Amnesia

di PattyOnTheRollercoaster
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Due anni due minuti ***
Capitolo 2: *** I vani tentativi di Edward ***
Capitolo 3: *** La prova del lupo ***
Capitolo 4: *** La caccia al tesoro ***
Capitolo 5: *** Lo scoglio della memoria ***



Capitolo 1
*** Due anni due minuti ***


Amnesia


1.Due anni due minuti

Quando il fuoco aveva iniziato a bruciarmi le carni avevo capito che cosa fosse successo, ma non ne ero più così felice. Sentivo ogni centimetro del mio corpo venire invaso dal dolore, come un fuoco che bruciava lento, e che mai mi avrebbe consumata, facendomi soffrire per sempre.
Edward ce l’aveva fatta. Mi aveva salvata. Ma non ero altrettanto sicura che io avrei resistito. E non avrei resistito perché le mie membra bruciavano, il dolore toccava ogni punto del mio corpo. Le braccia, i piedi, gli occhi, la lingua, lo stomaco e il cuore. Tutto. La mia anima era stata presa e strappata in mille pezzi, il mio corpo bruciava; sarei di sicuro morta. Non avevo dubbi.
Non sapevo da quanto durava quello strazio, il tempo era diventato un concetto troppo relativo, troppo secondario rispetto al male che mi perdevadeva e che era l’unica sensazione che potevo sentire, e a cui prestavo attenzione. Dopo un tempo indefinito, secondi o anni, aveva abbandonato quasi tutto il corpo, concentrandosi verso il mio cuore. Lo inseguiva e lo braccava, mentre lui batteva più veloce e più disperato che mai. Lo sentivo contro il petto, sembrava volesse scoppiare. Sembrava volesse uscire dal petto per poter fuggire. Era un battito nervoso e spaventato, disperato.
Poi, all’improvviso, tutto finì. Ma non nel modo che mi aspettavo io. Finì nel buio e nel freddo. Finì, mentre una mano calda mi stringeva le dita.
Finì. Il mio cuore smise di urlare, e seppi che ero morta.

La prima cosa che notai furono i rumori. Sentii della musica rap, e mi chiesi come mai in casa mia ci fosse della musica di questo tipo, dato che io non l’ascoltavo mai. Ma sparì in fretta, e non ci feci più caso.
Poi, la seconda cosa che notai, furono gli odori. Li sentivo forti e penetranti, mi entravano prepotentemente nel naso. Sentivo anche una strana sensazione, come se stessi respirando attraverso una maschera. Non stavo propriamente respirando, nel vero senso della parola. Stavo solo inalando aria e ributtandola fuori, ma non mi servivo dell’ossigeno.
Mi spaventai.
Sentii un forte bruciore alla gola, come se della carta vetrata mi passasse lungo tutta la trachea.
Aprii gli occhi e vidi bianco. Il colore bianco più puro, la sua essenza. Solo questo. Mi chiesi se non fossi diventata cieca in una notte. Voltai a destra la testa e trasalii. Di fronte a me stava Edward Cullen, che mi guardava preoccupato. Era leggermente diverso da come lo avevo visto l’ultima volta, sembrava ancora più bello.
Feci per alzarmi da dove ero stesa, qualunque posto esso fosse. E restai ancora più basita quando di fronte a me vidi gli altri quattro fratelli Cullen, più due sconosciuti che pensai immediatamente fossero i loro genitori, anche perché tutti si assomigliavano molto. Belli e bianchi.
Li guardai. Mi guardarono. Mi chiesi perché mai tutto questo guardarsi intensamente, forse avevo qualcosa fra i denti. Chiusi la bocca di scatto, ma loro continuavano imperterriti a guardarmi.
Alla fine non resistetti più, e decisi di chiederlo: “Che cosa c’è?”. La mia voce mi parve diversa, più cristallina del solito, ma non vi feci troppo caso.
Tutti parvero trarre un sospiro di sollievo, tranne il ragazzo biondo, che Jessica mi aveva detto la mattina prima chiamarsi Jasper Hale, gemello di Rosalie Hale. Lui mi guardava con sospetto, gli occhi leggermente stretti e le labbra dischiuse. Notai che il suo viso era costellato da piccole cicatrici a forma di mezzaluna, più chiare del resto del corpo, che il giorno prima non avevo notato.
“Come stai Bella?” mi chiese Edward Cullen tenendomi per mano. Ma chi diavolo credeva di essere quello lì per tenermi la  mano? Era diventato scemo tutto in un giorno? Nemmeno lo conoscevo, e la mattina prima a scuola non mi aveva rivolto nemmeno uno sguardo. Che stronzo, era pure il mio primo giorno di scuola a Forks! Poteva essere un po’ più gentile.
Feci scivolare via la mia mano dalla sua e, per quanto mi parve stupito di quel gesto, non ribatté. “Sto bene” dissi, “che cosa è successo?”.
Era come se avessi chiesto loro di portarmi Antonio Banderas in boxer su un piatto d’argento: cioè, voglio dire … rimasero un po’ stupiti. Jasper Hale avanzò verso di me e mi prese il viso fra le mani.
“Ma che fai?” chiesi togliendogli le mani dalla mia faccia e spingendolo via. Non lo feci forte, ma lo spostai di molto. Mi misi in piedi e cominciai a guardarli circospetta. Anche loro mi osservavano in modo strano. Edward Cullen si sporse verso di me con aria molto preoccupata. Ma preoccupato per cosa poi?, continuavo a chiedermi.
“Qualcuno potrebbe dirmi che cosa sta succedendo? Mi sta venendo paura” dissi con voce piccola, con quella voce che non mi apparteneva. Cominciai a pensare che forse quelle persone volevano farmi del male. Presi a ripassare mentalmente tutte le tecniche di difesa che conoscevo. I punti principali in cui colpire in caso di attacco erano stomaco, alluce, naso e inguine. L’avevo imparato in un film. Stomaco, alluce, naso, inguine. Coraggio Bella, colpisci forte e con precisione, mi dicevo arretrando sempre di più. Ovviamente la mia goffaggine non avrebbe aiutato alla riuscita dle mio piano, ma contava di riuscire a destabilizzarli abbastanza per poter fuggire.
“Bella che cos’hai?” mi chiese Edward avvicinandosi.
“Oh no! Non ci pensare neanche!” esclamai non appena fece un passo avanti. Misi le mani avanti a me per bloccarlo e lui si fermò. “Siete voi che dovete dirmi che cosa succede. Ieri mattina eravamo a scuola e mi odiavi, adesso dove mi hai portata? Con i tuoi fratelli poi!” esclamai.
Un signore dai capelli biondi e dall’aria gentile si avvicinò. “Bella, potresti spiegarti un po’ meglio?” mi chiese.
“Cosa c’è da spiegare? Dove mi avete portata? Dov’è mio padre?” chiesi, ormai in preda al panico.
Con la coda dell’occhio vidi Jasper che si avvicinava fulmineo e si posizionava dietro di me. Oh no!, pensai. E così reagii: gli diedi una gomitata nello stomaco, gli schiacciai il piede con forza poi, terrorizzata, mi voltai e quando lui si fu alzato gli schiacciai il naso con la base del polso. Per finire gli diedi un calcio più forte che potei in mezzo alle gambe. Poi, atterrita, scappai.
Mi precipitai lungo le scale, sperando di non cadere. Notai solo allora l’assurdo vestito che avevo indosso. Un vestito azzurro molto elegante. Feci appena in tempo a notarlo che qualcuno mi bloccò da dietro prendendomi per le braccia e io cominciai ad agitarmi e urlare.
“Lasciatemi! Razza di pervertiti, lasciatemi! Perché cazzo mi avete vestita così? Cosa volevate fare? Un rito satanico?!” chiesi urlando in preda alla disperazione. Sentii che mi prendevano in tre e mi bloccavano a terra.
La fine più miserabile e ingiusta: sacrificata ad un diavolo in cui nemmeno credo, mi venne da pensare con tristezza al momento.
Il mio istinto di sopravvivenza era ancora forte e così continuavo a dibattermi. Il signore dal viso gentile mi si avvicinò e cominciò a parlarmi. “Bella! Bella ascolta! Hai perso la memoria! Tu non ti ricordi di noi, ma noi ti conosciamo! Io mi chiamo Carlisle Cullen, ti ricordi di me? E questo è Edward, è tuo marito Bella!” disse indicando Edward, che mi guardava con espressione addolorata.
“Mio marito?! Ma siamo diventati cretini? Io voglio essere single!” urlai dibattendomi.
Dopo un’occhiata supplicante da parte di Carlisle, Edward prese parola: “Bella ascolta, non ti ricordi di me? Sul serio non ti ricordi? Io ti ho salvata da una macchina, siamo andati a cena insieme a Port Angeles, hai preso un piatto di ravioli ai funghi! Poi ti ho fatto vedere com’ero alla luce del sole quando siamo andati nella nostra radura e dopo …” si bloccò all’improvviso, un espressione atterrita in volto.
“Che succede?” chiese allora Alice Cullen avvicinandosi.
“Lei non lo sa” disse Edward con voce tremante. “Non si ricorda di nulla. E’ ferma a quando mi ha incontrato per la prima volta, a scuola, quasi due anni fa”.
Alice si irrigidì. “Quindi non sa che cosa è successo? Non sa della … trasformazione? Non sa di noi?”.
“Renesmee” sussurrò Edward.
Fu allora che mi venne il dubbio. Possibile che dicessero la verità? Scacciai subito quel pensiero, anche se c’erano diverse cose che non quadravano. Ad esempio io come avevo fatto ad arrivare fin li? E come mai avevo quella voce così strana, respiravo in modo strano e riuscivo a sentire lo scricchiolare delle assi di legno sul pavimento? Perché, mi ero resa conto solo allora, la mia pelle era così bianca? Come quella di un cadavere?
Smisi di agitarmi e li guardai uno ad uno. Erano addolorati.
L’unica cosa, davvero stupida, che mi venne da chiedere in quel momento fu: “Ce l’avete una tachipirina? Mi brucia la gola in modo pazzesco”.

