The Guardian Princess

di Geil_Flynn
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Phillis. ***
Capitolo 2: *** 2. Edmund. ***
Capitolo 3: *** 3. Edmund. ***
Capitolo 4: *** 4. Phillis. ***
Capitolo 5: *** 5. Phillis. ***
Capitolo 6: *** 6. Edmund. ***
Capitolo 7: *** 7. Both ***
Capitolo 8: *** 8. Phillis ***



Capitolo 1
*** 1. Phillis. ***


Salve a tutti! Questa è la mia prima fic su "Le Cronache di Narnia", quindi siate clementi! Vi prego!  Il personaggio principale è inventato da me ma parlerà moltissimo anche di Edmund, un personaggio che io adorato dal primo all'ultimo libro, che però mi sembra un po' trascurato,  questo è un vero peccato. Alcune citazioni sono state estratte dal film "Le Cronache Di Narnia. Il Principe Caspian.". Ovviamente i personaggi non mi appartengono e non scrivo a scopo di lucro, eccetera, eccetera... 

Commentate? 

Un bacio.

Alex. (sono una ragazza, eh! :D)

 


1° capitolo.

Phillis.

 

Phillis Evans era all’edicola di fronte alla stazione della metropolitana di Londra e sfogliava una rivista. Accanto a lei, Susan Pevensie stava tranquillamente leggendo un giornale. Dall’altro di Phillis stava suo cugino, Ronald Evans che si torturava nervosamente la sciarpa.

Un scalpiccio di passi e una voce interruppe la lettura della bella Susan.

- Tu vai alla Sempting Bas?- le chiese Ronald, timidamente. Phillis cercò di non scoppiare a ridere.  

-Si esatto- Replicò Susan pungente.   

-Io vado all' Hendon House, è proprio di fronte.

“Oh, ma che bello! Sarà così emozionata!” pensò Phillis sarcastica, voltando una pagina.  

– Ti ho vista, stai sempre per conto tuo. –aggiunse Ron.

“Chissà mai perché …” disse tra sé e sé la Evans.

– Sì,beh, io … preferisco starmene da sola.

“Bella risposta, Sue. Ron, cerca di capire che sta provando a liberarsi di te. Eddai!”.  

- Anche io .

“Ecco non hai capito.”

- Come ti chiami?

“Ah, certo così poi la cerchi all’anagrafe, prendi il suo indirizzo e le fai le serenate al balcone! Ti conosco, cugino.” 

- Phillis. – annunciò Susan, dopo una breve pausa.  

“Oh, questo è il colmo!”

 –Susan! – urlò una voce.

“Ops! Fregata!”

 Pochi secondi dopo Phillis vide una ragazzina, piuttosto alta per avere circa tredici anni con due treccine ed un cappello di una divisa scolastica.

– Devi venire subito - continuò la piccola Lucy Pevensie, rivolta alla sorella. Susan lasciò il quotidiano al bancone, lanciò una veloce occhiata imbarazzata al ragazzo, prese il suo bagaglio e corse via. 

Ron si voltò verso la cugina, con un sorriso a cinquantasei denti e chiese:
 

- Secondo te ho fatto colpo?

Phillis non rispose, afferrò la sua valigia e seguì le due sorelle. 

Le seguì fino a dentro la metropolitana, scesero le scale, sgomitando tra la folla di studenti che aspettava i treni.

- Picchia, picchia, picchia!!

“Ti prego, dimmi che non è ciò che penso.”

Era proprio ciò che pensava. 

Peter Pevensie era circondato da due ragazzi, due energumeni per la precisione, e sferrava pugni a destra e a manca, cercando di difendersi. E quei due energumeni erano Mark Loffie e il suo tirapiedi, Jonah Evans, il fratello di Phillis.

Senti una voce leggera spinta e una chioma nera passò al suo fianco. Edmund Pevensie afferrò Jonah per le spalle e lo tirò via da suo fratello. Jonah sferrò un pugno e colpì in viso Edmund che prese a sanguinare.

- Edmund! – urlò Lucy, proprio nello stesso momento in cui Phillis gridò:

- Jonah!                                                                         

Phillis sgomitò tra la folla e finalmente raggiunse il fratello, che stava deridendo il povero Edmund seduto a terra, e afferrò Jonah per le spalle.

- Che diavolo stai facendo, idiota? – chiese, a voce bassa, ma tremante di rabbia, mentre la rissa tra Peter e Mark continuava.

- Stanne fuori, mocciosa. – sputò Jonah, sprezzante.

Phillis, piantò bene i piedi per terra, alzò di più la testa con fare orgoglioso e guardò dritto negli occhi del fratello.

- Lascialo stare. Lasciali stare. Tutti i Pevensie. Nessuno escluso.

Il fratello ghignò.

- E perché dovrei?

- Perché altrimenti te la vedrai con me. E sai cosa sono capace di fare.

Jonah rimase per un attimo interdetto e Phillis continuò:

- Se vuoi qualcuno da picchiare, picchia me. Ma non toccare i Pevensie. È chiaro?

- Ma certo, principessa. – sussurrò Jonah, a due centimetri dal viso della sorella. Lei si irrigidì, ma non abbassò lo sguardo.

Un fischio interruppe la rissa. Le guardie naziste erano arrivate. Phillis vide di sfuggita uno dei poliziotti afferrare Peter per le spalle e mormorare qualcosa. Jonah si voltò e corse via. Mark le si avvicinò e le sussurrò:

- Ehi, Evans, usciresti con me?

- Neanche morta. – replico lei, calmissima. Gli diede le spalle e si chinò su Edmund, che aveva ancora il labbro sanguinante.

- Stai bene? – chiese, preoccupata. Lui la fissò a lungo con i suoi occhi, che sotto la luce della lampada della metropolitana, sembravano verdi. Poi proferì, lentamente:

- Certo che sto bene.

Lei fece un mezzo sorriso e gli porse la mano. Edmund guardò la sua piccola mano diafana, con le dita affusolate. Ma alla fine non la afferrò. Si tirò su da solo. Phillis non si scompose.

- Certo che quell’imbecille di mio fratello ti ha pestato proprio per bene. – mormorò.

Edmund sbarrò gli occhi.

- Jonah è tuo fratello?

- Sì. – Phillis frugò nella sua cartella e porse al ragazzo un fazzoletto di stoffa, bianco, con una P e una E ricamate in angolo.

- Tamponati il labbro. Smetterà presto di sanguinare. – consigliò poi. Edmund rimase per qualche secondo immobile. Poi afferrò il fazzoletto e lo portò alla bocca. Non staccò gli occhi da Phillis nemmeno per un istante. Lei si sentiva sotto esame.

Dopo qualche minuto Edmund si voltò e si avviò verso il treno, verso la panchina dove stavano seduti i suoi fratelli. Si accomodò accanto a Susan, e Phillis lo seguì per poi posizionarsi a pochi metri da loro, in piedi.

 -Grazie mille, eh. - sbottò Edmund. Peter gli rispose, furioso.

– Era tutto sottocontrollo. – si alzò e prese a guardarsi intorno. Il suo sguardo si posò su Phillis.

Susan parlò per prima:

- Credo che dovreste ringraziarla.

Peter roteò gli occhi e ripeté:

- Era tutto sottocontrollo.

Susan lo guardò, indignata. Si alzò, si lisciò la gonna e disse alla Evans:

- Grazie. Anche da parte dei miei fratelli.

Lei non batté ciglio, ma abbozzò ad un sorriso.

- Io non ho fatto nulla …

- Come ti chiami? – la interruppe Susan. Lei sorrise stavolta, un sorriso vero, mostrando una fila di denti bianchi e dritti.

- Phillis.

La bella Pevensie rise.

- Dici sul serio?

Phillis annuì.

- Ironia della sorta. – ridacchiò la Evans. Susan fece lo stesso, poi tornò seria e si voltò verso Peter.

– Cosa è successo questa volta?- 

-Uno spintone- replicò Peter.

- Per questo l’hai colpito?- intervenne Lucy, preoccupata. Il maggiore dei Pevensie la guardò e spiegò:

– No. Dopo avermi spinto, pretendeva da me delle scuse. A quel punto l'ho colpito.

Susan lo guardò a metà fra l’esasperato, e il compassionevole.

– Che dici … È così difficile per te lasciar correre?- A quel punto Peter sembrò perdere la pazienza.

- E perché avrei dovuto? Insomma non sei stanca di essere trattata da ragazzina?

- Noi siamo ragazzini. – disse Edmund.

- Beh, non è sempre stato così. – sbottò Peter. Lanciò un’ occhiata a Phillis e sussurrò piano ai suoi fratelli, anche se lei riuscì ad udire benissimo:

- È passato un anno. Quanto ci farà aspettare ancora?

- Si tratta di accettare che oramai la nostra vita è qui. – mormorò Susan, saggiamente. – È inutile fingere che sia diverso.- notò Ron che veniva verso di lei determinato come non lo era mai stato.

“Non molli, eh, cuginetto.” Pensò Phillis.

-  Oh no...fate finta di parlare con me. – disse Susan, precipitosamente.
- Noi stiamo parlando con te. – precisò Edmund, pungente.

Susan gli lanciò un occhiataccia.  
- Ahi! –strillò la minore dei Pevensie, balzando in piedi.
- Non urlare,Lucy! – la riprese Susan.
- Qualcosa mi ha pizzicato! – protestò la piccola.

In quel momento Peter saltò eretto e si rivolse ad Edmund: 
- Ehi, smettila di toccarmi!
- Ma non ti ho toccato! – contestò lui.
- La volete smettere? – li rimproverò Susan. -Ma che succede?
- Sembra magia. – disse Lucy, con gli occhi che brillavano.
- Teniamoci per mano svelti! – suggerì Susan afferrando il polso di Lucy e tendendo il palmo ad Edmund.
- Figurati se ti tengo per mano! – disse lui, orgoglioso.
- Piantala! – lo sgridò Peter, afferrandolo per un braccio.

“Narnia, stiamo arrivando.” Pensò Phillis, serrando gli occhi.

 

Cof!

Phillis si sentì un sapore amaro in bocca. Sputò. Sabbia.

“Che schifo.” Pensò. Si mise a sedere e si guardò intorno. Quella era senza dubbio la costa di Telmar. Sorrise.

-  Sono tornata. – disse ad alta voce. Poi un pensiero le balzò in testa, violento.

- Peter! Lucy! Susan! EDMUND! – strillò. Di loro nessuna traccia e stava iniziando a preoccuparsi.

“Chissà dove saranno finiti …" pensò, terrorizzata. Rivolse il suo sguardo in su. Sopra di lei una montagna.

“Le rovine di Cair Paravel. Allora è quella la strada giusta.”

Si avviò su per il piccolo sentiero. Camminò per quasi due ore su per la stradina sterrata con un solo viso in testa. Quello di Edmund Pevensie. I suoi capelli neri, sempre scompigliati, i suoi occhi di quella strana sfumatura tra il marrone ed il verde, testardi e orgogliosi, che avevano lo strano potere di stregare la caparbia ed enigmatica Phillis, le lentiggini che decoravano il suo viso pallido, le sue labbra … le sue labbra … ok, stava decisamente degenerando. Prese un profondo respiro. Edmund Pevensie era l’unica persona al mondo che riusciva a farla soffrire, a farla felice, a farla sentire … umana.       

Un’ultima curva e arrivò in cima. Cair Paravel in tutto il suo ex-splendore. I quattro troni erano a pezzi ma c’erano ancora le basi. Phillis si avvicinò a quello di Edmund e lo sfiorò con un dito. Sentiva ancora la sua presenza che aleggiava in quel posto. Ma non si soffermò a lungo su quella rovina. Si avvicinò ad una piccola porticina di legno che era stata scardinata poco tempo prima . Strappò un angolo della camicia della sua divisa, lo avvolse ad un bastone e cacciò la mano nella sua cartella, che era come la borsa di Mary Poppins. Con un po’ di fortuna potevi trovare di tutto. Ed eccoli infatti. Dei fiammiferi. Appiccò il fuoco ed entrò nel corridoio sotterraneo, facendo luce con la torcia. Cammino per parecchi minuti e dopo di ché si trovo a scendere una rampa di scale. E finalmente eccola. La stanza dei Re e delle Regine. C’erano quattro bauli, e ognuno aveva una statua che rappresentava il proprietario degli oggetti custoditi. Ovviamente la giovane Phillis si avvicinò a quello di Re Edmund, Il Giusto. Lo aprì. Era completamente vuoto, a parte qualche vestito. Sospirò di sollievo. Evidentemente Peter, Susan, Lucy ed Edmund erano stati lì, poco prima di lei. Andò verso un angolo della stanza, dove c’era una piccola porticina di legno. Phillis si appoggiò piano alla porta che crollò subito a terra. Entrò. Eccolo. Il suo baule. Lo aprì. Dentro c’era tutto quello che aveva lasciato dal suo ultimo viaggio a Narnia. Il suo arco e la faretra con le frecce. La sua spada. Tutti i suoi vestiti. E la sua bussola magica. Si sfilò immediatamente la divisa della Sempting Bas e si mise un vestito blu elettrico, con i rifinenti argentati. Si sentiva meglio. Si sentiva … a casa. Prese l’arco e la faretra e si li mise in spalla. Afferrò la spada e avvolse la sua cintura in vita.

“Ora non mi resta che trovare Edmund. I Pevensie, intendo.”


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Capitolo 2
*** 2. Edmund. ***


 2° capitolo.

Edmund.

I quattro Pevensie che la giovane Phillis cercava erano su una piccola barca a remi sul fiume della ex - Narnia.

Edmund non poteva credere che il mondo su cui avevo governato, il mondo che aveva amato non esisteva più. Aveva visto distintamente Lucy piangere, una piccola lacrima era scivolata lungo la sua guancia della minore dei Pevensie. Avrebbe voluto farlo anche io. Scoppiare in lacrime e farsi consolare da Susan. Invece si era trattenuto e le aveva stretto la mano. Lei le aveva sorriso. Ma la piccola era ancora triste.

- Sono immobili. – esordì Lucy, guardando i tronchi che circondavano il letto del fiume.

- Sono alberi. – borbottò Trumpkin in risposta. - Che ti aspetti?
- Una volta danzavano. – ribadì la piccola Lu. Edmund chiuse gli occhi. Non voleva ricordare.
- Quando voi ve ne siete andati gli abitanti di Telmar ci hanno invaso. I sopravvissuti si sono rifugiati nella foresta e gli alberi ... Si sono così chiusi in se stessi da non dare più segni di vita. – raccontò il nano.
- Non capisco. – disse Lucy, turbata. - Aslan come ha potuto permetterlo?
- Aslan? Ci ha abbandonato come avete fatto voi. –sbottò Trumpkin.

Una breve pausa.
- Noi non volevamo andarcene, sai? – mormorò Peter.
- Ormai non è importante non credi?
Susan abbassò gli occhi e serrò la stretta sulla mano di Lucy. Edmund voltò lo sguardo verso l’acqua.

- Portaci dagli abitanti di Narnia. – ordinò il maggiore. - E lo sarà.

 

Dopo quasi un’ora di viaggio arrivarono a riva. Peter, Edmund e Trumpkin tirarono la barca a secco mentre Susan si sistemava il vestito, tutto spiegazzato. Edmund avrebbe voluto picchiarla, anche se era una ragazza, ed era sua sorella.

- Questa barca è piuttosto pesante, Susan. – la rimbeccò Peter. Edmund lo avrebbe abbracciato. La secondogenita dei Pevensie sbuffò e li aiutò. Quando ebbero finito Edmund stava per proferire qualche frase pungente riguardo Susan, ma una voce lo precedette:

- Ehi ciao! – disse Lucy, avvicinandosi ad un orso. Edmund rivolse la sua attenzione a loro, lasciando perdere la sorella maggiore. - Stai tranquillo siamo amici! 
L’orso si voltò verso Lucy. Edmund scorse un luccichio rabbioso nei suoi occhi.

“Sei a Narnia, Edmund. Nessun animale fa del male a te. Sei un re.”

- Non ti muovere Maestà! – urlò Trumpkin.
L’orso si mise in piedi sulle due zampe. Lucy indietreggiò spaventata.

- Stai lontano da lei! – strillò Susan, incoccando una freccia.
E l’animale caricò.

- Tira, Susan, tira! – gridò Edmund, vedendo che la sorella esitava. 
La piccola Lu urlò di paura. Edmund era già pronto a sguainare la sua spada e saltare addosso alla bestia ma qualcosa passò a due centimetri dal suo orecchio, sibilando. Superò Trumpkin, Susan e Peter. E raggiunse l’orso. Un tonfo e quello cadde a terra morto.

Lucy si voltò verso Susan, che aveva ancora la freccia nel suo arco. Susan si voltò verso Trumpkin. Aveva la faretra ancora piena. Trumpkin si voltò verso Peter. Ma lui non aveva l’arco. Peter si voltò verso Edmund, ma anche lui era armato solo con la sua spada. Fu Edmund l’ultimo a girarsi. Ed eccola. Un figura femminile, avvolta in un vestito blu elettrico con le decorazioni in argento. Aveva l’arco ancora in mano, in posizione di tiro. Balzò giù dal piccolo promontorio e si avvicinò all’orso. Edmund era rimasto abbagliato.

- Credevo di essere arrugginita. – esordì quella, sfilando la sua freccia dalla cocca blu dal corpo dell’animale. – Invece è andata bene. Che schifo. –aggiunse, guardando la sua freccia che colava sangue, con espressione disgustata. Non vi ci soffermò molto, ripulì il metallo con il lembo del vestito, la ripose comunque nella faretra e lanciò un occhiata a tutti i Pevensie.

- Grazie. – Lucy fu la prima a parlare.

- Evidentemente hai un talento naturale per tirarci fuori dai guai, Phillis. – aggiunse Susan, sorridendole.

“Phillis? È quella della stazione della metropolitana!”

La ragazza spostò gli occhi azzurri su Peter e disse, sarcastica.

- Fammi indovinare. Era tutto sottocontrollo?

Peter arrossì un pochino e poi mormorò:

- Ti ringrazio, Phillis. Per aver aiutato la mia sorellina.

Lei annuì. Poi osservò Edmund.

“Certo che è proprio bella”

- Cosa ci fai tu a Narnia? – domandò Edmund. Phillis alzò un sopracciglio.

- Prima di tutto questa è Telmar. Ora. Secondo, credi di essere l’unico ragazzo del nostro mondo ad essere stato a Narnia prima d’ora?

Edmund non replicò. Guardò a lungo i suoi capelli castani, raccolti in uno chignon, con qualche ciocca che le cadeva sugli occhi. Gli occhi. Azzurri come non aveva mai visto degli occhi. Bella, bella, proprio bella.

- Ma … ma … - intervenne Trumpkin. – Voi! Voi, siete! Phillis! La principessa della Foresta! Io … oh, fulmini e saette. – si inginocchiò ai piedi di Phillis, che con voce neutra disse:

- Non essere patetico, Trumpkin, alzati. – lui obbedì ma continuò:

- Io vi ho sempre aspettato! Anche quando ve ne siete andata perché gli altri dicevano che avevate fal ...

- Taci. – lo interruppe Phillis, con voce flemmatica. Però nelle iridi turchine si notava distintamente una lampo di frustrazione. Edmund la guardò sorpreso.

- Vostra Altezza non vuole rievocare quei ricordi? – chiese Trumpkin, cortesemente.

Phillis gli riserbò un occhiata gelida.

- Vostra Altezza ha semplicemente rimosso quei ricordi. – sussurrò, con lentezza. Poi si voltò verso i Pevensie.

- State andando dagli abitanti di Narnia?

- Sì. – replicò Peter. Phillis sembrò sollevata.

- Potrei venire con voi? Dopotutto io … sono … la Principessa della Foresta, a quanto dicono.

- Sì! – strillò Lucy, felice. Phillis finalmente sorrise.

- Credo che dovremmo decidere tutti insieme, Lucy, non credi? – disse Peter afferrandola per un braccio. Edmund prese Susan per la vita e la tirò verso Peter e Lucy.

- Ragazzi … - bisbigliò Susan. – Che diamine stiamo facendo?

- Dobbiamo discutere di questa … Phillis … Insomma nemmeno la conosciamo!

- Ha aiutato Edmund e mi ha salvato la vita! Che altro dovremmo sapere?

- Beh, quella è spuntata da una rissa in stazione! – mormorò Edmund.

