Passato & Presente

di Sharel
(/viewuser.php?uid=65131)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** [ Capitolo 1 ] ***
Capitolo 2: *** [ Capitolo 2 ] ***



Capitolo 1
*** [ Capitolo 1 ] ***


cap 1

Passato & Presente

Capitolo 1

Quei balli non li avrebbe mai capiti. Non si trovava a suo agio quando vi partecipava, come se il proprio corpo sentisse i complotti e le malizie che serpeggiavano tra le persone presenti, e non poteva fare a meno di rabbrividire ogni volta. Tuttavia la sua famiglia era sempre stata chiara su quel punto: come membro della famiglia non poteva esimersi dal parteciparvi. Era una questione d’immagine…ma cosa ci poteva fare se si sentiva un pesce fuor d’acqua? Al diavolo l’immagine, insomma! Ed ancora una volta, quindi, ecco che partecipava ad un nuovo ballo, con sempre le stesse persone che cercano di essere ciò che non sono, che si profilano in sorrisi che potrebbero uccidere il serpente più velenoso, battute stupide che le donne cercano di propinare a qualche uomo facoltoso, strategie sussurrate a bassa voce convinti che nessuno lì se ne accorgerebbe; no, proprio un mondo in cui non si riusciva a ritrovare.
Le volte del palazzo dove si svolgeva la festa erano ricoperte di bellissime raffigurazioni di personaggi tonici, che sembrano farsi gli affari propri, tendendo sempre un orecchio anche a quello che avviene sotto di loro per rimanere al passo con gli ultimi pettegolezzi e novità; erano proprio loro ad avere in mano la situazione conoscendo infine tutti i segreti che erano rinchiusi in quella cappa splendente: non si poteva fare affidamento sul sorriso che quella donna dal seno nudo stava facendo al Bacco che aveva vicino, perché in realtà si stava solamente facendo beffe di ciò che succedeva lì sotto. E di quel bel Putto che cercava di cullare il sonno di una principessa dalla corona di alloro, spuntando da dietro un tendaggio? Era pronto ad andare a far riferimento a tutti gli altri che magari si erano persi qualche passaggio importante!
Eppure non riusciva a staccare gli occhi da quel connubio di colori che esplodeva dalla volta, coronata da un fantastico lampadario pieno d' intrecci e lacrime di cristallo che faceva risplendere ancora di più l’enorme sala illuminata dalla luce della Luna che penetrava dalle enormi finestre presenti.
«Non si starà divertendo troppo?» Una melodiosa voce maschile giunse alle sue orecchie, proveniente alle sue spalle. Non lo aveva detto con ironia, a giudicare dal sorriso che gli coronava le labbra carnose.
«Non penso di conoscerla…» rispose, quasi con sospetto.
«Ha ragione. Mi chiamo Kaname Kuran; è la prima volta che partecipo ad una festa come questa. Magari lei mi può guidare un po’» gli occhi amaranto che mandavano una luce indefinibile.
«Allora le consiglio di lasciare al più presto questo posto, se non vuole morire di noia, signor Kuran»
«Solo Kaname per lei» Ebbe tanto l’impressione che in un modo o nell’altro ci stesse provando; ma quegli occhi profondi, i lunghi capelli d’ebano, la pelle chiara tipica delle bambole di porcellana, la punta del naso poco all’insù, le labbra carnose, la linea del mento così nobile e morbida…tutto il miscuglio di sentimenti che aveva dentro…beh, decise di sorridere a quel ragazzo nobile che emanava una profonda sensazione di fresco, misto ad un profumo di inchiostro e carta antica.
«Allora vediamo cosa possiamo fare per rendere più piacevole questa serata» disse, continuando a sorridere, prima di fare strada a Kaname, dirigendosi verso una sala meno piena.

 

 

 

Il libro che aveva in mano era tramandato nella sua famiglia di generazione in generazione, e lui era riuscito a portarlo miracolosamente in salvo quando Shizuka aveva attaccato la sua famiglia. Non aveva mai capitolo perché, ma si era sempre sentito stranamente vicino a quelle pagine, come se qualcosa lo unisse inevitabilmente a quello che vi era scritto. In realtà era un racconto strano; vi era narrata la storia di una persona non ben definita che si innamorava di un Vampiro molto importante nella sua casata, dai capelli d’ebano e gli occhi amaranto. Non ci sarebbe stato niente di male fino a qui, tuttavia Zero sentiva uno strano legame provenire da quel racconto; si era sentito affine a quella persona di cui non si sapevano né il nome né il sesso né niente, ed ogni volta che leggeva e rileggeva ancora quelle parole poteva percepire il sentimento entrare in lui e sentirlo proprio.
«Zero, ancora con quel libro in mano?» disse una ragazza, entrando nella sala da pranzo di casa Cross.
«Oh, ciao Yuuki» rispose il ragazzo dai capelli d’argento. «Sì, beh…mi sono come sentito richiamare da questo libro» ammise, rigirandosi per l’ennesima volta l’oggetto tra le mani.
«In effetti, non capisco come tu faccia a rileggere in continuazione una storia che sai già a memoria» disse la ragazza, a mo’ di presa in giro.
«Te l’ho spiegato più di una volta, non capisco perché ma…»
«Sei stranamente legato a quel libro. Sì Zero, lo so. Non te ne sto facendo mica una colpa!» rispose la mora, sorridendo dolce all’indirizzo dell’altro.
«Comunque, come mai sei qui?» chiese curioso il Silver-head. «In genere ti fai vedere poco a casa di Kaien»
«Hai ragione. Ti volevo chiedere se per questa notte mi puoi coprire; sai, le ragazze hanno organizzato una festa, e mi hanno chiesto di partecipare…» si vedeva che la ragazza morisse dalla voglia di andare a quella festa, visti gli occhioni da orsacchiotto che stava facendo.
«Non c’è problema, a tenere d’occhio quelle Bestie ci penso io; tu divertiti e stai attenta che le ragazze non si facciano male in alcun modo»
«Sì, papà, faremo attenzione» lo prese in giro Yuuki; però era vero che delle volte assomigliava ad un padre quando si preoccupava per lei!
«Vai prima che ti tiri contro qualcosa!» rise, seguendo con lo sguardo la mora uscire; poi, i sui occhi andarono nuovamente a posarsi sul libro. Lo osservò un po’ prima di andarlo a posare per potersi vestire: tra poco sarebbe dovuto andare a fare il suo giro di ronda quotidiana ed essere sicuro che i Succhiasangue della Night Class non uscissero fuori di testa o che i ragazzi della Day Class non avessero improvvisi impulsi suicida.
«Kaien!...» urlò, prima di rendersi conto che quel giorno il Direttore non era tornato a casa ma che era rimasto tutto il tempo al Collegio, e Zero sapeva che di sicuro non stava lavorando…
Sospirò, prese la sua fedele Bloody Rose che nascose sotto la giaccia scura, ed uscì dirigendosi verso l’ala della Night Class; tra poco quei Vampiri sarebbero usciti per andare a fare lezione, e la massa di ragazzine urlanti/petulanti era sempre un casino trattenerla. Alcune poi ti guardavano in un modo agghiacciante che, se solo avessero potuto, ti sarebbero passate sopra con il rullo compressore! Terrificante!
«Ragazze, quante volte vi devo dire di mantenere una certa distanza?» proferì il ragazzo, palesando la sua presenza. Si aprì un piccolo varco tra quella folla che gli permise di raggiungere la zona davanti il portone della Night Class.
«Ah Zero! Perché per una volta non ci lasci da sole con quei ragazzi? Geloso per caso?» disse qualcuna all’interno del gruppo; la frase fece ridere le altre, che iniziarono a guardarlo come se fosse veramente così.
Il Silver-head sbuffò. «Ci tengo alla mia vita, grazie» rispose ironico, sentendo subito montare l’indignazione tra quelle quattro gallinelle.
«Si vede che nessuna fino adesso ti ha fatto toccare l’estasi; perché non provi con una di noi?» sbottò qualcun’altra. Per fortuna che l’aprirsi del portone segnò la fine della conversazione, sennò chi sarebbe riuscito a tenere a bada quelle ragazze in piena crisi ormonale? Gli venivano i brividi solo a pensarci!
Quando i ragazzi della Night Class fecero il loro ingresso, calò un momento di silenzio nel cortile, dovuto alla bellezza stupefacente che quelle persone riuscivano ad emanare; d’altronde erano Vampiri, e proprio grazie alla loro bellezza riuscivano ad incantare la vittima che cadeva ai loro piedi. Zero sperava di non aver niente a che fare con loro, mai e poi mai.
«Buonasera Kiryuu. Procede bene il tuo lavoro?»
Come ogni sera, Takuma Ichijou, Capo Dormitorio della Night Class, si avvicinava a lui con cortesia, chiedendo come andasse il lavoro, o magari se fosse tutto a posto, dipendeva dai giorni. Non gli dava poi fastidio questo comportamento a Zero, perché si mostrava sempre civile in ogni cosa che faceva; ma era proprio i Vampiri a non riuscire a sopportare, benché se presi singolarmente magari erano magnifici. Però per quei capelli biondi e quegli occhi smeraldo, chissà come mai, riusciva sempre a fare un’eccezione!
Stirò le labbra in quelle che doveva essere un sorriso, poi annuì. «Tutto bene, grazie. Buona lezione» rispose, per tornare a tenere a bada le ragazze che si erano risvegliate dal trance. Takuma sorrise, e proseguì oltre con i ragazzi che mano mano entravano nell’edificio per la lezione.

 

Era una vera stanchezza fare la ronda solo per tutta la notte, di sicuro al mattino successivo non sarebbe stato in grado di andare a lezione neanche sotto tortura…no, forse a quella Kaien lo avrebbe sottoposto se non si fosse presentato in classe almeno alla seconda ora. Però quanto era faticoso!
L’unica nota positiva era che quei Succhiasangue non si erano mossi di un millimetro dalla classe, e neanche qualche frequentante della Day Class si era fatto vedere, decidendo almeno per quella sera di lasciarlo solo e non tentare suicidi di massa; per fortuna, perché trovava molto infantile cercare di incontrare i propri idoli (se così si potevano definire i Vampiri della Night Class) anche mentre sarebbero dovuti crollare stanchi morti sui letti. Bah, certe cose non le avrebbe mai capite!
«Zero!»
Un paio di braccia lo circondarono forte, prima di abbracciarlo senza lasciargli tempo di respirare. Quando Kaien Cross decideva che era ora di abbracciarti e, disgraziatamente, era tanto che non lo faceva, potevi dimenticarti l’aria per dei minuti buoni.
«Dir…direttore!» provò a dire Zero, cercando di togliere le braccia effetto piovra dal proprio corpo e magari ritrovare un po’ di aria fresca!
«Quanto mi sei mancato Zero!» continuò allentando la presa l’uomo.
«Sono solamente sei ore che non ci vediamo, signore; non mi sembra poi così tanto»
«Beh…ma voglio troppo bene a te e Yuuki, e voglio avervi sempre vicino!» rispose ovvio il biondo, guardandolo con due occhi lucidi da cucciolo: ecco da chi aveva ripreso Yuuki!
Zero alzò un sopracciglio, deciso a non mostrare il suo essere scettico, riguardo quelle parole.
«Le uniche volte in cui non sente la nostra mancanza sono quando si trova tra le braccia di Yagari…e penso proprio che vi sia stato fino adesso, no?»
Il Direttore avvampò a quella frase. Non pensava che Zero fosse così attento a tutto ciò che lo circondava da aver capito cosa stava accadendo tra lui e Tohga; non è propriamente bello quando il tuo figlioccio ti becca mentre hai una relazione con un suo professore: è tremendamente imbarazzante. E come spiegare che il suddetto figlioccio era particolarmente compiaciuto nel vedere il volto rosso d’imbarazzo del suddetto Direttore? Con tutte le volte che era lui a mettere in imbarazzo lui e Yuuki, ogni tanto ci voleva anche il contrario.
«Ok, d’accordo, basta parlare di queste cose» tossicchiò Kaien. «Come vanno le cose, Zero?» chiese, cercando di darsi un contegno e tornando ad essere il famigerato Hunter che era (solamente di rado).
«Non ci sono stati problemi fino adesso»
«Bene! E a te come vanno le cose?» gli occhi chiari che lo stavano osservando in quel momento gli sembravano andare in profondità nel suo cuore, cercando di carpire anche quelle poche cose che a Zero non sarebbe mai venuto in mente di sbandierare.
«Tutto ok…» rispose, ben sapendo che quello non era ciò che il Direttore voleva sapere realmente. «Ok, no. Non va tutto bene: ho ancora quelle immagini in mente, che vedo quando chiudo gli occhi» ammise sbuffando.
La prima volta che li aveva avuti, aveva dato la colpa al dormiveglia nel quale cadeva, ma la cosa strana era che tutto ciò che vedeva era un volto circondato da capelli scuri e dai lineamenti nobili mentre la seconda persona che vi vedeva era sempre girata di spalle e ne riusciva a scorgere solamente i corti capelli chiari legati in un piccolo codino che lasciava fuori solo una piccola ciocca di fili chiari. Dopo quella prima volta, ne era susseguite molte altre che mostravano sempre lo stesso volto di spalle e lo stesso dai lineamenti principeschi. Quando si era rivolto a Kaien, sperando che magari lui aveva un’idea di quello che sognava, aveva risposto che magari erano sogni di pura fantasia; ma proprio questo fatto che erano le stesse immagini a tormentarlo e del fatto che vi ci sentisse in qualche modo legato aveva fatto pensare molto il Direttore e Tohga, al quale si era aperto: magari lui poteva essere d’aiuto.
«Hai trovato qualche affinità con il mondo reale? Magari ti è capitato di avere una sensazione simile a quella che hai quando vedi quelle immagini nella realtà…»
Zero scosse la testa. «Non ho ritrovato niente del genere nel mondo reale. Pensi che possa essere legato a qualcosa di particolare?»
«Beh, non è da scartare. Può anche semplicemente essere che hai proiettato nei tuoi sogni una situazione che hai avuto sempre molto a cuore, anche senza che te ne rendessi conto» spiegò il Direttore, sperando che magari al ragazzo venisse in mente qualcosa.
«Come faccio ad aver proiettato nella mia mente un qualche tipo di ricordo o situazione a me cara se non ho mai conosciuto un ragazzo come quello che vedo nei sogni?» Non ci stava poi capendo molto.
«Può anche essere che più semplicemente lo hai idealizzato nella tua mente senza rendertene conto. Non ti sembra di averlo già visto da qualche parte?» chiese Kaien. Sembrava più che altro che qualcosa cercasse di uscire dalla mente del Silver-head, ma gli sembrava strano che lui avesse rinchiuso nella sua memoria qualcosa di così…d’altri tempi!
«L’unico che mi viene in mente quando penso a quel ragazzo è il personaggio di un libro che la mia famiglia si tramanda da generazioni. Altrimenti non ho mai visto un ragazzo che mi faccia sentire così strano!»
«Quel libro che hai sempre in mano?» le sopracciglia di Kaien si incresparono, non capendo come un libro potesse essere in qualche modo legato alle immagini che tornavano sempre a tormentare il ragazzo. Bah!
«Sì. Mi sento legato a quel libro, in qualche modo; eppure adesso sento un qualche tipo di legame provenire anche da questi sogni! Ah! Non ci capisco niente, Kaien!»
«Immagino…» non sapeva che altro dire per dare una spiegazione al Silver-head. «Senti, adesso non ti preoccupare di questo; vedrai che con il tempo capiremo cosa ti sta succedendo» disse amabile, posando dolce una mano sulla spalla dell’altro per fargli capire che avrebbe fatto qualsiasi cosa per aiutarlo. Quando Zero annuì, sebbene un po’ incerto, il sorriso sulle labbra di Kaien si allargò facendolo tornare la persona senza cervello che spesso riusciva ad apparire.
«Bene! Adesso scusami, ma devo andare a sistemare delle carte»
«Ho sentito che sta per arrivare un nuovo studente alla Night Class» disse Zero, accompagnando per un pezzo il Direttore.
«Sì, è un mesetto che stiamo sistemando le carte per il suo trasferimento» ammise il biondo, guardando l’altro di sottecchi.
«Questo vuol dire che è un personaggio facoltoso o sbaglio?»
«No, hai perfettamente ragione; è per questo che ci stiamo mettendo tanto» rispose Kaien, prima di congedarsi dal ragazzo e dirigersi verso la Direzione…e, poi c’era anche una persona che tra poco lo avrebbe raggiunto, quindi non poteva fare tardi, soprattutto se voleva riuscire a combinare qualcosa con quelle scartoffie prima di dedicarsi ad un po’ di sano piacere personale!