Sbuffai dopo che mi ebbero raccontato tutta la storia.
“E’ una situazione molto strana Bella, ma è possibile che ti torni la memoria da un momento all’altro. Anzi, è molto probabile. Le amnesie come queste non sono gravi, è reversibile. Nel frattempo devi accettare il fatto di essere qui e ora” disse Carlisle con voce greve.
“Cioè … tu mi stai dicendo che in due minuti devo accettare il fatto di aver scoperto una famiglia di Vampiri, dei Doberman indiani, essermi sposata ed essere diventata una mozzarella succhiasangue?” chiesi esasperata.
“Non dimenticare Renesmee” mi disse Emmett alzando  un indice.
“Già mi hai pure messo incinta, brutto maniaco” dissi a Edward dandogli una botta sulla spalla.
“Hai!” esclamò lui massaggiandosi il braccio. “Tanto per la cronaca nel momento in cui questo maniaco ti ha messo incinta eri entusiasta”.
“Evidentemente non sei stato tanto magnifico se non me lo ricordo” sbottai contrariata. Edward era furioso, Emmett invece soffocò un risolino in un grugnito.
Purtroppo dovevo accettare che quella era la verità. Mi avevano messo davanti una ciotola piena di liquido rosso. La gola aveva iniziato a bruciare fortissimo e avevo bevuto la ciotola in un attimo. Mi avevano poi detto che era sangue di orso; a quel punto avrei voluto sputare, ma dovevo ammettere che quella roba era buona. Per di più mi ero guardata allo specchio e, oltre a somigliare ancora di più ad un’albina, avevo gli occhi rossi come due fragole mature.
Mi avevano fatto vedere la bambina, e lei era forse l’unica cosa positiva di tutta questa faccenda. Era bellissima, e sembrava riconoscermi anche. Dal momento stesso in cui la vidi me ne innamorai. Purtroppo non potevo dire la stessa cosa per Edward, il mio nuovo, mentalmente instabile marito.
“Ascoltate, Bella potrebbe ricordare. Anzi, è molto probabile che ricordi ben presto ogni cosa. Ma noi dobbiamo starle vicini, altrimenti la sua mente non si ristabilirà mai” disse Carlisle.
“E se cercassimo di … come di ricostruire certi momenti della sua vita? Quelli che lei non ricorda, legati a noi e ad Edward. Forse così potrebbe andare” propose Alice, la ragazza folletto.
“Potremmo provarci, ma sarà prima di tutto compito di Edward” osservò Carlisle. Tutti ci voltammo verso l’interessato.
Mi dava immensamente fastidio dover passare del tempo con lui. Non potevo scordarmi quanto il giorno prima, o meglio il giorno di quasi due anni prima, mi avesse guardata male, con quegli occhi neri e cattivi. Ma come avevo fatto a sposarmi con quello? Probabilmente era la stessa cosa che si stava chiedendo Charlie in quell’istante.
Nel pensare a lui mi venne un po’ di tristezza: avevano detto che per il momento non potevo vederlo, e lui credeva che fossi in luna di miele. Non sapeva nulla dei Vampiri e non sapeva che ora io ero una di loro. Non sapeva nemmeno di essere diventato nonno.
Non avevo mai manifestato un particolare interesse nelle creature mitologiche della notte, o nel gotico e in tutte quelle cose che parlavano di Vampiri. Come avevo fatto a sposarne uno? L’idea di venire a Forks non era stata per niente una buona idea. Ancora meno socializzare con quell’essere maniaco sessuale. Se lo avessi saputo, molto probabilmente sarei fuggita prima che accadesse tutto questo.
“Allora faremo così, Edward pensa ai momenti più significativi che potrebbero aver segnato Bella, e noi li ricreeremo, d’accordo?” chiese Alice.
“Mi pare una buona idea” disse Carlisle. Si alzò e disse: “E’ ora della misurazione di Nessie, scusate”.
Guardai gli altri sospettosa: “Chi è Nessie?” chiesi.
“E’ Renesmee, l’ha soprannominata così Jacob” disse Edward con un espressione dolce.
“Come il mostro di Lochness?” domandai scoraggiata. Non avevo nemmeno la forza di arrabbiarmi, ormai ero pronta ad accettare senza ribellarmi qualsiasi cosa mi avessero detto. “Ma poi perché cavolo l’ho chiamata così? Renesmee!” esclamai stupefatta.
“Si, in effetti è un nome un po’ strano” disse Emmett poggiando il mento alla mano. “Ma c’è sempre il soprannome”.
“E menomale” dissi io. In quel momento Jacob passò di lì e si sedette. Sembrava gli avessero raccontato tutto ma io ancora non capivo una cosa. “Aspettate un minuto.” dissi corrugando le sopracciglia, “Voi mi avete detto che i Vampiri e i Volpini sono nemici giurati”.
“Bella!” esclamò Jacob spazientito, che era arrivato in quel momento.
“Che c’è?” chiesi stringendomi nelle spalle.
“Da quando ti sei svegliata mi hai chiamato Chiuahua, Doberman e ora Volpino!”.
“Okay scusami” dissi alzando gli occhi al cielo, mentre gli altri sghignazzavano. “Ti chiamerò con il tuo nome, ma non interrompermi. Dicevo, se i Vampiri e i Licantropi sono nemici, allora come mai lui è qui?”.
Tutti si guardarono nervosamente. Mi preparai ad un’altra cattiva notizia. “B’è, vedi”, cominciò Edward lanciando a Jacob un’occhiataccia, “ti abbiamo spiegato in cosa consiste l’Imprinting e, ecco, Jacob lo ha avuto con Nessie” disse velocemente. Come se dirlo più velocemente avesse allievato la gravità della cosa! Mi alzai di scatto, voltandomi verso Jacob.
“Che cosa?!” esclamai.
Lui si fece piccolo piccolo sul divano e mise le mani davanti a sé, come a ripararsi. “Non è brutto come credi Bella. In fondo adesso siamo davvero come una famiglia, no? Era quello che volevi, te lo assicuro. Saresti stata felicissima di sapere questo prima dell’amnesia!” esclamò. “E poi non è colpa mia, è successo! Dovresti essere felice per lei.”
“Non dire scemenze, pervertito! Ha solo tre giorni di vita!”.
“B’è m-ma sembra che ne abbia molti di più”.
“Non è una scusa, sei un maniaco!”. E così dicendo gli balzai al petto, cercando di colpirlo con tutte le mie forze. Ruppi un cuscino del divano e, quando Jacob riuscì a liberarsi, si trasformò in un lupo grande quasi quanto un cavallo, dal pelo fulvo e liscio. Si precipitò fuori dalla porta e io feci per inseguirlo, ma venni bloccata da qualcuno. Quattro mani mi tenevano ferma e mi impedivano di raggiungere quel pervertito di un cane.
“Aspettate!” disse Edward all’improvviso, con espressione furba e un po’ maligna. “E se questo le facesse tornare la memoria? Un po’ di esercizio fisico, sai com’è”.
“Edward!” esclamò Alice contrariata.
“Io dico che può funzionare” disse Rosalie ghignando, e lasciò andare il braccio che mi teneva imprigionato.




