Nightmare.

di velvetmouth
(/viewuser.php?uid=80658)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Freddy's coming for you. ***
Capitolo 3: *** Boo! ***
Capitolo 4: *** Here comes the Boogeyman! ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Nightmare.
Prologo.

Eppure c'era qualcosa nel quadro che stava osservando. Qualcosa che strideva con il resto, che stonava, che rendeva l'atmosfera sinistra e cupa. Pensò che fosse solamente un'impressione, un presentimento, uno di quei campanelli d'allarme, che la maggior parte delle volte si rivelano inutili. Strizzò leggermente gli occhi, passandoli come un faro lungo tutta la superficie del dipinto, come a voler scovare il particolare sbagliato, i colori contrastanti o qualsiasi altro difetto che decretasse una qualche stranezza. Eppure, visto oggettivamente il quadro rappresentava un'innoqua distesa d'erba, sormontata da un cielo cristallino e sgombro, campi ben coltivati in secondo piano e casette di campagna deliziosamente sparse lungo i pendii boscosi delle colline. Nulla di particolare, se non che, improvvisamente le nuvole che ornavano il cielo, come batuffoli di cotone, avevano preso un colore grigio-fumo, sempre più scuro e lugubre. Emma indietreggiò all'improvviso, notando con orrore che non solo le nuvole stavano cambiando il loro aspetto, ma tutto l'intero quadro: le colline apparivano piene di bozze e con l'erba marcia, gli animali che pascolavano lungo il fiume, fino a pochi attimi prima zampillante e vivo, apparivano carcasse in putrefazione, mentre le casette di campagna erano adesso diroccate ed alcune rase al suolo.
Eppure, non solo questo bastò a far sprofondare Emma nella disperazione e nel terrore più totali, infatti, dal fondo del dipinto, camminando a passo strascicante, si stava avvicinando un uomo. A primo impatto Emma si avvicinò per vederlo meglio, seppur pervasa da fremiti di paura incontrollata. A poche spanne dalla tela, l'uomo claudicante compì come un balzo sovrannaturale che lo spinsero a pochi millimetri dal viso di Emma, che cacciò un urlo mostruoso. L'uomo era sfregiato e butterato, con lembi di pelle del viso e del collo ustionati, la fisionomia umana era pressochè andata distrutta, forse fra le fiamme. Ma Emma non provò pietà per l'uomo, che sembrava essere stato vittima un grave incidente, anzi... Si sentì così spaventata da quel suo sorriso equivoco che iniziò a correre dalla parte opposta del quadro, inciampando nei suoi stessi piedi e, volgendosi di continuo. L'uomo era balzato fuori dalla tela come un agile felino e aveva preso a ridere in maniera sguaiata e roca, terrificante. Solo allora, Emma si accorse che quel losco personaggio aveva al posto della mano destra un congegno orribile: un guanto munito di 5 affilate lame. Bastò questo particolare a far sprofondare Emma nell'oblio del terrore. Corse a perdifiato lungo il nulla che le si parava davanti. Nessuna luce, nessun essere vivente e nessuna via d'uscita. Si volse un'ultima volta, grondante di sudore, gli occhi sbarrati alla ricerca del viso spaventoso, deturpato dalle fiamme. Non c'era più, era svanito così come era comparso.
-Ciao, Emma!-
Una voce baritonale riecheggiò nell'orecchio teso di Emma, facendole raggelare il sangue nelle vene. Subito dopo, il guanto d'acciaio le si posò sulla spalla, una delle lame in direzione del collo, pronta per essere usata.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Freddy's coming for you. ***


Freddy's coming for you.

Un grido raccapricciante risvegliò la quiete mattutina della famiglia Jefferson.
Hilda corse ansante nella camera della figlia, temendo che la ragazza si fosse fatta male, o che fosse entrato qualcuno dalla finestra o chissà quale altra orribile opzione. Trovò la figlia grondante di sudore, impaurita e sotto choc.
-Tesoro! Che cosa è successo?-
Urlò la madre, preoccupatissima. Emma voltò il viso, scoprendo con i capelli un lungo taglio, seppur marginale che riportava sul collo.
-Come...Come hai fatto?-
Chiese Hilda, recuperando un asciugamano dal bagno.
La figlia scosse debolmente la testa, gli occhi ancorati fissi davanti a sè. La donna cinse con un braccio la ragazza, tamponandole la ferita con il panno imbevuto d'acqua.
-E' stato solo un brutto sogno...-
La rassicurò, carezzandole teneramente i capelli, mentre la fronte si increspava in un' espressione meditabonda, quanto incredula.



