UzuKage monogatari

di Kimmy_90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Straniero ***
Capitolo 2: *** 2. Visitatore ***
Capitolo 3: *** 3. Invito ***
Capitolo 4: *** 4. Sopravvissuto ***



Capitolo 1
*** 1. Straniero ***





Vento.
Lontano, distante.
Vento che portava dietro di se' una scia di odori e profumi nella sua mente antichi: inspirò, espirò - il petto ampio e possente, le spalle che si allargavano solide. Acquattato sul ramo, vedeva le mura di Konoha stagliarsi sull'orizzonte, imponenti – come se le ricordava. Una raffica tenue gli portò la frangia, nera e disordinata, sugli occhi: con un soffio la ricacciò indietro, per poi espirare sbuffando.
A lei quell'idea non sarebbe affatto piaciuta.
Ma lei non c'era.
Non c'era nessuno.
Erano solo lui e il suo coprifronte.
E Naruto.
Heru si flesse sulle gambe, spiccando un salto tanto violento da far ondeggiare il ramo in un dolorante rumore acuto.





1.Straniero


“Naruto?”
L'uomo gonfiò le gote d'aria, e poi espirò scocciato. “Cosa?”
“Il team dodici.”
Naruto levò un sopracciglio biondo, lo sguardo fra l'interrogativo e il disperato. “Ancora?”
Non era così che doveva andare.
I due Sarutobi entrarono nell'ufficio dell'Hokage litigando a gran voce, la più piccola sbattendo i piedi per terra – in un atto di portentosa maturità –, il più grande gesticolando oltremodo. Naruto li scrutò sottecchi, rassettando una pila di fogli, nell'attesa che i due finissero di battibeccare.
Non era decisamente così che doveva andare.
A dodici anni si può avere il cervello fumato, ma a sedici avrebbe dovuto già pensarci.
A diciotto era il momento di rendersi conto che assomigliava più a Jiraya che a suo padre – e che se ero-sennin aveva rifiutato la posizione di Hokage, un motivo valido doveva esserci.
Gli altri due ragazzini del team dodici, muti, si fermarono sulla porta osservando i due compagni con lo sguardo di chi è tristemente abituato all'ineluttabilità degli eventi.
Naruto Uzumaki, Rokudaime Hokage, andava pentendosi della sua posizione man mano che i giorni e gli anni scorrevano – e amministrare i due Sarutobi era uno dei motivi che più lo spingevano a chiedersi cosa diavolo gli fosse saltato in testa quando aveva accettato (con un sorriso più largo della sua faccia) di diventare l'ombra del fuoco.
“Silenzio...” cercò di moderare i due - che lo ignorarono deliberatamente.
“Ho detto – SILENZIO!”
Konohamaru strattonò Atsuri per la collottola, riportandola all'ordine dell'Hokage – che roteò gli occhi, svilito.
“Sei una pigna, Konohamaru-sensei, sei una pigna di quelle che solo in cu...” continuò a strillare la ragazzina, per poi ammutolirsi quando notò lo sguardo di Naruto incollato su di lei.
“No no - ” fece Naruto, notando che la genin aveva interrotto la frase a metà. “Continua pure - sono curioso di sapere come va a finire.”
Atsuri si zittì, mettendo un broncio epico. Incrociò le braccia al petto, chiudendosi a riccio – la frangetta dei capelli corti e arruffati afflosciatasi sugli occhi.
“Non potete continuare a venire qui a fare teatrino ogni volta che vi gira qualcosa.” sottolineò Naruto, sprofondando nella poltrona. “Cazzo, Konohamaru, che ha fatto 'sta volta?”
“Cosa non ha fatto.” precisò il jounin, lanciando un'occhiataccia alla cuginetta.
“Vi do dieci secondi per esporre le vostre ragioni.” fece Naruto, portando le mani in alto con i palmi aperti rivolti verso i due.
“Dieci...” iniziò a contare, abbassando un mignolo.
“Ma che diavolo..?”
“Nove...”
“Mi ha costretta a entrare in un letamaio!” esplose la genin, furiosa.
“Otto... che dovevate fare in un letamaio?”
“Recuperare un gioiello ingoiato da un cavallo -” rispose Konohamaru.
“Sette.”
“- e comunque la signorina non ci è entrata, quindi non vedo cosa abbia da lamentarsi.”
“Sei – sono andati gli altri due?”
“No, si è messa a fare i capricci, ed eccoci qui.”
“Cinque – pessimo, Konohamaru, davvero pessimo. Ma davvero dovevate recuperare un gioiello in un letamaio?” continuò Naruto, perplesso. “Che missione del cavolo.”
Lui lo dice?” strillò la ragazzina “Sei tu che smisti le missioni, Baka-Hokage!”
“Quattro – farò finta di non aver sentito, Atsuri. Tanto ti sospendo già per aver disobbedito agli ordini di un superiore – e per averlo fatto solo per la centesima volta. Tre.”
Cosa?!” gli altri due componenti del team dodici, da dietro, si sorpresero molto del fatto che dopo tale strillo adirato Atsuri non fosse saltata in aria.
“E anche Konohamaru.”
Cosa?”
“Due. Perché non è possibile che ci vai piano ogni volta che la ragazzina ha da ridire su qualcosa solo perché è la figlioletta di Asuma, diavolo. Uno. Vuoi che venga su un ninja o una bambinetta viziata di quelle che con la loro idiozia fanno suicidare un team intero? Ecco. Fine del tempo a disposizione. Dio, quanto vi odio, a voi due. Una settimana di sospensione. Tiè.”
Ai due Sarutobi si incendiarono gli occhi, le tempie gonfissime e i pugni talmente stretti che a tratti si sentiva a tratti l'odore del sangue che colava.
“Naruto, sia dannato il giorno in cui ho deciso che eri un figo! Riesci a farmi rimpiangere Tsunade, non so se te ne rendi conto!”
Rokudaime incrociò le braccia al petto, sbuffando.
Come gli fosse saltato in mente di voler fare l'Hokage, ormai non lo sapeva più. Cercava di essere equo e giusto, ma sembrava impossibile.
Sconfiggere Pain appariva come un'impresa mille volte più semplice che gestire i team di genin – e il team dodici in particolare.
Il ragazzo della profezia!
Colui che avrebbe cambiato il mondo!
Macché.
L'unica cosa che riusciva a fare era far imbestialire più o meno tutti. Il che, va detto, era equo - perché non c'è decisione più corretta di quella che scontenta tutti e non fa felice nessuno. Però era comunque uno schifo. L'unica cosa che lo rasserenava era il pensiero che la nuova alleanza ninja si faceva ogni giorno più solida.
Ma per quanto riguardava l'amministrazione locale, era una frana.
I due Sarutobi uscirono dalla sala a grandi passi furiosi, Konohamaru sbraitando con particolare teatralità.
Quando li vide scomparire dietro l'angolo, si afflosciò sulla scrivania, ricoperta di carte e documenti che non davano nessuna impressione di voler diminuire nel tempo – semmai, solo accumularsi.
“Neeh, oto-san – come cavolo facevi a fare 'sto lavoro?” domandò, gli occhi rivolti verso il soffitto spoglio.
“Ehm...” mormorò uno dei due ragazzini del team dodici, rimasto sulla soglia.
“Hu. Sì?”
“Noi che facciamo?”
“In che senso?” domandò Naruto, perso.
“Siamo – hem, senza sensei per una settimana.”
“Ah. Vero.”
I due ragazzini – uno moderatamente alto, biondiccio, l'altro robusto e moro – uno Hyuuga, per di più –, lo fissarono indispettiti.
Rokudaime sorrise, in uno di quei sorrisi larghi e semplici che, nonostante le tonnellate di scartoffie che era costretto di giorno in giorno a vagliare, riusciva a non perdere mai.
I due intuirono che non era una buona cosa.


