Rebirth of Love

di Cristina Black
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 01 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 02 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 03 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 04 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 05 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 06 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 07 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 08 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 09 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 01 ***


Eccomi tornata con una nuova FanFiction!

Avete già letto l'introduzione, ma prima di passare al primo capitolo (tutti senza titolo), vorrei ringraziare enormemente le lettrici, della mia precedente storia, che hanno lasciato un commento una volta finita di pubblicarla, e al quale non ho potuto rispondere. I ringraziamenti si estendono anche a chi continuerà ad apprezzare e rilasciare commenti in quella storia ^_^.

Detto questo iniziamo la pubblicazione di Rebirth of Love, sperando non ci siano errori imbarazzanti come nella precedente -__-. Spero vi piaccia nonostante i cambiamenti. Buona lettura a tutte *____*.

 

****************************************************

 

Jacob POV

 

 

Sono passati quasi quindici anni da quel giorno.

I Volturi non si sono più fatti vivi in tutto questo tempo. Bè, “vivi” per modo dire…

Nonostante abbia avuto l’imprinting con Renesmee, ho sempre visto con diffidenza la stirpe dei vampiri. D’altronde io non ho mai smesso di trasformarmi in un lupo capace di staccargli la testa con un morso.

La cosa positiva era che stando sempre a contatto con i Cullen, avevo cominciato ad abituarmi al loro odore nauseabondo. Così come loro si erano rassegnati a sentire puzza di cane per tutta la casa ventiquattr’ore su ventiquattro.

Ma a parte questo, nessuno di noi era cambiato. Più o meno.

Esme è diventata una sorta di mamma anche per me, mi aveva praticamente adottato, e aveva insistito perchè occupassi la stanza di Edward. Ogni volta che il leggipensieri ci entrava, faceva una smorfia trattenendo l’aria, ed usciva subito.

«Cerca di ricordarti di aprire la finestra, ogni tanto», mi diceva guardandomi dal basso verso l’alto con aria infastidita – mentre io ridacchiavo abbassando gli occhi verso di lui, alto com’ero.

Anche se i rapporti con Edward erano migliorati – non troppo, dato che stavo con sua figlia. Se non altro cominciava a capire come si sentiva Charlie – non resistevo a tirargli qualche scherzo.

Era più forte di me, un richiamo irresistibile. E la sua cara figlioletta mi dava sempre una mano. Ci divertivamo come matti, ed ultimamente si stava unendo anche Bella.

«Mamma Bella che trama terribili scherzi alle spalle del suo amato? Questa è storica!», dissi la prima volta per prenderla in giro, anche se era davvero storico un fatto del genere.

«Lo so, ma mi stavo annoiando», rispose facendo spallucce come quando era umana.

Certi suoi gesti mi facevano venire flash di quando alcune cose tra noi funzionavano, e altre no. Sembra passata un’eternità.

Ovviamente, a seguito della proposta di Esme, la simpatica vampira bionda e nevrastenica aveva messo in piedi una cuccia di legno con tanto di catenaccio attaccato alla parete interna e una scodellona di ferro davanti all’entrata.

«Questa cuccia dovrebbe fare al caso tuo. Il colore ti aggrada?», aveva domandato Rosalie indicando l’enorme fabbricato per animali. Le pareti rosse come la mia vecchia casa di La Push.

Incrociai le braccia ed inclinai la testa da un lato, osservando la sua opera con fare pensieroso.

«In realtà mi sarebbe piaciuto color “faccia di vampira bionda spiaccicata sulla parete della cuccia gigante”. Posso farti vedere come si ottiene se vuoi», le risposi.

Sentivo Nessie, Bella ed Edward ridere sotto i baffi da dentro casa Cullen.

Alice cominciava a starmi simpatica, nonostante cercasse di nascondere quanto non sopportasse non poter mettere il naso nel mio futuro e in quello di Nessie.

Carlisle, o come amo chiamarlo io, il dottor canino, svolgeva il suo solito lavoro nell’ospedale di Belcarra, vicino a Vancouver, zona in cui ci siamo dovuti trasferire da qualche anno.

La gente di Forks cominciava a guardare il dottore con sospetto e in certi casi ammirazione. Qualcuno gli chiese persino se facesse qualche trattamento per restare sempre così giovane – e bello. Era solo questione di tempo. Prima o poi ci saremmo dovuti trasferire da qualche parte, per continuare la nostra bizzarra esistenza.

Ma non ci si rendeva conto, di quanto il tempo passasse fin troppo in fretta. Il tempo perde di significato, quando rimani giovane in eterno. Come me, come Bella, come i Cullen.

Ma non come Renesmee.

Avevo visto il suo volto cambiare di giorno in giorno. Vista la sua pelle diafana, giovane e liscia al mattino, e lo spuntare improvviso di una profonda ruga sulla sua fronte alla sera.

E ora che sono passati quindici anni, il suo volto è irriconoscibile. Dimostrava almeno settant’anni.

Ai miei occhi il suo aspetto non contava nulla, ovvio, e se avessi potuto avrei ricominciato a crescere anch’io. Ma non potevo stare al suo passo, invecchiava troppo in fretta. Sarebbe stato un gesto inutile, quindi avevo deciso di restare giovane, come il resto della sua famiglia.

Ci invidiava per questo, quante volte si era lamentata. Io come al solito cercavo di sdrammatizzare.

«Eddai Nessie! Non sei contenta di mettere le mani su un bel ragazzo giovane e forte come il sottoscritto?», le dicevo sorridendole per rincuorarla.

Lei ci rideva su, e mi cospargeva il viso di baci con le sue labbra grinzose.

Avevo amato Nessie, e lei mi aveva amato. Senza grossi problemi.

Dopo tanto tempo, e tante sofferenze, ho avuto anch’io qualcuno che mi corrispondesse. Non ero più l’eterno secondo, l’amico perenne che non poteva aspirare a nient’altro.

Incrociare gli occhi di Nessie aveva innescato la magia, tagliando tutti i lacci che mi legavano a me stesso, al mio branco, a mio padre, al ricordo di mia madre. Persino il laccio più resistente era stato spezzato.

Quello che mi legava a Bella.

In questi quindici anni sono stato tutto ciò di cui Nessie aveva avuto bisogno. Sono stato un fratello per tre anni, un amico per quattro anni, un amante per altri quattro. E da cinque anni, un figlio e poi un nipote.

Tante persone in una, e in pochissimo tempo.

Ma la sorte avversa sentiva la mia nostalgia, perchè ha giocato con il tempo e con me. La mia felicità “magica” non poteva durare a lungo.

Mentre rimuginavo, mi ritrovai in vicinanza della spiaggia. Belcarra era un posto un po’ più elegante di Forks, con nuvole quasi perenni, neve e foreste brulicanti di animali. Ci eravamo trasferiti proprio li vicino, a meno di quaranta chilometri da Vancouver.

Ero solo, da un po’ di giorni volevo esserlo.

Trovai un fazzoletto di spiaggia arroccato tra le rocce, e mi lasciai cadere sulla sabbia ad osservare il tramonto. La luce fioca di una rarissima giornata senza nuvole, faceva brillare la superficie dell’acqua cristallina, mentre il cielo arancione era abbastanza ampio da lasciare spazio ai miei pensieri.

«Hey Jake», sentii chiamare da dietro le mie spalle. Mi voltai lentamente al suono conosciuto della sua voce.

«Hey Bells. Che ci fai qui?», domandai rivolgendole un sorriso. Lei contraccambiò mentre avanzava verso di me con grazia ed eleganza.

«Mi stavo annoiando, e ho deciso di seguire la tua scia per scocciarti un pò», confessò con noncuranza. Risi insieme a lei. «Posso sedermi?», domandò gentile con la sua voce vellutata.

Ormai mi ero abituato a vederla vampira, e a parte l’assenza di goffaggine, gli occhi ambrati e il timbro diverso della sua voce, era rimasa sempre lei.

Quindici anni fa non lo avrei mai detto, pensavo che sarebbe diventata un’altra persona. O meglio, un’altra “cosa”.

Le sorrisi a labbra chiuse.

«Certo, accomodati», risposi.

Il nostro rapporto di amicizia non era cambiato affatto. Volevo restare solo, ma forse avevo bisogno che in quel momento ci fosse proprio lei.

Si accomodò al mio fianco sulla sabbia, senza staccarmi gli occhi di dosso.

«Cos’hai Jake? Sembri pensieroso», osservò piantando gli occhi dorati sui miei mentre increspava le sopracciglia, peroccupata. Mi conosceva come nessun’altro.

«Lo sembro perchè lo sono», ribattei con poca allegria e tornando a contemplare le onde e l’orizzonte. «E’ un po’ che penso ad una cosa», aggiunsi con un filo di voce.

«Lo so. Edward me l’ha detto», confessò malinconica.

Sospirai.

«Cosa farò?», domandai più a me stesso che a lei. «Cosa farò quando morirà?».

Bella posò una mano gelida sulla mia spalla. Rabbrividimmo entrambi a quel contrastro di temperature. Era fortissimo ma con il tempo era diventato quasi piacevole.

«Non lo so, e mi dispiace Jake», sussurrò. «Anche io ci stavo pensando in questi giorni. Invecchia così velocemente», aggiunse scuotendo la testa e contraendo il viso marmoreo. «Pensi che te ne andrai?».

«Che senso avrebbe stare con voi? Non farei più parte della vostra famiglia, se non ci sarà lei», risposi con voce roca e spezzata.

Sentii la sua mano stringere la mia spalla.

«Hai sempre fatto parte della mia famiglia Jake. Umana o vampira che fosse. Avrai bisogno del nostro sostegno, almeno quanto me», disse.

«Grazie Bells», sussurrai guardandola con gratitudine e stringendole la mano divenuta un po’ più calda a contatto con la mia pelle bollente. «ma forse saprai che non c’è solo questo», aggiunsi.

«Cosa dicono le leggende? Il mio ricordo del falò è abbastanza vago, se non sbaglio Taha Aki era stato male», disse portando le nostre mani intrecciate sulle sue ginocchia. Edward le aveva confidato anche questa mia preoccupazione.

Annuii e mi morsi il labbro.

«Si, ma le nostre leggende hanno dimostrato di avere grossi buchi».

«Che intendi?».

«Prima di Leah, non si erano mai viste donne capaci di trasformarsi in lupo. Prima di Nessie, nessun licantropo, o meglio mutaforma, aveva mai avuto l’imprinting con un mezzo nemico. Prima dei neonati, non era mai stata fatta un’alleanza tra le nostre specie», provai a spiegare. «Le nostre vicende si staccano dalle leggende della mia tribù. Fin’ora è stato tutto piuttosto imprevedibile».

Bella abbassò gli occhi, come quando era imbarazzata.

«Pensi che anche l’imprinting subirà qualche variante, quando Nessie…», non concluse la frase. Il suo viso si contrasse a quel pensiero.

«E’ questo che mi preoccupa», dissi. «E’ stato strano di per sé. Mi domando cosa ne sarà della magia quando lei ci abbandonerà».

Ci fu un minuto di silenzio.

Ascoltammo il suono delle onde che si infrangevano calme sulla spiaggia dorata. Ognuno perso nei propri pensieri.

D’un tratto percepì una strana forza dentro di me. Accadeva ogni volta che stavo lontano da Nessie, o quando semplicemente aveva necessità di me.

«Dobbiamo tornare a casa. Richiamo dell’imprinting», dissi alzandomi in piedi e porgendole la mano automaticamente, come per aiutarla.

Lei la guardò alzando un sopracciglio e curvando le labbra in un sorriso. I denti affilati come rasoi brillavano alla luce soffusa del tramonto.

Era veramente bellissima.

«Sai che non ne ho più bisogno», disse.

«Ah, giusto. L’abitudine con Nessie, scusa», mi giustificai. Stavo per ritrarre la mano, ma lei la prese con un gesto fulmineo.

«Un po’ di umanità non mi dispiace», disse.

Risi e la tirai sù.

Raggiungemmo il bosco più vicino e ci fermammo.

«Jake, so che sei più veloce di me, quindi come al solito ti precedo. Inizio ad andare», propose Bella.

«Okay, così posso legarmi i pantaloncini alla caviglia senza che tu faccia la guardona. Come al solito», risposi con un ampio sorriso divertito.

Era strano, ma avevo l’impressione che ogni volta che le sorridevo, Bella rabbrividisse. E non in modo negativo.

Con uno scatto sfrecciò tra gli alberi, mentre io la raggiunsi poco dopo con i pantaloncini legati alla zampa posteriore destra. Quando l’affiancai scoppiò a ridere.

«Accidenti non riesco mai a batterti!».

Abbaiai una risata. Io ero nato apposta per inseguire – e raggiungere - quelli come lei. Non poteva battermi, per nostra natura. Però si divertiva a provarci ogni volta che ne aveva l’occasione.

Mentre ci avviammo di corsa per il bosco, squillò il suo cellulare. Aveva ancora la suoneria che le avevo scelto un mese fa.

In effetti, l’unica ad essere veramente cambiata era lei. Almeno in questi ultimi tempi. Ma non lo dava quasi mai a vedere. Non capivo esattamente il perché.

«Pronto Edward», rispose senza fermarsi.

Sentii Edward domandare qualcosa con voce preoccupata.

«Stiamo rientrando a casa dalla spiaggia, perché? Cos’è successo?», chiese.

D’istinto ci guardammo. Era successo qualcosa a Renesmee?

Quella forza unita a quel pensiero, mi spinsero ad aumentare la velocità delle mie quattro zampe. Bella sgranò gli occhi.

«Nessie ha avuto un malore?», sussurrò tremante. Con uno scatto, Bella volò sopra il manto erboso, mentre il mio corpo di lupo obbediva a quella forza gravitazionale senza opporsi.

Schiavo dell’imprinting.

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Capitolo 2
*** Capitolo 02 ***


Vi Vanish: Sono felice che ti piaccia *___*! A dir la verità ne ho già scritti alcuni ma voglio postarli piano piano! Ci saranno molti colpi di scena, garantito! Alcuni di questi capitoli sono scritti secondo il punto di vista dei vari personaggi (POV= point of view), per cercare di descrivere le emozioni e i pensieri che dall'esterno non si capiscono.

Spero di ricevere tanti altri commenti ^__^, e ora passiamo al cap.2

 

 

******************************

 

 

Arrivammo nei pressi della nuova casa Cullen, immersa tra i boschi come la precedente.

Bella entrò senza aspettare che sbucassi da dietro i cespugli, umano e più o meno vestito. Quando entrai, vidi l’intera famiglia raggruppata attorno al divano. Bella si stringeva tra le braccia di Edward.

«Fatemi passare», gridai facendomi largo tra quelle statue di marmo.

«Jake», sussurrò debolmente Renesmee.

La sua pelle era bianca quanto il divano sul quale stava sdraiata. La mano sul cuore e l’espressione dolorante.

Guardandola mi sentii male. Non aveva avuto un semplice malore.

«Sta morendo», disse Carlisle.

Un singhiozzo provenì dalla gola di Bella.

«E non si può fare nulla?», gli domandai con gli occhi fuori dalle orbite.

«Ho fatto il possibile per lei. Mi dispiace figliolo», rispose con il volto straziato dal dispiacere e dalla sofferenza.

Mi lasciai cadere sulle ginocchia, accanto a lei.

«Questa volta non puoi aiutarmi Jake», disse con un filo di voce, mentre cercava di stringere la mia mano.

Sentivo il battito del suo cuore, divenire sempre più debole e perdere qualche colpo, la pelle più fredda del solito. Le sue forze andavano di pari passo con il suo aspetto terribilmente invecchiato.

Adesso dimostrava novant’anni.

Non riuscii a trattenere le lacrime, mentre gli altri potevano solo singhiozzare e sentire gli occhi bruciare. I vampiri non potevano piangere.

Non trovavo parole da dirle, mi sentivo come annientato, il cervello era fuori uso.

Bella si inginocchiò accanto a me, posando la sua mano gelida su quella di Renesmee che stringeva la mia.

«Tesoro, ti vorremmo bene per l’eternità. Sarai per sempre la mia piccola brontolona», bisbigliò.

Nessie sorrise, mentre ci mostrava i suoi pensieri, i suoi ricordi di tutti noi.

L’ultimo che ci mostrò, era di una settimana fa.

Ero appoggiato alle fragili ginocchia di Nessie, mentre mi leggeva una raccolta di aneddoti estremamente divertenti. Insieme a noi c’era anche Bella.

Attraverso gli occhi di Nessie, vedevo che io non avevo occhi che per lei, mentre Bella qualche volta ci osservava pensierosa. Si soffermava spesso su di me.

Improvvisamente la visione si interruppe, proprio quando nei suoi ricordi eravamo scoppiati in una grossa risata a seguito di una battuta di quel libro.

I nostri uditi erano abbastanza sensibili perché ci accorgessimo che il suo cuore si era fermato.

I Cullen cominciarono a singhiozzare e ad accasciarsi ai piedi del corpo di Renesmee.

Era una tortura non poter versare lacrime.

Nel momento in cui Nessie chiuse gli occhi, accadde tutto con la stessa rapidità con cui la mia vita venne cambiata dalla magia.

Ero immobile, travolto da un’ondata di pensieri, ricordi, consapevolezze tutte nuove.

Lo sapevo, sapevo che sarebbe successo proprio questo.

Guardai Bella che avevo ancora la bocca aperta, e mi venne da piangere.

«Cosa?», sbottò Edward che aveva letto il caos dei miei pensieri.

Uno ad uno.

Scattai sui suoi occhi increduli.

«Vattene subito Jacob!», intimò quando capì cosa mi fosse successo.

Sette paia di occhi dorati mi guardarono senza capire.

«Perché deve andarsene? Che ti prende Edward?», domandò Alice confusa e sofferente. Bella lo guardò con la stessa espressione, ma sembrava anche un po’ indignata.

Iniziai a tremare.

Mi alzai di scatto e mi avviai verso la porta. Edward seguiva i miei movimenti con aria severa.

Un'istante prima che uscissi dalla porta, una mano ghiacciata si strinse con forza al mio braccio.

«Dove stai andando?», domandò Bella senza nascondere il nervosismo nei campanelli della sua voce.

Non avevo il coraggio di guardarla in faccia.

Non dopo l’ondata di sensi di colpa che mi era piombata improvvisamente addosso.

«Ha ragione Edward. E’ meglio che vada via», sussurrai.

«No!», disse lei.

Cercò i miei occhi intrappolando il mio viso tra le sue mani, costringendomi a voltarlo.

Non potevo, non potevo guardarla nei suoi occhi imploranti. Non adesso.

Guardai dritto davanti a me, dove lei non arrivava.

«Lascialo andare Bella. Non è più gradito», sibilò Edward che si era avvicinato a noi.

Sentiva ogni mio pensiero.

Le prese i polsi e la obbligò ad allontanare le sue mani dal mio viso.

Non ci pensai due volte e schizzai fuori di corsa, infilandomi in mezzo agli alberi.

Mentre mi sfilavo i pantaloncini per trasformarmi di nuovo, sentivo le voci di Bella discutere animatamente con Edward.

Ma per quanto lo desiderassi, non potevo tornare indietro, non ora che la magia si era spezzata ed ero di nuovo pardone di me stesso e delle mie scelte.

Ora che avevo ripreso i lacci dei miei vecchi legami.

 


******************************



Bella POV:

 

 

«Cos’hai fatto Edward!?», sbottai mentre il resto della mia famiglia preparava il punto in cui avrebbero seppellito nostra figlia.

Nonostante il dolore immenso per la perdita di Nessie, amplificato dalla mia natura di vampiro, mi ero preparata ad un simile evento, e per ora stavo riuscendo ad affrontarlo.

Ma non avrei mai immaginato che nello stesso giorno avrei perso anche il mio migliore amico, specie dopo avergli detto che volevo che restasse. Edward lo aveva mandato via, senza che ne capissi il motivo.

Edward distolse lo sguardo dal mio e osservò gli altri che trasportavano il corpo di di Renesmee.

«Non è più necessario che Jacob resti con noi. Niente lo lega al nostro mondo, ormai», rispose, poi piantò i suoi occhi nei miei. «Non dimenticare che è un nostro nemico», sibilò.

Sgranai gli occhi.

«Nemico? Edward ma ti senti quando parli? Ha avuto l’imprinting con nostra figlia! Ora sta soffrendo la sua morte, e tu cosa fai? Lo cacci via?», gridai scioccata dalla sua insensibilità. Dopo tutto questo tempo vissuto insieme, come poteva fare questo?

Edward fece un mezzo sorriso amaro. «Non sta soffrendo la morte di Nessie», disse gelido.

A quelle parole divenni una statua.

Com’era possibile?

Di colpo ricordai ogni sillaba della conversazione che avevo avuto con Jake poco prima. I dubbi sulla stranezza del suo imprinting.

Gli stessi dubbi che avevo avuto io ultimamente.

«E perché lo hai mandato via? Cos’altro gli è successo?», domandai con già mille pensieri per la testa.

Edward non rispose, e il sorriso sparì.

La mia mente lavorava ad una velocità impressionante, ma non potevo restarmene li ad immaginare cosa fosse accaduto. E mio marito non aveva intenzione di darmi le risposte che cercavo.

«Se non me lo dici tu, me lo dirà lui», sentenziai. Gli voltai le spalle e scattai fuori in giardino, ma Edward mi bloccò i polsi con una forza che non aveva mai usato prima.

«No!», gridò furioso.

Mi voltai ad osservarlo. Aveva gli occhi sgranati, ma subito si ricompose e allentò lievemente la presa. «Per favore, lascialo andare. Dimenticalo e resta qui con me», disse sofferente.

Tirai un sospiro, benchè non ne avessi un reale bisogno. Gli posai una mano sul volto e lo guardai negli occhi. «So che anche tu stai soffrendo», sussurrai. Lui annuì, posando la sua mano sulla mia. «Ma voglio solo capire, e se sarà il caso, dirgli addio. Poi tornerò da te», rassicurai.

Restò in silenzio a misurare le mie parole. Poi mi prese e mi baciò con foga.

«Torna presto, mia amata», disse staccando le labbra dalle mie.

Annuii e mi liberai dalla sua presa per sfrecciare lungo la scia di Jacob.

 

******************************


Mentre correvo tra gli alberi mi chiesi se sarei tornata davvero.

In questi ultimi mesi mi ero resa conto di molte cose, ed avevo cominciato a capire le parole che aveva detto una volta Edward, tanti anni fa.

Era una notte fredda, per me che ero ancora umana all’epoca, e il sacco a pelo era riscaldato più dal corpo enorme di Jacob, che dal mio quasi assiderato.

Lui ed Edward parlavano mentre cercavo di prendere sonno, in attesa che spuntasse l’alba di una battaglia per difendermi.

Continuavo a seguire la scia di Jacob, era sempre più forte. Forse si era fermato, dopo tutti quei chilometri tra le foreste.

Perché aveva obbedito ad Edward, quando gli ha detto di andarsene?

Da cosa stava scappando?

O da chi.

Sentii il mugolio di un lupo in lontananza, lo avrei riconosciuto tra mille.

Cinque secondi dopo ero al fianco del grande lupo rossiccio.

Era accucciato tra le foglie secche, con il testone tra le zampe.

Vedevo chiaramente ciuffi di pelo inumidito al di sotto dei suoi occhi neri.

Voltò il muso dall’altra parte, appena mi vide.

«Jake?», lo chiamai.

Mugolò qualcosa senza che potessi vederlo negli occhi.

Mi avvicinai a lui lentamente, allungando una mano sul suo pelo incredibilmente caldo.

Toccarlo era un’ondata indescrivibile di piacere.

Il suo pelo si rizzò come ogni volta che posavo la mia mano gelida. Chissà cosa provava, non glielo avevo mai chiesto.

Mi avvicinai al suo corpo inerme, e mi feci avvolgere da quel calore che su di me aveva cominciato ad avere un potere straordinario.

Perché? Perché proprio adesso che non potevo più tornare indietro?

Formulai i pensieri e le sensazioni ad un battito delle mie lunghe ciglia.

Gli presi il muso e lo voltai verso di me.

I suoi occhi brillavano nei miei, mentre il suo cuore aveva preso ad accelerare.

Non accadeva mai, quando mi guardava. Almeno non da quando sono diventata vampira e lui aveva avuto l’imprinting con mia figlia.

Perché adesso si?

«Jake, il tuo cuore sta prendendo il volo. Perché?», domandai frustrata. Non poteva essere quello che pensavo.

Ma avevo passato troppo tempo a stretto contatto con lui. Avevo compreso e provato troppe cose in tutti questi anni.

Cose che mi avevano cambiata profondamente. Senza possibilità di tornare indietro. Come solo ai vampiri può accadere.

Si liberò facilmente della mia presa – non avevo mai avuto una vera idea di quanto potesse essere forte, poteva contrastarmi anche da umano – e si diresse lentamente dietro i cespugli. Vedevo perfettamente attraverso le foglie, così mi voltai per lasciargli un po’ di privacy.

Attesi paziente che si infilasse i pantaloncini tagliati al ginocchio. Appena il mio udito colse il suono dei bottoni che si richiudevano, mi voltai, e lo vidi spuntare da dietro il suo nascondiglio. Gli occhi bassi e pestati dalle lacrime.

«Bella», disse con voce roca, spezzata. «Bella, non posso più restare da te», aggiunse trattenendo altre lacrime.

Feci un passo verso di lui.

«Perché? Perché sei andato via così? Perché Edward mi ha detto che non stai soffrendo per Nessie? Per cosa stai male Jake?», domandai a raffica. Vederlo così era un tormento, ben peggiore di quand’ero umana.

Da sempre lo conoscevo come le mie tasche, sapevo leggere i suoi pensieri attraverso i suoi occhi. Ma ora che sono una vampira, dotata di sensi infinitamente più sviluppati, riuscivo a provare le sensazioni che trasmetteva con ogni sua espressione.

Sensazioni che solo lui mi faceva provare, ma che avevo sempre nascosto a tutti. Soprattutto ad Edward, e a lui stesso.

La mia conoscenza nei suoi confronti era diventata sconfinata.

Notavo ogni particolare del suo viso, ogni sfumatura dei suoi capelli, ogni bagliore del suoi denti bianchi, ogni fibra dei suoi possenti muscoli.

Lo vedevo come non lo avevo mai visto quand’ero una cieca e stupida umana.

«Non te lo ha detto, ovviamente. Lui non ti dice mai niente di quello che devi sapere!», sbottò furioso.

Erano anni che non lo vedevo così, impetuoso nell’esternare le sue emozioni.

Fece un lungo passo verso di me.

D’istinto assunsi una posizione di difesa, ma mi sentivo ridicola. Non era con me che era arrabbiato, lo sentivo.

«Vuoi attaccarmi Jake?», domandai per niente convinta. Ma non sapevo con certezza cosa gli fosse accaduto, meglio non dare nulla per scontato.

Sgranò gli occhi e lo stupore dominò il suo viso.

«No! Certo che no, Bells!», disse scioccato ed alzando le mani. «Accidenti a me», disse tra sé.

«Cos’è successo Jake?», domandai rilassandomi.

Mi guardò incerto. «Quello che temevo Bells. L’imprinting si è spezzato», disse. «In un certo senso, mi sono resettato», aggiunse con mezzo sorriso.

Lo guardai confusa.

«Vuoi dire che sei tornato quello che eri quindici anni fa?».

«Si», rispose dondolandosi su una gamba.

«Ma non doveva durare anche oltre la morte?».

«In teoria, si. Ma come ti ho detto, le nostre vicende si staccano dalle leggende Quileute».

«Hai idea del perché?», chiesi mentre feci un’altro passo verso di lui. Sospirò.

«Chi lo sà. Forse perché Nessie non era completamente umana. L’imprinting di solito si ha con normali esseri umani, non con ibridi. Non lo so, ma è l’unica cosa che mi viene in mente per spiegarmi la rottura della magia. Ma non è solo questo che mi ha sconvolto», disse scompigliandosi i capelli e sedendosi su una roccia che affiorava dall’erba.

Ormai gli ero abbastanza vicina per sentire il suo calore, come probabilmente lui sentiva l’ondata di freddo provenire dal mio corpo.

«Quando Nessie ha chiuso gli occhi, è come se mi fossi svegliato da un coma profondo. Quei cavi d’acciaio che mi legavano a lei, si sono distrutti. Come se si fossero raffreddati e di conseguenza spezzati. Il centro del mio universo non era più lei, ma di nuovo la terra», confessò cercando di farmi capire cosa avesse sentito dentro di sè.

«E perché hai fatto di tutto per non guardarmi in faccia Jake? Anche adesso guardi l’erba anziché me», feci notare.

Per un attimo i suoi occhi balzarono sui miei, ma li riabbassò subito, imbarazzato.

«Bè, in realtà sono un po’ combattuto su cosa provare. Non te lo so spiegare», disse con la sua voce roca.

Mi sedetti al suo fianco su quella roccia e lo guardai.

«Provaci. Sei sempre stato bravo a spiegare le cose».

«Già, potrei fare benissimo l’insegnante», scherzò abbozzando un sorriso.

Fece un breve silenzio, mentre l’ombra di ilarità sparì. Poi prese fiato e proseguì. «Questo imprinting ha spezzato tutte le promesse che ti avevo fatto, Bells. Com’era successo tra Sam e Leah», disse con un filo di voce. «Mi sento in colpa per aver gettato tutto al vento, così», disse schioccando le dita «di punto in bianco, con un semplice sguardo. Credevo che sarebbe stata una cosa bella, che avrebbe risolto tutti i problemi. Ma ora mi sono reso conto che ero come ipnotizzato. Ne ero diventato schiavo senza accorgermene, mi aveva privato della mia libertà di scegliere chi amare. Non ero più libero di essere me stesso. È stato terribile rendersene conto, Bells. E tutto in una volta. Ho sentito il peso di tutte le persone che sono dovuto diventare per seguire i suoi bisogni, invece dei miei», spiegò stringendo i pugni man mano che che scavava dentro le sue sensazioni.

«Riesco ad immaginare cosa provi», dissi sovrapensiero. Jake mi lanciò un’occhiata.

«E come fai? Hai sempre saputo cosa volevi, hai sempre amato chi avevi scelto», disse con un velo di amarezza. Poi colpito da non so cosa, distolse lo sguardo e ridusse la voce ad un sussurro. «E solo lui».

Quella precisazione, quel tono amaro e sofferente, mi riportarono indietro ad una vita fa.

Restai immobile come una statua, in silenzio. Come facevo sempre quando non volevo far capire cosa provassi a chiunque mi circondasse.

Se avessi aperto bocca mi sarebbe scappato il mio segreto. Volevo che andasse avanti, volevo sapere ogni cosa lo tormentasse, per capire davvero cosa fare.

«Non capisco il conflitto di cui parli», dissi. «Non avevi scelta, come hai detto tu. Non devi sentirti in colpa per qualcosa che non potevi controllare».

Jake scosse la testa.

«Non capisci, Bells. Io avevo già scelto chi amare, anche se a quanto pare non era la persona giusta pe me, almeno secondo la magia Quileute», rispose. «Ho visto quanto sei stata felice con Edward, quanto lo amassi, e non mi ha più dato fastidio in questi anni con Renesmee. Ma adesso…non lo sopporto più, e non posso combatterlo. Non mi resta che andarmene e cercare di dimenticarti», disse alzandosi di scatto ed allontanandosi da me di due lunghi passi.

La mia perfetta faccia da poker si sbriciolò e lo guardai sbigottita.

Con lui era difficile controllare le emozioni come facevo con il resto della mia famiglia.

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Capitolo 3
*** Capitolo 03 ***


Bellsblack: Waw, mi fa piacere che abbia letto anche l'altra storia e che ti sia piaciuta! Se ti riferisci alla storia che sto pubblicando adesso, non so se sia diversa dalle altre, non le ho lette quindi prendo per buono quel che dici tu xD. E' un pò intricata come storia, e ci sono diversi colpi di scena, tutti con una spiegazione per carità xD. Attualmente ho scritto diversi capitoli e probabilmente sto già arrivando alla fine, quindi non preoccuparti, continuerò a postarla ^_^. Certo che non mi dispiace ricevere commenti, sia qui che in New Twilight saga se vuoi *___*. Chiedo solo un favore, derivato da una bruttissima esperienza: non copiate le mie storie. Purtroppo è già successo, e fortunatamente l'autrice del plagio è stata beccata, ma non vorrei ripeterla un'altra volta. Detto questo, spero di ricevere presto altri tuoi commenti ^_^.


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La mia adoratissima Marpy!!!!! Ciao!!!

Dunque, ormai conosci tutti i miei pensieri più profondi in merito all'imprinting di Jake xD, e mi fa piacere che trovi più logica la mia soluzione. Rileggendo la parte di BD dove parla quell'ibrido che Alice ha raccattato in Brasile, in effetti non spiega benissimo come sono le ibride femmine. Lui si è fermato a 7 anni e un'altra sua sorella a 18, ma è rimasto abbastanza vago sulla differenza tra i due sessi, quindi le differenze potrebbero essere sia di sesso e perchè no, anche genetiche. Chi dice che in casi seppur rari, una di esse non si ferma proprio e continua ad invecchiare? E' un pò stiracchiata come cosa, anche perchè mi serviva più per creare la storia, ma per fortuna la Meyer ha lasciato ampio spazio all'interpretazione restando vaga su questa cosa xD.

Troppo lunga l'eternità con Edward o è semplicemente infelice? Si può dire che le due cose vadano di pari passo, ma c'è dell'altro...lo spiegherà proprio Bella in questo terzo capitolo ^__-.

Ti ringrazio dei complimenti carissima, spero di risentirti presto! Baci!


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«Jake, resta per favore», dissi alzandomi da quella panchina naturale.

Jacob si voltò di scatto e mi guardò sprezzante.

«Allora provi gusto nel vedermi soffrire per te!? Perché non mi lasci andare una buona volta? Perché sei così egoista Bella!?», sbraitò.

Come al solito mi aveva messa alle strette.

«Non voglio che tu soffra Jake. Non l’ho mai voluto, ma sembrava non ci fossero alternative, all’epoca», dissi.

«Si che c’era un’alternativa. Me», sibilò battendosi il petto con un gesto secco. «Ma ormai non conta più nulla. Gli appartieni, e io non ho il coraggio di riprovarci», disse pieno di sconforto.

«Coraggio?», domandai confusa.

«Cerca di metterti per una volta nei miei panni, Bells. Il giorno prima sono pazzo d’amore per te, il giorno dopo ti dimentico con Renesmee, e il terzo giorno ritorno da te perchè lei non c’è più! Con che faccia potrei farlo? Sapendo che tu sei completamente cieca d’amore per un’altro, con il quale sei sposata e che ti ha trasformata!», disse concitato.

Sorrisi lievemente sarcastica.

«Non mi sembra che il mio matrimonio ti abbia mai fermato, Jake. Ho un vago ricordo di una certa proposta quando ero incinta», dissi.

Jake storse il naso e non trattenne un sorriso.

«E’ vero, ma era un’assurda idea del tuo succhiasangue. Ero imbarazzato da un lato, e speranzoso dall’altro. Pur di tenerti tra le braccia avrei fatto qualunque cosa per te. Avrei accettato anche il ruolo dell’eterno amante, pur di regalarti un po’ di felicità anche da parte mia», confessò.

E il suo sorriso si allargò a quell’idea.

Restai impietrita, incantata dalla sua bellezza mentre sorrideva. Non avevo mai visto, in nessun’altro volto, un sorriso luminoso e potente come il suo.

Si, era potente, almeno per me.

Ad Alice, Rosalie o Esme non faceva lo stesso effetto, ma io avevo sempre adorato il suo sorriso caloroso. Ora quel sorriso era solo una delle tante cose che mi facevano girare la testa.

«Se non avessi questo senso di colpa…avresti quel coraggio?», domandai seria.

«Si», disse deciso. «E’ come se non avessi mai smesso di amarti, Bells. Tu sei quella che ho scelto io, per quella che sei, non per le strane magie della mia gente», aggiunse. Si avvicinò lentamente a me, mentre i suoi occhi erano allacciati ai miei. Quando mi fu abbastanza vicino sollevò una mano verso il mio viso diafano e lo sfiorò.

Percepì quel lieve contatto con una tale intensità da costringermi a chiudere gli occhi.

«Eri bellissima quand’eri umana, ed ora che sei una vampira, sei ancora più meravigliosa. Non riesco nemmeno a vederti come mia nemica, per me sei sempre tu. Sei ancora una volta la mia Bells», sussurrò mentre non smetteva di sfiorarmi il viso.

Mi sforzai di riaprire gli occhi e incrociai il suo sguardo.

Ardevano nei miei.

Le fiamme dei suoi occhi neri come il petrolio, entravano prepotenti nel mio corpo indistruttibile e mi bruciavano dall’interno. Senza dolore, senza sofferenza.

Solo una calore che pareva riportarmi in vita.

Quell’illusione mi sconvolse più di prima.

Quanto mi era mancato, quanto mi sentivo di nuovo viva in quel momento.

L’ennesima meteora che portava il suo nome attraversò il mio cielo interiore, bruciando dentro di me, illuminandolo a giorno come il sole in pieno agosto.

«Lascia perdere il senso di colpa, Jake», mormorai, catturata dai suoi occhi profondi come l’universo e brucianti come tizzoni ardenti.

Jacob aggrottò le sopracciglia.

«Cosa?».

Gli presi il volto tra le mani, cercando di essere delicata e di ignorare la sete che cominciava a farsi sentire. Nelle vicinanze c’erano tre dei miei animali preferiti, e nonostante l’odore di Jacob a due centimetri da me, sentivo chiaramente le loro scie.

Ma era ad altro a cui facevo fatica a resistere.

«Hai sentito benissimo, Jake. Non hai idea di cosa mi sia successo in questi mesi. Quante cose siano mutate dentro di me», dissi incapace di trattenermi ancora.

Con Jacob, era impossibile nascondere le mie vere emozioni, con lui non riuscivo mai a fingere. Mi prese le mani e le strinse, premendole con decisione sul suo viso bollente e improvvisamente acceso.

Le mie mani si scaldarono, come se il sangue scorresse ancora nelle mie vene.

«Ricordi quando Edward ti aveva detto quanto certi eventi cambiassero in profondità un vampiro? Senza che potesse tornare indietro?», domandai mentre cercavo di trattenermi nella posizione in cui ero.

«Si, certo, era la notte che precedeva la battaglia contro i neonati e la rossa. Tu dormivi, o almeno così credevamo, mentre io ed Edward avevamo parlato per un sacco di tempo. Ricordo tutto».

«Ecco, è successo anche a me, e non ho potuto oppormi con te che gironzolavi per casa tutto il tempo», dissi con un leggero sorriso.

La differenza tra lui ed Edward, era paragonabile ad un abisso.

Solo ora che avevo acquisito sicurezza in me stessa, ora che capivo ogni cosa in maniera più profonda, ora che ogni sentimento per lui era stato amplificato dalla mia nuova natura, riuscivo a coglierla.

Il suo viso si accigliò per un istante e allontanò le mie mani dal suo volto. «Quindi è a causa della metamorfosi della pietra che sei, che adesso mi vuoi?», domandò con una punta di rabbia.

«No. È a causa dei miei ultrasensi, che ho finalmente colto le differenze che non notavo da umana, Jake. Ero una stupida perché ero cieca, ero come dicevi tu. E ora la mia vista è più che perfetta, se capisci cosa intendo».

«No, non lo capisco», disse incrociando le braccia. «Spiegati».

Aveva ragione a non capire. Inoltre era tornato lo stesso testardo di sempre. Sospirai e iniziai dal principio.

«All’inizio, l’idea dell’eternità mi eccitava. Provavo un amore smisurato per Edward, ma con l’andare del tempo ho compreso quanto lui fosse…noioso», confessai un po’ imbarazzata.

Jake scoppiò in una risata nervosa.

«Cosa? Il tuo immenso amore, è noioso?».

«Si, lo so è assurdo. E me ne sono accorta mettendo involontariamente a confronto il tempo che passavo con lui e quello che passavo con te e Renesmee. Con Edward era tutto statico, e anch’io mi sentivo immobile e vecchia. Qualcosa di molto vicino alla noia. Pensare che sarebbe stato così per l’eternità, ha cominciato a farmi riflettere. Con te invece provavo di nuovo il calore della vita, mi divertivo, provando emozioni che superavano quelle umane. Era qualcosa di totalmente nuovo. Ho cominciato a pensare che con te stavo molto meglio che con Edward. Come quando ero umana, senza mai ammetterlo. Ma ora mi è così evidente, e pian piano ho cominciato a rimettere in discussione quel lato che cercavo di nascondere in tutti i modi. Un lato che tu stesso mi hai costretto a far venire fuori quando mi avevi baciata sulla montagna. Avevo scoperto quanto ti amassi, e da qualche mese ho riscoperto quell’amore, che mi ha travolta come un treno in corsa», confessai. E se avessi potuto, sarei arrossita.

