Una settimana di agguati

di Franky93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Lunedì - Come farsi dare un bacio da Ivan con l’inganno ***
Capitolo 3: *** Martedì - Come far passare il singhiozzo ad Ivan ***
Capitolo 4: *** Mercoledì - Come terrorizzare Ivan e Toris ***
Capitolo 5: *** Giovedì - Tregua? Ma anche no! ***
Capitolo 6: *** Venerdì - Un imprevedibile sviluppo? ***
Capitolo 7: *** Sabato - Una tranquilla chiacchierata tra fratelli ***
Capitolo 8: *** Domenica - Come finire bene una settimana di agguati ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Una settimana di agguati

Prologo

-C-Come hai detto scusa?- balbettò un po’ Ivan, incredulo.

-Proprio ciò che intendevo, fratellino- rispose Natalia, sfoggiando un sorriso leggermente sadico dipinto in volto –Ho intenzione di lanciarti una sfida partorita dalla mia mente geniale.- aggiunse, sedendosi su una sedia lì vicina e cominciando a spiegare –Come ben sai, fin da quando ne ho memoria ho sempre tentato in tutti i modi di farmi sposare da te, ma senza successo.-

-Certo, e con questo?-

-Dopo tanto pensare, ho trovato la soluzione definitiva.-

“Non chiederglielo, non chiederglielo, non chiederglielo…” –E quale sarebbe questa soluzione?- “Cacchio, glielo ho chiesto lo stesso!”

-A partire da domani, hai una settimana di tempo per tentare di resistere a tutte le mie “advances” e a tutti gli agguati che ti tenderò, e se riesci ad arrivare tutto intero alla fine della settimana, sarai ben ricompensato.-

-E come?-

-Se vinci questa sfida non mi avrai fra i piedi per un anno intero-

-E nel caso fallissi?-

-Uh uh uh… beh, nel caso fallissi… che tu lo voglia o no… dovrai sposarmi e amarmi per tutta la vita!-

E non appena Natalia disse quelle parole, Ivan ebbe come la sensazione di essere stato schiacciato da un macigno, e a poco a poco il suo cervello pensò all’unica soluzione possibile: la fuga!

-Fermo dove sei, fratello!- lo bloccò in tempo Natalia, tenendolo per la sciarpa e tirando fuori dalla tasca del suo grembiule un paio di lunghe forbici da sarta –Indovina un po’ che fine farà la tua adorata sciarpa se non accetterai questa sfida… ZAC ZAC! Ih ih ih ih ih-

-No… non puoi farmi questo! Tutto ma non la mia sciarpa! Per favore fammi di tutto ma risparmia almeno la sciarpa- si lamentò, cercando di liberarsi per scappare, fino a quando, capendo che non c’era alcuna via d’uscita, si dovette arrendere –Ok, accetto…-

-Perfetto, allora si comincia da domani… e faresti meglio a prepararti al peggio… perché stavolta farò sul serio!-

 

Fine Prologo

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Capitolo 2
*** Lunedì - Come farsi dare un bacio da Ivan con l’inganno ***


Capitolo 1:
Lunedì, ovvero “Come farsi dare un bacio da Ivan con l’inganno”

Il giorno seguente, come tutti i giorni, Ivan si era alzato di buona leva dal suo letto, si era fatto una buona doccia, vestito e, una volta fatto le prove del suo “candido sorriso inquietante” allo specchio del bagno, era sceso per andare a fare un po’ di colazione con i suoi tre conviventi, vale a dire Toris, Eduard e il piccolo Raivlis, meglio conosciuti ai più, per via del loro stare sempre insieme e del timore che avevano per il russo, come “Il Trio Tremolante”, “I Tre Re Magi dell’Est Europa” o più semplicemente come “Le Tre Piccole Servette di Madre Russia”. Infatti, chiunque abbia avuto l’onore (o anche solo il coraggio) di fare visita a Ivan sarebbe rimasto estasiato dall’ordine e dalla pulizia che regnava in quell’abitazione grande quanto una reggia nobiliare, dato che i tre mostravano come un talento innato nel fare i domestici, al punto che una volta Natalia aveva deciso (con loro grande dispiacere) di vestirli da domestiche in tutto e per tutto, con tanto di gonna, rossetto e tiara sulla testa. Pensate, cari lettori, che dopo quell’esperienza Raivlis, che come già detto era il più piccolo ma anche il più sensibile dei tre, ne fu così traumatizzato che non era uscito dalla sua camera per un mese per paura di incontrare di nuovo Natalia. Ma ora lasciamo i vecchi ricordi alle spalle e vediamo che succede al tavolo della colazione.