 

 

 

Conoscerlo a quella festa era stata una vera fortuna! Al di fuori di feste stupide e stupidi incontri tra famiglie facoltose, avevano avuto la possibilità di incontrarsi anche in altri luoghi decidendo di ritrovarsi in un qualche posto e fare quattro chiacchiere in santa pace. Non aveva quella morsa allo stomaco quando si trovava in sua compagnia, perché sapeva che era dovuta al semplice fatto di trovarsi insieme a persone ipocrite, e se quella sensazione non l'avvertiva con Kaname, stava solamente a significare quanto il ragazzo fosse diverso da tutti gli altri che aveva incontrato. Subito aveva avuto la percezione che potesse fidarsi ciecamente del ragazzo, senza dubbio sensazione dovuta a quegli occhi che l'aveva stregato immediatamente; aveva pensato che forse tutta quell’affinità era dovuta a qualche magia, stregoneria, incantesimo, che l’altro gli avesse potuto fare, ma nel pensarci razionalmente aveva riso di sé! Magari, molto più semplicemente, si era trovato affine a quel ragazzo per un qualche motivo che ancora non si poteva spiegare; tuttavia, in primis vi era che con l’altro riusciva a smettere quella maschera che doveva indossare per colpa della sua famiglia, e quella non riusciva mai ad esprimere tutto ciò che aveva dentro. E dentro aveva molto da donare!  
«È tanto che aspetti?» chiese Kaname, arrivando subito dopo la sua voce; come al solito arrivava alle spalle, cosa che non avrebbe mai capito. Insomma, non poteva comparire come tutti davanti, invece che da dietro? Però anche quello era uno dei motivi per cui lo trovava affascinante, aveva un qualcosa di misterioso che lo rendeva strano e curioso allo stesso tempo; non poteva fare a meno di guardarlo spesso di sottecchi per capire cosa pensasse, cosa guardasse, come si fosse vestito (anche se era superfluo, visto che ogni cosa indossasse lo risaltava egregiamente). Aveva occhi solo per lui, e questa cosa non la riusciva a gestire nel miglior modo possibile: quando stavano lontani, ne sentiva la mancanza, sapendo che solo con l’altro riusciva ad essere sé; quando stavano insieme ne sentiva un po’ soggezione e paura, forse perché nel profondo sentiva che il bel ragazzo nascondesse in realtà dell’altro. Beh…ammettiamolo, aveva fatto delle piccole, minuscole, microscopiche, tutt’altro che irrilevanti a dir la verità ricerche sulla famiglia Kuran e aveva scoperto che in realtà Kaname era l’unico della sua famiglia ad essere ancora vivo; ma come poteva un ragazzo di a mala pena vent’anni viaggiare e vivere da solo senza l’aiuto di nessuno? Era molto strano, e poi aveva fatto caso a piccole cose che proprio non riusciva a spiegarsi; il fatto che non mangiasse praticamente niente alle grandi feste, la sua pelle sin troppo chiara (vero il fatto che sarebbe potuto benissimo venire dal nord, ma allora non avrebbe avuto quei capelli dal magnifico color ebano o gli occhi scuri che ti sciolgono le membra), il fatto che non avesse mai sentito parlare della sua famiglia se non quando lo aveva conosciuto…ma poi, erano davvero cose importanti da sapere? No, voleva solo stare con quel ragazzo ed essergli il più vicino possibile, tutto qui!
«Possibile che tu debba sempre comparire alle miei spalle? Non puoi fare come tutti gli essere umani e farti notare, invece che spaventarmi così? Alla lunga diventa snervante» disse con il sorriso sulle labbra, a far intendere che comunque era una cosa divertente.
«Cercherò di fare del mio meglio, ma sei un’ottima vittima su cui sfogare il mio lato oscuro» rispose l’altro.
«Sì, beh…felice di essere una buona vittima» L’occhiata che raggiunse i suoi occhi fu talmente penetrante che per un attimo si chiese se avesse detto qualcosa di sbagliato.
«Andiamo a fare un giro?» chiese Kaname, prendendo la sua mano nella propria, riuscendo a tingere quelle guance nivee di un velo rossore per la prima volta da quando si erano conosciuti; sorrise, tutto contento il moro (gongolava nel profondo) prima di incamminarsi insieme per le strade della città.

 

 

 

«Allora, ti sei divertita ieri sera?» chiese all’amica, bisbigliandole da sopra un libro.
«Molto!» rispose eccitata la mora. Si avvicinò di poco a Zero, perché potesse sentire meglio. «Abbiamo parlato, riso, fatto le sceme come non mi succedeva da tanto! E abbiamo discusso su come tu sia riuscito a conquistare il cuore di molte ragazze della Day Class…e potrei forse azzardare anche qualcuna della Night Class» Il sorriso malizioso che increspò le labbra di Yuuki quasi fece tremare il Silver-head!
«Non scherziamo! Neanche mi conoscono…»
«Ma sei affascinante, hai un modo di fare misterioso che intriga molto ed inoltre non dai confidenza a nessuno ma se ti parlano fai attenzione a tutto quello che ti dicono. Sei gentile, Zero, alle ragazze basta poco. Sei un mix perfetto di pregi e difettucci» gli spiegò, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
«Ragazzi, so che la mia lezione può sembrare noiosa, ma vi pregherei di fare attenzione. Signor Kiryuu, per una volta che è presente durante la mia ora, potrebbe essere tanto cortese da non disturbare?» la voce scoraggiata del professore li riprese; non aveva la forza di arrabbiarsi dopo dieci minuti che era cominciata la lezione.
«Mi scusi professore»
«Ngh…» mugugnò il signore, prima di riprendere dal punto dove si era interrotto.
«Hai sentito che arriverà un nuovo studente alla Night Class?» sussurrò a labbra strette Yuuki, notando subito il cenno del capo di Zero. «Sembra che sia un nobile di rango più alto di Takuma» gli spiegò poi.
«Quindi prenderà il suo posto come Capo Dormitorio?» chiese stupito il Silver-head. Quando vedeva i Vampiri passare per il cortile per spostarsi da una parte all’altra, l’unica cosa che lo rendeva più sicuro era proprio il vedere il volto di Takuma Ichijou ad aprire la fila; adesso proprio non se la sentiva di perdere quel poco di fiducia che aveva nei Succhiasangue per una persona che neanche conosceva. Proprio no!
«Penso che prima si dovrà ambientare un po’; Kaien non lascerà andare allo sbaraglio i ragazzi della Night Class…anche se capisco che ti mancherà non vedere più il bel biondo in prima fila!» sussurrò l’amica, adocchiandolo maliziosa proprio per vedere quello spettacolo: le gore del Silver-head imporporarsi. Colpito ed affondato!
«Shh! Sto cercando di seguire la lezione» borbottò Zero, tagliando il discorso.
Yuuki se la rise sotto i baffi, prima di mormorare un “Uno a zero per me” che fece solo mugugnare di più il giovane.
«Zero» fu chiamato, una volta che riuscì ad uscire dalla classe a fine lezione; si stava dirigendo verso la Biblioteca.
«Yagari » disse sorpreso di trovare il suo maestro lì. In genere passava quelle poche ore dopo l’alba in compagnia di Kaien; allora doveva essere grave!
«Ti volevo parlare di quei sogni» disse greve il Professore, facendo segno al ragazzo di seguirlo dentro la Biblioteca. Un libro aperto li aspettava su un tavolo appartato in fondo.
«Che è successo? Avete scoperto qualcosa?» chiese curioso Zero. Quella notte le immagini erano un po’ cambiate, mostrando quelle due persone passeggiare mano nella mano per strade a lui completamente sconosciute; questo poteva essere totalmente irrilevante, visto che il subconscio proietta, estrapola da ricordi e sostituisce quello che non si conosce. Ma quelle strade erano fin troppo piene di particolari per essere solamente frutto della sua immaginazione o dei suoi ricordi.
«È possibile che abbiamo raggiunto un punto di partenza. Devi stare attento, perché è difficile credere ad una cosa del genere, ma con un mondo come il nostro nel quale esistono i Vampiri, tutto può accadere»
«È così improbabile questa spiegazione che avete trovato?» chiese scoraggiato il ragazzo. Neanche aveva saputo di quello che avevano trovato che in un qualche modo già si sentiva le gambe stroncate in principio!
«Non è improbabile; solo ci vorrà del tempo per vedere se questa è la giusta intuizione» spiegò Tohga, storcendo la bocca. «Mi è venuto in mente di cercare qualcosa che non avesse a che fare coni sogni, ma con un altro ramo del sovrannaturale»
«Ovvero?» La curiosità si stava rifacendo strada in Zero.
«Penso che quello che vedi nella tua mente siano frammenti di una vita precedente che cercano di riemergere» spiegò il Professore, osservando attento il ragazzo di fronte a sé, per notarne la reazione.
Come c’era da immaginarsi, Zero inarcò un sopracciglio, pensando che forse il suo fantomatico maestro avesse perso completamente il senno o forse non si era ripreso da una sessione di sesso intenso con il Direttore. Come si poteva pensare ad una cosa come vite precedenti, frammenti che cercano di riemergere…non aveva alcun senso!
Il Professore sospirò, conscio che Zero lo stava prendendo per scemo.
«Ho fatto alcune ricerche, e sembra che il cervello sia stimolato da questi ricordi da qualcosa che cattura la nostra attenzione senza che ce ne accorgiamo, ma che il nostro cervello immagazzina ed etichetta. Deve essere così che è successo a te: hai visto, sentito, toccato qualcosa che il tuo cervello ha etichettato come conosciuto e ti abbia inviato questi ricordi, legati proprio a quel qualcosa»
Non sapeva se si era spiegato bene, visto lo scetticismo che ancora impregnava gli occhi ametista del Silver-head, ma più di così non poteva fare, visto e considerato che quella non era una scienza e che ci sarebbe voluto tempo per verificare se quelle intuizioni fossero esatte.
«E tu ti aspetti che io ti creda?»
«Ne ho parlato con Kaien, ed anche lui sembra essere d’accordo con me. Sii realistico Zero, tutti quei ricordi così particolareggiati a cui tu ti senti legato non sono certo frutto di un semplice sogno; se come dici tu non hai mai incontrato quelle persone, allora mi devi spiegare l’affinità che senti con loro»
No, non lo sapeva spiegare. Anche quella notte, quando aveva sognato quelle mani intrecciate, aveva sentito del calore prendergli le mani, riscaldarle come mai lo erano state prima. Era una sensazione che già conosceva, ma che non la sapeva legare a nessuna persona che conosceva; nemmeno ai suoi genitori. E allora da dove proveniva la certezza di aver già sentito quel calore?
«Lo so che sei scettico, Zero; lo sarei anche io. Però come ti ho detto, è un’intuizione che si può solo verificare con il tempo» finì di dire Yagari, lasciando solo il Silver-head con un libro che gli raccomandava di leggere, magari gli sarebbe stato utile.
Ma non era quel libro, che Zero voleva avere tra le mani, poter leggere in quel momento; era un altro tipo di libro che desiderava. Uscì dalla Biblioteca, portandosi l'oggetto con sé. Una volta entrato nella sua camera lo posò da qualche parte, senza neanche rendersi conto di dove; prese quello tramandato dalla sua famiglia e ricominciò a leggerlo per l’ennesima volta.
«Zero…Zero…Zero, INSOMMA!» l’urlo di Yuuki lo fece sobbalzare dalla poltrona nella quale era caduto addormentato.
«Yuuki…che c’è?» mugugnò, con gli occhi appannati dal sonno.
«Dobbiamo andare, che tra poco la Night Class uscirà. È assurdo come crolli addormentato quando apri quel libro! Dovresti provare a non leggerlo per un certo periodo, è come se fosse diventata la tua droga preferita» accusò lei scettica, sistemando alla bell’e meglio il fiocco rosso della divisa.
«Sì, beh…magari dovrei seguire il tuo consiglio» disse Zero tra uno sbadiglio e l’altro; si sentiva come sotto un treno e non aveva fatto niente tutto il giorno, se non parlare con Yagari di quell’assurda situazione.
«Dai, andiamo che sennò chissà che combineranno le ragazze. Almeno tu calmerai un po’ i bollenti spiriti…» lo prese in giro. Gli fece l’occhiolino prima di dirigersi fuori, seguita dal Silver-head.
«Suvvia ragazze, calmatevi» le riprese Yuuki, vedendo la massa che si muoveva troppo eccitata.
«Oh Yuuki! Non toglierci il divertimento» la pregò una ragazza dai biondi capelli mossi, poi sulle punte dei piedi, tornò a provare a scorgere qualcosa.
«Allontanatevi un po’ e calmatevi, altrimenti quelli della Night Class non riusciranno a passare!» sbottò Zero, lanciando occhiate laser su tutta la folla. Yuuki ghignò nel notare come al suo “comando” le ragazze fossero schizzate sull’attenti per azzardare poi qualche passo indietro a distanza di sicurezza.
«Certo che a te danno sempre retta! Dovrei adottare anch’io la faccia scontrosa che hai quando siamo qui» lo prese in giro l’amica.
«Non ci riusciresti; sono inimitabile» cercò di fermare l’ennesimo sbadiglio che lo stava cogliendo.
«Sì, sì. Inimitabile, dovresti dormire un po’ di più la notte, non lo sai?»
«Se non avessi il lavoro di Guardian, lo farei volentieri»
L’improvviso silenzio che calò nel cortile, avvertì i due Guardian che i Vampiri avevano fatto il loro ingresso, e si stavano prodigando in quella sfilata che il Silver-head trovava tanto inutile.
Sbadigliò nuovamente, stropicciandosi poi l’occhio di nuovo appannato: come voleva posarsi da qualche parte e dormire; solo dormire, punto. Nient’altro.
«Dovresti dormire la notte, Kiryuu. Non ti fa’ bene stare troppo tempo senza»
Per poco Zero non si strozzò con la propria saliva nel sentire la voce di Takuma accarezzargli l’orecchio. Voltò appena la testa, gli occhi spalancati dalla sorpresa, il sangue che correva veloce nelle vene, andandosi a concentrare un po’ sulle guance, un po’…nelle parti basse.
«Sì…hai ragione» rispose a mala pena, prima di sbattere più volte gli occhioni ametista e riprendersi da quel piccolo shock.
«Si vede che è molto che non chiudi occhio; questa notte cerca di dormire, Kiryuu» Il sorriso che il Vampiro gli fece, lasciò il Silver-head senza respiro per qualche secondo, prima di far entrare di nuovo un po’ d'aria nei polmoni. Lo osservò allontanarsi, mentre tutti gli studenti della Day Class già si stavano disperdendo e Yuuki lo guardava con il sorriso sulle labbra. Ancora più rosso, abbassò il volto e si diresse verso la camera per affondare il viso nel cuscino.