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Eccomi giunta con un'altra fic! Avevo proprio voglia di scrivere qualcosa di comico sul fandom Twilight, spero che vi piaccia ^^
Se voleste delle piccole anticipazioni sui capitoli seguenti sappiate che ho aperto un blog apposito. Potete andare a vederlo dalla mia pagina di EFP, ho messo il link. Comunque, questa è una storiella senza troppe prestese, forse un po' leggera, da "sfogliare" quando si vuole ridere un po' (oddio, spero di farvi ridere! XD).
B'è, grazie a chi è arrivato fin qui, e buon proseguimento!
Patrizia

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Capitolo 2
*** I vani tentativi di Edward ***


2.I vani tentativi di Edward

Mi trovavo nel parcheggio della scuola superiore di Forks, che stando ai miei ricordi avevo visto solo il giorno prima. Non c’erano più macchine, era vuoto perché era domenica mattina. Mi avevano detto che mi ero diplomata con voti molto dignitosi, e dovevo ammettere di esserne soddifatta. Avere una dignitosa carriera scolastica senza ricordarsi dei terribili momenti umilianti che, di sicuro, avevo passato, mi mandava terribilmente su di giri.
Per qualche strano motivo Edward mi aveva comprato un pick-up, che non era lo stesso che mi aveva regalato Charlie. Era ingiusto! Non avevo nemmeno il ricordo di averla guidata e già mi veniva requisita l’unica auto che avevo avuto in vita mia! Il pick-up nuovo era bello, sì, ma non era vecchio come l’altro, che era molto migliore anche se un po’ più accidentato. Aveva fascino…
Mi fermai al parcheggio come mi era stato ordinato e scesi dal pick-up. A diversi metri di distanza vidi Edward che mi guardava incerto. Ad un tratto vidi una jeep nera arrivare a tutta velocità contro di me. Più che vederla, prima la sentii, poi mi voltai e la vidi. Con la coda dell’occhio vidi Edward precipitarsi verso di me ma, quando ormai la macchina stava per toccarmi, mi scostai più velocemente di quello che credevo fosse possibile.
La jeep andò a schiantarsi con un rumore sordo contro il mio nuovo pick-up. E il secondo è andato, pensai sconsolata. Andai subito verso la jeep e staccai ciò che restava della portiera. Era incredibile la forza che mi ritrovavo improvvisamente nella braccia, e nelle gambe e in tutto il corpo. Staccare la portiera di un jeep non era stato più complicato di spezzare un grissino. Seduta al posto del guidatore, nella macchina ormai distrutta, come se niente fosse c’era Rosalie.
“Ma che cosa fai?” le chiesi esaperata. “Il mio pick-up! Nuovo!”.
“Non ti piacerà quella roba? E comunque, perché diavolo ti sei spostata?”. Sembrava arrabbiata. Aveva cercato di investirmi, distrutto il mio pick-up e si arrabbiava pure con me. In momenti come quello credevo che non mi sarei mai abituata alla mia nuova condizione.
“Ah scusa se non mi sono fatta schiacciare!”.
“Doveva salvarti Edward! Com’è successo l’anno scorso!” disse lei esasperata.
“Edward mi ha salvato? Dov’è andato?” chiesi poi guardandomi attorno. Avevo notato solo in quel momento che era sparito.
Un rumore metallico ci fece voltare verso il pick-up. Una mano bianca come la neve schicciò il metallo del mio ormai martoriato veicolo, e dal groviglio delle due auto spuntò Edward, con in viso l’espressione più arrabbiata e sconvolta che gli avevo mai visto.
“Ma che fai, m’investi?” chiese spazientito a Rosalie.
Rosalie si portò una mano alla bocca, dispiaciuta. “Scusami” disse con aria contrita. “Scusa, veramente puntavo a Bella”.
“Ah grazie tante” dissi io.
“Tanto non ti sarebbe successo nulla” disse lei muovendo la mano con gesto impaziente, come a scacciare una mosca.

Mi avevano mandata a cercare un negozio di ferramenta, così mi ero avventurata fra le vie di Port Angeles. Le vie più strette e infime. Edward mi aveva dato le indicazioni, ma pensai che fossero sbagliate, così continuavo a girare per quelle viette deserte senza trovare nulla, tentando di affidarmi al sesto senso. Non conoscevo Port Angeles, ma quella volta potevo sentire gli odori in una maniera del tutto nuova. E’ incredibile quel che mi perdevo prima, non avevando un olfatto tanto sviluppato. Ogni cosa inviava un odore particolare, era mondo nuovo e totalmente inesplorato.
Ad un tratto, sbuffando, mi fermai. Mi ero persa. Edward non era nemmeno capace di dare le indicazioni? Non so se è mai successo nella storia del mondo, ma avrei chiesto il divorzio non appena fossi tornata a casa. Il matrimonio più lungo del secolo: quattro mesi ed era già finito! Ma sicuramente il giudice me l’avrebbe data vinta, già mi vedevo la scena: Signor giudice mio marito mi ha messo incita, mi ha ucciso con il veleno e non sa dare le indicazioni stradali. E il giudice, indignato: Ma questo è inaudito!
Ad un tratto vidi due uomini con il cappuccio calato venire verso di me, le mani in tasca e il passo veloce. Mi voltai dall’altra parte della via, così cercai di andarmene, ma vidi un terzo uomo.
Oddio, e adesso? Non preoccuparti Bella, adesso sei forte, no? Puoi sbarazzarti facilmente di questi qua. Non era davvero mia intenzione battermi, lo avrei fatto solo se ce ne fosse stato bisogno.
I due uomini mi raggiunsero, affiancati subito dal terzo. Li guardavo boccheggiando, senza dire una parola, e intanto arretravo verso il muro. Quando sentii le mattonelle ruvide dell’edificio dovetti fermarmi, ma loro continuavano ad avanzare. Va bene, mi dissi, a mali estremi, estremi rimedi.
Uno degli uomini mi prese per un braccio e lo strinse forte, non potevo vederli in viso, si nascondevano. Cercai di liberami, ma un altro mi trattenne per l’altro braccio. Mi dimenai forte, cercai di togliere le loro mani dalle mie braccia, ma non vi fu verso. Non capivo come mai, dovevo essere forte almeno cento volte loro! Mi agitai, e cominciai ad entrare nel panico. Con uno strattone riuscii a liberarmi dalla presa di uno di loro e gli diedi un forte schiaffo. Quello si allontanò, toccandosi una guancia. Se il mio cuore avesse potuto battere lo avrebbe fatto fortissimo. Intervenne il terzo uomo, ma prima che potessi fare qualcosa uno di loro mia tenne ferme le braccia dietro la schiena. Al colmo della disperazione inizai ad urlare e scalciare, tanto che quando uno degli uomini mi fu di fronte gli tirai un calcio in faccia. Nel frattempo il ragazzo dello schiaffo si era ripreso ed era venuto a tenermi ferme le gambe, ma io glielo impedii e diedi un calcio anche a lui nello stomaco. Mi liberai da quello che mi teneva ferma e lo spinsi via, fortissimo, lui andò a colpire forte la parete alle sue spalle e vi lasciò un’ammaccatura considerevole. Se vi avessi fatto caso avrei capito che c’era qualcosa che non andava, ma pensai solo a correre via.
Ad un tratto, dal fondo della via, due fari mi illuminarono il viso. Una volvo argentata correva verso di me, potei distinguere Edward al volante. Quando si fermò scese dall’auto e guardò disperato a terra i tre uomini.
“Edward!” esclamai io, “Non sai quanto sia felice di vederti!” gli dissi correndo verso di lui.
“Ma che …?!” Non mi guardò nemmeno, invece andò verso i tre aggressori. Uno di loro, quello che avevo colpito al viso con un calcio, si alzò da terra e si scoprì il volto.
“Carlisle?” esclamai sconvolta. “Ma che significa?”
“Che un altro tentativo è fallito” disse lui con una punta di rassegnazione nella voce. Si alzò e si massaggiò la mascella con espressione dolorante.
Gli altri due ci raggiunsero e potei scoprire che erano Emmett e Jasper. “Mai più!” disse quest’ultimo arrabbiato puntando addosso ad Edward l’indice minacciosamente. “Ho già ricevuto un calcio da tua moglie in un punto molto delicato, e adesso uno anche nello stomaco!”
“Scusate” disse Edward mortificato. “Però anche voi, vabbè che è una neonata, ma siete pur sempre in tre”.
Tutti quanti sbuffarono e salirono in macchina. Salii anche io sul sedile davanti e, voltandomi a guardare i tre malmenati dietro chiesi: “Qualcuno mi vuole spiegare che cosa è successo?”.
“Un’altra stupida idea di Edward!” esclamò Emmett guardandolo in cagnesco. “Credeva che facendoti rivivere l’aggressione ti saresti ricordata”.
“Io sono stata aggredita?” domandai, basita.
“Si, l’anno scorso. E io ti ho salvata” disse Edward guidando, mentre un piccolo sorrisino compiaciuto gli spuntava in volto. “Ma evidentemente non hai più bisogno di aiuto” mormorò fra sé e sé, e il sorrisino si sciolse. “Vediamo … ah! Ho trovato!” esclamò.
“Per favore niente che implichi una lotta” disse Jasper.
“Non non ti preoccupare. Questa volta saremmo solo io e Bella. Ma dobbiamo andare nel bosco dietro casa tua” mi disse apprensivo.
“Posso vedere Charlie?” chiesi speranzosa.
“No meglio di no, sei ancora troppo giovane” disse lui con un sorriso sghembo così antipatico. Sbuffando, incrociai le braccia e guardai dritta di fronte a me.

