Déjà-vu

di DreamWanderer
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Ritorno di fiamma ***
Capitolo 3: *** Una nuova guerra ***
Capitolo 4: *** Ritorno alla vita ***
Capitolo 5: *** La MewMew nell'ombra ***
Capitolo 6: *** Iris Hoshime ***
Capitolo 7: *** Festa di benvenuto ***
Capitolo 8: *** Un cucciolo per amico ***
Capitolo 9: *** La radura nella bolla ***
Capitolo 10: *** Sfida sul ghiaccio ***
Capitolo 11: *** I can't let you go just like that! ***
Capitolo 12: *** Natale a sciare ***
Capitolo 13: *** Promesse, regali e confessioni ***
Capitolo 14: *** Ipersensibile ***
Capitolo 15: *** Taken ***
Capitolo 16: *** Il cuore di Kish ***
Capitolo 17: *** Vacanze al mare ***
Capitolo 18: *** Il fiume nascosto ***
Capitolo 19: *** The end of everything ***
Capitolo 20: *** A chance to start over ***
Capitolo 21: *** Avvolto dal sogno ***
Capitolo 22: *** Ragione e sentimento ***
Capitolo 23: *** The dream that cannot come true ***
Capitolo 24: *** Attention Please! ***
Capitolo 25: *** Solo un altro giorno ***
Capitolo 26: *** L'addio ***
Capitolo 27: *** Fiori dal rovo ***
Capitolo 28: *** To break a spell ***
Capitolo 29: *** Your eyes ***
Capitolo 30: *** Questioni irrisolte ***
Capitolo 31: *** Epilogo ***
Capitolo 32: *** Ringraziamenti, e cambio nick ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

La notte fu come tutte le altre notti: un’asfissiante cappa di stelle. Una notte fatta di ricordi, rimpianti e sospiri.

E, soprattutto, di paura.

“Che effetto mi farà, adesso?”

Era passato molto tempo, e ormai doveva aver accettato.

“D’altra parte, ho accettato anch’io. Però...”

Però la prospettiva faceva comunque paura, paura di soffrire ancora. Comunque era inutile tirarsi indietro: la scelta era stata fatta, ed era ora di affrontarne le conseguenze, piacevoli o meno che fossero.

 

ANGOLETTO!

Ma ciao gente! Eh già, a quanto pare ho invaso anche Tokyo MewMew con le mie storie… questo è solo un piccolo prologo, vediamo se indovinate su chi è la focalizzazione!!! Mi raccomando commentate! Un bacio,

Clarisse

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Capitolo 2
*** Ritorno di fiamma ***


Ritorno di Fiamma

 

ma ciao! sono contenta che il prologo abbia stuzzicato l'attenzione... lo so, era un po' corto ma era un prologo! è_é comunque per farmi perdonare ecco un bel capitolone!!!

le recensioni:

vally kiss: ecco il continuo! fammi sapere che ne pensi, mi raccomando!!!

Danya91
: già, era corto... ma era un prologo! sono contenta che ti abbia incuriosita *o*

 

Purtroppo, la sveglia suonò impietosa.

Strawberry emise un grugnito di disappunto, ma tanto non poteva farci niente: il primo giorno di scuola era giunto. La ragazza si alzò, infilò le ciabatte e scese a fare colazione.

--Buongiorno, piccola!-- la salutò sua mamma come entrò in cucina.

Tipico: solo una madre può essere così allegra, alle sette della mattina il primo giorno di scuola della figlia.

--’giorno.-- sbadigliò Strawberry in risposta.

Almeno, la sua colazione preferita era già in tavola: latte, cereali, marmellata di fragole, pane tostato e imburrato, una fetta di torta. Resa ancora più affamata dall’ansia, divorò tutto senza troppi complimenti. Quando anche l’ultima goccia di latte scivolò dietro le sue labbra, si fiondò di sopra e indossò la divisa della scuola, poi andò in bagno. Si lavò i denti e si sciacquò il viso, ma solo dopo aver acconciato i capelli rossi nei soliti codini. Infine si allacciò al collo l’immancabile campanello, che tintinnò allegramente come ogni mattina.

Quel suono portava alla memoria tanti ricordi, tante avventure. Tutti gli ultimi due anni, in effetti, e soprattutto quell’ultima estate, trascorsa troppo in fretta; lei e Mark non avevano mai condiviso momenti più dolci. Peccato che le vacanze fossero finite: ora avrebbero avuto meno tempo da dedicare l’uno all’altra.

Sospirò mentre si infilava le scarpe, dopodichè arraffò la cartelletta di scuola e aprì la porta.

Fuori c’era un sole splendente, che scaldava gentilmente la pelle. Almeno non ci sarebbe stato bisogno della giacca. Con gli auricolari dell’MP3 che le sussurravano una canzone, Strawberry si diresse di buon passo verso la scuola. Quando vide Mark ad aspettarla davanti ai cancelli, si mise a correre mentre lui le andava incontro. Subito si abbracciarono.

--Ciao piccola.--le mormorò all’orecchio.

Lei, istintivamente, lo strinse di più a sé.

La prima campanella suonò proprio in quel preciso momento, e i due si accontentarono di un bacio veloce prima di avviarsi verso il portone.

*****

--Eccomi, scusate il ritardo!-- trillò Mina spalancando le porte del Caffè MewMew.

--Alla buon’ora!-- la rimbeccò per scherzo la piccola Paddy.

Mina, da permalosa qual’era, si sarebbe anche potuta offendere, ma l’euforia nella voce della bambina era contagiosa.

--Quante storie per dieci minuti!-- replicò, fingendo un indignatissimo tono snob. --Se la mia scuola finisce un po’ più tardi io non ci posso fare niente!--

Tutto il gruppo rise con allegria, e persino la gelida Pam si lasciò andare a un caldo sorriso per poi tranquillizzare l’amica.

--Non preoccuparti, siamo appena arrivate anche noi.--

E la giornata di lavoro cominciò. Mina scappò a cambiarsi, mentre Lory girò il cartello che da “Chiuso” mutò in “Aperto”. Pochi minuti dopo, cominciarono ad arrivare i clienti.

Mark sorrise: gli piaceva quando il locale si riempiva di allegria e risate. E con le ragazze che guizzavano da un tavolo all’altro saltellando e scherzando, era impossibile restare tristi. Era felice anche perché era il suo turno di stare alla cassa, dato che Ryan e Kyle avevano da fare in laboratorio, per alcune ricerche; da qualche giorno il computer riceveva strani messaggi, in un codice ancora sconosciuto.

Fu allora che notò una ragazza dai lunghi capelli castano scuro, seduta a un tavolo tutta da sola.

--Paddy!-- chiamò.

--A rapporto, capo!-- si precipitò la bambina. --Che c’è?--

--Vai a vedere se quella ragazza vuole qualcosa.--

--La brunetta?--

--Esatto.--

--Volo!!!--

Pochi secondi dopo, la ragazza non era più sola.

--Ciao, io sono Paddy. Vuoi ordinare o stai aspettando qualcuno?--

Quella alzò gli occhi dal libro che stava leggendo e sorrise gentile. --No, ci sono. Vorrei un bel bicchiere di latte freddo e una fetta di torta “foresta nera”.--

--Ti piacciono i dolci, eh?-- commentò la bambina con aria furba. --Torno subito!--

E filò via. Ma fu di parola e ricomparve pochi attimi dopo, portando un bel bicchiere in vetro e un piattino sul quale toreggiava una fetta di torta ricoperta di cioccolato e panna montata.

--Ecco. Ti serve altro?--

--Veramente... sì.-- ammise la giovane. --Avrei bisogno di vedere Ryan Shirogane.--

Paddy esitò, presa un po’ in contropiede.

--Er... temo che sia occupato al momento...-- balbettò.

--Non importa, posso aspettare.--

--Solo che non so quanto ci vorrà... magari è meglio se ripassi...--

--No, lo aspetto.-- ribadì la ragazza.

E aspettò davvero.

Mentre il locale si riempiva e si svuotava, lei se ne rimase tranquillamente seduta a leggere. Ogni tanto beveva un sorso di latte o prendeva un morso di torta, ma per il resto non si mosse. Se non per giochicchiare distrattamente con il rotondo medaglione d’oro che portava al collo.

Dopo un po’, incuriosita, Mina decise di prendersi una pausa per bersi il solito thè, ma decise di andare a sedersi al tavolo di quella cliente così ostinata.

--Posso?-- chiese con educazione.

Lei, altrettanto rispettosamente, chiuse il libro facendo un’orecchietta alla pagina. --Certo.--

--Vorresti una tazza di thè? Questo è buonissimo, importato dall’Inghilterra!-- si vantò ancora la MewMew.

--Oh, no grazie, per ora il latte mi basta.--

--Oh, ma che sbadata. Non ci siamo ancora presentate! Io sono Mina.-- E tese la mano.

--Iris.-- disse la ragazza, stringendola. --Mi chiamo Iris.--

--Dunque...-- continuò l’altra, --Come mai vuoi parlare con Ryan?--

--Devo dargli dei documenti per conto di una persona, e poi ho una proposta da fargli.--

--Posso azzardarmi a chiedere che tipo di proposta sarebbe?--

Iris sorrise a mo’ di scusa. --Peferirei non dare anticipazioni. È scortese parlarne a qualcuno che non sia il diretto interessato, o almeno, non la prima volta.--

Mina, feratissima in materia di bon-ton, scrollò appena le spalle e continuò il suo interrogatorio.

--Quindi, dov’è che vai a scuola? La tua divisa mi sembra una cosuccia di classe...-- commentò, squadrando la corta minigonna nera, la leggera camicetta a maniche corte e gli alti stivali alti in vernice.

--In effetti... vado alla Majesty High School.--

--Non intenderai mica quella lussuosissima scuola vicino al parco?--

--Non è così vicina al parco, è più su Liberty Street. Comunque hai indovinato.--

--E abiti li vicino?--

--Sì, in quella stessa via, in effetti.--

--Villa terribilmente chic?--

--No, appartamento molto lussuoso con terrazza.--

--Che bello che deve essere...-- commentò Mina. --Io ogni tanto mi sento un po’ sola nella mia enorme villetta fuori città...--

--Puoi venire a trovarmi quando vuoi.-- le assicurò Iris. --Io ho un sacco di spazio, forse anche troppo.--

La MewMew si era terribilmente interessata a quella storia, ma un velo di dolore nel fondo degli occhi della ragazza la spinse a fermarsi. In quel momento, Mark la richiamò.

--Pausa finita! Vieni a dare una mano per favore!--

--Arrivo! Ora scusami, ma devo andare.-- aggiunse congedandosi dalla sua nuova amica con un breve inchino. Poi scappò via senza aspettare risposta ma udì comunque il cortese “ciao” che quella le rivolse.

*****

Dopo Mina, fu il turno di Strawberry. Anche lei era essenzialmente curiosa...

--Ciao!-- la salutò Iris cortesemente.

--Ciao!!!-- rispose la MewMew, sollevata ed entusiasta di un’approccio così amichevole.

--Immagino che Mina vi abbia raccontato quelle poche cose che le ho detto di me...-- continuò l’altra con espressione furba.

Strawberry arrossì un poco. --In effetti... hai indovinato. Ma non sei arrabbiata, vero?--

--No, niente affatto! Anzi, sono contenta di destare tanto interesse...--

--Sul serio???--

Iris rise con leggerezza sfoderando dei denti candidi, dai canini lievemente appuntiti.

--Certo!-- assicurò. --Se vogliamo diventare amiche, tanto vale interessarci le une all’altra!--

Amiche…

I ricordi invasero la mente della MewMew. Ricordi di Mimi e Megan, quelle due ragazze che erano a scuola con lei, ricordi di tutti quei pomeriggi passati a fare shopping insieme. Ma poi la sua vita era cambiata, lei era diventata Mewberry, e non aveva più aveva avuto tempo per vederle fuori da scuola. Certo erano ancora amiche, ma in modo diverso; poteva stare con Mark solo perché lui conosceva quella realtà, ne aveva fatto parte, ma nessun altro doveva sapere. Inutile andare a crearsi tante illusioni. Non poteva essere amica di quella ragazza, non nel reale senso della parola.

Tuttavia non disse niente, limitandosi a sorridere.

Iris dissimulò il nervosismo alzandosi in piedi.

--Te ne vai di già?-- chiese Strawberry, un po’ sollevata. Però infondo le dispiaceva: sentiva un certo feeling con quella ragazza, nonostante fossero così diverse. Sentiva che erano legate da qualcosa in comune, qualcosa di misterioso e anche un po’ inquietante...

--No, non sto andando.-- disse Iris, scuotendola ancora una volta. --Volevo solo sgranchirmi le gambe.--

La ragazza si stiracchiò tendendo tutti i muscoli che poteva.

La MewMew ne invidiò la grazia e la scioltezza, ma più di ogni altra cosa la colpì accorgersi che i suoi passi non si sentivano: erano così lievi da risultare impercettibili. Prima che potesse chiedere qualunque cosa, Mark la richiamò.

--Ora di tornare a lavoro, piccola!--

Mentre la MewMew si avviava ai tavoli, Paddy le si avvicinò e le sussurrò: --Ti do io il cambio.--

Strawberry guardò il luminoso sorriso della bambina slittare da lei a Iris.

--Ciao! Che bello rivederti, piccolina.--

--Ciao Iris! Vuoi un altro dolce?--

La ragazza rise, trascinando con sé anche la bambina.

--Guarda che non  sono così golosa...--

--IO invece sono molto curiosa...-- commentò la bambina. --Puoi sopportare un secondo interrogatorio???--

--Certo.--

--Come mai hai una spalla bendata?--

“Come ho fatto a non accorgermene prima?” si chiese Paddy. In effetti, la fasciatura era piuttosto evidente, anche sotto il velo leggero della camicetta. Era esattamente sulla spalla sinistra.

La ragazza vi pose distrattamente la mano.

--È una cicatrice a cui sono molto affezionata. Ma devo tenerla bendata--

--Come ci si può affezionare ad una cicatrice?--

--Si può, piccola Paddy. Scommetto che anche il tuo corpo porta un segno a cui tieni...--

La bambina ci pensò su. --No, non ho tatuaggi!--

Iris scoppiò a ridere di gusto, quasi fino a soffocare. E forse sarebbe soffocata davvero, se Lory non avesse avuto la prontezza di portarle un bicchiere d’acqua.

--Grazie.-- esalò la ragazza restituendo il calice.

--Ma che ho detto di così divertente???-- chiese la bambina con un po’ di incertezza.

--Niente di che, in effetti.-- confidò la ragazza. --Almeno per chiunque altro...--

--Sei sicura che sia tutto a posto?-- le chiese Lory, una nota di preoccupazione nella voce.

--Grazie, sto benissimo adesso.-- assicurò lei. Per dissimulare il nervosismo portatole da tutte quelle attenzioni si mise a giochicchiare con il medaglione tondo che portava al collo.

--Posso vederlo più da vicino?-- chiese Paddy, improvvisamente interessata al pendente.

--Certo.-- acconsentì Iris, sporgendosi in avanti per permetterle di toccarlo.

Come la pelle della bambina entrò in contatto con l’oro del pendaglio, il marchio sulla sua fronte iniziò a brillare. Lory fu veloce ad allontanarla prima che la luce si facesse più intensa. La prese per le spalle e la tirò indietro, per poi esibire un sorriso imbarazzato alla giovane. Per fortuna Pam arrivò in tempo a toglierla dall’impiccio.

--Lory! Strawberry e Mina hanno bisogno di aiuto. Fareste meglio ad andare, la vostra pausa è finita. Intratterrò io la nostra cliente.--

Le due MewMew filarono senza farselo ripetere, mentre Pam si sedette al tavolo, esattamente di fronte a Iris. Quella sorrise con gentilezza, e lei replicò con garbo.

--Dunque non te ne andrai finchè non avrai visto Ryan?--

--Esattamente.-- confermò Iris.

--È quasi ora di pranzo...-- continuò la MewMew accigliandosi leggermente. Ryan era occupato, e lei non sopportava che una ragazzina potesse mandare all’aria il suo lavoro solo per testardaggine. --Non è meglio se vai a casa? Qui non serviamo pasti.--

--Mi farò bastare delle fragole con la panna montata.--

--Perché semplicemente non ripassi? Oggi pomeriggio magari, oppure domani.--

--No, non posso. Ho bisogno di vederlo adesso, al più presto possibile.--

Pam la fissò dritto negli occhi.

Le iridi erano di un blu zaffiro intenso e profondo, elettrico. Un colore vivo, brillante, la tonalità della notte, ma più chiaro. Blu puro.

Era seria. E non se ne sarebbe andata senza ottenere quello che voleva, a costo di lottare.

--Bene.-- decise Pam alzandosi. --Ti vado a prendere le fragole e poi scenderò a chiamare Ryan.--

Iris le dedicò un sorriso sincero e riconoscente. --Grazie. Grazie di cuore.--

*****

Ryan era al computer nel laboratorio, ad analizzare incessantemente i dati raccolti su quei messaggi in codice. Kyle, invece, gli stava preparando una buona camomilla per aiutarlo a calmarsi.

--Dannazione!!!-- urlò all’improvviso il ragazzo biondo scaraventando a terra tutti i fogli su cui aveva trascritto tutte le possibili traduzioni.

Ogni foglio, però, era inevitabilmente segnato da una grossa x, che si estendeva a tutta la pagina. Il lavoro inutile di quell’ultima, infinita settimana ora se ne stava sparso sul pavimento.

--Non puoi andare avanti così, Ryan.-- lo rimbeccò affettuosamente l’amico. --Ormai sono giorni che non ti stacchi da quel computer e vai avanti a caffè e panini. Stacca, riposati almeno per un’oretta.--

--No. Non posso fermarmi. Devo assolutamente decifrare questo codice. Potrebbe contenere informazioni fondamentali. Non posso concedermi alcun riposo.--

Kyle sospirò. Non che sperasse sul serio di convincerlo, ma credeva fermamente in quello che gli aveva detto.

“A tutti serve una pausa, ogni tanto.” pensò.

In quel momento qualcuno bussò alla porta.

--Avanti!--

Pam spalancò i battenti e avanzò di qualche passo. --Ryan, c’è una ragazza di sopra che vuole assolutamente vederti.--

--Dille di ripassare.--  ribattè lui scocciato.

--Guarda che quella non se ne va. Dice che ti deve dare una cosa e che ha una proposta da farti.-- insistè la MewMew. --Coraggio! Vieni di sopra, vedi cosa vuole, la mandi via e te na torni quaggiù ad annaspare tra i simboli.--

Il ragazzo le lanciò un’occhiataccia, ma decise di non ribattere.

--D’accordo.-- acconsentì infine. --Ma se ci mette più di cinque la mando fuori a calci.--

Pam sogghingò, poi lo guidò tra i corridoi del sotterraneo fino alla sala principale.

Ryan non ebbe bisogno di chiedere quale ragazza fosse: era rimasta solo lei, mentre applaudiva alle acrobazie di Paddy. Come lo vide, si alzò in piedi con grazia e lo raggiunse a passi veloci e leggeri.

--Sono Iris.-- si presentò. --Ryan, suppongo.--

Il giovane annuì. --Mi hanno detto che hai una proposta da farmi.--

--Infatti.-- ammise lei. --Ma prima devo darti dei documenti.-- E trasse fuori dalla sua cartelletta una busta ancora sigillata. --Questi ti saranno utilissimi, ne sono sicura.--

--E la richiesta?--

--Mi serve un lavoro.--

--Conosco un buon ristorante dove cercano una cameriera... ti posso dare una racc_--

--Voglio lavorare qui.-- lo interruppe la giovane.

L’atmosfera nella stanza si raggelò.

--Mi dispiace, non abbiamo bisogno di nessun altro. Addio.-- tagliò corto Ryan. Non poteva assolutamente assumerla, il caffè era una copertura per le MewMew. E la regola principale era niente estranei nel progetto.

--Ma...--

--Strawberry! Accompagna la nostra cliente alla porta. Oggi pomeriggio chiudiamo.--

--Certo Ryan. Iris, ti prego di seguirmi.--

La ragazza si morse un labbro con rabbia, ma non disse niente e seguì la MewMew fuori dal caffè. L’altra si fermò sulla soglia e la guardò negli occhi.

--Mi dispiace per il comportamento di Ryan.-- si scusò.

--Comunque non è colpa tua. È sempre così.-- aggiunse Mina inserendosi nella conversazione.

Dietro Strawberry c’erano anche le altre quattro.

--Non importa. Il tempo rimetterà a posto le cose.-- disse Iris con un mezzo sorriso scrollando le spalle.

--Che vuoi dire?-- le chiese Pam insospettitasi. Quella ragazza non la stava raccontando giusta, era certa che nascondesse qualcosa!

--Niente. Dimenticatelo.-- guardò l’orologio. --Sarà meglio che vada a casa.--

--Arrivederci.-- la salutò Lory.

--Sì, ciao.-- rincarò Paddy.

--Posso chiedervi un’ultima cosa?-- le sorprese Iris.

--Certo.-- risposero le ragazze in coro, chi informale e chi incerta.

--Quali sono i vostri animali preferiti?--

“Come se avessimo bisogno di riflettere per questa domanda!” riflettè Straberry prima di dire: --Gatto selvatico Iriomote.--

--Lorichetto blu.-- mormorò Mina.

--Neofocena.-- asserì Lory.

--Scimmia leonina.-- sorrise Paddy.

--Lupo grigio.-- rispose Pam affilando lo sguardo.

Iris sorrise. --A presto. Ragazze MewMew.--

E se ne andò, leggera come era venuta.

Per un’attimo, le ragazze sentirono una fitta dolorosa, come se quella separazione fosse una cosa sbagliata. Ma la sensazione passò, e si decsero a rientrare.

--Mi chiedo chi fosse in realtà.-- commentò Pam sopra il rumore dei battenti che si richiudevano, pensierosa.

--Che cosa vuoi dire?-- chiese Mark, che le aveva appena raggiunte.

--Beh, tanto per cominciare, i suoi occhi. Non sono normali, un colore così non può esistere. È troppo limpido.--

--E poi non avete notato la sua collana? Come Paddy l’ha toccata, ha cominciato a brillare.-- aggiunse Lory timidamente con apprensione.

--E avete visto come si muove?-- fece notare Strawberry. --È impercettibile, leggerissima.--

--Che dire allora di quello che a chiesto a Ryan? Una ragazza che vive in Liberty Street non ha bisogno di un lavoro.-- puntualizzò Mina, cominciando a seguire il filo di sospetti delle compagne.

--E il suo saluto di poco fa e quella domanda strana!-- esclamò Paddy. --Credete che fossero solo una curiosità e perché lavoriamo qui, o che abbia intuito qualcosa?--

Le MewMew si guardarono, preoccupazione e sospetto dipinte sul viso di tutte.

--Forse dovremmo chiedere a Ryan di mostrarci il contenuto di quella busta.-- propose Mark.

--No, non ora.-- lo fermò Pam. --Sai quanto è occupato con quel codice. Aspettiamo che lo decifri.--

Le altre annuirono.

*****

--Allora? Chi era?-- chiese Kyle non appena Ryan fece il suo ingresso nel sotterraneo.

--Solo una scocciatrice. Voleva un lavoro.-- ribattè il biondino irritato. Ma perché le perditempo dovevano arrivare sempre nei giorni sbagliati?

--E quella cosa che doveva darti?--

Ryan gli lanciò la busta. --Puoi controllarla tu per favore? Io sono occupato col computer.--

--Certo.-- assicurò il moro accondiscendente. Non approvava l’atteggiamento dell’amico, però sapeva anche che, primo, lui era fatto così, e secondo erano giorni che non si prendeva una pausa. Un po’ di scortesia la poteva sopportare.

Passarono alcuni minuti, poi Kyle emise un mugolio strozzato e si bloccò. La tazza dalla quale stava sorseggiando la camomilla gli cadde di mano, infrangendosi in mille pezzi.

--Che cosa succede?-- chiese l’americano preoccupandosi: Kyle non aveva mai, mai, rotto una tazza in vita sua!

--Ryan... qui dentro c’è la decifrazione di un codice alfabetico... un codice che somiglia molto a quello dei messaggi che abbiamo ricevuto.-- articolò il moro ancora incerto se essere più compiaciuto, inquieto o shockato.

Il biondo si alzò di scatto, rovesciando la sedia. Prese i fogli con foga e li guardò attentamente per un istante. Poi gettò indietro la testa e esalò un sospiro. --È lo stesso linguaggio.--

Si precipitò al computer e aprì i file contenenti i messaggi. Ora cominciava a intravederci un disegno, una logica nascosta che prima non aveva colto.

--Certo... ma certo!!!!--

Stampò le pagine con la traduzione lampo che aveva fatto e scattò a correre.

--Sbrigati, Kyle.-- Gridò euforico e terrorizzato dalla scoperta. --Non abbiamo tempo, dobbiamo muoverci all’istante!--

--Ma che succede? Che c’è scritto?-- gli gridò l’altro affiancandolo, stavolta preoccupato dalla nota di panico che aveva percepito nella voce dell’amico.

--Niente di buono, purtroppo.--

I due amici salirono le scale a rotta di collo e si fermarono davanti solo davanti alle MewMew.

--Ryan!-- esclamò Strawberry. --È successo qualcosa?--

Il ragazzò ansimò per riprendere fiato, drizzò la schiena e disse, con tono grave: --Ragazze... ho decifrato il codice. È un messaggio... da parte degli alieni.--

Lory sentì le ginocchia cederle. --Gli alieni?-- balbettò. --Ma non ha senso... cosa vogliono ancora da noi?--

--Non lo so.-- ammise Ryan. --Ci danno appuntamento alla radura nel parco, quella dove c’era uno dei cieliegi che avevano attaccato. C’è scritto che vogliono solo discutere, però io non mi fiderei. Dobbiamo muoverci subito! L’appuntamento è per oggi pomeriggio verso sera, ma sarà meglio andare prima per predisporre i campi protettivi. Non voglio che tutti vedano l’atronave, non subito almeno. Accorrerebbero tutti e potremmo non riuscire a parlare.--

Tutte quante assentirono con aria seria. Tutte, tranne Strawberry, che rimase assente per tutto il tragitto verso il luogo dell’appuntamento, intrappolata in un vortice di pensieri e sentimenti.

Gli alieni stavano tornando, forse per combattere. Ma cosa volevano ancora? Avevano già ottenuto il necessario per salvare il loro pianeta, quel frammento di AcquaMew per cui tutti loro avevano rischiato la vita. Eppure, rieccoli di nuovo. Ci sarebbe stato anche lui con loro? Quel volto riempì i pensieri della ragazza, al centro di quel tornado impazzito di pensieri.

“E adesso?” si chiese.

Arrivarono alla radura. Era molto più grande di quanto si ricordasse.

“E adesso?”

Ryan e Kyle si misero subito all’opera per piazzare gli scudi e i campi di forza.

“E adesso?”

Le altre ragazze e Mark si misero a perlustrare la radura, per assicurarsi che non ci fossero trappole.

“E adesso?”

Lei si appoggiò al tronco del ciliegio, lasciandosi scivolare contro la corteccia finchè non si ritrovò seduta.

“E adesso?”

“E adesso, non si può fare altro che aspettare.” Rispose un altro pensiero.

*****

L’attesa, come aveva previsto Ryan, non fu poi così lunga.

Verso il crepuscolo il cielo cominciò ad annuvolarsi di pesanti nubi, ma né tuoni né lampi né pioggia fecero la loro comparsa. Fu solo grazie alla sua vista potenziata dal potere MewMew che Pam la vide: un’astronave nera, che si confondeva con le nuvole dietro di sé, stava atterrando lentamente, dirigendosi proprio verso la radura. La giovane corse a ripararsi sotto il ciliegio con gli altri e lanciò uno sguardo preoccupato a Strawberry.

La ragazza se ne stava accasciata a terra, la schiena e la testa appoggiate al tronco, lo sguardo assente e perso nel vuoto. “Chissà a cosa sta pensando.”

Non ci fu il tempo materiale perché la MewMew potesse formulare una risposta: l’ordine di Ryan spezzò quel momento teso e nervoso.

--Trasformatevi.-- disse con voce piatta.

La voce del ragazzo ebbe il potere di scuotere Strawberry dal suo stato di shok. La leader si alzò e parlò per prima, seguita poi da tutte le altre.

--Mewberry...--

--Mewmina...--

--Mewlory...--

--Mewpaddy...--

--Mewpam...--

--...METAMORFOSI!!!--

Ci fu una luce abbagliante, tanto che annullò nel suo splendore tutti contorni della radura. Quando la luce si spense, nello spiazzo c’erano le cinque MewMew. E un’astronave nera, finalmente atterrata.

Il portellone d’ingresso si aprì con un sibilo sordo e sulla soglia comparvero tre figure: quella a destra era la più alta, mentre al suo fianco se ne stava una piuttosto minuta. Al centro, invece, qualche passo più avanti, se ne stava un giovane slanciato, che si mise a camminare lungo la passerella che lo avrebbe condotto al cospetto delle ragazze. Aveva i capelli molto scuri, su una tonalità di verde, solcati da riflessi color smeraldo. La pelle era piùttosto pallida, il fisico snello, i miscoli asciutti. I linaementi erano sottili e affilati. Addosso, una casacca che lasciava gli addominali scoperti e un paio di pantaloncini piuttosto corti e dalla forma a palloncino da cui partivano due lacci di fine stoffa nera che gli fluttuavano intorno. La sua bocca si curvò in un sorrisetto ambiguo, scoprendo un paio di canini piuttosto appuntiti. Gli occhi finalmente si sollevarono fissandosi sulla leader delle MewMew. Quegli occhi color ambra, uno sguardo d’oro fuso e brillante.

--Kish...--

 

ANGOLETTO!

beh, che ne pensate di questo chappy??? è un po' lungo, lo so... spero comunque vi piaccia!!!

un bacio!

Clarisse

 

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Capitolo 3
*** Una nuova guerra ***


Ciao! Scusatemi, sono consapevole di essere leggermente in ritardo rispetto alla velocità con cui aggiorno di solito… ma sono in vacanza! è_é!!! Comunque, adesso rispondo alle recensioni!

Mommika: sono contenta che la FF ti piaccia! Questo capitolo dovrebbe prenderti molto, abbiamo le scene di battaglia… *ç*. Effettivamente c’è una PamxRyan, ma verrà fuori alla fine.

Danya91: grazie mille per i complimenti! Mi hai fatto sentire talmente apprezzata che sto andando subito a scrivere il prossimo capitolo, così non vi faccio aspettare tanto!!! Kish emoziona anche me... scusa per la scrittura, adesso ho cambiato carattere!

Gente, non so come rigraziarvi per i commenti… mi date una spinta enorme! Ora vi lascio al capitolo, mi raccomando recensite!!!

 

Una nuova guerra

Kish rimase immobile.

Il suo sguardo d’ambra sfiorò ognuna della MewMew, lentamente. Con altrettanta calma, le sue labbra si distero in un sorriso sincero e i suoi occhi baluginarono d’oro.

--Così ci incontriamo di nuovo. Che piacere rivedervi, ragazze.--

La sua voce si sparse nell’aria come profumo. Era dolce e morbida, onesta. Il ragazzo era davvero contento di essere tornato e non sembrava avere alcuna intenzione ostile.

Il clima si scaldò, rilassandosi notevolmente, tanto che Paddy si permise di spezzare la rigidità dello schieramento.

--Tart!!!-- trillò al culmine della felicità mettendosi a saltellare verso il piccolo alieno fino a saltargli al collo.

Tart provò a divincolarsi dalla stretta ma non lo fece con poi troppa convinzione. In ogni caso, la bambina lo lasciò andare e gli schioccò un rapido bacio sulla guancia prima di tornare dalle sue compagne. Quello, ovviamente, arrossì e reagì alle risate del fratello con un gesto di stizza.

Kish sorrise con scherno, poi tornò a rivolgersi alle MewMew. Fece ancora qualche passo verso le ragazze, poi si inginocchiò di fronte a loro.

--Angeli protettori della Terra.-- cominciò.

Ryan non potè trattenere un’esclamazione preoccupata: tutta quella formalità poteva significare solo una cosa: guai, guai davvero seri.

L’alieno lo ignorò e proseguì. --Abbiamo bisogno del vostro aiuto. Il nostro pianeta d’origine è appena stato il teatro di una catastrofe: una guerra. Dopo il suo risveglio tramite l’AcquaMew che abbiamo portato, si è diffusa la notizia della distruzione di Profondo Blu. Subito sono cominciate le lotte per il comando dei vari clan. La cosa in sé non è catastrofica, se non fosse che noi combattiamo le nostre battaglie con armi tecnologicamente avanzate, e soprattutto con l’aiuto dei Chimeri. Quando i capi clan furono scelti, eravamo sull’orlo di una crisi, ma una volta instauratasi una pace fatta di alleanze ci siamo tutti adoperati per rimediare ai danni al meglio possibile, e i risultati si sono rivelati più che soddisfacenti. Purtroppo, però, la nostra gente ha un’indole guerriera, e presto le battaglie sono ricominciate. Dovete sapere che noi abbiamo delle specie di regole da osservare durante combattimenti come questi, e una di esse implica di stare attenti nell’includere Chimeri tra le truppe: non è possibile dimenticare che queste creature sono fatte per distruggere la vita ed è fin troppo facile perderne il controllo. Eppure, è accaduto. Uno dei capi è stato così cieco e assetato di potere e conquiste che ha creato un intero esercito di Chimeri. Come strategia, si è dimostrata vincente: i suoi attacchi conseguivano solo immaccolate vittorie e il numero delle perdite era insignificante sia dal punto di vista numerico che da quello pratico; i Chimeri infatti erano solo momentaneamete divisi tra vittima e Para-para, e non era difficile crearne un altro. Poi, un giorno accadde. Durante ina battaglia c’è stata un’esplosione fortissima e il capo-clan perse il controllo del suo esercito. Le centinaia di Chimeri si scatenarono, seminando morte e distruzione su enrambi i fronti. Per lungo tempo hanno infierito sulla nostra terra, e solo pochi giorni fa siamo riusciti a eliminarli tutti definitivamente. Ma la situazione è drammatica: ogni fonte facilmente raggiungibile è stata prosciugata o avvelenata, il suolo è stato inquinato e il raccolto non è più come prima. Tra pochi anni, comincerà il declino definitivo e cominceremo a morire. Vi preghiamo dunque prima di ritrovarci a fronteggiare l’imminenza di questa possibilità. Ci serve l’AcquaMew, e neppure troppa. La Terra ne è gonfia grazie alla magia sprigionata dal cristallo originario. Ve ne chiediamo solo un po’, a sufficienza per salvarci. Dopodichè ce ne andremo, con la speranza che niente di tutto questo riaccada.--

Kish riabbassò la testa e i suoi due fratelli si inginocchiarono accanto a lui.

--Vi preghiamo.--

Le MewMew guardarono Ryan. Dato che loro non conoscevano i dettagli scientifici degli avvenimenti accaduti un anno prima dovevano lasciare che fosse lui a decidere.

Il giovane abbassò il capo.

--No.--

Nessuno si mosse, ma la tensione nell’atmosfera crebbe fino a livelli quasi palpabili.

--La Terra non può permettersi questa perdita. Non c’è AcquaMew nei pressi della superficie e mettersi a scavare per trovare le fonti spezzerebbe equilibri fondamentali. Non possiamo.--

--Vi prego.-- implorò ancora l’alieno dagli occhi dorati.

Ryan scosse la testa con decisione. --Non possiamo mettere così a rischio il nostro mondo. Mi dispiace. Ma vi aiuteremo a trovare un altro modo.--

A quelle parole, Pai si alzò.

--Abbiamo fatto a modo tuo, Kish.-- dichiarò al fratello. --Temo che sia ora di attuare il piano B, come avremmo dovuto fare fin dal principio.--

--Era giusto tentare.-- ribadì il giovane a denti stretti.

L’altro gli lanciò un’occhiata di puro disgusto. --Comunque ora non importa più.--

--Pai ha ragione.-- concordò Tart, passandosi il dorso della mano sulla guancia, nel punto in cui Paddy l’aveva baciato. --Non possiamo perdere altro tempo. Sai quanto la situazione sia instabile.--

Kish annuì.

--Mi dispiace.-- mormorò rivolto a Mewberry, la frangetta calata a celargli il volto. --Dato che non volete aiutarci, saremo costretti a cavarlcela da soli.--

I suoi occhi d’oro si aprirono di scatto, trasfigurati. Il loro color ambra si era acceso di una luce maligna, le pupille erano diventate strette e verticali, feline.

Ci fu un’esplosione e un vortice dimensionale si spalancò davanti a loro. Da esso uscirono sei Chimeri.

--Setacciate la città!-- ordinò Pai alle creature. --Trovate l’AcquaMew!--

In quel preciso momento, Ryan e Kyle scattarono, coordiandosi con lo sguardo. Saltarono ai margini della radura e attivarono alcuni congegni nascosti tramite dei telecomandi. Una bolla protettiva circondò l’intero spiazzo, comprendendo anche alcune cime degli alberi. I Chimeri si scagliarono pesantemente contro la barriera, ma quella resse.

--MewMew!-- gridò Ryan assumendo il controllo della situazione. --In azione!--

Le ragazze scattarono.

--Mewpam!-- chiamò Mewberry. --Tu e Mark aiutate Ryan e Kyle a proteggere i congegni che creano al barriera. Io, Mewlory, Mewmina e Mewpaddy penseremo ai Chimeri.--

--Bene!-- acconsentirono le altre in coro.

Mewmina spiccò un balzo e rimase fluttuante a mezz’aria.

--Cuore di Mina!-- evocò, e subito una balestra apparve tra le sue mani. --Fiocco d’azione!--

Il dardo di luce partì ma non riuscì neppure a scalfire minimamente il bersaglio.

--Dannazione, le nostre armi non sono abbastanza potenti!-- imprecò la MewMew. Adesso i guai erano molto seri...

--Coraggio ragazze!-- incitò Mewberry dando retta al suo immancabile ottimismo. --Dobbiamo attaccare tutte insieme! Fiocco del cuore!--

--Fiocco di Paddy!--

--Fiocco di Lory!--

--Al tre! Dai che ce la facciamo! Uno... due... tre!!!--

--Fiocco d’azione!--

--Fiocco immobilizza!--

--Fiocco d’acqua!--

--Fiocco di luce, massimo splendore!--

I quattro attacchi, perfettamente combinati, riuscirono dove uno solo aveva fallito. E il primo Chimero si dissolse nell’aria, il cui Para-para venne prontamente catturato da Masha. Gli altri cinque mostri si volsero verso le loro avversarie.

--Dobbiamo tenerle separate!!!-- sbraitò Pai, dirigendosi in volo contro Mewlory, brandendo il ventaglio e preparandosi ad attaccare con un fulmine. La ragazza saltò agilmente da un lato e l’alieno ne approfittò per allontanarla dalle compagne.

Tart agì alla stessa maniera. Attaccò Mewpaddy usando le sue bolas e riuscì a isolarla.

Kish, invece, si fece da parte e comiciò a cercare i congegni. Ogni volta che ne individuava uno, lo distruggeva con un fendente dei suoi Sai, indebolendo la barriera.

--Mewmina!-- chiamò Mewberry tremando. --Vola qui intorno e tieni impegnati i Chimeri a distanza! Io fermo Kish!--

--Bene, ma non metterci troppo! Sono sicura che basterebbero il Fiocco di Luce e il Fiocco d’acqua per sconfiggere questi cosi! Se riesci a sbrigarti posso attaccare Pai e liberare Mewlory!--

--Ci provo!--

La leader delle MewMew brandì il fiocco del cuore e lo lanciò come un boomerang, ma l’alieno si scansò appena in tempo, teletrasportandosi dietro di lei.

--Ciao micetta!-- mormorò, accompagnado alle parole un fendente. --È un po’ che non ci vediamo, vero? Ti sono mancato?--

--A essere sincera, Kish... per niente! Non mi è mai piaciuto avere più di un’ombra!-- rispose evitando l’attacco e parandone un altro.

“Ma perché sono tornati proprio quando stava andando tutto liscio?” si chiese cacciando indietro lacrime di esasperazione.

L’alieno le sorrise con cattiveria, dirignando i denti. --Ottimo! Perché anche io sono guarito dall’ossessione! E dire che temevo che rivederti mi avrebbe fatto del male!! È bello sapere di poterti combattere!--

Attaccò ancora. Il duello procedeva a ritmo serrato, e la MewMew poteva solo permettersi di concentrarsi sui rumori che la circondavano: lo schiocco della frusta, il sibilo dei dardi, il crepitio delle saette, il mormorio dell’acqua, il battere ritmico delle bolas.

Si concentrò su Mark. Sapeva che in quel momento stava combattendo anche lui e sebbene non potesse più traformarsi nel Cavaliere Blu utilizzava ancora la sua spada magica, la Lama della Cometa Azzurra. L’arma sibilava quando il ragazzo fendeva l’aria deviando gli attacchi che occasionalmente gli alieni gli scagliavano contro, nella speranza di raggiungere i due congegni principali, quelli protetti da i corpi di Ryan e Kyle.

Qualcuno gemette. Fu un suono soffocato, che indicava una ferita superficiale, ma bastò a farle perdere la concentrazione. Kish ne approfittò spingendola a terra e subito un Chimero vegetale evocato da Tart la immobilizzò al suolo. L’alieno fluttuò verso di lei, torreggiando contro la luce del sole morente.

Improvvisamente le fronde stormirono senza che il vento si fosse alzato. Mewberry sbattè le palpebre e sentì un gemito seguito da un tonfo. Quando riaprì gli occhi Kish non era più davanti a lei. Era come sparito.

--Mewberry, dannazione! Muoviti!-- le gridò una voce dal folto dei cespugli accanto a lei.

La ragazza accantonò le domande che le stavano invadendo la mente per mantenere la concentrazione e tentò di divincolarsi, ma le liane ressero.

--Ferma!-- le intimò Mewmina, rilasciando un fiocco d’azione che recise i legacci vegetali con precisione millimetrica. Un secondo dardo seguì il precedente, diretto alla schiena di Pai. L’alieno evitò il colpo, e Mewlory riuscì a liberarsi del suo avversario per correre in soccorso della compagna.

--Adesso!!!-- gridarono le due, e colpirono assieme con violenza, con speranza, con disperazione.

Come aveva predetto Mewmina, il loro attacco combinato bastò. In men che non si dica, restava solo un Chimero.

Un lamento seguì un’esplosione, distogliendole dal loro obiettivo. Una ragazza dai lunghi capelli castano scuro venne scaraventata fuori dai cespugli e sbattè violentemente contro il tronco del ciliegio.

--Iris!!!-- strillò Ryan, preoccupato e sorpreso. Che cavolo ci faceva lì quella seccatrice?

In quel momento, anche Kish riemerse, si avvicinò alla fanciulla e le strinse la gola.

--Come hai osato!-- gridò tremante di rabbia, gli occhi d’oro accesi dalla furia. --Come hai osato metterti in mezzo, maledetta umana!--

La mano libera strinse la presa su uno dei Sai.

Improvvisamente, anche gli occhi della ragazza si illuminarono, mentre il medaglione attorno al suo collo iniziò a vibrare. --Umana a ME?--

Tirò un calcio preciso e colpì un pieno l’addome dell’alieno, costringendolo a lasciare la presa. Furiosa, si strappò le bende dalla spalla. Sopra di essa, luccicava un piccolo segno impresso nella carne; sembrava un graffio dato da tre artigli, quello centrale appena più lungo. Un simbolo piccolo, troppo insignificante per necessitare di una fasciatura perene. Riluceva di una pallida luce azzurrina.

“Non sarà che...” riflettè Ryan cominciando a mettere insieme i pezzi del puzzle. Il suo interesse per le ragazze. Il fatto che fosse in possesso di un codice alieno. Quella cicatrice. La richiesta di lavorare al caffè.

--Mewiris... METAMORFOSI!--

Una luce argentea inondò la radura, nient’altro che un cono di luce. Al centro di esso, Iris aprì i luminosi occhi blu e lasciò fluttuare le braccia. Il medaglione scintillò e una spirale d’argento le si avvolse intorno a partire dalla testa. Al suo passaggio, lasciava abiti differenti. I capelli divennero fluenti e neri, raccolti in una complicata acconciatura che glieli legava dietro il collo per poi lasciarli fluttuare sulla schiena. Le spalle rimasero scoperte, mentre sul petto le si allacciava un corpetto color bianco argento, dai nastri blu. Sulle braccia apparvero dei morbidi, vaporosi polsini dello stesso colore, sempre bordati di blu, mentre gli avambracci vennero protetti da soffici manicotti. Una gonnellina soffice che terminava alle coscie le cinse la vita, mentre sulla gamba appariva una fascietta. Gli stivali neri della divisa scolastica mutarono in un bel paio di stivaletti bianco-argento, senza tacco. Spuntarono anche un piccolo paio di orecchie tonde e una lunga coda, bianche ma striate di nero. Infine, attorno al suo collo, si allacciò il medagline che la ragazza indossava sempre. Al contatto dell’oro con la pelle, il simbolo sulla sua spalla cominciò ad emanare una lieve luminescienza. Mewiris riaprì i grandi occhi blu cobalto.

Kish alzò lo sguardo sulla fanciulla che lo fissava con rabbia. Prima che potesse anche solo pensare a come reagire, lei gli si lanciò contro e lo sbattè a terra.

--IO... NON SONO... UMANA.-- gli sibilò all’orecchio, poi si rialzò con una capriola e fronteggiò il Chimero davanti a sé, che si era innervosito a causa della trasformazione. La fanciulla stese le braccia.

--Ventagli di Iris!-- evocò, e nelle sue mani aperte si materializzarono due ventagli blu venati d’argento. Sulle impugnature spiccava rosa il simbolo delle MewMew.

--Fiocco di gelo!-- e unì le armi, dalle quali partì un’ondata color argento, composta da minuscoli cristalli di ghiaccio. Come vi entrarono in contatto, dissolsero il mostro.

La fanciulla volse lo sguardo verso Kish, che aveva approfittato della sua distrazione per spiccare il volo, tentando la fuga.

--Dobbiamo prenderli!-- esclamò rivolta a quelle che già da un anno a quella parte aveva considerato le sue compagne. --O attaccheranno di nuovo!--

E balzò, seguita dalle altre.

Mewlory e Mewmina attaccarono Pai, mentre Mewpaddy e Mewpam si scontrarono con Tart. Mewberry si diresse contro Kish, che stava già combattendo contro Mewiris.

Le tre battaglie furono feroci.

--Non possono andarsene finchè la barriera regge!-- le informò Ryan. --Ma ormai l’effetto è quasi terminato. Dovete concludere!--

In quel momento, Pai abbattè le sue rivali, mandandole a schiantarsi a terra. Stava per dare il colpo di grazia, ma Mewberry gli si parò davanti. Lo scontro ricominciò.

Intanto, la barriera cominciò ad assottigliarsi.

Mewiris se ne accorse. “Devo farla finita con questi giochetti!”

Schivò un fendente e tentò di colpirlo con il ventaglio, che ora riluceva, ricoperto da cristalli di ghiaccio.

Kish balzò all’indietro e incrociò le lame davanti a sé. La bolla di energia fu enorme, tanto da scaraventare lontano la ragazza, con un grido. Prima che il suo corpo potesse toccare terra, l’alieno si teletrasportò di fronte a lei e la colpì con forza, mandandola a sbattere di nuovo contro il ciliegio. Prima che potesse alzarsi le si accucciò accanto e la prese per la gola con una mano. Poi la sollevò senza sforzo: era molto leggera. Strinse la presa.

Lei cercò di dimenarsi, ma ormai non aveva più forze; il combattimento e quegli ultimi colpi ricevuti l’avevano portata al limite. I suoi occhi blu si aprirono, cercando quelli dell’alieno. Ma in tutto quell’oro vorticante c’era solo rabbia. Rabbia e voglia di vendicarsi. Una paura gelida s’insinuò pericolosamente nel suo petto.

Portò le mani al polso del ragazzo, ma la sua stretta era troppo forte. Il bisogno d’aria le bruciava nei polmoni.

In quel momento, la cupola protettiva si infranse. La presa su suo collo, grazie alla distrazione, si allentò quanto bastava per permetterle un respiro, ma subito le dita sistrinsero intorno alla sua gola. L’alieno sorrise crudele al gemito di dolore di lei.

--Kish!-- gridò Pai. --Muoviti, dobbiamo andarcene da qui!--

--Non ancora.-- rispose lui, stringendo ancora di più la presa. Poi udì un fruscio e guardò accanto a sé: le MewMew si stavano rialzandò.

“Dannazione!” mollò la ragazza di colpo e Mewiris si accasciò a terra, riuscendo finalmente a respirare. Ma aveva la vista annebbiata e le girava la testa.

--Alla prossima, piccola.-- sentì una voce dolce sussurrarle all’orecchio.

Poi la presenza svanì e lei semplicemente svenne.

 

ANGOLETTO!

Allora? Ho descritto bene la scena di battaglia??? Insomma, in questo capitolo ne abbiamo avute di novità! Prima fra tutti, la nostra misteriosa MewMew… ma per sapere qualcosa di lei dovrete aspettare ancora un po’! In compenso, il prossimo capitolo sarà dedicato a… KISH!!! Spero apprezzerete *ç*

Recensite, eh! Un bacio,

Clarisse

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Capitolo 4
*** Ritorno alla vita ***


Ritorno alla vita

 

Ciao! Sono contenta che la scena della battaglia non vi abbia lasciati insoddisfatti! Sapete, sono scene difficili da descrivere… prima di lasciarvi al capitolo rispondo alle recensioni!

Mommika: grazie per i complimenti allo stile, sono contenta che ti piaccia leggermi! E sono strafelice di sapere che mi seguirai fino alla fine (mi raccomando, commenta anche!)!!!  Non ti do anticipazioni sulle altre coppie, sennò potrei rovinare sorprese per chi magari ancora brancola nel buio…

Danya91: Pai arriva in questo capitolo, ma sarà un personaggio un po’ di sfondo fino agli ultimi capitoli dove invece assumerà un ruolo più centrale. Seguimi però, promesso?

Ora vi lascio al capitolo, sul mio Kish come promesso!

 

--Kish, ma che cavolo ti ha preso?!-- strillò un Tart isterico non appena furono al sicuro, oltre il passaggio dimentsionale. --Stavi cercando di ucciderla?--

Kish non rispose.

Era ancora troppo scosso per poter pensare a qualunque cosa. Si avviò a grandi passi verso la sua camera anche se udì comunque l’ultima frase che il fratellino gli urlò alle spalle, per lui bruciante come un’accusa. --E dire che eri proprio tu quello che voleva parlamentare, senza fare del male a nessuno!--

L’alieno sbattè con rabbia la porta della sua stanza e si buttò sul letto, del tutto incapace di reggersi in piedi. Ma quel rompiscatole di Tart aveva ragione: era stato lui a insistere per implorare in ginocchio le MewMew di aiutarli cercando di evitare lo scontro, anche se lui stesso sapeva quante poche probabilità di risoluzione pacifica ci fossero. Però...

Era appena riuscito a intrappolare Mewberry, senza alcuna intenzione di farle del male. Poi aveva udito come un fruscio di foglie smosse, ma non tirava un filo di vento. Prima che riuscisse a guardarsi intorno, qualcosa l’aveva colpito e scaraventato a terra, dietro ad alcuni cespugli. La botta era stata così forte da intontirlo per un po’. Aveva pensato che una delle avversarie l’avesse attaccato. Una voce, vicina, aveva gridato: --Mewberry, dannazione! Muoviti!-- Una voce, che apparteneva a qualcuno che conosceva le MewMew, ma lui non l’aveva mai udita prima di allora. Il timbro però gli era piaciuto: fatto di note argentine e di cristallo, morbide e fragili. Poi il mal di testa gli era passato e aveva cominciato a divincolarsi, riuscendo a sollevare la faccia da terra. Quando aveva riaperto gli occhi si era ritrovato davanti una ragazza dal fisico snello e minuto, ma ben proporzionato. I capelli erano sciolti, di colore castano scuro, la pelle chiara ma di una bella tonalità viva. Gli abiti facevano sicuramente parte di una divisa scolastica. Anche lei aveva aperto gli occhi, e quando lui vi aveva guardato dentro gli era venuto un brivido. Perché un colore del genere non era normale. Comunque, il fatto che una terrestre qualunque avesse osato intromettersi l’aveva mandato su tutte le furie ed era riuscito a liberarsi di lei, scagliandola lontano con parecchia violenza. Aveva recuperato le sue armi e l’aveva raggiunta sotto il ciliegio. Allora l’aveva minacciata, ma ancora non aveva intenzione di farle del male; solo un graffio, giusto per vendicarsi. E l’aveva chiamata umana. Aveva visto quegli occhi sorprendenti accendersi, oltraggiati, e non era riuscito ad evitare il calcio che lei gli aveva tirato per liberarsi. Poi la ragazza si era trasformata... in una MewMew. E dopo aver sconfitto l’ultimo Chimero si era lanciata a duellare con lui. Mewberry li aveva raggiunti, ma era stata per poco: Pai aveva messo al tappeto le sue rivali e stava preparando il colpo di grazia. --Vai! Qui ci penso io!-- aveva detto allora la fanciulla alla leader delle MewMew. Come erano rimasti di nuovo soli, lui l’aveva di nuovo guardata negli occhi, ma stavolta i loro sguardi si erano come incatenati. Spaventato, aveva dato retta a quella voce urlante che quella scocciatrice doveva morire. La sentiva come un pericolo per sé stesso. Certo, anche tutti quelli che lottavano contro di lui erano un ostacolo, ma lei sembrava essere su un piano diverso. E allora aveva combattuto per uccidere. Il suo potere aveva generato una sfera di energia che, all’esplosione, aveva colpito più o meno tutti, specie il bersaglio diretto. L’aveva attaccata ancora, mandandola a sbattere di nuovo contro il ciliegio. L’aveva raggiunta e le aveva messo una mano intorno alla gola, poi l’aveva sollevata, sorprendendosi della sua leggerezza. Ma non aveva fatto in tempo a concentrarsi su quel dettaglio, perché quella sensazione di pericolo l’aveva investito ancora. Così aveva intensificato la stretta, soffocandola. E c’era quasi riuscito. Infine, però, la realtà l’aveva riportato alla calma e lui l’aveva lasciata andare per poi fuggire.

“Che cosa mi è successo?”

Ora che la sua mente lavorava con lucidità, non poteva non sorprendersi. Eppure in quel momento, il desiderio di proteggersi era sembrato così naturale... ma proteggersi da cosa, poi?

In ogni caso, voleva scoprire il mistero di quella ragazza; perché era diversa dalle altre MewMew, questo era chiaro. Aveva qualcosa di nuovo nei suoi abiti, e anche durante la trasformazione gli era sembrato di vedere qualcosa di particolare, ma oramai la sua mente era alla deriva, così si ripromise di indagare. E il sonno lo rapì definitivamente, un sonno senza sogni.

Per questo la mattina dopo si rialzò ben riposato e stranamente leggero. Sulla Terra era appena l’alba, ma era certo che i suoi fratelli fossero già in piedi. Così si diresse verso la sala centrale a passo sicuro.

--Buongiorno!-- li salutò con un sorriso.

--Certo che sei un gran dormiglione!-- esclamò Tart con il  solito tono giocoso, tenendo però una nota di cautela nella voce. Che fosse per quello che era accaduto la sera prima?

--Russavo?--

--No, grazie al cielo! Sai che tortura essere vicino di stanza altrimenti?-- ancora quell’aura di cautela.

Kish gli tirò un piccolo pugno alla spalla, come aveva sempre fatto per prenderlo in giro. --E allora di cosa ti lamenti, piccolo?--

Qualcosa in quel gesto dovette sorprendere Tart, perché comiciò a tossire. Dopo che si fu calmato, gli ringhiò contro. --Accidenti a te! Mi hai fatto andare di traverso tutta la colazione!--

Questa volta la voce era davvero la sua, col solito tono da bambino dispettoso.

Ovviamente, l’altro scoppiò a ridere con naturalezza, ma il fratello lo guardò con un’espressione a metà tra il sorpreso e il felice. Persino Pai corrugò la fronte.

--Muovetevi a mangiare.-- intimò gelido. --Abbiamo un sacco di cose da analizzare.--

--Agli ordini!-- lo prese in giro Kish, fregandogli il piatto con una tazza di cereali e una fetta di torta che quello si era appena preparato. Entrambi gli lanciarono un’occhiata decisamente stralunata ma lui, come suo solito, se ne fregò e divorò tutto in poco tempo. Poi si pulì la bocca col dorso della mano.

--Tu e le tue analisi! Non posso neanche fare colazione in pace... vabbè almeno cerchiamo di sbrigarci!--

Pai annuì con le sopracciglia aggrottate, senza risparmiargli uno sguardo del tipo “non so se prendere a testate il muro o se tirare il muro addosso a te”, e si diresse a stomaco vuoto verso la sala con il potente computer alieno, facendo strada agli altri due.

--Purtroppo non abbiamo molti dati sulla nostra nuova nemica, c’è solo qualche fotogramma sfocato. Il loro campo di forze ha interferito con le telecamere.--

Le immagini partirono. In effetti, la qualità faceva proprio schifo... era tutto terribilmente sfocato, e persino i colori erano troppo sfumati e diafani per essere reali.

--Non si vede niente!-- si lamentò Kish esaspertato dopo una buona mezz’ora passata a cercare di aumentare la definizione del video.

--Beh mi dispiace!-- sbottò il fratello irritato. Lui faceva tanto lavoro e cosa otteneva? Critiche e lamenti- --Ma non abbiamo altri dati a disposizione.--

Con quest’ultime parole voleva terminare la discussione, ma ormai il conflitto tra i due era cominciato.

--E allora procuriamoceli!--

--Attaccare significa consegnarci nelle loro mani!--

--E chi ha parlato di un’attacco di massa? Limitiamoci a testare le capacità della nuova arrivata, prendiamo i tuoi preziosi dati e ce la filiamo prima che arrivino i rinforzi!--

--Ma...--

I due furono interrotti da un singhiozzo: Tart era appena scoppiato a piangere.

--E adesso che ti prende? Non è la prima volta che io e Pai litighiamo!-- disse l’alieno con la sua solita indifferenza, anche se il vedere il fratellino in quello stato lo faceva sentire a disagio.

Il bambino alzò il viso e sorrise. --Kish... Kish che bello, sei tornato! Mi sei mancato tantissimo!--

E gli saltò al collo.

--Guarda che non me ne sono mai andato!--

--Ma non eri più tu! So che forse non te ne sei accorto, ma non eri più... come dire... mio fratello. È così bello riaverti come prima!--

I due si abbracciarono. In effetti, anche Kish si sentiva un po’ diverso... si sentiva sé stesso, come se avesse recuperato una parte di sé. Era bello.

--In ogni caso...-- continuò, scrollandosi di dosso Tart che scoppiò a ridere. --Sentite il mio piano!--

E si mise al computer.

 

ANGOLETTO!

Questo capitolo è un po’ più cortino, incentrato sul nostro Kish. Prometto che i prossimi saranno più lunghi, prometto! In ogni caso, che ne pensate di questa “rinascita” del mio alieno preferito? Io me lo sono immaginato un po’ morto dentro da quando Strawberry lo ha bidonato definitivamente… gli ci voleva uno shock per riprendersi, e ho pensato che uno scontro mozzafiato con una nuova nemica misteriosa era la scossa che gli ci voleva! Voi che dite? Fatemi sapere!!!

Un bacio,

Clarisse

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Capitolo 5
*** La MewMew nell'ombra ***


La MewMew nell’ombra

 

Ciao! Allora, primo vi ringrazio per le recensioni:

Danya91: ciao! Sono contenta che il capitolo dei fratelli sia piaciuto, perché non sarà l’unico! Chi non ama Ki-chan??? Pai (so che non ti piacerà, ma preferisco dirtelo ora) verrà trattato un po’ da cattivello, ma poi Kish ci rivelerà una verità fondamentale sul motivo del suo comportamento. Quindi non sarà trascurato! Non mi mollare ti pregooo!!!

Mommika: già, scenetta familiare (che non sarà l’unica!)… piace tanto anche a me! Anche io non sopporto Straw… cielo, niente contro di lei però che bimba!!! Ki-chan si merita di meglio, no? (ME!!! *ç*). Eccoti il continuo!!!

Sarà un capitolo un po’ cortino, ma prometto che è l’ultimo della serie!!! Ora vi lascio alla storia…

 

--Allora? Come sta?--

--Bene. Non ha ferite di nessun tipo, a parte i lividi sul collo e qualche graffio sulla schiena. Ma non ci sono né ossa rotte né tagli gravi.--

--Ma sta ancora dormendo!--

--No, tra poco si dovrebbe svegliare. Vedi come le tremano le palpebre?--

Iris si girò dall’altra parte irritata.

Quelle voci le davano un po’ fastidio. Desiderava essere lasciata in pace. Voleva stare da sola, anche se non stava dormendo. Ma sapeva che non l’avrebbero lasciata stare finchè non avessero avuto le loro spiegazioni.

Chissà dove, trovò la forza di risvegliarsi. Come aprì gli occhi, il riflesso del sole le fece salire il mal di testa, ma le bastarono due secondi per abituarsi alla luce.

Di fronte al letto su cui aveva riposato, seduti su due sedie, c’erano Kyle e Strawberry. Ryan se ne stava appoggiato alla porta, mentre le altre MewMew erano comodamente sprofondate in un divano, chi sonnecchiando, chi semplicemente riposando. Non doveva essere passato molto tempo dalla battaglia.

--Non hai dormito poi molto.-- commentò Pam lanciandole uno sguardo penetrante.

--Già, lo avevo immaginato.--

--Come ti senti?-- s’informò subito Kyle, sinceramente interessato.

--Nel complesso sto bene. Un po’ indolenzita e sento come un dolore sordo al collo, ma per il resto sono solo un po’ stanca.-- sorrise la ragazza. I suoi occhi di zaffiro brillante, finalmente, scintillavano di nuovo.

--Vogliamo capire.-- intervenne Ryan, tagliando tutti quei convenevoli.

Lei annuì. --Fammi le domande e ti racconterò quanto posso.--

--Hai dei segreti?--

--No. Mi fido di voi. Solo non mi sento pronta a raccontarvi tutta la mia vita.--

--Capisco.-- intervenne Strawberry più delicatamente, ammonendo il biondino con uno sguardo furibondo.

--Come sei entrata a far parte del MewProject? Noi avevamo solo cinque DNA e tu sembri un animale diverso.-- chiese Ryan, deciso comunque a capirci il più possibile. D’accordo, non dovevano sapere tutta la sua vita, ma delle spiegazioni erano dovute!

--Non so esattamente nench’io cosa accadde. Sono sempre stata brava a rimuovere ricordi piacevoli.-- si disse con amarezza, e accarezzò distrattamente il medaglione con la punta delle dita. --Comunque non è vero che avevate solo cinque DNA. Ce n’era un sesto, che avreste preferito non usare perché era il primo creato ed era il più instabile. Doveva essere solo una prova per verificare eventuali errore di sintetizzazione.--

Ryan abbassò gli occhi e volse la testa, come se fosse stato preso a schiaffi. --Non può essere! Ero sicuro di aver distrutto quell’esperimento!!!--

Gli occhi da cerbiatta di Iris si riempirono di dolcezza.

--E l’hai fatto molto bene.-- lo rassicurò. --Per lo più è stato un’incidente. C’ero anche io il giorno del terremoto. Uno dei raggi dedicato a loro è stato in parte deviato e ha colpito il punto dove avevi distrutto il campione instabile, attivandolo. E sfortuna, o fortuna a seconda dei punti di vista, volle che io mi trovassi proprio lì, a fare una passaggiata. Stavo camminando proprio su quella zona, che ad un tratto si è illuminata. Così il mio DNA è stato cambiato.--

Kyle si alzò, cedendo il posto all’amico, che non sembrava più in grado di reggersi in piedi.

--Mi dispiace.-- si scusò quello. --Devo averti rovinato la vita...--

La ragazza gli mise una mano sulla spalla. --Invece mi hai salvata Ryan. Non sarei potuta sopravvivere senza la forza di quello che mi hai donato.-- fece una pausa, ma si decise a confessare. Perché quelle cose non dette le pesavano così tanto… --Mi sono sempre sentita diversa. Ero già sola, perché i miei genitori sono divorziati e io sono stata affidata a mio padre, che si muove in continuazione. Sono qui in Giappone da due anni perché sono cresciuta troppo per non essere un peso durante i suoi viaggi di lavoro. Io ero già diversa. Ma poi è successo il miracolo e mi hai involontariamente cambiata. Improvvisamente, avevo qualcosa in comune con altre ragazze, potevo avere delle amiche. Vere amiche.--

--Ma tuttavia non sei venuta a combattere con noi.-- puntualizzò Pam.

--Non potevo combattere allora. C’erano solo cinque ciondoli, e mancava il tempo per costruirne un altro.--

--Eppure ieri hai lottato con noi!-- esclamò Paddy.

--È solo da un anno che posso trasformarmi. Il giorno dello scontro finale, Kish perdette il suo cristallo con le gocce di AcquaMew. Dato che il mio DNA è più sensibile al suo potere, mi permette di trasformarmi. Ho trasferito le gocce in questo medaglione, l’ultimo regalo che mia mamma ha potuto darmi di persona prima che la sentenza del giudice le imponesse di non vedermi mai più. Ma devo tenere la spalla bendata: il mio simbolo emana un luccichio color argento se l’amuleto mi sfiora la pelle.--

Il silenzio che seguì fu denso di riflessioni, ognuna diversa dall’altra.

--Come hai saputo tutto?-- chiese Mina.

--Ci sono sempre stata. Sono stata l’ombra di Ryan, e quando lui se ne accorgeva si trasformava in gatto e scappava via. Capivo la metà di quello che succedeva, e ovviamente non conoscevo dettagli e segreti.--

--Deve essere stato terribile per te...-- mormorò Ryan alzando finalmente la testa.

--È stato molto divertente, invece. E soprattutto stavo meglio io: non mi sentivo più sola perché ero diversa, e questo mi ha permesso di vivere. Io ho avuto tutto: la vita normale, dato che non dovevo nascondermi, e quella da MewMew, perché ero parte di qualcosa. Ecco perché ti dico che è come se mi avessi salvata.--

Gli occhi azzurri del ragazzo si colmarono di gratitudine.

--Ieri...-- balbettò Lory. --Come hai fatto a sconfigere il Chimero con un colpo solo? La tua arma è più forte?--

--No. Ma io mi sentivo già una di voi, e gli attacchi sono più potente se il gruppo è al completo.-- spiegò Iris, il sorriso ancora brillante e gli occhi scintillanti. --Adesso anche le vostre dovrebbero potenziarsi. Beh, se mi accettate, s’intende.--

--Già fatto!-- le sussurrò Strawberry abbracciandola; sapeva di parlare per tutte.

--Che animale diventi?-- le chiese Paddy, sinceramente interessata.

--Tigre bianca.--

Ryan interruppe l’interrogatorio. --Scusate ragazze, ma ho bisogno di fare alcuni esami alla nuova cameriera del caffè MewMew. Andiamo Iris? Così finiamo presto e puoi andare a casa a dormire!--

La ragazza si alzò e seguì il suo nuovo capo attraverso il sotterraneo.

Quando arrivarono a una grande porta dai battenti in legno massiccio, si fermò.

--Questa è la stanza degli esperimenti dove ho creato tutto quanto, dove è nato il MewProject.-- le spiegò, perdendosi tra i ricordi per mezzo secondo. --Vorrei farti delle analisi, se mi permetti, così posso controllare se è tutto a posto. E cercherò di procurarti un ciondolo come quello delle ragazze. Il difetto di trasformarsi con l’AcquaMew è che la sostanza intensifica l’influenza della parte della tua parte modificata.--

Entrarono.

La sala aveva la forma di un trapezio ed era molto lunga. Sulla parete più corta torreggiava un grande schermo al plasma, sotto al quale faceva bella mostra di sé un computer che sembrava sofisticatissimo. Lungo gli altri lati erano sparsi diversi macchinari di diverso tipo. Accanto al computer, una bella scrivania circondata da sedie che sembravano molto comode. Ryan la invitò ad accomodarsi.

--Cominciamo proprio dall’AcquaMew.-- iniziò, prendendo carta e penna. --Descrivimi tutti i segni che sono cambiati di trasformazione in trasformazione.--

Iris ci pensò bene, cercando di richiamare alla mente il maggior numero di dettagli. Per fortuna il ragazzo non le mise alcuna fretta.

--Beh, primo fra tutti gli occhi. Prima erano un po’ più chiari su un colore tipo turchese cupo, ma adesso sono di questo color zaffiro elettrico. E mi piacciono tantissimo!-- aggiunse prima che le sue parole potessero suggerire alcun senso di accusa. --Poi i capelli si sono scuriti, prima erano di un castano più dorato. E crescono appena più velocemente.--

Si prese tra le mani i una ciocca color bruno ebano, ricco di riflessi che oscillavano tra il miele scuro, come testimone del vecchio colore, e altri marroni. Scosse la testa e continuò. --I miei sensi in generale sono diventati più acuti, specie l’udito e la vista, mentre il tatto e l’olfatto appena di meno. Impercettibile il cambiamento del gusto, se non che apprezzo di più i doci.--

Ryan sorrise, pensando a quello che le aveva detto Paddy al primo giorno.

--Sono molto più furtiva e agile, un pochino più aggraziata. E la pelle è appena più chiara rispetto a prima, ma mi abbronzo ancora piuttosto facilmente. Ed è tutto, credo.--

--Beh, non è poco.-- commentò il ragazzo. --La cosa più grave, però, è che sei molto sensibile alla vicinanza dell’AcquaMew. Sarebbe megli0 se non portassi il ciondolo e togliessi la benda. È chiedere troppo?--

Lei ci pensò su. Togliere il ciondolo, separare AcquaMew e il regalo di sua madre. Era come separare la sua felicità… ma, infondo, era solo un ciondolino.

--No.-- dichiarò infine con decisione. --Rimetterò le gocce nella boccetta originale. Preferirei non rinunciare al medaglione. Magari posso metterci delle foto.--

Ryan le sorrise, comprensivo. --D’accordo, credo che possa andare. Assicurati di pulire bene il vetro e l’oro, però. E ora facciamo un po’ di analisi, va’!--

Utilizzò quasi tutti i macchinari del laboratorio.

Prima la fece entrare in una specie di cono che si accese di una strana luce quando riuchiuse la porta. Quello serviva per controllare che la fusione dei DNA fosse stabile. In seguito le fece anche un prelievo di sangue, le misurò la temperatura corporea e controllò persino i riflessi. Le passò persino una specie di lente d’ingrandimento elettrica sul il simbolo. Infine le chiese di trasformarsi.

--È curioso...-- disse, più a sé stesso che a lei. --Il tuo abito ha i toni di un bianco argentato, ma i dettagli sono blu come gli occhi, mentre i capelli di un bel nero lucido con riflessi argento... sei sempre stata così durante le trasformazioni?--

--Sì.-- esalò Iris. Cominciava a essere piuttosto stanca.

Ryan se ne accorse. --Immagino che tu sia esausta. Ti accompagno a casa, se vuoi!--

--No grazie.-- declinò lei. --Mi piace tanto camminare nel parco.--

--Anche di notte?--

--Sono troppo furtiva per poter essere notata.--

Lui sorrise, poi le porse un foglietto. --Qui ci sono tutti i nostri numeri. Memorizzali sul telefono e chiamaci per qualunque cosa, chiaro? Usa il cellulare finchè non ti darò il ciondolo.--

--Va bene.-- si avviò verso l’uscita. --E... Ryan? ...Grazie... per tutto.--

Lui annuì.

*****

 “Il parco è sempre uno splendore, anche di notte.” pensò Iris mentre camminava silenziosa sullo sterrato dell’ampio sentiero. Teneva lo sguardo fisso al cielo, così pieno di stelle che il blu era trascurabile. Gli astri si riflettevano nei suoi occhi, tramutando le iridi stesse in un cielo.

Infine riabbassò lo sguardo a terra, ed evitò di inciampare in una radice. Ringraziò mentalmente i suoi sensi così acuti; senza, sarebbe stata di certo un’imbranata cosmica!

Un sibilo lievissimo squarciò quel placido silenzio. Era stato appena un sussurro, ma la ragazza si volse di scatto. I suoi occhi sondarono il buio, ma non trovarono niente. Raddrizzò la schiena, tranquillizzata, e riprese a camminare più velocemente di prima, tanto per sicurezza.

Pochi minuti dopo era arrivata sotto casa sua. Entrò nell’immenso palazzo, un hotel a cinque stelle di proprietà di suo padre. Tuttavia, gli ultimi due piani e la terrazza erano esclusivamente suoi: era una delle poche cose che sua madre era riuscita a farle ottenere durante il processo, per garantirle un minimo di indipendenza da suo padre.

Al pensiero di sua mamma, le dita corsero automaticamente al medeglione. Poi la mano scivolò dietro il collo, fino a trovare il fermaglio della collana. Lo sciolse e prese il ciondolo in mano. Un po’ le dispiaceva dovervi togliere l’AcquaMew, ma aveva promesso a Ryan di fare la brava. D’altra parte avrebbe finalmente smesso di costringersi a indossare quella odiosa benda che ormai cominciava a lasciarle dei segni piuttosto evidenti sulla pelle.

Si infilò subito a letto. Era stanca, specie dal punto di vista emotivo. Ne aveva passate davvero tante in solo poche ore. Erano già le due di notte. E la mattina dopo si doveva svegliare alle sette. Aveva cinque ore di sonno poi sarebbe rincominciata un’altra giornata dura. Forse anche più dura del solito.

Per un secondo, come prima nel parco, udì un sibilo lontano ed ebbe la sensazione di essere osservata. Ma prima che potesse reagire, il sonno coprì ogni cosa portandola via con sé, dolcemente.

Non troppo lantano da quel palazzo, contro la luna piena, si librava un’ombra nera.

A Kish dispiaceva non potersi avvicinare di più, ma temeva che lei l’avrebbe sentito subito e allora addio piani. Quella notte era troppo buia anche per i suoi acuti occhi d’oro e non era neppure riuscito a vederla bene.

--Peccato.-- mormorò. --Stasera niente di fatto.--

Con una punta di rammarico, l’alieno si accorse di non ricordare neppure com’era il suo viso. Solo, sapeva che i suoi occhi erano di un blu incantato, indescrivibile. Si ripromise di prestarle più attenzione la volta successiva.

E sparì con un sibilo. Sapeva che lei l’avrebbe udito, così come l’aveva udito quando era apparso nel parco. Ma se lui era troppo lontano per vederla, per lei era sicuramente lo stesso.

 

ANGOLETTO!

Ciao, eccomi qui! Anche questo capitolo è più cortino degli altri, ma vi prometto che il resto sarà bello lungo! Forse un po’ noioso questo pezzo, ma andava messo altrimenti non si sarebbe capito niente… spero vada bene. Mi aspetto qualche commentino, un bacio

Clarisse

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Capitolo 6
*** Iris Hoshime ***


Iris Hoshime

 

Ciao! Eccovi un capitoletto un po’ di transizione. Questo è uno zoom-in tutto su Iris, tanto per chiarire il suo posto e tutto il resto. NOTA: il cognome di Iris è giapponese vero, significa “Occhio di Stella”. Praticamente ho conosciuto questa ragazza giapponese, Moeko, e parlando (in inglese) me lo sono fatto dire. Ora, il ringraziamento!

Mommika: temo che questo chappy ti deluderà, dato che è tutto su Iris… eh però va chiarito il personaggio! Spero che andando avanti riuscirò a incontrare anche tutti i tuoi interessi! (tranqui, che capitoli per Pai e le altre Mew ci saranno!!!) eccoti il chappy!

Ovviamente ringrazio anche chi mi ha solo letta, chi mi segue e chi mi ha messa tra i preferiti. Ma tranquilli che se mettete una recensione non mi offendo!!!

 

Il sole stava sorgendo quando Iris si svegliò da un sonno difficile.

Aveva avuto un incubo dietro l’altro e stava respirando affannosamente già da due minuti, senza ancora essersi calmata. Portò le mani alle tempie e prese dei lunghi sospiri, forzando il cuore a rallentare la sua corsa. Finalmente i battiti tornarono regolari, ma a lei restava l’ansia. Otlre tutto, mancavano ancora ben sessanta minuti all’ora a cui si sarebbe dovuta svegliare, peccato che non avesse più neanche un po’ di sonno. Ma il suo fisico era stanco, e le tiravano tutti i muscoli. Soprattutto, il dolore per i lividi al collo aveva rincominciato a pulsare. Controllò i segni violacei allo specchio. Erano ancora parecchio evidenti. Avrebbe dovuto indossare una sciarpa o un foulard almeno per qualche giorno, e non sarebbe stata una cattiva idea procurarsi una pomata.

Decise che sarebbe passata a una farmacia dopo la scuola.

Si sedette alla scrivania e tirò fuori un quadernetto molto elegante. Uno dei regali meno lussuosi di suo padre, ma lei lo adorava. Era l’unica cosa che sapesse di nobiltà che aveva mai voluto avere. Non che non gradisse il resto, chiaro, ma quel libricino era speciale. Era lì che scriveva tutto quello che capitava al suo cuore.

Non c’erano precisi riferimenti a date o avvenimenti particolari, salvo poche cose. Soprattutto, erano riflessioni, il suo modo di vedere il mondo: che emozioni le dava la pioggia, o cosa sentiva mentre pattinava. E poi ci annotava frasi che la colpivano, raccontava i sogni e gli incubi. A volte ci disegnava pure, quando le parole di eventuali poesie non le bastavano.

Iris guardò l’orologio: erano solo le sei e cinque minuti. Aveva tempo almeno per un pensiero, e forse anche per lo schizzo di un disegno. Così tirò fuori una piuma dal pennino in vetro, un calamaio pieno di inchiostro nero e una penna argento, di quelle con l’inchiostro cangiante e pieno di brillantini.

La pagina si riempì in fretta di lettere eleganti ma un po’ disordinate che componevano la sua calligrafia, descrivendo tutti gli incubi e i sogni che ricordava di quella notte già sbiadita. Però decise di non fare un disegno, almeno non ancora: doveva aspettare il momento giusto per farlo il più decentemente possibile. Non era una gran disegnatrice, anche se le sarebbe piaciuto essere brava, brava davvero. In ogni caso, fin da quando era piccola, le era sempre piaciuto ricalcare e ricopiare e il suo polso si era abituato a una certa finezza nel tratto. Ma ci riusciva solo se davvero voleva fare quel particolare disegno, altrimenti le saltava fuori solo uno scarabocchio stropicciato.

Iris aspettò che l’inchiostro fosse bene asciutto prima di richiudere il quaderno e dirigersi in cucina. Quella mattina poteva concedersi una colazione di lusso, dato che era in largo anticipo. Così tirò fuori dal frigorifero latte e yougurt alla vaniglia, poi si mosse verso la credenza e prese i cereali. Aggiunse un paio di biscotti con gocce di cioccolato e una ciotola con delle fragole che si era preparata un paio di giorni prima. Solo quando il primo biscotto le si sciolse in bocca si ricordò che non mangiava da circa la mattina prima. A meno che non contasse il pranzo al caffè MewMew a base di fragole con panna montata.

Mangiò tutto con gusto, sciacquò ciotole e posate e le ripose nella lavapiatti e poi si andò a farsi una doccia veloce, stando attenta a non bagnare i capelli. Infine indossò la divisa della scuola e si lasciò cadere sul letto. Aveva ancora un quarto d’ora di tempo prima di scendere.

Cercò di richiamare alla memoria l’incubo che aveva avuto la notte precedente. Con una piccola punta di dispiacere scoprì di non ricordare molto... solo la sensazione di soffocare, e di perdersi in un gorgo color oro.

“Maledizione, Kish!” pensò.

