Aspettando la magia

di Starlight
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fantasia ***
Capitolo 2: *** Timber ***
Capitolo 3: *** In incognito ***
Capitolo 4: *** Bugie ***
Capitolo 5: *** Cadere ***
Capitolo 6: *** G.A.W. ***
Capitolo 7: *** Lillà ***
Capitolo 8: *** Contatto ***
Capitolo 9: *** Confessioni ***
Capitolo 10: *** Risposte ***
Capitolo 11: *** Confusione ***
Capitolo 12: *** Volo ***
Capitolo 13: *** Solitudine ***
Capitolo 14: *** Rosso ***
Capitolo 15: *** Rinascere ***
Capitolo 16: *** Sanguinare ***
Capitolo 17: *** Agonia ***
Capitolo 18: *** Magia ***



Capitolo 1
*** Fantasia ***


Aspettando la magia

Titolo originale: Waiting for Magic
Autrice: Starlight - sito
La traduzione dal'inglese appartiene ad Erika e al sito Erika's Fanfiction Page
Disclaimer: Tutti i personaggi, luoghi, etc. appartengono ai loro rispettivi proprietari e non a me.

Capitolo 1: Fantasia

Quistis Trepe abbassò lo sguardo verso le profondità scure, color ebano della sua tazza di caffè mezza vuota con chiaro disgusto scritto sul viso. Lentamente le sue labbra si incurvarono verso il basso in un broncio, maledicendo la sua benevola bevanda per ogni cosa che le era andata storta nella vita. Dall'essere adottata da una meno che ideale famiglia all'aver perso la sua posizione di istruttrice al Garden di Balamb; il liquido caldo era responsabile di tutto ... o più propriamente della macchia indelebile che si stava rapidamente formando fra le pieghe della sua gonna.

"Mi dispiace..." bofonchiò la giovane studentessa che l'aveva urtata sul braccio, con uno sguardo inorridito che le impallidiva i tratti. I suoi occhi neri erano spalancati, come piscine brillanti che sembravano sospette quanto la tazza rovesciata di Quistis.

"Va tutto bene," sospirò lei. "Sono sicura che verrà via." Come il sangue su un tappeto bianco.

"Okay...beh...mi dispiace ancora," replicò la ragazza, girandosi per andare via con i muscoli visibilmente irrigiditi. Da dietro, sembrava Rinoa. I lunghi capelli neri e il corpo delicato che facevano parte del fascino di Rinoa quanto il suo contagioso sorriso sembravano un po' fuori posto accanto all'uniforme grigia e argentata.

Quistis ricordava solo vagamente i giorni trascorsi prima di diventare SeeD. Si ricordava la propria determinazione, il proprio irrefrenabile bisogno di essere forte e avere tutto sotto controllo. Quistis odiava sentire di non avere il controllo, ogni cosa doveva essere attentamente al suo posto. Essere deboli era pericoloso, ma essere indifesi era mortale.

Asciugando un po' del caffè col fazzoletto, si alzò per sbarazzarsi della sua bevanda. Chissà perchè, quello che era rimasto del suo caffè non l'attirava più. In lontananza, era cosciente degli occhi posati su di lei mentre usciva dal bar. Sapeva che molti dei suoi studenti avevano guardato a lei come qualcosa di più di una figura autoritaria quando era stata istruttrice. Quegli studenti, però, si erano persi nella folla quando aveva perso la licenza. Adesso, si era abituata alla gente che la fissava. Dopo aver sconfitto Artemisia, lei con tutti quanti gli altri coinvolti, erano diventati figure leggendarie all'interno del Garden.

"Hey, Quistis," disse Zell mentre passava come un fulmine, quasi facendola cadere a terra, mentre usciva dal bar. Doveva ammetterlo, sapeva come fare una buona entrata.

Zell si perdeva raramente gli hot-dog del bar. La gente lo lasciava passare in prima fila, o gli dava il proprio pranzo quando arrivava tardi. Tutta questa fama non sembrava infastidire Zell. Casomai, lui la trascurava ed era diventato più forte. Il ragazzino che si faceva chiamare una volta "Zell il piagnucolone" si era trasformato in un uomo con la grinta di un guerriero e un cuore d'oro. Era ancora pieno della sua caratteristica energia, prendeva ancora decisione impulsive e spesso imprudenti, ma Quistis poteva vedere che la maturità spuntava piano piano dentro di lui.

La maturità era qualcosa con cui Quistis non aveva mai avuto problemi. Spesso si era sentito molto più matura di quanto avrebbe dovuto essere. Era sempre stata l'adulta, quella di livello superiore. La sua infanzia era scivolata dietro di lei tempo addietro, intoccata e insopportabilmente corta. Non aveva quello che aveva Zell, non aveva il suo atteggiamento innocente verso le cose.

Comunque, c'era qualcosa che Quistis aveva capito. La sua infanzia, o la totale mancanza di essa, l'aveva resa forte. Le aveva dato un senso di testarda determinazione per riuscire là dove nessun altro era riuscito. L'unica cosa che la scoraggiava ora era come l'eccessivo successo l'avesse fatta evadere da ogni svolta nella sua vita. Se guardava indietro, riusciva a vedere se stessa che lavorava ciecamente verso una meta, e che si tirava miseramente indietro ogni volta che senitva il calore della luce della felicità.

Scuotendo la testa per disfarsi di quei tristi pernsieri che sembravano circolarle nella testa, Quistis continuò a dirigersi verso la sua stanza. Era troppo deprimersi appoggiandosi alle cose che erano andate storte. Quistis cercava continuamente di ricordare che c'era così tanto nella sua vita di cui doveva essere grata. Era un membro dell'elite dei SeeD, la gente rispettava apertamente la sua abilità in tutto il mondo. In più, aveva amici che erano andati all'inferno e tornati indietro con lei. Era un legame che nessuno avrebbe spezzato.

Con calma, chiuse la porta della sua stanza dietro di lei, e cercò qualcosa da mettersi addosso. Infine, decise di mettere l'uniforme SeeD. In un modo infantile, la faceva sentire bene indossarla. La faceva sentire importante, parte di qualcosa più grande di lei. Aveva un incontro col preside in meno di un'ora in ogni caso, perciò l'uniforme andava bene.

Canticchiando piano fra sè e sè, si tolse il vestito rovinato, buttandolo per terra senza curarsi di dove finiva, e indossò l'uniforme oro e blu. La gonna era più corta rispetto all'altro vestito, e mostrava le ginocchia. In generale, lei preferiva le gonne lunghe e la sua uniforme SeeD era leggermente più lunga rispetto a quella che indossavano le altre.

Fermandosi per controllare i capelli allo specchio, Quistis uscì dalla sua stanza solo per vedere Squall camminare verso di lei. Come sempre, il fiato le si bloccò nel petto nel vederlo. I suoi lunghi capelli marroni gli cadevano davanti ai chiari occhi grigio tempesta. Il suo passo era pieno di solida confidenza, e la cicatrice che andava dalla fronte fino al naso non toglieva niente al suo fascino. In parole povere, Squall Leonhart toglieva il fiato a Quistis e le faceva battere forte il cuore contro i polmoni ogni volta che lo vedeva.

"Quistis," annuì brevemente mentre le passava oltre.

Naturalmente, era diretto verso la stanza di Rinoa.

"Ciao, Squall..." rispose lei un po' in ritardo. Lui sembrò non notare che aveva detto qualcosa, e continuò verso la stanza della sua fidanzata. Quistis era stata innamorata di Squall per così tanto tempo da non ricordarlo neanche, e lui o non aveva mai capito i suoi sentimenti o li aveva apertamente rifiutati. Squall non era esattamente un ragazzo romantico con una sola e ovvia eccezione. Rinoa aveva portato fuori il meglio di lui, aveva conquistato il suo amore e la sua devozione. In verità, Quistis non aveva mai visto qualcuno amare qualcun altro quanto Squall faceva con Rinoa.

Quistis voleva quello che aveva Rinoa talmente tanto da far male. Voleva qualcuno che fosse il suo cavaliere, qualcuno che la proteggesse e l'amasse con ogni fibra del suo essere. Voleva sentire la magia ogni volta che l'avrebbe toccata, voleva poter tranquillizzarsi e sapere che quel legame sarebbe durato per sempre. Anche se sapeva che era sciocca, quella era sempre stata la fantasia di Quistis, e aveva aspettato quel tipo speciale di magia per ventidue lunghi anni. Ventidue anni che sembravano più come cinquanta.

Un po' depressa, Quistis cominciò ad andare verso l'ufficio del preside. Non faceva alcun male arrivare in anticipo, e poi non aveva altro da fare. Pensava magari di poter parlare con Xu per un po', qualunque cosa per tenere Squall lontano dalla sua testa. Volere una cosa che non poteva avere, era una strana sensazione per Quistis.

Sbattendo le mani insieme di fronte a lei, Quistis cominciò la lunga camminata verso la parte opposta del Garden per prendere l'ascensore. Aveva sempre pensato che avere un solo ascensore era un gran errore strutturale dela Garden. L'ascensore stesso non poteva portar su più di quattro persone ... forse sei se stavano tutti molto stretti. Ciò rendeva impossibile far arrivare tutti gli studenti al secondo piano allo stesso tempo. Perciò, il Garden aveva dovuto slittare gli orari delle lezioni così che il minor numero possibile di studenti dovesse usare l'ascensore nello stesso momento.

Zell stava giusto uscendo dal bar quando lei passò di lì. La salutò entusiasticamente e corse verso di lei.

"Hey, Quistis," la salutò per la seconda volta in un'ora. "Come stai?"

"Io bene, e tu?" chiese lei.

"Benissimo!" rispose lui. "Dove stai andando?" Si adatto facilmente al suo passo dietro di lei, con le braccia tenute un po' troppo lontano dai fianchi. Zell era più muscoloso di Squall, anche se più basso. L'abilità di Squall era fatta apposta per il suo corpo leggero e slanciato.

"A vedere il preside," rispose. "Tu?"

"Squall ed io stiamo andando ad allenarci un po'," disse lui scrollando le spalle.

"Davvero? L'ho appena visto," disse Quistis, mettendosi a pensare su quanto le fosse sembrato affascinante mentre camminava verso di lei nei suoi pantaloni e giacca neri.

"Stai scherzando?" la bocca di Zell si spalancò. "L'ho cercato dappertutto!"

"Oh, speravi di trovarlo in un panino?" rise Quistis. Zell ridacchiò un poco e si strofinò il retro della testa.

"Stavo solo facendo una pausa prima di ricominciare a cercarlo," replicò lui sentendosi un po' colpevole. "Sai, devo tenere alte le energie e cose così." Quistis non potè fare a meno di ridere, Zell aveva energia per due persone e più.

"Beh, l'ho visto dirigersi verso la stanza di Rinoa," disse lei. "Perciò credo dovresti dirigerti in quella direzione."

"Okay, grazie," annuì lui e se ne andò agitando la mano mentre Quistis entrava in ascensore. Riusciva ancora a vederlo correre verso il dormitorio mentre saliva al terzo piano; il movimento faceva sentire il suo stomaco come fosse a testa in giù. Il povero piccolo organo era appena tornato al suo posto quando l'ascensore si fermò, facendo di nuovo uscire lo stomaco dal suo posto.

Uscì ed entrò nell'ufficio del preside. Xu alzò lo sguardo da dietro la scrivania all'interno di quella che poteva essere chiamata una sala d'attesa e sorrise.

"Sei in anticipo," disse lei, abbassando la testa verso l'orologio. "Parecchio in anticipo."

"Lo so," Quistis scrollò le spalle. "Ma non aveva davvero nient'altro da fare, e ho pensato di venire qui subito."

"Puoi sederti ad aspettare se vuoi," le offrì Xu, facendo segno con la mano ad una sedia. "Dirò al preside che sei qui, magari ha qualcosa da discutere con te prima che arrivino tutti gli altri."

"Tutti gli altri?" chiese Quistis, che non sapeva che sarebbero stati presenti anche altre persone all'incontro oltre a lei e al preside.

"Altri quattro SeeD," Xu guardò un pezzo di carta sulla scrivania, corrugò momentaneamente lo sguardo, e poi la guardò come se niente fosse. "Solo un minuto." Sparì dietro la porta a due ante che conduceva nel vero e proprio ufficio di Cid.

Quistis faceva sbattere le dita sulle ginocchia con impazienza mentre Xu era via, con la mente che faceva congetture sul piccolo e strano pezzo d'informazione che aveva ricevuto. Se l'incontro coinvolgeva altri membri SeeD, allora doveva essere una missione. Il pensiero era piacevole, non faceva una missione importante da tempo ormai. Dopo la liberazione di Timber, i Galbadiani erano tornati nell'ombra e non si era quasi più sentito niente di notevole riguardo a loro. Da allora, tutte le missioni che erano state assegnate a Quistis erano state costituite da sterminio di mostri.

Naturalmente, quale missione poteva paragonarsi alla battaglia con Artemisia e alla salvezza del mondo? Quistis continuava ad avere l'orribile pensiero di aver raggiunto il proprio picco, compiuto il suo destino, e che il resto della sua vita sarebbe stata un lenta spirale verso il basso.

"Quistis?" Xu aprì una delle porte e con una mano le fece segno di entrare. "Il preside ti riceverà ora."

"Okay, grazie, Xu," sorrise amichevole all'altra donna. Xu era straordinariamente capace, e Quistis si chiedeva spesso perchè si limitasse a fare la segretaria per la maggior parte del tempo.

Se fossi io il preside, lei starebbe su un campo di battaglia.

"Buon pomeriggio, Signorina Trepe," Cid non alzò lo sguardo quando lei entrò nella stanza, chiudendo la porta dietro di sè. "Come stai oggi?"

"Piuttosto bene, Signore," replicò lei, facendogli un breve saluto anche se non la stava guardando.

"Sono contento di saperlo." Si alzò, facendo scorrere pensieroso una mano lungo la barba corta che giaceva sulla linea della sua forte mascella. "Sono sicuro che avrai probabilmente capito cosa sto per dirti." Si fermò e la osservò, con le mani dietro la schiena. Come al solito, indossava un maglione rosso sopra una camicia bianca. Cid non era fisicamente un uomo intimidatorio, ma c'era un'aria di autorità che Quistis rispetttava.

"Un missione?" chiese, spostando inconsciamente la testa di lato.

"Una che credo sia adatta al tuo talento," rispose lui. "E anche una missione che sarà molto importante per te."

"Di che si tratta?" chiese lei, deglutendo profondamente e sperando disperatamente che non stesse per dire quello che lei pensava stesse per dire.

"Tu e altri quattro membri SeeD state per essere mandati a Galbadia," annunciò lui. "Naturalmente, sarai tu a guidare la squadra. I governi di Timber e Dollet ci hanno contattato riguardi ad alcune voci secondi le quali i Galbadiani stanno costruendo nuove basi missilistiche e si stanno preparando a lanciare una nuova campagna militare per guadagnare il pieno controllo del continente."

Si fermò, schiarendosi la voce, e poi continuò.

"Partirai per Timber domani mattina e poi continuerai verso Dealing City. Cerca di capire se c'è un fondo di verità dietro queste voci. Se i Galbadiani dovessero essere in assetto di guerra, ritorna alla base per ulteriori istruzioni." Si bagnò le labbra nervosamente. "Quistis ... se questa missione va bene, il tuo premio sarà la restituzione del tuo incarico come istruttrice. Sempre che tu lo voglia. Credo onestamente che tu sia stata messa alla prova decine di volte, ma un certo numero di gente alla facoltà vorrebbe vedere le tue capacità in azione."

"Signore ..." Quistis si fermò per un attimo, non ancora sicura su come rispondere. "Naturalmente, mi piacerebbe molto diventare di nuovo un'istruttrice ... ma, se Galbadia attaccasse .... quale sarebbe la natura della nostra missione?"

"Proteggere i governi liberi che Timber e Dollet hanno stabilito per se stessi," rispose lui. "Sospetto che le voci siano più verità che fantasia. Manderemo altra gente se necessario."

Quistis ci riflettè per un attimo. La missione in sè non la infastidiva, solo il fatto che la sua licenza d'insegnamento le fosse stata sventolata davanti al naso come incentivo. Essere un'istruttrice era stata una delle esperienze più gratificanti della sua vita, e perdere tutto questo era stato davvero doloroso. Si sentiva intimidita all'idea di fallire di nuovo in quel modo. Tuutavia, una parte di lei non riusciva a buttar via la possibilità di riavere quello che aveva così tanto amato.

"Con chi lavorerò?" chiese lei.

Cid si schiarì di nuovo la voce. Stava incominciando a infastidirla questo gesto, e sapeva che non le sarebbe piaciuto quello che stava per sentire.

"Beh ... alcuni fra i migliori," replicò lui riluttante.

"Qualcuno che conosco?" chiese Quistis.

"Sì..." Cid guardò per terra. "Abbiamo cercato di trovare qualcuno con conoscenze a Galbadia. Rinoa andrà in missione ad Esthar con Squall. Irvine sarà con loro... e ci era rimasta una solo spiccabile alternativa."

"Chi?" chiese Quistis, completamente ignara di chi potessero aver scelto. Non dovette chiederselo ancora a lungo, qualche istante dopo la sua domanda il resto della sua squadra entrò in fila nell'ufficio. Selphie era davanti al gruppo due persone che Quistis riconobbe vagamente con suoi precedenti studenti erano dietro di lei, e la persona il cui nome il preside era stato così riluttante a dire spiccava in fondo.

Seifer. Ma certo...lui era con la Strega quando è stata nominata ambasciatrice. Non necessariamente una buona connessione per Galbadia, ma sempre una connessione.

"Hey, Quistis!" ridacchiò Selphie, con gli occhi verdi pieni di entusiasmo. Seifer le rivolse semplicemente una lunga occhiata impassibile.

"La sua squadra, Signorina Trepe," sorrise Cid, con un cenno di scuse negli occhi, e fece segno alle quattro persone che si erano allineate e salutò davanti alla porta. "Buona fortuna."

CONTINUA ...

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Capitolo 2
*** Timber ***


Aspettando la magia

Titolo originale: Waiting for Magic
Autrice: Starlight - sito
La traduzione dal'inglese appartiene ad Erika e al sito Erika's Fanfiction Page
Disclaimer: Tutti i personaggi, luoghi, etc. appartengono ai loro rispettivi proprietari e non a me.

Chapter 2: Timber

"Non posso credere che venga anche Seifer," Selphie scosse la testa. "Ero rimasta molto sorpresa quando è diventato SeeD... ma questo è davvero troppo!" Quistis annuì, pienamente d'accordo. Non sarebbe stato difficile dare ordini a Selphie e agli altri, ma Seifer sembrava disprezzare l'autorità. Non le aveva mai dato un attimo di pace quando era istruttrice, e certamente non sarebbe stato meglio ora che era caposquadra.

"Almeno si può dipendere da lui in combattimento," disse Quistis. "E' uno dei migliori."

"Ma è così ... così ... Seifer," Selphie scosse la testa. Quistis sapeva bene che l'ultima esperienza che Selphie aveva avuto con Seifer era stata negativa. La sua natura normalmente gioviale non le permetteva di essere apertamente ostile con lui, ma la sua presenza la rendeva comprensibilmente nervosa.

"Magari è cambiato," replicò Quistis, sperando segretamente che potesse aver subito una radicale trasformazione, ma sapendo bene che non poteva essere così fortunata. No, era sicuramente rimasto lo stesso noioso e fastidioso Seifer a cui aveva insegnato tanto anni fa. Un po' più grande e in possesso di un uniforme, ma sicuramente ancora lo stesso Seifer.

Lo trovarono che aspettava accanto ad una delle macchine del Garden. Stava appoggiato con tutto il corpo sul cofano mentre faceva penzolare pigramente la sua gunblade avanti e indietro. Come al solito, indossava la sua lunga giacca di trench grigia. La giacca lo faceva apparire leggermente più alto di quanto fosse in realtà, e non che fosse basso. Seifer, che superava abbondantemente il metro e ottanta di altezza, faceva sembrare basso Squall al suo confronto. Non aveva paura di niente e di nessuno ... era una delle persone più intimidatorie che Quistis avesse mai incontrato.

"Buongiorno, Seifer," gli sorrise.

" 'Giorno," rispose lui, con una voce un po' più intensa di quanto lei si ricordasse. Naturalmente, i ricordi che aveva di lui erano un poco sbiaditi. Ciò che ricordava meglio erano i suoi giorni peggiori, quelli in cui rimaneva in piedi avvolto in una giacca logora, con la schiena incurvata quasi come fosse dolorante, e gli occhi pieni di rabbia, che lei sperava di non riuscire mai a capire. Avevo lo sguardo tipico di un animale rabbioso, con il corpo stanco ma col sangue che gli scorreva nelle vena con calda impurità ... pieno di disagio.

Adesso, appariva forte e di pietra. I suoi occhi erano fissi su di lei come se la stesse quasi sfidando, e stava masticando una consistente quantità di gomma americana.

"Dove sono gli altri?" chiese lei, castigandosi mentalmente per essersi già dimenticata i loro nomi.

"E io come diavolo faccio a saperlo?" disse lui, scrollando le spalle. "Sei tu il caposquadra."

"E' vero," disse Quistis con un sorriso, poi si girò verso Selphie la cui attenzione era stata completamente catturata da un laccio sciolto del suo vestito. "Li aspetteremo ... siamo ancora in anticipo sulla tabella di marcia." Selphie alzò lo sguardo, incontrando quello di Quistis. La sua era un espressione mista, eccitata per la missione, annoiata a causa di Seifer. Stranamente, Quistis aveva pensato che Selphie sarebbe stata una delle prime a perdonarlo. La giovane donna coraggiosa, però, era molto più di quel che sembrava. Era un'eccellente combattente ed era guidata dalle sue emozioni, anche se quell'emozione risultava essere una rabbia imperdonabile.

"Ci dispiace, siamo in ritardo!" I due che mancavano arrivarono correndo in garage, sbuffando e ansimando per tutto il tratto. Due studenti maschi, entrambi con caratteristiche fisiche prive di ogni connotato particolare. Erano nella media in tutti i sensi ... non alti, ma neanche bassi .. non brutti, ma neanche belli ... non estroversi, ma neanche timidi. Quistis cercò di nuovo per alcuni attimi di ricordare i loro nomi, ma questo le provò solo che erano creature di cui ci si poteva dimenticare.

"Va tutto bene," disse infine. "Solo non fate di nuovo tardi ... tutti in macchina." I due recenti arrivi entrarono per primi, seguiti da Seifer, che fece spostare uno di loro per potersi sedere nel posto che preferiva. Quistis riusciva a distinguere chiaramente la paura negli occhi dei due ragazzi quando guardavano il loro biondo compagno. Li odiava quasi per averla mostrata, sapendo che Seifer l'avrebbe usata a suo vantaggio.

"Va bene," Quistis entrò nell'auto per ultima e si sedette al suo solito posto con Selphie davanti a lei. Capì che aveva fatto lo stesso per troppo tempo, proprio come se avesse anche lei un suo posto preferito. "Prenderemo il treno che va da Balamb a Timber. Passeremo qualche ora a Timber e poi ci imbarcheremo sul treno diretto a Deling City."

Selphie appoggiò le mani sulle ginocchia e canticchiò piano fra sè e sè mentre scendeva il silenzio. Il suo vestito giallo sembrava quasi fosforescente all'interno dell'auto scura, e il movimento della macchina faceva sobbalzare gentilmente i suoi capelli avanti e indietro al ritmo della sua stessa canzone.

"Piantala," brontolò Seifer, spezzando il relativo silenzio.

"Perchè, hai qualcosa contro chi è felice?" domandò Selphie e riprese prontamente a canticchiare. Le labbra di Seifer si incurvarono in un ringhio e Quistis potè quasi vedere i muscoli che gli si irrigidivano per l' irritazione. Visto che era seduta accanto a lui, sentiva la tensione che radiava, e in quel momento fu grata che il viaggio verso Balamb fosse corto.

Seifer fu il primo ad uscire dalla macchina quando si fermarono, facendo quasi cadere tutti quanti gli altri mentre si precipitava verso la porta in un lampo di luce oro e grigia. Selphie aveva un'espressione compiaciuta sul viso da elfo e aspettò pazientemente che tutti quanti uscissero prima di uscire lei stessa.

L'aria calda di Balamb colpì duramente Quistis come al solito, così piena di odore di sale. La piccola e tranquilla cittadina portuale era bella, persino pacifica, ma Quistis l'aveva messa nella lista dei posti dove non avrebbe mai abitato. Non era sicura di sapere cosa non le piacesse di Balamb, ma non aveva mai sentito altro che disagio lì. Qualche paesano le passò accanto mentre si dirigeva verso la stazione ferroviaria, con la sua squadra che camminava obbedientemente dietro di lei.

"Salve," la salutò cordialmente l'uomo della stazione, riconoscendola grazie a dozzine di missioni precedenti. Ridacchiò, mostrando i suoi denti eccessivamente perfetti.

"Salve," Quistis ricambiò il sorriso. "Vorrei cinque biglietti per Timber."

"Va bene... le piacerebbe registrarsi per una delle nostre carte sconto per SeeD?" chiese.

"Carte sconto per SeeD?" Quistis bilanciò il peso del corpo su un solo piede e incrociò le braccia. Avevano sempre tutti qualcosa da vendere.

"Già!" L'uomo portò una mano alla tasca e ne estrasse una piccola carta rossa con su scritto "Balamb SeeD" in grosse lettere nere. "Per ogni biglietto che compri, ricevi un punto, e quando la carta è piena, hai un biglietto gratis."

"Capisco ... e quanto costa quella carta?" chiese scettica.

"Solo 200 Guil," rispose come se 200 Guil per un piccolo pezzo di carta patinata fossero il miglior affare del mondo. "Naturalmente, dal momento che lei è una cliente abituale, potrei scendere a 175."

"No grazie," Quistis scosse la testa. "Prenderò solo i cinque biglietti."

"Si sta lasciando sfuggire una strordinaria offerta..." l'uomo scosse la testa e le diede riluttante i cinque biglietti che aveva chiesto in un primo momento.

"Magari dovrebbe parlare al preside del Garden di Balamb del suo piccolo piano di sconto per viaggi SeeD," offrì Quistis insieme al denaro. L'uomo non fu per nulla intidimidito, e prese i soldi con un piccolo movimento della testa, mormorando qualcosa a bassa voce sul fatto che fosse uno spreco per lei pagare più di quello di cui che c'era bisogno.

"Okay, qualcuno ha bisogno di qualcosa prima di andare?" chiese. Nessuno rispose, perciò si diresse verso il treno. "Va bene allora, andiamo." Mentre andava verso il treno e allungava i loro biglietti all'uomo in uniforme che stava davanti all'entrata, poteva sentire Seifer che strisciava la punta della sua gunblade contro il pavimento. Il suono acuto e metallico che produceva faceva venire la pelle d'oca a Quistis, e per alcuni lunghi momenti lei considerò l'idea di girarsi e di urlargli di smetterla. In un qualche modo, riuscì a controllarsi e fece salire tutti nel treno senza ulteriori intoppi.

"Quistis! Quistis! Quistis!" Selphie saltava su e giù davanti alla porta che conduceva alle cabine passeggeri nell'altro vagone. "Aprila!"

"Selphie! Selphie! Selphie!" la prese in giro Seifer. "Sta' zitta!"

"Solo un minuto, Selphie," replicò Quistis, rivolgendo a Seifer uno sguardo infuocato prima di avvicinarsi al pannello per aprire la porta a Selphie. Chiunque avesse mai viaggiato con Selphie sapeva che la ragazza amava stare nelle cose grandi che si muovevano. Quando la porta si aprì, lanciò un gridolino di gioia e andò dritta verso le finestre.

"Non abbiamo una stanza nostra?" chiese Seifer, appoggiandosi al muro e guardando con disgusto mentre gli altri due seguivano Selphie.

"Sì, ma non la useremo," rispose Quistis. "Il viaggio per Timber è corto." La porta si chiuse con un tonfo, lasciando Quistis da sola con lui.

"E allora?" rise lui. "Devi imparare a lasciarti andare di tanto in tanto. Sei così antiquata ... ma guardati. Il collo della camicia che ri arriva quasi in faccia, i capelli raccolti ... assomigli ad una maledetta libraia, Quistis."

"Sai, non vedo in che modo il mio modo di vestire abbia a che fare con questa missione," rispose lei, rifiutando di abbassarsi al suo livello. Lei era il capo, e Seifer avrebbe dovuto rispettarla proprio come tutti gli altri.

"Era solo un commento, Capo squadra," replicò lui e si girò per darle la schiena. "Selphie è lì dentro ... quindi io sto qui fuori."

"Come vuoi," Quistis scrollò le spalle. "Ma non potrai fare a meno di sentirla anche da qui." Seifer fece una smorfia e cominciò a gironzolare come una tigre in gabbia. Aveva sempre avuto un lato animalesco, e Quistis poteva facilmente paragonarlo a qualunque tipo di animale selvatico mentre andava avanti e indietro di fronte a lei, picchiettando la sua gunblade sulla spalla. La parte superiore del suo corpo era inclinata in avanti, e di tanto in tanto muoveva pigramente la mascella fuori dal suo posto.

"Sai," Quistis si appoggiò al muro dietro di lei, "Tutta questa cosa potrebbe passare molto più velocemente se tu e Selphie ve ne steste ognuno per conto proprio."

"Non è nel mio stile," disse scrollando le spalle.

"Allora, stai dicendo che hai intenzione di rendere tutto il più difficile possibile?" domandò lei, arrabbiata con lui per la sua irragionevolezza.

"Credi quel che vuoi," replicò lui, mettendole davanti alla faccia la larga schiena. Quistis aggrottò la fronte, chiedendosi se il fatto che le desse la schiena fosse un atto di sfida o il segno che voleva essere lasciato in pace. Con Seifer, non si poteva mai dire. A Quistis piaceva considerarsi una donna attenta, che in genere riusciva a vedere oltre le apparenze esteriori della gente e capiva cosa avveniva dietro la superficie. Ma i muri esterni che Seifer aveva costruito intorno a se stesso erano così spessi e alti, che non era mai stata capace di vedere oltre. Non che ci avesse mai messo troppo sforzo, la sua mancanza di comprensione di Seifer era più un risultato della conoscenza profonda che aveva di Squall.

"Questa è una missione molto importante," Quistis raddrizzò la schiena, cercando di fare del suo meglio per sembrare impassibile almeno quanto lui. "Apprezzerei che la smettessi di fare il bastardo per lo spazio di due secondi e cercassi di capirlo. Sei un SeeD, Signor Almasy ... o segui i miei ordini o te ne torni al Garden."

Seifer si girò di scatto per guardarla, non più con un aspetto calmo, stoico ma con il suo solito atteggiamento orgoglioso e aggressivo. "Non avresti il coraggio di rimandarmi indietro! Fai pena come capo, proprio come facevi pena quando eri istruttrice ... guarda in faccia la realtà, hai bisogno di me in questa missione." La squadrò dall'alto in basso una volta sola, sfidandola a rispondere.

Lei non sapeva come rispondere al suo attacco. Non voleva rispondergli per le rime, ma allo stesso tempo,voleva riaffermare la sua posizione di autorità. Mentre cercava freneticamente nella sua testa la cosa giusta da dire, Seifer le rivolse un sorriso impertinente.

"Vedi, persino tu lo sai," rise, sbattendo la mano coperta dal guanto in aria. Fatto ciò, si allontanò da lei e se ne andò nell'altro vagone, ringhiando a Selphie di smetterla di cantare con un'implicita minaccia attaccata alla sua richiesta.

"Dannazione," Quistis si alzò in punta di piedi, arrabbiata sia con lui che con se stessa. "Dannazione, dannazione, dannnazione."

***

"Vorrei cinque biglietti per Deling City." Quistis sorrise all'uomo in uniforme verde che, senza offrirle di venderle niente oltre ai biglietti, le procurò rapidamente quel che voleva.

"Ecco qui, signorina," le sorrise a sua volta. Quistis aveva lasciato andare tutti quanti per conto loro per un'ora mentre lei faceva alcune commissioni, sperando che nessuno di loro si mettesse nei guai. Selphie era andata a fare shopping, dicendo che Timber aveva la migliore scelta di scarpe del mondo. Paxx e Krik - Quistis si era finalmente ricordata i loro nomi - erano andati al negozio di armi per controllare se si potevano permettere di migliorare le loro. Non aveva alcuna idea di dove fosse andato Seifer, e in verità non le importava. Era ancora arrabbiata con lui per averla insultata.

"Grazie." Si mise i biglietti in tasca dopo aver pagato e cominciò a dirigersi verso l'edificio in cui il nuovo governo di Timber si era stabilito. Tecnicamente, erano i suoi datori di lavoro, e voleva avere un breve incontro con loro prima di partire. Aveva incontrato alcuni di loro nel suo primo viaggio a Timber, quasi tutti avevano fatto parte della resistenza che aveva ingaggiato Squall, Selphie, e Zell. Conoscevano tutti Rinoa, e lei aveva insistito perchè Quistis portasse loro i suoi migliori saluti.

Timber era un'affascinante communità di cui Quistis era in verità un'ammiratrice poco accanita. Gli alberi che avevano dato il nome alla città non erano più così presenti nella configurazione del paesaggio, ma la città continuava ad essere protetta da tutti i lati da fitti boschi. La gente aveva guadagnato fiducia dopo la liberazione, e la loro cultura stava nuovamente fiorendo.

"Quistis! Bene ... sei qui!" Si girò sentendo pronunciare il suo nome, e vide un uomo che riconobbe appena, ma che non riusciva a ricollegare, ora che le veniva in mente, a nessun viso di rilievo.

"Già," disse scrollando le spalle. "Sono qui."

"Rinoa è con te?" chiese lui, col corpo che gli tremava virtualmente per l'eccitazione.

"Temo di no ..." Quistis si sentì sprofondare. Perchè nessuno era mai felice di vedere solo lei?

"Oh... allora Squall?"

"No," scosse la testa. "Squall e Rinoa non erano disponibili. Rinoa però vi manda i suoi migliori saluti."

"Oh..." rimase in silenzio, e poi un sorriso brillante gli apparve in viso. "Quella ragazza è così dolce. Non è vero? Sono un po' geloso che tutti voi l'abbiate portata via da me."

Quistis appoggiò la testa di lato, un po' irritata. Sentiva che era anche più di solo un pochino geloso. Rinoa sembrava avere il cuore di tutti nel palmo della sua delicata manina; Quistis era sorpresa da come fosse possibile avere il tempo di far innamorare uomini così diversi della sua bellezza e del suo carisma. Era un talento che sembrava innato, un talento di cui Quistis era completamente sprovvista. Aveva avuto altre cose più importanti degli uomini di cui occuparsi nella vita. Aveva avuto raramente appuntamenti e stava ancora sforzandosi di dimenticare Squall.

"Beh, sono sicura che vi farà visita al più presto," gli rispose dolcemente Quistis.

"Lo spero," lui scosse la testa. "Mi manca, e molto. Vuoi che ti accompagni fino alla sala principale? Hai un incontro lì oggi ... no?"

"Già," annuì e si mise dietro di lui.

"Che peccato davvero ..." sospirò lui nostalgico. "Che Rinoa non sia con te, voglio dire."

"Già, beh ... è piuttosto riluttante a lasciare il fianco di Squall, " replicò un po' acida Quistis, sapendo che era infantile da parte sue essere così infastidita dal gradimento degli uomini per la sua amica. Brontolò dentro di se mentre lui cominciava a raccontare una lunga storia su qualcosa che aveva fatto un giorno con Rinoa. Non le importava, e non voleva saperlo, ma lui sembrava ignorare completamente questo fatto.

Rinoa ... sono talmente stufa di sentire quel nome. Solo per una volta, non potrebbe essere Quistis?

"Quistis!" Quasi si morse la lingua.

Seifer venne nella sua direzione, con passo leggero e deteminato. Allungò una mano mentre si avvicinava, e per un stolto minuto lei pensò che gliela stesse offrendo per tenerla.

"Ho bisogno di soldi."

Lei socchiuse gli occhi guardandolo.

"E' un vero peccato che i capi e gli istruttori che fanno pena non vengano pagati molto, non credi?" disse inviperita prima di andare via.

CONTINUA ...

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Capitolo 3
*** In incognito ***


Aspettando la magia

Titolo originale: Waiting for Magic
Autrice: Starlight - sito
La traduzione dal'inglese appartiene ad Erika e al sito Erika's Fanfiction Page
Disclaimer: Tutti i personaggi, luoghi, etc. appartengono ai loro rispettivi proprietari e non a me.

Chapter 3: In Incognito

Selphie andò dal venditore ambulante in mezzo alla strada con un sorriso smagliante sul viso. Su richiesta di Quistis, aveva cambiato il suo vestito giallo e aveva optato per una semplice gonna rosa sfumato e una camicia color giallo pallido coi bottoni. Non era il suo solito stile, lei amava i colori brillanti, ma Quistis era stata chiara nel dire che avrebbero dovuto vestirsi in modo da confondersi con la folla. Anche i capelli di Selphie dovettero cambiare acconciatura. Quistis aveva raddrizzato le tanto soffertamente guadagnate punte all'insù con un arricciacapelli di ferro e poi aveva li aveva nascosti tutti sotto di quello per nascondere le punte ribelli.

Guardandosi Selphie corrugò un poco la fronte. Aveva un aspetto così ... normale.

Canticchiando, riprese a camminare nuovamente giù per le affollate vie di Deling City. Quello che avrebbe dovuto fare era mescolarsi fra la gente, e ascoltare le voci che giravano, per cercare di capire qual'era la notizia del giorno sulle strade. Per ora, tutto quello che aveva scoperto era che un uomo chiamato Harry era apparentemente un 'grande bastardo' e che i commercianti delle strade di Deling City praticavano prezzi irragionevolmente alti per il loro cibo.

Paxx e Krik avevano lo stesso noioso compito di Selphie. Quistis non aveva fiducia che Seifer andasse in giro per le strade della città senza creare qualche disturbo, perciò lui era con lei.

Seifer ... il suo nome sembrava saltare fuori sempre più spesso. Selphie e Quistis avevano parlato di lui spesso mentre lei rifaceva i capelli a Selphie. Quistis sembrava infastidita, ma non avrebbe divulgato alcun dettaglio sulla causa. Non le piaceva granchè condividere i suoi pensieri, e quando qualcosa la annoiava, sembrava le piacesse tenerselo per se per un po'.

Selphie non aveva fatto resistenza nel dire la sua. Non le piaceva Seifer, e questo punto non era un segreto. Odio era una parola troppo forte, non aveva alcun risentimento personale verso di lui, ma tuttavia lo trovava irragionevolemente antipatico. Lui sembrava provar piacere a spingere di lato le persone, e farle sentire tristi e arrabbiate. Comunque, sembrava che sarebbe stata Quistis a sostenere il peso dei suoi attacchi. In ogni occasione faceva qualcosa per rendere la vita di lei un pochino più difficile. Selphie si era spesso chiesta se soffrisse semplicemente il fatto di essere in quella missione e stesse perciò cercando di farsi mandare a casa da Quistis.

"Hey, Selphie...hai avuto fortuna?" Paxx era dietro di lei, con i capelli neri che uscivano appena fuori da un cappello blu mare. "Niente," lei si portò una mano ai capelli e li toccò, non ancora abituata al loro nuovo stile. "E tu?"

"No davvero," sospirò lui. "Ho visto Quistis e Seifer."

"Veramente?" Questo risvegliò l'interesse di Selphie. "Dove stavano andando? Lui si stava comportando da antipatico con lei? E lei gli stava rispondendo a tono?"

"Stavano camminando verso la casa del Generale Caraway," replicò lui. "Quistis aveva una faccia arrabbiata, Seifer aveva solo un'espressione compiaciuta ... e nessuno di loro due diceva niente."

La tensione costante fra Seifer e Quistis era diventato il pettegolezzo più gettonato all'interno della squadra. Il divertimento che veniva da questa cosa sola era strabiliante, ognuno aveva la propria teoria su quello che sarebbe accaduto dopo. Paxx puntava su Quistis ... era piuttosto sicuro che ad un certo punto avrebbe raggiunto il suo limite di sopportazione e avrebbe sbattuto fuori Seifer come non era mai stato buttato fuori da nessuno. Krik era più propenso a dare la vittoria a Seifer. Pensava, e aveva in parte ragione, che Quistis non sarebbe stata capace di sostenere Seifer e che si sarebbe infine arresa alla sua volontà.

Selphie non aveva alcuna di chi sarebbe arrivato per primo. Sperava Quistis, ma c'era sempre la possibilità che le loro continue liti sarebbero continuate per il resto della missione fino a che non fosseroo tornati sani e salvi al Garden. Nessuna delle due parti comunque sembrava voler cedere facilmente.

"Mi chiedo cos'abbiamo da dire al Generale Caraway ..." rimunginò Selphie. "Voglio dire, è ovvio ... qualcosa sulla missione ... ma, cosa?"

"Forse vogliono solo chiedergli se sa qualcosa sulle voci che corrono," provò a dire Paxx. "Sarebbe la persona perfetta a cui chiederlo."

"Già ... forse ..." Selphie si passò una mano fra i capelli. "Potrebbe non saperne niente però. Voglio dire ... è il padre di Rinoa in fondo, probabilmente non gli hanno detto niente sin dall'inizio. Non credi?"

Paxx scrollò le spalle in risposta, con i profondi occhi marroni che sorvegliavano le persone attorno a lui con allenata accuretezza. Le persone di Deling City erano completamente ignari della presenza di SeeD nella loro bella città. Molte delle persone che vivevano lì avevano i loro problemi a cui pensare, alcuni dei quali erano relativamente importanti se importavano solo alla mente che li aveva congegnati. Selphie aveva scoperto la maggior parte di questi problemi, e si sentì all'improvviso come buttata in mezzo al pubblico di un talk-show quotidiano.

"Non m'importa quello che fanno," replicò infine Paxx. "Sono solo felice di non dover stare io con Seifer."

***

"Stai sbagliando," insistette Seifer.

"Seifer...non sto commettendo uno sbaglio," sospirò Quistis. "E' il padre di Rinoa, ci aiuterà."

"Sei un SeeD, non dovresti aver bisogno di aiuto."

"Giusto, sono un SeeD... un mercenario ... mi infiltro e uccido, combatto ... non spio," gli rispose lei acida. "Abbiamo bisogno di entrare nella faccenda in un qualche modo, e questo è il modo migliore." Sentì i suoi muscoli contrarsi per la tensione e la rabbia. Era stufa marcia di Seifer che metteva continuamente in discussione la sua autorità, e se fosse stata una donna propensa a sporadici atti di violenza, si sarebbe probabilmente girata di scatto e lo avrebbe piacchiato a morte con la sua catena ore fa.

"Ti ricordi quando sei stata catturata?" chiese lui, afferrando il polso di Quistis per rallentare la sua avanzata verso la casa che si intravedeva in lontananza.

"Oh, vuoi dire quando hai torturato Squall?" chiese lei con un bisbiglio malefico. "Sì, me lo ricordo." Seifer non si mosse nemmeno, ma la presa sulla sua mano si strinse ulteriormente.

"Ti ricordi come papino ha tirato fuori la sua bambina?" sibilò lui. "Ricordi come ha lasciato tutti quanti gli altri a marcire? E' un generale .... se stanno progettando di fare qualcosa, lui ne è a capo con gli altri, e non ci permetterà di metterci in mezzo per fermarli."

Quistis si divincolò violentemente dalla sua presa, più arrabbiata che mai perchè la sua argomentazione era così logica. Non voleva franare davanti alla sua logica, non voleva ammettere che si sbagliava. Ma ... cosa sarebbe successo se entrava in casa del generale e cominciava a chiedere domande? E se comprometteva l'intera missione solo per salvarsi la faccia? Sarebbe stato un lavoro degno di un'istruttrice?

Stavano cominciando ad attirare l'attenzione della gente che passava accanto a loro. Seifer abbassò il capuccio della giacca ulteriormente per nascondersi la faccia e portò Quistis in un posto più isolato.

"Guarda, se vuoi mandare a farsi fottere l'intera dannata missione, a me va bene," annunciò brutalmente, con la mascella contratta e la voce roca. "Ma, non ci tengo particolarmente ad essere ucciso dal maledetto esercito Galbadiano quando scopriranno chi sono!" Quistis stava per dire il proprio commento acido quando all'improvviso le venne un'idea.