***


Heru si incamminò placido verso la porta del villaggio nascosto della foglia, ammantato in un cappotto nero e malconcio, il cappuccio issato. Gli occhi azzurri saettavano su tutte le sentinelle appostate, di cui sentiva lo sguardo puntato addosso.
Sembrava che la foglia non fosse più molto protetta: di voci ne aveva sentite, ultimamente, ma non pensava che le cose andassero in quel modo.
Se solo avesse voluto, avrebbe potuto fare irruzione e giungere sino al palazzo dell'Hokage senza spendere una sola goccia di sudore.
“Buongiorno.” fece uno dei due ninja che sostavano nella casupola di legno. “Le dispiace avvicinarsi per l'identificazione?”
Heru si fermò, scrutando i due. Si avvicinò a loro, levandosi il cappuccio che gli aveva parzialmente celato il volto.
“Masamu Heru.” disse, la voce sconsideratamente grave e a tratti roca. “Mi scuserete per il cappuccio, ma non amo fare vedere... questa.” Sorrise, in un sorriso dolce e sereno, mentre la cicatrice che gli infestava metà del volto, prolungandosi sino a sotto l'occhio e lungo parte del setto nasale, si contorceva sotto la spinta dei muscoli.
Porse un documento all'uomo, che lo osservò con inaudito disinteresse.
“Quanto si ferma?”
“Un paio di giorni, credo.” rispose, stringendosi nelle spalle.
Il ninja lo osservò, incapace di non sentirsi avvolto da una sensazione di tranquillità che sprigionava quello. Masamu aveva un'aria rassicurante, forse dettata dalla sua infelice cicatrice di cui di intravedeva la continuazione lungo il collo e sino alla parte scoperta delle spalle.
“La disturba se le domando come si è procurato la cicatrice?” domandò l'altro ninja di guardia, apparentemente più giovane dell'altro. Ricevette una sottospecie di malcelata gomitata sottobanco da parte del collega.
“No, nessun problema -” rispose Heru, sorridendo sempre in quell'espressione tenue e totalmente asimmetrica. “ - non sempre le scorte sono... funzionali, sapete. Purtroppo è un dato di fatto, spero di non offendervi – ma commerciare seta e diamanti non è cosa semplice e felice.”
Il ninja restituì all'uomo il documento, con un lontano inchino di scusa. “Mi spiace. Buona permanenza a Konoha, Masamu-san.”
“Grazie.” Heru si risollevò il cappuccio sul volto, allontanandosi dalla postazione verso il centro del villaggio.




_____________________________________________


*_*
ho deciso di farlo.
macino questa storia da un po', e, sì: tonnellate di OC! A partire da Heru, che è il mio ciccio-baciccio-pasticcio, personaggio su cui ho speso moltissimo tempo e di cui avrò una ventina di character design, che anche vi proporrò (più in la', prima fatevi la vostra idea in testa, poi se volete potrete guardare i chara :) )
Insomma, spero di non deludere. Occhio agli aggiornamenti che saranno salterini, mi spiace. I Frutti dell'Oblio ha la precedenza su tutto, quindi prima mi preoccupo di quella storia.
E' la prima volta che mi cimento in una cosa del genere... speriamo ben.
Davvero spero che piaccia.

Baci
Kimmy

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Capitolo 2
*** 2. Visitatore ***




2. Visitatore



Naruto – pardòn, il Kage Bunshin di Naruto – faceva roteare il braccio, sgranchendosi la spalla. I due ragazzini fissavano l'Hokage – il Kage Bunshin dell'Hokage – con sguardi perplessi e a tratti impauriti.

“Ma si può fare?” mormorò lo Hyuuga, sempre più perplesso.

“Certo che si può fare!” trillò Naruto, entusiasta, stirando la schiena. “Sono l'Hokage, qui comando io.”

I due non sembravano esattamente quel che si può dire 'convinti della situazione'.

L'Hokage, in un certo senso, li inquietava – nonostante si stesse rivelando una persona quasi eccessivamente frizzante. Di storie ne giravano a bizzeffe, ma per quanto riguardava loro, lo avevano conosciuto solo come moderatore dei litigi Atsuri-Konohamaru-sensei – il che non si può dire fosse proprio un'esperienza entusiasmante.

“Allora, allora” esordì l'Hokage “Io mi chiamo Naruto. Voi siete?”

I due tacquero.

“Bhe?”

“Tetsuya Omori.” fece quello alto, i capelli biondicci, chiuso in una felpa marrone e intenta a strabordare da ogni lato.

Naruto annuì un paio di volte. “E tu?”

Quell'altro non sembrava intenzionato a parlare.

“Nhe, dai, mica ti mangio.”

“Kauro Hyuuga.” sussurrò.

“Bene, bene, bene. Allora, che fate di bello con Konohamaru? MissioniMissioniMissioni?”

Niente.

I due non recepivano – anzi, erano a dir poco terrorizzati.

Ma com'era? Lui con Sandaime e Godaime era un tornado – ok, lui era Naruto, il che implicava che fino ai 12 anni era la cosa più vivace e fastidiosa che Konoha conoscesse, ma da quello al rimanere immobili come due statue di sale davanti a un Hokage ne passava.

Lo Hyuuga, poi, era cosa assai curiosa, dato che loro tendevano ad avere sempre quella tonnellata di orgoglio e senso di superiorità che a volte poteva far sembrare qualcuno come lui una persona estremamente modesta.

E invece niente.

“Dai, ragazzi, svegliatevi.” mormorò l'uomo, quasi depresso “Non vi facevo così mosci.”

Kauro strinse in un gesto minimale le palpebre, abbassando le sopracciglia scure.

“Ha-ah! Beccato!” esplose Naruto, vedendo il cambio d'espressione – dall'impaurito all'inacidito – di Kauro. “Allora, vuoi continuare a mandarmi saette con lo sguardo o intendi farmi vedere di che pasta sei fatto?”

“Non capisco di cosa stia parlando.” fece lo Hyuuga, tagliente.

“Ah, ho capito, mi odi.”

“Non la odio.”

“Sìsì, conosco tuo padre, non è stato esattamente felice quando abbiamo vietato la separazione delle casate – anche se la cosa è un totale controsenso. Cambiare non è sempre cosa semplice, nhe?”

Kauro non mosse un muscolo.

“Ma tu sei ancora in tempo, su. Allora, ragazzi, che si fa?”

Silenzio.

Lo Hyuuga, avvolto in un kimono nero, incrociò le braccia al petto come a voler mostrare che più di quello non intendeva fare.

“Nheee...” mugulò l'Hokage, sconsolato.


***



Il villaggio sembrava essere sempre lo stesso, ma le tracce della ricostruzione erano più che evidenti. Dopotutto, era stato distrutto parecchie volte dall'ultima volta in cui era stato lì, una trentina di anni prima.

Lo skyline era comunque fastidiosamente interrotto da quella che una volta era stata la montagna degli Hokage. La odiava, quella benedetta montagna – a partire dal faccione serio di Minato che fissava il bosco con quell'aria saggia che, giurava, non gli aveva mai visto realmente in volto.

Minato aveva più il muso di un beota, per quel che lo riguardava. Non aveva mai capito con quale fantasia lo scultore fosse riuscito a costruire un busto del genere.

Ad ogni modo, la montagna non c'era più. O meglio, era dimezzata, e i volti praticamente irriconoscibili.

Puoi ricostruire una casa, un palazzo, un intero villaggio – ma quando è una montagna ad essere distrutta, c'è poco da fare.

Ad Heru quella vista dava una sensazione che avrebbe potuto definire sconfortante, se non fosse stato che vedere il volto di Minato così ridotto gli provocava una piacevole soddisfazione.

Si passò una mano sul volto, scrutando il palazzo dell'Hokage dalla stradina affollata in cui si era immesso.

Levò le sopracciglia scure quando un odore familiare lo raggiunse: si voltò, scrutando la strada, sino a localizzare il baracchino che spandeva quel profumo per l'aere.

Nnnhaaa...

possibile?

“Ma dai, è ancora in piedi?” mormorò fra se', avvicinandosi.