- E poi è sorella di Jonah Evans. Quel bastar …

- Peter! – lo rimproverò Susan. Poi accennò a Lucy ed Edmund.

- Guarda che non abbiamo più tre anni! – dissero entrambi, in coro.

- In ogni caso, Ed ha ragione. Quella esce da chissà dove.

- Pete … è già stata a Narnia. Sembra sapere meglio di Trumpkin ciò che è successo … - intervenne Susan, ragionevole.

- è vero! – Trumpkin spuntò sopra la spalla di Lucy. – La Principessa sa!

- Va bene. – Susan era ancora la più saggia. – Facciamo così. Votiamo. Chi non è a favore che Phillis venga con noi alzi la mano.

Se ne alzarono due. Peter e Edmund.

- Chi è a favore?

Tre mani. Susan, Lucy e Trumpkin.

- Ehi, vale anche il mio voto? – disse una voce dietro di loro. Si girarono tutti e cinque e lì c’era Phillis con la mano alzata.

I visi di Peter ed Edmund diventarono scarlatti.

- E va bene. – sbottò Peter. – Puoi venire con noi.

- Vi ringrazio, vostra Maestà. – replicò Phillis, inchinandosi. Peter le diede le spalle e andò dritto verso destra.

- Maestà!

- Che vuoi, Altezza? – ringhiò il maggiore, voltandosi nuovamente verso Phillis.

- Il Fiume Rapido è dall’altra parte. A sinistra. Dobbiamo andare lì, no?

Susan scoppiò a ridere, seguita da Lucy. Edmund ghignò. Tutto sommato non era così male quella ragazza. Peter non era mai arrossito così tanto in vita sua.

 

 

 

 

- Non mi ricordo questo sentiero. – disse Susan, guardando la stradina sterrata in mezzo ai boschi.
- Il senso dell’orientamento è il vostro problema ragazze! – le rispose Peter, con finta saggezza.
- Ma noi per fortuna abbiamo un cervello … - borbottò Phillis, sbuffando su una ciocca di capelli che le era caduta sugli occhi, impedendole di vedere. 
Peter le riservò un’occhiata che avrebbe gelato una cioccolata calda fumante. Lucy e Susan scoppiarono a ridere.

- Vorrei tanto che ascoltasse Phillis. Oppure il nostro C.P.A. – mormorò Susan alla sorella minore.
- C.P.A.? – chiese Edmund, perplesso.
- Caro Piccolo Amico. – sorrise Lucy.
- Oh è bello essere,trattati alla pari! – mugugnò Trumpkin, contrariato.

Edmund sorrise, seguito da Phillis. Edmund si sorprese a notare come fosse bella la Evans quando sorrideva.
Improvvisamente Peter si fermò. La strada era bloccata da un ammasso di rocce.

- Non mi sono perso. –mormorò lui, confuso.
- No... – replicò Trumpkin, pungente. - Stai solo andando nella direzione sbagliata!
- Hai lasciato Caspian nella Foresta Tremante. – ribatté il Pevensie, convinto. - E la via più veloce per arrivarci è attraversare il Fiume Rapido. Almeno questo è quello che ha detto … - accennò a Phillis. – lei.

- Avrei un nome se non ti dispiace. – protestò lei. 
- Però se non sbaglio,non c’è nessun guado da queste parti. – aggiunse Trumpkin.
- Beh, mi pare chiaro che stai sbagliando!
Peter si voltò e prese un altro sentiero. Trumpkin lo seguì, esasperato e di malavoglia. Phillis fece un passo anche lei, ma scivolò all’indietro. Edmund si voltò appena in tempo per afferrarla al volo con tutte e due le mani per la vita. Incrociò i due occhioni azzurrissimi di Phillis e si sentì arrossire.

- Ehm … stai … bene?

Edmund prego mentalmente Phillis di smetterla di guardarlo in quel modo.

- Io … io … bene. Sì, bene … Gra … grazie.

“Probabilmente sta pensando che sono un idiota. E come darle tutti i torti …”

- Se non ti avessi preso la volo … saresti caduta … e non andava bene. – il ragazzo fece un debole sorriso.

“Preso al volo?! Cos’è una palla da dodgeball?! Edmund, ma che diavolo vai dicendo?!”

Anche Phillis sorrise appena, imbarazzata.

- Maestà?

- Si?

- Vi dispiacerebbe lasciarmi andare?

- Oh!

“Ed Edmund Elias Pevensie continua la sua corsa verso … l’imbarazzo più totale e assoluto.

Mollò la presa sui fianchi di Phillis che fece un passo indietro.

- Grazie. – disse ancora. Poi si voltò e prese a camminare dietro a Trumpkin.

Edmund sospirò esasperato.

“Wow, Pevensie, sei troppo forte! Attento, cadranno tutte ai tuoi piedi!”

Si scostò una ciocca di capelli dal viso e scosse la testa. Era una vera frana. Che figura. Senti una risatina alle sue spalle e si voltò di scatto, cercando di darsi un’aria dignitosa da vero re. Eccole. Susan e Lucy. La prima lo osservava attentamente, come una dottoressa che visita il suo paziente. La seconda sorrideva, divertita.

- Ma che c’è? – sbottò Edmund, cercando di sembrare indifferente. Lucy alzò le spalle come per dire “ Io non ne so nulla”. Poi afferrò i lembi della gonna e prese a correre, attenta a non pestare il vestito strillando:

- Phillis! Phillis, aspettami! – in pochi secondi sparì. Edmund non si sorprese affatto. Lucy era una delle più veloci della sua classe ed era anche arrivata prima alle gare extra-scolastiche di atletica. Susan invece era rimasta ferma, immobile.

- Non mi inganni, bello. Sono tua sorella maggiore.

- Ma che stai sparando, Sue?

- Beh, Phillis è una bella ragazza.

Edmund arrossì.

- Le uniche ragazze della mia vita siete tu, Lu e la mamma.

Susan sorrise.

- Ti giuro che ho apprezzato, Ed. – la ragazza si avvicinò al fratello e gli scompigliò i capelli. Lui si scostò, imbarazzato.

- Edmund … ogni volta che ti sei innamorato, o preso una cotta per qualcuno …

- Io non ho mai preso una cotta per qualcuno!

- … tu hai sempre finito per respingere i tuoi sentimenti e per tenerti tutto dentro. Ed, lo so che tu hai solo paura ma …

- Sue io non ho paura, e non ho una cotta per Phillis. Lasciami andare. – si girò e corse dietro ai suoi fratelli.

 

 

Peter, Susan, Lucy, Trumpkin, Phillis ed Edmund raggiunsero il guado del Fiume Rapido. Beh, guado … Edmund guardò giù per la gola e gli presero le vertigini.

“Oddio mio.”

- Vedi, col tempo l’acqua erode il terreno e scava sempre più profondamente … -spiegò Susan, con fare da maestrina.
- Oh, stai zitta. – la interruppe Peter, frustrato.

- Indovina un po’ chi aveva ragione … - sussurrò Phillis, nel tentativo di provocarlo.

- C’è un modo per scendere? – domandò Edmund a Trumpkin.

- Si,cadere. – replicò lui, prontamente.

- Beh, non c’eravamo persi! – disse Peter, cercando di convincere più sé stesso che gli altri.

- C’è un guado vicino a Beruna, che ne pensate di nuotare? – chiese Trumpkin, avviandosi per il sentiero.

- Meglio che camminare … - borbottò Susan, seguendo il nano.

- È Aslan! Aslan! – urlò Lucy, indicando dalla parte opposta della gola.

  


Spazio Autrice (ScleriDiUnaPazza... -.-):

Ta-da-da-daaaan! Ed ecco il secondo capitolo! Che ne pensate? Phillis ed Edmund non me la raccontano giusta... sappiamo già che Phillis è cotta a puntino di Edmund, ma si sa che i maschi sono più lenti delle ragazze... -.-' Come nel primo capitolo ci sono delle citazioni del film "Le Cronache Di Narnia. Il Principe Caspian.". Ma non mi appartiene nulla, non scrivo a scopo di lucro eccetera, eccetera.

E ora vediamo di ringraziare le buone anime pie che hanno recensito il primo chap:

Eve_Cla84 : Grazie mille per la tua recensione! Grazie per la fiducia, per aver aperto subito questa umile, umile fic. Ehhh... ho voluto mettere molti elementi nel primo capitolo per lasciare un po' di suspance! Phillis è già stata a Narnia, eh, sì. E ti posso dire che è lì che ha "conosciuto" i Pevensie, anche se loro non hanno conosciuto lei. Quindi sappiamo che è andata nel magico mondo nello stesso momento dei Pevensie, e poi (questo te lo dico io) che ci è andata anche tre mesi dopo dal suo ritorno. Ed ecco l'aggiornamento, spero che tu abbia gradito! Grazie ancora. Un bacione, dalla tua Alex.

_L a l a : Evvvaaaai! E io vi seguo a ruota nella degenerazione! xD Anche io gradisco molto quando escono storie su Edmund, essendo lui decisamente il mio personaggio preferito delle Cronache di Narnia... =) Di recente ho anche scoperto che cosa succede nell'Ultima Battaglia (non voglio fare spoiler, per chi ancora non ha letto l'ultimo libro) e ne sono rimasta sconvolta. Sto attraversando una fase di ribellione contro il nostro amato zio Lew. Ma questo sicuramente non ti interessa... E la dici a me la storia del baule? Me lo sogno di notte il mio baulone con i Pevensie! Phillis entrerà in possesso di qualcosa di Edmund un po' più tardi... =) Per la storia degli occhi ti confesso che lo sapevo... però io volevo ardentemente che il mio Edmund avesse gli occhi verdi (ho questa strana passione per gli occhi verdi... -.-'). Però ci ho pensato bene e non mi è sembrato bello cambiare. Per cui ora se andrai a rileggerti il primo capitolo ho trovato un compromesso. Edmund ha gli occhi castano-verdi! Così è meglio, non trovi? xD Spero che tu non sia rimasta delusa da questo chap, che a me sinceramente fa un po' schifuz... :D Grazie mille per aver recensito il primo, sono poche le anime buone che lo fanno, purtroppo. Un bacione dalla tua Alex.

Ringrazio vivamente anche chi ha solo letto, e chi ha messo tra le seguite e i preferiti...

Mi fanno piacere però più commenti, eh! Commentate? Vi voglio bene.

Peace, love e Edmund! =)

Alex.

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Capitolo 3
*** 3. Edmund. ***


3° capitolo.

3. Edmund.

 


- È Aslan! Aslan! C’è Aslan laggiù! Non lo vedete? Guardate è ... lì … - Lucy si interruppe, con lo sguardo deluso. Evidentemente non lo vedeva più. Edmund pensò che spesso era successo che Lucy vedeva cose che … c’erano. E quindi se Aslan fosse davvero lì? Guardò per bene. Strizzò gli occhi. Niente da fare.

- L’ho vedi anche adesso? – la punzecchiò Trumpkin.

- Io non sono pazza. Era lì, voleva che noi lo seguissimo. – ribadì Lucy, convintissima.

- Ci saranno di certo molti leoni in questa foresta. – replicò Peter. - Come quell’ orso.

- Credo di saper riconoscere Aslan se lo vedo! – Lucy era evidentemente frustrata, irritata e abbattuta.

- Senti, non ho intenzione di cadere da una rupe per seguire uno che non esiste. – chiarì Trumpkin.

Edmund guardò Lucy e la sua espressione delusa.

- L’ultima volta che non ho creduto a Lucy, - iniziò lui, esitante - Ho finito per fare la figura dello stupido.

- Perché io non l’ho visto? – Peter interrogò Lucy. Lei lo guardò a lungo negli occhi. E quello sguardo era inconfondibile. Edmund sapeva già cosa voleva dire la sorella, la conosceva troppo bene.

- Forse non stavi guardando.
- Mi dispiace, Lucy. – mormorò Peter, carezzandole i capelli. Lei si sottrasse dal buffetto del fratello, con le lacrime agli occhi. Peter, Susan e Trumpkin si avviarono su per la stradina che serpeggiava in mezzo alla foresta. Edmund poggiò la mano sulla spalla di Lucy.

- Io ti credo, Lu. Tu non dici bugie. Mai. Io lo so.

- Anche io. So quanto può essere strano Aslan. Pazzo, pazzo leone. – si aggregò Phillis, sorridendo sincera. Edmund la guardò, stupita. Quella ragazza riusciva sempre a sorprenderlo.

La sorella li guardò con i grandi occhi chiari sbarrati. Poi sussurrò con lentezza:

- Grazie, Ed. Grazie, Phillis. Non credo però che questo possa servire a molto.– seguì anche lei Peter per il sentiero lasciando Phillis ed Edmund soli, indietro. Lui la guardò a lungo, prima che lei proferisse, lentamente:

- Ho già incontrato Aslan, se è questo che vi state chiedendo.

Lui rimase sorpreso dal suo tono distaccato, ma non batté ciglio e replicò allo stesso modo:

- Quando è successo?

Phillis gli lanciò un' occhiata che sembrava quasi spaventata. Poi andò dietro a Lucy, senza rispondergli. Edmund rimase per qualche istante immobile. Che cosa nascondeva Phillis Evans?

 

 

Rumore di spade e grida dei Telmarini. Edmund sospirò. Tutti e sei erano nascosti dietro ad una catasta di legna. Al Guado Di Beruna gli abitanti di Telmar stavano costruendo un ponte. Quindi era decisamente impossibile attraversa il Rapido.

- Forse questa non era la via migliore per passare dopotutto … - borbottò Susan a Peter, lanciandogli un occhiata eloquente. Phillis annuì dietro alla testa di Susan. Peter sbuffò. Era ora di dare retta a Lucy.

 

 

- Allora,dove ti era parso di vedere Aslan?

Edmund alzò gli occhi al cielo.

“Che maestro di tatto, Pete.”

- Vorrei proprio che la smetteste di giocare a fare i grandi! – lo sgridò Lucy, irritata. - Non mi era parso, io lo visto!

- Io sono grande, però... – borbottò Trumpkin, facendo sorridere Phillis. Lucy si avvicinò al precipizio.

- Era proprio questo il punto...

Un urlo agghiacciante e videro la piccola dei Pevensie cadere.

- Lucy! – gridarono in coro Susan e Edmund, sporgendosi dalla gola. Lucy stava seduta su una sporgenza, poco al di sotto. La frana che aveva provocato quando il terreno aveva ceduto, aveva formato un sentiero che portava ad attraversare il fiume.

- Qui. – gongolò Lu, soddisfatta e i restanti fratelli Pevensie, Phillis e il nano la seguirono.

 

 

- Finalmente siamo arrivati! – esclamò Susan, cadendo a sedere sul terreno. Lucy la imitò, esausta. Peter invece non si concesse un momento per riposare e insieme a Trumpkin si mise a preparare il focolare.

- Qualcuno dovrà andare a caccia. Dovremmo pur mangiare qualcosa. – disse Phillis, saggiamente.

- Beh, deve essere sicuramente qualcuno con un arco. – replicò Lucy furbamente, guardando Susan. Poi spostò gli occhi su Phillis. Susan lanciò alla Evans un’occhiata supplichevole. La Evans sorrise appena, e poi concesse:

- Va bene. Vado io. – la ragazza fece per avviarsi ma Lucy saltò su:

- Non vorrai andare da sola, spero! Chissà quanti pericoli sono in agguato in questa foresta!

- Credo che sua Maestà abbia ragione. – intervenne Trumpkin. Edmund li guardò, incuriosito. Dove diavolo volevano arrivare?

- Andrò io con sua Altezza. Se lei permette. – aggiunse il nano.

- No, Trumpkin. Tu ci servi qui. – intervenne immediatamente Susan.

- Come desiderate, Maestà.

- OH! – trillò Lucy, come se avesse appena avuto un’ illuminazione. Guardò il fratello e chiese, con voce assolutamente casuale. - Edmund perché non vai tu? – Lui la fulminò con un’occhiata. Ora avevo capito dove volevano andare a parare. E no! Non se ne parlava proprio di passare del tempo da sola con Miss Phillis “SoTuttoIo” Evans!

- Io … magari Pete ha bisogno di … - tentò Edmund, miseramente.

- Te? Oh, assolutamente no! Io me la caverò con Trumpkin! – sogghignò Peter.

“Fantastico. Evidentemente la mia famiglia si diverte a rovinarmi la vita!”

- Allora?! Io avrei fame! – protestò Phillis. Poi aggiunse verso Edmund, fredda come una ghiacciaia: - Prendete la vostra spada, Maestà. Non si può mai sapere.

Lui annuì, imbarazzato e si aggiustò la cintura che teneva la spada fissata al suo fianco. Phillis si sistemò l’arco in spalla e si accertò che la sua spada fosse nel fodero. Poi si voltò e si avviò seguita da Edmund.

Si incamminarono, allontanandosi dai Pevensie e da Trumpkin.

 

 



- Shhh!

Phillis caricò l’arco e lo puntò in mezzo a qualche fronda. Poi lasciò. La freccia sibilò per gli alberi e poi si udì un verso animale. Sorrise soddisfatta, afferrò i lembi del vestito e corse verso la preda. Un cervo era disteso su un fianco, morto, con la freccia dalla cocca blu conficcata nella carne.

- Bel tiro. – si complimentò Edmund, annoiato. Lei sembrò irritata ma non rispose alla provocazione

- Grazie, sire. – sfilò la freccia dal corpo della bestia.

Cominciò a scuoiare il cervo, concentrata più che mai. Edmund fissò l’operazione nel silenzio più assoluto.

“Ma perché ci stiamo trattando in modo così freddo? Nemmeno la conosco!”

- Phillis … - era la prima volta che chiamava la ragazza per nome e si sentiva un po’ emozionato. Euforico.

“Imbecille più altro.”

- … Quando sei stata a Narnia?

Lei si fermò per un secondo. Poi abbasso lo sguardo e mormorò, in un sussurro appena udibile:

- Quindici mesi fa. Circa. E poi esattamente un anno fa. Prima di iniziare il quarto anno di scuola secondaria. (N.d.A. Allora vi spiego. La scuola secondaria in Inghilterra inizia a 11 anni e finisce a 16. In questa fic Lucy ha 13 anni, Edmund e Phillis hanno 15 anni, Susan 16 e Peter 17. Quindi Edmund e Phillis devono frequentare il quinto anno di scuola secondaria. Il penultimo. Capito? So che Peter in teoria non dovrebbe più andare a scuola con i Pevensie, come nel film fa, ma se i protagonisti erano più giovani di un anno, la storia veniva male. Aguzzate un po’ la fantasia, ok? Fate finta che stia facendo uno stage, o che so io …).

- Già due volte?

“Geloso, Ed?”

“Sì, da morire, Ed.”

“Aspetta, Edmund! Quindici mesi fa c’eri anche tu!”

Lei annuì.

- E cosa ci sei venuta a fare? – lei si alzò, mettendo la carne del cervo nella sua bisaccia.

- Ora chiedete troppo, Maestà. – disse, e la voce fu scossa da un leggero tremito.

- è per caso un segreto? – domandò lui, guardandola dritto negli occhi, come per sfidarla.

- Sì. – rispose lei, semplicemente. Edmund era profondamente scosso. Inizio a camminare come un automa, nel tentativo di tornare dai suoi fratelli.

 

- Sire … Dove siamo? – chiese Phillis dopo un po’.

- Siamo … sulla strada giusta! – replicò lui, prontamente.

- Maestà … vi siete perso?

- No! Io conosco Narnia come le mie tasche! E se stai zitta un secondo riesco a concentrarmi. – la rimbeccò lui, irritato. Lei alzò gli occhi al cielo, esasperata.

 

 

- Mio signore! È evidente che ci siamo persi!

- Non ci siamo persi!

 

- Maestà …

- E va bene! – strillò lui, furibondo. – Ci siamo persi!

- Lo sapevo … -borbottò Phillis. Si frugò nella tasca del vestito e tirò fuori la sua bussola. – Venite qui. – disse ad Edmund. Lui si avvicinò, incuriosito. Osservò l’oggetto dorato che teneva in mano la ragazza: sembrava un orologio da taschino, ma quando aprì lo sportello Edmund notò che era molto più complicata e piena di ingranaggi. – Afferrate il mio braccio. – aggiunse lei. Il Pevensie la fissò, un po’ perplesso, ma poi obbedì.

- Hai veramente un polso sottile. – le fece notare lui, sogghignando. Lei gli lanciò un’occhiataccia.