"Seifer! Ho trovato!" Disse a voce piuttosto alta, e un uomo che passava lì accanto fece un fischio malizioso. Seifer lo fece girare al largo, lanciandogli uno sguardo irritato da sotto l'ombra del suo cappuccio.

"Cosa c'è?" chiese lui quando si voltò di nuovo verso di lei.

"L'esercito," replicò lei, mentre la rabbia lasciava il posto alla gioia. "Possiamo entrare nell'esercito."

"Sei andata col cervello? Voglio dire ... davvero ... perchè stai cominciando a delirare," brontolò lui e fece un passo all'indietro come se lei avesse appena annunciato di essere stata infettata da una malattia altamente contagiosa.

"No, non sono diventata pazza," brontolò lei, poi si guardò intorno per assicurarsi che nessuno potesse sentirla. "Possiamo arruolarci nell'esercito. Saremmo in incognito ... ci nasconderemo. Come soldati, potremmo sicuramente scoprire cosa succede, no?" Il cuore di Quistis cominciò a battere senza pietà contro i suoi polmoni. Poteva funzionare ... sarebbero stati dentro la loro organizzazione militare. Ma cosa più importante, era una sua idea, una di cui si sentiva sempre più sicura col passare dei secondi.

"E io che pensavo di essere impazzito," Seifer scosse la testa. "Ma tu sei più svitata di chiunque io abbia mai visto."

"Tanto lo sai che funzionerà!" gli rispose rapida lei. "Dobbiamo contattare gli altri ... cambiare completamente gli ordini."

"Non funzionerà," Seifer stava camminando dietro di lei ora, come l'incarnazione del dubbio che era sempre insita in un punto nascosto della sua testa. Cercò di non badarci. Unirsi all'esercito avrebbe funzionato, doveva funzionare ... non c'era altro da fare. Potevano stare per qualche altra settimana a Deling City, a vagabondare per le strade quando all'improvviso l'esercito avrebbe attaccato Timber e Dollet, oppure potevano agire. Potevano fermare tutto dall'interno. Era un bel piano, e Quistis ne era fiera.

Lui continuò a camminare dietro di lei, stranamente silenzioso. Non c'era momento in cui Seifer non avesse qualcosa da dire su qualcosa. Quistis era sicura che anche se parlava di lavorare a maglia lui avrebbe trovato qualcosa su cui litigare o per la quale comportarsi da antipatico. Non sarebbe semplicemente stato Seifer se si fosse lasciato scappare un'opportunità di fare l'odioso.

Quando girò l'angolo, passò quasi oltre una Seplhie dall'aspetto molto ordinario. Il cambio di capelli e vestiti aveva avuto effetti strabilianti su Selphie. Non aveva mai avuto l'aspetto di un mercenario, ma adesso sembrava proprio come qualunque altra ragazza della sua età sulla faccia del pianeta. Conservava ancora il suo faccino carino e sbarazzino, ma non c'era più niente oltre ai suoi occhi verde prato che la rendeva unica.

"Quistis..." Selphie si fermò. "Sembri felice."

"Lo sono ... c'è un cambiamento di programma." rispose lei. "Dove sono Paxx e Krik?"

"Sono tornati all' hotel," Selphie fece segno con la mano in direzione dell'hotel. "A prepararsi per la notte."

"Okay ... va bene, andiamo." Selphie squadrò Seifer con uno sguardo curioso mentre tornavano indietro all'hotel. Quistis stava quasi saltellando per il sollievo. Aveva la sua licenza d'istruttrice in mano, poteva quasi vederla mentre le veniva data. Si era trovata un poco a disagio quando erano arrivati a Deling City ed era venuta a dare ordini solo per capire in seguito che non aveva la più pallida idea di cosa fare. Avere all'improvviso una direzione dove andare era un meraviglioso regalo per il benessere di Quistis.

Trovarono Paxx e Krik che li aspettavano nella stanza di Quistis e Selphie, in fremente attesa di comunicare i loro rapporti. Quistis, però, non era interessata ad ascoltarli e cominciò col suo annuncio non appena la porta si fu chiusa dietro Seifer, facendo un tonfo alla fine.

"Va bene," si schiarì la gola, "abbiamo un nuovo piano. Abbandoniamo il piano corrente e andremo sotto copertura domani mattina."

"Oh! Bello!" Selphie si buttò sul letto. Seifer disse sottovoce qualcosa di incomprensibile e appoggiò tutto il suo peso contro la porta.

"Ci uniremo all'esercito di Galbadia," continuò Quistis. "Siamo stati tutti allenati nel combattimento, perciò fingere di essere un soldato dovrebbe essere facile come bere un bicchier d'acqua. Naturalmente, non possiamo sapere dove saremmo stazionati, perciò dobbiamo trovare un modo per rimanere in contatto fra di noi. Quello che cercheremo di fare è richiedere una base a cui essere dislocati e sperare che la nostra richiesta venga accettata. Se no, rimarremo in contatto per telefono."

"E se registrano le conversazioni?" Selphie si mise di colpo seduta sul letto.

"perchè dovrebbero fare una cosa del genere?" Quistis scosse la testa. "Non hanno alcuna ragione per registrare tutte le conversazioni che ogni soldato fa al telefono. Se qualcuno vi chiede qualcosa, state chiamando la vostra famiglia."

"Sì, ma se invece lo fanno?!" continuò Selphie. "Voglio dire, e se uno di noi viene catturato e veniamo tutti separati?"

"Non svelate la vostra copertura," Quistis scrollò le spalle. "Con un po' di fortuna, non verremo separati affatto."

"Ma se veniamo mandati tutti in luoghi diversi," le interruppe Krik, alimentato dagli ipotetici scenari di Selphie, " e succede qualcosa e la nostra copertura salta, siamo tutti più o meno fregati. Saremmo già fortunati a venirne fuori se combattiamo tutti e cinque, da soli non ce la faremmo mai." Quistis sospirò e si appoggiò all'armadio, facendo momentaneamente riposare la testa fra le mani. Pensa ... pensa ... c'è una soluzione per ogni cosa. Che posso fare? Non posso semplicemente andare lì e chiedere di venire piazzati tutti insieme nella stessa base.

"E se dicessimo che siamo specialisti?" si offrì Selphie. "Specialisti missilistici o qualcosa del genere."

"Vorrano qualche prova," Quistis scosse la testa.

"Dal momento che siamo spie," Seifer si allontanò dalla porta. "Che ne dite di mentire?"

"Mentire su cosa?" chiese Quistis, non apprezzando il tono della sua voce.

Lui allargò la bocca in un sorriso e si avvicinò a Quistis. Una delle sue mani ricoperte da guanti si appoggiò sulla spalla di lei e l'altra indicò Selphie, che era ancora sdraiata sul letto, e Paxx.

"Beh, credo che abbiamo la coppia numero uno proprio qui," ridacchiò. "Paxx e Selphie... sai, sono inseparabili, e Selphie non vuole vederlo arruolarsi senza di lei."

"Far passare Selphie per la ragazza di Paxx?" chiese Quistis stupita. Paxx e Selphie si scambiarono uno sguardo, poi guardarono di nuovo Quistis.

"E non dimentichiamoci di Quistis e Krik..." rispose Seifer, spingendola rudemente verso l'altro uomo.

"E che mi dici di te?" chiese lei, affondando i tacchi nel tappeto e girandosi per guardarlo in faccia. "Più di chiunque altro sono preoccupata che tu stia da solo."

"Oh ... è bello sapere che ci tieni," si portò una mano al cuore. "Ma posso badare a me stesso."

"Anch'io," Quistis socchiuse gli occhi. "Non è questo il punto. Non voglio farti andare da solo in missione."

"Beh, uno di noi deve farlo ... a meno che tu non riesca a trovare un modo per viaggiare in tre," Seifer scrollò le spalle. In quel momento, Quistis pensò di odiarlo più che mai. Non solo la sua idea era la migliore, ma stava rapidamente prendendo possesso del ruolo di leader ... il suo ruolo.

"Paxx ... Krik ..." Quistis si girò di scatto per guardarli in faccia, ancora fumando per la rabbia per Seifer. "Voi due vi assomigliate parecchio l'un l'altro. Pensate di poter passare per fratelli?" I due si guardarono, e sembrarono notare per la prima volta le somiglianze nel loro aspetto fisico.

"Sicuro," replicarono tutti e due allo stesso tempo.

"Bene ... sono certa che accetteranno di buon grado di mettere due fratelli insieme," sospirò, sentendosi all'improvviso esausta per gli eventi della giornata.

"E' fantastico!" Selphie rotolò sulla schiena sul letto e portò le braccia intorno al petto. "Andiamo davvero sotto copertura con una falsa identità."

"Ci vediamo domattina," annunciò Quistis a Paxx, Krik, e Seifer, poi diede la schiena a Seifer per parlare direttamente agli altri due. "Non andremo ad arruolarci tutti insieme, perciò Selphie deciderà quando vi muoverete. Sarà lei il vostro capo."

"Sì, Signora," annuirono entrambi e cominciarono ad uscire dalla stanza. Seifer fece per seguirli, poi si girò.

"Mi riconosceranno, sai," disse lui. "Ma aspetta .. fammi indovinare ... ci hai già pensato."

Quistis non lo aveva fatto, ma pensò che era meglio non farglielo sapere.

"Dovrai tingerti i capelli o qualcosa del genere," scrollò le spalle lei. "La cicatrice è piuttosto riconoscibile, ma potrebbero non badarci se non sembrassi il Seifer che ricordano ... sempre che, in verità, qualcuno di loro abbia conservato ricordi vivi dell'incidente con la Madre."

"Ah, al diavolo," lui si girò e si passò un mano fra i capelli. "Dannazione ... va bene ... mi tingerò i capelli."

"Seifer," Quistis gli gridò mentre stava per chiudere la porta dietro di lui. "Ti aiuterò io domattina se vuoi ... dovremo comprare parecchia tintura."

CONTINUA ...

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Capitolo 4
*** Bugie ***


Aspettando la magia

Titolo originale: Waiting for Magic
Autrice: Starlight - sito
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Capitolo 4: Bugie

"Fermo!" Quistis sentiva Selphie ridere dall’altra stanza mentre lei lottava con Seifer.

"Non se ne parla!" lui la schivò. "Brucia...stai cercando di far sciogliere il mio scalpo o cosa?" Aveva tintura su metà della testa, sparsa sui suoi capelli biondi ed era appoggiato contro il lavandino, tenendo la mano di Quistis lontano da lui.

"Seifer... non brucia," lei alzò gli occhi al cielo. "E’ solo tintura per capelli. Se solo stessi fermo, potremmo farla finita in fretta."

"Mi metterò un cappello," insistette lui. "Ma questo è semplicemente stupido."

"Seifer...porto Selphie, Paxx, e Krik per tenerti fermo," lo avvertì lei. "Ora torna a sederti!" Lui socchiuse gli occhi color acqua guardandola arrabbiato e si sedette con un grugno sulla sedia da barbiere che Quistis stava usando per cambiarlo totalmente – cioè il water con il coperchio abbassato. Soddisfatta che fosse rimasto, lei si riaggiustò i guanti di plastica e spruzzò altra tintura nei capelli di Seifer.

"Continuo a dirtelo...brucia," insistette lui testardamente.

"Brucierebbe solo se li stessi ossigenando, e invece io li sto tingendo di nero," Quistis alzò gli occhi verso l’alto. "Perciò calmati. Sta storia è tutta dentro la tua testa."

"Più che altro sulla mia testa," rispose lui acido, e portò le spalle tese in avanti. Aveva attorno alle spalle una delle canottiere bianche di Krik, così da non sporcarsi i vestiti. Krik non aveva opposto molta resistenza a separarsi dal vecchio indumento, che era pieno di buchi, e gli era, senza dubbio, servito per molti anni.

"Sai," Quistis si inclinò su di lui mentre metteva la tintura sulla sua testa, "tutta questa storia sarebbe probabilmente più facile se solo cercassi di andare d’accordo con me."

"Divertente, pensavo avessi detto che sarebbe stato più facile se fossi andato d’accordo con Selphie," ribattè lui.

"Beh...te l’ho detto quando pensavo che avresti avuto intorno Selphie," scrollò le spalle. "Ma, dal momento che sono io a essere incastrata con te ..."

"Io continuo a pensare che farei meglio senza nessuno di voi," lui scrollò le spalle, dondolando la testa di lato per guardarla – e senza dubbio, per vedere l’impatto del suo commento.

"Non muovere così la testa a meno che tu non voglia che questa roba ti cada in faccia," corrugò il viso lei. Obbedientemente, lui rizzò il collo. Quistis sorrise un poco a questo gesto, almeno per una volta stava seguendo gli ordini.

"Quistis...dannazione..." brontolò lui quando lei gli scostò la testa di lato per assicurarsi di aver tinto tutti i suoi capelli. "Avresti potuto almeno avere la decenza di avvertirmi prima di girarmi la testa così!"

"Scusa," si scuò lei. "Te lo farò sapere la prossima volta."

La testa di Selphie spuntò dalla porta del bagno, i suoi occhi verdi erano accessi dal divertimento. Seifer, i cui capelli era tirati all'insù come fili d'erba stropicciati e coperti dalla tintura nera, socchiuse gli occhi fino a farli diventare piccole fessure ostili.

"Che vuoi?" domandò.

"Niente," Selphie alzò le mani verso l'alto, "Ero solo venuta a vedere se Quistis aveva bisogno di aiuto."

"In verità," Quistis si girò per guardare la compagna di squadra. "Penso che vada tutto bene. Quando pensate di partire?"

"Appena finiamo di fare colazione," rispose Selphie, dando un lungo e provocativo morso ad un panino pieno di mostarda. "Sono così buoni ... voglio dire, proprio più che buoni. Davvero euforici!" Si sostenne contro l'uscio della porta e ridacchiò in direzione di Seifer.

"Non pensare che non verrò lì a farti del male, Selphie," ringhiò lui.

"Oh ... e io che pensavo che Seifer stesse seguendo gli ordini ..." lo provocò Selphie.

"Selphie..." Quistis le rivolse uno sguardo di avvertimento. Sembrava davvero che Seifer stesse seguendo gli ordini, e non voleva che le provocazioni di Seifer rafforzassero la sua avversità per l'autorità. Naturalmente, Quistis era ricorsa a misure estreme per assicurarsi che lui seguisse i suoi ordini. Non ancora convinta che sarebbe stato disposto a tingersi i capelli, aveva preso in ostaggio la sua colazione. Non avrebbe mangiato fino a che non avesse avuto i capelli corvini.

"Scusa, Quistis." Selphie ebbe la grazzia di arrossire un po' per l'imbarazzo e scortarsi fuori dal bagno.

"Ho sempre saputo che sarei finito all'Inferno un giorno..." Seifer scosse la testa, facendo cadere a Quistis un po' della tintura sulla vecchia cannottiera di Krik.

"Non devi essere sempre così negativo," replicò Quistis e si spostò oltre la sua gamba per andargli dall'altra parte. "Magari se guardassi il lato buono delle cose di tanto in tanto, non saresti così eccentrico."

"Non sono eccentrico," insistette lui, alzando lo sguardo verso di lei. "Solo onesto."

"Come vuoi," lei scosse leggermente la testa. "Ho finito ... ora devi solo lasciarla asciugare per un po' e lavarla via."

"Per quanto?" chiese lui. "Pensavo che quando avresti finito con questa stupida cosa non sarebbe rimasto più niente da fare. Non sapevo che si parlava anche di aspettare."

"Non molto," Quistis si morse il labbro inferiore. "Solo un'ora."

"Un'ora?" lui si alzò, mostrando tutta la sua altezza di fronte a lei. "Non starò ad aspettare una fottuta ora!"

"Se non lo fai, verrai fuori a chiazze," replicò Quistis, togliendosi i guanti e buttandoli nel cestino. "Se può farti sentire meglio, puoi fare colazione ora."

"Certo, come se avessi voglia di mangiare con questo schifo sulla testa ..." disse acido e uscì dal bagno per controllare il tempo. Quistis rimase in bagno per qualche altro secondo, chiedendosi se sapeva esattamente in cosa si fosse messa andando in missione da sola con Seifer. Certamente meno di quanto sarebbe accaduto se lo avesse lasciato vagare per conto suo senza qualcuno a guardarlo, ma aveva ancora dei dubbi in testa sul fatto di poter passare del tempo da sola con lui senza ucciderlo.

Selphie, Paxx, e Krik erano pronti a partire per quando Quistis finì la sua colazione. Seifer stava camminando avanti e indietro come un animale in gabbia, e lei cercava di fare del suo meglio per non farsi influenzare dalla tensione che le derivava da lui.

"Augurateci buona fortuna," Selphie si avvicinò e prese la mano di Quistis nella sua. Il suo tocco era confortante, amichevole. Non era accaduto molto spesso negli anni precedenti che Quistis pensasse di avere davvero un'amica. Quel semplice gesto di Selphie, però, la rassicurò che tutto sarebbe andato bene e che lei sarebbe tornata a Balamb con una licenza di istruttrice in mano per la fine del mese.

"Buona fortuna," sorrise Quistis.

"Ne avrete bisogno," offrì Seifer. "Quanto manca?"

"Poco meno di mezz'ora," rispose Quistis.

"Sei sicura che non possa lavarlo via ora?" chiese lui.

"Sì."

Selphie fece una smorfietta e si avvicinò a Quistis per bisbigliarle qualcosa all'orecchio.

"Buona fortuna con lui," disse. "Non so nemmeno descriverti quanto io sia sollevata all'idea di dover essere la fidanzata di Paxx e non la sua! Ma, tu sei forte, Quisty ... lo metterai in riga."

"Grazie," rispose Quistis, con un sorriso genuino sulle labbra. Avrebbe avuto bisogno di molta fortuna. Cid non avrebbe potuto scegliere una prova delle sue capacità più difficile di Seifer, e lui lo sapeva bene quanto lei. L'unica cosa positiva in tutta quella faccenda che Quistis riusciva a vedere era che mostrando che poteva dare ordini a Seifer a tutti - inclusa se stessa - avrebbe mostrato di poter comandare chiunque.

"Ho fatto pratica per comportarmi da fidanzatina mielosa," annunciò Selphie mentre accumulava le sue cose in una piccola pila. "Penso di aver imparato."

"Bene," Quistis appoggiò la schiena sulla sua sedia, e abbassò lo sguardo verso i suoi piedi. "Sembri molto preparata, so che andrai benissimo in questo incarico."

"Anche tu," ridacchiò Selphie. "Comunque, vado ad arruolarmi nell'esercito! O ... piuttosto ... ad arruolare il mio fidanzato nell'esercito." Rise coprendosi la mano con la bocca e salutò con entusiasmo mentre usciva dalla porta, augurando a Seifer buona fortuna coi capelli. La porta si chiuse dietro di lei, lasciando Quistis e Seifer in un intenso e fitto silenzio.

"Non posso dire che mi mancherà," spezzò la quiete Seifer. Con un lungo sospiro, si buttò su una sedia e si mangiò l'ultimo snack. Quistis lo osservò con interesse mentre masticava, riflettendo su quanto era cambiato da quando era uno studente. Era problematico, e questo non era un segreto, ma era anche pieno fino all'orlo con una qualora affascinante sicurezza in se stesso. L'intera faccenda di Artemisia aveva rimpiazzato pezzi di quella sicurezza con tensione. Come suo studente, la sua aggressività giocosa sembrava infantile. L'unica volta in cui poteva ricordarsi che il suo lato violento aveva preso il sopravvento fino a diventare spaventoso, e una rabbia impazzita lo aveva invaso, era stato quando aveva tagliato la faccia di Squall.

Il ragazzo era stato rimpiazzato da un uomo. Un uomo consumato e lontano dall'essere in pace più di chunque altro Quistis avesse mai conosciuto.

"Che c'è?" domandò lui. "So faccio schifo adesso, ma questo non significa che puoi fissarmi."

"Hmm?" Quistis ritornò d'improvviso alla realtà. "Oh ... mi spiace. Non volevo fissarti, stavo solo pensando."

"A cosa?" lui deglutì l'ultimo pezzetto del suo snack e si leccò le dita.

"In verità a quando ero un'istruttrice," scrollò le spalle. "Credo mi manchino ... i tempi più semplici."

"Non eri esattamente l'istruttore pieno di maggior talento che metteva piede nel Garden," rise Seifer. "Io ero un tuo studente ... e guardami. Deve essere meraviglioso avere la possibilità di lavorare con il tuo più grande fallimento."

Quistis corrugò la fronte. Non aveva mai pensato a lui come tale, ma Seifer in fondo era davvero il suo più grande fallimento. Era compito suo educarlo, e aveva fallito miseramente. Ad una parte di lei piaceva pensare che fosse stata una scelta di Seifer quella di fallire, tutti gli istruttori avevano studenti falliti. Dopo tutto, prestava raramente attenzione in classe, alzava la cresta in continuazione ... come poteva non fallire con lui?

"Quanto?" chiese lui.

"Quindici minuti."

"Dannazione."

***

Quistis si sedette sul letto e si tolse gli stivali. La pelle di quelle scarpe era soffice e comoda. Erano i migliori amici dei suoi piedi da quattro anni, e anche se si erano ormai molto logorati, lei non aveva avuto il coraggio di comprarsene un nuovo paio. Non sarebbero semplicemente stati gli stessi. La sua gonna fece rapidamente la stessa fine degli stivali, atterrando sopra di loro e coprendoli d'arancione. L'arancione non era il suo colore preferito, in verità, non le piaceva neanche particolarmente. Però il vestito era il suo preferito per il suo stile.

Canticchiando piano fra se e se, si tolse anche la camicia e, mentre stava in biancheria intima, cercò qualcosa di normale e che non risaltasse parecchio da mettersi. Pensava che probabilmente non era facile che una donna normale indossasse vestiti che includevano una cintura a cui era attaccata un'arma.

Si mise addosso una gonna blu che le arrivava al ginocchio e si era appena messa una maglietta bianca e blu sopra la testa quando qualcuno bussò alla porta.

"Entra," gridò lei, e alcuni momenti dopo entrò Seifer. Aveva una faccia imbarazzata, e i suoi capelli biondi erano ora di un nero brillante. Quistis l'avrebbe a malapena riconosciuto se non fosse stato per la cicatrice che gli correva giù per il viso - un regalo di Squall.

"Sembro uno stupido," annunciò lui finalmente, facendo sbattere la porta dietro di lui.

"Non sembri uno stupido," insistette Quistis. "La cosa più importante è che non sembri tu."

"Già ... certo," lui alzò gli occhi al cielo e si appoggiò al muro. "E' quella la roba che indosserai?"

"Sì." Quistis si guardò da sola. "Perchè?"

"Niente," lui scrollò le spalle. Anche lui era cambiato. Il cappotto di trench grigio e il suo intero vestiario erano spariti, rimpiazzati da una maglietta e dei blue jeans. Combinati coi nuovi capelli neri, assomigliava molto poco al Seifer che era sopra il Garden di Galbadia ed aveva ordinato l'attacco aereo contro il Garden di Balamb.

Ridendo fra se, Quistis scivolò in un paio di sandali fatti da strisce di cuoio ed entrò in bagno per fare qualcosa coi capelli. Seifer la seguì, standole dietro mentre lei si scioglieva i capelli e si metteva un grosso pettine dentato fra quelli.

"Che c'è?" chiese lei finalmente.

"Quando ce ne andiamo?" chiese lui. "Perchè non penso che importi loro sei carina o meno."

"Non sto cercando di sembrare carina," lei alzò gli occhi al cielo. "Solo normale."

"Non potresti sembrare normale nemmeno se ci provassi," lui scosse la testa e se ne andò. Quistis guardò attentamente il suo riflesso per la prima volta dopo giorni. I suoi lunghi capelli biondi le cadevano sulle spalle e all'indietro, arricciandosi un poco verso la fine. Forse aveva alcune caratteristiche un po’ strane – i suoi intensi occhi blu e qualche cicatrice di suo qua e là – ma dire che tutti le avrebbero immediatamente notate anche se lei cercava di nasconderle era irragionevole.

"Sei pronto?" chiese lei, distogliendo lo sguardo dallo specchio per vedere Seifer che raccoglieva i vestiti che lei prima aveva lasciato cadere a terra.

"Da un po'," replicò lui. "Aspettavo te."

"Beh allora ... andiamo." Lei gli tolse di mano la sua gonna proprio mentre lui la stava per buttare sul letto insieme a tutto quello che aveva già raccolto. Le ci vollero solo pochi secondi per impacchettare tutti i suoi vestiti e gli altri suoi oggetti.

"Torneremo indietro a prenderli," disse lui.

"No invece," Quistis scosse la testa. "Comando io, e io dico che li portiamo con noi. Controlliamo tutto adesso prima di partire." Facendo una smorfia, Seifer andò a prendere tutte le sue cose, mormorando a bassa voce per tutto il tempo.

"Piccola strega prepotente..." bofonchiò lui.

"Non è il modo di parlare alla tua amata, Seifer," gli gridò Quistis dalla sua posizione.

"Amata un corno."

***

Seifer rimase relativamente tranquilo mentre controllavano l'hotel alla ricerca delle loro cose e camminavano verso l'ufficio di reclutamento. I suoi insulti si erano tramutati in un pensoso silenzio, e Quistis non sapeva quale delle due cose preferiva. Il suo silenzio somigliava un po' a quello di Squall nel suo periodo pre-Rinoa. I capelli scuri non aiutavano affatto a diminuire la sua improvvisa somiglianza col suo acerrimo rivale.

Paxx, Krik, e Selphie non si vedevano da nessuna parte quando entrarono nel piccolo ufficio, e Quistis tirò un sospiro di sollievo. L'uomo dietro la scrivania era in uniforme completa, tralasciando l'elmo che stava sulla scrivania e veniva usato come ferma carte. Sorrise mentre li vedeva venire verso di lui.

"Salve, posso aiutarvi?" chiese, guardando avanti e indietro fra i due. I suoi occhi scuri si fermarono per un attimo su Quistis fino a che il braccio di Seifer non le andò sulle spalle e la spinse verso di lui.

"Beh," Seifer ridacchiò in direzione di Quistis per un secondo, "Mi piacerebbe unirmi all'esercito."

"Oh, bene!" L'ufficiale si affrettò a cercare di trovare le carte adatte. "Prego, sedete pure." Entrambi si sedettero, e l'uomo in uniforme per poco non buttò carta e penna nelle mani di Seifer.

"Bene," lui inizò a riempire gli spazi bianchi con una scrittura scorrevole e quasi illeggibile. "Quando potrò cominciare?"

"Quando vuole," rise l'uomo, che stava passando sicuramente una bella giornata.

"Bene, perchè ci piacerebbe partire il prima possibile," replicò Seifer, con voce grondante di falso entusiasmo.

"Ci?" L'uomo inclinò la testa e rivolse a Quistis uno sguardo curioso. "Suppongo che stia parlando di questa deliziosa signorina."

"Già," Seifer posò i fogli compilati sulla scrivania. "Sa ... aspettiamo un bambino." Si avvicinò a Quistis e le diede un piccola pacca sullo stomaco.

"Noi non - "

"Non le piace che se ne parli," la interruppe Seifer. "Ha paura che ingrasserà di duecento chili o qualcosa di simile."

"Mia moglie era uguale per il nostro primo bambino!" L'ufficiale si appoggiò sui gomiti. "Credo sia una di quelle buffe faccende femminili."

"Dev'essere," Seifer shrugged.

Quistis stava fumando di rabbia. Seifer si era deliberatamente liberato del loro piano. Non doveva essere sua moglie incinta, solo la sua fidanzata. Sedendosi di nuovo sulla sedia e cercando di nascondere le intenzioni omicide che aveva verso suo marito, li lasciò parlare.

"Comunque," l'ufficiale prese le carte di Seifer e li aggiunse alla crescente pila sotto il suo elmo. "Sono sicuro che potremmo mettere lei e sua moglie sul treno fra poche ore. Posso darle un uniforme qui o quando arriva al suo campo."

"Oh, ne prendo una ora," rispose Seife. "Ci sarà un posto sicuro in cui lei potrà stare, vero?"

"Oh! Ma certo!" annuì l'uomo. "Non mandiamo mai i nuovi soldati in posti pericolosi, perciò sua moglie è libera di stare con lei durante il periodo d'allenamento e fino a che sentirà che è in situazione in cui non volete che si trovi."

"Meraviglioso!" Seifer fece un grande sorriso. "Bene allora...e l'uniforme?"

"Da questa parte!"

Seifer rivolse a Quistis un sorriso beffardo mentre usciva dalla stanza, e lei cercava silenziosamente una buona ragione per non ammazzarlo.

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Capitolo 5
*** Cadere ***


Aspettando la magia

Titolo originale: Waiting for Magic
Autrice: Starlight - sito
La traduzione dal'inglese appartiene ad Erika e al sito Erika's Fanfiction Page
Disclaimer: Tutti i personaggi, luoghi, etc. appartengono ai loro rispettivi proprietari e non a me.

Capitolo 5: Cadere

"Sei troppo schizzinosa, Quistis," Seifer scosse la testa mentre appoggiava la sua borsa accanto al letto. "A chi diavolo importa quello che ho detto? Dai, sappiamo entrambi che non è vero."

"Seifer," Quistis fremeva di rabbia, "hai detto che ero tua moglie incinta. Incinta ... voglio dire, Hyne ... che diavolo ti stava passando per la testa?

"Che ero stanco che fossi così strega," replicò lui, con voce sorprendentemente calma. "Ho pensato che fino a quando saresti stata così di cattivo umore, avrei dovuto creare una buona copertura. Le donne incinte sono di cattivo umore, no?"

"Non lo so!" Quistis si girò sui tacchi e si mise una mano fra i capelli, cercando disperatamente di calmarsi. Non gli aveva detto niente durante il viaggio in treno, e lui non aveva detto niente a lei. Però, la sua rabbia non si era calmata come lei aveva sperato. Adesso, nella loro nuova casa lontani da casa, si sentiva come messa davanti a un nuovo dilemma che non voleva affrontare.

"Senti, Quistis ..." Seifer si lasciò cadere sul letto, e il sole rosso del tramonto si riflettè su di lui attraverso la finestra, "Onestamente non credo che saresti mai riuscita a fare la parte della fidanzatina appiccicosa che sarebbe andata col suo fidanzato fino a Hyne sa dove."

"Oh, ma invece sono perfetta per il ruolo della moglie incinta prepotente ... non è così?" domandò lei.

"Tieni la voce bassa," rispose lui. "A meno che tu non voglia che l'intera base capisca chi siamo."

"Seifer," Quistis abbassò la voce, "sei andato oltre ogni limite ...e non penso di essere mai stata tanto arrabbiata con te. Non voglio vederti per il resto della notte."

"Benissimo, perchè nemmeno io voglio vederti," replicò lui.

"Bene ... benissimo!" Lei gli diede la schiena e entrò in bagno, sbattendo la porta dietro di lei. Era un posto idiota in cui ritirarsi, ma non c'era alcun altro luogo dove potesse andare. La stanza che gli era stata data era più o meno come quella di un hotel. La stanza principale ospitava un letto, una tv, un tavolo, e due sedie. Da quella stanza partiva un bagno, di un colore beige spento, il cui muro era ricoperto da piastrelle in linoleum bene adoperate. L'unica differenza fra una stanza d'hotel e la loro stanza nell'esercito era che il bagno lì non aveva asciugami o prodotti gratuiti.

"Meraviglioso ..." Quistis si guardò corrucciata allo specchio, chiedendosi cosa dovesse fare. Non poteva uscire dal bagno e guardare di nuovo in faccia Seifer. Sospirando, lanciò uno sguardo alla vasca da bagno. Non c'erano asciugamani, ma non le importava particolarmente. Con ostinata determinazione e rabbia, fece scorrere l'acqua e cominciò a togliersi i vestiti. Un lungo bagno caldo avrebbe almeno fatto rilassare il suo corpo teso.

"Sai che non abbiamo asciugami ... vero?" le urlò Seifer dall'altra parte della porta.

"Sì, l'avevo capito!" Gli urlò lei a sua volta. "Va via!"

"Bene ..." sentì i suoi passi che si allontanavano dalla porta. Lo scroscio dell'acqua le impedì di sentire qualunque cosa aveva detto dopo, e per questo fatto Quistis fu infinitamente grata. La sua curiosità la portava spesso ad ascoltare attentamente a quello che diceva sottovoce, ma la maggior parte delle volte quelle cose servivano solo ad alimentare la sua rabbia.

Mentre aspettava che la vasca si riempisse, camminò avanti e indietro, i suoi piedi nudi producevano piccoli 'plop' contro il pavimento di linoleum.

Non era sicura di sapere perchè la bugia di Seifer l'avesse fatta arrabbiare così tanto o nemmeno se era stata quella sola cosa che l'aveva fatta fumare di rabbia. Aveva cominciato a infastidirla sin dall'inizio della missione, ma la sua piccola bugia innocente era andata troppo in là.

Chi si crede di essere? Non può andare in giro a fare tutto quello che gli pare ... anche le altre persone hanno dei sentimenti. Dannazione, Questa è la mia missione ... c'è in gioco la mia licenza d'istruttrice ... perchè non può arrendersi per una volta?

Sentì che le lacrime minacciavano di caderle dagli occhi.

Perchè sto piangendo? Non c'è niente per cui piangere ... non risolverò niente piangendo. Non piangerò ... non a causa sua!

Girando il rubinetto, entrò dentro il suo invitante bagno. L'acqua era calda, un po' troppo calda, e fece rabbrividire la sua pelle. Emettendo un tremolante e arrabbiato sospiro si lasciò sprofondare del tutto nel bozzolo caldo e liquido che l'acqua aveva formato intorno al suo corpo. Il calore entrò dentro i suoi muscoli, avvolgendola fino alle ossa. Era una sensazione rilassante e deliziosa e lei notò appena che le lacrime quando le lacrime smisero di minacciare di cadere e la rabbia cominciò a svanire.

Affondandosi ulteriormente, lasciò che l'acqua le accarezzasse il mento e chiuse gli occhi. Una delle sue gambe era fuori dalla piccola vasca, e lasciava cadere in silenzio gocce sul pavimento. Quistis non notò la piccola pozzanghera che stava creando e invece tornò con la mente al suo compagno di squadra dai capelli corvini.

Persino l'idea di essere la moglie di Seifer andava oltre la sua comprensione. La sua immaginazione stentava a immaginare l'idea e infatti non era capace di formare un'immagine realistica di una simile realtà. Onestamente, Quistis non aveva mai pensato a Seifer come uno che si sarebbe mai sposato. Lo aveva sempre immaginato solo. Ovviamente, avrebbe potuto avere fidanzate ... avventure ... ma non si sarebbe mai impegnato veramente. Cosa avrebbe potuto dare ad una relazione? Sarcasmo, dolore, rabbia ... non proprio i doni da regalare a una moglie.

Si lasciò scappare un lungo sospiro e fece scorrere la mano avanti e indietro nell'acqua, ascolti i gorgogli che stava producendo il suo movimento. La rabbia albergava ancora nel suo cuore, ma il fuoco che aveva sperimentato prima si era spento.

Continua solo a pensare alla promozione... se c'è una cosa in questo mondo per la quale posso affrontare Seifer, è il mio lavoro d'istruttrice.

Il suo cuore non vedeva l'ora di vederla di nuovo istruttrice. Le mancava disperatamente insegnare, le mancava essere un modello di riferimento per la nuova generazione di Seed. Come istruttrice, sentiva davvero di contare qualcosa ... si sentiva soddisfatta. Hyne, le mancava persino sedersi alla sua scrivania a compilare fogli fino a notte tarda.

Lentamente, la rabbia fece spazio ad una grande nostalgia.

"Quistis?"

Brontolò in silenzio e si strofinò leggermente la tempia.

"Cosa vuoi?" chiese lei.

"Ti ho preso un asciugamano, è appeso alla maniglia della porta," replicò Seifer, con voce tranquilla.

"Non mi aspettavo che mi prendessi niente," ribattè lei acida, arrabbiata per la sua improvvisa previdenza.

"Bene ... non so nemmeno come cominciare a dirti quant'è bello sentirsi apprezzati." Riusciva quasi a vederlo alzare gli occhi al cielo sarcasticamente. "La prossima volta ti lascerò usare la tua stessa gonna .. ingrata ..."

Aspettò fino a che non riuscì più a sentire i suoi passi prima di uscire con cura dall'acqua. La sua pelle, arrossata dall'acqua calda, rabbrividì a contatto con l'aria fredda, facendole venire la pelle d'oca per tutto il corpo. Abbracciando se stessa e tremando leggermente, uscì dalla vasca.

Quistis si rese a malapena conto di quello che stava succedendo. Sapeva solo che non avrebbe voluto che succedesse. Il suo piede scivolò sotto di lei, e vide un flash di se stessa nello specchio prima di cadere a terra con un malsano tonfo.

"Agh," brontolò col dolore che le correva lungo le mani, la schiena e il sedere. Per un secondo o due rimase a terra, ansimando e facendo smorfie per il dolore. Lentamente si alzò dal pavimento. I muscoli sui quali era caduta erano rigidi e urlavano ogni volta che cercava di usarli. Appoggiandosi al lavandino, aprì la porta e prese con la mano l'asciugamano.

Il pezzo di stoffa morbido e peloso era un vista ben accolta, e si asciugò velocemente con quello e dopo si vestì.

"Ugh ... Hyne ..." brontolò mentre usciva dal bagno, accarezzando il punto dove il suo sedere aveva colpito la sporgenza della vasca con trepidazione. Le sarebbe sicuramente venuto un livido o più.

"Tutto okay?" chiese Seifer dal letto dov'era sdraiato, mentre zippava col telecomando fra i canali della tv.

"E' un po' tardi per chiederlo," replicò lei, zoppicando mentre si avvicinava al letto.

"Deciditi, Quistis," sbuffò lui. "Prima sei arrabbiata con me per aver fatto qualcosa di gentile per te, e ora sei arrabbiata con me perchè invece non sono stato gentile ... non c'è modo di spuntarla con te."

"Sta' zitto," rispose e si accasciò sul letto, sdraiandosi sulla pancia.

"Non hai fatto uscire l'acqua, vero?," disse lui dopo una breve pausa. Quistis girò la testa così da poterlo guardare in faccia.

"Avrei solo dovuto stare più attenta," replicò lei a denti stretti.

"E' la ragione per cui hanno inventato il tappetino da bagno," rise lui. "Dovresti provarne uno."

"Seifer..." Quistis fece una piccola smorfia, "se dici solo un'altra cosa, ti regalerò una cicatrice in faccia per far coppia con quella di Squall."

"Oh, siamo suscettibili quando ci fa male qualcosa," la provocò lui.

"E' vero," si spostò per mettere le braccia sotto il corpo. "Perciò per favore lasciami in pace."

"Su quale parte sei caduta?" persistette lui. "Il sedere, vero?"

"Seifer..."

"Lascerà un diavolo di livido," andò avanti lui, ignorandola. "Qualcosa che puoi davvero andare a mostrare in giro. Magari se mostrassi questo tuo piccolo gioiello, qualche tizio nella base potrebbe essere disposto a rivelare qualche segreto."

"Nessuno vuole vedere il sedere di una donna incinta," rispose lei.

"Non quando è nero e blu," annuì lui.

"Ti odio."

"Anch'io."

***

Seifer spense la tv e abbassò lo sguardo su Quistis. Era ancora sdraiata sullo stomaco, ma i suoi occhi erano chiusi e il suo respiro era calmo. Non si era nemmeno reso conto che si fosse addormentata, ma ora che lo sapeva, tirò un sospiro di sollievo. I piedi scalzi di lei spuntavano dal bordo del letto, quello destro in particolare si agitava un po'.

Alzandosi dal letto, si diresse verso il bagno. Aveva una grande urgenza, non ci era andata prima solo per pura pigrizia.

L'asciugamano di Quistis era appoggiato sopra il water, e l'acqua del suo bagno stava ancora aspettando pazientemente di essere scaricata nel tubo. Scuotendo la testa, spostò l'asciugamano ancora umido al suo posto e si diede un po' di sollievo prima di togliere il tappo dal fondo della vasca. L'acqua ora fredda sparì per il condotto, creando un piccolo tornado d'acqua

Brontolò, sperando che il rumore non avesse svegliato Quistis. Non era preoccupato di farle passare una buona nottata, quanto della sua stessa sanità mentale. Si ricordava di quanto fosse prepotente Quistis, ma era stata assolutamente insopportabile per tutta la durata della missione.

Un broncio profondo si disegnò sulla sua faccia mentre tornava verso il letto, e si chiedeva se dovesse dormire o no sul pavimento. Il letto era largo abbastanza perchè potessero dormirci comodamente entrambi, ma era piuttosto sicuro che se avesse dormito accanto a lei, si sarebbe svegliato con un'opinione ancora più brutta dell'inferno la mattina successiva.

Mandando al diavolo la prudenza, si sedette sul letto si tolse le scarpe. Non c'era modo di uscire dal casino in cui era caduto Seifer. C'erano parecchi brutti ricordi che lo tormentavano e tornavano a farsi vedere nella sua vita minacciando di farlo cadere nuovamente. Era stanco di sentirsi colpevole ... stanco di essere quello tinto di malvagità e rabbia. Se c'era qualcuno al mondo che aveva il diritto di essere arrabbiato, Seifer pensava che fosse lui. Anche dopo che era diventato Seed, la gente non era disponibile ad offrirgli una possibilità. Lui li allontanava da se prima che loro potessero farlo con lui ... era un filosofia molto semplice.

Senza nemmeno preoccuparsi di cambiarsi, si sdraiò completamente sulla sua parte di letto. Dietro di lui poteva sentire Quistis respirare. Lei gli ricordava continuamente tutte le cose che gli erano andate storte nella vita. Lei aveva fallito con lui ... lui aveva fallito con lei ... non importava davvero chi era stato il primo a fallire. Di tanto in tanto, la osservava mentre guardava Squall e Rinoa. Lo amava ancora, ma Squall ne era completamente ignaro. Squall .. quello aveva tutto.

Mettendosi una mano fra i capelli, cercò di togliersi quei pensieri dalla testa. Il sonno avrebbe continuato ad evitarlo fino a che avrebbe continuato a pensare a queste cose. Si girò sul fianco e si trovò a guardare la schiena di Quistis. Era serena nel sonno, quanto era turbolenta quando era sveglia. Lo rendeva irragionevolmente arrabbiato pensare che qualcun'altro al mondo potesse trovare così facile dormire. Per lui, era sempre una gran fatica.

Quistis brontolò un poco e si girò anche lei sul fianco, e una delle sue mani si alzò, andando ad appoggiarsi sopra la sua testa in un piccolo pugno. I suoi capelli brillavano alla luce della luna che stava passando attraverso la finestra. Nel sonno, era bella. Era facile per Seifer dimenticarlo talvolta. Quando urlava e si comportava da strega, era ben lontana dall'essere la meravigliosa visione che ora giaceva accanto a lui. Odiava quel lato di lei, quello prepotente e difficile da trattare. Lei piaceva pensare a se stessa come un capo, ma in fondo non era nemmeno abbastanza decisa per prendere le decisioni importanti.

Se aveva imparato una cosa dalla sua esperienza con Artemisia, era che le persone odiavano vedere la debolezza. Quistis mostrava troppo spesso che era debole, che poteva essere messa da parte. Si era arrabbiata con lui perchè l'aveva irritata ... ma persino lui poteva travisare le sue decisioni. Cercava sempre di agire come se avesse capito tutto, anche quando tutti sapevano che stava cercando disperatamente di farsi venire un'idea. Non era onesto, era uno dei suoi maggiori difetti come leader. Si focalizzava troppo nel cercare di essere perfetta, nel creare una facciata che faceva le persone chiedersi se lei fosse umana o no.

Era questo il motivo per il quale aveva perso il suo ruolo d'istruttrice.

La vergogna crebbe dentro di lui, calda e rabbiosa, mentre la guardava. Non era stato corretta da parte loro metterlo nella sua squadra. Tutto quello che aveva da offrire ad una squadra erano la sua gunblade e il suo odio mordente. Odiava il modo in cui il mondo si era rivoltato contro di lui, odiava la strada che la sua vita aveva preso, odiava il modo in cui Quistis poteva far ribollire il suo sangue di tanto in tanto. L'odio lo rendeva rabbioso, violento .. rude.

