Smeraldi e segreti.

di _blackapple
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il silenzio della neve ***
Capitolo 2: *** Gufi congelati ***
Capitolo 3: *** Baci arrabbiati e bolle di sapone ***
Capitolo 4: *** Giochi e addii. ***



Capitolo 1
*** Il silenzio della neve ***


[font=georgia]

La neve scendeva lenta nel parco di Hogwarts e in tutta la regione. Lily poteva vedere i fiocchi bianchi vorticare dolcemente fuori dalla grande finestra del dormitorio femminile e sentiva gli spifferi gelati insinuarsi sotto i vecchi vetri.
Un brivido la scosse, ma non voleva alzarsi per prendere una maglia, per non interrompere la magia di quel momento.
E per magia non intendeva la solita, quella alla quale era così abituata che non vi faceva nemmeno più caso, intendeva la vera magia: quell’equilibrio incomprensibile che regolava il mondo e creava spettacoli naturali come quello.
Come quella neve bianchissima e soffice.

Per un attimo pensò che il paesaggio esterno rispecchiasse perfettamente i suoi sentimenti e le condizioni della sua anima, ma dopo neanche due secondi si diede della stupida per essersi crogiolata nell’autocommiserazione.
Non era il tipo di ragazza che credeva che i suoi problemi fossero i più importanti del mondo, ma a volte scivolava anche lei nello sconforto.

Il problema era, ovviamente, un ragazzo. Ma non si trattava di una sciocchezza del tipo “non so come dichiararmi” oppure “chissà se mi trova bella o detesta la forma del mio naso”, si trattava di una cosa molto più importante, quasi insormontabile.

Si accorse di starsi di nuovo autocommiserando e  si riscosse, finalmente alzandosi per andare a fare colazione in sala grande.
Era il primo giorno delle vacanze di Natale e, come ogni anno, lei era rimasta ad Hogwarts. Lo faceva per sua sorella, sapeva che a Petunia costava già molta fatica doverla sopportare tutta l’estate, non voleva rovinarle anche il Natale.
Dopotutto Lily si trovava bene ad Hogwarts e sentiva solo relativamente la mancanza della famiglia.

La sala comune era desolatamente vuota, ma la Sala Grande era uno spettacolo ancora più desolante: solo sei o sette persone occupavano l’enorme stanza, di solito piena di gente e chiacchiericcio, e tutti appartenenti alla casa di tassorosso, tranne un corvonero che lei sapeva orfano.  
Si sedette al suo tavolo vuoto e cominciò a masticare lentamente dei cereali, pensando a come sarebbe stato se le sue migliori amiche si fossero fermate lì con lei, come gli altri anni.
Probabilmente a quest’ora sarebbero state ancora in camera, a fare una battaglia con i cuscini, o a prepararsi per andare a pattinare sul ghiaccio dopo la colazione.
Pensò che quel mattino i suoi pensieri sembravano particolarmente inclinati verso cose tristi e per questo si rabbuiò: aveva un cattivo presentimento.
Neanche due minuti dopo i suoi timori si concretizzarono, con l’ingresso in Sala Grande di un ragazzo. No, non di un  ragazzo qualsiasi, ma del Ragazzo con la R maiuscola.
La causa del suo cattivo umore.

«Buongiorno Evans » la salutò sbadigliando, mentre si sedeva di fianco a lei, non curandosi nemmeno di mettere una mano davanti alla bocca.
«Che ci fai qui? » gli chiese lei, acida. La sorpresa l’aveva fulminata per i primi due secondi, ma ora intendeva costruirsi il suo bel guscio per tenerlo a distanza, insieme ai pensieri che lui le generava.
«Sempre molto simpatica » commentò, mentre si serviva di uova strapazzate
«Ho semplicemente pensato che sarebbe stato carino passare almeno un Natale ad Hogwarts in sette anni, per vedere com’è, capisci?  » le spiegò, senza particolari inflessioni nella voce.

Ma Lily non se la bevve, nonostante fosse sorpresa per avergli strappato una risposta civile, ed alzò un sopracciglio, scettica
«Senza i tuoi cari amichetti? Sai, mi sembra molto strano »
Lui alzò le spalle e stavolta non rispose, ma si passò una mano sul collo in un modo che convinse la ragazza a distogliere lo sguardo.

Visto che non sembrava incline a darle spiegazioni lei non gli parlò più e quando ebbe finito di mangiare si alzò da tavola e se ne andò senza salutarlo.
Aveva deciso che avrebbe finito tutti i compiti nei due  o tre giorni seguenti, per poi avere le tre settimane di vacanza completamente libere.  Il timore che si sarebbe annoiata aleggiava su di lei, ma finse di non averlo e si concentrò sullo studio per buona parte della mattinata.
Verso mezzogiorno notò che aveva smesso di nevicare e decise che avrebbe fatto una passeggiata fino al lago, magari per fare qualche fotografia.

Tirò su il cappuccio della felpa e si incamminò fuori dalla porta di ingresso , lasciando le prime impronte che potesse vedere per centinaia e centinaia di metri, nella neve fresca.
Mentre si affannava per non affondare fino al ginocchio nel biancore, qualcosa la colpì improvvisamente sulla testa, forte, e un sibilo preannunciò l’arrivo di qualcos’altro.
Istintivamente sfoderò la bacchetta e, voltandosi di scatto, urlò «Petrificus totalus! ».
Dopo qualche secondo, rimise la bacchetta in tasca e , divertita, constatò che aveva centrato in pieno il suo bersaglio.
Si avvicinò con calma alla figura che giaceva rigida nella neve e si chinò sul suo volto immobile.
«Black » gli disse con un sorrisetto «Riesci sempre a fare la figura del pollo. Devi avere un talento per questo, a meno che tu non lo faccia apposta.»
Strinse le labbra, per trattenersi dal ridergli in faccia, e poi lo sciolse dall’incantesimo.
«Evans » ringhiò lui, offeso «Visto il quantitativo di ammiratrici che mi ritrovo, direi che hai proprio sbagliato persona.  »
La ragazza sentì una piccola stretta allo stomaco, ma si obbligò ad alzare un sopracciglio e mantenere un tono scettico.
«Già, in effetti mi chiedo spesso cosa ci trovino in te. Devono avere dei seri problemi di intelligenza.» Stava per dirgli di vista , ma si trattenne. Nessuno avrebbe potuto negare l’effettiva bellezza di Sirius e nemmeno lei sarebbe risultata credibile.
«Se vuoi posso mostrartelo, quello che ci trovano in me » ribattè lui con un grande sorriso spavaldo e malizioso.
La ragazza girò gli occhi verso il cielo e sbuffò «No grazie dell’offerta, non penso mi interessi. » Non era particolarmente sconvolta o scandalizzata, soprattutto perché delle uscite simili erano molto tipiche di Sirius e del suo caro amico James.
«Io non ne sarei così sicuro se fossi in te. Guarda, davvero, sarei felice di toglierti questa curiosità. » affermò, annuendo convinto, con un’espressione speranzosa.

A questa frase la ragazza non potè fare a meno di ridere. Sapeva che avrebbe potuto passare per un’ochetta, ma la spudoratezza così sincera del giovane era effettivamente molto divertente.
«Facciamo un’altra volta ok? » disse lei, sperando di non arrossire.
«Ti prendo in parola »  le promise il giovane e lei gli diede una leggera spinta. «Dove stavi andando? »
«Intendi prima che tu mi lanciassi quella palla di neve? Al lago. E ora se non ti dispiace… » sventolò una mano in segno di congedo e ricominciò a camminare. Lui le si affiancò e cominciò a chiacchierare , senza alcun imbarazzo, del più e del meno, parlandole di scorribande notturne e di ragazze con cui era uscito e alle quali Lily non era minimamente interessata.
«Ok, adesso per favore mi dici chi sei e che ne hai fatto di Sirius Black? »   gli chiese ad un certo punto, stupita ed incredula che lui potesse parlare così tanto con lei.
«Perché? »   sembrò sinceramente sorpreso
«Sai, non so se hai notato che siamo al sesto anno e che tutto quello che facciamo noi due di solito è insultarci.  »  
«Oh. »  rimuginò per qualche secondo «Beh, non mi importa. Dobbiamo passare le vacanze di Natale insieme giusto?  »  
Lily rimase come trasfigurata. «Come scusa? No, non se ne parla che noi due trascorriamo il Natale insieme come due buoni amici. Sei forse impazzito? Non intendo rovinarmi le vacanze in questo modo.»  

