Listen to me. I love you. di Sweet Soul (/viewuser.php?uid=92004)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
La nave era salpata dal porto già da una mezz’oretta
quando, il mio cellulare squillò. Scostai la cuffia
dall’orecchio destro, guardai
distrattamente lo schermo del cellulare, e quando vi lessi sopra
“Mamma”
sbuffai rumorosamente. Sicuramente voleva farmi le ottocentomila
raccomandazioni che mi aveva fatto e rifatto già talmente
tante volte che
potetti ripeterle a mente tutte, e non dimenticarne nessuna. Rimisi la
cuffia
nell’orecchio e posai il cellulare in tasca. Era una
bellissima giornata: il
sole era alto in cielo, isolato da qualunque fenomeno atmosferico che
poteva in
qualche modo ostacolarne la suprema bellezza. In poche parole, non vi
era
nessuna nuvola minacciosa. Avevo lo sguardo fisso a guardare la
sottilissima
linea che sembrava dividere il cielo dal mare, il vento tra i capelli
ed il
sole che mi baciava il viso, rilassata come non mai. Appoggiata
scomodamente
con il braccio sulla ringhiera della nave e la testa sopra, a
mezz’ora dal mio
arrivo, decisi di passare quest’ultima sonnecchiando
all’interno della nave. Scelsi
una coppia di sedili liberi, su di una poggiai la borsa, e
sull’altra mi
accomodai pesantemente. Stavo per prendere sonno quando il cellulare
squillò di
nuovo. Esasperata e innervosita risposi: -Mamma, che cavolo vuoi ora?-.
Ci fu
silenzio per un momento, poi una voce sottile e timida disse: -Kate
sono io. Fra
quanto arrivi?-. Arrossii vistosamente. : -Ehm dovrei arrivare tra una
ventina
di minuti-. –D’accordo allora scendo-. Rispose lei
in fretta. Volevo
controbattere, dirle di non scendere e di restare a casa a dormire, che
non ce
n’era bisogno visto che conoscevo la zona. Ma visto quanto mi
faceva piacere
vederla le risposi solo: -Ok, Rose. Ci vediamo dopo-. Attaccai il
telefono e
sorrisi. Ma non di quel sorriso del momento, che poi scompare subito.
No, quel
sorriso mi rimase stampato in viso fino a quando la nave non
arrivò al porto. Scesa
dalla nave, la vidi quasi subito. Era appoggiata ad un albero che
guardava
distrattamente nella mia direzione. Non mi aveva ancora vista.
Sorpassai
impaziente il fiume di gente che ci divideva e le corsi incontro. Lei,
appena
mi vide mi fece un grandissimo sorriso e spalancò le
braccia. Poco dopo mi ci
tuffai dentro, la attirai a me ed affondai il viso tra il suo collo e
la sua
scapola. Accarezzai i suoi fianchi morbidi ed annusai il suo profumo
che mi era
tanto mancato. Quanto avevo potuto odiare l’estate
quest’anno, non riesco ad
esprimerlo. Lei mi stringeva forte a sé, segno che anche io
le ero mancata
molto. Ed io, stupidamente, ne ero felice. Già,mi ero
innamorata della mia
migliore amica. Per tutto il viaggio non avevo fatto altro che
immaginare il
suo viso, i suoi occhi bellissimi, il suo corpo sensuale, le sue labbra
morbide
ed il suo sorriso che, bhè che ve lo dico a fare, mi faceva
impazzire. Dopo un po’
ci staccammo ed iniziammo a camminare. C’era silenzio tra
noi, ogni tanto ci
guardavamo e ci sorridevamo contente. Ma io ero in imbarazzo, da quando
avevo
dovuto ammettere a me stessa che ero innamorata di lei, tutte le volte
che
restavamo sole ero imbarazzata. Dosavo e controllavo che ogni mio gesto
non
fosse contro mettente o esagerato. Non volevo rovinare la nostra
amicizia e non
volevo nemmeno che lei mi rifiutasse. Semplicemente volevo che le cose
restassero così come erano. Lei mi prese la mano,
interrompendo il mio flusso
di pensieri, ed annodò le sue dita alle mie. Poi
iniziò a raccontarmi tutte le
sue novità, il ragazzo che ora le piaceva, il suo ex che
rosicava, le ragazze
con cui aveva litigato. Il tempo volò in fretta tra una
chiacchiera ed un
sorriso e dopo poco erano già le 13. Ci avviammo in spiaggia
con un’altra
amica, e dopo poco eravamo tutte in costume con i piedi affondati nella
sabbia.
Giocammo un po’ con la palla, pranzammo e poi raggiungemmo
altri ragazzi, tra i
quali c’era quello che piaceva a Rose. Lei non gli prestava
troppa attenzione,
ma restava accanto a me, per paura, credo, che mi potessi sentire fuori
posto. Aveva
iniziato una conversazione con quel ragazzo, quando la
troncò bruscamente, si
sedette vicino a me, e mi abbracciò da dietro, appoggiando
la testa sulla mia
schiena. Sussultai vistosamente e lei ridacchiò. Poi prese
ad accarezzarmi la
schiena, mentre io imponevo al mio senso di autocontrollo di restare
vigile, e
a tutti i miei pensieri, di restare tali. Si fecero le 18 quando
decidemmo di
tornare al nostro ombrellone. Nel camminare sul lungomare Rose mi
passò un
braccio intorno alla schiena e mi disse: -Mi abbracci un
pò?-. Non me lo feci
ripetere due volte, le passai un braccio dietro la schiena e con
l’altro l’abbracciai
totalmente. Passò anche la serata finchè,
ubriache, tornammo a casa. Dovevamo
dormire nello stesso letto, in una camera separata da quella dei
genitori di
Rose ed il mio autocontrollo era totalmente annebbiato
dall’alcool. Sotto le
coperte, ridevamo come due pazze isteriche e ad un certo punto, non
chiedetemi perché,
visto che non ne ho la minima idea, i nostri visi erano vicinissimi. Io
smisi
di ridere, con gli occhi puntati nei suoi, e dopo poco lo stesso fece
lei. Una
ciocca di capelli le cadde sull’occhio sinistro ed io gliela
scostai,
avvicinandomi di più a lei. Ora eravamo davvero oltre il mio
limite di quella
poca sicurezza rimastami e, ancora insicura, le accarezzai il viso.
L’alcool mi
regalò un po’ di palle,
tant’è che le dissi: -Io tra cinque secondi ti
bacio-. Lei
mi guardò e poi iniziò a ridere come una pazza,
rigirandosi involontariamente. Io
la girai verso di me e contai: -Quattro- Mi avvicinai. –Tre.-
Ancora di più. –Due-.
I nostri nasi si toccavano. –Uno-. Le nostre labbra si
sfioravano. “Zero”
Pensai tra me, baciandola. Le nostre lingue si unirono ed iniziarono a
muoversi
all’unisono, mentre lei mi cingeva i fianchi. Da un bacio,
diventarono due, poi
tre, quattro. Tanti e tanti ancora finchè lei non
iniziò a spogliarmi, ed io
feci lo stesso. Eravamo totalmente annebbiate dall’alcool per
non renderci
conto di quello che stesse succedendo. Ma soprattutto lei. Dopo aver
baciato e
leccato tutto il possibile, mi penetrò con le dita. Con
violenza, con
impazienza. Sentii un dolore atroce, che si moltiplicò
quando lei iniziò a far
entrare ed uscire le dita, velocemente.Poco dopo ed entrambe ci
stendemmo sulla schiena e ci addormentammo. Avevamo fatto
l’amore, noi due, due
donne. Io lo volevo, Rose ero quasi sicura di no, anche se non capiva
nulla in
quel momento. Ma, cosa fondamentale, per me era la prima volta. E non
con una
donna. Era la prima volta in assoluto.
******************************************************************************
Beeeeeeeeeeeeeeeeeeene, beeeeeeeeeeeeeeeeeene, beeeeeeeeeeeene. Questa
è la mia primissima storia di questo genere. Ma dovevo
scriverla. Questo è ovviamente un mio film mentale, quanto
vorrei che accadesse una cosa del genere *.* Ma non
succederà mai -.- E non posso manco dirlo alle mie amiche,
quindi e pertanto DOVEVO scriverlo. Ovviamente questa storia
continuerà con tutti i problemacci di queste ragazze. QUindi
spero che almeno vi piaccia ^^ A presto, prestissimo. <3
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
Prima
di lasciarvi leggere in pace, volevo farvi una piccola premessa. Questo
capitolo è molto triste ed è in effetti un
capitolo di passaggio. Per vedere un pò di azione e qualche
colpo di scena dovrete aspettare il terzo. Avrei voluto aspettare una
settimana per postarlo, ma ero impaziente quanto voi! In ultimo vorrei
spiegarvi perchè amplio il punto di vista di Kate, mentre
accenno appena a Rose. Questa è stata una mia scelta, dal
momento che ho iniziato a scrivere questa storia come sfogo ed ho
vissuto situazioni smili a quelle di Kate. Ho scelto di raccontare in
prima persona, ed ho deciso di far vedere anche a voi fatti e
situazioni dagli occhi di Kate. Quindi, ripeto, è stata una
mia scelta. Beeeeeeene. Ora vi lascio. Buona lettura a tutti! ^^
Il sole penetrava nella stanza attraverso le tende
ed
arrivava giusto sui nostri visi addormentati.
Aprii gli occhi di malavoglia,
mentre Rose si girò su di un fianco e tirò le
coperte fin sopra la testa,
lamentandosi e mormorando qualcosa di incomprensibile.
Mi passai una
mano tra i capelli e la appoggiai sulla
fronte: avevo un mal di testa terribile.
Guardai la stanza, per un attimo
spaesata.
Poi ricordai quando Rose aveva insistito tanto
perché io rimanessi a
dormire da lei, il pomeriggio prima.
Un sorriso mi uscì spontaneo e mi girai
a
guardarla mentre dormiva: era semplicemente stupenda.
Coperta dal lenzuolo, si
intravedevano ugualmente le sue bellissime forme.
Quelle forme che mi facevano
impazzire, quelle che volevo che nessuno, a parte me, toccasse, quelle
forme
che sentivo mie, almeno quanto fossero sue.
Lei si girò verso me, ancora con
gli occhi chiusi, e liberò il suo viso tirandone via le
coperte.
Dormiva
ancora, aveva il sonno proprio pesante.
Eravamo molto vicine ed il suo fiato mi
arrivava sul collo.
Rabbrividii e la guardai.
I capelli neri e ricci le
incorniciavano il viso, lievemente abbronzato.
Gli occhi chiusi rivelavano
quanto le sue ciglia fossero lunghe, particolare del quale non avevo
mai fatto
caso.
Di solito guardandola negli occhi, mi perdevo in
essi e non vedevo altro.
Quel verde smeraldo, interrotto di tanto in tanto
da striscioline sottili e nere,
mi mandava in confusione.
Quegli occhi, dalla gente banalmente definiti
‘stupendi’, erano molto di più.
Quelli che non riuscivano a guardarli se non
fermandosi all’apparenza, li definivano stupendi per il
colore, per il
bellissimo contrasto che creavano con il viso ed i capelli neri.
Io li definivo
sempre ‘meravigliosi’ per quello che mi
trasmettevano.
Quando io guardavo i
suoi occhi, per me era come guardare il sole.
Essi mi accecavano, mi facevano
male, mi facevano scendere lacrime.
E alla fine, dopo poco, dovevo sempre
abbassare lo sguardo.
Ma più mi obbligavano ad abbassarlo,
più volevo
guardarli.
Scossi la testa, riprendendomi da tanta bellezza,
e girai lo sguardo
dritto davanti a me.
Tirai la testa all’indietro e
l’affondai per bene nel
cuscino mentre tiravo la schiena indietro e le braccia in
alto.
Mi stiracchiai
per bene e mi alzai
dal letto.
Solo a
quel punto mi accorsi di essere nuda.
Scrutandomi con attenzione esclamai: -Ma
cosa…?-.
Guardai Rose di scatto, e le tirai il lenzuolo di
dosso.
Era nuda
anche lei.
Incredula cercai tra i vestiti sparsi per la
camera la mia
biancheria e, infilandomela, svegliai Rose.
–Ricordi qualcosa di ieri?-. Le
chiesi appena si svegliò.
Aveva lo sguardo ancora assonnato e cercava di
mettere a fuoco quello che era successo il giorno prima.
Il suo sguardo vagava,
i suoi occhi roteavano.
Alzò un sopracciglio.
–No, non ricordo nulla. Ma qual
è
il problema?-. Mi chiese.
Feci un cenno col capo verso il suo corpo nudo,
lei
seguì il mio sguardo col suo.
Arrossì, imbarazzata, e con uno scatto
prese il
lenzuolo e si coprì.
– Oh mio Dio-. Disse
guardandomi.
Io avevo lo sguardo
fisso davanti a me, la testa tra le mani, rannicchiata su me stessa in
attesa
di ciò che sapevo che avrebbe detto, quanto sapevo che mi
avrebbe ferita.
–Kate…
Qualunque cosa sia successo, mi dispiace-. Riprese lei, con tono di
scuse.
Chiusi gli occhi.
Era esattamente quello che mi aspettavo.
Che lei mi chiedesse
scusa.
Non ricordavo molto, ma ero sicura che ero stata
benissimo il giorno
prima.
Ne ero sicura perché avevo potuto
amarla.
Avevo potuto accarezzare il
suo corpo, baciare le sue labbra, sentirmi solo sua.
E lei ora mi chiedeva
scusa.
Mi alzai di scatto infastidita ed arrabbiata e
senza
guardarla mi avviai alla porta.
Mi fermai sull’uscio e, senza voltarmi,
con lo
sguardo fisso verso un punto indefinito della cucina, le dissi :
-Prendo la mia
roba e vado a fare il biglietto. La mia nave parte tra
un’ora-.
E chiusi la
porta dietro di me.
Vi appoggiai la schiena e la testa, guardando in
alto.
Sospirai e per un attimo richiusi gli occhi.
Rose le baciava il
collo sensualmente, mentre lei le accarezzava la testa eccitata.
Quando la
ragazza tanto amata arrivò ai suoi seni e tracciò
con la lingua grossi cerchi
di saliva intorno ai capezzoli, le strinse dolcemente i capelli, che
tirò,
quasi strappandoglieli, quando Rose le leccò il capezzolo
destro.
–Hey fai
piano…-le sussurrò Rose all’orecchio
- Altrimenti i capelli me
li strappi
tutti!-.
Sorrise a Kate,
maliziosa, affamata di lei, e dopo qualche secondo
riprese a torturarle i capezzoli.
Kate pensava ingenuamente
che stesse piacendo anche a lei, si
convinse totalmente di quel pensiero impossibile e per un attimo
toccò davvero il cielo
con un dito.
Per un attimo sentii di nuovo quei brividi lungo
il corpo.
Mi
strinsi nelle spalle, ed aspettai che
passassero.
Rose amava gli uomini, questo lo sapevo bene, e
sapevo anche che a
lei non era piaciuto, che quando lei avrebbe ricordato non avrebbe
avuto brividi
di piacere, ma avrebbe provato ribrezzo.
Il problema era che invece di
guardarmi e rassicurarmi, stringermi a sé e sussurrarmi
parole dolci, considerando
comunque che quella con lei era stata la mia prima volta, mi chiese
scusa.
In
un secondo mi aveva levato ogni speranza ed illusione.
E mi aveva ferito con
quella naturalezza, con quella facilità, che diostrava
quanto lei non conoscesse la vera realtà dei fatti.
Lei non aveva
capito niente, lei non immaginava nemmeno quello che provavo per lei,
nonostante le avessi mandato numerosi segnali.
E questo mi distruggeva.
Non
potevo più fingere e recitare la parte della buona amica,
non ne avevo più la
forza, soprattutto dopo quello che era successo.
Come avrei fatto d’ora in poi?
Non potevo dimenticare.
Ma ci avrei provato.
Speranzosa più che convinta dei
miei pensieri, presi velocemente la mia roba ed uscii da quella
casa.
Scesi le
scale di corsa, e mi buttai tra la gente che trascinava rumorosamente
le
valigie e camminava in fretta verso il porto.
Proseguii in quella direzione
meccanicamente, mentre con la testa non ci stavo.
Mi sentivo sporca, come se
avessi obbligato una donna a fare l’amore con me
controvoglia.
Una donna che
amavo.
E più cercavo di odiare me per quello
che avevo fatto e Rose per quello
che aveva detto, pensavo ancora di più a come si fosse
avverato il pensiero che
da tempo regnava incontrastato tra i miei sogni e a quanto amassi
quella
ragazza.
Ma ora non volevo pensarla, non volevo sentirla,
non volevo vederla.
Volevo soltanto prendere il biglietto della nave e
partire, andarmene
velocemente da quella cazzo di isola.
Volevo dimenticare le passate 24 ore
come, ne ero sicura, qualche ora dopo avrebbe fatto Rose.
E la testa mi faceva
ancora un grandissimo male.
Oh e i guai ancora non erano finiti.