-Hey, Emma, che hai fatto al collo?!-
-Niente...-
Sussurrò, portandosi istintivamente la mano al lato del collo, per poi coprire la grossa garza con i capelli. Kellan si avvicinò, tenendo il vassoio della mensa su una mano.
-Tutto bene, Ems?-
Le chiese, prendendo posto affianco alla ragazza. La sala mensa era particolarmente gremita, quel giorno ed Emma si sentiva così dannatamente a disagio. Odiava perdere il controllo, odiava non sapere cosa le stava accadendo e sopratutto, odiava fare incubi che si rivelavano troppo reali. Scostò lo sguardo con aria assente, mal celando una preoccupazione sul volto.
-Sto benone, Kellan... Non devi preoccuparti...-
Minimizzò, addentando il suo hamburger. L'amico la osservò di sottecchi, lasciando trapelare quanto poco credesse alle parole della ragazza, ma non ribattè. Per quanto ne sapeva, si era maldestramente tagliata con qualcosa che teneva in mano, distratta com'era!
E sapeva benissimo che Emma odiava essere così sprovveduta e immersa nel mondo dei sogni, vista sempre come una ragazza stramba e sognatrice. Per cui, evitò di farle domande. Pochi minuti dopo si aggiunse ai due anche Rose, trasportandosi dietro quello che sembrava essere il libro più pesante del mondo. Lo lasciò cadere a pochi centimetri dal vassoio di Kellan e, con l'urto, il contenitore della sua bibita si rovesciò irrimediabilmente, lasciando sgocciolare il liquido al bordo del tavolo.
-Buongiorno, Rose!-
Esclamò il ragazzo ironizzando e affrettandosi a pulire, prima che le inservienti rompessero le scatole. In tutta risposta Rose sfoderò un sorrisetto di sufficienza e prese posto davanti a Emma.
-Ems, ti vedo giù... Qualcosa non va?-
Lì per lì Emma fu tentata di raccontarle tutto: il quadro, l'uomo sfregiato, il taglio provocato dal suo strano guanto, ma appena fece per aprire la bocca, si sentì così dannatamente stupida che si limitò ad alzare la mano davanti al viso dell'amica, come ad intimarle silenzio. Rose increspò le sopracciglia, alzando le spalle e dirigendo un'occhiatina a Kellan che in tutta risposta, scosse la testa. Emma non era dell'umore adatto a parlare... Lo sapeva d'altronde... Quando qualcuno voleva tirarle fuori qualcosa di bocca, era il momento giusto che lei non avrebbe detto proprio un bel niente. E il fatto di essere buonissime amiche non cambiava niente. Emma era così con tutti, riservata e originale... Era questo il suo bello.
-Mio Dio, avete visto che dannato libro devo recensire??! Il prof. di Lettere è un pazzo!-
Esordì Rose, osservando il grosso librone, come a volerlo incenerire all'istante.
Kellan soffocò una risatina.
-Almeno avrai qualcosa da fare per questo weekend!-
Rose alzò gli occhi al cielo e prese il coltello, iniziando a sbucciare la sua mela.
Un guizzo di luce, penetrato dalle enormi finestre della sala-mensa, riflettè sul dorso argentato della lama, creando un riflesso aranciato che colse Emma negli occhi.
La ragazza si volse verso quella luce sinistra e,vedendo Rose impugnare il coltello, cacciò un urlo tremendo e svenne.