Edward mi teneva per mano, e mi trascinava lungo il bosco che stava proprio dietro casa mia. Potevo sentire l’odore del sangue di diverse persone attorno a me, ma non mi faceva grandissimo effetto perché io e Rosalie eravamo andate a caccia poche ore prima. Con grande stupore di tutti non ero troppo sensibile all’odore del sangue. Non capivo perché si disperassero tanto, avrebbero dovuto limitarsi ad accettare la cosa ed esserne sollevati.
Quando eravamo ancora sul sentiero Edward si fermò. Una leggera sensazione di dejavù mi invase. Poi mi resi conto che era logico, e che probabilmente ero davvero stata lì con Edward, chissà quando. Nonostante questo ancora non mi abituavo a lui, al suo modo di fare, anche se era sempre gentile e sorridente, ed estremamente bello.
Mi guardò con espressione addolorata. “Bella, ce ne stiamo andando” disse con voce roca.
Scossi la testa. “Come? Dove?”. Non capivo. Non potevano andarsene. Io ancora non ricordavo nulla di quello che era successo, la mia vita aveva un buco di due anni che dovevo assolutamente colmare, e che non avrei mai potuto ricordare senza di loro. Era da egoisti e da immaturi andarsene così. Perché dei vampiri centenari erano tanto sciocchi?, mi domandavo. Avrebbero dovuto essere dei saggi in corpi di adoni.
“Non possiamo più restare a Forks. Carlisle non dimostra nemmeno trent’anni e già deve dichiararne trentetré, la gente si renderà presto conto di noi”.
“Quindi, stiamo partendo?” chiesi.
“No. Io e la mia famiglia stiamo partendo” disse lui seccamente.
“Ma… e Renesmee? E’ mia figlia!” gli dissi arrabbiata indicandomi con l’indice. Reenesme era forse l’unco essere con il quale mi relazionavo in quella casa, a parte Alice ed Emmett.
“Renesemee verrà con noi. Sarà come se non fossi mai esistito” disse, la voce tremante. Poi si voltò e sparì.
Non può pensare di scappare così dopo quello che ha detto! E gli corsi dietro. Lo potevo vedere scattare fra gli alberi, lo scorsi girarsi verso di me e imprecare. Non lo avevo mai sentito imprecare, anche se certo, il suo linguaggio non fu molto volgare.
“Acciderbolina!”.
Scossi la testa, stranita, e aumentai l’andatura. Con un piccolo sforzo raggiunsi Edward, che era molto veloce, e lo bloccai, buttandolo a terra e sedendomi sulla sua schiena. “Ma si può sapere che cosa stai dicendo? Te ne vai così?” lo rimproverai.
“No, aspetta, dicevo per finta!” disse lui girando la testa verso di me quel tanto che poteva.
“Cosa?”.
“Si, sono le stesse parole che ho detto quando ti ho lasciata… momentaneamente” disse.
“Ah già, mi hai pure la lasciata, me lo ricordo”.
“Te lo ricordi?” chiese lui speranzoso.
“No, mi ricordo che me lo avete detto” dissi spazientita. “Sei stato davvero uno stronzo!” aggiunsi.
“Eri in pericolo” protestò lui.
“Ma alla fine mi avete trasformata lo stesso, no? Sei un incapace!” esclamai alzandomi con gesto di stizza.
“Bella!” esclamò lui alzandosi a sua volta. Poi, fulmineo, non so bene come, mi prese il viso fra le mani e mi baciò. Non risposi al bacio, non volevo che mi baciasse. Mi ritrassi e lo guardai male. “Tu mi amavi” mi disse con voce triste.
“Mi dispiace” fu l’unica cosa che dissi.

Il luogo dove entrammo era buio, umido e tiepido, anche se certo la mia percezione del caldo e del freddo era cambiata di parecchio da quando mi ero trasformata. Entrammo in una sala dal soffitto alto, molto elegante, decorata con la pacchinità che solo gli uomini del barocco sapevano usare. Preferivo di gran lunga il rinascimento.
“Edward Cullen” esclamò un uomo venendoci incontro. La sua pelle era talmente bianca da essere quasi trasparente, i suoi occhi rossi, come ricoperti di una strana patina che offuscava le sue iridi. “E c’è anche la signora Cullen, lieto di rivederla” mi disse prendendomi una mano e depositandovi un leggero bacio. Lo vidi esitare un secondo e osservarmi coon curiosità.
“E’ proprio per lei che siamo qui” disse Edward. L’uomo lo guardò interrogativo. “Dopo essersi trasformata non ricorda più nulla. E’ ferma fino a qualche anno fa, quando era ancora umana e mi ha incontrato per la prima volta. Comunque non devi preoccuparti, non sarà un pericolo per la segretezza della nostra specie. Le abbiamo raccontato tutto e ha accettato la cosa di buon grado. Vorremmo solo che ricordasse”.
L’uomo si voltò a guardarmi. “In questo caso credo di dovermi presentare di nuovo” disse sorridendo. “Io sono Aro, capo dei Volturi. Loro sono Caius” e così dicendo mi indicò un uomo dall’espressione annoiata, “e Marcus” disse indicando un altro uomo.
“E’ un grande piacere incontrarvi” dissi gentile.
“Che cosa possiamo fare quindi per voi?” chiese gentilmente Aro rivolgendosi ad Edward.
“B’è speravamo solo che Bella, vedendo voi e magari questo posto, ricordasse qualcosa”.
“Chiamerò anche Jane. Lei era presente quando Bella è stata qui” disse Aro voltandosi verso una guardia vestita di grigio scuro e facendogli un cenno. Pochi secondi dopo la guardia tornò assieme ad un ragazza minuta, biondissima, che mi osservava con occhi cattivi.
“Jane” la salutò Edward. Lei fece un saluto e mi guardò intensamente.
“Che vuoi, nana?” le chiesi.
Lei mi osservò stupita, poi sbuffò. “Ancora non funziona”, sibilò.
“Che cosa non funziona?”, domandai.
“Vedi”, cominciò Aro, “la nostra Jane non sopporta di non poter esercitare il suo potere su di te”.
Sorrisi comipiaciuta e la osservai. Lei andò su tutte le furie e sono sicura che se avesse potuto sarebbe arrossita di rabbia. “Che peccato” mormorai. Mi stava antipatica a pelle. I suoi capelli, la sua espressione arrogante, e nonn poteva avere più di quindici anni.
“Oh non importa” disse Marcus. “In fondo non riusciva nemmeno quando eri umana, doveva aspettarselo di non riuscire nemmeno adesso”.
Con la coda dell’occhio vidi che Jane si era messa con discrezione al mio fianco, le mani strette dietro la schiena, come in un atteggiamento ponderatore. Poi, con gesto fulmineo, aveva allungato una gamba e mi aveva fatto lo sgambetto, facendomi cadere a terra. Alzai la testa ringhiando.
“Jane!” esclamò Caius rabbioso. Lei non lo guardò e prese a fischiettare sommessamente.
Edward mi porse una mano per aiutarmi ad alzarmi, ma io lo rassicurai: “Non ti preoccupare, ce la faccio da sola”. E così dicendomi mi alzai. Quando fui in piedi la mia mano andò, del tutto casualmente, ovvio, a picchiare contro la nuca di Jane, con un sonoro sciaff!
Lei si voltò a guardarmi stupita, un basso ringhio che le nasceva in gola. “Sei morta!” esclamò. Ebbi solo il tempo di notare i volti stupiti dei Voluti, ed Edward che si passava una mano sul viso con gesto sconsolato.
Il resto, fu solo battaglia.