-Ah, niente di meglio che un buon caffè per iniziare la giornata, specie se vi si accompagna uno di quei buonissimi cornetti che mi ha regalato Francis l’ultima volta che l’ho invitato- si disse Ivan con tono sereno, sorseggiando la buona bevanda dalla tazzina.
-Beh, s-sono contento che le piaccia, s-signor Ivan- disse Toris, mostrando un sorriso forzato –E parte del merito va anche a quel tipo che dice sempre “Pasta”. Sa, è lui che ci ha donato qualche scorta di quello squisito caffè.-
-E ha detto anche che nonostante alcune volte lei faccia paura, meritava comunque un piccolo dono.- aggiunse Eduard.
-E guardi un po’- concluse invece Raivlis, porgendo sul tavolo un cesto pieno zeppo di frutta –Pensi che giusto l’altro ieri ci aveva pure regalato questo cestino, nel caso non le piacesse il caffè.-
-Oh… però, devo dire che quel Feliciano è molto gentile. Uff, però anche se volessi e anche per quanto mi sforzi, non riesco a non pensare a ciò che mia sorella ha in serbo per me…-

Sentendo anche solo le parole “mia sorella”, i tre ebbero una reazione incredibilmente sincronizzata: infatti, in pochi secondi, tutti e tre erano impalliditi di colpo e stavano tremando dalla paura, chiedendosi pure loro che cosa avesse in serbo quella ragazza dall’apparenza carina ma dal carattere più inquietante del loro già inquietante e spaventoso principale.

-Mi scusi, ma che cosa ha combinato sua sorella questa volta?-
-Oh, Toris, mio fedele compagno… e anche gli altri due…-
-Ehm, veramente noi saremmo Eduard e Raivlis-
-Come posso nasconderti che questa volta Natalia ha intenzione di andarci giù pesante con me?-
-In che senso, scusi?-
-Nel senso che da oggi, per tutta questa settimana, i suoi attacchi saranno molto più frequenti, o almeno così mi è parso di capire. Inutile dire che se non riesco ad evitarla sarò costretto a sposarla.-
-Oh, cielo! Ma è terribile!-
-E dite bene, mio piccolo coro di voci bianche, non ho proprio idea di che cosa si inventerà pur di incastrarmi e farmi rimanere con lei-

E dopo aver sentito quel curioso lamento da parte di Ivan, i tre si scambiarono a vicenda uno sguardo serio, e preso coraggio, diedero inizio a ciò che poté definirsi “Operazione consoliamo Ivan”, nella quale i tre servitori, in caso il loro principale si ritrovi a terra, dovevano obbligatoriamente consolarlo facendogli il solletico, dandogli un po’ di pacche consolatorie sulle spalle e sussurragli nell’orecchio tutti i possibili cocktail a base di vodka, il tutto in almeno dieci minuti di tempo circa. Tuttavia, l’operazione si concluse un po’ prima del solito, dato che, per puro caso, era arrivata una lettere intestata proprio ad Ivan, e che a giudicare dal bollo sembrava una missiva proveniente dalla sede degli Alleati. 

-Chissà cosa vorrà Alfred questa volta- si chiese Ivan, aprendo la busta e leggendo ben bene il contenuto della lettera.
-Che cosa dice?- chiese Toris, incuriosito.
-Oh, nulla di particolare, sembra che Alfred voglia vedermi con gli altri Alleati per discutere di qualcosa in particolare-
-Una cosa top secret, immagino.- disse Eduard.
-Una cosa top secret che forse la smuoverà un po’ da queste assurde preoccupazioni che ha su Natalia- aggiunse Raivlis.
-Ne sei sicuro?-
-Certo che lo sono! Suvvia, pensa davvero che sua sorella voglia davvero rovinarle la settimana in questo modo? Io non credo.-
-Si, il piccoletto ha ragione. Vada pure a quella riunione e non si preoccupi, vedrà che un po’ di discussioni con i suoi colleghi la aiuterà a stendere i nervi meglio di un massaggio rilassante.-
-Ah, allora se è così e me lo consiglia il mio fido Toris, allora credo che seguirò questo tuo suggerimento alla lettera.-

E salutato il trio con tutta la cordialità possibile, Ivan si mise in cammino verso la sede degli Alleati, guardandosi di tanto in tanto le spalle e sperare che “quella certa persona” non saltasse fuori all’improvviso da ogni dove, cominciando poi ad inseguirlo ovunque. Fortunatamente per lui, fino all’arrivo a destinazione, tutto sembrò filare liscio, e il russo poté tranquillamente tirare un sospiro di sollievo ed entrare nell’edificio, speranzoso di passare almeno un po’ di tempo insieme ai suoi amici… sempre che un cinese intraprendente, un americano esuberante e un inglese con le sopracciglia folte che litiga sempre con un francese pervertito possano definirsi “amici” nel verso senso letterale del termine, anche se un po’ doveva ammettere che quelle poche ore passate con quei quattro erano l’unica cosa che lo divertiva, se non si contavano ovviamente le velate minacce che faceva ai suoi tre servitori o le ore piccole che passava durante la notte per organizzare il suo grande piano di conquista del mondo intero… ma questa, naturalmente, è un’altra storia. In ogni caso, mentre mi perdevo a spiegarvi questo, Ivan aveva già raggiunto la sala riunioni, trovandola inspiegabilmente vuota, cosa che non lo sorprese, viste le poche volte che gli capitava di entrare per primo. Tuttavia, mentre si guardava intorno, ebbe una strana sensazione, o per essere ancor più precisi, una sensazione a lui molto familiare, sensazione che si trasformò poi in realtà quando sentì una strana cantilena che recitava “Kekkon, kekkon, kekkon…”. Comprendendo ciò che stava succedendo, tentò di uscire dalla sala, ma a sorpresa, Natalia fece la sua comparsa e chiuse la porta a chiave, per poi mettersela nella tasca del suo grembiule, il tutto mostrando un sorriso di inquietante soddisfazione. Volendo salvarsi, Ivan provò ad urlare, ma la sorella gli chiuse la bocca baciandolo sulle labbra, e non potendo fare nulla per replicare e consapevole di essere stato ingannato, il russo svenne, non si sa se per il terrore o per il bacio.

