Passato & Presente di Sharel (/viewuser.php?uid=65131)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** [ Capitolo 1 ] ***
Capitolo 2: *** [ Capitolo 2 ] ***
Capitolo 1 *** [ Capitolo 1 ] ***
cap 1
Passato & Presente
Capitolo 1
Quei balli non li
avrebbe mai capiti. Non si trovava a suo agio quando vi partecipava, come se il
proprio corpo sentisse i complotti e le malizie che serpeggiavano tra le
persone presenti, e non poteva fare a meno di rabbrividire ogni volta. Tuttavia
la sua famiglia era sempre stata chiara su quel punto: come membro della
famiglia non poteva esimersi dal parteciparvi. Era una questione d’immagine…ma
cosa ci poteva fare se si sentiva un pesce fuor d’acqua? Al diavolo l’immagine,
insomma! Ed ancora una volta, quindi, ecco che partecipava ad un nuovo ballo,
con sempre le stesse persone che cercano di essere ciò che non sono, che si
profilano in sorrisi che potrebbero uccidere il serpente più velenoso, battute
stupide che le donne cercano di propinare a qualche uomo facoltoso, strategie
sussurrate a bassa voce convinti che nessuno lì se ne accorgerebbe; no, proprio
un mondo in cui non si riusciva a ritrovare.
Le volte del palazzo
dove si svolgeva la festa erano ricoperte di bellissime raffigurazioni di
personaggi tonici, che sembrano farsi gli affari propri, tendendo sempre un
orecchio anche a quello che avviene sotto di loro per rimanere al passo con gli
ultimi pettegolezzi e novità; erano proprio loro ad avere in mano la situazione
conoscendo infine tutti i segreti che erano rinchiusi in quella cappa
splendente: non si poteva fare affidamento sul sorriso che quella donna dal
seno nudo stava facendo al Bacco che aveva vicino, perché in realtà si stava
solamente facendo beffe di ciò che succedeva lì sotto. E di quel bel Putto che
cercava di cullare il sonno di una principessa dalla corona di alloro,
spuntando da dietro un tendaggio? Era pronto ad andare a far riferimento a
tutti gli altri che magari si erano persi qualche passaggio importante!
Eppure non riusciva a staccare
gli occhi da quel connubio di colori che esplodeva dalla volta, coronata da un
fantastico lampadario pieno d' intrecci e lacrime di cristallo che faceva
risplendere ancora di più l’enorme sala illuminata dalla luce della Luna che
penetrava dalle enormi finestre presenti.
«Non si starà
divertendo troppo?» Una melodiosa voce maschile giunse alle sue orecchie,
proveniente alle sue spalle. Non lo aveva detto con ironia, a giudicare dal
sorriso che gli coronava le labbra carnose.
«Non penso di
conoscerla…» rispose, quasi con sospetto.
«Ha ragione. Mi chiamo
Kaname Kuran; è la prima volta che partecipo ad una festa come questa. Magari
lei mi può guidare un po’» gli occhi amaranto che mandavano una luce
indefinibile.
«Allora le consiglio
di lasciare al più presto questo posto, se non vuole morire di noia, signor
Kuran»
«Solo Kaname per lei»
Ebbe tanto l’impressione che in un modo o nell’altro ci stesse provando; ma
quegli occhi profondi, i lunghi capelli d’ebano, la pelle chiara tipica delle
bambole di porcellana, la punta del naso poco all’insù, le labbra carnose, la
linea del mento così nobile e morbida…tutto il miscuglio di sentimenti che
aveva dentro…beh, decise di sorridere a quel ragazzo nobile che
emanava una profonda sensazione di fresco, misto ad un profumo di inchiostro e
carta antica.
«Allora vediamo cosa
possiamo fare per rendere più piacevole questa serata» disse, continuando a
sorridere, prima di fare strada a Kaname, dirigendosi verso una sala meno
piena.
Il libro che aveva in mano era tramandato nella sua famiglia
di generazione in generazione, e lui era riuscito a portarlo miracolosamente in
salvo quando Shizuka aveva attaccato la sua famiglia. Non aveva mai capitolo
perché, ma si era sempre sentito stranamente vicino a quelle pagine, come se
qualcosa lo unisse inevitabilmente a quello che vi era scritto. In realtà era
un racconto strano; vi era narrata la storia di una persona non ben definita
che si innamorava di un Vampiro molto importante nella sua casata, dai capelli
d’ebano e gli occhi amaranto. Non ci sarebbe stato niente di male fino a qui,
tuttavia Zero sentiva uno strano legame provenire da quel racconto; si era
sentito affine a quella persona di cui non si sapevano né il nome né il sesso
né niente, ed ogni volta che leggeva e rileggeva ancora quelle parole poteva
percepire il sentimento entrare in lui e sentirlo proprio.
«Zero, ancora con quel libro in mano?» disse una ragazza,
entrando nella sala da pranzo di casa Cross.
«Oh, ciao Yuuki» rispose il ragazzo dai capelli d’argento.
«Sì, beh…mi sono come sentito richiamare da questo libro» ammise, rigirandosi
per l’ennesima volta l’oggetto tra le mani.
«In effetti, non capisco come tu faccia a rileggere in
continuazione una storia che sai già a memoria» disse la ragazza, a mo’ di
presa in giro.
«Te l’ho spiegato più di una volta, non capisco perché ma…»
«Sei stranamente legato a quel libro. Sì Zero, lo so. Non te
ne sto facendo mica una colpa!» rispose la mora, sorridendo dolce all’indirizzo
dell’altro.
«Comunque, come mai sei qui?» chiese curioso il Silver-head.
«In genere ti fai vedere poco a casa di Kaien»
«Hai ragione. Ti volevo chiedere se per questa notte mi puoi
coprire; sai, le ragazze hanno organizzato una festa, e mi hanno chiesto di
partecipare…» si vedeva che la ragazza morisse dalla voglia di andare a quella
festa, visti gli occhioni da orsacchiotto che stava facendo.
«Non c’è problema, a tenere d’occhio quelle Bestie ci penso
io; tu divertiti e stai attenta che le ragazze non si facciano male in alcun
modo»
«Sì, papà, faremo
attenzione» lo prese in giro Yuuki; però era vero che delle volte assomigliava
ad un padre quando si preoccupava per lei!
«Vai prima che ti tiri contro qualcosa!» rise, seguendo con
lo sguardo la mora uscire; poi, i sui occhi andarono nuovamente a posarsi sul
libro. Lo osservò un po’ prima di andarlo a posare per potersi vestire: tra
poco sarebbe dovuto andare a fare il suo giro di ronda quotidiana ed essere
sicuro che i Succhiasangue della Night Class non uscissero fuori di testa o che
i ragazzi della Day Class non avessero improvvisi impulsi suicida.
«Kaien!...» urlò, prima di rendersi conto che quel giorno il
Direttore non era tornato a casa ma che era rimasto tutto il tempo al Collegio,
e Zero sapeva che di sicuro non stava lavorando…
Sospirò, prese la sua fedele Bloody Rose che nascose sotto
la giaccia scura, ed uscì dirigendosi verso l’ala della Night Class; tra poco
quei Vampiri sarebbero usciti per andare a fare lezione, e la massa di
ragazzine urlanti/petulanti era sempre un casino trattenerla. Alcune poi ti
guardavano in un modo agghiacciante che, se solo avessero potuto, ti sarebbero
passate sopra con il rullo compressore! Terrificante!
«Ragazze, quante volte vi devo dire di mantenere una certa
distanza?» proferì il ragazzo, palesando la sua presenza. Si aprì un piccolo
varco tra quella folla che gli permise di raggiungere la zona davanti il
portone della Night Class.
«Ah Zero! Perché per una volta non ci lasci da sole con quei
ragazzi? Geloso per caso?» disse qualcuna all’interno del gruppo; la frase fece
ridere le altre, che iniziarono a guardarlo come se fosse veramente così.
Il Silver-head sbuffò. «Ci tengo alla mia vita, grazie»
rispose ironico, sentendo subito montare l’indignazione tra quelle quattro
gallinelle.
«Si vede che nessuna fino adesso ti ha fatto toccare
l’estasi; perché non provi con una di noi?» sbottò qualcun’altra. Per fortuna
che l’aprirsi del portone segnò la fine della conversazione, sennò chi sarebbe
riuscito a tenere a bada quelle ragazze in piena crisi ormonale? Gli venivano i
brividi solo a pensarci!
Quando i ragazzi della Night Class fecero il loro ingresso,
calò un momento di silenzio nel cortile, dovuto alla bellezza stupefacente che
quelle persone riuscivano ad emanare; d’altronde erano Vampiri, e proprio grazie
alla loro bellezza riuscivano ad incantare la vittima che cadeva ai loro piedi.
Zero sperava di non aver niente a che fare con loro, mai e poi mai.
«Buonasera Kiryuu. Procede bene il tuo lavoro?»
Come ogni sera, Takuma Ichijou, Capo Dormitorio della Night
Class, si avvicinava a lui con cortesia, chiedendo come andasse il lavoro, o
magari se fosse tutto a posto, dipendeva dai giorni. Non gli dava poi fastidio
questo comportamento a Zero, perché si mostrava sempre civile in ogni cosa che
faceva; ma era proprio i Vampiri a non riuscire a sopportare, benché se presi
singolarmente magari erano magnifici. Però per quei capelli biondi e quegli
occhi smeraldo, chissà come mai, riusciva sempre a fare un’eccezione!
Stirò le labbra in quelle che doveva essere un sorriso, poi
annuì. «Tutto bene, grazie. Buona lezione» rispose, per tornare a tenere a bada
le ragazze che si erano risvegliate dal trance. Takuma sorrise, e proseguì
oltre con i ragazzi che mano mano entravano nell’edificio per la lezione.
Era una vera stanchezza fare la ronda solo per tutta la
notte, di sicuro al mattino successivo non sarebbe stato in grado di andare a
lezione neanche sotto tortura…no, forse a quella Kaien lo avrebbe sottoposto se
non si fosse presentato in classe almeno alla seconda ora. Però quanto era
faticoso!
L’unica nota positiva era che quei Succhiasangue non si
erano mossi di un millimetro dalla classe, e neanche qualche frequentante della
Day Class si era fatto vedere, decidendo almeno per quella sera di lasciarlo
solo e non tentare suicidi di massa; per fortuna, perché trovava molto
infantile cercare di incontrare i propri idoli (se così si potevano definire i
Vampiri della Night Class) anche mentre sarebbero dovuti crollare stanchi morti
sui letti. Bah, certe cose non le avrebbe mai capite!
«Zero!»
Un paio di braccia lo circondarono forte, prima di
abbracciarlo senza lasciargli tempo di respirare. Quando Kaien Cross decideva
che era ora di abbracciarti e, disgraziatamente, era tanto che non lo faceva,
potevi dimenticarti l’aria per dei minuti buoni.
«Dir…direttore!» provò a dire Zero, cercando di togliere le
braccia effetto piovra dal proprio corpo e magari ritrovare un po’ di aria
fresca!
«Quanto mi sei mancato Zero!» continuò allentando la presa
l’uomo.
«Sono solamente sei ore che non ci vediamo, signore; non mi
sembra poi così tanto»
«Beh…ma voglio troppo bene a te e Yuuki, e voglio avervi
sempre vicino!» rispose ovvio il biondo, guardandolo con due occhi lucidi da
cucciolo: ecco da chi aveva ripreso Yuuki!
Zero alzò un sopracciglio, deciso a non mostrare il suo
essere scettico, riguardo quelle parole.
«Le uniche volte in cui non sente la nostra mancanza sono
quando si trova tra le braccia di Yagari…e penso proprio che vi sia stato fino
adesso, no?»
Il Direttore avvampò a quella frase. Non pensava che Zero
fosse così attento a tutto ciò che lo circondava da aver capito cosa stava
accadendo tra lui e Tohga; non è propriamente bello quando il tuo figlioccio ti
becca mentre hai una relazione con un suo professore: è tremendamente
imbarazzante. E come spiegare che il suddetto figlioccio era particolarmente
compiaciuto nel vedere il volto rosso d’imbarazzo del suddetto Direttore? Con
tutte le volte che era lui a mettere in imbarazzo lui e Yuuki, ogni tanto ci
voleva anche il contrario.
«Ok, d’accordo, basta parlare di queste cose» tossicchiò
Kaien. «Come vanno le cose, Zero?» chiese, cercando di darsi un contegno e
tornando ad essere il famigerato Hunter che era (solamente di rado).
«Non ci sono stati problemi fino adesso»
«Bene! E a te come vanno le cose?» gli occhi chiari che lo
stavano osservando in quel momento gli sembravano andare in profondità nel suo
cuore, cercando di carpire anche quelle poche cose che a Zero non sarebbe mai
venuto in mente di sbandierare.
«Tutto ok…» rispose, ben sapendo che quello non era ciò che
il Direttore voleva sapere realmente. «Ok, no. Non va tutto bene: ho ancora quelle
immagini in mente, che vedo quando chiudo gli occhi» ammise sbuffando.
La prima volta che li aveva avuti, aveva dato la colpa al
dormiveglia nel quale cadeva, ma la cosa strana era che tutto ciò che vedeva
era un volto circondato da capelli scuri e dai lineamenti nobili mentre la
seconda persona che vi vedeva era sempre girata di spalle e ne riusciva a
scorgere solamente i corti capelli chiari legati in un piccolo codino che
lasciava fuori solo una piccola ciocca di fili chiari. Dopo quella prima volta,
ne era susseguite molte altre che mostravano sempre lo stesso volto di spalle e
lo stesso dai lineamenti principeschi. Quando si era rivolto a Kaien, sperando
che magari lui aveva un’idea di quello che sognava, aveva risposto che magari
erano sogni di pura fantasia; ma proprio questo fatto che erano le stesse
immagini a tormentarlo e del fatto che vi ci sentisse in qualche modo legato
aveva fatto pensare molto il Direttore e Tohga, al quale si era aperto: magari
lui poteva essere d’aiuto.