- Peter, Susan e Lucy Pevensie! – esclamò poi la Evans, con voce forte e chiara. L’ago della bussola, che fino a quel momento aveva indicato il nord, si agitò, come impazzito. E poi fu un secondo. Un’immagine di Aslan. L’incoronazione dei Pevensie. Il mare di Narnia. La casa di Aslan. E entrambi si ritrovarono per terra.

- Oh, santo cielo! Ed! Phillis! Ci avete fatto prendere un colpo!- strillò Susan, a voce altissima. Edmund e Phillis si rialzarono in piedi, leggermente doloranti.

- Come diavolo avete fatto?! – gridò Peter, sorpreso. Phillis replicò, cercando di mettersi:

- Con la mia bussola. È magica. Ti porta dovunque o da chiunque tu voglia andare. E ti fa ritrovare la giusta strada.

- Bello! – disse Lucy, ammirata. Phillis le sorrise.

- Io sto morendo di fame! – si lamentò Edmund, dietro alle ragazze. E subito tutti si diedero un gran daffare.

 



- Edmund.

Edmund era seduto per terra, la cotta di maglia era di fianco a lui, indossava solamente una blusa rosso fuoco, con un leone dorato ricamato sul petto. La divisa dei cavalieri di Narnia. Alzò appena lo sguardo, quando la voce misteriosa lo chiamò.

- Edmund! – un ruggito. E lui finalmente ebbe il coraggio di guardarlo. Aslan, in tutto il suo splendore, la criniera folta, le zampe grosse almeno come il suo viso.

- Edmund. – lo riprese ancora il leone, questa volta più dolcemente. – Cosa ti turba, ragazzo mio? Dimmelo.

Il Pevensie prese un respiro profondo. Poi mormorò:

- Phillis. Cosa è che nasconde a me e a i miei fratelli?Perchè si comporta così?! Perché non mi dice di quando è stata a Narnia? Perché, Aslan?

-Avrà i suoi buoni motivi … - disse Aslan, con un sospiro.

- Noi ci siamo fidati di lei. Perché lei non si fida di noi?

Aslan si avvicinò maggiormente al ragazzo e gli poggiò una zampa sul ginocchio.

- Perchè, perché, perché … Non so risponderti. Ho provato ad aiutare quella ragazza. Ma ora credo di non poter fare più nulla. Tocca a te, Edmund. – il leone sembrava deluso e frustrato.

- A … a me? Aslan … perché non lo chiedi a Lucy? Insomma, è lei la tua preferita!

Il grande felino lo fissò, con gli occhi scuri spalancati. Poi disse con lentezza e con affetto:

- Come pensi che io possa preferire Lucy a te? Pensi che un padre abbia delle preferenze tra i figli?

- Mio padre di sicuro preferisce Peter … - borbottò Edmund. Aslan rise, della sua strana risata che scaldava il cuore di Edmund.

- Non è vero. Te lo posso assicurare. Mi resta ancora poco tempo. Promettimi che aiuterai la dolce Phillis. Promettimelo.

- Aslan … - il ragazzo cercò di protestare debolmente.

- Edmund, tu sei l’unico che può aiutarla. – lo interruppe Aslan.

- Ci … ci proverò, Aslan.

- Maestà … - sussurrò il leone. Ma aveva una voce molto più strana, più acuta, più … femminile …

- Che c’è, Aslan?- domandò Edmund, guardandolo.

- Maestà!

- Dimmi, Aslan! – disse ancora il ragazzo, iniziando a spazientirsi.

- Re Edmund, e che diamine, svegliatevi!

Edmund aprì gli occhi. E gli si mozzò il respiro quando vide due occhi azzurrissimi a due centimetri dai suoi.

- Phi … Phillis? – chiese, sentendo che stava diventando rosso come un peperone.

- Sì, sono io! C’è un problema! – bisbigliò lei. Lui balzò a sedere e nel movimento brusco, travolse la ragazza e finirono faccia a faccia.

“Questo è ancora più imbarazzante di quando è caduta. “

- Ehm … Dicevi? – domandò Edmund, cercando di rimettersi in piedi. Poi porse la mano a Phillis che l’afferrò e si tirò su.

- Che c’è un problema.

- Che tipo di problema?

- Beh, la Regina Lucy e Re Peter si sono … come posso dire …? Volatilizzati?

- Cosa?! – il ragazzo guardò subito verso destra, dove doveva trovarsi suo fratello. Effettivamente non c’era. E neanche della minore dei Pevensie nessuna traccia.

- Dobbiamo svegliare Susan. E Trumpkin. – esclamò avvicinandosi alla sorella e scuotendola per una spalla.

- Ed … - protestò quella, con voce impastata dal sonno.

- Sue! Lucy e Pete sono scomparsi! – e fu in quel momento che sia la Pevensie, che il nano si sedettero in uno scatto.

- Scomparsi?! – strillarono poi, in coro. Un altro balzo e furono in piedi. Si addentrarono nella foresta, Phillis ed Edmund con le spade sguainate, Trumpkin e Susan con gli archi carichi.

- Maestà! – esclamò Phillis improvvisamente, irrigidendosi.

- Cosa? – domandò Susan, ansiosa, torturandosi una ciocca di capelli che era uscita dalla complicata pettinatura.

- Rumore. Di Spade. – Edmund vide chiaramente Susan posarsi una mano sul cuore, allarmata. Corsero tutti e quattro verso la fonte del rumore. Videro Lucy, in piedi, con aria disperata.

- No! Fermi! – strillò la minore dei Pevensie. Un ragazzo alto, moro, con le spalle larghe, stava davanti a Peter, con la spada puntata alla sua gola. Entrambi rivolsero lo sguardo a Lu. E dietro di lei videro i restanti due, Trumpkin e …

- Phillis?! – domandò il moro, sorpreso, abbassando leggermente la spada.

- Non è possibile …

 

 



Spazio Autrice: (ScleriDiUnaPazza!)

Ta-da-da-daaaaaan!

Avete vistooooo? Aslan è apparso in sogno al nostro caro, caro Edmund! Eheh … sono crudele! Ma qualcuno doveva pur svegliare quel tontolone (non è comico il fatto che Aslan svegli Ed in un sogno?! Ihihi!)! In ogni caso questo capitolo fa abbastanza schifo, è una specie di intermedio, capite?

Questo capitolo è più lungo degli altri, wow (ma non abituatevi troppo! xD)!

Ora passo ai ringraziamenti …

SweetSmile : Eh, Ed e Phillis sono teneri in effetti! Grazie mille per la recensione, sono poche le persone di buon cuore che lo fanno. Grazie e spero che ti sia piaciuto questo chap. Un bacione. Alex.

_ L a l a : Ciao Giulia (posso chiamarti Giulia?)! Come va? Cattivo, cattivo, cattivo zio Lew! Sì, ho letto la storia in cui l’hai detto. Eh … Edmund … In effetti, sì. È molto autoironico nella mia fic. Tranquilla, che non scrivi mai troppo! Mai, mai, maiii! Continua! Voglio sapere cosa ne pensi! È importante la tua opinione! Ti mando un bacio enorme. Alex.

Eve_Cla84 : Ecco un altro chap! Felice? (“Come no …!”) … Diciamo che Peter non mi sta particolarmente simpatico (in classifica i Pevensie si posizionano così: Edmund, Susan, Lucy e INFINE Peter). Quindi … Phillis lo tortura un pochino ... =) Ho Sempre pensato, inoltre, che Susan e Edmund avessero un rapporto particolare. Quindi la nostra Sue riesce a capire al volo il fratellino. Sul fatto che Edmund non voleva che Phillis andasse con loro … beh, diciamo che è un ragazzo un po’ … confuso … Si sa, gli adolescenti sono tutti così! =) Ti mando un abbraccio. Alex. P.S. Non l'ho scritta ma ho la scaletta di ogni capitolo già pronta =)...

 

Un bacio a tutti, commentate?

Alexandra.

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Capitolo 4
*** 4. Phillis. ***


 

4° capitolo.

Phillis.


 

- Phillis?! – sentendosi chiamare la Evans lanciò uno sguardo al ragazzo che puntava la spada alla gola di Peter.

- Non è possibile … - mormorò poi. – Caspian Nono … ? – domandò esitante. Il cuore di Phillis stava quasi per esplodere, per uscire dal petto. Il giovane sembrò confuso.

- No … Io sono Caspian Decimo. Ma mi ricordo di voi. Mio padre … teneva davvero molto alla vostra persona. – disse il giovane, gonfiando il petto.

- Perfavore, datemi del tu, Altezza. E se potreste anche farmi il favore di … - accennò alla lama di Caspian, ancora salda sul collo del Re Supremo. Il moro la abbassò alla svelta.

- Voi … avevate, che so, sei anni l’ultima volta che sono stata qui. Quanto tempo è passato? – chiese lei.

- Undici. Undici precisi. – replicò Caspian. Poi puntò il dito contro Peter. – Phillis, tu conosci questo qui?

- Certo che sì. E lo conoscete anche voi. Li conoscete anche voi. – la ragazza indicò il maggiore dei Pevensie. – Re Peter il Magnifico. Poi si voltò verso Ed. – Re Edmund Il Giusto. – Accennò a Lu. – Regina Lucy La Valorosa. E infine …

- Regina Susan La Dolce. – completò Caspian, lanciando un’occhiata alla maggiore delle Pevensie. Poi sorrise. Phillis non poté fare a meno di alzare gli occhi al cielo.

“Amore a prima vista.” Pensò, guardando la faccia di Susan e del principe.

Edmund tossicchiò e sia Susan che Caspian sobbalzarono.

- Uhm … si … - biascicò Caspian, tornando sé stesso.

-Credo che tu ci abbia chiamati. – gli fece notare Peter, che sembrava leggermente offeso per il duello appena terminato.

- Beh, sì, ma credevo che foste più vecchi. – disse il principe, sinceramente.

Il maggiore dei Pevensie lo fulminò con uno sguardo e poi preferì, velenoso:

- Se preferisci possiamo tornare fra qualche anno.

- No, non volevo … – esclamò Caspian, arrossendo leggermente. – è solo che … - disse poi, cercando di aggiustare il tiro. – Non siete come mi aspettavo. – e detto questo, guardò di nuovo verso Susan, che diventò subito scarlatta.

Phillis roteò gli occhi. Volevano smettere di tubare quei due?

- Neanche tu. – borbottò Edmund, pungente. Phillis sorrise, mentre Caspian guardava il terreno come se avesse voluto sotterrarsi. (N.d.A. Giulia, la botola di Miranda Kiss! xD Ho letto il tuo chap :D)

Improvvisamente un tasso ruppe il silenzio imbarazzante che si era creato, e annunciò, serio:

- Un nemico comune unisce anche i più antichi nemici.

“Come no.” Pensò ironicamente Phillis, guardando gli occhi luccicanti di rabbia di Peter.

A interrompere il Re Supremo, che cercava di incenerire Caspian con la sola forza degli occhi, fu un topo, alto circa mezzo metro, che sguainando la spada ed inchinandosi con galanteria ai piedi di Peter, disse:

- Abbiamo atteso con ansia il vostro ritorno mio signore,i nostri cuori e le nostre spade sono al vostro servizio!

Phillis riconobbe immediatamente il coraggioso Ripicì. Non era cambiato di una virgola.

- Guarda, è così carino. – mormorò Lucy, chinatasi su Susan, che sorrise.

- Chi l’ha detto?! – scattò il topo, agitando la spada, furibondo.

- Scusa. – sussurrò la piccola Regina, dispiaciuta per aver offeso, anche se involontariamente il topo. Ripicì si fermò di scatto, come una fotografia e abbassò la lama.

- Oh … eh, Vostra Maestà,con il massimo rispetto,credo che coraggioso,cortese o cavalleresco potrebbero convenirsi di più a un cavaliere di Narnia. – annunciò, pomposo. Lucy annuì, divertita. Ripicì invece era serissimo e non batté ciglio. Poi si voltò verso Phillis e si inchinò appena.

- Oh! La cosiddetta principessa della foresta è qui. È una meravigliosa notizia, Milady.

Il sorriso della Evans si inclinò appena.

- Grazie, mio fedele Ripicì.

- Noto con piacere, - intervenne Peter. – che almeno voi sapete maneggiare la spada.

Il topino alzò il mento, fiero.

- Sì, certo! E di recente ne ho fatto buon uso per procurare armi al vostro esercito, Sire.

- Perfetto! – esclamò il Re Supremo. – perché tutte le spade disponibili ci saranno utili.

Phillis vide Susan alzare gli occhi al cielo e uno sguardo di rimprovero negli occhi di Lucy.

- Allora è probabile … - iniziò Caspian. – Che tu rivoglia indietro la tua. – aggiunse porgendogliela.

 

 



Uno strano corteo si aggirava per i boschi di Telmar. Quattro re, che avevano quasi milletrecento anni, un principe scappato dal proprio castello, una misteriosa principessa, animali parlanti, minotauri, centauri, fauni e chi più ne ha più ne metta.

Phillis camminava appena dietro a Peter, Susan e Caspian che erano in assoluto silenzio. Ognuno probabilmente era immerso nei proprio pensieri. Peter su come fa fuori Caspian nel modo migliore, il suddetto principe pensava alla Regina che era esattamente al suo fianco, e Susan ovviamente pensava all’affascinante Telmarino appena conosciuto.

Lucy era da qualche parte in fondo alla coda con Trumpkin, il tasso – che si chiamava Trufflehunter- e un altro nano di nome Nikabrik.

Phillis, bene attenta a non inciampare nel suo vestito, si perse nei ricordi. Che risalivano ad esattamente quindici mesi prima.

 


Phillis era abituata al dolore. Ma quello che provava in quel momento era veramente straziante. La ferita si trovava appena sotto lo sterno, ma a lei doleva qualunque cosa, perfino le radici dei capelli e o le unghie dei piedi. Prese un respiro profondo e con gesti impacciati e lenti si tolse l’elmo. I capelli castani e ondulati le caddero sulla schiena, madidi di sudore. Appoggiò meglio il gomito alla piccola roccia a cui si era arpionata. Un altro respiro.

Una persona normale, ferita ed evidentemente in fin di vita, avrebbe fatto di tutto per cercare aiuto. Ma lei no. Rimase immobile, aspettando. In attesa. Era tutta la vita che era in attesa. Di cosa poi? O di chi?

- Edmund! – urlò una voce femminile. Phillis cerco di mettersi eretta, per riuscire a sbirciare meglio dietro al masso. C’era un ragazzo in cotta di maglia e elmo, disteso per terra, con il respiro affannoso. Una ragazza bellissima con capelli marroni e splendidi occhi chiari, una bambina con capelli corti, scuri, iridi azzurre e un ragazzo biondo corsero verso di lui, e si inginocchiarono lì vicino. La maggiore delle due femmine sfilò l’elmo a quello che doveva chiamarsi Edmund, e la più piccolina tirò fuori una piccola boccetta. L’accostò alla bocca di Ed e una goccia scivolò tra le sue labbra socchiuse. E in pochi secondi il ragazzo riprese conoscenza.

Phillis sorrise. Poi però una fitta lancinante al torace le spense il sorriso. La cotta di maglia, l’elegante camicia erano macchiati di sangue, così come i calzoni e i morbidi stivali. Le sfuggì un gemito. Avrebbe tanto voluto sfilarsi la leggera armatura fatta di piccoli anelli di ferro, ma non riuscì nemmeno a scostarsi un ciuffo di capelli dalla fronte. O forse non voleva. E se una volta morta fosse finita all’inferno? Una paura incredibile la assalse.

- Ma me lo merito. –mormorò lei.

Poi perse conoscenza e scivolò in un oblio profondo. E il buio la avvolse.

 

 



“Ahia! Ahia, ahi!” pensò Phillis con tutte le sue forze.

- Vi prego, Milady. State ferma.

La Evans aprì lentamente gli occhi. Un satiro?! O meglio, una satira? Era quello l’inferno?! Una mezza capra che ti cura la ferita mortale che ti avevano inferto durante ad una battaglia? Era davvero quello l’inferno?

- Sono morta? – soffiò Phillis.

- No. – sorrise la satira, che le stava avvolgendo il corpo con una morbida benda. – No, Milady. Siete nella tenda di Aslan. La guerra è finita. State tranquilla.

- Dov’è … dov’è … Jadis?- biascicò debolmente Phillis.

- La Strega Bianca è morta. Aslan l’ha uccisa.

- E … Edmund? E Peter? E Susan e Lucy?

- Sono nel palazzo di Cair Paravel. Tra poco avverrà la loro incoronazione.

- Jadis è davvero morta? – sussurrò ancora la ragazza. – E perché io sono viva?

- Ti abbiamo curato. Ma sei ancora piuttosto delicata. Non abbiamo potuto usare il Fiore di Fuoco. Sai tu non sei …

- Lo so. – la interruppe la Evans. La satira non sembrò irritata, semplicemente le sorrise a finì la sua perfetta fasciatura. Poi con un ultimo riso sparì.

Il dolore era quasi scomparso, e Phillis ne fu più che felice. Si tirò a sedere e si guardò intorno. Era completamente sola. Improvvisamente la realtà la colpì, più forte della spada che l’aveva trafitta. L’incoronazione dei Pevensie stava per iniziare. E lei doveva essere lì. Cercò di alzarsi, ma appena poggiò i piedi a terra sentì le ginocchia cedere e cadde a terra a faccia avanti.

“Ahia!” Phillis si morse le labbra per non urlare. Cerco di rialzarsi in piedi e questa volta ci riuscì, anche se un formicolio le attraversò la spina dorsale. Afferrò la camicia e se la infilò. Notò che aveva già addosso i pantaloni.

“Bene.” Pensò. “È un inizio. Ora devo solo camminare. Un piede davanti all’altro.”

Alzò il piede e poi lo riappoggiò al suolo. Bene. Un passo dopo l’altro ed eccola fuori. Perché mai fuori dalla tenda di Aslan c’era il suo cavallo?!

- Perseus! – mormorò lei, accarezzandogli il muso.

- Lady Phillis.

- Che ci fai qui?!

- Sono scappato. – ammise lui. – Ma voi siete ferita!

- Sto bene. Devi portarmi a Cair Paravel. – la ragazza si aggrappò alla sella e tirò con tutte le sue forze. Si trattenne dal gemere dal dolore quando dovette appoggiare il torace alla sella. Alzò lentamente la gamba destra e la infilò nella rispettiva staffa. Stava andando alla grande.

- Vai! – incitò Perseus, che partì immediatamente al galoppo. Diretto a tutta birra verso il castello di Cair Paravel.

“Verso Edmund. I Pevensie, intendo.”

 



- In nome dello sfavillante Mare Dell’Est, ecco a voi la Regina Lucy, La Valorosa.

Lucy sorrise, stupefatta, guardando i castori che avanzavano con le loro preziose corone su un cuscino. Il fauno Tumnus prese un sottile diadema d’argento, fatto di delicate foglie, e lo pose sul suo capo.

- In nome del Grande Bosco Dell’Ovest, Re Edmund, Il Giusto.

A quel nome Phillis sobbalzò, con la testa che spuntava dalla soglia della Sala. Guardò il signor Tumnus disporre la corona argentea sui capelli corvini di Edmund. Sorrise.

- In nome dello Splendente Sole Del Sud, La Regina Susan, La Dolce.

Susan sembrò più emozionata degli altri, ma tutto filò liscio, e lei sembro gradire la sua tiara dorata, decorata con tante stelle.

- E in nome del Limpido Cielo Del Nord, ecco Re Peter, Il Magnifico.

Fu lì che Phillis fece una smorfia, e la sua mano scattò automaticamente verso la ferita. E sul medio e sull’indice apparve una traccia di sangue.

- Adesso no … - implorò la Evans, disperata.

Sentì a malapena Aslan dire:

- Quando si è Re o Regina di Narnia, si è sempre Re o Regina. Possa la Vostra saggezza illuminarci finché le stelle non cadranno dal cielo.

Poi fu il turno del popolo di Narnia:

- Lunga vita a Re Peter! Lunga vita a Re Edmund! Lunga vita alla Regina Susan! Lunga vita alla Regina Lucy!

“Oddio, oddio!”Phillis aveva una mano premuta appena sotto il petto. La ferita aveva ripreso a sanguinare.

“Ancora.” Aggiunse la Evans nella sua testa. Barcollando si avviò verso Perseus.

- Per tutti i leoni ruggenti, Milady! Ma state sanguinando?! – esclamò Perseus, con un nitrito.