Il mare era
agitato, mentre nuvole e lampi facevano ben intendere il temporale che
di lì a
poco si sarebbe scatenato.
Di bene in meglio, insomma.
Arrivai il più
velocemente possibile alla biglietteria e, quando mancavano ormai 10
minuti
alla partenza, uscii dal botteghino con il biglietto tra le mani, come
fosse un
trofeo.
La nave
era già pronta, ed i
passeggeri potevo incominciare a salire.
Questo lo sapevo e anche bene.
Sapevo
che si poteva salire già mezz’ora prima
dell’orario stabilito per la partenza.
Ma
qualcosa mi faceva restare lì con gli occhi puntati sulla
strada che portava a
casa di Rose, in attesa di qualcosa che nemmeno io sapevo.
O forse sì, forse
semplicemente non volevo ammetterlo a me stessa.
Ero stanca di non riuscire a
parlare in modo chiaro con la mia testa, così lo urlai tra i
miei pensieri, lo
urlai così forte da mozzarmi il respiro.
Volevo che
Rose venisse a salutarmi.
Non ci eravamo nemmeno dette
‘ciao’, non avevo potuto abbracciarla
un’ultima volta
prima di andarmene.
Alle 12.00 Stavano chiudendo le entrate, senza
nemmeno che
me ne accorgessi.
Per fortuna un uomo mi notò e mi
chiese: -Hey, lei. Deve
salire a bordo?-.
Lo guardai per un attimo smarrita, poi diedi un
occhio al
biglietto tra le mie mani e scossi la testa.
–Si, scusi. Vengo subito-.
E salii sulla nave, ancora con gli occhi fissi
sulla strada.
Quando la nave
salpò, non avevo il coraggio di andare fuori, come tanto mi
piaceva fare.
Non
avevo il coraggio di guardare la nave allontanarsi sempre
più.
Lei non era
venuta.
Mi importava solo di questo.
Lei non era venuta a salutarmi.
*******************************************************************************
Risposte
alle recensioni:
Cora911:
Sono molto contenta che la storia ti sia piaciuta, ed ho apprezzato e
seguito i tuoi consigli. Ti ringrazio molto per essi, e se ne hai
altri, sarei molto contenta di seguirli! ^^
davil09:
Ti ringrazio per i cmplimenti, e sono contenta che la storia ti sia
piaciuta! Per quanto riguarda la tua "persona" bhè... Prima
o poi si dovranno lasciare no?! :)
CuteGirl92:
Anche a me piace tantissimo quando fanno l'amore *.* Peccato che le
cose nella realtà non siano andate proprio così
-.-' Beata te, almeno puoi baciarla! Anche se io non ce la
farei mai, sapendo poi che sarebbe sempre e solo amore fraterno :(
the
angelus: Mi fa piacere che il capitolo ti sia piaciuto (scusa il gioco
di parole) quanto al modo di introdurre diversamente, l'ho
già scritto all'inizio del capitolo, è stata una
mia scelta. Però mi hai dato una bella idea. Non subito, ma
farò un capitolo in cui spiegherò il rapporto dal
punto di vista di Rose. :)
hacky87:
Come avevi previsto Rose nn è stata molto
entusiasta di ritrovarsi nuda a letto con una donna. Ma quella che l'ha
presa peggio è Kate! In fondo aveva lottato tanto per tenere
tutto segreto... ^^
Spero
che anche questo capitolo sia stato di vostro gradimento. Al prossimo
capitolo!
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
Okkei, so che
avevo promesso un po’ di azione per questo
capitolo... Mi dispiace ma devo rimandare al 4°…
Mentre scrivevo questo terzo
capitolo, non ho potuto evitare di raccontare i dettagli di alcune
situazioni,
senza contare le presentazioni di nuovi personaggi e quelle fisiche di
alcuni
già esistenti. Quindi scrivendo tutto questo, senza nemmeno
che me ne
accorgessi ho scritto tre pagine di word O.O Era davvero troppo per un
solo
capitolo, ed ho dovuto spezzarlo. Mi dispiace davvero! Spero che
comunque anche
questo capitolo vi piaccia, e tenete conto che il prossimo è
già pronto ^^
Dovrete attendere solo un po’ per tenere viva la vostra
curiosità! Buona lettura
a tutti ^^
Due settimane dopo ero nel cortile della scuola,
chiacchierando con le mie amiche sulle novità estive
(ovviamente tralasciando
l’ultimo periodo) e salutando ragazzi e ragazze che non avevo
avuto modo di
incontrare negli ultimi tre mesi.
Mostravo a tutti un entusiasmo ed un sorriso
talmente falsi, che mi meravigliava quanto li reputassero
sinceri.
– Katherine
Wate quanto sei cambiata!-.
Una voce fin troppo entusiasta, alle mie spalle,
mi
obbligò a girarmi.
Sapevo già chi era: Dana Duquette, la
mia migliore amica.
–Dai Dana, non tantissimo!-.
Le dissi abbracciandola.
–Ma scherzi piccola? Sei
diventata bellissima!-.
Era vero.
Durante l’estate ero diventata molto
più
alta, ero ingrassata i chili necessari per avere finalmente un peso
normale, che
per mia fortuna finirono nel seno e nel culo, ed i miei capelli biondi
avevano
finalmente deciso di avere una forma normale, celando dei bellissimi
boccoli
mai avuti in vita mia.
Le sorrisi.
–Tu lo sei sempre stata!-.
Anche questo era
vero.
Dana aveva una giusta altezza, un corpo davvero
perfetto, i lineamenti
del viso dolci.
Aveva degli occhi di un castano particolare che,
se illuminati
dal sole, tendevano al verde, il naso piccolo, le labbra carnose, i
capelli
lisci e castani chiari.
Il colore della sua pelle era scuro, e questo le
permetteva, anche d’inverno, di non assomigliare ad una
mozzarella.
Era davvero
bellissima, e tantissimi ragazzi le andavano dietro.
Ma lei li rifiutava
sempre.
Aveva avuto due, forse tre ragazzi.
Era in cerca del principe azzurro,
e non voleva dare false speranze a nessuno.
Un ragazzo doveva piacerle davvero
fin dal primo sguardo, altrimenti passava oltre.
–Mi sei mancata tanto,
piccola-.
Mi disse, carezzandomi una guancia.
Le sorrisi.
-Anche tu, D!-.
E
l’abbracciai di nuovo.
Poco dopo suonò la campanella.
Ci fu un malcontento
generale, tante proposte di fare filone, ma poi un fiume di ragazzi
scoraggiato
e col morale a terra, varcò i cancelli della scuola,
perdendo ogni speranza.
Dopo essermi
aggiudicata uno dei tre banchi dell’ultima fila
ed averne occupato uno per Dana, salutai la signora Giuseppina, la
bidella del
nostro piano che tutti chiamavamo Peppina perché girava
sempre per i corridoi
con un caffè in mano.
Anche ora,
seduta alla sua scrivania, era concentrata a
girare per bene il suo caffè, affinchè ogni
granellino di zucchero si
mischiasse ad esso e non si perdesse nel fondo del bicchiere.
–Salve
signora!-.
Le dissi,
praticamente stendendomi sulla scrivania, facendo ovviamente
attenzione al suo caffè.
Appoggiata
sui gomiti, le sorrisi, questa volta
sinceramente
.
Ormai erano
quattro anni che la conoscevo e fin da subito era
stata una mia confidente alla quale raccontavo davvero tutto.
–Ciao
Kate-.
Mi
rispose, ancora concentrata sul suo caffè.
Diedi
un’occhiata alle scale, ormai
vuote, per controllare che il prof non stesse arrivando.
Niente.
Avrei potuto
restare fuori la porta ancora per un po’.
Il telefono
squillò e Peppina rispose
quasi subito.
–Pronto?...
Mh... No, che io sappia no. … D’accordo scendo-.
Ed
attaccò la cornetta.
Girò
un ultima volta lo zucchero e bevve il suo caffè
tutto d’un sorso.
Si
leccò i baffi per poi alzarsi.
–Tesoro
scusami ma devo
scendere-.
Le sorrisi.
Era sempre
così materna e gentile con me.
–Non
si
preoccupi!-.
–Oh
andiamo! Te l’ho detto un sacco di volte che sei mi dai del
lei mi fai sentire vecchia!-.
Disse,
aggiustandosi i capelli e fingendo una
posa da signora altolocata.
Risi
divertita.
–Hai
ragione, scusa. Ci vediamo
dopo Peppina-.
Mi sorrise
un’ultima volta, prima di dirigersi verso le scale.
Poco dopo
sparì, ma la sentii urlare: -Sei sempre in ritardo!-.
Poi vidi la
sagoma di Rose salire le scale di corsa e dovetti ingoiare un bel
po’ di saliva
per riprendermi.
Quando le
mancavano solo pochi scalini urlò, girandosi: -Scusa
Peppina!-.
Ma nel
girarsi non aveva visto l’ultimo scalino e cadde in avanti.
Verso di me.
Mi abbassai
a prenderle un libro finito vicino i miei piedi e glie
lo porsi, guardando il corridoio.
Lei lo
prese, lo mise in borsa poi rivolse la sua attenzione a
me: -Hey…-.
Mi
sussurrò, lo sguardo basso a guardarsi i piedi.
Io troncai
subito.
–Vai
in classe che sei in ritardo-.
La freddezza
con cui lo dissi
meravigliò perfino me.
La vidi
spalancare gli occhi.
–Si,
hai ragione devo
andare. Ma noi due dobbiamo parlare-.
–Non
abbiamo niente da dirci-, le risposi
in fretta.
–Invece
si. Ti aspetto in bagno alla 4° ora, subito dopo la fine
dell’intervallo, e non accetto un no come risposta-.
Poi prosegui
la sua corsa
verso l’aula di scienze.
Che stupida.
Era
veramente sempre in ritardo, ma oggi
era il primo giorno di scuola e avrebbe dovuto fare una bella
impressione agli
occhi dei professori.
–Signorina
Wate, che dice vuole entrare in classe, o
preferisce passare la lezione fuori dalla porta?-.
La voce dura
del professor
Lanter mi riportò al presente.
–Mi
scusi tanto, professore-.
Gli dissi.
E mi
affrettai ad entrare in classe e sedermi al mio posto.
La lezione di matematica era
iniziata già da mezz’ora, quando qualcuno
bussò alla porta.
Il professor
Lantern si levò gli occhiali ed indirizzò lo
sguardo verso la porta.
–Avanti!-.
Ordinò.
La signora Peppina entrò
frettolosamente ed avvicinandosi al professore
gli sussurrò qualcosa all’orecchio.
Lui non si scompose,ma si limitò a dire
–Prego, signora. La faccia entrare-.
La signora Peppina annui, poi fece segno a
qualcuno, ed una ragazza mora entrò.
Era una ragazza molto semplice, bassina,
di media corporatura, i capelli raccolti in due codini.
Aveva lo sguardo basso,
imbarazzata.
Doveva essere un tipo molto timido.
La signora Peppina uscì
chiudendosi la porta alle spalle, mentre il professor Lantern ci
presentò la
ragazza.
–Bene, ragazzi. Lei è Emily
Stevens, una vostra nuova compagna di
classe-.
Le sorridemmo un po’ tutti, mentre il
professore scrutava ogni angolo
della classe, in cerca di un banco libero.
Quando lo trovò, si rivolse ad
Emily.
–Emily c’è un banco
libero lì in fondo, vicino la ragazza bionda. Vatti
a sedere lì-.
Lei annuì e si sedette al banco di
fianco al mio.
Le sorrisi e mi
presentai.
–Piacere io sono Katherine Wate, ma
chiamami Kate-.
Le dissi,
porgendole la mano.
Lei la strinse, arrossendo.
–Emily Stevens, ma chiamami
Emy-.
–D’accordo
Emy! Invece questa antipaticona maleducata, è la mia
migliore amica Dana
Duquette-.
La informai indicando Dana.
Quest'ultima le rivolse un sorriso, al
quale Emy rispose subito.
Poi si strinsero la mano e tornarono a guardare il
professore.
Quella ragazza aveva qualcosa che mi
colpiva.
Che mi attirava.
Non sapevo dire
cosa ma spesso, durante quelle quattro ore, mi ritrovavo a fissarla,
rapita.
Credo
che fosse la sua semplicità a colpirmi, o
quell’aria da angelo che le si
leggeva negli occhi.
O forse quel suo sorriso spontaneo e sincero che
rivolgeva
a tutti.
Ecco.
La stavo fissando di nuovo.
Per fortuna che sembrava non
essersene accorta.
Spostai velocemente lo sguardo sulla lavagna piena
di
lettere e numeri senza un reale senso, almeno
all’apparenza.
E mi persi nei
miei pensieri.
Poco dopo avrei dovuto incontrare Rose, e non
avevo realmente
deciso se andare o no.
Anche se, ne ero sicura, una parte di me aveva
deciso,
eccome.
******************************************************************************************
Risposte
alle recensioni:
reby94:
Eh lo so che era triste, mi piangeva pure il cuore a scriverlo, ma non
potevo fare altrimenti... Sono contenta che comunque la storia ti
piaccia. :)
hacky87:
Infatti come hai letto, Kate l'ha presa malissimo. Logicamente poi
è dovuta riprendersi un pò, o comunque
è dovuta tornare alla vita di tutti i giorni, anche
perchè come abbiamo visto in questo capitolo, è
ricomnciata la scuola... Hai ragione tu, la tristezza del secondo
capitolo ci stava e ci doveva essere. Ma già dal prossimo
capitolo ci saranno delle svolte u.u
davil09:
Bhè... Rose in questo capitolo ha detto a Kate che aveva
bisogno di parlarle, dimostrandole che, a differenza di quello che
pensava lei, non aveva dimenticato l'accaduto. Poi dico anche a te di
aspettare il prossimo capitolo, perchè nel 4°
Rose dirà la sua su molte cose. E poi... Accidenti
io non voglio anticiparvi nulla, ma la mia impazienza è
troppa!
the
angelus: Hai percepito a pieno tutte le sensazioni che ho cercato di
descrivere. Esattamente quell'amaro in bocca che tutte le persone che
amano qualcuno, sapendo di non essere, e di non potere essere
ricambiati, provano. Quello strazio nel dover ammettere a sè
stessi che tutte quelle situazioni che avevano regalato un
pò di speranza, erano semplicemente state fraintese. E come
hai detto tu, quel mi dispiace è stato il colpo di grazia.
Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto, ci sto mettendo davvero
tutta me stessa in questa storia. ^^
Ringrazio
tutte le persone che leggono e si ritrovano in questa storia. Ringrazio
chi perde un pò del suo prezioso tempo per recensire, ma
anche chi lo perde solo per leggere. Ringrazio chi legge con
passione e percepisce ogni singolo sentimento espresso da Kate, a chi
scappa un sorriso amaro, a chi una lacrima, a chi chiude gli occhi e
rivive i suoi attimi rubati, i suoi sguardi fugaci, quei sorrisi
sinceri. Ringrazio tutte voi.
Ok,
dopo questo, vi anticipo che nel prossimo capitolo, per il quale ho
deciso che aspetterete massimo 3 giorni, se non anche di meno visto che
doveva essere un continuo di questo, ci sarà il fantomatico
"intervallo" con incontro tra Kate e Rose. E ci saranno delle svolte.
Okkei basta xD A tra poco! ^^
|
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
Bene, bene, bene. Questo capitolo
è arrivato in ritardo di due giorni, lo so. Doveva essere
uno solo, ma stasera
ho fatto tardi e ho fatto ancora più tardi a finire di
scrivere. xD Ho deciso
di dividere il capitolo in sottospecie di parti, con punti di vista di
Kate e
Rose. All’inizio di ognuna di esse c’è
scritto “POV (Non so se si scrive così,
ma l’ho letto una volta quindi penso di si xD) con il nome
del personaggio
narratore e, diciamo, pensante” Nei prossimi capitoli
però vi avviso già da ora
che non sarà così, in quanto questo modo di porre
le cose non mi piace u.u Per
cui ritorneremo al punto di vista della nostra Kate. Bene, buona
lettura! ^^
POV ROSE:
Tutta questa situazione mi
confondeva.
Prima di due settimane fa avevo
un’amicizia bellissima, con una
persona a cui volevo tantissimo bene e di cui mi fidavo
ciecamente.
Ci
conoscevamo da meno di un anno, ma quello con lei era stato davvero un
anno
intenso, su tutti i fronti.
Avevamo passato veramente di tutto insieme e
quando
la mattina del 31 Agosto lei mi svegliò preoccupata e tesa
come non mai, capii
che qualcosa sarebbe cambiato.
E la conferma arrivò poco dopo, quando
il suo
capo indicò il mio corpo nudo.
E lei era in intimo.
Non ci volle un genio per
collegare le cose, considerando anche tutto quello che avevamo bevuto
la sera
prima.
La vidi tastarsi le tempie e vederla in quello
stato mi faceva stare
malissimo.
Mi scusai, pensando che lei si aspettasse
quello.
Ma subito dopo la
vidi raccogliere i suoi vestiti e fuggire al porto, di corsa.
