operato della Chiesa nel giorno del Ragnarok e su altri - tutti morti - che stavano cercando una loro verità tra le bugie e il silenzio.
Per quanto si cerchi di farli sparire, poi, quei fogli, in un modo o nell'altro brani e frasi e singoli nomi, dati, rimangono conservati un po' qui e un po' là, ed ogni tanto riemergono: come pezzetti di foglie di tè a galleggiare sull'acqua calda, ad ogni bollore vengono su, in superficie, e l'Ordine ricorda.






Note del capitolo: Edge End è una delle armi di Crown Clown (l'evoluzione dell'Innocence di Allen); per intenderci, è quella specie di colpo che scarica con gli artigli della mano sinistra, tagliando. Da qualche parte ho trovato una - pessima - trasposizione italiana che lo rende come unghie della distruzione; ora, non per dire, ma con tutte le belle traduzioni che si potevano dare...?
Edge è il bordo, l'estremità: si usa per indicare il ciglio della strada, ma anche il filo di una lama, il termine, la conclusione; ed end vuol dire fine. In una traduzione allargata si può rendere come l'orlo della fine o il taglio della fine. L'ho usato come titolo del capitolo perché mi pareva rendesse bene l'idea di qualcosa che chiude.

Non mi convince molto la traduzione che ho dato della frase che introduce la storia, tratta da The Islander dei Nightwish (che potete trovare qui); ma, sinceramente, non mi veniva nessun modo migliore per rendere l'intraducibile e musicale costruzione del for long-forgotten.


Un grazie a chi legge e a chi commenta; anonimi lettori, mi lascereste un parere, per favore? E' stata una storia ardua da "tirar fuori", e gradirei molto avere altri pareri. ^^

oceanredwhite: Sono felice che atmosfera e ambientazine ti piacciano; e spero di non deluderti con Lavi - che è stato complicatissimo da gestire, molto più di Kanda, in realtà O_o. Spero di non deluderti in generale, via! xD A presto!

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Capitolo 4
*** finder ***


3. finder
easy to find what's wrong, harder to find what's right - facile comprendere cosa è sbagliato, più difficile comprendere cosa è giusto
(Breaking Benjamin - Dance with the Devil)



Batte le alette e gli ronza attorno con quello che Kanda non può fare a meno di interpretare come entusiasmo: è una palla nera del tutto sprovvista di una qualsivoglia forma di espressività, ma, decisamente, adesso sembra contenta.
Kanda rivolge al golem un'occhiata scocciata prima di scacciarlo con una manata. E' seccante avercelo attorno, innanzitutto, e ora non riesce a guardarlo - con tutta la sua beota e innocua felicità di macchinetta - senza che un sacco di pessime idee gli passino per la testa. Non ci dovrebbe pensare, si dice. Non ci dovrebbe nemmeno pensare.
… gli si è annidata dentro la testa la voce di Lavi, e non vuole proprio sloggiare.

E' l'alba per le strade di Parigi: rotte, sfasciate e annerite, un cumulo unico di macerie gettate le une sulle altre, pezzi di metallo e cemento crollati a ostruire le vie. Sotto il cielo sembrano prendere uno strano colore scuro, opaco, che è il colore delle cose lasciate a morire. Mezza Parigi è sparita quando il Ragnarok è passato da quelle parti, cinque anni prima, sotto le sembianze del Conte del Millennio e del suo idiota ombrello.
Tra poco verranno a cercarlo, Kanda lo sa. Riceveranno la comunicazione del golem e verranno a cercarlo: gli chiederanno dov'è stato per tutto quel tempo, quasi un giorno intero, e Kanda mentirà.
Lavi è uno stupido, Allen è uno stupido, Link è uno stupido. E' una sorpresa - l'aveva sempre considerato mediamente intelligente; fastidioso e sfortunatamente dotato di una certa quantità di cervello funzionante - ma Kanda è abituato ad essere circondato da imbecilli. Ci si fa il callo, con il tempo.
Lavi è uno stupido, e questo significa che Kanda non lo aiuterà; ma non vuol dire che li venderà alla Chiesa, così. Li ucciderebbero. Il pensiero è come quello di Komui: una macchia nera che brucia, si infila tra i polmoni e li scotta, ustiona.

E così spiega a Marie che arriva poco dopo, immensamente sollevato per averlo trovato vivo:
- C'era un livello quattro. Ci ho messo un po'. -
Marie non è stupido: Kanda vede il meccanismo sottile d'un ragionamento all'opera dietro ai suoi occhi pallidi e gentili, ed ha quasi la percezione del clic delle rotelle che si incastrano e combaciano nel chiudere la riflessione, quando Marie arriva ad una conclusione. Deve decidere che non è il caso di fare domande, comunque, perché tutto ciò su cui si informa è:
- Stai bene? -
Allen e Link. Allen è vivo. Cinque anni che non lo vedeva. Timcampi sulla pancia di Allen, c'è la mano fantasma di Linalee sospesa in un qualche modo sopra la testa gialla del golem, Lavi racconta storie che sono vere, lui lo sa, ma che lo siano o non lo siano non fa differenza. Occuparsene non è il loro dovere. La verità non è il loro dovere. La verità era il dovere del Bookman, ma non ce n'è più neanche uno. Il Bookman è morto. L'ultimo Bookman è in fuga.
Allen che lo insulta, gli è sembrata una scena già vissuta, quella. Non è riuscito a rispondergli, così, con il solito astio.

Scrolla le spalle, le labbra piegate in un'espressione di supponenza:
- Certo. -
Bugia.

- - -



Nei giorni successivi sembra che il mondo, che Dio, abbiano deciso di accanirsi contro di lui.
Vorrebbe prendere e ripartire subito per andare ovunque, non sa neanche bene dove, ovunque ma non lì, è tutto quello al quale riesce a pensare. Le pareti dell'Ordine sembrano contrarglisi attorno come uno stomaco, una cosa viva: quella non è la sede di Londra, non è la torre nella quale è cresciuto, ma i fantasmi sembrano ignorare l'incongruenza della cosa, semplicemente, e continuano a camminargli accanto come nulla fosse.
I peggiori sono i fantasmi dei vivi. Hanno tutti la voce di Lavi.
- E' importante. Potrebbe permetterci di riprendere l'Ordine. Di toglierlo ai Corvi. -
- Non me ne frega niente. -
- Ancora? Yu, davvero, dovresti provare a cambiare fras... -
- Finisci e ti ammazzo. Non me ne frega niente di chi ha l'Ordine. Tutto quel che devo fare è distruggere Akuma: sotto i Corvi o sotto altri, non cambia niente. Non mi interessa. Non interessa agli Esorcisti. -
- A me interessa. -
- Sta' zitto, mammoletta. Tu te ne sei andato. Non sei un Esorcista. -
- … non credi davvero quel che hai detto, Yu. -

Così per tutto il tempo, tutto il giorno, tutti i giorni nei quali resta inattivo. E' assordante.


- … non credi davvero quel che hai detto, Yu. -
- Non importa. Qualunque cosa facciate è inutile. E' uno spreco di tempo. Aiuta solo gli Akuma. -
- Komui è morto per questo. -
Ahi, ahi. Quello è un colpo basso: una coltellata, passa sotto l'ultima costola a destra e si infila dritta dritta nel ventricolo. Per un attimo Kanda sente il feroce desiderio di saltare addosso a Lavi e sventrarlo, ucciderlo, fargli male, tanto.
- Prenderci in giro è inutile, Yu. Quello che sta accadendo adesso è sbagliato. E' stato tutto sbagliato, sin dal principio, dopo il Ragnarok. Komui lo sapeva... -
- Zitto. -
- … Komui lo sapeva e l'hanno ucciso per questo. - Conclude Lavi, caparbio. - E sarà stato tutto inutile se noi ci fermiamo ora. -
- Non c'è nessun
noi, Bookman. Ci sei soltanto tu. Tu non servi a nessuno. -
Lavi non pare urtato da quelle parole. Dev'essere che è abituato a sentire roba del genere uscire da lui: ci si assuefà a tutto, dopo un po', alla scortesia, alla sgarbataggine, agli insulti. Il livello minimo di convivenza con Yu Kanda prevede necessariamente generose dosi di tolleranza.
- Cloud Nyne. - Dice, solo. - Se potessi incontrare Cloud Nyne sarei più utile. -
Kanda aggrotta la fronte, perplesso suo malgrado:
- Cloud Nyne? Il generale Cloud Nyne? -
- Lei. E' scomparsa dopo il Ragnarok, prima ancora della morte di Komui, ma non è morta. So che l'Ordine l'ha seguita. So che ci sono dei documenti, alla sede centrale, relativi ai suoi ultimi spostamenti. Avendo quelli potrei capire dov'è andata: loro non ne sono in grado, ma io sì. Potrei trovarla. -
- E in che modo dovrebbe aiutarti, questo? -
Ed è a quel punto che Lavi esita. Rimane per un istante come bloccato, in sospeso, ma lo sguardo guizza nella direzione di Allen: è solo un attimo, rapidissimo, ma Kanda l'ha visto, Kanda se n'è accorto.
- Potrebbe unirsi a noi. - Propone Lavi dopo un attimo, quietamente. - Non sono più stati nominati generali, dopo il Ragnarok. -
Kanda scuote il capo, ripetendo con sarcasmo:
- Non c'è nessun
noi... -
- Noi ci siamo. - Interviene Allen. Ha la fronte aggrottata, le labbra serrate e le mani che si stringono attorno a Timcampi. Il golem agita lentamente le alucce dorate, ma non accenna a svolazzare via: quieto, se ne resta tra le dita pallide del ragazzo. - Lavi non è da solo. E sta facendo molto più di quanto non faccia tu! -
C'è tutta una serie di epiteti poco amichevoli non troppo ben nascosti dietro al suo tono astioso, ma Allen è rimasto Allen, pare: troppo serratamente avvezzo alla cortesia per sbattergli gli insulti in faccia.
- Sta' zitto, mammoletta. Tu non capisci niente. I Corvi non sono il nemico, sono gli Akuma il nemico: e, ogni volta che perdiamo tempo a combattere tra di noi, il Conte del Millennio guadagna terreno. -
E' questa, alla fine, l'unica verità che Kanda riconosca.
Komui è - fa male - è morto. Linalee è - fa male - è morta. Tutto quello che devono fare loro che rimangono è andare avanti, non pensare, andare avanti e dimenticare meglio che si può, schiacciare i ricordi molto a fondo perché non riemergano, in posti bui e limacciosi dove la memoria arriva a stento.

Alla fine dorme lì con loro. Non ne ha potuto proprio fare a meno, perché hanno parlato fino a notte fonda, e Allen faceva ciondolare la testa per la stanchezza come un ragazzino.
Il posto dove hanno portato Kanda, passando per uno dei gate che Allen può aprire e chiudere a piacimento anche ora che l'Arca è nelle mani dell'Ordine, è una specie di locanda abbandonata, ammuffita nei suoi anni di disuso in un angolo sperduto di una qualche foresta nel nord Europa: Kanda non saprebbe ritrovare la strada per tornare indietro neanche se gliela indicassero con una grossa freccia fosforescente. E' notte fonda. Link e Allen sono spariti in un'altra stanza e in quella lui è rimasto da solo con Lavi.
Ha minacciato di cacciarlo a calci, se solo si avvicinerà al letto durante la notte, ma dopotutto è solamente così che può strappargli calore - almeno un'altra briciola di calore,
magari è l'ultima, si dice, magari domani muore.
Magari domani muoiono tutti.
Lo fiuta a notte fonda e sa di menta e di stanchezza. Lavi forse dorme, forse no. Ha gli occhi chiusi, il respiro leggerissimo. Si è scavato con la testa una nicchia contro il suo torace.
Certe volte Kanda ha l'impressione che in notti come quelle tutti e due cerchino qualcun altro.