"Merda ..." si girò di nuovo, non voleva più guardarla. Cosa aveva da offrire a lei ... o a qualunque donna? Niente. Era distrutto, finito. Chiuse gli occhi con forza, cercando di ignorare quello che lo tormentava dentro la sua testa.

Quistis era caduta piuttosto pesantemente in bango ... ma lui aveva fatto una caduta ben più grave.

CONTINUA ...

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Capitolo 6
*** G.A.W. ***


Aspettando la magia

Titolo originale: Waiting for Magic
Autrice: Starlight - sito
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Disclaimer: Tutti i personaggi, luoghi, etc. appartengono ai loro rispettivi proprietari e non a me.

Capitolo 6: G.A.W.

Quistis si sentiva calda e a suo agio, il suo corpo rilassato stava combattendo con ogni fibra del suo essere contro la sua testa che si stava svegliando, per convincerla a rimanere esattamente dove si trovava. Fuori, cadeva la pioggia. Riusciva a sentirla scrosciare sulla finestra e sul tetto, mentre correva in piccoli rivoletti che finivano giù per le tubature. Sospirando e stiracchiandosi un poco, portò le ginocchia in alto e fu sorpresa quando sentì di aver colpito qualcosa.

Lentamente e con fatica aprì gli occhi e cercò con poca grazia di focalizzare bene.

Le ci volle un attimo per riconoscere che la cosa che stava accanto a lei era Seifer. Erano entrambi sdraiati sopra le coperte, completamente vestiti, e anche piuttosto vicini. Aveva già la bocca spalancata e un pugno già in aria prima di notare che lui era sdraiato sul bordo del letto - era lei quella che gli si era avvicinata.

Arrossendo per l'imbarazzo, ritornò sul suo lato del letto.

Il mio lato del letto? Aspetta .... E quando avremmo deciso che lo dovevamo condividere?

La sua mente ancora addormentata rifletté sulla situazione per alcuni lunghi momenti, e poi decise di pensarci più tardi. Non si era fatto male nessuno ... erano entrambi le stesse persone di quando si erano addormentati. Le stesse persone che condividevano sentimenti di odio reciproco l'uno per l'altro. Qualche momento di pace non avrebbe cambiato niente.

Si mise a sedere con un brontolio. La sua schiena e il suo sedere le facevano ancora male, anche se non più come prima. Maledicendo sottovoce il pavimento del bagno, si diresse verso lo specchio, tirandosi giù la maglietta nel frattempo. Stava ancora indossando la gonna blu e la maglietta in coordinato che si era messa a Deling City. Era passato solo un giorno da quando si erano divisi da Selphie, Paxx e Krik, ma sembrava che fosse passato molto più tempo. In un luogo recondito della sua testa si chiedeva come stessero andando le cose per loro. Probabilmente molto meglio che a lei.

Dando la schiena allo specchio, sollevò appena il retro della maglietta e guardò per la prima volta il lungo livido blu a forma ellittica che le correva su per la schiena fino a qualche centimetro dalla scapola.

"Ti fa ancora male?" Alzò lo sguardo per vedere Seifer che la osservava dal letto, con gli occhi color acqua ancora assonnati.

"Già," rispose lei e portò di nuovo giù la maglietta. Lui sbadigliò e sgranò gli occhi alcune volte prima di mettersi a sedere.

"Devo cominciare l'addestramento oggi," si lamentò. "Un'idea che fa schifo, in caso me lo chiedessi." Quistis non rispose, non era una gran chiaccherona di prima mattina. Era abituata a svegliarsi da sola e a passare le prime ore della giornata con nient'altro che una tazza di caffè così che il silenzio per lei era una cosa abituale.

Lui la osservò mentre lei andava alla sua borsa e la rovistava cercando qualcosa di adatto da mettersi. Riusciva a sentire i suoi occhi sulla sua schiena proprio come se la sua linea visiva fosse tangibile.

"Ti senti bene?" chiese lui.

"Sì," lei scrollò le spalle. "Perchè?"

"Così  ..."

Ci fu un lunga pausa durante la quale Quistis scelse una camicia del coloro rosso dello champagne.

"E che dici del sedere? Anche quello sta bene?" Seifer ruppe di nuovo il silenzio.

"Ah-ah," Quistis annuì e tornò a rovistare nella sua borsa per trovare qualcosa che andasse bene con la camicia. Aveva appena scelto una gonna nera quando Seifer cominciò a ridere.

"Dannazione!" ridacchiò. "Non l'avrei mai immaginato! O sei incavolata nera - il che è sicuramente una possibilità - o sei addirittura piacevole la mattina. Cavolo, Quistis .... potessi essere così tutto il tempo!" Saltò giù dal letto e entrò in bagno, lasciando una scia di risate dietro di lui.

Il sonno era ancora bene presente nella testa di Quistis, altrimenti sarebbe stata molto più infastidita dalle sue sceneggiate. Comunque, stava iniziando a capire che in fondo erano solo quello: sceneggiate. Seifer era un mucchio di parole, lo era sempre stato. Quando era un suo studente, aveva imparato a convivere con il suo bisogno di parlare, lasciando scivolare i suoi commenti senza dire niente. Naturalmente, era più facile dirlo che farlo e un buon numero dei suo commenti acidi erano riusciti a colpirla profondamente. Allora però, c'era davvero poca preoccupazione che questo si potesse trasformare in una minaccia fisica. Squall era l'unica persona a cui Quistis riusciva a pensare allora se cercava di capire quante persone Seifer aveva ferito con la sua gunblade. Adesso, quell'assunzione era sbagliata. Seifer aveva ferito molte persone ... in verità, si era sporcato le mani di sangue più di chiunque altro.

Però, dal suo ritorno al Garden, Seifer sembrava essere tornato ai vecchi giorni. Prendeva in giro Zell,  provacava confusione in classe, era stato ancora una volta giudicato come uno studente 'dotato, ma problematico'. Il ritorno alla normalità era stato quasi incomprensibile per Quistis, e sapeva che doveva esserci di più oltre ai sorrisetti provocatori che Seifer lasciava trapelare.  Non aveva mai avuto l'energia o la voglia di immergersi in quel mondo ... il mondo scuro e spaventoso della testa di Seifer. D'altronde, era quasi certa che lui non costituisse una minaccia per lei ... la sua testa era un insieme di problemi anch'essa.

"Dove hai messo la mia uniforme?" Seifer uscì dal bagno e cominciò a rovistare tra le sue cose.

"E' appesa alla porta dell'armadio," rispose lei.

"Oh ..." Lui afferrò l'uniforme blu e argento e si ritirò di nuovo in bagno.

Da fuori, Quistis poteva sentire la pioggia che veniva giù con più forza. La gentile caduta delle gocce si era trasformata in una tempesta. Il cielo, che avrebbe dovuto brillare col sole del mattino, era della stessa tonalità del grigio del cappotto di Seifer.

"Merda ... sono uguale a quei bastardi!" Seifer emerse dal bagno alcuni minuti più tardi in unifome da capo a piedi, tenendo l'elmo in mano. Era un po' piccola per lui, e gli stava stretta intorno alle spalle e al petto.

"Nessuno ti riconoscerebbe ..." replicò Quistis, sforzandosi di trattenere le risate. L'uniforme e i capelli neri davano vita a un Seifer completamente nuovo. Era come guardare uno dei suoi parenti ... appena familiare.

"Non la digerirei mai se qualcuno lo facesse ..." abbassò gli occhi per guardarsi. "Seriamente, sono stupido."

"Non importerà a nessuno," Quistis scrollò le spalle.

"Pssh," brontolò lui. "Va beh ... vado. Visto che devi stare seduta sul suo sedere pigro per tutto il giorno ... magari puoi trovare qualche altro asciugamano?"

"Vedremo," rispose lei. "Non uccidere nessuno ... e, ricordati ...  sei un pivellino."

"Sì, un pivellino, certo," si mise l'elmo sulla testa e uscì, sbattendo la porta dietro di lui. Quistis sorrise per un po' prima di cogliersi sul fatto e cambiò espressione.

"Cominceranno a divertirmi i suoi commenti sarcastici se non faccio attenzione ... "disse a se stessa, scuotendo la testa. Il sarcasmo aveva vita breve quando era diretto alle imperfezioni di Quistis. Quando Seifer rivolgeva il suo comportamento mordente a se stesso, Quistis riusciva a vedere che potevano anche essere divertenti. Anche se non era sicuro che lui volesse che fossero divertenti.

Fuori, la pioggia veniva giù a torrenti, cadendo attraverso la finestra aperta vicino al letto. Quistis, dando la colpa a Seifer visto che l'aveva aperta lui, la chiuse con un sospiro forte e arrabbiato.

Ecco ... così va meglio. Non so che m'è preso stamattina. Devo essere davvero disperata se persino Seifer comincia a non sembrarmi tanto male ....

Con un po' di amarezza, Quistis rise fra sé. Stava cominciando a pensare che ci fosse stato qualche terribile sbaglio quando era nata. Sorprendentemente, era finita in un mondo che non sembrava volerla. Sembrava sempre più che il Principe Azzurro che aveva sognato sin da quando era bambina si fosse perso, fosse stato mangiato da qualche mostro, o non fosse nato affatto. Aveva aspettato per così tanto di provare l'amore - di sentirsi amata.

Abbandonando i pensieri deprimenti, si riportò di nuovo alla mente il suo scopo nella vita e cominciò a mettere un po' di cose via. Sapendo che lei e Seifer avrebbero probabilmente un giorno dovuto andarsene di corsa, non si disturbò a sistemare i loro vestiti nell'armadio. Invece, mise le loro borse nell'armadio, e controllò ancora una volta che ci fosse anche la sua catena prima di chiudere le ante. Fino a che Galbadia fosse stata terra nemica, sapere che la sua catena era vicina era un pensiero confortante. Anche la gunblade di Seifer era nascosta.

Essere presi dalla parte sbagliata di quell'arma talvolta ...

La sua relazione con Seifer era una ragnatela fatta di vecchi nodi. Era stata sua sorella, sua amica d'infanzia, la sua istruttrice, la sua nemica, e - più recentemente - la sua finta moglie. Non era davvero sicura di quante di quelle relazioni avessero ancora peso. Sicuramente non la vedeva più come sorella o amica d'infanzia. Non l'aveva chiamata istruttrice da anni ormai, nemmeno per abitudine. Nemici - quella relazione aveva il suo peso. Avevano combattuto l'uno contro l'altro su lati opposti in quella che poteva essere chiamata una guerra. Lui aveva cercato di ucciderla, e lei aveva cercato di uccidere lui. Non potevano dimenticarlo facilmente.

Stava per andare in cerca di qualche asciugamano quando qualcuno bussò alla porta. Chiedendosi stupita chi poteva essere, aprì la porta con esitazione.

"Ciao!" Le due donne che stavano dall'altra parte della porta la sorpassarono di corsa. Una di loro, la più alta delle due, aveva un cestino fra le mani.

"Ciao ..." Quistis teneva ancora in mano la maniglia della porta.

"Siamo così felici che tu sia qui!" ridacchiò la donna più bassa. "Noi siamo le altre due mogli delle base."

"Le altre due?" chiese Quistis, cercando ancora di capire perchè quelle due donne fossero nella sua stanza.

"Sì, beh ... siamo così in poche, che ci piace stare fra di noi," rise la donna più alta. "Sai ... come un club. Ci piace chiamarci le G.A.W.  - Galbadian Army Wives (Mogli dell'esercito Galbadiano, NdT)"

"Oh."

"E tu sei il nostro nuovo membro!" sibilò la più bassa. Il cestino fu buttato fra le mani sorprese di Quistis e loro aspettarono pazientemente che Quistis si mettesse a guardare il suo regalo.

"Sono solo un po' di cose ..." la più alta scrollò le spalle. "Cose difficili da trovare in una base militare. Nylon, spray per capelli, del balsamo ... quel tipo di cose."

"Oh, gentile da parte vostra," Quistis rivolse loro quello che sperava che fosse un sorriso smagliante. "A proposito io sono Quistis."

"Oh! Non posso credere che non ci siamo ancora presentate!" la più bassa si portò la mano al petto, sfiorandosi l'ampio senso. "Io sono Ann, e lei è Pita."

"Piacere," annuì Quistis.

"Non abbiamo ancora incontrato tuo marito," annunciò Ann, mentre le sue dita grassocce giocavano coi suoi capelli ricci. "Ma penso che potremmo uscire tutti quanti fuori, magari cenare insieme, per iniziare voi due."

"Noi due?" Quistis rise un poco. "E' anche lui una moglie dell'esercito Galbadiano?"

"Beh, naturalmente no," Pita rispose bene alla risata di Quistis. "Ma noi coppie tendiamo a stare insieme. Rende la vita alla base più ... vivibile."

"Meraviglioso," replicò Quistis, abbracciando il cestino contro il suo stomaco. "Glielo dirò oggi quando torna. A che ora dobbiamo aspettarvi?"

"Oh, direi intorno alle sette," rispose Ann. "Di solito si allenano fino a tardi ... ma con questa pioggia finiranno dopo cena. L'esercito galbadiano è molto gentile coi suoi soldati."

"Sì, pare di sì," annuì Quistis, cercando di non pensare a tutti gli uomini che aveva visto seduti ai ranghi alti dell'esercito Galbadiano. Non erano esattamente conosciuti per la loro gentilezza. Probabilmente Ann e Pita avrebbero avuto un brusco risveglio quando i loro mariti sarebbero stati mandati in guerra.

"Abbiamo anche saputo la bella notizia," cinguettò Ann. "A che mese sei? Noi non abbiamo ancora avuto il primo ... sono così felice però!"

"Oh ..." bofonchiò Quistis. "E' molto presto ancora ... sono solo due mesi o poco più."

"Che bello!" Ann fece un sorriso ancora più grande, anche se Quistis pensava che non fosse più possibile. "Avete già scelto un nome?"

"No...non ne abbiamo ancora parlato ..."

"Dovreste," Ann scosse la testa. "Il nome è tutto, segue il bambino per il resto della sua vita! Dovreste davvero scegliere un nome."

"Oh... lo faremo," Quistis scrollò le spalle. "E' solo che ... non ci siamo concentrati su quell'argomento ultimamente."

"Quell'argomento?" Pita dondolò leggermente la testa di lato. "Ti riferisci al sesso? Perchè se guardi nel cestino -"

"No!" Quistis riusciva a sentirsi arrossire. "Voglio dire ... non ci siamo concentrati sulla gravidanza."

"Oh!" Pita scosse una mano in aria. "Quello! Allora, probabilmente non avrai bisogno del cestino per quell'altra cosa."

Quistis si sentì un poco persa e ben più di un poco a disagio. Era già abbastanza difficile far finta di essere la moglie di Seifer ... era anche più dura far finta che stesse per avere suo figlio, non pensava di poter discutere anche della loro finta vita sessuale.

"Allora ... ehm ... sapete dove posso trovare degli asciugamani?" chiese, cercando di cambiare argomento.

"Non ti hanno dato nessun asciugamano?" chiese Ann, mentre un broncio attraversava il suo viso. "E io che pensavo che avessero il buon senso di dare ad una madre in attesa degli asciugamani! E se fossi caduta?"

Quistis dovette mordersi il labbro per nascondere il piccolo sorriso che le si stava formando sulle labbra.

"Noi ne abbiamo qualcuno in più che potrebbero servirti," la rassicurò Ann, confondendo la sua espressione con una di preoccupazione. "Sono sicura che anche Pita ne ha qualcuno in più."

"Certo! Nessun problema, è per questo che ci siamo aggregate," intervenne Pita.

"Grazie .... lo apprezzo," replicò Quistis. Le due sorrisero fiere, ognuna di loro mostrando i denti perfetti. "Allora ... che farete voi due per il resto della giornata?" chiese infine, rendendosi conto che era una buona idea cercare di stabilire un'amicizia il più presto possibile.

"Cose da mogli," Ann scrollò le spalle. "Quell 'uomo ... ha sporcato altri vestiti. Talvolta mi chiedo persino perchè mi sono messa con lui."

"Simpatizzo pienamente con te," dichiarò Quistis, permettendo ai suoi muscoli di rilassarsi per la prima volta da quando le due erano entrate nella stanza. "Mio marito mi fa diventare pazza talvolta."

"Il tuo russa? chiese Pita. "Il mio sì ... forte. E intendo quel tipo di russare che scuote il letto e fa cadere le cose dalla parete!"

"No, non russa," sorrise Quistis. "In verità dorme piuttosto tranquillo. E' solo che non sa quando deve aprire la bocca talvolta."

"Oh," Ann annuì, e Quistis fece segno loro di sedersi. "Il mio Greg ... anche lui fa così talvolta. Intendi, quando tutto quello che viene fuori dalla sua bocca ti infastidisce da matti?"

"Esattamente!"  Quistis si appollaiò sul bordo del letto. "Quando fa così mi viene voglia di dargli una scarpata in testa."

"Beh, ovviamente c'è molto di più su di lui che ami che il contrario," sorrise Pita, con un sorriso talmente diverso dai precedenti che fece venire i brividi a Quistis. "Voglio dire, l'hai sposato dopo tutto, e sarete presto genitori."

"Già .." Quisti evitò attentamente di incontrare lo sguardo con l'alta e snella Pita. Si sentiva un poco colpevole, in verità non riusciva a pensare a una sola cosa che le piacesse particolarmente di Seifer. Nessuno era così male, doveva avere qualche lato buono.

"Beh ... " Pita si alzò all'improvviso. "Probabilmente hai molte cose da fare oggi. E' stato un piacere conoscerti Quistis."

Lei alzò lo sguardo e annuì.

"E' stato un piacere anche conoscere voi due," rispose. "Ci vediamo stanotte allora?"

"Sì." Le dita di Pita sfiorarono il braccio di Quistis. "Guarda il cestino, è pieno di belle cose."

"Lo farò." Quistis sorrise un poco, chiedendosi cosa avrebbe potuto trovare nel cestino di benvenuto. Da quello che Ann e Pita avevano detto, era pieno di una vasta gamma di tutto quelle cose di cui una moglie aveva bisogno. Il contenuto almeno si sarebbe rivelato interessante.

CONTINUA ...

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Capitolo 7
*** Lillà ***


Aspettando la magia

Titolo originale: Waiting for Magic
Autrice: Starlight - sito
La traduzione dal'inglese appartiene ad Erika e al sito Erika's Fanfiction Page
Disclaimer: Tutti i personaggi, luoghi, etc. appartengono ai loro rispettivi proprietari e non a me.

Capitolo 7: Lillà

"Dannazione," Seifer buttò l'elmo per terra e sbatté la porta dietro di lui. "E' stata una giornata fottutamente lunga!" Era ricoperto di fango e aveva i capelli neri schiacciati sulla testa. "Ha piovuto tutto il giorno ... era come andare in giro in un enorme pozzanghera!" Sospirando, cominciò a camminare verso l'armadio.

"Togliti gli stivali."

"Cosa?" Si fermò per guardare Quistis che era seduta sul letto mentre frugava dentro un cestino.

"Ho detto, togliti gli stivali," ripeté lei, alzando per un attimo lo sguardo.

"Perché?"

"Perché sono pieni di fango."

"E allora?"

"Devo viverci anch'io qui, e il minimo che puoi fare è toglierti gli stivali fangosi." Scosse la testa, dandogli silenziosamente dell'idiota. Un poco turbato dal suo atteggiamento da casalinga, si lasciò cadere seduto a terra e cominciò a slacciare gli stivali.

"Ero io quello che stava lì fuori sotto la pioggia e nel fango," brontolò. "A fare qualcosa. Il minimo che puoi fare tu è pulire un po' di fango." La giornata di Seifer era stata irragionevolmente lunga. La tempesta che era arrivata durante la notte, aveva scosso i cieli, riversando litri di acqua sopra di loro e tuonando piena di disagio. Non solo si era allenato nel fango, ma era stato obbligato pure a farvi dei lavori pesanti dentro.

Muovete quella cosa grossa e pesante dal punto A al punto B ... oh, e non sporcatevi di fango.

La sua mente vagava sopra le varie cose che aveva fatto, accentuando ciascun compito con l'appropriata parolaccia. I muscoli gli dolevano, la sua mente stava canticchiando la sua estrema noia, ed era un poco più che solo arrabbiato.

"Mi è permesso cambiarmi l'uniforme ora, Quistis?" chiese. "O, preferiresti che la tenessi. Oh! Che ne dici di questo! Potrei rimanere fermo qui e danzare per te come un fottuto buffone di corte ... tutto al tuo comando."

"Seifer..." alzò lo sguardo verso di lui per la seconda volta. "Cambiati e basta ... abbiamo ancora delle cose da fare."

"Cose da fare?" chiese lui. "E cioè? Dove hai preso quel cestino?"

"Andiamo fuori a cena," replicò lei.

"Fuori a cena? Perché? Non abbiamo poi così tanti soldi da permetterci di uscire per cena solo perchè tu non riesci a digerire il cibo della mensa dell'esercito ..." riusciva a sentire che le parole stavano cominciando ad uscire per conto loro, e fece uno sforzo per non continuare.

"Ho incontrato le altre due mogli della base oggi," disse lei con sorprendente calma, "e ci hanno invitato fuori a cena stasera. Non so dove vogliano andare ... ma, sembra una buona idea andare d'accordo con loro. I loro mariti, almeno così sospetto, saranno presto dislocati e probabilmente hanno una buona idea di quello che l'esercito sta programmando in questo momento."

"Dannazione..." non si alzò da dove era seduto per terra, ma invece si sdraiò sulla schiena. "Hai preso degli asciugamani? Ucciderei per una doccia."

"Sì, ce ne hanno portati alcuni," scrollò le spalle lei. "Sono state sempre loro a portare il cestino."

"Davvero?" si sdraiò di lato così da poterla guardare. "Che c'è dentro?"

"Non credo tu voglia saperlo ..." sorrise.

Un sorriso ... aveva sorriso? Seifer non l'aveva vista sorridere da molto tempo. Quistis mostrava la sua depressione e la sua rabbia, ma dava raramente sfogo alla sua gioia. Era dannatamente conservatrice e questo gli dava fastidio. Lo metteva a disagio perché non riusciva mai a capire su che livello si trovava con lei. Aveva detto che lo odiava, però non gli aveva spaccato la testa per aver dormito accanto a lei come lui pensava che avrebbe fatto. 

"Certo che sì," insistette lui.

"No ... non credo."

"Andiamo."

"Cose da donne ..." replicò lei vaga.

"Bene," Seifer alzò gli occhi al cielo. "Tieniti il tuo piccolo cestino per te. Vado a farmi un bagno prima di questa stupida, fottutissima cena. La prossima volta perché non pensi se tuo marito vuole andare o no prima di sparare a caso e dire che lo farà."

Senza aspettare la sua risposta - era incline a pensare che non ne avrebbe data una - si mise in piedi e prese dei vestiti di ricambio. Gli ci vollero alcuni minuti per capire che Quistis aveva messo le cose a posto, e trovò il suo zaino appoggiato nel ripiano più basso del ripostiglio.

Era stata anche in bagno. La vasca era ora equipaggiata con saponi dal profumo stupidamente femminile, shampoo, e un balsamo. Aggrottando la fronte, chiuse la porta e si tolse l'uniforme. Ritraendola da sé con disgusto, mise il disgustoso capo di vestiario nel lavandino, pensando che Quistis probabilmente lo avrebbe lavato per lui se ce lo avesse lasciato dentro abbastanza a lungo. Era schizzinosa fino a quel punto ... le piaceva che le cose fossero come le voleva lei, alle sue condizioni.

Ridacchiando appena fra sé e sé, cominciò a far scorrere l'acqua. Qualche secondo dopo, stava sotto il getto caldo, lasciando che lo colpisse ritmicamente contro la schiena. Si fece sfuggire un lungo e appena percettibile sospiro, e si appoggiò al muro della doccia, ad osservare lo sporco che se ne andava giù per il tubo. Seifer non si era mai sentito buono come le altre persone. Gli altri avevano una famiglia, persone che tenevano incondizionatamente a loro ... tutte cose che lui non aveva mai avuto. Tuttavia, non si ricordava di essersi mai vergognato davvero di se stesso fino al casino di Artemisia. Si era sentito disprezzato e odiato prima, ma non si era mai sentito sporco.

Il suo sorriso svanì, trasformandosi in una dura smorfia.

Arrabbiato con se stesso per la sua debolezza - diavolo, arrabbiato col mondo intero - uscì dai suoi pensieri e afferrò lo shampoo, senza prestare alcuna attenzione al fatto che era al profumo di lillà. Le sue dita affondarono nel suo scalpo, lasciando breve scie di dolore dietro di loro. C'era come una sorta di dolore che albergava dentro di lui, una ferita aperta e dolorante che doveva ancora trovare. Tendeva a ignorarlo, ma stava crescendo e riempiendosi di rimpianto, colpa e rabbia.

L'odore floreale dello shampoo si sparse nell'aria umida e calda e lo circondò. Si era sempre chiesto da dove provenisse l'odore dolce che era perennemente attaccato a Quistis, e che stuzzicava i suoi sensi ogni volta che gli stava vicino. Ora, lo sapeva. Shampoo ... non avrebbe mai pensato che si trattasse di qualcosa di semplice come lo shampoo.

"Fantastico ... ora ho anch'io l'odore di una donna," brontolò fra sé. I fiori stavano benissimo sulle donne, erano strani sugli uomini. Sapeva che avrebbe riso di lui.

Afferrò il balsamo e lo fissò per un attimo con genuina curiosità. Non aveva mai usato del balsamo ... non ne aveva mai avuto bisogno. Talvolta aveva usato quelli due in uno, ma sicuramente mai del balsamo viola, cremoso e dall'odore di lillà. Per prova, ne versò un poco sulla mano e cominciò a metterselo suoi capelli. Non fece schiuma come aveva pensato, ma continuò imperterrito. Quando venne finalmente il momento di lavarlo via, non poté fare a meno di sorridere a come rendeva i suoi capelli lisci e scivolosi. Forse le donne avevano avuto l'idea giusta - non che lui volesse diventare un capellone come Squall, ma la sua mente stava rapidamente elaborando elaborate fantasie di ragazze che gli scorrevano le dita fra i capelli.

Allontanando quei pensieri pazzi, continuò a lavarsi. Quistis si sarebbe nondimeno infuriata se non fosse stato pronto ad uscire quando le altre due donne fossero venuti a prenderli per andare a cena. Non voleva andarci - Hyne, quanto non voleva andarci - ma prima tornavano al Garden meglio era.

***

"Ciao! Io sono Ann ... e questo è mio marito Greg!" Quistis incrociò le dita dietro di la schiena mentre Seifer salutava la coppia.

"Piacere di conoscervi," sorrise cortesemente, coi capelli ancora bagnati dopo la doccia. "Io sono Seifer ... avete già incontrato mia moglie Quistis .."

"Sì! Ciao, Quistis!" Ann la salutò con la sua piccola mano grassoccia. Suo marito, Greg, era di costituzione simile. Il suo corpo rotondo dava l'aria di una persona troppo nutrita, e la maggior parte sporgeva dalla cintura. Seifer torreggiava sopra di lui e sembrava incredibilmente in forma rispetto alla coppia paffutella.

"Dov'è Pita?" chiese Quistis, avvicinandosi a Seifer. Avevano deciso che sarebbe stato più facile per entrambi usare il suo vero nome. Poche persone a Galbadia conoscevano il suo vero nome per intero in ogni caso. Era conosciuto come il Cavaliere della Strega ... non come Seifer Almasy.

"Oh, arriverà un po' in ritardo, perciò ci raggiunge in città," replicò Ann.

"Oh, dove andiamo?"

"C'è questa cittadina a est di qui ... più che altro consiste di un paio di case, un supermarket, e di un bar che fa anche da ristorante e da night club."

"Pittoresco," sorrise Seifer a Quistis. "Pronta ad andare, amore?" Le sue dita si strinsero intorno al suo braccio, e lei era ben cosciente del fatto che non volesse andare per niente. Non poteva dargli un pugno di fronte ad Ann e a Greg però, perciò si limito a sorridergli a sua volta.

"Certo," disse felice.

Si avviarono alla macchina che Ann e e Greg avevano noleggiato in relativo silenzio. Seifer le sorrideva di tanto in tanto, o le prendeva la mano e la stringeva delicatamente quando l'altra coppia li guardava. Non appena si giravano, il suo sorriso si trasformava in uno sguardo arrabbiato.

"Se queste persone sanno qualcosa," gli bisbigliò lei mentre salivano in macchina, "allora saremo più presto fuori dalla portata l'uno dell'altra. Perciò piantala di avere questo atteggiamento arrabbiato verso la faccenda."

"Ho avuto una lunga giornata," le bisbigliò lui a sua volta, "e sono stanco. Avrei preferito dormire adesso."

"Oh, Seifer Almasy, uno dei migliori combattenti sulla faccia della terra, è messo al tappeto da un po' di allenamento base?" sorrise lei un poco. "Ti starai ammorbidendo."

"Allora...Seifer..." li interruppe Ann mentre lui stava per replicare. "Hai pensato a come chiamare il bambino? Ho detto a Quistis che trovare un buon nome è una cosa molto importante."

"Un nome?" abbassò lo sguardo verso Quistis per un attimo prima di incontrare di nuovo gli occhi attenti di Ann. "Ehm ... veramente ... non ci ho ancora pensato."

"Ancora no?" Ann scosse la testa con disapprovazione. "Voi due ... ma che avete fatto in questo mese?" Seifer si spostò sul sedile a disagio e scrollò le spalle.

"Suppongo che probabilmente dovremo cominciare a pensarci ..." mormorò. Il resto del viaggio fu riempito da chiaccherate inutili. Parlarono della tempesta e della macchina. Se il tratto non fosse stato così corto, sarebbero finiti a corto di argomenti. Ma, quando la macchina accennò a fermarsi, sia Seifer che Quistis tirarono un grosso respiro di sollievo.

Il bar/ristorante/night club era pieno di gente - presumibilmente l'intera popolazione della città. Era appena illuminato e odorava vagamente di pino. La differenza fra il locandiere e gli impiegati era poco chiara, e Quistis ebbe il suo bel daffare a capire chi era una cameriera e chi un semplice cliente. Ann e Greg li condussero a un tavolo vuoto e diverse persone li salutarono mentre passavano. Apparentemente, erano clienti abituali.

"Perché non mi sorprende che tutti nel ristorante li conoscano?" ridacchiò Seifer a bassa voce. Quistis non lo rimproverò semplicemente perché stava pensando la stessa cosa.

"Pita e Andy saranno qui fra poco," dichiarò Ann mentre si sedeva. "Allora, ordiniamo mentre aspettiamo."

Quando arrivò finalmente una cameriera, con un blocchetto in mano e un paio di occhiali da vista con la montatura nera appoggiati sul naso, Ann e Greg erano pronti ad ordinare una porzione di tutto quello che c'era nel menu. Con un sorriso distante appoggiato sulle labbra, la cameriera scrisse pazientemente i loro lunghi ordini, facendo loro domande come "Zuppa, o insalata?" e "Volete un contorno con questo?" Quando finalmente si rivolse a Quistis e Seifer, stavano entrambi a bocca aperta guardando la coppia davanti a loro.

"Ehm ... io prenderò solo la zuppa e un bicchiere di limonata," disse Quistis.

"E io la specialità della casa," aggiunse Seifer.

"Niente da bere?" chiese la cameriera, guardandolo da sopra gli occhiali. "Abbiamo dei drink buonissimi sul menu."

"No grazie ... solo un po' d'acqua."

"Sicuro?" premette. "Potrei darle un daiquiri o qualcosa di simile."

"No, va bene così," replicò lui calmo. Scrollando le spalle, la cameriera volò via con l'ordinazione piena, destreggiandosi tra tavolini e persone.

"Per forza siete pelle e ossa," Ann scosse la testa. "Mangiate appena!"

Pita e suo marito arrivarono un attimo prima che la cameriera tornasse con altre tre cameriere in fila dietro di lei, l'ultima delle quali portava i magri pranzi di Quistis e Seifer. Pita e Andy fecero la loro ordinazione, e il gruppo divenne stranamente silenzioso mentre Ann e Greg si strafogavano nel loro cibo. Era uno spettacolo della natura guardare quei due mangiare. Cucchiaiata dopo forchettata di cibo entrava nelle loro bocche per essere masticata, inghiottita, e seguita da un'altra a farle compagnia. La di solito eloquente Ann non emetteva un suono, se non quello della forchetta che strideva contro il piatto.

"Allora, Seifer," Pita si appoggiò con la schiena alla sedia e lo guardò a lungo. "Come è stata la tua giornata? Andy ha detto che oggi è stato un inferno ... non certo un bel modo per cominciare le cose."

"Già, è andata piuttosto male," annuì lui e bevve un grosso sorso d'acqua. "Il fango era orribile, e rendeva veramente difficile camminare in giro."

"Così ho sentito," annuì lei, poi rivolse la sua attenzione a Quistis. "Che mi dici di te, Quistis. Hai guardato nel cestino?"

"Sì ... ho guardato," arrossì lei.

"Oh, allora l'hai trovato?" ridacchiò Pita.

"Sì." Era sul fondo del cestino, sotto tutti i saponi al profumo floreale e gli altri articoli femminile. Un piccolo e provocante pezzo di lingerie nera. L'indumento di pizzo era davvero minuscolo e ovviamente mostrava molto più che solo un lembo di pelle. Quistis non aveva idea di cosa farci, se se lo portava al Garden e qualcuno scopriva che ce l'aveva, le risate sarebbero state infinite.

"Oh, bene," sorrise Pita. "Ti sta?"

"Sì ..." mentì Quistis, non l'aveva provato. Infatti, non aveva fatto altro che tenerlo in aria e guardarlo. Seifer le rivolse un sguardo curioso, ma lei evitò di incontrare i suoi occhi.

"Wow...eccellente!" Ann appoggiò la schiena sullo schienale della sedia e si massaggiò la pancia. "Com'era il tuo, amore?"

"Buono," annuì Greg. Era la prima parola che aveva detto in tutta la serata, e Quistis aveva l'impressione che Ann fosse una moglie molto opprimente.

"E' davvero difficile trovare buone cose da donna in una base militare," continuò Pita seguendo la scia dei suoi pensieri senza nemmeno prestare attenzione all'altra coppia. "Specialmente cose come quelle!"

"Greg... balliamo!" Ann saltò in piedi, afferrando la mano di suo marito. Quistis alzò lo sguardo dalla sua zuppa per guardarli, meravigliata dallo loro energia dopo aver mangiato un pranzo che avrebbe potuto nutrire lei per giorni. Anche Seifer sembrava scioccato, e si scambiarono un'occhiata mentre finivano di mangiare.

"Voi due potete andare a ballare se volete," propose Pita, vedendo che entrambi guardavano la pista da ballo. "A noi va bene." Rivolse a suo marito un dolce sorriso che lui ricambiò a trentadue denti.

"Oh ... non mi piace ballare ..." Quistis scosse la testa.

"Certo che sì, tutti sanno ballare," la interruppe Andy. "Seriamente, non pensiate che vi stiamo trattenendo." La coppia si strinse la mano, e si scambiò ancora una volta sorrisi felici.

"Penso che vogliano stare da soli ... " bisbigliò Seifer. "Andiamo."

"Ma ... Seifer!" protestò lei quando lui la fece mettere in piedi. Tenendole stretta la mano, la guidò fra le altre coppie e si girò per guardarla in faccia.

"Sono senza parole," dichiarò lei.

"Non c'è da scherzare," replicò lui. "Abbiamo bisogno di parlare." Diede al suo braccio una forte strattonata, spingendola verso di se. Aggrottando la fronte, Quistis non lo fermò. Avrebbe solo attirato attenzione inutile su di loro. Alzando le mani, potrò le braccia dietro le sue e si tenne alle sue spalle mentre cominciavano a muoversi con la musica.

"Che c'è di così importante che non può aspettare?" chiese lei a denti stretti.

"Ti stai affezionando," rispose lui. "Sono il tuo nemico, devi sempre ricordarlo questo."

"Seifer, non dobbiamo mica ucciderli," alzò gli occhi al cielo lei.

"Se veniamo scoperti, dovremo uccidere qualcuno," le ricordò lui. "O, loro potrebbero uccidere noi. Devi ricordare che non sono tuoi amici! Non hai amici qui, Quistis."

"Chi l'ha detto che mi sto affezionando?" domandò. "Stai saltando a conclusioni affrettate ... sempre a dare per scontate cose di me!"

"Okay, allora dimmi un po'," mandò la testa all'indietro di un poco. "Potresti colpire Ann o Greg con la tua frusta? Potresti lanciare 'morte' contro di loro?"

"E' una cosa morbosa," lei scosse la testa.

"Che c'è di così morboso?" chiese lui. "L'hai già fatto prima. Hai combattuto contro di me, e non infastidirti."

"Stavi cercando di uccidermi," gli ricordò lei.

"Allora," strinse la presa sulla sua vita un poco quando alcune altre coppie vennero loro troppo vicino. Abbassò la voce e la testa fino a che le stava bisbigliando nell'orecchio. "Quistis .. ecco perché sei una cattiva istruttrice, ecco perché sei un cattivo capo ora ... ti aggrappi troppo alle cose. Pensa con la tua testa. Loro sono il tuo nemico .. il fatto che andiamo fuori con loro a cena, non è un evento sociale, è un sotterfugio. Siamo spie."

Quistis sospirò.

"Sono brave persone, Seifer," replicò lei. "Non riesco a guardarle con i fanalini d'odio come fai tu."

"Dannazione," spostò il peso del corpo su un piede. "Devi per forza essere sempre così fottutamente controllata da non poter seguire un buon consiglio quando ne ricevi uno?"

"Non sono controllata."

"Sì lo sei."

"Bene, allora lo sei anche tu," replicò arrabbiata. "Non potresti seguire un ordine nemmeno se ne dipendesse la tua vita."

"Lo so!" rispose lui. "Ma almeno io lo ammetto!"

Si zittirono quando il loro litigio cominciò a catturare l'attenzione della gente. Quistis sospirò ancora e appoggiò la testa sulla sua spalla, cercando di sembrare contenta fra le sue braccia. Dentro, si sentiva tutt'altro che contenta. Era arrabbiata, in parte perché lui aveva ragione e in parte perchè non voleva che l'avesse. Era difficile pensare a un nemico come a qualcosa con più di due dimensioni. Non avevano famiglie, non avevano personalità. Erano solo nemici, punto e basta.

Mentre faceva un grosso respiro, un aroma le pizzicò il naso. Era familiare, ma non riusciva a ricordarsi dove lo aveva sentito. Curiosa, annusò ancora una volta l'aria.

Proveniva da Seifer.

"Seifer...cosa...?" iniziò ad annusare la sua spalla con curiosità, poi si mise in punta di piedi, quasi dovendosi arrampicare su di lui per giungere ai suoi capelli. Lui si allontanò di scatto, ma lei continuò imperterrita a seguire la sua testa, arrivando addirittura ad abbassargliela con la mano che aveva libera.

Si ritrasse all'improvviso e rise quando i suoi sensi identificarono il vago odore - lillà.

"Seifer ... hai usato il mio shampoo?"

CONTINUA ...

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Capitolo 8
*** Contatto ***


Aspettando la magia

Titolo originale: Waiting for Magic
Autrice: Starlight - sito
La traduzione dal'inglese appartiene ad Erika e al sito Erika's Fanfiction Page
Disclaimer: Tutti i personaggi, luoghi, etc. appartengono ai loro rispettivi proprietari e non a me.

Capitolo 8: Contatto

Tre giorni passarono senza che succedesse niente prima che Seifer riportasse di nuovo all'attenzione la storia del cestino. Quistis aveva cercato di cavare fuori qualcosa da Ann e Pita, ma nessuna di loro sembrava interessata ai piani dell'esercito. Sedendosi sul letto con la testa fra le mani, brontolando per la frustrazione, lei alzò lo sguardo per guardarlo. Lui aspettò, e poi ripeté la domanda.

"Cosa c'era dentro?" La sua posa era decisa, non disponibile a negoziazioni. "Sembra che tutti lo sappiano tranne me. Voglio saperlo."

"Che vuoi dire con, 'lo sanno tutti' ?" chiese.

"Sai ... i ragazzi ... loro lo sanno." scrollò le spalle. "Continuano a chiedermi quanto mi è piaciuto il cestino delle G.A.W e a farmi l'occhiolino."

"Sono solo ... sai ... " sbatté una mano in aria. "Cose da donne."

"Ti ha chiesto se ti stava," lui socchiuse gli occhi. "Ho lasciato stare per tre giorni ... ora, voglio saperlo. Non ti lascio in pace finché non me lo dici."

"Non te lo dirò." replicò lei con tono di sfida.

"Oh, sì che lo farai."

"No, invece."

"Se non me lo dici, mi metto a frugare tra la tua roba fino a che non lo trovo," dichiarò lui.

"Non saprai cosa cercare," ribatté lei.

"Penso che lo saprò quando lo troverò," alzò gli occhi al cielo lui. Si era abituata parecchio ai suoi occhi nei giorni precedenti. Doveva tingerli i capelli regolarmente per coprire le sue ciocche bionde, e per tutto il tempo lui la guardava con i suoi caldi occhi color acqua. La maggior parte delle volte erano ostili, ma tavolta erano solo curiosi. Adesso, i suoi occhi brillavano pieni di furbizia, era un Seifer in vena di scherzi che non aveva visto sin dai suoi giorni come istruttrice.

"Sei serio?" chiese lei.

"Oh sì." Incrociò le braccia e rimase in piedi davanti a lei, in attesa.

"Prometti di non ridere?"

"No."

"Seifer...non mi aiuti ammettendo tu stesso che probabilmente mi prenderai in giro per il resto della vita," replicò lei, appoggiandosi all'indietro sui gomiti. Lui si sdraiò accanto a lei sul letto, facendola girare di lato col suo peso.

"Non far sì che te lo debba tirare fuori a forza," la schernì. "Lo farei ... conosco le tue debolezze."

"Le mie debolezze?" rise lei. "E sarebbero?"

"Posso infastidirti fino a farti impazzire," replicò lui. "E non smetterò di farlo finché non me lo dirai. Perciò, sarebbe molto più semplice per te dirmelo ora e farla finita subito. Non può essere così terribile."

"Non te lo dico."

"Quistis! Dannazione ... andiamo!" si mise in ginocchio sul letto.

"Shh...è tardi...sveglierai la gente," disse lei, portandosi un dito sulle labbra.

"Hai paura che svegli la gente?" lui si sedette all'indietro, con una luce maligna negli occhi. Prima che lei capisse cosa stava per fare, lui cominciò a saltare sul letto, facendo scricchiolare le molle e facendolo andare contro il muro.

"Seifer ... che stai facendo?" lei alzò un sopracciglio.

"Oh! Quistis! Sì!" urlò con un largo ghigno sul volto e si mise in piedi. Continuò a fare rumore, saltando su e giù sopra il letto con viziosa ferocità.

"Seifer ... piantala!" sibilò lei. "La gente penserà che stiamo -"

"Yuuhuu...amore...sì!" continuò a saltare sul letto.

"Seifer!" sentì il rossore salirle per il collo. "Smettila!" Lui scosse la testa, e alzò anche lei perché saltasse con lui.

"Non finché non me lo dici," ridacchiò.

"Okay! Va bene ... va bene!" allontanò bruscamente le mani da quelle di lui. "Te lo dico ... basta che la pianti." Obbedendo, lui saltò giù dal letto e le offrì una mano per aiutare a scendere anche lei.

"Va bene ... sentiamo," domandò lui non appena i piedi di lei toccarono il suolo. Quistis sospirò, pensando che ne stava facendo un problema più difficile del necessario.

"Mi hanno dato della lingerie," rispose.

"Non scherzi? rise lui. "Dov'è?"

"Non te lo faccio vedere!" disse lei rapida, innervosendosi.

"Devo ricominciare di nuovo coi salti sul letto?" chiese lui, con un sorriso prepotente sul viso.

"Hyne, sei irritante," lei scosse la testa e andò verso l'armadio per tirare fuori il pezzettino di stoffa dal suo zaino. Seifer stava esattamente dietro di lei mentre spostava i vestiti. Osservava da sopra la sua spalla fino a che lei non gli diede una gomitata nello stomaco.

"Perché diavolo l'hai fatto?"

"Sei troppo vicino!" sogghignò Quistis. "C'è una cosa chiamata spazio personale, sai." Lui fece riluttante un passo indietro, e Quistis riportò la sua attenzione allo zaino. Trovò il pizzo in fondo, e lo tirò fuori esitante. Seifer glielo tolse di mano prima che lei avesse anche solo la possibilità di girarsi.