-Prendo la mia
roba e vado a fare il biglietto. La mia nave parte tra
un’ora-.
Mi disse.
Abbassai
lo sguardo, colpevole, e sentii la porta chiudersi.
Lei era scappata da me.
Kate,
l’amica che ogni volta che avevo bisogno di qualcuno,
c’era;
Kate, la ragazza
più strana e lunatica che possa esistere sulla faccia della
terra.
La ragazza
più bella e, quando vuole, dolce che avessi mai
incontrato.
Un flashback
pervase la mia mente, e per un attimo la mia mente rivisse ogni singolo
attimo
della notte precedente.
POV KATE:
La mattinata passò velocemente, e
l’intervallo arrivò presto.
Ancora non avevo deciso cosa fare, quando la
campanella di fine intervallo suonò.
In quel momento, capii cosa fare.
Quando
la prof di italiano entrò in classe le chiesi di
uscire.
–Insomma Wate, è
appena finito l’intervallo-.
Mi guardava con disappunto.
–Lo so prof, ma
durante l’intervallo c’è una fila
esagerata per i bagni-.
Mentii.
Mi guardò, o
meglio mi squadrò, poi annuì.
L’avevo convinta.
–D’accordo Wate, và
pure. Ma
fai presto che devo spiegare-.
Bofonchiai un “certo” e mi
avviai verso il
bagno.
Mai, come quel giorno, il corridoio era
così freddo.
Camminavo a passo
lento, stringendomi nel giacchettino.
Appena spinsi la porta ed entrai, vidi
Rose.
Mi stava aspettando.
Era appoggiata alla finestra, lo sguardo perso in
chissà quale punto del cielo.
Chiusi la porta e lei girò lo sguardo
verso me.
Mi guardò per qualche attimo, per poi
riabbassare lo sguardo.
Era indecisa.
Non
so bene su cosa, ma era come se volesse fare qualcosa che non
poteva.
Le presi
le mani che stava torturando.
E come se avesse perso il controllo, si
tuffò su
di me e mi abbracciò.
Avrei voluto continuare ad evitarla, ma il calore
e la
vicinanza del suo corpo me lo impedivano categoricamente.
Così feci l’unica
cosa che avrei potuto fare in quel momento.
La strinsi forte a me, alimentando
la mia fame di lei inalando il suo profumo.
POV ROSE:
Nell’esatto momento in cui
rivissi la mia notte con Kate, dei brividi mi percorsero tutta.
Il suo corpo
che si adagiava sul mio, le nostre lingue che si scontravano, le nostre
mani
inesperte vagano curiose.
Obiettivamente parlando, so che avrebbe dovuto
farmi
senso tutto ciò, ma per le restanti due settimane non feci
altro che pensare a
quanto mi era invece piaciuto.
Non avevo mai provat con un ragazzo quello che
provai con Kate quella notte.
Ma con lei non ne parlai.
Il mio orgoglio me lo
impediva categoricamente, ed ero quasi totalmente convinta che lei
scappò da me
per il disgusto provato.
E come io non mi feci sentire, lei fece lo stesso
con
me.
POV KATE:
Erano passate due settimane.
Per
due settimane avevo combattuto battaglie interiori incredibili, avevo
lottato
contro la mia voglia di sentirla per far vincere
l’orgoglio.
Per due settimane
avevo passato intere giornate a fissare lo schermo del cellulare,
aspettando
una sua chiamata, un suo messaggio, un suo squillo.
Due settimane passate a
chiedermi cosa sarebbe successo quando ci saremmo rincontrate.
Durante questo
periodo avevo acquistato una notevole maschera di durezza,
freddezza.
Ero
riuscita in tutti gli obiettivi che mi ero posta per dimenticare
l’accaduto.
Volevo arrivarci a piccole tappe, quello mi
sembrava un piano intelligente.
Ma
tutte le volte che mi sentivo pronta per fare quell’ultimo
passo, mi accorgevo
che esso finiva sempre con l’essere più lungo
della gamba.
E rinunciavo.
Non
ero riuscita a dimenticare, ma almeno mi ero creata un muro.
E questo muro si
era appena finito di infrangere con un semplicissimo
abbraccio.
Di nuovo tutte
quelle sensazioni, quelle emozioni, quei brividi.
Accidenti se ero cotta.
POV ROSE:
Ora, appoggiata al muro del
bagno, con lo sguardo perso fuori la finestra, pensavo a cosa le avrei
dovuto
dire.
Avevo bisogno di parlarle, di condividere le mie
sensazioni con lei, perché
avevo bisogno del suo conforto.
Avevo bisogno che lei mi chiarisse tutti i
dubbi che si erano insinuati in me, come faceva sempre.
Ero così confusa…
Quando la vidi arrivare non capii nulla.
Sapevo solo che volevo un minimo di
contatto con lei, volevo abbracciarla, e premere il mio corpo contro il
suo.
La
freddezza con cui mi aveva risposto stamattina mi aveva lasciata a
bocca
aperta, e volevo solo che la smettesse, che tornassimo le amiche di
sempre.
Così
l’abbracciai e lei, stranamente rispose.
POV KATE:
Rose mi guardava mentre io,
sciolto l’abbraccio mi sedevo sul termosifone, a distanza di
sicurezza da lei.
–Avevi detto che volevi
parlarmi…-.
Cercai di essere fredda quanto prima, ma il
risultato fu uno squallido tentativo mal riuscito.
Speravo almeno che lei non
se ne fosse accorta, così da credere ancora al muro che
avevo frapposto tra noi
due.
–Bhè si… Vorrei
parlarti di quello che è successo tra noi, due settimane
fa. Sai ci ho pensato tanto e una volta ricordato…-
Alzai lo sguardo al cielo,
pronta ad un’altra pugnalata.
–Non lo so… Dovrebbe farmi
senso no? A te ha
fatto senso quando hai ricordato?-.
La guardai accigliata.
–A me non potrebbe
mai fare senso-.
Ops.
Avevo appena preso una bomba, e l’avevo
quasi
disinnescata.
Per fortuna mi fermai a tempo
–Che vuoi dire?-.
Ma ovviamente
Rose non si fece scappare nemmeno una sillaba di quello che avevo
detto.
–Mh…
Niente. O almeno niente d’importante-
Le sorrisi .
– Piuttosto tu hai detto che
non hai provato senso no?-.
La vidi innervosirsi parecchio.
Odiava quando mi
facevo scappare frasi di qualcosa e poi finivo col non raccontarle
tutta la
storia.
- No.
Non ho provato senso. Ma voglio sapere tu che
diavolo intendevi dire-.
–Ti ho detto niente!-.
Stava diventando rossa.
E
quando diventava rossa era per due motivi.
O le avevi fatto un complimento, e
quindi la potevi abbracciare, oppure si stava arrabbiando parecchio, e
sarebbe
stato meglio girarle a largo.
–Sei una stupida, quanto ti odio quando
fai
così-.
Aveva appena lanciato una freccia, che mi
colpì dentro nell’orgoglio.
Se
lei odiava che io dicessi le cose a metà, io odiavo quando
lei diceva di
odiarmi.
E scusate il gioco di parole.
–Ma che cavolo ti aspetti che io
dica?-.
Il tono della mia voce era salito notevolmente,
seguito a razzo dal suo.
–Ma
magari la verità che dici?-.
–Oh e quale verità miss So
tutto io?-.
Stavamo
quasi urlando.
–LA VERITA’ E BASTA,
CRETINA-.
–VUOI SAPERE LA
VERITA’?-
Le
urlai.
–LA VERITA’ E’ CHE
SONO INNAMORATA DI TE!-.
Lo dissi tutto d’un fiato.
E
dopo avrei dovuto sentirmi meglio, ma sapevo che si sarebbe scatenato
l’inferno
e la sua espressione non mi aiutava per nulla.
Aveva sgranato gli occhi e la
bocca, in un’espressione non troppo normale.
(Un misto tra O__O e *O* più o
meno così °O°)
Abbassai lo sguardo e mi massaggiai la
fronte.
Tra di noi era
calato il silenzio, Rose non aveva ancora detto nulla.
Si limitava a guardarmi
fissa.
Almeno ora aveva chiuso la bocca.
POV ROSE:
Iniziammo a parlare, prima
civilmente, poi alzando sempre più il tono, fino ad arrivare
ad urlarci contro
entrambe.
E lei l’aveva detto.
Mi aveva detto di essere innamorata di
me.
Come
se tutto intorno fosse diventato buio ed un faro illuminasse Kate,
capii che
molte cose iniziavano ad acquistare un senso.
Molte delle quali, per me, non lo
avevano mai avuto.
Rividi ognuna di esse, come se gli occhi di Kate
fungessero
da televisore.
O meglio ancora, da schermo del cinema.
Ed io, intrappolata alla
poltrona, ero obbligata a guardare.
A vedere.
Potevo scuotere la testa,
sbattermi contro lo schienale, ma nulla mi avrebbe impedito di
vedere.
Nemmeno
chiudere gli occhi.
E così dopo poco gettai la spugna e,
inerme e senza forze
Guardavo, sperando che tutto quello finisse e, accendendo le luci,
mandassero i
titoli di coda, così che io potessi andarmene.
POV KATE:
–Ora devo andare in classe-.
Le
dissi finalmente io.
Rose non mi rispose, ma mentre me ne andavo mi
afferrò il
braccio.
Aveva ancora lo sguardo sconvolto, ed era
sbiancata notevolmente,
avrei pensato che stesse per sentirsi male, ma la sua presa sul mio
braccio era
davvero forte.
Poco dopo mi sbattè contro il muro, e
mi baciò.
All’iniziò fu un
semplice bacio innocente, a timbro.
Ma ben presto lei schiuse le labbra, ed il
bacio si trasformò in un qualcosa che non si avvicinava per
niente
all’innocenza.
Le nostre lingue danzavano mentre tra di noi
l’adrenalina
scorreva forte.
Quando ci staccammo Rose aveva acquistato un
po’ di colorito,
ma nei sui occhi si poteva ben leggere lo stato di confusione che
provava.
POV ROSE:
L’avevo baciata.
Una forza nuova
e sconosciuta ai miei sensi mi aveva fatto afferrare il suo braccio,
mentre se
ne andava.
E, dopo averla sbattuta contro il muro, me la fece
baciare.
Era come
se qualcosa avesse preso le redini del mio corpo, come se fossi stata
un
burattino guidato da qualcuno più capace di me, che fece
esattamente quello
che, e mi toccò molto ammetterlo a me stessa,
volevo.
Ed io, chiusa in un
angolo, osservavo la scena.
Ero confusa.
Terribilmente.
POV KATE:
Mi guardo ancora sconvolta e poi
scappò, lasciandomi da sola in bagno.
Mi tastai le labbra e sorrisi.
Rose era
confusa in un modo incredibile, ma il bacio che mi aveva appena dato mi
aveva
dato delle certezze.
Anche lei mi voleva.
Ed io avrei lottato per averla.
Non
sarebbe stato facile, per niente.
Ma quale persona sana di mente avrebbe
pensato sin dall’inizio che quella tra me e Rose potesse
essere una storia
facile?
–Ehm… Kate, la prof mi ha
mandata a chiamarti-.
Era Emy.
–Oddio è vero!
E’ molto arrabbiata? Le chiesi uscendo dal bagno-.
–Eh abbastanza-.
Mi rispose
lei, seriamente dispiaciuta.
–Cazzo-.
Sussurrai, entrando in classe.
La prof mi
fece una bella ramanzina, e mi mise una nota.
Ma non riuscii fare altro che
sorridere.
Ero soddisfatta.
Ero felice.
Ed ero innamorata di un amore
impossibile.
Un amore
impossibile che adesso sembrava un po’ più
possibile.
******************************************************************************************
Risposte alle recensioni:
__New York Dreamer__: Non sai quanto mi ha fatto
piacere la tua recensione! Sono
davvero contenta che ti piaccia il modo di pensare di Kate, e sono
contenta che
la storia ti prenda e ti piaccia. Sì quello era in effetti,
come hai detto tu,
l’antipasto prima della grande portata. Ed ecco qui la nostra
portata! :) Allora…
Come le vedi insieme? :D
hacky87: Eh già… Mi sa tanto
che
Kate si stia guardando intorno… Tipo la nostra Emy, tu come
la vedi? Mh… Non
dico nulla, ma io consiglio di tenerla sotto controllo.
ù.ù
the
angelus: Bhè… Eccoti accontentata! Che
aria tira? Aria d’amore ovviamente! Però non
sarà facilissima la loro storia…
Ed io la renderò ancora più difficile! *Strofina
le mani con sguardo cattivo*
muhahahahahaha
reby94: Nn preoccuparti, anche
poche parole mi rendono ugualmente contenta! Sono contenta che ti
piaccia ^^
davil09: Sono contenta e
soddisfatta che ti piacciano sia il capitolo, che il mio modo di
scrivere. Certo
che Kate si presenta, se non lo avesse fatto mi sarei categoricamente
rifiutata
di scrivere il seguito. è.é xD
Come
al solito mi sembra come minimo
doveroso salutare e ringraziare tutte le persone che leggono,
commentano,
mettono nei preferiti o nelle storie seguite e ricordate. Grazie a
tutte voi.
Al prossimo capitolo ^^
|
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
Prima
di lasciarvi al nuovo capitolo, volevo farvi due piccole premesse. La
prima è che non ho avuto il tempo di rilegerlo, prima di
postarlo. La seconda è che per il prossimo credo che dovrete
aspettare un pò. Essendo iniziata la scuola, ho davvero poco
tempo per scrivere. Bene, buon capitolo!
Dio
quanto la amavo.
I suoi
capelli fluttuavano leggeri
sulle spalle, mentre lei volteggiava sui piedi e creava una magnifica
armonia
con il suo corpo.
Ciò
che ai miei occhi sembrava uno spettacolo assolutamente magnifico,
e che al mio corpo faceva l’esatto effetto di un porno, era
semplicemente
l’allenamento di pallavolo.
Io e
Rose eravamo nella stessa squadra più o meno
dall’under 14, ne era passato di tempo.
Ora
dovevamo competere con delle
bestione dell’under 18.
E non
tutte erano esattamente esili.
Io,
capitano della
Federation Club, un giorno mi ritrovai faccia a faccia con la morte.
L’arbitro mi chiamò per il
“palla o campo”
ed io sorrisi alle mie compagne, fiera del mio titolo.
Ma quando le nostre
avversarie si fecero da parte per mostrare a tutti il loro capitano,
dovetti
deglutire parecchio.
Davanti i miei occhi si presentò una
“ragazza” il doppio
di me, sia in altezza che in larghezza.
Aveva un viso davvero spaventoso, ed il
suo sguardo fulminava esattamente come i raggi repulsori di Iron
Man.
Quello
sguardo faceva
gelare il sangue e
paralizzare il corpo.
Mi allontanai di tre buoni passi da lei, e lo
stesse fece
l’arbitro.
Credo facesse paura anche a lui.
–Bene, ragazze. Kate scegli tu
visto che la tua squadra è in casa-.
Notai un tremolio nella sua voce.
–Testa-.
–Ok. Allora a te
tocca la croce-.
Ci
mostrò il lato “Testa” ed il lato
“Croce”poi lanciò la monetina.
Ovviamente
uscì Testa, ed io scelsi la palla.
Mentre l’arbitro me la passava, il
capitano
avversario mi fece un’occhiata dal
‘Adesso-Ti-Faccio-Vedere-Io’ e per un attimo
davvero temetti il peggio.
Me ne scappai al sicuro dal mio allenatore, e per
tutta la partita cercai di guardarla il minimo possibile.
Quello sguardo mi è
rimasto impresso anche molti giorni dopo la partita.
Non era sempre facile fare
il capitano!
Una
pallonata arrivò direttamente in faccia a Rose, mentre
era in fila.
Cadde
all’indietro, e questo bastò a farmi distrarre dai
miei
ricordi.
Le
corsi incontro come fecero tutte le ragazze e l’allenatore, e
dovetti faticare non poco per farmi spazio tra loro.
Mi
abbassai di fianco a
Rose, che si teneva il naso sanguinante, le passai un paio di
fazzoletti e
l’aiutai ad alzarsi.
–Deve andare in infermeria-.
Disse
l’allenatore.
–L’accompagno
io-.
Ero
preoccupata.
Il suo
bellissimo nasino perdeva davvero
tanto sangue.
–Sei
sicura?-.
Mi
chiese.
–Certo-.
Risposi.
Lui
annui ed ordinò a
tutte le ragazze di ritornare ad allenarsi.
–Appoggiati
a me-.
Dissi
amorevolmente a Rose.
Lei
affondò il viso nel mio petto, e mi
abbracciò.
Camminammo
così per un po’, poi mi accorsi che tremava.
Lei
odiava il sangue.
Non lo
poteva proprio vedere, figurarsi sapere che quello usciva dal proprio
naso.
Aspettai
di entrare in un corridoio abbastanza isolato, per fermarmi di
botto.
–Hey…
Dai su Calmati!-.
Le
sorrisi.
Lei
teneva ancora lo sguardo basso,
i fazzoletti
premuti forte al naso.