Prima di andarsene glielo chiede:
- Cosa vuoi davvero da Cloud Nyne? -
Lavi si guarda intorno circospetto. Cammina in punta di piedi fino alla porta, guarda di fuori, poi si affaccia dalle scale per sbirciare nella sala in rovina al pianterreno: lì ci sono Allen e Link che bisticciano intorno agli zaini, devono aver intavolato una discussione sul legittimo proprietario dell'ultima fetta di torta di pane. Sono lontani, non a portata d'udito.
Quando si gira a guardarlo di nuovo, il viso di Lavi è tremendamente molto più serio del solito:
- Cerco Marian Cross. - Spiega, piano. E poi: - Forse lei sa dov'è. -



Cross Marian. Hanno trovato litri di sangue sparpagliati sulle pareti della sua stanza, la sua maschera rotta, la sua Innocence abbandonata. Cross Marian è morto. Credere il contrario, pensa Kanda astiosamente, è solo un modo come un altro per negare la realtà.
Cross Marian. Tsk. E' come pensare che Tiedoll possa essere vivo. E' morto, lui lo sa. Lui l'ha seppellito. Lui e Lavi hanno staccato la testa della donna, della Noah, per provare a sentirsi almeno un poco meglio: ma sono cinque anni che Kanda cerca di convincersi che vada tutto bene e che comunque non gliene importi niente, e sono cinque anni che il fallimento in questo lo umilia.
Cross Marian.
Veniva da chiedersi come potesse essere stato il maestro di Allen, lui, tutto gentile e cordiale e amichevole e discreto e umile, tutto signorina Miranda e signor Komui e grazie qui, grazie là, prego su, non c'è di che giù. Intollerabile.
A proposito di Miranda: ultimamente la incontra spesso per i corridoi dell'Ordine. Ha la pancia sempre più tonda. Ormai cammina con la schiena curva, siede con le mani intrecciate sul ventre, morbidamente, deve fermarsi a riposare ogni cinque passi; il viso è stanco, ma sembra raggiante. Kanda guarda la sua pancia e pensa che sia sbagliato che lei sia lì. Quello non è posto per lei. L'Ordine non è posto per lei, non è posto per dei bambini. E' sbagliato.
Più la guarda più si trova a fare il conto delle cose sbagliate, in effetti. C'è di sbagliato che Allen Walker non doveva scappare. E' irritante, lui non lo sopporta, ma non dovrebbe scappare, è sbagliato che scappi. C'è di sbagliato che Komui non doveva morire. Komui e Linalee. Non dovevano morire, ma Linalee è morta sul campo di battaglia, e Komui...
C'è di sbagliato che Lavi non è lì. Che Kanda non può andare da nessuno, ora come ora, a protestare, a pretendere minacciando che gli venga data una missione, e alla svelta, anche, perché più guarda Miranda, la pancia di Miranda, più si trova a fare il conto delle cose sbagliate; più si trova a fare il conto delle cose sbagliate più pensa a Lavi; più pensa a Lavi più si ricorda di Cloud Nyne; più si ricorda di Cloud Nyne...
In ogni caso, si dice, non potrebbe farci nulla. Non ha più modo lui di Lavi di mettere le mani sui documenti della Scientifica. Ai vecchi tempi sarebbe bastato chiederli a Komui, o a Reeves; adesso bisogna passare per il permesso dei Corvi - che non danno permessi. Mai.
La vecchia Scientifica è stata distrutta: quelli che il Ragnarok non ha ucciso sono stati tolti di mezzo dalla burocrazia, che è una specie di tagliola, più efficiente, più pratica e più pulita di qualunque Akuma. Sono spariti tutti, uno alla volta, inghiottiti da sperdute sedi in luoghi che anche Dio si è dimenticato di segnalare sulle cartine.
Ed è mentre pensa a questo, in uno di quei pomeriggi di ozio che si trascinano lenti e inutili e che gli mettono addosso una gran voglia di affettare, di combattere, di correre, di fare qualcosa, qualunque cosa, che la soluzione al problema di Lavi gli passa davanti come un fantasma smorto.
E' una soluzione intabarrata in un camice bianco troppo lungo per lei. Ha occhiali spessi come fondi di bottiglia, ridicolmente cerchiati. Non sorride e non si guarda intorno: cammina come camminano i topi, i passetti brevi e gli occhi fissi sul terreno.
E' la cosa meno simile ad una rivelazione che Kanda possa immaginare, ma è lì, davanti a lui.
La soluzione.

Non tutta la Scientifica è stata distrutta dal Ragnarok, decimata dagli Akuma, dispersa dai Corvi, riflette Kanda. Quasi tutta, ma non tutta.

Sulle lenti opache di Johnny il sole del pomeriggio si riflette con una sfumatura d'arancia sporca.





Note del capitolo: Fanno 64° all'ombra, e scrivere l'html di questo pezzo è stata un'inenarrabile sofferenza. E' un capitolo un po' di transizione, in effetti, in attesa del prossimo - ben più lungo e movimentato.
Perché finder? Perché in inglese significa, letteralmente, colui che trova: e, in effetti, in questo capitolo si comincia ad andar dietro al Bianconiglio. Stavo rileggendo il numero 2 di D.Gray-Man, dove c'è quell'adorabile finder con la maschera bianca, e ho avuto la divina illuminazione per il titolo.

Potete trovare qui Dance with the devil dei Breaking Benjamin, che io trovo bellissima.


Ne approfitto per ringraziare di cuore tutti coloro che si sono fermati a lasciare una recensione: grazie, grazie, tremila volte grazie.


Kicchina: Non ti preoccupare! *_* Sono felicissima che Kanda ti piaccia: devo dire, però, che non solo non c'era nulla di intenzionale o sotterraneo dietro alla scelta del termine "vivo", perché non seguo le scans e... per favore, non mi dite niente! Sto resistendo aggrappata con i denti per non cedere alla tentazione e leggere, vi prego! xD Lavi è stato un parto, e a tutt'ora quando lo rileggo ogni tanto mi perplime. Grazie a te per esserti fermata a lasciarmi un parere!

s_theinsanequeen: Il manga in effetti è tra i più melanconici e cupi che abbia letto, finora: perché è pieno di figure sorridenti che in realtà sono persone tristi, ragazze con i codini che odiano il mondo per aver fatto loro quel che ha fatto, bambini pallidi che a quindici anni si ritrovano con una specie di condanna a morte sopra la testa... Insomma, mi inquieta. O_O Io di esperimenti su Kanda non so niente e non voglio sapere niente! xD Vi prego, davvero, non ditemi nulla! Io seguo solo le uscite italiane del fumetto! Grazie mille e... wow! *___*

oceanredwhite: Ben ritrovata! Uh, mi dispiaceva far fuori Linalee, che trovo un personaggio molto bello: ma gli altri mi erano necessari ai fini della storia, e qualcuno lo dovevo pur stroncare. xD E' stato un mero conto materialistico. Non so, è che di Allen sappiamo tutto: lo seguiamo fin dal principio passo per passo; Kanda ha numero tre reazioni in totale (ti ammazzo!, bah... e non mi interessa), per cui è un po' più gestibile, e Link finora è ancora una sorta di foglio vergine. Su di Lavi invece si sa abbastanza ma non tutto, ed è sempre il più contorto. Ah, anche Krowley è un morto di quelli che non volevo far fuori... ç.ç A presto!

wari: Miao, grazie! xD Mi sta venendo quel principio di fusa da contentezza che mi fa ronfare per un bel po' e andarmene in giro a gloriarmi. Kanda mi piace da morire - leggasi potendo lo rapirei - anche se le mie preferenze come personaggio vanno su Lavi. E' uno tra i personaggi più belli che abbia mai trovato in un fumetto.
Voglio dirti che per il commento sui titoli potrei erigerti una statua. Penso mi sia occorso più tempo a trovare i titoli e le frasi che a scrivere la storia - e ho orde di amici disperati che ne sanno qualcosa - per cui... uh, sto ricominciando a miagolare! xD
E comunque sì, Komui... ç.ç

BloodberryJam: Un parere, in qualunque momento arrivi, è sempre un parere! xD Per cui, grazie per aver pensato a fermarti per lasciarmelo! Sai che me l'hanno già detta, questa cosa del sadismo? O_O Devo prendervi in parola, perché un commento così è un commento, due commenti così una casualità, tre commenti così un dubbio. Sono arrivata al dubbio. xD Non è bello! Nooooo, non seguo gli spolier! Ti prego! xD Non voglio sapere nulla che non sia già stato pubblicato in Italia! Grazie mille!
P.s.: Non c'entra niente, ma hai un nickname inquietantissimo! *_*

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Capitolo 5
*** zugzwang ***


4. zugzwang
I'll face myself to cross out what I've become - Ho affrontato me stesso per sopportare quel che sono diventato
(Linkin Park - What I've done)



- Sono questi. -
Quello che Johnny gli ha appena cacciato in mano è un incarto di cartapaglia che, a giudicare dal peso e dalla consistenza, contiene un fascicolo sottile come un velo.
Kanda lo adocchia diffidente, soppesandolo con una mano sola:
- Tutto qua? -
- Tutto qua, sì. L'hanno cercata per un sacco di tempo... in realtà la stanno ancora cercando... ma il generale non si è fatta mai davvero trovare. Tutto quel che sanno è qui dentro. -
Kanda guarda Johnny, poi l'incarto, poi di nuovo Johnny. Si ricorda che aveva una faccia migliore, una volta. L'ha sempre trovato piuttosto insignificante - insulso è il termine giusto, insulso - né sgradevole né fastidioso o disturbante, semplicemente di poco conto, ecco, ma è quasi sicuro di ricordare che una volta sorridesse spesso. Che avesse occhi molto svegli, molto gentili.
E' ancora sveglio. Cioè, adesso è sveglio. Quando l'ha incontrato nel corridoio, cinque giorni fa, non lo era affatto: ma è bastato accennare molto vagamente a quel che gli serviva - senza lasciarsi scappare una sola parola su Lavi, o su Allen, per carità, su Allen meno ancora che su Lavi; la cosa migliore è che Johnny non sappia niente - per attirare la sua attenzione. Quel fascicolo è apparso come per magia, pensa Kanda.
- Non mi chiedi cosa ci farò? - Domanda, sospettoso.
- No. -
Secco e netto. Non è precisamente la risposta che s'aspettava, e gli fa aggrottare la fronte:
- No? -
Johnny scuote il capo, ribadendo:
- No. - Intreccia le mani, subito dopo, prendendo a torcersele piano in un moto di nervosismo. - Solo... una cosa. -
- Non dirò a nessuno che me l'hai dato. -
- Uh, non... non è quello, cioè, sì, per favore, ma non è... non è quello. -
Kanda tace e aspetta il seguito, ma Johnny pare essersi bloccato. Tiene il capo incassato tra le spalle e gli occhi fissi a terra, ed ha un aspetto così fastidiosamente tormentato che Kanda non riesce a fare a meno di spronarlo con impazienza:
- Be'? -
Johnny sobbalza. Guarda a destra, guarda a sinistra, poi alza la testa verso di lui. Occhi gentili. Dietro a quei fondi di bottiglia, occhi gentili.
Mormora, più che parlare:
- Diresti a Lavi che lo saluto, per favore? -

- - -



E così, eccolo lì: una patata bollente tra le mani, complice di uno tra i piani più idioti, evanescenti e inutili che abbia mai avuto la sfortuna di ascoltare, isolato in un palazzo letteralmente saturo di occhi che lo seguono giorno notte, meccanici o umani che siano, per poter riferire qualunque cosa faccia a chi è sopra di lui.
Pensa di bruciare il fascicolo. Pensa di triturarlo, di infilarlo nello scarico di una fogna, di strapparlo e buttarne i pezzi in giro, di cacciarlo in un gabinetto e tirare la catena. Pensa a tutto questo e a molto altro ancora, prima di sedersi per terra, incrociare le gambe, tirare un respiro profondo nel silenzio assoluto, gelido e rassicurante della sua camera e concentrarsi profondamente.
La patata bollente.
La patata bollente va fatta uscire di lì il prima possibile. L'unico modo per uscire di lì è farsi mandare in missione: Lavi pare aver trovato un qualche modo per sapere tutte le volte dove lui si trova, rintracciarlo e raggiungerlo, per cui basta aver fiducia nell'idiota e aspettarlo. La priorità è dunque la missione. Dove sono gli Akuma quando ti servono? Un Noah? Neanche un Noah in giro a farsi notare?
La patata bollente va fatta uscire di lì e consegnata al mittente senza che nessuno veda nulla. E' sempre pericoloso parlare con Lavi, ma stavolta ancora più delle altre volte. Stavolta, se lo scoprono, è collaborazionismo.
Attraverso le palpebre socchiuse osserva il golem appollaiato proprio sopra alla cassapanca ai piedi del letto. Chi sostiene che i golem non hanno la capacità d'imparare è un'idiota, pensa Kanda: forse non vengono progettati per quello, ma devono esserne comunque, in un qualche modo, in grado. Prendono sempre qualche tratto dal proprio padrone: basta vedere Timcampi e Allen - no, pensare ad Allen lo mette di cattivo umore. Aggrotta la fronte e spalanca gli occhi per fissare il golem.
Il suo, comunque, ha imparato alla svelta a starsene buono e immobile - e soprattutto silenzioso - mentre lui medita: Kanda gliel'ha insegnato a forza di minacce e insulti in giapponese, lanciandolo contro una parete quando non seguiva le sue disposizioni. In battaglia gli rimane alle spalle, due passi più indietro, per poi svolazzargli di nuovo accanto quando lo scontro è finito. E' un coso stupido, e certe volte è irritante - e adesso è l'occhio della Chiesa posato sempre sulla sua schiena - ma è stato con lui per anni. Più di un decennio. Da sempre. E' il golem di Kanda, l'Esorcista.
Tutto ad un tratto, gli pare che questa patata bollente gli stia ustionando le mani.