La donna che gli servì il ramen avrà avuto una quarantina d'anni – era più giovane di lui – , e si muoveva con la stessa precisione con cui aveva visto una volta muoversi Ichiraku.

Non se la ricordava. Ma non aveva importanza, il ramen era sempre 'il ramen di Ichiraku', l'unica cosa che gli aveva fatto apprezzare lontanamente quel villaggio – e forse era addirittura più buono di quello di Ichiraku un persona. L'uomo ingurgitò gli spaghetti con estrema velocità, mentre l'altra lo osservava quasi sorpresa.

“Ha viaggiato tanto, da essere così affamato?” domandò, cordiale.

“Abbastanza. Diciamo che non mangio un ramen del genere da anni ed anni – è veramente una meraviglia.”

La donna sorrise, poggiata al banconcino: con sua estrema sorpresa sentì il legno vibrare alle parole dell'uomo. Altro che voce greve, era di un profondo inconcepibile.

“Grazie.”

“Non c'è di che.”

Eppure sembrava saper essere leggera, nonostante il timbro.

La donna prese la ciotola svuotata, pronta a lavarla. “Ne vuole un altro?”

“Non è un'idea malvagia.” Heru si portò le mani al naso, strofinando il setto fra i due occhi. Sorrise, osservando l'altra mentre armeggiava fra fornelli, brodi e spaghetti.

“Sa, ha un volto familiare.” fece la donna, servendogli la seconda porzione.

Heru levò le sopracciglia, perplesso, scrutandola intento a rimescolare gli spaghetti in brodo.

“E' un'affermazione piuttosto bizzarra, considerato che metà del volto me lo sono perso per strada qualche tempo fa.” rispose lui, sorridendo.

Quella si portò una mano alla bocca, temendo di essere stata scortese.

“Hu – non si preoccupi, su, ormai sono talmente abituato che vedermi senza la cicatrice addosso mi farebbe più senso della prima volta in cui mi sono specchiato con essa.”

La donna si rilassò, sorridendo. “E' mai stato qui?”

“Più di trent'anni fa.”

“Forse l'ho vista da bambina, allora.”

“Potrebbe essere.”



***



“Dio, che schifo!”

“Dai, che sarà mai? E' la natura.”

“La natura non accumula letame su letame, questo lo fanno i contadini – bhlè.”

“Se Kauro ci aiutasse, sarebbe tutto più semplice, non trovi?”

Kauro non si mosse. Tetsuya, il naso tappato e una smorfia di schifo impressa a fuoco sul volto, camminava lungo il letamaio cercando di individuare un punto in cui provare a conficcare le mani. Naruto, accanto a lui, andava aggrovigliandosi la testa domandandosi se esistesse un'arte del letame o qualcosa del genere.

Non aveva grandi idee, ad essere onesti.

“Certo che ci sono cose a cui i ninja non hanno proprio mai pensato, nhe? Tipo ravanare nel letame senza sporcarsi le mani, dico.”

“Potremmo provare con una calamita.” Sussurrò Kauro, guardando di lato – come se fosse sicuro di non essere ascoltato.

“Ha! Mica scemo, lui! Perchè non ci avete pensato prima, di grazia?”

“Perchè l'argento non è magnetico.” fece notare Tetsuya, muovendo passi cauti sulla montagna di letame.

“Ew...”

Kauro sbuffò, sedendosi per terra.

“Insomma, Atsuri ti ha proprio messo i piedi in testa, nhe?” domandò l'Hokage allo Hyuuga, divertito.

“Atsuri? Cosa centra Atsuri?”

“Hai la faccia di chi si è preso una bella musata.”

“Musata?”

“Sei o non sei uno Hyuuga?”

“Mph.”

“Va bene, l'argomento non ti piace. Però hai la faccia del represso.”

“Io non ho nessuna faccia.”

“Nhe, questo è piuttosto improbabile, direi.”

“Hokage-sama! Ho un'idea!” interruppe Tetsuya, scendendo dalla montagnola di letame.

“Puzzah!” commentò Kauro, scansandosi da quello che si avvicinava.

“Vacci tu lì sopra!”

“Mph!”

Naruto scosse il capo, senza ben sapere se essere divertito o sconcertato. “Allora, quest'idea?”

“Potremmo dargli fuoco!”

“Certo, genio” replicò lo Hyuuga, con una smorfia – “infestiamo tutto il villaggio della foglia e facciamo fondere quel coso d'argento, sì, questa è decisamente un'idea portentosa!”

Sconcertato era il termine adatto, sì.



***


Pagò, si issò il cappuccio e riprese a camminare per le strade di Konoha, soddisfatto e appacificato dalla piacevole chiacchierata avuta con la donna. Accanto a lui sfilavano gli abitanti del villaggio, su cui sembrava regnare principalmente un'espressione tranquilla e serena.

Forse troppo, per i suoi gusti.

I tempi erano cambiati – quello era un dato di fatto. Ma un villaggio ninja così sguarnito e pacifico gli sembrava un controsenso.

E lo infastidiva.

Storse la bocca, scuotendo il capo.

Eccola, Konoha. Nel centro del paese del fuoco, vitale e allegra, a tratti ingenua.

Forse non gli andava giù, che la foglia ce l'avesse fatta – e il suo villaggio, invece, no. Volti sereni, schiamazzi di bambini, ninja di guardia che lasciavano entrare persone senza nemmeno controllare con precisione i documenti – falsi, fra parentesi.

Konoha era in piedi, viveva, circondata da quell'aura di chi pensa di avercela finalmente fatta, di aver scampato l'ultimo grande pericolo. Era quello, ciò che pensavano realmente?

Era quello, ciò che aveva fatto Naruto?

No. I ninja erano lì, le guerre continuavano ad esserci – sebbene di stampo diverso, e nonostante la gigantesca alleanza fra tutti i villaggi ninja conosciuti. Non bastava un ragazzino a cambiare un mondo intero. Non in uno schiocco di dita.

Naruto sarebbe morto prima di poter vedere quali erano stati realmente gli effetti delle sue parole, delle sue azioni, della sua persona.

E nessuno, sino ad allora, avrebbe avuto la prova che quel mondo sarebbe stato effettivamente migliore.

E, per quanto lo riguardava, nessuno poteva giurare che il mondo fosse realmente cambiato.


Camminando, immerso nei suoi pensieri, venne catturato da un odore nauseabondo accompagnato da urletti dai toni lamentosi. Si fermò, cercando di seguire il tanfo, piuttosto perplesso dalla combinazione: cosa diavolo stavano succedendo?

“Nhee, sta fermo!”

“Come sarebbe a dire 'sta fermo'!?”

“Così mi fai perdere l'equilibrio!”

“Hokage-sama, lo tiri su!”

“L'ho quasi preso, idiota!”

Splotch.

Heru si affacciò dallo spigolo della casa che dava sul viottolo che aveva individuato.

“AHHHHHHHHHH! Fatemi uscire! Fatemi uscire!”

“Haaaa, puzzaaaa!”

“Hokage-sama, mi tiri fuori! Hokage-sama!”

Heru inclinò la testa.

La scena rasentava il delirio.

Un uomo biondo, i capelli medio-corti disordinati, era intento a tirare su assieme ad un suo clone un ragazzino impantanato nel letame. Dietro di lui, con sguardo attonito e schifato, un secondo ragazzino con lunghi capelli castani avvolto in un kimono maschile nero osservava la scena senza fare assolutamente nulla.

Avrebbe potuto avere un senso.

In qualche universo parallelo, in cui l'uomo biondo non indossava il mantello dell'Hokage, avrebbe potuto avere tutto il senso del mondo.

Ma così no.

O meglio – non faceva altro che confermare quello che aveva sempre sospettato.

Naruto estrasse Tetsuya dal letamaio, mentre in un puff l'altro clone andava svanendo.

Che schifo!” urlò il ragazzino, cercando di scrollarsi il letame di dosso – con ben pochi risultati.

“Trovato?”