Se aveva fatto quell’incubo, era tutta colpa dello sguardo che l’alieno le aveva dedicato mentre cercava di ucciderla. Quello che però lei non riusciva a capire era perché, alla fine, avesse deciso di risparmiarla. Era certa che lui sapesse che gli sarebbe bastato mantenere la stretta per qualche secondo ancora e l’avrebbe sicuramente soffocata. Invece aveva deciso di lasciarla andare per regalarle quella bella nottata. S’impose di non pensarci: aveva avuto un incubo, ma almeno era viva e stava bene. Lividi a parte.

Si mise a sedere sul letto, prendendo le ultime cose dal comodino: il medaglione, vuoto, l’orologio e un foulard di seta aregentata, che stava bene con la camicetta della divisa. Si assicurò che la morbida stoffa coprisse bene i lividi, poi afferrò la cartelletta blu scuro e cominciò a scendere le scale. Non prendeva mai l’ascensore, la faceva sentire in trappola. Così scendeva a piedi, incurante del fatto che fosse all’ultimo piano. Quando fu arrivata nella reception dell’albergo salutò cortesemente il personale e uscì.

La Majesty Academy era a solo un paio di isolati da dove viveva lei, circondata da ville con giardini pressochè sterminati. Un’edificio a tre piani, color bianco avorio, tenuto sempre immaccolato dagli imbianchini.

Il piano terra era interamente occupato dalla palestra, il palcoscenico, la biblioteca e la sala mensa. Al primo c’erano le classi più “leggere”, quali arte, canto, cucina... Il secondo era adibito alle classi più “serie”, ovvero matemantica e scienze, lettere e latino, stoiria e geografia, lingue.

Il cortile era piuttosto grande e ospitava alcuni tavoli dove gli studenti potevano mangiare durante la bella stagione, più una piscina che d’inverno e autunno veniva coperta da un tendone in stile serra con grandi finestre, che venivano aperte regolarmente per evitare l’eccesso di vapore acqueo. Sul retro dell’istituto c’erano i campi da calcio, tennis e così via.

Quel giorno, le sue lezioni non erano troppo noiose: canto alla prima ora, poi due di spagnolo, pausa pranzo di tre quarti d’ora, e infine letteratura italiana e scrittura creativa per le ultime due ore. Non troppo male.

Le piaceva molto quella scuola. Una delle poche cose su cui non aveva litigato con suo padre, se non per un piccolo dettaglio: non aveva voluto prendere corsi specializzati di matematica o fisica, per cui non era assolutamente portata. Ma aveva vinto, quindi poteva andare a studiare tranquillamente senza rischiare attacchi di nevrosi.

Due sue compagne di canto la raggiunsero e si misero a chiacchierare con lei fino a lezione, cominciando a parlare dei loro programmi per il week-end.

Iris non vedeva molto spesso i compagni fuori da scuola, non perché non volesse, ma perché era sempre molto impegnata; aveva due corsi di danza in una palestra vicino alla scuola, quattro ore a settimana tra classica e contemporanea, e uno di pianoforte con il club di misica dell’istituto. Quasi tutti i suoi pomeriggi erano occupati dal pattinaggio su ghiaccio. Quella, assieme al canto, era una cosa che amava molto. Era l’unica cosa che non avesse mai abbandonato davvero durante gli innumerevoli spostamenti con suo padre. Era sempre riuscita a trovare un corso. Era bravissima, una pattinatrice di ottimo livello, ma non partecipava mai alle competizioni. Primo, perché pattinava solo per divertimento e non voleva che si trasformasse in un’ossessione. Secondo, pensava che sarebbe stato sleale vincere con il sostegno delle sue abilità di MewMew. E così lo faceva solo per passione, partecipando giusto al saggio di fine anno.

*****

Durante il giorno, Iris fu così occupata da non acorgersi praticamente di nulla che non fossero le lezioni o il pattinaggio, tanto era concentrata. Perché, nonostante fosse stanchissima, aveva un disperato bisogno di rimettere in ordine i pensieri e le emozioni e non conosceva modo migliore che contrarsi su qualcos’altro, lasciando che i pezzi scivolassero da soli al loro posto. Solo allora avrebbe potuto schiarirsi le idee.

Per questo non si accorse di Kish, che la osservava da lontano, mantenendo una distanza di sicurezza. La spiò durante tutte le lezioni, restandosene appollaiato sugli alberi del cortile, nascosto dalle fronde verde smeraldo. La seguì anche alla pista di pattinaggio dove la guardò da una delle finestre sul soffitto, bene attento che la sua ombra non cadesse nel campo visivo della ragazza.

Divenne praticamente la sua ombra, deciso a colpirla per testare la sua forza, ma lei si mosse solo in posti troppo affollati o inadatti a ospitare un duello come si deve, così decise di rimandare, limitandosì a indagare sulla sua vita da umana. Tuttavia, lo irritava non poterla avvicinare abbastanza da vederle il viso. Il non ricordarsi esattamente i suoi lineamenti gli bruciava da morire. Tra sé e sé, maledisse i sensi accurati della ragazza.

Iris tornò a casa alle cinque.

Per prima cosa si cacciò sotto la doccia per lavarsi via il sudore, poi si sedette al tavolo del salotto e cercò davvero di fare i compiti. Eppure, non riusciva a concentrarsi. Si sentiva spiacevolmente osservata. Era tutto il giorno che non riusciva a scrollarsi di dosso quella sensazione, ma nel turbine di quella giornata era riuscita ad accantonarla. Ora però, a casa e senza distrazioni, le pesava fin troppo. Si alzò e salì in terrazza, decisa a respirare un po’ d’aria fresca.

Le piaceva molto quel posto. Non era molto grande, ma era verde. Suo padre ci aveva fatto piantare aiuole e piante, per renderla il più simile possibile a un giardino. Ci aveva anche messo una piccola piscina, in una sporgenza costruita appositamente. Ma neache lì riuscì a liberarsi di quella sgradevole sensazione.

Kish la guardò rientrare sbattendo la porta con frustrazione.

Era sicuro che fosse stata sul punto di mettersi a urlare. Si abbassò di un po’ per osservarla mentre tornava in salotto e si rimetteva a studiare. La guardò mentre si portava la matita al viso, lasciandola rotolare sulle labbra mentre riflettva. A un certo punto accantonò i libri e prese il telefono, sollevando lo slide. Probabilmente stava rispondendo a una chiamata. La guardò aprirsi in un sorriso dolce e sincero. Quasi di certo era al telefono con una delle MewMew. Approfittò del fatto che era distratta per stiracchiarsi; non voleva rischiare che i suoi occhi cogliessero il movimento. Uno sbadiglio nascose la smorfia di disappunto che stava per balenargli sul volto al pensiero che ancora non l’avesse vista da vicino. Si ripromise di attaccarla il giorno seguente, sperando che decidesse di passare per un luogo adatto.

Iris riattaccò il telefono.

Strawberry l’aveva chiamata per avvisarla che avrebbe cominciato a lavorare al caffè dal giorno seguente e si erano dovute accordare sull’orario. Alla fine aveva ottenuto un’oraio settimanale dalle sei alle otto di sera per i giorni della settimana, mentre nel week-end sarebbe stata dalle undici e mezzo di mattina fino all’orario di chiusura. E in questo modo riusciva a mantenere tutti i suoi impegni. Anche se era certa che avrebbe dovuto saltare qualche lezione: adesso era una MewMew e aveva il dovere di aiutare le sue amiche, anche a costo di perdere qualche lezione di pattinaggio. Sbadigliò e controllò l’orologio; segnava già le otto e mezzo. Finì velocemente i compiti, si preparò un piatto di pasta al pomodoro, mangiò un pezzetto di mozzarella e si preparò per andare a letto: aveva bisogno di recuperare un po’ di sonno. Sistemò la cucina e preparò vestiti e cartella per il giorno seguente, quindi si infilò sotto le coperte e tirò le sottili tende del letto a baldacchino. Subito le ore tolte al riposo fecero la loro comparsa, rubando le sue energie.

Kish decise di lasciarla dormire tranquilla quella notte.

Le diede un ultimo sguardo, morendo dalla voglia di avvicinarsi du più, ma si trattenne. Aprì un passaggio dimensionale e sparì.

*****

Il mattino seguente Iris si svegliò alle sette precise, un secondo prima che la sveglia suonasse.

Voleva che quella giornata scivolasse via velocemente, moriva dalla voglia di andare al caffè MewMew per lavorare.

Fu distratta per buona parte delle lezioni, e a danza, nel pomeriggio, non andò meglio. Quando finalmente fu libera dagli impegni, si precipitò attraverso il parco, prendendo una scorciatoia poco frequentata, la strada che in realtà seguiva sempre. Solo che quel pomeriggio era talmente felice che non si curava di quei dettagli impercettibili che le galleggiavano intorno.

Volando sopra di lei a distanza di sicurezza, Kish sorrise. Quella sera, avrebbe piazzato la sua trappola.

Iris non si curò della sensazione di essere osservata e si fiondò oltre le porte del caffè con un sorriso smagliante.

Le ragazze la salutarono con calore, abbracciandola. Era il loro modo di darle il benvenuto. Anche Kyle e Mark furono gentili, e la invitarono a prendere una fetta di torta. C’era persino Ryan, con una piccola scatoletta in mano.

--Ti faremo un party come si deve, una di queste sere!-- trillò Mina, già eccitata al pensiero di dare una festa. --Naturalmente sarà una cosa di classe, in grande stile e soprattutto elegantissimo!--

Lory alzò gli occhi, mentre l’amica si perdeva negli immaginari preparativi. Si rivolse quindi alla nuova aggiunta. --Vuoi venire a cambiarti? Abbiamo una divisa anche per te!--

--Mina non si offenderà?-- chiese Iris guardando la Mew blu, che ancora continuava a descrivere nel dettaglio le decorazione che avrebbe messo nella sala centrale.

--Affatto!-- la tranquillizzò Paddy. --Sta parlando praticamente da sola, vedrai che neanche se ne accorge!--

Le altre MewMew la guidarono allo spogliatoio, dove lei trovò l’abitino piegato in una scatola.

--Ti lasciamo da sola a provarla, così vedi se va bene e te la fai piacere prima di sentire i nostri commenti distruttivi.-- scherzò Strawberry. --Vieni su quando ti senti a tuo agio. Oh, Ryan mi ha detto di darti questa!--

Le lanciò quella scatoletta che il ragazzo stava tenendo in mano prima, e richiuse la porta.

Iris prese la prese al volo, ma la mise da parte. Estrasse invece la divisa e la indossò, poi si controllò allo specchio.

L’abito sotto era di un bel nero intenso, con il fiocco e le altre rifiniture che vertvano su una tonolatità argento. Il grembiule bianco, allacciato con un grande fiocco dietro la schiena, glielo stringeva in vita accentuando le pieghe della gonna. Si legò i capelli in una treccia e indossò lo strano cerchietto in pizzo candido che avevano anche le altre. Strinse i lacci delle scarpe e si alzò in piedi. Allora si ricordò del regalo di Ryan. La scatoletta era rivestita di velluto argentato con striature blu notte. L’interno, invece, era in raso. Sopra un soffice cuscinetto giaceva il ciondolo che l’avrebbe trasformata in Mewiris.

“Chissà quanto ci avrà lavorato su…” si domandò sentendosi lusingata ma in colpa. Ryan non aveva certo bisogno di perdere ore di sonno a causa sua!

La ripose in tasca con cura.

Prese un lungo sospiro per calmare il cuore che batteva forte, improvvisamente nervoso, e cominciò a salire le scale che l’avrebbero portata nella sala centrale. Paddy fu la prima a notarla e si aprì in un sorriso un filino perfido.

--Non male.-- commentò, richiamando anche l’attenzione delle altre. --Ma non è che quel nero mi faccia impazzire.--

--Giusto.-- concordò Pam. --In fondo devi solo servire ai tavoli, e non mi sembra una grande occasione per quel colore.--

--Verissimo!-- rincarò Mina. --E sei davvero troppo sottile, il fiocco non ti dona per niente!--

Scoppiarono tutte a ridere, ma Lory e Strawberry furono decisamente più incoraggianti.

--Tranquilla, il nero non è poi così fuori posto.--

--E Mina ti dice così solo perché teme che tu possa essere più leggera di lei!--

--Adesso chiamo i ragazzi!-- esclamò Paddy. --Ehi gente! Venite un po’ qui!--

Kyle, Mark e Ryan entrarono. La reazione dei primi due fu un gran sorriso di approvazione, mentre il biondino si sbilanciò in un “però” assai poco elegante. Ma sulle sue labbra c’era lo stesso affetto di tutti gli altri.

Iris riflettè su quanto tempo fosse passato da quando Ryan si era fatto una dormita come si deve, ma la domanda era retorica: circa una settimana.

--Dovresti proprio andare a letto.-- gli disse con voce ipnotica. --Sembri davvero molto stanco.--

Lui non si mosse. --Ho troppo da fare.--

La ragazza continuò a parlare con quella cadenza che richiamava il ritmo di una ninna-nanna. --Sono certa che puoi prenderti un po’ di riposo. Non servi a niente in questo stato.--

Strano ma vero, Ryan si arrese. --Forse hai ragione... è meglio se vado a dormire un po’...--

E barcollò via, verso la sua stanza.

Gli altri sgranarono gli occhi, allibiti. Nessuno era mai riuscito a convincere così in fretta quell’instancabile genio. Almeno, non senza dichiarare una guerra.

--Corso di dizione.-- spiegò Iris con un sorriso. --Ma era così stanco che se si fosse messo a contare si sarebbe addormentato verso il cinque.--

E la giornata di lavoro riprese.

I cambiamenti non furono poi così radicali: Mina continuò a starsene per i fatti suoi a bere il tè, Pam rimase scorbutica con tutti, Paddy non smise di fare accrobazie, Lory insitè con la cortesia, Strawberry fu dinamica come sempre. Solo che il servizio si fece ancora più veloce, e le venute e andate dei clienti aumentarono. Non fu una sorpresa, dunque, che gli incassi aumentarono. Per quella sera, dopo l’orario di chiusura, le ragazze cenarono tutte insieme al caffè; Kyle aveva già tutto pronto.

--Era tutto squisito!-- si comlimentò Mina bevendo l’ultimo sorso d’acqua dal suo bicchiere.

--Davvero!-- borbottò Paddy a bocca piena, ancora inghiottendo il pollo.

Anche le altre sorrisero in chiaro segno di apprezzamento.

--Sono contento che vi sia piaciuto.-- ringraziò lo chef, conquistandole con la sua cortesia.

La serata terminò tra le risate, poi tutte si salutarono sulla soglia del locale.

Iris si incamminò veloce attraverso il parco, senza la giacca. Le piacque molto il modo in cui l’aria fredda le punse la pelle chiara, rinfrescandola e schiarendole la mente. Non potè evitare di sgranchirsi, tirando tutti i muscoli e flettendo leggermente la schiena all’indietro abbandonando la testa sulle spalle. Si fermò nel solito punto del parco, dove c’era una radura che spezzava la volta di foglie e lasciava vedere il cielo. Di luci, solo il tenue bagliore emanato da luna e stelle. Respirò a fondo, inalando il vento fresco. Allora si accorse di un altro profumo che permeava l’aria.

--Certo che ce ne hai messo di tempo!--

La ragazza si girò di scatto, già in posizione di difesa. Vide Kish seduto sull’erba, immobile come una statua, a fissarla con gli occhi ambrati. C’era una nota di sadismo in quello sguardo. Riconobbe subito la sensazione.

--Tu...-- mormorò, certa che l’avrebbe sentita. --Sei stato tu a spiarmi in questi due giorni!--

--Perché la devi mettere giù così, tesoro? Io stavo solo... com’è che dice Pai... raccogliendo dati.--

Qualcosa, nella sua voce soffice, la fece rabbrividire. Oppure era solo il fatto che l’avesse chiamata “tesoro”. Si lasciò sfuggira un gesto di stizza. L’alieno sorrise divertito, poi sparì.

Iris non osò abbassare la guardia, ma fu di un secondo troppo lenta. Sentì il sibilo, ma prima che potesse spostarsi sentì un braccio stringerle i fianchi, mentre una mano le catturò i polsi.

--Fai la brava, piccola, e non ti farò troppo male.-- le sussurrò una voce di miele all’orecchio.

“Col cavolo!” pensò lei, divincolandosi all’improvviso.

Lui la lasciò subito andare. --Uffa, ma come sei scontrosa stasera. Vediamo se riesco a stancarti abbastanza da poter giocare con te.--

Al suo schiocco di dita apparvero tre Chimeri: una specie di papera dal becco lungo e affilato, un ragno un po’ troppo grande con delle zanne quasi sicuramente velenose, una specie di scoiattolo a tre code.

I mostri le si lanciarono tutti addosso contemporaneamente ma lei fu più veloce e balzò. Ancora a mezz’aria, prese la scatoletta di velluto dalla tasca. Posò le labbra sull’oro del suo ciondolo.

--Mewiris... METAMORFOSI!--

La luce argentea sbocciò dal nulla e l’avvolse completamente, tenendola sospesa durante la trasformazione per poi riaccompagnarla dolcemente a terra, a distanza di sicurezza dai suoi nemici. Stese le mani ed evocò i Ventagli di Iris, che si materializzarono sottili tra le sue dita. Balzò ancora, attaccando il ragno. Era decisa a eliminare l’elemento più pericoloso e orripilante. Incrociò i ventagli davanti a sé, allineando i simboli presenti ai lati opposti delle impugnature.

--Fiocco di gelo!--

Dalle armi si liberò come una lama fatta di vento e piccoli cristalli di ghiaccio che eliminarono il mostro. Il Para-para si dissolse nell’aria mentre un piccolo ragnetto si dileguò nei cespugli, spaventato dalla battaglia.

Si stupì di sé stessa: i ragni erano il suo terrore, la sua fobia. Il ruggito della tigre bianca le riecheggiò nelle vene, dandole coraggio e forza.

Mewiris si scansò appena in tempo per schivare il becco d’acciaio del volatile che le era arrivato alle spalle.

“Dannazione, questo è agile!” pensò mentre separava i ventagli, che immediatamente si ricoprirono della stessa nuvoletta tagliente. Adesso anche i suoi attacchi erano più fulminei. La ragazza si abbassò per evitare l’attacco dello scoiattolo e menò un colpo contro le zampe palmate dell’altro mostro, che fu costretto ad alzarsi in volo per potersi muovere. E subito lei balzò, fendendo sicura il petto del Chimero, che di nuovo svanì. Un lampo di luce, e una papera svolazzò via, terrorizzata.

La MewMew si concesse un minuto per respirare, ma aspettò troppo: lo scoiattolo la colpì violentemente con una della sue tre code.

--Ahi-- imprecò a denti stretti, la paura che le si insinuò in petto. Non aveva mai combattuto, e non era mai stata ferita… poi, si diede della stupida: aveva visto la morte un giorno prima, e adesso si spaventava per una caduta! “Stupida!”

Si rialzò da terra con un balzo felino e fronteggiò l’ultimo nemico, che aveva già ricominciato ad incalzarla cercando di morderla. Lei si tenne sulla difensiva per un po’ limitandosi a schivare per recuperare la distanza di sicurezza, poi lanciò un Fiocco di Gelo contro gli occhi del mostro. Quello si bloccò, agonizzante. Prima che potesse riprendersi saltò, facendo una capriola a mezz’aria e colpì dietro il collo della creatura, che svanì nell’aria. Uno scoiattolino si arrampicò su un albero, sparendo tra le fronde.

Mewiris raddrizzò la schiena e si volse verso Kish. Fu veloce a scansarsi, evitando un fendente del Sai e parando l’altro con la gemma rosa del ventaglio.

--Non ti dimenticare di me, dolcezza.-- sorrise ambiguo l’alieno.

La ragazza sbuffò. Ma perché quella tortura? --Pensavo che te ne saresti andato vedendo che i tuoi mostriciattoli erano svaniti!--

--Mi dispiace, ma voglio giocare ancora un po’.--

Il duello si fece più duro, serrando i tempi. L’alieno si teletrasportava in continuazione, impedendole di piazzare attacchi precisi e davvero efficaci. Lei non riuscì a colpirlo che un paio di volte, lasciandogli solo graffietti superficiali che si rimarginarono quasi all’istante. Riuscì però a parare tutte le sfere di energia proteggendosi con lo scudo magico creato dall’unione dei ventagli davanti al viso, anche se non ebbe spazio per attaccare con il Fiocco di Gelo. I due si separarono per recuperare un po’ di fiato ma la ragazza scattò immediatamente in avanti, prendendolo di sopresa e scaravantandolo a terra. Lo disarmò strappandogli le lame di mano e gettandole lontano, mentre gli puntava alla gola uno dei ventagli.

--Fermo.-- intimò col fiato corto, ma quello si mise a ridere.

--Sai che sei proprio brava?-- le disse, ma la sua ammirazione sapeva di trappola. --Sei davvero abile, mi hai sopreso. Pensavo che avresti cercato di racimolare le forze, e invece mi hai messo al tappeto... che furba!--

Le orecchie da tigre della fanciulla scattarono quando percepirono un rumore strano, come di qualcosa che si allungava. Prima che potesse girarsi per controllare, lacci sconosciuti le si avvinghiarono ai polsi e alle caviglie, tirandola all’indietro e facendola sbattere violentemente contro una corteccia.

--Meno male che avevo considerato un possibile svantaggio, così mi sono preparato un Chimero-albero. Scusa per l’imbroglio. Nessun rancore?--

Lei gemette in risposta. Sentiva un dolore bruciante alla schiena; quasi sicuramente era ferita, ma non doveva essere grave perché non percepiva lo scorrere del sangue sulla pelle. Si accorse però di essere del tutto disarmata: durante la cattura le erano scivolati i ventagli che si erano dissolti in una nuvoletta di luce argentea.

Kish si rialzò con calma, raccolse i sai e le si avvicinò a passo lento, un sorriso da vincitore dipinto sul volto.

--Non sono ancora riuscito a vederti bene in faccia, lo sai?-- le confidò allungando una mano. Fece scorrere le dita sul profilo lei suoi fianchi, percorrendo i lacci scuri le corpetto. Le sfiorò la spalla con il simbolo e le sollevò la fascetta che le cingeva il collo.

--Non ci sono certo andato leggero, l’ultima volta...-- mormorò premendo delicatamente sui lividi e sorridendo.

La mano si mosse ancora, raggiungendo il profilo del viso. Le accarezzò una guancia, assaporando la morbidezza e il tepore della sua pelle, e le percorse il contorno degli occhi delle labbra. La fissò ancora nelle iridi, cercando di definirne il colore, ma non trovò nessuna parola adatta tranne “intenso blu-elettrico zaffiro brillante”, che non era esattamente una parola. Di nuovo si sentì incatenato a quello sguardo sorprendente, ma non ebbe nessuna sensazione di pericolo. Anzi.

--Sei carina...-- le sussurrò toccandole le orecchie da tigre per poi sistemarle i ciuffi della frangia. Si illuminò colpo, come se si fosse appena ricordato di un dettaglio importante. --Hai natura felina anche tu, non è vero? Prechè mi stavo chiedendo se baci come la mia micetta...--

Mewiris tentò di ritrarsi al contatto, ma le liane si allacciarono anche attorno alla vita e la schiena le trasmise un’ondata di dolore che la costrinse ad abbandonarsi contro il legno.

--Brava dolcezza, così sì che mi piaci.-- Sentì la sua mano indugiare ancora lungo il profilo della gola, poi si decise e le afferrò con forza il mento. --Adesso sta’ ferma.--

Il bacio arrivò quasi inaspettato, sorpendendola; non credeva che l’avrebbe fatto davvero, aveva pensato che stesse mentendo solo per spaventarla. Sentì la stretta al viso allentarsi e le dita presero ad accarezzarle dolcemente la guancia mentre l’altra mano continauava a muoversi piano sul suo fianco. Involontariamente, socchiuse gli occhi e rilassò i muscoli. Forse non si sarebbe ritratta neanche se libera. I battiti del cuore accelerarono, mentre un calore sorprendentemente piacevole le invase la bocca e scivolò giù per la gola come miele bollente. Ma non ricambiò il gesto.

Kish si staccò, sottraendola al calore della sua pelle, e sentì immediatamente un brivido di freddo.

--Hai finito?-- disse lei con la voce che suonava acida, ma l’alieno sfoderò un sorriso soddisfatto; sicuramente si era accorto delle stelle che dovevano rienpirle gli occhi.

--Sì.-- confermò quello, facendo un altro passo indietro e eliminando il Chimero che la imprigionava.

La fanciulla cadde in ginocchio, stremata, ma lui le sollevò il viso costringendola a guardalo negli occhi.

--Per stasera ho ottenuto quello che volevo. Ma stai tranquilla che tanto ci rivediamo...--

Poi sparì.

*****

Iris tornò a casa e lasciò cadere le borse all’ingresso, ancora bagnate per la rugiada del parco. Controllò l’orologio, che segnava già le due e mezzo.

“Accidenti!” si disse, “Domani mi tocca alzarmi prestissimo!”

Si fece una doccia veloce, appese l’abito nell’armiadio e posò la scatoletta blu e argento sul comodino. Si cambiò in fretta e si infilò sotto le coperte, cercando di addormentarsi, ma il sonno non veniva: era ancora troppo agitata. Sentiva il cuore battere forte, ma per quanto si imponesse lenti respiri non si calmava.

“Dannazione, Kish!” sbottò tra sé e sé, prevedendo un’altra notte infernale. “E dannazione all’adrenalina del combattimento!”

Lentamente, l’incoscienza l’avvolse la suo abbraccio, senza però portarle alcun riposo. Solo un altro vortice di immagini, dove sogni e incubi erano mescolati. La mattina non riusciva a ricordarne neppure uno.

Quando la sveglia suonò, nascose la testa sotto il cuscino.

“Ma se oggi non andassi a scuola?” si chiese. Poi la sensazione di essere osservata la colpì come un pugno e la spinse ad uscire: se fosse rimasta a casa non avrebbe potuto reggere a quello sguardo invisibile, così andò a fare colazione e si chiuse in bagno per vestirsi con calma. Scese le scale a passo lento, massaggiandosi il viso e sfregandosi gli occhi. Salutò con un cenno il consierge dell’albergo, che però la fermò.

--Signorina, mi senbra un po’ stanca... perché non si prende un giorno di riposo?-- le propose.

--No, grazie Erik.--

--Sono certo che suo padre non avrebbe niente in contrario...-- insistette l’altro.

--No, devvero non ne ho voglia. È solo un po’ di stanchezza, non vale la pena rinunciare a una giornata.--

--Almeno lasci che l’accompagni a scuola!--

--Sono solo quattro passi. E sai quanto mi piace camminare.--

--Va bene...-- capitolò infine l’altro, --Ma la prego, non c’è bisogno di dare tutto. E se una volta volesse mangiare a un ristorante l’accompagnerei io molto volentieri.--

--Grazie per l’offerta, ma davvero non ho tempo. Forse in futuro.--

Iris attraversò le porte automatiche salutando, ma come girò l’angolo udì un sibilo e si bloccò.

--Guarda che sono geloso...-- le sussurrò una voce di miele all’orecchie.

--Kish!-- strillò, ma non fece in tempo a voltarsi che rimase di nuovo sola.

Respirò a fondo, appoggiandosi al muro, e chiuse gli occhi. Si concesse pochi secondi, poi corse veloce a scuola. Non perché fosse in ritado, ma perché voleva scappare lontano...

Arrivò in netto anticipo, ma anziché indugiare in cortile salì direttamente alla classe di francese. Lasciò vagare lo sguardo sulla stanza vuota, ma la sua vista colse un baluginio d’oro tra le foglie dell’albero fuori dalla finestra. Stava già per trasformarsi, quando la professoressa e i compagni fecero il loro ingresso.

“Dannazione!”

La giornata proseguì lenta, ma almeno durante la lezione di canto riuscì ad accantonare le sensazioni sgradevoli, anche se sapeva di essere ascoltata. A pattinaggio artistico fu lo stesso, e si sentì talmente sollevata che rimase ad allenarsi per due ore di più. Ore che in teoria avrebbe dovuto dedicare allo studio, dato che doveva ancora fare tutti i compiti per il giorno seguente e la sera doveva lavorare al caffè.

“E chi se ne importa!” pensò mentre saltava.

 

ANGOLETTO!

Eccoci qua! Bello lunghetto, eh? Sono bravaaa!

(sé, nei tuoi sogni! NdTutti _ NUUU cattivi!!! ç_ç NdClarisse)

Ok ok, scherzi a parte… spero il capitolo si sia rivelato interessante! Che ne dite di Ki-chan? Abbastanza IC? VI PREGO FATEMI SAPERE: CI TENGO ASSAI!

Un bacio,

Clarisse

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Capitolo 7
*** Festa di benvenuto ***


Ciao gente! Uffa, io sono un po’ delusa da questa storia… vedo che non piace troppo! Credo che la finirò comunque, perché anche se c’è solo uno che legge allora non è giusto che io tolga la storia… in ogni caso, vi lascio subito al capitolo dato che non ho recensioni! Ciao…

 

Festa di benvenuto

Subito dopo essere uscita dalla pista di pattinaggio si mise a correre attraverso il parco. Sapeva che l’alieno poteva tenere facilmente il suo passo in volo, ma lei non voleva certo semplificargli la vita.

Scese veloce senza salutare e si cambiò, poi fece ritorno alla sala principale.

--Ciao a tutte!-- esclamò cortesemente.

--Ciao!-- risposero tutte le altre in coro.

Strawberry le rivolse un gran sorriso, che però si oscurò alla vista della paura negli occhi dell’amica.

--Iris, che cosa è successo?-- chiese angosciata. --Stai bene?--

L’altra sorrise a sua volta, dissimulando l’imbarazzo.

--Non è successo niente...-- mentì.

Ma nessuna le credette.

--Iris, se è successo qualcosa ce lo devi dire!--

--Giusto! Ti fa male tenerti tutto dentro.--

--Non può essere così grave...--

--Parliamone. Siamo amiche, no?--

--Coraggio!--

--Non è niente di grave, davvero... solo, mi imbarazza un pochino...--

Le ragazze rimasero in attesa, in silenzio.

--Ecco, è solo che... Kish mi...--

Strawberry capì al volo.

--Che cosa?!-- sbottò. --Quell’alieno microcefalo! Ha baciato pure te, non è così?--

Iris annuì, e l’amica sospirò. --Non cambierà mai! Ma se lo pesco lo strozzo con queste mani!--

--No!-- la interruppe l’altra. --Quell’onore spetta a me! Ma non è questo a darmi tanti pensieri...-- prese fiato, poi continuò. --È che mi fa paura! Sono già tre giorni che mi segue, e mi sembra di essere troppo lenta per lui. Ha già provato ad uccidermi, e ho paura che se decidesse di riprovarci, non potrei farci assolutamente niente!--

Pam la guardò con tenerezza e le mise una mano sulla spalla.

--Non devi preoccuparti di questo.-- la rassicurò  con voce ferma ma morbida. --Noi ci saremo senpre per aiutarti. Non lasceremo che ti faccia del male. Ma non devi avere paura: è l’unica cosa che può sconfiggerti. Perché noi siamo sempre l’una con l’altra e per questo siamo imbattibili.--

Le MewMew annuirono tutte insieme. --Per sempre.--

Gli sguardi seri si sciolsero in sorrisi caldi e sinceri.

--Visto che anche tu sei stata importunata da Kish è ora di organizzati una festa di benvenuto.-- osservò Strawberry.

--Splendida idea!!!-- trillò Mina eccitatissima. --Corro subito a dirlo a Kyle e Ryan! Lasciate fare tutto a me!--

E sparì giù dalle scale.

Le altre si misero a ridere, poi aprirono il caffè e cominciarono a lavorare.

*****

--Non sei costretta a farlo, se non ti va.-- ripetè Iris.

Strawberry si era offerta di riaccompagnarla a casa, ma lei temeva di metterla a disagio.

--Preferisci che venga Mina con te?-- le chiese l’altra, ma la domanda era retorica.

Entrambe si figurarono l’immagine della ragazza, ficcando il naso in tutti i cassetti e facendo domande che avrebbero potuto essere notevolmente imbarazzanti.

Iris rabbrividì.

--Proprio come pensavo!-- esclamò l’amica soddisfatta.

--D’accordo. Ma dovrai camminare: non ho nessuna intenzione di prendere un autobus o cose del genere.--

--Nessun problema.--

Le due si incamminarono, lo sguardo lontatno, perse ognuna nei propri pensieri. Poi Strawberry inciampò in un sasso, ma Iris la sorresse.

--Grazie mille! Uffa, sono il solito disastro!-- si lamentò.

--Tutto a posto, ti capisco... io ero anche peggio finchè non ho ottenuto i poteri--

Si misero a ridere, e chiacchierarono allegramente per tutto il resto del tragitto, parlando di tutto. Legarono molto in fretta, scoprendo di avere sentimenti e passioni in comune. Beh, più che passioni, timori: la matematica!

--La odio quella materia!-- esclamò Strawberry. --Non sai come sono gelosa! Come hai fatto a convincere tuo padre a non fartela seguire?--

--Con molta fatica. Ma scusa, non c’è Mark a darti una mano?--

Strawberry arrossì. --E che c’entra l’aiuto? Io la detesto comunque: la matematica è matematica!--

--Non fa una piega...-- rise la Mew tigre.

--Iris...--

--Sì?--

--Ti senti ancora osservata?--

--Sì, ma mi sembra che sia più lontano. Puoi andare a casa, adesso. Abiti lontano, non voglio che ti faccia tutta quella strada da sola.--

--Ma scusa, e tu?--

--Da qui sono molto vicina, e questa è sempre una zona piuttosto affollata.--

--Sicura?--

--Certissima.--

Strawberry le sorrise rassicurante. --Mi prometti che una di queste sere veniamo tutte a dormire da te?--

--Pigiama party di benvenuto?-- propose la ragazza.

--Molto volentieri!-- accettò la fragolina annuendo vigorosamente.

--Ok, possiamo farlo la sera dopo la festa al caffè!--

--Si vedrà. Ciao!--

--Ciao! E stai attenta!--

Si salutarono con un abbraccio.

Iris guardò l’amica sparire nella notte, poi si mise a correre, come promesso. Arrivò all’hotel in poco tempo, mentre sentiva l’alieno avvicinarsi. Ma ormai era al sicuro. Salutò Erik con un cenno veloce, poi si fiondò su per le scale e in un lampo fu davanti alla sua porta. Infilò la chiave, e quella si spalancò con uno scatto felpato.

La sensazione di essere spiata divenne improvvisamente intensa e la fece rabbrividire. Guardò fuori dalla finestra e vide un paio d’occhi ambrati ammiccarle a mo’ di saluto, prima di sparire con un sibilo.

La fanciulla raccolse l’MP3 che le era scivolato di mano, passò il cavo degli auricolari dietro al collo e selzionò la raccolta di canzoni dei suoi saggi di pattinaggio. Infine premette play. La musica aveva note chiare e acute, ed ebbe il potere di distrarla. Finalmente più tranquilla, Iris andò in bagno a prepararsi per andare a letto. Ma prima di infilarsi sotto le coperte accese il suo lettore CD e inserì la stessa musica che stava ascoltando sull’MP3. Selezionò l’opzione “shuffle” e, dopo un po’, riuscì ad addormentarsi.

Quando Kish se ne accorse, volò più vicino alla finestra, appoggiando un’orecchio al vetro. Gli piaceva molto quella musica. Pensò di entrare per guardarla come dormiva, visto che il vetro riflettente non permetteva la visibilità che aveva sperato… ma decise di rimanere seduto lì fuori.

Quando sentì di non poter più tenere gli occhi aperti aprì un passaggo e tornò al quartier generale, direttamente nella sua camera. Lì si distese sul letto e chiuse gli occhi. Le note dell’ultima canzone che aveva ascoltato gli rieccheggiarono melodiose nella mente, accompagnandolo tra i sogni.

*****

La mattina dopo, Iris fu felice di svegliarsi, riaprendo lentamente gli occhi blu. Il suo primo pensiero corse a quel sogno appena fatto. Quello se lo ricordava fin troppo bene: un incubo, l’ennesimo. E questa volta pure parecchio brutto.

“Devo stare calma. Era solo un sogno, solo un sogno.”

Si vestì lentamente, misurando i gesti e cercando di controllare il tremore delle mani. Si preparò più in fretta del solito e fu pronta in anticipo. Il suo telefono cominciò a squillare, così lei scappò in terrazza per avere una ricezione migliore. Poi rispose.

--Pronto?--

--Ciao Iris. Come stai?-- chiese una voce. Una voce che detestava profondamente.

--Cosa vuoi papà? Non ho tempo per litigare, devo andare a scuola.--

--No, niente di particolare. Solo, mi era sembrato cortese avvisarti che tra qualche mese torno in Giappone.--

--Ma che cavolo ci vieni a fare qui?--

--Che domande! Ho alcuni affari da sbrigare!--

--Ah.-- ovvio. Che domande. Come aveva potuto solo pensare che stesse tornando per lei? --D’accordo. Ciao.--

--Ciao.--

Riattaccò. Sospirò per riprendere fiato, ma di nuovo si sentì osservata, e anche da vicino. La rabbia le montò dentro, per tutto quello che le stava succedendo.

--Kish!-- gridò, con una nota d’isteria nella voce. --Fatti vedere!--

Nessuna risposta.

Poi un braccio le strinse la vita, l’altro si avvolse attorno alle sue spalle.

--Non c’è bisogno di urlare.-- gli bisbigliò una voce di miele all’orecchio.

Lei si innervosì ancora di più.

--Lasciami... SUBITO!--

L’alieno si portò le mani alle orecchie e lei balzò lontano. --E che diamine! Mi hai assordato!--

--E ben ti sta! La vuoi piantare di spiarmi, per cortesia? Mi stai facendo diventare matta!--

Lui la guardò dritto negli occhi. Erano strani, quella mattina: il blu era intenso e brillante, come sempre, ma sembrava offuscato da un velo di rabbia e frustrazione. Troppa, perché fosse solo colpa sua. La squadrò ancora, soffermandosi sul collo, e notò che i lividi non erano molto migliorati dal giorno prima.

--Ci sono andato davvero troppo pesante, con te.-- osservò.

--Smettila con queste sciocchezze!-- gridò ancora Iris, incapace di abbassare la voce.

E si trasformò, attaccandolo subito. Kish parò con facilità ogni suo colpo, poi ricambiò gli attacchi con precisione. Continuarono così, incrociandosi senza neppure sfiorarsi per almeno tre quarti d’ora. Per spezzare il ritmo, la MewMew provò con un Fiocco di gelo, mentre l’alieno scagliò una sfera di energia. Quelli si scontrarono a metà strada, generando una piccola esplosione che scaraventò a terra entrambi i duellanti.

Kish si rialzò per primo e diede un’occhiata intorno a sé. Per fortuna non c’erano danni, a parte il dolore sordo che sentiva alla schiena. Abbassò lo sguardo sulla sua rivale, ancora riversa al suolo. Lei stava messa peggio: un graffio le solcava la spalla, però non sembrava nulla di grave. Ma gli abiti da MewMew erano scomparsi; si era ritrasformata. L’alieno aggrottò le sopracciglia in una domanda inespressa, poi mosse qualche passo verso la ragazza, che si stava lentamente rialzando.

--Hey...-- sussurrò, avvicinandosi.

--Vattene!-- disse lei, la voce che tremava di una nota strana, ma diversa dalla rabbia.

Lui si avvicinò ancora, senza preoccuparsi di non farsi sentire. Un paio di occhi blu gli scivolarono addosso.

--Vattene ho detto! Voglio essere lasciata in pace, voglio stare da sola!--

L’alieno sbuffò con scherno. --Oh, ma sai che sei proprio una noia? Credo che andrò a fare colazione. Vedi di non fare nulla di interessante mentre non ci sono, intesi?--

Iris sollevò la testa per lanciargli un’occhiata velenosa, ma un sibilo gli suggerì che se ne fosse già andato. Lei tirò un grosso sospiro. La sensazione di essere osservata si dileguò con l’alieno, e lei si sentì improvvisamente più calma. Anche se più sola. Si alzò, ancora indolenzita per la botta causata dall’esplosione, e cominciò a scendere lentamente le scale per tornare in camera sua.

Lì si lasciò cadere sul letto, tra le coperte sfatte e soffici. Controllò ancora il telefono, per essere certa di avere davvero ricevuto la chiamata di suo padre. L’evidenza la fece sprofondare di nuovo nello sconforto, tanto che nascose la testa tra i cuscini. Sentì i suoi sentimenti scivolarle sulle guance, caldi e salati. Arrotolò le lenzuola tra le mani, verognandosi per la sua debolezza. Poi si alzò di fretta, prendendo solo il suo ciondolo e le chiavi di casa, raccogliendo la borsa con le cose per il pattinaggio mentre attraversava la porta. Si lanciò giù per le scale, di corsa, senza neppure rispondere a Erik, che le disse sorpreso: “Oggi niente scuola, signorina?”

Corse per tutto il tragitto, e si sentiva già meglio quando attraversò le porte automatiche della pista di pattinaggio vicino alla sua scuola. Si cambiò in fretta e ripose il ciondolo in una delle tasche dei pamtaloncini. Pochi secondi dopo, era già a piroettare sul ghiaccio. E si sentiva bene: aveva messo la canzone giusta, dolce, con accordi malinconici che diventavano via via più brillanti e intensi, come a segnare un miglioramento.

Le lame dei pattini scivolavano con grazia sulla superficie ghiacciata mentre la fanciulla si muoveva veloce da una parte all’altra della pista, con delle movenze così sinuose da fare invidia a un gatto. Tutti i movimenti erano eleganti, ma senza niente di troppo.

“È perfetta.” pensò Kish socchiudendo appena gli occhi ambrati.

Dalla sua posizione privilegiata sul tetto poteva godersi il disegno su cui si muoveva la coreografia, un intreccio di linee che voleva marcare una specie di fiocco di neve a otto punte; le due linee di passi erano le assi centrali, il cerchio invece componeva il centro, le spirali disegnavano le altre braccia più piccole. I salti, invece, marcavano le punte e le trottole erano in mezzo alle linee, come per aggiungere dettagli.

L’alieno prese il binocolo che si era procurato e lo portò agli occhi. Notò che la ragazza pattinava a occhi chiusi.

--Ovviamente.-- commentò a sé stesso; la Tigre Bianca partecipava dell’essenza del ghiaccio, dunque lei, adesso, non era che nel suo elemento.

La guardò di nuovo. L’espressione che ora aveva era di serenità. Lo scontro di quella mattina doveva averla aiutata a sfogarsi, e ora le permetteva di pattinare tranquillamente.

--Felice di esserti stato d’aiuto.-- mormorò attraverso il vetro, sapendo benissimo che non l’avrebbe sentito. Però voleva dirlo.

La guardò allenarsi per tutta la mattina, da sola, e poi seguire la lezione di pattinaggio, con le altre ragazze della sua età, che però non avevano la sua stessa grazia e lo annoiarono un po’.

La seguì anche mentre si avviava a casa per cambiarsi. Aspettò che fosse entrata nel bagno per farsi la doccia, e ne approfittò per dare un’occhiata alla casa. Non era affatto male: era arredata con molto gusto, in modo che non ci fossero contrasti di colore e che l’insieme risultasse luminoso. Le stanze erano spaziose e tenute freshe dalle correnti d’aria per le quali erano state studiate. Lo stile era semplice ed essenziale: stanza da letto, camera per gli ospiti, cucina, bagno, salotto. Eppure erano addirittura troppe per una persona sola.

Guardandosi in giro, non vide nessuna foto di amici o parenti. Incuriosito, decise di andare a guardare anche nella stanza della ragazza. Ma non entrò. Rimase solo sulla soglia, senza concentrarsi sulla camera, dando giusto uno sguardo per controllare che anche lì non ci fossero foto. Non ne trovò, così richiuse la porta e si riteletrasportò all’esterno, con parecchie domande che gli rimbalzavano in testa.

Si accorse di essere uscito appena in tempo, perché Iris era appena uscita dal bagno, già completamente vestita, e aveva raccolto la borsa in cui teneva il necessario per lavorare al caffè. La seguì per tutto il tragitto, focalizzando l’attenzione nei suoi movimenti, per individuare segni di stanchezza o altro. Poteva farlo solo grazie al binocolo: non voleva rischiare ad avvicinarsi di più. La osservò anche mentre lavorava, notando che era più attenta del solito; evidentemente temeva che il suo nervosismo avrebbe potuto rompere piatti o tazze. Di certo, se poteva accorgersene lui, se ne sarebbero accorte anche le altre MewMew.

“Poco male.” riflettè. “Almeno avrò chiarimenti per lo sfogo di stamattina.”

E infatti, come aveva previsto, a fine giornata arrivarono le domande.

Fu Pam a farsi avanti, forse l’unica ad aver notato l’eccessiva cautela dell’amica.

--C’è qualcosa che non va?--

Iris fuggì il suo sguardo, ma prima che potesse cambiare discorso Paddy si spazientì.

--Coraggio!-- esclamò. --Mica dovremo cavarti le parole di bocca ogni volta che hai dei problemi?!--

La fanciulla ricambiò lo sguardo delle amiche. Le sue amiche. Prese coraggio e spiegò tutto quello che le passava per la testa, senza censure.

--Beh, ho ricevuto una telefonata da mio padre.--

--E ti sembra una cosa negativa?-- la interruppe Strawberry con espressione ingenua.

Lei ignorò il commento e proseguì. --Non mi chiamava da tre anni. L’ultima volta che ho sentito la sua voce è stato quando mi ha fatto fare un giro nell’appartamento dove vivo ora.--

Le altre abbassarono gli occhi, specie Mina, che era abituata a vedere poco i suoi genitori. Ma lei aveva sempre avuto la sua balia e le cameriere, che pensavano a tutto quanto. Iris invece, le aveva detto, era se l’era sempre cavata da sola.

--Ho paura.-- aggiunse l’amica.

--Come mai, se non sono indiscreta?--  chiese Lory con la sua solita cortesia.

--Beh, sono preoccupata. Tre anni che non mi chiama, e adesso mi dice che tra qualche mese viene qui per affari. Mi è sembrato che volesse dire qualcosa tipo: “sbriga tutte le tue faccende che tra qualche mese vieni via con me.--

La prospettiva affondò lentamente nella testa delle ragazze, un concetto che sembrava necessitare di un’approfondita riflessione per farsi un’idea delle implicazioni che comportava.

--Ma... ma tu non puoi andare via--> balbettò Paddy con voce sottile. --Sei una di noi adesso. Sei una MewMew. Semplicemente, non puoi andartene.--

Iris l’abbracciò. --Infatti non me ne andrò, piccolina. Non mi lascerò portare via tanto facilmente, te lo prometto.--

--Giusto!-- concordò la bambina, riprendendo il suo tono gioviale. --E se prova a portarti via con la forza, lo attacco con il Fiocco Immobilizza, e vediamo per quanto se ne sta a riposo!--

La prospettiva, per quanto inverosimile, le fece ridere tutte e persino a Kish, sospeso fuori dalla finestra.

L’alieno decise di lasciarla in pace, almeno per quella notte: lungi da lui causarle incubi solo perché non era in grado di staccarle il binocolo di dosso. Mentre spariva, sentì Mina strillare: --Beh, in questo caso dobbiamo organizzarti la festa di benvenuto il più presto possibile!!!--

*****

Il giorno stabilito per la festa, un sabato, Iris si svegliò presto dopo un sonno tranquillo. E, di nuovo, non sentì lo sguardo di Kish addosso. Era contenta che l’alieno avesse deciso di lasciarla in pace, almeno di notte, ma sapeva che la guardava ancora per tutto il giorno. La liberava solo alla sera, prima che si addormentasse, e alla mattina presto.

“Almeno oggi niente scuola!” si disse, ma il pensiero corse di nuovo a suo padre.

Le parole di Pam le attraversarono la mente, uno squarcio blu in un cielo di tempesta.

--Ci siamo dentro tutte, Iris. Non gli permetteremo di portarti via, è una promessa. E tu non ci pensare. Non è un problema, e l’unico modo per danneggiarti è dandoti delle preoccupazioni.--

Era vero, dannatamente vero: non era sola in questa battaglia, e l’avrebbe vinta.

Si alzò e aprì la finestra che dava sul balcone. Sorrise al sole e al cielo terso, poi, istintvamente, si immaginò la faccia di Kish nel vederla in pigiama. Scoppiò a ridere e fu tentata di restare fuori per godersi lo spettacolo, ma poi ci ripensò: era meglio non tirare troppo la corda con quel ragazzo. E la sua sottoveste di seta azzurro polvere non era il genere di indumento che “non tirasse la corda”. Beh, pazienza.

Si vestì in fretta ma quella mattina, tanto per spezzare la routine, decise di fare colazione in terrazza e di prendersi un po’ di tempo per rilassarsi. E cominciare a pianificare quel disegno che le sbocciava nella mente, come una forza ai margini della coscienza. Così, dopo essersi mangiata le fragole assieme a latte e cereali, buttò giù uno schizzo iniziale, tanto per non dimenticarsene. Dopodichè uscì di casa e andò alla pista di pattinaggio.

Poco prima di entrare dalle porte automatiche si sentì in pericolo. Un braccio le corse attorno alle spalle per il tempo che la voce si prese a sussurrarle all’orecchio: --Sei un po’ in ritardo.--

Poi, tutto sparì: il miele, il calore, la paura. Lei scosse la testa per scacciare il nervosismo che l’aveva spinta a irrigidire tutti i muscoli: non era certo il modo migliore per iniziare con gli allenamenti. Scappò in camerino e indossò in fretta il body, i pantaloncini, gli scaldamuscoli e i pattini, senza dimenticare di mettere il ciondolo nella tasca. Poi le lame slittarono sul ghiaccio e tutto svanì, lavato dalla musica che partiva.

Dopo un paio di coreografie, si avvicinò al lettore CD. --Se mi dici qual’è la tua preferita, posso pattinarla per te...-- bisbigliò più a sé stessa.

Non credeva che l’avrebbe presa sul serio, non era neppure sicura che l’avrebbe sentita. Eppure sentì di nuovo la sua voce, esattamente dietro al collo. --Mi piace la numero tre, quella a fiocco di neve...--

Iris sobbalzò per lo spavento, sbilanciandosi all’indietro. Urtò il suolo ghiacciato sotto di lei, ma l’impatto non fu violento come aveva temuto. Allora si accorse che qualcuno la stava tenedo per le braccia. Volse lo sguardò dietro di sé e rimase a bocca aperta.

Kish, invece, si mise a ridere.

--Quindi cadi anche tu! E dire che pensavo fossi una specie di fuoriclasse...--

Lei si alzò e si allontanò, con un unico movimento fluido che le fece guadagnare una distanza di sicurezza. Lui la lasciò fare.

Poi la fanciulla girò il volto, indignata. --Certo che sono una fuoriclasse! Ma mi hai fatto venire un colpo!--

L’alieno rise ancora. --“Certo che sono una fuoriclasse”? Non credi di essere un po’ troppo presuntuosa, tesoro? Pensavo fossi più umile...--

Lei fece una piroetta. --Io sono molto umile! Ho detto solo la verità. Neanche tu potresti battermi, qui!--

--Ah, questa è grossa!--

--Non ci credi? Allora proviamo, dai! Se vinco io però, la smetti di spiarmi.--

Kish si mise a ridere. --Temo che per stavolta dovrò rifiutare. E comunque, tecnicamente, io non ti sto spiando perché tu sai che ci sono.--

--Questo non rende la cosa meno gradevole.--

--Ma comunque non è spiare! E poi pensavo che ti fossi abituata alla mia presenza...--

Iris si riavviò un ciuffo, sbuffando. Una parte di lei non riusciva a credere che stesse avendo una conversazione civile con l’alieno, ma nemmeno voleva smettere di parlare.

--In ogni caso...-- riprese lui. --Tornando alla coreografia che mi piace, io non la pattinerei sulla canzone dell’ultima volta. Non mi sembra adatta! Dovresti provare con quella che ti piace tanto, quella che sembra di cristallo.--

Lei scosse il capo, colpita. Stava parlando di pattinaggio con Kish. Kish!

--In effetti, quella che ho usato l’altra volta non era la canzone su cui ho fatto quella coreografia. Solo che era la canzone giusta per quel momento…

--E qual’è quella appropriata, allora?--

--Quella che hai detto tu. La coreografia si chiama “Crystal of Winter”.>>

--Ecco perché il fiocco di neve! Un cristallo d’inverno, in fondo, non è altro.--

Questa volta, Iris lo guardò sinceramente impressionata.

--E adesso che ti prende?-- chiese l’alieno notando la sua espressione.

--No, è solo che... sei il primo che vede questo collegamento... ed è lo stesso che ho fatto io...--

--Oh..... Kish la guardò con gli occhi d’oro. Anche lui sembrava sorpreso. --Beh, forse è meglio che finisci l’allenamento. Ci si vede!--

--No, aspetta!-- cercò di fermarlo lei, ma quello era già sparito. --Accidenti a te!--

La fanciulla sospirò per poi tornare al suo lettore CD. Ma decise che in effetti, non era una cattiva idea. Premette play.

E mentre la canzone le riempiva le orecchie, disegnò un fiocco di neve sul ghiaccio della pista. E il sorriso che vestì le rimase per tutto il resto dell’allenamento, anche mentre correva al caffè MewMew.

Si fermò sulla soglia del negozio, pensando che non ci entrava ormai da giorni: Mina era così intenzionata a farle una sorpresa che l’aveva fatta lavorare ai tavoli del cortile per tutta la settimana, senza farle mettere piede nell’interno. Si sentì improvvisamente nervosa e la mano corse a lisciare la gonna del vestito.

Non che si sentisse a disagio, ma non le piaceva molto indossare abiti eleganti: le riportava alla mente tutte quelle cene schifosamente formali dove suo padre la portava quando era piccola per vantarsi di quella che tutti avevano definito una “causa persa”. Ma lui aveva vinto.

S’impose di non pensarci; quella sera era per lei, e voleva cercare di trarne il massimo.

Stava per bussare, ma dal nulla spuntarono Kyle e Ryan parandolesi davanti.

--Sei l’ospite d’onore.-- spiegò il primo con un sorriso da galateo. --Per stasera, devi solo divertirti.--

I due, perfettamente coordinati, aprirono i battenti. Iris guardò e non potè trattenere un’escalmazione ammirata. Avevano fatto davvero le cose in grande.

L’interno era stato lussuosamente decorato, con festoni sottili e raffinati che si intracciavano con la volta del soffitto a partire dal lampadario. I tavoli erano stati addossati ai muri per creare uno spazio tipo pista da ballo al centro, ed erano riccamente apparecchiati con cibi e stuzzichini che avevano un profumo davvero delizioso. A un pianoforte bianco, in un angolo illuminato della sala, suonava la bravissima Mary McGuire, una pianista americana di fama internazionale. C’era anche un sacco di gente, per lo più affezionati clienti del locale o amiche delle MewMew, tutti agghindatissimi per l’occasione.

--Allora, che ne dici?-- la domandò Mina avvicinandosi, con un’espressione palesemente soddisfatta.

--È... perfetto. Non trovo parole migliori.-- rispose lei ricambiando il sorriso.

E non c’erano davvero altre parole adatte. Subito salutò Strawberry, che ballava felice abbracciata al suo Mark, poco lontano da dove volteggiavano Ryan e Lory. Pam stava chiacchierando formalmente con alcuni ospiti, mentre Paddy si occupava di ripulire il buffet.

--Ci lanciamo?-- le propose l’amica, prendendo dolcemente la mano del proprio fratello.

--Certo.--

La festa decollò in poco tempo.

Iris non fu più scatenata di Mina o Paddy, ma ballò con quasi tutti, persino Ryan, e riuscì anche a gustarsi un po’ del buffet prima che fosse del tutto ripulito. Mentre ballava con Kyle, però, le venne un piccolo capogiro.

--Che ti prende?-- le chiese subito l’altro, preoccupato.

--Non è niente.-- si affrettò a tranquillizzarlo la fanciulla. --Credo di essere un po’ stanca. È meglio che esca a respirare dell’aria fresca.--

--Vuoi che ti accompagni?-- insistè lui, galante come al solito.

--No, davvero, non ce n’è alcun bisogno.--  negò Iris.

E scivolò dalle sue braccia, sgusciando leggera e impercettibile tra le altre coppie che ancora danzavano, per arrivare in un secondo fuori dalla grande porta a vetri che dava sul balcone. Lì, all’aria fesca, stiracchiò le braccia, tendendo i muscoli per rilassarsi. Poi si appoggiò al parapetto, respirando il vento della sera.

--Splendido...-- mormorò chiudendo gli occhi. Si accorse a stento di un cambiamento nell’aria.

--Non posso darti torto.-- mormorò una voce alle sue spalle, facendola sobbalzare. --Ma non userei la parola “splendido”, almeno non con te qui.--

La ragazza si girò, ma sapeva già chi si sarebbe trovata vicino: c’era una sola persona in grado di arrivarle alle spalle senza farsi sentire. Mentre sentiva il complimento, arrossì.

Kish ricambiò il sorriso con sincerità, ma lei si tenne sulla difensiva.

--Cosa ci fai qui?--

L’alieno sbuffò. --Accidenti, che accoglienza gelida... ero venuto a darti il mio benvenuto in quest’avventura.--

--Non ti ho sentito arrivare.-- osservò Iris cambiando discorso. --Adesso avevte imparato a cambiare dimensione senza il solito sibilo?--

--No. Semplicemente, ero sul tetto e invece di teletrasportarmi ho volato fino al balcone.-- strinse gli occhi, lasciando che lo sguardo accarezzasse ogni tratto di lei.

L’oro delle sue iridi passò dalle ballerine nere fino alla gonna dell’abito, poi salì ancora sfiorando i lacci che le chiudevano sui fianchi la parte superiore e scorse i guanti bianchi, la spilla di brillanti che le fermava i capelli, il collier di cristallo e oro bianco, il velo d’ombretto argento che le ornava gli occhi. Senza pensarci, si avvicinò di un passo.

--Cosa vuoi da me?-- lo fermò la fanciulla, indietreggiando impercettibilmente.

--Voglio solo ballare.-- rispose quello.

--Sii serio. Che sosa vuoi?--

--Voglio ballare con te.-- ribadì l’alieno con voce ferma. --Hai ballato con tutti gli ospiti, tranne me.--

Lei lo guardò, senza capire davvero; in parte non gli credeva. Provò a fare un altro passo indietro, ma il parapetto la bloccò. Non poteva più allontanarsi. Kish sorrise ambiguo e cominciò a muoversi con più sicurezza, finchè non arrivò esattamente di fronte a lei, a pochi centimetri di distanza l’uno dall’altra. Le passò un braccio dietro la schiena, avvicinadola a sé. Nei suoi occhi, l’oro cominciò a vorticare, ipnotico.

--Balla con me. È scortese non ballare con uno dei tuoi invitati.-- osservò senza smettere di sorridere.

Iris cercò di allontanarlo e scosse la testa per schiarirsi le idee.

--Non pensavo che fossi in lista...-- tentò di dire, ma la voce le uscì in un sussurro.

--Ciò non toglie che sono qui per festeggiarti, tesoro.--

La ragazza fece uno sforzo e lo fissò negli occhi. Quando vide l’oro che vi vorticava, capì.

--Stai cercando di ipnotizzarmi!-- esclamò e distolse lo sguardo.

--Sì.-- ammise l’alieno sorridendo con innocenza. --Voglio ballare con te.--

Sollevò una mano e la costrinse a guardarlo. Vide i suoi occhi blu arrendersi lentamente al suo incantesimo e allentò un poco la presa sui suoi fianchi.

--No...-- sussurrò ancora lei, cercando di liberarsi e chiuse gli occhi. Provò a respirare l’aria della sera, ma sentiva solo un profumo strano, ipnotico quanto quello sguardo ambrato o quella voce di miele.

Kish sorrise scoprendo i canini appuntiti, divertito dalla sua impotenza.

--Tu da qui non te ne andrai. Accettalo e balla con me.--

Qualcosa, in quelle parole, le diede la forza di reagire: non avrebbe mai, mai accettato qualcosa che chiunque altro le avesse imposto con la forza, lucida o ipnotizzata che fosse. Lo spinse via, riuscendo ad allontanarlo, e scavalcò il parapetto con un balzò. Durante la caduta, estrasse il suo ciondolo dalla borsetta e si trasformò. Atterrò illesa e con grazia sull’erba fredda del giardino, e un secondo dopo fu raggiunta dall’alieno, che la guardava con un misto di sorpresa e soddisfazione.

--Ma sai che sei davvero incredibile?-- Applaudì ridendo. --Mi hai davvero impressionato, complimenti.--

Iris, questa volta, non abbassò la guardia e la sua coda tigrata ondeggiò nervosa.

--Spero non ti dispiaccia...-- continuò il suo avversario. --Ma ho portato alcuni amici. Sai, giusto per non annoiarmi.--

Un sibilo accompagnò quelle parole, e da un passaggio dimensionale emersero Pai e Tart. La ragazza trattenne il fiato, ma subito capì che erano davvero troppi per lei. Strinse tra le mani il ciondolo che portava al collo e pensò alle altre MewMew, sperando che ricevessero velocemente l’SOS. I suoi timori furono infondati: pochi secondi dopo, ancora prima di iniziare a combattere, un dardo di luce azzurra sbocciò dal nulla e si diresse verso Tart, che si spostò di lato per eludere l’attacco. La fanciulla guardò attorno, e vide che non era più sola.

Era come se qualcuno avesse ribaltato una scacchiera: prima c’erano solo una ragazza ipnotizzata da un alieno su un balcone, ma in quel momento il giardino era dominato da sei MewMew e tre umani, tutti schierati insieme, mentre dall’altro lato si libravano tre alieni, ognuno dei quali era pronto a creare un Chimero.

Nove contro sei.

Ryan studiò gli avversari con sguardo critico, poi espose in un sussurro la sua strategia, in modo che solo le ragazze potessero sentirlo.

--Allora...-- cominciò dopo alcuni minuti di riflessione. --Hanno tre Chimeri, ma per non rischiare di perderne il controllo li creeranno uno alla volta. Mewberry, Mewmina e Mewpam, voi vi occuperete dei mostri via via che compariranno, le altre si concentrino in un duello con gli alieni in modo che non possano essere d’aiuto alle creature.--

--Io penserò a Tart.-- decise subito Mewpaddy.

--Io mi occupo di Pai.-- dichiarò Mewlory.

--Io prendo Kish.-- disse Mewiris.

Le ragazze si prepararono a scattare, ma anche i loro nemici erano pronti. Kish levò una mano al cielo e liberò una sfera di energia.

--Fusione!--

Al suolo, si materializzò una specie di leone rosso e giallo con grandi artigli dall’aspetto letale e tre code sottili. Ruggì, mostrando una chiostra di denti affilati. Le ragazze saltarono, e ognuna prese il suo posto, come stabilito da Ryan.

*****

Mewlory evocò le sue nacchere e diresse uno zampillo d’acqua verso Pai che fu costretto a parare con i suoi ventagli, indietreggiando e allontanandosi un po’ dal fulcro della battaglia. La MewMew continuò a incalzarlo con schizzi sempre più consistenti schivando tutte le saette che il suo avversario riusciva a scagliarle contro. Non era intenzionata a lasciargli spazio per attaccare con colpi più potenti o precisi.

L’alieno, a pochi passi di distanza, dirignò i denti. Doveva cercare di non perdere di vista la battaglia, o non avrebbe potuto scagliare il suo Chimero al momento giusto, ma così rischiava di farsi colpire dalla sua nemica.

“Dannazione!” si disse tra sé e sé, invidiando la precisione della sua avversaria: il loro piano era stato studiato con furbizia e strategia.

Scagliò un altro fulmine, ma neppure quello riuscì a distrarre o danneggiare la MewMew, che gli si lanciò contro senza troppi complimenti investendolo con un getto d’acqua. L’alieno, per lo shock del liquido freddo, mollò una delle sua armi e rimase con un solo ventaglio. Adesso era davvero in svantaggio. Cercò di fingersi più debole, sperando di venire sottovalutato, ma quella non si lasciò abbindolare e si lanciò di nuovo all’attacco.

In quel momento ci fu un lampo e il primo Chimero scomparve in un vortice di luce. Pai reagì con prontezza. Attese fino al momento giusto e mollò un calcio alla spalla di Mewlory, che gemette e arretrò per un momento. Non fu che un secondo, ma ormai l’alieno aveva lanciato il suo mostro.

Ora che era libero da distrazioni, ricominciò la lotta con più foga, e i due divennero così fulminei che se ne poteva vedere solo una specie di scia luminosa, una verde e una nera, che guizzavano scontrandosi ritmicamente.

*****

Mewpaddy saltò, atterrando a pochi passi di distanza da Tart. Quello le rivolse un sorriso perfido, scoprendo i dentini appuntiti e impugnando le sue bolas. Una di esse saettò verso la bambina, che si scansò con un balzo. A sua volta, lei lo attaccò con un Fiocco Immobilizza, ma il piccolo alieno fece una capriola all’indietro e lo schivò. La loro battaglia andò avanti a attacchi falliti ed elusi fino al lampo di luce che segnava la distruzione di un Chimero.

Tart alzò la testa, per assicurarsi che Pai riuscisse ad attivare il suo mostro, ma si distrasse un po’ troppo. Quando fece per voltarsi di nuovo, scoprì di essere completamente immobilizzato da una specie di budino giallo gelatinoso.

--NO!-- tentò di esclamare, ma le sue labbra rimasero chiuse e mute.

Mewpaddy gli dedicò un sorrisetto lasciando ondeggiare la coda con soddisfazione, poi si girò per dare una mano alle sue compagne. Impugnò i suoi due anelli e mirò all’orrendo mostro che le stava davanti, uno strano tipo di coniglio con una paio di zanne terribilmente appuntite.

--Fiocco Immobilizza!-- gridò prima che la creatura balzasse addosso a Mewmina.

La compagna la ringraziò con un guizzo degli occhi, mentre il Chimero scompariva, sconfitto da un potente Fiocco di luce.

In quel momento, Tart riuscì a liberarsi dalla sua gabbia gelatinosa e lanciò il suo Chimero. Immediatamente si materializzò uno strano tipo di cactus, dalle grandi spine appuntite. Mewpaddy lasciò perdere il mostro e si concentrò sul suo avversario. Decise che non voleva ripetere lo stesso balletto del primo round, così, prima che l’alieno potesse riprendere le sua bolas, gli si lanciò contro. I due cominciarono a litigare immediatamente, tirandosi i capelli e rotolando l’uno addosso all’altra a fasi alterne. E andarono avanti così per un bel pezzo...

*****

Mewberry, Mewmina e Mewpam saltarono addosso al primo Chimero in velocità. Il gigantesco leone si scansò e agitò le sue tre code, nervoso. Ruggì, ma nessuna delle ragazze si lasciò intimorire. Continuarono a saltargli intorno, agili, per disorientarlo.

--Cuore di Mina!-- gridò a un certo punto la MewMew, imbracciando il suo arco. --Fiocco d’azione!--

Il dardo di luce partì con uno schiocco, ma non raggiunse mai il suo bersaglio, andandosi a infrangere nel terreno. In ogni caso, erano riuscite a spezzare quel girotondo, e ora potevano attaccare sul serio.

Mewpam, in quel momento, lanciò un fendente della frusta contro il mostro e Mewmina vi fece seguire un secondo dardo. Il Chimero cominciò a dimenarsi, e Mewberry ne approfittò.

--Fiocco di luce, massimo spelndore!!!--

Ci fu un’esplosione di colori, tra i quali dominava un rosa luminoso, e il mostro semplicemente sparì.

Ma non ci fu il tempo di cantare vittoria perché un secondo Chimero si materializzò all’improvviso, in mezzo a loro. Era una specie di coniglio, solo che aveva un paio di zanne aguzze che si protendevano fuori dalla bocca.

--Ma questo è orribile!-- strillò Mewmina.

Il mostro fece per attaccarla, ma si ritrovò bloccato in un budino gelatinoso. Il Fiocco Immobilizza.

La MewMew ringraziò l’amica, mentre il Fiocco di Luce neutralizzava anche questo nemico.

“Fuori due.” contò mentalmente Ryan, soddisfatto della sua intuizione sulla battaglia.

Quando il terzo Chimero si materializzò, un grosso cactus irto di spine affilate, le ragazze erano pronte. Scansarono con agilità tutti gli aculei che quello lanciò contro di loro, ma i lanci avvenivano in momenti troppo serrati per permettergli di ferirlo. Dopo un po’ di tempo, però, cominciarono a mostrare i primi segni di stanchezza e i loro balzi sembrarono più pesanti. Allora Mark scattò. Impugnò saldamente la spada del Cavaliere Blu e si scagliò contro il nemico, colpendolo da dietro. Il cactus si bloccò e il ragazzo balzò via, mentre il Fiocco di Luce neutralizzava anche l’ultimo avversario.

A quel bagiore, Pai e Tart si staccarono dai loro duelli personali, librandosi fuori dalla portata delle loro nemiche. Osservarono la scena con malcelato disgusto, poi si teletrasportarono.

Sul prato, le MewMew rilassarono i muscoli e si sedettero, esauste.

--Beh, è stata una bella lotta.-- osservò Kyle. --Solo, peccato che abbiamo dovuto far terminare prima la festa.--

Strawberry, finalmente ritrasformatasi, sobbalzò. --Ragazzi, ma dov’è Iris?--

Nessuno rispose.

*****

Mewiris si lanciò subito contro Kish, ma non potè impedirgli di creare il suo Chimero. Quando arrivò abbastanza vicina da poter attaccare, lo trovò pronto. Il duello cominciò subito, velocissimo e serrato, allontanandoli dagli altri un colpo dopo l’altro.

--Non vi sentite sfortunate?-- chiese l’alieno, senza smettere di combattere. --Siete diventate sei!--

--Siamo nove, o hai disimparato a contare?-- rispose lei senza perdere la concentrazione.

--Ma tre non combattono mica! Nessuno di loro ha armi particolari.--

--Sbagliato di nuovo. Mark ha la spada del Cavaliere Blu! Siamo minimo sette, il numero più potente.--

Kish le ringhiò contro, concludendo la conversazione.

I due, senza accorgersene, erano arrivati a combattere in una zona boscosa, non troppo lontano dal caffè. Lì arrivavano solo gli eco della battaglia. Un lampo di luce inconfondibile li raggiunse, attutito dalle foglie. Il primo Chimero era stato sconfitto.

Mewiris si permise un piccolo sorriso, poi ripartì all’attacco. I tempi del duello divennero ancora più serrati e fu senza fermarsi che i due colsero la sconfitta del secondo mostro. Allora Kish lanciò i due Sai, disarmando la ragazza. Le sorrise e rincominciò ad attaccarla a mani nude, ma lei non si fece spaventare e rispose nello stesso stile. Si incrociarono parecchie volte, ma erano troppo veloci per piazzare colpi precisi. Si sfioravano appena e sembrava che stessero danzando, scambiandosi delle carezze.

Poi l’alieno ruppe il ritmo e si allontanò con un balzo, guadagnando la distanza, e si fermò a riprendere fiato.

Mewiris si lasciò andare a un sospiro, ma fece l’errore di chiudere gli occhi per un secondo. Il secondo successivo, la sua schiena urtò dolorosamente contro una corteccia.

--Ma allora è un vizio!-- sbottò con veleno. Sollevo lo sguardo pieno di rabbia e cercò di allontarlo da sé, ma era troppo forte per lei.

--Ops! Scusa.-- la prese in giro Kish. --Immagino che la corteccia non sia molto comoda...--

Velocissimo, le fece lo sgambetto e Mewiris si ritrovò distesa sull’erba fredda e pungente, con l’alieno ancora addosso.

--E levati!-- gli strillò cercando di divincolarsi.

Lui le rise in faccia, divertito dai suoi sforzi, ma non allentò la presa sui suoi polsi. La sua voce si trasformò in un sussurro ipnotico e avvicinò le sue labbra al viso della fanciulla.

--Stai brava adesso, dolcezza. Voglio giocare un po’ con te...--

Quella voltò la testa, ma l’alieno non si fece certo fermare. Semplicemente, si accontentò di darle un bacio veloce sul collo. La sentì rabbrividire e approfittò della sua agitazione per spostarsi velocissimo alle sua labbra. Fu come quella sera alla radura, quando aveva messo alla prova le sue forze. La sentì ammorbidirsi sotto il suo corpo, tanto che si permise di allentare la stretta. Lei non si ritrasse, ma neppure ricambiò il bacio. Kish si staccò e la fanciulla sgusciò via, liberandosi, e si fermò a distanza di sicurezza prendendo a sistemarsi i capelli.

--Comincio a essere stufa, lo sai?-- lo avvertì, con la voce che tremava.

In quel momento, un terzo lampo illuminò il bosco.

--Pare che la battaglia sia finita...-- commentò Kish. --Peccato! Volevo giocare ancora un po’. Beh, sarà per un’altra volta. A presto, dolcezza!--

E sparì. Mewiris si ritrasformò, respirò profondamente e si incammino di buon passo verso il caffè MewMew. Per sicurezza, però, mandò un messaggio al ciondolo di Pam per avvertirle che stava tornando.

*****

--Iris sta bene.-- disse Pam informando il gruppo. --Sta tornando qui, Kish è appena scappato.--

Strawberry sospirò di sollievo, ma poi abbassò il capo. Ryan se ne accorse.

--C’è qualcosa che non va?-- le chiese.

--Niente... solo, pensavo...-- rispose la MewMew.

--A cosa?--

--Al mio posto...-- esitò, prima di continuare. Non l’avrebbe mai ammesso, ma aveva effettivamente paura che i suoi timori potessero realizzarsi. --Non dovrebbe essere Iris il capo delle MewMew? Lei è molto più vicina al suo potere di tutte noi, ed è abbastanza potente da tener testa a Kish.--

--Guarda che tutte noi abbiamo tenuto testa a Kish!-- le ricordò Paddy.

--Ma mai in un duello così lungo! È troppo scaltro e troppo forte, lei invece riesce a resitere per almeno mezz’ora. Forse dovrei farmi da parte...--

Lo sguardo di Ryan s’incupì. Come poteva essere che la Mewgatto si facesse tutti quest problemi? Il suo posto era indiscusso, era lei la migliore. Lei era solida, contava sullo spirito di squadra, credeva. Perché ora metteva tutto in dubbio per una che non ci sarebbe nemmeno dovuta essere?

--Non lo dire nemmeno per scherzo, Strawberry!-- sbottò il biondino. --Lei non è più potente di nessuna di voi, semplicemente assomiglia di più alla tigre bianca a causa dell’effetto dell’AcquaMew. Nient’altro. Ricorda che sei stata tu a sconfiggere Profondo Blu e a salvare tutta la Terra, cosa che nessun altro avrebbe potuto fare. Ma tu hai vinto, perché sei speciale. Sei tu la più forte. Lei è solo più... sensibile al suo potere.--

--Davvero?-- chiese Strawberry, ma era già rassicurata.

--Certo.-- le risposero tutti in coro.

In quel momento, Iris apparve il limitare del bosco e li raggiunse, correndo leggera.

--Eccomi!-- disse non appena li raggiunse. --Non vi siete preoccupati troppo, vero?--

--No, per fortuna abbiamo ricevuto subito il tuo messaggio.-- le rispose Paddy.

--Peccato che abbiamo dovuto finire prima la festa.-- sospirò Mina. --La prossima volta che quegli alieni da strapazzo mi capitano tra le mani giuro che li ammazzo! Non ci si imbuca a feste di classe come le nostre.--

Il gruppo ascoltò sorridendo le invettive della MewMew fino al caffè, dove tutti si impegnarono a riportare la sala centrale al consueto aspetto. Dopo tutto, dovevano lavorare il giorno dopo.

 

ANGOLETTO!

Bene bene, ecco un bel capitoletto denso denso… il padre di Iris si è rifatto vivo, abbiamo avuto una bella festa danzante, e la nostra tigrotta ha lottato di nuovo con Kish! Inolte Strawberry si sente minacciata da Iris, e Ryan non ha reagito bene…

Fatemi sapere cosa ne pensate!

Un bacio,

Clarisse

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Capitolo 8
*** Un cucciolo per amico ***


Ma ciao bella gente! Allora, eccoci qui ad un altro capitolo… ho molto poco da dire, quindi rispondo alla recensione e poi vi lascio al capitolo!

Mommika: ciao! Allora, prima di tutto grazie mille per la “ramanzina” sul perché dovrei scrivere. Erano già le ragioni per cui pubblico su EFP, ma grazie per avermele ricordato! Sì tranquilla, la vicenda deve ancora evolvere. E comunque non sarà l’unico ballo della serie… la lunghezza di questo non sarà il massimo ma è tipo la parte uno di un capitolo più lungo, ti prego non volermene! Straw si sente minacciata senza motivo, a Iris non interessa il comando, ma dato che entrambe condividono l’isitinto felino la gattina si sente in competizione con la tigrotta. In ogni caso, ora ti lascio al capitolo, che premette evoluzioni nel rapporto Kish/Iris… ma per il vero cambiamento dovrai aspettare quello dopo ancora!!! BUAHAHA!!! Troppo sadica? Allora lo posterò presto…

Dimenticavo gente, questo capitolo sarà appena più corto, non vogliatemene… ho voluto dividerlo a metà, tanto per tenere viva la suspence e per rendere più netta la differenza…

 

Un cucciolo per amico

Kish attraversò il pasaggio dimensionale e si ritrovò accanto a Pai e Tart.

--Sei in ritardo...-- commentò il primo, senza scomporsi.

--Ma dov’eri? Com’è andato il duello?-- chiese invece il piccolo alieno, visibilmente curioso.

Kish sbuffò annoiato, ma rispose

--Quella è un fenomeno, siamo finiti un po’ distanti dal gruppo. Non ho potuto liberarmi prima.-- disse mentre si avviava nella sua stanza.

Non appena ne sbattè la porta, Tart si teletrasportò dentro, già seduto sulla scrivania.

--Allora, com’è andato il duello?-- chiese ancora, con aria furba. --Adesso che non c’è Pai me lo puoi anche dire, no?--

I due alieni risero. Era sempre così dopo una lotta: a Pai davano le spiegazioni essenziali, tra di loro si scambiavano i commenti.

--Iris è semplicemente incredibile.-- rispose al fratellino con onestà. --Non pensavo che nessuna di loro potesse tenermi testa, eppure non sono riuscito a farle nemmeno un graffio.--

--Deve essere davvero abile allora... e poi?--

--E poi cosa?--

Quello era il “via” ufficiale al battibecco…

--Lo sai. Guarda che l’ho capito che un po’ ti piace, mica sono scemo io!--

--Senti chi parla! Vogliamo dire due cose anche su Paddy, allora?--

--Non cambiare discorso.--

--Si vede così tanto?--

--No, affatto. Pai per un po’ l’ha sospettato, ma vede che reagisci in modo diverso da come facevi con Strawberry, quindi adesso è convinto che tu stia solo giocando. Ma a me non la dai a bere...--

Kish ci pensò su.

--Beh...-- si interruppe, poi riprese. --Quando pattina è bellissima, leggera e aggraziata. Ha buon gusto, e mi fa ridere. A volte mi sembra imbattibile e quasi violenta, ma poi la guardo negli occhi e sparisce tutto, e mi sembra solo una ragazza. Ed è anche molto, molto carina.--

Tart si mise a saltare da una parte all’altra della stanza, cantilenando a bassa voce: --Ti-piace-ti-piace!!! Lo sapevo, avevo ragione, avevo ragione!!!--

Il fratello alzò gli occhi al cielo.

--Sì, è vero, un po’ mi piace. Ma gongola piano, non vorrei che ti sentisse Pai.-- disse e poi aggiunse. --Perché ora non mi dici due cose di Paddy?--

--Che c’entra Paddy, adesso?!-- sobbalzò il bambino, smettendo all’istante di saltellare.