Jacob mi fissò incredulo, sciogliendo le braccia dai muscoli assurdamente perfetti, tonici e bronzei.

Una sfumatura ramata che mi mozzava il fiato, ora che la vedevo davvero, benchè in questo momento avesse assunto una strana tonalità di blu a causa della notte, per come la percepivo.

Prima la ammiravo, la invidiavo.

Ora ne ero estasiata.

«Allora non lo hai dimenticato», mormorò.

Si avvicinò velocemente e con impazienza a me, per prendermi il viso e avvolgermi con il suo calore spropositato.

Quanto avevo immaginato che riprendesse così il mio viso, come un tempo. Quanto lo avevo desiderato senza mai sperare che lo facesse di nuovo.

Il mio scudo protettivo aveva tenuto lontano Edward da quei miei pensieri, e la capacità di controllare le emozioni mi avevano permesso di mentirgli.

Come lui aveva fatto con me diverse volte, quando ero una fragile ragazzina insicura, in balia dei suoi umori.

«No Jake, non l’ho dimenticato, non del tutto. Ma ora che ti vedo come non ti avevo mai visto prima, ora che posso vedere ogni singolo riflesso mogano scuro dei tuoi capelli corvini, ogni bagliore dei tuoi occhi, di una profondità sconfinata entro il quale mi potrei perdere per sempre, ogni battito del tuo cuore accelerato che mi rimbomba dentro come fossi una cassa di risonanza, come se fosse il mio cuore a battere ancora, ogni scintilla luminosa come i diamanti della mia pelle, scatenata dal tuo sorriso capace di frantumarmi in mille pezzi, ora che i miei occhi e miei sensi ti vedono e ti ascoltano per quello che sei, non posso più controllare questo amore che si impossessa di me secondo dopo secondo. Avevi cambiato la mia vita quando ero solo Bella Swan. Ora stai cambiando la mia esistenza, totalmente ed irreversibilmente, Jake. Come solo ad un vampiro può accadere», dissi trasudando emozioni fortissime nella mia voce che a malapena controllavo.

Una lacrima rigò il viso di Jacob, mentre mi guardava sbigottito.

«Tu…tu provi questo…per me?», balbettò tra i singhiozzi.

«Si, Jake. Provo questo e tanto altro», dissi toccata dalla sua reazione sincera quanto spiazzata.

L’imprinting era davvero finito, era di nuovo mio.

Avevo ancora la mia alternativa, nonostante il mio odore ghiacciato e troppo dolce gli pizzicasse il naso.

Anche il suo odore non era per niente buono, come quello che sentivo una vita fa. Ma mi ci ero abituata, se non assuefatta. Non lo sentivo quasi più.

Levò le mani bollenti dal mio viso e mi strinse con forza disperata tra le sue braccia.

Oddio, oddio quanto calore! Quanta vita! Quanta bellezza e immensità in quel gesto che aveva compiuto tante volte sul mio fragile corpo mortale!

Stupida, stupida umana! Stupidi sensi annebbiati! Stupida ossessione da facile preda della perfezione dei vampiri! Stupidi occhi che non hanno saputo vedere! Stupido cervello che non ha saputo capire!

«Bells, quello che mi stai dicendo va oltre ogni mio sogno», disse tra i singhiozzi ed affondando il viso tra i miei capelli di seta, incurante del cattivo odore che ovviamente sentiva.

Lo strinsi con delicatezza. Ma avrei voluto osare di più.

«Non è che una goccia nell’oceano», sussurrai con gli occhi che mi bruciavano dalla voglia di piangere. Sentivo le guance calde, come se fossi arrossita. Ma sapevo che trattenevo ancora il calore delle sue mani.

«Stringimi forte, Bells», mormorò aumentando la presa.

«Non voglio farti male», dissi con voce tremante.

«Chi se ne importa!», disse quasi con rabbia ed immergendo una mano nella mia morbida chioma. «Voglio che il freddo del tuo corpo mi entri nelle ossa!».

Chiusi gli occhi e aumentai la presa.

Assaporai ogni millimetro della sua schiena possente e morbida sotto le mie dita.

Ricordai che da umana non si accorgeva nemmeno che lo colpivo. Ora ero più forte, molto molto di più.

«Bè, non così forte», disse, e dal tono che usò capii che stava sorridendo.

Scoppiai a ridere e allentai lievemente la mia presa d’acciaio.

Risi, risi di gusto, provavo una felicità nel ridere di nuovo in quel modo.

D’un tratto lo sentii irrigidirsi. Tirò un sospiro e sciolse l’abbraccio. Capii che voleva dirmi qualcosa, così lasciai che parlasse. Le braccia lungo i fianchi, lo sguardo triste.

«Sai chi mi hai ricordato adesso?».

Non finì di pronunciare la domanda che avevo già capito di chi stesse parlando. In quel momento avevo riso come faceva lei. Quando gioiva del suo amore.

«Renesmee», sussurrai con voce spezzata.

Il dolore mi invase all’istante.

L’avevo appena persa, e la felicità di riavere indietro il mio Jacob, me l’aveva fatta dimenticare.

Mi allontanai da lui con un balzo. Provavo un senso di vergogna e perdita nello stesso momento.

Mi accasciai per terra e il mio volto si contraè in un’espressione inorridita.

«Sono…orribile…come ho potuto dimenticarmi di lei?», sussurai. D’istinto mi coprii il viso, e se avessi potuto sarei scoppiata in un pianto isterico.

Jake si avvicinò a me come per consolarmi.

«No Jake, non provare a consolarmi. Sono un mostro! Mia figlia è appena morta e la prima cosa che faccio è correre tra le tue braccia di nuovo mie!», gridai mentre gli occhi mi bruciavano.

Jake si inginocchiò e mi prese la mano gelida. «Bells, so cosa si prova quando tutto il tuo mondo cambia in una frazione di secondo. Ti devasta, dimentichi tutto, ogni cosa. Ciò che sei, ciò che ami, ciò per cui combatti non esiste più. Conosco le emozioni che senti Bells, perché le ho provate io stesso quando ho subito l’imprinting. E’ bastato uno sguardo per cancellarti, nonostante sarei morto per te», disse con una tale dolcezza nella voce che mi fece aumentare la mia voglia di piangere.

«E’ vero. Ma io sono sua madre, e lei era l’oggetto del tuo imprinting. Non ti manca? Non ti senti in colpa per avermi stretta a te?».

Jake abbozzò un sorriso. «Certo che mi manca, ma non mi pento di poterti di nuovo amare come desidero. Ormai per Nessie ero diventato un nipote, il migliore, e lei per me era diventata…una nonna», confessò sereno.

«Cosa?», domandai sconvolta. Nessie per lui era come una nonna?

«Ebbene si», disse incrociando le gambe. «E’ un’altra delle particolarità dell’imprinting. Se lei fosse morta quando mi considerava un fratello, per me sarebbe stato come perdere una sorella. Se invece ero il suo amante, avrei pianto il mio amore, sarei stato una specie di vedovo. Il mio imprnting mi lega a lei e i suoi bisogni diventano i miei. In questi ultimi anni per lei ero un nipote, mentre per me era una nonna, non una moglie. In più la magia si è spezzata, di lei non mi è rimasto quasi nulla dentro. Se l’è portato via la magia, ma mi manca lo stesso perché non sono un insensibile. E so che anche a te manca, perché nemmeno tu sei insensibile Bells. Sei solo stata…assurdamente distratta da qualcosa che non hai più potuto controllare», disse.

Lo guardai incredula.

Mi sorrise ed ebbi un brivido nell’ammirare le scintille di varie tonalità d’azzurro e luce lunare dei suoi denti bianchissimi.

Lasciai che mi abbracciasse di nuovo e mi cullasse come fossi una bambina. Combattei per non lasciarmi distrarre ancora.

«Questo non toglie che sono un pessimo genitore», mugugnai.

«Bè, non vincerai il premio come mamma dell’anno», scherzò. Poi con un dito mi sollevò il mento per incrociare i miei occhi. «Ma se non altro, hai vinto il mio cuore», sussurrò.

«Un bel premio di consolazione», dissi. Sorrise.

«Infatti non sei entrata nemmeno in classifica tra i primi tre posti. Non puoi aspirare a niente di meglio, mi dispiace», aggiunse ridacchiando.

«Sei uno stupido»,  protestai.

Scoppiò in una risata fragorosa, mentre le sue mani correvano lungo la mia schiena stropicciando il vestito di seta a fiori.

Poi lo sentii allontanarsi da me per prendermi il viso e poggiare la sua fronte alla mia.

«La mia Bells. La mia piccola succhiasangue», sussurrò dolce.

«Il mio Jake. Il mio cane gigante», ribattei con una smorfia.

«Hey, come sei romantica», osservò ridacchiando.

«Almeno quanto te», dissi sorridente.

Ci guardammo negli occhi mentre ridevamo piano, poi lentamente le nostre labbra curvate dal sorriso, si appiattirono in un’espressione serena.

Mi riflettevo perfettamente nei suoi occhi neri e limpidi.

Eravamo lo specchio l’una dell’altro, connessi in un’entità unica divisa in due.

Una mano scivolò nei mie fianchi, mentre l’altra mi prese il viso delicatamente, come se ora fosse lui ad avere paura di farmi male.

Nello stesso istante i nostri visi si avvicinarono l’un l’altro, finchè le nostre labbra si sfiorarono.

Premette la bocca, di una morbidezza e un calore devastanti, sulla mia, in un bacio a fior di labbra. Poi una lingua di fuoco entrò impaziente nella mia gola inondata di veleno.

Sapevo non gli avrebbe fatto niente, ma dovevo stare attenta a non tagliarlo con i miei denti affilati come rasoi.

Non ebbe il tempo di cercare la mia lingua di ghiaccio che la trovò appena dischiusi le mie labbra.

Il mio cervello doppio non era capace di pensare a nulla in quel momento.

Il calore che entrò nella mia bocca, il movimento frenetico e disperato della sua lingua intrecciata alla mia, il suo respiro infuocato si impossessava di ogni mia cellula morta, incendiandola, riportandola in vita.

Sentivo tanto, tanto calore entrare ovunque in me.

E provavo una passione e un bisogno di lui, incontenibili!

Le mie mani si muovevano fin troppo velocemente lungo la sua schiena, le sue spalle, il suo collo, il petto, gli addominali, i fianchi, come se lo stessi facendo nello stesso momento. Lo avvicinai facendo aderire il suo corpo al mio, affondando le dita nella sua carne.

Lo sentii gemere, forse gli avevo fatto male, ma non gli importava. Non si staccava da me e non smetteva di stringere le curve del mio corpo duro.

Era talmente forte che le sue dita riuscirono ad affondare nel mio seno marmoreo.

Era forse l’unico essere umano in grado di farlo. Forse proprio perché era l’unico capace di distruggere la mia specie.

I vampiri potevano essere uccisi solo da un’altro vampiro, e tra vampiri il tocco equivale a quello di due esseri umani. Ma anche i lupi erano forti quanto i vampiri, se non di più, e poteva toccarmi come solo un’altro vampiro poteva fare.

Il calore della sua mano sul mio corpo, coperto da un semplice strato di seta, mi provocò un brivido assurdo.

Non riuscivo ad immaginare, cosa avrei provato se ci fossimo spinti oltre.

«Tieni molto a questo vestito?», chiese staccando quelle labbra indescrivibili e baciandomi il collo con violenza.

«No», farfugliai, sconvolta dalle mie stesse emozioni.

«Allora non ti dispiacerà», disse con voce roca e profonda.

Acchiappò la scollatura con entrambe le mani e mi strappò il vestito di dosso.

Lo lasciai fare.

La sua lingua tracciava scie di fuoco ovunque. Ogni suo tocco era una scarica elettrica.

Non avevo mai provato nulla di così intenso, ma sapevo che si poteva andare ben oltre.

Mi lasciai cadere con grazia sul morbido manto erboso, trascindandolo con me.

Riprendemmo a baciarci con desiderio ed una strana libertà, impossibile da ottenere con un normale essere umano. Ma Jake non era normale, era solo umano, come aveva precisato lui tanto tempo fa.

Quando gli graffiai la schiena si lamentò. Sentì l’odore acre del suo sangue, che fortunatamente non mi piaceva per niente.

«Scusa», sussurrai staccando controvoglia le mie labbra dalle sue.

«Il bello dell’essere un lupo è che le ferite guariscono in fretta», replicò con un sorriso, mentre l’odore del sangue sparì in un batter d’occhio.

Risi, poi gli lanciai uno sguardo malizioso.

«Tieni molto a questi pantaloncini?», domandai afferrandone un lembo. Mi guardò divertito.

«Bè, in effetti ci tengo parecchio», replicò.

«Ah», mugugnai mordendomi il labbro, imbarazzata. Tolsi la mano quasi infastidita.

«Scherzetto», disse, e udì ogni filo del tessuto dei suoi indumenti, lacerarsi in frammenti invisibili ad occhio umano.

Le risate vennero mozzate dallo stupore. Prememetti le mani gelide sul suo torace immenso per allontanarlo e ammirarlo meglio.

Ma com’era possibile che un vampiro potesse trovare una tale perfezione in un suo nemico? Non ci dovevamo disprezzare a vicenda? Come poteva Jacob essere così maledettamente perfetto ai miei occhi?

Quanto ero stata cieca da umana? O quanto in profondità nascondevo tutta l’attrazione per lui?

Quella stessa attrazione che era esplosa con la violenza di una bomba nucleare.

Lo volevo, volevo farlo completamente mio.

«Ti voglio Jacob», dissi quasi implorante.

Mi guardò dubbioso.

«Sei sicura? Bells, non sono certo che Ed…», gli tappai la bocca con un dito.

«Non rovinare tutto pronunciando il suo nome, Jake», dissi. «So cosa fare. So cosa voglio. L’ho sempre saputo, ma sai quanto so essere testarda».

Lui annuì, ma non sembrava convinto.

«Bells, tu sei ancora sposata. Non doveva succedere tutto questo», disse. Si scostò da me sollevandosi con le braccia. Sentivo quanto fosse poco convinto.

Lo bloccai tenendolo per una spalla.

«Lo so, sarebbe dovuto accadere tanto tempo fa, quando ero ancora una stupida mortale incapace. Ma non posso più tornare indietro. Ci ho provato, cercando di convincermi che l’imprinting ti avrebbe tenuto lontano da me per sempre. Ma non ci sono riuscita, e la magia si è spezzata. Non ho più scuse per combattere contro me stessa».

«Sei sicura che poi non te ne pentirai? Non reggerei a questo, Bells. Questa volta se mi spezzi il cuore ne morirò», disse contraendo il viso.

Poggiai il gomito sull’erba e sollevai lievemente la schiena per avvicinarmi al suo volto.

«L’unica cosa di cui mi pento e di non essere rimasta sul tuo letto il giorno che sei stato ferito in quella battaglia, Jake», dissi guardandolo dritto negli occhi. «Pentita di averti sbattuto sul fondo del mio cuore per dar spazio alla scelta sbagliata. Pentita per non averti visto come un uomo, ma solo come un amico. Ma la mia nuova natura non mi ha più permesso di nascondere tutto questo. Ogni cosa di te, ogni tuo piccolo gesto, viene amplificato dai miei sensi in un modo che non puoi minimamente immaginare. Da umana sentivo come se io e te fossimo collegati da qualcosa, e ti conoscevo bene come le mie tasche. Ma adesso, ogni tua emozione, ogni battito del tuo cuore, ogni entità della tua anima, è come se mi appartenesse. È come se fosse mio. Mi sento più viva adesso che quando ero mortale, Jake. Tutto questo Edward non è in grado di darmelo. Ora che ho assorbito tutte quelle cosa che consideravo strordinarie di lui, mi sono accorta che non gli rimaneva altro, con lui ero morta! Perciò non voglio che pronunci il suo nome, e non voglio più rinunciare a te!», dissi con una strana rabbia che mi cresceva dentro.

Come si può far capire cosa prova un vampiro?

Jacob muoveva le labbra senza che uscisse alcun suono dalla sua gola. Era troppo sbigottito per formulare una sola frase sensata.

Con difficoltà riuscì a riprendere il controllo di sé e si ritrasse ancora.

«No, Bells, noi…è meglio fermarsi», farfugliò.

Fissai il suo corpo nudo e gigantesco.

«Lo dici ora che hai buttato all’aria i nostri vestiti?», domandai alzando un sopracciglio e tornando sui suoi occhi.

«Lo so, ti chiedo scusa, non avrei dovuto», disse controllando anche la voce roca. «E’ meglio se troviamo qualcosa con cui rivestirci e risolviamo con i Cullen», mormorò a voce sempre più bassa.

Stava davanti a me, seduto sulle ginocchia.

Riuscivo a percepire quanto ogni fibra del suo corpo mi desiderasse.

Mi avvicinai a lui, mentre la mia pelle diafana rifletteva la luce della luna.

«Ma Jake…io ti voglio. Adesso, per sempre», sussurrai.

Iniziò a tremare, ma non di rabbia.

«No…prima dobbiamo…», farfugliò mordendosi il labbro carnoso e fissando il prato, lontano dal mio sguardo.

Combatteva ferocemente contro sè stesso.

 

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Jacob POV:

 

 

Devo resistere, devo resistere!

Bella è ancora sposata!

Anche se ora finalmente mi ha scelto e io sono di nuovo libero, non posso lasciar perdere tutto e farla mia così!

Ma lo vorrei…

Dio, la desidero con tutto me stesso!

La sua pelle nuda e bianca mi toglie il fiato, il freddo del suo corpo mi scatena il fuoco nelle vene, e quel suo modo di guardarmi adesso…così sensuale, così coinvolgente, come se il resto del mondo non esistesse.

Ora che mi guarda come avevo sognato tanti anni fa.

Quante notti insonni a immaginarla tra le mie braccia, quante lacrime ho versato nel vedermi sbattere in faccia la realtà.

La mia piccola Bells, vuole unirsi a me per sempre, e io sto qua a rimuginare su cosa è giusto fare e cosa no.

Ma nei confronti di chi?

Avrei fatto un torto? E a chi? Al leggipensieri?

Ora che avevo ripreso ad odiarlo per tutto quello che ha combinato alla mia Bells!

L’avrei ucciso con le mie mani per tutto il male che le ha fatto!

L’ha resa una preda per quella Victoria, l’ha fatta scoprire dai Volturi, l’ha abbandonata riducendola ad uno straccio per poi strapparmela dalle mani quando ero così vicino al suo cuore! L’ha messa incinta facendole passare le pene dell’inferno con un parto da film horror, costringendomi a dargli il permesso di trasformarla per non farla morire!

Odio, odio Edward Cullen!

E amo Bella. La amo da morire!

Finalmente, dopo tanto tempo di prigionia dentro me stesso, mi sento di nuovo pieno di lei!

Chi se ne frega se è un vampiro, chi se ne frega se il suo odore mi brucia il naso, chi se frega se il suo corpo è freddo come il ghiaccio e duro come la pietra!

Ogni suo tocco è una scarica elettrica! Un’ondata di piacere che mi da i brividi!

Il mio corpo continuava a vibrare in risposta a quel desiderio di lei.

Il suo viso a cuore mi osservava deciso, quando con uno scatto fulmineo me la ritrovai allacciata al mio collo, mettendosi a cavalcioni sulle mie coscie.

Ebbi un’altra scossa a quel contatto violento.

D’istinto la tenni per i fianchi, come per non farla cadere. Il mio corpo rispondeva al ghiaccio, con il fuoco.

Quando avvicinò le sue labbra al mio orecchio, provai un brivido lungo la schiena. Non mi era mai venuta la pelle d’oca prima di allora.

«Jake, non mentirmi. Sento quanto mi desideri», sussurrò con il suo respiro freddo. «Come io desidero te», aggiunse.

Posò le labbra fredde nell’incavo del mio collo, e vi diede un bacio.

Un’altro spasmo, e persi il controllo della mia stretta sui suoi fianchi.

Se fosse stata umana le avrei spezzato le ossa del bacino.

Il mio vecchio “io” era ritornato più impetuoso di prima. Come aver contenuto un fiume che nel corso degli anni cresceva, s’ingrossava, e ora che la diga era crollata, travolgeva ogni cosa con forza devastante.

Me per primo.

La vista si annebbiò, e la mia volontà finalmente libera si impossessò completamente di me.

«Al Diavolo!», dissi con voce bassa e selvaggia.

L’assalii con un bacio che l’avrebbe soffocata, assaporando le sue labbra con la lingua in maniera vergognosa. La sentii ansimare e il suo corpo diveniva più caldo a contatto con il mio.

Dietro di lei c’era un albero molto robusto, così decisi di usarlo per farle poggiare la schiena e farla aderire al mio corpo per scaldarla del tutto.

Liberai le mani per esplorarla ovunque, e lei faceva lo stesso con me, con avdità e curiosità.

Io ero molto più grosso del suo Edward, che non avrebbe mai avuto la mia muscolatura, e Bella non ci aveva mai messo le mani. Ora era curiosa di sentirne ogni fibra, coglierne la possenza, durezza ed insieme morbidezza.

Cercai di calmarmi, stavo diventanto troppo violento, non era da me.

Mi fermai e le presi il viso, il mio cuore batteva frenetico, ansimavo.

«Ti amo Bella», sussurrai appena ripresi il controllo del mio respiro.

«Anch’io ti amo Jacob. Oggi, domani. Per sempre», rispose abbozzando un sorriso, i suoi occhi d’ambra intrecciati ai miei.

Conoscevo quello sguardo.

Uno sguardo che non aveva mai rivolto a me, ma solo a lui. Lo sguardo che avevo io quando guardavo Renesmee.

Non mi ero mai sentito così felice come in quel momento.

La baciai con dolcezza, lentamente, mentre lei lasciava scie ghiacciate e delicate sulla mia schiena bollente.

Afferrai i suoi fianchi e la sollevai appena, mentre lei affondava le dita fredde tra i miei capelli.

Quando avvicinai il suo bacino al mio, finalmente ci unimmo.

E niente fu più lo stesso.

 

**************************************** 


Bella POV

 

 

L’ondata di calore era devastante.

Il fuoco del suo corpo entrò dentro di me, e le fiamme che partivano dal mio ventre divampavano per tutto il mio corpo. Ricordava l’incendio della mia trasformazione, ma quello che provavo era ben lontano dall’essere doloroso.

Se pensavo che la luna di miele fosse stata la cosa più meravigliosa della mia vita, fare l’amore con Jacob era la cosa più straordinaria della mia esistenza.

Jake iniziò a muoversi lentamente, sconvolto dalla stessa ondata che aveva investito anche lui. Poi i suoi movimenti divennero sempre più decisi e vigorosi, mentre i nostri gemiti rompevano il silenzio del bosco.

Era talmente intenso e potente, che l’albero sul quale poggiavo la schiena dura come la pietra, si incrinò fino a spezzarsi.

E nel momento in cui arrivammo all’apice, accadde una cosa che - ne ero certa - non era mai accaduto a nessun vampiro.

Udii un chiaro, netto e inconfondibile suono provenire dal mio petto.

Il mio cuore aveva fatto un battito.

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Capitolo 4
*** Capitolo 04 ***


MemiRock: sono contenta che ti sia piaciuto il capitolo xD

 ***

Ely_Love: ciao Ely! Che piacere risentirti anche in questa storia *____*. Sono felice che ti stia piacendo ^___^ e ci hai azzeccato in pieno cara mia, perché non c’è una vera spiegazione di ciò che è successo al cuore della vampitonna! L’emozione è stata talmente forte e il calore talmente intenso da farle emettere un battito! Perché Jake non è solo l’aria, il sole, ma è anche la vita (frase che ritroverai proprio in questo capitolo). Ho in mente diversi colpi di scena, ma non di far tornare umana Bella, questo lo dico già da ora. Un bacio!

 ***

Sbranina: grazie tesoro, felicissima che ti stia piacendo, anche se siamo appena agli inzi xD. L’imprinting di Jacob E’ un modo per sistemare le cose, infatti non torna per niente, anzi, mette in discussione i precedenti libri, uno arriva li e pensa “ma allora cosa ho letto fino ad adesso?”

 ***

Ragazze mie carissime, il capitolo che segue contiene dei dialoghi un po’ pesanti, potreste odiare Bella e persino Jake…ma volevo proprio essere cattiva, anzi…diciamo che uno dei motivi che mi hanno spinto a sviluppare questa storia è di trattare male Edward. Spero che apprezziate lo stesso. Un bacio e buona lettura a tutte!

 


***

 

 

Osservai il suo viso meraviglioso e sereno, mentre dormiva esausto al mio fianco.

Avrei trascorso l’eternità a guardarlo dormire, e non me ne sarei nemmeno accorta. Non riuscivo a togliergli gli occhi di dosso.

Il suo petto forte e muscoloso, si alzava e si abbassava ritmicamente, mentre russava leggero. Il suono del suo respiro era dolce come una ninna nanna.

Pensai a come sarebbe stato bello, potermi addormentare e risvegliare con lui al mio fianco. Una cosa così semplice.

Una delle tante, piccole cose al quale avevo rinunciato per sempre.

Ma non avrei potuto ammirarlo in questo modo, in ogni dettaglio. Vegliare il suo sonno, ascoltare il suono del suo cuore.

Ripensai a quando avevo sentito un battito provenire dal mio.

La sensazione che provai fu sconvolgente.

Una vibrazione mescolata al piacere, che non poteva essere descritta in nessun modo.

Jacob non era solo l’aria e il sole, come aveva detto lui quella volta. Era la vita stessa.

Quale creatura al mondo, era capace di far battere un cuore morto?

Forse Jacob è un’angelo caduto dal cielo, una divinità in missione sulla terra. O è semplicemente unico al mondo.

Qualunque cosa fosse Jacob, Edward non era mai stato in grado di esserlo.

Strinsi la sua mano calda, per trattenere più a lungo possibile il suo calore, il suo amore, il desiderio di incatenarlo a me per sempre.

E nel mentre pensai a cosa dire ad Edward, a come fargli capire che tra noi era finita.

Dovevo tornare da lui.

Ma prima dovevo trovare qualcosa da mettere addosso, non potevo presentarmi nuda.

Slacciai le dita dalle sue quasi con dolore, lentamente per non svegliarlo. Mi alzai in piedi e mi guardai attorno. Ricominciai a sentire il bruciore alla gola che reclamava del sangue caldo.

Sapevo esattamente dov’ero, e per la prima volta mi chiesi come mai Jake si stesse dirigendo proprio lì.

Non eravamo molto lontani da La Push.

Ovviamente non potevo metterci piede a causa del patto, che era rimasto valido nonostante i Cullen mi avessero trasformata.

Ma c’era un’altro posto dove potevo fare rifornimenti di vestiario. La scelta era particolarmente ampia.

«Torno subito, amore», sussurrai lieve come una brezza all’orecchio di Jake. Avrei preso qualcosa anche per lui.

Sospirai infastidita dal dovermi allontanare da lui, e scattai nella vegetazione alla volta della casetta ristrutturata da Esme, che un tempo fu il mio nido d’amore.

Lo avevamo lasciato completo di mobili e di vestiti, fortunatamente.

Durante la corsa, approfittai per cacciare qualcosa e liberarmi del bruciore alla gola.

Tornai da Jake che ancora dormiva profondamente, avevo cercato di fare tutto a tempo di record.

Gli lasciai un paio dei suoi bermuda che avevo trovato in un angolo dell’armadio di Alice. Rimanendo sempre con noi quando era ancora sotto l’effetto ipnotico dell’imprinting, era ovvio che dovessimo tenere un cambio anche per lui.

Lo osservai ancora completamente rapita dal suo volto, ma era ora di andare, sarei tornata dopo da lui.

«A dopo Jake, nel frattempo sogna noi», sussurrai prima di scattare di nuovo tra gli alberi.

 

***


«Bella, finalmente!», disse Edward con sollievo, appena mi vide spuntare dietro i cespugli. Poi il suo viso si contrasse di colpo, mentre osservava il mio vestito diverso.

Mi venne incontro con aria preoccupata e gli occhi sgranati.

«Bella, cos’è successo? Ti ha aggredita? Ti ha fatto del male? Perché hai cambiato vestito?», domandò a raffica mentre mi teneva le spalle.

Mi liberai dalla sua presa e feci un passo indietro.

«No Edward, non mi ha fatto nulla, non potrebbe mai. Io…ho qualcosa da dirti», mormorai.

In giardino c’erano tutti, avevano sistemato un’altare di fiori con una piccola statua ad indicare il luogo di sepoltura. Era un angolo un po’ nascosto, ma bellissimo e incredibilmente nostalgico.

Sapere che sotto quello strato di terra c’era la mia piccola brontolona, mi provocò un’altro singhiozzo.

Maledizione a non poter piangere. Se avessi potuto versare lacrime di sangue, ne sarei stata contenta.

I Cullen sembravano non essersi nemmeno accorti che ero di nuovo lì, tanto erano distrutti. Mi dispiaceva dovergli dare anche questa brutta notizia. Ma non avevo più scelta.

Vidi Alice voltarsi lentamente verso di noi, con espressione triste. Ma un secondo dopo avermi vista, spalancò la bocca e si alzò di scatto.

Edward la fulminò quasi nello stesso istante, poi si voltò di nuovo verso di me.

«Bella ma…perché?», chiese con un filo di voce.

«Mi dispiace Edward, ma non posso più mentirti», dissi.

Mi sfilai la fede nuziale dal dito e gliela porsi.

Edward la prese automaticamente e la fissò, incredulo.

Alice scattò verso di noi, attirando l’attenzione anche degli altri Cullen.

«Bella, sei sparita dalle mie visioni! Non ti vedo più!», strillò.

«Lo so Alice. Sono andata da Jacob, l’ho trovato in mezzo al bosco diretto a La Push. Mi ha detto che l’imprinting si è spezzato, non era mai successo. È tornato tutto come prima, Alice. Mi ama come quindici anni fa», spiegai mentre mi guardarono sbalorditi. Anche gli altri si erano uniti a noi.

«Oh no», mormorò Esme. «Per questo è andato via come gli ha suggerito Edward? Non sopportava di vedervi insieme e non poteva fare nulla. Povero figliolo», aggiunse dispiaciuta.

«E allora? Gli passerà. Non capisco che problema ci sia», commentò Rosalie.

«Il problema sono io», dissi fissando Edward negli occhi. Lui mi guardava di rimando mentre il suo viso si contraeva.

«Perché?», domandò Esme.

«Perché anch’io lo amo. Non posso e non voglio più stargli lontana», dissi.

«No», mormorò Edward mentre gli altri erano rimasti di sasso.

«E invece si, succhiasangue», disse una voce roca da dietro le mie spalle.

Jacob spuntò dal nero del bosco ed entrò nel giardino. Mi affiancò e mi circondò le spalle con il suo braccio bollente.

Sussultai a quel contatto straordinario.

Jasper mi guardò e alzò un sopracciglio. Aveva percepito la mia emozione.

Edward divenne furioso.

«Sta lontano da lei!», disse scagliandosi verso Jacob, ma Emmett lo bloccò in tempo.

«No! Sei tu che devi stare lontano da lui, Edward!», dissi mettendomi tra lui e Jacob. Non avrei permesso che gli si torcesse un capello.

«Bella», disse Edward calmandosi lievemente, forse sotto l’influenza di Jasper che lo guardava preoccupato. «Ti prego, non fare così. Troveremo una soluzione. Capisco che tu sia sconvolta dalla morte di nostra figlia, e che Jacob ti dia l’illusione che lei sia ancora con noi. Ma non posso lasciare che tu vada via per questo», disse.

«Ma che cosa stai blaterando?», domandò Jacob con una smorfia. «Forse non hai capito che Bella non ti vuole più! Anzi, forse non ti ha mai voluto davvero! Era solo ossessionata dal tuo bel faccino!», aggiunse a denti stretti.

«No! Bella ama me! Bella ha scelto me!», gridò Edward di nuovo furioso. Jasper contraè il viso come per concentrarsi, ma sembrava avere qualche difficoltà.

«Non ti amo più da mesi Edward!», gridai. «Da quando l’ho visto con questi occhi e con questi sensi, non ho più potuto soffocare ciò che provavo per lui! Non potevo sceglierlo perché pensavo che non sarebbe più stato mio, ma ora la magia si è spezzata! Anche se sono diventata un vampiro non è cambiato nulla. Alice non mi vede perché ho fatto quello che avrei dovuto fare tanti anni fa, Edward! Io l’ho scelto! Io lo voglio! Io lo amo con tutta me stessa! Non posso più tornare indietro, lo sai meglio di me!».

«No!», gridò Edward. Poi lanciò uno sguardo furioso ad Alice. «Perché non mi hai avvisato? Perché non l’hai tenuta d’occhio?».

«Non ce n’era più bisogno…ormai si era risolto tutto da un pezzo», farfugliò lei, turbata dalla reazione del fratello.

«Maledetta! Sei un’inutile stupida!», sbraitò Edward, gli occhi neri dalla rabbia incontrollata. Alice rimase sconvolta.

«Non rivolgerti a lei in questo modo», disse Jasper con uno sguardo spaventoso e la voce fredda come la morte.

«E’ impazzito», mormorò Esme stringendosi a Carlisle.

«Figliolo calmati. Non arrabbiarti con Alice, non aveva motivo per guardare il suo futuro. Dovresti chiederle scusa per quello che le hai detto. Bella si è sforzata di reprimere i sentimenti per Jacob, ma tu stesso non sei stato capace di farlo quando avresti dovuto. Cerca di capirla, Edward. Mi duole dirlo, ma devi lasciarla andare. E’ quello che vuole, non ha senso che rimanga qui», gli disse Carlisle addolorato.

«Sta zitto!», sibilò Edward. «Bella tu sei mia moglie. Sei mia, ti sei legata a me per l’eternità! Non permetterò che ti infogni con un cane bastardo come lui! Ora smettila di fare la bambina capricciosa e vieni da me!», ordinò.

«Non puoi comandarla. Non più», disse Jacob a denti stretti. «L’hai abbindolata con le belle parole e la tua bellezza da quattro soldi, quando era una fragile umana con l’autostima sotto i piedi. Ora finalmente si è accorta che non hai niente da darle. Tolti i tuoi poteri che ormai possiede anche lei, non ti rimane nulla. Sei vuoto, sei morto! E lei non vuole morire con te», aggiunse affilando lo sguardo su quello di Edward.

«Basta Jacob», intimò Jasper. «Non riesco a controllare le sue emozioni, così non fai che peggiorare la situazione».

Quelle parole mi spiegarono la frustrazione del suo volto.

«Non ti azzardare a calmarmi Jasper», sibilò Edward. Emmett gli bloccava ancora le braccia nella sua presa ferrea. «Sarai tu a morire, cane bastardo!», aggiunse rivolgendosi a Jake.

«Non ti permetterò di avvicinarti a lui», ringhiai. «Ce ne andremo, non ci vedrai mai più Edward».

Presi la mano di Jacob che non staccava gli occhi da Edward, e ci diriggemmo verso il fitto del bosco che confinava con il giardino dei Cullen.

Ma a quel gesto, Edward impazzì del tutto e riusci a liberarsi della presa di Emmett.

Si lanciò nella nostra direzione con la bocca spalancata, pronto a mordere Jacob. Per ucciderlo con il suo veleno.

Jasper ed Emmett lo bloccarono, mentre lui si dimenava come una furia scatenata.

Aveva ragione Esme, era completamente uscito di senno.

Jacob si voltò e spalancò un sorriso terribile. Come se aspettasse questo momento da una vita.

«Finalmente regoliamo i conti», sibilò cupo.

Tornò indietro tremante, in procinto di trasformarsi, ma lo bloccai per un braccio con tutta la forza che avevo.

«No Jake, non voglio scatenare un’altra guerra! Andiamocene per favore», proposi.

«Non puoi andare con lui! Questo è tradimento Bella! Non puoi unirti ad un nemico! Torna subito da me!», disse Edward.

Lo fissai, senza aprir bocca.

Allargai il mio scudo protettivo fino a raggiungerlo, per mostrargli i miei ricordi, per fargli capire come vedevo Jacob e come vedevo lui. Gli mostrai il momento in cui il mio cuore fece un battito.

«Per quanto tu mi abbia amata, non mi hai mai fatta sentire così», pensai, e lui lo sentì. Il suo corpo si immobilizzò. «Pensavo che tu fossi la persona giusta per me, che diventando vampira avrei trascorso la mia eternità al tuo fianco e che sarebbe stato meraviglioso. Ma non avevo fatto i conti con i miei nuovi sensi, il mio nuovo cervello, la mia nuova capacità di mettere a fuoco ogni dettaglio delle mie esperienze. Non avevo mai visto Jacob per quello che era perché c’eri sempre tu davanti ai miei occhi ciechi e facilmente impressionabili. Quindici anni sono passati in fretta, e adesso che ho assorbito la tua perfezione, ora che mi sono abituata a te, ho capito l’errore che avevo fatto. Ho capito che per me eri solo un’ossessione umana. Perciò non mi rimane altro che dirti addio, Edward. Questa volta sarò io a lasciarti, ma sta certo che sarò di parola», pensai prima che il mio scudo riprendesse la forma del mio cervello.

Edward rimase impietrito, sconvolto, senza parole.

Emmett e Jasper si guardarono, indecisi se lasciarlo andare oppure no.

«Addio Edward, addio per sempre», sussurrai.

Edward non disse nulla, sembrava essersi calmato. Jasper fece un cenno con la testa ad Emmett, e lentamente lasciarono la presa su di lui.

Fissava la fede che teneva in mano, senza espressione. Poi mi lanciò uno sguardo furioso, pieno d’odio e rancore.

«Non finisce qui», disse.

Strinse la mano in un pugno, e quando l’apriì la fede cadde in mille pezzi.

L’aveva frantumata.

Voltò le spalle a tutti e corse veloce come il vento, in direzione opposta alla nostra.

Restammo in silenzio a guardarci per un attimo.

Stavo per aprir bocca, volevo dire qualcosa ma non sapevo cosa. Non facevo che provocare sofferenze a tutti. Era giusto andare via, dirgli addio. Ma quella era la parte più brutta, perché il mio amore per loro non era cambiato.

«Mi dispiace», mormorai con voce rotta. «Non vi procurerò altro dolore. Addio». Vidi Jacob osservare i volti dei Cullen, che per quindici anni erano stati un po’ anche la sua famiglia.

Gli dispiaceva.

«Bella», disse Alice riprendendosi dallo shock. «Non ti rivedrò più?», domandò. Il viso dolcissimo e buffo aveva lasciato il posto ad un volto sofferente. Sembrava persino invecchiata.

«Non vorrei dirvi addio, siete stati la mia famiglia, vi ho sempre voluto bene, ma ho sbagliato tutto. So che non mi perdonerete, ma ha ragione Carlisle. Non ha senso che rimanga qui. Vi terrò tutti nel cuore, ma ho speso troppe energie e fatto un sacco di errori per la mia stupidità. Non sarei mai dovuta diventare un vampiro, non avrei mai dovuto coinvolgervi con i Volturi», dissi piena di vergogna.

«Siete stati importanti anche per me, non l’ho mai ammesso. Mi dispiace per quello che è successo», disse Jacob.

«Non hai alcuna colpa, Jacob», replicò Carlisle abbozzando un sorriso. «Quando hai capito quello che ti era successo te ne sei andato, non potevi fare altro. Hai avuto molta forza di volontà».

«Ti avevo avvisata Bella», mi rimproverò Rosalie. «Avresti dovuto seguire il mio consiglio. A quest’ora non sarebbe successo nulla di tutto questo, e prima o poi avresti capito con chi volevi stare veramente. Edward è stato uno stupido ad assecondare la tua follia. Se proprio ci teneva avrebbe dovuto sforzarsi di più e lasciarti in pace come aveva promesso! Gli sta bene!».

«Non essere dura Rose», disse Esme. «Nemmeno Bella ha colpa di quello che le è successo, lo abbiamo già vissuto con Edward».