- - -



L'occasione che aspettava gli si presenta meno di due giorni dopo, sotto le inaspettate sembianze di una visita imprevista. E' mattino presto e bussano alla porta, e Kanda, che si è svegliato prima dell'alba in preda ad una sorta di frustrata agitazione, smette di lucidare Mugen e va ad aprire.
Quel che si trova davanti è un uomo alto e asciutto perfettamente inguantato in un completo impeccabile: sfoggia una voluminosa ma discreta cravatta di seta grigia, ed ha i capelli tirati indietro sulla sommità del capo e della nuca, impomatati. Gli occhi pallidi e il sorriso quieto si posano su di lui: ma, mentre il sorriso rimane fisso su Kanda, gli occhi dopo un brevissimo attimo d'attenzione si spostano altrove, svolazzando per la stanza.
- Buongiorno, Esorcista. -
Kanda piega appena il capo in avanti, meccanicamente:
- Sovrintendente. -
Dannazione.

- Passavo di qui, e mi sono detto che avrei potuto allungare un po' la strada e venire io a consegnarti i nuovi ordini, no? Senza passare per i golem. A proposito: adorabile, il tuo. Molto tranquillo. -
Adorabile. E' una macchinetta nera e bianca solo parzialmente organica, sprovvista di un cervello proprio e dotata di un chip per la memoria a breve termine. E' una specie di telefono con le ali. Kanda si chiede che cosa ci si possa trovare di adorabile.
Dubita che il Sovrintendente abbia mai fatto più di tre passi fuori dal proprio alloggio senza essere accompagnato da una nutrita corte di assistenti e guardie del corpo. Quanto potranno essere lontani i Corvi che si sarà sicuramente portato dietro? Sulle scale? Nel corridoio? Fuori dalla porta?
Dopo la morte di Lvellie, dopo la morte di Komui, è apparso nella nuova sede dell'Ordine lui. Non ha un nome; o, se ce l'ha, Kanda non lo conosce. Lo chiamano Sovrintendente, ma più che sovrintendere lui dispone: prende gli ordini da molto in alto, da tanto in alto che tutti hanno paura di lui, lì dentro, la Scientifica, i finder, gli Esorcisti. Persino i Corvi ne hanno timore.
Il supplente di Dio in terra, gli ha detto una volta Lavi. Se gli togli i vestiti vedrai che non ha sesso: proprio come gli angeli. Quando va in bagno produce nuvole e polvere di rose. Quando vuole punire qualcuno telefona a Dio e un fulmine cade sul malfattore.
Giustamente ignaro dei pensieri poco rispettosi che in quel momento vengono formulati su di lui dal suo interlocutore, il Sovrintendente distende le gambe e sistema le mani intrecciate sul ventre.
- Mi è stato detto che sei rimasto ferito nell'ultima missione. -
Kanda annuisce seccamente.
- Ho un nuovo compito per te. Sei in condizione di occupartene? -
Potendo, Kanda esulterebbe.
- Certo. -
- Molto bene. - L'uomo controlla distratto l'orologio che ha al polso, prima di rialzare lo sguardo: - Tra mezz'ora partirà una squadra verso Londra: sono state individuate alcune incongruenze che ci spingono a pensare che possa trovarsi un frammento d'Innocence tra le macerie delle periferie. O, almeno... - Il Sovrintendente si esibisce in una più che credibile scrollata modesta di spalle. - … è quel che sostiene Hebraska. -
Londra. Qualcosa in Kanda sta urlando a piena voce tutto, ma non Londra, ma c'è un'altra parte in lui che pensa che è un'opportunità, una possibilità, che è infantile pensare ancora di poter provare dolore alla vista di un qualcosa che non esiste più da anni. Sono Esorcisti, loro. Linalee era un Esorcista. Il generale Tiedoll era un Esorcista. Era previsto, no? Che potessero morire.
- Ho capito. -
Il sorriso dell'uomo si allarga d'un soffio: Kanda conosce Lavi da un tempo più che sufficiente per aver imparato com'è un sorriso falso, e quello del Sovrintendente è solo un tentativo da dilettante rispetto al capolavoro di menzogne, inganni, bugie e dissimulazione che è quello del Bookman.
- Molto bene, molto bene. - Si preme le mani sulle ginocchia per cominciare ad alzarsi in piedi, con un sospiro soddisfatto. - La mia piccola pausa è terminata, temo: sarà ora che torni ai miei doveri... no? Prima che vengano a cercarmi. -
Anche Kanda si alza, senza premurarsi di rispondere. In piedi, il Sovrintendente è più basso di lui di almeno dieci centimetri, ma emana una tale aura di potere nascosto, quel potere che si trova dietro le giacche, dietro il doppiopetto, dietro gli ordini e dietro i contatti, non nell'Innocence e nei Noah, che quando alza la testa per guardare in faccia l'Esorcista gli dà per un attimo l'impressione di essere schiacciato.
Il Sovrintendente sorride, mite, e poi mormora delicato:
- Non è mai bene mancare al proprio dovere. Non è così, Esorcista? -
sa di Lavi sa di Lavi sa di Lavi sa di Lavi
- E' così. -
Lo sta guardando, e i suoi occhi pallidissimi, più grigi che azzurri, ora sono come lame taglienti e sveglissime e aguzze.
L'incarto di Johnny è alle sue spalle, sotto al cuscino, sul letto. Al Sovrintendente basterebbe allungarsi e rovesciarlo per trovarlo. Il cuscino potrebbe cadere per accidente. Il golem potrebbe spingerlo via. Potrebbe essere il vento. Un terremoto potrebbe far sussultare il letto abbastanza da farlo rotolare, da fargli scoprire...
Lo sguardo dell'uomo torna fondamentalmente gentile e distratto: falso, ma gentile e distratto.
- Sei sempre stato un buon Esorcista. Un Esorcista fedele. - Si avvicina alla porta. - Buona fortuna per la missione. -
Replica qualcosa mugugnando, Kanda, e si rende conto solo quando la porta si chiude alle spalle dell'uomo d'aver trattenuto il fiato per tutto quel tempo.

Si presenta nei laboratori della Scientifica, dove sono posizionati gli accessi per l'Arca che Allen ha preparato prima d'essere costretto alla fuga, meno di un minuto prima dell'appuntamento.
Uno dei finder si volta verso di lui, vedendolo arrivare, ed esclama con evidente sollievo:
- Kanda! Siamo in ritardo, aspettavamo solo te per partire...! -
Kanda lo inquadra un po' a stento: lo conosce, sicuro, è una faccia familiare. Uno dei finder della vecchia guardia, e questo probabilmente significa che gli sarà più facile allontanarsi dal gruppo per permettere a Lavi di trovarlo. Il cartoccio di fogli rende più rigida la sua divisa sul davanti: contro la pelle nuda è quasi ruvido, ed è bollente. Schifosi documenti. Schifosa idea.
Replica qualcosa in un bofonchio scocciato, prima di puntare dritto verso il gate; e l'ha quasi superato, un piede dentro l'Arca, quando la domanda sorpresa del finder gli fa contrarre lo stomaco:
- Dov'è il tuo golem? -
Nausea, per un attimo, prima che riesca a riprendersi. Si concede del tempo, ma poi risponde distaccato:
- Si è rotto. -
Senza girarsi, attraversa il gate.

Si inginocchia e fa mostra di cercare qualcosa sotto al letto. Impreca e bofonchia e, alla fine, il golem gli svolazza accanto: volenterosamente, illumina le fasce bianche del proprio occhio per consentirgli di cercare meglio al buio. A Kanda si stringe il cuore, il ventre, la testa, tutto, per quel cosino idiota e stupido e fastidioso - dieci anni e più che gli viene dietro - che non lo fa apposta ad essere quel che è, una spia, che è stato solo progettato per aiutarlo.
Deve usarsi violenza per afferrare con una mano il grosso libro rigido posato sul materasso e, ora che il golem ha l'occhio e la telecamera puntati nel buio sotto al letto, lasciarglielo cadere addosso.
Lo inchioda sul pavimento in uno stridio di metallo che pare un flebile lamento meccanico, e poi ci sale sopra con il ginocchio per finire di frantumarlo. Una scarica elettrica lo fa sussultare per il dolore, passando attraverso la carta e la costa di pelle dura, ma poi scivolano fuori delle rotelle, degli ingranaggi, e un cavo tutto aggrovigliato.
Alza il libro, ma non riesce a guardare quel che c'è sotto - golem. Il suo golem.
Pensa a Timcampi. Pensa ad Allen. Pensa ad Allen e Lavi. Così non troveranno Lavi. Così non seguiranno lui, non lo seguiranno, e non arriveranno a Lavi. Lavi che non deve morire. Sul pavimento, il golem fracassato emette getti lievi d'aria pressurizzata che esce piano, sibilando, dai punti di frattura.


- - -



Londra era stata una città di ombre ed angoli morti anche nei suoi giorni più luminosi. Non c'è da stupirsi che il Ragnarok abbia messo in bella evidenza il peggio che aveva: tutto ciò che c'è di viscido, scuro e inquinato è riemerso dalle fognature sventrate e ha occupato le strade, i palazzi aperti con i loro visceri di metallo e tubature a spargersi sul selciato. Non ha avuto la fortuna di essere trasformata in una terra nera da spettri di polvere, come Parigi, come Dublino, e quel che resta è ancora più marcio e più orrido.
C'è stata battaglia tra quelle strade. Sono rimasti i fantasmi. Kanda li conosce tutti, quelli: erano suoi compagni. C'è Linalee che si aggira da qualche parte lungo le rive del Tamigi: forse è lì sotto che dorme, lei, nell'acqua grigia. Komui aveva fatto dragare il fiume senza riuscire a trovarla, ma chissà? Forse l'Innocence l'ha fatta inghiottire e la terra si è aperta, il fango l'ha divorata, sotto la terra, sotto il fango, troppo in profondità per poter essere raggiunta.
- Dicono di aver visto una luce azzurra provenire dalla torre del Big Ben. - Gli spiega lo stesso finder di prima. - Ma pare si accenda solo di notte, e mancano diverse ore al tramonto. -
Del Parlamento, ancora in costruzione al momento del Ragnarok, è rimasto molto poco: le ali incomplete sono crollate nel fiume, e la sezione già in piedi è stata aperta e lacerata dalla battaglia così com'è accaduto al resto della città. Ci dev'essere parecchio da esplorare lì, riflette Kanda. Molti posti in cui separarsi.
- Andiamo a guardare prima che cali il sole. -