 

 

 

Era iniziata in maniera strana la loro storia. Un piccolo bacio sulla guancia da parte di Kaname ed aveva sentito distintamente il sangue ruggire e pompare più velocemente, il cuore che sembrava impazzire, le guance che ardevano. Guardò il ragazzo stupito della propria reazione, non immaginandosi che anche in Kaname stesse avvenendo lo stesso, anche se per vari motivi. Poi aveva sentito le sue labbra sulle proprie, e lì non aveva più capito niente, ma aveva lasciato che le emozioni prendessero il sopravvento sulla parte razionale lasciandosi completamente andare. Le labbra del ragazzo erano fuoco puro sulle proprie; la lingua che guizzava alla ricerca della sua; le mani che viaggiavano sulle guance, sul collo per accarezzarlo dolce alla base, fra i capelli per sentirne la consistenza, sulla schiena per lasciare che dolci brividi ne serpeggiassero poi lungo la spina dorsale. Quel bacio li aveva completamente catapultati fuori dalla sfera terrestre, per portarli in un mondo loro dove non esistevano tempo, spazio e luogo che li potesse mai separare.
Quando si erano dovuti separare in cerca d’aria, si erano guardati negli occhi lucidi per poi sorridere e dirigersi nel salone dove si stava svolgendo l’ennesima festa. Non poteva fare a meno di notare quanto Kaname fosse a proprio agio con qualsiasi cosa indossasse; senza considerare che in quel vestito bianco con la camicia bordeaux faceva la sua bella figura, non a caso era sempre circondato da tante ragazze che cercavano di attirare la sua attenzione in qualsiasi modo, non immaginando minimamente quello che c’era appena stato tra di loro. Sorrideva ebete nel pensare a quelle labbra che aveva assaggiato, non riuscendo a togliersi dalla mente il loro sapore.
Alla prima occasione in cui nessuno vedeva dalla loro parte, Kaname prese la sua mano, stringendola sentendo la stretta ricambiata, e trascinare entrambi fuori da quella festa tanto odiata e inutile; volevano stare un po’ soli senza tanti pensieri per la testa. Presero a girare l’enorme giardino che circondava la casa in silenzio, le mani sempre strette l’una all’altra.
«Ti andrebbe di venire da me un giorno di questi? Sono sicuro che tuo padre non possa rifiutare un mio desiderio, così saremo liberi di passare un po’ di tempo soli senza paura che ci possano vedere» propose Kaname, prendendo la sua mano in entrambe le proprie e portarla alle labbra; la baciò, prima sul dorso come un vero gentiluomo e poi sul palmo, seguendo le falangi e lasciandovi piccoli baci umidi.
«Non vedo l’ora» sussurrò basso, lasciando che i suoi occhi si riempissero di quella visione, mai sazi della figura di Kaname e dei sentimenti che riusciva a trasmettergli. Lo amava, o per lo meno era un sentimento che gli si avvicinava, e quanto più tempo avessero passato insieme, tanto più quel sentimento sarebbe cresciuto.
Le labbra si cercarono ancora, ancora e ancora mai sazi di sentire le proprie gemelle, il sapore dell’altro, la mani di Kaname che cercavano di avvicinarlo maggiormente a sé. 

 

 

 