«Certo che una sua sfuriata mi mancava proprio», scherzò Emmett. Jacob trattenne un sorriso.

«Mi domando dove sia andato», dissi tra me. «Magari non tornerà più».

«Non lo so, non l’ho mai visto così furioso», rispose Jasper. «Alice, non mi è piaciuto affatto come ti ha trattata», disse abbracciandola e dandole un bacio sulla fronte.

Alice posò la guancia sul suo petto con aria sconfortata.

«Non sa nemmeno lui cosa fare. E’ talmente arrabbiato che vuole solo fuggire il più lontano possibile. Sembra di avere di nuovo a che fare con uno dei neonati di Victoria, cambia idea di continuo. È assurdo», disse singhiozzando.

«E’ tutta colpa mia», mormorai a sguardo basso. «E’ meglio che me ne vada. Ma vorrei venire a trovare la tomba di Renesmee ogni tanto. Cercherò di non farmi notare, non voglio sentirmi in colpa nel vedervi».

«Sei sua madre, Bella. Non potremo mai impedirti di venirla a trovare. Siamo un po’ scossi, è vero, ma io ti voglio bene. Un po’ come te, non posso più tornare indietro su questo», disse Esme amorevole.

«Anch’io», mormorò Alice, l’ombra di un sorriso sul suo volto distrutto.

«Per ora non mi pronuncio», disse Rose. «Devo pensarci su, ma Nessie è figlia tua. Puoi venirla a trovare quanto ti pare, ma non credo che mi vedrai in giro».

«E’ probabile che restermo qui, se Edward deciderà di tornare dovrà poterci trovare», disse Carlisle.

«Cerca di farti vedere anche tu, ogni tanto», disse Emmett rivolgendosi a Jacob.

«Hai paura di annoiarti se non ti do del filo da torcere?», domandò Jacob con un sorriso.

Emmett fece una smorfia. «Non ti ho ancora battuto. Da umano siamo pari, ma da lupo sei un osso veramente duro. Mi sono divertito un sacco», disse sghignazzando. Rose fece gli occhi al cielo e scosse la testa. Emmett era davvero un orso a volte.

«Già, ma non sarà più così. Ha ragione Edward, io sono vostro nemico», replicò Jake.

Era tornato come prima, più o meno. Quindici anni a giocare alla guerra con Emmett e Jasper lo avevano un po’ mitigato. Erano quasi diventati amici.

«Per questo è meglio che ci allontaniamo. Spero che Edward riesca a superarlo e che torni in famiglia. Ha bisogno di qualcuno vicino, come è successo a me», dissi guardano Jacob nel pronunciare le ultime parole.

Lui mi guardò negli occhi e mi ci persi dentro, dimenticandomi completamente dello sguardo furioso di Edward.

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Capitolo 5
*** Capitolo 05 ***


Vampire girl96: Un po’ di pena fa anche a me, ma per come si è comportato (e per come si comporterà), si merita tutto quel che gli è successo ù___ù.

 

Poc: all’inizio sono solo loro due, i Cullen si sono avvicinati dopo, inoltre considerando la reazione di Edward è stato un bene che ci fossero Emmett e Jasper a bloccarlo prima che si ammazzasse con Jacob. Edward ha tutte le ragioni per arrabbiarsi, è quella la cosa che mi fa un po’ pena di lui, che viene mollato da Bella lo stesso giorno che gli muore la figlia. Però ha cominciato a forzare la mano, a obbligare Bella a restare con lui per forza. Inoltre che altro poteva fare Bella? Ormai non aveva più senso restare con lui, non lo amava più da tanto, non poteva fare altro che lasciarlo. Purtroppo è accaduto tutto nel momento più doloroso, il problema è questo. Comunque sono contenta che aldilà di questo, la storia in sé continui a piacerti. Magari più avanti non proverai più tutta questa pena per Edward ^_-

 

Marpy: tesoro, le tue meravigliose analisi mi lasciano sempre a bocca aperta *____*. Purtroppo ho poco tempo per risponderti decentemente T____T spero che potrai perdonarmi, ma sappi che ho adorato ogni singola lettera che hai scritto, e come al solito sei stata capace di dare i giusti significati alle varie situazioni *____* ma come fai?????

 

Caty_Mony: muahahahaha xD vedo che hai colto la vena di sadismo! E’ vero, non voglio andarci leggera con lui stavolta. Mi da fastidio il suo solito modo di non provare emozioni, o meglio di farci credere di non provarle. Non so se in una situazione simile sarebbe impazzito davvero, ma per quel che riguarda la mia storia, fa tutto parte del mio piano xD.

 

Eccovi finalmente il cap. 5. E' un pò corto, ma vi auguro lo stesso buona lettura, baci a tutte!!!


***

 

 

Jacob POV

 

 

«Hey Jake, anzi capo Jacob, come stai? Hai parlato con Bella? Cos’è successo?», domandò Seth nella mia testa.

Quando fuggii dai Cullen avevo corso per i boschi in forma di lupo. Seth e Leah erano trasformati per i soliti controlli, e avevano letto tutti i miei pensieri disordinati del dopo-imprinting.

«La prossima volta che mi chiami capo Jacob ti azzanno il sedere», risposi minaccioso. Non stavo scherzando.

«Ehm…okay. Comunque, felice di riaverti con noi», replicò lievemente intimorito.

«Sono d’accordo. Eri diventato di una noia mortale con il tuo imprinting fuori di testa. Sei più divertente quando fai l’arrabbiato», s’infilò Leah. «Perciò, bentornato», aggiunse più sarcastica che amichevole.

«Certo, certo», mugugnai scocciato.

«Dove sei diretto Jake?», domandò Leah curiosa.

«Hey gli ho fatto io le domande per primo!», si lagnò Seth.

Lo ignorammo come ai vecchi tempi.

«Sto andando a La Push. Con Bella», risposi.

«Cosa? Ma insieme all’imprinting se n’è andato anche il cervello? Non ci può entrare nel nostro territorio! E’ una Cullen!», sbraitò Leah.

«Bella non è più una di loro», replicai.

I ricordi della conversazione mi frullarono in testa.

Dovetti sforzarmi non poco per non ripensare al momento più meraviglioso di quel ricongiungimento inaspettato.

«Quale momento meraviglioso?», domandò quella ficcanaso.

«Devo staccarti una zampa Leah?», chiesi.

«Oddio Jake! Non puoi essertela fatta con un vampiro! No non ci credo, che nausea!», replicò disgustata.

«Nè io nè lei la pensiamo come te. Sta zitta e non rompere», intimai.

«Waw», commentò Seth. «Doveva diventare un vampiro per riuscire ad apprezzarti», gli scappò.

Io e Leah immaginammo di prenderlo a calci.

«Okay, scusa», aggiunse pensando a bassa voce.

Leah abbaiò delle risate.

«E adesso che ci trovi da ridere?», domandai rabbioso.

«Quel succhiasangue leggipensieri di Edward! E’ diventato matto da legare! Quel paio di corna gli stanno proprio bene! E poi, che parole che hai usato, Jake!», disse tra le risate.

«Non sei divertente», mugugnò Seth.

«Io magari no, ma lui si, e tanto», replicò Leah ridacchiando.

«Piantala Leah», dissi accigliato.

«Perché? Non dirmi che sei pentito di quello che gli hai detto».

«Forse si e forse no. Certo che ha reagito peggio di me quando Bella mi respingeva per stare con lui. So cosa vuol dire perderla», risposi, ricordando i momenti peggiori della nostra amicizia turbolenta. «Ma se prova a toccarla, o a farle del male…altro che parole pesanti», ringhiai.

«Così mi piaci! Seth, dovresti imparare dal nostro alfa ed avere un po’ di carattere».

Seth le fece la linguaccia.

«Pappamolle!», disse Leah.

«Adesso basta. Qui la faccenda è seria, io e Bella stiamo insieme ma non sappiamo esattamente cosa fare. Edward è furioso, non abbiamo idea di cosa farà d’ora in avanti», pensai.

«Se lo vediamo cosa facciamo? Lo ammazziamo o ci limitiamo a torturarlo?», chiese Leah impaziente. Il suo odio per i Cullen non era cambiato di una virgola. «Puoi scommetterci», aggiunse commentando il mio pensiero.

«Io non lo tocco», protestò Seth.

«Se ti attacca cosa fai? Lo lasci fare e gli dici “ti voglio bene lo stesso”?», lo provocò Leah.

«Non lo farebbe mai», brontolò.

Gli rifeci vedere la faccia che aveva quando ha distrutto la fede di Bella prima di scappare.

Seth replicò sbuffando. Niente di più.

Fece un altro sbuffo in seguito alla mia osservazione.

«Jake, comunque non puoi tornare li con lei. Potrebbe essere pericoloso, e Sam non vi accoglierà a braccia aperte. Non possono esserci due alfa a La Push», fece notare Leah.

«Lo so benissimo. Ma è il luogo che offre un minimo di protezione in più. Quel fetente non oserà entrarci se verrà a cercarci, a meno che non voglia suicidarsi», spiegai. «Con Sam me la vedrò io, se ha qualcosa da dire. Valgo più di lui, come alfa».

«Waw, abbiamo manie di grandezza adesso?», pensò Leah sprezzante.

«Quando serve, si», replicai. «Siamo arrivati, ora mi trasformo. Al massimo ci si vede più tardi».

«Se vediamo il succhiasangue lo sistemiamo per le feste», disse Leah.

«No. E’ una questione tra me e lui. Voi non mettetevi in mezzo», pensai prima di vederli sparire dalla mia mente.

Ero di nuovo umano.

«Sei sicuro che possa entrarci?», domandò Bella, timorosa. Avevo tenuto il suo passo. Era veloce, ma non quanto me.

«Non del tutto», dissi abbracciandola, incurante della mia nudità. «Ma come ho detto a Leah e a Seth tre secondi fa, se avrà da ridire qualcosa ci penserò io. Dopotutto anche lui dovrebbe essere avvisato sugli ultimi avvenimenti».

«Come stanno Leah e Seth? Non li vedo da molto, specie Leah», chiese corrugando le sopracciglia.

Feci una smorfia.

«Seth è il solito Team Edward, e Leah è la solita zitella. Niente di nuovo», risposi. Bella sprofondò il viso nel mio petto, soffocando una risata.

Sciolsi l’abbraccio e cominciai a rivestirmi, mentre lei mi fissava senza perdersi un movimento.

«Bells…ma di solito non ti giri dall’altra parte?».

«Ora che posso fare la guardona? Neanche per sogno», rispose divertita. Scoppiai a ridere e allacciai l’ultimo bottone.

Andammo sulla spiaggia mano nella mano, e ritrovai il nostro vecchio tronco scolorito arenato sulla sabbia.

Ormai era l’alba, non c’era nessuno in giro. Ma non lo saremo stati per molto. Il branco di Sam ci avrebbe avvistati presto, sentendo l’odore fastidioso di Bella.

La feci sedere sulle mie ginocchia, una cosa che avevo desiderato tanto fare anni fa. Sembra ieri, nè io nè lei eravamo cambiati. Bè almeno fisicamente.

Il sole cominciò lentamente a sorgere, la luce fioca illuminava appena la sua pelle bianca come la neve. Allacciò le braccia al mio collo e posò la fronte ghiacciata sulla mia.

«Jake, mi togli una curiosità? Perché quando sei scappato dai Cullen stavi venendo verso La Push?», domandò mentre mi accarezzava delicatamente i capelli sulla nuca.

«Stavo venendo proprio su questo tronco. Quando sono preso da pensieri vengo sempre qui. O almeno ci venivo quando ero me stesso. E’ il primo posto a cui ho pensato quando mi sono “risvegliato”. Avevo bisogno di riflettere, e non volevo che nessuno di voi mi seguisse. Poi ti ho sentita arrivare e Seth mi ha convinto a parlarne con te. Così mi sono fermato e ti ho aspettata», raccontai.

«Per fortuna», mormorò.

Per qualche minuto ci fu silenzio, spezzato solo dallo scrosciare leggero delle onde.

«Pensi a lui?», domandai.

«Si», rispose. «Sono stata troppo dura con Edward».

«E perché?».

«Voleva obbligarmi a stare con lui. Ma come potevo farlo se voglio te? Ma sopratutto mi sono sentita così frustrata!», rispose accigliata.

«Che vuoi dire?».

Si scostò dal mio viso e mi guardò negli occhi.

«Non immaginavo fosse così, Jake. Non avevo capito nulla di cosa volesse dire vivere per sempre, e pensavo che l’amore per Edward sarebbe bastato a riempire quello spazio infinito. Ma sono rimasta molto delusa da lui. Tolti i primi anni in cui ero più che altro impegnata a controllarmi e a scoprire di cosa sono capace, il resto del tempo non passava mai. Con te era l’opposto, come sempre del resto. Il tempo è sempre passato troppo in fretta quando venivo a trovarti a La Push. Avrebbe sofferto se ti avessi scelto prima, ma non così. Non avrebbe perso la ragione fino a questo punto. Lo avrebbe accettato purchè rimanessi mortale, ma adesso…non ha motivi per accettarlo. E’ tutta colpa mia. Sono stata tanto stupida Jake, tanto, tanto stupida a non capirlo prima», confessò. Il dispiacere traspariva nella voce e negli occhi dorati.

«Però ci sei arrivata. Per me conta solo questo. Non lascerò che Edward ti faccia del male, ti proteggerò come ho sempre fatto», dissi. «Anche se ora il tuo corpo è quasi più duro della tua testa», aggiunsi divertito.

Rilassò il volto in un sorriso, e con un sospiro posò di nuovo la fronte sulla mia. «Ti amo, Jake. Ti ho sempre amato», sussurrò dolce.

Mi sentii scoppiare.

La strinsi tra le mie braccia, soffocando il viso tra i suoi capelli di una morbidezza inseguagliabile.

«Anch’io ti ho sempre amata Bells. Il mio amore non è mai scomparso. È rimasto li in attesa, pronto a tornare da te. Più forte che mai», sussurrai trattenendo le lacrime.

Riemersi dai suoi capelli e le presi il viso.

Il sole era sorto e i raggi illuminavano il suo profilo, scatenando scintille che danzavano tra le mie mani.

Mi guardava con gli occhi pieni d’amore e devozione. Singhiozzava, come quando voleva piangere, senza che lo potesse fare.

Mi accorsi che mi era scesa una lacrima, quando sentii il suo dito freddo catturare qualcosa dal mio viso.

Senza staccare gli occhi dai miei, portò la mia lacrima sulla sua guancia, come a farla propria.

Quel piccolo gesto scatenò dentro di me una tenerezza e una commozione incredibili.

Ero suo. Completamente e incondizionatamente suo.

«Ti darò tutte le mie lacrime, i battiti del mio cuore, il mio respiro, i miei sogni, la mia vita. Tutto di me è tuo. Senza magia, solo scelta. Solo bisogno di amarti», dissi sentendomi come un fiume in piena. «Perché non esiste Jacob senza Bella».

«E non esiste Bella senza Jacob. Io sono parte di te, e tu sei parte di me. Come sempre, da sempre. Per sempre», aggiunse accarezzandomi il viso con una mano e stringendo la mia sulla sua guancia con l’altra.

«Amen», mormorai.

Scoppiammo a ridere, come ai vecchi tempi, come se nulla tra noi fosse cambiato, ma solo migliorato.

«Jake, cosa ci fa Bella qui?». La voce tuonante e arrabbiata di Sam, frantumò il nostro idillio in mille pezzi.

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Capitolo 6
*** Capitolo 06 ***


Poc & Bellsblack: Grazie carissime ^_____^, concordo, quei due sono cucciolosissimi insieme, l’ho sempre detto *______*. Per quanto riguarda una nuova dolce attesa di Bella…mi dispiace ma non è possibile ù___ù. Ricordate che lei è un vampiro, e il suo corpo non può più adattarsi per accogliere un bimbo. Poc, la tua domanda su Edward capita a fagiolo, in questo capitolo c’è un suo POV! Un baciozzo ad entrambe ^_____^

 ***

Marpy: mi son divertita a scrivere quel dialogo tra lupi xD, li ho sempre trovati simpatici anche in BD, non potevano assolutamente mancare! Jake e Bella sono una coppia bellissima, scrivere di loro due insieme fa dimenticare tutti i casini che ruotano intorno a loro! Penso che sia merito del personaggio di Jacob, e questa situazione lupo-vampiro offre molti spunti romantici, come appunto quella frase che hai sottolineato (che è tra mie preferite che ho scritto fin’ora *_____*). Voglio marcare molto questa differenza tra l’amore scelto e l’amore imposto, e che soprattutto secondo me, davvero non esiste Jacob senza Bella. Per me Jacob è Jacob perché ama Bella, nel momento in cui ha l’imprinting non lo riconosco più, e questo mi è dispiaciuto moltissimo in BD. Però sappiamo anche che Jacob non è solo romanticismo e dolcezza, ma anche allegria e simpatia xD, e quell’”amen” mi era sembrato proprio perfetto, sia per la situazione che per il carattere del personaggio xD. Un bacio mia carissima, e grazie per aver segnalato anche questa storia nel programma recensioni *________*

 ***

Caty_Mony: xD xD xD!!!! Bè, ad essere sincera Sam mi è sempre stato un pò antipatico xD, è così serio, così rigido, lo ritengo un personaggio molto drammatico…per non dire il lupo più palloso della saga xD. Anche l’attore che lo interpreta non mi sta simpatico xD. Vabbè, è un’opinione personale, comunque ho cercato di restare nel personaggio meglio che potevo ^_____^. Sono felice che il capitolo ti sia piaciuto anche a livello di scrittura e quella frase che hai sottolineato mi fa troppo ridere, specie il “Team Edward” xD. Nella saga ci sono i presidenti di entrambi i Team: Charlie del Team Jacob e Seth del Team Edward xD. Seth è un simpaticone, anche se non stravedo nemmeno per lui xD (però mi piace più di Sam), e volevo conservare un po’ lo spirito dei battibecchi di BD, mi piacevano un sacco xD. Noi ci siamo accorte di Jacob prima di lei perché abbiamo molti più neuroni funzionanti xD, noi del Team Jacob siamo più intelligenti ù____ù xD. Un bacio anche a te e auguro a tutte una buona lettura con il prossimo capitolo!

 

*** 

 

Bella POV

 

 

Scattai in piedi alla velocità della luce.

Fissavo Sam con aria preoccupata ma vigile, pronta a scappare nel caso avesse tentato di attaccarmi.

«Sam», disse Jake, calmo.

Si alzò dal nostro tronco e si parò davanti a me, facendomi da scudo.

Sam avanzava verso di noi con sguardo poco amichevole, poi si fermò a tre metri di distanza.

Era da molti anni che non lo vedevo.

Sentivo il suo odore al quale non ero abituata. Era terribile.

«Jake, che ti è saltato in mente?», domandò palesemente arrabbiato. «Ti sei dimenticato che Bella non può entrare nelle nostre terre? Sai cosa significa questo?».

«Certo, ma ha la mia autorizzazione, e se necessario la mia protezione», dichiarò Jacob deciso.

Restai dietro di lui immobile, con un piede girato verso il bosco.

Sam stava per obbiettare, poi ci ripensò. «Stai andando contro le regole stabilite da Ephraim», disse. «La tregua è rotta!».

«Quel patto non vale con Bella», ribattè Jake con un sorriso.

Sam spalancò la bocca e lo guardò scioccato.

«Cosa? Jake, è una Cullen! Abbiamo tollerato anche troppo i guai combinati dalla sua famiglia! Prima Emmett si scontra con Paul entro i nostri confini, poi la sua trasformazione», disse Sam indicandomi come se mi stesse accusando, «e adesso questo! Jake ragiona!».

«Sei tu quello che deve ragionare Sam. Non lascerò che un vecchio trattato distrugga la donna che amo. Anzi, la succhisangue che amo», precisò Jake voltando lo sguardo verso di me e sorridendomi dolcemente.

«La donna che ami?», balbettò Sam, confuso. «Ma…com’è possibile? Tu hai avuto l’imprinting con sua figlia, come…».

Jake smise di sorridere e si rivolse nuovamente a Sam.

«L’imprinting si è spezzato», disse serio. «E purtroppo Nessie…ci ha lasciati», aggiunse a sguardo basso.

«Oh», mormorò Sam. «Mi dispiace. Mi dispiace molto Bella», mi disse.

«Grazie Sam», mormorai timidamente, cogliendo la sincerità delle sue parole.

«Ma continuo a non capire», continuò Sam.

Jake cercò di spiegargli cosa gli fosse successo. La fuga e la riscoperta dei sentimenti per me, ampiamente ricambiati.

Sam rimase di stucco. «E’ assurdo», commentò scuotendo la testa. «Le nostre leggende vanno tutte riviste».

Jake si fece scappare una risata.

«Più che riviste, vanno aggiornate. È roba vecchia, i tempi sono cambiati, e noi siamo diversi. La nostra dovrebbe chiamarsi “la leggenda di Jacob, Bella ed Edward”».

Sam lo guardò per niente divertito.

«Questo non cambia niente Jake. Bella Cullen è nel nostro territorio, ha violato uno dei precetti del patto. Per quanto sia antico, va rispettato», disse con voce doppia. Stava usando il tono dell’alfa.

Jake fece un sospiro profondo, costretto anche lui a raddoppiare il tono di voce.

«Sono in pieno diritto di concedere a Bella il permesso di varcare il confine quando preferisce», sentenziò.

Sam abbassò lo sguardo con aria accigliata: il timbro di Jake era nettamente più potente del suo.

Al mio orecchio la differenza era palese.

«Inoltre, Bella non è più una Cullen», aggiunse Jacob.

Sam fece un passo verso di noi, ancora più confuso di prima.

«Non è possibile. Come sarebbe a dire?».

«Quando Bella ha deciso di stare con me, Edward ha distrutto la sua fede. E’ impazzito ed è fuggito, non sappiamo dove», lo informò Jake. «Siamo venuti qui per avere il tempo di organizzarci. Qui non può entrare, se il succhiasangue verrà a cercarci. A meno che non cerchi la morte».

Rabbrividii.

Non vorrei mai che si arrivi a tanto.

«Edward…impazzito?», balbettò Sam. «Stento a crederci».

Nel frattempo aveva fatto un altro passo, ora distava un metro da Jake.

Continuavo a tenere d’occhio Sam, mentre rifletteva in silenzio. D‘un tratto scattò sui miei occhi, inchiodandomi con lo sguardo.

«Questo fa di te una comune vampira», disse cupo. «Niente ci vieta di attaccarti».

Mentre scoprii i denti e mi rannicchiai, pronta ad attaccare, un ringhio feroce provenì dal petto di Jacob. Si chinò leggermente in posizione di difesa, i muscoli della schiena in tensione, le braccia allargate con i palmi rivolti verso di me.

«Non provare ad avvicinarti a lei!», intimò rabbioso.

Si fissarono per qualche secondo, mentre la sagoma di Jake cominciava a tremare.

«Ho vissuto con loro in tutti questi anni, e sin dal primo giorno non ha mai perso il controllo», proseguì Jacob senza smettere di vibrare. «E soprattutto, non è una vampira qualunque, Sam. Resta sempre Bella Swan, è la compagna che ho scelto e chiunque oserà sfiorarla, la proteggerò finchè avrò respiro».

«Persino contro di me?», domandò Sam.

«Ho detto “chiunque”», rispose Jacob con voce minacciosa.

Sam misurò ogni parola senza staccargli gli occhi di dosso.

Poi sospirò rumorosamente.

«Non posso e non voglio mettermi contro di te, Jake», disse Sam, calmo.

Jake smise all’istante i tremori.

Era pronto, ma non aveva intenzione di attaccarlo, non Sam.

Raddrizzò la schiena e rilassò i muscoli bronzei delle braccia. Contemporaneamente mi rilassai anch’io, ma restai appena nascosta dietro Jacob. Vigile.

«Ti ringrazio, Sam. Nemmeno io voglio mettermi contro di te», disse con rispetto. Sapevo quanto gli dovesse.

Poi Sam si rivolse a me. «Non hai idea di dove sia diretto?».

Scossi la testa.

«No. Alice dice che sta cambiando idea di continuo, non sa nemmeno lui cosa fare. E’ solo molto arrabbiato».

«Ti cacci ancora nei guai», commentò Sam abbozzando un sorriso. «Ha ragione Jacob: sei sempre Bella Swan».

«Te l’ho detto», rispose facendo spallucce. Ora che Sam aveva deposto le armi, Jacob mi fece avanzare e mi cinse con un braccio.

«E’ la mia storia», mormorai.

«Una storia assurda, direi», precisò Sam. «Comunque è chiaro che non potete restare qui. E’ meglio che vi cerchiate un posto in cui rifugiarvi. Avete idea di dove andare?».

«Ho un cottage a qualche chilometro dalla vecchia casa dei Cullen, nella periferia di Forks. Potremo andare li per adesso», proposi.

«Giusto, è una buona idea. Così poteremo restare in contatto nel caso ci fossero novità», disse Jacob.

«Se lo avvistiamo cosa facciamo?», domandò Sam.

Jacob fece una breve pausa, poi infine disse: «Avvisateci».


*** 


«Questo posto mi è mancato», disse Jacob osservando la casetta ristrutturata da Esme.

Non era strano che Jacob fosse li, per via di Nessie. Ma era strano che adesso ci fosse lui con me, al posto di Edward.

«Quanti ricordi», mormorai persa nei miei pensieri.

Jacob capì il mio stato d’animo e mi sussurrò all’orecchio: «Perché non prendiamo giusto qualcosa e poi ci cerchiamo un altro posto?».

Annuìì.

Quella casa era piena di Edward e di me insieme, oltre che di Renesmee. Era stata una pessima idea voler venire qui, ma è stato il primo posto isolato che mi era venuto in mente.

Sono proprio la campionessa delle scelte sbagliate.

D’un tratto il brontolio assordante dello stomaco di Jake mi fece sobbalzare.

«Ops», disse lui con un sorriso e toccandosi la pancia, anzi gli addominali.

«Magari prima ti preparo qualcosa da mangiare. Il tuo stomaco mi ha distrutto un timpano», dissi sogghignando.

«Come al solito», scherzò. «Propongo una battuta di caccia, ti va?».

«Ho già mangiato. Sono andata a caccia quando stavi…dormendo», risposi un po’ imbarazzata.

I ricordi degli istanti precedenti mi attraversarono la mente.

«Ah», commentò. «Bè allora vado io. Torno tra dieci minuti», disse.

«Okay. Intanto sistemo un po’ la cucina e vedo cosa possiamo prendere».

«Perfetto. A tra poco», promise prima di darmi un bacio.

In effetti era da ieri notte che non mi baciava.

Eravamo così presi dagli eventi spiacevoli che non abbiamo quasi più pensato a noi.

Indugiò sulle mie labbra, indeciso se andare o no.

Il suo corpo era già rivolto verso la foresta, ma le sue labbra bollenti erano ancora attaccate alle mie. Poi sentii le sue braccia circondarmi la vita, vinto dal desiderio di baciarmi ancora.

«Non vai più?», farfugliai, mentre la testa mi girava come una trottola e il mio corpo catturava il suo calore.

«Mi sa di no», rispose con il mio stesso tono stordito.

Riprese a baciarmi più intensamente, mentre passava le dita sulla mia schiena come fossero artigli.

Come se volesse strapparmi anche quel vestito.

Ma il suo stomaco si rifece sentire, impaziente. Scoppiai a ridere.

«Mi sa di si invece», ribbattei divertita.

«Stupido stomaco», brontolò imbronciato. Risi di nuovo. Mi sbuffò in faccia scompigliandomi i capelli e sorrise. «Dieci minuti».

Mi diede un bacio sulla fronte e corse via, continuando ad insultare il proprio stomaco che gli aveva rovinato l’atmosfera.

Entrai in casa ridendo.

Scovai l’occorrente per apparecchiare per uno, e gli diedi una pulita prima di preparare la tavola. Poi andai in camera a prendere una borsa, dei vestiti miei e suoi, e un  po’ di soldi con una carta di credito che tenevo nascosta per le emergenze.

Se non mi fossi trasformata in così giovane età, avrei potuto tenere qualche corso universitario nelle facoltà in cui mi ero laureata. Avrei preferito usare i miei soldi, piuttosto che i loro.

Ma ero troppo giovane per fare l’avvocato, l’insegnante o il veterinario. Potevo passare l’eternità solo studiando, come aveva fatto Edward.

Non mi avevano permesso di fare lavori umili, da tipica ragazza di diciotto anni.

Ora avevo l’occasione di iniziare a fare quello che mi pareva, non ero più vincolata dalla ricchezza e dal buon nome della famiglia Cullen.

Non potevo accontentarmi, dovevo aspirare al meglio.

Le feste pompose, gli onori di casa, l’ostentazione della ricchezza. Erano tutte cose che mi hanno sempre imposto, in un certo senso.

Non le ho mai sopportate, io non ero così.

Io ero semplice, e amavo le cose semplici.

Preferivo un piccolo lupo intagliato nel legno da una mano innamorata, ad un anello di brillanti appartenuto ad una persona di cui non si ricorda nemmeno il volto.

Stare con Jacob e allontanarmi da loro, mi faceva sentire libera, come quando ero umana. Come quando mi avevano rapita e Jake aveva organizzato un contro-rapimento presentandosi in moto davanti alla mia scuola.

Risi al ricordo.

Ogni cosa era diversa, quando la vivevo con lui. Era più bella. Come avevo fatto a non capirlo? Ci saremmo risparmiati tanti guai.

Io soprattutto.

Mentre meditavo su quale carriera avrei potuto intraprendere, sentìì due mani ardenti prendermi i fianchi.

«Hai fatto presto», sussurrai.

Non mi ero ancora abituata a sentire le sue mani sul mio corpo. E forse non mi sarei mai abituata.

«Sette minuti. Ritengo siano troppi in tua assenza», disse posando le labbra piene nel mio orecchio. Sorrideva.

Mi voltai e lo guardai negli occhi. Non potei fare a meno di restare estasiata.

Gli accarezzai il viso e mi sollevai sulle punte per baciarlo.

No, non mi sarei abituata nemmeno a quella morbidezza. Non mi sarei mai abituata a nulla di lui.

«Bells», mormorò, «prima che il mio stomaco mi faccia fare un’altra figuraccia, è meglio che mangi l’animale che sta in cucina», disse sorridendo.

«Certo, certo», replicai come faceva sempre lui.

Mi liberai dalla sua presa e lo trascinai con me in cucina.

Mentre mi davo da fare – le mie doti culinarie erano migliorate a dismisura…avrei potuto fare la cuoca – Jake restò in piedi ad osservarmi dietro di me. Sentivo i suoi occhi bruciarmi la schiena.

«Dove pensi che andremo dopo?», domandai mentre cuocevo un pezzo di carne.

«Stavo pensando ad un posto non troppo lontano da qui. Dovrebbe esserci ancora quella casetta abbandonata vicino a La Push, fuori dai confini. Ti ricordi quando ci eravamo finiti da bambini?», domandò.

Aggrottai le sopracciglia. I miei ricordi confusi di umana non arrivavno così lontano nel tempo.

«No, non ricordo», confessai mentre giravo la carne dall’altra parte.

Sentii che si avvicinava a me. Si appoggiò sul ripiano a braccia conserte e raccontò.

«Stavamo passeggiando in riva al mare, eravamo piccolini, e mi prendevi in giro perché i miei capelli erano più lunghi dei tuoi. Io avevo un costumino di qualche eroe dei cartoni animati, e tu avevi solo una mutandina rosa con fiorellini gialli», rise.

«In topless», scherzai.

«Si, fortuna che non pensavo ancora a certe cose. Comunque avevamo intravisto una costruzione tra gli alberi e ci siamo addentrati per curiosare. Ad un certo punto sei inciampata, non si sa bene dove».

«Probabilmente sui miei piedi», lo interruppi ridendo. Quant’ero goffa. Jake seguì le mie risate.

«Lo credo anch’io, e naturalmente ti eri sbucciata un ginocchio. Mi rifiutavo di usare l’acqua di mare per disinfettarti la ferita, sapevo che bruciava e non volevo farti male. Così mi sono improvvisato Maria Maddalena e ti ho ripulito alla bene e meglio la ferita con i miei capelli», rise quasi imbarazzato, «e ti ho leccato il taglio come fossi un cagnolino».

«Bè non avevi i mezzi per fare di meglio», dissi trattenendo un sorriso. «E poi cos’è successo?».

«Dopo un po’ ti è sparito il dolore e hai smesso di frignare. Mi hai ringraziato e dato un bacio sulla guancia dicendo che mi adoravi e che non mi avresti più preso in giro per il capello lungo», raccontò con un sorriso divertito. «Alla fine sono venuti a cercarci i nostri genitori, ricordo ancora la romanzina di mia madre. La casetta però ti piaceva. Quando ci hanno trovati stavamo giocando a io maritino che rientra a casa da lavoro, mentre tu mogliettina cucinavi polpettine di acqua e sabbia».

Ridemmo.

«Un po’ come adesso», osservai, «polpettine di sabbia a parte».

Jake annuì ridendo.

«Vai a sederti dottor Black, le bistecche sono pronte», dissi prendendolo in giro.

«Grazie, miss topless», replicò stando al gioco.

Dopo mangiato presi la borsa e mi feci guidare da Jacob verso la casetta sulla spiaggia.

Quando la vidi ebbi un vago ricordo del racconto di Jacob.

Ebbi un barlume di Charlie che irrompeva nella piccola cucina e mi abbracciava in lacrime. Credeva di avermi persa.

Era vecchia e abbandonata, ma io e Jacob ci saremmo divertiti a metterla in sesto. Esme mi aveva rivelato qualche segreto della ristrutturazione, avrei avuto finalmente modo di metterlo in pratica.

Questa casa sapeva dei piccoli Jacob e Bella. Per fortuna che se l’era ricordata.

Ci impiegammo tutto il giorno per renderla più dignitosa, con il tempo e con qualche lavoretto ci saremmo comprati altre cose per completarla come più ci piaceva.

L’idea mi elettrizzava.

Era assurdo che solo ora, a quindici anni dalla mia trasformazione, iniziassi a vivere.

«Direi che come rifugio per la notte può andar bene», dissi mettendomi le mani sui fianchi e dando un’occhiata alla facciata.

«Dalle stelle alle stalle. Mi dispiace di non poterti offrire una villa con piscina», replicò Jacob.

«Jake, abbiamo una spiaggetta tutta per noi sotto il naso. Una casa che finalmente sento mia e che possiamo gestire insieme come vogliamo. E poi io non avrei nemmeno bisogno di una casa, in teoria».

«Bè è vero. Però questa catapecchia non è certo alla tua altezza», disse imbronciato.

Mi avvicinai a lui e gli cinsi i fianchi guardandolo dritto negli occhi scuri.

«Jake, sai benissimo che a me piacciono questo genere di cose. Per anni ho detestato l’idea che si erano fatti i Cullen su ciò che merito. Io voglio questo…», dissi indicando la mia nuova dimora con un gesto della mano prima di riappropriarmi del suo fianco, «e voglio soprattutto te. In qualunque posto, non mi interessa dove siamo o cosa facciamo. Sei speciale, a lo è anche questa casetta rimessa a nuovo con le nostre mani. Perciò piantala di dire le tue solite fesserie», conclusi con un sorriso.

Jake mi guardò storcendo le labbra, poi ricambiò con un sorriso che per poco mi accecò, nonostante fosse scesa di nuovo la notte.

«Va bene, come vuole lei signora Swan. Ora per inaugurare questo gioiello dell’architettura vampiro-lupesca, che ne diresti di sfruttare la spiaggetta e farci un bel bagnetto?», propose scherzoso.

«Direi che è un’ottima idea, anche perché ne hai proprio bisogno Jake», dissi ridendo e tappandomi il naso per l’opprimente puzza di sudore.

Il mio olfatto ingigantiva qualunque cosa, sono sicura che da umana non mi avrebbe dato fastidio come adesso.

Rise e iniziammo a spogliarci dei nostri vestiti, abbandonandoli sullo steccato che delimitava il giardino davanti casa nostra.

Prendemmo la rincorsa e ci buttammo in acqua con un tonfo assordante, specie Jacob, che in più lanciò un urlo d’entusiasmo, tipico da indiano. Giocammo a schizzarci, o meglio, a buttarci vere e proprie onde addosso, e per una volta lo battei in velocità ad una gara di nuoto.

«Sei troppo pesante, ecco qual è il problema», dissi scherzando.

Lui rise e mi abbracciò stringendomi a sé.

«E tu sei troppo…ah non c’è niente che non va in te!», disse su di giri.

Mi allacciai al suo collo, mentre il mio corpo nudo aderiva al suo.

Quel contatto mi riportò ancora una volta alla mente quei momenti passati insieme nel bosco.

«Nemmeno il freddo?», sussurrai, cercando di sintonizzarlo sulla mia lunghezza d’onda.

«No. Non hai idea di cosa provo quando ti tocco», rispose morbido al mio orecchio.

Mi venne il dubbio che forse ero stata io a sintonizzarmi sulla sua stessa frequenza, collegati come siamo.

«Jake, ma come fai a sopportarlo?», chiesi curiosa.

«Te lo avevo già detto tempo fa, se ben ricordo. Prima della tua trasformazione, quando sei venuta a trovarmi dopo la battaglia. Ti avevo detto che ti avrei accettata lo stesso, se non puzzavi troppo», ricordò sorridendo sulle ultime parole. «E poi perché ti amo, ovviamente», aggiunse prima di darmi un bacio salato sulle labbra. «E tu come fai a sopportare il mio odore?», domandò di rimando.

«Perché ti amo, ovviamente», risposi con un sorriso, usando le sue parole. «E perché mi sono assuefatta, a furia di frequentarti», aggiunsi indifferente.

Ridemmo piano insieme, mentre ci stringevamo l’uno all’altro e mi cullava dolcemente tra le sue braccia.

Sospirai beata, chiudendo gli occhi come a cercare il sonno, appoggiata al suo petto bollente, mentre ascoltavo i battiti umidi del suo cuore accelerato.

«Sei più calda adesso. Ti piace il mio calore?», chiese dolce.

«Si. E’ una sensazione indescrivibile. Mi fa quasi sentire viva», mormorai con voce persa. Vibrò di una lieve risata. Poi cercò le mie labbra, dandomi un bacio dolcissimo.

Uno, due, tre baci.

Poi divenne più impaziente e le sue labbra si fecero più decise.

Lo spinsi verso la parete di uno scoglio e mi avvinghiai a lui. Desideravo ogni cellula del suo corpo perfetto e sensuale.

Quel povero scoglio, fece una brutta fine.

 

***

 

Edward POV

 

Rabbia.

Quanta rabbia dentro di me! Non pensavo di poterne provare mai, ne in modo così devastante!

Perché non lo ha fatto quando era ancora umana? L’avrei lasciata andare, avrei preferito soffrire la sua perdita, nel desiderio che restasse umana.

Forse è stata colpa mia.

Me ne sarei dovuto andare di nuovo appena scoperta la sua soppravvivenza al tuffo dalla scogliera.

Sono stato uno stupido, impulsivo. Non mi dovevo nemmeno fidare di Rosalie, che non è mai stata una grande ammiratrice di Bella.

«Edward, dove sei? Torna a casa».

I pensieri di Esme mi rimbombavano nel cervello. Mi stavano venendo a cercare, ma io non volevo essere trovato.

Ma non sapevo nemmeno dove andare, vedevo tutto rosso per la furia che provavo.

Dovevo pensare, pensare a cosa fare, trovare uno scopo.

Riprendermi Bella?

Mmmh.

E dove sarà andata? Insieme a quel cane bastardo di Jacob.

Feci a pezzi una decina d’alberi in mezzo secondo al solo pensiero che le avesse messo le zampacce addosso.

Come ha potuto farsi toccare da lui?

Perché si sono cambiati d’abito?

Dov’erano finiti quelli che avevano prima?

Mi arrampicai su di un tronco e saltai da un albero all’altro per disperdere le mie tracce.

Arrivai nei pressi di casa mia, per seguire la scia di Bella che seguiva Jacob quando era fuggito. Non c’era nessuno a casa, erano tutti impegnati nelle ricerche.

Perché s’è fatto raggiungere? Maledetto, maledetto cane che deve sempre trascinare Bella nel dubbio!

Lo odio, se lo trovo lo faccio a pezzi! Ma lentamente, per godermi le sue urla.