"Cristo santo!" lo alzò in aria, esaminandolo. "Quelle vecchie galline hanno un incredibile gusto in fatto di biancheria intima!" Quistis stava arrossendo per l'imbarazzo anche per il solo fatto di avere quell'indumento sexy in suo possesso.

Lui tenne il pizzo col braccio perfettamente allungato e chiuse un occhio.

"Che stai facendo?" chiese lei.

"Sta ferma un attimo," comandò lui, e mosse il piccolo indumento in giro fino a che non trovò un punto soddisfacente.

"Smettila," Quistis si avvicinò per prenderglielo, ma lui lo spostò subito.

"Dannazione ... non posso credere che tu me l'abbia tenuto nascosto in questo modo," rise e lo tenne fuori dalla sua portata. "L'hai davvero provato? Hai detto che ti stava."

"No! Ma certo che non l'ho provato!"

"Dovresti!" sorrise. "Vai a metterlo!"

"Non me lo metterò!" strillò lei.

"Oh, piantala di fare la puritana," scosse la testa. "Non ti sto mica dicendo che devi venire fuori a farmelo vedere ... devi solo provarlo."

"Non voglio provarlo," replicò lei a denti stretti, cercando ancora di toglierglielo di mano.

"Andiamo," insistette lui testardamente. "Di che hai paura? Temi che anche la vecchia e incartapecorita Quistis Trepe possa sembrare davvero sexy?"

"Non ho paura di niente," disse lei. "Ma non voglio metterlo."

"Quistis, sono serio," dichiarò lui. "Provalo."

"Perché?"

"Perché no?" rispose lui a tono. "Vai in bagno ... e mettilo. Se non ti piace, toglilo ... brucialo ... fallo scivolare giù per il buco del water ... non me ne frega niente di quello che ne fai. Basta che lo provi."

"Bene ... dammelo però!" replicò lei. Lui abbassò lentamente il braccio, lasciando che Quistis potesse prendere l'indumento in mano e poi la spinse rapidamente verso il bagno. Praticamente gettata dentro la piccola stanza, Quistis rimase ferma per qualche secondo e cercò di riflettere su quello che stava per fare. Abbassò lo sguardo per osservare con curiosità il piccolo pezzo di lingerie che aveva in mano. Era tentata di provarlo.

"Smettila di pensarci su, fallo e basta," comandò Seifer dall'altra parte della porta, come se sapesse quello che stava pensando.

"Ugh ... Hyne ..." brontolò fra sé lei e cominciò a togliersi i vestiti. Li buttò a caso per terra, senza prestare attenzione a dove finivano. Infine, dovette affrontare il compito di indossare l'indumento. Lo tenne sospeso in aria per un attimo, cercando di capire dove di doveva mettere cosa. Scrollando le spalle, lo infilò come meglio poteva e osservò infine il suo riflesso allo specchio. 

Fu sorpresa nel vedere come le stava. La donna che la fissava a sua volta era una Quistis Trepe totalmente diversa. I suoi capelli le cadevano selvaggiamente lungo le spalle e il pizzo nero le abbracciava stretto il corpo. Si sentiva ... attraente. Mentre un sorriso le si formava sulle labbra, si sistemò per bene davanti allo specchio, per vedersi per intero. Era piuttosto imbarazzante e non le sembrava quasi giusto che le piacesse tanto il modo sexy e provocante  in cui l'indumento mostrava il suo corpo.

Un risata cominciò ad uscirle dal petto, ma la represse rapidamente.

"Te l'avevo detto!" urlò Seifer. "Quando posso vederti?"

"Mai!" si tolse la biancheria e cominciò rapidamente a rivestirsi. Riusciva a sentirlo che rideva nell'altra stanza, e le venne l'orribile sospetto di essere stata giocata. Quando fu di nuovo decente, aprì la porta e lo trovò ad aspettarla dall'altra parte.

"Allora?" chiese lui con un sorriso beffardo. "Com'era?"

"Seifer... sei un essere orribile," rispose lei, ancora sentendosi umiliata.

"Perché? Che ho fatto?" chiese Seifer, alzando le mani al cielo in segno di innocenza.

"Mi hai giocata."

"Non ti ho giocata."

"Stai ridendo di me."

"Quistis..." le afferrò un braccio. "Hai davvero bisogno di lasciarti andare qualche volta. Non sei più un'istruttrice. Puoi cominciare a comportarti come se non avessi quarant'anni, sai. Divertirti di tanto."

"Vestirsi come una sgualdrina è divertente?" chiese lei. 

"Lo farei anch'io se potessi," ridacchiò lui. Lei scostò la mano con violenza.

"Sei volgare."

"Già ... e ne sono anche dannatamente fiero," replicò lui. "Almeno io non faccio il puritano."

"Non faccio la puritana."

"Oh sì," annuì lui enfaticamente. "Sei la vera definizione di una puritana. Ora sei arrabbiata con me perché ti ho fatto fare qualcosa che andava contro la tua morale, e che ti è piaciuta!"

"Non è per questo che sono arrabbiata con te," replicò lei, buttando la lingerie sul letto.

"Oh, allora ammetti che ti è piaciuto?" insistette lui. "A tutti piace sentirsi attraenti Quistis .. persino a te."

"Già .. perché nessuno con un po' di sale in zucca potrebbe volermi senza la dovuta provocazione, vero?" replicò con una veemenza che sorprese persino lei. "Sai, Seifer, non ho bisogno che mi venga ricordato ogni istante quante cose ho che non vanno. Mi rendo perfettamente conto di quanto sia seriamente fottuta con la vita, e tu sei semplicemente uno stronzo per continuare a ricordarmelo!"

Seifer si zittì di colpo. Quistis non si ricordava l'ultima volta che aveva usato quel tipo di parole. Non aveva niente contro le parolacce, però rispettava il loro potere più di una persona normale. Le risparmiava per le dovute occasioni, e questo le rendeva particolarmente forti quando le usava.

"Calma," alzò le mani in aria. "Perché ti stai comportando così?"

Sentiva che lacrime di rabbia minacciavano di caderle dagli occhi mentre gli parlava con fare accusatorio.

"Sei un essere miserabile, e porti le persone a fondo con te!" gridò. "Ebbene, non ho bisogno che tu mi faccia sentire miserabile, Seifer! Mi fai fare cose solo per soddisfare il tuo sporco senso dell'umorismo e cerchi in continuazione di ingannarti da solo pensando di non trovarti in quel piccolo bozzolo in cui vivi! Non ho bisogno che tu mi faccia -"

"Quistis! Basta!" comandò lui. "Non sto cercando di farti sentire un'idiota ... stavo solo cercando di farti rilassare un po'."

"Stai zitto e ascoltami Seifer!" avanzò verso di lui, puntandogli il dito al petto. "Non sei stato altro che un completo bastardo sin dall'inizio di questa missione. Mi hai sminuito in continuazione, dicendomi che non ero abbastanza brava per fare il capo. Sono stufa di te, stufa di dover condividere il tuo senso di colpa!"

"Quistis - " cercò di interromperla ancora, non comprendendo il motivo della sua improvvisa rabbia.

"Voglio solo avere qualcosa," annunciò lei. "Qualcosa ... qualunque cosa ... ho bisogno di qualcosa a cui aggrapparmi ... qualcosa per cui guardare avanti quando mi alzo la mattina. I SeeD sono tutto quello che ho, e non lascerò che me lo rovini! Non lascerò che mi cambi, Io sono chi sono - puritana o no - e tu dovrei semplicemente convivere con questo fatto!"

Si fermò, per prendere fiato. Seifer aspettò di vedere se doveva continuare, e quando non lo fece, lui rilasciò un grosso sospiro.

"Quistis...sei una stronza," la informò. "Tu sei una stronza, e io sono una merda. Sono fottutamente d'accordo su questo ... non me ne frega niente se tu dormi con tutti i ragazzi del Garden o ti rinchiudi nella tua stanzetta. Pensavo solo che avessi un'altra faccia. Ebbene, sai una cosa? L'ho trovata ... ed è stronza come la prima."

"Io non sono una puritana," si lamentò lei, arrabbiata con se stessa quando sentì la sua stessa voce vacillare un poco. "E ... solo perchè mi piace avere il controllo delle cose ... non significa niente. Tu non sai niente di me."

"Va bene, non sei una puritana," lui roteò gli occhi al cielo. "Ti fa sentire meglio?"

"Non voglio parlare mai più con te ..." lei scosse la testa e si girò dall'altra parte. Perdeva così raramente il controllo delle sue emozioni che era ancora scioccata dalla sua improvvisa scenata.

"Benissimo ... cosa vuoi che me ne importi," brontolò lui. "Vado a rinchiudermi nel mio bozzolo."

"Bene."

"Fantastico."

"Meraviglioso."

Lei si avvicinò al letto e vi si sedette sopra, e fissò la lingerie, chiedendosi adesso perché si era davvero arrabbiata. Non aveva molto senso, aveva avuto ragione lui sulla lingerie. Era stato bello sentirsi attraenti per una volta ... sentirsi una donna invece di un mercenario. Ma, invece di ammettere semplicemente la sconfitta, gli aveva urlato contro.

Forse sono una stronza davvero...

Il suo respiro era irregolare, e cercò di nuovo di capire cosa c'era che non andava. Perché aveva reagito così violentemente? Forse solo perché Seifer la irritava sopra ogni limite di sopportazione? Oppure perché aveva colpito un punto debole che non si era resa conto di avere? Confusa, si strofinò le tempie e si girò per guardarlo.

"Seifer?"

"Che c'è?" Sembrava arrabbiato. Le stava dando la schiena, e i suoi muscoli erano visibilmente tesi.

"Scusami ... io non ... " esitò. "Mi spiace."

"Bene, buon per te."

Lei brontolò in silenzio frustrata.

"Ecco ... eh .." tentennò e si sforzò di proseguire. "E' stato bello sentirsi attraente per una volta ..." Lui si girò e la guardò con fiammeggianti occhi verdi.

"Non stavo cercando di farmi gioco di te," affermò.

"Lo so ... è solo che .." appoggiò la testa sulla mano per un attimo. "Non lo so ... mi sono arrabbiata. Non so perché."

"Sai Quistis," le venne incontro, anche se i suoi occhi guardavano da un'altra parte. "Ci sono centinaia di ragazzi nel Garden che darebbero il loro braccio destro per avere una sola notte da soli con te."

"Non voglio sentire," replicò lei.

"Quistis," persistette lui. "Tu sei desiderabile. Con o senza lingerie, okay? Non devi essere così dura con te stessa tutte le volte."

"Seifer ... non voglio davvero parlare di questo," insistette lei, girando la testa dall'altra parte. L'ultima cosa che voleva era credere alle sue bugie così che potesse usarle contro di lei. Lui prese in mano la lingerie e la girò per aria mentre parlava.

"Beh, dannazione, dovresti!" Si stava arrabbiando di nuovo. "Non ti rendi mai conto di quello che avviene intorno a te, vero?"

Quistis stava per rispondergli, quando il telefono squillò. Si girarono entrambi e lo guardarono come se stesse per saltare e morderli. Non avevano mai usato il telefono e non sapevano nemmeno che ci fosse linea. Lei lo fissò fino a che non squillò per la terza volta, prima di avvicinarsi e prenderlo in mano.

"Pronto?"

"Hei! Quistis? Sono Selphie!" gorgheggiò la voce all'altro capo del ricevitore. "Cavolo, ho notizie per te!"

Alzò lo sguardo e vide Seifer uscire di gran fretta dalla stanza, con le spalle ricurve in avanti.

"E' fantastico, Seplhie," sospirò lei. "Allora che c'è?"

"Penso che stiamo progettando di invadere la prossima settimana."

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Capitolo 9
*** Confessioni ***


Aspettando la magia

Titolo originale: Waiting for Magic
Autrice: Starlight - sito
La traduzione dal'inglese appartiene ad Erika e al sito Erika's Fanfiction Page
Disclaimer: Tutti i personaggi, luoghi, etc. appartengono ai loro rispettivi proprietari e non a me.

Capitolo 9: Confessioni

Nonostante non lo volesse, Quistis si sentiva un verme. Seifer le aveva detto cose ragionevoli, ma si erano sempre presentate sotto forma di graffi superficiali. Lei era andata troppo in fondo durante il loro litigio, e sapeva di aver colpito alcuni punti deboli. Si sentiva in colpa, lui era stato davvero di buon umore, un Seifer raramente felice e scherzoso, e lei aveva spento il suo buon umore con la sua stessa ostilità.

Non riuscendo a dormire, si rigirò sulla schiena nell'oscurità della stanza. Seifer era sdraiato accanto a lei, a solo qualche centimetro di distanza. Era tornato in camera poco dopo che Quistis aveva riagganciato il telefono, ed aveva augurato buona fortuna a Selphie e alla sua squadra. Tranquillo e allo stesso tempo teso, lui non aveva detto una parola e lei aveva fatto altrettanto.

Quistis stava cominciando a vedere un nuovo lato dell'uomo arrogante e duro che era accanto a lei. C'era di più oltre alle frecciate, oltre alla corporatura possente e alle superbe doti col gunblade. Ora riusciva a vederlo come il Seifer che si schiaffeggiava in faccia quando si svegliava la mattina, che era fondamentalmente infastidito dal trovare un insetto in bagno, e che usava shampoo da donna e balsamo se erano a portata di mano. C'erano così tante sfaccettature nella sua personalità che non aveva mai immaginato che avessero potuto esistere, e lei lo aveva ferito.

Quistis - o alcun altro, se era per questo - non aveva mai immaginato che lei o chiunque altro avrebbe mai avuto la capacità di ferire profondamente Seifer Almasy. Aveva preso a vederlo come un essere quasi inumano, che non avrebbe mai provato quello che provava lei, e che non avrebbe mai potuto capire cosa significasse sentirsi tristi o feriti. Le crepe nella sua personalità erano poi venute alla luce, e Quistis aveva scoperto che Seifer era in realtà molto umano. 

"Seifer?" si girò per guardarlo in faccia.

Lui non rispose, ma si tese leggermente al suono della sua voce.

"Seifer ... dobbiamo parlare," insistette lei.

"Dormi," brontolò lui in risposta.

"Non ci riesco."

"Allora lascia almeno che ci provi io," rispose acido. L'oscurità si fece più fitta intorno a Quistis, e chissà come la fece sentire più forte. Si mise a sedere, scostando le coperte, e portò le ginocchia al petto.

"Seifer ... mi dispiace tanto," annunciò. "Davvero ... è solo che ... tu hai colpito una punto debole che non sapevo nemmeno di avere e che è come esploso ..."

"Va bene, dormi."

"No .... non va bene," lei scosse la testa appena, sentendosi molto in colpa.

Lui si sedette accanto a lei nell'oscurità, lasciandosi scappare un lungo sospiro

"Quistis, dacci un fottuto taglio, okay?" disse. "Non me ne frega niente se ti senti colpevole, e non voglio stare a sentire le tue piccole bugie solo per permetterti di dormire in pace."

"Bugie?" Fu colta di sorpresa. "Che ti fa pensare che ho intenzione di mentirti?"

"Beh ... vediamo ..." lei riuscì a scorgere la sua figura mentre si voltava verso di lei. "Tu ed io ci odiamo a vicenda ... tu non puoi sopportare me, io non posso sopportare te ... sentiamo, cosa potresti voler dire che ti faccia sentire meglio su quello che hai detto prima?"

"Non mi scuserei se pensassi di aver avuto ragione dicendoti quelle cose," disse, scuotendo la testa.

"Beh, però avevi ragione," affermò lui, scrollando le spalle.

"No, non è vero." Cercò qualcosa da dire, cercando disperatamente di capire cosa stava mirando ad ottenere. Sapeva solo che si sentiva un verme, e voleva rendere le cose migliori.

"Sai, mi rendi davvero miserabile talvolta," disse lui all'improvviso. "Sei così piena di contraddizioni! Continui a fare tutte queste piccole cose che mi fanno ..." si interruppe per un attimo e poi riprese. "Poi, ti rimangi tutto e fai qualcos'altro che spazza via tutto! Sul serio, è frustrante come l'inferno. Non so a che punto sono con te ... un attimo mi tratti come spazzatura, l'altro ti vuoi scusare."

"Voglio spiegare." Si sedette appoggiandosi sulle cosce..

"Bene ... spiega allora," disse lui, girandosi dall'altra parte. Quistis fece un grosso respiro, senza sapere davvero quello che stava per dire o perchè voleva dirlo a Seifer. Lui era in cima alla sua lista delle persone a cui non confidarsi, e lei dovette cominciare a riflettere sul suo livello di sanità mentale mentre queste parole iniziavano a uscire dalla sua bocca.

"Sai ... io sono sempre stata quella adulta," incominciò. "Intendo dire che, anche quando ero piccola io ero quella responsabile. Poi, quando sono diventata istruttrice ... sai, avevo la stessa età dei miei studenti, ma dovevo comportarmi come se fossi stata molto più vecchia. Non mi è mai stato permesso di essere irresponsabile, non mi ricordo nemmeno l'ultima volta che ho fatto qualcosa solo per togliermi uno sfizio."

"Ci scommettevo ..." mormorò lui. Ignorando il commento, Quistis continuò.

"E, sai, non credo di essermi mai sentita ..." esitò, non ancora sicura di voler scoprire le sue emozioni.

"Sexy?" finì Seifer.

"Già ... non mi sono mai sentita così," annuì lei. "Sai quante volte mi ha rifiutato Squall? Continuavo ad andargli dietro, e lui continuava ad ignorarmi ... ad allontanarmi. Poi, a un certo punto si gira e c'è Rinoa ... e io ... non riuscivo a capire cosa ci avesse visto all'improvviso in lei. Perciò credo di aver sempre sentito che mi mancasse qualcosa come donna .. e, quando mi hai fatto provare quella lingerie ... e io l'ho fatto ..."

Si fermò per deglutire.

"E' stato bello ... ma ... tu ti sei messo a ridere e io mi sono sentita in un qualche modo presa in giro," sospirò. "Ho sfogato la mia frustrazione su di te, e non avrei dovuto."

Fu premiata col silenzio da Seifer.

"Davvero non ti senti bella per niente?" chiese lui infine, scettico.

"Non so ...non molto," disse lei, scrollando le spalle.

"Pensi davvero che non c'è nessun uomo là fuori che potrebbe mai volerti?" continuò lui.

"Beh ... ho sempre sognato che ci sarebbe stato qualcuno," replicò lei.

"Come chi? Squall?" brontolò lui. "Stai sprecando il tuo tempo se ti concentri su Squall."

"No ... non Squall," disse lei, sapendo che non era completamente vero. Sperava ancora che l'affascinante ed enigmatico Squall si sarebbe un giorno girato dalla sua parte.

"Allora chi?" chiese lui. "Un tipo che sarebbe entrato nella tua vita, ti avrebbe presa in braccia, e poi tutto si sarebbe magicamente messo a posto?"

"Beh ... sì," disse Quisti facendo spallucce. Seifer iniziò a ridere.

"Quistis ... non esiste una cosa del genere," disse scuotendo la testa, "Se stai aspettando la magia, stai sprecando il tuo tempo. Quegli amori fantastici e perfetti non esistono."

"E chi suggeriresti di aspettare?" chiese lei. "Uno dei miei molti ammiratori giù al Garden? Voglio sentirmi amata, non solo voluta."

"Talvolta devi accontentarti del voluta per un po'," replicò lui. "L'amore non è qualcosa che ti colpisce all'improvviso in fronte."

"E che ne sai tu?" commentò lei.

"Apparentemente tanto quanto te," rispose lui, facendo finalmente scendere la tensione dalle sue spalle.

"Siamo pari," rise Quistis. "Non posso ancora credere di averti detto tutte queste cose."

"Nemmeno io ci credo," rise lui. "Ora posso davvero tormentarti fino all'osso!" Si sedette portando il busto in avanti per un attimo e Quistis aggrottò la fronte.

"Già ... avrei dovuto prevederlo," brontolò, stringendo le mani nell'oscurità. Era stata stupida a pensare che Seifer avrebbe potuto capirla. Avrebbe usato tutto quello che gli aveva detto contro di lei. La rabbia le crebbe dentro di fronte alla sua stessa stupidità.

Prese il cuscino in mano e lo deformò un poco, preparandosi a sdraiarsi e a castigarsi da sola ancora un poco di più prima di andare a dormire.

"Sai ... riesci ad essere davvero stupida talvolta, Quistis," Seifer rise, e si avvicinò a lei. Lei vide la sua figura avvicinarsi, ma fu più sorpresa quando sentì le sue dita sul viso. La sua mente cominciò a correre a mille all'ora, e il cuore le saltò in gola quando lui si chinò su di lei, e accarezzò appena le sue labbra con le sue. Il contatto durò solo un secondo, ma la lasciò completamente sgomenta.

Ma Seifer si comportava più come se si fosse semplicemente limitato a darle una pacca sulla spalla piuttosto che averla baciata.

"Va a dormire ora," disse sbadigliando, e nascondendosi sotto le coperte, dandole la schiena. "E' tardi." Lei rimase seduta per lo schock, col cuore che le batteva forte nel petto. L'aveva fatto davvero? Era un bacio che somigliava più a quello che si scambiavano due fratelli che altro ... un gesto affettuoso e che voleva farle coraggio.

Seifer? Affettuoso? Sto sicuramente sognando ...

Profondamente confusa, Quistis si mise rapidamente sotto le coperte. Non le piaceva pensare che lui fosse qualcosa di più di un semplice uomo rude, caotico che avrebbe volentieri scambiato per un buon cane. Di sicuro aveva cercato di innervosirla. Era una strana forma di tortura ... la stava prendendo in giro.

Alzò la mano per toccarsi le labbra con le dita, e aggrottò la fronte. Si era sentita in colpa per averlo ferito, dicendo cose che erano relativamente ingiustificate. Si era spiegata nel tentativo di togliersi di dosso quel pesantissimo senso di colpa che aveva accompagnato quella trasgressione.

Perchè gli ho detto tutte quelle cose? Oh, Hyne ... Sono impazzita ...

***

Seifer si aggiustò l'uniforme, sentendosi parecchio a disagio. Non aveva dormito molto, e si sentiva il corpo pesante. Il soldato con cui si stava allenando gli venne contro all'attacco, ma Seifer evitò facilmente il colpo. Imparare ad usare la sottile e lucente spada che l'esercito di Galbadia sembrava preferire era stata una considerevole sfida. Era così abituato alla sua pesante Hyperion che cambiare arma era stato molto faticoso. Nonostante ciò aveva rapidamente appreso le piccole differenze fra le due armi e ora era uno dei soldati più promettenti dell'esercito.

"Allora," chiese l'altro soldato attaccandolo ancora, "come sta tua moglie?"

"Sta bene," replicò Seifer, bloccandolo nuovamente.

"Hyne ... Se avessi una donna come quella che mi aspetta a casa," saltò all'indietro, evitando una delle sferrate di Seifer, "Non mi preparerei a partire per il fronte a farmi uccidere."

"Cosa ti fa pensare che sarai ucciso?" chiese Seifer.

"Non ci farebbero allenare tanto se non avessero qualcosa in mente," l'altro uomo scosse la testa.

"Pensi che dichiareranno presto guerra?" chiese Seifer.

"Diavolo, non so."

Le loro spade emisero un strillo forte e metallico mentre si affrontavano. Entrambi avevano il loro elmo addosso, e nessuno dei due poteva perciò vedere gli occhi dell'altro. Seifer guardava i piedi dell'avversario per prevedere la sua successiva mossa e ormai era diventato abbastanza bravo a farlo. Il medio soldato Galbadiano non era un granchè come sfida. Molti di loro avevano meno esperienza di Seifer a tredici anni. A ventidue anni, combattere non richiedeva più molta attività intellettiva. La richiedeva invece allenarsi con un avversario così inferiore.

"Parli del diavolo ..." l'altro si fermò all'improvviso, abbassando la spada.

"Che?" chiese Seifer, fermandosi anche lui.

"Tua moglie," disse, indicandola con la mano coperta dal guanto. "Dannazione ... ha un bell'aspetto oggi. Merda, cosa darei per essere te ... fortunato bastardo." Seifer si girò e vide Quistis che veniva nella sua direzione. I combattimenti in corso non sembravano arrestarla e evitò facilmente un gran numero di uomini impegnati in battaglie furiose. Alcuni di loro si fermarono per osservarla. Erano da tempo senza compagnia femminile, e Quistis era diventato una delle presenze più popolari della base, anche se lei non ne era al corrente.

"Dannazione ..." Seifer conficcò la spada nel terreno e vi si appoggiò con metà del corpo, brontolando dentro di sè. Quella mattina se n'era andato prima che Quistis si alzasse, perché non voleva affrontarla prima di aver messo le sue stesse emozioni in ordine. Non capiva ancora cosa gli fosse preso la notte prima, perché avesse insistito così testardamente perché indossasse quella lingerie o perché le si fosse avvicinato nell'oscurità e l'avesse baciata. Beh, non era del tutto vero ... sapeva perché le aveva fatto mettere quella biancheria. Era una forma di autotortura, saperla oltre la porta del bagno ricoperta solo da uno stretto pezzetto di pizzo nero. Il bacio, però, era una questione del tutto diversa.

Togliendosi l'elmo, agitò la mano per catturare la sua attenzione. I suoi occhi, che fino ad allora avevano vagato fra i soldati, si fissarono su di lui, e lei gli venne incontro con uno scopo ben preciso in testa.

"Seifer," si parò davanti a lui e sembrò perdere parte della sua decisione, "Devo parlarti."

"Sono un po' occupato."

"Lo so ... ma ci vorrà solo un secondo," replicò lei.

"Non puoi aspettare?" 

"No ... non credo proprio," scosse la testa.

"Hey, io sono a disposizione sempre se vuoi parlare," disse all'improvviso il soldato con cui si allenava Seifer, togliendosi anche lui l'elmo; Quistis lo squadrò coi suoi occhi azzurri dall'alto in basso.

"Chi sei tu?" chiese.

"L'uomo dei tuoi sogni," rispose l'altro, facendole l'occhiolino.

"Hey, attento!" Seifer prese in mano la spada e con quella colpì forte l'altro uomo, "Mia, non tua!" Poi rivolse di nuovo la sua attenzione verso Quistis, che stava arrossendo furiosamente. Era affascinante persino quando era imbarazzata, e Seifer sentì all'improvviso di volerle sorridere. La confessione che gli aveva fatto la sera prima era stata in egual modo affascinante; per una volta aveva mostrato quel lato di se stessa, che era così dolce ... quel lato di lei che lui stava iniziando a trovare così attraente.

Controllandosi in tempo, scosse la testa per disfarsi di quei pensieri verso la sua ex-istruttrice.

Non fare così ... Hyne, non metterti in questa storia. Lei non ti vuole, tu non la vuoi .. lei vuole amore, tu solo divertirti un po'.

"Allora, cosa c'è?" chiese lui, afferrandole il gomito con la mano libera e allontanandola dagli altri soldati. La sua mente già stava tessendo ragioni per il suo bacio del giorno prima. Aveva la netta impressione che fosse venuta per chiedere di quello, e non voleva essere beccato senza una spiegazione pronta.

"Hai sentito niente dell'invasione?" bisbigliò lei, avvicinandosi a lui. Seifer si fermò di scatto.

"Hai fatto tutta questa strada per chiedermi questo?" chiese lui. "Quistis ... cosa diavolo c'è che non va con te?"

"E' per questo che siamo qui," gli ricordò lei. "E non c'è niente che non va con me."

"Oh no, invece hai proprio qualcosa che non va," disse lui, scuotendo la testa. Chissà perché era infastidito dal sapere che il suo bacio, benché fosse stato uno dei più casti che avesse mai dato ad una donna, non sembrasse averla scossa.

"Seifer, dobbiamo scoprire la verità, e subito!" disse lei piano. "Dobbiamo cominciare a fare qualunque cosa per sapere."

"Cioè, vuoi che minacci qualcuno?" domandò lui.

"Se arriviamo a quel punto ... sì," 

"Tutto qui?" continuò lui, sollevando un sopracciglio. "O hai qualcos'altro da chiedermi?"

"Beh, te ne sei andato prima che mi alzassi questa mattina," rispose lei.

"Sì, e con ciò?" La stava spingendo a chiedere del bacio, e non aveva idea del perché. Non gli piaceva particolarmente essere ignorato, e quella era una gran cosa per essere ignorata. Sin da quando poteva ricordare, aveva sempre ricercato attenzione. In che forma, non gli importava, aveva solo bisogno di sapere che la gente si rendeva conto di lui. Quistis incrociò con forse le braccia al petto e lo guardò negli occhi.

"Non cadrò nella tua trappola se è questo quello che stai aspettando," annunciò lei.

"La mia trappola? Quale trappola?"

"Sai di cosa parlo," sibilò lei con rabbia.

"No, onestamente, no," incrociò anche lui le braccia.

"Il tuo piccolo bacio ... o qualunque cosa fosse," replicò lei.

"Sarebbe quella la mia trappola?" domandò lui.

"Non lascerò che tu ti prenda gioco di me a quel modo," annunciò Quistis, col viso duro come pietra.

"Okay ... non ho capito niente," Seifer scosse la testa. "Di che diavolo stai parlando?"

"Oh sì ... come se non sapessi cosa stai architettando," attraversò l'aria con un dito. "Dici tutte quelle cose su come che mi trovi desiderabile, poi all'improvviso ti avvicini e mi baci? E pensi che io non capisca?"

"Capire cosa?" chiese Seifer, completamente confuso e frustrato. Quistis era proprio una delle donne più irritanti che avesse mai incontrato, era così piena di contraddizioni. Un attimo faceva qualcosa di incredibilmente sexy - come quando gli era andata addosso mentre ballavano - e quello dopo un'altra cosa incredibilmente fastidiosa - come quando aveva riso di lui per aver usato il suo shampoo. Che altro si aspettava che usasse?

"Non sono così ingenua come pare che tu pensi," socchiuse gli occhi fino a farle diventare piccola fessure.

"Ingenua in che cosa?" insistette lui, del tutto ignaro.

"Lo sai cosa!"

"Ma c'è un modo di spuntarla con te, Quistis?" chiese lui, a bocca aperta. "Qualunque cosa faccia, fai sempre la stronza-stronza-stronza. Ho il coraggio di dirti che stai facendo qualcosa di sbagliato, e sono cattivo. Ti dico che sei sexy, e sono bugiardo. Ti bacio, e sono il bastardo che sta cercando di metterti in solo Hyne sa cosa! Non so che diavolo sta succedendo in quella tua testa, ma sta cominciando davvero a stufarmi."

Gli occhi di lei lo squadrarono per un attimo.

"Se non stai cercando di fregarmi, allora perché l'hai fatto?" chiese lei, ancora sospettosa.

"Merda ... non lo so," sospirò Seifer. Perché l'aveva fatto? Non lo sapeva ancora bene. Ormai non poteva più negare che c'erano cose che gli piacevano di Quistis, almeno fisicamente. Gli piaceva quello che piace a tutti gli altri ... i bellissimi capelli biondi e le curve voluttuose ... era solo umano. Però, questo non spiegava il bacio. Non era stato un desiderio fisico, o lei sicuramente non avrebbe avuto dubbi sulle sue intenzioni. No, questo bacio era stata tutta un'altra cosa, qualcosa che non riusciva a spiegare bene. In quel momento, gli era apparsa così vulnerabile ... e si era scusata con lui anche se non era obbligata a farlo.

"Beh ... " esitò lei. "Non è che tu ... o sì?"

"No, non lo è," rispose lui, sapendo cosa intendeva. L'ultima cosa che voleva era cadere in qualche merdata romantica. Erano tutte scemenze, solo un lungo preludio al sesso. Tutti lo sapevano, ma molti lo negavano.

"Oh ... okay," lei abbassò lo sguardo. "Stavo pensando di andare a parlare con i tuoi superiori."

"Perché?" era grato per il cambio di argomento. Lui non l'amava, non si sentiva minimamente legato da alcun sentimento a lei, e non voleva essere messo alla gogna solo perché a parte di lui piaceva l'idea di lei.

"Ho pensato che magari potrebbero essere disposti a divulgare qualche informazione," disse Quistis, scrollando le spalle.

"E come pensi di convincerli a farlo?" domandò Seifer.

"Oh ... sai," Quistis sorrise un poco. "Sono una moglie incinta, ho sentito che possono essere piuttosto minacciose."

"Buona fortuna."

"Grazie."

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Capitolo 10
*** Risposte ***


Aspettando la magia

Titolo originale: Waiting for Magic
Autrice: Starlight - sito
La traduzione dal'inglese appartiene ad Erika e al sito Erika's Fanfiction Page
Disclaimer: Tutti i personaggi, luoghi, etc. appartengono ai loro rispettivi proprietari e non a me.

"Mi crederesti se ti dicessi che sono stufo di tutto questo?" - Lifehouse

Capitolo 10: Risposte

Quistis camminava giù il lungo corridoio della caserma senza avere alcuna destinazione precisa in mente. Avere poco da fare durante la giornata la rendeva laboriosa. La chiaccherata che aveva avuto con alcuni meno che cordiali ufficiali era stata una notevole nota positiva, e in quel momento poteva dirsi relativamente di buon umore. L'ostinata volontà di quegli uomini a non commentare in alcun modo le voci non aveva fatto altro che alimentare la convinzione che si andava formando rapidamente dentro di lei, che l'esercito stesse per davvero progettando qualcosa.

Mentre usciva alla luce del sole, ormai al tramonto, si rese all'improvviso conto di parecchi occhi puntati su di lei. Le ricordava in modo sinistro di quando si trovava al Garden., con l'unica differenza che gli sguardi che erano al momento concentrati su di lei erano molto più intensi di quelli che qualunque studente si sarebbe permesso di rivolgerle.

Sentendosi a suo agio ... sentendosi forte ... si fece strada attraverso la base. Era bello pensare che la sua missione stesse per avere esito positivo. Anche se non aveva alcuna prova concreta delle voci, aveva deciso che era meglio rimanere preparati piuttosto che essere colti di sorpresa. Sapere che Galbadia avrebbe attaccato era sufficiente, e sarebbero partiti per Timber e Dollet molto presto.

Quistis applaudì una volta con le mani davanti a sè e cominciò a canticchiare piano. La sua mente tornò al bacio che le aveva dato Seifer la notte prima. Era stata baciata, ma mai così. Si era chissà perchè aspettata che fosse passionale e rozzo, ma il bacio che le aveva dato non aveva nessuna di quelle caratteristiche. Era più paragonabile a un abbraccio, ad un sorriso gentile. La confondeva ancora, non sapeva cosa fosse o da cosa fosse derivato. Comunque, quando se lo ricordava, il pensiero le scaldava il cuore.

Il suo stomaco brontolò, non essendo stato notato per tutto il giorno, in un disperato tentativo di catturare la sua attenzione. Quistis aveva saltato il pranzo, dal momento che in quegli istanti era dentro uno degli uffici della base a scatenare un gran putiferio, invece di incontrarsi con Ann e Pita di fronte alla sala del refettorio, come faceva normalmente. Qualche volta aveva provato ad andare a mangiare per conto suo e aveva trovato l'esperienza in un qualche modo intimidatoria. Nel momento in cui entrava nella sala, tutti si giravano a guardarla, e gli sguardi non desistevano fino a che non se ne andava. Era più sopportabile in compagnia. Seifer in verità era l'accompagnatore che preferiva, dal momento che la sua presenza teneva tutti gli altri soldati al largo.

Di tanto in tanto era bello essere sotto l'ala della sua ostilità. Da quella posizione, riusciva a capire come i suoi modi giocassero a suo vantaggio, tenendo gli altri a una distanza di sicurezza. A poco a poco, stava iniziando a comprendere perchè si comportava in quel modo.

"Signora Almasy?" una voce basssa la fece fermare, e si girò per vedere un giovane soldato che avanzava verso di lei. Un sorriso luminoso attraversava il suo bel viso, e le sue ciocche di capelli biondi arricciate brillavano alla luce del sole cadente.

"Sì?"

"Oh ... volevo solo vedere se eravate davvero voi," disse lui, scrollando le spalle. "Siete piuttosto famosa qui, sapete." Quistis tintinnò con la testa di lato.

"Stavo cominciando a sentirlo," ammise.

"Oh, beh ... ho appena visto vostro marito," dichiarò lui. "Cercate lui, vero?"

"In verità, stavo solo facendo una passeggiata," rispose Quistis con fare noncurante. "Potete venire con me se volete." Il giovane - Quistis credeva avesse diciotto o diciannove anni - le rivolse un sorriso gentile e annuì appena.

"Bella e dolce?" rise. "Quel Seifer è un uomo fortunato."

"Stavo cominciando giusto a chiedermelo anch'io in verità," Quistis riprese a camminare, col soldato dietro di lei. Era facile recitare la commedia, l'aveva già fatto parecchie volte in quella giornata. Quistis, la moglie preoccupata, era diventata brava a rivestire la maschera della sua nuova identità.

"A chiedersi cosa?" rispose pronto lui, quasi subito.

"La fortuna di Seifer," indossò un leggerò sguardo di preoccupazione. "Ho sentito che Galbadia potrebbe presto entrare in guerra."

"Sì, ho sentito anch'io," annuì lui. "Ma ... sono sicuro che non lo manderanno in posti pericolosi. Voglio dire, in fondo ha un bambino in arrivo."

"Allora, pensa che le voci siano vere?" si scostò i capelli dietro le orecchie, rivolgendo al ragazzo gli occhi da cucciolo più dolci che le venivano.

"Non so," rispose lui, scrollando le spalle. "Credo che ci sia un fondo di verità in ogni voce. Magari non è proprio tutto vero, ma probabilmente sta davvero succedendo qualcosa."

"Già ... è quello che pensavo anch'io," annuì lei. Il silenzio si insediò fra di loro mentre percorrevano la base, entrando in un'area piena di erba alta e verde. Il sole stava ulteriormente calando, e il cielo era diventato da azzurro a giallo e un rosso acceso. L'erba si sfrusciò contro le caviglie nude di Quistis, facendole venire il solletico giusto sotto la pelle.

"Quistis!" Si fermarono entrambi e alzarono lo sguardo, vedendo Seifer che trotterellava verso di loro. Guardò avanti e indietro tra Quistis e il soldato per un attimo, con una lieve sensazione di disagio scritta negli occhi. "Ti ho cercato dappertutto."

"C'è qualcosa che non va?" Seifer fece un grosso respiro, e lanciò un'occhiata al giovane soldato per un attimo di leggera tensione.

"No, non c'è niente che non va," fece noncurante. "Solo che non volevo andare a cenare senza di te."

La pancia di Quistis, che si era tranquillizzata quasi sospettosamente, ritornò alla vita, brontolando in risposta alle parole di Seifer. Il giovane soldato, ancora non ne conosceva il nome, sorrise e diede un leggera pacca sul braccio a Seifer.

"Vedrò se posso fare qualcosa per allontanare la folla inferocita dal refettorio prima che arriviate lì," dichiarò, quasi come se avesse un segreto con Seifer.

"Va bene ... grazie," annuì Seifer, rivolgendo di nuovo la sua attenzione a Quistis mentre il ragazzo se ne andava.

"La folla inferocita?" lei gli rivolse uno sguardo confuso.

"C'è un gruppo di uomini alla base noto per non saper tenere le mani a posto," spiegò Seifer come niente fosse, poi dopo aver riflettuto un po' indicò il ragazzo biondo che stava rapidamente diventando una macchia di colore all'orizzonte. "Che facevate voi due?"

"Passeggiavamo e basta," replicò Quistis. "Gli ho chiesto delle voci, lui pensa che probabilmente siano vere. Sono anche andata a parlare con i tuoi superiori e nessuno di loro ha voluto dirmi niente."

"Lo so, ne ho già sentito parlare da cinque ragazzi," brontolò lui, incrociando le braccia davanti al petto largo. "Non ti accontenti mai di stare in sottofondo?"

"No," ridacchiò Quistis e scrollò le spalle. I raggi di luce provenienti dal sole cadente si infilarono fra i capelli neri di Seifer, e da qual punto, Quistis riusciva a capire che il colorito ebano ricco erano falso. Scuotendo la testa, alzò il braccio per toccare una ciocca ribelle che pendeva giù sulla sua fronte. "I tuoi capelli hanno bisogno di essere tinti di nuovo ... magari se la smettessi di mangiare così tanto crescerebbero più lentamente."

"I capelli ti crescono anche da morto, Quistis" precisò lui, abbassandole il braccio. "Non penso che ci sia granchè che ci posso fare."

"Oh beh," lei nascose la mano che lui aveva rifiutato dietro la schiena e sorrise un poco. Seifer la osservò sospettoso mentre lei cominciava a passargli accanto, superandolo, con passo leggero.

"Che ti prende oggi?" domandò, seguendola da breve distanza.

"Niente, perchè?" appoggiò una mano su un fianco e incurvò il collo per guardarlo.

"Sembri così ..." esitò, "felice."

"Sono felice," rispose lei.

"Che ragione puoi avere per essere felice?" socchiuse gli occhi con ulteriore sospetto. "Siamo intrappolati qui in territorio nemico, non sappiamo ancora con certezza se stanno per attaccare i governi che ci hanno assoldato, e dobbiamo far finta di essere sposati. Non ci vedo niente di cui essere felici."

"Posso ricordarti che è colpa tua se dobbiamo far finta di essere sposati," replicò lei. "A parte quello, ho deciso che non possiamo rischiare un possibile attacco. Ce ne andiamo, a incontrarci con gli altri a Timber."

"Come ce ne andremo?" chiese Seifer.

"Cosa intendi con come?" Quistis scosse la testa.

"Intendo, come pensi di uscire da qui interi?" chiarì lui.

"Sarai presto un padre," disse lei senza farsi grandi problemi. "Dopo le storie che ho fatto oggi, non ti biasimeranno per licenziarti dall'esercito."

"Ha un suo senso," annuì, "E Selphie?"

"Selphie si farà venire in mente un piano suo,." rispose Quistis. "Non conosco le specifiche della loro situazione." Seifer rimase insolitamente silenzioso per alcuni attimi mentre continuavano a dirigersi verso il refettorio, andando piano per darsi tempo di parlare in privato e per permettere al loro biondo soldato di allontanare i maniaci.

"Quistis?"

"Hmm?"

"Non importa ..." disse lui, decidendo evidentemente di evitare qualunque insulto stesse per pronunciare. Sorridendo dentro di sè, Quistis andò a colpirlo giocasamente con la sua spalla. Non aveva idea di cosa avesse risvegliato il desiderio di fare una cosa del genere, ma decide di attribuire il gesto al suo umore oltremodo generoso. Lui non disse niente, ma il suo umore sembrò alzarsi un poco.

Quando arrivarono al refettorio, il luogo era quasi abbandonato. Fuori, l'oscurità stava rapidamente ingoiando gli ultimi sprazzi di luce. Mangiarono entrambi con animalistica voracità, anche se il cibo era quasi freddo. Il silenzio cadde fra di loro, ma era confortevole, qualcosa a cui avevano cercato di arrivare per giorni. Si erano lanciati contro ogni insulto, ogni pensiero malvagio l'un l'altro, e il loro silenzio ora era nato da una pace risultante dal fatto che non avevano altro da aggiungere.

"Non hai mangiato oggi?" chiese Seifer, distogliendo lo sguardo dal suo cibo.

"Niente sin dalla colazione," rispose Quistis. " Che era fatta di caffè e un biscotto."

"Perchè non hai mangiato altro?"

"Mi sono svegliata tardi," rispose con noncuranza lei. Lui rise, appoggiandosi allo schienale della sedia, che stava di fronte a quella di lei.

"Così il senso di colpa ti ha tenuta sveglia tutta la notte, eh?" ridacchiò lui.

"Fra le altre cose," annuì lei. Lui rise, portando la testa all'indietro in completo abbandono. La strana vena infantile e allegra che aveva infettato Seifer la notte prima la colpì a piena forza mentre lo guardava. Mentre lui persisteva a ridere a sue spese, lei andò alla ricerca del suo piede sotto il tavolo. Quando l'ebbe trovato, percorse la lunghezza del suo polpaccio col suo stesso piede, attirando la sua attenzione. Il suo sguardo volò oltre il tavolo per incontrare quello di lei, che gli rivolse un malizioso sorriso prima di affondare dolorosamente il tacco nel suo piede, puntando al punto in cui si le dita incontravano il resto del piede.