“Voglio che paghi il doppio, quella stronza che si è fatta mangiare la collana da un cavallo!” fece il ragazzino, lanciando il monile al compagno

“Dio, che schifo!” commentò Kauro, scansandosi dall'oggetto immondo.

“Nhee, quante storie!”

“HA – non è mica lei quello che si è fatto il bagno nel letame!”

“C'è di peggio, nella vita.”

“Ah, sì? Accidenti, mister ovvio ha parlato.”

“Vuoi provare?” fece Naruto, con tono di sfida.

“No! No! No!”

L'Hokage scosse il capo, avvilito. Konohamaru era un pessimo sensei, o quei due erano due personaggi assurdi.

Ok, anche lui avrebbe fatto le stesse storie.

Però porconare contro l'Hokage...

va bene, lui aveva sempre qualcosa da dire agli Hokage.

Iniziò a sentirsi vecchio, nel fare discorsi del genere.

Almeno parlavano, pensò.

“Andate a farvi un bagno potente, e domani ci vediamo al vostro campetto d'addestramento – il dodici, direi. E chiamate anche Atsuri.”

“Ma Atsuri è sospesa.” fece notare Kauro.

“Oh – diamine, quale parte di 'Sono l'Hokage, comando io' vi è sfuggita?” imprecò Naruto, iniziando a dare segni evidenti di nervosismo. “Su! Svegliatevi – le missioni di grado D vi stanno fondendo il cervello!”

Il Kage Bunshin dell'Hokage scomparve in una nuvoletta di fumo.

“Tsk, se lui non desse solo missioni del cavolo...”

“La fa facile, l'Hokage – a lui basta far sparire il Kage Bunshin, mica deve lavarsi! Blè.”

Heru mosse qualche passo in avanti, levandosi il cappuccio dal capo: i due ragazzini si accorsero della sua presenza solo quando quello si trovò a pochi metri da loro e attirò la loro attenzione salutandoli.

“Buon giorno.” vibrò la voce di Heru.

I due genin sussultarono, sconvolti nel non essersi resi conto della presenza dell'uomo. Quello, alto e piuttosto possente, li osservava con due occhi azzurri impiantati su di un volto di cui metà era stata sfregiata. Avvolto in un lungo cappotto nero, aveva un volto squadrato, il naso dritto e lontani accenni di barba malcurata. I capelli, corti sul capo, erano d'un rosso apparentemente svampito, per poi divenire color nero cinereo sulla frangia – da cui si dipartivano due lunghe ciocche che gli circondavano il volto –, e sulla nuca.

Kauro e Tetsuya si rimpicciolirono, sentendosi fagocitare dalla figura imponente.

“Buon giorno.”

“Posso domandarvi se quell'uomo era l'Hokage?” domandò Heru, in un tono che i due non riuscirono a non trovare rassicurante. Da ingobbiti com'erano, si rizzarono, tranquillizzati.

“Certamente, è l'Hokage.” Rispose Tetsuya. “Anzi, era il Kage Bunshin dell'Hokage. L'Hokage vero sta al palazzo.”

“Questo lo avevo intuito.”

“Deve essere ricevuto?” domandò Kauro.

“No. Ero solo curioso.”

L'uomo gli voltò le spalle, allontanandosi senza un solo cenno di congedo. I due osservarono la sua schiena farsi sempre più piccola, sino a decidere di ignorarlo definitivamente ed andare a casa a lavarsi per almeno una lunga manciata d'ore.







______________________


ecco qua – chiaramente, come ad ogni inizio storia, sforno capitoli a manetta. Non abituatevi, perchè il 4 ho un esame e teoricamente dovrei studiare. E, come ho detto prima, pensare ai Frutti dell'Oblio... T^T

ma all'ispirazione non si sfugge.

Spero che Naruto sia sufficientemente semiscemo, mi sembra una versione realistica ma ogni tanto mi lascia perplessa. Per il resto, spero abbiate iniziato a intuire due o tre cose di Heru – tanto nel prossimo capitolo si vivacizza un po' tutto.

Narusaku? Coppie?

Mmmmmh

mi sento molto poco femminile nel dire che a queste cose penso sempre pochissimo è.è' anche se in realtà sono una di quelle persone che crede ben poco negli amori adolescenziali, quindi moh u.u' apparte un paio di coppie che mi sembra stiano bene in piedi, le altre mi lasciano perplessa, sono abbastanza convinta che non sopravviverebbero a tre giorni di matrimonio. *w* e con queste parole ho appena perso il 90% dei lettori del fandom di Naruto :D

dio, quanto sono geniale a volte xD

ma qualcosa ci sarà, non preoccupatevi.

Anche se, per quanto mi riguarda, non sono portata a scendere a compromessi. Un paio di ideuzze le ho :D e non sono proprio tutte pairing classici.

Cioè, forse anche sì – insomma, un bel casino xD

oh, no, mi sta saltando in mente un trama infinita T_T aaargghhh


grazie a Lucia_chan per la recensione - più o meno ho risposto xD ah, ed è Heru, non Haru ^^ che fra parentesi Heru è la giapponesizzazione di "hell" - che penso sappiate un po' tutti che significa XD ma non è un nomen-omen, lo usava un tipo in un gdr online e così a naso mi era piaciuto. :P


bhe, detto questo, adieu.


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Capitolo 3
*** 3. Invito ***



[NDA]


Volevo ringraziare un po' di gente che sembra stia seguendo questo immenso svarione: Chibime88 che l'ha - come si dice su dA - "favvata", e cesarina89, ChibiRoby, Lilla95, Lontra, Lucia_chan, Neko, R e d_V a m p i r e, rikku93, SoSo e valehinata1992, che l'hanno messa fra le seguite :)


In questo capitolo c'è un po' di gossip, ma non troppo u.u' penso che vi farete più domande che altro *_*'


Ho anche iniziato a buttare su un'altra storia delle cronache di Uzushikagure, questa ambientata decisamente in periodo diverso ^^'


HA! Sì, è venuto il momento di inondarvi di scarabocchi :D inizio con il mio preferito -non sono un'artista, eh! Chi vuole vedere, veda!


[LINK]----»HERU - circa 20 anni






3. Invito



“Ittidakimassuuu!”

“Maaasu!”

I due affondarono le bacchette nella ciotola di ramen, iniziando a risucchiare gli spaghetti con rumori molesti.

“Ogni volta che te la porto nel giro di dieci secondi me la trasformi in un campione d'inciviltà, diavolo, Naruto!”

Naruto ignorò deliberatamente Sakura, continuando a mangiare il ramen: di fronte a lui, seduta su di un cuscino che la portava all'altezza del tavolino, una bimbetta di forse cinque anni imitava l'Hokage nel suo modo di mangiare piuttosto barbaro, con il risultato che i capelli a caschetto biondi stavano per fare una pessima fine – bagnandosi nel brodo.

“Ma mi stai ascoltando?” domandò la donna, acida, le mani ai fianchi e i capelli rosati stretti in un codino basso e pratico: sul volto, ancora giovanile sebbene apparentemente sciupato dallo stress, portava un paio di occhialini da vista trasparenti.

“No che non ti ascolto. Non era così, che funzionava?”

“Naruto!”

“Sì, sì – Ai-chan, non mangiare così, da brava. Tu non dovevi andare a lavorare?” domandò all'altra, perplesso.

Sakura sussultò, avvampando.

“Woooh, Sakura ha un appuntamento!”

“Piantala, Naruto! La vita è mia e ne faccio quello che voglio!”

“E chi ha detto niente? Divertiti, Sakura-chan.”

“Non chiamarmi Sakura-chan!”

“Allora divertiti, sakura-sama.

“Crepa, Naruto.”

“Bai bai!”

“Bai baaaai!” salutò la bambina, imitando Naruto.

Rokudaime osservò Sakura andare alla porta, per poi voltarsi un ultimo istante, il volto improvvisamente fattosi più dolce, seppur serio. “Naruto.”

“Sì...”

“Ricordati di andare da Sasuke-kun.”

Naruto annuì leggermente, distendendo il volto. “Certo che mi ricordo di andare da Sasuke-kun.”