Trovai due scie di Bella, una più vecchia ed una fresca.

Seguii la più vecchia alla velocità della luce, finchè non trovai il punto in cui si mischiava più intensamente con l’odore nauseabondo di quello schifoso.

Dovevo ripercorrere tutto il loro tragitto, se volevo trovare risposte. Cercare gli indizi.

Si erano seduti su di una roccia, uno di fianco all’altro.

Che schifo.

Feci un mezzo giro e trovai un albero spezzato, con il grosso tronco caduto rovinosamente a terra. Non ero stato io.

Mi avvicinai per sentirne l’odore, ma qualcosa per terra attirò la mia attenzione.

Brandelli di tessuto.

I loro vestiti.

Sul tronco c’era solo l’odore di Bella.

Che avessero lottato?

No impossibile, non avrebbe lasciato me per andare con uno che l’ha picchiata. Inoltre i pensieri di Jacob una volta spezzata la magia, non avevano niente a che vedere con la violenza. Provava solo sensi di colpa e il ritorno di fiamma per Bella.

Che abbia tentato di farle del male strappandole i vestiti per possederla? Il suo odore era negli abiti di Bella.

No nemmeno questo giustificava la sua scelta folle.

Trovai i pantaloncini di quella bestia e me li portai al naso con una smorfia.

Che puzza.

Un attimo.

L’odore di Bella lungo la cintura e sul bottone.

I miei pensieri si bloccarono.

Un istante dopo rimisi insieme i pezzi del puzzle e la mia rabbia raggiunse l’apice.

Bella aveva fatto l’amore con Jacob di sua volontà.

Aveva strappato i vestiti e l’aveva poggiata sul tronco.

Dalla fine che aveva fatto il tronco ci erano andati pesante.

Si era fatta possedere in quel modo da una bestia. Da un nemico.

Un nemico da uccidere, o che avrebbe potuto ucciderla.

No, non l’avrebbe mai fatto, io lo so.

Ero sempre nella sua testa e sapevo che non le avrebbe mai fatto del male, la mia iperprotezione mirava ad altro. Egoista come sono, non volevo che si accorgesse di cosa Bella provasse per lui e che questo le facesse aprire gli occhi.

Ma l’ha fatto troppo tardi, e non glielo posso perdonare.

Non accetterò mai un tradimento di questa portata.

Bella non è più la mia Bella. Questa è una sconosciuta che ha preso il suo posto da chissà quanto tempo.

Per la prima volta, Bella non era più nessuno per me.

Non solo.

La odiavo per avermi tradito, per aver tradito le nostre leggi unendosi con il nemico.

Preferire lui a me.

Nessuno può preferire un cane a me.

Io sono perfetto, è nella mia natura di vampiro esserlo.

Si è messa contro di me, contro tutti noi. E la mia famiglia non mi ha mai sostenuto nel momento più importante.

Quella stupida votazione.

Se mi avessero appoggiato, a quest’ora le cose sarebbero molto diverse e io non sarei arrivato a tanto.

E’ anche colpa loro se è accaduto tutto questo.

Mi rifiuto di tornare a casa, mi rifiuto di perdonare Bella e lasciar vivere Jacob.

Mi rifiuto di accettare che le cose siano andate così e basta.

Deve pagare, devono pagare tutti per come le nostre vite si sono rovinate.

La mia vita si è rovinata, quando pensavo che tutto si fosse risolto.

Mi avviai senza meta dentro il bosco, lasciandomi alle spalle Bella, la mia famiglia, la tomba di mia figlia che ha lasciato un vuoto incolmabile dentro di me.

Il frutto di un amore perfetto, che ora giace sotto terra.

Non avevo posti dove andare, se non lontano. Molto lontano. Ma ero deciso a trovare un modo per vendicarmi, un modo per non soffrire più. Dopo avrei trovato una soluzione anche per la mia esistenza.

Dovevo trovare Bella e quel maledetto.

Ricominciai a correre per cercare la scia più fresca.

La trovai e la seguii.

Accidenti, portava a La Push!

Jacob le ha permesso di entrarci? Sperai che il branco di Sam non li toccasse.

Che li lasciasse alla mia brama di vendetta.

Avevo il dubbio che in ogni caso Sam non gli facesse del male.

Si rispettavano a vicenda, e Sam sapeva di avere meno voce in capitolo nei riguardi del patto.

Quindi forse erano ancora li, illesi.

Se fossi entrato, se li avessi trovati l’una tra le braccia dell’altro…

L’idea mi solleticava la gola.

Non avrei potuto torturare Jacob come avrei voluto, avrei dovuto fare in fretta, in presenza di Bella. L’avrei potuta contrastare solo perché le avevo insegnato io a battersi.

Ma non poterle leggere le mosse nei pensieri era un grosso problema per me. Avevo sempre contato sulla mia capacità per fare qualunque cosa.

Lei mi spiazzava. Mi metteva in difficoltà. Non avrei potuto batterla.

Inoltre era pieno di quegli schifosi mutaforma. Il mio odore li avrebbe attirati e per me sarebbe stata la fine.

Non ero io quello che doveva sparire dalla faccia della terra.

Feci un giro attorno al confine, nella speranza che fossero usciti da li o magari di incontrarli mentre andavano via.

Non li trovai, ma in compenso intercettai un’altra scia ancora più fresca, la seguii come un cacciatore che vuole ad ogni costo “quella” preda.

Portava appena fuori La Push.

Bene, non entrava nel territorio proibito dal patto.

Trovai una minuscola casetta, ci entrai dentro per vedere se erano li.

Che orrore di casa.

Messa apposto di fresco, a giudicare dall’odore sul tetto, pareti e mobili.

Ci avevano lavorato insieme. Che schifo di posto. Ma le ville con piscina me le potevo permettere solo io.

«Bella, Bella ti amo. Ti amo, ti amo, Bella, ti amo».

I pensieri sconnessi di Jacob erano molto vicini.

Pensava con difficoltà e sempre la stessa cosa come un disco rotto.

Poi vidi il volto di Bella nei suoi pensieri, mostrarmi quello che facevano in quel momento.

Il volto di un piacere che non avevo mai visto quando era con me.

Distrussi il tavolo della cucina e il letto. Le cose di cui solo lui poteva aver bisogno.

Avrei distrutto l’intera casa, tanto per interromperli sul più bello, ma continuavo a ripetermi che non potevo anticipare più di tanto le mosse di Bella. Anche se fuggivo, mi avrebbero raggiunto e Jacob era veloce ed un bravo combattente.

Non sarebbe stato facile torturarlo. Maledizione alle sue fauci capaci di fare a pezzi la mia carne.

Dovevo trovare aiuto.

Dovevo trovare qualcuno che potesse tenere impegnata Bella, in modo da lasciarmi Jacob.

E dovevo trovare cibo.

Ero stanco di bere sangue di animale, mi rendeva debole, e dovevo essere forte per ferire abbastanza Jacob, in modo da darmi la possibilità di sentire le sue urla.

Di vederlo contorcersi e strisciare ai miei piedi, incapace di ritrasformarsi per il dolore.

Un’idea si fece strada nella mia mente mentre mi allontanavo da quella catapecchia.

Sapevo dove trovare tutto questo.

E anche di più.

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Capitolo 7
*** Capitolo 07 ***


Caty_Mony: perdonami, ma durante il minuto di silenzio commemorativo stavo morendo dalle risate x’D!!!! Eh cara mia, Jakino ci sa fare si, e pure la vampitonna non è da meno x). Il bravo Edduccio darà il peggio di sé! Vedrete! Comunque mi fa piacere che il capitolo ti abbia coinvolto *____*, spero ti piaccia anche questo ^____^. Un bacione!

 

Ely_Love: lo so, un Edward così è abbastanza inquietante e molto pieno di sé ù____ù. Ormai ho abbandonato la saga negli scaffali della mia libreria e non ricordo se ostentasse in modo più o meno esplicito la sua “superiorità” di vampiro. Ricordo da Twilight (forse) c he sapeva benissimo che lui era perfetto e che piaceva a tutte quelle che incontrava, proprio per la sua natura di calippo, e secondo me Bella è cascata nella trappola di un vampiro che per fortuna sua era vegetariano! Altrimenti ne avrebbe approfittato e se la sarebbe scolata xD. Inoltre se non sbaglio aveva detto a Bella qualcosa tipo “Se solo avessi voluto mi avresti seguito e per te sarebbe stata la fine”, non so, ho questo ricordo strano quando le spiega cosa voleva farle il primo giorno. Comunque si, ci saranno diversi colpi di scena, come hai già intuito, e uno bello grosso c’è proprio adesso! Ma non è finita…

Spero ti piaccia ^____^, un bacio anche a te!

 

Asuka Black: Ti ringrazio ^_______^, sono felice di averti emozionata con questi primi 6 capitoli! Spero ti piaccia anche il prossimo, a presto e buona lettura!

 

 

 ***

 

 

«Ti amo Bells», sussurrò Jake al mio orecchio, mentre mi stringeva forte e mi accarezzava i capelli.

«Anch’io ti amo Jake», risposi appagata e felice, mentre mi lasciavo ipnotizzare dal suono vigoroso del suo cuore e affondavo il viso nel suo petto meravigliosamente caldo.

La mia mano bianchissima creava un incredibile contrastro con la sua pelle, ancor più imbrunita dalla notte.

L’acqua che rispecchiava il nero del cielo, riprese a cullarci con le sue onde leggere, frantumandosi dolcemente sulla parete dello scoglio sul quale avevo spinto Jake, e sui nostri corpi nudi.

Presa dall’ingestibile  passione avevo affondato le dita su quello scoglio, per non rischiare di fare male a lui.

Pensai che avremmo dovuto tenerci alla larga dagli oggetti fragili o al quale tenevamo in particolar modo.

Fare l’amore insieme finiva per distruggere quello che ci cirvcondava, e sarebbe stato un peccato.

«Resterei tra le tue braccia per sempre», mormorai.

Il petto vibrò della sua risata rauca, e mi sollevò il viso per baciarmi dolcemente.

La testa mi girava come una trottola impazzita.

Come quando ero umana.

Ogni suo tocco, ogni suo bacio, ogni contatto mi scollegava dal mondo intero, compresa me stessa.

Come quando mi aveva baciata sulla montagna prima di rischiare di morire per me in quella battaglia. Quel bacio che avrebbe cambiato la mia vita, se solo avessi avuto il coraggio di ascoltare dentro di me.

Tornare indietro sui propri passi, richiedeva una buona dose di umiltà.

Ammettere di aver sbagliato e che non dovevo insistere su qualcosa che in cuor mio sapevo essere insensata.

Quando mi aveva baciata, non provavo nient’altro che non fosse Jacob.

Doveva essere un campanello d’allarme, se era bastato un bacio ricambiato per far uscire Edward dal mio cervello.

Era bastato solo un bacio.

«Io resterei a baciarti per sempre», replicò morbido tra un bacio e l’altro.

«In effetti anch’io», proferii, rendendomi conto che baciarlo era ancora meglio che abbracciarlo.

«Copiona».

Scoppiai a ridere, gli presi il viso e gli diedi un bacio con lo schiocco.

«Dai, andiamo a cacciare qualcosa. Sto morendo di fame», proposi allegra prendendogli le mani e dondolandole sotto l’acqua come fossimo bambini.

«Di questo passo mi trasformerò in maiale, anziché in lupo», disse ridacchaiando. Lo imitai.

Mi prese in braccio e mi portò sulla riva. Posai i piedi sulla sabbia e rimase ad osservarmi pensieroso.

«Che c’è?», domandai alzando un sopracciglio.

«A guardarti così ricomincerei tutto da capo», sospirò. «Meglio che ti rivesti, altrimenti ti salto addosso e non la finiamo più», disse quasi brontolando.

Guardai il suo corpo immenso dalla testa ai piedi, e non potei fare a meno di pensare la stessa cosa.

Dio, era da mozzare il fiato.

«Jake, per favore non tentarmi», dissi voltandogli velocemente le spalle ed avviandomi nel boschetto per non vederlo così un istante di più.

Lui mi acchiappò la mano e ci avviammo insieme, ridacchiando per tutto il tragitto.

Ma quando fummo nei pressi della nostra nuova casa, le risate si spensero.

Solo il rumore lontano di un cinghiale e del respiro di Jacob, riempivano il silenzio del bosco.

«E’ stato qui», disse infine a bassa voce. «E non da molto», aggiunse cupo ed affilando lo sguardo tra gli alberi.

«Ci ha trovati», farfugliai, distinguendo l’odore di Edward da quello del bosco e da quello di Jake. «Non mi sembra sia ancora qui», osservai notando il lento svanire della sua scia.

«Infatti. E’ andato in quella direzione, non più di cinque minuti fa», sibilò Jacob indicando verso nord.

Aveva ragione, il suo profumo lievemente più fresco si addentrava esattamente in quella direzione.

«Ma prima è entrato in casa», proseguì puntando verso la porta ed entrando a grandi passi nervosi.

In un secondo acchiappai il mio vestito adagiato sullo steccato e me lo infilai svelta.

Poi entrai anch’io in casa, e vidi i segni del passaggio di Edward.

Aveva distrutto il tavolo in mille pezzi, ma il letto aveva fatto una fine ben peggiore.

Le molle stirate, il telaio ridotto in polvere e le lenzuola tagliate a coriandoli, erano ricoperte da uno spesso strato di piume d’oca.

Diversi punti che erano stati riparati da Jacob, erano incisi dai graffi delle dita di Edward.

Jacob stava tremando da un bel pezzo, mentre guardava furioso i nuovi danni della nostra casa.

«E’ pieno d’odio verso di te, Jake», mormorai sfiorando uno dei graffi sulla parete.

«Non odia solo me, Bella. Guarda».

Osservai il punto in cui Jake stava indicando e sgranai gli occhi, mentre un altro spasmo corse lungo la schiena di Jacob come se avesse preso la scossa.

C’era un orologio a pendolo, meticolosamente intagliato da mani esperte, raffiguranti lupi in varie pose, scene di caccia di antichi indiani, e simboli che non ero in grado di riconoscere.

Prima del mio arrivo era ricoperto di polvere, ragnatele, incrostazioni di vario genere, e naturalmente era fermo da tantissimi anni.  

Era ridotto malissimo, ma avevo notato immediatamente quanto fosse pregiato.

L’avevo rimesso a nuovo con le mie mani, sembrava l’avessero appena finito di intagliare, ed era perfettamente funzionante.

Ma Edward l’aveva ridotto in pezzi.

«Questo l’avevi rimesso apposto tu. C’era il tuo odore, il tuo amore, le tue mani. Odia anche te, Bella. Ma troverà pane per i suoi denti», sibilò mentre si allontanò da me di un passo.

La sua furia era talmente grande che non voleva rischiare di trasformarsi troppo vicino a me.

In realtà poteva anche graffiarmi il volto, o nel peggiore dei casi poteva staccarmi un arto. Ma la ferita al viso si sarebbe rimarginata, e il braccio si sarebbe riattaccato.

Jake non lo avrebbe mai fatto, perciò preferì allontanarsi piuttosto che adagiarsi sui vantaggi della mia natura di vampiro.

«Calmati Jake», dissi senza avvicinarmi. Sentivo quanto fosse prossimo a perdere il controllo.

«Bella non capisci? Vuole farti del male! Capisco che sia sconvolto, ma se solo si azzarda a…», ringhiò senza peraltro concludere la frase.

Uscì di corsa nel bosco-giardino, incapace di contenersi un istante di più, ed esplose nel proprio corpo, diventando lupo e lanciando un ruggito rabbioso che mi fece tremare.

Ora che era passato il momento più pericoloso, lo raggiunsi alla velocità della luce per calmarlo.

L’unico modo per comunicare con lui, e soltanto con lui, era di farlo entrare nel mio scudo difensivo.

Questo collegamento non solo mi permetteva di proteggere lui e il suo branco, ma anche di sentirne i pensieri. Ma solo i suoi, di tutti gli altri non sentivo niente.

Un’altra particolarità del nostro collegamento unico nel suo genere.

«Jake! Jake! Calma! Ci nasconderemo di nuovo, andremo da un’altra parte. Non ci toccherà», dissi prendendogli il muso.

Sbuffò.

«Ovunque andremo troverà sempre le nostre scie. Non ci penso nemmeno a scappare! Questa è casa nostra, quando tornerà non avrà più modo di andarsene!», pensò bellicoso.

Scossi la testa e cercai di contraddirlo.

«Jake per favore. Smettila di cercare la rissa a tutti i costi! Se Edward verrà, cerchiamo di parlarci, di farlo rinsavire. Se avesse voluto farci del male, sarebbe rimasto per attaccarci di sorpresa, invece è andato via! Non voglio che stavolta lo scontro sia tra voi due…e smettila di pensare a come ammazzarlo!», dissi, sgridandolo mentre vedevo cosa gli avrebbe fatto se lo avesse avuto sotto mano.

«Scusa, ma sono furibondo! Peggio di quando ti dava la caccia Victoria o di quando i Volturi cercavano una scusa per farci fuori!», pensò scacciando quelle immagini dalla sua mente.

Edward aveva ragione, le fantasie di Jacob sono molto vivaci, colorate e chiassose.

«Il problema è che eravamo preparati alla loro vendetta, non alla sua. Edward non è cattivo, ma adesso è come se si fosse trasformato in un’altra versione di sé. Una versione che non conosciamo e che ci coglie di sorpresa. Ma deve essere rimasto un barlume del suo vero “io”, non posso credere che mi voglia…».

«Morta», concluse lui, accompagnando il suo pensiero con un ruggito rabbioso che conteneva a malapena.

Solo perché gli ero vicina.

D’improvviso squillò il cellulare che era rimasto in una taschina del vestito. Per fortuna Edward non sapeva che me l’ero portata dietro sin dal cambio di vestiti.

Se lo avesse trovato, probabilmente avrebbe distrutto anche quello.

Lasciai il muso di Jacob e risposi. Sul display compariva un numero conosciuto.

«Alice!», dissi. «Alice perché mi hai chiamata? Non dovrei nemmeno esistere per te», dissi travolta un’ondata di sensi di colpa.

«Falla finita Bella», ribattè lei. «Ricordi cosa ti ho detto? Io ti voglio bene, non ci posso fare proprio niente. Perciò rassegnati».

Gli occhi presero a bruciarmi e mi scappò un singhiozzo.

«Grazie Alice, anch’io ti voglio bene e nemmeno io posso farci nulla…almeno su questo», dissi imbarazzata.

«Dove ti trovi? Ho urgenza di parlarti», disse improvvisamente agitata.

«Perché? È successo qualcosa?» domandai presa dal panico.

«Si Bella, ho visto che Edward è stato da qualche parte ma non conosco il posto. Ha preso una decisione, ma non mi sembra il caso di parlarne al telefono. Dimmi dove sei».

Le spiegai dove trovarci e riattaccò il telefono dicendo: «Sto arrivando».

«Cos’è successo?», mi domandò Jacob appena chiusa la chiamata. Nel frattempo si era ritrasformato e infilato i pantaloncini.

«Non lo so, non me lo ha voluto dire al telefono», risposi preoccupata.

«Dev’essere qualcosa di grosso», mormorò accigliato e stringendo i pugni.

«Spero che ti sbagli», dissi con un filo di voce.

Jacob mi strinse tra le braccia e mi lasciai cullare.

Rimanemmo qualche minuto così, in silenzio, ogniuno perso nei propri pensieri.

Ma cosa avevo fatto? Possibile che fossi capace di combinare solo guai?

Cosa potevo fare per calmare Edward?

Forse mi sarei dovuta sacrificare? Avrei dovuto abbandonare di nuovo Jacob per tornare da Edward?

E questa volta per sempre.

Iniziarono a bruciarmi gli occhi e cominciai a singhiozzare. Jake mi sollevò il mento con un dito e mi fissò con i suoi occhi neri.

«Ti proteggerò, Bella. Risolveremo questa faccenda, non preoccuparti», sussurrò cercando di rassicurarmi. Non era facile.

Pochi istanti dopo, Alice apparve dietro un grande albero.

Il suo viso era preoccupato, ma appena mi vide riuscì ad abbozzare un sorriso e venne ad abbracciarmi.

«Ciao Bella», mormorò al mio orecchio.

«Ciao Alice», risposi a bassa voce, mentre la stringevo a me.

Lasciammo entrambe la presa e rivolse un saluto a Jacob.

«Ciao cane», disse con con mezzo sorriso scherzoso.

Jacob scoppiò a ridere ed Alice sparì tra le sue braccia.

«Ciao scricciolo», rispose per poi lasciarla andare subito con una leggera smorfia di disgusto. «Accidenti, puzzi più del solito».

Alice storse il naso, finalmente libera dalla stretta di Jacob.

«Senti chi parla», borbottò.

Evidentemente la lontananza li aveva disabituati ai rispettivi odori.

Alice alzò lo sguardo verso la casetta, e mentre la scrutava, il suo viso dolce da folletto diveniva sempre più cupo.

«E’ questo il posto che ho visto. Edward è stato qui».

«Si», rispose Jacob, scacciando ogni traccia di allegria dal suo volto. «Ha lasciato anche qualche ricordino», aggiunse stringendo i pugni.

«Hai detto che ha preso una decisione. Cos’ha…in mente?», chiesi titubante.

Alice mi guardò con espressione sofferente. Apriva la bocca per rispondere, ma non uscì alcun suono.

Non sapeva come dirmelo.

Poi finalmente, riuscì a parlare.

«I Volturi», rispose con un filo di voce. «Sta andando di nuovo da loro».

«Per fare cosa? Vuole di nuovo cercare un sistema per farsi uccidere?», strillai scioccata.

Alice scosse la testa.

«No, Bella. E’ molto peggio…molto, molto peggio. È in cerca di vendetta, e i Volturi saranno ben felici di accoglierlo nel loro clan», disse.

Ci fu un attimo di silenzio, e il mio corpo divenne una statua di ghiaccio.

«Accoglierlo?», ripetè Jacob a denti stretti, in un sussurro rabbioso. «Che significa?».

«Aro brama le sue doti, ha sempre desiderato averlo in squadra. Ed ora Edward vuole unirsi a loro», spiegò Alice rispondendo alla domanda di Jacob. «Spera che lo aiutino ad ottenere ciò che vuole», aggiunse puntandomi con i suoi occhi dorati.

«Che cosa?», sbraitò Jacob. «Vuole usare l’esercito dei Volturi per ucciderci? Ma è impazzito?», domandò sconcertato. Il suo corpo cominciò a vibrare.

«Si», rispose Alice, allontanandosi lievemente da Jacob. «Entrambe le cose. Non è più lui, è accecato dall’odio e dal rancore. Quello che non sa è cosa farà dopo se…riuscirà nel suo intento».

Tutti e tre rabbrividimmo.

«Edward vuole uccidermi», farfugliai incredula.

Jacob mi guardò con uno sguardo furioso e mi prese le spalle gelide.

«Non ti toccherà! Non gli permetterò di avvicinarsi a te! Dovrà passare sul mio cadavere!», sibilò.

«E’ proprio quello che vuole, Jacob», commentò Alice, cupa.

 

*** 


Edward POV

 

 

Attesi il calar del sole per attraversare le vie di Volterra.

Ripercorrere quelle strade scatenò in me una serie di ricordi.

Mi ero recato qui quando credevo che Bella fosse morta, cercavo una via per sfuggire al dolore. Poi me la ritrovai tra le braccia, salvandomi dal compiere il mio ultimo gesto.

Credevo mi amasse davvero, e forse è stato così.

Per un po’.

Ora la luce che mi attraversava era cambiata, e tutto assumeva un significato diverso ai miei occhi.

Tanto sacrificio, tanta pena per poi arrivare a lasciarmi comunque. Per un cane a due zampe.

Trovai il varco che portava ai passaggi sotterranei. Non avevo bisogno di guardarmi attorno, non ero nei pensieri di nessuno.

Con un movimento invisibile mi calai entro di esso, e andai dritto verso il mio obiettivo.

Attraversai cunicoli, grandi sale, ascensori e lunghi corridoi.

«Buonasera signore», salutò una ragazza seduta dietro la scrivania nella sala d’attesa.

Quasi mi aspettavo di trovare Gianna, ma non era lei.

«Un altro vampiro bellissimo. Vorrei tanto esserlo anch’io», pensò l’umana.

«Buonasera a lei signorina», risposi educato. «Qual è il suo nome?».

«Francesca, signore», rispose prontamente.

«E tu, meraviglia delle meraviglie?», pensò lei.

Sorrisi.

«Io mi chiamo Edward. Non è la prima volta che vengo qui, conoscevo una sua collega. Si chiamava Gianna».

«Ah…si. L’ho sentita nominare», rispose titubante.

«E chi si dimentica tutti quei manifesti per le strade, i servizi al telegiornale e a “Chi l’ha visto?”? Che brutta fine le hanno fatto fare», pensò tra le immagini mentali e incolori che la sua mente elaborava.

Ne dedussi che non era divenuta un vampiro.

Meglio per lei.

«Capisco. Ora la saluto, vado di fretta», le sorrisi ancora e mi dileguai.

Aveva un buon profumo. E io avevo molta sete.

Mi ritrovai di fronte alla grande porta e l’aprii.

«Edward! Ma che piacere rivederti!», disse Aro con la meraviglia negli occhi appena mi vide entrare nella grande sala bianca.

«Buonasera Aro, Caius e Marcus», risposi educato ed avvicinandomi con gli occhi fissi su Aro.

Marcus alzò lievemente la mano a mò di saluto, mentre Caius ripensò all’ultima volta che ci eravamo visti nel quasi scontro e non mi salutò proprio.

Perfetto. Nessuno più di lui avrebbe sostenuto il mio piano.

«E’ passato molto tempo dal nostro ultimo incontro», disse Aro venendo verso di me con un sorriso. «Come sta la tua incantevole famiglia?», domandò eccitato.

«Carlisle e gli altri stanno bene come sempre. Purtroppo mia figlia è morta di vecchiaia accelerata pochi giorni fa», confessai a sguardo basso.

«Oh, mi dispiace molto Edward. Immagino quali pene stiate passando tu e la tua signora», disse rammaricato. «Parlami di Bella. Sono curioso di sapere di lei e del suo potere straordinario», pensò contemporaneamente.

«Sono qui per lei», dissi rispondendo al suo pensiero ed alzando lo sguardo.

Aro aggrottò le sopracciglia confuso, notando il disgusto e la rabbia espressi dal mio tono di voce.

«Cosa significa?», domandò nei suoi pensieri.

Mi guardò con sospetto quando allungai la mia mano, perché la toccasse e mi leggesse dentro.

Mosso dalla curiosità, dalla confusione e dalla sorpresa, la prese con un gesto fulmineo senza staccarmi gli occhi di dosso.

Mentre teneva stretta la mia mano, i secondi passavano.

Aro era molto concentrato ed aggrottava le sopracciglia. Di tanto in tanto scuoteva la testa lentamente, più per incredulità che per disapprovazione di qualcosa.

Stava vedendo ogni cosa: la crescita rapida di Renesmee, la presenza fissa di Jacob e le sue trasformazioni in quel lupo rossiccio che riconobbe subito, i luoghi in cui ci trasferivamo negli anni, la tranquillità della mia famiglia rotta dalla vitalità di mia figlia e di Jacob.

Poi vide qualcosa che non avevo mai notato, ma che con il senno di poi riscii a cogliere attraverso i suoi pensieri.

Bella che si allontanava lentamente da me, per passare più tempo in compagnia di Jacob e Nessie.

E quando era con loro era diversa. Rideva, si emozionava, sembrava spontanea nei suoi gesti umani.

Come se tornasse indietro nel tempo, a quindici anni fa, prima che nemmeno il gesto automatico di respirare o di sbattere le ciglia, le servissero più.

Non lo avevo mai notato fino ad ora. Pensavo fosse nostalgia dell’umanità, o il semplice desiderio di stare con la nostra figlia straordinaria.

Ma mi sbagliavo.

Aro vide anche cosa accadde il giorno della morte di Renesmee, di come l’imprinting si era spezzato e avevo letto i pensieri di Jacob.

Tutto aveva riacquistato importanza per lui: sè stesso, suo padre, la sua tribù di La Push, gli amici, la libertà di vedere il mondo con i propri occhi.

E soprattutto l’amore per Bella e i sensi di colpa per aver infranto la promessa di amarla anche quando sarebbe diventata vampira.

Il suo primo pensiero è stato il volto di Bella.

Il secondo era di come capisse Sam quando pensava al cuore spezzato di Leah.

Il terzo era il bacio dato su quella montagna.

Il quarto quando lei gli aveva detto che lo amava e che lui l’avrebbe aspettata.

Il quinto pensiero era la consapevolezza dell’infinito amore di Bella per me.

Se ne susseguirono tanti altri, tutti confusi con il volto di Bella che li interrompeva di continuo.

Aro scrutò Bella quando riapparve in giardino, dopo che si unì con quel cane bastardo, ed ascoltò i pensieri che lei mi permise di leggere per dirmi addio.

«Sono desolato», disse quando finì di leggere ciò che voleva sapere.

«Cos’altro è accaduto?», domandò Caius spazientito.

Aro si voltò verso gli altri due senza lasciare la mia mano e gli spiegò cosa ci avesse letto.

«Questo è tradimento», sibilò Caius. «Non può unirsi ai nostri nemici! Può usarli per creare un esercito potente e sterminarci! È un affronto, un pericolo per tutti noi!», aggiunse.

«Lo so, e ne convengo con te», risposi con mezzo sorriso.

Caius lanciò un’occhiata ad Aro, poi ritornò su di me con fare sospetto.

«Non possiamo perdonarle anche questo, Edward. Siamo costretti a intervenire a modo nostro», disse osservando il mio sorriso allargarsi di fronte alle sue parole.

«E’ per questo che sono qui. Non voglio che Bella e Jacob sopravvivano».

Ci fu un attimo di silenzio.

Ma la voce squillante di Aro lo spezzò.

«C’è anche una buona notizia in tutto questo. Edward ha deciso di unirsi a noi, finalmente», disse Aro rivolgendosi ai suoi due compari. Poi tornò ad osservarmi con una smorfia. «Anche se mi dispiace che lo abbia deciso per odio nei confronti di Bella».

«Sai bene che non avrei mai potuto farlo in altre condizioni», replicai guardandolo di sottecchi.

«Non sarà facile», mugugnò Caius. «Bella ha uno straordinario potere, rende vani i nostri attacchi più efficaci, e i lupi sono nati per ucciderci».

«E’ vero, ma tutti hanno un punto debole. Inoltre da oggi avrete anche me», ribattei.

«Hai qualcosa in mente Edward?», mi domandò Caius.

«Non è venuto qui senza idee, amico mio», rispose Aro al mio posto. «Edward ci tornerà più utile di quanto immagini».

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Capitolo 8
*** Capitolo 08 ***


Tamina_e_Dastan: Ti ringrazio dei complimenti ^___^, ma che nick avevi prima?

**

Poc: eh cara la mia Poc, purtroppo ce ne sono tanti di uomini che non si rassegnano alla perdita della propria donna, al telegiornale è pieno di notizie tragiche in questo senso. Edward è uscito fuori di testa (da qui l'OOC), è pazzo di gelosia e vuole vendetta. Non accetta di venir tradito e mollato così dopo tutto quello che lui e la tonna hanno vissuto. E' come se tutto fosse diventata una bugia, tutto quello che c'è stato non fosse valso a niente, tanti sforzi, tante sofferenze per poi ritrovarsi con un pugno di mosche. Inoltre io ho premuto moltissimo sul tasto del cambiamento irreversibile dei vampiri, e sopratutto sull'estremizzazione dei propri sentimenti. La semplice cotta diventa amore profondo, così come la semplice gelosia diventa pazzia. Abbiamo visto che i vampiri tendono ad esagerare tutto quello che provano in termini di sentimenti, e questo è uno di quei casi, seppur estremo. Non so come avrebbe reagito il vero Edward ad una situazione del genere, ma non so fino a che punto avrebbe accettato tutto questo.

**

Marpy: la mia Marpy non sbaglia un colpo ù____ù. Le forzature della saga ci sono saltate all'occhio una dopo l'altra, come appunto quella della "cornice", come l'hai perfettamente definita, adatta più a rispecchiare la personalità dei Cullen che quella di Bella. Il gusto dei Cullen è diametralmente opposto a quello di Bella, che con lei non c'entra assolutamente niente, non hanno nulla in comune. Cosa molto diversa con Jacob, con il quale invece c'era molta più similitudine. Lei preferisce un lupetto intagliato da mani innamorate agli anelli di brillanti. Preferisce un falò tra amici licantropi, ad una festa con tanti invitati a cui stai (e ti stanno) sulle palle, con tanti addobbi utili solo a mettere in luce ancora una volta solo e soltanto i Cullen. Inoltre vedo che anche tu hai notato quanto la Meyer ci tenesse a sottolineare la differenza di rango tra i Cullen e i licantropi, tramite i loro possedimenti: i vampiri hanno le super macchine costose, rigorosamente una a testa, mentre per i poveri Quileutte è già tanto se si possono permettere dei pezzi di ricambio per rimettere a nuovo una vecchia Golf o un Pic-up! E come dici tu, poco importa che i Cullen siano diventati ricchi grazie alla loro immortalità e all'assenza di bisogni tipicamente umani che comporta il pagamento di bollette, spesa per mangiare ecc...

Per quanto riguarda Eddy è vero, è una situazione moooolto estrema (infatti per quello ho messo l'OOC, non credo sia molto da lui un comportamento simile), ma anche qui ho in un certo senso sfruttato (oltre l'ingrandimento esponenziale delle emozioni che "cambiano" un vampiro) la voglia che Edward aveva di uccidere Jacob in Eclipse. Questo è un dato di fatto, perchè lo avrebbe fatto volentieri, era un'idea "allettante", come dice lui stesso. Stranamente poi, quasi per magia, in BD lo chiama addirittura "Figlio mio"...dopo che nel libro precedente lo avrebbe ammazzato volentieri!!! Ennesima incoerenza della Meyer ù__ù. Inoltre perchè lo avrebbe ucciso? Per la concorrenza? Allora non è del tutto sbagliato pensare che tenesse lontano Bella di proposito per evitare che lei lo potesse scegliere! Eh si, mi sa che non ci sbagliamo affatto!

Comunque la battuta di Via col vento mi ha fatta morire xD sei una forza!! 

Ti adoro Marpy, adoro le tue analisi e che riusciamo a capirci! Un mega bacio!


E ora vi lascio tutte al prossimo capitolo! Buona lettura, spero vi piaccia ^___^

 

 

 

***

 


«Mi piacerebbe chiederti se hai freddo, fame o qualcosa del genere. È uno strazio questa tua natura», si lamentò Jacob quando finimmo di ripulire casa.

Alice se n’era andata, con la promessa che sarei passata per andare a trovare Renesmee più tardi.

L’espressione imbronciata di Jake mi fece sorridere.

Mi sembrava strano esserne ancora capace dopo una giornata simile. Le ultime ore si erano impregnate di tensione, e non mi piaceva affatto.

Ma Jake riusciva a trovare un modo per sdrammatizzare anche l’incombente fine del mondo.

«Più che fame ho sete», precisai. Jake mi guardò con la coda dell’occhio mormorando un “Blah!”. «Per il freddo…non ne ho, ma adoro lo stesso il tuo calore», aggiunsi trattenendo una risata.

«Dai fammi contento, mi manca tanto la tua umanità. Dimmi una bugia», propose divertito.

«Brrr, che freddo!», dissi rabbrividendo per finta e stringendomi tra le mie braccia. «Jake sto per congelare!».

Scoppiò in una fragorosa risata e mi avvolse tra le sue braccia bollenti.

«Allora permettimi di riscaldarti», disse con voce bassa e dolce.

Ridemmo sommessamente, e mi lasciai avvolgere da quel calore magico e irresistibile.

Mi sollevò il viso con un dito e ci perdemmo in un bacio incredibilmente dolce e delicato. Non potevo resistere alle sue labbra morbide e bollenti.

Pensai che in quel modo mi avrebbe convinta a fare qualunque cosa.

Meglio non farglielo sapere…

«Non mi abituerò mai al pensiero che sei mia», sussurrò morbido posando la fronte sulla mia.

Il suo tono dolce e involontariamente sensuale mi faceva girare la testa.

«Prima o poi lo farai», risposi sospirando e beandomi di quella verità.

Sapevo bene che tentare di sacrificarmi tornando da Edward nella speranza di calmarlo non avrebbe mai funzionato.

Ormai era cambiato, era diventato violento e irascibile.

E anch’io ero cambiata. Non lo volevo più, non avrei sopportato di essere di nuovo toccata da lui.

Per orgoglio ero rimasta al suo fianco, privandomi e lasciandomi privare delle cose che desideravo davvero quando ero umana.

Volevo essere baciata a lungo, e non si poteva. Volevo evitare il matrimonio alla mia giovane età – anzi, volevo evitarlo e basta – ma alla fine ho fatto come volevano gli altri. Volevo fare l’amore quando mi sentivo pronta, ma sono stata obbligata ad aspettare, facendo scegliere a lui il “momento giusto”.

Avevo paura di far vedere quanto stessi male per non farlo soffrire.

Come quando avevo troppo freddo a causa sua, quando ero incinta di Nessie, quando bruciavo sotto l’effetto del suo veleno, o quando è tornato e l’ho perdonato seppellendo il malessere che avevo vissuto per mesi.

Non dovevo mai ricordarglielo, altrimenti stava male e io non volevo. Preferivo tenermi tutto dentro piuttosto che vederlo soffrire.

Avevo iniziato a fingere prima ancora di trasformarmi. Fingere da quando avevo scoperto che era un vampiro, ingannando tutti.

Non mi ero resa conto che da quel giorno in poi, avrei dovuto mentire per l’eternità. Proprio io, che non ero mai stata molto brava a dire bugie, avrei dovuto imparare per forza.

Non ero disposta a farlo di nuovo e vivere senza Jacob al mio fianco.

Era il mio ultimo desiderio.

Volevo essere finalmente me stessa, finalmente libera dai sacrifici.

Rinunciare a Jacob il giorno che andai a trovarlo, rinunciare a quel futuro che si era srotolato davanti ai miei occhi, erano sbagli che mi ero portata appresso fino a quando non pronunciai a me stessa la parola “basta”.

Marchiata a fuoco nella mia mente, nel mio cuore morto ma presente.

Un cuore che per un istante ha riportato in vita.

Quando mi resi conto che Jacob era colui che amavo davvero più di ogni altra cosa al mondo, realizzai che in realtà Edward era solo una scelta dettata dalla testardaggine.

Io volevo Jacob, ma ero troppo orgogliosa per ammetterlo, avrei avuto troppi sensi di colpa lasciando Edward da solo. Assecondare la mia ostinazione era diventata la strada che mi obbligai a percorrere per sfuggire alla realtà.

Ma ora basta.

Ora desideravo riprendere il filo che avevo stupidamente spezzato, e che era rimasto li, in muta attesa di quella parola.

Avrei lottato fino allo stremo per realizzarlo, non avrei permesso a nessuno di costringermi a fingere ancora.

Bè, a parte rabbrividire per scherzo.

«Non fingerò che mi brontoli lo stomaco, quindi andiamo a cacciare qualcosa», proposi posando le mani sui suoi pettorali pieni ed allontanandolo di qualche centimetro.

Era talmente caldo che mancava poco a scottarmi le mani.

«Il mio sta per brontolare per entrambi, se è per questo. Non vorrei rischiare che mi azzannassi perché il nero dei tuoi occhi ti offusca la vista. Perciò andiamo», propose allegro.

All’improvviso mi prese sotto il suo braccio come fossi una pacco leggerissimo, e fece una breve corsa nel fitto della foresta.

La voglia di giocare non gli era passata negli anni. E a me divertiva da matti.

Mi depositò a terra poco dopo e gli tirai un leggero schiaffo sulla spalla.

«Sei uno scemo», dissi ridendo.

Ma mi piaceva, mi piaceva tanto. Mi faceva sentire viva, normale. Come se stessi rivivendo i miei tempi migliori.

«E tu sei una lamentosa», disse prendendomi in giro.

Senza curarsi di ciò che stava facendo iniziò a spogliarsi dei suoi pantaloncini blu scuro.

Ovviamente rimasi a bocca aperta, mentre fissavo il suo corpo enorme e completamente nudo.

Se lui non si sarebbe mai abituato al mio essere sua, io non mi sarei mai abituata alla sua bellezza ipnotizzante.