Sirius la fissò per qualche secondo durante quell’invettiva e strinse le labbra, irrigidendo le spalle.
«Come ti pare.  »  fu la sua risposta secca, prima di girarsi e tornare al castello da solo.
Lei non lo fermò e non lo chiamò indietro. Non aveva la minima intenzione di passare tre settimane a tenere a freno i suoi ormoni più di quanto non facesse già durante l’anno scolastico.
Mentre camminava verso il lago scoprì che tutto il desiderio di andare laggiù era sparito e che non vedeva l’ora di tornare in sala comune davanti al caminetto.
Sospirò e si arrabbiò con Sirius, era soltanto colpa della sua stupida ed improvvisa voglia di socializzare con lei.

Quando si tolse però il giaccone pesante, nel dormitorio di grifondoro, e si andò a fare una doccia bollente, ebbe un’illuminazione.
Probabilmente il ragazzo aveva davvero solo voluto essere gentile, perché i suoi amici non erano lì con lui. Probabilmente era uno di quei ragazzi che lontano dalla compagnia diventavano perfettamente normali.
Il senso di colpa l’assalì e Lily decise che quella sera sarebbe scesa in sala comune ad aspettarlo, per scusarsi  con lui e mettersi a posto con la coscienza. Non aveva paura di dire le cose come stavano, semplicemente le scocciava doversi scusare per essere stata sgarbata, dopo tutte le volte che lui lo era stato con lei.
Dopo cena, consumata in perfetta solitudine, tornò in sala comune e sprofondò in una poltroncina rossa vicino alla finestra con un libro, in attesa.


Quella sera era una noia mortale. Sirius era pentito di non essere andato a casa di James per Natale dal primo istante in cui si era ritrovato solo ad Hogwarts, ma si era pur sempre rallegrato di aver deciso di stare lontano dalla sua stessa orrenda casa.
Eppure ora avrebbe preferito avere perfino Kreacher intorno ai piedi, per maltrattarlo, piuttosto che quella solitudine desolante.
Non era il tipo adatto all’inattività, alla solitudine e alla tranquillità. Una serata davanti al camino non era decisamente ciò che faceva per lui, nemmeno in una serata d’inverno come quella.
Ed era tutta colpa di quella stupida della Evans, che l’aveva respinto in quel modo. Anzi, a pensarci bene era stata colpa sua, che si era messo a blaterare come un cretino.
Mangiò tardi e gironzolò per i corridoi degli ultimi piani, finché non venne quasi l’una di notte e decise di tornare in dormitorio. Non c’era neanche Gazza in giro, secondo la mappa del malandrino, un mortorio totale.
La sala comune in compenso era occupata. Da quasi… cinque ore , calcolò il ragazzo. Lily Evans se ne stava in un angolo da un bel pezzo, senza muoversi minimamente.
La curiosità lo spinse a ritornare da quelle parti più in fretta, che lei lo stesse aspettando?

Quando spinse il buco per il ritratto la luce calda del caminetto lo investì e gli permise di vedere la figuretta con i capelli rossi addormentata in una poltrona.
Un braccio penzolava graziosamente sfiorando il pavimento e la testa era reclinata e appoggiata allo schienale.
Le si avvicinò silenziosamente, pensando a cosa fare. Era ancora arrabbiato con lei per quel pomeriggio, quindi pensò che avrebbe potuto lasciarla dormire in quella posizione scomoda per tutta la notte. E tanti saluti alla galanteria.
Ma poi si ricordò che non era da lui comportarsi in quel modo. Non con le ragazze carine, perlomeno.
«Evans.  »   la chiamò con voce annoiata, sistemandosi con una posizione scomposta e appositamente studiata, in una poltroncina di fronte.  
Lily non si mosse.
«Evans! »  la chiamò un po’ più forte, e lei aprì gli occhi.
La visione che si trovò davanti era da mozzarle il fiato. Il profilo affascinante del ragazzo era illuminato in modo strano dalle fiamme del caminetto, e il cuore di lei prese a battere un po’ più velocemente.  


«Non farti incantare »   si ripetè, per sicurezza.
«Sirius.  »  lo salutò lei senza inflessioni nella voce.
«Posso sapere che diamine stai facendo? Mi stavi aspettando per caso?»  insinuò con un sorrisetto, accarezzandosi i capelli.
Lei scosse la testa, assumendo un’espressione incredula.
«Dì un po’, che ti sei bevuto? »  se prima aveva pensato di scusarsi con lui, la sua arroganza le avevano fatto cambiare idea del tutto. Non gli avrebbe risposto di si nemmeno sotto tortura.
«Stavo solo leggendo e mi sono addormentata. »  
Lui sembrò non averla neanche sentita
«Va bene Evans, stasera mi sento generoso, accetto le tue scuse. »  ghignò
«Io NON mi sto scusando con te. Proprio per niente.»   urlò la ragazza, alzandosi in piedi ed estraendo la bacchetta. Non sapeva nemmeno lei perché si sentiva così furiosa, ma il sangue le pompava con forza nelle orecchie.

Anche Sirius balzò in piedi e si avvicinò a fronteggiarla.
«Sarebbe il caso che la smettessi con queste scenette patetiche, Evans. »   Il suo nome fu un sussurro appena accennato, una carezza della voce, che le fece tremare le gambe.
La rabbia scomparve in fretta com’era venuta, e le lasciò un’agitazione frenetica addosso.
Ed era soltanto la prima sera che rimanevano da soli.

«E tu sarebbe il caso che la smettessi di essere così arrogante e saccente. »  ribattè lei, cercando di indietreggiare con nonchalance, per mettere spazio tra di loro.
Il ragazzo non glielo permise e fece un passo in avanti.
«Ah dovrei smetterla? Strano, mi pareva ti piacesse quando faccio così. »  
«Ripeto, cosa ti sei bevuto stasera? A me non piace proprio per nulla il tuo atteggiamento. Con me non funziona tirarsela in questo modo.  »  
Lui sogghignò e le si avvicinò ancora. Erano ad un passo.
«Ah no? Quindi ora non hai i brividi giusto? Non stai tremando vero? »  

Lily fu presa da un’altra ondata di rabbia, che la fece arrossire completamente.
Spinse il ragazzo lontano e si erse in tutta la sua statura.
«Sei solo un egocentrico presuntuoso.  »  E con queste parole lo lasciò lì e andò nel suo dormitorio, profondamente scossa.
Certo che aveva i brividi, certo che tremava, se lui le stava così vicino.
E il fatto che lui sapesse era una ragione ancora migliore per stargli lontano, per dimostrargli che lei non era come le altre, per dimostrargli che lui si sbagliava. 
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La neve scendeva lenta nel parco di Hogwarts e in tutta la regione. Lily poteva vedere i fiocchi bianchi vorticare dolcemente fuori dalla grande finestra del dormitorio femminile e sentiva gli spifferi gelati insinuarsi sotto i vecchi vetri.  Un brivido la scosse, ma non voleva alzarsi per prendere una maglia, per non interrompere la magia di quel momento.
E per magia non intendeva la
solita, quella alla quale era così abituata che non vi faceva nemmeno più caso, intendeva la vera magia: quell’equilibrio incomprensibile che regolava il mondo e creava spettacoli naturali come quello.  Come quella neve bianchissima e soffice.  


Per un attimo pensò che il paesaggio esterno rispecchiasse perfettamente i suoi sentimenti e le condizioni della sua anima, ma dopo neanche due secondi si diede della stupida per essersi crogiolata nell’autocommiserazione.  Non era il tipo di ragazza che credeva che i suoi problemi fossero i più importanti del mondo, ma a volte scivolava anche lei nello sconforto.  

Il problema era, ovviamente, un ragazzo. Ma non si trattava di una sciocchezza del tipo “non so come dichiararmi” oppure “chissà se mi trova bella o detesta la forma del mio naso”, si trattava di una cosa molto più importante, quasi insormontabile.  

Si accorse di starsi di nuovo autocommiserando e  si riscosse, finalmente alzandosi per andare a fare colazione in sala grande.  
Era il primo giorno delle vacanze di Natale e, come ogni anno, lei era rimasta ad Hogwarts. Lo faceva per sua sorella, sapeva che a Petunia costava già molta fatica doverla sopportare tutta l’estate, non voleva rovinarle anche il Natale. Dopotutto Lily si trovava bene ad Hogwarts e sentiva solo relativamente la mancanza della famiglia.