-Ems? Ems, mi senti?-
Aprì un occhio, poi l'altro. Strizzò gli occhi, ma continuava a non vedere niente. Tutti i contorni sembravano sfumati e dannatamente confusi. A poco a poco distinse le pareti azzurrine dell'infermeria, tutti gli scaffali colmi di medicine e la sedia girevole, con la scrivania davanti alla finestra, che dava sul cortile. Sentì qualcosa di morbido sotto la testa: doveva essere sdraiata su un lettino. Fece per sollevarsi sui gomiti, ma un giramento improvviso di testa la fecero vacillare.
-Ragazzi, forse è meglio se la lasciate riposare...-
Sentì come una voce ovattata in lontananza, probabilmente l'infermiera Kate. Poi, come in un sogno, vide due sagome sfocate uscire dalla porta bianca, lasciandola sola.
Quando riaprì gli occhi era nell'infermeria e, si sentiva stranamente piena di forze. Quanto era stata stupida, a svenire in mensa, davanti a tutti! In quel momento avrebbe volentieri infilato la testa nella sabbia. Uno stupido incubo l'aveva condizionata a tal punto  da aver paura di uno stupidissimo coltello. Eppure... Da cosa dipendeva quel leggero taglio che aveva sul collo, se non da una lama? Nella sua stanza non c'era niente del genere, con cui si sarebbe potuta ferire nel sonno!
Scacciò i pensieri, mettendo le gambe fuori dal lettino e con un balzo si ritrovò finalmente con i piedi per terra. Si sentiva veramente bene e con un sorriso aprì la porta, entrando nel corridoio. Ma, appena richiusa dietro di sè la porta, venne pervasa da un totale stato d'angoscia e solitudine. Non aveva mai visto il corridoio in una tale desolazione! Eppure doveva essere quasi l'ora di uscire! Impossibile che non ci fosse neppure un'anima in giro per la scuola! Non diede peso alle preoccupazioni e, ricordandosi di avere lezione di biologia recuperò lo zaino da terra e se lo caricò sulle spalle. Avrebbe scommesso che Kellan e Rose l'avrebbero aspettata fuori finchè non si fosse ripresa, ma le sue speranze si rivelarono vane. Pensò subito che il sig. Petterson li avesse richiamati in aula. Si sentì sollevata dalla spiegazione e iniziò a incamminarsi verso destra, dove si trovavano i vari laboratori. Ad ogni passo, il rumore delle suole delle scarpe da ginnastica riecheggiava lungo l'immenso corridoio deserto, accrescendo la paura che Emma aveva lasciato sopire nella sua mente. E d'improvviso capì. Stava sognando di nuovo.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Boo! ***


Boo!