Bella, ricordati che devi pensare a nutrirti, pensai tra me.

I miei bisogni stavano improvvisamente mutando in qualcosa di molto più interessante. Nemmeno fossi al primo anno di vita.

«Trasformati in fretta, prima che ti salti addosso», dissi cercando di distogliere lo sguardo dal suo corpo perfetto, senza molto successo.

Jake alzò un sopracciglio sfoderando un sorriso luminoso quanto malizioso.

Era una vera tentazione…per quanto ancora sarei riuscita a resistere?

«Contieniti mia cara. Prima mettiamo qualcosa sotto i denti, così fai sparire quegli occhi neri che non vanno bene. Dopo facciamo tutto quello che vuoi», propose con voce morbida.

«Mmmh», mugugnai in risposta, non potendo obbiettare più di tanto. Non riuscivo più ad ignorare il bruciore alla gola.

Jake rise e si trasformò nel gigantesco lupo rossiccio, senza smettere di ridere tra l’altro.

Allargai il mio scudo protettivo ed entrai nella sua testa per restare in comunicazione. Non appena sentii i suoi pensieri, alzai un sopracciglio e misi le mani sui fianchi.

«Chi è che si deve contenere?», chiesi trattenendo una risata.

«Hey, sta fuori dalla mia testa!», pensò scoppiando in un latrato di risate e facendo il cenno di andarmene con la zampa. «Questi succhiasangue non si fanno mai i fatti loro», aggiunse divertito.

«A chi hai detto succhiasangue?», dissi scoppiando a ridere insieme a lui e saltandogli al collo con uno scatto felino.

Jake si lasciò cadere sull’erba con un tonfo, e mi ritrovai sopra il suo petto immenso. Ne approfittai subito per fargli il solletico, mentre il lupo rideva e cercava di allontanarmi con le zampe enormi.

«Dai andiamo!», incitai sciogliendo la presa e balzando in piedi al suo fianco. «Comunque i tuoi pensieri erano molto interessanti», aggiunsi prima di scattare nel folto del bosco con il sorriso sulle labbra.

«Se ti acchiappo!», esclamò divertito fingendo di minacciarmi.

«Stavolta sono in vantaggio! Non mi prendi!», scampanellai con la mia voce da soprano. Era già molto vicino, mi sentiva benissimo, come io sentivo il rumore delle sue zampe che affondavano nel terreno.

«Attenta cappuccetto rosso, il lupo cattivo sta arrivando!», pensò mentre nella sua mente scorsi la mia figura sfrecciare davanti a lui.

Finchè non me lo ritrovai letteralmente addosso.

Mi era saltato sulla schiena con un balzo sbattendomi sul manto erboso, morbido come i venti materassi della principessa sul pisello.

Benchè fossi abbastanza veloce da poter evitare di farmi sorprendere così, restai allo scherzo e mi lasciai contagiare dai suoi latrati divertiti.

«Dicevi?», domandò riferendosi alla mia smisurata sicurezza di prima. Non mi diede il tempo di rispondere che mi leccò tutta la faccia, mentre ero bloccata dalle sue zampe e dal suolo umido.

«Basta, basta! Mi arrendo!», dissi ridendo e combattendo contro il suo musone.

Una cosa del genere non l’avrei potuta vivere con nessun’altro.

Ci ricomponemmo e riprendemmo la caccia. Avevamo fatto parecchio rumore, ma non fu difficile individuare le nostre prede che nel frattempo si erano nascoste. Nulla sfuggiva ai nostri occhi e ai nostri sensi.

 ***

«Jake, se ci sbrighiamo possiamo fare un salto al negozio di arredamento fuori città», proposi, una volta calmata la sete. Jake aggrottò le sopracciglia mentre si rivestiva.

«E come avresti intenzione di pagare? Io ho lasciato tutto a casa vostra. I pochi soldi che ho lavorato facendo il meccanico sono finiti ad ingrossare il conto dei Cullen», rispose, incupendosi sulle ultime parole. E non avevo bisogno di chiedergli il motivo.

Né noi né Nessie avevamo intenzione di separarci, a causa del poco tempo che ci restava. E in ogni caso gli avremmo comprato noi la casa, non avremmo permesso a Jacob di dare fondo a tutti i suoi risparmi per acquistarla e vivere insieme a lei. E Jacob non aveva propri bisogni da soddisfare con i soldi guadagnati, così aveva messo tutto sul conto dei Cullen.

Non era molto contento di questo. Adesso.

«Bè, ho preso la carta di credito dal cottage, quella che uso per le emergenze. Potremmo…».

«Non se ne parla», mi interruppe lui scuotendo la testa. «Non userò i tuoi, anzi i loro soldi. Preferisco dormire in giardino come i cagnolini», disse.

Storsi il naso. Non l’avrei mai permesso. «O magari potrei trovarmi un altro lavoro, e magari anche tu», propose. Poi si avvicinò a me e mi cinse i fianchi. «Potremmo lavorare insieme. Io spoglierellista e tu cameriera in un nightclub».

Gli lanciai un’occhiataccia.

«Perché devi farlo tu lo spogliarello? Casomai potresti fare il buttafuori, vista la stazza», ribattei.

Jake fece una smorfia.

«Mmmh, e chi farebbe lo spogliarello?», domandò pur sapendo la risposta.

«Bè, tutti sanno che le belle ragazze su un cubo attirano una maggiore clientela», risposi seguendo con gli occhi il mio dito, mentre faceva piccoli cerchi sul suo petto ramato.

«Clientela maschile», precisò lui con disappunto. «Vorrei evitare di trasformarmi in pubblico perché un ubriacone bavoso osa sfiorarti con i suoi occhi alcolizzati. Quindi meglio se lo spogliarello lo faccio io e tu te ne stai buona buona a servire ai tavoli».

«E se uno di loro mi da una misera mancia e una pacca sul sedere che fai?», domandai.

Mi guardava affilando lo sguardo pensieroso.

Volevo scoppiare a ridergli in faccia.

«A parte che si fratturerebbe la mano», rispose serio. «Comunque penso che sia meglio iniziarti alla carriera di appendista meccanico. Meglio per entrambi, e per il resto dell’umanità».

«Buona idea», annuii affondando la fronte nel suo petto e liberando finalmente la risata. Che lui soffocò sprofondando nei miei capelli.

«Però sarebbe interessante lavorare insieme. Dovremmo pensarci seriamente», dissi.

«Si ma niente che comporti pacche sul sedere di marmo».

Risi.

Poi Jake si guardò intorno, come a trovare qualche idea nascosta in mezzo alla vegetazione.

«Pensavi davvero che ero bravo ad intagliare il legno?», mi chiese d’improvviso.

«Si, certo. Perché?».

Jake lasciò i miei fianchi per posare una mano su di un robusto tronco.

«Perché ho intenzione di rifare tavolo, sedia e telaio del letto. Il resto lo compriamo a poco a poco», spiegò.

«Ottima idea, io potrei aiutarti. Mi hai insegnato tutto tempo fa», proposi. «Bè, ti ci avevo costretto».

Alzò un sopracciglio.

«Se mi dovessi trovare improvvisamente con il sedere a terra perché la sedia fatta da te non mi regge, ne pagherai le conseguenze, Bells», disse in tono di finta minaccia ed agitandomi un ditone davanti agli occhi.

«Non ti ritroverai a terra. Sono bravissima, lo avevi detto tu», gli ricordai a testa alta. Ridacchiò.

«Non ricordo di aver detto niente del genere», disse con aria pensierosa e massaggiandosi il mento. Gli diedi uno spintone che lo fece vacillare e scoppiare a ridere.

«Piantala di fare lo scemo e procuriamoci gli attrezzi», dissi scherzosa. «Andiamo a fare spese?», domandai su di giri.

«Okay. Quando troverò un lavoro ti restituirò i soldi. Ma prima voglio fare un salto in un posto. Era uno dei motivi per cui prima stavo ritornando a La Push», disse, divendendo più serio, ma sereno.

«Dove vuoi andare?», chiesi curiosa.

«Da mio padre. Ma temo che dovrò andarci da solo, questa volta», rispose.

«Ah», mormorai abbassando lo sguardo.

Anche io avrei voluto rivedere mio padre. Quante ne aveva passate anche lui, nonostante cercassi di tenerlo all’oscuro di tutto. Aveva visto il mio cambiamento, aveva visto Renesmee, aveva visto persino Jacob trasformarsi in lupo.

Ma ad un certo punto dovevamo andare via e lui non doveva e non voleva sapere cosa fossi io. Non doveva essere coinvolto fino in fondo.

Se mi vedesse adesso? Ho ancora l’aspetto di una diciottenne.

Reggerebbe anche questo colpo?

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Capitolo 9
*** Capitolo 09 ***


Poc: perché dici che Bella non è stata sincera quando ha mollato Eddy? O__o Che sia stata aggressiva si, ma per due motivi, anzi uno: quando la bomba esplode fa molti danni. Con questo intendo che io mi sono stufata delle buone maniere da adottare con Eddy, lo stesso dicasi per i suoi modi da finto perfettino, e anche Bella alla fine è scoppiata proprio come una bomba (un pò com’è successo nella mia precedente storia, quando Eddy è tornato dicendole che le aveva mentito e lei s’è arrabbiata perché ha sofferto per niente). Questa storia è nata per soddisfare la mia sete di vendetta nei confronti del calippo xD, inoltre arrivati a questo punto sarebbe un po’ inverosimile che all’improvviso si innamori della prima che passa. E non sbagli quando dici che Bella non prova più nulla per Eddy, perchè si è resa conto di un’infinità di cose, che riassumendo sono tutte quelle contraddizioni che noi lupacchiotte intelligenti abbiamo trovato nel corso della saga, solo perchè lei negava fino all'ultimo istante quanto amasse Jacob e quanto in realtà desiderasse stare con lui (non so se hai notato che in Eclipse non faceva altro che scappare dai Cullen per andare da lui...già questo fa capire quanto lo desiderasse al suo fianco, quanto avesse più bisogno di lui che degli altri).  Comunque sono felice che continui a piacerti ^____^, vedrai c’è ancora qualche sorpresa ^__-

 

***



Jacob POV

 

 

«Non mi piace l’idea di lasciarti sola», mormorai mentre le accarezzavo i capelli e sprofondavo nei suoi occhi dolci come il miele.

«Alice ha promesso che ci avviserà, se Edward deciderà di tornare qui. Fino a quel momento…saprò gestire le tue assenze», rispose, leggendo il mio stato d’animo come solo lei sapeva fare.

Su questo Alice era affidabile. Fù sufficiente a calmarmi un pò. «Anzi…potrei fare un salto da mio padre, almeno per vedere come sta. Da lontano», aggiunse lievemente titubante.

Erano anni che Bella e Charlie non si vedevano.

Io qualche volta tornavo da mio padre, ma solo nei primi mesi. Poi basta. L’imprinting mi aveva allontanato da tutto e da tutti.

Che magia orribile.

«Charlie è uno tosto, te l’ho sempre detto. Secondo me gli farebbe piacere rivederti, anche se si accorgerebbe che qualcosa non va».

Bella storse la bocca.

«Tipo che sembro un’istantanea di 15 anni fa. Non mi va di giocare con il suo cuore. Non è più tanto giovane», rispose a sguardo basso.

«Forse. Comunque se riesci a parlarci mandagli i miei saluti. Magari andrò a trovare anche lui. Mi è sempre piaciuto tuo padre», proposi con un sorriso.

Lei alzò lo sguardo e ricambiò.

«Va bene, adesso vai. Salutami Billy per favore», disse slacciando l’abbraccio e prendendomi i polsi.

«Certo, certo».

Mi chinai per darle un bacio sulla fronte e varcai il confine dei Quileute, mentre Bella non mi staccava gli occhi di dosso.

Nemmeno a lei faceva piacere che ci separassimo.

Mi misi le mani in tasca e camminai fino ad arrivare alla mia vecchia casa rossa.

Quanti ricordi.

Mi chiesi se fosse in casa, forse avrei avuto maggiori possibilità di trovarlo con Charlie o da Sue.

Bussiamo lo stesso. Tentar non nuoce, pensai tra me.

Titubante, avvicinai il pugno per bussare alla porta, ma qualcuno l’aprì prima che potessi farlo.

«J…Jacob», balbettò incredulo.

«Papà», dissi con un filo di voce.

Le lacrime comininciarono a salire. Felici di rivederlo invecchiato, ma davanti ai miei occhi.

Mio padre allargò le braccia in un modo quasi disperato, come se fossi un sogno che minacciava di sparire da un momento all’altro. Mi chinai per abbracciarlo e stringerlo più che potevo, sollevandolo dalla sedia a rotelle sul quale era vincolato da una vita.

«Figlio mio, sei tornato a trovare il tuo vecchio», disse con voce spezzata, tratteneva le lacrime.

«Mi dispiace di non essere più passato», risposi riadagiandolo con delicatezza sulla sua sedia. «Brutta storia l’imprinting. Non era così per gli altri».

Billy annuì con gli occhi illuminati dalla gioia e si spostò all’indietro per invitarmi ad entrare. Lo spinsi fino al divano su quale mi sedetti.

«Non era così perché l’oggetto del loro imprinting non era un vampiro», disse. «Non poteva stare nelle nostre terre, e tu avevi altre priorità».

«Sei arrabbiato?», domandai imbarazzato. Billy scosse la testa lentamente.

«No. So come funziona, niente ha più importanza quando la “vedi”. Mi è dispiaciuto, ma adesso sei qui e quello che ti è successo ha dell’incredibile».

«Sam ti ha raccontato tutto?».

«Certo, e posso assicurarti che sei andato oltre tutte le nostre leggende. Ce ne vorrebbe una solo per te», rispose quasi divertito.

«E Bella», aggiunsi.

Il sorriso sparì dal volto di Billy appena pronunciai il suo nome.

«Una cosa ancora più assurda», mormorò accigliandosi, «e pericolosa».

«Non finchè ci sarò io a proteggerla, e finchè lei sarà dura come il marmo», replicai deciso.

«Jake, non credo che questa storia finirà bene. Rischiamo di metterci contro i Cullen e sappiamo cosa sono in grado di fare. Non voglio dimenticare quello che hanno fatto per noi. Quello che il dottor Carlisle ha fatto per te e per me».

«E’ impazzito solo Edward. Gli altri sono quasi dispiaciuti per noi», ribattei.

«Jake, stai rischiando grosso stavolta. Lascia perdere Bella, lascia che ritorni da lui».

«No!», urlai alzandomi nervosamente dal divano. «Io la amo e lei ama me! Mi ha sempre voluto e non lascerò che un succhiasangue psicopatico me la porti via e le faccia del male!».

Billy scosse ancora la testa abbassando gli occhi.

«Era meglio quando avevi l’imprinting», mormorò tra sè.

«Non sai minimamente quello che dici, papà», dissi sfiorando la rabbia. «Sembra bello finchè ci sei dentro, ma se si spezza come è successo a me…non sai quanto in realtà sia umiliante. Ti annulla, è una magia negativa, papà. Un’allucinazione che ti rende un oggetto! Prima invidiavo Sam e gli altri, ma adesso non vorrei mai aver subito l’imprinting».

Billy sospirò, senza che potesse ribattere.

Sapeva che in fondo avevo ragione, se non altro perchè lo avevo vissuto sulla mia pelle.

«E se Edward dovesse tornare cosa farete?», domandò affilando lo sguardo.

«Gli daremo un caldo benvenuto», risposi con mezzo sorriso. «Magari sarà così gentile da ripagarci i danni».

«Quali danni?».

«Sai la casetta abbandonata dove tu e Charlie ci avevate scovato da bambini? Ecco, abbiamo deciso di trasferirci lì, ma Edward ha seguito le nostre scie e ha pensato bene di fare a pezzi l’arredamento che avevamo appena rimesso apposto», raccontai stringendo i pugni. «Forse farebbe meglio a non farsi più vedere», aggiunsi tra me.

«La vedo sempre peggio», mormorò Billy preoccupato. «Se ti serve qualcosa prendi pure».

«Bè, in effetti potrei riprendermi il mio vecchio letto. Il telaio è la cosa più lunga da intagliare», dissi sovrapensiero. «Ti dispiace?».

«Non è quella la cosa che mi dispiace», replicò lui con disappunto.

«Certo, certo», mugugnai mentre andavo a prendere gli attrezzi in garage.

Mentre smontai il telaio del mio letto con aria accigliata, bussarono alla porta.

«Ciao Billy, come butta?», sentii in lontananza.

«Ciao Seth, grazie per la spesa. Di là c’è Jake, se vuoi salutarlo».

«Waw, il figliol prodigo è tornato all’ovile», disse Seth divertito mentre si dirigeva verso la mia vecchia stanza.

«Ciao moccioso», dissi senza voltarmi.

«Ciao cap…», iniziò a dire, ma lo inceneii con lo sguardo. «Ciao Jake», si corresse infine, sgonfiandosi come un palloncino.

Ripresi a fare quello che stavo facendo.

«Allora, ci sono novità? Che stai combinando?», disse sporgendo la testa per curiosare. Sbuffai.

«Edward mi ha distrutto il letto e Billy mi ha dato il permesso di riprendermi il mio. Lo sto smontando, vuoi sapere altro?».

«Edward ha…oh…bè come dargli torto», mormorò.

Il mio sospiro sembrava più un ringhio. Mi alzai e lo sovrastai guardandolo dall’alto in basso con aria minacciosa.

«Puoi ripetere?», chiesi.

Seth deglutì.

«Non ho aperto bocca», disse alzando le mani.

«Stupido», dissi premendogli la fronte con un dito. Mi chinai di nuovo e ripresi a lavorare.

«Bè, in ogni caso è andato via, secondo me tra qualche giorno gli passerà e tornerà in famiglia. Magari inizierà a capire cosa passavi tu quando le cose erano diverse e ti chiederà scusa, vedrai», farfugliò Seth.

Il solito sognatore.

«Certo, e magari facciamo una bella festicciola a casa nostra con tanto di Volturi per una bella partita a poker», dissi con ben poco divertimento nella voce.

Sentii il cigolio della sedia a rotelle dietro le mie spalle.

«Cosa c’entrano i Volturi?», domandò Billy preoccupato.

Mi bloccai e rimasi in silenzio per un istante.

«Niente. Era una battuta», dissi.

Non potevo dirgli che presto sarebbero arrivati in massa per ucciderci.

Ne sarebbe morto.

 

 ***

 

Bella POV

 

 

Passai dal bosco sul retro di casa di Charlie, per non farmi vedere dai vicini. Mi arrampicai come un gatto per salire sul tetto e mi sporsi per vedere se la macchina della polizia era parcheggiata.

C’era, quindi mio padre era in casa.

Deglutii e insipirai profondamente, per quanto ero nervosa.

Ridiscesi silenziosamente lungo la perete sul retro e sbirciai dalle finestre, finchè non lo vidi.

Era in soggiorno seduto sul divano, mentre guardava uno stupido programma televisivo, che con lo sport non aveva niente a che fare.

Era solo e con la barba incolta, i capelli disordinati e quasi completamente grigi. L’aria malinconica.

Sul tavolino davanti alla TV, c’erano un paio di lattine di birra e una mia foto del giorno del diploma.

Charlie guardava più quella con aria assorta, che la televisione.

Mi veniva da piangere.

L’avevo distrutto. L’avevo abbandonato anch’io.

Volevo entrare e abbracciarlo forte, fargli capire che non mi ero dimenticata di lui, che gli volevo bene e che non lo avrei più abbandonato.

Ma non potevo farlo, non doveva vedere il mio aspetto immutato, non avrebbe retto stavolta.

Dio, cosa avevo fatto.

Rimasi immobile quando lo vidi allungare una mano verso la mia foto e portarsela vicino al petto. L’accarezzò con un dito, mormorando il mio nome in un sospiro.

D’improvviso squillò il telefono.

Il cuore di Charlie prese ad accellerare di botto, e si precipitò a rispondere. Per poco non inciampò sul vecchio tappeto ai piedi del divano.

«Pronto?», chiese con impazienza. «Ah, ciao Sue», proseguì con una punta di delusione, il cuore riprese a battere normalmente, «come stai?…Si anch’io, più o meno, sempre un po’ giù…ah, ti ringrazio».

La telefonata durò una ventina di minuti, Sue riuscì a strappargli qualche sorriso che gli scopriva mille rughe sul volto. Voleva andare a trovarlo, ma Charlie proprio oggi non se la sentiva.

Appena riattaccò il telefono, si lasciò cadere sul divano e riprese a guardare la TV.

Con tutto il trambusto di questi ultimi giorni mi ero dimenticata che oggi era il suo compleanno.

E Charlie aspettava una mia telefonata che oggi non sarebbe arrivata.

Una separazione netta è l’unico modo per affrontare la sua mortalità, mi aveva detto Edward, cercando di convincermi a non sentirlo più.

Se non lo avessi più chiamato, non avrei sofferto più di tanto la sua morte, nè lui il distacco da me. Secondo lui.

Ma ero riuscita ad impuntarmi con l’aiuto di Jacob, e lo chiamavo lo stesso.

Solo una cosa non potevo fare: incontrarmi con lui.

Erano passati undici anni dall’ultima volta.

Era troppo.

Ed ora ero li, a pochi metri da lui, separati solo da una sottile e fragile lastra di vetro.

Inavvertitamente sgretolai un pezzo di telaio della finestra, facendo un rumore che attirò l’attenzione di mio padre.

Mi nascosi dietro un albero con uno scatto fulmineo, tanto rapidamente che Charlie non riuscì a vedermi.

Sentii il rumore di una pistola che si caricava, e i passi prudenti di Charlie che avanzavano verso la finestra.

Dopo una breve occhiata dal vetro, Charlie uscì dalla porta sul retro con la sua pistola di ordinanza in mano e lo sguardo vigile, pronto ad affrontare chissà quale malvivente.

Quasi mi scappò un sorriso.

«Chi c’è?», gridò.

«Io», sussurrai a voce talmente bassa che non potè sentire.

«C’è qualcuno?», domandò autoritario e scrutando il fitto del bosco.

Un eroe senza macchia e senza paura. Mio padre era davvero un uomo coraggioso, un vero sceriffo.

Mentre lo osservavo, ben nascosta dal grosso albero, l’espressione del suo viso cambiò, come il tono della sua voce e il battito del suo cuore. Lo sentivo perfettamente, nonostante la distanza che ci separava.

«Bella, sei tu?», chiese con un lieve tremolio nella voce.

Il mio cervello smise di pensare e feci un passo in avanti per uscire dal mio nascondiglio.

Pestai un rametto secco che provocò un altro rumore, facendomi riprendere coscienza su quello che stavo facendo.

Mi ritrassi immediatamente indietro, ma era troppo tardi.

Charlie aveva sentito il rumore del ramo che avevo spezzato con il piede e la sua attenzione venne nuovamente attirata.

«Bella», farfugliò.

«Accidenti», mugugnai tra me. Forse mi aveva vista.

Udii i suoi passi affondare sul terriccio umido, venire nella mia direzione.

Scattai all’interno del bosco, ma il vento della mia corsa, sollevò alcune foglie morte da terra.

E Charlie se ne accorse.

«Bella!», disse con impazienza mista a gioia nella voce.

Aumentò il passo e si addentrò nel bosco per inseguirmi.

Ma non potevo attirarlo nel cuore della foresta, non era mai stato un posto sicuro.

«Bella ti ho vista! Lo so che sei tu! Ti prego vieni fuori! Voglio vederti!», gridò con le lacrime agli occhi.

Ero sopra un albero, non poteva vedermi, ma poteva sentirmi.

Volevo riabbracciarlo, volevo non abbandonarlo mai più. Volevo che uscisse da quello stato pietoso in cui si trovava per colpa delle mie stupide scelte egoistiche.

Ricordai le parole di Jacob: Charlie è uno tosto, te l’ho sempre detto. Secondo me gli farebbe piacere rivederti, anche se si accorgerebbe che qualcosa non va.

Forse avrebbe retto…se prima lo avessi avvisato.

Entrambi avevamo bisogno di vederci.

Deglutii e rischiai il tutto per tutto.

«Anch’io voglio vederti papà», dissi senza farmi scorgere.

Charlie si guardò intorno nervosamente, cercandomi ovunque ma senza spostarsi dal punto in cui si trovava.

«Dove sei Bells? Vieni qui», disse disperato.

«Verrò fuori, ma a due condizioni», proposi titubante. Se fossi stata umana, la voce avrebbe tremato.

«Condizioni?», domandò confuso, «Quali?».

«Non devi spaventarti, e non devi fare alcuna domanda», risposi da sopra l’albero.

«O…okay. Non te ne avevo mai fatte…nonostante tempo fa avessi visto cose molto strane», disse tradendo tensione nella voce.

Colsi un piccolo brivido percorrergli le braccia. Forse pensava a Jacob trasformarsi davanti ai suoi occhi. Chissà quante notti lo aveva tenuto sveglio.

«Va bene. Adesso arrivo», dissi.

Mi calai dal grosso albero e uscii con prudenza e lentezza esagerata da dietro di esso, mostrandomi a mio padre.

Charlie mi guardò con gli occhi spalancati.

«Bella, ma sei…sei ancora», farfugliò.

«Papà, hai promesso. Non dovrei nemmeno essere qui», dissi, già pentita di quello che stavo facendo.

Ma ero talmente felice di incrociare di nuovo i suoi occhi dopo così tanto tempo, che avrei affrontato qualunque conseguenza. Ero così felice, che il suo profumo delizioso non mi fece venire alcuna sete.

Il suo fiato si fece corto, il suo cuore era in procinto di scoppiare e i suoi occhi erano inondati di lacrime, mentre un sorriso di felicità si spiegò sul suo volto provato dalla sofferenza.

«Posso…posso almeno abbracciarti?», balbettò allargando le braccia.

Non resitetti a quel suo viso, a quel suo bisogno di me. A quella disperazione e gioia che emanava da tutti i pori.

«Oh papà», sussurrai con uno strano nodo alla gola.

Gli andai incontro misurando la velocità del mio passo. Troppo lento per i miei gusti.

E ci stringemmo in un abbraccio.

Charlie scoppiò in un pianto liberatorio, che non faceva che stimolare inutilmente il mio.

Sentiva il freddo del mio corpo, ma non gli importava. Finalmente dopo tanto tempo, poteva riabbracciare la sua unica e amata figlia.

«Buon compleanno papà», mormorai al suo orecchio.

Charlie scoppiò a ridere, come non aveva mai riso in vita sua.

«Grazie Bells», rispose mentre mi stringeva forte, o almeno ci provava.

Era così fragile.

Sarebbe bastato distrarmi un attimo, aumentare la presa, o fare un gesto improvviso.

Non potevo credere che Edward e tutta la sua famiglia avessero messo a repentaglio la vita degli umani in questo modo.

Non mi rendevo conto proprio di nulla.

Eppure ero disposta a fare anch’io lo stesso sbaglio, pur di vedere e toccare ancora una volta mio padre.

La vita al college era isolata, ovviamente.

Non facevo amicizia con nessuno, stavo solo con i Cullen.

Ma avevo imparato a controllare la mia forza, e usavo sempre lunghi guanti imbottiti, nel caso un essere umano mi toccasse accidentalmente, com’era successo con Edward tanto tempo fa.

Ero sicura che non avrei fatto del male a Charlie. Ma sapevo che si era accorto di quanto il mio corpo fosse innaturalmente duro e gelido.

Probabilmente gli ricordavo un cadavere di qualche caso di morte sospetta.

Charlie non fece una piega, e quando mi allontanò per guardarmi in viso aveva un’espressione invecchiata ma molto più rilassata.

Sorrideva ed era felice.

«Sei meravigliosa, Bells. Non ci sono parole», commentò.

«Grazie papà», risposi. Non sapeva che la mia bellezza in realtà era una trappola. «Peccato che non possa dire lo stesso di te», aggiunsi osservando il suo viso.

Mi preoccupava vederlo così.

«Bè, se verrai a trovarmi più spesso, sono certo che starò meglio», replicò con mezzo sorriso. «Mi sei mancata, Bella», aggiunse con un filo di voce e increspando le sopracciglia brizzolate.

«Anche tu», dissi prendendogli la mano. «Sarei voluta passare tante di quelle volte, ma avevo paura che…insomma…pensavo che ti avrei spaventato», mormorai.

«Bells, ci sono stati un sacco di momenti in cui mi hai quasi fatto venire un infarto. Quando ti hanno trovata dopo che Edward ti aveva lasciata, quando sei sparita per tre giorni, quando ho scoperto che andavi in moto, quando ho visto Jacob che…», ma non concluse la frase.

Gli venne un altro brivido che gli rizzò i peli delle braccia.

Poi scosse la testa per riprendere il discorso. «Comunque di certo ora sono troppo felice per essere spaventato. Dai vieni dentro casa, parliamo un pò», disse su di giri.

«Ehm…no papà, in realtà non posso restare. È meglio che non mi si veda in giro», dissi stirando un sorriso e indietreggiando di mezzo passo.

«Bells ma…almeno prendi una tazza di cafè. Sai sono migliorato in cucina».

«Ne dubito molto», ribattei lievemente divertita.

«Va bene, forse dire “migliorato” è un po’ troppo. Però prima di andare dimmi come stanno gli altri. Renesmee come sta? E ad Edward come vanno gli affari? E a te? E Jacob? Bè si, qualche volta ho gli incubi, ma a parte quello è un bravo ragazzo. Come sta?», domandò a raffica curioso.

«Ehm…bè», balbettai.

Cosa gli avrei dovuto raccontare?

Che in verità Edward non avrebbe mai potuto intraprendere alcuna carriera perché, dati i suoi eterni diciasette anni, poteva solo diplomarsi e al massimo laurearsi per sempre?

Io compresa?

Che lo avevo lasciato perché sono sempre stata segretamente innamorata del “bravo ragazzo” protagonista dei suoi incubi peggiori?

Che adesso Edward era impazzito di gelosia e mi voleva morta?

Che Nessie era morta di vecchiaia a quindici anni dalla sua nascita?

No.

Non si poteva dire tutto questo.

Ma qualcosa dovevo pur dirgliela.

Una verità depurata dalle parti inconfessabili?

Un’altra bugia dove gli facevo credere che tutto andava bene?

Il mio scopo era quello di proteggerlo.

Proteggerlo dai Volturi. Proteggerlo dalla pazzia di Edward.

Ero ancora costretta a mentire.

«Va tutto bene papà. Non ci sono novità recenti che non ti abbia già detto l’ultima volta per telefono».

«Mi fa piacere, Bells. E scusami se non ti ho dato fiducia tanti anni fa. Pensavo fossi troppo giovane per sposarti e prenderi cura di una bambina», disse Charlie imbarazzato.

Abbozzai un sorriso amaro.

«Facevi di tutto per farmi lasciare Edward e farmi mettere con Jake», ricordai.

L’avessi ascoltato a suo tempo, tutto questo casino non sarebbe successo.  Avevano ragione sia lui che Rosalie: dovevo aspettare.

«Già», ridacchiò. «Ti penti mai?», chiese incerto, mentre il sorriso piano piano spariva.

Si.

«No, papà».

Non aggiunsi altro.

Era già abbastanza doloroso dover mentire su questo.

«E tu come te la passi? Presto andrai in pensione, giusto?», chiesi per cambiare argomento.

«Si. Tra qualche giorno lascio il mio lavoro di piedipiatti. Dovrò separarmi dalla mia vecchia pistola», disse guardando quel ferro vecchio con aria nostalgica. «Chissà se riusciranno a prenderlo», borbottò.

Aggrottai le sopracciglia. «A chi ti riferisci?».

«Un nuovo caso di omicidio. Perlopiù vi sono coinvolti escursionisti, qualche single che vive da solo fuori città», raccontò accigliato. «Non abbiamo ancora capito se sia un uomo o una bestia, ci sono pochi elementi su cui indagare. Mi ricorda l’omicidio di quell’operaio, quando ti eri appena trasferita qui a Forks». Poi mi guardò con sospetto, e tirò fuori il suo tono da poliziotto. «Non è che Jacob…».

«Papà!», trillai scioccata. «Non provare a pensare nemmeno per un secondo che Jacob possa essere coinvolto in una cosa del genere! Non è un assassino!».

«Bè, con quello che ho visto…», balbettò.

«Non pensi che ti avrebbe sbranato quel giorno, se fosse così?».

Ci pensò qualche istante, poi fece una smorfia.

«Si, giusto. Hai ragione, scusami», mormorò. «La prossima volta che lo sogno, proverò ad accarezzarlo», aggiunse poco convinto.

Mi venne quasi da ridere. Jake se lo sarebbe fatto fare anche nella realtà.

Quello che mi turbava era questo nuovo omicida a piede libero.

Forse non era un semplice assassino.

A maggior ragione dovevo proteggerlo anche da questa minaccia. Jake doveva esserne informato, e forse il branco sapeva qualcosa.

«Bene ora devo andare. Ti verrò a trovare presto, te lo prometto», dissi dandogli un bacio sulla guancia.

L’euforia di quell’incontro stava lentamente svanendo e il suo profumo cominciava a pizzicarmi la gola.

Meglio allontanarsi, non volevo aggiungere il mio nome alla lista nera.

«Va bene Bells, ma la prossima volta vieni con Edward. Mi piacerebbe rivederlo».

«Ehm…», mormorai titubante. «Edward è fuori per affari, starà via per un po’».

«Ah, bene, gli sta andando proprio a gonfie vele. Allora portami Renesmee, chissà come sarà diventata bella», chiese impaziente.

«Anche lei è in viaggio. Con la scuola. Vacanza lunga», mormorai. L’ennesima bugia.

 

Salutai Charlie - naturalmente lo tenni d’occhio finchè non si chiuse la porta dietro le spalle – e scattai alla velocità della luce verso casa.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Poc: “Io ho detto che bella ha sbagliato perchè lei di punto in bianco decide di mollarlo quando invece avrebbe potuto preparlo prima,nel senso che già da quando renesmee era viva avrebbe dovuto fargli capire che il suo sentimento stava scemando”. Se avesse fatto così se ne sarebbe dovuta andare dai Cullen e sarebbe diventata una specie di nomade, inoltre non so se Eddy avrebbe lasciato che se ne andasse. Forse si, ma avrebbe cercato di riconquistarla, ma il motivo che la teneva ancora relativamente legata a loro era proprio la presenza di Jacob. Se lei se ne fosse andata non lo avrebbe più rivisto perché si presumeva che l’imprinting sarebbe durato in eterno. Quindi non poteva andarsene e non poteva sperare che la magia si spezzasse.
Tra l'altro un'altra scena molto importante che induce a riflettere,è quella dove lei in eclipse va a trovarlo dopo la battagli..!!” . D’accordissimo con te! li è stato proprio lo sforzo più grande che Bella ha fatto per rinunciare a lui, quando ha proprio detto che da quel letto non voleva più alzarsi. Cara non posso fare anticipazioni, ma ritroverai quella parte nei ricordi di Bella, è sarà particolarmente significativo!!
Il fatto che edward si debba innamorare di un'altra perchè in questo modo lui nn darà più fastidio a jacob e bella”
Certo, sarebbe bello che li lasciasse in pace, ma a questo punto non ci sarebbe trama ne suspance xD, inoltre considerando che è diventato pazzo ed è andato dai Volturi per muoverli contro Bella e Jacob…sembrerebbe strano che si innamori della prima che passa e che decida di lasciare in pace Bella e Jacob e se ne vada dai Volturi per vivere una nuova vita con quell’altra. Pensi che i Volturi lo lascerebbe andare via così tranquillamente? Mmmh ho qualche dubbio xD. Comunque carissima, sono sempre più felice nel sentirti dire che la storia ti piace, e trovo interessanti questi tuoi punti di vista, perché espondendo i tuoi dubbi mi permetti di chiarire sia il mio pensiero sia su cosa si basa la mia storia. Un bacione ^___^
 

***

 
Tamina_e_destan: grazie cara *_____* sono felicissima che ti piaccia! Devi sapere che io adoro Charlie, è il personaggio maschile che preferisco, dopo Jacob ovviamente xD lui è insostituibile ed insuperabile *____* xD. Scrivere e “vedere” questa scena è stato triste e contemporaneamente tenero. Povero Charlie, ormai si è affezionato a Bella, è la sua unica figlia. Vederla sparire così per anni sarebbe stato di certo un brutto colpo per lui.
 
Bene, ed ora vi lascio alla lettura del prossimo capitolo ^_____^. Un bacio a tutte!