“Già, te ne ricordi più di ben altre cose, in fondo.” riprese inacidita la donna, dopo un attimo di tregua apparente: si chiuse la porta alle spalle, scuotendo il capo lontanamente inviperita.

L'Hokage osservò l'uscio per qualche momento, assorto, tornando poi con l'attenzione ad Ai.

Quella, sempre intenta a mangiare, aveva finito col ridursi il volto ad un enorme pasticcio.

“Nhee, Ai-chan, vieni qui che otoo-san ti ripulisce, va'.”

“Nooo.”

“Ma come 'no', Ai-chan!”

“Nnnno!” replicò quella, scansandosi.

“Daaaaaaai.” Naruto si avvicinò, minacciandola di solletico. La bimba, fra un urletto e l'altro, si mise a correre per tutta la casa, braccata dal padre che di lì a poco si mise a schiamazzare a sua volta.


Il mattino dopo Ai sostava sulle spalle del biondo, intento a portarla a spasso per il palazzo dell'Hokage.

“Hokage–sama, vuole che le tengo Ai, stamani?” domandò la segretaria, una chuunin dai lunghi capelli corvini e lo sguardo saettante.

“Nha, nha, adesso le faccio il baby-sitter.” fece Rokudaime, accennando al Kage Bunshin: si avvicinò alla scrivania facendo finta di far cadere la bambina per un paio di volte.

“Nhee, Ai-chan, ma stai diventando proprio pesantuccia!” mormorò, tirandosela giù dalle spalle e facendo scroccare il collo un paio di volte.

“No, è too-chan che sta diventando vecchio!” rispose quella, con la vocina acuta.

“Vedo che tua madre ti sta addestrando bene, eh? Vediamo un po' – Shizuku-san! E questa da dove arriva?”

“Mh?” fece la ragazza, avvicinandosi alla scrivania. “Quella? Era lì da stamattina. Pensavo l'avesse lasciata lei ieri sera.”

“No, 'ttebayo, decisamente no – giuro di non averla mai vista.”

“Cos'è?” domandò Ai, cercando di aggrapparsi alla scrivania per vedere meglio di cosa stavano parlando i due grandi.

“Niente d'interessante, Ai, vai a giocare.”

Ai gli credette: zampettò verso il centro dell'ufficio, e iniziò a correre su e giù per la stanza fra sbuffi e rumori simulati con la bocca. Andò a sbattere un paio di volte, ma ripartì noncurante.

L'Hokage la osservò per un istante, assicurandosi che non facesse danni a se' stessa o al mobilio, e poi tornò sul foglio che campeggiava sulla scrivania.

Su di esso una scritta dai caratteri sottili e precisi, ed, in alto a destra, una firma sovrastata da un'impronta digitale stampata chiaramente con il sangue.

“Da quanto tempo sarà qui?” domandò fra se' e se' Shizuku, mentre cercava di ricapitolare gli eventi della mattina e della sera precedente.

Naruto, intanto, manteneva lo sguardo fisso sul foglio, leggendo il contenuto con maniacale attenzione.


Hokage-sama,

ho spesso avuto più difficoltà a sottrarre un giocattolo a mia sorella di quanta non ne abbia avuta nell'infiltrarmi nel suo palazzo.

Tutto ciò mi lascia più perplesso di quanto già non fossi.

Desidero incontrarla oggi al di fuori del villaggio, al calar del sole.

Immagino che, dato che non ritiene di dover proteggere il proprio palazzo – ove risiedono alcuni dei rotoli segreti più ricercati del mondo ninja –, non farà la sciocchezza di proteggere se' stesso con scorte durante nostro incontro. Sarebbe quantomeno ipocrita.

Nel caso non voglia accettare il mio invito, la lascio con la promessa che se mancherà all'appuntamento la prossima volta non le lascerò un messaggio in ufficio, ma verrò a prelevarla di peso nella sua residenza privata.

Detto fra parentesi, sono a conoscenza della presenza in casa sua di un amabile scricciolo, di cui davvero, per ora, non intendo rovinare l'infanzia.


Buona giornata.



“Ma chi è costui?”

“Qualcuno, direi.” rispose Naruto a Shizuku, cercando di leggere la firma in controluce. Niente da fare, il sangue aveva reso l'inchiostro illeggibile. “Un qualcuno che è riuscito a entrare nel palazzo e pare ci abbia fatto la cortesia di non far danni – dai una controllata in giro e verifica che ci sia tutto. E fai analizzare il sangue, dato che questa firma fa assolutamente schifo.”

“Sì, Hokage-sama.”

“Chiama gli Hyuuga – Neji, Hinata e Hanabi. E tieniti libera per questa sera, ti lascio Ai.”

Ai si cristallizzò, entusiasta.

“Ai va da Shizuku nee-chan?” domandò, illuminata.

“Essì.” rispose la chuunin, dolcemente.

Ai si mise a saltellare allegra per la stanza, il sorrisone che andava da lato a lato del volto rotondo.

Naruto si lasciò cadere sulla poltrona, sbuffando.

Questa non se l'aspettava. Che fosse riuscito ad entrare, non se l'aspettava.

Cosa voleva, da lui?

Era davvero successo? C'era una persona capace di entrare nel palazzo senza nessun problema di sorta?

Si sentiva idiota. Eppure non era sguarnita, la sorveglianza. Non era maniacale come in tempo di guerra, ma non era nemmeno povera – dieci ninja erano più che sufficienti.

E allora?

Niente.

Un pasticcio, ecco cosa.



***


Il Kage Bunshin di Naruto era appollaiato in cima al tronco centrale della piccola radura, ed osservava i tre genin nel più totale silenzio.

“Allora?” domandò infine Kauro, grattandosi leggermente la nuca. “Che si fa?”

“L'avete fatto il test con i campanelli?”

“Sì.” risposero i tre in coro.

“Camminare in verticale?”

“Sì.” continuarono.

“Sull'acqua?”

“Sì”. “– e anche sul letame”, precisò Tetsuya.

“Vero.” commentò Naruto, annuendo. “Quindi possiamo fare quello che volevo fare io.”

“Cioè?”

Naruto si strinse nelle spalle. “Vediamo ― avete preso due campanelli ad un jounin” iniziò a contare sulle dita “sapete camminare sull'acqua, in verticale e sul letame... Direi che siete pronti a combattere contro l'Hokage, no?”

“Eh?”

Naruto riunì le dita nel sigillo a croce, e da Kage Bunshin generò un nuovo Kage Bunshin.

“Combattere contro l'Hokage? Ma è impazzito?”

“Vedete? Quello che vi manca è spirito d'iniziativa. Siete tre gelatine impaurite dal mondo, ecco cosa siete – Kauro, non dire a tuo padre che ho detto una cosa del genere, se no è la volta buona che mi ammazza.”

“L'ammazzo prima io, Hokage-sama.” mormorò quello, estraendo due shuriken dalle maniche del kimono.

I due Kage Bunshin rimasero immobili, quasi attendessero che accadesse qualcosa.

Non accadde nulla.

“Bhè? Mi attacchi o no?” domandò infine Naruto.

“Non sono così suicida da attaccare l'Hokage, diamine!” pontificò lo Hyuuga, fremendo dal fastidio.

“Questo è un punto interessante. Anzi, direi quasi intelligente!” i due Rokudaime si misero ad applaudire, sorridendo.

“Mi prende per il culo?”

“Hai la soluzione accanto a te, sfigatello.” mormorò l'uomo, continuando a voler provocare. “Allora, dobbiamo andare avanti a far salotto o intendete fare qualcosa? Se no inizio io. Ma se inizio io, sono tanti tanti brutti guai.”

Atsuri fece una smorfia di fastidio, e in risposta si trovò un cazzotto davanti al naso – che sfuggì con un colpo di reni dato più dalla fortuna che dai riflessi.

Il Kage Bunshin scomparve dalla loro vista.

L'altro anche.

“Cosa cazz... dov'è finito? Non vale!”