- Oh, no! È solo passata di pomodoro! – replicò lei, ironica. Afferrò la martingala ma le poche forze che le erano rimaste non erano sufficienti per tirarsi su.

 

 



Phillis riaprì gli occhi. Di nuovo la satira. Che le bendava la ferita.

“Mi sa tanto di deja-vu.”

Stavolta però la creatura di Narnia non sorrideva. Sembrava irritata. Probabilmente perché Phillis se n’era andata facendo disfare la sua fasciatura.

Una volta finito le rimboccò le coperte e uscì, facendo sbattere a terra i suoi zoccoli caprini.

- Hai fatto arrabbiare Aaliyah. E lei non si arrabbia facilmente. – disse una voce profonda e rassicurante. Phillis sobbalzò e scattò a sedere.

Aslan. Proprio come pensava. Magnifico. Suo malgrado si sentì meglio appena vide il grande leone dalla criniera folta.

- Chi … chi è Aaliyah?

- La satira.

- Uhm. Io … non volevo. Volevo …

- Vedere l’incoronazione di Edmund.

- Dei Pevensie. – lo corresse Phillis.

Aslan scosse il grosso capo leonino.

- Cosa devo fare con te, Phillis?

- Che vuoi dire? – domandò lei, intimorita. Aveva deciso di punirla? Magari di mandarla davvero all’inferno.

- Perché continui a martoriarti da sola?

Lei rimase sorpresa, ma ribatté prontamente:

- Perché ho fatto una cosa sbagliata.

Il leone batté una zampa a terra con forza.

- Voglio darti un compito, Phillis.

La ragazza si fece subito più attenta.

- è una cosa da cui potrebbe dipendere il destino di Narnia.

- Non credo di essere pronta. – disse Phillis, precipitosamente.

- Sì, che lo sei. Ora ascoltami.

 



- Ehi. – una voce maschile scosse bruscamente Phillis via dai suoi ricordi.

- Mio Re. – replicò lei, meccanicamente. Edmund le si affiancò.

- Smettila di darmi del “voi”. Potresti essere mia sorella. E chiamami Edmund. Sennò il mio nome a che serve?

Finalmente Phillis guardò il ragazzo negli occhi.

- Edmund? – ripeté, dubbiosa, mentre nella sua mente rimbombava la frase “Potresti essere mia sorella.”.

- Edmund.

- Edmund.

- Edmund.

- Edmund.

- La smetti di ripetere il mio nome?

- Solo se la smetti tu. – ribadì la Evans.

E Edmund sorrise.

- E va bene. Dunque?

- Dunque.

- Dunque.

- Dunque.

- Dunque.

- Vogliamo continuare ancora a lungo?! – esclamò Phillis.

- è divertente. – annunciò lui.

- Da sbellicarsi. – borbottò la ragazza, ironica.

- Così hai già incontrato Caspian. – cambiò discorso lui.

- Sì. Era piccolo, però, quando l’ho conosciuto.

- Capisco. Quindi tu hai fatto in tempo a conoscere suo padre.

- Sì. Era una persona meravigliosa.

- E com’è morto?

Phillis si irrigidì.

- Non lo so. – proferì, prontamente.

- Non lo sai. – disse Edmund, scettico.

- Non lo so.

- Non lo sai.

- Deve essere ancora lunga questa storia?

Il giovane Re si zittì, con un sorriso furbetto sul volto.

- Siamo arrivati. – disse un fauno, che era dietro di loro.

In cima un colle c’era uno spiazzo, con rovine di colonne e massi. Phillis pensò che non era cambiata molto. Dopotutto in undici anni … che poteva essere successo?

C’era un corridoio scavato nella pietra e sul bordo c’erano dei centauri con delle spade alzate, in modo da formare un ponte per i Re e per le Regine. Peter, Susan, Edmund e Lucy scattarono subito in avanti, con portamento regale e cipiglio austero. Caspian e Phillis rimasero indietro. Entrambi a disagio, guardarono i Re e le Regine avviarsi verso la porta, sorridendo a tutte le creature. Dopo pochi secondi anche Caspian li seguì. Ma Phillis non osò. Appena l’avevano vista tutti i centauri avevano abbassato le lame. E non ammiccavano più. Espressioni funeste e inferocite.

- Phillis? Tu non vieni? – la chiamò Susan, sorridendole. Esitante la ragazza si incamminò verso i Pevensie. Riuscì ad arrivare da loro immune, con sua immensa gratitudine.

Entrarono in quella specie di grotta. Dentro era tutto illuminato dalle torce, i Narnia forgiavano armi, si impegnavano al massimo per organizzare un esercito.

- Non sarà quello a cui siete abituati. – disse Caspian, imbarazzato. – Ma è difendibile.

- Peter! – il diretto interessato si voltò verso Susan. – Meglio se vieni a vedere.

Peter seguì la sorella in un lungo tunnel. Caspian, Edmund, Lucy e Phillis si fecero subito dietro di loro. Con la torcia, Peter illuminò le pareti, dove c’erano delle incisioni nella roccia.

Due ragazzine in groppa ad un leone in corsa. Quattro troni e quattro ragazzi con delle corone.

- Siamo noi! – soffiò Susan, stupefatta.

Lucy si voltò verso Caspian, esterrefatta.

- Cos’è questo posto? – gli domandò. Lui fece un sorrisino, lanciando un’occhiata a Phillis. Lei fece lentamente cenno di non con la testa. Allora il giovane principe afferrò una torcia dagli anelli che c’erano al muro e si mise in testa. Condusse i ragazzi giù per delle buie scale. Poi sbucarono in una sala semicircolare. Caspian appoggiò la torcia ad una specie di vasca, che si estendeva per tutto il perimetro della stanza, e le fiamme divamparono al suo interno, illuminando dei bassorilievi sulle mura. Soprattutto uno colpì i quattro Pevensie. Un enorme felino, dalla folta criniera. Aslan. Poi abbassarono lo sguardo. E davanti a loro stava un blocco di roccia perfettamente levigato, che aveva la forma di un rettangolo. Solamente che era spezzato in due metà esatte.

Phillis aprì la bocca per dire qualcosa, ma Susan la precedette, in un sussurro appena percettibile:

- La Tavola di Pietra.

Edmund si voltò verso di lei, con lo sguardo profondamente scosso. Anche se lui non aveva assistito alla morte di Aslan, sapeva tutta la storia. Ma vederla di nuovo, era come a ricordagli che Aslan non era con loro. Come a dire che non li avrebbe aiutati.

Lucy avanzò verso la roccia e vi poggiò una mano sopra, esattamente dove stava la spaccatura. Si voltò lentamente verso Susan, e sussurrò, leggermente insicura:

- Un piano di sicuro ce l’ha.

Peter camminò un poco verso la sorellina minore. Sembrò riflettere per qualche secondo e poi disse:

- Credo che tocchi a noi ora.

 

 






Spazio Autrice (ScleriDiUnaPazza xD)

Hello there! Dopo una luuungaaa attesa eccomi di ritorno! Siete felici, vero? (Come no … -.-‘)

Ta-da-da-daaan! Ecco un po’ del passato di Phillis. Mi è sembrato giusto inserire qualche indizio. Dopotutto la nostra Phils è molto misteriosa in questa fic!

Una cosa: ho cercato di descrivere al meglio il loro arrivo alla Tavola di Pietra ma … è piuttosto difficile. Ci ho provato, ditemi se fa schifo, cercherò di migliorare.

Ora i ringraziamenti alle anime pie che recensiscono xD:

Eve_Cla84: Ciao, Cla! Come va? Wow, grazie, sono rimasta stupita quando hai detto che eri contenta per il mio aggiornamento. Ti ringrazio infinitamente. Haha! Anche io ho questa immagine di Phillis che annuisce dietro al testa di Susan, tipo le testine ballonzolanti dei cartoni xD! Peter è pur sempre un ragazzo e si sa come sono i ragazzi. Percentuale di tatto: -1%. -.-‘ Eheh … I Pevensie sono perfidi con Ed. Sono contenta che ti abbia fatto sorridere. La bussola! Mi è venuta in mente mentre quest’estate stavo facendo orienteering. E sono arrivata ultima. Ho pensato “Se avessi avuto una bussola magica avrei vinto!” E … la lampadina si è accesa! Edmund deve aiutare Phils, eh sì, sì. Si capirà per cosa. Ora ho risposto alla domanda di Caspian. Spero di averti soddisfatta con questo capitolo. Grazie, come sempre, per le tue favolose recensioni. Un bacio <3, Alex.

_ L a l a : Giulia! Ciao, cavissima! =) Tranquilla, credo che portò sopravvivere ad una recensione stra-lunga xD! Lucy Perfida. Anche a me piace. è troppo angelica certe volte. Deve darsi una bella svegliata! Tutte le famiglie rovinano la vita. È vero. La mia in particolare. xD (ti voglio bene, famiglia!). I monologhi interiori sono la cosa più bellissima del mondo! Io faccio sempre dei monologhi interiori, nel mio brillante cervello. =) Edmund è un maschio, e in quanto maschio è orgoglioso. Quindi non vuole ammettere di essersi perso. E … la bussola! Come ho già detto a Cla, mi è venuta in mente dopo aver persona una gara di orienteering -.-‘. Piuttosto utile come oggetto, neh? Aslan è pur sempre Aslan. E di solito appare in sogno =) Quindi … Dopotutto nel fim e nemmeno nel libro ci dicono cosa pensa Edmund. E questo lascia un grande vantaggio a noi scrittrici di fic :D! Un bacione <3, Alex.

BeaTheBest: O.o Bea! No, non sono sorpresa che tu abbia recensito (anzi, me lo aspettavo xD), ma sn esterrefatta da come tu abbia scritto “Sorpresa!”. “Surpraise?!” Chiamo la Fossati, eh! Si scrive “Surprise”! Lo dico anche a Nikki (anzi a Nacky! =D)! Lo so che te vai pazza per HP, ma del resto le Cronache Di Narnia non sono affatto male! Anzi! Lo sai che io sono misteriosa in qualunque cosa, quindi questa fic non poteva essere da meno! So anche che tu hai questa passione per l’odio-amore. Ma dopotutto sia Ed che Phillis sono molto orgogliosi quindi ci vorrà un bel po’. Posso negarlo all’altro ma a loro stessi non possono! “Gongolò Lu” piaceva un sacco anche a me! Sennò non l’avrei scritto, non ti pare?!?! Ecco ho aggiornato, felice? Che ne pensi di questo? Fra poco arriverà anche l’aggiornamento “Dell’Altra” (-.-‘) sta’ tranquilla. Un baiser, Alex.

FairyFlora: Buongiorno, cara nuova lettrice! Felice delle tue recensioni, grazie mille! Grazie mille, per i complimenti. Avrò anche fantasia come dici tu, (Grazie! ^.^) ma scrivere è tutt’altra cosa e devo migliorare ancora taaaantoooo! Anche a me fa sempre sorridere il tipo che ci prova con Susan, è tanto tenero! Di Johan non ho detto ancora molto, ma vedrai che più avanti apparirà e aiuterà moltissimo i Pevensie e Phillis. Felice che il personaggio di Phils ti piaccia. Diciamo che è un po’ ispirato alla sottoscritta xD. Edmund, non potrà continuare a rifiutare l’idea ancora molto a lungoooo! MUHAHAHAHA! *me ride, perfida.* Susan è uno dei miei personaggi preferiti e mi è sempre dispiaciuta l’indifferenza con cui Lewis la tratta. Quindi in questa fic, ho cercato di farla risaltare il più possibile. Waaaaa! Ti piace Peter?!?!?! *me urla, inorridita*. Io non lo odio, ma diciamo che trai Pevensie è l’ultimo in classifica. Comunque i gusti sono gusti, e credo che riuscirò a perdonarti per questo. Anzi ne sono sicura xD! Spero di non averti offesa … ^.^ In ogni caso ho cercato di fare i personaggi il più IC possibile e spero di esserci riuscita. Un bacione <3, Alex.

Ringrazio anche i lettori silenziosi.

Ringrazio Eve_Cla84 e BeaTheBest per aver messo la storia tra le preferite. Grazie di cuore, carissime!

Ancora Cla per averla inserita tra le ricordate. *Me si inchina*

E indovinate un po? Ancora Eve_Cla84 per averla inserita nelle seguite, assieme alla fantavolante VesiSchwartz! Grazie, ragazze, vi adoro!

Un abbraccio a tutti voi,

Vostra:

Alex.

 

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Capitolo 5
*** 5. Phillis. ***


5° capitolo.

Phillis.


 

- E’ solo questione di tempo. – esordì Peter, che era a campo del consiglio di guerra, alla Tavola di Pietra. - Gli uomini e le macchine da guerra di Miraz sono in marcia,per cui sarà rimasto,sguarnito il castello. –
- Che ci proponete di fare, Vostra Maestà? – domandò Reepicheep, fremente. Gli occhi del giovane sovrano brillarono a quella domanda. 
- Ci vuole un piano! – esclamò Caspian, mentre Peter annunciava:
- Bisogna essere pronti!

I due si scambiarono un’occhiata truce, ma alla fine Caspian abbassò lo sguardo, accorgendosi che il topo aveva detto: “Vostra Maestà.”. Arrossì un poco.

- L’unica speranza è attaccare il castello. – riprese Peter, una volta calmatosi.

- Ma è da pazzi,nessuno a mai attaccato quel castello! – protestò Caspian, preoccupato. Phillis, che se ne stava in disparte, seduta su una roccia, tra Edmund e un fauno dal nome impronunciabile di Paghtassar, sperava con tutte le sue forze che Caspian l’ avrebbe spuntata. Era folle solamente sperare di riuscire ad avvicinarsi a quell’edificio, dalle mura inespugnabili. Quello sbaglio era già stato commesso in passato.

- C’è sempre una prima volta. – ribadì Peter, piccato.

- Ci sarà l’elemento sorpresa. – concordò Trumpkin, alzandosi.

- Ma siamo più al sicuro qui! – disse Caspian, con disperazione. Al povero principe venne in aiuto la Regina Susan, che si mise al fianco di Caspian, e leggermente esitante, constatò:

- Bene equipaggiati potremo anche resistere all’infinito.

Peter guardò la sorella, esterrefatto ed irritato, con un’ espressione in viso che pareva dire: “Proprio tu mi tradisci? Tu quoque, Susan, sorella mia?!”

- Io per esempio, - intervenne Trufflehunter, stringendosi nelle spalle. - mi sento più sicuro sotto terra.

Il Re Supremo sospirò, esasperato, e si voltò nuovamente verso Caspian. Cercando di sembrare gentile, sbottò:

- Senti,io apprezzo quello che avete fatto qui. Ma questa non è una fortezza,e una tomba!

Con grande sorpresa, la voce al fianco di Phillis, che apparteneva ad Edmund, disse:

- Sì, e se sono furbi aspetteranno e ci prenderanno per fame!

Phillis rabbrividì al solo pensiero. Ma attaccare il castello … Non sapeva quale delle due fosse peggio.

- Potremmo raccogliere delle nocciole. – esclamò esaltato, un piccolo scoiattolo che era accanto a Reepicheep, agitando un arachide.

Phillis prese seriamente in considerazione la possibilità. Meglio vivere per sempre di nocciole piuttosto che andare dritti dritti nel covo del nemico. Non le andava di incontrare di nuovo Miraz.

- Sì! – proruppe il topino, ironico. - E lanciarle a quelli di Telmar...! Zitto! – poi rivolse la sua attenzione a Peter e con un inchino proferì, solennemente:

- Credo sappiate da che parte sto, sire.

Il Re sembrò rinfrancato, e si girò dalla parte dei centauri.

- Se riesco a farvi entrare, - domandò. - Vi occuperete delle guardie?

Il centauro lo fissò intensamente. Poi annunciò:

- Fino alla morte, mio signore. – a Phillis salirono le lacrime agli occhi.

- E’ questo che mi preoccupa. – una vocina infantile, ma decisa, volò per la stanza. Peter si irrigidì, e infine guardò Lucy, con uno sguardo assassino:

- Come scusa?

- Ci sono solo due possibilità per voi. – replicò la piccola. - Morire qui o morire là.

- Allora non hai ascoltato Lucy. – rispose il Re Supremo, che stava iniziando a perdere la pazienza.

- No, sei tu che non ascolti! – scattò lei, come una bomba ad orologeria. Peter sbarrò gli occhi, ed indietreggiò leggermente. Phillis guardò la Pevensie con ammirazione. - O non ti ricordi chi ha sconfitto la Strega Bianca, Peter?

“Eccome se si ricorda.” Pensò Phillis, vedendo la faccia del vecchio sovrano.

- Aslan si è fatto attendere abbastanza all’lungo. – disse, Peter infine, stancamente, la voce oscillava pericolosamente. Ma poi si riprese. – Ora, il piano di attacco. Edmund, se vuoi aiutarmi. – Edmund scattò subito in piedi, e si posizionò accanto al fratello.

E fu in quel momento che Phillis esplose.

- Io penso, - incominciò, con la voce tremante dalla rabbia. – Edmund e Peter, che voi stiate facendo tutto questo solo per la gloria personale. E per sentire l’entusiasmo della battaglia. Come per sentirvi importanti.

I due Re la guardarono, stupefatti, e un silenzio eloquente, cadde nella stanza.

- Che cosa vai dicendo, Phillis?

La ragazza si alzò, si piazzò di fronte a Peter.

- Non hai voluto ascoltare Caspian. Ma ascolterai me. Il principe ha detto che nessuno ha mai attaccato quel castello. Ed è vero. Ma c’è qualcuno, che ci ha provato. E non è andata bene. Te lo posso assicurare. Ora, io te l’ho detto. Ve l’ho detto. Qualunque sarà la vostra decisione io vi seguirò, perché non alcun potere di decisione. Sarò sempre dalla vostra parte. Perché voi siete i sovrani di Narnia. Ma per favore, riflettete sulle mie parole.

Fissò Peter negli occhi, a lungo, cercando di convincerlo. Quando Peter scosse la testa, lei si voltò verso l’uscita, evidentemente dispiaciuta, e in pochi secondi sparì.

Uscì all’aria aperta, cercando di respirare un po’ di aria fresca. Un respiro profondo consentì ai suoi polmoni di riprendere a lavorare regolarmente. Si sedette sull’erba. In quel periodo continuava a ricordare cose che non voleva ricordare:

 


FLASHBACK.

BOOM! BOOM! CRASH!

Phillis si svegliò, urlando, scattando a sedere. Cos’era quel rumore infernale?!

- Jonah! Jonah! Jonah! – strillò, raggomitolandosi sotto alle coperte. La porta si aprì, sbattendo.

- Phils, per l’amor del cielo, muoviti! – gridò lui. Le afferrò per le spalle, con la mano sinistra e le strinse il polso con la destra, facendola scendere dal letto. Le porse il pesante cappotto, e in ciabatte uscirono alla svelta dalla casa.

Un esplosione da lontano, mentre centinaia di aerei passavano sopra le loro teste. Jonah aprì alla svelta la porta del rifugio antiaereo, e stringendo la mano di Phillis, la condusse giù per le scale. La ragazza si accucciò appena sotto la porta, e mise la testa tra le ginocchia.

Quanto ancora doveva durare quella storia?Aveva paura, non voleva ammetterlo, ma aveva un terrore, che le gelava le ossa.

- Jonah …

- Sì?

- No, nulla. – replicò poi, in un sussurro appena udibile. Lui sorrise e con cautela camminò verso di lei, si sedette al suo fianco.

- Anche a me mancano mamma e papà. Ma so che torneranno presto. Mamma riuscirà a tirare papà fuori dalla prigione. Solo perché pensano che sia ebreo non vuol dire che lo manderanno nei campi di concentramento. Devono accertarsene prima. E quando scopriranno che non lo è, lo lasceranno andare. – disse lui, cingendole le spalle con un braccio. Lei sospirò. – Ma quando ho un irrefrenabile attacco di nostalgia ho un rimedio infallibile. – Jonah si frugò nella tasca dei pantaloni e porse una foto spiegazzata alla ragazza. Lei la aprì. Sorrise.

- è la mamma. – era proprio così. Eleanor Kangro sorrideva all’obbiettivo, stringendo i loro figli tra le braccia.

- Non me la ricordavo così bella. – ammise Phillis, mestamente.

- Già. È proprio bellissima. Come una certa ragazzina di mia conoscenza. – replicò Jonah, scostando una ciocca di capelli dal viso della sorella.