La sala comune era desolatamente vuota, ma la Sala Grande era uno spettacolo ancora più desolante: solo sei o sette persone occupavano l’enorme stanza, di solito piena di gente e chiacchiericcio, e tutti appartenenti alla casa di tassorosso, tranne un corvonero che lei sapeva orfano.  Si sedette al suo tavolo vuoto e cominciò a masticare lentamente dei cereali, pensando a come sarebbe stato se le sue migliori amiche si fossero fermate lì con lei, come gli altri anni. Probabilmente a quest’ora sarebbero state ancora in camera, a fare una battaglia con i cuscini, o a prepararsi per andare a pattinare sul ghiaccio dopo la colazione.
Pensò che quel mattino i suoi pensieri sembravano particolarmente inclinati verso cose tristi e per questo si rabbuiò: aveva un cattivo presentimento.
Neanche due minuti dopo i suoi timori si concretizzarono, con l’ingresso in Sala Grande di un ragazzo. No, non di
un  ragazzo qualsiasi, ma del Ragazzo con la R maiuscola.
La causa del suo cattivo umore.

«Buongiorno Evans » la salutò sbadigliando, mentre si sedeva di fianco a lei, non curandosi nemmeno di mettere una mano davanti alla bocca.
«Che ci fai qui? » gli chiese lei, acida. La sorpresa l’aveva fulminata per i primi due secondi, ma ora intendeva costruirsi il suo bel guscio per tenerlo a distanza, insieme ai pensieri che lui le generava. «Sempre molto simpatica » commentò, mentre si serviva di uova strapazzate
 «Ho semplicemente pensato che sarebbe stato carino passare almeno un Natale ad Hogwarts in sette anni, per vedere com’è, capisci?  » le spiegò, senza particolari inflessioni nella voce.

Ma Lily non se la bevve, nonostante fosse sorpresa per avergli strappato una risposta civile, ed alzò un sopracciglio, scettica
«Senza i tuoi cari amichetti? Sai, mi sembra molto strano » Lui alzò le spalle e stavolta non rispose, ma si passò una mano sul collo in un modo che convinse la ragazza a distogliere lo sguardo.

 

 

Visto che non sembrava incline a darle spiegazioni lei non gli parlò più e quando ebbe finito di mangiare si alzò da tavola e se ne andò senza salutarlo.
Aveva deciso che avrebbe finito tutti i compiti nei due  o tre giorni seguenti, per poi avere le tre settimane di vacanza completamente libere.  Il timore che si sarebbe annoiata aleggiava su di lei, ma finse di non averlo e si concentrò sullo studio per buona parte della mattinata.
Verso mezzogiorno notò che aveva smesso di nevicare e decise che avrebbe fatto una passeggiata fino al lago, magari per fare qualche fotografia.

Tirò su il cappuccio della felpa e si incamminò fuori dalla porta di ingresso , lasciando le prime impronte che potesse vedere per centinaia e centinaia di metri, nella neve fresca. Mentre si affannava per non affondare fino al ginocchio nel biancore, qualcosa la colpì improvvisamente sulla testa, forte, e un sibilo preannunciò l’arrivo di qualcos’altro.
Istintivamente sfoderò la bacchetta e, voltandosi di scatto, urlò
«Petrificus totalus! ».
Dopo qualche secondo, rimise la bacchetta in tasca e , divertita, constatò che aveva centrato in pieno il suo bersaglio.
Si avvicinò con calma alla figura che giaceva rigida nella neve e si chinò sul suo volto immobile.

«Black » gli disse con un sorrisetto «Riesci sempre a fare la figura del pollo. Devi avere un talento per questo, a meno che tu non lo faccia apposta.»
Strinse le labbra, per trattenersi dal ridergli in faccia, e poi lo sciolse dall’incantesimo.
«Evans » ringhiò lui, offeso «Visto il quantitativo di ammiratrici che mi ritrovo, direi che hai proprio sbagliato persona.  »
La ragazza sentì una piccola stretta allo stomaco, ma si obbligò ad alzare un sopracciglio e mantenere un tono scettico.

 «Già, in effetti mi chiedo spesso cosa ci trovino in te. Devono avere dei seri problemi di intelligenza.» Stava per dirgli di vista , ma si trattenne. Nessuno avrebbe potuto negare l’effettiva bellezza di Sirius e nemmeno lei sarebbe risultata credibile.
«Se vuoi posso mostrartelo, quello che ci trovano in me » ribattè lui con un grande sorriso spavaldo e malizioso.
La ragazza girò gli occhi verso il cielo e sbuffò «No grazie dell’offerta, non penso mi interessi. » Non era particolarmente sconvolta o scandalizzata, soprattutto perché delle uscite simili erano molto tipiche di Sirius e del suo caro amico James.

«Io non ne sarei così sicuro se fossi in te. Guarda, davvero, sarei felice di toglierti questa curiosità. » affermò, annuendo convinto, con un’espressione speranzosa.

A questa frase la ragazza non potè fare a meno di ridere. Sapeva che avrebbe potuto passare per un’ochetta, ma la spudoratezza così sincera del giovane era effettivamente molto divertente. «Facciamo un’altra volta ok? » disse lei, sperando di non arrossire.
«Ti prendo in parola »  le promise il giovane e lei gli diede una leggera spinta. «Dove stavi andando? »
«Intendi prima che tu mi lanciassi quella palla di neve? Al lago. E ora se non ti dispiace… » sventolò una mano in segno di congedo e r
icominciò a camminare. Lui le si affiancò e cominciò a chiacchierare , senza alcun imbarazzo, del più e del meno, parlandole di scorribande notturne e di ragazze con cui era uscito e alle quali Lily non era minimamente interessata.  
«Ok, adesso per favore mi dici chi sei e che ne hai fatto di Sirius Black? »   gli chiese ad un certo punto, stupita ed incredula che lui potesse parlare così tanto con lei.
«Perché? »   sembrò sinceramente sorpreso
«Sai, non so se hai notato che siamo al sesto anno e che tutto quello che facciamo noi due di solito è insultarci.  » 
«Oh. »  rimuginò per qualche secondo «Beh, non mi importa. Dobbiamo passare le vacanze di Natale insieme giusto?  » 
Lily rimase come trasfigurata. «Come scusa? No, non se ne parla che noi due trascorriamo il Natale insieme come due buoni amici. Sei forse impazzito? Non intendo rovinarmi le vacanze in questo modo.» 


Sirius la fissò per qualche secondo durante quell’invettiva e strinse le labbra, irrigidendo le spalle.

«Come ti pare.  »  fu la sua risposta secca, prima di girarsi e tornare al castello da solo.
Lei non lo fermò e non lo chiamò indietro. Non aveva la minima intenzione di passare tre settimane a tenere a freno i suoi ormoni più di quanto non facesse già durante l’anno scolastico.
 

Mentre camminava verso il lago scoprì che tutto il desiderio di andare laggiù era sparito e che non vedeva l’ora di tornare in sala comune davanti al caminetto.
Sospirò e si arrabbiò con Sirius, era soltanto colpa della sua stupida ed improvvisa voglia di socializzare con lei.

Quando si tolse però il giaccone pesante, nel dormitorio di grifondoro, e si andò a fare una doccia bollente, ebbe un’illuminazione.
Probabilmente il ragazzo aveva davvero solo voluto essere gentile, perché i suoi amici non erano lì con lui. Probabilmente era uno di quei ragazzi che lontano dalla compagnia diventavano perfettamente normali.
Il senso di colpa l’assalì e Lily decise che quella sera sarebbe scesa in sala comune ad aspettarlo, per scusarsi  con lui e mettersi a posto con la coscienza. Non aveva paura di dire le cose come stavano, semplicemente le scocciava doversi scusare per essere stata sgarbata, dopo tutte le volte che lui lo era stato con lei.
Dopo cena, consumata in perfetta solitudine, tornò in sala comune e sprofondò in una poltroncina rossa vicino alla finestra con un libro, in attesa.