***

 
 
Arrivai a casa in pochi secondi.
Riconobbi immediatamente l’odore di Jake e di Seth. Quando vivevamo ancora assieme ai Cullen, Seth veniva spesso a trovarci. Non che fossi abituata al suo odore…ma almeno non mi dava così fastidio come quello di Sam o degli altri che non si facevano mai vedere.
Come Leah.
Una volta la incontrai durante una battuta di caccia. Eravamo solo noi due. Il silenzio del nostro lungo sguardo era spezzato solo da un ringhio basso e tetro. Il suo. Ci muovavamo lentamente e a distanza, senza staccarci gli occhi di dosso.
Quando provai a salutarla lei girò il muso dall’altra parte con aria altezzosa e se ne andò via.
Non le ero mai andata a genio, ma non poteva toccarmi.
Entrai in casa e li trovai in camera, intenti a montare il telaio di un letto singolo dall’aria familiare.
«Ciao, sono tornata», annunciai.
Jake e Seth si guardarono e si sorrisero.
«Lo sappiamo», dissero in coro. «Il tuo odore ti tradisce mia cara», disse Jake.
«Ciao Bella, che piacere rivederti. Mi dispiace per quello che è successo. Per il resto tutto bene?», domandò Seth venendomi ad abbracciare.
«Non tanto a dir la verità. Sono un po’ preoccupata», risposi accigliata.
Jake m’inchiodò con lo sguardo, lasciando cadere a terra gli attrezzi e il pezzo di telaio che stava montando.
«Cos’è successo?», domandò sovrastandomi in un attimo.
«Ero da Charlie. Mi ha detto che…».
«Da Charlie? Ti sei mostrata di nuovo a lui dopo tutto questo tempo? Spero sia ancora vivo», disse Seth interrompendomi. Non sapevo se quella voleva essere una battuta.
«Era conciato male e oggi è il suo compleanno. Non volevo che stesse male per me. Comunque è ancora vivo, Jake aveva ragione».
«Come sempre», commentò Jacob facendo spallucce con aria noncurante ma tradendo soddisfazione.
«Si, ma ho paura che ci sia qualche vampiro in giro. Seth, per caso avete avuto qualche avvistamento ultimamente?».
«Si, qualche volta un freddo ha la brillante idea di farsi una passeggiata dalle nostre parti. Poi quando lo incontriamo chissà perché se ne pente», rispose Seth con un sorriso euforico.
«Pensi ce ne siano altri in giro?», mi domandò Jacob.
«Si, Charlie dice che in città si stanno verificando alcuni omicidi che non riescono a risolvere. Ho ragione di credere che sia opera di un vampiro».
«Bè, può capitare che qualcuno riesca a fare delle vittime prima che riusciamo a trovarlo», disse Seth storcendo il naso. «Comunque teniamo sempre d’occhio la zona, spesso insieme a Sam e gli altri. Vedrai, lo prenderemo», mi rassicurò posando un braccio bollente attorno alle mie spalle.
Jake affilò lo sguardo.
«Seth».
«Che c’è?».
«Il braccio».
«Ah, scusa. Tranquillo, non ho intenzione di rubartela», disse levando velocemente il braccio ed alzando le mani in segno di resa.
Scossi la testa e mi fiondai tra le braccia di Jacob. Le uniche che in quel momento volevo sentire su di me.
Seth si schiarì la voce. «Okay io continuo a montare il letto».
«Grazie moccioso», sussurrò Jacob perso dentro ad uno dei nostri sguardi.
«Come puoi ancora chiamarlo così? In teoria ha trent’anni, sai», dissi tentando di difenderlo.
«Quando lo guardo non vedo un uomo maturo di trent’anni, ma un ragazzino di quindici con il cervello pieno di ghiaccio».
«Hey», protestò Seth.
Jake fece gli occhi al cielo e si voltò a guardalo.
«Sto scherzando Seth, lo sai che ti voglio bene! Ti ringrazio dell’aiuto, ma non puoi negare che Edward ti stia un po’ troppo simpatico».
Il suo nome mi provocò un brivido.
Chissà cosa stava facendo in questo momento. Pregai con tutta me stessa che ritrovasse il lume della ragione. Speranza vana, dato che in questo momento stava cospirando contro di noi insieme ai Volturi.
«Jake, dobbiamo proteggere mio padre. Ho rischiato grosso nel volerlo incontrare, ha notato il mio aspetto, ma non ha fatto domande. Dobbiamo proteggerlo da Edward, ma soprattutto da Aro», dissi sofferente e posando la fronte sul suo petto.
«Aro?», ripetè Seth con aria confusa. «Cosa c’entrano i Volturi adesso?».
Jake mi scompigliò i capelli con un sospiro bollente e mi strinse a sé.
«Edward si è unito a loro. Vuole usarli contro di noi», mormorò cupo.
«Cosa? Ma che…», farfugliò Seth.
«Aro sa già di Charlie, lo ha letto dalla mano di Edward quando eravamo in Italia. Sapeva che non era al corrente della nostra esistenza, per questo non è mai stato toccato. Ma se per disgrazia mio padre sapesse la verità ed Edward lo venisse a sapere in qualche modo, lo riferirebbe ad Aro e a quel punto…».
Mi rifiutai di concludere la frase e il mio pensiero.
Il volto ramato di Seth impallidì impercettibilmente, ci guardava con gli occhi sbarrati.
«Non può essere arrivato a tanto», sussurrò incredulo.
«Te lo dicevo che dovevi restare con i piedi per terra», lo rimproverò Jacob.
«Edward…bisogna avvertire gli altri! Dobbiamo farlo sapere anche a Sam!», gridò Seth sconvolto.
«Si, ma non dire niente a Billy. Se venisse a sapere che il bersaglio siamo io e Bella, ne morirebbe. È una guerra tra di noi, dovremmo cavarcela da soli. In realtà non dovremmo nemmeno coinvolgervi», disse Jake. Era preoccupato, e la guerra era sul personale.
«Stai scherzando vero? Jake non potrete mai farcela da soli, e io ho il dovere e la volontà di combattere al tuo fianco», ribattè Seth nervoso. «Mi costa dirlo ma Leah ne sarebbe contenta, non ha mai sopportato Edward», aggiunse lievemente seccato.
Jake lo fissò con gli occhi tesi e preoccupati.
L’ultima cosa che voleva era mettere a repentaglio la vita dei suoi amici.
Come io non volevo mettere a rischio la sua.
Il vero problema ero io, ero sempre stata io.
Nemmeno Jacob doveva essere coinvolto. Lui voleva andarsene, lasciarmi alla mia scelta e soffrire lontano da me.
Ma quando varcò quella porta mi sentii come un fiore privato della luce del sole. Una fiamma non più alimentata dall’ossigeno.
E adesso stavo pagando i miei sbagli precedenti trascinando tutti, come sempre.
«Grazie fratello», mormorò Jake.
«Mi chiedo quale sia lo scopo della mia esistenza, se non quello di rendere difficile la vita del prossimo», mormorai con gli occhi che mi bruciavano.
«Il tuo scopo in questo momento ti sta abbracciando», disse Jake con dolcezza, «e non saresti tu se non ci mettessi tutti nei pasticci. In un’altra vita dovevi essere una calamità naturale, qualcosa che crea una serie di reazioni a catena».
Emersi dal suo petto e gli lanciai un’occhiataccia.
«Piantala di prendermi in giro».
«E come faccio a dimostarti quanto ti amo se non ridendo sopra ai casini che combini ogni volta?», rispose divertito.
«Bè di sicuro la vita è molto più interessante quando sei di fronte a qualche scelta, Bells. Inoltre potrebbe essere una grande occasione per distruggere una buona volta questi Volturi. Non mi è mai piaciuto Aro», disse Seth.
«Accidenti, esiste un succhiasangue che non ti sta simpatico! Stento a crederci», commentò Jake spalancando occhi e bocca con finto sconcerto.
«Molto divertente», sbuffò Seth.
«Penso che come coppia di pagliacci funzionereste», mugugnai infastidita.
Jake posò una mano sulla spalla gigantesca di Seth e lo guardò pensieroso. «Che dici facciamo domanda in qualche circo? In effetti un lavoro ci vorrebbe», propose Jacob.
«Meglio un cabaret. Non mi piace l’idea di truccarmi e nascondemi dentro un costume sintetico rosso e giallo», rispose Seth con una smorfia.
«Ma la volete piantare di dire idiozie?», trillai allibita da tanta leggerezza.
«Bells, scherzi a parte, anche se questa è una situazione pericolosa noi siamo nati per affrontarla. Che le abbia generate tu o Maria Teresa di Calcutta non cambia niente. I vampiri ci attaccano, noi li uccidiamo. Fine della storia», disse Jake.
«Sono d’accordo. Anche se non impazzisco all’idea di un Edward che ci attacca», aggiunse Seth.
«Nemmeno io», mormorai riaffondando il viso nel petto di Jake. «Spero non si arrivi a tanto, Seth».
«Nell’attesa vado ad avvisare gli altri e il branco di Sam. Ma come faremo a sapere quando arriveranno?», domandò.
«Alice ci contatterà appena avrà notizie. Dovremo avere un po’ di tempo per organizzarci», rispose Jake.
«Il tanto della durata di un viaggio dall’Italia a Forks», aggiunsi.
 

***

 
Quando Seth andò via, presi il suo posto ed aiutai Jake a montare il telaio e ad intagliare qualche mobilio. La mia velocità unita all’abilità mi permisero di completare il tavolo e metà sedia in poco tempo, mentre Jake ne stava intagliando un’altra per me o per qualche ospite.
Ormai era buio e per quella sera avevo preso un impegno.
«Jake, devo andare da Nessie», mormorai.
«Vuoi che ti accompagni?», chiese increspando le sopracciglia.
«No, voglio stare sola con lei. Magari un’altra volta».
«Okay, finisco io qui. Salutamela, Bells. Dille che non mi sono dimenticato di lei», disse Jake comprensivo.
Gli presi il viso e gli diedi un bacio, lasciando che il suo calore mi desse abbastanza coraggio da andare di nuovo in quella casa.
«Torno presto, non aspettarmi alzato», sussurrai.
«Non preoccuparti».
Jake mi diede un altro bacio e mi lasciò andare.
Sfrecciai attraversando il bosco fino ad arrivare nei pressi del giardino di casa Cullen.
Rallentai il passo e mi mossi silenziosamente verso la tomba di mia figlia.
Sembrava non ci fosse nessuno nei paraggi, forse erano a caccia o semplicemente erano chiusi in casa.
Osservai le finestre. Le tende erano tutte chiuse.
Cercai di convincermi che non c’era nessuno ad osservarmi e che non dovevo sentirmi a disagio nel trovarmi li.
Mi adagiai di fianco alla piccola e bellissima lapide e non potei fare a meno di salutarla.
«Ciao tesoro. La mamma è venuta a trovarti», sussurrai.
Accarezzai la superficie liscia e fragile della lastra di marmo bianco, incisa con ghirlande e angeli di una finezza e precisione incredibili.
Pensai che fossero state le mani e la dolcezza di Alice, a fare quei straordinari disegni.
C’era una pace assoluta in quel luogo nascosto tra gli alberi. Un silenzio che mi regalava un attimo di tregua dal mio nervosismo.
Contemporaneamente provai una strana sensazione.
Forse la stessa che provano tutte le madri che vanno a trovare la tomba della propria figlia.
Forse era stupido da parte mia voler parlare con lei.
O forse era ciò di cui avevo bisogno.
«Mi dispiace Nessie», iniziai. «Mi dispiace di aver deluso tutti. Da quando sono arrivata a Forks non ho fatto altro che cacciarmi nei guai. Non avrei mai immaginato che sarebbe accaduto tutto questo. So che puoi sentirmi, perché a differenza di me hai un’anima e sono certa che adesso tu sia in un posto in cui io non andrò mai», dissi d’un fiato. «Sappi che io ti ho sempre amata, e non c’è stato un solo secondo in cui mi sono pentita di questo. Mi dispiace di essere stata una pessima madre, di aver provato gelosia in ciò che ti legava a Jacob e di aver fatto impazzire tuo padre. Ora è furioso e ha ragione di esserlo perché ho avuto tanto tempo per capire cosa volessi fare davvero, e adesso è troppo tardi».
Mi veniva da piangere, e non potevo farlo.
Mi sdraiai sopra il letto di fiori e terra morbida che ricopriva il sepolcro, e mi rannicchiai come fossi una bambina che cerca un rifugio dai suoi problemi.
Mia figlia aveva sempre saputo capirmi, c’era un legame speciale tra di noi, ancor più che con suo padre.
Forse era per questo che riuscivo a tirare fuori i miei tormenti interiori, non avrei potuto parlarne con nessun’altro.  
Ma lei non mi avrebbe più risposto come faceva fino a qualche giorno fa.
Sussultai e mi lasciai affondare ancora di più nella terra e nella disperazione dei ricordi.
«Non mi sorprende che tu fossi la persona giusta per Jake. Siete entrambi unici al mondo, speciali e meravigliosi. Forse tu più di tutti puoi capire come sia facile e inevitabile innamorarsi di lui. Come me avevi scelta, una scelta che hai avuto la possibilità e il coraggio di compiere. Amo Jacob da così tanto tempo, da prima che mi trasformassi, ma l’ho sempre soffocato dentro di me, finchè non sono scoppiata.
Ma ti giuro, figlia mia, che se non si fosse spezzata la magia, se non mi avesse mai più amata come prima, non avrei mai liberato i miei sentimenti. Sarei rimasta sempre al suo fianco, per sempre sua amica e niente di più, e tuo padre non avrebbe mai cercato vendetta. Non volevo nemmeno sperare che la magia che ti legava a lui si annullasse. Ho dovuto mentire anche sulle emozioni che provavo, almeno quando c’era Jasper nelle vicinanze. Solo nei miei pensieri trovavo pace, potevo sfogare la mia frustrazione che non potevo esternare in nessun modo. E pensavo di doverlo fare per l’eternità.
Invece l’imprinting si è dissolto, e appena ho visto la possibilità di fare ciò che il mio cuore mi aveva sempre suggerito di fare, non sono più riuscita a trattenermi. Ho trovato il coraggio di amarlo e ora sto pagando tutto, con gli interessi. Da un lato vorrei che non fosse mai cambiato nulla, ma dall’altro non hai la minima idea…no, non hai la benchè minima idea di quanto mi senta libera e felice al suo fianco. Quanto lo ami profondamente, quanto affronterei il Diavolo in persona per pagare i miei debiti e sistemare le cose. Per essere entrambi liberi di amarci come abbiamo sempre voluto, nel più profondo delle nostre anime. Anche se la mia è dannata. Spero solo di non trascinare Jake giù all’Inferno con me. Non è posto per lui.
Lui è sempre stato una specie di angelo, anzi per me era come un sole. Il mio sole personale. Mi ha insegnato a ridere, a vivere, ad affrontare le mie paure e per un lunghissimo secondo a vedere quanto costasse la mia volontà di trasformarmi. Ma ero fissata con tuo padre, consideravo il suo amore più importante della mia anima, di Charlie, di Jacob, del mio futuro. Mi sono resa conto che volevo diventare un vampiro per liberarmi dalla mia goffaggine, per sentirmi qualcuno e per non invecchiare mai. Tutte idee stupide degne di una ragazzina stupida.
Con Jacob era diverso. Ogni cosa con lui era diversa, era più bella e valeva la pena di esser vissuta. Mi tirava sempre fuori dai guai, mi salvava anche dal buco nero in cui mi trovavo quando tuo padre mi ha lasciata. Consideravo Edward come un dio, ma ora che sono pari a lui, non so esattamente cosa mi abbia fatta innamorare. Temo che Jake avesse ragione, ero ossessionata dalla sua bellezza. Fu la cosa che più mi colpii e al quale non riuscivo ad abituarmi. Ma di Jake mi sono innamorata per la bellezza che aveva dentro di sè, del sole che era e che sarà per sempre.
L’ho sempre ritenuto bello, ma ora che l’ho potuto vedere davvero è…indescrivibile. A differenza di Edward, lui non è mai stato solo questo, e so che puoi capirmi. Le stesse cose che hanno conquistato te hanno conquistato anche me. L’unica cosa che mi consola è che se non avessi fatto tutti questi sbagli, tu non saresti mai nata e Jake non avrebbe vissuto dei momenti felici come in questi ultimi anni. Prima di te non facevo che ferirlo. Soffriva più di quanto soffrissi io per Edward, ma non ha mai smesso di combattere perché scegliessi lui».
Ero talmente assorta nei miei pensieri sussurrati alla terra umida, che non sapevo da quanto tempo non era più sola.
Mi guardai intorno ma non vedevo nessuno e non percepivo alcuna minaccia, ma ero sicura che qualcuno mi stesse osservando.
Sentivo uno strano profumo, in verità.
Non l’avevo mai sentito, ma non mi era del tutto sconosciuto. In ogni caso non era il profumo a preoccuparmi, bensì la sensazione di essere osservata.
«Ora devo andare, verrò a trovarti presto. Jake ti saluta, non ti ha dimenticata. Ti vuole ancora bene», dissi inginocchiandomi davanti alla lastra bianchissima. «A presto mia piccola brontolona. Ti amo», diedi un’ultima carezza e mi rialzai in piedi.
Feci un passo verso l’interno della foresta, e ancora mi sentii degli occhi addosso.
Mi voltai e alzai lo sguardo verso una delle finestre al primo piano. Dietro una tenda appena spostata, scorsi una figura minuta e un’altra più alta dai capelli biondi che sparì in un lampo.
Erano Esme e Rosalie.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Poc: ciao cara ^____^, bè sono d’accordo con te su tutto quello che hai detto. La povera Bella sarà pure diventata mamma troppo giovane, ma l’amore per una figlia non ha età. Erano molto legate già da BD, in teoria il legame tra madre e figlia è molto speciale e loro lo dimostrano. Sinceramente mi è costato farle dire che non si è pentita dei suoi errori, però la verità è proprio quella. Infatti se non li avesse commessi, la sua piccola brontolona non sarebbe mai nata e Jacob avrebbe continuato a soffrire. Certo che sarebbe stato molto interessante se la Meyer avesse evitato di mettere incinta Bella…chissà come avrebbe gestito la situazione! Sarebbe stato un casino, ma anche molto interessante! Jacob ancora innamorato di una Bella ormai vampira…cavolo ne sarebbe uscita una storia molto più interessante di quella che ci ha dato! Comunque come dici tu, l’amore tra Jacob e Bella è indissolubile ed io aggiungo che è scoppiato con la potenza di una bomba! Non l’ho ancora scritta, ma ci sarà una scena in cui si capirà quanto questo loro amore sia forte! In ultimo, Bella si sente in colpa per il casino che ha creato, ma chi non si sentirebbe così alla luce delle conseguenze inaspettate? Comunque è meglio andare avanti xD Bella ha sbagliato, non ha sbagliato, è andata così ma non era nelle sue intenzioni, nessuno si aspettava che l’imprinting si spezzasse e che Eddy impazzisse xD. Spero ti piaccia anche questo capitolo, un bacione!
 
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Tamina_e_denstan: grazie ^___^, spero ti piaccia anche questo. Kiss!
 
**

Marpy: tesoro, tre commentoni super dettagliati in una botta sola mi elettrizzano e spaventano contemporaneamente xD.
Allora, non so se sarebbe un continuo ideale per BD (mmmh molto improbabile xD, troppo jacoboso e anti calippo xD), sta di fatto che Bella ha finalmente capito cosa ha combinato, che non era tutto rose e fiori come pensava.
Ora è cresciuta, è maturata, è più consapevole e coraggiosa come dici tu, e anche noi poveri esseri umani, quando acquistiamo il famoso “senno del poi” e guardiamo indietro, ci accorgiamo di quanto siamo stati immaturi, superficiali e capricciosi nelle nostre azioni. Lo stesso è successo a lei, a distanza di tempo ovviamente.
C’è pure il rovescio della medaglia, perché se non avessimo fatto quelle scelte non saremmo diventati quello che siamo e non saremmo in grado di andare avanti (escludendo la gente che sa benissimo che certe cose sono da persone immature, e mentre gli altri sguazzano nella superficialità, quegli altri sono già ad un passo avanti). Comunque non posso che essere d’accordo con te quando in questa frase “vittima di una coercizione tanto sottile quanto delicata, motivata quasi dal “bene” che altri hanno pensato per lei. “ riassumi in poche parole la vera essenza del legame tra la tonna e il calippo. Un sottile e delicato lavaggio del cervello messo appunto dalla famiglia Cullen per il bene di Edduccio. Il poverino è rimasto già 100 anni da solo a deprimersi sui libri, e adesso che finalmente ha trovato la donzella dobbiamo fare in modo che non la perda.
È un amore giusto per lui, ma non per lei che si vende pure l’anima, tanto dispezza se stessa, sentimento negativo alimentato dal’immortale perfezione dei Cullen che le stanno appiccicati venticinque ore su ventiquattro. Sempre per il bene del figlio depresso ovviamente. Come dico spesso, scegliere Jacob significa scegliere la vita, con tutte le sue difficoltà che il futuro offre, difficoltà da superare insieme a lui…il pensiero rende già la vita più facile e bella! Così quella povera mentecatta (xD) ha finalmente colto la palla la balzo (fortunata che le è capitata una seconda occasione) e si è riappropriata, citando le tue parole, “di quella dimensione personale troppo a lungo dimenticata in casa Cullen” .
Il tuo commento sui papi disperati (clubBirretta mi ha fatta morire dal ridere x’D) è molto dolce, adatto alla situazione tristissima nella quale i due vecchi sono finiti a causa dell’immaturità della tonna e della cospirazione dei Cullen (no vabbè, Eddy era sinceramente innamorato, però i Cullen lo hanno sostenuto quando non avrebbero dovuto. I rischi erano troppo alti).
Jacob non ha sempre rispettato i sentimenti di Bella secondo me xD, in Eclipse ha tentato in tutti i modi di frapporsi tra lei ed Eddy nella speranza che lo mollasse e si mettesse con lui xD. In questo caso ho ricordato che a Jacob era sempre andato a genio il caro Charlie, e quindi gli veniva bene sostenere Bella, e in un senso più generale ritengo che rispettasse la sua personalità, che la considerasse forte di carattere, ma che (prima dell'imprinting) non riuscisse ad accettare l’idea che lei fosse innamorata di uno “schifoso parassita”, è gelosissimo xD. Poi alla fine del suddetto libro si è rassegnato e ha deposto le armi, promettendole che non l’avrebbe più divisa a metà…poi però le fa il discorso dell’aria e del sole che lui sarebbe stato per lei, e quello mi sembra un altro tentativo di farle cambiare idea xD. E lo fa in un modo così adorabile *_____*, anche in quella schifezza di film mi stavo sciogliendo in lacrime in quella scena post battaglia! Ma come si fa a dirgli addio? Come si fa a chiudersi quella porta dietro le spalle e tornare ad abbracciare quel coso freddo di Eddy? Una persona normale non può, non si può non cascare in lacrime ai piedi del suo letto e incatenarsi a quella meraviglia di Jacob per sempre! Ok basta, questa risposta sta diventando lunga quanto il prossimo capitolo xD, la tastiera è rovente poverina xD. Ti mando un bacio immenso e ci sentiamo presto ^___^.



***
 


«Ti avevo detto di non aspettarmi alzato», dissi entrando in cucina ed incrociando le braccia.
«E io ti avevo detto di non preoccuparti», ribattè Jake con un sorriso luminoso e un po’ stanco.
Era ancora impegnato ad intagliare una gamba della sedia, ma la lasciò per venirmi a salutare.
«Va un po’ meglio?», chiese morbido al mio orecchio.
«Si. Abbiamo chiacchierato a lungo», risposi allacciandomi alla sua schiena ampia.
Come faceva a farmi sentire in Paradiso quando vivevo in un Inferno? Non l’ho mai capito.
«Le hai portato i miei saluti?».
«Certo».
«E’ stata la prima o l’ultima cosa che hai fatto?».
«Ehm…l’ultima».
Rise e mi venne da imitarlo.
«Ma perché mi fai sempre ridere quando mi sento a pezzi?», domandai alzando la testa ed incrociando i suoi occhi grandi e luminosi.
«Perché non sopporto di vederti triste», rispose. «E poi ero sinceramente curioso» aggiunse con un sorriso.
«Sei adorabile Jake», commentai sorridendo e baciandolo.
Le sue labbra attiravano le mie come una calamita.
Ma in questo bacio c’era comprensione, vicinanza e un dolore silenzioso che ci accomunava entrambi, seppur in maniera diversa.
Si allontanò con delicatezza da me e posò la fronte caldissima sulla mia fredda.
«Ho sentito Seth. Stanotte farà la guardia sotto casa di Charlie. Il branco di Sam è entusiasta all’idea di fronteggiare i Volturi. Però sono preoccupati per come la prenderanno il resto dei Cullen».
«Conoscendo Carlisle cercherà di mediare. Se solo riuscissimo a far ragionare Edward…».
Jake staccò improvvisamente la fronte dalla mia e mi guardò con aria severa.
«Pensi che sia solo lui il problema? Non credo che i Volturi si facciano comandare dalla volubilità di Edward. Agiranno ugualmente per i fatti loro», ribattè.
«Allora lo scontro è inevitabile?», domandai frustrata.
«Penso proprio di si, Bells», rispose abbassando il tono. Poi sospirò e si calmò. «Prima o poi sarebbe successo. Si era capito già quindici anni fa che si erano fissati con te. E la colpa è solo delle paranoie e manie suicide di Edward».
«E tu perché non ti sei spiegato quella volta al telefono?», domandai lievemente acida. Cercava il litigio?
«E che dovevo dirgli? Non aveva chiesto di te, ha chiesto se c’era Charlie e dov’era, punto. Cosa c’entrava aggiungere “Hey comunque Bella è viva, non andare a suicidarti che poi ci metti tutti quanti nei casini”», rispose contraendo il viso e altalenando il tono di voce.
«Potevi precisare che era al funerale di Herry, non al mio».
«Non sapevo nemmeno che fosse Edward, aveva detto che era Carlisle. Ma Bells, sbaglio o vuoi dare la colpa a me delle sue azioni?».
Aprii la bocca per controbbattere ma non avevo nulla da dire. Sospirai e mi calmai a mia volta.
«No, certo che no Jake. Se non mi fossi buttata Alice non mi avrebbe visto», mormorai.
Jake sbuffò rumorosamente.
«Certo, e se non lo avessi conosciuto non ti saresti innamorata di lui, non ti avrebbe lasciata e tu non avresti cercato di ammazzarti in tutti i modi. O ancora, se i Cullen non fossero mai venuti qui, nessuno di noi si sarebbe trasformato, o se quel vampiro non fosse passato per caso nelle nostre terre, la terza moglie di Taha Aki non si sarebbe tolta al vita. Bells! Non possiamo e non ha senso arrivare alla notte dei tempi a forza di “se” e “ma”, le cose vanno come vanno. Anche se potessi tornare indietro, da che punto rinizieresti? Da quando ti sei buttata o da quando hai deciso di trasferirti a Forks?», domandò agitato.
Scossi la testa ed alzai timidamente le spalle, non sapevo rispondere.
«Ecco, risposta esatta. E adesso che ho sprecato le ultime energie posso andare in letargo», concluse.
Aggrottai le sopracciglia e restammo in silenzio per qualche secondo a guardarci. Lentamente il suo viso si distese e le sue labbra si allargarono in un sorriso.
«Okay, okay hai ragione. Devo piantarla di darmi le colpe di tutto», dissi arrendendomi.
«Brava la mia Bells. Ora però ho davvero bisogno di farmi una bella dormita. Domani finisco di sistemare», disse stiracchiandosi e sbadigliando.
Più che un lupo sembrava un ippopotamo.
«Faccio io qui, almeno saprò come occupare la nottata», dissi.
Jake mi guardò alzando un sopracciglio e squadrandomi dalla testa ai piedi.
«Perché prima non vieni a cantarmi la ninna nanna?», propose con fare malizioso.
«Jake», dissi trattenendo un sorriso. «non puoi fare così, poi finisce che distruggiamo anche quel letto», protestai.
Jake mi prese la mano e mi attirò in camera.
Ovviamente mi lasciai guidare senza opporre la minima resistenza.
«Non distruggeremo nulla, ci facciamo solo un po’ di coccole. Tanto per conciliare il sonno», disse divertito con un sorriso che andava da un orecchio all’altro.
Mi scappò un risolino. «Sei terribile».
«E’ il mio secondo nome», disse sedendosi sul letto e trascinandomi con sé.
La stanza era buia, per un occhio umano, illuminata appena dalla luce della luna piena che filtrava attraverso le foglie degli alberi.
Jake si levò la maglietta e la buttò sopra la cassiettera di legno scuro.
A fargli compagnia arrivarono i suoi pantaloncini in jeans tagliati al ginocchio.
Osservai ogni suo più piccolo movimento, ogni suo muscolo enorme e perfetto contrarsi e distendersi, mentre non staccava il suo sguardo intenso dal mio.
Se fossi stata umana avrei cominciato a sudare, e non perché lui era caldo come una stufa accesa in piena estate.
«Che stai facendo Jake?», sussurrai. Domanda retorica.
«Mi preparo per la notte, cara», rispose con palese finta innocenza. «Hai qualche problema?».
Mi veniva da prenderlo a schiaffi. Come poteva provocarmi così?
«No, nessun problema», mentii spudoratamente. «e tu naturalmente te ne approfitti», aggiunsi.
«Naturalmente», ripetè con un sorriso che illuminava la stanza a giorno. «E mi fa piacere sapere che a distanza di tempo avevo ragione: non ti sono mai stato indifferente. I miei muscoli ti piacciono, e tanto», disse soddisfatto con il solito tono da presuntuoso.
Si sdraiò lentamente sul letto e mise le mani dietro la nuca. In attesa.
Non potei fare a meno di studiare le sue braccia piegate e il bicipite in tutta la sua potenza.
«Vorrei prenderti a pugni, Jake. Non mi sono mai piaciuti i palloni gonfiati come te», dissi affilando lo sguardo scherzosamente.
«Sarebbe divertente, non ci siamo mi azzuffati», replicò.
Toccai con la punta del dito la base del suo collo e tracciai una linea dritta e leggera tra i suoi pettorali e gli ottuplici addominali, fino ad oltre l’elastico dei boxer, ed ascoltai.
La vibrazione del suo corpo e il battito del cuore tradivano la sfrontatezza che ostentava fino ad un secondo fa. E lui sbuffò.
Sorrisi, soddisfatta di averlo fatto cadere in qualche modo.
Jake ricambiò il sorriso socchiudendo gli occhi, e cadde subito in un sonno profondo.
Rimasi ad osservarlo per non so quanto tempo. Poi mi decisi ad alzarmi per finire il lavoro in cucina e a sistemare il resto dei danni in giro per la casa.
Entro stanotte sarebbe tornata come se non fosse mai successo nulla.
Alla fine il tentativo di Edward non era servito a niente, se non a rendere quella casa ancora più mia e di Jacob.
 
«Per la miseria Bells! Non c’era bisogno che facessi tutto tu!», protestò Jacob appena mise piede in cucina. Avevo fatto anche la spesa in un market di Vancouver e gli avevo preparato una mega colazione.
Mi era sempre piaciuto cucinare per Jacob, dava molta soddisfazione. Per come lucidava i piatti con la lingua per golosità e per dar fastidio a Rosalie, era meglio di una lavastoviglie…
«Dovevo occupare la nottata in qualche modo, no? Ora che ho messo tutto in ordine saranno cavoli amari per te», dissi come se parlassi del tempo, mentre mettevo tutto in tavola.
Jake mi guardò confuso.
«Perché?».
Alzai lo sguardo sul suo e mi avvicinai con aria maliziosa.
«Perché non puoi pretendere che io me ne stia a guardare le stelle girandomi i pollici e meditare sulla vita, quando in quella camera da letto c’è un certo Jacob Terribile Black da tenere sveglio tutta la notte», risposi.
La confusione sparì dal suo viso e mi sciolse con i suoi occhi brillanti ed intensi. Mi prese per i fianchi e fece aderire il mio corpo al suo.
Stavo già bruciando dentro e fuori.
«Ah si?», sussurrò morbido, già padrone della situazione. «E quale sarebbe l’alternativa al mio sonno?», domandò mentre posava le sue labbra morbide e bollenti sul mio collo di marmo.
Con lentezza e sensualità abnormi, lasciava scie roventi con la punta della lingua, alternandole con carezze a labbra socchiuse e respirando sulla mia pelle ghiacciata.
Lo faceva apposta, non c’era altra spiegazione.
Sapeva benissimo che facendo così mi scombinava il cervello.
«Ehm…», farfugliai, «me lo hai fatto dimenticare».
Jake premette il viso nell’incavo del mio collo e scoppiò a ridere.
«Sei una bugiarda», mi accusò alzando il viso luminoso e divertito. «Prima lanci la pietra e poi nascondi la mano!».
Alzai le spalle e feci gli occhi al cielo con aria innocente.
Jake rise ancora.
«Okay come vuoi, ne riparleremo stanotte. Intanto…», disse facendosi più serio e guardandosi intorno, «devo farti i complimenti Bells. Sei stata davvero bravissima e quasi me ne vergogno. Avrei dovuto aiutarti», concluse con un lieve accenno di broncio.
Gli posai una mano sulla guancia e lo guardai comprensiva.
«Jake, eri stanco. Non sei un vampiro come me, hai bisogno di dormire», replicai benevola.
«E di mangiare. Ho una fame da lupi, e sai che non ho mai resistito alla tua cucina, con o senza imprinting. Grazie Bells», disse baciandomi la mano e fiondandosi verso la sedia.
Prima di sedersi mi guardò con la coda dell’occhio.
«L’hai collaudata?», domandò sospettoso.
Trattenni una risata.
«No. E anche se fosse il mio peso non è paragonabile al tuo, quindi il risultato del test non conterebbe comunque», risposi.
«Okay. Dimmi solo che non mi ritroverò con il sedere per terra».
«Non ti ritroverai con il sedere per terra», ripetei, ma ormai la mia faccia da poker si era sgretolata.
Jake osservò la sedia attentamente da diverse angolazioni, la girò e rigirò e poi finalmente la posò per terra. Si sedette e lasciò andare il proprio peso con cautela e lentezza snervante.
«Smettila! Lo so che mi stai prendendo in giro!», trillai dandogli un colpo sulla spalla.
Jake tuonò con un’altra risata fragorosa e mi fece sedere sulle sue ginocchia, prima di riempirsi come un tacchino il giorno del ringraziamento.
 
La giornata proseguì meravigliosamente.
Uscimmo in giro per le strade di Seattle a fare compre e a chiacchierare del più e del meno. Mano nella mano come una coppia di ragazzini, cosa che eravamo agli occhi degli altri e che saremmo stati per l’eternità.
Ovviamente non c’era passante, uomo o donna che fosse, che non si voltasse ad ammirarci.
Di sicuro le donne mi davano molto più fastidio degli uomini.
Squadravano Jacob dalla testa ai piedi, indugiando sui suoi muscoli bronzei e possenti, fasciati appena da una maglietta color panna a maniche corte e pantaloni comodi grigio scuro.
Se lo mangiavano con gli occhi, quando riuscivano a ritrovare le facoltà mentali e a chiudere la bocca.
A Jacob non importava molto delle altre ragazze. Più che altro seguiva con sguardo minaccioso e il collo rigido gli uomini che posavano gli occhi su di me.
Mi veniva da ridere.
Tra lui e me non so chi fosse il più geloso. Nonché il più stupido.
Non avrei mai trovato da nessun’altra parte e in nessuna epoca uno come Jacob, e lui non sarebbe mai stato amato e capito così profondamente da una donna che non fossi io.
Ma mi piaceva da matti vedere quel suo sguardo da “se non la pianti di guardarla ti sbrano” sul povero passante.
E sapevo che anche a lui piaceva la mia occhiata da “se non gli togli subito gli occhi di dosso ti scolo in un attimo” che rivolgevo alle ragazze.
Ne approfittammo per chiedere in qualche officina se avevano bisogno di una mano, e ad un uomo anziano sembrava non dispiacere l’idea di avere un ragazzone giovane, forte ed esperto per le sue fuoriserie.
Nessuno più di Jacob aveva esperienza nell’aggiustare macchine di lusso. Non so chi fosse più bravo, se lui o Rosalie.
Era divertente quando stavamo tutti insieme, i battibecchi erano all’ordine del giorno, non ci si annoiava mai.
Solo quando mi trovavo sola con Edward, sembrava che mi avessero chiuso in una bara.
Cercai di sfuggire a quei ricordi e al male che avevo fatto a me stessa e a lui.
«Jake, stanotte voglio controllare la zona di mio padre. Seth non ha notato niente di sospetto, ma voglio farlo io di persona. Magari io resto a vigilare sotto casa sua e tu fai un giro d’ispezione», proposi mentre camminavamo nel folto della foresta di La Push.
«Certo, e spero proprio di incontrare quel parassita…senza offesa, Bells».
«Ci ho fatto il callo, non preoccuparti».
Rise.
Dopo aver cacciato qualcosa, e sistemato i nostri piccoli acquisti, ci avviammo verso casa di mio padre.
«Bells, faccio un giro qui attorno, poi ti raggiungo da Charlie», pensò il lupo Jacob.
«Okay, ci vediamo dopo. Passo e chiudo».
Restrinsi il mio scudo preotettivo e ci separammo.
Charlie non era ancora rientrato dal penultimo turno alla centrale.
Il tempo era davvero passato in fretta. Sembrava ieri il mio primo giorno qui a Forks.
La piccola cittadina tranquilla e infestata da vampiri e mutaforma giganti.
Chi avrebbe mai immaginato che mi sarei catapultata in questa dimensione parallela venendo in questo posto sperduto?
Incredibile come una banalissima decisione cambi il corso della vita.
Volevo solo lasciare tranquilla mia madre andando a vivere da Charlie, cosa c’entravano i mostri?
Purtroppo nessuno avrebbe mai potuto rispondere a queste domande.
Rimasi di vedetta da sola per un po’.
Non c’erano odori o rumori sospetti. A parte quelli dei vicini.
Chi litigava, chi guardava la T.V., chi cercava di far dormire il bambino, chi cantava sotto la doccia.
Mi sono sempre fatta i fatti miei, ed era fastidioso dover sentire ogni più piccola cosa della vita mortale.
A momenti era anche imbarazzante…
Finalmente, dopo più di un’ora, l’odore di Jake mi attraversò le narici.
Allargai il mio scudo per ristabilire un contatto.
«Ciao Bells. Ciao Bells. Ciao Bells», ripeteva ininterrottamente.
Aggrottai le sopracciglia e mi voltai verso di lui, dato che mi stava arrivando alle spalle.
«Ho capito. Ciao Jake», sussurrai per non farmi sentire se non dal suo orecchio.
Abbaiò una risata bassa e silenziosa.
«Scusa, ma non sapevo quando mi avresti fatto entrare nel tuo scudo. Volevo salutarti per primo», pensò facendo una linguaccia alla fine.
Scossi la testa.
«Potevi abbaiare», mormorai.
«Troppo banale».
Alzai gli occhi al cielo.
«Novità?», domandai.
Jake annuì con il testone rossiccio.
«Io, Leah e Quil abbiamo incontrato due scie. Una veniva da nord e l’abbiamo preso. L’altra da sud – est, ma è riuscito a buttarsi nel fiume. Leah e Quil stanno aspettando che esca dall’acqua. Se la caveranno, quel succhiasangue ha i secondi contati».
«Speriamo, è troppo vicino a Forks», sussurrai.
«E tu hai novità?», domandò.
«Ehm, Robert Anderson e signora discutevano sul perché lui dopo quarant’anni di matrimonio continuasse a spremere il dentifricio dall’alto anziché dal basso. Joseph Williams guardava una vecchia puntata di Dawson’s Creek di quando Pacey e Joey sono rimasti chiusi dentro il supermercato per cause ormonali di lui e bisogni fisiologici di lei. Ti rendi conto che a distanza di anni trasmettono ancora quella serie? Poi il bambino degli Stewart ha fatto quasi impazzire la madre perché non voleva saperne di dormire. Ho scoperto che Deborah Fowler potrebbe avere un futuro come cantante, e che il figlio maggiore dei Lautner, insieme a non so chi, direi che potrebbero averne nell’industria del porno», risposi.
«Interessante», commentò Jacob soffocando a stento una delle sue risate fragorose.
«Si, molto avvincente».
Cercammo di contenere le risate per non farci sentire e restammo di guardia.
«Povero Charlie, non sa che sta lavorando fino a tardi per niente. Non potrà mai risolvere quel caso», pensò Jake dopo un po’ che stavamo in silenzio. Lui accucciato al mio fianco e io che gli accarezzavo la schiena ampia.
«Già. Ma credo che lo faccia anche per non ritornare in questa casa vuota. Penso che gli ricordi molto me, specie quando passa davanti alla porta di camera mia», mormorai.
Jake annuì, d’accordo.
Ci fu ancora un po’ silenzio, mentre la brezza di un vento freddo scompigliava i miei capelli e il suo pelo fulvo.
«Vuoi andare da lei?», domandai leggendo le sue riflessioni.
«Si, vorrei almeno salutarla, anche se non può sentirmi», rispose Jacob.
«A Nessie farebbe piacere», risposi serena. «Resto io qui, magari scopro altri talenti nascosti tra le mura del mio vecchio quartiere».
Jake fece uno dei suoi sorrisi lupeschi e mi diede una leccata in viso prima di dileguarsi.
Dopo circa venti minuti, finalmente arrivò la macchina della polizia di mio padre. Contemporaneamente mi chiesi con quale mezzo si sarebbe spostato d’ora in poi.
Scese dalla macchina e chiuse lo sportello. Udii i passi sullo sterrato che portava sotto il portico e iniziò ad armeggiare con le chiavi prima di salire le scalette.
D’un tratto una folata di vento portò alle mie narici un odore che non conoscevo.
Mi voltai di scatto e a pochi passi da me vidi una figura maschile avvolta dal buio del bosco. Ma io lo vedevo benissimo.
Era un uomo alto e snello, sui ventitre anni, vestito di abiti scuri e fradici. I capelli castani lunghi, ricci e bagnati come gli indumenti. Gli occhi rossi, famelici e spietati su di un viso dai lineamente marcati.
Non sapevo se fosse un neonato o un vampiro anziano, ma sembrava non conoscere la paura.
Avrei scommesso che quello fosse il vampiro venuto da sud – est, sfuggito in chissà quale modo a Leah e Quil.
Mi mossi lentamente, e mi preparai ad affrontarlo.
Il suo sguardo non era per niente amichevole.
«Ti consiglio di andare via di qui. Questa zona è protetta da me e dai lupi», dissi a voce bassissima.
Il ragazzo non accennava né ad una risposta né ad andarsene.
«Hai sentito? Se non vuoi morire devi andartene e non tornare mai più», dissi ferma e pronta a scattare.
Non era nella mia natura attaccare e basta, come facevano i lupi. Non mi piaceva l’idea di uccidere un mio simile.
Ma il vampiro sconosciuto continuò ad ignorarmi e venne attirato dai rumori di Charlie.
Scattò in direzione del vialetto per attaccare mio padre.
Gli balzai addosso e lo sbattei contro un albero.
E Charlie ci sentì.
«Chi c’è?», domandò mio padre con voce lievemente stanca ma decisa.
Il vampiro emetteva suoni strani e soffocati, mentre lo tenevo fermo per portarlo dentro il bosco, lontano da mio padre.
Forse era muto, per questo non rispondeva.
Ma era fortissimo.
Era quasi certamente un neonato.
Charlie aumentò il passo sentendo i rumori del vampiro che cercava di sbattermi qua e là e di strapparsi alla mia presa.
Finchè mio padre non apparve a pochi metri da dove stavamo noi, con le braccia distese e la pistola puntata davanti a sè.
Per fortuna non ci vedeva.
Feci forza per attirare lontano il vampiro sconosciuto ma quando un’altra folata di vento portò il profumo delizioso di Charlie nella nostra direzione, ricominciò a divincolarsi furiosamente come un pesce dentro la rete.
Assetato e attratto dall’odore di mio padre in un modo incontenibile.
Cercai di correre, di allontanarmi trattenendo quella forza nella mia presa, ma lui affondava i piedi nel terreno umido, deciso ad andare nella direzione opposta.
Con uno strattone riuscii a farlo sbilanciare verso destra, ma questo fece sbilanciare anche me data la sua altezza e il suo peso e lui ne approfittò.
Con una manovra strana si liberò della mia presa e scattò verso mio padre.
Sbucò fuori nello spiazzo dietro casa dove mio padre si trovava.
Charlie gli puntò subito la pistola alla gamba e sparò, capendo che quell’uomo lo stava attaccando.
Non avevo scelta, dovevo uscire allo scoperto.
Con uno slancio sbucai dal bosco e balzai sulla schiena del vampiro. Fui talmente veloce che la pallottola appena sparata non fece in tempo a rimbalzargli sulla coscia, andando a conficcarsi nel tronco di un albero.
Il vampiro si trovava già faccia a terra con me sopra, mentre cercavo di strappargli le braccia.
«Scappa Charlie!», urlai.
Ma mio padre non aveva la lucidità di muovere un solo muscolo.
Cadde sul manto erboso con aria completamente sconvolta.
«Bella», farfugliò appena con gli occhi fissi su di me.
Il vampiro continuava a divincolarsi e ad accennare urla soffocate che non poteva emettere.
Riuscii a strappargli un braccio, ma da dietro mi diede un calcio che affondò nella mia schiena con violenza inaudita e mi fece perdere l’equilibro.
Il vampiro balzò di lato, senza fare caso al braccio mancante.
Mi rialzai parandomi di fronte a mio padre per proteggerlo.
«Ti prego papà, vai via», ripetei, ma mio padre era ancora immobile ad assistere alla scena.
E io dovevo combattere come solo un vampiro poteva fare.
Ciò che mi tratteneva era il pensiero di essere scoperta da mio padre, ma ormai era troppo tardi.
Scattai come un fulmine verso il mio nemico e lo scaraventai a terra tenendolo per un braccio.
E stavolta fui più veloce di lui.
«Se Charlie muore d’infarto è colpa tua», gli dissi rabbiosa.
Affondai con forza un piede sul suo fianco.
Provò a fuggire ma gli acchiappai una gamba e la tirai insieme all’altro braccio, facendo leva sul mio piede.
E spezzai il suo corpo in due.
Il vampiro era ormai incapace di reagire, il che mi permise di farlo a pezzi e scaraventarne i resti a distanza l’uno dall’altro, per evitare che si ricomponesse.
Mi ero portata appresso un accendino per quest’eventualità e non persi tempo a portare i brandelli bianchi e marmorei di quello sconosciuto all’interno del bosco e a bruciarli.
Mentre osservavo la colonna di fumo denso dalla forte aroma di vampiro, sentivo il cuore di Charlie pulsare frenetico. Era sull’orlo di un infarto ma stava reggendo.
Cosa dovevo fare?
Andare da lui?
Fuggire?
No, non potevo lasciarlo così, sarebbe diventato pazzo per ciò che aveva visto.
Ormai c’era dentro anche lui.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Poc: concordo! Jacob è irresistibile e quei due insieme sono stupendi *____*. Nella saga Bella è più sopportabile quando è con lui xD. Per me sono indiscutibilmente la coppia migliore, non ci sono santi…anzi, non ci sono calippi che tengono!!
 