«Hai trovato qualche affinità con il mondo reale? Magari ti
è capitato di avere una sensazione simile a quella che hai quando vedi quelle
immagini nella realtà…»
Zero scosse la testa. «Non ho ritrovato niente del genere
nel mondo reale. Pensi che possa essere legato a qualcosa di particolare?»
«Beh, non è da scartare. Può anche semplicemente essere che
hai proiettato nei tuoi sogni una situazione che hai avuto sempre molto a
cuore, anche senza che te ne rendessi conto» spiegò il Direttore, sperando che
magari al ragazzo venisse in mente qualcosa.
«Come faccio ad aver proiettato nella mia mente un qualche
tipo di ricordo o situazione a me cara se non ho mai conosciuto un ragazzo come
quello che vedo nei sogni?» Non ci stava poi capendo molto.
«Può anche essere che più semplicemente lo hai idealizzato
nella tua mente senza rendertene conto. Non ti sembra di averlo già visto da
qualche parte?» chiese Kaien. Sembrava più che altro che qualcosa cercasse di
uscire dalla mente del Silver-head, ma gli sembrava strano che lui avesse
rinchiuso nella sua memoria qualcosa di così…d’altri tempi!
«L’unico che mi viene in mente quando penso a quel ragazzo è
il personaggio di un libro che la mia famiglia si tramanda da generazioni.
Altrimenti non ho mai visto un ragazzo che mi faccia sentire così strano!»
«Quel libro che hai sempre in mano?» le sopracciglia di
Kaien si incresparono, non capendo come un libro potesse essere in qualche modo
legato alle immagini che tornavano sempre a tormentare il ragazzo. Bah!
«Sì. Mi sento legato a quel libro, in qualche modo; eppure
adesso sento un qualche tipo di legame provenire anche da questi sogni! Ah! Non
ci capisco niente, Kaien!»
«Immagino…» non sapeva che altro dire per dare una
spiegazione al Silver-head. «Senti, adesso non ti preoccupare di questo; vedrai
che con il tempo capiremo cosa ti sta succedendo» disse amabile, posando dolce
una mano sulla spalla dell’altro per fargli capire che avrebbe fatto qualsiasi
cosa per aiutarlo. Quando Zero annuì, sebbene un po’ incerto, il sorriso sulle
labbra di Kaien si allargò facendolo tornare la persona senza cervello che
spesso riusciva ad apparire.
«Bene! Adesso scusami, ma devo andare a sistemare delle
carte»
«Ho sentito che sta per arrivare un nuovo studente alla
Night Class» disse Zero, accompagnando per un pezzo il Direttore.
«Sì, è un mesetto che stiamo sistemando le carte per il suo
trasferimento» ammise il biondo, guardando l’altro di sottecchi.
«Questo vuol dire che è un personaggio facoltoso o sbaglio?»
«No, hai perfettamente ragione; è per questo che ci stiamo
mettendo tanto» rispose Kaien, prima di congedarsi dal ragazzo e dirigersi
verso la Direzione…e,
poi c’era anche una persona che tra poco lo avrebbe raggiunto, quindi non
poteva fare tardi, soprattutto se voleva riuscire a combinare qualcosa con
quelle scartoffie prima di dedicarsi ad un po’ di sano piacere personale!
Conoscerlo a quella
festa era stata una vera fortuna! Al di fuori di feste stupide e stupidi
incontri tra famiglie facoltose, avevano avuto la possibilità di incontrarsi
anche in altri luoghi decidendo di ritrovarsi in un qualche posto e fare
quattro chiacchiere in santa pace. Non aveva quella morsa allo stomaco quando
si trovava in sua compagnia, perché sapeva che era dovuta al semplice fatto di
trovarsi insieme a persone ipocrite, e se quella sensazione non l'avvertiva con
Kaname, stava solamente a significare quanto il ragazzo fosse diverso da tutti
gli altri che aveva incontrato. Subito aveva avuto la percezione che potesse
fidarsi ciecamente del ragazzo, senza dubbio sensazione dovuta a quegli occhi
che l'aveva stregato immediatamente; aveva pensato che forse tutta
quell’affinità era dovuta a qualche magia, stregoneria, incantesimo, che
l’altro gli avesse potuto fare, ma nel pensarci razionalmente aveva riso di sé!
Magari, molto più semplicemente, si era trovato affine a quel ragazzo per un
qualche motivo che ancora non si poteva spiegare; tuttavia, in primis vi era che
con l’altro riusciva a smettere quella maschera che doveva indossare per colpa
della sua famiglia, e quella non riusciva mai ad esprimere tutto ciò che aveva
dentro. E dentro aveva molto da donare!
«È tanto che aspetti?»
chiese Kaname, arrivando subito dopo la sua voce; come al solito arrivava alle
spalle, cosa che non avrebbe mai capito. Insomma, non poteva comparire come
tutti davanti, invece che da dietro? Però anche quello era uno dei motivi per
cui lo trovava affascinante, aveva un qualcosa di misterioso che lo rendeva
strano e curioso allo stesso tempo; non poteva fare a meno di guardarlo spesso
di sottecchi per capire cosa pensasse, cosa guardasse, come si fosse vestito
(anche se era superfluo, visto che ogni cosa indossasse lo risaltava
egregiamente). Aveva occhi solo per lui, e questa cosa non la riusciva a
gestire nel miglior modo possibile: quando stavano lontani, ne sentiva la
mancanza, sapendo che solo con l’altro riusciva ad essere sé; quando stavano
insieme ne sentiva un po’ soggezione e paura, forse perché nel profondo sentiva
che il bel ragazzo nascondesse in realtà dell’altro. Beh…ammettiamolo, aveva
fatto delle piccole, minuscole, microscopiche, tutt’altro che irrilevanti a dir
la verità ricerche sulla famiglia Kuran e aveva scoperto che in realtà Kaname
era l’unico della sua famiglia ad essere ancora vivo; ma come poteva un ragazzo
di a mala pena vent’anni viaggiare e vivere da solo senza l’aiuto di nessuno?
Era molto strano, e poi aveva fatto caso a piccole cose che proprio non
riusciva a spiegarsi; il fatto che non mangiasse praticamente niente alle
grandi feste, la sua pelle sin troppo chiara (vero il fatto che sarebbe potuto
benissimo venire dal nord, ma allora non avrebbe avuto quei capelli dal magnifico
color ebano o gli occhi scuri che ti sciolgono le membra), il fatto che non
avesse mai sentito parlare della sua famiglia se non quando lo aveva
conosciuto…ma poi, erano davvero cose importanti da sapere? No, voleva solo
stare con quel ragazzo ed essergli il più vicino possibile, tutto qui!
«Possibile che tu
debba sempre comparire alle miei spalle? Non puoi fare come tutti gli essere
umani e farti notare, invece che spaventarmi così? Alla lunga diventa
snervante» disse con il sorriso sulle labbra, a far intendere che comunque era
una cosa divertente.
«Cercherò di fare del
mio meglio, ma sei un’ottima vittima su cui sfogare il mio lato oscuro» rispose
l’altro.
«Sì, beh…felice di
essere una buona vittima» L’occhiata che raggiunse i suoi occhi fu talmente
penetrante che per un attimo si chiese se avesse detto qualcosa di sbagliato.
«Andiamo a fare un
giro?» chiese Kaname, prendendo la sua mano nella propria, riuscendo a tingere
quelle guance nivee di un velo rossore per la prima volta da quando si erano
conosciuti; sorrise, tutto contento il moro (gongolava nel profondo) prima di
incamminarsi insieme per le strade della città.
«Allora, ti sei divertita ieri sera?» chiese all’amica,
bisbigliandole da sopra un libro.
«Molto!» rispose eccitata la mora. Si avvicinò di poco a
Zero, perché potesse sentire meglio. «Abbiamo parlato, riso, fatto le
sceme come non mi succedeva da tanto! E abbiamo discusso su come tu sia
riuscito a conquistare il cuore di molte ragazze della Day Class…e potrei forse
azzardare anche qualcuna della Night Class» Il sorriso malizioso che increspò
le labbra di Yuuki quasi fece tremare il Silver-head!
«Non scherziamo! Neanche mi conoscono…»
«Ma sei affascinante, hai un modo di fare misterioso che
intriga molto ed inoltre non dai confidenza a nessuno ma se ti parlano fai
attenzione a tutto quello che ti dicono. Sei gentile, Zero, alle ragazze basta
poco. Sei un mix perfetto di pregi e difettucci» gli spiegò, come se fosse la
cosa più ovvia del mondo.
«Ragazzi, so che la mia lezione può sembrare noiosa, ma vi
pregherei di fare attenzione. Signor Kiryuu, per una volta che è presente
durante la mia ora, potrebbe essere tanto cortese da non disturbare?» la voce
scoraggiata del professore li riprese; non aveva la forza di arrabbiarsi dopo
dieci minuti che era cominciata la lezione.
«Mi scusi professore»
«Ngh…» mugugnò il signore, prima di riprendere dal punto
dove si era interrotto.
«Hai sentito che arriverà un nuovo studente alla Night
Class?» sussurrò a labbra strette Yuuki, notando subito il cenno del capo di
Zero. «Sembra che sia un nobile di rango più alto di Takuma» gli spiegò poi.
«Quindi prenderà il suo posto come Capo Dormitorio?» chiese
stupito il Silver-head. Quando vedeva i Vampiri passare per il cortile per
spostarsi da una parte all’altra, l’unica cosa che lo rendeva più sicuro era
proprio il vedere il volto di Takuma Ichijou ad aprire la fila; adesso proprio
non se la sentiva di perdere quel poco di fiducia che aveva nei Succhiasangue
per una persona che neanche conosceva. Proprio no!
«Penso che prima si dovrà ambientare un po’; Kaien non
lascerà andare allo sbaraglio i ragazzi della Night Class…anche se capisco che
ti mancherà non vedere più il bel biondo in prima fila!» sussurrò l’amica,
adocchiandolo maliziosa proprio per vedere quello spettacolo: le gore del
Silver-head imporporarsi. Colpito ed affondato!
«Shh! Sto cercando di seguire la lezione» borbottò Zero,
tagliando il discorso.
Yuuki se la rise sotto i baffi, prima di mormorare un “Uno a
zero per me” che fece solo mugugnare di più il giovane.
«Zero» fu chiamato, una volta che riuscì ad uscire dalla
classe a fine lezione; si stava dirigendo verso la Biblioteca.
«Yagari » disse sorpreso di trovare il suo maestro lì. In
genere passava quelle poche ore dopo l’alba in compagnia di Kaien; allora
doveva essere grave!
«Ti volevo parlare di quei sogni» disse greve il Professore,
facendo segno al ragazzo di seguirlo dentro la Biblioteca. Un
libro aperto li aspettava su un tavolo appartato in fondo.
«Che è successo? Avete scoperto qualcosa?» chiese curioso
Zero. Quella notte le immagini erano un po’ cambiate, mostrando quelle due
persone passeggiare mano nella mano per strade a lui completamente sconosciute;
questo poteva essere totalmente irrilevante, visto che il subconscio proietta, estrapola
da ricordi e sostituisce quello che non si conosce. Ma quelle strade erano fin
troppo piene di particolari per essere solamente frutto della sua immaginazione
o dei suoi ricordi.
«È possibile che abbiamo raggiunto un punto di partenza.
Devi stare attento, perché è difficile credere ad una cosa del genere, ma con
un mondo come il nostro nel quale esistono i Vampiri, tutto può accadere»
«È così improbabile questa spiegazione che avete trovato?»
chiese scoraggiato il ragazzo. Neanche aveva saputo di quello che avevano
trovato che in un qualche modo già si sentiva le gambe stroncate in principio!
«Non è improbabile; solo ci vorrà del tempo per vedere se
questa è la giusta intuizione» spiegò Tohga, storcendo la bocca. «Mi è venuto in
mente di cercare qualcosa che non avesse a che fare coni sogni, ma con un altro
ramo del sovrannaturale»
«Ovvero?» La curiosità si stava rifacendo strada in Zero.
«Penso che quello che vedi nella tua mente siano frammenti
di una vita precedente che cercano di riemergere» spiegò il Professore,
osservando attento il ragazzo di fronte a sé, per notarne la reazione.
Come c’era da immaginarsi, Zero inarcò un sopracciglio,
pensando che forse il suo fantomatico maestro avesse perso completamente il
senno o forse non si era ripreso da una sessione di sesso intenso con il
Direttore. Come si poteva pensare ad una cosa come vite precedenti, frammenti
che cercano di riemergere…non aveva alcun senso!
Il Professore sospirò, conscio che Zero lo stava prendendo
per scemo.
«Ho fatto alcune ricerche, e sembra che il cervello sia
stimolato da questi ricordi da qualcosa che cattura la nostra attenzione senza
che ce ne accorgiamo, ma che il nostro cervello immagazzina ed etichetta. Deve
essere così che è successo a te: hai visto, sentito, toccato qualcosa che il
tuo cervello ha etichettato come conosciuto e ti abbia inviato questi ricordi,
legati proprio a quel qualcosa»
Non sapeva se si era spiegato bene, visto lo scetticismo che
ancora impregnava gli occhi ametista del Silver-head, ma più di così non poteva
fare, visto e considerato che quella non era una scienza e che ci sarebbe
voluto tempo per verificare se quelle intuizioni fossero esatte.
«E tu ti aspetti che io ti creda?»
«Ne ho parlato con Kaien, ed anche lui sembra essere
d’accordo con me. Sii realistico Zero, tutti quei ricordi così
particolareggiati a cui tu ti senti legato non sono certo frutto di un semplice
sogno; se come dici tu non hai mai incontrato quelle persone, allora mi devi
spiegare l’affinità che senti con loro»
No, non lo sapeva spiegare. Anche quella notte, quando aveva
sognato quelle mani intrecciate, aveva sentito del calore prendergli le mani,
riscaldarle come mai lo erano state prima. Era una sensazione che già
conosceva, ma che non la sapeva legare a nessuna persona che conosceva; nemmeno
ai suoi genitori. E allora da dove proveniva la certezza di aver già sentito
quel calore?