--Beh, credo di non essere l’unico ad avere una bella cotta...--

--Pai ha una cotta!?!--

--Spiritoso... non so dirti riguardo a Pai, ma io parlavo di te!--

Tart scrollò le spalle. --Oggi Paddy mi ha fatto un po’ arrabbiare quando mi ha immobilizzato. --

--Stai cercando di cambiare discorso?--

--No, semplicemente non c’è nulla da discutere.--

--Che alieno bugiardo! Lo so che ti compri sempre le caramelle come quelle che ti aveva regalato lei l’ultima volta.--

--Che c’entra scusa?!? Se mi piacciono le caramelle me le prendo, no?--

--Eddai, Tart! Io sono stato onesto con te! Mi devi la verità.--

Il bambino sbuffò. --E va bene! Un po’ mi piace, ma solo un po’!--

L’altro roteò gli occhi. --Sì, certo... come ti pare. Meglio tornare di là, Pai vorrà preparare una nuova strategia ormai.--

I due si scambiarono un ultimo sorriso complice, poi si teletrasportarono nella sala dei computer.

--Allora, già elaborato qualche nuova strategia?-- chiese Kish con arroganza.

Pai gli gettò un’occhiataccia e sospirò. --Il solito fastidioso. Comunque sì, ho una mezza idea. Ho pensato che se continuiamo ad affrontarle in vari punti della città possiamo cercare di innervosirle abbastanza da spingerle a far apparire l’AcquaMew.--

Tart alzò un sopracciglio. --Tutto qui?--

--Hai forse un’idea migliore?--

--No, in effetti no.--

--Io sì!-- disse Kish, un sorriso presuntuoso sulle labbra.

--Haha!-- esclamò Pai, scettico. --Questa la voglio proprio sentire.--

--Invece di fare dell’inutile ironia, perché non mi ascolti? Dall’ultima volta che siamo stati qui abbiamo imparato che possono evocare l’AcquaMew solo quando sono davvero emotivamente coinvolte. E dubito che possiamo ricreare questa sensazione sfidandole di tanto in tanto con quattro mostriciattoli solo per darci dei grattacapi. Continuiamo a spiarle! Se diventiamo le loro ombre riusciremo a farle innervosire parecchio, e ancora di più se ogni tanto appariamo alle loro spalle con dei commenti. Ho già provato questa strategia con Iris e lei si è arrabbiata parecchio!--

Pai ci pensò su, ma prima che potesse criticarlo fu preceduto da Tart.

--Grande! Mi piace il piano, è sadico!-- esclamò il bambino gongolante.

Il maggiore dei tre fratelli alzò gli occhi al cielo. --E pensate sul serio che farle innervosire basti?--

Kish si strinse nelle spalle. --Prima o poi esploderanno. Dobbiamo solo sperare che ciò accada nelle vicinanze dell’Acqua Cristallo. E se magari mettiamo anche un paio di microspie nel laboratorio di Ryan possiamo tenerci aggiornati di pari passo.--

Pai si lasciò andare a un sorrisetto. --Tart a ragione: sei davvero diabolico.--

Il fratello annuì. --Io controllo Iris. Strettamente. E Strawberry, anche se far innervosire quella lì in presenza del suo Mark è facile come trovare per caso una goccia d’AcquaMew...--

--Io invece posso controllare Pam e Paddy.-- dichiarò il bambino. --Ogni tanto sono in giro insieme, non sarà troppo lavoro.--

--A me restano Lory e Mina.-- riflettè il terzo alieno. --D’accordo, ce la posso fare. Speriamo che almeno funzioni.--

--Funzionerà.-- gli assicurò Kish.

Poi si riteletrasportò nella sua stanza. Si lasciò cadere sul letto, piuttosto soddisfatto di sé stesso: era riuscito a formulare un piano senza che quell’antipatico di Pai potesse criticargli nulla. Un vero e proprio successo. Si rigirò, arricciando le dita nel cuscino di pelo marrone accanto a sé. Un momento... un cuscino di pelo marrone? Non ricordava di averne uno...

Alzò lo sguardo per controllare, gli occhi velati da un sospetto.

Un piccolo animaletto, simile a una volpe, era acciambellato accanto a lui e adesso stava sonnecchiando tra le coperte. L’alieno sospirò; era come aveva temuto. Prese in braccio il cucciolo, con delicatezza, e tornò di nuovo nella sala dei computer.

--Ok!-- cominciò scocciato. --Chi di voi due cretini doveva controllare che non ci fossero clandestini a bordo?-- e mostrò la palla di pelo tenendola per la collottola.

L’animale aprì gli occhi, sbattendoli pigramente un paio di volte. Poi sbadigliò aprendo la boccuccia e tirando fuori la linguetta rosea. Si leccò un paio di volte il nasino e cercò di voltarsi per guardare colui che lo manteneva a mezz’aria. Visti i fallimenti, si concentrò invece sugli alieni che gli stavano di fronte osservandoli con curiosità. Poi girò il muso di lato, perplesso.

Tart, sentendosi colpevole, sobbalzò a mezz’aria e riatterrò per terra.

--Hem... toccava a me, temo...-- bisbigliò a mo’ di scuse.

Pai scosse la testa, contrariato. Si passò una mano sul viso, pensando al da farsi.

--Di certo non possiamo tenercelo.-- dichiarò scoccando un’occhiataccia al cucciolo. --E non possiamo neppure trasformarlo in un Chimero perché è un Vlox. Kish, liberatene!--

L’alieno chiamato in causa sobbalzò. --Cosa? Perché io? La colpa è di Tart!--

--Ma l’hai trovato tu!-- si difese il bambino sfruttando la sua unica ancora di salvezza.

--Ah, e cosa dovrei farne, sentiamo? Come me ne libero?--

Pai gli dedicò un sorrisetto maligno. --Sei tu il sadico. Cavatela da solo!--

Kish si teletrasportò di nuovo nella sua stanza, senza rispondere. Si sedette sul letto e sollevò il cucciolo per la collotola.

--Ma dovevi decidere di farti trovare proprio da me?-- gli disse con una punta d’astio.

L’animaletto gli lanciò un’occhiata contrita, come per scusarsi, poi agitò la coda e gli leccò la punta del naso. L’alieno lo posò a terra, ma quello gli saltò in braccio, cercando di farsi coccolare.

--Sì, l’ho capito che vuoi compagnia!-- sbottò l’altro intenerito. --Ma non ti posso proprio tenere! Li hai sentiti i miei fratelli!--

Ma il cucciolo continuò a fissarlo con i suoi occhi turchesi. E al ragazzo venne un’idea. Un’idea niente male. Sorrise, pensando che quello doveva essere il giorno dei colpi di genio, e aprì un passaggio dimensionale.

*****

Iris attraversò di corsa il parco, veloce e leggera come sempre. Mentre percorreva la sua solita scorciatoia, riflettè sul fatto che era davvero molto tempo che non visitava il suo solito posto. Si ripromise di andarci domani: quel luogo le mancava.

Arrivò a casa e aprì la porta, filando subito in bagno a farsi la doccia per poi indossare il suo solito pigiama, nient’altro che una corta sottoveste con spalline sottili di seta azzurro polvere. Peccato che tra un po’ avrebbe fatto troppo freddo per indossarla. Si infilò a letto ma lo sguardo le cadde sul cielo, fuori dalla finestra. Era pieno di stelle. Non poteva rinunciare a una notte così, freddo o meno che fosse. Si coprì con una vestaglia e salì in terrazza.

La sensazione di essere osservata la aggredì non appena mise piede fuori. Però era diversa: lo sguardo non era penetrante, ma semplicemente curioso. La fanciulla cercò l’origine di quella sensazione e notò un paio d’occhi che la fissavano da sotto un cespuglio. Si avvicinò e tese la mano finchè le dita non accarezzarono qualcosa di simile a una pelliccia. Incuriosita, allungò anche l’altro braccio e tirò fuori dal buio... un cucciolo.

Sembrava una volpe, ma solo nel fisico: il pelo soffice, infatti era di un color fulvo, mentre le orecchie e la zampe davanti erano più scure. La punta del muso, la pancia e la parte finale della coda folta erano bianche. Attorno al collo qualcuno gli aveva legato un enorme fiocco blu, dal quale pendeva un biglietto che diceva:

 

Buona sera Dolcezza!

Volevo ringraziarti per il duello, mi sono davvero divertito. Per intensificare i miei complimenti ho deciso di regalarti questa bestiola. È un Vlox, una specie di volpe del mio pianeta. Per qualche strana combinazione genetica, non so bene cosa, non può essere trasformato in un Chimero quindi non devi preoccuparti di Pai e le sue manie di colpire gli animaletti domestici.

L’abbiamo trovato come clandestino sulla nostra navicella e Pai ha deciso di liberarsene, ma io ho pensato che un po’ di compagnia ti avrebbe potuto far piacere. È solo un cucciolo ma questi cosi rimangono sempre così piccoli quindi non dovresti avere nessun problema. Sono intelligenti, capiscono quando gli parli e, a modo loro, comunicano. Sono vivaci, ma non disobbedienti e se riesci a farti apprezzare non dovrebbe darti problemi. Sono molto puliti, un po’ come i gatti, e fanno un verso strano che somiglia a quello delle vostre volpi, una specie di abbaio. Mangiano carne, quella di pollo o quella di vitello va bene, ma non provare a rifilargli crocchette per animali o schifezze affini se non vuoi che ti distrugga la casa.

In caso di guai, posso aiutarti con un corso di addestramento se mi concedi quel ballo.

A presto, dolcezza. Spero che tu gradisca il regalo.

Il tuo nemico prefetito, Kish.

 

Iris sorrise divertita dal messaggio, poi guardò di nuovo il cucciolo.

--Così sei di un altro pianeta...-- bisbigliò soprapensiero.

L’animaletto annuì, facendola sobbalzare. Quindi capiva sul serio quello che lei gli diceva. La fanciulla prese ad accarezzarlo, apprezzando la morbidezza del pelo che scorreva sotto le sue dita.

--Ti ci vuole un nome!-- sussurrò ancora, e il cucciolo abbaiò felice che avesse deciso di tenerlo.

Lei lo sollevò per vedergli il muso e i suoi occhi blu si piantarono in quello turchesi del Vlox. Un turchese intenso come il cielo d’estate. Il cielo...

--Sky!-- decise infine la ragazza.

Sky mostrò il suo apprezzamento lasciando ondeggiare la folta coda a pennello, poi le leccò entusiasta una guancia. Iris sorrise e lo prese in braccio, portandolo in casa. Lo lasciò esplorare l’appartamento mentre abbozzava un elenco di quello che doveva comprare, poi si diresse a letto.

Subito Sky saltò sulle coperte e si acciambellò sul cuscino, posandole la testa sulla spalla e scaldandole il collo col suo respiro. la fanciulla apprezzò il suo profumo forte e selvatico, che però assomigliava all’odore di un campo d’erba in primavera. Respirò profondamente e si addormentò.

*****

La mattina successiva si alzò presto e gli legò una corda attorno alle spalle e al collo, facendo una specie di pettorina. Poi scese alla reception.

--Ciao Erik!-- disse con un tono un po’ smielato.

Subito il ragazzo emerse da dietro il bancone.

--Oh ciao Iris.-- la salutò, un filino impacciato. --Hai bisogno di qualcosa?--

--In effetti sì.-- ammise lei senza abbandonare la voce suadente. --Mi chiedevo se potessi darmi un consiglio...--

--Qualunque cosa per te, lo sai! Di che si tratta?-- si affrettò a dire il giovane.

--Beh, ho bisogno di sapere se comosci un buon negozio di animali.--

--Ah...-- sul viso di Erik si disegnò una smorfia di disappunto: evidentemente aveva sperato che Iris si fosse decisa ad accettare il suo perenne invito a mangiare fuori con lui. --Sì, in effetti ce n’è uno non troppo lontano da qui che sta aperto fino ad oggi pomeriggio. Ma come mai scusa?--

--Per questo cucciolo.-- rispose lei mostrandogli Sky. --Me lo hanno regalato e devo comprargli tutto quanto.--

--Certo, capisco. Vuoi che ti ci accompagni?--

La ragazza gli sorrise. --Magari un’altra volta, oggi credo che andrò a piedi. Mi dici dov’è?--

Quello sospirò. --Esci da qui e vai fino alla fine di Liberty Street, verso destra. È in fondo alla via, non puoi sbagliare.--

--Grazie Erik! Ciao ci vediamo!-- esclamò lei andandosene.

Il volpacchiotto abbaiò un saluto e si lanciò fuori non appena le porte automatiche scivolarono da parte. Adeguò il suo passo a quello della nuova padroncina, che si mise a correre per aiutarlo a sgranchirsi le zampe. La strada che percorsero non era lunga, ma lui era fuori allenamento e quando arrivarono al negozio ansimava.

Iris sorrise e lo prese in braccio, facendogli il solletico dietro alle orecchie, poi entrò.

Una commessa la salutò educatamente e lei rispose con cortesia. Poi rimise il cucciolo a terra.

--Ok Sky.-- gli disse. --Datti un’occhiata in giro e dimmi cosa di piace.--

Il volpacchiotto cominciò a trotterellare in giro per il negozio, fermandosi ogni tanto per annusare gli oggetti. Quando trovava qualcosa che gli piaceva, abbaiava e lo indicava con la zampina. Allora Iris si chinava alla sua altezza e esaminava quello che lui aveva scelto con occhio critico, ma alla fine lo accontentava sempre. A volte gli proponeva cose prese da scaffali più in alto che secondo lei avrebbe potuto apprezzare, e lui li esaminava a sua volta. Poi le comunicava la sua decisione.

Alla fine, i due uscirono dal negozio con una cuccia fatta di cuscini, due ciotole di metallo, in modo che il cibo o l’acqua non ne prendessero l’odore, e alcuni giocattoli. Al collo Sky stava già sfoggiando il suo collare nuovo, di un bel colore azzurro ghiaccio ma un po’ più cupo e intenso. Dalla fibbia a cui si agganciava il giunzaglio della stessa tonalità pendeva una medaglietta d’oro a forma di nuvoletta con inciso davanti il suo nome, dietro il numero di telefono di Iris, ma lei non si aspettava che il cucciolo si perdesse.

 Come varcò la porta dell’hotel vide Erik precipitarsi verso di lei.

--Aspetta, ti do una mano.-- disse mentre prendeva uno dei sacchetti.

--Grazie mille!-- rispose lei, e insieme si avviarono all’ascensore.

La fanciulla vi lasciò dentro il resto della roba, ma preferì salire a piedi, con grande rammarico del ragazzo.

Quando arrivò, Erik ovviamente la stava aspettando davanti alla porta.

--Se avessi preso l’ascensore saresti salita più in fretta.-- le fece notare lui in stile te-l’avevo-detto.

Iris fece un gesto di noncuranza con la mano e Sky cominciò a saltare sul pianerottolo. Lei sbuffò.

--Allora...-- riprese Erik. --Adesso sei libera?--

--No, mi dispiace.-- disse subito la ragazza. --Esco appena sistemo questa roba. Questo cucciolotto non ha voglia di stare a casa. Lo porto alla pista di pattinaggio e poi al parco.--

--Se vuoi ti do una mano a mettere in ordine.--

A quell’offerta, Sky cominciò a ringhiare piano.

--Scusa Erik, ma non vorrei che ti mordesse.--  si preoccupò lei. --Mi dispiace, non si è ancora abituato.--

Il ragazzo cercò di mascherare la delusione. --Tranquilla, non ci pensare. Faremo un’altra volta.--

E se ne andò.

Quando fu in casa, Iris prese in braccio il volpacchiotto e gli fece il solletico sotto il muso.

--Ma lo sai che sei proprio una peste!?-- gli disse sorridendo. --Guai a te se Erik si offende. Però grazie, avevo esaurito le scuse!--

Il cucciolo si mise a fare le fusa poi saltò giù dalle sue braccia, mise il muso nei sacchetti e cominciò a svuotarli, con grande stupore della ragazza. Quando lei si fu abituata a quella vista, si lasciò guidare in giro per le stanze dove lui voleva che mettesse la roba. La cuccia di cuscini finì accanto al suo letto, il posto dei giochi era in salotto sopra un telo decorato con delle linee astratte oro in campo rosso porpora, le ciotole andavano in cucina, il guinzaglio appeso vicino alla porta e così via.

Quando tutto fu al suo posto Iris gli rimise il guinzaglio e prese borsa con la roba per il pattinaggio, poi i due uscirono, attraversando di corsa la reception per non essere fermati da Erik.

In un lampo furono alla pista di pattinaggio.

Come varcò le porte automatiche, la ragazza si sentì uno sguardo addosso, penetrante. Scosse la testa e fece un gesto di saluto con la mano, poi scappò a cambiarsi. Pochi minuti dopo era sul ghiaccio, volando come una farfalla. E il volpacchiotto dietro, che continuava a scivolare sulla superficie gelida. Dopo un po’ lo prese in braccio e fece qualche acrobazia, infine lo fece sedere sul bordo della pista e accese lo stereo.

Finito di pattinare, o almeno uno dei due, andarono al parco. Quando arrivarono a un certo punto della scorciatoia, la fanciulla si fermò indecisa. Aveva bisogno di rivedere quel luogo, ma non era certa di volerlo condividere anche con Kish, che la stava certamente spiando. Dopo un po’ si decise, ma non era molto sicura della sua scelta. Comunque prese un profondo respiro e si incamminò fuori dal sentiero, preceduta dal curioso Sky.

 

ANGOLETTO!

Ciao! Spero il capitolo vi sia piaciuto, prometto che posterò presto la seconda parte… dove starà andando Iris? Boh!

Un bacio,

Clarisse

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Capitolo 9
*** La radura nella bolla ***


Ma ciao a tutti!!! Scusatemi se avevo spezzato il capitolo l’altra volta, ma mi piace tenervi un minimo di suspence! Allora, si riprende da quando Iris esce dal sentiero che attraversa il parco…

Mommika: ma dai, non ci credo che ho azzeccato il nome del tuo cane! Incredibile! Allora credo che la storia d’ora in poi ti farà impazzire perché Sky ne combina… la Mew più forte è Pam, ma Strawberry ha la leadership perché lei tiene su lo spirito di squadra. Iris invece è più forte di lei e ha anche questa qualità extra. Per questo si era spaventata, ma Iris non ha nessun interesse di fare il capo. Eccoti qui il seguito!

Ramona37: grazie mille per i complimenti! Eccoti il nuovo capitoletto, spero ti soddisfi!

 

La radura nella bolla

Il percorso era fitto di arbusti per il primo tratto, poi il sottobosco si diradò per fare spazio ad alti pini dal legno scuro. Infine, semplicemente tutto sparì e Iris si ritrovò ad abbracciare con lo sguardo una radura dall’erba verde smeraldo, con un laghetto dall’acqua che sembrava cristallo ai piedi di una rupe. Arroccato a strapiombo sopra di esso, in cima alla rupe, c’era un piccolo gazebo dalle colonne coperte di glicini.

Il sorriso le affiorò spontaneo alle labbra, insieme a tutti i ricordi morbidi e graffianti che aveva sempre donato a quel luogo, notte o giorno, estate o inverno. Era bello tornare lì, dopo il tempo che vi era stata lontana. Non molto, in effetti, ma comunque troppo.

Si chinò e sciolse il giunzaglio di Sky.

--Non scappare via, d’accordo? Non voglio che tu ti faccia del male.-- si raccomandò.

Il volpacchiotto abbaiò per mostrare che aveva capito e si lanciò al laghetto per bere, poi si dedicò alla caccia di un paio di irraggiungibili farfalle.

Iris prese a salire le scale che portavano al gazebo, ma si fermò a un gradino assolato che sporgeva appena sopra il lago, così non sarebbe stata troppo lontana da Sky. Si stese sulla pietra calda, cercando di godersi il sole, ma non ci riuscì per molto: un altro calore, diverso da quello dei raggi, si appoggiò ai suoi polsi. Provò a divincolarsi, ma una voce la inchiodò al suolo.

--Ferma, dolcezza. Stavolta non voglio farti del male.--

La fanciulla aprì gli occhi, ma il blu si perse nell’oro.

--Ciao Kish.-- lo salutò in un respiro.

Lui le sorrise in quel suo modo ambiguo. --Credevo ci fossimo già salutati alla pista di pattinaggio.--

--Cosa ti fa credere che stessi parlando con te?-- obiettò la MewMew con espressione di sfida.

--Perché, a chi dicevi?--

--A te.--

--Allora vedi che ho ragione?--

--Che c’entra chi ha ragione? Volevo solo ricordarti di non darmi per scontata.--

Kish perse il filo del discorso e scosse i capelli.

--Comunque, adesso sei tutta mia!-- le sussurrò all’orecchio, appoggiando le labbra contro la sua gola.

Ma lei rise, un trillo di cristallo nell’aria tersa del pomeriggio. --Sbaglio o ti stai dimenticando di Sky?--

L’alieno si tirò su per vederla meglio in viso. Non vi trovò neppure una traccia di timore o agitazione, così si permise di scherzare.

--Accidenti!-- sbottò, un po’ scocciato. --Immagino che non mi perdonarai mai se metto a cuccia quel volpacchiotto per il tempo che mi serve per rapirti...--

--Immagini giusto.-- annuì la ragazza. --Temo che dovrai rimandare il mio rapimento. Oggi non vado da nessuna parte.--

Lui si mise a sedere accando a lei e cominciò ad accarezzarle il braccio con la punta delle dita.

--Non capisco.-- capitolò infine, guadagnandosi uno sguardo interrogativo. --Oggi sembri più tranquilla. Non ti sei nemmeno trasformata, eppure sapevi che ti sto seguendo dalla pista di pattinaggio. Mi spieghi che ti prende per favore?--

Iris lo imitò e si sedette accavallando le gambe.

--Sono tranquilla perché qui tu non puoi farmi nulla.-- sussurrò.

Prima ancora che potesse respirare venne sbattuta a terra, mentre una lama le si posava sulla gola e un'altra le sfiorava il petto.

--Ne sei certa?-- ringhiò Kish.

Un secondo dopo, Sky spuntò dal nulla e scappò via di nuovo, in bocca uno dei due Sai. Prima che l’alieno potesse lanciarsi all’inseguimento del volpacchiotto, la fanciulla gli prese l’altra arma e lo ribaltò, approfittando della sua distrazione

--Scusa, cosa stavamo dicendo?--  bisbigliò puntandogli la lama alla gola.

Lui scosse la testa. --D’accordo, non ti interrompo più. Ma spiegami, che sto morendo dalla curiosità!--

Iris si tirò su, permettendogli di rialzarsi, ma non gli restituì l’arma.

--È qui che è successo.-- cominciò. --È qui che sono diventata una MewMew. Ho scoperto questo posto non appena ho messo piede in città. Avevo appena salutato mio padre all’aereoporto e non volevo altro che stare sola: non ero ancora pronta ad andare a casa, la mia nuova casa appena costruita, sopra un hotel di lusso. Non stavo guardando dove andavo, non realizzai nemmeno di essermi persa finchè non arrivai qui. E non ebbi la minima paura. Rimasi per ore e ore a guardare il cielo cambiare e passare da azzurro a cobalto, a oro, a arancio, a rosso, a viola, a blu. Quando la luna cominciò a tramontare me ne andai. Da allora presi l’abitudine di venire qui ogni giorno. Mi aiuta a rilassarmi, e sento che qui nulla può nemmeno sfiorarmi. È come se fossi in una dimensione parallela creata apposta per me.  Quel giorno ero triste, perché mio padre aveva detto che mi avrebbe chiamata quella mattina dato che uno dei suoi voli faceva scalo in Giappone. Sapevo che non l’avrebbe fatto, ma ci avevo comunque sperato. Non avevo neppure lezione di pattinaggio quel pomeriggio, ma non volevo restare in casa e così corsi qui il prima possibile. Mi stesi su questa sporgenza. Non so esattamente quanto tempo passò prima che un raggio rosso cadesse esattamente davanti a me, specchiandosi ne lago. Il raggio si trasformò in un’alone che mi abbracciò tutta e mi fece sentire bene, completa. A casa. Qui nessuno può ferirmi. Questa è la mia bolla di sapone.--

Tacque, e Kish la guardò.

Teneva gli occhi chiusi, decisa a escludere il resto del mondo almeno per un po’. Quasi gli dispiaceva riportarla alla realtà. Comunque decise di giocare, e affilò lo sguardo dorato.

--Ok.-- le disse. --Adesso che ho ascoltato la tua storia possiamo fare un po’ a modo mio? Che ho proprio voglia di divertirmi...--

Lei gli sorrise, ma scosse la testa. --No.--

L’alieno mise il broncio e mormorò il suo disappunto. --Però così non è valido... guarda che non ti faccio mica del male!--

Le mise le mani sulle spalle e la costrinse a stendersi sulla roccia, poi le fu sopra. Cercò di baciarla, ma Iris gli mise un dito sulle labbra, guadagnandosi un’occhiataccia.

--Non vale se restiamo fermi qui: non posso scappare!--

Lui alzò gli occhi, pensieroso.

--Sai che hai ragione?-- concordò infine. --Se non ti posso prendere non è divertente.--

Le sorrise pericolosamente e le passò le braccia dietro la schiena, poi si sollevò in volo.

--Se strilli ti lascio cadere!-- l’avvertì prima che potesse aprire bocca.

--Chiaro!--

La portò nel prato di fronte al laghetto dove Sky stava giocando, facendola scendere sull’erba soffice.

--Forza, trasformati!-- le ordinò. --Mi sento un fallito a cercare di prendere una con sembianze umane.--

La fanciulla rise del suo tono sinceramente schifato e si trasformò scatenando una spirale di luce argento. Sciolse i capelli, lasciando la spilla su un sasso dove posò anche le lame dell’alieno, una delle quali ancora in possesso di Sky.

--Pronto?-- gli chiese, già pronta a balzare.

--Certo!-- annuì Kish. --E guarda che non sarò troppo delicato solo perché non ho le mie armi.--

La MewMew ignorò l’intimidazione e gli rivolse un ghignetto malandrino. --Vieni a prendermi, orecchie a punta.--

--Orecchie a punta a chi?!-- sbottò indignato l’alieno e le saltò addosso.

Ma non riuscì neppure a sfiorarla. Tentò di nuovo di prenderla di sorpresa, ma collezionò solo un altro buco nell’acqua. Dopo un po’ si stufò di balzare di qua e di là per finire a stringere l’erba e decise di tentare con il teletrasporto. Non era proprio leale, ma ci stava. Dieci minuti dopo, era ancora a mani vuote ed era riuscito solo a sfiorarle la coda prima che lei gli scivolasse dalle braccia per l’ennesima volta. Esasperato, optò per un diversivo e finse di attaccare Sky, che stava bevendo al laghetto.

--NO!-- urlò Iris preoccupata, e fece un passo avanti finendo nel punto esatto dove si era appena teletrasportato l’alieno.

--Presa...-- le sussurrò all’orecchio da tigre, stringendola di più a sé. --E adesso?--

--Adesso mi lasci andare e rincominciamo daccapo.-- sbottò leiinnervosita. --Così non è leale! Doveva essere tu contro di me, o sbaglio?--

--No, hai ragione.-- ammise Kish. --Ma io non sono certo uno stupido e non ti lascio scappare questa volta.--

Senza allentare la presa, la costrinse a stendersi sull’erba tenendole i polsi con una mano e accarezzandole la gola con l’altra. Le diede un bacio veloce dietro il collo, sussurrando: --Non ti farò del male, quindi posso farti tutto quello che voglio...--

Fece scivolare una mano sul suo fianco, sempre bloccandole il polsi, sfiorando i lacci del corpetto. In quel momento, la sentì irrigidirsi per il timore e se ne compiacque.

--Bene...-- bisbigiò sicuro. --Adesso che sei ragionevolmente spaventata possiamo giocare sul serio...--

La baciò all’improvviso, prima che potesse girare il volto. La sentì cercare di liberarsi un paio di volte poi, come già era successo, il suo corpo si arrese senza ricambiare il gesto. Si staccò dalle sue labbra e si avvicinò al suo collo per respirarne il profumo e la mano che le accarezzava il fianco cominciò a giocherellare con i lacci del corpetto.

--NO, KISH!-- gridò lei, e qualcosa di appuntito si chiuse sulle dita dell’alieno.

Quello tolse la mano e vide Sky che continuava a cercare di morderlo. Gli scoccò un’occhiata piena di veleno, lo sollevò per la collottola e gli disse piano: --Ti detesto! Bel ringraziamento per averti trovato una casa!--

Il volpacchiotto, per nulla infastidito, gli leccò il naso.

Iris sorrise, poi guardò il sole.

--Devo andare.-- disse con voce atona.

--Ma come, di già?-- cercò di trattenerla l’alieno. --Forse dovrei davvero rapirti...--

Un ringhiare cupo ma delicato lo distolse da quella possibilità.

--Ma temo che questa bestiaccia non me lo lascerebbe fare.-- concluse.

--Non chiamare bestiaccia il mio volpacchiotto.-- lo riprese lei con una nota di durezza nella voce giocosa. --E adesso fa’ il bravo e lasciami andare, o Ryan mi darà una strigliata di quelle che mi pentirò di essermi fermata a giocare con te.--

Kish sospirò e le permise di liberarsi, ma il vuoto che ora stringeva sembrava bruciargli le mani.

La accompagnò fino al limitare della radura in silenzio, ma prima di penetrare nel muro d’alberi, Iris si fermò e lo fissò negli occhi, incatenando il blu all’oro per l’ennesima volta quel giorno.

--Sicuro di essere pronto ad andare via?-- gli chiese, sinceramente preoccupata.

--Certo.-- rispose lui con un sorriso presuntuoso. --Perché?--

--Beh, le prime volte fa come dire… effetto. Uscire dalla bolla di sapone, intendo.-- precisò lei con voce cauta.

L’alieno scrollò le spalle e sorpassò il primo pino.

Bastò.

Fu come se la realtà avesse ripreso consistenza all’improvviso. Come se si fosse appena svegliato da un sogno. Solo che quello non era stato un sogno, perché poteva ancora sentire il suo profumo addosso. Quel profumo dolce e morbido, avvolgente, con una nota di selvatico che lo rendeva più forte e insinuante. Aveva ancora quell’erba di seta color smeraldo sotto le mani, il mormorio del laghetto nelle orecchie. E allora perché si stava rendendo conto di chi era lui, chi era lei, cosa avrebbe dovuto fare e quello che non avrebbe dovuto sentire? Perché vedeva tutto all’improvviso? Come se quel sogno avesse sbiadito il resto, ma fosse rimasto intatto nella realtà. Respirò affannsosamente, cercando di riprendere il controllo.

Violenta come era arrivata, quella sensazione svanì e i colori del mondo si fecero sfumati, meno taglienti. Richiamò i suoi Sai e trovò la forza di abbozzare un sorriso.

--Ci vediamo, dolcezza.-- mentì.

--Sul serio?-- chiese lei scettica e triste.

Nemmeno le rispose. Semplicemente si teletrasportò vicino a Tart, che era intento a osservare Pam alle prove per una sfilata.

Il bambino sobbalzò spaventato per l’arrivo del fratello. --Dannazione Kish! Mi hai fatto venire un infarto!--

--Facciamo cambio, ok? Io prendo Pam e tu controlli Iris.-- disse lui in fretta.

--Che è successo?-- gli chiese il piccolo subito, intuendo che qualcosa fosse andato storto.

--Non ce la faccio a seguirla sempre, non senza saltarle addosso per cercare di portarla via.-- sbottò Kish. Non era tutta la verità, ma comunque non stava mentendo.

L’altro annuì e si strinse nelle spalle. --Se ti fa sentire meglio. Ma guarda che è una delle MewMew. Non  potrai evitarla per sempre.--

Kish rimase solo con il suo conflitto interiore, fissando Pam senza vederla davvero.

Riuscì a mantenere le distanze per due mesi evitando il caffè MewMew, dove le ragazze erano tutte insieme. Poi però gli avvenimenti precipitarono. Ma quando quel momento arrivò, lui si sentiva abbastanza leggero da potersi gestire.

 

ANGOLETTO!

Eccomi qua ^o^. vi è piaciuto? Spero di sì! Nel prossimo capitolo vedremo come gli eventi precipitano… spero mi seguirete! Un commentino?

Un bacio,

Clarisse

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Capitolo 10
*** Sfida sul ghiaccio ***


Ma ciao gente! Allora, rieccomi qui con un nuovo capitolo… e vi preannuncio un po’ di movimenti! Movimenti forse definitivi…

Mommika: sono contenta che il capitolo scorso ti sia piaciuto, non è stato facile da scrivere… ma è un luogo molto importante per Iris quindi andava descritto nei minimi particolari! E ritornerà spesso nella storia, quindi aspettati di rileggerlo! Per quanto riguarda il chiarimento il piacere è tutto mio, d’altronde le recensioni sono lì per questo! Volevo dirti che ho letto le tue storie e mi sono piaciute molto! Ho messo “Friend or Foe” tra le seguite, ma ho visto che è un po’ che non aggiorni… però la continui, vero???

Bene, ora vi lascio alla storia! Buona lettura

 

Sfida sul ghiaccio

Erano già i primi di dicembre, ma il negozio quel giorno era chiuso. Le MewMew, infatti, davano tutte segni di nervosismo e Kyle aveva deciso di dare loro una pausa, convocandole al caffè per permettere loro di sfogarsi. Ryan aveva intuito il piano degli alieni non appena aveva notato che le ragazze si guardavano spesso intorno, sentendosi come osservate. Aveva deciso di accantonare il problema finchè fosse stato possibile, ma ormai avevano accumulato un tale livello di irritazione che sarebbero potute esplodere dovunque e in qualunque momento, rischiando di richiamare l’Acqua Cristallo. Un rischio che non potevano assolutamente permettersi di correre.

Fuori stava rincominciando a nevicare quando le MewMew arrivarono, tutte avvolte in pesanti cappotti. Indossavano di tutto, tranne che i loro sorrisi. Kyle le guardò attentamente, una per una. C’era chi aveva le occhiaie e chi tremava leggermente, chi non si reggeva in piedi e chi non riusciva a smettere di sbadigliare.

“Adesso,” pensò, “Bisogna farle arrabbiare.”

Come se gli avesse letto nel pensiero, Ryan attaccò col sermone di rimproveri piuttosto coloriti che si era preparato per l’occasione. La prima ad esplodere fu Strawberry, ma fu come accendere un detonatore: dopo di lei anche Paddy e Mina cominciarono a discutere, seguite a ruota da Lory e Iris. Persino Pam perse il controllo. Ben presto, le MewMew cominciarono a litigare tra di loro, arrivando persino a lottare.

Mark le osservò col fiato sospeso, ma non intervenne: si fidava troppo di Ryan per interferire con i suoi piani. Si risolse ad aspettare accarezzando Sky, che ormai era diventato la loro mascotte. Qualche settimana prima, infatti, il cucciolo era stato presentato al gruppo e aveva riscosso l’approvazione di tutti. Stava al caffè quasi ogni giorno.

Dopo circa un’ora, le sei erano inginocchiate a terra col fiatone, le orecchie abbassate e le code immobili. Si guardarono a vicenda e scoppiarono a ridere, vergognandosi di sé stesse e divertite dal complesso della situazione, infine si ritrasformarono. Anche i tre ragazzi si permisero di tirare un sospiro di sollievo: la crisi era stata evitata senza danni.

In quel momento, il telefono di Iris squillò e la fanciulla rispose mentre lei e le altre si ritrasformavano.

--Pronto? ... Che cosa vuoi? ... No, certo che no. ... No, non me lo avevi detto. ... Mi spiace, oggi sono occupata. ... Sì, anche domani. ... Mi dici dove vuoi andare a parare e la facciamo finita con queste domande, per favore? ... No, ti ho già detto di no. ... Che vuol dire “allora muoviti”? ... No, certo che non capisco. ... CHE COSA??? No, no e ancora no, non voglio venire! ... Non me ne importa un fico secco se hai bisogno di me! ... Non mi riguarda ti ho detto! ... No, infatti! ... Dacci un taglio con queste minacce stupide, per carità, mi sembra di essere in un melodramma! ... IO-NON-VENGO, in che lingua te lo devo dire? ... No, lasciami vivere qui e basta, so badare a me stessa anche senza di te, e credo di avertelo dimostrato. ... Come sarebbe “ti aspetto a casa?!?” Quella è casa mia, tu devi starci alla larga! ... Non mi interessa se non hai problemi a entrare! ... Sai che ti dico allora? Aspetta pure lì in eterno, perché piuttosto che tornare a questo punto preferisco dormire sotto un ponte! ... E non mi chiamare “Tesoro mio”! Non sono tua, ricordatelo! ... No, te lo devo ripetere un’altra volta o ci arrivi finalmente? NON VOGLIO!--

La ragazza riattaccò il telefono e lo sbattè sul tavolo con forza, poi prese Sky tra le braccia e cominciò a coccolarlo per cercare di distrarsi, ringraziando mentalmente il suo sesto senso che l’aveva spinta a portarlo anche quel giorno.

--Chi era?-- le chiese Pam preoccupata dalla sua reazione.

--Kish che vuole portarti via!-- provò Strawberry.

--Erik che ti assilla per un appuntamento!-- tentò Mina.

Ma Iris volse lo sguardo alla finestra e fissò i fiocchi di neve che cadevano lenti. Cercò di lottare contro le lacrime per l’impotenza e il dolore, come aveva imparato a fare negli anni. Si sarebbe dovuta opporre. Non poteva lasciarsi portare via, non ora che aveva trovato il suo posto. Non poteva abbandonare Sky e le MewMew. Erano la sua vita…

--Era mio padre.-- confessò infine, riconoscendo con sé stessa di aver bisogno d’aiuto. --Vuole portarmi alle Hawaii per un meeting di lavoro, e poi in giro per altre città importanti.--

--Che bello, prima le Hawaii e poi in giro per il mondo!-- esclamò Paddy. --Fortunata... una bella vacanza senza lo sguardo di ‘sti alieno incatenato addosso. Mandaci le cartoline, mi raccomando! Ma scusa, quand’è che torni?--

Nessuno rise alle frasi della piccola, l’unica a non aver colto la realtà della cosa.

--Probabilmente mai più.-- disse la fanciulla con un sospiro triste.

La bambina si gelò, insieme a tutti gli altri.

--Ma come... n-non può... voglio dire... perché?-- balbettò allora.

--Io sono la sua migiore pubblicità, e questo è il periodo dei meeting. L’ultima volta ci sono voluti quattro anni prima che smettessi di viaggiare.--

Kyle sospirò. --Ci spieghi la storia per intero, per favore? Magari possiamo trovare una soluzione...--

Iris sorrise scettica, ma prese un grosso respiro e cominciò a raccontare.

--Io sono la sua migliore pubblicità. I miei sono divorziati, questo ve l’ho già detto il primo giorno. Nelle clausole imposte ci sono quelle che io non posso rivedere mia mamma e che l’appartamento dove vivo ora mi appartiene, anche se l’hotel è di mio padre. Quella che io chiamo “stagione dei meeting” è una campagna pubblicitaria a livello mondiale che si ripete ogni tot e dura in genere quattro o cinque anni. Mio padre, il direttore, è tenuto a partecipare a tutti gli incontri. E io con lui. È difficile che un padre ottenga l’affidamento della figlia, specie se la madre l’aveva richiesto in prima persona. Ma mio padre c’è riuscito. Lui dirige uno studio di avvocati e al processo fu uno dei suoi a vincere la causa per il mio affidamento.  Quindi quale pubblicità migiore di fatti realmente accaduti? Perché non presentare la figlia, la vittoria su quella che tutti considerano una causa persa in partenza?--

Iris concluse il suo sfogo con un singhiozzo e tacque. Non voleva mettersi a piangere. Sentì due braccia più forti avvolgerle le spalle ma la voce che le sussurrò all’orecchio non era quella di miele che il suo cuore voleva sentire.

--Non glielo lasceremo fare.-- le sussurrò Pam in tono rassicurante. --Parleremo con lui, cercando di ragionare. Sono certa che ti ascolterà, che ci ascolterà, perché lui in realtà ti vuole bene, anche se è sempre via per lavoro.--

--Ne sei davvero certa?-- bisbigliò l’altra all’amica. Che suo padre la capisse… perché suonava tanto come un’illusione?

--Non ho il minimo dubbio.--

La ragazza si scostò i capelli dal viso con un gesto essenziale ma delicato, gli occhi blu splendenti di paura e determinazione. Non voleva andarsene. Non se ne sarebbe andata, per nulla al mondo. E adesso che non era sola, era abbastanza forte da lottare. Lanciò uno sguardo veloce a Ryan perché la rassicurasse. E infatti vi trovò un sorriso onesto e accorato; le andava bene così: per lei, quello era un parere molto importante. Però...

--No.-- disse. --Adesso non ce la faccio ad affrontarlo.--

--E cosa pensi di fare?-- le chiese Strawberry.

--Aspetterò un po’, il tempo che sbrighi i suoi affari. O non avrà il tempo di darmi retta.--

--Adesso cosa fai?--

Iris arrossì di colpo. --Hem... non credo che tornerò a casa. Vedrò di arrangiarmi in qualche modo.--

Mina si riavviò un ciuffo dietro l’orecchio in un gesto di stizza e propose: --Ma scusa, perché non vieni a stare da me per un po’ allora?--

L’amica la guardò, gli occhi incerti ma splendenti di speranza. --Sicura che non do fastidio?--

--Tranquilla. Mi fa piacere avere gente, sono quasi sempre da sola e la casa diventa immensa. Per i vestiti non preoccuparti.-- aggiunse la ragazza, lanciandole uno sguardo. --Posso prestarti qualcosa io.--

--E Sky?--

--Credo che Miki apprezzerà qualcuno con cui giocare. Ma a una condizione: che quando questa storia è finita facciamo un pigiama party a casa tua. Hai promesso, ricordi?--

--È vero!-- esclamò Paddy mettendo le mani sulle guance. --Come abbiamo fatto a dimenticarcene? Dobbiamo assolutamente recuperare il tempo perso! Sentite il piano...--

E così, le MewMew cominciarono a preparare il party successivo, ignorando la domanda principale: ci sarebbe stato?

*****

Iris stette da Mina per almeno due settimane.

L’amica le prestò tutti i vestiti che le servivano, e alcuni glieli vide tanto bene adosso che decise di regalarglieli. Ovviamente, sotto ricatto di lasciarla frugare liberamente nel suo armadio la sera del pigiama party, ancora in data da definire ma già programmato e organizzato.

La situazione però si stava facendo sempre più insostenibile per Iris: prima di tutto, la lontanaza da casa cominciava a farsi sentire, lasciandole i sensi di colpa per tutto il disturbo che pensava di causare; in secondo luogo c’era il problema della scuola, che la costringeva a sgattaiolare via di soppiatto dai tirapiedi che suo padre mandava tutte le volte.

Il resto non andava male, ma era agitata anche per un altro motivo: non poteva tollerare oltre lo sguardo che da almeno due mesi le stava incollato addosso. Chissà come, era sicura che non fosse quello intenso e dorato di Kish, ma quello di uno dei suoi fratelli. E tanto bastava a inervosirla per benino, tanto che una volta si era quasi messa a urlare al suo nascosto osservatore. Per fortuna Mina l’aveva fatta tacere chiamandola per cena, impedendole di esplodere.

--Non ci pensare.-- le aveva detto mentre scendevano le scale. --Siamo tutte sotto spionaggio, anche Ryan mi ha detto che ultimamente si sente osservato. Ma non dobbiamo darci peso, o rischiamo di fare il loro gioco.--

Lei aveva annuito.

Quel giorno però non riusciva proprio a calmarsi, tanto che neppure il pattinaggio riusciva a distrarla e continuava a sbagliare la coreografia. Per fortuna si stava allenando da sola in quei giorni, intrattabile com’era. Aveva chiamato le amiche, dicendo di non stare troppo lontano: aveva un brutto presentimento, ma non sapeva nemmeno lei cosa aspettarsi. Mentre cercava di liberarsi del nervosismo pattinando, la sensazione di essere osservata scomparve e lei istintivamente si bloccò, temendo che la cosa potesse portarle guai. Ma non arrivò nulla di immediato, così riprese l’esercizio e riuscì anche a fare un paio di trottole ben riuscite.

All’improvviso un paio di braccia le sfiorarono le spalle ma prima che potesse fare qualunque cosa si sentì cadere e chiuse istintivamente gli occhi. La sua schiena colpì il ghiaccio sotto di lei, ma qualcosa di caldo le stava accarezzando il fianco. Capì all’istante.

--Kish!-- disse guardando attorno a sé.

L’alieno era lì. Fluttuava accanto a lei, a pochi centimetri dalla superficie della pista, e non la smetteva di far scivolare le dita sulla sua pelle, perfettamente conscio di quanto la cosa la irritasse.

--Ciao tesoro.-- la salutò gioviale… ma con una nota inquietante malcelata nella voce. --Ti sono mancato?--

--Un po’.-- ammise lei sentendo la pelle d’oca per il nervosismo. --Tuo fratello è uno spione terribile...--

--Beh, per forza. Sbaglio o sono l’unico che ti fa i complimenti per il pattinaggio?-- scherzò lui.

Iris scosse la testa e cercò di alzarsi, ma l’altro la spinse giù con violenza.

--Ahi!-- imprecò la ragazza. --Ma che diamine ti prende? Fammi alzare che sto gelando!--

--Scusa dolcezza, ma non sono qui per chiacchierare oggi. È giorno di commissioni.--

Quelle parole le fecero trattenere il respiro, senza una ragione precisa.

--Vedi...-- continuò l’alieno. --Pai ha deciso che ci dobbiamo dare una mossa, è stufo di spiarvi e basta. E in realtà sono un po’ annoiato anche io: Pam sta sempre a camminare su e giù, mentre Strawberry mi dà la nausea tanto è smielata col suo Mark. Quindi ho deciso di passare a farti un salutino, tanto per tenerti in allenamento.--

La ragazza rimase in silenzio, respirando piano per la tensione: che cosa stava succedendo?

--Dimmi se lo riconosci.--

Lei seguì con gli occhi la direzione che le veniva indicata e scorse una figura seduta sugli spalti, perfettamente immobile. Le ci volle un po’ per realizzare.

--Papà!--

Kish si allontanò da lei con un balzo e tirò fuori una strana sfera di un rosa luminescente, poi evocò un Para-para gridando: --Fusione!--

Un secondo dopo, sul ghiaccio apparve un enorme orso polare col pelo color acciaio e zanne acuminate che gli sporgevano dalla bocca. Gli occhi erano color bronzo sanguigno e il dorso della creatura era coperto di spuntoni dall’aria letale dello stesso colore. Le zampe erano nero pece, con artigli affilati.

--Pai ha pensato che per farvi arrabbiare a sufficienza da farvi chiamare quel maledetto Acqua Cristallo  forse bastava trasformare i vostri genitori in Chimeri. Non ti dispiace se ti ho usato come cavia, vero dolcezza?--

Iris non riuscì neppure a rispondere, dato che il mostro aveva già iniziato ad attacarla. Scivolò via con agilità, volando sul filo dei pattini. Prese dalla tasca il ciondolo per trasformarsi, ma Kish si teletrasportò accanto a lei in un secondo e le bloccò il polso, strappandole di mano l’oggetto.

--Scusa dolcezza.-- le mormorò con una nota di perfidia nella voce. --Ma avevamo scommesso, ricordi? Tu sul ghiaccio dovresti essere imbattibile, o sbaglio? Voglio proprio vedere...--

La lasciò andare di colpo, ma lei riuscì a non cadere e si spostò veloce, schivando l’attacco successivo.

“Maledizione!” riflettè stringendo i denti. “Non posso combattere se non mi trasformo. Ma a che gioco crede di giocare quel pazzo?”

Iris sollevò lo sguardo per un secondo e fissò i suoi occhi blu in quelli dell’alieno sperando di leggervi qualcosa di confortante, ma vi trovò solo soddisfazione e un po’ di perfidia.

La zampata la colse all’improvviso, mandandola a sbattere contro la balaustra. Si strinse il fianco, dove uno degli artigli aveva lacerato sia abiti che pelle. In realtà era solo un graffietto, ma bruciava, e piccole stille di sangue le macchiarono le dita. Gemette. Kish le fu subito addosso.

--Così però non va bene... pensavo che fossi in grado di affrontare tuo padre!-- la provocò affilando lo sguardo.

La ragazza si bloccò, raggelata.

--Stanne fuori! Non sono affari tuoi.-- gli intimò, cercando di dare alla sua voce un tono velenoso.

Ma quello rise e sparì di nuovo, lasciando al Chimero lo spazio necessario per attaccare. Solo che stavolta Iris era pronta.

“Ha ragione lui.” si disse. “Si tratta solo di affrontare mio padre. Le ragazze sono nei paraggi, devo solo resistere: sicuramente Masha le ha già avvisate.”

Saltò all’ultimo, schivando il colpo successivo. Cominciò a pattinare velocemente, disegnando sul ghiaccio delle linee impercettibili. Era come se stesse ballando, solo che il tempo era scandito dai ruggiti del Chimero e dal clangore metallico degli artigli sulla pista. Ne indovinò la cadenza e cominciò a muoversi con più sicurezza, avvicinandosi lentamente, giro dopo giro.

Poi saltò e un lungo taglio rosso si disegnò sulla zampa destra del mostro. L’aveva ferito con la lama del pattino. Atterrò con grazia e continuò a pattinare veloce, ignorando tutto quello che non fosse il suo nemico. Si trattava solo di colpire al momento giusto.

Ripetè la strategia e riuscì a lasciargli un altro paio di graffi. Ma non erano quasi niente, e durante un salto il Chimero riuscì a colpirla, scagliandola di nuovo contro la balaustra. La ragazza si rialzò subito ed evitò per un pelo la zampata successiva. La stanchezza cominciava a farsi sentire, la ferita al fianco doleva anche se aveva smesso di sanguinare e fu costretta a rallentare il ritmo. Respirò più profondamente, senza smettere di muoversi, però era allo stremo.

In quel momento una frusta di brillante luce viola guizzò fuori dal nulla, distraendo il mostro.

--Iris!-- la chiamò Mewmina volandole accanto. --Va tutto bene?--

--Sì, io...--

Prima di lasciarla finire, la prese per le braccia e la portò al sicuro sugli spalti.

--Grazie, tutto a posto.-- le rispose la ragazza, il fiato ancora corto. --Sono solo stanca. Vai ad aiutare le altre, il Fiocco d’Azione può essere utile visto che quella bestiaccia si muove solo sul ghiaccio.--

--Già, è una bella complicazione.-- concordò l’amica e volò via per dare una mano alle compagne.

Kish si teletrasportò dietro la fanciulla non appena la MewMew se ne fu andata e le mise una mano sulla bocca per impedirle di urlare.

--Non ti agitare.-- le sussurrò all’orecchio, bloccandola col semplice suono della sua voce. --Volevo solo ridarti il tuo ciondolo e farti i complimenti. Sei davvero brava sul ghiaccio.--

Lei cercò di divincolarsi e l’alieno la lasciò andare.

--Ci vediamo presto.-- la salutò prima di sparire.

Nello stesso istante ci fu un lampo di luce e il Chimero sparì. Ce l’avevano fatta. Iris si tolse i pattini e corse giù, dove Strawberry, già ritrasformatasi come le altre, stava restituendo lo spirito a suo padre. Per un attimo ebbe l’impulso di scappare, ma si controllò: lo aveva già affrontato in forma di Chimero, poteva cavarsela con la versione umana… o no?

L’uomo si risvegliò lentamente, aprendo piano gli occhi. Si tirò su e si ritrovò circondato da un gruppo di ragazzine, tra le quali c’era anche sua figlia.

--Ciao piccola.-- la salutò, sforzandosi di sorridere.

--Ciao papà. Che ti è successo? Le ragazze ti hanno trovato svenuto qui fuori! Ero preoccupatissima!--

--Sono inciampato nei gradini, credo, e devo aver battuto la testa. Comunque sto bene. Non mi presenti?--

--Certo! Queste sono Paddy, Mina, Strawberry, Lory e Pam. Sono le mie migliori amiche.-- sottolineò Iris.

--Piacere di conoscervi. Io sono Gianfranco, il padre della signorina qui presente… sorrise lui, poi tornò a rivolgersi a sua figlia. --Corri a cambiarti. Abbiamo l’aereo tra quattro ore, quello delle 14.30.--

--Che cosa?-- disse la ragazza, la voce già più alta di due ottave per la paura. --Di già? Ma devo prendere tutta la mia roba, e poi...--

--Le tue valigie sono già in macchina.-- la interruppe Robert. --Manchi solo tu. E quel cucciolo di cui ho visto le foto a casa tua. Ma comunque non puoi portarlo, quindi se chiami qualcuno che possa prendersene cura è meglio.--

--Ma papà, ti prego! Io non voglio andarmene da qui! Mi sono fatta degli amici, ottimi amici, e poi c’è Sky! Non voglio lasciare tutto! Ti scongiuro!--

--Iris, non fare la bambina per piacere!-- la interruppe di nuovo l’uomo, e per la ragazza fu come prendersi un ceffone. --È un discorso che abbiamo già affrontato. Non voglio tornare sull’argomento.--

--Ma io...--

--Muoviti.--

--Ti prego!--

--Ho detto muoviti!--

La MewMew avvertì la speranza scemare poco a poco, lasciando spazio alla rassegnazione.

--Hem, signore?-- s’intromise Pam con tono cortese. --Davvero vuole portarla via?--

Gianfranco fece una faccia sbigottita. --Naturalmente! È mia figlia, ho bisogno di lei durante questi meeting!--

--Ma per cosa, scusi?-- domandò Mina. --Cosa ci fa una diciassettenne a un meeting internazionale di un’agenzia di avvocati divorzisti?--

L’uomo tacque, e Strawberry ne approfittò. --La prego, non ce la porti via! Non sarebbe più lo stesso senza di lei!--

--Per favore!-- aggiunsero Paddy e Lory in coro.

Il silenzio che seguì fu piuttosto denso, e Iris non osò aprire gli occhi, tenendo le dita incrociate dietro la schiena. Infine suo padre parlò: --Vai a cambiarti. Abbiamo un aereo da prendere.--

--NO!--

--Iris, basta! Io sono tuo padre, e io dico andiamo.--

La ragazza combattè le lacrime e ingoiò la rabbia. Aveva vinto contro il Chimero, ma aveva perso con l’uomo.

--Sì, signore.-- replicò con odio, poi si voltò e prese la via per lo spogliatoio, ma solo dopo essersi fermata ad abbracciare tutte le altre MewMew, che facevano del loro meglio per non piangere. --Prendetevi cura di Sky, d’accordo?--

Mina annuì. Iris le lasciò con un sorriso debolissimo. Si cambiò in fretta poi uscì e si diresse verso la macchina, dove suo padre la aspettava sorridente. La scena le diede la nausea e le lacrime trovarono da sole la strada.

--Piccola, che ti prende?-- le chiese quello.

--E me lo chiedi anche?-- sbottò lei, senza più freni. --Vieni qui dopo tre anni e mi strappi alla mia vita, senza sentire ragioni! Perché devi rovinare tutto proprio quando sono felice? Perché devi trascinarmi a fare il cartellone pubblicitario e a dire addio a tutto quello a cui mi sono affezionata?--

Non attese neppure una risposta. Semplicemente, salì in macchina sbattendo forte la portiera.

 

ANGOLETTO!

Oh-oh… quindi Gianfranco ha deciso di portarsi via Iris… e adesso cosa faranno le MewMew? Per saperlo, leggerete il prossimo capitolo!

Un bacio, la vostra sadica

Clarisse

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Capitolo 11
*** I can't let you go just like that! ***


Ciao… allora, scusate se non vi saluto con sorrisone a 32 denti ma non c’è stato nessun commento e nemmeno una ventina di letture… uffa! Beh vabbè pazienza, in fondo siamo tutti in vacanza, no? Spero che comunque il capitolo scorso vi sia piaciuto

Allora, l’ultima volta abbiamo lasciato il Mewteam spezzato, dato che Gianfranco si è portato via Iris… come reagiranno ora le ragazze e Ryan? Ma soprattutto, come reagirà Kish???

Leggete! E mi raccomando commentate eh!

 

I can’t let you go just like that!

Paddy continuava a sfregarsi gli occhi, ma proprio non riusciva a smettere di piangere.

Le MewMew erano appena rientrate al caffè, ma Pam era stata l’unica a riuscire a raccontare quello che era successo senza singhiozzare. Kyle e Mark avevano abbassato lo sguardo, addolorati, ma Ryan era rimasto impassibile.

--Pare che il MewProject sia tornato alla forma originaria.-- aveva detto, la voce atona.

Strawberry era quella che stava peggio di tutte; d’altra parte lei e Iris condividevano un DNA felino. Per lei doveva essere stato come dire addio a una sorella.

--Non possiamo lasciarla andare!-- sbottò all’improvviso, alzandosi talmente in fretta da rovesciare la sedia su cui sedeva. --Non possiamo e basta!--

--Hai ragione!-- concordò Mina. --Lei è una di noi. È una MewMew! Se se ne va lei, come possiamo salvare il mondo?--

Lory annuì, incapace di parlare, e Paddy singhiozzò un sì. Pam si staccò dalla colonna a cui era appoggiata.

--E allora cosa ci facciamo ancora qui?-- chiese. --Io sono con voi, quindi andiamo a riprendercela!--

Le cinque amiche si lanciarono fuori dal negozio seguite da Sky, correndo il più velocemente possibile alla volta dell’aereoporto. In ognuna delle loro menti, per motivi poco diversi l’uno dagli altri, aleggiava lo stesso pensiero: “Non ti lasceremo partire!”

Strawberry era in testa al gruppo, la più veloce di tutte nonostante le lacrime che le stavano annebbiando la vista. Non poteva lasciarla partire… non poteva! Iris era la sua sorella genetica, condividevano lo stesso DNA felino. Certo, tutte le MewMew erano sorelle per lei ma quella ragazza stava su un gradino più vicino a sé. Ma solo per l’affinità genetica… Ora, si sentiva meschina. Fino a pochi giorni prima quasi aveva avuto paura che si inserisse troppo nella squadra e le rubasse il ruolo di leader. Adesso invece non le importava: aveva capito che Iris non era in cerca di potere, voleva solo combattere e stare al fianco di persone che avessero qualcosa in comune con lei. Sentì come uno strappo al cuore, e si mise a correre più forte. Doveva assolutamente raggiungerla, fermarla.

Pam era subito dietro l’amica. Era veloce, nonostante gli stivali col tacco spesso. Ma era abituata a certe scarpe, non le davano nemmeno fastidio. A farla vacillare era invece la paura. Paura per la squadra: aveva visto un gelo strano negli occhi di Ryan quando aveva comunicato la notizia. Cosa sarebbe successo se fossero tornate al caffè senza Iris? E se invece fossero tornate con lei? Perché Ryan sembrava così strano al riguardo? E perché lei si preoccupava per Ryan? Quell’antipatico prepotente ora era anche nella sua testa… eppure, non poteva non trattenersi dal volergli bene. Perché lo capiva, e lo capiva lei. Si assomigliavano, non solo per alcuni canoni fisici. C’era anche il loro passato che, in qualche modo, li spingeva a gravitarsi inconsapevolmente intorno. Non ne parlavano mai, ma è come se il solo essere vicini portasse… sollievo, e conforto. Ma perché si stava facendo queste riflessioni in quel momento? Ora era importante riportare a casa Iris, non analizzare il suo rapporto con il biondino! “Priorità, Pam! Non puoi lasciarla partire!”

Mina, a fianco della Mewlupo, non accennava a rallentare nonostante il ritmo serrato della corsa la stesse stancando parecchio. Eppure non poteva fermarsi nemmeno per un respiro, altrimenti tutte le altre MewMew si sarebbero fermate per aspettarla. Perché la squadra era fatta così: o tutte o niente. E lo stesso ragionamento ora si era esteso anche a Iris. Togliere lei sarebbe stato come sottrarre a casaccio un sesto dei pezzi da un puzzle: non sarebbe mai stato completo senza. Non poteva lasciare che se ne andasse. Primo perché Iris ne sarebbe rimasta distrutta. Loro cinque forse si sarebbero anche riprese dopo un po’, avrebbero tirato avanti facendosi forza l’una con l’altra. Ma lei? Lei non avrebbe avuto nessuno. Secondo, perché era importante che quel puzzle restasse integro. Mina aveva imparato tanto dalle sue compagne, e non era pronta a rinunciare al nuovo acquisto così presto… non poteva lasciare che la portassero via.

Paddy correva in modo strano. O meglio, non sembrava neanche che corresse. Il suo era uno zigzagare tra la folla per supplire alla velocità inferiore con l’agilità: le altre dovevano rallentare tra la folla. Lei, invece, vi scivolava in mezzo senza la minima difficoltà. Diede la mano a Lory vedendola perdere terreno. La Mewverde smise di vacillare, la corsa si fece più sicura. Ecco come funzionava la squadra, pensò la bambina: era un lavoro di gruppo, era il ritmo di sei cuori che battevano all’unisono… non potevano lasciare che Iris sparisse così, e soprattutto non contro la sua volontà! Non era giusto, non potevano scegliere per lei. Non era giusto, quindi l’avrebbe fermata.

Lory faceva fatica a correre. Non era mai stata troppo veloce e quel fiume di persone che scorreva in tutte le direzioni contemporaneamente la disorientava. In quel momento sbucò la mano di Paddy, che lei prese senza esitazione. Si sentì subito meno sola, e la sua corsa si fece più sicura. Ora non sarebbe rimasta sola tra un mare di sconosciuti. Le si strinse il cuore pensando che era esattamente quello che rischiava Iris: la solitudine, e un isolamento volontario quanto inconscio dovuto alla sua diversità. Per questo le MewMew avevano bisogno l’una dell’altra: per farsi forza e affrontare le loro anomalie. Anomalie che però le univano, cementando i loro legami. Come si sarebbe sentita lei se si fosse ritrovata a dover andare avanti senza le sue compagne, senza i duelli con Pai? Emarginata, abbandonata, diversa. Ed era quello che ora stava rischiando la sua nuova amica. Doveva assolutamente impedire che accadesse!

Le ragazze arrivarono all’aereoporto, giusto in tempo per sentire l’annuncio che diceva: “Il volo delle ore 14.30 è decollato.” Tutte insieme abbassarono il capo. Erano arrivate troppo tardi.

In quel momento un piccolo fulmine marroncino dalla folta coda a pennello attraverò le porte automatiche e si lanciò tra la folla di persone.

--Sky, aspetta!-- gridò Mina andandogli dietro.

Il cucciolo continuò a correre e fu solo grazie all’aiuto di Masha che le MewMew riuscirono a non perderlo di vista. Infine quello si fermò e cominciò a saltellare contento intorno a una ragazza.

Ci fu un attimo di silenzio dovuto allo stupore. Poi…

--Iris!-- strillarono in coro le MewMew, toccando il cielo con un dito.

Iris si girò, fece un gran sorriso e corse loro incontro. L’abbraccio che ne seguì fu soffocante.

--Ragazze, ma cosa ci fate qui?-- chiese lei quando si separarono.

--La domanda giusta è cosa ci fai tu qui!-- esclamò Paddy. --Non che mi stia lamentando, ma non dovevi essere sull’aereo che è appena decollato?--

--Dovevo, infatti. Ma quando mio padre mi ha vista piangere perché ero costretta ad andarmene ci ha ripensato. Sapete, non avevo mai pianto a una partenza prima d’ora, e la cosa lo ha scosso parecchio. Così ha deciso che se mi faceva tanto male non era giusto che lo seguissi. Allora abbiamo riportato a casa tutta la mia roba e poi l’ho accompagnato qui.--

--Sapete cosa significa questo, non è vero?-- riprese Mina asciugandosi gli occhi lacrimanti per la commozione.

--Certo!-- risposero tutte in coro prendendosi per mano e cominciando un colorato girotondo. --Significa che stasera c’è un pigiama party!--

Risero tutte insieme, felici come non mai di essere niente meno che loro stesse.

--Aspettate, aspettate!-- le fermò Pam dopo un po’, senza smettere di sorridere.

--Cosa?--

--Dobbiamo tornare al caffè a dare la buona notizia. Sono certa che saranno tutti molto felici!-- spiegò la ragazza, e insieme le amiche corsero fuori dall’aereoporto, ridendo come delle bambine, con Paddy in testa che faceva salti mortali a destra e a manca.

Arrivarono al negozio ed entrarono, travolgenti, spalancando la porta.

--Hey gente, guardate un po’ chi resta!-- annunciò Strawberry strillando con gioia.

Subito i tre ragazzi si presentarono e sorrisero alla vista dell’amica. Mark le regalò un abbraccio pieno di affetto, mentre Kyle si limitò a un baciamano elegante ma altrettanto sincero. Ryan, invece, non le fece altro che un sorriso piccolo piccolo prima di tornare nel sotterraneo. Ma il dispiacere che Iris sentì di fronte a tanta freddezza venne subito stemperato dall’entusiasmo di tutti gli altri. E quando le MewMew si misero d’impegno per organizzare il pigiama-party non ebbe più nemmeno il tempo di pensare come si deve.

*****

--Iris, adoro il tuo armadio!-- strillò Mina dalla camera da letto rivolta alle altre, riunite in salotto. --Devi assolutamente prestarmi qualcosa ogni tanto! E consigliare le ragazze nei regali! Magari Strawberry o Paddy avessero il tuo buon gusto!--

--Hey!-- obiettarono le due MewMew, fingendo un tono offeso e terribilmente snob.

La discussione sul buon gusto degenerò presto in una gara di cuscinate. La battaglia andò avanti per almeno mezz’ora e persino Miki e Sky parteciparono saltando dal divano a terra e viceversa, ognuno con piccolo cuscino in bocca.

Quando Paddy venne decretata vincitrice indiscussa, il pavimento era coperto di piume.

--Oooops!-- commentarono le MewMew in coro, per poi scoppiare a ridere di nuovo rotolandosi senza ritegno sul pavimento imbiancato.

Non sembravano in grado di fermarsi, tanto che Iris non riusciva a muovere le labbra che le tremavano leggermente quando cercava di cambiare espressione.

--Salgo un po’ in terrazza.-- disse alle amiche con un sorriso. --Ho bisogno di vedere il cielo.--

Le altre stavano per protestare, ma Pam le precedette.

--Vai pure. Immagnino che tu sia ancora scossa. Qui intanto mettiamo su un po’ di latte caldo, ma non metterci troppo altrimenti ti finiamo tutti i biscotti!--

--D’accordo, solo due minuti!--

Iris salì veloce i gradini. Che grande Pam, aveva capito subito il suo bisogno di restare un attimo da sola per risistemare le idee… uscì senza neppure mettersi addosso la vestaglia. Cosa di cui si pentì non appena mise piede all’aperto. Per l’occasione, come le amiche d’altra parte, aveva tirato fuori il pigiama estivo, ovvero la sottoveste corta di seta blu polvere che amava tanto. Ma fuori faceva davvero freddo: dopo tutto, era già metà dicembre.

Ignorando i brividi, si appoggiò al parapetto e chiuse gli occhi, respirando il vento gelido.

“Tra poco sarà Natale...” pensò, ma fu subito interrotta da un sibilo alle sue spalle.

Decise di non voltarsi, neppure quando Kish le cinse la vita con le braccia avvicinandola a sé e appoggiò il capo sulla sua spalla.

--Ciao dolcezza.-- le sussurrò all’orecchio, la voce sicura e densa di miele.

Lei spalancò gli occhi blu e si volse a guardarlo. Lo salutò con un sorriso.

L’altro rispose, un po’ perplesso.

--Non ce l’hai con me per stamattina?-- le chiese, riluttante a tirare fuori l’argomento.

--Ma no, dai! Me ne sono già scordata.-- rispose la ragazza con sincerità.

In effetti era assurdamente felice di vederlo, ma non glielo disse. Si limitò a guardarlo, sprofondando in quegli occhi d’oro.

--Mi ha fatto prendere un colpo tuo padre oggi.-- confessò l’alieno incatenato a quei pozzi di cielo blu elettrico. --Ero già pronto ad attaccare l’aereo se ti ci avesse davvero trascinata.--

Fece un passo verso di lei e la spinse a indietreggiare finchè quella non si ritrovò bloccata, la schiena contro la corteccia di uno degli alberi del terrazzo.

Kish rise, un po’ sadico, e le passò le dita sul fianco assaporando la morbidezza della seta e il frusciare che produceva al solo sfiorarla. Avvicinò lentamente il volto.

--Mi piaci vestita così.-- le sussurrò all’orecchio senza scostarsi troppo. Le passò un braccio dietro la schiena mentre l’altra mano le accarezzava il viso. --Posso rapirti stasera?--

--Scusa.-- rispose lei ridendo divertita. --Ho un pigiama party di scampato pericolo. Sarà per un’altra volta.--

--Come? Non mi inviti neanche? Sky sarebbe felice di salutarmi...-- insitè l’alieno riluttante ad andarsene. Ma possibile che quella tigrotta non realizzasse che effetto gli faceva? E certo quel pezzo di stoffa non aiutava…

--Oh non ho dubbi su Sky. Ma non sono altrettanto sicura per quanto riguarda le ragazze.--

L’alieno intanto faceva scorrere la punta delle dita dalla sua guancia alla gola con delicatezza. --Peccato, però... non riesco mai a prenderti da sola…--

Iris lo spinse appena lontano, in modo da vederlo in faccia. Immediatamente i loro sguardi si incatenarono.

--Fai sul serio o stai scherzando?--

--Non gioco su queste cose. Voglio davvero portarti via con me.--

Kish si avvicinò di nuovo abbracciandola più forte. Per un secondo sembrò che stesse per volare via, ma si fermò e riprese a respirare il suo profumo, morbido e avvolgente.

--Mi sei mancata, dolcezza.-- confessò in un sospiro. --Non so come ho fatto a starti lontano questi due mesi.--

La ragazza ricambiò l’abbraccio con trasporto.

--Mi spiace che tu sia stato così male dopo la radura. Davvero. La prima volta ha fatto lo stesso effetto anche a me: la realtà mi sembrava troppo definitiva.--

L’alieno annuì, poi le morse l’orecchio.

--Hey!-- si lamentò lei. --Ma sei cattivo allora!--

Lui rise divertito e si strinse nelle spalle. --Sono fatto così.--

Per un attimo entrambi guardarono il cielo, incantati.

--Sarà meglio che tu torni dentro adesso.-- disse infine Kish. --Non vorrei che ti venissero a cercare.--

--Già, sarebbe scontro sicuro.--

Rimasero in silenzio ancora un secondo, poi Iris mosse un passo verso la porta ma subito una presa d’acciaio si chiuse sul suo polso, ritirandola indietro.

--Non ho finito ancora.--

La tirò verso di sé con forza, costringendola a finirgli addosso per non cadere a terra. Fece per baciarla, ma Iris si ritirò.

--Fammi andare.-- riuscì ad articolare a un soffio dalle labra di lui, il cuore che batteva furiosamente per l’emozione e la sorpresa.

Kish si allontanò di poco, dissimulando la delusione. --Ti porterò via, e presto, che tu lo voglia o no. Meglio se fai le valigie.--

--Scusa.-- scherzò la ragazza sentendosi ancora leggermente nervosa. --Le ho disfatte solo qualche ora fa.--

L’alieno si strinse nelle spalle, poi le sorrise ambiguo scoccando un’ultima occhiata al suo “pigiama” e infine sparì.

Iris si toccò le labbra con due dita, come cercando di realizzare. Aveva cercato di baciarla, ancora. Poteva essere solo un suo gioco o forse le cose stavano davvero cambiando?

Sentì improvvisamente freddo e scappò di sotto, giusto in tempo per gustarsi gli ultimi biscotti al cioccolato insieme a una tazza di latte caldo.

Ma per tutta la sera non riuscì a dimenticare la carezza di quella mano che le scivolava sul fianco, sopra la seta. Nemmeno nei sogni, un vortice d0rato in cui aleggiava una canzone di miele.

 

ANGOLETTO!

E rieccoci qui! Speravate che la storia fosse finita così eh? E invece no! La nostra tigrotta è ancora qui, tutta intera e sorridente. Spero vi sia piaciuta la soluzione! Un bacio,

Clarisse

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Capitolo 12
*** Natale a sciare ***


Ciao! Allora rieccomi… scusate se ho fatto un po’ tardi, ma dato che so che molta gente è in vacanza ho deciso di ritardare leggermente gli aggiornamenti cosicchè tutti possano leggere un capitolo alla volta. E, ovviamente, commentarli! Inoltre sto lavorando ad altre storie, se volete anticipazioni andate sul mio profilo. Mi raccomando seguitemi!!!

Mommika: che billooo sono felicissima che ti siano piaciuti i pensieri delle Mew! Sai, li ho modificati, ampliati e approfonditi apposta per te! ti do un piccolo spoiler: a volte i miei personaggi sembreranno un po’ cattivelli, ma ognuno di loro è fondamentalmente buono e ha le sue ragioni. Ragioni che verranno chiarite con un apposito zoom-in nel personaggio! Sono invidiosa della tua abbronzatura e contenta che ti gusti la mia storia! Adesso ti lascio il prossimo capitolo

 

Natale a sciare

Quella mattina Strawberry si svegliò euforica. Ma come avrebbe potuto non esserlo? Iris era con loro, erano arrivate le vacanze natalizie e con Mark andava sempre meglio.

“Sono così felice...” si disse mentre beveva una tazza di latte caldo. “Non ricordavo un sentimento così sereno da quando abbiamo sconfitto Profondo Blu.”

Sperava con tutto il cuore che quell’emozione potesse durare, ma sapeva che non era possibile: erano ancora in guerra contro gli alieni.

Decisa a non farsi rovinare quel primo giorno di vacanza da quei pensieri si vestì velocissima e uscì di casa, e finì come al solito a scapicollarsi correndo a perdifiato verso il caffè. Quando entrò vide Mina sulla soglia, le braccia incrociate al petto.

--Sei in ritardo.-- le fece notare.

La MewMew controllò l’orologio. --No, sono in anticipo!--

--Ma cosa blateri! Dovevi essere qui cinque minuti fa!-- obiettò l’amica.

--Infatti! Di solito arrivo dieci minuti dopo, quindi oggi sono in anticipo! Vado a cambiarmi!-- le disse, già lanciata verso lo spogliatoio.

Lì trovò anche Iris, lo sguardo blu perso nel vuoto.

--Ciao!-- la salutò, facendola sobbalzare.

Strawberry la guardò interrogativa.

--Ah, ciao!-- rispose l’altra tornando in sé. --Scusa ero distratta. Stavo pensando a una nuova coreografia da pattinare.--

--Oh, davvero? Hai già pensato alla musica?-- le chiese l’amica interessata.

--In effetti l’idea mi è venuta con questa canzone.-- ammise quella passandole l’MP3.

La musica partì, lasciandole entrambe senza fiato.

Le note erano morbide e avvolgenti, calde e ipnotiche. Ammalianti. Nella parte centrale diventavano talmente belle e armoniose da risultare quasi struggenti, poi ripartivano con più energia in una sequenza che richiamava l’inizio.

--Cosa ne pensi?--

--È bellissima...-- le disse a bassa voce, ancora incantata da quello che aveva appena sentito. --Direi che verrà persino meglio di quella a fiocco di neve, conoscendo le tue potenzialità. Cos’hai intenzione di disegnare sul ghiaccio questa volta.--

--Un cuore, con delle stelline intorno.--

Strawberry lanciò uno sguardo esitante all’amica. --Hem... sei sicura di poter interpretare una canzone del genere?--

Iris compres subito dove l’amica stesse cercando di andare a parare e le sorrise con sicurezza e cortesia. --Certo. Non sono mai stata innamorata, ma mi basta guardare te e Mark per capire come deve essere.--

La MewMew arrossì di colpo, ma l’altra si girò e cominciò a salire le scale.

--Cerca di sbrigarti!-- l’avvertì. --Ryan non è molto paziente...--

Iris scappò di sopra, salendo i gradini a due a due, e corse a salutare Pam e Mina.

--Ragazze! Allora, è tutto pronto?-- chiese abbassando la voce non appena le raggiunse.

--Tutto!-- le confermò la seconda con un sorriso. --Dobbiamo solo dirglielo.--

--Lo facciamo prima o dopo il lavoro?--

--Prima.-- decise Mina. --Così non avranno tempo di assillarci per i dettagli.--

--Ok. Allora aspettiamo che ci siano tutti e poi facciamo l’annuncio!--

Non ci volle troppo tempo perché tutti fossero riuniti nel salone centrale.

Avevano chiesto di aspettare un po’ prima di aprire il negozio, così avrebbero potuto parlare con calma.

--Dunque.-- cominciò Mina con la sua teatralità. --Abbiamo una sopresa per voi.--

--Tutti voi.-- aggiunse Pam lanciando uno sguardo a Mark, Ryan e Kyle.

--Speriamo che apprezziate... ma prima di dire qualunque cosa lasciateci finire.-- continuò Iris.

Le tre parlavano a turni, perfettamente coordinate. Eppure era solo la complicità del momento a metterle in sintonia: non si erano preparate il discorso.

--Come sapete tra poco sarà Natale...--

--E speravamo di poterlo passare tutti insieme...--

--Il Mew team al completo...--

--E adesso è saltato fuori che Iris ha una casa in montagna...--

--Di cui mio padre mi ha dato le chiavi, pensando che mi avrebbe fatto piacere andare a sciare...--

--E allora ci è venuto in mente: perché invece che stare a lavorare al caffè...--

--Non ce ne andiamo tutti a sciare?--

--Abbiamo già organizzato tutto...--

--Iris offre vitto, alloggio e vettovaglie del tutto gratis...--

--Pam e Mina ci danno un passaggio con le loro auto.--

--Abbiamo chiamato i vostri genitori, che sono d’accordo.--

--Abbiamo chiesto all’insegnate dell’asilo che può occuparsi dei fratellini di Paddy.--

--Mentre Miki e Sky vengono con noi.--

--Partiamo il 20 dicembre, tra qualche giorno, e torniamo il due gennaio...--

--Quindi festeggiamo via Natale e Capodanno...--

--E torniamo in tempo per finire i compiti delle vacanze!--

--Perché chi osa portarsi dei libri per studiare lo uccido.--

--Allora, che ne pensate?--

Dopo un secondo di silenzio il grido di gioia fu unanime.

Kyle convinse Ryan e tenere chiuso il negozio per permettere alle ragazze di andare a fare le valigie, poi lo trascinò di sopra e lo costrinse a fare i preparativi cercando di convincerlo a lasciar perdere qualunque cosa di stressante, ma il ragazzò insistè per portare almeno il computer portatile. Approfittarono del negozio vuoto per pulire e mettere in ordine, poi tutti quanti si dedicarono a un giorno di riposo per fare le valigie.

*****

La mattina della partenza erano tutti eccitatissimi, e persino Strawberry arrivò in orario. Poi salirono tutti in macchina: Iris, Kyle e Ryan con Pam, mentre Lory, Strawberry, Mark e Paddy andarono con Mina.

Il viaggio fu piuttosto lungo, almeno tre ore, ma passò molto in fretta; i passeggeri guardavano film al computer oppure semplicemente chiacchieraveno...

Iris no. Lei dormiva... e sognava.

Sognava un tocco di seta sulla pelle, che le accarezzava dolcemente il fianco. Le dava una sensazione di solletico, ma era anche terribilmente piacevole, di un piacere così bello da risultare struggente. Come gli accordi centrali della nuova canzone, che ancora le vibrava nelle orecchie grazie alle cuffie dell’MP3. La canzone aveva avvolto i suoi sogni allo stesso modo in cui un’altra voce altrettanto ammaliante aveva tentato di sottrarla a sé stessa. L’interno della macchina era abbastanza chiassoso perché nessuno si accorse del mormorio che scivolò fuori dalle sue labbra appena socchiuse.

Nessuno tranne Pam, che sedeva accanto a lei accarezzandole piano i capelli. Non capì quello che l’amica sussurrò, sospesa tra il sogno e la realta, ma comunque sorrise. Il suo sguardo guizzò un attimo ai due ragazzi accanto a lei, ma quelli erano troppo occupati a discutere tra di loro di alcuni dati che il computer portatile stava lentamente elaborando. Si riconcentrò sul panorama che scorreva imprendibile fuori dal finestrino, appoggiando la testa contro il vetro freddo. Chiuse gli occhi.