Seppure ormai sapesse di trovarsi nuovamente nell'incubo, Emma non si lasciò sopraffare dal panico, tanto, anche volendo non si sarebbe svegliata. Eppure continuava, come in una preghiera, a ripetere sottovoce, con voce sommessa:
-E' solo un sogno, solo un sogno, solo un sogno... Uno stupido sogno...-
Di solito, quando da piccola percepiva di trovarsi in un incubo, le bastava pensare a quella frase, convincersi della veridicità delle sue parole ed aprire gli occhi, ritrovandosi nella sua ospitale cameretta, con un sorrisetto compiaciuto sul volto. Stavolta, però, dopo aver pronunciato più e più volte quella frase continuava a trovarsi nel corridoio della sua scuola, nella più completa desolazione. Però, era strano... Durante i sogni ''normali'' bastava accorgersi di un particolare strano, distante dalla realtà per essere subito teletrasportati di nuovo nella vita reale... Eppoi le sensazioni normali erano di totale annebbiamento, mentre durante questi spaventosi sogni Emma aveva piena coscienza di sè e di cosa le stesse capitando. Senza contare che tutto quello che le succedeva mentre sognava, sembrava ripercuotersi inspiegabilmente al suo risveglio, come il suo taglio sul collo!
Sapeva che svoltato l'angolo, dove finivano gli armadietti e c'erano i bagni delle ragazze, avrebbe potuto incontrare quel mostruoso individuo del sogno precedente, eppure non aveva paura, o almeno non fino a quando se lo fosse trovato davanti. I suoi piedi continuavano a camminare come a comando, mentre la mente le urlava di fare dietrofront e cercare di svegliarsi. In qualsiasi modo.
Ma lei sapeva, sapeva che Lui voleva che lei le andasse incontro, sapeva che se non lo avesse sfidato avrebbe continuato a torturarla nel sonno e magari chissà... Sarebbe arrivato a farle molto peggio.
Con strana lucidità e distacco di fronte a questi pensieri macabri e orrendi, si diresse verso l'ultima fila di armadietti e aprendo lentamente con la mano la porta del bagno si osservò intorno. Sembrava tutto normale.
Troppo normale...
Pensò irrequieta, andando verso il centro della stanza.
Perchè si stesse dirigendo così sicura verso quel posto? Non lo sapeva neppure lei. Sentiva una strana forza pervaderle il corpo, proprio come nei sogni, durante i quali tutti ci sentiamo pressochè invincibili. In quel momento, però, Emma ripensò al volto sfregiato del misterioso uomo con il maglione a strisce e, per un attimo vacillò. Dovette aggrapparsi saldamente ad un lavandino, che inspiegabilmente si ruppe di netto, liberando uno spruzzo d'acqua di una forza inaudita, tanto che Emma, dovette chiudere gli occhi, venendo sbattuta sul piastrellato del bagno. Boccheggiò nell'alzarsi, togliendosi dal getto che le impediva momentaneamente di respirare; tossì, sputando la poca acqua che le era entrata violentemente in gola e riaperti gli occhi, si accorse che era completamente ricoperta di sangue. Un sangue corrotto, scuro e molto denso, quasi marcio, di un fetore inaudito. Un'espressione di autentico disgusto si fece strada sul suo viso completamente imbrattato e, vedendosi allo specchio, così ricoperta di quella sostanza viscosa, il terrore e la nausea si presero possesso di lei.