«Lo so che sei scettico, Zero; lo sarei anche io. Però come ti ho
detto, è un’intuizione che si può solo verificare con il tempo» finì di dire
Yagari, lasciando solo il Silver-head con un libro che gli raccomandava di
leggere, magari gli sarebbe stato utile.
Ma non era quel libro, che Zero voleva avere tra le mani,
poter leggere in quel momento; era un altro tipo di libro che desiderava. Uscì
dalla Biblioteca, portandosi l'oggetto con sé. Una volta entrato nella sua
camera lo posò da qualche parte, senza neanche rendersi conto di dove; prese
quello tramandato dalla sua famiglia e ricominciò a leggerlo per l’ennesima
volta.
«Zero…Zero…Zero, INSOMMA!» l’urlo di Yuuki lo fece
sobbalzare dalla poltrona nella quale era caduto addormentato.
«Yuuki…che c’è?» mugugnò, con gli occhi appannati dal sonno.
«Dobbiamo andare, che tra poco la Night Class uscirà. È assurdo
come crolli addormentato quando apri quel libro! Dovresti provare a non
leggerlo per un certo periodo, è come se fosse diventata la tua droga
preferita» accusò lei scettica, sistemando alla bell’e meglio il fiocco rosso
della divisa.
«Sì, beh…magari dovrei seguire il tuo consiglio» disse Zero
tra uno sbadiglio e l’altro; si sentiva come sotto un treno e non aveva fatto
niente tutto il giorno, se non parlare con Yagari di quell’assurda situazione.
«Dai, andiamo che sennò chissà che combineranno le ragazze.
Almeno tu calmerai un po’ i bollenti spiriti…» lo prese in giro. Gli fece
l’occhiolino prima di dirigersi fuori, seguita dal Silver-head.
«Suvvia ragazze, calmatevi» le riprese Yuuki, vedendo la
massa che si muoveva troppo eccitata.
«Oh Yuuki! Non toglierci il divertimento» la pregò una
ragazza dai biondi capelli mossi, poi sulle punte dei piedi, tornò a provare a
scorgere qualcosa.
«Allontanatevi un po’ e calmatevi, altrimenti quelli della
Night Class non riusciranno a passare!» sbottò Zero, lanciando occhiate laser
su tutta la folla. Yuuki ghignò nel notare come al suo “comando” le ragazze
fossero schizzate sull’attenti per azzardare poi qualche passo indietro a
distanza di sicurezza.
«Certo che a te danno sempre retta! Dovrei adottare anch’io
la faccia scontrosa che hai quando siamo qui» lo prese in giro l’amica.
«Non ci riusciresti; sono inimitabile» cercò di fermare
l’ennesimo sbadiglio che lo stava cogliendo.
«Sì, sì. Inimitabile, dovresti dormire un po’ di più la
notte, non lo sai?»
«Se non avessi il lavoro di Guardian, lo farei volentieri»
L’improvviso silenzio che calò nel cortile, avvertì i due
Guardian che i Vampiri avevano fatto il loro ingresso, e si stavano prodigando
in quella sfilata che il Silver-head trovava tanto inutile.
Sbadigliò nuovamente, stropicciandosi poi l’occhio di nuovo appannato:
come voleva posarsi da qualche parte e dormire; solo dormire, punto.
Nient’altro.
«Dovresti dormire la notte, Kiryuu. Non ti fa’ bene stare
troppo tempo senza»
Per poco Zero non si strozzò con la propria saliva nel
sentire la voce di Takuma accarezzargli l’orecchio. Voltò appena la testa, gli
occhi spalancati dalla sorpresa, il sangue che correva veloce nelle vene,
andandosi a concentrare un po’ sulle guance, un po’…nelle parti basse.
«Sì…hai ragione» rispose a mala pena, prima di sbattere più
volte gli occhioni ametista e riprendersi da quel piccolo shock.
«Si vede che è molto che non chiudi occhio; questa notte
cerca di dormire, Kiryuu» Il sorriso che il Vampiro gli fece, lasciò il
Silver-head senza respiro per qualche secondo, prima di far entrare di nuovo un
po’ d'aria nei polmoni. Lo osservò allontanarsi, mentre tutti gli studenti
della Day Class già si stavano disperdendo e Yuuki lo guardava con il sorriso
sulle labbra. Ancora più rosso, abbassò il volto e si diresse verso la camera
per affondare il viso nel cuscino.
Era iniziata in
maniera strana la loro storia. Un piccolo bacio sulla guancia da parte di
Kaname ed aveva sentito distintamente il sangue ruggire e pompare più
velocemente, il cuore che sembrava impazzire, le guance che ardevano. Guardò il
ragazzo stupito della propria reazione, non immaginandosi che anche in Kaname
stesse avvenendo lo stesso, anche se per vari motivi. Poi aveva sentito le sue
labbra sulle proprie, e lì non aveva più capito niente, ma aveva lasciato che
le emozioni prendessero il sopravvento sulla parte razionale lasciandosi
completamente andare. Le labbra del ragazzo erano fuoco puro sulle proprie; la
lingua che guizzava alla ricerca della sua; le mani che viaggiavano sulle
guance, sul collo per accarezzarlo dolce alla base, fra i capelli per sentirne
la consistenza, sulla schiena per lasciare che dolci brividi ne serpeggiassero
poi lungo la spina dorsale. Quel bacio li aveva completamente catapultati fuori
dalla sfera terrestre, per portarli in un mondo loro dove non esistevano tempo,
spazio e luogo che li potesse mai separare.
Quando si erano dovuti
separare in cerca d’aria, si erano guardati negli occhi lucidi per poi
sorridere e dirigersi nel salone dove si stava svolgendo l’ennesima festa. Non
poteva fare a meno di notare quanto Kaname fosse a proprio agio con qualsiasi
cosa indossasse; senza considerare che in quel vestito bianco con la camicia
bordeaux faceva la sua bella figura, non a caso era sempre circondato da tante
ragazze che cercavano di attirare la sua attenzione in qualsiasi modo, non
immaginando minimamente quello che c’era appena stato tra di loro. Sorrideva
ebete nel pensare a quelle labbra che aveva assaggiato, non riuscendo a
togliersi dalla mente il loro sapore.
Alla prima occasione in
cui nessuno vedeva dalla loro parte, Kaname prese la sua mano, stringendola
sentendo la stretta ricambiata, e trascinare entrambi fuori da quella festa
tanto odiata e inutile; volevano stare un po’ soli senza tanti pensieri per la
testa. Presero a girare l’enorme giardino che circondava la casa in silenzio,
le mani sempre strette l’una all’altra.
«Ti andrebbe di venire
da me un giorno di questi? Sono sicuro che tuo padre non possa rifiutare un mio
desiderio, così saremo liberi di passare un po’ di tempo soli senza paura che
ci possano vedere» propose Kaname, prendendo la sua mano in entrambe le proprie
e portarla alle labbra; la baciò, prima sul dorso come un vero gentiluomo e poi
sul palmo, seguendo le falangi e lasciandovi piccoli baci umidi.
«Non vedo l’ora»
sussurrò basso, lasciando che i suoi occhi si riempissero di quella visione,
mai sazi della figura di Kaname e dei sentimenti che riusciva a trasmettergli.
Lo amava, o per lo meno era un sentimento che gli si avvicinava, e quanto più
tempo avessero passato insieme, tanto più quel sentimento sarebbe cresciuto.
Le labbra si cercarono
ancora, ancora e ancora mai sazi di sentire le proprie gemelle, il sapore
dell’altro, la mani di Kaname che cercavano di avvicinarlo maggiormente a sé.
«Kaien, ci hai fatto chiamare?» disse Yuuki, entrando nella
Direzione.
Lì vi erano più persone di quante lei e Zero avessero pensato.
C’era un ragazzo dai capelli scuri, alto, dalla figura regale e Yagari che lo
guardava come se quello avesse fatto qualcosa che non doveva.
«Sì. Vi ho fatto chiamare per presentarvi il nuovo studente
della Night Class; è il più importante dei Vampiri, e sono sicuro che saprete
come trattarlo» l’occhiata che lanciò a Zero fu più che eloquente; questi
sbuffò, contrariato.
Il ragazzo si voltò per permettere ai due Guardian di
osservarlo meglio. A Zero mancò un battito, ma non si spiegava il perché di
quella reazione; il Vampiro aveva capelli d’ebano che gli scendevano morbidi
fino a metà collo, gli occhi amaranto che si posarono sui propri, profondi e
insondabili. Non disse niente il nuovo arrivato ma Zero era sicuro di averlo
già visto da qualche altra parte.
«Mi chiamo Kaname Kuran; è un piacere conoscervi» la voce
morbida e sicura del ragazzo, fece venire i brividi lungo la schiena al
Silver-head, e gli faceva ricordare qualcosa di lontano ed importante che
doveva aver dimenticato.
«Il piacere è tutto nostro, Kaname» rispose sorridente
Yuuki, presentandosi subito dopo.
«Io mi chiamo Yuuki Cross; mentre questo introverso,
silenzioso ragazzo si chiama Zero Kiryuu. Spero ti troverai bene qui»
L’altro annuì semplicemente, sorridendo alla ragazza ma
senza mai perdere di vista il ragazzo.
«Kaname fa’ parte della famiglia reale, all’interno della
casta vampiresca; è probabile che erediterà il comando dei Vampiri» spiegò
Kaien, ignorando lo sbuffo proveniente da Tohga. «Accompagnatelo al Moon Dorm,
e presentatelo agli altri…anche se non penso ce ne sarà bisogno. Ho già
avvertito Takuma del tuo arrivo Kaname»
«Vi ringrazio di aver avuto la possibilità di frequentare la Cross Academy, Direttore Kaien»
disse il Pureblood, chinandosi, prima di lasciare la stanza seguito dai
Guardian.
«Pensi sia stata una buona idea?» chiese Tohga, riferendosi
a Kuran.
«Mi ha chiesto lui di venire; non potevo certo rifiutare»
sospirò, guardando pensieroso fuori dalla finestra.
«Ma…» iniziò a dire Yagari, abbracciando da dietro il
Direttore.
«Vediamo che succede, se ci sarà bisogno, interverremo» gemette
leggermente, i baci che l’Hunter gli stava dando erano piccoli, umidi e frizzanti.
«Allora Kaname» cominciò Yuuki, affiancandosi al ragazzo.
«Il Direttore ti ha già detto qualcosa sul College?»
«Mi ha accennato solo qualcosa; ma penso che sia compito
vostro aggiornarmi, dico bene?» sorrise.
«Beh, sono delle accortezze semplici quelle alle quali devi
stare attento. Prima di tutto…»
«Non provare a mordere neanche una persona mentre sei qui»
concluse per l’amica Zero, con un po’ troppo astio nella voce. Si era
istintivamente messo sulla difensiva con quel Vampiro.
Kaname gli lanciò un’occhiata penetrante, come a volergli
dire qualcosa, ma rimase in silenzio.
«Zero! Sii più educato» Yuuki non lo capiva; va bene che non
sopportava i Vampiri, ma non era mai stato scortese con nessuno di loro. Il
ragazzo sbuffò, ma non distolse lo sguardo da quello dell’altro.
«Io non bevo sangue umano. Uso Pasticche Ematiche come tutti
i Vampiri che appoggiano la causa di Kaien; quindi non mi permetterei mai di
mordere un umano. Inoltre sono un Pureblood; sappiamo resistere al richiamo del
sangue» spiegò Kaname, gettando un’occhiata fredda all’Hunter.
«In caso contrario, la mia Bloody Rose sarà felice di
saggiare il tuo, di sangue»
«Adesso basta, Zero» si intromise la ragazza, continuando la
spiegazione. «Le vostre lezioni si tengono, ovviamente, di notte e il vostro
spostamento sarà tenuto d’occhio da noi Guardian, vista la vivacità delle
ragazze della Day Class; in ultimo, non dovete farvi vedere in giro da quelli
del Sun Dorm, perché non sanno niente di voi: non sono a conoscenza del fatto
che siete dei Vampiri»
«Grazie mille delle spiegazioni, Yuuki» disse gentile il
Pureblood, prima di entrare nel Moon Dorm, seguito dagli altri due.
Tutti i Vampiri erano già schierati, gli occhi puntati alla
porta. Non appena questa si aprì l’intera Night Class si profuse in un inchino,
di fronte il futuro erede della casata dei Kuran e Principe dei Vampiri.
«Potete anche alzarvi. Sarò solo uno studente come voi»
precisò Kaname, come a sottolineare che erano altri i motivi che lo portavano
lì.
«Kaname» gli si avvicinò Takuma, facendo un altro inchino,
prima che il Principe lo abbracciasse designandolo come amico e fratello;
dopotutto erano cresciuti insieme, non vedeva il motivo di nascondere la loro
amicizia.
Zero, dietro di loro, assottigliò gli occhi, non contento del
legame che univa i due; non poteva credere che Takuma fosse amico di un Vampiro
così indifferente a tutto e che tutti guardava dall’alto in basso. Non se ne
capacitava…non dell’amicizia (non in quel momento), ma del fatto che non
potesse sopportare la vista di Kaname; ogni volta che posava i propri occhi
sulla figura del Vampiro, sentiva un’enorme voragine prenderlo allo stomaco e
stringere, forte, talmente forte da farlo quasi spezzare.
«Io sono il Campo Dormitorio della Night Class, Kaname, e
per qualcosa puoi chiedere a me…almeno fino a quando non sarai pronto a
prendere questo ruolo come Vampiro di rango maggiore» spiegò il bel Vampiro
dagli occhi smeraldini.
A Zero sfuggì uno sbuffo che i due non faticarono a sentire.
Takuma si voltò verso il Silver-head, ammorbidendo il taglio degli occhi e
regalando all’altro un leggero sorriso; gli piaceva da morire vedere quelle
guance nivee imporporarsi.
«Grazie per averci portato Kaname» non era rivolto ad uno
dei due ragazzi in particolare, ma Takuma non aveva lasciato per un secondo il
contatto visivo con Zero.
