Déjà-vu di DreamWanderer (/viewuser.php?uid=74149)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Ritorno di fiamma ***
Capitolo 3: *** Una nuova guerra ***
Capitolo 4: *** Ritorno alla vita ***
Capitolo 5: *** La MewMew nell'ombra ***
Capitolo 6: *** Iris Hoshime ***
Capitolo 7: *** Festa di benvenuto ***
Capitolo 8: *** Un cucciolo per amico ***
Capitolo 9: *** La radura nella bolla ***
Capitolo 10: *** Sfida sul ghiaccio ***
Capitolo 11: *** I can't let you go just like that! ***
Capitolo 12: *** Natale a sciare ***
Capitolo 13: *** Promesse, regali e confessioni ***
Capitolo 14: *** Ipersensibile ***
Capitolo 15: *** Taken ***
Capitolo 16: *** Il cuore di Kish ***
Capitolo 17: *** Vacanze al mare ***
Capitolo 18: *** Il fiume nascosto ***
Capitolo 19: *** The end of everything ***
Capitolo 20: *** A chance to start over ***
Capitolo 21: *** Avvolto dal sogno ***
Capitolo 22: *** Ragione e sentimento ***
Capitolo 23: *** The dream that cannot come true ***
Capitolo 24: *** Attention Please! ***
Capitolo 25: *** Solo un altro giorno ***
Capitolo 26: *** L'addio ***
Capitolo 27: *** Fiori dal rovo ***
Capitolo 28: *** To break a spell ***
Capitolo 29: *** Your eyes ***
Capitolo 30: *** Questioni irrisolte ***
Capitolo 31: *** Epilogo ***
Capitolo 32: *** Ringraziamenti, e cambio nick ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Prologo
La
notte fu come tutte le altre notti:
un’asfissiante cappa di stelle. Una notte fatta di ricordi,
rimpianti e
sospiri.
E,
soprattutto, di paura.
“Che
effetto mi farà, adesso?”
Era
passato molto tempo, e ormai doveva
aver accettato.
“D’altra
parte, ho accettato anch’io.
Però...”
Però
la prospettiva faceva comunque paura,
paura di soffrire ancora. Comunque era inutile tirarsi indietro: la
scelta era
stata fatta, ed era ora di affrontarne le conseguenze, piacevoli o meno
che
fossero.
ANGOLETTO!
Ma
ciao gente! Eh già, a quanto pare ho invaso anche Tokyo
MewMew con le mie storie… questo è solo un
piccolo prologo, vediamo se
indovinate su chi è la focalizzazione!!! Mi raccomando
commentate! Un bacio,
Clarisse
|
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Capitolo 2 *** Ritorno di fiamma ***
Ritorno di
Fiamma
ma ciao! sono
contenta che il prologo
abbia stuzzicato l'attenzione... lo so, era un po' corto ma era un
prologo! è_é
comunque per farmi perdonare ecco un bel capitolone!!!
le recensioni:
vally
kiss: ecco il continuo! fammi sapere
che ne pensi, mi raccomando!!!
Danya91: già, era corto... ma
era un prologo! sono contenta che
ti abbia incuriosita *o*
Purtroppo,
la sveglia suonò impietosa.
Strawberry
emise un grugnito di
disappunto, ma tanto non poteva farci niente: il primo giorno di scuola
era
giunto. La ragazza si alzò, infilò le ciabatte e
scese a fare colazione.
--Buongiorno,
piccola!-- la salutò sua
mamma come entrò in cucina.
Tipico:
solo una madre può essere così
allegra, alle sette della mattina il primo giorno di scuola della
figlia.
--’giorno.--
sbadigliò Strawberry in
risposta.
Almeno, la
sua colazione preferita era
già in tavola: latte, cereali, marmellata di fragole, pane
tostato e imburrato,
una fetta di torta. Resa ancora più affamata
dall’ansia, divorò tutto senza
troppi complimenti. Quando anche l’ultima goccia di latte
scivolò dietro le sue
labbra, si fiondò di sopra e indossò la divisa
della scuola, poi andò in bagno.
Si lavò i denti e si sciacquò il viso, ma solo
dopo aver acconciato i capelli
rossi nei soliti codini. Infine si allacciò al collo
l’immancabile campanello,
che tintinnò allegramente come ogni mattina.
Quel suono
portava alla memoria tanti
ricordi, tante avventure. Tutti gli ultimi due anni, in effetti, e
soprattutto
quell’ultima estate, trascorsa troppo in fretta; lei e Mark
non avevano mai
condiviso momenti più dolci. Peccato che le vacanze fossero
finite: ora
avrebbero avuto meno tempo da dedicare l’uno
all’altra.
Sospirò
mentre si infilava le scarpe,
dopodichè arraffò la cartelletta di scuola e
aprì la porta.
Fuori
c’era un sole splendente, che
scaldava gentilmente la pelle. Almeno non ci sarebbe stato bisogno
della
giacca. Con gli auricolari dell’MP3 che le sussurravano una
canzone, Strawberry
si diresse di buon passo verso la scuola. Quando vide Mark ad
aspettarla
davanti ai cancelli, si mise a correre mentre lui le andava incontro.
Subito si
abbracciarono.
--Ciao
piccola.--le mormorò all’orecchio.
Lei,
istintivamente, lo strinse di più a
sé.
La
prima campanella suonò proprio in
quel preciso momento, e i due si accontentarono di un bacio veloce
prima di
avviarsi verso il portone.
*****
--Eccomi,
scusate il ritardo!-- trillò
Mina spalancando le porte del Caffè MewMew.
--Alla
buon’ora!-- la rimbeccò per
scherzo la piccola Paddy.
Mina, da
permalosa qual’era, si sarebbe
anche potuta offendere, ma l’euforia nella voce della bambina
era contagiosa.
--Quante
storie per dieci minuti!--
replicò, fingendo un indignatissimo tono snob. --Se la mia
scuola finisce un
po’ più tardi io non ci posso fare niente!--
Tutto il
gruppo rise con allegria, e
persino la gelida Pam si lasciò andare a un caldo sorriso
per poi
tranquillizzare l’amica.
--Non
preoccuparti, siamo appena
arrivate anche noi.--
E la
giornata di lavoro cominciò. Mina
scappò a cambiarsi, mentre Lory girò il cartello
che da “Chiuso” mutò in
“Aperto”. Pochi minuti dopo, cominciarono ad
arrivare i clienti.
Mark
sorrise: gli piaceva quando il
locale si riempiva di allegria e risate. E con le ragazze che
guizzavano da un
tavolo all’altro saltellando e scherzando, era impossibile
restare tristi. Era
felice anche perché era il suo turno di stare alla cassa,
dato che Ryan e Kyle
avevano da fare in laboratorio, per alcune ricerche; da qualche giorno
il
computer riceveva strani messaggi, in un codice ancora sconosciuto.
Fu allora
che notò una ragazza dai
lunghi capelli castano scuro, seduta a un tavolo tutta da sola.
--Paddy!--
chiamò.
--A
rapporto, capo!-- si precipitò la
bambina. --Che c’è?--
--Vai a
vedere se quella ragazza vuole
qualcosa.--
--La
brunetta?--
--Esatto.--
--Volo!!!--
Pochi
secondi dopo, la ragazza non era
più sola.
--Ciao, io
sono Paddy. Vuoi ordinare o
stai aspettando qualcuno?--
Quella
alzò gli occhi dal libro che
stava leggendo e sorrise gentile. --No, ci sono. Vorrei un bel
bicchiere di
latte freddo e una fetta di torta “foresta nera”.--
--Ti
piacciono i dolci, eh?-- commentò
la bambina con aria furba. --Torno subito!--
E
filò via. Ma fu di parola e ricomparve
pochi attimi dopo, portando un bel bicchiere in vetro e un piattino sul
quale
toreggiava una fetta di torta ricoperta di cioccolato e panna montata.
--Ecco. Ti
serve altro?--
--Veramente...
sì.-- ammise la giovane.
--Avrei bisogno di vedere Ryan Shirogane.--
Paddy
esitò, presa un po’ in
contropiede.
--Er...
temo che sia occupato al
momento...-- balbettò.
--Non
importa, posso aspettare.--
--Solo che
non so quanto ci vorrà...
magari è meglio se ripassi...--
--No, lo
aspetto.-- ribadì la ragazza.
E
aspettò davvero.
Mentre il
locale si riempiva e si
svuotava, lei se ne rimase tranquillamente seduta a leggere. Ogni tanto
beveva
un sorso di latte o prendeva un morso di torta, ma per il resto non si
mosse.
Se non per giochicchiare distrattamente con il rotondo medaglione
d’oro che
portava al collo.
Dopo un
po’, incuriosita, Mina decise di
prendersi una pausa per bersi il solito thè, ma decise di
andare a sedersi al
tavolo di quella cliente così ostinata.
--Posso?--
chiese con educazione.
Lei,
altrettanto rispettosamente, chiuse
il libro facendo un’orecchietta alla pagina. --Certo.--
--Vorresti
una tazza di thè? Questo è
buonissimo, importato dall’Inghilterra!-- si vantò
ancora la MewMew.
--Oh, no
grazie, per ora il latte mi
basta.--
--Oh, ma
che sbadata. Non ci siamo
ancora presentate! Io sono Mina.-- E tese la mano.
--Iris.--
disse la ragazza,
stringendola. --Mi chiamo Iris.--
--Dunque...--
continuò l’altra, --Come
mai vuoi parlare con Ryan?--
--Devo
dargli dei documenti per conto di
una persona, e poi ho una proposta da fargli.--
--Posso
azzardarmi a chiedere che tipo
di proposta sarebbe?--
Iris
sorrise a mo’ di scusa. --Peferirei
non dare anticipazioni. È scortese parlarne a qualcuno che
non sia il diretto
interessato, o almeno, non la prima volta.--
Mina,
feratissima in materia di bon-ton,
scrollò appena le spalle e continuò il suo
interrogatorio.
--Quindi,
dov’è che vai a scuola? La tua
divisa mi sembra una cosuccia di classe...-- commentò,
squadrando la corta
minigonna nera, la leggera camicetta a maniche corte e gli alti stivali
alti in
vernice.
--In
effetti... vado alla Majesty High
School.--
--Non
intenderai mica quella
lussuosissima scuola vicino al parco?--
--Non
è così vicina al parco, è
più su
Liberty Street. Comunque hai indovinato.--
--E abiti
li vicino?--
--Sì,
in quella stessa via, in
effetti.--
--Villa
terribilmente chic?--
--No,
appartamento molto lussuoso con
terrazza.--
--Che
bello che deve essere...-- commentò
Mina. --Io ogni tanto mi sento un po’ sola nella mia enorme
villetta fuori
città...--
--Puoi
venire a trovarmi quando vuoi.--
le assicurò Iris. --Io ho un sacco di spazio, forse anche
troppo.--
La MewMew
si era terribilmente
interessata a quella storia, ma un velo di dolore nel fondo degli occhi
della
ragazza la spinse a fermarsi. In quel momento, Mark la
richiamò.
--Pausa
finita! Vieni a dare una mano
per favore!--
--Arrivo!
Ora scusami, ma devo andare.--
aggiunse congedandosi dalla sua nuova amica con un breve inchino. Poi
scappò
via senza aspettare risposta ma udì comunque il cortese
“ciao” che quella le
rivolse.
*****
Dopo Mina,
fu il turno di Strawberry.
Anche lei era essenzialmente curiosa...
--Ciao!--
la salutò Iris cortesemente.
--Ciao!!!--
rispose la MewMew, sollevata
ed entusiasta di un’approccio così amichevole.
--Immagino
che Mina vi abbia raccontato
quelle poche cose che le ho detto di me...-- continuò
l’altra con espressione
furba.
Strawberry
arrossì un poco. --In
effetti... hai indovinato. Ma non sei arrabbiata, vero?--
--No,
niente affatto! Anzi, sono
contenta di destare tanto interesse...--
--Sul
serio???--
Iris rise
con leggerezza sfoderando dei
denti candidi, dai canini lievemente appuntiti.
--Certo!--
assicurò. --Se vogliamo
diventare amiche, tanto vale interessarci le une all’altra!--
Amiche…
I ricordi
invasero la mente della
MewMew. Ricordi di Mimi e Megan, quelle due ragazze che erano a scuola
con lei,
ricordi di tutti quei pomeriggi passati a fare shopping insieme. Ma poi
la sua
vita era cambiata, lei era diventata Mewberry, e non aveva
più aveva avuto
tempo per vederle fuori da scuola. Certo erano ancora amiche, ma in
modo
diverso; poteva stare con Mark solo perché lui conosceva
quella realtà, ne
aveva fatto parte, ma nessun altro doveva sapere. Inutile andare a
crearsi
tante illusioni. Non poteva essere amica di quella ragazza, non nel
reale senso
della parola.
Tuttavia
non disse niente, limitandosi a
sorridere.
Iris
dissimulò il nervosismo alzandosi
in piedi.
--Te ne
vai di già?-- chiese Strawberry,
un po’ sollevata. Però infondo le dispiaceva:
sentiva un certo feeling con
quella ragazza, nonostante fossero così diverse. Sentiva che
erano legate da
qualcosa in comune, qualcosa di misterioso e anche un po’
inquietante...
--No, non
sto andando.-- disse Iris,
scuotendola ancora una volta. --Volevo solo sgranchirmi le gambe.--
La ragazza
si stiracchiò tendendo tutti
i muscoli che poteva.
La MewMew
ne invidiò la grazia e la
scioltezza, ma più di ogni altra cosa la colpì
accorgersi che i suoi passi non
si sentivano: erano così lievi da risultare impercettibili.
Prima che potesse
chiedere qualunque cosa, Mark la richiamò.
--Ora di
tornare a lavoro, piccola!--
Mentre la
MewMew si avviava ai tavoli,
Paddy le si avvicinò e le sussurrò: --Ti do io il
cambio.--
Strawberry
guardò il luminoso sorriso
della bambina slittare da lei a Iris.
--Ciao!
Che bello rivederti,
piccolina.--
--Ciao
Iris! Vuoi un altro dolce?--
La ragazza
rise, trascinando con sé
anche la bambina.
--Guarda
che non sono così
golosa...--
--IO
invece sono molto curiosa...--
commentò la bambina. --Puoi sopportare un secondo
interrogatorio???--
--Certo.--
--Come mai
hai una spalla bendata?--
“Come
ho fatto a non accorgermene
prima?” si chiese Paddy. In effetti, la fasciatura era
piuttosto evidente,
anche sotto il velo leggero della camicetta. Era esattamente sulla
spalla
sinistra.
La ragazza
vi pose distrattamente la
mano.
--È
una cicatrice a cui sono molto
affezionata. Ma devo tenerla bendata--
--Come ci
si può affezionare ad una
cicatrice?--
--Si
può, piccola Paddy. Scommetto che
anche il tuo corpo porta un segno a cui tieni...--
La bambina
ci pensò su. --No, non ho
tatuaggi!--
Iris
scoppiò a ridere di gusto, quasi
fino a soffocare. E forse sarebbe soffocata davvero, se Lory non avesse
avuto
la prontezza di portarle un bicchiere d’acqua.
--Grazie.--
esalò la ragazza restituendo
il calice.
--Ma che
ho detto di così
divertente???-- chiese la bambina con un po’ di incertezza.
--Niente
di che, in effetti.-- confidò
la ragazza. --Almeno per chiunque altro...--
--Sei
sicura che sia tutto a posto?-- le
chiese Lory, una nota di preoccupazione nella voce.
--Grazie,
sto benissimo adesso.--
assicurò lei. Per dissimulare il nervosismo portatole da
tutte quelle
attenzioni si mise a giochicchiare con il medaglione tondo che portava
al
collo.
--Posso
vederlo più da vicino?-- chiese
Paddy, improvvisamente interessata al pendente.
--Certo.--
acconsentì Iris, sporgendosi
in avanti per permetterle di toccarlo.
Come la
pelle della bambina entrò in
contatto con l’oro del pendaglio, il marchio sulla sua fronte
iniziò a
brillare. Lory fu veloce ad allontanarla prima che la luce si facesse
più
intensa. La prese per le spalle e la tirò indietro, per poi
esibire un sorriso
imbarazzato alla giovane. Per fortuna Pam arrivò in tempo a
toglierla
dall’impiccio.
--Lory!
Strawberry e Mina hanno bisogno
di aiuto. Fareste meglio ad andare, la vostra pausa è
finita. Intratterrò io la
nostra cliente.--
Le due
MewMew filarono senza farselo
ripetere, mentre Pam si sedette al tavolo, esattamente di fronte a
Iris. Quella
sorrise con gentilezza, e lei replicò con garbo.
--Dunque
non te ne andrai finchè non
avrai visto Ryan?--
--Esattamente.--
confermò Iris.
--È
quasi ora di pranzo...-- continuò la
MewMew accigliandosi leggermente. Ryan era occupato, e lei non
sopportava che
una ragazzina potesse mandare all’aria il suo lavoro solo per
testardaggine.
--Non è meglio se vai a casa? Qui non serviamo pasti.--
--Mi
farò bastare delle fragole con la
panna montata.--
--Perché
semplicemente non ripassi? Oggi
pomeriggio magari, oppure domani.--
--No, non
posso. Ho bisogno di vederlo
adesso, al più presto possibile.--
Pam la
fissò dritto negli occhi.
Le iridi
erano di un blu zaffiro intenso
e profondo, elettrico. Un colore vivo, brillante, la
tonalità della notte, ma
più chiaro. Blu puro.
Era seria.
E non se ne sarebbe andata
senza ottenere quello che voleva, a costo di lottare.
--Bene.--
decise Pam alzandosi. --Ti
vado a prendere le fragole e poi scenderò a chiamare Ryan.--
Iris
le dedicò un sorriso sincero e
riconoscente. --Grazie. Grazie di cuore.--
*****
Ryan era
al computer nel laboratorio, ad
analizzare incessantemente i dati raccolti su quei messaggi in codice.
Kyle,
invece, gli stava preparando una buona camomilla per aiutarlo a
calmarsi.
--Dannazione!!!--
urlò all’improvviso il
ragazzo biondo scaraventando a terra tutti i fogli su cui aveva
trascritto
tutte le possibili traduzioni.
Ogni
foglio, però, era inevitabilmente
segnato da una grossa x, che si estendeva a tutta la pagina. Il lavoro
inutile
di quell’ultima, infinita settimana ora se ne stava sparso
sul pavimento.
--Non puoi
andare avanti così, Ryan.--
lo rimbeccò affettuosamente l’amico. --Ormai sono
giorni che non ti stacchi da
quel computer e vai avanti a caffè e panini. Stacca,
riposati almeno per
un’oretta.--
--No. Non
posso fermarmi. Devo
assolutamente decifrare questo codice. Potrebbe contenere informazioni
fondamentali. Non posso concedermi alcun riposo.--
Kyle
sospirò. Non che sperasse sul serio
di convincerlo, ma credeva fermamente in quello che gli aveva detto.
“A
tutti serve una pausa, ogni tanto.”
pensò.
In quel
momento qualcuno bussò alla
porta.
--Avanti!--
Pam
spalancò i battenti e avanzò di
qualche passo. --Ryan, c’è una ragazza di sopra
che vuole assolutamente
vederti.--
--Dille di
ripassare.-- ribattè
lui scocciato.
--Guarda
che quella non se ne va. Dice
che ti deve dare una cosa e che ha una proposta da farti.--
insistè la MewMew.
--Coraggio! Vieni di sopra, vedi cosa vuole, la mandi via e te na torni
quaggiù
ad annaspare tra i simboli.--
Il ragazzo
le lanciò un’occhiataccia, ma
decise di non ribattere.
--D’accordo.--
acconsentì infine. --Ma
se ci mette più di cinque la mando fuori a calci.--
Pam
sogghingò, poi lo guidò tra i
corridoi del sotterraneo fino alla sala principale.
Ryan non
ebbe bisogno di chiedere quale
ragazza fosse: era rimasta solo lei, mentre applaudiva alle acrobazie
di Paddy.
Come lo vide, si alzò in piedi con grazia e lo raggiunse a
passi veloci e
leggeri.
--Sono
Iris.-- si presentò. --Ryan,
suppongo.--
Il giovane
annuì. --Mi hanno detto che
hai una proposta da farmi.--
--Infatti.--
ammise lei. --Ma prima devo
darti dei documenti.-- E trasse fuori dalla sua cartelletta una busta
ancora
sigillata. --Questi ti saranno utilissimi, ne sono sicura.--
--E la
richiesta?--
--Mi serve
un lavoro.--
--Conosco
un buon ristorante dove
cercano una cameriera... ti posso dare una racc_--
--Voglio
lavorare qui.-- lo interruppe
la giovane.
L’atmosfera
nella stanza si raggelò.
--Mi
dispiace, non abbiamo bisogno di
nessun altro. Addio.-- tagliò corto Ryan. Non poteva
assolutamente assumerla,
il caffè era una copertura per le MewMew. E la regola
principale era niente
estranei nel progetto.
--Ma...--
--Strawberry!
Accompagna la nostra
cliente alla porta. Oggi pomeriggio chiudiamo.--
--Certo
Ryan. Iris, ti prego di
seguirmi.--
La ragazza
si morse un labbro con
rabbia, ma non disse niente e seguì la MewMew fuori dal
caffè. L’altra si fermò
sulla soglia e la guardò negli occhi.
--Mi
dispiace per il comportamento di
Ryan.-- si scusò.
--Comunque
non è colpa tua. È sempre
così.-- aggiunse Mina inserendosi nella conversazione.
Dietro
Strawberry c’erano anche le altre
quattro.
--Non
importa. Il tempo rimetterà a
posto le cose.-- disse Iris con un mezzo sorriso scrollando le spalle.
--Che vuoi
dire?-- le chiese Pam
insospettitasi. Quella ragazza non la stava raccontando giusta, era
certa che
nascondesse qualcosa!
--Niente.
Dimenticatelo.-- guardò
l’orologio. --Sarà meglio che vada a casa.--
--Arrivederci.--
la salutò Lory.
--Sì,
ciao.-- rincarò Paddy.
--Posso
chiedervi un’ultima cosa?-- le
sorprese Iris.
--Certo.--
risposero le ragazze in coro,
chi informale e chi incerta.
--Quali
sono i vostri animali
preferiti?--
“Come
se avessimo bisogno di riflettere
per questa domanda!” riflettè Straberry prima di
dire: --Gatto selvatico
Iriomote.--
--Lorichetto
blu.-- mormorò Mina.
--Neofocena.--
asserì Lory.
--Scimmia
leonina.-- sorrise Paddy.
--Lupo
grigio.-- rispose Pam affilando
lo sguardo.
Iris
sorrise. --A presto. Ragazze
MewMew.--
E se ne
andò, leggera come era venuta.
Per
un’attimo, le ragazze sentirono una
fitta dolorosa, come se quella separazione fosse una cosa sbagliata. Ma
la
sensazione passò, e si decsero a rientrare.
--Mi
chiedo chi fosse in realtà.--
commentò Pam sopra il rumore dei battenti che si
richiudevano, pensierosa.
--Che cosa
vuoi dire?-- chiese Mark, che
le aveva appena raggiunte.
--Beh,
tanto per cominciare, i suoi
occhi. Non sono normali, un colore così non può
esistere. È troppo limpido.--
--E poi
non avete notato la sua collana?
Come Paddy l’ha toccata, ha cominciato a brillare.-- aggiunse
Lory timidamente
con apprensione.
--E avete
visto come si muove?-- fece
notare Strawberry. --È impercettibile, leggerissima.--
--Che dire
allora di quello che a
chiesto a Ryan? Una ragazza che vive in Liberty Street non ha bisogno
di un
lavoro.-- puntualizzò Mina, cominciando a seguire il filo di
sospetti delle
compagne.
--E il suo
saluto di poco fa e quella
domanda strana!-- esclamò Paddy. --Credete che fossero solo
una curiosità e
perché lavoriamo qui, o che abbia intuito qualcosa?--
Le MewMew
si guardarono, preoccupazione
e sospetto dipinte sul viso di tutte.
--Forse
dovremmo chiedere a Ryan di
mostrarci il contenuto di quella busta.-- propose Mark.
--No, non
ora.-- lo fermò Pam. --Sai
quanto è occupato con quel codice. Aspettiamo che lo
decifri.--
Le
altre annuirono.
*****
--Allora?
Chi era?-- chiese Kyle non
appena Ryan fece il suo ingresso nel sotterraneo.
--Solo una
scocciatrice. Voleva un
lavoro.-- ribattè il biondino irritato. Ma perché
le perditempo dovevano
arrivare sempre nei giorni sbagliati?
--E quella
cosa che doveva darti?--
Ryan gli
lanciò la busta. --Puoi
controllarla tu per favore? Io sono occupato col computer.--
--Certo.--
assicurò il moro
accondiscendente. Non approvava l’atteggiamento
dell’amico, però sapeva anche
che, primo, lui era fatto così, e secondo erano giorni che
non si prendeva una
pausa. Un po’ di scortesia la poteva sopportare.
Passarono
alcuni minuti, poi Kyle emise
un mugolio strozzato e si bloccò. La tazza dalla quale stava
sorseggiando la
camomilla gli cadde di mano, infrangendosi in mille pezzi.
--Che cosa
succede?-- chiese l’americano
preoccupandosi: Kyle non aveva mai, mai, rotto una tazza in vita sua!
--Ryan...
qui dentro c’è la decifrazione
di un codice alfabetico... un codice che somiglia molto a quello dei
messaggi
che abbiamo ricevuto.-- articolò il moro ancora incerto se
essere più
compiaciuto, inquieto o shockato.
Il biondo
si alzò di scatto, rovesciando
la sedia. Prese i fogli con foga e li guardò attentamente
per un istante. Poi
gettò indietro la testa e esalò un sospiro.
--È lo stesso linguaggio.--
Si
precipitò al computer e aprì i file
contenenti i messaggi. Ora cominciava a intravederci un disegno, una
logica
nascosta che prima non aveva colto.
--Certo...
ma certo!!!!--
Stampò
le pagine con la traduzione lampo
che aveva fatto e scattò a correre.
--Sbrigati,
Kyle.-- Gridò euforico e
terrorizzato dalla scoperta. --Non abbiamo tempo, dobbiamo muoverci
all’istante!--
--Ma che
succede? Che c’è scritto?-- gli
gridò l’altro affiancandolo, stavolta preoccupato
dalla nota di panico che
aveva percepito nella voce dell’amico.
--Niente
di buono, purtroppo.--
I due
amici salirono le scale a rotta di
collo e si fermarono davanti solo davanti alle MewMew.
--Ryan!--
esclamò Strawberry. --È
successo qualcosa?--
Il
ragazzò ansimò per riprendere fiato,
drizzò la schiena e disse, con tono grave: --Ragazze... ho
decifrato il codice.
È un messaggio... da parte degli alieni.--
Lory
sentì le ginocchia cederle. --Gli
alieni?-- balbettò. --Ma non ha senso... cosa vogliono
ancora da noi?--
--Non lo
so.-- ammise Ryan. --Ci danno
appuntamento alla radura nel parco, quella dove c’era uno dei
cieliegi che
avevano attaccato. C’è scritto che vogliono solo
discutere, però io non mi
fiderei. Dobbiamo muoverci subito! L’appuntamento
è per oggi pomeriggio verso
sera, ma sarà meglio andare prima per predisporre i campi
protettivi. Non
voglio che tutti vedano l’atronave, non subito almeno.
Accorrerebbero tutti e
potremmo non riuscire a parlare.--
Tutte
quante assentirono con aria seria.
Tutte, tranne Strawberry, che rimase assente per tutto il tragitto
verso il
luogo dell’appuntamento, intrappolata in un vortice di
pensieri e sentimenti.
Gli alieni
stavano tornando, forse per
combattere. Ma cosa volevano ancora? Avevano già ottenuto il
necessario per
salvare il loro pianeta, quel frammento di AcquaMew per cui tutti loro
avevano
rischiato la vita. Eppure, rieccoli di nuovo. Ci sarebbe stato anche lui
con loro? Quel volto riempì i pensieri della ragazza, al
centro di quel tornado
impazzito di pensieri.
“E
adesso?” si chiese.
Arrivarono
alla radura. Era molto più
grande di quanto si ricordasse.
“E
adesso?”
Ryan e
Kyle si misero subito all’opera
per piazzare gli scudi e i campi di forza.
“E
adesso?”
Le altre
ragazze e Mark si misero a
perlustrare la radura, per assicurarsi che non ci fossero trappole.
“E
adesso?”
Lei si
appoggiò al tronco del ciliegio,
lasciandosi scivolare contro la corteccia finchè non si
ritrovò seduta.
“E
adesso?”
“E
adesso, non si può fare altro che
aspettare.” Rispose un altro pensiero.
*****
L’attesa,
come aveva previsto Ryan, non
fu poi così lunga.
Verso il
crepuscolo il cielo cominciò ad
annuvolarsi di pesanti nubi, ma né tuoni né lampi
né pioggia fecero la loro
comparsa. Fu solo grazie alla sua vista potenziata dal potere MewMew
che Pam la
vide: un’astronave nera, che si confondeva con le nuvole
dietro di sé, stava
atterrando lentamente, dirigendosi proprio verso la radura. La giovane
corse a
ripararsi sotto il ciliegio con gli altri e lanciò uno
sguardo preoccupato a
Strawberry.
La ragazza
se ne stava accasciata a
terra, la schiena e la testa appoggiate al tronco, lo sguardo assente e
perso
nel vuoto. “Chissà a cosa sta pensando.”
Non ci fu
il tempo materiale perché la
MewMew potesse formulare una risposta: l’ordine di Ryan
spezzò quel momento
teso e nervoso.
--Trasformatevi.--
disse con voce
piatta.
La voce
del ragazzo ebbe il potere di
scuotere Strawberry dal suo stato di shok. La leader si alzò
e parlò per prima,
seguita poi da tutte le altre.
--Mewberry...--
--Mewmina...--
--Mewlory...--
--Mewpaddy...--
--Mewpam...--
--...METAMORFOSI!!!--
Ci fu una
luce abbagliante, tanto che
annullò nel suo splendore tutti contorni della radura.
Quando la luce si
spense, nello spiazzo c’erano le cinque MewMew. E
un’astronave nera, finalmente
atterrata.
Il
portellone d’ingresso si aprì con un
sibilo sordo e sulla soglia comparvero tre figure: quella a destra era
la più
alta, mentre al suo fianco se ne stava una piuttosto minuta. Al centro,
invece,
qualche passo più avanti, se ne stava un giovane slanciato,
che si mise a
camminare lungo la passerella che lo avrebbe condotto al cospetto delle
ragazze. Aveva i capelli molto scuri, su una tonalità di
verde, solcati da
riflessi color smeraldo. La pelle era piùttosto pallida, il
fisico snello, i
miscoli asciutti. I linaementi erano sottili e affilati. Addosso, una
casacca
che lasciava gli addominali scoperti e un paio di pantaloncini
piuttosto corti
e dalla forma a palloncino da cui partivano due lacci di fine stoffa
nera che
gli fluttuavano intorno. La sua bocca si curvò in un
sorrisetto ambiguo,
scoprendo un paio di canini piuttosto appuntiti. Gli occhi finalmente
si
sollevarono fissandosi sulla leader delle MewMew. Quegli occhi color
ambra, uno
sguardo d’oro fuso e brillante.
--Kish...--
ANGOLETTO!
beh, che ne pensate di questo
chappy??? è un po'
lungo, lo so... spero comunque vi piaccia!!!
un bacio!
Clarisse
|
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Capitolo 3 *** Una nuova guerra ***
Ciao! Scusatemi, sono
consapevole di essere
leggermente in ritardo rispetto alla velocità con cui
aggiorno di solito… ma
sono in vacanza! è_é!!! Comunque, adesso rispondo
alle recensioni!
Mommika: sono contenta che la FF ti
piaccia! Questo capitolo dovrebbe
prenderti molto, abbiamo le scene di battaglia…
*ç*. Effettivamente c’è una
PamxRyan, ma verrà fuori alla fine.
Danya91:
grazie mille per i complimenti! Mi hai fatto sentire talmente
apprezzata che sto andando subito a scrivere il prossimo capitolo,
così non vi
faccio aspettare tanto!!! Kish emoziona anche me... scusa per la
scrittura,
adesso ho cambiato carattere!
Gente, non so come rigraziarvi
per i commenti…
mi date una spinta enorme! Ora vi lascio al capitolo, mi raccomando
recensite!!!
Una
nuova guerra
Kish
rimase immobile.
Il
suo sguardo d’ambra sfiorò ognuna della
MewMew, lentamente. Con altrettanta calma, le sue labbra si distero in
un
sorriso sincero e i suoi occhi baluginarono d’oro.
--Così
ci incontriamo di nuovo. Che piacere
rivedervi, ragazze.--
La
sua voce si sparse nell’aria come profumo.
Era dolce e morbida, onesta. Il ragazzo era davvero contento di essere
tornato
e non sembrava avere alcuna intenzione ostile.
Il
clima si scaldò, rilassandosi notevolmente,
tanto che Paddy si permise di spezzare la rigidità dello
schieramento.
--Tart!!!--
trillò al culmine della felicità
mettendosi a saltellare verso il piccolo alieno fino a saltargli al
collo.
Tart
provò a divincolarsi dalla stretta ma non
lo fece con poi troppa convinzione. In ogni caso, la bambina lo
lasciò andare e
gli schioccò un rapido bacio sulla guancia prima di tornare
dalle sue compagne.
Quello, ovviamente, arrossì e reagì alle risate
del fratello con un gesto di
stizza.
Kish
sorrise con scherno, poi tornò a rivolgersi
alle MewMew. Fece ancora qualche passo verso le ragazze, poi si
inginocchiò di
fronte a loro.
--Angeli
protettori della Terra.-- cominciò.
Ryan
non potè trattenere un’esclamazione
preoccupata: tutta quella formalità poteva significare solo
una cosa: guai,
guai davvero seri.
L’alieno
lo ignorò e proseguì. --Abbiamo bisogno
del vostro aiuto. Il nostro pianeta d’origine è
appena stato il teatro di una
catastrofe: una guerra. Dopo il suo risveglio tramite
l’AcquaMew che abbiamo
portato, si è diffusa la notizia della distruzione di
Profondo Blu. Subito sono
cominciate le lotte per il comando dei vari clan. La cosa in
sé non è
catastrofica, se non fosse che noi combattiamo le nostre battaglie con
armi
tecnologicamente avanzate, e soprattutto con l’aiuto dei
Chimeri. Quando i capi
clan furono scelti, eravamo sull’orlo di una crisi, ma una
volta instauratasi
una pace fatta di alleanze ci siamo tutti adoperati per rimediare ai
danni al
meglio possibile, e i risultati si sono rivelati più che
soddisfacenti. Purtroppo,
però, la nostra gente ha un’indole guerriera, e
presto le battaglie sono
ricominciate. Dovete sapere che noi abbiamo delle specie di regole da
osservare
durante combattimenti come questi, e una di esse implica di stare
attenti
nell’includere Chimeri tra le truppe: non è
possibile dimenticare che queste
creature sono fatte per distruggere la vita ed è fin troppo
facile perderne il
controllo. Eppure, è accaduto. Uno dei capi è
stato così cieco e assetato di
potere e conquiste che ha creato un intero esercito di Chimeri. Come
strategia,
si è dimostrata vincente: i suoi attacchi conseguivano solo
immaccolate vittorie
e il numero delle perdite era insignificante sia dal punto di vista
numerico
che da quello pratico; i Chimeri infatti erano solo momentaneamete
divisi tra
vittima e Para-para, e non era difficile crearne un altro. Poi, un
giorno
accadde. Durante ina battaglia c’è stata
un’esplosione fortissima e il
capo-clan perse il controllo del suo esercito. Le centinaia di Chimeri
si
scatenarono, seminando morte e distruzione su enrambi i fronti. Per
lungo tempo
hanno infierito sulla nostra terra, e solo pochi giorni fa siamo
riusciti a
eliminarli tutti definitivamente. Ma la situazione è
drammatica: ogni fonte
facilmente raggiungibile è stata prosciugata o avvelenata,
il suolo è stato
inquinato e il raccolto non è più come prima. Tra
pochi anni, comincerà il
declino definitivo e cominceremo a morire. Vi preghiamo dunque prima di
ritrovarci a fronteggiare l’imminenza di questa
possibilità. Ci serve
l’AcquaMew, e neppure troppa. La Terra ne è gonfia
grazie alla magia
sprigionata dal cristallo originario. Ve ne chiediamo solo un
po’, a
sufficienza per salvarci. Dopodichè ce ne andremo, con la
speranza che niente
di tutto questo riaccada.--
Kish
riabbassò la testa e i suoi due fratelli si
inginocchiarono accanto a lui.
--Vi
preghiamo.--
Le
MewMew guardarono Ryan. Dato che loro non
conoscevano i dettagli scientifici degli avvenimenti accaduti un anno
prima
dovevano lasciare che fosse lui a decidere.
Il
giovane abbassò il capo.
--No.--
Nessuno
si mosse, ma la tensione nell’atmosfera
crebbe fino a livelli quasi palpabili.
--La
Terra non può permettersi questa perdita.
Non c’è AcquaMew nei pressi della superficie e
mettersi a scavare per trovare
le fonti spezzerebbe equilibri fondamentali. Non possiamo.--
--Vi
prego.-- implorò ancora l’alieno dagli
occhi dorati.
Ryan
scosse la testa con decisione. --Non
possiamo mettere così a rischio il nostro mondo. Mi
dispiace. Ma vi aiuteremo
a trovare un altro modo.--
A
quelle parole, Pai si alzò.
--Abbiamo
fatto a modo tuo, Kish.-- dichiarò al
fratello. --Temo che sia ora di attuare il piano B, come avremmo dovuto
fare
fin dal principio.--
--Era
giusto tentare.-- ribadì il giovane a
denti stretti.
L’altro
gli lanciò un’occhiata di puro disgusto.
--Comunque ora non importa più.--
--Pai
ha ragione.-- concordò Tart, passandosi il
dorso della mano sulla guancia, nel punto in cui Paddy
l’aveva baciato. --Non
possiamo perdere altro tempo. Sai quanto la situazione sia instabile.--
Kish
annuì.
--Mi
dispiace.-- mormorò rivolto a Mewberry, la
frangetta calata a celargli il volto. --Dato che non volete aiutarci,
saremo
costretti a cavarlcela da soli.--
I
suoi occhi d’oro si aprirono di scatto,
trasfigurati. Il loro color ambra si era acceso di una luce maligna, le
pupille
erano diventate strette e verticali, feline.
Ci
fu un’esplosione e un vortice dimensionale si
spalancò davanti a loro. Da esso uscirono sei Chimeri.
--Setacciate
la città!-- ordinò Pai alle
creature. --Trovate l’AcquaMew!--
In
quel preciso momento, Ryan e Kyle scattarono,
coordiandosi con lo sguardo. Saltarono ai margini della radura e
attivarono
alcuni congegni nascosti tramite dei telecomandi. Una bolla protettiva
circondò
l’intero spiazzo, comprendendo anche alcune cime degli
alberi. I Chimeri si
scagliarono pesantemente contro la barriera, ma quella resse.
--MewMew!--
gridò Ryan assumendo il controllo
della situazione. --In azione!--
Le
ragazze scattarono.
--Mewpam!--
chiamò Mewberry. --Tu e Mark aiutate
Ryan e Kyle a proteggere i congegni che creano al barriera. Io,
Mewlory,
Mewmina e Mewpaddy penseremo ai Chimeri.--
--Bene!--
acconsentirono le altre in coro.
Mewmina
spiccò un balzo e rimase fluttuante a
mezz’aria.
--Cuore
di Mina!-- evocò, e subito una balestra
apparve tra le sue mani. --Fiocco d’azione!--
Il
dardo di luce partì ma non riuscì neppure a
scalfire minimamente il bersaglio.
--Dannazione,
le nostre armi non sono abbastanza
potenti!-- imprecò la MewMew. Adesso i guai erano molto
seri...
--Coraggio
ragazze!-- incitò Mewberry dando
retta al suo immancabile ottimismo. --Dobbiamo attaccare tutte insieme!
Fiocco
del cuore!--
--Fiocco
di Paddy!--
--Fiocco
di Lory!--
--Al
tre! Dai che ce la facciamo! Uno... due...
tre!!!--
--Fiocco
d’azione!--
--Fiocco
immobilizza!--
--Fiocco
d’acqua!--
--Fiocco
di luce, massimo splendore!--
I
quattro attacchi, perfettamente combinati,
riuscirono dove uno solo aveva fallito. E il primo Chimero si dissolse
nell’aria, il cui Para-para venne prontamente catturato da
Masha. Gli altri
cinque mostri si volsero verso le loro avversarie.
--Dobbiamo
tenerle separate!!!-- sbraitò Pai,
dirigendosi in volo contro Mewlory, brandendo il ventaglio e
preparandosi ad
attaccare con un fulmine. La ragazza saltò agilmente da un
lato e l’alieno ne
approfittò per allontanarla dalle compagne.
Tart
agì alla stessa maniera. Attaccò Mewpaddy
usando le sue bolas e riuscì a isolarla.
Kish,
invece, si fece da parte e comiciò a
cercare i congegni. Ogni volta che ne individuava uno, lo distruggeva
con un
fendente dei suoi Sai, indebolendo la barriera.
--Mewmina!--
chiamò Mewberry tremando. --Vola
qui intorno e tieni impegnati i Chimeri a distanza! Io fermo Kish!--
--Bene,
ma non metterci troppo! Sono sicura che
basterebbero il Fiocco di Luce e il Fiocco d’acqua per
sconfiggere questi cosi!
Se riesci a sbrigarti posso attaccare Pai e liberare Mewlory!--
--Ci
provo!--
La
leader delle MewMew brandì il fiocco del
cuore e lo lanciò come un boomerang, ma l’alieno
si scansò appena in tempo,
teletrasportandosi dietro di lei.
--Ciao
micetta!-- mormorò, accompagnado alle
parole un fendente. --È un po’ che non ci vediamo,
vero? Ti sono mancato?--
--A
essere sincera, Kish... per niente! Non mi è
mai piaciuto avere più di un’ombra!-- rispose
evitando l’attacco e parandone un
altro.
“Ma
perché sono tornati proprio quando stava
andando tutto liscio?” si chiese cacciando indietro lacrime
di esasperazione.
L’alieno
le sorrise con cattiveria, dirignando i
denti. --Ottimo! Perché anche io sono guarito
dall’ossessione! E dire che
temevo che rivederti mi avrebbe fatto del male!! È bello
sapere di poterti
combattere!--
Attaccò
ancora. Il duello procedeva a ritmo
serrato, e la MewMew poteva solo permettersi di concentrarsi sui rumori
che la
circondavano: lo schiocco della frusta, il sibilo dei dardi, il
crepitio delle
saette, il mormorio dell’acqua, il battere ritmico delle
bolas.
Si
concentrò su Mark. Sapeva che in quel momento
stava combattendo anche lui e sebbene non potesse più
traformarsi nel Cavaliere
Blu utilizzava ancora la sua spada magica, la Lama della Cometa
Azzurra. L’arma
sibilava quando il ragazzo fendeva l’aria deviando gli
attacchi che occasionalmente
gli alieni gli scagliavano contro, nella speranza di raggiungere i due
congegni
principali, quelli protetti da i corpi di Ryan e Kyle.
Qualcuno
gemette. Fu un suono soffocato, che
indicava una ferita superficiale, ma bastò a farle perdere
la concentrazione.
Kish ne approfittò spingendola a terra e subito un Chimero
vegetale evocato da
Tart la immobilizzò al suolo. L’alieno
fluttuò verso di lei, torreggiando
contro la luce del sole morente.
Improvvisamente
le fronde stormirono senza che
il vento si fosse alzato. Mewberry sbattè le palpebre e
sentì un gemito seguito
da un tonfo. Quando riaprì gli occhi Kish non era
più davanti a lei. Era come
sparito.
--Mewberry,
dannazione! Muoviti!-- le gridò una
voce dal folto dei cespugli accanto a lei.
La
ragazza accantonò le domande che le stavano
invadendo la mente per mantenere la concentrazione e tentò
di divincolarsi, ma
le liane ressero.
--Ferma!--
le intimò Mewmina, rilasciando un
fiocco d’azione che recise i legacci vegetali con precisione
millimetrica. Un
secondo dardo seguì il precedente, diretto alla schiena di
Pai. L’alieno evitò
il colpo, e Mewlory riuscì a liberarsi del suo avversario
per correre in
soccorso della compagna.
--Adesso!!!--
gridarono le due, e colpirono
assieme con violenza, con speranza, con disperazione.
Come
aveva predetto Mewmina, il loro attacco
combinato bastò. In men che non si dica, restava solo un
Chimero.
Un
lamento seguì un’esplosione, distogliendole
dal loro obiettivo. Una ragazza dai lunghi capelli castano scuro venne
scaraventata
fuori dai cespugli e sbattè violentemente contro il tronco
del ciliegio.
--Iris!!!--
strillò Ryan, preoccupato e
sorpreso. Che cavolo ci faceva lì quella seccatrice?
In
quel momento, anche Kish riemerse, si
avvicinò alla fanciulla e le strinse la gola.
--Come
hai osato!-- gridò tremante di rabbia,
gli occhi d’oro accesi dalla furia. --Come hai osato metterti
in mezzo,
maledetta umana!--
La
mano libera strinse la presa su uno dei Sai.
Improvvisamente,
anche gli occhi della ragazza
si illuminarono, mentre il medaglione attorno al suo collo
iniziò a vibrare.
--Umana a ME?--
Tirò
un calcio preciso e colpì un pieno l’addome
dell’alieno, costringendolo a lasciare la presa. Furiosa, si
strappò le bende
dalla spalla. Sopra di essa, luccicava un piccolo segno impresso nella
carne;
sembrava un graffio dato da tre artigli, quello centrale appena
più lungo. Un
simbolo piccolo, troppo insignificante per necessitare di una
fasciatura
perene. Riluceva di una pallida luce azzurrina.
“Non
sarà che...” riflettè Ryan cominciando
a
mettere insieme i pezzi del puzzle. Il suo interesse per le ragazze. Il
fatto
che fosse in possesso di un codice alieno. Quella cicatrice. La
richiesta di
lavorare al caffè.
--Mewiris...
METAMORFOSI!--
Una
luce argentea inondò la radura, nient’altro
che un cono di luce. Al centro di esso, Iris aprì i luminosi
occhi blu e lasciò
fluttuare le braccia. Il medaglione scintillò e una spirale
d’argento le si
avvolse intorno a partire dalla testa. Al suo passaggio, lasciava abiti
differenti. I capelli divennero fluenti e neri, raccolti in una
complicata
acconciatura che glieli legava dietro il collo per poi lasciarli
fluttuare
sulla schiena. Le spalle rimasero scoperte, mentre sul petto le si
allacciava
un corpetto color bianco argento, dai nastri blu. Sulle braccia
apparvero dei
morbidi, vaporosi polsini dello stesso colore, sempre bordati di blu,
mentre
gli avambracci vennero protetti da soffici manicotti. Una gonnellina
soffice
che terminava alle coscie le cinse la vita, mentre sulla gamba appariva
una
fascietta. Gli stivali neri della divisa scolastica mutarono in un bel
paio di
stivaletti bianco-argento, senza tacco. Spuntarono anche un piccolo
paio di
orecchie tonde e una lunga coda, bianche ma striate di nero. Infine,
attorno al
suo collo, si allacciò il medagline che la ragazza indossava
sempre. Al
contatto dell’oro con la pelle, il simbolo sulla sua spalla
cominciò ad emanare
una lieve luminescienza. Mewiris riaprì i grandi occhi blu
cobalto.
Kish
alzò lo sguardo sulla fanciulla che lo
fissava con rabbia. Prima che potesse anche solo pensare a come
reagire, lei
gli si lanciò contro e lo sbattè a terra.
--IO...
NON SONO... UMANA.-- gli sibilò
all’orecchio, poi si rialzò con una capriola e
fronteggiò il Chimero davanti a
sé, che si era innervosito a causa della trasformazione. La
fanciulla stese le
braccia.
--Ventagli
di Iris!-- evocò, e nelle sue mani
aperte si materializzarono due ventagli blu venati d’argento.
Sulle impugnature
spiccava rosa il simbolo delle MewMew.
--Fiocco
di gelo!-- e unì le armi, dalle quali
partì un’ondata color argento, composta da
minuscoli cristalli di ghiaccio.
Come vi entrarono in contatto, dissolsero il mostro.
La
fanciulla volse lo sguardo verso Kish, che
aveva approfittato della sua distrazione per spiccare il volo, tentando
la
fuga.
--Dobbiamo
prenderli!-- esclamò rivolta a quelle
che già da un anno a quella parte aveva considerato le sue
compagne. --O
attaccheranno di nuovo!--
E
balzò, seguita dalle altre.
Mewlory
e Mewmina attaccarono Pai, mentre
Mewpaddy e Mewpam si scontrarono con Tart. Mewberry si diresse contro
Kish, che
stava già combattendo contro Mewiris.
Le
tre battaglie furono feroci.
--Non
possono andarsene finchè la barriera
regge!-- le informò Ryan. --Ma ormai l’effetto
è quasi terminato. Dovete
concludere!--
In
quel momento, Pai abbattè le sue rivali,
mandandole a schiantarsi a terra. Stava per dare il colpo di grazia, ma
Mewberry gli si parò davanti. Lo scontro
ricominciò.
Intanto,
la barriera cominciò ad assottigliarsi.
Mewiris
se ne accorse. “Devo farla finita con
questi giochetti!”
Schivò
un fendente e tentò di colpirlo con il
ventaglio, che ora riluceva, ricoperto da cristalli di ghiaccio.
Kish
balzò all’indietro e incrociò le lame
davanti a sé. La bolla di energia fu enorme, tanto da
scaraventare lontano la
ragazza, con un grido. Prima che il suo corpo potesse toccare terra,
l’alieno
si teletrasportò di fronte a lei e la colpì con
forza, mandandola a sbattere di
nuovo contro il ciliegio. Prima che potesse alzarsi le si
accucciò accanto e la
prese per la gola con una mano. Poi la sollevò senza sforzo:
era molto leggera.
Strinse la presa.
Lei
cercò di dimenarsi, ma ormai non aveva più
forze; il combattimento e quegli ultimi colpi ricevuti
l’avevano portata al
limite. I suoi occhi blu si aprirono, cercando quelli
dell’alieno. Ma in tutto
quell’oro vorticante c’era solo rabbia. Rabbia e
voglia di vendicarsi. Una
paura gelida s’insinuò pericolosamente nel suo
petto.
Portò
le mani al polso del ragazzo, ma la sua
stretta era troppo forte. Il bisogno d’aria le bruciava nei
polmoni.
In
quel momento, la cupola protettiva si
infranse. La presa su suo collo, grazie alla distrazione, si
allentò quanto
bastava per permetterle un respiro, ma subito le dita sistrinsero
intorno alla
sua gola. L’alieno sorrise crudele al gemito di dolore di lei.
--Kish!--
gridò Pai. --Muoviti, dobbiamo
andarcene da qui!--
--Non
ancora.-- rispose lui, stringendo ancora
di più la presa. Poi udì un fruscio e
guardò accanto a sé: le MewMew si stavano
rialzandò.
“Dannazione!”
mollò la ragazza di colpo e
Mewiris si accasciò a terra, riuscendo finalmente a
respirare. Ma aveva la
vista annebbiata e le girava la testa.
--Alla
prossima, piccola.-- sentì una voce dolce
sussurrarle all’orecchio.
Poi
la presenza svanì e lei semplicemente
svenne.
ANGOLETTO!
Allora? Ho
descritto bene la scena di
battaglia??? Insomma, in questo capitolo ne abbiamo avute di
novità! Prima fra
tutti, la nostra misteriosa MewMew… ma per sapere qualcosa
di lei dovrete
aspettare ancora un po’! In compenso, il prossimo capitolo
sarà dedicato a…
KISH!!! Spero apprezzerete *ç*
Recensite, eh!
Un bacio,
Clarisse
|
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Capitolo 4 *** Ritorno alla vita ***
Ritorno
alla vita
Ciao!
Sono contenta che la scena della battaglia non vi abbia
lasciati insoddisfatti! Sapete, sono scene difficili da
descrivere… prima di
lasciarvi al capitolo rispondo alle recensioni!
Mommika:
grazie per i complimenti allo
stile, sono contenta che ti piaccia leggermi! E sono strafelice di
sapere che
mi seguirai fino alla fine (mi raccomando, commenta anche!)!!! Non ti do anticipazioni
sulle altre coppie,
sennò potrei rovinare sorprese per chi magari ancora
brancola nel buio…
Danya91:
Pai arriva in questo
capitolo, ma sarà un personaggio un po’ di sfondo
fino agli ultimi capitoli
dove invece assumerà un ruolo più centrale.
Seguimi però, promesso?
Ora
vi lascio al capitolo, sul mio Kish come promesso!
--Kish, ma che
cavolo ti ha preso?!-- strillò un
Tart isterico non appena furono al sicuro, oltre il passaggio
dimentsionale.
--Stavi cercando di ucciderla?--
Kish non
rispose.
Era ancora
troppo scosso per poter pensare a
qualunque cosa. Si avviò a grandi passi verso la sua camera
anche se udì
comunque l’ultima frase che il fratellino gli urlò
alle spalle, per lui
bruciante come un’accusa. --E dire che eri proprio tu quello
che voleva parlamentare,
senza fare del male a nessuno!--
L’alieno
sbattè con rabbia la porta della sua
stanza e si buttò sul letto, del tutto incapace di reggersi
in piedi. Ma quel
rompiscatole di Tart aveva ragione: era stato lui a insistere per
implorare in
ginocchio le MewMew di aiutarli cercando di evitare lo scontro, anche
se lui
stesso sapeva quante poche probabilità di risoluzione
pacifica ci fossero.
Però...
Era appena
riuscito a intrappolare Mewberry,
senza alcuna intenzione di farle del male. Poi aveva udito come un
fruscio di
foglie smosse, ma non tirava un filo di vento. Prima che riuscisse a
guardarsi
intorno, qualcosa l’aveva colpito e scaraventato a terra,
dietro ad alcuni
cespugli. La botta era stata così forte da intontirlo per un
po’. Aveva pensato
che una delle avversarie l’avesse attaccato. Una voce,
vicina, aveva gridato: --Mewberry,
dannazione! Muoviti!-- Una voce, che apparteneva a qualcuno che
conosceva le
MewMew, ma lui non l’aveva mai udita prima di allora. Il
timbro però gli era
piaciuto: fatto di note argentine e di cristallo, morbide e fragili.
Poi il mal
di testa gli era passato e aveva cominciato a divincolarsi, riuscendo a
sollevare la faccia da terra. Quando aveva riaperto gli occhi si era
ritrovato
davanti una ragazza dal fisico snello e minuto, ma ben proporzionato. I
capelli
erano sciolti, di colore castano scuro, la pelle chiara ma di una bella
tonalità viva. Gli abiti facevano sicuramente parte di una
divisa scolastica.
Anche lei aveva aperto gli occhi, e quando lui vi aveva guardato dentro
gli era
venuto un brivido. Perché un colore del genere non era
normale. Comunque, il fatto
che una terrestre qualunque avesse osato intromettersi
l’aveva mandato su tutte
le furie ed era riuscito a liberarsi di lei, scagliandola lontano con
parecchia
violenza. Aveva recuperato le sue armi e l’aveva raggiunta
sotto il ciliegio.
Allora l’aveva minacciata, ma ancora non aveva intenzione di
farle del male;
solo un graffio, giusto per vendicarsi. E l’aveva chiamata
umana. Aveva visto
quegli occhi sorprendenti accendersi, oltraggiati, e non era riuscito
ad
evitare il calcio che lei gli aveva tirato per liberarsi. Poi la
ragazza si era
trasformata... in una MewMew. E dopo aver sconfitto l’ultimo
Chimero si era
lanciata a duellare con lui. Mewberry li aveva raggiunti, ma era stata
per
poco: Pai aveva messo al tappeto le sue rivali e stava preparando il
colpo di
grazia. --Vai! Qui ci penso io!-- aveva detto allora la fanciulla alla
leader
delle MewMew. Come erano rimasti di nuovo soli, lui l’aveva
di nuovo guardata
negli occhi, ma stavolta i loro sguardi si erano come incatenati.
Spaventato, aveva
dato retta a quella voce urlante che quella scocciatrice doveva morire.
La
sentiva come un pericolo per sé stesso. Certo, anche tutti
quelli che lottavano
contro di lui erano un ostacolo, ma lei sembrava essere su un piano
diverso. E
allora aveva combattuto per uccidere. Il suo potere aveva generato una
sfera di
energia che, all’esplosione, aveva colpito più o
meno tutti, specie il
bersaglio diretto. L’aveva attaccata ancora, mandandola a
sbattere di nuovo
contro il ciliegio. L’aveva raggiunta e le aveva messo una
mano intorno alla
gola, poi l’aveva sollevata, sorprendendosi della sua
leggerezza. Ma non aveva
fatto in tempo a concentrarsi su quel dettaglio, perché
quella sensazione di
pericolo l’aveva investito ancora. Così aveva
intensificato la stretta, soffocandola.
E c’era quasi riuscito. Infine, però, la
realtà l’aveva riportato alla calma e
lui l’aveva lasciata andare per poi fuggire.
“Che
cosa mi è successo?”
Ora che la sua
mente lavorava con lucidità, non
poteva non sorprendersi. Eppure in quel momento, il desiderio di
proteggersi
era sembrato così naturale... ma proteggersi da cosa, poi?
In ogni caso,
voleva scoprire il mistero di
quella ragazza; perché era diversa dalle altre MewMew,
questo era chiaro. Aveva
qualcosa di nuovo nei suoi abiti, e anche durante la trasformazione gli
era
sembrato di vedere qualcosa di particolare, ma oramai la sua mente era
alla
deriva, così si ripromise di indagare. E il sonno lo
rapì definitivamente, un
sonno senza sogni.
Per questo la
mattina dopo si rialzò ben
riposato e stranamente leggero. Sulla Terra era appena
l’alba, ma era certo che
i suoi fratelli fossero già in piedi. Così si
diresse verso la sala centrale a
passo sicuro.
--Buongiorno!--
li salutò con un sorriso.
--Certo che sei
un gran dormiglione!-- esclamò
Tart con il solito
tono giocoso, tenendo
però una nota di cautela nella voce. Che fosse per quello
che era accaduto la
sera prima?
--Russavo?--
--No, grazie al
cielo! Sai che tortura essere
vicino di stanza altrimenti?-- ancora quell’aura di cautela.
Kish gli
tirò un piccolo pugno alla spalla, come
aveva sempre fatto per prenderlo in giro. --E allora di cosa ti
lamenti,
piccolo?--
Qualcosa in quel
gesto dovette sorprendere Tart,
perché comiciò a tossire. Dopo che si fu calmato,
gli ringhiò contro. --Accidenti
a te! Mi hai fatto andare di traverso tutta la colazione!--
Questa volta la
voce era davvero la sua, col
solito tono da bambino dispettoso.
Ovviamente,
l’altro scoppiò a ridere con
naturalezza, ma il fratello lo guardò con
un’espressione a metà tra il sorpreso
e il felice. Persino Pai corrugò la fronte.
--Muovetevi a
mangiare.-- intimò gelido. --Abbiamo
un sacco di cose da analizzare.--
--Agli ordini!--
lo prese in giro Kish,
fregandogli il piatto con una tazza di cereali e una fetta di torta che
quello
si era appena preparato. Entrambi gli lanciarono un’occhiata
decisamente
stralunata ma lui, come suo solito, se ne fregò e
divorò tutto in poco tempo.
Poi si pulì la bocca col dorso della mano.
--Tu e le tue
analisi! Non posso neanche fare
colazione in pace... vabbè almeno cerchiamo di sbrigarci!--
Pai
annuì con le sopracciglia aggrottate, senza
risparmiargli uno sguardo del tipo “non so se prendere a
testate il muro o se
tirare il muro addosso a te”, e si diresse a stomaco vuoto
verso la sala con il
potente computer alieno, facendo strada agli altri due.
--Purtroppo non
abbiamo molti dati sulla nostra
nuova nemica, c’è solo qualche fotogramma sfocato.
Il loro campo di forze ha interferito
con le telecamere.--
Le immagini
partirono. In effetti, la qualità
faceva proprio schifo... era tutto terribilmente sfocato, e persino i
colori
erano troppo sfumati e diafani per essere reali.
--Non si vede
niente!-- si lamentò Kish esaspertato
dopo una buona mezz’ora passata a cercare di aumentare la
definizione del
video.
--Beh mi
dispiace!-- sbottò il fratello
irritato. Lui faceva tanto lavoro e cosa otteneva? Critiche e lamenti-
--Ma non
abbiamo altri dati a disposizione.--
Con
quest’ultime parole voleva terminare la
discussione, ma ormai il conflitto tra i due era cominciato.
--E allora
procuriamoceli!--
--Attaccare
significa consegnarci nelle loro
mani!--
--E chi ha
parlato di un’attacco di massa?
Limitiamoci a testare le capacità della nuova arrivata,
prendiamo i tuoi
preziosi dati e ce la filiamo prima che arrivino i rinforzi!--
--Ma...--
I due furono
interrotti da un singhiozzo: Tart
era appena scoppiato a piangere.
--E adesso che
ti prende? Non è la prima volta
che io e Pai litighiamo!-- disse l’alieno con la sua solita
indifferenza, anche
se il vedere il fratellino in quello stato lo faceva sentire a disagio.
Il bambino
alzò il viso e sorrise. --Kish...
Kish che bello, sei tornato! Mi sei mancato tantissimo!--
E gli
saltò al collo.
--Guarda che non
me ne sono mai andato!--
--Ma non eri
più tu! So che forse non te ne sei
accorto, ma non eri più... come dire... mio fratello.
È così bello riaverti
come prima!--
I due si
abbracciarono. In effetti, anche Kish
si sentiva un po’ diverso... si sentiva sé stesso,
come se avesse recuperato
una parte di sé. Era bello.
--In ogni
caso...-- continuò, scrollandosi di
dosso Tart che scoppiò a ridere. --Sentite il mio piano!--
E si mise al computer.
ANGOLETTO!
Questo
capitolo è un po’ più cortino,
incentrato sul nostro
Kish. Prometto che i prossimi saranno più lunghi, prometto!
In ogni caso, che
ne pensate di questa “rinascita” del mio alieno
preferito? Io me lo sono
immaginato un po’ morto dentro da quando Strawberry lo ha
bidonato
definitivamente… gli ci voleva uno shock per riprendersi, e
ho pensato che uno
scontro mozzafiato con una nuova nemica misteriosa era la scossa che
gli ci
voleva! Voi che dite? Fatemi sapere!!!
Un
bacio,
Clarisse
|
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Capitolo 5 *** La MewMew nell'ombra ***
La
MewMew nell’ombra
Ciao! Allora, primo vi
ringrazio per le recensioni:
Danya91: ciao! Sono contenta che il
capitolo dei fratelli sia piaciuto, perché non
sarà l’unico! Chi non ama
Ki-chan??? Pai (so che non ti piacerà, ma preferisco dirtelo
ora) verrà
trattato un po’ da cattivello, ma poi Kish ci
rivelerà una verità fondamentale
sul motivo del suo comportamento. Quindi non sarà
trascurato! Non mi mollare ti
pregooo!!!
Mommika: già, scenetta
familiare (che
non sarà l’unica!)… piace tanto anche a
me! Anche io non sopporto Straw… cielo,
niente contro di lei però che bimba!!! Ki-chan si merita di
meglio, no? (ME!!!
*ç*). Eccoti il continuo!!!
Sarà un capitolo un
po’ cortino, ma prometto che è l’ultimo
della serie!!! Ora vi lascio alla storia…
--Allora?
Come sta?--
--Bene.
Non ha ferite di nessun tipo, a parte i
lividi sul collo e qualche graffio sulla schiena. Ma non ci sono
né ossa rotte
né tagli gravi.--
--Ma
sta ancora dormendo!--
--No,
tra poco si dovrebbe svegliare. Vedi come
le tremano le palpebre?--
Iris
si girò dall’altra parte irritata.
Quelle
voci le davano un po’ fastidio.
Desiderava essere lasciata in pace. Voleva stare da sola, anche se non
stava
dormendo. Ma sapeva che non l’avrebbero lasciata stare
finchè non avessero
avuto le loro spiegazioni.
Chissà
dove, trovò la forza di risvegliarsi.
Come aprì gli occhi, il riflesso del sole le fece salire il
mal di testa, ma le
bastarono due secondi per abituarsi alla luce.
Di
fronte al letto su cui aveva riposato, seduti
su due sedie, c’erano Kyle e Strawberry. Ryan se ne stava
appoggiato alla
porta, mentre le altre MewMew erano comodamente sprofondate in un
divano, chi
sonnecchiando, chi semplicemente riposando. Non doveva essere passato
molto
tempo dalla battaglia.
--Non
hai dormito poi molto.-- commentò Pam
lanciandole uno sguardo penetrante.
--Già,
lo avevo immaginato.--
--Come
ti senti?-- s’informò subito Kyle,
sinceramente interessato.
--Nel
complesso sto bene. Un po’ indolenzita e
sento come un dolore sordo al collo, ma per il resto sono solo un
po’ stanca.--
sorrise la ragazza. I suoi occhi di zaffiro brillante, finalmente,
scintillavano di nuovo.
--Vogliamo
capire.-- intervenne Ryan, tagliando
tutti quei convenevoli.
Lei
annuì. --Fammi le domande e ti racconterò
quanto posso.--
--Hai
dei segreti?--
--No.
Mi fido di voi. Solo non mi sento pronta a
raccontarvi tutta la mia vita.--
--Capisco.--
intervenne Strawberry più
delicatamente, ammonendo il biondino con uno sguardo furibondo.
--Come
sei entrata a far parte del MewProject?
Noi avevamo solo cinque DNA e tu sembri un animale diverso.-- chiese
Ryan,
deciso comunque a capirci il più possibile.
D’accordo, non dovevano sapere
tutta la sua vita, ma delle spiegazioni erano dovute!
--Non
so esattamente nench’io cosa accadde. Sono
sempre stata brava a rimuovere ricordi piacevoli.-- si disse con
amarezza, e accarezzò
distrattamente il medaglione con la punta delle dita. --Comunque non
è vero che
avevate solo cinque DNA. Ce n’era un sesto, che avreste
preferito non usare
perché era il primo creato ed era il più
instabile. Doveva essere solo una
prova per verificare eventuali errore di sintetizzazione.--
Ryan
abbassò gli occhi e volse la testa, come se
fosse stato preso a schiaffi. --Non può essere! Ero sicuro
di aver distrutto
quell’esperimento!!!--
Gli
occhi da cerbiatta di Iris si riempirono di
dolcezza.
--E
l’hai fatto molto bene.-- lo rassicurò. --Per
lo più è stato un’incidente.
C’ero anche io il giorno del terremoto. Uno dei
raggi dedicato a loro è stato in parte deviato e ha colpito
il punto dove avevi
distrutto il campione instabile, attivandolo. E sfortuna, o fortuna a
seconda
dei punti di vista, volle che io mi trovassi proprio lì, a
fare una
passaggiata. Stavo camminando proprio su quella zona, che ad un tratto
si è
illuminata. Così il mio DNA è stato cambiato.--
Kyle
si alzò, cedendo il posto all’amico, che
non sembrava più in grado di reggersi in piedi.
--Mi
dispiace.-- si scusò quello. --Devo averti
rovinato la vita...--
La
ragazza gli mise una mano sulla spalla. --Invece
mi hai salvata Ryan. Non sarei potuta sopravvivere senza la forza di
quello che
mi hai donato.-- fece una pausa, ma si decise a confessare.
Perché quelle cose
non dette le pesavano così tanto… --Mi sono
sempre sentita diversa. Ero già sola,
perché i miei genitori sono divorziati e io sono stata
affidata a mio padre,
che si muove in continuazione. Sono qui in Giappone da due anni
perché sono
cresciuta troppo per non essere un peso durante i suoi viaggi di
lavoro. Io ero
già diversa. Ma poi è successo il miracolo e mi
hai involontariamente cambiata.
Improvvisamente, avevo qualcosa in comune con altre ragazze, potevo
avere delle
amiche. Vere amiche.--
--Ma
tuttavia non sei venuta a combattere con
noi.-- puntualizzò Pam.
--Non
potevo combattere allora. C’erano solo
cinque ciondoli, e mancava il tempo per costruirne un altro.--
--Eppure
ieri hai lottato con noi!-- esclamò
Paddy.
--È
solo da un anno che posso trasformarmi. Il
giorno dello scontro finale, Kish perdette il suo cristallo con le
gocce di
AcquaMew. Dato che il mio DNA è più sensibile al
suo potere, mi permette di
trasformarmi. Ho trasferito le gocce in questo medaglione,
l’ultimo regalo che
mia mamma ha potuto darmi di persona prima che la sentenza del giudice
le
imponesse di non vedermi mai più. Ma devo tenere la spalla
bendata: il mio
simbolo emana un luccichio color argento se l’amuleto mi
sfiora la pelle.--
Il
silenzio che seguì fu denso di riflessioni,
ognuna diversa dall’altra.
--Come
hai saputo tutto?-- chiese Mina.
--Ci
sono sempre stata. Sono stata l’ombra di
Ryan, e quando lui se ne accorgeva si trasformava in gatto e scappava
via.
Capivo la metà di quello che succedeva, e ovviamente non
conoscevo dettagli e
segreti.--
--Deve
essere stato terribile per te...--
mormorò Ryan alzando finalmente la testa.
--È
stato molto divertente, invece. E
soprattutto stavo meglio io: non mi sentivo più sola
perché ero diversa, e
questo mi ha permesso di vivere. Io ho avuto tutto: la vita normale,
dato che
non dovevo nascondermi, e quella da MewMew, perché ero parte
di qualcosa. Ecco
perché ti dico che è come se mi avessi salvata.--
Gli
occhi azzurri del ragazzo si colmarono di
gratitudine.
--Ieri...--
balbettò Lory. --Come hai fatto a
sconfigere il Chimero con un colpo solo? La tua arma è
più forte?--
--No.
Ma io mi sentivo già una di voi, e gli
attacchi sono più potente se il gruppo è al
completo.-- spiegò Iris, il sorriso
ancora brillante e gli occhi scintillanti. --Adesso anche le vostre
dovrebbero
potenziarsi. Beh, se mi accettate, s’intende.--
--Già
fatto!-- le sussurrò Strawberry
abbracciandola; sapeva di parlare per tutte.
--Che
animale diventi?-- le chiese Paddy,
sinceramente interessata.
--Tigre
bianca.--
Ryan
interruppe l’interrogatorio. --Scusate
ragazze, ma ho bisogno di fare alcuni esami alla nuova cameriera del
caffè
MewMew. Andiamo Iris? Così finiamo presto e puoi andare a
casa a dormire!--
La
ragazza si alzò e seguì il suo nuovo capo
attraverso il sotterraneo.
Quando
arrivarono a una grande porta dai
battenti in legno massiccio, si fermò.
--Questa
è la stanza degli esperimenti dove ho
creato tutto quanto, dove è nato il MewProject.-- le
spiegò, perdendosi tra i
ricordi per mezzo secondo. --Vorrei farti delle analisi, se mi
permetti, così
posso controllare se è tutto a posto. E cercherò
di procurarti un ciondolo come
quello delle ragazze. Il difetto di trasformarsi con
l’AcquaMew è che la
sostanza intensifica l’influenza della parte della tua parte
modificata.--
Entrarono.
La
sala aveva la forma di un trapezio ed era
molto lunga. Sulla parete più corta torreggiava un grande
schermo al plasma,
sotto al quale faceva bella mostra di sé un computer che
sembrava
sofisticatissimo. Lungo gli altri lati erano sparsi diversi macchinari
di
diverso tipo. Accanto al computer, una bella scrivania circondata da
sedie che
sembravano molto comode. Ryan la invitò ad accomodarsi.
--Cominciamo
proprio dall’AcquaMew.-- iniziò,
prendendo carta e penna. --Descrivimi tutti i segni che sono cambiati
di
trasformazione in trasformazione.--
Iris
ci pensò bene, cercando di richiamare alla
mente il maggior numero di dettagli. Per fortuna il ragazzo non le mise
alcuna
fretta.
--Beh,
primo fra tutti gli occhi. Prima erano un
po’ più chiari su un colore tipo turchese cupo, ma
adesso sono di questo color
zaffiro elettrico. E mi piacciono tantissimo!-- aggiunse prima che le
sue
parole potessero suggerire alcun senso di accusa. --Poi i capelli si
sono
scuriti, prima erano di un castano più dorato. E crescono
appena più
velocemente.--
Si
prese tra le mani i una ciocca color bruno
ebano, ricco di riflessi che oscillavano tra il miele scuro, come
testimone del
vecchio colore, e altri marroni. Scosse la testa e continuò.
--I miei sensi in
generale sono diventati più acuti, specie l’udito
e la vista, mentre il tatto e
l’olfatto appena di meno. Impercettibile il cambiamento del
gusto, se non che
apprezzo di più i doci.--
Ryan
sorrise, pensando a quello che le aveva
detto Paddy al primo giorno.
--Sono
molto più furtiva e agile, un pochino più
aggraziata. E la pelle è appena più chiara
rispetto a prima, ma mi abbronzo
ancora piuttosto facilmente. Ed è tutto, credo.--
--Beh,
non è poco.-- commentò il ragazzo. --La
cosa più grave, però, è che sei molto
sensibile alla vicinanza dell’AcquaMew.
Sarebbe megli0 se non portassi il ciondolo e togliessi la benda.
È chiedere
troppo?--
Lei
ci pensò su. Togliere il ciondolo, separare
AcquaMew e il regalo di sua madre. Era come separare la sua
felicità… ma,
infondo, era solo un ciondolino.
--No.--
dichiarò infine con decisione. --Rimetterò
le gocce nella boccetta originale. Preferirei non rinunciare al
medaglione. Magari
posso metterci delle foto.--
Ryan
le sorrise, comprensivo. --D’accordo, credo
che possa andare. Assicurati di pulire bene il vetro e l’oro,
però. E ora facciamo
un po’ di analisi, va’!--
Utilizzò
quasi tutti i macchinari del
laboratorio.
Prima
la fece entrare in una specie di cono che
si accese di una strana luce quando riuchiuse la porta. Quello serviva
per
controllare che la fusione dei DNA fosse stabile. In seguito le fece
anche un prelievo
di sangue, le misurò la temperatura corporea e
controllò persino i riflessi. Le
passò persino una specie di lente d’ingrandimento
elettrica sul il simbolo.
Infine le chiese di trasformarsi.
--È
curioso...-- disse, più a sé stesso che a
lei. --Il tuo abito ha i toni di un bianco argentato, ma i dettagli
sono blu
come gli occhi, mentre i capelli di un bel nero lucido con riflessi
argento...
sei sempre stata così durante le trasformazioni?--
--Sì.--
esalò Iris. Cominciava a essere
piuttosto stanca.
Ryan
se ne accorse. --Immagino che tu sia
esausta. Ti accompagno a casa, se vuoi!--
--No
grazie.-- declinò lei. --Mi piace tanto
camminare nel parco.--
--Anche
di notte?--
--Sono
troppo furtiva per poter essere notata.--
Lui
sorrise, poi le porse un foglietto. --Qui ci
sono tutti i nostri numeri. Memorizzali sul telefono e chiamaci per
qualunque
cosa, chiaro? Usa il cellulare finchè non ti darò
il ciondolo.--
--Va
bene.-- si avviò verso l’uscita. --E...
Ryan? ...Grazie... per tutto.--
Lui
annuì.
*****
“Il parco
è sempre uno splendore, anche di notte.”
pensò Iris mentre camminava silenziosa
sullo sterrato dell’ampio sentiero. Teneva lo sguardo fisso
al cielo, così
pieno di stelle che il blu era trascurabile. Gli astri si riflettevano
nei suoi
occhi, tramutando le iridi stesse in un cielo.
Infine
riabbassò lo sguardo a terra, ed evitò di
inciampare in una radice. Ringraziò mentalmente i suoi sensi
così acuti; senza,
sarebbe stata di certo un’imbranata cosmica!
Un
sibilo lievissimo squarciò quel placido
silenzio. Era stato appena un sussurro, ma la ragazza si volse di
scatto. I
suoi occhi sondarono il buio, ma non trovarono niente.
Raddrizzò la schiena,
tranquillizzata, e riprese a camminare più velocemente di
prima, tanto per
sicurezza.
Pochi
minuti dopo era arrivata sotto casa sua.
Entrò nell’immenso palazzo, un hotel a cinque
stelle di proprietà di suo padre.
Tuttavia, gli ultimi due piani e la terrazza erano esclusivamente suoi:
era una
delle poche cose che sua madre era riuscita a farle ottenere durante il
processo,
per garantirle un minimo di indipendenza da suo padre.
Al
pensiero di sua mamma, le dita corsero
automaticamente al medeglione. Poi la mano scivolò dietro il
collo, fino a
trovare il fermaglio della collana. Lo sciolse e prese il ciondolo in
mano. Un
po’ le dispiaceva dovervi togliere l’AcquaMew, ma
aveva promesso a Ryan di fare
la brava. D’altra parte avrebbe finalmente smesso di
costringersi a indossare
quella odiosa benda che ormai cominciava a lasciarle dei segni
piuttosto
evidenti sulla pelle.
Si
infilò subito a letto. Era stanca, specie dal
punto di vista emotivo. Ne aveva passate davvero tante in solo poche
ore. Erano
già le due di notte. E la mattina dopo si doveva svegliare
alle sette. Aveva
cinque ore di sonno poi sarebbe rincominciata un’altra
giornata dura. Forse
anche più dura del solito.
Per
un secondo, come prima nel parco, udì un
sibilo lontano ed ebbe la sensazione di essere osservata. Ma prima che
potesse
reagire, il sonno coprì ogni cosa portandola via con
sé, dolcemente.
Non
troppo lantano da quel palazzo, contro la
luna piena, si librava un’ombra nera.
A
Kish dispiaceva non potersi avvicinare di più,
ma temeva che lei l’avrebbe sentito subito e allora addio
piani. Quella notte
era troppo buia anche per i suoi acuti occhi d’oro e non era
neppure riuscito a
vederla bene.
--Peccato.--
mormorò. --Stasera niente di
fatto.--
Con
una punta di rammarico, l’alieno si accorse
di non ricordare neppure com’era il suo viso. Solo, sapeva
che i suoi occhi
erano di un blu incantato, indescrivibile. Si ripromise di prestarle
più
attenzione la volta successiva.
E
sparì con un sibilo. Sapeva che lei l’avrebbe
udito, così come l’aveva udito quando era apparso
nel parco. Ma se lui era
troppo lontano per vederla, per lei era sicuramente lo stesso.
ANGOLETTO!
Ciao, eccomi
qui! Anche questo capitolo è più cortino degli
altri, ma vi prometto che il resto sarà bello lungo! Forse
un po’ noioso questo
pezzo, ma andava messo altrimenti non si sarebbe capito
niente… spero vada
bene. Mi aspetto qualche commentino, un bacio
Clarisse
|
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Capitolo 6 *** Iris Hoshime ***
Iris
Hoshime
Ciao! Eccovi un capitoletto un
po’ di transizione. Questo è uno
zoom-in tutto su Iris, tanto per chiarire il suo posto e tutto il
resto. NOTA:
il cognome di Iris è giapponese vero, significa
“Occhio di Stella”.
Praticamente ho conosciuto questa ragazza giapponese, Moeko, e parlando
(in
inglese) me lo sono fatto dire. Ora, il ringraziamento!
Mommika:
temo che
questo chappy ti deluderà, dato che è tutto su
Iris… eh però va chiarito il
personaggio! Spero che andando avanti riuscirò a incontrare
anche tutti i tuoi
interessi! (tranqui, che capitoli per Pai e le altre Mew ci saranno!!!)
eccoti
il chappy!
Ovviamente ringrazio anche chi
mi ha solo letta, chi mi segue e
chi mi ha messa tra i preferiti. Ma tranquilli che se mettete una
recensione
non mi offendo!!!
Il sole stava
sorgendo quando Iris si svegliò da
un sonno difficile.
Aveva avuto un
incubo dietro l’altro e stava
respirando affannosamente già da due minuti, senza ancora
essersi calmata.
Portò le mani alle tempie e prese dei lunghi sospiri,
forzando il cuore a rallentare
la sua corsa. Finalmente i battiti tornarono regolari, ma a lei restava
l’ansia. Otlre tutto, mancavano ancora ben sessanta minuti
all’ora a cui si
sarebbe dovuta svegliare, peccato che non avesse più neanche
un po’ di sonno.
Ma il suo fisico era stanco, e le tiravano tutti i muscoli.
Soprattutto, il
dolore per i lividi al collo aveva rincominciato a pulsare.
Controllò i segni
violacei allo specchio. Erano ancora parecchio evidenti. Avrebbe dovuto
indossare una sciarpa o un foulard almeno per qualche giorno, e non
sarebbe
stata una cattiva idea procurarsi una pomata.
Decise che
sarebbe passata a una farmacia dopo
la scuola.
Si sedette alla
scrivania e tirò fuori un
quadernetto molto elegante. Uno dei regali meno lussuosi di suo padre,
ma lei
lo adorava. Era l’unica cosa che sapesse di
nobiltà che aveva mai voluto avere.
Non che non gradisse il resto, chiaro, ma quel libricino era speciale.
Era lì
che scriveva tutto quello che capitava al suo cuore.
Non
c’erano precisi riferimenti a date o
avvenimenti particolari, salvo poche cose. Soprattutto, erano
riflessioni, il
suo modo di vedere il mondo: che emozioni le dava la pioggia, o cosa
sentiva
mentre pattinava. E poi ci annotava frasi che la colpivano, raccontava
i sogni
e gli incubi. A volte ci disegnava pure, quando le parole di eventuali
poesie
non le bastavano.
Iris
guardò l’orologio: erano solo le sei e
cinque minuti. Aveva tempo almeno per un pensiero, e forse anche per lo
schizzo
di un disegno. Così tirò fuori una piuma dal
pennino in vetro, un calamaio
pieno di inchiostro nero e una penna argento, di quelle con
l’inchiostro
cangiante e pieno di brillantini.
La pagina si
riempì in fretta di lettere
eleganti ma un po’ disordinate che componevano la sua
calligrafia, descrivendo
tutti gli incubi e i sogni che ricordava di quella notte già
sbiadita. Però
decise di non fare un disegno, almeno non ancora: doveva aspettare il
momento
giusto per farlo il più decentemente possibile. Non era una
gran disegnatrice,
anche se le sarebbe piaciuto essere brava, brava davvero. In ogni caso,
fin da
quando era piccola, le era sempre piaciuto ricalcare e ricopiare e il
suo polso
si era abituato a una certa finezza nel tratto. Ma ci riusciva solo se
davvero
voleva fare quel particolare disegno, altrimenti le saltava fuori solo
uno
scarabocchio stropicciato.
Iris
aspettò che l’inchiostro fosse bene
asciutto prima di richiudere il quaderno e dirigersi in cucina. Quella
mattina
poteva concedersi una colazione di lusso, dato che era in largo
anticipo. Così
tirò fuori dal frigorifero latte e yougurt alla vaniglia,
poi si mosse verso la
credenza e prese i cereali. Aggiunse un paio di biscotti con gocce di
cioccolato e una ciotola con delle fragole che si era preparata un paio
di
giorni prima. Solo quando il primo biscotto le si sciolse in bocca si
ricordò
che non mangiava da circa la mattina prima. A meno che non contasse il
pranzo
al caffè MewMew a base di fragole con panna montata.
Mangiò
tutto con gusto, sciacquò ciotole e
posate e le ripose nella lavapiatti e poi si andò a farsi
una doccia veloce,
stando attenta a non bagnare i capelli. Infine indossò la
divisa della scuola e
si lasciò cadere sul letto. Aveva ancora un quarto
d’ora di tempo prima di
scendere.
Cercò
di richiamare alla memoria l’incubo che
aveva avuto la notte precedente. Con una piccola punta di dispiacere
scoprì di
non ricordare molto... solo la sensazione di soffocare, e di perdersi
in un
gorgo color oro.
“Maledizione,
Kish!” pensò.
Se aveva fatto
quell’incubo, era tutta colpa
dello sguardo che l’alieno le aveva dedicato mentre cercava
di ucciderla.