“Come sarebbe a dire 'non vale'?” domandò l'Hokage appeso a testa in giù su uno dei rami un po' più in là. “Dico, hai intenzione di metterti a mugolare 'non vale' in mezzo a una missione? Eh?”

La Sarutobi, stizzita, lanciò uno shuriken in mezzo alla fronte dell'uomo – che si dissolse lasciando cadere un tronco al suo posto.

Silenzio.

“Dove diavolo è finito?” domandò Tetsuya indietreggiando verso la schiena di Kauro.

Quello, anziché chiudere il cerchio, si scansò.

“Mossa scema.” commentò la voce dell'Hokage, seguita da un Kunai che sfiorò Kauro. “Ci sono dei momenti in cui un giovane Hyuuga non si smentisce mai, non è vero?”

“E la pianti! Perché non cerca di essere uomo e si fa vedere, anziché nascondersi come un vigliacco?”

“Perché non iniziate a fare i vigliacchi voi, invece? Siete già morti circa trecento volte, per quel che mi riguarda – volete continuare a stare lì con su scritto 'colpiscimi' in fronte, o vi date una mossa?”

Accidenti, erano proprio persi.

In compenso avevano abilità. A partire da Atsuri, che aveva mostrato una mira a dir poco terrificante: rare volte aveva percepito la morte incombere come quando la ragazzina gli aveva lanciato addosso lo shuriken.

Era solo che... non avevano la benché minima idea di cosa fosse una missione o un combattimento.

E non sapeva se era colpa sua e delle sue missioni D a manetta, o di Konohamaru che continuava a bisticciare con la cugina.

Ripensandoci, aveva formato lui il team.

Era colpa sua a prescindere.

Diamine.


Una carta-bomba esplose.



***



“Allora – Hanabi, al palazzo. Neji e Hinata, sulle mura. Nessun altro, intesi?”

I tre Hyuuga, assieme a Shizuku, annuirono.

“Merda, dovevo andare da Sasuke, 'stasera.” si lamentò Naruto.

“Usa il Kage Bunshin.” suggerì scocciato Neji, sistemandosi l'equipaggiamento.

“Odia quando vado con i Kage Bunshin. Penso che potrebbe uccidermi.”

“Sì, come no.”

Naruto aggrottò le sopracciglia, osservando Neji.

“Sapete dirmi niente di Kauro Hyuuga, a proposito?”

“E' il compagno di giochi del figlio di Hinata.” rispose Hanabi, sedendosi sulla scrivania dell'ufficio.

Hinata annouì. “Perché ti interessa?”

“E' uno strano.” si limitò a dire Naruto, pensando al giorno precedente.

“Uno strano – col padre che si ritrova, non me ne stupisco.” commentò Neji “E' un uomo talmente d'altri tempi che riesce ad essere contrario alla riunione delle casate nonostante fosse della cadetta: ci vuole impegno, per tanta idiozia.”

“Povero.” mormorò Hinata, abbassando il capo.

“Va bene, ho capito. Ci vediamo stasera. Anzi, spero proprio che non ci vedremo.”



***



“Omori, è inutile che continui ad attaccarmi con i cloni, dopo la seconda volta conosco il tuo schema a memoria! Hai presente la fantasia?”

Tetsuya imprecò.

“Katon! Goukakyuu no jutsu!”

Naruto rischiò il flambè.

“Woh! E quest... Wha!” Il kunai lo sfiorò di poco, e già sentiva il Bunshin sul punto di esplodere. Ma ce la fece a rimanere intero.

“Però – carino!” si limitò a commentare, rispondendo ai due ragazzini con altrettanti shuriken.

Diavolo, a furia di lanciarli, li stava finendo.

Era il caso di concludere in velocità, vista l'ora.

I tre non mollavano. Non sembravano nemmeno stanchi. Sfibrati, stressati, stufi di lanciare colpi a vuoto, pur'anche frustrati – ma affatto stanchi.

“Va bene, va bene!” fece l'Hokage, saltando verso i tre tronchetti in mezzo alla piccola radura d'allenamento - “Facciamo un Time Ou...”

Puff.

“Sì! PRESO!” esultò Atsuri, vedendo il Kage Bunshin dell'Hokage sparire sotto il colpo del suo kunai.

I due compagni ricomparirono dalla foresta, osservando perplessi la scena.

“Abbiamo vinto!” continuò quella.

“Atsuri, stava chiamando il Time Out.” gli fece notare Kauro, in un mormorio sommesso.

“E allora? Mica chiami il Time Out in missione, no?”

“Ok, ma...” cercò di articolare Tetsuya “E adesso?”

“Niente, adesso arriverà il Kage Bunshin originale, no?”

I tre si guardarono.

Dopo una manciata di lunghi secondi, Kauro osò parlare di nuovo.

“Atsuri, era quello il Kage Bunshin originale.”

“... Ah.”

Cadde il silenzio.




***



Naruto inclinò il capo quando il suo clone scomparve, portando con se' le memorie dell'allenamento.

“Ma tu guarda quella cretina di una Sarutobi.”

Si passò una mano sul volto, sbuffando: davanti a lui, le porte di Konoha. Stava aspettando la fine dell'allenamento per inoltrarsi nella boscaglia, e l'idiozia di Atsuri aveva anticipato il momento. Il sole sarebbe tramontato almeno un'ora dopo – ma poteva comunque già andare: Hinata e Neji erano pronti, e quello importava.

Doveva fare un giro di ricognizione per capire dove potesse essere l'altro, dato che l' 'appuntamento' era stato piuttosto vago.

Inspirò profondamente.

“Kage Bunshin no Jutsu.”



Heru ebbe un lievissimo sussulto. Guardandosi attorno, iniziò ad intravedere le macchioline bianche degli svariati mantelli da Hokage che avevano improvvisamente infestato la boscaglia.

Schioccò la lingua, sbuffando.

“Tale a quale a sua madre.”




______________________________________________________________


Bene, spero di avervi stuzzicati abbastanza.

Avete capito circa chi è Heru? Ormai dovrebbe essere abbastanza chiaro xD *gongola*


E Ai da dove sbuca fuori?

E Sakura e Naruto? Lunga storia, lunga storia!

Non è tutto rose e fiori, no, voglio che sia reale - e per quanto riguarda le famiglie, Naruto non è reale ._. ma io sono bastian contrario.

Sasuke ve lo lascio in sospeso, perchè... vabè. :D



Mi hanno fatto notare che Naruto sembra un po' troppo incapace per essere Hokage.

A me non sembra incapace - magari è cresciuto un po' e ha capito Cosa vuol dire essere Hokage per il 90% del tempo, però non mi pare se la stia cavando male. Insomma, se guardate sotto, è sempre il solito caro Naruto, e non prende decisioni accazzo.

Magari c'ha principi di crisi di mezza età a trent'anni, ma quello è un altro paio di maniche XDDDD


Va bene, la pianto qui.

Ahsì, che pirla, dovevo ringraziare anche Cieliria per la recensione x)


Spero vi piaccia.


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Capitolo 4
*** 4. Sopravvissuto ***



[NDA] FANART! Heru da piccolo -->[IMMAGINE]

Lasciate perdere i baffi, l'ho disegnato anni ed anni fa <.<' qui *non li ha* :3








4.Sopravvissuto



Boom.

Sì, Boom.

Non aveva altre parole con cui definire quello che sentì.

Boom.


Atsuki percepì il terreno vibrare sotto i piedi, gli occhi sgranati – si guardò attorno, cercando i due compagni di team; sui loro volti la medesima espressione: Terrore.


Squash.





Un'ondata enorme, e i Kage Bunshin scomparirono.

Non avrebbe dovuto fargli male – ma lo fece. Si sentì penetrare da un dolore lontano, un solo eco, distinto nella matassa di sensazioni che lo avvolgevano.

Naruto si guardò attorno, sgomento: gli alberi, grondanti d'acqua, vacillavano ancora per il contraccolpo di quello che era sembrato un uragano istantaneo.