Poggiai
due dita sotto il suo mento e le alzai lo sguardo, affinchè
potesse
guardarmi negli occhi.
Avvicinai
i nostri visi, ed appoggiai la mia fronte alla
sua.
Lei mi
guardava fissa.
Avrei
voluto baciarla, ma pensai che fosse meglio
lasciarle un po’ di tempo per pensare a ciò che
era successo in bagno, prima di
iniziare a mostrarle tutto il mio amore.
Le
baciai la fronte e le cinsi la vita
con il braccio sinistro.
Poi
proseguimmo verso l’infermeria.
Non
tremava più.
Sorrisi
soddisfatta e non potetti fare a meno di arrossire.
Durante
il tragitto
riflettei su di una cosa.
Non
riuscivo a non pensarla.
In ogni
momento.
E un
po’ mi dava fastidio, perché era come se lei,
inconsapevolmente, si fosse
appropriata della mia mente.
E la
vedevo ovunque.
Insomma,
era sempre con me.
In
effetti era strano stare tanto con una persona, senza che lei lo
sappia.
Scossi
la testa, ridacchiando per i miei pensieri contorti, e dopo poco
arrivammo in infermeria.
La
dottoressa mi pregò di rimanere fuori.
Obbedii,
ma
non appena lasciai la presa dal corpo di Rose, lei mi prese la mano ed
annodò
le sue dita alle mie.
–Se lei non entra, non entro neanche io-.
Disse
all’infermiera.
Il suo
tono duro era solo una piccola dimostrazione di quanto
la sua decisione fosse irremovibile.
La
dottoressa ci scrutò, poi scosse la
testa.
–D’accordo-.
Disse
infine, non troppo contenta
.
Quest’ultima fece sedere Rose su di un
lettino, ed io mi sedetti di fianco a lei.
Quando
ebbe finito, io e Rose
ritornammo in palestra.
Lei non
mi aveva lasciato la mano per tutto il tempo, e
ancora ora, prima di varcare la soglia della palestra, le nostre mani
erano
unite.
Entrando
in palestra, notai che le ragazze erano tutte
sedute per terra, che guardavano Tony, l’allenatore.
Di
fianco a lui, una
ragazza aveva lo sguardo abbassato.
Notai le
sue spalle curve verso il basso,
chiaro segno di insicurezza.
–Tony,
siamo tornate!-.
Tony si
girò verso di noi
e così fece anche la ragazza che spalancò gli
cchi.
–Ciao
Kate!-.
Emy mi
sorrise, venendomi incontro.
Le
sorrisi e l’abbracciai.
–Bene,
vedo che già vi
conoscete.–
Disse
Tony, ma Rose rispose: –In verità è
Kate che la conosce, io
no-.
Nel suo
tono c’era una punta di fastidio.
–Bhè, dopo avrete sicuramente modo
di conoscervi. Lei è un acquisto della nostra squadra.
Aspettiamo questa
ragazza da mesi e mesi, e quando la vedrete giocare, capirete
perché. Con il
duo Wate – Stevens, quest’anno vinceremo
sicuramente. Ma bando alle ciance!
Dividetevi in due squadre e mettiamoci al lavoro!-.
L’allenamento
fu davvero
spettacolare.
Io ero
una schiacciatrice di mano, mentre Emy un’alzatrice.
Ed
era un’ alzatrice davvero incredibile.
Tony
aveva proprio ragione.
Era come
se
sapesse già l’esatto modo in cui doveva alzarmela
affinchè io potessi
schiacciare al meglio di me.
Io
volevo palle mediamente alte e veloci.
E,
nonostante avessimo cambiato miliardi di alzatrici, solo e soltanto
lei,
riusciva a farmele.
Poi
conosceva tutto a perfezione e ci mise si e no dieci
minuti ad imparare i nostri schemi e le nostre tattiche.
Tutto
ciò mi
meravigliava parecchio.
Mentre
ci allenammo, parlammo tantissimo e continuammo
anche nello spogliatoio.
–Quindi
Tony è venuto fino a Milano soltanto per
te?!-.
Le
chiesi, togliendomi la maglietta.
–Si!
E per mesi mi ha dovuto
pregare, per convincermi a venire-.
La vidi
prendere il cellulare e fissare lo
schermo.
–Oh
ma è fantastico! Certo è che ne è
valsa la pena, sei davvero
grandiosa!-.
Lei
arrossì.
–Grazie…-.
–Oh
ma di nulla! E’ la verità-.
Le diedi
un buffetto sulla guancia e lei sorrise.
–Insomma
Kate vuoi venire?-.
Era
Rose.
Afferrai
la borsa e salutai Emy.
Rose era
già fuori.
Corsi
verso di lei.
–Accidenti,
ti ho già raccontato quanto è brava
Emy?-.
–Guarda,
Kate, che in palestra c’ero
anche io-.
–Ah
già. Eh ma allora hai fatto caso a come alzava perfettamente
la
palla?-.
Ero
davvero entusiasta, qualora non si fosse capito abbastanza.
–Eh
già-.
Rispose
freddamente Rose.
–Oh andiamo, Rose! Condividi un po’ del mio
entusiasmo!-.
Lei
aprì la bocca per rispondere, ma fu interrotta dal brusco
arrivo di Emy.
Mi era
letteralmente saltata sulle spalle!
Le
afferrai le gambe
per non farla cadere, e lei circondò il mio collo con le sue
braccia.
–Non
importa-.
Rispose
finalmente Rose.
Poi se
ne andò.
Non un
saluto, né tantomeno
un accenno di saluto.
–Accidenti,
è
davvero arrabbiata!-.
Sussurrò
Emy, scendendo dalle mie spalle.
–Eh
già… Puoi
scusarmi? Credo che lei…-.
Non mi
fece finire la frase.
–Certo,
non
preoccuparti. Và pure.-.
Bofonchiai
un “grazie” e corsi nella direzione che
portava a casa di Rose.
Lei
abitava molto vicino alla palestra, difatti era già
salita.
Citofonai
e la madre di Rose mi aprì.
Quando
varcai la porta
d’ingresso, salutai quest’ultima.
–Ciao
Jennifer-.
Avevo il
fiatone.
L’ascensore
era rotto e mi era toccato salire 7 piani a piedi.
Jenny
mi
rispose.
–Ciao, Kate. Rose è sotto la doccia. Se vuoi puoi
aspettarla in camera
sua, io intanto la avverto che sei arrivata-.
–Grazie
mille-.
Mi
avviai nella
camera di Rose e chiusi la porta alle mie spalle.
Scrutai
attentamente quella
camera che conoscevo a momenti più della mia, e riflettei.
Conoscendo Rose ci
avrebbe messo un bel po’ di tempo.
Decisi,
allora di sedermi alla sua scrivania,
e di connettermi su Facebook, per controllare le ultime
notizie.
Mezz’ora
dopo
ero talmente concentrata al computer da non sentire l’arrivo
di Rose.
Lei,
entrata e chiusa la porta, aspettava che, appunto, mi accorgessi di
lei.
Ma io
stavo leggendo dei commenti abbastanza importanti, ed il resto al
momento per
me non esisteva.
–Allora?
Che diavolo ci fai qui?-.
Mi girai
a guardarla.
Eh,
accidenti!
Il
respiro mi si mozzò per talmente tanto tempo che a momenti
ci
rimettevo la pelle…!
Lei, in
piedi davanti a me, era avvolta soltanto da
un’asciugamano che le arrivava fin sopra le
gionocchia.
Molto
sopra le
ginocchia.
E i
lembi di pelle che le erano rimasti fuori grondavano ancora
acqua, così che i miei occhi dovessero sopportare anche
l’effetto – bagnato.
Aveva
alzato i capelli e aveva il collo scoperto.
E dio
solo sa quanto io
amassi il suo collo!
–Io…
Bhè… In effetti…-.
Biascicai
cose davvero senza
senso.
–Allora?-.
Spostai
finalmente il mio sguardo sul suo viso, così da
recuperare un po’ di controllo.
–Puoi ripetere la domanda?-.
Le
sorrisi,
colpevole.
–Cosa.
Ci. Fai. Qui?-.
–Bhè… Tu sei andata via così
di corsa…
Sembravi arrabbiata…-.
–Infatti lo sono-.
Mi alzai
e la guardai fissa negli
occhi.
–Che ho fatto?-.
Lei mi
lanciò un’occhiata.
–… Prima dici di essere
innamorata di me, e poi…-.
–E
poi?-.
–E
poi flirti con quella Emy-.
Pronunciando
il suo nome fece una faccia disgustata.
Ma io
risi di gusto.
Poi
mi fermai di botto.
Un
momento.
Lei era
gelosa.
Era
gelosa di me.
Quindi
mi
voleva.
La
guardai maliziosa e vogliosa.
La
spinsi dolcemente contro il muro,
per poi fermarmi a pochi centimetri da lei.
–E
che vuoi fare adesso?-.
Mi
chiese lei, in un sussurro.
Sinceramente
parlando mi ero già scocciata di
aspettare, e la sua gelosia aveva innescato un meccanismo in me tale
che, e non
potevo fare nulla per fermarmi, l’avrei dovuta
baciare.
Le
carezzai la guancia
dolcemente con le dita, per poi passarle sulle sue labbra.
Ne
disegnai il
contorno, e le “colorai” immaginariamente.
Lei
chiuse gli occhi, la sua mano
sul mio braccio.
Presi il
suo viso con entrambe le mani, lo avvicinai a me e la
baciai.
Fu il
bacio più bello che avevo mai dato (e ricevuto).
Presi a
baciarle
il collo, dove le diedi un morso.
Poi mi
staccai.
Lei mi
abbracciò ed io,
avvicinato il viso al suo orecchio, le sussurrai.
–Tu…
Tu sei l’unica per me.
Nessuna Emy, nessun ragazzo e nessuna ragazza potranno mai dividermi da
te.
Sono arrivata ad una meta mai conosciuta da me e dai miei sensi. Sono
arrivata
ad amarti più di quanto possa amare me stessa. Sono arrivata
al punto di amare
ogni singolo particolare di te. Ogni singolo pregio e, ancora di
più, ogni tuo
singolo difetto. E per quanto questo amore mi spaventi, la voglia di te
prevale
su tutto. E la mia razionalità… Quella va a farsi
benedire appena ti vede.
Nulla di tutto questo è razionale, perché
l’amore stesso è privo di
razionalità. Questo amore è più vicino
ad un
sogno che alla realtà. Ma se è un sogno, allora
preferisco perdermi tutto ciò
che il mondo di bello può offrirmi, per farmi una sana
dormita. E non
svegliarmi mai. Tu, e solo tu, sei la cosa più bella che la
vita potesse
regalarmi-.
******************************************************************************************
Risposte alle recensioni:
the angelus: Bhè... So che con la dichiarazione di Kate ho
bruciato moltissimo le tappe, ma giuro che non lo farò anche
con il resto della storia. Poichè sto proseguendo troppo in
fretta, ho in programma di rallentare di molto le prossime situazioni
:) Sono contenta che ti sia piaciuta la divisione dello scroso capitolo
e spero che ti sia piaciuto anche questo. ^^
__New York Dreamer__:
Hahahahahahahahahaha allora questo cos'è? L'intero
menù del ristorante? xD Eh si... Emily già in
questo capitolo sta tentanto di rovinare le cose, ma per ora lo fa
ancora inconsciamente *fischietta, ed un aureola le compare sulla
testa*
davil09: Si è stata proprio
carina *.* Per ora però è ancora molto confusa,
anche se sta iniziando ad accettare i suoi reali sentimenti per Kate :)
Sono contenta che la mia storia ti incuriosisca, a presto! ^^
hacky87:
Yèèèè ci piace tanto! :P
Rose di casini ancora non ne ha fatti, ma per quanto riguarda il futuro
non posso assicurarti nulla! u___________u ^^
Beeeeeeeene anche questo capitolo è stato sfornato! Per il
prossimo la vedo un pò dura, ma tenterò di
mantenere il ritmo di aggiornamento di una settimana e poco
più! Al prossimo capitolo! ^^
|
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Capitolo 6 *** Capitolo 6 ***
Oddio scusate per il
tremendissimo ritardo. Ma proprio non riesco a trovare un pò
di tempo per scrivere... Scusatemi tantissimo!
La
mia felicità era palpabile nell’aria.
Ero davvero senza
controllo.
Ero
esposta al mondo esterno, priva di qualunque forma di
protezione, credendo vivamente che la mia felicità
bastasse.
Ed
era così.
Ero
convinta di essere felice anche quando non lo ero.
La
gente iniziò ad
apprezzarmi di più, a scuola ottenevo ottimi risultati ed in
famiglia evitavo
qualunque guerra, alzando e sventolando continuamente una bandierina
bianca che
mi ero costruita a posta per la situazione.
Nessuno
sapeva il reale motivo della
mia felicità, nessuno a parte me e Rose.
E
andava bene a tutti.
In
fondo non
avevo mai legato così tanto con nessuno, a parte
Dana.
Proprio
quest’ultima
premeva con forza contro le barriere che avevo costruito per mantenere
il mio
segreto come tale, volendo sapere, e in fondo aveva ragione,
perché da una
settimana ad un’altra il mio umore era cambiato
così velocemente.
Io
volevo
dirglielo, ne sentivo proprio il bisogno.
Ma,
cavolo, c’era sempre quella
incredibile paura di non essere accettata che nel suo caso,
considerando anche
che era la mia migliore amica, era triplicata.
E
stavo male per questo.
Perché
in effetti era come se non mi fidassi della persona che, più
di tutte mi
conosceva.
Era
il venerdì della terza settimana di Settembre.
Da
quel
giorno a casa di Rose era passata poco più di una settimana,
ed ancora non ne
avevamo parlato.
Io preferivo questa situazione.
Preferivo
che non ne
parlassimo, perché ero abbastanza felice da poter gestire
anche i suoi silenzi.
Ero
capace di gestire, armata di un sorriso fisso e sincero, ogni suo
atteggiamento freddo.
E
sono stata capace di gestire anche il suo improvviso
allontanamento.
Me
n’ero accorta, non fraintendetemi.
Avevo
semplicemente
deciso che forse aveva solo bisogno di un po’ di tempo.
Alla
prima ora avevamo Storia e, una volta comunicatoci
dalla prof che non avrebbe interrogato per spiegare a paletta, mi
rilassai.
Afferrai
il mio taccuino, tenuto sempre fedelmente nella tasca interna della
borsa, e mi rifugiai in quel mondo solo mio, dove ogni cosa aveva una
parola
che la descrivesse, una Sua parola.
Dove
scrivendo riuscivo ad esprimere
esattamente tutto quello che mi passava per la testa.
Dove
le doppie non
venivano mai storpiate, il verbo essere aveva sempre
l’accento alla terza
persona del presente indicativo e non veniva mai confuso con la
congiunzione,
dove verbi, avverbi, aggettivi, sostantivi, tutti quanti prendevano
esattamente
il loro posto.
E
quell’ora, passata interamente a vedere la mia mano roteare
sul foglio mentre parole, periodi e frasi prendevano forma, riusciva
davvero a
rilassarmi e a farmi sentire protetta.
L’ora
dopo era quella preferita dai
maschi quanto odiata da me.
L’ora
di Educazione fisica.
Nella
mia scuola era
qualcosa di veramente inutile.
Non
prevedeva tutti quegli esercizi divertenti,
il riscaldamento graduale con corsa e scioglimento muscolare o una
partita di
pallavolo.
No.
Voleva
dire: femmine sedute sulle scale a parlare e fare le oche
o a cazzeggiare in giro per la scuola, mentre i maschi giocavano a
“chi sfonda
di più il muro” tirando cannonate in quello che
loro definivano ‘Calcio’ ma che
assomigliava molto di più ad un “Dai che
continuando così la scuola la facciamo
cadere”.
Afferrai
la mia borsa, uscendo dalla classe velocemente,
(Già,
perché poi se ritardavi nell’ora di quella vecchia
Racchia ti beccavi
pure un rapporto)
quando
una mano mi fermò e mi costrinse a girarmi.
Dana
mi accarezzò i capelli.
Ormai
nei corridoi c’eravamo
solo noi due.
-Amore
ma cosa ti succede? Un giorno sei felicissima, il
giorno dopo sei cupa. Oggi invece sei pensierosa. Li conosco bene i
tuoi
sorrisi, so quando sono sinceri e quando sono costruiti per far credere
a tutti
la tua forza. Sei la mia migliore amica, e mi piacerebbe sapere cosa ti
sta
accadendo di tanto importante in questo periodo, da sconvolgerti
pienamente la
vita-.
Sorrise.
Di
quel sorriso amaro.
Le
pesava chiedere le cose,
di solito non lo faceva mai.
Ma
in questi giorni ci aveva provato davvero tante
volte.
Doveva
tenerci davvero tanto a sapere cosa mi succedeva.
Tentennai
per
un attimo.
Abbassai
lo sguardo.
Lei
sospirò.
–D’accordo.
Lascia stare, anzi
scusami. E’ una cosa tua-.