Era bello potersi godere un po’ di pace, dopo tanto tempo passato come sotto una lente di ingrandimento. Sapeva che gli alieni avrebbero presto rincominciato a seguirle, e voleva assaporare quei momenti in cui sentiva al sicuro i suoi pensieri. Si lasciò sfuggire un mugolìo compiaciuto e cercò di mettersi più comoda per riposare. Fu quasi con stupore che si accorse di quanto il cicaleccio dei due ragazzi accanto a lei la disturbasse. Decise di tenerli impegnati.

--Ryan?-- chiamò.

Il giovane si girò immediatamente verso di lei. --Sì?--

--Stavo pensando agli occhi di Iris.--

--Che problema c’è?-- s’intromise Kyle.

--No, niente di grave.-- li tranquillizzò la ragazza. --Mi stavo solo chiedendo il perché del loro colore. Ma soprattutto vorrei sapere perché le luccicano sempre così tanto. Hai notato anche tu? Ogni volta che si emoziona è come se le si riempissero di stelle...--

Il biondino incollò lo sguardo nel vuoto di fronte a sé.

--L’ho notato.-- ammise. --Ma visto che hai tirato fuori l’argomento farei meglio a controllare col computer. Che dici Kyle?--

--Sì, controlliamo.-- concordò quello.

--Solo una cosa.-- li fermò Pam.

--Cosa?--

--Forse fareste meglio a parlare più piano. Pensa che imbarazzo se Iris si svegliasse disturbata dal vostro parlare...--

I due si guardarono e cominciarono a confabulare a bassa voce. Ryan però sogghignava: come se non avesse capito che la vera richiesta in parafrasi fosse “state zitti”!

Pam si riappoggiò al finestrino e sorrise, ma stavolta tenne gli occhi socchiusi e guardò il panorama per il resto del viaggio. La sua attenzione passava attraverso le macchine per focalizzarsi sul paesaggio che faceva da sfondo. Vide l’erba rada trasformarsi in un prateria, per poi mutare ancora in un bel boschetto verdeggiante. Il suo respiro cominciò a condensarsi sul vetro, e il bosco passò da smeraldo a bianco. Bianco neve.

La macchina si fermò davanti a un’elegante villetta recintata da un muro di pietre rosse. Il cancello di ferro battuto si aprì su un giardino molto curato, percorso da un vialetto ora del tutto ricoperto di neve a zucchero a velo.

Le ruote lo percorsero senza un suono, ammantate da un silenzio che solo l’inverno era in grado di regalare.

In quel momento Iris uscì dai suoi sogni.

Le palpebre le tremarono leggermente, poi si schiusero lente come un sipario per dare tempo agli occhi di abituarsi alla luce del mondo. La ragazza si tirò su piano per evitare di farsi girare la testa.

--Oh, scusa Pam!-- sussurrò rendendosi conto di essersi addormentata in braccio all’amica.

Quella scosse la testa e sorrise. --Mi ha fatto piacere. A essere onesta, mi hai tenuta al caldo meglio di una coperta. Tanto sei così leggera...--

L’altra ricambiò il sorriso, poi scese dall’auto e corse alla porta prendendo un mazzo di chiavi dalla tasca. Fece fare due scatti felpati alla serratura, infine spalancò i battenti.

Si rivolse alle amiche, già schierate di fronte a lei.

--Benvenute!--

La casa era semplicemente una villa di lusso.

Ognuna avrebbe potuto avere la propria stanza, con un bagno personale. C’era un grande salotto centrale con un caminetto già acceso che illuminava e riscaldava con il suo tiepido bagliore. Vicino al focolare, un elegante pianoforte bianco, con tanto di lettore CD posato vicino. La sala da pranzo era lì accanto, ma nessuna di loro contava di usarla: sembrava troppo grande persino per nove persone.

Nei sotterranei illuminati a giorno da lampade che rischiaravano l’ambiente con una luce morbida e calda c’erano delle piscine colme di acque termali. La cucina era grande e spaziosa e ad essa adiaceva la dispensa già colma di ogni tipo di cibo. Anche il frigorifero era stato ben rifornito.

--Ma questo è un castello!-- esclamò Paddy, subito seguita dall’eco dell’ingresso.

--Purtroppo.-- annuì Iris. --A me non piace poi tanto tutto questo lusso, specie se sono da sola. Ma ho pensato, visto che siamo tutte insieme perché non godercelo?--

--Hai pensato molto bene!-- annuì Mina, l’unica davvero a suo agio in tutto quello sfarzo.

--Sono contenta che vi piaccia. Qualcuno sa che ore sono?--

--Mmm... le tre e mezzo.-- rispose Kyle.

--Bene. Allora che dite se svuotiamo le valigie e poi addobbiamo questo posto per un Natale come si deve?--

--Sì!-- strillarono tutti in coro.

Ovviamente, gli armadi furono riempiti in pochi minuti, e tutti si riunirono nella sala del caminetto per addobbare le pareti, il soffitto e, soprattutto, per fare l’albero di Natale.

Paddy saltava a destra e a sinistra lasciando decorazioni ovunque, e mentre Mina sfilava con i festoni attorno al collo come se fossero sciarpe di uno stilista famoso Strawberry saltellava in punta di piedi cercando di mettere la stella in cima all’albero. Per fortuna l’intervento di Mark impedì qualunque sorta di guaio: il giovane la prese in braccio sollevandola fino a farla arrivare alla cima, dove la ragazza posò la stella di cristallo.

Quando quella sala fu addobbata, le MewMew si dedicarono al resto della casa, le loro risate come unica colonna sonora. A dispetto di tutti i programmi di Kyle e Ryan, le ragazze andarono a letto presto: volevano essere in forma per la giornata di sci che le aspettava.

*****

La mattina portò con sé un vento frizzante e profumato di neve che preannunciava il cielo terso che avrebbe contemplato quella giornata.

Il gruppo si godette una lauta colazione nella sala del caminetto, dove avevano piazzato un tavolo, poi scapparono tutti in giardino e corsero verso gli impianti da sci lanciandosi una valanga di palle di neve. Per tutte le ore successive, fino alle quattro del pomeriggio, sfrecciarono su e giù dalle piste innevate e poi si recarono alla pista di pattinaggio, ma solo dopo una gigantesca tazza di cioccolata fumante con doppia dose di panna montata. Nel giro di quel pomeriggio, sfruttando gli esperti consigli di Iris, tutti avevano imparato a pattinare, almeno un minimo.

Prima di mangiare si godettero un rilassante bagno alle terme sotterranee, sfruttando così l’occasione di sfoggiare i costumi da bagno che Iris aveva procurato per loro. La cena seguì immediatamente e fu piuttosto semplice, senza piatti elaborati ma incredibilmente gustosi; e infatti lo chef era Kyle.

Il giorno seguente invece le ragazze fecero visita al centro commerciale e vi passarono sia la mattina che il pomeriggio. Quello dopo ancora preferirono dedicarsi a una guerra a palle di neve nel giardino e il pomeriggio fu speso di nuovo alla pista di pattinaggio, sport in cui Mina aveva acquisito una certa sicurezza anche grazie allo straordinario senzo dell’equilibrio donatole dagli anni di danza classica.

E infine, arrivò la vigilia di Natale, la cui mattinata fu spesa al centro commerciale, tanto per ultimare gli ultimi acquisti. Ryan passò il pomeriggio in casa, sfruttando la veloce connessione wireless mentre Kyle si dedicò con scrupolo a preparare tutto per la cena. Gli altri, invece, giocavano a palle di neve in giardino.

Quando infine arrivò il crepuscolo e le ragazze si fiondarono alle terme per rilassarsi.

--Ahhhh!-- sospirò Strawberry immergendosi nell’acqua tiepida.

--Che bello... non mi sono mai sentita più tranquilla di così!-- commentò Lory sciogliendo i muscoli intorpiditi dal freddo.

Paddy mugugnò un assenso, poi si immerse.

Iris raggiunse le amiche, già tutte a mollo. Non si avvicinò subito, restando a guardarle con tenerezza, appoggiandosi silenziosamente a una delle colonne. Infine scivolò dentro anche lei, increspando appena lo specchio con piccole onde calde che accolsero la sua pelle fredda come una carezza. S’immerse sott’acqua lentamente, apprezzando il tocco del liquido che la sommergeva avvolgente. Il tempo di bagnare i capelli, poi il suo viso tornò all’aria umida delle terme.

--Non vorreste restare qui per sempre?-- chiese alle MewMew socchiudendo appena gli occhi.

--Adesso non possiamo permettercelo. Però magari ci possiamo tornare la prossima estate, tanto per sfuggire alla calura della città.-- suggerì Pam con realismo.

Mina le fece eco annuendo, poi sospirò tranquilla.

“Come può essere?” si chiese di nuovo Strawberry. “Come posso essere così felice? Le cose non sono certo perfette, però... però mi sento così serena e leggera...”

Mezz’ora dopo le ragazze riemersero fresche da quella dolce semi-incoscienza e andarono nelle loro stanze a cambiarsi: era la notte della Vigilia e volevano indossare gli abiti che avevano comprato quella mattina per l’occasione. Si asciugarono con cura i capelli e presero i loro abiti dai sacchetti che avevano portato a casa dal loro shopping, poi si truccarono e pettinarono, senza dimenticare i gioielli che avevano portato da casa: Mina le aveva avvertite prima della partenza dicendo loro che voleva un party terribilmente raffinato per quella notte speciale. E quando Mina voleva l’eleganza la otteneva senza problemi, rifiutando categoricamente tutto quello che considerava al di sotto dei suoi standard.

Per fortuna la cena non correva il rischio di essere a suo carico, o avrebbe riempito il menu con impeccabile cibo di francese, senza rinunciare ai camerieri. Almeno per quell’anno...

*****

Dopo la cena perfetta, Iris dichiarò che sarebbe andata sul balcone a respirare un po’ d’aria fresca.

--Non metterci troppo!-- le aveva strillato dietro Mina. --Noi sistemiamo i regali per bene e prepariamo la musica, d’accordo?--

--Sì!-- aveva risposto lei senza fermarsi, continuando a salire i gradini.

Arrivò in camera sua e uscì sul balcone, spalancando i battenti vitrei della porta-finestra. Mise le mani sul marmo del parapetto, godendosi la sensazione di freddo sotto le dita, e poi semplicemente aspettò.

Per alcuni minuti non accadde nulla, e lei cominciò a giocherellare con i capelli leggermente ondulati portandoseli tutti su spalla. Si sollevò una brezza leggera che disperse il suo profumo, e Kish semplicemente non potè più resistere. Planò silenziosamente dal tetto e fluttuò fino alle spalle della ragazza, accarezzandole quel lato del collo che era rimasto scoperto. Iris si allontanò veloce, facendo un rapido passo indietro e si volse a guardarlo con un guizzo dell’abito.

--Che ti prende, dolcezza?-- le chiese allibito. Che aveva fatto di sbagliato per farla reagire così?

La fanciulla gli sorrise con sincerità. --Scusa, è solo che... sei gelido!--

--Ah! Meno male, temevo di averti spaventata.--

--Affatto!-- trillò lei scuotendo piano la testa. --Anzi, ti stavo aspettando.--

L’alieno sgranò gli occhi d’oro. --Sul serio?--

--Ovviamente. Non posso dare un party e lasciarvi fuori con questa neve ghiacciata. Quindi se chiami i tuoi fratelli e venite dentro a scaldarvi mi fai un piacere. E ci sono regali per tutti!-- sorrise, sicura. Sapeva di aver fatto centro.

Lui scosse la testa, troppo sorpreso per commentare.

--Pai! Tart! Avete sentito la dama? Forse dovremmo obbedire...-- chiamò allora.

I due alieni apparvero dal nulla.

--Dannazione a te, Kish!-- sbottò Pai indispettito. --Ma dovevi proprio farti vedere?--

--Tanto sapevo già che c’eravate, si sentiva Tart battere i denti.-- fece la ragazza indicando il bambino tremante con un cenno del capo. --Allora, entrate o no?--

--E che domande!-- esclamò Tart precedendo il fratello maggiore, tutto rannicchiato per cercare un minimo di protezione dal freddo. --Ovvio che entriamo! Sono un ghiacciolo. Letteralmente!--

Il maggiore dei tre fratelli scosse la testa rassegnato e si decise ad atterrare sul balcone. Iris gli sorrise con gentilezza e li guidò dentro, richiudendo la porta dietro di sé. Poi lanciò loro tre pacchetti.

--Questo è il mio primo regalo.-- spiegò. --Meglio se vi cambiate.--

--Che hanno i nostri vestiti che non va?-- chiese il bambino storcendo il naso al pensiero di mettersi in ghingheri.

--Mina avrebbe da ridire. E poi sono umidi, ma se vi piacciono le polmoniti fate come vi pare. Vi aspetto qui fuori in ogni caso.--

--Hey dolcezza! Vedi di non sbirciare metre ci cambiamo, d’accordo?-- la canzonò Kish con un sorriso malizioso.

Lei rise e si voltò verso di loro. --Guarda che qui non sono io la spiona!-- ribattè allusiva.

E uscì.

Dieci minuti dopo i tre alieni la seguirono fuori dalla stanza, vestiti di tutto punto.

La ragazza annuì soddisfatta e li guidò fino alla sala del caminetto.

--Oh, alla buon’ora!-- la richiamò Paddy. --Ce ne hai messo di tempo per respirare!--

--Le mie scuse!-- scherzò lei con un inchino. --Ma avevo ospiti da ricevere.--

--Ospiti?-- le fece eco Kyle.

In quel momento gli alieni fecero il loro ingresso nella sala. Certo che tutti tirati a lucido non sembravano neanche loro… se non fosse stato per le orecchie probabilemente chiunque avrebbe stentato a riconoscerli!

--Attenzione!-- urlò il giovane biondo. --MewMew, all’att_--

--Dacci un taglio, Ryan!-- lo interruppe Iris alzando gli occhi al cielo. --Non sono qui per farci del male.--

Quello soffocò un gesto di stizza mentre le lanciava furioso uno sguardo parecchio ostile. --Sono notri nemici!--

--E stasera è Natale!-- s’intromise Paddy. --Possiamo seppellire l’ascia di guerra almeno per qualche ora?--

--Ma...!--

--In ogni caso...-- osservò Pam. --Se non sono qui per combattere, perché non comportarci da persone civili?--

--Kyle, c’è ancora qualcosa da mangiare?-- chiese Strawberry scoccando un’occhiata a Tart che non staccava lo sguardo desideroso dai piatti vuoti. --Mi sa che non hanno ancora cenato.--

--Vado a vedere.-- annuì il ragazzo, e sparì in cucina.

--Io invece me ne vado e basta!-- sbottò Ryan. Come avevano potuto pensare che lui avrebbe condiviso la cena di Natale con quegli alieni combinaguai? Era inaudito! Una calunnia! Un’eresia! Un affronto!

--Tu non vai proprio da nessuna parte.-- gli ringhiò Pam con un tono che non ammetteva repliche.

I due si squadrarono per un pezzo, ma infine gli occhi zaffiro della Mewlupo ebbero la meglio su quelli ghiaccio intenso dell’americano. Ryan, sconfitto, strinse i pugni e si andò a sedere sul divano mettendo il muso.

Mina si avvicinò al lettore CD e si rivolse agli alieni.

--Allora, questo è il programma della serata.-- annunciò con un tono da “vedete di fare come dico io e se fate casini non arrivate alla pensione”. --Si danza fino a mezzanotte, poi si aprono i regali e poi si balla ancora finchè non siamo troppo stanchi per stare in piedi.--

I tre annuirono e si diressero a mangiare quello che aveva portato Kyle. Quando ebbero finito, la musica partì.

Nonostante tutto però l’atmosfera era ancora tesissima. C’era ostilità nascosta ma pesante, c’era timore malcelato. Faceva venire i nervi a tutti. Kish allora si avvicinò a Iris e le prese la mano.

--Mi devi ancora un ballo, ricordi dolcezza?-- le sussurrò all’orecchio.

--Ok!-- acconsentì la ragazza, lasciandosi trascinare al centro della sala.

L’alieno le passò un braccio dietro la vita, avvicinandola a sé.

--Guidi tu o guido io?-- gli chiese lei sorridendo.

Quello le rispose con un filino di malizia. --So ballare, cosa credi?--

La strinse più forte e cominciò a muovere i primi passi, senza staccare il suo sguardo d’oro da quegli occhi blu intenso, cobalto, di nuovo pieni di stelle. I movimenti della coppia si fecero più veloci e circolari, e i due presero a volteggiare senza neppure accorgersene, tanto erano persi l’uno nell’altra. Iris, istintivemente, si strinse di più a lui. Quanto amava restare lì.... stretta tra le sue braccia. Sentiva la testa girare, e girare, e girare...

Kish avvertì la presa della ragazza farsi più salda e l'abbracciò più vicina a sua volta. Immerse il viso tra i boccoli ebano di lei, aspirandone il profumo. Come al solito quella nota selvatica lo inebriò... stretto a lei, cominciò a girare, girare, girare....

Paddy li seguì subito tirando il piccolo Tart per un braccio, che non voleva assolutamente saperne. Ballavano timidamente, accennando passetti. Lui cercava di divincolarsi, ma la presa della ragazzina sui suoi polsi era ferrea.

--Paddy, mi sento un cretino!-- imprecò il ragazzino alieno.

--Oh, piantala Taru-Taru!-- si lamentò la bimba alzando gli occhi al cielo con espressione "matura". --Lo facciamo per divertirci! Lasciati andare, no?--

E alla fine, cominciarono a sorridersi.

Mark e Strawberry si aggiunsero di buon grado. Non ballavano davvero, si limitavano a restare abbracciati e a dondolarsi romanticamente sul posto. Infondo, a loro bastava essere vicini...

Mina lanciò alla Mewgatto un'occhiata di gentile superiorità, poi fece una piccola riverenza a Kyle.

--Mi concedi un ballo?-- chiese, una scintilla birichina negli occhi scuri. --Credo che qualcuno abbia bisogno di lezioni di valtzer...--

Il moro seguì il suo cenno e notò Mark e Strawberry. Le sorrise, complice, e i due cominciarono a volteggiare insieme eleganti come pochi.

Ma Mina non avrebbe mai confessato, nemmeno sotto tortura, il vero motivo per cui si era messa a ballare e fingersi snob. Perchè tutto quello che lei poteva avere era un ballo amichevole. Chiuse gli occhi prima che la solitudine le pesasse troppo sul cuore e cercò di perdersi in una pirouette.

Poco dopo Pam forzò Ryan a partecipare alle danze, tirandolo fermamente per la manica del vestito. Lo trascinò letteralmente tra le sue braccia, intrecciando le mani dietro al collo. All’iniziò fu lei a guidare, ma poi qualcosa scattò nell’animo del biondo e i due si trovarono a intrecciarsi in una danza vorticante e impeccabile.

--Non pensavo sapessi ballare.-- gli mormorò Pam all'orecchio, gli occhi luccicanti.

--Ci sono tante cose di me che non sai.-- la rimbeccò l'americano sorridendole. Quella ragazza sapeva sempre fagli venire il buon'umore... e stuzzicarla era divertente, perchè rispondeva a tono!

--Beh, in questo caso_-- iniziò la Mewlupo, ma s'interruppe per esibirsi in un casqué. Poi, senza cambiare posizione, si tirò su finchè lui non ne sentì il respiro sulle labbra. --Non vedo l'ora di scoprirle.--

Il cuore di Ryan s'impennò mentre la ritirava su e le faceva fare una piroetta, perdendosi nelle pieghe vorticanti del vestito.

Persino Pai si lasciò convincere da una gentilissima Lory a scendere in pista. I due all’inizio erano terribilmente imbarazzati… Pai non sapeva se dovesse tenerle le mani sulla vita o che altro, Lory avvampava e balbettava nello spiegargli come si ballava. Furono Iris e Kish a risolvere il problema, portandosi accanto all’impacciata coppia e facendo vedere come fare. Così anche gli altri due cominciarono a ballare, e si scoprirono ottimi ballerini.

Piano piano l'imbarazzo tra i due si sciolse e quelli cominciaro a dondolare incerti sul posto, chiacchierando amabilmente più che ballando. Sembravano più due amici di vecchia data che due nemici mortali.

Lory, dal canto suo, non poteva impedirsi di arrossire. E la certezza che la cosa non passasse inosservata la faceva avvampare ancora di più! Ma perchè quell'alieno la metteva sempre in una tale soggezione? Accidenti!

*****

A mezzanotte si fermarono per aprire i regali, tutti ammucchiati sotto il grande abete addobbato giorni prima.

Tutti quanti ricevettero qualcosa, persino gli alieni: Iris aveva preso un palmare per Pai e una scatola gigante di caramelle per Tart. Allo stesso modo, Kish aveva regalato un ciondolo alle MewMew, uno strano amuleto corcolare composto da fili dorati, al cui centro si incastonava un quarzo: rosa per Strawberry, blu per Mina, verde per Lory, giallo per Paddy, viola per Pam. Dopo aver scartato tutto quello che c’era festeggiarono con le torte che Kyle aveva preparato per l’occasione.

 

ANGOLETTO!

Et voilà! Tranquilli, questa è solo la prima parte… mi sembrava carino spezzarlo, così tanto per! Prometto belle sorprese nel prossimo capitolo! Spero che il chappy vi sia piaciuto, fatemi sapere! Un bacio,

Clarisse

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Capitolo 13
*** Promesse, regali e confessioni ***


Ciao!!! Non ho niente da dire, perciò vi auguro solo un buon ferragosto! Eccovi il nuovo capitolo, che è praticamente la seconda parte di “Natale a sciare”.

 

Promesse, regali e confessioni

Iris uscì in giardino, ricordandosi di mettersi qualcosa sulle spalle prima di uscire.

Fuori nevicava.

I fiocchi cadevano lenti, vorticando gli uni con gli altri, confondendosi in quel girotondo silenzioso. La ragazza prese un lungo respiro e lasciò che gli astri del cielo si specchiassero nei suoi occhi, sebbene fossero già pieni di stelle per altri motivi.

--Hey dolcezza, ma tu devi sempre isolarti quando dai delle feste?-- chiese qualcuno alle sue spalle. Il tono era morbido, e le sembrava quasi che potesse mettersi a brillare nella notte tanto suonava euforico.

Iris non si voltò nemmeno. Già sapeva a chi appartenesse quella voce. --È colpa tua, Kish!--

L’alieno le cinse le spalle e lei posò le mani sulle sue braccia, senza però guardarlo.

--Questa la voglio sentire... cosa faccio per costringerti a voler uscire al gelo di Natale?-- le domandò insospettitosi.

La fanciulla si limitò a scuotere piano la testa. Non le andava di dirgli quanto le battesse forte il cuore quando la guardava dritto negli occhi.

“Kish...” pensò. “Kish, cosa mi stai facendo?”

--A che pensi?-- le chiese di sorpresa. Niente da fare, quell’alieno era abilissimo nel trovare le domande a cui non voleva rispondere e a farle anche nel momento sbagliato!

--Nulla...-- mentì lei. --Mi chiedevo solo se Pai e Tart avessero apprezzato i regali.--

Ok, quella era solo parte della verità… quindi non era esattamente mentire!

--Ah, per quello non ti devi preoccupare.-- la rassicurò l’alieno. --Per quei due è stata già una sorpresa che tu abbia pensato a noi. Comunque sono deluso dal fatto che tu non abbia nessun regalo per me...-- e mise un finto broncio tenerissimo

Iris sorrise con furbizia e simpatia, poi si volse a guardarlo.

--Ah, la vedi così? Io io invece cel’ho un regalo per te, solo che volevo dartelo dopo.-- buttò lì con disinvoltura.

Lui affilò lo sguardo dorato, malizioso. --Per caso il regalo comprende me, te e un letto?--

--NO!--

Era bellissima anche così: le gote arrossate dall’imbarazzo, la pelle tesa dal freddo, gli occhi lucidi dall’emozione. L’abito di seta bianca aveva le maniche a sbuffo, che si avvolgevano a palloncini sulle braccia trattenuti così da dei laccetti nero notte. La gonna si ampliava dai fianchi in giù, la linea della vita e del bacino segnata da dei ricami dello stesso colore dei lacci. L’abito era lungo fino alle caviglie, con due spacchi ai lati che arrivavano fino alle cosce. Era stato meraviglioso vederli volteggiare con loro mentre danzavano…

Quanto gli piaceva? Quel sentimento era così diverso dall’ossessione che aveva sempre provato. C’era qualcosaltro a dar fuoco a quella voglia…

--Peccato. Sai, sto pensando di rapirti adesso...-- le confessò senza smettere di mangiarsela con gli occhi.

--Ma sei matto? C’è una festa a casa mia e tu mi vieni a dare la caccia? Sii serio, dai! Non posso andare via adesso!-- protestò Iris, un po’ seriamente e un po’ scherzando. Sembrava sempre così serio quando parlava di rapirla…

Kish rise scuotendo la testa. --Ma perché ogni volta che vengo a prenderti c’è sempre un ostacolo?--

--Sarà che non scegli mai il momento giusto.-- disse la ragazza, maledicendo e benedicendo contemporaneamente la cosa.

--Forse.--

Un orologio, in lontanaza, battè l’una.

--È tardi.-- sospirò l’alieno. --Mi sa che tra un po’ dobbiamo andare.--

--Oh.-- commentò Iris. --Allora sarà meglio che vada a prenderti il mio regalo.--

Fece per avviarsi, ma lui la fermò prendendole gentilmente il polso. --Dov’è?--

--In camera mia... ma scusa, cosa_--

Prima che la ragazza potesse finire di parlare sentì una pressione all’altezza dei fianchi, e un secondo dopo i due atterrarono sul balcone della sua stanza. Appena rimise i piedi per terra sentì una catenella gelida scivolargli lungo il collo. Portò la mano al petto, dove sentiva il ciondolo, e le sua dita si chiusero su un medaglione simile a quello che avevano ricevuto anche le sue amiche: stesso intreccio d’oro, e una pietra trasparente che brillava come ghiaccio.

--È per me?-- chiese, un po’ incredula.

--Ovvio.-- annuì Kish sorridendole. --La gemma è un cristallo rarissimo. Cambia la tonalità di azzurro a seconda della luce, ma sta su toni freddi. Sul mio pianeta lo chiamiamo “gemma delle anime”. Ti piace?--

--Già lo amo.-- e qui il cuore del ragazzo perse un colpo per la contentezza.

Lei gli prese la mano e lo condusse attraverso le porte a vetri. Raccolse una scatoletta dal comodino, stringendola un ultima volta.

“Ryan mi odierà se lo scopre.” esitò.

Ma ormai aveva deciso, così porse l’oggetto all’amico, senza però lasciare subito la presa.

--Ascoltami bene.-- gli intimò, e l’alieno si fece attento. --Devi assolutamente giurarmi che non la aprirai finchè non saremo a distanza di sicurezza. E soprattutto non dire che te l’ho regalata.--

--Guarda che così mi incuriosici...-- obiettò lui, riuscendo ad alleggerire la nuvola di timore che le velava gli occhi.

--Dai, sii serio per favore; me lo prometti?--

--Tutto quello che vuoi, piccola mia.--

Sulle labbra della ragazza sbocciò un sorriso sollevato e gli occhi tornarono a brillare delle solite stelle. Kish si avvicinò e le baciò la guancia per poi scegliere verso le labbra nell’ennesimo tentativo di bacio, abbracciandola. Ma sentì subito che c’era qualcosa di diverso: Iris, infatti, stava trattenendo il fiato.

--Guarda che è meglio se respiri.-- l’avvertì allora, poi le accarezzò una guancia e la guardò negli occhi. --Ma mi dici che ti prende stasera?--

--Assolutamente niente. Perché?-- mentì l’altra cercando di ostentare disinvoltura.

Lo sguardo d’oro si affilò, facendosi indagatore. --Mah, esci dopo aver ballato con me perché ti gira la testa, hai gli occhi più luminosi del solito, non riesci a respirare quando faccio per baciarti... sul serio cara, io non so cosa pensare!--

Lei si strinse nelle spalle. --È Natale, dopotutto.--

--Sì, certo... come ti pare.--

L’alieno si aprì all’improvviso in un sorriso malizioso, quindi la prese in braccio e la costrinse a stendersi sul letto, il tutto in meno di un secondo. Le imprigionò i polsi con una mano, mentre l’altra le accarezzava il fianco, come al solito. Oro e blu si incatenarono ancora, il primo deciso e l’altro teso.

--Iris, se non mi dici cosa ti passa per la testa non ti lascio andare.-- la minacciò. E aveva intenzione di mantenere la parola!

--Accidenti Kish, ma sai che sei proprio un prepotente?-- mormorò la MewMew, ma la sua voce lasciava trasparire tutta la tensione che stava cercando di camuffare con l’umorismo.

Lui rimase in silenzio, aspettando che gli rispondesse. Però la mano salì ad acarezzarle il profilo della gola.

--Va bene, va bene! Hai vinto.-- si arrese lei. --La verità è che sono assurdamente contenta di rivederti. Mi sei mancato negli ultimi due mesi, mi mancava il tuo sguardo. Tart mi faceva saltare i nervi!--

--Sul serio?-- Kish rimase sorpreso, ma anche compiaciuto.

La ragazza gli lanciò uno sguardo allibito. --Ma scusa, io ti dico la verità e tu non mi credi?!--

L’altro non rispose, poi sorrise di nuovo, ambiguo.

--Quindi ti sono mancato...-- disse, una nota pericolosa che gli colorava la voce. --E cosa ti sarebbe mancato, esattamente?--

Le guance di Iris s’imporporirono e lei non rispose direttamente.

--Credevo di averti già detto quello che volevi sapere.-- gli fece notare.

--E allora?-- disse Kish. --Ormai dovresti conoscermi dolcezza. Forza, fuori la verità oppure ti tengo così per tutta la notte, e sai che ne sono capace.--

Il cuore della ragazza perse un colpo.

--No, io dico di no: ti annoieresti troppo.-- sentenziò, cercando di ostentare una disinvoltura che non possedeva.

--Annoiarmi? Con te a mia completa disposizione?-- insinuò passando un dito leggero sul bordo ricamato in raso della scollatura.

--Kish!-- esclamò lei, il corpo irrigidito dalla tensione.

Quello sogghignò. --Tranquilla dolcezza, mica ti faccio del male...--

--Se te lo dico mi lasci in pace?-- domandò allora.

--No.--

--E allora che te lo dico a fare?--

Lui ci riflettè un secondo, poi si strinse nelle spalle. --Ti lascio in pace per stasera.--

La ragazza finse di pensarci su, poi sospirò. --Non costringermi a dirtelo, ti prego...--

--Vuoi restare qui tutta notte? Guarda che a me va benissimo...--

L’alieno si avvicinò. Le sue labbra le scivolarono addosso, accarezzandole il profilo del viso per poi tentare di baciarla. Ma, come succedeva spesso ultimamente, a quelle labbra non arrivò mai.

Quando la guardò di nuovo era visibilmente contrariato. --Mi spieghi perché non ricambi mai?--

--Uffa!-- sbuffò Iris. --Ma quante cose vuoi da me nello stesso momento?--

--Tutte.--

Stava per tentare di baciarla di nuovo, quando Tart apparve nella stanza.

--Quindi siete qui.-- commentò quando li vide. --Non è che ho interrotto qualcosa, vero?--

--Effettivamente...-- ammise Kish sorridendo. --Le stavo facendo un terzo grado coi fiocchi!--

--Ehi, guarda che non ti conviene con Pai nei dintorni, eppure dovresti saperlo.-- gli ricordò il fratellino.

--Accidenti a quel guastafeste!-- imprecò l’altro tra i denti, poi si rivolse alla sua prigioniera. --Dolcezza, ti offendi se per stasera ti lascio in pace?--

--Assolutamente no!-- rispose la fanciulla trillando.

Lui scosse la testa ma la lasciò andare. I tre tornarono insieme nella sala de caminetto.

--Alla buon’ora!-- li riprese Ryan contrariato. --Ma dove eravate finiti?--

Quelli si strinsero nelle spalle.

--In ogni caso la festa è finita.-- disse Pai rivolgendosi ai fratelli. --È ora di andare.--

I due annuirono e salutarono tutti velocemente. Senza farsi vedere, Kish diede un veloce bacio sulla guancia a Iris e le sussurrò: --Non disfare le valigie quando torni a casa, dolcezza.--

Lei gli sorrise e scosse la testa, per niente sopresa.

Poi i tre alieni si misero tutti vicini e aprirono un passaggio dimensionale. Prima di attraversarlo, però, Pai notò un leggero luccichio che traspariva impercettibilemente da un abito di seta bianca e da una piccola scatoletta di velluto nero che teneva in mano uno dei suoi fratelli. Aggrottò le sopracciglia e si ripromise di fare analisi approfondite. Perché aveva un sospetto...

 

ANGOLETTO!

Sono di poche parole oggi… vi è piaciuto? Spero di sì!!! Un bacio,

Clarisse

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Capitolo 14
*** Ipersensibile ***


Ciao! Allora, anche oggi sarò breve perché non ci sono recensioni, ma io spero comunque che lo scorso capitolo vi sia piaciuto! =) beh dai vi lascio subito alla lettura!

 

Ipersensibile

Pai se ne rimase chiuso nella sala computer per parecchi giorni dopo la festa di Natale.

Ne uscì solo per dieci minuti, il tempo di chiedere a Tart di passare alla villetta in montagna per rubare i nastri di sorveglianza.

--Tanto le ragazze se ne sono già andate, quindi non avrai problemi.-- gli disse.

Per le innumerevoli ore successive non si fece più rivedere. Poi...

--Kish! Vieni qui per favore!--

--Eccomi! Che cosa vuoi?--

-- Oh, niente, solo mostrarti una cosetta.--

Kish si mise in guardia ma seguì obbediente il fratello. Quando entrò nella sala ci mancò poco che non gli cedettero le ginocchia: il grande computer al centro della sala era acceso e sul monitor scorrevano inesorabili i fotogrammi che lo ritraevano con Iris, quando erano nella sua camera.

--Vuoi spiegarmi, per favore?--

L’altro sospirò, mentre la sua mente lavorava frenetica per piantare una scusa plausibile. --Senti, non stavamo facendo nulla, davvero! Solo mi sembrava strana e volevo che mi dicesse se aveva qualcosa che_--

--Non sto parlando di questo.-- lo interruppe il fratello con uno sbuffo. --Deduco quindi che tu non abbia notato nulla...--

--Cosa avrei dovuto notare, scusa?--

Pai si avvicinò al computer e bloccò il filmato per poi ingrandirne un fotogramma.

--Adesso noti qualcosa?--

Kish si avvicinò a sua volta e osservò con attenzione l’immagine. Il suo sguardo si soffermò su un impercettibile filo di luce che filtrava tenue dalla stoffa dell’abito, esattamente sopra la sua spalla. Sapeva cosa c’era lì. C’era quel simbolo che assomigliava al graffio di un gatto… o a quello di una tigre, solo in miniatura.

--Ma che cos’è?--

--Hai già aperto quella scatolina che ti ha regalato?--

--Non ancora, mi aveva chiesto di aspettare. Come mai?--

--Ho bisogno di sapere che cosa contiene. Potrebbe essere fondamentale.--

L’altro si mosse, a disagio. Non gli erano mai piaciute le incognite.

--E va bene.-- acconsentì infine. --Poi però mi spieghi tutto, d’accordo?--

--Certo. Chiama anche Tart mentre torni indietro.--

Kish annuì, poi si incamminò verso la sua stanza.

Non aveva più pensato a quella sera, ma non si era dimenticato della scatoletta. Semplicemente, qualcosa l’aveva trattenuto dall’aprirla. Ma era ora di sciogliere i dubbi. Tart sbucò proprio in quel momento.

--Pai ti aspetta in sala computer. Io prendo una cosa e vi raggiungo subito.-- disse al fratellino.

--Ci sono problemi?--

--Non ne sono sicuro.--

Il bambino non aggiunse altro e si avviò.

Kish si affrettò ad andare nella sua camera e a prendere la scatoletta che stava sul suo comodino. Esitò solo quando tornò davanti alla porta del laboratorio. Aveva fatto una promessa, la promessa di non rivelare chi gli avesse dato qualunque cosa ci fosse dentro, chissà perché poi. Ma lui non aveva rivelato, era stato scoperto. E suo fratello non avrebbe mai ficcato il naso nei suoi affari se non fosse stato importante… così aprì la porta e mostrò la scatoletta.

--Aprila.-- gli intimò Pai.

Lui esitò ancora. Ma infondo quei due non c’entravano nulla con quella storia: era un regalo esclusivamente suo. Tuttavia obbedì e tolse delicatamente il fermaglio che la chiudeva. Ne scivolò fuori un biglietto che diceva:

“So che non basterà mai, però... forse può aiutare.”

Dentro la scatoletta, posato sopra un cuscinetto di raso, c’era una piccola provetta di vetro. Dentro il vetro luccicavano due gocce. Due gocce d’Acqua Cristallo.

Rimase immobile.

--Allora? Che cos’è?-- gli chiese Tart riportandolo alla realtà.

L’alieno porse la provetta ai fratelli.

--È il campione di AcquaMew che ho perso il giorno della battaglia contro Profondo Blu. Pensavo che si fosse rotta, invece...--

--Invece l’aveva lei.-- completò Pai. --La usava per trasformarsi prima che Ryan le costruisse il ciondolo.--

“Da quanto tempo è che starà elucubrando questa teoria?” si chiese l’alieno dagli occhi d’oro.

--Ho revisionato i dati della prima volta che ci siamo scontrati ed è saltato fuori che era l’energia dell’Acqua Cristallo e interferire con le nostre telecamere. È successo anche alla villa: i nastri di sorveglianza sono danneggiati e non si sente l’audio.-- terminò Pai.

“Non tutto il male vien per nuocere...” riflettè Kish: almeno il fratello non sapeva quello che si erano detti.

--Ma non è possibile!-- esclamò Tart all’improvviso. --Le MewMew non si possono trasformare con l’Acqua Cristallo, possono solo utilizzarne il potere con quel loro strano scettro!--

--Esatto!-- confermò Pai, e improvvisamente si mise a saltellare. --È meraviglioso! Capite? Significa che Iris è ipersensibile all’AcquaMew, e reagisce leggermente senza essere emotivamente stressata a una minima quantità di quella sostanza!--

I due ci misero un secondo per assorbire l’informazione.

--Cosa vuoi fare, adesso?-- chiesero in coro al fratello.

Quello sorrise. --Estremamente semplice: la prendiamo, la usiamo per trovare l’Acqua Cristallo e poi ce ne andiamo.--

Tart annuì, entusiasta di poter salvare così in fretta il loro pianeta.

Kish invece chinò la testa. Sapeva che se avessero fatto una cosa del genere a Iris, lei ne sarebbe rimasta distrutta sia perché aveva involontariamente aiutato i loro nemici sia perché il resto del Mew team l’avrebbe odiata. Voleva salvare casa sua, ma la sola idea di mettere la Mewtigre in quello stato gli dava la nausea. E poi il solo pensiero di farle del male…

Qualcosa dovette trasparire dalla sua espressione perché Pai gli rivolse uno sguardo comprensivo.

--Facciamo un patto.-- gli propose. --Tu me la porti qui e poi quando abbiamo finito te la puoi tenere. Cosa ne dici?--

L’altro sobbalzò. Portarla via con sé avrebbe risolto tutti i problemi in un colpo solo. Sorrise spavaldo.

--Ci sto.--

*****

Le MewMew erano riunite a casa di Iris per un pigiama-party in vista della fine delle vacanze.

--Uffa!-- si stava lamentando Strawberry. --Non ho voglia di tornare in quella gabbia di libri!--

--Guarda che è inutile che continui a ripeterlo.-- le ricordò Mina, ormai esasperata.

--Lo so, però...--

--Ci date un taglio tutt’e due per favore?-- gridò loro Iris dalla cucina. --Non vorrete rovinarvi il piacere dello spuntino di mezzanotte!--

La ragazza posò sul tavolo un vassoio con una brocca di latte caldo, sei tazze, un enorme piatto di biscotti al cioccolato e una scodella con dei biscottini per i Sky e Miki.

Dopo lo spuntino le ragazze decisero di smaltire le calorie con una bella maratona di cuscinate a spese del pavimento, che fu coperto di piume per l’ennesima volta.

--Ooops!-- strillarono tutte in coro guardando il disastro che avevano combinato. Lo ripetevano sempre, dopo ogni battaglia.

--Mi sa che dovremo pulire domani...-- commentò Pam. --Senti Iris, sei sicura che non sia un problema? Voglio dire, facciamo da te tutti i pigiama party e offri sempre vitto e alloggio, latte e biscotti, cuscini...--

--Tranquille!-- disse la ragazza con un cenno di noncuranza. --Mi fa piacere avervi qui.--

--Sì, questo lo sappiamo.-- annuì Straberry. --Però non vogliamo disturbare! Siamo sempre qui a distruggere i cuscini e a riempire il pavimento di piume, e poi a te tocca pulire e ricomprare tutto... insomma, non è giusto!--

--Sentite, ma perché dalla prossima volta non facciamo che ognuna porta la sua parte?-- propose Lory. --Voglio dire, una i cuscini, l’altra i biscotti e così via!--

Tutte quante annuirono con vigore.

--Ah, senti Iris, dove li prendi i tuoi bellissimi pigiami?-- chiese poi Mina scoccando un’occhiata gelosa alla sottoveste di seta nera che l’amica indossava.

--Scusa.-- disse quella. --Sono regali che mi faceva mia mamma quando ero piccola: mi beccava sempre a guardare quelle che teneva nel suo armadio e allora me ne ha prese un sacco. Sapeva che mi sarebbero sempre piaciute.--

Le altre sorrisero comprensive. Improvvisamente Masha spuntò da sotto il cuscino di Strawberry, tremando come faceva sempre quando c’era un pericolo.

--C’è un Chimero! Attacco, attacco!--

Pam prese il piccolo robottino tra le mani e chiese seria: --Dove?--

--Vicino, vicino! All’entrata del parco!--

Le MewMew corsero sul terrazzo, dove avrebbero potuto vedere il punto esatto e guardarono nel punto indicato da Masha. Bagliori di luce s’irradiavano nel cielo come fuochi d’artificio, non troppo lontano da loro.

--Muoviamoci, ragazze! Mewberry...--

--Mewmina...--

--Mewlory...--

--Mewpaddy...--

--Mewpam...--

--Mewiris...--

--METAMORFOSI!--

Sei raggi di luce illuminarono a giorno la notte. Sei lampi di colore saltarono dal terrazzo e cominciarono a correre sui tetti delle case, veloci come quell’essere speciali permetteva loro. Pochi secondi dopo, sei ragazze atterarono con grazia davanti ai cancelli del parco. Rincominciarono a correre, ma più lentamente e si guardavano attorno con attenzione, muovendosi rapide per evitare trappole, gli occhi pronti a cogliere il minimo segno di pericolo.

Improvvisamente, un paio di occhi blu guizzarono su un cespuglio, e la ragazza si fermò. Diede una seconda occhiata, più attentamente. Poi saltò in avanti, fulminea, e atterrò morbida esattamente di fronte al resto del gruppo.

--Ascoltate...-- sussurrò.

Le MewMew socchiusero gli occhi e tesero le orecchie per udire ogni rumore. Dapprima fu il nulla... poi un ringhiare sordo e basso, il suono lieve di zampe soffici che si posavano sull’erba invernale.

--Dannazione, è una trappola!-- imprecò Mewpam riaprendo gli occhi di scatto.

 Le sei saltarono subito indietro di almeno una decina di passi.

Ora i cespugli che le prima le stavano circondando tremavano, e da essi emersero in fila cinque Chimeri. Assomigliavano a delle volpi e avevano tutti due code, lunghi artigli, zanne affilate e dorsi coperti da aculei appuntiti, ma erano tutti di colori diversi: rosa, azzurro, verde, giallo e viola. Se le ragazza non si fossero spostate ora sarebbero esattamente nell’anello formato dalle creature.

Dal nulla, apparve Kish.

--Siete state veloci stasera, ragazze. Meglio per me, temevo di dover aspettare che arrivaste tutte!-- commentò.

Mewberry drizzò la schiena. --Tu scegli sempre il momento sbagliato: avevamo un pigiama party.--

--Già, una vera sfortuna. In ogni caso-- annuì l’alieno, e indicò i Chimeri. --Ce n’è uno per uno. Scegliete pure, non mi offendo se sbagliate i colori.--

--Hai disimparato a contare?-- ironizzò Mewmina. --Noi siamo sei.--

--Sei tu quella che non sa contare. Oppure mi hai preso per un alleato?--

--A Kish ci penso io.-- si offrì Mewiris. --Voi sistemate questi cosi che poi ce ne andiamo, dobbiamo ancora finire il pigiama party.--

Le altre annuirono e cominciarono a combattere, mentre lei saltava agile sul ramo di un albero all’inseguimento del’alieno che stava fuggendo nella vegetazione.

--Che fai, scappi?-- gli chiese.

Lui non le rispose ma si fermò sotto un albero più grande dove si era formato un piccolo spiazzo privo di alberi, un po’ lontano dal sentiero principale dove si stava svolgendo il grosso della lotta. Mise mano ai suoi Sai.

--Balliamo, dolcezza?-- propose.

--Ventagli di Iris...-- sussurrò lei, e le armi le apparvero tra le dita. Annuì. --Balliamo.--

Si scagliarono l’una contro l’altro contemporaneamente e dall’incrocio di lame e gemme scaturì una pioggia di scintille argentate.

Mewiris notò subito che qualcosa non andava: i colpi del nemico infatti miravano all’impugantura dei ventagli, non a lei. Cambiò subito la strategia, tenendosi cautamente sulla difensiva. Sollevò le iridi blu e lo guardò negli occhi. Li vide accesi e decisi, ma soprattutto concentratissimi. La sensazione che di essere stata raggirata si rafforzò e la distrasse. Sentì il freddo di una delle lame penetrare tra il ventaglio e il palmo graffiandola e il dolore, seppur lieve, la spinse a lasciare la presa. L’altra mano si aprì istintivamente per proteggere la ferita, sebbene superficiale.

Kish agì fulmineo e si teletrasportò a pochi centimetri da lei…

*****

Pam menò un colpo della frusta per tenere a distanza il Chimero viola che la incalzava. Qualcosa in quella situazione non quadrava, glielo ululava il suo istinto. Quell’attacco era stato così allo sbraglio… immotivato. Qual’era il punto di ingaggiare uno scontro, se poi se la filava e a Iris toccava pure inseguirlo nel bosco… no, decisamente qualcosa non quadrava.

Lanciò uno sguardo alle sue compagne, tanto per assicurarsi che fossero a posto. Le ragazze erano tutte impegnate nei loro scontri, ma niente di troppo serio. I mostri erano veloci e non si riusciva a liberarsene facilmente, ma per il resto non erano un grosso pericolo.

In quel momento si accorse che non riusciva a vedere Iris, né riusciva a sentire i rumori del suo scontro. Iris era lontana da loro, non poteva aiutarle… né essere aiutata in caso di difficoltà.

--MALEDIZIONE!-- imprecò capendo la trappola.

*****

--Scusa.-- le disse subito Kish sorridendo. --Non volevo farti del male.--

Le prese la mano e controllò il taglio. --È solo un graffio, e non sanguina neppure. Che fortuna, eh?--

“Ma che diamine, prima mi colpisce e poi fa il premuroso?” si chiese la ragazza. Fu allora che qualcosa cambiò.

Iris sentì il suo respiro caldo sulla pelle e la testa prese a girarle piano, mandandola in confusione. Non parlò. L’alieno la guardò dritto negli occhi e si fece più vicino, costringendola a respirare il suo profumo. La spinse leggermente indietro, lasciando che appoggiasse la schiena alla corteccia dell’albero. Sorrise ancora incatenando il suo sguardo d’oro a quello blu stellato. La ragazza sentì la testa girare più forte e si portò una mano alle tempie, sentendosi come se fosse ammalata. Ma la pelle era fresca. Cercò di chiudere gli occhi e scoprì di non riuscirci tanto quei vortici d’oro la inchiodavano.

“Cosa mi succede?”

Kish fece eco ai suoi pensieri. --Che ti succede? Sei stanca dolcezza?--

Stanca? Poteva essere stanchezza quella sensazione che le faceva girare la testa al punto da confonderle cielo e terra? L’alieno la strinse di più a sé chiudendole le braccia dietro la schiena. Iris si abbandonò a quell’abbraccio caldo senza poterlo evitare: non riusciva più a reggersi in piedi. Respirò ancora quel profumo candido; sapeva di pulito ed esotico, ma era forte, molto.

--Dolcezza, se sei così esausta perché non dormi un po’?--

La voce si era fatta insinuante e persuasiva, l’oro degli occhi roteava più forte. Dormire, riposarsi... in fondo, perché no? Ma qualcosa dentro di lei tremava, tenendola sveglia, una sensazione di trappola e di pericolo.

--Ci sono io qui. Sei al sicuro.--

La voce si era fatta decisa, quasi imperiosa. Ma ancora non riusciva a farle chiudere gli occhi. Sentì le forze venire meno e le gambe non la ressero più. Cadde lentamente in ginocchio, con Kish che l’accompagnava delicatamente sull’erba senza liberare lo sguardo.

--Dolcezza, così mi fai preoccupare... coraggio, riposati. Vedrai che dopo starai meglio. Andrà tutto bene.--

La voce era tutto fuorchè preoccupata, ma suadente e dolce come una ninna-nanna. La sensazione di pericolo colpì di nuovo, ma ormai lei non riusciva più a resistere. Cedette alle lusinghe e chiuse gli occhi, rapita immediatamente dall’incoscienza.

Kish sorrise soddisfatto e la prese in braccio con delicatezza, poi aprì un passaggio dimensionale.

In quel momento ci fu un colossale lampo di luce e le altre MewMew irruppero nel minuscolo spiazzo. Le cinque, schierate automaticamente in fila, non poterono neppure reagire. Videro l’alieno oltrepassare il varco con la loro compagna svenuta in braccio. Mewpam tentò di bloccarlo con il Fiocco d’Enegia, ma il portale si richiuse e la frusta schioccò a vuoto, avvolgendo l’aria.

 

ANGOLETTO!

E rieccomi! Le cose si stanno facendo movimentate… cosa ne pensate del regalo di Iris? Secondo voi, cos’ha in mente Pai? Vipregovipregoviprego mi lasciate una recensione??? Anche piccia piccia…

Un bacio,

Clarisse

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Capitolo 15
*** Taken ***


Eccomi qua! Sono io o sembra una vita che non aggiorno? Boh probabilmente sono io… queste giornate sembrano non finire mai! Dai che adesso c’è il capitolo nuovo!

Mommika: ciao bella! Dai tranquilla per le recensioni. Anzi, sono io che ti devo ringraziare perché spesso sei l’ultima che mi fa sentire a parole tutto il sostegno che mi dai! Ti sei divertita in vacanza? Questo nuovo capitolo chiarirà un po’ il piano di Pai, che sembrerà un po’ crudele… ma non giudicarlo male, ha le sue ragioni! Poi fammi sentire che ne pensi, ok?

Taken

Kish riapparve nella sala centrale e ci mancò poco che facesse venire un infarto a Pai.

--Rieccomi.-- annunciò. --Ci ho messo troppo?--

--No, sei stato veloce.-- gli rispose il fratello incredulo. --Solo, non credevo che ce l’avresti fatta al primo colpo e tutto intero! Pensavo che saresti tornato ferito dopo circa una quarantina di tentativi e con lei che si dimenava a più non posso!--

--E allora lo vedi che miglioro, caro il mio scettico?-- si pavoneggiò lui, tutto inorgoglitosi. --La porto in camera mia, tanto non sente nulla finchè è sotto ipnosi quindi è inutile cominciare subito.--

--D’accordo, ma chiamami non appena si sveglia.--

--Sì, sì!--

Nella sua stanza, appollaiato sulla scrivania, c’era Tart.

--Ero certo che ce l’avresti fatta!-- gli disse non appena vide la MewMew.

--E meno male.-- rispose l’altro. --Perché Pai era molto pessimista.--

--Beh, ovviamente!-- il bambino tacque per un secondo, poi riattaccò a parlare. --Sai che non me la ricordavo così carina?--

Il fratello gli lanciò un’occhiata obliqua.

--Sì, insomma...-- riprese lui stringendosi nelle spalle. --Non so come spiegarti, ma mi sembra diversa. Si vede che avere una cotta le fa bene...--

--Come sarebbe a dire una cotta?! Per chi?-- inveì l’altro.

Lei… una cotta?! Ma non l’aveva mai vista frenquentarsi con nessuno… beh, a parte quell’Eric con cui parlava ogni tanto… ma l’aveva sempre evitato come la peste! Oppure lo evitava prorpio a causa della cotta? Fu Tart ad interrompere queste elucubrazioni mentali.

--Kish, ma sei cieco o cosa? Questa qui ha una cotta per te! Come hai fatto a non accorgertene?--

--Una cotta... per me?-- lei… una cotta… per lui?

--Mamma mia, allora sei proprio scemo!-- sbottò Tart infastidito. --Come fai a non arrivarci da solo?--

--Io... non so, non pensavo che... che lei potesse...--

--Guarda che ho detto che ha una cotta, non che è innamorata.-- gli ricordò immediatamente il piccolo. Non voleva che il fratello si facesse illusioni.

--Oh... giusto. Solo una cotta. Niente di serio.--

--Niente che deve mettersi in mezzo per il momento. Quando questa storia sarà finita potrete parlarne più seriamente. Ma credo che tu le piaccia un pochino, altrimenti non saresti riuscito a ipnotizzarla.--

--Hey, questa è un’offesa alle mie abilità però!-- ribattè Kish mettendo su un falso broncio tenerissimo.

--Andiamo, guarda in faccia la realtà!-- sbottò Tart esasperato dalla cecità sentimentale del fratello. --Con – accidenti, vorrei avere un altro esempio – con Strawberry ci hai provato un sacco di volte e sempre picche perché quella era innamorata di qualcun altro, lei invece si lascia coccolare e al primo tentativo ti sviene tra le braccia! La cosa dà da pensare, no?--

Kish riflettè su quello che lui stesso aveva notato quella sera a Natale, di come aveva pensato che si comportasse in modo strano, poi abbassò lo sguardo sulla ragazza mentre la stendeva sul letto. Aveva gli occhi chiusi e respirava piano, con un leggero affanno; forse aveva gli incubi. Le posò una mano sulla spalla e le accarezzò la pelle fresca.

--Qualunque cosa ti preoccupi, è solo un brutto sogno.-- le sussurrò a mezzavoce.

--Sembra così dolce...-- commentò Tart. --È dura da credere che una così condivida il DNA con una tigre bianca, non è vero?--

--Non è così difficile.-- lo contraddisse il fratello. --Pensa a quando ci ha invitati alla festa di Natale; credo che nessun’altra di loro avrebbe osato affrontare Ryan in quel modo. Oppure basta ricordarsi che ci ha regalato l’Acqua Cristallo. Non è così innocua come sembra.--

--Ancora non ho capito perché l’ha fatto.-- pensò il ragazzino.

--Cosa?--

--Darci l’AcquaMew. Voglio dire, non può non aver pensato a tutti i guai che avrebbe potuto avere con le altre MewMew o a quello che sarebbe potuto succedere a lei se noi avessimo scoperto che effetto le faceva. Eppure...-- e lasciò la frase in sospeso.

--Intendevo proprio questo.-- si spiegò Kish. --Lei ha la forza di imporsi sulle sue paure e fare ciò che ritiene giusto. Non è una cosa da poco.--

L’altro annuì concorde.

E fu in quel momento che l’alieno dagli occhi d’oro capì. Capì il motivo del regalo e della promessa che gli aveva chiesto… si era permessa tanto perché aveva contato su di lui. Contava che lui l’avrebbe protetta…

--Tra quanto si dovrebbe svegliare?-- chiese il bambino per cambiare argomento.

--Non so, ma non troppo. Direi tra poco, o mezz’ora al massimo, l’ipnosi non era fatta per durare a lungo.--

Ma Mewiris si stava già svegliando.

Le palpebre le tremarono piano, poi i suoi occhi blu si aprirono di scatto e il respiro aumentò il ritmo di colpo. La ragazza si portò una mano sotto la gola, cercando di prendere fiato come se avesse appena urlato. Si guardò intorno, disorientata.

--Dove sono?-- chiese ai due alieni vicino a lei con voce sottile. Negli occhi spumeggiava la paura per il disorientamento che sentiva in testa.

Fu Tart a rispondere, togliendo il fratello dall’imbarazzo. --Sei al nostro rifugio, in un’altra dimensione molto vicina a quella del vostro universo.-- spiegò. --Ti abbiamo ipnotizzata per portarti via.--

--Sì, mi ricordo l’ipnosi...-- mormorò lei debolmente, e Kish si avvertì un’ondata di meschinità e senso di colpa. --Ma non capisco. Perché mi avete presa?--

--Abbiamo bisogno dell’Acqua Cristallo, così abbiamo pensato di usare te per trovarla perché sei più sensibile delle tue compagne.--

--Oh... quindi l’avete scoperto...-- sospirò, e distolse lo sguardo. --E come avete intenzione di farmelo evocare?--

Nessuno dei due rispose. Pochi istanti dopo, Kish si alzò in piedi.

--Meglio che vada a chiamare Pai. Prima iniziamo e prima finiamo.-- disse mentre spariva.

Ora aveva paura. Davvero paura. Ed era ferita. Non era arrabbiata, solo… triste, disillusa. Kish non aveva mantenuto la promessa. La promessa che avrebbe salvato la Terra, e lei. Cosa sarebbe successo ora? Cosa le avrebbero fatto?

Poco dopo, i due alieni apparvero nella stanza.

--Eccoti qui...-- le disse quello Pai lo sguardo.

La prese per un braccio senza troppa delicatezza e sparì con lei. Ricomparvero in una sala dai muri di pietra, ampia, senza mobili o attrezzi nel mezzo. Dal nulla spuntò un Chimero, gigantesco e orrendamente simile a un cobra. L’alieno la mollò di colpo ma lei atterrò con grazia e balzò a distanza di sicurezza dal serpente.

“Che schifo!” pensò mentre evocava i suoi ventagli.

Doveva tenersi sulla difensiva, non poteva permettersi di stancarsi troppo. E quel coso strisciante era veloce, quindi per attaccarlo avrebbe dovuto cogliere il momento che segue l’assalto per poterlo ferire. E doveva stare attenta alla coda…

Il mostro cominciò ad attaccarla con furia, ma lei rispondeva spostandosi rapidissima e quando un salto la portava vicino al corpo filiforme della creatura lo colpiva con un fendente dei ventagli. Il balletto si ripetè per un bel pezzo, e la ragazza era allo stremo. Troppo per schivare il colpo successivo.

E così si ritrovò dolorosamente stretta tra le spire del cobra. Solo allora Pai fluttuò alla sua altezza e le sollevò il mento per costringerla a fissarlo negli occhi.

--Non verranno a salvarti. Non possono.-- le disse. --Non sprecare i respiri a proteggere quella razza. Tanto non sei come loro. Non sei umana.--

Mewiris non rispose e strinse i denti rinchiudendo nella sua gola il grido di dolore che le invadeva il petto per quanto le spire la stringessero. Ma l’alieno pensò che soffrisse a causa delle sue parole, così continuò con aneddoti simili su quanto non fosse umana cercando di ferirla abbastanza da farle evocare l’AcquaMew. Ma lei non sussurrò neppure una parola e la voglia sulla sua spalla rimase normale.

*****

Quella tortura si ripetè per svariati giorni, ciò quello che la ragazza sopportava meno era il duello col cobra. I serpenti non le erano mai piaciuti troppo… certo, erano creature bellissime da lontano, ma essere intrappolata tra le loro spire non era esattamente il suo passatempo preferito.

Quando Pai la riportò in camera dopo l’ennesimo scontro era coperta di lividi, soprattutto sulle braccia e sui fianchi. Non osò toccarli per paura di innescare il dolore e si sedette sul letto, sciogliendo i capelli per pettinarli. A ogni movimento che faceva, fitte dolorose la spingevano a riabbassare il braccio ma lei non rinunciava. In quel momento entrò Kish.

--Ti serve una mano?-- le chiese preoccupato.

--Forse.-- disse la ragazza.

L’alieno tese la mascella per tenere a bada i sensi di colpa. Le prese la spazzola dalle mani e si sedette dietro di lei, cercando di essere il più delicato possibile e stando attento a evitare le orecchie da tigre. Intanto cercava di fare chiarezza sul senso di rimorso che gli attanagliava lo stomaco. Ma in realtà non c’era nulla da chiarire, già sapeva perché si sentiva un verme... perché lei si era dimostrata gentile con lui, e non aveva fatto altro che darle guai. Perché lei aveva rischiato tutto regalandogli l’Acqua Cristallo e lui l’aveva consegnata a quella tortura. Perché lui le voleva bene, mentre lei avrebbe avuto più di un valido motivo per odiarlo.

--Come stai?-- le chiese per distrarsi.

--Bene. I lividi fanno male, ma non è peggio del primo allenamento di pattinaggio della stagione.--

Fredda.

--E dentro?--

--Che ti frega?--

Scostante.

Non riuscì a dire nulla. Non potè. Come avrebbe osato dirle quanto le importasse dato quello che le stava facendo subire? Aspettò.

--Tranquilla.-- disse lei infine. --Solo delusa.--

Onesta.

Incassò il colpo.

Lui la fece voltare per guardarla negli occhi, ma li trovò sereni.

--Sei sicura?-- insistè, ignorando la seconda parte. --Ho sentito quello che ti ha detto Pai. Non so come hai fatto a non piangere. Quando abbiamo detto a Strawberry una cosa del genere è diventata furiosa.--

--Avevate direttamente insultato il suo ragazzo...--

--E non ti hanno minimamente toccata?--

Mewiris si strinse nelle spalle. --Io non sono Strawberry.--

--Oh. Giusto.-- un leggero senso di sollievo gli accarezzò la pelle, alleviando minimamente i rimorsi.

Lei rimase in silenzio, l’atmosfera spezzata solo dai loro respiri. Non ce la faceva più…

--Iris…--

Lo guardò, gelida.

--Mi spiace, davvero. Ma non ce la faccio a vederti così.--

Un lampo, doppio, in quegli occhi meravigliosi: rabbia, e una malcelata soddisfazione il cui motivo gli sfuggiva.

-Dovevi pensarci prima di ignorare quello che ti avevo chiesto.--

Un coltello, dritto nel cuore. L’aveva ferita… ora doveva pagare.

--Iris, per favore. Ti vogliamo bene, tutti e tre. Davvero. Tart ti adora, sei quasi una sorella maggiore per lui. Pai… beh anche lui ti vuole bene a modo suo. Solo che mette la salvezza del nostro pianeta davanti a tutto.--

--… E tu?--

Il pugnale gli venne rigirato nel petto. Le si avvicinò e le prese le mani. Lo sguardo magnetico della ragazza si posò su di lui.

--Io non permetterò che ti venga fatto del male. Odio vederti soffrire.--

Una scintilla d’oro in quegli occhi blu…

--Preferisco vederti pattinare!-- tentò allora di sdrammatizzare.

Un sorriso, piccolo piccolo, affiorò alle labbra della ragazza. Gli fece un cenno più amichevole, poi si alzò e prese un bicchiere dal comodino e lo riempì d’acqua.

Era perdonato.

*****

--Quindi...-- riprese Kish. --Cosa mi stavi dicendo dei lividi?--

--Che non fanno poi così male, anche se sembrano piuttosto brutti.--

--Mmm...-- mormorò lui prendendola per i fianchi e tirandola a sé. --Quindi se stasera mi andasse di giocare con te riuscirei a non farti troppo male, giusto?--

Il bicchiera cadde a terra, frantumandosi in mille pezzi.

--Beh, che ti prende?--

--Ecco... io... credo di aver capito male. Spero di aver capito male.-- sottolineò lei, mentre la sua coda ondeggiava per il nervosismo.

D’accordo che avevano fatto pace, ma da quello al tornare all’attacco in quel modo! Non potevano restare sulla linea d’onda dell’amicizia almeno per un po’?

L’alieno affilò lo sguardo e sorrise, ambiguo come sempre. --Scusa dolcezza, ma hai capito benissimo.--

No, a quanto pare l’amicizia non era contemplabile.

Prima che potesse fare qualunque cosa la spinse sul letto, bloccandole i polsi. Esattamente come aveva fatto la sera di Natale, come se quei due momenti non fossero separati che da un battito di ciglia, sebbene lei fosse trasformata e lui non fosse vestito elegante, sebbene fossero passate settimane.

Kish le si stese accanto, sempre bloccandole le braccia, e le baciò piano la voglia sulla spalla. Con la mano libera le sfiorò la fascetta attorno al collo.

--Perché non ti ritrasformi?-- le propose.

La mente di Mewiris ebbe un guizzo al giorno della lotta, dal quale non si era più ritrasformata, e ricordò cosa indossava prima dello scontro. Arrossì.

--Hem... forse è meglio di no...--

Le sue parole ebbero l’effetto opposto di quello sperato.

--Mi incuriosisci così!-- obiettò l’altro. --Forza ritrasformati, non mi va di minacciarti stasera.--

--Uffa! Il solito prepotente, ho detto di no!--

--Ma io dico di sì! Dai, fa’ la brava.--

La ragazza ci pensò su. In effetti, non era sicura se fosse peggio il corpetto coi lacci e la minigonna o la sottoveste di seta. Decise di accontentarlo, almeno si sarebbe cambiata con della roba pulita prima della trasformazione successiva.

--Va beh, hai vinto. Ma se poi non ti piace guarda che non mi ritrasformo!-- lo avvertì.

--Muoviti.--

Mewiris si concentrò. Il suo corpo venne avvolto da una nuvoletta d’argento che poi venne sostituita dalla sottoveste nera. I capelli tornarono intrecciati, come li portava sempre le sera. Prima che potesse riaprire gli occhi sentì le labbra di Kish sulle sue, e il cuore accelerò i battiti. Le mani le sfioravano avide i fianchi e la gola senza farle male, ma lei non ricambiò né le carezze né il bacio. Però lo lasciò fare, senza tirarsi del tutto indietro, senza muovere i polsi nonostante li avesse liberi. Tenne gli occhi chiusi ma le iridi blu si riempirono comunque di lucide stelle, mentre i muscoli del corpo si rilassavano.

L’alieno si staccò contento: erano settimane che cercava di rubarle un altro bacio! Le sorrise con dolcezza, poi le sfiorò il viso con la punta delle dita, esattamente dove le guance si tingevano di un velo di porpora.

--Carina...-- commentò osservando la sottoveste. --Ma mi piace di più quella azzurro polvere.--

Le mise una mano sulla spalla con la voglia, studiando con gli occhi d’oro quel piccolo segno che significava tutto nella vita di entrambi. Lei rimaneva in silenzio, gli occhi chiusi e il respiro calmo, nonostante il cuore battesse forte per l’emozione. Poteva quasi sentirlo.

--Iris?-- la chiamò.

La ragazza volse lo sguardo verso di lui. --Sì?--

--Ti costa tanto evocare un po’ d’Acqua Cristallo per Pai? Non ce la faccio più, vederti tra le spire di quel Chimero mi fa male come se ci fossi io.--

Lei arrossì, ma gli occhi si fecero tristi. --Non posso farlo. Non perché non voglio, è che non ci riesco, non so come mai. Magari è perché sono in un’altra dimensione: l’AcquaMew è strettamente legata alla Terra e forse persino io sono troppo lontana. O magari è colpa mia. Mi sento sempre così... debole... mi gira la testa, come se non riuscissi a respirare bene. Ma è solo una sensazione.--

Kish le prese il viso e le posò le labbra sulla fronte.

--No, no scotti.-- la informò allontanandosi. --Sei pallida, ma non scotti.--

La ragazza si sfiorò istintivamente la pelle di una guancia. --Quanto pallida?--

--Parecchio.--

Provò ad alzarsi, ma l’alieno l’abbracciò, costringendola a stare distesa. Nella mente di Iris tutto sparì, avvolto da una nebbia di calore e profumo. Socchiuse gli occhi lasciandosi accarezzare la schiena e stringendo i denti per non gemere a causa dei lividi e rovinare tutto.

--Ti fa male?-- chiese l’alieno leggendole nel pensiero.

--No.-- mentì lei, ma la sua voce era un mugolìo sofferto.

Lui la lasciò andare e si tirò su, guardandola contrariato.

--Certo che se ti faccio male anche con un tocco così leggero non si può fare niente stasera...-- sospirò fingendosi esageratamente avvilito.

La ragazza gli sorrise, di nuovo allegra. --Beh, non tutto il male vien per nuocere!--

--Parla per te, dolcezza.--

Risero insieme, poi Kish si ridistese accanto a lei e cominciò ad accarezzarle la gola.

--Dormi un po’, Iris. Si vede che sei stanca. Dormi...--

E la MewMew si addormentò tra le braccia dell’alieno.

Kish, dal canto suo, non riusciva nemmeno a chiudere gli occhi: in quella confortante oscurità che sapeva di sonno si dipingeva ogni volta una ragazza avvolta dalle spire di un serpente gigante, il viso contratto per il dolore e la gola invasa da gemiti. Una visione che non gli ispirava altro che incubi e che lo faceva sentire un traditore, nonostante lei gli avesse detto che era tutto a posto.

Ma poi il sonno lo prese tra le sue onde, senza regalargli gli incubi per questa unica notte.

*****

--Muoviti Tart!--

Gli strilli di Pai si sentivano per tutta la navicella. Il ragazzino aprì la porta, gli occhi ancora annebbiati dal sonno.

--Ma si può sapere che ti prende in questi giorni?-- chiese al fratello sbadigliando. --È ancora mezzanotte! Posso tornare a letto?--

--Scordatelo!-- sbottò quello. --Vai a buttare Kish giù dal letto e prendete quella stramaledettissima smorfiosetta!--

Tart non stette a sentire altro e si teletrasportò immediatamente per ricomparire dopo nella camera di Iris.

--Lo sapevo che eri qui.-- sogghignò rivolto al fratello. --Ho interrotto qualcosa?--

Quello si tirò su, sbadigliando. --Solo il mio sonno. Ma che vuoi, è appena mezzanotte!--

--Desolato.-- rispose Tart. --Ma Pai ha detto di portargli la ragazza.--

--Ma che passa per la testa di quel deficiente?-- brontolò Kish alzandosi in piedi. --Non possiamo semplicemente mandarlo al diavolo? Ho sonno!--

Il ragazzino ridacchiò. --Avresti tutto il mio appoggio, ma ti consiglio di dargli retta. Mi sembrava furioso.--

--Uffa! Ma cosa vuole fare?-- brontolò l’alieno dagli 0cchi d’oro. Possibile, possibile che per una volta che gli capitava un sonno senza incubi veniva privato del piacere di farsi una bella ronfata?

--Ti sembra che possa entrare nella sua testa? Vai a chiederglielo!-- ribattè il piccolino.

--Sì, come no! Non sono così scemo neppure io.-- andare a chiedere informazioni a un Pai furibondo? Non era mica un suicida!

--Allora muoviti! Io torno di là e gli dico che tu sei andato a prendere la MewMew.--

Il ragazzino sparì e Kish si sedette di nuovo sul letto. Ma perché a suo fratello dovevano venire in mente idee che gli facevano perdere il sonno? Sospirò rassegnato e svegliò Iris scuotendola dolcemente per una spalla.

--In piedi dolcezza.-- le disse.

Lei aprì gli occhi e si tirò su con cautela, attenta a non sforzare i muscoli doloranti. Si guardò intorno e poi scrollò la testa per uscire definitivamente dalla nebbia di sogni che sentiva in testa.

--Ma che succede?-- chiese intontita.

--Vai a capire!-- esclamò l’alieno. --Pare che ci sia da ballare, quindi è meglio se ti ritrasformi.--

Lei alzò gli occhi al cielo. --Ho capito, addio nottata di sonno.-- “Almeno niente incubi!” aggiunse tra sé e sé.

--Mewiris... METAMORFOSI!--

I nastri d’argento esplosero dal nulla disegnando fasci di luce sulla sua pelle. La treccia si sciolse con morbidezza e i capelli vennero pettinati nella solita acconciatura mentre la sottoveste nera venne sostituita dal solito completino candido; i lacci del corpetto si strinsero con delicatezza sulla pelle, la minigonna a petali sbocciò da una nuvoletta vaporosa e le fascette di raso le cinsero elegantemente il collo, le braccia e la gamba sinistra.

Mewiris respirò a fondo e sollevò la testa, gli occhi blu scintillanti come zaffiri. Le piaceva la sensazione di pace e forza che la tigre dentro di lei le ruggiva nel petto. Arrossì appena quando si accorse di quello che colorava lo sguardo di Kish, un po’ troppo simile alla golosità per i suoi gusti. Si schiarì la gola e si mise a fissare la porta, aspettando che l’altro si ricomponesse.

--Vogliamo andare?-- chiese per spezzare il silenzio.

--Veramente io preferirei tornare a letto..-- confessò l’alieno, irritandola di parecchio con il suo tono ambiguo. --Ma credo che sarebbe l’equivalente di una condanna a morte, quindi sì, andiamo.--

Le prese i polsi con una mano e glieli strinse dietro la schiena senza troppi complimenti.

--Ahi!-- si lamentò la ragazza. --Mi fai male!--

--Scusa dolcezza, ma Pai non approverebbe la mia delicatezza nei tuoi confronti. Facciamogli credere che tu sei il mio giocattolo, ti va?--

Lei cercò di divincolarsi. --Io non sono un giocattolo!--

--Oh, sì che lo sei tesoro! Quindi fa’ la brava.--

Iris provò un’ondata di fierezza ma decise di abbandonare la testardaggine di disubbidirgli. --Oh, ma sai che sei lunatico?--

--Me lo dicono tutti... ti dà fastidio?-- l’alieno si nascose sotto una voce indifferente, ma in realtà se ne preoccupava davvero.

--No, a meno che non diventi violento... come adesso!--

--Su, piantala di fare storie e lasciami recitare. Pronta?--

--Sì, come no...--

Lui la trascinò con sé nel teletrasporto per poi lasciarla cadere senza la minima delicatezza sul pavimento freddo della sala centrale.

--Te la sei presa comoda vedo...-- lo apostrofò Pai non appena i due apparvero.

--Ha fatto storie.-- rispose Kish scrollando le spalle con il solito menefreghismo.

--Beh comunque non importa. Muoviamoci, non voglio fare troppo tardi.-- rispose il maggiore con freddezza, evitando accuratamente di guardare la MewMew negli occhi.

--Dove si va?-- chiese Tart con una nota di timore malcelata nella voce.

--A mettere la parola fine a questa patetica storia.--

I quattro oltrepassarono un passaggio dimensionale e ricomparvero sulla cima di un grattacielo, un terrazzò ampio che confinava con tetti simili, tutti ugualmente in rovina.

Mewiris si guardò intorno, cercando di riconoscere il luogo, ma una corda si avvolse attorno ai suoi polsi, bloccandoglieli dietro la schiena, così saldamente che quasi le fermava la circolazione. Cercò di liberarsi, ma qualcosa la colpì dietro la testa con violenza, spingendola in ginocchio e confondendo cielo e terra per qualche istante.

--Cosa vuoi fare?-- sentì chiedere Tart, la voce improvvisamente spaventata.

--Vediamo quanto ci mettono le sue amiche a salvarla.-- fu la risposta di Pai, troppo ferma e indifferente per non suggerire il peggio.

La scossa elettrica arrivò inaspettata, dolorosissima. Cento volte peggio del cobra. Sentiva i muscoli tendersi quasi fino a lacerarsi, le convulsioni impossibili che minacciavano di spezzarla, le scariche intense che le correvano sulle pugnalandola con migliaglia di impercettibili aghi. La ragazza non potè non gridare.

ANGOLETTO!

AIUTO! Iris mi vuole attaccare, dice che gliene faccio passare troppe… altro che tigre, la dovevo incrociare con un criceto!!! Uuuh ma quante cose che sono successe in questo capitolo! Per favore non giudicate troppo male Pai, ha le sue ragioni poveraccio. Neanche Iris ce l’ha con lui (ce l’ha con me però!). Fatemi sapere cosa pensate, è molto importante per me! Un bacio,

Clarisse

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Capitolo 16
*** Il cuore di Kish ***


Eccoci qui! Allora, non ci sono recensioni perciò vi lascio subito al capitolo, ok? Che, fra parentesi, è uno dei miei preferiti! Spero piaccia anche a voi.

 

Il cuore di Kish

Strawberry si girò dall’altra parte del letto, premendosi il cuscino sulle orecchie per non sentire quello strano bip che disturbava il suo bellissimo sogno. Sbattè una mano sul comodino e il suo cellulare cadde a terra, smettendo finalmente di squillare. Lei tirò un sospiro di sollievo, ma la pace non durò a lungo. Un trillo, più acuto, più insistente e più vicino, le risuonò nelle orecchie.

--Strawberry, Strawberry!-- chiamava una vocina meccanica e accorata.

La ragazza si tirò su, piuttosto scocciata. --Cosa vuoi Masha?--

--Pericolo, pericolo! Alieni, alieni!-- annunciò il robottino con preoccupazione.

--Cosa?--

--Pericolo, pericolo! Alieni, alieni!-- ripetè quello svolazzando frenetico a destra e a sinistra.

--Dove, Masha? Chi?-- domandò la MewMew spaventata dall’irrequietezza dell’affarino, bloccandolo tra le mani.

Per alcuni secondi il bip si fece frenetico, infine la risposta. --Vicino alla Torre di Tokyo. Mewiris... Mewiris è in pericolo, Mewiris è in pericolo! Alieni, alieni!--

Starberry imprecò e raccolse il telefonino da terra, scorrendo il display; l’ultima chiamata senza risposta era di Ryan. Prevedendo la sgridata, lo richiamò.

--Accidenti a te!-- esplose una voce maschile in risposta. --Perché diamine non rispondi quando ti chiamo?--

--Forse perché è notte. Magari non lo sai ma a quest’ora gli esseri umani dormono!-- sbottò lei offesa, dimenticando la stanchezza.

--Beh, gli alieni invece sembrano soffire d’insonnia! Muoviti!-- ribattè Ryan. --Ci vediamo sul posto!--

--Sì, sì sto andando! Le altre?--

--Sono già sulla strada. Fate in fretta, dannazione!--

La ragazza riattaccò il telefono, il respiro e il cuore avvelenati dall’agitazione e dal nervosismo. Si costrinse alla calma e riprese il controllo.

--Mewberry... METAMORFOSI!--

In tutta quell’agitazione ci furono pochi secondi di calma. La ragazza sorrise mentre mentre baciava la sua medaglietta. Avvertì le labbra farsi più piene, i capelli allungarsi e accorciarsi di fronte al viso. Il fisico veniva fasciato da un body elastico rosa dal quale spuntava una gonna a palloncino, sulle gambe comparvero gli stivali alti. Le mani si guantavano di rosso mentre delle fascette si avvinghiavano alle braccia, al collo e alla gamba. Orecchie e coda fecero la loro comparsa seguite da due fiocchetti, uno sul polso e l’altra sulla coda.

La MewMew sgusciò agile dalla finestra e si lanciò in corsa sui tetti delle case. E intanto pensava.

“C’è qualcosa che non torna...” si disse.

Gli alieni avevano rapito Iris quasi una settimana prima, e in quei giorni c’era stata calma piatta. Ora rieccoli all’improvviso, a minacciare i microcircuiti di Masha cercando di uccidere la loro compagna. Non aveva senso: avrebbero potuto togliere di mezzo Iris mille volte e invece avevano deciso di tentare l’impresa con loro in campo. Non che le dispiacesse sapere che la sua amica fosse viva e vegeta, ma il suo sesto senso felino la stava avvisando del pericolo. Comunque non c’era nulla da fare: trappola o non trappola, se non fossero andate Iris sarebbe morta di sicuro.

