Nightmare. di velvetmouth (/viewuser.php?uid=80658)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Freddy's coming for you. ***
Capitolo 3: *** Boo! ***
Capitolo 4: *** Here comes the Boogeyman! ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Nightmare.
Prologo.
Eppure
c'era qualcosa
nel quadro che stava osservando. Qualcosa
che strideva con il resto, che stonava, che rendeva l'atmosfera
sinistra e cupa. Pensò che fosse solamente un'impressione,
un presentimento, uno di quei campanelli d'allarme, che la maggior
parte delle volte si rivelano inutili. Strizzò leggermente
gli occhi, passandoli come un faro lungo tutta la superficie del
dipinto, come a voler scovare il particolare sbagliato, i colori
contrastanti o qualsiasi altro difetto che decretasse una qualche
stranezza. Eppure, visto oggettivamente il quadro rappresentava un'innoqua
distesa d'erba, sormontata da un cielo cristallino e sgombro, campi ben
coltivati in secondo piano e casette di campagna deliziosamente sparse
lungo i pendii boscosi delle colline. Nulla di particolare, se non che,
improvvisamente le nuvole che ornavano il cielo, come batuffoli di
cotone, avevano preso un colore grigio-fumo, sempre più
scuro e lugubre. Emma indietreggiò all'improvviso, notando
con orrore che non solo le nuvole stavano cambiando il loro aspetto, ma
tutto l'intero quadro: le colline apparivano piene di bozze e con
l'erba marcia, gli animali che pascolavano lungo il fiume, fino a pochi
attimi prima zampillante e vivo, apparivano carcasse in putrefazione,
mentre le casette di campagna erano adesso diroccate ed alcune rase al
suolo.
Eppure, non solo questo bastò a far sprofondare Emma nella
disperazione e nel terrore più totali, infatti, dal fondo
del dipinto, camminando a passo strascicante, si stava avvicinando un
uomo. A primo impatto Emma si avvicinò per vederlo meglio,
seppur pervasa da fremiti di paura incontrollata. A poche spanne dalla
tela, l'uomo claudicante compì come un balzo sovrannaturale
che lo spinsero a pochi millimetri dal viso di Emma, che
cacciò un urlo mostruoso. L'uomo era sfregiato e butterato,
con lembi di pelle del viso e del collo ustionati, la fisionomia umana
era pressochè andata distrutta, forse fra le fiamme. Ma Emma
non provò pietà per l'uomo, che sembrava essere
stato vittima un grave incidente, anzi... Si sentì
così spaventata da quel suo sorriso equivoco che
iniziò a correre dalla parte opposta del quadro, inciampando
nei suoi stessi piedi e, volgendosi di continuo. L'uomo era balzato
fuori dalla tela come un agile felino e aveva preso a ridere in maniera
sguaiata e roca, terrificante. Solo allora, Emma si accorse che quel
losco personaggio aveva al posto della mano destra un congegno
orribile: un guanto munito di 5 affilate lame. Bastò questo
particolare a far sprofondare Emma nell'oblio del terrore. Corse a
perdifiato lungo il nulla che le si parava davanti. Nessuna luce,
nessun essere vivente e nessuna via d'uscita. Si volse un'ultima volta,
grondante di sudore, gli occhi sbarrati alla ricerca del viso
spaventoso, deturpato dalle fiamme. Non c'era più, era
svanito così come era comparso.
-Ciao, Emma!-
Una voce baritonale riecheggiò nell'orecchio teso di Emma,
facendole raggelare il sangue nelle vene. Subito dopo, il guanto
d'acciaio le si posò sulla spalla, una delle lame in
direzione del collo, pronta per essere usata.
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Capitolo 2 *** Freddy's coming for you. ***
Freddy's coming for you.
Un grido raccapricciante risvegliò la quiete mattutina della
famiglia Jefferson.
Hilda corse ansante nella camera della figlia, temendo che la ragazza
si fosse fatta male, o che fosse entrato qualcuno dalla finestra o
chissà quale altra orribile opzione. Trovò la
figlia
grondante di sudore, impaurita e sotto choc.
-Tesoro! Che cosa è successo?-
Urlò la madre, preoccupatissima. Emma voltò il
viso,
scoprendo con i capelli un lungo taglio, seppur marginale che riportava
sul collo.
-Come...Come hai fatto?-
Chiese Hilda, recuperando un asciugamano dal bagno.
La figlia scosse debolmente la testa, gli occhi ancorati fissi davanti
a sè. La donna cinse con un braccio la ragazza, tamponandole
la
ferita con il panno imbevuto d'acqua.
-E' stato solo un brutto sogno...-
La rassicurò, carezzandole teneramente i capelli, mentre la
fronte si increspava in un' espressione meditabonda, quanto incredula.
-Hey, Emma, che hai fatto al collo?!-
-Niente...-
Sussurrò, portandosi istintivamente la mano al lato del
collo,
per poi coprire la grossa garza con i capelli. Kellan si
avvicinò, tenendo il vassoio della mensa su una mano.
-Tutto bene, Ems?-
Le chiese, prendendo posto affianco alla ragazza. La sala mensa era
particolarmente gremita, quel giorno ed Emma si sentiva così
dannatamente a disagio. Odiava perdere il controllo, odiava non sapere
cosa le stava accadendo e sopratutto, odiava fare incubi che si
rivelavano troppo reali. Scostò lo sguardo con aria assente,
mal
celando una preoccupazione sul volto.