Istintivamente si portò le mani davanti agli occhi, per coprire quella rivoltante visione e un gridò disumano lacerò l'aria.
-Ma come, Emma... Sei così carina! Il rosso ti dona particolarmente!-
Non c'era stato neppure bisogno di accertarsi di chi avesse pronunciato quelle parole, in un sibilo malvagio, con quella risata roca e sprezzante. Ormai conosceva quella voce sgradevole, come un bambino impara subito a diffidare dagli sconosciuti. Non fece in tempo neppure a scappare, vide un guizzo a strisce serrargli il collo, immobilizzandoglielo e un movimento rapido del mostruoso artiglio che ornava la mano destra dell'uomo.
-Nooo! Lasciami! Chi diavolo sei tu??!-
Gridò isterica Emma, scalciando a mezz'aria, cercando di liberarsi da quella morsa mortale, senza riuscirci.
- Hai detto bene, tesoro. Il diavolo!-
Di nuovo quella risata raccapricciante. Nello scroscio di quell'ilarità , Emma aveva sentito la presa al collo allargarsi leggermente, quel tanto che le avrebbe permesso di tentare la fuga. Veloce come una lepre, sgusciò sotto al braccio dell'uomo, urlando e correndo a perdifiato lungo i corridoi, che al suo passaggio iniziarono a stringersi come in un maledetto labirinto. Dietro di lei, non molto lontane, le imprecazioni e le risate orrende dell'uomo. L'adrenalina in costante aumento,  fecero in tempo a salvare Emma dall'essere schiacciata da due muri opposti, che stavano pericolosamente chiudendosi.
Osservò le estremità toccarsi e poi unirsi, come fossero state un unico enorme muro. Tirò un sospiro di sollievo, almeno adesso quel mostro non avrebbe potuto raggiungerla da lì. Adesso bisognava trovare un modo per svegliarsi! Sperò soltanto che Kellan o Rose la riportassero indietro, facendola sfuggire da quel maledetto guanto uncinato.
Ma lui era già lì, dietro di lei. La sua sagoma scura che incombeva sul suo viso, increspato in un'espressione di terrore puro. Non fece in tempo nè a gridare, nè tantomento a scappare. Il maligno individuo dal maglione a striscie le era addosso e stava tentando di ucciderla.


-Emma! Emma!-
Sbarrò gli occhi, pervasa ancora dal terrore e dall'ansia. Si ritrovò persino a scalciare, digrignando i denti con un urlo smorzato e strozzato in gola.
Ansimò, come a corto d'aria e vide davanti a sè le sagome ben distinte di Kellan e Rose, che la osservavano allibite.
-Emma, tu non stai bene... Meglio se torni a casa!-
Rose pronunciò quelle parole con gli occhi fissi in quelli dell'amica. Emma dette una rapida occhiata allo specchio collocato davanti al lettino. Era di un colorito cenereo-verdognolo, il labbro inferiore le tremava e persino le guance, di solito di un vivace color pesca, si erano ingrigite dallo spavento.