Stava
per andarsene quando la chiamai.
Non
so perché lo feci.
In
fondo era davvero una cosa mia,
una cosa privata, da non dire a nessuno.
Ma
la mia migliore amica era lì in
piedi, che mi stava proponendo di dividere con lei un problema che mi
faceva
mancare l’aria.
Che
mi stava proponendo il suo aiuto.
–Dana.
Scendiamo giù, ho
già avuto un rapporto. Poi ci troviamo un angolino e ti
racconto tutto-.
Subito
dopo l’appello, come promesso, ci rifugiammo in un
angolino della palestra.
Si
sentivano gli schiamazzi e le urla dei maschi, in
contemporanea con i boati del pallone che sbatteva sul muro.
Che
tra l’altro
era un vecchio Mikasa sporco e sgonfio.
Era
una sofferenza vederlo ridotto in
quelle condizioni per me!
-Dana
quello che sto per dirti non è facile, non so nemmeno
come la prenderai, e un po’ ho paura. Paura che tu vada via
da me-.
–Questo
non
succederà-.
Mi
guardava fissa negli occhi.
–Sto
con una ragazza-.
Decisi
che
girare intorno al problema sarebbe stato inutile e cosi andai dritta al
punto.
Lei
girò lo sguardo.
I
suoi occhi seguivano la palla passare da un campo ad un
altro.
–Lo
immaginavo. E’ Rose vero?-.
Evitava
ancora di incontrare il mio
sguardo.
–Si.
Cioè, non stiamo insieme
però…-.
“Però
abbiamo fatto l’amore
insieme” avrebbe retto anche questa?
Decisi
di prepararla per gradi.
Oggi
le
avrei soltanto spiegato la situazione difficile degli ultimi giorni, la
quale
era stata accuratamente evitata perfino tra i miei pensieri.
Se
ci avessi pensato sarei arrivata ad una conclusione.
A
Quella conclusione.
Ed
io non volevo arrivarci.
Ma
per un attimo passò in
rassegna nella mia mente quell’unica frase che sapeva di
vero, quanto era
quella giusta.
‘Sai
perché Rose si sta allontanando da te? Non riesce ad
accettare i suoi sentimenti’
Era
normale.
Cavolo.
Era
fin troppo naturale.
Io ci misi mesi e mesi per
accettare i
miei.
-Però?-.
Mi
spronò lei.
–Non
lo so D. Lei ora si sta
allontanando da me. E io non so che fare perché non reggerei
il suo
abbandono-.
–Ma
sei stupida?
Allontanarsi non vuol dire abbandonare. Allontanarsi vuol dire
“Ho scoperto di
essere omosessuale, o bisessuale (dipende da lei), dammi un
po’ di tempo”. Vuol
dire sono confusa!-.
Ci
riflettei su.
Non
ero stupida, se quell’ipotesi l’avevo
scartata fin dall’inizio un motivo c’era.
Rose
non era mai confusa.
Uno
dei
suoi più grandi pregi era la chiarezza con cui vedeva
tutto.
Le
situazioni per
lei non erano mai grigie.
Per
lei era sempre tutto o bianco, o nero.
Potevo
mai
essere riuscita a farle cambiare questo aspetto del suo carattere, per
questa
situazione?
–D,
non è cambiato nulla nella nostra amicizia vero?-.
Decisi
di
cambiare discorso.
Ed
avevo anche il bisogno impellente di sentirle dire che
era tutto apposto.
–Sei
proprio una stupida! Come puoi aver mai pensato che io
mi potessi allontanare da te soltanto perché sei attratta
dalle donne? Non c’è
nulla di male-.
Ecco
perché lei era la mia migliore amica.
Sapeva
sempre cosa
dire.
Aveva
sempre la frase giusta.
L’abbracciai.
E
mi aggrappai a lei quasi
come se fosse la mia unica ancora di salvezza.
Ed
in effetti lo era.
Era
il mio
pezzo di molo tra gli scogli, era il mio faro di notte, il mio appiglio
di
sempre.
Ed
era sempre lì, in qualunque luogo.
Era
pronta ad ascoltare le mie
parole, qualunque esse fossero, ad interpretare i miei silenzi e a
suggerirmi
le parole che mi mancavano, era lì.
Sempre.
-Oggi
mangi da me?-.
Mi
propose lei.
Le
sorrisi.
–Certo!-.
E
mi rituffai tra le sue braccia.
Mi
sentivo bene con lei.
La
giornata passò più
velocemente.
Pregai
Dana di non parlare di Rose durante la giornata scolastica,
per non tagliare fuori Emy.
Con
quest’ultima stavo instaurando davvero una
bella amicizia.
Eravamo
proprio sulla stessa lunghezza d’onda.
E
mi piaceva che
ci fosse qualcuno a parte Dana, capace di esprimermi tanta fiducia e
simpatia.
E
lei piano piano si aprì con me, raccontandomi tutta la sua
infanzia fino al
primo giorno in cui ci siamo presentate.
Io
feci lo stesso.
Le
raccontai tutto,
a parte di Rose.
Ma
c’era qualcosa che non voleva dirmi.
E
di questo ne ero
sicura.
Era
ancora troppo presto per spronarla a raccontarmelo, cosi feci
correre.
La
giornata scolastica passò velocemente, a parte
l’intervallo durante
il quale vagai tutto il tempo per i corridoi come
un’automa.
Rose
non era
venuta a scuola, ed io di solito passavo ogni singolo secondo
dell’intervallo
con lei.
Dana
era comunque riuscita a farmi risalire il morale come solo lei
sapeva fare.
Parlammo
tantissimo, e questo mi faceva stare bene.
Mi
sentivo più
leggera e lei riusciva a capirmi e a scogliermi qualunque
dubbio.
Poco
dopo
mangiato decisi di connettermi su Facebook per scrivere a
Rose.
Cosi
feci.
Senza
nemmeno guardare le notifiche, mi fiondai nel profilo di Rose e le scrissi un messaggio in
bacheca
lunghissimo.
Scesi
un po’ col cursore e, una volta posizionato su “Condividi”
un elemento attirò la mia
attenzione:
Rosalie
Summers è fidanzata ufficialmente con Brad Bailey.
************************************************************************************************************************
Risposte alle recensioni:
reby94: Ho l'impressione che questo
capitolo ti sia piaciuto di meno xD Ma sappi che mi serve per
il resto :)
davil09:
Grazie mille! SOno contenta ti sia piaciuto, a me è piaciuto
tantissimo scriverlo!
MorriganJo:
Alla fine le persone timide all'inizio, sono quelle che si rivelano le
più terribili! E questo è ancora nulla u.u
Si questa dichiarazione è stata decisamente
troppo.. Ma ogni cosa che scrivo mi serve xD Infatti quella
dichiarazione si scoprirà un elemento fondamentale per il
prossimo capitolo xD
hacky87:
A me Rose sta iniziando a stare antipatica! Prima
è gelosa e tira quel poco di dichiarazione da Kate e poi si
fidanza con un maschio... Povera Kate!
__New
York Dreamer__: Emy per ora è simpatica a tutti xD
Anche a me in effetti non dispiace... Ma credo che prima o poi la
odieremo tutte quante! Per ora ancora non può essere chiaro
il suo carattere perchè la storia è ancora
incentrata soprattutto su Kate e Rose. Ma ci sarà spazio
anche per lei! Sono contenta che il capitolo precedente ti abbia fatto
provare delle emozioni, vuol dire che sono riuscita a trasmettervi
quello che provo io! Questo capitolo è terribile, lo
ammetto, ma doveva esserci per quello che verrà dopo! AL
prossimo capitolo.
the
angelus: Devo ringraziare io te perchè il tuo commento mi ha
davvero fatta contenta! La nostra cooprotagonista è passata
ancora una volta al "Oh mio Dio cosa mi succede" T.T Guardandola da
questo punto di vista è una stupida... Ma purtroppo
è confusa... E non riesce ad accettare i suoi sentimenti. E'
rimasta ancora al "Il giusto sta nel Maschio-Femmina / Femmina-Maschio.
Non accetto altro" Ci vorrà la mano di Dio per farle
cambiare idea... Uff xD Sarebbe più facile scrivere se lei
fosse meno confusa. ._____.
Bene...
E' evidente che il ritmo "una settimana - un capitolo" non riesco a
tenerlo... Quindi smetto di fare promesse che poi non potrò
mantenere! xD In verità mi scocciavo anche un
pò a scrivere questo capitolo, anche io come voi voglio
l'azione! Però uffàà Rose è
ancora confusa .___. E fa guai su guai quell'idiota! (<3 Ma la
amo che ci posso fà? :P) Vabbè al prossim
capitolo!
|
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Capitolo 7 *** Capitolo 7 ***
Okkei...
Una piccolissima parentesi prima di lasciarvi alla lettura. Prima cosa
mi scuso per l'enorme ritardo, ma in questo periodo nn riesco a
scrivere proprio nulla. Mi dispiace davvero tantissimo. Seconda, ed
ultima, cosa ho deciso che i capitoli che ci dividono dal chiarimento
di Rose e Kate (che contando questo saranno ancora 1 o 2 al massimo 3
ma dubito u.u) saranno scritti con entrambi i punti di vista.
Bhè credo di aver detto tutto. Buona lettura!
POV KATE:
Per
la prima volta, dopo tanto tempo, mi sentivo smarrita in
quello che consideravo il mio posto sacro.
Le mura della
mia stanza, di un
bianco quasi banale, erano ciò che, più di tutto,
riuscivano ad esprimermi
familiarità e sicurezza.
Lì
era presente tutta la mia vita: la mia scrivania,
pasticciata tra scritte varie ed oggetti disordinati; Il mobile TV, con
quest’ultima sopra esattamente di fronte il letto;
L’armadio.
Ma
ciò che più
esprimeva il mio essere, era la fotografia della squadra appoggiata,
contrariamente alle altre cianfrusaglie, in una simmetria quasi assurda
sulla
mia scrivania.
Ricordo
ancora quando la scattammo.
Era
Maggio dell’anno
scorso, noi ragazze entrammo in palestra velocemente e ci apprestammo a
correre, quando Tony, seguito a ruota dai suoi collaboratori, ci
fermò.
–Ragazze
oggi dobbiamo fare la foto, e preferirei che voi la faceste prima che
diventiate sudaticce e puzzolenti-.
Ci
disse, senza staccare gli occhi dalla
macchinetta fotografica tra le sue mani.
Faceva un caldo insopportabile e
l’unica porta dalla quale poteva arrivare un po’ di
vento era chiusa.
Sbuffai,
piegando i gomiti sulle cosce ed appoggiandovi la testa sopra,
guardando Tony.
Era
davvero maldestro.
–Ragazze
non riesco… Forse ci sono!-.
Urlò
premendo un
tasto ed alzando lo sguardo verso di noi, gli occhi
illuminati.
Il
flash che subito
dopo illuminò la palestra, fece ben intendere che qualcosa
nel suo ragionamento
era andato storto.
Luca,
un giocatore di serie B e collaboratore di Tony,
afferrò la macchinetta e ci ordinò in fretta come
posizionarci.
Successivamente
appoggiò la macchinetta su di una sedia e corse verso di
noi, ci mettemmo tutti
in posa e…
Click!
Pochi
minuti dopo il nostro piccolo attimo era immortalato.
Ed
è proprio in quell’attimo, in quei visi
sorridenti, in quei ciuffetti di
capelli che ricadevano sulle nostre guancie, in quelle divise blu mare,
che io
conservavo il ricordo della grandissima famiglia che eravamo e dei
fortissimi sentimenti che legavano ognuno di noi con gli sltri membri
della squadra.
Per
quanto può sembrare stupido, ogni qual volta ne avessi
bisogno
guardando quella fotografia, avvertivo un senso di
familiarità che, qualunque fosse il motivo del mio
turbamento, mi faceva
sentire subito meglio.
Le concessi
un ultimo, speranzoso sguardo.
Mi aggrappai
a
quella foto come ci si aggrappa ad una bottiglia di whisky quando si
è
depressi.
Ma come nel
caso di quest’ultima, l’appagamento durò
pochissimo.
Appena i miei
occhi si posarono sulla figura sorridente di Rose anche quella
foto, come l’intera stanza, perse quel calore che solo le
certezze ed i ricordi
legati ad un determinato oggetto possono trasmettere.
Mi sentivo
stretta.
Stretta nel
mio rifugio di sempre.
Dana mi
guardava, osservava i miei occhi
vagare da un oggetto all’altro della stanza, alla disperata
ricerca di
qualcosa.
Qualcosa che
mi riscuotesse da Quella sensazione.
Non avevo mai
provato nulla di così forte prima.
Ovunque
guardassi vi era il vuoto.
Perfino
quando passai in rassegna i miei pensieri, mi accorsi del vuoto che
stava
dominando la mia mente.
Era una
sensazione davvero Tremenda.
Afferrai il
mouse, entrai su msn e cercai il nick di Rose.
Lo trovai
quasi subito, ma quei pochissimi secondi mi parvero essere passati
così lentamente da avere tutte le carte in regola per essere
considerati
minuti.
Quando carica
di questa certezza, mi accorsi che non erano passati che
10 secondi, pensai davvero che stessi diventando pazza.
Prima che
riuscissi a
contattare Rose, Dana mi afferrò la mano.
La strinse
forte a sé.
–Tesoro…
Pensaci bene-.
Si
fermò.
Era come se
volesse dire altro, ma una forza oscura
glie lo impedisse.
Decisi di dar
voce al mio vuoto, facendo la cosa che mi
riusciva meglio quando stavo male: arrabbiandomi e parlando male della
persona
che, in un solo mese era riuscita a farmi passare dalla
felicità più assoluta
al vuoto più totale.
Tentai di
mantenere comunque la calma, per quanto potesse
essere difficile.
-Quell’insulsa
idiota.
Quella
dannatissima manipolatrice di
sentimenti.
Quella
grandissima menefreghista.
Quella
lì, mi ha fatta innamorare
di lei.
Mi ha illusa,
mi ha dato false speranze, mi ha fatto passare notti
insonni perché non riuscivo a chiudere gli occhi per paura
che qualcun altro a
parte lei entrasse nella mia mente e prendesse il suo posto da primato
nei miei
pensieri.
Ma che
diavolo le passa per la testa a quella lì?!-.
Strinsi forte
il
pugno, lo alzai e lo feci ricadere con forza sulla scrivania.
Davvero non
riuscivo a capire cosa volesse fare quella dannatissima ragazza.
POV ROSE:
E
così l’avevo fatto.
In un secondo
di follia.
Non sapevo di
preciso per quale motivo avevo preso quella decisione, quello che
sapevo per certo
era che la confusione che avevo provato nei giorni precedenti era
divenuta
invivibile.
Tutto quanto
era divenuto invivibile.
Vedere Kate
la mattina e
pensare che lei fosse la cosa più bella che avessi mai
visto, essere gelosa di
Amy tanto da non riuscire a sopportare di vederla parlare con Kate
nemmeno per
un minuto, non guardare più i ragazzi.
Tutto questo
era diventato il mio pane
quotidiano, sconvolgendo completamente la mia vita.
Io non ero
sicura di nulla,
ogni cosa che dicevo poteva rivelarsi in pochi secondi quella sbagliata
e non
condivisa perfino da me stessa e quel muro di parole che andavo a
costruirmi a
poco a poco, quel muro di bugie per non ammettere a me stessa quello
che, quasi
sicuramente ero, andava a sgretolarsi miseramente ogni volta che vedevo
Kate,
ogni volta che lei mi regalava uno dei suoi bellissimi
sorrisi.
E, ogni
volta,
dovevo ammetterlo a me stessa.
Dovevo
ripeterlo nella mia mente e far cadere
tutti i sistemi che avevo escogitato per impedire che esso si facesse
spazio
tra gli altri pensieri per divenire l’unico incontrastato,
con quella grazia e
quella facilità che era disarmante almeno quanto il pensiero
stesso del mio
essere.
Ero lesbica.
Mi era stato
insegnato fin da piccola di girare al largo da
quella parola.
A piccoli
passi mi era stato insegnato cosa, per la nostra
società, era giusto e cosa no.
Mi era stato
trasmesso quel senso di disgusto
per chiunque fosse diverso, secondo un educazione fin troppo rigida ed
anti
idealista.
Mi erano
stati trasmessi tutti i pensieri dei miei genitori, la vita
mi era stata praticamente imboccata, mi era stata resa facile.
Quell’uomo
e
quella donna mi avevano aperto tutte le porte giuste, evitando
accuratamente di
farmi decidere e prendere strade sbagliate.
Ed ora mi
ritrovavo da sola ad un bivio.
Sapevo cosa i
miei genitori, al mio posto, avrebbero
ritenuto giusto e cosa no, ma non sapevo quale strada io, realmente,
ritenevo
doveroso intraprendere.
Ecco mi
ritrovavo davanti a due diverse definizioni di
giusto.
C’era
il loro giusto, che
consisteva nel concetto di “abitudini e sensazioni provate da
tutti, quindi
giuste” ed il mio giusto,
che
consisteva nell’opposto concetto
“Cos’è davvero giusto per me?