Fine Cap.1

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Capitolo 3
*** Martedì - Come far passare il singhiozzo ad Ivan ***


Cap.2:
Martedì, ovvero “Come far passare il singhiozzo ad Ivan”

 

Il martedì di quella settimana, volendo seriamente dimenticare la brutta sorpresa causatagli dalla sorella il giorno prima (bacio sulle labbra compreso), Ivan decise di ammazzare un po’ il tempo facendo da insegnante di danza cosacca ai suoi tre inutili schiav… volevo dire, il suo allegro entourage di conviventi/domestici tenuti al minimo sindacale. Si poteva dire che, almeno nel caso di Toris, la lezione stesse andando bene… peccato che per Eduard e Raivlis non era la stessa cosa, visto che timidi ed impacciati quali erano non riuscivano nemmeno ad eseguire bene neanche un passo.

-No, no, non ci siamo, ragazzi miei- disse il russo –Se voi due continuate con questo ritmo non sarete mai pronti per il saggio che ho promesso agli Alleati per la fine di questo mese.-

-Ci dia un po’ più di tregua, signore- replicò Eduard –Non siamo così bravi come Toris.-

-Sì, il mio amico ha ragione- aggiunse Raivlis –Sembra che lei stia facendo di tutto per trasformare il nostro compagno in uno di quei raccomandati da strapazzo.-

-Uh? Come hai detto, scusa?-

-Ho detto solo che io ed Eduard meritiamo almeno il doppio delle attenzioni che da al nostro compagno lituano-

“Oh-oh, mi sa che stavolta Raiv ha esagerato” pensò giustamente il povero Toris, notando il principale ricoprirsi di uno strano alone spettrale e inquietante.

-Non credo di averti sentito bene… Kol kol kol…-

-Complimenti, Raivlis, ora saremo tutti nei guai per colpa tua!-

-Ma… ma io volevo solo…-

-Lo sai bene che niente e nessuno deve contraddire il principale, altrimenti come pena si rischia la lavata di capo!-

-Ma Toris, io ho solo detto la verità…-

-Ti prego, non peggiorare le cose…-

Ma ormai per quei tre era inutile perdersi in chiacchiere, dato che il russo stava avanzando minaccioso verso di loro, o meglio, verso Raivlis, imbracciando un tubo di rubinetto arrugginito e il “candido sorriso inquietante” era apparso sul suo volto. E a questo punto voi lettori vi chiederete se per il lettone fosse finita… e invece no, perché a salvarlo in extremis fu…

-Hip! Oh, cielo! Hip! Ma che diamine… Hip! Hip!-

Proprio così, miei giovani lettori. Per quanto assurdo potesse sembrare, la vita di Raivlis fu risparmiata a causa dell’inaspettato malore che colse il russo. E infatti, ora Ivan sembrava più occupato a trattenere il singhiozzo che a riempire di mazzate il componente più giovane del Trio Baltico, che ora si stava interrogando su ciò che poteva averlo causato.

-Voi dite che ha urlato troppo in questi ultimi tempi?-

-No, lo escludo, Ed. Potrebbe aver preso un colpo d’aria-

-Sì, in una stanza con le finestre chiuse, ma dove vivi, Raiv?-

-Calmati, To, mi sembrava un’opzione valida, così come probabilmente potrebbe essergli stato causato dall’aver mangiato con un po’ troppa fretta il pranzo di oggi.-

-Sì, concordo con l’amico occhialuto di Toris, hip! Si vede che, hip, dato che l’agguato di, hip, ieri mi ha lasciato parecchio, hip, irritato, ho pensato di scaricare la mia frustrazione sul cibo, hip-

-Però mio signore, con tutto il rispetto parlando, poteva anche evitare di mangiare il borsch di fretta, tanto non scappava mica!-

-Lo so, Toris, hip, ma rimane il fatto che, hip, quando c’è Natalia in giro o nei paraggi, hip, c’è poco da stare tranquilli-

-Già, mio adorabile fratellone…- disse una voce molto nota e familiare echeggiando tra le pareti della stanza –Se ci sono io hai proprio poco da rilassarti…-

-Oh, no…-

-È lei!-

-Ed è già qui!-

-Non allarmatevi, miei fidi compagni, hip! Fate come vi dico, hip, e andrà tutto bene, hip-

Ma non appena Ivan finì di parlare, notò che i tre ragazzi si erano subito dati "eroicamente" alla macchia, e ora si era ritrovato solo, in trappola e con un singhiozzo tremendo che gli impediva di parlare. Consapevole che prima o poi “lei” sarebbe apparsa, cominciò ad avviarsi verso l’uscita, ma all’improvviso, uscendo da una curiosa botola nel pavimento, Natalia apparve!