La Torre di Tokyo apparve di colpo, svettante come una lancia tesa verso le stelle. Alla sua base riposavano dei grattacieli piuttosto vecchi, ormai in rovina. Un tempo erano stati hotel di lusso, ma poi il turismo era diventato troppo caotico nei dintorni ed erano stati abbandonati. Dovevano essere abbattuti da anni, ma il governo era riluttante a chiudere un’area di attrazione come quella per buttare giù gli edifici diroccati. In ogni caso, dato che la Torre necessitava di una rinfrescata alla vernice si era deciso di approfittare di quei lavori per radere al suolo i vecchi grattacieli. Ma il progetto sarebbe stato avviato solo d’estate, quando la maggior parte dei turisti si radunava in spiaggia.

Una saetta baluginò sui tetti, catturando gli occhi rosa della ragazza. Mewberry lanciò uno sguardo a Masha, e una volta ottenuta la conferma dal robottino si lanciò in quella direzione saltando agile di tetto in tetto il più velocemente possibile.

--Fermi!-- intimò atterrando su uno dei terrazzi vicini a quello centrale.

Tre sguardi, uno viola, uno oro e uno arancio, guizzarono nella sua direzione. Ma gli occhi più importanti, blu, rimasero chiusi. La MewMew osservò con orrore crescente lo spettacolo che le si presentava davanti: Pai, con il suo ventaglio in mano, stava a qualche metro di distanza da Mewiris, rannicchiata sulle ginocchia con i polsi legati dietro la schiena, gli occhi chiusi per il dolore e i muscoli pronti a balzare per evitare la scossa successiva. Seduti sul cornicione c’erano Kish e Tart, i volti gelidi e impassibili, i pugni stretti.

--Che cosa state facendo, maledetti?-- le tremava la voce dalla rabbia.

--Mewberry!-- chiamò una voce alle sue spalle.

Quella si girò. --Ragazze!--

Il secondo successivo, le MewMew erano schierate fianco a fianco, la stessa espressione orripilata sul volto.

Pai le guardò tutte, poi commentò: --Ci avete messo parecchio...--

--Lasciatela stare!-- sbottò Mewmina, furibonda. --Cosa volete da lei? L’unica che sia mai stata oltremodo cortese verso di voi! Lasciatela stare!--

L’accusa non sortì alcun effetto.

--Vogliamo l’Acqua Cristallo.-- proferì l’alieno. --O lo evocate, oppure la guardate morire.--

Come per confermare le sue parole lanciò una scarica elettrica, ma quella colpì solo il cemento: Iris si era spostata agilmente dalla traiettoria, ripetendo un balletto che oramai andava avanti da un pezzo.

--Cosa facciamo?-- chiese Mewpaddy preoccupata. --Non possiamo stare a guardare!--

--Aspettiamo finchè non arriva Ryan.-- suggerì Mewpam con diplomazia, anche se temporeggiare era l’ultima cosa che l’istinto le suggeriva. --Dovrebbe essere qui a minuti con gli altri.--

Le altre annuirono, immobili. Strinsero i pugni tutte e cinque, tremanti. Non erano fatte per l’impotenza e per l’attesa. Il loro istinto suggeriva di attaccare, di salvare la loro compagna. Ma la ragione, rimasta umana, sapeva che la situazione poteva peggiorare molto velocemente anche per un solo gesto avventato. Perciò restavano ferme ad aspettare, i denti scoperti in ringhi muti ma molto poco rassicuranti.

--Ragazze!-- gridò Kyle in quel momento, preceduto dal miagolio accorato di un gattino grigio.

Mark, brandendo la spada del Cavaliere Blu, fece per lanciarsi all’attacco, ma una voce lo fermò.

--NO!-- gridò Mewiris all’improvviso, sbarrando all’improvviso gli occhi blu. --Non dategli retta! Andate via!--

--Cosa? Ma...--

--Andate via, vi dico! Vogliono L’AcquaMew e volgliono spingervi a evocarla in questo modo! Non ascoltateli! ANDATE VIA!--

Un altro fulmine esplose dal ventaglio ma mancò la ragazza, che si era spostata all’ultimo secondo. Il Mew team indietreggiò istintivamente.

--Cosa facciamo?-- chiese Mewmina ansiosa.

--Combattiamo, no?-- sbottò Mewpaddy come se fosse la cosa più ovvia.

Mewlory intanto guardava Pai, quasi implorandolo con gli occhi di lasciar andare la loro amica. Non poteva nemmeno pensare che l’avrebbe potuta uccidere… perché ora si era messo in testa quella tortura? Non era da lui…

Mewpam, invece, guardò Kish. Non le sembrava molto d’accordo con quella situazione. Se ne stava seduto in disparte sul parapetto e non staccava gli occhi da Iris, sobbalzando ogni volta che una scarica la faceva gemere.

--Le diamo retta.-- decise rivolta al gruppo. --Non credo che la uccideranno, e se stiamo qui facciamo il loro gioco. Dobbiamo fidarci di Iris. Leviamo le tende, forza…--

--Oh, no!-- sbottò Pai. --Voi non ve ne andate! Chimeri, all’attacco!--

Mentre gli altri due alieni impugnavano le loro armi, un’aquila e un cobra orrendamente mutati sbucarono fuori all’improvviso.

E Ryan, tornato umano, reagì con prontezza.

--Mewpam e Mewmina, l’aquila è vostra. Mewberry e Mewlory, vi lascio il serpente. Mewpaddy, tu ti occupi di Tart. Kish non mi sembra molto in forma, Mark dovrebbe tenergli testa. A Mewiris pensiamo io e Kyle. Voi concentratevi sui vostri scontri e non distraetevi per nulla al mondo: rischiereste di evocare l’Acqua Cristallo, e non possiamo assolutamente permettercelo. VIA!--

Il gruppo scattò compatto, seguendo la strategia, e ben presto tutto si fece un confuso intrico di lampi colorati.

*****

Ryan, di nuovo trasformatosi in un gattino grigio, si lanciò verso il tetto centrale. Piccolo com’era, non ebbe difficoltà a schivare i lampi lanciatigli contro dall’alieno e riuscì a portarsi alle spalle di Mewiris. Con una graffiata tagliò le corde che le legavano i polsi, poi si ritrasformò in umano e la prese in braccio, sottraendola alla scarica successiva. Non appena i piedi della ragazza toccarono terra, i ventagli le apparvero tra le mani, ma il giovane la fermò, costringendola a sedersi.

--Non puoi combattere in queste condizioni. Resta qui.-- le disse con voce accorata, poi si lanciò nella lotta, affiancando Kyle nel duello.

Mewiris intanto osservava i suoi amici combattere per lei, spostandosi ogni tanto per evitare le scariche che Pai si ostinava a lanciarle contro.

Dannazione! Come aveva potuto lasciare che stesse succedendo tutto questo? Perché non se n’erano andati e basta? Come potevano non capire? Pai non l’avrebbe uccisa… non era a fare del male che mirava! Voleva solo salvare la sua gente. Era tanto diverso da quello che volevano le MewMew?

*****

Mewpam e Mewmina stavano affrontando il loro nemico, l’una brandendo la frusta, l’altra volando per limitare i movimenti del mostro.

--Cuore di Mina! Fiocco d’Azione!--

Il dardo di luce partì dalla balestra con precisione impeccabile, ma il Chimero virò all’ultimo momento schivando il colpo.

--Non riesco a colpirlo!-- sbottò la Mewblu innervosita. Quelle cose non erano mai facili…

--Dobbiamo cambiare strategia!-- dichiarò la compagna saltando di lato per evitare una beccata. Fosse stato per lei, se ne sarebbe andata: Iris sapeva quello che stava facendo. Ma non poteva certo abbandonare le compagne… --Spingila alla mia portata!--

Un altro fiocco d’azione si liberò dalla balestra ma l’aquila lo evitò facilmente. Non potè però eludere il Fiocco d’Energia che si materializzò l’istante successivo, ferendola gravemente a un’ala. La frusta guizzò di nuovo, avvolgendosi attorno a una delle zampe artigliate.

--Mewmina!-- chiamò, e l’altra rispose con le azioni.

Spiccò un balzò e atterrò esattamente sulla schiena del mostro. Incoccò un altro dardo e la freccia di luce colpì esattamente dietro il collo. La ragazza atterrò delicatamente sul tetto, mentre Masha ingoiava un Para-para e un’aquila lanciò il suo richiamo, allontanandosi in volo.

Solo che la battaglia non era certo finita, e le due raggiunsero con un balzo le altre compagne.

*****

Mewberry stava saltando continuamente a destra e a sinistra per evitare le codate che il serpente non smetteva di tirare. Accidenti, perché doveva combattere lei contro il Chimero Serpente? Lei odiava i serpenti! Il mostro non le lasciava spazio per attaccare col Fiocco di Luce… riusciva solo a limitarsi a schivare le zanne e la coda, senza avere la possibilità di difendersi in altro modo.

Mewlory, invece, lanciava senza sosta corposi getti d’acqua che accecavano periodicamente gli occhi della creatura. Doveva assolutamente tenerla lontana dalla compagna, sia per evitare che se la mangiasse sia per dare all’amica lo spazio sufficiente per piazzare il Fiocco di Luce.

Fu un attimo; il Fiocco d’acqua mancò la testa del cobra, la bocca del rettile si mosse fulminea contro una Mewberry lenta di un secondo di troppo…

La frusta di luce arrivò al momento giusto, proprio quando le zanne velenose stavano per chiudersi sulla leader delle MewMew, trattenendo la testa triangolare e tirandola indietro facendo inarcare il collo viscido. Il Fiocco d’Azione saettò fulmineo verso la bocca del Chimero e a metà strada si combinò con il Fiocco di Luce. Masha inghiottì la seconda medusa aliena e un minuscolo serpentello verde strisciò via tra i calcinacci.

*****

Poco lontano, Paddy e Tart combattevano con foga, ma avevano abbandonato le armi da un pezzo: continuavano semplicemente a rotolarsi sul tetto, tirandosi i capelli e così via. Più che uno scontro, sembrava una scaramuccia tra bambini.

*****

--Voglio l’Acqua Cristallo!-- strillò Pai a Ryan, frustrato dall’abilità strategica e atletica dell’avversario.

Non era riuscito a colpirlo neppure una volta; lui, un alieno con doti di combattente superiori non riusciva a sfiorare non solo uno, ma ben due meri umani. A fargli saltare del tutto i nervi poi ci pensava la MewMew alle sue spalle, che continuava a scansare con leggerezza le sue occasionali saette.

--Non possiamo!-- gridò Ryan all’improvviso. --Nemmeno se volessimo! Quando l’AcquaMew piovve sulla Terra dopo la frammentazione del Cristallo originale fu assorbita uniformemente. Non ci sono sorgenti attingibili, solo minuscole gocce sparse per tutto il globo!--

La rabbia dell’alieno toccò le stelle. Tutto per nulla. Tutta quella fatica per nulla. A cosa erano serviti tutti i suoi piani, tutte le sue speranze, se l’AcquaMew rimaneva intoccabile? Scattò di lato all’improvviso e si volse. Vide la MewMew dietro di lui in ginocchio, sfinita, e decise. Un lampo guizzò dal suo ventaglio.

*****

Kish non stava combattendo davvero, limitandosi a schivare i colpi di Mark, giocando con la spada come un gatto col topo. I suoi occhi dorati non si staccavano da quello che per lui era lo scontro centrale, che vedeva coinvolti suo fratello maggiore, Kyle e Ryan. Vide l’ennesimo fulmine mancare il bersaglio, ma Mewiris atterrò poco distante per poi inginocchiarsi a terra col fiato corto. Doveva essere sfinita.

Pai si bloccò all’improvviso, e il suo ventaglio si illuminò di una potenza inaudita, crepitando per il sovraccarico di elettricità. La saettà partì rapidissima guizzando direttamente verso la ragazza, e il colpo andò a segno. Un gemito squarciò le tenebre di quella notte di guerra, due cieli si nascosero in un buio incosciente. Il ventaglio di Pai si accese di nuovo e una seconda scarica, persino più forte della precedente, guizzò per uccidere.

--NO!--

Kish non ebbe neppure bisogno di decidere; solo, si teletrasportò. Una sfera di energia azzurra si materializzò sulla strada della saetta, neutralizzandola con un tonfo attutito per poi svanire nell’aria.

--Non ci provare!-- sbottò l’alieno rivolto al fratello. --Non provare mai più ad alzare anche solo un dito su di lei, mi hai capito? Altrimenti ci saranno dei grossi problemi tra me e te.--

Senza attendere risposta, i suoi occhi luminosi si posarono sulla figura accasciata al suolo colmi di un sguardo d’oro intriso di paura. Sentì uno stiletto invisibile pugnalargli il petto quando la vide.

Mewiris era perfettamente immobile. Le braccia erano distese accanto al suo corpo abbandonato tra i calcinacci. I capelli neri sparsi sul fianco si posavano quasi delicati sopra il corpetto candido  rendendolo identico al mantello di una tigre bianca. Persino in quel momento, Kish la trovò bellissima. Eppure, gli occhi erano sbagliati: chiusi, quando si sarebbero dovuti spalancare su due notti piene di stelle; e tutte quelle ferite e lividi che le coprivano la pelle non dovevano esserci.

L’alieno le si avvicinò con cautela, contemplando quel volto senza sorriso ancora segnato dal dolore. Vi fece scorrere sopra le dita, assaporando il tepore del respiro lieve e rotto che le sfuggiva dalle labbra, mentre gli occhi dorati studiavano le ferite parecchio gravi. Probabilmente incurabili.

“Non è giusto.” Si disse lui, tremando d’impotenza.

Lasciò che la mano le delineasse la gola, fermandosi a giocherellare con la medaglietta da MewMew. Avrebbe voluto vederla con il ciondolo che le aveva regalato. Quello con il cristallo al centro. Cristallo...

Strinse la mano sulla provetta di vetro che aveva portato con sé e scelse.

--Sta’ lontano da lei!-- urlò Mewberry.

--Non farlo!-- gridò Pai quando il tappo della fiaschetta cadde a terra, rotolando poco distante.

Ma Kish non li ascoltò. Quelle due gocce di AcquaMew non potevano salvare un pianeta, quindi era inutile conservarle quando potevano salvare una vita. La sua vita. Probabilmente quella di entrambi.

Dalla provetta scivolarono morbide e lente due gocce di luce, che al contatto con l’aria si frantumarono in migliaia di cristalli e si posarono sul corpo della ragazza. Le ferite sparirono, la pelle riprese un tenue colore roseo e le palpebre tremarono leggermente.

--Non ditele niente.-- intimò l’alieno prima che lei si svegliasse.

Infine Mewiris schiuse piano gli occhi stellati, che subito affondarono con dolcezza nello sguardo d’oro che le trasmetteva sicurezza e protezione.

--Kish...-- mormorò in un sussurro, ma già sentiva le forze tornare.

Lui le sorrise con affetto e le mise un dito sulle labbra con delicatezza. La guardò ancora, ma l’oro si era trasformato in un gorgo vorticante.

--Tesoro...--

La sua voce era un repiro caldo sul suo viso, e la ragazza si sentì girare la notte. Aveva capito cosa stava succedendo, ma non era in grado di evitarlo. Subito la stanchezza si impossessò di lei prima che riuscisse a combatterla. Si sentì prendere in braccio mentre la voce tornava a cantarle ammaliante nelle orecchie.

--Tranquilla, tesoro. Tranquilla. Ti porto via con me... in paradiso.--

--KISH!-- urlò un’altra voce allarmata, e ruppe l’incantesimo.

Mewberry fece un balzò verso l’alieno e riuscì a sfiorare la pelle dell’amica.

Quel tocco, chissà come, sgretolò definitivamente l’influenza dell’ipnosi, ma Kish non si arrese.

--Stanne fuori!-- ruggì rivolto alla leader delle MewMew. --Lei viene via con me!--

--Neanche per sogno!--

Mewiris sbarrò gli occhi, tornata in sé, e vide una frusta di luce avvolgersi attorno alle spalle del suo carceriere che fu costretto a lasciarla andare. La ragazza scivolò al suolo con grazia, ma Ryan la prese al volo prima che finisse per terra. Subito le amiche strinsero un cerchio protettivo attorno a loro. Pai e Tart comparvero dal nulla e liberarono il fratello.

Kish cercò gli occhi di colei che ormai definiva la sua tigrotta, e li trovò. Occhi stanchi, affannati, che li guardavano da oltre la spalla del biondino americano. Dentro luccicavano quelle stelle che avevano percepito a causa dell’intenso dolore subito. Occhi tuttavia gentile, che lo stavano quasi implorando di rimanere. Le sorrise rassicurante e rassicurato, poi i tre sparirono insieme.

Iris lo guardò scomparire, e sua prima reazione fu dispiaciuta. Non sapeva quello che fosse successo, non tutto almeno, ma non le andava per niente a genio il modo in cui le sue compagne avevano trattato gli alieni. Possibile che davvero non capissero?

Per alcuni minuti fu solo silenzio.

--Come ti senti?--

La voce di Ryan quasi sorprese la ragazza dai grandi occhi blu ancora puntati nel punto dove si era richiuso il passaggio dimensionale.

--Bene.-- rispose mentre lui la rimetteva a terra. Scrollò le spalle per scioglierle. --Un po’ ammaccata, ma posso riprendermi. Cosa è successo?--

--Quanto ti ricordi?-- le chiese Mewmina.

--Fino alla scossa, quando ero inginocchiata a terra.-- rispose lei flettendo le braccia dietro la schiena per stiracchiarsi.

Le faceva male tutto, specialmente i muscoli della schiena e dell’addome. Sentiva i polmoni contrarsi quasi a fatica, le gambe le tremavano leggermente.

Prima che Mewpam potesse spiegarle, Mewberry la precedette.

--Non siamo sicure.-- mentì assecondando la richiesta di Kish. --Il campione di Acqua Cristallo ha reagito alla nostra disperazione, dato che stavi morendo, e ti ha salvata. Ma era tutto molto confuso...--

Mewiris annuì, poi sbadigliò e gli occhi blu luccicarono per il sonno.

--Rimandiamo le spiegazioni a quando sono più lucida?-- propose assonnata. --Adesso sono stanca... voglio andare a casa, e vedere Sky.--

I suoi amici le sorrisero, e ognuno prese la sua strada verso una cameretta e un letto accogliente.

*****

I tre alieni ricomparvero all’improvviso nella sala centrale della loro navicella.

Tart, sfinito, si teletrasportò subito nella sua stanza, ma gli altri due stettero uno di fronte all’altro, studiandosi in un duello di sguardi, viola e oro.

--Stai attento.-- capitolò infine Pai.

Il fratello scosse la testa e gli lanciò un’occhiata interrogativa per segnargli che non aveva capito.

--Ascolta Kish. Non mi dispiace che tu mi abbia fermato quando stavo per uccidere Iris, e non sono arrabbiato con te perché hai usato l’Acqua Cristallo per salvarla.--

Fece una pausa, e l’altro gli fece cenno di continuare.

--Voglio solo che tu stia attento. Ricordati quanto sei stato male per Strawberry.--

Quelle parole se le sarebbe dovute risparmiare.

--Stanne fuori!-- intimò Kish, un lampo negli occhi.

--Non è mia intenzione intromettermi.-- mitigò subito l’altro. --Voglio solo avvertirti; capisco perché tu le abbia salvato la vita, ma ricordati che lei non l’avrebbe fatto per te, esattamente come Strawberry ti ha lasciato a soffrire da solo sotto i colpi del Cavaliere Blu nonostante tu l’avessi appena salvata dal Chimero che manipolava i sogni.--

L’altro strinse i pugni, addolorato da quel ricordo.

--Lei non è Strawberry.-- affermò con sicurezza.

--Forse no. Ma probabilmete reagirebbe allo stesso modo, abbandonandoti. Lei non rischierebbe la sua vita per te come hai fatto tu stanotte.--

--Taci! Tu non la conosci…--

--Stai attento.--

Kish lanciò un ultimo sguardo risentito al fratello, poi si teletrasportò in camera sua.

Si stese sul letto e lasciò che la malinconia lo accogliesse tra le sue braccia. In fondo al cuore, temeva che Pai avesse ragione. D’altronde era per quel motivo che aveva implorato le altre MewMew di non dirle che era stato lui a salvarla. Non voleva che lei rischiasse la sua vita perché si sentiva in debito.

Affondò la testa nei cuscini e il ricordo di lei a terra in fin di vita gli avvelenò la mente: l’abito sporco, i capelli sparsi, le orecchie basse, la bocca semiaperta, la coda immobile, gli occhi chiusi...

Quella vista gli aveva fatto male, stringendogli il cuore. Ma adesso, con il dubbio e la paura che lei non provasse nulla nei suoi confronti, stava anche peggio. Un singhiozzo gli sfuggì dalle labbra, riecheggiando nei suoi sogni.

--Iris…--

 

ANGOLETTO!

Allora??? piaciuto? Dai fatemi sapere che ci tengo!!! Un bacio,

Clarisse

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Capitolo 17
*** Vacanze al mare ***


Ciao bella gente! Siamo quasi all’inizio di un nuovo anno scolastico, e spero di riuscire ad aggiornare con regolarità dato che per me sarà terribilmente impegnativo visto che avrò la maturità e sarà meglio che mi metta sotto da subito… comunque per un po’ dovrei riuscire ad essere puntuale!

tYTy: ciao che piacere! È sempre un’emozione scoprire di avere una nuova fan. Tranquilla, non la lascerò in sospeso… la mia filosofia è: si scrive principalmente per sé stessi, se piace bene altrimenti pazienza, ed è giusto continuare a pubblicare anche solo per chi segue o legge! Quindi tranquilla ma grazie per il sostegno, lo apprezzo davvero moltissimo. Soprattutto perché la FF non sembra piacere molto al pubblico… ma vabbè dai! Sono contenta che il personaggio di Iris ti piaccia, è stata molto difficile da costruire perché avevo bisogno di un concentrato di difetti e qualità piuttosto complicato da equilibrare… ma a quanto pare funziona! *me gongolante* Dai ora ti lascio al capitolo, mi raccomando poi fammi sapere che ne pensi! Un bacio

 

 

Vacanze al mare

Iris si riprese in fretta dai giorni in cui era stata prigioniera degli alieni e tornò subito al caffè. Le ragazze erano contente di rivedere i suoi occhi blu che guizzavano luccicanti dappertutto e l’atmosfera era come scaldata. Persino la cucina di Kyle era migliorata, per quando la cosa sembrasse impossibile. Solo uno manteneva uno sguardo gelido: Ryan.

Il ragazzo si manteneva freddo, soprattutto con Iris, rispondendole a monosillabi e non rivolgendole altro che poche occhiate glaciali. Nessuna parola cortese o confortante. Da parte sua, la ragazza cercava di ignorarne il comportamento, nascondendo il dispiacere dietro le stelle dei suoi occhi da cerbiatta.

Un giorno, Kyle uscì dal sotterraneo con la voce affannata.

--Avete mezz’ora per chiudere il negozio.-- disse loro.

--Ci sono problemi?-- lo fermò Strawberry prima che riscomparisse giù dalle scale.

--Molto grossi, ma stiamo ancora analizzando. Comunque muovetevi.--

Venti minuti dopo, le ragazze erano tutte riunite davanti al gigantesco computer del laboratorio sotterraneo.

--Bene.-- cominciò Ryan. --Prima di tutto, complimenti per il lavoro che state facendo e per essere sempre così tempestive. E adesso che abbiamo esaurito i convenevoli, passiamo oltre. Abbiamo registrato dei movimenti alieni vicino alla costa.--

--Chimeri?-- chiese Iris, ma il ragazzo la ignorò.

--I nostri nemici appaiono e scompaiono in questa zona...-- indicò un’area della mappa, un tratto di costa isolato dalla città. --...ma non sappiamo esattamente cosa stiano cercando dato che non abbiamo rilevato picchi di energia fuori dal normale. Non potendoci permettere il lusso del dubbio, dobbiamo andare a un soggiorno nelle vicinanze per controllare le loro mosse.--

--Ma sei matto?!-- si stupì Strawberry. --Ryan, non possiamo permetterci un soggiorno a tempo indefinito sulla costa!--

--Io posso.-- obiettò Mina. --Anche in un hotel a cinque stelle.--

--Ceeerto! E puoi pagarlo per tutti e nove?--

La ragazza tacque: neppure lei poteva affrontare una spesa simile.

--Io e Kyle possiamo pagare per noi.-- obiettò il biondino. ..E Pam è ricca almeno quanto Mina, quindi niente problema neanche per lei. Credo che per loro non sarebbe troppo provvedere per due di voi a testa e Iris non ha problemi di soldi, se la sbroglia da sola.--

--Hem, veramente...-- intervenne Iris. --Quella che “se la sbroglia da sola” ha una villetta da quelle parti e non avrebbe problemi ad ospitarvi, se volete.--

Paddy stava per strillare per l’entusiasmo, ma Ryan la precedette.

--Grazie, ma non vorremmo disturbare.-- declinò. --E comunque pensavo che fosse meglio che tu stessi con Pam.--

--Beh, allora sai che ti dico?-- esplose all’improvviso la ragazza, gli occhi luccicanti per la rabbia. --Se vuoi spendere un sacco di soldi per un pericolo di cui non sei nemmeno sicuro fa’ pure, io me ne sbatto!--

Ma che cavolo era preso a Ryan? Non solo l’aveva trattata da schifo per tutto il tempo, non era cortese neppure ora che lei gli stava offrendo un aiuto.

--Iris...-- sussurrò Lory sfiorando le spalle dell’amica per calmarla.

Quella si portò le mani al viso, nascondendo la piega amara che avevano preso le sue labbra, e strinse gli occhi per impedirsi di piangere.

Il biondino stava per rispondere per le rime, ma Kyle decise che la cosa doveva finire lì. Fermò l’amico con un cenno della mano, poi sorrise alla ragazza.

--Saremmo molto felici di accettare l’invito, cara.-- le disse cordialmente. --Ma davvero, non vorremmo davvero creare problemi. Anche se ci sarebbe la comodità di non sborsare un patrimonio per qualche indagine...--

--Non mi fate nessun problema.-- precisò lei cercando di tenere la voce ferma. --La villetta è grande, c’è posto per tutti. È in un’insenatura un po’ isolata, non troppo lontana dalla spiaggia principale e molto vicino al punto dove gli alieni continuano ad apparire e scomparire. Ci sono anche tre piccoli motoscafi, in caso di bisogno, e mute da sub. È perfetto.--

La ragazza trasse un mazzo di chiavi dalla tasca, e ne scelse una placcata oro, con la forma di un piccolo sole sull’impugnatura. La mostrò agli altri con un sorriso.

Ryan le lanciò uno sguardo gelido, poi acconsentì. --Va bene, andremo a stare da Iris. Voi MewMew chiedete ai vostri se vi lasciano, ma non vi dovrebbero fare problemi, siamo nel periodo delle vacanze di primavera.--

Poi il biondino si girò a fissare il monitor del grande computer.

--Beh, ragazze!-- prese la parola Kyle. --Visto che tanto abbiamo chiuso, penso che possiate considerarvi libere. Andate pure a casa, avete il pomeriggio di riposo.--

Paddy saltò di gioia, poi uscì saltellando dalla sala, mentre canticchiava allegramente: --Andiamo al mare, andiamo al mare!--

--Guarda che farà ancora troppo freddo per fare il bagno, mica è estate!-- le ricordò Mina sorridendo.

Iris annuì. --Già, forse non faremo il bagno, ma sicuramente si starà bene sotto il sole in costume!--

L’entusiasmo del gruppo schizzò alle stelle, soprattutto dopo aver menzionato la questione abbronzatura, e il buonumore si mantiene per tutto il tempo che le ragazze passano a cambiarsi.

Sempre tra una risata e l’altra, Iris salutò le amiche e si avviò all’uscita, ma si sentì bloccare per un polso. Si volse, uno sguaro interrogativo negli occhi blu, e vide Pam che le sorrideva con sincerità.

--Posso accompagnarti a casa?-- le chiese l’amica.

--Ma certo...-- assicurò lei ricambiando il sorriso, ma in fondo restava perplessa.

Le due si avviarono, prendendo la strada che passava attraverso il parco. Dopo qualche minuto di silenzio, Pam parlò.

--Come stai?-- chiese.

L’altra scrollò le spalle, ostentando una leggerezza che era solo superficiale. --Bene.--

La ragazza annuì. --E dentro, invece?--

Iris si lasciò scappare un sorriso per la perspicacia, così simile a quella di Kish, ma rispose con sincerità.

--Non ne sono certa...-- confessò. --Sono ancora un po’ arrabbiata con Ryan, ma più di tutto temo che lui mi detesti.--

--Perché dici così? Ryan ti vuole bene...--

--Sai quello che intendo! Non mi voleva neppure dare retta oggi, non gli importava che stessi offrendo un’aiuto… Hai visto come mi guarda? Mi sembra sempre che i suoi occhi dicano: “Questa qui è un pericolo, meglio cacciarla”.--

--No, non ti caccerebbe mai.-- ribattè la Mewlupo convinta. Era certa che l’americano non avrebbe mai avuto la crudeltà di mandarla via dalla squadra.

--Sì, in fondo so che è vero... però mi fa male come mi tratta, va bene? Ho paura che sia per colpa mia, perché mi sono lasciata catturare!--

--Non sei certo stata tu a farti prendere. Ti avevano ipnotizzata, no?--

--Non fa testo. Pensa a Strawberry, con lei ci hanno sempre provato ma non hanno mai ottenuto nulla.--

La ragazza sospirò, gli occhi che guardavano a terra. Il comportamento di Ryan le faceva davvero male. L’amica, però, scrollò le spalle.

--Sono certa che si comporta così perché è arrabbiato per lo spavento che ci hai fatto prendere.-- affermò Pam con la voce sicura. --Prima il rapimento, poi quando Masha ci ha chiamate dicendo che eri in pericolo, e alla fine vederti in fin di vita sul tetto... non sai che colpo che ci siamo prese!--

--Posso immaginare...-- ridacchiò l’altra per alleggerire l’altmosfera.

Ci fu ancora qualche secondo di silenzio, poi...

--Cosa provi per Kish?--

Iris per poco non inciampò ma non potè impedirsi di arrossire, passando dal candore naturale della sua pelle a un imbarazzante rosso porpora. “Scommetto che me lo voleva chiedere da una vita!”

--Hem... cosa intendi?--

--Esattamente quello che ho detto: vorrei che mi dicessi cosa provi per Kish.--

--Ecco... ecco io...-- balbettò la ragazza, la mente invasa dai suoi ricordi. --Confusione, soprattutto. Io non sono sicura. Continua a cercare di baciari e di portarmi via. Poi però non si fa troppi scrupoli a mettere a rischio la mia vita. Ho paura… non voglio essere la sua bambolina. Però non riesco ad avercela con lui…--

Pam non fece nessun commento a quello sfogo, solo annuì pensierosa.

Poi le due amiche si salutarono, e Iris si ritrovò ancora più confusa di prima: non solo i problemi con Ryan, ci mancava solo che i suoi sentimenti si aggrovigliassero d’amore! Sperò vivamente che l’alieno non decidesse di farle una visitina in quel momento...

*****

Il giorno della partenza per il mare arrivò in fretta, ma stavolta il viaggio, sempre offerto da Mina e Pam, fu piuttosto breve. Il gruppo, si stupì nuovamente della villetta che si trovarono davanti al loro arrivo.

--Iris, ma com’è che hai tante case?-- le chiese Lory, troppo curiosa per trattenenrsi.

--Mio padre viaggia spesso.-- spiegò lei stringendosi nelle spalle. --Le case in realtà sono sue, e gli piace stare comodo quando ci viene. Ha una villa di lusso nei paraggi di ogni città in cui lavora più spesso.--

Paddy si fiondò nella sua stanza, che divideva con Pam, e si cambiò in fretta. Due minuti dopo, stava già correndo verso la spiaggia, seguita da tutti gli altri.

In quel momento, Iris si sentì chiamare e si volse in tempo per vedere un bel ragazzo molto abbronzato, biondo e con brillanti occhi verdi correrle incontro. Lo aspettò ferma, lasciando che fosse lui a aggiungerla. Poi i due si abbracciarono con trasporto, e lei lo prese per mano conducendolo dalle altre MewMew.

--Ragazze, questo è Alex.-- lo presentò. --Ci conosciamo da quando mio padre si è fatto costruire la villa; ci vedevamo tutte le estati da piccoli, poi io sono dovuta partire ma abbiamo mantenuto i contatti.--

--Non ci avevi detto di avere un ragazzo così carino...-- commentò Mina con un sorriso, ma la gelosia nella sua voce era più che evidente.

Alex arrossì, ma Iris rise con leggerezza.

--Non è il mio ragazzo!-- disse strizzando l’occhio all’amica. --E anche lui è single: è molto ricco, e i suoi non vogliono che frequenti ragazze che non siano alla sua altezza, almeno a livello economico.--

--Ah... beh, in tal caso molto piacere!-- sorrise l’altra, esibendosi in una piccola riverenza per mostrare il suo rango sociale.

Alex, riconoscendo una pari grado, rispose a tono con un elegante baciamano che la fece arrossire leggermente, scatenando i risolini delle compagne.

--Quindi voi sareste il Mewteam, giusto?-- le sorprese il moro.

Pam s’irrigidì con diffidenza, Paddy rimase a bocca aperta, Lory tremò e si nascose appena dietro Strawberry. Ma Iris rise.

--Alex mi trovò una volta che ero trasformata. Suo padre è un medico molto famoso, ma ha anche una laurea in genetica. Ed è anche il mio medico.-- lei e il ragazzo si scambiarono un’occhiata d’intesa. --Una volta mi ammalai, e andai da lui per fare degli esami del sangue. Ovviamente notò che il mio DNA era stato modificato, si ricordava delle MewMew e ha fatto il collegamento in un attimo! Mantenne il segreto, ma Alex mi vide una volta che ero trasformata e mi riconobbe. Nemmeno lui è intenzionato a rivelare niente su di noi.--

Le compagne allora si tranquillizzarono.

Da quel momento in poi, i giorni si susseguirono con tranquillità, portando tanto riposo e serenità; tutto il tempo in spiaggia ad abbronzarsi sotto il sole primaverile, con qualche bagno veloce e occasionale a metà pomeriggio, pranzi leggeri e sani a base di frutta. La sera, invece, falò sulla spiaggetta davanti alla villa di Iris. Durante queste occasioni Mina cercava di legare con Alex, che ricambiava l’interesse senza però smettere di scoccare occhiate di dubbia natura a Iris, provocando peraltro la gelosia dell’una e l’irritazione dell’altra.

Ma a parte questi sguardi che rischiavano di seminare zizzania andava tutto bene, anche se Ryan continuava a mantenersi gelido e si irritava spesso con le ragazze perché per lui perdevano troppo tempo a divertirsi.

--Dacci tregua!-- aveva sbottato Strawberry dopo l’ennesima ramanzina. --Tanto finchè gli alieni non si fanno vivi o non si captano picchi di energia possiamo fare quello che ci pare!--

E non aveva tutti i torti.

Una sera, Iris se ne stava sul tetto della villa, ad osservare il tramonto che infiammava il cielo, tingendolo di rosso, arancio, rosa, lilla e mille altre sfumature.

Lo capì col cuore, prima ancora che i suoi sensi acuti captassero il sottile sibilo alle sue spalle. Sorrise quando un paio di braccia le si avvolsero attorno alle spalle e la voce le accarezzò il collo con un respiro caldo.

--È un po’ che non ci vediamo! Mi sei mancata, dolcezza...--

Lei si lasciò sfuggire un sospiro impercettibile quando sentì le mani dell’alieno scorrerle sulla schiena, sfiorando le spalline del costume e giocherellando con il nodo del pareo; ma poi si fermarono sui suoi fianchi, come al solito.

--Forse dovremo salutarci meglio...-- sussurrò lui. --Che ne dici di un bacio?--

Prima che potesse anche solo capire, Iris si ritrovò con le spalle al muro ma riuscì comunque ad evitare le sue labbra. Eppure la voglia di baciarlo le esplose in petto, con violenza, ma un velo leggero fece da ostacolo e glielo impedì.

“Kish...”

Il pensiero si trasformò in sospiro quando lui le avvicinò il viso al collo, e la ragazza sentì la testa girare. Solo che non era l’ipnosi... stavolta c’era qualcos’altro...

In quel momento, Kish si staccò da lei e fece un passo indietro.

--Vengo a prenderti domattina, dolcezza.-- le sussurrò con quel suo tono ambiguo, pieno di miele e desiderio. --Fa’ le valigie.--

Poi sparì.

-

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ANGOLETTO!

Eccomi qui! Allora, questo è stato un capitolo un po’ di transizione e il prossimo invece conterrà lo scontro. Commentino? Un bacio,

Clarisse

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Capitolo 18
*** Il fiume nascosto ***


Ciao!!! Visto? Oggi sono riuscita ad aggiornare prima! D’ora in poi aspettatevi aggiornamenti ad ogni multiplo di 5! Ora ecco a voi il capitolo! Ma prima, le recensioni.

tYTy: ciao bella! Sei riuscita dormire un po’? Ho fatto il più in fretta possibile per non lasciarti troppo in sospeso! Sono contenta che Pam ti sia piaciuta, l’ho sempre trovata un personaggio molto difficile perché è buona ma un po’ ambigua allo stesso tempo. È un ghiacciolo che nascondo un fuoco di passione potentissimo. Il suo spettro emotivo è unico, e forse proprio per questa sua complessità è sempre stato il mio personaggio preferito! Credo che il finale che ho studiato per questo capitolo ti sorprenderà molto… ci tenevo a dirti che apprezzo moltissimo il tuo sostegno, mi stai davvero spingendo a fare del mio meglio. Ora goditi il capitolo che, te lo dico subito, contiene uno scontro che spero di aver reso abbastanza mozzafiato! Un bacio

Miss Giulietta: he, le preferenze sono preferenze… immagino che le MewMew non piacciano più a tanta gente! Ho cercato di aggiornare il più presto possibile, contenta? Qui abbiamo la conclusione di quello che avevo lasciato un po’ in sospeso nello scorso capitolo. Sono contenta di averti come recensitrice, e soprattutto sono contenta che la mia storia ti abbia appassionata tanto! *me gongolante*! Ki-chan apprezza moltissimo i tuoi complimenti! *Kish gongolante*. Adesso vedrai come si risolverà la situazione, e spero che ti piaccia! Poi fammi sapere, mi raccomando!

Alejandra Wammettara: ciao, che piacere sentirti! Mi dispiace che la gente pensa che Iris sia perfetta, comunque grazie per aver menzionato la questione. Dedicherò una spiegazione a beneficio di quelli che hanno male inteso alla fine. Ecco l’aggiornamento, e il piano del nostro Kish tenterà di attuare il suo piano… vedremo se ci riuscirà! Per le altre coppie ci sarà un momentone più verso la fine, quando mi metterò un po’ da parte Iris per motivi di trama. Ti posso dare un piccolo spoiler: ci sarà una Mina/Alex, l’amico di Iris che sa del MewProject. La coppia Mina/Kyle mi faceva un po’ impressione, si sente troppo la differenze d’età. Ma non ti preoccupare: ci sarà una bella sorpresa anche per Kyle. Ma non dico altro! Goditi il capitolo! P.S. ma chi sarebbe questa Mary Sue che hai nominato?!

 

Il fiume nascosto

 

L’alba successiva salutò sei MewMew e tre ragazzi, tutti schierati sul terrazzo della villa.

Iris lasciò che la testa le scivolasse sulla spalla, il movimento accompagnato da una cascata dei capelli bruni ondulati. Gli occhi blu si socchiusero con dolcezza, ma le stelle dentro di essi non diminuirono. Lo sguardo si fissò all’orizzonte, con una strana malinconia: avrebbe voluto che la notte potesse durare per sempre. La notte, ogni notte, come quella di Natale, quella sulla sua terrazza durante uno dei pigiama party, quella dopo la festa di benvenuto, quella dopo la sua prima sera di lavoro, quella nella radura, sotto il ciliegio, dove aveva rischiato la vita. E soprattutto, la notte della sera prima. Quella davvero non sarebbe dovuta mai finire...

Un sibilo la distolse bruscamente dai ricordi, ma il cuore ebbe un balzo. Contro la luce del sole nascente apparvero tre alieni, anche loro schierati in riga.

--Vedo che eravamo attesi...-- commentò Pai con notevole indifferenza. --Beh, questo renderà le cose molto più rapide.--

Accanto a lui, Tart si mosse a disagio, mentre Kish rimase impassibile.

Iris tentò di sorridere, ma le sue labbra si curvarono senza una reale speranza.

--Per favore.-- implorò, allargando le braccia e facendo qualche passo verso di loro. --Non ne possiamo parlare?--

--Taci.-- fu la risposta.

Ma l’ordine non era arrivato dagli alieni. Era di Ryan.

Lei si voltò amareggiata. --Ma_--

--Ti ho detto di stare zitta.-- ripetè il biondino con voce tagliente. --Non è il momento di divagare con queste sciocchezze, quindi limitati a fare quello per cui sei ciò che sei.--

La MewMew abbassò lo sguardo, ferita, ma non disse una parola. Si portò le mani sotto le spalle, abbracciandosi, ricacciando dentro di sé il dolore sordo che quella frase stava svegliando e fece un passo indietro, tornando in riga con le altre. Ma la testa rimase china.

--Cosa volete ancora? Non abbiamo Acqua Cristallo, quindi potete andarvene.-- stava dicendo Ryan.

Pai squadrò il gruppo, glaciale, poi scrollò le spalle. --La Terra ha altre risorse da offrirci, risorse che possono salvarci. Sfortunatamente, l’utilizzo di esse implica la vostra immediata... eliminazione.--

Nel dire l’ultima parola levò un braccio al cielo, su cui troneggiava una piccola sfera luminosa.

--FUSIONE!--

Il Chimero apparve nel mezzo della piccola insenatura dove c’era la casa. Era relativamente piccolo, ma mostruoso: assomigliava a uno squalo, con la pinna sul dorso e i denti affilati come rasoi, ma dai suoi fianchi sporgevano degli uncini appuntiti che avevano l’aria di permettergli di camminare sulla terraferma, e aveva sia branchie che narici. Le pinne terminavano tutte con una lama tagliente.

Iris tremò: gli squali non le piacevano, proprio no…

--MewMew, all’attacco!-- gridò Mark sguainando la spada.

Mewpaddy fece per lanciarsi su Tart, ma quello si spostò fuori portata, in alto, con il fratello maggiore. Kish, invece, sguainò i suoi Sai e aggredì Mewiris. Mentre il combattimento infuriava nella baia, i duellanti si spostarono involontariamente più lontano, in un piccolo boschetto sul retro della villa dove arrivavano gli echi leggeri della battaglia.

--Dolcezza, che modi sono questi?-- chiese l’alieno. --Non mi pare di averti chiesto di dare l’allarme... in ogni caso, hai fatto le valigie?--

--No, scusa!-- rispose lei schivando un fendente e cercando di attaccare. --Sono rientrata tardi, volevo godermi le stelle... e poi dovevo avvertire le ragazze!--

--Ah, che traditrice!-- scherzò l’alieno. --Comunque non hai detto tutto, vero? Non hai detto del mio piano!--

--Ah, e cosa te lo fa credere?-- disse la ragazza saltando a distanza di sicurezza per poi attaccare.

Quello le sorrise con strafottenza mentre schivava un fendente dei ventagli. --Il fatto che nessuna di loro ti abbia seguita! Non saresti qui da sola se lo sapessero!--

--E se fosse che si fidano di me?-- disse tentando di non perdere la concentrazione. Piroettò su sé stessa per sottrarsi alla punta di un Sai.

--Scusa se te lo ricordo, ma la frase di Ryan sembrava piuttosto esplicita.--

Mewiris schivò a malapena il colpo successivo, poi rimase ferma chinando di nuovo la testa. Lui fece sparire i Sai e fece un passo verso di lei. La MewMew alzò gli occhi di scatto, senza abbassare la guardia e strinse la presa sui ventagli.

--Lo sai che non hai bisogno di armi con me.-- le assicurò l’alieno, ma lei strinse la presa sull’impugantura.

Lo sguardo però non era direttamente sul suo nemico, ma altrove, perso in un vortice nero di angoscia.

Kish le si avvicinò di più, con cautela, guardandola con uno sguardo dolce che le faceva venire voglia di lasciare le armi.

--Non volevo ferirti.-- le disse per scusarsi.

Si avvicinò a lei, lentamente, e le mise le braccia attorno ai fianchi. Le accarezzò i lacci del corpetto con delicatezza, sfiorando la sua pelle sotto i nastri di raso blu. L’altra mano risalì piano fino dietro il collo seguendone il profilo per poi spostarsi sul viso sfiorandone i lineamenti con la punta delle dita. Si portò una ciocca di capelli all’orecchio arrotolandoli attorno alla mano per saggiarne la morbidezza e ne respirò a fondo il profumo avvolgente. Poi lasciò andare, risistemandole la ciocca dietro l’orecchio.

Mewiris si lasciò abbracciare, godendosi quel calore così piacevole. Era come essere avvolti da un sogno, un delicato, dolcissimo, ammaliante sogno. Un brivido di paura s’irradiò dal fondo del suo stomaco, spingendola a divincolarsi, ma l’alieno non la lasciò. Anzi, cominciò a farla indietreggiare fino a portarla contro il tronco di un albero. Adesso era in trappola.

Kish si fece ancora più vicino, immobilizzandola in un abbraccio e di nuovo tentò di posare le sue labbra su quelle della ragazza.

Lei sentì qualcosa di diverso dentro di sé, qualcosa che si stava spezzando, lacerandola. Faceva quasi male, un dolore sordo e invisibile che le invadeva il petto e gli occhi. Più lui si vaceva vicino, più quella sofferenza la scuoteva dentro. Cosa le stava succedendo? Non le stava mica facendo niente di male! Cosa c’era di sbagliato in quella dolcezza? Girò il volto.

--Non essere sempre così.-- bisbigliò l’alieno a un soffio dalla sua bocca, deluso.

Mewiris sentì pulsare la ferita che aveva dentro. Sentì le mani di lui portarsi sotto il suo viso, costringendola a guardarlo in faccia. I suoi occhi d’oro brillavano, quasi avidi, e la sua voce era un desiderio.

--Voglio portarti via con me, dolcezza... voglio che tu sia mia...--

Questa volta lo sentì sfiorarle piano le labbra, e lo squarcio di lei bruciò più forte arrivando quasi a strapparle un mugolìo di dolore. Si divincolò seguendo un riflesso incondizionato, che la spingeva a rifuggere la fonte di dolore. Cercò di sfuggirgli, ma le mani dell’alieno furono subito pronte a boccarle i polsi. Quello le accarezzò il profilo del volto con la sua guancia e di nuovo il dolore la spinse a dimenarsi. Eppure qualcosa di forte e bello, dentro di sé, sapeva di volere quei baci e quelle carezze. Ma c’era anche qualcos’altro che la teneva lontana, una specie di velo che in qualche modo si era trasformato in quella ferita che le tormentava il petto.

 “Basta… basta, fa male… lasciami…”

Un urlo acuto li fece voltare entrambi in direzione della baia.

--Ragazze...-- mormorò Mewiris muovendo un passo verso l’uscita del boschetto, ma si sentì trattenere per il polso. Un secondo grido, più intriso di dolore del precedente le diede la forza di divincolarsi. In due balzi la MewMew fu alla scogliera e vide che il combattimento si era spostato in mare grazie ai motoscafi di suo padre.

*****

Il combattimento contro il Chimero si rivelò violento sin dal primo scambio di colpi. Quello strano squalo non era gigantesco e riusciva ad evitare tutti gli attacchi, anche perché Mewpam non poteva usare la frusta che rischiava di impigliarsi negli uncini sui fianchi, peggiorando la situazione. Nemmeno io Fiocco d’Azione si dimostrava efficace perché come Mewmina tentava il mostro s’immergeva sott’acqua. Il Fiocco di Luce veniva eluso alla stessa maniera e il Fiocco immobilizza non durava che un decimo di secondo. Il Chimero continuava a nuotare sempre più lontano e le MewMew furono costrette a inseguirlo con i motoscafi. Mewlory aveva senza dubbio l’attacco migliore, ma per usarlo in maniera efficace sarebbe stata costretta a immergersi e nessuna di loro voleva correre il rischio di tentare l’impresa.

Fu quasi un miracolo quando il Fiocco di Gelo colpì dal nulla, strappando al mostro uno stridio di dolore.

--Mewiris!-- esclamò Ryan, avvicinando il motoscafo alla scogliera e facendole segno di salire.

Lei saltò a bordo, obbediente, mentre continuava ad attaccare il Chimero. Il Fiocco di gelo sembrava l’unica cosa in grado di ferire il nemico: colpiva con un fendente di ghiaccio, che attraversava compatto la liquida superficie del mare e poteva raggiungere il suo bersaglio senza calare in potenza.

Kish apparve all’improvviso, nel cielo terso sopra di loro. Cominciò ad avvicinarsi alle barche e Mewiris si mise in posizione d’attacco.

Ma Ryan, inaspettatamente, la trattenne per il polso.

--Tu non ti muovi da qui!-- le sussurrò tra i denti. --Mewmina! Tieni occupato quel maledetto alieno!--

--Sì, ci penso io!-- confermò la MewMew, spostandosi in volo verso il suo nemico.

Riuscì ad avvicinarsi di parecchio senza farsi notare, poi attaccò.

--Fiocco d’azione!--

Il suo avversario la udì e si spostò di lato per evitare il dardo e lei approfittò del suo secondo di distrazione per portarsi al suo fianco. Cominciò ad attaccarlo da vicino con le nozioni di arti marziali che le aveva passato Mark, giocando sulla sua velocità in volo. Kish si spazientì in fretta e cercò di tenerla a distanza con i Sai, ma la strategia funzionò solo in parte: adesso lei aveva abbastanza spazio per usare il Cuore di Mina.

--Sta’ lontano da lei!-- sbraitò la ragazza, avendo intuito le mire dell’alieno.

--Fatti gli affari tuoi!-- sputò lui in risposta, gli occhi che mandavano lampi.

--Lei È affar mio!-- ribattè la Mewblu. Come osava quel ritardato anche solo pensare che non le importasse della sua amica?!

Kish scagliò un’onda di energia per allontanarla di più in modo da potersi liberare di lei, ma di nuovo il trucco non funzionò del tutto: la MewMew si teneva a distanza per evitare altre sfere, ma intensificò i colpi con la balestra. Le frecce di luce non lo colpivano, ma lo ostacolavano fin troppo.

--Mewmina!-- chiamò all’improvviso Mewberry dal motoscafo di Mark. --Passami i tuoi poteri!--

L’altra annuì e lanciò un Fiocco d’Azione verso la compagna che lo intercettò con il Fiocco del Cuore. Poi rivolse l’arma verso l’alieno, che volava a poca distanza dall’acqua per avvicinarsi più facilmente alle ragazze.

--Fiocco di Luce!--

Prima che l’attacco andasse a segno, il Chimero balzò fuori dall’acqua all’improvviso, ferendo l’alieno alla schiena con una delle pinne taglienti. In quel momento il Fiocco di Luce colpì, portando con sé la potenza del dardo di Mewmina. Il ragazzo venne investito in pieno e la forza dell’attacco mescolato al dolore per la ferita gli fece perdere i sensi. Cadde in mare.

Pochi secondi dopo, Pai interruppe il suo scontro a distanza con Mewpam e si allontanò violentemente dalla superficie dell’acqua scura, trascinando con sé il fratello minore.

--Ma che fai?-- gli gridò il ragazzino.

--Il Chimero ha sentito l’odore del sangue ed è fuori controllo, bisogna stare a distanza!-- la voce dell’alieno era più alta di circa un’ottava, stridula. La paura per Kish si era trasformata in una spada che gli trafiggeva il ventre. E l’impotenza di non poter aiutare il fratello adottivo lo faceva sentire anche peggio. Poteva solo sperare…

Ryan lo udì e sobbalzò.

--Ragazze! Tutte sui motoscafi, dobbiamo allontanarci subito!-- gridò, intensificando la presa sul polso di Mewiris per attirarla a sé.

--Ma... e Kish?-- chiese quella, gli occhi stellati d’ansia e paura.

--Ci pensaranno gli alieni al loro compagno.--

Lei volse lo sguardo a Pai e Tart, immobili come due statue di ghiaccio sospese nel cielo terso. Non lo avrebbero salvato. Non potevano.

“No… no, no NO!”

--KISH!-- gridò allora la ragazza.

Uno dei ventagli le apparve tra le dita mentre l’altra mano prendeva una caramella dal barattolo vitreo accanto al resto dell’attrezzatura subacquea: le avrebbe permesso di restare senza ossigeno per un’ora.

Kyle sentì un gemito e un tonfo, e si volse verso il suo amico. --Ryan, cosa succede?--

--Stramaledettissima stupida!-- urlò quello all’acqua, increspata da cerchi concentrici e tenendosi il dorso della mano, solcato da un superficiale ma doloroso taglio.

Accanto alle labbra della ferita brillava una fine polvere argento che sembrava ghiaccio.

*****

Mewiris nuotava verso il fondo del mare più veloce che poteva, nonostante la sofferenza per lo squarcio che sentiva in petto. Il dolore aveva raggiunto un’intensità spaventosa quando aveva ferito Ryan col ventaglio per liberarsi, e quel picco improvviso gliene aveva rivelato l’origine. Ma comunque ora non le importava, non con Kish in pericolo di vita. Sapeva che l’alieno non correva il rischio di annegare perché il suo organismo poteva resistere anche a lungo senza ossigeno, ma non poteva sopravvivere incosciente in balia dell’acqua gelida e di un Chimero fuori controllo.

La ragazza ignorò il dolore nonostante l’intensità e cercò di fare due conti rapidi: quando si era tuffata, il mostro era ancora occupato con le altre MewMew, ma non appena Ryan, Kyle e Mark le avessero portate al sicuro quello si sarebbe lanciato a caccia delle uniche prede ancora alla sua portata: lei e Kish. Questo significava che avrebbe dovuto affrontare da sola un nemico che le altre cinque, insieme, non erano riuscite a sconfiggere. A meno che, per qualche improbabile miracolo, Kish non si risvegliasse e riuscisse a combattere con la ferita alla schiena.

Scosse la testa per scacciare quei pensieri, concentrandosi sui suoi sensi in modo che la guidassero anche sotto il mare. Chiuse gli occhi... dapprima fu il vuoto, poi il nulla liquido si popolò di tremolii ovattati e morbidi causati dal muoversi dei corpi nell’acqua. Rilevò a fatica la traccia giusta, disorientata dalla sua stessa fretta, ma dopo alcuni interminabili secondi riuscì ad individuare quello che cercava.

Kish fluttuava nell’acqua, la testa rivolta all’indietro, gli occhi chiusi. La schiena era ancora inarcata a causa del colpo ricevuto e braccia e gambe galleggiavano inerti. Mewiris gli si avvicinò con attenzione, controllando con lo sguardo che stesse bene. Scivolò sotto di lui per vedere la ferita alla schiena senza doverlo toccare; era grave ma non inguaribile, e perdeva ancora parecchio sangue. Doveva cercare di riportarlo in superficie per poterlo curare.

In quel momento uno stridio acuto incrinò le sottili correnti sottomarine e le fece dolere i timpani nonostante l’acqua ne avesse naturalmente attutito il volume. La MewMew si volse e vide il Chimero nuotare rapidissimo verso di loro. Ebbe appena il tempo di erigere attorno all’alieno e a sé stessa uno scudo che quello li raggiunse, urtando violentemente contro la sua barriera protettiva. Il contraccolpo allontanò quella piccola bolla di speranza ma l’urto colpì anche le energie della ragazza che perse un respiro per tenere in piedi la loro unica difesa. Il mostro li seguì, ripetendo più volte l’attacco nel tentativo di raggiungerli. Ogni colpo incrinava la resistenza della MewMew.

“Non posso continuare così.” si disse. “Non sto risolvendo la situazione e se insisto non riuscirò a combattere! Devo lottare, adesso!”

Il mostro attaccò di nuovo, e lei aspettò di essere a distanza di sicurezza per uscire dallo scudo.

--Torno presto...-- sussurrò ingenuamente allo sguardo cieco di Kish, ancora svenuto, e si lanciò contro il suo nemico, i ventagli spiegati nelle sue mani.

Il Chimero non le lasciava spazio a sufficienza per colpire con un Fiocco di Gelo, ma i tagli che seganvano la pelle viscida della creatura non erano meno innocui, sebbene non gravi. Chissà come, Mewiris riusciva a schiavare anche per un pelo sia i denti che le lame che gli uncini del suo avversario, ma il suo corpo già portava i sengni di alcuni colpi più leggeri. Piccole strisce rosse si disegnavano sulla sua pelle morbida per dissolversi nel mare, lasciandole addosso tante piccole abrasioni. Poi la coda del mostro urtò casualmente lo scudo che proteggeva l’alieno e lo spinse lontano.

“No, Kish!”

Un fendente della pinna saettò verso la ragazza che si era voltata per controllare la sorte dell’amico abbassando la guardia e le lasciò una superficiale ma dolorosa ferita sulla zona di pelle scoperta che separava il corpetto dalla fascetta che le copriva la gola. Come per gli altri tagli il sangue svaporò immediatamente, ma il dolore la costrinse a raggomitolarsi istintivamente per proteggersi la parte che le faceva male. Il Chimero aprì le fauci irte di denti affilati come pugnali.

Un Fiocco d’Acqua arrivò dal nulla creando una corrente che li allontanò l’una dall’altro.

Mewiris sollevò lo sguardo sorpreso e vide le sue compagne nuotare rapidissime verso di lei, Mewlory in testa. La ragazza si rilassò e approfittò della distanza per scagliare un Fiocco di Gelo contro il mostro facendolo indietreggiare al centro del cerchio letale formato dalle sue amiche, poi si volse e nuotò nella direzione in cui aveva visto sparire il suo scudo. Dovette nuotare per un pezzo, ma infine vide il corpo di Kish delinearsi contro fondale marino. La ragazza lo raggiunse e lo prese in braccio, poi controllò la ferita con ansia e la trovò coperta di sabbia. Adesso si sarebbe sicuramente infettata, rendondo tutto più difficile e più rischioso.

“Dannazione!”

In quel momento un tenue bagliore attirò l’attenzione della fanciulla, spingendola a sollevare lo sguardo. Un tenue riverbero azzurro le scivolò sul viso, e i suoi blu contemplarono incantati il miracolo che le stava di fronte; era come un fiume, ma era sotto il mare e composto da migliaglia di nastri cristallini che si intrecciavano vorticando la loro speciale, magica danza.

Acqua Cristallo.

“Ecco perché il mare è così pulito...” riflettè lei.

Il suo sguardo si staccò da quello spettacolo meraviglioso e corse alla sua spalla, ma la voglia non emanava che un tenue bagliore dovuto solamente alla vicinanza con una così grande fonte di energia. Aggrottò la fronte, perplessa, e stese una mano per richiamare a sé un po’ d’AcquaMew per guarire Kish. Ma la sostanza rimase immobile di fronte a lei, ignorando la sua disperazione e continuando ad avvolgersi dolcemente su sé stessa.

“Non ho tempo per queste sciocchezze!” imprecò Mewiris tra sé e sé.

Mosse un passo verso il fiume segreto, ignorando a bella posta il dolore insopportabile che le esplose nel petto, e vi fece scivolare attraverso il corpo dell’alieno, poi scavalcò il tubo di cristallo senza neppure sfiorarlo. Ripreso Kish tra le braccia, notò con gioia che la ferita sulla sua schiena si era del tutto rimarginata e le palpebre gli tremavano impercettibilmente, segno che stava per svegliarsi.

Doveva assolutamente allontanarsi dall’Acqua Cristallo prima che lui se ne accorgesse: quel fiume non poteva essere scisso e portarlo via avrebbe significato prendere tutta l’AcquaMew che c’era in quel mare e che probabilmente si diramava senza spezzarsi a tutti gli oceani della Terra. Mentre nuotava via sorridendo, la voglia sulla sua spalla baluginò nel buio dell’acqua per un istante.

Seguendo l’istinto, la ragazza si mosse rapida e sicura nella direzione da cui arriveva l’eco tenue di onde infrante, e alcuni minuti dopo camminava esausta sulla sabbia soffice della spiaggia di fronte alla sua villa. Depose piano l’alieno al suolo, poi si lasciò cadere in ginocchio tirando respiri profondi; l’effetto delle caramelle era svanito pochi secondi prima. Aveva fatto appena in tempo. Guardò il viso di Kish, e gli occhi le si riempirono di dolcezza. Controllò distrattamente la ferita che le aveva fatto il Chimero, nient’altro che un sottile graffio già cicatrizzato che le solcava la pelle separando con la sua linea chiara il corpetto dalla fascetta sulla sua gola.

Mewiris si alzò in piedi e si scrollò di dosso le gocce di mare rimastele sul corpo, facendo ondeggiare morbidamente i petali della gonna. Poi si risedette a terra e accarezzò con cautela il dorso della mano dell’alieno, preparandosi all’ondata di dolore che lo squarcio nel suo petto avrebbe sicuramente irradiato. Dolore che non venne.

I suoi occhi blu si adombrarono per la perplessità, restii a credere che le fosse bastato a uscire dall’acqua per annullare gli effetti di quell’improvvisa ferita. Acqua...

Acqua Cristallo! La ragazza fece il collegamento in un attimo: il suo corpo era entrato fisicamente in contatto con quella sostanza giorni prima, quando l’aveva salvata da ferite molto gravi. Solo che anziché annullare i suoi poteri per un periodo di tempo come era successo alle altre MewMew un anno prima aveva intensificato l’istinto di proteggere la Terra. Ecco perché la feriva quando era con Kish: perché, tecnicamente, lui era un pericolo per la Terra e quindi l’aveva spinta a tenersi a distanza, nonostante il suo cuore non fosse d’accordo. Ma ora l’effetto era svanito.

Sorrise felice di essersi liberata di quel dolore, e si rialzò in piedi. Infastidita dalla stoffa bagnata dell’abito da MewMew si trasformò, tornando a essere semplicemente Iris. Il tramonto riverberò su di lei, accendendole la pelle e incendiando di luce aranciata il costume rosa che indossava. I capelli sciolti le ricaddero sulle spalle quando si lisciò il pareo bianco che le fasciava i fianchi snelli e distese i muscoli.

--Non mi stancherò mai di dirti che sei un incanto.-- commentò Kish.

Vide la ragazza voltarsi di scatto, sorpresa, ma gli occhi scintillavano come il cristallo incastonato nel ciondolo che le pendeva sul petto appeso a una lunga catenella dorata che brillava col sole. Le prese il polso e la fece sedere accanto a sé, passandole le braccia attorno ai fianchi.

--Cosa mi è successo?-- chiese.

Lei rispose con uno sguardo interrogativo.

--Voglio dire, quella bestiaccia mi aveva o non mi aveva squarciato la schiena?-- ironico, come al solito. Ma nemmeno una minaccia di morte poteva spegnere il suo sarcasmo!

Lei spostò gli occhi sull’orizzonte di fuoco. --Hem... beh... i tuoi fratelli ti hanno ripescato mentre noi ci occupavamo del Chimero.--

--E la mia ferita?--

Dannazione! Ma perché doveva fare tutte quelle domande? --La tua ferita? Mmm... sì, per quella... beh... Pai aveva ancora la provetta che ti ho dato a Natale ed è riuscito a cavarci l’AcquaMew sufficiente per curarti. Il taglio era doloroso, ma non grave.--

--Ah, ok... e allora cosa ci faccio qui?--

Ancora?! Accidenti, lei detestava mentire. --Oh... beh, c’è un motivo molto semplice... ovvero... sì, è successo che quando abbiamo sconfitto il Chimero c’è stata una specie di esplosione e sei finito di nuovo in acqua. Noi non ti abbiamo visto, così credevamo che fossi sparito e Paddy e Pam hanno attaccato Pai e Tart, ma loro sono scomparsi. Sì, e poi la corrente ti ha riportato qui.--

--Capisco... e tu che ci fai qui?--

Sperò che fosse l’ultima. --Facevo quattro passi.--

Kish le accarezzò il volto con gli occhi d’oro, poi seguì il suo sguardo languido, incatenato al sole che sprofondava dolcemente nell’oceano.

--Ti piace il tramonto?-- le chiese.

Come non detto. Ma questa era una facile curiosità da soddisfare. --Tanto. È così caldo... mi fa sentire al sicuro.-- rispose lei annuendo piano.

--Strano...-- commentò l’alieno. --Pensavo che preferissi l’alba... ti alzi sempre così presto la mattina!--

--Beh, anche l’alba mi piace tanto. È pulita, il momento migliore per sognare un po’ senza rischiare incubi. Il tramonto, invece_--

S’interruppe, bloccandosi.

--Il tramonto, invece?-- la incoraggiò l’altro. --Per cosa è fatto il tramonto?--

Iris scosse la testa e non rispose, ma le sue gote si colorarono di fuoco. Lui alzò gli occhi al cielo imbrunito e la spinse a terra, costringendola a stendersi sulla sabbia.

--Ma che diamine...?-- cominciò la ragazza, ma qualcosa in quello sguardo dorato la zittì.

Kish le si avvicinò con le labbra, inchiodandola al suolo con lo sguardo, e le diede un bacio veloce.

--Dolcezza, rispondimi. Per cosa è fatto il tramonto?-- le sussurrò all’orecchio.

Lei tremò appena alla carezza vellutata della sua voce, ma non disse nulla.

--Dai piccola! Prometto che se mi rispondi ti regalo un sogno...-- mormorò lascivo.

--Che sogno?-- chiese la ragazza in un respiro.

L’alieno sfoderò un sorriso intrigante e malizioso. --Fidati, dolcezza. Vedrai che ti piacerà...--

Iris trovò il coraggio di guardarlo, ma rimase senza fiato. Il suo sguardo d’oro era luminoso, colmo di curiosità e desiderio insieme. I lineamenti affilati gli conferivano un’aria felina, gli occhi grandi ma da un taglio esotico che li assottigliava leggermente. Dentro di lei il cuore prese a battere con forza, come per gridare la verità, ma non un sospiro sfuggì dalle sue labbra. Le stelle nel suo sguardo di notte dovettero lasciar trasparire qualcosa, perché Kish allargò il sorriso scoprendo i denti bianchi e leggermente appuntiti.

--A cosa pensi?-- le chiese senza abbandonare il tono di voce suadente.

--Ecco... a quel sogno di cui parlavi...-- balbettò lei sentendosi girare la testa.

Solo che l’ipnosi non c’entrava un cavolo stavolta.

--Mmm... sul serio? Perché se vuoi posso darti un assaggio...-- continuò sempre con lascivia, scendendo su di lei per baciarle la gola.

--Hem... credo che ne farò a meno...-- balbettò Iris, cercando di prendere un minimo di distanza ma senza riuscirci.

--Non credo che tu possa scegliere...-- le sussurrò tracciando il profilo del suo collo per poi sollevarsi a guardarla negli occhi.

Si mise ad accarezzarle piano i fianchi e il viso, sempre bloccandola a terra, fece per baciarla di nuovo. Ma prima le loro labbra potessero anche solo sfiorarsi un richiamo spezzò l’incantesimo.

--IRIS!--

--Le odio le tue amiche! Sempre sul più bello…-- imprecò lui tra i denti.

Iris non rispose. Era troppo occupata a trucidare mentalmente le sue cosiddette amiche! Si tirò su.

--NO!-- imprecò poi, una nota così alta nella voce che l’alieno si preoccupò.

La ragazza si volse verso di lui, gli occhi fiammeggianti. --Mi hai fatta insabbiare tutta!-- esplose, mettendo su un finto broncio davvero adorabile.

Lui si mise a ridere di gusto e poco dopo anche la MewMew si unì a lui. Si presero per mano, stringendo leggermente per darsi forza.

--IRIS!-- di nuovo quel dannato richiamo…

--Devo andare…-- esalò la MewMew.

Kish annuì dedicandole uno sguardo tenero ma triste. Le accarezzò una guancia con due dita.

--Come posso farmi amare da te?-- chiese, poi sparì attraverso un passaggio dimensionale.

La ragazza sentì il vuoto bruciarle tra le dita…

*****

Kish ricomparve nella sala centrale. Trovò Pai lavorare febbrilmente al computer, impegnato in un tentativo di localizzazione, mentre Tart stava a guardare con gli occhi umidi e le guance rigate di lacrime.

--Che succede? Mi sono perso qualcosa?-- chiese.

Il ragazzino si volse di colpo e lo fissò, poi gli corse in contro e lo abbracciò.

--Hey, ma...--

--Dannazione a te!-- sbottò Tart urlando per sfogare sia la paura che il sollievo. --Mi hai fatto preoccupare da matti! Ho pensato che fossi morto!--

Lui guardò sorpreso le sue guance bagnate del bambino e rivolse a Pai un’espressione interrogativa. E, strano ma vero, lo vide sorridere rassenerato. Il suo stupore crebbe.

--Ma cos’è successo?-- ripetè esasperato.

--Beh, speravamo potessi spiegarcelo tu...-- gli rispose il fratello come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Ma il suo tono leggermente perplesso non nascondeva la sua felicità

Suo fratello… era sano e salvo! Come ciò fosse accaduto, sinceramente non gli interessava. Era solo troppo sollevato che fosse vivo. Voleva solo sapere chi avesse compiuto un tale atto: gli sembrava doveroso ringraziare per una cosa di tale portata. Poco gli sarebbe importato se fosse stato quell’americano antipatico… Kish era salvo. Non c’era nulla che avesse più rilevanza di ciò.

--Mah, non sono sicuro... le onde mi hanno riportato a riva e poi mi sono teletrasportato qui.-- speigò vago l’alieno con gli occhi d’oro.

--E la ferita? Era piuttosto grave.--

--Cosa? Non hai usato quello che restava dell’Acqua Cristallo contenuto nella provetta per curarla?--

“Ok, decisamente qualcosa non quadra!” si disse Pai. La provetta dell’AcquaMew? Allora, prima di tutto la fiala era in possesso di Kyle e Ryan. Secondo, era impossibile in ogni senso che fosse rimasta anche solo una pagliuzza di quelle gocce.

--Ma cosa vai blaterando?--

--Beh, Iris mi ha...--

--Oh, Iris!-- trillò all’improvviso Tart sorridendo. Dalla sua voce trasparivano gratitudine e adorazione. --Non è una ragazza meravigliosa? Come ti ha visto precipitare si è tuffata, pensa che ha perisno ferito Ryan! Dovevi vedere la sua faccia...--

Tart oramai si era convertito all’adorazione per la Mewtigre. In primis era simpatica, gentile, ed era molto carina per essere una vecchiaccia. Inoltre aveva appena salvato la vita a una delle persone a cui teneva di più al mondo!

--Beh, non me lo aveva detto... anzi non mi aveva detto niente di tutto questo!--

Pai sorrise, e gli mostrò i video della battaglia sui motoscafi proiettandoli sul grande monitor al centro della sala.

Gli occhi d’oro dell’alieno si riempirono di punti interrogativi. Come aveva fatto a sopravvivere al Chimero? Come era stata curata la sua ferita? Come mai si era ritrovato sulla spiaggia in compagnia di Iris?

E così Kish seppe la verità.

“Ma perché ha mentito?”

 

ANGOLETTO!

Eccomi qui! Spero di aver reso bene la scena di lotta… fatemi sapere!

Ora, è d’obbligo fare una parentesi su Iris. Grazie a una delle mie commentatrici, è emerso che forse alcuni di voi vedono Iris come un personaggio perfetto. Nulla di più sbagliato: Iris è tutto meno che perfetta! Innanzi tutto, come avrete notato, è molto arrendevole quando si tratta di Kish, ed è fondamentalmente ingenua. Un po’ bambina anche, in certi casi. Ha una forte tendenza alla teatralità, come avete potuto constatare nei capitoli precedenti: la scenata con la portiera sbattuta fatta al padre, il graffio inferto a Ryan per liberarsi, la “relazione” con Kish tenuta sotto silenzio. E poi vedrete altre azioni del genere in seguito. Non dimentichiamo che Iris è fondamentalmente una brava persona, onesta, dolce e gentile, ma bisognava fare questo intervento per chiarire anche i suoi lati negativi. Spero che vi abbia aiutato a comprendere meglio il suo personaggio.

Un bacio,

Clarisse

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Capitolo 19
*** The end of everything ***


Miss Giulietta: ciao bella! Ti prego t’imploro di perdonarmi, ma proprio non sono riuscita ad aggiornare prima… una rottura la scuola! Cmq, grazie mille per i complimenti e per la canzone! Occhio a non idolatrare troppo Kish che la mia Iris è anche stragelosa… poveri Pai e Tart, infondo loro non avrebbero potuto davvero salvarlo, altrimenti immaginati che succedeva se scoprivano il fiume di AquaMew: un disastro! E poi così Iris è dooolce! E cretina, è un po’ incosciente… chiamami pure Clarisse :) Questo capitolo avrà un tono un po’ diverso, sono curiosa di sapere cosa ne pensi!

tYTy: tranquilla, ho capito perfettamente la recensione! Mi scusi per il ritardo? È che ho avuto dei casini... nemmeno a me piacciono le fic dove Kish è odiato dai suoi fratelli, mi sembrano davvero assurde! Adesso Pai ha cambiato del tutto opinione su Iris, come vedrai in questo capitolo! Ryan invece sarà ancora un po’ cattivello, ma alla fine della storia farò in modo che si riscatti… Iris era molto in ansia mentre sparava quella balla colossale, ma sapeva benissimo che se avesse detto a Kish “non so niente” quel furbone dagli occhi d’oro colato (*ç*) non ci avrebbe creduto nemmeno per un millesimo di secondo… ora ti lascio al capitolo, spero che ti lasci sorpresa ma soddisfatta!

Alejandra Wammettara: scusa scusa scusa!!! Volevo aggiornare presto, ma in questi giorni la mia vita è una matassa di casini inestricabile, pensa che questa è la prima sera che riesco a toccare il computer! Uffa… odio la scuola!!! Grazie mille per avermi spiegato questo concetto della Mary Sue, sono contenta che Iris non faccia questo effetto! Straw invece mi sa tanto ma proprio tanto di Mary Sue!!! Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto! Per i Chimeri… insomma io penso allo scenario, alla situazione e al tipo di battaglia che voglio inscenare, poi il resto vien da sé! Questo Chimero-Squalo poi è stato facile da descrivere perché anche io ne ho una paura matta!!! Ora ti lascio al tanto atteso capitolo, fammi sapere che ne pensi!

Gente ora vi lascio al capitolo e scappo perché è tardissimo e doma c’è scuola! Prossimo aggiornamento ogni weekend, prometto!!!

 

    The end of everything

L’atmosfera era insolitamente gelida quel giorno, al caffè MewMew, ma si scaldò non appena Ryan sbucò furibondo dal sotterraneo. Il ragazzò afferrò Iris con la mano fasciata, stringendo fino a farle male.

--Che cos’hai fatto, stupida?-- sputò tra i denti.

--Lasciami, mi stai spezzando il polso...-- mugolò quella.

Kyle ebbe il buon senso di separare i due, ma la rabbia non svaporava dai gelidi occhi del biondino.

--Ti rendi conto di quello che ci hai rischiare?-- continuò.

Lei lo guardò senza capire. --Ma cosa stai dicendo?--

--E me lo chiedi anche?! Certo che hai proprio un bel coraggio... che mi dici della corrente sottomarina d’Acqua Cristallo?--

La ragazza s’irrigidì mentre un filamento di paura s’intrecciava alle corde del suo cuore. --Come l’hai scoperto?--

Il biondino si bloccò. --Questo non c’entra un tubo adesso.--

Negli occhi blu della Mewtigre splendette una scintilla di comprensione: forse aveva intuito… --Ryan mi stai velatamente dicendo che mi hai spiata?--

--No...-- mugolò l’americano colpevole.

--Bugiardo! Come hai potuto? Io mi fido di te!--

A quelle parole, il giovane ritrovò la sua rabbia. --E io mi fidavo di te! Ma forse non avrei dovuto visto quello che combini col tuo alieno...--

Iris sobbalzò come se l’avessero schiaffeggiata.

--Cos’è questa storia?-- s’intromise Pam all’improvviso.

I due si volsero verso il resto del gruppo, ma la ragazza abbassò subito lo sguardo.

--Allora Ryan, è possibile avere spiegazioni?-- pressò Kyle con una voce che non permetteva repliche.

--Bene.-- rispose il biondino prendendo respiri profondi per riacquistare il controllo. --Andate a cambiarvi e poi venite nel sotterraneo.--

Pochi minuti dopo le ragazze erano tutte schierate di fronte allo schermo del grande computer nello studio di Ryan, che si era finalmente calmato.

--Allora...-- cominciò il biondino. --Ho messo delle microtelecamere per controllare Iris, in caso gli alieni tentassero di nuovo di rapirla. Le riprese non sono esattamente quello che mi aspettavo, ma sono piuttosto interessanti...--

Le immagini invasero il monitor, una sintesi di ogni secondo della ragazza, della sua vita normale e da MewMew, ogni attimo dei suoi giorni e delle sue notti. Le lezioni a scuola, gli esercizi di pattinaggio, il lavoro al caffè, le nottate dense di incubi... tutto mostrato in pochi secondi. Poi le riprese incriminate: i giorni passati al mare… e i momenti sotto il mare. La lotta con Kish nella radura dietro la villa, il combattimento contro il Chimero fino all’arrivo delle MewMew, il modo in cui aveva scoperto e approfittato della corrente sottomarina d’Acqua Cristallo. E poi, quei pochi minuti al tramonto sulla spiaggia.

Iris nascose il viso tra le mani, ferita. “Perché deve andare così?”

--Ascolta...-- le disse Ryan con voce gelida. --Sorvoliamo pure su come tu ti faccia abbindolare da quell’alieno per evitarti l’imbarazzo...--

Evitarle l’imbarazzo? Perché, far vedere il video di lei e Kish a tutti che cos’era?

--Parliamo invece di come hai messo in pericolo la Terra. Non ti sei fermata a pensare del rischio che avremmo corso tutti se quello lì si fosse svegliato mentre era nella corrente?--

Lei annuì. --Certo che ci ho pensato.--

--Ma hai comunque deciso di tentare la fortuna, giusto?--

--Era la cosa giusta!--

--No, invece! Nulla che metta in pericolo la Terra e il MewProject è giusto!-- le sbraitò addosso Ryan. Come aveva potuto quella stupida mettere in gioco così tanto?

Ci fu un attimo di silenzio. Per Iris la realtà cominciò a sgretolarsi, le immagini registrate dai suoi occhi si sfocarono e si confusero. Un sorriso, vuoto e senza gioia, le affiorò alle labbra. La ragazza abbassò la testa, scuotendola leggermente.

--Assurdo...-- mormorò, la voce rotta. --Ho salvato una vita e mi prendo i rimproveri...--

--Senti.-- la richiamò il biondino spazientendosi un poco. --Non sto sminuendo quello che hai fatto. Sei stata molto coraggiosa. Ma semplicemente non avresti dovuto farlo.--

--Ma ti ascolti quando parli?-- per una frase del genere, la voce sarebbe dovuta essere forte. Allora perché a lei usciva così debole? --Cosa avrei dovuto fare? Lasciarlo morire? Credevo che le MewMew dovessero proteggere chi ha bisogno d’aiuto!--

Pam guardò l’amica. Assomigliava tanto a Strawberry quando Mark si era trasformato in Profondo Blu... gli occhi mezzo-assenti ma tristi, un sorrisino lieve e fuoriposto dipinto sul viso impallidito. Le braccia cadevano inerti lungo i fianchi, le dita abbandonate morbidamente. Le gambe le tremavano leggermente, quasi tentasse a stare in piedi.

Era orribile vederla così. Spezzata. Come se la tigre che ruggiva in lei fosse stata messa in catene.

--La Terra. Le MewMew devono proteggere la Terra. E quell’alieno è un pericolo per la Terra.-- precisò Ryan. Sembrava un adulto che cerca di spiegare un concetto difficile a una mocciosa di cinque anni.

--Vedi sempre le cose in modo così netto... non hanno dimostrato anche loro di avere un cuore?-- mormorò Iris.

Scosse di nuovo la testa, quel sorriso ingenuo ancora tremante sulle labbra. Alzò gli occhi luccicanti e guardò le sue amiche. Fece un piccolo passo verso di loro.