«Kaien, ci hai fatto chiamare?» disse Yuuki, entrando nella Direzione.
Lì vi erano più persone di quante lei e Zero avessero pensato. C’era un ragazzo dai capelli scuri, alto, dalla figura regale e Yagari che lo guardava come se quello avesse fatto qualcosa che non doveva.
«Sì. Vi ho fatto chiamare per presentarvi il nuovo studente della Night Class; è il più importante dei Vampiri, e sono sicuro che saprete come trattarlo» l’occhiata che lanciò a Zero fu più che eloquente; questi sbuffò, contrariato.
Il ragazzo si voltò per permettere ai due Guardian di osservarlo meglio. A Zero mancò un battito, ma non si spiegava il perché di quella reazione; il Vampiro aveva capelli d’ebano che gli scendevano morbidi fino a metà collo, gli occhi amaranto che si posarono sui propri, profondi e insondabili. Non disse niente il nuovo arrivato ma Zero era sicuro di averlo già visto da qualche altra parte.
«Mi chiamo Kaname Kuran; è un piacere conoscervi» la voce morbida e sicura del ragazzo, fece venire i brividi lungo la schiena al Silver-head, e gli faceva ricordare qualcosa di lontano ed importante che doveva aver dimenticato.
«Il piacere è tutto nostro, Kaname» rispose sorridente Yuuki, presentandosi subito dopo.
«Io mi chiamo Yuuki Cross; mentre questo introverso, silenzioso ragazzo si chiama Zero Kiryuu. Spero ti troverai bene qui»
L’altro annuì semplicemente, sorridendo alla ragazza ma senza mai perdere di vista il ragazzo.
«Kaname fa’ parte della famiglia reale, all’interno della casta vampiresca; è probabile che erediterà il comando dei Vampiri» spiegò Kaien, ignorando lo sbuffo proveniente da Tohga. «Accompagnatelo al Moon Dorm, e presentatelo agli altri…anche se non penso ce ne sarà bisogno. Ho già avvertito Takuma del tuo arrivo Kaname»
«Vi ringrazio di aver avuto la possibilità di frequentare la Cross Academy, Direttore Kaien» disse il Pureblood, chinandosi, prima di lasciare la stanza seguito dai Guardian.
«Pensi sia stata una buona idea?» chiese Tohga, riferendosi a Kuran.
«Mi ha chiesto lui di venire; non potevo certo rifiutare» sospirò, guardando pensieroso fuori dalla finestra.
«Ma…» iniziò a dire Yagari, abbracciando da dietro il Direttore.
«Vediamo che succede, se ci sarà bisogno, interverremo» gemette leggermente, i baci che l’Hunter gli stava dando erano piccoli, umidi e frizzanti.
«Allora Kaname» cominciò Yuuki, affiancandosi al ragazzo. «Il Direttore ti ha già detto qualcosa sul College?»
«Mi ha accennato solo qualcosa; ma penso che sia compito vostro aggiornarmi, dico bene?» sorrise.
«Beh, sono delle accortezze semplici quelle alle quali devi stare attento. Prima di tutto…»
«Non provare a mordere neanche una persona mentre sei qui» concluse per l’amica Zero, con un po’ troppo astio nella voce. Si era istintivamente messo sulla difensiva con quel Vampiro.
Kaname gli lanciò un’occhiata penetrante, come a volergli dire qualcosa, ma rimase in silenzio.
«Zero! Sii più educato» Yuuki non lo capiva; va bene che non sopportava i Vampiri, ma non era mai stato scortese con nessuno di loro. Il ragazzo sbuffò, ma non distolse lo sguardo da quello dell’altro.
«Io non bevo sangue umano. Uso Pasticche Ematiche come tutti i Vampiri che appoggiano la causa di Kaien; quindi non mi permetterei mai di mordere un umano. Inoltre sono un Pureblood; sappiamo resistere al richiamo del sangue» spiegò Kaname, gettando un’occhiata fredda all’Hunter.
«In caso contrario, la mia Bloody Rose sarà felice di saggiare il tuo, di sangue»
«Adesso basta, Zero» si intromise la ragazza, continuando la spiegazione. «Le vostre lezioni si tengono, ovviamente, di notte e il vostro spostamento sarà tenuto d’occhio da noi Guardian, vista la vivacità delle ragazze della Day Class; in ultimo, non dovete farvi vedere in giro da quelli del Sun Dorm, perché non sanno niente di voi: non sono a conoscenza del fatto che siete dei Vampiri»
«Grazie mille delle spiegazioni, Yuuki» disse gentile il Pureblood, prima di entrare nel Moon Dorm, seguito dagli altri due.
Tutti i Vampiri erano già schierati, gli occhi puntati alla porta. Non appena questa si aprì l’intera Night Class si profuse in un inchino, di fronte il futuro erede della casata dei Kuran e Principe dei Vampiri.
«Potete anche alzarvi. Sarò solo uno studente come voi» precisò Kaname, come a sottolineare che erano altri i motivi che lo portavano lì.
«Kaname» gli si avvicinò Takuma, facendo un altro inchino, prima che il Principe lo abbracciasse designandolo come amico e fratello; dopotutto erano cresciuti insieme, non vedeva il motivo di nascondere la loro amicizia.
Zero, dietro di loro, assottigliò gli occhi, non contento del legame che univa i due; non poteva credere che Takuma fosse amico di un Vampiro così indifferente a tutto e che tutti guardava dall’alto in basso. Non se ne capacitava…non dell’amicizia (non in quel momento), ma del fatto che non potesse sopportare la vista di Kaname; ogni volta che posava i propri occhi sulla figura del Vampiro, sentiva un’enorme voragine prenderlo allo stomaco e stringere, forte, talmente forte da farlo quasi spezzare.
«Io sono il Campo Dormitorio della Night Class, Kaname, e per qualcosa puoi chiedere a me…almeno fino a quando non sarai pronto a prendere questo ruolo come Vampiro di rango maggiore» spiegò il bel Vampiro dagli occhi smeraldini.
A Zero sfuggì uno sbuffo che i due non faticarono a sentire. Takuma si voltò verso il Silver-head, ammorbidendo il taglio degli occhi e regalando all’altro un leggero sorriso; gli piaceva da morire vedere quelle guance nivee imporporarsi.
«Grazie per averci portato Kaname» non era rivolto ad uno dei due ragazzi in particolare, ma Takuma non aveva lasciato per un secondo il contatto visivo con Zero.
«Oh, non è stato un problema» rispose allegra Yuuki.
«Dobbiamo andare Yuuki» Il Silver-head bloccò l’euforia della ragazza, ricordandole che i giri di ronda li aspettavano a braccia aperte.
«Sì, è vero! Allora, è stato un piacere conoscerti, Kaname; ci vediamo presto» salutò la ragazza, sorridendo un po’ troppo apertamente per i gusti di Zero. Il ragazzo diede un’occhiata superficiale al Pureblood, poi uscì portandosi dietro l’amica.
Kaname osservò i due varcare il portone, sorrise malinconico prima di voltare le spalle all’entrata e avviarsi con Takuma alle stanze superiori.
«Zero» iniziò pensierosa Yuuki. «Mi sbaglio o sei stato strano tutto il tempo?»
«A cosa ti riferisci?» fece finta di niente, evitando di guardare la ragazza.
«Non fare il finto tonto; non capisco perché tu sia diventato così insopportabile con Kaname nello stesso momento in cui lo hai conosciuto. Non ti sei mai comportato così con nessuno della Night Class, eppure sono tutti Vampiri» fece notare ovvia l’amica. Fermò il ragazzo, cercando di farlo parlare, senza risultato.
«Senti Yuuki» iniziò stanco Zero, non ce la faceva a parlare con la ragazza. «Non so cosa mi sia preso, e alla fine gli chiederò scusa; ma adesso proprio non mi va di parlarne, voglio stare un po’ da solo» detto ciò si allontanò, sotto lo sguardo perplesso dell’amica.
Davvero, non sapeva proprio come spiegarsi il suo comportamento, se non incolpando la stanchezza che lo aveva preso in quei giorni; e neanche quella riusciva a capire! Nel momento in cui riusciva a chiudere gli occhi, quei sogni continuavano a perseguitarlo lasciandolo più spossato di quanto non lo sarebbe se si fosse scontrato con un Vampiro. Quei sogni…era come se li vivesse ogni volta, senza però ricordare nitidamente quello che faceva. E poi la domanda era sempre quella: che cavolo c’entrava tutto quello con lui? Perché in quel momento? Aveva davvero sentito, visto, odorato qualcosa che aveva messo in moto quella catena che non sembrava finire?
Sospirò pesantemente, voltando l’angolo dell’edificio per continuare la sua perlustrazione, non prestando realmente attenzione a quello che lo circondava; non si accorse, di conseguenza, delle due figure che seguivano ogni suo spostamento nei limiti del possibile. Una delle due decise di uscire allo scoperto, portandosi di fianco al Silver-head con quel suo sorriso caldo.
«Zero» disse soltanto, dando modo all’altro di uscire dai vorticosi pensieri che lo avevano preso.
Si voltò di scatto verso il biondo Vampiro con gli occhi sbarrati dallo stupore. «Takuma» ansimò, cercando di calmare il battito accelerato del proprio cuore.
«Scusami, non era mia intenzione spaventarti»
«No, non ti preoccupare»
«Mi chiedevo se potevo tenerti compagnia, per un po’; magari passeggiamo insieme, vuoi?» chiese solare il Vampiro, il sorriso luminoso, gli occhi splendenti. A Zero manco un battito per un secondo, prima di tornare ad una respirazione normale e cercare di aprire bocca.
«Sì. Sì non c’è problema; è meglio stare in compagnia ogni tanto»
Presero a camminare in silenzio, nessun suono che proveniva dai dintorni, la Day Class silenziosa nelle proprie stanze.
Zero non sapeva cosa dire o cosa pensare; non gli era mai capitato di rimanere da solo con il Capo Dormitorio, ma soprattutto non riusciva a distinguere il reticolato di sentimenti che lo opprimeva: da una parte vi era l’attrazione per quel Vampiro puro che gli camminava di fianco; dall’altra parte il profondo rancore che provava per quelle creature che gli avevano distrutto la famiglia, senza contare il proprio ruolo di Hunter! E allora, come faceva a trovare la compagnia di Takuma così piacevole e confortante? Era proprio in quei momenti che non riusciva a capire niente.
«Allora Zero, coma vanno le cose; sei riuscito a recuperare un po’ di sonno? Ancora non hai una bella cera»
«Diciamo che su venti ore ne ho recuperate solo due» rispose fiacco il Silver-head, un sospiro uscì dalle sue labbra.
«Come mai non riesci a dormire? Non ti fa’ bene e di sicuro ne starai già risentendo»
«Beh, salvo che non crolli il mio corpo, la vedo dura la possibilità di addormentarmi per un po’» disse acido Zero, per poi rivolgere un sorriso di scuse al Vampiro.
«Ma perché non riesci a dormire? Non mi sembri uno che ha problemi di qualche sorta» chiese il biondo, preoccupato per il ragazzo.
«Faccio dei sogni…più precisamente è sempre lo stesso che faccio e rifaccio» spiegò l’Halfblood. «Ogni volta che chiudo gli occhi, vedo sempre le stesse due persone; ma non riesco a capire il perché, di quelle immagini! Insomma, io non conosco le due persone che vedo…»
«Sei sicuro?» lo interruppe Takuma. Zero lo osservò come se avesse di fronte un’allucinazione. «Voglio dire, come puoi affermare di non conoscerli?»
«Non ne vedo i volti» rispose ovvio il Silver-head. «In genere nei sogni, quando non scorgiamo il volto di una persona, non vuol dire che non la conosciamo?»
«In linea di massima sì; ma non pensi che forse tu abbia, più semplicemente, dimenticato?» chiese insinuante Takuma, attento ad ogni più piccola reazione del ragazzo.
Si erano fermati senza accorgersene, guardandosi negli occhi senza mai distoglierli. Zero non riusciva a capire dove l’altro volesse arrivare; mentre Takuma cercava in ogni modo di inviare qualche genere di input al Silver-head.
«Che cosa stai cercando di dirmi, Takuma?» chiese Zero, guardando il biondo in maniera quasi accusatoria.
«Niente di sconvolgente; dico solamente che magari è il tuo cervello che cerca di farti ricordare qualcosa»
«Secondo Yagari potrei star ricordando qualcosa della mia vita precedente» ammise con una smorfia Zero, non notando minimamente lo strano luccichio negli occhi di Takuma.
«Chi lo sa, è possibile che abbia ragione lui…» sussurrò, incrociando gli occhi ametista del Silver-head e guardandolo profondo.
Zero stava per parlare; voleva capire che cosa stava cercando di dire o pensare il biondo, ma l’altro lo precedette, congedandosi per tornare al dormitorio. Aveva lasciato Zero più confuso e stranito di quanto non lo fosse prima.

 

 

 

Non aveva mai immaginato che quel ragazzo potesse essere veramente così ricco…era un eufemismo quello! Quando aveva messo piede per la prima volta nella sua abitazione, aveva a mala pena trattenuto lo stupore che permeava il suo corpo; come faceva un ragazzo come Kaname ad abitare in un PALAZZO come quello? E tutto solo poi! Non un genitore, non un maggiordomo, solo lui ed un altro ragazzo che ogni tanto vagava per quelle stanze come se fosse di casa. Gli aveva chiesto chi fosse, e Kaname gli aveva solamente risposto “Takuma”, come se quella semplice parola potesse spiegare ogni cosa, anche se in realtà non aveva contribuito per niente!
Aveva frequentato quel posto per molto tempo, era quasi diventata la sua seconda casa, visto che il padre non vedeva l’ora che avesse amicizie di un certo calibro, non capendo cosa in verità gli passasse davvero per la testa; e allora aveva continuato ad andare a casa di Kaname come se niente fosse. Passavano il tempo a parlare, a leggere, Kaname che si disinteressava di ogni cosa e passava le ore a contemplare quel corpo che finalmente poteva avere per sé. Non ne aveva mai capito il motivo, non pensava di essere chissà quale bellezza ma Kaname continuava a ripetere che non capiva niente e che aveva un qualcosa di profondo, misterioso e terribilmente dolce che lo aveva spinto ad avvicinarsi senza pensarci due volte.
Quella relazione aveva qualcosa che proprio non riusciva a capire; sentiva di voler stare il più vicino possibile a Kaname, ma spesso dal ragazzo sentiva provenire un’energia che non sapeva come interpretare: faceva nascere dei brividi lungo la sua schiena, che però non sapeva se catalogare come piacevole o meno…in alcuni momenti sentiva di volergli essere più vicino, in altri, quegli stessi brividi davano la sensazione di qualcosa di mostruoso a cui stare alla larga. Ma l’essere umano è curioso, e spesso si butta in situazioni pericolose senza neanche accorgersene.





Bene! Questo è il primo capitolo, il prossimo sarà l'ultimo^^ Non volevo fare una cosa lunga per questa storia, ma mi è uscita così, spero non vi dispiaccia! Naturalmente voglio sapere le vostre congetture, mica potete lasciarmi a bocca asciutta!! xD Vi domando subito scusa, visto che l'avrei dovuta postare prima ma per alcuni motivi (Couff*scappatadicasa*Couff) non avevo possibilità di avvicinarmi ad un pc; adesso sono liberissima, quindi, prima di rimettermi sui libri dell'università finirò questa FF!! Mi auguro comunque che questo inizio non vi abbia deluso^^
Colgo l'occasione per ringraziare chi ha recensito "Don't Bite Me" (mostrandomi anche gli stupidi errori che ho fatto -//-); Beh, come promesso questa storia è dedicata a coloro che hanno seguito la storia precedente, lasciando anche una piccola traccia del loro passaggio. E quindi questa è per voi: Skadi, Avly, kikachan, rasiel, ilion13, fullmetal, versus11, Mello sexy doll, Hizu, Hime__, Ninive Shyal; grazie mille a voi e anche a chi ha letto soltanto^^
rasiel: anche a me è dispiaciuto molto che "Don't Bite Me" sia finita, ma chissà che la mia mente malata non si inventi qualche continuo di quella storia (da una parte ci spero, dall'altra no). Il fatto che tu ti sia immedesimata nei personaggi mi fa' molto felice^^ (è un modo per strattenersi, in realtà sto saltando dalla gioia :D) perché questo vuol dire che riesco a far trasparire le emozioni che voglio siano ben presenti, e questo è un vero onore!! E spero che cose positive le troverai anche in questa FF!! Bacioni!!! :********
kikachan: prima di tutto ti ringrazio di avermi fatto notare gli errori!! Ti giuro che mi sarei seppellita volentieri quando li ho visti -//- erano mostruosi :( Comunque sono contenta che la storia ti sia piaciuta e l'abbia letta fino alla fine; so che come finale, il superamento di Zero è alquanto irreale, ma un po' lo preferivo così, un po' è stato per non dover"torturare" troppo il povero Zero...gliene capitano troppe nella vita^^" Baci!!
Avly: Grazie per avermi mostrato anche tu gli errori imbarazzanti che avevo fatto, e spero che adesso sia molto più scorrevole la storia rispetto a prima (anche perchè sto rivedendo anche i precedenti capitoli, nel caso ci fossero errori gravi anche li^.-). Per il resto, sono stracontenta che la storia ti sia piaciuta, che magari anche questa ti abbia incuriosito un po' e che...beh spero continuerai a leggere di questi due bei ragazzi, visto che le FF su di loro mi vengono a valanga!! :D Calcolando che, a parte "Passato e Presente" ne ho un'altra in corso di scrittura...ci sarà un sacco da leggere su questi due!! E chissà che una piccola one-shot su "Don't Bite Me" non mi venga in mente di scriverla^.- Quindi a presto!!! Bacioni immenzi!! :**