Quello che però lei non riusciva a capire era
perché, alla fine, avesse deciso
di risparmiarla. Era certa che lui sapesse che gli sarebbe bastato
mantenere la
stretta per qualche secondo ancora e l’avrebbe sicuramente
soffocata. Invece
aveva deciso di lasciarla andare per regalarle quella bella nottata.
S’impose
di non pensarci: aveva avuto un incubo, ma almeno era viva e stava
bene. Lividi
a parte.
Si mise a sedere
sul letto, prendendo le ultime
cose dal comodino: il medaglione, vuoto, l’orologio e un
foulard di seta
aregentata, che stava bene con la camicetta della divisa. Si
assicurò che la
morbida stoffa coprisse bene i lividi, poi afferrò la
cartelletta blu scuro e
cominciò a scendere le scale. Non prendeva mai
l’ascensore, la faceva sentire
in trappola. Così scendeva a piedi, incurante del fatto che
fosse all’ultimo
piano. Quando fu arrivata nella reception dell’albergo
salutò cortesemente il
personale e uscì.
La Majesty
Academy era a solo un paio di isolati
da dove viveva lei, circondata da ville con giardini
pressochè sterminati.
Un’edificio a tre piani, color bianco avorio, tenuto sempre
immaccolato dagli
imbianchini.
Il piano terra
era interamente occupato dalla
palestra, il palcoscenico, la biblioteca e la sala mensa. Al primo
c’erano le
classi più “leggere”, quali arte, canto,
cucina... Il secondo era adibito alle
classi più “serie”, ovvero matemantica e
scienze, lettere e latino, stoiria e
geografia, lingue.
Il cortile era
piuttosto grande e ospitava alcuni
tavoli dove gli studenti potevano mangiare durante la bella stagione,
più una
piscina che d’inverno e autunno veniva coperta da un tendone
in stile serra con
grandi finestre, che venivano aperte regolarmente per evitare
l’eccesso di
vapore acqueo. Sul retro dell’istituto c’erano i
campi da calcio, tennis e così
via.
Quel giorno, le
sue lezioni non erano troppo
noiose: canto alla prima ora, poi due di spagnolo, pausa pranzo di tre
quarti
d’ora, e infine letteratura italiana e scrittura creativa per
le ultime due
ore. Non troppo male.
Le piaceva molto
quella scuola. Una delle poche
cose su cui non aveva litigato con suo padre, se non per un piccolo
dettaglio:
non aveva voluto prendere corsi specializzati di matematica o fisica,
per cui
non era assolutamente portata. Ma aveva vinto, quindi poteva andare a
studiare
tranquillamente senza rischiare attacchi di nevrosi.
Due sue compagne
di canto la raggiunsero e si
misero a chiacchierare con lei fino a lezione, cominciando a parlare
dei loro
programmi per il week-end.
Iris non vedeva molto spesso
i compagni fuori da
scuola, non perché non volesse, ma perché era
sempre molto impegnata; aveva due
corsi di danza in una palestra vicino alla scuola, quattro ore a
settimana tra
classica e contemporanea, e uno di pianoforte con il club di misica
dell’istituto. Quasi tutti i suoi pomeriggi erano occupati
dal pattinaggio su
ghiaccio. Quella, assieme al canto, era una cosa che amava molto. Era
l’unica
cosa che non avesse mai abbandonato davvero durante gli innumerevoli
spostamenti
con suo padre. Era sempre riuscita a trovare un corso. Era bravissima,
una
pattinatrice di ottimo livello, ma non partecipava mai alle
competizioni.
Primo, perché pattinava solo per divertimento e non voleva
che si trasformasse
in un’ossessione. Secondo, pensava che sarebbe stato sleale
vincere con il
sostegno delle sue abilità di MewMew. E così lo
faceva solo per passione,
partecipando giusto al saggio di fine anno.
*****
Durante il
giorno, Iris fu così occupata da non
acorgersi praticamente di nulla che non fossero le lezioni o il
pattinaggio,
tanto era concentrata. Perché, nonostante fosse
stanchissima, aveva un
disperato bisogno di rimettere in ordine i pensieri e le emozioni e non
conosceva modo migliore che contrarsi su qualcos’altro,
lasciando che i pezzi
scivolassero da soli al loro posto. Solo allora avrebbe potuto
schiarirsi le
idee.
Per questo non
si accorse di Kish, che la
osservava da lontano, mantenendo una distanza di sicurezza. La
spiò durante
tutte le lezioni, restandosene appollaiato sugli alberi del cortile,
nascosto
dalle fronde verde smeraldo. La seguì anche alla pista di
pattinaggio dove la
guardò da una delle finestre sul soffitto, bene attento che
la sua ombra non
cadesse nel campo visivo della ragazza.
Divenne
praticamente la sua ombra, deciso a
colpirla per testare la sua forza, ma lei si mosse solo in posti troppo
affollati o inadatti a ospitare un duello come si deve, così
decise di
rimandare, limitandosì a indagare sulla sua vita da umana.
Tuttavia, lo
irritava non poterla avvicinare abbastanza da vederle il viso. Il non
ricordarsi esattamente i suoi lineamenti gli bruciava da morire. Tra
sé e sé,
maledisse i sensi accurati della ragazza.
Iris
tornò a casa alle cinque.
Per prima cosa
si cacciò sotto la doccia per
lavarsi via il sudore, poi si sedette al tavolo del salotto e
cercò davvero di
fare i compiti. Eppure, non riusciva a concentrarsi. Si sentiva
spiacevolmente
osservata. Era tutto il giorno che non riusciva a scrollarsi di dosso
quella
sensazione, ma nel turbine di quella giornata era riuscita ad
accantonarla. Ora
però, a casa e senza distrazioni, le pesava fin troppo. Si
alzò e salì in
terrazza, decisa a respirare un po’ d’aria fresca.
Le piaceva molto
quel posto. Non era molto
grande, ma era verde. Suo padre ci aveva fatto piantare aiuole e
piante, per
renderla il più simile possibile a un giardino. Ci aveva
anche messo una
piccola piscina, in una sporgenza costruita appositamente. Ma neache
lì riuscì
a liberarsi di quella sgradevole sensazione.
Kish la
guardò rientrare sbattendo la porta con
frustrazione.
Era sicuro che
fosse stata sul punto di mettersi
a urlare. Si abbassò di un po’ per osservarla
mentre tornava in salotto e si
rimetteva a studiare. La guardò mentre si portava la matita
al viso,
lasciandola rotolare sulle labbra mentre riflettva. A un certo punto
accantonò
i libri e prese il telefono, sollevando lo slide. Probabilmente stava
rispondendo a una chiamata. La guardò aprirsi in un sorriso
dolce e sincero.
Quasi di certo era al telefono con una delle MewMew.
Approfittò del fatto che
era distratta per stiracchiarsi; non voleva rischiare che i suoi occhi
cogliessero il movimento. Uno sbadiglio nascose la smorfia di
disappunto che
stava per balenargli sul volto al pensiero che ancora non
l’avesse vista da
vicino. Si ripromise di attaccarla il giorno seguente, sperando che
decidesse
di passare per un luogo adatto.
Iris
riattaccò il telefono.
Strawberry
l’aveva chiamata per avvisarla che
avrebbe cominciato a lavorare al caffè dal giorno seguente e
si erano dovute accordare
sull’orario. Alla fine aveva ottenuto un’oraio
settimanale dalle sei alle otto
di sera per i giorni della settimana, mentre nel week-end sarebbe stata
dalle
undici e mezzo di mattina fino all’orario di chiusura. E in
questo modo
riusciva a mantenere tutti i suoi impegni. Anche se era certa che
avrebbe
dovuto saltare qualche lezione: adesso era una MewMew e aveva il dovere
di
aiutare le sue amiche, anche a costo di perdere qualche lezione di
pattinaggio.
Sbadigliò e controllò l’orologio;
segnava già le otto e mezzo. Finì velocemente
i compiti, si preparò un piatto di pasta al pomodoro,
mangiò un pezzetto di
mozzarella e si preparò per andare a letto: aveva bisogno di
recuperare un po’
di sonno. Sistemò la cucina e preparò vestiti e
cartella per il giorno
seguente, quindi si infilò sotto le coperte e
tirò le sottili tende del letto a
baldacchino. Subito le ore tolte al riposo fecero la loro comparsa,
rubando le
sue energie.
Kish decise di
lasciarla dormire tranquilla
quella notte.
Le diede un ultimo sguardo,
morendo dalla voglia
di avvicinarsi du più, ma si trattenne. Aprì un
passaggio dimensionale e sparì.
*****
Il mattino
seguente Iris si svegliò alle sette
precise, un secondo prima che la sveglia suonasse.
Voleva che
quella giornata scivolasse via velocemente,
moriva dalla voglia di andare al caffè MewMew per lavorare.
Fu distratta per
buona parte delle lezioni, e a
danza, nel pomeriggio, non andò meglio. Quando finalmente fu
libera dagli
impegni, si precipitò attraverso il parco, prendendo una
scorciatoia poco
frequentata, la strada che in realtà seguiva sempre. Solo
che quel pomeriggio
era talmente felice che non si curava di quei dettagli impercettibili
che le
galleggiavano intorno.
Volando sopra di
lei a distanza di sicurezza,
Kish sorrise. Quella sera, avrebbe piazzato la sua trappola.
Iris non si
curò della sensazione di essere
osservata e si fiondò oltre le porte del caffè
con un sorriso smagliante.
Le ragazze la
salutarono con calore,
abbracciandola. Era il loro modo di darle il benvenuto. Anche Kyle e
Mark
furono gentili, e la invitarono a prendere una fetta di torta.
C’era persino
Ryan, con una piccola scatoletta in mano.
--Ti faremo un
party come si deve, una di queste
sere!-- trillò Mina, già eccitata al pensiero di
dare una festa. --Naturalmente
sarà una cosa di classe, in grande stile e soprattutto
elegantissimo!--
Lory
alzò gli occhi, mentre l’amica si perdeva
negli immaginari preparativi. Si rivolse quindi alla nuova aggiunta.
--Vuoi
venire a cambiarti? Abbiamo una divisa anche per te!--
--Mina non si
offenderà?-- chiese Iris guardando
la Mew blu, che ancora continuava a descrivere nel dettaglio le
decorazione che
avrebbe messo nella sala centrale.
--Affatto!-- la
tranquillizzò Paddy. --Sta
parlando praticamente da sola, vedrai che neanche se ne accorge!--
Le altre MewMew
la guidarono allo spogliatoio,
dove lei trovò l’abitino piegato in una scatola.
--Ti lasciamo da
sola a provarla, così vedi se
va bene e te la fai piacere prima di sentire i nostri commenti
distruttivi.--
scherzò Strawberry. --Vieni su quando ti senti a tuo agio.
Oh, Ryan mi ha detto
di darti questa!--
Le
lanciò quella scatoletta che il ragazzo stava
tenendo in mano prima, e richiuse la porta.
Iris prese la
prese al volo, ma la mise da
parte. Estrasse invece la divisa e la indossò, poi si
controllò allo specchio.
L’abito
sotto era di un bel nero intenso, con il
fiocco e le altre rifiniture che vertvano su una tonolatità
argento. Il
grembiule bianco, allacciato con un grande fiocco dietro la schiena,
glielo
stringeva in vita accentuando le pieghe della gonna. Si legò
i capelli in una
treccia e indossò lo strano cerchietto in pizzo candido che
avevano anche le
altre. Strinse i lacci delle scarpe e si alzò in piedi.
Allora si ricordò del
regalo di Ryan. La scatoletta era rivestita di velluto argentato con
striature
blu notte. L’interno, invece, era in raso. Sopra un soffice
cuscinetto giaceva
il ciondolo che l’avrebbe trasformata in Mewiris.
“Chissà
quanto ci avrà lavorato su…” si
domandò
sentendosi lusingata ma in colpa. Ryan non aveva certo bisogno di
perdere ore
di sonno a causa sua!
La ripose in
tasca con cura.
Prese un lungo
sospiro per calmare il cuore che
batteva forte, improvvisamente nervoso, e cominciò a salire
le scale che
l’avrebbero portata nella sala centrale. Paddy fu la prima a
notarla e si aprì
in un sorriso un filino perfido.
--Non male.--
commentò, richiamando anche
l’attenzione delle altre. --Ma non è che quel nero
mi faccia impazzire.--
--Giusto.--
concordò Pam. --In fondo devi solo
servire ai tavoli, e non mi sembra una grande occasione per quel
colore.--
--Verissimo!--
rincarò Mina. --E sei davvero
troppo sottile, il fiocco non ti dona per niente!--
Scoppiarono
tutte a ridere, ma Lory e Strawberry
furono decisamente più incoraggianti.
--Tranquilla, il
nero non è poi così fuori
posto.--
--E Mina ti dice
così solo perché teme che tu possa
essere più leggera di lei!--
--Adesso chiamo
i ragazzi!-- esclamò Paddy.
--Ehi gente! Venite un po’ qui!--
Kyle, Mark e
Ryan entrarono. La reazione dei
primi due fu un gran sorriso di approvazione, mentre il biondino si
sbilanciò
in un “però” assai poco elegante. Ma
sulle sue labbra c’era lo stesso affetto
di tutti gli altri.
Iris
riflettè su quanto tempo fosse passato da
quando Ryan si era fatto una dormita come si deve, ma la domanda era
retorica:
circa una settimana.
--Dovresti
proprio andare a letto.-- gli disse
con voce ipnotica. --Sembri davvero molto stanco.--
Lui non si
mosse. --Ho troppo da fare.--
La ragazza
continuò a parlare con quella cadenza
che richiamava il ritmo di una ninna-nanna. --Sono certa che puoi
prenderti un
po’ di riposo. Non servi a niente in questo stato.--
Strano ma vero,
Ryan si arrese. --Forse hai
ragione... è meglio se vado a dormire un po’...--
E
barcollò via, verso la sua stanza.
Gli altri
sgranarono gli occhi, allibiti.
Nessuno era mai riuscito a convincere così in fretta
quell’instancabile genio.
Almeno, non senza dichiarare una guerra.
--Corso di
dizione.-- spiegò Iris con un
sorriso. --Ma era così stanco che se si fosse messo a
contare si sarebbe
addormentato verso il cinque.--
E la giornata di
lavoro riprese.
I cambiamenti
non furono poi così radicali: Mina
continuò a starsene per i fatti suoi a bere il
tè, Pam rimase scorbutica con
tutti, Paddy non smise di fare accrobazie, Lory insitè con
la cortesia,
Strawberry fu dinamica come sempre. Solo che il servizio si fece ancora
più
veloce, e le venute e andate dei clienti aumentarono. Non fu una
sorpresa,
dunque, che gli incassi aumentarono. Per quella sera, dopo
l’orario di
chiusura, le ragazze cenarono tutte insieme al caffè; Kyle
aveva già tutto
pronto.
--Era tutto
squisito!-- si comlimentò Mina
bevendo l’ultimo sorso d’acqua dal suo bicchiere.
--Davvero!--
borbottò Paddy a bocca piena,
ancora inghiottendo il pollo.
Anche le altre
sorrisero in chiaro segno di
apprezzamento.
--Sono contento
che vi sia piaciuto.-- ringraziò
lo chef, conquistandole con la sua cortesia.
La serata
terminò tra le risate, poi tutte si
salutarono sulla soglia del locale.
Iris si
incamminò veloce attraverso il parco,
senza la giacca. Le piacque molto il modo in cui l’aria
fredda le punse la
pelle chiara, rinfrescandola e schiarendole la mente. Non
potè evitare di
sgranchirsi, tirando tutti i muscoli e flettendo leggermente la schiena
all’indietro abbandonando la testa sulle spalle. Si
fermò nel solito punto del
parco, dove c’era una radura che spezzava la volta di foglie
e lasciava vedere
il cielo. Di luci, solo il tenue bagliore emanato da luna e stelle.
Respirò a
fondo, inalando il vento fresco. Allora si accorse di un altro profumo
che
permeava l’aria.
--Certo che ce
ne hai messo di tempo!--
La ragazza si
girò di scatto, già in posizione
di difesa. Vide Kish seduto sull’erba, immobile come una
statua, a fissarla con
gli occhi ambrati. C’era una nota di sadismo in quello
sguardo. Riconobbe
subito la sensazione.
--Tu...--
mormorò, certa che l’avrebbe sentita.
--Sei stato tu a spiarmi in questi due giorni!--
--Perché
la devi mettere giù così, tesoro? Io
stavo solo... com’è che dice Pai... raccogliendo
dati.--
Qualcosa, nella
sua voce soffice, la fece
rabbrividire. Oppure era solo il fatto che l’avesse chiamata
“tesoro”. Si
lasciò sfuggira un gesto di stizza. L’alieno
sorrise divertito, poi sparì.
Iris non
osò abbassare la guardia, ma fu di un
secondo troppo lenta. Sentì il sibilo, ma prima che potesse
spostarsi sentì un
braccio stringerle i fianchi, mentre una mano le catturò i
polsi.
--Fai la brava,
piccola, e non ti farò troppo
male.-- le sussurrò una voce di miele all’orecchio.
“Col
cavolo!” pensò lei, divincolandosi
all’improvviso.
Lui la
lasciò subito andare. --Uffa, ma come sei
scontrosa stasera. Vediamo se riesco a stancarti abbastanza da poter
giocare
con te.--
Al suo schiocco
di dita apparvero tre Chimeri:
una specie di papera dal becco lungo e affilato, un ragno un
po’ troppo grande
con delle zanne quasi sicuramente velenose, una specie di scoiattolo a
tre
code.
I mostri le si
lanciarono tutti addosso
contemporaneamente ma lei fu più veloce e balzò.
Ancora a mezz’aria, prese la
scatoletta di velluto dalla tasca. Posò le labbra
sull’oro del suo ciondolo.
--Mewiris...
METAMORFOSI!--
La luce argentea
sbocciò dal nulla e l’avvolse
completamente, tenendola sospesa durante la trasformazione per poi
riaccompagnarla dolcemente a terra, a distanza di sicurezza dai suoi
nemici.
Stese le mani ed evocò i Ventagli di Iris, che si
materializzarono sottili tra
le sue dita. Balzò ancora, attaccando il ragno. Era decisa a
eliminare
l’elemento più pericoloso e orripilante.
Incrociò i ventagli davanti a sé,
allineando i simboli presenti ai lati opposti delle impugnature.
--Fiocco di
gelo!--
Dalle armi si
liberò come una lama fatta di
vento e piccoli cristalli di ghiaccio che eliminarono il mostro. Il
Para-para
si dissolse nell’aria mentre un piccolo ragnetto si
dileguò nei cespugli,
spaventato dalla battaglia.
Si
stupì di sé stessa: i ragni erano il suo
terrore, la sua fobia. Il ruggito della tigre bianca le
riecheggiò nelle vene,
dandole coraggio e forza.
Mewiris si
scansò appena in tempo per schivare
il becco d’acciaio del volatile che le era arrivato alle
spalle.
“Dannazione,
questo è agile!” pensò mentre
separava i ventagli, che immediatamente si ricoprirono della stessa
nuvoletta
tagliente. Adesso anche i suoi attacchi erano più fulminei.
La ragazza si
abbassò per evitare l’attacco dello scoiattolo e
menò un colpo contro le zampe
palmate dell’altro mostro, che fu costretto ad alzarsi in
volo per potersi
muovere. E subito lei balzò, fendendo sicura il petto del
Chimero, che di nuovo
svanì. Un lampo di luce, e una papera svolazzò
via, terrorizzata.
La MewMew si
concesse un minuto per respirare,
ma aspettò troppo: lo scoiattolo la colpì
violentemente con una della sue tre
code.
--Ahi--
imprecò a denti stretti, la paura che le
si insinuò in petto. Non aveva mai combattuto, e non era mai
stata ferita… poi,
si diede della stupida: aveva visto la morte un giorno prima, e adesso
si
spaventava per una caduta! “Stupida!”
Si
rialzò da terra con un balzo felino e
fronteggiò l’ultimo nemico, che aveva
già ricominciato ad incalzarla cercando
di morderla. Lei si tenne sulla difensiva per un po’
limitandosi a schivare per
recuperare la distanza di sicurezza, poi lanciò un Fiocco di
Gelo contro gli
occhi del mostro. Quello si bloccò, agonizzante. Prima che
potesse riprendersi
saltò, facendo una capriola a mezz’aria e
colpì dietro il collo della creatura,
che svanì nell’aria. Uno scoiattolino si
arrampicò su un albero, sparendo tra
le fronde.
Mewiris
raddrizzò la schiena e si volse verso
Kish. Fu veloce a scansarsi, evitando un fendente del Sai e parando
l’altro con
la gemma rosa del ventaglio.
--Non ti
dimenticare di me, dolcezza.-- sorrise
ambiguo l’alieno.
La ragazza
sbuffò. Ma perché quella tortura? --Pensavo
che te ne saresti andato vedendo che i tuoi mostriciattoli erano
svaniti!--
--Mi dispiace,
ma voglio giocare ancora un
po’.--
Il duello si
fece più duro, serrando i tempi.
L’alieno si teletrasportava in continuazione, impedendole di
piazzare attacchi
precisi e davvero efficaci. Lei non riuscì a colpirlo che un
paio di volte,
lasciandogli solo graffietti superficiali che si rimarginarono quasi
all’istante. Riuscì però a parare tutte
le sfere di energia proteggendosi con
lo scudo magico creato dall’unione dei ventagli davanti al
viso, anche se non
ebbe spazio per attaccare con il Fiocco di Gelo. I due si separarono
per
recuperare un po’ di fiato ma la ragazza scattò
immediatamente in avanti,
prendendolo di sopresa e scaravantandolo a terra. Lo disarmò
strappandogli le
lame di mano e gettandole lontano, mentre gli puntava alla gola uno dei
ventagli.
--Fermo.--
intimò col fiato corto, ma quello si
mise a ridere.
--Sai che sei
proprio brava?-- le disse, ma la
sua ammirazione sapeva di trappola. --Sei davvero abile, mi hai
sopreso.
Pensavo che avresti cercato di racimolare le forze, e invece mi hai
messo al
tappeto... che furba!--
Le orecchie da
tigre della fanciulla scattarono
quando percepirono un rumore strano, come di qualcosa che si allungava.
Prima
che potesse girarsi per controllare, lacci sconosciuti le si
avvinghiarono ai
polsi e alle caviglie, tirandola all’indietro e facendola
sbattere
violentemente contro una corteccia.
--Meno male che
avevo considerato un possibile
svantaggio, così mi sono preparato un Chimero-albero. Scusa
per l’imbroglio.
Nessun rancore?--
Lei gemette in
risposta. Sentiva un dolore bruciante
alla schiena; quasi sicuramente era ferita, ma non doveva essere grave
perché
non percepiva lo scorrere del sangue sulla pelle. Si accorse
però di essere del
tutto disarmata: durante la cattura le erano scivolati i ventagli che
si erano
dissolti in una nuvoletta di luce argentea.
Kish si
rialzò con calma, raccolse i sai e le si
avvicinò a passo lento, un sorriso da vincitore dipinto sul
volto.
--Non sono
ancora riuscito a vederti bene in
faccia, lo sai?-- le confidò allungando una mano. Fece
scorrere le dita sul
profilo lei suoi fianchi, percorrendo i lacci scuri le corpetto. Le
sfiorò la
spalla con il simbolo e le sollevò la fascetta che le
cingeva il collo.
--Non ci sono
certo andato leggero, l’ultima
volta...-- mormorò premendo delicatamente sui lividi e
sorridendo.
La mano si mosse
ancora, raggiungendo il profilo
del viso. Le accarezzò una guancia, assaporando la
morbidezza e il tepore della
sua pelle, e le percorse il contorno degli occhi delle labbra. La
fissò ancora
nelle iridi, cercando di definirne il colore, ma non trovò
nessuna parola
adatta tranne “intenso blu-elettrico zaffiro
brillante”, che non era
esattamente una parola. Di nuovo si sentì incatenato a
quello sguardo
sorprendente, ma non ebbe nessuna sensazione di pericolo. Anzi.
--Sei
carina...-- le sussurrò toccandole le
orecchie da tigre per poi sistemarle i ciuffi della frangia. Si
illuminò colpo,
come se si fosse appena ricordato di un dettaglio importante. --Hai
natura
felina anche tu, non è vero? Prechè mi stavo
chiedendo se baci come la mia
micetta...--
Mewiris
tentò di ritrarsi al contatto, ma le
liane si allacciarono anche attorno alla vita e la schiena le trasmise
un’ondata di dolore che la costrinse ad abbandonarsi contro
il legno.
--Brava
dolcezza, così sì che mi piaci.--
Sentì
la sua mano indugiare ancora lungo il profilo della gola, poi si decise
e le
afferrò con forza il mento. --Adesso sta’ ferma.--
Il bacio
arrivò quasi inaspettato,
sorpendendola; non credeva che l’avrebbe fatto davvero, aveva
pensato che
stesse mentendo solo per spaventarla. Sentì la stretta al
viso allentarsi e le
dita presero ad accarezzarle dolcemente la guancia mentre
l’altra mano
continauava a muoversi piano sul suo fianco. Involontariamente,
socchiuse gli
occhi e rilassò i muscoli. Forse non si sarebbe ritratta
neanche se libera. I
battiti del cuore accelerarono, mentre un calore sorprendentemente
piacevole le
invase la bocca e scivolò giù per la gola come
miele bollente. Ma non ricambiò
il gesto.
Kish si
staccò, sottraendola al calore della sua
pelle, e sentì immediatamente un brivido di freddo.
--Hai finito?--
disse lei con la voce che
suonava acida, ma l’alieno sfoderò un sorriso
soddisfatto; sicuramente si era
accorto delle stelle che dovevano rienpirle gli occhi.
--Sì.--
confermò quello, facendo un altro passo
indietro e eliminando il Chimero che la imprigionava.
La fanciulla
cadde in ginocchio, stremata, ma
lui le sollevò il viso costringendola a guardalo negli occhi.
--Per stasera ho
ottenuto quello che volevo. Ma
stai tranquilla che tanto ci rivediamo...--
Poi sparì.
*****
Iris
tornò a casa e lasciò cadere le borse
all’ingresso, ancora bagnate per la rugiada del parco.
Controllò l’orologio,
che segnava già le due e mezzo.
“Accidenti!”
si disse, “Domani mi tocca alzarmi
prestissimo!”
Si fece una
doccia veloce, appese l’abito
nell’armiadio e posò la scatoletta blu e argento
sul comodino. Si cambiò in
fretta e si infilò sotto le coperte, cercando di
addormentarsi, ma il sonno non
veniva: era ancora troppo agitata. Sentiva il cuore battere forte, ma
per
quanto si imponesse lenti respiri non si calmava.
“Dannazione,
Kish!” sbottò tra sé e sé,
prevedendo un’altra notte infernale. “E dannazione
all’adrenalina del
combattimento!”
Lentamente,
l’incoscienza l’avvolse la suo
abbraccio, senza però portarle alcun riposo. Solo un altro
vortice di immagini,
dove sogni e incubi erano mescolati. La mattina non riusciva a
ricordarne
neppure uno.
Quando la
sveglia suonò, nascose la testa sotto
il cuscino.
“Ma se
oggi non andassi a scuola?” si chiese.
Poi la sensazione di essere osservata la colpì come un pugno
e la spinse ad
uscire: se fosse rimasta a casa non avrebbe potuto reggere a quello
sguardo
invisibile, così andò a fare colazione e si
chiuse in bagno per vestirsi con
calma. Scese le scale a passo lento, massaggiandosi il viso e
sfregandosi gli
occhi. Salutò con un cenno il consierge
dell’albergo, che però la fermò.
--Signorina, mi
senbra un po’ stanca... perché
non si prende un giorno di riposo?-- le propose.
--No, grazie
Erik.--
--Sono certo che
suo padre non avrebbe niente in
contrario...-- insistette l’altro.
--No, devvero
non ne ho voglia. È solo un po’ di
stanchezza, non vale la pena rinunciare a una giornata.--
--Almeno lasci
che l’accompagni a scuola!--
--Sono solo
quattro passi. E sai quanto mi piace
camminare.--
--Va bene...--
capitolò infine l’altro, --Ma la
prego, non c’è bisogno di dare tutto. E se una
volta volesse mangiare a un
ristorante l’accompagnerei io molto volentieri.--
--Grazie per
l’offerta, ma davvero non ho tempo.
Forse in futuro.--
Iris
attraversò le porte automatiche salutando,
ma come girò l’angolo udì un sibilo e
si bloccò.
--Guarda che
sono geloso...-- le sussurrò una
voce di miele all’orecchie.
--Kish!--
strillò, ma non fece in tempo a
voltarsi che rimase di nuovo sola.
Respirò
a fondo, appoggiandosi al muro, e chiuse
gli occhi. Si concesse pochi secondi, poi corse veloce a scuola. Non
perché
fosse in ritado, ma perché voleva scappare lontano...
Arrivò
in netto anticipo, ma anziché indugiare
in cortile salì direttamente alla classe di francese.
Lasciò vagare lo sguardo
sulla stanza vuota, ma la sua vista colse un baluginio d’oro
tra le foglie
dell’albero fuori dalla finestra. Stava già per
trasformarsi, quando la
professoressa e i compagni fecero il loro ingresso.
“Dannazione!”
La giornata
proseguì lenta, ma almeno durante la
lezione di canto riuscì ad accantonare le sensazioni
sgradevoli, anche se
sapeva di essere ascoltata. A pattinaggio artistico fu lo stesso, e si
sentì
talmente sollevata che rimase ad allenarsi per due ore di
più. Ore che in
teoria avrebbe dovuto dedicare allo studio, dato che doveva ancora fare
tutti i
compiti per il giorno seguente e la sera doveva lavorare al
caffè.
“E chi se ne
importa!” pensò mentre saltava.
ANGOLETTO!
Eccoci qua!
Bello lunghetto, eh? Sono bravaaa!
(sé,
nei tuoi sogni! NdTutti _ NUUU cattivi!!!
ç_ç NdClarisse)
Ok ok, scherzi a
parte… spero il capitolo si sia
rivelato interessante! Che ne dite di Ki-chan? Abbastanza IC? VI PREGO
FATEMI
SAPERE: CI TENGO ASSAI!
Un bacio,
Clarisse
|
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Capitolo 7 *** Festa di benvenuto ***
Ciao gente! Uffa, io sono un
po’ delusa da questa storia… vedo
che non piace troppo! Credo che la finirò comunque,
perché anche se c’è solo uno
che legge allora non è giusto che io tolga la
storia… in ogni caso, vi lascio
subito al capitolo dato che non ho recensioni! Ciao…
Festa
di benvenuto
Subito dopo
essere uscita dalla pista di
pattinaggio si mise a correre attraverso il parco. Sapeva che
l’alieno poteva
tenere facilmente il suo passo in volo, ma lei non voleva certo
semplificargli
la vita.
Scese veloce
senza salutare e si cambiò, poi
fece ritorno alla sala principale.
--Ciao a
tutte!-- esclamò cortesemente.
--Ciao!--
risposero tutte le altre in coro.
Strawberry le
rivolse un gran sorriso, che però
si oscurò alla vista della paura negli occhi
dell’amica.
--Iris, che cosa
è successo?-- chiese
angosciata. --Stai bene?--
L’altra
sorrise a sua volta, dissimulando
l’imbarazzo.
--Non
è successo niente...-- mentì.
Ma nessuna le
credette.
--Iris, se
è successo qualcosa ce lo devi
dire!--
--Giusto! Ti fa
male tenerti tutto dentro.--
--Non
può essere così grave...--
--Parliamone.
Siamo amiche, no?--
--Coraggio!--
--Non
è niente di grave, davvero... solo, mi
imbarazza un pochino...--
Le ragazze
rimasero in attesa, in silenzio.
--Ecco,
è solo che... Kish mi...--
Strawberry
capì al volo.
--Che cosa?!--
sbottò. --Quell’alieno
microcefalo! Ha baciato pure te, non è così?--
Iris
annuì, e l’amica sospirò. --Non
cambierà
mai! Ma se lo pesco lo strozzo con queste mani!--
--No!-- la
interruppe l’altra. --Quell’onore
spetta a me! Ma non è questo a darmi tanti pensieri...--
prese fiato, poi
continuò. --È che mi fa paura! Sono
già tre giorni che mi segue, e mi sembra di
essere troppo lenta per lui. Ha già provato ad uccidermi, e
ho paura che se
decidesse di riprovarci, non potrei farci assolutamente niente!--
Pam la
guardò con tenerezza e le mise una mano
sulla spalla.
--Non devi
preoccuparti di questo.-- la
rassicurò con
voce ferma ma morbida. --Noi
ci saremo senpre per aiutarti. Non lasceremo che ti faccia del male. Ma
non
devi avere paura: è l’unica cosa che
può sconfiggerti. Perché noi siamo sempre
l’una con l’altra e per questo siamo imbattibili.--
Le MewMew
annuirono tutte insieme. --Per
sempre.--
Gli sguardi seri
si sciolsero in sorrisi caldi e
sinceri.
--Visto che
anche tu sei stata importunata da
Kish è ora di organizzati una festa di benvenuto.--
osservò Strawberry.
--Splendida
idea!!!-- trillò Mina eccitatissima.
--Corro subito a dirlo a Kyle e Ryan! Lasciate fare tutto a me!--
E
sparì giù dalle scale.
Le altre si misero a ridere,
poi aprirono il
caffè e cominciarono a lavorare.
*****
--Non sei
costretta a farlo, se non ti va.--
ripetè Iris.
Strawberry si
era offerta di riaccompagnarla a
casa, ma lei temeva di metterla a disagio.
--Preferisci che
venga Mina con te?-- le chiese
l’altra, ma la domanda era retorica.
Entrambe si
figurarono l’immagine della ragazza,
ficcando il naso in tutti i cassetti e facendo domande che avrebbero
potuto
essere notevolmente imbarazzanti.
Iris
rabbrividì.
--Proprio come
pensavo!-- esclamò l’amica
soddisfatta.
--D’accordo.
Ma dovrai camminare: non ho nessuna
intenzione di prendere un autobus o cose del genere.--
--Nessun
problema.--
Le due si
incamminarono, lo sguardo lontatno,
perse ognuna nei propri pensieri. Poi Strawberry inciampò in
un sasso, ma Iris
la sorresse.
--Grazie mille!
Uffa, sono il solito disastro!--
si lamentò.
--Tutto a posto,
ti capisco... io ero anche
peggio finchè non ho ottenuto i poteri--
Si misero a
ridere, e chiacchierarono
allegramente per tutto il resto del tragitto, parlando di tutto.
Legarono molto
in fretta, scoprendo di avere sentimenti e passioni in comune. Beh,
più che
passioni, timori: la matematica!
--La odio quella
materia!-- esclamò Strawberry.
--Non sai come sono gelosa! Come hai fatto a convincere tuo padre a non
fartela
seguire?--
--Con molta
fatica. Ma scusa, non c’è Mark a
darti una mano?--
Strawberry
arrossì. --E che c’entra l’aiuto? Io
la detesto comunque: la matematica è matematica!--
--Non fa una
piega...-- rise la Mew tigre.
--Iris...--
--Sì?--
--Ti senti
ancora osservata?--
--Sì,
ma mi sembra che sia più lontano. Puoi
andare a casa, adesso. Abiti lontano, non voglio che ti faccia tutta
quella
strada da sola.--
--Ma scusa, e
tu?--
--Da qui sono
molto vicina, e questa è sempre
una zona piuttosto affollata.--
--Sicura?--
--Certissima.--
Strawberry le
sorrise rassicurante. --Mi
prometti che una di queste sere veniamo tutte a dormire da te?--
--Pigiama party
di benvenuto?-- propose la
ragazza.
--Molto
volentieri!-- accettò la fragolina
annuendo vigorosamente.
--Ok, possiamo
farlo la sera dopo la festa al
caffè!--
--Si
vedrà. Ciao!--
--Ciao! E stai
attenta!--
Si salutarono
con un abbraccio.
Iris
guardò l’amica sparire nella notte, poi si
mise a correre, come promesso. Arrivò all’hotel in
poco tempo, mentre sentiva
l’alieno avvicinarsi. Ma ormai era al sicuro.
Salutò Erik con un cenno veloce,
poi si fiondò su per le scale e in un lampo fu davanti alla
sua porta. Infilò
la chiave, e quella si spalancò con uno scatto felpato.
La sensazione di
essere spiata divenne
improvvisamente intensa e la fece rabbrividire. Guardò fuori
dalla finestra e
vide un paio d’occhi ambrati ammiccarle a mo’ di
saluto, prima di sparire con
un sibilo.
La fanciulla
raccolse l’MP3 che le era scivolato
di mano, passò il cavo degli auricolari dietro al collo e
selzionò la raccolta
di canzoni dei suoi saggi di pattinaggio. Infine premette play. La
musica aveva
note chiare e acute, ed ebbe il potere di distrarla. Finalmente
più tranquilla,
Iris andò in bagno a prepararsi per andare a letto. Ma prima
di infilarsi sotto
le coperte accese il suo lettore CD e inserì la stessa
musica che stava
ascoltando sull’MP3. Selezionò l’opzione
“shuffle” e, dopo un po’,
riuscì ad
addormentarsi.
Quando Kish se
ne accorse, volò più vicino alla
finestra, appoggiando un’orecchio al vetro. Gli piaceva molto
quella musica. Pensò
di entrare per guardarla come dormiva, visto che il vetro riflettente
non
permetteva la visibilità che aveva sperato… ma
decise di rimanere seduto lì
fuori.
Quando sentì di
non poter più tenere gli occhi
aperti aprì un passaggo e tornò al quartier
generale, direttamente nella sua
camera. Lì si distese sul letto e chiuse gli occhi. Le note
dell’ultima canzone
che aveva ascoltato gli rieccheggiarono melodiose nella mente,
accompagnandolo
tra i sogni.
*****
La mattina dopo,
Iris fu felice di svegliarsi,
riaprendo lentamente gli occhi blu. Il suo primo pensiero corse a quel
sogno
appena fatto. Quello se lo ricordava fin troppo bene: un incubo,
l’ennesimo. E
questa volta pure parecchio brutto.
“Devo
stare calma. Era solo un sogno, solo un
sogno.”
Si
vestì lentamente, misurando i gesti e
cercando di controllare il tremore delle mani. Si preparò
più in fretta del
solito e fu pronta in anticipo. Il suo telefono cominciò a
squillare, così lei
scappò in terrazza per avere una ricezione migliore. Poi
rispose.
--Pronto?--
--Ciao Iris.
Come stai?-- chiese una voce. Una
voce che detestava profondamente.
--Cosa vuoi
papà? Non ho tempo per litigare,
devo andare a scuola.--
--No, niente di
particolare. Solo, mi era
sembrato cortese avvisarti che tra qualche mese torno in Giappone.--
--Ma che cavolo
ci vieni a fare qui?--
--Che domande!
Ho alcuni affari da sbrigare!--
--Ah.-- ovvio.
Che domande. Come aveva potuto
solo pensare che stesse tornando per lei? --D’accordo. Ciao.--
--Ciao.--
Riattaccò.
Sospirò per riprendere fiato, ma di
nuovo si sentì osservata, e anche da vicino. La rabbia le
montò dentro, per
tutto quello che le stava succedendo.
--Kish!--
gridò, con una nota d’isteria nella
voce. --Fatti vedere!--
Nessuna risposta.
Poi un braccio
le strinse la vita, l’altro si
avvolse attorno alle sue spalle.
--Non
c’è bisogno di urlare.-- gli bisbigliò
una
voce di miele all’orecchio.
Lei si
innervosì ancora di più.
--Lasciami...
SUBITO!--
L’alieno
si portò le mani alle orecchie e lei
balzò lontano. --E che diamine! Mi hai assordato!--
--E ben ti sta!
La vuoi piantare di spiarmi, per
cortesia? Mi stai facendo diventare matta!--
Lui la
guardò dritto negli occhi. Erano strani,
quella mattina: il blu era intenso e brillante, come sempre, ma
sembrava
offuscato da un velo di rabbia e frustrazione. Troppa,
perché fosse solo colpa
sua. La squadrò ancora, soffermandosi sul collo, e
notò che i lividi non erano
molto migliorati dal giorno prima.
--Ci sono andato
davvero troppo pesante, con
te.-- osservò.
--Smettila con
queste sciocchezze!-- gridò
ancora Iris, incapace di abbassare la voce.
E si
trasformò, attaccandolo subito. Kish parò
con facilità ogni suo colpo, poi ricambiò gli
attacchi con precisione.
Continuarono così, incrociandosi senza neppure sfiorarsi per
almeno tre quarti
d’ora. Per spezzare il ritmo, la MewMew provò con
un Fiocco di gelo, mentre
l’alieno scagliò una sfera di energia. Quelli si
scontrarono a metà strada,
generando una piccola esplosione che scaraventò a terra
entrambi i duellanti.
Kish si
rialzò per primo e diede un’occhiata
intorno a sé. Per fortuna non c’erano danni, a
parte il dolore sordo che
sentiva alla schiena. Abbassò lo sguardo sulla sua rivale,
ancora riversa al
suolo. Lei stava messa peggio: un graffio le solcava la spalla,
però non
sembrava nulla di grave. Ma gli abiti da MewMew erano scomparsi; si era
ritrasformata. L’alieno aggrottò le sopracciglia
in una domanda inespressa, poi
mosse qualche passo verso la ragazza, che si stava lentamente rialzando.
--Hey...--
sussurrò, avvicinandosi.
--Vattene!--
disse lei, la voce che tremava di
una nota strana, ma diversa dalla rabbia.
Lui si
avvicinò ancora, senza preoccuparsi di non
farsi sentire. Un paio di occhi blu gli scivolarono addosso.
--Vattene ho
detto! Voglio essere lasciata in
pace, voglio stare da sola!--
L’alieno
sbuffò con scherno. --Oh, ma sai che
sei proprio una noia? Credo che andrò a fare colazione. Vedi
di non fare nulla
di interessante mentre non ci sono, intesi?--
Iris
sollevò la testa per lanciargli un’occhiata
velenosa, ma un sibilo gli suggerì che se ne fosse
già andato. Lei tirò un
grosso sospiro. La sensazione di essere osservata si dileguò
con l’alieno, e
lei si sentì improvvisamente più calma. Anche se
più sola. Si alzò, ancora
indolenzita per la botta causata dall’esplosione, e
cominciò a scendere
lentamente le scale per tornare in camera sua.
Lì si
lasciò cadere sul letto, tra le coperte
sfatte e soffici. Controllò ancora il telefono, per essere
certa di avere
davvero ricevuto la chiamata di suo padre. L’evidenza la fece
sprofondare di
nuovo nello sconforto, tanto che nascose la testa tra i cuscini.
Sentì i suoi
sentimenti scivolarle sulle guance, caldi e salati. Arrotolò
le lenzuola tra le
mani, verognandosi per la sua debolezza. Poi si alzò di
fretta, prendendo solo
il suo ciondolo e le chiavi di casa, raccogliendo la borsa con le cose
per il
pattinaggio mentre attraversava la porta. Si lanciò
giù per le scale, di corsa,
senza neppure rispondere a Erik, che le disse sorpreso: “Oggi
niente scuola,
signorina?”
Corse per tutto
il tragitto, e si sentiva già
meglio quando attraversò le porte automatiche della pista di
pattinaggio vicino
alla sua scuola. Si cambiò in fretta e ripose il ciondolo in
una delle tasche
dei pamtaloncini. Pochi secondi dopo, era già a piroettare
sul ghiaccio. E si
sentiva bene: aveva messo la canzone giusta, dolce, con accordi
malinconici che
diventavano via via più brillanti e intensi, come a segnare
un miglioramento.
Le lame dei
pattini scivolavano con grazia sulla
superficie ghiacciata mentre la fanciulla si muoveva veloce da una
parte
all’altra della pista, con delle movenze così
sinuose da fare invidia a un
gatto. Tutti i movimenti erano eleganti, ma senza niente di troppo.
“È
perfetta.” pensò Kish socchiudendo appena gli
occhi ambrati.
Dalla sua
posizione privilegiata sul tetto
poteva godersi il disegno su cui si muoveva la coreografia, un
intreccio di
linee che voleva marcare una specie di fiocco di neve a otto punte; le
due
linee di passi erano le assi centrali, il cerchio invece componeva il
centro,
le spirali disegnavano le altre braccia più piccole. I
salti, invece, marcavano
le punte e le trottole erano in mezzo alle linee, come per aggiungere
dettagli.
L’alieno
prese il binocolo che si era procurato
e lo portò agli occhi. Notò che la ragazza
pattinava a occhi chiusi.
--Ovviamente.--
commentò a sé stesso; la Tigre
Bianca partecipava dell’essenza del ghiaccio, dunque lei,
adesso, non era che
nel suo elemento.
La
guardò di nuovo. L’espressione che ora aveva
era di serenità. Lo scontro di quella mattina doveva averla
aiutata a sfogarsi,
e ora le permetteva di pattinare tranquillamente.
--Felice di
esserti stato d’aiuto.-- mormorò
attraverso il vetro, sapendo benissimo che non l’avrebbe
sentito. Però voleva
dirlo.
La
guardò allenarsi per tutta la mattina, da
sola, e poi seguire la lezione di pattinaggio, con le altre ragazze
della sua
età, che però non avevano la sua stessa grazia e
lo annoiarono un po’.
La
seguì anche mentre si avviava a casa per
cambiarsi. Aspettò che fosse entrata nel bagno per farsi la
doccia, e ne
approfittò per dare un’occhiata alla casa. Non era
affatto male: era arredata
con molto gusto, in modo che non ci fossero contrasti di colore e che
l’insieme
risultasse luminoso. Le stanze erano spaziose e tenute freshe dalle
correnti
d’aria per le quali erano state studiate. Lo stile era
semplice ed essenziale:
stanza da letto, camera per gli ospiti, cucina, bagno, salotto. Eppure
erano
addirittura troppe per una persona sola.
Guardandosi in
giro, non vide nessuna foto di
amici o parenti. Incuriosito, decise di andare a guardare anche nella
stanza
della ragazza. Ma non entrò. Rimase solo sulla soglia, senza
concentrarsi sulla
camera, dando giusto uno sguardo per controllare che anche
lì non ci fossero
foto. Non ne trovò, così richiuse la porta e si
riteletrasportò all’esterno,
con parecchie domande che gli rimbalzavano in testa.
Si accorse di
essere uscito appena in tempo,
perché Iris era appena uscita dal bagno, già
completamente vestita, e aveva
raccolto la borsa in cui teneva il necessario per lavorare al
caffè. La seguì
per tutto il tragitto, focalizzando l’attenzione nei suoi
movimenti, per
individuare segni di stanchezza o altro. Poteva farlo solo grazie al
binocolo:
non voleva rischiare ad avvicinarsi di più. La
osservò anche mentre lavorava,
notando che era più attenta del solito; evidentemente temeva
che il suo
nervosismo avrebbe potuto rompere piatti o tazze. Di certo, se poteva
accorgersene lui, se ne sarebbero accorte anche le altre MewMew.
“Poco
male.” riflettè. “Almeno avrò
chiarimenti
per lo sfogo di stamattina.”
E infatti, come
aveva previsto, a fine giornata
arrivarono le domande.
Fu Pam a farsi
avanti, forse l’unica ad aver
notato l’eccessiva cautela dell’amica.
--C’è
qualcosa che non va?--
Iris
fuggì il suo sguardo, ma prima che potesse
cambiare discorso Paddy si spazientì.
--Coraggio!--
esclamò. --Mica dovremo cavarti le
parole di bocca ogni volta che hai dei problemi?!--
La fanciulla
ricambiò lo sguardo delle amiche.
Le sue amiche. Prese coraggio e spiegò tutto quello che le
passava per la
testa, senza censure.
--Beh, ho
ricevuto una telefonata da mio
padre.--
--E ti sembra
una cosa negativa?-- la interruppe
Strawberry con espressione ingenua.
Lei
ignorò il commento e proseguì. --Non mi
chiamava da tre anni. L’ultima volta che ho sentito la sua
voce è stato quando
mi ha fatto fare un giro nell’appartamento dove vivo ora.--
Le altre
abbassarono gli occhi, specie Mina, che
era abituata a vedere poco i suoi genitori. Ma lei aveva sempre avuto
la sua
balia e le cameriere, che pensavano a tutto quanto. Iris invece, le
aveva
detto, era se l’era sempre cavata da sola.
--Ho paura.--
aggiunse l’amica.
--Come mai, se
non sono indiscreta?-- chiese
Lory con la sua solita cortesia.
--Beh, sono
preoccupata. Tre anni che non mi
chiama, e adesso mi dice che tra qualche mese viene qui per affari. Mi
è
sembrato che volesse dire qualcosa tipo: “sbriga tutte le tue
faccende che tra
qualche mese vieni via con me.--
La prospettiva
affondò lentamente nella testa
delle ragazze, un concetto che sembrava necessitare di
un’approfondita
riflessione per farsi un’idea delle implicazioni che
comportava.
--Ma... ma tu
non puoi andare via--> balbettò
Paddy con voce sottile. --Sei una di noi adesso. Sei una MewMew.
Semplicemente,
non puoi andartene.--
Iris
l’abbracciò. --Infatti non me ne andrò,
piccolina. Non mi lascerò portare via tanto facilmente, te
lo prometto.--
--Giusto!--
concordò la bambina, riprendendo il
suo tono gioviale. --E se prova a portarti via con la forza, lo attacco
con il
Fiocco Immobilizza, e vediamo per quanto se ne sta a riposo!--
La prospettiva,
per quanto inverosimile, le fece
ridere tutte e persino a Kish, sospeso fuori dalla finestra.
L’alieno decise di
lasciarla in pace, almeno per
quella notte: lungi da lui causarle incubi solo perché non
era in grado di
staccarle il binocolo di dosso. Mentre spariva, sentì Mina
strillare: --Beh, in
questo caso dobbiamo organizzarti la festa di benvenuto il
più presto
possibile!!!--
*****
Il giorno
stabilito per la festa, un sabato,
Iris si svegliò presto dopo un sonno tranquillo. E, di
nuovo, non sentì lo
sguardo di Kish addosso. Era contenta che l’alieno avesse
deciso di lasciarla
in pace, almeno di notte, ma sapeva che la guardava ancora per tutto il
giorno.
La liberava solo alla sera, prima che si addormentasse, e alla mattina
presto.
“Almeno
oggi niente scuola!” si disse, ma il
pensiero corse di nuovo a suo padre.
Le parole di Pam
le attraversarono la mente, uno
squarcio blu in un cielo di tempesta.
--Ci siamo
dentro tutte, Iris. Non gli
permetteremo di portarti via, è una promessa. E tu non ci
pensare. Non è un
problema, e l’unico modo per danneggiarti è
dandoti delle preoccupazioni.--
Era vero,
dannatamente vero: non era sola in
questa battaglia, e l’avrebbe vinta.
Si
alzò e aprì la finestra che dava sul balcone.
Sorrise al sole e al cielo terso, poi, istintvamente, si
immaginò la faccia di
Kish nel vederla in pigiama. Scoppiò a ridere e fu tentata
di restare fuori per
godersi lo spettacolo, ma poi ci ripensò: era meglio non
tirare troppo la corda
con quel ragazzo. E la sua sottoveste di seta azzurro polvere non era
il genere
di indumento che “non tirasse la corda”. Beh,
pazienza.
Si
vestì in fretta ma quella mattina, tanto per
spezzare la routine, decise di fare colazione in terrazza e di
prendersi un po’
di tempo per rilassarsi. E cominciare a pianificare quel disegno che le
sbocciava nella mente, come una forza ai margini della coscienza.
Così, dopo
essersi mangiata le fragole assieme a latte e cereali, buttò
giù uno schizzo
iniziale, tanto per non dimenticarsene. Dopodichè
uscì di casa e andò alla
pista di pattinaggio.
Poco prima di
entrare dalle porte automatiche si
sentì in pericolo. Un braccio le corse attorno alle spalle
per il tempo che la
voce si prese a sussurrarle all’orecchio: --Sei un
po’ in ritardo.--
Poi, tutto
sparì: il miele, il calore, la paura.
Lei scosse la testa per scacciare il nervosismo che l’aveva
spinta a irrigidire
tutti i muscoli: non era certo il modo migliore per iniziare con gli
allenamenti. Scappò in camerino e indossò in
fretta il body, i pantaloncini,
gli scaldamuscoli e i pattini, senza dimenticare di mettere il ciondolo
nella
tasca. Poi le lame slittarono sul ghiaccio e tutto svanì,
lavato dalla musica
che partiva.
Dopo un paio di
coreografie, si avvicinò al
lettore CD. --Se mi dici qual’è la tua preferita,
posso pattinarla per te...--
bisbigliò più a sé stessa.
Non credeva che
l’avrebbe presa sul serio, non
era neppure sicura che l’avrebbe sentita. Eppure
sentì di nuovo la sua voce,
esattamente dietro al collo. --Mi piace la numero tre, quella a fiocco
di
neve...--
Iris
sobbalzò per lo spavento, sbilanciandosi
all’indietro. Urtò il suolo ghiacciato sotto di
lei, ma l’impatto non fu
violento come aveva temuto. Allora si accorse che qualcuno la stava
tenedo per
le braccia. Volse lo sguardò dietro di sé e
rimase a bocca aperta.
Kish, invece, si
mise a ridere.
--Quindi cadi
anche tu! E dire che pensavo fossi
una specie di fuoriclasse...--
Lei si
alzò e si allontanò, con un unico
movimento fluido che le fece guadagnare una distanza di sicurezza. Lui
la
lasciò fare.
Poi la fanciulla
girò il volto, indignata. --Certo
che sono una fuoriclasse! Ma mi hai fatto venire un colpo!--
L’alieno
rise ancora. --“Certo che sono una
fuoriclasse”? Non credi di essere un po’ troppo
presuntuosa, tesoro? Pensavo
fossi più umile...--
Lei fece una
piroetta. --Io sono molto umile! Ho
detto solo la verità. Neanche tu potresti battermi, qui!--
--Ah, questa
è grossa!--
--Non ci credi?
Allora proviamo, dai! Se vinco io
però, la smetti di spiarmi.--
Kish si mise a
ridere. --Temo che per stavolta
dovrò rifiutare. E comunque, tecnicamente, io non ti sto
spiando perché tu sai
che ci sono.--
--Questo non
rende la cosa meno gradevole.--
--Ma comunque
non è spiare! E poi pensavo che ti
fossi abituata alla mia presenza...--
Iris si
riavviò un ciuffo, sbuffando. Una parte
di lei non riusciva a credere che stesse avendo una conversazione
civile con
l’alieno, ma nemmeno voleva smettere di parlare.
--In ogni
caso...-- riprese lui. --Tornando alla
coreografia che mi piace, io non la pattinerei sulla canzone
dell’ultima volta.
Non mi sembra adatta! Dovresti provare con quella che ti piace tanto,
quella
che sembra di cristallo.--
Lei scosse il
capo, colpita. Stava parlando di
pattinaggio con Kish. Kish!
--In effetti,
quella che ho usato l’altra volta
non era la canzone su cui ho fatto quella coreografia. Solo che era la
canzone
giusta per quel momento…
--E
qual’è quella appropriata, allora?--
--Quella che hai
detto tu. La coreografia si
chiama “Crystal of Winter”.>>
--Ecco
perché il fiocco di neve! Un cristallo
d’inverno, in fondo, non è altro.--
Questa volta,
Iris lo guardò sinceramente impressionata.
--E adesso che
ti prende?-- chiese l’alieno
notando la sua espressione.
--No,
è solo che... sei il primo che vede questo
collegamento... ed è lo stesso che ho fatto io...--
--Oh..... Kish
la guardò con gli occhi d’oro.
Anche lui sembrava sorpreso. --Beh, forse è meglio che
finisci l’allenamento.
Ci si vede!--
--No, aspetta!--
cercò di fermarlo lei, ma
quello era già sparito. --Accidenti a te!--
La fanciulla
sospirò per poi tornare al suo
lettore CD. Ma decise che in effetti, non era una cattiva idea.
Premette play.
E mentre la
canzone le riempiva le orecchie,
disegnò un fiocco di neve sul ghiaccio della pista. E il
sorriso che vestì le
rimase per tutto il resto dell’allenamento, anche mentre
correva al caffè
MewMew.
Si
fermò sulla soglia del negozio, pensando che
non ci entrava ormai da giorni: Mina era così intenzionata a
farle una sorpresa
che l’aveva fatta lavorare ai tavoli del cortile per tutta la
settimana, senza
farle mettere piede nell’interno. Si sentì
improvvisamente nervosa e la mano
corse a lisciare la gonna del vestito.
Non che si
sentisse a disagio, ma non le piaceva
molto indossare abiti eleganti: le riportava alla mente tutte quelle
cene
schifosamente formali dove suo padre la portava quando era piccola per
vantarsi
di quella che tutti avevano definito una “causa
persa”. Ma lui aveva vinto.
S’impose
di non pensarci; quella sera era per
lei, e voleva cercare di trarne il massimo.
Stava per
bussare, ma dal nulla spuntarono Kyle
e Ryan parandolesi davanti.
--Sei
l’ospite d’onore.-- spiegò il primo con
un
sorriso da galateo. --Per stasera, devi solo divertirti.--
I due,
perfettamente coordinati, aprirono i
battenti. Iris guardò e non potè trattenere
un’escalmazione ammirata. Avevano
fatto davvero le cose in grande.
L’interno
era stato lussuosamente decorato, con
festoni sottili e raffinati che si intracciavano con la volta del
soffitto a
partire dal lampadario. I tavoli erano stati addossati ai muri per
creare uno
spazio tipo pista da ballo al centro, ed erano riccamente apparecchiati
con
cibi e stuzzichini che avevano un profumo davvero delizioso. A un
pianoforte
bianco, in un angolo illuminato della sala, suonava la bravissima Mary
McGuire,
una pianista americana di fama internazionale. C’era anche un
sacco di gente,
per lo più affezionati clienti del locale o amiche delle
MewMew, tutti
agghindatissimi per l’occasione.
--Allora, che ne
dici?-- la domandò Mina
avvicinandosi, con un’espressione palesemente soddisfatta.
--È...
perfetto. Non trovo parole migliori.--
rispose lei ricambiando il sorriso.
E non
c’erano davvero altre parole adatte.
Subito salutò Strawberry, che ballava felice abbracciata al
suo Mark, poco
lontano da dove volteggiavano Ryan e Lory. Pam stava chiacchierando
formalmente
con alcuni ospiti, mentre Paddy si occupava di ripulire il buffet.
--Ci lanciamo?--
le propose l’amica, prendendo
dolcemente la mano del proprio fratello.
--Certo.--
La festa
decollò in poco tempo.
Iris non fu
più scatenata di Mina o Paddy, ma
ballò con quasi tutti, persino Ryan, e riuscì
anche a gustarsi un po’ del
buffet prima che fosse del tutto ripulito. Mentre ballava con Kyle,
però, le
venne un piccolo capogiro.
--Che ti
prende?-- le chiese subito l’altro,
preoccupato.
--Non
è niente.-- si affrettò a tranquillizzarlo
la fanciulla. --Credo di essere un po’ stanca. È
meglio che esca a respirare
dell’aria fresca.--
--Vuoi che ti
accompagni?-- insistè lui, galante
come al solito.
--No, davvero,
non ce n’è alcun bisogno.--
negò Iris.
E
scivolò dalle sue braccia, sgusciando leggera
e impercettibile tra le altre coppie che ancora danzavano, per arrivare
in un
secondo fuori dalla grande porta a vetri che dava sul balcone.
Lì, all’aria
fesca, stiracchiò le braccia, tendendo i muscoli per
rilassarsi. Poi si
appoggiò al parapetto, respirando il vento della sera.
--Splendido...--
mormorò chiudendo gli occhi. Si
accorse a stento di un cambiamento nell’aria.
--Non posso
darti torto.-- mormorò una voce alle
sue spalle, facendola sobbalzare. --Ma non userei la parola
“splendido”, almeno
non con te qui.--
La ragazza si
girò, ma sapeva già chi si sarebbe
trovata vicino: c’era una sola persona in grado di arrivarle
alle spalle senza
farsi sentire. Mentre sentiva il complimento, arrossì.
Kish
ricambiò il sorriso con sincerità, ma lei
si tenne sulla difensiva.
--Cosa ci fai
qui?--
L’alieno
sbuffò. --Accidenti, che accoglienza
gelida... ero venuto a darti il mio benvenuto in
quest’avventura.--
--Non ti ho
sentito arrivare.-- osservò Iris
cambiando discorso. --Adesso avevte imparato a cambiare dimensione
senza il
solito sibilo?--
--No.
Semplicemente, ero sul tetto e invece di
teletrasportarmi ho volato fino al balcone.-- strinse gli occhi,
lasciando che
lo sguardo accarezzasse ogni tratto di lei.
L’oro
delle sue iridi passò dalle ballerine nere
fino alla gonna dell’abito, poi salì ancora
sfiorando i lacci che le chiudevano
sui fianchi la parte superiore e scorse i guanti bianchi, la spilla di
brillanti che le fermava i capelli, il collier di cristallo e oro
bianco, il
velo d’ombretto argento che le ornava gli occhi. Senza
pensarci, si avvicinò di
un passo.
--Cosa vuoi da
me?-- lo fermò la fanciulla,
indietreggiando impercettibilmente.
--Voglio solo
ballare.-- rispose quello.
--Sii serio. Che
sosa vuoi?--
--Voglio ballare
con te.-- ribadì l’alieno con
voce ferma. --Hai ballato con tutti gli ospiti, tranne me.--
Lei lo
guardò, senza capire davvero; in parte
non gli credeva. Provò a fare un altro passo indietro, ma il
parapetto la
bloccò. Non poteva più allontanarsi. Kish sorrise
ambiguo e cominciò a muoversi
con più sicurezza, finchè non arrivò
esattamente di fronte a lei, a pochi
centimetri di distanza l’uno dall’altra. Le
passò un braccio dietro la schiena,
avvicinadola a sé. Nei suoi occhi, l’oro
cominciò a vorticare, ipnotico.
--Balla con me.
È scortese non ballare con uno
dei tuoi invitati.-- osservò senza smettere di sorridere.
Iris
cercò di allontanarlo e scosse la testa per
schiarirsi le idee.
--Non pensavo
che fossi in lista...-- tentò di
dire, ma la voce le uscì in un sussurro.
--Ciò
non toglie che sono qui per festeggiarti,
tesoro.--
La ragazza fece
uno sforzo e lo fissò negli
occhi. Quando vide l’oro che vi vorticava, capì.
--Stai cercando
di ipnotizzarmi!-- esclamò e
distolse lo sguardo.
--Sì.--
ammise l’alieno sorridendo con
innocenza. --Voglio ballare con te.--
Sollevò
una mano e la costrinse a guardarlo.
Vide i suoi occhi blu arrendersi lentamente al suo incantesimo e
allentò un
poco la presa sui suoi fianchi.
--No...--
sussurrò ancora lei, cercando di
liberarsi e chiuse gli occhi. Provò a respirare
l’aria della sera, ma sentiva
solo un profumo strano, ipnotico quanto quello sguardo ambrato o quella
voce di
miele.
Kish sorrise
scoprendo i canini appuntiti,
divertito dalla sua impotenza.
--Tu da qui non
te ne andrai. Accettalo e balla
con me.--
Qualcosa, in
quelle parole, le diede la forza di
reagire: non avrebbe mai, mai accettato qualcosa che chiunque altro le
avesse
imposto con la forza, lucida o ipnotizzata che fosse. Lo spinse via,
riuscendo
ad allontanarlo, e scavalcò il parapetto con un
balzò. Durante la caduta,
estrasse il suo ciondolo dalla borsetta e si trasformò.
Atterrò illesa e con
grazia sull’erba fredda del giardino, e un secondo dopo fu
raggiunta
dall’alieno, che la guardava con un misto di sorpresa e
soddisfazione.
--Ma sai che sei
davvero incredibile?-- Applaudì
ridendo. --Mi hai davvero impressionato, complimenti.--
Iris, questa
volta, non abbassò la guardia e la
sua coda tigrata ondeggiò nervosa.
--Spero non ti
dispiaccia...-- continuò il suo
avversario. --Ma ho portato alcuni amici. Sai, giusto per non
annoiarmi.--
Un sibilo
accompagnò quelle parole, e da un
passaggio dimensionale emersero Pai e Tart. La ragazza trattenne il
fiato, ma
subito capì che erano davvero troppi per lei. Strinse tra le
mani il ciondolo
che portava al collo e pensò alle altre MewMew, sperando che
ricevessero
velocemente l’SOS. I suoi timori furono infondati: pochi
secondi dopo, ancora
prima di iniziare a combattere, un dardo di luce azzurra
sbocciò dal nulla e si
diresse verso Tart, che si spostò di lato per eludere
l’attacco. La fanciulla
guardò attorno, e vide che non era più sola.
Era come se
qualcuno avesse ribaltato una
scacchiera: prima c’erano solo una ragazza ipnotizzata da un
alieno su un
balcone, ma in quel momento il giardino era dominato da sei MewMew e
tre umani,
tutti schierati insieme, mentre dall’altro lato si libravano
tre alieni, ognuno
dei quali era pronto a creare un Chimero.
Nove contro sei.
Ryan
studiò gli avversari con sguardo critico,
poi espose in un sussurro la sua strategia, in modo che solo le ragazze
potessero sentirlo.
--Allora...--
cominciò dopo alcuni minuti di
riflessione. --Hanno tre Chimeri, ma per non rischiare di perderne il
controllo
li creeranno uno alla volta. Mewberry, Mewmina e Mewpam, voi vi
occuperete dei
mostri via via che compariranno, le altre si concentrino in un duello
con gli
alieni in modo che non possano essere d’aiuto alle creature.--
--Io
penserò a Tart.-- decise subito Mewpaddy.
--Io mi occupo
di Pai.-- dichiarò Mewlory.
--Io prendo
Kish.-- disse Mewiris.
Le ragazze si
prepararono a scattare, ma anche i
loro nemici erano pronti. Kish levò una mano al cielo e
liberò una sfera di
energia.
--Fusione!--
Al suolo, si
materializzò una specie di leone
rosso e giallo con grandi artigli dall’aspetto letale e tre
code sottili.
Ruggì, mostrando una chiostra di denti affilati. Le ragazze
saltarono, e ognuna
prese il suo posto, come stabilito da Ryan.
*****
Mewlory
evocò le sue nacchere e diresse uno
zampillo d’acqua verso Pai che fu costretto a parare con i
suoi ventagli,
indietreggiando e allontanandosi un po’ dal fulcro della
battaglia. La MewMew
continuò a incalzarlo con schizzi sempre più
consistenti schivando tutte le
saette che il suo avversario riusciva a scagliarle contro. Non era
intenzionata
a lasciargli spazio per attaccare con colpi più potenti o
precisi.
L’alieno,
a pochi passi di distanza, dirignò i
denti. Doveva cercare di non perdere di vista la battaglia, o non
avrebbe
potuto scagliare il suo Chimero al momento giusto, ma così
rischiava di farsi
colpire dalla sua nemica.
“Dannazione!”
si disse tra sé e sé, invidiando
la precisione della sua avversaria: il loro piano era stato studiato
con
furbizia e strategia.
Scagliò
un altro fulmine, ma neppure quello
riuscì a distrarre o danneggiare la MewMew, che gli si
lanciò contro senza
troppi complimenti investendolo con un getto d’acqua.
L’alieno, per lo shock
del liquido freddo, mollò una delle sua armi e rimase con un
solo ventaglio.
Adesso era davvero in svantaggio. Cercò di fingersi
più debole, sperando di
venire sottovalutato, ma quella non si lasciò abbindolare e
si lanciò di nuovo
all’attacco.
In quel momento
ci fu un lampo e il primo
Chimero scomparve in un vortice di luce. Pai reagì con
prontezza. Attese fino
al momento giusto e mollò un calcio alla spalla di Mewlory,
che gemette e
arretrò per un momento. Non fu che un secondo, ma ormai
l’alieno aveva lanciato
il suo mostro.
Ora che era libero da
distrazioni, ricominciò la
lotta con più foga, e i due divennero così
fulminei che se ne poteva vedere
solo una specie di scia luminosa, una verde e una nera, che guizzavano
scontrandosi ritmicamente.
*****
Mewpaddy
saltò, atterrando a pochi passi di
distanza da Tart. Quello le rivolse un sorriso perfido, scoprendo i
dentini
appuntiti e impugnando le sue bolas. Una di esse saettò
verso la bambina, che
si scansò con un balzo. A sua volta, lei lo
attaccò con un Fiocco Immobilizza,
ma il piccolo alieno fece una capriola all’indietro e lo
schivò. La loro
battaglia andò avanti a attacchi falliti ed elusi fino al
lampo di luce che
segnava la distruzione di un Chimero.
Tart
alzò la testa, per assicurarsi che Pai
riuscisse ad attivare il suo mostro, ma si distrasse un po’
troppo. Quando fece
per voltarsi di nuovo, scoprì di essere completamente
immobilizzato da una
specie di budino giallo gelatinoso.
--NO!--
tentò di esclamare, ma le sue labbra
rimasero chiuse e mute.
Mewpaddy gli
dedicò un sorrisetto lasciando
ondeggiare la coda con soddisfazione, poi si girò per dare
una mano alle sue
compagne. Impugnò i suoi due anelli e mirò
all’orrendo mostro che le stava davanti,
uno strano tipo di coniglio con una paio di zanne terribilmente
appuntite.
--Fiocco
Immobilizza!-- gridò prima che la
creatura balzasse addosso a Mewmina.
La compagna la
ringraziò con un guizzo degli
occhi, mentre il Chimero scompariva, sconfitto da un potente Fiocco di
luce.
In quel momento, Tart
riuscì a liberarsi dalla
sua gabbia gelatinosa e lanciò il suo Chimero.
Immediatamente si materializzò
uno strano tipo di cactus, dalle grandi spine appuntite. Mewpaddy
lasciò
perdere il mostro e si concentrò sul suo avversario. Decise
che non voleva
ripetere lo stesso balletto del primo round, così, prima che
l’alieno potesse
riprendere le sua bolas, gli si lanciò contro. I due
cominciarono a litigare
immediatamente, tirandosi i capelli e rotolando l’uno addosso
all’altra a fasi
alterne. E andarono avanti così per un bel pezzo...
*****
Mewberry,
Mewmina e Mewpam saltarono addosso al
primo Chimero in velocità. Il gigantesco leone si
scansò e agitò le sue tre
code, nervoso. Ruggì, ma nessuna delle ragazze si
lasciò intimorire.
Continuarono a saltargli intorno, agili, per disorientarlo.
--Cuore di
Mina!-- gridò a un certo punto la
MewMew, imbracciando il suo arco. --Fiocco d’azione!--
Il dardo di luce
partì con uno schiocco, ma non
raggiunse mai il suo bersaglio, andandosi a infrangere nel terreno. In
ogni
caso, erano riuscite a spezzare quel girotondo, e ora potevano
attaccare sul
serio.
Mewpam, in quel
momento, lanciò un fendente
della frusta contro il mostro e Mewmina vi fece seguire un secondo
dardo. Il
Chimero cominciò a dimenarsi, e Mewberry ne
approfittò.
--Fiocco di
luce, massimo spelndore!!!--
Ci fu
un’esplosione di colori, tra i quali
dominava un rosa luminoso, e il mostro semplicemente sparì.
Ma non ci fu il
tempo di cantare vittoria perché
un secondo Chimero si materializzò all’improvviso,
in mezzo a loro. Era una
specie di coniglio, solo che aveva un paio di zanne aguzze che si
protendevano
fuori dalla bocca.
--Ma questo
è orribile!-- strillò Mewmina.
Il mostro fece
per attaccarla, ma si ritrovò bloccato
in un budino gelatinoso. Il Fiocco Immobilizza.
La MewMew
ringraziò l’amica, mentre il Fiocco di
Luce neutralizzava anche questo nemico.
“Fuori
due.” contò mentalmente Ryan, soddisfatto
della sua intuizione sulla battaglia.
Quando il terzo
Chimero si materializzò, un
grosso cactus irto di spine affilate, le ragazze erano pronte.
Scansarono con
agilità tutti gli aculei che quello lanciò contro
di loro, ma i lanci
avvenivano in momenti troppo serrati per permettergli di ferirlo. Dopo
un po’
di tempo, però, cominciarono a mostrare i primi segni di
stanchezza e i loro
balzi sembrarono più pesanti. Allora Mark scattò.
Impugnò saldamente la spada
del Cavaliere Blu e si scagliò contro il nemico, colpendolo
da dietro. Il
cactus si bloccò e il ragazzo balzò via, mentre
il Fiocco di Luce neutralizzava
anche l’ultimo avversario.
A quel bagiore,
Pai e Tart si staccarono dai
loro duelli personali, librandosi fuori dalla portata delle loro
nemiche.
Osservarono la scena con malcelato disgusto, poi si teletrasportarono.
Sul prato, le
MewMew rilassarono i muscoli e si
sedettero, esauste.
--Beh,
è stata una bella lotta.-- osservò Kyle.
--Solo, peccato che abbiamo dovuto far terminare prima la festa.--
Strawberry,
finalmente ritrasformatasi,
sobbalzò. --Ragazzi, ma dov’è Iris?--
Nessuno rispose.
*****
Mewiris si
lanciò subito contro Kish, ma non
potè impedirgli di creare il suo Chimero. Quando
arrivò abbastanza vicina da
poter attaccare, lo trovò pronto. Il duello
cominciò subito, velocissimo e
serrato, allontanandoli dagli altri un colpo dopo l’altro.
--Non vi sentite
sfortunate?-- chiese l’alieno, senza
smettere di combattere. --Siete diventate sei!--
--Siamo nove, o
hai disimparato a contare?--
rispose lei senza perdere la concentrazione.
--Ma tre non
combattono mica! Nessuno di loro ha
armi particolari.--
--Sbagliato di
nuovo. Mark ha la spada del
Cavaliere Blu! Siamo minimo sette, il numero più potente.--
Kish le
ringhiò contro, concludendo la
conversazione.
I due, senza
accorgersene, erano arrivati a
combattere in una zona boscosa, non troppo lontano dal
caffè. Lì arrivavano
solo gli eco della battaglia. Un lampo di luce inconfondibile li
raggiunse,
attutito dalle foglie. Il primo Chimero era stato sconfitto.
Mewiris si
permise un piccolo sorriso, poi
ripartì all’attacco. I tempi del duello divennero
ancora più serrati e fu senza
fermarsi che i due colsero la sconfitta del secondo mostro. Allora Kish
lanciò
i due Sai, disarmando la ragazza. Le sorrise e rincominciò
ad attaccarla a mani
nude, ma lei non si fece spaventare e rispose nello stesso stile. Si
incrociarono parecchie volte, ma erano troppo veloci per piazzare colpi
precisi. Si sfioravano appena e sembrava che stessero danzando,
scambiandosi
delle carezze.
Poi
l’alieno ruppe il ritmo e si allontanò con
un balzo, guadagnando la distanza, e si fermò a riprendere
fiato.
Mewiris si
lasciò andare a un sospiro, ma fece
l’errore di chiudere gli occhi per un secondo. Il secondo
successivo, la sua
schiena urtò dolorosamente contro una corteccia.
--Ma allora
è un vizio!-- sbottò con veleno.
Sollevo lo sguardo pieno di rabbia e cercò di allontarlo da
sé, ma era troppo
forte per lei.
--Ops! Scusa.--
la prese in giro Kish. --Immagino
che la corteccia non sia molto comoda...--
Velocissimo, le
fece lo sgambetto e Mewiris si
ritrovò distesa sull’erba fredda e pungente, con
l’alieno ancora addosso.
--E levati!--
gli strillò cercando di
divincolarsi.
Lui le rise in
faccia, divertito dai suoi
sforzi, ma non allentò la presa sui suoi polsi. La sua voce
si trasformò in un
sussurro ipnotico e avvicinò le sue labbra al viso della
fanciulla.
--Stai brava
adesso, dolcezza. Voglio giocare un
po’ con te...--
Quella
voltò la testa, ma l’alieno non si fece
certo fermare. Semplicemente, si accontentò di darle un
bacio veloce sul collo.
La sentì rabbrividire e approfittò della sua
agitazione per spostarsi
velocissimo alle sua labbra. Fu come quella sera alla radura, quando
aveva
messo alla prova le sue forze. La sentì ammorbidirsi sotto
il suo corpo, tanto
che si permise di allentare la stretta. Lei non si ritrasse, ma neppure
ricambiò il bacio. Kish si staccò e la fanciulla
sgusciò via, liberandosi, e si
fermò a distanza di sicurezza prendendo a sistemarsi i
capelli.
--Comincio a
essere stufa, lo sai?-- lo avvertì,
con la voce che tremava.
In quel momento,
un terzo lampo illuminò il
bosco.
--Pare che la
battaglia sia finita...-- commentò
Kish. --Peccato! Volevo giocare ancora un po’. Beh,
sarà per un’altra volta. A
presto, dolcezza!--
E sparì. Mewiris
si ritrasformò, respirò
profondamente e si incammino di buon passo verso il caffè
MewMew. Per
sicurezza, però, mandò un messaggio al ciondolo
di Pam per avvertirle che stava
tornando.
*****
--Iris sta
bene.-- disse Pam informando il
gruppo. --Sta tornando qui, Kish è appena scappato.--
Strawberry
sospirò di sollievo, ma poi abbassò
il capo. Ryan se ne accorse.
--C’è
qualcosa che non va?-- le chiese.
--Niente...
solo, pensavo...-- rispose la
MewMew.
--A cosa?--
--Al mio
posto...-- esitò, prima di continuare.
Non l’avrebbe mai ammesso, ma aveva effettivamente paura che
i suoi timori
potessero realizzarsi. --Non dovrebbe essere Iris il capo delle MewMew?
Lei è
molto più vicina al suo potere di tutte noi, ed è
abbastanza potente da tener
testa a Kish.--
--Guarda che
tutte noi abbiamo tenuto testa a
Kish!-- le ricordò Paddy.
--Ma mai in un
duello così lungo! È troppo
scaltro e troppo forte, lei invece riesce a resitere per almeno
mezz’ora. Forse
dovrei farmi da parte...--
Lo sguardo di
Ryan s’incupì. Come poteva essere
che la Mewgatto si facesse tutti quest problemi? Il suo posto era
indiscusso,
era lei la migliore. Lei era solida, contava sullo spirito di squadra,
credeva.
Perché ora metteva tutto in dubbio per una
che non ci sarebbe nemmeno dovuta essere?
--Non lo dire
nemmeno per scherzo, Strawberry!--
sbottò il biondino. --Lei non è più
potente di nessuna di voi, semplicemente
assomiglia di più alla tigre bianca a causa
dell’effetto dell’AcquaMew.
Nient’altro. Ricorda che sei stata tu a sconfiggere Profondo
Blu e a salvare
tutta la Terra, cosa che nessun altro avrebbe potuto fare. Ma tu hai
vinto,
perché sei speciale. Sei tu la più forte. Lei
è solo più... sensibile al suo
potere.--
--Davvero?--
chiese Strawberry, ma era già
rassicurata.
--Certo.-- le
risposero tutti in coro.
In quel momento,
Iris apparve il limitare del
bosco e li raggiunse, correndo leggera.
--Eccomi!--
disse non appena li raggiunse. --Non
vi siete preoccupati troppo, vero?--
--No, per
fortuna abbiamo ricevuto subito il tuo
messaggio.-- le rispose Paddy.
--Peccato che
abbiamo dovuto finire prima la
festa.-- sospirò Mina. --La prossima volta che quegli alieni
da strapazzo mi
capitano tra le mani giuro che li ammazzo! Non ci si imbuca a feste di
classe
come le nostre.--
Il gruppo ascoltò
sorridendo le invettive della
MewMew fino al caffè, dove tutti si impegnarono a riportare
la sala centrale al
consueto aspetto. Dopo tutto, dovevano lavorare il giorno dopo.
ANGOLETTO!
Bene bene, ecco
un bel capitoletto denso denso… il padre di Iris
si è rifatto vivo, abbiamo avuto una bella festa danzante, e
la nostra tigrotta
ha lottato di nuovo con Kish! Inolte Strawberry si sente minacciata da
Iris, e
Ryan non ha reagito bene…
Fatemi sapere
cosa ne pensate!
Un bacio,
Clarisse
|
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Capitolo 8 *** Un cucciolo per amico ***
Ma ciao bella gente! Allora,
eccoci qui ad un altro capitolo… ho
molto poco da dire, quindi rispondo alla recensione e poi vi lascio al
capitolo!
Mommika: ciao! Allora,
prima di tutto
grazie mille per la “ramanzina” sul
perché dovrei scrivere. Erano già le
ragioni per cui pubblico su EFP, ma grazie per avermele ricordato!
Sì tranquilla,
la vicenda deve ancora evolvere. E comunque non sarà
l’unico ballo della serie…
la lunghezza di questo non sarà il massimo ma è
tipo la parte uno di un
capitolo più lungo, ti prego non volermene! Straw si sente
minacciata senza
motivo, a Iris non interessa il comando, ma dato che entrambe
condividono l’isitinto
felino la gattina si sente in competizione con la tigrotta. In ogni
caso, ora
ti lascio al capitolo, che premette evoluzioni nel rapporto
Kish/Iris… ma per
il vero cambiamento dovrai aspettare quello dopo ancora!!! BUAHAHA!!!
Troppo sadica?
Allora lo posterò presto…
Dimenticavo gente, questo
capitolo sarà appena più corto, non
vogliatemene… ho voluto dividerlo a metà, tanto
per tenere viva la suspence e
per rendere più netta la differenza…
Un
cucciolo per amico
Kish
attraversò il pasaggio dimensionale e si
ritrovò accanto a Pai e Tart.
--Sei in
ritardo...-- commentò il primo, senza
scomporsi.
--Ma
dov’eri? Com’è andato il duello?--
chiese
invece il piccolo alieno, visibilmente curioso.
Kish
sbuffò annoiato, ma rispose
--Quella
è un fenomeno, siamo finiti un po’
distanti dal gruppo. Non ho potuto liberarmi prima.-- disse mentre si
avviava
nella sua stanza.
Non appena ne
sbattè la porta, Tart si
teletrasportò dentro, già seduto sulla scrivania.
--Allora,
com’è andato il duello?-- chiese
ancora, con aria furba. --Adesso che non c’è Pai
me lo puoi anche dire, no?--
I due alieni
risero. Era sempre così dopo una
lotta: a Pai davano le spiegazioni essenziali, tra di loro si
scambiavano i
commenti.
--Iris
è semplicemente incredibile.-- rispose al
fratellino con onestà. --Non pensavo che nessuna di loro
potesse tenermi testa,
eppure non sono riuscito a farle nemmeno un graffio.--
--Deve essere
davvero abile allora... e poi?--
--E poi cosa?--
Quello era il
“via” ufficiale al battibecco…
--Lo sai. Guarda
che l’ho capito che un po’ ti
piace, mica sono scemo io!--
--Senti chi
parla! Vogliamo dire due cose anche
su Paddy, allora?--
--Non cambiare
discorso.--
--Si vede
così tanto?--
--No, affatto.
Pai per un po’ l’ha sospettato,
ma vede che reagisci in modo diverso da come facevi con Strawberry,
quindi
adesso è convinto che tu stia solo giocando. Ma a me non la
dai a bere...--
Kish ci
pensò su.
--Beh...-- si
interruppe, poi riprese. --Quando
pattina è bellissima, leggera e aggraziata. Ha buon gusto, e
mi fa ridere. A
volte mi sembra imbattibile e quasi violenta, ma poi la guardo negli
occhi e
sparisce tutto, e mi sembra solo una ragazza. Ed è anche
molto, molto carina.--
Tart si mise a
saltare da una parte all’altra
della stanza, cantilenando a bassa voce: --Ti-piace-ti-piace!!! Lo
sapevo, avevo
ragione, avevo ragione!!!--
Il fratello
alzò gli occhi al cielo.
--Sì,
è vero, un po’ mi piace. Ma gongola piano,
non vorrei che ti sentisse Pai.-- disse e poi aggiunse.
--Perché ora non mi
dici due cose di Paddy?--
--Che
c’entra Paddy, adesso?!-- sobbalzò il
bambino, smettendo all’istante di saltellare.
--Beh, credo di
non essere l’unico ad avere una
bella cotta...--
--Pai ha una
cotta!?!--
--Spiritoso...
non so dirti riguardo a Pai, ma
io parlavo di te!--
Tart
scrollò le spalle. --Oggi Paddy mi ha fatto
un po’ arrabbiare quando mi ha immobilizzato. --
--Stai cercando
di cambiare discorso?--
--No,
semplicemente non c’è nulla da
discutere.--
--Che alieno
bugiardo! Lo so che ti compri
sempre le caramelle come quelle che ti aveva regalato lei
l’ultima volta.--
--Che
c’entra scusa?!? Se mi piacciono le
caramelle me le prendo, no?--
--Eddai, Tart!