***
 
Marpy: so che in questi capitoli le situazioni si ribaltano quando meno te lo aspetti xD, il che porterebbe la gente a pensare che non ci sia un filo logico in ciascuno di essi, però non so, mi piace così. Del resto in 24h può succedere di tutto xD, capitano sempre i cosiddetti imprevisti che movimentano la giornata, specie se si sta parlando di un vampiro e di un licantropo innamorati pazzi l’uno dell’altra xD.
Comunque a parte la mia giustificazione nel voler iniziare con una scena divertente e tranquilla e finire con una situazione difficile, ho riflettuto a mia volta su quello che hai detto riguardo il rispetto dei sentimenti di Bella da parte di Jacob. Hai ragione sai, sotto questo punto di vista devo dirti che mi trovi d’accordo.
“E' vero, jake cerca di far cambiare idea a Bella, ma nel farlo ha lo stesso atteggiamento di una madre o di un amico che cerca di far capire a qualcuno che deve smettere di drogarsi: mostra a Bella "come sarebbe bello se smettesse", cerca di convincerla che "sta perdendo tanto della sua vita e della sua anima", la mette in guardia sulla sete che sarà il suo unico desiderio, insiste perchè in cuor suo sente di avere il "dovere morale" di farlo.....se non ci fosse presente anche la componente "gelosia" tutto il suo fare sembrerebbe quasi una preghiera - forte, violenta, emotiva - che ripete continuamente "non farlo, ti stai facendo male"”.
Mi piace questo concetto, questa tua visione del suo comportamento, anche se sono ancora convinta che comunque sia Jake non accetta i suoi sentimenti, per quanto facciano male, però ripeto, sono anche d’accordo con te.
Facciamo così, proviamo a trovare un punto di equilibrio tra le nostre due opinioni xD: Jake non rispetta i sentimenti di Bella in assoluta buona fede, non perché è capriccioso (come probabilmente pensano le edwardiane) ma perché non vuole che si faccia del male.
Mi sembra un’ottimo esempio quello che hai usato: una madre che cerca di convincere il figlio a smettere di drogarsi. Sappiamo quanto le mamme tormentino nel volerci imporre le loro condizioni, idee e quant’altro, ma lo fanno solo perché non vogliono che soffriamo, che ci facciamo del male per niente, che poi un giorno ci pentiremo di non averle ascoltate. Finchè sono in tempo fanno di tutto per tenderci la mano ed aiutarci ad uscire dal buco nero in cui non ci siamo accorti di esser caduti. E Bella ha agito come di solito agiscono tutti i figli: non ascoltando. Tipico, anch’io faccio così tutt’ora, nonostante i miei quasi 30’anni xD.
Marpy, con tutto il dovuto rispetto e tutta l’ammirazione che provo per te, non credo che dividerei Jacob con nessuno al mondo xD, ammettilo che anche tu lo vorresti tutto per te xD. Un bacione immenso lupetta mia!!
 
***
 
E ora passiamo al prossimo capitolo! Per me è stata una liberazione scriverlo, anche se potevo essere più dura e spietata nel dar voce a Charlie xD. Adoro quell’uomo!! Buona lettura e bacio a tutte ^_____^

 
 
 
***
 
 
 
Rimasi a distanza da Charlie.
Mi guardava ancora sotto shock e il cuore a mille. Pompava una quantità incredibile di sangue. Ma non mi distraeva nemmeno un po’.
Tentennavo, dondolavo su una gamba.
Da un certo punto di vista ero spaventata quanto lui.
Non doveva vedermi, non doveva sapere.
L’avevo protetto per anni, e ora un semplice vampiro nel cuore della notte aveva distrutto tutto il mio lavoro.
Maledetto.
Brucerai all’Inferno anche per questo.
Aveva rovinato tutto e non sapevo cosa fare.
O forse si.
Forse…forse finalmente avevo la possibilità di chiarire.
Di spiegare i tanti gesti che non aveva mai compreso.
La mia soppravvivenza all’incidente.
La fuga improvvisa a poche settimane dal mio arrivo.
La mia partenza per l’Italia.
Era sempre stato un peso dovermi tenere tutto dentro, dovergli mentire e ferire.
Ora avevo un’occasione.
Ma dovevo porre altre condizioni.
Una.
La più importante, l’unica che contasse veramente e che è sempre contata.
Mi avvicinai con cautela alzando le mani come per costituirmi volontariamente.
Poi mi bloccai.
Altri metri ci separavano, non osavo fare un altro passo: il suo cuore stava impazzendo.
«Papà. Non avere paura di me. Sono sempre io, Bella. Non ti farò del male», dissi nella maniera più rassicurante, calma e amorevole che conoscessi.
Speravo che gli anni vissuti a contatto con le maniere pacate di Carlisle mi tornassero utili, adesso più che in qualsiasi altra occasione.
Mio padre si mise una mano sul petto.
Scossi la testa lentamente.
«No, non stai per avere un infarto. Anche se ci sei molto vicino».
«C…c», balbettò, poi deglutì e strizzò gli occhi riuscendo a ritrovare l’uso della parola. «Come lo sai?», domandò tremante.
«Sento il battito del tuo cuore, papà», spiegai seria e calma. «Lo sento a distanza di decine e decine di metri».
«Penso che…tu mi debba delle spiegazioni, Bella. Non…non puoi più pretendere che non faccia domande», balbettò, cercando timidamente di mettere autorità nel suo tono.
«E non lo pretendo, ma ho solo una richiesta da farti. Una sola, ma è assoluta e devi seguirla alla lettera», dissi immobile come una statua.
«Quale?», domandò mentre il suo cuore rallentava il suo battito in modo impercettibile. I muscoli ancora tesi e rigidi.
«Di tutto ciò che hai visto, di tutto quello che sto per rivelarti, non ne devi parlare con nessuno. Soprattutto con Jacob. Lui sa di quella creatura, sa di me, sa ogni cosa, ma non deve sapere nel modo più assoluto che adesso sai anche tu. Nessuno…nessuno deve saperlo. Me lo devi promettere papà, promettilo a te stesso, perché è l’unica cosa che d’ora in poi ti proteggerà da chi è molto più potente di me. Promettilo», dissi scandendo ogni parola perché l’ascoltasse, la capisse e si depositasse nel suo cervello sconvolto.
Mio padre parve calmarsi, ma ancora non bastava. Forse lo tranquillizzava il fatto che finalmente ci capisse qualcosa.
«Promesso», mormorò.
Annuii lentamente.
«Posso…avvicinarmi? Non ti farò del male, voglio solo portarti in casa e aiutarti a sederti sul divano», proposi ancora immobile.
«Credo di farcela da solo», rispose intimorito e diffidente.
Provò ad alzarsi barcollante, ma appena fece un passo le gambe gli cedettero minacciando di ritrovarsi a terra.
Mi lanciai con velocità al suo fianco prima che la sua faccia toccasse il suolo e lo sorressi.
Charlie mi guardò con occhi spalancati, di nuovo tremante di paura.
«Papà ti prego», sussurrai con la sofferenza che montava da dentro, «Non avere paura di me. Ti voglio bene, sono qui per proteggerti, come ho sempre fatto per tutto questo tempo. Dammi la possibilità di spiegarti, di farti capire chi sono».
«O cosa sei», corresse lui.
Annuii amareggiata e con gli occhi che mi bruciavano.
Charlie mi guardò a lungo, e lentamente si calmò.
«Se saprò la verità, potrò vederti di più?», domandò.
Il suo tono di voce era un sussurro, una richiesta disperata di un padre che amava sua figlia oltre il limite della paura.
Il sorriso si spiegò sul mio volto e annuii con gioia.
«Si papà, anche tutti i giorni se vorrai».
Lui abbozzò un sorriso e puntò gli occhi sulla porta.
«Okay, andiamo dentro ma…prima dimmi una cosa».
«Cosa vuoi sapere?».
«C’entra qualcosa Edward?», domandò in tono sospettoso, da bravo padre protettivo e poliziotto.
«Si», risposi a sguardo basso come una bambina appena sgridata.
«Lo sapevo», mugugnò scuotendo la testa in segno di disapprovazione.
Trattenni un sorriso.
In realtà c’era ben poco da stare allegri, ma in quel momento non provavo altro che tenerezza e felicità.
Lo portai dentro e lo adagiai con delicatezza sulla sua poltrona preferita, andai in cucina e gli presi un bicchiere d’acqua.
«Siediti», disse indicandomi la poltrona opposta alla sua.
«Non ne ho bisogno. Non ho più bisogno di nulla», risposi. «Ma se per te è meglio, mi siederò», aggiunsi e mi sedetti con eleganza.
Charlie mi osservò pensieroso e immobile.
«Non hai bisogno di mangiare», disse. La sua non era una domanda. Ricordava perfettamente che Edward non mangiava mai quando veniva da noi.
«No. Il cibo ha il sapore della spazzatura».
Charlie annui meccanicamente.
«Cosa ti ha fatto Edward?», domandò a bruciapelo. «Sei fredda, bianca, dura e aggraziata come lui. La tua voce sembra quella di un soprano, e hai gli occhi dei Cullen, non più i tuoi. Ma soprattutto sei ancora giovane. Perché?», domandò con voce bassa e stanca.
Chissà quante volte se l’era chiesto.
«Edward ha esaudito il mio desiderio di diventare come lui. Il resto sono conseguenze. La velocità, la forza, la durezza e freddezza della mia pelle, il mio profumo…sono tutte caratteristiche comuni a quelli della nostra specie. Ma io come i Cullen non facciamo del male agli umani, come ne hai avuto prova in anni di frequentazioni».
«Specie?», domandò in tono monocorde. «Che cosa siete tu ed Edward?».
Lo guardai intensamente, non sapevo che tono usare.
«Siamo…vampiri», confessai.
Fu come uno dei tanti macigni che veniva levato dalla mia schiena.
«Vampiri», ripetè inespressivo. Il cuore era rallentato, ma i battiti erano secchi, delle martellate per il mio orecchio sensibile. «Quindi…siete immortali?».
«Si».
Charlie annuì di nuovo lentamente.
«Anche Alice è un vampiro?», domandò.
«Si. Tutti i Cullen sono vampiri».
Charlie aggrottò le sopracciglia e affilò lo sguardo. «Tutti? Anche il dottor Cullen?», domandò rianimando la voce.
«Si, anche Carlisle».
Charlie sbiancò e spalancò gli occhi.
«Ma…è impazzito? Cosa ci fa un vampiro in mezzo a pazienti sanguinanti? Siete tutti pazzi!», sbraitò.
Gli feci cenno di calmarsi e di abbassare la voce, e lui obbedì.
«E tu sei più pazza di tutti loro messi insieme! Che ti è saltato in mente Bella? Perché diamine sei voluta diventare come loro?».
«Perché volevo vivere per sempre al fianco di Edward. Questo è l’unico motivo. Ma adesso le cose sono molto cambiate e mi rendo conto di aver sbagliato», confessai.
«Ti rendi conto di aver sbagliato?», ripetè Charlie stupito. «Buongiorno Bells! Bentornata sulla terra ferma!», disse salutandomi con la mano. Poi si bloccò e si sporse in avanti. Il suo coraggio mi stupiva ogni secondo che passava. «Scusa hai detto vampiro? Ma non dovresti ridurti in cenere alla luce del sole?», domandò. Questa domanda mi riportò indietro di una vita.
«Leggende», risposi come aveva fatto Edward. «I vampiri non dormono nelle bare, non dormono proprio a dir la verità. Non vivono in castelli gotici con ponti levatoi e fossati. Si riflettono perfettamente nello specchio, non sono allergici all’aglio o all’acqua Santa e non basta un paletto sul cuore per ucciderli», risposi.
Era quasi divertente poter dare una risposta simile. Non ne avevo mai avuto l’occasione.
Charlie sbattè furiosamente le palpebre con bocca lievemente aperta.
«Ah», disse. «Buono a sapersi».
Poi appoggiò nuovamente la schiena assumendo una postura meno rigida. Prese il bicchiere d’acqua e vi diede un sorso.
Ecco da chi avevo preso la mia mancanza di paura per il soprannaturale.
«Da quanto sapevi che sono…quello che sono?», domandò appoggiando il bicchiere sul tavolino.
«Da dopo quell’incidente a scuola. Fu Edward a salvarmi. Arrivò alla velocità della luce al mio fianco e con una mano spinse la macchina che mi stava arrivando addosso», un altro macigno cadde dalle mie spalle. Lentamente mi stavo liberano di tutte le menzogne che gli avevo raccontato. «Ovviamente quell’episodio scatenò la mia curiosità, così ho cominciato a fare ricerche per scoprire cosa mi nascondesse».
«Non per niente sei figlia di un agente di polizia», commentò Charlie sovapensiero.
Sorrisi ed annuii.
«Lui non voleva dirmelo perché gli esseri umani non devono venire a conoscenza della nostra esistenza, ma il giorno che sono andata a La Push e avevo incontrato Jacob, lui mi ha rivelato la loro identità, senza rendersene conto però. Al tempo non era ancora in grado di trasformarsi, e non credeva a tutte quelle strane leggende dei Quileute. La sua prima trasformazione è avvenuta la settimana in cui credevamo avesse la mononucleosi. Quando si è trasformato si è allontanato da me perché non voleva farmi del male, e perché gli era stato ordinato dal capobranco. Ma vigilava sempre sotto casa nostra, nascosto nel bosco per proteggerci».
«Ferma, ferma, ferma!», mi stoppò Charlie sovraccarico di informazioni. «Nascosto? Vuoi dire che abbiamo avuto un lupo gigante sotto la finestra per settimane?», domandò incredulo.
«Si, poi c’è tornato ma per altri motivi».
«E cos’è questa storia del capobranco? Ma quanti sono? Ma allora Billy? Anche lui sapeva tutto?».
«Non posso dirti quanti sono, ma Jacob non è l’unico lupo gigante di La Push. Billy sa tutto ma è un segreto. Ti abbiamo tenuto tutti quanti all’oscuro per proteggerti, non era per male. Non arrabbiarti con lui e non raccontargli nulla. Anche Herry Clearwater sapeva tutto, ed è solo grazie al nostro silenzio che sei ancora vivo, papà».
Le mie parole lo fecero rabbrividere.
«Okay, questo…questo posso capirlo. Non sono arrabbiato con lui. Ma se permetti ho le idee un po’ confuse», disse calmandosi.
Gli diedi il tempo di ricomporsi e attesi che fosse pronto al resto della storia.
«Quindi è stato Edward a salvarti da morte certa, e dal giorno te ne sei perdutamente innamorata», disse infine.
«Più o meno. Ero attratta da lui già prima di sapere cosa fosse».
«Se l’avessi saputo ti avrei fatta ricoverare in una clinica psichiatrica».
«Carlisle mi avrebbe fatta uscire».
«Certo, e a che serve un vampiro dottore se non a far uscire i matti dal manicomio?».
«Papà…non farmi la paternale».
«E invece era proprio quello che ti ci sarebbe voluto, ragazzina! Solo che adesso è troppo tardi ed è inutile», disse puntandomi con il dito.
«Senti chi parla. Chi sta sgridando un vampiro a un metro e mezzo di distanza?», domandai acida e vagamente minacciosa.
Charlie si bloccò con il dito puntato contro di me.
«Sono tuo padre, ho il pieno diritto di sgridarti se combini pasticci», replicò deciso.
«Okay, te lo concedo. Ma solo perché sei mio padre e perché…hai ragione», ammisi.
«Grazie», disse acido. «Se eri così tanto innamorata, allora perché quel giorno l’hai lasciato per scappare da tua madre?», domandò.
Questo non vedevo l’ora di dirglielo. Lo avevo fatto soffrire moltissimo, gli avevo detto delle cose orrende.
«Durante la partita di baseboll abbiamo incontrato altri tre vampiri, ma non erano come noi. Si nutrivano di sangue umano, invece io e i Cullen beviamo solo quello degli animali…».
«Degli animali?», mi interruppe Charlie.
«Si, per questo ho gli occhi dorati. Riconosci i vampiri, diciamo, tradizionali dalle iridi rosse. Quelli sono pericolisi per voi. Comunque dicevo, uno di loro, un certo James ha cominciato a darmi la caccia più perché voleva giocare con Edward che per nutrirsi di me».
Mio padre divenne paonazzo.
«Nutrirsi di te? Edward ti ha esposto a questi rischi oltre a quello principale, cioè lui e la sua famiglia? Dimmi cosa uccide un vampiro perché è quello che voglio fare con lui!», disse in un impeto di rabbia.
«Papà calmati, non puoi ucciderci. Solo un altro vampiro può, oppure i lupi come Jacob. Loro sono nati per difendervi da noi, e non esiste esercito umano capace di prendere il loro posto», replicai.
«E tu stai a contatto con Jacob? Lui che potrebbe ucciderti?», domandò ad occhi sgranati.
«Lui mi ama, mi ha sempre amata…e io ho sempre amato lui. Non è difficile come tra umano e vampiro», confessai a sguardo basso.
La confusione apparve sul volto di mio padre.
«Ma tu sei sposata», disse con un filo di voce.
«Non più», corressi mostrando la mano spoglia della fede nuziale. «Ho lasciato Edward perché ora che sono come lui, non ricordo più cosa mi avesse fatta innamorare. Vivendo a contatto con Jacob ho riscoperto l’amore che provavo segretamente per lui e che per testardaggine e assenza di coraggio non ho mai fatto emergere. Non potevo più stare al fianco di Edward sapendo che amavo un altro, ci ho provato ma è successo qualcosa per cui non ho più potuto trattenermi e così ho fatto quello che avrei dovuto fare tanti anni fa e che mi avrebbe salvato la vita».
«Te l’avevo detto che dovevi lasciare perdere Edward e metterti con Jacob. Te l’avevo detto che dovevi aspettare a sposarti, che eri troppo giovane. E poi ti sei presa cura di quella bambina orfana quando non sapevi prenderti cura nemmeno di te stessa», disse prendendosi la testa tra le mani.
«Quella bambina è mia figlia, papà. È il prodotto dell’unione tra umano e vampiro. Non chiedermi come sia possibile che un corpo morto possa dare la vita perché non lo so. Nessuno di noi se lo aspettava».
«Ma se era già grande quando l’ho vista? E ti eri appena sposata, non eri incinta».
«Cresceva in fretta, papà. Anche nella mia pancia la sua crescita era accelerata. Il parto fu molto difficile, stavo per non farcela. Era quasi troppo tardi quando Edward mi ha trasformata», dissi.
Non capivo come la mente di mio padre riuscisse ad assorbire e comprendere tutte quelle cose assurde.
«E adesso dov’è?», domandò.
«Nessie è…è invecchiata velocemente ed è…morta», risposi. Proprio questo non volevo dirglielo.
Charlie rimase in silenzio a guardarmi.
«Mia nipote è morta e io non la vedevo da undici anni», mormorò affranto.
«Non potevi vedere che invecchiava ogni secondo che passava».
Non rispose.
«Mi dispiace Bella», sussurrò.
Annuii senza dire nulla.
Charlie si alzò dalla poltrona e si avvicinò a me. Si sedette al mio fianco e mi cinse le spalle. Lo guardai con un misto di stupore e dispiacere e lo abbracciai.
Charlie se lo lasciò fare, non aveva più paura di me, anzi era dispiaciuto.
Singhiozzai affondando il viso nell’incavo del suo collo.
Non mi importava nulla del bruciore alla gola.
Essere un vampiro era stata la mia rovina.
«Bells ma…non puoi piangere?», domandò con delicatezza.
«No. Tutte le attività umane sono congelate. Non posso nemmeno avere altri figli».
Mio padre sospirò affranto.
«Bells, lo sai che ti voglio bene. Ma l’hai davvero fatta grossa. Se non ti fossi fissata con lui, a quest’ora non avremmo sofferto queste pene», mormorò.
«Lo so, ma l’ho accettato troppo tardi. Perdonami», dissi con gli occhi che mi bruciavano.
Ci fu ancora un po’ di silenzio, poi mi liberai dalla sua presa per guardarlo in viso.
«Papà, mi dispiace di tutte le bugie che ti ho dovuto raccontare. Quel James seguiva il mio odore, era un segugio. Il mio profumo lo stava portando dritto dritto da te, per questo me ne sono dovuta andare. Era tutta una messa in scena per proteggerti. Non sai quanto mi è costato dirti quelle cose, mi sentivo un mostro. Anche quando ero finita all’ospedale con la gamba fratturata e questo segno sul braccio, era stato giustificato da una bugia. Non sono mai caduta dalle scale, i vetri della finestra non si sono mai conficcati nel mio braccio a provocare queste cicatrici. James mi aveva teso una trappola ed ero finita da sola in quella scuola di ballo con lui. Mi ha picchiata e mi ha morsa. Edward e gli altri sono venuti in mio soccorso, hanno ucciso James e dato fuoco come ho fatto io con quel vampiro di prima. Ma il veleno di James stava già cominciando a trasformarmi, ed Edward l’ha succhiato via dal mio corpo perché non voleva che diventassi come lui. O meglio, sapeva che non era giusto. Ha trovato la forza di resistere al mio sangue nell’amore smisurato che provava per me», dissi proseguendo il discorso interrotto dalle mille domande di mio padre.
Charlie rimase a meditare sulle mie parole.
«Bè sono contento che non pensassi davvero quelle cose. C’ero rimasto davvero molto male», confessò rabbuiandosi al ricordo. «Dopotutto, sapere la verità ha i suoi vantaggi. E abbasso lievemente le armi contro Edward per averti salvata, ma non lo perdono lo stesso. Doveva starti lontano sin dal primo giorno, sapeva benissimo il rischio che correvi», rimproverò senza troppa cattiveria. Tirò un sospiro e si strofinò gli occhi prima di rivolgermi un’altra domanda. «E la tua sparizione di tre giorni?».
«Ehm…questa è un po’ più complicata», mormorai.
«Oh certo, perché quello che hai detto fin’ora era semplicissimo», commentò.
«Diciamo che per un gigantesco malinteso, Edward mi credeva morta e ha deciso di andare dai Volturi, in Italia. Una nobile casata di vampiri che ci governa in assoluto segreto. Hanno solo una legge: non far scoprire la nostra esistenza agli esseri umani, non uscire mai allo scoperto. Ma Edward voleva suicidarsi perché diceva che non poteva vivere senza di me, così ha pensato di provocarli».
«E tu ti sei innamorata di un vampiro suicida? Bells, anche da questo dovevi capire che quel ragazzo ha qualcosa che non va», commentò con una smorfia.
Lo ignorai e andai avanti.
«Mi sono precipitata per salvarlo e i Volturi non sapevano cosa fare di me. Io ero un’umana che sapeva, e per la loro legge non dovevo sopravvivere. Ma abbiamo fatto un patto. Hanno costretto Edward a promettere che presto mi avrebbe trasformata», proseguii.
«Jacob come l’ha presa?», domandò.
«Male. Non voleva che fossi sua nemica, lui mi amava. Voleva che lasciassi perdere Edward, che capissi che lui era l’alternativa più sana. Con lui non avrei cambiato la mia natura umana, e mi avrebbe protetta anche meglio di un vampiro, dandomi un futuro e rendendomi felice come sta facendo adesso».
«Parole Sante! Quello si che ha cervello e muscoli contemporaneamente! Ha sempre dimostrato molto più carattere e raziocinio di Edward e ora me ne dai la conferma. Con lui eri come assorbita, eri l’ombra di te stessa, una sua emazione più che la sua ragazza, ma con Jacob eri serena, a tuo agio. Non ti ho mai vista ridere di cuore in compagnia di Edward».
«E’ vero. Bè ora l’ho lasciato e sto con Jacob, meglio tardi che mai», replicai.
«Molto tardi», commentò severo. «Poi che altro devo sapere?».
«La compagna di James, Victoria, ha cominciato a darmi la caccia appena saputo della sua morte. I lupi la inseguivano, ma non riuscivano a prenderla, e intanto Edward mi aveva lasciata».
Mio padre scosse la testa con violenza ed allargò le braccia facendole cadere rumorosamente sulle sue coscie.
Ma non disse nulla.
Non voleva ripetere che Edward non aveva raziocinio e che era la fonte dei miei guai.
«Abbiamo scoperto che tutti quei omicidi a Seattle del periodo del mio diploma erano stati commessi da vampiri appena trasformati, e che erano guidati da lei e da un ragazzo che aveva trasformato tempo prima per addestrarlo».
«Sono stati dei vampiri?», domandò sorpreso.
«Si, anche il caso al quale stai lavorando tu è opera di un vampiro. Non potrai mai risolverlo, papà. Nemmeno la morte dell’operaio in quella fabbrica anni fa, e tutte quelle che ti facevano pensare all’attacco di un animale, sono opera di vampiri. I lupi non hanno mai avuto colpa».
«Stavo andando a caccia di Jacob senza che avesse commesso alcun crimine?».
«Esatto».
Era una liberazione parlare finalmente di queste cose.
Per un attimo fui grata a quel giovane vampiro sconosciuto.
«E non potrò mai consegnare alla giustizia quegli assassini. Le famiglie delle vittime non potranno mai sapere niente».
«Si, è così. Ma per la giustizia ci pensiamo noi», dissi.
«E’ una consolazione, ma mi dispiace per chi ci finisce in mezzo», mormorò Charlie.
Sospirai e cercai di proseguire.
«Comunque, quando quella volta ero andata al pigiama party dai Cullen e contemporaneamente tu alla battuta di pesca con Billy che si comportava in modo strano, in realtà si stava svolgendo una battaglia tra i boschi. Billy lo sapeva, temeva per suo figlio, che infatti è rimasto ferito da quello scontro, e non per un incidente in moto come ti avevamo detto. Avevamo attirato i vampiri neonati in una trappola e sono stati uccisi dai Cullen in collaborazione con i lupi. È stata la prima alleanza tra loro. Io nel mentre ero accampata in cima ad una montagna insieme ad Edward e Jacob. Lui mi aiutava a non congelare con Edward nella tenda e la tormenta fuori».
«Ecco, questa è un’altra cosa che non capisco. Tu hai sempre odiato il freddo e svenivi alla vista del sangue…mi spieghi come facevi a stargli vicino e a desiderare di bere sangue per l’eternità?», domandò frustrato.
«Ossessione. Come dicevi tu, mi annullavo per amore. Non capivo che Edward rappresentava tutto ciò che odiavo, mentre Jacob era tutto ciò che amavo».
«Eri più immatura di quanto pensassi figlia mia. Comunque spero che quella Victoria sia morta».
«Si, l’ha uccisa Edward perché lei ha seguito la sua scia e ha trovato me insieme a lui».
Charlie scoppiò in una risata nervosa scuotendo la testa.
«Lascia tracce ovunque, è un pessimo criminale. Quelli come lui li arresto in quindici minuti di indagini».
Scossi la testa. Probabilmente aveva ragione.
Edward faceva troppi e pericolosi errori.
«Ma Edward come ha preso la tua decisione di lasciarlo?», domandò.
«Peggio di quello che si pensava», mormorai.
Mio padre ridivenne serio in un baleno e mi prestò di nuovo attenzione.
«Avrebbe accettato che io scegliessi Jacob quando ero ancora umana, per il mio bene…ma non adesso che sono un vampiro nonché sua moglie. Lui è…impazzito. Si è unito ai Volturi per muoverli contro di noi», confessai.
Charlie sgranò gli occhi.
«Cosa ha fatto? Bella stai dicendo che Edward vuole ucciderti perché l’hai tradito?», domandò lievemente isterico.
«Si, ma ce la caveremo. Per questo che non devi dire niente a nessuno. Se Edward venisse a sapere che anche tu sei coinvolto e che addirittura mi sostieni, potrebbe farti del male. E se per un incidente Aro toccasse Jacob o Billy o qualunque altro lupo che si unirà a noi, verrebbe a sapere di te, e se lo scontro andasse male potrebbe venire a cercarti! Io sono l’unica in grado di nascondere i pensieri sia ad Edward che ad Aro, solo io posso custodire questo segreto, e nessun’altro», dissi prendendogli la mano e guardandolo fisso negli occhi.
«Nascondere i pensieri? Ma cosa…».
Sospirai.
«I vampiri sono dotati di poteri, o meglio, ciò che li caratterizzava da umani è stato amplificato dalla trasformazione in vampiro. Edward legge i pensieri, Alice prevede il futuro in maniera relativa, Carlisle è dotato di infinita comprensione e amore per il genere umano. Jasper controlla gli uomori e io, che sono sempre stata muta per il potere di Edward, ho uno scudo protettivo contro le facoltà psiche degli altri vampiri. Aro dei Volturi legge i pensieri più profondi attraverso un semplice tocco. I pensieri che può leggere Edward è possibile nasconderli, ma niente può essere nascosto ad Aro. Capisci adesso perché Jacob non deve sapere? Se per disgrazia Aro lo toccasse, verrebbe a sapere di te! Ma io sono l’unica immune, e finchè lo saprò solo io, nessuno ti verrà a cercare».
Charlie sfiorò l’iperventilazione.
Questa storia dei poteri l’aveva sconvolto più di tutto il resto.
«Quindi Edward…sapeva tutto quello che pensavo di lui?», domandò timidamente.
«Esatto».
Charlie annui.
«Ad averlo saputo, ne avrei pensate di peggiori», commentò insoddisfatto.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Poc: davvero è la prima volta che leggi di una Bella che racconta tutto a Charlie? O__O waw ho avuto una bella trovata allora xD e mi fa piacere che ti sia piaciuta *___*. Sul fatto che la prenda bene ho da raccontare una cosa: in effetti la prima cosa che gli avevo fatto dire era “Stai scherzando?” o qualcosa del genere, nel senso che non ci crede subito, poi mi son detta “Ma dopo quello che ha visto come fa a chiedere a Bella se sta scherzando!?” O__o, inoltre Bella doveva pur aver preso da qualcuno il suo innaturale coraggio, e Charlie in BD ha dimostrato di averne parecchio quando ha visto Jacob trasformarsi. Non è scappato a gambe levate, come avrebbe dovuto fare sia lui che la figlia, ma anzi si mette a guardare la partita in TV insieme a lui (non ricordo se Jacob si era messo a guardare la partita o se era solo Emmett…comunque erano tutti nella stessa casa, il concetto non cambia xD) . Quindi non mi rimaneva che fargliela prendere bene, il che fatte queste premesse potrebbe essere proprio da Charlie xD.

***

Faffina: ma ciao cucciola *___* che piacere rivederti qui! Sono contenta che hai ripreso a frequentare l’EFP, e non vedo l’ora di ricevere le tue recensioni ^____^. Un bacione e spero a presto!

***

Allora carissime, con questo capitolo faremo un piccolo salto all'indietro, ovvero vedremo cosa stava facendo Jacob nel frettempo che Bella ammazzava il vampiro sotto gli occhi di Charlie. Inoltre vi aspetta il colpo dei colpi di scena! Ci tengo a precisare che il colpo di scena ha una logica e che verrà spiegata presto! Un bacio a tutte, anche quelle che leggono ma non lasciano commenti, e buona lettura ^___^.

 
***


 
Jacob POV
 
 