"Ow!" lui si mosse all'indietro nella sua sedia, colto di sorpresa.

"Non ridere di me," lo rimproverò lei.

"Ah ... maledizione ... fa male," si piegò per massaggiare con gentilezza il punto in cui Quistis lo aveva assalito con tanta violenza. "E' stato davvero diabolico da parte tua ... spero che il senso di colpa ti tenga alzata tutta la notte."

"Chissà perchè, non credo che mi sentirò in colpa per questo," replicò lei, sorridendo.

"Piccola strega," disse lui scuotendo la testa.

"Sai," disse lei, infilando una forchettata di cibo nella bocca, che masticò, ingerì per poi continuare, "lo puoi dire solo un certo numero di volte prima che inizi a crederci veramente."

"Faresti bene a crederci ora," disse lui con un sorriso malvagio, non completamente inteso però. Finirono di mangiare e tornarono insieme alla loro stanza. Quistis doveva ancora colorare i capelli di Seifer prima che potessero andare a dormire. La scusa che aveva posto per farlo lei era che se lui mancava un punto l'intera operazione di copertura sarebbe andata a farsi friggere. Però dubitava che a Seifer mancassero le capacità per tingersi i capelli da solo. Piuttosto era il fatto che le piaceva vederlo sottomettersi alla sua volontà, seduto su una sedia.

Uscirono e si trovarono a contatto con l'aria notturna calda ed umida. Sopra di loro, le stelle macchiavano un cielo scuro come l'inchiostro e una semplice fettina argentea della luna proiettava per terra una dolce luce. Quistis si considerava una donna intelligente, e sapeva che la luce notturna e quella diurna erano la stessa cosa. Però, anche sapendolo, il chiaro di luna sembrava tanto più romantico. Sogni nati nella notte erano distrutti così spesso dai dorati raggi solari. La luce del sole portava più chiarezza e più obiezioni di quanto non facesse il gentile lucicchio della luna.

Facendo un grosso respiro, avvolse le braccia intorno a se stessa.

"Che c'è?"

"Niente."

"Perchè ti stai abbracciando come se il tuo stomaco minacciasse di saltare fuori, allora?" persistette Seifer.

"Stavo solo ..." si fermò, chiedendosi se lui avrebbe capito a cosa stava pensando. "Stavo solo pensando."

"A cosa?"

"Alla luna in verità," disse lei, quasi come se non le importasse granchè.

"Ai mostri?"

"No ... alla luna in sè."

"Oh."

Rimase in silenzio per un po' prima di parlare di nuovo. Nell'oscurità lei riusciva a distinguere solamente le ombre e il tipo di superfici, per cui non riusciva a capire che tipo di espressione avesse assunto mentre parlava.

"Stavo solo pensando a come ci si doveva sentire a essere sposati per davvero." La sua dichiarazione scioccò Quistis, ma lui continuò ignaro. "Intendo, avere un compagno sempre. Qualcuno che non vuole niente da te se non la tua compagnia ..."

"Devo rispondere?"

"Nah, era solo un pensiero mio."

Continuarono ad andare, entrambi pensierosi e silenziosi. Se avessero parlato l'uno con l'altro, forse non avrebbero sentito i bisbigli. Si scambiarono uno sguardo, e Seifer afferrò Quistis per il braccio. Lentamente, con attenzione, si fecero largo fra le ombre. Seifer era davanti a lei e quando le lasciò andare la mano, Quistis afferrò con quella il retro della sua maglietta. Le voci divennero più distinte mentre scivolavano lungo il muro, ognuno facendo molta attenzione al suono dei loro passi.

"Seifer!" si lasciò sfuggire Quistis e fece un balzo contro di lui quando due persone entrarono nel loro campo visivo.

"Shh," la rimproverò lui piano.

"Seifer ... quello è uno degli uomini con cui ho parlato oggi," bisbigliò lei, con voce appena percepibile.

"Shh," ripetè lui. Scivolò con lei nel vano di una porta, nascondendo entrambi dietro le profonde ombre che si erano formate lì. Premuti stretti contro il muro, fecero silenzio e ascoltarono di nascosto la conversazione dei due uomini.

"Le voci stanno diventano piuttosto insistenti," dichiarò il più alto dei due. "Se continuiamo a dire che non possiamo commentare in alcun modo l'argomento, tutti quanti penseranno che sono vere."

"Non possiamo confermare," l'altro uomo scosse la testa. "E a questo punto non ci farebbe bene negare. L'attacco è programmato per lunedì, e questa base non sarà coinvolta subito. Se c'è qualche voce che circola fra gli uomini qui, possiamo sopportarle."

"Non sono solo gli uomini, signore."

"Oh?"

"Una donna è venuta da me oggi, suo marito è un soldato in addestramento qui," spiegò. "Era piuttosto insistente, mi chiedeva che glielo confermassi e ha fatto un bel numero di scenate per tirarmelo fuori."

"E tu hai detto niente?"

"No ... naturalmente no." Si fermò. "Ha buttato per terra il mio fermacarte, quella donna. Si è rotto."

"Ha rotto il tuo fermacarte?"

Seifer diede una scossettina a Quistis nell'oscurità ma lei fece spallucce in risposta. Avvicinandosi a lui così da poter vedere anche lei, appoggiò il mento su una delle sue spalle.

"Sì, l'ha afferrato e l'ha sbattuto con forza per terra."

"Non ha importanza," l'altro scosse la testa. "Lei non fa alcuna differenza, ha solo sentito le voci ed è preoccupata per suo marito, non c'è davvero niente di cui sorprendersi. Solo non lasciare che gli uomini la ascoltino. In meno di una settimana, sapranno comunque la verità. Tienili a bada fino ad allora."

"Va bene."

Seifer e Quistis emisero entrambi un lungo sospiro, che non si erano accorti di aver trattenuto fino al momento in cui i due uomini si divisero e se ne andarono. Lei aveva le mani ben strette al materiale della maglietta di Seifer, e il cuore le batteva forte nel petto.

"Ecco," bisbigliò. "Conferma."

"Già." Lui si mosse un poco, e Quistis si rese conto per la prima volta di quanto fossero vicini l'uno all'altra. Rimanendo ferma per un attimo, notò il calore che veniva dal suo corpo e inalò il profumo del suo stesso shampoo che veniva dalla sua testa. Per un lungo e spaventoso momento, sentì che gli si stava avvicinando. Seifer si girò e, messa davanti alle sue spalle, arrossì da capo a piedi. Grata all'oscurità, rilasciò la morsa che aveva sulla sua maglietta e fece un passo all'indietro, allontanandosi dal muro a cui si erano entrambi appiccicati.

"Faremo meglio a chiamare Selphie..." deglutì. Seifer la seguì fuori nella notte, ora profonda.

Il battito di Quistis rallentò, attutito dalla pesante comprensione che, nelle ombre oscure, aveva avuto non una, ma due risposte che le avrebbero cambiato la vita.

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Capitolo 11
*** Confusione ***


Aspettando la magia

Titolo originale: Waiting for Magic
Autrice: Starlight - sito
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Disclaimer: Tutti i personaggi, luoghi, etc. appartengono ai loro rispettivi proprietari e non a me.

Capitolo 11: Confusione

Quistis riattaccò la cornetta del telefono e si buttò all'indietro sul letto, accanto a Seifer. Il suo braccio destro era piegato, a coprirgli gli occhi. Il suo respiro era regolare, l'aria andava gentilmente dentro e fuori, e lei rimase ad osservare, con pacato interesse, il suo petto che si alzava e si abbassava appena.

"Allora?" chiese lui, senza nemmeno disturbarsi a spostare il braccio per guardarla.

"Ha un piano," rispose Quistis.

"Un piano? Un piano di Selphie? Le hai chiesto in cosa consisteva?" brontolò lui, e questa volta spostò il braccio per vederla. "Conoscendola, progetta di mandare la base in mille pezzi con una bomba e di scappare attraverso il condotto della roba da lavare all'ultimo minuto, o qualcosa di similmente stupido."

"In verità, il piano è di Paxx," rispose lei, appoggiandosi sui gomiti.

"Oh, Paxx .... beh, così è molto meglio, no?" disse, sbattendo una mano in aria.

"Beh, che volevi che facessi?" disse lei, scuotendo la testa. "Non potevo dir loro cosa fare."

"Certo che potevi," ridacchiò Seifer. "Dici a me cosa devo fare tutto il tempo e non sembra darti fastidio."

"Non è quello che intendevo." Quistis non potè fare a meno di abbozzare un sorriso. "Non conosco le specifiche della loro situazione ... solo loro possono conoscere la soluzione miglire."

"Ma tu sei il loro leader," si mise anche lui sui gomiti, copiando la posa di Quistis. "Come pensi che si sentano quando il loro leader dice loro che devono cavarsela da soli?"

"Pensavo che avessimo passato questa fase," Quistis aggrottò la fronte.

"Questa fase?"

"Tu che mi dici che sono inferiore e poco brava a fare il mio lavoro," rispose lei.

"Non ho mai detto che eri inferiore ... o che non eri brava a svolgere il tuo lavoro," si mise seduto, girandosi dall'altra parte. "Allora, mi colori i capelli stanotte o no?"

"Sì che l'hai detto." Quistis non gli avrebbe permesso di cambiare argomento. Si sentiva pronta a litigare, anche se si fosse trattato solo di qualche scambio di battute con Seifer.

"No, non è vero." Si alzò dal letto. "Ho detto che eri un leader di merda."

"Oh, beh, cavolo ... scusami per averti frainteso," disse lei, alzando gli occhi al cielo.

"Sai, il sarcasmo non ti rende attraente, Quistis," dichiarò lui, scuotendo la testa.

"Lo stesso vale per te," rispose lei.

"Il sarcasmo è tutto quello che ho." Seifer fece spallucce e si diresse verso il bagno. "Lo faccio da me se non hai intenzione di venire ad aiutarmi."

"Il sarcasmo non è proprio qualcosa su cui fare affidamento," Quistis aggrottò la fronte, ma lo seguì obbediente nella piccola stanza beige. Entrò e lo vide abbassare il coperchio del water, quindi sedervisi con calma.

Abbassandosi, lei tirò fuori una scatola di tintura per capelli da sotto il lavandino. Avevano una bella scorta di tintura nera, e in qualcuno dei giorni più noiosi Quistis aveva addirittura riflettuto sulla possibilità di provare un nuovo colore di capelli. Quel pensiero, naturalmente, era durato solo una ventina di secondi. Le ci sarebbe voluto molto più tempo di Seifer per disfarsi del colore nero.

"Sai," Seifer alzò lo sguardo verso di lei mentre Quistis si appoggiava al lavandino e apriva la confezione, "Sono perfettamente capace di farlo da solo."

"Abbiamo già fatto questo discorso," replicò Quistis, scuotendo la testa e poi scostandosi i capelli da davanti gli occhi.

"Lo so, ma ancora non ho ricevuto una risposta precisa da te," premette lui.

"Non cominciare a fare lo scorbutico adesso, Seifer," lo avvertì lei. "Abbiamo avuto una bella giornata, non rovinarla." Lui sembrò considerare questa frase per un attimo mentre lei metteva i guanti di plastica e si avvicinava a lui.

"Una lunga giornata," borbottò finalmente. "Una fottutissimamente lunga giornata."

"Lo dici tutti i giorni."

"Beh, è vero tutti i giorni."

"Sono sicura che anche tu, di tanto in tanto, hai una bella giornata," rispose Quistis mentre si metteva al lavoro sui suoi capelli. Le sue dita lavorarono fra i suoi fitti capelli, giù per il suo scalpo, impregnate della sostanza maleodorante. Era una strana sensazione, persino con i guanti addosso, affondare le dita fra i capelli di Seifer. Quistis aveva sempre pensato che avrebbe fatto una cosa del genere al suo futuro compagno. Sembrava chissà perchè un gesto intimo, quel tipo di cose che si fanno solo a qualcuno che conosci molto bene e che vuoi conoscere ancora di più. Farlo a Seifer, e così di frequente, le stava facendo cambiare idea.

"Di tanto in tanto," disse Seifer accondiscendente.

Strano ... non era da lui darla vinta così facilmente.

Facendo spallucce, gli portò la testa giù, così da fargli toccare il petto col mente. Abituato al duro trattamento che riceveva nel salone di bellezza di Quistis, lui si limitò a bofonchiare piano.

"E cioè?" Quistis disse infine, non riuscendo a contenere la sua curiosità.

"Che vuoi dire?" disse Seifer, fissandosi il petto.

"Le buone giornate," chiarì lei. "Che cosa rende una giornata bella?"

"Diavolo, non lo so," scosse la testa, facendo accidentalmente tirare i suoi capelli a Quistis. "Ow ... merda!"

"Non muovere la testa se non vuoi farti male," rise lei. "Però sul serio ... cosa separa le buone giornate da quelle cattive per te?"

Lui rimase in silenzio, facendo grossi respiri, e Quistis desiderò di potergli leggere la mente in quel momento. Seifer, stava iniziando a scoprire, era incredibilmente complesso. Era pieno di contraddizioni, e alcune, aveva dovuto ammettere a stento, la affascinavano. Rinoa aveva una volta parlato della fiducia che aveva in se stesso, dicendo che aveva la capacità di far sentire una persona come se potesse prendere in mano il mondo. Quistis non aveva mai avuto quell'impressione, aveva sempre trovato la sua arroganza piuttosto irritante. Lei stessa non aveva mai avuto quel tipo di fiducia in sé, e non le piaceva vedere quanto invece potesse averne Seifer.

Persino il sarcasmo mordente che esibiva era diverso. C'erano volte in le sembrava persino di vedere ondate di dolore dietro la rabbia nei suoi occhi. Altre volte, la sua stessa rabbia la accecava e non riusciva a capire niente di quello che succedeva dentro di lui. Si chiedeva quanto la sua stessa impazienza le avesse omesso di vedere.

"Perchè?" chiese infine lui. "Perchè t'importa?"

"Non lo so," Quistis scrollò le spalle.

"Non ti consiglio di cercare di scoprire cosa mi rende quello che sono," rise lui. "Rimarresti solo delusa da quello che troveresti."

"Ma ancora non so cos'è," ripetè la risposta di prima. Lui non commentò, ma si lasciò sfuggire un lieve mugugno. Sorridendo un po' fra sè, Quistis gli camminò intorno, stando attenta a non toccarlo nei piccoli spazi che il bagno aveva creato. Il retro dei suoi polpacci andò a premersi contro un lato della vasca e lei dovette curvare il torso per non sfiorare il braccio di Seifer.

Essendo giunta alla conclusione che era molto più che solo curiosa nei riguardi di Seifer, in un qualche modo era persino attratta da lui, la sola idea di venire a contatto con lui le faceva girare la testa.

"Senso di colpa." Quasi si lasciò sfuggire le parole appena mormorate.

"Cosa? Senso di colpa?" Dondolò la testa di lato, abbastanza da poter vederee la smorfia sul viso di Seifer.

"Una bella giornata," ribadì lui, scuotendo le spalle, "è una giornata senza senso di colpa."

"Ti senti colpevole? Beh ... ma certo che ti senti ..." L'idea le aveva attraversato la mente, ma lui non aveva mai ammesso niente. La sua arroganza sembrava implicare che non provasse alcun rimorso, e il pensiero che potesse sentirsi colpevole non le era mai passato per la mente. Di tanto in tanto, aveva considerato la possibilità che fosse difficile da trattare per il rimorso che provava, era arrivata persino ad insultarlo di una cosa così quando avevano litigato, ma non se n'era mai resa conto fino a quel momento.

"Già, ovvio che mi sento in colpa," sogghignò lui. "Ho solo cercato di uccidere tutti quanti, di distruggere il mondo. Ma, che diavolo, sono un SeeD ora, perciò ora va tutto benissimo!!"

"Non posso davvero difendere quello che hai fatto, Seifer," Quistis scosse appena la testa. "Ma ora quello è il passato."

"Non sei proprio la persona più adatta per consigliarmi di dimenticare il mio passato," sbuffò lui. "Non mi hai perdonato, e non mi aspetto che tu lo faccia."

"Tutto passa col tempo," disse lei. "Sono passati quattro anni e sono successe molte cose da allora."

"Sì, proprio tante." Quistis gli girò intorno per guardarlo in faccia.

"Sai che Rinoa era innamorata di te?" chiese. "Avrà ovviamente visto qualcosa in te ... penso che varrebbe la pena di scoprire cosa."

Alzò lo sguardo verso di lei, con occhi infiammati di rabbia.

"Sono fottutamente stufo che tutti mi dicano cosa devo fare!" urlò. "Tu più di tutti! Rinoa mi amava ... bene, fantastico ... carino farmelo sapere quattro anni dopo! Non me ne frega un cazzo di cosa Rinoa abbia visto in me. Tu ed io sappiamo che andrebbe dietro a qualunque cosa con due piedi e un pene. Ha scelto Squall dopo tutto."

"Seifer..." Quistis si abbassò per colorare i capelli sopra la fronte. "Sto solo cercando di aiutarti."

"Non voglio il tuo aiuto."

"Non mi interessa." Gli rivolse un piccolo sorriso compiaciuto. "Se tua moglie - la donna che sta per avere il tuo bambino - non ti aiuta, allora chi lo farà?"

"Basta con questo giochetto," abbassò lo sguardo. "Non so nemmeno perchè te ne dovrebbe fregare qualcosa."

"Beh, devo stare con te, e sei molto più sopportabile quando sei contento," disse lei come spiegazione. In quel momento i suoi occhi si alzarono verso di lei. Quella spiegazione sapeva che poteva accettarla. Che qualcun altro fosse preoccupato per lui non poteva capirlo, ma l'egoismo era un concetto con cui si trovava piuttosto a suo agio.

"Sapevo che c'era una ragione per tutta quella preoccupazione," brontolò lui.

"Hai mai pensato che potessi solo tenere a te?" chiese lei, poi chiuse immediatamente la bocca, dopo aver sentito le parole che avevano lasciato la sua bocca.

Quistis ... Hyne, che diavolo stai facendo? Perchè non riesco a tenermi fuori da queste cose, è un suo problema ... perchè ci tengo? No, non ci tengo. Dannazione .. non ci tengo!

"No, onestamente, quest'idea non mi ha mai attraversato la testa," replicò lui.

Oh merda! Ci tengo! Perchè? Dannazione, Seifer ... perchè tu? Chiunque altro, qualunque altra persona sulla faccia del pianeta ... ma tu?

"Beh ..." tentò disperatamente di chiarirsi le idee. Mentre diventavano ancora più confuse e complicate, cominciò ad avere le vertigini. La vista le si sfocò, e dovette sforzarsi per mantenere la sua visione limpida. Le dita ricoperte dai guanti si fermarono sopra la testa di Seifer, e dovette combattere contro l'imbarazzo delle parole per rispondere.

Gli occhi di Seifer si assottigliarono un poco, e lui si spostò per afferrarle un braccio. Il contatto delle sue dita sulla sua pelle riportò Quistis nel mondo dei lucidi, e lei alzò rapidamente la testa.

"Un'ora."

***

Seifer passò la mano sopra lo specchio per scostare la nebbiolina che era discesa a coprirlo e guardò attentamente il suo riflesso. Si sentiva di merda, e la sua faccia non faceva niente per nascondere questo fatto. Era ancora confuso da quello che era successo fra lui e Quistis un'ora prima. Voleva forse dire che ci teneva a lui? O stava semplicemente dicendo che era troppo duro con se stesso per pensare che nessuno potesse volergli bene? La confusione regnava dentro di lui.

Gli era sembrata insolitamente contenta per la maggior parte della giornata. Una parte di lui voleva pensare che fosse per il bacio, un'altra sapeva che era per il profumo di promozione che aleggiava nell'aria.

Mettendosi una maglietta e un paio di boxer, si asciugò rapidamente i capelli di nuovo completamente neri e aprì la porta. Quistis era già addormentata, accucciata sotto le coperte con il chiaro di luna che cadeva su di lei dalla loro finestra.

La loro finestra - che strana sensazione. Seifer non pensava mai a niente al plurale, non gli era mai piaciuto condividere. Spegnendo la luce del bagno, si mosse nell'oscurità verso il letto. La luce della luna, che stava facendo un così splendido lavoro nell'illuminare Quistis, tradiva anche la presenza di diversi oggetti sul pavimento. Con le dita colpì uno di quelli, e gridò a denti stretti per il dolore.

"Seifer..." Quistis si girò sulla schiena e i suoi occhi si aprirono pigramente. "Stai bene?"

"Sì ... proprio bene," bofonchiò, e saltò sul letto, senza nemmeno disturbarsi di arrivare sul suo lato.

"Che stai facendo?"

"E' un campo minato qui!" rispose lui. "Non starò a camminare al buio."

Lei rise mentre lui le passava sopra, un'azione che la faceva sorridere in modo attraente, producendo un sorriso affascinante sulle sue labbra. Lui cadde sul suo lato, scostando le coperte per infilarsi dentro.

"Sei bella quando ridi," dichiarò senza pensare. Per alcuni lunghi istanti di silenzio, si chiese se lo avesse davvero detto. Una parte di lui pensava che la parola 'bella' non si sarebbe nemmeno mai formata sulla sua bocca, e un'altra l'aveva pensata così tante volte, che quasi non si stupiva di averla detta.

"Grazie," rispose lei, con voce calma. Aspettò che dicesse qualcosa di più, poi si girò per guardarla.

"Cosa?"

"Niente?"

"Tutto qui quello che vuoi dire?"

"Che volevi che dicessi?"

Sospirando, si girò di nuovo. Davvero, non sapeva nemmeno lui cosa volesse che dicesse. Sapeva solo che avrebbe voluto molto di più di una risposta di due parole. Portando la mano sul viso per coprirsi gli occhi, brontolò.

Che diavolo credi di fare? Ho reso la sua vita un inferno, ho persino cercato di ucciderla, e ora penso che magicamente si rimetterà tutto a posto?

"Seifer?"

"Cosa?"

"Ti perdono."

Seifer fu colto alla sprovvista, completamente stordito dalla sua dichiarazione. Nell'oscurità di morse il labbro inferiore e cercò di reprimere l'ondata di emozioni che quelle parole avevano scatenato. Chiudendo forte gli occhi, fece alcuni grandi respiri.

"No."

"No cosa?"

"Non dirlo." Si girò di nuovo così da darle la schiena. Avrebbe potuto confrontarsi con qualsiasi cosa. Avrebbe potuto buttarsi su di lui, togliersi i vestiti di punto in bianco e l'avrebbe capito più facilmente di quanto non potesse comprendere il suo perdono.

"Non ci saranno più brutte giornate a causa mia, Seifer," rispose lei, avvicinandosi a lui. "Io ti perdono."

Lui fece una smorfia di dolore e nascose il viso sotto le coperte. Non aveva mai chiesto il suo perdono, non lo voleva. Anche dopo quattro lunghi anni, notava ancora gli sguardi che la gente gli lanciava, sentiva ancora il bisogno di nascondere la testa. Era stufo, ma sapeva che sarebbe stato così fino alla sua morte.

"Quistis," iniziò, pronto a contraddirla.

"Hmm?" Con uno sbadiglio, gli appoggiò la mano sulla spalla. Il gesto, nella sua semplicità, lo fece rabbrividire. Ricacciando dentro la rabbia che gli era salita prima, avvicinò la mano alla sua e le sfiorò le dita.

"Grazie."

Sentì Quistis sospirare, e stringergli un po' più forte la spalla prima di togliere la mano e sistemare la coperta. Faceva sempre così giusto un attimo prima di dormire, e Seifer riconobbe il suono che fece, un suono soffocato, come un altro sbadiglio. Quando si girò finalmente per stare faccia a faccia con lei, aveva la testa affondata nel cuscino, coi capelli biondi sparpagliati dietro la testa. Sembrava in pace col mondo.

"Quistis." La scosse con un braccio sotto le coperte.

"Hmmm .. sì?" Gli occhi le si aprirono di un poco - piccole fessure azzurro fuoco.

Non del tutto certo di cosa stesse facendo, o del perchè, Seifer si avvicinò a lei, premendo le labbra contro le sue. Quistis non rispose in un primo momento, lasciando semplicemente che Seifer la baciasse. Poi, anche le sue labbra si unirono a quella danza e lei lo baciò a sua volta.

Il cuore di Seifer non era mai stato tanto felice come in quel momento. Sentì una calda ondata di gioia riempirlo, e la mano gli tremò mentre la portava al viso di lei.

La stessa mano di lei andò a posarsi sui suoi capelli, e Quistis si lasciò sfuggire un lungo sospiro. Seifer fece scivolare le sua labbra sulle sue ancora per un po' prima di decidere di fermarsi. Voleva solo ringraziarla, non iniziare qualcosa che non avrebbe potuto fermare. Allontanandosi, sentì che le labbra di lei erano restie a staccarsi, e le rimase vicino per alcuni momenti, del tutto innecessari.

"E' stato bello," dichiarò lei assonnata. Lo abbracciò come meglio poteva, avvicinandosi con un braccio e poi nascondendosi sotto le coperte appoggiata a lui. Il suo braccio perse la presa, ma non fece nulla per spostarlo mentre i suoi occhi si chiudevano, e ricominciava ad addormentarsi.

Seifer sentì le vertigini ancora per un po', così tanto da pensare di stare per svenire da un momento all'altro. Prima il perdono, e ora un bacio? Non sapeva se poteva tenere a bada quello che stava succedendo.

Solo un altro giorno ... tieni duro solo per un altro giorno e poi sarai a Timber. Poi, di nuovo al Garden e potrai dimenticarti completamente di Quistis Trepe. Non di lei, Seifer... oh, Hyne, non innamorarti..

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Capitolo 12
*** Volo ***


Aspettando la magia

Titolo originale: Waiting for Magic
Autrice: Starlight - sito
La traduzione dal'inglese appartiene ad Erika e al sito Erika's Fanfiction Page
Disclaimer: Tutti i personaggi, luoghi, etc. appartengono ai loro rispettivi proprietari e non a me.

Chapter 12: Volo

Quistis si svegliò davanti ad un sole luminoso e ad un letto vuoto. Sgranò gli occhi per un po' prima di guardarsi in giro per la stanza. Seifer era seduto sul pavimento, e stava facendo i bagagli. Mentre Quistis lo osservava, ripensò al bacio che le aveva dato. Lo aveva sognato per la maggior parte della notte, e stava diventando difficile distinguere la realtà dalla fantasia. Ricordi dei suoi sogni stavano iniziando a confondersi con i ricordi di ciò che era successo veramente. Ancora addormentata, continuò ad osservarlo fino a che i suoi occhi acqua si alzarono per incontrare i suoi.

"Buongiorno."

"Buongiorno anche a te," sorrise lei. Seifer scostò lo sguardo dal suo, comportandosi come se fosse molto preso dalla preparazione del suo bagaglio. Avevano una lunga e importante giornata davanti a loro, e Quistis pensava che Seifer stesse avvertendo lo stress che accompagnava quella missione. O forse, pensò con grande piacere, era ancora nervoso per il poco casto bacio che si erano scambiati.

Non era completamente sveglia in quel momento, ma anche nel sonno, il cuore aveva battuto forte e il corpo aveva tremato. Non era certo il tipo di reazione che si era aspettata di provare al tocco di Seifer, specialmente di un tocco che, in verità, era così semplice. Non c'era nient'altro dietro quel gesto se non gratitudine. Nonostante ciò, anche così quel gesto glielo rendeva più vicino. Seifer aveva dentro di sè, sotto la corazza dura, un interno molto dolce.

Scuotendo la testa, Quistis scostò le coperte. Il punto accanto a lei dove Seifer aveva dormito era ancora caldo, e lei si fermò per un attimo a cercare di ricordarsi la sua figura dormiente. Le corsero dei brividi lungo la schiena, che la riportarono immediatamente alla realtà.

Ma che diavolo? E' Seifer! E' impossibile sentirsi nient'altro che irritati da lui ... riprenditi Quistis!

Confusa dalle emozioni che aveva appena scoperto di provare per Seifer, Quistis si scosse la testa mentalmente e si mise in piedi. Il pavimento era freddo a causa dell'aria fredda del mattino, che le faceva venire la pelle d'oca. Seifer, dal punto in cui era accovacciato sul pavimento, la guardò.

"Qualcosa non va?" chiese, con ovvia tensione scritta nella voce.

"No, perchè?"

Lui alzò le spalle e ritornò alla sua borsa. La stava riorganizzando, mettendo i vestiti sporchi in fondo e quelli puliti sopra, facendo una pila dei suoi calzini. Un'altra cosa che Quistis non aveva mai pensato di Seifer, era che fosse ordinato. Supponeva che fosse un'altra forma di mantenere il controllo, Seifer era assetato di controllo su ciò che lo circondava come molti uomini che amavano il potere e l'autorità. Distantemente, realizzò che la sua stessa borsa era un'insieme di indumenti sparsi l'uno sull'altro. La sua biancheria era nascosta dentro una maglietta, e le calze erano in un angolo.

"Allora, qual'è il piano?" chiese lui, chiudendo la zip della borsa appena organizzata con un tocco di risolutezza. Quistis era quasi dispiaciuta che non volesse parlare del loro bacio, ma allo stesso tempo sollevata. Non era sicura di essere pronta ad esplorare l'idea che Seifer potesse essere romantico, che potesse essere il tipo di compagno che aveva sempre voluto. Aveva le capacità fisiche del cavaliere dei suoi sogni, l'unica cosa che gli mancava era la magia. Non le faceva girare la testa, non le faceva desiderare di buttarsi fra le sue braccia e di rimanere lì per sempre.

Dovette scuotere la testa di nuovo, per togliere i suoi pensieri dal cammino che stavano prendendo. Non voleva andare da quella parte, non voleva pensare a Seifer in quel modo, mai.

"Eh?" finalmente si rese conto di dover rispondere, ma aveva dimenticato la domanda.

"Il piano," ripetè lui, socchiudendo gli occhi con sospetto. "Sono sicuro che, da brava leader senza paura, hai qualche piano."

"Oh, giusto ... sì che ce l'ho," annunciò, stringendo una delle mani sull'orlo sciolto della sua enorme maglietta. "Andremo a parlare con lo stesso uomo a cui ho parlato ieri, diremo che con un bambino in mezzo, non possiamo rischiare di metterti in una situazione pericolosa. Poi, prenderemo un treno e ce ne andremo."

"Dritti a Timber? Non pensi che lo riterranno un poco sospetto?"

"A Deling City," rispose lei. "Proprio da dove siamo venuti."

Lui ci riflettè per un attimo, poi annuì piano. Quistis lo fissò abbassando lo sguardo.

"E che vuoi dire con quel gesto? Non ho bisogno della tua approvazione ... farai ciò che ti dico," disse con rabbia, perchè sembrava che stesse tornando ad essere il se stesso più irritante, quello che era stato con lei a Deling City.

"Ero solo curioso," fece spallucce lui. "Non cercavo di criticarti."

"Bene ... okay," si scostò una ciocca di capelli dagli occhi. "Vado a farmi una doccia, e poi andiamo."

"Bene." Si alzò dal pavimento, e il suo sguardo fu all'improvviso quindici centimetri sopra quello di Quistis. Le sue spalle si portarono improvvisamente all'indietro, e la larghezza del suo petto le riempì la vista. Lo sguardo di lui prese a danzare velocemente per la stanza, evitando ogni contatto con gli occhi azzurri di lei. Era già vestito con un paio di jeans scuri e stretti e con una maglietta nera e attillata di cui i suoi ampi muscoli allargavano le fibre. Il colore verde dei suoi occhi, che le era sempre parso marroncino e con strisce dorate quando i suoi capelli erano biondi, erano chiari e profondi ora che erano accentuati dal nero. La somiglianza con Squall era minima, ma Quistis non poteva fare a meno di paragonarli.

Girandosi, si mise i capelli dietro le orecchie e cominciò a dirigersi verso il bagno.

"Non dici niente?" la fermò la voce di Seifer.

"Che vuoi dire?" girò la testa così da vederlo. Lui si passò nervosamente una mano fra i capelli.

"Ti ho baciata," bofonchiò, senza guardarla. "Non hai intenzione di sgridarmi o farmela pagare?"

Quistis aprì la bocca per rispondere, solo per capire subito dopo che non sapeva cosa dire. C'erano sentimenti contrastanti dentro di lei sull'argomento Seifer. Per quanto ci provasse, non riusciva a sbarazzarsi delle stigmate che la sua mente aveva usato per costruirsi quell'immagine di lui che aveva. Era rude, arrogante, un traditore. Lei, e molte altre persone al Garden, lo consideravano ancora un nemico. Non era giusto, ma non poteva negare quello che provava.

Un'altra parte di lei stava cominciando a vedere cosa c'era sotto le frecciate continue che Seifer lanciava. Era pieno di dolore, spaccato dall'interno, ma con sorprendente forza non permetteva a nessuno di vedere o nemmeno sospettare delle sue ferite. In tutto il tempo che aveva passato con lui, aveva solo scorto brevemente quel lato la notte prima quando aveva dichiarato di averlo perdonato. In realtà, il suo perdono era relativo. Coscientemente, non avrebbe più ritenuto il suo passato un problema, ma dentro di lei rimaneva la sfiducia profondamente radicata che, diventata un'abitudine, sarebbe stata difficile da mandare via.

"Suppongo sia stata colpa tua quanto mia," disse finalmente.

Lui si lasciò sfuggire una risata soffocata, sbuffando un poco

"Beh?" Quistis si sentiva impacciata quando rideva così e si guardò i piedi.

"Lo dirai a Squall?" chiese lui, appoggiandosi a uno dei muri e infilando le dita nei buchi della cintura. "Lo dirai a tutto il tuo fan club che Quisti Trepe, miss cuore di ghiaccio perfetta ha volontariamente baciato e abbracciato il cavaliere della Strega?"

"Che c'entrano Squall e il mio fan club in questa storia?" chiese Quistis, un poco turbata.

"Oh, penso che c'entrino moltissimo!" rispose lui, con occhi furenti.

"Perchè?" ora si era voltata completamente verso di lui, incrociando le braccia sul petto. La sua postura era di guardia, chiusa, e indicava chiaramente a Seifer che non aveva voglia di essere presa in giro.

Lui arrossì un poco, avendo almeno la decenza di apparire imbarazzato per la sua improvvisa sfuriata. Alzando le spalle, mosse una mano in aria per dichiarare chiusa la faccenda e le volse la schiena.

"Non importa."

Confusa, Quistis afferrò la sua borsa e sbattè la porta del bagno dietro di sè. Non capiva per niente gli uomini, e si augurava che un giorno o l'altro la smettessero di mandarle segnali così confusi. Prima c'era il suo fan club - non si era resa conto che le venissero ancora dietro anche dopo che era tornata ad essere una semplice SeeD - che erano ancora infantilmente infatuati di lei. Poi c'era Squall che si era appena reso conto che esistesse. Irvine di tanto in tanto flirtava di gusto con lei, ma per lui era più un hobby che il mezzo per arrivare a una storia seria. Ora, aveva Seifer da aggiungere alla lista degli uomini della sua vita che la confondevano. L'aveva baciata, si era comportato possessivamente e si era persino ingelosito, poi si era girato dall'altra parte come se di lei non gli importasse.

Sospirando profondamente, cominciò a togliersi i vestiti. Stava diventando sempre più difficile ricordare che la sua missione era proteggere Dollet e Timber dall'attacco Galbadiano, e non cercare di capire i meccanismi perversi e complessi della mente di Seifer Almasy. 

***

Seifer appoggiò la testa fra le mani, emettendo un lungo sospiro, appena percepibile. Le cose sembravano non andare bene. Dopo che Quistis era uscita dalla doccia, avevano finito di mettere via le loro cose ed erano andati subito a parlare con chi di dovere, per gestire la partenza di Seifer dall'esercito Galbadiano. Le cose erano andate bene all'inizio, quando si erano avvicinati a quel poderoso uomo dallo sguardo impressionante e avevano richiesto, molto educatamente, che Seifer potesse essere sciolto dal suo contratto. Aveva risposto loro che comprendeva la loro situazione, ma non poteva permettere a Seifer di andarsene.

Brontolò e cadde all'indietro sulla schiena, coprendosi gli occhi con un braccio. Avrebbero potuto lasciar perdere e scappare quando fosse calata la notte, ma Quistis doveva per forza intervenire.

Perchè deve essere sempre così testarda? O si fa come dice lei, o niente. Hyne, quando l'ho vista incrociare le braccia avrei preferito morire.

Era ovvio che l'uomo, che aveva avuto una precedente discussione con Quistis, era intimidito da lei. Anche lei lo sentiva e aveva giocato su questo fatto. Quistis era sempre stata brava in queste cose, a trovare il punto debole dell'avversario e a colpirlo al massimo. Si era sempre chiesto se fosse questo suo talento, quella durezza che mostrava di tanto in tanto, che ne aveva fatto un SeeD così giovane. Forse era la sua determinazione, il suo aspetto deciso e autoritario - qualunque cosa fosse, a lui era mancato per anni.

L'unica cosa che sapeva per certo era che le sue abilità di comando non erano quelle che l'avevano fatta licenziare dal suo incarico.

Aveva pressato l'uomo con forza, arrivando persino a minacciarlo se non liberava Seifer dal suo incarico. L'unico risultato delle sue vuote minaccie e del suo coraggio senza senso era stato quello di rafforzare  l'antipatia dell'uomo nei suoi confronti. Così, invece di poter scappare la notte, ora Seifer si trovava in una cella di detenzione, pronto ad andare in una cella vera la mattina dopo. Era stato accusato di tradimento, il risultato della 'costrizione' che aveva esercitato su un ufficiale per lasciarlo andare via dall'esercito.

La rabbia crebbe dentro di lui. Se lo avesse ascoltato, starebbero entrambi bene. Ma no, doveva fare le cose a modo suo, e adesso lui avrebbe pagato per il suo errore. La punizione di Quistis consisteva nella dipartita dalla base la mattina dopo. Dopo tutto, non era lei ad essere legalmente vincolata all'esercito. Ancora una volta, come molte volte prima, Seifer si ritrovava dalla parte colpevole del contratto. Si chiedeva se Quistis se ne sarebbe semplicemente andata senza di lui, per incontrare Seplhie, Paxx e Krik a Timber.

Sempre che, naturalmente, loro avessero maggior successo coi loro piani di  fuga di quanto ne avevano avuto lui e Quistis. Ma forse, dopo tutto, il successo del piano non era previsto. Il suo stomaco gli si rivoltò in pancia mentre pensava che forse aveva complottato un modo innocente per toglierselo dai piedi. Era stata stranamente gentile e piacevole nei giorni scorsi. Come l'idiota che era, Seifer aveva pensato che forse stesse iniziando a piacerle.

Perchè gli interessasse di piacerle o meno non lo capiva nemmeno lui. Seifer non si chiudeva alle persone come Squall, ma questo non voleva dire che non avessero caratteristiche comune quando si trattava dei rapporti sociali. A Seifer piaceva avere il controllo della situazione, e non faceva segreto a nessuno di quanto disprezzasse ricevere ordini. Tuttavia, era umano e di tanto in tanto qualcuno faceva breccia nelle sue difese. C'era stata Rinoa, che lo aveva accettato così com'era ciecamente e aveva riposto fiducia in lui.

Un senso di colpa risalì dentro di lui al pensiero di Rinoa. Avrebbe dovuto essere onesto fin dall'inizio, i sentimenti di lei non erano ricambiati. Comunque, l'idea di qualcuno che lo seguiva, lui, Seifer Almasy, lo tentava troppo per lasciarla andare. Godeva di essere al centro del suo affetto. Naturalmente non aveva idea che i suoi sentimenti fossero così forti quanto Quistis aveva detto. Però, non poteva fare a meno di pensare che Rinoa si innamorava facilmente dopo tutto. Era passata da lui a Squall con parecchia facilità in fondo.

Poi c'era Quistis. Il suo rapporto con lei era sempre stato strano. Era stata la sua insegnante, sua sorella, sua nemico ... l'oggetto del suo desiderio. Non valeva la pena cercare di convincersi che Quistis non gli scaldava il sangue. Era una bella donna, tutti potevano capirlo questo. Rinoa era bella e delicata quanto la luna, ma Quistis era come un radioso sole scintillante. I suoi capelli vibravano con forza, se paragonati ai dolci capelli ebano di Rinoa. Quistis era alta, e generosamente piena di curve. I suoi fianchi erano certamente un punto a suo favore, e la sua figura avrebbe fatto girare la testa di qualunque uomo. Rinoa erano ancora una ragazzina nel fisico. Dal corpo sottile e talvolta selvaggiamente immatura, rimaneva nella mente di Seifer una presenza infantile.

Si alzò e premette le mani calde contro il muro freddo, pentendosi del tipo di pensieri che aveva su Quistis Trepe. Era impossibilmente bella e sensuale, ma questo non cambiava il fatto che lo odiasse. Non cambiava il fatto che lui fosse sempre lui, e non avrebbe mai potuto farle desiderare di volerlo. Lei voleva una favola romantica, qualcuno che le portasse fiori e cioccolatini, qualcuno che la proteggesse dal male del mondo e la facesse vibrare con un solo tocco. Seifer non avrebbe mai potuto essere quel tipo di uomo, anche se lo avesse voluto.

"Merda," disse con rabbia, poi lasciò che altri spergiuri scivolassero dalle sue labbra. Non era certo conosciuto per essere moderato di linguaggio, ma questa era una situazione in cui sentiva che quelle parole avevano davvero il loro significato.

Stava andando a sedersi, quando sentì un suono dall'altra parte della porta. Un suono acuto e veloce che fu seguito da un altro suono soffocato e più basso. Confuso, inclinò la testa e fissò la porta come se guardandola per un po', avrebbe potuto vederci attraverso.

Non ebbe molto tempo per guardare prima che l'oggetto che stava fissando fosse aperto di scatto e una figura sottile entrasse nell'oscurità con lui. L'istinto disse a Seifer di proteggersi, e così fece nascondendosi nell'ombra. Il pensiero che non avesse con sè alcuna arma non gli attraversò mai la mente, ma lo pervadeva solo l'immediato bisogno di fermare il suo nuovo compagno e sapere la sua identità.

Quando avanzò e strinse le braccia intorno alla persona, si rese subito conto che chiunque fosse, non era un uomo. Lei si divincolò nella sua presa, sbattendogli in faccia i capelli. L'odore di quella soffice ciocca ci capelli lo riportò alla realtà - lillà.

"Quistis?" Le tolse la mano dalla bocca, giusto in tempo per evitare che la sua mascella si chiudesse sulla sua mano. Aveva cercato di morderlo.

"Che diavolo?" chiese lei. "E' così che tratti che viene a salvarti?"

"Scusa ... " bofonchiò lui. "Non pensavo fossi tu." Una parte di lui gioii quando lei gli prese la mano nell'oscurità.

"Ho fatto saltare la corrente," dichiarò. "Tutti quanti sono distratti a cercare di capire cosa c'è che non va. Dovrebbe volerci loro un po' prima di trovare tutti i fili che ho tagliato ... ma, per precauzione, è meglio se andiamo." Gli ci volle un attimo per capire perchè stava stringendo la sua mano, ma quando sentì il manico dell'Hyperion contro il suo palmo, capì. 

"Grazie," disse, non certo di cos'altro dire."

"Ho pensato che avresti potuto averne bisogno," sorrise lei. ""Ho già messo tutta la nostra roba in uno dei veicoli dell'esercito ... se riusciamo a raggiungerlo, potremmo andare avanti fino a che la benzina ce lo concede e poi abbandonarlo."

"Va bene ... andiamo." Lei gli prese di nuovo la mano, e con le loro dita intrecciate insieme, uscirono dal minuscolo spazio della cella di detenzione di Seifer e andarono nei corridoi.

"Attento, passa sopra a questo tizio," bisbigliò lei. Il piede di Seifer entrò in contatto col corpo inerte di un soldato, e lui ci passò sopra con un sorriso. Quistis era certamente una compagna di battaglia su cui contare.

Lo condusse lungo i corridoi bui, e per tutto il percorso il cuore di lui battè con forza. Gli piaceva il brivido dell'imminente battaglia quasi quanto la sensazione della mano calda di Quistis nella sua. Il pensiero di averla quasi perdonata del tutto lo rendeva tranquillo, ma cercò di concentrarsi al massimo su quello che stavano facendo. Sarebbero stati nella merda se venivano scoperti.