Lei arrossì un poco, ma il disagio e la tristezza, vennero sostituiti da un nuovo terrore.

- Jonah! La mamma! – urlò, indicando la foto. L’immagine di Eleanor era scomparsa, ed era stata sostituita da quella di una donna vestita di bianco, con capelli biondi e occhi verdi, talmente penetranti, che riuscivano a ghiacciarti il cuore. Era su una slitta, con uno scettro in mano.

- Che diavolo sta succedendo? – gridò il ragazzo, lasciando di scatto la foto. Fu un secondo e un bagliore accecante. E Phillis atterrò nella neve, senza lasciare la mano di Jonah. Ma non era giugno a Londra?!

- Fermo! Ferma questa maledetta slitta! E raccogli quel Figlio di Adamo e quella figlio di Eva. – una voce algida e fredda riecheggiò sopra di loro, facendoli rabbrividire.

- Sì, mia Regina … - mormorò una vocina strascinante. Una mano piccola, ma forte afferrò Phillis per il colletto della camicia, tirandola in piedi.

 



- Phillis? – la chiamò una vocina delicata ed infantile. Sorrise, riconoscendo il timbro di Lucy.

- Ditemi, Regina.

- Chiamami Lucy. E dammi del tu, perfavore. Potresti essere mia sorella.

“Questa frase l’ho già sentita.”.

Scoppiò a ridere. Lucy si stupì.

- Perché sghignazzi in quel modo?

- Io … io … pensavo … - finalmente riuscì a smettere di ridere. – Che sei molto simile ad Edmund.

Lucy sbarrò gli occhi, e un sorriso le apparse sulle labbra.

- E perché? – chiese.

- Oh, ehm … voi … - la Evans osservò attentamente la ragazzina che le stava davanti, e poi annunciò, solennemente:

- Voi avete lo stesso naso.

Il sorriso di Lucy si eclissò lentamente dal suo volto.

- Lo diceva anche il signor Tumnus. – rifletté, a bassa voce.

Phillis avrebbe voluto prendere il più grosso masso che aveva a portata di mano, e tirarselo in testa.

- Nel tempo che eri qua, a Narnia … - domandò la piccola, esitante. – Hai letto qualche novella su di noi? Su di me, su Susan, Edmund o Peter?

Phillis per un momento rimase zitta. Dove voleva andare a parare?

- Qualcuna. – borbottò.

- Sai che avevamo tanti amici qui, immagino. Che eravamo voluti bene dal popolo. Eravamo dei veri sovrani. Invece ora … tutte le persone che amavamo non ci sono più e … è brutto. – completò Lucy, cingendo le gambe con le mani, e appoggiando il mento sulle ginocchia.

- Mi dispiace. – disse Phillis, sincera.

-Anche a me. Ma non posso farci nulla. – la Pevensie si strinse nelle spalle. Rimasero un pochino in silenzio, finché Phillis non domandò:

- Com’è Peter?

Lucy alzò il capo, sorpresa, lasciando perdere la foglia che stava esaminando.

- Che vuoi dire?

- Insomma … si atteggia da duro … ma sono sicura che non lo è.

- è vero. Io credo … che da quando papà sia partito … per la guerra … lui si sia sentito responsabile, l’uomo di casa, e voleva essere una figura di riferimento per noi, come lo era papà.

Phillis fece ciondolare la testa.

- Anche tuo padre è al fronte?

La Evans si irrigidì.

- Io non ho un padre.

Lucy la guardò, dispiaciuta.

- è … morto?

- No. Cioè, non lo so. Lui … ha lasciato me, Jonah e la mamma, quando avevo tredici - quattordici anni. Poi … penso sia partito anche lui per il fronte. Magari è in Russia. Aveva detto molte volte di voler andare a Mosca.

- Capisco. Deve mancarti molto– disse Lucy, piano. Phillis alzò le spalle.

- Ci ho fatto l’abitudine.

- Phillis!

Entrambe si girarono e videro Edmund, uscire dalla fortezza, camminando lentamente verso di loro.

- Ti pregherei, Lucy, - sussurrò Phillis, alla svelta. – di mantenere segreto ciò che ti ho detto sulla mia famiglia. Sei capace di mantenere un segreto?

- Ma certo che sì! – esclamò Lucy, sorridendole.

Phillis rispose al sorriso. Dopotutto si fidava della piccola Pevensie.

Edmund si piazzò davanti a Phillis. Sembrava piuttosto scarmigliato, e ancora irritato per quello che la Evans aveva detto.

- Si? – replicò lei, senza battere ciglio.

- Devo spiegarti il piano di battaglia. Peter non vuole parlarti.

“E non lo biasimo.” Sembrò aggiungere con gli occhi.

Phillis si tirò su a sedere, diede una scrollata al vestito e seguì Edmund dentro alla fortezza, non prima di aver fatto l’occhiolino a Lucy.

 




- è tutto chiaro? – chiese Edmund, voltandosi verso Phillis. La ragazza era seduta sulla sua solita roccia, ed ascoltava con attenzione Edmund che le illustrava il piano di battaglia.

- Chiaro. Cristallino.

- Cosa devi fare? – la interrogò Edmund.

- Stare sempre e comunque con te, e non fare assolutamente nulla. – disse Phillis, con voce atona.

- Bene. – il ragazzo arrotolò la pergamena e la chiuse con un sigillo.

Fece per andarsene, ma una volta sulla soglia, si voltò nuovamente verso Phillis, e chiese:

- Chi ha attaccato il castello di Miraz prima di noi?

Phillis abbassò lo sguardo.

 


- Per Narnia, e per Aslan!

Lo scalpitare dei cavalli era assordante alle orecchie di Phillis. Ecco, anche il corpo di guardia di Miraz correvano verso di loro, metro dopo metro, erano sempre più vicini. E poi lo scontro.

 


Lei si guardò le mani, piene di cicatrici.

- Caspian IX. – detto questo si alzò, superò Edmund e uscì, lasciando il ragazzo più confuso che mai.

 

 




- Fai attenzione, Phils, mi raccomando. Fa’ attenzione. E tieni d’occhio Edmund, non mi fido molto. – mormorò Lucy, tendendo la spada alla ragazza. Phillis storse un po’ il naso, al soprannome che aveva usato Lucy. Era l’appellativo preferito di sue padre, e le scocciava parecchio. Poi però, sorrise.

- Lo farò, Lucy. Tranquilla. – mise la spada in vita, e l’arco in spalla.

- Controlla anche Peter, che non combini qualche disastro.

- Te lo prometto.

- E Susan. Che non si faccia male.

- Farò tutto ciò che è in mio potere. – giurò la Evans.

- Grazie. – sussurrò Lucy, gettandosi tra le sue braccia. Phillis rimase immobile, come una statua di gesso, stupita. Era da tanto che qualcuno non l’abbracciava.

- Hem, hem.

Un colpo di tosse secco e freddo, fece staccare Lucy da Phillis. Edmund faceva sporgere la testa nella tenda delle ragazze.

- Finito con le smancerie, Lucy? Susan è già pronta da un secolo. – la riprese lui.

- Finito con le smancerie?! – gli fece il verso lei, facendolo sbuffare sonoramente. Phillis si avviò verso la porta, ed uscì nella notte. Era tutto buio intorno a loro, talmente buio che Phillis sentiva che l’oscurità si sarebbe potuta tagliare con il coltello.

Sul selciato della Tavola di Pietra trovarono Susan, Peter e Caspian. Peter indicò a Edmund un grifone, appollaiato su una colonna.

La creatura narniana svolazzò verso di loro, e si posò proprio davanti a Phillis.

- Milord, sarà un onore trasportarla fino al campo. – disse il grifone ad Edmund, facendo un leggero inchino. Scoccò un’occhiata alla ragazza, ma distolse subito lo sguardo. Phillis ne fu quasi sollevata, era la cosa più gentile che un narniano avesse fatto quando lei era presente.

Edmund balzò in groppa al grifone, poi porse la mano a Phillis. Lei esitò. Poi afferrò il braccio del Pevensie, che la tirò in groppa, dietro di lui.

- Vai, pure, Aloysius. – disse Peter. – Mi raccomando, al castello di Miraz, sulla torre nord.

Il grifone sbatté le ali diverse volte e prese il volo. La Evans ondeggiò e sarebbe caduta se, per un riflesso, non si fosse aggrappata ad Edmund. Quando si rese conto che teneva saldamente le mani intorno alle spalle di Edmund Pevensie, arrossì di botto. Si staccò all’istante, ma oscillò di nuovo.

- Diamine, Phillis! – gridò Edmund, afferrandola per la vita. – Non farlo mai più. Vuoi morire, per caso?!

- Non … non ancora … - borbottò lei, contro la sua schiena, allacciando nuovamente le braccia intorno alle sue spalle.

Il vento li faceva fischiare le orecchie. Oramai erano ad almeno cento metri d’altezza. Improvvisamente le chiese:

- è così che è morto Caspian IX? Attaccando il castello di Miraz?

Phillis tremò contro il dorso di Edmund.

- Sì. - bisbigliò.

- E tu eri presente?

- Sì.

- Perché?

- Ero a Narnia. – disse lei, sbrigativa.

Edmund si zittì, ma Phillis sentì, con il terrore nel cuore, che quel discorso non era ancora finito.

 

 

 





Spazio Autrice (ScleriDiUnaPazza xD):

Salve a tutti, Narniani! =D Purtroppo per voi, che pensavate con sollievo che fossi morta, sono tornata! Felici vero?

Ecco il capitolo … cinque! Madò, così pochi?! Vabbé … è che ho un’altra fic in corso, che avrà mooooltiii, ma mooolltiii più capitoli di questa, quindi mi devo impegnare particolarmente in quella. Ma “The Guardian Princess” non passa assolutamente in secondo piano!

Che ne dite di questo? Ancora indizi su Phillis … indiciamo un concorso … vediamo chi arriva prima alla soluzione, ovvero: “Cosa nasconde Phillis? Qual è lo sbaglio che ha commesso in passato? Perché non può prendere il Fiore di Fuoco? Cosa ci faceva nella battaglia contro la Strega Bianca? Perché i Pevensie non si ricordano di lei?” Ok, finito. Avete un bel po’ di cose da rispondere. =D

Ora ringraziamo i poveri sventurati che recensiscono:

_ L a l a: Buoooondììì a te, mia cava! Bella, sono nel club!!! Yeaaaaahhh! *me festeggia!* Fantastico! Eeeehh, cara le tue domande, sono domande che tutti si fanno leggendo la mia storia, ma che presto verranno risolte, tranquila chica! Hahaha, anche a me è piaciuto un sacco quella roba “Edmund.” “Edmund.” Muhaha! =D Tranquilla, reggerò sempre le tue recensioni super-lunghe, credo ce la farà! =) Grazie, come al solito, per tutto, cavissima. Un bacione a teee! <3 Tua, Alex.

Ludy_Cla84: Ciao deaaaarrr! =D La mia Claaa! Hai cambiato nick! *me triste, perché Eve mi piaceva prima di Cla*. Ma anche questo è carino. Davvero! =) Beh, sì. Phillis conosceva Caspian IX. E anche moooltooo bene. Aaancheee io adoro Ripicì! È … dolcissimo! Beh, beh, a tutte le tue domande verrà data una risposta, ma a tempo debito, Claudia. *me si emoziona perché si sente tanto Aslan. xD*. Comunque tu prova a dirmi le tue ipotesi. Magari azzacchi (dopotutto il finale è piuttsto scontato =()Io mi sono sempre immaginata Edmund molto ironico, sia verso gli altri che verso sé stesso. Verso sé stesso soprattutto dopo l’episodio della Stregaccia (come la chiamo io, anche se la adoro! xD). Aaaaaarghhh, frena! No, Phils non ha ucciso Caspian IX. Però il padre del nostro principino centra in tutto questo, e anche parecchio. Contenta che l’ultimo chap ti sia piaciuto. Che ne dici di questo??? Un bacione, a una delle mie autrice preferite. <3 Alex.

BeaTheBest: Ciao, Beu. Felice che tu sia tornata a recensire dopo la punizione (che, fra parentesi ti meritavi!). Certo che ti ho messo fretta, sei lentissima! Due ore per leggere un paragrafo! Ah, eccomi, la MagaDeiFlashback! Anche a me piace come li scrivo (non voglio vantarmi, ^.^ ma di solito quando mi piace qualcosa che scrivo piace anche agli altri …!) … xD Haha, beh, grazie, ma non penso che Giulia si sia offesa per il tuo plagio! =D Haha, ci proverò infatti, ma con Sam! Phillis è un po’ più … dura, guerriera di Sam (per ora =])! Ha avuto una vita difficile! Beh, per le tue domande, prova con il concorso! Se non riesci, aspetta! Beh, lo so, che tu non hai pazienza ma … sai com’è. Ciao, un bacio, Alex. P.S. Te l’ho detto, SEI LENTA A LEGGERE!!! Comunque mi va più che bene la tua ultima recensione! =D

Freddy Barnes: Maaaa buonasera, cara nuova lettrice! Oh, ma grazie! Sono contenta che trovi la mia storia interessante. Adori Caspiaaan, eh? Uhm … io non amo Caspian come te, ma non mi dispiace per niente. Diciamo che tra Pete VS Caspi sono per Caspi! xD Altroché! Haha, anche io un giorno mi sono messa lì e mi sono detta “Troviamo un aspetto positivo in ogni ragazzo Pevensie. Per Susan e Edmund è stato facile (soprattutto per Ed … <3 Io amo Eddie ^.^). Anche per Lu abbastanza. Ma per Peter … ci sto ancora pensando! Quando hai trovato qualcosa fammi un fischio! Haha, vedrai che ogni domanda avrà una risposta. Tranquilla. Graaazie per la recensione, e grazie per tutti i complimenti, mi fai arrossire! È stato un piacere “conoscerti”! xD Ciaooo, un abbraccio, Alex.

 

Beh, spero che vi piaccia.

Ciaooo a tutti,

A bientot!

AlexJimenez.


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Capitolo 6
*** 6. Edmund. ***


Capitolo 6.

Edmund.

 

- Aloysius? Quanto manca?

- Poco, sua Maestà. Ci siamo quasi. – Il cuore di Edmund prese a battere furiosamente, come ogni volta prima di una battaglia. L’adrenalina scorreva nelle sue vene, e le sue tempie pulsavano. Sorrise. Era pronto.

Inconsciamente pensò che solo Narnia era capace di fargli battere il cuore. Oltre ai suoi fratelli, per i quali provava un amore fraterno illimitato. Edmund, era un ragazzo sveglio, brillante, preciso … Giusto. Dopo la sua esperienza con la Strega Bianca, una cosa gli era rimasta impressa: “Non puoi fidarti di tutti.



FLASHBACK:

Edmund aprì il libro di scienze. Aveva un capitolo lunghissimo da studiare, sulle leggi di Keplero, e varie riguardanti la formazione dell’Universo.

Provò a concentrarsi. Il rumore dei treni che passavano in continuazione di certo non lo aiutava. Ma ci provò comunque. Allora ...

L'orbita descritta da un pianeta è un'ellisse, di cui il Sole occupa uno dei due fuochi.

Chiuse il libro:

- L’orbita descritta … da un pianeta … è … è ... - sospirò esasperato. – Non posso farcela.

- È un’ellisse, di cui il Sole occupa uno dei due fuochi. – una voce, femminile, acuta, da soprano, parlò lentamente, dietro la spalla di Edmund. Lui si voltò di scatto, leggermente irritato. Si immobilizzò di scatto quando vide una ragazza con lunghi capelli biondi, raccolti in una coda di cavallo. Aveva due grandi occhi verdi. Magra, leggere, fragile, era molto più bassa di lui, di quindici centimetri buoni. Nonostante tutto però, doveva avere più o meno la sua età. 

 - Beh, sì. Anche noi alla Sempting Bas studiamo queste cose. Le abbiamo appena finite. Keplero, no?

- Keplero. – confermò Edmund, alzando leggermente il sopracciglio.

Lei sorriso, raggiante. Aveva un bel sorriso.

- Ciao, sono Jenny. – lei gli tese la mano. – Jennifer in realtà. Jennifer Daniels.

- Edmund Pevensie. – rispose lui, stringendole la minuscola manina con poca energia. - Ed per gli amici …

“… che non ho.” Completò nella sua mente. “Quindi solo per i miei famigliari.”

- Ciao, Edmund. – disse lei, sorridendo di nuovo.

- Ciao, Jennifer. – replicò lui.

- Jenny. Semplicemente Jenny, perfavore. – un altro sorriso. Edmund stava iniziando ad innervosirsi.

Avrebbe voluto dirle di chiamarlo Ed. Ma non lo fece.

Abbassò lo sguardo sul libro:     

Il raggio vettore … 

- Sai, Edmund … ti vedo sempre in giro. Vai alla Hendon House, no?

Annuì distrattamente.

… che unisce il centro del Sole …

- Ti vedo sempre con quella ragazza … quella bella … Susan? 

- Mia sorella … -borbottò.

… con il centro del pianeta …

- Lo immaginavo. Voi … siete simili. 

… descrive aree uguali …

- Oh, nel senso di … ehm … tratti somatici, non che entrambi siete belli.

… in tempi uguali.

- Non intendo che tu non sia bello … anzi …

A quella frase Edmund alzò gli occhi di scatto. Come erano arrivati fino a lì? Quanto si era perso esattamente?!

- Edmund … - Jenny prese un respiro profondo, chiuse gli occhi come per calmarsi. – tu mi piaci. Da … quando ti ho visto la prima volta, un anno fa.

“Wo, wo, wo, wo, bella, freenaa!”

- è quasi un anno che tormento le mie amiche, parlandogli di te. Finalmente mi sono convinta a dirti qualcosa. Mi piacerebbe tantissimo uscire con te.  

“Oh, per tutti i leoni ruggenti. Suuusaaaannn! Dove sei quando mi servi!”

- Edmund, di’ qualcosa, perfavore.

“Va bene. Calmo. Tu sei Re Edmund Il Giusto. Fai finta che lei sia una dama qualunque della corte di Narnia. Gentilezza. Cavolo, ci vorrebbe davvero Sue qui!”

- Edmund?

- Uhm … io … Jenny, sono … onorato. Tu sei veramente … - squadrò da capo a piedi la piccola ragazza davanti a lui. Bellina. Ma sorrideva troppo. E poi … gli occhi erano troppo verdi. E i capelli … troppo biondi. Esatto. - … carina … ma io … - “io … oh, accidenti al fascino delle lentiggini e della pelle diafana!” – non penso che … io sia pronto per … beh, questo genere di cose.

Jenny sembrò afflosciarsi, disperata. Edmund si guardò le mani.

- Non importa. – disse lei, debolmente. Rivolse un fiacco sorriso a Ed, e poi sparì su per le scale della metropolitana.

Edmund sentì le budella contorcersi dallo sconforto. Non aveva nemmeno pensato a quello che diceva.

- Edmund, sei un emerito cretino! – uno strillo infantile, perforò i timpani e il cuore di Edmund. Lucy balzò davanti a lui, con le mani sui fianchi. Susan le fu subito dietro, le afferrò le spalle e cercò di frenarla:

- Lucy, non usare certe parole. – disse, con voce pacata.

- Colpa mia se il sangue del mio sangue è un babbeo asociale?!

- Lucy!

Edmund abbassò lo sguardo. Non l’avrebbe mai ammesso, ma Lu aveva ragione.

- Ed, che è successo? Era così carina …

- Uhm … troppo … sorridente. – borbottò lui, voltandosi e andando verso la panchina dove era seduto Peter. Susan e Lucy lo seguirono.

- Troppo sorridente?! – esplose la minore, esasperata. – Questa è troppo alta, questa è troppo bassa, troppo mora, troppo bionda e adesso … troppo sorridente?!

Peter gli batté una mano sulla spalla.

- Ed, forse non era una delle scuse migliori …

Susan gli si mise subito vicino, e gli poggiò la mano su un braccio, con la sua espressione dolce e gentile che la caratterizzava.

Edmund mormorò qualcosa tipo “Interrogazione di scienze” e si nascose dietro al libro. Le parole gli volavano davanti agli occhi. Cercò di tenere ferme le lettere, ma quelle non ne volevano sapere. Chiuse gli occhi per qualche secondo. O forse per un po' di più, visto che uando li riaprì sentì Susan che stringeva leggermente di più la presa sul suo braccio e che mormorava:

- è arrivato il treno, Ed.