«Oh, non è stato un problema» rispose allegra Yuuki.
«Dobbiamo andare Yuuki» Il Silver-head bloccò l’euforia
della ragazza, ricordandole che i giri di ronda li aspettavano a braccia
aperte.
«Sì, è vero! Allora, è stato un piacere conoscerti, Kaname;
ci vediamo presto» salutò la ragazza, sorridendo un po’ troppo apertamente per
i gusti di Zero. Il ragazzo diede un’occhiata superficiale al Pureblood, poi
uscì portandosi dietro l’amica.
Kaname osservò i due varcare il portone, sorrise malinconico
prima di voltare le spalle all’entrata e avviarsi con Takuma alle stanze
superiori.
«Zero» iniziò pensierosa Yuuki. «Mi sbaglio o sei stato
strano tutto il tempo?»
«A cosa ti riferisci?» fece finta di niente, evitando di
guardare la ragazza.
«Non fare il finto tonto; non capisco perché tu sia
diventato così insopportabile con Kaname nello stesso momento in cui lo hai
conosciuto. Non ti sei mai comportato così con nessuno della Night Class,
eppure sono tutti Vampiri» fece notare ovvia l’amica. Fermò il ragazzo,
cercando di farlo parlare, senza risultato.
«Senti Yuuki» iniziò stanco Zero, non ce la faceva a parlare
con la ragazza. «Non so cosa mi sia preso, e alla fine gli chiederò scusa; ma
adesso proprio non mi va di parlarne, voglio stare un po’ da solo» detto ciò si
allontanò, sotto lo sguardo perplesso dell’amica.
Davvero, non sapeva proprio come spiegarsi il suo
comportamento, se non incolpando la stanchezza che lo aveva preso in quei
giorni; e neanche quella riusciva a capire! Nel momento in cui riusciva a
chiudere gli occhi, quei sogni continuavano a perseguitarlo lasciandolo più
spossato di quanto non lo sarebbe se si fosse scontrato con un Vampiro. Quei
sogni…era come se li vivesse ogni volta, senza però ricordare nitidamente
quello che faceva. E poi la domanda era sempre quella: che cavolo c’entrava
tutto quello con lui? Perché in quel momento? Aveva davvero sentito, visto,
odorato qualcosa che aveva messo in moto quella catena che non sembrava finire?
Sospirò pesantemente, voltando l’angolo dell’edificio per
continuare la sua perlustrazione, non prestando realmente attenzione a quello
che lo circondava; non si accorse, di conseguenza, delle due figure che
seguivano ogni suo spostamento nei limiti del possibile. Una delle due decise
di uscire allo scoperto, portandosi di fianco al Silver-head con quel suo
sorriso caldo.
«Zero» disse soltanto, dando modo all’altro di uscire dai
vorticosi pensieri che lo avevano preso.
Si voltò di scatto verso il biondo Vampiro con gli occhi
sbarrati dallo stupore. «Takuma» ansimò, cercando di calmare il battito
accelerato del proprio cuore.
«Scusami, non era mia intenzione spaventarti»
«No, non ti preoccupare»
«Mi chiedevo se potevo tenerti compagnia, per un po’; magari
passeggiamo insieme, vuoi?» chiese solare il Vampiro, il sorriso luminoso, gli
occhi splendenti. A Zero manco un battito per un secondo, prima di tornare ad
una respirazione normale e cercare di aprire bocca.
«Sì. Sì non c’è problema; è meglio stare in compagnia ogni
tanto»
Presero a camminare in silenzio, nessun suono che proveniva
dai dintorni, la Day Class
silenziosa nelle proprie stanze.
Zero non sapeva cosa dire o cosa pensare; non gli era mai
capitato di rimanere da solo con il Capo Dormitorio, ma soprattutto non
riusciva a distinguere il reticolato di sentimenti che lo opprimeva: da una
parte vi era l’attrazione per quel Vampiro puro che gli camminava di fianco;
dall’altra parte il profondo rancore che provava per quelle creature che gli
avevano distrutto la famiglia, senza contare il proprio ruolo di Hunter! E
allora, come faceva a trovare la compagnia di Takuma così piacevole e
confortante? Era proprio in quei momenti che non riusciva a capire niente.
«Allora Zero, coma vanno le cose; sei riuscito a recuperare
un po’ di sonno? Ancora non hai una bella cera»
«Diciamo che su venti ore ne ho recuperate solo due» rispose
fiacco il Silver-head, un sospiro uscì dalle sue labbra.
«Come mai non riesci a dormire? Non ti fa’ bene e di sicuro
ne starai già risentendo»
«Beh, salvo che non crolli il mio corpo, la vedo dura la
possibilità di addormentarmi per un po’» disse acido Zero, per poi rivolgere un
sorriso di scuse al Vampiro.
«Ma perché non riesci a dormire? Non mi sembri uno che ha
problemi di qualche sorta» chiese il biondo, preoccupato per il ragazzo.
«Faccio dei sogni…più precisamente è sempre lo stesso che
faccio e rifaccio» spiegò l’Halfblood. «Ogni volta che chiudo gli occhi, vedo
sempre le stesse due persone; ma non riesco a capire il perché, di quelle immagini!
Insomma, io non conosco le due persone che vedo…»
«Sei sicuro?» lo interruppe Takuma. Zero lo osservò come se
avesse di fronte un’allucinazione. «Voglio dire, come puoi affermare di non
conoscerli?»
«Non ne vedo i volti» rispose ovvio il Silver-head. «In
genere nei sogni, quando non scorgiamo il volto di una persona, non vuol dire
che non la conosciamo?»
«In linea di massima sì; ma non pensi che forse tu abbia,
più semplicemente, dimenticato?» chiese insinuante Takuma, attento ad ogni più
piccola reazione del ragazzo.
Si erano fermati senza accorgersene, guardandosi negli occhi
senza mai distoglierli. Zero non riusciva a capire dove l’altro volesse
arrivare; mentre Takuma cercava in ogni modo di inviare qualche genere di input
al Silver-head.
«Che cosa stai cercando di dirmi, Takuma?» chiese Zero,
guardando il biondo in maniera quasi accusatoria.
«Niente di sconvolgente; dico solamente che magari è il tuo
cervello che cerca di farti ricordare qualcosa»
«Secondo Yagari potrei star ricordando qualcosa della mia
vita precedente» ammise con una smorfia Zero, non notando minimamente lo strano
luccichio negli occhi di Takuma.
«Chi lo sa, è possibile che abbia ragione lui…» sussurrò,
incrociando gli occhi ametista del Silver-head e guardandolo profondo.
Zero stava per parlare; voleva capire che cosa stava
cercando di dire o pensare il biondo, ma l’altro lo precedette, congedandosi
per tornare al dormitorio. Aveva lasciato Zero più confuso e stranito di quanto
non lo fosse prima.
Non aveva mai
immaginato che quel ragazzo potesse essere veramente così ricco…era un
eufemismo quello! Quando aveva messo piede per la prima volta nella sua
abitazione, aveva a mala pena trattenuto lo stupore che permeava il suo corpo;
come faceva un ragazzo come Kaname ad abitare in un PALAZZO come quello? E
tutto solo poi! Non un genitore, non un maggiordomo, solo lui ed un altro
ragazzo che ogni tanto vagava per quelle stanze come se fosse di casa. Gli
aveva chiesto chi fosse, e Kaname gli aveva solamente risposto “Takuma”, come
se quella semplice parola potesse spiegare ogni cosa, anche se in realtà non
aveva contribuito per niente!
Aveva frequentato quel
posto per molto tempo, era quasi diventata la sua seconda casa, visto che il
padre non vedeva l’ora che avesse amicizie di un certo calibro, non capendo
cosa in verità gli passasse davvero per la testa; e allora aveva continuato ad
andare a casa di Kaname come se niente fosse. Passavano il tempo a parlare, a
leggere, Kaname che si disinteressava di ogni cosa e passava le ore a
contemplare quel corpo che finalmente poteva avere per sé. Non ne aveva mai
capito il motivo, non pensava di essere chissà quale bellezza ma Kaname
continuava a ripetere che non capiva niente e che aveva un qualcosa di
profondo, misterioso e terribilmente dolce che lo aveva spinto ad avvicinarsi
senza pensarci due volte.
Quella relazione aveva
qualcosa che proprio non riusciva a capire; sentiva di voler stare il più
vicino possibile a Kaname, ma spesso dal ragazzo sentiva provenire un’energia
che non sapeva come interpretare: faceva nascere dei brividi lungo la sua
schiena, che però non sapeva se catalogare come piacevole o meno…in alcuni
momenti sentiva di volergli essere più vicino, in altri, quegli stessi brividi
davano la sensazione di qualcosa di mostruoso a cui stare alla larga. Ma l’essere
umano è curioso, e spesso si butta in situazioni pericolose senza neanche
accorgersene.
Bene! Questo è il primo capitolo, il prossimo sarà
l'ultimo^^ Non volevo fare una cosa lunga per questa storia, ma mi
è uscita così, spero non vi dispiaccia! Naturalmente
voglio sapere le vostre congetture, mica potete lasciarmi a bocca
asciutta!! xD Vi domando subito scusa, visto che l'avrei dovuta postare
prima ma per alcuni motivi (Couff*scappatadicasa*Couff) non avevo
possibilità di avvicinarmi ad un pc; adesso sono liberissima,
quindi, prima di rimettermi sui libri dell'università
finirò questa FF!! Mi auguro comunque che questo inizio non vi
abbia deluso^^
Colgo l'occasione per ringraziare chi ha recensito "Don't Bite Me"
(mostrandomi anche gli stupidi errori che ho fatto -//-); Beh, come
promesso questa storia è dedicata a coloro che hanno seguito la
storia precedente, lasciando anche una piccola traccia del loro
passaggio. E quindi questa è per voi: Skadi, Avly, kikachan, rasiel, ilion13, fullmetal, versus11, Mello sexy doll, Hizu, Hime__, Ninive Shyal; grazie mille a voi e anche a chi ha letto soltanto^^
rasiel:
anche a me è dispiaciuto molto che "Don't Bite Me" sia finita,
ma chissà che la mia mente malata non si inventi qualche
continuo di quella storia (da una parte ci spero, dall'altra no). Il
fatto che tu ti sia immedesimata nei personaggi mi fa' molto felice^^
(è un modo per strattenersi, in realtà sto saltando dalla
gioia :D) perché questo vuol dire che riesco a far trasparire le
emozioni che voglio siano ben presenti, e questo è un vero
onore!! E spero che cose positive le troverai anche in questa FF!!
Bacioni!!! :********
kikachan:
prima di tutto ti ringrazio di avermi fatto notare gli errori!! Ti
giuro che mi sarei seppellita volentieri quando li ho visti -//- erano
mostruosi :( Comunque sono contenta che la storia ti sia piaciuta e
l'abbia letta fino alla fine; so che come finale, il superamento di
Zero è alquanto irreale, ma un po' lo preferivo così, un
po' è stato per non dover"torturare" troppo il povero
Zero...gliene capitano troppe nella vita^^" Baci!!
Avly:
Grazie per avermi mostrato anche tu gli errori imbarazzanti che avevo
fatto, e spero che adesso sia molto più scorrevole la storia
rispetto a prima (anche perchè sto rivedendo anche i precedenti
capitoli, nel caso ci fossero errori gravi anche li^.-). Per il resto,
sono stracontenta che la storia ti sia piaciuta, che magari anche
questa ti abbia incuriosito un po' e che...beh spero continuerai a
leggere di questi due bei ragazzi, visto che le FF su di loro mi
vengono a valanga!! :D Calcolando che, a parte "Passato e Presente" ne
ho un'altra in corso di scrittura...ci sarà un sacco da leggere
su questi due!! E chissà che una piccola one-shot su "Don't Bite
Me" non mi venga in mente di scriverla^.- Quindi a presto!!! Bacioni
immenzi!! :**
Al prossimo capitolo!!
*Baci*
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Capitolo 2 *** [ Capitolo 2 ] ***
capitolo 2
Passato & Presente
Capitolo 2
Nel mese a seguire, aveva provato in tutti i modi a stare
lontano da quel Pureblood che non riusciva a sopportare, ma non c’era stato
niente da fare: ovunque si trovasse era tanto “fortunato” da incontrare anche
l’altro, come se questi lo stesse seguendo. Per distrarsi era andato spesso a
caccia, sperando che magari la sua mente si sarebbe liberata dalla fastidiosa
presenza di quel Vampiro; ma così non era stato purtroppo. In più ci si era
messo il fatto che Takuma si fosse in qualche modo allontanato, senza dargli il
tempo di capirci niente: aveva fatto tutto lui, si era avvicinato a Zero,
facendogli crescere la speranza che forse qualcosa ci poteva essere, per poi,
non appena quel Nobile aveva fatto il suo ingresso, allontanarsi senza neanche
una spiegazione. Era da quella sera in cui avevano parlato loro due da soli che
il biondo non gli rivolgeva la parola, a mala pena riceveva il saluto quando si
incontravano fuori dal cortile, durante gli spostamenti della Night Class. Non
riusciva a capire niente, visto e considerato che la sua mente era sempre
impegnata a pensare qualcosa…e stava iniziando anche ad essere una specie di
cadavere ambulante, dato i sogni sempre più strani e reali che continuava a
fare. L’ultimo soprattutto gli aveva dato parecchio da pensare, poiché aveva
riconosciuto nel ragazzo dai capelli d’ebano Kaname Kuran, e la cosa proprio
non riusciva a spiegarsela; perché il Pureblood per eccellenza doveva anche
essere nei suoi sogni? Non lo sopportava, non lo poteva vedere eppure lo
sognava; un’altra cosa strana era il fatto che aveva iniziato a riconoscerne i
tratti a poco a poco, segno che quel Vampiro avesse qualcosa a che fare con i
propri sogni. Ma perché? Era forse dato da quello il fatto che non lo potesse
soffrire?
«Zero» lo chiamò Kaien alle sue spalle.