-Kekkon… kekkon… kekkon! Sposami, fratellone!- cantilenò lei.

-AAAAAAAAAAAHHHHH!- urlò terrorizzato lui

-Sei miooooooo!-

-NOOOOOOOOOOOOOOO!-

Ciò che accade in seguito in quella stessa sala non ci è dato sapere, ma qualche ora più tardi, proprio mentre il Trio Baltico stava dando il via al Vodka Party delle 17 (sì, esatto, in Casa Sovietica i party a tema vodka sono all’ordine del giorno, problemi?) il russo riapparve, volto più pallido del solito, sguardo spiritato e guance ricoperte di rossetto, nel soggiorno dove si stava appunto svolgendo la festicciola, prendendo come se niente fosse una delle bottiglie e iniziando a berla a grandi sorsate come un disperato.

-Ehm… va tutto bene, capo?- domandò preoccupato Toris.

-Shecondo te?- rispose l’interessato, mostrando molto adirato nonostante si stesse ubriacando come un lupo –Shecondo te dopo che voi nove mi avete laschiato in balia di quella pazza dovrebbe andarmi tutto bene? Schiete shtati dei veri idioti!-

-Chiediamo umilmente scusa, signore- disse Eduard.

-Sì, molto umilmente scusa…- aggiunse Raivlis, notando che c’era qualcosa che non andava –Ma come “voi nove”? Noi siamo tre, non è che per caso ha alzato il gomito e ci vede addirittura triplo?-

-Oshate contraddire il vostro capo, piccoli impiastri? Bene, allora per punizione vi detrarrò ben due meshi di stipendio.-

-Ma, ma signore!-

-Contraddischi ancora? Tre mesi!-

-Ma…-

-Allora un anno di stipendio, e non she ne parla più!-

Non volendo rischiare di rimanere anche senza lavoro, e leggendo pure una scintilla molto minacciosa negli occhi del loro capo, i tre non sospirarono una parola di più, ma si limitarono a mandare avanti la piccola festa in soggiorno e assicurarsi di avere una bottiglia nuova da far bere al loro capo. Concludendo, quel martedì Ivan fu vittima del secondo agguato della sorella, ma anche se ora stava bevendo per dimenticare, poteva dirsi soddisfatto se a causa dello spavento subìto ora non aveva più quel fastidioso problema di singhiozzo, se non fosse per il fatto che la parte post-spavento lo aveva evidentemente traumatizzato al punto da bere un sorso di vodka ogni volta che ci ripensava anche solo per un secondo.

 Fine Cap.2

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Capitolo 4
*** Mercoledì - Come terrorizzare Ivan e Toris ***


Cap.3:

Mercoledì, ovvero “Come terrorizzare sia Ivan che Toris”

Il mercoledì, come tutti sanno, è il classico giorno di mezzo della settimana, e chiunque incappi in quel giorno può considerarsi come a metà di qualsiasi cosa, che si tratti di ambito lavorativo o altro. Tuttavia, a casa Sovietica, il mercoledì poteva significare che, a seconda dei casi, Ivan poteva concedere un giorno di ferie alle sue tre povere pezze da pie… volevo dire, ai suoi tre fedelissimi, passare una piccola giornata in “allegria” con gli Alleati oppure dedicare un po’ di tempo alle sorelle, anche se, vista la sbronza del giorno prima e il fatto che sceglieva quell’opzione si metteva facilmente a rischio date le “amorevoli” angherie di Natalia e le timide suppliche miste alle evidenti “qualità” di Katyusha. Per poter ovviare così a questo problema (Natalia, ovviamente, visto che la docile pastorella ucraina non aveva alcuna colpa) il russo, appena passata la sbornia, decise di andare a fare una rilassante passeggiata alla Piazza del Cremlino insieme al fido Toris.

-Non ho parole, signor Ivan- disse estasiato il lituano, guardandosi in giro e notando la gente nei dintorni –Questo è proprio un bel posto per ammazzare un po’ il tempo, specie se in compagnia.-

-Puoi dirlo forte, mio giovane Toris.- rispose l’altro, sorridendo con la sua solita tranquillità disarmante da bimbo –Se c’è un posto dove mi piace andare, la Piazza del Cremlino è sempre quello giusto.-

-E scommetto che questa uscita sia un buon motivo per starsene in tranquillità senza evidenti rotture di scatole tra i piedi, vero?-

-Altroché, e soprattutto, dato che siamo già a mercoledì, voglio assolutamente evitare altre brutte sorprese…-

“Povero capo… questa cosa della settimana di agguati deve averlo turbato sul serio… e come posso non dargli ragione, dato che pure io ho avuto a che fare con Natalia, dato che quando le chiesi un appuntamento mi ritrovai con metà delle ossa rotte? Quella non è una ragazza, è un vero demonio! Oh beh, almeno posso consolarmi col fatto che “quell’altra persona” non è nei paraggi”