Lui annuì, con lo sguardo vacuo e si alzò. Lucy e Peter erano già dentro il vagone. Si avviò con il libro sottobraccio, ma la sorella maggiore lo fermò.

- Ed …

- Sue, il treno sta partendo.

- Chissenefrega del treno, Edmund! – sbottò Susan. Edmund sospirò. – Ed … perché fuori da Narnia sei così?

- Così, come? – domandò lui, stancamente, sottraendosi dalla presa della sorella.

- Schivo, chiuso, evasivo, senza fiducia per niente e per nessuno! – strillò lei. Lui scosse la testa.

- Lasciami in pace, Susan. Io sto bene.

- Come sto bene io?! – urlò lei, furibonda. – Come sta bene Lucy? Come sta bene Peter per non essere più a Narnia?!

- No. – replicò Edmund, seccamente. – Io sto molto, molto peggio.

Uno complice scambio di sguardi, e lui salì alla svelta sul treno.

FINE FLASHBACK.

 


Sentì Phillis serrare di la presa intorno alle sue spalle e si riscosse. Il castello di Miraz si ergeva davanti a loro, in tutta la sua potenza.

- Sulla torre nord. – ordinò Edmund, con un filo di voce. Aloysius puntò sulle guglie della torre, con decisione, mentre il Pevensie riusciva a sentire Phillis tremare contro di lui.

Sulla torre, eretta, con una lancia in mano, stava una guardia. Aloysius si posò sul duro tetto. Fu meno di un istante. Il grifone afferrò con gli artigli la guardia telmarina e Edmund e Phillis atterrarono sulla pavimento di pietra. Lui si sganciò dalla cintura di cuoio la sua famosa torcia e mandò il segnale morse prestabilito a Peter, Susan e Caspian. Continuò per qualche minuto e, una volta finito ripose la torcia nel buco della cintura.

- Ora dobbiamo solo aspettare. – annunciò, sporgendosi appena, per vedere i suoi fratelli maggiori, e il suo amico principe atterrare sul ponte principale del castello, e l’esercito narniano schierato al di fuori del castello. Phillis annuì. Per qualche minuto guardarono in silenzio il castello circondato dalla calma.

- Non hai paura per i tuoi fratelli? - bisbigliò Phillis, dietro la spalla destra di Ed. Lui si strinse nelle spalle.

- Mi fido di Susan e Peter. – borbottò. – Sono bravi.

- Mmm …

Alla parola “fratelli”, Edmund si ricordò che anche Phillis aveva un fratello. Un emerito cretino, certo, ma era pur sempre suo fratello. Si accorse di averle chiesto una marea di cose, ma non qualcosa di … beh, della sua vita a Londra.

- Tuo fratello … sa di Narnia?

Phillis appoggiò i gomiti al davanzale della torre.

- Sì. È venuto con me tutte e due le volte.

- Ah. Quindi … lui … è qui anche ora?

Lei chiuse gli occhi per un istante, appoggiando la testa sulle mani.

- Penso di sì. – disse poi, in un sussurro.

- E … perché non è che noi?

- Non ti ricordi che tuo fratello lo odia? E che … beh, ti ha lasciato un bel segno sul labbro. – disse, indicando la bocca carnosa del ragazzo. Lui si strofinò la mano sulla ferita.

- Non mi fa più tanto male. – disse lui, alzando un po’ il mento. – In ogni caso è tuo fratello, Phillis. Non l’hai nemmeno cercato!

- Noi … non abbiamo quel tipo di rapporto. Non come quello che tu hai con Susan. O come quello che Lucy ha con Peter.

- È comunque tuo fratello. – precisò Edmund.

- Noi non abbiamo quel tipo di rapporto. – ripeté Phillis. – O meglio, non lo abbiamo più.

- Una cosa che ho imparato dal mio primo viaggio a Narnia, - cominciò lui, voltando finalmente il viso verso la ragazza. – è che ogni genere di rapporto umano si può recuperare.

- Appunto. – borbottò lei, abbassando gli occhioni azzurri.

Edmund rimase un po’ a scrutarla. Il suo profilo, che all’ apparenza sembrava algido e altero. Ma c’era qualcosa, in quel nasino all’insù, ricoperto di una leggera spruzzata di lentiggini, che le dava quell’aria intelligente, furba, ironica, ma malinconica. I capelli castani, mossi, erano raccolti in nodo elegante sopra la testa. Gli occhi, azzurri, di una tonalità … Edmund non riusciva a definirla. Non erano cobalto, più chiari. Nemmeno turchini o colore del cielo. Era qualcosa di più … misterioso, impenetrabile. Qualcosa che Edmund aveva perfino paura a pronunciare o a pensare. Una parola gli salì rapida alle labbra, ma lui la respinse subito.

“No. No.”

Riprese la torcia e si mise a giocherellare. Sentiva lo sguardo di Phillis sulle sue mani.

- AAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHH!!!

Entrambi fecero un salto di almeno due metri, a sentire voci di Caspian e Susan urlare all’unisono. Ma successe molto peggio. A Edmund scivolò dalle mani la torcia, che cadde giù dalla torre alla velocità della luce. Phillis e Edmund la guardarono mentre crollava verso terra, inermi.

- Edmund Pevensie, non hai la minima idea di quanto voglia strozzarti in questo momento. – sibilò lei, furibonda. Edmund fissò giù, esasperato.

- Vado. – annunciò poi. - Tu non muoverti. – aggiunse minaccioso.

“Ci manca solo che muoia Phillis.”

Entrò nella porticina del pinnacolo, scese la scala a chiocciola, e arrivò nella finestrella della torre sotto dove stava Phillis.

Eccola la torcia! Fece per saltare giù, quando una guardia telmarina, completamente ricoperta da un’armatura, apparve e afferrò la torcia. La accese. Sembrò appena appena sorpresa quando questa emanò la forte luce bianca. 

“Ora o mai più, Ed.”

Saltò sulle spalle del soldato, afferrandolo per il collo. Lui non apparse molto stupito e con una mossa che Edmund quasi non vide, lo atterrò. Ed si ritrovò sul duro pavimento di pietra, con la testa che pulsava, e il piede della guardia sulla sua gola.

- Chissà perché, Edmund, mi ritrovo sempre a doverti aggredire. Non è buffo? – sibilò lui. Aveva una voce familiare. Ed si sforzò di ricordare chi fosse. Una rapida immagine della stazione della metropolitana gli passò nella mente. Intanto il Telmarino aveva preso la spada dal fianco di Edmund.

- Non mi batterò di certo con un uomo disarmato. Almeno non qui a Narnia. – rise, e la sua risata risvegliò dei ricordi molto più profondi nel cuore del Pevensie. Gli porse l’arma e lui si alzò traballante. Sentiva la caviglia che implorava pietà, e la testa girare. Vide l’avversario tirare fuori la spada e fece per avventarsi contro di lui ma una voce femminile strepitò, facendo immobilizzare entrambi:

- Fermo!

Attraversò l’elmo bucherellato del Telmarino, Edmund vide un sorriso scaltro, che gli fece accapponare la pelle. Si voltò. Phillis era di fronte a loro, e guardava dritto negli occhi la guardia.

- Ti avevo detto di non muoverti! – la rimproverò Edmund, ma lei lo ignorò.

La risata leggera, ma allo stesso tempo affilata del ragazzo in armatura, ruppe il silenzio.

- Ecco dov’eri! – disse a Phillis, trionfante. – Avrei dovuto immaginarlo. Che stupido. Ti ho cercata in lungo in largo per la costa di Telmar, ma quando sono arrivato alle rovine di Cair Paravel era già troppo tardi.

- Potevi anche evitare di spendere tutte le tue energie. – replicò lei, piccata.

- Sei pur sempre mia sorella.

“Sorella?!”

Edmund si sentì girare ancor di più la testa.

La guardia si sfilò l’elmo, rivelando il dei capelli color sabbia e degli occhi verdissimi.

- Non serviva essere così teatrali, Jonah. Le tue intenzioni sono più che chiare. E la mia risposta è no. – disse di nuovo Phillis. Edmund vide che stava cautamente poggiando la mano affusolata sull’elsa della sua spada.

Lui scoppiò a ridere, vedendo il debole movimento della sorella.

- Non mi batto con le donne. – precisò.

- Non è mai stato un problema per te.

- Voglio battermi con Pevensie. Di che hai paura? Hai paura che il tuo adorato Eddie perda contro di me?

- E tu di che hai paura? Di essere battuto da una ragazza che fra l’altro è tua sorella minore?

Un ringhio, Jonah Evans sguainò la spada e si gettò addosso alla sorella. Lei però riuscì a difendersi bene.

Edmund seguì il loro duello, in silenzio, studiando le mosse di entrambi.

Jonah sicuramente aveva la forza maschile a suo favore, e era evidente che era consapevole della sua abilità.

Phillis, però, era evidentemente più sveglia, intelligente, furba, con i riflessi più pronti. Schivava con agilità ogni fendente del ragazzo.

Edmund non sapeva chi dei due sarebbe crollato prima.

Phillis stava veramente sfinendo Jonah, che fin dai primi colpi aveva dato tutta la sua forza.

Neanche la Evans però sarebbe resistita a lungo solo in difesa.

Infatti. Un colpo con l’elsa della spada, e la figura snella della ragazza crollò addosso al muro.

Jonah non stette molto a preoccuparsi della sorella e si avventò su Edmund. Lui si concentrò.

Era abile, forse non forte come l’Evans, ma di certo sapeva più mosse. Era un re del resto.

Un fendente precisissimo da parte di Jonah, diritto nel petto di Edmund, che lui riuscì a schivare per un pelo. Poi fu la volta di Edmund di attaccare. Colpì l’elsa dell’arma dell’Evans con tutta la sua forza. Jonah urlò di dolore, ma la spada rimase salda nella sua mano.

Jonah avanzò tirando un fendente vicino al viso del Pevensie. Edmund lo respinse indietreggiando.

- Dai il segnale, Ed, il segnale! – Peter urlò a squarciagola, sotto di loro, correndo verso la grata.

- Sono un po’ occupato, Peter! – gridò Edmund in risposta, provando ad attaccare.

Un altro colpo, e Ed fece qualche altro passo indietro. Si scontrò con il muro. Guardò giù. Un altro passo e sarebbe precipitato. Jonah avanzò ancora. Edmund chiuse gli occhi, chiedendosi che cosa avrebbe provato a fluttuare nel aria. Beh, più che altro la parte preoccupante era quando avrebbe toccato il suolo. Salutò mentalmente Peter, Susan e Lucy. Mando un abbraccio a i suoi genitori ,e si aspettò di essere spinto giù. Cosa che non accadde. Riaprì un occhio.

Jonah Evans era a terra, tramortito. Phillis l’aveva colpito con l’elsa della spada. La ragazza sanguinava leggermente da un graffio sulla guancia.

Avanzò verso di lui, lo afferrò per un braccio e lo tirò verso di lei, lontano dal bordo della torre.

- Tu sei cretina. – sbottò lui, afferandola per le spalle. – Un’ emerita cretina. Ti avevo detto di stare sulla torre. Perché diamine sei scesa?!

- Grazie mille, eh. – sibilò lei. Edmund arrossì e si allontanò da lei.

- Muoviti a dare il segnale. – proseguì la ragazza. – O il piano va’ in fumo.

Ed si riscosse, afferrò la torcia che, dopo qualche botta (-Dai, dai!-), riprese a funzionare.

Phillis e Edmund guardarono in Narniani correre verso il castello, urlando, eccitati.

I Telmarini si stavano preparando.

Peter, Susan e Caspian stavano tirando su la grata.

- L’assalto è iniziato. – sussurrarono all’unisono.

 

 

 

 

Spazio Autrice (ScleriDellaSolitaPazza xD):

Ehilà, bella gente! =)

Come butta dovunque voi siate? Io sono appena tornata da una fantastica in Sud Tirol, e oggi sarei dovuta tornare a scuola … ma non mi sento per niente bene quindi niente. Ma per vostra fortuna, questa mia malattia vi porta un bel nuovo aggiornamento!

Si va dal castello di Miraz! Ed ecco che appare Jonah … che dolce che è, no? =)

Il concorso continua, i risultati ovviamente verranno dati alla fine, quando tutto verrà svelato … (se verrà svelato, muhahahahahaha! *me ghigna, malefica*)

Comunque, visto che ora si può rispondere alle recensioni privatamente penso proprio che farò così … fra qualche minuto guardate nella vostra casella di posta e ci sarà.

Ringrazio come sempre i lettori silenziosi (un commentuccio piccolo, piccolo? xD).

Ringrazio la mia amica Bea, Eve_Cla84, spino e Einys per aver messo la storia tra le preferite. Grazie, siete i migliori. =)

Grazie alla cara Claudia, per averla messa tra le ricordate. =D Come faccio a ringraziarti?!

In più grazie a Eve_Cla84,  eyesspring,  Freddy Barnes,  HysteriaDemon,  kirlia, e  Lils per aver inserito la storia tra le seguite. Grazie, grazie, grazie, siete fantastici.

Ora mi dileguo.

Un bacio a tutti.

Alex.


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Capitolo 7
*** 7. Both ***


Questo capitolo è dedicato a Giulia (_L a l a). Non so quando tu abbia compiuto/compierai gli anni, ma so per certo che è in gennaio. Quindi buon quindicesimo compleanno, Giu <3 E grazie per sostenermi sempre e farmi morire dalle risate/emozionare con i tuoi capolavori. Auguroni!

 


Alex <3

P.S. Dimmi perfavore che il tuo compleanno è a gennaio e che compi quindici anni. Sennò ho fatto una figuraccia immane ^^ 


Capitolo 7

Edmund


L’esercito narniano entrò, travolgendo tutto. Susan, Peter e Caspian finirono di tirar su la grata, mentre le guardie telmarine uscivano dal castello, armate di tutto punto.

- Per Narnia!

Poi lo scontro. Fu in un attimo. Molti di Telmar caddero, e molti di Narnia.

Phillis ed Edmund guardarono inermi la scena. Edmund tenne gli occhi fissi su Peter e Susan, senza lasciarli per un istante. Peter era bravo, lo sapeva. Era il migliore spadaccino di Narnia.

“Dopo di me, ovvio.” Pensò Ed, cercando di sciogliere la tensione.

“Bene. Sei un idiota.” Prese un respiro profondo. “Datti una calmata, maledizione! Ora concentrati.”

Vide Susan fermarsi per qualche istante e guardare su. Osservò i suoi occhi chiari posarsi appena sotto il davanzale della torre dove stavano lui e Phillis. I due quindicenni si sporsero e videro un gruppo di balestrieri sulla terrazza, puntare le frecce verso i Narniani.

Ed vide le labbra carnose della sorella muoversi fino a formare la parola “Ritirata”.

“No. No. La ritirata mai!” L’orgoglio di Edmund si agitò, e il mostriciattolo che albergava nel suo stomaco ruggì, irritato. Con un balzo scivolò giù per la grondaia e saltò sulle spalle di un soldato con la balestra telmarino.

“Oggi ho la fissa di saltare sulle spalle delle persone.”

Sentì come in sogno Phillis gridare qualcosa, a cui lui non badò.

Il balestriere cadde giù, verso la piazzola, schiantandosi al suolo. Proprio accanto a Peter. Ed fece un mezzo sorriso di trionfo, che si tramutò in un’espressione terrorizzata quando sentì suo fratello maggiore gridare:

- ED!

Il mostriciattolo sembrò rimanere per un attimo interdetto.

“Bel casino, Pevensie.”

Con uno scatto felino corse verso una porta. I balestrieri fecero subito scattare i marchingegni e una decina di frecce passarono sibilando a due centimetri dalle sue orecchie. Con un calcio chiuse la porta alle sue spalle e corse a velocità doppia verso uno altro uscio, che chiuse immediatamente, fissando la serratura con la sua torcia (a malincuore, quella torcia era un regalo di compleanno!).

Guardò giù dalla torre. Dov’era Phillis? Non la vide, e il solito mostriciattolo che non sembrava voler togliere le tende dal petto si agitò come un matto. Insieme al cuore di Edmund. Però vide improvvisamente la grata chiudersi con uno scatto.

“Miraz. Ovvio.”

 Tauros, il minotauro, si precipitò a sorreggerla.    

- Ritiriamoci! Ritirata subito! Via! Mettetela via! Andate alla grata!  Via! – urlò Peter, con tutto il fiato che aveva in gola, incitando i Narniani ad uscire alla svelta dal castello.

Intanto Susan era balzata in groppa ad un centauro e prima di aver superato la grata gridò:

- Caspian!

- Lo trovo io! – la tranquillizzò il fratello maggiore, senza smettere di ordinare al popolo di Narnia la fuga. -Andate! Uscite, uscite, presto! Ritirata!

“Phillis, Phillis … Diamine, dove sei?!”

I pensieri di Edmund furono interrotti da un colpo alla porta. Qualcuno cercava di aprirla. Guardò giù.

“Oh, grazie ad Aslan!”

I Telmarini scardinarono la porta con una spallata. Ed guardò di nuovo dabbasso e, chiudendo gli occhi si buttò giù dalla torre. Le guardie, armate di spade e lance, guardarono in quella direzione scandalizzate. Edmund atterrò sulla schiena di Aloysius, che gemette leggermente, ma risalì alla svelta e volò via, verso la Tavola di Pietra.

- Fermo! Fermo! – sbraitò Ed, cercando di sovrastare il sibilo del vento. – Dobbiamo trovare Phillis!

- Signore, Re Peter mi ha dato degli ordini ben precisi. Portarlo alla Tavola vivo.

- Anche io sono un tuo Re! Portami al castello di Miraz! Ora!    

- Re Edmund, Lady Phillis potrebbe essere rinchiusa chissà dove nel castello di Telmar. Sarebbe un suicidio tornare indietro!

- Dannazione, Aloysius! Ti ordino di portarmi dove ti dico!

Aloysius esitò per qualche secondo e dopo qualche istante di riflessione svoltò bruscamente, mormorando qualcosa su quanto fossero strani gli umani e su come i sentimenti cambiassero le persone.

Edmund non ci badò e con i brividi che gli attraversavano il corpo, mantenne salda la mano sull’elsa della spada.

“Giuro che se la ritroviamo le dirò che aveva ragione. Che sono stato uno stupido a lasciarmi abbindolare dal piano di Peter. Che avrei dovuto ascoltarla. Ti dirò tutto questo, Phillis. Però, perfavore, fatti trovare.”

 

 

 

Phillis

- Edmund, no! – gridò Phillis, allungando il braccio come per afferrarlo. Quello la ignorò, scivolò giù per la grondaia e atterrò sulle spalle di una guardia di Telmar.

“Possibile che debba sempre ficcarsi in un mucchio di guai?!”

Fece per saltare anche lei, ma qualcuno l’afferrò per la vita, e la tirò indietro. Le posò una mano sulla bocca.

“Jonah.”

- Phils, non ti agitare. Non voglio farti male. – sibilò lui, con voce suadente, indietreggiando dalla battaglia.

“Non chiamarmi Phils.” Fu l’unico pensiero che attraversò la mente della ragazza, mentre chiudeva gli occhi.

Un sbattere di porta e subito li riaprì. Jonah tolse la mano dalle sua labbra.

- È bello riuscire a parlare, sai, sorellina? Non parliamo mai noi due da soli. – proferì Jonah, con un sorriso che a Phillis parve quasi dolce e nostalgico.

- Non è di certo colpa mia. – rispose lei, pungente.

Suo fratello ghignò.

- Ammetto di avere qualche colpa.

- Qualche?! – ruggì Phillis, mentre la rabbia iniziava a montare dentro di lei. Jonah si alzò e prese a camminare per quello che sembrava lo sgabuzzino di una torre.

- Eravamo una squadra. – continuò Jonah, imperterrito. – Noi tre. Eravamo felici.

- Voi due eravate felici. – sputò lei, mettendosi in piedi. Guardò fissamente la schiena del fratello, finché lui, con uno scatto felino non le fu vicino e le prese le mani.

- Io ti voglio bene, sei mia sorella. – disse, con gli occhi verdi seri come mai lo erano stati. Phillis lo esaminò. Sembrava quasi sincero. Ma sapeva che non doveva fidarsi. Si era fidata una volta, e lui l’aveva tradita. – Ti prego. Devi aiutarmi. Sai che se ognuno di noi si schiererà da una parte diversa nessuno dei due vincerà. Vieni con me. Aiutami. Aiuta una parte di te.

Aiuta una parte di te.