Gli occorre un po' per staccarsi dal gruppo: uno dei finder gli è rimasto appiccicato addosso sino all'ultimo momento, dandogli la sgradevolissima impressione che lo stesse seguendo di proposito. Gli è stato ordinato di stargli alle spalle? Kanda si augura che Lavi decida per una volta d'essere meno imbecille e più prudente.
Londra è fatta di luci pallide, nel pomeriggio, un'atmosfera d'acqua d'oro che si sospende liquidamente nelle giornate di bel tempo: attraverso i colonnati in frantumi dei corridoi del secondo piano il sole si spezza sul pulviscolo umido e polveroso che satura le macerie. Le ombre sono nette come lame, i contorni si disegnano seghettati nel buio. Scivola oltre una colonna caduta e si nasconde nella rientranza di una porta divelta; appostandosi, serra l'elsa di Mugen con la destra e rallenta respiro e battito sino a renderli a malapena percettibili, preparandosi all'attesa.
Non deve aspettare molto per vedere qualcuno avanzare cauto e prudente lungo il corridoio, ripercorrendo i suoi stessi passi. Non era solo una sua impressione, allora. Lo stanno davvero sorvegliando.
E' perché non ha il golem con sé? Mancandogli il solito occhio, gliene hanno dato uno di riserva? O il Supervisore sospetta davvero di lui? Se è così, si dice Kanda, nel momento stesso in cui rimetterà piede alla sede centrale dovrà aspettarsi di venire interrogato. Gli chiederanno che fine ha fatto il golem. Lui dirà che è stato un incidente: che gli è caduto qualcosa addosso poco prima della partenza, che non ha avuto il tempo di portarlo a riparare.
Sa già che gli crederanno solo se vorranno credergli. Altrimenti...
Quando il finder gli passa davanti senza nemmeno vederlo, dal suo nascondiglio Kanda deve usarsi violenza per non balzargli addosso e piantargli Mugen tra le scapole, uccidendolo. E' umano. Non è un Akuma, è umano. Se lo ripete per convincersene. Non è il suo nemico. E' umano. Una spia, ma umano. Potrebbe uccidere Lavi, ma è umano. Umano. Lo lascia passare oltre e, invece che proseguire lungo il corridoio, sorpassa la porta nel vano della quale si è nascosto e si infila in una stanza vuota.
Gli pare che quello stramaledettissimo fascicolo gli pruda fisicamente contro la pelle; sembra bruciare, è caldo, scotta. Non vede l'ora di liberarsene.
Avanti, Lavi. Trovami. Prima lo fa, prima potrà occuparsi dell'Innocence. Se troverà l'Innocence forse saranno spronati a credergli. Se gli crederanno tutto potrà continuare com'è stato sinora: e sarà la cosa migliore.
Devia trasversalmente attraverso un largo salone, infilandosi nel buco spalancatosi sulla parete di fondo a seguito di un crollo, e si trova davanti ad una rampa bassa di scale: pochi gradini ed è nel ventre fondo del Big Ben, affacciato ad una piattaforma dalla ringhiera divelta. La Grande Campana spicca come una cupola di bronzo sospesa a far da tetto al vuoto. A guardar bene si vedono i cavi che la reggono, i meccanismi immobili: rondelle grosse come piatti e catene sottili a pendere nel vuoto. La luce che penetra dal quadrante di vetro sfasciato è seghettata e asciutta: si butta tra le ragnatele e la polvere, spezzandosi ogni volta che un uccello si alza in volo da uno dei nidi nascosti all'interno della torre campanaria.
C'è una scala che va verso l'alto e un'altra che muove verso il basso: i finder che sono rimasti al pianterreno dovranno trovare una strada alternativa per arrivare fin lì, comunque, perché la scalinata è stata interrotta da una trave crollata appena al di sotto della piattaforma di Kanda.
Ora sarebbe un buon momento per essere trovati da Lavi. Un momento eccellente. Eccezionale. Irripetibile, e andrebbe colto al volo. Imbecille di un coniglio. Batti un colpo se sei qui.

Toc, toc.

Alza la testa di scatto, Kanda, e fa appena in tempo a vedere una falda di veste scura sparire dall'altra parte della campana, metri e metri più in alto: due dita tamburellano ancora contro la ringhiera di legno, toc toc, e il suono rimbomba nel silenzio vuoto di echi.
Toc toc, toc toc. Di nuovo. Toc toc. Toc toc toc.
Scavalca un ingombro di cavi caduti e comincia a salire le scale. Salta i gradini due alla volta per la fretta, all'inseguimento di quella giacca scura. Forse è Lavi. Forse non è Lavi, si dice poi, ma in ogni caso non ha importanza: è lì, e non dovrebbe esserci. Kanda non sopporta le cose che non sono al loro posto. Le cose fuori posto sono imprevisti, e Kanda non ha mai incontrato un imprevisto che fosse di suo gradimento.
Se è Lavi, si dice, gli spacco la testa.
Toc toc, di nuovo, più vicino. Sopra la sua testa. Alza il viso, e davanti agli occhi ha una rondella di metallo delle dimensioni d'una ruota d'automobile, ora: è immobile e sporca, la polvere luccica come bronzo polito ogni volta che il sole la sfiora.
Qualcuno sta camminando sul pianerottolo proprio sopra la sua testa: ne vede i piedi in controluce, movimenti filtrano in ombre lunghe tra le travi. Fa a malapena rumore, ma poi c'è quel toc toc di dita che tamburellano, impazienti e beffarde. L'hanno chiamato fin lì, e adesso lo aspettano.
Kanda sfodera Mugen: senza un rumore, senza un sibilo, la fa scivolare contro il fodero levigato e poi salta sulla ringhiera - il legno fragile scricchiola sotto il suo peso - e da lì contro l'impiantito, menando un gran fendente.
Le travi si rompono. La polvere crolla in un'ondata soffocante, stucchevole, odor di vecchio, di muffa, di olio stantio e dolciastro, e Kanda s'aspetta di vedere una di quelle gambe in ombra precipitare a terra mozzata: e invece c'è solo l'uomo che plana di fronte a lui, aggraziato, scendendo tra le macerie come non avessero consistenza. Non ci cammina sopra, ci cammina attraverso. A Kanda si spezza il respiro in gola, e poi l'uomo alza la testa e gli sorride.

- Buongiorno, Esorcista. -

Non è cambiato d'un soffio, Tyki Mikk.

- - -



Il primo pensiero è perché.
Perché è qui, perché lui, perché adesso.
Il secondo pensiero è no.
Arriva in fretta, questo no, mentre Kanda realizza tutto ad un tratto che non sono soli lì su quelle scale, lui e Tyki Mikk. C'è qualcosa di troppo che non va, troppi fattori imprevisti: tanti di quegli imprevisti da far pensare che previsti lo fossero tutti, in effetti, ma da qualcun altro, non da lui.
- L'Innocence? - Domanda: più per salvare la forma che per altro, perché qualunque sia la risposta, ora come ora, dubita che gli piacerà.
Tyki sorride. Ha un sorriso tutto denti bianchi e occhi d'ambra scura che sono gli stessi del Ragnarok, e sono stati quel sorriso e quegli occhi l'ultima cosa che Linalee ha visto. Kanda sente qualcosa d'acido e fuso, incandescente, gonfiargli lo stomaco.
Il Noah si fa passare tra le dita con agile noncuranza qualcosa di piccolo, cristallino e debolmente luminoso: ha l'Innocence nelle mani, e sembra giocarci.
- Questa, dici? -
Mentre lui sta guardando serra pollice e indice e la schiaccia, frantumandola. Batte le mani l'una contro l'altra - polvere luminosa d'Innocence a spiovere come una spruzzata di nevischio minuscolo dai suoi palmi, polvere di stelle - e poi le allarga con uno sguardo innocente:
- Be', non è che mi serva più, ora. -
Kanda quasi non aspetta che finisca di parlare prima di scattare verso sinistra. Mugen incontra la ringhiera di legno e la trancia, e poi è nel vuoto: afferra con una mano il pianerottolo di legno e il suo corpo traccia una parabola che lo manda a sbattere sulla piattaforma inferiore, al sicuro. Corre giù per le scale, perché ci sono Tyki Mikk e qualcun altro che lo stanno inseguendo, e la sua testa gli grida trappola a tutta voce.
Una parte di lui vorrebbe fermarsi, tornare indietro, affrontarlo. Sventrarlo. Sentire il suo sangue sulla lama o morire nel tentativo di farlo scorrere. Un'altra parte di lui percepisce ancora il fascicolo scricchiolare contro il suo torace, ed è per quello che sta scappando. Scappando, scappando. Gli ronza la testa per la rabbia e la vergogna, ogni passo è un supplizio.
Il suo cervello registra la presenza di Tyki prima ancora che gli occhi lo vedano; i suoi riflessi lo spingono ad inchiodare lì dove si trova, le sue mani si levano per far ruotare Mugen e tenere il Noah lontano da sé. Lo sente gridare per la sorpresa e poi ridere forte, e lo odia più per quella risata che per tutto il resto, perché Kanda non si sta divertendo per nulla.
Lo assale colpo su colpo, respingendolo, e Tyki para quando può, e per il resto del tempo indietreggia e schiva.
E poi, tutto ad un tratto, il Noah alza una mano e Kanda scopre di non avere più un pavimento sotto i piedi. Scivola attraverso quelle che erano travi di legno, sperimentando l'orribile sensazione di vedere il legno scorrere davanti ai suoi occhi mentre ci passa dentro, e poi sta precipitando.
La gravità se lo inghiotte e lo spinge sempre più giù, sempre più velocemente. Cinque metri, dieci. Venticinque. I suoi piedi incontrano il pavimento ingombro di macerie e le ginocchia gli si piegano, scricchiolando e fracassandosi. Sente le giunture di cartilagine fragile esplodere sottopelle, la colonna vertebrale che con un guizzo si fracassa. Cerca di respirare, ma ha sangue in gola, nello stomaco, nei polmoni. Se fosse un altro sarebbe già morto.
Si ritrova sdraiato tra le pietre rotte e i cumuli di legno che qualcuno deve aver accumulato, ere prima, nella speranza di poter costruire una bellissima torre campanaria che il Ragnarok, invece, ha trasformato in un aborto senza luce, un orologio fermo, morto.
Palpebre chiuse, palpebre aperte.
C'è molto buio là in fondo. Respira, respira. Inghiotte il sangue e poi lo sputa.
Palpebre chiuse, palpebre aperte.
Punta i gomiti contro il pavimento per cercare di tirarsi su. La sua schiena emette uno scricchiolio inquietante che pare un grido strozzato, e poi c'è qualcosa che gli si pianta su di un braccio con fermezza e gli impedisce di sollevarsi. Guarda, è un piede. Minuscolo, un piede di bambino, calze da bambina, scarpette piccoline.
Palpebre chiuse, palpebre aperte.
Nella penombra vede occhi d'oro che non sono quelli di Tyki ma altri, contornati da un velo di ciglia lunghissime e sospesi sopra ad un sorriso di un'ingenuità crudele, disarmante.
E poi:
- Dormi. - Dice Road, dolcemente.
Gli preme le mani sulla testa. Palpebre chiuse, palpebre aperte. Palpebre chiuse. Tutto il resto è acqua buia.





Note del capitolo: Dite la verità, pensavate fossi deceduta. xD Nella speranza di farmi perdonare vengo portando in offerta un capitolo più lungo dei precedenti, e sicuramente più denso di avvenimenti.

Partiamo dall'inizio: il Sovrintendente. Ahi, ahi, ahi, quello è stato un punto dolente: e a rileggerlo adesso non mi soddisfa. Avrei dovuto forse introdurlo come personaggio sin dal primo capitolo, accennarne, parlarne e metterlo sullo sfondo per non tirarlo fuori a sorpresa come un coniglio dal cilindro. Isaac Asimov disapprova, e io anche.

Poi: Tyki Mikk e Road. Sono stati tutti e due un parto, ma Tyki Mikk molto di più. Road si finge pazza ed è lucida, Tyki si finge lucido e lucido non è. Desideravo da matti scrivere di entrambi.
Il titolo di questo capitolo si ispira non troppo velatamente a quello di una puntata di Last Exile, un anime meraviglioso dalle atmosfere steampunk. Tutte le puntate di Last Exile prendono il titolo da una mossa di scacchi o da un elemento della scacchiera: il zugzwang è un termine tedesco che indica, all'interno della partita, il momento di una mossa obbligata che porterà necessariamente ad una perdita. Insomma, è una mossa che, qualunque cosa si faccia, condurrà chi la esegue a una posizione meno vantaggiosa di quella di partenza. Mi sembrava che un titolo così si adeguasse abbastanza alla situazione di Kanda.

Credo che tutti - o quasi - conoscano la canzone dalla quale è tratta la citazione iniziale, ma in ogni caso potete trovare What I've done dei Linkin Park. Avrei voluto usare Papercut al suo posto, ma non sono riuscita ad estrapolare una citazione che fosse adatta.


oceanredwhite: Qui non c'è molta transizione, ma in compenso c'è poco Lavi. Si recupera dopo, però, giuro. xD Non ho fatto un calcolo sulle dimensioni di Timcampi, ma devo dire che descrivendolo l'ho immaginato solo poco più grande di com'è nel volume 18 del manga. Intanto ti auguro buone vacanze e... al prossimo capitolo!

BloodberryJam: Sì, conosco i TOOL, e quel video è terrificante. O_O Lungi da me! Non so, io generalmente sono per il carini e coccolosi, ragazzi, ma mi rendo conto che sempre più spesso tendo a scivolare nel deprimente. Non è bello, e dice cose molto brutte sulla mia personalità. xD Al prossimo capitolo e buone vacanze!

wari: Vai tranquilla, questo non è stato qui per niente per un bel po'. *_* Sono strafelice che Kanda ti piaccia, perché con un personaggio così speravo di riuscire a fare il meglio possibile. Uccidere Komui è stata una scelta sofferta: saltellavo dal desiderio di poterci mettere sopra le mie ditina avide. Oddio, che descrizione profonda... O_O Giuro che non scrivo mai pensando a niente di così profondo. xD Anzi, giuro che non scrivo mai pensando, ché è troppa fatica!
Komui. ç.ç Buone vacanze!