Cos’è che
davvero mi rende felice?”.
E fermandomi
sulla parte sbagliata di questo ragionamento
che, obiettivamente era ragionevole, mi ritrovai ad impormi una
sbagliatissima
osservazione: Di tutto quello che avevo accuratamente osservato, per
arrivare
poi alla “soluzione” finale, mi rimanevano due
possibilità.
Un’affermazione
oppure un quesito.
Una
certezza oppure un dubbio.
La
società contro me stessa.
Quanto avrei
potuto resistere,
se avessi imboccato quella strada?
Sarebbe stata
una guerra fin troppo dura,
fin troppo difficile.
E quella che
ci sarebbe stata peggio sarebbe stata Kate.
Lei era
sicura.
Lei era
convinta.
Sarei stata
soltanto un peso per lei.
Così
ho scelto la strada più facile.
L’ho
fatto di getto.
Quando Brad
mi ha contattata chiedendomi di uscire e poi
magari intraprendere qualcosa di più serio, gli risposi
subito di si.
Quando la
mattina scendemmo e ci baciammo, potei subito
accorgermi dell’errore commesso.
Le sue
labbra, la sua lingua, il suo sapore.
Era tutto
inferiore a Kate.
Per la prima
volta da quando si era creata tutta
questa situazione, io desideravo
Kate.
E piansi tra
le braccia di Brad.
Il pomeriggio
cercai di attirare l’attenzione di Kate.
Avrei
voluto urlarle “Amore ho sbagliato, ho preso la strada
sbagliata, ti prego
contattami e parliamone!”
Avrei voluto
che lei mi trasmettesse tutte le sue
sicurezze, sussurrandomi quelle parole dolcissime che per troppo tempo
aveva
tenuto dentro sé, avrei voluto sentire il calore del suo
corpo contro il mio
mentre le nostre labbra si univano e si schiudevano facendo incontrare
le
nostre lingue affamate dell’altra.
Ma quanto
l’avrebbero fatta soffrire le mie insicurezze?
E quanto era
forte il mio orgoglio?
Ora ero
lì, la schermata di msn in secondo piano, e la sua
conversazione aperta.
Le avevo
scritto “Scusa” e stavo per premere invio.
Non
sapevo che fare, l’indice destro che accarezzava il tasto.
Sospirai
e lo tirai
via.
Poi
premetti.
E sapevo
che anche questa volta avevo sbagliato.
La
conversazione con Kate si chiuse, mentre il mio dito, ancora appoggiato
sul
tasto “Esc” scivolò giù,
sulla scrivania.
POV KATE:
Non so quanto
piansi.
Appoggiata
tra le braccia di Dana,
singhiozzavo ed urlavo cose incomprensibili.
Alzai lo
sguardo solo dopo che
ogni minima forza per fare altro abbandonò completamente il
mio corpo.
Dana mi
prese in braccio e mi portò a letto.
Mi
levò le scarpe e mi rimboccò le
coperte.
Io la
guardavo senza vederla.
La sentivo
senza ascoltarla.
E lei lo
sapeva.
Sapeva anche
quanto fossero inutili le sue parole di incoraggiamento,
ma me le rivolse ugualmente.
–Amore
adesso riposati, io sarò qui fuori e quando
ti sveglierai ti sentirai molto meglio-.
Mi diede un
bacio sulla guancia e poi
uscì dalla stanza.
Nel silenzio
e nel buio della stanza, i pensieri ebbero la
meglio su di me.
Ero nel bel
mezzo della guerra più feroce che potesse
colpirmi, ed era come se io dentro la mia trincea non sapessi cosa fare
e
d’improvviso tanti piccoli esserini nemici fossero piombati
nel mio piccolo
spazio.
Non erano
armati, ma riuscivano ugualmente ad avere la meglio su di me.
Priva di
forze, tentai di oppormi, strisciando tra il fango e
l’acqua.
Arrivata
di fronte uno di loro, gli tirai via la mascherina e
l’elmetto.
Poi i miei
occhi stupiti e spaventati videro e riconobbero un viso
maschile.
I capelli
biondi e lisci, i lineamenti duri, gli occhi azzurri e
intensi.
Ero
circondata
da tanti piccoli Brad, che mi puntavano contro i loro sguardi
sorridenti e
consapevoli della loro supremazia.
Iniziarono a
ridere tutti insieme,
all’unisono.
Girai lo
sguardo intorno a me, cercando una via di fuga, mentre
lentamente le loro risate mi risucchiarono.
Mi svegliai
di soprassalto, la fronte sudata ed un mal di
testa tremendo.
Avevo la gola
secca, ed ero ancora priva di forze.
Solo dopo mi
accorsi del viso preoccupato di Dana di fianco a me e di tutte le
persone
riunite intorno al mio letto.
Riconobbi
mia madre e mia sorella, ma proprio non
riuscivo a capire chi fosse l’uomo che continuava a tastarmi
il corpo.
Solo
dopo, collegando ciò che disse con ciò che fece,
un lampo di genio mi sussurrò
che probabilmente si trattava di
un
medico.
–Sua
figlia ha la febbre molto alta, a giudicare poi dal sonno
instabile e tormentato e dallo stomaco in subbuglio, la causa
sembrerebbe
essere un po’ di nervosismo. La faccia stare calma per un
paio di giorni e
vedrà che tutto passerà-.
Le rivolse un
sorriso, lei ricambiò con un Grazie e
lo accompagnò alla porta, seguita a ruota da mia sorella.
Quando rimanemmo
sole, Dana si sedette sul letto, prese il mio viso tra
le mani e mi sussurrò:
-Hai
sentito tesoro? Devi restare calma, altrimenti noi
ci preoccupiamo! Prima hai iniziato a tremare e a muoverti durante il
sonno e
tua madre era davvero spaventatissima!-.
La
guardai.
–Scusa,
D. Ho fatto un
brutto sogno-.
Lei
rise.
–Oh
ma lo so! E domani me lo racconterai anche. Ma ora
pensa a riposarti e a non fare brutti sogni!-.
Mi
rimboccò nuovamente le
coperte.
–D?-.
La chiamai.
–Si,
tesoro?-.
–Resteresti
qui, a tenermi la mano?-.
Si
avvicinò premurosa.
–Ma
certo-.
E si
sdraiò di fianco a me.
Mi tenne
la mano
stretta tutta la notte, e la mattina dopo marinò la scuola
per restarmi vicina.
Con una
amica come lei mi sentivo davvero al sicuro, lei mi avrebbe tirata su
da questa storia.
Ne ero
certa.
******************************************************************************************
Risposte
alle recensioni:
the
angelus: Si purtroppo questo fase Rose inevitabilmente doveva passarla.
Purtroppo però è un tipo molto impulsivo, ed
essendo anche molto confusa in primo luogo non riesce a pensare ad un
ragionamento preciso per più di un giorno, che subito ne
pensa uno che si verifica essere sempre l'opposto; in secondo luogo sta
letteralmente facendo impazzire Kate! Comunque nel prossimo capitolo
ancora ci sarà il distacco tra le due, ma spero di riuscire
a farle riappacificare già tra 2 capitoli! :)
MorriganJo:
Bhè la notte d'amore tra le due protagoniste è
descritta nel primo capitolo! Per quanto riguarda Brad hai ragione,
è comparso all'improvviso. Sicuramente sbaglierò,
ma non voglio soffermarmi troppo su di lui in quanto mi serve soltanto
come personaggio secondario. Per ora ho deciso di descrivere soltanto
la sofferenza di Kate ed il punto di vista confuso di Rose, ma nel
prossimo capitolo un avvicinamento tra Kate ed Amy ci dovrà
essere per forza! ;)
reby94:
Bhè Rose tutto sommato è comprensibile... In
fondo ancora deve abituarsi all'idea di essere innamorata di Kate, e
non è per nulla facile! Anche a te dico che in questo
capitolo ho preferito soffermarmi sugli stati d'animo, ma nel prossimo
sicuramente ci sarà qualcosa tra Kate ed Amy :D
hacky87:
Hahahahahahahaha in realtà il mio scopo era
proprio farvi perdere le mandibole! *Me cattiva u.u* No
vabbè diciamo che proprio caratterialmente io preferisco i
momenti di distacco tra due persone perchè, almeno cosi la
penso io, sono proprio i momenti in cui si comprende la vera importanza
di una persona!
__New
York Dreamer__: Bhè non so che dirti! Le tue
recensioni mi fanno davvero molto piacere sempre! :) Alloooooooooora
Brad, come ho già detto, è un personaggio
secondario. Quindi ho deciso di non soffermarmi troppo su di lui, ma
sul ruolo che lui ha all'interno della storia. Il comportamento di
Rose, se ti fa sentire meglio, non piace per niente nemmeno a me! Ma
purtroppo è quella fase confusionale in cui ci si aggrappa
ad ogni cosa pur di non ammettere a se stessi di essere omosessuali...
Ed era inevitabile che anche Rose commettesse le sue cazzate! xD A
breve però anche Rose diventerà dolce u.u :)
davil09:
Ciao Rosa! SOno contenta che il capitolo ti sia piaciuto! Purtroppo
Rose è confusa e commette degli errori, ma prometto che
sarà proprio questo ultimo errore che farà capire
a Rose che con l'amore niente può! Si lascerà
andare presto ai suoi sentimenti, non preoccuparti! :)
Anche
questo è andato! Uff che fatica! Questi ultimi due capitoli
sono stati davvero duri da scrivere... E penso anche per voi leggerli!
xD Maaaaa sono contenta che c'è cosi tanta gente che sta
dietro la mia capoccia di cavolo e continua a leggere nonostante le
cavolate che scrivo! xD Prometto un chiarimento tra Rose e Kate a breve
ma vi anticipo già che dovrete aspettare minimo 2 capitoli.
Per il prossimo ho in mente taaanta gelosia, ma nessun chiarimento u.u
A presto e grazie a tutte! :)
|
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Capitolo 8 *** Capitolo 8 ***
Scusate,
scusate, scusate per l'enormissima attesa! Ho superato davvero me
stessa con questo periodo di Non scrittura di capitoli
>.< Ma quello che ho è molto più di
un blocco dello scrittore, è proprio una forma di sciopero
di scrittura da parte di qualche zona di me stessa! Oggi
però mi è venuta l'illuminazione e tutto ha preso
il suo posto *-* Quindi... Buona lettura!
POV KATE:
Quando Dana
aveva ormai perso ogni minima speranza,
miagolando l’ennesimo “Devi
riprenderti!”, un lampo di genio pervase e scosse
il mio corpo.
Mi alzai di
getto e, puntando l’indice sinistro al cielo,
esclamai: -Ma certo!-.
Lei si
girò verso me, il viso annoiato.
–Uh?-.
Mi
domandò.
Io saltai sul
letto, facendola quasi cadere.
Mi avventai
su di lei e
l’abbracciai.
–Hai
ragione, D! Piangere sul latte versato non serve a nulla-.
Le rivolsi un
sorriso incerto.
Un misto di
“Sto tentando di convincermi di questo”
con “Mi dispiace che la mia migliore amica debba vedermi in
questo stato”.
In
fondo, tra l’altro, il giorno dopo sarei dovuta ritornare a
scuola.
E la mia
filosofia di sempre affermava che:
‘La
scuola è stressante quasi fino a Luglio,
figurarsi poi a viverla con la mente in subbuglio!’
(Lo so che
è stupida, ma
quando non si ha nulla da fare in classe certe sciocchezze escono
naturali!)
Dana, non
troppo convinta, mi rivolse un’occhiata
investigativa.
Gli occhi,
ormai ridotti a due fessure, scrutavano attentamente
ogni mio movimento.
–Uhm…-.
Disse,
soltanto.
Alzai il
sopracciglio, in un
espressione buffissima.
Dana
tentò di trattenere le risate, ma scoppiò a
ridere
dopo pochissimi secondi.
Ed io la
seguii a rotta.
Appoggiata al
seno di Dana, giravo e rigiravo una sua ciocca
di capelli tra l’indice ed il pollice; lo sguardo perso tra
le sfumature del
suo colore castano chiaro.
–Sai,
D? Mi ha proprio stufata. Questi suoi continui
cambiamenti d’umore, gli atteggiamenti… Mi ha
proprio stufata-.
Alzai il viso
e
puntai i miei occhi nei suoi.
I miei
azzurri ghiaccio, contro i suoi verdi
smeraldo.
–Amore…
E’ normale che tu ci sia rimasta male, cioè dovevi
vederti tre
giorni fa per-
-No, D. Non
pensare a tre giorni fa. Sono stata una stupida, una
bambinella debole che si è ammalata per un amore.
Non
succederà più.
Non le
permetterò di avere tanto potere su di me-.
La
interruppi, con tono fermo e
deciso.
Lei
annuì e mi sorrise.
–Spero davvero che sia così-.
Non era per
niente convinta.
Purtroppo mi
conosceva tropppo bene ed in quei pochi giorni aveva potuto
conoscere anche i miei sentimenti per Rose.
La natura di
essi, la loro
incredibile forza, la determinazione grazie alla quale riuscivo a
dimenticare
ogni cosa, quando avevo tra le braccia Rose.
Stavo per
tuffarmi tra i miei viaggi mentali quando, non so
se definirla fortuna oppure incredibile sfortuna, qualcuno
suonò alla porta.
Con enorme
stupore mi alzai da letto seguita da Dana.
–Amore,
aspettavi qualcuno?-.
–No,
D-.
Le risposi
semplicemente.
Appoggiai la
mano
sulla maniglia ed aprii.
Mi ritrovai
davanti una preoccupatissima ragazza dal
viso angelico coperto per metà da un mega sciarpone di lana,
i capelli legati
in due trecce.
Tra le mani
teneva stretta una valigetta che appoggiò
premurosamente per terra prima di saltarmi a dosso.
Affondò
il viso tra i miei
capelli, mentre con le braccia circondava con forza il mio
collo.
–Come
ti
senti?-.
Mi
sussurrò all’orecchio poco prima di sciogliere
l’abbraccio e
regalarmi il sorriso più bello che potesse mai rivolgere a
qualcuno.
–Sto
molto
meglio, grazie!-.
Solo allora
mi ricordai della valigetta.
–Che
hai lì
dentro?-.
Le dissi,
indicandola.
–Oh
qui?!-.
Si
chinò a raccoglierla, poi la
aprì.
–Bhè,
innanzitutto ci sono tutti gli appunti delle materie che abbiamo
avuto in questi giorni, con tutti gli assegni.
E poi ho
portato degli
ingredienti perché ho pensato che, si insomma che potessimo
cucinare insieme
una torta!-.
Così
dicendo abbassò lo sguardo ed arrossì.
–Che
pensiero
meraviglioso!-.
Le dissi,
alzandole il viso appoggiandole indice e medio sotto
il mento.
–Grazie!-.
E le
schioccai un sonoro bacio sulla guancia.
–Bene
ragazze,
allora mettiamoci all’opera!-.
POV ROSE:
Era il terzo
giorno che Kate mancava a scuola.
Non sapevo i
motivi della sua assenza ma erano quasi sicuramente dovuti a problemi
fisici,
probabilmente aveva avuto la febbre, visto che era mancata anche agli
allenamenti.
Se non fosse
stato il “fenomeno della squadra”, come diceva
sempre
Tony, di sicuro non sarebbe stata convocata per la partita che avremmo
giocato tra
una settimana.
Appoggiata ad
un muro di fronte la classe di Kate, la osservavo
svuotarsi ogni secondo di più.
Quando ormai
anche le ultime due persone
presenti in classe uscirono, dovetti ammettere a me stessa che Kate non
c’era.
Le mie
supposizioni erano appena divenute realtà.
“Cosa
sarà successo?”
Pensai.
“E
se avesse qualcosa di serio?”
Sbuffai.
Sapevo sempre
tutto di Kate che era così
strano ritrovarmi con tanta curiosità a voler conoscere i
motivi della sua
assenza.
“In
altri tempi – pensai- sarei stata la prima a saperlo. Oddio
forse
la seconda”
ipotizzai,
ricordando il viso di Dana e come le due erano legate.
“Chissà
se le ha detto anche di noi… Di noi?! Ma non esiste un noi!
In fondo non mi
importa così tanto perché non viene a scuola e
agli allenamenti”
Dissi a me
stessa, cercando un minimo di conforto in quel tono fin troppo falso
perfino
per la mia testa.
Quando poi,
due compagne di classe di Kate mi passarono
davanti confabulando sul “Probabile ritorno di domani di
Kate” sgranai gli
occhi.
–Hey
voi! Scusate se stavo ascoltando, ma non ne ho proprio potuto fare
a meno! Avete detto che domani Kate ritornerà, cosa le
è successo?-.
Le vidi
rimanere sentitamente sbalordite.
–Come
non lo sai?-.
Mi disse
una.
–Ehm,
veramente no… Cosa dovrei sapere?-.
La ragazza
guardò la compagna al suo
fianco, per poi dedicarmi tutto il suo sguardo investigativo.