Io sono stato onesto con te! Mi
devi la verità.--
Il bambino
sbuffò. --E va bene! Un po’ mi piace,
ma solo un po’!--
L’altro
roteò gli occhi. --Sì, certo... come ti
pare. Meglio tornare di là, Pai vorrà preparare
una nuova strategia ormai.--
I due si
scambiarono un ultimo sorriso complice,
poi si teletrasportarono nella sala dei computer.
--Allora,
già elaborato qualche nuova
strategia?-- chiese Kish con arroganza.
Pai gli
gettò un’occhiataccia e sospirò. --Il
solito fastidioso. Comunque sì, ho una mezza idea. Ho
pensato che se
continuiamo ad affrontarle in vari punti della città
possiamo cercare di innervosirle
abbastanza da spingerle a far apparire l’AcquaMew.--
Tart
alzò un sopracciglio. --Tutto qui?--
--Hai forse
un’idea migliore?--
--No, in effetti
no.--
--Io
sì!-- disse Kish, un sorriso presuntuoso
sulle labbra.
--Haha!--
esclamò Pai, scettico. --Questa la
voglio proprio sentire.--
--Invece di fare
dell’inutile ironia, perché non
mi ascolti? Dall’ultima volta che siamo stati qui abbiamo
imparato che possono
evocare l’AcquaMew solo quando sono davvero emotivamente
coinvolte. E dubito
che possiamo ricreare questa sensazione sfidandole di tanto in tanto
con
quattro mostriciattoli solo per darci dei grattacapi. Continuiamo a
spiarle! Se
diventiamo le loro ombre riusciremo a farle innervosire parecchio, e
ancora di
più se ogni tanto appariamo alle loro spalle con dei
commenti. Ho già provato
questa strategia con Iris e lei si è arrabbiata parecchio!--
Pai ci
pensò su, ma prima che potesse criticarlo
fu preceduto da Tart.
--Grande! Mi
piace il piano, è sadico!-- esclamò
il bambino gongolante.
Il maggiore dei
tre fratelli alzò gli occhi al
cielo. --E pensate sul serio che farle innervosire basti?--
Kish si strinse
nelle spalle. --Prima o poi
esploderanno. Dobbiamo solo sperare che ciò accada nelle
vicinanze dell’Acqua
Cristallo. E se magari mettiamo anche un paio di microspie nel
laboratorio di
Ryan possiamo tenerci aggiornati di pari passo.--
Pai si
lasciò andare a un sorrisetto. --Tart a
ragione: sei davvero diabolico.--
Il fratello
annuì. --Io controllo Iris.
Strettamente. E Strawberry, anche se far innervosire quella
lì in presenza del
suo Mark è facile come trovare per caso una goccia
d’AcquaMew...--
--Io invece
posso controllare Pam e Paddy.--
dichiarò il bambino. --Ogni tanto sono in giro insieme, non
sarà troppo
lavoro.--
--A me restano
Lory e Mina.-- riflettè il terzo
alieno. --D’accordo, ce la posso fare. Speriamo che almeno
funzioni.--
--Funzionerà.--
gli assicurò Kish.
Poi si
riteletrasportò nella sua stanza. Si
lasciò cadere sul letto, piuttosto soddisfatto di
sé stesso: era riuscito a
formulare un piano senza che quell’antipatico di Pai potesse
criticargli nulla.
Un vero e proprio successo. Si rigirò, arricciando le dita
nel cuscino di pelo
marrone accanto a sé. Un momento... un cuscino di pelo
marrone? Non ricordava
di averne uno...
Alzò
lo sguardo per controllare, gli occhi
velati da un sospetto.
Un piccolo
animaletto, simile a una volpe, era
acciambellato accanto a lui e adesso stava sonnecchiando tra le
coperte.
L’alieno sospirò; era come aveva temuto. Prese in
braccio il cucciolo, con
delicatezza, e tornò di nuovo nella sala dei computer.
--Ok!--
cominciò scocciato. --Chi di voi due
cretini doveva controllare che non ci fossero clandestini a bordo?-- e
mostrò
la palla di pelo tenendola per la collottola.
L’animale
aprì gli occhi, sbattendoli pigramente
un paio di volte. Poi sbadigliò aprendo la boccuccia e
tirando fuori la
linguetta rosea. Si leccò un paio di volte il nasino e
cercò di voltarsi per
guardare colui che lo manteneva a mezz’aria. Visti i
fallimenti, si concentrò
invece sugli alieni che gli stavano di fronte osservandoli con
curiosità. Poi
girò il muso di lato, perplesso.
Tart, sentendosi
colpevole, sobbalzò a mezz’aria
e riatterrò per terra.
--Hem... toccava
a me, temo...-- bisbigliò a mo’
di scuse.
Pai scosse la
testa, contrariato. Si passò una
mano sul viso, pensando al da farsi.
--Di certo non
possiamo tenercelo.-- dichiarò
scoccando un’occhiataccia al cucciolo. --E non possiamo
neppure trasformarlo in
un Chimero perché è un Vlox. Kish, liberatene!--
L’alieno
chiamato in causa sobbalzò. --Cosa? Perché
io? La colpa è di Tart!--
--Ma
l’hai trovato tu!-- si difese il bambino
sfruttando la sua unica ancora di salvezza.
--Ah, e cosa
dovrei farne, sentiamo? Come me ne
libero?--
Pai gli
dedicò un sorrisetto maligno. --Sei tu
il sadico. Cavatela da solo!--
Kish si
teletrasportò di nuovo nella sua stanza,
senza rispondere. Si sedette sul letto e sollevò il cucciolo
per la collotola.
--Ma dovevi
decidere di farti trovare proprio da
me?-- gli disse con una punta d’astio.
L’animaletto
gli lanciò un’occhiata contrita,
come per scusarsi, poi agitò la coda e gli leccò
la punta del naso. L’alieno lo
posò a terra, ma quello gli saltò in braccio,
cercando di farsi coccolare.
--Sì,
l’ho capito che vuoi compagnia!-- sbottò
l’altro intenerito. --Ma non ti posso proprio tenere! Li hai
sentiti i miei
fratelli!--
Ma il cucciolo
continuò a fissarlo con i suoi
occhi turchesi. E al ragazzo venne un’idea. Un’idea
niente male. Sorrise,
pensando che quello doveva essere il giorno dei colpi di genio, e
aprì un
passaggio dimensionale.
*****
Iris
attraversò di corsa il parco, veloce e
leggera come sempre. Mentre percorreva la sua solita scorciatoia,
riflettè sul
fatto che era davvero molto tempo che non visitava il suo solito posto.
Si
ripromise di andarci domani: quel luogo le mancava.
Arrivò
a casa e aprì la porta, filando subito in
bagno a farsi la doccia per poi indossare il suo solito pigiama,
nient’altro
che una corta sottoveste con spalline sottili di seta azzurro polvere.
Peccato
che tra un po’ avrebbe fatto troppo freddo per indossarla. Si
infilò a letto ma
lo sguardo le cadde sul cielo, fuori dalla finestra. Era pieno di
stelle. Non
poteva rinunciare a una notte così, freddo o meno che fosse.
Si coprì con una
vestaglia e salì in terrazza.
La sensazione di
essere osservata la aggredì non
appena mise piede fuori. Però era diversa: lo sguardo non
era penetrante, ma
semplicemente curioso. La fanciulla cercò
l’origine di quella sensazione e notò
un paio d’occhi che la fissavano da sotto un cespuglio. Si
avvicinò e tese la
mano finchè le dita non accarezzarono qualcosa di simile a
una pelliccia.
Incuriosita, allungò anche l’altro braccio e
tirò fuori dal buio... un
cucciolo.
Sembrava una volpe, ma
solo nel fisico: il pelo
soffice, infatti era di un color fulvo, mentre le orecchie e la zampe
davanti
erano più scure. La punta del muso, la pancia e la parte
finale della coda
folta erano bianche. Attorno al collo qualcuno gli aveva legato un
enorme
fiocco blu, dal quale pendeva un biglietto che diceva:
Buona
sera Dolcezza!
Volevo
ringraziarti per il duello, mi sono davvero divertito. Per
intensificare i miei
complimenti ho deciso di regalarti questa bestiola. È un
Vlox, una specie di
volpe del mio pianeta. Per qualche strana combinazione genetica, non so
bene
cosa, non può essere trasformato in un Chimero quindi non
devi preoccuparti di
Pai e le sue manie di colpire gli animaletti domestici.
L’abbiamo
trovato come clandestino sulla nostra navicella e Pai ha deciso di
liberarsene,
ma io ho pensato che un po’ di compagnia ti avrebbe potuto
far piacere. È solo
un cucciolo ma questi cosi rimangono sempre così piccoli
quindi non dovresti
avere nessun problema. Sono intelligenti, capiscono quando gli parli e,
a modo
loro, comunicano. Sono vivaci, ma non disobbedienti e se riesci a farti
apprezzare non dovrebbe darti problemi. Sono molto puliti, un
po’ come i gatti,
e fanno un verso strano che somiglia a quello delle vostre volpi, una
specie di
abbaio. Mangiano carne, quella di pollo o quella di vitello va bene, ma
non
provare a rifilargli crocchette per animali o schifezze affini se non
vuoi che
ti distrugga la casa.
In caso
di guai, posso aiutarti con un corso di addestramento se mi concedi
quel ballo.
A presto,
dolcezza. Spero che tu gradisca il regalo.
Il
tuo nemico prefetito, Kish.
Iris sorrise
divertita dal messaggio, poi guardò
di nuovo il cucciolo.
--Così
sei di un altro pianeta...-- bisbigliò
soprapensiero.
L’animaletto
annuì, facendola sobbalzare. Quindi
capiva sul serio quello che lei gli diceva. La fanciulla prese ad
accarezzarlo,
apprezzando la morbidezza del pelo che scorreva sotto le sue dita.
--Ti ci vuole un
nome!-- sussurrò ancora, e il
cucciolo abbaiò felice che avesse deciso di tenerlo.
Lei lo
sollevò per vedergli il muso e i suoi
occhi blu si piantarono in quello turchesi del Vlox. Un turchese
intenso come
il cielo d’estate. Il cielo...
--Sky!-- decise
infine la ragazza.
Sky
mostrò il suo apprezzamento lasciando
ondeggiare la folta coda a pennello, poi le leccò entusiasta
una guancia. Iris
sorrise e lo prese in braccio, portandolo in casa. Lo lasciò
esplorare
l’appartamento mentre abbozzava un elenco di quello che
doveva comprare, poi si
diresse a letto.
Subito Sky saltò
sulle coperte e si acciambellò
sul cuscino, posandole la testa sulla spalla e scaldandole il collo col
suo
respiro. la fanciulla apprezzò il suo profumo forte e
selvatico, che però
assomigliava all’odore di un campo d’erba in
primavera. Respirò profondamente e
si addormentò.
*****
La mattina
successiva si alzò presto e gli legò
una corda attorno alle spalle e al collo, facendo una specie di
pettorina. Poi
scese alla reception.
--Ciao Erik!--
disse con un tono un po’
smielato.
Subito il
ragazzo emerse da dietro il bancone.
--Oh ciao
Iris.-- la salutò, un filino
impacciato. --Hai bisogno di qualcosa?--
--In effetti
sì.-- ammise lei senza abbandonare
la voce suadente. --Mi chiedevo se potessi darmi un consiglio...--
--Qualunque cosa
per te, lo sai! Di che si
tratta?-- si affrettò a dire il giovane.
--Beh, ho
bisogno di sapere se comosci un buon
negozio di animali.--
--Ah...-- sul
viso di Erik si disegnò una
smorfia di disappunto: evidentemente aveva sperato che Iris si fosse
decisa ad
accettare il suo perenne invito a mangiare fuori con lui.
--Sì, in effetti ce
n’è uno non troppo lontano da qui che sta aperto
fino ad oggi pomeriggio. Ma
come mai scusa?--
--Per questo
cucciolo.-- rispose lei
mostrandogli Sky. --Me lo hanno regalato e devo comprargli tutto
quanto.--
--Certo,
capisco. Vuoi che ti ci accompagni?--
La ragazza gli
sorrise. --Magari un’altra volta,
oggi credo che andrò a piedi. Mi dici
dov’è?--
Quello
sospirò. --Esci da qui e vai fino alla
fine di Liberty Street, verso destra. È in fondo alla via,
non puoi
sbagliare.--
--Grazie Erik!
Ciao ci vediamo!-- esclamò lei
andandosene.
Il volpacchiotto
abbaiò un saluto e si lanciò
fuori non appena le porte automatiche scivolarono da parte.
Adeguò il suo passo
a quello della nuova padroncina, che si mise a correre per aiutarlo a
sgranchirsi le zampe. La strada che percorsero non era lunga, ma lui
era fuori
allenamento e quando arrivarono al negozio ansimava.
Iris sorrise e
lo prese in braccio, facendogli
il solletico dietro alle orecchie, poi entrò.
Una commessa la
salutò educatamente e lei
rispose con cortesia. Poi rimise il cucciolo a terra.
--Ok Sky.-- gli
disse. --Datti un’occhiata in
giro e dimmi cosa di piace.--
Il volpacchiotto
cominciò a trotterellare in
giro per il negozio, fermandosi ogni tanto per annusare gli oggetti.
Quando
trovava qualcosa che gli piaceva, abbaiava e lo indicava con la
zampina. Allora
Iris si chinava alla sua altezza e esaminava quello che lui aveva
scelto con
occhio critico, ma alla fine lo accontentava sempre. A volte gli
proponeva cose
prese da scaffali più in alto che secondo lei avrebbe potuto
apprezzare, e lui
li esaminava a sua volta. Poi le comunicava la sua decisione.
Alla fine, i due
uscirono dal negozio con una
cuccia fatta di cuscini, due ciotole di metallo, in modo che il cibo o
l’acqua
non ne prendessero l’odore, e alcuni giocattoli. Al collo Sky
stava già
sfoggiando il suo collare nuovo, di un bel colore azzurro ghiaccio ma
un po’
più cupo e intenso. Dalla fibbia a cui si agganciava il
giunzaglio della stessa
tonalità pendeva una medaglietta d’oro a forma di
nuvoletta con inciso davanti
il suo nome, dietro il numero di telefono di Iris, ma lei non si
aspettava che
il cucciolo si perdesse.
Come
varcò la porta dell’hotel vide Erik precipitarsi
verso di lei.
--Aspetta, ti do
una mano.-- disse mentre
prendeva uno dei sacchetti.
--Grazie
mille!-- rispose lei, e insieme si
avviarono all’ascensore.
La fanciulla vi
lasciò dentro il resto della
roba, ma preferì salire a piedi, con grande rammarico del
ragazzo.
Quando
arrivò, Erik ovviamente la stava
aspettando davanti alla porta.
--Se avessi
preso l’ascensore saresti salita più
in fretta.-- le fece notare lui in stile te-l’avevo-detto.
Iris fece un
gesto di noncuranza con la mano e
Sky cominciò a saltare sul pianerottolo. Lei
sbuffò.
--Allora...--
riprese Erik. --Adesso sei
libera?--
--No, mi
dispiace.-- disse subito la ragazza. --Esco
appena sistemo questa roba. Questo cucciolotto non ha voglia di stare a
casa.
Lo porto alla pista di pattinaggio e poi al parco.--
--Se vuoi ti do
una mano a mettere in ordine.--
A
quell’offerta, Sky cominciò a ringhiare piano.
--Scusa Erik, ma
non vorrei che ti
mordesse.-- si
preoccupò lei. --Mi
dispiace, non si è ancora abituato.--
Il ragazzo
cercò di mascherare la delusione. --Tranquilla,
non ci pensare. Faremo un’altra volta.--
E se ne
andò.
Quando fu in
casa, Iris prese in braccio il
volpacchiotto e gli fece il solletico sotto il muso.
--Ma lo sai che
sei proprio una peste!?-- gli
disse sorridendo. --Guai a te se Erik si offende. Però
grazie, avevo esaurito
le scuse!--
Il cucciolo si
mise a fare le fusa poi saltò giù
dalle sue braccia, mise il muso nei sacchetti e cominciò a
svuotarli, con
grande stupore della ragazza. Quando lei si fu abituata a quella vista,
si
lasciò guidare in giro per le stanze dove lui voleva che
mettesse la roba. La
cuccia di cuscini finì accanto al suo letto, il posto dei
giochi era in salotto
sopra un telo decorato con delle linee astratte oro in campo rosso
porpora, le
ciotole andavano in cucina, il guinzaglio appeso vicino alla porta e
così via.
Quando tutto fu
al suo posto Iris gli rimise il
guinzaglio e prese borsa con la roba per il pattinaggio, poi i due
uscirono,
attraversando di corsa la reception per non essere fermati da Erik.
In un lampo
furono alla pista di pattinaggio.
Come
varcò le porte automatiche, la ragazza si
sentì uno sguardo addosso, penetrante. Scosse la testa e
fece un gesto di
saluto con la mano, poi scappò a cambiarsi. Pochi minuti
dopo era sul ghiaccio,
volando come una farfalla. E il volpacchiotto dietro, che continuava a
scivolare sulla superficie gelida. Dopo un po’ lo prese in
braccio e fece
qualche acrobazia, infine lo fece sedere sul bordo della pista e accese
lo
stereo.
Finito di pattinare, o almeno
uno dei due,
andarono al parco. Quando arrivarono a un certo punto della
scorciatoia, la
fanciulla si fermò indecisa. Aveva bisogno di rivedere quel
luogo, ma non era
certa di volerlo condividere anche con Kish, che la stava certamente
spiando.
Dopo un po’ si decise, ma non era molto sicura della sua
scelta. Comunque prese
un profondo respiro e si incamminò fuori dal sentiero,
preceduta dal curioso
Sky.
ANGOLETTO!
Ciao! Spero il
capitolo vi sia piaciuto, prometto che posterò
presto la seconda parte… dove starà andando Iris?
Boh!
Un bacio,
Clarisse
|
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Capitolo 9 *** La radura nella bolla ***
Ma ciao a tutti!!! Scusatemi se
avevo spezzato il capitolo
l’altra volta, ma mi piace tenervi un minimo di suspence!
Allora, si riprende
da quando Iris esce dal sentiero che attraversa il parco…
Mommika: ma dai, non ci credo che ho
azzeccato il nome del tuo cane! Incredibile! Allora credo che la storia
d’ora
in poi ti farà impazzire perché Sky ne
combina… la Mew più forte è Pam, ma
Strawberry
ha la leadership perché lei tiene su lo spirito di squadra.
Iris invece è più
forte di lei e ha anche questa qualità extra. Per questo si
era spaventata, ma
Iris non ha nessun interesse di fare il capo. Eccoti qui il seguito!
Ramona37: grazie mille per i
complimenti! Eccoti il nuovo capitoletto, spero ti soddisfi!
La
radura nella bolla
Il percorso era
fitto di arbusti per il primo
tratto, poi il sottobosco si diradò per fare spazio ad alti
pini dal legno
scuro. Infine, semplicemente tutto sparì e Iris si
ritrovò ad abbracciare con
lo sguardo una radura dall’erba verde smeraldo, con un
laghetto dall’acqua che
sembrava cristallo ai piedi di una rupe. Arroccato a strapiombo sopra
di esso,
in cima alla rupe, c’era un piccolo gazebo dalle colonne
coperte di glicini.
Il sorriso le
affiorò spontaneo alle labbra,
insieme a tutti i ricordi morbidi e graffianti che aveva sempre donato
a quel
luogo, notte o giorno, estate o inverno. Era bello tornare
lì, dopo il tempo
che vi era stata lontana. Non molto, in effetti, ma comunque troppo.
Si
chinò e sciolse il giunzaglio di Sky.
--Non scappare
via, d’accordo? Non voglio che tu
ti faccia del male.-- si raccomandò.
Il volpacchiotto
abbaiò per mostrare che aveva
capito e si lanciò al laghetto per bere, poi si
dedicò alla caccia di un paio
di irraggiungibili farfalle.
Iris prese a
salire le scale che portavano al
gazebo, ma si fermò a un gradino assolato che sporgeva
appena sopra il lago,
così non sarebbe stata troppo lontana da Sky. Si stese sulla
pietra calda,
cercando di godersi il sole, ma non ci riuscì per molto: un
altro calore,
diverso da quello dei raggi, si appoggiò ai suoi polsi.
Provò a divincolarsi,
ma una voce la inchiodò al suolo.
--Ferma,
dolcezza. Stavolta non voglio farti del
male.--
La fanciulla
aprì gli occhi, ma il blu si perse
nell’oro.
--Ciao Kish.--
lo salutò in un respiro.
Lui le sorrise
in quel suo modo ambiguo. --Credevo
ci fossimo già salutati alla pista di pattinaggio.--
--Cosa ti fa
credere che stessi parlando con
te?-- obiettò la MewMew con espressione di sfida.
--Perché,
a chi dicevi?--
--A te.--
--Allora vedi
che ho ragione?--
--Che
c’entra chi ha ragione? Volevo solo
ricordarti di non darmi per scontata.--
Kish perse il
filo del discorso e scosse i
capelli.
--Comunque,
adesso sei tutta mia!-- le sussurrò
all’orecchio, appoggiando le labbra contro la sua gola.
Ma lei rise, un
trillo di cristallo nell’aria
tersa del pomeriggio. --Sbaglio o ti stai dimenticando di Sky?--
L’alieno
si tirò su per vederla meglio in viso.
Non vi trovò neppure una traccia di timore o agitazione,
così si permise di
scherzare.
--Accidenti!--
sbottò, un po’ scocciato. --Immagino
che non mi perdonarai mai se metto a cuccia quel volpacchiotto per il
tempo che
mi serve per rapirti...--
--Immagini
giusto.-- annuì la ragazza. --Temo
che dovrai rimandare il mio rapimento. Oggi non vado da nessuna parte.--
Lui si mise a
sedere accando a lei e cominciò ad
accarezzarle il braccio con la punta delle dita.
--Non capisco.--
capitolò infine, guadagnandosi
uno sguardo interrogativo. --Oggi sembri più tranquilla. Non
ti sei nemmeno
trasformata, eppure sapevi che ti sto seguendo dalla pista di
pattinaggio. Mi
spieghi che ti prende per favore?--
Iris lo
imitò e si sedette accavallando le
gambe.
--Sono
tranquilla perché qui tu non puoi farmi
nulla.-- sussurrò.
Prima ancora che
potesse respirare venne
sbattuta a terra, mentre una lama le si posava sulla gola e un'altra le
sfiorava il petto.
--Ne sei
certa?-- ringhiò Kish.
Un secondo dopo,
Sky spuntò dal nulla e scappò
via di nuovo, in bocca uno dei due Sai. Prima che l’alieno
potesse lanciarsi
all’inseguimento del volpacchiotto, la fanciulla gli prese
l’altra arma e lo
ribaltò, approfittando della sua distrazione
--Scusa, cosa
stavamo dicendo?-- bisbigliò
puntandogli la lama alla gola.
Lui scosse la
testa. --D’accordo, non ti
interrompo più. Ma spiegami, che sto morendo dalla
curiosità!--
Iris si
tirò su, permettendogli di rialzarsi, ma
non gli restituì l’arma.
--È
qui che è successo.-- cominciò. --È
qui che
sono diventata una MewMew. Ho scoperto questo posto non appena ho messo
piede
in città. Avevo appena salutato mio padre
all’aereoporto e non volevo altro che
stare sola: non ero ancora pronta ad andare a casa, la mia nuova casa
appena costruita,
sopra un hotel di lusso. Non stavo guardando dove andavo, non realizzai
nemmeno
di essermi persa finchè non arrivai qui. E non ebbi la
minima paura. Rimasi per
ore e ore a guardare il cielo cambiare e passare da azzurro a cobalto,
a oro, a
arancio, a rosso, a viola, a blu. Quando la luna cominciò a
tramontare me ne
andai. Da allora presi l’abitudine di venire qui ogni giorno.
Mi aiuta a
rilassarmi, e sento che qui nulla può nemmeno sfiorarmi.
È come se fossi in una
dimensione parallela creata apposta per me. Quel
giorno ero triste, perché mio padre aveva
detto che mi avrebbe chiamata quella mattina dato che uno dei suoi voli
faceva
scalo in Giappone. Sapevo che non l’avrebbe fatto, ma ci
avevo comunque
sperato. Non avevo neppure lezione di pattinaggio quel pomeriggio, ma
non
volevo restare in casa e così corsi qui il prima possibile.
Mi stesi su questa
sporgenza. Non so esattamente quanto tempo passò prima che
un raggio rosso
cadesse esattamente davanti a me, specchiandosi ne lago. Il raggio si
trasformò
in un’alone che mi abbracciò tutta e mi fece
sentire bene, completa. A casa. Qui
nessuno può ferirmi. Questa è la mia bolla di
sapone.--
Tacque, e Kish
la guardò.
Teneva gli occhi
chiusi, decisa a escludere il
resto del mondo almeno per un po’. Quasi gli dispiaceva
riportarla alla realtà.
Comunque decise di giocare, e affilò lo sguardo dorato.
--Ok.-- le
disse. --Adesso che ho ascoltato la
tua storia possiamo fare un po’ a modo mio? Che ho proprio
voglia di
divertirmi...--
Lei gli sorrise,
ma scosse la testa. --No.--
L’alieno
mise il broncio e mormorò il suo
disappunto. --Però così non è
valido... guarda che non ti faccio mica del
male!--
Le mise le mani
sulle spalle e la costrinse a
stendersi sulla roccia, poi le fu sopra. Cercò di baciarla,
ma Iris gli mise un
dito sulle labbra, guadagnandosi un’occhiataccia.
--Non vale se
restiamo fermi qui: non posso
scappare!--
Lui
alzò gli occhi, pensieroso.
--Sai che hai
ragione?-- concordò infine. --Se
non ti posso prendere non è divertente.--
Le sorrise
pericolosamente e le passò le braccia
dietro la schiena, poi si sollevò in volo.
--Se strilli ti
lascio cadere!-- l’avvertì prima
che potesse aprire bocca.
--Chiaro!--
La
portò nel prato di fronte al laghetto dove
Sky stava giocando, facendola scendere sull’erba soffice.
--Forza,
trasformati!-- le ordinò. --Mi sento un
fallito a cercare di prendere una con sembianze umane.--
La fanciulla
rise del suo tono sinceramente
schifato e si trasformò scatenando una spirale di luce
argento. Sciolse i
capelli, lasciando la spilla su un sasso dove posò anche le
lame dell’alieno,
una delle quali ancora in possesso di Sky.
--Pronto?-- gli
chiese, già pronta a balzare.
--Certo!--
annuì Kish. --E guarda che non sarò
troppo delicato solo perché non ho le mie armi.--
La MewMew
ignorò l’intimidazione e gli rivolse
un ghignetto malandrino. --Vieni a prendermi, orecchie a punta.--
--Orecchie a
punta a chi?!-- sbottò indignato
l’alieno e le saltò addosso.
Ma non
riuscì neppure a sfiorarla. Tentò di
nuovo di prenderla di sorpresa, ma collezionò solo un altro
buco nell’acqua.
Dopo un po’ si stufò di balzare di qua e di
là per finire a stringere l’erba e
decise di tentare con il teletrasporto. Non era proprio leale, ma ci
stava.
Dieci minuti dopo, era ancora a mani vuote ed era riuscito solo a
sfiorarle la
coda prima che lei gli scivolasse dalle braccia per
l’ennesima volta.
Esasperato, optò per un diversivo e finse di attaccare Sky,
che stava bevendo
al laghetto.
--NO!--
urlò Iris preoccupata, e fece un passo
avanti finendo nel punto esatto dove si era appena teletrasportato
l’alieno.
--Presa...-- le
sussurrò all’orecchio da tigre,
stringendola di più a sé. --E adesso?--
--Adesso mi
lasci andare e rincominciamo
daccapo.-- sbottò leiinnervosita. --Così non
è leale! Doveva essere tu contro
di me, o sbaglio?--
--No, hai
ragione.-- ammise Kish. --Ma io non
sono certo uno stupido e non ti lascio scappare questa volta.--
Senza allentare
la presa, la costrinse a
stendersi sull’erba tenendole i polsi con una mano e
accarezzandole la gola con
l’altra. Le diede un bacio veloce dietro il collo,
sussurrando: --Non ti farò
del male, quindi posso farti tutto quello che voglio...--
Fece scivolare
una mano sul suo fianco, sempre
bloccandole il polsi, sfiorando i lacci del corpetto. In quel momento,
la sentì
irrigidirsi per il timore e se ne compiacque.
--Bene...--
bisbigiò sicuro. --Adesso che sei
ragionevolmente spaventata possiamo giocare sul serio...--
La
baciò all’improvviso, prima che potesse
girare il volto. La sentì cercare di liberarsi un paio di
volte poi, come già
era successo, il suo corpo si arrese senza ricambiare il gesto. Si
staccò dalle
sue labbra e si avvicinò al suo collo per respirarne il
profumo e la mano che
le accarezzava il fianco cominciò a giocherellare con i
lacci del corpetto.
--NO, KISH!--
gridò lei, e qualcosa di appuntito
si chiuse sulle dita dell’alieno.
Quello tolse la
mano e vide Sky che continuava a
cercare di morderlo. Gli scoccò un’occhiata piena
di veleno, lo sollevò per la
collottola e gli disse piano: --Ti detesto! Bel ringraziamento per
averti trovato
una casa!--
Il
volpacchiotto, per nulla infastidito, gli
leccò il naso.
Iris sorrise,
poi guardò il sole.
--Devo andare.--
disse con voce atona.
--Ma come, di
già?-- cercò di trattenerla
l’alieno. --Forse dovrei davvero rapirti...--
Un ringhiare
cupo ma delicato lo distolse da
quella possibilità.
--Ma temo che
questa bestiaccia non me lo
lascerebbe fare.-- concluse.
--Non chiamare
bestiaccia il mio
volpacchiotto.-- lo riprese lei con una nota di durezza nella voce
giocosa. --E
adesso fa’ il bravo e lasciami andare, o Ryan mi
darà una strigliata di quelle
che mi pentirò di essermi fermata a giocare con te.--
Kish
sospirò e le permise di liberarsi, ma il
vuoto che ora stringeva sembrava bruciargli le mani.
La
accompagnò fino al limitare della radura in
silenzio, ma prima di penetrare nel muro d’alberi, Iris si
fermò e lo fissò
negli occhi, incatenando il blu
all’oro per
l’ennesima volta quel giorno.
--Sicuro di
essere pronto ad andare via?-- gli
chiese, sinceramente preoccupata.
--Certo.--
rispose lui con un sorriso
presuntuoso. --Perché?--
--Beh, le prime
volte fa come dire… effetto.
Uscire dalla bolla di sapone, intendo.-- precisò lei con
voce cauta.
L’alieno
scrollò le spalle e sorpassò il primo
pino.
Bastò.
Fu come se la
realtà avesse ripreso consistenza
all’improvviso. Come se si fosse appena svegliato da un
sogno. Solo che quello
non era stato un sogno, perché poteva ancora sentire il suo
profumo addosso.
Quel profumo dolce e morbido, avvolgente, con una nota di selvatico che
lo
rendeva più forte e insinuante. Aveva ancora
quell’erba di seta color smeraldo
sotto le mani, il mormorio del laghetto nelle orecchie. E allora
perché si
stava rendendo conto di chi era lui, chi era lei, cosa avrebbe dovuto
fare e
quello che non avrebbe dovuto sentire? Perché vedeva tutto
all’improvviso? Come
se quel sogno avesse sbiadito il resto, ma fosse rimasto intatto nella
realtà.
Respirò affannsosamente, cercando di riprendere il controllo.
Violenta come
era arrivata, quella sensazione
svanì e i colori del mondo si fecero sfumati, meno
taglienti. Richiamò i suoi
Sai e trovò la forza di abbozzare un sorriso.
--Ci vediamo,
dolcezza.-- mentì.
--Sul serio?--
chiese lei scettica e triste.
Nemmeno le
rispose. Semplicemente si
teletrasportò vicino a Tart, che era intento a osservare Pam
alle prove per una
sfilata.
Il bambino
sobbalzò spaventato per l’arrivo del
fratello. --Dannazione Kish! Mi hai fatto venire un infarto!--
--Facciamo
cambio, ok? Io prendo Pam e tu
controlli Iris.-- disse lui in fretta.
--Che
è successo?-- gli chiese il piccolo
subito, intuendo che qualcosa fosse andato storto.
--Non ce la
faccio a seguirla sempre, non senza
saltarle addosso per cercare di portarla via.-- sbottò Kish.
Non era tutta la
verità, ma comunque non stava mentendo.
L’altro
annuì e si strinse nelle spalle. --Se ti
fa sentire meglio. Ma guarda che è una delle MewMew. Non potrai evitarla per
sempre.--
Kish rimase solo
con il suo conflitto interiore,
fissando Pam senza vederla davvero.
Riuscì a mantenere
le distanze per due mesi
evitando il caffè MewMew, dove le ragazze erano tutte
insieme. Poi però gli
avvenimenti precipitarono. Ma quando quel momento arrivò,
lui si sentiva
abbastanza leggero da potersi gestire.
ANGOLETTO!
Eccomi qua ^o^.
vi è piaciuto? Spero di sì! Nel prossimo
capitolo vedremo come gli eventi precipitano… spero mi
seguirete! Un commentino?
Un bacio,
Clarisse
|
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Capitolo 10 *** Sfida sul ghiaccio ***
Ma ciao gente! Allora, rieccomi
qui con un nuovo capitolo… e vi
preannuncio un po’ di movimenti! Movimenti forse
definitivi…
Mommika:
sono
contenta che il capitolo scorso ti sia piaciuto, non è stato
facile da scrivere…
ma è un luogo molto importante per Iris quindi andava
descritto nei minimi
particolari! E ritornerà spesso nella storia, quindi
aspettati di rileggerlo! Per
quanto riguarda il chiarimento il piacere è tutto mio,
d’altronde le recensioni
sono lì per questo! Volevo dirti che ho letto le tue storie
e mi sono piaciute
molto! Ho messo “Friend or Foe” tra le seguite, ma
ho visto che è un po’ che
non aggiorni… però la continui, vero???
Bene,
ora vi lascio alla storia! Buona lettura
Sfida
sul ghiaccio
Erano
già i primi di dicembre, ma il negozio
quel giorno era chiuso. Le MewMew, infatti, davano tutte segni di
nervosismo e
Kyle aveva deciso di dare loro una pausa, convocandole al
caffè per permettere
loro di sfogarsi. Ryan aveva intuito il piano degli alieni non appena
aveva
notato che le ragazze si guardavano spesso intorno, sentendosi come
osservate.
Aveva deciso di accantonare il problema finchè fosse stato
possibile, ma ormai
avevano accumulato un tale livello di irritazione che sarebbero potute
esplodere dovunque e in qualunque momento, rischiando di richiamare
l’Acqua
Cristallo. Un rischio che non potevano assolutamente permettersi di
correre.
Fuori stava
rincominciando a nevicare quando le
MewMew arrivarono, tutte avvolte in pesanti cappotti. Indossavano di
tutto,
tranne che i loro sorrisi. Kyle le guardò attentamente, una
per una. C’era chi
aveva le occhiaie e chi tremava leggermente, chi non si reggeva in
piedi e chi
non riusciva a smettere di sbadigliare.
“Adesso,”
pensò, “Bisogna farle arrabbiare.”
Come se gli
avesse letto nel pensiero, Ryan
attaccò col sermone di rimproveri piuttosto coloriti che si
era preparato per
l’occasione. La prima ad esplodere fu Strawberry, ma fu come
accendere un
detonatore: dopo di lei anche Paddy e Mina cominciarono a discutere,
seguite a
ruota da Lory e Iris. Persino Pam perse il controllo. Ben presto, le
MewMew
cominciarono a litigare tra di loro, arrivando persino a lottare.
Mark le
osservò col fiato sospeso, ma non
intervenne: si fidava troppo di Ryan per interferire con i suoi piani.
Si
risolse ad aspettare accarezzando Sky, che ormai era diventato la loro
mascotte. Qualche settimana prima, infatti, il cucciolo era stato
presentato al
gruppo e aveva riscosso l’approvazione di tutti. Stava al
caffè quasi ogni
giorno.
Dopo circa
un’ora, le sei erano inginocchiate a
terra col fiatone, le orecchie abbassate e le code immobili. Si
guardarono a
vicenda e scoppiarono a ridere, vergognandosi di sé stesse e
divertite dal
complesso della situazione, infine si ritrasformarono. Anche i tre
ragazzi si
permisero di tirare un sospiro di sollievo: la crisi era stata evitata
senza
danni.
In quel momento,
il telefono di Iris squillò e
la fanciulla rispose mentre lei e le altre si ritrasformavano.
--Pronto? ...
Che cosa vuoi? ... No, certo che
no. ... No, non me lo avevi detto. ... Mi spiace, oggi sono occupata.
... Sì,
anche domani. ... Mi dici dove vuoi andare a parare e la facciamo
finita con
queste domande, per favore? ... No, ti ho già detto di no.
... Che vuol dire
“allora muoviti”? ... No, certo che non capisco.
... CHE COSA??? No, no e
ancora no, non voglio venire! ... Non me ne importa un fico secco se
hai
bisogno di me! ... Non mi riguarda ti ho detto! ... No, infatti! ...
Dacci un
taglio con queste minacce stupide, per carità, mi sembra di
essere in un
melodramma! ... IO-NON-VENGO, in che lingua te lo devo dire? ... No,
lasciami
vivere qui e basta, so badare a me stessa anche senza di te, e credo di
avertelo dimostrato. ... Come sarebbe “ti aspetto a
casa?!?” Quella è casa mia,
tu devi starci alla larga! ... Non mi interessa se non hai problemi a
entrare!
... Sai che ti dico allora? Aspetta pure lì in eterno,
perché piuttosto che
tornare a questo punto preferisco dormire sotto un ponte! ... E non mi
chiamare
“Tesoro mio”! Non sono tua, ricordatelo! ... No, te
lo devo ripetere un’altra
volta o ci arrivi finalmente? NON VOGLIO!--
La ragazza
riattaccò il telefono e lo sbattè sul
tavolo con forza, poi prese Sky tra le braccia e cominciò a
coccolarlo per
cercare di distrarsi, ringraziando mentalmente il suo sesto senso che
l’aveva
spinta a portarlo anche quel giorno.
--Chi era?-- le
chiese Pam preoccupata dalla sua
reazione.
--Kish che vuole
portarti via!-- provò Strawberry.
--Erik che ti
assilla per un appuntamento!--
tentò Mina.
Ma Iris volse lo
sguardo alla finestra e fissò i
fiocchi di neve che cadevano lenti. Cercò di lottare contro
le lacrime per
l’impotenza e il dolore, come aveva imparato a fare negli
anni. Si sarebbe
dovuta opporre. Non poteva lasciarsi portare via, non ora che aveva
trovato il
suo posto. Non poteva abbandonare Sky e le MewMew. Erano la sua
vita…
--Era mio
padre.-- confessò infine, riconoscendo
con sé stessa di aver bisogno d’aiuto. --Vuole
portarmi alle Hawaii per un
meeting di lavoro, e poi in giro per altre città
importanti.--
--Che bello,
prima le Hawaii e poi in giro per
il mondo!-- esclamò Paddy. --Fortunata... una bella vacanza
senza lo sguardo di
‘sti alieno incatenato addosso. Mandaci le cartoline, mi
raccomando! Ma scusa,
quand’è che torni?--
Nessuno rise
alle frasi della piccola, l’unica a
non aver colto la realtà della cosa.
--Probabilmente
mai più.-- disse la fanciulla
con un sospiro triste.
La bambina si
gelò, insieme a tutti gli altri.
--Ma come...
n-non può... voglio dire...
perché?-- balbettò allora.
--Io sono la sua
migiore pubblicità, e questo è
il periodo dei meeting. L’ultima volta ci sono voluti quattro
anni prima che
smettessi di viaggiare.--
Kyle
sospirò. --Ci spieghi la storia per intero,
per favore? Magari possiamo trovare una soluzione...--
Iris sorrise
scettica, ma prese un grosso
respiro e cominciò a raccontare.
--Io sono la sua
migliore pubblicità. I miei
sono divorziati, questo ve l’ho già detto il primo
giorno. Nelle clausole
imposte ci sono quelle che io non posso rivedere mia mamma e che
l’appartamento
dove vivo ora mi appartiene, anche se l’hotel è di
mio padre. Quella che io
chiamo “stagione dei meeting” è una
campagna pubblicitaria a livello mondiale
che si ripete ogni tot e dura in genere quattro o cinque anni. Mio
padre, il
direttore, è tenuto a partecipare a tutti gli incontri. E io
con lui. È
difficile che un padre ottenga l’affidamento della figlia,
specie se la madre
l’aveva richiesto in prima persona. Ma mio padre
c’è riuscito. Lui dirige uno
studio di avvocati e al processo fu uno dei suoi a vincere la causa per
il mio
affidamento. Quindi
quale pubblicità
migiore di fatti realmente accaduti? Perché non presentare
la figlia, la
vittoria su quella che tutti considerano una causa persa in partenza?--
Iris concluse il
suo sfogo con un singhiozzo e
tacque. Non voleva mettersi a piangere. Sentì due braccia
più forti avvolgerle
le spalle ma la voce che le sussurrò all’orecchio
non era quella di miele che
il suo cuore voleva sentire.
--Non glielo
lasceremo fare.-- le sussurrò Pam
in tono rassicurante. --Parleremo con lui, cercando di ragionare. Sono
certa
che ti ascolterà, che ci ascolterà,
perché lui in realtà ti vuole bene, anche
se è sempre via per lavoro.--
--Ne sei davvero
certa?-- bisbigliò l’altra
all’amica. Che suo padre la capisse…
perché suonava tanto come un’illusione?
--Non ho il
minimo dubbio.--
La ragazza si
scostò i capelli dal viso con un
gesto essenziale ma delicato, gli occhi blu splendenti di paura e
determinazione.
Non voleva andarsene. Non se ne sarebbe andata, per nulla al mondo. E
adesso
che non era sola, era abbastanza forte da lottare. Lanciò
uno sguardo veloce a
Ryan perché la rassicurasse. E infatti vi trovò
un sorriso onesto e accorato;
le andava bene così: per lei, quello era un parere molto
importante. Però...
--No.-- disse.
--Adesso non ce la faccio ad
affrontarlo.--
--E cosa pensi
di fare?-- le chiese Strawberry.
--Aspetterò
un po’, il tempo che sbrighi i suoi
affari. O non avrà il tempo di darmi retta.--
--Adesso cosa
fai?--
Iris
arrossì di colpo. --Hem... non credo che
tornerò a casa. Vedrò di arrangiarmi in qualche
modo.--
Mina si
riavviò un ciuffo dietro l’orecchio in
un gesto di stizza e propose: --Ma scusa, perché non vieni a
stare da me per un
po’ allora?--
L’amica
la guardò, gli occhi incerti ma
splendenti di speranza. --Sicura che non do fastidio?--
--Tranquilla. Mi
fa piacere avere gente, sono
quasi sempre da sola e la casa diventa immensa. Per i vestiti non
preoccuparti.-- aggiunse la ragazza, lanciandole uno sguardo. --Posso
prestarti
qualcosa io.--
--E Sky?--
--Credo che Miki
apprezzerà qualcuno con cui
giocare. Ma a una condizione: che quando questa storia è
finita facciamo un
pigiama party a casa tua. Hai promesso, ricordi?--
--È
vero!-- esclamò Paddy mettendo le mani sulle
guance. --Come abbiamo fatto a dimenticarcene? Dobbiamo assolutamente
recuperare il tempo perso! Sentite il piano...--
E così, le MewMew
cominciarono a preparare il
party successivo, ignorando la domanda principale: ci sarebbe stato?
*****
Iris stette da
Mina per almeno due settimane.
L’amica
le prestò tutti i vestiti che le
servivano, e alcuni glieli vide tanto bene adosso che decise di
regalarglieli.
Ovviamente, sotto ricatto di lasciarla frugare liberamente nel suo
armadio la
sera del pigiama party, ancora in data da definire ma già
programmato e
organizzato.
La situazione
però si stava facendo sempre più
insostenibile per Iris: prima di tutto, la lontanaza da casa cominciava
a farsi
sentire, lasciandole i sensi di colpa per tutto il disturbo che pensava
di
causare; in secondo luogo c’era il problema della scuola, che
la costringeva a
sgattaiolare via di soppiatto dai tirapiedi che suo padre mandava tutte
le
volte.
Il resto non
andava male, ma era agitata anche
per un altro motivo: non poteva tollerare oltre lo sguardo che da
almeno due
mesi le stava incollato addosso. Chissà come, era sicura che
non fosse quello
intenso e dorato di Kish, ma quello di uno dei suoi fratelli. E tanto
bastava a
inervosirla per benino, tanto che una volta si era quasi messa a urlare
al suo
nascosto osservatore. Per fortuna Mina l’aveva fatta tacere
chiamandola per
cena, impedendole di esplodere.
--Non ci
pensare.-- le aveva detto mentre
scendevano le scale. --Siamo tutte sotto spionaggio, anche Ryan mi ha
detto che
ultimamente si sente osservato. Ma non dobbiamo darci peso, o rischiamo
di fare
il loro gioco.--
Lei aveva
annuito.
Quel giorno
però non riusciva proprio a
calmarsi, tanto che neppure il pattinaggio riusciva a distrarla e
continuava a
sbagliare la coreografia. Per fortuna si stava allenando da sola in
quei
giorni, intrattabile com’era. Aveva chiamato le amiche,
dicendo di non stare
troppo lontano: aveva un brutto presentimento, ma non sapeva nemmeno
lei cosa
aspettarsi. Mentre cercava di liberarsi del nervosismo pattinando, la
sensazione di essere osservata scomparve e lei istintivamente si
bloccò,
temendo che la cosa potesse portarle guai. Ma non arrivò
nulla di immediato,
così riprese l’esercizio e riuscì anche
a fare un paio di trottole ben
riuscite.
All’improvviso
un paio di braccia le sfiorarono
le spalle ma prima che potesse fare qualunque cosa si sentì
cadere e chiuse
istintivamente gli occhi. La sua schiena colpì il ghiaccio
sotto di lei, ma
qualcosa di caldo le stava accarezzando il fianco. Capì
all’istante.
--Kish!-- disse
guardando attorno a sé.
L’alieno
era lì. Fluttuava accanto a lei, a
pochi centimetri dalla superficie della pista, e non la smetteva di far
scivolare le dita sulla sua pelle, perfettamente conscio di quanto la
cosa la
irritasse.
--Ciao tesoro.--
la salutò gioviale… ma con una
nota inquietante malcelata nella voce. --Ti sono mancato?--
--Un
po’.-- ammise lei sentendo la pelle d’oca
per il nervosismo. --Tuo fratello è uno spione terribile...--
--Beh, per
forza. Sbaglio o sono l’unico che ti
fa i complimenti per il pattinaggio?-- scherzò lui.
Iris scosse la
testa e cercò di alzarsi, ma
l’altro la spinse giù con violenza.
--Ahi!--
imprecò la ragazza. --Ma che diamine ti
prende? Fammi alzare che sto gelando!--
--Scusa
dolcezza, ma non sono qui per
chiacchierare oggi. È giorno di commissioni.--
Quelle parole le
fecero trattenere il respiro,
senza una ragione precisa.
--Vedi...--
continuò l’alieno. --Pai ha deciso
che ci dobbiamo dare una mossa, è stufo di spiarvi e basta.
E in realtà sono un
po’ annoiato anche io: Pam sta sempre a camminare su e
giù, mentre Strawberry
mi dà la nausea tanto è smielata col suo Mark.
Quindi ho deciso di passare a
farti un salutino, tanto per tenerti in allenamento.--
La ragazza
rimase in silenzio, respirando piano
per la tensione: che cosa stava succedendo?
--Dimmi se lo
riconosci.--
Lei
seguì con gli occhi la direzione che le
veniva indicata e scorse una figura seduta sugli spalti, perfettamente
immobile. Le ci volle un po’ per realizzare.
--Papà!--
Kish si
allontanò da lei con un balzo e tirò
fuori una strana sfera di un rosa luminescente, poi evocò un
Para-para
gridando: --Fusione!--
Un secondo dopo,
sul ghiaccio apparve un enorme
orso polare col pelo color acciaio e zanne acuminate che gli sporgevano
dalla
bocca. Gli occhi erano color bronzo sanguigno e il dorso della creatura
era
coperto di spuntoni dall’aria letale dello stesso colore. Le
zampe erano nero
pece, con artigli affilati.
--Pai ha pensato
che per farvi arrabbiare a
sufficienza da farvi chiamare quel maledetto Acqua Cristallo forse bastava trasformare
i vostri genitori
in Chimeri. Non ti dispiace se ti ho usato come cavia, vero dolcezza?--
Iris non
riuscì neppure a rispondere, dato che
il mostro aveva già iniziato ad attacarla.
Scivolò via con agilità, volando sul
filo dei pattini. Prese dalla tasca il ciondolo per trasformarsi, ma
Kish si
teletrasportò accanto a lei in un secondo e le
bloccò il polso, strappandole di
mano l’oggetto.
--Scusa
dolcezza.-- le mormorò con una nota di
perfidia nella voce. --Ma avevamo scommesso, ricordi? Tu sul ghiaccio
dovresti
essere imbattibile, o sbaglio? Voglio proprio vedere...--
La
lasciò andare di colpo, ma lei riuscì a non
cadere e si spostò veloce, schivando l’attacco
successivo.
“Maledizione!”
riflettè stringendo i denti. “Non
posso combattere se non mi trasformo. Ma a che gioco crede di giocare
quel
pazzo?”
Iris
sollevò lo sguardo per un secondo e fissò i
suoi occhi blu in quelli dell’alieno sperando di leggervi
qualcosa di confortante,
ma vi trovò solo soddisfazione e un po’ di
perfidia.
La zampata la
colse all’improvviso, mandandola a
sbattere contro la balaustra. Si strinse il fianco, dove uno degli
artigli
aveva lacerato sia abiti che pelle. In realtà era solo un
graffietto, ma
bruciava, e piccole stille di sangue le macchiarono le dita. Gemette.
Kish le
fu subito addosso.
--Così
però non va bene... pensavo che fossi in grado
di affrontare tuo padre!-- la provocò affilando lo sguardo.
La ragazza si
bloccò, raggelata.
--Stanne fuori!
Non sono affari tuoi.-- gli
intimò, cercando di dare alla sua voce un tono velenoso.
Ma quello rise e
sparì di nuovo, lasciando al
Chimero lo spazio necessario per attaccare. Solo che stavolta Iris era
pronta.
“Ha
ragione lui.” si disse. “Si tratta solo di
affrontare mio padre. Le ragazze sono nei paraggi, devo solo resistere:
sicuramente Masha le ha già avvisate.”
Saltò
all’ultimo, schivando il colpo successivo.
Cominciò a pattinare velocemente, disegnando sul ghiaccio
delle linee
impercettibili. Era come se stesse ballando, solo che il tempo era
scandito dai
ruggiti del Chimero e dal clangore metallico degli artigli sulla pista.
Ne
indovinò la cadenza e cominciò a muoversi con
più sicurezza, avvicinandosi
lentamente, giro dopo giro.
Poi
saltò e un lungo taglio rosso si disegnò
sulla zampa destra del mostro. L’aveva ferito con la lama del
pattino. Atterrò
con grazia e continuò a pattinare veloce, ignorando tutto
quello che non fosse
il suo nemico. Si trattava solo di colpire al momento giusto.
Ripetè
la strategia e riuscì a lasciargli un
altro paio di graffi. Ma non erano quasi niente, e durante un salto il
Chimero
riuscì a colpirla, scagliandola di nuovo contro la
balaustra. La ragazza si
rialzò subito ed evitò per un pelo la zampata
successiva. La stanchezza
cominciava a farsi sentire, la ferita al fianco doleva anche se aveva
smesso di
sanguinare e fu costretta a rallentare il ritmo. Respirò
più profondamente,
senza smettere di muoversi, però era allo stremo.
In quel momento
una frusta di brillante luce
viola guizzò fuori dal nulla, distraendo il mostro.
--Iris!-- la
chiamò Mewmina volandole accanto.
--Va tutto bene?--
--Sì,
io...--
Prima di
lasciarla finire, la prese per le
braccia e la portò al sicuro sugli spalti.
--Grazie, tutto
a posto.-- le rispose la ragazza,
il fiato ancora corto. --Sono solo stanca. Vai ad aiutare le altre, il
Fiocco
d’Azione può essere utile visto che quella
bestiaccia si muove solo sul
ghiaccio.--
--Già,
è una bella complicazione.-- concordò
l’amica e volò via per dare una mano alle compagne.
Kish si
teletrasportò dietro la fanciulla non
appena la MewMew se ne fu andata e le mise una mano sulla bocca per
impedirle
di urlare.
--Non ti
agitare.-- le sussurrò all’orecchio,
bloccandola col semplice suono della sua voce. --Volevo solo ridarti il
tuo
ciondolo e farti i complimenti. Sei davvero brava sul ghiaccio.--
Lei
cercò di divincolarsi e l’alieno la
lasciò
andare.
--Ci vediamo
presto.-- la salutò prima di
sparire.
Nello stesso
istante ci fu un lampo di luce e il
Chimero sparì. Ce l’avevano fatta. Iris si tolse i
pattini e corse giù, dove
Strawberry, già ritrasformatasi come le altre, stava
restituendo lo spirito a
suo padre. Per un attimo ebbe l’impulso di scappare, ma si
controllò: lo aveva
già affrontato in forma di Chimero, poteva cavarsela con la
versione umana… o
no?
L’uomo
si risvegliò lentamente, aprendo piano
gli occhi. Si tirò su e si ritrovò circondato da
un gruppo di ragazzine, tra le
quali c’era anche sua figlia.
--Ciao
piccola.-- la salutò, sforzandosi di
sorridere.
--Ciao
papà. Che ti è successo? Le ragazze ti
hanno trovato svenuto qui fuori! Ero preoccupatissima!--
--Sono
inciampato nei gradini, credo, e devo
aver battuto la testa. Comunque sto bene. Non mi presenti?--
--Certo! Queste
sono Paddy, Mina, Strawberry, Lory
e Pam. Sono le mie migliori amiche.-- sottolineò Iris.
--Piacere di
conoscervi. Io sono Gianfranco, il
padre della signorina qui presente… sorrise lui, poi
tornò a rivolgersi a sua
figlia. --Corri a cambiarti. Abbiamo l’aereo tra quattro ore,
quello delle
14.30.--
--Che cosa?--
disse la ragazza, la voce già più
alta di due ottave per la paura. --Di già? Ma devo prendere
tutta la mia roba,
e poi...--
--Le tue valigie
sono già in macchina.-- la
interruppe Robert. --Manchi solo tu. E quel cucciolo di cui ho visto le
foto a
casa tua. Ma comunque non puoi portarlo, quindi se chiami qualcuno che
possa
prendersene cura è meglio.--
--Ma
papà, ti prego! Io non voglio andarmene da
qui! Mi sono fatta degli amici, ottimi amici, e poi
c’è Sky! Non voglio
lasciare tutto! Ti scongiuro!--
--Iris, non fare
la bambina per piacere!-- la
interruppe di nuovo l’uomo, e per la ragazza fu come
prendersi un ceffone. --È
un discorso che abbiamo già affrontato. Non voglio tornare
sull’argomento.--
--Ma io...--
--Muoviti.--
--Ti prego!--
--Ho detto
muoviti!--
La MewMew
avvertì la speranza scemare poco a
poco, lasciando spazio alla rassegnazione.
--Hem,
signore?-- s’intromise Pam con tono
cortese. --Davvero vuole portarla via?--
Gianfranco fece
una faccia sbigottita. --Naturalmente!
È mia figlia, ho bisogno di lei durante questi meeting!--
--Ma per cosa,
scusi?-- domandò Mina. --Cosa ci
fa una diciassettenne a un meeting internazionale di
un’agenzia di avvocati
divorzisti?--
L’uomo
tacque, e Strawberry ne approfittò. --La
prego, non ce la porti via! Non sarebbe più lo stesso senza
di lei!--
--Per favore!--
aggiunsero Paddy e Lory in coro.
Il silenzio che
seguì fu piuttosto denso, e Iris
non osò aprire gli occhi, tenendo le dita incrociate dietro
la schiena. Infine
suo padre parlò: --Vai a cambiarti. Abbiamo un aereo da
prendere.--
--NO!--
--Iris, basta!
Io sono tuo padre, e io dico
andiamo.--
La ragazza
combattè le lacrime e ingoiò la
rabbia. Aveva vinto contro il Chimero, ma aveva perso con
l’uomo.
--Sì,
signore.-- replicò con odio, poi si voltò
e prese la via per lo spogliatoio, ma solo dopo essersi fermata ad
abbracciare
tutte le altre MewMew, che facevano del loro meglio per non piangere.
--Prendetevi
cura di Sky, d’accordo?--
Mina
annuì. Iris le lasciò con un sorriso
debolissimo. Si cambiò in fretta poi uscì e si
diresse verso la macchina, dove
suo padre la aspettava sorridente. La scena le diede la nausea e le
lacrime
trovarono da sole la strada.
--Piccola, che
ti prende?-- le chiese quello.
--E me lo chiedi
anche?-- sbottò lei, senza più
freni. --Vieni qui dopo tre anni e mi strappi alla mia vita, senza
sentire
ragioni! Perché devi rovinare tutto proprio quando sono
felice? Perché devi
trascinarmi a fare il cartellone pubblicitario e a dire addio a tutto
quello a
cui mi sono affezionata?--
Non attese neppure una
risposta. Semplicemente,
salì in macchina sbattendo forte la portiera.
ANGOLETTO!
Oh-oh…
quindi Gianfranco ha deciso di portarsi via Iris… e
adesso cosa faranno le MewMew? Per saperlo, leggerete il prossimo
capitolo!
Un
bacio,
la vostra sadica
Clarisse
|
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Capitolo 11 *** I can't let you go just like that! ***
Ciao…
allora, scusate se non vi saluto con sorrisone a 32 denti
ma non c’è stato nessun commento e nemmeno una
ventina di letture… uffa! Beh
vabbè pazienza, in fondo siamo tutti in vacanza, no? Spero
che comunque il
capitolo scorso vi sia piaciuto
Allora,
l’ultima volta abbiamo lasciato il Mewteam spezzato,
dato che Gianfranco si è portato via Iris… come
reagiranno ora le ragazze e
Ryan? Ma soprattutto, come reagirà Kish???
Leggete! E mi raccomando
commentate eh!
I
can’t let you go just like that!
Paddy continuava
a sfregarsi gli occhi, ma
proprio non riusciva a smettere di piangere.
Le MewMew erano
appena rientrate al caffè, ma
Pam era stata l’unica a riuscire a raccontare quello che era
successo senza
singhiozzare. Kyle e Mark avevano abbassato lo sguardo, addolorati, ma
Ryan era
rimasto impassibile.
--Pare che il
MewProject sia tornato alla forma
originaria.-- aveva detto, la voce atona.
Strawberry era
quella che stava peggio di tutte;
d’altra parte lei e Iris condividevano un DNA felino. Per lei
doveva essere
stato come dire addio a una sorella.
--Non possiamo
lasciarla andare!-- sbottò
all’improvviso, alzandosi talmente in fretta da rovesciare la
sedia su cui
sedeva. --Non possiamo e basta!--
--Hai ragione!--
concordò Mina. --Lei è una di
noi. È una MewMew! Se se ne va lei, come possiamo salvare il
mondo?--
Lory
annuì, incapace di parlare, e Paddy
singhiozzò un sì. Pam si staccò dalla
colonna a cui era appoggiata.
--E allora cosa
ci facciamo ancora qui?--
chiese. --Io sono con voi, quindi andiamo a riprendercela!--
Le cinque amiche
si lanciarono fuori dal negozio
seguite da Sky, correndo il più velocemente possibile alla
volta
dell’aereoporto. In ognuna delle loro menti, per motivi poco
diversi l’uno
dagli altri, aleggiava lo stesso pensiero: “Non ti lasceremo
partire!”
Strawberry era
in testa al gruppo, la più veloce
di tutte nonostante le lacrime che le stavano annebbiando la vista. Non
poteva
lasciarla partire… non poteva! Iris era la sua sorella
genetica, condividevano
lo stesso DNA felino. Certo, tutte le MewMew erano sorelle per lei ma
quella
ragazza stava su un gradino più vicino a sé. Ma
solo per l’affinità genetica…
Ora, si sentiva meschina. Fino a pochi giorni prima quasi aveva avuto
paura che
si inserisse troppo nella squadra e le rubasse il ruolo di leader.
Adesso
invece non le importava: aveva capito che Iris non era in cerca di
potere,
voleva solo combattere e stare al fianco di persone che avessero
qualcosa in
comune con lei. Sentì come uno strappo al cuore, e si mise a
correre più forte.
Doveva assolutamente raggiungerla, fermarla.
Pam era subito
dietro l’amica. Era veloce,
nonostante gli stivali col tacco spesso. Ma era abituata a certe
scarpe, non le
davano nemmeno fastidio. A farla vacillare era invece la paura. Paura
per la
squadra: aveva visto un gelo strano negli occhi di Ryan quando aveva
comunicato
la notizia. Cosa sarebbe successo se fossero tornate al
caffè senza Iris? E se
invece fossero tornate con lei? Perché Ryan sembrava
così strano al riguardo? E
perché lei si preoccupava per Ryan? Quell’antipatico
prepotente ora era anche nella sua testa… eppure, non poteva
non trattenersi
dal volergli bene. Perché lo capiva, e lo capiva lei. Si
assomigliavano, non
solo per alcuni canoni fisici. C’era anche il loro passato
che, in qualche
modo, li spingeva a gravitarsi inconsapevolmente intorno. Non ne
parlavano mai,
ma è come se il solo essere vicini portasse…
sollievo, e conforto. Ma perché si
stava facendo queste riflessioni in quel momento? Ora era importante
riportare
a casa Iris, non analizzare il suo rapporto con il biondino!
“Priorità, Pam!
Non puoi lasciarla partire!”
Mina, a fianco
della Mewlupo, non accennava a
rallentare nonostante il ritmo serrato della corsa la stesse stancando
parecchio. Eppure non poteva fermarsi nemmeno per un respiro,
altrimenti tutte
le altre MewMew si sarebbero fermate per aspettarla. Perché
la squadra era
fatta così: o tutte o niente. E lo stesso ragionamento ora
si era esteso anche
a Iris. Togliere lei sarebbe stato come sottrarre a casaccio un sesto
dei pezzi
da un puzzle: non sarebbe mai stato completo senza. Non poteva lasciare
che se
ne andasse. Primo perché Iris ne sarebbe rimasta distrutta.
Loro cinque forse si
sarebbero anche riprese dopo un po’, avrebbero tirato avanti
facendosi forza
l’una con l’altra. Ma lei? Lei non avrebbe avuto
nessuno. Secondo, perché era
importante che quel puzzle restasse integro. Mina aveva imparato tanto
dalle
sue compagne, e non era pronta a rinunciare al nuovo acquisto
così presto… non
poteva lasciare che la portassero via.
Paddy correva in
modo strano. O meglio, non
sembrava neanche che corresse. Il suo era uno zigzagare tra la folla
per
supplire alla velocità inferiore con
l’agilità: le altre dovevano rallentare
tra la folla. Lei, invece, vi scivolava in mezzo senza la minima
difficoltà.
Diede la mano a Lory vedendola perdere terreno. La Mewverde smise di
vacillare,
la corsa si fece più sicura. Ecco come funzionava la
squadra, pensò la bambina:
era un lavoro di gruppo, era il ritmo di sei cuori che battevano
all’unisono…
non potevano lasciare che Iris sparisse così, e soprattutto
non contro la sua
volontà! Non era giusto, non potevano scegliere per lei. Non
era giusto, quindi
l’avrebbe fermata.
Lory faceva
fatica a correre. Non era mai stata
troppo veloce e quel fiume di persone che scorreva in tutte le
direzioni
contemporaneamente la disorientava. In quel momento sbucò la
mano di Paddy, che
lei prese senza esitazione. Si sentì subito meno sola, e la
sua corsa si fece
più sicura. Ora non sarebbe rimasta sola tra un mare di
sconosciuti. Le si
strinse il cuore pensando che era esattamente quello che rischiava
Iris: la
solitudine, e un isolamento volontario quanto inconscio dovuto alla sua
diversità. Per questo le MewMew avevano bisogno
l’una dell’altra: per farsi
forza e affrontare le loro anomalie. Anomalie che però le
univano, cementando i
loro legami. Come si sarebbe sentita lei se si fosse ritrovata a dover
andare
avanti senza le sue compagne, senza i duelli con Pai? Emarginata,
abbandonata,
diversa. Ed era quello che ora stava rischiando la sua nuova amica.
Doveva
assolutamente impedire che accadesse!
Le ragazze
arrivarono all’aereoporto, giusto in
tempo per sentire l’annuncio che diceva: “Il volo
delle ore 14.30 è decollato.”
Tutte insieme abbassarono il capo. Erano arrivate troppo tardi.
In quel momento
un piccolo fulmine marroncino
dalla folta coda a pennello attraverò le porte automatiche e
si lanciò tra la
folla di persone.
--Sky,
aspetta!-- gridò Mina andandogli dietro.
Il cucciolo
continuò a correre e fu solo grazie
all’aiuto di Masha che le MewMew riuscirono a non perderlo di
vista. Infine
quello si fermò e cominciò a saltellare contento
intorno a una ragazza.
Ci fu un attimo
di silenzio dovuto allo stupore.
Poi…
--Iris!--
strillarono in coro le MewMew,
toccando il cielo con un dito.
Iris si
girò, fece un gran sorriso e corse loro
incontro. L’abbraccio che ne seguì fu soffocante.
--Ragazze, ma
cosa ci fate qui?-- chiese lei quando
si separarono.
--La domanda
giusta è cosa ci fai tu qui!--
esclamò Paddy. --Non che mi stia lamentando, ma non dovevi
essere sull’aereo
che è appena decollato?--
--Dovevo,
infatti. Ma quando mio padre mi ha
vista piangere perché ero costretta ad andarmene ci ha
ripensato. Sapete, non
avevo mai pianto a una partenza prima d’ora, e la cosa lo ha
scosso parecchio.
Così ha deciso che se mi faceva tanto male non era giusto
che lo seguissi.
Allora abbiamo riportato a casa tutta la mia roba e poi l’ho
accompagnato
qui.--
--Sapete cosa
significa questo, non è vero?--
riprese Mina asciugandosi gli occhi lacrimanti per la commozione.
--Certo!--
risposero tutte in coro prendendosi
per mano e cominciando un colorato girotondo. --Significa che stasera
c’è un
pigiama party!--
Risero tutte
insieme, felici come non mai di
essere niente meno che loro stesse.
--Aspettate,
aspettate!-- le fermò Pam dopo un
po’, senza smettere di sorridere.
--Cosa?--
--Dobbiamo
tornare al caffè a dare la buona
notizia. Sono certa che saranno tutti molto felici!-- spiegò
la ragazza, e
insieme le amiche corsero fuori dall’aereoporto, ridendo come
delle bambine,
con Paddy in testa che faceva salti mortali a destra e a manca.
Arrivarono al
negozio ed entrarono, travolgenti,
spalancando la porta.
--Hey gente,
guardate un po’ chi resta!-- annunciò
Strawberry strillando con gioia.
Subito i tre ragazzi si
presentarono e sorrisero
alla vista dell’amica. Mark le regalò un abbraccio
pieno di affetto, mentre
Kyle si limitò a un baciamano elegante ma altrettanto
sincero. Ryan, invece,
non le fece altro che un sorriso piccolo piccolo prima di tornare nel
sotterraneo. Ma il dispiacere che Iris sentì di fronte a
tanta freddezza venne
subito stemperato dall’entusiasmo di tutti gli altri. E
quando le MewMew si misero
d’impegno per organizzare il pigiama-party non ebbe
più nemmeno il tempo di
pensare come si deve.
*****
--Iris, adoro il
tuo armadio!-- strillò Mina
dalla camera da letto rivolta alle altre, riunite in salotto. --Devi
assolutamente prestarmi qualcosa ogni tanto! E consigliare le ragazze
nei
regali! Magari Strawberry o Paddy avessero il tuo buon gusto!--
--Hey!--
obiettarono le due MewMew, fingendo un
tono offeso e terribilmente snob.
La discussione
sul buon gusto degenerò presto in
una gara di cuscinate. La battaglia andò avanti per almeno
mezz’ora e persino
Miki e Sky parteciparono saltando dal divano a terra e viceversa,
ognuno con
piccolo cuscino in bocca.
Quando Paddy
venne decretata vincitrice
indiscussa, il pavimento era coperto di piume.
--Oooops!--
commentarono le MewMew in coro, per poi
scoppiare a ridere di nuovo rotolandosi senza ritegno sul pavimento
imbiancato.
Non sembravano
in grado di fermarsi, tanto che
Iris non riusciva a muovere le labbra che le tremavano leggermente
quando
cercava di cambiare espressione.
--Salgo un
po’ in terrazza.-- disse alle amiche
con un sorriso. --Ho bisogno di vedere il cielo.--
Le altre stavano
per protestare, ma Pam le
precedette.
--Vai pure.
Immagnino che tu sia ancora scossa.
Qui intanto mettiamo su un po’ di latte caldo, ma non
metterci troppo altrimenti
ti finiamo tutti i biscotti!--
--D’accordo,
solo due minuti!--
Iris
salì veloce i gradini. Che grande Pam,
aveva capito subito il suo bisogno di restare un attimo da sola per
risistemare
le idee… uscì senza neppure mettersi addosso la
vestaglia. Cosa di cui si pentì
non appena mise piede all’aperto. Per l’occasione,
come le amiche d’altra
parte, aveva tirato fuori il pigiama estivo, ovvero la sottoveste corta
di seta
blu polvere che amava tanto. Ma fuori faceva davvero freddo: dopo
tutto, era
già metà dicembre.
Ignorando i
brividi, si appoggiò al parapetto e
chiuse gli occhi, respirando il vento gelido.
“Tra
poco sarà Natale...” pensò, ma fu
subito
interrotta da un sibilo alle sue spalle.
Decise di non
voltarsi, neppure quando Kish le
cinse la vita con le braccia avvicinandola a sé e
appoggiò il capo sulla sua
spalla.
--Ciao
dolcezza.-- le sussurrò all’orecchio, la
voce sicura e densa di miele.
Lei
spalancò gli occhi blu e si volse a
guardarlo. Lo salutò con un sorriso.
L’altro
rispose, un po’ perplesso.
--Non ce
l’hai con me per stamattina?-- le
chiese, riluttante a tirare fuori l’argomento.
--Ma no, dai! Me
ne sono già scordata.-- rispose
la ragazza con sincerità.
In effetti era
assurdamente felice di vederlo,
ma non glielo disse. Si limitò a guardarlo, sprofondando in
quegli occhi d’oro.
--Mi ha fatto
prendere un colpo tuo padre
oggi.-- confessò l’alieno incatenato a quei pozzi
di cielo blu elettrico. --Ero
già pronto ad attaccare l’aereo se ti ci avesse
davvero trascinata.--
Fece un passo
verso di lei e la spinse a
indietreggiare finchè quella non si ritrovò
bloccata, la schiena contro la
corteccia di uno degli alberi del terrazzo.
Kish rise, un
po’ sadico, e le passò le dita sul
fianco assaporando la morbidezza della seta e il frusciare che
produceva al
solo sfiorarla. Avvicinò lentamente il volto.
--Mi piaci
vestita così.-- le sussurrò
all’orecchio senza scostarsi troppo. Le passò un
braccio dietro la schiena
mentre l’altra mano le accarezzava il viso. --Posso rapirti
stasera?--
--Scusa.--
rispose lei ridendo divertita. --Ho
un pigiama party di scampato pericolo. Sarà per
un’altra volta.--
--Come? Non mi
inviti neanche? Sky sarebbe
felice di salutarmi...-- insitè l’alieno
riluttante ad andarsene. Ma possibile
che quella tigrotta non realizzasse che effetto gli faceva? E certo
quel pezzo
di stoffa non aiutava…
--Oh non ho
dubbi su Sky. Ma non sono
altrettanto sicura per quanto riguarda le ragazze.--
L’alieno
intanto faceva scorrere la punta delle
dita dalla sua guancia alla gola con delicatezza. --Peccato,
però... non riesco
mai a prenderti da sola…--
Iris lo spinse
appena lontano, in modo da
vederlo in faccia. Immediatamente i loro sguardi si incatenarono.
--Fai sul serio
o stai scherzando?--
--Non gioco su
queste cose. Voglio davvero
portarti via con me.--
Kish si
avvicinò di nuovo abbracciandola più
forte. Per un secondo sembrò che stesse per volare via, ma
si fermò e riprese a
respirare il suo profumo, morbido e avvolgente.
--Mi sei
mancata, dolcezza.-- confessò in un
sospiro. --Non so come ho fatto a starti lontano questi due mesi.--
La ragazza
ricambiò l’abbraccio con trasporto.
--Mi spiace che
tu sia stato così male dopo la
radura. Davvero. La prima volta ha fatto lo stesso effetto anche a me:
la
realtà mi sembrava troppo definitiva.--
L’alieno
annuì, poi le morse l’orecchio.
--Hey!-- si
lamentò lei. --Ma sei cattivo
allora!--
Lui rise
divertito e si strinse nelle spalle.
--Sono fatto così.--
Per un attimo
entrambi guardarono il cielo,
incantati.
--Sarà
meglio che tu torni dentro adesso.--
disse infine Kish. --Non vorrei che ti venissero a cercare.--
--Già,
sarebbe scontro sicuro.--
Rimasero in
silenzio ancora un secondo, poi Iris
mosse un passo verso la porta ma subito una presa d’acciaio
si chiuse sul suo polso,
ritirandola indietro.
--Non ho finito
ancora.--
La
tirò verso di sé con forza, costringendola a
finirgli addosso per non cadere a terra. Fece per baciarla, ma Iris si
ritirò.
--Fammi
andare.-- riuscì ad articolare a un
soffio dalle labra di lui, il cuore che batteva furiosamente per
l’emozione e
la sorpresa.
Kish si
allontanò di poco, dissimulando la
delusione. --Ti porterò via, e presto, che tu lo voglia o
no. Meglio se fai le
valigie.--
--Scusa.--
scherzò la ragazza sentendosi ancora
leggermente nervosa. --Le ho disfatte solo qualche ora fa.--
L’alieno
si strinse nelle spalle, poi le sorrise
ambiguo scoccando un’ultima occhiata al suo
“pigiama” e infine sparì.
Iris si
toccò le labbra con due dita, come
cercando di realizzare. Aveva cercato di baciarla, ancora. Poteva
essere solo
un suo gioco o forse le cose stavano davvero cambiando?
Sentì
improvvisamente freddo e scappò di sotto,
giusto in tempo per gustarsi gli ultimi biscotti al cioccolato insieme
a una
tazza di latte caldo.
Ma per tutta la sera non
riuscì a dimenticare la
carezza di quella mano che le scivolava sul fianco, sopra la seta.
Nemmeno nei
sogni, un vortice d0rato in cui aleggiava una canzone di miele.
ANGOLETTO!
E rieccoci qui! Speravate che
la storia fosse finita così eh? E
invece no! La nostra tigrotta è ancora qui, tutta intera e
sorridente. Spero vi
sia piaciuta la soluzione! Un bacio,
Clarisse
|
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Capitolo 12 *** Natale a sciare ***
Ciao! Allora
rieccomi… scusate se ho fatto un po’ tardi, ma
dato
che so che molta gente è in vacanza ho deciso di ritardare
leggermente gli
aggiornamenti cosicchè tutti possano leggere un capitolo
alla volta. E,
ovviamente, commentarli! Inoltre sto lavorando ad altre storie, se
volete
anticipazioni andate sul mio profilo. Mi raccomando seguitemi!!!
Mommika: che billooo sono felicissima
che ti siano piaciuti i pensieri delle Mew! Sai, li ho modificati,
ampliati e
approfonditi apposta per te! ti do un piccolo spoiler: a volte i miei
personaggi sembreranno un po’ cattivelli, ma ognuno di loro
è fondamentalmente
buono e ha le sue ragioni. Ragioni che verranno chiarite con un
apposito
zoom-in nel personaggio! Sono invidiosa della tua abbronzatura e
contenta che
ti gusti la mia storia! Adesso ti lascio il prossimo capitolo
Natale
a sciare
Quella mattina
Strawberry si svegliò euforica.
Ma come avrebbe potuto non esserlo? Iris era con loro, erano arrivate
le
vacanze natalizie e con Mark andava sempre meglio.
“Sono
così felice...” si disse mentre beveva una
tazza di latte caldo. “Non ricordavo un sentimento
così sereno da quando
abbiamo sconfitto Profondo Blu.”
Sperava con
tutto il cuore che quell’emozione
potesse durare, ma sapeva che non era possibile: erano ancora in guerra
contro
gli alieni.
Decisa a non
farsi rovinare quel primo giorno di
vacanza da quei pensieri si vestì velocissima e
uscì di casa, e finì come al
solito a scapicollarsi correndo a perdifiato verso il caffè.
Quando entrò vide Mina
sulla soglia, le braccia incrociate al petto.
--Sei in
ritardo.-- le fece notare.
La MewMew
controllò l’orologio. --No, sono in
anticipo!--
--Ma cosa
blateri! Dovevi essere qui cinque
minuti fa!-- obiettò l’amica.
--Infatti! Di
solito arrivo dieci minuti dopo,
quindi oggi sono in anticipo! Vado a cambiarmi!-- le disse,
già lanciata verso
lo spogliatoio.
Lì
trovò anche Iris, lo sguardo blu perso nel
vuoto.
--Ciao!-- la
salutò, facendola sobbalzare.
Strawberry la
guardò interrogativa.
--Ah, ciao!--
rispose l’altra tornando in sé.
--Scusa ero distratta. Stavo pensando a una nuova coreografia da
pattinare.--
--Oh, davvero?
Hai già pensato alla musica?-- le
chiese l’amica interessata.
--In effetti
l’idea mi è venuta con questa
canzone.-- ammise quella passandole l’MP3.
La musica
partì, lasciandole entrambe senza
fiato.
Le note erano
morbide e avvolgenti, calde e
ipnotiche. Ammalianti. Nella parte centrale diventavano talmente belle
e
armoniose da risultare quasi struggenti, poi ripartivano con
più energia in una
sequenza che richiamava l’inizio.
--Cosa ne
pensi?--
--È
bellissima...-- le disse a bassa voce,
ancora incantata da quello che aveva appena sentito. --Direi che
verrà persino
meglio di quella a fiocco di neve, conoscendo le tue
potenzialità. Cos’hai intenzione
di disegnare sul ghiaccio questa volta.--
--Un cuore, con
delle stelline intorno.--
Strawberry
lanciò uno sguardo esitante
all’amica. --Hem... sei sicura di poter interpretare una
canzone del genere?--
Iris compres
subito dove l’amica stesse cercando
di andare a parare e le sorrise con sicurezza e cortesia. --Certo. Non
sono mai
stata innamorata, ma mi basta guardare te e Mark per capire come deve
essere.--
La MewMew
arrossì di colpo, ma l’altra si girò e
cominciò a salire le scale.
--Cerca di
sbrigarti!-- l’avvertì. --Ryan non è
molto paziente...--
Iris
scappò di sopra, salendo i gradini a due a
due, e corse a salutare Pam e Mina.
--Ragazze!
Allora, è tutto pronto?-- chiese abbassando
la voce non appena le raggiunse.
--Tutto!-- le
confermò la seconda con un
sorriso. --Dobbiamo solo dirglielo.--
--Lo facciamo
prima o dopo il lavoro?--
--Prima.--
decise Mina. --Così non avranno tempo
di assillarci per i dettagli.--
--Ok. Allora
aspettiamo che ci siano tutti e poi
facciamo l’annuncio!--
Non ci volle
troppo tempo perché tutti fossero
riuniti nel salone centrale.
Avevano chiesto
di aspettare un po’ prima di
aprire il negozio, così avrebbero potuto parlare con calma.
--Dunque.--
cominciò Mina con la sua teatralità.
--Abbiamo una sopresa per voi.--
--Tutti voi.--
aggiunse Pam lanciando uno
sguardo a Mark, Ryan e Kyle.
--Speriamo che
apprezziate... ma prima di dire
qualunque cosa lasciateci finire.-- continuò Iris.
Le tre parlavano
a turni, perfettamente
coordinate. Eppure era solo la complicità del momento a
metterle in sintonia:
non si erano preparate il discorso.
--Come sapete
tra poco sarà Natale...--
--E speravamo di
poterlo passare tutti
insieme...--
--Il Mew team al
completo...--
--E adesso
è saltato fuori che Iris ha una casa
in montagna...--
--Di cui mio
padre mi ha dato le chiavi,
pensando che mi avrebbe fatto piacere andare a sciare...--
--E allora ci
è venuto in mente: perché invece
che stare a lavorare al caffè...--
--Non ce ne
andiamo tutti a sciare?--
--Abbiamo
già organizzato tutto...--
--Iris offre
vitto, alloggio e vettovaglie del
tutto gratis...--
--Pam e Mina ci
danno un passaggio con le loro
auto.--
--Abbiamo
chiamato i vostri genitori, che sono
d’accordo.--
--Abbiamo
chiesto all’insegnate dell’asilo che
può occuparsi dei fratellini di Paddy.--
--Mentre Miki e
Sky vengono con noi.--
--Partiamo il 20
dicembre, tra qualche giorno, e
torniamo il due gennaio...--
--Quindi
festeggiamo via Natale e Capodanno...--
--E torniamo in
tempo per finire i compiti delle
vacanze!--
--Perché
chi osa portarsi dei libri per studiare
lo uccido.--
--Allora, che ne
pensate?--
Dopo un secondo
di silenzio il grido di gioia fu
unanime.
Kyle convinse Ryan e tenere
chiuso il negozio
per permettere alle ragazze di andare a fare le valigie, poi lo
trascinò di
sopra e lo costrinse a fare i preparativi cercando di convincerlo a
lasciar
perdere qualunque cosa di stressante, ma il ragazzò
insistè per portare almeno
il computer portatile. Approfittarono del negozio vuoto per pulire e
mettere in
ordine, poi tutti quanti si dedicarono a un giorno di riposo per fare
le
valigie.
*****
La mattina della
partenza erano tutti
eccitatissimi, e persino Strawberry arrivò in orario. Poi
salirono tutti in
macchina: Iris, Kyle e Ryan con Pam, mentre Lory, Strawberry, Mark e
Paddy
andarono con Mina.
Il viaggio fu
piuttosto lungo, almeno tre ore,
ma passò molto in fretta; i passeggeri guardavano film al
computer oppure
semplicemente chiacchieraveno...
Iris no. Lei
dormiva... e sognava.
Sognava un tocco
di seta sulla pelle, che le
accarezzava dolcemente il fianco. Le dava una sensazione di solletico,
ma era
anche terribilmente piacevole, di un piacere così bello da
risultare struggente.
Come gli accordi centrali della nuova canzone, che ancora le vibrava
nelle
orecchie grazie alle cuffie dell’MP3. La canzone aveva
avvolto i suoi sogni
allo stesso modo in cui un’altra voce altrettanto ammaliante
aveva tentato di
sottrarla a sé stessa. L’interno della macchina
era abbastanza chiassoso perché
nessuno si accorse del mormorio che scivolò fuori dalle sue
labbra appena
socchiuse.
Nessuno tranne
Pam, che sedeva accanto a lei
accarezzandole piano i capelli. Non capì quello che
l’amica sussurrò, sospesa
tra il sogno e la realta, ma comunque sorrise. Il suo sguardo
guizzò un attimo
ai due ragazzi accanto a lei, ma quelli erano troppo occupati a
discutere tra
di loro di alcuni dati che il computer portatile stava lentamente
elaborando.
Si riconcentrò sul panorama che scorreva imprendibile fuori
dal finestrino,
appoggiando la testa contro il vetro freddo. Chiuse gli occhi.
Era bello
potersi godere un po’ di pace, dopo
tanto tempo passato come sotto una lente di ingrandimento. Sapeva che
gli
alieni avrebbero presto rincominciato a seguirle, e voleva assaporare
quei
momenti in cui sentiva al sicuro i suoi pensieri. Si lasciò
sfuggire un mugolìo
compiaciuto e cercò di mettersi più comoda per
riposare. Fu quasi con stupore
che si accorse di quanto il cicaleccio dei due ragazzi accanto a lei la
disturbasse. Decise di tenerli impegnati.