Quella sera era una noia mortale. Sirius era pentito di non essere andato a casa di James per Natale dal primo istante in cui si era ritrovato solo ad Hogwarts, ma si era pur sempre rallegrato di aver deciso di stare lontano dalla sua stessa orrenda casa.
Eppure ora avrebbe preferito avere perfino Kreacher intorno ai piedi, per maltrattarlo, piuttosto che quella solitudine desolante.
Non era il tipo adatto all’inattività, alla solitudine e alla tranquillità. Una serata davanti al camino non era decisamente ciò che faceva per lui, nemmeno in una serata d’inverno come quella.
Ed era tutta colpa di quella stupida della Evans, che l’aveva respinto in quel modo. Anzi, a pensarci bene era stata colpa sua, che si era messo a blaterare come un cretino.
Mangiò tardi e gironzolò per i corridoi degli ultimi piani, finché non venne quasi l’una di notte e decise di tornare in dormitorio. Non c’era neanche Gazza in giro, secondo la mappa del malandrino, un mortorio totale.
La sala comune in compenso era occupata. Da quasi… cinque ore , calcolò il ragazzo. Lily Evans se ne stava in un angolo da un bel pezzo, senza muoversi minimamente.
La curiosità lo spinse a ritornare da quelle parti più in fretta, che lei lo stesse aspettando?



Quando spinse il buco per il ritratto la luce calda del caminetto lo investì e gli permise di vedere la figuretta con i capelli rossi addormentata in una poltrona.
Un braccio penzolava graziosamente sfiorando il pavimento e la testa era reclinata e appoggiata allo schienale.
Le si avvicinò silenziosamente, pensando a cosa fare. Era ancora arrabbiato con lei per quel pomeriggio, quindi pensò che avrebbe potuto lasciarla dormire in quella posizione scomoda per tutta la notte. E tanti saluti alla galanteria.
Ma poi si ricordò che non era da lui comportarsi in quel modo. Non con le ragazze carine, perlomeno.
«Evans.  »   la chiamò con voce annoiata, sistemandosi con una posizione scomposta e appositamente studiata, in una poltroncina di fronte.
 
Lily non si mosse.
 
«Evans! »  la chiamò un po’ più forte, e lei aprì gli occhi.
La visione che si trovò davanti era da mozzarle il fiato. Il profilo affascinante del ragazzo era illuminato in modo strano dalle fiamme del caminetto, e il cuore di lei prese a battere un po’ più velocemente.   


«
Non farti incantare »   si ripetè, per sicurezza.
«Sirius.  »  lo salutò lei senza inflessioni nella voce.

«Posso sapere che diamine stai facendo? Mi stavi aspettando per caso?»  insinuò con un sorrisetto, accarezzandosi i capelli.
Lei scosse la testa, assumendo un’espressione incredula.  
«Dì un po’, che ti sei bevuto? »  se prima aveva pensato di scusarsi con lui, la sua arroganza le avevano fatto cambiare idea del tutto. Non gli avrebbe risposto di si nemmeno sotto tortura.
«Stavo solo leggendo e mi sono addormentata. » 
Lui sembrò non averla neanche sentita
«Va bene Evans, stasera mi sento generoso, accetto le tue scuse. »  ghignò
«Io NON mi sto scusando con te. Proprio per niente.»   urlò la ragazza, alzandosi in piedi ed estraendo la bacchetta. Non sapeva nemmeno lei perché si sentiva così furiosa, ma il sangue le pompava con forza nelle orecchie.

Anche Sirius balzò in piedi e si avvicinò a fronteggiarla.

«Sarebbe il caso che la smettessi con queste scenette patetiche,
Evans. »   Il suo nome fu un sussurro appena accennato, una carezza della voce, che le fece tremare le gambe.
La rabbia scomparve in fretta com’era venuta, e le lasciò un’agitazione frenetica addosso.

Ed era soltanto la prima sera che rimanevano da soli.

«E tu sarebbe il caso che la smettessi di essere così arrogante e saccente. »  ribattè lei, cercando di indietreggiare con nonchalance, per mettere spazio tra di loro.
Il ragazzo non glielo permise e fece un passo in avanti.

«Ah dovrei smetterla? Strano, mi pareva ti piacesse quando faccio così. » 
«Ripeto, cosa ti sei bevuto stasera? A me non piace proprio per nulla il tuo atteggiamento. Con me non funziona tirarsela in questo modo.  » 
Lui sogghignò e le si avvicinò ancora. Erano ad un passo.
 
«Ah no? Quindi ora non hai i brividi giusto? Non stai tremando vero? »

Lily fu presa da un’altra ondata di rabbia, che la fece arrossire completamente.
 
Spinse il ragazzo lontano e si erse in tutta la sua statura.
 
«Sei solo un egocentrico presuntuoso.  »  E con queste parole lo lasciò lì e andò nel suo dormitorio, profondamente scossa.

Certo che aveva i brividi, certo che tremava, se lui le stava così vicino.
E il fatto che lui sapesse era una ragione ancora migliore per stargli lontano, per dimostrargli che lei non era come le altre, per dimostrargli che lui si sbagliava. 

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Hellou *_* 

Dopo una lunga assenza, mi è venuto un attacco di ispirazione e ho deciso di scrivere  questa storia. 
Vi dirò già che non durerà più di 3/4 capitoli.

Quanto quanto amo il pairing Sirius/Lily *ç* quel ragazzo è da sbavo.

Aspetto con ansia le vostre recensioni ;D  

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Capitolo 2
*** Gufi congelati ***


I tre giorni seguenti passarono normalmente, Lily e Sirius non si videro praticamente mai e tutta l’arrabbiatura sfumò, da parte di entrambi.
La mattina in cui ricominciarono a parlarsi fu molto fredda, tanto che i gradini che portavano alla guferia, alla quale la ragazza si stava dirigendo, si erano congelati.
Lily si domandava distrattamente se i gufi stessero soffrendo il freddo, senza prestare troppa attenzione ai suoi pensieri; era così concentrata sul fare attenzione a non scivolare che neanche si accorse che qualcuno stava uscendo dalla porta proprio mentre lei vi entrava, e vi andò a sbattere contro.
«Cazzo! »  esclamò mentre  il piede scivolava sul bordo ghiacciato del gradino e lei cadeva all’indietro, senza niente a cui appigliarsi. Sbattè con forza il sedere per terra e si dovette aggrappare alla ringhiera per non rischiare di scivolare maldestramente fino alla fine delle scale.
Una risata roca che ben conosceva la fece avvampare di vergogna.


«Ti sei fatta male Evans? » le chiese Sirius, sempre ridendo come un matto.
«No. » esclamò lei risoluta rialzandosi in piedi ed entrando nella guferia, schivandolo.
In realtà aveva un gran male al sedere e anche al polso, sul quale si era appoggiata mentre cadeva, ma mai l’avrebbe ammesso di fronte a lui: già era stato incredibilmente imbarazzante cadere in quel modo.
«Dove hai sbattuto? » le domandò, smettendo di ridere, ma continuando a sogghignare.
«Da nessuna parte, ti ho detto che non mi sono fatta male.  » dichiarò lei e marciò verso il suo gufo bruno, che dormiva beatamente con la testa sotto l’ala.
Lei lo coccolò piano, accarezzandolo sulla testa, finché lui non aprì i grandi occhi ambrati e fece schioccare il becco. L’animale tese la zampa sinistra, di malavoglia, e si lasciò legare la lettera.
«Portala a mamma e papà, per favore. » Gli chiese la ragazza, guardandolo spiegare le ali e poi volare via nell’aria pungente.

Si girò per scendere le scale e si accorse che Sirius era ancora lì.
«Che c’è? »
«Mi domandavo se ti andasse una cioccolata alla testa di porco.  » Lei sgranò gli occhi.
«Lo stai davvero chiedendo a me?  » poi decise che non era il caso di insistere su questo argomento, o avrebbero finito per litigare di nuovo.  «Comunque non possiamo uscire dalla scuola, non è giorno di uscita ad Hogsmeade. » aggiunse in fretta, prima che lui potesse ribattere.
«Oh, ma questo non sarà un problema, credimi. Allora, vuoi venirci o no? »
Scesero le scale una di fronte all’altro, mentre Lily tentennava cercando di decidersi.
«Intendi uscire di nascosto dalla scuola? Sono un prefetto, Sirius, sai che non posso infrangere le regole. » accampò questa scusa, sperando che lui se la bevesse. In realtà aveva molta paura di non riuscire a mantenere la sua corazza di ghiaccio se fosse stata seduta con lui di fronte ad una cioccolata calda fumante. Magari da soli, visto che non ci sarebbe stato nessun altro studente.
Lui sbuffò e si scompigliò i capelli, come era solito fare James; prima di risponderle seccato:
«Beh io vado, se ti va di fare un giro trovati al quarto piano, davanti al bagno dei maschi. Diciamo… per le tre, ok?  » e senza lasciarle la possibilità di rispondere le girò le spalle e si allontanò nel corridoio.
Lei non lo chiamò indietro e si avviò in direzione della biblioteca, massaggiandosi il polso che ancora le doleva.