Entrambi si fermarono di scatto e si spiaccicarono al muro quando sentirono delle voci. La spalla di Quistis si appoggiò al braccio di Seifer, e da questo lui capì che si era cambiata i vestiti. Ora la sua pelle nuda lo toccava proprio dove la sua maglietta dalle maniche corte finiva. Nell'oscurità, Seifer sentì le voci che si allontanavano e sparivano in lontananza. Entrambi tirarono un sospiro di sollievo.

"Siamo quasi fuori," bisbigliò Quistis. "La macchina è parcheggiata proprio fuori dalla base ...  dovremo passare di corsa i corridoi residenziali per arrivarci."

"Okay ... ti seguo." bisbigliò lui in risposta.

Quistis si staccò dal muro e con misurati passi veloci si diresse verso la porta. Seifer era dietro di lei, quasi attaccato alla sua schiena, mentre lei apriva la porta e usciva nell'umida notte.

L'aria calda e umida si avvolse intorno a Seifer come un bozzolo, e gli venne quasi da tossire per evitare di venirne soffocato. Sentiva l'odore dell'oceano marino, e gli ricordava di Balamb. Non si era mai sentito davvero come a casa a Balamb, ma d'altronde non si era mai sentito a casa da nessuna parte. La triste verità era che Seifer non sapeva nemmeno cosa si provasse ad avere una casa.

Si infilarono velocemente dietro l'ombra quando un gruppo di uomini passò di corsa lì accanto, con i visi contriti per la tensione e uno di loro, il ragazzo dai capelli chiari col quale aveva camminato Quistis, sembrava davvero incavolato. Seifer si ricordava ancora l'irragionevole rabbia che lo aveva pervaso quando l'aveva vista camminare nel campo con quel ragazzo. Aveva tutto quello che lei cercava - fascino, un bel viso, e un carattere disponibile. Certo, era un po' giovane per lei, ma l'età era qualcosa a cui l'amore tendeva a diventare cieco.

Scuotendo la testa per liberarsi dei pensieri fastidiosi che gli correvano in testa, Seifer seguì rapidamente Quistis fuori dall'ombra. Correva ora, ed era sorprendentemente veloce. Non avrebbe mai pensato che una donna potesse muoversi così velocemente su degli stivali, ma chissà come Quistis riusciva a tenere il suo passo. Ancora non riusciva a capacitarsi del fatto che lo avesse tirato fuori dalla cella. Da quello che aveva capito, sarebbe stato più facile per lei lasciarlo lì. Il semplice fatto che si fosse presa la briga di aiutarlo - anche se era stata colpa sua che lui fosse finito in galera - era al tempo stesso qualcosa che lo confondeva e gli scaldava il cuore.

Arrivarono in fretta al veicolo dell'esercito designato, dopo aver incontrato nel loro percorso solo pochi uomini.

"Non penso che abbiano capito che sei scappato, non ancora almeno," dichiarò Quistis. "Anche se credo che abbiano capito che la corrente è stata fatta saltare."

"Le sentinelle sembrano preoccupate per qualcosa," ripose Seifer, entrando in macchina, accanto a lei. La loro roba era stipata nei sedili posteriori, con la custodia della gunblade di Seifer sulla cima. Quando lei accese il motore, lui strinse l'arma ancora di più, sapendo che avrebbero potuto incontrare resistenza in qualunque istante. Erano riusciti a passare i cancelli, e la strada sembrava libera. Tuttavia, non voleva abbassare la guardia. Erano stati entrambi ben allenati a fare di meglio.

"Spero che Selphie, Paxx, e Krik stiano bene ..." mormorò Quistis, mordendosi il labbro inferiore.

"Lo vedremo presto," replicò Seifer, sapendo che era di poca consolazione, ma sapendo bene che Quistis avrebbe intuito subito qualunque bugia avesse tentato di dirle. Era meglio semplicemente affrontare la realtà a testa alta, la gente in fondo negava i fatti solo per evitare di confrontarvisici. La politica di Seifer era sempre stata quella di scavare dentro ogni cosa con la ferocità di una pallottola.

Entrambi rimasero in silenzio mentre Quistis entrava in una strada sconnessa, buttandosi dietro roccie e polvere. Lui sperava che lei sapesse dove stava andando, e si permise di guardarsi indietro, nella notte scura e desolata.

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Capitolo 13
*** Solitudine ***


Aspettando la magia

Titolo originale: Waiting for Magic
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Capitolo 13: Solitudine

    Quistis si fermò per guardare in alto, verso i torreggianti edifici di Deling City. Sotto il suo sottile vestito giallo, sentiva i muscoli tremare. Seifer era dietro di lei, e la sua presenza le risultava insieme forte e silenziosamente discreta. Nessuno di loro due parlava ma entrambi guardavano le luci abbaglianti e la gente indaffarata. Gli abitanti passavano accanto a loro di fretta, praticamente ignari del fatto che esistesse qualcun altro al mondo.

    Le dita di Seifer, ricoperte ora dai guanti, andarono a toccare quelle di Quistis. Ero uno strano gesto, che non era abituata a ricevere da lui. Nonostante ciò, lo comprese. Voleva calmare i suoi nervi, e rassicurarla che, nonostante tutto, sarebbe andata bene.

    Il rumore della stazione arrivò a loro, assordando le loro orecchie. Quistis era grata al persistente rombo dei motori, perchè in un certo senso la distoglievano dai pensieri che aveva in testa. Era preoccupato per Selphie, Paxx e Krik e le sue paure l'avevano seguita per tutto il viaggio fino a Deling City. Seifer le era stato, incredibilmente, di supporto, con i suoi profondi mormorii di speranza che ancora le riecheggiavano nelle orecchie - alcuni bisbigliati sul treno e altri nella macchina. Aveva l'impressione che non si aspettasse di vedersi tirato fuori dalla cella, e che le sue azioni gentili fossero di gratitudine. Non riusciva proprio a capire perchè avrebbe voluto che agisse così per altri motivi.

    "Dove dobbiamo incontrarli?" chiese Seifer, a voce bassa.

    "Davanti all' hotel," rispose, portando una mano sulla nuca per sistemarsi la clip dei capelli. Gli occhi caldi e color acqua di Seifer seguirono il movimento della sua mano.

    "Stanno meglio giù, sai," dichiarò lui.

    "Cosa?"

    "I tuoi capelli," disse lui. "Non sembri così per benino se li tieni giù."

    "Beh, non sono più la signora Almasy," gli ricordò lei. "Perciò stanno su. L'istruttrice Trepe li tiene su."

    "Peccato."

    Quistis scelse di ignorare la sua ultima frase, non sapendo che valore dargli. Però aveva fatto accellerare di un po' i battiti del suo cuore. Non riusciva a definire il momento preciso nel quale i suoi sentimenti per Seifer erano iniziati a cambiare, sapeva solo che ora erano diversi.

    Seifer la seguì giù per gli scalini sporchi, facendoli due alla volta. Il suo passo era pieno di fiducia in se stesso, e rispecchiava l'arrogante mostra di sè che aveva fatto nell'adolescenza. Era quello l'atteggiamento a cui si era riferita Rinoa, dicendo che la faceva sentire come se potesse ottenere qualunque cosa. In quel momento, Quistis otteneva un enorme sollievo dalla sua aria decisa. Se lui poteva sperare in un esito positivo, poteva farlo anche lei.

Indossava i suoi caratteristici pantaloni scuri, ma aveva accettato di scambiare la giacca lunga di trench con una più semplice giacca nera. Somigliava al bambino che Quistis aveva una volta imparato a conoscere. La sua mascella era forte e salda. I suoi capelli biondo miele erano scuri, e rendevano la sua pelle baciata dal sole un po' più chiara. Il suo corpo era leggermente pipù slanciato, un po' più muscoloso. Seifer non corrispondeva più all'immagine che Quistis si era creata di lui tempo fa. Era cresciuto, maturato, e anni di dolore lo avevano reso al tempo stesso duro e fragile. Quistis si scoprì a volerlo rendere di nuovo malleabile, togliendo la tensione che era sempre così evidente sulle sue spalle. Voleva riportare quella luce giocosa nei suoi occhi verde acqua, vederlo ridere maliziosamente mentre la prendeva in giro con i suoi commenti scaltri.

    In silenzio, uscirono dalla strada affollata per dirigersi all'hotel. In lontananza si riusciva a distinguere l'insegna luminosa dell'edificio che cercavano.

"Spero che non dovremmo aspettarli per strada," bofonchiò Seifer.

    "Io sarò contenta anche solo nel vedere che stanno bene," replicò Quistis. Seifer lo osservò con la coda dell occhio. Non era sicura di cosa stesse succedendo nella sua testa - sembrava che non riuscisse mai a capire correttamente cosa stava pensando - ma sapeva che ormai non reggeva più la tensione.

"Selpihe è impulsiva," riprese infine, "ma non stupida. Aggiunge Paxx e Krik all'equazione, e hai una squadra che può sopportare quasi tutto."

"Lo pensi davvero?" mormorò lei, più che altro a se stessa, poi ci ripensò. Lei era il leader, le squadre erano state da lei decise. Nemmeno i suoi sentimenti ormai addolciti per Seifer potevano sovrastare il bisogno che sentiva di riavere la sua posizione come istruttrice. La bramava come la terra dissecata bramava una goccia di pioggia. Senza il posto che aveva perso tempo fa, non era niente - e lei sentiva il disperato bisogno di essere qualcosa.

    "Non devi dirglielo," dichiarò lui, affondando le mani nelle tasche.

    "Non devo dirgli cosa?" chiese Quistis.

    "Di me," rispose.

    "Te?"

    "Di me che ti ho baciato." Scostò lo sguardo lontano da lei. "Possiamo dimenticare che è mai successo. Non dirò niente ... potrai tornare al Garden, riavere il tuo lavoro come istruttrice e rendere qualche tuo devoto fan un marito felice o qualcosa del genere."

    "Non ho in mente di sposarmi."

    "Mai?" La guardò questa volta. "Adesso menti. Hai sempre voluto qualcuno che fosse sempre pronto ad ogni tuo richiamo."

    "Possiamo dimenticare che è successo se è questo che vuoi," rispose Quistis, un po' irritata. Lui non aggiunse altro, e Quistis fu felice di lasciar perdere la questione. Aveva altre cose a cui pensare, piani da preparare. Seifer le annebbiava la mente e le rendeva difficile riflettere. Se c'era una cosa che la situazione in cui si trovava richiedeva, era chiara razionalità. Aveva bisogno di dimenticare che era successo.

    L'hotel era sempre più vicino, ma la via piena di gente bloccava la vista dell'entrata. Il cuore le batteva forte in petto e, mentre attraversavano la strada, Seifer le prese improvvisamente la mano fra la sua. La fece correre, e schivare il traffico, finendo di fronte a uno dei molti autobus di Deling City mentre si fermava.

    La massa di persone che uscivano dal bus si dirarò un poco, e Quistis colse la sagoma chiara di Selphie di fronte alla porta dell'hotel. Accanto a lei c'era la figura di un uomo, che stava guardando verso la strada invece che verso la sua compagna.

    "Seifer..." Quistis si bloccò. "Oh, Hyne...Seifer, Krik non è con loro!"

***

    Quistis sedeva al bar dell'hotel Galbadia, coccolando un piccolo bicchiere di un forte e pallido liquido giallo. Una donna con un abito rosso ridicolamente lussuoso stava al pianoforte e intonava una facile melodia coi tasti bianchi e brillanti. Quistis si rese conto di riconoscere la canzone, ma la sua testa era ben altrove e non era lì per ascoltare la musica in fondo. Voleva stare da sola coi suoi pensieri, e cercare la solitudine nell'unico posto in cui sapeva di poterla trovare.

    Selphie era di sopra nella loro stanza. Aveva preso molto male tutto quello che era successo. In verità, era più colpa di Quistis che sua.

    Il drink la fissò a sua volta, allettandola all'idea di potersi perdere così facilmente in esso. Aveva bisogno di qualcosa che le schiarisse la mente, che portasse il mondo che le stava intorno fuori anche solo per un po'. Con circospezione, bevette un altro sorso e posò di nuovo giù il bicchiere. Si sentiva male, e lo stomaco stava girando dentro di lei come l'interno di una lavatrice.

    Krik era andato.

    Chiuse gli occhi con la forza del dolore che accompagnò quel pensiero.

    La loro fuga non era stata fortunata quanto quella di Quistis e Seifer. Krik era stato il loro unico errore, catturato da un gruppo di soldati Galbadiani mentre correvano verso la salvezza. I soldati erano facili da battere presi uno alla volta, ma quando si erano uniti era stato molto più difficile trattenerli, e non avevano avuto altra scelta che la fuga. Ma Krik aveva subito una ferita per mano di uno dei suoi opponenti. Con un piede rotto, a causa dell'immenso dolore, era caduto ed era stato preso.

    Era difficile stabilire se fosse vivo. Era molto probabile però che l'esercito Galbadiano non ritenesse che qualcuno dovesse tornare per lui e che quindi se ne sarebbe sbarazzato. Se non era già morto, era sicuramente in un carcere di massima sicurezza. Krik era una spia, e Quistis non riusciva a pensare a un solo paese che non reagisse male a spie fra le loro fila.

    Quistis prese un altro sorso del suo drink, aggrottando la fronte mentre il liquido le scendeva giù per la gola e finiva nello stomaco.

    "Non ti pensavouna bevitrice." Seifer si sedette davanti a lei, con la testa bassa e le luci tenui del locale che facevano brillare i suoi capelli.

    "Voglio stare da sola."

    "Lo so."

    Quistis sospirò, cercando di trattenere le lacrime che tanto volevano scendere come una cascata giù per le sua guance. Un nodo complicato di emozioni era ben impiantato nel suo petto. Era arrabbiata con se stessa, incredibilmente depressa, e spaventata perchè le cose sembravano essersi tutte quante sfracellate ai suoi piedi.

    La mano di Seifer si avvicinò e le prese il drink. Portò delicatamente il bicchiere alle labbra.e si fece una grossa bevuta.

    "Hai scelto qualcosa di forte," disse annuendo, e appoggiando il bicchiere, ora mezzo pieno, di nuovo sul tavolo.

    "Seifer...non voglio starti ad ascoltare," replicò lei, appoggiando la testa fra le mani. "Va via."

    "Ascoltare cosa?" chiese lui, andando indietro sulla sua sedia. "Che ti sei fottuta? Che avresti dovuto prevedere un'eventualità del genere e pensarci prima?"

    "Già, proprio questo." Socchiuse gli occhi con rabbia e alzò lo sguardo verso di lui, ben cosciente del modo in cui i capeli le cadevano sulla faccia disordinatamente. "Davvero trai gioia dal dolore degli altri? Per tutto questo tempo mi hai preso in giro - hai fatto qualche sorta di giochetto con me?"

    "Non ho mai giocato con te," rispose lui e spinse di un po' il bicchiere verso di lei. Lei aggrottò ancora di più la fronte e prese un altro sorso.

    "Allora perchè sei qui?" chiese. "Ti ho chiesto di lasciarmi da sola."

    "Non puoi sederti qui ed ubriacarti," disse lui come in risposta. "E in più, per quanto tu possa odiare il fatto, non vuoi davvero stare sola ora."

    "Invece sì."

    Seifer ignorò il suo commento, e prese a guardare la ragazza al pianoforte invece di formulare una risposta. Si era fatto un bagno e si era cambiato i vestiti sin dal loro arrivo a Deling City. ora indossava il cappotto di trench, e i suoi guanti spuntavano appena fuori da una tasca. I suoi occhi, resi più scuri dalla luce debole, squadrarono in lungo e in largo la suonatrice del pianoforte, e Quistis avvertì una fitta di gelosia.

    "Sono sicura che te la darebbe se chiedessi," disse acida, spostando di nuovo la sua attenzione su di lei.

    Okay... forse ha ragione lui... forse non voglio stare da sola.

    Lui sorrise un poco, e gli angoli della sua bocca si alzarono seducentemente - o magari era la mente sfocata di Quistis ad aver trasformato quel sorriso in un ghigno sensuale.

    "Non sono qui per mangiarmi con gli occhi la ragazza del piano," rispose finalmente. Quistis fissò il suo drink, facendo correre un dito lungo il bordo del bicchiere.

    "E' colpa mia sai," dichiarò. "Krik ora starebbe bene se fossi stata una leader migliore. Avrei dovuto prevedere che qualcosa poteva succedere ... avrei dovuto fare qualcosa."

    "E sarebbe cosa?" chiese lui. "se potessi tornare indietro e fare tutto daccapo, cosa sarebbe diverso?"

    "Non lo so," ammise dopo averci pensato un po'. "Ma so ho mancato di fare qualcosa da qualche parte."

    "Ormai è andata e non c'è niente che tu possa fare per cambiarlo," dichiarò lui con voce decisa. "Non importa quanto vorresti cambiare le cose, non puoi. Perciò è meglio che cerchi di venire a patti con il modo in cui sono andate le cose. Non puoi cambiare il passato, solo lasciartelo dietro."

    "Strano detto da te," commentò lei.

    "Se vuoi stare qui a sprecare la notte, sappi che io invece non starò qui a guardare te," il suo sguardo si indurì. "Non ho bisogno di stare a sentirti lamentare con in mano un liquore forte su come l'intero dannato mondo sembri cospirare contro di te."

    "Allora non farlo."

    "Non lo farò."

    "Bene, vattene allora!" Quistis lo osservò davanti a lei, di umore nero. Seifer però non si sarebbe arreso.

    "Guarda, capisco che sei depressa ... merda, non so nemmeno perchè sto cercando di aiutarti," ringhiò lui, puntandole un dito contro. "Ma è meglio che cominci a credere in fretta a tutte queste stronzate che spari su come dovresti essere un buon leader, a meno che tu non voglia trovarti alla fine della breve lista di fallimenti di Cid, proprio insieme a me. Un vero capo non dovrebbe essere in un fottutissimo bar a sbavare sopra un drink. Un capo è il nodo che tiene insieme la squadra; se sei debole tu, anche tutti gli altri lo sono."

    "Seifer -" cercò di dire lei, ma venne interrotta.

    "No, dannazione, ascoltami!" I suoi occhi brillarono di rabbia e le afferrò il bicchiere dalle mani. "Non ho niente contro di te che ti prendi un drink o due per farti passare il dolore, ma diavolo, Quistis! Alzati da terra. Sii la donna forte e capace che ti piace pensare di essere."

    Quistis rimase a fissarlo per un attimo, digirendo quello che le aveva appena detto.

    "Comincio a chiedere se è questo quello che voglio veramente," ammise lei, stringendo le labbra per reprimere un'improvvisa ondata di emozioni. "Ho rovinato tutto."

Lui non rispose, ma portò il drink alla bocca e lo finì tutto. Quistis sentì che tutte le energie per combattere la lasciavano, e mise la testa fra le mani. Voleva che Seifer l'aiutasse, le facesse dimenticare quanto male stavano andando le cose. Allo stesso tempo, voleva stare da sola coi suoi pensieri. Voleva la solitudine per rimettere a posto le cose senza i filtri della paura e della rabbia. Voleva la pace della mente, chiarezza. Con le poche forze che le rimanevano, portò la mano dall'altra parte del tavolo.

    Seifer sembrò sorpreso quando si sentì toccare la mano, e alzò lo sguardo per vederle gli occhi lucidi di lacrime.

    "Le cose possono ancora sistemarsi, sai," disse lui, avvicinandosi. "I governi di Dollet e Timber possono tirare fuori Krik dalla galera, possiamo salvarlo ... Il Garden ti tratterà da eroe e sarai di nuovo istruttrice."

    "Non succederà," lei scosse la testa.

    "Potrebbe succedere," lui scrollò le spalle. "Tutto è possibile." Lei sospirò e lo guardò, disperatamente bisognosa di un qualche tipo di conforto, e non sapendo dove altro guardare. Lui si alzò in piedi, tenendo la sua mano nella sua e trascinando in piedi anche lei. Con la mano stretta nella sua, si sentiva un po' meglio.

    "Dove andiamo?" chiese lei.

    "Solo una passeggiata," rispose. "Vuoi la solitudine e io posso dartela." Mentre uscivano dall'hotel e incontravano l'aria fresca della sera, tutto quello che Quistis riusciva a vedere era la sua grande schiena.

   Quistis non si era resa conto di quanto si era abituata a passare il suo tempo con lui. Alla base, lui aveva riempito ogni suo momento da sveglia. Anche quando non c'era, erano presenti tutte le sue cose - c'era il suo profumo, la sua presenza invisibile. Non si era resa conto di quanto sarebbe stato strano girarsi nel letto e vedere Selphie invece di lui. Avevano preso una sola stanza questa volta, essendo a corto di denaro. Seifer e Paxx dormivano su un letto e Selphie e Quistis condividevano l'altro.

    Quando lui cominciò ad andare verso la periferia della città, Quistis affondò i tacchi nel terreno.

    "Non possiamo lasciare la città, non sono armata," protestò.

    "Va tutto bene ... Io ho la mia Hyperion," disse lui con una scrollata di spalle e continuò a portarla dietro di sè. Doveva ammetterlo, l'idea di Seifer che la proteggeva dai mostri era stranamente intrigante. E in più, era una bella sensazione quella di fuggire dalla città caotica. Deling City doveva essere uno dei posti più instancabili del pianeta, non c'era mai un momento in cui metà della popolazione non avesse bisogno di andare da qualche parte o fare qualcosa.

    "Mi sentirei lo stesso meglio se potessi difendermi in un qualche modo," rispose lei. Seifer le lanciò un sorriso arrogante.

    "Non preoccuparti," le strinse la mano, "Non lascerò che niente ti faccia del male." La sua mano libera andò a posarsi sul manico della sua gunblade.

    Quistis fece un piccolo sorrise e gli permise di prendere in mano la situazione. Era stanca di sforzarsi di avere il controllo su tutto, ed era particolarmente bello lasciarsi andare. Seifer, trovandola per una volta passiva, sembrò non avere problemi col fatto di avere il controllo delle cose. Le sue dita si strinsero intorno alla sua mano, fino quasi al punto di farle male.

    Uscirono dalla città e si trovarono nella campagna intorno. Il prato verde sotto i piedi di Quistis sembrava leggermente bagnato, o da una recente tempesta o dall'aria condensata dell'oceano. Era anche scivoloso, ed era grata per la sua stretta salda nel caso di una caduta. La testa era un po' annebbiata a causa del drink. Non aveva una grande tolleranza per l'alcol, e sapeva che se avesse finito l'intero bicchiere ora sarebbe ubriaca fradicia. Seifer invece, sembrava completamente lucido nonostante il drink che si era finito.

    Supponeva che fosse parte del'essere uomo, la capacità di reggere l'alcol. Era una visione antiquata del mondo, ma Quistis si era sempre considerata in qualche modo una tradizionalista.

    "Davvero, dove stiamo andando?" chiese.

    "Un piccolo posto buono per pensare," rispose cripticamente. Lei alzò lo sguardo al cielo, cercando di identificare le stelle guida per capire in quale direzione cardinale si stavano dirigendo. Aveva viaggiato abbastanza per rendersi conto che le città dopo un po' iniziavano a sembrare tutte uguali. Il luogo e gli edifici cambiavano, ma il cielo no. Dovette cercare per un po' prima di trovare la stella rivolta a sud, e comprese così che si stavano dirigendo a nord, verso l'oceano.

    "La spiaggia?" pensò a voce alta.

    "Beh, più o meno," disse lui. "E' vicino alla costa. A meno che tu non voglia davvero andare in spiaggia..."

    "Non m'importa." Sentì parte della tensione lasciare la figura di Seifer, solo per ritornare poco dopo quando incontrarono un Thrustaveis. Quistis si allontanò e lui lo sconfisse con veloce efficienza, lasciando il corpo del mostro volante steso per terra. Era strano per Quistis ritirarsi durante una battaglia, ma allo stesso tempo era meraviglioso vedere Seifer in azione. Era, senza dubbio, uno dei migliori combattenti che avesse mai visto. La sua gunblade era come una sua estensione, e colpiva con mortale accuretezza. Si sentì notevolmente più confortata all'idea di essere sotto la sua ala capace.

    "Seifer?" La sua voce risuonava stranamente vuota mentre camminavano nella notte.

    "Sì?" Non si voltò a guardarla, ma controllò i dintorni con occhi vigili. 

    "Sarò ritenuta responsabile in ogni caso, vero?" Quistis aggrottò la fronte e si mise una ciocca di capelli dietro le orecchie. "Voglio dire ... sono il leader, perciò sono responsabile di tutti. Che sia o no colpa mia è irrilevante.."

    "Not necessiamente," rispose Seifer. "Cid ha un debole per te."

    "Sì, un debole ... ed ecco perchè mi ha destituito," rispose, roteando gli occhi al cielo.

    "Quistis, se il resto della missione va a buon fine, non verranno a incolparti per Krik," disse, scuotendo la testa. "Non puoi continuare ad annegare nella tua autocommiserazione. Hai avuto tutto dalla vita, impara ad apprezzarlo."

    Si zittì dopo quella frase e senza un'altra parola lasciò che Seifer la conducesse più vicino alla loro destinazione. Quando arrivarono sulla cima di una scogliera a picco, sentì la brezza oceanica provocarle un leggero brivido alle gambe. Indossava ancora il vestito giallo che aveva messo prima di arrivare a Deling City. Non era il tipo di abito che di solito indossava. Invece degli stivali alti, aveva indosso sandali senza stringhe con striature dorate. Il vestito stesso era di un pallido giallo margherita ed era piacevolmente fresco. L'aveva comprato pensando che un giorno l'avrebbe indossato mentre stava in un campo di fiori ad aspettare il suo amore. Invece, si ritrovava a indossarlo sotto un bagno di luna.

    "E' qui?" chiese lei, alzando un sopracciglio.

    "Già," disse lui con una scrollata di spalle, scostando di nuovo lo sguardo da lei.

    "Vieni qui spesso?"

    "No," esitò. "Beh ...talvolta, non spesso. Si vede un bel paesaggio."

    "Non sapevo che amassi i paesaggi," rise Quistis, sentendosi all'improvviso più allegro mentre il sangue le fluiva alla testa.

    "Non sono quello che pensa la gente," disse lui, poi le lasciò la mano. "Beh, adesso ti lascio da sola. Sarò giù nella spiaggia, vieni da me quando vuoi tornare." Dopo una breve pausa, le diede la schiena e cominciò a scendere dalla collina.

    Quistis lo vide andarsene, e sentì che il battito del suo cuore rallentava. La sua giornata non era andata come pianificata. Krik era stato catturato, e probabilmente era in lizza per essere ucciso. E in più, aveva ottenuto quel che voleva - solitudine - solo per scoprire poi che non la voleva più. Cercando di resistere al desiderio di richiamare Seifer, vide la sua figura dissolversi nell'oscurità e alzò il viso al cielo, sperando di trovare nella sue profondità una qualche guida.

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Capitolo 14
*** Rosso ***


Aspettando la magia

Titolo originale: Waiting for Magic
Autrice: Starlight - sito
La traduzione dal'inglese appartiene ad Erika e al sito Erika's Fanfiction Page
Disclaimer: Tutti i personaggi, luoghi, etc. appartengono ai loro rispettivi proprietari e non a me.

Chapter 14: Rosso

Seifer fece scorrere un dito lungo la sua gunblade, pulendola dai finissimi granelli di polvere che sostavano sulla lama affilata. In realtà, non era cosa affilata come molti pensavano, e per una ragione molto buona, per non dire agghiacciante. Occorreva molta forza per trapassare la carne di un nemico e se fosse stata così affilata da giungere alle ossa, sarebbe rimasta incastrata spesso. Una persona normale non aveva la forza necessaria a staccare un arto con un solo colpo. Perciò, la gunblade gli serviva meglio quando era poco affilata.

Sorrise appena fra sè e sè. Seifer amava genuinamente il combattimento, gli piaceva il modo in cui gli faceva ribollire il sangue e stirare i muscoli. Quel fremito non era paragonabile a niente che potesse aver mai sentito prima. Fare il SeeD sembrava la soluzione perfetta, la strada più felice da percorrere. Nonostante ciò, più accarezzava con le dita la superficie liscia e metallica della sua gunblade, che ormai era come un estensione della sua anima, si ritrovava a diventare sempre più inquieto.

Quistis, sapeva che c'era lei dietro tutto questo in un certo senso. Non riusciva a ricordarsi una sola volta nel passato in cui si fosse chiesto cosa ne sarebbe stato del suo futuro, di cosa voleva davvero dalla vita. Stava già iniziando a chiedersi se era davvero tutto qui; questa esistenza al servizio degli altri, questa eterna e instancabile violenza ... questo senso di colpa. Nonostante questo, scoprì che desiderava un po' di pace nella sua vita. Almeno un po', e finora l'aveva trovata alla lontana solo in compagnia di una certa Quistis Trepe.

Perchè lei? Mi piacciono forse le punizioni? Ha sempre reso la mia vita un inferno almeno quanto io ho fatto con lei ... perchè dovrebbe piacermi?

I suoi muscoli si irrigidirono quando la donna in questione alzò lo sguardo su di lui, come se avesse percepito una qualche forma invisibile di disagio che radiava dal suo corpo.

"Qualcosa che non va?" chiese, con occhi immobili come due laghi dietro quei sottilissimi occhiali. Qualche attimo primo avevano programmato di prendere un treno per Dollet, e per ora Quistis stava scrivendo un rapporto della missione fino a quel momento. La penna vibrava appena nella sua mano, ma il suo viso non tradiva alcuna ansia.

"No," rispose subito lui, e ritornò a guardare la gunblade. Paxx e Selphie, che avevano scelto volontariamente di stare insieme durante il viaggio - o piuttosto, di non stare con Seifer - erano già partiti per Timber. Quisits era sembrata quasi infastidita all'idea di passare più tempo da sola con lui, anche se il suo atteggiamento non aveva dato il minimo segnale del panico che era apparso nei suoi occhi al primo accenno di quell'idea.

"Faremmo meglio a muoverci, o perderemo il nostro treno," dichiarò lei, chiudendo con uno scatto il suo piccolo quaderno sulla sua scrittura scorrevole ed elegante.

"Fa pure strada," suggerì lui facendo spallucce, e alzandosi per sistemarsi Hyperion alla cintura.

La strada attraverso i corridoi e poi verso la stazione fu fatta in silenzio. Entrambi stavano ancora sforzandosi di adeguarsi ai cambiamenti che erano avvenuti fra loro. Era stato facile per lui ammettere che Quistis era un elemento di forza desiderabile nella sua vita quando erano stati da soli nella base Galbadiana, a miglia da qualunque persona loro conosciuta. Era una cosa totalmente diversa desiderarla al di fuori dei confini di quel mondo secluso. All'improvviso, era di nuovo l'Istruttrice Trepe - se non per titolo, almeno per abitudine - ed era un bell'ostacolo da saltare per Seifer.

Tuttavia, mentre osservava la sua nuca, concentrandosi sui ganci che le tenevano le cascate di biondi capelli in una irriverente codina allacciata su se stessa, non poteva fare a meno di ricordare le cose che aveva scoperto su di lei. Non avrebbe mai immaginato prima che avesse un lato sensuale, che avrebbe risposto ad un bacio in qualunque altro modo che non fosse stato uno schiaffo che avrebbe aggiunto un'altra cicatrice alla sua collezione. Ma, aveva ricambiato, e in una maniera meravigliosamente eccitante. Si chiese cosa avrebbe fatto se lo avesse fatto ancora, fuori dal mondo che si erano creati alla base.

"Penso di essere stata su ogni treno di questo pianeta ora," disse Quistis mentre prendevano posto.

Erano fianco a fianco, ed erano premuti a caso l'uno contro l'altro. Anche quel piccolo contatto fece rabbrividire i muscoli di Seifer. Tutte le notti che aveva passato sotto le coperte con Paxx che gli dormiva tranquillamente a fianco gli avevano dato diverso tempo per fantasticare sulla bionda del letto accanto. Col passare dei giorni, le fantasie erano diventate sempre più dettagliate. Non era sicuro di sapere perchè la sua attrazione verso di lei stesse crescendo, e si odiava segretamente per quella sua debolezza. Sarebbe stato diverso se tutto quello che avesse voluto da lei fosse stato sesso ... ma voleva più di quello.

"Sei stranamente silenzioso," notò lei, con un lieve accenno della testa a sottolineare il suo commento.

"Scusa, non mi ero reso conto che la chiacchera facesse parte del mio carattere," disse lui alzando gli occhi al cielo. Quel bisogno di difendersi gli saltava di tanto in tanto senza preavviso.

Ma chi voglio prendere in giro. Mi salta sempre.

"Va bene," lei indietreggiò di un poco e riprese a guardare davanti a sè.

Fallo ora ... non avrai mai più un'occasione migliore ...

Per alcuni agonizzanti momenti cercò di combattere con i suoi istinti. Doveva lavorare con lei, vederla per i prossimi giorni, e se ora lo avesse rifiutato con uno schiaffo sarebbe stato come versare sale su una ferita aperta.

Merda ... fallo e basta!

Con uno scatto catturò il viso di Quistis nella mano e lo rivolse verso il suo. Era a malapena consapevole del suo gemito di sorpresa quando le loro labbra si toccarono. La sua bocca era sorprendentemente soffice sotto la sua, e mentre tentava con tutto se stesso di non perdersi nel bacio, sentì che la tensione scivolava via dal corpo di lei. Il modo in cui si scioglieva contro di lui non era colpa sua ... un lungo sospiro le sfuggì dove prima era rigida. Seifer la morsicchiò, giocando col labbro inferiore fino a che lei non gli permise di approfondire il bacio. Quistis sembrò capire quello che stava facendo solo quando lui le aprì le labbra.

"Whoa ..." si allontanò all'improvviso, con gli occhi brillanti e selvaggi. "Cos'era quello?" Il suo respiro era pesante, e Seifer riusciva a distinguere il suo petto che si alzava e si abbassava rapidamente mentre lo fissava a bocca aperta.

Non rispose alla sua domanda, ma si girò a guardare fuori dalla finestra. Non era certo se la sua reazione fosse dovuta ad un rifiuto o allo schock. Confuso, e irragionevolmente arrabbiato, sentì ogni suo muscolo irrigidirsi. Era difficile per lui capire da dove venisse tutta quella rabbia. Era stato un bullo per tutta la sua vita, ma prima era stato più per mantenere un'immagine che si era consolidato nel passato piuttosto che per sfogare una rabbia repressa. Ora come ora il suo umore era completamente diverso. Era lo sfogo di un senso di colpa, un modo per lui di esprimere la sua rabbia alle persone che sentiva che lo avevano tradito. Le persone che avrebbero dovuto essere sue amiche e che non si erano fatte alcun problema a voltargli le spalle.

Quistis gli toccò il braccio, facendo divergere i suoi pensieri. Lui sobbalzò involontariamente e si girò per guardarla negli occhi blu pieni di domande. Non era certo di sapere come rispondere.

"Seifer?" inclinò leggermente la testa di lato. Sgranò gli occhi alcune volte, con le labbra rosse leggermente aperte. Seifer non desiderava altro che baciarla ancora, stringerla e non lasciarla andare mai più, ma una parte di lui sapeva che non poteva. Questa non era una ragazza qualunque, era Quistis Trepe - non era simili alle donne delle quali solitamente si attorniava.

"Che c'è? Vuoi che ti dica qualche stronzata romantica?" chiese. Le sue parole sembrarono prenderla alla sprovvista.

"No, non mi sono mai aspettata una cosa del genere da te," rispose lei, socchiudendo gli occhi.

Hyne - Sono un tale fottuto bastardo.

Le labbra di lei si serrarono, e gli diede le spalle. Scuotendo la testa, Seifer cercò disperatamente di mettere ordine nei suoi pensieri. Non sapeva più cosa provava per Quistis. Voleva contemporaneamente spingerla a terra, urlarle contro e fare l'amore con lei. Era un mix confuso di emozioni che lo teneva continuamente alla sbarra.

Dannazione! Non ho bisogno anche di queste idiozie!

***

Dollet era una di quelle città che non cambiava - il ritmo della vita, l'umidità dell'aria, il solito vecchio uomo che camminava per le strada, col suo cane sempre obbediente ai suoi piedi. A Quistis non piaceva in modo particolare cambiare, e ricavava un certo ammontare di pace dalla città di Dollet apparentemente senza tempo. Seduta su un lato della fontana, si diede la libertà di pensare agli strani cambiamenti che erano avvenuti nella sua esistenza sin da quando aveva lasciato Balamb con Selphie, Paxx, Krik e Seifer.

Sembrava quasi una vita fa. Non riusciva quasi a ricordare i dettagli della sua carriera di insegnante, e quasi non poteva ricordare di essersi seduta triste al bar la mattina prima che partissero. Per un attimo pensò a Squall. Solo che pensò allo Squall scontroso che era stato prima di conoscere Rinoa. Era sempre sembrato così tormentato, così fuori posto in mezzo agli altri studenti. Non aveva mai capito perchè la popolazione femminile del Garden non fosse in visibilio per lui - almeno lei, non avrebbe disdegnato avere un suo pezzetto. Con Rinoa, le cose erano cambiate. Non poteva dire di essere felice che Rinoa fosse riuscita a entrare dentro la difese di Squall, e sicuramente era quasi un poco invidiosa e risentita di ciò, ma stava cominciando a capire le cose.

Seifer, proprio lui, le stava mostrando quanto potesse essere difficile una relazione. Ora riusciva a capire perchè Squall non voleva esserne coinvolto - aprivano ad una persona le porte di un mondo pieno di dolore e confusione.

Stringendo forte i pugni, sentì le unghie che premevano contro il palmo delle mani. Il comportamento sempre diverso di Seifer stava cominciando a diventare più di quanto potesse sopportare. Un attimo la metteva ad un angolo e l'abbracciava appassionatamente, solo per poi allontanarsi e rilasciare un po' di quella violenza che sempre esisteva dentro di lui. Non capiva perchè si comportasse in modo così contradditorio, e non era davvero sicura di volerlo sapere. Tutto quello che sapeva era che era stanca di essere tenuta sulla corda. Almeno Squall era stato capace di dirle direttamente che non la voleva.

Ora come ora, doveva comprendere i suoi stessi sentimenti. Desiderava Seifer? Lui avrebbe mai potuto essere quello giusto per lei? Innegabilmente c'era qualcosa in lui che l'attraeva. Dopo tutto, non poteva ignorare il fatto che quando l'aveva baciata - un gesto che stava diventando sempre più frequente di recente - il sangue le ribolliva e i muscoli le si scioglievano. La magia che aveva sempre voluto trovare non era presente, le domande che si poneva di per se stesse ne erano una prova. In più, la distrazione causata da Seifer stava cominciando ad influenzare il suo coinvolgimento nella missione. Galbadia non aveva ancora attaccato, ed erano a Dollet già da tre giorni. Stava diventando ansiosa e il dubbio si stava insinuando nei meandri della sua mente. E se avessero avuto le informazioni sbagliate? Cosa sarebbe successo se avesse fallito ... il suo mondo sarebbe arrivato ad una rapida fine se avesse fallito così miseramente? Avrebbe voluto arrotolarsi su se stessa e nascondersi per sempre.

Il sole al tramonto bagnava il cielo di un rosso cremisi. Il colore, denso come il sangue ma dolce come una rosa, impregnava a fondo le nuvole paffute, macchiandole di un colore sensuale. La tinta arancione presente nei pressi dell'orizzonte era interrotta dagli edifici ma si rifletteva per terra.

Rosso - che copriva ogni cosa. Nelle profondità scarlatte del cielo, riusciva a vedere la sua rabbia, il suo desiderio e le sue paure. Strano come così tante emozioni potessero esistere in un'unica tinta dell'arcobaleno. A Quistis piaceva considerarsi come una persona attenta e sempre in controllo della situazione. Seifer stava iniziando a provarle che non era nè l'una nè l'altra.

Alzandosi in piedi, mise i capelli sciolti dietro le orecchie. L'ultima cosa che voleva fare era passare la serata in giro a pensare a Seifer. Aveva passato gli ultimi tre giorni e per dirla tutta, tutta la settimana precedente, a pensare a lui. Sembrava che non lasciasse mai la sua mente. Comunque determinata a levarselo dalla testa, Quistis si sistemò la gonna chiara spiegazzata ed iniziò a camminare per la via lastricata di pietra. Il rumore dei suoi sandali riempì l'aria con un ritmo continuo, dandole qualcos'altro su cui focalizzarsi.

Dal momento che non aveva niente di meglio da fare, entrò in un pub del luogo, con l'intenzione di giocare un po' a carte. Aveva giocato in tutto il mondo e aveva un mazzo formidabile. In breve, era difficile da battere. Almeno era un buon sistema per racimolare qualche soldo - rischiava un poco, vinceva qualche partita e aveva un po' di gil a tenerla lontana dall'hotel. Forse non era un sistema del tutto onesto, ma le persone che puntavano contro di lei di solito avevano denaro da buttare.

"Salve." Un uomo, forse sui venti e passa, le sorrise mentre entrava nel locale poco illuminato. I suoi capelli erano rosso fuoco e stavano dritti in una maniera piuttosto attraente. I suoi penetranti occhi blu la percorsero per intero alcune volte prima che decidesse di alzarsi dal suo posto.

"Ti conosco?" Quistis si allontanò da lui un poco.

"Potresti," disse lui sorridendo, con una voce bella e profonda.

"Davvero?" Quistis sollevò un sopracciglio. Ogni cosa di lui era fondamentalmente perfetta- bel corpo, viso affascinante, era persino attraente a modo suo - ma non era davvero il suo tipo. Forse se fosse stato un poco più alto ... con gli occhi più verdi e dorati ... con capelli più chiari, spalle più larghe, un sorriso maligno e sexy allo stesso tempo ...

"Posso offrirti un drink?" le chiese, regalandole il suo miglior sorriso.

Quistis stava per dire di no quando si fermò a riflettere. Non aveva davvero un valido motivo per rifiutare, tranne Seifer. Aprì le labbra per accettare la sua offerta, ma scoprì solo allora che non voleva davvero sedersi con un uomo a bere un drink.

"Scusa ... non stanotte," disse alzando le spalle.

"Andiamo," insistette. "E' solo un drink ... senza costrizioni." Con la mano le toccò un gomito.

"Apprezzò l'offerta," guardò la sua mano, cercando di non scostarsi, "ma non ne ho davvero voglia stasera."

"Ma certo che sì," sorrise lui. "Andiamo ... insisto. Insomma, non stai facendo altro, o no? E' una cosa totalmente innocua."

"Innocua, come no." Quistis quasi si morse la lingua quando sentì la voce di Seifer. Era appena entrato nel pub e i suoi muscoli erano visibilmente tesi mentre camminava fino a dietro di lei. I suoi occhi color tempesta si andarono a posare sull'uomo dai capelli rossi per alcuni terrificanti momenti prima di spostarsi su Quistis. Quando la raggiunse, la toccò leggermente col braccio. "Abbiamo bisogno di parlare."

"E tu chi sei?" Il rosso pensava ovviamente di essere il maschio dominante della situazione e che Seifer stesse entrando nel suo territorio. Quistis avrebbe puntato le sue sostanze su Seifer, ma sperava sinceramente che le cose non arrivassero a quel punto. Allo stesso tempo, l'idea di Seifer che si batteva per lei le procurava un piacere quasi stupido.

"Fottiti," ringhiò Seifer, poi afferrò bruscamente il braccio di Quistis. "Andiamo."

Sorprendentemente il rosso non fece quasi nessuna opposizione mentre Seifer la trascinava fuori dal pub - in verità, Quistis andò con lui piuttosto volentieri, ma la faceva sentire meglio immaginare che l'avesse presa sulle spalle per portarla fuori. La sua mano era stretta fra la sua, calda e forte. I suoi occhi erano fissi sui movimenti dei muscoli sulla sua schiena e sulle braccia mentre camminavano.

"Beh, stavi facendo pratica a fare nuove amicizie o cosa?" chiese Seifer, fermandosi per aprire bruscamente il portone dell'hotel. Era gelosia quella che sentiva nella sua voce?

Hyne ... . Nessuna persona sana di mente poteva provare questi sentimenti per Seifer.

Abbracciando la sua pazzia, anche se solo per un attimo, ignorò la sua domanda e lo seguì sulle scale fino alla loro stanza. Man mano che i giorni passavano e trascorreva più tempo con lui, si ritrovava in un cerchio sempre più stretto. I legami fra di loro, che erano stati scarsi se non completamente inesistenti, si erano stretti in modo quasi inverosimile. I suoi sentimenti a riguardo erano contrastanti. Prima alla fontana era pronta a staccargli la testa da quanto la irritava, e ora si ritrovava invece a volersi abbandonare del tutto tra le sua braccia.