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Capitolo 6
*** millennium bug ***


5. millennium bug
So go on and scream, scream at me, I'm so far away. I won't be broken again. – Allora vieni e grida, grida per me, io sono così lontana. Io non sarò rotta di nuovo.
(Evanescence - Going Under)



- Non ti preoccupare. Tu ci servi per portarli qui, e questo significa che non ti faremo del male. -
Qui è un posto che gli è insieme familiare e alieno. Ci sono rovine scure e finestre rotte e squarci che danno su muri altissimi, aguzzi come zanne. Dai vetri proviene una luce azzurrata da alba smorta.
Non ha ancora ripreso del tutto conoscenza: ogni tanto ritrova un pezzo di sé - generalmente qualche pezzo molto doloroso, un braccio spezzato, una delle ginocchia in frantumi che comincia a rimettere insieme tutte le schegge d'osso per cercare di ricomporsi, la schiena che esplode in lunghe fitte strazianti. In ogni caso ciascuno di quei pezzi che ritrova è un attimo di consapevolezza abbacinante che non l'aiuta a svegliarsi, tutt'altro. Se ne resta intorpidito con il volto su qualcosa di gelido e duro, il pavimento, sforzandosi di respirare attraverso le costole sbriciolate.
Sente le proprie braccia come fossero estranee, innaturalmente flesse dietro la schiena, le spalle doloranti e intorpidite. Ha i polsi che bruciano e nessun bisogno di cercare di muovere le mani per scoprire di averle legate.
- E' meglio che tu dorma ancora un po', fino a quando non arrivano. - Dice ancora Road: è chinata su di lui e gli mormora in un orecchio con gentilezza. Sa di fragole, di zucchero, di dolce, dolciastro: è un odore appiccicoso di caramella che gli rimane attaccato addosso anche quando lei si allontana. - Se dormi, il tempo passerà più in fretta. E tu non farai nulla di stupido. Giusto? -
Nulla di stupido, pensa Kanda. Mi alzo e ti sventro.
Cerca con gli occhi Mugen, ma non riesce a trovarla.

Di nuovo sveglio. Ha appena capito dov'è qui. Vorrebbe vomitare - per un attimo pensa di farlo davvero, rovesciare la testa e rigettare tutto quel che c'è di marcio e verminoso a scombussolargli lo stomaco ora - perché è l'Ordine, quello. Quel che ne resta.
Sono nell'atrio dell'Ordine di Londra. Gli sembra di avere i polmoni pieni di sangue, ma dev'essere solo l'odore. E' su tutte le pareti.

Si sveglia di nuovo, un imprecisato numero di ore più tardi: sa che sono ore e non minuti perché la luce da azzurra si è fatta ambrata, arancia, pomeriggio di Londra.
C'è Tyki Mikk accovacciato accanto a lui: con le ginocchia piegate e i gomiti appoggiati alle gambe, tutto il peso a premere sui talloni, ha una gran massa di capelli neri a spiovere sul viso chiarissimo. Non sembrerebbe nemmeno sé stesso, così, se non fosse che questo è un trucco che Kanda gli ha già visto usare.
Sorride, e malgrado tutto è un sorriso umanissimo di divertita condiscendenza.
- Uh, si è svegliato. - Commenta ad alta voce, girando la testa verso qualcuno che Kanda non riesce a inquadrare.
Cerca di sollevarsi a sedere, puntando le mani contro il pavimento e facendo forza sulle braccia, e realizza con un attimo di ritardo di poterlo fare perché è slegato, adesso. Sopra l'odore del sangue scivola un sospiro di menta, cannella: gli fa sgranare gli occhi e tirare indietro la testa di scatto finché non si trova davanti la testa di Lavi.
- Tu! - Esala, e suona tanto come un tu, pezzo di imbecille, decerebrato e cretino. - Cosa ci fai qui? -
- Te l'avevo detto che servivi a portarli. - Cinguetta Road. E' in piedi solo due passi più in là, a dondolarsi su un gradino sfondato della scalinata. Si appoggia alla ringhiera di pietra, le ragnatele a disegnare un tessuto d'argento filato tra una colonnina e l'altra, e guarda verso Lavi: - Doooov'è Allen Walker, Bookman? -
Lavi sorride ancora, imperturbabile. Tiene una mano ad un soffio dalla sua schiena, registra Kanda, come si aspettasse di doverlo sostenere da un momento all'altro.
- Non è venuto. -
Road arriccia le labbra in quello che è più un sorriso che una smorfia.
- Ti avevamo detto di portarlo. - Cantilena. - Avevamo detto che dovevi venire con Allen Walker. L'Akuma non ti ha detto così, Bookman? - E poi, con una punta di malizia crudele: - Potremmo aver riempito l'Esorcista dai capelli lunghi di farfalle. Non sarebbe bellissimo se uscissero fuori tutte insieme? Fiorirebbe, così. Non sarebbe meraviglioso? - Il sorriso di Lavi ha una contrazione pressoché impercettibile, e Road si sporge verso di lui, domandandogli ancora: - Vuoi che fiorisca? -
- Avevate detto che non gli avreste fatto del male. -
- Avevamo anche detto che avresti dovuto portare Allen Walker. -
Kanda comincia a trovare intollerabile tutta la situazione: non la capisce, e non sopporta di non capirla. La schiena gli duole ancora, tante piccole schegge d'ossa piantate nella carne che cercano di ritrovare il posto giusto, il midollo che freme, e stare nell'atrio devastato dell'Ordine di Londra gli dà la nausea.
- Cos'è questa storia? - Interroga Lavi, bruscamente. - Hai fatto un accordo con loro? -
Lavi esita:
- Non precisamente. -
E' Road a spiegare più diffusamente, sporgendosi verso di lui tanto da sfiorargli quasi una guancia con la punta del naso:
- Gli abbiamo detto di venire. Gli abbiamo detto che ti avevamo portato qui e che poteva venire a riprenderti quando voleva, ma con Allen Walker. Dov'è Allen Walker, Bookman? -
Lavi pare tentennare ancora per un attimo, prima di capitolare:
- E' rimasto in strada. E' qua fuori. - E poi, guardando Kanda come s'aspettasse di vederlo esplodere in mille pezzi da un momento all'altro - e forse è precisamente questo che teme, pensa lui: - Non gli avete fatto niente, vero? -
Road sorride solo e guarda verso Tyki; che scuote la testa e si alza in piedi, e tutto ad un tratto la sua pelle sembra più scura, olivastra, ha il colore della corteccia del salice.
- Nulla di più di quanto è stato necessario per portarlo fin qui, ed è stato abbastanza. - Sorride di nuovo, poi, e stavolta non c'è più alcuna condiscendenza nel suo sorriso, nulla che sia umano, ma una specie di divertimento impaziente e un po' beffardo: - Va' a prendere il piccolo baro, Bookman. Abbiamo molte cose delle quali parlare. -
- Ad esempio? -
- Non abbiamo niente di cui parlare! -
Hanno risposto insieme, Lavi e Kanda, e adesso si guardano con incertezza. Kanda è incerto, proprio, ed è un'incertezza che gli monta furiosa nello stomaco. Hanno portato via il cuore di Linalee, loro. Hanno ucciso Tiedoll. Hanno distrutto la sede di Londra, permesso al Sovrintendente di prendere il posto di Komui. Con il loro Ragnarok hanno causato i suicidi invitati. Sono Noah. Bisogna farli a pezzi, non parlare con loro. Anche Lavi appare incerto: ma solo incerto, né arrabbiato né triste né teso. Dubbioso. Insicuro.
Come non si fosse accorto di niente, Tyki Mikk sorride ancora e spiega mite:
- Cose come la Chiesa. - E poi, con una noncuranza che è come un colpo basso, un pugno nello stomaco: - Cose come la Chiesa che nasconde l'Innocence all'Ordine. Cose come la Chiesa che non cerca più gli Akuma ad est dell'India; o il perché di questo Ragnarok che non è stato il Ragnarok, in effetti. Cose così. -
Nel silenzio, c'è solo il fruscio lieve della gonna di Road, che s'appoggia meglio alla ringhiera e si sporge per guardarli in faccia: Lavi e Kanda, di due tonalità di pallore differenti, che se ne stanno zitti e non aprono bocca.
- Dovresti proprio andar fuori a prendere Allen Walker, Bookman. - Cinguetta Road dopo un po'. - Dopotutto, è sua tutta la colpa. -

- - -



- Colpa mia? Come sarebbe colp... uh, ehi, lasciami! -
Road non sembra essere cresciuta affatto in quegli anni: quando sta ferma dimostra ancora tredici anni, quindici quando si muove, centosessanta quando apre bocca e parla. Si aggrappa al braccio di Allen e si sporge verso il suo collo come volesse annusarlo, curiosa, mentre Tyki li guarda e scuote la testa, più perplesso che sconfortato:
- Road... -
- Sei cresciuto, Aaaaallen! -
Adesso è molto più alto, in effetti. Lei gli abbraccia il petto e poi gli nasconde la testa tra le scapole, sfuggendogli ogni volta che lui cerca di scrollarsela di dosso. Kanda emette un sibilo rauco, irritato, e cerca di nuovo di mettersi in piedi: la parte inferiore del suo corpo, dall'osso sacro in giù, è un pulsare discontinuo e dolorante di fitte che s'alternano, ginocchia, caviglie, poi di nuovo ginocchia e cosce. Riesce a muoverle, ma solo a fatica; c'è Lavi che si è seduto accanto a lui e continua a tenerlo d'occhio in una maniera fastidiosamente protettiva.
- Road! Lasciami! Link... - Chiama Allen, supplichevole.
Il Corvo lo guarda, reclina il capo da una parte e sposta gli occhi da lui a Road. Non pare minimamente intenzionato ad intervenire, e così Allen è costretto a saltellare di nuovo per cercare d'acchiappare almeno un braccio della ragazza.
Road ridacchia, si alza in punta di piedi e gli bisbiglia in un orecchio:
- Non vuoi sapere perché è colpa tua, Allen? -
Allen si blocca. Si bloccano tutti, anzi, di nuovo, tranne Tyki, che sorride e stuzzica il fuoco con la punta d'un bastone. Ha acceso un falò di macerie e travi cadute nel bel mezzo dell'atrio devastato, lavorandoci attorno con l'esca e l'acciarino in una maniera tutta umana. Nel farlo s'è scottato le dita: Kanda osserva le bruciature lucide su indice e pollice con un'attenzione quasi morbosa. Si è scottato. Tyki si è scottato con il fuoco. Quel pensiero è qualcosa di alienante.
- Non è colpa mia. - Mormora Allen, piano.
- E' colpa tua, invece! - Insiste Road, allegra. - Tu hai fermato il Conte, ma non l'hai ucciso, e così il Ragnarok non è finito. Il Ragnarok non è mai finito. Il Ragnarok è ancora in corso. Questo è il Ragnarok. -
Allen è come pietrificato. Kanda può sentire il respiro di Lavi leggerissimo accanto a sé; si stupisce di riuscire a percepirlo ancora, perché c'è un ronzio assordante che gli ha riempito le orecchie, ora, e sta sovrastando tutti gli altri suoni. Linalee scomparsa. Il corpo di Tiedoll privo di cuore, quello di Crowley straziato. L'Ordine in pezzi.
- Il Ragnarok doveva essere la fine. L'Innocence doveva venir distrutta. - Bisbiglia Road, ancora in punta di piedi, dondolandosi contro la schiena di Allen. - Ma tu non l'hai permesso. La Chiesa nasconde l'Innocence, oggi, e non la consegna agli Esorcisti: nessun nuovo Esorcista dal giorno del Ragnarok, non è strano? -
Kanda lo trova strano. Kanda vorrebbe non continuare a sentire.
- La Chiesa impedisce gli scontri veri con gli Akuma. Sta prendendo il controllo del mondo, un po' alla volta, e impedisce le guerre. Ha schierato il suo esercito privato al posto degli Esorcisti, e adesso quella che era la nostra battaglia non lo è più. Stanno rubando l'Innocence al mondo. - Mormora ancora Road, con il mento posato sulla spalla di Allen e la bocca vicinissima al suo orecchio: - La stanno facendo sparire, nascondendola per metterla al sicuro e impedirci di trovarla, di distruggerla. Hanno trovato una soluzione: niente più battaglie, niente più Innocence. Non possono sconfiggerci, non possiamo sconfiggerli. Siamo in stallo. Se continua così, non ci sarà alcuno scontro a metter fine al Ragnarok. -
Kanda vorrebbe non continuare a sentire. Kanda pensa che ha già sentito troppo. Quelli non sono affari suoi, non è il suo dovere. Il suo dovere è uccidere i Noah. Sconfiggere gli Akuma. Il suo dovere è essere un Esorcista.
Linalee. Linalee, Komui, Tiedoll. Linalee, Linalee. A dolergli non sono più solo le gambe.
- E perché ci dici questo? - Domanda Lavi, mite.
Road abbassa lo sguardo dalla statua di ghiaccio nella quale Allen si è trasformato a Lavi, con interesse:
- Perché noi vogliamo che il Ragnarok abbia termine. Quello che è ora, questo mondo, non è quello che serve a noi e non è quello che serve a voi. - Sorride, reclinando il capo da una parte e lasciando andare Allen, finalmente, per scivolargli accanto: - Se volete, noi abbiamo la soluzione. -
- E cosa ci guadagnate? -
Piroetta su sé stessa, Road, alla domanda di Lavi. Saltella avanti sino a fermarsi vicinissima al fuoco, i piedi a un soffio dalle braci incandescenti: così vicina alla fiamma, la pelle è come lucida di riflessi, gli occhi solo un'ombra d'oro.
- La fine del mondo, Bookman.. -
- E noi cosa ci guadagniamo? - Domanda Lavi, sempre più piano.
Il sorriso di Road si allarga a scoprire denti candidi come perle:
- La fine del Ragnarok, Bookman. -