Jonah aveva ragione. Una parte di lei, quella che in passato  lo aveva sostenuto, sobbalzò dentro di lei, seppellita da una nuova Phillis, che in realtà non sapeva nemmeno ciò che stava facendo. Perché stai aiutando Edmund? Perché stai aiutando i Pevensie? Perché i Narniani? Perché non puoi metterti dalla parte di Jonah? Scacciò quei pensieri. Si era ammattita tutta d’un colpo?! Aveva presente da che parte stava suo fratello? Chi celava il suo piano?

- No. – quel “no” secco e deciso sembrò scalfire per qualche secondo, il viso scaltro e imperturbabile di Jonah. – Sai che io sono molto più forte di te. Hai solo paura. – Per un attimo il ragazzo rimase immobile, come pietrificato, ma si riprese subito e riacquistò il suo ghigno, che tanto le ricordava … quella persona.

Con decisione Phillis si avviò verso la porta, trattenendo le lacrime. Era pur sempre suo fratello, e qualunque cosa facesse, purtroppo per lei, continuava ad amarlo.

Aprì la porta, e questa su azione fu accompagnata da un risata. Una risata?!

- Phillis, Phillis, Phillis. – la voce di Jonah era di nuovo un sibilo. – Pensi davvero che ti lascerò uscire così facilmente?!

Con uno scatto la porta si richiuse, e la serratura magicamente si sigillò. Phillis sentì la collera montare dentro di lei. Si voltò con uno scatto.

- Come hai osato?! – ringhiò, verso suo fratello, con la rabbia che continuava a crescere. – Come hai osato usare i tuoi patetici poteri contro di me?!

Jonah fece una mezza risata.

- Non serve essere aggressiva, sorella. Non con me almeno.

Phillis si morse le labbra. Sentì il ferroso sapore del sangue in bocca, la ferita però si rimarginò subito. Allungò il braccio verso la serratura della porta, aprì il palmo, mentre l’uscio si spalancava nuovamente.

Sentì un sussulto alle sue spalle.

- Ti ho fatto arrabbiare talmente tanto da costringerti ad usare le tue … sovrannaturali capacità?

L’uscio si richiuse, e diventò di un materiale marmoreo, grigio e freddo.

La ragazza prese un profondo respiro. Doveva mantenere la calma. Più perdeva le staffe, più lui si divertiva. Ristese il braccio e allargò la mano. Una specie di sottilissimo e leggerissimo filo azzurro arrivò alla serratura. Il gancio si aprì, facendola scattare. Con un balzo volò fuori, ma sentì la falcata regolare del fratello, inesorabilmente dietro di lei. Corse, corse finché non le mancò il fiato. O meglio. Finché non si ritrovò in un vicolo cieco.

“Nota per me. Farsi dare da Caspian una piantina del castello di Telmar.”

Non si sarebbe arresa così, decise. Suo fratello non poteva vincere di nuovo. Non ancora. Quando lo sentì abbastanza vicino (a portata di spada, diceva sempre lei) sguainò la lama affilata, dall’impugnatura argentata e con parole misteriose sul puro acciaio. Un fendente, che suo fratello riuscì a schivare per un pelo. Un altro. Lo colpì vicino al polso, e un fiotto di sangue amaranto scivolò lungo il braccio del ragazzo. Phillis sapeva che la ferocia, la furia, e la rabbia non le facevano perdere lucidità, anzi. Sembravano darle più velocità di riflessi, più abilità… più tutto. Con un colpo preciso all’elsa di Nix (la spada di Jonah) la Evans riuscì a disarmare il ragazzo. Gli puntò la punta affilatissima di Glaux (la sua spada) alla gola. Un rantolo uscì dalle labbra del fratello, pronunciato a fatica e debolmente:

- Non lo faresti.

Phillis esitò. Ucciderlo sarebbe stato così facile. Guardò quei suoi occhi verde smeraldo, che la guardavano, innocenti, inermi e fragili, quelli del ragazzino che era stato, poco tempo fa, quelli di suo fratello. I capelli biondi scompigliati e sudati, la fronte imperlata di goccioline fredde di terrore. Qualcosa scivolò lungo la guancia impolverata del ragazzo, facendosi strada lungo la fuliggine. Una lacrima, forse?

Ma tutta la rabbia? Tutta la rabbia che aveva accumulato verso di lui? Collera, per continuare a sostenerLa. Collera perché non era dalla sua parte. Collera perché sapeva che infondo, lui non era cattivo. Lui era buono. Collera, collera.

Abbassò lentamente la spada.

- Lo sai che non finirà mai. Se non con la morte di uno di noi, e con l’ascesa al potere di uno dei due che sosteniamo. Per te è Caspian. Ma dalla mia parte, sai alla perfezione che non è Miraz. – un mormorio appena udibile scivolò fuori dalla bocca sottile del ragazzo. – A meno che uno dei due non cambi idea.

Phillis rimise la spada nel fodero. Ora sapeva che il fratello non le avrebbe teso una trappola, che non le avrebbe fatto del male di nuovo. E non solo fisicamente. Si avvicinò. Afferrò Jonah per il colletto della casacca che usciva dall’armatura con una mano. L’altra la posò sul braccio, avvolto dalla copertura di ferro e dalla cotta di maglia. Sentiva le corde vocali e l’ugola tremarle in gola per quello che stava per dire:

- E non sarò di certo io. – con i polpastrelli diafani spinse dolcemente il corpo del fratello. Lui la guardò inerme, e scivolò giù con lentezza. Giù, giù. Giù dalla torre.

Phillis chiuse gli occhi. Udì solo un tonfo. Li riaprì. Sentì centinaia di neri sguardi su di lei, e centinaia di dardi puntati nel punto dove stava eretta. Si voltò subito e con la sua falcata elegante e regolare (che in quel momento però sembrava solo sconvolta e scoordinata) corse di nuovo dentro. Si perse, mille e mille volte, aprì milioni di porte diverse finché non vide un puntino nel cielo.

- Aloysius?

Era proprio lui. Il grifone. Arrivato appena in tempo, prima che la disperazione iniziasse ad allargarsi a macchia d’olio nel cuore della giovane. Planò lentamente e atterrò, con Edmund in groppa. Quanto, quanto avrebbe voluto abbracciarlo, dalla felicità di vederlo sano e salvo, senza il minimo graffio?

Afferrò la mano che lui le tendeva, ancora scossa, e si mise in groppa al grifone, davanti a lui. Non arrossì nemmeno quando si accorse di essere praticamente in braccio ad Ed. Aveva solo tanta, tantissima voglia di piangere. Ma non le sembrava il caso. Aloysius spiegò le ali e decollò verso il cielo stellato. I due ragazzi guardarono a terra. Inorriditi seguirono il profilo dei cadaveri, sul campo di battaglia, ricordando i nomi di ognuno di loro, silenziosamente. Phillis in particolare però, vide qualcosa luccicare appena sotto la torre ovest. O meglio,qualcuno. Un luccichio verde. Chi altro poteva essere?! Le sfuggì un gemito a quella vista. Edmund serrò le braccia intorno alla sua vita, stringendola a sé.

- Dormi. – le bisbigliò in un orecchio, muovendole qualche capello in quel leggero soffio. – Sono un paio di ore di viaggio. Dormi.

Phillis chiuse gli occhi. Edmund le posò una mano sulla chioma castana, sciolta a causa del movimento delle precedenti battaglie, e gliela accarezzò.

La ragazza sentì una scossa a quel tocco, ma sentì anche qualcos’altro. Qualcosa che strisciava furtiva verso il basso, sulla sua guancia. Una lacrima, forse?

- Avevi ragione. Sono stato stupido a lasciarmi abbindolare dal piano di Peter. Avrei dovuto ascoltarti. – sorrise, mentre quello strano liquido salto, scorreva imperterrito dai suoi occhi.

- Grazie, Ed.

Scivolò in un sonno profondo e senza sogni, mentre le braccia forti e le spalle ben disegnate di Edmund la proteggevano. Lei, proteggevano lei, Phillis l’Impenetrabile. La Principessa Guardiana.

 


Edmund

- Phillis – Ed vide la ragazza riaprire gli occhi con uno scatto. Si rimise diritta. – Siamo quasi arrivati alla Tavola. – aggiunse lui.

Edmund sentì quasi il solito mostriciattolo piangere nel suo stomaco: perché aveva interrotto quel momento così tremendamente magico?

Phillis si strofinò gli occhi.

- Scusami. – mormorò. – Ti ho stropicciato tutta la casacca.

Ed spostò lo sguardo sul indumento blu che indossava. In effetti era piuttosto sgualcita e leggermente bagnata.

- Fa niente. – disse in un sussurro.

- Signore. – intervenne Aloysius, con dolcezza. Entrambi sobbalzarono e guardarono il grifone. – Stiamo atterrando.

- Grazie, Aloysius.

Guardarono la terra, che si avvicinava sempre più velocemente. Edmund cercò con lo sguardo Susan, Caspian e Peter. Trovò solo sua sorella maggiore e il principe telmarino. Il grifone affondò gli artigli nel terreno e Phillis e Edmund balzarono giù.

- Ed! – gridò Susan, che era inginocchiata accanto a Caspian, con il braccio fasciato.

- Susan! – Edmund corse vicino alla sorella, che gli circondò subito il collo con le braccia. Si staccò quasi subito, Susan non era molto per le smancerie.

- Sei salvo, grazie ad Aslan! – strinse con più forza la benda di Caspian, che gemette. – Oh, cielo, perdonami. – disse con dolcezza, mentre il principe faceva un debole cenno con la testa come a dire: “Non devi preoccuparti”.

- Che ti è successo?

- Balestra. – borbottò lui, con una smorfia contrariata. Susan lo guardò, compassionevole.

Phillis intanto giunse alle spalle di Edmund e si chinò al fianco di Caspian. Lui sorrise:

- Ciao, Phillis.

- Ciao. – gli posò una mano sulla spalla. – Miraz o tua zia?

“Da quando Caspian e Phillis sono così amici e si danno del tu?!”

- La zia.

La Evans si morse le labbra.

- Dove sono gli altri? E Re Peter?

- Gli altri dovrebbero arrivare all’alba alla Tavola di Pietra. – replicò Susan. – E Peter è lì. – indicò un grosso albero, con una folta chioma verde. Peter era lì, seduto per terra, con le ginocchia al petto e la testa appoggiata alla corteccia. Così non sembrava affatto Il Supremo Re Peter, il Magnifico. Sembrava solo un ragazzo-re devastato dopo aver visto morire per colpa sua centinaia di persone del suo popolo, gli abitanti della sua casa.

Ed lo guardò a lungo, desiderando che si alzasse e venisse verso di loro, magari urlando che era tutta colpa loro. Sarebbe stato meglio che vederlo lì disteso, inerme, come un detenuto.

- Sta arrivando l’alba. Dovremmo avviarci. – sussurrò Phillis, interrompendo le sue scomode riflessioni.

Susan e Edmund aiutarono Caspian ad alzarsi, e lui fu il primo ad avviarsi, con la maggiore dei Pevensie accanto a lui, che lo fissava apprensiva. Phillis marciò  dietro di loro. Ed lanciò uno sguardo a Peter, che si stava rialzando da terra. Insieme, ma a distanza, si incamminarono verso la Tavola di Pietra, mentre il sole iniziava a sorgere.

 

 

 

 

Spazio Autrice:

Ehilà Narniani! 

Ok, ok, ok, ok. Vi chiedo scusa per questo mega-ritardo di... ehm... *me controlla* un mese... ^^

Beh, mi sono fatta perdonare sì o no?

No. Va bene -.-"

Beh, che ne pensate di questo capitolo? Ho dato taaaaantiii indizi su Phillis =) Ora potete arrivare alla perfezione al risultato! *me spera* Chissà, chissà...

Non so mai che cosa dire in queste note a pié di pagine...

Ahhh, ecco che dovevo fare!! Ho trovato un'immagine che assomiglia molto alla mia Phillis (quella che c'è nella mia mente ;D). Solo che i capelli più castani e la pelle molto più chiara. Et voilà:

 

Ma ovviamente ognuno può immaginarsela come vuole! Jonah invece non l'ho ancora trovato -.-" Jonaaaahh, dove sei?? Spiacente per ora è solo nella mia testa =)

E invece questa è la spada di Phillis, Glaux:



Beh, basta con le immagine per oggi =)

Ringrazio tutti quelli che leggono. 

Ringrazio BeaTheBest, Eve_Cla84, KayTheAngel, laura Pevensie, MeryPevensie, spino per aver aver messo la mia umile fic tra le preferite. Grazie mille a tutti voi, fari che illuminate la mia vita! =)

Ringrazio Susan_ per aver messo questa fanfiction tra le ricordate. Grazie, mon chere =D

Ringrazio AshEvans, Barrowman, capuccino_, Crazy Amber, dreamover, Eve_Cla84, Freddy Barnes,kirlia, Lils_, Marti_18, Samirina e _L a l a per aver messo la mia storia tra le seguite (wow siete tantissime/i!!). Siete troppo buone xD

Grazie ai recensitori a cui risponderò per via privata. Love you all guys =)

Love,

Alex <3

 

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Capitolo 8
*** 8. Phillis ***


Capitolo 8

Phillis

 

Phillis guardò il sole alzarsi lentamente dall’orizzonte e colorare il cielo. Le nuvole però, sembravano voler coprire completamente la palla di fuoco che illuminava in modo fioco la fortezza ancora lontana. La Evans lanciò uno sguardo a Edmund, che camminava a testa bassa, facendo tintinnare la spada agganciata al suo fianco. Guardò Susan, che avanzava con il suo solito passo cadenzato, da vera Regina. L’acro dondolava sulle sua spalle, la faretra colma di frecce faceva un dolce rumore. Caspian e Peter, poco più avanti, marciavano in modo automatico, senza alzare gli sguardi. I loro movimenti tradivano una certa irritazione e molto nervosismo.

Dopo pochi minuti di cammino videro la Tavola di Pietra davanti ai loro occhi. Lucy usciva da lì, con espressione terrorizzata:

- Che cos’è successo? – chiese, esasperata, guardo il viso incollerito del fratello maggiore.

- Chiedilo a lui. – sbottò Peter, mentre il suo viso iniziava ad arrossarsi. Intanto Edmund si era affiancato a Phillis e Susan, che aveva alzato gli occhi al cielo.

- Peter! – lo rimproverò. Sia il fratello che il principe la ignorarono e continuarono la loro discussione.

-A me? – esplose Caspian - Dovevi lasciar perdere, il tempo c'era!

- No, non c'era grazie a te! – un grido soffocato, la voce del Re Supremo stava iniziando a diventare rauca - Se tu avresti rispettato il piano quei soldati potrebbero essere ancora vivi!

- E se tu fossi rimasto qui come ti avevo suggerito lo sarebbero di sicuro!

-Ti ricordo che ci hai chiamati tu. – precisò Peter, mentre i suoi occhi azzurri si riempivano di lacrime di pura collera.

Il bel viso del principe si contrasse in un’espressione delusa.

- Il mio primo errore.

- No! – urlò il Re Supremo - Credere di poter guidare quella gente e stato un errore!

- Ehi! – la voce del moro si caricò di rabbia, mentre la mandibola tremava. Sembrava che cercasse di trattenersi dall’uccidere Peter con le sue mani - Non sono certo io quello che ha abbandonato Narnia!

Phillis sentì Ed posare la sua mano sull’elsa della spada. La Evans lo trattenne, però capiva la sua irritazione. Chi avrebbe voluto abbandonare quella terra magica? Dal canto suo Peter sbarrò gli occhi.

- Tu hai invaso Narnia! – la voce del Re volò per l’aria, perforando il cuore di Caspian, che si era voltato e aveva cominciato a camminare verso la Tavola di Pietra. - Non hai il diritto di governarla, come non c’è l’ha Miraz! Tu, lui, tuo padre! – Il principe si fermò di botto.  - Narnia sta molto meglio senza di voi!

Un grido e Caspian si lanciò addosso a Peter, con la spada sguainata.

- Smettetela! – il centauro Tellurius interruppe l’incontro dei due diciassettenni. Tutti si voltarono verso di lui, che recava in braccio un piccolo corpicino morente.

Phillis sobbalzò, Ed e Susan spalancarono gli occhi.

Era Trumpkin. Lucy gemette e corse verso di lui, mentre Tellurius lo posava a terra. Phillis, Susan, Edmund e Lu si inginocchiarono vicino al nano. La piccola Pevensie stappò la boccetta del Fiore di Fuoco e una goccia di quel liquido rosso scivolò tra le labbra dischiuse di Trumpkin.

Susan gli sfiorò la nuca con le dita pallide. Phillis trattenne il respiro e Ed gli allento la cotta di maglia.

Un sobbalzo e il nano riprese conoscenza.

- Che fate lì impalati? – gracidò. - Quelli di Telmar presto saranno qui. – Si mise a sedere e gli altri quattro ragazzi si rialzarono – Grazie. – continuò Trumpkin in un sussurro. Lucy lo guardò con un sorriso. - Mia cara piccola amica.

Phillis sorrise sinceramente a Trumpkin, che si era rialzato, e lui ricambiò, burbero.

Fece qualche passo cauto sulla via di pietra, mentre tutti i guerrieri di Narnia si disperdevano. Per un istante la ragazza si fermò, indecisa su dove andare. Non aveva sonno, nonostante le appena due ore in cui aveva potuto riposare. Si incamminò in uno dei prati circostanti alla Tavola e si sedette sull’erba. Si tolse la faretra dalle spalle e sganciò la spada dalla cintura. Si sfilò la cotta di maglia dalla testa e si slacciò due bottoni della camicia. Posò la testa all’indietro, su una roccia e chiuse gli occhi. La brezza di Narnia le sferzava dolcemente il viso, facendole ondeggiare i capelli. Il sole appena sorto mandava dei raggi bollenti sulla sua pelle chiara. Si rilassò.

Lasciò che i ricordi fluissero liberamente, senza alcun freno. Non era una cosa che solitamente faceva, ma tutto pur di non pensare a ciò che era successo poche ore prima.

 

FLASHBACK:

- Tu! Maugrin! Vieni qui! – ordinò Phillis, perentoria, alzando la mano. Il lupo le si avvicinò docile, inchinandosi sulle zampe.

- Milady… - Phillis trattenne la smorfia. Aveva una missione, dannazione, non doveva farsi distrarre dall’odio per quel detestabile appellativo. “Milady”… Tsk, la faceva sembrare vecchia!

- Devi fare una cosa per me. Sei disposto a farla?- l’animale si inchinò nuovamente, in segno di umiltà.

- Sono ai vostri ordini, Milady. – Phillis sorrise, mentre il cuore le batteva all’impazzata. Jadis si fidava veramente così tanto di lei…? A volte era un vero vantaggio.

- Voglio vendetta, Maugrin. – si chinò, mettendosi al livello del lupo, guardandolo fisso negli occhi. Lui sostenne lo sguardo. – Le ragazze Pevensie. Le Figlie di Eva. Le voglio… - pensò ad una parola abbastanza terribile e straziante, ma gliene venne in mente solo una. – …morte!

La bestia la studiò con i suoi occhi grandi e terribili.

- Puoi farlo?

- Sì, Milady. – Abbassò la testa, fino a quasi sfiorare il terreno irregolare col naso. Si voltò e corse via, verso la postazione dei lupi, cercando di raccattare compagni per la missione. Phillis sospirò, mentre il suo cuore riprendeva a battere con regolarità. Aspettò con pazienza, in piedi, immobile, che il piccolo drappello sparisse oltre l’oscura foresta. Quando non lo vide più, quando scomparvero oltre la linea dell’orizzonte si rifugiò dietro ad una roccia, protetta e nascosta da alcuni brulli cespugli. Afferrò il suo arco, celato sotto a qualche fronda. Lo caricò con le sue frecce dalla cocca blu e attese. Gli occhi azzurri spuntavano appena sopra le foglie e senza dire una parola si raggomitolò su sé stessa.

“Aslan, ti prego, comprendi ciò che sto cercando di dirti…”

 

Fu il rumore di zoccoli e di latrati a svegliare Phillis improvvisamente. Alzò immediatamente lo sguardo verso l’alto e guardando il Sole capì subito che era passata qualche ora. Si sporse leggermente dalla roccia e vide in lontananza i lupi di Jadis e in centauri di Aslan. Sospirò, ringraziando mentalmente il Grande Leone. Scrutò l’entrata del campo e i due minotauri a guardia del loro accampamento.