-Sto benone, Kellan... Non devi preoccuparti...-
Minimizzò, addentando il suo hamburger. L'amico la
osservò di sottecchi, lasciando trapelare quanto poco
credesse
alle parole della ragazza, ma non ribattè. Per quanto ne
sapeva,
si era maldestramente tagliata con qualcosa che teneva in mano,
distratta com'era!
E sapeva benissimo che Emma odiava essere così sprovveduta e
immersa nel mondo dei sogni, vista sempre come una ragazza stramba e
sognatrice. Per cui, evitò di farle domande. Pochi minuti
dopo
si aggiunse ai due anche Rose, trasportandosi dietro quello che
sembrava essere il libro più pesante del mondo. Lo
lasciò
cadere a pochi centimetri dal vassoio di Kellan e, con l'urto, il
contenitore della sua bibita si rovesciò irrimediabilmente,
lasciando sgocciolare il liquido al bordo del tavolo.
-Buongiorno, Rose!-
Esclamò il ragazzo ironizzando e affrettandosi a pulire,
prima
che le inservienti rompessero le scatole. In tutta risposta Rose
sfoderò un sorrisetto di sufficienza e prese posto davanti a
Emma.
-Ems, ti vedo giù... Qualcosa non va?-
Lì per lì Emma fu tentata di raccontarle tutto:
il
quadro, l'uomo sfregiato, il taglio provocato dal suo strano guanto, ma
appena fece per aprire la bocca, si sentì così
dannatamente stupida che si limitò ad alzare la mano davanti
al
viso dell'amica, come ad intimarle silenzio. Rose increspò
le
sopracciglia, alzando le spalle e dirigendo un'occhiatina a Kellan che
in tutta risposta, scosse la testa. Emma non era dell'umore adatto a
parlare... Lo sapeva d'altronde... Quando qualcuno voleva tirarle fuori
qualcosa di bocca, era il momento giusto che lei non avrebbe detto
proprio un bel niente. E il fatto di essere buonissime amiche non
cambiava niente. Emma era così con tutti, riservata e
originale... Era questo il suo bello.
-Mio Dio, avete visto che dannato libro devo recensire??! Il prof. di
Lettere è un pazzo!-
Esordì Rose, osservando il grosso librone, come a volerlo
incenerire all'istante.
Kellan soffocò una risatina.
-Almeno avrai qualcosa da fare per questo weekend!-
Rose alzò gli occhi al cielo e prese il coltello, iniziando
a sbucciare la sua mela.
Un
guizzo di luce, penetrato dalle enormi finestre della sala-mensa,
riflettè sul dorso argentato della lama, creando un riflesso
aranciato
che colse Emma negli occhi.
La ragazza si volse verso quella luce sinistra e,vedendo Rose impugnare
il coltello, cacciò un urlo tremendo e svenne.
-Ems? Ems, mi senti?-
Aprì
un occhio, poi l'altro. Strizzò gli occhi, ma continuava a
non vedere
niente. Tutti i contorni sembravano sfumati e dannatamente confusi. A
poco a poco distinse le pareti azzurrine dell'infermeria, tutti gli
scaffali colmi di medicine e la sedia girevole, con la scrivania
davanti alla finestra, che dava sul cortile. Sentì qualcosa
di morbido
sotto la testa: doveva essere sdraiata su un lettino. Fece per
sollevarsi sui gomiti, ma un giramento improvviso di testa la fecero
vacillare.
-Ragazzi, forse è meglio se la lasciate riposare...-
Sentì
come una voce ovattata in lontananza, probabilmente l'infermiera Kate.
Poi, come in un sogno, vide due sagome sfocate uscire dalla porta
bianca, lasciandola sola.
Quando riaprì gli occhi era
nell'infermeria e, si sentiva stranamente piena di forze. Quanto era
stata stupida, a svenire in mensa, davanti a tutti! In quel momento
avrebbe volentieri infilato la testa nella sabbia. Uno stupido incubo
l'aveva condizionata a tal punto da aver paura di uno
stupidissimo
coltello. Eppure... Da cosa dipendeva quel leggero taglio che aveva sul
collo, se non da una lama? Nella sua stanza non c'era niente del
genere, con cui si sarebbe potuta ferire nel sonno!
Scacciò i
pensieri, mettendo le gambe fuori dal lettino e con un balzo si
ritrovò
finalmente con i piedi per terra. Si sentiva veramente bene e con un
sorriso aprì la porta, entrando nel corridoio. Ma, appena
richiusa
dietro di sè la porta, venne pervasa da un totale stato
d'angoscia e
solitudine. Non aveva mai visto il corridoio in una tale desolazione!
Eppure doveva essere quasi l'ora di uscire! Impossibile che non ci
fosse neppure un'anima in giro per la scuola! Non diede peso alle
preoccupazioni e, ricordandosi di avere lezione di biologia
recuperò lo
zaino da terra e se lo caricò sulle spalle. Avrebbe
scommesso che
Kellan e Rose l'avrebbero aspettata fuori finchè non si
fosse ripresa,
ma le sue speranze si rivelarono vane. Pensò subito che il
sig.
Petterson li avesse richiamati in aula. Si sentì sollevata
dalla
spiegazione e iniziò a incamminarsi verso destra, dove si
trovavano i
vari laboratori. Ad ogni passo, il rumore delle suole delle scarpe da
ginnastica riecheggiava lungo l'immenso corridoio deserto, accrescendo
la paura che Emma aveva lasciato sopire nella sua mente. E d'improvviso
capì. Stava sognando di nuovo.
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