Al prossimo capitolo!!
*Baci*

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** [ Capitolo 2 ] ***


capitolo 2

Passato & Presente
Capitolo 2

Nel mese a seguire, aveva provato in tutti i modi a stare lontano da quel Pureblood che non riusciva a sopportare, ma non c’era stato niente da fare: ovunque si trovasse era tanto “fortunato” da incontrare anche l’altro, come se questi lo stesse seguendo. Per distrarsi era andato spesso a caccia, sperando che magari la sua mente si sarebbe liberata dalla fastidiosa presenza di quel Vampiro; ma così non era stato purtroppo. In più ci si era messo il fatto che Takuma si fosse in qualche modo allontanato, senza dargli il tempo di capirci niente: aveva fatto tutto lui, si era avvicinato a Zero, facendogli crescere la speranza che forse qualcosa ci poteva essere, per poi, non appena quel Nobile aveva fatto il suo ingresso, allontanarsi senza neanche una spiegazione. Era da quella sera in cui avevano parlato loro due da soli che il biondo non gli rivolgeva la parola, a mala pena riceveva il saluto quando si incontravano fuori dal cortile, durante gli spostamenti della Night Class. Non riusciva a capire niente, visto e considerato che la sua mente era sempre impegnata a pensare qualcosa…e stava iniziando anche ad essere una specie di cadavere ambulante, dato i sogni sempre più strani e reali che continuava a fare. L’ultimo soprattutto gli aveva dato parecchio da pensare, poiché aveva riconosciuto nel ragazzo dai capelli d’ebano Kaname Kuran, e la cosa proprio non riusciva a spiegarsela; perché il Pureblood per eccellenza doveva anche essere nei suoi sogni? Non lo sopportava, non lo poteva vedere eppure lo sognava; un’altra cosa strana era il fatto che aveva iniziato a riconoscerne i tratti a poco a poco, segno che quel Vampiro avesse qualcosa a che fare con i propri sogni. Ma perché? Era forse dato da quello il fatto che non lo potesse soffrire?
«Zero» lo chiamò Kaien alle sue spalle.
Si trovava per l’ennesima volta disteso sul divano con il libro di famiglia in mano, sicuro che almeno lui non lo avrebbe fatto pensare per un po’.
«Dovresti uscire un po’, pensare a qualcos’altro» disse preoccupato il Preside.
Gli occhi non lasciarono trasparire più preoccupazione di quanta in realtà ne provasse. Doveva assolutamente parlare con Tohga e vedere come provare a risolvere la cosa…non sopportava di vedere il ragazzo ridotto in quello stato, soprattutto perché non era sicuro che fosse quello che volesse. Ma quello si sarebbe visto alla fine di tutta la storia.
«Non mi va molto ora» rispose sfiancato il Silver-head, guardando l’uomo con occhi appannati dal sonno. Da quanto tempo era che non dormiva come si deve? Troppo; quella notte avrà dormito bene o male per mezz’ora, prima che le immagine del sogno prendessero il sopravvento.
«Perché non vai a fare compagnia a Yuuki? O magari un bagno rilassante?» sentiva di star perdendo il ragazzo, Kaien, e non lo avrebbe mai permesso.
«Mmm…penso che il bagno possa andare bene» sussurrò appena.
Kaien osservò il ragazzo dirigersi verso il bagno, prima di prendere la strada opposta e andare verso le aule della Night Class; in quel momento Tohga stava facendo lezione.
«Scusatemi l’interruzione» disse una volta aperta la porta, il sorriso affabile sempre sulle labbra.
Yagari si preoccupò nel vederlo lì; oltre al fatto che era la prima volta che interrompeva una lezione, l’Hunter si era anche accorto che quel sorriso era in realtà tirato e finto. Uscì dall’aula con la massima calma, conscio del fatto che il Preside volesse parlare con lui.
«Cos’è successo?» chiese senza indugi.
«Sono preoccupato per Zero, Tohga. Sono giorni che non dorme…sta diventando l’ombra di se stesso con questa storia dei sogni»
«Tuttavia sei stato tu a voler mandare avanti questa storia, Kaien; lo sai che non sono mai stato d’accordo» lo riprese, non celando l’irritazione, ma senza comunque incolpare così l’altro.
«Io…lo so» ammise con rammarico. «Forse non avrei dovuto permettergli questa cosa, ma magari Zero ne sarà..»
«Non lo dire Kaien» lo interruppe subito Tohga, spostando lo sguardo. «Le cose avrebbe dovuto avere il loro corso naturale, non essere forzate in questo modo. È stato quel Vampiro –sputò con rabbia– a volere che fosse così; noi cosa possiamo fare se non rimanere ad osservare?»
«Il professor Yagari ha ragione» disse il suddetto Vampiro alle loro spalle.
Li aveva sentiti parlottare, dopo tutto il suo udito fine non andava sottovalutato, e se discutevano di Zero non poteva fare a meno di intromettersi.
«Sono io che ho voluto così; e sebbene in questo momento non sia al massimo della sua forma e lo stia sottoponendo ad un’estenuante prova, non me ne pento affatto» concluse, posando il suo sguardo profondo nell’occhio blu elettrico del professore.
«Eppure ora come ora ti odia, non sopporta la tua vicinanza, e prova in ogni modo di evitarti sebbene tu cerchi sempre di stargli il più vicino possibile…Kuran» gli fece notare Yagari.
«Mi odia solamente perché non capisce le sensazioni che lo prendono quando mi è affianco o mi vede» spiegò il Pureblood. «Il fatto che io stia stuzzicando la sua mente anche con i miei poteri è solo per accelerare un po’ il processo»
«Non ce la fa’ più, Kaname» sbottò Kaien, mostrando tutta la preoccupazione che aveva per il figlioccio. «Non può resistere ancora per molto» la voce che si spense, gli occhi chiusi ed un braccio di Tohga a proteggerlo.
«Abbi solo un altro po’ di pazienza» disse solo il Principe dei Vampiri, prima di rientrare in classe.
Yagari gettò uno sguardo carico di odio alle spalle del ragazzo, mentre Kaien si rifugiava tra le sue braccia senza tanto preoccuparsi del luogo nel quale si trovavano: aveva solo bisogno di un po’ di calore.
«Sono preoccupato» ribadì per l’ennesima volta il Direttore.
«Andrà tutto a posto, vedrai» lo rassicurò Tohga, sebbene non credesse fino in fondo a quelle parole.

 
Non ce la faceva…era veramente troppo stanco per anche uno solo passo in più. Era stanco morto, e non era di certo un modo di dire! Sentiva di avere un piede nella fossa, se le cose avessero continuato così ancora per molto tempo. Per non avere più quei sogni si era anche impedito di addormentarsi, sebbene dovesse ammettere che non era una delle più grandi idee che avesse avuto: ma non sapeva proprio che altro fare. Aveva chiesto a Yuuki di potersi occupare della ronda per tutta la notte, senza stare a guardare i turni, proprio voleva evitare di dormire; la ragazza aveva accettato, dietro profonde insistenze del Silver-head, ma continuava ad osservare l’amico preoccupata come non mai. Era la prima volta che lo vedeva così sconvolto, nemmeno quando lo aveva conosciuto lo aveva visto così male; voleva fare qualcosa, distruggere quel libro che per lui era come una droga, tenerlo vicino e fare in modo che i suoi sogni fossero il più tranquilli possibile, che non avesse quella sorta di “incubi”, se così li poteva definire, che aveva in continuazione! Voleva proteggere il suo migliore amico da qualcosa di cui non sapeva bene si trattasse.
Era appena passata la mezzanotte, quando Zero si rese conto che la vista gli si stava annebbiando. Doveva sedersi un attimo ed aspettare che quel capogiro gli passasse, per poter continuare con la sua ronda. Si appoggiò al tronco di un albero, e si lasciò scivolare fino ai piedi di questo prima di chiudere gli occhi ed attendere che tutto il mondo smettesse di vorticargli intorno. Quando pensò che il momento fosse passato, aprì gli occhi, rendendosi conto che qualcosa non andava: la testa continuava a girargli, vedeva come se si trovasse estrapolato dal proprio corpo, si sentiva come si trovasse su un comodo materasso fatto di piume ed l’intero corpo non avesse alcun peso ma fosse leggero come una foglia. Il campo visivo iniziò ad oscurarsi man mano che cercava di capire cosa gli stesse succedendo, fino a quando tutto non divenne una macchia nera indefinita e si sentì completamente sospeso nel tempo e nello spazio; vedeva l’universo nel suo complesso, tutto era nero con piccole luci bianche che ogni tanto facevano capolino nella sua mente. Non sentiva niente, non provava niente; era diventato un’entità completamente separata da ogni altra cosa vivente o meno.

 

 «Kaname…» sussurrò dolcemente.
«Sono qui» mugugnò il ragazzo vicino. Allungò un braccio, che strinse attorno la sua vita, ed avvicinò quel corpo al proprio, tuffandosi poi con il viso tra quei capelli chiari. Respirò il suo profumo di lavanda selvatica, miagolando poi soddisfatto. Non l’aveva lasciato andare quella notte, ma l’aveva tenuto con sé preoccupandosi solo marginalmente di avvertire la sua famiglia; non gli avrebbero rifiutato un no, quindi erano rimasti nella propria camera fino a tarda mattina. Non ce la faceva a staccarsi da quel corpo morbido e caldo.
«Forse dovremmo alzarci» biascicò, senza però alcuna intenzione di muovere un solo muscolo per allontanarsi da quel corpo marmoreo; lo voleva vicino sempre e comunque, senza pensare troppo ai suoi doveri nei confronti della famiglia.
«Possiamo stare così per molto tempo ancora senza preoccuparci di quello che avviene fuori da questa stanza» avvisò Kaname, stringendo la presa e iniziando una danza di baci partendo dalla fronte per scendere alla mandibola, al collo, alla clavicola…il petto morbido, con un accenno non eccessivo di muscoli; le mani dalle dita affusolate e forti…
«Mmm…Kaname» sussurrò con voce fievole e compiaciuta. «Se questo è il tuo modo per non pensare a quello che avviene fuori di qui, mi piace»
Sorrise, il Nobile, mentre le carezze non smettevano di stuzzicare luoghi che risvegliavano il proprio corpo. Andò a sbottonare l’inutile camicia che indossava, baciando poi ogni singolo lembo di pelle che le sue labbra incontravano; si soffermò sui capezzoli leccandoli, mordendoli dolcemente e succhiando, producendo soffi e gemiti che lusingavano le proprie orecchie. Continuò la sua discesa fino all’ombelico, dove leccò e morse, facendo capire le proprie intenzioni non propriamente caste. Erano mesi che si conoscevano, e da mesi non vedeva l’ora di assaggiare quel corpo e quella persona che era capace di farlo eccitare anche con un solo sguardo. Ne amava ogni singola sfaccettatura, ogni aspetto ed ogni difetto o pregio; adesso lo voleva anche dimostrare!
Non voleva che le cose finissero subito, ma doveva essere la cosa più soddisfacente e più perfetta che l’altro avesse mai sperimentato. Voleva essere dolce, per quella persona che era diventata come cristallo tra le sue mani; voleva essere passionale, per far capire tutto lo stravolgente sentimento che lo permeava ogni volta che erano anche solo vicini; voleva essere lento, per far assaporare ogni singolo movimento di quei tocchi, voleva che sentisse ogni piccolo brivido percorrergli le membra subito seguito dal successivo.
Assaggiò la consistenza dei fianchi con solo la punta delle dita, sentendo quei sospiri di piacere leccargli lascivi il padiglione auricolare per poi scivolare serpentini nel suo cervello, senza possibilità di scampo. Leccò quelle porzioni di pelle, gli occhi chiusi concentrato solo sul gusto; le mani che carezzavano le cosce ancora coperte di quel corpo fantastico, lasciandosi trasportare solo dal tatto; il naso che apprezzava ogni profumo che incontrava, che fosse la propria saliva mista al sapore della pelle, sia che fosse il suo eccitante profumo, percependo con l’olfatto ogni minimo cambiamento; quei gemiti che perforavano il proprio orecchio…peccaminosi come solo bere il sangue umano potrebbe essere, come uno dei Sette Peccati ai quali si stava lasciando andare, eppure il proprio udito catturava ogni singola nota di quei suoni; e la vista!quando aprì gli occhi per tornare a baciare quelle labbra rosee che lo attendevano sole…in quel momento vide un angelo, il suo angelo personale che era arrivato per salvarlo da una vita che non sarebbe mai stata completa: quegli occhi chiari che lo supplicavano di continuare e di amarlo come mai aveva fatto prima; quei capelli lisci come seta che gli contornavano il volto, talmente chiari da sembrare la Luna stessa per illuminarlo; le gote arrossate dal piacere; le labbra socchiuse per catturare quanta più aria possibile; il torace che si alzava e si abbassava veloce per star al passo con l’eccitazione che lo prendeva mano mano che l’altro rimaneva sopra di sé.
«Kaname…»
Non lo lasciò continuare. Non ce n’era bisogno.
Lo baciò con tutto il fuoco che aveva in corpo; si esplorarono a vicenda, si impararono a conoscere a fondo. Kaname che non aveva mai assaggiato labbra più morbide delle sue, ma lui non aveva mai assaggiato altre labbra in generale! Era sconvolgente sentire la morbidezza di quelle labbra, il serpeggiare di quella lingua dentro la propria cavità, in un combattimento con la propria che non voleva sentirne di avere vincitori o vinti, ma che lasciò entrambi senza fiato, quando si separarono. Lì…lì cedette alle carezze morbide, pressanti e costanti con le quali il Nobile lo stava corteggiando; si abbandonò alla bolla di piacere che aveva isolato il proprio cervello, senza lasciargli la possibilità di pensare niente. Si lasciò semplicemente alle cure di quelle mani morbide, che sprigionavano calore in ogni punto su cui passavano; che gli abbassavano pantaloni e mutande per carezzare le cosce; che saggiavano la morbidezza della pelle, passavano sui fianchi, lasciandogli brividi lungo tutta la spina dorsale.
«Cosa vuoi che ti faccia?» chiese sfacciato il Nobile, la lingua che serpentina tracciava scie lungo il torace.
«Tutto quello che vuoi Kaname» mormorò prendendogli una mano, iniziando a succhiare lascivo una ad una tutte le dita.
Kaname rimane folgorato da quella scena, della sua sfacciataggine e dell’intraprendenza che stava dimostrando. Dovette sforzarsi a non immaginarsi il proprio membro tra quelle labbra, altrimenti sarebbe venuto prima del previsto; quegli occhi accesi dalla lussuria, quelle labbra vogliose che impiastricciavano di saliva le proprie dita, i capelli che si appiccicavano sulla fronte e sulla pelle lucida…doveva concentrarsi, o sarebbe durato veramente poco!
Il Nobile iniziò a toccare ed eccitare la sua parte intima con le mani, prima di assaporarla anche con la lingua, risalendo l’interno coscia. Non riusciva a trattenere i gemiti, ed anche se si sentiva in imbarazzo nel produrre un suono così indefinito, Kaname non sembrava voler sentire altro, sforzandosi di sorprenderlo ogni volta in modo da lasciare che quei suoni riempissero l’aria.
Con le dita bagnate di saliva, si adoperò a non fargli troppo male nel prepararlo, aspettando paziente che si abituasse all’intrusione.
«Kan-Kaname…sto per venire» gemette, cercando di trattenersi dal venire stringendo forte i capelli ebano tra le proprie mani. Dio! Era fantastico sentirlo sulla propria pelle e dentro il proprio corpo, anche solo con due dita!
«Nessuno ti trattiene. Puoi venire ogni volta che senti l’orgasmo montare» e sentire quelle parole sparate nel proprio orecchio furono la goccia che fece traboccare il vaso: venne così intensamente, che alla fine quasi credette di aver scordato il proprio nome. Eppure quello era solo l’inizio.
Quando Kaname lo penetrò, con una spinta decisa, sentì un dolore che quasi lo stordì tanto era intenso; fortuna che l’altro si fermò per abituare il corpo a quell’intrusione, altrimenti sarebbe svenuto come una donnicciola davanti un po’ di sangue! Dopo quel primo attimo di dolore però, l’unica cosa che riusciva a ricordare era l’estremo piacere che traeva dalle spinte decide e cadenzate di Kaname, che sembrava cullare il suo corpo invece che perdersi nell’atto sessuale.
Quando vennero, Kaname si stese di fianco il suo corpo, ancora possedendolo; era forse una posa imbarazzante, ma così di sentiva di appartenere pienamente all’altro. Si strinsero in un abbraccio dolce, prima di addormentarsi soddisfatti.