Purtroppo, mentre Toris pensava tutto questo e nel frattempo sostava insieme ad Ivan su una panchina, entrambi vennero attirati dal rumore di zoccoli di un cavallo, e voltandosi, videro che non si trattava di un cavallo, bensì di un pony, sulla cui groppa vi era proprio quella persona, ovvero…

-Feliks? Ma che ci fai qui?-
-Oh, ma guarda tu i casi- esordì il polacco, fermando la cavalcatura e scendendovi con molta, anzi troppa grazia –Non mi aspettavo di rivederti così presto, zuccherino Toris, specie in compagnia del tuo principale, cos’è, state facendo una romantica passeggiata, forse?-

-Ma… che accidenti dici? Non è come credi!-

-Bando alle chiacchiere inutili, Polonia… cosa ti ha portato qui?-

-Io? Oh, nulla di particolare, volevo solo fare un piccolo giro turistico di questa bella nazione con il mio piccolo Rosebud, e qui, guarda un po’ il caso, ho visto Natalia che mi ha detto di farvi un regalo nel caso vi avessi incontrati. Datemi solo un minuto-

E in fretta e furia, il biondo polacco prese dal carretto vicino al suo pony una grossa scatola rosa, decorata di cuoricini rossi e con l’immancabile fiocchetto sulla scatola, dal quale vi era un bigliettino con scritto “Per Russia e Lituania. Con affetto, Natalia”. Temendo per la loro incolumità ma allo stesso tempo curiosi di vedere il contenuto del pacco, i due lo aprirono e, a sorpresa, la bielorussa saltò fuori dalla scatola come un pupazzo a molla, spaventando entrambi e provocando così la loro fuga. Peccato che Natalia fu così veloce nel raggiungerli che in poco tempo (almeno un’ora) aveva già “assalito di coccole” Ivan e dato una buona dose di legnate a quel poveraccio di Toris, che ora giaceva piangente in terra assieme al suo principale, il primo per il dolore alle ossa e il secondo per l’essere stato “violato” ancora dalla sorella, il tutto sotto lo sguardo compiaciuto del polacco, che applaudiva soddisfatto.

-I miei complimenti, cara… una performance coi fiocchi, anzi, sublime, anzi no, veramente affascinante- si complimentò Feliks.

-Ti ringrazio, Pol- rispose lei, tirando fuori dal grembiule una grossa busta intestata al ragazzo –Ecco quanto ti spetta- 

-Ci sono tutti?-

-Sì, sono 500 bigliettoni già cambiati per la tua valuta.-

-Oh, bene, mi bastava saperlo. Sai, è stato un vero piacere fare affari con te, specie se riguardano Russia.-

-Che vuoi che ti dica, sono solo all’inizio con mio fratello… e non immagina neanche che cosa ho in mente per fargli passare il resto di questa settimana come un vero incubo… ih ih ih ih ih ih ih!-

Fine Cap.3

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Capitolo 5
*** Giovedì - Tregua? Ma anche no! ***


Cap.4:
Giovedì, ovvero “Una piccola tregua? Ma anche no!”

Quel giovedì, Ivan era molto teso, ma non perché la sorella lo stava facendo impazzire, ma perché negli ultimi tempi, al meeting settimanale degli Alleati (quello vero, sia chiaro) Alfred non ha fatto altro che parlare su come organizzare personalmente un’eroica “visita a Cuba” con il solo scopo di farlo diventare un loro potente alleato e intortarlo con chissà quali promesse di gloria, nonostante sapessero tutti che il cubano (che noi chiameremo Raul) odiava a morte Alfred o chiunque avesse a che fare con lui, anche se recentemente sembrava aver fatto amicizia con un certo Matthew. E come se non bastasse, la visita cadeva proprio di giovedì, come se il nostro amico dalla lunga sciarpa non avesse altri problemi…

“Bah, dilettante…” pensò il russo, mentre quella stessa mattina preparava le valigie per il viaggio “Se Alfred lasciasse il comando a me potremmo avere così tanti alleati da schiacciare chiunque… o meglio, da permettermi da far diventare tutti un tutto unico con la mia grande patria, Kol Kol Kol Kol Kol Kol…” aggiunse, mentre un alone sinistro cominciava a circondarlo –Però ripensandoci bene, potrei anche permettermi una piccola vacanza… tanto, conoscendo Natalia, non credo sia determinata fino a questo punto-

E passata un’oretta buona a sistemare tutto il necessario, Ivan diede un paio di raccomandazioni ai suoi tre domestici su come mantenere la casa in ordine fino al suo ritorno e poi chiamò subito un taxi per portarlo all’aeroporto. Dall’arrivo al terminal al viaggio in aereo (che non fu per nulla piacevole dati i continui battibecchi fra Arthur e Francis e il russare come un dannato di Alfred), finalmente i nostri improbabili Alleati erano giunti a La Havana, e dopo una lunga camminata, erano anche arrivati alla residenza del loro uomo, che sostanzialmente era una modesta villetta all’aperto con tanto di giardino e piscina, e proprio lì, comodamente sdraiato su un materassino a prendere il sole, sigaro in bocca e pina colada in mano, c‘era Raul, che non appena vide America salutarlo ebbe come un mancamento e cascò in acqua, ma per fortuna si riprese e salì velocemente dal bordo della piscina per raggiungere il biondo e dargli una “amichevole” tirata di collo.