 

Alle tre e dieci  Sirius girò l’angolo del corridoio del quarto piano e si rabbuiò. Lei non c’era.
Era stato davvero convinto che lei sarebbe venuta e per di più quella era la prima volta che qualcuna  gli dava buca. Rimase fermo con le braccia incrociate vicino alla porta del bagno per circa un minuto e poi si avviò verso le scale.
In quel momento vide Lily arrivare con calma, dall’altra parte del corridoio.
«Alla buon’ora Evans. » la redarguì con un sorrisetto. «E’ un quarto d’ora che ti aspetto. »
Lei sogghignò, avvicinandosi. «Le balle raccontale a qualcun altro. Sono passata di qui anche dieci minuti fa e non c’era proprio nessuno. »
Sgamato  pensò Sirius e visto che non sapeva cosa risponderle, le rivolse un sorriso. Potè vedere chiaramente la pelle lattea di lei andare a fuoco, prima che si girasse e si coprisse con i capelli. Esultò dentro di se: se le faceva questo effetto con un sorriso, forse aveva qualche speranza.
«Allora, andiamo? »
«Sarà meglio che ritorniamo a scuola per le sei. »
«Sarà fatto, madamoiselle.  » le rispose, con un buffo inchino, prima di entrare nel bagno.
Lily si appoggiò al muro esterno incrociando le braccia e pensando se avesse fatto bene ad accettare. Aveva qualche dubbio.
«Allora? » il viso da irriverente di Sirius sbucò dalla porta e la fissò con aspettativa.
«Vieni o no? »
«Ma dove? E’ il bagno dei maschi, perché dovrei venire lì dentro?»
«Santo cielo, e tu saresti una delle più brillanti della scuola? » sbuffò lui. Poi la prese per un braccio e la trascinò dentro, ignorando le sue proteste .


«Cosa pensavi, che saremmo usciti tranquillamente dal portone principale? Mi sembra ovvio che dobbiamo usare un passaggio segreto.  »

Si avvicinarono al grande specchio con la cornice dorata e Sirius estrasse la bacchetta. La puntò verso il suo riflesso e mormorò Speculum. La grande cornice ruotò, come su dei cardini, lasciando aperto un buco nero squadrato, simile a quello che serviva da accesso alla sala comune dei grifondoro.
«Prima le signore »
le disse, indicandole con la mano l’entrata del cunicolo.
Lily era semplicemente basita, ma fece come le era stato detto e si arrampicò nel foro.
Il fondo e il soffitto del tunnel erano visibili solo per i primi due o tre metri, grazie alla luce che entrava dal bagno dietro di lei, ma quando Sirius entrò e richiuse il passaggio, tutto crollò nell’oscurità più totale.
«Lumos » mormorò la ragazza e la punta della sua bacchetta si accese.
«Da quanto tempo conosci questo passaggio? » chiese, dopo cinque minuti, a Sirius dietro di lei, che non aveva detto una parola da quando avevano cominciato a camminare.
«Due o tre anni » fu la sua risposta. La voce, resa ancora più roca e bassa dal rimbombo di quel tunnel soffocante, fece venire un brivido caldo lungo la spina dorsale di Lily, che si accorse di essere emozionata.
Aveva le mani sudate e il cuore che batteva talmente forte da temere che pure Sirius lo sentisse.
«Dove porta? »
«Usciremo poco lontano dalla via principale, lo vedrai.  »
Camminarono in silenzio per un tempo indefinito, ma che a Lily parve come una buona mezz’ora, e si trovò ad una diramazione tra due cunicoli.
Aprì la bocca e prese fiato per chiedere da che parte andare, quando una mano calda le si appoggiò sul fianco e la spinse leggermente verso destra.
«Di qua.  »
Lei deglutì, nervosa, ogni singola fibra del suo corpo in tensione. Sarebbe stato facile voltarsi e richiedere un contatto un po’ più approfondito con il ragazzo dietro di lei, ma poi cosa sarebbe successo?

Eppure il suo problema non era il coraggio, o il timore di non piacergli, era ben altro. Sapeva che Sirius l’avrebbe rifiutata in ogni caso: non perché si sarebbe fatto scrupoli sulla sua bellezza o intelligenza (Era andato a letto anche con ragazze molto peggiori di lei, solo perché avevano una bella quarta di seno), ma per un motivo molto più semplice e allo stesso tempo molto più insormontabile: James.
James faceva una corte spietata a Lily Evans da quando erano al secondo anno, e nonostante a lei non interessasse più di tanto (Si divertiva più a rifiutarlo che a cercare di conoscerlo meglio), lui non sembrava intenzionato a rinunciare.
E Sirius, Sirius mai avrebbe tradito il suo migliore amico, nemmeno per la donna più bella del mondo.

Era talmente presa da questi pensieri, che neanche si accorse che il cunicolo stava salendo, inclinandosi verso l’alto.
«Aspetta, ora vado davanti io. » le disse Sirius, e lei si spostò di lato per lasciarlo passare.
Gli ultimi metri erano molto ripidi e, alla luce della bacchetta, culminavano con una botola.
Il ragazzo la spinse piano, guardandosi intorno con attenzione, prima di sollevarla maggiormente.
Uscì con la testa e poi le fece un gesto con la mano: «Via libera, andiamo.  »
Si arrampicò fuori e poi si girò per aiutare Lily, ma lei rifiutò il gesto e si issò da sola fuori, facendo leva sulle braccia.
Si ricordò solo quando una fitta acutissima lo percorse, che il polso le faceva male.
«Ah! » gemette senza poterne fare a meno e sarebbe caduta di nuovo all’indietro, nel cunicolo, se Sirius non l’avesse afferrata e trascinata fuori.
«Che è successo? » le chiese, con uno sguardo preoccupato che ardeva nei suoi occhi neri.
«Niente, niente, devo aver messo male il polso. » E prima che potesse fermarlo, Sirius le prese la mano e lo esaminò con cura.
«Dovresti andare da Madama Pomade* quando torniamo a scuola. E’ un po’ gonfio. » 

«Non è niente » ripetè la ragazza, sottraendo la mano alla sua stretta e infilandosela in tasca, come per nasconderla.
«Allora dove siamo? » chiese, per la prima volta guardandosi intorno da quando erano usciti dal tunnel.

Intorno a loro c’era una semplice via, piuttosto stretta tra le case, senza nessuna indicazione.
«Laggiù c’è l’ufficio postale di Hosgmeade » le rispose Sirius, indicando l’angolo  duecento metri più avanti . Con un’occhiata alla botola che avevano sotto i piedi, Lily notò che c’era il simbolo delle fognature: una copertura perfetta.

Si incamminarono spalla a spalla verso l’ufficio postale e poi in direzione dei Tre Manici di scopa.
«Che ne dici, non è meglio qui piuttosto che al testa di porco? » suggerì Lily timidamente.
Sirius alzò le spalle «Se proprio insisti » ma dall’espressione non sembrava particolarmente dispiaciuto.

Il locale era praticamente vuoto e l’oste corse a servirli, con un gran sorriso stampato sul volto e una bambina biondiccia che caracollava dietro di lui.
«Rosmerta, per favore! Torna nel retrobottega, devo servire i clienti. » la rimproverò bonariamente, prima di rivolgere un sorriso si scuse a Lily e Sirius.
«No, li voglio servire io! Dai papà ti prego, solo per una volta.» insistette lei, avvicinandosi al tavolo. «Cosa posso portarvi? » chiese con voce professionale, che fece ridere sonoramente Sirius.
Prima che l’oste potesse ribattere, Lily si rivolse alla piccolina:
«A me fai una bella cioccolata calda, per favore.  »
«Fai due.  » aggiunse il ragazzo. La piccola Rosmerta saltellò felice dietro il bancone, dove la raggiunse il padre pochi secondi dopo, per aiutarla.