 

 La preoccupazione di Kaien non era eccessiva e nemmeno doveva passare inosservata. Lui stesso era preoccupato di come le cose si stavano evolvendo; aveva pensato che Zero fosse più forte, che sarebbe riuscito a contrastare il potere che stava riversando su di lui. Aveva quasi sperato che nel momento in cui i loro occhi si fossero incontrati tutto sarebbe andato per il meglio, senza quei sotterfugi che sembravano non portare da nessuna parte.
Era arrabbiato Kaname, con se stesso e con Zero, con Takuma e con Kaien che sembrava non avere per niente fiducia in lui! In realtà sapeva benissimo che l’unica cosa a preoccupare seriamente il Direttore era la salute, in quel momento precaria, del Silver-head; non poteva certo dargli torto, ma tutte quella situazione, l’ansia e lo stress che accumulava lo stavano mandando fuori di testa. Avrebbe fatto volentieri altro, invece che scatenare tutto quel casino! Non era poi così difficile capirlo, se solo lo si conosceva bene…
Non riusciva a stare fermo in camera; già l’aveva percorsa in lungo e largo una ventina di volte. Inoltre le mura gli sembravano inclinarsi, restringersi, crollare l’una sull’altra. Non aveva mai sofferto di claustrofobia (anche perché i Vampiri non potevano ammalarsi od avere fobie varie), ma tutta quella situazione lo faceva sentire prigioniero di se stesso: sentiva le braccia costrette da una morsa gelida che non gli dava alcuna possibilità di movimento; non poteva fare un passo in nessuna direzione che sentiva come la presenza di un qualcosa che lo faceva desistere da ogni movimento. Sapere che in quel preciso istante le pareti della sua stanza concretizzavano quella sensazione di soffocamento, gli rendeva ancora più necessaria la ricerca di aria fresca: spazi aperti e qualsiasi cosa che non avesse pareti od ostacoli che potessero soffocarlo.
Uscì dalla stanza e percorse i corridoi e le scale che lo portarono di fronte il portone principale, senza prestare molta attenzione alle parole che Rika gli rivolse o allo sguardo tra il preoccupato e l’indifferente di Takuma: doveva anche risolvere la situazione con quel Vampiro!
Anche solo aprire il portone lo aiutò ad inspirare una bella boccata d’aria che diradò (sebbene di poco) l’ansia che quella situazione gli aveva messo addosso. Percorse a passo tranquillo tutto il perimetro del Moon Dorm cercando in ogni modo di alleggerire il carico emozionale che gli premeva dentro. Vedere la Luna in cielo lo aiutava a calmarsi, a far tornare a galla emozioni, sensazioni e ricordi che riuscivano a cullare il suo cuore e la sua mente. Il vento tra i lunghi capelli d’ebano gli dava la dolce sensazione di essere accarezzato da dolci mani che lo volevano tenere stretto, come fosse una cosa preziosa. La gamma di sentimenti che aveva faticosamente trattenuto in quei giorni stava facendo pressione per uscire; non si era mai voluto mostrare debole di fronte a lui, per cui aveva sempre cercato di essere forte per entrambi. Ma in quel momento proprio non ce la faceva! Rivoleva quei fili setosi tra le mani; voleva giocare con quelle ciocche che sicuramente gli sarebbero scivolate di fronte gli occhi; avere tutto per sé quel corpo da amare come il cristallo, senza lasciare che nessuno potesse avvicinarglisi…rivoleva semplicemente quei momento in cui potevano stare tranquillamente insieme. Non era poi così difficile da capire!
«Kaname?»
Una voce femminile interruppe il flusso dei suoi pensieri. Si voltò e vide Yuuki, la Guardian, osservarlo con gli occhi stretti per distinguerlo tra gli alberi, in quel buio.
«Ciao Yuuki» la salutò cordialmente; nonostante non la trovasse particolarmente intelligente, era comunque gentile e simpatica. Senza contare che insieme a lei poteva vedere sempre Zero, nonostante l’altro lo continuasse ad odiare. Peccato che in quel momento non vedesse il Silver-head accanto la ragazza.
«Non pensavo fossi veramente tu» rivelò la ragazza con un sospiro. «Con questo buio non riesco bene a distinguere i contorni delle cose»
«Stai facendo il tuo turno di ronda?» le chiese il Vampiro, avvicinandosi a lei; vide le sue gote arrossarsi, ma non ci volle fare caso: non erano cose che gli interessavano. Era normale per lui sapere di avere una certa influenza sul sesso femminile, come in alcuni casi anche su quello maschile; ora voleva fare colpo solo su una persona, e di sicuro non era quella ragazza.
«No. Zero mi aveva chiesto di poter coprire anche il mio turno di ronda, ma non mi sono fidata a lasciarlo da solo, e sono venuta a cercarlo per fargli un po’ di compagnia. In questi giorni non è perfettamente se stesso. Però non lo riesco a trovare da nessuna parte…» fece pensierosa Yuuki.
«Non hai provato a cercarlo in camera? Forse è rientrato un attimo» fece Kaname, cercando di dimostrarsi più neutro possibile. In realtà vibrava dalla voglia irrefrenabile di lasciare lì la ragazza e fiondarsi a cercarlo, con tutto che sarebbe potuto passare per pazzo visto che cercava in tutti i modi di essere scostante ed indifferente, senza mai staccarsi veramente da lui.
Il dubbio che poteva essergli successo qualcosa non lo lasciava quasi respirare, sebbene cercasse di pensare positivo e non lasciarsi scoraggiare dalle paranoie.
«Ho provato a fare un salto, ma non c’era nessuno; e a parte te non ho incontrato nessuno»
«Magari non ti sei accorta di averlo incrociato» provò a supporre il Pureblood, vedendo gli occhi castani della ragazza impensierirsi.
«Può anche essere, ma lui si accorgerebbe della mia presenza anche a metri di distanza!» esclamò quasi esasperata.
Yuuki non notò minimamente il sopracciglio sollevato del Vampiro né tantomeno il tono quasi glaciale con il quale le si rivolse.
«Cosa intendi con questo?»
«Beh…Zero è uno dei migliori Hunter in circolazione; anche quando è sovrappensiero capta sempre tutto ciò che lo circonda. Mi sembra strano che non si sia fermato un attimo. Però hai ragione: è strano da un po’ di tempo, ed è tutta colpa di quel diario e dei sogni!» ringhiò la ragazza.
L’allusione ad un diario lasciò il Vampiro quasi perplesso, ma sapere che il proprio potere stava facendo effetto sul Silver-head gli fece tirare un invisibile sospiro di sollievo.
«Anche Takuma è strano in questi ultimi giorni» aggiunse la ragazza.
«In che senso?»
«Prima era aperto e solare…quando era Capodormitorio. All’improvviso non ha più scambiato una parola con Zero; mi sembra poco dopo il tuo arrivo»
Un forte sentimento di possesso prese Kaname alla bocca della stomaco. Perché Takuma si era avvicinato tanto a Zero? E perché d’improvviso aveva smesso di parlargli? Di nuovo quella sensazione di pareti che gli crollavano addosso lo prese; doveva allontanarsi dalla ragazza o non avrebbe trattenuto ancora per molto il proprio potere: almeno quel poco che avrebbe trasformato il proprio aspetto.
«Sarà meglio che ti lasci continuare a cercarlo, Yuuki» disse Kaname un po’ brusco.
«Sì. Non volevo rubarti tanto tempo. Faccio ancora un giro e vedo di cercare Zero. Buona notte Kaname» salutò con un piccolo sorriso.
Yuuki aveva compreso l’urgenza nella voce del Vampiro, e sebbene le piacesse la sua compagnia, voleva cercare Zero e capire bene che cose gli stava succedendo. Avrebbe tanto voluto gettare nella spazzatura quel cavolo di libro! Chissà che così il ragazzo non si sarebbe sentito un po’ meglio...

 

 «Kaname…forse è ora che io torni a casa. I miei iniziano a darmi per disperso» provò a dire, ma le labbra di Kaname subito cucirono la sua bocca, per impedirgli di dire altre stupidaggini.
«Sul…serio…Kaname» provò a dire tra un bacio e l’altro, ma il Nobile non ne voleva sapere niente!
«Insomma!» urlò, riuscendosi a scansare dal corpo pressante dell’altro. «Non voglio che i miei ci separino, dovresti saperlo! Se scoprissero una cosa del genere finiremmo entrambi in cella, ed io non voglio che ti capiti niente!»
«Ovviamente non pensi a te…» lo prese in giro il Nobile, con un piccolo sorriso sulle labbra. «Non voglio lasciarti andare via; non ora che possiamo stare un po’ insieme…»
«Sono due settimane che stiamo insieme Kaname. I miei genitori staranno iniziando a sospettare qualcosa…»
«E allora lasciali sospettare! Proprio non vuoi stare qui?» non sapeva quello che stava dicendo, ma soprattutto non voleva ragionare. Desiderava solamente stringere il suo corpo tra le proprie braccia e non lasciarlo mai. La sua mano sulla guancia lo fece tornare un po’ in sé; per lo meno lo rese abbastanza lucido da poter ragionare.
«E va bene» concesse il Nobile. «Ma solo per qualche giorno. Verrò a riprenderti il più presto possibile!» e lasciò un piccolo bacio a lato della bocca, prima di lasciarlo rivestire.
«Staremo di nuovo insieme prima di quanto tu possa pensare» disse con un sorriso talmente felice, da lasciar credere a Kaname che fosse vero.

 
Li vennero a prendere che entrambi stavano dormendo. Non sentirono nessun rumore, non ebbero nessun sospetto. Solo quando furono fuori dalla stanza di Kaname entrarono come una furia, fucili alla mano: li puntarono immediatamente contro Kaname, senza dargli il tempo di comprendere alcunché.
«Che diavolo state facendo?!» urlò Kaname, cercando di mettersi tra i fucili e il suo corpo.
«Non cercare di fuggire o fare il furbo Kaname Kuran» strepitò un signore appena entrato nella stanza. «Sappiamo della tua vera identità, sappiamo che sei un Vampiro. Adesso tu e il tuo compagno verrete scortati fino al Palazzo di Giustizia dovere verrete giustiziati, se non lasciati morire in cella»
«Non è possibile!» disse, guardando Kaname lanciare sguardi di fiamme verso quel signore.
Beh…in fondo avrebbe dovuto sapere che non sarebbe durata ancora a lungo. Strinse addolorato gli occhi, come a voler scacciare ogni momento passato con l’altro.
«Ascoltami» gli disse Kaname, prendendogli il viso tra le mani. «Qualsiasi cosa ti dicano, sappi che io ti amo, che non ho mai bevuto il tuo sangue e che non ti avrei mai fatto del male»
La limpidezza e fierezza che vedeva nei suoi occhi amaranto, gli dicevano che quella era una verità che non poteva mettere in discussione, e il suo cuore l’aveva accettata, quella verità. Così come la sua mente gli aveva assemblato tutti quegli atteggiamenti che aveva trovato strani e misteriosi, che in un certo qual modo avevano fatto ribollire il suo sangue di paura.
Prima che potesse dire qualsiasi cosa, uno dei signori con il fucile fece partire un colpo, che andò a perforare la spalla sinistra di Kaname. Lo vide orripilato digrignare i denti dal dolore, prima di portarsi una mano sulla ferita.
«I Vampiri non possono amare. Avete solo sete di sangue e sesso; impuro sesso» aggiunse l’uomo stempiato senza fucile, dopo un’occhiata ai loro corpi ancora nudi.
«Portateli via. Non si meritano altro tempo»
Con l’orrore in volto cercò di divincolarsi per poter avvicinarsi a Kaname, ma le braccia che lo trattenevano erano forti, più forti del suo corpo non abituato a sforzi fisici. Si divincolò in tutti i modi, provocandosi anche tagli profondi, ma poco gli importava: in quel momento voleva solo raggiungere Kaname e baciarlo, rassicurarlo, coccolarlo…
Con uno strattone riuscì a liberarsi da quella presa ferrea e accasciarsi vicino il Vampiro; gli accarezzò una guancia, prima di passare la mano sporca del proprio sangue sulle labbra di Kaname: voleva che almeno il sapore del suo sangue gli rimanesse come ricordo.
«Ti amo Kaname…non dimenticarlo mai» riuscì a sussurrare, prima di essere trascinato fuori dalla sua portata.
«Portate questi esseri al Palazzo, e lasciate che venga deciso di loro»
Si scambiarono un ultimo sguardo carico d’amore e d’amarezza, prima di essere completamente oscurati l’uno alla vista dell’altro.