Si trovava per l’ennesima volta disteso sul divano con il
libro di famiglia in mano, sicuro che almeno lui non lo avrebbe fatto pensare
per un po’.
«Dovresti uscire un po’, pensare a qualcos’altro» disse
preoccupato il Preside.
Gli occhi non lasciarono trasparire più preoccupazione di
quanta in realtà ne provasse. Doveva assolutamente parlare con Tohga e vedere
come provare a risolvere la cosa…non sopportava di vedere il ragazzo ridotto in
quello stato, soprattutto perché non era sicuro che fosse quello che volesse.
Ma quello si sarebbe visto alla fine di tutta la storia.
«Non mi va molto ora» rispose sfiancato il Silver-head,
guardando l’uomo con occhi appannati dal sonno. Da quanto tempo era che non
dormiva come si deve? Troppo; quella notte avrà dormito bene o male per
mezz’ora, prima che le immagine del sogno prendessero il sopravvento.
«Perché non vai a fare compagnia a Yuuki? O magari un bagno
rilassante?» sentiva di star perdendo il ragazzo, Kaien, e non lo avrebbe mai
permesso.
«Mmm…penso che il bagno possa andare bene» sussurrò appena.
Kaien osservò il ragazzo dirigersi verso il bagno, prima di
prendere la strada opposta e andare verso le aule della Night Class; in quel
momento Tohga stava facendo lezione.
«Scusatemi l’interruzione» disse una volta aperta la porta,
il sorriso affabile sempre sulle labbra.
Yagari si preoccupò nel vederlo lì; oltre al fatto che era
la prima volta che interrompeva una lezione, l’Hunter si era anche accorto che
quel sorriso era in realtà tirato e finto. Uscì dall’aula con la massima calma,
conscio del fatto che il Preside volesse parlare con lui.
«Cos’è successo?» chiese senza indugi.
«Sono preoccupato per Zero, Tohga. Sono giorni che non
dorme…sta diventando l’ombra di se stesso con questa storia dei sogni»
«Tuttavia sei stato tu a voler mandare avanti questa storia,
Kaien; lo sai che non sono mai stato d’accordo» lo riprese, non celando
l’irritazione, ma senza comunque incolpare così l’altro.
«Io…lo so» ammise con rammarico. «Forse non avrei dovuto
permettergli questa cosa, ma magari Zero ne sarà..»
«Non lo dire Kaien» lo interruppe subito Tohga, spostando lo
sguardo. «Le cose avrebbe dovuto avere il loro corso naturale, non essere
forzate in questo modo. È stato quel Vampiro –sputò con rabbia– a volere che
fosse così; noi cosa possiamo fare se non rimanere ad osservare?»
«Il professor Yagari ha ragione» disse il suddetto Vampiro
alle loro spalle.
Li aveva sentiti parlottare, dopo tutto il suo udito fine
non andava sottovalutato, e se discutevano di Zero non poteva fare a meno di
intromettersi.
«Sono io che ho voluto così; e sebbene in questo momento non
sia al massimo della sua forma e lo stia sottoponendo ad un’estenuante prova,
non me ne pento affatto» concluse, posando il suo sguardo profondo nell’occhio
blu elettrico del professore.
«Eppure ora come ora ti odia, non sopporta la tua vicinanza,
e prova in ogni modo di evitarti sebbene tu cerchi sempre di stargli il più
vicino possibile…Kuran» gli fece notare Yagari.
«Mi odia solamente perché non capisce le sensazioni che lo
prendono quando mi è affianco o mi vede» spiegò il Pureblood. «Il fatto che io
stia stuzzicando la sua mente anche con i miei poteri è solo per accelerare un
po’ il processo»
«Non ce la fa’ più, Kaname» sbottò Kaien, mostrando tutta la
preoccupazione che aveva per il figlioccio. «Non può resistere ancora per
molto» la voce che si spense, gli occhi chiusi ed un braccio di Tohga a
proteggerlo.
«Abbi solo un altro po’ di pazienza» disse solo il Principe
dei Vampiri, prima di rientrare in classe.
Yagari gettò uno sguardo carico di odio alle spalle del
ragazzo, mentre Kaien si rifugiava tra le sue braccia senza tanto preoccuparsi
del luogo nel quale si trovavano: aveva solo bisogno di un po’ di calore.
«Sono preoccupato» ribadì per l’ennesima volta il Direttore.
«Andrà tutto a posto, vedrai» lo rassicurò Tohga, sebbene
non credesse fino in fondo a quelle parole.
Non ce la faceva…era veramente troppo stanco per anche uno
solo passo in più. Era stanco morto, e non era di certo un modo di dire!
Sentiva di avere un piede nella fossa, se le cose avessero continuato così
ancora per molto tempo. Per non avere più quei sogni si era anche impedito di
addormentarsi, sebbene dovesse ammettere che non era una delle più grandi idee
che avesse avuto: ma non sapeva proprio che altro fare. Aveva chiesto a Yuuki
di potersi occupare della ronda per tutta la notte, senza stare a guardare i
turni, proprio voleva evitare di dormire; la ragazza aveva accettato, dietro
profonde insistenze del Silver-head, ma continuava ad osservare l’amico
preoccupata come non mai. Era la prima volta che lo vedeva così sconvolto,
nemmeno quando lo aveva conosciuto lo aveva visto così male; voleva fare qualcosa,
distruggere quel libro che per lui era come una droga, tenerlo vicino e fare in
modo che i suoi sogni fossero il più tranquilli possibile, che non avesse
quella sorta di “incubi”, se così li poteva definire, che aveva in
continuazione! Voleva proteggere il suo migliore amico da qualcosa di cui non
sapeva bene si trattasse.
Era appena passata la mezzanotte, quando Zero si rese conto
che la vista gli si stava annebbiando. Doveva sedersi un attimo ed aspettare
che quel capogiro gli passasse, per poter continuare con la sua ronda. Si
appoggiò al tronco di un albero, e si lasciò scivolare fino ai piedi di questo
prima di chiudere gli occhi ed attendere che tutto il mondo smettesse di
vorticargli intorno. Quando pensò che il momento fosse passato, aprì gli occhi,
rendendosi conto che qualcosa non andava: la testa continuava a girargli,
vedeva come se si trovasse estrapolato dal proprio corpo, si sentiva come si
trovasse su un comodo materasso fatto di piume ed l’intero corpo non avesse
alcun peso ma fosse leggero come una foglia. Il campo visivo iniziò ad
oscurarsi man mano che cercava di capire cosa gli stesse succedendo, fino a
quando tutto non divenne una macchia nera indefinita e si sentì completamente
sospeso nel tempo e nello spazio; vedeva l’universo nel suo complesso, tutto
era nero con piccole luci bianche che ogni tanto facevano capolino nella sua
mente. Non sentiva niente, non provava niente; era diventato un’entità
completamente separata da ogni altra cosa vivente o meno.
«Kaname…» sussurrò
dolcemente.
«Sono qui» mugugnò il
ragazzo vicino. Allungò un braccio, che strinse attorno la sua vita, ed
avvicinò quel corpo al proprio, tuffandosi poi con il viso tra quei capelli
chiari. Respirò il suo profumo di lavanda selvatica, miagolando poi soddisfatto.
Non l’aveva lasciato andare quella notte, ma l’aveva tenuto con sé preoccupandosi
solo marginalmente di avvertire la sua famiglia; non gli avrebbero rifiutato un
no, quindi erano rimasti nella propria camera fino a tarda mattina. Non ce la
faceva a staccarsi da quel corpo morbido e caldo.
«Forse dovremmo
alzarci» biascicò, senza però alcuna intenzione di muovere un solo muscolo per
allontanarsi da quel corpo marmoreo; lo voleva vicino sempre e comunque, senza
pensare troppo ai suoi doveri nei confronti della famiglia.
«Possiamo stare così
per molto tempo ancora senza preoccuparci di quello che avviene fuori da questa
stanza» avvisò Kaname, stringendo la presa e iniziando una danza di baci
partendo dalla fronte per scendere alla mandibola, al collo, alla clavicola…il
petto morbido, con un accenno non eccessivo di muscoli; le mani dalle dita
affusolate e forti…
«Mmm…Kaname» sussurrò
con voce fievole e compiaciuta. «Se questo è il tuo modo per non pensare a
quello che avviene fuori di qui, mi piace»
Sorrise, il Nobile,
mentre le carezze non smettevano di stuzzicare luoghi che risvegliavano il
proprio corpo. Andò a sbottonare l’inutile camicia che indossava, baciando poi
ogni singolo lembo di pelle che le sue labbra incontravano; si soffermò sui
capezzoli leccandoli, mordendoli dolcemente e succhiando, producendo soffi e
gemiti che lusingavano le proprie orecchie. Continuò la sua discesa fino
all’ombelico, dove leccò e morse, facendo capire le proprie intenzioni non
propriamente caste. Erano mesi che si conoscevano, e da mesi non vedeva l’ora
di assaggiare quel corpo e quella persona che era capace di farlo eccitare
anche con un solo sguardo. Ne amava ogni singola sfaccettatura, ogni aspetto ed
ogni difetto o pregio; adesso lo voleva anche dimostrare!
Non voleva che le cose
finissero subito, ma doveva essere la cosa più soddisfacente e più perfetta che
l’altro avesse mai sperimentato. Voleva essere dolce, per quella persona che
era diventata come cristallo tra le sue mani; voleva essere passionale, per far
capire tutto lo stravolgente sentimento che lo permeava ogni volta che erano
anche solo vicini; voleva essere lento, per far assaporare ogni singolo
movimento di quei tocchi, voleva che sentisse ogni piccolo brivido percorrergli
le membra subito seguito dal successivo.
Assaggiò la
consistenza dei fianchi con solo la punta delle dita, sentendo quei sospiri di
piacere leccargli lascivi il padiglione auricolare per poi scivolare serpentini
nel suo cervello, senza possibilità di scampo. Leccò quelle porzioni di pelle,
gli occhi chiusi concentrato solo sul gusto; le mani che carezzavano le cosce
ancora coperte di quel corpo fantastico, lasciandosi trasportare solo dal
tatto; il naso che apprezzava ogni profumo che incontrava, che fosse la propria
saliva mista al sapore della pelle, sia che fosse il suo eccitante profumo,
percependo con l’olfatto ogni minimo cambiamento; quei gemiti che perforavano
il proprio orecchio…peccaminosi come solo bere il sangue umano potrebbe essere,
come uno dei Sette Peccati ai quali si stava lasciando andare, eppure il
proprio udito catturava ogni singola nota di quei suoni; e la vista!quando aprì
gli occhi per tornare a baciare quelle labbra rosee che lo attendevano sole…in
quel momento vide un angelo, il suo angelo personale che era arrivato per
salvarlo da una vita che non sarebbe mai stata completa: quegli occhi chiari
che lo supplicavano di continuare e di amarlo come mai aveva fatto prima; quei
capelli lisci come seta che gli contornavano il volto, talmente chiari da
sembrare la Luna
stessa per illuminarlo; le gote arrossate dal piacere; le labbra socchiuse per
catturare quanta più aria possibile; il torace che si alzava e si abbassava
veloce per star al passo con l’eccitazione che lo prendeva mano mano che
l’altro rimaneva sopra di sé.
«Kaname…»
Non lo lasciò
continuare. Non ce n’era bisogno.
Lo baciò con tutto il
fuoco che aveva in corpo; si esplorarono a vicenda, si impararono a conoscere a
fondo. Kaname che non aveva mai assaggiato labbra più morbide delle sue, ma lui
non aveva mai assaggiato altre labbra in generale! Era sconvolgente sentire la
morbidezza di quelle labbra, il serpeggiare di quella lingua dentro la propria
cavità, in un combattimento con la propria che non voleva sentirne di avere
vincitori o vinti, ma che lasciò entrambi senza fiato, quando si separarono.
Lì…lì cedette alle carezze morbide, pressanti e costanti con le quali il Nobile
lo stava corteggiando; si abbandonò alla bolla di piacere che aveva isolato il
proprio cervello, senza lasciargli la possibilità di pensare niente. Si lasciò
semplicemente alle cure di quelle mani morbide, che sprigionavano calore in
ogni punto su cui passavano; che gli abbassavano pantaloni e mutande per
carezzare le cosce; che saggiavano la morbidezza della pelle, passavano sui
fianchi, lasciandogli brividi lungo tutta la spina dorsale.
«Cosa vuoi che ti
faccia?» chiese sfacciato il Nobile, la lingua che serpentina tracciava scie
lungo il torace.
«Tutto quello che vuoi
Kaname» mormorò prendendogli una mano, iniziando a succhiare lascivo una ad una
tutte le dita.
Kaname rimane
folgorato da quella scena, della sua sfacciataggine e dell’intraprendenza che
stava dimostrando. Dovette sforzarsi a non immaginarsi il proprio membro tra quelle
labbra, altrimenti sarebbe venuto prima del previsto; quegli occhi accesi dalla
lussuria, quelle labbra vogliose che impiastricciavano di saliva le proprie
dita, i capelli che si appiccicavano sulla fronte e sulla pelle lucida…doveva
concentrarsi, o sarebbe durato veramente poco!
Il Nobile iniziò a
toccare ed eccitare la sua parte intima con le mani, prima di assaporarla anche
con la lingua, risalendo l’interno coscia. Non riusciva a trattenere i gemiti,
ed anche se si sentiva in imbarazzo nel produrre un suono così indefinito,
Kaname non sembrava voler sentire altro, sforzandosi di sorprenderlo ogni volta
in modo da lasciare che quei suoni riempissero l’aria.
Con le dita bagnate di
saliva, si adoperò a non fargli troppo male nel prepararlo, aspettando paziente
che si abituasse all’intrusione.
«Kan-Kaname…sto per
venire» gemette, cercando di trattenersi dal venire stringendo forte i capelli
ebano tra le proprie mani. Dio! Era fantastico sentirlo sulla propria pelle e
dentro il proprio corpo, anche solo con due dita!
«Nessuno ti trattiene.