«Allora prefetto, come ci si sente ad aver infranto qualche regoluccia della scuola? »
«Meglio di quanto pensassi » sorrise Lily in risposta. Anzi, si sentiva assolutamente euforica. Passaggi segreti, regole infrante… l’avevano sempre affascinata.
Scherzarono insieme praticamente tutto il pomeriggio, parlando di ogni cosa come Lily non aveva mai fatto con nessun altro.
Era incredibilmente piacevole chiacchierare con quel ragazzo sfrontato e anche un po’ arrogante, ma che non riuscivi a non perdonare ogni volta per le sue frecciatine.
Risero a proposito dei professori, delle amiche di Lily (e lei non si tirò indietro nel commentare con lui) e entrarono nell’argomento ‘amici di Sirius’.
Di Remus (che lui si ostinava a chiamare Moody) e di Peter (Coda), parlarono senza alcun problema, ma entrambi si bloccarono un po’ quando fu il turno di James.
Lily avrebbe preferito evitare del tutto l’argomento, ma Sirius lo introdusse comunque e cercò di parlarne non troppo approfonditamente. Finché non ce la fece più, stava evidentemente morendo dalla curiosità, e sbottò:
«Ma perché non ci esci una volta e gli fai mettere il cuore in pace, accidenti? »
Lei abbassò lo sguardo e lo fece vagare sul bordo del cucchiaino ancora sporco di cioccolata.
«Non lo so…» la voce le uscì lagnosa «Non mi interessa. E’ così arrogante, prepotente. Se la tira in un modo incredibile. »
Sirius tacque,  ma vide che stava sorridendo «Beh anche io. »
Lily scoppiò a ridere, sorpresa. «Certo. Ma non avevo molta scelta oggi. O uscivo con te o me ne stavo in biblioteca tutto il giorno.  »  «E senza contare che questo non è un appuntamento di
quel tipo. » 
Al che Sirius le piantò gli occhi nei suoi.
«Ah no? »
La faccia che Lily fece in quel momento  fu talmente esilarante che il ragazzo scoppiò a ridere senza un briciolo di contegno. «Oddio, dovresti vederti in questo momento Evans. Sembra che tu abbia appena inghiottito un chilo di scarafaggi a grappolo. »

Lei si sforzò di ridere e cercò di sdrammatizzare, ma il cuore sembrava non volersi più fermare.

«Che ne dici, torniamo a scuola? » gli domandò, in un palese tentativo di cambiare discorso.
Sirius non se la bevve, ma accettò.
Rifecero la strada al contrario e lui sembrava cercare ogni scusa possibile per sfiorarla, toccarla, starle vicinissimo. O forse era solo l’impressione di Lily. In ogni caso, la tensione era talmente alta che alla ragazza pensò di star per scoppiare.

Di improvviso si girò, sull’orlo delle lacrime per la frustrazione. Lo avrebbe aggredito, lo avrebbe costretto a piantarla di farla vibrare in quel modo, fino in fondo al petto.
E lui si sarebbe chiuso nel suo guscio di antipatia, lei nel suo di freddezza, e sarebbe andato tutto bene di nuovo. Era una ragazza forte, ma ora la stava pugnalando troppo profondamente.
Era lì che la toccava ogni due minuti, che le respirava sul collo, che le parlava a voce molto più bassa del normale. Non aveva nemmeno acceso la sua bacchetta, giusto per stare più in ombra.
« Smettila, per favore! » Strillò quasi, girandosi verso Sirius.
Lui la fissò con occhi apparentemente sconcertati, prima di alzare le mani in segno di resa.
«Di fare cosa scusa? » le chiese incredulo.
«Oh. » fu l’unica risposta che Lily riuscì a dare, prima di girarsi. Si era immaginata tutto. Come svegliarsi di colpo da un sogno e realizzare che era stato soltanto il suo. Stavano soltanto camminando, proprio come all’andata, e lei si era evidentemente costruita un mondo nella testa.
«Niente, scusami.  » mormorò, con la voce che tremava leggermente. Raddrizzò le spalle e proseguì, un po’ più in fretta. Non parlarono più finché non giunsero alla fine del tunnel.

«Come si apre? » chiese a Sirius, che venne in avanti e protese la bacchetta. Poi tentennò per un secondo e si voltò verso Lily. Erano a pochi centimetri di distanza, neanche dieci.
La ragione le disse che avrebbe dovuto ritrarsi, arretrare e lasciarlo aprire quel maledetto passaggio. Ma l’istinto, quello sembrava di un altro parere. Di nuovo, tutto ciò che si era immaginata prima, sembrò tornare reale.
Aveva forse le allucinazioni? Si sentì come sotto l’effetto di una qualche droga.  
Schiuse le labbra leggermente e prese un respiro rapido che le fece sollevare il petto. Rimase immobile. Non si avvicinò né si allontanò a Sirius.
Il ragazzo inclinò la testa di lato e la fissò, per quanto permesso dalla luce della bacchetta di Lily, che si stava affievolendo piano.
Poi le posò una mano su una spalla e la spinse verso la parete del cunicolo. Quando fu lì appoggiata lui sollevò una mano e le scostò una ciocca rossa dal viso, indugiando per giocherellarci con le dita forti.
Sapeva bene quello che stava per succedere e non vedeva l’ora succedesse.

Sirius intanto tentennava. Guardò Lily negli occhi, per distogliere lo sguardo dalle sue labbra dischiuse:  aveva le pupille estremamente dilatate per il buio, e si maledisse per averle fissate.
Ora lo attraeva ancora di più. Quello sguardo.




Lily non era una da una scopata e via. O magari lo avrebbe potuto anche essere. Ma non con lui. Non con il migliore amico di James.
Pensò a tutte queste cose in un secondo, contemporaneamente. Avido di mettere a tacere la mente e baciarla, finalmente baciarla.

Lily era immobile, con il cuore che batteva all’impazzata. Percepì la luce della sua bacchetta affievolirsi e quasi inconsapevolmente la strinse con più forza. La luce brillò di nuovo un po’ più vivace.
Non seppe mai se fu quello a scuotere Sirius o cos’altro, ma lo vide tirarsi su e arretrare di un passo. Poi la guardò con un’espressione strana, come se fosse lei la colpevole dell’attrazione che provavano.
Aprì lo specchio mormorando una parola che Lily non capì, e si arrampicò fuori.

Lei si sentì le gambe molli e scivolò di pochi centimetri contro il muro.
Era  stato lì, ad un soffio dalle sue labbra. Si maledisse per non essersi fatta avanti lei stessa e cercò di scuotersi.

Quando oltrepassò il buco dello specchio, la pioggia di luce del bagno le fece quasi girare la testa.
Ci mise un po’ di secondi ad abituare gli occhi, e quando riuscì a guardarsi intorno notò che Sirius non c’era più. Era scappato. 

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Ringrazio tantissimo tutte le persone che hanno letto la storia :D e in particolare Lillina88 che mi ha lasciato la prima recensione *___* grazie davvero.


Un paio di capitoli o tre, poi sarà finita :D 

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Capitolo 3
*** Baci arrabbiati e bolle di sapone ***


Le labbra di Sirius le stavano percorrendo il collo, mangiandolo, divorandolo, e facendola andare a fuoco.
Sospirò ed infilò le dita tra i capelli neri del ragazzo, stringendoli tra le dita.
«Mmh  » un mugolio soddisfatto uscì dalle sue labbra, quando lui scese sulla sua gola, dove le depositò un bacio.
Aprì gli occhi: quelli neri ed eccitati del ragazzo la fissavano, per non perdersi nemmeno un minimo cambiamento di espressione.
«Sei stupenda. »
Il cuore di Lily accelerò, a sentire quella voce così roca e fremente, e le sembrò di perdere la testa.
Ribaltò la posizione e incollò le labbra alle sue, non aspettando neanche un attimo prima di infilare le mani sotto la sua maglietta e cominciare a risalire, sfiorando tutti i suoi addominali delicatamente.
Sirius le morse un labbro inferiore e poi lo succhiò piano, facendola sobbalzare. Le sue mani intanto erano già al gancetto del reggiseno, che liberarono solo sfiorandolo.
Si separarono un istante, durante il quale si sfilarono le maglie a vicenda, rimanendo a petto nudo.
Per un attimo si fissarono, come due animali selvaggi che si studiano per capire chi attaccherà per primo, e poi si incollarono di nuovo ferocemente, rotolandosi sul letto e scambiandosi morsi, baci e carezze.
Le mani di Sirius si infilarono lente sotto la gonna di Lily, che rimase senza fiato per l’aspettativa.
Ma lui non sembrava voler andare con calma, ciò che gli interessava era farla morire di desiderio.
Le dita si arrampicarono come ragni, lente ma inesorabili verso la loro meta, e quando la raggiunsero vi indugiarono sopra per alcuni minuti.
Le mutandine di Lily finirono insieme alla sua maglia e Sirius la fece distendere. Due sue dita in breve raggiunsero le sue
labbra mentre la bocca del ragazzo si dedicò al seno destro.
La ragazza ringraziò tutti gli dei dell’universo, che madre natura gli avesse donato delle dita così forti e allo stesso tempo delicate, e che proprio lei ne potesse approfittare.
Quegli occhi, quegli occhi neri ed affamati, erano parte del piacere stesso, e si inchiodarono ai suoi mentre qualcosa di decisamente più consistente prendeva posto delle dita.
Lily ebbe un capogiro e cominciò ad ansimare.
Gli occhi neri continuavano a fissarla, e lei non riusciva a distogliere lo sguardo. Fu come se la stessero risucchiando, mentre la sua mentre si perdeva nelle paludi torbide di un orgasmo e la abbandonava.  Il nero intorno a lei crebbe, crebbe, e le sembrò di precipitare nelle iridi di Sirius.