Per lo meno, lo aveva trovato.

Inspirò, cercando di richiamare la modalità eremitica in maniera blanda: se aveva scatenato un uragano, forse non era da sottovalutare.

E quello che lo indispettiva di più era che, con quell'azione, sembrava dovesse essere realmente un nemico.

Cosa stava succedendo?



 

***


“Entrate pure.”
Shizuku fermò il gesto a metà strada, venendo anticipata dalla voce dell'uomo nel momento in cui stava per bussare. Entrò.

“Buona sera, Sasuke-sama.”

“Buona sera, Sasuke-kun!” la vocina della bimba trillò, sembrando riportare una piccola ventata di vita in quella casa apparentemente desolata.

Si riduceva tutto ad una stanza di qualche tatami, accostata da bagno e cucina: fuori, il giardino, invece, era largo, grande, a tratti sconfinato.

Il tok ritmico di un tronchetto di bambù posto sotto ad una piccola cascata, vicino al laghetto, impregnava il luogo di una sensazione di sacralità: oltre allo scorrere dell'acqua, sembrava essere l'unico rumore possibile, in quel luogo.

Sasuke non si mosse, mentre le due, togliendosi i sandali, entrarono in casa chiudendosi la porta scorrevole alle spalle.

“Naruto-sama non è potuto venire.”

“Lo so.”

“To-chan aveva da fare.” pigolò Ai.

“Lo so.”

“Ai-chan, siediti e stai tranquilla, mentre faccio da mangiare.” fece la ragazza alla bambina, mentre andava mettendosi ad armeggiare in cucina. Ai si sedette di fronte a Sasuke, in ginocchio, immobile.

Quello, con una tazza di the ed una teiera davanti, rimaneva con il mento alto ed il busto dritto – assolutamente immobile.

“Almeno mi risparmierò il ramen precotto che mi propina quel dobe.” fece l'uomo, quasi atono. “La sua cucina è decisamente tutt'altra cosa, Shizuku-san. Fa bene all'animo.”

“Grazie.” arrossì lontanamente, lei – ma sapeva bene come stavano le cose.

Ai, intanto, improvvisava una gara di 'fissaggio' – chi si fissa più a lungo – con l'Uchiha.

Dopo qualche lungo istante di silenzio, l'uomo se ne accorse.

“Inutile che ci provi, Ai. Vinco io. Lo sai che vinco io.”

Passò qualche altro minuto, impregnato di silenzio e di staticità – rotta solo dai rumori di Shizuku che si muoveva in cucina.


E poi, il finimondo.


 

***


Heru vide l'Hokage avvicinarsi, il passo deciso e il volto leggermente strano. Assottigliò gli occhi, osservandolo mentre si muoveva: che avesse già evocato la volpe? No, quella era tutt'altra cosa.
La conosceva, anche se da lontano.

Modalità eremitica.

“Uzumaki Naruto!” lo chiamò.

Naruto lo aveva già percepito, però quello si nascondeva con un'abilità sorprendente: solo quando parlò riuscì a determinare chiaramente dove si trovasse. Prima ancora di vederlo sporgersi, estrasse un kunai che lanciò in direzione della voce, greve e bassa, che aveva sentito.

Vide la sua arma venire deflessa da un altro kunai, probabilmente lanciato dall'altro.

“Sono qui.” fece Naruto, a voce alta. “Non manco agli appuntamenti.”

“Ma questo non toglie che tu non ti sia dimostrato ipocrita.” rispose l'uomo.


***


Tutto il villaggio era stato sommerso immediatamente dal momentaneo maltempo, violento, che sembrava avere avuto il suo culmine nella foresta circostante : era stata come spazzata completamente da un uragano di potenza inaudita.

Hinata a Neji, anche loro abbastanza sconvolti dall'esperienza, guardavano in direzione di Naruto, concentrati, ed osservando la fonte di tale finimondo.

Ma non sembrava essere un uomo, la fonte dell'energia che, per un paio di secondi, aveva lavato completamente il villaggio della foglia.

In compenso, un uomo c'era.



 

***


“Ti sei fatto la scorta, eh?”

Naruto assottigliò gli occhi. Aveva visto i due Hyuuga?

“Cosa vuoi?” insistette l'Hokage, continuando a cercare l'uomo con lo sguardo.

“Parlare. Per ora.”

“Per parlare sarebbe comodo potersi vedere in faccia, Sconosciuto-sama.”

“Hu -” fece quello, divertito. “bisognerebbe anche rispettare i termini.”

Naruto sbuffò, malcelando una lontana ira che l'atteggiamento di quello gli suscitava. Che stronzo – cosa diavolo voleva? Ancora una mossa come quella di prima, e lo avrebbe dichiarato definitivamente troppo pericoloso per parlarci. Certo, non aveva ucciso nessuno, ma l'avvertimento era chiaro: io posso.

“Va bene. Parliamo.”




 

***


Ai si era infilata sotto il tavolino, tremante.

“Cosa diavolo è stato?” domandò Shizuku, sgomenta, mentre era finita ad impugnare un coltello da cucina come un kunai.

“Niente.” rispose Sasuke, pacato. “Suppongo che abbia a che fare con gli impegni di Naruto. Deve avere decisamente qualcosa di interessante, per le mani.”

La chuunin fissò, impallidita per lo spavento, l'Uchiha: non si era mosso.

Non di un misero movimento. Non un cambiamento nell'espressione.

Non un muscolo teso.

In mano, la tazza di the.

“Ai, esci di lì sotto.” fece l'uomo, verso la bambina, “Non succede niente.”


Sasuke era cambiato rimanendo immutato.

Una cosa che solo un uomo che si ritiene dannato può fare: continuare ad essere ciò che ha sempre odiato, cioè se' stesso, sopprimendosi.

In aspetto era irriconoscibile, ma l'atteggiamento urlava la sua personalità in tutte le direzioni. I capelli corvini erano ormai lunghi, lunghissimi, come la barba, ben curata – era un Uchiha, non si sarebbe mai potuto trasformare in un barbone, per l'amor del cielo.

Sembrava stesse cercando di nascondere se' stesso nella conchiglia di un vecchio saggio.

O meglio, sembrava starsi chiudendo in bozzolo sempre più fitto: sebbene sembrasse in attesa di rinascere, in realtà pareva più stesse aspettando di far la fine d'un baco da seta.

Era un uomo inesistente, di cui Konoha andava dimenticandosi nonostante tutto lo scalpore e il fuoco che aveva fatto in gioventù.

E non c'era più alcun dubbio, ormai, che il clan Uchiha sarebbe morto con lui.

Questa era la sua volontà.


La ciecità era stata solo una delle infinite cose che avevano portato Sasuke Uchiha a quello.

Eppure non sembrava che si lasciasse andare.

Come detto prima, Sasuke Uchiha era in attesa.

In ascolto.

Degli eventi.


E basta.



 

***


“Ormai il tuo nome sta diventando un mito, Naruto.”

Bene.

La predica. Ci mancava solo la predica. Davvero.

“Perchè non inizi dicendo il tuo, di nome, dato che il mio lo conosci benissimo?”

“Temi gli scontri impari, Naruto?”

“Chiaramente.”

“Ma noi siamo impari. In maniera totale, devo dire. Un Jinchuuriki rimane un Jinchuuriki – sempre che sappia ben organizzare il suo potere. E' questo l'argomento fondante del nostro dialogo, per ora.”

“Identificati.”

“Le cose si stanno mettendo male – solo che tu ancora non te ne rendi conto. Da quanto non richiami la volpe?”

“Non è un tuo problema.”

“Oh, si – lo è. E' il mio principale problema: quei sigilli non sono eterni, Naruto – e da quel che ho capito, le vostre aggiunte sono assolutamente disastrose. Ma evidentemente tu sei troppo sulle tue per pensarci, eh? Il re spirituale del nuovo mondo non ha tempo di curarsi ne' del mondo de' di se' stesso e della sua famiglia, pare.”

Chi sei.” sibilò Naruto, inacidito.