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Ciao a tutte! ^^
Wow, quanti preferiti e seguite! Non me lo aspettavo proprio :)
Allora, questo capitolo è stato complicato da scrivere, mi venivano in mente molti momenti che Edward e Bella avevano passato assieme, ma renderli così comici (almeno... spero che siano comici XD) è stato complicato. Questa Bella vampira a mio paprere è molto divertente, anche se il suo carattere non è proprio uguale, ma è perchè ha la mente un po' sconvolta. Povero Edward, le prova tutte! XD
Vi avviso subito che questa fic non è molto lunga, sono solo cinque capitoli.
Comunque, passo alle recensioni ^^

Capitain_Icelberry: ciao, grazie mille per la recensione! ^^ Sono contenta che la trama ti sembri interessente, anche perchè volevo fare qualcosa che non somigliasse a molte delle fic che vengono scritte su Twilight. Come vedi da questo capitolo Edward è davvero disperato, ma determinato a farcela! XD Ci hai visto proprio giusto, dal prossimo capitolo Edward comincierà a pensare di rinconquistare Bella. Spero che continuerai a leggere, ciao! :)

giuly97: grazie mille per i complimenti, sono contenta che ti piaccia la storia. Bella qui è davvero diversa, ma secondo me è divertente! La battuta del Volpino è una delle mie preferite! XD Spero di farti ridere ancora, al prossimo capitolo :)

Un grazie infinito alle persone che hanno letto, a coloro che hanno messo la storia fra i Preferiti e le Storie seguite. Spero che a qualcuno di voi scappi qualche piccola recensione :)
Al prossimo capitolo,
Patrizia

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Capitolo 3
*** La prova del lupo ***


3.La prova del lupo


“Non ti viene in mente nient’altro?”, domandò Esme con espressione contrita.
“Si, un sacco di cose” disse Edward scoraggiato. “Potremmo andare alla nostra radura, ma dobbiamo aspettare un giorno in cui c’è il sole. Poi… Alice tira fuori le foto del matrimonio!” esclamò deciso.
“D’accordo” disse Alice, e sparì al piano di sopra.
“Forse con quelle ti ricorderai” disse pensieroso. “Sarebbe bello anche che mi lasciassi provare una cosa… che ti piacerebbe molto” mi disse con un sorriso sornione. Il fatto che facesse allusioni di questo tipo davanti alla sua famiglia mi dava davvero molto fastidio. Era imbarazzante! Però immaginavo di dovermi abituare ad una certa mancanza di privacy in una famiglia di Vampiri che sentiva anche una mosca volare a una decina di metri di distanza.
“Ti ho già detto di no!”, sbottai prendendo in braccio Renesmee. Lei mi toccò il viso e mi fece vedere tutti quanti i Cullen più Jacob. Era palese che fossimo ormai una famiglia, ma non riuscivo a concepirlo ancora. Erano tutti molto simpatici e carini, certo, ma la verità era che non li conoscevo nemmeno un po’. Forse avrei potuto imparare a conoscerli di nuovo, ma avrei voluto loro bene come una volta? Avrei mai potuto ri-innamorarmi di Edward? Era una faccenda complicata. Da un lato desideravo tanto poter ricordare ogni cosa, poter essere di nuovo quella Bella che, a quanto pare, mancava a tutti. Per lo meno volevo farlo per Renesmee, per poter essere una famiglia veramente unita, come desiderava lei. Mi sarebbe anche piaciuto provare di nuovo quell’amore travolgente che, potevo sentirlo, Edward provava per me. Non avevo mai sentito nulla di simile in vita mia. Non è il sogno di ogni donna trovare l’amore vero? Io l’avevo trovato, e poi me ne ero dimenticata! Ma c’era anche l’altra faccia della medaglia. Probabilmente l’amore che provavo per Edward mi aveva indotto a fare la scelta di rimanere assieme a lui per l’eternità, ma senza quel sentimento non avevo più motivo per essere in quel modo. Non avevo motivo di essere una Vampira, di dover rinunciare alle piccole cose della vita, di non poter più rivedere Charlie, e Renee!
Edward tornò alla carica: “E dai Bella! Io dico che ti ricorderesti di molte cose”.
“Maniaco, ti ho detto di no!” esclamai scacciandogli la mano dalla mia gamba. Poco lontano Emmett nascose un sorriso. Lui era forse l’unico, a parte Alice, a trovare quella faccenda estremamente buffa. Io personalmente non ci trovavo nulla di divertente, ma immagino che, se vista nel modo giusto, i piccoli litigi fra me ed Edward dovessero risultare una cosa strepitosa.
Alice rispuntò in sala con due grossi album di foto bianchi e argento. Si sedette al mio fianco e aprì il primo, sorridendo e mettendomelo sotto al naso. “Eri bellissima” disse indicandomi una foto di me ed Edward sotto ad un fantastico gazebo. C’erano tutti: Renee e Phil, Charlie accompagnato da Sue Clearwater, che dalla mia memoria non vedevo da anni. C’erano un sacco di ragazzi indiani, ma io riconobbi solo Billy Black e, in un angolo, imbronciato, intravidi in una delle foto anche Jacob. Poi c’erano un sacco di persone che riconobbi come Vampiri, perché erano troppo belli e perfetti per essere persone normali. Alcuni compagni di scuola che riconobbi vagamente e poi basta.
Sospirai, voltando le pagine rigide svogliatamente. Più andavo avanti, più era orribile e desideravo non aver mai visto quelle foto. “Ma come ho fatto a partecipare ad una cerimonia come questa? Io sono contro i matrimoni così precoci!” esclamai.
“Carlisle” disse Edward osservandomi pensieroso, “tu credi sia possibile che Bella abbia cambiato carattere? Non la vedi un po’ strana?”.
Carlisle mi osservò per un po’. “Sarebbe raro, ma possibile. Di solito però questo accade a chi si scorda di troppi anni della sua vita. Nel corso del tempo si cambia, e se uno perde cinque o sei anni della sua memoria è possibile che ragioni come faceva cinque o sei anni prima. Però mi sembra strano che Bella, che dopotutto ha perso solo due anni, sia così radicalmente cambiata. Non era così quando l’hai conosciuta?”.
“Per niente” disse Edward con aria saccente scuotendo la testa. “Era molto più educata e pudica” disse incrociando le braccia.
“Pudica? Ma come parli?” gli chiesi distrattamente guardando le foto.
“E’ possibile che sia stato il trauma nella sua mente a sconvolgerla un po’”, osservò Carlisle.
“Sentite ho un’idea” esclamò Rosalie giocherellando con Renesmee. “Bella ha passato molto tempo anche con Jacob, facciamo in modo che sia lui a rinfrescarle la memoria. Si può provare, no?”.
Edward la guardava contrariato, Jacob pure. A me, sinceramente, non faceva differenza. “E’ lo stesso, fate come vi pare” dissi con un’alzata di spalle.
Tutti si voltarono verso Jacob. “B’è… potremmo andare alla spiaggia.” propose, “E’ lì dove ho incontrato Bella per la prima volta”.
“Andiamo” disse Edward alzandosi dal divano.
La spiaggia di La Push non era per niente come me la immaginavo. Era vuota, ed era fredda. Nel complesso era proprio  una spiaggia di merda! Non ci sarei mai voluta andare per le vacanze.
“Ma perché non possiamo andare alle Hawaii?” chiesi lamentosamente.
“Perché altrimenti tu e tutta la tua famigliola sembrereste un gel lucidalabbra gigante. Ti basta come motivazione?” chiese Jacob con un vago sorriso.
“Chissà se anche Renesmee brilla” mi chiesi passeggiando sulla sabbia.
“Bella domanda. Mi piacerebbe uscire con lei sotto il sole qualche volta, magari a mangiare un gelato”.
“Passerà molto tempo prima che lei possa prendere un gelato con te, lo sai questo, no?” dissi con una punta di acidità nella voce.
“Ma dai Bella! E’ come una crescita rapida. Anzi, se ci pensi quando sembrerà abbastanza grande da poter uscire con me sarà già così matura da poter competere con un vecchiaccio intellettuale. E’ come se fosse anche più grande di me!”, disse con voce sognante. “E’ davvero perfetta, su questo non c’è dubbio.”
“Questo è vero, ma sarà sempre…” Mi morsi un labbro, in cerca di una scusa. Non ne trovai neanche mezza. Quello che aveva detto Jacob era assolutamente vero, e mi dava così fastidio. “Mah! Lasciamo perdere, per ora. Piuttosto, perché non mi racconti qualcosa di più su di noi? Come ci siamo conosciuti? Eravamo amici, no? Che cosa facevamo assieme?”.
“Allora … ci siamo incontrati proprio qui alla spiaggia, un giorno che eri venuta qui con i tuoi compagni di classe. Siamo andati a fare un giro e tu mi hai estorto con l’inganno la leggenda che parla dei Vampiri e dei Licantropi”.
“Con l’inganno? Cioè?”.
“Oh, sei stata fantastica! Hai cominciato a provarci con me in maniera spudorata. E io, povero sfigato, ci ho pure creduto! Invece volevi solo sapere qualcosa di più su Edward Cullen. In effetti la mia leggenda ti è stata molto utile, però” disse compiaciuto.
“Wow, io l’ho fatto?”. Piccola pausa meditativa. “Ma sono una grande!”.
Jacob rise e poi si voltò verso di me. “Sei davvero cambiata Bella. Prima questo fatto ti avrebbe fatta vergognare. Mi piaci così, spero che non riprenderai mai la memoria”.
“Io spero di si” borbottai invece camminando.
“Non capisco quale sia il problema. Sai che comunque i tuoi ricordi umani saranno molto vaghi?” mi chiese Jacob.
Sbuffai sconsolata. “Si, lo so. Ma non è questo il punto. Mi piace dove vivo, mi piace la mia nuova vita, con Renesemee e con tutti gli altri. Sono simpatici, credo che fra qualche tempo potrei anche affezionarmi… Anche se vorrei rivedere Charlie. Sarà strano, ma mi sento a mio agio con i Cullen, nonostante il fatto che ormai non li conosca più da due anni, ma da qualche settimana”.
“B’è significa solo che sei davvero portata a fare la Vampira” disse Jacob con un sorrisetto.
“Può darsi. E Renesmee, cavolo! E’ bellissima, le voglio così bene! Mi stanno tutti simpatici, però … sono sposata con Edward e non sento niente per lui.”
“Non ancora” disse Jacob con sguardo saccente.
“Che vuol dire non ancora?”.
“B’è, se tu eri innamorata di lui prima, di sicuro potrai ancora innamorarti” disse con fare saccente. “Non credo che tu ti debba preoccupare troppo per questo. Forse ci vorrà del tempo, ma... prima o poi…”, e lasciò la frase in sospeso.
“Tu dici? Ma potrebbe volerci molto tempo. Nel frattempo io e lui siamo sposati, viviamo assieme. Non è giusto, poverino, che io non ricordi più nulla di noi. E’ un ragazzo molto bello, indubbiamente, è anche divertente, ma non sento nulla di speciale in lui”.
“Io credo che se Edward ci si mettesse d’impegno riuscirebbe benissimo a riconquistarti”.
“Chissà come ha fatto l’altra volta” dissi pensosa.
“Va’ a chiederlo a lui. Ma secondo me tu eri talmente fuori in quel periodo che non ha dovuto fare alcuno sforzo. Sembravi fatta” ridacchiò continuando a camminare.
“Ma lo vedi? Faccio meno fatica a parlare con te che con lui!” dissi esasperata.
“Non urlare. E se sentisse?”.
“Perché dove sono gli altri?” chiesi mortificata.
“Non lo so, ma devi essere ottimista per pensare che non ci stiano controllando.”
“E tu me lo dici adesso?!” sbraitai tirando una manata a Jacob sulla spalla.