Le sue bizzarre e confuse emozioni stavano cominciando a diventare difficili da comprendere.

"Allora?" gli fece fretta lei, mettendosi davanti a lui per entrare nella stanza per prima. Era più piccola della stanza che avevano avuto a Deling City, persino più piccola della camera che avevano condiviso alla base. Seifer sembrava riempire ogni spazio vuoto che c'era, circondandola e bombardando i suoi sensi. Forse era l'overdose di lui che le stava causando quello strano e non voluto desiderio.

"Sai cosa voleva quello, vero?" chiese lui, incrociando le braccia.

"Ne ho una vaga idea."

"Perciò ti andava bene restare lì ferma come un'idiota mentre quello ti derubava?" le chiese.

"Derubava?" La frase la colse di sorpresa.

"Ti stava derubando, Quistis." Seifer alzò gli occhi al cielo, come se le ulteriori motivazioni di quell'uomo fossero state ovvie.

"Quando ... come?" Scosse la testa, non certa di credere a quello che le veniva detto.

"Ricordi quando ti ha toccata?" le chiese, facendole pensare a quanto a lungo l'avesse osservata. "Era un ladro."

"Pensavo che lui ..." abbassò lo sguardo verso il tappetto spesso di colore beige. Aveva pensato che la stesse salvando dalle grinfie di un altro uomo, che la stesse proteggendo come una sua proprietà. Invece, stava difendendo il loro salvadanaio, il loro benessere fiscale. Anche se non sapeva perchè, la faceva sentire meno donna.

"Forse puoi controllare dopo se ha preso qualcosa prima che io arrivassi lì," suggerì Seifer, avvicinandosi di un passo a lei.

"Non credo abbia preso niente," disse lei sospirando, con gli occhi che stavano ancora fissati fra i piedi e il pavimento. Avrebbe potuto giurare che le intenzioni di quell'uomo erano solidamente piazzate sul sesso. Che la cosa non la interessasse era ininfluente, il fatto che apparentemente non l'avesse voluta la feriva un poco.

"Avrei dovuto fargli mangiare tutti i denti," disse Seifer fumando, e lasciandosi sfuggire una serie di ingiurie. Il livello della sua rabbia sembrava sproporzionato rispetto alla relativa innocenza del crimine, e Quistis fu costretta a credere che Seifer stesse dicendo una bugia per proteggersi. Era sempre stato il tipo che proteggeva se stesso per primo, ma non credeva di doverlo biasimare per quello. I suoi primi ricordi erano probabilmente di un abbandono - aveva sempre dovuto badare a se stesso da solo. Lei era uguale, solo che in maniera diversa. Quistis desiderava il successo e il riconoscimento di tale successo. Voleva proteggere gli altri dalle cose che erano accadute a lei. Voleva sfuggire alla vita che conduceva.

"Hyne ..." bisbigliò Seifer, riportando la sua attenzione su di lui. La sua mano andò a mischiarsi fra i capelli dietro la testa di lei. Con un suono roco e gutturale, trascinò il suo viso verso quello di lui e le diede uno dei suoi ormai familiari baci sulle labbra. Ognuno era diverso, ma erano uguali in un unico modo - ognuno faceva battere il cuore di Quistis un po' più forte e le alzava la temperatura fino ai limiti consentiti. La avvicinò a sè, stringendola in un abbraccio forte che sembrava non volerla lasciar andare mai più. C'era un non so che di violento e pericoloso in Seifer, e si vedeva nella maniera in cui baciava. Le morse le labbra, cercando un unione più profonda aggressivamente. Lingua, mani e labbra lavoravano su di lei, facendo crescere una tempesta di passione fin nel profondo più intoccabile di Quistis.

Sentì i muscoli che le tremavano mentre la resa sembrava vicina. Voleva arrendersi, voleva che Seifer portasse le cose a uno stadio ancora più profondo. Era stanca di stare da sola, stanca di trattenersi sempre e di fare in ogni situazione la cosa più responsabile.

Sì. E' questo quello che voglio. Hyne ... Seifer ... tutto quello che voglio ...

Sentendo una scarica di ... qualcosa, Quistis aprì la bocca e accolse Seifer nel suo stesso abbraccio. Lui sembrò sorpreso all'inizio, ma gli passò in fretta e emise un suono quasi animalesco in risposta.

Qualche secondo dopo, furono separati di forza quando un enorme ruggito spaccò l'aria.

"Oh merda!" urlò Seifer, più lucido di Quistis mentre correva alla finestra. Lei lo seguì, cercando di riprendere controllo delle sue facoltà. Arrivò in tempo per vedere i missili volare alti nel cielo, spaccando l'aria e la pace nella loro scia.

L'invasione era iniziata.

Le ci volle un attimo per capire che erano ancora troppo alti per colpire Dollet. Senza dubbio, era vero che di solito salivano di un poco prima di colpire il loro bersaglio così da centrarlo al meglio, ma questi erano diretti ad est, dall'altra parte dell'oceano.

Un orribile e profondo presentimento la pervase, facendola arretrare di qualche passo. Vide Seifer appoggiarsi senza forza alla finestra con gli occhi ancora sbarrati. Quistis non si era nemmeno resa conto del grido acuto che si era lasciata sfuggire. I Galbadiani non avevano mirato a Dollet, e nemmeno a Timber. I missili erano diretti a Balamb.

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Capitolo 15
*** Rinascere ***


"...Quando scrivo, sapete, non posso dire di essere proprio io. Scrivo dal punto di vista dei miei personaggi, e perciò non sono io a pensarla così. Non sono uno scrittore impacciato, è veramente dura essere impacciati in questo senso e scrivere romanzi ... " -Ben Mezrich

 

Capitolo 15: Rinascere

Aveva mentito, ma sembrava che ormai non importasse più. Quistis non gli aveva chiesto perchè era andato nel pub, perchè si fosse tanto scaldato solo per un borseggiatore ... o perchè fosse stato pronto a buttarla per terra e non lasciarla mai più alzare. Era ancora scioccata, mentre sedeva davanti a lui, nel motoscafo mandato dal Garden a prenderli. Erano sulla strada per Balamb per unirsi al fronte, per aiutarli a tirar fuori la città dalla distruzione in cui l'aveva gettata l'attacco missilistico.

Chiuse gli occhi, e la immaginò seduta sul lato della fontana. Il sole era al tramonto, e le aveva fatto brillare i capelli di un oro ricco, simile ad un falò. Aveva l'aspetto di un angelo, e non si sarebbe sorpreso se di lì a poco ali meravigliose le fossero spuntate dalla schiena elegante. Non era giusto che una sola persona potesse contenere tanta bellezza. Chiunque dicesse che nessuno era perfetto, evidentemente non aveva mai visto Quistis Trepe, o avrebbe cantato un motivo diverso.

E tutto questo, nella mente di Seifer Almasy - era certo ormai di essere diventato pazzo. 

Davanti a lui, Quistis teneva le gambe delicate incrociate, e le mani appoggiate sul grembo. I denti lavoravano di loro spontanea volontà sul suo labbro inferiore, facendogli venire il desiderio di andarle accanto e prendere per sè quel compito.

Scuotendo la testa per cacciare via quei pensieri, cercò di concentrarsi su cosa avrebbero dovuto fare una volta che il motoscafo fosse arrivato a terra. Per il momento i Galbadiani erano trattenuti dalle truppe del Garden. Pareva che avessero mandato segretamente uomini attraverso una via segreta per settimane. Il loro piano, almeno così pensava Seifer, era quello di saccheggiare Balamb e poi usare la città come base di attacco per il resto del continente. Naturalmente, non avevano pensato che il Garden di Balamb avrebbe potuto essere ancorato in una locazione non molto lontana da lì, a Fisherman Horizon. I SeeD erano stati abili ad arrivare nel lasso di tempo, cruciale, fra il lancio dei missili e lo sbarco delle truppe galbadiane. Balamb al momento era ancora una città libera.

Quistis era scossa come non l'aveva mai vista, e questo aveva placato l'altrimenti irrefrenabile desiderio che sentiva di tormentarla per il miserabile fallimento della sua missione. La cosa andava contro la sua stessa natura, ma era dispiaciuto per lei. Voleva confortarla in un certo senso, toglierle quell'espressione addolorata dagli occhi.

"Sai quando dovrebbero arrivare Selphie e Paxx?" chiese, rompendo il silenzio.

"Credo che siano un giorno dietro di noi," rispose lui. "Da Timber non c'è nessun treno diretto per Balamb, perciò credo che dovranno andare a Dollet prima."

"Oh," Quistis si osservò le mani. "E Krik? Hai sentito niente di lui?"

"Lo direbbero a te prima che a me," rispose chiaramente. Si appoggiò all'indietro, portando la mano a riposare sulla fodera della sua gunblade e osservò Quistis apertamente. Era profondamente infastidita, persino spaventata, dall'improvviso cambio degli eventi. Non capiva perchè ci tenesse tanto a essere un'istruttrice e doveva tuttora ammettere che non la vedeva particolarmente portata a quel lavoro. Quistis, pur essendo una donna molto intelligente e abile, non era un leader. Era troppo gentile per dare un ordine che avrebbe potuto far male a qualcuno, e aveva un orribile rapporto coi fallimenti. 

"Forse avevi ragione tu," sospirò lei, come se gli avesse letto nel pensiero. "Non sono davvero portata per fare l'istruttrice."

"Solo perchè non sei portata per un certo lavoro, non significa che sei una delusione," disse lui con una scrollata di spalle, sentendo un pizzico di compassione per lei.

"Già, strano sentirlo dire a uno nato per fare il mercenario," rispose lei acida, alzando gli occhi al cielo. "Sai, a volte mi chiedo se hai idea di cosa voglia dire volere una cosa che non puoi avere."

"Credimi, ce l'ho," sbuffò lui, pensando a quel bacio che era quasi diventato molto molto di più.

"Davvero, e sarebbe?" chiese lei. "Hai vissuto tutta la vita prendendoti quello che volevi, e non c'è mai stato nessuno a fermarti. Non puoi nemmeno darmi i SeeD come esempio, perchè so che eri perfettamente capace di superare quei test."

Seifer scelse di rimanere in silenzio per il suo stesso interesse. Se avesse iniziato a rispondere alla sua domanda, le avrebbe detto tutto in un solo fiato. Avrebbe saputo di tutte le volte che aveva fantasticato su di lei nella base di Galbadia. Avrebbe saputo di quando l'aveva guardata alla fontana, di quando l'aveva seguita nel pub e di come era diventato senza alcun motivo geloso quando quell'uomo l'aveva guardata. Non era un argomento che era disposto ad affrontare nei confortevoli recessi della sua mente, quindi non poteva assolutamente parlarne con lei.

"Lo sapevi?" chiese infine Quistis, alzando il viso di un poco.

"Cosa?"

"Che avevano in mente di attaccare Balamb."

"Cazzo no! Hyne... mi considerare un tale bastardo, capace di far soccombere un'intera città sotto le bombe, solo per poi poter ridere di te?" Sentì un'orribile sensazione percorrergli il corpo. Era questo quello che pensava di lui? L'immagine che aveva di lui come nemico sarebbe ricomparsa ancora e per sempre nella sua mente, finchè non lui non avrebbe mai più potuto scapparle?

"No," ammise. "Ma ci dev'essere qualcosa che mi è sfuggito."

"Beh, qualunque cosa fosse, è sfuggita anche a me," rispose lui, rifiutandosi di incontrare lo sguardo incuriosito di lei. Ci fu silenzio per alcuni lunghi attimi, e tutto quello che riusciva a sentire era il battito del suo cuore in accelerazione. Non sapeva cosa stava cercando di ottenere, ma mentre sentiva i suoi capelli neri cadergli davanti agli occhi, si rese conto che voleva che le cose cambiassero. Voleva lei, e voleva che lei sentisse lo stesso per lui.

Hyne ... non sono meglio di lei con tutti questi pensieri!

"Seifer..." Si inclinò un poco verso di lui, facendo cadere le mani fra le ginocchia. "Prima che i missile passassero sopra ..."

"E' stato un errore, lo so," la interruppe. Era più facile per lui dirlo che ascoltare il suo rifiuto.

"Un errore," ripetè lei, appoggiandosi all'indietro. Lo sguardo che attraversò il viso di lei era teso, ma solo un poco di più rispetto a qualche momento prima.

Oh Hyne, perchè faccio così? Perchè non riesco a dirle che voglio lei? Perchè è così diverso ... con Quistis...

"Quando saremmo tornati a Balamb," Quistis si schiarì la gola, "dovremmo mettere i nostri errori da parte."

"Già," annuì Seifer, odiandosi per ogni parola che le sentiva dire. Non voleva far altro adesso che sbarazzarsi di questi nuovi e confusi pensieri che gli attraversavano la mente, e allo stesso tempo erano anche un cambiamento che aveva accettato volentieri. Era molto confuso, ma sapeva che doveva fare qualcosa, o avrebbe perso del tutto ogni chance. Ci aveva provato prima, nella stanza d'hotel. Ora, non sapeva se avrebbe avuto il coraggio di farlo nuovamente.

Sbuffando, si mise seduto e quindi si alzò andando a sedersi accanto a Quistis. Il cuore gli batteva forte, e dubitava fortemente di qualunque sua capacità al momento, ma sentiva una nuova ondata di determinazione.

"Dal momento che dovremmo metterli da parte," dichiarò, con la voce più seducente che riuscì a produrre, "non farebbe alcuna differenza se ne facessimo qualcuno di più." Lei inclinò di lato la testa, incuriosita, poi gli sorrise debolmente.

"Sei cambiato," bisbigliò, col viso improvvisamente vicino a quello di lui.

"Anche tu," rispose Seifer.

In verità, entrambi erano diventati diversi agli occhi dell'altro. Quistis non vedeva più Seifer come un bullo arrogante e rude che andava in giro per il Garden con l'unica intenzione di fare a botte con chiunque osasse infastidirlo. Seifer non vedeva più Quistis come l'istruttrice rigida e incartapecorita che l'aveva tradito nel momento di maggior bisogno. Era ancora ferito, questo era vero, e lei stava ancora cercando il suo posto nel mondo, ma i loro cammini si stavano intersecando.

"Quistis ... " abbassò la testa per sfiorare le sue labbra con quelle di lei.

"Hmm?" disse lei con un sospiro, lasciandosi scivolare di dosso per un attimo tutta la tensione che aveva circondato l'idea della loro attuale destinazione.

"Ti voglio."

"Lo so."

La baciò, dapprima con fare insicuro per vedere se l'avrebbe accettato. Quando le sue mani si alzarono ed andarono ad affondarsi fra i suoi capelli, capì che gli stava facendo capire di essere d'accordo. Il movimento delle sue dita contro la testa gli mandava brividi per tutto il corpo e il suo respiro era tremolante quando si staccò per prendere un po' d'aria. Lei continuò a baciarlo lungo il mento e poi la mascella, abbracciandolo più stretto. Ora le mani di lei erano sotto la sua giacca di trench, e lui cercò di avvicinarsi ancora di più al suo tocco. Le sue stesse mani erano sul viso di Quistis. Una andò a posarsi dietro la testa e l'altra viaggiò giù lungo il braccio per poi andare dietro di lei a posarsi sulla parte inferiore della schiena.

Quistis aveva curve in ogni posto che ne meritava, ma anche qualcosa di piccolo come la minuscola depressione alla base della schiena fu un posto adorato. Lui ci premette le dita contro e la portò contro di sè, tenendola stretta.

La bocca di lei prese un'altra direzione e andò a masticare la soffice cartilagine del suo orecchio. Seifer gemette contro la curva del suo collo, dove cominciò la propria fila di baci. Le spostò i capelli di lato per riuscire a raggiungere punti ancora più sensibili e prese a succhiarli gentilmente ogni volta che ne trovò uno.

"Oh, Hyne," sospirò lei, stringendosi ancora di più a lui. Seifer riusciva a capire che ormai Quistis non aveva più le idee chiare. Aveva gli occhi chiusi e la testa largamente inclinata in una sola direzione per dargli il maggior accesso possibile a ogni remoto angolo del suo collo. Era una cosa così semplice, eppure la sottometteva completamente al suo volere. Il potere che aveva ora su di lei era più di quanto avesse mai immaginato.

Quando alzò la testa, lei gli catturò la bocca con la propria, mordendogli il labbro inferiore per impedirgli di staccarsi. Allo stesso tempo, le sue mani si strinsero in pugni, afferrando con forza il materiale della sua maglia e cominciando ad accarezzare la soffice pelle della schiena che stava sotto di essa. Quell'azione gli fece capire che il potere fra di loro era basato su un rapporto di dare-avere. Lei poteva renderlo inoffensivo quanto lui poteva con lei. Non gli era mai successo prima, si era sempre sentito padrone della situazione con le altre persone. Però con Quistis si ritrovava volentieri alla sua mercè. Era un nuovo ed eccitante concetto.

Il respiro di lei soffiò contro la sua guancia e una cascata di capelli biondi appena rilasciati le caddero sulla schiena. Seifer lasciò cadere il fermaglio dietro di lei e affondò il viso in quelle ciocche fragranti. Era una caratteristica distintamente femminile e gliela faceva desiderare ancora di più.

Lei si sistemò meglio sopra le sue ginocchia, circondando senza troppa grazia la vita di lui con una gamba. Lui portò entrambi le braccia attorno a lei e, trovando ancora una volta le sue labbra, cominciò a farla sdraiare sulla schiena.

"Ahia!" Gli occhi di lei si aprirono di scatto e inarcò la schiena. "Hyne! Cosa diavolo è?" Seifer spostò parte del suo peso da sopra di lei e Quistis andò con la mano dietro la sua schiena, tirandone fuori il fermaglio che lui aveva fatto cadere solo qualche istante prima. Seifer era ancora pronto, praticamente ansimante di desiderio per lei, ma il momento si era spezzato. Chissà perchè, lui non avrebbe voluto che succedesse comunque. Quistis ora era vulnerabile, ferita. La voleva in possesso di tutte le sua facoltà quando avesse deciso di venire da lui.

"Scusa," si scusò lui, togliendole il fermaglio di mano.

"E' tutto okay," rispose lei scuotendo la testa, e si rese conto solo allora che aveva i capelli sciolti e che la gonna le era alta sulle cosce. Diventando di un affascinante color rosso, rimise la gonna ad un'altezza più decente e fece tornare i capelli alla loro normale acconciatura.

"Errore?" chiese Seifer.

Quistis alzò lo sguardo verso di lui ma non rispose. Era un inizio.

***

Quistis si alzò all'improvviso, mettendosi seduta d'un sol colpo. I capelli, bagnati per il sudore, le scendevano in grandi ciocche davanti al viso. L'incubo ritornò nei recessi della sua mente, lasciando tracce di pura paura e confusione nella sua ombrosa scia. Solo il suono del suo respiro affannato riempiva la stanza, un suono che era silenzioso e rumoroso allo stesso tempo.

Per alcuni altri momenti, non fu sicura di sapere dove fosse. Il luogo le divenne familiare solo dopo che ebbe riportato alla mente i ricordi delle ultime ore. Lei e Seifer erano arrivati a Balamb e ne avevano trovato solo i resti, oscurati dalla foschia. La stazione del treno non era distrutta, ma il porto era pieno di detriti. Grazie al cielo, Balamb era una piccola città e la maggior parte della popolazione era stata evacuata prima che i missili la colpissero. Pareva che l'allarme da Dollet fosse servito a qualcosa.

Il Garden di Balamb aveva risposto agli attacchi. Erano ancora presenti sul posto alcuni SeeD, che stavano aiutando la gente a risistemarsi. Il Garden invece era partito all'inseguimento delle truppe Galbadiane che si erano fatte vive in quella regione, pronte a continuare l'attacco. Le forze del Garden avevano fatto indietreggiare il loro fronte e ora erano alla ricerca dei bracci militari di Dollet e Timber.

Quistis si tolse i capelli dagli occhi e tentò di calmarsi. La tenda in cui dormiva era piccola, e per fortuna non la divideva con nessuno. In quel particolare momento, dovette ammettere che non le sarebbe dispiaciuta la presenza rassicurante di Seifer. L'incubo l'aveva profondamente scossa.

Nonostante tutti i fallimenti della sua missione, la gente si aspettava ancora che si riprendesse e che prendesse in mano la situazione. Si aspettavano che prendesse in mano le ceneri della sua vita - i suoi sogni - e ne forgiasse di nuovi. La resurrezione era qualcosa di molto più semplice per coloro che non avevano mai affrontato il compito di rimettere tutto quanto insieme.

Portandosi le ginocchia al petto, soffocò un lamento acuto. Non pensava di potercela fare, non pensava di avere la forza per tirarsi fuori dal buco in cui era caduta. Il suo sogno - il suo incubo - era solo l'evidenza del fragile stato delle sue emozioni. Aveva sognato di arrivare a Balamb durante il grande attacco da parte dei Galbadiani. Colta alla sprovvista dalla strage improvvisa, era senza la sua frusta. Li aveva combattuti, ma continuavano ad arrivarne altri. A centinaia, affluivano in città lasciando scie di morte e distruzione dietro di loro. Quistis ricordava il suono del suo corpo che toccava terra con un tonfo quando uno di loro l'aveva battuta.

Con un brivido, si scostò di dosso le corte e uscì dalla tenda nella notte oscura. La luna era quasi completamente coperta dalla nuvole, e tutte le luci della città erano stati spente. Il prato sotto i suoi piedi nudi era umido, ma c'era un solo posto in cui voleva essere, e i piedi freddi erano l'ultima cosa che potevano fermarla.

Non era stato difficile trovare la tenda giusta, si trovava a pochi passi dalla sua. In silenzio, fece scorrere la zip della pare frontale ed entrò dentro, chiudendola dietro di sè.

"Cosa diavo-" Vide la sagoma di Seifer alzarsi nell'oscurità.

"Seifer... shh, sono io," bisbigliò, toccandogli una spalla con la mano mentre andava accanto a lui.

"Quistis?" si rilassò un poco. "Cosa fai qui?"

Quando si apprestò a rispondere alla domanda, fu colpita dall'imbarazzo. Si sentiva come una bambina che correva da mamma e papà dopo un brutto sogno. Era ben lontana dai giorni in cui una cosa del genere era accettabile, e tuttavia eccola lì nella tenda di Seifer nel bel mezzo della notte, con la speranza che lui riuscisse a toglierle quella paura dalla mente. Non era così ingenua da non capire le implicazioni del suo gesto.

"Ho ... " esitò, poi respirò profondamente. "Ho avuto un incubo."

Ci furono diversi istanti di profondo e pesante silenzio prima che lui rispondesse.

"Su cosa?"

Quistis non si era mai sentita tanto sollevata in vita sua mentre lui le faceva spazio sotto le coperte. Per quella notte almeno, era la benvenuta e ci sarebbe stato qualcuno che si sarebbe preso cura di lei. Se i sentimenti di Seifer fossero genuini e se sarebbero stati presenti anche in futuro era una cosa che non le importava ora. Lì e allora - qualcosa a cui Quistis aveva raramente dato importanza nella sua vita - era tutto quella che contava. Aveva sempre vissuto per il futuro, per ciò che sarebbe stato. Aveva ignorato ogni forma di vita sociale per diventare SeeD, e poi ancora per diventare istruttrice. Eppure, il futuro era una forza considerevole nella sua vita. Dopo tutto, l'unica ragione per cui si trovava in quello stato era per il fatto che aveva troppo desiderato un futuro perfetto.

Ignorando cosa avrebbe significato ciò per il domani, si nascose sotto le coperte, sentendo le forti e calde braccia di Seifer che la circondavano. Non era un sentimento a cui era abituata - sentirsi sicura e protetta - ma era sicuramente benvenuto con ogni accoglienza.

"Beh?" la incalzò lui.

"I Galbadiani avevano saccheggiato Balamb e io non riuscivo a fermarli," bofonchiò, nascondendo il viso nella sua spalla. "Stavano uccidendo tutti, avevano quasi ucciso anche me prima che mi svegliassi."

"Niente di buono," sbadigliò lui.

"Seifer," strinse il tessuto della sua maglietta così forte da farle diventare bianche le mani, "tante cose sono cambiate. Tu, io, il mondo ... non so se posso affrontarle."

"Davvero?" Anche la sua stretta si fece più forte, fino a diventare quasi dolorosa. Il suo odore la circondava, permeava la sua pelle fino all'osso, ed era sicura che al mattino la gente avrebbe capito fra che braccia di chi era stata la notte precedente. Forse erano i ferormoni, o forse era solo la sua mente che si immaginava le cose, ma era sicura che avrebbe riconosciuto l'odore di Seifer fra mille.

"Mi stai ascoltando?" chiese scettica, notando che il ritmo del suo respiro si era fatto più lento e che le sue braccia si erano fatte più pesanti.

"Mmm," fu la sua unica risposta. Era mezzo addormentato, e probabilmente non stava sentendo la metà di quello che diceva. Meglio così, pensò Quistis, piuttosto che averlo sveglio a fare domande per le quali non aveva risposta. Perchè era andata da lui dopo quel sogno? Perchè si sentiva meglio quando era accanto a lui? Perchè si sentiva già abbastanza forte da affrontare qualunque difficoltà si fosse presentata?

Stringendosi al suo fianco, contemplò tutte le domande che le giravano in testa. C'era un'unica risposta che andava bene, ma era ridicola. Chi poteva amare Seifer? Specialmente qualcuno come lei che era stata dall'altra parte della barricata contro di lui così tante volte. Naturalmente, avevano molto in comune - e non per ultima un'infanzia passata insieme. Conosceva Seifer da una vita, eppure non lo aveva mai conosciuto davvero.

Domani era un nuovo giorno, un giorno a partire dal quale avrebbe dovuto ricostruire il resto della sua vita. Niente sarebbe più stato come prima, ma stava cominciando a chiedersi se era una brutta cosa dopo tutto. Rialzarndosi dalle proprie ceneri, avrebbe trovato la forza per andare avanti. Sempre più su - in alto e in alto - oltre il rimpianto, il dolore ... i ricordi.

Appoggiando le labbra contro la pelle calda del suo collo, si lasciò andare ad un meraviglioso riposo.

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Capitolo 16
*** Sanguinare ***


Capitolo 16: Sanguinare

Seifer si girò su se stesso, cercando di nascondersi in quella sensazione calda e confortevole che stava sognando. Si sentiva a suo agio, e pensò che probabilmente sarebbe stato benissimo proprio dove si trovava per l'eternità. Fu solo quando sentì un movimento sotto di lui che si azzardò ad aprire gli occhi. Era sempre dura alzarsi la mattina ed affrontare il mondo. Non aveva mai lo stesso aspetto che aveva sognato durante la notte, e la pace che di tanto in tanto trovava nel regno del sogno se ne andava sempre con la notte.

Quella mattina però, aprì gli occhi e si trovò davanti la figura calma di Quistis Trepe. Aveva un braccio intorno a lui e l'altro era lasciato cadere dietro la testa, mostrando la curvatura  soffice della sua pelle. I suoi capelli biondi catturavano la luce dell'alba ed erano sparsi lungo il cuscino che dividevano. Sentì il fiato bloccarglisi in gola e il mondo per un attimo sembrò tremare tutto intorno a lui.

Cominciò freneticamente a cercare di ricordare quello che era successo. Come era arrivata lì? Cosa era successo fra di loro?

Oh Hyne ... e se noi ... e io me ne sono dimenticato?

Si allontanò da lei un poco, ma invano perchè lei gli si strinse contro e lo seguì. Il movimento la destò dal sonno e aprì gli occhi, dilatati e pigri. Aveva una presa salda su di lui, con una gamba incrociata con una delle sue.

Un dolce sorriso le deformò le labbra.

"Quistis?" bisbigliò lui, non ancora certo di come porre la domanda. Vagamente ricordava qualcosa di un sogno che aveva avuto quella sera: lei era venuta da lui nella notte ed era entrata nel suo letto. Mentre rimaneva a fissarla, ancora incerto se credere che fosse lì per davvero, cercò di dare un senso di realtà al vago ricordo che aveva in mente.

"Hmm?" allentò la presa abbastanza da potersi sdraiare sulla schiena.

"Sei ... " dovette scostare lo sguardo da lei per raccogliere i suoi pensieri. "Sei qui."

Quistis fece spallucce e sbadigliò. Lui sentì i muscoli di lei allungarsi e flettersi. Il corpo leggero di lei quasi sotto il suo era più di quanto Seifer potesse sperare di resisitere, e si chinò su di lei per darle un bacio sulla guancia. Riusciva solo a pensare che quello che stava provando era qualcosa che non aveva mai conosciuto prima. Era una sensazione che supponeva tutti quanti desiderassero, e doveva ammettere con un po' di sorpresa che chissà come era arrivata anche per lui.

"Che ore sono?" chiese lei, facendogli scorrere una mano sulla schiena.

"Non so," disse lui scrollando le spalle. "Ma il sole sorgerà tra poco."

"Non voglio andarmene."

"Non voglio che tu te ne vada."

Rimasero in silenzio, mentre Seifer avrebbe voluto dirle tutto quello che aveva in mente e allo stesso tempo avrebbe desiderato non averle mai detto tutte le cose che ormai le aveva già detto. 

Il suono dei loro respiri riempiva l'aria immobile all'interno della tenda. Seifer non si sarebbe mai immaginato qualche settimana prima che un giorno si sarebbe mai svegliato fra le braccia di Quistis. Aveva sempre pensato che fosse bella - come poteva non pensarlo - ma non aveva mai considerato l'idea che un giorno si sarebbero ritrovati insieme. In quel momento, sembrava più una probabilità che una lontana fantasia. Dopo tutto, finalmente era stata lei a venire da lui, a fidarsi, e ora l'atmosfera intorno a loro era priva di tensione.

"Quistis?"

"Sì?"

"E' una pazzia," disse lui scuotendo la testa, poi premette la sua guancia contro quella di lei. Non era nemmeno sicuro di sapere veramente cosa intendeva dire lui stesso, cioè che i loro sentimenti erano caotici o che entrambi dovevano essere mentalmente instabili per cominciare persino a pensare a quello che erano diventati.

"Non sei chi ho sempre pensato che fossi," rispose lei.

"Lo sono invece," chiuse gli occhi, ricordando la figura di Edea. "Sono quello che hai sempre pensato di me. Ti ho odiata, ho odiato Squall ... ti avrei ucciso."

"Ma ora non più."

"Non è questo il punto," sospirò lui. "Non c'è niente di buono in me, Quistis. Anche adesso, che è tutto finito da anni, non riesco ad andare avanti, sarò sempre il cavaliere della strega."

"Non ti vorrei diverso da come sei," disse lei. "Ma sei anche più di questo."

Seifer non continuò la loro discussione. Per una volta, litigare era l'ultima cosa che aveva voglia di fare. E poi, i suoi complimenti gli facevano battere il cuore e gli scaldavano il sangue, che correva sempre più veloce nelle vene. Gli piaceva sentirla difendere il suo onore, anche se non se lo meritava.

"Se devi andare, è meglio se lo fai ora," disse invece, dandole la possibilità di ritirarsi. Durante la notte, le cose erano confuse. Magari non aveva le idee chiare allora, e ora forse si stava pentendo di essere venuta da lui. Dubbio - il suo compagno più comune insieme alla rabbia e una depressione che lo aveva ferito profondamente. Era sanguinante da anni, e non per una ferita fisica che sarebbe stata molto più facile da curare.

"Sto bene dove sono," disse lei senza tentennare.

Si lasciò scappare un grosso sospiro quando la sentì dire quelle parole, e non si era nemmeno reso conto di averlo trattenuto. Non sapendo cosa dire, decise di stare in silenzio e si girò di nuovo così che non le fosse più sopra. Lei si spostò, appoggiando la piccola testa profumata sopra la sua spalla. Le bionde e bellissime trecce di capelli biondi le erano dietro come cascate al vento. Volevo immergervisi dentro, circondarsi di quel meraviglioso oro per non risalire mai più in superfice.

"Sai cosa dirà la gente ... " mormorò lui.

"Niente che non dicano già, ne sono sicura," brontolò lei. "La gente crede a quello che vuole credere."

Seifer sorrise, rendendosi conto che chissà come durante la notte ogni cosa era cambiata. Lui e Quistis erano cambiati, il mondo stesso era cambiato inequivocabilmente. Forse, pensò, era una cosa meravigliosa. Sicuramente era accaduta la prima cosa, e forse poteva avverarsi anche la seconda. Se Quistis non avesse riavuto indietro la sua posizione come istruttrice, avrebbero potuto iniziare una nuova vita ... insieme.

Si fermò e prese a immaginare piccoli ragazzini biondi, Quistis come moglie e madre. Non solo una madre, ma madre dei suoi figli.

Sguazzando nel in quel paradiso che lo riempiva di una felicità tutta maschile, le stampò un bacio sulla testa e continuò a negare a se stesso che il pensiero di lei come sua moglie non lo rendesse felice fin nel profondo.

.

***

Sudato, sporco ed esausto - Squall lasciò scivolare la gunblade via dalle dita, facendola sbattere per terra. Quistis lo osservò con sguardo cauto. Aveva lavorato sodo nei giorni passati, e probabilmente ne avrebbe dato la colpa a lei. Dopo tutto, era stato il suo fallimento la causa dell'intero macello nel quale il Garden si trovava in quel momento.

Si passò una mano tra i capelli e, fermandosi per raccogliere l'arma, si avvicinò a lei. I suoi occhi blu ghiaccio non tradivano alcuna emozione. Sapeva che avrebbe dovuto affrontarlo un giorno, ma aveva pensato che non l'avrebbe visto fino a che l'intera faccenda non si fosse conclusa. Da come appariva la situazione in quel momento, la guerra sembrava destinata ad andare avanti per mesi, persino per anni. Galbadia aveva organizzato uno scioccante atto di guerra, e tutti quanti erano pronti a rispondere. Solo Centra doveva ancora scegliere contro chi schierarsi.

"Quistis," Squall fece un cenno nella sua direzione, togliendosi i guanti. Il sole era caldo, e sentiva che la maglietta calda che indossava assorbiva il calore e lo portava alla sua schiena. Poteva solo immaginare quanto dovesse essere calda la giacca scura di Squall. Sbattendo con forza i guanti contro la gamba, spostò la polvere e la vide annuire a sua volta.

"Come è andata?" chiese lui. "Voglio dire ... veramente."

"Tutto bene," disse lei scrollando le spalle.

"Dov'è il resto della tua squadra?" chiese, lanciando un'occhiata alla piccola cittadina di tende.

"A Balamb," rispose lei. "Selphie, Paxx, e Seifer stanno dando una mano e togliere i detriti dal porto così che le navi possano portare rifornimenti."

"Capisco," disse lui. "Fino ad ora la guerra volge in nostro favore."

"E' una buona notizia." Combattè l'istinto di chiedergli di andare subito al punto. Squall non era venuto da lei per parlarle delle politiche di guerra e lo sapevano entrambi. Lui alzò lo sguardo al cielo per un attimo e strofinandosi la fronte tornò a guardarla. Si chiese se riuscisse a vedere i cambiamenti. Invece della solita gonna e della maglia in coordinato indossava un paio di pantaloni verde olive con una maglietta nera e degli stivali. I capelli erano raccolti in una coda di cavallo. Certamente non aveva l'aria di un'istruttrice del Garden.

"Abbiamo bisogno di SeeD," dichiarò Squall. "Tu, Seifer, Selphie, Paxx, e qualunque altra forza qui presente dovrete venire dislocati nuovamente."

L'ordine di muoversi non era qualcosa che Quistis avesse previsto. Aveva senso, avevano bisogno di tutte le forze a disposizione sia per attaccare che per difendere il Garden. Sospettava che Timber, Dollet e il resto degli alleati stessero cercando nei fondi delle proprie tasche per avere la loro assistenza.

"Dove?" chiese, sperando in silenzio che lei e Seifer fossero mandati nello stesso posto.

"Ovunque ci sia bisogno di voi," rispose lui. "Dovete fare rapporto al Garden, lì sarete informati della situazione e dislocati dove più opportuno."

"E il Garden si trova ..?"

"Ad Esthar," replicò. "Io tornerò indietro col Ragnarok."

"Capisco," sospirò Quistis, abbassando per la prima volta lo sguardo con un senso di sconfitta. "Quando dobbiamo partire?"

"Appena possibile," continuò lui. "Rinoa ed io dobbiamo incontrare Laguna quest'oggi sul tardi." Quistis annuì e, avvolgendo la mano intorno a una lunga collana che stava indossando, fece marcia indietro verso Balamb. I suoi pensieri tornarono su Seifer per un momento prima di venire rivolti a Krik. Non aveva ancora saputo niente di lui, se fosse ancora vivo o se fosse stato ucciso. Era possibile, anche se poco probabile, che avesse divulgato informazioni vitali al successo della missione di Quistis. Da fatti che aveva rivelato forse Galbadia aveva deciso di mirare a Balamb invece che ai più vicini bersagli di Timber o Dollet.

Scuotendo la testa, si castigò mentalmente per aver cercato di dare a qualcun altro la colpa del suo fallimento. Anche se Krik avesse rivelato qualche informazione, era colpa sua se era stato catturato. Ogni cosa alla fine si risolveva intorno al leader della missione. Sarebbe stata lei ad essere ritenuta responsabile.

Squall non la seguì, e lei pensò che stesse tornando al Ragnarok per passare un po' di tempo con Rinoa prima della partenza. Non poteva biasimarlo, anche se l'amarezza che di solito accompagnava quel pensiero questa volta era sorprendentemente debole. Quistis era sempre stata gelosa della maniera in cui Rinoa era capace di intrappolare gli uomini intorno al proprio dito. Sembrava fin troppo facile per lei farsi strada nel cuore di una persona. Amore e affetto erano le due cose che in tutta la sua vita Quistis aveva più duramente lottato per ottenere.

A differenza di Squall e Seifer, lei era stata adottata. Loro non avevano mai avuto l'opportunità di avere una famiglia, anche se Squall aveva avuto Ellione come sorella. Seifer era cresciuto da solo, a parte Edea. Quistis si era trovata in una situazione totalmente diversa. La sua famiglia non le aveva voluto bene, e sembrava che non avessero nemmeno particolarmente voglia di averla intorno. Aveva sempre detto che le cose non avevano semplicemente funzionato, e non aveva mai parlato a nessuno di quanto la prospettiva di perdere l'amore dei genitori e dei fratelli l'avesse ferita.

Tutta Balamb si trovava di fronte a lei, un mucchio polveroso di fumo e detriti. La gente vi era ammassata sopra come formiche, cercando di spostare le macerie così che si potesse passare alla ricostruzione. Nella sua mente non vi era alcun dubbio sul fatto che Balamb sarebbe stata ricostruita. Molti soldi affluivano nelle casse della piccola città grazie al suo eccellente porto e al suo fascino da città di mare. Balamb non mancava certo di rispetto finanziario e la ricostruzione sarebbe stata più un mero impegno più che una reale impossibilità. 

Seifer alzò lo sguardo quando la vide avvicinarsi e la salutò con un breve sorriso. Si trovava ancora poco a suo agio nel mostrare alcun sentimenti certo nei suoi confronti, ma non ce l'aveva con lui per questo. Lei stessa trovava l'idea di loro due come coppia ancora strana.

"Squall è qui," gli fece sapere lei quando si incontrarono a metà strada. Aveva un bell'aspetto, persino meglio del solito, col sole che gli brillava sul viso. I capelli stavano ricominciando a crescerli e in poco tempo sarebbe ritornato al suo naturale colore. Non vedeva l'ora di rivedere i suoi capelli color biondo sabbia di un tempo. Nonostante si fosse innamorata del Seifer dai capelli neri, era pronta ad accettare anche l'altro.

Innamorata, l'aveva davvero pensato? Non era stato tanto difficile come un tempo.

"Ma davvero?" sbuffò lui. "Cosa doveva dirti? Per caso gli è cambiata la voce, e doveva venire qui a farti vedere?"

"Siamo stati dislocati," rispose lei, ignorando il commento sarcastico.

"Dove?" chiese, sparito lo spirito.

"Per il momento al Garden," rispose lei facendo spallucce. "Dobbiamo partire ora."

"Merda," si infuriò lui, passandosi le dita fra i capelli. "Va bene, vado da Selphie e Paxx e glielo dico."

"Grazie," lo ringraziò con un sorriso. Lui scrollò le spalle e le toccò un gomito con una mano. Voleva che la baciasse, e aspettò per alcuni attimi che lo facesse. Quando vide che non l'avrebbe fatto ne fu un poco delusa. D'altronde Seifer non era il tipo di uomo da pubbliche dimostrazioni di affetto.

"Vado a portare la mia roba sul Ragnarok, vuoi che porti anche la tua?" chiese.

"Perchè no?" le rispose. Rimase fermo per un attimo dopo quelle parole, a guardare il porto. Dopo averlo osservato stranamente a lungo, si piegò in avanti e le stampò un dolce bacio sulle labbra. Non era del tipo che le aveva dato a Dollet. Questo non possedeva nemmeno un po' del selvaggio desiderio e della contenuta violenza di quello di allora. Questo bacio era più simile a quella casuale che le aveva dato all'interno della base Galbadiana. La stupiva quante contraddizioni potessero esistere all'interno di un unico uomo - violento e gentile, protettivo e assassino, amorevole e combattivo.

"Mmm," mormorò quando si staccò da lei. "Grazie."

"Non c'è problema," rise lui.

Girandosi su se stessa, ritornò al campo. La maggior parte degli abitanti locali era in giro che cercava qualcosa da fare o da mangiare. Dapprima i mostri in giro erano stati un problema, ma la maggior parte di loro ora si teneva lontana dal campo. Persino i T-Rex sembravano avere una qualche reverenza rispetto all'evento che aveva da poco avuto luogo ed evitavano di lasciare le foreste.

La sua valigia era per la maggior parte pronta. Solo alcuni vestiti erano ancora sparsi nella sua tenda. C'era il suo pigiama che si era tolta di gran fretta quella mattina dopo aver lasciato la tenda di Seifer. Svegliarsi accanto a lui era stata un'esperienza interessante. Sembrava sorpreso di averla trovata lì, e dentro di sè, era stata una sorpresa anche per lei.

Erano rimasti sdraiati insieme per un po', semplicemente a godersi la reciproca compagnia. Era come se non avessero bisogno di dire niente, come se il mondo si fosse fermato e fossero liberi di scegliere qualunque cammino volessero percorrere nella vita. Niente li tratteneva a parte le loro stesse inibizioni.

Aprendo la sua borsa, cominciò a infilarvi le cose senza avere in mente un ordine preciso. Aveva vissuto con una valigia per più tempo del solito, e stava rapidamente andando a corto di vestiti che non fossero sporchi e irrecuperabili. Fu costretta a sorridere un attimo quando le sue dita sfiorarono la lingerie che le G.A.W. le avevano regalato. Si erano probabilmente pentite del loro gesto. Quistis aveva sempre pensato che Pita sapesse tutto fin dall'inizio. Era una donna molto attenta, e aveva sicuramente notato la tensione quasi tangibile fra lei e Seifer.

Sorridendo, mise la lingerie dentro come ultima cosa e richiuse la borsa. Forse un giorno avrebbe indossato quel sottile capo di vestiario per Seifer. La sola idea la fece arrossire dalla testa ai piedi. Era quasi ubriaca di felicità al pensiero di tutto quello che avevano davanti.

La sua allegria scomparve quando uscì dalla tenda e si diresse verso la Ragnarok. Aveva ignorato il fatto che un giorno avrebbe dovuto tornare ad affrontare i suoi superiori al Garden, con il pensiero di Seifer che le occupava la mente. Mentre camminava per quella strada però, ogni passo la portava più vicino alla sua imminente disfatta. Il cuore le si bloccò in gola quando capì che stava andando verso il suo futuro e che non sarebbe più potuta tornare indietro.

Le colline erbose della pianura di Alcauld la circondavano da un lato, non offrendole alcun sollievo. Con la borsa che le pesava su un braccio, la spostò su quello destro, che era più forte grazie agli anni di allenamento con la frusta. Perfettamente cosciente che la sua attuale posizione la rendeva vulnerabile a qualunque attacco  - avrebbe dovuto lasciare la valigia per prendere la frusta - affrettò il passo. Non era i mostri a preoccuparla in modo particolare, in fondo poteva abbatterli tutti con relativa facilità.