–Si
è ammalata,
tre giorni fa. Le salì talmente tanto la febbre che
iniziò a delirare e per
poco non ebbe le convulsioni. Si vocifera che sia per una delusione
d’amore-.
Sbiancai.
Davvero le
avevo causato così tanto male?
Sussurrai un
“grazie” alle
due ragazze, poi presi a correre.
Non sapevo
dove andare.
Sapevo solo
che
quella notizia mi aveva sconvolta, e non poco.
Poco dopo mi
ritrovai vicino un’altra classe, in attesa di
qualcuno di totalmente diverso.
Quando egli
apparve, col viso paonazzo e
furioso gli dissi semplicemente:
-Tra noi
è finita-.
Non gli
concessi il tempo
per fare nulla, né controbattere né tantomeno
prendermi per provare a parlarne.
Scappai via,
lasciando un Brad sbalordito in balia degli scherzi e delle prese in
giro degli
amici.
POV Kate:
Con la musica
ad altissimo volume, canticchiavamo allegre il
testo di “It’s my life” di Bon Jovi,
storpiando qua e là qualche parola.
Giocavamo
da vera squadra:
Io preparavo
le teglie, mentre Dana sistemava gli ingredienti
e controllava procedimenti e dosaggi dal libro di ricette ed Emy
montava la
panna.
Mancava
soltanto una Bendetta Parodi che urlasse: “LE
UOVAAAAAAAAAAAAAAAAAA!”
Eravamo tutte
talmente concentrate in quello che
stavamo facendo, che probabilmente se non ci fosse stata Dana ad
urlare: –IL TELEFONOOO!-,
nessuno lo avrebbe sentito.
Io, con le
mani completamente immerse nella pasta
da preparare, mi girai verso Dana ed Emy, con gli occhi dolci.
–Oh
non ci
pensare nemmeno! Devo controllarvi altrimenti qui fate saltare in aria
la tua
splendida cucina!-.
Mi
congedò Dana.
Una risposta
migliore la ebbi da Emy che
invece mi rispose:
-Oh
d’accordo. Vado io, che tanto qui ho finito!-.
Grazie
mille, le urlai sprizzando gioia da tutti i pori.
Emy mi
rispose con un
sorriso.
Si
pulì le mani con lo straccio da cucina e si avviò
verso il salotto
dove vi era la base del cordless.
-Cosa stai
facendo?-.
Mi chiese
Dana.
–In
che senso, D?-.
Non
capivo affatto quello che intendesse.
–Con
Emy. Cosa stai facendo? Sai che è
interessata a te no?-.
Sgranai gli
occhi e risi.
–Ma
se è etero! Hahahahahaha-.
–Si,
se lei è etero io sono Monica Bellucci. Davvero non te ne
sei resa conto
dei suoi occhi a cuoricino?-.
–No,
D. Ti sbagli!-.
-Uhm…
E’ una cosa normale
portare appunti, assegni ed ingredienti per cucinare insieme ad una
qualunque
amica conosciuta il mese scorso, ma sì!-.
–Cosa ci vedi di male in questo? E’
stata attenta in classe e mi ha portato i suoi appunti con tanto di
assegno per
non farmi rimanere indietro, è stato un pensiero
gentilissimo perché devi per
forza vedere secondi fini dietro ciò? Quanto alla torta
è un modo per
distrarmi, e devo dire che ci sta riuscendo in pieno!-.
Dana si
rassegnò e fece
cadere il discorso.
Intanto Emy
nell’altra stanza aveva appena sollevato il
cordless e cantilenato un sonoro “pronto” quando la
voce dall’altra parte chiese:
-
Sei Dana?-.
Emy
rispose:
No, non sono
Dana. Sono Emy. Con chi sto parlando?-.
Aspettò
qualche secondo, poi la persona dall’altro capo del telefono
agganciò.
“Che
strano”
Pensò
Emy ritornando in cucina, dove la situazione si era ormai gelata.
POV ROSE:
Ero corsa in
bagno, avevo afferrato in fretta il telefono e
composto quel numero che ormai conoscevo a memoria meglio del
mio.
Avevo atteso
molto tempo prima che qualcuno rispondesse, mettendo fine alla sua
incredibile
ansia.
Mi aspettai
che a rispondere fosse Kate, che non avesse nulla da fare e
che le avrebbe perfino fatto piacere sentire che io mi stavo
interessando a lei
ed alla sua salute.
Avevo voglia
di parlare con lei, scusarmi per i miei
comportamenti incoerenti e pregala di riportare alla luce almeno un
pezzettino
del nostro rapporto.
L’avrei
pregata anche solo per riavere il suo saluto.
Ero
carica di buoni propositi e pensieri, la testa completamente inondata
da
qualunque cosa potesse riguarda Kate, non c’era spazio per
nient’altro.
Avevo
composto il numero col cuore in gola, ed atteso trattenendo il
respiro.
Quando
una voce femminile, estranea a quella di Kate, rispose, un gemito di
disappunto
mi uscì spontaneo.
–Sei
Dana?-.
Squittii
speranzosa.
Sapevo che
non era lei,
più volte Kate me l’aveva passata a telefono
quando eravamo insieme.
La voce
che aveva appena risposto mi era totalmente estranea.
Quando
però la voce mi
rispose:
-No, non sono
Dana. Sono Emy. Con chi sto parlando?- una rabbia improvvisa
bloccò l’uscita di qualunque parola dalle mie
labbra.
Purtroppo
bloccò anche le
parolacce, altrimenti sarebbe stata l’occasione perfetta per
sbattere in faccia
a quella puttana tutto quello che pensavo di lei.
Attesi
qualche secondo e solo
allora mi accorsi della musica ad alto volume.
Attaccai e
lanciai il telefono
lontano.
Quest’ultimo
sbattè contro una porta del bagno ed una ragazza vi
uscì.
–Hey
amica! Stai soft. Ne vuoi un po?-.
Disse
porgendomi una canna.
–No
grazie-.
Le risposi,
raccogliendo il telefono e scappando via.
POV KATE:
La giornata
passò in fretta e, a parte quel piccolo momentaccio
tra me e Dana, ci divertimmo davvero tanto.
Il rientro a
scuola dopo tre giorni di svago è traumatico
per tutti.
Bhè
per me non lo fu.
Era sabato
mattina dell’ultima settimana di
ottobre; pieno autunno anche se il freddo pungente invernale iniziava
già a
farsi sentire notevolmente.
Quella
mattina sembrava che avessi una calamita con
la quale attiravo tutti, peggio degli altri giorni.
Gente che
conoscevo bene,
altri di meno, altri ancora che conoscevo solo di vista, veniva verso
di me,
con lo sguardo più umile che poteva cacciare fuori a
chiedermi come stessi.
Sorrisi
soddisfatti, compiaciuti o semplicemente contenti riempirono quella
giornata.
Una
più che premurosa Emy controllava che nessuno stesse
attentando alla mia
vita, rimanendo
appiccicata al mio
braccio tutta la giornata, mentre Dana, quei pochi minuti che Emy ci
lasciava
da sole, insisteva sull’omosessualità di Emy ed il
suo interessamento a me.
Io
continuavo a negare, avendo come elementi a favore della
negatività della
teoria di Dana gli stessi elementi che Dana usava come elementi a suo
favore,
dimostrandone la unica supposizione e rigirandoli facendo leva sulla
realtà che
obbiettivamente era evidente.
In poche
parole tutto ciò che Dana diceva, erano
uniche supposizioni.
Ed io le
rigiravo come meglio mi andava a genio.
Amavo
avere ragione, oh quanto lo amavo!
POV ROSE:
Il ritorno a
scuola di Kate fu proprio come me l’aspettavo: Sorrisi
smaglianti, gente intorno, una Emy attaccata al braccio.
Perfino Dana
sembrava
stufata dell’attaccamento incredibile di quella
ragazza.
Sembrava una
piovra.
E
a Kate sembrava non dispiacere nemmeno.
Dio quanto
odiavo quella Emy!
Ma chi si
credeva di essere?
Era solo una
puttanella da quattro soldi che ci stava
provando con la mia Kate!
Dovevo fare
qualcosa, qualunque cosa per riportare l’attenzione
di Kate dove doveva stare: Su di me!
Non riuscivo
nemmeno a guardare come
quella piovra nel pieno dei suoi ormoni in calore si adagiava sul
braccio di
Kate, figurarsi se quell’essere si fosse spinto a
peggio!
“E
se lo avesse già
fatto?”
Mi congelai
di botto.
No…
Non poteva essere.
Insomma Kate
era o non era
innamorata di me?
In quel
momento passai davanti loro due che, abbracciate
ridevano e scherzavano come due fidanzate.
Mi bloccai di
colpo quando le vidi,
ma quando incrociai lo sguardo di Kate, mi avviai verso
l’entrata.
Guardando di
sottecchi la vidi irrigidirsi parecchio.
“Che
stupida! Perché non l’ho
salutata?!
E’
solo che…
E’
così bella.
Ed ha sempre
fatto così tanto per me.
Mi
ha sempre dimostrato in qualche modo che era mia.
MIA!”
Ma quanto
ancora era
mia?
Serviva un
piano, ed alla svelta.
Un biglietto
nel mio armadietto mi
lasciò disarmata.
“Devo
parlarti, è importante.
Riguarda Kate
ed Emy.
Ci
vediamo in palestra all’intervallo, firmato Dana”
******************************************************************************************
Risposte
alle recensioni:
MorriganJo:
Bhè riguardo al formato e l'impaginazione ti
risponderei con un: "WTF?!" Nel senso che io di ste cose qui ci capisco
ben poco! Quindi diciamo che ti sorrido e ti do ragione! :)
Per il resto... Bhè si è vero
è una sensazione bruttissima quando la mente sprofonda il
quel vuoto dal quale sembra non potersi più riprendere... Ma
alla fine c'è sempre qualcuno che a modo suo riesce a
riportarci su! Insomma tutti prima o poi provano quella sensazione u.u
Un'amica come Dana... Ma Magari! xDD SOno contenta che ti piaccia come
scrivo! :D
Giulls: Oh che bello
una nuova fan! *-* Innanzitutto mi scuso per l'enrme attesa ma svariate
situazioni mi hanno bloccato completamente il cervello! Poi tra la
scuola (Finalmente occupata *-*) e la pallavolo non ho davver il tempo
nemmeno per organizzare le idee! SOno però contenta che
questa storia ti stia prendendo :D
hacky87: E
menomale che c'è Dana... Eh già! Dana
salverà il culetto della nostra protagonista molte volte mi
sa! :D Sono contenta che continui a seguirmi :D
the angelus: Si
purtroppo Rose non può essere biasimata perchè
purtroppo tutto quello che sta provando è nuovo per lei e,
diciamocelo, scoprire di essere innamorate della propria migliore amica
al'inizio non è per niente facile! Rose forse può
essere colpevolizzata solo perchè è troppo
impulsiva e per una tipa come lei, che pensa 100 cose
contemporaneamente, non è il massimo... Prima o
poi chiariranno, ma purtroppo sono tutte e due troppo idiote per
arrivare ad una soluzione cosi ovvia! xD Sono contenta che comunque
abbiate capito le cose come stanno, che Rose in fondo non
può come dici tu "essere mandata al rogo" solo
perchè è confusa e che tutto sommato è
solo in piena confusione ed in balia della sua capa di cacchetta andata
a male xD Non è stato per niente facile scrivere in modo
tale che si possa capire, e se l'avete capito sono moooolto contenta
*-* :D
davil09: Grazie
mille per i complimenti e per l'avvertenza sul capitolo! Grazie anche
di continuare a seguire questa storia! :D
Bhè
che dire... Grazie a tutte che continuate a leggere nonostante i tempi
di attesa! E scusate la mia capa di cavolo x°D Al prossimo
capitolo! (Sperando al più presto :P)
|
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Capitolo 9 *** Capitolo 9 ***
Eccoci
qui all'ultimo capitolo! Giuro che vi avrei avvisate prima che questo
sarebbe stato l'ultimo, ma fino a quando non ne ho completato la
stesura, nemmeno io sapevo che sarebbe stato il capitolo finale!
Però rileggendolo mi soddisfava, tutto quello che era stato
devastato si è aggiustato, le situazioni hanno preso forma
ma ho lasciato un pò in sospeso quella di Emy
perchè ho in mente di scrivere un seguito. Ma,
bhè... Per ora mi prendo una piccola pausetta u.u
Ma ora vi lascio a questo nostro ultimo capitoletto... Buona
lettura!
POV ROSE:
Quella
mattina in classe risultavo assente.
Non
avevo proprio voglia di studiare, non con tutte quelle
cose che mi ronzavano per la testa.
“Cosa
vorrà dirmi Dana?”
Ero
appoggiata con la testa contro la porta di uno dei bagni
della scuola, rannicchiata con le ginocchia contro il seno, lo sguardo
perso.
Ogni
tanto sollevavo il biglietto di Dana e ne scrutavo la
calligrafia ordinata, quasi come se quell’insieme di curve
tracciate
dall’inchiostro di una biro potessero parlarmi o quantomeno
tirarmi su.
In quel
piccolo spazio, occupato in gran parte da un grande
gabinetto bianco, avevo raggiunto uno stato quasi di equilibrio con me
stessa.
Mi alzai
di scatto, quando una mosca invase il mio piccolo
spazio.
Tentai
di cacciarla, iniziando una vera e propria guerra
contro quel cosino volante e fastidiosissimo, quando la porta del bagno
si
spalancò.
–Oddio,
scusa!-.
Era
Kate.
Rossa
come un peperone si girò e fece per andarsene, quando
io le afferrai il braccio.
La vidi
sussultare e girarsi.
Ritrassi
subito la mano ed abbassai lo sguardo, sentivo il
peso del suo sguardo su di me.
–Scusa
tu, ho dimenticato di chiudere la porta-.
Mi
affrettai a rispondere.
Mi
accarezzò una guancia; al suo tocco rabbrividii.
Pregai
tutti i santi da me conosciuti ( e tutti i supereroi
di cui ricordassi il nome u.u) che lei non se ne fosse accorta.
–Non
preoccuparti, non è successo nulla-.
Io le
sorrisi e la vidi tirare giù la mano, come se si fosse
scottata.
–Io…
Scusami, devo andare-.
Così
dicendo uscì e chiuse la porta dietro sé.
La
sentii allontanarsi sempre di più e quando ormai fui
certa che non potesse sentirmi, sospirai rumorosamente.
Presi la
testa tra le mani e chiusi gli occhi.
Quello
spazio, quel piccolo spazio che poco prima era stato
tanto gratificante per me e che era stato un ottimo rifugio contro
tutto e
tutti, ora era pieno dell’odore di Kate.
Di quel
profumo fresco a cui non sapevo proprio resistere.
Spalancai
la porta ed arrancai verso la finestra.
Quel
posto, quell’intero bagno mi iniziava a stare
notevolmente stretto.
Ed il
profumo di Kate avanzava verso me, avvolgendomi ed
obbligandomi ad inalarlo.
La
campanella dell’intervallo mi salvò da
quell’enorme
tortura.
Barcollando
mi avviai verso le rampe di scale, scontrandomi
con i fiumi di gente che si avviavano verso le macchinette, ignorando i
saluti
delle persone che conoscevo ed avendo come unico obbiettivo
l’arrivo in
palestra.
Scesa
l’ultima rampa di scale svoltai l’angolo, superai
il
cortile con i campetti aperti solo durante il periodo primaverile /
estivo, e
mi diressi verso l’entrata della palestra.
Entrando,
notai che Dana ancora non era arrivata.
Richiusi
la porta dietro le mie spalle e mi avvicinai alla
cesta dei palloni da pallavolo.
Afferrai
un Mikasa e lo rigirai tra le mani.
Ne
accarezzai la superficie gialla e blu tracciandone cerchi
immaginari con le dita.
“
Questo pallone, questo sport… E’ grazie a loro se
io e
Kate ci conoscemmo, due anni fa; Se iniziammo la nostra amicizia e
legammo così
tanto. Era la condivisione della stessa passione, dello stesso amore
per uno
sport un po’ troppo dimenticato, che ci ha portate ad essere
quello che,
qualche mese fa continuavamo ad essere.”
Mi
mancava l’amicizia con lei, quella complicità che
Kate
trovava anche in Dana, ma che per me era unica.
Ma so
che non potevo più accontentarmi di una semplice
amicizia.
Di
carezze fraterne, di serate al telefono a parlare di
ragazzi e di semplici “Ti voglio bene”.
Io
volevo di più.
Volevo
quello che Kate era disposta a darmi, volevo gli sguardi
fugaci, i brividi al tocco, volevo urlarle “TI AMO”
.
Volevo i
suoi sorrisi, inebriarmi del suo profumo, toccare
la sua pelle sapendo che quelle splendide curve fossero mie e di
nessun’altro!
Mi feci
trascinare parecchio dalle sensazioni, tant’è che
quando Dana entrò in palestra mi trovò stesa per
terra, adagiata sul pallone a
piangere e singhiozzare.
Corse
verso di me, si accovacciò e mi chiese:
-Hey ma
cos’hai?-.