Edward mi guardava corrucciato e triste. Mi dispiaceva davvero vederlo così, mi sentivo profondamente in colpa per quello che stavo facendo, anche se non era certo per mio volere che avevo perso la memoria. Il fatto era che lo vedevo talmente abbattuto che non potevo essere imperturbabile.
“Edward” cominciai lentamente, “come hai fatto a conquistarmi quando ero umana?”.
“Ah non lo so. Sembravi già cotta da me al primo incontro” disse con un sorrisino compiaciuto sulle labbra.
“Ma come ho potuto avere così poca spina dorsale?” mi chiesi da sola.
“Spina dorsale la chiami l’attrazione naturale che avevi per l’uomo della tua vita?” domandò Edward spazientito.
“Scusa! E’ che io sono sempre stata un po’ contro queste cose. L’innamorarsi all’improvviso, l’amore eterno eccetera eccetera.”
“Questo nonostante tu sia un’accanita lettrice di classici” osservò Edward.
“Infatti. Ma Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen rispecchia esattamente quello che penso sui rapporti umani in generale”.
“Proprio Orgoglio e Pregiudizio? E’ così cinico” obbiettò Edward con una smorfia di disapprovazione. “Ma sei sicura di essere Bella?”.
Sbuffai e alzai gli occhi al cielo. Mi alzai dal divano e m’incamminai verso la porta che dava alla cucina. “Se sei stato capace una volta, saprai conquistarmi di nuovo no?”
“Si, ma è molto più facile stupire un’umana che una Vampira!” mi urlò dietro Edward mentre me ne andavo nell’altra stanza.

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Salve salvino! Ecco un altro capitolo :)
Allora, non so perchè ci tengo a precisarlo, ma vorrei far notare che la passione di Bella per i classici è rimasta quella di sempre. Ecco il perchè della citazione di Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen. Sono molto affezionata a quel libro, è uno dei primi classici del romanticismo inglese che ho letto in vita mia (a parte Lo strano caso del dottor Jakyll e di Mr. Hide, di Robert Louis Stevenson, ma era per scuola).
Credo che questa parentesi fra Bella e Jacob sia molto carina, a mio parere (ma ovviamente sono di parte XD), perchè lascia intendere che loro sono ancora amici, e lo possono essere a dispetto di tutto. In fondo ho sempre pensato che il carattere di Jacob, anche se è molto impulsivo e a volte così insopportabile, sia molto versatile con le altre persone. Insomma, credo che se Jacob esistesse sul serio sarebbe una di quelle persone con cui ognuno può parlare facilmente. Per chi odia Jacob, mi spiace, ma lui per me resterà sempre il migliore amico di Bella, quindi anche se il suo carattere fa schifo anche a me, in un certo qual modo mi sta simpatico, non posso eliminarlo dalla storia.
Passo alle recensioni ^^

giuly97: lieta di averti fatta ridere! Si, la parte con Jane è una delle mie preferite XD In questo capitolo non c'è troppo da ridere, ma spero ti piaccia lo stesso, ciao!

Capitain_Icelberry: eh si, adesso che Bella è una vampira Edward è in difficoltà! Con un'umana era troppo facile! Spero che questo capitolo tia sia piaciuto. Ciao al prossimo capitolo, baci ^^

serenacullen: hai detto bene, Bella crede di non ricambiare, ma dentro di sè, nascosti da qualche parte, ci sono ancora tutti i suoi ricordi. L'unico problema sta nel farli uscire fuori :D Non preoccuparti, questa non è una long fic, ha solo cinque capitoli, e l'ultimo è più che altro un epilogo molto corto, quindi dovrai aspettare il prossimo aggiornamento per la memoria di Bella. Grazie per la recensione!

marco: ciao, grazie per la recensione! Hai ragione qualche descrizione in più renderebbe la storia un po' più interessante, cercherò di rimediare. Questa storia l'ho scritta l'anno scorso ma ne avevo altre che volevo postare, nel frattempo il mio modo di scrivere è cambiato parecchio, quindi la storia, anche se corta, sta subendo una revesione completa. Comunque, spero che questo capitolo ti sia piaciuto, ciao!

Un grazie mille a tutti i lettori, che vedo aumentano a vista d'occhio! :D Sono tipo stra-felice! XD Vabè, al prossimo capitolo,
Patrizia

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Capitolo 4
*** La caccia al tesoro ***


4.La caccia al tesoro


Il biglietto era scritto in una calligrafia elegante e ordinata. Oltretutto la carta utilizzata era molto bella: era spessa con decorazioni in rilievo e i bordi dorati.
Dentro c’era scritto:

Ho pensato che una piccola caccia al tesoro ti sarebbe stata utile per farti fare un giro della zona. Inoltre mi pare un modo bellissimo per riconquistarti. Non è originale? Quando eri umana non l’hai mai fatto.
Trova i tuoi regali di natale da parte mia, ma fai in fretta, hai tempo solo per oggi. Domani è la vigilia e i negozi saranno chiusi. Mi sono avvalso dell’aiuto di diverse commesse per la tua ‘caccia’. Non le spaventare, mi raccomando. E non assaggiarne nemmeno una goccia!
Ci vediamo alla fine,
Edward