--Ryan?--
chiamò.
Il giovane si
girò immediatamente verso di lei.
--Sì?--
--Stavo pensando
agli occhi di Iris.--
--Che problema
c’è?-- s’intromise Kyle.
--No, niente di
grave.-- li tranquillizzò la
ragazza. --Mi stavo solo chiedendo il perché del loro
colore. Ma soprattutto
vorrei sapere perché le luccicano sempre così
tanto. Hai notato anche tu? Ogni
volta che si emoziona è come se le si riempissero di
stelle...--
Il biondino
incollò lo sguardo nel vuoto di
fronte a sé.
--L’ho
notato.-- ammise. --Ma visto che hai
tirato fuori l’argomento farei meglio a controllare col
computer. Che dici
Kyle?--
--Sì,
controlliamo.-- concordò quello.
--Solo una
cosa.-- li fermò Pam.
--Cosa?--
--Forse fareste
meglio a parlare più piano.
Pensa che imbarazzo se Iris si svegliasse disturbata dal vostro
parlare...--
I due si
guardarono e cominciarono a confabulare
a bassa voce. Ryan però sogghignava: come se non avesse
capito che la vera
richiesta in parafrasi fosse “state zitti”!
Pam si
riappoggiò al finestrino e sorrise, ma
stavolta tenne gli occhi socchiusi e guardò il panorama per
il resto del
viaggio. La sua attenzione passava attraverso le macchine per
focalizzarsi sul
paesaggio che faceva da sfondo. Vide l’erba rada trasformarsi
in un prateria,
per poi mutare ancora in un bel boschetto verdeggiante. Il suo respiro
cominciò
a condensarsi sul vetro, e il bosco passò da smeraldo a
bianco. Bianco neve.
La macchina si
fermò davanti a un’elegante
villetta recintata da un muro di pietre rosse. Il cancello di ferro
battuto si
aprì su un giardino molto curato, percorso da un vialetto
ora del tutto
ricoperto di neve a zucchero a velo.
Le ruote lo
percorsero senza un suono, ammantate
da un silenzio che solo l’inverno era in grado di regalare.
In quel momento
Iris uscì dai suoi sogni.
Le palpebre le
tremarono leggermente, poi si
schiusero lente come un sipario per dare tempo agli occhi di abituarsi
alla
luce del mondo. La ragazza si tirò su piano per evitare di
farsi girare la
testa.
--Oh, scusa
Pam!-- sussurrò rendendosi conto di
essersi addormentata in braccio all’amica.
Quella scosse la
testa e sorrise. --Mi ha fatto
piacere. A essere onesta, mi hai tenuta al caldo meglio di una coperta.
Tanto
sei così leggera...--
L’altra
ricambiò il sorriso, poi scese dall’auto
e corse alla porta prendendo un mazzo di chiavi dalla tasca. Fece fare
due
scatti felpati alla serratura, infine spalancò i battenti.
Si rivolse alle
amiche, già schierate di fronte
a lei.
--Benvenute!--
La casa era
semplicemente una villa di lusso.
Ognuna avrebbe
potuto avere la propria stanza,
con un bagno personale. C’era un grande salotto centrale con
un caminetto già
acceso che illuminava e riscaldava con il suo tiepido bagliore. Vicino
al
focolare, un elegante pianoforte bianco, con tanto di lettore CD posato
vicino.
La sala da pranzo era lì accanto, ma nessuna di loro contava
di usarla:
sembrava troppo grande persino per nove persone.
Nei sotterranei
illuminati a giorno da lampade
che rischiaravano l’ambiente con una luce morbida e calda
c’erano delle piscine
colme di acque termali. La cucina era grande e spaziosa e ad essa
adiaceva la
dispensa già colma di ogni tipo di cibo. Anche il
frigorifero era stato ben
rifornito.
--Ma questo
è un castello!-- esclamò Paddy,
subito seguita dall’eco dell’ingresso.
--Purtroppo.--
annuì Iris. --A me non piace poi
tanto tutto questo lusso, specie se sono da sola. Ma ho pensato, visto
che
siamo tutte insieme perché non godercelo?--
--Hai pensato
molto bene!-- annuì Mina, l’unica
davvero a suo agio in tutto quello sfarzo.
--Sono contenta
che vi piaccia. Qualcuno sa che
ore sono?--
--Mmm... le tre
e mezzo.-- rispose Kyle.
--Bene. Allora
che dite se svuotiamo le valigie
e poi addobbiamo questo posto per un Natale come si deve?--
--Sì!--
strillarono tutti in coro.
Ovviamente, gli
armadi furono riempiti in pochi
minuti, e tutti si riunirono nella sala del caminetto per addobbare le
pareti,
il soffitto e, soprattutto, per fare l’albero di Natale.
Paddy saltava a
destra e a sinistra lasciando
decorazioni ovunque, e mentre Mina sfilava con i festoni attorno al
collo come
se fossero sciarpe di uno stilista famoso Strawberry saltellava in
punta di
piedi cercando di mettere la stella in cima all’albero. Per
fortuna
l’intervento di Mark impedì qualunque sorta di
guaio: il giovane la prese in
braccio sollevandola fino a farla arrivare alla cima, dove la ragazza
posò la
stella di cristallo.
Quando quella
sala fu addobbata, le MewMew si
dedicarono al resto della casa, le loro risate come unica colonna
sonora. A
dispetto di tutti i programmi di Kyle e Ryan, le ragazze andarono a
letto
presto: volevano essere in forma per la giornata di sci che le
aspettava.
*****
La mattina
portò con sé un vento frizzante e
profumato di neve che preannunciava il cielo terso che avrebbe
contemplato
quella giornata.
Il gruppo si
godette una lauta colazione nella sala
del caminetto, dove avevano piazzato un tavolo, poi scapparono tutti in
giardino e corsero verso gli impianti da sci lanciandosi una valanga di
palle
di neve. Per tutte le ore successive, fino alle quattro del pomeriggio,
sfrecciarono su e giù dalle piste innevate e poi si recarono
alla pista di
pattinaggio, ma solo dopo una gigantesca tazza di cioccolata fumante
con doppia
dose di panna montata. Nel giro di quel pomeriggio, sfruttando gli
esperti
consigli di Iris, tutti avevano imparato a pattinare, almeno un minimo.
Prima di
mangiare si godettero un rilassante
bagno alle terme sotterranee, sfruttando così
l’occasione di sfoggiare i
costumi da bagno che Iris aveva procurato per loro. La cena
seguì
immediatamente e fu piuttosto semplice, senza piatti elaborati ma
incredibilmente gustosi; e infatti lo chef era Kyle.
Il giorno
seguente invece le ragazze fecero
visita al centro commerciale e vi passarono sia la mattina che il
pomeriggio.
Quello dopo ancora preferirono dedicarsi a una guerra a palle di neve
nel
giardino e il pomeriggio fu speso di nuovo alla pista di pattinaggio,
sport in
cui Mina aveva acquisito una certa sicurezza anche grazie allo
straordinario
senzo dell’equilibrio donatole dagli anni di danza classica.
E infine,
arrivò la vigilia di Natale, la cui
mattinata fu spesa al centro commerciale, tanto per ultimare gli ultimi
acquisti. Ryan passò il pomeriggio in casa, sfruttando la
veloce connessione
wireless mentre Kyle si dedicò con scrupolo a preparare
tutto per la cena. Gli
altri, invece, giocavano a palle di neve in giardino.
Quando infine
arrivò il crepuscolo e le ragazze
si fiondarono alle terme per rilassarsi.
--Ahhhh!--
sospirò Strawberry immergendosi
nell’acqua tiepida.
--Che bello...
non mi sono mai sentita più
tranquilla di così!-- commentò Lory sciogliendo i
muscoli intorpiditi dal
freddo.
Paddy
mugugnò un assenso, poi si immerse.
Iris raggiunse
le amiche, già tutte a mollo. Non
si avvicinò subito, restando a guardarle con tenerezza,
appoggiandosi
silenziosamente a una delle colonne. Infine scivolò dentro
anche lei,
increspando appena lo specchio con piccole onde calde che accolsero la
sua
pelle fredda come una carezza. S’immerse sott’acqua
lentamente, apprezzando il
tocco del liquido che la sommergeva avvolgente. Il tempo di bagnare i
capelli,
poi il suo viso tornò all’aria umida delle terme.
--Non vorreste
restare qui per sempre?-- chiese
alle MewMew socchiudendo appena gli occhi.
--Adesso non
possiamo permettercelo. Però magari
ci possiamo tornare la prossima estate, tanto per sfuggire alla calura
della
città.-- suggerì Pam con realismo.
Mina le fece eco
annuendo, poi sospirò
tranquilla.
“Come
può essere?” si chiese di nuovo
Strawberry. “Come posso essere così felice? Le
cose non sono certo perfette,
però... però mi sento così serena e
leggera...”
Mezz’ora
dopo le ragazze riemersero fresche da
quella dolce semi-incoscienza e andarono nelle loro stanze a cambiarsi:
era la
notte della Vigilia e volevano indossare gli abiti che avevano comprato
quella
mattina per l’occasione. Si asciugarono con cura i capelli e
presero i loro
abiti dai sacchetti che avevano portato a casa dal loro shopping, poi
si
truccarono e pettinarono, senza dimenticare i gioielli che avevano
portato da
casa: Mina le aveva avvertite prima della partenza dicendo loro che
voleva un
party terribilmente raffinato per quella notte speciale. E quando Mina
voleva
l’eleganza la otteneva senza problemi, rifiutando
categoricamente tutto quello
che considerava al di sotto dei suoi standard.
Per fortuna la cena non
correva il rischio di
essere a suo carico, o avrebbe riempito il menu con impeccabile cibo di
francese, senza rinunciare ai camerieri. Almeno per
quell’anno...
*****
Dopo la cena
perfetta, Iris dichiarò che sarebbe
andata sul balcone a respirare un po’ d’aria fresca.
--Non metterci
troppo!-- le aveva strillato
dietro Mina. --Noi sistemiamo i regali per bene e prepariamo la musica,
d’accordo?--
--Sì!--
aveva risposto lei senza fermarsi,
continuando a salire i gradini.
Arrivò
in camera sua e uscì sul balcone,
spalancando i battenti vitrei della porta-finestra. Mise le mani sul
marmo del
parapetto, godendosi la sensazione di freddo sotto le dita, e poi
semplicemente
aspettò.
Per alcuni
minuti non accadde nulla, e lei
cominciò a giocherellare con i capelli leggermente ondulati
portandoseli tutti
su spalla. Si sollevò una brezza leggera che disperse il suo
profumo, e Kish
semplicemente non potè più resistere.
Planò silenziosamente dal tetto e fluttuò
fino alle spalle della ragazza, accarezzandole quel lato del collo che
era rimasto
scoperto. Iris si allontanò veloce, facendo un rapido passo
indietro e si volse
a guardarlo con un guizzo dell’abito.
--Che ti prende,
dolcezza?-- le chiese allibito.
Che aveva fatto di sbagliato per farla reagire così?
La fanciulla gli
sorrise con sincerità. --Scusa,
è solo che... sei gelido!--
--Ah! Meno male,
temevo di averti spaventata.--
--Affatto!--
trillò lei scuotendo piano la
testa. --Anzi, ti stavo aspettando.--
L’alieno
sgranò gli occhi d’oro. --Sul serio?--
--Ovviamente.
Non posso dare un party e
lasciarvi fuori con questa neve ghiacciata. Quindi se chiami i tuoi
fratelli e
venite dentro a scaldarvi mi fai un piacere. E ci sono regali per
tutti!--
sorrise, sicura. Sapeva di aver fatto centro.
Lui scosse la
testa, troppo sorpreso per
commentare.
--Pai! Tart!
Avete sentito la dama? Forse
dovremmo obbedire...-- chiamò allora.
I due alieni
apparvero dal nulla.
--Dannazione a
te, Kish!-- sbottò Pai
indispettito. --Ma dovevi proprio farti vedere?--
--Tanto sapevo
già che c’eravate, si sentiva
Tart battere i denti.-- fece la ragazza indicando il bambino tremante
con un
cenno del capo. --Allora, entrate o no?--
--E che
domande!-- esclamò Tart precedendo il
fratello maggiore, tutto rannicchiato per cercare un minimo di
protezione dal
freddo. --Ovvio che entriamo! Sono un ghiacciolo. Letteralmente!--
Il maggiore dei
tre fratelli scosse la testa
rassegnato e si decise ad atterrare sul balcone. Iris gli sorrise con
gentilezza e li guidò dentro, richiudendo la porta dietro di
sé. Poi lanciò
loro tre pacchetti.
--Questo
è il mio primo regalo.-- spiegò.
--Meglio se vi cambiate.--
--Che hanno i
nostri vestiti che non va?--
chiese il bambino storcendo il naso al pensiero di mettersi in
ghingheri.
--Mina avrebbe
da ridire. E poi sono umidi, ma
se vi piacciono le polmoniti fate come vi pare. Vi aspetto qui fuori in
ogni
caso.--
--Hey dolcezza!
Vedi di non sbirciare metre ci
cambiamo, d’accordo?-- la canzonò Kish con un
sorriso malizioso.
Lei rise e si
voltò verso di loro. --Guarda che
qui non sono io la spiona!-- ribattè allusiva.
E
uscì.
Dieci minuti
dopo i tre alieni la seguirono
fuori dalla stanza, vestiti di tutto punto.
La ragazza
annuì soddisfatta e li guidò fino
alla sala del caminetto.
--Oh, alla
buon’ora!-- la richiamò Paddy. --Ce
ne hai messo di tempo per respirare!--
--Le mie
scuse!-- scherzò lei con un inchino. --Ma
avevo ospiti da ricevere.--
--Ospiti?-- le
fece eco Kyle.
In quel momento
gli alieni fecero il loro
ingresso nella sala. Certo che tutti tirati a lucido non sembravano
neanche
loro… se non fosse stato per le orecchie probabilemente
chiunque avrebbe
stentato a riconoscerli!
--Attenzione!--
urlò il giovane biondo.
--MewMew, all’att_--
--Dacci un
taglio, Ryan!-- lo interruppe Iris
alzando gli occhi al cielo. --Non sono qui per farci del male.--
Quello
soffocò un gesto di stizza mentre le
lanciava furioso uno sguardo parecchio ostile. --Sono notri nemici!--
--E stasera
è Natale!-- s’intromise Paddy. --Possiamo
seppellire l’ascia di guerra almeno per qualche ora?--
--Ma...!--
--In ogni
caso...-- osservò Pam. --Se non sono
qui per combattere, perché non comportarci da persone
civili?--
--Kyle,
c’è ancora qualcosa da mangiare?--
chiese Strawberry scoccando un’occhiata a Tart che non
staccava lo sguardo
desideroso dai piatti vuoti. --Mi sa che non hanno ancora cenato.--
--Vado a
vedere.-- annuì il ragazzo, e sparì in
cucina.
--Io invece me
ne vado e basta!-- sbottò Ryan.
Come avevano potuto pensare che lui avrebbe condiviso la cena di Natale
con
quegli alieni combinaguai? Era inaudito! Una calunnia!
Un’eresia! Un affronto!
--Tu non vai
proprio da nessuna parte.-- gli
ringhiò Pam con un tono che non ammetteva repliche.
I due si
squadrarono per un pezzo, ma infine gli
occhi zaffiro della Mewlupo ebbero la meglio su quelli ghiaccio intenso
dell’americano. Ryan, sconfitto, strinse i pugni e si
andò a sedere sul divano
mettendo il muso.
Mina si
avvicinò al lettore CD e si rivolse agli
alieni.
--Allora, questo
è il programma della serata.--
annunciò con un tono da “vedete di fare come dico
io e se fate casini non arrivate
alla pensione”. --Si danza fino a mezzanotte, poi si aprono i
regali e poi si
balla ancora finchè non siamo troppo stanchi per stare in
piedi.--
I tre annuirono
e si diressero a mangiare quello
che aveva portato Kyle. Quando ebbero finito, la musica
partì.
Nonostante tutto
però l’atmosfera era ancora
tesissima. C’era ostilità nascosta ma pesante,
c’era timore malcelato. Faceva
venire i nervi a tutti. Kish allora si avvicinò a Iris e le
prese la mano.
--Mi devi ancora
un ballo, ricordi dolcezza?--
le sussurrò all’orecchio.
--Ok!--
acconsentì la ragazza, lasciandosi
trascinare al centro della sala.
L’alieno
le passò un braccio dietro la vita,
avvicinandola a sé.
--Guidi tu o
guido io?-- gli chiese lei
sorridendo.
Quello le
rispose con un filino di malizia. --So
ballare, cosa credi?--
La strinse
più forte e cominciò a muovere i
primi passi, senza staccare il suo sguardo d’oro da quegli
occhi blu intenso,
cobalto, di nuovo pieni di stelle. I movimenti della coppia si fecero
più
veloci e circolari, e i due presero a volteggiare senza neppure
accorgersene,
tanto erano persi l’uno nell’altra. Iris,
istintivemente, si strinse di più a lui. Quanto amava
restare lì.... stretta tra le sue braccia. Sentiva la testa
girare, e girare, e girare...
Kish
avvertì la presa della ragazza farsi più salda e
l'abbracciò più vicina a sua volta. Immerse il
viso tra i boccoli ebano di lei, aspirandone il profumo. Come al solito
quella nota selvatica lo inebriò... stretto a lei,
cominciò a girare, girare, girare....
Paddy li
seguì subito tirando il piccolo Tart
per un braccio, che non voleva assolutamente saperne. Ballavano
timidamente,
accennando passetti. Lui cercava di divincolarsi, ma la presa della
ragazzina
sui suoi polsi era ferrea.
--Paddy, mi
sento un cretino!-- imprecò il ragazzino alieno.
--Oh, piantala
Taru-Taru!-- si lamentò la bimba alzando gli occhi al cielo
con espressione "matura". --Lo facciamo per divertirci! Lasciati
andare, no?--
E alla fine,
cominciarono a sorridersi.
Mark e
Strawberry si aggiunsero di buon grado. Non ballavano davvero, si
limitavano a restare abbracciati e a dondolarsi romanticamente sul
posto. Infondo, a loro bastava essere vicini...
Mina
lanciò alla Mewgatto un'occhiata di gentile
superiorità, poi fece una piccola riverenza a Kyle.
--Mi concedi un
ballo?-- chiese, una scintilla birichina negli occhi scuri. --Credo che
qualcuno abbia bisogno di lezioni di valtzer...--
Il moro
seguì il suo cenno e notò Mark e Strawberry. Le
sorrise, complice, e i due cominciarono a volteggiare insieme eleganti
come pochi.
Ma Mina non
avrebbe mai confessato, nemmeno sotto tortura, il vero motivo per cui
si era messa a ballare e fingersi snob. Perchè tutto quello
che lei poteva avere era un ballo amichevole. Chiuse gli occhi prima
che la solitudine le pesasse troppo sul cuore e cercò di
perdersi in una pirouette.
Poco dopo Pam
forzò Ryan a partecipare alle
danze, tirandolo fermamente per la manica del vestito. Lo
trascinò
letteralmente tra le sue braccia, intrecciando le mani dietro al collo.
All’iniziò fu lei a guidare, ma poi qualcosa
scattò nell’animo del biondo e i
due si trovarono a intrecciarsi in una danza vorticante e impeccabile.
--Non pensavo
sapessi ballare.-- gli mormorò Pam all'orecchio, gli occhi
luccicanti.
--Ci sono tante
cose di me che non sai.-- la rimbeccò l'americano
sorridendole. Quella ragazza sapeva sempre fagli venire il
buon'umore... e stuzzicarla era divertente, perchè
rispondeva a tono!
--Beh, in questo
caso_-- iniziò la Mewlupo, ma s'interruppe per esibirsi in
un casqué. Poi, senza cambiare posizione, si tirò
su finchè lui non ne sentì il respiro sulle
labbra. --Non vedo l'ora di scoprirle.--
Il cuore di Ryan
s'impennò mentre la ritirava su e le faceva fare una
piroetta, perdendosi nelle pieghe vorticanti del vestito.
Persino
Pai si lasciò convincere da una gentilissima Lory a scendere
in pista. I due
all’inizio erano terribilmente imbarazzati… Pai
non sapeva se dovesse tenerle
le mani sulla vita o che altro, Lory avvampava e balbettava nello
spiegargli come
si ballava. Furono Iris e Kish a risolvere il problema, portandosi
accanto
all’impacciata coppia e facendo vedere come fare.
Così anche gli altri due
cominciarono a ballare, e si scoprirono ottimi ballerini.
Piano piano
l'imbarazzo tra i due si sciolse e quelli cominciaro a dondolare
incerti sul posto, chiacchierando amabilmente più che
ballando. Sembravano più due amici di vecchia data che due
nemici mortali.
Lory, dal canto
suo, non poteva impedirsi di arrossire. E la certezza che la cosa non
passasse inosservata la faceva avvampare ancora di più! Ma
perchè quell'alieno la metteva sempre in una tale
soggezione? Accidenti!
*****
A mezzanotte si
fermarono per aprire i regali,
tutti ammucchiati sotto il grande abete addobbato giorni prima.
Tutti quanti ricevettero
qualcosa, persino gli
alieni: Iris aveva preso un palmare per Pai e una scatola gigante di
caramelle
per Tart. Allo stesso modo, Kish aveva regalato un ciondolo alle
MewMew, uno
strano amuleto corcolare composto da fili dorati, al cui centro si
incastonava
un quarzo: rosa per Strawberry, blu per Mina, verde per Lory, giallo
per Paddy,
viola per Pam. Dopo aver scartato tutto quello che c’era
festeggiarono con le
torte che Kyle aveva preparato per l’occasione.
ANGOLETTO!
Et
voilà! Tranquilli, questa è solo la prima
parte… mi sembrava
carino spezzarlo, così tanto per! Prometto belle sorprese
nel prossimo
capitolo! Spero che il chappy vi sia piaciuto, fatemi sapere! Un bacio,
Clarisse
|
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Capitolo 13 *** Promesse, regali e confessioni ***
Ciao!!! Non ho niente da dire,
perciò vi auguro solo un buon
ferragosto! Eccovi il nuovo capitolo, che è praticamente la
seconda parte di “Natale
a sciare”.
Promesse,
regali e confessioni
Iris
uscì in giardino, ricordandosi di mettersi
qualcosa sulle spalle prima di uscire.
Fuori nevicava.
I fiocchi
cadevano lenti, vorticando gli uni con
gli altri, confondendosi in quel girotondo silenzioso. La ragazza prese
un
lungo respiro e lasciò che gli astri del cielo si
specchiassero nei suoi occhi,
sebbene fossero già pieni di stelle per altri motivi.
--Hey dolcezza,
ma tu devi sempre isolarti
quando dai delle feste?-- chiese qualcuno alle sue spalle. Il tono era
morbido,
e le sembrava quasi che potesse mettersi a brillare nella notte tanto
suonava
euforico.
Iris non si
voltò nemmeno. Già sapeva a chi
appartenesse quella voce. --È colpa tua, Kish!--
L’alieno
le cinse le spalle e lei posò le mani
sulle sue braccia, senza però guardarlo.
--Questa la
voglio sentire... cosa faccio per
costringerti a voler uscire al gelo di Natale?-- le domandò
insospettitosi.
La fanciulla si
limitò a scuotere piano la
testa. Non le andava di dirgli quanto le battesse forte il cuore quando
la
guardava dritto negli occhi.
“Kish...”
pensò. “Kish, cosa mi stai facendo?”
--A che pensi?--
le chiese di sorpresa. Niente
da fare, quell’alieno era abilissimo nel trovare le domande a
cui non voleva
rispondere e a farle anche nel momento sbagliato!
--Nulla...--
mentì lei. --Mi chiedevo solo se
Pai e Tart avessero apprezzato i regali.--
Ok, quella era
solo parte della verità… quindi
non era esattamente mentire!
--Ah, per quello
non ti devi preoccupare.-- la
rassicurò l’alieno. --Per quei due è
stata già una sorpresa che tu abbia
pensato a noi. Comunque sono deluso dal fatto che tu non abbia nessun
regalo
per me...-- e mise un finto broncio tenerissimo
Iris sorrise con
furbizia e simpatia, poi si
volse a guardarlo.
--Ah, la vedi
così? Io io invece cel’ho un
regalo per te, solo che volevo dartelo dopo.-- buttò
lì con disinvoltura.
Lui
affilò lo sguardo dorato, malizioso. --Per
caso il regalo comprende me, te e un letto?--
--NO!--
Era bellissima
anche così: le gote arrossate
dall’imbarazzo, la pelle tesa dal freddo, gli occhi lucidi
dall’emozione. L’abito
di seta bianca aveva le maniche a sbuffo, che si avvolgevano a
palloncini sulle
braccia trattenuti così da dei laccetti nero notte. La gonna
si ampliava dai fianchi
in giù, la linea della vita e del bacino segnata da dei
ricami dello stesso
colore dei lacci. L’abito era lungo fino alle caviglie, con
due spacchi ai lati
che arrivavano fino alle cosce. Era stato meraviglioso vederli
volteggiare con
loro mentre danzavano…
Quanto gli
piaceva? Quel sentimento era così
diverso dall’ossessione che aveva sempre provato.
C’era qualcosaltro a dar
fuoco a quella voglia…
--Peccato. Sai,
sto pensando di rapirti
adesso...-- le confessò senza smettere di mangiarsela con
gli occhi.
--Ma sei matto?
C’è una festa a casa mia e tu mi
vieni a dare la caccia? Sii serio, dai! Non posso andare via adesso!--
protestò
Iris, un po’ seriamente e un po’ scherzando.
Sembrava sempre così serio quando
parlava di rapirla…
Kish rise
scuotendo la testa. --Ma perché ogni
volta che vengo a prenderti c’è sempre un
ostacolo?--
--Sarà
che non scegli mai il momento giusto.--
disse la ragazza, maledicendo e benedicendo contemporaneamente la cosa.
--Forse.--
Un orologio, in
lontanaza, battè l’una.
--È
tardi.-- sospirò l’alieno. --Mi sa che tra
un po’ dobbiamo andare.--
--Oh.--
commentò Iris. --Allora sarà meglio che
vada a prenderti il mio regalo.--
Fece per
avviarsi, ma lui la fermò prendendole
gentilmente il polso. --Dov’è?--
--In camera
mia... ma scusa, cosa_--
Prima che la
ragazza potesse finire di parlare
sentì una pressione all’altezza dei fianchi, e un
secondo dopo i due
atterrarono sul balcone della sua stanza. Appena rimise i piedi per
terra sentì
una catenella gelida scivolargli lungo il collo. Portò la
mano al petto, dove
sentiva il ciondolo, e le sua dita si chiusero su un medaglione simile
a quello
che avevano ricevuto anche le sue amiche: stesso intreccio
d’oro, e una pietra
trasparente che brillava come ghiaccio.
--È
per me?-- chiese, un po’ incredula.
--Ovvio.--
annuì Kish sorridendole. --La gemma è
un cristallo rarissimo. Cambia la tonalità di azzurro a
seconda della luce, ma
sta su toni freddi. Sul mio pianeta lo chiamiamo “gemma delle
anime”. Ti
piace?--
--Già
lo amo.-- e qui il cuore del ragazzo perse
un colpo per la contentezza.
Lei gli prese la
mano e lo condusse attraverso
le porte a vetri. Raccolse una scatoletta dal comodino, stringendola un
ultima
volta.
“Ryan
mi odierà se lo scopre.” esitò.
Ma ormai aveva
deciso, così porse l’oggetto
all’amico, senza però lasciare subito la presa.
--Ascoltami
bene.-- gli intimò, e l’alieno si
fece attento. --Devi assolutamente giurarmi che non la aprirai
finchè non
saremo a distanza di sicurezza. E soprattutto non dire che te
l’ho regalata.--
--Guarda che
così mi incuriosici...-- obiettò
lui, riuscendo ad alleggerire la nuvola di timore che le velava gli
occhi.
--Dai, sii serio
per favore; me lo prometti?--
--Tutto quello
che vuoi, piccola mia.--
Sulle labbra
della ragazza sbocciò un sorriso
sollevato e gli occhi tornarono a brillare delle solite stelle. Kish si
avvicinò e le baciò la guancia per poi scegliere
verso le labbra nell’ennesimo
tentativo di bacio, abbracciandola. Ma sentì subito che
c’era qualcosa di
diverso: Iris, infatti, stava trattenendo il fiato.
--Guarda che
è meglio se respiri.-- l’avvertì
allora, poi le accarezzò una guancia e la guardò
negli occhi. --Ma mi dici che ti
prende stasera?--
--Assolutamente
niente. Perché?-- mentì l’altra
cercando di ostentare disinvoltura.
Lo sguardo
d’oro si affilò, facendosi
indagatore. --Mah, esci dopo aver ballato con me perché ti
gira la testa, hai
gli occhi più luminosi del solito, non riesci a respirare
quando faccio per
baciarti... sul serio cara, io non so cosa pensare!--
Lei si strinse
nelle spalle. --È Natale,
dopotutto.--
--Sì,
certo... come ti pare.--
L’alieno
si aprì all’improvviso in un sorriso
malizioso, quindi la prese in braccio e la costrinse a stendersi sul
letto, il
tutto in meno di un secondo. Le imprigionò i polsi con una
mano, mentre l’altra
le accarezzava il fianco, come al solito. Oro e blu si incatenarono
ancora, il
primo deciso e l’altro teso.
--Iris, se non
mi dici cosa ti passa per la
testa non ti lascio andare.-- la minacciò. E aveva
intenzione di mantenere la
parola!
--Accidenti
Kish, ma sai che sei proprio un
prepotente?-- mormorò la MewMew, ma la sua voce lasciava
trasparire tutta la
tensione che stava cercando di camuffare con l’umorismo.
Lui rimase in
silenzio, aspettando che gli
rispondesse. Però la mano salì ad acarezzarle il
profilo della gola.
--Va bene, va
bene! Hai vinto.-- si arrese lei.
--La verità è che sono assurdamente contenta di
rivederti. Mi sei mancato negli
ultimi due mesi, mi mancava il tuo sguardo. Tart mi faceva saltare i
nervi!--
--Sul serio?--
Kish rimase sorpreso, ma anche
compiaciuto.
La ragazza gli
lanciò uno sguardo allibito. --Ma
scusa, io ti dico la verità e tu non mi credi?!--
L’altro
non rispose, poi sorrise di nuovo,
ambiguo.
--Quindi ti sono
mancato...-- disse, una nota
pericolosa che gli colorava la voce. --E cosa ti sarebbe mancato,
esattamente?--
Le guance di
Iris s’imporporirono e lei non
rispose direttamente.
--Credevo di
averti già detto quello che volevi
sapere.-- gli fece notare.
--E allora?--
disse Kish. --Ormai dovresti
conoscermi dolcezza. Forza, fuori la verità oppure ti tengo
così per tutta la
notte, e sai che ne sono capace.--
Il cuore della
ragazza perse un colpo.
--No, io dico di
no: ti annoieresti troppo.--
sentenziò, cercando di ostentare una disinvoltura che non
possedeva.
--Annoiarmi? Con
te a mia completa
disposizione?-- insinuò passando un dito leggero sul bordo
ricamato in raso della
scollatura.
--Kish!--
esclamò lei, il corpo irrigidito dalla
tensione.
Quello
sogghignò. --Tranquilla dolcezza, mica ti
faccio del male...--
--Se te lo dico
mi lasci in pace?-- domandò
allora.
--No.--
--E allora che
te lo dico a fare?--
Lui ci
riflettè un secondo, poi si strinse nelle
spalle. --Ti lascio in pace per stasera.--
La ragazza finse
di pensarci su, poi sospirò. --Non
costringermi a dirtelo, ti prego...--
--Vuoi restare
qui tutta notte? Guarda che a me
va benissimo...--
L’alieno
si avvicinò. Le sue labbra le
scivolarono addosso, accarezzandole il profilo del viso per poi tentare
di
baciarla. Ma, come succedeva spesso ultimamente, a quelle labbra non
arrivò
mai.
Quando la
guardò di nuovo era visibilmente
contrariato. --Mi spieghi perché non ricambi mai?--
--Uffa!--
sbuffò Iris. --Ma quante cose vuoi da
me nello stesso momento?--
--Tutte.--
Stava per
tentare di baciarla di nuovo, quando
Tart apparve nella stanza.
--Quindi siete
qui.-- commentò quando li vide.
--Non è che ho interrotto qualcosa, vero?--
--Effettivamente...--
ammise Kish sorridendo. --Le
stavo facendo un terzo grado coi fiocchi!--
--Ehi, guarda
che non ti conviene con Pai nei
dintorni, eppure dovresti saperlo.-- gli ricordò il
fratellino.
--Accidenti a
quel guastafeste!-- imprecò
l’altro tra i denti, poi si rivolse alla sua prigioniera.
--Dolcezza, ti
offendi se per stasera ti lascio in pace?--
--Assolutamente
no!-- rispose la fanciulla
trillando.
Lui scosse la
testa ma la lasciò andare. I tre
tornarono insieme nella sala de caminetto.
--Alla
buon’ora!-- li riprese Ryan contrariato.
--Ma dove eravate finiti?--
Quelli si
strinsero nelle spalle.
--In ogni caso
la festa è finita.-- disse Pai
rivolgendosi ai fratelli. --È ora di andare.--
I due annuirono
e salutarono tutti velocemente.
Senza farsi vedere, Kish diede un veloce bacio sulla guancia a Iris e
le
sussurrò: --Non disfare le valigie quando torni a casa,
dolcezza.--
Lei gli sorrise
e scosse la testa, per niente
sopresa.
Poi i tre alieni si misero
tutti vicini e
aprirono un passaggio dimensionale. Prima di attraversarlo,
però, Pai notò un
leggero luccichio che traspariva impercettibilemente da un abito di
seta bianca
e da una piccola scatoletta di velluto nero che teneva in mano uno dei
suoi
fratelli. Aggrottò le sopracciglia e si ripromise di fare
analisi approfondite.
Perché aveva un sospetto...
ANGOLETTO!
Sono di poche parole
oggi… vi è piaciuto? Spero di sì!!! Un
bacio,
Clarisse
|
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Capitolo 14 *** Ipersensibile ***
Ciao! Allora, anche oggi
sarò breve perché non ci sono recensioni,
ma io spero comunque che lo scorso capitolo vi sia piaciuto! =) beh dai
vi
lascio subito alla lettura!
Ipersensibile
Pai se ne rimase
chiuso nella sala computer per
parecchi giorni dopo la festa di Natale.
Ne
uscì solo per dieci minuti, il tempo di
chiedere a Tart di passare alla villetta in montagna per rubare i
nastri di
sorveglianza.
--Tanto le
ragazze se ne sono già andate, quindi
non avrai problemi.-- gli disse.
Per le
innumerevoli ore successive non si fece
più rivedere. Poi...
--Kish! Vieni
qui per favore!--
--Eccomi! Che
cosa vuoi?--
-- Oh, niente,
solo mostrarti una cosetta.--
Kish si mise in
guardia ma seguì obbediente il
fratello. Quando entrò nella sala ci mancò poco
che non gli cedettero le
ginocchia: il grande computer al centro della sala era acceso e sul
monitor
scorrevano inesorabili i fotogrammi che lo ritraevano con Iris, quando
erano
nella sua camera.
--Vuoi
spiegarmi, per favore?--
L’altro
sospirò, mentre la sua mente lavorava
frenetica per piantare una scusa plausibile. --Senti, non stavamo
facendo
nulla, davvero! Solo mi sembrava strana e volevo che mi dicesse se
aveva
qualcosa che_--
--Non sto
parlando di questo.-- lo interruppe il
fratello con uno sbuffo. --Deduco quindi che tu non abbia notato
nulla...--
--Cosa avrei
dovuto notare, scusa?--
Pai si
avvicinò al computer e bloccò il filmato
per poi ingrandirne un fotogramma.
--Adesso noti
qualcosa?--
Kish si
avvicinò a sua volta e osservò con
attenzione l’immagine. Il suo sguardo si soffermò
su un impercettibile filo di
luce che filtrava tenue dalla stoffa dell’abito, esattamente
sopra la sua
spalla. Sapeva cosa c’era lì. C’era quel
simbolo che assomigliava al graffio di
un gatto… o a quello di una tigre, solo in miniatura.
--Ma che
cos’è?--
--Hai
già aperto quella scatolina che ti ha regalato?--
--Non ancora, mi
aveva chiesto di aspettare.
Come mai?--
--Ho bisogno di
sapere che cosa contiene.
Potrebbe essere fondamentale.--
L’altro
si mosse, a disagio. Non gli erano mai
piaciute le incognite.
--E va bene.--
acconsentì infine. --Poi però mi
spieghi tutto, d’accordo?--
--Certo. Chiama
anche Tart mentre torni
indietro.--
Kish
annuì, poi si incamminò verso la sua
stanza.
Non aveva
più pensato a quella sera, ma non si
era dimenticato della scatoletta. Semplicemente, qualcosa
l’aveva trattenuto
dall’aprirla. Ma era ora di sciogliere i dubbi. Tart
sbucò proprio in quel
momento.
--Pai ti aspetta
in sala computer. Io prendo una
cosa e vi raggiungo subito.-- disse al fratellino.
--Ci sono
problemi?--
--Non ne sono
sicuro.--
Il bambino non
aggiunse altro e si avviò.
Kish si
affrettò ad andare nella sua camera e a
prendere la scatoletta che stava sul suo comodino. Esitò
solo quando tornò
davanti alla porta del laboratorio. Aveva fatto una promessa, la
promessa di
non rivelare chi gli avesse dato qualunque cosa ci fosse dentro,
chissà perché
poi. Ma lui non aveva rivelato, era stato scoperto. E suo fratello non
avrebbe
mai ficcato il naso nei suoi affari se non fosse stato
importante… così aprì la
porta e mostrò la scatoletta.
--Aprila.-- gli
intimò Pai.
Lui
esitò ancora. Ma infondo quei due non
c’entravano nulla con quella storia: era un regalo
esclusivamente suo. Tuttavia
obbedì e tolse delicatamente il fermaglio che la chiudeva.
Ne scivolò fuori un
biglietto che diceva:
“So
che non basterà mai, però... forse può
aiutare.”
Dentro la
scatoletta, posato sopra un cuscinetto
di raso, c’era una piccola provetta di vetro. Dentro il vetro
luccicavano due
gocce. Due gocce d’Acqua Cristallo.
Rimase immobile.
--Allora? Che
cos’è?-- gli chiese Tart
riportandolo alla realtà.
L’alieno
porse la provetta ai fratelli.
--È
il campione di AcquaMew che ho perso il
giorno della battaglia contro Profondo Blu. Pensavo che si fosse rotta,
invece...--
--Invece
l’aveva lei.-- completò Pai. --La usava
per trasformarsi prima che Ryan le costruisse il ciondolo.--
“Da
quanto tempo è che starà elucubrando questa
teoria?” si chiese l’alieno dagli occhi
d’oro.
--Ho revisionato
i dati della prima volta che ci
siamo scontrati ed è saltato fuori che era
l’energia dell’Acqua Cristallo e
interferire con le nostre telecamere. È successo anche alla
villa: i nastri di
sorveglianza sono danneggiati e non si sente l’audio.--
terminò Pai.
“Non
tutto il male vien per nuocere...” riflettè
Kish: almeno il fratello non sapeva quello che si erano detti.
--Ma non
è possibile!-- esclamò Tart
all’improvviso. --Le MewMew non si possono trasformare con
l’Acqua Cristallo,
possono solo utilizzarne il potere con quel loro strano scettro!--
--Esatto!--
confermò Pai, e improvvisamente si
mise a saltellare. --È meraviglioso! Capite? Significa che
Iris è ipersensibile
all’AcquaMew, e reagisce leggermente senza essere
emotivamente stressata a una
minima quantità di quella sostanza!--
I due ci misero
un secondo per assorbire l’informazione.
--Cosa vuoi
fare, adesso?-- chiesero in coro al
fratello.
Quello sorrise.
--Estremamente semplice: la
prendiamo, la usiamo per trovare l’Acqua Cristallo e poi ce
ne andiamo.--
Tart
annuì, entusiasta di poter salvare così in
fretta il loro pianeta.
Kish invece
chinò la testa. Sapeva che se
avessero fatto una cosa del genere a Iris, lei ne sarebbe rimasta
distrutta sia
perché aveva involontariamente aiutato i loro nemici sia
perché il resto del
Mew team l’avrebbe odiata. Voleva salvare casa sua, ma la
sola idea di mettere la
Mewtigre in quello stato gli dava la nausea. E poi il solo pensiero di
farle
del male…
Qualcosa dovette
trasparire dalla sua
espressione perché Pai gli rivolse uno sguardo comprensivo.
--Facciamo un
patto.-- gli propose. --Tu me la
porti qui e poi quando abbiamo finito te la puoi tenere. Cosa ne dici?--
L’altro
sobbalzò. Portarla via con sé avrebbe
risolto tutti i problemi in un colpo solo. Sorrise spavaldo.
--Ci sto.--
*****
Le MewMew erano
riunite a casa di Iris per un pigiama-party
in vista della fine delle vacanze.
--Uffa!-- si
stava lamentando Strawberry. --Non
ho voglia di tornare in quella gabbia di libri!--
--Guarda che
è inutile che continui a ripeterlo.--
le ricordò Mina, ormai esasperata.
--Lo so,
però...--
--Ci date un
taglio tutt’e due per favore?-- gridò
loro Iris dalla cucina. --Non vorrete rovinarvi il piacere dello
spuntino di
mezzanotte!--
La ragazza
posò sul tavolo un vassoio con una
brocca di latte caldo, sei tazze, un enorme piatto di biscotti al
cioccolato e
una scodella con dei biscottini per i Sky e Miki.
Dopo lo spuntino
le ragazze decisero di smaltire
le calorie con una bella maratona di cuscinate a spese del pavimento,
che fu
coperto di piume per l’ennesima volta.
--Ooops!--
strillarono tutte in coro guardando
il disastro che avevano combinato. Lo ripetevano sempre, dopo ogni
battaglia.
--Mi sa che
dovremo pulire domani...-- commentò
Pam. --Senti Iris, sei sicura che non sia un problema? Voglio dire,
facciamo da
te tutti i pigiama party e offri sempre vitto e alloggio, latte e
biscotti,
cuscini...--
--Tranquille!--
disse la ragazza con un cenno di
noncuranza. --Mi fa piacere avervi qui.--
--Sì,
questo lo sappiamo.-- annuì Straberry. --Però
non vogliamo disturbare! Siamo sempre qui a distruggere i cuscini e a
riempire
il pavimento di piume, e poi a te tocca pulire e ricomprare tutto...
insomma,
non è giusto!--
--Sentite, ma
perché dalla prossima volta non
facciamo che ognuna porta la sua parte?-- propose Lory. --Voglio dire,
una i
cuscini, l’altra i biscotti e così via!--
Tutte quante
annuirono con vigore.
--Ah, senti
Iris, dove li prendi i tuoi
bellissimi pigiami?-- chiese poi Mina scoccando un’occhiata
gelosa alla
sottoveste di seta nera che l’amica indossava.
--Scusa.-- disse
quella. --Sono regali che mi
faceva mia mamma quando ero piccola: mi beccava sempre a guardare
quelle che
teneva nel suo armadio e allora me ne ha prese un sacco. Sapeva che mi
sarebbero sempre piaciute.--
Le altre
sorrisero comprensive. Improvvisamente
Masha spuntò da sotto il cuscino di Strawberry, tremando
come faceva sempre
quando c’era un pericolo.
--C’è
un Chimero! Attacco, attacco!--
Pam prese il
piccolo robottino tra le mani e
chiese seria: --Dove?--
--Vicino,
vicino! All’entrata del parco!--
Le MewMew
corsero sul terrazzo, dove avrebbero
potuto vedere il punto esatto e guardarono nel punto indicato da Masha.
Bagliori di luce s’irradiavano nel cielo come fuochi
d’artificio, non troppo
lontano da loro.
--Muoviamoci,
ragazze! Mewberry...--
--Mewmina...--
--Mewlory...--
--Mewpaddy...--
--Mewpam...--
--Mewiris...--
--METAMORFOSI!--
Sei raggi di
luce illuminarono a giorno la
notte. Sei lampi di colore saltarono dal terrazzo e cominciarono a
correre sui
tetti delle case, veloci come quell’essere speciali
permetteva loro. Pochi
secondi dopo, sei ragazze atterarono con grazia davanti ai cancelli del
parco.
Rincominciarono a correre, ma più lentamente e si guardavano
attorno con
attenzione, muovendosi rapide per evitare trappole, gli occhi pronti a
cogliere
il minimo segno di pericolo.
Improvvisamente,
un paio di occhi blu guizzarono
su un cespuglio, e la ragazza si fermò. Diede una seconda
occhiata, più
attentamente. Poi saltò in avanti, fulminea, e
atterrò morbida esattamente di
fronte al resto del gruppo.
--Ascoltate...--
sussurrò.
Le MewMew
socchiusero gli occhi e tesero le
orecchie per udire ogni rumore. Dapprima fu il nulla... poi un
ringhiare sordo
e basso, il suono lieve di zampe soffici che si posavano
sull’erba invernale.
--Dannazione,
è una trappola!-- imprecò Mewpam riaprendo
gli occhi di scatto.
Le
sei
saltarono subito indietro di almeno una decina di passi.
Ora i cespugli
che le prima le stavano
circondando tremavano, e da essi emersero in fila cinque Chimeri.
Assomigliavano a delle volpi e avevano tutti due code, lunghi artigli,
zanne
affilate e dorsi coperti da aculei appuntiti, ma erano tutti di colori
diversi:
rosa, azzurro, verde, giallo e viola. Se le ragazza non si fossero
spostate ora
sarebbero esattamente nell’anello formato dalle creature.
Dal nulla,
apparve Kish.
--Siete state
veloci stasera, ragazze. Meglio
per me, temevo di dover aspettare che arrivaste tutte!--
commentò.
Mewberry
drizzò la schiena. --Tu scegli sempre
il momento sbagliato: avevamo un pigiama party.--
--Già,
una vera sfortuna. In ogni caso-- annuì l’alieno,
e indicò i Chimeri. --Ce n’è uno per
uno. Scegliete pure, non mi offendo se
sbagliate i colori.--
--Hai
disimparato a contare?-- ironizzò Mewmina.
--Noi siamo sei.--
--Sei tu quella
che non sa contare. Oppure mi
hai preso per un alleato?--
--A Kish ci
penso io.-- si offrì Mewiris. --Voi
sistemate questi cosi che poi ce ne andiamo, dobbiamo ancora finire il
pigiama
party.--
Le altre
annuirono e cominciarono a combattere,
mentre lei saltava agile sul ramo di un albero
all’inseguimento del’alieno che
stava fuggendo nella vegetazione.
--Che fai,
scappi?-- gli chiese.
Lui non le
rispose ma si fermò sotto un albero
più grande dove si era formato un piccolo spiazzo privo di
alberi, un po’
lontano dal sentiero principale dove si stava svolgendo il grosso della
lotta. Mise
mano ai suoi Sai.
--Balliamo,
dolcezza?-- propose.
--Ventagli di
Iris...-- sussurrò lei, e le armi
le apparvero tra le dita. Annuì. --Balliamo.--
Si scagliarono
l’una contro l’altro
contemporaneamente e dall’incrocio di lame e gemme
scaturì una pioggia di
scintille argentate.
Mewiris
notò subito che qualcosa non andava: i
colpi del nemico infatti miravano all’impugantura dei
ventagli, non a lei.
Cambiò subito la strategia, tenendosi cautamente sulla
difensiva. Sollevò le
iridi blu e lo guardò negli occhi. Li vide accesi e decisi,
ma soprattutto
concentratissimi. La sensazione che di essere stata raggirata si
rafforzò e la
distrasse. Sentì il freddo di una delle lame penetrare tra
il ventaglio e il
palmo graffiandola e il dolore, seppur lieve, la spinse a lasciare la
presa.
L’altra mano si aprì istintivamente per proteggere
la ferita, sebbene
superficiale.
Kish agì fulmineo
e si teletrasportò a pochi
centimetri da lei…
*****
Pam
menò un colpo della frusta per tenere a
distanza il Chimero viola che la incalzava. Qualcosa in quella
situazione non
quadrava, glielo ululava il suo istinto. Quell’attacco era
stato così allo
sbraglio… immotivato. Qual’era il punto di
ingaggiare uno scontro, se poi se la
filava e a Iris toccava pure inseguirlo nel bosco… no,
decisamente qualcosa non
quadrava.
Lanciò
uno sguardo alle sue compagne, tanto per
assicurarsi che fossero a posto. Le ragazze erano tutte impegnate nei
loro
scontri, ma niente di troppo serio. I mostri erano veloci e non si
riusciva a
liberarsene facilmente, ma per il resto non erano un grosso pericolo.
In quel momento
si accorse che non riusciva a
vedere Iris, né riusciva a sentire i rumori del suo scontro.
Iris era lontana
da loro, non poteva aiutarle… né essere aiutata
in caso di difficoltà.
--MALEDIZIONE!--
imprecò capendo la trappola.
*****
--Scusa.-- le
disse subito Kish sorridendo.
--Non volevo farti del male.--
Le prese la mano
e controllò il taglio. --È solo
un graffio, e non sanguina neppure. Che fortuna, eh?--
“Ma
che diamine, prima mi colpisce e poi fa il
premuroso?” si chiese la ragazza. Fu allora che qualcosa
cambiò.
Iris
sentì il suo respiro caldo sulla pelle e la
testa prese a girarle piano, mandandola in confusione. Non
parlò. L’alieno la
guardò dritto negli occhi e si fece più vicino,
costringendola a respirare il
suo profumo. La spinse leggermente indietro, lasciando che appoggiasse
la
schiena alla corteccia dell’albero. Sorrise ancora
incatenando il suo sguardo
d’oro a quello blu stellato. La ragazza sentì la
testa girare più forte e si
portò una mano alle tempie, sentendosi come se fosse
ammalata. Ma la pelle era
fresca. Cercò di chiudere gli occhi e scoprì di
non riuscirci tanto quei
vortici d’oro la inchiodavano.
“Cosa
mi succede?”
Kish fece eco ai
suoi pensieri. --Che ti
succede? Sei stanca dolcezza?--
Stanca? Poteva
essere stanchezza quella
sensazione che le faceva girare la testa al punto da confonderle cielo
e terra?
L’alieno la strinse di più a sé
chiudendole le braccia dietro la schiena. Iris
si abbandonò a quell’abbraccio caldo senza poterlo
evitare: non riusciva più a
reggersi in piedi. Respirò ancora quel profumo candido;
sapeva di pulito ed
esotico, ma era forte, molto.
--Dolcezza, se
sei così esausta perché non dormi
un po’?--
La voce si era
fatta insinuante e persuasiva,
l’oro degli occhi roteava più forte. Dormire,
riposarsi... in fondo, perché no?
Ma qualcosa dentro di lei tremava, tenendola sveglia, una sensazione di
trappola e di pericolo.
--Ci sono io
qui. Sei al sicuro.--
La voce si era
fatta decisa, quasi imperiosa. Ma
ancora non riusciva a farle chiudere gli occhi. Sentì le
forze venire meno e le
gambe non la ressero più. Cadde lentamente in ginocchio, con
Kish che
l’accompagnava delicatamente sull’erba senza
liberare lo sguardo.
--Dolcezza,
così mi fai preoccupare... coraggio,
riposati. Vedrai che dopo starai meglio. Andrà tutto bene.--
La voce era
tutto fuorchè preoccupata, ma
suadente e dolce come una ninna-nanna. La sensazione di pericolo
colpì di
nuovo, ma ormai lei non riusciva più a resistere. Cedette
alle lusinghe e
chiuse gli occhi, rapita immediatamente dall’incoscienza.
Kish sorrise
soddisfatto e la prese in braccio
con delicatezza, poi aprì un passaggio dimensionale.
In quel momento ci fu un
colossale lampo di luce
e le altre MewMew irruppero nel minuscolo spiazzo. Le cinque, schierate
automaticamente in fila, non poterono neppure reagire. Videro
l’alieno
oltrepassare il varco con la loro compagna svenuta in braccio. Mewpam
tentò di
bloccarlo con il Fiocco d’Enegia, ma il portale si richiuse e
la frusta
schioccò a vuoto, avvolgendo l’aria.
ANGOLETTO!
E rieccomi! Le
cose si stanno facendo movimentate… cosa ne
pensate del regalo di Iris? Secondo voi, cos’ha in mente Pai?
Vipregovipregoviprego
mi lasciate una recensione??? Anche piccia piccia…
Un bacio,
Clarisse
|
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Capitolo 15 *** Taken ***
Eccomi qua! Sono io o sembra
una vita che non aggiorno? Boh
probabilmente sono io… queste giornate sembrano non finire
mai! Dai che adesso
c’è il capitolo nuovo!
Mommika:
ciao bella!
Dai tranquilla per le recensioni. Anzi, sono io che ti devo ringraziare
perché
spesso sei l’ultima che mi fa sentire a parole tutto il
sostegno che mi dai! Ti
sei divertita in vacanza? Questo nuovo capitolo chiarirà un
po’ il piano di
Pai, che sembrerà un po’ crudele… ma
non giudicarlo male, ha le sue ragioni!
Poi fammi sentire che ne pensi, ok?
Taken
Kish riapparve
nella sala centrale e ci mancò
poco che facesse venire un infarto a Pai.
--Rieccomi.--
annunciò. --Ci ho messo troppo?--
--No, sei stato
veloce.-- gli rispose il
fratello incredulo. --Solo, non credevo che ce l’avresti
fatta al primo colpo e
tutto intero! Pensavo che saresti tornato ferito dopo circa una
quarantina di
tentativi e con lei che si dimenava a più non posso!--
--E allora lo
vedi che miglioro, caro il mio
scettico?-- si pavoneggiò lui, tutto inorgoglitosi. --La
porto in camera mia,
tanto non sente nulla finchè è sotto ipnosi
quindi è inutile cominciare
subito.--
--D’accordo,
ma chiamami non appena si
sveglia.--
--Sì,
sì!--
Nella sua
stanza, appollaiato sulla scrivania,
c’era Tart.
--Ero certo che
ce l’avresti fatta!-- gli disse
non appena vide la MewMew.
--E meno male.--
rispose l’altro. --Perché Pai
era molto pessimista.--
--Beh,
ovviamente!-- il bambino tacque per un
secondo, poi riattaccò a parlare. --Sai che non me la
ricordavo così carina?--
Il fratello gli
lanciò un’occhiata obliqua.
--Sì,
insomma...-- riprese lui stringendosi
nelle spalle. --Non so come spiegarti, ma mi sembra diversa. Si vede
che avere
una cotta le fa bene...--
--Come sarebbe a
dire una cotta?! Per chi?--
inveì l’altro.
Lei…
una cotta?! Ma non l’aveva mai vista
frenquentarsi con nessuno… beh, a parte quell’Eric
con cui parlava ogni tanto…
ma l’aveva sempre evitato come la peste! Oppure lo evitava
prorpio a causa
della cotta? Fu Tart ad interrompere queste elucubrazioni mentali.
--Kish, ma sei
cieco o cosa? Questa qui ha una
cotta per te! Come hai fatto a non accorgertene?--
--Una cotta...
per me?-- lei… una cotta… per lui?
--Mamma mia,
allora sei proprio scemo!-- sbottò
Tart infastidito. --Come fai a non arrivarci da solo?--
--Io... non so,
non pensavo che... che lei
potesse...--
--Guarda che ho
detto che ha una cotta, non che
è innamorata.-- gli ricordò immediatamente il
piccolo. Non voleva che il
fratello si facesse illusioni.
--Oh... giusto.
Solo una cotta. Niente di
serio.--
--Niente che
deve mettersi in mezzo per il
momento. Quando questa storia sarà finita potrete parlarne
più seriamente. Ma
credo che tu le piaccia un pochino, altrimenti non saresti riuscito a
ipnotizzarla.--
--Hey, questa
è un’offesa alle mie abilità
però!-- ribattè Kish mettendo su un falso broncio
tenerissimo.
--Andiamo,
guarda in faccia la realtà!-- sbottò
Tart esasperato dalla cecità sentimentale del fratello.
--Con – accidenti,
vorrei avere un altro esempio – con Strawberry ci hai provato
un sacco di volte
e sempre picche perché quella era innamorata di qualcun
altro, lei invece si
lascia coccolare e al primo tentativo ti sviene tra le braccia! La cosa
dà da
pensare, no?--
Kish
riflettè su quello che lui stesso aveva
notato quella sera a Natale, di come aveva pensato che si comportasse
in modo
strano, poi abbassò lo sguardo sulla ragazza mentre la
stendeva sul letto.
Aveva gli occhi chiusi e respirava piano, con un leggero affanno; forse
aveva
gli incubi. Le posò una mano sulla spalla e le
accarezzò la pelle fresca.
--Qualunque cosa
ti preoccupi, è solo un brutto
sogno.-- le sussurrò a mezzavoce.
--Sembra
così dolce...-- commentò Tart. --È
dura
da credere che una così condivida il DNA con una tigre
bianca, non è vero?--
--Non
è così difficile.-- lo contraddisse il
fratello. --Pensa a quando ci ha invitati alla festa di Natale; credo
che
nessun’altra di loro avrebbe osato affrontare Ryan in quel
modo. Oppure basta
ricordarsi che ci ha regalato l’Acqua Cristallo. Non
è così innocua come
sembra.--
--Ancora non ho
capito perché l’ha fatto.--
pensò il ragazzino.
--Cosa?--
--Darci
l’AcquaMew. Voglio dire, non può non
aver pensato a tutti i guai che avrebbe potuto avere con le altre
MewMew o a
quello che sarebbe potuto succedere a lei se noi avessimo scoperto che
effetto
le faceva. Eppure...-- e lasciò la frase in sospeso.
--Intendevo
proprio questo.-- si spiegò Kish. --Lei
ha la forza di imporsi sulle sue paure e fare ciò che
ritiene giusto. Non è una
cosa da poco.--
L’altro
annuì concorde.
E fu in quel
momento che l’alieno dagli occhi
d’oro capì. Capì il motivo del regalo e
della promessa che gli aveva chiesto…
si era permessa tanto perché aveva contato su di lui. Contava che lui l’avrebbe
protetta…
--Tra quanto si
dovrebbe svegliare?-- chiese il
bambino per cambiare argomento.
--Non so, ma non
troppo. Direi tra poco, o
mezz’ora al massimo, l’ipnosi non era fatta per
durare a lungo.--
Ma Mewiris si
stava già svegliando.
Le palpebre le
tremarono piano, poi i suoi occhi
blu si aprirono di scatto e il respiro aumentò il ritmo di
colpo. La ragazza si
portò una mano sotto la gola, cercando di prendere fiato
come se avesse appena
urlato. Si guardò intorno, disorientata.
--Dove sono?--
chiese ai due alieni vicino a lei
con voce sottile. Negli occhi spumeggiava la paura per il
disorientamento che
sentiva in testa.
Fu Tart a
rispondere, togliendo il fratello
dall’imbarazzo. --Sei al nostro rifugio, in
un’altra dimensione molto vicina a
quella del vostro universo.-- spiegò. --Ti abbiamo
ipnotizzata per portarti
via.--
--Sì,
mi ricordo l’ipnosi...-- mormorò lei
debolmente, e Kish si avvertì un’ondata di
meschinità e senso di colpa. --Ma
non capisco. Perché mi avete presa?--
--Abbiamo
bisogno dell’Acqua Cristallo, così
abbiamo pensato di usare te per trovarla perché sei
più sensibile delle tue
compagne.--
--Oh... quindi
l’avete scoperto...-- sospirò, e
distolse lo sguardo. --E come avete intenzione di farmelo evocare?--
Nessuno dei due
rispose. Pochi istanti dopo,
Kish si alzò in piedi.
--Meglio che
vada a chiamare Pai. Prima iniziamo
e prima finiamo.-- disse mentre spariva.
Ora aveva paura.
Davvero paura. Ed era ferita.
Non era arrabbiata, solo… triste, disillusa. Kish non aveva
mantenuto la
promessa. La promessa che avrebbe salvato la Terra, e lei. Cosa sarebbe
successo ora? Cosa le avrebbero fatto?
Poco dopo, i due
alieni apparvero nella stanza.
--Eccoti
qui...-- le disse quello Pai lo
sguardo.
La prese per un
braccio senza troppa delicatezza
e sparì con lei. Ricomparvero in una sala dai muri di
pietra, ampia, senza
mobili o attrezzi nel mezzo. Dal nulla spuntò un Chimero,
gigantesco e
orrendamente simile a un cobra. L’alieno la mollò
di colpo ma lei atterrò con
grazia e balzò a distanza di sicurezza dal serpente.
“Che
schifo!” pensò mentre evocava i suoi
ventagli.
Doveva tenersi
sulla difensiva, non poteva
permettersi di stancarsi troppo. E quel coso strisciante era veloce,
quindi per
attaccarlo avrebbe dovuto cogliere il momento che segue
l’assalto per poterlo
ferire. E doveva stare attenta alla coda…
Il mostro
cominciò ad attaccarla con furia, ma
lei rispondeva spostandosi rapidissima e quando un salto la portava
vicino al
corpo filiforme della creatura lo colpiva con un fendente dei ventagli.
Il
balletto si ripetè per un bel pezzo, e la ragazza era allo
stremo. Troppo per
schivare il colpo successivo.
E
così si ritrovò dolorosamente stretta tra le
spire del cobra. Solo allora Pai fluttuò alla sua altezza e
le sollevò il mento
per costringerla a fissarlo negli occhi.
--Non verranno a
salvarti. Non possono.-- le
disse. --Non sprecare i respiri a proteggere quella razza. Tanto non
sei come
loro. Non sei umana.--
Mewiris non rispose e strinse
i denti
rinchiudendo nella sua gola il grido di dolore che le invadeva il petto
per
quanto le spire la stringessero. Ma l’alieno pensò
che soffrisse a causa delle
sue parole, così continuò con aneddoti simili su
quanto non fosse umana
cercando di ferirla abbastanza da farle evocare l’AcquaMew.
Ma lei non sussurrò
neppure una parola e la voglia sulla sua spalla rimase normale.
*****
Quella tortura
si ripetè per svariati giorni, ciò
quello che la ragazza sopportava meno era il duello col cobra. I
serpenti non
le erano mai piaciuti troppo… certo, erano creature
bellissime da lontano, ma
essere intrappolata tra le loro spire non era esattamente il suo
passatempo
preferito.
Quando Pai la
riportò in camera dopo l’ennesimo
scontro era coperta di lividi, soprattutto sulle braccia e sui fianchi.
Non osò
toccarli per paura di innescare il dolore e si sedette sul letto,
sciogliendo i
capelli per pettinarli. A ogni movimento che faceva, fitte dolorose la
spingevano a riabbassare il braccio ma lei non rinunciava. In quel
momento
entrò Kish.
--Ti serve una
mano?-- le chiese preoccupato.
--Forse.-- disse
la ragazza.
L’alieno
tese la mascella per tenere a bada i
sensi di colpa. Le prese la spazzola dalle mani e si sedette dietro di
lei,
cercando di essere il più delicato possibile e stando
attento a evitare le
orecchie da tigre. Intanto cercava di fare chiarezza sul senso di
rimorso che
gli attanagliava lo stomaco. Ma in realtà non
c’era nulla da chiarire, già
sapeva perché si sentiva un verme... perché lei
si era dimostrata gentile con
lui, e non aveva fatto altro che darle guai. Perché lei
aveva rischiato tutto
regalandogli l’Acqua Cristallo e lui l’aveva
consegnata a quella tortura.
Perché lui le voleva bene, mentre lei avrebbe avuto
più di un valido motivo per
odiarlo.
--Come stai?--
le chiese per distrarsi.
--Bene. I lividi
fanno male, ma non è peggio del
primo allenamento di pattinaggio della stagione.--
Fredda.
--E dentro?--
--Che ti frega?--
Scostante.
Non
riuscì a dire nulla. Non potè. Come avrebbe
osato dirle quanto le importasse dato quello che le stava facendo
subire?
Aspettò.
--Tranquilla.--
disse lei infine. --Solo
delusa.--
Onesta.
Incassò
il colpo.
Lui la fece
voltare per guardarla negli occhi,
ma li trovò sereni.
--Sei sicura?--
insistè, ignorando la seconda
parte. --Ho sentito quello che ti ha detto Pai. Non so come hai fatto a
non
piangere. Quando abbiamo detto a Strawberry una cosa del genere
è diventata
furiosa.--
--Avevate
direttamente insultato il suo
ragazzo...--
--E non ti hanno
minimamente toccata?--
Mewiris si
strinse nelle spalle. --Io non sono
Strawberry.--
--Oh. Giusto.--
un leggero senso di sollievo gli
accarezzò la pelle, alleviando minimamente i rimorsi.
Lei rimase in
silenzio, l’atmosfera spezzata
solo dai loro respiri. Non ce la faceva più…
--Iris…--
Lo
guardò, gelida.
--Mi spiace,
davvero. Ma non ce la faccio a
vederti così.--
Un lampo,
doppio, in quegli occhi meravigliosi:
rabbia, e una malcelata soddisfazione il cui motivo gli sfuggiva.
-Dovevi pensarci
prima di ignorare quello che ti
avevo chiesto.--
Un coltello,
dritto nel cuore. L’aveva ferita…
ora doveva pagare.
--Iris, per
favore. Ti vogliamo bene, tutti e
tre. Davvero. Tart ti adora, sei quasi una sorella maggiore per lui.
Pai… beh
anche lui ti vuole bene a modo suo. Solo che mette la salvezza del
nostro
pianeta davanti a tutto.--
--… E
tu?--
Il pugnale gli
venne rigirato nel petto. Le si
avvicinò e le prese le mani. Lo sguardo magnetico della
ragazza si posò su di
lui.
--Io non
permetterò che ti venga fatto del male.
Odio vederti soffrire.--
Una scintilla
d’oro in quegli occhi blu…
--Preferisco
vederti pattinare!-- tentò allora di
sdrammatizzare.
Un sorriso,
piccolo piccolo, affiorò alle labbra
della ragazza. Gli fece un cenno più amichevole, poi si
alzò e prese un
bicchiere dal comodino e lo riempì d’acqua.
Era perdonato.
*****
--Quindi...--
riprese Kish. --Cosa mi stavi
dicendo dei lividi?--
--Che non fanno
poi così male, anche se sembrano
piuttosto brutti.--
--Mmm...--
mormorò lui prendendola per i fianchi
e tirandola a sé. --Quindi se stasera mi andasse di giocare
con te riuscirei a
non farti troppo male, giusto?--
Il bicchiera
cadde a terra, frantumandosi in
mille pezzi.
--Beh, che ti
prende?--
--Ecco... io...
credo di aver capito male. Spero di
aver capito male.-- sottolineò
lei, mentre la sua coda ondeggiava per il nervosismo.
D’accordo
che avevano fatto pace, ma da quello
al tornare all’attacco in quel modo! Non potevano restare
sulla linea d’onda
dell’amicizia almeno per un po’?
L’alieno
affilò lo sguardo e sorrise, ambiguo
come sempre. --Scusa dolcezza, ma hai capito benissimo.--
No, a quanto
pare l’amicizia non era
contemplabile.
Prima che
potesse fare qualunque cosa la spinse
sul letto, bloccandole i polsi. Esattamente come aveva fatto la sera di
Natale,
come se quei due momenti non fossero separati che da un battito di
ciglia,
sebbene lei fosse trasformata e lui non fosse vestito elegante, sebbene
fossero
passate settimane.
Kish le si stese
accanto, sempre bloccandole le
braccia, e le baciò piano la voglia sulla spalla. Con la
mano libera le sfiorò
la fascetta attorno al collo.
--Perché
non ti ritrasformi?-- le propose.
La mente di
Mewiris ebbe un guizzo al giorno
della lotta, dal quale non si era più ritrasformata, e
ricordò cosa indossava
prima dello scontro. Arrossì.
--Hem... forse
è meglio di no...--
Le sue parole
ebbero l’effetto opposto di quello
sperato.
--Mi
incuriosisci così!-- obiettò l’altro.
--Forza
ritrasformati, non mi va di minacciarti stasera.--
--Uffa! Il
solito prepotente, ho detto di no!--
--Ma io dico di
sì! Dai, fa’ la brava.--
La ragazza ci
pensò su. In effetti, non era
sicura se fosse peggio il corpetto coi lacci e la minigonna o la
sottoveste di
seta. Decise di accontentarlo, almeno si sarebbe cambiata con della
roba pulita
prima della trasformazione successiva.
--Va beh, hai
vinto. Ma se poi non ti piace guarda
che non mi ritrasformo!-- lo avvertì.
--Muoviti.--
Mewiris si
concentrò. Il suo corpo venne avvolto
da una nuvoletta d’argento che poi venne sostituita dalla
sottoveste nera. I
capelli tornarono intrecciati, come li portava sempre le sera. Prima
che
potesse riaprire gli occhi sentì le labbra di Kish sulle
sue, e il cuore
accelerò i battiti. Le mani le sfioravano avide i fianchi e
la gola senza farle
male, ma lei non ricambiò né le carezze
né il bacio. Però lo lasciò fare,
senza
tirarsi del tutto indietro, senza muovere i polsi nonostante li avesse
liberi.
Tenne gli occhi chiusi ma le iridi blu si riempirono comunque di lucide
stelle,
mentre i muscoli del corpo si rilassavano.
L’alieno
si staccò contento: erano settimane che
cercava di rubarle un altro bacio! Le sorrise con dolcezza, poi le
sfiorò il viso
con la punta delle dita, esattamente dove le guance si tingevano di un
velo di
porpora.
--Carina...--
commentò osservando la sottoveste.
--Ma mi piace di più quella azzurro polvere.--
Le mise una mano
sulla spalla con la voglia,
studiando con gli occhi d’oro quel piccolo segno che
significava tutto nella
vita di entrambi. Lei rimaneva in silenzio, gli occhi chiusi e il
respiro
calmo, nonostante il cuore battesse forte per l’emozione.
Poteva quasi
sentirlo.
--Iris?-- la chiamò.
La ragazza volse
lo sguardo verso di lui.
--Sì?--
--Ti costa tanto
evocare un po’ d’Acqua
Cristallo per Pai? Non ce la faccio più, vederti tra le
spire di quel Chimero mi
fa male come se ci fossi io.--
Lei
arrossì, ma gli occhi si fecero tristi. --Non
posso farlo. Non perché non voglio, è che non ci
riesco, non so come mai.
Magari è perché sono in un’altra
dimensione: l’AcquaMew è strettamente legata
alla Terra e forse persino io sono troppo lontana. O magari
è colpa mia. Mi
sento sempre così... debole... mi gira la testa, come se non
riuscissi a
respirare bene. Ma è solo una sensazione.--
Kish le prese il
viso e le posò le labbra sulla
fronte.
--No, no
scotti.-- la informò allontanandosi. --Sei
pallida, ma non scotti.--
La ragazza si
sfiorò istintivamente la pelle di
una guancia. --Quanto pallida?--
--Parecchio.--
Provò
ad alzarsi, ma l’alieno l’abbracciò,
costringendola a stare distesa. Nella mente di Iris tutto
sparì, avvolto da una
nebbia di calore e profumo. Socchiuse gli occhi lasciandosi accarezzare
la
schiena e stringendo i denti per non gemere a causa dei lividi e
rovinare
tutto.
--Ti fa male?--
chiese l’alieno leggendole nel
pensiero.
--No.--
mentì lei, ma la sua voce era un mugolìo
sofferto.
Lui la
lasciò andare e si tirò su, guardandola
contrariato.
--Certo che se
ti faccio male anche con un tocco
così leggero non si può fare niente stasera...--
sospirò fingendosi
esageratamente avvilito.
La ragazza gli
sorrise, di nuovo allegra. --Beh,
non tutto il male vien per nuocere!--
--Parla per te,
dolcezza.--
Risero insieme,
poi Kish si ridistese accanto a
lei e cominciò ad accarezzarle la gola.
--Dormi un
po’, Iris. Si vede che sei stanca.
Dormi...--
E la MewMew si
addormentò tra le braccia dell’alieno.
Kish, dal canto
suo, non riusciva nemmeno a
chiudere gli occhi: in quella confortante oscurità che
sapeva di sonno si
dipingeva ogni volta una ragazza avvolta dalle spire di un serpente
gigante, il
viso contratto per il dolore e la gola invasa da gemiti. Una visione
che non
gli ispirava altro che incubi e che lo faceva sentire un traditore,
nonostante
lei gli avesse detto che era tutto a posto.
Ma poi il sonno lo prese tra
le sue onde, senza
regalargli gli incubi per questa unica notte.
*****
--Muoviti Tart!--
Gli strilli di
Pai si sentivano per tutta la
navicella. Il ragazzino aprì la porta, gli occhi ancora
annebbiati dal sonno.
--Ma si
può sapere che ti prende in questi
giorni?-- chiese al fratello sbadigliando. --È ancora
mezzanotte! Posso tornare
a letto?--
--Scordatelo!--
sbottò quello. --Vai a buttare
Kish giù dal letto e prendete quella stramaledettissima
smorfiosetta!--
Tart non stette
a sentire altro e si
teletrasportò immediatamente per ricomparire dopo nella
camera di Iris.
--Lo sapevo che
eri qui.-- sogghignò rivolto al
fratello. --Ho interrotto qualcosa?--
Quello si
tirò su, sbadigliando. --Solo il mio
sonno. Ma che vuoi, è appena mezzanotte!--
--Desolato.--
rispose Tart. --Ma Pai ha detto di
portargli la ragazza.--
--Ma che passa
per la testa di quel
deficiente?-- brontolò Kish alzandosi in piedi. --Non
possiamo semplicemente
mandarlo al diavolo? Ho sonno!--
Il ragazzino
ridacchiò. --Avresti tutto il mio
appoggio, ma ti consiglio di dargli retta. Mi sembrava furioso.--
--Uffa! Ma cosa
vuole fare?-- brontolò l’alieno
dagli 0cchi d’oro. Possibile, possibile che per una volta che
gli capitava un
sonno senza incubi veniva privato del piacere di farsi una bella
ronfata?
--Ti sembra che
possa entrare nella sua testa?
Vai a chiederglielo!-- ribattè il piccolino.
--Sì,
come no! Non sono così scemo neppure io.--
andare a chiedere informazioni a un Pai furibondo? Non era mica un
suicida!
--Allora
muoviti! Io torno di là e gli dico che
tu sei andato a prendere la MewMew.--
Il ragazzino
sparì e Kish si sedette di nuovo
sul letto. Ma perché a suo fratello dovevano venire in mente
idee che gli
facevano perdere il sonno? Sospirò rassegnato e
svegliò Iris scuotendola
dolcemente per una spalla.
--In piedi
dolcezza.-- le disse.
Lei
aprì gli occhi e si tirò su con cautela,
attenta a non sforzare i muscoli doloranti. Si guardò
intorno e poi scrollò la
testa per uscire definitivamente dalla nebbia di sogni che sentiva in
testa.
--Ma che
succede?-- chiese intontita.
--Vai a
capire!-- esclamò l’alieno. --Pare che
ci sia da ballare, quindi è meglio se ti ritrasformi.--
Lei
alzò gli occhi al cielo. --Ho capito, addio
nottata di sonno.-- “Almeno niente incubi!”
aggiunse tra sé e sé.
--Mewiris...
METAMORFOSI!--
I nastri
d’argento esplosero dal nulla
disegnando fasci di luce sulla sua pelle. La treccia si sciolse con
morbidezza
e i capelli vennero pettinati nella solita acconciatura mentre la
sottoveste
nera venne sostituita dal solito completino candido; i lacci del
corpetto si
strinsero con delicatezza sulla pelle, la minigonna a petali
sbocciò da una
nuvoletta vaporosa e le fascette di raso le cinsero elegantemente il
collo, le
braccia e la gamba sinistra.
Mewiris
respirò a fondo e sollevò la testa, gli
occhi blu scintillanti come zaffiri. Le piaceva la sensazione di pace e
forza
che la tigre dentro di lei le ruggiva nel petto. Arrossì
appena quando si accorse
di quello che colorava lo sguardo di Kish, un po’ troppo
simile alla golosità
per i suoi gusti. Si schiarì la gola e si mise a fissare la
porta, aspettando
che l’altro si ricomponesse.
--Vogliamo
andare?-- chiese per spezzare il
silenzio.
--Veramente io
preferirei tornare a letto..--
confessò l’alieno, irritandola di parecchio con il
suo tono ambiguo. --Ma credo
che sarebbe l’equivalente di una condanna a morte, quindi
sì, andiamo.--
Le prese i polsi
con una mano e glieli strinse
dietro la schiena senza troppi complimenti.
--Ahi!-- si
lamentò la ragazza. --Mi fai male!--
--Scusa
dolcezza, ma Pai non approverebbe la mia
delicatezza nei tuoi confronti. Facciamogli credere che tu sei il mio
giocattolo, ti va?--
Lei
cercò di divincolarsi. --Io non sono un giocattolo!--
--Oh,
sì che lo sei tesoro! Quindi fa’ la
brava.--
Iris
provò un’ondata di fierezza ma decise di
abbandonare la testardaggine di disubbidirgli. --Oh, ma sai che sei
lunatico?--
--Me lo dicono
tutti... ti dà fastidio?--
l’alieno si nascose sotto una voce indifferente, ma in
realtà se ne preoccupava
davvero.
--No, a meno che
non diventi violento... come
adesso!--
--Su, piantala
di fare storie e lasciami
recitare. Pronta?--
--Sì,
come no...--
Lui la
trascinò con sé nel teletrasporto per poi
lasciarla cadere senza la minima delicatezza sul pavimento freddo della
sala
centrale.
--Te la sei
presa comoda vedo...-- lo apostrofò
Pai non appena i due apparvero.
--Ha fatto
storie.-- rispose Kish scrollando le
spalle con il solito menefreghismo.
--Beh comunque
non importa. Muoviamoci, non
voglio fare troppo tardi.-- rispose il maggiore con freddezza, evitando
accuratamente di guardare la MewMew negli occhi.
--Dove si va?--
chiese Tart con una nota di
timore malcelata nella voce.
--A mettere la
parola fine a questa patetica
storia.--
I quattro
oltrepassarono un passaggio
dimensionale e ricomparvero sulla cima di un grattacielo, un
terrazzò ampio che
confinava con tetti simili, tutti ugualmente in rovina.
Mewiris si
guardò intorno, cercando di
riconoscere il luogo, ma una corda si avvolse attorno ai suoi polsi,
bloccandoglieli dietro la schiena, così saldamente che quasi
le fermava la
circolazione. Cercò di liberarsi, ma qualcosa la
colpì dietro la testa con
violenza, spingendola in ginocchio e confondendo cielo e terra per
qualche
istante.
--Cosa vuoi
fare?-- sentì chiedere Tart, la voce
improvvisamente spaventata.
--Vediamo quanto
ci mettono le sue amiche a
salvarla.-- fu la risposta di Pai, troppo ferma e indifferente per non suggerire il peggio.
La scossa elettrica
arrivò inaspettata,
dolorosissima. Cento volte peggio del cobra. Sentiva i muscoli tendersi
quasi
fino a lacerarsi, le convulsioni impossibili che minacciavano di
spezzarla, le
scariche intense che le correvano sulle pugnalandola con migliaglia di
impercettibili
aghi. La ragazza non potè non gridare.
ANGOLETTO!
AIUTO! Iris mi vuole attaccare,
dice che gliene faccio passare
troppe… altro che tigre, la dovevo incrociare con un
criceto!!! Uuuh ma quante
cose che sono successe in questo capitolo! Per favore non giudicate
troppo male
Pai, ha le sue ragioni poveraccio. Neanche Iris ce l’ha con
lui (ce l’ha con me
però!). Fatemi sapere cosa pensate, è molto
importante per me! Un bacio,
Clarisse
|
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Capitolo 16 *** Il cuore di Kish ***
Eccoci qui!
Allora, non ci sono recensioni
perciò vi lascio subito al capitolo, ok? Che, fra parentesi,
è uno dei miei
preferiti! Spero piaccia anche a voi.
Il
cuore di Kish
Strawberry si
girò dall’altra parte del letto, premendosi
il cuscino sulle orecchie per non sentire quello strano bip che
disturbava il
suo bellissimo sogno. Sbattè una mano sul comodino e il suo
cellulare cadde a
terra, smettendo finalmente di squillare. Lei tirò un
sospiro di sollievo, ma
la pace non durò a lungo. Un trillo, più acuto,
più insistente e più vicino, le
risuonò nelle orecchie.
--Strawberry,
Strawberry!-- chiamava una vocina
meccanica e accorata.
La ragazza si
tirò su, piuttosto scocciata.
--Cosa vuoi Masha?--
--Pericolo,
pericolo! Alieni, alieni!-- annunciò
il robottino con preoccupazione.
--Cosa?--
--Pericolo,
pericolo! Alieni, alieni!-- ripetè
quello svolazzando frenetico a destra e a sinistra.
--Dove, Masha?
Chi?-- domandò la MewMew
spaventata dall’irrequietezza dell’affarino,
bloccandolo tra le mani.
Per alcuni
secondi il bip si fece frenetico,
infine la risposta. --Vicino alla Torre di Tokyo. Mewiris... Mewiris
è in
pericolo, Mewiris è in pericolo! Alieni, alieni!--
Starberry
imprecò e raccolse il telefonino da
terra, scorrendo il display; l’ultima chiamata senza risposta
era di Ryan.
Prevedendo la sgridata, lo richiamò.
--Accidenti a
te!-- esplose una voce maschile in
risposta. --Perché diamine non rispondi quando ti chiamo?--
--Forse
perché è notte. Magari non lo sai ma a
quest’ora gli esseri umani dormono!-- sbottò lei
offesa, dimenticando la
stanchezza.
--Beh, gli
alieni invece sembrano soffire
d’insonnia! Muoviti!-- ribattè Ryan. --Ci vediamo
sul posto!--
--Sì,
sì sto andando! Le altre?--
--Sono
già sulla strada. Fate in fretta, dannazione!--
La ragazza
riattaccò il telefono, il respiro e
il cuore avvelenati dall’agitazione e dal nervosismo. Si
costrinse alla calma e
riprese il controllo.
--Mewberry...
METAMORFOSI!--
In tutta
quell’agitazione ci furono pochi
secondi di calma. La ragazza sorrise mentre mentre baciava la sua
medaglietta.
Avvertì le labbra farsi più piene, i capelli
allungarsi e accorciarsi di fronte
al viso. Il fisico veniva fasciato da un body elastico rosa dal quale
spuntava
una gonna a palloncino, sulle gambe comparvero gli stivali alti. Le
mani si
guantavano di rosso mentre delle fascette si avvinghiavano alle
braccia, al
collo e alla gamba. Orecchie e coda fecero la loro comparsa seguite da
due
fiocchetti, uno sul polso e l’altra sulla coda.
La MewMew
sgusciò agile dalla finestra e si
lanciò in corsa sui tetti delle case. E intanto pensava.
“C’è
qualcosa che non torna...” si disse.
Gli alieni
avevano rapito Iris quasi una
settimana prima, e in quei giorni c’era stata calma piatta.
Ora rieccoli
all’improvviso, a minacciare i microcircuiti di Masha
cercando di uccidere la
loro compagna. Non aveva senso: avrebbero potuto togliere di mezzo Iris
mille
volte e invece avevano deciso di tentare l’impresa con loro
in campo. Non che
le dispiacesse sapere che la sua amica fosse viva e vegeta, ma il suo
sesto
senso felino la stava avvisando del pericolo. Comunque non
c’era nulla da fare:
trappola o non trappola, se non fossero andate Iris sarebbe morta di
sicuro.
La Torre di
Tokyo apparve di colpo, svettante
come una lancia tesa verso le stelle. Alla sua base riposavano dei
grattacieli
piuttosto vecchi, ormai in rovina. Un tempo erano stati hotel di lusso,
ma poi
il turismo era diventato troppo caotico nei dintorni ed erano stati
abbandonati. Dovevano essere abbattuti da anni, ma il governo era
riluttante a
chiudere un’area di attrazione come quella per buttare
giù gli edifici
diroccati. In ogni caso, dato che la Torre necessitava di una
rinfrescata alla
vernice si era deciso di approfittare di quei lavori per radere al
suolo i
vecchi grattacieli. Ma il progetto sarebbe stato avviato solo
d’estate, quando
la maggior parte dei turisti si radunava in spiaggia.