Continuando per il cammino della strada che un tempo aveva portato al Garden di Balamb, lasciò che la sua mente tornasse ai tempi prima che Seifer diventasse cavaliere della Strega. Si ricordava di essersi diretta verso la spiaggia, e di aver bagnato i piedi con le onde del mare. Allora il Garden era stato un posto pacifico e piacevole in cui vivere. Si era abituata facilmente alla sua vita là. Essere licenziata, e poi mandata via a combattere quella che sarebbe poi diventata un'epica battaglia, le aveva certamente messo uno o due bastoni fra le ruote.

Alzò lo sguardo verso la spiaggia, e si immaginò sulla spiaggia con Seifer accanto a lei. Perchè all'improvviso le fosse così irresistibile era del tutto fuori dalla sua comprensione. Il cuore fece un balzo e cominciò a correre un poco, e lei sospirò.

Quistis fu colta di sorpresa quando qualcosa la colpì sulla testa da dietro, con violenza, sbattendola dolorosamente a terra. Il suo primo pensiero fu che  fosse stata attaccata da un T-Rex, ma quando sentì una voce in mezzo al dolore che le veniva dalla schiena e dalle ginocchia, capì che era stato un uomo ad assalirla.

"Sta ferma!" le comandò, facendo sì che la punta della sua spada fosse ben puntata contro la schiena di lei. Capì immediatamente che era Galbadiano, e il cuore le si fermò in gola. Continuò ad agitarsi ugualmente, cercando di fare del suo meglio per spostare il centro di gravità e toglierselo di dosso. Sfortunatamente, era ben saldo sopra di lei.

"Dannazione, ho detto ferma!" ripetè. "So dove stai andando ... e ora mi porterai fuori di qui."

"E perchè dovrei farlo?" chiese lei, cercando di girare il collo così da poter vedere il viso del suo assalitore.

"Perchè se non lo fai, ti uccido," rispose quello. "O hai forse dimenticato che questa è una guerra?"

Inghiottì l'amaro boccone mentre lui le afferrava con violenza un ciuffo di capelli con la mano.

"Quanti sono?" chiese. "Ho visto quell'uomo, ma devono essercene di più."

"Molti di più ne stanno venendo." rispose lei. La spada affondò ancora più a stretto contatto con la sua pelle. "Ma io non ti dirò niente."

"Farai meglio invece, dannazione!" rispose quello. "Il resto dei miei uomini sono stati catturati, e devo uscire di qui in un modo o nell'altro. Non pensare che non ti farei del male."

Quistis non ebbe il tempo di rispondere prima che sentisse giungere la salvezza. Riconobbe la voce di Seifer mentre le correva incontro, sfoderando la sua gunblade. Sentì il soldato emettere un grido di sorpresa e percepì la spada che affondava sempre di più nella sua carne. Il suo peso si spostò un poco quando si allontanò istintivamente per prevenire l'attacco. Quistis usò quel momento per spostarsi da sotto di lui, anche se non abbastanza quanto avrebbe voluto. Il soldato si scaraventò all'indietro per evitare il primo colpo di Seifer, e affondò la spada nella spalla di Quistis.

Il dolore l'avvolse, e sentì il sangue che le usciva dalla pelle. Il suo intero corpo sembrò prendere velocità, e il mondo interno a lei cominciò a girare e vibrare. Non si rese nemmeno conto di Seifer che col suo secondo colpo aveva colpito il Galbadiano. Il suo colpo era infinitamente meno lieve di quello del soldato, e quello si riversò per terra morto, mentre il suo sangue si univa a quello di Quistis.

La testa iniziò a girarle, e si afferrò al braccio di Seifer quando lui le venne accanto. Lui le tirò fuori la spada dalla spalla con un unico movimento preciso, strappandole un lungo grido di dolore. La vista si andava affievolendo, e il dolore era incredibile. Seifer la teneva stretta, con le mani piene di sangue.

"Quistis?" si chinò verso di lei. "Oh, Hyne .... Quistis."

Il suo cavaliere ... l'uomo che amava ... la testa si appoggiò contro il suo petto mentre lui la sollevava fra le braccia per portarla via.

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Capitolo 17
*** Agonia ***


Aspettando la magia

Titolo originale: Waiting for Magic
Autrice: Starlight - sito
La traduzione dal'inglese appartiene ad Erika e al sito Erika's Fanfiction Page
Disclaimer: Tutti i personaggi, luoghi, etc. appartengono ai loro rispettivi proprietari e non a me.

"Sotto i grovigli, una figura sanguinante dentro, danzante come un angelo farebbe." - Lifehouse

Capitolo 17: Agonia

    Il sangue di Quistis era dappertutto. Aveva sporcato la camicia che aveva indossato, donandole una tonalità scura e rossastra, ed era sparso sopra tutta la parte frontale del cappotto di Seifer. Quistis emise un gemito di dolore e alzò lo sguardo verso di lui, con gli occhi appannati per l'agonia che stava attraversando.

  Seifer era paralizzato. Quistis stava per morire, dissanguata fra le sue braccia, e lui non aveva la minima idea di cosa doveva fare.

"Merda," disse, mentre un dolore diverso ma non per questo meno doloroso gli squarciava il petto. L'attirò a sè, sollevando il suo corpo ora apparentemente così fragile. Quistis Trepe era invulnerabile, un gatto con nove vite. Era forte e determinata, non era quella donna pallida e spaventata che stava alzando dall'erba sporca di sangue.

Era pallida, e il colore rosato della sua pelle stava diventando rapidamente e spaventosamente blu. La testa di Seifer vorticava e il cuore correva all'impazzata, battendogli con forza impressionante nella cassa toracica, e minacciando in qualunque momento di saltargli dritto fuori dalla gola.

"Quistis?" la spostò un poco, così da premere la ferita contro di lui, nel tentativo di fermare il flusso di sangue. Usciva fuori copioso dalla ferita, quasi nero da quanto era scuro. Riuscì a sentirlo sulla pelle mentre sporcava i suoi vestiti, caldo e macabro, e lo annusava nell'aria. Quistis gemette per la pressione inflitta sulla ferita, e si strinse forte a lui con la mano ancora sana.

"Quistis, amore, devi stare con me," la pregò, con la voce che gli si spezzava mentre combatteva per reprimere un improvviso singhiozzo.

Non può morire ... non ora. Oh, Hyne ... per favore non ora.

Le sue gambe erano sorprendentemente stabili mentre cominciava a dirigersi verso quello che era stato una volta il centro di Balamb, a passo svelto e nervoso. La Ragnarok era visibile nella direzione opposta, una macchia rosso scuro, ma Balamb aveva uno staff medico d'emergenza. Potevano stabilizzare Quistis, potevano salvarla.

Lacrime gli cadevano dagli occhi, mentre singhiozzi agonizzanti gli uscivano incontrollati dai recessi del petto.

Non è vero .... non può essere. Per favore, Quistis ... non lasciarmi.

Gli occhi di lei erano mezzi chiusi mentre teneva lo sguardo su di lui, coi capelli dorati che cadevano verso il terreno, sporcati di scuro su un lato. Era come guardare un eclisse, vedere luce e sole soffocati e bloccati dall'oscurità. Aprì e chiuse gli occhi lentamente, quasi con calma. Seifer era terrificato dalla calma che stava mostrando all'improvviso. Stava entrando in uno stato di shock? Lo stava forse guardando senza vederlo affatto, incamminandosi verso la fine della sua vita?

"Quistis," doveva continuare a parlare, per se stesso e per lei. "Ci siamo quasi. Siamo quasi arrivati dove ti possono aiutare."

Le prime tende erano visibili in lontananza, le tele marroni smosse dalla brezza dell'oceano. Le persone sembravano quasi in pace, completamente ignare della coppia che avanzava barcollante nella loro direzione. Impegnate nei propri affari, a pulire e a riportare ancora una volta la città alla vita. La battaglia per loro non era più fra vita e morte, ma fra inerzia e azione. La guerra era passata, non era più alle porte delle loro case ma combattuta a miglia di distanza, oltre l'oceano e il deserto in una terra straniera. Non importava loro dei soldati, non dovevano preoccuparsi del nemico, ma erano afflitti dalle loro stesse perdite, si crogiolavano nel loro stesso dolore.

Seifer era stato lì. Non gli era mai fregato niente di qualcun altro in tutta la sua vita. Forse della Madre, e in un senso un po' distorto di Artemisia, ma era sempre vissuta pretendendo di non aver bisogno di nessun altro. Era completamente auto-sufficiente, e non aveva bisogno di aiuto. Eppure, allo stesso tempo, voleva essere utile, servire. Il suo sogno, una volta, era stato quello di essere un cavaliere. Di votare la sua spada ad una causa, ad una donna, e non tergiversare mai.

Mosse la testa per pulirsi il naso contro la spalla. Quella era un'esperienza completamente nuova e agonizzante. Stava perdendo l'unica cosa al mondo che aveva mai voluto.

Là a Galbadia, lei lo aveva perdonato. Pur sapendo tutte le cose terribili che aveva fatto, non solo agli altri ma anche a se stessa, lo aveva perdonato. Non aveva mai pensato che qualcosa lo avrebbe mai colpito tanto quanto quel perdono. Si era sorpreso di capire quanto era stato in errore.

"Okay, solo qualche passo," le disse. "Siamo qui ormai."

Una donna alzò lo sguardo mentre entrava nel campo, e vide il colore svanirle dalla faccia.

"Oh mio Dio," esclamò, con al bocca spalancata.

"Va a chiamare qualcuno," le ordinò Seifer, sentendosi più forte sia emotivamente che fisicamente ora che non era più solo. "Sbrigati."

La donna si mise in piedi e si diresse verso la tenda del medico a una velocità sorprendente, calpestando senza riguardo l'erba con le semplici scarpe marroni. Quistis stava ancora sanguinando, e gli occhi stavano cominciando ad andare all'insù. Aveva perso molto sangue, più di quanto avesse pensato che qualcuno della sua taglia e statura potesse mai avere. Era terrificato.

I due dottori residenti nel campo corsero fuori dalla tenda subito dopo che la donna fu sparita all'interno, non spaventati quanto lo era stata la donna ma piuttosto appena elettrizzati. L'adrenalina scorreva rapida nei loro corpi, e avevano il viso arrossato.

"Che è successo?" chiese il più anziano mentre incontrava Seifer a metà strada.

"Un soldato di Galbadia l'ha colta di sorpresa," rispose.

"Come si chiama?" chiese il più giovane, che aveva un'ombra di barba lungo la mascella e portava con sè una cartellina.

    "Quistis Trepe." Continuarono a camminare verso la tenda a passo spedito, bombardando Seifer di domande su cosa era esattamente accaduto e rimproverandolo per aver estratto la spada. Il cuore gli si fermò quando gli ricordarono che sarebbe stato meglio lasciarlo dentro, che avrebbe sanguinato di meno se l'avesse lasciata lì. Maledicendosi da solo, strinse i denti davanti all'angoscia che aveva preso a salirgli dentro. Quistis poteva morire, e sarebbe stata colpa sua.

"L'appoggi laggiù," gli ordinò il dottore più anziano quando entrarono nella tenda, poi iniziò immediatamente a lanciare ordini al dottore più giovane. Mentre staccava Quistis da sè, i suoi occhi si aprirono di colpo e lanciò un urlo di dolore.

"Shh, piccola," la calmò. "Va tutto bene." Si lamentò per un attimo e chiuse di nuovo gli occhi, mentre il fluido scuro ancora le sgorgava dalla brutta ferita.

Per un attimo, Seifer pensò che stava per vomitare, e si allontanò per un attimo per combattere la nausea. I due dottori del pronto soccorso entrarono mentre si allontanava, tagliando la camicia di Quistis con un paio di forbici e facendole una rapida iniezione.

"Per favore, aspetti fuori Signore," gli disse uno dei due allontanandolo mentre cercava di prenderle la mano.

"Col cazzo che aspetto fuori!" La rabbia gli bolliva dentro, minacciando di esplodere.

"Sarebbe solo d'intralcio," l'uomo scosse la testa lentamente. "Le faremo sapere come sta."

Prendendo un grosso respiro, Seifer si girò sui tacchi e uscì fuori dalla tenda. Voleva piangere e urlare, ma più di tutto voleva tornare indietro e cambiare ogni cosa. Se fosse andato con lei invece di rimanere indietro, non sarebbe mai stata attaccata. Se avesse deciso di prendere il suo stesso bagaglio, sarebbe stata capace di mettere il suo fra lei e l'uomo. Se non avesse estratto il pugnale, non sarebbe coperto dal suo sangue ora.

Lasciandosi cadere a terra sull'erba, si coprì il viso con le mani. I minuti passarono, e lui non si mosse. Di tanto in tanto sentiva Quistis urlare, il che era sia un sollievo che un dolore lancinante. Era viva, ma era sopraffatta dal dolore. In quei momenti, avrebbe dato qualunque cosa per essere al suo posto.

Il sole aveva cambiato direzione nel cielo sopra la sua testa prima che avesse la forza di tirarsi su dal prato. Aveva bisogno di lavarsi e cambiarsi. Infatti con l'aiuto delle mani, si era sporcato i capelli e i vestiti cominciavano a puzzare. Mettersi addosso qualcosa di nuovo avrebbe probabilmente sollevato un po' della sua colpa, avrebbe portato via il continuo ricordo del fatto che era tutta colpa sua.

Mentre si dirigeva con fare incerto verso la sua tenda, intravide uno sprazzo di blu e nero. Rinoa e Squall stavano camminando insieme, l'una con un'espressione di preoccupazione, l'altro di irritazione. Entrambe le espressioni cambiarono nel momento in cui videro Seifer, trasformandosi in terrore.

"Che è successo?" chiese Rinoa senza voce, squadrandolo da capo a piedi. "Stai bene? Dov'è Quistis?" Gli occhi marroni erano spalancati e la mano stringeva forte quella di Squall.

"Quistis è stata attaccata mentre si dirigeva alla Ragnarok," rispose Seifer, senza sapere quanto era in grado di dire prima di piangere di nuovo.

"Oh, no," il colore lasciò completamente il viso di Rinoa. "Non è ..."

"Sta bene?" Persino Squall, maestro di stoicismo, sembrava che stesse all'improvviso per perdere la sua calma e rimettere tutto il pranzo.

    "Stanno lavorando su di lei adesso," disse Seifer scuotendo la testa. Gli occhi di Rinoa brillavano per le lacrime, e il suo sguardo lasciò immediatamente Seifer per andare a posarsi sulla tenda. Seifer non poteva sopportare di vederla piangere, lo aveva fatto già abbastanza lui. Non era il tipo di uomo che piangeva, mai. Era cattivo, rude ed arrogante. Non era un sentimentale. Non voleva che Squall lo vedesse sbraitare dal dolore, e voleva togliersi i vestiti insanguinati. Perciò, senza un'altra parola, se ne andò.

Nessuno disse niente, nè fece alcunchè per fermarlo grazie al cielo.

Guarda cosa sono diventato ... una mammoletta che piange, frigna, si lamenta.

Era troppo da affrontare, e il dolore e il disagio stavano di nuovo tornando a galla prima che ce la facesse a tornare nella sua tenda. A ritmo dei suo singhiozzi strozzati, si strappò di dosso i vestiti. Il cappotto cadde a terra con un rumore forte e sordo. Sotto i vestiti, la sua stessa pelle era sporca di un velo rosso. In nient'altro che i boxer, lasciò che le ginocchia cedessero. Atterrando con un colpo, cercò di fermare il mondo intorno a lui.

Era un dolore forte come non lo aveva mai provato. Si sentì ripetutamente male, e passò una buona dose di que tempo a calmarsi abbastanza da non vomitarsi addosso.

Quando finalmente si fu calmato abbastanza, prese con sè un cambio di vestiti. Doveva lavarsi. Squall e Rinoa avrebbero vigilato per lui fuori dalla tenda, e sarebbero venuti a cercarlo se fosse successo qualcosa. Non appena fosse stato pulito, sarebbe tornato. Si sarebbe seduto là tutta la notte e fino al giorno dopo se avesse dovuto.

Ritornò alla spiaggia, perchè voleva bagnarsi nel mare. Lasciò che lo scorrere naturale dell'acqua dell'oceano lavasse via il sangue di lei dal suo corpo. Si sdraiò nella sabbia bagnata, e lasciò che lo lambisse, che lo trascinasse, che lo confortasse.

Passò una buona mezz'ora steso lì, ad osservare il cielo azzurro. Riusciva a vederla lassù, oltre le nuvole e i raggi di sole. Era incredibilmente bella così. Quel tipo di bellezza lancinante che una persona non riusciva mai a comprendere finchè non smetteva di guardarla, o capiva che avrebbe potuto perderla. Seifer chiuse gli occhi, immaginandola solo qualche ora prima. Le cose stavano andando così bene fra loro.

Il sole brillava alto, riflettendosi nei suoi capelli color miele e lui l'aveva baciata.

Si leccò le labbra.

La ricordava quando era piccola. Una bimba prepotente con lunghi capelli biondi. Piangeva tutto il tempo pur di averla vinta, e se la prendeva sempre con lui. Si metteva sempre in mezzo quando lui e Squall litigavano, facendoli smettere. Non gli era mai piaciuta, ma c'erano state volte in cui l'aveva amata. Quando avevano accesso i fuochi d'artificio, e li aveva visti riflettersi nei suoi grandi occhi spalancati mentre esplodevano. Era affascinata dalle piccole cose, apprezzava la meraviglia di ciò che la circondava, e voleva solo essere amata. Poi, era stata adottata. Non era sicuro di cosa fosse successo fra quel momento e quando era apparsa nuovamente al Garden. Ma dentro era cambiata. Era adulta oltre la sua età, e non guardava più il mondo con meraviglia, ma trepidazione.

L'aveva notato, anche se a quel tempo non gliene era importato granchè. Non gliene era mai importato di niente, era sempre stato troppo concentrato su se stesso. C'era quella sete di controllo, per tenere gli altri al loro posto senza mai farli avvicinare, perchè potevano fargli male.

Brontolò, chiudendo forte gli occhi.

Male, in effetti.

Non era colpa sua. Teneva a lei solo perchè aveva scelto così, non perchè lei avesse fatto qualcosa di particolare in questo senso. Non era ancora come se fosse pazzamente innamorato di lei, volesse sposarla e passare il resto della sua vita con lei. Ma non poteva sopportare il pensiero che se ne andasse per sempre.

Scrollandosi di dosso la sabbia una volta sola, si mise addosso i vestiti, notando a malapena che sotto era ancora bagnato. Squall e Rinoa lo aspettavano davanti alla tenda, seduti fianco a fianco sull'erba mentre andava verso di loro. Sembravano entrambi preoccupati, più simili a degli stracci, e lo stomaco di Seifer cadde a vuoto.

"Sta bene?" chiese, temendo la risposta.

"I dottori dicono che ha perso molto sangue." rispose Squall.

"Può avere il mio!" gridò Seifer, coi muscoli tesi. Squall scosse la testa.

"Le hanno già fatto una trasfusione," disse piano Rinoa. "La vena che le passava sulla spalla era scheggiata e mal tagliata, e ci hanno messo diverso tempo per farla smettere di sanguinare."

"Oh, Hyne." Seifer si sedette a una certa distanza da loro. Era stanco, tutte quelle preoccupazioni su di lei stavano cominciando a sfiancarlo. Si sentiva pesante, pronto a mollare tutto quanto.

"Starà bene," dichiarò Squall, con un velo di confidenza nella voce. "Quistis è forte."

Seifer non rispose, non aveva bisogno che Squall lo facesse sentire meglio. Non voleva che Squall sapesse quanto si sentiva male per l'intera faccenda. Non voleva che sapessero che era umano, che aveva pianto e che ci teneva da morire. Dentro di sè, si sentiva tornare nella vecchia corazza della sua giovinezza.

"Povera Quistis," si lamentò Rinoa, stringendosi al braccio di Squall e appoggiando la testa alla sua spalla. I suoi occhi erano gonfi dal pianto. Quistis era, dopotutto, una delle sue migliori amiche. E in più, Rinoa non era certo conosciuta per la sua compostezza e non emotività. Seifer non si sarebbe sorpresa se avesse pianto e singhiozzato per giorni. Allo stesso tempo, non era sicuro del suo stesso fato se Quistis fosse morta e fosse uscita dalla sua vita.

"Sono sicuro che ce la farà," mormorò Squall. "Quistis è diventata una SeeD quando aveva quindici anni, e sappiamo tutti che non molla mai."

"Spero che tu abbia ragione." Rinoa affondò il viso nelle piume del collo della giacca di Squall.

Seifer chiuse gli occhi. Non riusciva a guardarli.

Non riusciva ad ascoltarli mentre parlavano di Quistis come se fosse già morta. Non riusciva a guardarli mentre erano seduti l'uno fra le braccia dell'altro, non poteva essere testimone del loro amore e della loro felicità. Erano lì, presenti, l'uno per l'altro, avevano quello che Seifer stava perdendo. Qualcosa che non avrebbe mai immaginato prima fosse alla sua portata.

Si tirò un filo che gli usciva dai pantaloni, chiedendosi se quello che era successo avrebbe cambiato tutto quanto. Se fosse sopravvissuta, avrebbe ancora voluto stare con lui?

Per quel che ne pensava, lui era la sola fonte di tutta la sua agonia. Era tutta colpa sua: il fatto che avesse perso la sua licenza d'istruttrice, che avesse fallito la missione, la sua ferita. Ogni brutta cosa che era successa a Quistis era dovuta a lui. Era il suo veleno.

Forse, a lungo andare, sarebbe stata meglio senza di lui. Quel pensiero da solo raddoppiò la sua miseria, e il cuore gli pulsò di tristezza e di un senso di perdita.

Il dottore più anziano uscì fuori, con gli occhiali bassi sul naso. Tutti e tre furono subito sull'attenti e lo guardarono pieni di speranza.

Per favore ... dimmi che sta bene. Hyne, se mi dici che sta bene giuro che non chiederò mai nient'altro.

"Sta dormendo," dichiarò, passandosi una mano fra i capelli scuri. "Per ora penso che starà bene."

Seifer quasi svenne mentre veniva invaso da un'enorme sensazione di sollievo. Da angelo qual'era, era ancora un miracolo ai suoi occhi che stesse sotto le nuvole.

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Capitolo 18
*** Magia ***


Aspettando la magia

Titolo originale: Waiting for Magic
Autrice: Starlight - sito
La traduzione dal'inglese appartiene ad Erika e al sito Erika's Fanfiction Page
Disclaimer: Tutti i personaggi, luoghi, etc. appartengono ai loro rispettivi proprietari e non a me.

Nota dell'autrice: *sniff sniff* E' l'ultimo capitolo...

 

"Tu sei la forza che mi fa camminare. Sei la speranza che mi permette di continuare a credere. Sei luce per la mia anima. Sei il mio scopo, tutto per me." - Lifehouse

 

Capitolo 18: Magia

Cid si strattonò l'orlo del maglione e si inumidì le labbra. Dietro gli occhiali rigati gli occhi erano abbassati, a ispezionare qualche trascurabile dettaglio sulla sua scrivania. La pelle che copriva le nocche della mano era tirata e stava rapidamente diventando di un poco salutare colore bianco mentre la mano era stretta intorno a una matita consumata, mordicchiata ripetutamente sulla cima.

"Quistis." Riuscì finalmente a balbettare il suo nome. Ignorando il dolore ancora presente alla spalla, lei si mise dritta sulla schiena. Quell'azione fece sì che la pelle cicatrizzata intorno alla ferita, dove prima c'erano stati dei punti, venisse tirata un poco. Non ricordava quasi niente del viaggio che l'aveva riportata al Garden. Di sicuro non ricordava come si era comportato Seifer in quel periodo, anche se le era stato assicurato che era diventato sempre più difficile avere a che fare con lui. Si era persino rifiutato di lasciare il suo fianco, e aveva offerto il suo stesso sangue per una trasfusione.

"Signore," rispose di rimando, sentendo un brivido scorrerle lungo il corpo. I capelli erano tenuti stretti in uno chignon dietro la testa, e sul naso sedevano gli occhiali. L'uniforme SeeD che indossava era pulita come fosse nuova, risistemata a dovere da una stiratura mirata.

"Sono sicuro che avrai ormai saputo," dichiarò Cid, alzando lo sguardo dalla superficie levigata e lucente della sua scrivania.

"E' così," annuì lei.

Krik era stato giustizionato come spia. Galbadia si era deliziata nel prendere tempo prima di far sapere della dipartita di Krik, ed era evidente che il fatto in sè non era minimamente stato toccato dalla burocrazia. La sua punizione era stata inflitta rapidamente e senza una sola pausa di riflessione. Era ancora da decidersi se avesse divulgato qualche informazione o meno.

La guerra aveva preso un corso regolare nei mesi che erano seguiti alla ferita di Quistis e che l'avevano tirata fuori dai campi di battaglia. Seifer era stato inviato nelle profondità di Galbadia, dato che il suo lavoro era considerato particolarmente efficiente visto il suo desiderio di finire in prima persona la missione e di tornare al Garden il prima possibile. Tuttavia, la tensione era ancora forte in quell'area. Timber e Dollet, incapaci di sostenere ulteriormente il peso finanziario dei SeeD, avevano stracciato i contratti col Garden e stavano scacciando le truppe Galbadiane che ancora facevano resistenza con le loro stesse forze.

"Krik era un brav'uomo," Cid annuì, facendo cadere la matita per infilare le mani in tasca. "Non proprio il tipo che si distingueva nella folla, ma un brav'uomo senza dubbio."

"Sì, lo era," annuì Quistis a sua volta.

Cid si fermò, prendendosi un momento per grattarsi la testa con la mano libera.

"Penso che tu sappia perchè ti ho chiamata qui oggi," disse finalmente, facendosi scappare un lungo sospiro.

"Ne ho una vaga idea," disse lei scrollando le spalle.

"Considerata la ferita che avevi subito mentre tornavi al Garden, ho ritenuto opportuno non fartelo sapere prima che stessi di nuovo bene," continuò lui.

Quistis aggrottò la fronte. La gente continuava a usare la sua ferita come scusa per fare o non fare tutta una serie di cose. Non che questo le desse totalmente fastidio. Seifer in particolare era stato particolarmente premuroso. Era un sentimento del tutto nuovo avere accanto qualcuno che ci teneva davvero a te nel momento del bisogno. Era certa che ora l'amasse almeno quanto, se non di più, di quanto l'avesse odiata in passato. Ma in effetti sicura era dire troppo, ma oramai non sentiva più l'impellente bisogno di chiedergli cosa provava. Se un giorno avesse all'improvviso cambiato idea su di lei, era certa che glielo avrebbe fatto sapere subito. Se di Seifer si poteva dire qualcosa, era che era onesto.

"Sì, signore," annuì. 

Cid le fece segno di accomodarsi su un morbido divano davanti alla scrivania. Si sedette obbedientemente su un angolo, col le ginocchia saldamente unite e le mani appoggiate sopra di esse. La stanza era carica di tensione, così denza che ogni volta che Cid parlava sembrava si espandesse come una ragnatela e si spezzasse come il ghiaccio sottile di un laghetto.

"Continuiamo a trovarci a questo punto, vero Signorina Trepe?" le chiese mentre si sedeva anche lui. Il suo umorismo era fuori luogo.

"Suppongo di sì," rispose lei, non facendo nemmeno finta di essere divertita da quel commento.

Cid si schiarì la gola, ricordandole delle tante volte che nel passato le aveva comunicato brutte notizie. Era la legge nel corpo del Garden, ma con Quistis perdeva tutto il suo coraggio. Supponeva fosse perchè Edea era stata praticamente come una madre surrogata per lei per tanti anni, ed era come se fosse sua figlia. E allo stesso tempo, era una sua impiegata, e lui il suo superiore. Solo recentemente aveva imparato quanto poteva essere difficile sopportare il peso della leadership.

"Quando sei stata mandata in missione," iniziò, "ti era stata promessa una promozione se fossi riuscita a provare le tue qualità di leader. Anche se ora capisco la quasi impossibilità di realizzare lo scopo della missione, devi capire che alla luce del risultato, non posso in nessun modo garantirti quella promozione."

Erano le parole che Quistis aveva temuto così a lungo. Aveva perso la sua battaglia, e probabilmente non sarebbe mai più tornata a essere un'istruttrice.

"Non è che non rispetti le tue qualità, Quistis," disse, appoggiandosi alla scrivania con un'espressione dolorante negli occhi. "Tuttavia, con la morte di Krik e l'attacco subito da Balamb ... non posso appoggiarmi a niente per giustificare un tuo eventuale piazzamento in una tale posizione."

"Sì, signore," annuì ancora, abbassando gli occhi sulle sue mani per vedere se stavano tremando.  Aveva abbandonato l'idea di diventare istruttrice nel momento in cui i missili erano passati sopra le loro teste a Dollet, diretti verso Balamb. Sentire quelle parole dava concretezza a ogni cosa, ma era sorpresa nel vedere quanto poco la facessero stare male. Riempiendosi i polmoni d'aria, rimase in attesa di sentire la sensazione di fallimento che le percorreva il corpo. 

"Mi dispiace," disse Cid scuotendo la testa. "Vorrei avere buone notizie per te."

"E' tutto?" chiese lei, comprendendo subito dopo di quanto fosse sembrata acida nel chiedergli se aveva finito, ma desiderando più di ogni altra cosa portare avanti la discussione prima che la sua determinazione si ripiegasse su se stessa.

"Non ho altre informazioni che potrebbero cambiarti la vita, se è questo che intendi," fece il preside, scrollando le spalle.

"Forse allora posso fornirgliele io," replicò lei.

"Oh?" Il preside inclinò la testa di lato, e Quistis potè capire che lo aveva colto di sorpresa.

"Alla luce del mio enorme fallimento, del mio ferimento, e dei cambiamenti che sono avvenuti nella mia vita personale," iniziò, sentendo i muscoli contratti nella propria decisione, "ho deciso che i SeeD non sono più qualcosa che posso vedere nel mio futuro."

Era quasi certa che la mascella di Cid sarebbe caduta a terra se non fosse stata appoggiata nel palmo della sua mano. Aprì una volta la bocca per darle la sua risposta. Trovandosi apparentemente senza nulla da dire, la richiuse di nuovo.

"Se è perchè non puoi di nuovo essere istruttrice ..." cominciò.

"Per niente," scosse la testa con fermezza, sentendo il bisogno di fargli capire le ragioni delle sue dimissioni. "Ho solo capito finalmente che non voglio essere un mercenario per il resto della mia vita. Ci sono così tante altre cose che voglio fare, e i SeeD non fanno più per me."

"Devo aspettarmi un annuncio simile da Seifer?" chiese, sollevando un sopracciglio. Tutti nel Garden sapevano di loro, e quelli che non lo sapevano con certezza, avevano di per certo forti sospetti. Anche se Quistis e Seifer non erano ufficialmente una coppia, non li si vedeva spesso l'uno senza l'altra. Non erano come Squall e Rinoa che si incastravano perfettamente come pezzi di un puzzle. Quistis e Seifer dovevano sempre modellarsi per incastrarsi a vicenda, e Quistis non era ancora certo che lui fosse quello giusto per lei. C'era ancora quell'elemento che stava aspettando - quella magia.

"Non ne ho discusso con lui," dichiarò. In verità, aveva sperato ancora che qualcuno le avrebbe sorriso e le avrebbe ridato la vecchia posizione da istruttrice. Nel momento in cui il rifiuto aveva lasciato la bocca di Cid, sapeva che le sue dimissioni erano scolpite nella pietra. Se avesse avuto la promozione, sarebbe stata combattuta sul da farsi, e quel singolo corso del fato era qualcosa di cui essere grati.

"Hai già riempito i moduli necessari?" sospirò Cid, appoggiandosi con la schiena sulla sua poltrona e appoggiando le mani sulla pancia rotonda.

"Sì l'ho fatto," annuì.

"E se avessi ottenuto la promozione?"

Quistis esitò prima di rispondere.

"Non posso dire che avrebbe cambiato la mia decisione." rispose piano, metodicamente. Non voleva che la fraintendesse. Non stava allontanando da sè i SeeD, e non stava proprio fuggendo da un fallimento; stava solo guardando avanti.

"Puoi continuare a vivere nelle tue stanze fino a che non avrai trovato un posto dove stare," dichiarò Cid, facendo appello a quell'aria da preside che aveva così spesso fallito a mantenere in sua presenza. "Puoi consegnare l'uniforme e i moduli a Xu."

"La ringrazio." Si alzò e sistemò le pieghe che lo stare seduta aveva causato alla gonna.

"Mancherai ai SeeD, Quistis," disse, non riuscendo a nascondere l'emozione nella voce. "Sei una SeeD eccellente."

"Ero."

"Giusto ... eri."

Gli sorrise, ben sapendo che le sarebbe mancato il Garden, per così tanti anni la vita da SeeD era l'unica che aveva mai conosciuto. Andare fuori nel mondo senza il velo di quell'istituzione che le copriva la testa era una prospettiva lievemente intimidatoria. Allo stesso tempo, era un sentimento fresco ed esaltante.

"La ringrazio ancora Signore," si inchinò un poco con la testa, permettendo a una ciocca di capelli di caderle sugli occhi.

"Cid," la corresse con un lieve sorriso.

"Giusto ... Cid."

***

Quistis era ferma di fronte allo specchio del suo bagno a fissare attraverso una finestrella che aveva rubato al vapore la lunga cicatrice che correva lungo la spalla, con la mano stretta in un pugno. Ripensandoci, sapeva di essere stata fortunata, visto che la spada del soldato non aveva intaccato nessun tendine di fondamentale importanza nè aveva colpito arterie. Infatti, riconsiderando il tutto, il danno subito era minimo. La cicatrice era un di meno con cui avrebbe dovuto sempre dialogare, ma tuttavia non poteva fare a meno di provare rabbia nei confronti di quel marchio.

Staccando gli occhi dall'immagine della sua nuova se stessa, si mise rapidamente addosso nuovi vestiti. La sua uniforme da SeeD, che era stata attentamente ripiegata e stesa sopra il suo letto stette lì a fissarla mentre usciva dal bagno. Stava già rimpiangendo la decisione che aveva preso nell'ufficio del preside quella mattina. Seifer era tutto tranne che una figura permanente nella sua vita e non le piaceva pensare a dove sarebbe finita senza i SeeD se lui avesse deciso un giorno di lasciarla.

Senza pensarci troppo indossò un paio di sandali e si avvicinò all'uniforme. Rappresentava da sola tutta la sua vita. Dopo essersi allontanata dalla sua famiglia adottiva, i SeeD erano stati la sua ragione di vita. Quando aveva finalmente ottenuto l'uniforme, le aveva dato tutto. Anche se ancora ricordava distintamente il periodo che aveva passato stesa nel lettino dell'infermeria della Dottoressa Kadowaki, col sangue che le usciva dal buco nella spalla. Era stato allora che aveva deciso che i SeeD non erano più il suo posto. Perchè per quanto poteva ricordare, non le avevano portato altro che continuo dolore.

Ora invece pensava a quanto di buono le aveva dato. E non fra le ultime cose, c'erano amici come Selphie e Zell. I SeeD l'avevano portata a Seifer e le avevano fatto scoprire il mondo. E non doveva rinunciare a nessuna di quelle cose; e ora come ora, sentiva più forte il desiderio di sistemarsi in un qualche modo.

La mano si strinse forte intorno al pettine mentre lo passava fra i capelli bagnati. Cominciarono ad asciugarsi in fretta nell'aria secca del Garden, arricciandosi un poco sulle punte. Lui l'aspettava da un momento all'altro, e non aspettò che si asciugassero del tutto prima di uscire dal dormitorio ed immergersi nel corridoio ben illuminato. La gente le passava accanto da entrambi i lati, tutti confusi in una massa di colori, grigio e argento, oro e nero.

 "Salve, Quistis" le sorrise uno di loro mentre passava, un SeeD che presumette fosse una volta uno dei suoi fan. Il loro culto adolescenziale per lei era quasi del tutto sbandato, e la maggior parte dei suoi membri erano passati a cose migliori e più grandi. C'erano ancora alcuni che le erano spaventosamente e ossessivamente devoti. E non sapeva ancora cosa provare riguardo a questo fatto.

Le pareti facevano rimbombare le voci da dietro e intorno a lei, riempiendola con il battito ritmico del cuore del Garden. Il silenzio non sarebbe mai stata la stessa cosa.

Camminava quasi fuori dal mondo, e una volta che fu arrivata al Centro di Allenamento non ricordava quasi come. Lui stava in piedi vicino alle porte, all'ombra di un grosso albero. Le spalle larghe riempivano il retro della sua giacca di trench grigia e aveva il capo leggermente inclinato all'indietro, cosicchè i capelli color biondo miele gli accarezzavano il collo.

Si girò quando sentì le porte chiudersi, fissandola coi profondi occhi color acquamarina. Incontrarono quelli di lei con quella sorta di adorazione animale che non cessava mai di farla tremare. Un sorriso sexy ed appena accennato si fece largo sulle sue labbra e con un leggero scostamento, si girò e andò verso di lei.

"Ciao," le sorrise, prendendole la mano in una stretta. Non indossava i guanti e questo la sorprese molto. Erano praticamente un'estensione del suo stesso corpo, e non andava mai in giro senza nel Centro di Allenamento. La sua gunblade giaceva pesante sul suo fianco, piena di forza nascosta.

"Ciao," gli offrì un sorriso a sua volta, e lui le si avvicinò per stamparle un rapido bacio su un angolo della bocca. Doveva ammetterlo, non l'aveva mai pensato come un uomo affettuoso. Ma con il suo affetto, che sembrava possedere a tonnellate per quanto la riguardava, era più generoso di chiunque Quistis avesse mai incontrato. Non la lasciava mai uscire dal suo campo visivo senza averle fatto in un qualche modo sapere quello che provava, sia con un lungo bacio o con il sorriso di turno.

Insieme, si diressero verso la serra tropicale del Centro. Rametti e foglie scricchiolavano sotto i sandali di Quistis, riempiendo il tranquillo silenzio che si era venuto a creare fra loro col suono dei loro passi.

"Com'è andato il tuo incontro con il preside?" chiese lui.

"Bene," disse lei, scrollando le spalle. "Non può promuovermi di nuovo a istruttrice."

"Fa niente," fece lui, stringendole la mano per rassicurarla. "Ci sono cose migliori che fare l'istruttore."

"In verità, non sono così delusa come avrei pensato," dichiarò, alzando lo sguardo verso di lui. "E' stato il punto centrale della mia vita per così tanto tempo che mi sento quasi bene a sapere che ora se n'è andato."

"Oh." Sembrava sorpreso, e si fermò un attimo a rimuginare su quello che aveva detto. "Sei cambiata tanto da quando siamo partiti in missione insieme," fece mentre si avvicinavano all'area segreta.

"Io?" rise lei. "E che mi dici di te? Quando siamo partiti non facevi altro che tormentarmi. Eri acido e arcigno."

"E ora?" chiese alzando un sopracciglio.

"Penso che stai finalmente iniziando a guarire," gli rispose, rendendosi completamente conto di quanto suonasse stupido ma anche che era proprio quello che voleva dire. Non aveva mai compreso veramente quanto fosse danneggiato dentro Seifer fino a che non aveva cominciato lentamente a ricomporsi pezzo per pezzo. Sospettava che non avesse mai conosciuto un sentimento come quello che avevano insieme - o almeno, quello che lei pensava che avessero insieme. Seifer aveva sempre conosciuto tutte le cose terribili del mondo e così poco della cose meravigliose. Voleva portare fuori dal suo guscio il Seifer che si nascondeva dietro quello spesso muro di risentimento e rabbia.

"Suppongo sia vero," rise lui, facendole segno verso l'entrata dell'area segreta che era ormai davanti a loro. Lei entrò, e fu immediatamente immersa nel forte odore della calda aria notturna. Il cielo sopra di loro era pieno fitto di stelle, legate insieme da un soffice fiocco bianco di seta.

"Ho dato le mie dimissioni dai SeeD stamattina," disse, facendo uscire quelle parole dalla bocca senza alcun preavviso.

"Davvero?" Seifer fu subito dietro di lei. "Perchè?"

"Non voglio dover combattere quando avrò 30 anni," dichiarò. "Non voglio cominciare a vivere quando sarò costretta ad andare in pensione. Voglio andare avanti, Seifer ... iniziare qualcosa di nuovo."

"Come ad esempio?" Le girò intorno e le fu davanti e la fissò negli occhi. Era quasi troppo per lei balbettare quelle parole mentre lo guardava. In tutti i suoi ricordi non ricordava di aver mai visto Seifer piangere una sola volta. Ma mentre la portava al campo, debole e sanguinante, aveva alzato lo sguardo e avevo visto le lacrime nei suoi occhi spaventati. Era stata l'esperienza più toccante della sua vita, e vederlo dissolversi davanti ai suoi occhi le aveva risvegliato emozioni che non pensava nemmeno di avere. In quel momento, mentre alzava lo sguardo verso quegli stessi occhi, si ricordò del modo in cui aveva pianto per lei, e desiderò dargli ogni cosa.  

"Una casa, una famiglia," disse con un lieve sorriso.

Seifer sgranò gli occhi un paio di volte, poi portò le dita a scorre fra i capelli di lei.

"E io faccio parte di questa visione?" chiese, appoggiando la fronte contro quella di lei. Senza aspettare una risposta, si chinò e la baciò. Le sue labbra erano soffici contro quelle di lei e divenne un bacio lento e carico di un'emozione che si irradiò attraverso tutti i suoi sensi. Mentre la sfiorava, in quel modo così semplice, la sua presenza la riempiva e si incastrava con la sua in ogni buco e alcova. Il mondo scivolò via, lasciando solo loro e il tempo si fermò all'improvviso.

Quistis sentì il corpo che tremava e una nuova linfa nella testa. E in quel momento, si incastravano perfettamente. Lei e Seifer erano una cosa sola, e questo le alimentava l'anima, la riempiva di forza. Lui era tutto, ed ecco - questa era magia.

Quando Seifer si scostò per sentire la risposta alla sua domanda, Quistis non riusciva quasi più a ricordare quale era stata. Scoprì tuttavia, che non aveva bisogno di ricordare. Sfregò il viso contro quello di lui e affondò le dita dentro i capelli oro baciati dalla luce, ancora tremante per ciò che stava provando.

"Io ti amo," bisbigliò, sfiorandogli con le labbra l'orecchio.

Lui fece un lungo sospiro e la strinse fra le forti braccia. Il suo abbraccio era caldo e gentile, e tuttavia saldo. Non c'era alcun altro posto in cui si sentisse più al sicuro che stretta nell'abbraccio di Seifer. Riusciva quasi a vedere la strada davanti a loro, come un fiocco benedetto che raccoglieva ogni cosa che aveva mai osato sognare. Aveva trovato il suo cavaliere, e nel più impensabile dei posti.

"Ti amo anche io." Aveva la voce piena di emozione, e si sentiva che qualcosa dentro di lui si era da qualche parte spezzato. Sentì le sue calde lacrime prima sul collo e poi sulle spalle mentre cadevano giù. La seconda volta che aveva mai visto Seifer piangere, ma questa volta era una cosa meravigliosa.

La baciò di nuovo, e sapeva di dolce col salato della sua gioia, e seppe di per certo che l'attesa era finita. Seifer era parte di lei - parte del suo destino - e di una profonda e brillante magia che nasceva dalle sorgenti dei loro cuori fin su l'eternità.

FINE

 

Nota della traduttrice Erika, webmistress di EFP, del 9 Dicembre 2003: non so se sono solo io, ma le ultime righe mi sono sembrate quanto di più poetico io abbia mai letto. Spero di essere riuscita a tradurle come si deve e a farvi provare le stesse emozioni che l'autrice ha trasmesso ai lettori inglesi.
Beh, credo che devo innanzitutto scusarmi per l'incredibile attesa a cui sono stati sottoposti i lettori italiani di questa fanfic, tradotta interamente da me in quasi due anni (credo ... sicuramente più di uno). Non ci sono scuse concrete, se non una qual certa pigrizia nei momenti liberi che avevo fra i molti impegni. Perdono.
Ci sono molte altre storie di Final Fantasy VIII che hanno portato al loro culmine il talento di molte autrici inglesi. Farò quanto in mio potere per farvele leggere.

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