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Tre giorni prima:

La sensazione di essere circondata da morbide bolle di sapone colorate, immersa nell’acqua tiepida e leggermente gorgogliante, era paradisiaca.
Lily si crogiolò a lungo tra la schiuma profumata, finché perse ogni senso del tempo.
Credette addirittura di essersi addormentata, quando il rumore di una porta che si chiudeva la destò.
Si voltò di scatto e fu solo lo stupore del momento ad impedirle di saltare fuori dall’acqua.
«Ma è una persecuzione, la tua.  » esclamò, basita.
«Beh, prima mi sembra di non essere riuscito a parlarti.  »
«Certo, se scappi! »
Sirius se ne stava appoggiato alla parete, con molta nonchalance, come se non sapesse che lei era completamente nuda, coperta solo da un sottile strato di schiuma bianca.
O forse ne era pienamente consapevole, poiché Lily rabbrividì a vedere il suo sguardo affamato.
«Che vuoi? » ma la sua voce non era più aggressiva come avrebbe voluto.
«Mi andava un bagno, posso? » chiese con la massima tranquillità, anzi, con un vero e proprio sorriso da schiaffi.

«Direi proprio di no! E ora se non ti dispiace, puoi uscire? »
Ma lui non la ascoltava, e si stava già togliendo i vestiti.
«Che diamine fai? Non osare! … non, pensarci nemme… » ma la voce le veniva meno, man mano che i vestiti cadevano di dosso a Sirius.
Lily non avrebbe mai pensato di trovarsi in una situazione simile. E non poteva nemmeno usare la bacchetta per uscire senza che lui la vedesse, visto che l’aveva appoggiata insieme ai vestiti.
Lo spostamento d’acqua creato dal corpo di Sirius provocò numerose ondine che andarono a sbattere contro la pelle delle sue spalle, ma senza che lei se ne accorgesse minimamente.
Tentava disperatamente di guardarlo in faccia, mentre
ben altro attirava la sua attenzione.

Non ci vollero molte parole.


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«Sei stato soltanto un incidente di percorso » gli aveva detto la ragazza quando si erano rivisti, qualche ora più tardi. Le loro labbra si sfioravano.
E, puntualmente, come sperava, erano di nuovo finiti a letto insieme.

Quella sera invece era diverso. Stava cominciando a diventare troppo frequente, uno sbaglio troppo importante.
La verità era che non si era mai sentita meglio. Sirius era semplicemente il migliore con le donne, e lei lo poteva testimoniare a gran voce. O meglio, avrebbe potuto, se non avesse deciso di tenere tutto quanto segreto e di non far scappare una sola parola su quanto stava succedendo: l’avrebbe portato nella tomba.
Il fatto che l’abilità del ragazzo derivasse dall’esperienza non la turbava, non si erano promessi amore eterno, o amore punto e basta.
Prendeva la vita così come andava e in quel momento ne era particolarmente felice.
Anche se la sua, di esperienza, era decisamente carente, il ragazzo sembrava non lamentarsi e lei sentiva di cavarsela piuttosto bene.

Ora lei si era addormentata, stremata, mentre Sirius era sdraiato di fianco a lei e fissava la finestra.


Non sapeva ancora se quello fosse un incubo o un sogno, ma aveva paura a svegliarsi.
Sapeva che le vacanze di Natale prima o poi sarebbero terminate e loro avrebbero dovuto definitivamente tornare ad essere due persone che si mal sopportavano a vicenda. Non che ora facessero dei lunghi discorsi. Ma lo stuzzicarsi continuo era più stimolante, se sapeva che c’era anche un modo per far pace in fretta.
Eppure James non glielo avrebbe mai perdonato, mai. Soprattutto perché lui non era
innamorato di Lily, così come lei non lo era di lui. Era soltanto un capriccio, da parte di entrambi.
Ma cavolo, con lei si stava così bene.

Con questi pensieri deprimenti si addormentò, senza nemmeno ricordarsi che il giorno dopo era  Natale.

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Mi scuso se questo capitolo è stato più corto dei precedenti, ma non volevo aggiungere dettagli inutili e che lo avrebbero appesantito. Sappiate soltanto che il prossimo è l'ultimo della storia. Si saprà come andrà a finire tra Sirius e Lily. Intanto ringrazio tutti coloro che hanno aggiunto questa storia tra le seguite, davvero.


:D 

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Capitolo 4
*** Giochi e addii. ***


Il mattino li colse addormentati, nello stesso letto. Una mano di Sirius era delicatamente appoggiata sulla pancia di Lily e la testa della ragazza era girata nella sua direzione , tanto che le fronti si sfioravano.
Quando aprì i suoi occhi verdi, ancora assonnati, non potè fare a meno di sorridere. Sirius sembrava un bambino quando dormiva. Niente ghigno sarcastico, niente posizione spavalda. Era tutto addossato a lei, come a raccoglierne il calore vitale. Non russava nemmeno.

Lentamente lei scivolò da sotto la sua presa e atterrò silenziosa come un gatto sul pavimento del dormitorio. Era una fortuna che fosse vuoto, altrimenti avrebbero dovuto consumare le loro notti da un’altra parte, e non sarebbe stato di sicuro così comodo.
Si fece una doccia veloce, ben attenta a non fare troppo rumore, e mentre stava sotto il getto dell’acqua improvvisamente ricordò che era Natale. Come una folgorazione. La giornata si prospettava persino migliore di quanto le era parsa al risveglio.
Canticchiò a bassa voce una canzoncina natalizia che sicuramente, come tutti gli anni, le armature avrebbero cantato a gran voce per i corridoi.
Quand’ebbe finito si gettò un asciugamano addosso ed uscì dalla stanza. I regali erano impilati ai piedi del letto, e lei neanche li aveva notati.

Provò un senso di bruciante imbarazzo, quando realizzò che dovevano averli portati gli elfi domestici, come ogni anno, e che quindi essi avevano visto chi le faceva compagnia nel letto. Si ripromise di dire a Sirius di avvertirli di non aprire bocca, visto che lui e il suo amichetto James facevano frequenti incursioni in cucina.
Si sedette ai piedi del letto e cominciò a scartare i regali, partendo da quelli delle sue amiche.
Si erano messe d’accordo e le avevano preso un bellissimo vestito da sera verde smeraldo, come i suoi occhi, insieme ad una collana da abbinarci.
Lei sgranò gli occhi , stupefatta da tanta bellezza. Anche i suoi regali per le altre erano stati molto più belli e costosi degli anni precedenti, ma non raggiungevano tanto splendore.
Si fece scorrere la stoffa morbida sotto le dita e poi lo mise da parte.
Il pacchettino successivo era dei suoi genitori, che le mandavano un album fotografico vuoto, da riempire con le sue foto magiche per poi mostrarglielo quando sarebbe tornata a casa, come diceva il bigliettino. Sorridendo si ripromise di esaudire quel loro desiderio e mise anche quello da parte.
Il terzo pacchetto non aveva il mittente ed era molto leggero e piccolo. Incuriosita se lo rigirò tra le dita, tentando di capire da dove provenisse. Pensò istintivamente a sua sorella, ma un secondo dopo tornò alla ragione, rendendosi conto di quanto fosse assurda quella possibilità.
Sfilò il nastro che lo avvolgeva velocemente e lo aprì.
Dentro, avvolto in una elegante scatolina rossa, c’era un braccialetto d’argento.
Con le punte delle dita sfiorò i piccoli ciondoli che pendevano da esso, osservandolo con curiosità.
Erano tutte raffigurazioni di qualcosa di appartenente al mondo magico: un gufo, un libro di incantesimi in miniatura, una provetta per le pozioni, una scopa, un boccino ed infine un cuore. Anche questo, come il vestito, era di verde smeraldo.
Pensò che glielo avessero mandato le sue amiche, sempre incluso nel ‘grande’ regalo, e se lo allacciò al polso senza più crucciarsi.