Puoi venire ogni volta che senti l’orgasmo montare» e sentire quelle parole
sparate nel proprio orecchio furono la goccia che fece traboccare il vaso:
venne così intensamente, che alla fine quasi credette di aver scordato il
proprio nome. Eppure quello era solo l’inizio.
Quando Kaname lo
penetrò, con una spinta decisa, sentì un dolore che quasi lo stordì tanto era
intenso; fortuna che l’altro si fermò per abituare il corpo a quell’intrusione,
altrimenti sarebbe svenuto come una donnicciola davanti un po’ di sangue! Dopo quel
primo attimo di dolore però, l’unica cosa che riusciva a ricordare era l’estremo
piacere che traeva dalle spinte decide e cadenzate di Kaname, che sembrava
cullare il suo corpo invece che perdersi nell’atto sessuale.
Quando vennero, Kaname
si stese di fianco il suo corpo, ancora possedendolo; era forse una posa
imbarazzante, ma così di sentiva di appartenere pienamente all’altro. Si strinsero
in un abbraccio dolce, prima di addormentarsi soddisfatti.
La preoccupazione di Kaien non era eccessiva e nemmeno
doveva passare inosservata. Lui stesso era preoccupato di come le cose si
stavano evolvendo; aveva pensato che Zero fosse più forte, che sarebbe riuscito
a contrastare il potere che stava riversando su di lui. Aveva quasi sperato che
nel momento in cui i loro occhi si fossero incontrati tutto sarebbe andato per
il meglio, senza quei sotterfugi che sembravano non portare da nessuna parte.
Era arrabbiato Kaname, con se stesso e con Zero, con Takuma
e con Kaien che sembrava non avere per niente fiducia in lui! In realtà sapeva
benissimo che l’unica cosa a preoccupare seriamente il Direttore era la salute,
in quel momento precaria, del Silver-head; non poteva certo dargli torto, ma
tutte quella situazione, l’ansia e lo stress che accumulava lo stavano mandando
fuori di testa. Avrebbe fatto volentieri altro, invece che scatenare tutto quel
casino! Non era poi così difficile capirlo, se solo lo si conosceva bene…
Non riusciva a stare fermo in camera; già l’aveva percorsa
in lungo e largo una ventina di volte. Inoltre le mura gli sembravano
inclinarsi, restringersi, crollare l’una sull’altra. Non aveva mai sofferto di
claustrofobia (anche perché i Vampiri non potevano ammalarsi od avere fobie
varie), ma tutta quella situazione lo faceva sentire prigioniero di se stesso:
sentiva le braccia costrette da una morsa gelida che non gli dava alcuna
possibilità di movimento; non poteva fare un passo in nessuna direzione che
sentiva come la presenza di un qualcosa che lo faceva desistere da ogni movimento.
Sapere che in quel preciso istante le pareti della sua stanza concretizzavano
quella sensazione di soffocamento, gli rendeva ancora più necessaria la ricerca
di aria fresca: spazi aperti e qualsiasi cosa che non avesse pareti od ostacoli
che potessero soffocarlo.
Uscì dalla stanza e percorse i corridoi e le scale che lo
portarono di fronte il portone principale, senza prestare molta attenzione alle
parole che Rika gli rivolse o allo sguardo tra il preoccupato e l’indifferente
di Takuma: doveva anche risolvere la situazione con quel Vampiro!
Anche solo aprire il portone lo aiutò ad inspirare una bella
boccata d’aria che diradò (sebbene di poco) l’ansia che quella situazione gli
aveva messo addosso. Percorse a passo tranquillo tutto il perimetro del Moon Dorm
cercando in ogni modo di alleggerire il carico emozionale che gli premeva
dentro. Vedere la Luna
in cielo lo aiutava a calmarsi, a far tornare a galla emozioni, sensazioni e
ricordi che riuscivano a cullare il suo cuore e la sua mente. Il vento tra i lunghi
capelli d’ebano gli dava la dolce sensazione di essere accarezzato da dolci
mani che lo volevano tenere stretto, come fosse una cosa preziosa. La gamma di
sentimenti che aveva faticosamente trattenuto in quei giorni stava facendo
pressione per uscire; non si era mai voluto mostrare debole di fronte a lui, per cui aveva sempre cercato di
essere forte per entrambi. Ma in quel momento proprio non ce la faceva!
Rivoleva quei fili setosi tra le mani; voleva giocare con quelle ciocche che
sicuramente gli sarebbero scivolate di fronte gli occhi; avere tutto per sé
quel corpo da amare come il cristallo, senza lasciare che nessuno potesse
avvicinarglisi…rivoleva semplicemente quei momento in cui potevano stare
tranquillamente insieme. Non era poi così difficile da capire!
«Kaname?»
Una voce femminile interruppe il flusso dei suoi pensieri.
Si voltò e vide Yuuki, la
Guardian, osservarlo con gli occhi stretti per distinguerlo
tra gli alberi, in quel buio.
«Ciao Yuuki» la salutò cordialmente; nonostante non la trovasse
particolarmente intelligente, era comunque gentile e simpatica. Senza contare
che insieme a lei poteva vedere sempre Zero, nonostante l’altro lo continuasse
ad odiare. Peccato che in quel momento non vedesse il Silver-head accanto la
ragazza.
«Non pensavo fossi veramente tu» rivelò la ragazza con un
sospiro. «Con questo buio non riesco bene a distinguere i contorni delle cose»
«Stai facendo il tuo turno di ronda?» le chiese il Vampiro,
avvicinandosi a lei; vide le sue gote arrossarsi, ma non ci volle fare caso:
non erano cose che gli interessavano. Era normale per lui sapere di avere una
certa influenza sul sesso femminile, come in alcuni casi anche su quello
maschile; ora voleva fare colpo solo su una persona, e di sicuro non era quella
ragazza.
«No. Zero mi aveva chiesto di poter coprire anche il mio
turno di ronda, ma non mi sono fidata a lasciarlo da solo, e sono venuta a
cercarlo per fargli un po’ di compagnia. In questi giorni non è perfettamente
se stesso. Però non lo riesco a trovare da nessuna parte…» fece pensierosa
Yuuki.
«Non hai provato a cercarlo in camera? Forse è rientrato un
attimo» fece Kaname, cercando di dimostrarsi più neutro possibile. In realtà
vibrava dalla voglia irrefrenabile di lasciare lì la ragazza e fiondarsi a
cercarlo, con tutto che sarebbe potuto passare per pazzo visto che cercava in
tutti i modi di essere scostante ed indifferente, senza mai staccarsi veramente
da lui.
Il dubbio che poteva essergli successo qualcosa non lo
lasciava quasi respirare, sebbene cercasse di pensare positivo e non lasciarsi
scoraggiare dalle paranoie.
«Ho provato a fare un salto, ma non c’era nessuno; e a parte
te non ho incontrato nessuno»
«Magari non ti sei accorta di averlo incrociato» provò a
supporre il Pureblood, vedendo gli occhi castani della ragazza impensierirsi.
«Può anche essere, ma lui si accorgerebbe della mia presenza
anche a metri di distanza!» esclamò quasi esasperata.
Yuuki non notò minimamente il sopracciglio sollevato del
Vampiro né tantomeno il tono quasi glaciale con il quale le si rivolse.
«Cosa intendi con questo?»
«Beh…Zero è uno dei migliori Hunter in circolazione; anche
quando è sovrappensiero capta sempre tutto ciò che lo circonda. Mi sembra
strano che non si sia fermato un attimo. Però hai ragione: è strano da un po’
di tempo, ed è tutta colpa di quel diario e dei sogni!» ringhiò la ragazza.
L’allusione ad un diario lasciò il Vampiro quasi perplesso,
ma sapere che il proprio potere stava facendo effetto sul Silver-head gli fece
tirare un invisibile sospiro di sollievo.
«Anche Takuma è strano in questi ultimi giorni» aggiunse la
ragazza.
«In che senso?»
«Prima era aperto e solare…quando era Capodormitorio.
All’improvviso non ha più scambiato una parola con Zero; mi sembra poco dopo il
tuo arrivo»
Un forte sentimento di possesso prese Kaname alla bocca
della stomaco. Perché Takuma si era avvicinato tanto a Zero? E perché
d’improvviso aveva smesso di parlargli? Di nuovo quella sensazione di pareti
che gli crollavano addosso lo prese; doveva allontanarsi dalla ragazza o non avrebbe
trattenuto ancora per molto il proprio potere: almeno quel poco che avrebbe
trasformato il proprio aspetto.
«Sarà meglio che ti lasci continuare a cercarlo, Yuuki»
disse Kaname un po’ brusco.
«Sì. Non volevo rubarti tanto tempo. Faccio ancora un giro e
vedo di cercare Zero. Buona notte Kaname» salutò con un piccolo sorriso.
Yuuki aveva compreso l’urgenza nella voce del Vampiro, e
sebbene le piacesse la sua compagnia, voleva cercare Zero e capire bene che
cose gli stava succedendo. Avrebbe tanto voluto gettare nella spazzatura quel
cavolo di libro! Chissà che così il ragazzo non si sarebbe sentito un po’
meglio...
«Kaname…forse è ora
che io torni a casa. I miei iniziano a darmi per disperso» provò a dire, ma le
labbra di Kaname subito cucirono la sua bocca, per impedirgli di dire altre
stupidaggini.
«Sul…serio…Kaname»
provò a dire tra un bacio e l’altro, ma il Nobile non ne voleva sapere niente!
«Insomma!» urlò,
riuscendosi a scansare dal corpo pressante dell’altro. «Non voglio che i miei
ci separino, dovresti saperlo! Se scoprissero una cosa del genere finiremmo
entrambi in cella, ed io non voglio che ti capiti niente!»
«Ovviamente non pensi
a te…» lo prese in giro il Nobile, con un piccolo sorriso sulle labbra. «Non
voglio lasciarti andare via; non ora che possiamo stare un po’ insieme…»
«Sono due settimane
che stiamo insieme Kaname. I miei genitori staranno iniziando a sospettare
qualcosa…»
«E allora lasciali
sospettare! Proprio non vuoi stare qui?» non sapeva quello che stava dicendo,
ma soprattutto non voleva ragionare. Desiderava solamente stringere il suo
corpo tra le proprie braccia e non lasciarlo mai. La sua mano sulla guancia lo
fece tornare un po’ in sé; per lo meno lo rese abbastanza lucido da poter
ragionare.
«E va bene» concesse
il Nobile. «Ma solo per qualche giorno. Verrò a riprenderti il più presto
possibile!» e lasciò un piccolo bacio a lato della bocca, prima di lasciarlo
rivestire.
«Staremo di nuovo
insieme prima di quanto tu possa pensare» disse con un sorriso talmente felice,
da lasciar credere a Kaname che fosse vero.
Li vennero a prendere
che entrambi stavano dormendo. Non sentirono nessun rumore, non ebbero nessun
sospetto. Solo quando furono fuori dalla stanza di Kaname entrarono come una
furia, fucili alla mano: li puntarono immediatamente contro Kaname, senza dargli
il tempo di comprendere alcunché.
«Che diavolo state
facendo?!» urlò Kaname, cercando di mettersi tra i fucili e il suo corpo.
«Non cercare di
fuggire o fare il furbo Kaname Kuran» strepitò un signore appena entrato nella
stanza. «Sappiamo della tua vera identità, sappiamo che sei un Vampiro. Adesso tu
e il tuo compagno verrete scortati fino al Palazzo di Giustizia dovere verrete
giustiziati, se non lasciati morire in cella»
«Non è possibile!»
disse, guardando Kaname lanciare sguardi di fiamme verso quel signore.
Beh…in fondo avrebbe
dovuto sapere che non sarebbe durata ancora a lungo. Strinse addolorato gli
occhi, come a voler scacciare ogni momento passato con l’altro.
«Ascoltami» gli disse
Kaname, prendendogli il viso tra le mani. «Qualsiasi cosa ti dicano, sappi che
io ti amo, che non ho mai bevuto il tuo sangue e che non ti avrei mai fatto del
male»
La limpidezza e
fierezza che vedeva nei suoi occhi amaranto, gli dicevano che quella era una
verità che non poteva mettere in discussione, e il suo cuore l’aveva accettata,
quella verità. Così come la sua mente gli aveva assemblato tutti quegli
atteggiamenti che aveva trovato strani e misteriosi, che in un certo qual modo
avevano fatto ribollire il suo sangue di paura.
Prima che potesse dire
qualsiasi cosa, uno dei signori con il fucile fece partire un colpo, che andò a
perforare la spalla sinistra di Kaname. Lo vide orripilato digrignare i denti
dal dolore, prima di portarsi una mano sulla ferita.
«I Vampiri non possono
amare. Avete solo sete di sangue e sesso; impuro sesso» aggiunse l’uomo
stempiato senza fucile, dopo un’occhiata ai loro corpi ancora nudi.
«Portateli via. Non si
meritano altro tempo»
Con l’orrore in volto
cercò di divincolarsi per poter avvicinarsi a Kaname, ma le braccia che lo
trattenevano erano forti, più forti del suo corpo non abituato a sforzi fisici.
Si divincolò in tutti i modi, provocandosi anche tagli profondi, ma poco gli
importava: in quel momento voleva solo raggiungere Kaname e baciarlo,
rassicurarlo, coccolarlo…
Con uno strattone
riuscì a liberarsi da quella presa ferrea e accasciarsi vicino il Vampiro; gli
accarezzò una guancia, prima di passare la mano sporca del proprio sangue sulle
labbra di Kaname: voleva che almeno il sapore del suo sangue gli rimanesse come
ricordo.
«Ti amo Kaname…non
dimenticarlo mai» riuscì a sussurrare, prima di essere trascinato fuori dalla
sua portata.
«Portate questi esseri
al Palazzo, e lasciate che venga deciso di loro»
Si scambiarono un
ultimo sguardo carico d’amore e d’amarezza, prima di essere completamente
oscurati l’uno alla vista dell’altro.