 

Kaname continuò a girovagare intorno il Moon Dorm con gli occhi cremisi che mandavano scintille in ogni direzione. Se si fosse fatto trasportare dal proprio istinto, la prima cosa che avrebbe fatto sarebbe stata sicuramente entrare nell’edificio e braccare quello sciocco di Takuma. Ma come si era permesso?! Perché diavolo aveva osato toccare una sua proprietà? Non sarebbe stato molto gentile se se lo fosse trovato di fronte in quel preciso istante.
D’improvviso un odore familiare lo colse, forte come la prima volta che lo aveva sentito in mezzo quella folla, o quando lo aveva sentito di nuovo dopo tanto tempo neanche un mese prima. Vi corse praticamente incontro, non pensando minimamente che forse il ragazzo si sarebbe spaventato nel vederselo catapultarsi così; non pensando che forse avrebbe trovato l’altro in posizione, pronto per difendersi. Non gli importava niente di tutto quello che sarebbe potuto succedere, sentiva solo quel sentimento di possesso che cresceva e chiedeva di essere preso in considerazione, lasciandogli libero sfogo.
Tutto si era aspettato, tranne trovare il Silver-head steso ai piedi di un albero, dolcemente addormentato…no, non sembrava propriamente addormentato: era come se un camion o migliaia di Vampiri gli fossero saliti sopra lasciandolo completamente spossato. Aveva il volto più pallido del solito, i capelli madidi di sudore, gli occhi che sotto le palpebre si muovevano velocemente e le sopracciglia che si aggrottavano come se si stesse concentrando, e le labbra…oh! Quelle labbra che aveva potuto vedere solo di nascosto, che non baciava da troppo tempo, ma di cui non aveva dimenticato comunque il sapore! Erano piegate in una dolcissima espressione di disappunto, come se quello che vedeva non gli piacesse per niente. Gli venne l’irrefrenabile voglia di prenderlo e portarlo lontano da tutto quel dolore…ma questo avrebbe significato essere ipocrita, visto che quel dolore glielo stava causando proprio lui. Ma avrebbe potuto fare altrimenti? Voleva quella persona, voleva poterla stringere di nuovo a sé senza dover pensare a ciò che la gente avrebbe pensato di loro. Ed era giunto il momento che le cose tornassero nuovamente al loro posto!
Il Vampiro si avvicinò a Zero, inginocchiandosi a fianco; accarezzò leggero la guancia dell’altro, sorridendo di quel nuovo contatto. Erano anni…era passato troppo tempo da che le proprie mani si erano posate sul Silver-head o da che aveva sorriso senza nascondersi al ragazzo.
Non potevano stare così, e di sicuro non poteva lasciare Zero in quelle condizioni; poteva apparire ipocrita da parte sua un simile comportamento, ma non c’era altro modo per riportare le cose come sarebbero dovute essere. Lo prese dolcemente in braccio, intenzionato a portarlo nella propria camera invece che in quella del ragazzo; non voleva vedere Kaien preoccupato o il viso dell’umana troppo vicino al ragazzo. Così almeno poteva avere una scusa per poterci parlare tranquillamente, se mai le cose non sarebbero dovute andare come sperava!
All’interno del Moon Dorm c’era un silenzio surreale; tutti gli studenti erano sicuramente a lezione, senza contare che era strano il fatto che il professor Yagari non lo avesse mandato a cercare; sebbene potesse sperare che forse Takuma ci avesse messo una buona parola…
«Cos’è successo a Zero?»
La voce di Takuma, alle proprie spalle, fece sussultare Kaname; si voltò verso il biondo che si trovava dall’altra parte dell’enorme salone d’ingresso e gli si avvicinava a passo di marcia, con sguardo indecifrabile.
«Cosa ci fai qui? Ti pensavo a lezione» chiese Kaname, come se l’altro non avesse parlato.
«Cosa è successo a Zero, Kaname!» digrignò i denti, scandendo bene la domanda.
Quando gli fu ad un palmo dal naso, Takuma osservò l’amico dritto negli occhi, producendo il basso brontolio tipico del predatori.
«L’ho trovato svenuto in cortile. Non mi sembrava carino lasciarlo lì» rispose calmo il moro, cercando di capire la reazione dell’altro.
«Cosa gli stai facendo, Kaname? Lo dovresti lasciare in pace»
«Cosa? Ti rendi conto di quello che stai dicendo?» domandò sconcertato il Pureblood; non capiva se l’altro avesse semplicemente perso la testa, ma di sicuro lo avrebbe preso a pugni se avesse continuato con quel tono!
«E tu ti rendi conto di come lo stai riducendo solo per un capriccio?» gli urlò di rimando il biondo.
Non doveva parlargli a quel modo, Takuma lo sapeva bene; ma vedere Zero ridotto in quello stato lo aveva mandato fuori di testa!
«Sai quello che ho passato Takuma» replicò duro Kaname, gli occhi che, gelidi, mandavano lampi. «Proprio tu mi parli di “capriccio” quando sei stato il primo ad appoggiarmi. Perché questo cambio di opinione tutto d’un tratto?»
«Sono mesi che non si da’ pace con i continui sogni che fa’! Già quel libro non fa’ che stuzzicare pesantemente la sua memoria, adesso ci sei anche tu con i tuoi poteri. Gli stai facendo solamente del male, non te ne rendi conto Kaname?» sibilò stizzito il biondo; le mani strette a pugno, gli occhi verdi fissi in quelli amaranto dell’altro
«È vero, sin dall’inizio ti ho appoggiato perché so quello che hai passato…anzi, quello che avete passato. Ma Kaname, Zero sta soffrendo da troppo tempo e non sappiamo neanche se ricordare è quello che realmente vuole! Lascialo vivere questa vita, non ti intromettere»
Le ultime parole suonarono come una supplica, mentre gli occhi di Takuma si spostarono dolci sul volto diafano di Zero.
«Posso capire il motivo di questa preoccupazione, Takuma: ti sei innamorato di Zero»
«Cosa?» sussurrò incredulo il biondo, gli occhi sgranati di chi non crede a quello che gli si dice. «Esatto. Ti sei innamorato di Zero. Durante il periodo in cui sei stato vicino a lui hai sviluppato un sentimento sempre più profondo nei suoi riguardi»
Dentro di sé Kaname si sentiva bruciare. Non voleva perdere Zero, non voleva vedere quegli occhi lilla guardare con amore un’altra persona. La gelosia lo stava accecando, soprattutto pensando che Takuma sarebbe stato un ragazzo migliore di lui.
«Immaghino tu abbia ragione, Kaname, ma ciò che ti ho detto non è stato dettato dal sentimento che provo per lui. Ho imparato a conoscerlo, in questo tempo; non proverei mai a rubartelo, dovresti saperlo bene. Solamente penso che tu lo stia torturando troppo, Kaname. Stai attento a quello che fai»
Detto questo, Takuma si diresse verso il portone principale per uscire. Sapeva che nel cuore del Silver-head non ci sarebbe stato posto per lui; e comunque era giusto che quei due tornassero ad essere una cosa sola, dopotutto si appartenevano.
Quando arrivò in classe si sedette pesantemente sulla sedia, lasciando andare un sospiro frustato.
«Tutto bene, Takuma?» chiese Shiki, un sorriso leggero sulla labbra sottili.
Takuma lo guardò, felice di averlo sempre avuto vicino nei momenti critici.
«D’ora in poi andrà meglio» sorrise il biondo.
Kaname rimase per qualche attimo fermo al centro del salone, non sapendo bene che pensare. Aveva visto negli occhi dell’amico lo stesso sguardo che aveva quando incontrò per la prima volta Zero; invece Takuma non aveva fatto una piega, ma anzi lo aveva lasciato così, avvertendolo solo di stare attento.
Andò nella propria stanza, adagiò dolcemente Zero sul letto e rimane ad osservarlo come non faceva da molto tempo.

  
Ci avevano lasciato marcire in quelle celle per non so quanto tempo. Non so se anche lui si trovasse ancora in quel posto maleodorante e privo di finestre, sperai solo che non si fosse arreso alla morte. La ferita che gli avevano inferto era irrilevante per uno come lui (se veramente era un Pureblood), ma sicuramente non lo avevano nutrito. Dio solo sapeva come stava in quel momento.
Mia madre ebbe un po’ pietà di me, e riuscì ad ottenere un permesso speciale: potevo avere carta e calamaio a mia disposizione; quindi eccomi qui a scrivere questa storia e la sua patetica fine. Io qui, in questa sudicia cella; solo l’ombra di me stesso a farmi compagnia, e solo un ricordo dell’essere umano che sono stato. Lui qualche cella più in là forse…o forse diventato cenere al vento.
Ovunque sei…è futile esprimere di nuovo quanto forte sia il mio sentimento nei tuoi confronti. Spero solo che questi scritti non vadano completamente persi e che qualcuno possa imparare da questa storia.
Il mio cuore, spaccato in pezzi, anela di vederti ancora una volta; e ancora una volta sono sicuro che ti vedrà. Vorrei poterti baciare, toccare la tua pelle, accarezzare i tuoi capelli, sussurrarti dolci parole che non sarebbero da me e che tu troveresti smielato ascoltare. Vorrei tornare alla prima volta che ci siamo incontrati e baciarti subito, bruciare le tappe ed essere posseduto da te; vorrei tornare a quella notte in camera dei miei genitori e cercare di essere più attivo mentre mi impalo implorante su di te; vorrei salutare il nostro amico meglio, rispetto al caloroso sorriso che gli ho regalato l’ultima volta che l’ho visto.
Vorrei tante cose, sai? Ma per adesso mi accontento di sentire il mio respiro che si affievolisce sempre di più…sembra che sia giunta…

 