“Cosa intendi fare di Ai?”

Valanghe su valanghe di insulti. Profonde valanghe di insulti.

Infinite valanghe di insulti.

Era arrivato il deus ex machina? Eh?

No. Era arrivato uno stronzo che sembrava sapere tutto – e non sapeva assolutamente niente.

“Lascia stare mia figlia.”




 

***

“Cosa diavolo intendi fare?”

Era abbastanza evidente: si stava arrampicando sulle mura. Non ci voleva un genio, per capirlo.

“Atsuki, scendi!” la richiamò Tetsuya. “E' stato solo un temporale improvviso – se non ci lasciano uscire dal villaggio ci sarà un motivo!”

Niente.

La ragazzina continuava a scalare.

“Tanto troverà le guardie in cima.” commentò Kauro, osservando, a sua volta, Atsuki intenta a salire.



 

***

Heru scansò il secondo kunai lanciato dall'Hokage, che pareva mancare in maniera sorprendente di autocontrollo.

Quella era una caratteristica della loro famiglia, non poteva dare la colpa a Minato, per quanto lo detestasse. Sua madre e lui stesso avrebbero fatto la stessa cosa.

Ma Heru voleva provocarlo.

Doveva capire chi o cosa era quell'uomo, e, sopratutto, quanto valesse.

Cosa fosse rimasto, in lui, del clan. Della sua gente.

Del mondo che era scomparso decenni prima.

“Kage Bunshin no Jutsu!”

Ancora?

L'Hokage si moltiplicò, circondandolo.

“Dio, se non sei identico a tua madre.” pontificò l'uomo.

Naruto gelò.

“Piantala.” Fece Heru, scatenando nuovamente, in piccolo, il ciclone istantaneo di poco prima: la terra, questa volta, tremò, e Naruto venne inondato da una pioggia di grandine violenta e tagliente.

Cosa diavolo erano, quelle cose?

Genjutsu?

O tecniche? Sembravano assurde. Si coprì il volto con le braccia, schermandosi.

I Kage Bunshin si dissolsero con una rapidità inaudita.

“Non voglio combattere.”

“Ha-” fece Naruto, tornando a guardarsi attorno. “sembra piuttosto che tu stia facendo di tutto per farlo.”

Heru si lanciò giù dal ramo dove si era riparato sino ad allora, mostrandosi finalmente all'Hokage.

Era alto.

E grosso.

In un certo senso, gli ricordava Jiraya. Forse a causa dell'età, che era circa quella del suo maestro. I capelli erano rossi e neri, anche se il colore era ormai desaturato – dal tempo, probabilmente.

E metà del volto se n'era andato – una cicatrice solcava una sua gota, e la si vedeva scivolare sino al collo – era profonda, e in parte modificava la sua mimica.

“Allora? Cosa vuoi?”

Heru espirò, fissandolo: occhi azzurri contro occhi azzurri.

No, era diverso. Il colore – l'azzurro di Naruto arrivava da Minato, non da lui.

“Devo aiutarti. E non faccio il tifo per farlo, non credo che te lo meriti, ragazzino – non dopo aver visto come ti comporti. Sei riuscito a prendere il peggio da lui e da lei. Ed assomigliare fisicamentea tuo padre non ti aiuta.”

Naruto lo squadrava, quasi sul punto di ringhiare: non aveva ancora evocato Kyuubi, ma, con quei toni, forse gli sarebbe scappato.

Aveva ragione.

Era una vita che non evocava Kyuubi.

“Ti risolvo il problema – non voglio il tuo aiuto. Vattene, e se ti vedo rifare qualcosa di anche solo un minimo più violento di quanto hai fatto prima al mio villaggio, hai la morte assicurata, servita su di un piatto d'argento.”

“Sì, sarebbe indubbiamente comodo per tutti e due. Ma sono l'ultimo rimasto, ormai - anzi, volendo siamo in due. Forse in tre.”

Naruto cercava di respirare lento. Non ricordava più quella sensazione.

Kyuubi non doveva insorgere così.

Kyuubi non doveva manifestarsi in quel modo, come quando aveva quindici anno – no.

Era vero.

Aveva modificato il sigillo, era vero. E non richiamava il demone da anni.

Avrebbe dovuto parlarne con Killer Bee, almeno lui avrebbe potuto aiutarlo: ma ogni demone era diverso, e comunque non aveva avuto il tempo ne' di andare da lui, ne' di scomodarlo a venire a Konoha.

“E poi l'ho promesso a mia sorella.” aggiunse l'uomo, incrociando le braccia al petto possente. “Non so tu, ma io non posso rimangiarmi la parola data – anche se è successo quasi trent'anni fa.”

Naruto lo guardò a lungo, le labbra schiuse, un lontano sorriso sulle sue ultime parole – amaro, forse depresso.

Respirava lentamente, ma affannato.

“Sei un Uzumaki.”

“Sono l'ultimo che conosce l'arte dei sigilli di Uzushiogakure.” rispose quello.

“Ma sei anche un Uzumaki.” insistette Naruto, che andava cogliendo il punto.

“Siamo rimasti noi due. E tue figlia, forse.”

“Chi sei.” domandò, questa volta imperativamente – senza nemmeno un cenno di domanda nel tono – per l'ennesima volta.

“Heru Uzumaki. Tecnicamente, tuo zio.”



 

***

Con sommo stupore, Kauro vide Atsuki sparire oltre le mura.

“E' andata dall'altra parte?” domandò Tetsuya, sgomento.

Lo Hyuuga non rispose, concentrandosi.

“Hei! Kauro!”

“Non vedo niente.”

“Oh – merda, merda, merda!” Testuya si lanciò a scalare, a sua volta, la parete delle mura – con estrema rapidità in confronto alla velocità che aveva avuto Atsuki nella sua salita.

“Ohu! Non vorrai mica lasciarmi qui!” Esclamò Kauro, stranito. “Ehi! Testusya! Ehi!”

“E sali anche tu, baka!”

“Oh – cazzo!”

“Uno Hyuuga che conosce le imprecazioni – wao, non mi aspettavo che fossi una persona del genere, Kauro-Kun!”

“Piantala!” fece Kauro, raggiungendo Tetsuya – “e cerchiamo di riportarla indietro!”

“Riportare indietro Chi?”

I due levarono lo sguardo sulla figura che aveva parlato, in alto – in cima alle mura.

“Bene, ottimo.” mormorò Kauro, grugnendo “Sgamati da Konohamaru-sensei. Grande. Evviva.”

Tetsuya sbuffò.







_____________________________________________


Nda finali:

@luchia_chan : Hu - sgamata! x°D
Mi piacciono gli uchiha ciechi, sì u.u' (considerando che ne i frutti dell'oblio ho ciecato il povero Itachi) - è un contrappasso che trovo perfetto.

Bene, abbiamo capito chi è Heru, e adesso vi lascio a incasinarvi la testa su cosa hanno combinato Naruto e gli altri sul sigillo x)
Ai è pucciosha *-*'

Ah, sì. Heru odia Minato. Tanto. E non stravede per Naruto. Però normalmente è una persona civile, come avete visto.
Civile entro i limiti della civiltà degli Uzumaki, beninteso.

Vabè, spero che vi piaccia!

Ah, si! Lo metto anche qui - il tabellone delle età. Non fatevi prendere dal panico, chi c'è c'è, chi non c'è non c'è, nel tabellone delle età. Alcuni che dovrebbero comparire non compaiono, altri che non dovrebbero comparire, compaiono. E' giusto per dare un senso alle cose in linea generale :3





IL TABELLONE DELLE ETA' DI UZUSHIOGAKURE MONOGATARI

(ricordo che alcune cose sono approssimate e stimate solo in base ai dati ottenuti dalla serie, non essendocene di ufficiali!)


ATASUKE

TAI

MINATO

KUSHINA

TSUNADE

JIRAYA

HIRUZEN

(3° hokage)

MITO

HERU

NARUTO

KAKASHI

ATSUKI


0

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/

/

/

24

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