-Tu! Piccola sottospecie di verme biondo!- disse lui, non allentando per nulla la presa –Quanto ho aspettato il momento di metterti le mani addosso, America! Ora te la faccio pagare!-

-N…on… ri…esco… a… respirare…- fu l’unica cosa che riuscì a dire il povero Alfred, sentendo mancargli l’aria e vedendosi poi lanciato via da Raul, finendo col farsi un bagno fuori programma in piscina.

-Oh, my… questo fa sul serio!- esclamò terrorizzato Arthur.

-Concordo, mi ha fatto paura!- aggiunse Francis, nascondendosi dietro il suo “adorato” Inghilterra.

-Ehi, toglimi le mani di dosso, pervertito!-

-Oh, ma andiamo, non vuoi neanche proteggere un po’ il tuo amico, il caro vecchio e romantico Francia?-

-Preferisco baciare i miei rospi immaginari-

-Ah, ma davvero? Allora lascia che ti dica che hai gusti pessimi-
-Ha parlato quello che farebbe sesso pure con un tavolo!-

-Ah, ragazzi, aru? Se proprio non volete fare la fine del nostro capo, propongo una ritirata, e subito, aru!- disse infine Yao, dandosela a gambe e trascinandosi dietro i due “piccioncini”.

-Ehm… aspettatemi vengo con voi!- esclamò a seguito Ivan, sentendosi poi afferrato per la sciarpa e ritrovandosi faccia a faccia con il viso con barbetta del cubano.

-Dove pensi di andare, tu? Ho giusto qualcuno che muore dalla voglia di vederti… non vorrai mica farla aspettare, spero?-

-Ecco, io…-

Purtroppo, il russo non ebbe nemmeno il tempo di spiegarsi e/o di opporsi che si vide lanciato in una vasca vicino alla piscina, dove ad attenderlo c’era Natalia, in costume da bagno per l’occasione.

-Oh, ciao fratello mio… non ti aspettavi questa sorpresa, vero?-

-Oh, santa Vodka…-

-Faresti meglio a cominciare a scappare, perché sennò non sarebbe divertente rincorrerti in questa bella vasca, non credi?-

-Ma come hai fatto a convincere Cuba?-

-Gli ho promesso che si sarebbe preso la sua rivincita con America, e dato che sono una di parola, così è stato-

-E quindi... sono in trappola, vero?-

-Esatto, e ora… Kekkon, Kekkon, Kekkon!-

-Oh… merda!-

Fine Cap.4

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Capitolo 6
*** Venerdì - Un imprevedibile sviluppo? ***


Cap.5:
Venerdì, ovvero “Un imprevedibile sviluppo?”

 Il giorno seguente, il nostro ormai noto Ivan sembrava di un umore molto nero, evidenziato anche dal fatto che non si era nemmeno bevuto la vodka del mattino, ma questo era irrilevante se ritorniamo a pensare cosa era successo quell’infausto giovedì, dove il russo si era ritrovato suo malgrado a farsi dare una marea di effusioni varie dalla sua tremenda sorella in bikini dentro una piscina appartenente ad un cubano dall’aria molto rissosa e poco raccomandabile persino per uno come Russia, che in genere non teme nessuno eccetto la già citata Natalia

“Oh, accidenti” pensò lui “Come volevasi dimostrare, quella vipera è riuscita a farmela ancora una volta… Oh, di questo passo se non faccio qualcosa ho paura che a fine settimana i miei nervi andranno in pezzi e dovrò chiedere a quei tre mentecatti dei miei servitori di andarli a raccogliere con scopa e paletta…”

E come potevate intuire da questi suoi pensieri, miei cari lettori, potete dire con assoluta certezza che ora come ora Mr. Vodka era alla frutta, e l’unica cosa che poteva fare pur di evitare di pensare a Natalia e ai suoi agguati fu quella di andare a farsi una doccia, dato che era da ieri che l’odore di cloro della piscina non lo lasciava in pace per nulla e aveva iniziato pure a pizzicare. E una volta spogliatosi e aver messo in mostra il suo fisico allo specchio, si mise subito nella vasca e fece uscire dal getto della doccia una salutare dose di acqua fredda, giusto per rinfrescarsi le idee, e per stemperare la tensione, l’albino cominciò a cantare anche una spensierata canzoncina in russo, mentre cominciava a passarsi tranquillamente il bagnoschiuma. Peccato che era così preso dal suo rilassamento totale che non si era nemmeno accorto che, non si sa dove, era partita una misteriosa musichetta inquietante, ritmata da una nenia continua di “Kekkon, Kekkon, Kekkon”. Accorgendosene subito, Ivan tese la mano fuori dalla tendina per prendere al più presto un asciugamano, notando all’ultimo secondo che Natalia, vestita solo di un asciugamano, era proprio davanti a lui.