--Strawberry...-- sussurrò. --Mi spiace... non... non posso evitarlo... lui...--

La ragazza la guardò con affetto e le sorrise.

--Non ce l’ho con te.-- le bisbigliò la Mewgatto. --Ma non ti capisco... come puoi farti ingannare così?--

--Io...--

--Non stiamo parlando di questo.-- le interruppe Ryan incrociando le braccia. --Stiamo parlando di un altro errore.--

--Non è stato un errore.-- disse Iris scuotendo ancora la testa. Sembrava una cucciola… --Era la cosa giusta. Non puoi volere davvero che morisse!--

--Non è una questione di volere la morte di qualcuno. È una questione di priorità.-- rispose il ragazzo come se stesse parlando a una bambina. --E la mia proprità è la salvezza della Terra e delle MewMew. Non deve contare altro. Peccato solo per questo incidente.--

--Non è stato un incidente!--

Il ragazzo la guardò con gelo.

--Io non stavo parlando del salvataggio di Kish... parlavo del mio errore che ha causato l’incidente in primo luogo.--

Le parole presero lentamente consistenza, scavando un solco tra di loro.

Iris abbassò il viso finchè la frangetta non calò a celarle completamente il viso.

--È... meglio che vada...-- sussurrò.

--Già, dovresti davvero. Anzi, non dovresti proprio esserci.-- rincarò ancora il biondino.

La ragazza indietreggiò di qualche passo, poi si volse e oltrepassò la porta. Buttò un ultimo sguardo umido dietro la sua spalla, e svoltò l’angolo.

Uscì dal caffè e si ritrovò sotto la pioggia battente ma non ci fece caso. Continuò a camminare, diretta all’unico posto che poteva darle l’illusione di un po’ di tranquillità.

*****

Strawberry guardò l’amica sparire oltre la porta, poi chiuse gli occhi. Un po’ era arrabbiata con lei per quella storia di Kish... lo considerava poco meno di un tradimento. Dopo tutto che quell’alieno aveva fatto a lei, quella si era lasciata abbindolare e usare come un giocattolo. Anche se si rendeva conto che se la stava prendendo per nulla; quando Kish voleva qualcosa, se lo prendeva. Non ci era riuscito con lei, ma lei aveva Mark e sapeva perfettamente che era grazie lui che gli aveva resistito. Invece Iris non aveva nulla per difendersi, se non un cuore puro.

La voce di Pam ruppe improvvisamente il silenzio pesante.

--Hai esagerato, Ryan.-- disse la ragazza.

--No, le ho fatto un favore.-- corresse l’altro. --Non mi serve una MewMew che mette in pericolo la Terra anziché salvarla.--

--Come puoi essere così insensibile?-- sbotto Mina all’improvviso.

--Non darmi dell’insensibile!-- gridò quello. --Ti ricordo che nessuna di voi ha detto una sola parola per difenderla.--

L’accusa bruciò sulla pelle delle MewMew.

--Io non capisco...-- mormorò Paddy. --Come può essere che salvare una vita sia sbagliato e giusto al tempo stesso?--

--Beh, quella lì è sbagliata e basta. Lei non dovrebbe esistere! Non avrei dovuto fare un errore così grossolano.--

--Adesso basta ripeterlo.-- riattaccò Pam. --Stai esagerando. Non avresti dovuto dirle una cosa del genere.--

--Sciocchezze! Se n’è andata, no? Le ho fatto un favore.--

Gli occhi della ragazza si adombrarono. --La ucciderà. Non lo definirei esattamente un favore.-- poi si rivolse alla compagna. --Sai Strawberry, mi ha ricordato tanto te, poco fa.--

La leader delle MewMew alzò lo sguardo. --Cosa intendi?--

--Non l’hai vista mentre andava via? Aveva la stessa espressione che avevi tu quando Mark è diventato Profondo Blu. Pensavi che fosse un brutto sogno, al punto da non reagire. Al punto da sembrare impazzita.--

La rossa chinò la testa. In effetti aveva notato una strana espressione sul volto dell’amica, ma non pensava che il dolore avesse scavato così profondamente dentro di lei.

--Pam?-- chiamò Lory. --Cosa pensi che farà?--

Fu Mina a rispondere. --Lei pensa sempre agli altri... cercherà un modo per evitare a noi dei problemi. Speriamo solo che non faccia_--

Masha apparve tra loro all’improvviso, svolazzando in giro come se fosse in preda a un’attacco isterico.

--Mewiris è in pericolo, Mewiris è...--

--Che succede?-- chiese Mewblu senza terminare la frase al robottino, insospettita dall’interruzione.

Ryan si alzò all’improvviso, spegnedo il computer.

--Cosa c’è?-- domandò Lory.

--Iris si è trasformata, solo che adesso il segnale è sparito.--

Ci fu un secondo di silenzio, mentre i presenti realizzavano i vari significati che quella constatazione poteva avere.

--È tornata normale?-- tentò Paddy con l’ottimismo proveniente da un’ombra di speranza.

--No. È... sparita. Probabilmente si è... tolta di mezzo.--

*****

Kish guardò Iris varcare la porta del sotterraneo e tirò un pugno al monitor del computer, tremando di rabbia.

--Come ha potuto dirle una cosa del genere!-- sbraitò.

--Valla a prendere.-- gli disse a sorpresa Pai. --Nel suo attuale stato è pericolosa per sé stessa.--

L’alieno rimase sorpreso per un’attimo. Poi annuì. --Va bene, ma voi spegente qui, e staccate le telecamere. Non voglio più saperne di quelle lì!--

Tart gli mise una mano sulla spalla e guardò angosciato il monitor.

--Sbrigati.-- sussurrò al fratello. --Non vorrei che facesse una sciocchezza.--

Kish scomparve.

--Pai?-- chiamò poi il piccolo. --Andrà tutto bene, non è vero?--

Il piccolo alieno era davvero preoccupato per quella ragazza. Non credeva davvero che si meritasse tutte le cattiverie che le aveva detto quell’americano. Come potevano denigrarla così perché aveva salvato una vita? Non era minimamente giusto…

Pai intuì i pensieri del fratello, e non potè non condividerli. In un certo senso comprendeva le motivazioni del biondo, ma da quello a condividere le cattiverie che aveva sputato addosso alla MewMew c’era di mezzo il mare!

*****

Iris si lasciò cadere in ginocchio sul solito gradino della radura speciale. Lasciò che la mente corresse a briglia sciolta per alcuni secondi in modo da cogliere interamente quello che Ryan le aveva detto. Le lacrime che scivolarono sulla pietra si confusero con le gocce di pioggia.

“Un incidente... un mio errore...”

Quelle parole continuavano a rimbalzarle nella mente, crudeli. Era questo ciò che era? Un incidente?

“Sì... io sono un incidente... io non dovrei esistere...”

Si stese sul gradino, nella stessa posizione di quel giorno, quando il suo DNA si era modificato. Per qualche attimo, la sua mente si addormentò, e quando la ragazza riaprì gli occhi sperò e temette di aver sognato. Le sue dita si strinsero sul ciondolo dorato.

--Mewiris... metamorfosi...-- esalò. Persino la formula le usciva senza energie.

La trasformazione avvenne.

“Come può essere? Io sono sbagliata... come posso stare così bene, così... in pace?”

In effetti, stava bene: sentiva la tigre ruggirle la forza nel sangue, sentiva il potere invadere ogni parte di sé. Come poteva sentire tutto questo ed essere un errore?

Capì di aver perso tutto e la consapevolezza la schiantò. Sarebbe sicuramente stata incapace di stare in piedi se non fosse stato per quella forza, aggiunta eppure così parte di lei, che le pulsava nel petto.

“E adesso? Cosa faccio adesso? Sono quello che sono... se non posso aiutare le MewMew, cosa posso fare?”

Il sibilo alle sue spalle arrivò provvidenziale, come per rispondere alla sua domanda. Un sorriso rassegnato le baluginò sul viso, ombreggiandole gli occhi. Non c’era altra soluzione.

Kish apparve nella radura, ma questa volta non vi trovò nulla di magico o bello; era solo uno spiazzo di prato circondato da ciliegi sfioriti con un laghetto spezzato da mille gocce. Ma forse era solo la pioggia che la faceva sembrare così patetica.

Volse lo sguardo alla figura bianca che si stagliava contro la roccia scura dei gradini.

--Dolcezza...-- la chiamò.

La vide voltarsi e riconobbe ogni cosa di lei, tranne il volto. Il volto era una maschera... e nemmeno gli occhi potevano essere i suoi: erano blu e basta, due notti senza stelle. Quel vuoto lo spaventò: il suo sguardo non era mai stato così. Cosa significava quell’espressione così diversa?

Mewiris si accorse di avere la vista annebbiata e di sentirsi esausta, ma si rifiutò di darci peso: aveva fatto la sua scelta e voleva metterla in pratica. Evocò i ventagli e si scagliò contro l’alieno, prendendolo di sorpresa, ma quello parò il colpo per un pelo. Lo slancio che aveva avvicinato i duellanti li separò ma Kish non ebbe il tempo di riflettere, troppo occupato a evitare un Fiocco di Gelo. Deciso a evitare altri attacchi del genere si spostò nel folto degli alberi e la ragazza lo seguì, riprendendo lo scontro ravvicinato. Lui parava a fatica i fendenti mirati a fare del male, ma cercava di resistere. Decise di provare a disarmarla, così strinse la presa su uno dei Sai e si avventò contro di lei con violenza, preparandosi all’impatto contro le gemme dei ventagli. Sperava che sarebbe risultato abbastanza doloroso da bloccarla. Nei pochi istanti successivi accaddero parecchie cose.

Mewiris sorrise, ma i suoi occhi rimasero vuoti, e lasciò sparire le sue armi.

In un attimo si spostò di un passo e mise il suo cuore come centro della traiettoria del Sai.

Il secondo successivo, Kish capì che non avrebbe parato l’attacco e la ferita provocata sarebbe stata troppo grave, ma non poteva fermarsi a causa del troppo slancio. Capì anche di non riuscire a deviare: aveva preso troppa velocità, non avrebbe fatto in tempo.

 

ANGOLETTO!

Allora, mi odiate??? In effetti vi sto lasciando un po’ così, è un cliff-hanger pazzesco! Iris? Iris, tigrotta, CHE COSA CI FAI CON QUEI VENTAGLI IN MANO E L’ESPRESSIONE DA TIGRE FAMELICA? No, non ci provare! *autrice schiva un fendente* Iris! Ti faccio finire male se ci riprovi sai?! *Iris si mette buona, ma l’autrice fa appena in tempo a schivare un attacco di Kish* Ma pure te??? *autrice schiva un colpo da tutti e due.* OOOH! E adesso basta, fatemi finire di salutare! Gente scusate ma devo scappare… letteralmente! Ci sentiamo sabato o domenica con il finale (corto corto) di questo capitolo. Uffi, certo che quella tigrotta se la prende per tutto... insomma ok che la faccio dannare, ma arrivare a volermi fare la pelle mi sembra eccessivo ecco! Commentino please?

Clarisse

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Capitolo 20
*** A chance to start over ***


Scusate scusate scusate!!! So benissimo che dopo tutta questa interminabile attesa vi meritereste un capitolone di almeno cinquanta pagine… ma non viene giù! Per ora però vi voglio pubblicare l’ultima parte del duello, così saprete cosa succede a Iris!  Sto lavorando sul capitolone, e spero di riuscire a postarlo il più presto possibile! Questo chappino però verrà stracorto, ma forse è proprio per questo che a me piace tanto… mi perdonate? Fatemi sapere che ne pensate, vi prego!!! Mi sento uno schifo per questi ritardi, prometto di tornare puntuale, devo solo prendere la routine!

tYTy: haha povero Ryan, chissà come farà a nascondersi da te… e poi Pam è arrabbiatissima, dubito che lo proteggerà dalla tua ira! Chissà cosa succederà a Iris… solo un graffio, ferita a morte, coma, oppure nulla? Boh! Leggi qui sotto! Sono contenta che ti sia piaciuta la trovata di lasciare il capitolo in sospeso così. Sappi che ho pubblicato questo trafiletto solo per mettere fine alle tue agonie d’attesa! Ti salvo io dal mare di RyanxStraw, che sopporto poco anche io…! La canzone Kissy Kissy che hai nominato l’ho ascoltata, e mi piace! Fa tanto Kish secondo me, direi che identifica abbanstanza bene quello che sente per Iris: un po’ gioco un po’ serio, un tira e molla… ce lo vedo! (Io insisto però, l’abbiamo persa! NdKish - Dai Kish, non essere scortese che è una commentatrice fantastica! Su, scusati subito. NdKikka -  E va bene. Scusa! NdKish - *per farsi perdonare, Kish manda un bacio a tYTy, ma si becca un’occhiataccia da Iris.* UUH ma quanto è gelosona la mia alter-ego??? NdKikka - Ok, abbiamo perso pure te! NdKish)

Miss Giulietta: purtroppo non sono riuscita a mantenere la mia promessa… vedi, il fatto è che io volevo farlo in un modo completamente diverso questo capitolo… ma tra le pressioni scolastiche, le minacce di tYTy (non indifferenti… haha no dai scherzo), e l’altra storia Just For Love da continuare mi sono ritrovata a scrivere una versione alternativa. E quindi il risultato è questo chappino piccolo piccolo come introduzione per il prossimo! Spero che almeno ti sia goduta Gabriel Garco ^^!

Alejandra Wammettara: ci hai preso in pieno, Ryan ha usato la storia di Kish più che altro come una scusa. Certo, gli dà molto fastidio che una delle sue MewMew frequenti un alieno, ma in una situazione normale non sarebbe mai arrivato a tal punto. Le sue motivazioni saranno chiarite più avanti, e prometto che lo farò perdonare!

 

    A chance to start over

Il Sai affondò fino all’elsa nel tronco del ciliegio dietro la ragazza.

L’alieno sospirò, sollevato che l’arma non avesse ferito la giovane che sembrava essere impazzita. Si girò a guardarla, e le trovò le guance rigate di lacrime.

--Dovevi uccidermi...-- mormorò lei e cadde in ginocchio, incapace di stare in piedi.

Ansimava, cercando di riprendere fiato, e il corpo minuto era attraversato da leggeri brividi. Le gote erano arrossate, ma non certo per l’emozione. La testa prese a girarle più forte e la vista le si annebbiò fino a trasformare il mondo in un’indefinibile miscela di colori. I suoni le giungevano ovattati, come da un’altra dimensione, poi cielo e terra si confusero.

Kish la prese in braccio un secondo prima che cadesse distesa al suolo. La vide chiudere gli occhi, e le sfiorò la fronte con un tocco gentile delle labbra; era bollente.

Febbre. Dannazione, non aveva la minima idea di come curare le malattie terrestri! Chissà se Pai ne sapeva abbastanza…

--Tranquilla, dolcezza.-- mormorò alla ragazza, svenuta. --Ci sono qui io.--

Aprì un varco dimensionale e lo attraversò per andare a chiedere aiuto ai fratelli.

In quel momento, nello studio di Ryan, il suo segnale scomparve dal monitor.

 

ANGOLETTO!

Uffi, il capitolo è già finito! No ferme, non prendete i forconi, le pistole, i fucili, i lanciafiamme, le fruste e i gatti a nove code! Aspettate che vi spieghi come mai è così corto:

1.ci sono stati dei cambiamenti nell’organizzazione della storia, e per non farvi aspettare ancora di più ho pubblicato questo trafiletto per levarvi l’ansia per quanto riguarda il destino di Iris.

2.personalmente penso che, nonostante sia così breve, sia molto bello. A me piace perché dice tanto in poche righe. Voi che dite?

3.è una parte molto importante, carica di significati impliciti, e avevo bisogno di un modo che la valorizzasse. Avevo paura che si perdesse, se inserita in un capitolo più lungo.

Mi raccomando fatemi sapere che ne pensate, è molto importante per me! E mi scuso ancora, io per prima mi sento uno schifo con tutti questi ritardi… d’ora in poi, aspettatevi un aggiornamento ogni week-end! Un bacio,

KissyKikka

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Capitolo 21
*** Avvolto dal sogno ***


Ed eccomi qua! Stavolta puntuale, avete visto? Hahah che bello! C’è solo una cosa che devo ricordarvi prima di lasciarvi al capitolo: le MewMew non sanno che Iris è viva.

Miss Giulietta: eh, lo so che il capitolo è davvero corto, ma mi è venuto così ^^’. Tranquilla, Ryan non la passerà poi così liscia quindi non ti avvelenare il fegato! Kish ha detto che le rose te le fa mandare!

tYTy: ma ti pare che potevo uccidere Iris in un momento come questo?! Nemmeno io potrei essere così cattiva… Kish si sarebbe incolpato per sempre, mica potevo condannarlo così! *Il bacino è stato un piacere, ma non ti preoccupare per Iris, lei deve anche imparare a condividermi con le altre! NdKish - Iris guarda male Kish, battendo il piede per terra e sfoderando i ventagli. - Scusa tesoro, che cosa stavi dicendo? NdIris pericolosa - Io?! Ma niente dolcezza, non ci pensare… - Iris stringe gli occhi a fessura e gli rifila un ceffone. - Così impari, don Giovanni da strapazzo! NdIris - Kish la guarda con occhioni da cucciolotto. Iris si addolcisce. - Oh, scusa tesoro! NdIris che abbraccia Kish. - Ma niente! NdKish sollevato di aver scampato il peggio!*

Alejandra Wammettara: uuuh, ma ti ho messo davvero tutta quest’ansia nonostante fosse ovvio che Iris NON sarebbe morta? wow! Forse scrivo meglio di quello che pensavo (la mia autostima è davvero carente, ormai lo sappiamo…). Kish non può venire ricoperto di Nutella visto che Iris lo ha beccato a considerare la proposta e ora lo controlla a vista, ma il barattolo con foto e autografo te li manda volentieri! Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto nonostante fosse stracorto, sei stata l’unica ad apprezzarlo davvero quindi un megagrazie!

 

    Avvolto nel sogno

Mewiris si svegliò da un sonno difficile e denso di ricordi. Non aprì subito gli occhi, restando immersa in quella morbida oscurità. Si rannicchiò e dal frusciare attutito delle lenzuola capì di essere in un letto. Sospirò, poi dischiuse le palprebre.

La luce del tramonto la accecò per qualche secondo, facendole arrivare il mal di testa a un punto tale che la ragazza si sentì prendere dalla nausea. Non appena il dolore diminuì, lei si rese conto di essere a causa sua e prese coscienza del piccolo Sky, rannicchiato contro il suo ventre. Si alzò con cautela per non disturbare il cucciolo e si guardò intorno. I suoi occhi socchiusi si spalancarono all’improvviso quando Kish entrò nel suo campo visivo, e il suo sguardo si addolcì leggermente. L’alieno le stava di fronte, il corpo snello incendiato dalla luce vermiglia del sole morente, il suo solito sorriso ambiguo e affscinante sul viso, gli occhi d’oro e miele brillanti come topazi.

--Ti sei svegliata, finalmente!-- le disse fingendosi sarcastico, ma la voce tradiva il suo sollievo.

--Sì.-- annuì lei con semplicità, incapace di staccargli gli occhi di dosso.

L’alieno le si fece vicino e la costrinse a ridistendersi sui cuscini.

--Meglio se stai giù.-- le suggerì con un tono premuroso e persuasivo.

Lei obbedì senza fare storie e si lasciò sfuggire un sospiro di piacere quando sentì la mano di lui premere con delicatezza sulla sua pelle.

--Sei ancora un po’ calda...-- commentò dopo averle sentito la fronte con le labbra e averle accelerato involontariamente i battiti del cuore.

Prese ad accarezzarle la gola con la punta delle dita. --Come stai?--

--Meglio.-- rispose lei in un sussurro.

--Mmm... e dentro invece?--

La ragazza sorrise leggermente. Come cavolo faceva a sapere sempre quello che le passava per la testa?

--Un po’ peggio.--

--Mi vuoi raccontare?--

Lei distolse lo sguardo. --Vorrei... ma non riesco a ripetere quello che mi ha detto Ryan...--

--Lo so già.-- la interruppe lui. --Ma mi interessa cosa pensi tu, non i vaneggiamenti di quell’idiota.--

--Io... penso che lui abbia ragione.-- le tremava la voce, si stava sforzando per non piangere. Mai, mai avrebbe ammesso quanto quelle parole l’avessero davvero ferita. Ma forse, almeno con Kish…

L’alieno se ne stette in silenzio per un po’, poi commentò: --Beh, teoricamente ha ragione... non rientravi nel suo progetto. Tuttavia, penso che tu sia un miracolo, non un incidente.--

Mewiris alzò la testa, sorpresa.

--Beh, è ovvio!-- continuò quello. --La Terra ha già dimostrato di saper sciegliere le sue guardiane. Non vedo perché avrebbe dovuto sbagliare con te. Io non credo nelle coincidenze: tu sei più importante di quello che credi.--

--Oh, Kish!--

La ragazza si tirò su di scatto e la testa le girò in segno di protesta. Ignorò fermamente le vertigini e abbracciò con trasporto l’amico, stringendolo a sé con forza. Con quelle poche parole, la voragine d’angoscia che le aveva invaso mente e cuore era un po’ alleviata. E le lacrime che le rigavano le guance non erano più solo dolore.

--Hey, vacci piano piccola!-- si sorprese lui compiacendosi. --Hai ancora la febbre alta.--

--E chi se ne frega! Tanto tu sei immune al contagio, giusto?--

--Giusto. A volte fa comodo essere di un altro pianeta…--

I due risero insieme, poi il ragazzo le lanciò uno sguardo dubbioso.

--Perché non ti cambi?-- le propose. --Magari ti puoi anche fare una doccia. Credo che coda e orecchie siano piuttosto scomode a letto...--

--Un po’.-- concordò lei.

L’alieno l’aiutò ad alzarsi e la ragazza si diresse velocemente all’armadio per prendere della roba pulita, poi scappò in bagno e si chiuse dentro. Non che non si fidasse, ma era meglio non rischiare troppo. Non appena si ritrasformò si sentì già più tranquilla e si godette l’acqua calda della doccia che le cadeva a pioggia sul corpo stanco, lavandosi i lunghi capelli scuri. Si pettinò la chioma e la legò in una treccia, dandoci un colpo con il phon tanto per non averli bagnati fradici. Indossò il pigiama semplice e tornò in camera, infilandosi subito sotto le coperte appoggiando la schiena ai cuscini.

Kish la raggiunse poco dopo e le porse una tazza di latte caldo con qualche biscotto, entrambi accolti con entusiasmo.

--Qualcosa mi dice che hai fame...-- commentò lui.

--Sagace... se mi dai una mano mi faccio del riso in bianco.-- replicò lei tendendogli una mano in segno di aiuto. Ma lui la spinse giù con dolcezza.

--Oh, neanche per sogno! Tu te ne stai qui e ti rilassi, ci penso io.-- le disse premuroso.

L’alieno si alzò e si diresse in cucina.

--Hem, Kish?-- lo bloccò la ragazza, colta da un dubbio atroce.

--Sì?--

--Ma tu li sai usare gli elettrodomestici terrestri?--

--No.--

“Oh mamma, adesso questo mi distrugge la casa!”

--Però sono capace di tagliare la frutta!--

Pochi minuti dopo, i due si gustavano una macedonia a base di fragole, pesche e mele, il tutto condito con zucchero e limone.

--Come mai niente sottoveste di seta, stasera?-- chiese lui con un tono di disapprovazione.

--Non finchè sono confinata a letto. Rimandiamo il lusso a quando sto meglio.-- rispose Iris sorridendo.

--Non sono d’accordo, la sottoveste a letto è la cosa migliore. A proposito...-- Le prese i polsi e glieli bloccò con una mano sola, come al solito, poi le si stese di fianco. --Non dovevamo finire un interrogatorio, noi due?--

Iris per poco non si soffocò con un pezzo di mela. --Non mi ricordo!--

--Che bugiarda!-- la beccò subito lui. --Ti ricordi benissimo. Quello alla spiaggia, ti ho promesso un sogno in cambio di risposte.--

--Oh, quell’interrogatorio... che dici se aspettiamo che io stia meglio?-- tentò di defilarsi ancora.

--Neanche morto!-- inflessibile.

--Eddai! Prometto che risponderò a tutte le tue domande, ma non adesso.-- insistente.

--Ah... perché, vuoi il sogno prima?-- le chiese malizioso.

--Spiritoso. No, perché adesso ho sonno.-- forse aveva scampato?

--Uffa, ma come sei deboluccia! A proposito, lo sai che hai delirato?--

“EEEH? Cavolo cavolo cavolo…” ostentò freddezza. --Ma va?--

--Sì!--

--E cosa ho detto?--

L’alieno se ne stette in silenzio per qualche secondo. --Niente di interessante, tranne... oh, sì! Hai fatto il mio nome circa un centinaio di volte!--

“Ma no! Adesso si monta…” --Cosa!?! Davvero?--

--Certo!--

--Ho detto altro?-- “Dì di no, dì di no, dì di no…”

--No...-- “Fiuu!”  --Purtroppo! Mi sarebbe piaciuto ascoltare le tue rivelazioni...--

--Beh, mi dispiace per te. Oh, comunque...--

Iris si tirò su appena e le loro labbra si sfiorarono per un istante.

--Buonanotte!-- disse poi abbassandosi tra i cuscini

Kish rimase bloccato dalla sorpresa per un attimo. Poi abbasso lo sguardo sulla MewMew e scoppiò a ridere. --Ah, no! Col cavolo che mi lasci così!--

si chinò su di lei e la baciò. La ragazza, con sua grande sorpresa e somma gioia, ricambiò il gesto con trasporto. L’incubo era finito. Si presero in giro ancora per un po’, poi si addormentarono abbracciati.

*****

La mattina seguente, all’alba, Tart apparve nella stanza.

--Sei sempre il solito, Kish!-- sbuffò sorridendo. --Addosso alle ragazze! Ma non cambi proprio mai!--

Il fratello gli lanciò un’occhiataccia.

--Non bisogna perdere le buone abitudini.-- rispose. --Ma comunque perché vieni ogni volta al mattino?--

--Mi andava di vedere se le eri già saltato addosso.-- ammiccò il piccoletto stringendosi nelle spalle.

--Spiritoso...--

Iris si svegliò in quel momento, aprendo lentamente gli occhi blu.

--Buongiorno!-- la salutò Tart.

Quella si mise a sedere, la testa che le girava, e guardò prima il ragazzino e poi Kish con preoccupazione.

--Tranquilla.-- la rassicurò il piccolo. --Sappiamo già tutto. Sono passato solo a vedere come stavi.--

--Io... meglio.-- sorrise lei rilassata. --Mi gira ancora un po’ la testa ma sto molto meglio. Solo non mi aspettavo tante attenzioni da parte vostra... grazie.--

--Figurati! È il minimo che possiamo fare dopo che hai salvato ‘sto disgraziato!-- rise lui ammiccando al fratello.

La ragazza s’irrigidì e girò lo sguardo in modo che Kish non potesse vederla.

--Non essere in imbarazzo!-- rise ancora il ragazzino. --Voi due siete uguali... nemmeno lui voleva che tu sapessi chi ti aveva effettivamente salvato la notte sul tetto.--

--TART!--

Tart incrociò lo sguardo furibondo del fratello e il suo sorriso si fece nervoso.

--Hem, mi sa che per stamattina ho fatto abbastanza guai...-- disse il ragazzino con voce incrinata. --Ci vediamo eh? Iris, sono contento che stai bene... ciao...--

E sparì.

I due ragazzi si guardarono, un’espressione indecifrabile negli occhi di entrambi.

Poi lei sorrise debolmente. --Ora dell’interrogatorio?--

Kish le sorrise con una punta di perfidia e in un secondo le prese i polsi e la immobilizzò, come al solito.

--Indovinato!-- le disse. --Ma prima devi fare una cosa.--

--Cosa?-- chiese la fanciulla, non senza timore.

--Devi promettere che mi dirai la verità.-- la guardò con serietà, facendole capire che non stava scherzando.

Lei comprese subito la portata di quella promessa: non aveva voglia di sentirsi costretta a dire tutto quello che pensava. --Oh... non so se posso...--

L’alieno avvicinò il volto e le diede un bacio leggero sul collo. --Guarda che se non prometti, finisce che quel sogno farà più male che bene.--

Iris sbiancò. --Ok, prometto!--

--Così mi piaci.-- annuì l’alieno. --Prima domanda. Perché non volevi che sapessi che sei stata tu a salvarmi?--

--Potrei chiederti la stessa cosa.-- lo sfidò la ragazza.

Kish storse la bocca in una piega di disapprovazione. --Fa’ la brava, dolcezza. Non possiamo fare due interrogatori allo stesso tempo.--

Vide gli occhi di lei soppesare l’affermazione, mentre il capo s’inclinava da un lato. --Allora facciamo che comincio io. Oppure non ti dico la verità.--

--Hai promesso.-- le ricordò categorico, quasi ringhiando.

La precisazione, ovviamente, arrivò puntuale. --Ho promesso di dirti la verità, prima o poi! Se non mi lasci fare io non te la dico adesso.--

--È un ricatto.--

--No, è un trucco.--

Kish le lanciò un’occhiataccia ma acconsentì.

Lei esultò, poi cominciò il suo interrogatorio.

--Allora... perché non volevi dirmi che mi avevi salvata? La verità.--

--Io... non sono sicuro. Forse non volevo mettere in pericolo il tuo rapporto con le MewMew, forse non volevo che ti sentissi in debito e corressi rischi stupidi per ripagarmi… oh, non lo so esattamente, va bene?!--

Iris si sentì sciogliere il cuore e gli diede un bacio veloce sulle labbra, lasciandolo interdetto.

--Seconda domanda.-- riprese subito. --Cosa pensano i tuoi fratelli di me?--

Ok, questa proprio non se l’aspettava. --Che ti frega di quei cretini?--

Lei rise del suo broncio: sembrava molto indispettito, ma risultava buffissimo! --Mi frega. Rispondi!--

--Beh, Pai si è ricreduto. Pensava che ti saresti comportata come faceva Strawberry, ma quando ti ha vista ferire Ryan e tuffarti per salvarmi senza sentirti in debito né niente del genere ha cambiato idea. Tart semplicemente ti adora.--

--Parlando di Strawberry... cosa provavi per lei? Cosa provi per me? La verità, e giuro che non commento.--

Kish distolse lo sguardo dorato e ripensò a tutto quello che era successo tra loro, confrontandolo con i sentimenti che aveva provato per l’altra MewMew tanto tempo prima. Poi semplicemente parlò col cuore.

--Io... non sono sicuro di potertelo spiegare. È complicato. La prima volta che ti ho vista, che sono precipitato nei tuoi occhi, mi sono sentito in pericolo. Per questo ti ho quasi strangolata. Ma sono felice di non averlo fatto: in qualche modo, mi hai liberato dagli strascichi di dolore che ancora avevo per Strawberry. Quello che provo per te è diverso da quello che sentivo per lei. Lei era diventata la mia ossessione, volevo il suo amore per un capriccio, per puntiglio... tu sei tutta un’altra storia. Un’indescrivibile, indefinibile, meravigliosa favola. Spero mi perdonerai se non riesco a spiegarmi meglio!--

Iris sorrise e scosse piano la testa. I suoi occhi blu erano finalmente stellati di nuovo, due notti che sfavillavano di diamanti infuocati.

--Beh, io ho finito. Adesso ti dirò la verità.--

L’alieno le si stese accanto, liberandole i polsi ma mettendole un braccio attorno ai fianchi.

--Allora...-- riflettè, pensando alla domanda da fare. --Perché non volevi dirmi di avermi salvato la vita?--

Lei si morse un labbro, ma mantenne la promessa. --Non sapevo come avresti reagito e non mi sentivo ancora pronta ad affrontarti. Sono stata un po’ codarda, in effetti...--

Kish le sorrise e le baciò delicatamente la gola, facendola rabbrividire.

--Cos’è che non mi volevi dire a Natale?--

Doveva ammetterlo: sapeva quali domande fare! --Che eri tu a farmi girare la testa e che i miei sentimenti per te stavano cambiando, anche se non sapevo esattamente in cosa. Solo che non ti vedevo più come un avversario.--

--Perché mi hai dato quelle gocce di Acua Cristallo sapendo tutti i rischi che correvi?--

Ecco. Questa proprio la voleva evitare. Per un secondo prese in considerazione l’idea di mentirgli. Poi considerò l’idea di non rispondergli. Ma si ricordò di aver promesso di rispondere e di dire la verità.

--Perché volevo aiutarti. So che salvare il tuo pianeta è molto importante per te, e ho pensato che quel campione avrebbe potuto essere utile.-- Iris alzò gli occhi, pensierosa per un secondo. --Un po’ ingenuo, considerando le conseguenze...--

--Perché mi hai salvato?--

Ok, questa era facile… più o meno. Beh per lei era ovvia!

--Sei troppo importante per me. Non potevo stare a guardare mentre quella bestiaccia ti faceva del male.--

L’alieno le sorrise e scosse la testa. --Sei incredibile, dolcezza... ancora una domanda, ok?--

Lei annuì.

--Cosa provi per me? La verità! E giuro che non commento.-- la imitò.

La ragazza sorrise nervosa, poi respirò a fondo e chiuse gli occhi. Quando il suo sguardo si fuse di nuovo con quello dorato di lui, confessò.

--Ti amo.-- un groppo in gola fatto di emozioni la costrinse a bloccarsi. Prese un altro respiro prima di cominciare. --Per me è cominciata alla pista di pattinaggio, quando hai indovinato il motivo della forma della coreografia a fiocco di neve semplicemente dal titolo della canzone. Poi le tue visite, quando giocavi con me... avrei voluto che potessero durare per sempre. Quando mi hai regalato Sky ho toccato il cielo con un dito. Quel pomeriggio, alla radura... ho capito davvero i miei sentimenti, come se l’essere immersa in quella sensazione di sogno mi avesse aperto gli occhi e il cuore, cancellando tutto quello che interferiva. E da lì è stato tutto più chiaro. Non ero più in grado di starti lontana, tanto che ero pronta ad affrontare le ire di Ryan pur di ballare con te a Natale. Anche se avevo sempre un po’ di paura. Questo fino a quando non hai rischiato la vita, almeno.--

L’alieno la guardava, gli occhi d’oro che traboccavano scintilanti per tutte le emozioni che li facevano luccicare come topazi. La baciò piano, con dolcezza, come non aveva mai fatto prima. La guardò in quelle notti stellate che le illuminavano il viso, ma notò che dietro agli astri covava ancora l’angoscia. Le posò le labbra sulla fronte.

--Cosa c’è che non va?-- domandò a un soffio dalla sua pelle, respirandone la fragranza.

La ragazza scosse piano la testa e si strinse a lui, cercando rifugio tra le sue braccia. --Ho una crisi di identità, temo. Io non so chi sono... ero una semplice umana, e mi sentivo uno schifo. Poi sono diventata una MewMew e mi sono sentita speciale. Quando Ryan mi ha detto che sono un errore è stato... terribile. Mi ha tolto tutto con una sola parola. Io ci sono per un incidente, però ci sono, e non ci posso fare niente. E adesso che non sono più una MewMew mi sento di troppo.--

--Per questo hai cercato di farti ammazzare?-- le chiese lui manifestando le sue capacità intuitive.

--Sì. Pensavo che così avrei messo le cose a posto.-- si udiva quanto si vergognasse…

Kish la strinse più forte a sé, come per sottrarla a quella realtà crudele che minacciava di mandarla in pezzi.

--Io lo so perché sei qui.-- le disse di colpo, guardandola negli occhi. --Forse sei una MewMew per un incidente, ma non per un errore. Perché tu esisti, e per un ottimo motivo.--

Una scintilla di speranza baluginò nelle iridi della ragazza. --Ovvero?--

--Perché non potresti essere altro. Cosa pensi che sarei io senza te? Non mi sarei mai potuto liberare dell’ossessione per Strawberry se tu non fossi venuta fuori come un miracolo. Sarei un fantasma. E cosa pensi che saresti tu, senza questi poteri speciali che ci hanno messi insieme? Saresti una semplice umana, sola e gelida, e non sapresti che fare della tua vita se non trasformarti nel cartellone pubblicitario di tuo padre. Tu sei quello che sei perché io e te dovevamo incontrarci per poter essere felici entrambi, insieme.--

--Ma cosa sono?-- insistè. Doveva avere quella risposta. Ne aveva bisogno… aveva bisogno di definirsi, di darsi un nome.

L’alieno le sorrise con tenerezza. --Sei la creatura più meravigliosa che abbia mai incontrato. Tu sei il mio angelo, dolcezza.--

Iris sentì le lacrime agli occhi per la commozione, e l’angoscia svanì facendo sfavillare le stelle nel suo sguardo.

Lui le baciò la gola, seguendone il profilo con le labbra, e risalì piano fino alla sua bocca.

--Stasera ricominci con le sottovesti? Non le ho ancora viste tutte...--

--Certo, Kish. Qualunque cosa per te.--

*****

Iris mantenne la promessa.

Prese dall’armadio una delle sottovesti che preferiva, di raso lucido e organza morbida. Si stringeva all’altezza dei fianchi e si chiudeva morbidamente dietro il collo, lasciando la schiena quasi del tutto scoperta. La gonnellina era semplice e corta, a petali. Il colore era indefinibile: chiaro e cangiante, sfumava dal bianco più puro a un argento scintillante a seconda della luce. I capelli neri e leggermente ondulati ricadevano sciolti dietro le spalle, coprendo parzialmente lo scollo sulla schiena.

Kish se ne stava sulla porta, fluttuando a un centimetro da terra per non far rumore. Le si avvicinò impercettibile e le cinse le la vita con le braccia, prendendola di sorpresa.

--Mi farai venire un infarto, una volta o l’altra!-- sibilò la ragazza, il cuore che batteva forte.

--Scusa, angioletto!-- disse lui allegramente, le labbra appoggiate alla sua gola e il viso immerso tra i suoi capelli.

La strinse di più a sé e le passò un dito sulla schiena seguendo la linea della spina dorsale. La sentì rabbrividire e sorrise.

--Dolcezza, lo sai che se te ne stai così conciata ti torna la febbre, vero?-- commentò.

--Ops!-- rise lei. --Allora forse è meglio se me ne torno sotto le coperte...--

--Sì, credo anch’io!--

Prima che si potesse allontanare, l’alieno la prese in braccio e la portò a letto, costringendola a infilarsi sotto le lenzuola per poi seguirla.

Iris si finse stupita. --Scusa, ma tu non dovresti dormire sul divano o nella stanza degli ospiti?--

Lui le sorrise con malizia e le sfiorò di nuovo la schiena. --No! Sono esattamente dove dovrei essere.--

La ragazza scosse la testa ma lo abbracciò, per poi rannicchiarsi tra le sue braccia. Infine volse il viso e le stelle nei suoi occhi si accesero riflettendo la luce rossa del sole che affondava piano oltre l’orizzonte.

“È un sogno...” si disse. “È persino meglio della radura in primavera. Non taglia fuori la realtà... è la realtà. Una realtà che sembra tanto un sogno...”

--Dolcezza?-- la chiamò l’alieno.

--Sì?-- mugolò senza staccare gli occhi dalla finestra.

--Adesso mi dici per cosa è fatto il tramonto?--

Iris sorrise e fece per baciarlo, ma si fermò a un soffio dalle sue labbra.

--Il tramonto è fatto per amare.-- gli sussurrò.

Kish la guardò e sorrise. La baciò, avido di lei, e la ragazza rispose con altrettanto desiderio. Gli mise le braccia attorno al collo, mentre le mani di lui la accarezzavano piano. Quando sembrarono pretendere di più, lei si staccò.

--Beh?-- si stupì l’alieno guardandola con perplessità. --Credevo volessi un sogno... te l’ho promesso, ricordi?--

Iris scosse la testa e gli sfiorò il viso. --Ci sono già dentro. Non mi serve altro.--

--Parla per te...-- obiettò quello, cercando di attirarla a sé.

Le bloccò i polsi come al solito e la fissò dritto negli occhi, cominciò a baciarle piano il collo. La ragazza si specchiò in quello sguardo dorato, leggendovi un desiderio così forte da essere quasi violento. Capì che un rifiuto forzato non avrebbe che peggiorato le cose, e decise di tentare un approccio più delicato. Si lasciò baciare e rilassò i muscoli per fargli capire che non c’era motivo di tenerla immobilizzata. L’alieno allentò la presa e la ragazza riuscì a liberare un braccio, cominciando ad accarezzargli piano una guancia.

Kish sollevò il viso fino a sfiorarle le labbra, gli occhi d’oro ancora ardenti. La baciò piano, accarezzandole la schiena e la gola con la punta delle dita, assaporando la pelle morbida e la seta frusciante. Di nuovo fece per andare oltre, e di nuovo lei gli mise una mano sul petto e lo allontanò. I loro sguardi si incatenarono di nuovo. Gli occhi di Iris erano stellati e decisi, i suoi dorati e avidi. La cercò, ma la ragazza si ritrasse di nuovo.

--Cosa posso fare per farmi amare?-- le chiese sorridendo con amarezza.

--Ma io ti amo di già.-- disse lei con voce di velluto.

--Non in senso fisico.--

La ragazza tese le labbra e lo guardò studiandolo, poi sospirò. --Per favore, Kish... non ancora.--

--Ma perché?-- insistè nel domandare lui.

--Perché non sono pronta per una cosa del genere. Lo sai anche tu.--

L’alieno scosse la testa, ma si arrese a quello sguardo da cerbiatta. --Come vuoi tu, dolcezza... per stavolta si fa a modo tuo.--

L’abbracciò forte e la strinse a sé, e Iris non si tirò indietro. Si lasciò coccolare, e improvvisamente dalla sua gola uscì un suono strano.

L’alieno la guardò sorpreso. --Da quando le tigri fanno le fusa?--

Lei si strinse nelle spalle. --Mi sa che è un altro effetto collaterale dell’Acqua Cristallo...--

Rise della risposta così noncurante. --Ti era mai successo?--

Iris non ebbe nemmeno bisogno di pensarci su. --No. Ma non sono mai stata felice come ora.--

--Ma guarda te che razza di angioletto mi sono andato a pescare...-- sospirò Kish divertito, poi le sorrise e continuò ad accarezzarle la schiena.

La ragazza si strinse di più a lui e si addormentò, trascinata nei sogni dorati dalla sua voce e guidata per mano dalle sue carezze.

 

ANGOLETTO!

Allora, vi è piaciuto? È un capitolo un po’ di stacco, ma dopo tutto quel casino che ho fatto passare a quei due se lo meritavano! Commentino? Un bacio,

Clarisse

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Capitolo 22
*** Ragione e sentimento ***


Ciao a tutti! Vi faccio solo una piccola nota, poi rispondo alle recensioni: ribadisco che le MewMew non sanno che Iris è sopravvissuta! È importante tenerlo a mente.

Miss Giulietta: ti ho commossa?! Wow! Mi sento molto fiera di me J. Iris in effetti si sta crogiolando nelle coccole del suo bel principe alieno, e per ora è bene che se le goda… perché tante cose devono ancora succedere! Sì, Kish la ama. La vera dichiarazione ci sarà, ma più avanti. Lei sa di amarlo, lui ancora non ha realizzato appieno quello che prova per lei… ma ci arrivera! Ho cercato di mettere il costume da Cupido a Tart, ma non ne ha voluto sapere e mi ha chiamata “vecchiaccia”… bu-huuu! Iris in effetti ha beccato il bigliettino da Don Giovanni che ti voleva scrivere Kish e l’ha levato, dando a lui una sonora scarica di ghiacciolini! Goditi il capitolo!

tYTy: e rieccomi, puntuale di nuovo! Contenta? Sono contenta che ti siano piaciute le scene dolci. Anche se devo ammettere che il mio punto preferito è lo stesso che è piaciuto a te! Anzi, sono strafelice che tu l’abbia notata nel capitolo, non sai che gioia mi hai dato! Mi fido molto del tuo giudizio, quindi fammi sapere anche per questo capitolo, TE NE PREGO!

 

    Ragione e sentimenti

Strawberry si rigirava nel letto, tormentata dagli incubi. Erano notti che il solito sogno ricorrente non le dava pace. Vedeva Iris varcare una porta di luce, sorridendo, e poi cadere in un vuoto nero senza neppure un suono. Dietro di lei lasciava una lacrima di cristallo che danzava in un medaglione di vetro con catenella e rifiniture dorate. Prima che lei potesse fare anche un solo passo, Kish appariva dal nulla e afferrava il ciondolo. Poi la guardava, gli occhi infiammati di un odio e un dolore nuovi e sconosciuti, profondi. Regolarmente, quell’occhiata la faceva svegliare urlando. Solo che stavolta il risveglio fu così brusco che cadde dal letto!

Imprecando per il dolore, afferrò il telefono che stava sul comodino e chiamò Pam; tanto era certa che l’amica fosse già in piedi.

--Pronto, Strawberry?-- rispose la modella subito dopo il primo squillo.

--Buon giorno Pam. Ti disturbo?-- chiese subito la rossa, imbarazzata.

--No, affatto.-- la rassicurò l’altra metre, a casa sua, si riavviava una ciocca di capelli dietro l’orecchio e beveva un sorso di caffè dalla sua tazza di porcellana. --Dimmi tutto.--

--Beh, insomma…-- cominciò Strawberry, ma s’interruppe subito. --Accidenti, mi sento una cretina! Sto a chiamarti quasi tutte le mattine da ormai una settimana per un incubo ricorrente…--

La Mewlupo sorrise allo sfogo dell’amica, ma poi si fece subito seria. --Fai bene invece. Non bisogna mai sottovalutare i sogni, figurarsi poi quando hai degli incubi ossessivi che ricorrono quasi ogni notte.-- fece una pausa, per dare tempo all’altra di rifocalizzarsi sul problema principale e per trovare un consiglio decente. --Perché non vai a chiedere a Ryan? Magari trova il modo di aiutarti.-- propose infine.

Strawberry ci pensò su. Chissà, magari quell’odioso biondino le avrebbe spiegato cosa significava il sogno. O almeno le avrebbe procurato un rimedio per farle dormire un sogno senza sogni!

--Sì, forse hai ragione Pam. Allora adesso corro subito al caffè!-- le disse, il sorriso di nuovo sulle sue labbra.

--Di niente! Allora ci vediamo dopo.-- la salutò l’amica, e riattaccò mandandole un bacio. Pam faceva sempre un po’ la mamma quando le sue compagne si sentivano perse. Ma solo in quei casi! Altrimenti restava il solito lupo distaccato.

Strawberry si rialzò da terra, la schiena dolorante per il colpo contro il pavimento, e scese in pigiama a fare colazione. Si costrinse a ignorare il latte tiepido, che in quel momento sarebbe riuscito a farla addormentare con il viso nella tazza, e si scaldò un po’ di tè al limone. Tornò in camera sua e si vestì, poi uscì correndo e si fiondò dritta al caffè. Aprì la porta e trovò Ryan a guardarla con sorpresa.

--Hai un’ora di anticipo...-- commentò guardando l’orologio. --Perché penso che la cosa significhi guai?--

La Mewgatto fece per rispondergli a tono, ma Kyle la precedette sbucando in quel momento

--Oh, ciao Strawbery!-- la salutò cordialmente. Le rivolse un’occhiata attenenta e dovette accorgersi del turbamento della ragazza perché le chiese: ---C’è qualcosa che non va? Sembri pallida...--

--Già, non hai per niente una bella cera!-- osservò Ryan, sempre diretto.

La ragazza alzò gli occhi al cielo, poi fissò il suo sguardo color cioccolata sul biondino.

--Dobbiamo parlare.-- gli disse gelida, avviandosi verso il laboratorio sotterraneo.

I due ragazzi si scambiarono uno sguardo, poi la affiancarono nel percorso rimanendo zitti. Fu Ryan ad aprire la porta del laboratorio, lasciandola entrare per prima. La fece accomodare su una poltrona, poi le si sedette di fronte.

--Allora, cosa c’è che non va?--

--Ecco, io... ho un incubo ricorrente.-- rispose la ragazza guardandosi le mani.

Il biondino sospirò, annoiato. --Non sono uno psicanalista.--

--E io non voglio essere psicanalizzata. Volevo solo chiederti se avevi un sonnifero, qualcosa che mi eviti di sognare... mi sta facendo diventare matta!-- sbottò lei. D’accordo che sembrava stupido come motivo, ma almeno quel biondastro poteva anche astenersi dal fare commenti!

--Perché non ci descrivi questo sogno?-- le domandò Kyle cercando di riconciliare, cortese come al solito.

Lei fece ciondolare stancamente la testa su una spalla, stropicciandosi gli occhi.

--E va bene...-- cedette infine. --Allora... comincia sempre allo stesso modo. Iris è davanti a me, poi mi sorride e varca una porta fatta tutta di luce. Oltre c’è un baratro di tenebra nera, ma lei si lascia cadere senza un grido, come se avesse voluto farlo... l’unica cosa che resta è un piccolo cristallo, una lacrima, imprigionata in un medaglione di vetro e oro. Poi appare Kish e prende il ciondolo, lanciandomi uno sguardo di odio e disprezzo così forte che mi sveglia regolarmente.--

Strawberry abbassò di nuovo lo sguardo, passandosi una mano sul viso stanco. Erano notti che non dormiva bene a causa di quell’incubo. Cercò di non incrociare gli occhi di Ryan, che sarebbe stato sicuramente annoiato: sapeva di aver raccontato tutto con un tono da bambina che ha paura del buio. Cercò quindi quelli di Kyle e li trovò pieni di tenerezza.

--Non so cosa dirti.-- le disse con gentilezza mettendole una mano sulla spalla. --Capisco che la scomparsa di Iris ti abbia sconvolta e non ti dia pace neppure tra i sogni. Il modo in cui se ne sia andata, poi, giustifica il sorriso e il suo silenzio durante la caduta. La lacrima di cristallo che vedi è chiaramente identificabile nel suo ricordo che viene rubato da Kish.--

--È colpa sua...-- mormorò la ragazza con lo sguardo di cioccolata bagnato di lacrime. --Se non l’avesse sedotta in quel modo non sarebbe mai successo niente di tutto questo!--

--Colpa?-- s’intromise Ryan. --Io direi più merito. Ci ha aiutato a liberarci di un incidente che ci avrebbe trascinati nella sconfitta.--

--Lei non se lo meritava!-- gridò Strawberry scattando in piedi e correndo fuori dalla stanza, il viso inondato di lacrime.

Kyle sospirò, poi si rivolse all’amico. --Devi proprio essere così gelido? Cerca di capire le ragazze... infondo era loro amica.--

--Era un incidente, nulla più. Non avremmo mai dovuto coinvolgerla.-- ribadì l’altro.

--Sei ingiusto.-- sentenziò allora il moro. --Non puoi davvero fare a meno di vederla come il tuo fallimento personale? Non è stata colpa tua. Perché non provi ad apprezarla un po’, almeno adesso. Era così dolce...--

--In ogni caso, non importa più.--

--Importa, invece.-- mormorò Strawberry, ricomparendo sulla soglia. Probabilmente non se n’era mai nemmeno andata ed era rimasta ad origliare l’intera conversazione. --Lei non è morta, Ryan. Lo so. Lo sento. Non è una codarda, non l’avrebbe mai fatto.--

--Non puoi esserne sicura. E poi hai visto anche tu il suo segnale sparire dal mio monitor.-- le ricordò l’americano. Sapeva che sarebbe passato per un disfattista, ma preferiva che le ragazze non si facessero illusori viaggi mentali.

--Non c’entra un tubo. Potrebbe essere stata portata in un’altra dimensione. Lo sai che il computer capta i segnali solo se rimangono in questo universo.-- ribattè la Mewgatto.

Il biondino abbassò la testa. --Come fai ad avere tanta fiducia?--

--Sangue felino. Io e lei lo condividiamo, no?-- si permise un piccolo sorriso, fiera di quel legame comune. --Continuo a sentirla come se fosse qui accanto a me. Io so che è ancora viva.--

Ryan andò ad abbracciare la ragazza. Le accarezzò i capelli, cercando di confortarla. In fondo al cuore, sperava anche lui che Iris fosse sopravvissuta. Quando aveva visto sparire il suo segnale si era sentito morire dentro. Perché Kyle e Strawberry avevano ragione: lei non se lo meritava, eppure lui non riusciva a vederla divesamente. La considerava un errore, un problema. Ma ora gli dispiaceva non averla più attorno, nonostante tutti i grattacapi che gli aveva procurato. Però lei non c’era più, semplicemente, e non era giusto. Perché erano sempre le persone innocenti, pure, a dover soccombere? Lei come sua madre... una l’aveva praticamente uccisa lui, l’altra non aveva potuto salvarla. I suoi occhi color ghiaccio si riempirono di lacrime, ma le scacciò con rabbia.

--Perché dopo il lavoro non andate a prendere Sky?-- propose alla ragazza. --Sono certo che quel coso si sente piuttosto solo nell’appartamento vuoto.--

Ma Strawberry scosse la testa con decisione. --Lei è viva. Comincia a lavorare sulle tue scuse.--

*****

Quel pomeriggio, le cinque MewMew si avviarono a passo lento verso casa di Iris. Quattro di loro erano rassegnate e tristi, ma quella che le guidava aveva lo sguardo color cioccolata scintillante di speranza.

Strawberry camminava in testa alle sue compagne, il ritmo delle falcate timorose appena più veloce di quello delle altre. Perché, in cuor suo, era l’unica a credere che il motivo della scomparsa del segnale dell’amica era diverso da quello senza via d’uscita ipotizzato da Ryan. Sapeva che quella ragazza aveva in sé la forza della tigre e per quell’unica ragione non si sarebbe mai suicidata, qualunque motivo potesse avere o quanta disperazione potesse provare. Era semplicemente troppo forte. Era una MewMew.

Entrarono nelm lussuoso atrio dell’hotel a cinque stelle e si diressero al bancone della reception dove vennero calorosamente accolte da Erik.

--Come posso aiutarvi?-- chiese il ragazzo sfoderando uno dei suoi cordiali sorrisi.

--Vorremmo vedere la signorina Iris, sa se è in casa?-- chiese Mina con rispondendo senza allegria.

Inaspettatamente, il giovane si imbronciò.

--Mi dispiace, non è nel suo appartamento.-- rispose, i tono tagliato dalla gelosia. --È fuori città con un amico, mi ha telefonato per avvertire la scuola che sarebbe stata assente per un po’.--

Le MewMew si scambiarono sguardi sorpresi.

--In ogni caso...-- riprese Pam. --Abbiamo bisogno di salire nel suo appartamento per prendere il suo cucciolo, ce lo ha chiesto lei.--

Erik si strinse nelle spalle e diede loro la chiave; conosceva quelle ragazze, quindi non c’era motivo di preoccuparsi.

Le cinque lo salutarono cordialmente e si avviarono alle scale. Dopo pochi gradini all’insegna del mutismo il piccolo Masha infranse il silenzio portandosi di botto davanti a loro.

--Alieno, alieno!-- strillò tremante volando a destra e a sinistra.

Le ragazze reagirono all’unisono, come sempre.

--Mewberry...--

--Mewmina...--

--Mewlory...--

--Mewpaddy...--

--Mewpam...--

--METAMORFOSI!!!--

Poi si lanciarono in corsa su per le scale il più velocemente possibile.

--Cosa ci fanno gli alieni a casa Iris?-- chiese Mewmina alle compagne, volando davanti a loro.

--Dubito che siano venuti a riprendersi il cucciolo...-- osservò la Mewlupo senza fermarsi.

--Ma allora cosa vogliono? Ora che Iris non c’è più_--

--Smettila di dire sciocchezze, Lory!-- strillò Mewberry. --Lei è viva, ve lo volete mettere in testa? Ryan ha solo vi visto il segnale scomparire, e poi non ha più controllato. Per quanto ne sappiamo potrebbe essere stata rapita di nuovo, o chissà cos’altro!--

--Beh, visto che Ryan non riattacca il programma che dovrebbe monitorarla c’è un solo modo per venirne a capo!-- sentenziò Mewpam allungando il passo e troncando così la discussione.

Le cinque arrivarono davanti alla porta, il respiro leggermente affannato, e si fermarono esitanti. La leader delle MewMew allungò timorosamente una mano verso la maniglia dorata, ma prima che potesse anche solo sfiorarla i battenti si spalancarono. Una lama di luce pulita squarciò il corridoio ombroso, mentre l’ombra di una figura femminile si delinava in mezzo ai raggi del sole pomeridiano.

Iris, trasformata da MewMew, fece scattare le orecchie e ondeggiare lievemente la coda tigrata.

--Ragazze!-- trillò al massimo della gioia allargando le braccia, la bocca curvata in un sorriso sincero.

Mewberry non si potè trattenere e si lanciò verso l’amica. Le due si abbracciarono  sulla soglia di casa, le mani strette le une nelle altre, l’una facendo le fusa, l’altra miagolando, inginocchiate sul freddo pavimento di marmo. Attorno a loro si strinsero anche le altre quattro, gli occhi lucidi di felicità.

In quel momento apparve Kish, i Sai in mano puntati contro le MewMew.

Mewpaddy lanciò uno strillo che allarmò le compagne e due di loro reagirono fulminee.

--Fiocco d’Azione!--

--Fiocco d’Energia!--

--NO!--

Troppo tardi.

L’alieno schivò abilmente la frustata, ma il dardo di luce lo ferì ad una spalla con violenza, mettendolo in ginocchio.

--NO!-- gridò ancora Mewiris, mettendosi fra lui e le compagne. --Ma siete del tutto impazzite?--

Nella gola della ragazza riecheggiò un ruggito rabbioso al quale Mewpam rispose con un ringhio ostile. Mewlory gemette orripilata e si portò una mano alla bocca. Per alcuni minuti fu il nulla, poi un gemito ruppe il silenzio.

--Kish!-- La Mewtigre volse le spalle alle compagne e gli andò vicino, inginocchiandosi al suo fianco. --Come stai?--

Lui la guardò attraverso gli occhi socchiusi e le sorrise, facendo sparire l’ansia dalle stelle della ragazza. Le loro labbra si sfiorarono con affetto.

--Ah!-- esclamò Mewpaddy scoppiando a ridere. --Questa è nuova però!--

Mewiris spostò lo sguardo a terra, le guance in fiamme.

--Mi sa che ci devi delle spiegazioni...-- rincarò Mewberry incredula.

L’alieno annuì. ..Propongo di farlo in condizioni più civili.--

Si alzò con eleganza e fece sparire i Sai, invitando le ragazze a fare lo stesso.

Pochi minuti dopo erano tutti comodamente seduti in salotto, gli sguardi guizzanti e pieni di domande.

Iris guardò di sottecchi le amiche, senza osare incrociare gli occhi di Strawberry.

Ma questa comprese l’imbarazzo dell’amica e le sorrise rassicurante per poi dirle: --Sono così contenta che tu sia viva!--

L’altra alzò di scatto la testa, le iridi pervase di perplessità. --Cosa? Che vuol dire?--

--Ma sì, dai!-- trillò Paddy. --Ryan ha visto il tuo segnale sparire, e abbiamo pensato che fossi morta!--

--Sul serio?-- chiese stupita la Mewtigre aggrottando le sopracciglia.

--Certo.-- confermò Mina. --Dato che Masha si era messo a strillare che eri in pericolo, che altro potevamo pensare?--

Lei non rispose, ma il suo silenzio fu colmato dalla risata di Kish.

--Beh, che c’è?-- chiese in risposta agli sguardi stupiti delle ragazze. --Trovo buffo il malinteso. Volete sentire le storia?--

--No!-- disse inaspettatamente Iris. --Per favore, non dire_--

--Buona, buona.-- la interruppe lui. --Sono tue amiche, capiranno... Allora, la mia dolcezza qui presente è scappata dal caffè dopo lo sfogo di Ryan, che era furibondo per quella faccenda dell’Acqua Cristallo sottomarina. L’ho trovata e lei mi ha sfidato a duello. Stava per farsi ammazzare, ma non so come siamo riusciti ad evitare la tragedia...--

--Hai cercato di ucciderla?!-- saltò su Strawberry, furibonda.

--No...-- accennò Iris con voce flebile. --Ero io che cercavo di morire.--

Le MewMew rimasero soprese, ma l’alieno precedette le loro domande riprendendo il racconto con la stessa leggerezza di prima.

--Conunque, evitata la catastrofe del suicidio, mi è svenuta tra le braccia con tipo quaranta di febbre. Allora mi sono teletrasportato qui e con l’aiuto di Pai e Tart le ho fatto passare la malattia. Adesso sta meglio, ma ha ancora un po’ di mal di gola.--

--Capisco...-- commentò Pam tirando le conclusioni. --Masha ci ha avvisate del pericolo quando lei stava per morire e il segnale è scomparso in conseguenza del teletrasporto.--

Lory scosse piano la testa. --Non avevamo capito niente...--

Strawberry si alzò e abbracciò l’amica.

--Lo sapevo che eri viva.-- le confessò all’orecchio stringendola con forza. --Sapevo che non avresti ceduto alle cattiverie che ti ha detto Ryan.--

Iris si incupì.

--Mi odia, non è vero?-- chiese alle compagne, gli occhi umidi nascosti dalla frangetta che le celava il viso chino.

Le cinque si scambiarono uno sguardo imbarazzato.

--Ma certo che no.-- decise di rassicurarla Pam. Non era certa che fosse la verità, ma qualcosa nel suo cuore le impediva di pensare che Ryan potesse essere così crudele. --Era solo arrabbiato, figurati! Pensa che è stato lui a dirci che non crede alle coincidenze, il giorno dell’ultima battaglia. Come potrebbe credere che tu sia un errore?--

--Ma quello che ha detto_--

Strawberry interruppe la protesta dell’amica sul nascere. --Te lo ripeto: era solo arrabbiato.--

Le due feline si strinsero di più l’una all’altra. Poi Iris aggrottò la fronte.

--Kish, ma come sai dell’Acqua Cristallo sottomarina? Mica te ne ho parlato!--

L’alieno distolse lo sguardo.

--Ma scusa, non ti sei fatta raccontare quello che ti è successo dopo lo svenimento?-- chiese Pam all’amica.

--No, era occupata a farmi le fusa.-- rise l’alieno.

--Kish!-- le orecchie di Iris seguirono l’esempio delle guance, infiammandosi subito.

--Le tigri fanno le fusa?-- domandò Paddy estremamente incuriosita.

--Non che non sia interessata... ma torniamo al discorso originale.-- sentenziò Mina rivolgendosi all’alieno. --Come sapevate tutto?--

--Abbiamo delle telecamere piazzate nello studio di Ryan, ma le abbiamo già spente. E non andremo a cercare l’Acqua Cristallo in fondo al mare. Abbiamo visto che non si può scindere e sappiamo bene che la Terra non ne può perdere tanta.-- disse lui tutto d’un fiato per tranquillizzare le ragazze.

Pam sorrise, poi si avviò alla porta seguita dalle compagne.

--Andiamo a dire agli altri che stai bene.-- annunciò. --Magari passiamo domani, ok?--

--Certo.-- annuì la Mewtigre.

*****

--Kish, ma dovevi proprio dire alle ragazze che ti faccio le fusa?-- si lamentò Iris per l’ennesima volta.

--Uffa! Ti ho detto che volevo solo divertirmi... muoviti, sennò ti fai il bagno con l’acqua fredda!-- la rimbrottò quello.

Lei gli fece la linguaccia, poi lo chiuse fuori e si infilò nella vasca. Si lasciò sprofondare fino alle spalle godendo il tepore dell’acqua calda che le massaggiava la pelle  nuda. Sospirò e cercò di rilassarsi per riordinare i pensieri.

Non le era stato facile confessare alle ragazze che aveva cercato di suicidarsi. O meglio, di indurre qualcuno a farla fuori; non le piaceva il suono della parola suicidio. Se ne vergognava così tanto... si rendeva perfettamente conto di averlo fatto in un momento di debolezza, ma per lei rimaneva comunque un patetico atto di codardia. La vertià è che aveva temuto di perdere tutto, e lei sentiva di non poter sopportare una vita senza le MewMew, tornando a quell’esistenza rassegnata che conduceva prima: come una vita senz’anima. Per fortuna le sue amiche avevano capito subito e non avevano fatto troppe domande.

Si immerse del tutto nel’acqua tiepida, lasciando che i capelli castani le danzassero attorno al viso per un po’. Si stupì del tempo in cui riuscì a stare in apnea.

“Un altro effetto dell’Acqua Cristallo.” commentò tra sé e sé mentre usciva dalla vasca mentre si avvolgeva un asciugamano attorno al corpo snello.

Si diede una spazzolata ai capelli, ma improvvisamente la sensazione di essere osservata la colpì forte. Si volse di scatto e si ritrovò faccia a faccia con Kish, a pochi passi da lei, che la guardava con un’espressione inequivocabile.

--Carina...-- mormorò lascivo, gli occhi accesi e ardenti.

Il commento la imbarazzò a tal punto che le spuntarono orecchie e coda tigrate.

“Dannata AcquaMew!”

L’alieno le si avvicinò, accarezzandole le orecchie morbide.

--Vediamo un po’ come stai senza questo coso addosso...-- sussurrò piano, ma lei lo sentì comunque.

Anzi, fin troppo bene... le sue guance si colorarono di fuoco, gli occhi scintillarono per l’imbarazzo e il timore. Ma Kish scoppiò a ridere, divertito.

--Scherzavo, dolcezza! Ci vediamo in camera...-- aggiunse malizioso prima di sparire.

Iris ricominciò a respirare all’improvviso e lo sguardo le cadde sulla corta sottoveste nera senza spalline, scollata fino a metà schiena e con dei laccetti sul corpetto che aveva deciso di mettersi quella sera. Le venne voglia di andare nell’armadio per sciegliere qualcosa di meno provocante, ma passare di nuovo davanti all’alieno in asciugamano era decisamente peggio. Sbuffò rassegnata e si mise la sottoveste con una vena di inquietudine, orecchie e coda ancora scomodamente presenti, poi si avviò a passo felpato verso la sua stanza. Non fece in tempo ad oltrepassarne la soglia che subito rabbrividì per il contatto della sua pelle con il muro gelido.

--Hai deciso di provocarmi, angioletto?-- le chiese l’alieno a un soffio dalla sua pelle, inchiodandola col suo corpo contro la parete.

La ragazza cercò di liberarsi, ma Kish le aveva bloccato i polsi sopra la testa con una mano sola. Si chinò su di lei e le baciò la gola disegnandone il profilo con le labbra. Risalì lento lungo il contorno del viso fino alla sua bocca appena socchiusa.

A quel nuovo bacio, Iris si accorse di fare le fusa, sebbene involintariamente. Lo sentì sorridere soddisfatto, poi di nuovo i canini appuntiti su chiusero delicatamente sul lato del suo collo, strappandole un gemito. Avvertì le dita scorrere insinuanti sui sottili lacci del corpetto mentre l’altra mano le accarezzava piano la schiena, punto piuttosto sensibile. La testa prese a girarle e socchiuse di più gli occhi.

L’alieno si permise un secondo sorrisino e si mosse verso il letto, trascinandola con sé. La costrinse a stendersi tra i cuscini e si mise a fluttuare a pochi centimetri dal suo corpo, abbastanza vicino da tenerla in trappola, abbastanza lontano da farla rabbrividire per l’assenza del suo calore. Fece scorrere le dita sul sottile velo di seta che lo separava dalla sua pelle morbida e le morse di nuovo la gola con delicatezza, assaporando il leggero tremore che faceva da sottofondo. La sentiva arrendersi lentamente, con riluttanza ma senza poter effettivamente resistere.

--Kish...--

La costrinse al silenzio con un bacio, una mano che le massaggiava piano il collo per tenerla sotto di sé.

La ragazza ricambiò il gesto con trasporto senza rendersene davvero conto, il corpo che ubbidiva più alle carezze di lui anziché al suo pensiero. La ragione era completamente annullata, prigioniera di una nebbia di piacere.

Lui le liberò le labbra, riprendendo a leccarle il collo e le spalle. Le sentiva la gola tremare, scossa da quelle fusa leggere che sembravano voler minare il suo autocontrollo. Lasciò le dita a giocherellare con i lacci che trattenevano la seta sulla pelle di lei, la mente concentrata sul respiro leggermente affannoso, il cuore che batteve forte nel petto di entrambi. Le prese una mano, fresca, e gliela baciò leggermente sfiorandola appena con le labbra.

Iris gli sorrise dolcemente e gli accarezzò il viso accaldato sentendo il suo respiro sulle dita. La mente ancora non realizzava, il corpo sotto il completo controllo della malìa e del desiderio che accendevano quegli occhi dorati. Non c’era ipnosi stavolta. Sospirò quando sentì le mani di lui scorrerle sulle spalle e le braccia, gemette piano quando le morse la gola con i denti affilati senza farle male. Se quelle sensazioni non fossero state così reali avrebbe pensato di sognare... la distanza tra loro le sembrò troppa e gli allacciò le braccia dietro al collo, stringendolo a sé.

--Dolcezza, che ti prende?-- le chiese sorpreso, anche se non dispiaciuto.

Lei non rispose e rafforzò l’abbraccio tremando leggermente.

--Ho paura, Kish...-- esalò la ragazza, che ora somigliava davvero a una micetta spaurita.

--Paura? Non devi...-- la rassicurò quello senza abbandonare il sorriso malizioso. --Sarò il più delicato possibile, giuro.--

--N–non... non è questo... non del tutto...-- balbettò lei, la voce che tremava un po’ per l’imbarazzo e un po’ per le lacrime che stava ricacciando in gola.

--Ma allora che c’è?-- le chiese il ragazzo perplesso.

--Io... oh, Kish, ho paura che tu sparisca! Che tutto questo sia solo un’illusione, nient’altro che un sogno... non potrei tornare quella di prima, morirei!--

Ecco, l’aveva detto. Sì sentì improvvisamente più leggera, anche se la paura bruciò più forte: perché ora sarebbe arrivata la risposta… e poi sarebbe arrivata anche per la domanda che la stava uccidendo dentro.

L’alieno le scoccò dolcemente un bacio sul naso. --Buona, piccola. È tutto vero, stupendamente reale.--

La ragazza però non si calmò, non ancora. C’era un ultimo dubbio...

--Resterai qui?-- esalò, per poi cominciare a trattenere il fiato mentre aspettava una risposta.

Kish chiuse gli occhi e si staccò leggermente da lei. Quella promessa non poteva mantenerla. Perché una parte di lui, piccola ma esistente, voleva tornare sul suo pianeta finalmente in pace e risanato.

--Io... non credo di poterlo fare, dolcezza.--

--Cosa? Ma...--  la MewMew s’interruppe, poi riprese. --Vuoi tornare a casa, non è vero?--

Lui annuì, lo sguardo pentito e imbarazzato.

--Kish... resterai con me?-- c’era una nota struggente potente in quella domanda.

Kish la guardò con gli occhi umidi. --Vorrei, angioletto... dico sul serio. Mi credi?--

--Ti credo, Kish. Ti amo.-- parole sincere.

La MewMew lo baciò delicatamente ma con passione come solo lei sapeva fare.

--Verrò con te.-- decise, separandosi appena per poi rincominciare.

Lui, sorpreso, si staccò. --Che cosa?--

La ragazza prese un grosso respiro, chiamando a sé la forza per pronunciare quelle parole definitive. --Ho detto che verrò con te. Quando dovrete partire, intendo... beh, io sarò con voi.--

Kish sentì la gioia montare, ma cercò di ricacciarla indietro finchè la cosa non fosse stata certa. --Iris... sei certa? Non è una decisione facile da prendere su due piedi.--

--Non c’è nulla che mi trattenga qui.-- ribattè lei, con tono amaro.

--E le MewMew? I tuoi genitori, la tua vita?-- le fece presente il ragazzo. Nonostante il suo cuore gli stesse urlando di non fare domande, lui sapeva che era giusto farle capire quello che avrebbe abbandonato per sempre.

Ma Iris ribattè, risoluta: --La mia vita è con te, i miei genitori non li vedo mai. Le MewMew... diciamo che si saranno liberate di un errore.--

L’alieno la fissò negli occhi, cercando di penetrare quella luminosa coltre di stelle. Non vide neppure l’ombra di un dubbio, solo una sgargiante determinazione.

--Oh, dolcezza!-- mormorò all’apice della gioia, rammaricandosi solo del costante turbamento che il discorso di Ryan cotinuava a provocarle.

L’abbracciò con forza, talmente veloce da farla ricadere tra i cuscini e le lenzuola. Lei ricambiò la stretta e lo baciò ancora, corrisposta, azzerando la razionalità di entrambi. Le labbra di Kish scivolarono più in basso, oltre la gola, inciampando nei lacci ormai lenti della sottoveste. Non si accorse di fare le fusa più intensamente, non notò neppure la comparsa di orecchie e coda tigrate.

Kish le baciò le labbra un secondo, giusto il tempo di farle girare la testa del tutto, poi di nuovo la gola strappandole un sospiro. Lasciò che le mani vagassero carezzevoli sul fisico morbido della ragazza; le spalle, la schiena, i fianchi, le gambe. La pelle era chiara, morbida e soffice come velluto. L’alieno avvertì dita di lei sfiorargli timide il viso, disegnandone i lineamenti con quel tocco cauto.

Iris lo sentì sospirare e curvò le labbra in un sorriso sottile, godendosi le coccole che riceveva in cambio di quel contatto appena accennato. Gli sfiorò le braccia che le massaggiavano la schiena con la coda, facendogli il solletico, e lui si vendicò mordendola sotto la gola lasciando il segno dei canini appuntiti. La ragazza lo guardò male, gli occhi blu stellati di sorrisi, e lui le scoccò uno sguardo malizioso mordendosi le labbra.

Kish la udì ridere e le si stese accanto accogliendola tra le sue braccia, poi le cinse i fianchi e prese a baciarla dietro il collo. Sentiva i birividi che le scorrevano sulla schiena, i loro cuori l’uno contro l’altro che battevano all’unisono, così forte che si potevano sentire attraverso la pelle scandendo il ritmo dei loro baci assieme alle fusa di lei. Iris gli posò la testa sul petto e lui le baciò i capelli lucidi e morbidi. E il sonno li avvolse.

 

ANGOLETTO!

Allora, piaciuto? Sono convinta che Iris e Kish siano molto coccolosi in questo pezzo… nel prossimo capitolo vedremo la reazione delle MewMew alla scelta di Iris! Commentino?

Clarisse

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Capitolo 23
*** The dream that cannot come true ***


Accidenti gente, che ritardo mostruoso! I’m so very very sorry… è proprio duro aggiornare con puntualità quando si ha la scuola di mezzo! Comunque finalmente sono tornata, e anche più allegra: mi sono riadattata alla scuola italiana e adesso è molto più facile tenere il passo. Chiaro, non è semplice, però è fattibile. Per festeggiare il 1° Novembre, ecco il nuovo capitolo!

Miss Giulietta: greetings to you, Miss Juliet, perché continui a seguirmi! Già, le MewMew sono state molto contente di sapere che la loro compagna sta bene… si erano prese una paura! Non essere troppo gelosa di Iris, il suo trasferimento non sarà tutto rose e fiori: prima di tutto ci sarà la reazione delle Mew (che, come hai indovinato, non sarà esattamente entusiasta) e poi anche altre questioni in sospeso. Inoltre mi scuso tantissimo per il ritardo, sono consapevole di averci messo davvero troppo… prometto di migliorare! Grazie mille per i complimenti.

tYTy: mah, non bisognerà fidarsi del tuo giudizio ma per ora la tua opinione del mio stile è migliore della mia! Ma io non ho una grande autostima, quindi non faccio testo! Purtroppo stavolta sono in ritardo (la vita si mette in mezzo!), comunque ci sono! Il Don Giovanni lo conosco, stiamo studiando l’opera in spagnolo. Ora, passiamo al capitolo. Kyle ci ha preso con la sua interpretazione, che tornerà utile più avanti… Ryan resterà ghiacciolo ancora per un po’, ma alla fine si darà una regolata (in seguito a degli schiaffi in realtà! Hihi!). Non essere troppo gelosa di Iris, il suo trasferimento non sarà semplice: ci sarà ancora da combattere! Povera ragazza, quante gliene faccio passare… secondo me mi vuole fare a fette!

neko_girl96: scusa, sono consapevole del mio ritardo… cercherò di fare meglio, prometto! Sono contenta che la storia si legga bene anche tutta d’un pezzo, e sono contenta che ti sia piaciuta!

 

    The dream that cannot come true

Le MewMew tornarono, come promesso. Fu Mina ad accorgersi che l’amica sembrava turbata.

--Che cosa ti prende, Iris?-- chiese all’amica portandola lontano dal salotto.

Voleva che parlasse liberamente, senza farsi intimorire da tutte quelle altre.

--Non capisco cosa intendi...-- tentò l’altra, ma la Mewlorichetto l’interruppe.

--Puoi prendere in giro le altre, non me. Si vede che sei felice per qualcosa, ma allo stesso tempo sembri essere in imbarazzo con noi... ci devi dire qualcosa?-- proferì la compagna dimostrando la sua capacità d’intuizione.

--Mina... io_-- cominciò la Mewtigre, esitando mentre cercava le parole adatte per continuare.

--C’entra Kish?-- incalzò l’altra con sagacia.

--Sì.-- si limitò a rispondere la ragazza dagli occhi blu.

--C’entriamo noi?-- continuò a chiedere la ballerina.

--Vi riguarda, ma di margine.-- disse l’altra enigmatica, dopo aver riflettuto un attimo.

Gli occhi della ragazza si accigliarono. --Iris, non ho voglia di cavarti ogni lettera di bocca. O me lo dici oppure no.--

La Mewtigre prese un grosso respiro e raccolse il suo coraggio. Glielo doveva.

--Quando Kish se ne andrà... quando tornerà a casa... partirò con lui.--

--COSA?!--

Le altre MewMew sobbalzarono al grido di Mina e si avvicinarono alla porta aperta della stanza in cui le due si erano rintanate. Kish si unì a loro, curioso.

--Ma sei impazzita?-- stava dicendo Mina, senza smettere di urlare.

Iris, irritata dallo sfogo dell’altra, alzò la voce istintivamente. --Ho detto che la cosa non è affar vostro.--

--Come puoi dire una cosa del genere! Siamo una squadra, ricordi?-- le sbattè in faccia la Mewlorichetto.

--No, non è vero!-- replicò Iris, ma la voce le si venò di dolore stavolta. --Voi siete la squadra, io sono l’errore!--

Ancora con quella storia? Ma come poteva non capire che loro la consideravano parte del grupp? --Ryan non diceva sul serio!--

--Era serissimo, invece.-- la contraddì l’altra

Mina scosse il capo. No, non poteva andarsene davvero… --Ma non puoi andartene, non puoi abbandonarci così!--

La mano di Iris scattò in un gesto di stizza. --Non vi sto abbandonando, sto solo facendo quello che voglio fare.--

--È per lui, non è vero? Non ne vale la pena.-- le gridò contro la ballerina.

E qui la rabbia montò nel sangue della ragazza. --Non ripeterlo! Ne vale la pena eccome... è stato lui a salvarmi dal dolore che avevo dentro, senza di lui sarei morta!--

--Non puoi mollare tutto per lui!-- insistè la moretta.

Gli occhi blu di lei s’inumidirono, e una lacrima scivolò traditrice lungo la guancia. --È proprio questo il punto: lui è tutto per me!--

--Iris, ti prego ripensaci!-- Mina prese l’amica per le spalle, stringendo forte.

Kish, che era rimasto in disparte con le altre ragazze fino a quel momento, decise di intervenire.

--Lasciala!-- ordinò alla ragazza, avvicinadosi alle due.

La Mewlorichetto rimase come folgorata, tornando alla realtà all’improvviso. Mollò la presa e fece tre passi indietro. Subito le altre MewMew la affiancarono.

Iris si rifugiò tra le braccia di Kish, stringendosi a lui come per rifugiarsi in un castello.

--È vero?-- chiese Pam, gli occhi increduli fissi sull’amica. --Te ne andrai sul serio?--

--Sì...--

--NO!-- esplose Paddy. --Non puoi andartene, noi abbiamo bisogno di te!--

--Non è vero, ce la farete da sole...-- ribattè Iris scuotendo la testa.