- La Chiesa va distrutta. - Road non cinguetta più, nel dirlo, e dimostra ciascuno di quei centosessant'anni, centosessanta milioni di anni e più, che ha quando parla. - I Corvi vanno fermati. I Corvi non hanno Innocence: il Ragnarok non è la loro battaglia. Il potere deve tornare nelle mani dell'Ordine. Noi otterremo la nostra battaglia... - Conclude dolce, e punta l'indice contro il petto di Allen: - … e voi il vostro Ordine. Non è quel che volete, dopotutto? Non è per questo che ve ne siete andati? -
- Se accettate... - Interviene Tyki Mikk. - Domattina il Bookman e Road andranno a Roma. Road può aprire una porta, qui, per far passare un esercito che sia dentro di loro prima del tramonto: il Bookman potrà trovare prima dell'attacco dove stanno nascondendo l'Innocence. Io e te, piccolo, invece ce ne andiamo dritti dritti alla sede dell'Ordine. Tu mi mostrerai dov'è e Road aprirà un passaggio per noi. -
Un attimo di silenzio, mentre rovista nel fuoco con un pezzetto di legno - le fiamme a disegnargli riflessi color del miele negli occhi di vetro dorato - prima che soggiunga con una punta di gentilezza indecifrabile:
- Potete avvertire quelli che conoscete. Più Esorcisti che sia possibile, perché lascino l'Ordine e si mettano al sicuro prima che la battaglia inizi, se è questo il problema. -
Allen si ribella, scuotendo con foga la testa:
- Non è questo il problema! -
Tyki piega il capo da una parte, sollevando gli occhi dal fuoco per guardarlo:
- E qual è, allora? -
- Noi non dovremmo... - Incertezza. - Non è per questo che siamo scappati. Non per... non per distruggerli. Non per far loro del male. -
- Ma loro ne stanno facendo al mondo, piccolo. Questo non ti interessa? -
- Ci dev'essere un'altra soluzione. Ci dev'essere un altro modo. -
- Forse. - Assente Tyki, distrattamente. - E' possibile. E quanti anni ti ci vorranno per trovarlo, Allen Walker? Questa è una soluzione che mette fine a tutto domani sera. Pensaci bene: un solo giorno, e poi il Ragnarok sarà finito. -
Allen apre bocca, la richiude. Serra le labbra e scuote la testa, e con quell'espressione di corruccio dolorante pare essere tornato ragazzino, poco più che bambino, ai primi mesi trascorsi nell'Ordine. Kanda si ricorda d'averglielo detto, quant'era ingenuo, quant'era stupido, e gli fa strano sentire l'eco di quelle parole nella voce del Noah.
Non riesce a pensare a quello che stanno dicendo loro. Vorrebbe negarlo con forza, sputarci sopra, perché loro sono il nemico, loro hanno ucciso Linalee e Tiedoll, loro sono Noah; però la Chiesa ha ucciso Komui. La Chiesa ha costretto alla fuga Lavi. Ha fatto fuggire Allen.
- Rifletteteci sopra. - Propone Road, in un bisbiglio sempre più dolce, sempre più sottile. - Avete tutta la notte per pensarci. -
Kanda vorrebbe sputarle addosso. Però la Chiesa, la Chiesa.
Un solo giorno, e poi il Ragnarok sarà finito.
Quanti anni ti ci vorranno, Allen Walker?






Note del capitolo: E siamo in rotta di collisione con la conclusione, ormai. Ancora un paio di capitoli oltre a questo e Opening Ragnarok sarà terminata: ho dovuto rivedere i miei conti per via della settimana di assenza non prevista, e l'ultimo capitolo verrà perciò spostato dal 22 al 29 Agosto.

La citazione di questo capitolo sembra non avere alcun riferimento con gli eventi che avvengono nello stesso, ma c'è un collegamento nascosto. E' uno di quei collegamenti nascosti piuttosto beoti, e per questo ne vado particolarmente fiera. xD Il primo che lo indovina e capisce chi è o che cos'è che non dev'essere rotto/a di nuovo vince cinque punti e la dedica del prossimo capitolo!

Il Millennium bug che dà il titolo a questo capitolo è il nome di un possibile bug, un difetto informatico, che avrebbe dovuto verificarsi in tutti i computer del mondo allo scoccare del nuovo millennio, facendo interpretare agli elaboratori la data 2000 come fosse 1900. Questo non è mai accaduto: non è chiaro se tutti si fossero preoccupati per niente o, a causa delle prevenzioni messe in atto sin dagli anni Ottanta, si fosse riusciti ad eliminare il problema.
Perché millennium bug? Perché tradotto letteralmente, intanto, diviene cimice del millennio, inteso nel senso di qualcosa che rode il millennio dall'interno. E noi abbiamo un certo Conte del Millennio in giro per D.Gray-Man... Dopodiché, perché mi sembrava interessante quest'idea di ciclicità obbligata dei processori: che, arrivati al 1999, si sarebbero ritrovati nuovamente al 1900; un po' come gli Esorcisti che, convinti di aver superato il Ragnarok e di dover andare avanti, scoprono di essere ancora al suo interno, al suo inizio, prima della fine.

Un'altra canzone famosissima è Going Under degli Evanescence, che potete trovare qui.


oceanredwhite: Sì, mi sono riaffacciata alla vita. *_* Nu, povero Kanda, perché infierire? xD Tanto ci pensa già da solo! Sono felice che il Sovrintendente ti sia piaciuto, anche se - a rileggerlo adesso - non mi soddisfa per niente per niente per niente. Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto... e al prossimo!

BloodberryJam: Schiacciargli il golem è stato in effetti tutto un dolore. A me piace da morire la maniera nella quale, nel numero 17, si squadra malamente con Timcampi. Mi fanno rotolare. xD Guarda, io sono per piccole dosi di morte e pestilenza a te e a tutta la tua famiglia accompagnate da abbondanti vagonate di carini e coccolosi, ragazzi. La seconda modalità è quella che preferisco leggere, in realtà, perché sono un cuordiburro e mi deprimo con poco. I TOOL mi inquietano un po' troppo, a dire il vero, e non apprezzo molto il genere musicale: però devo dire che fanno anche dei pezzi interessanti. Last Exile era stupendo! *_* Al prossimo capitolo e un abbraccio!

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Capitolo 7
*** innocence ***


6. innocence
A friend who bleeds is better – E' meglio un amico che sanguina.
(Placebo - Pure morning)



Se ne sta seduto contro una colonna; ha l'intonaco screpolato a grattargli il dorso e le spalle, e davanti agli occhi un grosso ragno a brillare d'ambra grigia nella luce sempre più pallida del crepuscolo: oscilla appeso a un sottilissimo filo d'argento, il ricamo della ragnatela come un rosone impalpabile sospeso a lasciarsi soffiare contro il soffitto.
Lavi è seduto proprio di fronte a lui, e dall'altra parte della gradinata ci sono Link e Allen. Dalla borsa di Link sono usciti fuori teli impermeabili e coperte che non si capisce bene come c'entrassero lì dentro, ma in ogni caso è meglio interrogarsi il meno possibile in proposito e approfittarne: l'aria di Londra è gelida e umida esattamente com'era prima del Ragnarok, e ora che cala la sera il vento s'è fatto pungente.
Lavi gli sistema attorno la coperta con un seccante atteggiamento da chioccia, e Kanda lo gela con un sibilo e un'occhiataccia. Lavi si ritrae, alzando le mani goffamente a mo' di difesa, e apre bocca forse per fare una battuta, forse per spiegare; ma poi guarda verso la scalinata e tace. Scuote la testa.
Sugli ultimi gradini in cima alla scala si sono accampati Tyki e Road. Si sono allontanati per lasciar loro un'illusione di riservatezza, d'isolamento, ma sono rimasti comunque a portata d'occhio, se non d'orecchio. Non vogliono perderli di vista, medita Kanda. Non vogliono che scappino durante la notte.
Ha visto Tyki Mikk avvicinarsi ad Allen. Lo ha visto mentre gli sfiorava il braccio - quello sinistro, deforme e ruvido e scuro, assurdo su quel corpo acerbo e bianchissimo da ragazzino, ancora quasi adolescente - e l'ha visto chinarsi per dirgli:
- Sei invecchiato. -
E' cresciuto. Avrebbe voluto sibilargli Kanda, indispettito. E' solo cresciuto!
Tutti gli uomini crescono. Tyki Mikk è rimasto uguale a sé stesso, con i capelli solo un po' più lunghi, una coda fluente a scorrergli liquida sulla schiena. Road è rimasta uguale a sé stessa, viso triangolare, appuntito, con tutta la crudeltà purissima e intatta delle filastrocche infantili. Tyki e Road non sono invecchiati, non sono cresciuti. Tyki e Road non sono umani.
Ha visto Allen cercare Link con gli occhi, come in cerca d'aiuto. Ha visto le sue palpebre aprirsi e chiudersi, il pomo d'Adamo fare su e giù mentre deglutiva e poi chiedeva:
- Quel che ha detto Road, che è colpa mia... non è così. Era una menzogna. Vero? -
Kanda non sa bene se Tyki sia in grado di provare affetto o compassione: ma sa che a Tyki, a modo suo, piace Allen. Gli piace più degli altri, più di tutti gli altri, ed è per questo che in uno scontro cerca lui. Le mani di Tyki cercano il torace di Allen - il cuore di Allen, la gola di Allen, i polmoni di Allen - per strappare, lacerare, uccidere. E' una forma di legame anche quello. E' malato, è contorto, ma tiene stretti.
Forse è per questo che Tyki è sembrato tentennare, facendo dondolare il capo da una spalla all'altra per un lungo istante, prima che scuotesse la testa:
- Forse il Conte l'avrebbe fermato qualcun altro, se non ci fossi stato tu. - Azzarda.
Il viso di Allen è diventato come sgranato, gli occhi dilatati, la bocca schiusa:
- E' perché l'ho fermato? -
- E' perché è stato fermato, sì. Se avesse continuato si sarebbe concluso tutto. Avresti dovuto lasciarlo finire o ucciderlo. - Ha concluso Tyki, con una scrollata di spalle. - Ma non l'hai fatto. -
Anche attraverso la distanza che li separa, gli occhi di Allen a Kanda sono apparsi luminosi e enormi come pozze d'argento liquido. Per un attimo non hanno avuto colore, restando tutta luce ed espressione, doloranti e spaventati e pieni di angoscia.
Tyki lo ha guardato per un attimo in silenzio prima di scuotere ancora il capo. S'è chinato di nuovo, di più, finché non sono stati vicini abbastanza da sfiorarsi.
- Anche l'ingenuità, quando diviene ottusa, è una forma d'egoismo. - Ha sentenziato morbido e gentile. - Allen Walker. Puoi permetterti di essere ingenuo quanto vuoi, ma ricordati che lo farai per te stesso, non per altri. -
Ancora una volta a Kanda è parso di sentirsi parlare: anni dopo, in un altro posto, ma era sempre lui a rimproverare Allen. I distruttori non salvano. Gli Esorcisti non aiutano.
Ha chiuso gli occhi, e quando li ha riaperti ha incontrato quelli grigi di Allen.

- Ci stai pensando? -
- No. -
Lavi sbuffa:
- Bugiardo. -
- Sta' zitto e dormi. -

Silenzio.