Durante il tragitto da scuola a casa, Emma era ossessionata dal ripresentarsi di quell'uomo. In ogni siepe vedeva il suo volto smangiato dalle fiamme, emergere dalle foglie con gli artigli guizzanti, ogni uomo girato di spalle poteva essere lui, dietro ad ogni angolo sentiva la sua macabra e inquietante presenza.
Rose aveva deciso di accompagnarla. Ridotta così- aveva detto- non sarebbe arrivata da nessuna parte. La sorreggeva amorevolmente per un braccio, attenta a non farla inciampare. Poi d'un tratto, a meno di qualche passo dal cancello d'entrata di casa di Emma, si fermò, poggiando sulle sue spalle entrambe le mani.
-L'ho percepito da stamani.-
Disse, sicura, ancorando gli occhi dell'amica.
-L'ho sentito subito che c'era qualcosa che non andava. Emma stai malissimo e si vede... Cosa diamine hai?!-
Il tono era spaventato, ma anche irritato. Si erano sempre dette tutto, o almeno sempre cose importanti e, quella lo sembrava e anche parecchio.
Emma sospirò, rassegnata, ma ancora sotto choc.
-Quando...Quando mi addormento... E' da ieri sera che... Insomma...-
Rose la osservava, cercando di captare le parole di Emma, anche se stava parlando pianissimo, con le labbra ancora tremolanti.
-Coraggio, Ems! Qualunque cosa tu abbia... Io e te ne abbiamo passate di peggiori!-
Ricordò con un sorriso, incoraggiandola a raccontare.
Per un momento il viso di Emma si distese.
-Ieri ho sognato un uomo. Un uomo orribilmente sfregiato, forse dal fuoco. Era spaventoso solo alla vista, ma... Voleva uccidermi, lo so, voleva farlo!!-
Emma iniziò a dibattersi, proprio come a volersi liberare dall'uomo con indosso il pesante maglione rigato. Rose l'abbracciò, carezzandole piano i capelli.
-E' solo un incubo, Ems, un orrendo incubo... Sai, anche a me capita di avere la sensazione che sia reale, ma...-
Emma la interruppe.
-Tu non puoi capire, Rose... Lui è reale! So che lo è!-
La ragazza si lasciò in preda agli isterismi, iniziando a strappare il cerotto che nascondeva il graffio sul collo.
-Vedi questo? Me l'ha fatto Lui con quel suo guanto infernale! Vuole ammazzarmi, Rose! Vuole uccidermi mentre dormo!-
Emma aveva iniziato a tremare. Le lacrime si mescolavano ai ricordi terribili rievocati dalla sua mente, ancora troppo vulnerabile per un simile racconto, tanto che neppure Rose era disposta a crederle. La prese sottobraccio e la trasportò fino alla porta, dove insieme alla madre la stesero sul divano. La lasciò che dormiva placidamente sotto una coperta, crollata di fronte allo stress.
-Non so cosa le sia successo, forse è semplicemente sotto torchio per via della scuola... Stamattina si è svegliata in preda alla disperazione più nera con quel taglio sul collo! Credevo che fosse entrato qualcuno e le avesse fatto del male, eppure era tutto sigillato... Dopo che l'anno scorso entrò quel ladro, tengo tutto ermeticamente chiuso!-
La donna parlò qualche minuto con Rose sull'uscio, mettendola a conoscienza delle sue paure. Rose la rassicurò che era sicuramente per via del troppo stress accumulato durante l'anno scolastico, d'altronde Emma non era una ragazza con problemi di nessun tipo. Tranquilla, diligente, silenziosa e timida. Aveva soltanto dato un pò di testa per la stanchezza, tutto sotto controllo!
Dopo un breve scambio di saluti rivolti alle famiglie, Rose si incamminò verso casa sua, a pochi isolati di distanza.
Il comportamento di Emma le sembrava così strano! Fino a due giorni prima era tranquillissima, come al solito e poi così, all'improvviso era crollata nella stanchezza? No, neppure lei che sosteneva questa tesi, ci credeva poi molto. Eppoi, stanca di cosa? Nella loro placida cittadina non c'era niente da fare se non andare a scuola e uscire nel pomeriggio con gli amici, qualche festa ogni tanto e basta. E non che queste cose fossero così stressanti da impazzire da un giorno all'altro. La scuola era sopportabile, sopratutto per una come Emma, così intelligente e portata nello studio... Era veramente inspiegabile.
Eppoi il racconto di quell'incubo, l'autentico terrore che Rose aveva visto riflesso negli occhi dell'amica, le aveva letteralmente raggelato il sangue. Emma non era di certo una tipa facilmente impressionabile, anche se a primo acchitto sembrava la classica ragazza timida e dagli occhi dolci. No, lei non credeva in simili ''scemenze'' come le classificava. Persino quando decidevano di guardare un film horror, lei era l'unica a rimanere ancorata alla realtà.
E allora, perchè quell'esagerata reazione per un incubo? Sì ok, l'aveva sognato due volte... Ma era pur sempre un sogno! Una cosa che non trova riscontri nella realtà.
E allora quel taglio? Da dove veniva?
Rose rimase al telefono per più di un'ora con Kellan per aggiornarlo dei fatti accaduti. Nemmeno lui credeva ad un improvviso crollo psicologico di Emma. C'era sotto qualcosa, qualcosa di grosso.
Rimandarono il discorso al giorno dopo, certi che l'amica non si sarebbe presentata, per riposarsi un pò. Rose si preparò per la notte, si infilò sotto le coperte e spense la luce, chiudendo gli occhi, tempestati di domande ancora senza risposte. Dopo nemmeno due minuti, stava già dormendo profondamente.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Here comes the Boogeyman! ***