--Ripensaci!-- insistè Mina. --Gli alieni ti uccideranno non appena metterai piede sulla loro terra. Ti odieranno!--

Alla prospettiva le mancò la voce, la replica le uscì incerta. --No, noi... un modo per...--

--Iris!-- implorò Strawberry con angoscia. --Ti prego...--

--Basta!-- intimò Kish urlando. --Ma non vedete che le state facendo male?--

La Mewtigre, infatti, stava tremando nel tentativo di trattenere le lacrime e aveva le mani sulle orecchie. L’alieno l’abbracciò forte e si teletrasportò con lei per poi riapparire dopo pochi secondi di nuovo di fronte alle MewMew.

--Siete impazzite?-- sbraitò. --Così rendete tutto più difficile, la fate solo soffrire!--

--Ma lei è una di noi. È una MewMew! Non possiamo lasciarla andare!-- obiettò Strawberry.

--È una sua decisione, non vostra!-- puntualizzò il ragazzo.

--Ma...--

--Basta.-- interruppe Pam, la voce piatta e atona. --Ha ragione, la scelta è di Iris. Se seguirlo è quello che vuole, bene, non sono affari nostri. E tu...-- aggiunse poi, rivolgendosi all’alieno. --Falle del male e ne risponderai a me!--

Kish sogghignò mentre lo scenario attorno a lui cambiava, trasformandosi in quello ombroso e chiuso della navicella aliena. Iris se ne stava seduta al tavolo, la testa tra le mani e gli occhi chiusi, con Tart che le accarezzava i capelli fluttuando a mezz’aria accanto a lei. Prima che potesse muovere un passo, Pai comparve alle sue spalle.

--Posso dirti due parole?-- gli disse.

Lui annuì e lo seguì in un’altra stanza. Entrò, chiudendosi la porta alle spalle.

--Non so come dirtelo...-- cominciò il fratello.

--Dimmelo e basta, rendi la vita più semplice a entrambi.-- lo canzonò l’altro senza abbandonare il sorriso.

--Bene. Ma poi non venirmi a dire che non ho tatto.-- fece un respiro e continuò. --Non può partire con noi.--

Kish ebbe bisogno di un secondo per assorbire la novità.

--Tu vaneggi!-- imprecò poi, incredulo. Non poteva essere vero… --Se è per il gruppo, non è un problema. Ho parlato con le MewMew e Pam ha convinto le altre a lasciarla fare.--

--Non è questo.-- ammise Pai, cercando di arrivare al fulcro della discussione nel modo più rapido e indolore possibile. --Tu lo sai che i nostri la uccideranno all’istante; è una terrestre.--

--Possiamo trovare un modo...-- replicò l’altro mentre la sua mente lavorava a razzo. --La faremo arrivare trasformata e le faremo liberare l’energia che troveremo per sistemare il nostro ecosistema. La considereranno la nostra salvatrice e ci lasceranno in pace.--

Pai ci pensò su per un attimo. --Sì, può funzionare... ma c’è il rischio che muoia ancora prima di arrivare a casa.--

Alla prospettiva Kish sentì un nodo alla gola. --Non capisco...--

--Non dirmi che non hai l’hai notato... no, forse no... in ogni caso, ho fatto delle analisi approfondite su di lei. Non capivo perché reagisse all’Acqua Cristallo in modo diverso dalle altre MewMew, e volevo vederci chiaro. Non ho trovato la risposta alla mia domanda principale, ma le mie scoperte sono state piuttosto interessanti... Il DNA della tigre bianca che le è stato somministrato, oltretutto in gran parte, si è interamente fuso con la sua struttura genetica iniziale a causa delle numerose esposizioni all’Acqua Cristallo. In altre parole, è troppo forte per essere ignorato. Questo fatto incrementa l’influenza di esso nella sua vita: mutamenti fisici, già avvenuti stando ai racconti, aumento dei poteri... E, logicamente, effetti collaterali intensificati. Iris è troppo legata al pianeta Terra, il solo mettere piede in un’altra dimensione la fa star male. Figurati allontanarsi fino a un’altra galassia! La ucciderebbe... e oltretutto rimane con un organismo di base umano, inadatto alla vita sul nostro pianeta.--

Kish chiuse gli occhi d’oro, cercando disperatamente una scappatoia. --Non può essere così, mi rifiuto di credere che non esista una soluzione!--

--Purtroppo è la realtà...-- proferì il fratello abbassando il capo e mise una mano sulla spalla dell’altro per confortarlo.

--Ma non ha senso... potrebbe non avere i problemi di lontananza, potrebbe non soffrire il distacco perché se ne vuole andare! Non può essere grave come dici!-- imprecò il ragazzo, liberandosi dalla presa gentile del fratello con uno scrollone.

--Sì Kish, È grave.-- insistè l’altro con decisione. --Anche se le mie supposizioni sulla separazione dalla Terra fossero sbagliate, non c’è ossigeno nella nostra atmosfera. Come pensi che riuscirà a sopravvivere senza?--

Dalle labbra, deformate dal dolore, dell’alieno dagli occhi d’oro uscì un ringhio. --Ci deve essere un modo...-- ribattè stringendo i pugni. --Abbiamo un sacco di tempo, troveremo una soluzione!--

Ma il maggiore scosse la testa. --No, non abbiamo più tempo. Non possiamo usare l’Acqua Cristallo. Tra una settimana partiremo in cerca di un’altra fonte di energia. Mi dispiace.--

Kish scosse la testa; nelle sue iridi luccicanti di dolore salato si leggeva tutta la sua disperazione. Sollevò quello sguardo infranto sul fratello ed esalò: --Non posso abbandonarla.--

Sul viso di Pai apparve un’espressione più dolce. Non capiva il fratello adottivo, ma quegli occhi disarmanti comunicavano ogni pensiero che lo stava tormentando.

In quel momento la porta si spalancò e Tart apparve sulla soglia, un’espressione preoccupata sul suo viso di ragazzino.

--Kish, Iris non si sente tanto bene.-- gemette. --È pallidissima, e mi dice di avere le vertigini. Forse le sta tornando la febbre… cosa facciamo?--

Gli occhi viola di Pai cercarono quelli ambrati del fratello adottivo. --Portala a casa sua.--

Kish annuì, distrutto. La sua mente aveva appena cominciato a realizzare la situazione, lasciandogli un senso di vuoto a riempirgli il petto. Tornò in salotto e fece come gli veniva detto, il cuore stretto in una morsa d’angoscia. Sapeva che Pai aveva ragione: non poteva portarla con sé se questo significava condannarla a morte. Non poteva e non voleva. Era giusto che lei avesse la possibilità di scegliere e vivere, anche se la cosa significava dividersi. Eppure la sicurezza di fare la cosa giusta non alleviava il dolore soffocante che gli squarciava il petto. Perché lui non voleva abbandonarla... sapeva che l’avrebbe ferita nel profondo... rinunciava a tutto per seguirlo e all’ultimo lui si trovava costretto a lasciarla indietro.

“Non è giusto...” si disse mentre la stendeva sul letto con delicatezza. “Perché deve essere proprio lei quella ipersensibile? Perché proprio lei che vuole restare con me? L’unica che io... no, non vale...”

Eppure doveva farlo. Doveva accettare realtà e perderla, nonostante i suoi sentimenti gli gridassero il contrario.

*****

Iris si svegliò nel suo letto, parecchie ore dopo, i ricordi confusi e la testa che ancora girava.

Si tirò su e realizzò di essere nel suo letto, incapace di rievocare l’esatta sequenza di eventi che ce l’avessero portata. Sbattè le palpebre un paio di volte, e quando posò lo sguardo sulla stanza trovò Kish al suo fianco. Cominciò a sorridere, ma poi la gioia le morì sulle labbra: in quegli occhi d’oro c’era un tormento che non ci sarebbe dovuto essere.

--Sono contento di vedere che stai meglio.-- le disse lui distraendola dai suoi pensieri. Non sorrideva con la luce che ricordava lei, come se qualcosa si fosse estinto.

..Che succede?-- gli chiese direttamente.

L’alieno si adombrò. Doveva dirglielo, glielo doveva. Prima avrebbe saputo, prima avrebbe accettato.

--Dolcezza...-- cominciò, la voce impastata dalle sue emozioni contrastanti. --Pai a trovato delle complicazioni per quanto riguarda il tuo... trasferimento.--

La MewMew ignorò il brutto presentimento che la morse dentro. --Continua.--

Kish la guardò in tralice prima di continuare. Sembrava tranquila. --Sì, insomma, lui... vuole che ti lasci indietro.--

--Ma tu non lo farai... vero?--

Il silenzio di lui vanificò le speranze.

Iris, sotto shock, cominciò a scuotere la testa. --No, no... se è per le ragazze digli che non mi importa, io...--

--Non è solo questo.-- la interruppe Kish straziato. --Sei troppo legata alla Terra per vivere da un’altra parte. E poi sei una terrestre, nonostante tu sia anche una MewMew. Nella nostra atmosfera non c’è ossigeno a sufficienza per il tuo organismo. Senza contare che i miei compatrioti potrebbero decidere di ammazzarti sedutastante.-- la guardò con dolcezza, cercando disperatamente di mostrarsi deciso di fronte a quegli occhi lucidi. --Prova a capire, ti prego... non potrei sopportare di vederti morire sotto i miei occhi sapendo che è la colpa è solo ed escusivamente mia.--

--E preferisci abbandonarmi?-- gemette Iris scuotendo ancora la testa, incredula.

--Non credere che sia facile per me, non ho altra scelta.-- le ribadì l’alieno implorante.

E la MewMew perse il controllo. --NO!-- urlò. --Non puoi farmi questo! Non lasciarmi qui...--

--Non ho altra scelta!--

Kish rimase immobile a fissare le lacrime di lei scivolarle lungo le guance nivee per poi infrangersi tra le coperte con un morbido tonfo attutito. Era distrutta, poteva vederlo nelle stelle morenti nei suoi occhi notturni. Questo era troppo persino per lei, nonostante la forza che la tigre bianca poteva infonderle. Aveva già affrontato le dure parole di Ryan e l’opposizione delle amiche, cavandosela solo grazie a lui. E ora che lui, la sua ancora di salvezza se ne andava, per lei non ci sarebbe stato più nulla.

Iris scosse ancora la testa, mentre tentava un’altra volta di ragionare. --Ti supplico, non abbandonarmi. Io non sono nulla senza di te, per favore! Resta con me...--

Kish si sentì morire, ma cercò di ostentare una decisione che non aveva. --Non posso. Tra una settimana partiremo per cercare fonti di energia su altri pianeti, dato che l’Acqua Cristallo non può essere utilizzata.--

La MewMew impiegò qualche secondo a capire; se ne stava andando. Stava partendo. La stava abbandonando.

--E me lo dici così? Con questo tono gelido?- sbottò.

Quello strinse gli occhi per nasconderle il suo dolore, scuotendo piano il capo. --Mi spiace. Non posso fare altrimenti. Io voglio salvare casa mia. Ho la mia vita là.--

--Ma se tu te ne vai a me non resta nulla! Senza te non sono nulla, ti sei dimenticato?--

Kish ricordò il discorso che avevano avuto quando lei si era svegliata dalla febbre. Scosse semplicemente la testa per scusarsi, incapace di parlare. Sapeva che aveva ragione, ma doveva accettarlo, perché non c’era altro modo. Lui voleva salvare il suo pianeta d’origine, e per farlo doveva abbandonarla nonostante fosse l’ultima cosa che volesse.

--Sai che ti dico allora?-- sbraitò Iris, intuendo il peggio dal suo silenzio. --Vattene, visto che ci tieni tanto!--

Kish rimase interdetto per un attimo. A questo era arrivato, il dolore? Fece un passo verso di lei, la bocca socchiusa sull’inizio di parole con cui avrebbe cercato di calmarla. Ma lei lo zittì con un gesto e lo sbattè fuori dalla sua camera senza troppi complimenti.

L’alieno appoggiò il capo alla porta, ascoltando la disperazione di lei attraverso il legno imbiancato. Una disperazione che scendeva come una pugnalata fino al cuore, uccidendo anche lui. Si sedette contro la porta, accarezzando distrattamente il pelo soffice di Sky, appena accoccolatosi accanto a lui.

--Qualche consiglio?-- chiese al volpacchiotto.

Quello uggiolò triste, poi tirò l’alieno per una manica facendogli segno di seguirlo. Lo condusse fino alla camera degli ospiti, esattamente accanto a quella di Iris. Il messaggio non poteva essere più chiaro: non andartene.

--Resterò finchè posso.-- promise al cucciolo, a lei, a sé stesso.

*****

Iris era riuscita a smettere di piangere solo da mezz’oretta. Starsene sdraiata in quel letto vuoto la faceva sentire ancora peggio, quindi decise di alzarsi. Prese dall’armadio una sottoveste a caso e se la infilò. Infondo era notte, e non doveva andare da nessuna parte. Si chiese se Kish se ne fosse davvero andato e si sentì uno schifo. Non avrebbe voluto gridargli quella frase e cacciarlo, ma aveva perso il controllo. Se lui l’avesse davvero presa sul serio? Se quello fosse stato il loro ultimo incontro? Con il cuore in pezzi si trascinò fuori dalla stanza decisa a farsi una tazza di latte caldo per calmare i nervi.

Un uggiolio la bloccò a un passo dalla soglia. Si volse e vide Sky davanti alla porta aperta della stanza degli ospiti che le faceva segno di avvicinarsi. Lei lo raggiunse, e allora scorse Kish addormentato sul letto. Fece un sorriso tenero e diede un bacetto affettuoso tra le orecchie del volpacchiotto.

Attraversò la stanza e accarezzò il viso dell’alieno godendosi la sensazione della sua pelle sotto le dita. Quella sarebbe potuta essere l’ultima carezza che aveva la possibilità di fargli. Qualcosa in lei si ribellò. Non sarebbe finita così. Forse sarebbe finita, ma di certo non così. Prese coraggio e si stese accanto a lui, rifugiandosi tra le sue braccia e coprendo entrambi con le lenzuola. L’alieno si svegliò e le sorrise dolcemente.

--Hey dolcezza...-- la salutò stringendola a sé.

--Scusa per prima.-- mormorò la ragazza.

--Shh... non importa, è tutto passato.-- la rassicurò lui.

E, in un certo senso, era tutto passato davvero. Almeno per quanto riguardava la loro litigata, anche tutto il resto era ancora terribilmente reale. Ma per ora gli bastava averla tra le braccia. Le baciò dolcemente i capelli, e la ragazza cercò la sua bocca. Dapprima fu solo un bacio a fior di labbra ma poi si fece tutto più approfondito. La mente di entrambi si spense per un attimo. Quando ricominciarono a ragionare, lei si ritrovò avvinghiata a lui.

--Kish...-- mormorò con il respiro corto e le guance rosse. --Non voglio che finisca così...--

--Io vorrei che non finisse.-- le disse l’alieno guardandola con intensità.

Blu e oro si fusero ancora, un vortice di emozioni che tolse il fiato a entrambi e unì nuovamente le loro labbra in una passione che aumentava alla stessa velocità dei battiti dei loro cuori. Iris lasciò vagare le mani sul petto dell’alieno, con una delicatezza disarmante. Lui la fece stendere sopra di sé mentre faceva scorrere le dita sulla seta sottile della sottoveste. La baciò ancora, corrisposto. La ragazza gli allacciò le braccia al collo riducendo ancora le già inesistenti distanze tra i loro corpi e attirandolo ancora di più a sé. Kish si staccò un secondo e invertì le loro posizioni per poi accarezzarle la gola con le labbra. Quando la morse piano con i canini appuntiti le strappò un gemito. La MewMew ormai non capiva più niente, obbediva solo alle carezze dell’alieno e al calore che sentiva diffondersi dolcemente dentro di sé. Ma fu lui a separarsi, sciogliendosi da quell’abbraccio che entrambi sentivano così giusto.

Per un secondo, Kish ebbe voglia di piangere. L’averla lì sotto di sé, dolce e innocente, senza non poterla prendere nonostante il desiderio fosse bruciante lo faceva impazzire. Ma non poteva toccarla. I loro destini erano troppo diversi per lasciarli condividere una cosa del genere.

--Non posso.-- le disse semplicemente con la voce che minacciava di spezzarsi, e osservò i suoi occhi riempirsi di lacrime silenziose.

--Hai ragione.-- concordò con voce disillusa. --Scusami. Non so cosa mi sia preso, io... non so... pensavo che se ti avessi dato quello che volevi non te ne saresti andato.--

--Dolcezza... pensi davvero che è solo questo che voglia?-- le chiese con un sorriso triste. --Non che non sia sulla mia lista... ma io voglio anche tutto il resto. Voglio guardarti arrossire quando faccio un commento imbarazzante, voglio osservarti la mattina quando ti svegli abbracciata a me, voglio ammirarti la sera quando sorridi timida perché sei incuriosita dalla mia reazione a una delle tue sottovesti, voglio vedere i tuoi occhi accendersi quando ti dico che ti amo, voglio sentire il tuo corpo arrendersi al mio tocco, voglio prendere ogni delicata carezza che sceglierai di donarmi, voglio ascoltare il tuo respiro accelerare quando sto per baciarti, voglio udire la tua voce che canta ogni canzone che ti passa per la testa, voglio spiarti dal soffitto del palazzetto del ghiaccio quando pattini senza sapere che ci sono come ho sempre fatto. Voglio te, totalmente e completamente... ma non posso averti nonostante il desiderio. E non sai quanto la cosa mi uccida.--

Iris, senza parole, gli accarezzò silenziosa una guancia sorridendogli dolcemente. Le lacrime stavano ancora scendendo.

Poi gli sorrise e gli rispose: --Ti voglio anche io, allo stesso modo. Voglio tutto. Voglio vedere i tuoi occhi incendiarsi di malizia quando mi accarezzi, voglio ascoltarti sospirare quando ti sfioro, voglio sentire le tue mani quando mi abbracci i fianchi dopo essere comparso dal nulla, voglio guardare il tuo sorriso furbo mentre elabori un piano per giocare con me, voglio sorprendermi quando ti prendi cura di me, voglio abbracciarti la sera prima di addormentarmi, voglio svegliarti con un bacio ogni mattina, voglio accorgermi del tuo sguardo addosso quando ho finito di pattinare, voglio ballare con te alla vigilia di Natale e a ogni festa organizzata da Mina, voglio ammirarti quando combatti anche se sei contro di me, voglio amarti come ho sempre fatto anche se non me n’ero mai resa conto prima di quando hai rischiato la vita. Voglio te, follemente e assolutamente... e tu mi dici che non posso avere tutto ciò che desidero dal profondo dell’anima. E non sai quanto mi senta morire per questo.--

Si appoggiarono l’uno all’altra, baciandosi e accarezzandosi piano. Poi si distero e si addormentarono, cercando di non pensare agli incubi che di certo li avrebbero visitati. E fu proprio uno di questi incubi che fece tutta la differenza del mondo.

 

ANGOLETTO!

Un finale dolce per un capitolo amaro. Il sogno di Iris e Kish è andato in frantumi, ma non preoccupatevi: la storia non è ancora finita… tante cose devono ancora succedere prima di poter arrivare all’epilogo! Iris non si lascerò scivolare tutto dalle mani. Una nota importante: gli alieni non sono contro il trasferimento di Iris, ma hanno paura che risulti mortale per lei. Commentino?

Clarisse

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Capitolo 24
*** Attention Please! ***


ciao gente!

accidenti, non so come dirvelo... per motivi di scuola, sarò costretta a ritardare ancora nella pubblicazione della storia.

metto subito in chiaro: NON è SOSPESA!

solo, gli aggiornamenti non saranno regolari.... spero comunque di riuscire a postarvi il nuovo capitolo già la prossima settimana, e sicuramente cercherò di usare il tempo per mettervi avanti.

NON ho intenzione di abbandonarvi!

scusatemi tantissimo....

risponderò a tutte le recensioni quando pubblicherò il capitolo!

un bacio,
Clarisse

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Capitolo 25
*** Solo un altro giorno ***


Ma buonasera a tutti!

Lo so, ci ho messo davvero una vita a riaggionare questa storia… vi sono mancata? Comunque, ora che ci sono le vacanze di Natale il mio equilibrio mentale verrà restaurato e dovrei riuscire a scrivere un po’ più spesso! Quindi aspettatevi un altro aggiornamento per Natale, sarà il mio regalo!

Ora, rispondiamo alle recensione per il capitolo “the dream that cannot come true

neko_girl96: eh, purtroppo invece ci ho messo una vita ad aggiornare! Come odio la scuola quando sconvolge gli equilibri… spero che questo capitolo ti piaccia e che mi perdoni il ritardo!

tYTy: se non mi molli nonostante questo ritardo, io ti faccio un pupazzo di neve monumentale! Sì, il Don Giovanni lo conosco e conosco anche lo spagnolo. Mi piace come lingua, ma non la so parlare molto fluidamente… sono meglio in inglese io! Lo so, anche io ho voglia di menare Ryan… (Hey! Ma se sei tu che mi fai fare ‘ste carognate! NdRyan - Piantala! Io ho il mio piano e faccio le cose per un motivo ben preciso, quindi taci! Eccheccosè sempre… NdClarisse). Ho capito benissimo quello che intendi dire su Pai, e sono contenta che sia passato il mio messaggio: lui non odia Iris. Comunque questo punto verrà chiarito ancora meglio nel prossimo capitolo, che stai per leggere e che spero ti piaccia! Sono anche contenta di averti trasmesso nella parte dei voglio: un semplice ti amo non avrebbe reso, vero? Kish doveva distinguersi! (Modestamente… NdKish). Ah, non ti ho fatta piangere... meglio! Va bene trasmettere, ma mica farvi piangere! Mi basta sapere che ti senti coinvolta, e sono felice ^^

yuri5: ciao! Sono contenta che la storia ti sia piaciuta e che si legga bene tutta d’un fiato. Mi scuso per questo ritardo mostruoso, spero che continuerai comunque a seguirmi.

Ora, ecco le risposte alle recensioni del capitolo-avviso… perché devo davvero ringraziarvi. Siete meravigliosi!

tYTy: invece mi scuso lo stesso per questo mio blocco dello scrittore (sempre che io mi possa definire tale…). Spero che questo capitolo ti piaccia! Mi raccomando, fammi sapere!

Miss Giulietta: grazie per il sostegno! Finalmente sono riemersa, e spero che recensirai questo capitolo.

Raspberry Akay: grazie mille della comprensione, lo apprezzo molto. Ora ho aggiornato, e spero che mi darai il tuo parere su questo capitolo!

 

    Solo un altro giorno

-

Iris si tirò su di scatto, il corpo sudato e il fiato corto. Dell’incubo che l’aveva svegliata ricordava solo sprazzi taglienti. Si accorse di avere le guance bagnate di lacrime. Doveva essere stato un sogno così brutto da farla piangere mentre dormiva. Si passò una mano su quella traccia salata e si alzò senza fare rumore. Quei flash che continuavano a rimbalzarle in mente le avevano fatto venire un’idea... uscì in terrazza. Era appena l’alba, ma decise di provare lo stesso. Non aveva altra scelta. Dalle sue labbra scappò un sospiro, un nome, e Tart si teletrasporò davanti a lei.

--Sì?-- fece stizzito con la sua vocetta da bambino dispettoso. --Spero sia importante, stavo facendo colazione.--

Iris gli sorrise un sorriso triste, poi avanzò la sua richiesta.

*****

Dopo due ore di colloqui, Pai richiuse infine la porta della sua camera.

Non ci poteva credere: la fonte di salvezza che aveva tanto disperatamente cercato gli era stata offerta così, senza che lui nemmeno si sognasse di avanzare la richiesta.

Piccola, generosa Iris.

Si era scusato con lei, per averle fatto tanto male tra le torture del Chimero-cobra, i fulmini mortali e il tentato assassinio. Ma lei aveva capito tutto; aveva sorriso comprensiva, dicendo che non aveva avuto dubbi sulle sue intenzioni: sapeva che erano state dettate dalla smania di salvare il proprio pianeta, perciò in un certo senso arrivava persino a condividere alcune scelte.

E poi aveva avanzato la sua offerta, un’offerta che l’avrebbe definitivamente separata dal progetto Mew. Gli aveva servito la loro salvezza su un piatto d’argento… accettare, per Pai, era stato facile.

Ora però stava quasi facendo a botte con i sensi di colpa. Certo, casa sua sarebbe stata salva ma suo fratello Kish ne sarebbe rimasto distrutto. Per lui ed Iris era la fine, la rottura. Non si sarebbero mai più potuti rivedere.

Cercò di nuovo di reprimere il malessere all’altezza del petto  per aver accettato la proposta, ma i ricordi della festa di Natale tornarono con prepotenza. Era stata così gentile, quella ragazza… e quel palmare che le aveva regalato poi era stato favoloso! Utilissimo, per elaborare i suoi piani. Era persino riuscito a metterlo in contatto con gli abitanti del suo pianeta. Aveva visto quanto la situazione fosse tragica, e allora aveva elaborato il piano per rapirla. Il cuore continuava a stringerglisi al ricordo, ma l’aveva fatto per salvare la sua gente… aveva dovuto provare, sebbene fosse stato inutile.

Come aveva potuto farle del male? Come poteva ora separarla da Kish, e distruggerle la vita?

Ma lei si era offerta di aiutarli, stavolta… e c’era in ballo la salvezza di un popolo intero… e poi Kish aveva già acconsentito a partire, scegliendo di abbandonarla. Non ci sarebbe stata nessuna differenza.

Nessuna.

Solo la differenza che esiste tra il saltare volontariamente da un dirupo e il lasciarvisi cadere dentro inerte.

*****

--Sveglia!--

Kish sobbalzò sorpreso dall’ondata di luce intensa che aveva invaso la camera. Tirò su la testa cercando di scrollarsi il sonno di dosso e si guardò intorno spaesato.

Iris stava in piedi di fronte alla finestra, il bagliore dell’alba che ne incorniciava la silouette. Si era già vestita, ma in modo semplice: un dei pantaloncini corti bianchi, una maglia attillata azzurra retta da spalline nere sottili. Portava un paio di ballerine morbide, dall’aspetto molto comodo. Dal collo pendeva il ciondolo che le aveva regalato lui.

--Come mai mi devo alzare così presto, di grazia?-- le domandò pigramente.

--Perché oggi dobbiamo uscire!-- trillò lei, fresca come una rosa.

Dannazione al suo essere così mattiniera!

--A quest’ora?-- mugolò insoddisfatto.

La ragazza annuì vigorosamente e lui nascose la testa sotto il cuscino. La sentì ridere, poi avvertì un tocco leggero sopra il lenzuolo.

--Avanti bello, in piedi. Abbiamo sino al tramonto e non ho intenzione di sprecare un altro minuto!--

A quelle parole Kish saltò a sedere.

--Come sarebbe a dire “sino al tramonto”?-- chiese, la voce che minacciava di incrinarsi.

Gli occhi blu della ragazza si intristirono un poco incupendosi. --Ho parlato con Pai. Ha detto di avere una fonte di energia disponibile, e che partirete stasera dopo il tramonto.--

L’alieno sentì un groppo in gola, così forte da soffocarlo. Così poco tempo, gli rimaneva? D’accordo che la salvezza del loro pianeta era importante, ma Pai non poteva concedergli almeno un altro paio di giorni? No, ovviamente no… entrambi sapevano quanto la situazione a casa fosse grave. Dovevano agire immediatamente.

Subito, saltò su. --Hai ragione, piccola! Non abbiamo un altro minuto da perdere… su muoviamoci!--

--Kish?-- chiamò la MewMew, la voce che tremava per una risata malcelata.

--Sì?--

--Guarda che sei tu quello in pigiama!--

*****

--Aiuto!--

Fu l’unica cosa che Kish riuscì a dire, prima di finire per l’ennesima volta lungo disteso sul pavimento di ghiaccio della pista.

Riaprì gli occhi, la testa che girava per la caduta, ma si ritrovò subito a sorridere. Davanti a lui, Iris pattinava con disinvoltura ridendo leggera e divertita, la musica della sua voce da soprano che riempiva l’aria fredda attorno a loro.

La ragazza terminò il giro con un paio di eleganti giravolte e si fermò esattamente di fronte a lui.

--Tutto a posto?-- gli chiese con dolcezza, chiandosi verso di lui e offrendogli la sua mano.

Il ghigno del bell’alieno si accentuò pericolosamente… Iris stava ancora in piedi davanti a lui, leggermente sporta in avanti. Dietro di lei, la luce del mattino ne accentuava la figura snella e slanciata, il sorriso così dolce che sembrava essere in grado di sciogliere tutto quel ghiaccio che li circondava. Era perfetta. Troppo perfetta. Fu per questo che Kish accettò la sua mano solo per tirarla sul ghiaccio con sé. Lei strillò a contatto con la superficie gelida, ma il sorriso non si mosse dalle sue labbra.

--Scemo!-- strillò la ragazza e tentò di alzarsi, ma l’altro la tenne saldamente ancorata al ghiaccio gelido.

La MewMew lo abbracciò con dolcezza, lasciando che lui si alzasse in volo portandola con sé. Il bacio arrivò, e lei chiuse gli occhi.

*****

Iris riaprì gli occhi, e rimase abbacinata dal riflesso cangiante del sole sul leggero strato di neve che ricopriva il paesaggio.

--Ho pensato che avremmo potuto evitare un cambiamento di clima.-- le mormorò Kish all’orecchio, le braccia strette teneramente attorno alla sua vita.

Lei annuì in silenzio, senza staccare gli occhi dal giardino della sua villa in montagna.

--È stato qui?-- le chiese ancora l’alieno, il viso sepolto tra i suoi capelli.

Iris rabbrividì al contatto della pelle morbida del suo collo con il fiato caldo e rassicurante. --Sì, Kish. È stato qui che ho capito la portata del mio amore per te.--

La ragazza roteò il capo all’indietro cercando lo sguardo dorato e liquido di lui. Le loro iridi si incatenarono, legandosi le une alle altre, intrecciate in un passaggio di sentimenti che si trasmettevano attraverso un semplice contatto che arrivava a toccare le loro anime.

*****

Quando lo sguardo notturno di Iris tornò a posarsi sull’orizzonte, si ritrovò a contemplare un mare incendiato dal sole del pomeriggio.

A quanto pare, Kish aveva deciso di farle rivedere tutti i posti che avevano un significato speciale per loro. La brezza fresca che spirava dal mare la spinse a cercare conforto nel corpo caldo dell’alieno, che la strinse dolcemente accogliendola contro il suo corpo scolpito ma non eccessivo.

Cosa non avrebbe dato Kish, per poterla tenere stretta a sé per tutta la vita. Ma se voleva tornare a casa, non poteva portarla con sé sapendo di condannarla a morte certa. Si sentiva il cuore spaccato esattamente a metà: voleva tornare a casa sua, ma voleva restare con la ragazza che amava. Peccato che i due desideri fossero inconciliabili.

La strinse ancora a sé, cercando di trasmetterle in quell’abbraccio tutto l’amore che provava per lei, e cominciò a roteare a mezz’aria.

*****

Quando il mondo smise di girare, Iris si ritrovò nella sua radura.

Quante cose aveva trovato in quel luogo… i suoi poteri, la sua consolazione, la sua ragione di vita. Quel luogo, così semplice e speciale, faceva parte della sua esistenza. Di un’esistenza che a breve non avrebbe avuto più alcun senso. Perché senza di lui, nulla avrebbe mai più potuto avere senso, per lei.

Di colpo staccò gli occhi dal cielo che cominciava a imbrunire e li abbassò su Kish, disteso sull’erba accanto a lei.

Per l’ennesima volta, rimase ammirata: i capelli avevano una sfumatura di luce che rifletteva una tonalità smeraldina, la pelle candida che risaltava sul prato verde. Gli occhi, due topazi sfaccettati dal colore più intenso e liquido dell’oro fuso, avevano lo sguardo inchiodato al sole che, morente, si avvicinava inesorabilemente alla linea scarlatta dell’orizzonte. Con una mano coccolava distrattamente la pelliccia soffice di Sky, non disdegnando di accarezzare anche le dita della ragazza ogni qualvolta vi inciampasse.

All’improvviso, quegli occhi meravigliosi si fissarono in quelli di lei, cupi e bellissimi. La vide tremare piano, stanca e infreddolita.

--Dolcezza, torniamo a casa.--

*****

Se ne stavano così, rannicchiati sul divano, stretti l’uno all’altra, ad accarezzarsi con semplicità. In silenzio.

Kish, un braccio attorno alle sue spalle esili, le accarezzava la pelle vellutata con dolcezza. Ogni tanto le posava un bacio sui capelli, con affetto. Tranquillamente.

Iris se ne stava accoccolata accanto a lui, la testa sul suo petto, e giocherellava con la stoffa della sua maglia facendola scorrere sotto le dita. Sorrideva ai suoi sospiri, quando gli solleticava la pelle con le dita ghiacciate.

La baciò, dolcemente.

C’era una canzone, di sottofondo… una canzone che li portava indietro con la mente, ad immergersi nei ricordi dolci anche se quasi amari in quel momento.

Never knew I could feel like this
Like I've never seen the sky before
I want to vanish inside your kiss
Every day I'm loving you more and more

Kish ricordava… ricordava il modo in cui si era sentito così vivo con lei, sin dalla prima volta che l’aveva guardata negli occhi. Ricordava che, quella notte, aveva guardato il mondo con occhi nuovi. E anche ora, in quel bacio, stava provando una volontà di starle accanto così forte che sembrava annullare tutto il resto… persino sé stesso. Capì che era perché l’amava… non un amore capriccioso, come quello che l’aveva assalito quando stava con Strawberry… un amore dolce, che era cresciuto silenzioso di giorno in giorno.

Listen to my heart, can you hear it sings
Telling me to give you everything
Seasons may change, winter to spring
But I love you until the end of time

Poteva sentire chiaramente il suo cuore cantare a battiti quella canzone. Poteva sentirlo gemere di restare, di darle tutto perché senza di lei nulla aveva senso. Poco importava se il mondo fosse morto e risorto, e poi morto e risorto ancora. Poco importava se fossero stati a mille miglia. Non avrebbe mai smesso di amarla. Mai.

Suddenly the world seems such a perfect place
Suddenly it moves with such a perfect grace
Suddenly my life doesn't seem such a waste
It all revolves around you

Iris ebbe voglia di piangere quando udì quelle parole. Era come se la musica avesse toccato le corde del suo cuore, e in particolare quella più importante. E più sensibile. Perché il mondo sembrava perfetto quando la stringeva tra le braccia. Perché tutto quanto cominciava a muoversi come in una danza quando la baciava. I colori vorticavano, le forme sfumavano, le linee si confondevano… ma lui restava lì.

Come what may
Come what may
I will love you until my dying day

Sapeva come andava nei film d’amore: una storia finiva, e dopo molti mesi di tragedia e lacrime la protagonista s’innamorava di un altro tizio. Il migliore amico, di solito. Ma quella trama romantica e zuccherosa non sarebbe stata la sceneggiatura scadente della sua vita. Perché lei non avrebbe mai amato nessun altro al di fuori di lui. Non importava quello che sarebbe accaduto. Non importava quello che avrebbe dovuto affrontare. Lei l’avrebbe amato… fino alla morte.

And there's no mountain too high
No river too wide
Sing out this song I'll be there by your side
Storm clouds may gather
And stars may collide
But I love you until the end of time

Non importava quello che sarebbe accaduto. Ci fosse stato il cielo tra di loro, non sarebbe bastato. Ci fossero state mille miglia tra di loro, non sarebbe bastato. Ci fossero state tempeste e uragani e cicloni e alluvioni, non sarebbe bastato. Ci fossero state esplosioni di stelle e piogge di meteoriti, non sarebbe bastato. Nulla di tutto ciò sarebbe stato abbastanza da costringere i loro cuori a smettere di cercarsi… perché quella canzone sarebbe sempre stata lì, a ricordargli l’uno dell’altra. Perché si sarebbero amati fino alla fine dei tempi.

Come what may
Come what may
I will love you until my dying day

“Accada quel che accada… ti amerò fino all’ultimo respiro.”

E anche oltre.

E lo sapevano entrambi.

 

ANGOLETTO!

LA CANZONE è "COME WHAT MAY", TRATTA DALLA COLONNA SONORA DEL "MOULIN ROUGE"

Eccomi qui! Allora, vi è piaciuto? Voglio proporvi un gioco: vediamo se qualcuno di voi vuole provare a indovinare cosa sta tramando Pai, insieme alla sua degna compare…

Comunque, alla fine di questa storia pensavo di aggiungere una breve “psicologia dei personaggi” annessa ai ringraziamenti… voi che ne pensate?

Mi raccomando fatemi sapere! Un bacio,

Clarisse

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Capitolo 26
*** L'addio ***


Buon Natale!!!

Eccomi qui, con un capitolo-regalo! Contenti? Spero che mi perdonerete se il capitolo non è il massimo della gioia, ma purtroppo la storia non va di pari passo che queste felici feste natalizie… non deprimetevi però! In questo capitolo sarà svelato il piano di Iris, e mi addolora moltissimo informarvi che tra circa cinque capitoli la storia sarà finita!

 yuri5: sono contenta di risentirti! Eccoti qui il prossimo capitolo.

neko_girl96: wow, grazie mille! Sono dei complimenti meravigliosi. Spero che ti piaccia anche questo capitolo!

 tYTy: qualcosa mi dice che anche tu minacci il computer con l’accetta tutte le volte che non apre le pagine… poi però me lo dici che avevi pensato riguardo al piano di Pai, vero? Chissà se ci hai preso… Sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto! Queste ultime parti sono un po’ dure da scrivere, perché Iris tira fuori tutte le sue manie di teatralità e ne combina… spero che però rendano! Sono contenta che ti sia piciuta la scelta della canzone!

 Miss Giulietta: eccoti qui un altro regalo di Natale! Sono contenta che il capitolo scorso ti sia piaciuto. Poi me lo dici cosa avevi pensato per piano di Pai e Iris? Sono curiosa!!! Grazie mille per avermi dato il tuo parere sul mettere o meno la psicologia dei personaggi, adesso la posterò di sicuro!

-

-

    L’addio

---

Iris alzò il viso, guardando Kish.

Non ci poteva credere… quella sera l’avrebbe perso. Per sempre. Sentì le forze abbandonarla, e tremò.

--Dolcezza, va tutto bene?-- le chiese l’alieno preoccupato, sentendola rabbrividire.

--Sì, tutto a posto.-- rispose lei in un sussurro. In quel mentre, si accorse di avere la gola secca. --Vado solo a prendere un bicchier d’acqua, ok?--

--Ok.--

Kish la guardò alzarsi dal divano, barcollando appena per la fretta, e poi sparire in cucina. Poi volse gli occhi alla finestra.

Il sole stava cominciando a tramontare. Il cielo si era tinto di un rosa antico, che volgeva velocemente verso un arancione infuocato. Il disco di fiamme stava affondando nell’orizzonte, sparendo inesorabilmente e anche piuttosto veloce. Le nuvole cominciavano a prendere una colorazione lilla amaranto.

Avrebbe amato uno spettacolo del genere, se non fosse che stava segnando la fine del suo soggiorno sulla Terra. Odiava l’idea di andarsene. Soprattutto la odiava per come sarebbe stata lei. La sua piccola, dolce Iris. Aveva creduto così tanto nel loro amore… perché la vita aveva scelto di toglierle tutto? Una famiglia decente, il Mewteam… ora avrebbe dovuto perdere anche lui.

Sentì un singhiozzo soffocato dalla cucina. Probabilmente anche lei ci stava pensando. E ne stava soffrendo. Se solo avesse saputo quanto ne stesse soffrendo lui…

Il tramonto era ormai terminato. Il cielo aveva preso una colorazione blu-violetta, ormai l’unico segno del fuoco incandescente che l’aveva infiammato solo pochi minuti prima. Le nuvole erano di una tinta indaco scuro… poi il sole sparì dietro all’orizzonte.

E fu il crepuscolo.

E fu in quel momento che accadde. Che il mondo andò in pezzi davanti ai suoi occhi.

Udì un altro suono dalla cucina, il rumore di cristallo infranto, un gemito stridulo e un tonfo sordo. Poi più nulla.

Preoccupato, si alzò per andare a vedere. Sulla porta che lo separava da lei c’era una lettera appesa con una striscetta di nastro adesivo. La prese, poi entrò. Se avesse osservato la busta avrebbe notato la scritta che recitava: “non entrare qui, dopo il tramonto. Vattene e basta.”

Ma l’alieno entrò. E il suo cuore morì lì, sulla soglia della cucina.

 

Iris era stesa a terra, il corpo abbandonato sul pavimento gelido. Gli occhi erano chiusi, i capelli sparsi sulle mattonelle di freddo marmo bianco. Una mano era appoggiata a terra, lungo il fianco. L’altra invece era posata sul petto, proprio dove c’era il cuore. Le pieghe del tessuto gli fecero intuire che doveva aver stretto la stoffa della maglia tra le dita.

Attorno a lei giacevano le schegge di vetro di un bicchiere, quello che probabilmente aveva in mano quando era svenuta.

Si inginocchiò accanto a lei e le pose una mano sulla guancia, battendovi leggermente per risvegliarla. Si accorse di quanto fosse fredda la sua pelle.

Spalancò gli occhi, mentre la sua mente sembrava essere preda di un corto circuito.

Le prese il polso, stringendo forte. Ma non sentì nulla, se non la carne fredda sotto le sue dita.

Le mise una mano sul petto, ma rimase immobile. Nessun suono, nessun movimento tradiva l’assenza del respiro.

Black out.

Iris non poteva essere morta.

-Pronto!- gridò una vocina, fino ad allora a lui sconosciuta, nella sua testa. -Non la vedi? Il cuore non batte. Non respira. Non si muove.-

Kish ricadde a sedere, indietro. Di vivo in lui, era rimasta solo quella vocina che dirigeva il suo corpo.

-Allunga la mano. Prendi la lettera. Aprila. Leggi.-

 

Te lo dissi già una volta che avrei dato tutto per te.

Kish,

oh Kish, amore mio. Mi dispiace così tanto. So che queste mie parole ti faranno male, ma devo spiegarti.

È mattina qui, mentre ti scrivo queste righe. Sta albeggiando, e tu sei ancora a dormire nella stanza degli ospiti. Sono appena tornata qui, sulla Terra. Sono stata a parlare con Pai. È un tipo molto interessante, sai? L’amore che nutre per il vostro pianeta è travolgente. Ma sto divagando.

Dicevo, ho parlato con Pai e lui mi ha spiegato con quanta urgenza vi servisse una fonte di energia per salvare casa vostra, e che dovevate partire al più presto. So quanto il tuo pianeta sia importante per te… così ho fatto l’unica cosa che potevo fare.

Gliel’ho data, Kish. Gli ho offerto la mia anima come fonte di energia.

Vedi, forse non lo sai ma quel cristallo che mi regalasti a Natale è un potentissimo catalizzatore di energia. Tart mi ha lasciato frugare nel computer, così ho trovato l’incantesimo che mi ha permesso di utilizzarlo.

Ti starai chiedendo perché l’ho fatto. È semplice: non posso, non voglio vivere senza di te. Non potevo permettere che tu mi abbandonassi per andare chissà dove nella Galassia a fare l’eroe. Non potevo sopportare l’idea di te lontano, magari in pericolo.

Sono un’egoista, Kish. Mi sono arresa. È vero, hai ragione. Ma non ce la faccio ad andare avanti, senza te. Io non esisto, senza te. La mia vita sarebbe così vuota… sarei il cartellone pubblicitario di Gianfranco, oppure l’errore di Ryan… non posso sopportare nessuna di queste possibilità.

Così scelgo di non vivere. Scelgo, per l’ultima volta, di donarti tutta me stessa. Mi dispiace di lasciarti così, credimi. Non potevo dirtelo, me l’avresti impedito. Non avresti mai permesso che mi sacrificassi per te. Ti prego, non odiarmi…

Voglio ringraziarti, per quest’ultimo meraviglioso giorno. Come avrai capito, sarò morta al crepuscolo… per quell’ora i tuoi fratelli sarenno sul tetto ad aspettarti.

Ti chiedo solo una cosa, un ultimo favore: non entrare nella cucina. Non voglio che tu mi veda così: morta, senz’anima, abbandonata sul pavimento. Non voglio costringerti a questo. Vai di sopra, in terrazza, dove ti stanno aspettando i tuoi fratelli. Pai verrà a prelevare il ciondolo che contiene la mia energia vitale, la mia anima. Mandate un messaggio alle MewMew, penseranno loro a ciò che resta di me.

Non toccarmi, non guardarmi. Non potresti sopportarrlo, e non voglio che tu ti faccia del male. Parti e basta. Usa la mia vita per assicurare un futuro al tuo mondo. Non avere rimpianti per me… è un buon modo per andarmene.

Ricordami con un sorriso, se puoi, ricorda quanto ti ho amato, ricorda il modo in cui i miei occhi si accendevano ogni volta che ti guardavo. Ricorda il mio sorriso…

Non avercela con Pai, non mi ha fatto pressioni di nessun tipo. La scelta è stata solo e soltanto mia.

Addio.

Per quello che può valere, ti amo.

Iris.

 

La vocina parlò ancora, questa volta con un tono diverso, come se volesse consolarlo.

-Non piangere…-

*****

Strawberry gemette all’improvviso, raggomintolandosi tra le braccia di Mark.

--Piccola? Piccola, stai bene?-- le chiese subito il ragazzo preoccupatissimo stringendola protettivo con le braccia.

La MewMew sollevò lo sguardo, e dall’espressione che vide dipingersi sul volto di lui intuì che effetto facesse la sua espressione: le labbra contratte in un smorfia di dolore, magari esangui; il viso probabilmente pallido; e gli occhi… gli occhi lucidi, fattisi grandi per la paura e per il senso di vertigine che l’aveva travolta.

--Amore, che cosa è successo?-- la incalzò Mark con ansia.

La rossa sembrò riprendersi al suono della sua voce.

--Io… io non lo so.-- esalò con un filo di voce. --È successo senza preavviso… ho sentito come una voragine aprirsi dentro, e poi il senso di precipitare…--

Non riuscì a dire altro. Si strinse al suo ragazzo in cerca di calore, per calmarsi, e si costrinse a fare dei respiri profondi. Piano piano cominciò a sentirsi meglio anche se il senso di desolazione rimaneva dentro, bruciante.

Mark continuava ad accarezzarle amorevolmente la testa, scoccandole ogni tanto qualche dolce bacio tra i capelli. Era preoccupato. Terribilmente preoccupato. Non aveva mai visto così la sua gattina… sembrava che qualcosa fosse sparito dai suoi occhi, che erano colmati dalla paura. Non il tipo di paura che assalta di adrenalina quando corri un rischio, no… era una paura sottile, passiva, che colpisce dando la sensazione di aver perso qualcosa che però non sai di aver perso. Quella paura che porta con sé incertezza e apprensione. Quella paura che ti attanaglia le viscere con una morsa di gelo.

La strinse di più a sé, come per voler scacciare il timore freddo che doveva sentir bruciare infondo al cuore. Lei non doveva stare male… non poteva vederla in quello stato. Lei doveva essere felice, e correre, e ridere. Avrebbe dato la vita, solo per vederla sempre così.

In quel momento squillò il telefono.

--Pronto?-- rispose la rossa, accorgendosi di aver riguadagnato un minimo di vigore vocale.

--Strawberry?-- chiese la voce ansiosa di un ragazzo.

--Sì Kyle, sono io. Che cosa c’è?-- incalzò subito la Mewgatto allarmata dal tono apprensivo dell’amico.

--Un passo alla volta.-- temporeggiò il moro. --Stai bene?--

--Sì, io…-- cominciò lei, ma poi s’interruppe. --Non lo so. Ho sentito un senso di vuoto, sono stata malissimo… ora va meglio, ma sento come una voragine nera dentro… è successo qualcosa?--

--Non lo sappiamo.-- spiegò il ragazzo dall’altro capo del filo, ma la voce suonava decisamente più tranquilla. --Pam era venuta qui per parlare con Ryan, ma mentre saliva le scale si è sentita male e ha rischiato di cadere. Tremava, è rimasta con gli occhi vitrei persi nel vuoto per un paio di secondi, poi ha accennato a riprendersi. L’ho accompagnata a stendersi e le ho chiesto cosa le fosse successo, e lei mi ha spiegato che si è sentita esattamente come hai descritto il tuo malore. Ho chiamato Ryan e lui ha detto che probabilmente è successo qualcosa ad una di voi e il vostro legame vi ha avvertite.--

Strawberry si sentì morire. A una di loro… era successo qualcosa di grave…

--Chi, Kyle? Chi?-- domandò in preda all’ansia.

Ci fu un’esitazione dall’altro capo del filo. --Beh, non lo sappiamo con sicurezza. Stiamo chiamando le altre per sapere come stanno. Mina e Lory hanno avuto la sensazione, ma niente da segnalare. Pam è qui con noi, e Ryan sta chiamando Paddy.-- ci fu una pausa, in cui la rossa trattenne il fiato. Poi Kyle riprese: --Ryan mi dice che anche Paddy è a posto, sensazione di vuoto a parte. Quindi resta solo__--

“Iris.” pensò lei, ma non ebbe il coraggio di pronunciarlo ad alta voce.

--Oddio…-- mormorò invece.

Nessuno dei due disse niente per alcuni minuti.

--Strawberry? Ci sei ancora?-- la richiamò Kyle.

--Sì, sì scusa.-- si riscosse lei. Poi, benchè temessa la risposta, chiese: --Allora?--

--Iris non risponde. Abbiamo detto a tutte di andare a casa sua, per vedere cosa sta succedendo.-- disse l’altro, con voce atona.

--Ci vediamo là.-- disse subito, e riattaccò alzandosi in piedi.

--Amore, cosa succede?-- le chiese Mark apprensivo, imitandola.

--Potrebbe essere successo qualcosa a Iris. Vado a controllare che sia tutto a posto.-- rispose la ragazza con una voce così distante da non riconoscerla nemmeno. Fece per incamminarsi verso il marciapiede ma una mano si strinse sul proprio polso, bloccandola.

Si volse, e vide Mark che le sorrideva. --Passiamo per il parco, è più veloce.--

Strawberry lo guardò con gli occhi lucidi, poi gli saltò al collo affondando il viso nell’incavo della sua spalla. Come avrebbe fatto senza di lui? La capiva sempre, c’era sempre, e avrebbe fatto miracoli pur di vederla felice.

--Grazie.-- gli bisbigliò con voce fervente.

--Di nulla, piccola. Ora muoviamoci.-- le sorrise lui.

Si presero per mano e cominciarono a correre. Imboccarono la via attraverso il parco, che li avrebbe portati dritti davanti a casa di Iris.

Mentre Mark la guidava sul sentiero acciottolato la Mewgatto si perse nei propri pensieri. Quel senso di vuoto poteva derivare dal fatto che Iris fosse partita con gli alieni? Era verosimile, ma le sembrava strano: si aspettava che la ragazza l’avrebbe almeno chiamata per salutare, visto il modo in cui si erano lasciate l’ultima volta. Non poteva credere che fosse semplicemente sparire così, senza nemmeno dire addio…

Oppure, qualcosa era andato storto. Ma che poteva essere successo? Un attacco era da escludersi, visto che ormai aveva fatto amicizia con gli alieni. Dubitava che le avrebbero fatto del male. Forse si era fatta male pattinando? Era caduta dalle scale?

Improvvisamente il suo sesto senso felino interruppe queste riflessioni, inducendola a rallentare e impedendole così di finire addosso a Mark. Il ragazzo infatti si era fermata sulla soglia della fine del parco, di fronte a casa di Iris. Era quello il punto d’incontro con le MewMew.

Kyle, Ryan e Pam erano già lì. Mark e Strawberry si aggiunsero salutando tutti con un cenno del capo. Lory e Paddy li raggiunsero poco dopo, arrivando dalla strada di corsa. Si aggregarono al gruppo senza proferire parola. Infine arrivò anche Mina, che aveva preso l’autobus. Attraversò la strada seguita, con grande sorpresa di tutti, da Alex e si unì agli altri senza dire nulla.

--Andiamo.-- pronunciò infine Ryan.

Il gruppo si mise in marcia e oltrepassò le porte automatiche dell’hotel. Si guadagnarono più di un’occhiata curiosa, ma nessuno di loro vi diede peso. La tensione era palpabile, mentre salivano le scale.

Ryan aveva un’espressione indecifrabile, ed era parecchio pallido.

Kyle teneva la mascella tesa, e la preoccupazione era visibile in ogni suo tratto.

Alex stringeva la mano di Mina, quasi fosse l’unica cosa che gli stesse impedendo di sentirsi male: infondo lui e Iris si conoscevano da tanto tempo, era chiaro che fosse in ansia.

Mark teneva dolcemente la mano di Strawberry, per rassicurarla: certo, era in pensiero per Iris ma soprattutto lo preoccupava la felicità della sua ragazza.

Il viso delle cinque MewMew era esattamente lo stesso: una maschera di paura, perdita, ansia. Erano tutte pallide, con gli occhi umidi grandi e leggermente vitrei.

Arrivarono davanti alla porta dell’appartamento di Iris. Per alcuni secondi nessuno si mosse, poi Ryan si fece coraggio e bussò.

Per qualche istante fu solo il silenzio… poi dall’interno giunse il rumore di movimenti, dei passi leggeri, e la porta si aprì.

Tart guardò il gruppo che gli stava di fronte e sui begli occhi aranciati comparve un velo cupo.

--Mi dispiace.-- disse semplicemente, facendosi da parte per lasciarli entrare.

Paddy mosse un passo avanti, ma si bloccò subito. Mentre tutti gli altri avanzavano nella stanza, lei rimase a fissare il suo sguardo in quello del piccolo alieno. Ne vide il dolore, e la paura la trafisse come un pugnale affilato. Il respiro accelerò involontariamente mentre le sue belle iridi scure si inumidivano un po’ di più. Dall’appartamento non veniva un suono.

Tart le si avvicinò e le prese mollemente la mano, tirandola a sé. Richiuse la porta, e la guidò fino al soggiorno. Infine Paddy distolse lo sguardo dai suoi occhi e lo puntò di fronte a sé.

Vide Iris, il volto pallido, distesa sul divano. L’espressione era assente, congelata nell’istante in cui i suoi occhi dovevano essersi chiusi. La maglietta su cui posava una mano era leggermente spruzzata di liquido, forse acqua dato che non percepì nessun odore particolare. L’abbigliamento estivo che indossava lasciava vedere come il pallore inquietante non avesse colpito solo il suo volto, ma tutto il corpo. Nessun suono proveniva da lei: il cuore non batteva. Nessun dondolio del petto ne tradiva l’immobilità: non respirava.

Paddy diede uno sguardo attorno a sé. Vide Pam reggersi a una sedia mentre guardava fisso il corpo disteso tra i cuscini. C’era Lory abbandonata contro una parete, una mano sulla bocca per coprire la sua espressione orripilata. Strawberry nascondeva il volto nella spalla di Mark, che la stava abbracciando forte. Le guance di Mina erano rigate di lacrime, mentre cercava di confortare un Alex pallido e shockato stringendogli la mano. Kyle aveva una mano sulla fronte, gli occhi chiusi. Ryan semplicemente guardava davanti a sé, ma lo sguardo era vitreo.

E poi c’era Kish. Inginocchiato davanti al divano, la testa tra le mani e le dita intrecciate ai capelli. Il suo viso era lo specchio della perdita, della disperazione. L’espressione desolatamente vacua di chi ancora non ha realizzato la realtà.

Paddy la realizzò in quel momento, la realtà, guardando quegli occhi d’oro così vuoti. Un gelo freddo le invase il petto minacciando di far fermare anche il suo di cuore. Sentì le ginocchia cedere, ma ebbe la forza di fare quello che nessun altro aveva ancora fatto: gridò.

--NO!--

 

ANGOLETTO!

Eccomi qui! Vi ho depresso molto? Scusate! Beh, bisogna dire che a Iris e Kish non ne facciamo mancare proprio nessuna… mi lasciate un commentino?

Buon Natale, un bacio!

Clarisse

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Capitolo 27
*** Fiori dal rovo ***


Buona sera, carissimi!

Eccovi qui un capitolo appena terminato. C’è voluto un po’ per scriverlo, e spero che apprezzerete i cambiamenti di punti di vista (tanto per variare un po’…). Un avviso importante: domani mattina parto per le vacanze, quindi non ci sentiremo almeno fino al dieci di gennaio perché sono ancora via!

 neko_girl96: grazie mille per i complimenti! Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto.

 Raspberry Akay: grazie per gli auguri e per i complimenti! Non ti preoccupare per aver saltato una recensione: eri in vacanza! Spero che tu ti sia divertita ^^. Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto.

yuri5: grazie mille per i complimenti, ricambio gli auguri. Mi spiace di averti intristita un po’ con il capitolo…

 

    Fiori dal rovo

-

Kish non udì il grido disperato di Paddy, come non udì il gemito di Alex mentre cadeva in ginocchio o il pianto soffocato di Strawberry. Non vide Lory appoggiarsi al muro in cerca di sostegno, non vide Pam abbassare la testa con rassegnazione.

Non guardava niente, non sentiva niente. Si limitava a fissare il viso esangue di Iris e ad ascoltare l’assenza del suo respiro. Nient’altro gli importava, non in quel momento. Si sentiva come se gli fosse stato appena strappato il cuore, solo che non aveva fatto tanto male: rimaneva solo un senso di vuoto desolante, che lo rendeva incapace di abbandonare la sua posizione rannicchiata.

La sua Iris, la sua tigrotta, la sua dolcezza… morta. Perduta. Spezzata. A causa di quel suo cuore gentile e cocciuto, incapace di arrendersi anche di fronte all’abbandono. Aveva preferito andarsene per renderlo felice e non soffrire più.

Kish non aveva capito niente. Era ovvio che fosse rimasto shockato, ma non era normale il vuoto che sentiva dentro: lui era stato pronto ad abbandonarla, e una volta sul suo pianeta le condizioni di Iris non avrebbero mai potuto raggiungerlo. Ma ora capiva. Ora capiva che non l’avrebbe mai abbandonata, che a metà strada avrebbe chiesto a Pai di riportarlo indietro perché avrebbe improvvisamente compreso cos’avrebbe significato vivere senza lei. Invece, non ce n’era stato bisogno: Iris aveva risolto il problema da sola.

Lei, generosa egoista. Aveva dato la sua vita per non costringere lui a scegliere, aveva deciso di abbandonare la sua vita per non dover più combattere la sua battaglia.

Pai osservava lo sguardo fisso di Kish, in silenzio. Non osò nemmeno pensare di dirgli “ti capisco”, dato che non lo capiva per niente. Si chiese cosa sarebbe successo se Kish avesse obbedito all’ultima richiesta di Iris e non fosse entrato in cucina. Sarebbe riuscito a partire? Forse sarebbe addirittura riuscito a spezzare l’incantesimo prima che si compisse. Ma in ogni caso non importava: niente di tutto ciò era successo, e ora Iris era morta.

Quella constatazione lo costrinse a staccare gli occhi dal divano: faceva troppo male, saperla senza vita. Quella vita che lei aveva donato loro. A lui l’idea non era piaciuta molto, ma aveva cambiato opinione quando lei aveva detto:

“Morirò in ogni caso: non voglio vivere senza Kish. Ma se muoio così, almeno avrò fatto qualcosa di buono.”

Coraggiosa codarda. Aveva affrontato la morte a testa alta per amore, aveva scelto la morte facile anziché la vita dolorosa.

L’alieno prese in mano la lettera di Iris e la porse a Mina, la più vicina a lui: era giusto che le ragazze avessero una spiegazione, ma nessuno di loro riusciva a parlare in quel momento.

La Mewlorichetto prese il foglio e cominciò a leggere, incuriosita. Man mano che gli occhi grandi scorrevano quelle ultime righe, scritte in una calligrafia tremolante, si riempivano di lucciconi. Una lacrima solitaria le solcò lentamente la guancia e rotolò morbida sulle linee del viso, per trovare porto tra le labbra semiaperte. La ragazza si accorse del sapore salato in bocca e leccò via la lacrima dalle labbra.

Il movimento produsse un suono lievissimo, che però non sfuggì ad Alex. Il ragazzo alzò lo sguardo e notò la traccia umida sul volto della MewMew, così le chiese cosa non andasse con un cenno. Lei non riuscì a parlare, impegnata a finire la lettera. Il giovane, incuriosito, cominciò a leggere.

Mina terminò e allungò il foglio di carta a Lory, in modo che capisse anche lei. Alex non era riuscito a vedere le ultime righe, ma aveva letto abbastanza. La rabbia cominciò a montargli dentro, un’onda cieca di dolore, frustrazione e furia.

--VOI!-- esplose, facendo sobbalzare tutti per lo sfogo improvviso che aveva lacerato il silenzio, fino ad allora sovrano nell’appartamento. Pai e Tart alzarono gli occhi su di lui, mentre tutti gli altri guardavano la scena stupefatti. Solo Lory non staccò lo sguardo dalla lettera tra le sue mani. --Siete stati voi… è COLPA VOSTRA SE è MORTA!--

Mina cercò di prenderlo per le spalle per calmarlo, ma il ragazzo se la scrollò di dosso senza delicatezza a causa del dolore che lo accecava.

--Sarete fieri di voi stessi immagino! Beh, invece siete solo dei bastardi! Era questo il piano fin dall’inizio, non è vero? Farla innamorare di questo disgraziato e poi mettere su la partenza, in modo che si uccidesse nell’estremo sacrificio per lui?--

Kish, sentendosi chiamato in causa, alzò gli occhi sul ragazzo che lo stava accusando. Questi incontrò le iridi dell’alieno, e tutta la sua ira svaporò improvvisamente: quelle iridi erano lo specchio stesso della disperazione. Come potevano certi occhi appartenere a un cinico che voleva che accadesse ciò che era accaduto?

--Non era un piano.-- disse improvvisamente Lory con grande sorpresa di tutti, camminando verso Pai e porgendo la lettera a Pam. --Gli alieni non sapevano nemmeno dell’esistenza di Iris quando sono venuti qui. E Iris era perfettamente cosciente di ciò che sarebbe successo. Non si è lasciata spaventare, quella pazza… però so che Kish l’amava davvero. Altrimenti non sarebbe qui in questo stato: se ne sarebbe già andato via, senza perdere tempo a disperarsi.-- la ragazza prese fiato, poi fissò il suo sguardo gentile e determinato in quello viola e cupo di Pai. Fece un altro passo verso di lui. --So che non volevi farle del male.--

L’alieno la osservò zitto per un secondo, poi annuì e disse: --Grazie, Lory.--

Il tempo di un battito di ciglia, e poi i due si abbracciarono. Si stringevano forte, consolando a vicenda il proprio dolore e sfogando in quel momento ciò che entrambi provavano e avevano provato nel silenzio, inconsci di esso. Ma ora, la morte di Iris li avvicinava improvvisamente, rendendoli complici.

--Lory ha ragione.-- disse Pam con voce cupa, passando la lettera a Mark. --Non è stata colpa degli alieni se Iris ha fatto quello che ha fatto.--

La Mewlupo voltò le spalle al divano, girandosi invece verso Ryan. Il biondo se ne stava appoggiato alla parete, gli occhi vitrei fissi di fronte a sé. Non aveva ancora detto una parola a causa del suo stato di shock, ma alzò gli occhi sul viso della modella quando se la trovò davanti.

Lei lo guardò con iridi dure e implacabili. Rimasero occhi negli occhi per un secondo, poi la ragazza alzò un braccio verso di lui… e gli girò la faccia con uno schiaffo.

--È colpa tua se lei è morta!-- imprecò la MewMew furibonda, tra gli sguardi sbigottiti degli altri.

Ryan sentì il dolore dell’accusa bruciargli sulla pelle, come se lo avesse colpito di nuovo. --Pam_-- cominciò con un sospiro, cercando di farla ragionare.

Lei lo zittì subito, con un ceffone ancora più violento del precendente.

--Taci.-- intimò. --Se tu non fossi stato così cattivo, così cocciuto e così stupido, lei ora avrebbe ancora un punto di riferimento: avrebbe noi. Invece tu hai dovuto cacciarla!--

Ryan aprì bocca.

--E non provare a dirmi “pensavo di farle un favore e salvarle la vita”, altrimenti giuro che non sopravviverai abbastanza a lungo per uscire da questa stanza.-- minacciò la modella.

Il biondo tacque. Sapeva che Pam aveva ragione, che il suo comportamento egoistico aveva sicuramente avuto il suo peso nella scelta di Iris. La Mewlupo dovette rimanere parecchio irritata dal suo silenzio ostinato, perché fece per schiaffeggiarlo una terza volta.

Alzò la mano per colpire, ma Ryan fu più veloce e le bloccò il polso. Il ghiaccio si fuse allo zaffiro, l’orgoglio dei due li costrinse a combattere occhi negli occhi. Sorprendentemente, non fu l’americano a cedere.

Pam distolse lo sguardo per prima, abbassando il volto e nascondendolo nell’incavo della spalla del biondo. I singhiozzi cominciarono a scuoterle violentemente le spalle forti, mentre gemiti smorzati le scivolavano a forza dalle labbra strette. Fece effetto a tutti vedere la modella in quello stato: lei era quella forte, quella che non piangeva, quella che trovava il modo di superare le situazioni più difficili senza perdere la calma.

Invece ora la ragazza era accasciata su Ryan, che l’abbracciava dolcemente cercando di confortare quel dolore inconsolabile, scossa da tremiti incontrollabili e incapace di soffocare il pianto.

--Non se lo meritava.-- mormorò piano, il viso ancora nascosto nella spalla del biondo. --Scusa, non volev_--

--Lo so, Pam. Non ce l’ho con te.--

Tart udì solo per caso quello scambio sussurrato di battute, e si alzò in piedi.

--A che serve accusarci a vicenda?-- domandò, ottenendo subito l’attenzione di tutti. --Non la farà tornare indietro. Guardatevi! Siete divisi, state a farvi la guerra tra di voi. Lei aveva appianato tutto, ma ora avete ricominciato… rendendo vano tutto quello che ha fatto. Eppure, non siamo tutti qui per lo stesso motivo? Non siamo tutti qui perché stiamo male come dei cani a causa del dolore che ci sta dilaniando dentro? Cos’è, pensate che trovare un colpevole serva a qualcosa? Beh, vi sbagliate! Io non capisco perché ha voluto fare quello che ha fatto, ma l’ha fatto… e non c’è nulla che nessuno di noi possa fare.--

Il ragazzino guardò con severità i presenti, tutti impressionati dalle verità da lui messe in evidenza, poi si voltò verso Paddy, ancora stesa sul pavimento a causa della disperazione che la schiacciava. L’aiutò ad alzarsi in piedi e la costrinse a distogliere gli occhi pieni di lacrime dal divano, abbracciandola stretta in modo che nascondesse il viso nella sua spalla.

--Pam, Ryan.-- continuò poi senza abbandonare il suo cipiglio risentito. --Se volete litigare ulteriormente, ve ne andate nella stanza degli ospiti. Mina, porta Alex in bagno e costringilo a sciacquarsi la faccia con l’acqua fredda, così si dà una calmata. Io porto Paddy in cucina e le faccio una tazza di camomilla.--

Il gruppo guardò i due più piccoli attraversare la porta e sbatterla con irritazione, e abbassarono lo sguardo.

--Ha ragione, sapete?-- disse infine Lory. --Stiamo tutti male, e ci diamo addosso a vicenda.--

Pai le si avvicinò di un passo verso e l’abbracciò dolcemente, cercando di alleviare il dolore inconsolabile e il senso di colpa che stavano attanagliando la bella ragazza. Lei gli si strinse contro, trovando conforto in quel corpo forte e rassicurante.

E pianse. Pianse come una bambina, stringendo convulsamente la stoffa calda della maglietta dell’alieno e nascondendo il volto tra le pieghe che vi creava. Avrebbe voluto ringraziarlo per il sostegno che le stava dando, ma le parole le affogavano in gola. Riuscì solo a sfiorargli piano la mano con dita tremanti.

Lui la lasciò fare, accarezzandole dolcemente i capelli e mormorando parole dolci per cercare di calmarne i singhiozzi sconsolati. Nonostante la tragicità del momento, il contatto del corpo morbido e dolce di Lory avvinghiato al proprio non poteva che procurargli piacere, facendo partire caldi brividi in ogni punto in cui avvertiva il contatto con la sua pelle vellutata.

--Non piangere, Lory. Ci sono qui io, per te.--

La MewMew alzò lo sguardo, ancora lucido di lacrime. Sapeva che non sarebbe stata in grado di mormorare una frase di senso compiuto in risposta… così gli lasciò un timido bacio sulla guancia.

Nemmeno Pam riusciva a smettere di piangere, e teneva il viso affondato nella spalla del biondo che aveva preso a ceffoni non più di pochi minuti prima. Si scusava continuamente, mormorii strozzati che evadevano dai suoi denti stretti. Stava aggrappata a lui come se minacciasse di cadere a terra da un momento all’altro, schiacciata dal dolore.

Ryan l’aiutava a reggersi in piedi, tenendola tra sé e il muro. Le sfiorava il viso dolcemente con la punta delle dita, raccogliendo amorevolmente ogni lacrima che scivolava dai suoi meravigliosi occhi color zaffiro cupo. Rispondeva alle sue frasi sconnesse con sussurri di rassicurazione.

--Mi spiace c_così tan_t_-- ripetè ancora.

Solo che stavolta, furono le labbra di Ryan a spegnere quelle insensate scuse sul nascere. Fu un bacio molto casto, nient’altro che un leggero sfiorarsi… ma bastò. I due si guardarono senza proferire parola, poi si abbracciarono per confortarsi.

Mina, nonostante il dolore che provava, sorrise con sincerità vedendo quei semplici, minuscoli squarci di pace nella tempesta di sofferenza. Ritornò a concentrarsi su Alex, sfiorandogli il braccio. Quello si voltò verso di lei, lasciandosi accarezzare. Lei gli prese piano la mano, trascinandolo dolcemente con sé verso il bagno. Una volta richiusasi la porta alle spalle andò a sedersi sul bordo della vasca, mentre il ragazzo aprì il rubinetto e cominciò a passarsi sul volto le mani bagnate dal trasparente liquido gelido.

--Ho esagerato, non è vero?-- chiese poi, senza asciugarsi il volto.

Teneva la testa china sul lavandino, gli occhi spenti, mentre alcune stille d’acqua gocciolavano dalla punta del naso per poi infrangersi contro il marmo con un tonfo ovattato. Ma diverse erano quelle che colavano dai suoi occhi al mento, segnandogli le gote con la loro traccia bagnata.

Mina si alzò e si portò accanto a lui, abbracciandolo teneramente da dietro.

--Siamo tutti molto tesi. Sei solamente esploso.-- lo rassicurò, accarezzandogli piano il braccio. Poi gli chiese: --La conoscevi da molto?--

Alex sospirò. --Abbastanza da affezionarmi parecchio a lei. Ero l’unico, assieme a mio padre, a conoscenza del suo “problema genetico”, come lo chiamavamo noi per gioco. Ci eravamo incontrati da piccoli, in uno dei tanti giri di suo padre. Casualmente a una delle riunioni ero stato portato anche io. E sai com’è… eravamo gli unici due bambini, e abbiamo stretto subito amicizia.--

--Le volevi molto bene.-- dedusse la ragazza, notando il tono nostalgico con cui aveva raccontato.

Lui annuì, e si strusciò dolcemente contro di lei cercando calore e conforto. Quella gli passò la mano sul viso piano, accarezzandolo.

Il giovano alzò appena gli occhi, osservando il loro riflesso nello specchio; e gli piacque. Mina aveva i capelli corvini, pieni di riflessi violetti, e gli occhi grandi e dolci, castani. La sua pelle era candida ed eterea, così pallida che pareva di porcellana e contrastava apertamente con la sua, più ambrata e abbronzata. Gli occhi del ragazzo erano sempre scuri, ma con alcuni guizzi più mielati all’interno dell’iride, e i suoi capelli erano castani. Però stavano bene insieme, si completavano.

Sospirò più forte e si diede una spinta sulle braccia per raddrizzare la schiena. La MewMew lo guardò e gli sorrise debolmente, giusto per dimostrargli quanto fosse fiera di lui per la forza che stava dimostrando. Lui ricambiò e le posò un bacio sulla fronte, tenendola stretta a sé per qualche attimo più del necessario. Guardò di nuovo nello specchio e rimase compiaciuto e interenerito dal rossore che cominciò a imporporare timidamente le gote della ragazza, che sembrava faticare a mantenere una certa regolarità nel respiro.

*****

In cucina, Tart stava ancora imprecando contro i fornelli terrestri del piano cottura: non riusciva ad alzare la fiamma decentemente, così l’acqua nel pentolino si stava scaldando con parecchia lentezza. Comunque, non sembrava che ha Paddy importasse troppo.

La ragazzina era seduta al tavolo, ma teneva la testa appoggiata sul ripiano di legno. Aveva smesso di singhiozzare alcuni minuti prima, però non era ancora in grado di fermare le lacrime silenziose che continuavano a rigarle il viso innocente.

L’alieno la guardò dispiaciuto, poi si dedicò a cercare le bustine di camomilla. La rabbia che aveva provato prima verso gli altri a causa dei loro stupidi litigi stava sfumando lentamente, lasciando di nuovo il posto al dolore. Un po’ si era sentito tradito quando era venuto fuori che Pai sapeva già tutto, ma poi aveva capito il motivo della sua scelta: se lui avesse saputo tutto sarebbe andato dritto a riferire a Kish, e l’avrebbero fermata. Solo che lei non si sarebbe fermata, e avrebbe comunque trovato un modo per_

L’alieno serrò le palpebre per scacciare quelle immagini, mentre le dita si contraevano improvvisamente sulla bustina di camomilla.

--Taru-Taru?-- lo chiamò piano Paddy, la voce ridotta a un mormorio spezzato.

Lui si voltò e rimase a guardarla, mentre versava l’acqua in una tazza dove aveva immerso la camomilla insieme a un cucchiaio di miele.

--Perché l’ha fatto?-- chiese la biondina guardandolo supplichevole.

Il ragazzino le sorrise debolmente e le si avvicinò, posandole davanti la tazza. --Non la capisco nemmeno io. Credo che non sopportasse l’idea di vivere lontana da Kish.--

Lei annuì assorta, mentre prendeva un sorso della domanda dolce e fumante. --Credi che sia colpa nostra?--

Tart la guardò sbigottito. --Assolutamente no! Perché l’hai anche solo pensato?--

Le spalle della piccolina si curvarono leggermente, mentre un singhiozzo moriva sulle sue labbra. --Beh, perché l’abbiamo esclusa, e non l’abbiamo difesa da Ryan. Forse, se l’avessimo fatto lei ora non sarebbe_--

L’alieno si portò subito dall’altra parte del tavolo e le prese il viso minuto tra le mani. --Non pensarci nemmeno. A dirtela tutta, credo che alla fine avrebbe fatto questa scelta lo stesso. Certo, magari non in questo modo e non subito, ma non penso che sarebbe mai riuscita a superare la perdita.--

--Ma perché?-- sbottò Paddy.

Il ragazzino la guardò, comprendendo il suo dolore. --Perché l’amava troppo.--

La biondina lo guardò con i suoi grandi occhi dolci, di nuovo pieni di lacrime, e annuì. --Qualche volta, è pericoloso donare il cuore.--

Le labbra dell’alieno si stirarono in un sorriso amaro, mentre le sue braccia si avvolgevano attorno alla MewMew. Rimasero a coccolarsi per un po’, confortandosi a vicenda, poi si separarono.

--Forza, torniamo di là.--

I due giovani lasciarono la cucina e rientrarono in salotto.

Kyle li notò e diede aver dato un’occhiata alla stanza, notando alcuni cambiamenti: Pam si era seduta a terra, appoggiata a Ryan che l’abbracciava da dietro, e teneva gli occhi chiusi come se si stesse riposando; Straberry si era seduta su una sedia, e Mark era inginocchiato davanti a lei accarezzandole amorevolmente le mani; Lory e Pai erano ancora stretti l’uno all’altra e se una rara lacrima che scendeva a solcare le gote della ragazza, essa veniva prontamente raccolta da lui; Mina e Alex erano appena usciti dal bagno, lui soddisfatto malgrado il dolore e lei ancora rossa come un pomodoro; Tart sorreggeva Paddy mentre camminava, abbracciandola e ricambiando la stretta gentile di lei sulla sua mano.

Kyle, malgrado il dolore che gli attanagliava il petto, sorrise. Alla fine, Iris c’era riuscita: aveva appianato ogni tipo di contrasto, di antipatia, sostituendoli con amicizia e affetto profondo. Peccato solo per il metodo che aveva usato per compiere il cambiamento… però era contento.

Pam e Ryan si erano trovati. Erano entrambi soli, entrambi freddi, entrambi conoscevano il dolore di perdere tutto… ed erano anche gli unici che fossero in grado di tenersi testa a vicenda.

Lory, con la sua dolcezza, era riuscita a spingere l’algido Pai a seppellire l’ascia di guerra. Era l’unica che avrebbe potuto farlo, perché era la sua nemesi: lei sorridente, lui imbronciato; lei generosa, lui egoista; lei timida, lui deciso; lei pacifista, lui combattivo… si bilanciavano.

Mark e Strawberry_ beh, loro non erano una novità. Però era bello vederli ancora insieme, ancora uniti. Aveva sopportato di tutto un anno prima, e in quello a seguire il loro rapporto non si era indebolito nemmeno di una virgola. Dava molta speranza per il futuro.

Alex sembrava aver fatto crollare anche la severità di Mina. Che la causa scatenante fosse la parità di grado sociale, non c’era dubbio: nessuno dei due avrebbe avuto il permesso di frequentare l’altro se fosse stato altrimenti. Stavano bene insieme: erano opposti fisicamente, ma caratterialmente si assomigliavano. Entrambi ironici, determinati, belli, snob in superficie ma gentili sotto sotto… e pieni di amore da dare.

Anche l’amicizia di Paddy e Tart sembrava andandosi rafforzando. I due piccoli del gruppo erano accomunati dall’innocenza della loro età, anche se non erano estranei al peso di responsabilità eccessive sulle loro giovani spalle: Paddy faceva da mamma ai suoi fratelli ed era una MewMew, Tart era stato incaricato di salvare il suo pianeta. Eppure nessuno dei due aveva perso la propria freschezza e il proprio sorriso.

Infine, il suo sguardo scuro inciampò nella figura di Kish. L’alieno era ancora inginocchiato di fronte al divano, i pugni stretti per la rabbia dovuta all’impotenza e i denti stretti per non cedere al pianto. Stava male, era impossibile negarlo… se chicchessia avesse osato tentare di fare congetture e incolparlo per la scelta della dolce Mewtigre, quegli occhi disperati avrebbero fatto cadere ogni possibile accusa.

Improvvisamente, le iridi dorate dell’alieno furono attraversate da un lampo color miele vivo. Kish si alzò in piedi senza barcollare, come se qualcosa dentro di lui fosse scattato improvvisamente. Mise una mano su quella gelida della ragazza distesa sul divano, come per tenere un contatto con lei in mancanza di quello visivo, e si volse verso Pai.

Schiuse le labbra sottili e parlò, la voce leggermente roca a causa del silenzio prolungato e dei singhiozzi che aveva imprigionato in gola. Disse solo due parole:

--Riportala indietro.--

-

-

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ANGOLETTO!

Allora, vi è piaciuto? Ho cercato di scriverlo in maniera scorrevole, quindi spero che si capiscano i cambi di punti di vista!

Buone vacanze, ci risentiamo dopo il dieci! Un bacio,

Clarisse

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Capitolo 28
*** To break a spell ***


Buonasera!

Lo so, avevo detto che avrei postato il 10 ma sono in ritardo! Però questo capitolo è stato davvero difficile da scrivere, spero che ne sia valsa la pena… Spero tanto che vi piaccia e che vi spinga a perdonarmi il ritardo XD

 neko_girl96: eccomi qui! Mi scuso per il leggero ritardo, ma almeno ho aggiornato! Sono contenta che tu abbia apprezzato il contrasto tra dolcezza e dolore e che la storia ti piaccia ancora!

 yuri5: grazie mille per i complimenti! Sono contenta di essere riuscita a trasmetterti tutti i sentimenti dei vari personaggi.