Una saetta
baluginò sui tetti, catturando gli
occhi rosa della ragazza. Mewberry lanciò uno sguardo a
Masha, e una volta
ottenuta la conferma dal robottino si lanciò in quella
direzione saltando agile
di tetto in tetto il più velocemente possibile.
--Fermi!--
intimò atterrando su uno dei terrazzi
vicini a quello centrale.
Tre sguardi, uno
viola, uno oro e uno arancio,
guizzarono nella sua direzione. Ma gli occhi più importanti,
blu, rimasero
chiusi. La MewMew osservò con orrore crescente lo spettacolo
che le si
presentava davanti: Pai, con il suo ventaglio in mano, stava a qualche
metro di
distanza da Mewiris, rannicchiata sulle ginocchia con i polsi legati
dietro la
schiena, gli occhi chiusi per il dolore e i muscoli pronti a balzare
per
evitare la scossa successiva. Seduti sul cornicione c’erano
Kish e Tart, i
volti gelidi e impassibili, i pugni stretti.
--Che cosa state
facendo, maledetti?-- le
tremava la voce dalla rabbia.
--Mewberry!--
chiamò una voce alle sue spalle.
Quella si
girò. --Ragazze!--
Il secondo
successivo, le MewMew erano schierate
fianco a fianco, la stessa espressione orripilata sul volto.
Pai le
guardò tutte, poi commentò: --Ci avete
messo parecchio...--
--Lasciatela
stare!-- sbottò Mewmina, furibonda.
--Cosa volete da lei? L’unica che sia mai stata oltremodo
cortese verso di voi!
Lasciatela stare!--
L’accusa
non sortì alcun effetto.
--Vogliamo
l’Acqua Cristallo.-- proferì
l’alieno. --O lo evocate, oppure la guardate morire.--
Come per
confermare le sue parole lanciò una
scarica elettrica, ma quella colpì solo il cemento: Iris si
era spostata
agilmente dalla traiettoria, ripetendo un balletto che oramai andava
avanti da
un pezzo.
--Cosa
facciamo?-- chiese Mewpaddy preoccupata.
--Non possiamo stare a guardare!--
--Aspettiamo
finchè non arriva Ryan.-- suggerì
Mewpam con diplomazia, anche se temporeggiare era l’ultima
cosa che l’istinto
le suggeriva. --Dovrebbe essere qui a minuti con gli altri.--
Le altre
annuirono, immobili. Strinsero i pugni
tutte e cinque, tremanti. Non erano fatte per l’impotenza e
per l’attesa. Il
loro istinto suggeriva di attaccare, di salvare la loro compagna. Ma la
ragione, rimasta umana, sapeva che la situazione poteva peggiorare
molto
velocemente anche per un solo gesto avventato. Perciò
restavano ferme ad
aspettare, i denti scoperti in ringhi muti ma molto poco rassicuranti.
--Ragazze!--
gridò Kyle in quel momento,
preceduto dal miagolio accorato di un gattino grigio.
Mark, brandendo
la spada del Cavaliere Blu, fece
per lanciarsi all’attacco, ma una voce lo fermò.
--NO!--
gridò Mewiris all’improvviso, sbarrando
all’improvviso gli occhi blu. --Non dategli retta! Andate
via!--
--Cosa? Ma...--
--Andate via, vi
dico! Vogliono L’AcquaMew e
volgliono spingervi a evocarla in questo modo! Non ascoltateli! ANDATE
VIA!--
Un altro fulmine
esplose dal ventaglio ma mancò
la ragazza, che si era spostata all’ultimo secondo. Il Mew
team indietreggiò istintivamente.
--Cosa
facciamo?-- chiese Mewmina ansiosa.
--Combattiamo,
no?-- sbottò Mewpaddy come se
fosse la cosa più ovvia.
Mewlory intanto
guardava Pai, quasi implorandolo
con gli occhi di lasciar andare la loro amica. Non poteva nemmeno
pensare che l’avrebbe
potuta uccidere… perché ora si era messo in testa
quella tortura? Non era da
lui…
Mewpam, invece,
guardò Kish. Non le sembrava
molto d’accordo con quella situazione. Se ne stava seduto in
disparte sul
parapetto e non staccava gli occhi da Iris, sobbalzando ogni volta che
una
scarica la faceva gemere.
--Le diamo
retta.-- decise rivolta al gruppo. --Non
credo che la uccideranno, e se stiamo qui facciamo il loro gioco.
Dobbiamo
fidarci di Iris. Leviamo le tende, forza…--
--Oh, no!--
sbottò Pai. --Voi non ve ne andate!
Chimeri, all’attacco!--
Mentre gli altri
due alieni impugnavano le loro
armi, un’aquila e un cobra orrendamente mutati sbucarono
fuori all’improvviso.
E Ryan, tornato
umano, reagì con prontezza.
--Mewpam e
Mewmina, l’aquila è vostra. Mewberry
e Mewlory, vi lascio il serpente. Mewpaddy, tu ti occupi di Tart. Kish
non mi
sembra molto in forma, Mark dovrebbe tenergli testa. A Mewiris pensiamo
io e
Kyle. Voi concentratevi sui vostri scontri e non distraetevi per nulla
al
mondo: rischiereste di evocare l’Acqua Cristallo, e non
possiamo assolutamente
permettercelo. VIA!--
Il gruppo scattò
compatto, seguendo la
strategia, e ben presto tutto si fece un confuso intrico di lampi
colorati.
*****
Ryan, di nuovo
trasformatosi in un gattino
grigio, si lanciò verso il tetto centrale. Piccolo
com’era, non ebbe difficoltà
a schivare i lampi lanciatigli contro dall’alieno e
riuscì a portarsi alle
spalle di Mewiris. Con una graffiata tagliò le corde che le
legavano i polsi,
poi si ritrasformò in umano e la prese in braccio,
sottraendola alla scarica
successiva. Non appena i piedi della ragazza toccarono terra, i
ventagli le
apparvero tra le mani, ma il giovane la fermò,
costringendola a sedersi.
--Non puoi
combattere in queste condizioni.
Resta qui.-- le disse con voce accorata, poi si lanciò nella
lotta, affiancando
Kyle nel duello.
Mewiris intanto
osservava i suoi amici
combattere per lei, spostandosi ogni tanto per evitare le scariche che
Pai si
ostinava a lanciarle contro.
Dannazione! Come aveva potuto
lasciare che
stesse succedendo tutto questo? Perché non se
n’erano andati e basta? Come
potevano non capire? Pai non l’avrebbe uccisa… non
era a fare del male che
mirava! Voleva solo salvare la sua gente. Era tanto diverso da quello
che
volevano le MewMew?
*****
Mewpam e Mewmina
stavano affrontando il loro
nemico, l’una brandendo la frusta, l’altra volando
per limitare i movimenti del
mostro.
--Cuore di Mina!
Fiocco d’Azione!--
Il dardo di luce
partì dalla balestra con
precisione impeccabile, ma il Chimero virò
all’ultimo momento schivando il
colpo.
--Non riesco a
colpirlo!-- sbottò la Mewblu
innervosita. Quelle cose non erano mai facili…
--Dobbiamo
cambiare strategia!-- dichiarò la
compagna saltando di lato per evitare una beccata. Fosse stato per lei,
se ne sarebbe
andata: Iris sapeva quello che stava facendo. Ma non poteva certo
abbandonare
le compagne… --Spingila alla mia portata!--
Un altro fiocco
d’azione si liberò dalla
balestra ma l’aquila lo evitò facilmente. Non
potè però eludere il Fiocco
d’Energia che si materializzò l’istante
successivo, ferendola gravemente a
un’ala. La frusta guizzò di nuovo, avvolgendosi
attorno a una delle zampe
artigliate.
--Mewmina!--
chiamò, e l’altra rispose con le
azioni.
Spiccò
un balzò e atterrò esattamente sulla
schiena del mostro. Incoccò un altro dardo e la freccia di
luce colpì
esattamente dietro il collo. La ragazza atterrò
delicatamente sul tetto, mentre
Masha ingoiava un Para-para e un’aquila lanciò il
suo richiamo, allontanandosi
in volo.
Solo che la battaglia non era
certo finita, e le
due raggiunsero con un balzo le altre compagne.
*****
Mewberry stava
saltando continuamente a destra e
a sinistra per evitare le codate che il serpente non smetteva di
tirare.
Accidenti, perché doveva combattere lei contro il Chimero
Serpente? Lei odiava
i serpenti! Il mostro non le lasciava spazio per attaccare col Fiocco
di Luce…
riusciva solo a limitarsi a schivare le zanne e la coda, senza avere la
possibilità
di difendersi in altro modo.
Mewlory, invece,
lanciava senza sosta corposi
getti d’acqua che accecavano periodicamente gli occhi della
creatura. Doveva
assolutamente tenerla lontana dalla compagna, sia per evitare che se la
mangiasse sia per dare all’amica lo spazio sufficiente per
piazzare il Fiocco
di Luce.
Fu un attimo; il
Fiocco d’acqua mancò la testa
del cobra, la bocca del rettile si mosse fulminea contro una Mewberry
lenta di
un secondo di troppo…
La frusta di luce
arrivò al momento giusto,
proprio quando le zanne velenose stavano per chiudersi sulla leader
delle
MewMew, trattenendo la testa triangolare e tirandola indietro facendo
inarcare il
collo viscido. Il Fiocco d’Azione saettò fulmineo
verso la bocca del Chimero e
a metà strada si combinò con il Fiocco di Luce.
Masha inghiottì la seconda
medusa aliena e un minuscolo serpentello verde strisciò via
tra i calcinacci.
*****
Poco lontano, Paddy e Tart
combattevano con
foga, ma avevano abbandonato le armi da un pezzo: continuavano
semplicemente a
rotolarsi sul tetto, tirandosi i capelli e così via.
Più che uno scontro,
sembrava una scaramuccia tra bambini.
*****
--Voglio
l’Acqua Cristallo!-- strillò Pai a
Ryan, frustrato dall’abilità strategica e atletica
dell’avversario.
Non era riuscito
a colpirlo neppure una volta;
lui, un alieno con doti di combattente superiori non riusciva a
sfiorare non
solo uno, ma ben due meri umani. A fargli saltare del tutto i nervi poi
ci
pensava la MewMew alle sue spalle, che continuava a scansare con
leggerezza le
sue occasionali saette.
--Non
possiamo!-- gridò Ryan all’improvviso. --Nemmeno
se volessimo! Quando l’AcquaMew piovve sulla Terra dopo la
frammentazione del
Cristallo originale fu assorbita uniformemente. Non ci sono sorgenti
attingibili, solo minuscole gocce sparse per tutto il globo!--
La rabbia
dell’alieno toccò le stelle. Tutto per
nulla. Tutta quella fatica per nulla. A cosa erano serviti tutti i suoi
piani,
tutte le sue speranze, se l’AcquaMew rimaneva intoccabile?
Scattò di lato
all’improvviso e si volse. Vide la MewMew dietro di lui in
ginocchio, sfinita,
e decise. Un lampo guizzò dal suo ventaglio.
*****
Kish non stava
combattendo davvero, limitandosi
a schivare i colpi di Mark, giocando con la spada come un gatto col
topo. I
suoi occhi dorati non si staccavano da quello che per lui era lo
scontro
centrale, che vedeva coinvolti suo fratello maggiore, Kyle e Ryan. Vide
l’ennesimo fulmine mancare il bersaglio, ma Mewiris
atterrò poco distante per
poi inginocchiarsi a terra col fiato corto. Doveva essere sfinita.
Pai si
bloccò all’improvviso, e il suo ventaglio
si illuminò di una potenza inaudita, crepitando per il
sovraccarico di
elettricità. La saettà partì
rapidissima guizzando direttamente verso la
ragazza, e il colpo andò a segno. Un gemito
squarciò le tenebre di quella notte
di guerra, due cieli si nascosero in un buio incosciente. Il ventaglio
di Pai
si accese di nuovo e una seconda scarica, persino più forte
della precedente,
guizzò per uccidere.
--NO!--
Kish non ebbe
neppure bisogno di decidere; solo,
si teletrasportò. Una sfera di energia azzurra si
materializzò sulla strada
della saetta, neutralizzandola con un tonfo attutito per poi svanire
nell’aria.
--Non ci
provare!-- sbottò l’alieno rivolto al
fratello. --Non provare mai più ad alzare anche solo un dito
su di lei, mi hai
capito? Altrimenti ci saranno dei grossi problemi tra me e te.--
Senza attendere
risposta, i suoi occhi luminosi
si posarono sulla figura accasciata al suolo colmi di un sguardo
d’oro intriso
di paura. Sentì uno stiletto invisibile pugnalargli il petto
quando la vide.
Mewiris era
perfettamente immobile. Le braccia
erano distese accanto al suo corpo abbandonato tra i calcinacci. I
capelli neri
sparsi sul fianco si posavano quasi delicati sopra il corpetto candido rendendolo identico al
mantello di una tigre
bianca. Persino in quel momento, Kish la trovò bellissima.
Eppure, gli occhi erano
sbagliati: chiusi, quando si sarebbero dovuti spalancare su due notti
piene di
stelle; e tutte quelle ferite e lividi che le coprivano la pelle non
dovevano
esserci.
L’alieno
le si avvicinò con cautela,
contemplando quel volto senza sorriso ancora segnato dal dolore. Vi
fece
scorrere sopra le dita, assaporando il tepore del respiro lieve e rotto
che le
sfuggiva dalle labbra, mentre gli occhi dorati studiavano le ferite
parecchio
gravi. Probabilmente incurabili.
“Non
è giusto.” Si disse lui, tremando
d’impotenza.
Lasciò
che la mano le delineasse la gola,
fermandosi a giocherellare con la medaglietta da MewMew. Avrebbe voluto
vederla
con il ciondolo che le aveva regalato. Quello con il cristallo al
centro.
Cristallo...
Strinse la mano
sulla provetta di vetro che
aveva portato con sé e scelse.
--Sta’
lontano da lei!-- urlò Mewberry.
--Non farlo!--
gridò Pai quando il tappo della
fiaschetta cadde a terra, rotolando poco distante.
Ma Kish non li
ascoltò. Quelle due gocce di
AcquaMew non potevano salvare un pianeta, quindi era inutile
conservarle quando
potevano salvare una vita. La sua vita. Probabilmente quella di
entrambi.
Dalla provetta
scivolarono morbide e lente due
gocce di luce, che al contatto con l’aria si frantumarono in
migliaia di
cristalli e si posarono sul corpo della ragazza. Le ferite sparirono,
la pelle
riprese un tenue colore roseo e le palpebre tremarono leggermente.
--Non ditele
niente.-- intimò l’alieno prima che
lei si svegliasse.
Infine Mewiris
schiuse piano gli occhi stellati,
che subito affondarono con dolcezza nello sguardo d’oro che
le trasmetteva
sicurezza e protezione.
--Kish...--
mormorò in un sussurro, ma già
sentiva le forze tornare.
Lui le sorrise
con affetto e le mise un dito
sulle labbra con delicatezza. La guardò ancora, ma
l’oro si era trasformato in
un gorgo vorticante.
--Tesoro...--
La sua voce era
un repiro caldo sul suo viso, e
la ragazza si sentì girare la notte. Aveva capito cosa stava
succedendo, ma non
era in grado di evitarlo. Subito la stanchezza si impossessò
di lei prima che
riuscisse a combatterla. Si sentì prendere in braccio mentre
la voce tornava a
cantarle ammaliante nelle orecchie.
--Tranquilla,
tesoro. Tranquilla. Ti porto via
con me... in paradiso.--
--KISH!--
urlò un’altra voce allarmata, e ruppe
l’incantesimo.
Mewberry fece un
balzò verso l’alieno e riuscì a
sfiorare la pelle dell’amica.
Quel tocco,
chissà come, sgretolò
definitivamente l’influenza dell’ipnosi, ma Kish
non si arrese.
--Stanne
fuori!-- ruggì rivolto alla leader
delle MewMew. --Lei viene via con me!--
--Neanche per
sogno!--
Mewiris
sbarrò gli occhi, tornata in sé, e vide
una frusta di luce avvolgersi attorno alle spalle del suo carceriere
che fu
costretto a lasciarla andare. La ragazza scivolò al suolo
con grazia, ma Ryan
la prese al volo prima che finisse per terra. Subito le amiche
strinsero un
cerchio protettivo attorno a loro. Pai e Tart comparvero dal nulla e
liberarono
il fratello.
Kish
cercò gli occhi di colei che ormai definiva
la sua tigrotta, e li trovò. Occhi stanchi, affannati, che
li guardavano da
oltre la spalla del biondino americano. Dentro luccicavano quelle
stelle che
avevano percepito a causa dell’intenso dolore subito. Occhi
tuttavia gentile,
che lo stavano quasi implorando di rimanere. Le sorrise rassicurante e
rassicurato, poi i tre sparirono insieme.
Iris lo
guardò scomparire, e sua prima reazione
fu dispiaciuta. Non sapeva quello che fosse successo, non tutto almeno,
ma non
le andava per niente a genio il modo in cui le sue compagne avevano
trattato
gli alieni. Possibile che davvero non capissero?
Per alcuni
minuti fu solo silenzio.
--Come ti
senti?--
La voce di Ryan
quasi sorprese la ragazza dai
grandi occhi blu ancora puntati nel punto dove si era richiuso il
passaggio
dimensionale.
--Bene.--
rispose mentre lui la rimetteva a
terra. Scrollò le spalle per scioglierle. --Un po’
ammaccata, ma posso
riprendermi. Cosa è successo?--
--Quanto ti
ricordi?-- le chiese Mewmina.
--Fino alla
scossa, quando ero inginocchiata a
terra.-- rispose lei flettendo le braccia dietro la schiena per
stiracchiarsi.
Le faceva male
tutto, specialmente i muscoli
della schiena e dell’addome. Sentiva i polmoni contrarsi
quasi a fatica, le
gambe le tremavano leggermente.
Prima che Mewpam
potesse spiegarle, Mewberry la
precedette.
--Non siamo
sicure.-- mentì assecondando la
richiesta di Kish. --Il campione di Acqua Cristallo ha reagito alla
nostra
disperazione, dato che stavi morendo, e ti ha salvata. Ma era tutto
molto
confuso...--
Mewiris
annuì, poi sbadigliò e gli occhi blu
luccicarono per il sonno.
--Rimandiamo le
spiegazioni a quando sono più
lucida?-- propose assonnata. --Adesso sono stanca... voglio andare a
casa, e
vedere Sky.--
I suoi amici le sorrisero, e
ognuno prese la sua
strada verso una cameretta e un letto accogliente.
*****
I tre alieni
ricomparvero all’improvviso nella
sala centrale della loro navicella.
Tart, sfinito,
si teletrasportò subito nella sua
stanza, ma gli altri due stettero uno di fronte all’altro,
studiandosi in un
duello di sguardi, viola e oro.
--Stai
attento.-- capitolò infine Pai.
Il fratello
scosse la testa e gli lanciò
un’occhiata interrogativa per segnargli che non aveva capito.
--Ascolta Kish.
Non mi dispiace che tu mi abbia
fermato quando stavo per uccidere Iris, e non sono arrabbiato con te
perché hai
usato l’Acqua Cristallo per salvarla.--
Fece una pausa,
e l’altro gli fece cenno di
continuare.
--Voglio solo
che tu stia attento. Ricordati
quanto sei stato male per Strawberry.--
Quelle parole se
le sarebbe dovute risparmiare.
--Stanne
fuori!-- intimò Kish, un lampo negli
occhi.
--Non
è mia intenzione intromettermi.-- mitigò
subito l’altro. --Voglio solo avvertirti; capisco
perché tu le abbia salvato la
vita, ma ricordati che lei non l’avrebbe fatto per te,
esattamente come
Strawberry ti ha lasciato a soffrire da solo sotto i colpi del
Cavaliere Blu
nonostante tu l’avessi appena salvata dal Chimero che
manipolava i sogni.--
L’altro
strinse i pugni, addolorato da quel
ricordo.
--Lei non
è Strawberry.-- affermò con sicurezza.
--Forse no. Ma
probabilmete reagirebbe allo
stesso modo, abbandonandoti. Lei non rischierebbe la sua vita per te
come hai
fatto tu stanotte.--
--Taci! Tu non
la conosci…--
--Stai attento.--
Kish
lanciò un ultimo sguardo risentito al
fratello, poi si teletrasportò in camera sua.
Si stese sul
letto e lasciò che la malinconia lo
accogliesse tra le sue braccia. In fondo al cuore, temeva che Pai
avesse
ragione. D’altronde era per quel motivo che aveva implorato
le altre MewMew di
non dirle che era stato lui a salvarla. Non voleva che lei rischiasse
la sua
vita perché si sentiva in debito.
Affondò
la testa nei cuscini e il ricordo di lei
a terra in fin di vita gli avvelenò la mente:
l’abito sporco, i capelli sparsi,
le orecchie basse, la bocca semiaperta, la coda immobile, gli occhi
chiusi...
Quella vista gli
aveva fatto male, stringendogli
il cuore. Ma adesso, con il dubbio e la paura che lei non provasse
nulla nei
suoi confronti, stava anche peggio. Un singhiozzo gli sfuggì
dalle labbra,
riecheggiando nei suoi sogni.
--Iris…--
ANGOLETTO!
Allora??? piaciuto? Dai fatemi
sapere che ci
tengo!!! Un bacio,
Clarisse
|
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Capitolo 17 *** Vacanze al mare ***
Ciao bella gente! Siamo quasi
all’inizio di un nuovo anno
scolastico, e spero di riuscire ad aggiornare con regolarità
dato che per me
sarà terribilmente impegnativo visto che avrò la
maturità e sarà meglio che mi
metta sotto da subito… comunque per un po’ dovrei
riuscire ad essere puntuale!
tYTy:
ciao che
piacere! È sempre un’emozione scoprire di avere
una nuova fan. Tranquilla, non
la lascerò in sospeso… la mia filosofia
è: si scrive principalmente per sé
stessi, se piace bene altrimenti pazienza, ed è giusto
continuare a pubblicare
anche solo per chi segue o legge! Quindi tranquilla ma grazie per il
sostegno,
lo apprezzo davvero moltissimo. Soprattutto perché la FF non
sembra piacere
molto al pubblico… ma vabbè dai! Sono contenta
che il personaggio di Iris ti
piaccia, è stata molto difficile da costruire
perché avevo bisogno di un
concentrato di difetti e qualità piuttosto complicato da
equilibrare… ma a
quanto pare funziona! *me gongolante* Dai ora ti lascio al capitolo, mi
raccomando poi fammi sapere che ne pensi! Un bacio
Vacanze
al mare
Iris si riprese
in fretta dai giorni
in cui era stata prigioniera degli alieni e tornò subito al
caffè. Le ragazze
erano contente di rivedere i suoi occhi blu che guizzavano luccicanti
dappertutto e l’atmosfera era come scaldata. Persino la
cucina di Kyle era
migliorata, per quando la cosa sembrasse impossibile. Solo uno
manteneva uno
sguardo gelido: Ryan.
Il ragazzo si
manteneva freddo,
soprattutto con Iris, rispondendole a monosillabi e non rivolgendole
altro che
poche occhiate glaciali. Nessuna parola cortese o confortante. Da parte
sua, la
ragazza cercava di ignorarne il comportamento, nascondendo il
dispiacere dietro
le stelle dei suoi occhi da cerbiatta.
Un giorno, Kyle
uscì dal sotterraneo
con la voce affannata.
--Avete
mezz’ora per chiudere il
negozio.-- disse loro.
--Ci sono
problemi?-- lo fermò
Strawberry prima che riscomparisse giù dalle scale.
--Molto grossi,
ma stiamo ancora analizzando.
Comunque muovetevi.--
Venti minuti
dopo, le ragazze erano
tutte riunite davanti al gigantesco computer del laboratorio
sotterraneo.
--Bene.--
cominciò Ryan. --Prima di
tutto, complimenti per il lavoro che state facendo e per essere sempre
così
tempestive. E adesso che abbiamo esaurito i convenevoli, passiamo
oltre. Abbiamo
registrato dei movimenti alieni vicino alla costa.--
--Chimeri?--
chiese Iris, ma il
ragazzo la ignorò.
--I nostri
nemici appaiono e
scompaiono in questa zona...-- indicò un’area
della mappa, un tratto di costa
isolato dalla città. --...ma non sappiamo esattamente cosa
stiano cercando dato
che non abbiamo rilevato picchi di energia fuori dal normale. Non
potendoci
permettere il lusso del dubbio, dobbiamo andare a un soggiorno nelle
vicinanze per
controllare le loro mosse.--
--Ma sei
matto?!-- si stupì
Strawberry. --Ryan, non possiamo permetterci un soggiorno a tempo
indefinito
sulla costa!--
--Io posso.--
obiettò Mina. --Anche
in un hotel a cinque stelle.--
--Ceeerto! E
puoi pagarlo per tutti e
nove?--
La ragazza
tacque: neppure lei poteva
affrontare una spesa simile.
--Io e Kyle
possiamo pagare per
noi.-- obiettò il biondino. ..E Pam è ricca
almeno quanto Mina, quindi niente
problema neanche per lei. Credo che per loro non sarebbe troppo
provvedere per due
di voi a testa e Iris non ha problemi di soldi, se la sbroglia da
sola.--
--Hem,
veramente...-- intervenne
Iris. --Quella che “se la sbroglia da sola” ha una
villetta da quelle parti e
non avrebbe problemi ad ospitarvi, se volete.--
Paddy stava per
strillare per
l’entusiasmo, ma Ryan la precedette.
--Grazie, ma non
vorremmo
disturbare.-- declinò. --E comunque pensavo che fosse meglio
che tu stessi con
Pam.--
--Beh, allora
sai che ti dico?-- esplose
all’improvviso la ragazza, gli occhi luccicanti per la
rabbia. --Se vuoi
spendere un sacco di soldi per un pericolo di cui non sei nemmeno
sicuro fa’
pure, io me ne sbatto!--
Ma che cavolo
era preso a Ryan? Non
solo l’aveva trattata da schifo per tutto il tempo, non era
cortese neppure ora
che lei gli stava offrendo un aiuto.
--Iris...--
sussurrò Lory sfiorando
le spalle dell’amica per calmarla.
Quella si
portò le mani al viso,
nascondendo la piega amara che avevano preso le sue labbra, e strinse
gli occhi
per impedirsi di piangere.
Il biondino
stava per rispondere per
le rime, ma Kyle decise che la cosa doveva finire lì.
Fermò l’amico con un
cenno della mano, poi sorrise alla ragazza.
--Saremmo molto
felici di accettare
l’invito, cara.-- le disse cordialmente. --Ma davvero, non
vorremmo davvero
creare problemi. Anche se ci sarebbe la comodità di non
sborsare un patrimonio
per qualche indagine...--
--Non mi fate
nessun problema.--
precisò lei cercando di tenere la voce ferma. --La villetta
è grande, c’è posto
per tutti. È in un’insenatura un po’
isolata, non troppo lontana dalla spiaggia
principale e molto vicino al punto dove gli alieni continuano ad
apparire e
scomparire. Ci sono anche tre piccoli motoscafi, in caso di bisogno, e
mute da
sub. È perfetto.--
La ragazza
trasse un mazzo di chiavi
dalla tasca, e ne scelse una placcata oro, con la forma di un piccolo
sole
sull’impugnatura. La mostrò agli altri con un
sorriso.
Ryan le
lanciò uno sguardo gelido,
poi acconsentì. --Va bene, andremo a stare da Iris. Voi
MewMew chiedete ai
vostri se vi lasciano, ma non vi dovrebbero fare problemi, siamo nel
periodo
delle vacanze di primavera.--
Poi il biondino
si girò a fissare il
monitor del grande computer.
--Beh,
ragazze!-- prese la parola
Kyle. --Visto che tanto abbiamo chiuso, penso che possiate considerarvi
libere.
Andate pure a casa, avete il pomeriggio di riposo.--
Paddy
saltò di gioia, poi uscì
saltellando dalla sala, mentre canticchiava allegramente: --Andiamo al
mare,
andiamo al mare!--
--Guarda che
farà ancora troppo freddo
per fare il bagno, mica è estate!-- le ricordò
Mina sorridendo.
Iris
annuì. --Già, forse non faremo
il bagno, ma sicuramente si starà bene sotto il sole in
costume!--
L’entusiasmo
del gruppo schizzò alle
stelle, soprattutto dopo aver menzionato la questione abbronzatura, e
il
buonumore si mantiene per tutto il tempo che le ragazze passano a
cambiarsi.
Sempre tra una
risata e l’altra, Iris
salutò le amiche e si avviò all’uscita,
ma si sentì bloccare per un polso. Si
volse, uno sguaro interrogativo negli occhi blu, e vide Pam che le
sorrideva
con sincerità.
--Posso
accompagnarti a casa?-- le
chiese l’amica.
--Ma certo...--
assicurò lei
ricambiando il sorriso, ma in fondo restava perplessa.
Le due si
avviarono, prendendo la
strada che passava attraverso il parco. Dopo qualche minuto di
silenzio, Pam
parlò.
--Come stai?--
chiese.
L’altra
scrollò le spalle, ostentando
una leggerezza che era solo superficiale. --Bene.--
La ragazza
annuì. --E dentro,
invece?--
Iris si
lasciò scappare un sorriso
per la perspicacia, così simile a quella di Kish, ma rispose
con sincerità.
--Non ne sono
certa...-- confessò. --Sono
ancora un po’ arrabbiata con Ryan, ma più di tutto
temo che lui mi detesti.--
--Perché
dici così? Ryan ti vuole
bene...--
--Sai quello che
intendo! Non mi
voleva neppure dare retta oggi, non gli importava che stessi offrendo
un’aiuto…
Hai visto come mi guarda? Mi sembra sempre che i suoi occhi dicano:
“Questa qui
è un pericolo, meglio cacciarla”.--
--No, non ti
caccerebbe mai.--
ribattè la Mewlupo convinta. Era certa che
l’americano non avrebbe mai avuto la
crudeltà di mandarla via dalla squadra.
--Sì,
in fondo so che è vero... però
mi fa male come mi tratta, va bene? Ho paura che sia per colpa mia,
perché mi
sono lasciata catturare!--
--Non sei certo
stata tu a farti
prendere. Ti avevano ipnotizzata, no?--
--Non fa testo.
Pensa a Strawberry,
con lei ci hanno sempre provato ma non hanno mai ottenuto nulla.--
La ragazza
sospirò, gli occhi che
guardavano a terra. Il comportamento di Ryan le faceva davvero male.
L’amica,
però, scrollò le spalle.
--Sono certa che
si comporta così
perché è arrabbiato per lo spavento che ci hai
fatto prendere.-- affermò Pam
con la voce sicura. --Prima il rapimento, poi quando Masha ci ha
chiamate
dicendo che eri in pericolo, e alla fine vederti in fin di vita sul
tetto...
non sai che colpo che ci siamo prese!--
--Posso
immaginare...-- ridacchiò
l’altra per alleggerire l’altmosfera.
Ci fu ancora
qualche secondo di
silenzio, poi...
--Cosa provi per
Kish?--
Iris per poco
non inciampò ma non
potè impedirsi di arrossire, passando dal candore naturale
della sua pelle a un
imbarazzante rosso porpora. “Scommetto che me lo voleva
chiedere da una vita!”
--Hem... cosa
intendi?--
--Esattamente
quello che ho detto:
vorrei che mi dicessi cosa provi per Kish.--
--Ecco... ecco
io...-- balbettò la
ragazza, la mente invasa dai suoi ricordi. --Confusione, soprattutto.
Io non
sono sicura. Continua a cercare di baciari e di portarmi via. Poi
però non si
fa troppi scrupoli a mettere a rischio la mia vita. Ho
paura… non voglio essere
la sua bambolina. Però non riesco ad avercela con
lui…--
Pam non fece
nessun commento a quello
sfogo, solo annuì pensierosa.
Poi le due
amiche si salutarono, e
Iris si ritrovò ancora più confusa di prima: non
solo i problemi con Ryan, ci
mancava solo che i suoi sentimenti si aggrovigliassero
d’amore! Sperò vivamente
che l’alieno non decidesse di farle una visitina in quel
momento...
*****
Il giorno della
partenza per il mare
arrivò in fretta, ma stavolta il viaggio, sempre offerto da
Mina e Pam, fu
piuttosto breve. Il gruppo, si stupì nuovamente della
villetta che si trovarono
davanti al loro arrivo.
--Iris, ma
com’è che hai tante
case?-- le chiese Lory, troppo curiosa per trattenenrsi.
--Mio padre
viaggia spesso.-- spiegò
lei stringendosi nelle spalle. --Le case in realtà sono sue,
e gli piace stare
comodo quando ci viene. Ha una villa di lusso nei paraggi di ogni
città in cui
lavora più spesso.--
Paddy si
fiondò nella sua stanza, che
divideva con Pam, e si cambiò in fretta. Due minuti dopo,
stava già correndo
verso la spiaggia, seguita da tutti gli altri.
In quel momento,
Iris si sentì
chiamare e si volse in tempo per vedere un bel ragazzo molto
abbronzato, biondo
e con brillanti occhi verdi correrle incontro. Lo aspettò
ferma, lasciando che
fosse lui a aggiungerla. Poi i due si abbracciarono con trasporto, e
lei lo
prese per mano conducendolo dalle altre MewMew.
--Ragazze,
questo è Alex.-- lo
presentò. --Ci conosciamo da quando mio padre si
è fatto costruire la villa; ci
vedevamo tutte le estati da piccoli, poi io sono dovuta partire ma
abbiamo
mantenuto i contatti.--
--Non ci avevi
detto di avere un
ragazzo così carino...-- commentò Mina con un
sorriso, ma la gelosia nella sua
voce era più che evidente.
Alex
arrossì, ma Iris rise con
leggerezza.
--Non
è il mio ragazzo!-- disse strizzando
l’occhio all’amica. --E anche lui è
single: è molto ricco, e i suoi non
vogliono che frequenti ragazze che non siano alla sua altezza, almeno a
livello
economico.--
--Ah... beh, in
tal caso molto piacere!--
sorrise l’altra, esibendosi in una piccola riverenza per
mostrare il suo rango
sociale.
Alex,
riconoscendo una pari grado,
rispose a tono con un elegante baciamano che la fece arrossire
leggermente,
scatenando i risolini delle compagne.
--Quindi voi
sareste il Mewteam,
giusto?-- le sorprese il moro.
Pam
s’irrigidì con diffidenza, Paddy
rimase a bocca aperta, Lory tremò e si nascose appena dietro
Strawberry. Ma
Iris rise.
--Alex mi
trovò una volta che ero
trasformata. Suo padre è un medico molto famoso, ma ha anche
una laurea in
genetica. Ed è anche il mio medico.-- lei e il ragazzo si
scambiarono
un’occhiata d’intesa. --Una volta mi ammalai, e
andai da lui per fare degli
esami del sangue. Ovviamente notò che il mio DNA era stato
modificato, si ricordava
delle MewMew e ha fatto il collegamento in un attimo! Mantenne il
segreto, ma
Alex mi vide una volta che ero trasformata e mi riconobbe. Nemmeno lui
è
intenzionato a rivelare niente su di noi.--
Le compagne
allora si
tranquillizzarono.
Da quel momento
in poi, i giorni si
susseguirono con tranquillità, portando tanto riposo e
serenità; tutto il tempo
in spiaggia ad abbronzarsi sotto il sole primaverile, con qualche bagno
veloce
e occasionale a metà pomeriggio, pranzi leggeri e sani a
base di frutta. La
sera, invece, falò sulla spiaggetta davanti alla villa di
Iris. Durante queste
occasioni Mina cercava di legare con Alex, che ricambiava
l’interesse senza
però smettere di scoccare occhiate di dubbia natura a Iris,
provocando peraltro
la gelosia dell’una e l’irritazione
dell’altra.
Ma a parte
questi sguardi che rischiavano
di seminare zizzania andava tutto bene, anche se Ryan continuava a
mantenersi
gelido e si irritava spesso con le ragazze perché per lui
perdevano troppo
tempo a divertirsi.
--Dacci
tregua!-- aveva sbottato
Strawberry dopo l’ennesima ramanzina. --Tanto
finchè gli alieni non si fanno
vivi o non si captano picchi di energia possiamo fare quello che ci
pare!--
E non aveva
tutti i torti.
Una sera, Iris
se ne stava sul tetto
della villa, ad osservare il tramonto che infiammava il cielo,
tingendolo di
rosso, arancio, rosa, lilla e mille altre sfumature.
Lo
capì col cuore, prima ancora che i
suoi sensi acuti captassero il sottile sibilo alle sue spalle. Sorrise
quando
un paio di braccia le si avvolsero attorno alle spalle e la voce le
accarezzò
il collo con un respiro caldo.
--È
un po’ che non ci vediamo! Mi sei
mancata, dolcezza...--
Lei si
lasciò sfuggire un sospiro
impercettibile quando sentì le mani dell’alieno
scorrerle sulla schiena,
sfiorando le spalline del costume e giocherellando con il nodo del
pareo; ma
poi si fermarono sui suoi fianchi, come al solito.
--Forse dovremo
salutarci meglio...--
sussurrò lui. --Che ne dici di un bacio?--
Prima che
potesse anche solo capire,
Iris si ritrovò con le spalle al muro ma riuscì
comunque ad evitare le sue
labbra. Eppure la voglia di baciarlo le esplose in petto, con violenza,
ma un
velo leggero fece da ostacolo e glielo impedì.
“Kish...”
Il pensiero si
trasformò in sospiro
quando lui le avvicinò il viso al collo, e la ragazza
sentì la testa girare.
Solo che non era l’ipnosi... stavolta c’era
qualcos’altro...
In quel momento,
Kish si staccò da
lei e fece un passo indietro.
--Vengo a
prenderti domattina,
dolcezza.-- le sussurrò con quel suo tono ambiguo, pieno di
miele e desiderio.
--Fa’ le valigie.--
Poi sparì.
-
-
ANGOLETTO!
Eccomi qui! Allora, questo
è stato un capitolo un po’ di
transizione e il prossimo invece conterrà lo scontro.
Commentino? Un bacio,
Clarisse
|
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Capitolo 18 *** Il fiume nascosto ***
Ciao!!! Visto? Oggi sono
riuscita ad aggiornare prima! D’ora in
poi aspettatevi aggiornamenti ad ogni multiplo di 5! Ora ecco a voi il
capitolo! Ma prima, le recensioni.
tYTy: ciao bella!
Sei riuscita dormire un po’? Ho fatto il più in
fretta possibile per non
lasciarti troppo in sospeso! Sono contenta che Pam ti sia piaciuta,
l’ho sempre
trovata un personaggio molto difficile perché è
buona ma un po’ ambigua allo
stesso tempo. È un ghiacciolo che nascondo un fuoco di
passione potentissimo.
Il suo spettro emotivo è unico, e forse proprio per questa
sua complessità è
sempre stato il mio personaggio preferito! Credo che il finale che ho
studiato
per questo capitolo ti sorprenderà molto… ci
tenevo a dirti che apprezzo
moltissimo il tuo sostegno, mi stai davvero spingendo a fare del mio
meglio. Ora
goditi il capitolo che, te lo dico subito, contiene uno scontro che
spero di
aver reso abbastanza mozzafiato! Un bacio
Miss
Giulietta:
he,
le preferenze sono preferenze… immagino che le MewMew non
piacciano più a tanta
gente! Ho cercato di aggiornare il più presto possibile,
contenta? Qui abbiamo
la conclusione di quello che avevo lasciato un po’ in sospeso
nello scorso
capitolo. Sono contenta di averti come recensitrice, e soprattutto sono
contenta che la mia storia ti abbia appassionata tanto! *me
gongolante*! Ki-chan
apprezza moltissimo i tuoi complimenti! *Kish gongolante*. Adesso
vedrai come
si risolverà la situazione, e spero che ti piaccia! Poi
fammi sapere, mi
raccomando!
Alejandra
Wammettara:
ciao, che piacere sentirti! Mi dispiace che la gente pensa che Iris sia
perfetta, comunque grazie per aver menzionato la questione.
Dedicherò una
spiegazione a beneficio di quelli che hanno male inteso alla fine. Ecco
l’aggiornamento,
e il piano del nostro Kish tenterà di attuare il suo
piano… vedremo se ci
riuscirà! Per le altre coppie ci sarà un
momentone più verso la fine, quando mi
metterò un po’ da parte Iris per motivi di trama.
Ti posso dare un piccolo
spoiler: ci sarà una Mina/Alex, l’amico di Iris
che sa del MewProject. La
coppia Mina/Kyle mi faceva un po’ impressione, si sente
troppo la differenze d’età.
Ma non ti preoccupare: ci sarà una bella sorpresa anche per
Kyle. Ma non dico
altro! Goditi il capitolo! P.S. ma chi sarebbe questa Mary Sue che hai
nominato?!
Il
fiume nascosto
L’alba
successiva salutò sei MewMew e
tre ragazzi, tutti schierati sul terrazzo della villa.
Iris
lasciò che la testa le
scivolasse sulla spalla, il movimento accompagnato da una cascata dei
capelli bruni
ondulati. Gli occhi blu si socchiusero con dolcezza, ma le stelle
dentro di
essi non diminuirono. Lo sguardo si fissò
all’orizzonte, con una strana
malinconia: avrebbe voluto che la notte potesse durare per sempre. La
notte,
ogni notte, come quella di Natale, quella sulla sua terrazza durante
uno dei
pigiama party, quella dopo la festa di benvenuto, quella dopo la sua
prima sera
di lavoro, quella nella radura, sotto il ciliegio, dove aveva rischiato
la
vita. E soprattutto, la notte della sera prima. Quella davvero non
sarebbe
dovuta mai finire...
Un sibilo la
distolse bruscamente dai
ricordi, ma il cuore ebbe un balzo. Contro la luce del sole nascente
apparvero
tre alieni, anche loro schierati in riga.
--Vedo che
eravamo attesi...--
commentò Pai con notevole indifferenza. --Beh, questo
renderà le cose molto più
rapide.--
Accanto a lui,
Tart si mosse a
disagio, mentre Kish rimase impassibile.
Iris
tentò di sorridere, ma le sue
labbra si curvarono senza una reale speranza.
--Per favore.--
implorò, allargando
le braccia e facendo qualche passo verso di loro. --Non ne possiamo
parlare?--
--Taci.-- fu la
risposta.
Ma
l’ordine non era arrivato dagli
alieni. Era di Ryan.
Lei si
voltò amareggiata. --Ma_--
--Ti ho detto di
stare zitta.--
ripetè il biondino con voce tagliente. --Non è il
momento di divagare con
queste sciocchezze, quindi limitati a fare quello per cui sei
ciò che sei.--
La MewMew
abbassò lo sguardo, ferita,
ma non disse una parola. Si portò le mani sotto le spalle,
abbracciandosi,
ricacciando dentro di sé il dolore sordo che quella frase
stava svegliando e
fece un passo indietro, tornando in riga con le altre. Ma la testa
rimase
china.
--Cosa volete
ancora? Non abbiamo
Acqua Cristallo, quindi potete andarvene.-- stava dicendo Ryan.
Pai
squadrò il gruppo, glaciale, poi
scrollò le spalle. --La Terra ha altre risorse da offrirci,
risorse che possono
salvarci. Sfortunatamente, l’utilizzo di esse implica la
vostra immediata...
eliminazione.--
Nel dire
l’ultima parola levò un
braccio al cielo, su cui troneggiava una piccola sfera luminosa.
--FUSIONE!--
Il Chimero
apparve nel mezzo della
piccola insenatura dove c’era la casa. Era relativamente
piccolo, ma mostruoso:
assomigliava a uno squalo, con la pinna sul dorso e i denti affilati
come
rasoi, ma dai suoi fianchi sporgevano degli uncini appuntiti che
avevano l’aria
di permettergli di camminare sulla terraferma, e aveva sia branchie che
narici.
Le pinne terminavano tutte con una lama tagliente.
Iris
tremò: gli squali non le
piacevano, proprio no…
--MewMew,
all’attacco!-- gridò Mark
sguainando la spada.
Mewpaddy fece
per lanciarsi su Tart,
ma quello si spostò fuori portata, in alto, con il fratello
maggiore. Kish,
invece, sguainò i suoi Sai e aggredì Mewiris.
Mentre il combattimento infuriava
nella baia, i duellanti si spostarono involontariamente più
lontano, in un
piccolo boschetto sul retro della villa dove arrivavano gli echi
leggeri della
battaglia.
--Dolcezza, che
modi sono questi?--
chiese l’alieno. --Non mi pare di averti chiesto di dare
l’allarme... in ogni
caso, hai fatto le valigie?--
--No, scusa!--
rispose lei schivando
un fendente e cercando di attaccare. --Sono rientrata tardi, volevo
godermi le
stelle... e poi dovevo avvertire le ragazze!--
--Ah, che
traditrice!-- scherzò
l’alieno. --Comunque non hai detto tutto, vero? Non hai detto
del mio piano!--
--Ah, e cosa te
lo fa credere?--
disse la ragazza saltando a distanza di sicurezza per poi attaccare.
Quello le
sorrise con strafottenza
mentre schivava un fendente dei ventagli. --Il fatto che nessuna di
loro ti
abbia seguita! Non saresti qui da sola se lo sapessero!--
--E se fosse che
si fidano di me?--
disse tentando di non perdere la concentrazione. Piroettò su
sé stessa per
sottrarsi alla punta di un Sai.
--Scusa se te lo
ricordo, ma la frase
di Ryan sembrava piuttosto esplicita.--
Mewiris
schivò a malapena il colpo
successivo, poi rimase ferma chinando di nuovo la testa. Lui fece
sparire i Sai
e fece un passo verso di lei. La MewMew alzò gli occhi di
scatto, senza
abbassare la guardia e strinse la presa sui ventagli.
--Lo sai che non
hai bisogno di armi
con me.-- le assicurò l’alieno, ma lei strinse la
presa sull’impugantura.
Lo sguardo
però non era direttamente
sul suo nemico, ma altrove, perso in un vortice nero di angoscia.
Kish le si
avvicinò di più, con
cautela, guardandola con uno sguardo dolce che le faceva venire voglia
di
lasciare le armi.
--Non volevo
ferirti.-- le disse per
scusarsi.
Si
avvicinò a lei, lentamente, e le
mise le braccia attorno ai fianchi. Le accarezzò i lacci del
corpetto con
delicatezza, sfiorando la sua pelle sotto i nastri di raso blu.
L’altra mano
risalì piano fino dietro il collo seguendone il profilo per
poi spostarsi sul
viso sfiorandone i lineamenti con la punta delle dita. Si
portò una ciocca di
capelli all’orecchio arrotolandoli attorno alla mano per
saggiarne la
morbidezza e ne respirò a fondo il profumo avvolgente. Poi
lasciò andare,
risistemandole la ciocca dietro l’orecchio.
Mewiris si
lasciò abbracciare,
godendosi quel calore così piacevole. Era come essere
avvolti da un sogno, un
delicato, dolcissimo, ammaliante sogno. Un brivido di paura
s’irradiò dal fondo
del suo stomaco, spingendola a divincolarsi, ma l’alieno non
la lasciò. Anzi,
cominciò a farla indietreggiare fino a portarla contro il
tronco di un albero. Adesso
era in trappola.
Kish si fece
ancora più vicino,
immobilizzandola in un abbraccio e di nuovo tentò di posare
le sue labbra su
quelle della ragazza.
Lei
sentì qualcosa di diverso dentro
di sé, qualcosa che si stava spezzando, lacerandola. Faceva
quasi male, un
dolore sordo e invisibile che le invadeva il petto e gli occhi.
Più lui si
vaceva vicino, più quella sofferenza la scuoteva dentro.
Cosa le stava
succedendo? Non le stava mica facendo niente di male! Cosa
c’era di sbagliato
in quella dolcezza? Girò il volto.
--Non essere
sempre così.-- bisbigliò
l’alieno a un soffio dalla sua bocca, deluso.
Mewiris
sentì pulsare la ferita che
aveva dentro. Sentì le mani di lui portarsi sotto il suo
viso, costringendola a
guardarlo in faccia. I suoi occhi d’oro brillavano, quasi
avidi, e la sua voce
era un desiderio.
--Voglio
portarti via con me, dolcezza...
voglio che tu sia mia...--
Questa volta lo
sentì sfiorarle piano
le labbra, e lo squarcio di lei bruciò più forte
arrivando quasi a strapparle
un mugolìo di dolore. Si divincolò seguendo un
riflesso incondizionato, che la
spingeva a rifuggere la fonte di dolore. Cercò di
sfuggirgli, ma le mani
dell’alieno furono subito pronte a boccarle i polsi. Quello
le accarezzò il
profilo del volto con la sua guancia e di nuovo il dolore la spinse a
dimenarsi.
Eppure qualcosa di forte e bello, dentro di sé, sapeva di
volere quei baci e
quelle carezze. Ma c’era anche qualcos’altro che la
teneva lontana, una specie
di velo che in qualche modo si era trasformato in quella ferita che le
tormentava il petto.
“Basta…
basta, fa male… lasciami…”
Un urlo acuto li
fece voltare
entrambi in direzione della baia.
--Ragazze...--
mormorò Mewiris
muovendo un passo verso l’uscita del boschetto, ma si
sentì trattenere per il
polso. Un secondo grido, più intriso di dolore del
precedente le diede la forza
di divincolarsi. In due balzi la MewMew fu alla scogliera e vide che il
combattimento si era spostato in mare grazie ai motoscafi di suo padre.
*****
Il combattimento
contro il Chimero si
rivelò violento sin dal primo scambio di colpi. Quello
strano squalo non era
gigantesco e riusciva ad evitare tutti gli attacchi, anche
perché Mewpam non
poteva usare la frusta che rischiava di impigliarsi negli uncini sui
fianchi,
peggiorando la situazione. Nemmeno io Fiocco d’Azione si
dimostrava efficace
perché come Mewmina tentava il mostro s’immergeva
sott’acqua. Il Fiocco di Luce
veniva eluso alla stessa maniera e il Fiocco immobilizza non durava che
un
decimo di secondo. Il Chimero continuava a nuotare sempre
più lontano e le
MewMew furono costrette a inseguirlo con i motoscafi. Mewlory aveva
senza
dubbio l’attacco migliore, ma per usarlo in maniera efficace
sarebbe stata
costretta a immergersi e nessuna di loro voleva correre il rischio di
tentare
l’impresa.
Fu quasi un
miracolo quando il Fiocco
di Gelo colpì dal nulla, strappando al mostro uno stridio di
dolore.
--Mewiris!--
esclamò Ryan,
avvicinando il motoscafo alla scogliera e facendole segno di salire.
Lei
saltò a bordo, obbediente, mentre
continuava ad attaccare il Chimero. Il Fiocco di gelo sembrava
l’unica cosa in
grado di ferire il nemico: colpiva con un fendente di ghiaccio, che
attraversava compatto la liquida superficie del mare e poteva
raggiungere il
suo bersaglio senza calare in potenza.
Kish apparve
all’improvviso, nel
cielo terso sopra di loro. Cominciò ad avvicinarsi alle
barche e Mewiris si
mise in posizione d’attacco.
Ma Ryan,
inaspettatamente, la
trattenne per il polso.
--Tu non ti
muovi da qui!-- le
sussurrò tra i denti. --Mewmina! Tieni occupato quel
maledetto alieno!--
--Sì,
ci penso io!-- confermò la
MewMew, spostandosi in volo verso il suo nemico.
Riuscì
ad avvicinarsi di parecchio
senza farsi notare, poi attaccò.
--Fiocco
d’azione!--
Il suo
avversario la udì e si spostò
di lato per evitare il dardo e lei approfittò del suo
secondo di distrazione
per portarsi al suo fianco. Cominciò ad attaccarlo da vicino
con le nozioni di
arti marziali che le aveva passato Mark, giocando sulla sua
velocità in volo.
Kish si spazientì in fretta e cercò di tenerla a
distanza con i Sai, ma la
strategia funzionò solo in parte: adesso lei aveva
abbastanza spazio per usare
il Cuore di Mina.
--Sta’
lontano da lei!-- sbraitò la
ragazza, avendo intuito le mire dell’alieno.
--Fatti gli
affari tuoi!-- sputò lui
in risposta, gli occhi che mandavano lampi.
--Lei
È affar mio!-- ribattè la
Mewblu. Come osava quel ritardato anche solo pensare che non le
importasse
della sua amica?!
Kish
scagliò un’onda di energia per
allontanarla di più in modo da potersi liberare di lei, ma
di nuovo il trucco
non funzionò del tutto: la MewMew si teneva a distanza per
evitare altre sfere,
ma intensificò i colpi con la balestra. Le frecce di luce
non lo colpivano, ma
lo ostacolavano fin troppo.
--Mewmina!--
chiamò all’improvviso Mewberry
dal motoscafo di Mark. --Passami i tuoi poteri!--
L’altra
annuì e lanciò un Fiocco
d’Azione verso la compagna che lo intercettò con
il Fiocco del Cuore. Poi
rivolse l’arma verso l’alieno, che volava a poca
distanza dall’acqua per
avvicinarsi più facilmente alle ragazze.
--Fiocco di
Luce!--
Prima che
l’attacco andasse a segno,
il Chimero balzò fuori dall’acqua
all’improvviso, ferendo l’alieno alla schiena
con una delle pinne taglienti. In quel momento il Fiocco di Luce
colpì,
portando con sé la potenza del dardo di Mewmina. Il ragazzo
venne investito in
pieno e la forza dell’attacco mescolato al dolore per la
ferita gli fece
perdere i sensi. Cadde in mare.
Pochi secondi
dopo, Pai interruppe il
suo scontro a distanza con Mewpam e si allontanò
violentemente dalla superficie
dell’acqua scura, trascinando con sé il fratello
minore.
--Ma che fai?--
gli gridò il
ragazzino.
--Il Chimero ha
sentito l’odore del
sangue ed è fuori controllo, bisogna stare a distanza!-- la
voce dell’alieno
era più alta di circa un’ottava, stridula. La
paura per Kish si era trasformata
in una spada che gli trafiggeva il ventre. E l’impotenza di
non poter aiutare
il fratello adottivo lo faceva sentire anche peggio. Poteva solo
sperare…
Ryan lo
udì e sobbalzò.
--Ragazze! Tutte
sui motoscafi,
dobbiamo allontanarci subito!-- gridò, intensificando la
presa sul polso di
Mewiris per attirarla a sé.
--Ma... e
Kish?-- chiese quella, gli
occhi stellati d’ansia e paura.
--Ci pensaranno
gli alieni al loro
compagno.--
Lei volse lo
sguardo a Pai e Tart,
immobili come due statue di ghiaccio sospese nel cielo terso. Non lo
avrebbero
salvato. Non potevano.
“No…
no, no NO!”
--KISH!--
gridò allora la ragazza.
Uno dei ventagli
le apparve tra le
dita mentre l’altra mano prendeva una caramella dal barattolo
vitreo accanto al
resto dell’attrezzatura subacquea: le avrebbe permesso di
restare senza
ossigeno per un’ora.
Kyle
sentì un gemito e un tonfo, e si
volse verso il suo amico. --Ryan, cosa succede?--
--Stramaledettissima
stupida!-- urlò
quello all’acqua, increspata da cerchi concentrici e
tenendosi il dorso della
mano, solcato da un superficiale ma doloroso taglio.
Accanto alle labbra della
ferita
brillava una fine polvere argento che sembrava ghiaccio.
*****
Mewiris nuotava
verso il fondo del
mare più veloce che poteva, nonostante la sofferenza per lo
squarcio che
sentiva in petto. Il dolore aveva raggiunto
un’intensità spaventosa quando
aveva ferito Ryan col ventaglio per liberarsi, e quel picco improvviso
gliene
aveva rivelato l’origine. Ma comunque ora non le importava,
non con Kish in
pericolo di vita. Sapeva che l’alieno non correva il rischio
di annegare perché
il suo organismo poteva resistere anche a lungo senza ossigeno, ma non
poteva
sopravvivere incosciente in balia dell’acqua gelida e di un
Chimero fuori
controllo.
La ragazza
ignorò il dolore
nonostante l’intensità e cercò di fare
due conti rapidi: quando si era tuffata,
il mostro era ancora occupato con le altre MewMew, ma non appena Ryan,
Kyle e
Mark le avessero portate al sicuro quello si sarebbe lanciato a caccia
delle
uniche prede ancora alla sua portata: lei e Kish. Questo significava
che
avrebbe dovuto affrontare da sola un nemico che le altre cinque,
insieme, non
erano riuscite a sconfiggere. A meno che, per qualche improbabile
miracolo,
Kish non si risvegliasse e riuscisse a combattere con la ferita alla
schiena.
Scosse la testa
per scacciare quei
pensieri, concentrandosi sui suoi sensi in modo che la guidassero anche
sotto
il mare. Chiuse gli occhi... dapprima fu il vuoto, poi il nulla liquido
si
popolò di tremolii ovattati e morbidi causati dal muoversi
dei corpi
nell’acqua. Rilevò a fatica la traccia giusta,
disorientata dalla sua stessa
fretta, ma dopo alcuni interminabili secondi riuscì ad
individuare quello che
cercava.
Kish fluttuava
nell’acqua, la testa
rivolta all’indietro, gli occhi chiusi. La schiena era ancora
inarcata a causa
del colpo ricevuto e braccia e gambe galleggiavano inerti. Mewiris gli
si
avvicinò con attenzione, controllando con lo sguardo che
stesse bene. Scivolò
sotto di lui per vedere la ferita alla schiena senza doverlo toccare;
era grave
ma non inguaribile, e perdeva ancora parecchio sangue. Doveva cercare
di
riportarlo in superficie per poterlo curare.
In quel momento
uno stridio acuto
incrinò le sottili correnti sottomarine e le fece dolere i
timpani nonostante
l’acqua ne avesse naturalmente attutito il volume. La MewMew
si volse e vide il
Chimero nuotare rapidissimo verso di loro. Ebbe appena il tempo di
erigere
attorno all’alieno e a sé stessa uno scudo che
quello li raggiunse, urtando
violentemente contro la sua barriera protettiva. Il contraccolpo
allontanò
quella piccola bolla di speranza ma l’urto colpì
anche le energie della ragazza
che perse un respiro per tenere in piedi la loro unica difesa. Il
mostro li
seguì, ripetendo più volte l’attacco
nel tentativo di raggiungerli. Ogni colpo
incrinava la resistenza della MewMew.
“Non
posso continuare così.” si
disse. “Non sto risolvendo la situazione e se insisto non
riuscirò a
combattere! Devo lottare, adesso!”
Il mostro
attaccò di nuovo, e lei
aspettò di essere a distanza di sicurezza per uscire dallo
scudo.
--Torno
presto...-- sussurrò
ingenuamente allo sguardo cieco di Kish, ancora svenuto, e si
lanciò contro il
suo nemico, i ventagli spiegati nelle sue mani.
Il Chimero non
le lasciava spazio a
sufficienza per colpire con un Fiocco di Gelo, ma i tagli che seganvano
la
pelle viscida della creatura non erano meno innocui, sebbene non gravi.
Chissà
come, Mewiris riusciva a schiavare anche per un pelo sia i denti che le
lame
che gli uncini del suo avversario, ma il suo corpo già
portava i sengni di
alcuni colpi più leggeri. Piccole strisce rosse si
disegnavano sulla sua pelle
morbida per dissolversi nel mare, lasciandole addosso tante piccole
abrasioni.
Poi la coda del mostro urtò casualmente lo scudo che
proteggeva l’alieno e lo
spinse lontano.
“No,
Kish!”
Un fendente
della pinna saettò verso
la ragazza che si era voltata per controllare la sorte
dell’amico abbassando la
guardia e le lasciò una superficiale ma dolorosa ferita
sulla zona di pelle
scoperta che separava il corpetto dalla fascetta che le copriva la
gola. Come
per gli altri tagli il sangue svaporò immediatamente, ma il
dolore la costrinse
a raggomitolarsi istintivamente per proteggersi la parte che le faceva
male. Il
Chimero aprì le fauci irte di denti affilati come pugnali.
Un Fiocco
d’Acqua arrivò dal nulla
creando una corrente che li allontanò l’una
dall’altro.
Mewiris
sollevò lo sguardo sorpreso e
vide le sue compagne nuotare rapidissime verso di lei, Mewlory in
testa. La
ragazza si rilassò e approfittò della distanza
per scagliare un Fiocco di Gelo
contro il mostro facendolo indietreggiare al centro del cerchio letale
formato
dalle sue amiche, poi si volse e nuotò nella direzione in
cui aveva visto
sparire il suo scudo. Dovette nuotare per un pezzo, ma infine vide il
corpo di
Kish delinearsi contro fondale marino. La ragazza lo raggiunse e lo
prese in
braccio, poi controllò la ferita con ansia e la
trovò coperta di sabbia. Adesso
si sarebbe sicuramente infettata, rendondo tutto più
difficile e più rischioso.
“Dannazione!”
In quel momento
un tenue bagliore
attirò l’attenzione della fanciulla, spingendola a
sollevare lo sguardo. Un
tenue riverbero azzurro le scivolò sul viso, e i suoi blu
contemplarono
incantati il miracolo che le stava di fronte; era come un fiume, ma era
sotto
il mare e composto da migliaglia di nastri cristallini che si
intrecciavano
vorticando la loro speciale, magica danza.
Acqua Cristallo.
“Ecco
perché il mare è così
pulito...” riflettè lei.
Il suo sguardo
si staccò da quello
spettacolo meraviglioso e corse alla sua spalla, ma la voglia non
emanava che
un tenue bagliore dovuto solamente alla vicinanza con una
così grande fonte di
energia. Aggrottò la fronte, perplessa, e stese una mano per
richiamare a sé un
po’ d’AcquaMew per guarire Kish. Ma la sostanza
rimase immobile di fronte a
lei, ignorando la sua disperazione e continuando ad avvolgersi
dolcemente su sé
stessa.
“Non
ho tempo per queste
sciocchezze!” imprecò Mewiris tra sé e
sé.
Mosse un passo
verso il fiume
segreto, ignorando a bella posta il dolore insopportabile che le
esplose nel
petto, e vi fece scivolare attraverso il corpo dell’alieno,
poi scavalcò il
tubo di cristallo senza neppure sfiorarlo. Ripreso Kish tra le braccia,
notò
con gioia che la ferita sulla sua schiena si era del tutto rimarginata
e le
palpebre gli tremavano impercettibilmente, segno che stava per
svegliarsi.
Doveva
assolutamente allontanarsi
dall’Acqua Cristallo prima che lui se ne accorgesse: quel
fiume non poteva
essere scisso e portarlo via avrebbe significato prendere tutta
l’AcquaMew che
c’era in quel mare e che probabilmente si diramava senza
spezzarsi a tutti gli
oceani della Terra. Mentre nuotava via sorridendo, la voglia sulla sua
spalla
baluginò nel buio dell’acqua per un istante.
Seguendo
l’istinto, la ragazza si
mosse rapida e sicura nella direzione da cui arriveva l’eco
tenue di onde
infrante, e alcuni minuti dopo camminava esausta sulla sabbia soffice
della
spiaggia di fronte alla sua villa. Depose piano l’alieno al
suolo, poi si
lasciò cadere in ginocchio tirando respiri profondi;
l’effetto delle caramelle
era svanito pochi secondi prima. Aveva fatto appena in tempo.
Guardò il viso di
Kish, e gli occhi le si riempirono di dolcezza. Controllò
distrattamente la
ferita che le aveva fatto il Chimero, nient’altro che un
sottile graffio già
cicatrizzato che le solcava la pelle separando con la sua linea chiara
il
corpetto dalla fascetta sulla sua gola.
Mewiris si
alzò in piedi e si scrollò
di dosso le gocce di mare rimastele sul corpo, facendo ondeggiare
morbidamente
i petali della gonna. Poi si risedette a terra e accarezzò
con cautela il dorso
della mano dell’alieno, preparandosi all’ondata di
dolore che lo squarcio nel
suo petto avrebbe sicuramente irradiato. Dolore che non venne.
I suoi occhi blu
si adombrarono per
la perplessità, restii a credere che le fosse bastato a
uscire dall’acqua per
annullare gli effetti di quell’improvvisa ferita. Acqua...
Acqua Cristallo!
La ragazza fece il
collegamento in un attimo: il suo corpo era entrato fisicamente in
contatto con
quella sostanza giorni prima, quando l’aveva salvata da
ferite molto gravi.
Solo che anziché annullare i suoi poteri per un periodo di
tempo come era
successo alle altre MewMew un anno prima aveva intensificato
l’istinto di
proteggere la Terra. Ecco perché la feriva quando era con
Kish: perché,
tecnicamente, lui era un pericolo per la Terra e quindi
l’aveva spinta a
tenersi a distanza, nonostante il suo cuore non fosse
d’accordo. Ma ora
l’effetto era svanito.
Sorrise felice
di essersi liberata di
quel dolore, e si rialzò in piedi. Infastidita dalla stoffa
bagnata dell’abito
da MewMew si trasformò, tornando a essere semplicemente
Iris. Il tramonto
riverberò su di lei, accendendole la pelle e incendiando di
luce aranciata il
costume rosa che indossava. I capelli sciolti le ricaddero sulle spalle
quando
si lisciò il pareo bianco che le fasciava i fianchi snelli e
distese i muscoli.
--Non mi
stancherò mai di dirti che
sei un incanto.-- commentò Kish.
Vide la ragazza
voltarsi di scatto,
sorpresa, ma gli occhi scintillavano come il cristallo incastonato nel
ciondolo
che le pendeva sul petto appeso a una lunga catenella dorata che
brillava col
sole. Le prese il polso e la fece sedere accanto a sé,
passandole le braccia
attorno ai fianchi.
--Cosa mi
è successo?-- chiese.
Lei rispose con
uno sguardo
interrogativo.
--Voglio dire,
quella bestiaccia mi
aveva o non mi aveva squarciato la schiena?-- ironico, come al solito.
Ma
nemmeno una minaccia di morte poteva spegnere il suo sarcasmo!
Lei
spostò gli occhi sull’orizzonte
di fuoco. --Hem... beh... i tuoi fratelli ti hanno ripescato mentre noi
ci
occupavamo del Chimero.--
--E la mia
ferita?--
Dannazione! Ma
perché doveva fare
tutte quelle domande? --La tua ferita? Mmm... sì, per
quella... beh... Pai
aveva ancora la provetta che ti ho dato a Natale ed è
riuscito a cavarci l’AcquaMew
sufficiente per curarti. Il taglio era doloroso, ma non grave.--
--Ah, ok... e
allora cosa ci faccio
qui?--
Ancora?!
Accidenti, lei detestava
mentire. --Oh... beh, c’è un motivo molto
semplice... ovvero... sì, è successo
che quando abbiamo sconfitto il Chimero c’è stata
una specie di esplosione e
sei finito di nuovo in acqua. Noi non ti abbiamo visto, così
credevamo che
fossi sparito e Paddy e Pam hanno attaccato Pai e Tart, ma loro sono
scomparsi.
Sì, e poi la corrente ti ha riportato qui.--
--Capisco... e
tu che ci fai qui?--
Sperò
che fosse l’ultima. --Facevo
quattro passi.--
Kish le
accarezzò il volto con gli
occhi d’oro, poi seguì il suo sguardo languido,
incatenato al sole che
sprofondava dolcemente nell’oceano.
--Ti piace il
tramonto?-- le chiese.
Come non detto.
Ma questa era una
facile curiosità da soddisfare. --Tanto. È
così caldo... mi fa sentire al sicuro.--
rispose lei annuendo piano.
--Strano...--
commentò l’alieno. --Pensavo
che preferissi l’alba... ti alzi sempre così
presto la mattina!--
--Beh, anche
l’alba mi piace tanto. È
pulita, il momento migliore per sognare un po’ senza
rischiare incubi. Il tramonto,
invece_--
S’interruppe,
bloccandosi.
--Il tramonto,
invece?-- la
incoraggiò l’altro. --Per cosa è fatto
il tramonto?--
Iris scosse la
testa e non rispose,
ma le sue gote si colorarono di fuoco. Lui alzò gli occhi al
cielo imbrunito e
la spinse a terra, costringendola a stendersi sulla sabbia.
--Ma che
diamine...?-- cominciò la
ragazza, ma qualcosa in quello sguardo dorato la zittì.
Kish le si
avvicinò con le labbra,
inchiodandola al suolo con lo sguardo, e le diede un bacio veloce.
--Dolcezza,
rispondimi. Per cosa è
fatto il tramonto?-- le sussurrò all’orecchio.
Lei
tremò appena alla carezza
vellutata della sua voce, ma non disse nulla.
--Dai piccola!
Prometto che se mi rispondi
ti regalo un sogno...-- mormorò lascivo.
--Che sogno?--
chiese la ragazza in
un respiro.
L’alieno
sfoderò un sorriso
intrigante e malizioso. --Fidati, dolcezza. Vedrai che ti
piacerà...--
Iris
trovò il coraggio di guardarlo,
ma rimase senza fiato. Il suo sguardo d’oro era luminoso,
colmo di curiosità e
desiderio insieme. I lineamenti affilati gli conferivano
un’aria felina, gli
occhi grandi ma da un taglio esotico che li assottigliava leggermente.
Dentro
di lei il cuore prese a battere con forza, come per gridare la
verità, ma non
un sospiro sfuggì dalle sue labbra. Le stelle nel suo
sguardo di notte
dovettero lasciar trasparire qualcosa, perché Kish
allargò il sorriso scoprendo
i denti bianchi e leggermente appuntiti.
--A cosa
pensi?-- le chiese senza
abbandonare il tono di voce suadente.
--Ecco... a quel
sogno di cui
parlavi...-- balbettò lei sentendosi girare la testa.
Solo che
l’ipnosi non c’entrava un
cavolo stavolta.
--Mmm... sul
serio? Perché se vuoi
posso darti un assaggio...-- continuò sempre con lascivia,
scendendo su di lei
per baciarle la gola.
--Hem... credo
che ne farò a
meno...-- balbettò Iris, cercando di prendere un minimo di
distanza ma senza
riuscirci.
--Non credo che
tu possa
scegliere...-- le sussurrò tracciando il profilo del suo
collo per poi
sollevarsi a guardarla negli occhi.
Si mise ad
accarezzarle piano i
fianchi e il viso, sempre bloccandola a terra, fece per baciarla di
nuovo. Ma
prima le loro labbra potessero anche solo sfiorarsi un richiamo
spezzò
l’incantesimo.
--IRIS!--
--Le odio le tue
amiche! Sempre sul
più bello…-- imprecò lui tra i denti.
Iris non
rispose. Era troppo occupata
a trucidare mentalmente le sue cosiddette amiche! Si tirò su.
--NO!--
imprecò poi, una nota così
alta nella voce che l’alieno si preoccupò.
La ragazza si
volse verso di lui, gli
occhi fiammeggianti. --Mi hai fatta insabbiare tutta!-- esplose,
mettendo su un
finto broncio davvero adorabile.
Lui si mise a
ridere di gusto e poco
dopo anche la MewMew si unì a lui. Si presero per mano,
stringendo leggermente
per darsi forza.
--IRIS!-- di
nuovo quel dannato
richiamo…
--Devo
andare…-- esalò la MewMew.
Kish
annuì dedicandole uno sguardo
tenero ma triste. Le accarezzò una guancia con due dita.
--Come posso
farmi amare da te?--
chiese, poi sparì attraverso un passaggio dimensionale.
La ragazza sentì il
vuoto bruciarle
tra le dita…
*****
Kish ricomparve
nella sala centrale. Trovò
Pai lavorare febbrilmente al computer, impegnato in un tentativo di
localizzazione, mentre Tart stava a guardare con gli occhi umidi e le
guance
rigate di lacrime.
--Che succede?
Mi sono perso
qualcosa?-- chiese.
Il ragazzino si
volse di colpo e lo
fissò, poi gli corse in contro e lo abbracciò.
--Hey, ma...--
--Dannazione a
te!-- sbottò Tart
urlando per sfogare sia la paura che il sollievo. --Mi hai fatto
preoccupare da
matti! Ho pensato che fossi morto!--
Lui
guardò sorpreso le sue guance bagnate
del bambino e rivolse a Pai un’espressione interrogativa. E,
strano ma vero, lo
vide sorridere rassenerato. Il suo stupore crebbe.
--Ma
cos’è successo?-- ripetè
esasperato.
--Beh, speravamo
potessi spiegarcelo
tu...-- gli rispose il fratello come se fosse la cosa più
ovvia del mondo. Ma
il suo tono leggermente perplesso non nascondeva la sua
felicità
Suo
fratello… era sano e salvo! Come
ciò fosse accaduto, sinceramente non gli interessava. Era
solo troppo sollevato
che fosse vivo. Voleva solo sapere chi avesse compiuto un tale atto:
gli
sembrava doveroso ringraziare per una cosa di tale portata. Poco gli
sarebbe
importato se fosse stato quell’americano
antipatico… Kish era salvo. Non c’era
nulla che avesse più rilevanza di ciò.
--Mah, non sono
sicuro... le onde mi
hanno riportato a riva e poi mi sono teletrasportato qui.--
speigò vago
l’alieno con gli occhi d’oro.
--E la ferita?
Era piuttosto grave.--
--Cosa? Non hai
usato quello che
restava dell’Acqua Cristallo contenuto nella provetta per
curarla?--
“Ok,
decisamente qualcosa non
quadra!” si disse Pai. La provetta dell’AcquaMew?
Allora, prima di tutto la
fiala era in possesso di Kyle e Ryan. Secondo, era impossibile in ogni
senso
che fosse rimasta anche solo una pagliuzza di quelle gocce.
--Ma cosa vai
blaterando?--
--Beh, Iris mi
ha...--
--Oh, Iris!--
trillò all’improvviso
Tart sorridendo. Dalla sua voce trasparivano gratitudine e adorazione.
--Non è
una ragazza meravigliosa? Come ti ha visto precipitare si è
tuffata, pensa che
ha perisno ferito Ryan! Dovevi vedere la sua faccia...--
Tart oramai si
era convertito
all’adorazione per la Mewtigre. In primis era simpatica,
gentile, ed era molto
carina per essere una vecchiaccia. Inoltre aveva appena salvato la vita
a una
delle persone a cui teneva di più al mondo!
--Beh, non me lo
aveva detto... anzi
non mi aveva detto niente di tutto questo!--
Pai sorrise, e
gli mostrò i video della
battaglia sui motoscafi proiettandoli sul grande monitor al centro
della sala.
Gli occhi
d’oro dell’alieno si
riempirono di punti interrogativi. Come aveva fatto a sopravvivere al
Chimero?
Come era stata curata la sua ferita? Come mai si era ritrovato sulla
spiaggia
in compagnia di Iris?
E
così Kish seppe la verità.
“Ma perché
ha mentito?”
ANGOLETTO!
Eccomi qui!
Spero di aver reso bene la scena di lotta… fatemi
sapere!
Ora,
è d’obbligo fare una parentesi su Iris. Grazie a
una delle
mie commentatrici, è emerso che forse alcuni di voi vedono
Iris come un
personaggio perfetto. Nulla di più sbagliato: Iris
è tutto meno che perfetta! Innanzi
tutto, come avrete notato, è molto arrendevole quando si
tratta di Kish, ed è
fondamentalmente ingenua. Un po’ bambina anche, in certi
casi. Ha una forte
tendenza alla teatralità, come avete potuto constatare nei
capitoli precedenti:
la scenata con la portiera sbattuta fatta al padre, il graffio inferto
a Ryan
per liberarsi, la “relazione” con Kish tenuta sotto
silenzio. E poi vedrete
altre azioni del genere in seguito. Non dimentichiamo che Iris
è
fondamentalmente una brava persona, onesta, dolce e gentile, ma
bisognava fare
questo intervento per chiarire anche i suoi lati negativi. Spero che vi
abbia
aiutato a comprendere meglio il suo personaggio.
Un bacio,
Clarisse
|
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Capitolo 19 *** The end of everything ***
Miss
Giulietta:
ciao
bella! Ti prego t’imploro di perdonarmi, ma proprio non sono
riuscita ad
aggiornare prima… una rottura la scuola! Cmq, grazie mille
per i complimenti e
per la canzone! Occhio a non idolatrare troppo Kish che la mia Iris
è anche
stragelosa… poveri Pai e Tart, infondo loro non avrebbero
potuto davvero
salvarlo, altrimenti immaginati che succedeva se scoprivano il fiume di
AquaMew: un disastro! E poi così Iris è dooolce!
E cretina, è un po’
incosciente… chiamami pure Clarisse :) Questo
capitolo avrà un tono un po’ diverso, sono curiosa
di sapere cosa ne pensi!
tYTy: tranquilla, ho
capito perfettamente la recensione! Mi scusi per il ritardo?
È che ho avuto dei
casini... nemmeno a me piacciono le fic dove Kish è odiato
dai suoi fratelli,
mi sembrano davvero assurde! Adesso Pai ha cambiato del tutto opinione
su Iris,
come vedrai in questo capitolo! Ryan invece sarà ancora un
po’ cattivello, ma
alla fine della storia farò in modo che si
riscatti… Iris era molto in ansia
mentre sparava quella balla colossale, ma sapeva benissimo che se
avesse detto
a Kish “non so niente” quel furbone dagli occhi
d’oro colato (*ç*) non ci
avrebbe creduto nemmeno per un millesimo di secondo… ora ti
lascio al capitolo,
spero che ti lasci sorpresa ma soddisfatta!
Alejandra
Wammettara:
scusa scusa scusa!!! Volevo aggiornare presto, ma in questi giorni la
mia vita
è una matassa di casini inestricabile, pensa che questa
è la prima sera che
riesco a toccare il computer! Uffa… odio la scuola!!! Grazie
mille per avermi
spiegato questo concetto della Mary Sue, sono contenta che Iris non
faccia questo
effetto! Straw invece mi sa tanto ma proprio tanto di Mary Sue!!! Sono
contenta
che il capitolo ti sia piaciuto! Per i Chimeri… insomma io
penso allo scenario,
alla situazione e al tipo di battaglia che voglio inscenare, poi il
resto vien
da sé! Questo Chimero-Squalo poi è stato facile
da descrivere perché anche io
ne ho una paura matta!!! Ora ti lascio al tanto atteso capitolo, fammi
sapere
che ne pensi!
Gente ora vi lascio al
capitolo e scappo
perché è tardissimo e doma
c’è scuola! Prossimo aggiornamento ogni weekend,
prometto!!!
The end of everything
L’atmosfera
era insolitamente gelida
quel giorno, al caffè MewMew, ma si scaldò non
appena Ryan sbucò furibondo dal
sotterraneo. Il ragazzò afferrò Iris con la mano
fasciata, stringendo fino a
farle male.
--Che
cos’hai fatto, stupida?-- sputò
tra i denti.
--Lasciami,
mi stai spezzando il
polso...-- mugolò quella.
Kyle
ebbe il buon senso di separare i
due, ma la rabbia non svaporava dai gelidi occhi del biondino.
--Ti
rendi conto di quello che ci hai
rischiare?-- continuò.
Lei
lo guardò senza capire. --Ma cosa
stai dicendo?--
--E
me lo chiedi anche?! Certo che
hai proprio un bel coraggio... che mi dici della corrente sottomarina
d’Acqua
Cristallo?--
La
ragazza s’irrigidì mentre un
filamento di paura s’intrecciava alle corde del suo cuore.
--Come l’hai
scoperto?--
Il
biondino si bloccò. --Questo non
c’entra un tubo adesso.--
Negli
occhi blu della Mewtigre
splendette una scintilla di comprensione: forse aveva
intuito… --Ryan mi stai
velatamente dicendo che mi hai spiata?--
--No...--
mugolò l’americano
colpevole.
--Bugiardo!
Come hai potuto? Io mi
fido di te!--
A
quelle parole, il giovane ritrovò
la sua rabbia. --E io mi fidavo di
te! Ma forse non avrei dovuto visto quello che combini col tuo
alieno...--
Iris
sobbalzò come se l’avessero
schiaffeggiata.
--Cos’è
questa storia?-- s’intromise
Pam all’improvviso.
I
due si volsero verso il resto del
gruppo, ma la ragazza abbassò subito lo sguardo.
--Allora
Ryan, è possibile avere spiegazioni?--
pressò Kyle con una voce che non permetteva repliche.
--Bene.--
rispose il biondino
prendendo respiri profondi per riacquistare il controllo. --Andate a
cambiarvi
e poi venite nel sotterraneo.--
Pochi
minuti dopo le ragazze erano
tutte schierate di fronte allo schermo del grande computer nello studio
di
Ryan, che si era finalmente calmato.
--Allora...--
cominciò il biondino.
--Ho messo delle microtelecamere per controllare Iris, in caso gli
alieni
tentassero di nuovo di rapirla. Le riprese non sono esattamente quello
che mi
aspettavo, ma sono piuttosto interessanti...--
Le
immagini invasero il monitor, una
sintesi di ogni secondo della ragazza, della sua vita normale e da
MewMew, ogni
attimo dei suoi giorni e delle sue notti. Le lezioni a scuola, gli
esercizi di
pattinaggio, il lavoro al caffè, le nottate dense di
incubi... tutto mostrato
in pochi secondi. Poi le riprese incriminate: i giorni passati al
mare… e i momenti sotto il mare.
La lotta con
Kish nella radura dietro la villa, il combattimento contro il Chimero
fino
all’arrivo delle MewMew, il modo in cui aveva scoperto e
approfittato della
corrente sottomarina d’Acqua Cristallo. E poi, quei pochi
minuti al tramonto
sulla spiaggia.
Iris
nascose il viso tra le mani,
ferita. “Perché deve andare
così?”
--Ascolta...--
le disse Ryan con voce
gelida. --Sorvoliamo pure su come tu ti faccia abbindolare da
quell’alieno per
evitarti l’imbarazzo...--
Evitarle
l’imbarazzo? Perché, far
vedere il video di lei e Kish a tutti che cos’era?
--Parliamo
invece di come hai messo
in pericolo la Terra. Non ti sei fermata a pensare del rischio che
avremmo
corso tutti se quello lì si fosse svegliato mentre era nella
corrente?--
Lei
annuì. --Certo che ci ho
pensato.--
--Ma
hai comunque deciso di tentare
la fortuna, giusto?--
--Era
la cosa giusta!--
--No,
invece! Nulla che metta in
pericolo la Terra e il MewProject è giusto!-- le
sbraitò addosso Ryan. Come
aveva potuto quella stupida mettere in gioco così tanto?
Ci
fu un attimo di silenzio. Per Iris
la realtà cominciò a sgretolarsi, le immagini
registrate dai suoi occhi si
sfocarono e si confusero. Un sorriso, vuoto e senza gioia, le
affiorò alle
labbra. La ragazza abbassò la testa, scuotendola leggermente.
--Assurdo...--
mormorò, la voce
rotta. --Ho salvato una vita e mi prendo i rimproveri...--
--Senti.--
la richiamò il biondino
spazientendosi un poco. --Non sto sminuendo quello che hai fatto. Sei
stata
molto coraggiosa. Ma semplicemente non avresti dovuto farlo.--
--Ma
ti ascolti quando parli?-- per
una frase del genere, la voce sarebbe dovuta essere forte. Allora
perché a lei
usciva così debole? --Cosa avrei dovuto fare? Lasciarlo
morire? Credevo che le
MewMew dovessero proteggere chi ha bisogno d’aiuto!--
Pam
guardò l’amica. Assomigliava
tanto a Strawberry quando Mark si era trasformato in Profondo Blu...
gli occhi
mezzo-assenti ma tristi, un sorrisino lieve e fuoriposto dipinto sul
viso
impallidito. Le braccia cadevano inerti lungo i fianchi, le dita
abbandonate
morbidamente. Le gambe le tremavano leggermente, quasi tentasse a stare
in
piedi.
Era
orribile vederla così. Spezzata.
Come se la tigre che ruggiva in lei fosse stata messa in catene.
--La
Terra. Le MewMew devono
proteggere la Terra. E quell’alieno è un pericolo
per la Terra.-- precisò Ryan.
Sembrava un adulto che cerca di spiegare un concetto difficile a una
mocciosa
di cinque anni.
--Vedi
sempre le cose in modo così
netto... non hanno dimostrato anche loro di avere un cuore?--
mormorò Iris.
Scosse
di nuovo la testa, quel
sorriso ingenuo ancora tremante sulle labbra. Alzò gli occhi
luccicanti e
guardò le sue amiche. Fece un piccolo passo verso di loro.
--Strawberry...--
sussurrò. --Mi
spiace... non... non posso evitarlo... lui...--
La
ragazza la guardò con affetto e le
sorrise.