Sorrisi piano e misi il biglietto in tasca. Dovevo ammettere che quella trovata mi piaceva molto: un caccia al tesoro in giro per tutta la città. Insomma, non che orks sia troppo grande, ma ci si accontenta. La prima cosa che pensai fu: Ma quel leso non me lo ha dato l’indizio? Incerta su cosa fare, ma decisa a scoprire tutto, incominciai ad aggirarmi per la casa.
Gli altri spevano tutto della mia caccia al tesoro, e mi osservavano divertiti. L’unico che non c’era era Edward ovviamente, che, chissà dove, mi aspettava pazientemente.
Pensai a che cosa avrebbe potuto esserci in casa che avrebbe potuto costituire un indizio. Renesmee fu la mia prima risposta. Lei e Rosalie stavano passeggiando qua e là per la casa, così mi avvicinai e tesi le braccia verso di lei.
“Posso?” chiesi retoricamente. Ci mancava altro che mi dicesse di no!
“Ma certo” disse Rosalie passandomi la bambina.
“Renesmee… per caso tuo papà ti ha detto qualcosa riguardo alla caccia al tesoro che sto facendo? Ti ha chiesto di consegnarmi qualcosa?” domandai speranzosa.
Lei non disse nulla, ma posò la sua manina paffuta e perfetta sulla mia guancia. Vidi il ritratto di un bellissimo uomo, e al suo fianco un vecchio molto brutto, steso in terra, morto.
“Ma che cosa diavolo ti fa vedere quell’uomo?!” chiesi scandalizzata. “Lo troverò di sicuro, e quando lo farò gliene succederà di ogni per questo scherzetto” dissi fra me e me. “E poi che cosa vorrebbe dire?”.
Iniziai a passeggiare per la stanza, e per caso capitai accanto alla grossa libreria che occupava gran parte dello studio. Guardando distrattamente i libri continuai a pensare, ma non trovavo soluzione. Poi, ad un tratto …
“Ma certo! Il ritratto di Dorian Gray” dissi rivolta a Renesmee. “Quello si che è un vero classico. Deve esserci in questa libreria”.
Non mi ci volle molto ad individuare un libricino sgualcito dalla copertina marrone. Mentalmente, ringraziai Edward per questa piccola visita alla libreria, non gli era certo sfuggito che ogni volta che potevo guardavo tutti i libri dal primo all’ultimo. In quel momento pensai che, sebbeno non lo conoscessi, lui conosceva me come le sue tasche. Per un attimo, mi corse un brivido lungo la schiena. Sfilai dalla moltitudine di libri il prescelto e lo aprii. Dentro vi trovai un altro biglietto. “Si!” esclamai. “Allora, senti qua Renesmee: Lo so che adesso vorrai picchiarmi, ma Renesemee si è offerta volontaria per la tua caccia al tesoro. L’indizio che dovrai scovare adesso fa parte dei regali di natale, lo troverai fra gli oggetti dimenticati”.
Guardai Renesmee. “Io so che cos’è” disse lei raggiante.
“Me lo dici?”.
Scosse la testa e sorrise.
“Vi site messi d’accorod eh?”.
Che cosa potevano essere gli oggetti dimenticati? Di sicuro una metafora per qualcosa. Un’oggetto dimenticato… perché era dimenticato? Qualcosa di dimenticato era qualcosa che non serviva più. O qualcosa di inutile e vecchio.
Carlisle!
No, no… che ragionamento complicato. E poi Carlisle non è inutile -anche se molto, molto vecchio-.
Forse avevo scelto l’approccio sbagliato. Io dovevo trovare quella cosa, dovevo cercarla nella casa. Dove stanno gli oggetti dimenticati? In cantina. Andai a controllare ma, a parte le auto, le moto, e diverse altre cose, non trovai nulla. Ci pensai ancora un po’. Oggetti dimenticati… b’è in effetti la cantina era un locale abbastanza utilizzato nelle famiglie. Allora forse…
Andai in soffitta e, aperta la porta, vidi lì nel centro della stanza dal soffitto in legno inclinato una bicicletta azzurra. Nel cestino portaoggetti c’era una cartina. Presi la bici e la portai di sotto, lasciai Renesemee alle cure di Jacob e mi voltai verso gli altri.
“Non sarebbe tutto molto più semplice se mi diceste dove devo andare?” chiesi senza troppe speranze.
“Andiamo Bella! Deve essere così divertente!” esclamò Alice. “Non sai cosa darei per essere al tuo posto”. Al che Jasper si girò con sospetto verso di lei.
“Guarda te lo cederei volentieri se questa bici non fosse così bella” dissi spingendo la bicicletta fuori dalla porta. “Ci vediamo! Auguratemi buona fortuna!”.
“In culo alla balena!” esclamò Emmett.
“Che schifo! Spero proprio di no!” esclamai ridendo prima di imboccare il vialetto per uscire da casa.
Presi la cartina e la esaminai. In rosso c’era tracciato un percorso e lo seguii. Arrivai fino al centro di Forks, in un negozio che vendeva scarpe. Entrai, facendo suonare il campanello. Una commessa si voltò verso di me e sorrise gentile.
“Posso aiutarla?” chiese.
“Hm, si. Sono venuta qui perché… devo cercare un… indizio” borbottai incerta.
“Oh” disse lei divertita e stupita. “Lei è la signora Cullen?” chiese.
“Si” bisbigliai.
“Venga, da questa parte” disse facendomi strada verso il retro del negozio. Una volta lì, dove c’erano ammontacchiate diverse scatole, ne prese una e me la porse. “Ecco, mi hanno detto di darle questa quando fosse arrivata”.
“Grazie mille”.
“Può sedersi pure qui” disse indicandomi una panca in legno. Ancora sorridendo amabilmente si voltò e uscì dalla stanza. Incuriosita aprii la scatola e dentro (non so davvero che cosa mi aspettassi) c’erano delle infradito colorate. Sospirai pesantemente e le tirai fuori dalla scatola. Dentro c’era anche un bigliettino, con disegnato sopra un drink con un ombrellino colorato e sotto: Indossale, ti serviranno per dove stai andando.
Tolsi le scarpe che avevo indosso e misi le infradito. Ringraziando la commessa, che era stata davvero molto gentile e carina, uscii dal negozio. Misi nel cesto della bicicletta il bigliettino e le vecchie scarpe, assieme alla mappa, e ripartii alla volta della spiaggia di La Push.
Per un umano sarebbe stata una fatica non indifferente pedalare fino a lì, a meno che non si trattasse di un ciclista, ma a me piacque. Durante il viaggio presi l’i-pod e ascoltai un po’ di musica. Mai la riproduzione casuale era stata più azzeccata. Ci misi pochissimo ad arrivare alla spiaggia. Considerato che avevo inziato la ricerca alle due del pomeriggio ed erano solo le quattro quando arrivai a La Push, mi sentivo realizzata.
Allora, le infradito mi suggerivano di andare alla spiaggia, anche se sarei sembrata molto strana con addosso le infradito il ventité di Dicembre, ma non importava. Il disegno dell’ombrellino invece mi suggeriva di andare a cercare un bar nei pressi della spiaggia.
E lo trovai sul serio. Era uno di quei bar per turisti, proprio sulla spiaggia, fatto come una specie di capanna di bambù. Non so perché i bar sulla spiaggia si ostinino ad usare i bambu, a me fanno pensare ai panda più che ad un luogo tropicale. Pensavo che probabilmente quel bar aveva aperto solo per me, perché non c’era un cane in giro. Ops! Dire cane di questi tempi, e a La Push, è poco diplomatico.
“Salve” dissi entrando nella capanna.
Un ragazzo e una ragazza che stavano dietro al bancone si voltarono verso di me. “Bella?” chiese lui con gli occhi ridotti a fessure indicandomi con un dito.
“Esatto”.
“Oh wow! Per me sei diventata una specie di leggenda!” esclamò la ragazza facendo il giro del bancone per raggiungermi. “Tu e il tuo ragazzo” continuò.
“Perché?” chiesi divertita.
“Perché è così romantico!” esclamò sorridendo e guardando verso l’alto. “Una caccia al tesoro lungo tutta la città per darti i tuoi regali di natale”.
Sorrisi piano. In effetti era la seconda persona che me lo diceva quel giorno. Dovevo quindi considerarmi fortunata? Edward era diventato improvvisamente un buon partito.
Il ragazzo mi raggiunse anche lui sorridendo e mi porse una busta. “Tieni. Il tuo ragazzo ci ha detto di darti questo. Buona fortuna” mi disse.
“Grazie”. Uscii e aprii la busta. Dentro c’era una scatoletta e una cartolina. Dentro la scatola c’era una bellissima collana dorata con un ciondolo a forma di B, nella cartolina invece c’era uno scoglio che svettava alto sul mare. Mi sembrava di averlo già visto, ma non ricordavo bene dove o quando. Forse in una vita passata o qualcosa del genere. Dietro la cartolina Edward aveva scritto: lo scoglio dal quale ti tuffasti.
Ah! Quindi avevo fatto qualcosa di emozionante in vita mia! Scesi sulla spiaggia e mi guardai attorno. In lontananza, alla mia sinistra, vidi lo scoglio. Non poteva che essere lui. Presi di nuovo la mia fidata bici, salii sulla strada e cominciai a pedalare verso di lui.
Quando frenai, di botto, vidi Edward seduto a gambe incrociate, voltato verso il mare, proprio sulla punta dello scoglio. Lasciai la bici e lo raggiunsi, sedendomi al suo fianco, nella sua stessa identica posizione. Il profumo del mare era qualcosa di incredibile, era salato e secco ma bagnato e dolciastro al tempo stesso. Fresco, movimentato…
“Hai messo la collana. E anche le infradito” notò Edward continuando a guardare il mare, i capelli rossicci che si muovevano con la brezza marina.
“Si. Grazie. Anche per la bici, mi piace molto” risposi io.
“Di nulla. Sai… credevo che quando ti saresti svegliata, tutto sarebbe stato perfetto… per noi” la sua voce morì nel pronunciare le ultime due parole, e lui abbassò lo sguardo.
Mi morsi le labbra. “Forse potrà ancora essere così. Se…”
“No Bella. Non voglio che tu ti debba sforzare. Tu non mi ami più. E per quanti sforzi stia facendo non riesci a ricordare quello che avevamo. Forse non era abbastanza forte. Non abbastanza da vincere una semplice anmesia. Una malattia umana” disse tristemente. “Ho qui con me un’ultimo regalo” continuò.
“E che cos’è?” chiesi.
Edward si voltò verso di me. Lo fece così lentamente che non capii le sue intenzioni finchè le sue labbra non si posarono sulle mie. Cercai di protestare, lo spinsi via, arrabbiata, ma lui non si mosse. Alla fine riuscii a staccarmi da lui, nel frattempo mi ero sempre più sdraiata per terra.
“Edward!” protestai arrabbiata. Feci per scostarmi da lui, indietreggiando velocemente.
Ebbi solo il tempo di vedere il viso di Edward contrarsi in una smorfia di orrore, il suo corpo gettarsi in avanti, mentre sentivo il vuoto sotto di me.
E caddi.
Verso il mare profumato.