Here comes the Boogeyman!

Aprendo gli occhi avrebbe giurato che fosse già mattina. Invece a svegliarla non era stato, come al solito, un flebile fascio di luce che penetrava dalla finestra, bensì un qualcosa di caldo che le era colato lentamente sul viso. Ancora intontita dal sonno si portò una mano sulla fronte, tastando la sostanza viscida che l'aveva bagnata. Intorno a lei il buio completo, riusciva però a distinguere il fondo del letto e, poco più in là, il cassettone con i calzini. Osservò sopra la sua testa. Cosa poteva essere colato dal piano superiore? Strizzò gli occhi, cercando di vederci qualcosa, ma tutto attorno appariva sfocato e immerso in un'irreale ombra scura. Sollevandosi sui gomiti, avvicinò la mano all'interruttore della luce. Appena l'elettricità raggiunse la camera, tutto riprese il suo abituale aspetto, rivelando che ciò che bagnava e colava dal soffito, non era altro che una grossa pozza d'acqua, forse perneata attraverso la moquette del piano superiore.
Scosse la testa, sorridendo di rimando.
Come al solito papà si è dimenticato di chiudere il rubinetto.
In effetti tappezzare il bagno con un materiale assorbente non era stata proprio una scelta saggia, specie se hai un padre con la memoria da un pesce rosso in coma!
Così Rose, sospirando scocciata si fece strada fuori dalla sua camera, non prima di aver dato una rapida occhiata alla strada di fronte. I lampioni proiettavano una flebile luce, rendendo le ombre molto più oscure e incalzanti. La quiete che adornava il quartiere era quasi surreale, una sorta di tranquillità onirica.
Rose richiuse le tendine, sbuffando nuovamente verso la sveglia, che faceva le 3.30.
A piedi nudi sul parquet si incamminò verso la scala di legno, a pochi passi dall'entrata di camera sua. Pose il primo piede sullo scalino, sentendo scricchiolare sinistramente l'intera struttura. Si morse il labbro, sperando di non aver svegliato nessuno con quel rumore infernale. Di giorno era un conto, ma la notte quel suono sembrava così spaventoso, persino per una diciassettenne come lei!
Odiava quella scala! Non sapeva fare altro che rumore e (era sicura di questa cosa) di sicuro era marcia fino al midollo... Già si immaginava di, mentre saliva o scendeva, sprofondare nelle fondamenta. Scosse la testa, facendo un balzo fino a metà della scalinata. Una specie di muggito si scatenò sotto i suoi piedi.
Quest'affare sembra posseduto!
Pensò Rose, sprezzante ed ironica, osservando con disgusto in fondo alle scale. Con un ultimo scatto arrivò al pianerottolo al piano di sopra, pronta ad entrare nel bagno.
Non sapeva perchè, ma aveva una strana e sinistra sensazione... Ogni volta che si trovava, di notte, lassù da sola (con la camera dei suoi dalla parte opposta) provava un antico timore. Da piccola era terrorizzata da quella parte di casa, dal modo in cui la luce lunare filtrava dall'unica finestra in cima e di come tutto le sembrasse spaventoso. Scossa dagli incubi faceva spesso una lunga corsa da camera sua a quella dei suoi, senza mai aprire gli occhi e poi, si accoccolava beata nel lettone dei genitori.
Ovviamente dopo gli 8 anni non sarebbe stato carino presentarsi in camera dei suoi alle 4 di notte! Perciò fece un lungo respiro e pose la mano sul pomello della porta del bagno, scacciando quelle assurde paure.
La porta si aprì con un *clanc* rumoroso, che fece sobbalzare Rose. Sentendosi una sciocca, la spalancò completamente trovandosi di fronte, come pensava, il lavandino traboccante d'acqua che continuava a scorrere a velocità media dal rubinetto.
Sempre il solito, papà!
Riflettè Rose, increspando le labbra in un sorriso rassegnato. Tolse il tappo, creando un vortice che risucchiò tutta l'acqua accumulata e richiuse la valvola del rubinetto. Osservò per terra. C'era una grossa pozza, completamente assorbita dalla moquette celeste.
Cercò di tamponarla un pò con uno straccio, ma, presa dalla stanchezza, decise di tornare a letto... Si sarebbe asciugata da sola.
Tirandosi su dalla posizione accovacciata in cui si trovava, ebbe come la sensazione di avere qualcuno alle spalle e un riflesso strano sullo specchio, posizionato sopra la sua testa. Si volse di scatto, ma le sue paure furono presto sopite.
Dietro di lei non c'era altro che la doccia, con la tendina tirata. Rose increspò la fronte, in un'espressione di dubbio. La lucina mezza fulminata del bagno, creava come un riverbero all'incontro con la tendina gialla della doccia e, le sembrò, che ci fosse un'ombra al suo interno.
Scossa da un'ostinata quanto immotivata paura, Rose scostò la tendina, pronta a dare uno schiaffone ai suoi due fratellini gemelli : George e Chris... Ma, appena ebbe guardato all'interno... Non vide niente, assolutamente niente, se non l'interno trasparente e pulito.
Uno sbuffo di risata si fece largo dalla sua gola.
Che scema!