--Non
ce l’ho con te.-- le bisbigliò
la Mewgatto. --Ma non ti capisco... come puoi farti ingannare
così?--
--Io...--
--Non
stiamo parlando di questo.-- le
interruppe Ryan incrociando le braccia. --Stiamo parlando di un altro
errore.--
--Non
è stato un errore.-- disse Iris
scuotendo ancora la testa. Sembrava una cucciola… --Era la
cosa giusta. Non puoi
volere davvero che morisse!--
--Non
è una questione di volere la
morte di qualcuno. È una questione di priorità.--
rispose il ragazzo come se stesse
parlando a una bambina. --E la mia proprità è la
salvezza della Terra e delle
MewMew. Non deve contare altro. Peccato solo per questo incidente.--
--Non
è stato un incidente!--
Il
ragazzo la guardò con gelo.
--Io
non stavo parlando del
salvataggio di Kish... parlavo del mio errore che ha causato
l’incidente in
primo luogo.--
Le
parole presero lentamente
consistenza, scavando un solco tra di loro.
Iris
abbassò il viso finchè la
frangetta non calò a celarle completamente il viso.
--È...
meglio che vada...-- sussurrò.
--Già,
dovresti davvero. Anzi, non
dovresti proprio esserci.-- rincarò ancora il biondino.
La
ragazza indietreggiò di qualche
passo, poi si volse e oltrepassò la porta. Buttò
un ultimo sguardo umido dietro
la sua spalla, e svoltò l’angolo.
Uscì
dal caffè e si ritrovò sotto la
pioggia battente ma non ci fece caso. Continuò a camminare,
diretta all’unico
posto che poteva darle l’illusione di un po’ di
tranquillità.
*****
Strawberry
guardò l’amica sparire
oltre la porta, poi chiuse gli occhi. Un po’ era arrabbiata
con lei per quella
storia di Kish... lo considerava poco meno di un tradimento. Dopo tutto
che
quell’alieno aveva fatto a lei, quella si era lasciata
abbindolare e usare come
un giocattolo. Anche se si rendeva conto che se la stava prendendo per
nulla;
quando Kish voleva qualcosa, se lo prendeva. Non ci era riuscito con
lei, ma
lei aveva Mark e sapeva perfettamente che era grazie lui che gli aveva
resistito. Invece Iris non aveva nulla per difendersi, se non un cuore
puro.
La
voce di Pam ruppe improvvisamente
il silenzio pesante.
--Hai
esagerato, Ryan.-- disse la
ragazza.
--No,
le ho fatto un favore.--
corresse l’altro. --Non mi serve una MewMew che mette in
pericolo la Terra
anziché salvarla.--
--Come
puoi essere così
insensibile?-- sbotto Mina all’improvviso.
--Non
darmi dell’insensibile!-- gridò
quello. --Ti ricordo che nessuna di voi ha detto una sola parola per
difenderla.--
L’accusa
bruciò sulla pelle delle
MewMew.
--Io
non capisco...-- mormorò Paddy.
--Come può essere che salvare una vita sia sbagliato e
giusto al tempo
stesso?--
--Beh,
quella lì è sbagliata e basta.
Lei non dovrebbe esistere! Non avrei dovuto fare un errore
così grossolano.--
--Adesso
basta ripeterlo.-- riattaccò
Pam. --Stai esagerando. Non avresti dovuto dirle una cosa del genere.--
--Sciocchezze!
Se n’è andata, no? Le
ho fatto un favore.--
Gli
occhi della ragazza si
adombrarono. --La ucciderà. Non lo definirei esattamente un
favore.-- poi si
rivolse alla compagna. --Sai Strawberry, mi ha ricordato tanto te, poco
fa.--
La
leader delle MewMew alzò lo
sguardo. --Cosa intendi?--
--Non
l’hai vista mentre andava via?
Aveva la stessa espressione che avevi tu quando Mark è
diventato Profondo Blu.
Pensavi che fosse un brutto sogno, al punto da non reagire. Al punto da
sembrare impazzita.--
La
rossa chinò la testa. In effetti
aveva notato una strana espressione sul volto dell’amica, ma
non pensava che il
dolore avesse scavato così profondamente dentro di lei.
--Pam?--
chiamò Lory. --Cosa pensi
che farà?--
Fu
Mina a rispondere. --Lei pensa
sempre agli altri... cercherà un modo per evitare a noi dei
problemi. Speriamo
solo che non faccia_--
Masha
apparve tra loro
all’improvviso, svolazzando in giro come se fosse in preda a
un’attacco
isterico.
--Mewiris
è in pericolo, Mewiris
è...--
--Che
succede?-- chiese Mewblu senza
terminare la frase al robottino, insospettita
dall’interruzione.
Ryan
si alzò all’improvviso, spegnedo
il computer.
--Cosa
c’è?-- domandò Lory.
--Iris
si è trasformata, solo che
adesso il segnale è sparito.--
Ci
fu un secondo di silenzio, mentre
i presenti realizzavano i vari significati che quella constatazione
poteva
avere.
--È
tornata normale?-- tentò Paddy
con l’ottimismo proveniente da un’ombra di speranza.
--No.
È... sparita. Probabilmente si
è... tolta di mezzo.--
*****
Kish
guardò Iris varcare la porta del
sotterraneo e tirò un pugno al monitor del computer,
tremando di rabbia.
--Come
ha potuto dirle una cosa del
genere!-- sbraitò.
--Valla
a prendere.-- gli disse a
sorpresa Pai. --Nel suo attuale stato è pericolosa per
sé stessa.--
L’alieno
rimase sorpreso per
un’attimo. Poi annuì. --Va bene, ma voi spegente
qui, e staccate le telecamere.
Non voglio più saperne di quelle lì!--
Tart
gli mise una mano sulla spalla e
guardò angosciato il monitor.
--Sbrigati.--
sussurrò al fratello.
--Non vorrei che facesse una sciocchezza.--
Kish
scomparve.
--Pai?--
chiamò poi il piccolo.
--Andrà tutto bene, non è vero?--
Il
piccolo alieno era davvero
preoccupato per quella ragazza. Non credeva davvero che si meritasse
tutte le
cattiverie che le aveva detto quell’americano. Come potevano
denigrarla così
perché aveva salvato una vita? Non era minimamente
giusto…
Pai
intuì i pensieri del fratello, e
non potè non condividerli. In un certo senso comprendeva le
motivazioni del
biondo, ma da quello a condividere le cattiverie che aveva sputato
addosso alla
MewMew c’era di mezzo il mare!
*****
Iris
si lasciò cadere in ginocchio
sul solito gradino della radura speciale. Lasciò che la
mente corresse a
briglia sciolta per alcuni secondi in modo da cogliere interamente
quello che
Ryan le aveva detto. Le lacrime che scivolarono sulla pietra si
confusero con
le gocce di pioggia.
“Un
incidente... un mio errore...”
Quelle
parole continuavano a
rimbalzarle nella mente, crudeli. Era questo ciò che era? Un
incidente?
“Sì...
io sono un incidente... io non
dovrei esistere...”
Si
stese sul gradino, nella stessa
posizione di quel giorno, quando il suo DNA si era modificato. Per
qualche
attimo, la sua mente si addormentò, e quando la ragazza
riaprì gli occhi sperò
e temette di aver sognato. Le sue dita si strinsero sul ciondolo dorato.
--Mewiris...
metamorfosi...-- esalò.
Persino la formula le usciva senza energie.
La
trasformazione avvenne.
“Come
può essere? Io sono
sbagliata... come posso stare così bene, così...
in pace?”
In
effetti, stava bene: sentiva la
tigre ruggirle la forza nel sangue, sentiva il potere invadere ogni
parte di
sé. Come poteva sentire tutto questo ed essere un errore?
Capì
di aver perso tutto e la
consapevolezza la schiantò. Sarebbe sicuramente stata
incapace di stare in
piedi se non fosse stato per quella forza, aggiunta eppure
così parte di lei,
che le pulsava nel petto.
“E
adesso? Cosa faccio adesso? Sono
quello che sono... se non posso aiutare le MewMew, cosa posso
fare?”
Il
sibilo alle sue spalle arrivò
provvidenziale, come per rispondere alla sua domanda. Un sorriso
rassegnato le
baluginò sul viso, ombreggiandole gli occhi. Non
c’era altra soluzione.
Kish
apparve nella radura, ma questa
volta non vi trovò nulla di magico o bello; era solo uno
spiazzo di prato
circondato da ciliegi sfioriti con un laghetto spezzato da mille gocce.
Ma
forse era solo la pioggia che la faceva sembrare così
patetica.
Volse
lo sguardo alla figura bianca
che si stagliava contro la roccia scura dei gradini.
--Dolcezza...--
la chiamò.
La
vide voltarsi e riconobbe ogni
cosa di lei, tranne il volto. Il volto era una maschera... e nemmeno
gli occhi
potevano essere i suoi: erano blu e basta, due notti senza stelle. Quel
vuoto
lo spaventò: il suo sguardo non era mai stato
così. Cosa significava
quell’espressione così diversa?
Mewiris
si accorse di avere la vista
annebbiata e di sentirsi esausta, ma si rifiutò di darci
peso: aveva fatto la
sua scelta e voleva metterla in pratica. Evocò i ventagli e
si scagliò contro
l’alieno, prendendolo di sorpresa, ma quello parò
il colpo per un pelo. Lo
slancio che aveva avvicinato i duellanti li separò ma Kish
non ebbe il tempo di
riflettere, troppo occupato a evitare un Fiocco di Gelo. Deciso a
evitare altri
attacchi del genere si spostò nel folto degli alberi e la
ragazza lo seguì,
riprendendo lo scontro ravvicinato. Lui parava a fatica i fendenti
mirati a
fare del male, ma cercava di resistere. Decise di provare a disarmarla,
così
strinse la presa su uno dei Sai e si avventò contro di lei
con violenza,
preparandosi all’impatto contro le gemme dei ventagli.
Sperava che sarebbe
risultato abbastanza doloroso da bloccarla. Nei pochi istanti
successivi
accaddero parecchie cose.
Mewiris
sorrise, ma i suoi occhi
rimasero vuoti, e lasciò sparire le sue armi.
In
un attimo si spostò di un passo e
mise il suo cuore come centro della traiettoria del Sai.
Il
secondo successivo, Kish capì che
non avrebbe parato l’attacco e la ferita provocata sarebbe
stata troppo grave,
ma non poteva fermarsi a causa del troppo slancio. Capì
anche di non riuscire a
deviare: aveva preso troppa velocità, non avrebbe fatto in
tempo.
ANGOLETTO!
Allora, mi
odiate??? In effetti vi sto lasciando un po’ così,
è
un cliff-hanger pazzesco! Iris? Iris, tigrotta, CHE COSA CI FAI CON
QUEI
VENTAGLI IN MANO E L’ESPRESSIONE DA TIGRE FAMELICA? No, non
ci provare! *autrice
schiva un fendente* Iris! Ti faccio finire male se ci riprovi sai?!
*Iris si
mette buona, ma l’autrice fa appena in tempo a schivare un
attacco di Kish* Ma
pure te??? *autrice schiva un colpo da tutti e due.* OOOH! E adesso
basta,
fatemi finire di salutare! Gente scusate ma devo scappare…
letteralmente! Ci sentiamo
sabato o domenica con il finale (corto corto) di questo capitolo. Uffi,
certo che quella tigrotta se la prende per tutto... insomma ok che la
faccio dannare, ma arrivare a volermi fare la pelle mi sembra eccessivo
ecco! Commentino please?
Clarisse
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Capitolo 20 *** A chance to start over ***
Scusate scusate scusate!!!
So benissimo che dopo tutta questa
interminabile attesa vi meritereste un capitolone di almeno cinquanta
pagine…
ma non viene giù! Per ora però vi voglio
pubblicare l’ultima parte del duello,
così saprete cosa succede a Iris! Sto lavorando
sul capitolone, e spero di riuscire a postarlo il più presto
possibile! Questo chappino
però verrà stracorto, ma forse è
proprio per questo che a me piace tanto… mi
perdonate? Fatemi sapere che ne pensate, vi prego!!! Mi sento uno
schifo per
questi ritardi, prometto di tornare puntuale, devo solo prendere la
routine!
tYTy:
haha povero Ryan, chissà come farà a nascondersi
da te… e poi Pam è
arrabbiatissima, dubito che lo proteggerà dalla tua ira!
Chissà cosa succederà
a Iris… solo un graffio, ferita a morte, coma, oppure nulla?
Boh! Leggi qui
sotto! Sono contenta che ti sia piaciuta la trovata di lasciare il
capitolo in
sospeso così. Sappi che ho pubblicato questo trafiletto solo
per mettere fine
alle tue agonie d’attesa! Ti salvo io dal mare di RyanxStraw,
che sopporto poco
anche io…! La canzone Kissy Kissy che hai nominato
l’ho ascoltata, e mi piace! Fa
tanto Kish secondo me, direi che identifica abbanstanza bene quello che
sente
per Iris: un po’ gioco un po’ serio, un tira e
molla… ce lo vedo! (Io insisto
però, l’abbiamo persa! NdKish - Dai Kish, non
essere scortese che è una
commentatrice fantastica! Su, scusati subito. NdKikka - E va
bene. Scusa! NdKish - *per farsi
perdonare, Kish manda un bacio a tYTy, ma si becca
un’occhiataccia da Iris.* UUH
ma quanto è gelosona la mia alter-ego??? NdKikka - Ok,
abbiamo perso pure te!
NdKish)
Miss
Giulietta:
purtroppo non sono riuscita a mantenere la mia promessa…
vedi,
il fatto è che io volevo farlo in un modo completamente
diverso questo capitolo…
ma tra le pressioni scolastiche, le minacce di tYTy (non
indifferenti… haha no
dai scherzo), e l’altra storia Just For Love da continuare mi
sono ritrovata a
scrivere una versione alternativa. E quindi il risultato è
questo chappino
piccolo piccolo come introduzione per il prossimo! Spero che almeno ti
sia
goduta Gabriel Garco ^^!
Alejandra
Wammettara:
ci hai preso in pieno, Ryan ha usato la storia di Kish più
che
altro come una scusa. Certo, gli dà molto fastidio che una
delle sue MewMew
frequenti un alieno, ma in una situazione normale non sarebbe mai
arrivato a
tal punto. Le sue motivazioni saranno chiarite più avanti, e
prometto che lo
farò perdonare!
A chance to start over
Il Sai
affondò fino all’elsa nel
tronco del ciliegio dietro la ragazza.
L’alieno
sospirò, sollevato che
l’arma non avesse ferito la giovane che sembrava essere
impazzita. Si girò a
guardarla, e le trovò le guance rigate di lacrime.
--Dovevi
uccidermi...-- mormorò lei e
cadde in ginocchio, incapace di stare in piedi.
Ansimava,
cercando di riprendere
fiato, e il corpo minuto era attraversato da leggeri brividi. Le gote
erano
arrossate, ma non certo per l’emozione. La testa prese a
girarle più forte e la
vista le si annebbiò fino a trasformare il mondo in
un’indefinibile miscela di
colori. I suoni le giungevano ovattati, come da un’altra
dimensione, poi cielo
e terra si confusero.
Kish la prese in
braccio un secondo
prima che cadesse distesa al suolo. La vide chiudere gli occhi, e le
sfiorò la
fronte con un tocco gentile delle labbra; era bollente.
Febbre.
Dannazione, non aveva la
minima idea di come curare le malattie terrestri! Chissà se
Pai ne sapeva
abbastanza…
--Tranquilla,
dolcezza.-- mormorò
alla ragazza, svenuta. --Ci sono qui io.--
Aprì
un varco dimensionale e lo
attraversò per andare a chiedere aiuto ai fratelli.
In quel momento, nello studio
di
Ryan, il suo segnale scomparve dal monitor.
ANGOLETTO!
Uffi, il
capitolo è già finito! No ferme, non prendete i
forconi, le pistole, i fucili, i lanciafiamme, le fruste e i gatti a
nove code!
Aspettate che vi spieghi come mai è così corto:
1.ci sono stati
dei cambiamenti nell’organizzazione della
storia, e per non farvi aspettare ancora di più ho
pubblicato questo trafiletto
per levarvi l’ansia per quanto riguarda il destino di Iris.
2.personalmente
penso che, nonostante sia così breve, sia molto
bello. A me piace perché dice tanto in poche righe. Voi che
dite?
3.è
una parte molto importante, carica di significati impliciti,
e avevo bisogno di un modo che la valorizzasse. Avevo paura che si
perdesse, se
inserita in un capitolo più lungo.
Mi raccomando fatemi sapere
che ne pensate, è molto importante
per me! E mi scuso ancora, io per prima mi sento uno schifo con tutti
questi
ritardi… d’ora in poi, aspettatevi un
aggiornamento ogni week-end! Un bacio,
KissyKikka
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Capitolo 21 *** Avvolto dal sogno ***
Ed eccomi qua! Stavolta
puntuale, avete visto? Hahah che bello!
C’è solo una cosa che devo ricordarvi prima di
lasciarvi al capitolo: le MewMew
non sanno che Iris è viva.
Miss
Giulietta:
eh,
lo so che il capitolo è davvero corto, ma mi è
venuto così ^^’. Tranquilla, Ryan
non la passerà poi così liscia quindi non ti
avvelenare il fegato! Kish ha
detto che le rose te le fa mandare!
tYTy: ma ti pare che
potevo uccidere Iris in un momento come questo?! Nemmeno io potrei
essere così
cattiva… Kish si sarebbe incolpato per sempre, mica potevo
condannarlo così!
*Il bacino è stato un piacere, ma non ti preoccupare per
Iris, lei deve anche
imparare a condividermi con le altre! NdKish - Iris guarda male Kish,
battendo
il piede per terra e sfoderando i ventagli. - Scusa tesoro, che cosa
stavi
dicendo? NdIris pericolosa - Io?! Ma niente dolcezza, non ci
pensare… - Iris
stringe gli occhi a fessura e gli rifila un ceffone. - Così
impari, don
Giovanni da strapazzo! NdIris - Kish la guarda con occhioni da
cucciolotto. Iris
si addolcisce. - Oh, scusa tesoro! NdIris che abbraccia Kish. - Ma
niente!
NdKish sollevato di aver scampato il peggio!*
Alejandra
Wammettara:
uuuh, ma ti ho messo davvero tutta quest’ansia nonostante
fosse ovvio che Iris
NON sarebbe morta? wow! Forse scrivo meglio di quello che pensavo (la
mia
autostima è davvero carente, ormai lo sappiamo…).
Kish non può venire ricoperto di Nutella visto
che Iris lo ha beccato a considerare la proposta e ora lo controlla a
vista, ma
il barattolo con foto e autografo te li manda volentieri! Sono contenta
che il
capitolo ti sia piaciuto nonostante fosse stracorto, sei stata
l’unica ad
apprezzarlo davvero quindi un megagrazie!
Avvolto nel sogno
Mewiris
si svegliò da un sonno
difficile e denso di ricordi. Non aprì subito gli occhi,
restando immersa in
quella morbida oscurità. Si rannicchiò e dal
frusciare attutito delle lenzuola
capì di essere in un letto. Sospirò, poi
dischiuse le palprebre.
La
luce del tramonto la accecò per
qualche secondo, facendole arrivare il mal di testa a un punto tale che
la
ragazza si sentì prendere dalla nausea. Non appena il dolore
diminuì, lei si
rese conto di essere a causa sua e prese coscienza del piccolo Sky,
rannicchiato contro il suo ventre. Si alzò con cautela per
non disturbare il
cucciolo e si guardò intorno. I suoi occhi socchiusi si
spalancarono
all’improvviso quando Kish entrò nel suo campo
visivo, e il suo sguardo si
addolcì leggermente. L’alieno le stava di fronte,
il corpo snello incendiato
dalla luce vermiglia del sole morente, il suo solito sorriso ambiguo e
affscinante sul viso, gli occhi d’oro e miele brillanti come
topazi.
--Ti
sei svegliata, finalmente!-- le
disse fingendosi sarcastico, ma la voce tradiva il suo sollievo.
--Sì.--
annuì lei con semplicità,
incapace di staccargli gli occhi di dosso.
L’alieno
le si fece vicino e la
costrinse a ridistendersi sui cuscini.
--Meglio
se stai giù.-- le suggerì
con un tono premuroso e persuasivo.
Lei
obbedì senza fare storie e si
lasciò sfuggire un sospiro di piacere quando
sentì la mano di lui premere con
delicatezza sulla sua pelle.
--Sei
ancora un po’ calda...--
commentò dopo averle sentito la fronte con le labbra e
averle accelerato
involontariamente i battiti del cuore.
Prese
ad accarezzarle la gola con la
punta delle dita. --Come stai?--
--Meglio.--
rispose lei in un
sussurro.
--Mmm...
e dentro invece?--
La
ragazza sorrise leggermente. Come
cavolo faceva a sapere sempre quello che le passava per la testa?
--Un
po’ peggio.--
--Mi
vuoi raccontare?--
Lei
distolse lo sguardo. --Vorrei...
ma non riesco a ripetere quello che mi ha detto Ryan...--
--Lo
so già.-- la interruppe lui. --Ma
mi interessa cosa pensi tu, non i vaneggiamenti di
quell’idiota.--
--Io...
penso che lui abbia
ragione.-- le tremava la voce, si stava sforzando per non piangere.
Mai, mai
avrebbe ammesso quanto quelle parole l’avessero davvero
ferita. Ma forse, almeno
con Kish…
L’alieno
se ne stette in silenzio per
un po’, poi commentò: --Beh, teoricamente ha
ragione... non rientravi nel suo
progetto. Tuttavia, penso che tu sia un miracolo, non un incidente.--
Mewiris
alzò la testa, sorpresa.
--Beh,
è ovvio!-- continuò quello. --La
Terra ha già dimostrato di saper sciegliere le sue
guardiane. Non vedo perché
avrebbe dovuto sbagliare con te. Io non credo nelle coincidenze: tu sei
più importante
di quello che credi.--
--Oh,
Kish!--
La
ragazza si tirò su di scatto e la
testa le girò in segno di protesta. Ignorò
fermamente le vertigini e abbracciò
con trasporto l’amico, stringendolo a sé con
forza. Con quelle poche parole, la
voragine d’angoscia che le aveva invaso mente e cuore era un
po’ alleviata. E
le lacrime che le rigavano le guance non erano più solo
dolore.
--Hey,
vacci piano piccola!-- si
sorprese lui compiacendosi. --Hai ancora la febbre alta.--
--E
chi se ne frega! Tanto tu sei
immune al contagio, giusto?--
--Giusto.
A volte fa comodo essere di
un altro pianeta…--
I
due risero insieme, poi il ragazzo
le lanciò uno sguardo dubbioso.
--Perché
non ti cambi?-- le propose.
--Magari ti puoi anche fare una doccia. Credo che coda e orecchie siano
piuttosto scomode a letto...--
--Un
po’.-- concordò lei.
L’alieno
l’aiutò ad alzarsi e la
ragazza si diresse velocemente all’armadio per prendere della
roba pulita, poi
scappò in bagno e si chiuse dentro. Non che non si fidasse,
ma era meglio non
rischiare troppo. Non appena si ritrasformò si
sentì già più tranquilla e si
godette l’acqua calda della doccia che le cadeva a pioggia
sul corpo stanco,
lavandosi i lunghi capelli scuri. Si pettinò la chioma e la
legò in una
treccia, dandoci un colpo con il phon tanto per non averli bagnati
fradici.
Indossò il pigiama semplice e tornò in camera,
infilandosi subito sotto le
coperte appoggiando la schiena ai cuscini.
Kish
la raggiunse poco dopo e le
porse una tazza di latte caldo con qualche biscotto, entrambi accolti
con
entusiasmo.
--Qualcosa
mi dice che hai fame...--
commentò lui.
--Sagace...
se mi dai una mano mi
faccio del riso in bianco.-- replicò lei tendendogli una
mano in segno di
aiuto. Ma lui la spinse giù con dolcezza.
--Oh,
neanche per sogno! Tu te ne
stai qui e ti rilassi, ci penso io.-- le disse premuroso.
L’alieno
si alzò e si diresse in
cucina.
--Hem,
Kish?-- lo bloccò la ragazza,
colta da un dubbio atroce.
--Sì?--
--Ma
tu li sai usare gli
elettrodomestici terrestri?--
--No.--
“Oh
mamma, adesso questo mi distrugge
la casa!”
--Però
sono capace di tagliare la
frutta!--
Pochi
minuti dopo, i due si gustavano
una macedonia a base di fragole, pesche e mele, il tutto condito con
zucchero e
limone.
--Come
mai niente sottoveste di seta,
stasera?-- chiese lui con un tono di disapprovazione.
--Non
finchè sono confinata a letto.
Rimandiamo il lusso a quando sto meglio.-- rispose Iris sorridendo.
--Non
sono d’accordo, la sottoveste a
letto è la cosa migliore. A proposito...-- Le prese i polsi
e glieli bloccò con
una mano sola, come al solito, poi le si stese di fianco. --Non
dovevamo finire
un interrogatorio, noi due?--
Iris
per poco non si soffocò con un
pezzo di mela. --Non mi ricordo!--
--Che
bugiarda!-- la beccò subito
lui. --Ti ricordi benissimo. Quello alla spiaggia, ti ho promesso un
sogno in
cambio di risposte.--
--Oh,
quell’interrogatorio...
che dici se aspettiamo che io stia
meglio?-- tentò di defilarsi ancora.
--Neanche
morto!-- inflessibile.
--Eddai!
Prometto che risponderò a
tutte le tue domande, ma non adesso.-- insistente.
--Ah...
perché, vuoi il sogno
prima?-- le chiese malizioso.
--Spiritoso.
No, perché adesso ho
sonno.-- forse aveva scampato?
--Uffa,
ma come sei deboluccia! A
proposito, lo sai che hai delirato?--
“EEEH?
Cavolo cavolo cavolo…” ostentò
freddezza. --Ma va?--
--Sì!--
--E
cosa ho detto?--
L’alieno
se ne stette in silenzio per
qualche secondo. --Niente di interessante, tranne... oh, sì!
Hai fatto il mio
nome circa un centinaio di volte!--
“Ma
no! Adesso si monta…” --Cosa!?!
Davvero?--
--Certo!--
--Ho
detto altro?-- “Dì di no, dì di
no, dì di no…”
--No...--
“Fiuu!” --Purtroppo!
Mi sarebbe piaciuto ascoltare le
tue rivelazioni...--
--Beh,
mi dispiace per te. Oh,
comunque...--
Iris
si tirò su appena e le loro
labbra si sfiorarono per un istante.
--Buonanotte!--
disse poi
abbassandosi tra i cuscini
Kish
rimase bloccato dalla sorpresa
per un attimo. Poi abbasso lo sguardo sulla MewMew e scoppiò
a ridere. --Ah,
no! Col cavolo che mi lasci così!--
si
chinò su di lei e la baciò. La
ragazza, con sua grande sorpresa e somma gioia, ricambiò il
gesto con
trasporto. L’incubo era finito. Si presero in giro ancora per
un po’, poi si
addormentarono abbracciati.
*****
La
mattina seguente, all’alba, Tart
apparve nella stanza.
--Sei
sempre il solito, Kish!--
sbuffò sorridendo. --Addosso alle ragazze! Ma non cambi
proprio mai!--
Il
fratello gli lanciò
un’occhiataccia.
--Non
bisogna perdere le buone
abitudini.-- rispose. --Ma comunque perché vieni ogni volta
al mattino?--
--Mi
andava di vedere se le eri già
saltato addosso.-- ammiccò il piccoletto stringendosi nelle
spalle.
--Spiritoso...--
Iris
si svegliò in quel momento,
aprendo lentamente gli occhi blu.
--Buongiorno!--
la salutò Tart.
Quella
si mise a sedere, la testa che
le girava, e guardò prima il ragazzino e poi Kish con
preoccupazione.
--Tranquilla.--
la rassicurò il
piccolo. --Sappiamo già tutto. Sono passato solo a vedere
come stavi.--
--Io...
meglio.-- sorrise lei
rilassata. --Mi gira ancora un po’ la testa ma sto molto
meglio. Solo non mi
aspettavo tante attenzioni da parte vostra... grazie.--
--Figurati!
È il minimo che possiamo
fare dopo che hai salvato ‘sto disgraziato!-- rise lui
ammiccando al fratello.
La
ragazza s’irrigidì e girò lo
sguardo in modo che Kish non potesse vederla.
--Non
essere in imbarazzo!-- rise
ancora il ragazzino. --Voi due siete uguali... nemmeno lui voleva che
tu
sapessi chi ti aveva effettivamente salvato la notte sul tetto.--
--TART!--
Tart
incrociò lo sguardo furibondo
del fratello e il suo sorriso si fece nervoso.
--Hem,
mi sa che per stamattina ho
fatto abbastanza guai...-- disse il ragazzino con voce incrinata. --Ci
vediamo
eh? Iris, sono contento che stai bene... ciao...--
E
sparì.
I
due ragazzi si guardarono,
un’espressione indecifrabile negli occhi di entrambi.
Poi
lei sorrise debolmente. --Ora
dell’interrogatorio?--
Kish
le sorrise con una punta di
perfidia e in un secondo le prese i polsi e la immobilizzò,
come al solito.
--Indovinato!--
le disse. --Ma prima
devi fare una cosa.--
--Cosa?--
chiese la fanciulla, non
senza timore.
--Devi
promettere che mi dirai la
verità.-- la guardò con serietà,
facendole capire che non stava scherzando.
Lei
comprese subito la portata di
quella promessa: non aveva voglia di sentirsi costretta a dire tutto
quello che
pensava. --Oh... non so se posso...--
L’alieno
avvicinò il volto e le diede
un bacio leggero sul collo. --Guarda che se non prometti, finisce che
quel
sogno farà più male che bene.--
Iris
sbiancò. --Ok, prometto!--
--Così
mi piaci.-- annuì l’alieno. --Prima
domanda. Perché non volevi che sapessi che sei stata tu a
salvarmi?--
--Potrei
chiederti la stessa cosa.--
lo sfidò la ragazza.
Kish
storse la bocca in una piega di
disapprovazione. --Fa’ la brava, dolcezza. Non possiamo fare
due interrogatori
allo stesso tempo.--
Vide
gli occhi di lei soppesare
l’affermazione, mentre il capo s’inclinava da un
lato. --Allora facciamo che
comincio io. Oppure non ti dico la verità.--
--Hai
promesso.-- le ricordò
categorico, quasi ringhiando.
La
precisazione, ovviamente, arrivò
puntuale. --Ho promesso di dirti la verità, prima o poi! Se
non mi lasci fare
io non te la dico adesso.--
--È
un ricatto.--
--No,
è un trucco.--
Kish
le lanciò un’occhiataccia ma
acconsentì.
Lei
esultò, poi cominciò il suo
interrogatorio.
--Allora...
perché non volevi dirmi
che mi avevi salvata? La verità.--
--Io...
non sono sicuro. Forse non
volevo mettere in pericolo il tuo rapporto con le MewMew, forse non
volevo che
ti sentissi in debito e corressi rischi stupidi per
ripagarmi… oh, non lo so
esattamente, va bene?!--
Iris
si sentì sciogliere il cuore e
gli diede un bacio veloce sulle labbra, lasciandolo interdetto.
--Seconda
domanda.-- riprese subito.
--Cosa pensano i tuoi fratelli di me?--
Ok,
questa proprio non se
l’aspettava. --Che ti frega di quei cretini?--
Lei
rise del suo broncio: sembrava
molto indispettito, ma risultava buffissimo! --Mi frega. Rispondi!--
--Beh,
Pai si è ricreduto. Pensava
che ti saresti comportata come faceva Strawberry, ma quando ti ha vista
ferire
Ryan e tuffarti per salvarmi senza sentirti in debito né
niente del genere ha
cambiato idea. Tart semplicemente ti adora.--
--Parlando
di Strawberry... cosa
provavi per lei? Cosa provi per me? La verità, e giuro che
non commento.--
Kish
distolse lo sguardo dorato e
ripensò a tutto quello che era successo tra loro,
confrontandolo con i
sentimenti che aveva provato per l’altra MewMew tanto tempo
prima. Poi
semplicemente parlò col cuore.
--Io...
non sono sicuro di potertelo
spiegare. È complicato. La prima volta che ti ho vista, che
sono precipitato
nei tuoi occhi, mi sono sentito in pericolo. Per questo ti ho quasi
strangolata. Ma sono felice di non averlo fatto: in qualche modo, mi
hai
liberato dagli strascichi di dolore che ancora avevo per Strawberry.
Quello che
provo per te è diverso da quello che sentivo per lei. Lei
era diventata la mia
ossessione, volevo il suo amore per un capriccio, per puntiglio... tu
sei tutta
un’altra storia. Un’indescrivibile, indefinibile,
meravigliosa favola. Spero mi
perdonerai se non riesco a spiegarmi meglio!--
Iris
sorrise e scosse piano la testa.
I suoi occhi blu erano finalmente stellati di nuovo, due notti che
sfavillavano
di diamanti infuocati.
--Beh,
io ho finito. Adesso ti dirò
la verità.--
L’alieno
le si stese accanto,
liberandole i polsi ma mettendole un braccio attorno ai fianchi.
--Allora...--
riflettè, pensando alla
domanda da fare. --Perché non volevi dirmi di avermi salvato
la vita?--
Lei
si morse un labbro, ma mantenne
la promessa. --Non sapevo come avresti reagito e non mi sentivo ancora
pronta
ad affrontarti. Sono stata un po’ codarda, in effetti...--
Kish
le sorrise e le baciò delicatamente
la gola, facendola rabbrividire.
--Cos’è
che non mi volevi dire a
Natale?--
Doveva
ammetterlo: sapeva quali
domande fare! --Che eri tu a farmi girare la testa e che i miei
sentimenti per
te stavano cambiando, anche se non sapevo esattamente in cosa. Solo che
non ti vedevo
più come un avversario.--
--Perché
mi hai dato quelle gocce di
Acua Cristallo sapendo tutti i rischi che correvi?--
Ecco.
Questa proprio la voleva
evitare. Per un secondo prese in considerazione l’idea di
mentirgli. Poi
considerò l’idea di non rispondergli. Ma si
ricordò di aver promesso di
rispondere e di dire la verità.
--Perché
volevo aiutarti. So che
salvare il tuo pianeta è molto importante per te, e ho
pensato che quel campione
avrebbe potuto essere utile.-- Iris alzò gli occhi,
pensierosa per un secondo.
--Un po’ ingenuo, considerando le conseguenze...--
--Perché
mi hai salvato?--
Ok,
questa era facile… più o meno.
Beh per lei era ovvia!
--Sei
troppo importante per me. Non
potevo stare a guardare mentre quella bestiaccia ti faceva del male.--
L’alieno
le sorrise e scosse la
testa. --Sei incredibile, dolcezza... ancora una domanda, ok?--
Lei
annuì.
--Cosa
provi per me? La verità! E
giuro che non commento.-- la imitò.
La
ragazza sorrise nervosa, poi
respirò a fondo e chiuse gli occhi. Quando il suo sguardo si
fuse di nuovo con
quello dorato di lui, confessò.
--Ti
amo.-- un groppo in gola fatto
di emozioni la costrinse a bloccarsi. Prese un altro respiro prima di
cominciare. --Per me è cominciata alla pista di pattinaggio,
quando hai
indovinato il motivo della forma della coreografia a fiocco di neve
semplicemente dal titolo della canzone. Poi le tue visite, quando
giocavi con
me... avrei voluto che potessero durare per sempre. Quando mi hai
regalato Sky
ho toccato il cielo con un dito. Quel pomeriggio, alla radura... ho
capito
davvero i miei sentimenti, come se l’essere immersa in quella
sensazione di
sogno mi avesse aperto gli occhi e il cuore, cancellando tutto quello
che
interferiva. E da lì è stato tutto più
chiaro. Non ero più in grado di starti
lontana, tanto che ero pronta ad affrontare le ire di Ryan pur di
ballare con
te a Natale. Anche se avevo sempre un po’ di paura. Questo
fino a quando non hai
rischiato la vita, almeno.--
L’alieno
la guardava, gli occhi d’oro
che traboccavano scintilanti per tutte le emozioni che li facevano
luccicare
come topazi. La baciò piano, con dolcezza, come non aveva
mai fatto prima. La
guardò in quelle notti stellate che le illuminavano il viso,
ma notò che dietro
agli astri covava ancora l’angoscia. Le posò le
labbra sulla fronte.
--Cosa
c’è che non va?-- domandò a un
soffio dalla sua pelle, respirandone la fragranza.
La
ragazza scosse piano la testa e si
strinse a lui, cercando rifugio tra le sue braccia. --Ho una crisi di
identità,
temo. Io non so chi sono... ero una semplice umana, e mi sentivo uno
schifo.
Poi sono diventata una MewMew e mi sono sentita speciale. Quando Ryan
mi ha
detto che sono un errore è stato... terribile. Mi ha tolto
tutto con una sola
parola. Io ci sono per un incidente, però ci sono, e non ci
posso fare niente.
E adesso che non sono più una MewMew mi sento di troppo.--
--Per
questo hai cercato di farti
ammazzare?-- le chiese lui manifestando le sue capacità
intuitive.
--Sì.
Pensavo che così avrei messo le
cose a posto.-- si udiva quanto si vergognasse…
Kish
la strinse più forte a sé, come
per sottrarla a quella realtà crudele che minacciava di
mandarla in pezzi.
--Io
lo so perché sei qui.-- le disse
di colpo, guardandola negli occhi. --Forse sei una MewMew per un
incidente, ma
non per un errore. Perché tu esisti, e per un ottimo
motivo.--
Una
scintilla di speranza baluginò
nelle iridi della ragazza. --Ovvero?--
--Perché
non potresti essere altro.
Cosa pensi che sarei io senza te? Non mi sarei mai potuto liberare
dell’ossessione
per Strawberry se tu non fossi venuta fuori come un miracolo. Sarei un
fantasma. E cosa pensi che saresti tu, senza questi poteri speciali che
ci
hanno messi insieme? Saresti una semplice umana, sola e gelida, e non
sapresti
che fare della tua vita se non trasformarti nel cartellone
pubblicitario di tuo
padre. Tu sei quello che sei perché io e te dovevamo
incontrarci per poter essere
felici entrambi, insieme.--
--Ma
cosa sono?-- insistè. Doveva
avere quella risposta. Ne aveva bisogno… aveva bisogno di
definirsi, di darsi
un nome.
L’alieno
le sorrise con tenerezza. --Sei
la creatura più meravigliosa che abbia mai incontrato. Tu
sei il mio angelo,
dolcezza.--
Iris
sentì le lacrime agli occhi per
la commozione, e l’angoscia svanì facendo
sfavillare le stelle nel suo sguardo.
Lui
le baciò la gola, seguendone il
profilo con le labbra, e risalì piano fino alla sua bocca.
--Stasera
ricominci con le
sottovesti? Non le ho ancora viste tutte...--
--Certo,
Kish. Qualunque cosa per
te.--
*****
Iris
mantenne la promessa.
Prese
dall’armadio una delle
sottovesti che preferiva, di raso lucido e organza morbida. Si
stringeva
all’altezza dei fianchi e si chiudeva morbidamente dietro il
collo, lasciando
la schiena quasi del tutto scoperta. La gonnellina era semplice e
corta, a
petali. Il colore era indefinibile: chiaro e cangiante, sfumava dal
bianco più
puro a un argento scintillante a seconda della luce. I capelli neri e
leggermente ondulati ricadevano sciolti dietro le spalle, coprendo
parzialmente
lo scollo sulla schiena.
Kish
se ne stava sulla porta,
fluttuando a un centimetro da terra per non far rumore. Le si
avvicinò
impercettibile e le cinse le la vita con le braccia, prendendola di
sorpresa.
--Mi
farai venire un infarto, una
volta o l’altra!-- sibilò la ragazza, il cuore che
batteva forte.
--Scusa,
angioletto!-- disse lui
allegramente, le labbra appoggiate alla sua gola e il viso immerso tra
i suoi
capelli.
La
strinse di più a sé e le passò un
dito sulla schiena seguendo la linea della spina dorsale. La
sentì rabbrividire
e sorrise.
--Dolcezza,
lo sai che se te ne stai
così conciata ti torna la febbre, vero?--
commentò.
--Ops!--
rise lei. --Allora forse è
meglio se me ne torno sotto le coperte...--
--Sì,
credo anch’io!--
Prima
che si potesse allontanare,
l’alieno la prese in braccio e la portò a letto,
costringendola a infilarsi
sotto le lenzuola per poi seguirla.
Iris
si finse stupita. --Scusa, ma tu
non dovresti dormire sul divano o nella stanza degli ospiti?--
Lui
le sorrise con malizia e le
sfiorò di nuovo la schiena. --No! Sono esattamente dove
dovrei essere.--
La
ragazza scosse la testa ma lo
abbracciò, per poi rannicchiarsi tra le sue braccia. Infine
volse il viso e le
stelle nei suoi occhi si accesero riflettendo la luce rossa del sole
che
affondava piano oltre l’orizzonte.
“È
un sogno...” si disse. “È persino
meglio della radura in primavera. Non taglia fuori la
realtà... è la realtà.
Una realtà che sembra tanto un sogno...”
--Dolcezza?--
la chiamò l’alieno.
--Sì?--
mugolò senza staccare gli
occhi dalla finestra.
--Adesso
mi dici per cosa è fatto il
tramonto?--
Iris
sorrise e fece per baciarlo, ma
si fermò a un soffio dalle sue labbra.
--Il
tramonto è fatto per amare.--
gli sussurrò.
Kish
la guardò e sorrise. La baciò,
avido di lei, e la ragazza rispose con altrettanto desiderio. Gli mise
le
braccia attorno al collo, mentre le mani di lui la accarezzavano piano.
Quando
sembrarono pretendere di più, lei si staccò.
--Beh?--
si stupì l’alieno
guardandola con perplessità. --Credevo volessi un sogno...
te l’ho promesso,
ricordi?--
Iris
scosse la testa e gli sfiorò il
viso. --Ci sono già dentro. Non mi serve altro.--
--Parla
per te...-- obiettò quello,
cercando di attirarla a sé.
Le
bloccò i polsi come al solito e la
fissò dritto negli occhi, cominciò a baciarle
piano il collo. La ragazza si
specchiò in quello sguardo dorato, leggendovi un desiderio
così forte da essere
quasi violento. Capì che un rifiuto forzato non avrebbe che
peggiorato le cose,
e decise di tentare un approccio più delicato. Si
lasciò baciare e rilassò i
muscoli per fargli capire che non c’era motivo di tenerla
immobilizzata.
L’alieno allentò la presa e la ragazza
riuscì a liberare un braccio,
cominciando ad accarezzargli piano una guancia.
Kish
sollevò il viso fino a sfiorarle
le labbra, gli occhi d’oro ancora ardenti. La
baciò piano, accarezzandole la
schiena e la gola con la punta delle dita, assaporando la pelle morbida
e la
seta frusciante. Di nuovo fece per andare oltre, e di nuovo lei gli
mise una
mano sul petto e lo allontanò. I loro sguardi si
incatenarono di nuovo. Gli
occhi di Iris erano stellati e decisi, i suoi dorati e avidi. La
cercò, ma la
ragazza si ritrasse di nuovo.
--Cosa
posso fare per farmi amare?--
le chiese sorridendo con amarezza.
--Ma
io ti amo di già.-- disse lei
con voce di velluto.
--Non
in senso fisico.--
La
ragazza tese le labbra e lo guardò
studiandolo, poi sospirò. --Per favore, Kish... non ancora.--
--Ma
perché?-- insistè nel domandare
lui.
--Perché
non sono pronta per una cosa
del genere. Lo sai anche tu.--
L’alieno
scosse la testa, ma si
arrese a quello sguardo da cerbiatta. --Come vuoi tu, dolcezza... per
stavolta
si fa a modo tuo.--
L’abbracciò
forte e la strinse a sé,
e Iris non si tirò indietro. Si lasciò coccolare,
e improvvisamente dalla sua
gola uscì un suono strano.
L’alieno
la guardò sorpreso. --Da quando
le tigri fanno le fusa?--
Lei
si strinse nelle spalle. --Mi sa
che è un altro effetto collaterale dell’Acqua
Cristallo...--
Rise
della risposta così noncurante.
--Ti era mai successo?--
Iris
non ebbe nemmeno bisogno di
pensarci su. --No. Ma non sono mai stata felice come ora.--
--Ma
guarda te che razza di angioletto
mi sono andato a pescare...-- sospirò Kish divertito, poi le
sorrise e continuò
ad accarezzarle la schiena.
La
ragazza si strinse di più a lui e
si addormentò, trascinata nei sogni dorati dalla sua voce e
guidata per mano
dalle sue carezze.
ANGOLETTO!
Allora, vi è
piaciuto? È un capitolo un po’ di stacco, ma dopo
tutto quel casino che ho fatto passare a quei due se lo meritavano!
Commentino?
Un bacio,
Clarisse
|
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Capitolo 22 *** Ragione e sentimento ***
Ciao a tutti! Vi faccio
solo una piccola nota, poi rispondo alle
recensioni: ribadisco che le MewMew non sanno che Iris è
sopravvissuta! È importante
tenerlo a mente.
Miss
Giulietta:
ti
ho commossa?! Wow! Mi sento molto fiera di me J. Iris in effetti si sta
crogiolando nelle coccole del suo bel principe
alieno, e per ora è bene che se le goda…
perché tante cose devono ancora
succedere! Sì, Kish la ama. La vera dichiarazione ci
sarà, ma più avanti. Lei sa
di amarlo, lui ancora non ha realizzato appieno quello che prova per
lei… ma ci
arrivera! Ho cercato di mettere il costume da Cupido a Tart, ma non ne
ha
voluto sapere e mi ha chiamata
“vecchiaccia”… bu-huuu! Iris in effetti
ha
beccato il bigliettino da Don Giovanni che ti voleva scrivere Kish e
l’ha
levato, dando a lui una sonora scarica di ghiacciolini! Goditi il
capitolo!
tYTy: e rieccomi,
puntuale di nuovo! Contenta? Sono contenta che ti siano piaciute le
scene
dolci. Anche se devo ammettere che il mio punto preferito è
lo stesso che è
piaciuto a te! Anzi, sono strafelice che tu l’abbia notata
nel capitolo, non
sai che gioia mi hai dato! Mi fido molto del tuo giudizio, quindi fammi
sapere
anche per questo capitolo, TE NE PREGO!
Ragione e sentimenti
Strawberry
si rigirava nel letto,
tormentata dagli incubi. Erano notti che il solito sogno ricorrente non
le dava
pace. Vedeva Iris varcare una porta di luce, sorridendo, e poi cadere
in un
vuoto nero senza neppure un suono. Dietro di lei lasciava una lacrima
di
cristallo che danzava in un medaglione di vetro con catenella e
rifiniture
dorate. Prima che lei potesse fare anche un solo passo, Kish appariva
dal nulla
e afferrava il ciondolo. Poi la guardava, gli occhi infiammati di un
odio e un
dolore nuovi e sconosciuti, profondi. Regolarmente,
quell’occhiata la faceva
svegliare urlando. Solo che stavolta il risveglio fu così
brusco che cadde dal
letto!
Imprecando
per il dolore, afferrò il
telefono che stava sul comodino e chiamò Pam; tanto era
certa che l’amica fosse
già in piedi.
--Pronto,
Strawberry?-- rispose la
modella subito dopo il primo squillo.
--Buon
giorno Pam. Ti disturbo?--
chiese subito la rossa, imbarazzata.
--No,
affatto.-- la rassicurò l’altra
metre, a casa sua, si riavviava una ciocca di capelli dietro
l’orecchio e beveva
un sorso di caffè dalla sua tazza di porcellana. --Dimmi
tutto.--
--Beh,
insomma…-- cominciò
Strawberry, ma s’interruppe subito. --Accidenti, mi sento una
cretina! Sto a
chiamarti quasi tutte le mattine da ormai una settimana per un incubo
ricorrente…--
La
Mewlupo sorrise allo sfogo dell’amica,
ma poi si fece subito seria. --Fai bene invece. Non bisogna mai
sottovalutare i
sogni, figurarsi poi quando hai degli incubi ossessivi che ricorrono
quasi ogni
notte.-- fece una pausa, per dare tempo all’altra di
rifocalizzarsi sul problema
principale e per trovare un consiglio decente. --Perché non
vai a chiedere a
Ryan? Magari trova il modo di aiutarti.-- propose infine.
Strawberry
ci pensò su. Chissà,
magari quell’odioso biondino le avrebbe spiegato cosa
significava il sogno. O almeno
le avrebbe procurato un rimedio per farle dormire un sogno senza sogni!
--Sì,
forse hai ragione Pam. Allora adesso
corro subito al caffè!-- le disse, il sorriso di nuovo sulle
sue labbra.
--Di
niente! Allora ci vediamo
dopo.-- la salutò l’amica, e riattaccò
mandandole un bacio. Pam faceva sempre
un po’ la mamma quando le sue compagne si sentivano perse. Ma
solo in quei casi!
Altrimenti restava il solito lupo distaccato.
Strawberry
si rialzò da terra, la
schiena dolorante per il colpo contro il pavimento, e scese in pigiama
a fare
colazione. Si costrinse a ignorare il latte tiepido, che in quel
momento
sarebbe riuscito a farla addormentare con il viso nella tazza, e si
scaldò un
po’ di tè al limone. Tornò in camera
sua e si vestì, poi uscì correndo e si
fiondò dritta al caffè. Aprì la porta
e trovò Ryan a guardarla con sorpresa.
--Hai
un’ora di anticipo...--
commentò guardando l’orologio. --Perché
penso che la cosa significhi guai?--
La
Mewgatto fece per rispondergli a
tono, ma Kyle la precedette sbucando in quel momento
--Oh,
ciao Strawbery!-- la salutò cordialmente.
Le rivolse un’occhiata attenenta e dovette accorgersi del
turbamento della
ragazza perché le chiese: ---C’è
qualcosa che non va? Sembri pallida...--
--Già,
non hai per niente una bella
cera!-- osservò Ryan, sempre diretto.
La
ragazza alzò gli occhi al cielo,
poi fissò il suo sguardo color cioccolata sul biondino.
--Dobbiamo
parlare.-- gli disse
gelida, avviandosi verso il laboratorio sotterraneo.
I
due ragazzi si scambiarono uno
sguardo, poi la affiancarono nel percorso rimanendo zitti. Fu Ryan ad
aprire la
porta del laboratorio, lasciandola entrare per prima. La fece
accomodare su una
poltrona, poi le si sedette di fronte.
--Allora,
cosa c’è che non va?--
--Ecco,
io... ho un incubo
ricorrente.-- rispose la ragazza guardandosi le mani.
Il
biondino sospirò, annoiato. --Non
sono uno psicanalista.--
--E
io non voglio essere
psicanalizzata. Volevo solo chiederti se avevi un sonnifero, qualcosa
che mi
eviti di sognare... mi sta facendo diventare matta!-- sbottò
lei. D’accordo che
sembrava stupido come motivo, ma almeno quel biondastro poteva anche
astenersi
dal fare commenti!
--Perché
non ci descrivi questo
sogno?-- le domandò Kyle cercando di riconciliare, cortese
come al solito.
Lei
fece ciondolare stancamente la testa
su una spalla, stropicciandosi gli occhi.
--E
va bene...-- cedette infine. --Allora...
comincia sempre allo stesso modo. Iris è davanti a me, poi
mi sorride e varca
una porta fatta tutta di luce. Oltre c’è un
baratro di tenebra nera, ma lei si
lascia cadere senza un grido, come se avesse voluto farlo...
l’unica cosa che
resta è un piccolo cristallo, una lacrima, imprigionata in
un medaglione di
vetro e oro. Poi appare Kish e prende il ciondolo, lanciandomi uno
sguardo di
odio e disprezzo così forte che mi sveglia regolarmente.--
Strawberry
abbassò di nuovo lo
sguardo, passandosi una mano sul viso stanco. Erano notti che non
dormiva bene
a causa di quell’incubo. Cercò di non incrociare
gli occhi di Ryan, che sarebbe
stato sicuramente annoiato: sapeva di aver raccontato tutto con un tono
da
bambina che ha paura del buio. Cercò quindi quelli di Kyle e
li trovò pieni di
tenerezza.
--Non
so cosa dirti.-- le disse con
gentilezza mettendole una mano sulla spalla. --Capisco che la scomparsa
di Iris
ti abbia sconvolta e non ti dia pace neppure tra i sogni. Il modo in
cui se ne
sia andata, poi, giustifica il sorriso e il suo silenzio durante la
caduta. La
lacrima di cristallo che vedi è chiaramente identificabile
nel suo ricordo che
viene rubato da Kish.--
--È
colpa sua...-- mormorò la ragazza
con lo sguardo di cioccolata bagnato di lacrime. --Se non
l’avesse sedotta in
quel modo non sarebbe mai successo niente di tutto questo!--
--Colpa?--
s’intromise Ryan. --Io
direi più merito. Ci ha aiutato a liberarci di un incidente
che ci avrebbe
trascinati nella sconfitta.--
--Lei
non se lo meritava!-- gridò
Strawberry scattando in piedi e correndo fuori dalla stanza, il viso
inondato
di lacrime.
Kyle
sospirò, poi si rivolse
all’amico. --Devi proprio essere così gelido?
Cerca di capire le ragazze...
infondo era loro amica.--
--Era
un incidente, nulla più. Non
avremmo mai dovuto coinvolgerla.-- ribadì l’altro.
--Sei
ingiusto.-- sentenziò allora il
moro. --Non puoi davvero fare a meno di vederla come il tuo fallimento
personale? Non è stata colpa tua. Perché non
provi ad apprezarla un po’, almeno
adesso. Era così dolce...--
--In
ogni caso, non importa più.--
--Importa,
invece.-- mormorò
Strawberry, ricomparendo sulla soglia. Probabilmente non se
n’era mai nemmeno
andata ed era rimasta ad origliare l’intera conversazione.
--Lei non è morta,
Ryan. Lo so. Lo sento. Non è una codarda, non
l’avrebbe mai fatto.--
--Non
puoi esserne sicura. E poi hai
visto anche tu il suo segnale sparire dal mio monitor.-- le
ricordò
l’americano. Sapeva che sarebbe passato per un disfattista,
ma preferiva che le
ragazze non si facessero illusori viaggi mentali.
--Non
c’entra un tubo. Potrebbe
essere stata portata in un’altra dimensione. Lo sai che il
computer capta i
segnali solo se rimangono in questo universo.-- ribattè la
Mewgatto.
Il
biondino abbassò la testa. --Come
fai ad avere tanta fiducia?--
--Sangue
felino. Io e lei lo
condividiamo, no?-- si permise un piccolo sorriso, fiera di quel legame
comune.
--Continuo a sentirla come se fosse qui accanto a me. Io so che
è ancora
viva.--
Ryan
andò ad abbracciare la ragazza.
Le accarezzò i capelli, cercando di confortarla. In fondo al
cuore, sperava
anche lui che Iris fosse sopravvissuta. Quando aveva visto sparire il
suo
segnale si era sentito morire dentro. Perché Kyle e
Strawberry avevano ragione:
lei non se lo meritava, eppure lui non riusciva a vederla divesamente.
La
considerava un errore, un problema. Ma ora gli dispiaceva non averla
più
attorno, nonostante tutti i grattacapi che gli aveva procurato.
Però lei non
c’era più, semplicemente, e non era giusto.
Perché erano sempre le persone
innocenti, pure, a dover soccombere? Lei come sua madre... una
l’aveva
praticamente uccisa lui, l’altra non aveva potuto salvarla. I
suoi occhi color
ghiaccio si riempirono di lacrime, ma le scacciò con rabbia.
--Perché
dopo il lavoro non andate a
prendere Sky?-- propose alla ragazza. --Sono certo che quel coso si
sente
piuttosto solo nell’appartamento vuoto.--
Ma
Strawberry scosse la testa con
decisione. --Lei è viva. Comincia a lavorare sulle tue
scuse.--
*****
Quel
pomeriggio, le cinque MewMew si
avviarono a passo lento verso casa di Iris. Quattro di loro erano
rassegnate e
tristi, ma quella che le guidava aveva lo sguardo color cioccolata
scintillante
di speranza.
Strawberry
camminava in testa alle
sue compagne, il ritmo delle falcate timorose appena più
veloce di quello delle
altre. Perché, in cuor suo, era l’unica a credere
che il motivo della scomparsa
del segnale dell’amica era diverso da quello senza via
d’uscita ipotizzato da
Ryan. Sapeva che quella ragazza aveva in sé la forza della
tigre e per
quell’unica ragione non si sarebbe mai suicidata, qualunque
motivo potesse
avere o quanta disperazione potesse provare. Era semplicemente troppo
forte.
Era una MewMew.
Entrarono
nelm lussuoso atrio
dell’hotel a cinque stelle e si diressero al bancone della
reception dove
vennero calorosamente accolte da Erik.
--Come
posso aiutarvi?-- chiese il
ragazzo sfoderando uno dei suoi cordiali sorrisi.
--Vorremmo
vedere la signorina Iris,
sa se è in casa?-- chiese Mina con rispondendo senza
allegria.
Inaspettatamente,
il giovane si
imbronciò.
--Mi
dispiace, non è nel suo
appartamento.-- rispose, i tono tagliato dalla gelosia. --È
fuori città con un
amico, mi ha telefonato per avvertire la scuola che sarebbe stata
assente per
un po’.--
Le
MewMew si scambiarono sguardi
sorpresi.
--In
ogni caso...-- riprese Pam. --Abbiamo
bisogno di salire nel suo appartamento per prendere il suo cucciolo, ce
lo ha
chiesto lei.--
Erik
si strinse nelle spalle e diede
loro la chiave; conosceva quelle ragazze, quindi non c’era
motivo di
preoccuparsi.
Le
cinque lo salutarono cordialmente
e si avviarono alle scale. Dopo pochi gradini all’insegna del
mutismo il
piccolo Masha infranse il silenzio portandosi di botto davanti a loro.
--Alieno,
alieno!-- strillò tremante
volando a destra e a sinistra.
Le
ragazze reagirono all’unisono,
come sempre.
--Mewberry...--
--Mewmina...--
--Mewlory...--
--Mewpaddy...--
--Mewpam...--
--METAMORFOSI!!!--
Poi
si lanciarono in corsa su per le
scale il più velocemente possibile.
--Cosa
ci fanno gli alieni a casa
Iris?-- chiese Mewmina alle compagne, volando davanti a loro.
--Dubito
che siano venuti a
riprendersi il cucciolo...-- osservò la Mewlupo senza
fermarsi.
--Ma
allora cosa vogliono? Ora che
Iris non c’è più_--
--Smettila
di dire sciocchezze,
Lory!-- strillò Mewberry. --Lei è viva, ve lo
volete mettere in testa? Ryan ha
solo vi visto il segnale scomparire, e poi non ha più
controllato. Per quanto
ne sappiamo potrebbe essere stata rapita di nuovo, o chissà
cos’altro!--
--Beh,
visto che Ryan non riattacca
il programma che dovrebbe monitorarla c’è un solo
modo per venirne a capo!--
sentenziò Mewpam allungando il passo e troncando
così la discussione.
Le
cinque arrivarono davanti alla porta,
il respiro leggermente affannato, e si fermarono esitanti. La leader
delle
MewMew allungò timorosamente una mano verso la maniglia
dorata, ma prima che
potesse anche solo sfiorarla i battenti si spalancarono. Una lama di
luce
pulita squarciò il corridoio ombroso, mentre
l’ombra di una figura femminile si
delinava in mezzo ai raggi del sole pomeridiano.
Iris,
trasformata da MewMew, fece
scattare le orecchie e ondeggiare lievemente la coda tigrata.
--Ragazze!--
trillò al massimo della
gioia allargando le braccia, la bocca curvata in un sorriso sincero.
Mewberry
non si potè trattenere e si
lanciò verso l’amica. Le due si abbracciarono
sulla soglia di casa, le mani strette le une nelle altre,
l’una facendo
le fusa, l’altra miagolando, inginocchiate sul freddo
pavimento di marmo.
Attorno a loro si strinsero anche le altre quattro, gli occhi lucidi di
felicità.
In
quel momento apparve Kish, i Sai
in mano puntati contro le MewMew.
Mewpaddy
lanciò uno strillo che
allarmò le compagne e due di loro reagirono fulminee.
--Fiocco
d’Azione!--
--Fiocco
d’Energia!--
--NO!--
Troppo
tardi.
L’alieno
schivò abilmente la
frustata, ma il dardo di luce lo ferì ad una spalla con
violenza, mettendolo in
ginocchio.
--NO!--
gridò ancora Mewiris, mettendosi
fra lui e le compagne. --Ma siete del tutto impazzite?--
Nella
gola della ragazza riecheggiò
un ruggito rabbioso al quale Mewpam rispose con un ringhio ostile.
Mewlory
gemette orripilata e si portò una mano alla bocca. Per
alcuni minuti fu il
nulla, poi un gemito ruppe il silenzio.
--Kish!--
La Mewtigre volse le spalle
alle compagne e gli andò vicino, inginocchiandosi al suo
fianco. --Come stai?--
Lui
la guardò attraverso gli occhi
socchiusi e le sorrise, facendo sparire l’ansia dalle stelle
della ragazza. Le
loro labbra si sfiorarono con affetto.
--Ah!--
esclamò Mewpaddy scoppiando a
ridere. --Questa è nuova però!--
Mewiris
spostò lo sguardo a terra, le
guance in fiamme.
--Mi
sa che ci devi delle
spiegazioni...-- rincarò Mewberry incredula.
L’alieno
annuì. ..Propongo di farlo
in condizioni più civili.--
Si
alzò con eleganza e fece sparire i
Sai, invitando le ragazze a fare lo stesso.
Pochi
minuti dopo erano tutti
comodamente seduti in salotto, gli sguardi guizzanti e pieni di domande.
Iris
guardò di sottecchi le amiche,
senza osare incrociare gli occhi di Strawberry.
Ma
questa comprese l’imbarazzo
dell’amica e le sorrise rassicurante per poi dirle: --Sono
così contenta che tu
sia viva!--
L’altra
alzò di scatto la testa, le iridi
pervase di perplessità. --Cosa? Che vuol dire?--
--Ma
sì, dai!-- trillò Paddy. --Ryan
ha visto il tuo segnale sparire, e abbiamo pensato che fossi morta!--
--Sul
serio?-- chiese stupita la
Mewtigre aggrottando le sopracciglia.
--Certo.--
confermò Mina. --Dato che
Masha si era messo a strillare che eri in pericolo, che altro potevamo
pensare?--
Lei
non rispose, ma il suo silenzio
fu colmato dalla risata di Kish.
--Beh,
che c’è?-- chiese in risposta
agli sguardi stupiti delle ragazze. --Trovo buffo il malinteso. Volete
sentire
le storia?--
--No!--
disse inaspettatamente Iris.
--Per favore, non dire_--
--Buona,
buona.-- la interruppe lui.
--Sono tue amiche, capiranno... Allora, la mia dolcezza qui presente
è scappata
dal caffè dopo lo sfogo di Ryan, che era furibondo per
quella faccenda
dell’Acqua Cristallo sottomarina. L’ho trovata e
lei mi ha sfidato a duello.
Stava per farsi ammazzare, ma non so come siamo riusciti ad evitare la
tragedia...--
--Hai
cercato di ucciderla?!-- saltò
su Strawberry, furibonda.
--No...--
accennò Iris con voce
flebile. --Ero io che cercavo di morire.--
Le
MewMew rimasero soprese, ma
l’alieno precedette le loro domande riprendendo il racconto
con la stessa
leggerezza di prima.
--Conunque,
evitata la catastrofe del
suicidio, mi è svenuta tra le braccia con tipo quaranta di
febbre. Allora mi
sono teletrasportato qui e con l’aiuto di Pai e Tart le ho
fatto passare la
malattia. Adesso sta meglio, ma ha ancora un po’ di mal di
gola.--
--Capisco...--
commentò Pam tirando
le conclusioni. --Masha ci ha avvisate del pericolo quando lei stava
per morire
e il segnale è scomparso in conseguenza del teletrasporto.--
Lory
scosse piano la testa. --Non
avevamo capito niente...--
Strawberry
si alzò e abbracciò
l’amica.
--Lo
sapevo che eri viva.-- le
confessò all’orecchio stringendola con forza.
--Sapevo che non avresti ceduto
alle cattiverie che ti ha detto Ryan.--
Iris
si incupì.
--Mi
odia, non è vero?-- chiese alle
compagne, gli occhi umidi nascosti dalla frangetta che le celava il
viso chino.
Le
cinque si scambiarono uno sguardo
imbarazzato.
--Ma
certo che no.-- decise di
rassicurarla Pam. Non era certa che fosse la verità, ma
qualcosa nel suo cuore
le impediva di pensare che Ryan potesse essere così crudele.
--Era solo
arrabbiato, figurati! Pensa che è stato lui a dirci che non
crede alle
coincidenze, il giorno dell’ultima battaglia. Come potrebbe
credere che tu sia
un errore?--
--Ma
quello che ha detto_--
Strawberry
interruppe la protesta
dell’amica sul nascere. --Te lo ripeto: era solo arrabbiato.--
Le
due feline si strinsero di più
l’una all’altra. Poi Iris aggrottò la
fronte.
--Kish,
ma come sai dell’Acqua
Cristallo sottomarina? Mica te ne ho parlato!--
L’alieno
distolse lo sguardo.
--Ma
scusa, non ti sei fatta
raccontare quello che ti è successo dopo lo svenimento?--
chiese Pam all’amica.
--No,
era occupata a farmi le fusa.--
rise l’alieno.
--Kish!--
le orecchie di Iris
seguirono l’esempio delle guance, infiammandosi subito.
--Le
tigri fanno le fusa?-- domandò
Paddy estremamente incuriosita.
--Non
che non sia interessata... ma
torniamo al discorso originale.-- sentenziò Mina
rivolgendosi all’alieno.
--Come sapevate tutto?--
--Abbiamo
delle telecamere piazzate
nello studio di Ryan, ma le abbiamo già spente. E non
andremo a cercare l’Acqua
Cristallo in fondo al mare. Abbiamo visto che non si può
scindere e sappiamo
bene che la Terra non ne può perdere tanta.-- disse lui
tutto d’un fiato per
tranquillizzare le ragazze.
Pam
sorrise, poi si avviò alla porta
seguita dalle compagne.
--Andiamo
a dire agli altri che stai
bene.-- annunciò. --Magari passiamo domani, ok?--
--Certo.--
annuì la Mewtigre.
*****
--Kish,
ma dovevi proprio dire alle ragazze
che ti faccio le fusa?-- si lamentò Iris per
l’ennesima volta.
--Uffa!
Ti ho detto che volevo solo
divertirmi... muoviti, sennò ti fai il bagno con
l’acqua fredda!-- la rimbrottò
quello.
Lei
gli fece la linguaccia, poi lo
chiuse fuori e si infilò nella vasca. Si lasciò
sprofondare fino alle spalle
godendo il tepore dell’acqua calda che le massaggiava la pelle nuda. Sospirò e
cercò di rilassarsi per riordinare
i pensieri.
Non
le era stato facile confessare
alle ragazze che aveva cercato di suicidarsi. O meglio, di indurre
qualcuno a
farla fuori; non le piaceva il suono della parola suicidio. Se ne
vergognava
così tanto... si rendeva perfettamente conto di averlo fatto
in un momento di
debolezza, ma per lei rimaneva comunque un patetico atto di codardia.
La vertià
è che aveva temuto di perdere tutto, e lei sentiva di non
poter sopportare una
vita senza le MewMew, tornando a quell’esistenza rassegnata
che conduceva
prima: come una vita senz’anima. Per fortuna le sue amiche
avevano capito
subito e non avevano fatto troppe domande.
Si
immerse del tutto nel’acqua
tiepida, lasciando che i capelli castani le danzassero attorno al viso
per un
po’. Si stupì del tempo in cui riuscì a
stare in apnea.
“Un
altro effetto dell’Acqua
Cristallo.” commentò tra sé e
sé mentre usciva dalla vasca mentre si avvolgeva
un asciugamano attorno al corpo snello.
Si
diede una spazzolata ai capelli,
ma improvvisamente la sensazione di essere osservata la
colpì forte. Si volse
di scatto e si ritrovò faccia a faccia con Kish, a pochi
passi da lei, che la
guardava con un’espressione inequivocabile.
--Carina...--
mormorò lascivo, gli
occhi accesi e ardenti.
Il
commento la imbarazzò a tal punto
che le spuntarono orecchie e coda tigrate.
“Dannata
AcquaMew!”
L’alieno
le si avvicinò,
accarezzandole le orecchie morbide.
--Vediamo
un po’ come stai senza
questo coso addosso...-- sussurrò piano, ma lei lo
sentì comunque.
Anzi,
fin troppo bene... le sue
guance si colorarono di fuoco, gli occhi scintillarono per
l’imbarazzo e il
timore. Ma Kish scoppiò a ridere, divertito.
--Scherzavo,
dolcezza! Ci vediamo in
camera...-- aggiunse malizioso prima di sparire.
Iris
ricominciò a respirare
all’improvviso e lo sguardo le cadde sulla corta sottoveste
nera senza
spalline, scollata fino a metà schiena e con dei laccetti
sul corpetto che
aveva deciso di mettersi quella sera. Le venne voglia di andare
nell’armadio
per sciegliere qualcosa di meno provocante, ma passare di nuovo davanti
all’alieno in asciugamano era decisamente peggio.
Sbuffò rassegnata e si mise
la sottoveste con una vena di inquietudine, orecchie e coda ancora
scomodamente
presenti, poi si avviò a passo felpato verso la sua stanza.
Non fece in tempo
ad oltrepassarne la soglia che subito rabbrividì per il
contatto della sua
pelle con il muro gelido.
--Hai
deciso di provocarmi,
angioletto?-- le chiese l’alieno a un soffio dalla sua pelle,
inchiodandola col
suo corpo contro la parete.
La
ragazza cercò di liberarsi, ma Kish
le aveva bloccato i polsi sopra la testa con una mano sola. Si
chinò su di lei
e le baciò la gola disegnandone il profilo con le labbra.
Risalì lento lungo il
contorno del viso fino alla sua bocca appena socchiusa.
A
quel nuovo bacio, Iris si accorse
di fare le fusa, sebbene involintariamente. Lo sentì
sorridere soddisfatto, poi
di nuovo i canini appuntiti su chiusero delicatamente sul lato del suo
collo,
strappandole un gemito. Avvertì le dita scorrere insinuanti
sui sottili lacci
del corpetto mentre l’altra mano le accarezzava piano la
schiena, punto
piuttosto sensibile. La testa prese a girarle e socchiuse di
più gli occhi.
L’alieno
si permise un secondo
sorrisino e si mosse verso il letto, trascinandola con sé.
La costrinse a
stendersi tra i cuscini e si mise a fluttuare a pochi centimetri dal
suo corpo,
abbastanza vicino da tenerla in trappola, abbastanza lontano da farla
rabbrividire per l’assenza del suo calore. Fece scorrere le
dita sul sottile
velo di seta che lo separava dalla sua pelle morbida e le morse di
nuovo la
gola con delicatezza, assaporando il leggero tremore che faceva da
sottofondo.
La sentiva arrendersi lentamente, con riluttanza ma senza poter
effettivamente
resistere.
--Kish...--
La
costrinse al silenzio con un
bacio, una mano che le massaggiava piano il collo per tenerla sotto di
sé.
La
ragazza ricambiò il gesto con
trasporto senza rendersene davvero conto, il corpo che ubbidiva
più alle
carezze di lui anziché al suo pensiero. La ragione era
completamente annullata,
prigioniera di una nebbia di piacere.
Lui
le liberò le labbra, riprendendo
a leccarle il collo e le spalle. Le sentiva la gola tremare, scossa da
quelle
fusa leggere che sembravano voler minare il suo autocontrollo.
Lasciò le dita a
giocherellare con i lacci che trattenevano la seta sulla pelle di lei,
la mente
concentrata sul respiro leggermente affannoso, il cuore che batteve
forte nel
petto di entrambi. Le prese una mano, fresca, e gliela baciò
leggermente
sfiorandola appena con le labbra.
Iris
gli sorrise dolcemente e gli
accarezzò il viso accaldato sentendo il suo respiro sulle
dita. La mente ancora
non realizzava, il corpo sotto il completo controllo della
malìa e del
desiderio che accendevano quegli occhi dorati. Non c’era
ipnosi stavolta.
Sospirò quando sentì le mani di lui scorrerle
sulle spalle e le braccia,
gemette piano quando le morse la gola con i denti affilati senza farle
male. Se
quelle sensazioni non fossero state così reali avrebbe
pensato di sognare... la
distanza tra loro le sembrò troppa e gli allacciò
le braccia dietro al collo,
stringendolo a sé.
--Dolcezza,
che ti prende?-- le
chiese sorpreso, anche se non dispiaciuto.
Lei
non rispose e rafforzò
l’abbraccio tremando leggermente.
--Ho
paura, Kish...-- esalò la
ragazza, che ora somigliava davvero a una micetta spaurita.
--Paura?
Non devi...-- la rassicurò
quello senza abbandonare il sorriso malizioso. --Sarò il
più delicato
possibile, giuro.--
--N–non...
non è questo... non del
tutto...-- balbettò lei, la voce che tremava un
po’ per l’imbarazzo e un po’ per
le lacrime che stava ricacciando in gola.
--Ma
allora che c’è?-- le chiese il
ragazzo perplesso.
--Io...
oh, Kish, ho paura che tu
sparisca! Che tutto questo sia solo un’illusione,
nient’altro che un sogno...
non potrei tornare quella di prima, morirei!--
Ecco,
l’aveva detto. Sì sentì
improvvisamente più leggera, anche se la paura
bruciò più forte: perché ora
sarebbe arrivata la risposta… e poi sarebbe arrivata anche
per la domanda che
la stava uccidendo dentro.
L’alieno
le scoccò dolcemente un
bacio sul naso. --Buona, piccola. È tutto vero,
stupendamente reale.--
La
ragazza però non si calmò, non
ancora. C’era un ultimo dubbio...
--Resterai
qui?-- esalò, per poi
cominciare a trattenere il fiato mentre aspettava una risposta.
Kish
chiuse gli occhi e si staccò
leggermente da lei. Quella promessa non poteva mantenerla.
Perché una parte di
lui, piccola ma esistente, voleva tornare sul suo pianeta finalmente in
pace e
risanato.
--Io...
non credo di poterlo fare,
dolcezza.--
--Cosa?
Ma...-- la MewMew
s’interruppe, poi riprese. --Vuoi
tornare a casa, non è vero?--
Lui
annuì, lo sguardo pentito e
imbarazzato.
--Kish...
resterai con me?-- c’era
una nota struggente potente in quella domanda.
Kish
la guardò con gli occhi umidi.
--Vorrei, angioletto... dico sul serio. Mi credi?--
--Ti
credo, Kish. Ti amo.-- parole
sincere.
La
MewMew lo baciò delicatamente ma
con passione come solo lei sapeva fare.
--Verrò
con te.-- decise, separandosi
appena per poi rincominciare.
Lui,
sorpreso, si staccò. --Che
cosa?--
La
ragazza prese un grosso respiro,
chiamando a sé la forza per pronunciare quelle parole
definitive. --Ho detto
che verrò con te. Quando dovrete partire, intendo... beh, io
sarò con voi.--
Kish
sentì la gioia montare, ma cercò
di ricacciarla indietro finchè la cosa non fosse stata
certa. --Iris... sei
certa? Non è una decisione facile da prendere su due piedi.--
--Non
c’è nulla che mi trattenga
qui.-- ribattè lei, con tono amaro.
--E
le MewMew? I tuoi genitori, la
tua vita?-- le fece presente il ragazzo. Nonostante il suo cuore gli
stesse
urlando di non fare domande, lui sapeva che era giusto farle capire
quello che
avrebbe abbandonato per sempre.
Ma
Iris ribattè, risoluta: --La mia
vita è con te, i miei genitori non li vedo mai. Le MewMew...
diciamo che si saranno
liberate di un errore.--
L’alieno
la fissò negli occhi,
cercando di penetrare quella luminosa coltre di stelle. Non vide
neppure
l’ombra di un dubbio, solo una sgargiante determinazione.
--Oh,
dolcezza!-- mormorò all’apice
della gioia, rammaricandosi solo del costante turbamento che il
discorso di
Ryan cotinuava a provocarle.
L’abbracciò
con forza, talmente
veloce da farla ricadere tra i cuscini e le lenzuola. Lei
ricambiò la stretta e
lo baciò ancora, corrisposta, azzerando la
razionalità di entrambi. Le labbra
di Kish scivolarono più in basso, oltre la gola, inciampando
nei lacci ormai
lenti della sottoveste. Non si accorse di fare le fusa più
intensamente, non
notò neppure la comparsa di orecchie e coda tigrate.
Kish
le baciò le labbra un secondo,
giusto il tempo di farle girare la testa del tutto, poi di nuovo la
gola
strappandole un sospiro. Lasciò che le mani vagassero
carezzevoli sul fisico
morbido della ragazza; le spalle, la schiena, i fianchi, le gambe. La
pelle era
chiara, morbida e soffice come velluto. L’alieno
avvertì dita di lei sfiorargli
timide il viso, disegnandone i lineamenti con quel tocco cauto.
Iris
lo sentì sospirare e curvò le
labbra in un sorriso sottile, godendosi le coccole che riceveva in
cambio di
quel contatto appena accennato. Gli sfiorò le braccia che le
massaggiavano la
schiena con la coda, facendogli il solletico, e lui si
vendicò mordendola sotto
la gola lasciando il segno dei canini appuntiti. La ragazza lo
guardò male, gli
occhi blu stellati di sorrisi, e lui le scoccò uno sguardo
malizioso mordendosi
le labbra.
Kish
la udì ridere e le si stese
accanto accogliendola tra le sue braccia, poi le cinse i fianchi e
prese a
baciarla dietro il collo. Sentiva i birividi che le scorrevano sulla
schiena, i
loro cuori l’uno contro l’altro che battevano
all’unisono, così forte che si
potevano sentire attraverso la pelle scandendo il ritmo dei loro baci
assieme
alle fusa di lei. Iris gli posò la testa sul petto e lui le
baciò i capelli
lucidi e morbidi. E il sonno li avvolse.
ANGOLETTO!
Allora, piaciuto? Sono
convinta che Iris e Kish siano molto
coccolosi in questo pezzo… nel prossimo capitolo vedremo la
reazione delle
MewMew alla scelta di Iris! Commentino?
Clarisse
|
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Capitolo 23 *** The dream that cannot come true ***
Accidenti gente, che ritardo
mostruoso! I’m so very very sorry… è
proprio duro aggiornare con puntualità quando si ha la
scuola di mezzo! Comunque
finalmente sono tornata, e anche più allegra: mi sono
riadattata alla scuola
italiana e adesso è molto più facile tenere il
passo. Chiaro, non è semplice,
però è fattibile. Per festeggiare il 1°
Novembre, ecco il nuovo capitolo!
Miss Giulietta:
greetings to you, Miss Juliet, perché
continui a seguirmi! Già, le MewMew
sono state molto contente
di sapere che la loro compagna sta bene… si erano prese una
paura! Non essere
troppo gelosa di Iris, il suo trasferimento non sarà tutto
rose e fiori: prima
di tutto ci sarà la reazione delle Mew (che, come hai
indovinato, non sarà
esattamente entusiasta) e poi anche altre questioni in sospeso. Inoltre
mi
scuso tantissimo per il ritardo, sono consapevole di averci messo
davvero
troppo… prometto di migliorare! Grazie mille per i
complimenti.
tYTy: mah, non
bisognerà fidarsi del tuo giudizio ma per ora la tua
opinione del mio stile è
migliore della mia! Ma io non ho una grande autostima, quindi non
faccio testo!
Purtroppo stavolta sono in ritardo (la vita si mette in mezzo!),
comunque ci
sono! Il Don Giovanni lo conosco, stiamo studiando l’opera in
spagnolo. Ora,
passiamo al capitolo. Kyle ci ha preso con la sua interpretazione, che
tornerà
utile più avanti… Ryan resterà
ghiacciolo ancora per un po’, ma alla fine si
darà una regolata (in seguito a degli schiaffi in
realtà! Hihi!). Non essere
troppo gelosa di Iris, il suo trasferimento non sarà
semplice: ci sarà ancora
da combattere! Povera ragazza, quante gliene faccio passare…
secondo me mi
vuole fare a fette!
neko_girl96: scusa,
sono consapevole del mio ritardo… cercherò di
fare meglio, prometto! Sono contenta
che la storia si legga bene anche tutta d’un pezzo, e sono
contenta che ti sia
piaciuta!
The dream that
cannot come true
Le
MewMew tornarono, come promesso.
Fu Mina ad accorgersi che l’amica sembrava turbata.
--Che
cosa ti prende, Iris?-- chiese
all’amica portandola lontano dal salotto.
Voleva
che parlasse liberamente,
senza farsi intimorire da tutte quelle altre.
--Non
capisco cosa intendi...-- tentò
l’altra, ma la Mewlorichetto l’interruppe.
--Puoi
prendere in giro le altre, non
me. Si vede che sei felice per qualcosa, ma allo stesso tempo sembri
essere in
imbarazzo con noi... ci devi dire qualcosa?-- proferì la
compagna dimostrando
la sua capacità d’intuizione.
--Mina...
io_-- cominciò la Mewtigre,
esitando mentre cercava le parole adatte per continuare.
--C’entra
Kish?-- incalzò l’altra con
sagacia.
--Sì.--
si limitò a rispondere la
ragazza dagli occhi blu.
--C’entriamo
noi?-- continuò a
chiedere la ballerina.
--Vi
riguarda, ma di margine.-- disse
l’altra enigmatica, dopo aver riflettuto un attimo.
Gli
occhi della ragazza si accigliarono.
--Iris, non ho voglia di cavarti ogni lettera di bocca. O me lo dici
oppure
no.--
La
Mewtigre prese un grosso respiro e
raccolse il suo coraggio. Glielo doveva.
--Quando
Kish se ne andrà... quando
tornerà a casa... partirò con lui.--
--COSA?!--
Le
altre MewMew sobbalzarono al grido
di Mina e si avvicinarono alla porta aperta della stanza in cui le due
si erano
rintanate. Kish si unì a loro, curioso.
--Ma
sei impazzita?-- stava dicendo
Mina, senza smettere di urlare.
Iris,
irritata dallo sfogo
dell’altra, alzò la voce istintivamente. --Ho
detto che la cosa non è affar
vostro.--
--Come
puoi dire una cosa del genere!
Siamo una squadra, ricordi?-- le sbattè in faccia la
Mewlorichetto.
--No,
non è vero!-- replicò Iris, ma
la voce le si venò di dolore stavolta. --Voi siete la
squadra, io sono
l’errore!--
Ancora
con quella storia? Ma come
poteva non capire che loro la consideravano parte del grupp? --Ryan non
diceva
sul serio!--
--Era
serissimo, invece.-- la
contraddì l’altra
Mina
scosse il capo. No, non poteva
andarsene davvero… --Ma non puoi andartene, non puoi
abbandonarci così!--
La
mano di Iris scattò in un gesto di
stizza. --Non vi sto abbandonando, sto solo facendo quello che voglio
fare.--
--È
per lui, non è vero? Non ne vale
la pena.-- le gridò contro la ballerina.
E
qui la rabbia montò nel sangue
della ragazza. --Non ripeterlo! Ne vale la pena eccome... è
stato lui a
salvarmi dal dolore che avevo dentro, senza di lui sarei morta!--
--Non
puoi mollare tutto per lui!--
insistè la moretta.
Gli
occhi blu di lei s’inumidirono, e
una lacrima scivolò traditrice lungo la guancia.
--È proprio questo il punto: lui
è tutto per me!--
--Iris,
ti prego ripensaci!-- Mina
prese l’amica per le spalle, stringendo forte.
Kish,
che era rimasto in disparte con
le altre ragazze fino a quel momento, decise di intervenire.
--Lasciala!--
ordinò alla ragazza,
avvicinadosi alle due.
La
Mewlorichetto rimase come
folgorata, tornando alla realtà all’improvviso.
Mollò la presa e fece tre passi
indietro. Subito le altre MewMew la affiancarono.
Iris
si rifugiò tra le braccia di
Kish, stringendosi a lui come per rifugiarsi in un castello.