Kaname continuò a girovagare intorno il Moon Dorm con gli
occhi cremisi che mandavano scintille in ogni direzione. Se si fosse fatto
trasportare dal proprio istinto, la prima cosa che avrebbe fatto sarebbe stata
sicuramente entrare nell’edificio e braccare quello sciocco di Takuma. Ma come
si era permesso?! Perché diavolo aveva osato toccare una sua proprietà? Non
sarebbe stato molto gentile se se lo fosse trovato di fronte in quel preciso
istante.
D’improvviso un odore familiare lo colse, forte come la
prima volta che lo aveva sentito in mezzo quella folla, o quando lo aveva
sentito di nuovo dopo tanto tempo neanche un mese prima. Vi corse praticamente
incontro, non pensando minimamente che forse il ragazzo si sarebbe spaventato
nel vederselo catapultarsi così; non pensando che forse avrebbe trovato l’altro
in posizione, pronto per difendersi. Non gli importava niente di tutto quello
che sarebbe potuto succedere, sentiva solo quel sentimento di possesso che
cresceva e chiedeva di essere preso in considerazione, lasciandogli libero
sfogo.
Tutto si era aspettato, tranne trovare il Silver-head steso
ai piedi di un albero, dolcemente addormentato…no, non sembrava propriamente
addormentato: era come se un camion o migliaia di Vampiri gli fossero saliti
sopra lasciandolo completamente spossato. Aveva il volto più pallido del
solito, i capelli madidi di sudore, gli occhi che sotto le palpebre si
muovevano velocemente e le sopracciglia che si aggrottavano come se si stesse
concentrando, e le labbra…oh! Quelle labbra che aveva potuto vedere solo di
nascosto, che non baciava da troppo tempo, ma di cui non aveva dimenticato
comunque il sapore! Erano piegate in una dolcissima espressione di disappunto,
come se quello che vedeva non gli piacesse per niente. Gli venne
l’irrefrenabile voglia di prenderlo e portarlo lontano da tutto quel dolore…ma
questo avrebbe significato essere ipocrita, visto che quel dolore glielo stava
causando proprio lui. Ma avrebbe potuto fare altrimenti? Voleva quella persona,
voleva poterla stringere di nuovo a sé senza dover pensare a ciò che la gente
avrebbe pensato di loro. Ed era giunto il momento che le cose tornassero
nuovamente al loro posto!
Il Vampiro si avvicinò a Zero, inginocchiandosi a fianco;
accarezzò leggero la guancia dell’altro, sorridendo di quel nuovo contatto.
Erano anni…era passato troppo tempo da che le proprie mani si erano posate sul
Silver-head o da che aveva sorriso senza nascondersi al ragazzo.
Non potevano stare così, e di sicuro non poteva lasciare
Zero in quelle condizioni; poteva apparire ipocrita da parte sua un simile
comportamento, ma non c’era altro modo per riportare le cose come sarebbero
dovute essere. Lo prese dolcemente in braccio, intenzionato a portarlo nella
propria camera invece che in quella del ragazzo; non voleva vedere Kaien
preoccupato o il viso dell’umana troppo vicino al ragazzo. Così almeno poteva
avere una scusa per poterci parlare tranquillamente, se mai le cose non
sarebbero dovute andare come sperava!
All’interno del Moon Dorm c’era un silenzio surreale; tutti
gli studenti erano sicuramente a lezione, senza contare che era strano il fatto
che il professor Yagari non lo avesse mandato a cercare; sebbene potesse
sperare che forse Takuma ci avesse messo una buona parola…
«Cos’è successo a Zero?»
La voce di Takuma, alle proprie spalle, fece sussultare
Kaname; si voltò verso il biondo che si trovava dall’altra parte dell’enorme
salone d’ingresso e gli si avvicinava a passo di marcia, con sguardo
indecifrabile.
«Cosa ci fai qui? Ti pensavo a lezione» chiese Kaname, come
se l’altro non avesse parlato.
«Cosa è successo a Zero, Kaname!» digrignò i denti,
scandendo bene la domanda.
Quando gli fu ad un palmo dal naso, Takuma osservò l’amico
dritto negli occhi, producendo il basso brontolio tipico del predatori.
«L’ho trovato svenuto in cortile. Non mi sembrava carino
lasciarlo lì» rispose calmo il moro, cercando di capire la reazione dell’altro.
«Cosa gli stai facendo, Kaname? Lo dovresti lasciare in
pace»
«Cosa? Ti rendi conto di quello che stai dicendo?» domandò
sconcertato il Pureblood; non capiva se l’altro avesse semplicemente perso la
testa, ma di sicuro lo avrebbe preso a pugni se avesse continuato con quel
tono!
«E tu ti rendi conto di come lo stai riducendo solo per un
capriccio?» gli urlò di rimando il biondo.
Non doveva parlargli a quel modo, Takuma lo sapeva bene; ma
vedere Zero ridotto in quello stato lo aveva mandato fuori di testa!
«Sai quello che ho passato Takuma» replicò duro Kaname, gli
occhi che, gelidi, mandavano lampi. «Proprio tu mi parli di “capriccio” quando
sei stato il primo ad appoggiarmi. Perché questo cambio di opinione tutto d’un
tratto?»
«Sono mesi che non si da’ pace con i continui sogni che fa’!
Già quel libro non fa’ che stuzzicare pesantemente la sua memoria, adesso ci
sei anche tu con i tuoi poteri. Gli stai facendo solamente del male, non te ne
rendi conto Kaname?» sibilò stizzito il biondo; le mani strette a pugno, gli
occhi verdi fissi in quelli amaranto dell’altro
«È vero, sin dall’inizio ti ho appoggiato perché so quello
che hai passato…anzi, quello che avete passato. Ma Kaname, Zero sta soffrendo
da troppo tempo e non sappiamo neanche se ricordare è quello che realmente
vuole! Lascialo vivere questa vita, non ti intromettere»
Le ultime parole suonarono come una supplica, mentre gli
occhi di Takuma si spostarono dolci sul volto diafano di Zero.
«Posso capire il motivo di questa preoccupazione, Takuma: ti
sei innamorato di Zero»
«Cosa?» sussurrò incredulo il biondo, gli occhi sgranati di
chi non crede a quello che gli si dice. «Esatto. Ti sei innamorato di Zero.
Durante il periodo in cui sei stato vicino a lui hai sviluppato un sentimento
sempre più profondo nei suoi riguardi»
Dentro di sé Kaname si sentiva bruciare. Non voleva perdere
Zero, non voleva vedere quegli occhi lilla guardare con amore un’altra persona.
La gelosia lo stava accecando, soprattutto pensando che Takuma sarebbe stato un
ragazzo migliore di lui.
«Immaghino tu abbia ragione, Kaname, ma ciò che ti ho detto
non è stato dettato dal sentimento che provo per lui. Ho imparato a conoscerlo,
in questo tempo; non proverei mai a rubartelo, dovresti saperlo bene. Solamente
penso che tu lo stia torturando troppo, Kaname. Stai attento a quello che fai»
Detto questo, Takuma si diresse verso il portone principale per
uscire. Sapeva che nel cuore del Silver-head non ci sarebbe stato posto per
lui; e comunque era giusto che quei due tornassero ad essere una cosa sola,
dopotutto si appartenevano.
Quando arrivò in classe si sedette pesantemente sulla sedia,
lasciando andare un sospiro frustato.
«Tutto bene, Takuma?» chiese Shiki, un sorriso leggero sulla
labbra sottili.
Takuma lo guardò, felice di averlo sempre avuto vicino nei
momenti critici.
«D’ora in poi andrà meglio» sorrise il biondo.
Kaname rimase per qualche attimo fermo al centro del salone,
non sapendo bene che pensare. Aveva visto negli occhi dell’amico lo stesso
sguardo che aveva quando incontrò per la prima volta Zero; invece Takuma non
aveva fatto una piega, ma anzi lo aveva lasciato così, avvertendolo solo di
stare attento.
Andò nella propria stanza, adagiò dolcemente Zero sul letto
e rimane ad osservarlo come non faceva da molto tempo.
Ci avevano lasciato
marcire in quelle celle per non so quanto tempo. Non so se anche lui si
trovasse ancora in quel posto maleodorante e privo di finestre, sperai solo che
non si fosse arreso alla morte. La ferita che gli avevano inferto era
irrilevante per uno come lui (se veramente era un Pureblood), ma sicuramente
non lo avevano nutrito. Dio solo sapeva come stava in quel momento.
Mia madre ebbe un po’
pietà di me, e riuscì ad ottenere un permesso speciale: potevo avere carta e
calamaio a mia disposizione; quindi eccomi qui a scrivere questa storia e la
sua patetica fine. Io qui, in questa sudicia cella; solo l’ombra di me stesso a
farmi compagnia, e solo un ricordo dell’essere umano che sono stato. Lui qualche
cella più in là forse…o forse diventato cenere al vento.
Ovunque sei…è futile
esprimere di nuovo quanto forte sia il mio sentimento nei tuoi confronti. Spero
solo che questi scritti non vadano completamente persi e che qualcuno possa
imparare da questa storia.
Il mio cuore, spaccato
in pezzi, anela di vederti ancora una volta; e ancora una volta sono sicuro che
ti vedrà. Vorrei poterti baciare, toccare la tua pelle, accarezzare i tuoi
capelli, sussurrarti dolci parole che non sarebbero da me e che tu troveresti smielato
ascoltare. Vorrei tornare alla prima volta che ci siamo incontrati e baciarti
subito, bruciare le tappe ed essere posseduto da te; vorrei tornare a quella
notte in camera dei miei genitori e cercare di essere più attivo mentre mi
impalo implorante su di te; vorrei salutare il nostro amico meglio, rispetto al
caloroso sorriso che gli ho regalato l’ultima volta che l’ho visto.
Vorrei tante cose,
sai? Ma per adesso mi accontento di sentire il mio respiro che si affievolisce
sempre di più…sembra che sia giunta…
Era tutto vero? Tutto quello che aveva visto, tutto quello
che aveva sognato era tutto vero? Non si era mai soffermato troppo a pensare a
chi potesse essere la persona che stava sempre con Kaname Kuran; ma mai si era
aspettato di vedere se stesso che piangeva per la perdita del Vampiro. Come
poteva essere? Come poteva aver vissuto veramente tutto quello?
No! Non era vero! Niente di tutto quello che aveva visto
aveva alcun fondamento reale!
Lui aveva conosciuto Kaname solo da poco tempo e non
riusciva neanche ad immaginare una vita con quel Vampiro; lo aveva odiato non
appena lo aveva visto la prima volta: chissà, magari proprio perché lui aveva
fatto in modo che Zero potesse vedere quelle immagini. Ma certo! Doveva essere
stato quel Vampiro con qualche suo potere; Zero in realtà non aveva vissuto
quella vita, solo che Kaname Kuran voleva lo pensasse!
Ma perché? Lui non ricordava di aver mai incontrato il
Pureblood, e allora perché doveva subire una tortura simile? E come spiegare
quel sentimento contrastante che aveva provato quando i loro occhi si erano
incontrati la prima volta?
No! Lui provava un forte sentimento nei confronti di Takuma,
non di Kaname Kuran, uscito da chissà dove…ma anche quello non aveva senso.
Aveva più volte visto Takuma nei suoi sogni, sempre vicino al Nobile e di
conseguenza vicino a lui; ridevano e scherzavano, nei suoi sogni, ma il biondo
non aveva mai detto niente nel momento in cui si erano incontrati alla Cross
Academy. Era possibile che Zero si fosse “infatuato” di Takuma perché persona più vicina a Kaname!
Perché già pensava a quei sogni come veri? Perché pensava
veramente di aver vissuto quella vita? Niente di tutto quello poteva essere
vero; eppure una parte di sé era già consapevole che ogni cosa vista, lui l’aveva
vissuta davvero. Però lui era Zero Kiryuu, non la persona che aveva compiuto
quelle azioni; non era lui che era stato vicino a Kaname e da cui era stato
separato. Lui era una semplice immagine riflessa del ragazzo di cui Kaname si
era innamorato. E allora che senso aveva ricordare? E perché quella strana
sensazione allo stomaco, come se lo torcessero e te lo strappassero?
Ad ogni modo doveva risolvere quella situazione: voleva
dormire tre giorni di file! Senza contare he ne aveva bisogno.
Quando aprì gli occhi non capì immediatamente dove si
trovava. Sì, era una stanza, ma si trovava nel Sun Dorm o nel Moon Dorm? Non desiderava
trovarsi circondato da Vampiri proprio in quel momento di debolezza!
Si mosse lentamente, giusto per vedere se ogni cosa era a
posto. La testa iniziò a pulsare come un martello pneumatico; ogni arto gli
doleva come se ogni cosa vissuta nel sogno fosse stata reale. Si rilassò con un
gemito contro i morbidi cuscini che lo avevano sostenuto fino a quel momento. Anche
quel mal di testa non era normale: l’ultima cosa che ricordava era di essersi
addormentato sotto un albero, quindi come cavolo faceva la testa a dolergli in
quel modo assurdo?
Sbuffò, irritato per quell’assurda situazione. Voleva essere
lasciato in pace, chiedeva forse troppo?
Aprì nuovamente gli occhi. Non si era reso conto di averli
chiusi. Si guardò intorno, cercando di capire in quale stanza potesse trovarsi;
i pesanti tendaggi non lasciavano passare neanche un po’ di luce, sebbene ci
fosse uno spiraglio dal quale i raggi solari riuscivano a passare. Il letto era
enorme, comodo e con fantastiche lenzuola di seta che lo carezzavano come se
fosse prezioso e fragile. Fantastico…si trovava proprio tra i Vampiri! I ragazzi
della Day Class non potevano certo permettersi lenzuola del genere.
Sbuffò di nuovo, cercando nuovamente di alzarsi da quel
letto.
«Proprio non ce la fai a stare fermo?» lo prese in giro una
voce non troppo distante.
Zero gelò; non mosse un muscolo, smise addirittura di
respirare, non osando voltare gli occhi verso quella persona.
«Dovresti stenderti e riposare ancora un po’» aggiunse
dolce.