 TaKari94: grazie mille per gli auguri, apprezzo e ricambio (anche se in ritardo XD). Sono contenta che la mia storia ti sia piaciuta tanto, e spero che mi darai un parere anche su questo capitolo!

 Miss Giulietta: sono contenta che la parte della lettera ti sia piaciuta, e che tu abbia apprezzato la parte dedicata a Paddy. Ho trovato molto interessante anche io scrivere dal suo punto di vista: c’è un contrasto tra la sua ingenua innocenza e la durezza della realtà molto impressionante secondo me. Cara, sappi che avendo notato la parte sui contrari mi hai resa stra-stra-felice! Speravo davvero che qualcuno ci prestasse attenzione! Già, Pam è stata proprio una grande! Ryan se lo meritava, no? (eeeh? Ma guarda che io ho fatto tutto quello che ho fatto perché me l’hai detto tu! NdRyan - Uffa, ancora con questa storia! Dacci un taglio, prometto che nella parte dedicata alla psicologia dei personaggi ti renderò giustizia. NdKClarisse - *Ryan se ne va gongolante* - Ho dovuto dirlo, sennò non mi mollava! NdClarisse.sottovoce - XD). Sì, il nostro povero Ki-chan sta soffrendo molto, soprattutto perché SA di essere stato fesso! Ma sai come si dice, no? Ci si rende davvero conto di quanto si ama una cosa quando la si perde… e poi, se Kish non si fosse trovato davanti questa situazione e fosse rimasto con lei, non si sarebbe mai perdonato di aver abbandonato la sua gente. Insomma, avevo bisogno di questa parte! Non preoccupare di dilungarti, adoro le recensioni lunghe XD!

 Akly: oooh, bene! Quindi adesso sai tutto quello che è successo. Mi spiace solo che tu ti sia un po’ rovinata la sorpresa… il nostro caro Ki-chan sta soffrendo, chissà come finirà (sadica che sono!).

 tYTy: carissima! Tranquilla, anche io di solito vado a periodi: ogni tanto FF, ogni tanto libri. Comunque sono contenta che tu mi abbia lasciato una recensione J! Non vedo l’ora di leggere un’altra delle tue dettagliatissime opinioni, che mi mancano i tuoi onesti commenti critici!

 

 

 

        To break a spell

 

--Riportala indietro--

-

A quelle parole, tutti i presenti alzarono il capo di scatto rischiando il colpo della strega a causa del movimento improvviso.

Pai tenne la testa china, mentre un’espressione sofferente si disegnava sul suo viso.

--Kish, hai compreso la portata di ciò che mi stai chiedendo?-- mormorò dopo alcuni secondi, e fissò il suo sguardo cupo in quello determinato del fratello.

--Un momento…-- sussurrò Strawberry shockata. --Vuoi dire che ciò che ha fatto non è… irreversibile?--

L’alieno dagli occhi viola scosse il capo, senza staccare lo sguardo da quello dorato ardente del fratello adottivo. Quando parlò si rivolse soprattutto a lui, cercando di spiegargli l’interezza della situazione.

--L’incantesimo che ha usato Iris_-- cominciò, ma s’interruppe un secondo: com’era difficile pronunciare il suo nome… --Dicevo, l’incantesimo ha ucciso solo il suo corpo. Il cristallo del ciondolo è un catalizzatore molto particolare, che è in grado anche di trasformare una fonte potenziale in energia. Lei, in questo particolare caso, ha fornito la sua anima, la sua stessa forza vitale, come fonte. La separazione ha privato il corpo della vita, ma non ha ucciso lei nel senso più lato del termine. Il cristallo ora sta proteggendo la sua anima vera e propria.--

La mano sinistra di Pai andò a frugare in una tasca interna della casacca di tessuto scuro, e ne estrasse il ciondolo che Kish aveva regalato a Iris per Natale. L’unica differenza riscontrabile era nel cristallo incastonato al suo interno, che brillava come una stella argento vivo e azzurro ghiaccio. La luce si spandeva fluida nella stanza, inarrestabile come profumo e morbida come una carezza. Quando i suoi raggi bagnarono il corpo della Mewtigre, quello sembrò rianimarsi: il cuore era muto e il respiro inesistente, ma la pelle assunse un colorito meno pallido e la sua pelle si scaldò impercettibilmente.

--Il corpo riconosce l’anima.-- spiegò Pai, rispondendo allo sguardo attonito dei presenti.

--Quindi è davvero possibile riunirli?-- incalzò Alex, indispettito dai giri di parole: rivoleva la sua amica, dannazione!

L’alieno trattenne il fiato, mentre nella sua mente si snodavano tutte le possibilità, ma anche tutte le controindicazioni di un’interferenza con l’incantesimo.

Tecnicamente, era possibile invertire il processo. Praticamente, c’erano mille cose che potevano andare storte: il cristallo avrebbe potuto liberare un’onda letale di energia, oppure avrebbe potuto causare l’implosione della forza vitale che conteneva. Sarebbe potuto andare tutto bene, o sarebbe potuta succedere una catastrofe.

--Si potrebbe trovare un modo per riunire corpo e anima.-- confermò lentamente, annuendo piano con il capo. --Ma non so che cosa potrebbe succedere.--

--Si può fare un tentativo?-- gli domandò Lory, alzando lo sguardo limpido e apprensivo su di lui. Il tono della voce era gentile, completamente libero da ogni tipo di pressione.

--Non è un tentativo da fare a cuor leggero: rischierebbe di ucciderla del tutto.--

Il silenzio seguì queste parole reali, dure, decisive. Il peso delle possibilità che si snodavano ai piedi di quel momento colpì tutti i presenti con una violenza devastante, rischiando di farli crollare. Tutti, tranne uno.

--La rivoglio indietro.-- decise Kish, lo sguardo risoluto che non ammetteva repliche.

Pai lo guardò malissimo. --Rischi di uccidere lei, o anche tutti noi. Se qualcosa va storto e ne usciamo immuni, avremo sprecato l’unico modo per salvare casa nostra.--

Gli occhi d’oro del giovane alieno sostennero senza vacillare lo sguardo del fratello. --Non ti permetterò di usare lei per salvare loro.--

I due alieno lo guardarono shockati, ma lui non abbassò il capo. Teneva la testa alta, sfidandoli. Era pronto a usare la forza, se fosse stato necessario, pur di impedire che l’anima pura della ragazza che amava potesse essere strumentalizzata per allungare le guerre della sua stirpe sanguinaria. Gli alieni avevano ottenuto un mondo adatto alla vita dopo mille sacrifici, e ci avevano messo un solo anno per distruggerlo con le loro lotte per il potere. Anche se l’energia vitale avesse sanato tutti i danni, non avrebbe mai cambiato l’inclinazione violenta della gente che lo abitava. E Kish non aveva nessuna intenzione di permettere che un gesto della portata di ciò che aveva compiuto lei venisse trascinato nella polvere.

--La rivoglio indietro.-- ripetè, risoluto.

--E dopo averla riavuta?-- gli chiese Pam avvicinandoglisi, lo sguardo duro e gelido, severo e tagliente. --Le darai un bacio e te ne andrai a cercare un altro modo per salvare il tuo pianeta?--

Kish ricambiò il contatto visivo senza paura e senza vergogna. Era serio quando, prendendo la mano fredda della ragazza senza vita, affermò: --Io resto.--

--Cosa?!-- ecco, anche il piccolo Tart era sbottato.

Poteva capire il fratello adottivo fino a quel punto, ma la scelta di abbandonare la sua gente non riusciva a capirla. Un conto era voler salvare lei, un conto era piantare tutto in asso.

--Dimmi che stai scherzando.-- lo implorò Pai, ma lui negò.

--È inutile chiudere gli occhi e fare finta di niente.-- disse. --La nostra gente è violenta di natura. Rifaremo gli stessi errori, combatteremo le stesse battaglie. Ci sarà altra miseria, altra morte, altro dolore. Io stavolta non ci sto. Quel pianeta ormai mi ha preso tutto, anche la vita della persona che amo. Nulla, NULLA vale lei.--

--Sei egoista.-- lo accusò l’alieno dagli occhi viola.

--Sono innamorato.-- fu la risposta semplice.

Strawberry, malgrado la situazione, sorrise: Kish non era cambiato di una virgola. Sempre il solito, menefreghista, egocentrico e prepotente. Però, nonostante tutti quei difetti, se riusciva ad anteporre l’amore per Iris a tutto ciò in cui aveva sempre creduto fermamente non poteva essere poi così negativo…

Si avvicinò a lui, senza lasciare la mano del suo adorato Mark, e gli accarezzò il braccio in segno di conforto e sostegno.

Il bell’alieno si voltò di scatto verso di lei, i meravigliosi occhi dorati pieni di stupore. Quando si specchiò nelle dolci iridi color cioccolato della Mewgatto vi lesse comprensione, e improvvisamente la sua facciata da duro determinato e sicuro di sé crollò. Alcune lacrime cominciarono a scivolare delicatamente sui tratti del viso affilati, solcando la pelle chiara con la loro traccia umida. Le mani si chiusero a pugno per cercare di controllare l’ondata di dolore che gli stava dilagando nel petto, come per contenerla dentro il suo corpo e non lasciarla uscire. Gemiti rochi gli si strozzavano in gola, soffocati dalle labbra strette e dai senti serrati.

Tart sgranò gli occhi, sorpreso e a disagio: detestava vedere il fratello in quello stato. Faceva male a lui, quasi come se fossero i suoi denti a conficcarsi duramente nelle labbra, le sue unghie ad affondare nei palmi delle mani, il suo corpo a tremare violentemente a causa dei singhiozzi trattenuti.

--Riportiamola indietro.-- disse, avvicinandosi all’altro alieno e stringendogli il polso.

Quello lo guardò sorridendo tristemente, e annuì con gratitudine.

Pai osservò attentamente i suoi due fratelli, poi abbassò gli occhi a terra. Aveva paura, e tanta, di sprecare l’unica fonte di energia che avrebbe potuto ridare la vita al loro pianeta. Non voleva condannare la sua gente per egoismo, per una felicità provvisoria. E poi, se lei tornava Kish sarebbe rimasto. Non aveva molta voglia di perderlo, perché gli voleva bene. Certo, litigavano e bisticciavano, però… era sempre suo fratello adottivo.

Quando rialzò la testa, le sue iridi violacee si scontrarono duramente con quelle dorate e lucide di Kish. E fu in quel secondo, in quel semplice, veloce, fondamentale contatto che Pai capì la sofferenza che pulsava nel petto dell’alieno come una stella morente. Istintivamente abbassò lo sguardo su Lory, ancora abbracciata a lui.

“Se fosse lei, lo faresti davvero?” chiese una voce nella sua testa, insopportabilmente simile a quella di Kish.

Fu un attimo, e vide sé stesso inginocchiato davanti a un divano, davanti al corpo esanime della Mewverde che gli aveva donato l’anima. Un moto di rabbia lo attraversò quando ammise con sé stesso che la sua purezza sarebbe presto stata strumentalizzata, contaminata e sprecata dalle battaglie che la sua gente avrebbe sicuramente ingaggiato. Al solo pensiero, qualcosa dentro di lui si ruppe.

--No.-- sussurrò pianissimo, parlando a sé stesso. --Se fosse lei, la riporterei indietro.--

Lory non capì le sue parole, ma quando alzò gli occhi vide il suo sguardo fisso su di sé, ardente. Imbarazzata da una tale intensità girò il volto dolce, e si strinse di più contro il suo corpo. Le braccia dell’alieno l’avvolsero, forti e protettive. Pai abbassò il viso e le posò un lungo, semplice bacio sui capelli, assaporando il suo profumo di mare. Poi aprì gli occhi di scatto, deciso. Li piantò sui fratelli.

--Riportiamola indietro.-- pronunciò solennemente. --E speriamo che vada tutto bene.--

Tart lo guardò sorridendo fiero e un’ennesima lacrima, di gratitudine però, solcò la guancia pallida di Kish. Le MewMew tirarono un sospiro di sollievo e si guardarono speranzose mentre Kyle e Ryan assentivano sollevato col capo, e Alex chinò la testa in segno di gratitudine.

Ad un cenno secco di Pai, tutti si riunirono attorno al divano. L’alieno più grande si accostò delicatamente al corpo immobile e vi avvicinò il pendaglio luminoso. Subito si ripetè la reazione precedente: la pelle assunse un colorito più roseo e si scaldò quasi impercettibilmente.

L’espressione degli occhi viola però rimase cupa, assorta, attenta. Lo sguardo affilato osservava fisso la perla di luce ingabbiata nel cristallo, che rimase perfettamente immobile e indifferente. L’alieno sospirò e fece un passo indietro.

--Allora, prima di tutto vi devo chiarire alcune cose.-- cominciò rivolgendosi al gruppo, prendendo fiato. --Il metodo che ha usato Iris per estrarre la sua energia vitale è lo stesso che sfruttiamo noi quando sfruttiamo l’anima dagli umani per farne dei Chimeri. In teoria, l’anima di Iris dovrebbe liberarsi da questo catalizzatore sentendo il richiamo alla vita del proprio corpo e poi rifondersi con essa.--

--Ma non lo fa.-- completò Kyle per lui, dichiarando l’ovvio.

Pai annuì. --Ovviamente, ci sono diverse possibilità. Magari il campo di forze esercitato dal cristallo è troppo forte, e il richiamo risulta troppo debole per liberarla.--

--E cosa possiamo fare per sopraffare la prigione magnetica e tirare Iris fuori da lì?-- chiese quindi Paddy, la voce che si incrinava per lo scontro tra la sua ingenua speranza e la disillusione portata dalla realtà.

--Dobbiamo fare leva sul MewPower.-- rispose Ryan, le pupille ridotte a fessure per l’intensità della concentrazione. --Se riusciamo ad attivare il suo DNA modificato, il richiamo risulterà più forte.--

Tutti tacquero, mentre aspettavano una risposta dall’altro esperto.

Pai annuì lentamente. --Potrebbe funzionare.--

Pochi momenti più tardi, le ragazze del MewTeam si erano trasformate, pronte per riportare indietro la loro amica. Si disposero in cerchio attorno a lei mentre Pai lasciava che il cristallo rimanesse sospeso sopra di loro, nel centro esatto.

-- Vi informo subito che sarà difficile.-- cominciò Ryan assorto. --Mewpam, Mewmina, Mewlory e Mewpaddy, voglio che mettiate le braccia in avanti e uniate le mani.--

Le ragazze, senza dire una parola, tesero le braccia e unirono le mani al centro, formando come un cerchio.

--Bene. Ora dovete concentrarvi sul MewPower. Non sarà una passeggiata, ma è essenziale che ciascuna di voi riesca a richiamarlo. Mewberry, tu unisciti alle tue compagne, ma con un braccio solo.--

La Mewgatto allungò una mano e la pose esattamente al centro del rosone formato dalle altre. Poi prese un respiro profondo e si concentrò.

Trovare la pace interiore necessaria per richiamare la loro essenza, in quel marasma, era forse la cosa più difficile che le ragazze avessero mai fatto. Nonostante l’ambiente attorno a loro fosse tranquillo e silenzioso, il tumulto delle loro emozioni continuava a distrarle. La paura le si agitava come un mare in tempesta, l’angoscia le soffocava il respiro in gola. La frustrazione dentro di loro aumentava man mano che il terrore strisciava subdolo nel loro petto, e le compagne tentarono di rallentare il respiro per recuperare la calma.

“Non ci devi pensare!” si impose Mewpaddy, tremando di rabbia. “Non pensare che potrebbe non funzionare, che potrebbe andare storto qualcosa, che potrebbe morire, che…” la piccola scosse forte la testa, cercando di scacciare quelle ombre oscure che la stavano confondendo. Cercò di rilassarsi, e istintivamente richiamò alla mente l’immagine di Tart. Gli occhi aranciati del giovane alieno le trasmettevano serenità, lo sguardo era intenso come se lui fosse davvero lì davanti a lei.

Sentì il MewPower che cominciava a fluire con energia dentro di sè, scorrere intenso assieme al sangue che veniva spinto dalle pulsazioni decise e scandite del suo cuore. Una rassicurante luce gialla cominciò a brillare nelle sue mani, dapprima debolmente e poi sempre più intensa.

Guidate da quelle onde vibranti di energia positiva, anche le altre MewMew riuscirono a calmarsi e mettere ordine nei loro pensieri. Ben presto, anche dai loro palmi cominciarono a risplendere di caldi raggi colorati. Blu, viola, rosa, verde e giallo. Dalla mano che la Mewgatto teneva chiusa a pugno fitrava una flebile luce luminescente.

--Mewberry?-- chiamò Ryan.

La ragazza assentì leggermente col capo, gli occhi ancora chiusi. Sentiva la voce dell’americano arrivare ovattata, come se lei fosse immersa nel mare e solo gli eco arrivassero distorti alle sue orecchie.

--Ragazze, ora dovete ruotare le mani verso l’alto. Mewberry, voglio che tu alzi l’altro braccio e che tu lo ponga sopra il cerchio che state formando.--

Le MewMew obbedirono e volsero i palmi al soffitto, proiettando la fonte stessa dei bagliori magici contro il cristallo. Poi la Mewgatto alzò l’altro braccio e lo pose sopra il centro del rosone di mani. Quando dischiuse il pugno, l’ombra che produsse oscurò completamente il ciondolo sospeso a mezz’aria.

--Ottimo. Dovete concentrarvi sull’unire i vostri poteri. Potete farcela, ci siamo quasi!--

Cinque lacci di luce di diversi colori si sollevarono dal cerchio di mani e incominciarono a danzare, intrecciandosi in una sola stringa abbacinante. La treccia salì a spirale, avvolgendosi e snodandosi su sé stessa, finchè non arrivò a lambire la pelle della mano sollevata di Mewberry. La ragazza, istintivamente, voltò il palmo verso l’alto e la luce vi si acciambellò.

Era calda, e pulsava. La giovane sorrise mentre quella le accarezzava la mano, attorcigliandosi attorno ad essa senza mai toccarla. Le provocava una sorta di intima euforia, le faceva tremare l’anima. Quell’energia pura che si avvolgeva a spirale su sé stessa la faceva sentire viva.

--Adesso abbassa lentamente la mano e appoggia la luce sul petto di Iris, esattamente sotto la gola.--

Mewberry continuava a sorridere mentre abbassava il braccio dolcemente, senza fretta. Volse il palmo verso il basso, e la luce cominciò a spiralizzarsi. Quando le dita della MewMew sfiorarono la pelle fredda della ragazza, la sfera di energia si staccò dalla sua mano e si posò dolcemente sul petto morbido di Iris.

Stette lì, a vorticare su sé stessa, lambendo impalpabilmente la pelle della ragazza. All’improvviso cominciò a splendere di raggi color argento vivo e azzurro ghiaccio, poi da essa si diramarono decine e decine di tentacoli di luce che avvolsero il corpo senza vita. L’intera figura si trasformò un bozzolo cangiante, finchè non divenne quasi una stella. Infine, veloce com’era esplosa, la luce scemò all’improvviso.

Mewiris giaceva su un fianco, sul divano. Aveva le orecchie tonde abbassate e inerti, la coda immobile si adagiava sulla sua vita. L’espressione del viso era rilassata ma vuota, gli occhi ciechi celati dalle palpebre calate. Le labbra erano dischiuse, ma nemmeno un soffio fresco filtrava da esse. Le gambe erano leggermente piegate, come se fossero la distensione di una posa da micetto acciambellato. Una mano stava vicino al petto, mentre l’altra affogava in uno dei morbidissimi cuscini.

Un raggio, all’improvviso, scese a illuminare quel volto incosciente. Il cristallo sospeso sopra il divano cominciò ad emettere una luce intermittente. Il corpo esanime emanava una leggerissima luminescenza argentata.

--Ci siamo.-- disse Pai con voce tremante, sentendo la tensione nonostante stesse cercando di mantenersi indifferente. --Ora l’anima dovrebbe riuscire ad evadere dal cristallo e ricongiungersi con il corpo.--

Infatti, non ci volle molto perché quella splendida, argentea luce pulsante cominciasse a staccarsi dal catalizzatore. Il ciondolo con incastonato il cristallo, privato della magia che lo teneva sospeso, precipitò ma Kish afferrò la catenella prima che la gemma s’infrangesse al suolo.

Intanto lo sguardo di tutti era incatenato all’energia vitale di Iris, bellissima, pulsante, luminosa, che si abbassava lentamente verso il corpo inerte sul divano. Si avvicinò sempre di più al viso immobile, accostandosi alle labbra come se volesse baciarle… si fermò un secondo, a un soffio da quella bocca a forma cuore…

E lì rimase.

Pai, sconfitto, abassò lo sguardo. Ryan, deluso, si passò una mano sul viso.

Kish represse un urlo di frustrazione e dolore.

 

 

 

 

ANGOLETTO!

E così, siamo quasi alla fine. Vi prego, non vogliatemene! Non siete gli unici a star male, scrivere questi capitoli mi sta uccidendo… me lo lasciate lo stesso un commentino?

Ora, vediamo se qualcuno di voi riesce a indovinare cos’è andato storto! Chi vuole azzardare un’ipotesi? Chi vuole provare a fare una previsione sul finale? lietofine o tragedia? Daiii che sono curiosa di sapere cosa pensate!

Un bacio,

Clarisse

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Capitolo 29
*** Your eyes ***


Mie carissime personcine, non ci crederete mai ma… SONO TORNATA!

O cavoli gente, sono in un ritardo pazzesco… chiedo venia! Mi dispiace tantissimo, ma ho avuto un sacco di problemi. Insomma, prima la scuola, poi una litigata con mia sorella, tra una cosa e l’altra l’ispirazione non mi veniva e non mi piaceva niente di quello che scrivevo.

Insomma, ora però rieccomi qui! Spero tanto che il capitolo vi piaccia, anche perché è stato molto difficile da scrivere… ma il tempo extra che mi sono presa dovrebbe aver giovato!

 neko_girl96: sono una terribile ingrata! Tu mi fai tanti complimenti, e io ci metto poco meno di un mese ad aggiornare… TI PREGO PERDONAMI! Sono contenta di averti trasmesso le sensazioni di tutti, è davvero una cosa molto importante per me.

 yuri5: hai ragione, Kish potrebbe anche meritarsi un lietofine… mi spiace tantissimo per averci messo così tanto tempo ad aggiornare! Mi rendi davvero felice dicendomi che sono riuscita a trasmetterti le emozioni di tutti, perché è una cosa davvero importantissima per me.

 TaKari94: tranquilla, vedere la tua recensione mi ha fatto comunque piacere! Scusa se ti ho fatto rimanere con l’ansia per tanto tempo, ma spero che il lungo tempo che mi sono presa abbia creato qualcosa di decente… fammi sapere, se puoi perdonarmi il ritardo XD!

 elles: non preoccuparti, a me fa già tanto tanto piacere avere la tua recensione adesso! Sono davvero contenta che la mia storia ti piaccia tanto. La vera ragione dietro all’extra psicologia è che vorrei “scusarmi” con alcuni personaggi fondalmentalmente buoni, ma che ho reso sotto una luce quasi maligna. Insomma, è il mio modo per giustificarli e riscattarli XD.

 Miss Giulietta: mia carissima, CALMATI! In questo capitolo sarà tutto svelato, e non sarà una catastrofe… ma non ti dico nient’altro! La tua recensione mi è piaciuta tantissimo, è meravigliosa! Tranquilla, non è ancora finita. Manca poco, ma non è ancora finita! Comunque rasserenati e rilassati. Non sei l’unica della nostra storia che sta disperatamente chiedendo perché: Straw è nella tua stessa situazione XD!

Lady_Vampire: CARISSIMA! Che bello risentirti, mi sei mancata! Sono contentissima di sapere che apprezzi la mia storia. Tranquilla, anche se la recensione è breve io sono contentissima lo stesso! Spero tanto di avere il tuo parere anche nel prossimo aggiornamento.

 

 

 

        Your eyes

-

Dentro il cristallo, freddo.

Se avesse ancora avuto un corpo, probabilmente esso sarebbe stato scosso da un tremore violento. Eppure, lei era abituata al gelo: era il suo elemento.

Ma quel gelo, non l’aveva mai conosciuto. Non era il tipo da cui puoi proteggerti avvolgendoti in un piumone caldo, o mandando giù un bel tazzone di cioccolata calda, o facendoti abbracciare da qualcuno. In effetti, lei non avrebbe più potuto fare nessuna di queste cose.

Improvvisamente, la sensazione di freddo cominciò a scemare. Una strana forza magnetica, calda e accogliente, attraversò le pareti della sua prigione cristallina e le fece vibrare, tremare. Lei si lasciò accarezzare da quell’energia cangiante, si lasciò avvolgere. Cominciò a sentire il catalizzatore allentare la sua stretta  possessiva, mentre la luce argentea la prendeva dolcemente con sé sottraendola a quella morsa illegittima. Ben presto il freddo si dileguò completamente, e lei si sentì rigenerata e padrona di sé stessa.

Quando realizzò esattamente dove la luce la stava conducendo, qualcosa dentro di lei si ribellò. Riconobbe l’incantesimo, e lottò per imporsi su di esso. Avvertì chiaramente una parte di sé alzare un ruggito di protesta, ma l’ignorò a bella posta. Non era certa di ciò che stesse succedendo, ma una cosa la sapeva: non voleva tornare indietro, non se Kish se ne sarebbe andato.

 

Kish riuscì ad impedirsi di urlare, ma non potè trattenersi dal battere un pugno contro il muro. Le spalle furono attrversati da alcuni singhiozzi smorzati, e la fronte del bell’alieno si posò piano contro la fredda parete intonacata.

Non ce l’aveva fatta. Non era riuscito a salvarla, a riportarla indietro. Ora Pai avrebbe recuperato l’anima e l’avrebbe rimessa nel cristallo, così il sacrificio si sarebbe compiuto. A quel pensiero, il suo viso si trasformò in una maschera d’odio.

Mewberry, che si era stretta a Mark in cerca di sostegno, lo guardò dispiaciuta. Improvvisamente, quando osservò il suo volto deformarsi a causa dei sentimenti cupi che gli turbinavano dentro, fu scossa da un brivido. Ricordava quell’espressione. O meglio, ricordava di averla sognata tempo addietro, quando Ryan aveva cacciato Iris dal gruppo.

--Alla fine si è avverato.-- mormorò, rivolta a sé stessa.

--Come hai detto, amore?-- le chiese subito il ragazzo dietro di lei, preoccupato. L’aveva sentita dire qualcosa, ma non avevo capito le parole.

--Dicevo il mio incubo.-- rispose la MewLeader, sempre a voce bassa ma comunque perfettamente udibile nel silenzio della stanza. --Sai, quello in cui vedevo Iris precipitare oltre la soglia luminosa. Lo sguardo di Kish è uguale a quello che aveva nell’incubo…--

La ragazza spalancò gli occhi nel vuoto, mentre nella sua mente andava formandosi il ricordo di quel sogno. Chiuse di scatto le palpebre, voltando le spalle al divano e nascondendo il viso di fanciulla nella spalla del ragazzo che amava.

 

Iris avvertì un’onda possente investirla. Era color blu-nero, di un freddo mordente. Sentì qualcosa di sé contorcersi in maniera spiacevole, affranta dal dolore che percepiva da quell’emanazione. La sofferenza la toccava marginalmente, ma non si permise di abbandonarvisi. Doveva restare intoccabile, doveva rimanere salda.

Una luminescenza nerastra si riflesse sulla sua superficie, evidenziando lo scudo che stava alzando isintivamente per proteggersi.

 

--Ma certo!-- esplose all’improvviso Kyle, mentre un sorriso sollevato andava a disegnarsi sui suoi lineamenti adulti e gentili.

--Cosa c’è?-- chiese subito Alex alzando il capo di scatto, attirato dalla nota di speranza che rideva allegra nel tono del moro.

Quello gli fece segno di attendere, e si volse in fretta verso Mewberry. Fece un paio di passi per avvicinarsi a lei e la prese delicatamente per le spalle.

La MewMew alzò lo sguardo per fronteggiarlo, ancora sofferente per aver perso la sua sorella felina. La sua coda era abbandonata e immobile, le orecchie nere da gatta piegate per esprimere tutto il dolore della loro proprietaria. Gli occhi rosei erano grandi, lucidi delle stesse lacrime che avevano lasciato una traccia sottile e scintillante sulle gote arrossate.

Kyle le abbracciò e le spalle e le baciò dolcemente la testa, mentre la ragazza in rosa si abbandonava a quelle coccole. I due sembravano quasi padre e figlia.

--Piccola, ti ricordi com’era Iris nel tuo sogno?-- le chiese con tono dolce, cercando di stabilizzare i tremori violenti della sua schiena con la sua presa salda e delicata insieme.

La Mewgatto cercò di scuotere la testa, come se non potesse sopportare la domanda, ma poi si calmò. Prese due respiri profondi e iniziò a raccontare: --Sì, è la p_parte che ricordo meglio.-- affermò con le parole che si spezzavano per il pianto. --Era… serena, quasi fel_lice. Come se aves_se trova_ato la sua pace. Sor_rideva…--

Il moro ascoltò quei balbettii in silenzio, poi annuì. Le accarezzò piano la testa e fece cenno a Mark di riprenderla tra le braccia. Si avvicinò a Pai, che nel frattempo si era avvicinato al divano con il medaglione di cristallo in mano, e ne fermò il braccio che si tendeva sconsolato verso la sfera di luce.

--Potremmo avere ancora una speranza.-- spiegò serio.

Tutti gli occhi si fissarono improvvisamente su di lui. Alcuni lucidi, altri gioiosi, altro spaventati, altri speranzosi, altri disillusi.

--Che vuoi dire?-- chiese Alex ansioso. Non sopportava quell’attesa, quei tentativi a vuoto, quel non sapere. Aveva bisogno di una certezza, qualunque essa fosse.

--Voglio dire che quello di Iris non è stata un’estrazione d’energia nella norma, diciamo.-- illustrò Kyle in tono professionale. --Lei era cosciente di quello che stava facendo. È possibile che l’anima si opponga al richiamo del corpo proprio perché si tratta di suicidio.--

--E quindi?-- insistè il ragazzo, esasperato.

--E quindi_-- riprese il trentenne con pazienza. --_se riuscissimo a convincere la forma eterea di Iris a tornare, questa si riunirebbe con il proprio corpo.--

I presenti si scambiarono sguardi elettrizzati. Kish, invece, rimase a guardare fisso la ragazza esanime distesa sul divano, sulle quali labbra ancora brillava la sua essenza.

Alex abbassò lo sguardo sull’alieno proprio mentre allungava timidamente le dita verso quella stella lucente di vita, e sentì l’ira prendere possesso del suo essere.

Come, come osava quell’egoista anche solo cercare di avvicinarsi a lei? Era colpa sua se il dolore della sua amica aveva toccato tali livelli, perché aveva sbagliato a fare i suoi calcoli. Si avvicinò a lui con passo pesante e gli strinse le dita attorno al polso, con cattiveria.

 

Iris rabbrividì di apprensione quando si sentì investire da una corposa tempesta di rabbia vibrante. Di nuovo avvertì quella voglia di ribellione tremare dentro si sé, ma si impedì di reagire. Si sarebbe fatta male, sarebbe stata ferita ancora. Così si limitò a seguire il flusso d’ira e vi trovò una risposta stupefatta dall’aura lì vicino. Si incuriosì quando si accorse che qualcosa in lei sembrava riconoscere quella particolare emanazione di coscienza…

 

Kish sollevò gli occhi sorpresi sul ragazzo che lo stava fronteggiando. Si vedeva la furia lampeggiare nei suoi occhi scuri e implacabili, tanto che l’alieno sentì un brivido scivolargli lungo la schiena.

--Non osare toccarla.-- ringhiò Alex irato. --Che diritto ti permetti di avanzare su di lei?--

--Pensavo che avessimo chiarito questo punto.-- ribattè l’alieno con voce dura. Ma in realtà dentro tremava di dolore. Perché anche lui si identificava nel responsabile della sua morte, esattamente come la pensava il ragazzo.

--Per me la colpa resta tua. Non tanto per la tua scelta di tornare a casa, quanto per il modo in cui l’hai illusa.-- mise in chiaro allora l’altro. --Capisco le tue scelte, il tuo punto di vista. Ma, onestamente, si stato un cretino di dimensioni epiche accorgendoti solo DOPO questo casino che non te ne saresti andato!--

 

Una fitta di sofferenza talmente acuta costrinse Iris a contrarre la sua luce in uno spasmo ferito. Riconosceva quell’aura addolorata come se fosse sé stessa: era quella della persona che amava. Quelle onde di dolore che navigavano attraverso l’aria la colpivano con dolcezza, ma la sofferenza era tale da renderle ogni carezza insopportabile.

Sentì l’aura di qualcuno, probabilmente della persona che stava accusando il suo amato, infiammarsi di nuovo. questa volta l’istinto forte e ribelle ebbe come una scossa di determinazione: Kish stava già soffrendo abbastanza e lei non avrebbe permesso a nessuno di fargli altro male.

 

Alex dischiuse le labbra per continuare a vomitare tutta la sua rabbia, ma un suono forte, deciso, rauco, lo interruppe. Una luce accecante cominciò a spandersi dal divano. La stella d’energia che aveva brillato anonimamente sopra il petto della ragazza stava pulsando, la luce che si faceva sempre più splendente. Ci fu un lampo accecante, e poi la personificazione della sesta MewMew toccò terra.

 

Iris cominciò a sentire. Seppe di avere una bocca quando l’aprì per ruggire, e sentì il sapore dell’aria sulla lingua rasposa. Seppe di avere degli occhi quando li aprì per guardare la stanza, scoprendo di vedere le sagome attorno a sé circondate da un’alone luminoso. Seppe di avere delle zampe quando avvertì una superficie soffice come un piumone sotto i cuscinetti sensibili. Seppe di avere delle orecchie quando le sentì piegarsi all’indietro, disturbate dai suoni del mondo a cui era stata sorda fino a quel momento.

 

I presenti sgranarono gli occhi quando una giovane tigre dalla pelliccia argentea ed eterea atterrò dolcemente sul pavimento. Scoprì ancora i denti in un dolce ringhio soffocato, passando poi a leccarsi i baffi.

--Ryan… che succede?-- chiese Mina guardando fisso il felino impalpabile.

--Signore e signori, vi presento l’anima della nostra Iris.-- ironizzò il biondo mentre l’ombra di un sorriso albeggiava sulle sue labbra. --Se la sua energia vitale rimane concentrata, è sensibile solo alle nostre emozioni. In questa forma può sentire anche le nostre parole, è cosciente di quello che le succende attorno.--

--Iris?-- mormorò Kish esitante.

La tigre girò il muso verso di lui.

L’alieno avvertì il cuore bloccarsi in petto. Quegli occhi meravigliosi, erano i suoi. Erano le iridi scure che amava, piene di stelle splendenti che variavano a seconda del suo umore. Lo sguardo color notte emanava furbizia, scaltrezza… e amore. Ma quell’ultimo scintillava solo quando lei guardava lui.

--Iris, dolcezza?-- la chiamò ancora Kish, la voce tremante per l’emozione e la speranza.

 

Iris fece cenno di sì con la testa. Fece un paio di passi verso di lui, avvicinando il naso sensibile a lui. La sua aura aveva un buon profumo… sapeva di sole, di esotico, di selvatico. Come a contrasto, da essa spiravano però dolore e senso di colpa. La tigre alzò lo sguardo, e incontrò il suo.

Amava i suoi occhi. Il color oro aveva come un brivido di vita propria che l’affascinava, l’attraeva come un vortice dolce quanto il miele. Ma in quel momento le iridi erano cupe e lucide, piene di sofferenza e di lacrime. Non voleva che fosse triste…

Si strusciò lentamente contro la sua aura cercando di infondergli un po’ di serenità.

Volse il muso peloso, cercando di riconoscere le altre persone nella stanza. C’erano proprio tutti, ne vedeva le forme tremule emananti le loro auree. Tutti quanti erano avvolti da un alone di tenerezza, misto a speranza e dolore insieme. Sentivano la sua mancanza…

La tigre avvertì un battito di vita pulsare insistentemente dentro di sé, e fu assalita dalla paura. Voleva tornare. Ma se Kish se ne fosse andato? Aveva bisogno di una risposta.

Così si volse di nuovo verso il suo alieno, incatenando i loro sguardi. Tese il muso in avanti e quello, rispondendo inconciamente alla sua chiamata, allungò la mano per accarezzarla. Quando l’aura di Kish arrivò a lambire la consistenza eterea del pelo argenteo, l’energia esplose.

 

Un’improvviso scoppio di luce costrinse i presenti a coprirsi gli occhi per proteggersi dalla reazione.

--Ryan, che succede?-- urlò Pai, cercando di sovrastare il rumore causato dalla luce che tagliava l’aria con i suoi raggi impalpabili.

--Credo che la nostra Iris abbia deciso di comunicare con Kish!-- gridò il biondo in risposta, poi si rivolse alle ragazze. --Non smettete di dare energia al suo corpo! Se si convince a tornare, avrà bisogno di trovarlo vivo!--

 

Kish avvertì un risucchio improvviso, come le spire di un tornado che lo tiravano insistentemente nell’occhio della tempesta. Non fece nemmeno a chiedersi se fosse il caso di opporre resistenza che un solo, imperioso strappo lo staccò completamente dalla realtà.

Quando riaprì gli occhi, si ritrovò a contemplare confuso ciò che gli stava intorno. Era come rinchiuso in una specie di bolla di luce bianca e argentata, dentro alla quale regnava il silenzio più totale. Attorno a lui giocavano rifessi scintillanti, come quelle onde riflesse che si vedono sul fondo della piscina a causa della luminosità del sole. Quando guardò sé stesso, si vide strano. Etereo. Un’espressione di stupore e spavento insieme si allargò sul suo volto, alterandone i tratti affilati.

Una risata cristallina riecheggiò leggera in quella gabbia protettiva, separata dal mondo esterno. Kish alzò lo sguardo sorpreso… e vide Iris a pochi passi da sé. Era in forma di MewMew, e non in quella di tigre come l’aveva vista prima. Aveva gli occhi chiusi, e rideva divertita dalla smorfia buffa che gli si era probabilmente dipinta in viso. Quanto era bella, quando rideva… le sue gote morbide sembravano illuminarsi, mentre dalle sue labbra piccole e piene usciva un suono simile al trillo entusiasta di campane di cristallo.

Anche il corpo di Iris era etereo come il suo. La pelle era diafana e impalpabile, eppure il vederla di nuovo lo stava riempiedo di vita nuova. In quel momento si sentì felice: anche se fosse andato storto qualcosa, lui l’avrebbe sempre ricordata così, bellissima e sorridente.

La ragazza si calmò e fece un paio di soffici balzi verso di lui, arrivandogli di fronte.

“Ciao Kish.” disse semplicemente.

“Ciao, dolcezza.” rispose lui con voce tremante, mentre lacrime di gioia e nostalgia sembravano decise a rovinare quel momento così intino.

Una carezza gentile della MewMew scacciò la tristezza, riempiendolo di pace.

“Ho bisogno di te.” confessò allora l’alieno. “Ho bisogno di te più di quanto abbia bisogno di ogni altra cosa. Mi manchi”

Lei annuì in segno di condivisione, le iridi intensi puntate nelle sue.

“Dolcezza… torna da me.”

Iris affilò lo sguardo.

“I tuoi occhi non sanno mentirmi.” disse. “Quindi ora affrontami, e rispondi: se io torno, resteremo insieme?”

Kish alzò i bellissimi occhi dorati e li fissò nelle iridi incantatrici di lei.

“Finchè avrò vita.” promise.

La Mewtigre sorrise, e la sua felicità fu così travolgente da generare un oceano di luce. L’alieno chiuse gli occhi…

 

Le palpebre dell’alieno di risollevarono lentamente, senza fretta. Kish si ritrovò lungo disteso sul pavimento del salotto di Iris, la mano ancora tesa verso la tigre etera. Solo che ora la cucciolotta gli aveva voltato le spalle, e stava camminando leggiadra verso il divano. Il Mewteam si era disposto in cerchio attorno al corpo vuoto che vi giaceva, e dalle loro dita tese fluivano caldi fiumi di energia che filtravano sotto la pelle della ragazza. La tigre le guardò una per una, poi spiccò un piccolo balzo. La traiettoria del salto la portò sul petto della MewMew, ma anziché atterrare semplicemente sopra vi esso ella vi si immerse dolcemente, con delicatezza. Il corpo emanò una bolla di luce potente che spezzò il flusso di energia irradiato dalle cinque ragazze. Quando lo scintillìo si fu estinto, un suono forte e pulsante ruppe il silenzio. Un battito di cuore.

Kish si avvicinò al divano per inginocchiarvisi davanti, poi tese una mano e accarezzò la guancia morbida della ragazza. La pelle era calda e soffice.

Iris aprì lentamente i suoi incantevoli occhi.

 

 

ANGOLETTO!

Ed eccoci qua. Allora, siete rimasti soddisfatti dal finale? Spero proprio di sì! Per chiunque non abbia apprezzato il comportamento leggermente cieco di Kish, tranquilli: Iris non lascerà correre ma riprenderà il discorso. Beh, che altro dire… attendo i vostri commenti, e spero che mi perdoniate il ritardo. Spero anche di non metterci più così tanto ad aggiornare, anche se vi confesso di avere un altro problema piuttosto deprimente... ma farò del mio meglio, per voi. Vi voglio bene, grazie a tutti! Un bacio,

Clarisse

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Capitolo 30
*** Questioni irrisolte ***


Di nuovo in ritardo… periodo del cavolo! Mi spiace tanto gente, ma a quanto pare c’è un complotto astrale per farmi perdere l’ispirazione a lunghi intervalli irregolari… comunque a fondo pagina c’è una sorpresa per voi, che giustifica il mio imperdonabile ritardo!

neko_girl96: grazie per la comprensione, l’apprezzo davvero. Spero tanto che il capitolo soddisfi le tue aspettative.

Lady_Vampire: mi spiace che tu non stia più scrivendo, avevi uno stile che mi piaceva davvero tanto. Sono davvero contenta che la mia storia ti piaccia che che ti stia coinvolgendo! Spero di non deluderti con questo capitolo.

TaKari94: davvero ti è piaciuto tanto? WOW! *me gongolante*. Non sai quanto mi hai resa contenta, è un punto a cui tenevo tanto. Scusa se non sono riuscita ad aggiornare presto…

elles: sono contenta che ti piacciano tanto sia il mio stile che la storia, mi stai rendendo davvero fiera di me stessa! Sono molto contenta di averti trasmesso un po’ della mia passione. Scusa se non sono riuscita ad aggiornare in una tempistica decente, ma di nuovo spero che il ritardo abbia portato a un buon capitolo. La storia ormai volge al termine, ma confesso: stavo pensando a un sequel…

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Questioni irrisolte

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Era luminoso, il suo salotto. O forse erano i suoi occhi che, abituati alla cecità e all’annacquata vista lattea della sua essenza, avevano scordato la limpida brillantezza del giorno.

Iris sbattè le palpebre bordate di lunghe ciglia folte e arcuate, cercando di abituare la pupilla alla luce aranciata che regnava nella stanza. Cominciò a respirare lentamente, sentendo con una punta di dolore l’estensione della cassa toracica che si riempiva e si svuotava d’aria a intervalli regolari. Il sangue stava rincominciando a scorrere veloce nelle vene, causandole un formicolio fastidioso in tutto il corpo. E il cuore pulsava ancora, finalmente forte, finalmente vivo, anche se le faceva incredibilmente male: a quanto pare, tornare a vivere non era così indolore come aveva creduto.

I suoi sensi fini stavano lentamente tornando in comunicazione con la sua mente.

La prima fu la vista, anche se annebbiata e non molto nitida. Vedeva alcune macchie di colore oscillare attorno a lei, veloci e confuse. Sbattè più volte le palpebre, cercando di mettere a fuoco, ma la qualità delle immagini che sfilavano veloci davanti a lei rimase confusa così richiuse gli occhi per sfuggire al mal di testa.

L’udito arrivò dopo, confondendole ancora di più le idee. Le sue orecchie da tigre si riempirono di mormorii e lei le piegò istintivamente all’indietro, cercando di sfuggire al rumore. Sentiva un brusio fastidioso di sottofondo, ma lentamente cominciò a distinguere le diverse voci che chiacchieravano preoccupate.

--Dici che è andato tutto bene?-- stava chiedendo una voce infantile, ansiosa.

--Credo di sì. Le funzioni vitali sembrano ripristinate, inoltre ha aperto gli occhi.-- rispose qualcuno accanto a lei, dalla voce professionale e scandita venata di un’impercettibile vibrazione di incertezza.

--Ma poi li ha richiusi subito…-- singhiozzò un’altra persona lì vicino, il tono pervaso di malcelata preoccupazione.

--Lo so.--

Un tremolio leggero alterò i lineamenti di Iris per un momento, poi il suo viso tornò una maschera di pace. Ma dentro… dentro la ragazza sentiva un ruggito cominciava ad alzare la voce, un ruggito che la incoraggiava a svegliarsi. Da quel momento, gli ultimi sensi cominciarono a tornare molto più velocemente.

La sua bocca si riempì di un sapore sgradevole, leggermente acido, eppure stordente. Come avere novocaina o morfina sulla lingua. Le dava parecchio fastidio, e non vedeva l’ora di bere dell’acqua.

Poi toccò all’olfatto, che portò numerose fragranze ad insinuarsi lentamente nelle sue vie respiratorie. All’inizio l’aria densa le diede la sensazione di avere la gola riarsa e arida, ma le ci volle solo un secondo per riabituarvisi. Subito dopo arrivarono i profumi, molto più gradevoli. Uno, vicino, era fragola. E uno più sottile, discreto, sapeva di menta. Ce n’era anche uno più distante, curioso, che aveva un odore intenso e gradevole, anche se leggermente acre. Un altro invece era tagliente, deciso. E ce n’erano molti altri: alcuni dolci, altri aspri, altri ancora penetranti… ma comunque tutti piacevoli.

E poi, infine, arrivò il tatto. Il calore della stanza cominciò finalmente a riscaldare le sue membra intirizzite di un tepore delicato, mentre il tessuto soffice che ricopriva i morbidi cuscini del divano prese consistenza sotto la figura minuta del suo corpo. Mosse appena le dita, adorando la sensazione dei tendini sottili che reagivano al comando della sua mente. E fu proprio mentre le sue mani si contraevano che si fece strada una nuova sensazione: una stretta ferma ma gentile, calda, che premeva delicatamente contro il suo palmo.

--Iris?--

Questa volta la voce di Kish arrivò nitida e chiara alle sue orecchie, nonostante fosse solo un sussurro. Aprì gli occhi, questa volta più lentamente di prima per abituare le pupille alla luce, e sbattè due volte le palpebre per mettere a fuoco l’immagine che le stava davanti.

Kish la stava guardando apprensivo, chino su di lei. Una delle sue mani era aggrappata a quella piccola e fresca della ragazza, e ne stringeva delicatamente le dita sottili quasi fossero state la sua ancora di salvezza. Gli occhi dorati erano pieni di preoccupazione, ma soprattutto di speranza e di dolcezza. Osservava quelle iridi blu, finalmente tornate a brillare nella luce dell’alba, immobili, impegnate a fissarlo come incantate.

--Iris?-- la chiamò ancora l’alieno, la voce tremante per l’emozione.

Le palpebre calarono ancora una volta sulle notti color zaffiro dei suoi occhi, e poi si rialzarono per mostrarle allagate di lucide stelle. Le labbra piene e soffici si stirarono in un sorriso leggermente stanco, eppure sincero.

L’alieno tirò un sospiro di sollievo specchiandosi in quel segno di vita, in quello sguardo finalmente cosciente. --Buongiorno, dolcezza.--

--‘giorno.-- mormorò Iris in risposta, la voce rauca e stanca. --Che ore sono?-- chiese inoltre, mentre cercava di tirarsi a sedere.

--Sta sorgendo l’alba.-- l’informò lui mentre prendeva posto accanto a lei sul divano e l’aiutava a sedersi, portandosela in braccio. --Hai freddo?--

--Un po’, ma già mi sento meglio.-- annuì lei stringendosi al petto dell’alieno cercando il suo calore. Strusciò piano il viso contro il suo mento, come una gattina vogliosa di coccole, e lo sentì sorridere tra i suoi capelli a metà tra l’intenerito e il divertito.

--Come ti senti?-- interruppe la voce di Ryan.

Iris voltò di scatto la testa, riprendendo coscienza del resto del mondo attorno a sé.

--RAGAZZI!-- urlò alzandosi di scatto per abbracciarli tutti. Aveva bisogno di sentire il loro calore sotto le sue mani, i loro abbracci contro i suoi fianchi, le loro risate contro le sue orecchie… perché stentava a credere che fossero tutti lì per lei, che avessero fatto l’impossibile per riportarla indietro e non lasciarla andare all’oblio.

--Wow, che impeto!-- commentò Pam divertita mentre riceveva con calore lo slancio d’affetto della ragazza.

E fu un bene che il Mewteam fu entusiasta nel ricambiare la stretta di Iris, perché furono proprio le braccia forti delle amiche che la sorressero quando la testa le girò vorticosamente a causa del movimento veloce e avventato che aveva compiuto.

--Hey, tutto a posto?-- si assicurò premuroso Kyle calcando nella voce conciliante quel tono paterno che riservava a tutte le MewMew, e a lei in particolare.

Lei annuì sorridente, ma prima che potesse andare a salutarlo venne stretta da un abbraccio talmente solido da sembrare una morsa soffocante.

--Se mi rigiochi un tiro del genere, io non rispondo di me!-- l’avvertì Alex sottovoce, seppellendo il viso tra i capelli morbidi della sua migliore amica: averla di nuovo tra le sue braccia, respirare di nuovo il suo profumo… aveva avuto talemente tanta paura di non rivederla più che adesso aveva bisogno del contatto fisico per darsi una calmata.

--Ti voglio bene anche io, Alex.-- replicò Mewiris con voce strozzata, cercando di respirare. --Ora, hai intenzione di stritolarmi a morte?--

Il ragazzo di staccò da lei, ma le rifilò uno scappellotto amichevole.

--Vedo che non hai perso il senso dell’umorismo.-- constatò fingendosi indispettito e mettendo su un falso broncio da bambino capriccioso che scatenò l’ilarità generale.

--Non ti preoccupare Alex!-- ridacchiò dispettosa Strawberry. --Se Iris ti tratta male puoi farti consolare da Mina!--

La Mewblu, tirata in causa, arrossì fino alla radice dei capelli per il commento molto poco riservato della rossa. Ciò, ovviamente, non fece altro che aumentare le risa divertite: che Mina Aizawa, sempre così elegante e posata, si sentisse in imbarazzo era un fatto più unico che raro, un momento da foto! Ma la ragazza non si scompose più di tanto e si limitò a ostentare superiorità, anche era palesemente smascherata dal colorito purpureo che avevano assunto le sue gote.

Mewiris lanciò all’amico uno sguardo eloquente del tipo “poi mi racconti” e si girò verso Kyle… e Ryan. Subito il suo cuore perse un battito a causa della paura che sentì attanagliarle il cuore: non era pronta per uno scontro, nè dal punto di vista psicologico né dal punto di vista fisico.

Alzò lo sguardo notturno con titubanza, ma rimase sorpresa quando gli occhi azzurri che aveva appena incrociato corsero a fissare il pavimento per sfuggire il contatto. La Mewtigre allora, attingendo coraggio da chissà dove, fece qualche passo verso di lui. Abbracciò affettuosamente Kyle, e poi si volse verso il creatore del MewProject.

--Ryan?-- lo chiamò piano.

Il biondo alzò gli occhi di ghiaccio, ma subito li riabbassò. Si sentiva troppo in colpa, troppo responsabile del suo dolore per potersi confrontare con lei a testa alta. Non aveva mai avuto l’intenzione di farle del male, invece aveva contribuito a spingerla sull’orlo della morte per ben due volte.

Ryan deglutì, nervoso. Improvvisamente avvertì una presa salda e tiepida posarsi delicatamente sulla sua spalla, e girò il viso di scatto sobbalzando leggermente. Pam lo stava guardando dritto negli occhi, senza riserve. Le iridi blu ametista della Mewlupo erano piene di decisione e sicurezza, ma la severità che comunicavano era diluita da una buona dose di affetto e dolcezza. Il biondo le sorrise debolmente, e lei annuì.

Facendo violenza volontaria al suo proverbiale orgoglio, il biondo si rivolse ad Iris senza però riuscire a guardarla negli occhi e mormorò flebilmente: --Mi spiace.--

Nonostante il sussurro fosse appena udibile, era più che sufficiente per le orecchie da tigre della ragazza. Mewiris sgranò gli occhi dolci, e un sorriso buono andò a dipingersi sulle sue labbra soffici. Si avvicinò a colui che le aveva reso la vita un girone infernale nelle ultime settimane e lo strinse in un delicato abbraccio.

--È tutto ok, Ryan.-- pronunciò a bassa voce con sicurezza.

L’americano ricambiò piano il gesto.

Kish, ancora seduto sul divano, sorrise sollevato. La sua tigrotta stava ritrovando la sua serenità e il suo equilibrio. La guardava mentre ritrovava le sue amiche, le radici più importanti della sua mutazione genetica, e non poteva non sentirsi felice per lei.

Quando il tocco sbrigativo di Pai gli sfiorò impazientemente la spalla, si volse irritato. --Sì?--

--Cosa farai adesso?-- gli chiese il fratello maggiore adottivo, raggiunto immediatamente da quello minore.

--Non me ne vado.-- affermò l’alieno dagli occhi d’oro con sicurezza. --Ho detto che sarei rimasto, e rimarrò. Ho imparato qualcosa da questo casino, sai?--

--Beh, sono lieto di sapere che qualcosa entri in quella tua testaccia cocciuta di tanto in tanto!-- ironizzò Tart sorridendo.

Anche Pai si lasciò andare a un ghigno, prima di correggersi: --Volevo dire, come farai a vivere qui? Nel caso tu non te ne sia accorto, la nostra somiglianza con i terrestri si limita a pochi tratti fisici.--

--Oh.-- mugolò Kish chiudendo gli occhi.

In effetti, quando aveva deciso di restare, non ci aveva pensato. Vedere Iris oscillare tra la vita e la morte gli aveva fatto capire quanto avesse bisogno di lei, quanto fosse diventata importante. Una volta aveva sentito un detto terrestre, qualcosa tipo “non ci si accorge del valore di una cosa finchè non la si è perduta”: e in effetti era vero. Solo che a lui era andata bene, perché aveva avuto il privilegio di poterla riabbracciare… e di lasciarla non ne voleva nemmeno sentir parlare.

Però la questione sollevata da suo fratello non era indifferente. Ok che la sua specie riscontrava parecchie somiglianze con la razza umana dal punto di vista fisico, ma le differenze erano troppo evidenti perché potesse girare in santa pace per la città senza dare nell’occhio. Non voleva vivere da recluso, ma nemmeno voleva abbandonarla.

In quel momento Mewiris tornò a sedersi accanto a lui, e in qualche modo si accorse subito del dolore che stava provando: avvertì come una vibrazione disturbare l’aria che li separava, e improvvisamente si sentì sopraffare da un lacerante senso di angoscia e tristezza.

Preoccupata, gli prese il viso tra le mani. --Kish, cosa succede?--

L’alieno immerse gli occhi dorati in quelli cupi della ragazza, rivelando le iridi allagate di dolore. Cercò di parlare, di spiegarle che non era niente di grave per non farla preoccupare, ma le bugie gli rimasero impigliate in gola. Scosse un secondo la testa, poi ristabilì il contatto visivo e rimase sorpreso quando vide lo sguardo di lei luccicare per l’angoscia. A un livello forse inconscio, Mewiris aveva capito cosa lo agitava. Non voleva condannarlo, voleva lasciarlo scegliere, ma aveva paura e ne soffriva.

--Io voglio restare…-- mormorò.

E nel momento in cui quel desiderio così onesto, così profondo, così vero fu espresso a voce alta, qualcosa accadde. Dalla schiena dell’alieno, e più precisamente dal suo collo, cominciò a spandersi una luminescenza sempre più intensa, che alla fine inglobò tutta la sua figura e costrinse i presenti a distogliere lo sguardo tanto il suo splendore era cresciuto. Kish avvertì uno strano calore pervadergli il corpo concentrandosi soprattutto sulle orecchie, sulla bocca e sullo strato più superficiale della sua pelle. Poi quella sensazione cominciò a scemare, e allo stesso tempo diminuì anche la luce che lo circondava.

Mewiris riaprì gli occhi, finalmente non più disturbati dall’aura accecante che aveva avvolto l’alieno che le stava di fronte, ma quando posò lo sguardo su di lui quasi temette di avere le allucinazioni. Kish sembrava… umano. La sua pelle aveva assunto un colorito più roseo, mentre i canini e le orecchie si erano ridimensionati assumendo dei tratti molto più terrestri. Ma i suoi occhi erano sempre gli stessi: dorati, caldi, caratterizzati da un taglio obliquo e sottile che lei adorava. Occhi che riconosceva e che in quel momento erano pieni di curiosità per quegli sguardi sorpresi, per non dire shockati, che gli stavano rivolgendo sia i suoi fratelli sia i membri del MewProject… ma non la sua tigrotta: lei sorrideva.

--Dolcezza, ma che c’è?-- chiese Kish, perplesso dalla reazione degli altri.

Il sorriso della ragazza si allargò ancora di più, ma fu Pai a rispondere: --Sai fratellino, non credo che avrai problemi a vivere sulla Terra. Iris, perché non lo porti davanti a uno specchio?--

La MewMew annuì entusiasta, e prese per mano il ragazzo trascinandoselo dietro ridendo al culmine della gioia. Kish lanciò uno sguardo perplesso dietro di sé, ma si lasciò contagiare dall’entusiasmo della sua ragazza.

Kyle, Ryan e Pai li guardarono sparire nella camera di lei, poi si scambiarono un’occhiata analitica.

--Allora geniaccio, secondo te cos’è successo?-- chiese Tart al fratello.

--Quella era di sicuro AcquaMew.-- affermò l’alieno sicuro. --Ho passato tanto di quel tempo a studiare il suo campo energetico che lo riconoscerei dovunque.--

--Ma come può Kish avere dell’Acqua Cristallo in corpo?-- chiese stupito Alex.

--Immagino che gli sia rimasta da quando Iris lo ha curato sfruttando il fiume sottomarino, mesi fa. Probabilmente alcune pagliuzze sono rimaste legate alla cicatrice della ferita, e si sono attivate ora.-- conlcuse Ryan.

Kyle annuì, pensieroso. --Il desiderio di Kish di restare con qui è stato così forte da attivare il potere dell’Acqua Cristallo, che ha reagito alle emozioni intense dei nostri piccioncini.--

--Pensate che funzionerebbe anche su di noi?-- domandò Pai, gli occhi lontani intenti a immaginare le conseguenze di chissà quale piano stesse prendendo forma nella sua mente contorta.

--Immagino di sì.-- constatò il biondo. --Basta che vogliate intensamente essere in grado di cambiare forma e il gioco dovrebbe essere fatto.--

--Bene.-- annuì l’altro. --Perché ne avremo bisogno visto che dovremo rimanere su questo pianeta.--

Paddy e Lory alzarono di scatto la testa.

Tart saltò in piedi, un’espressione incredula che dilagava sul suo viso infantile. --Vuoi dire che restiamo?--

--Certo!-- annuì il fratello. --Non possiamo certo abbandonare Kish tutto da solo, e inoltre sarebbe inutile mettersi a vagare per la galassia senza nemmeno una traccia per cercare un’energia sufficiente da ristabilire l’ecosistema del nostro pianeta.--

--EVVIVA!-- strillò Paddy al colmo della gioia, esternando l’emozione travolgente che anche Lory sentiva montare dentro di sé come un’inondazione.

Ryan strinse la mano sulla spalla dell’alieno e lo rassicurò. --Sappiate che potete contare sul nostro aiuto.--

Tutto il Mewteam annuì, partecipe della gioia delle loro compagne. In quel momento rientrarono Iris, che aveva ripreso le sue sembianze terrestri, e Kish, che nel frattempo si era ritrasformato nella sua forma aliena originale.

--Allora, cosa ne pensi del tuo aspetto umano?-- gli chiese Alex, sorridendo all’espressione da funerale che pervadeva quelle iridi dorate.

Kish lo squadrò dalla testa ai piedi, poi borbottò: --Le vostre orecchie sono davvero orribili.--

*****

Missing-Moment:

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ANGOLETTO!

Allora, eccoci qui. Prima di tutto voglio scusarmi ancora per il ritardo, ma spero che il capitolo vi sia piaciuto! In secondo luogo, una piccola precisazione: avete visto il link che compare nell’ultima sezione di questo capitolo? Sì? Bene! È un Missing-Moment tra Iris e Kish. Un piccolo regalo per tutti coloro che mi hanno seguita e commentata nel corso di questa storia.

Il prossimo capitolo sarà l’epilogo. Un epilogo che sarà anche il prologo del seguito di “Déjà-vu”! Contenti? Il titolo provvisorio è “Battles”, ma lo avremo tra noi solo dopo la mia maturità, perché adesso devo lavorare sulla tesina e non sulla trama di nuove storie… spero che mi aspetterete e che mi seguirete quando arriverà il momento, facendomi dono dei vostri prezioni consigli.

E con questo, è tutto! Un bacio,

Clarisse

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Capitolo 31
*** Epilogo ***


epilogo

THIS IS NOT THE END…

 

Buon pomeriggio, miei carissimi.

Stavolta l’introduzione sarà di poche parole… ho avuto una giornata parecchio nera, ma non voglio stare qui a lagnarmi! Domani giornata piena, non me la sento di star qui a piangermi addosso! Per le previsioni sul nuovo capitolo “Battles” della saga White Tiger, seguito di “Déjà-vu”, ci sentiamo nell’angoletto. Solo una piccola nota mia: insieme all’epilogo allego alcuni spoiler di Battles che ho già scritto.

Risposte alle recensioni per il capitolo “Questioni Irrisolte”:

 neko_girl96: carissima, meno male che almeno tu mi commenti! Sono davvero stra-contenta che il capitolo ti sia piaciuto così tanto. Il seguito ci sarà, ho già qualche spoiler pronto qui a fine capitolo e metterò qualche dettaglio in più su di esso in fondo, nell’Angoletto. Ho apprezzato molto gli auguri per la maturità e la comprensione che mi dimostri, grazie davvero!

Risposte alle recensioni per “Missing Moment: Winners”

yuri5: grazie mille per gli auguri! Sono contenta che il finale ti sia piaciuto, ci sono stata su davvero una vita perché volevo cercare di fare qualcosa di tenero, non banale, verosimile, e soprattutto NON smielato. Eccoti qui l’ultimo capitolo ufficiale!

 LaDolceFragola: grazie mille, sono davvero estasiata da tutti questi complimenti! Soprattutto, mi rende fiera di me stessa sapere di averti coinvolto tanto. Forse le scene sono così reali perché io le immagino sempre nella mia testa prima di scriverle… sono molto contenta che la storia ti sia piaciuta tanto, e ovviamente farò del mio meglio per creare un seguito all’altezza di questa storia. Grazie mille per aver sottolineato il romanticismo non esagerato, è una parte a cui sono stata particolarmente attenta e sono soddisfatta di aver fatto un buon lavoro! Spero mi farai sapere anche come la pensi su questo epilogo e sugli spoilers di “Battles”.

 Kiruri: grazie mille per i complimenti! Sono contenta che tu abbia apprezzato la scena di combattimento, visto che ci ho messo molto impegno.

 crazysarah91: sono contenta di non essere risultata volgare, è una parte a cui tenevo molto. Grazie per averlo notato! Felice che ti sia piaciuto. Ho dato un’occhiata alle tue storie e le ho trovate ben scritte. Purtroppo però sono incentrate su serie che non conosco molto bene, quindi mi sono un po’ persa… però ti sto tenendo d’occhio! Appena posti su qualcosa che conosco meglio fammelo sapere che vengo a leggerla.

 

 

 

 

 

Epilogo

 

In quella notte di cielo terso, un paio d’occhi fiammeggianti si alzarono a scrutare la volta celeste. Le stelle, di un numero incalcolabile, brillavano fulgide ma tremolanti.

No, decisamente qualcosa non andava, e la proprietaria di quegli occhi rubini lo sentiva distintamente. Glielo sussurrava il vento, glielo suggeriva il brivido anormale che solcava le acque del placido laghetto nella radura. Lo sentiva nell’ondeggiare incerto dei fili d’erba e nelle scosse sismiche che agitavano il centro stesso della Terra.

La creatura alzò gli occhi al cielo nero trapunto di fuochi lontani, e un brivido attraversò la sua pelle già gelida.

*****

La giovane aliena scrutava attentamente l’orizzonte, dalla finestra formato gigante della navicella spaziale. I ricordi le attraversavano la mente galoppando a briglia sciolta, riempiendola di domande.

Stava per rivedere suo fratello minore. Questa prospettiva l’agitava, più di quanto non volesse dare a vedere ai suoi compagni di viaggio. Forse lui nemmeno si ricordava di lei… infondo, erano stati separati quando era molto, forse troppo piccolo per non aver dimenticato…

--Jadenne? Stai lì ancora per molto? Tanto la Terra non è ancora in vista, è inutile che stai ferma a fissare lo spazio vuoto. Levati da quella finestra sul nulla e vieni a darci una mano, piuttosto.--

--Delicata e gentile come sempre, vero Dana?-- chiese l’aliena voltandosi verso l’altra che aveva parlato.

Quella si riavviò una ciocca dei lunghi capelli biondi dietro un’orecchio e sbuffò sonoramente, ostentando parecchia superiorità. I suoi occhi neri lampeggiarono d’irritazione.

Jadenne capì che non era aria, così decise di andarsene. Ormai tra le due non correva buon sangue… troppe litigate, specie su suo fratello. Infatti Dana era stata sua, tempo prima, e lei sembrava intenzionata a riprenderselo. Lei non era certo d’accordo: sapeva benissimo che la bionda pretendeva lui solo perché non poteva avere Vyron, il loro capo. E quindi aveva deciso di sfogarsi sul suo fratellino. Era ovvio che non le andasse a genio.

L’aliena entrò nella sala principale e fece scorrere lo sguardo sulle altre due compagne, Sheyla e Kalia. Anche loro erano belle come la sorella Dana, ma meno frustrate e nevrotiche. Kalia era una ragazzina di sedici anni, e aveva un visino dolce impreziosito da occhi verdi e incorniciato da ribelli capelli ricci color rame. Sheyla invece era più grande, sopra la ventina d’anni, e aveva sempre un’espressione seria e concentrata. I capelli castani, liscissimi, le ricadevano ordinati dietro le spalle mentre gli occhi azzurri e brillanti guizzavano senza posa sullo schermo dei comandi della navicella.

Jadenne sbuffò, cominciando a giocherellare con i capelli color nero inchiostro, venati di riflessi smeraldini. Prima di arrivare sulla Terra mancavano ancora ventotto giorni di viaggio… un lasso di tempo davvero interminabile, contando la pessima compagnia. Non vedeva l’ora che Liam e Sean arrivassero, così avrebbero ravvivato un po’ l’atmosfera. Loro erano partiti un po’ più tardi, ma avevano preso una navicella più veloce in modo da poterle raggiungere in breve tempo. Sarebbero stati sicuramente più simpatici di quell’asociale del loro capo in carica, il generale Vyron, che se ne stava continuamente chiuso nella sua stanza a eleborare piani.

Sospirò, alzando gli occhi castani al soffitto illuminato da tante lampadine che diffondevano una luce soffusa nella sala. E sperò, ottimisticamente, che tutto andasse bene.

 

 

 

E ora… gli SPOILERS!

 

NAYANNE

--Siete i miei Angeli, e ora io vi chiedo di proteggermi.-- disse infine la proprietaria della voce gelida, apparendo come dal nulla ai margini della radura.

Era semplicemente bellissima, ma di quella bellezza inumana e anche parecchio inquietante. Aveva i capelli neri come pece, lucidi di riflessi bluastri, lunghi e ondosi. Gli occhi erano grandi e avevano una forma elegante e allungata, di un castano intenso e screziato di venature bordeaux che scintillavano come fiamme. La sua pelle aveva la tonalità abbagliante delle candide spiagge tropicali, sfumando in un ocra terra a seconda della luce che la colpiva. Le sue generose forme femminili erano fasciate da un lungo abito verde pallido, dalla gonna ampia e dal corpetto decorato con motivi floreali. Dalle sue spalle sporgeva un imponente paio di ali, accuratamente ripiegate, fatte di piume impalpabili ed evanescenti quasi fossero una materializzazione delle correnti d’aria. La donna avanzava a passi lenti verso di loro, ed ogni suo movimento sembrava proiettare una scarica magnetica tutt’attorno a sé, rendendo l’altmosfera decisamente elettrica.

--Sono Nayanne, Mewteam.-- si presentò, la voce che si condensava in una nuvoletta di brina mentre lasciava le sue labbra piene. --Ma la vostra specie mi conosce come Madre Natura. Ho dei doni per voi.--

 

I VIRTUOSI

--Il pericolo verrà presto dall’alto, e sarà una lotta molto difficile per loro.-- avvertì Nayanne, la voce fredda e penetrante che vibrava intensamente per la solennità del momento mentre camminava lentamente dietro la linea formata dai ragazzi.

--Avranno bisogno di Decisione.-- continuò solenne indicando Pai.

--Di Giustizia.-- pronunciò decisa additando Tart.

--Di Scaltrezza.-- annunciò convinta sfiorando di Kish.

--Di Audacia.-- affermò soddisfatta accarezzando Alex.

--Di Devozione.-- disse sicura toccando Mark.

--Di Intelligenza.-- scandì determinata accennando verso Ryan.

--Di Saggezza.-- concluse fiera guardando Kyle.

Poi la creatura si risistemò davanti a loro, immobile. --Vi prego, proteggetele.-- supplicò infine.

 

I NEMICI

--Ciao Kish.-- disse l’aliena riavviandosi sensualmente all’indietro il ciuffo che le celava parte del viso.

--Dana.-- rispose lui gelido, squadrandola con sguardo affilato e furibondo.

L’aliena davanti a lui era molto bella. I capelli biondo oro incorniciavano il volto candido, dai tratti taglienti. Il fisico era slanciato, visibilmente allenato, e soprattutto molto femminile. Una maglia attillata sorretta da un paio di spalline sottili aderiva perfettamente ai fianchi snelli, lasciando scoperte le linee delle anche. Il taglio netto della scollatura contribuiva a risaltare le curve morbide del seno. Una gonnellina corta e stretta, a vita bassa, copriva giusto al limite della decenza lasciando poco all’immaginazione. Un paio di stivali, a tacco un po’ a spillo, alti fin sopra il ginocchio, avvolgeva morbidamente i polpacci e abbracciava minimanente anche la parte bassa della coscia. I polsi erano protetti da un paio di larghi bracciali d’oro, ornati con quattro punte affilate di diamante ciascuno. Sulle labbra piene regnava un ghigno sarcastico, vittorioso. Gli occhi scuri, color onice, lampeggiavano.

--Ti sono mancata?-- chiese Dana con voce stucchevole, falsa come un miraggio.

--Ti direi di sì, ma mentirei.-- replicò acidamente Kish, mentre faceva scorrere lo sguardo sulle altre figure dietro la sua ex… compagna-di-giochi.

A quanto pare, entrambe le sorelle avevano deciso di seguire l’aliena sulla Terra. Sheyla, la maggiore del trio, stava infondo al gruppo, con la mani strette sulle spalle della più piccola, Kalia. L’alieno dagli occhi d’oro assottigliò lo sguardo, perplesso. Poteva intuire le ragioni che avevano spinto Dana a partecipare alla missione, ma la loro presenza non riusciva a spiegarsela. Erano sempre state delle persone molto tranquille, cordiali, simpatiche. Inoltre, sapeva che non amavano combattere… quindi cosa poteva averle spinte a partire? Qual’era il loro ruolo?

Appena davanti alle due aliene stavano un paio di ragazzi, in piedi e con le schiene dritte come fusi. Le loro non erano certo facce nuove. A destra c’era Liam, un alieno con capelli scuri e grandi occhi verdi, vivaci. Era un combattente molto esperto, si poteva vedere dagli addominali allenati lasciati scoperti dalla camicia aperta. Gli avambracci erano avvolti in bende lasciate morbide, in modo che i muscoli potessero flettersi e contrarsi senza difficoltà. Sean invece era di costituzione più esile, dovuta anche all’età un po’ più giovane. Aveva i capelli perennemente arruffati, di un colore biondo intenso ricco di sfumature più scure. Gli occhi invece erano profondi, color blu oltremare. Indossava una canotta che lasciava le spalle scoperte, evidenziandone il profilo forte irrobustito dall’addestramento.

Accanto a loro stava una quarta aliena, che però non gli sembrava di conoscere. Aveva gli occhi di un caldo castano luminoso, pervasi da uno sguardo attento e indagatore che si sentiva puntato addosso. Portava i capelli scuri legati in una coda alta, molto voluminosa, sui quali si rincorrevano riflessi di un cupo color smeraldo. Indossava una maglietta a collo alto sotto un gilet rigido, e un paio di pantaloni arrotolati sopra il ginocchio. La posizione dritta e i muscoli accennati delle braccia suggerivano che anche lei fosse una combattente.

In disparte, appoggiato a uno degli stipiti del portone automatico della navicella spaziale, c’era un ultimo alieno. Il corpo era avvolto da un mantello candido fermato a un lato del collo da una spilla a forma di stella. I capelli corti erano corvini, screziati da alcune sfumature bluastre. Gli occhi invece osservavano attentamente la scena, facendo rabbrividire tutti a causa di quel tagliente color ghiaccio che riempiva l’iride. Un improvviso alito di vento s’insinuò tra le pieghe del mantello immacolato, sollevandolo appena. I lembi scostati rivelarono un abbigliamento nero, da ninja, composto da un paio di pantaloni morbidi e una casacca molto aderente. Kish aguzzò lo sguardo, fissandolo sulla spilla a forma di stella sul mantello, e per poco non imprecò: quello che poteva passare per un personaggio di contorno era Vyron. Il Generale Vyron.

 

 

 

 

 

 

ANGOLETTO!

Allora, che ve ne pare di questa presentazione dei personaggi? Eh sì, avremo tante facce nuove da scoprire… ovviamente ognuna di loro avrà il suo ruolo, vedrete che pian piano li conosceremo meglio tutti. Vorrei consigliarvi di soffermarvi soprattutto su Vyron (pronuncia: [vairon]), perché vi assicuro che è tutto tranne il personaggio di contorno…

Ora, un paio di informazioni di servizio! Chiarisco subito che “Battles” si svolge all’incirca due mesi dopo “Déjà-vu”. In questo lasso di tempo, i nostri alieni rimasti sulla Terra hanno cercato una soluzione per risanare il loro pianeta, anche se senza risultati. Le età dei personaggi sono quindi le stesse di “Déjà-vu”. Vi allego qui uno schema riassuntivo dell’età di tutti i personaggi, visto che non le ho mai chiarite… li divido in gruppi e in ordine decrescente.

Jadenne - 30          Kyle - 32             Pam - 24

Vyron - 25             Ryan - 24            Lory - 21

Sheyla - 23             Pai - 23               Iris - 20

Liam - 22               Alex - 21              Strawberry - 20

Dana - 21               Kish - 21              Mina - 19

Sean - 18               Mark - 20             Paddy - 16

Kalia - 16               Tart - 17

Insomma, i miei personaggi sono grandi e vaccinati! Ovviamente sono tutti numeri che ho messo io, cercando comunque di restare verosimile nel rispetto dei rapporti di età dati dalla serie TMM.

“Battles” comincerà ad essere pubblicato non prima di agosto, causa esami di maturità e vacanze all’estero. Essendo molto incentrato su nuovi personaggi, cercherò di dedicare ad ognuno di loro un po’ di paragrafi così da riuscire a inquadrarli meglio. Il capitolo sulla psicologia dei personaggi è rimandato alla fine di “Battles”, così troverete un profilo completo di tutti quelli che ho coinvolto nel mio racconto.

Come ho chiarito in primis all’inizio del capitolo: THIS IS NOT THE END. Ci risentiamo domenica prossima, quando posterò i ringraziamenti assieme alle risposte alle recensioni per questo capitolo (sperando che ce ne siano)…

Un bacio, Clarisse

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Capitolo 32
*** Ringraziamenti, e cambio nick ***


RINGRAZIAMENTI

Wow gente, direi che questi ringraziamenti si sono fatti attendere davvero molto a lungo!
Mi spiace tanto, davvero... ma purtroppo il computer ha avut una serie di problemi e io stessa non ho avuto tempo di prendermene una gran cura: ero troppo occupata a urlargli contro perché non mi lasciava sistemare le mie ricerche per la maturità! Credo che possiate capire il mio stato mentale di disperazione...

Comunque. So che avevo promesso di cominciare a pubblicare Battles già dalla fine dell'estate, ma temo che avrò bisogno di più tempo... comunque non preoccupatevi, non mi scorderò della storia! Una storia che sarà diversa da Déjà-vu, per alcuni aspetti.

Ora, passiamo ai ringraziamenti che devo a tutti voi!

In primis, voglio rivolgermi a quelle persone gentilissime che hanno commentato il mio ultimo capitolo:

neko_girl96: tesoro, grazie mille per i complimenti! Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto. Purtroppo per il seguito c'é da aspettare ancora un po'... ho avuto un'estate molto movimentata e non ho potuto concentrarmi sulla storia. Anche perché il computer non funzionava, quindi avevo veramente poche possibilità di concentrarmi sulla storia... I miei esami sono finiti bene, grazie. Spero che anche i tuoi abbiano dato ottimi risultati!

Samirina: ciao! Volevo ringraziarti per questa recensione, l'ho molto apprezzata. Sono contenta che la mia storia ti sia piaciuta tanto, e spero che mi seguirai anche durante il seguito. Sono contenta che Iris e Kish ti piacciano tanto insieme! Sono una coppia molto particolare, e le loro avventure non sono ancora finite... ma non dico altro! Purtroppo ci metterò un po' più di quanto speravo per poter lavorare sul sequel, ma farò del mio meglio per non farti perdere la pazienza!

Ora, vorrei ringraziare in modo particolare:

tutti quelli che hanno inserito questa storia tra le preferite...
- fabyd
- GiulyRedRose
- LaDolceFragola_991
- Miss Giulietta
- Naruchan Love 4ever
- neko_girl96
- Samirina
- Shoujo_Neko
- tazzilla
- tigre
- tYTy
- yuri5
- Zakurio

...chi l'ha registrata tra le storie da ricordare...
- HipnoticState
- ilary_chan

...e chi l'ha messa tra le seguite.
- Akly
- ArtemisLover
- Broken
- Hermione_95
- ilary_chan
- Naruchan Love 4ever

Inoltre, un grazie molto speciale va a tutti voi che mi avete recensita:
- Danya91
- vally kiss
- Mommika
- Ramona37
- tYTy
- Miss Giulietta
- Alejandra Wammettara
- neko_girl96
- yuri5
- Raspberry Akay
- TaKari94
- Akly
- elles
- Lady_Vampire
- ilary_chan
- Samirina

Inoltre, voglio anche ringraziare di cuore Zakurio, che ha messo il missing moment di questa storia (Winners) tra le preferite. E anche yuri5, LaDolceFragola, Kiruri e crazysarah91 che mi hanno lasciato una recensione.

Inoltre, un grazie anche a voi che avete semplicemente letto questa storia. Spero davvero che vi sia piaciuta!

Prima che mi dimentichi: sto per cambiare nick-name. Da Clarisse divento DreamWanderer. Che ci volete fare, la gente cambia.

Con la speranza di sentirci presto,
un bacio a tutti voi.
Clarisse

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