Non la
guardai nemmeno, continuavo a piangere.
–L’ho
persa per sempre Dana, l’ho persa per sempre! Proprio
ora che stavo iniziando ad accettare i miei sentimenti per lei-.
–Ma
sei pazza? E perché dovresti averla persa?-.
–Perché
adesso ha Emy…-.
Sputacchiai
quel nome come se fosse velenoso.
Poi
continuai.
–Insomma
lei è “un alzatrice fantastica”. Non
stiamo nemmeno
nella stessa classe e tutte le volte che Kate ci ha provato con me,
l’ho sempre
rifiutata. Mentre ora a provarci è Emy… Insomma
lei è migliore di me in
tutto!-.
Un altro
singhiozzo rumoroso accompagnò le mie parole.
Dana mi
accarezzava il viso, lentamente.
Quando
mi calmai un po’, grazie al suo tocco leggero, lei mi
disse:
-A parte
che lei non è per niente migliore di te in nulla,
ma poi dimentichi una cosa-.
Mi
lasciò il tempo di chiederle:
-Cosa?-.
–Kate
ama te. E ti ama così tanto da non riuscire a pensare
a nulla che non sia tu, così tanto da non desiderare altro
che la tua pelle. Ma
purtroppo è anche talmente tanto innamorata di te da non
guardarsi attorno e da
non riuscire a rendersi conto che tutto ciò che fa Emy ha in
realtà secondi
fini. E’ cosi disgustoso il modo in cui Emy approfitta di
Kate. E’ questo ciò che
volevo dirti, dobbiamo fare qualcosa!-.
POV KATE:
Mi
regalai un attimo di tranquillità lontano da tutti.
Era
bello che tutti si preoccupassero per me e che Emy mi
facesse divertire così tanto, ma per me che non vi ero
abituata era parecchio
difficile stare così tanto a contatto con le persone.
Con
l’allontanamento quasi definitivo di Rose dalla mia
vita, ho avuto modo di riscoprire una fantastica amicizia con Emy,
anche se…
“Si,
se lei è etero io sono Monica Bellucci. Davvero
non te ne sei resa conto dei suoi occhi a cuoricino?”
Ripensai
alle parole di Dana.
Da
quando quest’ultima le aveva pronunciate, avevo
cominciato a pensarci seriamente ed a controllare per bene gli
atteggiamenti di
Emy.
In
effetti avevo notato un eccessivo colorito sulle
sue guancie quando parlando con lei la fissavo negli occhi, o
l’imbarazzo
quando le facevo un complimento.
Avevo
anche più volte notato un suo eccessivo desiderio
di toccarmi, anche solo un mano o un braccio.
Era
come se avesse bisogno di sentire il contatto
tra la sua pelle e la mia.
Queste
in effetti non erano proprio cose da “Etero”.
“Eh
se anche fosse?”
Pensai
entrando in bagno.
“E
se in fondo non mi dispiacesse avere questo tipo
di attenzioni?”
Emy
non è Rose.
Una
voce dentro la testa me lo gridò e a
sottolineare ciò, entrando in uno dei 5 WC del bagno della
scuola, mi ritrovai
di fronte Rose di spalle.
Sentii
il viso avvampare, il cuore battere
all’impazzata e lo stomaco in subbuglio.
Lei
non si era accorta di me, ma poco importava.
Mi
girai di scatto e le dissi:
-Oddio,
scusa!-.
Feci
due passi verso l’uscita, quando Rose mi
afferrò il braccio.
Il
lembo di pelle circondato dalla sua mano e dolcemente
strattonato, avvampò.
Mi
girai, col cuore in gola.
–Scusa
tu, ho dimenticato di chiudere la porta-.
Mi
rispose.
La vidi
abbassare lo sguardo, malinconica.
Era
facile evitarla, non salutarla, girare a largo da lei.
Erano i
momenti come questo che però mi fregavano.
Il suo
viso leggermente inclinato verso il basso, gli
occhietti malinconici, i capelli che ricadevano prepotenti sulle sue
magnifiche
guance…
Da
quanto non le toccavo?
Da
quanto non ne scrutavo la morbidezza con i polpastrelli?
Fu
più forte di me.
Appoggiai
leggera la mano sul suo viso e lo accarezzai.
La vidi
sussultare e rabbrividire e ne fui contenta, ma feci
finta di nulla.
Un
campanello d’allarme suonava dentro la mia testa.
Ripresi
il controllo di me stessa
–Non
preoccuparti, non è successo nulla-.
Le dissi
e feci ricadere il mio braccio verso il basso,
lasciandolo penzoloni in aria.
–Io…
Scusami, devo andare-.
Scappai
via, lontana da quel bagno.
Ma
purtroppo qualcosa era cambiato.
Mi
sentivo una ladra, come se avessi rubato qualcosa che non
mi apparteneva.
Avevo
rubato quell’attimo, il momento in cui le mie mani
avevano potuto ritoccare la pelle della mia amata e l’avevo
fatto mio.
L’avevo
rubato e messo al sicuro nel mio cuore, lì dove non
poteva mai più essere rapito.
Come
avrei fatto a continuare ad evitarla, ancora?
POV ROSE:
Il piano
di Dana era semplice e diretto: umiliazione
pubblica.
Ma
ciò non era fattibile per due motivi: Il primo era che
non avevamo praticamente nessuna prova contro Emy per
“incastrarla ed
umiliarla” davanti a tutti, e il secondo era che, nel caso di
un umiliazione
pubblica di Emy, ci sarebbe andata sotto anche Kate.
Ed io
non volevo più fare nulla che potesse minimamente
ferirla.
In
effetti ero più preoccupata su come riprendermi Kate, che
su come distruggere Emy.
Quando
un lampo di genio mandato da qualche Dio del Cielo (O
da qualche supereroe, fate voi) illuminò i miei pensieri.
Il piano
era perfetto; due piccioni con una fava.
Le
situazioni potevano essere facilmente incastrate, oh se
solo ci avessi pensato prima!
Sussurrai
velocemente il mio piano nell’orecchio di Dana e
la guardai.
La vidi
stupirsi, e poi aprire le sue labbra in un grosso
sorriso.
–Tu
sei un genio ragazza mia!-.
Mi
disse, eccitata.
Era
sadismo quello che leggevo nei suoi occhi?
Non me
ne preoccupai, la presi per mano e corremmo su per i
corridoi, a preparare l’occorrente per il nostro piano.
POV KATE:
Passai
l’intervallo con Emy, evitando accuratamente i posti
dove sapevo che Rose avrebbe potuto stare.
Ero
così confusa.
Mi
piacevano le attenzioni di Emy, in fondo era tutto ciò
che avrei desiderato da Rose, ma che lei non era disposta a darmi.
Solo
che, non so.
Era
diverso.
Tutto.
Seduta
sulle scale d’emergenza giravo e rigiravo tra le mie
dita un braccialetto che mi aveva regalato Rose qualche anno prima.
Era
d’oro bianco, con un ciondolino incastonato a forma di
mezzaluna.
–Tutte le persone che
conosco hanno regalato un mezzo cuore alla migliore amica. So che a te
avrebbe
fatto piacere ricevere una cosa del genere, ma ho deciso di comprarti
questa
mezzaluna al posto del mezzo cuore. Mi ricorda tanto di te, con la tua
lunaticità. E poi io penso che tu sia un po’ come
la luna: Bellissima, che
brilli ed emani luce senza dar troppo fastidio, ma anzi rassicurando e
rasserenando le notti altrui. Vigili sulla mia vita in silenzio, senza
farmelo
pesare. Mi dai una mano a prendere le decisioni, alleggerendomi la
vita, e ci
sei. Sempre.-
Mi
disse, lasciandomi a bocca aperta.
Erano
passati un po’ di anni da allora, la mezzaluna aveva
perso un po’ del suo colorito, ma era comunque il regalo
più bello che avessi
mai potuto ricevere.
Emy era
appoggiata sulla mia spalla e si accarezzava i
capelli.
–Credi
di essere innamorata di Rose?-.
Mi
chiese.
Sorrisi.
–Non
lo credo, ne sono sicura e basta-.
–Come
fai ad esserne così sicura?-.
Riflettei
un attimo.
Era
difficile spiegarlo.
–Lo
sento. E’ quella voglia di tenerla sempre stretta a me.
Sono quei sussulti, quei brividi che mi piace provare e che mi piace
sentire
che lei provi al mio contatto, quelli che solo lei riesce a farmi
venire. E’
che… Quando la vedo, per me lei è sempre
bellissima. Anche quando la mattina è
in pigiama, struccata e con gli occhi gonfi. Sai queste cose quando le
leggi,
magari su facebook, sembrano stronzate. Invece con lei ogni stronzata,
ogni
cosa mielosa ed incredibilmente banale, acquista subito un grandissimo
carico
di senso, di sentimenti e sensazioni. Sai, con lei tutto ha un senso,
tutto.-.
Sorrisi.
–Perfino
l’ansia, la paura di perderla, acquistano valore.
Con lei tutto è importante, ma nulla fondamentale. A parte
una cosa, una deve
esserci per forza ed è molto più che
fondamentale. Deve essere con lei. Tutto-.
Lei si staccò da
me,
bruscamente.
–Emy?-.
Le
chiesi. Attese qualche minuto prima di parlare.
–Kate
io…-.
–No
ferma – la interruppi –Non dirlo. Vedi…
una parte di me
lo sa già. Ma se io diventassi pienamente cosciente di
ciò, dovrebbe cambiare
qualcosa tra noi. Perché io sono innamorata di Rose, non
posso nemmeno provare
a pensare qualcuno che non sia lei. E mi piace il nostro rapporto,
quello che
si è creato tra di noi, per cui ti prego…
–
Ripresi
fiato, avevo detto tutto di getto.
Caricai
quelle ultime parole di tutto il fiato preso, come
se potesse incidere sulla loro importanza.
–Non
dirlo-.
Conclusi.
Lei
annuì, e si riappoggiò sulla mia spalla.
POV ROSE:
Il
momento cruciale era arrivato.
Avevo
tutto pronto, il registratore impugnato tra le mani.
Lo
nascosi per bene prima di spingere la porta del bagno.
La prima
parte del piano prevedeva far ammettere ad Emy che
fosse innamorata di Kate e poi aprire gli occhi a
quest’ultima.
L’ultima
parte prevedeva una dichiarazione mozzafiato, con
una rosa in mano.
Subito
dopo Dana avrebbe fatto partire un tango ed io e la
mia innamorata avremmo dovuto ballare.
Sembrava tutto
perfetto.
Era
tutto perfetto.
Ma
quando aprii la porta del bagno, mancavano ormai 5 minuti
al suono della campanella di fine giornata scolastica, una Emy
piangente e
singhiozzante fissò i suoi occhi rossi e gonfi nei miei.
–Oh
ci mancavi solo tu-.
Starnazzò.
–Cos’è
successo?-.
Le
chiesi.
Avevo
osato troppo?
–Oh
andiamo, non lo sai? Oltre il danno anche la beffa. Devo
raccontartelo perfino io-.
Mi
avvicinai a lei.
–Di
cosa stai parlando?-.
Lei
smise di piangere e per una volta il suo viso duro e
cattivo mi parve incredibilmente dolce.
Le
brillavano gli occhi mentre parlava di Kate.
–Avevo
la dichiarazione perfetta, lei sarebbe dovuta cadere
ai miei piedi. Avremmo dovuto stare insieme, ora. Ma pare
che… Lei sia ancora
troppo innamorata di te-.
Ormai il
suo tono era freddo, le lacrime avevano finito di
rigarle il viso e si erano bruscamente fermate.
Spostai
lo sguardo su di una mattonella.
–Io…
credo sia troppo tardi…-.
Lei mi
guardò incredula.
–Non
starò qui a convincerti sulla cosa giusta da fare, ma
se ti lasci sfuggire Kate per qualche stupida paura immotivata,
bhè… Sei molto
più stupida di quanto pensassi. E ce ne vuole!-.
La
guardai.
I suoi
occhi in qualche modo mi convinsero.
Annuii e
corsi via.
Arrivai
nel cortile della scuola quasi subito.
Mancava
pochissimo alla campanella ormai ed avevo dato
appuntamento a Kate lì dove mi trovavo subito dopo il suono
finale della
campanella.
Ma
sembrava che io non fossi l’unica in anticipo.
Appoggiai
la cartella su di una sedia e mi avvicinai a Kate.
Era
appoggiata con le spalle contro i cancelli della scuola,
lo sguardo fisso nella strada.
-Io…
Scusa se sono in ritardo-.
Lei si
voltò.
Guardò
l’orologio e disse:
-Veramente
sei in anticipo di due minuti-.
Abbassai
lo sguardo.
–Non
mi riferivo a questo-.
–Oh…-.
-Io…
Sono stata una stupida. Ho agito d’impulso quando avrei
potuto fermarmi a pensare anche solo dieci secondi. Bastava veramente
pochissimo per non far accadere tutte le situazioni che ho creato per
la mia
stupidità. Ti ho allontanata da me così
tante volte…-.
La
campanella suonò ed un fiume di gente popolò il
cortile.
Alzai lo
sguardo.
Nell’attimo
in cui i nostri occhi si incontrarono, tutto il
resto scomparve.
Nessuna
risata, nessuno schiamazzo, nessun ragazzo.
Soltanto
io e lei.
–Mi
dispiace-.
Kate
distolse lo sguardo.
Aveva
gli occhi lucidi.
-Io…
Non so che fare. Non sopporterei un altro rifiuto, un
altro allontanamento. Non potrei sopportarlo per la mia salute mentale-.
Mi
avvicinai a lei.
Le presi
il viso tra le mani e la guardai con quella smorfia
di quando stai per piangere, ma ti blocchi a tempo.
-Io sono
innamorata di te. Non sono nulla senza te. Manca
una parte di me, se tu non sei al mio fianco. Quella più
bella, quella più
viva. Io ti amo. E adesso ne sono sicura-.
Lei mi
abbracciò e scoppiammo a piangere.
Ma erano
lacrime diverse da tutte quelle che avevamo
versato.
Quelle
che fino ad ora avevano rigato le nostre guance erano
lacrime tristi, sofferenti.
Erano lacrime di chi
vedeva la propria metà, quella che alcune persone cercano
per tutta la vita,
svanire via miseramente, per motivi più che futili.
Ma le
lacrime che versammo quel giorno, quelle che
ricadevano sui nostri corpi abbracciati, erano lacrime nuove.
Erano lacrime di felicità, di euforia,
di sensazioni così forti che solo
esse potevano esprimerle.
Erano le lacrime di un nuovo inizio.
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Risposte alle recensioni:
MorriganJo: Bhè
so che magari questo capitolo è diverso da qualunque tipo di
previsione, ma comunque la mia idea era di un chiarimento veloce. Di
una dichiarazione di Emy e di una Dana.... Bhè
Dana è Dana *-* Spero che se scriverò un
seguito (Cosa mooooooooolto probabile u.u) Tu sarai ancora qui a
leggere e recensire. Mi ha fatto piacere che hai seguito l'intera
storia! :) Alla prossima!
Giulls:
Ecco qui la chiusura della storia! (In attesa del continuo, ovvio!)
Credo abbia un pò distrutto le aspettative, ma per come sono
cresciuti i sentimenti di Kate e Rose ci voleva un finale del genere.
Spero che leggerai il continuo, quando lo scriverò!
A presto :)
hacky87: Ecco
qua la mia fan numero uno! Bhè ti ringrazio per aver letto e
seguito l'intera storia da sempre e di avermi fatto sentire la tua
presenza con le recensioni. Grazie davvero! Bhè le cose tra
Kate e Rose si sono aggiustate, anche se ho lasciato tutto un
pò in sospeso per il continuo. Bhè che dirti... A
prestissimo! :)
Okkeeeeeeeeeeeei ora un messaggio a tutte voi: A tutte quelle che hanno
letto, seguito e recensito la storia. A quelle che hanno
aperto questa storia per la prima volta, o che lo hanno fatto per
errore. Tutte, tutte insieme! Innanzitutto vi ringrazio per la
presenza, vi ringrazio per le parole non dette ma pensate, per gli
errori grammaticali che avreste voluto farmi notare, ma che
avete preferito non scrivermi, per i cinque minuti spesi a
leggere e per aver condiviso con me questa pazza storia d'amore.
Un'ultima cosa prima di lasciarvi. Spero che ricordiate questa storia a
lungo. Non perchè abbia un significato preciso. Non
è una favola e non contiene una morale. Nè
implicita, nè esplicita. Ma spero la ricordiate
perchè è semplicemente la storia di due ragazze
che si amano, che si sono messe in gioco, che spesso hanno perso
qualcosa che hanno lasciato sul loro cammino. Nonostante gli ostacoli,
le paure, i caratteri diversi, il loro amore ha trionfato.
E forse questo è un pò un'appello, uno di quelli
che si sentono spesso ma si dimenticano.
Giocate col cuore, ragazze (e ragazzi se ce ne sono u.u), vi
consiglierà sempre la via giusta, quella trionfante.
Kate e Rose hanno vinto.
L'amore vince sempre!
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