- Yu? -
- Che vuoi? -
- Yu, ci stai pensando? -
Potrebbero andare avanti fino al mattino, pensa Kanda, se continuano così. E' rimasto seduto solo perché il pensiero di sdraiarsi, tra le fitte alla schiena e quelle alle gambe, gli è puramente intollerabile: da questa posizione, poi, riesce a tener d'occhio la scalinata buia e le forme scure di Link e Allen dall'altra parte del falò agonizzante. Non sa bene com'era accaduto che si sono divisi, è successo e basta. Forse è stato Allen. Sembra svuotato, Allen. Sembra spaventato.
Forse ha paura di stare vicino a loro due. Ha paura di quel che potrebbero pensare. Di quello che potrebbero dire, perché è stata colpa tua, ha detto Road.
Non è stata colpa sua. Kanda lo sa. Non è ancora caduto così in basso da dare agli altri colpe che non hanno: di colpevoli ce ne sono già a sufficienza così, al naturale, senza bisogno d'inventarne altri.
Lavi si è sistemato accanto a Kanda, su un fianco, con la testa rivolta verso di lui. Da quella posizione lui può vedere uno spicchio d'occhio verde e luccicante sollevato a guardarlo.
- Tu non ci stai pensando? - Domanda Kanda in tono neutro, che è un altro modo per dire potrei fare altro che pensarci?
- Sembra una bella storia. - Replica Lavi con un sorriso, che è un altro modo per dire ci sto pensando sul serio.
A Kanda questo non piace. Sa che nel momento in cui cominceranno davvero a pensarci, nel momento in cui prenderanno in considerazione l'idea dei Noah come fosse un'alternativa valida, plausibile, ebbene, in quello stesso momento cederanno e perderanno. Hanno avuto tre anni del futuro peggiore che chiunque avrebbe mai potuto immaginare. Tre anni d'assaggio di inferno, e sono bastati a tutti.
- E tu ci credi? -
- Sembra ragionevole. - Sentenzia Lavi dopo un attimo di silenzio. - Spiegherebbe molte cose. -
Il Bookman pensa sia ragionevole. Il Bookman pensa sia sensato.
A Kanda viene da sibilare per la frustrazione:
- Sono Noah. Vanno uccisi, non bisogna... non... -
- Be', perché non li hai uccisi? -

Silenzio.

- E tu perché non l'hai fatto? -
- Ah-ha, Yu. L'ho chiesto prima io. Perché non li hai uccisi? Tre anni fa li avresti assaliti subito, non ti saresti fermato a chiedermi perché. -
Tre anni fa era prima di Komui. Prima di Tiedoll, prima di Linalee.
- Sono ferito, cretino e asino che non sei altro, orbo! -
- Yu, tu sei sempre ferito. Passi il tuo tempo a raccattare budella e arti dal terreno, e non è mai un bello spettacolo. - Il ghigno sulle labbra del Bookman affiora in un balenare di denti candidissimi, splendenti anche nel buio in quel riflesso d'occhio verde. - Vuoi sapere perché non li hai aggrediti? Perché volevi sapere la verità. -
La verità non è una spada, pensa Kanda. La verità non è Mugen. La verità non è una lama, ma taglia e ferisce come fosse affilata. La verità ha spezzato l'argento liquido sul viso di Allen. La verità stava condannando il Bookman, la verità.
- Tu non sapevi nulla di questa storia, prima di oggi? - Domanda piano. Vede il sorriso di Lavi sparire, la sua fronte liscia corrugarsi. - Puoi giurare che non ne sapevi niente? -
- Te lo giuro. - Risponde Lavi, e non è neanche un bisbiglio. - Ti giuro che non lo sapevo. -
Gli crede. Forse non avrebbe creduto al Bookman, ma a Lavi crede. Lavi non è un log. Lavi ha una vita brevissima, una vita da bambino, che è iniziata il giorno in cui è entrato nell'Ordine. Lavi ha un cuore, adesso, che può portare appeso alla casacca da quando il vecchio Bookman, l'ultimo vero Bookman, è morto. Non c'è più nessuno a ricordare al Bookman il suo dovere; il dovere di Lavi è verso il fronte che s'è scelto, con le armi che impugna e i compagni che ha.

Silenzio.
Di nuovo, più lungo.

- Ti avevo promesso che ti avrei portato un anello, Yu. Me ne sono scordato. -
- Di che cosa vai cianciando, Bookman? -
- L'anello da Claddagh. Ti ricordi? Avevo detto che te ne avrei portato uno, ma non l'ho più fatto. Ce l'ho in tasca, lo vuoi? -
Kanda invita non troppo gentilmente Lavi a piantarsi l'anello a fondo in luoghi innominabili e mai battuti dal sole. Lavi ride, lo esorta a provvedere personalmente.

Silenzio.

Lavi si alza su un gomito, si sporge. Lo bacia sulle labbra, piano, e Kanda non sa precisamente perché glielo sta lasciando fare: sa solo che c'è di nuovo quell'odore, menta di bosco, cannella, quella dolce che si lascia cadere nei biscotti.
Ha un odore tutto suo, Lavi, adesso. Chissà se i quarantotto log che l'hanno preceduto ne avevano uno uguale o uno diverso.
Allen forse può vederli, forse Link. Link vede tutto quel che non dovrebbe vedere, schifosissimo Corvo. Forse li sta guardando anche Road. Forse Tyki ride.
Forse non è che gliene importi poi niente. Magari domattina sono tutti morti, per cui perché no?

Silenzio silenzio silenzio.

Chissà chi sta cercando, Lavi, adesso.
Chissà se sta baciando lui, cercando lui, o qualcun altro che non ha mai avuto il tempo di baciare.


Tic, tac. Il Big Ben vuol suonare l'alba.

- - -



L'alba è una ragnatela di fili argentati che il sole tocca e fa bianchi, per un attimo. C'è una falena impazzita imprigionata nel ricamo appiccicoso, sbatte le ali con il terrore di chi sa che il tempo è sabbia e, anche a volerlo stringere tra le dita, scappa via da tutte le parti. Una nebbiolina sottilissima si fa strada tra le macerie, è umida e gelida e si incolla alle ossa prima ancora che alla pelle.
Lavi piega le coperte con calma e alza appena la testa quando Tyki si avvicina. Il Noah ha la camicia slacciata, la cravatta buttata su una spalla; tutto il suo bel vestito è coperto di polvere e fango, ma non sembra badarvi. La sua pelle è chiarissima, di nuovo, una pelle tutta umana dove le vene azzurre risaltano sotto ad un velo di barba malfatta.
- Buongiorno. - Saluta amichevolmente. Lavi ricambia con un cenno del capo, Kanda sibila di fastidio tra le labbra socchiuse e lo guarda con disgusto. Tyki Mikk non sembra farci caso: finisce di scendere i gradini e punta verso le coperte di Link e Allen.
- Piccolo? - Lo chiama Tyki, divertito: - Dormiglione sonnacchioso. E' ora di aprire gli occhi. -
Kanda guarda Lavi, che si accovaccia con i gomiti poggiati alle ginocchia e ricambia l'occhiata serenamente. La schiena gli fa ancora male, stamane, ma è un dolore tollerabile. Forse potrebbe provare a camminare, adesso, a vedere se le gambe funzionano di nuovo.
Road saltella giù per le scale, e Tyki afferra le coperte e le tira via.

L'alba è Tyki che afferra le coperte e le tira via e non c'è più Allen Walker, sotto, né Link il Corvo, ma solo due cumuli di borse e detriti che paiono comparsi per magia.
Non c'è trucco, non c'è inganno, pensa Kanda. Tyki rimane per un attimo immobile, come paralizzato. Poi si china, afferra qualcosa sulla cima del cumulo, e quando si rialza ha una carta da gioco tra le mani.
Road s'è fermata sull'ultimo gradino e sbatte le palpebre: pare stupita, per una volta, gli occhi d'oro che guizzano in un miscuglio di irritazione e sorpresa su e giù per le scale, sul falò morto e le coperte, e infine su Lavi e Kanda. Lavi tutto ad un tratto le sorride mite, e Kanda pensa che è uno strano sorriso da vittoria, quello.
Tyki dà ancora loro le spalle, mentre stuzzica con la punta d'un piede uno dei cumuli e mormora distrattamente:
- Piccolo baro. -
Dà loro le spalle e non lo possono guardare in faccia, ma adesso le sue mani sono di nuovo olivastre, le unghie come pennellate di madreperla lucida, rosata, sulle dita scurite.
Road sbatte le palpebre, sempre più incerta. Gli si accosta con una specie di cautela malcelata, quasi che avere a che fare con l'altro, ora, la preoccupasse:
- Tyki? - Lo chiama.
Ma Tyki non le risponde. Butta la carta per terra, invece, e ride.

L'alba è che non c'è nulla di più di quella risata. La carta da gioco, per terra, ha un sorriso da asso di picche.





Note del capitolo: Il prossimo capitolo sarà l'ultimo. Avrei in mente una mezza idea di qualche spin-off per completare il quadro di Opening Ragnarok (o, perché no?, di un seguito), ma per adesso si tratta per l'appunto di un'idea e nulla più.
Purtroppo, BloodyKamelot, la risposta alla domanda sulla citazione dello scorso capitolo non è quella che hai dato tu (anche se in effetti era una spiegazione coerente); la risposta vera è infatti il titolo di questo capitolo. L'Innocence di Allen Walker può essere intesa sia letteralmente (il suo braccio rotto da Tyki Mikk, poi ricostruito sotto una nuova forma che il Noah non è più riuscito a spezzare negli scontri successivi) che metaforicamente (in quanto innocenza, ingenuità, che io trovo il tratto meglio caratterizzato del personaggio nel manga).

Questo è anche il capitolo che giustifica più marcatamente la tematica shonen ai messa tra gli avvertimenti dell'intero racconto: sono stata terribilmente indecisa sino all'ultimo sull'aggiungere o meno la scena tra Lavi e Kanda - perché mi piaceva lasciare in sospeso il loro rapporto, a interpretazione libera del lettore - ma alla fine ci stava bene, e così eccolo qui.

Potete trovare qui Pure morning dei Placebo. Io la trovo una canzone stupenda sia dal punto di vista del testo che della musica. Mi ha sempre ispirato, ad ascoltarla, scene dai risvolti epici.


BloodyKamelot: Innanzitutto ti ringrazio di cuore per i complimenti! In questo capitolo direi che quello che era un rapporto appena accennato diventa un bel po' più evidente. xD Non li capisco molto come coppia - e direi che si può dare la colpa alla deliziosa Sixteen Steps and One More di Stateira che me li ha fatti vedere come tale - però mi piaceva l'idea di lasciare in entrambi due forme diverse del rimpianto di Linalee, e vedere cosa ne usciva fuori.
Kanda mi piace moltissimo, come personaggio, ma non riesco proprio a decidermi sul mio preferito in D.Gray-Man. Cioé, Lavi? *_* Ne vogliamo parlare? O Allen, Miranda, il Conte del Millennio... no, nada, non riesco a prendere una decisione!
Ancora grazie, sperando che anche questo capitolo ti sia piaciuto. Un abbraccio.

oceanredwhite: Spero tu non sia rimasta delusa da questo capitolo, visti i risvolti della trama... xD ...Lavi in veste di Bookman è estremamente affascinante, anche perchè privo della sfacciata bontà e morale di Allen...: ecco, sì, io concordo pienamente con questa visione del personaggio. Sì, Link giocava a freccette. Qualcosa del genere. xD Anche durante le missioni nel manga è sempre una figura piuttosto defilata e silenziosa, che interviene solo in presenza di Allen e solo per quel che riguarda Allen, per cui mi piaceva - soprattutto in un mondo dove ha spostato il suo dovere dalla Chiesa ad Allen stesso - lasciarlo come un'ombra. Nel prossimo capitolo ci sarà un accenno che lo ridefinirà, credo. A presto!

BloodberryJam: A causa di qualche problemino con la connessione ho potuto aggiornare solo adesso, cribbio! Uh, Xena...? xD Sono felice che Road ti sia piaciuta, era un altro personaggio al quale tenevo! Al prossimo capitolo e un abbraccio!

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Capitolo 8
*** epilogo. Requiem 1921 ***


epilogo. Requiem 1921 - Michiru Oshima
You say this world isn't yours: but it is mine, and I want to leave proof that I lived in it. - Tu dici che questo mondo non è il tuo: ma è il mio, ed io voglio lasciare una prova d'essere vissuto qui.
(Conqueror of Shamballa, Fullmetal Alchemist)



In quella che è stata la mia vita sino ad ora avrò scritto forse dieci parole in tutto.
Scrivere è, come molte altre cose, come mangiare, come dormire, come leggere e come parlare, una perdita di tempo. Scrivere non affila la tua spada, scrivere non rafforza il tuo corpo. Scrivere non ti rende più che umano né impedisce agli Akuma di staccarti la testa di netto in battaglia.
E' strano perciò, adesso, scrivere e scrivere in una lingua che non è la mia.