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Heylà!
Scommetto che già molti di voi avranno capito come Bella recupererà la memoria! ;) Devo ammettere che l'idea della caccia al tesoro non è delle più innovative, è vero, ma volevo trovare un metodo assieme romantico e divertente per far riconquistare Bella ad Edward e nel contempo volevo portarla alla riserva e allo scoglio.
Mi stupisco di tutta la gente che ogni volta legge e commenta. Certo, sono consapevole che altre fan fiction hanno molti ma molti più lettori e centinaia di recensioni, ma io sono contenta anche così ^^ Un grazie a tutti voi che leggete e commentate!

Dreamerchan: ciao, grazie dei complimenti! :) Sono felice che la storia ti sembri orginale, mi sono impegnata molto per trovare una storia che non fosse una delle solite che creano con questo fandom XD Spero che questo capitolo ti piaccia, ancora grazie mille.

fabiiiiiiiii: grazie mille delle recensione, sono felice che Bella ti faccia ridere! XD

giuly97: ci ho messo un po' a postare, ma purtroppo ho avuto molto da fare. Comunque spero che questo capitolo ti sia piaciuto, mi sono scervellata per far avere a Bella dei regali di natale decenti! XD Al prossimo capitolo, ciao e grazie mille ^^

serenacullen: ciao! Non so se hai già capito come Bella riacquisterà la memoria, forse è un po' scontato XD Spero comunque che ti piaccia e che non sia troppo banale ;) Al prossimo capitolo, ciao!

Un grazie di cuore a tutti, di nuovo (vi avrò stancati sppungo XD). Il prossimo è forse il capitolo più breve che possa mai esistere XD ma lo posterò senza indugi fra qualche giorno. Sarà la fine di questa piccola fic, spero che comunque vi sia piaciuto leggerla. ^^
Al prossimo (e ultimo) capitolo,
Patrizia

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Capitolo 5
*** Lo scoglio della memoria ***


5.Lo scoglio della memoria


Paradossale.
La sensazione di vuoto mi riempì e mi sentii colma l’anima come si mi avessero gonfiato il cuore.
E ricordai.
La nebbia che erano stati quei due anni si diradò, e vidi con chiarezza tutto il mio passato, e i momenti della mia vita che porbablmente erano stati i migliori, e i più temibili.
Ricordai l’incidente. James. Victoria. I Licantropi. Le corse in moto. Jacob, il mio Jacob. Rosalie, la sua triste storia. Le leggende dei Quiletes raccontate attorno al fuoco, il calore di quel fuoco tiepido. I baci di Edward appenna accennati sul mio viso e sulle mie labbra. Le sue mani sul mio viso. Le mie mani sul suo.
E poi ancora. I Volturi, il volto glaciale ed eccitato di Aro che mi osservava, come quello di un bambino che vede un giocattolo nuovo che vuole prendere. Il matrimonio, il mio matrimonio. Alice e Jasper e il loro tenero amore. Carlisle ed Esme con la loro discreta intimità. Emmett e Rose, la loro passione bruciante come fuoco. Lo scontro con i neonati. La luna di miele. Le mani di Edward sul mio corpo. Le mie mani sul suo. Renesmee.
Cadendo vidi il volto di Edward rimpicciolirsi sempre di più. Si sporgeva e mi guardava con orrore. “Edward!” urlai allora. E il sapore del suo nome sulle mie labbra era così dolce da scioglersi in bocca.
M’infransi sull’acqua, facendo dei grossi schizzi che volarono d’appertutto. Risalii in fretta e mi diressi alla spiaggia. Anche Edward era già lì, che mi correva incontro solo leggermente preoccupato. Non potevo farmi nulla, se anche avessi toccato uno scoglio sott’acqua lo avrei di sicuro frantumato. Probabilmente la sua era solo abitudine, ma mi faceva comunque piacere sapere che, per lui, ero ancora qualcuno da proteggere. Mi misi a correrre e, quando lo raggiunsi, mi lanciai su di lui sorridendo, gettandolo sulla sabbia.
“Edward!” esclamai. E lo baciai, e lui mi baciò, come non avevamo mai fatto prima. Un bacio nel quale potevo sentire tutto ciò che avevo dimenticato, un bacio che sapeva di lui, della sua pelle perfetta e profumata e della nostra vita assieme. Sentii le mani di Edward posarsi sui miei fianchi, sopra la camicia fradicia che emanava odore secco di sale.
“Bella” balbettò lui quando ci separammo. “Ti ricordi?”.
“Si! Si mi ricordo tutto! Mi ricordo ogni cosa!” esclamai entusiasta tenendo il suo volto fra le mani e sorridendo.
“E come?” domandò, esterrefatto.
“Quando sono caduta” dissi voltandomi a guardare il grosso scoglio. “Mentre cadevo”.
Lui seguì il mio sguardo, ed entrambi restammo per qualche secondo a guardare il grande scoglio che si ergeva al nostro fianco. Immobile e cupo, mentre il mare si scontrava addosso a lui.
“Dici sul serio?”. Annuii. Edward scoppiò a ridere, trettenendomi forte a sé e facendmi poi rotolare sulla sabbia, sotto di lui. “Oh Dio! Non ci avrei mai pensato a spingerti giù io stesso!”.


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Fine



Questa fan fiction non è stata scritta a scopo di lucro ma per puro divertimento. I personaggi appartengono tutti a Stephenie Mayer, autrice della saga di Twilight, che ne detiene tutti i diritti.





Ed ecco qui! Finish...
Questa storia, per quanto sia corta, è stata molto divertente da scrivere, e spero di aver divertito anche voi, almeno un po' ^^
La parte dei ricordi è stata un po' complicata, volevo che fossero come dei flash nella memoria di Bella, ma non volevo sembrasse un monotno elenco. Spero sia venuta bene, che ne dite?
Ciò che ha riportato la memoria a Bella è la scarica di adrenalina che ha provato cadendo. Come vedete dai ricordi Bella considera Jacob ancora un grande amico! Mi spiace per chi lo detesta, ma per me sarà sempre così! XD
Rispondo ancora un'altima volta alle recensioni:

Newdark: wow che onore! Una prima recensione tutta per me, certo che apprezzo! ^^ Grazie mille per i complimenti, sono felice che la storia ti abbia divertita. Eh sì, hai già capito come sarebbe andata a finire, spero di aver descritto bene la parte in cui Bella riacquista la memoria. Grazie mille ancora, ciao ciao!

giuly97: ciao! Mi spiace di averci messo tanto a postare, ma in questi gironi sono stata impegnatissima, comunque spero di averti ripagata con il capitolo, anche se è un po' corto mi sa. Grazie mille per avermi seguita, ciao!

Dreamerchan: come vedi la scarica di adrenalina durante la caduta le ha fatto ricordare tutto, e Edward non lo aveva affatto calcolato! XD Spero che ti sia piaciuta la storia, il finale è una parte importante e spero sia soddisfacente. Comunque grazie mille per le recensioni ^^

serenacullen: allora, avevi indovinato come sarebbe andata a finire? Qualcuno mi ha detto sott'acqua, tu come credevi che Bella avrebbe ricordato? Sono curiosa! XD Bè grazie per i complimenti e le recensioni, sono contenta che questa storia ti sia piaciuta, grazie mille ciao! :)

gattabianca: eh si, ci hai preso in pieno! XD Bella ha ricordato tutto! Spero che ti sia piaciuto anche questo piccolo epilogo, grazie mille per la recensione, ciao ciao! ^^

Un sincero grazie a tutti i lettori, sia chi ha recensito (e mi ha reso una persona più felice! XD) sia chi ha letto e basta. E ovviamente un grazie a chi ha messo la storia fra le Seguite, i Preferiti e le Storie da Ricordare (siete tantissimi, non me lo sarei mai aspettata! o_o).
Alla prossima fanfiction,
Patrizia

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