--È
vero?-- chiese Pam, gli occhi
increduli fissi sull’amica. --Te ne andrai sul serio?--
--Sì...--
--NO!--
esplose Paddy. --Non puoi
andartene, noi abbiamo bisogno di te!--
--Non
è vero, ce la farete da
sole...-- ribattè Iris scuotendo la testa.
--Ripensaci!--
insistè Mina. --Gli
alieni ti uccideranno non appena metterai piede sulla loro terra. Ti
odieranno!--
Alla
prospettiva le mancò la voce, la
replica le uscì incerta. --No, noi... un modo per...--
--Iris!--
implorò Strawberry con
angoscia. --Ti prego...--
--Basta!--
intimò Kish urlando. --Ma
non vedete che le state facendo male?--
La
Mewtigre, infatti, stava tremando
nel tentativo di trattenere le lacrime e aveva le mani sulle orecchie.
L’alieno
l’abbracciò forte e si teletrasportò
con lei per poi riapparire dopo pochi
secondi di nuovo di fronte alle MewMew.
--Siete
impazzite?-- sbraitò. --Così
rendete tutto più difficile, la fate solo soffrire!--
--Ma
lei è una di noi. È una MewMew! Non
possiamo lasciarla andare!-- obiettò Strawberry.
--È
una sua decisione, non vostra!--
puntualizzò il ragazzo.
--Ma...--
--Basta.--
interruppe Pam, la voce
piatta e atona. --Ha ragione, la scelta è di Iris. Se
seguirlo è quello che
vuole, bene, non sono affari nostri. E tu...-- aggiunse poi,
rivolgendosi
all’alieno. --Falle del male e ne risponderai a me!--
Kish
sogghignò mentre lo scenario
attorno a lui cambiava, trasformandosi in quello ombroso e chiuso della
navicella aliena. Iris se ne stava seduta al tavolo, la testa tra le
mani e gli
occhi chiusi, con Tart che le accarezzava i capelli fluttuando a
mezz’aria
accanto a lei. Prima che potesse muovere un passo, Pai comparve alle
sue
spalle.
--Posso
dirti due parole?-- gli
disse.
Lui
annuì e lo seguì in un’altra
stanza. Entrò, chiudendosi la porta alle spalle.
--Non
so come dirtelo...-- cominciò
il fratello.
--Dimmelo
e basta, rendi la vita più
semplice a entrambi.-- lo canzonò l’altro senza
abbandonare il sorriso.
--Bene.
Ma poi non venirmi a dire che
non ho tatto.-- fece un respiro e continuò. --Non
può partire con noi.--
Kish
ebbe bisogno di un secondo per
assorbire la novità.
--Tu
vaneggi!-- imprecò poi,
incredulo. Non poteva essere vero… --Se è per il
gruppo, non è un problema. Ho
parlato con le MewMew e Pam ha convinto le altre a lasciarla fare.--
--Non
è questo.-- ammise Pai,
cercando di arrivare al fulcro della discussione nel modo
più rapido e indolore
possibile. --Tu lo sai che i nostri la uccideranno
all’istante; è una
terrestre.--
--Possiamo
trovare un modo...--
replicò l’altro mentre la sua mente lavorava a
razzo. --La faremo arrivare
trasformata e le faremo liberare l’energia che troveremo per
sistemare il
nostro ecosistema. La considereranno la nostra salvatrice e ci
lasceranno in
pace.--
Pai
ci pensò su per un attimo. --Sì,
può funzionare... ma c’è il rischio che
muoia ancora prima di arrivare a
casa.--
Alla
prospettiva Kish sentì un nodo
alla gola. --Non capisco...--
--Non
dirmi che non hai l’hai
notato... no, forse no... in ogni caso, ho fatto delle analisi
approfondite su
di lei. Non capivo perché reagisse all’Acqua
Cristallo in modo diverso dalle
altre MewMew, e volevo vederci chiaro. Non ho trovato la risposta alla
mia
domanda principale, ma le mie scoperte sono state piuttosto
interessanti... Il
DNA della tigre bianca che le è stato somministrato,
oltretutto in gran parte,
si è interamente fuso con la sua struttura genetica iniziale
a causa delle
numerose esposizioni all’Acqua Cristallo. In altre parole,
è troppo forte per
essere ignorato. Questo fatto incrementa l’influenza di esso
nella sua vita:
mutamenti fisici, già avvenuti stando ai racconti, aumento
dei poteri... E,
logicamente, effetti collaterali intensificati. Iris è
troppo legata al pianeta
Terra, il solo mettere piede in un’altra dimensione la fa
star male. Figurati
allontanarsi fino a un’altra galassia! La ucciderebbe... e
oltretutto rimane
con un organismo di base umano, inadatto alla vita sul nostro pianeta.--
Kish
chiuse gli occhi d’oro, cercando
disperatamente una scappatoia. --Non può essere
così, mi rifiuto di credere che
non esista una soluzione!--
--Purtroppo
è la realtà...-- proferì
il fratello abbassando il capo e mise una mano sulla spalla
dell’altro per
confortarlo.
--Ma
non ha senso... potrebbe non
avere i problemi di lontananza, potrebbe non soffrire il distacco
perché se ne
vuole andare! Non può essere grave come dici!--
imprecò il ragazzo, liberandosi
dalla presa gentile del fratello con uno scrollone.
--Sì
Kish, È grave.--
insistè l’altro con decisione. --Anche se le mie
supposizioni sulla separazione dalla Terra fossero sbagliate, non
c’è ossigeno
nella nostra atmosfera. Come pensi che riuscirà a
sopravvivere senza?--
Dalle
labbra, deformate dal dolore,
dell’alieno dagli occhi d’oro uscì un
ringhio. --Ci deve essere un modo...-- ribattè
stringendo i pugni. --Abbiamo un sacco di tempo, troveremo una
soluzione!--
Ma
il maggiore scosse la testa. --No,
non abbiamo più tempo. Non possiamo usare l’Acqua
Cristallo. Tra una settimana
partiremo in cerca di un’altra fonte di energia. Mi
dispiace.--
Kish
scosse la testa; nelle sue iridi
luccicanti di dolore salato si leggeva tutta la sua disperazione.
Sollevò
quello sguardo infranto sul fratello ed esalò: --Non posso
abbandonarla.--
Sul
viso di Pai apparve
un’espressione più dolce. Non capiva il fratello
adottivo, ma quegli occhi
disarmanti comunicavano ogni pensiero che lo stava tormentando.
In
quel momento la porta si spalancò
e Tart apparve sulla soglia, un’espressione preoccupata sul
suo viso di
ragazzino.
--Kish,
Iris non si sente tanto
bene.-- gemette. --È pallidissima, e mi dice di avere le
vertigini. Forse le
sta tornando la febbre… cosa facciamo?--
Gli
occhi viola di Pai cercarono
quelli ambrati del fratello adottivo. --Portala a casa sua.--
Kish
annuì, distrutto. La sua mente
aveva appena cominciato a realizzare la situazione, lasciandogli un
senso di
vuoto a riempirgli il petto. Tornò in salotto e fece come
gli veniva detto, il
cuore stretto in una morsa d’angoscia. Sapeva che Pai aveva
ragione: non poteva
portarla con sé se questo significava condannarla a morte.
Non poteva e non
voleva. Era giusto che lei avesse la possibilità di
scegliere e vivere, anche
se la cosa significava dividersi. Eppure la sicurezza di fare la cosa
giusta
non alleviava il dolore soffocante che gli squarciava il petto.
Perché lui non
voleva abbandonarla... sapeva che l’avrebbe ferita nel
profondo... rinunciava a
tutto per seguirlo e all’ultimo lui si trovava costretto a
lasciarla indietro.
“Non
è giusto...” si disse mentre la
stendeva sul letto con delicatezza. “Perché deve
essere proprio lei quella
ipersensibile? Perché proprio lei che vuole restare con me?
L’unica che io...
no, non vale...”
Eppure
doveva farlo. Doveva accettare
realtà e perderla, nonostante i suoi sentimenti gli
gridassero il contrario.
*****
Iris
si svegliò nel suo letto,
parecchie ore dopo, i ricordi confusi e la testa che ancora girava.
Si
tirò su e realizzò di essere nel
suo letto, incapace di rievocare l’esatta sequenza di eventi
che ce l’avessero
portata. Sbattè le palpebre un paio di volte, e quando
posò lo sguardo sulla
stanza trovò Kish al suo fianco. Cominciò a
sorridere, ma poi la gioia le morì
sulle labbra: in quegli occhi d’oro c’era un
tormento che non ci sarebbe dovuto
essere.
--Sono
contento di vedere che stai
meglio.-- le disse lui distraendola dai suoi pensieri. Non sorrideva
con la
luce che ricordava lei, come se qualcosa si fosse estinto.
..Che
succede?-- gli chiese
direttamente.
L’alieno
si adombrò. Doveva
dirglielo, glielo doveva. Prima avrebbe saputo, prima avrebbe accettato.
--Dolcezza...--
cominciò, la voce
impastata dalle sue emozioni contrastanti. --Pai a trovato delle
complicazioni
per quanto riguarda il tuo... trasferimento.--
La
MewMew ignorò il brutto presentimento
che la morse dentro. --Continua.--
Kish
la guardò in tralice prima di
continuare. Sembrava tranquila. --Sì, insomma, lui... vuole
che ti lasci
indietro.--
--Ma
tu non lo farai... vero?--
Il
silenzio di lui vanificò le
speranze.
Iris,
sotto shock, cominciò a
scuotere la testa. --No, no... se è per le ragazze digli che
non mi importa,
io...--
--Non
è solo questo.-- la interruppe
Kish straziato. --Sei troppo legata alla Terra per vivere da
un’altra parte. E
poi sei una terrestre, nonostante tu sia anche una MewMew. Nella nostra
atmosfera non c’è ossigeno a sufficienza per il
tuo organismo. Senza contare
che i miei compatrioti potrebbero decidere di ammazzarti
sedutastante.-- la
guardò con dolcezza, cercando disperatamente di mostrarsi
deciso di fronte a
quegli occhi lucidi. --Prova a capire, ti prego... non potrei
sopportare di
vederti morire sotto i miei occhi sapendo che è la colpa
è solo ed
escusivamente mia.--
--E
preferisci abbandonarmi?--
gemette Iris scuotendo ancora la testa, incredula.
--Non
credere che sia facile per me,
non ho altra scelta.-- le ribadì l’alieno
implorante.
E
la MewMew perse il controllo.
--NO!-- urlò. --Non puoi farmi questo! Non lasciarmi qui...--
--Non
ho altra scelta!--
Kish
rimase immobile a fissare le
lacrime di lei scivolarle lungo le guance nivee per poi infrangersi tra
le
coperte con un morbido tonfo attutito. Era distrutta, poteva vederlo
nelle
stelle morenti nei suoi occhi notturni. Questo era troppo persino per
lei,
nonostante la forza che la tigre bianca poteva infonderle. Aveva
già affrontato
le dure parole di Ryan e l’opposizione delle amiche,
cavandosela solo grazie a
lui. E ora che lui, la sua ancora di salvezza se ne andava, per lei non
ci
sarebbe stato più nulla.
Iris
scosse ancora la testa, mentre
tentava un’altra volta di ragionare. --Ti supplico, non
abbandonarmi. Io non
sono nulla senza di te, per favore! Resta con me...--
Kish
si sentì morire, ma cercò di
ostentare una decisione che non aveva. --Non posso. Tra una settimana
partiremo
per cercare fonti di energia su altri pianeti, dato che
l’Acqua Cristallo non
può essere utilizzata.--
La
MewMew impiegò qualche secondo a
capire; se ne stava andando. Stava partendo. La stava abbandonando.
--E
me lo dici così? Con questo tono
gelido?- sbottò.
Quello
strinse gli occhi per
nasconderle il suo dolore, scuotendo piano il capo. --Mi spiace. Non
posso fare
altrimenti. Io voglio salvare casa mia. Ho la mia vita là.--
--Ma
se tu te ne vai a me non resta
nulla! Senza te non sono nulla, ti sei dimenticato?--
Kish
ricordò il discorso che avevano
avuto quando lei si era svegliata dalla febbre. Scosse semplicemente la
testa
per scusarsi, incapace di parlare. Sapeva che aveva ragione, ma doveva
accettarlo, perché non c’era altro modo. Lui
voleva salvare il suo pianeta
d’origine, e per farlo doveva abbandonarla nonostante fosse
l’ultima cosa che volesse.
--Sai
che ti dico allora?-- sbraitò
Iris, intuendo il peggio dal suo silenzio. --Vattene, visto che ci
tieni
tanto!--
Kish
rimase interdetto per un attimo.
A questo era arrivato, il dolore? Fece un passo verso di lei, la bocca
socchiusa sull’inizio di parole con cui avrebbe cercato di
calmarla. Ma lei lo
zittì con un gesto e lo sbattè fuori dalla sua
camera senza troppi complimenti.
L’alieno
appoggiò il capo alla porta,
ascoltando la disperazione di lei attraverso il legno imbiancato. Una
disperazione che scendeva come una pugnalata fino al cuore, uccidendo
anche
lui. Si sedette contro la porta, accarezzando distrattamente il pelo
soffice di
Sky, appena accoccolatosi accanto a lui.
--Qualche
consiglio?-- chiese al
volpacchiotto.
Quello
uggiolò triste, poi tirò
l’alieno per una manica facendogli segno di seguirlo. Lo
condusse fino alla
camera degli ospiti, esattamente accanto a quella di Iris. Il messaggio
non
poteva essere più chiaro: non
andartene.
--Resterò
finchè posso.-- promise al
cucciolo, a lei, a sé stesso.
*****
Iris
era riuscita a smettere di
piangere solo da mezz’oretta. Starsene sdraiata in quel letto
vuoto la faceva
sentire ancora peggio, quindi decise di alzarsi. Prese
dall’armadio una
sottoveste a caso e se la infilò. Infondo era notte, e non
doveva andare da
nessuna parte. Si chiese se Kish se ne fosse davvero andato e si
sentì uno
schifo. Non avrebbe voluto gridargli quella frase e cacciarlo, ma aveva
perso
il controllo. Se lui l’avesse davvero presa sul serio? Se
quello fosse stato il
loro ultimo incontro? Con il cuore in pezzi si trascinò
fuori dalla stanza
decisa a farsi una tazza di latte caldo per calmare i nervi.
Un
uggiolio la bloccò a un passo
dalla soglia. Si volse e vide Sky davanti alla porta aperta della
stanza degli
ospiti che le faceva segno di avvicinarsi. Lei lo raggiunse, e allora
scorse
Kish addormentato sul letto. Fece un sorriso tenero e diede un bacetto
affettuoso tra le orecchie del volpacchiotto.
Attraversò
la stanza e accarezzò il
viso dell’alieno godendosi la sensazione della sua pelle
sotto le dita. Quella
sarebbe potuta essere l’ultima carezza che aveva la
possibilità di fargli.
Qualcosa in lei si ribellò. Non sarebbe finita
così. Forse sarebbe finita, ma
di certo non così. Prese coraggio e si stese accanto a lui,
rifugiandosi tra le
sue braccia e coprendo entrambi con le lenzuola. L’alieno si
svegliò e le
sorrise dolcemente.
--Hey
dolcezza...-- la salutò
stringendola a sé.
--Scusa
per prima.-- mormorò la
ragazza.
--Shh...
non importa, è tutto
passato.-- la rassicurò lui.
E,
in un certo senso, era tutto
passato davvero. Almeno per quanto riguardava la loro litigata, anche
tutto il
resto era ancora terribilmente reale. Ma per ora gli bastava averla tra
le
braccia. Le baciò dolcemente i capelli, e la ragazza
cercò la sua bocca.
Dapprima fu solo un bacio a fior di labbra ma poi si fece tutto
più
approfondito. La mente di entrambi si spense per un attimo. Quando
ricominciarono a ragionare, lei si ritrovò avvinghiata a lui.
--Kish...--
mormorò con il respiro
corto e le guance rosse. --Non voglio che finisca così...--
--Io
vorrei che non finisse.-- le
disse l’alieno guardandola con intensità.
Blu
e oro si fusero ancora, un
vortice di emozioni che tolse il fiato a entrambi e unì
nuovamente le loro
labbra in una passione che aumentava alla stessa velocità
dei battiti dei loro
cuori. Iris lasciò vagare le mani sul petto
dell’alieno, con una delicatezza
disarmante. Lui la fece stendere sopra di sé mentre faceva
scorrere le dita
sulla seta sottile della sottoveste. La baciò ancora,
corrisposto. La ragazza
gli allacciò le braccia al collo riducendo ancora le
già inesistenti distanze tra
i loro corpi e attirandolo ancora di più a sé.
Kish si staccò un secondo e
invertì le loro posizioni per poi accarezzarle la gola con
le labbra. Quando la
morse piano con i canini appuntiti le strappò un gemito. La
MewMew ormai non
capiva più niente, obbediva solo alle carezze
dell’alieno e al calore che
sentiva diffondersi dolcemente dentro di sé. Ma fu lui a
separarsi,
sciogliendosi da quell’abbraccio che entrambi sentivano
così giusto.
Per
un secondo, Kish ebbe voglia di
piangere. L’averla lì sotto di sé,
dolce e innocente, senza non poterla
prendere nonostante il desiderio fosse bruciante lo faceva impazzire.
Ma non
poteva toccarla. I loro destini erano troppo diversi per lasciarli
condividere
una cosa del genere.
--Non
posso.-- le disse semplicemente
con la voce che minacciava di spezzarsi, e osservò i suoi
occhi riempirsi di
lacrime silenziose.
--Hai
ragione.-- concordò con voce
disillusa. --Scusami. Non so cosa mi sia preso, io... non so... pensavo
che se
ti avessi dato quello che volevi non te ne saresti andato.--
--Dolcezza...
pensi davvero che è
solo questo che voglia?-- le chiese con un sorriso triste. --Non che
non sia
sulla mia lista... ma io voglio anche tutto il resto. Voglio guardarti
arrossire quando faccio un commento imbarazzante, voglio osservarti la
mattina
quando ti svegli abbracciata a me, voglio ammirarti la sera quando
sorridi
timida perché sei incuriosita dalla mia reazione a una delle
tue sottovesti,
voglio vedere i tuoi occhi accendersi quando ti dico che ti amo, voglio
sentire
il tuo corpo arrendersi al mio tocco, voglio prendere ogni delicata
carezza che
sceglierai di donarmi, voglio ascoltare il tuo respiro accelerare
quando sto
per baciarti, voglio udire la tua voce che canta ogni canzone che ti
passa per
la testa, voglio spiarti dal soffitto del palazzetto del ghiaccio
quando
pattini senza sapere che ci sono come ho sempre fatto. Voglio te,
totalmente e
completamente... ma non posso averti nonostante il desiderio. E non sai
quanto
la cosa mi uccida.--
Iris,
senza parole, gli accarezzò
silenziosa una guancia sorridendogli dolcemente. Le lacrime stavano
ancora
scendendo.
Poi
gli sorrise e gli rispose: --Ti
voglio anche io, allo stesso modo. Voglio tutto. Voglio vedere i tuoi
occhi
incendiarsi di malizia quando mi accarezzi, voglio ascoltarti sospirare
quando
ti sfioro, voglio sentire le tue mani quando mi abbracci i fianchi dopo
essere
comparso dal nulla, voglio guardare il tuo sorriso furbo mentre elabori
un
piano per giocare con me, voglio sorprendermi quando ti prendi cura di
me,
voglio abbracciarti la sera prima di addormentarmi, voglio svegliarti
con un
bacio ogni mattina, voglio accorgermi del tuo sguardo addosso quando ho
finito
di pattinare, voglio ballare con te alla vigilia di Natale e a ogni
festa
organizzata da Mina, voglio ammirarti quando combatti anche se sei
contro di
me, voglio amarti come ho sempre fatto anche se non me n’ero
mai resa conto
prima di quando hai rischiato la vita. Voglio te, follemente e
assolutamente...
e tu mi dici che non posso avere tutto ciò che desidero dal
profondo
dell’anima. E non sai quanto mi senta morire per questo.--
Si
appoggiarono l’uno all’altra,
baciandosi e accarezzandosi piano. Poi si distero e si addormentarono,
cercando
di non pensare agli incubi che di certo li avrebbero visitati. E fu
proprio uno
di questi incubi che fece tutta la differenza del mondo.
ANGOLETTO!
Un finale dolce per un
capitolo amaro. Il sogno di Iris e Kish è
andato in frantumi, ma non preoccupatevi: la storia non è
ancora finita… tante
cose devono ancora succedere prima di poter arrivare
all’epilogo! Iris non si
lascerò scivolare tutto dalle mani. Una nota importante: gli
alieni non sono
contro il trasferimento di Iris, ma hanno paura che risulti mortale per
lei. Commentino?
Clarisse
|
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Capitolo 24 *** Attention Please! ***
ciao
gente!
accidenti,
non so come dirvelo... per motivi di scuola, sarò costretta
a ritardare ancora nella pubblicazione della storia.
metto
subito in chiaro: NON è SOSPESA!
solo,
gli aggiornamenti non saranno regolari.... spero comunque di riuscire a
postarvi il nuovo capitolo già la prossima settimana, e
sicuramente cercherò di usare il tempo per mettervi avanti.
NON
ho intenzione di abbandonarvi!
scusatemi
tantissimo....
risponderò a tutte le recensioni quando
pubblicherò il capitolo!
un bacio,
Clarisse
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Capitolo 25 *** Solo un altro giorno ***
Ma buonasera a
tutti!
Lo so, ci ho
messo davvero una vita a riaggionare questa storia…
vi sono mancata? Comunque, ora che ci sono le vacanze di Natale il mio
equilibrio mentale verrà restaurato e dovrei riuscire a
scrivere un po’ più
spesso! Quindi aspettatevi un altro aggiornamento per Natale,
sarà il mio
regalo!
Ora, rispondiamo alle
recensione per il capitolo “the dream that cannot come
true”
neko_girl96: eh,
purtroppo invece ci ho messo una vita ad aggiornare! Come odio la
scuola quando
sconvolge gli equilibri… spero che questo capitolo ti
piaccia e che mi perdoni
il ritardo!
tYTy: se non mi
molli nonostante questo ritardo, io ti faccio un pupazzo di neve
monumentale! Sì,
il Don Giovanni lo conosco e conosco anche lo spagnolo. Mi piace come
lingua,
ma non la so parlare molto fluidamente… sono meglio in
inglese io! Lo so, anche
io ho voglia di menare Ryan… (Hey! Ma se sei tu che mi fai
fare ‘ste carognate!
NdRyan - Piantala! Io ho il mio piano e faccio le cose per un motivo
ben
preciso, quindi taci! Eccheccosè sempre…
NdClarisse). Ho capito benissimo quello
che intendi dire su Pai, e sono contenta che sia passato il mio
messaggio: lui
non odia Iris. Comunque questo punto verrà chiarito ancora
meglio nel prossimo
capitolo, che stai per leggere e che spero ti piaccia! Sono anche
contenta di
averti trasmesso nella parte dei voglio: un semplice ti amo non avrebbe
reso,
vero? Kish doveva distinguersi! (Modestamente… NdKish). Ah,
non ti ho fatta
piangere... meglio! Va bene trasmettere, ma mica farvi piangere! Mi
basta
sapere che ti senti coinvolta, e sono felice ^^
yuri5: ciao! Sono contenta
che la storia ti sia piaciuta e che si legga bene tutta d’un
fiato. Mi scuso
per questo ritardo mostruoso, spero che continuerai comunque a seguirmi.
Ora, ecco le risposte alle
recensioni
del capitolo-avviso…
perché devo davvero ringraziarvi. Siete meravigliosi!
tYTy: invece mi
scuso lo stesso per questo mio blocco dello scrittore (sempre che io mi
possa
definire tale…). Spero che questo capitolo ti piaccia! Mi
raccomando, fammi
sapere!
Miss
Giulietta:
grazie per il sostegno! Finalmente sono riemersa, e spero che
recensirai questo
capitolo.
Raspberry
Akay:
grazie mille della comprensione, lo apprezzo molto. Ora ho aggiornato,
e spero
che mi darai il tuo parere su questo capitolo!
Solo un altro giorno
-
Iris si
tirò su di scatto, il corpo
sudato e il fiato corto. Dell’incubo che l’aveva
svegliata ricordava solo
sprazzi taglienti. Si accorse di avere le guance bagnate di lacrime.
Doveva
essere stato un sogno così brutto da farla piangere mentre
dormiva. Si passò
una mano su quella traccia salata e si alzò senza fare
rumore. Quei flash che
continuavano a rimbalzarle in mente le avevano fatto venire
un’idea... uscì in
terrazza. Era appena l’alba, ma decise di provare lo stesso.
Non aveva altra
scelta. Dalle sue labbra scappò un sospiro, un nome, e Tart
si teletrasporò
davanti a lei.
--Sì?--
fece stizzito con la sua vocetta
da bambino dispettoso. --Spero sia importante, stavo facendo
colazione.--
Iris gli sorrise un sorriso
triste,
poi avanzò la sua richiesta.
*****
Dopo due ore di
colloqui, Pai
richiuse infine la porta della sua camera.
Non ci poteva
credere: la fonte di
salvezza che aveva tanto disperatamente cercato gli era stata offerta
così,
senza che lui nemmeno si sognasse di avanzare la richiesta.
Piccola,
generosa Iris.
Si era scusato
con lei, per averle
fatto tanto male tra le torture del Chimero-cobra, i fulmini mortali e
il
tentato assassinio. Ma lei aveva capito tutto; aveva sorriso
comprensiva,
dicendo che non aveva avuto dubbi sulle sue intenzioni: sapeva che
erano state
dettate dalla smania di salvare il proprio pianeta, perciò
in un certo senso
arrivava persino a condividere alcune scelte.
E poi aveva
avanzato la sua offerta,
un’offerta che l’avrebbe definitivamente separata
dal progetto Mew. Gli aveva
servito la loro salvezza su un piatto d’argento…
accettare, per Pai, era stato
facile.
Ora
però stava quasi facendo a botte
con i sensi di colpa. Certo, casa sua sarebbe stata salva ma suo
fratello Kish
ne sarebbe rimasto distrutto. Per lui ed Iris era la fine, la rottura.
Non si
sarebbero mai più potuti rivedere.
Cercò
di nuovo di reprimere il malessere
all’altezza del petto per
aver accettato
la proposta, ma i ricordi della festa di Natale tornarono con
prepotenza. Era
stata così gentile, quella ragazza… e quel
palmare che le aveva regalato poi
era stato favoloso! Utilissimo, per elaborare i suoi piani. Era persino
riuscito a metterlo in contatto con gli abitanti del suo pianeta. Aveva
visto
quanto la situazione fosse tragica, e allora aveva elaborato il piano
per
rapirla. Il cuore continuava a stringerglisi al ricordo, ma
l’aveva fatto per
salvare la sua gente… aveva dovuto provare, sebbene fosse
stato inutile.
Come aveva
potuto farle del male?
Come poteva ora separarla da Kish, e distruggerle la vita?
Ma lei si era
offerta di aiutarli,
stavolta… e c’era in ballo la salvezza di un
popolo intero… e poi Kish aveva
già acconsentito a partire, scegliendo di abbandonarla. Non
ci sarebbe stata
nessuna differenza.
Nessuna.
Solo la differenza che esiste
tra il
saltare volontariamente da un dirupo e il lasciarvisi cadere dentro
inerte.
*****
--Sveglia!--
Kish
sobbalzò sorpreso dall’ondata di
luce intensa che aveva invaso la camera. Tirò su la testa
cercando di
scrollarsi il sonno di dosso e si guardò intorno spaesato.
Iris stava in
piedi di fronte alla
finestra, il bagliore dell’alba che ne incorniciava la
silouette. Si era già
vestita, ma in modo semplice: un dei pantaloncini corti bianchi, una
maglia
attillata azzurra retta da spalline nere sottili. Portava un paio di
ballerine
morbide, dall’aspetto molto comodo. Dal collo pendeva il
ciondolo che le aveva
regalato lui.
--Come mai mi
devo alzare così
presto, di grazia?-- le domandò pigramente.
--Perché
oggi dobbiamo uscire!--
trillò lei, fresca come una rosa.
Dannazione al
suo essere così
mattiniera!
--A
quest’ora?-- mugolò insoddisfatto.
La ragazza
annuì vigorosamente e lui
nascose la testa sotto il cuscino. La sentì ridere, poi
avvertì un tocco
leggero sopra il lenzuolo.
--Avanti bello,
in piedi. Abbiamo
sino al tramonto e non ho intenzione di sprecare un altro minuto!--
A quelle parole
Kish saltò a sedere.
--Come sarebbe a
dire “sino al
tramonto”?-- chiese, la voce che minacciava di incrinarsi.
Gli occhi blu
della ragazza si
intristirono un poco incupendosi. --Ho parlato con Pai. Ha detto di
avere una
fonte di energia disponibile, e che partirete stasera dopo il
tramonto.--
L’alieno
sentì un groppo in gola,
così forte da soffocarlo. Così poco tempo, gli
rimaneva? D’accordo che la
salvezza del loro pianeta era importante, ma Pai non poteva concedergli
almeno
un altro paio di giorni? No, ovviamente no… entrambi
sapevano quanto la
situazione a casa fosse grave. Dovevano agire immediatamente.
Subito,
saltò su. --Hai ragione,
piccola! Non abbiamo un altro minuto da perdere… su
muoviamoci!--
--Kish?--
chiamò la MewMew, la voce
che tremava per una risata malcelata.
--Sì?--
--Guarda che sei tu quello in
pigiama!--
*****
--Aiuto!--
Fu
l’unica cosa che Kish riuscì a
dire, prima di finire per l’ennesima volta lungo disteso sul
pavimento di
ghiaccio della pista.
Riaprì
gli occhi, la testa che girava
per la caduta, ma si ritrovò subito a sorridere. Davanti a
lui, Iris pattinava
con disinvoltura ridendo leggera e divertita, la musica della sua voce
da
soprano che riempiva l’aria fredda attorno a loro.
La ragazza
terminò il giro con un
paio di eleganti giravolte e si fermò esattamente di fronte
a lui.
--Tutto a
posto?-- gli chiese con
dolcezza, chiandosi verso di lui e offrendogli la sua mano.
Il ghigno del
bell’alieno si accentuò
pericolosamente… Iris stava ancora in piedi davanti a lui,
leggermente sporta
in avanti. Dietro di lei, la luce del mattino ne accentuava la figura
snella e
slanciata, il sorriso così dolce che sembrava essere in
grado di sciogliere
tutto quel ghiaccio che li circondava. Era perfetta. Troppo perfetta.
Fu per
questo che Kish accettò la sua mano solo per tirarla sul
ghiaccio con sé. Lei
strillò a contatto con la superficie gelida, ma il sorriso
non si mosse dalle
sue labbra.
--Scemo!--
strillò la ragazza e tentò
di alzarsi, ma l’altro la tenne saldamente ancorata al
ghiaccio gelido.
La MewMew lo
abbracciò con dolcezza,
lasciando che lui si alzasse in volo portandola con sé. Il
bacio arrivò, e lei
chiuse gli occhi.
*****
Iris
riaprì gli occhi, e rimase
abbacinata dal riflesso cangiante del sole sul leggero strato di neve
che ricopriva
il paesaggio.
--Ho pensato che
avremmo potuto
evitare un cambiamento di clima.-- le mormorò Kish
all’orecchio, le braccia
strette teneramente attorno alla sua vita.
Lei
annuì in silenzio, senza staccare
gli occhi dal giardino della sua villa in montagna.
--È
stato qui?-- le chiese ancora
l’alieno, il viso sepolto tra i suoi capelli.
Iris
rabbrividì al contatto della
pelle morbida del suo collo con il fiato caldo e rassicurante.
--Sì, Kish. È
stato qui che ho capito la portata del mio amore per te.--
La ragazza roteò il
capo all’indietro
cercando lo sguardo dorato e liquido di lui. Le loro iridi si
incatenarono,
legandosi le une alle altre, intrecciate in un passaggio di sentimenti
che si
trasmettevano attraverso un semplice contatto che arrivava a toccare le
loro
anime.
*****
Quando lo
sguardo notturno di Iris
tornò a posarsi sull’orizzonte, si
ritrovò a contemplare un mare incendiato dal
sole del pomeriggio.
A quanto pare,
Kish aveva deciso di
farle rivedere tutti i posti che avevano un significato speciale per
loro. La
brezza fresca che spirava dal mare la spinse a cercare conforto nel
corpo caldo
dell’alieno, che la strinse dolcemente accogliendola contro
il suo corpo
scolpito ma non eccessivo.
Cosa non avrebbe
dato Kish, per
poterla tenere stretta a sé per tutta la vita. Ma se voleva
tornare a casa, non
poteva portarla con sé sapendo di condannarla a morte certa.
Si sentiva il
cuore spaccato esattamente a metà: voleva tornare a casa
sua, ma voleva restare
con la ragazza che amava. Peccato che i due desideri fossero
inconciliabili.
La strinse ancora a
sé, cercando di
trasmetterle in quell’abbraccio tutto l’amore che
provava per lei, e cominciò a
roteare a mezz’aria.
*****
Quando il mondo
smise di girare, Iris
si ritrovò nella sua radura.
Quante cose
aveva trovato in quel
luogo… i suoi poteri, la sua consolazione, la sua ragione di
vita. Quel luogo,
così semplice e speciale, faceva parte della sua esistenza.
Di un’esistenza che
a breve non avrebbe avuto più alcun senso. Perché
senza di lui, nulla avrebbe
mai più potuto avere senso, per lei.
Di colpo
staccò gli occhi dal cielo
che cominciava a imbrunire e li abbassò su Kish, disteso
sull’erba accanto a
lei.
Per
l’ennesima volta, rimase
ammirata: i capelli avevano una sfumatura di luce che rifletteva una
tonalità
smeraldina, la pelle candida che risaltava sul prato verde. Gli occhi,
due
topazi sfaccettati dal colore più intenso e liquido
dell’oro fuso, avevano lo
sguardo inchiodato al sole che, morente, si avvicinava inesorabilemente
alla
linea scarlatta dell’orizzonte. Con una mano coccolava
distrattamente la
pelliccia soffice di Sky, non disdegnando di accarezzare anche le dita
della
ragazza ogni qualvolta vi inciampasse.
All’improvviso,
quegli occhi
meravigliosi si fissarono in quelli di lei, cupi e bellissimi. La vide
tremare
piano, stanca e infreddolita.
--Dolcezza, torniamo a casa.--
*****
Se ne stavano
così, rannicchiati sul
divano, stretti l’uno all’altra, ad accarezzarsi
con semplicità. In silenzio.
Kish, un braccio
attorno alle sue
spalle esili, le accarezzava la pelle vellutata con dolcezza. Ogni
tanto le
posava un bacio sui capelli, con affetto. Tranquillamente.
Iris se ne stava
accoccolata accanto
a lui, la testa sul suo petto, e giocherellava con la stoffa della sua
maglia
facendola scorrere sotto le dita. Sorrideva ai suoi sospiri, quando gli
solleticava la pelle con le dita ghiacciate.
La
baciò, dolcemente.
C’era una canzone,
di sottofondo… una
canzone che li portava indietro con la mente, ad immergersi nei ricordi
dolci
anche se quasi amari in quel momento.
Never
knew I could feel like this
Like I've never seen the sky before
I want to vanish inside your kiss
Every day I'm loving you more and more
Kish ricordava…
ricordava il modo in cui
si era sentito così vivo con lei, sin dalla prima volta che
l’aveva guardata
negli occhi. Ricordava che, quella notte, aveva guardato il mondo con
occhi
nuovi. E anche ora, in quel bacio, stava provando una
volontà di starle accanto
così forte che sembrava annullare tutto il resto…
persino sé stesso. Capì che
era perché l’amava… non un amore
capriccioso, come quello che l’aveva assalito
quando stava con Strawberry… un amore dolce, che era
cresciuto silenzioso di
giorno in giorno.
Listen
to my heart, can you hear it sings
Telling me to give you everything
Seasons may change, winter to spring
But I love you until the end of time
Poteva
sentire chiaramente il suo cuore
cantare a battiti quella canzone. Poteva sentirlo gemere di restare, di
darle
tutto perché senza di lei nulla aveva senso. Poco importava
se il mondo fosse
morto e risorto, e poi morto e risorto ancora. Poco importava se
fossero stati
a mille miglia. Non avrebbe mai smesso di amarla. Mai.
Suddenly
the world seems such a perfect place
Suddenly it moves with such a perfect grace
Suddenly my life doesn't seem such a waste
It all revolves around you
Iris
ebbe voglia di piangere quando udì quelle parole. Era come
se la musica avesse
toccato le corde del suo cuore, e in particolare quella più
importante. E più
sensibile. Perché il mondo sembrava perfetto quando la
stringeva tra le
braccia. Perché tutto quanto cominciava a muoversi come in
una danza quando la
baciava. I colori vorticavano, le forme sfumavano, le linee si
confondevano… ma
lui restava lì.
Come
what may
Come what may
I will love you until my dying day
Sapeva
come andava nei film d’amore: una storia finiva, e dopo molti
mesi di tragedia
e lacrime la protagonista s’innamorava di un altro tizio. Il
migliore amico, di
solito. Ma quella trama romantica e zuccherosa non sarebbe stata la
sceneggiatura scadente della sua vita. Perché lei non
avrebbe mai amato nessun
altro al di fuori di lui. Non importava quello che sarebbe accaduto.
Non
importava quello che avrebbe dovuto affrontare. Lei
l’avrebbe amato… fino alla morte.
And
there's no mountain too high
No river too wide
Sing out this song I'll be there by your side
Storm clouds may gather
And stars may collide
But I love you until the end of time
Non importava quello che
sarebbe
accaduto. Ci fosse stato il cielo tra di loro, non sarebbe bastato. Ci
fossero
state mille miglia tra di loro, non sarebbe bastato. Ci fossero state
tempeste
e uragani e cicloni e alluvioni, non sarebbe bastato. Ci fossero state
esplosioni di stelle e piogge di meteoriti, non sarebbe bastato. Nulla
di tutto
ciò sarebbe stato abbastanza da costringere i loro cuori a
smettere di
cercarsi… perché quella canzone sarebbe sempre
stata lì, a ricordargli l’uno
dell’altra. Perché si sarebbero amati fino alla
fine dei tempi.
Come
what may
Come what may
I will love you until my dying day
“Accada quel che
accada… ti amerò fino
all’ultimo respiro.”
E anche oltre.
E lo sapevano entrambi.
ANGOLETTO!
LA CANZONE è "COME
WHAT MAY", TRATTA DALLA COLONNA SONORA DEL "MOULIN ROUGE"
Eccomi
qui! Allora, vi è piaciuto? Voglio proporvi un
gioco: vediamo se qualcuno di voi vuole provare a indovinare cosa sta
tramando
Pai, insieme alla sua degna compare…
Comunque,
alla fine di questa storia pensavo di
aggiungere una breve “psicologia dei personaggi”
annessa ai ringraziamenti… voi
che ne pensate?
Mi raccomando fatemi
sapere! Un bacio,
Clarisse
|
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Capitolo 26 *** L'addio ***
Buon
Natale!!!
Eccomi qui, con un
capitolo-regalo! Contenti? Spero che mi perdonerete se
il capitolo non è il massimo della gioia, ma purtroppo la
storia non va di pari
passo che queste felici feste natalizie… non deprimetevi
però! In questo
capitolo sarà svelato il piano di Iris, e mi addolora
moltissimo informarvi che
tra circa cinque capitoli la storia sarà finita!
yuri5: sono contenta
di risentirti! Eccoti qui il prossimo capitolo.
neko_girl96: wow,
grazie mille! Sono dei complimenti meravigliosi. Spero che ti piaccia
anche
questo capitolo!
tYTy: qualcosa mi
dice che anche tu minacci il computer con l’accetta tutte le
volte che non apre
le pagine… poi però me lo dici che avevi pensato
riguardo al piano di Pai,
vero? Chissà se ci hai preso… Sono contenta che
lo scorso capitolo ti sia
piaciuto! Queste ultime parti sono un po’ dure da scrivere,
perché Iris tira
fuori tutte le sue manie di teatralità e ne
combina… spero che però rendano! Sono
contenta che ti sia piciuta la scelta della canzone!
Miss
Giulietta:
eccoti qui un altro regalo di Natale! Sono contenta che il capitolo
scorso ti
sia piaciuto. Poi me lo dici cosa avevi pensato per piano di Pai e
Iris? Sono curiosa!!!
Grazie mille per avermi dato il tuo parere sul mettere o meno la
psicologia dei
personaggi, adesso la posterò di sicuro!
-
-
L’addio
---
Iris alzò il viso,
guardando Kish.
Non ci poteva credere…
quella sera
l’avrebbe perso. Per sempre. Sentì le forze
abbandonarla, e tremò.
--Dolcezza, va tutto bene?-- le
chiese l’alieno
preoccupato, sentendola rabbrividire.
--Sì, tutto a posto.--
rispose lei in un
sussurro. In quel mentre, si accorse di avere la gola secca. --Vado
solo a prendere
un bicchier d’acqua, ok?--
--Ok.--
Kish la guardò alzarsi
dal divano,
barcollando appena per la fretta, e poi sparire in cucina. Poi volse
gli occhi
alla finestra.
Il sole stava cominciando a
tramontare.
Il cielo si era tinto di un rosa antico, che volgeva velocemente verso
un
arancione infuocato. Il disco di fiamme stava affondando
nell’orizzonte,
sparendo inesorabilmente e anche piuttosto veloce. Le nuvole
cominciavano a
prendere una colorazione lilla amaranto.
Avrebbe amato uno spettacolo del
genere,
se non fosse che stava segnando la fine del suo soggiorno sulla Terra.
Odiava
l’idea di andarsene. Soprattutto la odiava per come sarebbe
stata lei. La sua
piccola, dolce Iris. Aveva creduto così tanto nel loro
amore… perché la vita
aveva scelto di toglierle tutto? Una famiglia decente, il
Mewteam… ora avrebbe dovuto
perdere anche lui.
Sentì un singhiozzo
soffocato dalla
cucina. Probabilmente anche lei ci stava pensando. E ne stava
soffrendo. Se
solo avesse saputo quanto ne stesse soffrendo lui…
Il tramonto era ormai terminato. Il
cielo aveva preso una colorazione blu-violetta, ormai l’unico
segno del fuoco
incandescente che l’aveva infiammato solo pochi minuti prima.
Le nuvole erano
di una tinta indaco scuro… poi il sole sparì
dietro all’orizzonte.
E fu il crepuscolo.
E fu in quel momento che accadde.
Che il
mondo andò in pezzi davanti ai suoi occhi.
Udì un altro suono dalla
cucina, il rumore
di cristallo infranto, un gemito stridulo e un tonfo sordo. Poi
più nulla.
Preoccupato, si alzò per
andare a
vedere. Sulla porta che lo separava da lei c’era una lettera
appesa con una
striscetta di nastro adesivo. La prese, poi entrò. Se avesse
osservato la busta
avrebbe notato la scritta che recitava: “non entrare qui,
dopo il tramonto.
Vattene e basta.”
Ma l’alieno
entrò. E il suo cuore morì
lì, sulla soglia della cucina.
Iris era stesa a terra, il corpo
abbandonato sul pavimento gelido. Gli occhi erano chiusi, i capelli
sparsi
sulle mattonelle di freddo marmo bianco. Una mano era appoggiata a
terra, lungo
il fianco. L’altra invece era posata sul petto, proprio dove
c’era il cuore. Le
pieghe del tessuto gli fecero intuire che doveva aver stretto la stoffa
della
maglia tra le dita.
Attorno a lei giacevano le schegge
di
vetro di un bicchiere, quello che probabilmente aveva in mano quando
era
svenuta.
Si inginocchiò accanto a
lei e le pose
una mano sulla guancia, battendovi leggermente per risvegliarla. Si
accorse di
quanto fosse fredda la sua pelle.
Spalancò gli occhi,
mentre la sua mente
sembrava essere preda di un corto circuito.
Le prese il polso, stringendo
forte. Ma
non sentì nulla, se non la carne fredda sotto le sue dita.
Le mise una mano sul petto, ma
rimase
immobile. Nessun suono, nessun movimento tradiva l’assenza
del respiro.
Black out.
Iris non poteva essere morta.
-Pronto!- gridò una
vocina, fino ad
allora a lui sconosciuta, nella sua testa. -Non la vedi? Il cuore non
batte.
Non respira. Non si muove.-
Kish ricadde a sedere, indietro. Di
vivo
in lui, era rimasta solo quella vocina che dirigeva il suo corpo.
-Allunga la mano. Prendi
la lettera.
Aprila. Leggi.-
Te lo dissi
già una volta che avrei dato tutto per te.
Kish,
oh
Kish, amore mio. Mi dispiace
così tanto. So che
queste mie parole ti faranno male, ma devo spiegarti.
È
mattina qui, mentre ti scrivo queste
righe. Sta albeggiando, e tu sei ancora a dormire nella stanza degli
ospiti.
Sono appena tornata qui, sulla Terra. Sono stata a parlare con Pai.
È un tipo
molto interessante, sai? L’amore che nutre per il vostro
pianeta è travolgente.
Ma sto divagando.
Dicevo, ho
parlato con Pai e lui mi ha
spiegato con quanta urgenza vi servisse una fonte di energia per
salvare casa
vostra, e che dovevate partire al più presto. So quanto il
tuo pianeta sia
importante per te… così ho fatto
l’unica cosa che potevo fare.
Gliel’ho
data, Kish. Gli ho
offerto la mia anima come fonte di energia.
Vedi, forse non
lo sai ma quel cristallo
che mi regalasti a Natale è un potentissimo catalizzatore di
energia. Tart mi
ha lasciato frugare nel computer, così ho trovato
l’incantesimo che mi ha
permesso di utilizzarlo.
Ti starai
chiedendo perché l’ho fatto. È
semplice: non posso, non voglio vivere senza di te.
Non potevo
permettere che tu mi abbandonassi per andare chissà dove
nella Galassia a fare
l’eroe. Non potevo sopportare l’idea di te lontano,
magari in pericolo.
Sono
un’egoista, Kish. Mi sono arresa. È
vero, hai ragione. Ma non ce la faccio ad andare avanti, senza te. Io
non
esisto, senza te. La mia vita sarebbe così
vuota… sarei il cartellone
pubblicitario di Gianfranco, oppure l’errore di
Ryan… non posso sopportare
nessuna di queste possibilità.
Così
scelgo di non vivere. Scelgo, per
l’ultima volta, di donarti tutta me stessa. Mi dispiace di
lasciarti così,
credimi. Non potevo dirtelo, me l’avresti impedito. Non
avresti mai permesso
che mi sacrificassi per te. Ti prego, non odiarmi…
Voglio
ringraziarti, per quest’ultimo
meraviglioso giorno. Come avrai capito, sarò morta al
crepuscolo… per quell’ora
i tuoi fratelli sarenno sul tetto ad aspettarti.
Ti chiedo solo
una cosa, un ultimo favore:
non entrare nella cucina. Non voglio che tu mi veda così:
morta, senz’anima,
abbandonata sul pavimento. Non voglio costringerti a questo. Vai di
sopra, in
terrazza, dove ti stanno aspettando i tuoi fratelli. Pai
verrà a prelevare il
ciondolo che contiene la mia energia vitale, la mia anima. Mandate un
messaggio
alle MewMew, penseranno loro a ciò che resta di me.
Non toccarmi,
non guardarmi. Non potresti
sopportarrlo, e non voglio che tu ti faccia del male. Parti e basta.
Usa la mia
vita per assicurare un futuro al tuo mondo. Non avere rimpianti per
me… è un
buon modo per andarmene.
Ricordami con un
sorriso, se puoi, ricorda
quanto ti ho amato, ricorda il modo in cui i miei occhi si accendevano
ogni
volta che ti guardavo. Ricorda il mio sorriso…
Non avercela con
Pai, non mi ha fatto pressioni
di nessun tipo. La scelta è stata solo e soltanto mia.
Addio.
Per quello che
può valere, ti amo.
Iris.
La vocina parlò ancora,
questa volta con
un tono diverso, come se volesse consolarlo.
-Non
piangere…-
*****
Strawberry gemette
all’improvviso, raggomintolandosi
tra le braccia di Mark.
--Piccola? Piccola, stai bene?-- le
chiese subito il ragazzo preoccupatissimo stringendola protettivo con
le
braccia.
La MewMew sollevò lo
sguardo, e
dall’espressione che vide dipingersi sul volto di lui
intuì che effetto facesse
la sua espressione: le labbra contratte in un smorfia di dolore, magari
esangui; il viso probabilmente pallido; e gli occhi… gli
occhi lucidi, fattisi
grandi per la paura e per il senso di vertigine che l’aveva
travolta.
--Amore, che cosa è
successo?-- la
incalzò Mark con ansia.
La rossa sembrò
riprendersi al suono
della sua voce.
--Io… io non lo so.--
esalò con un filo
di voce. --È successo senza preavviso… ho sentito
come una voragine aprirsi
dentro, e poi il senso di precipitare…--
Non riuscì a dire altro.
Si strinse al
suo ragazzo in cerca di calore, per calmarsi, e si costrinse a fare dei
respiri
profondi. Piano piano cominciò a sentirsi meglio anche se il
senso di
desolazione rimaneva dentro, bruciante.
Mark continuava ad accarezzarle
amorevolmente
la testa, scoccandole ogni tanto qualche dolce bacio tra i capelli. Era
preoccupato. Terribilmente preoccupato. Non aveva mai visto
così la sua
gattina… sembrava che qualcosa fosse sparito dai suoi occhi,
che erano colmati
dalla paura. Non il tipo di paura che assalta di adrenalina quando
corri un
rischio, no… era una paura sottile, passiva, che colpisce
dando la sensazione
di aver perso qualcosa che però non sai di aver perso.
Quella paura che porta
con sé incertezza e apprensione. Quella paura che ti
attanaglia le viscere con
una morsa di gelo.
La strinse di più a
sé, come per voler
scacciare il timore freddo che doveva sentir bruciare infondo al cuore.
Lei non
doveva stare male… non poteva vederla in quello stato. Lei
doveva essere felice,
e correre, e ridere. Avrebbe dato la vita, solo per vederla sempre
così.
In quel momento squillò
il telefono.
--Pronto?-- rispose la rossa,
accorgendosi di aver riguadagnato un minimo di vigore vocale.
--Strawberry?-- chiese la voce
ansiosa
di un ragazzo.
--Sì Kyle, sono io. Che
cosa c’è?--
incalzò subito la Mewgatto allarmata dal tono apprensivo
dell’amico.
--Un passo alla volta.--
temporeggiò il
moro. --Stai bene?--
--Sì, io…--
cominciò lei, ma poi
s’interruppe. --Non lo so. Ho sentito un senso di vuoto, sono
stata malissimo…
ora va meglio, ma sento come una voragine nera dentro…
è successo qualcosa?--
--Non lo sappiamo.--
spiegò il ragazzo
dall’altro capo del filo, ma la voce suonava decisamente
più tranquilla. --Pam
era venuta qui per parlare con Ryan, ma mentre saliva le scale si
è sentita
male e ha rischiato di cadere. Tremava, è rimasta con gli
occhi vitrei persi
nel vuoto per un paio di secondi, poi ha accennato a riprendersi.
L’ho
accompagnata a stendersi e le ho chiesto cosa le fosse successo, e lei
mi ha
spiegato che si è sentita esattamente come hai descritto il
tuo malore. Ho
chiamato Ryan e lui ha detto che probabilmente è successo
qualcosa ad una di
voi e il vostro legame vi ha avvertite.--
Strawberry si sentì
morire. A una di
loro… era successo qualcosa di grave…
--Chi, Kyle? Chi?--
domandò in preda all’ansia.
Ci fu un’esitazione
dall’altro capo del
filo. --Beh, non lo sappiamo con sicurezza. Stiamo chiamando le altre
per
sapere come stanno. Mina e Lory hanno avuto la sensazione, ma niente da
segnalare. Pam è qui con noi, e Ryan sta chiamando Paddy.--
ci fu una pausa, in
cui la rossa trattenne il fiato. Poi Kyle riprese: --Ryan mi dice che
anche
Paddy è a posto, sensazione di vuoto a parte. Quindi resta
solo__--
“Iris.”
pensò lei, ma non ebbe il
coraggio di pronunciarlo ad alta voce.
--Oddio…--
mormorò invece.
Nessuno dei due disse niente per
alcuni
minuti.
--Strawberry? Ci sei ancora?-- la
richiamò Kyle.
--Sì, sì
scusa.-- si riscosse lei. Poi,
benchè temessa la risposta, chiese: --Allora?--
--Iris non risponde. Abbiamo detto
a
tutte di andare a casa sua, per vedere cosa sta succedendo.-- disse
l’altro,
con voce atona.
--Ci vediamo là.-- disse
subito, e
riattaccò alzandosi in piedi.
--Amore, cosa succede?-- le chiese
Mark
apprensivo, imitandola.
--Potrebbe essere successo qualcosa
a
Iris. Vado a controllare che sia tutto a posto.-- rispose la ragazza
con una
voce così distante da non riconoscerla nemmeno. Fece per
incamminarsi verso il
marciapiede ma una mano si strinse sul proprio polso, bloccandola.
Si volse, e vide Mark che le
sorrideva.
--Passiamo per il parco, è più veloce.--
Strawberry lo guardò con
gli occhi
lucidi, poi gli saltò al collo affondando il viso
nell’incavo della sua spalla.
Come avrebbe fatto senza di lui? La capiva sempre, c’era
sempre, e avrebbe
fatto miracoli pur di vederla felice.
--Grazie.-- gli
bisbigliò con voce
fervente.
--Di nulla, piccola. Ora
muoviamoci.--
le sorrise lui.
Si presero per mano e cominciarono
a
correre. Imboccarono la via attraverso il parco, che li avrebbe portati
dritti
davanti a casa di Iris.
Mentre Mark la guidava sul sentiero
acciottolato la Mewgatto si perse nei propri pensieri. Quel senso di
vuoto
poteva derivare dal fatto che Iris fosse partita con gli alieni? Era
verosimile, ma le sembrava strano: si aspettava che la ragazza
l’avrebbe almeno
chiamata per salutare, visto il modo in cui si erano lasciate
l’ultima volta.
Non poteva credere che fosse semplicemente sparire così,
senza nemmeno dire
addio…
Oppure, qualcosa era andato storto.
Ma
che poteva essere successo? Un attacco era da escludersi, visto che
ormai aveva
fatto amicizia con gli alieni. Dubitava che le avrebbero fatto del
male. Forse
si era fatta male pattinando? Era caduta dalle scale?
Improvvisamente il suo sesto senso
felino interruppe queste riflessioni, inducendola a rallentare e
impedendole
così di finire addosso a Mark. Il ragazzo infatti si era
fermata sulla soglia
della fine del parco, di fronte a casa di Iris. Era quello il punto
d’incontro
con le MewMew.
Kyle, Ryan e Pam erano
già lì. Mark e
Strawberry si aggiunsero salutando tutti con un cenno del capo. Lory e
Paddy li
raggiunsero poco dopo, arrivando dalla strada di corsa. Si aggregarono
al
gruppo senza proferire parola. Infine arrivò anche Mina, che
aveva preso
l’autobus. Attraversò la strada seguita, con
grande sorpresa di tutti, da Alex
e si unì agli altri senza dire nulla.
--Andiamo.-- pronunciò
infine Ryan.
Il gruppo si mise in marcia e
oltrepassò
le porte automatiche dell’hotel. Si guadagnarono
più di un’occhiata curiosa, ma
nessuno di loro vi diede peso. La tensione era palpabile, mentre
salivano le
scale.
Ryan aveva un’espressione
indecifrabile,
ed era parecchio pallido.
Kyle teneva la mascella tesa, e la
preoccupazione era visibile in ogni suo tratto.
Alex stringeva la mano di Mina,
quasi
fosse l’unica cosa che gli stesse impedendo di sentirsi male:
infondo lui e Iris
si conoscevano da tanto tempo, era chiaro che fosse in ansia.
Mark teneva dolcemente la mano di
Strawberry, per rassicurarla: certo, era in pensiero per Iris ma
soprattutto lo
preoccupava la felicità della sua ragazza.
Il viso delle cinque MewMew era
esattamente lo stesso: una maschera di paura, perdita, ansia. Erano
tutte
pallide, con gli occhi umidi grandi e leggermente vitrei.
Arrivarono davanti alla porta
dell’appartamento di Iris. Per alcuni secondi nessuno si
mosse, poi Ryan si
fece coraggio e bussò.
Per qualche istante fu solo il
silenzio…
poi dall’interno giunse il rumore di movimenti, dei passi
leggeri, e la porta
si aprì.
Tart guardò il gruppo
che gli stava di
fronte e sui begli occhi aranciati comparve un velo cupo.
--Mi dispiace.-- disse
semplicemente,
facendosi da parte per lasciarli entrare.
Paddy mosse un passo avanti, ma si
bloccò subito. Mentre tutti gli altri avanzavano nella
stanza, lei rimase a
fissare il suo sguardo in quello del piccolo alieno. Ne vide il dolore,
e la
paura la trafisse come un pugnale affilato. Il respiro
accelerò
involontariamente mentre le sue belle iridi scure si inumidivano un
po’ di più.
Dall’appartamento non veniva un suono.
Tart le si avvicinò e le
prese
mollemente la mano, tirandola a sé. Richiuse la porta, e la
guidò fino al
soggiorno. Infine Paddy distolse lo sguardo dai suoi occhi e lo
puntò di fronte
a sé.
Vide Iris, il volto pallido,
distesa sul
divano. L’espressione era assente, congelata
nell’istante in cui i suoi occhi
dovevano essersi chiusi. La maglietta su cui posava una mano era
leggermente
spruzzata di liquido, forse acqua dato che non percepì
nessun odore
particolare. L’abbigliamento estivo che indossava lasciava
vedere come il
pallore inquietante non avesse colpito solo il suo volto, ma tutto il
corpo.
Nessun suono proveniva da lei: il cuore non batteva. Nessun dondolio
del petto ne
tradiva l’immobilità: non respirava.
Paddy diede uno sguardo attorno a
sé.
Vide Pam reggersi a una sedia mentre guardava fisso il corpo disteso
tra i
cuscini. C’era Lory abbandonata contro una parete, una mano
sulla bocca per
coprire la sua espressione orripilata. Strawberry nascondeva il volto
nella
spalla di Mark, che la stava abbracciando forte. Le guance di Mina
erano rigate
di lacrime, mentre cercava di confortare un Alex pallido e shockato
stringendogli
la mano. Kyle aveva una mano sulla fronte, gli occhi chiusi. Ryan
semplicemente
guardava davanti a sé, ma lo sguardo era vitreo.
E poi c’era Kish.
Inginocchiato davanti
al divano, la testa tra le mani e le dita intrecciate ai capelli. Il
suo viso
era lo specchio della perdita, della disperazione.
L’espressione desolatamente
vacua di chi ancora non ha realizzato la realtà.
Paddy la realizzò in
quel momento, la
realtà, guardando quegli occhi d’oro
così vuoti. Un gelo freddo le invase il
petto minacciando di far fermare anche il suo di cuore.
Sentì le ginocchia
cedere, ma ebbe la forza di fare quello che nessun altro aveva ancora
fatto:
gridò.
--NO!--
ANGOLETTO!
Eccomi
qui! Vi ho depresso molto? Scusate! Beh,
bisogna dire che a Iris e Kish non ne facciamo mancare proprio
nessuna… mi
lasciate un commentino?
Buon Natale, un bacio!
Clarisse
|
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Capitolo 27 *** Fiori dal rovo ***
Buona
sera, carissimi!
Eccovi qui un capitolo
appena terminato. C’è voluto un
po’ per scriverlo, e spero che apprezzerete i cambiamenti di
punti di vista
(tanto per variare un po’…). Un avviso importante:
domani mattina parto per le
vacanze, quindi non ci sentiremo almeno fino al dieci di gennaio
perché sono
ancora via!
neko_girl96: grazie
mille per i complimenti! Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto.
Raspberry
Akay:
grazie per gli auguri e per i complimenti! Non ti preoccupare per aver
saltato
una recensione: eri in vacanza! Spero che tu ti sia divertita ^^. Sono
contenta
che il capitolo ti sia piaciuto.
yuri5: grazie mille
per i complimenti, ricambio gli auguri. Mi spiace di averti intristita
un po’
con il capitolo…
Fiori dal rovo
-
Kish non
udì il grido disperato di
Paddy, come non udì il gemito di Alex mentre cadeva in
ginocchio o il pianto
soffocato di Strawberry. Non vide Lory appoggiarsi al muro in cerca di
sostegno, non vide Pam abbassare la testa con rassegnazione.
Non guardava
niente, non sentiva niente.
Si limitava a fissare il viso esangue di Iris e ad ascoltare
l’assenza del suo
respiro. Nient’altro gli importava, non in quel momento. Si
sentiva come se gli
fosse stato appena strappato il cuore, solo che non aveva fatto tanto
male:
rimaneva solo un senso di vuoto desolante, che lo rendeva incapace di
abbandonare la sua posizione rannicchiata.
La sua Iris,
la sua tigrotta, la sua
dolcezza… morta. Perduta. Spezzata. A causa di quel suo
cuore gentile e
cocciuto, incapace di arrendersi anche di fronte
all’abbandono. Aveva preferito
andarsene per renderlo felice e non soffrire più.
Kish non
aveva capito niente. Era ovvio
che fosse rimasto shockato, ma non era normale il vuoto che sentiva
dentro: lui
era stato pronto ad abbandonarla, e una volta sul suo pianeta le
condizioni di
Iris non avrebbero mai potuto raggiungerlo. Ma ora capiva. Ora capiva
che non
l’avrebbe mai abbandonata, che a metà strada
avrebbe chiesto a Pai di
riportarlo indietro perché avrebbe improvvisamente compreso
cos’avrebbe
significato vivere senza lei. Invece, non ce n’era stato
bisogno: Iris aveva
risolto il problema da sola.
Lei, generosa egoista. Aveva dato la sua vita
per non costringere lui a
scegliere, aveva deciso di abbandonare la sua vita per non dover
più combattere
la sua battaglia.
Pai
osservava lo sguardo fisso di Kish,
in silenzio. Non osò nemmeno pensare di dirgli “ti
capisco”, dato che non lo
capiva per niente. Si chiese cosa sarebbe successo se Kish avesse
obbedito
all’ultima richiesta di Iris e non fosse entrato in cucina.
Sarebbe riuscito a
partire? Forse sarebbe addirittura riuscito a spezzare
l’incantesimo prima che
si compisse. Ma in ogni caso non importava: niente di tutto
ciò era successo, e
ora Iris era morta.
Quella
constatazione lo costrinse a
staccare gli occhi dal divano: faceva troppo male, saperla senza vita.
Quella
vita che lei aveva donato loro. A lui l’idea non era piaciuta
molto, ma aveva
cambiato opinione quando lei aveva detto:
“Morirò
in ogni caso: non voglio vivere
senza Kish. Ma se muoio così, almeno avrò fatto
qualcosa di buono.”
Coraggiosa
codarda.
Aveva affrontato la morte a testa alta per amore, aveva scelto la morte
facile
anziché la vita dolorosa.
L’alieno
prese in mano la lettera di
Iris e la porse a Mina, la più vicina a lui: era giusto che
le ragazze avessero
una spiegazione, ma nessuno di loro riusciva a parlare in quel momento.
La
Mewlorichetto prese il foglio e
cominciò a leggere, incuriosita. Man mano che gli occhi
grandi scorrevano
quelle ultime righe, scritte in una calligrafia tremolante, si
riempivano di
lucciconi. Una lacrima solitaria le solcò lentamente la
guancia e rotolò
morbida sulle linee del viso, per trovare porto tra le labbra
semiaperte. La
ragazza si accorse del sapore salato in bocca e leccò via la
lacrima dalle
labbra.
Il movimento
produsse un suono
lievissimo, che però non sfuggì ad Alex. Il
ragazzo alzò lo sguardo e notò la
traccia umida sul volto della MewMew, così le chiese cosa
non andasse con un
cenno. Lei non riuscì a parlare, impegnata a finire la
lettera. Il giovane,
incuriosito, cominciò a leggere.
Mina
terminò e allungò il foglio di
carta a Lory, in modo che capisse anche lei. Alex non era riuscito a
vedere le
ultime righe, ma aveva letto abbastanza. La rabbia cominciò
a montargli dentro,
un’onda cieca di dolore, frustrazione e furia.
--VOI!--
esplose, facendo sobbalzare
tutti per lo sfogo improvviso che aveva lacerato il silenzio, fino ad
allora
sovrano nell’appartamento. Pai e Tart alzarono gli occhi su
di lui, mentre tutti
gli altri guardavano la scena stupefatti. Solo Lory non
staccò lo sguardo dalla
lettera tra le sue mani. --Siete stati voi… è
COLPA VOSTRA SE è MORTA!--
Mina
cercò di prenderlo per le spalle
per calmarlo, ma il ragazzo se la scrollò di dosso senza
delicatezza a causa
del dolore che lo accecava.
--Sarete
fieri di voi stessi immagino!
Beh, invece siete solo dei bastardi! Era questo il piano fin
dall’inizio, non è
vero? Farla innamorare di questo disgraziato e poi mettere su la
partenza, in
modo che si uccidesse nell’estremo sacrificio per lui?--
Kish,
sentendosi chiamato in causa, alzò
gli occhi sul ragazzo che lo stava accusando. Questi
incontrò le iridi
dell’alieno, e tutta la sua ira svaporò
improvvisamente: quelle iridi erano lo
specchio stesso della disperazione. Come potevano certi occhi
appartenere a un
cinico che voleva che accadesse ciò che era accaduto?
--Non era un
piano.-- disse
improvvisamente Lory con grande sorpresa di tutti, camminando verso Pai
e
porgendo la lettera a Pam. --Gli alieni non sapevano nemmeno
dell’esistenza di
Iris quando sono venuti qui. E Iris era perfettamente cosciente di
ciò che
sarebbe successo. Non si è lasciata spaventare, quella
pazza… però so che Kish
l’amava davvero. Altrimenti non sarebbe qui in questo stato:
se ne sarebbe già
andato via, senza perdere tempo a disperarsi.-- la ragazza prese fiato,
poi
fissò il suo sguardo gentile e determinato in quello viola e
cupo di Pai. Fece
un altro passo verso di lui. --So che non volevi farle del male.--
L’alieno
la osservò zitto per un
secondo, poi annuì e disse: --Grazie, Lory.--
Il tempo di
un battito di ciglia, e poi
i due si abbracciarono. Si stringevano forte, consolando a vicenda il
proprio
dolore e sfogando in quel momento ciò che entrambi provavano
e avevano provato
nel silenzio, inconsci di esso. Ma ora, la morte di Iris li avvicinava
improvvisamente, rendendoli complici.
--Lory ha
ragione.-- disse Pam con voce
cupa, passando la lettera a Mark. --Non è stata colpa degli
alieni se Iris ha
fatto quello che ha fatto.--
La Mewlupo
voltò le spalle al divano,
girandosi invece verso Ryan. Il biondo se ne stava appoggiato alla
parete, gli
occhi vitrei fissi di fronte a sé. Non aveva ancora detto
una parola a causa
del suo stato di shock, ma alzò gli occhi sul viso della
modella quando se la
trovò davanti.
Lei lo
guardò con iridi dure e
implacabili. Rimasero occhi negli occhi per un secondo, poi la ragazza
alzò un
braccio verso di lui… e gli girò la faccia con
uno schiaffo.
--È
colpa tua se lei è morta!-- imprecò
la MewMew furibonda, tra gli sguardi sbigottiti degli altri.
Ryan
sentì il dolore dell’accusa
bruciargli sulla pelle, come se lo avesse colpito di nuovo. --Pam_--
cominciò
con un sospiro, cercando di farla ragionare.
Lei lo
zittì subito, con un ceffone
ancora più violento del precendente.
--Taci.--
intimò. --Se tu non fossi
stato così cattivo, così cocciuto e
così stupido, lei ora avrebbe ancora un
punto di riferimento: avrebbe noi. Invece tu hai dovuto cacciarla!--
Ryan
aprì bocca.
--E non
provare a dirmi “pensavo di
farle un favore e salvarle la vita”, altrimenti giuro che non
sopravviverai
abbastanza a lungo per uscire da questa stanza.-- minacciò
la modella.
Il biondo
tacque. Sapeva che Pam aveva
ragione, che il suo comportamento egoistico aveva sicuramente avuto il
suo peso
nella scelta di Iris. La Mewlupo dovette rimanere parecchio irritata
dal suo
silenzio ostinato, perché fece per schiaffeggiarlo una terza
volta.
Alzò
la mano per colpire, ma Ryan fu più
veloce e le bloccò il polso. Il ghiaccio si fuse allo
zaffiro, l’orgoglio dei
due li costrinse a combattere occhi negli occhi. Sorprendentemente, non
fu
l’americano a cedere.
Pam distolse
lo sguardo per prima, abbassando
il volto e nascondendolo nell’incavo della spalla del biondo.
I singhiozzi
cominciarono a scuoterle violentemente le spalle forti, mentre gemiti
smorzati
le scivolavano a forza dalle labbra strette. Fece effetto a tutti
vedere la
modella in quello stato: lei era quella forte, quella che non piangeva,
quella
che trovava il modo di superare le situazioni più difficili
senza perdere la
calma.
Invece ora
la ragazza era accasciata su
Ryan, che l’abbracciava dolcemente cercando di confortare
quel dolore
inconsolabile, scossa da tremiti incontrollabili e incapace di
soffocare il
pianto.
--Non se lo
meritava.-- mormorò piano,
il viso ancora nascosto nella spalla del biondo. --Scusa, non volev_--
--Lo so,
Pam. Non ce l’ho con te.--
Tart
udì solo per caso quello scambio
sussurrato di battute, e si alzò in piedi.
--A che
serve accusarci a vicenda?--
domandò, ottenendo subito l’attenzione di tutti.
--Non la farà tornare
indietro. Guardatevi! Siete divisi, state a farvi la guerra tra di voi.
Lei
aveva appianato tutto, ma ora avete ricominciato… rendendo
vano tutto quello
che ha fatto. Eppure, non siamo tutti qui per lo stesso motivo? Non
siamo tutti
qui perché stiamo male come dei cani a causa del dolore che
ci sta dilaniando
dentro? Cos’è, pensate che trovare un colpevole
serva a qualcosa? Beh, vi
sbagliate! Io non capisco perché ha voluto fare quello che
ha fatto, ma l’ha fatto…
e non c’è nulla che nessuno di noi possa fare.--
Il ragazzino
guardò con severità i
presenti, tutti impressionati dalle verità da lui messe in
evidenza, poi si
voltò verso Paddy, ancora stesa sul pavimento a causa della
disperazione che la
schiacciava. L’aiutò ad alzarsi in piedi e la
costrinse a distogliere gli occhi
pieni di lacrime dal divano, abbracciandola stretta in modo che
nascondesse il
viso nella sua spalla.
--Pam,
Ryan.-- continuò poi senza
abbandonare il suo cipiglio risentito. --Se volete litigare
ulteriormente, ve
ne andate nella stanza degli ospiti. Mina, porta Alex in bagno e
costringilo a
sciacquarsi la faccia con l’acqua fredda, così si
dà una calmata. Io porto
Paddy in cucina e le faccio una tazza di camomilla.--
Il gruppo
guardò i due più piccoli
attraversare la porta e sbatterla con irritazione, e abbassarono lo
sguardo.
--Ha
ragione, sapete?-- disse infine
Lory. --Stiamo tutti male, e ci diamo addosso a vicenda.--
Pai le si
avvicinò di un passo verso e
l’abbracciò dolcemente, cercando di alleviare il
dolore inconsolabile e il
senso di colpa che stavano attanagliando la bella ragazza. Lei gli si
strinse
contro, trovando conforto in quel corpo forte e rassicurante.
E pianse.
Pianse come una bambina,
stringendo convulsamente la stoffa calda della maglietta
dell’alieno e
nascondendo il volto tra le pieghe che vi creava. Avrebbe voluto
ringraziarlo
per il sostegno che le stava dando, ma le parole le affogavano in gola.
Riuscì
solo a sfiorargli piano la mano con dita tremanti.
Lui la
lasciò fare, accarezzandole
dolcemente i capelli e mormorando parole dolci per cercare di calmarne
i
singhiozzi sconsolati. Nonostante la tragicità del momento,
il contatto del
corpo morbido e dolce di Lory avvinghiato al proprio non poteva che
procurargli
piacere, facendo partire caldi brividi in ogni punto in cui avvertiva
il
contatto con la sua pelle vellutata.
--Non
piangere, Lory. Ci sono qui io,
per te.--
La MewMew
alzò lo sguardo, ancora lucido
di lacrime. Sapeva che non sarebbe stata in grado di mormorare una
frase di
senso compiuto in risposta… così gli
lasciò un timido bacio sulla guancia.
Nemmeno Pam
riusciva a smettere di
piangere, e teneva il viso affondato nella spalla del biondo che aveva
preso a
ceffoni non più di pochi minuti prima. Si scusava
continuamente, mormorii
strozzati che evadevano dai suoi denti stretti. Stava aggrappata a lui
come se
minacciasse di cadere a terra da un momento all’altro,
schiacciata dal dolore.
Ryan
l’aiutava a reggersi in piedi,
tenendola tra sé e il muro. Le sfiorava il viso dolcemente
con la punta delle
dita, raccogliendo amorevolmente ogni lacrima che scivolava dai suoi
meravigliosi occhi color zaffiro cupo. Rispondeva alle sue frasi
sconnesse con sussurri
di rassicurazione.
--Mi spiace
c_così tan_t_-- ripetè
ancora.
Solo che
stavolta, furono le labbra di
Ryan a spegnere quelle insensate scuse sul nascere. Fu un bacio molto
casto,
nient’altro che un leggero sfiorarsi… ma
bastò. I due si guardarono senza
proferire parola, poi si abbracciarono per confortarsi.
Mina,
nonostante il dolore che provava,
sorrise con sincerità vedendo quei semplici, minuscoli
squarci di pace nella
tempesta di sofferenza. Ritornò a concentrarsi su Alex,
sfiorandogli il
braccio. Quello si voltò verso di lei, lasciandosi
accarezzare. Lei gli prese
piano la mano, trascinandolo dolcemente con sé verso il
bagno. Una volta
richiusasi la porta alle spalle andò a sedersi sul bordo
della vasca, mentre il
ragazzo aprì il rubinetto e cominciò a passarsi
sul volto le mani bagnate dal
trasparente liquido gelido.
--Ho
esagerato, non è vero?-- chiese
poi, senza asciugarsi il volto.
Teneva la
testa china sul lavandino, gli
occhi spenti, mentre alcune stille d’acqua gocciolavano dalla
punta del naso
per poi infrangersi contro il marmo con un tonfo ovattato. Ma diverse
erano
quelle che colavano dai suoi occhi al mento, segnandogli le gote con la
loro
traccia bagnata.
Mina si
alzò e si portò accanto a lui,
abbracciandolo teneramente da dietro.
--Siamo
tutti molto tesi. Sei solamente
esploso.-- lo rassicurò, accarezzandogli piano il braccio.
Poi gli chiese: --La
conoscevi da molto?--
Alex
sospirò. --Abbastanza da
affezionarmi parecchio a lei. Ero l’unico, assieme a mio
padre, a conoscenza
del suo “problema genetico”, come lo chiamavamo noi
per gioco. Ci eravamo
incontrati da piccoli, in uno dei tanti giri di suo padre. Casualmente
a una
delle riunioni ero stato portato anche io. E sai
com’è… eravamo gli unici due
bambini, e abbiamo stretto subito amicizia.--
--Le volevi
molto bene.-- dedusse la
ragazza, notando il tono nostalgico con cui aveva raccontato.
Lui
annuì, e si strusciò dolcemente
contro di lei cercando calore e conforto. Quella gli passò
la mano sul viso
piano, accarezzandolo.
Il giovano
alzò appena gli occhi, osservando
il loro riflesso nello specchio; e gli piacque. Mina aveva i capelli
corvini,
pieni di riflessi violetti, e gli occhi grandi e dolci, castani. La sua
pelle
era candida ed eterea, così pallida che pareva di porcellana
e contrastava
apertamente con la sua, più ambrata e abbronzata. Gli occhi
del ragazzo erano
sempre scuri, ma con alcuni guizzi più mielati
all’interno dell’iride, e i suoi
capelli erano castani. Però stavano bene insieme, si
completavano.
Sospirò
più forte e si diede una spinta
sulle braccia per raddrizzare la schiena. La MewMew lo
guardò e gli sorrise
debolmente, giusto per dimostrargli quanto fosse fiera di lui per la
forza che
stava dimostrando. Lui ricambiò e le posò un
bacio sulla fronte, tenendola
stretta a sé per qualche attimo più del
necessario. Guardò di nuovo nello
specchio e rimase compiaciuto e interenerito dal rossore che
cominciò a
imporporare timidamente le gote della ragazza, che sembrava faticare a
mantenere una certa regolarità nel respiro.
*****
In cucina,
Tart stava ancora imprecando
contro i fornelli terrestri del piano cottura: non riusciva ad alzare
la fiamma
decentemente, così l’acqua nel pentolino si stava
scaldando con parecchia
lentezza. Comunque, non sembrava che ha Paddy importasse troppo.
La ragazzina
era seduta al tavolo, ma
teneva la testa appoggiata sul ripiano di legno. Aveva smesso di
singhiozzare
alcuni minuti prima, però non era ancora in grado di fermare
le lacrime
silenziose che continuavano a rigarle il viso innocente.
L’alieno
la guardò dispiaciuto, poi si
dedicò a cercare le bustine di camomilla. La rabbia che
aveva provato prima verso
gli altri a causa dei loro stupidi litigi stava sfumando lentamente,
lasciando
di nuovo il posto al dolore. Un po’ si era sentito tradito
quando era venuto
fuori che Pai sapeva già tutto, ma poi aveva capito il
motivo della sua scelta:
se lui avesse saputo tutto sarebbe andato dritto a riferire a Kish, e
l’avrebbero fermata. Solo che lei non si sarebbe fermata, e
avrebbe comunque
trovato un modo per_
L’alieno
serrò le palpebre per scacciare
quelle immagini, mentre le dita si contraevano improvvisamente sulla
bustina di
camomilla.
--Taru-Taru?--
lo chiamò piano Paddy, la
voce ridotta a un mormorio spezzato.
Lui si
voltò e rimase a guardarla,
mentre versava l’acqua in una tazza dove aveva immerso la
camomilla insieme a
un cucchiaio di miele.
--Perché
l’ha fatto?-- chiese la
biondina guardandolo supplichevole.
Il ragazzino
le sorrise debolmente e le
si avvicinò, posandole davanti la tazza. --Non la capisco
nemmeno io. Credo che
non sopportasse l’idea di vivere lontana da Kish.--
Lei
annuì assorta, mentre prendeva un
sorso della domanda dolce e fumante. --Credi che sia colpa nostra?--
Tart la
guardò sbigottito.
--Assolutamente no! Perché l’hai anche solo
pensato?--
Le spalle
della piccolina si curvarono
leggermente, mentre un singhiozzo moriva sulle sue labbra. --Beh,
perché
l’abbiamo esclusa, e non l’abbiamo difesa da Ryan.
Forse, se l’avessimo fatto
lei ora non sarebbe_--
L’alieno
si portò subito dall’altra
parte del tavolo e le prese il viso minuto tra le mani. --Non pensarci
nemmeno.
A dirtela tutta, credo che alla fine avrebbe fatto questa scelta lo
stesso.
Certo, magari non in questo modo e non subito, ma non penso che sarebbe
mai
riuscita a superare la perdita.--
--Ma
perché?-- sbottò Paddy.
Il ragazzino
la guardò, comprendendo il
suo dolore. --Perché l’amava troppo.--
La biondina
lo guardò con i suoi grandi
occhi dolci, di nuovo pieni di lacrime, e annuì. --Qualche
volta, è pericoloso
donare il cuore.--
Le labbra
dell’alieno si stirarono in un
sorriso amaro, mentre le sue braccia si avvolgevano attorno alla
MewMew.
Rimasero a coccolarsi per un po’, confortandosi a vicenda,
poi si separarono.
--Forza,
torniamo di là.--
I due
giovani lasciarono la cucina e
rientrarono in salotto.
Kyle li
notò e diede aver dato
un’occhiata alla stanza, notando alcuni cambiamenti: Pam si
era seduta a terra,
appoggiata a Ryan che l’abbracciava da dietro, e teneva gli
occhi chiusi come
se si stesse riposando; Straberry si era seduta su una sedia, e Mark
era
inginocchiato davanti a lei accarezzandole amorevolmente le mani; Lory
e Pai erano
ancora stretti l’uno all’altra e se una rara
lacrima che scendeva a solcare le
gote della ragazza, essa veniva prontamente raccolta da lui; Mina e
Alex erano
appena usciti dal bagno, lui soddisfatto malgrado il dolore e lei
ancora rossa
come un pomodoro; Tart sorreggeva Paddy mentre camminava,
abbracciandola e
ricambiando la stretta gentile di lei sulla sua mano.
Kyle,
malgrado il dolore che gli
attanagliava il petto, sorrise. Alla fine, Iris c’era
riuscita: aveva appianato
ogni tipo di contrasto, di antipatia, sostituendoli con amicizia e
affetto
profondo. Peccato solo per il metodo che aveva usato per compiere il
cambiamento… però era contento.
Pam e Ryan
si erano trovati. Erano
entrambi soli, entrambi freddi, entrambi conoscevano il dolore di
perdere tutto…
ed erano anche gli unici che fossero in grado di tenersi testa a
vicenda.
Lory, con la
sua dolcezza, era riuscita
a spingere l’algido Pai a seppellire l’ascia di
guerra. Era l’unica che avrebbe
potuto farlo, perché era la sua nemesi: lei sorridente, lui
imbronciato; lei
generosa, lui egoista; lei timida, lui deciso; lei pacifista, lui
combattivo…
si bilanciavano.
Mark e
Strawberry_ beh, loro non erano
una novità. Però era bello vederli ancora
insieme, ancora uniti. Aveva
sopportato di tutto un anno prima, e in quello a seguire il loro
rapporto non
si era indebolito nemmeno di una virgola. Dava molta speranza per il
futuro.
Alex
sembrava aver fatto crollare anche
la severità di Mina. Che la causa scatenante fosse la
parità di grado sociale,
non c’era dubbio: nessuno dei due avrebbe avuto il permesso
di frequentare
l’altro se fosse stato altrimenti. Stavano bene insieme:
erano opposti
fisicamente, ma caratterialmente si assomigliavano. Entrambi ironici,
determinati, belli, snob in superficie ma gentili sotto
sotto… e pieni di amore
da dare.
Anche
l’amicizia di Paddy e Tart
sembrava andandosi rafforzando. I due piccoli del gruppo erano
accomunati
dall’innocenza della loro età, anche se non erano
estranei al peso di
responsabilità eccessive sulle loro giovani spalle: Paddy
faceva da mamma ai
suoi fratelli ed era una MewMew, Tart era stato incaricato di salvare
il suo
pianeta. Eppure nessuno dei due aveva perso la propria freschezza e il
proprio
sorriso.
Infine, il
suo sguardo scuro inciampò
nella figura di Kish. L’alieno era ancora inginocchiato di
fronte al divano, i
pugni stretti per la rabbia dovuta all’impotenza e i denti
stretti per non
cedere al pianto. Stava male, era impossibile negarlo… se
chicchessia avesse osato
tentare di fare congetture e incolparlo per la scelta della dolce
Mewtigre,
quegli occhi disperati avrebbero fatto cadere ogni possibile accusa.
Improvvisamente,
le iridi dorate
dell’alieno furono attraversate da un lampo color miele vivo.
Kish si alzò in
piedi senza barcollare, come se qualcosa dentro di lui fosse scattato
improvvisamente. Mise una mano su quella gelida della ragazza distesa
sul
divano, come per tenere un contatto con lei in mancanza di quello
visivo, e si
volse verso Pai.
Schiuse le
labbra sottili e parlò, la
voce leggermente roca a causa del silenzio prolungato e dei singhiozzi
che
aveva imprigionato in gola. Disse solo due parole:
--Riportala
indietro.--
-
-
-
ANGOLETTO!
Allora,
vi è piaciuto? Ho cercato di scriverlo in
maniera scorrevole, quindi spero che si capiscano i cambi di punti di
vista!
Buone vacanze, ci
risentiamo dopo il dieci! Un bacio,
Clarisse
|
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Capitolo 28 *** To break a spell ***
Buonasera!