-Una doccia insieme, fratello caro?- chiese lei con un tono angelico, in forte contrasto col sorrisetto inquietante che aveva.

-AAAAAAAAAAAAAH!- urlò invece lui, uscendo dal doccia con le vergogne (ma mica tanto) al vento, ma seguito comunque a ruota dalla ragazza –Ma non è possibile, anche in bagno, adesso! Ma dove finita la cara vecchia privacy di una volta?-

-È morta, mio caro, e la riavrai solo se deciderai di sposarmi e mettere su famiglia con me!-

-Mai, non ho intenzione di passare il resto della mia vita con una pazza scatenata come te, mi fai troppa paura!-

-Ma io ti amo, non mi importa se sono tua sorella!-

-Però rimane il fatto che mi fai comunque paura!-

-Che ti importa, posso sempre cambiare, se tu vuoi-

A sentire quell’affermazione, Ivan si fermò, e lo stesso fece la sorella, poi si fermò a riflettere bene su ciò che aveva sentito, chiedendosi se ciò che avesse detto non fosse un altro pretesto per farlo cadere in un’altra trappola delle sue. Tuttavia, quando si voltò e vide Natalia in ginocchio, con le mani portate davanti al viso e singhiozzante, il russo fu in un primo momento sorpreso, e poi si sentì come se si fosse pentito di aver commesso la più grossa bastardata di tutte. E ripensandoci bene, nonostante tutto, se la sorella si comportava in quel modo forse era perché voleva esternare i suoi sentimenti per il fratello come meglio credeva, anche se ciò volesse dire rovinargli la vita. Preso come da un atto di carità e gentilezza (cosa più unica che rara), prese le mani della sorella tra le sue e le sorrise, asciugandole le lacrime, e poi, una volta abbigliatisi entrambi in modo abbastanza presentabile, cominciarono a conversare tranquillamente prima su tutto ciò che era accaduto in quei ultimi giorni e poi un po’ in generale, e Ivan sembrò trovare la compagnia della sorella molto piacevole.

-Davvero? Adori il balletto?-

-Certo, e ritengo che non esista ballo migliore del Bolsjoi-

-Se è così, allora dovresti vedere i miei cari sottoposti. Toris non è male ma gli altri due hanno una grazia un po’ troppo esagerata…-

-Beh, puoi sempre iscriverli ad una scuola di danza-

-Sì, potrebbe essere un’idea, come quella che mi è appena venuta in mente a proposito di noi due.-

-Davvero? E di che si tratta?-

-Aspetta questo week-end e lo scoprirai-

 Fine Cap.5

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Capitolo 7
*** Sabato - Una tranquilla chiacchierata tra fratelli ***


Cap.6:
Sabato, ovvero “Una semplice chiacchierata tra fratelli”

Era cominciato il week-end, ma nonostante Ivan da una parte fosse contento di aver fatto apparentemente finire gli assalti della sorella, da un’altra sperava che il “lampo di genio” venutogli venerdì potesse dargli una mano per giungere ad un compromesso con lei. Le aveva dato appuntamento nel suo studio per l’una in punto, e dato che mancava solo mezz’ora, si mise a canticchiare la sua canzoncina preferita per ingannare l’attesa, che fu soddisfatta quando Natalia si presentò in anticipo di almeno cinque minuti e si sedette su una delle sedie presenti.

-Volevi vedermi, fratello?- domandò lei.

-Sì, Natalia- rispose lui -E se ti ho convocata qui è perché, dopo aver riflettuto su ciò che mi avevi detto, ho pensato che forse fino ad oggi il nostro rapporto è rimasto un po’ burrascoso-  

-Guarda, se ti stai riferendo a tutte quelle volte che ho tentato di farti mio, posso assicurarti che c’è una ragione valida-

-Dici sul serio? Puoi assicurarmi che ciò che mi hai detto ieri non era una farsa per qualche tuo folle piano?-

-Non preoccuparti, puoi star certo che non ti farò nulla-

-E allora dimmi, perché ogni volta devo sempre subire questi assalti e vedermi costretto a scappare da te per via della tua proposta di matrimonio così insistente?-

-Vedi… il fatto è che fin da quando eravamo piccoli ed eravamo tutti parte della grande famiglia dell’Unione Sovietica, ho sempre pensato che fossi uno che sapeva il fatto suo e che potesse sempre andare avanti nonostante le avversità…-

-Insomma, mi ammiravi?-

-Moltissimo… incarnavi il tipo d’uomo che avrei sposato volentieri e con cui avrei passato il resto della mia vita-

“Beh, tenendo conto che sono uno che si fa rispettare molto, vorrei ben vedere se poi non hai messo gli occhi su di me”

-Tuttavia, quando la nostra famiglia si divise e ognuno andò per la propria strada, scelsi di tentare la fortuna e cercare qualcuno che potesse avere un carattere come il tuo, ma non fu così semplice, dato che come ben sai, alcune volte ho un carattere un po’ difficile.-