Il Silver-head si stese lentamente, sempre senza dire una
parola o fare un gesto di troppo.
Kaname Kuran si alzò dalla poltrona sulla quale si era
lasciato cadere per vegliare Zero; gli si avvicinò cauto, non sapendo bene come
interpretare quel silenzio. Lo Zero che conosceva sarebbe rimasto tranquillo,
ma quello che aveva davanti aveva vissuto una vita diversa e quindi non
immaginava come avrebbe reagito.
«Come ti senti?» chiese piano il Pureblood, rimanendo in
piedi vicino il letto.
Zero guardò l’altro negli occhi, non riuscendo a sbrogliare
la marea di sentimenti che gli vorticavano dentro. Si sentiva strano ad avere
Kaname di fronte, in quel momento; non sapeva come affrontarlo, così su due
piedi.
«Zero…tutto bene?» domandò preoccupato Kaname; le
sopracciglia aggrottate.
Non capiva: aveva pensato che il ragazzo gli sarebbe saltato
al collo nell’istante in cui lo avesse visto; invece era fin troppo calmo per i
suoi gusti. Si comportava come se non lo conoscesse per niente.
«Zero…?» si avvicinò ulteriormente, allungando una mano con l’intento
di assicurarsi che l’altro stesse bene.
«Perché sono qui?» lo anticipò Zero, non permettendogli di
toccarlo: ancora non si sentiva pronto.
«Ti ho trovato svenuto sotto un albero» rispose mesto il
Vampiro.
«Potevi svegliarmi lì. Non mi sembra una cosa impossibile da
fare» ribatté Zero, guardando penetrante gli occhi dell’altro.
«Non sono il tipo. E la cosa non mi pesava»
«Non sei il tipo…» ripeté piano il Silver-head, come per
convincersi della cosa.
«Lo dovresti sapere…» non riuscì a finire la frase, che Zero
lo interruppe; o per meglio dire cominciò ad urlargli contro, gli occhi che
lampeggiavano d’ira.
«Lo dovrei sapere? LO DOVREI SAPERE?! Cosa ne sai tu di cosa
dovrei sapere io? Sei arrivato da un giorno all’altro, ti sei comportato come
se fossi il capo, hai usato i tuoi poteri su di me, e dopo avermi reso questi
ultimi mesi un inferno, pensi di sapere chi sono! Sei solo un’ipocrita
bastardo!»
Nella foga Zero si era alzato in piedi, fronteggiando un
Kaname che cercava di non mostrarsi stupito di quell’esplosione; non si
aspettava tutta quella rabbia da parte del Silver-head, soprattutto dal momento
che aveva rivisto tutta la loro vita insieme. Aveva sperato in un qualche
scontro, più nel senso di scambio civile che non il tentato omicidio da parte
dell’altro!
«Adesso che ti sei divertito con me, cosa dovrei fare?» si
vedeva che Zero tremava, cercando di tenersi in piedi, mentre il corpo urlava
per lo sforzo; ma non poteva cedere! Non voleva mostrarsi debole proprio in
quel momento cruciale.
«Dovresti sdraiarti e cercare di riposare» provò a dire
calmo Kaname. «Non dovresti agitarti così; sei troppo debole ora»
«E chi dovrei ringraziare, secondo te?» esclamò aggressivo
il Silver-head, gli occhi ridotti a due fessure.
Provava una gran rabbia; quella frase detta con tanta
leggerezza lo aveva fatto esplodere. Come si aspettava che reagisse dopo una
frase del genere? La confusione che vorticava nella sua testa non gli dava
spazio per pensare a nient’altro: come si sarebbe comportato lo Zero dell’altra
vita, come si sarebbe comportato egli stesso se non si fosse trovato in quella
ridicola situazione…cosa si aspettava Kaname da lui. Era strano da dire, ma
quasi si sentiva ferito da quello che l’altro aveva detto; sicuramente il
Pureblood si aspettava di incontrare lo Zero che aveva conosciuto in un’altra
vita, quando aveva aperto gli occhi. Ma così non era stato: era ancora Zero
Kiryuu, figliastro del Direttore Kaien Cross, Hunter del Congresso, adolescente
che cercava in ogni modo di arrivare al giorno dopo con nuove speranze. Non era
figlio di una famiglia nobile, non aveva conosciuto Kaname Kuran ad una festa,
non si era innamorato di lui, non aveva fatto l’amore con lui (e qui arrossì al
pensiero) ogni istante possibile, non era stato macchiato come traditore e
lasciato marcire nel castello senza la possibilità di uscire. Lui era
semplicemente Zero Kiryuu con i ricordi di un’altra persona.
Kaname abbassò la testa, incassando la frecciata del
Silver-head senza rispondere. Chiuse gli
lasciando andare un sospiro.
«So di aver usato metodi poco ortodossi, Zero, ma non avevo
altra scelta. Ti amo troppo per non volerti di nuovo al mio fianco»
«Ma tu non ami me» spiegò il Silver-head, gli occhi scuri e
corrucciati. «Tu ami lo Zero di un’altra vita, non me. Siamo due identità
diverse, sebbene potremmo avere lo stesso aspetto»
«Non siete due identità diverse…» sospirò Kaname, sedendosi
sul bordo del letto. Doveva raccontare ancora un’ultima cosa a Zero.
«Quando siamo stati separati, hanno tentato di uccidermi, ma
fortunatamente Takuma era riuscito a portarmi in salvo. Per quanto volessi
venire a salvarti, il mio corpo era troppo debole e debilitato, e comunque
Takuma mi aveva già portato via da quella città. Tuttavia non mi arresi e
quando mesi dopo tornai, seppi che ti avevano lasciato marcire dentro quelle
celle e che ti rimanevano solo pochi giorni. Con Takuma abbiamo trovato una
specie di incantesimo che permetteva alla tua anima di rimanere integra e
reincarnarsi. Sei tu lo Zero che amo, su questo non ho dubbi» asserì serio
Kaname, puntando i proprio occhi amaranto in quelli ametista dell’altro.
Lo vide confuso, come a cercare una via di fuga da quelle
parole.
«Io sono solo un’imitazione della persona di cui ti sei
innamorato. Non ho vissuto io quei momenti con te, ma un altro me stesso; non
hai fatto con me l’amore, ma con un altro…»
«Credimi Zero» disse determinato Kaname. Si era alzato per
prendere le mani dell’altro e stringerle tra le sue, mentre continuava a
guardarlo. «Sei tu la persona di cui mi sono innamorato; l’anima è la stessa,
solo il cammino che avete percorso è stato diverso, ma il carattere e l’indole
non sono cambiate» Gli sorrise dolce, baciando i palmi di entrambe le mani.
Zero lo guardò implorante. Non poteva cedere ad una cosa del
genere, era totalmente assurda! Perché il suo cuore aveva accettato tutte
quelle parole senza esitazione, mentre la sua mente non riusciva a fare
altrettanto?
«Non posso…non so cosa fare…non…» impacciato, confuso, Zero non riusciva
formulare una sola frase di senso compiuto; semplicemente continuava ad
osservare gli occhi amaranto dell’altro con fare implorante: sebbene non
sapesse per cosa implorare.
«Datti tempo, Zero. È vero –ammise Kaname- quasi speravo che
la persona che si sarebbe svegliata fosse la stessa da cui mi avevano separato.
Ma io so di amare anche quella che ho davanti a me; ti ho visto in questi mesi,
e mi sono reso conto che quello che provavo non è cambiato di una virgola, ma
anzi è un sentimento che si è rafforzato. Datti il tempo di conoscermi, se
questo ti fa’ stare meglio» sussurrò il Pureblood sulle labbra di Zero. Aveva appena
detto di lasciargli de tempo, ma voleva poter assaggiare di nuovo quelle labbra
dopo così tanto tempo!
Saggiò lentamente la consistenza delle labbra del
Silver-head con la punta della lingua, prima di cercare un accesso a quell’antro.
Zero non sapeva cosa fare: le movenze di Kaname; il suo tono morbido e
suadente, caloroso e antico; le mani che tenevano determinate le proprie; quei
penetranti occhi amaranto, con leggere pagliuzze vermiglie…e quelle labbra! Oh,
quelle labbra lo stavano mandando fuori di testa! Perché giocava così, invece
che baciarlo seriamente? Si sporse un po’ in avanti, in modo da far entrare in
un contatto maggiore le labbra con quelle di Kaname; sentì sulle proprie un
piccolo sorriso che nacque su quelle del Pureblood, e per un attimo la cosa lo
irritò (era caduto in una specie di trappola?). Ma quando Kaname approfondì
quel tocco leggero, ogni cosa intorno perse di consistenza, mentre rimanevano
solo loro due. La sensazione che provò Zero fu indescrivibile, gli tornarono
alla mente episodi della sua vita precedente: forse era un modo per paragonare
quel bacio. Ma poco importava, questo se lo stava godendo lo Zero del presente,
e sentire la lingua dell’altro giocare con la proprie ed eccitarlo in ogni modo
possibile lo stava mandando fuori di testa. Possibile che un solo bacio
riusciva a lasciarlo disarmato in questo modo?
Per Kaname la cosa era pressoché uguale. Si accaniva su quelle
labbra come un viandante con l’acqua del deserto; non credeva di poter baciare
nuovamente Zero dopo anni ed anni che aveva passato senza di lui. Non ne aveva
mai dimenticato la morbidezza, o la dolcezza con la quale ricambiava il bacio,
ed era felice di vedere come anche il presente Zero fosse timido e delicato. Finalmente
non avrebbe più dovuto fare affidamento sulla propria memoria per ricordare un
bacio, un tratto di pelle, un espressione o il dolce suono della sua voce:
adesso che lo aveva di nuovo tra le proprie braccia sarebbe stato difficile
lasciarlo andare.
Quando si separarono, Kaname osservò il volto dell’altro
ancora assorto e con gli occhi chiusi. Le labbra erano leggermente dischiuse,
lucide e rosse…amava quelle labbra, quella pelle, quel corpo…quel ragazzo! Sorrise
compiaciuto nel vederlo assorto così, e quando Zero socchiuse gli occhi a
Kaname quasi gli divenne completamente duro: aveva gli stessi occhi offuscati dall’eccitazione
post-orgasmo. Beh…non voleva venire nei pantaloni come un’adolescente che non
sa trattenersi! Lo baciò a fior di labbra, prima di lasciargli un altro bacio
sulla fronte.
«Credo ci saranno molte cose di cui parlare» asserì roco
Zero. Si schiarì la voce imbarazzato, le guance imporporate, mentre Kaname
sghignazzava piano.
«Zero…non stringere troppo…» ringhiò roco Kaname, le mani ai
fianchi dell’altro, mentre i propri spingevano verso l’altro.
«Pensavo ti piacesse stretto, Kaname» sogghignò ansimante il
Silver-head, la mani poggiate sul petto del Pureblood. «Adesso zitto e godi»
annaspò, andando velocemente incontro i fianchi dell’altro, sebbene cercasse di
tenerlo fermo.
Aveva voluto quella posizione proprio per dare maggiore
piacere all’altro, oltre che trarne di più per se stesso. Scese a baciarlo,
mentre piccoli e profonde spinte lo impalavano di più sul membro di Kaname.
«Kaname…vienimi dentro» ansò Zero, stringendo gli occhi…e
qualcos’altro.
«Zero…» Kaname si crogiolò in quel caldo e stretto canale
ancora per qualche secondo, prima di lasciar andare il proprio orgasmo. Zero si
dondolò ancora un po’ su e giù per quel membro duro e pulsante, ma Kaname gli
venne incontro con una spinta particolarmente forte che, toccando la prostata
dell’altro, lo fece venire all’istante: la schiena inarcata al massimo, gli
occhi e la bocca spalancati in un muto grido.
Improvvisamente senza forze si accasciò vicino Kaname, gli
occhi chiusi e qualche ciocca di capelli argentati a coprirli. Con dolcezza e
premura, Kaname li scostò scoprendo due meravigliose ametiste liquide che lo
fissavano ansimanti. Si chinò sul Silver-head per un bacio caldo e tranquillo
che gli fece recuperare un po’ di fiato. Zero si poggiò sulla spalle di Kaname,
mentre una mano tracciava disegni immaginari su quel petto glabro e scolpito.
«Tra un po’ torneranno Kaien e Tohga. Meglio non farsi
sorprendere così, andiamo a farci una doccia» suggerì il Pureblood, lasciandogli
un bacio sulla tempia.
«Hai paura che possano batterci?» lo stuzzicò il
Silver-head, dirigendosi per primo verso il bagno. «Dovremmo averli raggiunti…se
pensiamo alle ipotetiche volte in cui sono stati a letto insieme»
«Sei un pervertito Zero» si limitò a dire Kaname, aspettando
beato gli strepitii che lo avrebbero raggiunto a poco…
«KANAME, PEZZO D’IDIOTA! Quante volte ti ho detto di non
lasciarmi segni evidenti? E chi se le sente quelle oche ora?! PERVERTITO SEME
MANIACO! La prossima volta te la faccio pagare!»
Non era esattamente lo Zero che si aspettava di ritrovare,
ma di certo non mancava la noia!
Bene
Fans! Finalmente sono riuscita a pubblicarlo, e devo dire che ne sono
abbastanza orgogliosa, perchè l'ho rivisto milione di volte per
cercare di migliorarlo e penso che alla fine sia venuta una bella
storia. Per ci avesse capito poco, o se comunque si nota a mala pena,
la parte in corsivo è vista dal punto di vista del "vecchio"
Zero e non la narrazione del libro, mentre l'ultima parte più
essere vista in entrambi i casi: come punto di vista e come
estrapolazione del libro.
Vi ringrazio per essere state pazienti e spero che questo finali vi
piaccia...c'ho messo veramente tutta me stessa^^ Dedico l'intera storia
(oltre a chi ho citato nel primo capitolo) in particolare alla mia
piccola Skadi, che forse non leggerà questa FF, ma non smetto di
sperare! Vi mando un bacione enorme, scusatemi ancora per l'attesa
lunga e spero che il prossimo "parto" sia meno lungo!
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