Pensò voltandosi nuovamente verso la porta, pronta a tornarsene a letto.
Ancora con il sorriso sulle labbra, scorse, in fondo alla stanza, o meglio, fuori dalla porta, un'ombra sospetta e stavolta, c'era veramente.
Sbattè varie volte le palpebre, lasciando morire il sorriso sul viso, l'ombra rimaneva nell'oscurità imperterrita. C'era veramente.
Sebbene abitasse in casa con altre 4 persone, Rose ebbe come l' orrendo presentimento che non si trattasse di nessuno della sua famiglia. Prese da sotto il lavabo, in un movimento lesto e agile (sapeva di non poter vedere la persona, ma sapeva altrettanto di essere molto visibile) una chiave inglese bella grossa, che il padre usava per i lavoretti.
-Chi c'è? Mamma? Papà? Se siete voi due, giuro che vi spacco la testa!-
Minacciò la ragazza, seppur con la voce tremolante, ma tenendo ben salda tra le mani l'arma.
Una risata roca e infernale si diffuse dalla porta verso l'interno del bagno. No, quella voce (o meglio) quel verso quasi animalesco, non apparteneva a nessuno dei suoi familiari, neppure ai pestiferi fratellini, che avrebbero provato a spaventarla in ogni modo.
No, quel rumore sgradevole era di un perfetto sconosciuto.
Rose provò un senso di angoscia crescente, era intrappolata lì dentro! Senza vie d'uscita, con un probabile ladro-assassino davanti.
-Chi sei?-
Chiese, cercando di tenere a bada l'emozione che le incrinava la voce. Avrebbe voluto soltanto ritrovarsi nel letto, scoprendo che tutto quello che le stava accadendo non era altro che uno stupido incubo.
A quel pensiero, spalancò gli occhi incredula. Alla debole luce della lampadina fulminata era avanzato un mostro terribile, un uomo con le sembianze sfigurate da un disastroso incidente.
Il respiro le si strozzò in gola, constatando che quell'essere portava il guanto descritto da Emma. Il viso sfregiato era quasi completamente coperto da un cappello nero e il corpo infilato in un pesante maglione a strisce, mezzo bruciacchiato.
Un urlo di terrore attraversò il silenzio, lasciando Rose in uno stato d'incoscienza terrificante. Le grosse e affilate lame si avvicinavano a lei sempre più, costringendola a spingersi contro la doccia, in trappola.
Il ghigno serafico del mostro sembrava penetrarle nel cervello, rendendo la sua paura un tremendo singhiozzo, scosso dagli spasmi. Con le mani cercava un appiglio, un qualcosa che potesse salvarla, ma adesso persino la chiave inglese le sembrava tanto inutile.
-Cosa vuoi da me? Chi sei?-
Pianse, distrutta, rassegnata ad una fine atroce ed imminente. Per tutta risposta l'essere le balzò addosso, continuando con quella sua risata raccapricciante, il guanto a pochi millimetri dal viso di Rose. Lei scalciava, graffiava e mordeva, cercando con più forza che aveva di allontanare quel maledetto arnese dal viso. Si ritrovarono abbracciati in una morsa di combattimento, per terra sulla moquette fradicia.
Gli urli di Rose si fecero più forti, quasi disumani.
-E' inutile, piccola Rose... Rassegnati alla tua fine! Non mi sfuggirai!-
Quelle parole, quella voce da far rizzare i capelli!
Rose si sentì persa in una lotta inutile! Cosa avrebbe potuto fare contro un mostro demoniaco, che entrava nei sogni? Adesso sì, adesso credeva a quello che Emma le aveva raccontato! Cercò di combattere ancora, allo stremo delle forze, anche se proprio in quel momento la corrente iniziò a saltare, intervallando momenti di luce a ombra assoluta, come in una sorta di discoteca mostruosa.
Il terrore era così esagerato da renderla insensibile a quello che le succedeva, ormai stringeva le braccia del mostro, cercando di allontanarlo come in un istinto di sopravvivenza senza uguali.
Un secondo prima era nel buio, poi un lampo di luce le faceva individuare il viso ustionato dell'essere, per poi sprofondare di nuovo nel buio per altri 3 interminabili secondi, durante i quali Rose doveva evitare i fendenti che l' uomo dal maglione a righe le indirizzava alla cieca.
In quel momento di estrema disperazione, di ansia e terrore, quei coltelli che usava al posto delle dita e che stavano cercando di ucciderla, le sembrarono simili ad artigli di animali e le ricordarono una strana filastrocca inquietante. Una filastrocca che, se l' avesse sentita canticchiare, avrebbe sicuramente cambiato strada e non avrebbe mai ammesso di conoscere. Eppure, in un momento simile, di tale incapacità di raziocinio, le si riavvidero nella memoria le parole e persino la melodia:

''L'uomo nero non è morto
ha gli artigli come un corvo
fa paura la sua voce,
prendi subito la croce.
Apri gli occhi resta sveglio,
non dormire questa notte!''

Insensata e troppo macabra per essere una canzone di bambini!! E insensato il fatto che le tornasse nella memoria proprio adesso, che stava per essere massacrata da un'orrendo mostro!! Chiuse gli occhi, lasciando che l'essere facesse quello che doveva, lei non ce l'avrebbe mai fatta. Prima di soccombere, recitò una breve preghiera a fior di labbra.

@483screams of a humanoid: ciao! :) grazie dei complimenti e grazie per aver seguito la storia fin qui!
Sono contenta che ti piaccia e che almeno con te, sia riuscita a trasmetterti le emozioni che volevo! Fino ad adesso non è morto nessuno perchè volevo creare un pò di suspence ma a breve ci sarà un bel massacro :D
continua a seguirmi!!! bye <3

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=559406