Era tutto vero? Tutto quello che aveva visto, tutto quello che aveva sognato era tutto vero? Non si era mai soffermato troppo a pensare a chi potesse essere la persona che stava sempre con Kaname Kuran; ma mai si era aspettato di vedere se stesso che piangeva per la perdita del Vampiro. Come poteva essere? Come poteva aver vissuto veramente tutto quello?
No! Non era vero! Niente di tutto quello che aveva visto aveva alcun fondamento reale!
Lui aveva conosciuto Kaname solo da poco tempo e non riusciva neanche ad immaginare una vita con quel Vampiro; lo aveva odiato non appena lo aveva visto la prima volta: chissà, magari proprio perché lui aveva fatto in modo che Zero potesse vedere quelle immagini. Ma certo! Doveva essere stato quel Vampiro con qualche suo potere; Zero in realtà non aveva vissuto quella vita, solo che Kaname Kuran voleva lo pensasse!
Ma perché? Lui non ricordava di aver mai incontrato il Pureblood, e allora perché doveva subire una tortura simile? E come spiegare quel sentimento contrastante che aveva provato quando i loro occhi si erano incontrati la prima volta?
No! Lui provava un forte sentimento nei confronti di Takuma, non di Kaname Kuran, uscito da chissà dove…ma anche quello non aveva senso. Aveva più volte visto Takuma nei suoi sogni, sempre vicino al Nobile e di conseguenza vicino a lui; ridevano e scherzavano, nei suoi sogni, ma il biondo non aveva mai detto niente nel momento in cui si erano incontrati alla Cross Academy. Era possibile che Zero si fosse “infatuato”  di Takuma perché persona più vicina a Kaname!
Perché già pensava a quei sogni come veri? Perché pensava veramente di aver vissuto quella vita? Niente di tutto quello poteva essere vero; eppure una parte di sé era già consapevole che ogni cosa vista, lui l’aveva vissuta davvero. Però lui era Zero Kiryuu, non la persona che aveva compiuto quelle azioni; non era lui che era stato vicino a Kaname e da cui era stato separato. Lui era una semplice immagine riflessa del ragazzo di cui Kaname si era innamorato. E allora che senso aveva ricordare? E perché quella strana sensazione allo stomaco, come se lo torcessero e te lo strappassero?
Ad ogni modo doveva risolvere quella situazione: voleva dormire tre giorni di file! Senza contare he ne aveva bisogno.
Quando aprì gli occhi non capì immediatamente dove si trovava. Sì, era una stanza, ma si trovava nel Sun Dorm o nel Moon Dorm? Non desiderava trovarsi circondato da Vampiri proprio in quel momento di debolezza!
Si mosse lentamente, giusto per vedere se ogni cosa era a posto. La testa iniziò a pulsare come un martello pneumatico; ogni arto gli doleva come se ogni cosa vissuta nel sogno fosse stata reale. Si rilassò con un gemito contro i morbidi cuscini che lo avevano sostenuto fino a quel momento. Anche quel mal di testa non era normale: l’ultima cosa che ricordava era di essersi addormentato sotto un albero, quindi come cavolo faceva la testa a dolergli in quel modo assurdo?
Sbuffò, irritato per quell’assurda situazione. Voleva essere lasciato in pace, chiedeva forse troppo?
Aprì nuovamente gli occhi. Non si era reso conto di averli chiusi. Si guardò intorno, cercando di capire in quale stanza potesse trovarsi; i pesanti tendaggi non lasciavano passare neanche un po’ di luce, sebbene ci fosse uno spiraglio dal quale i raggi solari riuscivano a passare. Il letto era enorme, comodo e con fantastiche lenzuola di seta che lo carezzavano come se fosse prezioso e fragile. Fantastico…si trovava proprio tra i Vampiri! I ragazzi della Day Class non potevano certo permettersi lenzuola del genere.
Sbuffò di nuovo, cercando nuovamente di alzarsi da quel letto.
«Proprio non ce la fai a stare fermo?» lo prese in giro una voce non troppo distante.
Zero gelò; non mosse un muscolo, smise addirittura di respirare, non osando voltare gli occhi verso quella persona.
«Dovresti stenderti e riposare ancora un po’» aggiunse dolce.
Il Silver-head si stese lentamente, sempre senza dire una parola o fare un gesto di troppo.
Kaname Kuran si alzò dalla poltrona sulla quale si era lasciato cadere per vegliare Zero; gli si avvicinò cauto, non sapendo bene come interpretare quel silenzio. Lo Zero che conosceva sarebbe rimasto tranquillo, ma quello che aveva davanti aveva vissuto una vita diversa e quindi non immaginava come avrebbe reagito.
«Come ti senti?» chiese piano il Pureblood, rimanendo in piedi vicino il letto.
Zero guardò l’altro negli occhi, non riuscendo a sbrogliare la marea di sentimenti che gli vorticavano dentro. Si sentiva strano ad avere Kaname di fronte, in quel momento; non sapeva come affrontarlo, così su due piedi.
«Zero…tutto bene?» domandò preoccupato Kaname; le sopracciglia aggrottate.
Non capiva: aveva pensato che il ragazzo gli sarebbe saltato al collo nell’istante in cui lo avesse visto; invece era fin troppo calmo per i suoi gusti. Si comportava come se non lo conoscesse per niente.
«Zero…?» si avvicinò ulteriormente, allungando una mano con l’intento di assicurarsi che l’altro stesse bene.
«Perché sono qui?» lo anticipò Zero, non permettendogli di toccarlo: ancora non si sentiva pronto.
«Ti ho trovato svenuto sotto un albero» rispose mesto il Vampiro.
«Potevi svegliarmi lì. Non mi sembra una cosa impossibile da fare» ribatté Zero, guardando penetrante gli occhi dell’altro.
«Non sono il tipo. E la cosa non mi pesava»
«Non sei il tipo…» ripeté piano il Silver-head, come per convincersi della cosa.
«Lo dovresti sapere…» non riuscì a finire la frase, che Zero lo interruppe; o per meglio dire cominciò ad urlargli contro, gli occhi che lampeggiavano d’ira.
«Lo dovrei sapere? LO DOVREI SAPERE?! Cosa ne sai tu di cosa dovrei sapere io? Sei arrivato da un giorno all’altro, ti sei comportato come se fossi il capo, hai usato i tuoi poteri su di me, e dopo avermi reso questi ultimi mesi un inferno, pensi di sapere chi sono! Sei solo un’ipocrita bastardo!»
Nella foga Zero si era alzato in piedi, fronteggiando un Kaname che cercava di non mostrarsi stupito di quell’esplosione; non si aspettava tutta quella rabbia da parte del Silver-head, soprattutto dal momento che aveva rivisto tutta la loro vita insieme. Aveva sperato in un qualche scontro, più nel senso di scambio civile che non il tentato omicidio da parte dell’altro!
«Adesso che ti sei divertito con me, cosa dovrei fare?» si vedeva che Zero tremava, cercando di tenersi in piedi, mentre il corpo urlava per lo sforzo; ma non poteva cedere! Non voleva mostrarsi debole proprio in quel momento cruciale.
«Dovresti sdraiarti e cercare di riposare» provò a dire calmo Kaname. «Non dovresti agitarti così; sei troppo debole ora»
«E chi dovrei ringraziare, secondo te?» esclamò aggressivo il Silver-head, gli occhi ridotti a due fessure.
Provava una gran rabbia; quella frase detta con tanta leggerezza lo aveva fatto esplodere. Come si aspettava che reagisse dopo una frase del genere? La confusione che vorticava nella sua testa non gli dava spazio per pensare a nient’altro: come si sarebbe comportato lo Zero dell’altra vita, come si sarebbe comportato egli stesso se non si fosse trovato in quella ridicola situazione…cosa si aspettava Kaname da lui. Era strano da dire, ma quasi si sentiva ferito da quello che l’altro aveva detto; sicuramente il Pureblood si aspettava di incontrare lo Zero che aveva conosciuto in un’altra vita, quando aveva aperto gli occhi. Ma così non era stato: era ancora Zero Kiryuu, figliastro del Direttore Kaien Cross, Hunter del Congresso, adolescente che cercava in ogni modo di arrivare al giorno dopo con nuove speranze. Non era figlio di una famiglia nobile, non aveva conosciuto Kaname Kuran ad una festa, non si era innamorato di lui, non aveva fatto l’amore con lui (e qui arrossì al pensiero) ogni istante possibile, non era stato macchiato come traditore e lasciato marcire nel castello senza la possibilità di uscire. Lui era semplicemente Zero Kiryuu con i ricordi di un’altra persona.
Kaname abbassò la testa, incassando la frecciata del Silver-head senza rispondere.  Chiuse gli lasciando andare un sospiro.
«So di aver usato metodi poco ortodossi, Zero, ma non avevo altra scelta. Ti amo troppo per non volerti di nuovo al mio fianco»
«Ma tu non ami me» spiegò il Silver-head, gli occhi scuri e corrucciati. «Tu ami lo Zero di un’altra vita, non me. Siamo due identità diverse, sebbene potremmo avere lo stesso aspetto»
«Non siete due identità diverse…» sospirò Kaname, sedendosi sul bordo del letto. Doveva raccontare ancora un’ultima cosa a Zero.
«Quando siamo stati separati, hanno tentato di uccidermi, ma fortunatamente Takuma era riuscito a portarmi in salvo. Per quanto volessi venire a salvarti, il mio corpo era troppo debole e debilitato, e comunque Takuma mi aveva già portato via da quella città. Tuttavia non mi arresi e quando mesi dopo tornai, seppi che ti avevano lasciato marcire dentro quelle celle e che ti rimanevano solo pochi giorni. Con Takuma abbiamo trovato una specie di incantesimo che permetteva alla tua anima di rimanere integra e reincarnarsi. Sei tu lo Zero che amo, su questo non ho dubbi» asserì serio Kaname, puntando i proprio occhi amaranto in quelli ametista dell’altro.
Lo vide confuso, come a cercare una via di fuga da quelle parole.
«Io sono solo un’imitazione della persona di cui ti sei innamorato. Non ho vissuto io quei momenti con te, ma un altro me stesso; non hai fatto con me l’amore, ma con un altro…»
«Credimi Zero» disse determinato Kaname. Si era alzato per prendere le mani dell’altro e stringerle tra le sue, mentre continuava a guardarlo. «Sei tu la persona di cui mi sono innamorato; l’anima è la stessa, solo il cammino che avete percorso è stato diverso, ma il carattere e l’indole non sono cambiate» Gli sorrise dolce, baciando i palmi di entrambe le mani.
Zero lo guardò implorante. Non poteva cedere ad una cosa del genere, era totalmente assurda! Perché il suo cuore aveva accettato tutte quelle parole senza esitazione, mentre la sua mente non riusciva a fare altrettanto?
«Non posso…non so cosa fare…non…»  impacciato, confuso, Zero non riusciva formulare una sola frase di senso compiuto; semplicemente continuava ad osservare gli occhi amaranto dell’altro con fare implorante: sebbene non sapesse per cosa implorare.
«Datti tempo, Zero. È vero –ammise Kaname- quasi speravo che la persona che si sarebbe svegliata fosse la stessa da cui mi avevano separato. Ma io so di amare anche quella che ho davanti a me; ti ho visto in questi mesi, e mi sono reso conto che quello che provavo non è cambiato di una virgola, ma anzi è un sentimento che si è rafforzato. Datti il tempo di conoscermi, se questo ti fa’ stare meglio» sussurrò il Pureblood sulle labbra di Zero. Aveva appena detto di lasciargli de tempo, ma voleva poter assaggiare di nuovo quelle labbra dopo così tanto tempo!
Saggiò lentamente la consistenza delle labbra del Silver-head con la punta della lingua, prima di cercare un accesso a quell’antro. Zero non sapeva cosa fare: le movenze di Kaname; il suo tono morbido e suadente, caloroso e antico; le mani che tenevano determinate le proprie; quei penetranti occhi amaranto, con leggere pagliuzze vermiglie…e quelle labbra! Oh, quelle labbra lo stavano mandando fuori di testa! Perché giocava così, invece che baciarlo seriamente? Si sporse un po’ in avanti, in modo da far entrare in un contatto maggiore le labbra con quelle di Kaname; sentì sulle proprie un piccolo sorriso che nacque su quelle del Pureblood, e per un attimo la cosa lo irritò (era caduto in una specie di trappola?). Ma quando Kaname approfondì quel tocco leggero, ogni cosa intorno perse di consistenza, mentre rimanevano solo loro due. La sensazione che provò Zero fu indescrivibile, gli tornarono alla mente episodi della sua vita precedente: forse era un modo per paragonare quel bacio. Ma poco importava, questo se lo stava godendo lo Zero del presente, e sentire la lingua dell’altro giocare con la proprie ed eccitarlo in ogni modo possibile lo stava mandando fuori di testa. Possibile che un solo bacio riusciva a lasciarlo disarmato in questo modo?
Per Kaname la cosa era pressoché uguale. Si accaniva su quelle labbra come un viandante con l’acqua del deserto; non credeva di poter baciare nuovamente Zero dopo anni ed anni che aveva passato senza di lui. Non ne aveva mai dimenticato la morbidezza, o la dolcezza con la quale ricambiava il bacio, ed era felice di vedere come anche il presente Zero fosse timido e delicato. Finalmente non avrebbe più dovuto fare affidamento sulla propria memoria per ricordare un bacio, un tratto di pelle, un espressione o il dolce suono della sua voce: adesso che lo aveva di nuovo tra le proprie braccia sarebbe stato difficile lasciarlo andare.
Quando si separarono, Kaname osservò il volto dell’altro ancora assorto e con gli occhi chiusi. Le labbra erano leggermente dischiuse, lucide e rosse…amava quelle labbra, quella pelle, quel corpo…quel ragazzo! Sorrise compiaciuto nel vederlo assorto così, e quando Zero socchiuse gli occhi a Kaname quasi gli divenne completamente duro: aveva gli stessi occhi offuscati dall’eccitazione post-orgasmo. Beh…non voleva venire nei pantaloni come un’adolescente che non sa trattenersi! Lo baciò a fior di labbra, prima di lasciargli un altro bacio sulla fronte.
«Credo ci saranno molte cose di cui parlare» asserì roco Zero. Si schiarì la voce imbarazzato, le guance imporporate, mentre Kaname sghignazzava piano.

 

 «Zero…non stringere troppo…» ringhiò roco Kaname, le mani ai fianchi dell’altro, mentre i propri spingevano verso l’altro.
«Pensavo ti piacesse stretto, Kaname» sogghignò ansimante il Silver-head, la mani poggiate sul petto del Pureblood. «Adesso zitto e godi» annaspò, andando velocemente incontro i fianchi dell’altro, sebbene cercasse di tenerlo fermo.
Aveva voluto quella posizione proprio per dare maggiore piacere all’altro, oltre che trarne di più per se stesso. Scese a baciarlo, mentre piccoli e profonde spinte lo impalavano di più sul membro di Kaname.
«Kaname…vienimi dentro» ansò Zero, stringendo gli occhi…e qualcos’altro.
«Zero…» Kaname si crogiolò in quel caldo e stretto canale ancora per qualche secondo, prima di lasciar andare il proprio orgasmo. Zero si dondolò ancora un po’ su e giù per quel membro duro e pulsante, ma Kaname gli venne incontro con una spinta particolarmente forte che, toccando la prostata dell’altro, lo fece venire all’istante: la schiena inarcata al massimo, gli occhi e la bocca spalancati in un muto grido.
Improvvisamente senza forze si accasciò vicino Kaname, gli occhi chiusi e qualche ciocca di capelli argentati a coprirli. Con dolcezza e premura, Kaname li scostò scoprendo due meravigliose ametiste liquide che lo fissavano ansimanti. Si chinò sul Silver-head per un bacio caldo e tranquillo che gli fece recuperare un po’ di fiato. Zero si poggiò sulla spalle di Kaname, mentre una mano tracciava disegni immaginari su quel petto glabro e scolpito.
«Tra un po’ torneranno Kaien e Tohga. Meglio non farsi sorprendere così, andiamo a farci una doccia» suggerì il Pureblood, lasciandogli un bacio sulla tempia.
«Hai paura che possano batterci?» lo stuzzicò il Silver-head, dirigendosi per primo verso il bagno. «Dovremmo averli raggiunti…se pensiamo alle ipotetiche volte in cui sono stati a letto insieme»
«Sei un pervertito Zero» si limitò a dire Kaname, aspettando beato gli strepitii che lo avrebbero raggiunto a poco…
«KANAME, PEZZO D’IDIOTA! Quante volte ti ho detto di non lasciarmi segni evidenti? E chi se le sente quelle oche ora?! PERVERTITO SEME MANIACO! La prossima volta te la faccio pagare!»
Non era esattamente lo Zero che si aspettava di ritrovare, ma di certo non mancava la noia!


Bene Fans! Finalmente sono riuscita a pubblicarlo, e devo dire che ne sono abbastanza orgogliosa, perchè l'ho rivisto milione di volte per cercare di migliorarlo e penso che alla fine sia venuta una bella storia. Per ci avesse capito poco, o se comunque si nota a mala pena, la parte in corsivo è vista dal punto di vista del "vecchio" Zero e non la narrazione del libro, mentre l'ultima parte più essere vista in entrambi i casi: come punto di vista e come estrapolazione del libro.
Vi ringrazio per essere state pazienti e spero che questo finali vi piaccia...c'ho messo veramente tutta me stessa^^ Dedico l'intera storia (oltre a chi ho citato nel primo capitolo) in particolare alla mia piccola Skadi, che forse non leggerà questa FF, ma non smetto di sperare! Vi mando un bacione enorme, scusatemi ancora per l'attesa lunga e spero che il prossimo "parto" sia meno lungo! 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=561712