“Questo” pensò “Deve essere un colpo perfetto” tese la sottile corda dell’arco, portandosi la cocca alle labbra. Baciò la cocca della freccia e lasciò la corda. La freccia sibilò, tagliando l’aria, e si conficcò con precisione nel corpo del minotauro più grosso. L’altro si voltò di scatto, sollevando l’ascia, ma Phillis fu più veloce. Con un colpo secco quello cadde a terra, gemendo.

Si nascose nuovamente dietro al cespuglio. Sentii i passi felpati e veloci dei lupi passare all’interno dell’accampamento. Poi gli zoccoli.

Richiuse gli occhi, poggiandosi due dita sulle tempie.

“Neba momets’it’ misi azrit’, magiuri narnias” Pensò intensamente queste parole magiche, senza sosta, senza nemmeno un secondo di pausa. Improvvisamente si sentì stanca, aveva il fiato corto. Le sue braccia si accorciarono, le gambe diventarono più muscolose, il viso si allungò. Correva, il più velocemente possibile. Si guardò indietro, eccoli, in centauri la seguivano. Ci era riuscita! “Fammi entrare nella sua mente”

“Portali da Edmund. Da Edmund.” Le sue ginocchia tremarono e svoltò a destra. Ancora qualche metro… passò la tenda dove Jadis stava preparando il piano di battaglia. Eccolo! Corse oltre l’albero dove il ragazzo moro stava legato, sicura che i centauri l’avrebbero liberato. Travolse il nano di guardia, buttandolo a terra, saltò.

Phillis si ritrovò sempre dietro allo stesso cespuglio, con il capo poggiato a terra. Spalancò le palpebre, respirando affannosamente. Davvero essere un lupo era così faticoso? Si tirò a sedere, stando attenta ad ogni singolo rumore. Un silenzio assordante. Poi eccoli. Ululati, latrati, grida.

- Com’è possibile?! – tuonò la voce profonda di Jonah. – Chi ha mandato quei lupi?! Rispondi, Maugrin! Rispondi!

Phillis aguzzò le orecchie.

- Mi… dy…

Ch’umad dakhurul, mgeli! Non rivelare il mio segreto.” “Zitto, lupo!”

Un altro ululato, più debole degli altri. Sentì che era il momento di uscire allo scoperto. Si alzò, si spolverò il vestito, ben attenta a non lasciare nemmeno una traccia di sporco sull’abito.

- Jonah! – chiamò suo fratello, una volta al suo fianco. Trattenne un sorriso nel vedere il nano che era stato di guardia ad Edmund legato al suo posto. – Che è successo? Dov’è il Figlio di Adamo?!

- I seguaci di Aslan! Sono entrati, depredando il nostro accampamento e hanno preso l’umano! – urlò Jonah, mentre la collera gli faceva diventare il viso rosso.

- Come ci sono riusciti? – esalò Phillis, fingendosi stupita.

- Qualcuno ci ha traditi. Ha mandato i lupi al campo di Aslan e ovviamente il Grande Leone li ha mandati a inseguirli.

- Una mossa sensata, del resto, da parte sua. – replicò Phillis, con flemma.

- Obbiettivamente sì. – ammise Jonah, stringendo i pugni. – Jadis non ne sarà felice.

- No. – confermò Phillis. Un fruscio alle sue spalle e sentì quell’usuale gelo, il ghiaccio, il terrore e la paura. Il respiro le si mozzò in gola e il cuore le precipito infondo allo stomaco. Oddio. Che aveva fatto?! Si era ammattita tutta d’un colpo?! Se Jadis avesse scoperto che era stata lei…

- Aslan – proferì Jadis, con solennità. – Non sa chi si sta mettendo contro. Non lo sa.

Si voltò, ritornando verso la tenda. Phillis rimase in allerta. Non… Non aveva altro da dire?

- Jonah, slega quell’inetto. – disse poi la Strega, accennando al nano. – E tu, Phillis, vieni con me.

Il ricordo si fece improvvisamente sfocato, qualcos’altro iniziò a sovrapporsi. 

- Caspian è debole. Sopraffatto dalla collera. Non ci vorrà molto prima che ceda. Non devi far intervenire gli altri. – disse la voce di Jonah.

- La battaglia si avvicina, mia cara Phillis.

- Sei ancora contento di quel corno magico ragazzo? I tuoi re e le tue regine ci hanno deluso, metà del tuo esercito è morto. E chi non lo è, lo sarà presto.

- Tu starai in prima fila. Ti occuperai dei figli di Adamo. Specialmente il minore, Edmund.

- Che cosa vuoi, le congratulazioni?

- Uccidere il minore sarà un gioco per te. Il maggiore… dovrai usare la magia.

- Tu vuoi il sangue di tuo zio, e anche noi. Vuoi il suo trono?Lo prendiamo noi per te.

- Hai provato con un potere antico, e lui ha fallito! Ma esiste un potere ancora più grande. Che ha tenuto a bada Aslan per quasi cento anni.

L’immagine si fece più chiara e nitida.

Un rumore roco, quasi un latrato, si fece avanti nell’oscurità della stanza della Tavola di Pietra. Caspian sguainò la spada.

- Chi sei? – disse il principe, con voce forte e chiara.

Un movimento dietro la tavola lo fece sobbalzare. Poi una voce graffiante, rauca, gli arrivò alle orecchie.

- Io sono la fame. Io sono la sete… Posso digiunare per cento anni, e non morire. Posso giacere per cento anni sul ghiaccio… E non congelare. Posso bere un fiume di sangue e non scoppiare. – un muso canino, sotto un cappuccio nero, apparve alla luce delle torce. Caspian si irrigidì, alzando la spada. - Indicami,i tuoi nemici!

Un’altra figura si fece ben delineata, alla sinistra del telmarino. Una creatura indefinita, con un becco di uccello. Al contrario della precedente, aveva una voce stridula, che infastidiva come le unghie sulla lavagna.

- Quello che tu odi… noi odieremo. Nessuno odia meglio di noi. –Caspian  per un secondo sembrò riflettere. Poi esordì, con la voce tremante:

- E voi garantite la morte di Miraz?

- E anche di più. – la Fenice fece un goffo inchino al principe, che rinfoderò la spada. Nikabrik gli fece un cenno di approvazione. - Lascia che si tracci il cerchio.

Posò il dito della mano destra sul terreno, e cominciò a mormorare parole magiche, tracciando un cerchio intorno a Caspian. Appena ebbe recitato la formula magica, alzò uno scettro e lo infilzò su un gradino di pietra. Dalla punta del bastone fuoriuscì del ghiaccio, creando una parete di quel materiale, freddo e duro come pietra. C’era qualcosa di pulsante al suo interno, qualcosa di vivo. Il ghiaccio brillò e tutte le paure di Phillis si fusero in una sola parola.

Jadis.

 

- Phillis! Phillis! – un sussulto tremendo e finalmente la ragazza riuscì ad aprire gli occhi. Si trovò davanti Lucy e Susan, inginocchiate vicino a lei.

- Lu-Lucy? Susan? – loro annuirono, mentre le loro espressioni si facevano sempre più corrucciate e preoccupate.

- Do-do-dov’è Caspian? – balbettò, sentendo un brivido freddo lungo la schiena.

“Presenza di magia nera, magia nera, magia nera!”

- Caspian? – ripeté Susan, perplessa.

- È entrato nella Tavola di Pietra qualche minuto fa. – replicò Lucy. - Perché, che succede, Phillis?!

Lei non rispose e si rialzò a fatica (prima cadendo un paio di volte) e afferrò l’arco e la spada.

- Phillis, per l’amor di Dio, dicci che succede! – urlò Susan.

Con le mani tremanti, la ragazza si agganciò la lama di puro acciaio al fianco si mise l’arco sulle spalle.

- Phillis, perfavore, ci stai facendo preoccupare! – strillò Lucy, mentre la sua voce si faceva stridula dalla paura. La Evans ignorò la sua domanda, mentre cercava freneticamente di allacciarsi la cintura.

- Dove sono Peter e Edmund? – domandò, cercando di nascondere la paura.

- Anche loro sono nella fortezza. – replicò Susan. – Dovrebbero essere nell’armeria e… -

Le sue parole si persero nel vento, perché Phillis aveva preso a correre come un fulmine, verso la Tavola di Pietra. Scese la scalinata, passò l’armeria, percorse il tunnel, sentendo sempre i passi di Lucy e Susan dietro di lei.  

Era proprio come aveva visto, maledizione!

Caspian era davanti alla lastra di ghiaccio, con la mano tesa verso di essa. Peter fronteggiava la fenice con la spada. Lucy si era precipitata da Trumpkin, che stava per essere ferito da Nikabrik. Edmund era quello con maggiori difficoltà. Il lupo mannaro non gli lasciava tregua, e Jonah lo sfiniva, a colpi di spada.

Phillis non esitò un istante, sguainò la spada e si parò davanti ad Edmund. Jonah sembrò per un secondo sorpreso, poi il suo sguardo diventò indecifrabile. Infine sogghignò.

- Sapevo che mi avresti visto, sorellina. I tuoi poteri funzionano allo stesso modo durante la primavera. Qual fortuna…

La ragazza fece roteare la spada nella sua mano e scagliò la lama contro il fratello. Lui la schivo per un pelo, contrattaccando.

Ighebs mas, dana morch’ili! ­– mormorò Jonah, mentre gli occhi gli si illuminavano. La spada si alzò, e partì alla velocità di un razzo, dritta verso Edmund, che era a una dozzina di metri da loro. “Prendila, lama obbediente!”

Phillis guardò il fratello, esterrefatta.

- Avevamo promesso che durante i combattimenti non avremmo usato la magia! – gridò. Jonah alzò le spalle

“A mali estremi… estremi rimedi, no?”

Gach’ereba , miighot’ dashorebit’ t’k’veni mep’e! – la lama ricadde a terra con un tonfo sul pavimento di pietra. La battaglia intorno a loro infuriava, ma le vibrazioni della magia non facevano che creare uno scudo tra loro e il mondo esterno. “Fermati, allontanati dal tuo re!”  

Come sempre il cuore di Phillis aveva fatto.

La Evans lanciò uno sguardò a Lucy, era sana e salva. Edmund se la cavava bene. Peter era l’unico problema. Aveva gli occhi quasi spiritati, e si stava lentamente avvicinando alla figura intrappolata nel ghiaccio di Jadis.

Si ricordò dell’antica formula, quella che Jadis aveva pronunciato prima della battaglia di Beruna, guardandola dritta negli occhi.

 “Di sangue di Adamo ne basta una goccia, e la Signora dei Ghiacci sarà libera, Phillis. Ricordatelo sempre. Promettimelo. Prometti che te ne ricorderai.”

Puntò il dito verso il fratello, sussurrando:

Ach’ereben , ghvt’aebrivi k’va !– Jonah sgranò gli occhi. Era una grande magia, quasi proibita, quella appena compiuta da Phillis. Solo Lei, l’aveva fatto prima di allora.  “Fermalo, divina pietra!”

Urlò, prima di venir completamente pietrificato. La ragazza non perse tempo, si scagliò contro Peter, buttandolo a terra. Lui gemette, e borbottò qualcosa di incomprensibile.

- Phillis! – Quella sibilante voce, fredda e altera, che le faceva quasi fischiare le orecchie. Lanciò un’ultima occhiata al viso di Peter, e alzò lo sguardo.         La lastra di ghiaccio diventava man mano più luminosa, il viso di Jadis lentamente si tramutava in un viso vero, quasi umano. – Mi hai voltalo le spalle, Dama della Neve.

Phillis sentì gli occhi riempirsi di lacrime. Un freddo vento si alzava dalla fredda parete, che le sferzava i capelli, facendole aumentare le piccole gocce d’acqua salata lungo le guance.

- Non ho avuto altra scelta, Jadis. – disse, con voce strozzata. La strega si irrigidì.

- Così sei passata dalla parte del nemico.

- Non era giusto ciò che stavi facendo al popolo di Narnia. Era destino dei Figli di Eva e di Adamo diventare i sovrani di queste terre.

- E ora sei ancora fiera della scelta che hai fatto, cara la mia Impenetrabile?! – sentiva una traccia di pura collera nei detti di Jadis che le fecero accapponare la pelle. Era veramente fiera della sua scelta? Quante persone erano morte a causa sua?

- Io posso ancora perdonarti, Phillis. – sibilò, suadente. – Vieni con me… Con il tuo aiuto vinceremo… Saremo di nuovo uniti…

Per qualche istante Phillis rimase immobile. Uniti. Avrebbe tanto voluto riappacificarsi con Jonah. Era suo fratello, e qualunque cosa succedesse lo amava incondizionatamente. Esitò. In cuor suo sapeva quanto era tremendamente sbagliato ma… Mio Dio!

- Phillis, ragazza mia… - disse ancora la donna, soave. – Saremo una famiglia. La famiglia che nessuno di noi tre ha mai… -

Si interruppe. Una spaccatura si aprì nel centro della lastra, facendola sussultare. Esalò un ultimo respiro, prima che il giaccio si frantumasse in piccoli pezzi, scoprendo la figura di Edmund. Tutti lo guardarono attoniti.

- Lo so. – esordì lui, neutro. Lanciò uno sguardo fiammante a Phillis. – Era tutto sotto controllo.

 

 

 

- Edmund! Ed! Ed! – gridò Phillis, in groppa al cavallo di Caspian. Era nel bel mezzo della foresta Tremante, armata soltanto con arco e due frecce, senza cotta di maglia o un elmo, e completamente sola.

Edmund non si trovava. Era uscito dalla Tavola di Pietra a passo di marcia e con un’espressione furiosa. Phillis era corsa dietro di lui, ma Susan l’aveva fermata:

- Lascialo sbollire. Peggiorerai solo le cose se vai da lui adesso. E inoltre, penso che tu ci debba delle spiegazioni.

Gliel’aveva raccontato. Ai Pevensie. Ora sapevano tutto. Lucy l’aveva abbracciata, e piangendo le aveva sussurrato un “Grazie”. Susan le aveva lanciato un’occhiata complice e grata. Peter le aveva stretto la mano. Era fatta. Almeno con loro. Sapeva che Edmund era un altro paio di maniche.

Chiuse gli occhi e tirò leggermente le redini di Destriero. Doveva concentrarsi se voleva trovarlo.

Dunque. C’era un fiume. Era vicino ad un fiume. Una grossa quercia. I suoi capelli corvini erano appoggiati alla sua corteccia. Gli occhi nocciola - quei suoi incantevoli occhi - erano spalancati e fissi sul terreno irregolare. Perché ogni giorno che passava quel ragazzo diventava maledettamente più bello?!

Destriero nitrì proprio in quel momento e Phillis lo ringraziò mentalmente.

“Okay. Concentrati. Concentrati.”

Studiò la zona lì attorno. C’era un guado nel torrente! Era a pochi chilometri a est di Beruna!

Strinse le ginocchia e, sbuffando allegramente il cavallo partì al galoppo.

 

 

Smontò da cavallo, e tirò su le staffe. Legò le redini attorno ad un ramo, con un saldo nodo. Prese l’arco e si mise la faretra sulle spalle. Doveva camminare solo per qualche metro.

Le foglie scricchiolavano sotto i suoi stivali, il suo vestito frusciava sul terreno.

- Mi hai trovato. – disse Edmund, senza alzare lo sguardo. Phillis si sedette al suo fianco.

- Ci hai messo poco. – continuò. Lei si strinse nelle spalle.

- Sapevo dove trovarti.

- Come? – abbaiò lui, raddrizzandosi contro la corteccia. - Usando qualche sovrannaturale potere di cui non sapevo l’esistenza?! – ringhiò, con il viso contratto dalla rabbia.

- Ed… - provò lei, ma lui la interruppe subito. Phillis scorse un brillio, un luccichio sulle meravigliose iridi castani. Piangeva?! Edmund Pevensie piangeva… per lei?

- Ed, cosa?! – gridò. - Come pensi di scusarti?! Sono curioso! - Abbandonò le mani - che fino ad allora aveva usato per gesticolare come un assatanato - in grembo e riappoggiò la schiena al tronco dell’albero. Phillis guardò il viso del ragazzo. Sembrava provato dalla stanchezza, le solite adorabili lentiggini erano leggermente schiarite, appena sotto gli occhi c’erano due orribili occhiaie violacee. Spostò lo sguardo sulle labbra carnose del ragazzo, e si trattenne dal baciarlo.

- Non poteva dirtelo. – replicò, con voce soffocata. - Ti conoscevo appena, avresti provato repulsione per me. – si ricordò tutti gli sguardi inorriditi e disgustati dei Narniani al suo ingresso alla Tavola di Pietra. Non poteva sopportare solo l’idea di essere guardata così da Edmund.

- Beh, ora che la provo ti senti meglio?! – Edmund strascicava la voce, come se improvvisamente tutta la stanchezza del mondo fosse crollato su di lui. Phillis sentì un colpo al cuore. - Cosa sei di preciso? – continuò lui, guardandola dritto negli occhi. - Una fata? Un mostro alato? Una driade? Un’elementale?

Phillis rifletté per qualche secondo, fissando le lunghe dita di Ed. Ormai evitarlo non serviva a nulla. Prese un respiro profondo e provò a mettere in piedi una frase articolata e il più diplomatica possibile. Ma le parole uscirono da sole. Aveva trattenuto per troppo tempo quel segreto intrappolato nelle sue corde vocali:

- Come reagiresti se… Se ti dicessi… Che sono la nipote della Strega Bianca?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio della Pazza:

*si inginocchia, pronta ad essere frustrata a sangue*

*implora di non essere frustrata*

*i lettori le danno una possibilità*

Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. E giuro che non li ho scritti con il copia - incolla. Mi sembrava il minimo dopo QUATTRO mesi senza aggiornamento. E infatti vi chiedo perdono.

Ma finalmente in questo capitolo si capisce tutto. Ta-dan. Ve l’avevo detto che era semplice. Nipote della Strega Bianca. Figlia della figlia della Strega Bianca. E anche Jonah ovviamente. Infondo ho pensato: Se la Jadis esisteva dall’inizio di Narnia avrà un bel po’ di anni. E perché non può essere una nonna? XD Comunque verrà tutto spiegato meglio nel prossimo capitolo.

Spero solo che Edmund non sia sembrato OOC. Io non avevo proprio idea di come il nostro Ed avesse potuto reagire ad una cosa del genere. Ho provato ad immaginarmelo da sola, ma non sono molto sicura del risultato. Comunque la buona parte dei motivi del suo sconvolgimento si scopriranno nel prossimo capitolo, anche quello molto importante per la trama. Non aspettatevi certo che i colpi di scena siano finiti! Ne ho uno in serbo per la fine… Mado’… Certe volte mi stupisco delle mie stesse idee XD ^^

Ah, è giusto per la cronaca: visto che non sapevo come usare per la lingua narniana, mi sembrava azzeccata una lingua antica e quindi ho usato il georgiano. Esiste sapete?! :D Scherzo, ovviamente.

Ringrazio KaytheAngel, LetyPevensie, MeryPevensie, Niji_Shoku no Yume, Phoebe Estelle Evans, RoseMoon, spino, _laura17_  per aver inserito questa umile storia tra le preferite. Vi sono infinitamente grata e vi chiedo ancora scusa per tutto.

Ringrazio Fantasiana e JaneNoire per averla inserita tra le ricordate. Grazie ;)

Ringrazio Barrowman, cappuccino_ , celestegirl, Crazy Amber, dreamover, EmilyGraison, Fred Cullen, Freddy Barnes, kirlia, Lils_, Marti_18, milly_fra_salvatore, paperottamartina, Samirina e  _ L a l a per averla inserita tra le seguite. Grazie a voi che mi date una speranza.

Inoltre ringrazio i lettori silenziosi (o timidi come mi piace chiamarli ;D) che hanno fatto raggiungere alla mia storia la quota complessiva di 2032 visite! Grazie mille, sono talmente onorata!

Ma in particolare “grazie” alle mie adorabili commentatrici: PhoebeEstelleEvans, _laura17_, Fantasiana, JaneNoire, Niji_Shoku No Yume, _ L a l a e Freddy Barnes. Siete… magnifiche! Vi risponderò via casella di posta, promesso. O oggi o domani completo tutte voi!

Dedico il capitolo a Freddy Barnes e a JaneNoire visto che erano così impazienti. Ora siete felici? <3

Un bacio a voi, Narniani! *lancia petali di rosa*

AlexJimenez.

 

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