Lo so, avevo detto che
avrei postato il 10 ma sono in ritardo! Però questo capitolo
è stato davvero
difficile da scrivere, spero che ne sia valsa la pena… Spero
tanto che vi
piaccia e che vi spinga a perdonarmi il ritardo XD
neko_girl96:
eccomi qui! Mi scuso per il leggero ritardo, ma almeno ho aggiornato!
Sono contenta
che tu abbia apprezzato il contrasto tra dolcezza e dolore e che la
storia ti
piaccia ancora!
yuri5:
grazie mille per i complimenti! Sono contenta di essere riuscita a
trasmetterti
tutti i sentimenti dei vari personaggi.
TaKari94:
grazie mille per gli auguri, apprezzo e ricambio (anche se in ritardo
XD). Sono
contenta che la mia storia ti sia piaciuta tanto, e spero che mi darai
un
parere anche su questo capitolo!
Miss
Giulietta:
sono contenta che la parte della lettera ti sia piaciuta, e che tu
abbia
apprezzato la parte dedicata a Paddy. Ho trovato molto interessante
anche io
scrivere dal suo punto di vista: c’è un contrasto
tra la sua ingenua innocenza
e la durezza della realtà molto impressionante secondo me.
Cara, sappi che
avendo notato la parte sui contrari mi hai resa stra-stra-felice!
Speravo davvero
che qualcuno ci prestasse attenzione! Già, Pam è
stata proprio una grande! Ryan
se lo meritava, no? (eeeh? Ma guarda che io ho fatto tutto quello che
ho fatto perché
me l’hai detto tu! NdRyan - Uffa, ancora con questa storia!
Dacci un taglio,
prometto che nella parte dedicata alla psicologia dei personaggi ti
renderò
giustizia. NdKClarisse - *Ryan se ne va gongolante* - Ho dovuto dirlo,
sennò non mi
mollava! NdClarisse.sottovoce - XD). Sì, il nostro povero
Ki-chan sta soffrendo
molto, soprattutto perché SA di essere stato fesso! Ma sai
come si dice, no? Ci
si rende davvero conto di quanto si ama una cosa quando la si
perde… e poi, se
Kish non si fosse trovato davanti questa situazione e fosse rimasto con
lei,
non si sarebbe mai perdonato di aver abbandonato la sua gente. Insomma,
avevo
bisogno di questa parte! Non preoccupare di dilungarti, adoro le
recensioni
lunghe XD!
Akly: oooh,
bene! Quindi adesso sai tutto quello che è successo. Mi
spiace solo che tu ti
sia un po’ rovinata la sorpresa… il nostro caro
Ki-chan sta soffrendo, chissà
come finirà (sadica che sono!).
tYTy:
carissima! Tranquilla, anche io di solito vado a periodi: ogni tanto
FF, ogni tanto
libri. Comunque sono contenta che tu mi abbia lasciato una recensione J! Non vedo l’ora
di leggere un’altra delle tue
dettagliatissime opinioni, che mi mancano i tuoi onesti commenti
critici!
To break a spell
--Riportala
indietro--
-
A quelle parole,
tutti i presenti alzarono il capo di
scatto rischiando il colpo della strega a causa del movimento
improvviso.
Pai tenne la
testa china, mentre un’espressione
sofferente si disegnava sul suo viso.
--Kish, hai
compreso la portata di ciò che mi stai
chiedendo?-- mormorò dopo alcuni secondi, e fissò
il suo sguardo cupo in quello
determinato del fratello.
--Un
momento…-- sussurrò Strawberry shockata. --Vuoi
dire che ciò che ha fatto non è…
irreversibile?--
L’alieno
dagli occhi viola scosse il capo, senza
staccare lo sguardo da quello dorato ardente del fratello adottivo.
Quando
parlò si rivolse soprattutto a lui, cercando di spiegargli
l’interezza della
situazione.
--L’incantesimo
che ha usato Iris_-- cominciò, ma
s’interruppe un secondo: com’era difficile
pronunciare il suo nome… --Dicevo,
l’incantesimo ha ucciso solo il suo corpo. Il cristallo del
ciondolo è un
catalizzatore molto particolare, che è in grado anche di
trasformare una fonte
potenziale in energia. Lei, in questo particolare caso, ha fornito la
sua
anima, la sua stessa forza vitale, come fonte. La separazione ha
privato il
corpo della vita, ma non ha ucciso lei nel senso più lato
del termine. Il cristallo
ora sta proteggendo la sua anima vera e propria.--
La mano sinistra
di Pai andò a frugare in una tasca
interna della casacca di tessuto scuro, e ne estrasse il ciondolo che
Kish
aveva regalato a Iris per Natale. L’unica differenza
riscontrabile era nel
cristallo incastonato al suo interno, che brillava come una stella
argento vivo
e azzurro ghiaccio. La luce si spandeva fluida nella stanza,
inarrestabile come
profumo e morbida come una carezza. Quando i suoi raggi bagnarono il
corpo
della Mewtigre, quello sembrò rianimarsi: il cuore era muto
e il respiro
inesistente, ma la pelle assunse un colorito meno pallido e la sua
pelle si
scaldò impercettibilmente.
--Il corpo
riconosce l’anima.-- spiegò Pai,
rispondendo allo sguardo attonito dei presenti.
--Quindi
è davvero possibile riunirli?-- incalzò Alex,
indispettito dai giri di parole: rivoleva la sua amica, dannazione!
L’alieno
trattenne il fiato, mentre nella sua mente si
snodavano tutte le possibilità, ma anche tutte le
controindicazioni di
un’interferenza con l’incantesimo.
Tecnicamente,
era possibile invertire il processo.
Praticamente, c’erano mille cose che potevano andare storte:
il cristallo
avrebbe potuto liberare un’onda letale di energia, oppure
avrebbe potuto
causare l’implosione della forza vitale che conteneva.
Sarebbe potuto andare
tutto bene, o sarebbe potuta succedere una catastrofe.
--Si potrebbe
trovare un modo per riunire corpo e
anima.-- confermò lentamente, annuendo piano con il capo.
--Ma non so che cosa
potrebbe succedere.--
--Si
può fare un tentativo?-- gli domandò Lory,
alzando lo sguardo limpido e apprensivo su di lui. Il tono della voce
era
gentile, completamente libero da ogni tipo di pressione.
--Non
è un tentativo da fare a cuor leggero:
rischierebbe di ucciderla del tutto.--
Il silenzio
seguì queste parole reali, dure, decisive.
Il peso delle possibilità che si snodavano ai piedi di quel
momento colpì tutti
i presenti con una violenza devastante, rischiando di farli crollare.
Tutti,
tranne uno.
--La rivoglio
indietro.-- decise Kish, lo sguardo risoluto
che non ammetteva repliche.
Pai lo
guardò malissimo. --Rischi di uccidere lei, o
anche tutti noi. Se qualcosa va storto e ne usciamo immuni, avremo
sprecato
l’unico modo per salvare casa nostra.--
Gli occhi
d’oro del giovane alieno sostennero senza
vacillare lo sguardo del fratello. --Non ti permetterò di
usare lei per salvare
loro.--
I due alieno lo
guardarono shockati, ma lui non
abbassò il capo. Teneva la testa alta, sfidandoli. Era
pronto a usare la forza,
se fosse stato necessario, pur di impedire che l’anima pura
della ragazza che
amava potesse essere strumentalizzata per allungare le guerre della sua
stirpe
sanguinaria. Gli alieni avevano ottenuto un mondo adatto alla vita dopo
mille
sacrifici, e ci avevano messo un solo anno per distruggerlo con le loro
lotte
per il potere. Anche se l’energia vitale avesse sanato tutti
i danni, non
avrebbe mai cambiato l’inclinazione violenta della gente che
lo abitava. E Kish
non aveva nessuna intenzione di permettere che un gesto della portata
di ciò
che aveva compiuto lei venisse trascinato nella polvere.
--La rivoglio
indietro.-- ripetè, risoluto.
--E dopo averla
riavuta?-- gli chiese Pam
avvicinandoglisi, lo sguardo duro e gelido, severo e tagliente. --Le
darai un
bacio e te ne andrai a cercare un altro modo per salvare il tuo
pianeta?--
Kish
ricambiò il contatto visivo senza paura e senza
vergogna. Era serio quando, prendendo la mano fredda della ragazza
senza vita,
affermò: --Io resto.--
--Cosa?!-- ecco,
anche il piccolo Tart era sbottato.
Poteva capire il
fratello adottivo fino a quel punto,
ma la scelta di abbandonare la sua gente non riusciva a capirla. Un
conto era
voler salvare lei, un conto era piantare tutto in asso.
--Dimmi che stai
scherzando.-- lo implorò Pai, ma lui
negò.
--È
inutile chiudere gli occhi e fare finta di
niente.-- disse. --La nostra gente è violenta di natura.
Rifaremo gli stessi
errori, combatteremo le stesse battaglie. Ci sarà altra
miseria, altra morte,
altro dolore. Io stavolta non ci sto. Quel pianeta ormai mi ha preso
tutto, anche
la vita della persona che amo. Nulla, NULLA vale lei.--
--Sei egoista.--
lo accusò l’alieno dagli occhi viola.
--Sono
innamorato.-- fu la risposta semplice.
Strawberry,
malgrado la situazione, sorrise: Kish non
era cambiato di una virgola. Sempre il solito, menefreghista,
egocentrico e
prepotente. Però, nonostante tutti quei difetti, se riusciva
ad anteporre
l’amore per Iris a tutto ciò in cui aveva sempre
creduto fermamente non poteva
essere poi così negativo…
Si
avvicinò a lui, senza lasciare la mano del suo
adorato Mark, e gli accarezzò il braccio in segno di
conforto e sostegno.
Il
bell’alieno si voltò di scatto verso di lei, i
meravigliosi occhi dorati pieni di stupore. Quando si
specchiò nelle dolci
iridi color cioccolato della Mewgatto vi lesse comprensione, e
improvvisamente
la sua facciata da duro determinato e sicuro di sé
crollò. Alcune lacrime
cominciarono a scivolare delicatamente sui tratti del viso affilati,
solcando
la pelle chiara con la loro traccia umida. Le mani si chiusero a pugno
per
cercare di controllare l’ondata di dolore che gli stava
dilagando nel petto,
come per contenerla dentro il suo corpo e non lasciarla uscire. Gemiti
rochi
gli si strozzavano in gola, soffocati dalle labbra strette e dai senti
serrati.
Tart
sgranò gli occhi, sorpreso e a disagio: detestava
vedere il fratello in quello stato. Faceva male a lui, quasi come se
fossero i
suoi denti a conficcarsi duramente nelle labbra, le sue unghie ad
affondare nei
palmi delle mani, il suo corpo a tremare violentemente a causa dei
singhiozzi
trattenuti.
--Riportiamola
indietro.-- disse, avvicinandosi
all’altro alieno e stringendogli il polso.
Quello lo
guardò sorridendo tristemente, e annuì con
gratitudine.
Pai
osservò attentamente i suoi due fratelli, poi
abbassò gli occhi a terra. Aveva paura, e tanta, di sprecare
l’unica fonte di
energia che avrebbe potuto ridare la vita al loro pianeta. Non voleva
condannare la sua gente per egoismo, per una felicità
provvisoria. E poi, se
lei tornava Kish sarebbe rimasto. Non aveva molta voglia di perderlo,
perché
gli voleva bene. Certo, litigavano e bisticciavano,
però… era sempre suo
fratello adottivo.
Quando
rialzò la testa, le sue iridi violacee si
scontrarono duramente con quelle dorate e lucide di Kish. E fu in quel
secondo,
in quel semplice, veloce, fondamentale contatto che Pai capì
la sofferenza che
pulsava nel petto dell’alieno come una stella morente.
Istintivamente abbassò
lo sguardo su Lory, ancora abbracciata a lui.
“Se
fosse lei, lo faresti davvero?” chiese una voce
nella sua testa, insopportabilmente simile a quella di Kish.
Fu un attimo, e
vide sé stesso inginocchiato davanti a
un divano, davanti al corpo esanime della Mewverde che gli aveva donato
l’anima. Un moto di rabbia lo attraversò quando
ammise con sé stesso che la sua
purezza sarebbe presto stata strumentalizzata, contaminata e sprecata
dalle
battaglie che la sua gente avrebbe sicuramente ingaggiato. Al solo
pensiero,
qualcosa dentro di lui si ruppe.
--No.--
sussurrò pianissimo, parlando a sé stesso.
--Se fosse lei, la riporterei indietro.--
Lory non
capì le sue parole, ma quando alzò gli occhi
vide il suo sguardo fisso su di sé, ardente. Imbarazzata da
una tale intensità
girò il volto dolce, e si strinse di più contro
il suo corpo. Le braccia
dell’alieno l’avvolsero, forti e protettive. Pai
abbassò il viso e le posò un
lungo, semplice bacio sui capelli, assaporando il suo profumo di mare.
Poi aprì
gli occhi di scatto, deciso. Li piantò sui fratelli.
--Riportiamola
indietro.-- pronunciò solennemente. --E
speriamo che vada tutto bene.--
Tart lo
guardò sorridendo fiero e un’ennesima lacrima,
di gratitudine però, solcò la guancia pallida di
Kish. Le MewMew tirarono un
sospiro di sollievo e si guardarono speranzose mentre Kyle e Ryan
assentivano
sollevato col capo, e Alex chinò la testa in segno di
gratitudine.
Ad un cenno
secco di Pai, tutti si riunirono attorno
al divano. L’alieno più grande si
accostò delicatamente al corpo immobile e vi
avvicinò il pendaglio luminoso. Subito si ripetè
la reazione precedente: la
pelle assunse un colorito più roseo e si scaldò
quasi impercettibilmente.
L’espressione
degli occhi viola però rimase cupa,
assorta, attenta. Lo sguardo affilato osservava fisso la perla di luce
ingabbiata nel cristallo, che rimase perfettamente immobile e
indifferente.
L’alieno sospirò e fece un passo indietro.
--Allora, prima
di tutto vi devo chiarire alcune
cose.-- cominciò rivolgendosi al gruppo, prendendo fiato.
--Il metodo che ha
usato Iris per estrarre la sua energia vitale è lo stesso
che sfruttiamo noi
quando sfruttiamo l’anima dagli umani per farne dei Chimeri.
In teoria, l’anima
di Iris dovrebbe liberarsi da questo catalizzatore sentendo il richiamo
alla
vita del proprio corpo e poi rifondersi con essa.--
--Ma non lo
fa.-- completò Kyle per lui, dichiarando
l’ovvio.
Pai
annuì. --Ovviamente, ci sono diverse possibilità.
Magari il campo di forze esercitato dal cristallo è troppo
forte, e il richiamo
risulta troppo debole per liberarla.--
--E cosa
possiamo fare per sopraffare la prigione
magnetica e tirare Iris fuori da lì?-- chiese quindi Paddy,
la voce che si
incrinava per lo scontro tra la sua ingenua speranza e la disillusione
portata
dalla realtà.
--Dobbiamo fare
leva sul MewPower.-- rispose Ryan, le
pupille ridotte a fessure per l’intensità della
concentrazione. --Se riusciamo
ad attivare il suo DNA modificato, il richiamo risulterà
più forte.--
Tutti tacquero,
mentre aspettavano una risposta
dall’altro esperto.
Pai
annuì lentamente. --Potrebbe funzionare.--
Pochi momenti
più tardi, le ragazze del MewTeam si
erano trasformate, pronte per riportare indietro la loro amica. Si
disposero in
cerchio attorno a lei mentre Pai lasciava che il cristallo rimanesse
sospeso
sopra di loro, nel centro esatto.
-- Vi informo
subito che sarà difficile.-- cominciò
Ryan assorto. --Mewpam, Mewmina, Mewlory e Mewpaddy, voglio che
mettiate le
braccia in avanti e uniate le mani.--
Le ragazze,
senza dire una parola, tesero le braccia e
unirono le mani al centro, formando come un cerchio.
--Bene. Ora
dovete concentrarvi sul MewPower. Non sarà
una passeggiata, ma è essenziale che ciascuna di voi riesca
a richiamarlo.
Mewberry, tu unisciti alle tue compagne, ma con un braccio solo.--
La Mewgatto
allungò una mano e la pose esattamente al
centro del rosone formato dalle altre. Poi prese un respiro profondo e
si
concentrò.
Trovare la pace
interiore necessaria per richiamare la
loro essenza, in quel marasma, era forse la cosa più
difficile che le ragazze
avessero mai fatto. Nonostante l’ambiente attorno a loro
fosse tranquillo e
silenzioso, il tumulto delle loro emozioni continuava a distrarle. La
paura le si
agitava come un mare in tempesta, l’angoscia le soffocava il
respiro in gola. La
frustrazione dentro di loro aumentava man mano che il terrore
strisciava
subdolo nel loro petto, e le compagne tentarono di rallentare il
respiro per
recuperare la calma.
“Non
ci devi pensare!” si impose Mewpaddy, tremando di
rabbia. “Non pensare che potrebbe non funzionare, che
potrebbe andare storto
qualcosa, che potrebbe morire, che…” la piccola
scosse forte la testa, cercando
di scacciare quelle ombre oscure che la stavano confondendo.
Cercò di
rilassarsi, e istintivamente richiamò alla mente
l’immagine di Tart. Gli occhi
aranciati del giovane alieno le trasmettevano serenità, lo
sguardo era intenso
come se lui fosse davvero lì davanti a lei.
Sentì
il MewPower che cominciava a fluire con energia
dentro di sè, scorrere intenso assieme al sangue che veniva
spinto dalle
pulsazioni decise e scandite del suo cuore. Una rassicurante luce
gialla
cominciò a brillare nelle sue mani, dapprima debolmente e
poi sempre più
intensa.
Guidate da
quelle onde vibranti di energia positiva,
anche le altre MewMew riuscirono a calmarsi e mettere ordine nei loro
pensieri.
Ben presto, anche dai loro palmi cominciarono a risplendere di caldi
raggi
colorati. Blu, viola, rosa, verde e giallo. Dalla mano che la Mewgatto
teneva
chiusa a pugno fitrava una flebile luce luminescente.
--Mewberry?--
chiamò Ryan.
La ragazza
assentì leggermente col capo, gli occhi
ancora chiusi. Sentiva la voce dell’americano arrivare
ovattata, come se lei
fosse immersa nel mare e solo gli eco arrivassero distorti alle sue
orecchie.
--Ragazze, ora
dovete ruotare le mani verso l’alto.
Mewberry, voglio che tu alzi l’altro braccio e che tu lo
ponga sopra il cerchio
che state formando.--
Le MewMew
obbedirono e volsero i palmi al soffitto,
proiettando la fonte stessa dei bagliori magici contro il cristallo.
Poi la
Mewgatto alzò l’altro braccio e lo pose sopra il
centro del rosone di mani.
Quando dischiuse il pugno, l’ombra che produsse
oscurò completamente il
ciondolo sospeso a mezz’aria.
--Ottimo. Dovete
concentrarvi sull’unire i vostri
poteri. Potete farcela, ci siamo quasi!--
Cinque lacci di
luce di diversi colori si sollevarono
dal cerchio di mani e incominciarono a danzare, intrecciandosi in una
sola
stringa abbacinante. La treccia salì a spirale, avvolgendosi
e snodandosi su sé
stessa, finchè non arrivò a lambire la pelle
della mano sollevata di Mewberry.
La ragazza, istintivamente, voltò il palmo verso
l’alto e la luce vi si
acciambellò.
Era calda, e
pulsava. La giovane sorrise mentre quella
le accarezzava la mano, attorcigliandosi attorno ad essa senza mai
toccarla. Le
provocava una sorta di intima euforia, le faceva tremare
l’anima. Quell’energia
pura che si avvolgeva a spirale su sé stessa la faceva
sentire viva.
--Adesso abbassa
lentamente la mano e appoggia la luce
sul petto di Iris, esattamente sotto la gola.--
Mewberry
continuava a sorridere mentre abbassava il
braccio dolcemente, senza fretta. Volse il palmo verso il basso, e la
luce
cominciò a spiralizzarsi. Quando le dita della MewMew
sfiorarono la pelle
fredda della ragazza, la sfera di energia si staccò dalla
sua mano e si posò
dolcemente sul petto morbido di Iris.
Stette
lì, a vorticare su sé stessa, lambendo
impalpabilmente la pelle della ragazza. All’improvviso
cominciò a splendere di
raggi color argento vivo e azzurro ghiaccio, poi da essa si diramarono
decine e
decine di tentacoli di luce che avvolsero il corpo senza vita.
L’intera figura si
trasformò un bozzolo cangiante, finchè non
divenne quasi una stella. Infine,
veloce com’era esplosa, la luce scemò
all’improvviso.
Mewiris giaceva
su un fianco, sul divano. Aveva le
orecchie tonde abbassate e inerti, la coda immobile si adagiava sulla
sua vita.
L’espressione del viso era rilassata ma vuota, gli occhi
ciechi celati dalle
palpebre calate. Le labbra erano dischiuse, ma nemmeno un soffio fresco
filtrava da esse. Le gambe erano leggermente piegate, come se fossero
la
distensione di una posa da micetto acciambellato. Una mano stava vicino
al
petto, mentre l’altra affogava in uno dei morbidissimi
cuscini.
Un raggio,
all’improvviso, scese a illuminare quel
volto incosciente. Il cristallo sospeso sopra il divano
cominciò ad emettere
una luce intermittente. Il corpo esanime emanava una leggerissima
luminescenza
argentata.
--Ci siamo.--
disse Pai con voce tremante, sentendo la
tensione nonostante stesse cercando di mantenersi indifferente. --Ora
l’anima
dovrebbe riuscire ad evadere dal cristallo e ricongiungersi con il
corpo.--
Infatti, non ci
volle molto perché quella splendida,
argentea luce pulsante cominciasse a staccarsi dal catalizzatore. Il
ciondolo
con incastonato il cristallo, privato della magia che lo teneva
sospeso,
precipitò ma Kish afferrò la catenella prima che
la gemma s’infrangesse al
suolo.
Intanto lo
sguardo di tutti era incatenato all’energia
vitale di Iris, bellissima, pulsante, luminosa, che si abbassava
lentamente
verso il corpo inerte sul divano. Si avvicinò sempre di
più al viso immobile,
accostandosi alle labbra come se volesse baciarle… si
fermò un secondo, a un
soffio da quella bocca a forma cuore…
E lì
rimase.
Pai, sconfitto,
abassò lo sguardo. Ryan, deluso, si
passò una mano sul viso.
Kish represse un urlo di
frustrazione e dolore.
ANGOLETTO!
E
così, siamo quasi alla fine. Vi prego, non vogliatemene! Non
siete gli
unici a star male, scrivere questi capitoli mi sta
uccidendo… me lo lasciate lo
stesso un commentino?
Ora, vediamo se
qualcuno di voi riesce a indovinare cos’è andato
storto!
Chi vuole azzardare un’ipotesi? Chi vuole provare a fare una
previsione sul
finale? lietofine o tragedia? Daiii che sono curiosa di sapere cosa
pensate!
Un bacio,
Clarisse
|
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Capitolo 29 *** Your eyes ***
Mie carissime
personcine, non ci crederete mai ma… SONO TORNATA!
O cavoli gente,
sono in un ritardo pazzesco… chiedo venia! Mi dispiace
tantissimo, ma ho avuto un sacco di problemi. Insomma, prima la scuola,
poi una
litigata con mia sorella, tra una cosa e l’altra
l’ispirazione non mi veniva e
non mi piaceva niente di quello che scrivevo.
Insomma, ora
però rieccomi qui! Spero tanto che il capitolo vi piaccia,
anche perché è stato molto difficile da
scrivere… ma il tempo extra che mi sono
presa dovrebbe aver giovato!
neko_girl96: sono
una terribile ingrata! Tu mi fai tanti complimenti, e io ci metto poco
meno di
un mese ad aggiornare… TI PREGO PERDONAMI! Sono contenta di
averti trasmesso le
sensazioni di tutti, è davvero una cosa molto importante per
me.
yuri5: hai ragione,
Kish potrebbe anche meritarsi un lietofine… mi spiace
tantissimo per averci
messo così tanto tempo ad aggiornare! Mi rendi davvero
felice dicendomi che
sono riuscita a trasmetterti le emozioni di tutti, perché
è una cosa davvero
importantissima per me.
TaKari94:
tranquilla, vedere la tua recensione mi ha fatto comunque piacere!
Scusa se ti
ho fatto rimanere con l’ansia per tanto tempo, ma spero che
il lungo tempo che
mi sono presa abbia creato qualcosa di decente… fammi
sapere, se puoi
perdonarmi il ritardo XD!
elles: non
preoccuparti, a me fa già tanto tanto piacere avere la tua
recensione adesso!
Sono davvero contenta che la mia storia ti piaccia tanto. La vera
ragione
dietro all’extra psicologia è che vorrei
“scusarmi” con alcuni personaggi
fondalmentalmente buoni, ma che ho reso sotto una luce quasi maligna.
Insomma,
è il mio modo per giustificarli e riscattarli XD.
Miss
Giulietta:
mia
carissima, CALMATI! In questo capitolo sarà tutto svelato, e
non sarà una
catastrofe… ma non ti dico nient’altro! La tua
recensione mi è piaciuta
tantissimo, è meravigliosa! Tranquilla, non è
ancora finita. Manca poco, ma non
è ancora finita! Comunque rasserenati e rilassati. Non sei
l’unica della nostra
storia che sta disperatamente chiedendo perché: Straw
è nella tua stessa situazione
XD!
Lady_Vampire:
CARISSIMA! Che bello risentirti, mi sei mancata! Sono contentissima di
sapere
che apprezzi la mia storia. Tranquilla, anche se la recensione
è breve io sono
contentissima lo stesso! Spero tanto di avere il tuo parere anche nel
prossimo
aggiornamento.
Your eyes
-
Dentro il
cristallo, freddo.
Se avesse ancora
avuto un corpo, probabilmente esso sarebbe stato scosso da
un tremore violento. Eppure, lei era abituata al gelo: era il suo
elemento.
Ma quel gelo,
non l’aveva mai conosciuto. Non era il tipo da cui puoi
proteggerti avvolgendoti in un piumone caldo, o mandando giù
un bel tazzone di
cioccolata calda, o facendoti abbracciare da qualcuno. In effetti, lei
non
avrebbe più potuto fare nessuna di queste cose.
Improvvisamente,
la sensazione di freddo cominciò a scemare. Una strana
forza magnetica, calda e accogliente, attraversò le pareti
della sua prigione
cristallina e le fece vibrare, tremare. Lei si lasciò
accarezzare da
quell’energia cangiante, si lasciò avvolgere.
Cominciò a sentire il
catalizzatore allentare la sua stretta possessiva,
mentre la luce argentea la
prendeva dolcemente con sé sottraendola a quella morsa
illegittima. Ben presto
il freddo si dileguò completamente, e lei si
sentì rigenerata e padrona di sé
stessa.
Quando
realizzò esattamente dove la luce la stava conducendo,
qualcosa
dentro di lei si ribellò. Riconobbe l’incantesimo,
e lottò per imporsi su di
esso. Avvertì chiaramente una parte di sé alzare
un ruggito di protesta, ma
l’ignorò a bella posta. Non era certa di
ciò che stesse succedendo, ma una cosa
la sapeva: non voleva tornare indietro, non se Kish se ne sarebbe
andato.
Kish
riuscì ad impedirsi di urlare, ma non potè
trattenersi dal battere un pugno contro il muro. Le spalle furono
attrversati
da alcuni singhiozzi smorzati, e la fronte del bell’alieno si
posò piano contro
la fredda parete intonacata.
Non ce
l’aveva fatta. Non era riuscito a salvarla, a
riportarla indietro. Ora Pai avrebbe recuperato l’anima e
l’avrebbe rimessa nel
cristallo, così il sacrificio si sarebbe compiuto. A quel
pensiero, il suo viso
si trasformò in una maschera d’odio.
Mewberry, che si
era stretta a Mark in cerca di
sostegno, lo guardò dispiaciuta. Improvvisamente, quando
osservò il suo volto
deformarsi a causa dei sentimenti cupi che gli turbinavano dentro, fu
scossa da
un brivido. Ricordava quell’espressione. O meglio, ricordava
di averla sognata
tempo addietro, quando Ryan aveva cacciato Iris dal gruppo.
--Alla fine si
è avverato.-- mormorò, rivolta a sé
stessa.
--Come hai
detto, amore?-- le chiese subito il ragazzo
dietro di lei, preoccupato. L’aveva sentita dire qualcosa, ma
non avevo capito
le parole.
--Dicevo il mio
incubo.-- rispose la MewLeader, sempre
a voce bassa ma comunque perfettamente udibile nel silenzio della
stanza.
--Sai, quello in cui vedevo Iris precipitare oltre la soglia luminosa.
Lo
sguardo di Kish è uguale a quello che aveva
nell’incubo…--
La ragazza
spalancò gli occhi nel vuoto, mentre nella
sua mente andava formandosi il ricordo di quel sogno. Chiuse di scatto
le
palpebre, voltando le spalle al divano e nascondendo il viso di
fanciulla nella
spalla del ragazzo che amava.
Iris
avvertì un’onda possente investirla. Era color
blu-nero, di un freddo
mordente. Sentì qualcosa di sé contorcersi in
maniera spiacevole, affranta dal
dolore che percepiva da quell’emanazione. La sofferenza la
toccava
marginalmente, ma non si permise di abbandonarvisi. Doveva restare
intoccabile,
doveva rimanere salda.
Una luminescenza
nerastra si riflesse sulla sua superficie, evidenziando lo
scudo che stava alzando isintivamente per proteggersi.
--Ma certo!--
esplose all’improvviso Kyle, mentre un
sorriso sollevato andava a disegnarsi sui suoi lineamenti adulti e
gentili.
--Cosa
c’è?-- chiese subito Alex alzando il capo di
scatto, attirato dalla nota di speranza che rideva allegra nel tono del
moro.
Quello gli fece
segno di attendere, e si volse in
fretta verso Mewberry. Fece un paio di passi per avvicinarsi a lei e la
prese
delicatamente per le spalle.
La MewMew
alzò lo sguardo per fronteggiarlo, ancora
sofferente per aver perso la sua sorella felina. La sua coda era
abbandonata e
immobile, le orecchie nere da gatta piegate per esprimere tutto il
dolore della
loro proprietaria. Gli occhi rosei erano grandi, lucidi delle stesse
lacrime
che avevano lasciato una traccia sottile e scintillante sulle gote
arrossate.
Kyle le
abbracciò e le spalle e le baciò dolcemente la
testa, mentre la ragazza in rosa si abbandonava a quelle coccole. I due
sembravano quasi padre e figlia.
--Piccola, ti
ricordi com’era Iris nel tuo sogno?-- le
chiese con tono dolce, cercando di stabilizzare i tremori violenti
della sua
schiena con la sua presa salda e delicata insieme.
La Mewgatto
cercò di scuotere la testa, come se non
potesse sopportare la domanda, ma poi si calmò. Prese due
respiri profondi e
iniziò a raccontare: --Sì, è la
p_parte che ricordo meglio.-- affermò con le
parole che si spezzavano per il pianto. --Era… serena, quasi
fel_lice. Come se
aves_se trova_ato la sua pace. Sor_rideva…--
Il moro
ascoltò quei balbettii in silenzio, poi annuì.
Le accarezzò piano la testa e fece cenno a Mark di
riprenderla tra le braccia.
Si avvicinò a Pai, che nel frattempo si era avvicinato al
divano con il
medaglione di cristallo in mano, e ne fermò il braccio che
si tendeva
sconsolato verso la sfera di luce.
--Potremmo avere
ancora una speranza.-- spiegò serio.
Tutti gli occhi
si fissarono improvvisamente su di
lui. Alcuni lucidi, altri gioiosi, altro spaventati, altri speranzosi,
altri
disillusi.
--Che vuoi
dire?-- chiese Alex ansioso. Non sopportava
quell’attesa, quei tentativi a vuoto, quel non sapere. Aveva
bisogno di una
certezza, qualunque essa fosse.
--Voglio dire
che quello di Iris non è stata
un’estrazione d’energia nella norma, diciamo.--
illustrò Kyle in tono
professionale. --Lei era cosciente di quello che stava facendo.
È possibile che
l’anima si opponga al richiamo del corpo proprio
perché si tratta di
suicidio.--
--E quindi?--
insistè il ragazzo, esasperato.
--E quindi_--
riprese il trentenne con pazienza. --_se
riuscissimo a convincere la forma eterea di Iris a tornare, questa si
riunirebbe con il proprio corpo.--
I presenti si
scambiarono sguardi elettrizzati. Kish,
invece, rimase a guardare fisso la ragazza esanime distesa sul divano,
sulle
quali labbra ancora brillava la sua essenza.
Alex
abbassò lo sguardo sull’alieno proprio mentre
allungava timidamente le dita verso quella stella lucente di vita, e
sentì
l’ira prendere possesso del suo essere.
Come, come osava
quell’egoista anche solo cercare di
avvicinarsi a lei? Era colpa sua se il dolore della sua amica aveva
toccato
tali livelli, perché aveva sbagliato a fare i suoi calcoli.
Si avvicinò a lui
con passo pesante e gli strinse le dita attorno al polso, con
cattiveria.
Iris
rabbrividì di apprensione quando si sentì
investire da una corposa
tempesta di rabbia vibrante. Di nuovo avvertì quella voglia
di ribellione
tremare dentro si sé, ma si impedì di reagire. Si
sarebbe fatta male, sarebbe
stata ferita ancora. Così si limitò a seguire il
flusso d’ira e vi trovò una
risposta stupefatta dall’aura lì vicino. Si
incuriosì quando si accorse che
qualcosa in lei sembrava riconoscere quella particolare emanazione di
coscienza…
Kish
sollevò gli occhi sorpresi sul ragazzo che lo
stava fronteggiando. Si vedeva la furia lampeggiare nei suoi occhi
scuri e
implacabili, tanto che l’alieno sentì un brivido
scivolargli lungo la schiena.
--Non osare
toccarla.-- ringhiò Alex irato. --Che diritto
ti permetti di avanzare su di lei?--
--Pensavo che
avessimo chiarito questo punto.--
ribattè l’alieno con voce dura. Ma in
realtà dentro tremava di dolore. Perché
anche lui si identificava nel responsabile della sua morte, esattamente
come la
pensava il ragazzo.
--Per me la
colpa resta tua. Non tanto per la tua
scelta di tornare a casa, quanto per il modo in cui l’hai
illusa.-- mise in
chiaro allora l’altro. --Capisco le tue scelte, il tuo punto
di vista. Ma,
onestamente, si stato un cretino di dimensioni epiche accorgendoti solo
DOPO
questo casino che non te ne saresti andato!--
Una fitta di
sofferenza talmente acuta costrinse Iris a contrarre la sua
luce in uno spasmo ferito. Riconosceva quell’aura addolorata
come se fosse sé
stessa: era quella della persona che amava. Quelle onde di dolore che
navigavano attraverso l’aria la colpivano con dolcezza, ma la
sofferenza era
tale da renderle ogni carezza insopportabile.
Sentì
l’aura di qualcuno, probabilmente della persona che stava
accusando
il suo amato, infiammarsi di nuovo. questa volta l’istinto
forte e ribelle ebbe
come una scossa di determinazione: Kish stava già soffrendo
abbastanza e lei
non avrebbe permesso a nessuno di fargli altro male.
Alex dischiuse
le labbra per continuare a vomitare
tutta la sua rabbia, ma un suono forte, deciso, rauco, lo interruppe.
Una luce
accecante cominciò a spandersi dal divano. La stella
d’energia che aveva brillato
anonimamente sopra il petto della ragazza stava pulsando, la luce che
si faceva
sempre più splendente. Ci fu un lampo accecante, e poi la
personificazione
della sesta MewMew toccò terra.
Iris
cominciò a sentire. Seppe di avere una bocca quando
l’aprì per ruggire,
e sentì il sapore dell’aria sulla lingua rasposa.
Seppe di avere degli occhi
quando li aprì per guardare la stanza, scoprendo di vedere
le sagome attorno a
sé circondate da un’alone luminoso. Seppe di avere
delle zampe quando avvertì
una superficie soffice come un piumone sotto i cuscinetti sensibili.
Seppe di
avere delle orecchie quando le sentì piegarsi
all’indietro, disturbate dai
suoni del mondo a cui era stata sorda fino a quel momento.
I presenti
sgranarono gli occhi quando una giovane
tigre dalla pelliccia argentea ed eterea atterrò dolcemente
sul pavimento.
Scoprì ancora i denti in un dolce ringhio soffocato,
passando poi a leccarsi i
baffi.
--Ryan…
che succede?-- chiese Mina guardando fisso il
felino impalpabile.
--Signore e
signori, vi presento l’anima della nostra
Iris.-- ironizzò il biondo mentre l’ombra di un
sorriso albeggiava sulle sue
labbra. --Se la sua energia vitale rimane concentrata, è
sensibile solo alle
nostre emozioni. In questa forma può sentire anche le nostre
parole, è
cosciente di quello che le succende attorno.--
--Iris?--
mormorò Kish esitante.
La tigre
girò il muso verso di lui.
L’alieno
avvertì il cuore bloccarsi in petto. Quegli
occhi meravigliosi, erano i suoi. Erano le iridi scure che amava, piene
di
stelle splendenti che variavano a seconda del suo umore. Lo sguardo
color notte
emanava furbizia, scaltrezza… e amore. Ma
quell’ultimo scintillava solo quando
lei guardava lui.
--Iris,
dolcezza?-- la chiamò ancora Kish, la voce
tremante per l’emozione e la speranza.
Iris fece cenno
di sì con la testa. Fece un paio di passi verso di lui,
avvicinando il naso sensibile a lui. La sua aura aveva un buon
profumo… sapeva
di sole, di esotico, di selvatico. Come a contrasto, da essa spiravano
però
dolore e senso di colpa. La tigre alzò lo sguardo, e
incontrò il suo.
Amava i suoi
occhi. Il color oro aveva come un brivido di vita propria che
l’affascinava, l’attraeva come un vortice dolce
quanto il miele. Ma in quel
momento le iridi erano cupe e lucide, piene di sofferenza e di lacrime.
Non
voleva che fosse triste…
Si
strusciò lentamente contro la sua aura cercando di
infondergli un po’ di
serenità.
Volse il muso
peloso, cercando di riconoscere le altre persone nella
stanza. C’erano proprio tutti, ne vedeva le forme tremule
emananti le loro
auree. Tutti quanti erano avvolti da un alone di tenerezza, misto a
speranza e
dolore insieme. Sentivano la sua mancanza…
La tigre
avvertì un battito di vita pulsare insistentemente dentro di
sé, e
fu assalita dalla paura. Voleva tornare. Ma se Kish se ne fosse andato?
Aveva
bisogno di una risposta.
Così
si volse di nuovo verso il suo alieno, incatenando i loro sguardi.
Tese il muso in avanti e quello, rispondendo inconciamente alla sua
chiamata,
allungò la mano per accarezzarla. Quando l’aura di
Kish arrivò a lambire la
consistenza eterea del pelo argenteo, l’energia esplose.
Un’improvviso
scoppio di luce costrinse i presenti a
coprirsi gli occhi per proteggersi dalla reazione.
--Ryan, che
succede?-- urlò Pai, cercando di
sovrastare il rumore causato dalla luce che tagliava l’aria
con i suoi raggi
impalpabili.
--Credo che la
nostra Iris abbia deciso di comunicare
con Kish!-- gridò il biondo in risposta, poi si rivolse alle
ragazze. --Non
smettete di dare energia al suo corpo! Se si convince a tornare,
avrà bisogno
di trovarlo vivo!--
Kish
avvertì un risucchio improvviso, come le spire di un tornado
che lo
tiravano insistentemente nell’occhio della tempesta. Non fece
nemmeno a
chiedersi se fosse il caso di opporre resistenza che un solo, imperioso
strappo
lo staccò completamente dalla realtà.
Quando
riaprì gli occhi, si ritrovò a contemplare
confuso ciò che gli stava
intorno. Era come rinchiuso in una specie di bolla di luce bianca e
argentata,
dentro alla quale regnava il silenzio più totale. Attorno a
lui giocavano
rifessi scintillanti, come quelle onde riflesse che si vedono sul fondo
della
piscina a causa della luminosità del sole. Quando
guardò sé stesso, si vide
strano. Etereo. Un’espressione di stupore e spavento insieme
si allargò sul suo
volto, alterandone i tratti affilati.
Una risata
cristallina riecheggiò leggera in quella gabbia protettiva,
separata dal mondo esterno. Kish alzò lo sguardo
sorpreso… e vide Iris a pochi
passi da sé. Era in forma di MewMew, e non in quella di
tigre come l’aveva
vista prima. Aveva gli occhi chiusi, e rideva divertita dalla smorfia
buffa che
gli si era probabilmente dipinta in viso. Quanto era bella, quando
rideva… le
sue gote morbide sembravano illuminarsi, mentre dalle sue labbra
piccole e
piene usciva un suono simile al trillo entusiasta di campane di
cristallo.
Anche il corpo
di Iris era etereo come il suo. La pelle era diafana e
impalpabile, eppure il vederla di nuovo lo stava riempiedo di vita
nuova. In
quel momento si sentì felice: anche se fosse andato storto
qualcosa, lui
l’avrebbe sempre ricordata così, bellissima e
sorridente.
La ragazza si
calmò e fece un paio di soffici balzi verso di lui,
arrivandogli di fronte.
“Ciao
Kish.” disse semplicemente.
“Ciao,
dolcezza.” rispose lui con voce tremante, mentre lacrime di
gioia e
nostalgia sembravano decise a rovinare quel momento così
intino.
Una carezza
gentile della MewMew scacciò la tristezza, riempiendolo di
pace.
“Ho
bisogno di te.” confessò allora
l’alieno. “Ho bisogno di te più di
quanto abbia bisogno di ogni altra cosa. Mi manchi”
Lei
annuì in segno di condivisione, le iridi intensi puntate
nelle sue.
“Dolcezza…
torna da me.”
Iris
affilò lo sguardo.
“I
tuoi occhi non sanno mentirmi.” disse. “Quindi ora
affrontami, e
rispondi: se io torno, resteremo insieme?”
Kish
alzò i bellissimi occhi dorati e li fissò nelle
iridi incantatrici di
lei.
“Finchè
avrò vita.” promise.
La Mewtigre
sorrise, e la sua felicità fu così travolgente da
generare un
oceano di luce. L’alieno chiuse gli occhi…
Le palpebre
dell’alieno di risollevarono lentamente,
senza fretta. Kish si ritrovò lungo disteso sul pavimento
del salotto di Iris,
la mano ancora tesa verso la tigre etera. Solo che ora la cucciolotta
gli aveva
voltato le spalle, e stava camminando leggiadra verso il divano. Il
Mewteam si
era disposto in cerchio attorno al corpo vuoto che vi giaceva, e dalle
loro
dita tese fluivano caldi fiumi di energia che filtravano sotto la pelle
della
ragazza. La tigre le guardò una per una, poi
spiccò un piccolo balzo. La
traiettoria del salto la portò sul petto della MewMew, ma
anziché atterrare
semplicemente sopra vi esso ella vi si immerse dolcemente, con
delicatezza. Il
corpo emanò una bolla di luce potente che spezzò
il flusso di energia irradiato
dalle cinque ragazze. Quando lo scintillìo si fu estinto, un
suono forte e
pulsante ruppe il silenzio. Un battito di cuore.
Kish si
avvicinò al divano per inginocchiarvisi
davanti, poi tese una mano e accarezzò la guancia morbida
della ragazza. La
pelle era calda e soffice.
Iris aprì
lentamente i suoi incantevoli occhi.
ANGOLETTO!
Ed eccoci qua.
Allora, siete rimasti soddisfatti dal finale? Spero proprio
di sì! Per chiunque non abbia apprezzato il comportamento
leggermente cieco di
Kish, tranquilli: Iris non lascerà correre ma
riprenderà il discorso. Beh, che
altro dire… attendo i vostri commenti, e spero che mi
perdoniate il ritardo. Spero anche di non metterci più
così tanto ad aggiornare, anche se vi confesso di avere un
altro problema piuttosto deprimente... ma farò del mio
meglio, per voi. Vi voglio bene, grazie a tutti! Un
bacio,
Clarisse
|
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Capitolo 30 *** Questioni irrisolte ***
Di nuovo in
ritardo… periodo del cavolo! Mi spiace tanto gente, ma a
quanto pare c’è un
complotto astrale per farmi perdere l’ispirazione a lunghi
intervalli
irregolari… comunque a fondo pagina c’è
una sorpresa per voi, che giustifica il
mio imperdonabile ritardo!
neko_girl96: grazie per la
comprensione, l’apprezzo davvero. Spero tanto che il
capitolo soddisfi le tue aspettative.
Lady_Vampire: mi spiace che tu non stia
più scrivendo, avevi uno stile che mi piaceva
davvero tanto. Sono davvero contenta che la mia storia ti piaccia che
che ti
stia coinvolgendo! Spero di non deluderti con questo capitolo.
TaKari94: davvero ti è
piaciuto tanto? WOW! *me gongolante*. Non sai quanto mi
hai resa contenta, è un punto a cui tenevo tanto. Scusa se
non sono riuscita ad
aggiornare presto…
elles: sono contenta che ti
piacciano tanto sia il mio stile che la storia, mi
stai rendendo davvero fiera di me stessa! Sono molto contenta di averti
trasmesso un po’ della mia passione. Scusa se non sono
riuscita ad aggiornare
in una tempistica decente, ma di nuovo spero che il ritardo abbia
portato a un
buon capitolo. La storia ormai volge al termine, ma confesso: stavo
pensando a
un sequel…
-
-
-
-
.
.
Questioni
irrisolte
-
Era
luminoso, il suo salotto. O forse erano i suoi
occhi che, abituati alla cecità e all’annacquata
vista lattea della sua
essenza, avevano scordato la limpida brillantezza del giorno.
Iris
sbattè le palpebre bordate di lunghe ciglia folte
e arcuate, cercando di abituare la pupilla alla luce aranciata che
regnava
nella stanza. Cominciò a respirare lentamente, sentendo con
una punta di dolore
l’estensione della cassa toracica che si riempiva e si
svuotava d’aria a
intervalli regolari. Il sangue stava rincominciando a scorrere veloce
nelle
vene, causandole un formicolio fastidioso in tutto il corpo. E il cuore
pulsava
ancora, finalmente forte, finalmente vivo, anche se le faceva
incredibilmente
male: a quanto pare, tornare a vivere non era così indolore
come aveva creduto.
I
suoi sensi fini stavano lentamente tornando in
comunicazione con la sua mente.
La
prima fu la vista, anche se annebbiata e non molto
nitida. Vedeva alcune macchie di colore oscillare attorno a lei, veloci
e
confuse. Sbattè più volte le palpebre, cercando
di mettere a fuoco, ma la
qualità delle immagini che sfilavano veloci davanti a lei
rimase confusa così
richiuse gli occhi per sfuggire al mal di testa.
L’udito
arrivò dopo, confondendole ancora di più le
idee. Le sue orecchie da tigre si riempirono di mormorii e lei le
piegò
istintivamente all’indietro, cercando di sfuggire al rumore.
Sentiva un brusio fastidioso
di sottofondo, ma lentamente cominciò a distinguere le
diverse voci che
chiacchieravano preoccupate.
--Dici
che è andato tutto bene?-- stava chiedendo una
voce infantile, ansiosa.
--Credo
di sì. Le funzioni vitali sembrano
ripristinate, inoltre ha aperto gli occhi.-- rispose qualcuno accanto a
lei,
dalla voce professionale e scandita venata di
un’impercettibile vibrazione di
incertezza.
--Ma
poi li ha richiusi subito…-- singhiozzò
un’altra
persona lì vicino, il tono pervaso di malcelata
preoccupazione.
--Lo
so.--
Un
tremolio leggero alterò i lineamenti di Iris per un
momento, poi il suo viso tornò una maschera di pace. Ma
dentro… dentro la
ragazza sentiva un ruggito cominciava ad alzare la voce, un ruggito che
la
incoraggiava a svegliarsi. Da quel momento, gli ultimi sensi
cominciarono a
tornare molto più velocemente.
La
sua bocca si riempì di un sapore sgradevole,
leggermente acido, eppure stordente. Come avere novocaina o morfina
sulla
lingua. Le dava parecchio fastidio, e non vedeva l’ora di
bere dell’acqua.
Poi
toccò all’olfatto, che portò numerose fragranze ad insinuarsi
lentamente nelle sue
vie respiratorie. All’inizio l’aria densa le diede
la sensazione di avere la
gola riarsa e arida, ma le ci volle solo un secondo per riabituarvisi.
Subito
dopo arrivarono i profumi, molto più gradevoli. Uno, vicino,
era fragola. E uno
più sottile, discreto, sapeva di menta. Ce n’era
anche uno più distante,
curioso, che aveva un odore intenso e gradevole, anche se leggermente
acre. Un
altro invece era tagliente, deciso. E ce n’erano molti altri:
alcuni dolci,
altri aspri, altri ancora penetranti… ma comunque tutti
piacevoli.
E
poi, infine, arrivò il tatto. Il calore della stanza
cominciò finalmente a riscaldare le sue membra intirizzite
di un tepore
delicato, mentre il tessuto soffice che ricopriva i morbidi cuscini del
divano prese
consistenza sotto la figura minuta del suo corpo. Mosse appena le dita,
adorando la sensazione dei tendini sottili che reagivano al comando
della sua
mente. E fu proprio mentre le sue mani si contraevano che si fece
strada una
nuova sensazione: una stretta ferma ma gentile, calda, che premeva
delicatamente contro il suo palmo.
--Iris?--
Questa
volta la voce di Kish arrivò nitida e chiara
alle sue orecchie, nonostante fosse solo un sussurro. Aprì
gli occhi, questa
volta più lentamente di prima per abituare le pupille alla
luce, e sbattè due
volte le palpebre per mettere a fuoco l’immagine che le stava
davanti.
Kish
la stava guardando apprensivo, chino su di lei.
Una delle sue mani era aggrappata a quella piccola e fresca della
ragazza, e ne
stringeva delicatamente le dita sottili quasi fossero state la sua
ancora di
salvezza. Gli occhi dorati erano pieni di preoccupazione, ma
soprattutto di
speranza e di dolcezza. Osservava quelle iridi blu, finalmente tornate
a
brillare nella luce dell’alba, immobili, impegnate a fissarlo
come incantate.
--Iris?--
la chiamò ancora l’alieno, la voce tremante
per l’emozione.
Le
palpebre calarono ancora una volta sulle notti
color zaffiro dei suoi occhi, e poi si rialzarono per mostrarle
allagate di
lucide stelle. Le labbra piene e soffici si stirarono in un sorriso
leggermente
stanco, eppure sincero.
L’alieno
tirò un sospiro di sollievo specchiandosi in
quel segno di vita, in quello sguardo finalmente cosciente.
--Buongiorno,
dolcezza.--
--‘giorno.--
mormorò Iris in risposta, la voce rauca e
stanca. --Che ore sono?-- chiese inoltre, mentre cercava di tirarsi a
sedere.
--Sta
sorgendo l’alba.-- l’informò lui mentre
prendeva
posto accanto a lei sul divano e l’aiutava a sedersi,
portandosela in braccio.
--Hai freddo?--
--Un
po’, ma già mi sento meglio.-- annuì
lei
stringendosi al petto dell’alieno cercando il suo calore.
Strusciò piano il
viso contro il suo mento, come una gattina vogliosa di coccole, e lo
sentì
sorridere tra i suoi capelli a metà tra
l’intenerito e il divertito.
--Come
ti senti?-- interruppe la voce di Ryan.
Iris
voltò di scatto la testa, riprendendo coscienza
del resto del mondo attorno a sé.
--RAGAZZI!--
urlò alzandosi di scatto per abbracciarli
tutti. Aveva bisogno di sentire il loro calore sotto le sue mani, i
loro
abbracci contro i suoi fianchi, le loro risate contro le sue
orecchie… perché
stentava a credere che fossero tutti lì per lei, che
avessero fatto
l’impossibile per riportarla indietro e non lasciarla andare
all’oblio.
--Wow,
che impeto!-- commentò Pam divertita mentre
riceveva con calore lo slancio d’affetto della ragazza.
E
fu un bene che il Mewteam fu entusiasta nel
ricambiare la stretta di Iris, perché furono proprio le
braccia forti delle
amiche che la sorressero quando la testa le girò
vorticosamente a causa del
movimento veloce e avventato che aveva compiuto.
--Hey,
tutto a posto?-- si assicurò premuroso Kyle
calcando nella voce conciliante quel tono paterno che riservava a tutte
le
MewMew, e a lei in particolare.
Lei
annuì sorridente, ma prima che potesse andare a
salutarlo venne stretta da un abbraccio talmente solido da sembrare una
morsa
soffocante.
--Se
mi rigiochi un tiro del genere, io non rispondo
di me!-- l’avvertì Alex sottovoce, seppellendo il
viso tra i capelli morbidi
della sua migliore amica: averla di nuovo tra le sue braccia, respirare
di
nuovo il suo profumo… aveva avuto talemente tanta paura di
non rivederla più
che adesso aveva bisogno del contatto fisico per darsi una calmata.
--Ti
voglio bene anche io, Alex.-- replicò Mewiris con
voce strozzata, cercando di respirare. --Ora, hai intenzione di
stritolarmi a
morte?--
Il
ragazzo di staccò da lei, ma le rifilò uno
scappellotto amichevole.
--Vedo
che non hai perso il senso dell’umorismo.--
constatò fingendosi indispettito e mettendo su un falso
broncio da bambino
capriccioso che scatenò l’ilarità
generale.
--Non
ti preoccupare Alex!-- ridacchiò dispettosa
Strawberry. --Se Iris ti tratta male puoi farti consolare da Mina!--
La
Mewblu, tirata in causa, arrossì fino alla radice
dei capelli per il commento molto poco riservato della rossa.
Ciò, ovviamente,
non fece altro che aumentare le risa divertite: che Mina Aizawa, sempre
così
elegante e posata, si sentisse in imbarazzo era un fatto più
unico che raro, un
momento da foto! Ma la ragazza non si scompose più di tanto
e si limitò a
ostentare superiorità, anche era palesemente smascherata dal
colorito purpureo
che avevano assunto le sue gote.
Mewiris
lanciò all’amico uno sguardo eloquente del tipo
“poi mi racconti” e si girò verso
Kyle… e Ryan. Subito il suo cuore perse un
battito a causa della paura che sentì attanagliarle il
cuore: non era pronta
per uno scontro, nè dal punto di vista psicologico
né dal punto di vista
fisico.
Alzò
lo sguardo notturno con titubanza, ma rimase
sorpresa quando gli occhi azzurri che aveva appena incrociato corsero a
fissare
il pavimento per sfuggire il contatto. La Mewtigre allora, attingendo
coraggio
da chissà dove, fece qualche passo verso di lui.
Abbracciò affettuosamente
Kyle, e poi si volse verso il creatore del MewProject.
--Ryan?--
lo chiamò piano.
Il
biondo alzò gli occhi di ghiaccio, ma subito li
riabbassò. Si sentiva troppo in colpa, troppo responsabile
del suo dolore per
potersi confrontare con lei a testa alta. Non aveva mai avuto
l’intenzione di
farle del male, invece aveva contribuito a spingerla
sull’orlo della morte per
ben due volte.
Ryan
deglutì, nervoso. Improvvisamente avvertì una
presa salda e tiepida posarsi delicatamente sulla sua spalla, e
girò il viso di
scatto sobbalzando leggermente. Pam lo stava guardando dritto negli
occhi,
senza riserve. Le iridi blu ametista della Mewlupo erano piene di
decisione e
sicurezza, ma la severità che comunicavano era diluita da
una buona dose di
affetto e dolcezza. Il biondo le sorrise debolmente, e lei
annuì.
Facendo
violenza volontaria al suo proverbiale
orgoglio, il biondo si rivolse ad Iris senza però riuscire a
guardarla negli
occhi e mormorò flebilmente: --Mi spiace.--
Nonostante
il sussurro fosse appena udibile, era più
che sufficiente per le orecchie da tigre della ragazza. Mewiris
sgranò gli
occhi dolci, e un sorriso buono andò a dipingersi sulle sue
labbra soffici. Si
avvicinò a colui che le aveva reso la vita un girone
infernale nelle ultime
settimane e lo strinse in un delicato abbraccio.
--È
tutto ok, Ryan.-- pronunciò a bassa voce con
sicurezza.
L’americano
ricambiò piano il gesto.
Kish,
ancora seduto sul divano, sorrise sollevato. La
sua tigrotta stava ritrovando la sua serenità e il suo
equilibrio. La guardava
mentre ritrovava le sue amiche, le radici più importanti
della sua mutazione
genetica, e non poteva non sentirsi felice per lei.
Quando
il tocco sbrigativo di Pai gli sfiorò
impazientemente la spalla, si volse irritato.
--Sì?--
--Cosa
farai adesso?-- gli chiese il fratello maggiore
adottivo, raggiunto immediatamente da quello minore.
--Non
me ne vado.-- affermò l’alieno dagli occhi
d’oro
con sicurezza. --Ho detto che sarei rimasto, e rimarrò. Ho
imparato qualcosa da
questo casino, sai?--
--Beh,
sono lieto di sapere che qualcosa entri in
quella tua testaccia cocciuta di tanto in tanto!-- ironizzò
Tart sorridendo.
Anche
Pai si lasciò andare a un ghigno, prima di
correggersi: --Volevo dire, come farai a vivere qui? Nel caso tu non te
ne sia
accorto, la nostra somiglianza con i terrestri si limita a pochi tratti
fisici.--
--Oh.--
mugolò Kish chiudendo gli occhi.
In
effetti, quando aveva deciso di restare, non ci
aveva pensato. Vedere Iris oscillare tra la vita e la morte gli aveva
fatto
capire quanto avesse bisogno di lei, quanto fosse diventata importante.
Una
volta aveva sentito un detto terrestre, qualcosa tipo “non ci
si accorge del
valore di una cosa finchè non la si è
perduta”: e in effetti era vero. Solo che
a lui era andata bene, perché aveva avuto il privilegio di
poterla
riabbracciare… e di lasciarla non ne voleva nemmeno sentir
parlare.
Però
la questione sollevata da suo fratello non era
indifferente. Ok che la sua specie riscontrava parecchie somiglianze
con la
razza umana dal punto di vista fisico, ma le differenze erano troppo
evidenti
perché potesse girare in santa pace per la città
senza dare nell’occhio. Non
voleva vivere da recluso, ma nemmeno voleva abbandonarla.
In
quel momento Mewiris tornò a sedersi accanto a lui,
e in qualche modo si accorse subito del dolore che stava provando:
avvertì come
una vibrazione
disturbare l’aria che li
separava, e improvvisamente si sentì sopraffare da un
lacerante senso di
angoscia e tristezza.
Preoccupata,
gli prese il viso tra le mani. --Kish, cosa
succede?--
L’alieno
immerse gli occhi dorati in quelli cupi della
ragazza, rivelando le iridi allagate di dolore. Cercò di
parlare, di spiegarle
che non era niente di grave per non farla preoccupare, ma le bugie gli
rimasero
impigliate in gola. Scosse un secondo la testa, poi
ristabilì il contatto
visivo e rimase sorpreso quando vide lo sguardo di lei luccicare per
l’angoscia. A un livello forse inconscio, Mewiris aveva
capito cosa lo agitava.
Non voleva condannarlo, voleva lasciarlo scegliere, ma aveva paura e ne
soffriva.
--Io
voglio restare…-- mormorò.
E
nel momento in cui quel desiderio così onesto,
così
profondo, così vero fu espresso a voce alta, qualcosa
accadde. Dalla schiena
dell’alieno, e più precisamente dal suo collo,
cominciò a spandersi una
luminescenza sempre più intensa, che alla fine
inglobò tutta la sua figura e
costrinse i presenti a distogliere lo sguardo tanto il suo splendore
era
cresciuto. Kish avvertì uno strano calore pervadergli il
corpo concentrandosi
soprattutto sulle orecchie, sulla bocca e sullo strato più
superficiale della
sua pelle. Poi quella sensazione cominciò a scemare, e allo
stesso tempo
diminuì anche la luce che lo circondava.
Mewiris
riaprì gli occhi, finalmente non più
disturbati dall’aura accecante che aveva avvolto
l’alieno che le stava di
fronte, ma quando posò lo sguardo su di lui quasi temette di
avere le
allucinazioni. Kish sembrava… umano. La sua pelle aveva
assunto un colorito più
roseo, mentre i canini e le orecchie si erano ridimensionati assumendo
dei
tratti molto più terrestri. Ma i suoi occhi erano sempre gli
stessi: dorati,
caldi, caratterizzati da un taglio obliquo e sottile che lei adorava.
Occhi che
riconosceva e che in quel momento erano pieni di curiosità
per quegli sguardi
sorpresi, per non dire shockati, che gli stavano rivolgendo sia i suoi
fratelli
sia i membri del MewProject… ma non la sua tigrotta: lei
sorrideva.
--Dolcezza,
ma che c’è?-- chiese Kish, perplesso dalla
reazione degli altri.
Il
sorriso della ragazza si allargò ancora di più,
ma
fu Pai a rispondere: --Sai fratellino, non credo che avrai problemi a
vivere
sulla Terra. Iris, perché non lo porti davanti a uno
specchio?--
La
MewMew annuì entusiasta, e prese per mano il
ragazzo trascinandoselo dietro ridendo al culmine della gioia. Kish
lanciò uno
sguardo perplesso dietro di sé, ma si lasciò
contagiare dall’entusiasmo della
sua ragazza.
Kyle,
Ryan e Pai li guardarono sparire nella camera di
lei, poi si scambiarono un’occhiata analitica.
--Allora
geniaccio, secondo te cos’è successo?--
chiese Tart al fratello.
--Quella
era di sicuro AcquaMew.-- affermò l’alieno
sicuro. --Ho passato tanto di quel tempo a studiare il suo campo
energetico che
lo riconoscerei dovunque.--
--Ma
come può Kish avere dell’Acqua Cristallo in
corpo?-- chiese stupito Alex.
--Immagino
che gli sia rimasta da quando Iris lo ha
curato sfruttando il fiume sottomarino, mesi fa. Probabilmente alcune
pagliuzze
sono rimaste legate alla cicatrice della ferita, e si sono attivate
ora.--
conlcuse Ryan.
Kyle
annuì, pensieroso. --Il desiderio di Kish di
restare con qui è stato così forte da attivare il
potere dell’Acqua Cristallo,
che ha reagito alle emozioni intense dei nostri piccioncini.--
--Pensate
che funzionerebbe anche su di noi?-- domandò
Pai, gli occhi lontani intenti a immaginare le conseguenze di
chissà quale
piano stesse prendendo forma nella sua mente contorta.
--Immagino
di sì.-- constatò il biondo. --Basta che
vogliate intensamente essere in grado di cambiare forma e il gioco
dovrebbe
essere fatto.--
--Bene.--
annuì l’altro. --Perché ne avremo
bisogno
visto che dovremo rimanere su questo pianeta.--
Paddy
e Lory alzarono di scatto la testa.
Tart
saltò in piedi, un’espressione incredula che
dilagava sul suo viso infantile. --Vuoi dire che restiamo?--
--Certo!--
annuì il fratello. --Non possiamo certo
abbandonare Kish tutto da solo, e inoltre sarebbe inutile mettersi a
vagare per
la galassia senza nemmeno una traccia per cercare un’energia
sufficiente da
ristabilire l’ecosistema del nostro pianeta.--
--EVVIVA!--
strillò Paddy al colmo della gioia,
esternando l’emozione travolgente che anche Lory sentiva
montare dentro di sé
come un’inondazione.
Ryan
strinse la mano sulla spalla dell’alieno e lo
rassicurò. --Sappiate che potete contare sul nostro aiuto.--
Tutto
il Mewteam annuì, partecipe della gioia delle
loro compagne. In quel momento rientrarono Iris, che aveva ripreso le
sue
sembianze terrestri, e Kish, che nel frattempo si era ritrasformato
nella sua
forma aliena originale.
--Allora,
cosa ne pensi del tuo aspetto umano?-- gli
chiese Alex, sorridendo all’espressione da funerale che
pervadeva quelle iridi
dorate.
Kish
lo squadrò dalla testa ai piedi, poi borbottò:
--Le vostre orecchie sono davvero orribili.--
*****
Missing-Moment:
-
-
-
-
-
-
ANGOLETTO!
Allora, eccoci
qui. Prima di tutto voglio scusarmi ancora per il ritardo,
ma spero che il capitolo vi sia piaciuto! In secondo luogo, una piccola
precisazione: avete visto il link che compare nell’ultima
sezione di questo
capitolo? Sì? Bene! È un Missing-Moment tra Iris
e Kish. Un piccolo regalo per
tutti coloro che mi hanno seguita e commentata nel corso di questa
storia.
Il prossimo
capitolo sarà l’epilogo. Un epilogo che
sarà anche il prologo
del seguito di “Déjà-vu”!
Contenti? Il titolo provvisorio è
“Battles”, ma lo
avremo tra noi solo dopo la mia maturità, perché
adesso devo lavorare sulla
tesina e non sulla trama di nuove storie… spero che mi
aspetterete e che mi
seguirete quando arriverà il momento, facendomi dono dei
vostri prezioni
consigli.
E con questo, è
tutto! Un bacio,
Clarisse
|
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Capitolo 31 *** Epilogo ***
epilogo
THIS
IS NOT THE END…
Buon
pomeriggio, miei carissimi.
Stavolta
l’introduzione sarà di poche parole… ho
avuto una giornata parecchio nera, ma
non voglio stare qui a lagnarmi! Domani giornata piena, non me la sento
di star
qui a piangermi addosso! Per le previsioni sul nuovo capitolo
“Battles” della
saga White Tiger, seguito di
“Déjà-vu”, ci sentiamo
nell’angoletto. Solo una
piccola nota mia: insieme all’epilogo allego alcuni spoiler
di Battles che ho
già scritto.
Risposte alle recensioni per
il capitolo “Questioni Irrisolte”:
neko_girl96: carissima, meno male che
almeno tu mi commenti! Sono davvero
stra-contenta che il capitolo ti sia piaciuto così tanto. Il
seguito ci sarà,
ho già qualche spoiler pronto qui a fine capitolo e
metterò qualche dettaglio
in più su di esso in fondo, nell’Angoletto. Ho
apprezzato molto gli auguri per
la maturità e la comprensione che mi dimostri, grazie
davvero!
Risposte alle recensioni
per “Missing Moment: Winners”
yuri5: grazie mille per gli
auguri! Sono contenta che il finale ti sia
piaciuto, ci sono stata su davvero una vita perché volevo
cercare di fare
qualcosa di tenero, non banale, verosimile, e soprattutto NON smielato.
Eccoti
qui l’ultimo capitolo ufficiale!
LaDolceFragola: grazie mille, sono davvero
estasiata da tutti questi complimenti!
Soprattutto, mi rende fiera di me stessa sapere di averti coinvolto
tanto.
Forse le scene sono così reali perché io le
immagino sempre nella mia testa
prima di scriverle… sono molto contenta che la storia ti sia
piaciuta tanto, e
ovviamente farò del mio meglio per creare un seguito
all’altezza di questa
storia. Grazie mille per aver sottolineato il romanticismo non
esagerato, è una
parte a cui sono stata particolarmente attenta e sono soddisfatta di
aver fatto
un buon lavoro! Spero mi farai sapere anche come la pensi su questo
epilogo e
sugli spoilers di “Battles”.
Kiruri: grazie mille per i
complimenti! Sono contenta che tu abbia apprezzato
la scena di combattimento, visto che ci ho messo molto impegno.
crazysarah91: sono contenta di non
essere risultata volgare, è una parte a cui tenevo
molto. Grazie per averlo notato! Felice che ti sia piaciuto. Ho dato
un’occhiata alle tue storie e le ho trovate ben scritte.
Purtroppo però sono
incentrate su serie che non conosco molto bene, quindi mi sono un
po’ persa…
però ti sto tenendo d’occhio! Appena posti su
qualcosa che conosco meglio
fammelo sapere che vengo a leggerla.
Epilogo
In
quella notte di cielo terso, un paio d’occhi
fiammeggianti si alzarono a scrutare la volta celeste. Le stelle, di un
numero
incalcolabile, brillavano fulgide ma tremolanti.
No,
decisamente qualcosa non andava, e la proprietaria
di quegli occhi rubini lo sentiva distintamente. Glielo sussurrava il
vento,
glielo suggeriva il brivido anormale che solcava le acque del placido
laghetto
nella radura. Lo sentiva nell’ondeggiare incerto dei fili
d’erba e nelle scosse
sismiche che agitavano il centro stesso della Terra.
La
creatura alzò gli occhi al cielo nero trapunto di
fuochi lontani, e un brivido attraversò la sua pelle
già gelida.
*****
La
giovane aliena scrutava attentamente l’orizzonte,
dalla finestra formato gigante della navicella spaziale. I ricordi le
attraversavano la mente galoppando a briglia sciolta, riempiendola di
domande.
Stava
per rivedere suo fratello minore. Questa
prospettiva l’agitava, più di quanto non volesse
dare a vedere ai suoi compagni
di viaggio. Forse lui nemmeno si ricordava di lei… infondo,
erano stati
separati quando era molto, forse troppo piccolo per non aver
dimenticato…
--Jadenne?
Stai lì ancora per molto? Tanto la Terra
non è ancora in vista, è inutile che stai ferma a
fissare lo spazio vuoto.
Levati da quella finestra sul nulla e vieni a darci una mano,
piuttosto.--
--Delicata
e gentile come sempre, vero Dana?-- chiese
l’aliena voltandosi verso l’altra che aveva parlato.
Quella
si riavviò una ciocca dei lunghi capelli biondi
dietro un’orecchio e sbuffò sonoramente,
ostentando parecchia superiorità. I
suoi occhi neri lampeggiarono d’irritazione.
Jadenne
capì che non era aria, così decise di
andarsene. Ormai tra le due non correva buon sangue… troppe
litigate, specie su
suo fratello. Infatti Dana era stata sua, tempo prima, e lei sembrava
intenzionata
a riprenderselo. Lei non era certo d’accordo: sapeva
benissimo che la bionda
pretendeva lui solo perché non poteva avere Vyron, il loro
capo. E quindi aveva
deciso di sfogarsi sul suo fratellino. Era ovvio che non le andasse a
genio.
L’aliena
entrò nella sala principale e fece scorrere
lo sguardo sulle altre due compagne, Sheyla e Kalia. Anche loro erano
belle
come la sorella Dana, ma meno frustrate e nevrotiche. Kalia era una
ragazzina
di sedici anni, e aveva un visino dolce impreziosito da occhi verdi e
incorniciato da ribelli capelli ricci color rame. Sheyla invece era
più grande,
sopra la ventina d’anni, e aveva sempre
un’espressione seria e concentrata. I
capelli castani, liscissimi, le ricadevano ordinati dietro le spalle
mentre gli
occhi azzurri e brillanti guizzavano senza posa sullo schermo dei
comandi della
navicella.
Jadenne
sbuffò, cominciando a giocherellare con i
capelli color nero inchiostro, venati di riflessi smeraldini. Prima di
arrivare
sulla Terra mancavano ancora ventotto giorni di viaggio… un
lasso di tempo
davvero interminabile, contando la pessima compagnia. Non vedeva
l’ora che Liam
e Sean arrivassero, così avrebbero ravvivato un
po’ l’atmosfera. Loro erano
partiti un po’ più tardi, ma avevano preso una
navicella più veloce in modo da
poterle raggiungere in breve tempo. Sarebbero stati sicuramente
più simpatici
di quell’asociale del loro capo in carica, il generale Vyron,
che se ne stava
continuamente chiuso nella sua stanza a eleborare piani.
Sospirò,
alzando gli occhi castani al soffitto
illuminato da tante lampadine che diffondevano una luce soffusa nella
sala. E
sperò, ottimisticamente, che tutto andasse bene.
E ora… gli
SPOILERS!
NAYANNE
--Siete
i miei Angeli, e ora io vi chiedo di proteggermi.-- disse infine la
proprietaria
della voce gelida, apparendo come dal nulla ai margini della radura.
Era
semplicemente bellissima, ma di quella bellezza inumana e anche
parecchio
inquietante. Aveva i capelli neri come pece, lucidi di riflessi
bluastri, lunghi e
ondosi. Gli occhi erano grandi e avevano una forma elegante e
allungata, di un
castano intenso e screziato di venature bordeaux che scintillavano come
fiamme.
La sua pelle aveva la tonalità abbagliante delle candide
spiagge tropicali,
sfumando in un ocra terra a seconda della luce che la colpiva. Le sue
generose
forme femminili erano fasciate da un lungo abito verde pallido, dalla
gonna
ampia e dal corpetto decorato con motivi floreali. Dalle sue spalle
sporgeva un
imponente paio di ali, accuratamente ripiegate, fatte di piume
impalpabili ed
evanescenti quasi fossero una materializzazione delle correnti
d’aria. La donna
avanzava a passi lenti verso di loro, ed ogni suo movimento sembrava
proiettare
una scarica magnetica tutt’attorno a sé, rendendo
l’altmosfera decisamente elettrica.
--Sono
Nayanne, Mewteam.-- si presentò, la voce che si condensava
in una nuvoletta di
brina mentre lasciava le sue labbra piene. --Ma la vostra specie mi
conosce
come Madre Natura. Ho dei doni per voi.--
I
VIRTUOSI
--Il
pericolo verrà presto dall’alto, e sarà
una lotta molto difficile per loro.--
avvertì Nayanne, la voce fredda e penetrante che vibrava
intensamente per la
solennità del momento mentre camminava lentamente dietro la
linea formata dai
ragazzi.
--Avranno
bisogno di Decisione.-- continuò solenne indicando Pai.
--Di
Giustizia.-- pronunciò decisa additando Tart.
--Di
Scaltrezza.-- annunciò convinta sfiorando di Kish.
--Di
Audacia.-- affermò soddisfatta accarezzando Alex.
--Di
Devozione.-- disse sicura toccando Mark.
--Di
Intelligenza.-- scandì determinata accennando verso Ryan.
--Di
Saggezza.-- concluse fiera guardando Kyle.
Poi
la creatura si risistemò davanti a loro, immobile. --Vi
prego, proteggetele.--
supplicò infine.
I
NEMICI
--Ciao
Kish.-- disse l’aliena riavviandosi sensualmente
all’indietro il ciuffo che le
celava parte del viso.
--Dana.--
rispose lui gelido, squadrandola con sguardo affilato e furibondo.
L’aliena
davanti a lui era molto bella. I capelli biondo oro incorniciavano il
volto
candido, dai tratti taglienti. Il fisico era slanciato, visibilmente
allenato,
e soprattutto molto femminile. Una maglia attillata sorretta da un paio
di
spalline sottili aderiva perfettamente ai fianchi snelli, lasciando
scoperte le
linee delle anche. Il taglio netto della scollatura contribuiva a
risaltare le
curve morbide del seno. Una gonnellina corta e stretta, a vita bassa,
copriva
giusto al limite della decenza lasciando poco
all’immaginazione. Un paio di
stivali, a tacco un po’ a spillo, alti fin sopra il
ginocchio, avvolgeva
morbidamente i polpacci e abbracciava minimanente anche la parte bassa
della
coscia. I polsi erano protetti da un paio di larghi bracciali
d’oro, ornati con
quattro punte affilate di diamante ciascuno. Sulle labbra piene regnava
un
ghigno sarcastico, vittorioso. Gli occhi scuri, color onice,
lampeggiavano.
--Ti
sono mancata?-- chiese Dana con voce stucchevole, falsa come un
miraggio.
--Ti
direi di sì, ma mentirei.-- replicò acidamente
Kish, mentre faceva scorrere lo
sguardo sulle altre figure dietro la sua ex…
compagna-di-giochi.
A
quanto pare, entrambe le sorelle avevano deciso di seguire
l’aliena sulla
Terra. Sheyla, la maggiore del trio, stava infondo al gruppo, con la
mani
strette sulle spalle della più piccola, Kalia.
L’alieno dagli occhi d’oro
assottigliò lo sguardo, perplesso. Poteva intuire le ragioni
che avevano spinto
Dana a partecipare alla missione, ma la loro presenza non riusciva a
spiegarsela. Erano sempre state delle persone molto tranquille,
cordiali,
simpatiche. Inoltre, sapeva che non amavano combattere…
quindi cosa poteva
averle spinte a partire? Qual’era il loro ruolo?
Appena
davanti alle due aliene stavano un paio di ragazzi, in piedi e con le
schiene
dritte come fusi. Le loro non erano certo facce nuove. A destra
c’era Liam, un
alieno con capelli scuri e grandi occhi verdi, vivaci. Era un
combattente molto
esperto, si poteva vedere dagli addominali allenati lasciati scoperti
dalla
camicia aperta. Gli avambracci erano avvolti in bende lasciate morbide,
in modo
che i muscoli potessero flettersi e contrarsi senza
difficoltà. Sean invece era
di costituzione più esile, dovuta anche
all’età un po’ più giovane.
Aveva i
capelli perennemente arruffati, di un colore biondo intenso ricco di
sfumature
più scure. Gli occhi invece erano profondi, color blu
oltremare. Indossava una
canotta che lasciava le spalle scoperte, evidenziandone il profilo
forte
irrobustito dall’addestramento.
Accanto
a loro stava una quarta aliena, che però non gli sembrava di
conoscere. Aveva
gli occhi di un caldo castano luminoso, pervasi da uno sguardo attento
e
indagatore che si sentiva puntato addosso. Portava i capelli scuri
legati in
una coda alta, molto voluminosa, sui quali si rincorrevano riflessi di
un cupo
color smeraldo. Indossava una maglietta a collo alto sotto un gilet
rigido, e
un paio di pantaloni arrotolati sopra il ginocchio. La posizione dritta
e i
muscoli accennati delle braccia suggerivano che anche lei fosse una
combattente.
In
disparte, appoggiato a uno degli stipiti del portone automatico della
navicella
spaziale, c’era un ultimo alieno. Il corpo era avvolto da un
mantello candido
fermato a un lato del collo da una spilla a forma di stella. I capelli
corti
erano corvini, screziati da alcune sfumature bluastre. Gli occhi invece
osservavano attentamente la scena, facendo rabbrividire tutti a causa
di quel
tagliente color ghiaccio che riempiva l’iride. Un improvviso
alito di vento
s’insinuò tra le pieghe del mantello immacolato,
sollevandolo appena. I lembi
scostati rivelarono un abbigliamento nero, da ninja, composto da un
paio di
pantaloni morbidi e una casacca molto aderente. Kish aguzzò
lo sguardo,
fissandolo sulla spilla a forma di stella sul mantello, e per poco non
imprecò:
quello che poteva passare per un personaggio di contorno era Vyron. Il
Generale
Vyron.
ANGOLETTO!
Allora, che ve
ne pare di questa presentazione dei personaggi? Eh sì,
avremo tante facce nuove da scoprire… ovviamente ognuna di
loro avrà il suo
ruolo, vedrete che pian piano li conosceremo meglio tutti. Vorrei
consigliarvi
di soffermarvi soprattutto su Vyron (pronuncia: [vairon]),
perché vi
assicuro che è tutto tranne il personaggio di
contorno…
Ora, un paio di
informazioni di servizio! Chiarisco subito che
“Battles” si
svolge all’incirca due mesi dopo
“Déjà-vu”. In questo lasso di
tempo, i nostri
alieni rimasti sulla Terra hanno cercato una soluzione per risanare il
loro
pianeta, anche se senza risultati. Le età dei personaggi
sono quindi le stesse
di “Déjà-vu”. Vi allego qui
uno schema riassuntivo dell’età di tutti i
personaggi, visto che non le ho mai chiarite… li divido in
gruppi e in ordine
decrescente.
Jadenne
- 30
Kyle - 32
Pam - 24
Vyron
- 25
Ryan - 24
Lory - 21
Sheyla
- 23
Pai - 23 Iris
- 20
Liam
- 22
Alex - 21
Strawberry - 20
Dana
- 21
Kish - 21
Mina - 19
Sean
- 18
Mark - 20
Paddy - 16
Kalia - 16
Tart -
17
Insomma, i miei
personaggi sono grandi e vaccinati! Ovviamente sono tutti
numeri che ho messo io, cercando comunque di restare verosimile nel
rispetto
dei rapporti di età dati dalla serie TMM.
“Battles”
comincerà ad essere pubblicato non prima di agosto, causa
esami
di maturità e vacanze all’estero. Essendo molto
incentrato su nuovi personaggi,
cercherò di dedicare ad ognuno di loro un po’ di
paragrafi così da riuscire a
inquadrarli meglio. Il capitolo sulla psicologia dei personaggi
è rimandato
alla fine di “Battles”, così troverete
un profilo completo di tutti quelli che
ho coinvolto nel mio racconto.
Come ho chiarito
in primis all’inizio del capitolo: THIS IS NOT THE END. Ci
risentiamo domenica prossima, quando posterò i
ringraziamenti assieme alle
risposte alle recensioni per questo capitolo (sperando che ce ne
siano)…
Un
bacio, Clarisse
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Capitolo 32 *** Ringraziamenti, e cambio nick ***
RINGRAZIAMENTI
Wow gente, direi che questi ringraziamenti si sono fatti attendere
davvero molto a lungo! Mi spiace tanto, davvero...
ma purtroppo il computer ha avut una serie di problemi e io stessa non
ho avuto tempo di prendermene una gran cura: ero troppo occupata a
urlargli contro perché non mi lasciava sistemare le mie
ricerche per la maturità! Credo che possiate capire il mio
stato mentale di disperazione...
Comunque. So che
avevo promesso di cominciare a pubblicare Battles già dalla
fine dell'estate, ma temo che avrò bisogno di più
tempo... comunque non preoccupatevi, non mi scorderò della
storia! Una storia che sarà diversa da
Déjà-vu, per alcuni aspetti.
Ora, passiamo ai
ringraziamenti che devo a tutti voi!
In primis, voglio
rivolgermi a quelle persone gentilissime che hanno commentato il mio
ultimo capitolo:
neko_girl96: tesoro, grazie mille per i
complimenti! Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto. Purtroppo
per il seguito c'é da aspettare ancora un po'... ho avuto
un'estate molto movimentata e non ho potuto concentrarmi sulla storia.
Anche perché il computer non funzionava, quindi avevo
veramente poche possibilità di concentrarmi sulla storia...
I miei esami sono finiti bene, grazie. Spero che anche i tuoi abbiano
dato ottimi risultati!
Samirina: ciao! Volevo ringraziarti
per questa recensione, l'ho molto apprezzata. Sono contenta che la mia
storia ti sia piaciuta tanto, e spero che mi seguirai anche durante il
seguito. Sono contenta che Iris e Kish ti piacciano tanto insieme! Sono
una coppia molto particolare, e le loro avventure non sono ancora
finite... ma non dico altro! Purtroppo ci metterò un po'
più di quanto speravo per poter lavorare sul sequel, ma
farò del mio meglio per non farti perdere la pazienza!
Ora, vorrei
ringraziare in modo particolare:
tutti
quelli che hanno inserito questa storia tra le preferite...
- fabyd
- GiulyRedRose
- LaDolceFragola_991
- Miss Giulietta
- Naruchan Love
4ever
- neko_girl96
- Samirina
- Shoujo_Neko
- tazzilla
- tigre
- tYTy
- yuri5
- Zakurio
...chi
l'ha registrata tra le storie da ricordare...
- HipnoticState
- ilary_chan
...e
chi l'ha messa tra le seguite.
-
Akly
-
ArtemisLover
-
Broken
-
Hermione_95
-
ilary_chan
-
Naruchan Love 4ever
Inoltre,
un grazie molto speciale va a tutti voi che mi avete recensita:
-
Danya91
-
vally kiss
-
Mommika
-
Ramona37
-
tYTy
-
Miss Giulietta
-
Alejandra Wammettara
-
neko_girl96
-
yuri5
-
Raspberry Akay
-
TaKari94
-
Akly
-
elles
-
Lady_Vampire
-
ilary_chan
-
Samirina
Inoltre, voglio anche
ringraziare di cuore Zakurio, che ha messo il missing moment
di questa storia (Winners) tra le preferite. E anche yuri5, LaDolceFragola, Kiruri e crazysarah91 che mi hanno lasciato una
recensione.
Inoltre, un grazie anche
a voi che avete semplicemente letto questa storia. Spero davvero che vi
sia piaciuta!
Prima che mi dimentichi: sto per cambiare nick-name. Da Clarisse
divento DreamWanderer.
Che ci volete fare, la gente cambia.
Con la speranza di
sentirci presto,
un bacio a tutti voi.
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