Mentre sollevava la mano per ammirarlo, qualcosa si mosse dietro di lei e le depositò un bacio tra i capelli ancora umidi.
«Buon Natale. » mormorò una voce roca.
Lei si voltò, sorridendo, ed incrociò lo sguardo intenso del ragazzo. Provò il desiderio di buttargli le braccia al collo e non lo soppresse.
«Buon Natale anche a te dormiglione. »



Lui le sorrise e si alzò, facendo cadere il lenzuolo e scoprendo le sue grazie. Lily arrossì e distolse lo sguardo, facendo ridere sonoramente il ragazzo.
«Io andrei a farmi una doccia.  » le comunicò, fermandosi sulla porta «Ma sai, non sono molto pratico del dormitorio femminile. Ho bisogno di una guida. Potrei perdermi »  la stuzzicò maliziosamente.
«Peccato che io abbia già fatto la doccia. Ma potrei farti una mappa se vuoi.  »
Ridendo il ragazzo scomparve nel bagno, urlando qualcosa che assomigliava a «Vedrò di trovare la strada da solo.  »

Lei sorrise, serena come non lo era da tempo, e si apprestò a mettere via i regali.
Quando il ragazzo uscì dalla stanza andarono insieme a vedere i suoi, nel dormitorio maschile, dove invece dormiva un loro compagno di classe.
Si stupì di vederli insieme, ma dopo che i due si furono scambiati un certo quantitativo di battutine acide, si tranquillizzò e si sedette con loro ad aprire i pacchetti.

Il pranzo di Natale si rivelò abbondante e festaiolo come tutti gli anni, ma con molte meno persone del solito. Erano infatti soltanto in venti, insegnanti inclusi, seduti ad una grande tavolata al centro della sala.
Mangiarono in un’atmosfera particolare, di chiacchiere, ma non del tutto rilassate.
Il professor Lumacorno ad un certo punto, dopo il secondo, si sporse verso Lily
«Signorina Evans, che ne dice di aiutarmi ad organizzare una grande festa del Lumaclub per il ritorno a scuola? »
«Ma professore » rispose lei con un sorriso e un tono ironico «Non bisognerebbe festeggiare perché riprendono le lezioni, anzi! Direi piuttosto un party funebre. »
Lui ridacchiò, ma evidentemente voleva una risposta seria, perché la incalzò
«Suvvia, sarà una grande festa, aperta a tutti. Il week-end di ritorno, così non saranno ancora cominciate le lezioni. »
Lei sospirò, mentre pensava freneticamente ad un motivo per dirgli di no, ma evidentemente non lo trovò perché poco dopo accettò mestamente.
«Potremmo aprire la festa anche a degli ospiti. Ci penserò, ci penserò. Sarebbe carino se ogni invitato avesse un accompagnatore, per vivacizzare la festa. »
Lily annuì freneticamente, d’accordo a portare il più gente possibile, per combattere la noia di quelle feste.

Il pomeriggio passò lentamente, ma Lily era ansiosa che venisse sera. Da quanto aveva quella
relazione, tra virgolette, con Sirius, aveva una gran voglia di divertirsi.
Si ritrovarono in sala comune davanti al camino alle dieci di sera, quando il ragazzo entrò con i capelli cosparsi di neve non ancora sciolta.
Rise e disse qualcosa ai due ragazzi che erano con lui, poi loro sparirono su per le scale del dormitorio e lui si accasciò nella poltrona vicino a lei.
La fissò, ma lei tenne lo sguardo ostinatamente fisso sul libro che aveva sulle ginocchia, fingendo di leggerlo, ma intanto aguzzando le orecchie al massimo delle sue possibilità.
Voltò una pagina con fare noncurante, dopo un paio di minuti e continuò la sua farsa. Non sentiva più alcun rumore, nemmeno quello del respiro affannato di Sirius, ma non volle alzare lo sguardo comunque. Era sicura che fosse ancora lì.

D’improvviso una voce calda le mormorò all’orecchio
«Ti stai divertendo per caso? », e il respiro bollente le fece venire un brivido. Trattenne un sorriso e continuò quella farsa.
«A fare cosa, di grazia? »  voce noncurante, disinteresse al punto giusto… era un’attrice nata, pensò.


 

«Ad ignorarmi. »
«Ma dai, adesso siamo gelosi pure di un libro? » rise lei, un po’ stridula, ma continuò nella sua occupazione. Ormai aveva i brividi in tutto il corpo, da quando le dita ancora un po’ fredde del ragazzo percorrevano su e giù la pelle delle braccia,del collo, delle guancie.

Quando una mano scese sul seno e ne accarezzò la curva morbida non ce la fece più e chiuse gli occhi, emettendo un mugolio a voce
bassissima ma che era sicura che il ragazzo non avesse perso.
Lui portò una mano tra i suoi capelli, mentre con l’altra continuava l’esplorazione del suo petto, scendendo sempre di più verso la pancia.
Era in una posizione scomoda così fece il giro intorno alla poltrona, senza smettere e si inginocchiò davanti alla ragazza, che ormai aveva chiuso gli occhi e reclinato indietro la testa, senza smettere di stringere tra le mani il libro.

Quando lui glielo sfilò delicatamente, lei riaprì gli occhi e lo fissò, prima che le loro labbra si scontrassero.
Sirius la prese in braccio e, senza interrompere il bacio, salì le scale del dormitorio femminile e la portò sul suo letto.
L’immagine di lui che le spostava i capelli e la baciava lascivo dietro l’orecchio urlava una sola parola :
sensualità.
Lei si surriscaldò talmente tanto che non riuscì più a stare passiva, ma prese la situazione
in mano. Si dedicò con perizia al ragazzo, non trascurando niente e portandolo sull’orlo della follia.
Quella notte fu una delle migliori, tra di loro, e Sirius non pensò più a niente.




Una settimana dopo, si ritrovarono in segreto sulla torre di astronomia. Faceva freddo, ma Lily aveva acceso un fuoco magico che li proteggeva dalla gelida notte invernale, e così si erano sdraiati fianco a fianco a guardare le stelle.
Il giorno dopo sarebbero tornati gli altri studenti, anzi: poche ore più tardi.
Quella consapevolezza aleggiava tra di loro, anche se fino a quel momento non ne avevano mai parlato
«Lily.. »cominciò Sirius. E anche se l’aveva semplicemente chiamata, lei capì.
«Non devi dirmi niente. Non c’è bisogno. »
«Finirà tutto vero? »
«Non è mai iniziato. » disse lei, enigmatica, nonostante sentisse un dolore acuto nel petto.
Lui capì. Erano simili, ma non fatti l’uno per l’altra. C’era alchimia, c’era passione, c’era simpatia, ma non amore.
«Potrei essere il tuo amante.  » suggerì lui, scherzando.
«Saresti di sicuro un amante perfetto. » rispose lei, sorridendo. Si baciarono a lungo e consumarono la loro ultima notte su quella torre.


Il mattino seguente Lily fu svegliata dalle carezze tenere di Sirius, che era già rivestito e la guardava dolcemente.
«Dobbiamo scendere, tra poco arriveranno gli altri. »
Lei annuì e si vestì, stropicciandosi gli occhi ancora assonnati.
Scesero in sala comune ben attenti a non farsi scoprire da nessuno.

Ai piedi della scala del dormitorio femminile si fermarono e si fissarono. Era un addio. Da quel momento non avrebbero più potuto nemmeno sfiorarsi, nemmeno scambiarsi sguardi diversi dal solito. Non era disperazione, non era più fame, ma si avvinghiarono in un bacio disperato. Un bacio che racchiudeva quell’emozione e quella passione che si erano portati dentro in tutti quei giorni, e che era presto esplosa.


«Addio Lily.  »
«Addio Sirius. »
Ed entrambi sparirono dietro porte differenti. 

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Ed è finito qua :D Non è escluso che poi ci sia un seguito, per vedere come andrà avanti e come Lily finirà con James. Tuttavia ringrazio tutti coloro che hanno seguito la storia fino a qui (seppure senza recensioni, il che mi ha lasciata un po' delusa, lo ammetto ç__ç )e quelli che forse la seguiranno in futuro *__* Adios. Intanto ringrazio tutti coloro che hanno aggiunto questa storia tra le seguite, davvero.


:D 

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