-Difficile? Ma se quando frequentavi Toris per poco non lo uccidevi!-

-Dettagli, dettagli… tanto alla fine sapevo che non era il mio tipo ideale, mi sembrava troppo timido e sottomesso per i miei gusti-

-E alla fine, non sapendo che fare, hai deciso che io ero di tua proprietà, non è così?-

-Sì, anche se a dire il vero agli inizi non facevo tanto sul serio, ma mi piaceva da matti vedere la tua faccia spaventata. Col tempo però cominciavo a capire che, nonostante il nostro legame di sangue, ci fosse anche qualcos’altro del semplice affetto.-

-Come direbbe Francis, “Cupido aveva fatto centro”-

-Già… anche se era più un sentimento che amore vero… come posso spiegarti, sento il bisogno di stare con te, e puoi vedere gli agguati come una maniera per starti sempre accanto.-

-A dire il vero la maggior parte esageri pure, e non ti risparmi neanche un po’, che io ricordi.-

-Beh, si vede che ci sono volte in cui la mia voglia di affetto è molto forte, e quindi non posso fare altro che darmi all’inventiva ed escogitare sempre nuovi modi per agguantarti, aspettando il giorno in cui poi saresti stato tu a fare la prima mossa.-

-Ascolta, Natalia, ora che mi hai spiegato tutto posso dire di capire come ti senti… o meglio, almeno in parte.-

-Allora se è così, perché non fai un tentativo e mi da un bacio?-

-C-che cosa?-

-Andiamo, ti chiedo solo un bacio, mica la Luna. Su, non fare il timido e dammene solo uno piccolo piccolo sulle labbra-

-E-Ehm… o-ok, se proprio insisti…-

E facendosi coraggio, Ivan chiuse gli occhi e cominciò ad avvicinare le sue labbra a quella della sorella, preparandosi a darle il bacio, e se una parte di lui era tranquilla e sicura che andasse tutto bene, un’altra era certamente dubbiosa e ancora sospettosa di qualcosa. E infatti, questa parte di lui ebbe il sopravvento e Ivan, colto da un’improvvisa scarica di terrore, riaprì gli occhi, e non appena si accorse di essere quasi arrivato ad un centimetro dalla sorella, si interruppe bruscamente si nascose dietro la scrivania, lasciando Natalia parecchio perplessa.

-Hai ancora paura di me, vero?- chiese la bielorussa.

-Sì…- rispose il russo, col capo che usciva fuori dalla scrivania.

-Uff… andiamo bene, allora… ma che cosa accidenti devo fare pur di aver anche solo un bacio da te?-

-Guarda, un modo ci sarebbe, e scommetto che ti piacerà-

 Fine Cap.6

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Capitolo 8
*** Domenica - Come finire bene una settimana di agguati ***


Capitolo 7:
Domenica, ovvero “Come finire bene una settimana di agguati”

Aaaah, la domenica… un altro dei pochi giorni della settimana dove chiunque può davvero darsi al relax totale e godersi la giornata come un vero nababbo. E infatti, persino il Trio Baltico si poteva finalmente permettere un po’ di vacanza, anche se di un giorno soltanto e solo se erano facilmente individuabili da Ivan, come in giardino per esempio, dove in un gazebo si poteva benissimo notare il trio fare quattro chiacchiere e in un altro vedere Natalia, in veste di domestica, servire un po’ di vodka a suo fratello. A questo punto, voi sarete sorpresi e vi chiederete “Ma cosa ci fa Natalia li?”, stupendovi pure del perché non è saltata addosso al russo. Ma non preoccupatevi, cari lettori, perché per scoprirlo basta solamente fare un salto indietro a quel sabato pomeriggio…

-Un modo, dici? E quale sarebbe?- domandò Natalia.

-Beh, se come dici faresti di tutto, persino tendermi agguati, pur di stare con me…- spiegò Ivan -Allora potremmo fare un accordo: io accetterò di passare il tempo con te se in cambio smetterai di tendermi tutte quelle trappole e verrai a vivere a casa mia.-

-Sicuro di non aver battuto la testa troppo forte, fratello?-

-Non preoccuparti, Naty, noi russi abbiamo la testa dura, e in questo momento sono serissimo-

-Ma… sei davvero sicuro che io possa venire a casa tua?-

-Certo, dovresti saperlo che in casa di Madre Russia ogni ospite è bene accetto, che sia parente, amico o conoscente.-

-Oh, fratello mio… sei proprio una brava persona.-

-Eh, già, eh eh eh…-

 

E fu così che le cose, almeno per il momento, vennero sistemate, e che grazie all’idea di Ivan, Natalia poté cominciare a vivere a casa del fratello invece che entrarci di nascosto come faceva di solito, venendo anche nominata come capo dei domestici, e ciò significava che ben presto i tre Baltici ne avrebbero viste delle belle.

 

-Visto, Natalia? Alla fine possiamo dire che questa settimana non è andata malaccio, anzi, possiamo considerarci in parità, non credi?-

-Un pareggio? Uhm… perché no? Tanto, l’importante è partecipare.-

 Fine

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