Scrivere non affila la mia spada, ma scrivere segna la verità. La verità è una lama potente: e voglio tenerla per l'elsa, io, per affondarla quando sarà il momento nel corpo dei miei nemici.
Scrivo perché non voglio che questa battaglia finisca. Io sono un guerriero; la mia strada è la mia spada. La verità è la mia spada, è la mia strada.
Scrivo perché voglio che questa battaglia finisca. Deve finire come dico io, però, e così sarà. Non ho ancora abbassato la testa di fronte a nessuno, né mai lo farò.
Scrivo perché quando sarò morto, e morirò combattendo, qualcun altro prenderà la mia battaglia come sua.



Kanda non avrebbe mai detto a nessuno - e meno che mai a Lavi - che la notte in cui Road e Tyki avevano raccontato loro la verità del Ragnarok lui aveva visto Allen e Link andarsene.
Allen l'aveva guardato fissamente, mentre Link cercava di tirarlo via con sé in perfetto silenzio. Link era un Corvo: disumano nella sua abilità, fedele alla sua consegna fino alla fine, doveva aver giurato ad un qualche uomo o ad un qualche Dio che Allen sarebbe vissuto. Davanti a una consegna così tutto il resto diveniva collaterale, ma Allen non poteva abbandonarli lì, i suoi compagni, e così s'era fermato e aveva cercato di chiamarli.
Kanda era rimasto dov'era. Troppo dolore nella schiena rotta, troppi pezzi nelle gambe. Fuggire in quelle condizioni era impensabile; fuggire senza combattere intollerabile.
Non avrebbe mai detto a nessuno che aveva visto Allen e Link andarsene prima che fosse l'alba, respingendo l'offerta dei Noah per l'altra scelta, la scelta degli ingenui. Non l'avrebbe mai detto a Lavi. Sapeva che Lavi sapeva. Sapeva che Lavi era rimasto lo stesso con lui, malgrado fosse inutile, e pericoloso, e proprio per questo Kanda non ne avrebbe parlato mai.

La verità gli si era sedimentata nello stomaco, e la mutazione nella sua testa aveva avuto inizio; ma questo non significava che avere un debito, un qualunque piccolo, insignificante, idiota debito verso Lavi gli facesse piacere. Per nulla. Affatto.


L'hanno chiamata Hope. Miranda ha detto che è per via di Allen - è la sua lingua, quella, no? - e per via di Linalee.
Non era la lingua di Linalee, ma Linalee lo era stata per tutti, per un po', finché era stata viva,
Speranza. Il giorno in cui era scesa sull'Akuma con le caviglie inanellate di rosso, dopo aver bevuto la morte e l'Innocence. Il giorno in cui aveva detto che saremmo tornati tutti a casa, prima o poi, ma intanto c'era l'Home ad aspettarci, e poi tutti i giorni nei quali aveva sorriso.
Linalee deve dormire, ora. Deve riposare. La speranza ai vivi. La pace ai morti.



- Cerchiamo Cloud Nyne. - Dice Lavi.
Sul viso chiaro di Allen passa una smorfia.
- Non dirmi bugie. - Ribatte poi. Indica qualcosa sulla mappa, ed è un posto in Cina, vicino ad un porto e vicino al mare. Il nome della città fa sgranare gli occhi a Lavi.
- Marian Cross. - Dice Allen Walker. Sorride - un sorriso da imbroglione che farebbe contento Tyki Mikk, se potesse vederlo. - Tu stai cercando Marian Cross. -


In tutta la mia vita avrò scritto forse dieci parole. Ne avrò dette forse cento. Di queste cento ad avere davvero valore saranno forse tre o quattro, io non credo che siano di più. Le parole che mi hanno conservato, quelle delle quali sono più orgoglioso, le parole che sono il mio onore, sono quelle che non ho detto.
Non ho detto ai Noah che sì, avrei venduto la mia umanità per poter avere la pace.

Come Allen Walker, ho scelto una strada diversa. E' una strada egoista, io lo so. E' quella che voglio percorrere. La mia spada, la mia strada.



- Dovremmo proprio andare, adesso. - Dice Allen a Miranda. Si china, appoggia un bacio lievissimo su una testolina ancora implume: è tutta occhietti serrati, pugnetti serrati, dita minuscole e piedini contorti, la bambina di Marie e Miranda. Ha gli occhi azzurrissimi, come trasparenti, ma sono vispi e accesi e si fermano su tutte le cose con un'intensa curiosità.
Miranda sorride.
- Fate buon viaggio. -
Si affaccia dalla finestra per salutarli con Hope tra le braccia mentre escono dalla casa e si incamminano verso nord. C'è un vento freddo e forte, la bora di Trieste, e la città è tutta nuvole azzurre e grigio salmastro. Marie si gira a guardare la moglie, prima che svoltino un angolo, e la saluta con la mano.
Sa che è lì. Anche se non può vederla, sa che è lì.


Scrivo per Tiedoll. Scrivo per Komui e per Linalee. Scrivo per ciascuno di quelli che sono caduti nel silenzio e per tutti quelli che cadranno: ma, da qui in avanti, cadremo tutti con rumore.
Scrivo perché non so perché i Noah ci abbiano lasciato andare. Tyki Mikk mi ha fatto cadere Mugen davanti ai piedi - quando pensavo che me l'avrebbe piantata nella testa, Innocence e tutto - e mi ha detto di salutare il suo baro.
Si ritroveranno in battaglia, prima o poi: perché ci sarà battaglia, e farà finire tutto.
Scrivo perché saremo noi a concludere il Ragnarok.
Scrivo perché se quello dei Noah è un trucco, uno scherzo, voglio che qualcun altro sappia quel che so io. Abbiamo avuto bugie e menzogne e spie in abbondanza, ragnatele di inganni che hanno schiacciato tutto quello che era la nostra guerra. Adesso basta. Basta così.

Il Bookman. Un cieco. La mammoletta e il Corvo. Io. Alla caccia d'un ubriacone e d'una disertrice, senza nessuna idea di dove possano essere, con solo quello stupido coso giallo di Allen Walker a guidarci.
Scrivo perché so già che è una follia. E' la strada egoista, questa, che è sempre la più difficile.



- Se vuoi posso ricostruirtelo. -
L'odore di caffè è pessimo e forte. In Irlanda fanno un eccellente stufato, un ottimo rognone, dolci al burro favolosi e tredici diversi tipi di zuppa di patate, tutti molto più che commestibili: ma il caffè è semplicemente al di sopra delle capacità degli autoctoni.
Lavi, comunque, non pare preoccuparsene: gira il cucchiaino e guarda il fondo della tazza come fosse tè e sperasse di poterne leggere il fondo.
Kanda si irrita sempre piuttosto facilmente, ancor più quando al Bookman salta il ghiribizzo di uscirsene fuori per enigmi, e così sbotta:
- Di cosa stai parlando? -
- Del tuo golem. Se vuoi posso ricostruirtelo. Ne sono capace, sai? -
E' il Bookman. Deve aver letto un manuale - più probabilmente diverse migliaia di manuali - sulla costruzione di piccoli golem neri con le alette e gli occhi bianchi.
- E cosa ci faccio? -
- Tu non lo so. Io posso usarlo per spiarti mentre ti fai il bagno. - E poi, con un sorriso: - Sarebbe divertente. -
Kanda afferra Mugen, bellamente indifferente alla presenza degli altri avventori del locale, che cominciano a far strisciare le sedie per allontanarle il più possibile da loro due. Lavi alza le mani in un gesto di difesa che gli è familiare, ridendo e scusandosi, appoggiando il mento al tavolino in una specie di buffa prostrazione. Ride molto più spesso, ora. Forse è la verità che gli fa bene, la verità che è come una lama tagliente, ma che può essere uno scudo, anche. Forse la verità il Bookman la conosceva già, in un qualche modo, in una qualche forma; ma Kanda questo non lo crede.
Lavi caccia una mano in una tasca, dopo un po', e tira fuori qualcosa che fa rotolare sul tavolino davanti alla faccia dell'altro.
Sembra una moneta, ma è cava all'interno, è rotonda e spessa, è un anello. Ha due mani incrociate, un cuore e una corona a chiuderlo. Kanda gli rivolge un'occhiata poco meno che disgustata e Lavi reprime un ghigno. Appoggia il mento sul palmo della mano e sorride, serafico:
- E' per te. - Afferma mite. - Da Claddagh. -


Scrivo perché non sono più così sicuro di voler morire combattendo.





Note del capitolo: E siamo arrivati alla conclusione: con questo capitolo, Opening Ragnarok chiude i battenti. Ci sarà un seguito...? Forse. Al momento sto lavorando attorno ad un'altra storia su D.Gray-Man, sempre ispirata da un concorso, che mi assorbe completamente: ma il corpo di Linalee non è mai stato trovato, Cloud Nyne è ancora in giro - e forse sa dove si trova Marian Cross - e il Ragnarok non è finito. Ho idee su come proseguire questa storia e su alcune scene da affiancarle. Potrebbe diventare una trilogia, tipo tredici modi e oltre per sopravvivere al Ragnarok. xD

Prima di passare ai ringraziamenti, per l'ultima volta segnalo che qui potete ascoltare lo strepitoso Requiem scritto da Mishiru Oshima per chiudere la colonna sonora di Il conquistatore di Shamballa, che è quel capolavoro strizzacuore che termina la prima serie di Fullmetal Alchemist. Il 1921 è l'anno in cui, sulla Terra, si ambienta la conclusione.


E adesso i ringraziamenti.

Grazie a wari, a oceanredwhite, a Kicchina, a s_theinsanequeen, a BloodberryJam e a BloodyKamelot, che hanno seguito questa storia e che si sono fermati a commentare. Grazie davvero: se ci sarà un seguito, prima o poi, sarà per voi.
Grazie a Rota, organizzatrice e giudice del concorso, che ha fatto nascere Opening Ragnarok.
Grazie a tutti coloro, poi, che hanno inserito questa storia tra i preferiti, le seguite e le ricordate. Siete veramente tanti... e sperare in un micro-parere, ora che è finita, sarebbe chiedere troppo? xD


Ora: ho appena scoperto l'esistenza di una cosa meravigliosa che si chiama misura standard per i banners, e mi sto divertendo come una pazza a fare strisce e microbanners... praticamente su tutto.
E quindi, dato che questa storia mi sembrava tristemente in bianco e nero, senza neanche un'immagine a colori...








Mi fa sempre un sacco tristezza chiudere una storia.


BloodyKamelot: Infatti meriti un premio fedeltà solo per aver tentato! *_* Acciderbolina, ti ringrazio davvero per il complimento... Spero che la spiegazione del perché Link e Allen hanno banalmente tagliato la corda, in questo capitolo, ti abbia soddisfatta. No, Tyki e Road non hanno passato la notte da un'altra parte... ma a questo Corvo, povero figliolo, vogliamo far riuscire qualcosa? xD Nel manga sono una squadra scelta, uno di loro distrugge un Akuma nel giro di cinque secondi e mezzo (se avete informazioni diverse, vi prego, non spoileratemi!). Capisco, effettivamente, l'antipatia verso Miranda: è solo che mi fa troppa tenerezza, davvero, e con gli ultimi sviluppi mi piace ancora di più. Che posso dire, adesso? Che ti saluto, che ti ringrazio, che spero che la conclusione non ti abbia fatto scadere la storia. Grazie davvero, per tutto.

oceanredwhite: Sì, dev'essere diventata una specie di abitudine. Certo che Link e Allen ci hanno preso gusto a filarsela alla chetichella in piena notte, eh? Intanto che quegli altri due pomiciavano questi qui niente, fai armi e bagagli e via... Oddio... xD Ahahahahah, oddio, sì, è proprio così che è andata! Spero davvero che l'ultimo capitolo non ti abbia delusa, uh! Grazie di cuore per gli infiniti e meravigliosi commenti, e alla prossima!

BloodberryJam: Salve salvino a te! Sì, era (dolorosamente) il penultimo capitolo. Non so perché, ma associare il termine dolcemente a Kanda mi ha appena fatto scorrere un brivido gelato giù per la schiena... Sono felice che Allen ti sia piaciuto. In linea di massima gli eroi drammatici a tutti i costi infastidiscono anche me, ma Allen è talmente candido e adorabile che... che... O_O Come si fa a non volergli bene? Mi auguro che la fine non ti sia dispiaciuta: devo dire che, a rileggerla, mi mette una certa agitazione addosso. Un abbraccio e... magari ad una prossima volta! Grazie!

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