«Vuoi andare da lei?», domanò Bella mentre mi accarezzava distrattamente il pelo del mio collo con le sue manine gelide.
Aveva letto i pensieri che mi balenavano in testa in quel momento. D’altronde non c’era altro da fare.
Restare di guardia sotto casa di Charlie non era molto eccitante di per sé.
«Si, vorrei almeno salutarla, anche se non può sentirmi», risposi.
Era successo tutto così in fretta e in un modo così inaspettato. Non avevo avuto il tempo di dare l’ultimo addio al mio imprinting.
«A Nessie farebbe piacere», disse serena. «Resto io qui, magari scopro altri talenti nascosti tra le mura del mio vecchio quartiere».
Risi mentalmente.
Io che tornavo con notizie importanti e lei che si era ritrovata a fare la spiona senza volerlo.
Come potevo non crepare dalle risate?
Le diedi una leccata in viso - sembrava di leccare un ghiacciolo - e andai a trovare Renesmee.
Ormai Bella aveva capito che il mio voleva essere solo un gesto di puro e semplice affetto, e non più devozione assoluta.
Probabilmente questa era la prima e l’ultima volta che andavo a trovarla.
Mi allontanai a tutta velocità, volevo fare quell’ultimo gesto ma volevo tornare in fretta dalla mia Bella.
Anche se era forte e dura come una roccia, non volevo lasciarla da sola con un potenziale succhiasangue senza scrupoli in giro per Forks.
«E’ uscito dall’acqua? Seth e Embry non sono ancora arrivati?», domandai cercando di stabilire un contatto con Leah e Quil.
Il mio branco vantava due nuovi acquisti: i miei migliori amici di sempre Quil ed Embry.
Si erano uniti a me un po’ di tempo dopo il mio imprinting, forse grazie alla buona pubblicità di Seth.
Ma gli era costato molta fatica, non riuscivano a trovare la giusta forza d’animo per resistere all’ordine alfa di Sam.
«No, quel bastardo sta giocando a nascondino! Si prende beffe di noi, ha capito che non abbiamo vantaggio in acqua. Seth sta arrivando, ed Embry a quest’ora sta scendendo dall’aereo con Lizzie. Appena possibile gli diciamo di raggiungerci», rispose Quil.
«Eccolo!»,disse Leah.
Osservai la scena dai loro pensieri, e sbuffai.
«Maledizione è andato sul fondo! Non riesco più a vederlo!», disse Quil.
«Volete che vi dia una mano? Posso andare più tardi da Nessie», proposi. Stavo già cambiando la direzione della mia corsa.
«Bè, di certo da li non si muove», pensò Leah con la sensibilità di una scopa.
Un ringhio partì dalla mia bocca e da quella di Quil.
«Leah! Non fare la stronza!», la sgridò Seth che si era appena trasformato. «Scusate il ritardo, ora ci sono anch’io. Jake non preoccuparti, vai pure da Nessie. Chiameremo Embry e ci divideremo un gruppo in una sponda e un gruppo nell’altra. Non ci sfuggirà», rassicurò.
«Va bene, cercate di prenderlo. Bella è di guardia sotto casa di Charlie, almeno quella zona è protetta da lei», pensai.
Spero non capiti nulla.
«Non lo lasceremo avvicinare. Appena metterà piede sulla terra ferma troverà noi ad attenderlo», disse Quil.
«Okay, mi fido di voi», risposi. «Leah, stai in allerta…in tutti i sensi», aggiunsi minaccioso riferendomi al suo precedente commento.
Leah rispose con il solito sbuffo che non voleva dire niente.
Cambiai nuovamente direzione e in pochi istanti arrivai nel giardino dei Cullen.
Oltre al loro odore ne sentivo un’altro, sconosciuto e ad una distanza imprecisata, ma soprattutto familiare. Mi guardai intorno prima di ritrasformarmi, ma non vidi nessuno.
Era strano. Non lo avevo mai sentito ma aveva qualcosa di noto.
Passai in rassegna mentalmente tutti i vampiri di cui conoscevo certamente il fetore, ma non riuscii ad associarlo a nessuno dei loro volti.
Dopo qualche secondo di esitazione mi ritrasformai e mi infilai svelto boxer e pantaloncini.
Nel caso quell’odore si fosse avvicinato, mi sarei ritrasformato.
Feci qualche passo verso il piccolo angolo di giardino, dove avevano seppellito Renesmee.
Non sentii alcuna forza o attrazione verso quel letto di fiori freschi.
Se fosse stata umana, la magia non si sarebbe spezzata e a quest’ora avrei passato giorni con il suo cadavere tra le braccia, nell’illusione di poterla rianimare con il mio calore.
Se fosse stata umana io avrei smesso di trasformarmi, sarei invecchiato con lei e forse saremmo morti l’uno a poca distanza dall’altra.
Questo in una normale condizione. Ma nella mia vita di normale non c’era proprio niente.
Piegai le ginocchia e vi poggiai i gomiti, mentre guardavo pensieroso la tomba di nonna Nessie.
C’era qualcosa che non mi tornava.
Perché Nessie è morta?
Per metà era umana, okay, ma l’altra metà? Che fine aveva fatto?
Dopotutto si nutriva anche di sangue, la sua pelle era fredda anche se non come quella di Bella, ma non era totalmente umana.
Possibile che il solo fatto di avere un cuore che battesse, di avere tutte le funzioni vitali ancora attive e di invecchiare velocemente, avesse vinto la sua metà immortale?
Tutte domande che trovavano una sola risposta, guardando solo la realtà dei fatti.
Si.
Il cuore ha battuto il mostro. Lo ha sconfitto facendo ciò che un immortale non può fare: morire.
Sospirai, e cercai di ricordare il perché fossi andato li.
«Ciao Nessie, c’è un grande via vai dalle tue parti, vero?», sussurrai con mezzo sorriso. Ma non ero molto in vena di scherzare, sentivo ancora il bruciore al naso e mi sentivo un po’ in colpa per com’erano andate le cose ultimamente.
Mi sedetti sulla mia gamba ed appoggiai una mano tra quei fiori, sprofondando leggermente sul terreno.
«Bè, forse tua madre ti ha già informata, ma vorrei dirtelo a parole mie: io la amo», confessai. Ero deciso a fare il nipote che si confida con la sua nonna preferita per l’ultima volta. Lei mi avrebbe capito…se mi avesse sentito. «L’ho sempre amata, fin da piccolo nutrivo un senso di protezione e affetto nei suoi confronti, poi siamo cresciuti e abbiamo avuto la possibilità di conoscerci meglio, di capirci e alla fine amarci. Era così piccola, così fragile, così sensibile, così profondamente ferita, e contemporaneamene forte, coraggiosa, impulsiva, passionale e testarda. Quando tu diventasti l’oggetto del mio imprinting, pensavo che il merito fosse tuo, per il fatto che una parte di te fosse dentro di lei, ma da sola questa teoria non reggeva. Allo stesso modo avrei dovuto rispettare ed ammirare Edward, invece lo odiavo con tutto me stesso, più di qualunque altro vampiro. La faceva soffrire, la teneva lontano da ciò che aveva costruito per andare avanti quando l’aveva lasciata, la riempiva di bugie perché la considerava debole, e la esponeva a pericoli persino più grandi di lui. Ho giocato tutte le mie carte fino all’ultimo secondo per cercare di convincerla a cambiare idea, per capire che era solo ossessionata dalla sua natura di predatore. Che un pesce non può baciare un’aquila. Per il suo bene, per il mio, per il bene di Charlie e di tutti coloro che giravano intorno a noi. Ma come ti dicevo tua madre è parecchio testarda. Quasi quanto me. Mi sento in colpa per tuo padre, abbiamo combinato un bel casino e ci ritroviamo di nuovo in mezzo ad una battaglia. Questa volta è anche piuttosto pericolosa, ci sono i Volturi di mezzo e tuo padre stesso. Ma io la difenderò come facevo prima che arrivassi tu, Nessie. Sono quasi morto una volta e se dovrò morire di nuovo per proteggerla non esiterò a farlo. So che a te farebbe piacere perché il nostro rapporto è quello di un nipote con sua nonna, e sono sicuro che avresti voluto vedermi con qualche altra ragazza. Magari selezionata accuratamente da te. Ma come sai non ero minimamente interessato alle altre donne, non ne avevo bisogno. Com’era capitato a Quil quando ebbe l’imprinting con Claire. Era solo una bambina, ma non ne voleva sapere di uscire con le altre ragazze. Bè, era così anche per me, quando hai cominciato a vedermi come un figlio e un nipote. Ma in fondo al mio cuore l’amore per Bella era rimasto nascosto, addormentato senza possibilità di svegliarsi. Invece si è svegliato, e come a me, anche a lei. A lei prima che a me. Bells era la mia scelta, colei che il mio cuore mi suggeriva, e non perché dentro di lei c’era una parte di te. Lo dimostra il fatto che odiassi Edward e che ora sono qui ad amarla, tanto che non mi importa se adesso è un vampiro. L’avevo detto una volta prima che si sposasse, le avevo detto che l’avrei amata lo stesso, se non puzzava troppo, e…».
«Non puzza così tanto a quanto pare», mi interruppe una voce vellutata e sprezzante mentre il suo puzzo mi perforava le narici.
Arricciai il naso.
Non ero più abituato a sentire il fetore di Miss Cervello di Gallina.
«Chi si rivede, la bionda scocciatrice», dissi alzandomi in piedi ed incrociando le braccia.
«Chi si rivede, il cane rovina famiglie», ribattè Rosalie acida mentre si avvicinava.
Ignorai il suo commento e la guardai bene in viso.
Il suo sguardo era ostile come sempre, ma c’era qualcosa di nuovo, sembrava pensierosa.
Strano, per una bionda vanitosa e senza cervello come lei.
Provai ad imbrigliare il mio sarcasmo e abbassai il tono di voce.
«Come va?», domandai.
Rosalie fece spallucce ostentando indifferenza ed incrociò le braccia.
«Bene, finalmente si respira aria pulita senza di te», rispose.
«La cosa è reciproca», borbottai, ma mi aveva sentito benissimo.
Puntò gli occhi ambrati sulla stele di marmo finemente lavorato.
Non aveva la sua solita aria altezzosa, questa volta.
Probabilmente non aveva superato la morte di Nessie, le si era affezionata e forse non l’avrebbe mai superata.
«Sai il destino è ingiusto. Prima ti concede uno sprazzo di vita, l’illusione che la tua esistenza serva a qualcosa, ma alla fine il destino si riprende tutto, e ti ritrovi a mani vuote. Senza possibilità di ricominciare daccapo e con tutto il peso della realtà che ti cade addosso», disse con un filo di frustrazione.
In quindici anni di convivenza forzata non l’avevo mai sentita parlare così.
«Non mi è nuova questa sensazione», sussurrai.
Ripensavo a quando speravo di avere una possibilità con Bella, quando finalmente aveva capito che mi amava. Speravo che almeno si prendesse tempo per pensarci, per capire cosa volesse fare davvero. Ma quando venne a trovarmi dopo la battaglia…capii che stavo sognando ad occhi aperti. Lei voleva lui, punto. Ma era così solo in apparenza, perché la sua anima voleva me. «Non credo che non si ripresentino altre occasioni. L’eternità servirà pure a qualcosa», aggiunsi.
Rose alzò lo sguardo corrucciato sul mio.
«E come pensi che possa accadere? Siamo immortali, non possiamo avere figli, non possiamo dare la vita, possiamo solo rubarla agli altri!», ribattè con veemenza.
Non aveva tutti i torti. Non per niente sono dei parassiti.
«E’ vero, ma non è colpa tua se le cose sono andate così», dissi sottovoce.
Rose fece un sorriso amaro.
«Del mio destino, l’unica che ha colpe sono io. Se non fossi stata così bella, così ricca, così superficiale a quest’ora la mia vita sarebbe stata molto diversa».
«A quest’ora non avremmo trovato nemmeno le tue ossa, Rose», le dissi.
Conoscevo la sua storia e non mi era mai andata giù. Odiavo quel tipo di violenza sulle donne.
Se fosse successo a Bella, li avrei sbranati tutti durante i suoi tre giorni di trasformazione.
«Rose, posso capire che avresti voluto una vita normale, ma la devi piantare di darti le colpe. Possibile che a distanza di un secolo non abbia capito che a certi uomini, specie se ubriachi, non frega niente se sei bella o brutta, ricca o povera, superficiale o profonda per fare quello che hanno fatto a te? Hai mai guardato un telegiornale nell’ultimo secolo?», le domandai.
Lei mi guardò un po’ stranita ed incrociò le braccia per poi puntare di nuovo gli occhi sulla stele. Sembrava non volesse ascoltarmi. O forse ci stava pensando.
«Non…non è come dici tu», rispose leggermente scossa.
«Certo che è come dico io, stupida succhiasangue!», ribattei severo in un tono che non ammetteva repliche. «Smettila di pensare che te la sei cercata. Lascia questi pensieri maschilisti ai bastardi come loro per giustificare quello che fanno».
Mi lanciò un’occhiata sfuggente e colpevole.
«Chissà, forse hai ragione», mormorò.
«Forse, eh? Non sprecarti mi raccomando», commentai irritato.
Rimanemmo in silenzio qualche secondo, il tempo di calmarci.
«Glielo dicevo ad Edward», esordì dopo un po’, attirando di nuovo la mia attenzione. «”Lasciala stare, è un essere umano, non puoi stare con lei”, ma lui come al solito mi ignorava. Non ha mai ascoltato una sola parola, e non soltano lui. Anche Bella non mi ha ascoltata quando le ho raccontato la mia storia e quando ho votato contro la sua decisione di trasformarsi. Sapevo di essere in minoranza, che nemmeno Emmett mi sosteneva. Ma guarda un po’ cos’è successo. Alla fine ero l’unica ad aver ragione. Colei che tutti prendevano meno in considerazione, quella che ce l’aveva con il mondo intero, quella eternamente arrabbiata con il destino. Ero l’unica che sapeva quel che diceva. Ero l’unica che sapeva quello a cui stava rinunciando. Nemmeno Edward lo sapeva. Lui non era fidanzato, non aveva sogni particolari se non arruolarsi e andare in guerra. I genitori stavano morendo di spagnola come lui, non aveva niente da perdere. Non poteva capire a cosa stava rinunciando perché non aveva nulla da sacrificare. Anzi, voleva andare a combattere nel desiderio di morire per la patria. Esme si era suicidata per raggiungere suo figlio, nemmeno lei aveva motivi per vivere. Emmett si sente più felice da vampiro che da umano, Alice non si ricorda niente, ma da quello che siamo riusciti a sapere non se la passava bene da umana. Nessuno di loro pensava di avere un futuro. Jasper e Carlisle erano gli unici che si lasciavano degli ideali alle spalle. Jasper era persino entrato in depressione, e lo stesso Carlisle. Odiavano sè stessi per quello che erano diventati. Non ho mai capito perché non avessero convinto Edward a desistere. Invece anche loro mi ignoravano. Come se avessero dimenticato il valore della loro vita umana, i loro sogni, la possibilità di avere un futuro in un mondo in perenne mutazione. Carlisle grazie al suo dono ha trovato il modo, ma lui è un caso particolare. E ugualmente ha trovato motivi per sostenere la stupida battaglia di Bella. La deprimente solitudine di Edward e l’affetto smisurato che provava per lui, hanno fatto vincere Bella. E adesso? Cos’è rimasto sul campo di battaglia? Cosa ne è stato della sua grande conquista? Se solo mi avessero ascoltata quella guerra non ci sarebbe mai stata. Edward non sarebbe impazzito e Bella sarebbe stata felice con la sua vita breve e alla luce del sole, ma migliore della nostra, nascosta nel buio e nel tempo, senza più radici ma solo ricordi che ci tormentano», disse.
Era arrabbiata, furiosa.
«Solo una volta si sono ricordati di me, e cioè quando avevo detto ad Edward che Bella si era buttata dallo scoglio e la si credeva morta. Allora si che mi ha dato retta senza nemmeno chiamare Alice per farsi spiegare! Per dargli un motivo per suicidarsi esistevo, ma per lasciarla perdere, per non arrivare a trasformarla ed evitarci guai, no! Sparivo, non avevo più voce in capitolo! Lui che mi ha sempre detestata, che mi trattava da persona sgradita sin dalle prime ore della mia trasformazione, lui che  ha reso la vita difficile a tutti. Contro di me si dimostrava forte e presuntuoso, ma in realtà era solo un’egoista peggio di me, un debole che solo per un attimo ha tentato di fare la cosa giusta andandosene, ma le cose giuste richiedono troppo sacrificio. Detesto Edward per come mi ha trattata, per come ha distrutto la vita di Bella e messo a rischio la nostra. L’unico merito che ha è di aver avuto Renesmee. Ma non ci sarà mai una seconda occasione, non ci sarà mai una seconda figlia. La loro unione non ha portato a nulla se non al dolore di tutti noi».
«Se ne sarebbe dovuto andare di nuovo, forse. Una volta Edward mi aveva detto che non era più in grado di lasciarla, che la loro separazione li stava portando alla morte», dissi.
Rose fece un risolino isterico.
«Certo, ma dovresti sapere che lui impara in fretta. Se l’avesse lasciata di nuovo sta pure certo che non avrebbe commesso gli errori della prima volta. Se ci fosse stato un altro malinteso avrebbe indagato meglio, sarebbe venuto di persona a verificare. Bella avrebbe sofferto di nuovo e forse di più, certo, o forse lo avrebbe odiato per averla abbandonata di nuovo ma intanto avrebbe avuto te. Tu l’avresti aiutata ancora a rialzarsi e forse le sarebbe servito per capire prima che era con te che doveva e voleva stare. Non poche volte ho avuto l’impressione che non se ne volesse andare perché non voleva spedirla tra le tue braccia. Sapeva che se lo avesse fatto sarebbe senza dubbio successo. Ma richiedeva l’ennesimo sacrificio e un vero desiderio di lasciarla alla sua vita umana, ma non è stato così. Ed ecco il bel risultato del suo cervellino bacato».
Cervellino bacato.
E pensare che credevo che fosse lei ad averlo. Visto con i suoi occhi non aveva tutti i torti.
Anzi…non sono mai stato d’accordo con nessuno come con lei in questo momento.
«Bè, Rose, so che non è una gran consolazione per te, ma condivido tutto quello che hai detto. Da parte mia posso dirti che hai ragione», dissi un po’ per cercare di calmarla e perché lo pensavo davvero.
Lei mi guardò con la coda dell’occhio.
«Lo so che per te ho ragione. Ci avresti guadagnato se mi avessero ascoltata».
Trattenni un sorriso.
«Anche su questo, hai ragione».
Per un istante ricambiò il sorriso e rilassò la postura rigida.
«Tu le avresti dato tutto, se solo ti avesse dato un’opportunità», sussurrò.
«Ci sto provando adesso. Come vedi, le opportunità capitano quando meno te lo aspetti. Magari un po’ tardi, ma capitano», risposi con mezzo sorriso.
Per un attimo volevo che anche lei avesse ancora una speranza.
Non sapevo di che cosa precisamente, ma la negatività non mi era mai piaciuta di per sè.
Ricambiò di nuovo con un sorriso più ampio e rilassò anche il viso.
«Comunque è vero, non mi consola per niente che un cane pulcioso mi dia ragione così spesso», disse con meno ostilità di quello che voleva dare a vedere.
«Bè nemmeno io sono messo bene per essere d’accordo con quel tuo unico neurone mal funzionante», risposi alzando le spalle e facendo una smorfia.
«Siamo proprio la barzelletta del sovrannaturale», aggiunse.
«Evitiamo di raccontarla in giro, allora», commentai.
Ridemmo per la prima volta insieme dei nostri battibecchi.
«Ora devo tornare da Bella, sarà in pensiero», dissi lanciando un ultimo sguardo alla tomba di Nessie.
Rose sospirò piano e seguì il mio sguardo. «Bella è davvero felice adesso, vero?», domandò.
Sorrisi a labbra chiuse e la guardai con la serenità stampata sul volto.
«Si. E’ davvero felice».
«Come potrebbe non esserlo», commentò a bassa voce.
Feci un sorriso imbarazzato. «Ci vediamo succhiasangue», dissi voltandole le spalle.
«Ci vediamo sacco di pulci», ricambiò lei.
Ma prima che si volatilizzasse la sentii ridacchiare.
Feci una smorfia avvertendo ancora quell’odore strano bruciarmi il naso.
Pensai di fare un giro nei dintorni per dare una controllata, e nel frattempo mi sarei aggiornato sulle ultime novità.
Mi addentrai nella selva oscura, mi spogliai e legai i miei inudumenti alla caviglia come al solito.
«L’avete preso?», domandai appena mi ritrovai a quattro zampe e iniziando a perlustrare i dintorni.
«No, ci è sfuggito», sibilò mentalmente Leah. «Quel parassita è schizzato fuori dall’acqua ed è sfrecciato via! Lo stavamo per raggiungere, ma quel bastardo è salito sugli alberi come una scimmia!».
«E come avete fatto a…», ma non conclusi il mio pensiero che le loro immagini mentali avevano già detto tutto.
«E’ entrato a Forks», pensai vedendo quanto Leah fosse andata vicino a farsi scoprire da una coppietta che passeggiava a quell’ora di notte, forse tornando a casa dopo una bella serata.
Vidi Seth che continuava a correre appena individuò la scia del succhiasangue. «C’è odore di vampiro arrosto», pensò. «E’ vicino a casa di Charlie!».
Tutti e cinque ci bloccammo nello stesso istante.
Bella.
Dimenticai quell’odore strano e cominciai a correre più veloce di quanto avessi mai fatto, con in testa un incubo, un’immagine terribile che la mia mente aveva elaborato senza che glielo avessi permesso.
Il mio cuore correva più velocemente delle mie zampe sul terreno.
Quel battito mi dava il ritmo, dovevo stargli dietro per arrivare in fretta a Forks!
Non ero nemmeno capace di pensare, il cervello si era bloccato su quell’immagine di Bella, su quella orribile visione di lei trovata e sconfitta da quel vampiro.
«Scaccia quell’immagine Jake, non voglio vederla!», implorò Seth.
Niente, era ancora li, e il mio cervello non accennava ad obbedire.
Da quando ero diventato così pessimista?
La verità è che mi sembrava di vivere un sogno, nonostante la minaccia di Edward. E i sogni non durano a lungo, ne spevo qualcosa.
Le zampe non toccavano terra, in pochi minuti ero già a metà strada. Sembrava che stessi volando eppure non era abbastanza.
Belcarra distava più di quattrocento chilometri da Forks e il giro era enorme.
«Ho trovato il fuoco», avvisò Embry.
Dopo quel volo mi ritrovai al suo fianco e senza pensarci mi ritrasfomai, lasciando gli indumenti legati alla caviglia, incurante della mia nudità.
Non sapevo che faccia avessi, ma considerando il lieve guaito e le orecchie abbassate di Quil, dovevo essere quantomeno sbiancato e sconvolto.
Eravamo a poca distanza dal giardino sul retro di Charlie, ma di Bella non c’era ombra.
Iniziai a tremare ma non di rabbia, bensì di paura.
Puro terrore di perdere Bella, questa volta per sempre. Non avrei dovuto lasciarla sola.
Dio, non riuscivo a mettere ordine nei pensieri e nelle emozioni! Dentro di me, regnava il caos!
Le fiamme si stavano già spegnendo e la nuvola di fumo denso non era d’aiuto: la pelle di vampiro che brucia emana sempre lo stesso odore nauseabondo, talmente forte e dolciastro da dare di stomaco.
Nudo come un verme entrai con un balzo nello spiazzo dietro casa di Charlie.
Il mio viso si rilassò e smisi di tremare: percepivo l’odore di Bella ancora fresco, come le sue orme di appena due minuti prima. Tirai un sospiro di sollievo e mi passai le mani in faccia per ricompormi.
«Bella», chiamai a bassa voce, con un misto di gioia e timore.
Non volevo svegliare qualcuno e beccarmi una denuncia per atti osceni in luogo pubblico.
Il volume della mia voce era sufficiente per l’orecchio di Bella, ma lei non rispose.
Udii un leggerissimo ululato che richiamava la mia attenzione: era di nuovo Quil.
Rientrai più calmo nel bosco e lo raggiunsi.
«Abbiamo trovato adesso la scia di Bella, pare che sia andato tutto bene. E’ tornata a casa vostra», mi avvisò una volta trasformato.
«L’ho sentita anch’io nello spiazzo, c’era anche un’orma fresca», dissi, poi rivolsi uno sguardo verso quel fazzoletto di giardino ed aggrottai le sopracciglia da lupo, «Non la lascerò mai più sola. Mai più», pensai.
«Possiamo andare adesso? Sto morendo di fame», si lamentò Seth.
«Certo, grazie ragazzi. Buonanotte», li congedai e schizzai verso casa.
 
***
 
Bella POV
 

 
La porta si spalancò facendo un fracasso infernale.
«Bells!», gridò Jacob con aria sconvolta e allo stesso tempo sollevata.
«Per poco non mi sfondavi un timpano…e la porta», dissi commentando la sua entrata rumorosa.
Mi si avvicinò a grandi passi mentre ero intenta a preparargli la cena.
Sembrava esausto, sull’orlo di un esaurimento e il battito del suo cuore rimbombava per tutta la casa.
Aggrottai le sopacciglia preoccupata, lasciando perdere quello che stavo facendo.
Gli posai le mani sul petto, come per paura che il suo cuore saltasse fuori da un momento all’altro, mentre lui mi prese il viso ed aderì al mio corpo glaciale spingendomi verso il bancone della cucina.
«Perdonami, perdonami Bells. Non lo farò più, non ti lascerò più sola. Mai, mai più», sospirò ad occhi chiusi posando la fronte bollente sulla mia e premendo le mani sulle mie guance.
Adesso capivo.
Aveva trovato il falò di quello strano vampiro.
«Bè, me la sono cavata. Non mi ha nemmeno sfiorata», dissi in tono rassicurante e sorridendogli.
Sospirò di nuovo.
«Lo so che sei forte e che ti sai battere, ma per un attimo ho avuto paura che quel maledetto succhiavita ti avesse sconfitta e che…», balbettò.
«E che stessi bruciando io?».
«Si», rispose angosciato, mentre mi avvolse tra le sue braccia.
Posai la guancia sul suo petto e mi lasciai cullare.
«Sono qui Jake, va tutto bene», sussurrai dolcemente. Il suo cuore iniziava a rallentare, ma era ancora un po’ agitato.
Poi mi sollevò il viso e mi baciò quasi con violenza.
Le sue labbra erano forti e possessive, come se volesse  fonderle insieme alle mie, lasciando entrare il mio respiro freddo dentro la sua gola, come per riempire il senso di vuoto dal quale si sentiva oppresso.
Lentamente il battito del suo cuore continuava a rallentare.
Il mio Jake si era veramente preoccupato.
Un licantropo che si preoccupa della salute di un vampiro duro come la pietra.
Il fatto che il mondo girasse al contrario non mi sorprendeva più da tempo.
Poi si staccò da me ed annegai letteralmente nella notte dei suoi occhi luminosi, profondi e specchi della sua anima.
Fino a poco fa mi sentivo incompleta, come se un pezzo importante di me mancasse. Ma quando entrò trafelato, era come se quella parte si ricongiungesse con me.
Scrutando la luce dei suoi occhi capii.
Un ricordo, una separazione straziante, un desiderio nascosto nella mia parte più intima, quella che si era intrecciata a lui.
Prima di uscire dalla porta della sua stanza per dirgli quell’inutile addio, lasciai la mia anima accanto a lui, nel suo letto.
Il mio spirito non l’aveva mai abbandonato, l’avevo affidato a Jacob e con Jacob era rimasto.
La parte più importante di me, gliel’avevo già donata tanto tempo fa, come a conservarla per quando mi sarebbe mancata.
Per quando l’avrei persa per sempre.
«Ti ha visto qualcuno?», domandò finalmente calmo. Il suono roco della sua improvvisa domanda mi fece sobbalzare e abbandonare i miei pensieri.
«No», risposi.
Chiaramente mentivo, ma mi sforzai di non far crollare la mia faccia da poker almeno per una volta. Era importante che lo mantenessi all’oscuro della scoperta di Charlie.
«Mi racconti com’è andata?».
Annuii e gli raccontai tutto nei minimi dettagli.
Naturalmente parlai di un Charlie che rientra dall’ultimo giorno di lavoro e non si accorge di nulla, e di una Bella che fa a pezzi il vampiro lontano da casa Swan.
Jake mi guardava pensieroso quando gli spiegai la mia tecnica di combattimento.
«Questo è il tipico “stile Cullen”», disse dopo una breve pausa. «Dovrò insegnarti qualcosa dello “stile Black” e magari anche dello “stile lupo”», aggiunse con un sorriso compiaciuto e divertito.
«Bè, avevo già detto che avrei voluto prenderti a pugni, no?», ricordai affilando lo sguardo scherzosamente. Jacob ricambiò con un ghigno di sfida.
«E io che sarebbe stato divertente».
Non finì la frase che mi prese letteralmente in spalla e mi portò velocemente fuori sotto le stelle.
Mi posò a terra e si mise in posizione di difesa.
«Forza, fammi vedere che sai fare piccola succhiasangue!», mi sfidò facendo un sorriso enorme, euforico!
Non trattenni le risate e mi preparai all’allenamento fuori programma.
Con uno scatto felino gli andai dietro le spalle e gli acchiappai un polso, con l’intenzione di sbatterlo a terra e di bloccargli il braccio dietro la schiena.
Ma lui accorgendosi della mia presa ghiacciata capì immediatamente le mie intenzioni.
Fece un mezzo giro torcendomi il braccio e mi buttò a terra sollevando la mia caviglia con la sua gamba.
Mi ritrovai a schiena al suolo con il polso e la caviglia intrappolate nelle sue mani enormi e bollenti.
«Questo te lo ha insegnato Mr “x”, vero?», domandò beffardo evitando di nominare Edward per non turbare entrambi.
Annuii con una smorfia.
«Okay, se ti dovessi trovare in questa situazione devi fare così», e mi spiegò la “contromossa” per liberarmi da quella situazione e mettere a terra lui.
«Fico!», esultai su di giri.
«Si, ma adesso molla la presa, “Iron Girl”», implorò ridendo.
«Ah, scusa».
Lasciai la presa e mi mostrò altre mosse tutte sue, imparandole subito.
Più che insegnante e allieva sembravamo due compagni di giochi: ci battevamo e ridevamo come matti.
Credo di non aver mai riso così tanto come in questo momento!
«Okay, okay per stasera è sufficiente. Rientriamo, la cena sarà già congelata», dissi liberandomi della sua presa e facendo qualche passo verso la porta.
«Dove pensi di andare?», domandò avviciandosi con gli occhi neri puntati suoi miei e un sorriso malizioso sul volto ramato.
«Non hai fame Jake?», risposi con un’altra domanda mentre lui continuava ad avanzare facendomi indietreggiare.
Finchè non mi ritrovai con le spalle la muro e lui che mi bloccava le vie d’uscita con le braccia possenti e il suo sguardo magnetico.
«Si ho fame. Molta fame», sussurrò morbido.
Con quel tono roco e profondo era chiaro che non si stesse riferendo propriamente al cibo.
Poi Jacob cominciò a baciarmi la spalla.
Risalì lentamente sul collo, marchiandomi a fuoco con le labbra morbide e vellutate, mentre le sue mani vagavano sul mio corpo scendendo giù, verso la gonna del mio vestito leggero.
Piegò le ginocchia per baciarmi la mandibola e sotto il mento, per poi risalire sulle mie labbra ed imprigionarmi con un bacio che mi fece perdere l’equilibrio.
Affondai le mie dita tra i suoi capelli e nei suoi muscoli di fuoco.
Cercai di staccarmi dalla calamita delle sue labbra indescrivibili, e lui le impegnò nel lobo del mio orecchio, mentre sollevava la mia gonna lasciando scie di lava sulla mia pelle fredda.
«Jake…devi nutrirti…dobbiamo rientrare», farfugliai con il cervello che andava a intermittenza come le lampadine dell’albero di Natale.
«Allora rientriamo», mormorò roco e lievemte ansimante al mio orecchio.
Mi prese in braccio e diede un leggero calcio alla porta per aprirla e poi richiuderla con un altro calcio, mentre continuava a baciarmi e io mi allacciavo sempre di più al suo collo.
Ma non mi riposò sul pavimento del cucinotto come mi aspettavo.
Mi sentii adagiare delicatamente sul morbido letto che gli apparteneva tanti anni fa.
«Mi hai sognato qualche volta su questo letto?», domandai con un filo di voce e un po’ imbarazzata, mentre mi sfilava velocemente il vestito e io gli accarezzavo la schiena nuda e muscolosa.
«Si. Tante, tante volte», rispose baciandomi ovunque e slacciandosi i pantaloncini.
Il suo respiro e il suo calore non avrebbero mai smesso di mettere sottosopra tutto il mio mondo.
Avrei pagato oro per poter sentire ancora il profumo di muschio e legno della sua pelle. Ma il mio essere vampiro aveva rovinato quell’aroma meravigliosa.
Eravamo quasi senza niente addosso, solo un sottile e inutile strato di tessuto intimo ci separava dal Paradiso. Inutile perché il suo calore entrava prepotente in me.
Lasciò che fossi io a levare quell’inutile strato. Jake aveva affondato le mani tra i miei capelli e nel mio corpo.
Improvvisamente si bloccò e si staccò da me con uno scatto.
Annusò l’aria con aria vigile.
«Lo senti?», mi chiese a voce bassissima.
Aggrottai le sopracciglia ed inspirai l’aria. Ero un po’ assuefatta dal suo odore, ma prendendo una seconda boccata d’aria più consistente lo sentii anch’io.
«Ho già sentito quest’odore», mormorai.
«A casa dei Cullen», dicemmo in coro.
«Lo conosci?», gli domandai.
«Si e no, non l’ho mai sentito ma ha qualcosa di familiare», disse continuando a sussurrare.
«Anche a me non è totalmente estraneo», dissi cercando di concentrarmi.
Ci fu un attimo di silenzio, mentre Jacob continuava a tirare su con il naso. «Si sta avvicinando», e così dicendo scendemmo dal letto e ci rivestimmo in un lampo.
«Non sarà…», Edward, pensai senza dirlo.
«Non lo so, non credo che abbia cambiato odore stando con i Volturi», rispose cogliendo al volo la parte mancante della mia frase.
Controllammo cautamente fuori dalle finestre senza vedere nessuno.
Era probabile che Edward avesse deciso di seguire l’istinto di bere sangue umano.
Non potevo crederci, era la cosa più assurda che potessi immaginare.
Forse almeno quello se lo sarebbe risparmiato, dopotutto gli esseri umani non avevano colpa di quello che era successo.
Tuttavia non avevo la minima idea su chi appartenesse quell’odore.
O meglio, l’idea che mi era venuta in mente non aveva alcuna logica, perciò non avevo nemmeno finito di elaborarne il pensiero.
Oltre le finestre non scorgemmo nessuno, il bosco era silenzioso e buio.
Aprimmo la porta e ci catapultammo fuori, pronti ad affrontare l’ignoto.
Jake era piegato sulle ginocchia, pronto a balzare e trasformarsi in volo.
«Chi sei? Vieni fuori, sappiamo che sei qui!», disse Jacob guardandosi intorno.
Udimmo un fruscio che attirò la nostra attenzione dinnanzi a noi. La mia vista scorse una figura in lontananza.
Era alta, con i capelli lunghi, immobile.
«Cos’è…uno…uno scherzo?», balbettai confusa ed incredula.
Quella figura l’avrei riconosciuta tra mille, ma non poteva essere, non poteva essere.
Lei…lei è.
La figura ci raggiunse velocemente e ad ogni istante vidi sempre più particolari del suo viso che mi tramutarono in una statua di pietra.
«Sono io, mamma», disse lei…lei.
«Renesmee», dissi con un filo di voce talmente basso che non mi sentii nemmeno io.
Intanto Jake la fissava con gli occhi sbarrati.
Impietrito.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Poc: lo so non te lo aspettavi xD, però come ti ho promesso presto capirai la logica che ho usato per questo colpo di scena! Rosalie dolce non lo avevo mai sentito xD, a me piace molto come vampira anche se è aggressiva, ha un carattere molto forte, e quel dialogo lo adoro (modestamente ù_ù xD). La povera Rose si è sempre data le colpe per quello che ha subito quando era umana ed è una cosa che non ho mai sopportato! Inoltre davvero non l’ascoltava nessuno, a parte quando Eddy cercava una scusa per suicidarsi, eppure era l’unica che sapeva quel che diceva. Sono felicissima che ti siano piaciuti ^_^. Kiss!

***
 
Ely_love: ma che bello sentirti di nuovo cucciola *____*, non preoccuparti capisco bene cosa vuol dire aver poco tempo (anche se ammetto di non sopportare l’attesa xD). In questo capitolo capirai se si tratta di lei e nel prossimo tenterò di spiegare la resurrezione di Nessie. Mi auguro di ricevere presto altre tue recensioni! Un bacio!


***
 
Marpy: anche a me ha detto che la figlia è una demente xD, poveraccio che razza di figlia degenere doveva capitargli xD, però sempre la figlia è, dopotutto le vuole molto bene. Rose la considero quasi un mito, ed è l’unica che in quella famiglia ha un po’ di cervello! Darle voce è stata una liberazione (per me e per il suo personaggio), un po’ come per Charlie che sgrida per bene la figlia rimbecillita. “A volte ritornano” espressione azzeccatissima xD e spero di spiegare bene com’è stato possibile, per ora origliamo la chiacchierata che si faranno i tre. Un bacione anche a te e buona lettura!

 
***


 
 
Non potevo credere che fosse viva.
Avevo sentito il suo cuore fermarsi, le sue immagini mentali svanire nel nulla, il suo corpo invecchiato trasportato in quell’angolo nascosto del giardino dei Cullen.
Eppure era davanti a me.
Mi avvicinai cauta senza staccarle gli occhi di dosso, mentre lei mi osservava con un piccolo sorriso immerso tra le rughe.
Il suo viso era lo stesso dell’ultima volta che la vidi su quel divano.
L’aspetto era quello di una donna di novant’anni, con i suoi lunghi capelli bianchi e i segni dell’età sul corpo.
Tuttavia c’erano delle cose nuove di lei che mi colpirono e che non riuscivo a capire.
«Il tuo profumo è diverso», sussurrai.
«Si, anch’io lo sento diverso, è più buono», rispose lei.
Annuii. Il suo era il profumo di un predatore.
«Anche il timbro della tua voce è diverso. È più vellutata di prima».
Renesmee assentì lentamente con il capo.
«I tuoi occhi…sono dorati come i miei», aggiunsi sempre più incredula. Prima erano uguali ai miei quand’ero umana.
«Davvero?», domandò confusa come me.
Incerta, allungai le mani sul suo volto e mi decisi a toccarla.
Quando era ancora viva percepivo il lieve calore della sua pelle.
Ora era perfettamente alla mia stessa temperatura.
Compresi che adesso era gelida. Come un vampiro.
E il suo cuore era muto, come il mio.
«Nessie», farfugliai con una specie di nodo in gola.
Lei mi toccò il viso con la sua mano grinzosa e vidi il ricordo di quando l’andai a trovare alla sua tomba e le parlai.
Nella sua mente vedevo l’interno del suo feretro e udivo la mia voce smorzata dai metri di terra e dal basso volume delle mie confessioni.
Lei mi sentiva, ricordava ogni parola che avevo pronunciato.
L’abbracciai con tutta la forza che avevo.
Il mio cuore di madre era sul punto di scoppiare dalla gioia.
Ci stringemmo e ci cullammo, e per poco non sembravo io la bambina.
Il mio aspetto era molto più giovane del suo e lei era molto più vecchia e più alta di me.
Era più alta per essere perfetta per Jacob.
Jacob!
Spalancai gli occhi e mi voltai verso di lui entrando istantaneamente nel panico.
Era ancora impietrito, il respiro corto e il cuore a mille. Sembrava spaventato a morte.
Oh no…
Non di nuovo.
Slacciai le braccia dai fianchi di Nessie e mi precipitai da Jake.
«Jake! Jake!», trillai prendendogli il viso per costringerlo a guardarmi negli occhi. «Jake! Ti prego non mi lasciare! Dimmi che non è successo di nuovo!», ero disperata, in preda al panico.
Sentivo il mondo scivolarmi da sotto i piedi, come se stessi cadendo da un precipizio senza mai scorgerne il fondo.
Lui sentendo le mie parole e il trillo isterico della mia voce, puntò i suoi occhi nei miei sbattendo le ciglia confuso.
«Di nuovo?», biascicò.
«Hai di nuovo avuto l’imprinting con Nessie? Rispondimi!», domandai scuotendogli le spalle larghe.
Jake la guardò di nuovo, poi guardò me, aggrottando le sopracciglia nere.
«No, nessun imprinting», rispose un po’ confuso ma deciso.
«Ma allora perché sei rimasto così interdetto?», domandò improvvisamente Nessie facendolo sobbalzare.
Jake la guardò e il suo viso si fece di nuovo allarmato.
«Scusa Nessie, è che l’ultima volta che ho visto un fantasma fu in un incubo da bambino», rispose.
Nessie trattenne una risata.
Jake vinse il suo incubo e si avvicinò a lei per abbracciarla.
«Bentornata nonna Nessie», mormorò. Renesmee sorrise stringendolo forte.
Poi Jake sciolse l’abbraccio per guardami, e con imbarazzo si rivolse di nuovo a Nessie.
«Nessie ti…ti dispiace che io e tua madre…», balbettò.
Nessie scosse la testa con il suo sorriso unico al mondo.
«No, Jake. Ho sentito le confessioni di tutti quando ero in quella tomba. Le tue, quelle di mia madre, quelle di Rose. Anche se sono del parere che la responsabilità maggiore sia di mia madre, io le voglio bene e ho capito la battaglia che per anni portava avanti dentro di sè. Lei pensa che fosse una cosa degli ultimi mesi, ma ad oggi credo che quel tarlo abbia cominciato a mangiarsi le sue sicurezze da molto più tempo. Mi era parso di intuirlo negli ultimi tempi ed è per questo che ho scelto di mostrarvi quel ricordo di noi tre insieme, prima di lasciare che la mia parte umana morisse. Volevo che tu lo vedessi con i miei occhi, Jake, perché tu non eri in grado di capirlo. E forse mio padre cercava di convincere mamma a non andare a cercarti, perché ha sentito quel mio pensiero e ha avuto paura. Mamma ha combatutto contro sé stessa per amore di mio padre, non per il proprio e adesso è arrivata ad un punto in cui non può più continuare a rinnegarlo. Tuttavia sono d’accordo con Rose nell’affidare una parte di colpe anche a mio padre, ma non per questo il mio affetto per lui è cambiato. Potevi presentarmi una miriade di ragazze, Jake ma credo che solo lei sia perfetta per te, almeno quanto me», rispose.
Rimasi senza parole. Allora lei lo aveva capito?
Ed Edward aveva avuto paura perché aveva letto i pensieri di Nessie e poi quelli di Jacob dopo la rottura dell’imprinting?
Ecco perché non voleva lasciarmi andare, perché voleva che lo dimenticassi e restassi con lui. Aveva sempre avuto l’incubo che scegliessi Jake e in un’istante aveva capito che poteva esserci ancora una possibilità che io facessi quella scelta.
Mi ha sempre tenuta lontana da Jake di proposito.
Non avevo mai visto tutta la possessività e l’egoismo di Edward.
Eppure Jake me lo aveva detto, aveva detto che lui era più bravo a giocare sporco perché aveva più esperienza, e io non ci credevo.
Invece aveva ragione.
D’un tratto lo stomaco di Jake emise uno dei suoi brontolii.
Nessie e io ci guardammo e ci venne da ridere, per le nostre orecchie era un rumore assurdo.
«Forse è il caso di consumare la cena, Jake», propose lei.
Jake si toccò lo stomaco e fece una smorfia.
Entrammo dentro e ci mettemmo a sedere mentre Renesmee si guardava intorno.
Anche lei adorava questo tipo di casette, un po’ ricordava quella in cui aveva trascorso i suoi primi anni.
«Ma come hai fatto? Cos’è successo? Da quando sei così?», le domandò Jacob tra un boccone e l’altro.
Nessie aggrottò le soppracciglia marmoree e tentò di spiegarci.
«E’ stato strano. Quando il mio cuore ha smesso di battere mi sono ritrovata come immersa nel nulla. All’improvviso ho cominciato a sentire un lieve bruciore nelle vene ma non ho sofferto molto, era sopportabile. Per un po’ ho smesso di pensare e di muovermi, come se fossi solo un involucro vuoto senza vita, nonostante percepissi ogni cosa. Sentivo tutto quello che dicevate e capivo tutto quello che succedeva, ma mi sentivo come se mi fossi persa dentro me stessa. Non avevo né filtri nè penseri, mio padre non aveva niente da leggere perché tutto mi attraversava e non elaboravo nulla. Quando poi ho cominciato a riprendere il controllo di me stessa ero già sotto terra. Volevo uscire ma stava succedendo di tutto. Ho deciso di starmene buona ad aspettare che le acque si calmassero per uscire da li, ma c’era sempre tempesta, e soprattutto non restavo mai sola», gli rispose, poi si rivolse a me. «Quando Esme e Rose si sono accorte che stavi arrivando sono sparite per lasciarti sola e sono rimasta ad ascoltarti. Capii che avevo ragione a sospettare qualcosa e volevo uscire a consolarti, ma non volevo spaventarti. Poi appena te ne sei andata è venuta Alice ed è rimasta a vegliami, dopo sono arrivati anche gli altri. Non stavano nemmeno andando a caccia erano davvero distrutti. Poi stanotte ho sentito un’odore terribile. Solo dopo che Jake aprì bocca, capii che si trattava di lui. L’ho ascoltato, poi è arrivata Rose e ho sentito i loro discorsi. Alla fine ho approfittato del momento in cui i Cullen sono finalmente andati a caccia e sono uscita fuori. Ho rimesso apposto la terra smossa e ho cacciato qualcosa, avevo molta fame. Poi ho individuato la vostra scia e l’ho seguita, ed eccomi qui», disse finendo di raccontare la sua storia.
«Quindi in altre parole è morta la parte umana di te, e di conseguenza è prevalsa quella di succhiasangue», interpretò Jacob che nel frattempo si era spazzolato tutto quello che c’era sul tavolo.
«Esatto. Peccato che quando la parte umana mi ha abbandonato non si è portata dietro qualche ruga», brontolò Nessie lamentandosi del suo aspetto da vecchietta immortale.
Nonostante fossi ancora leggermente sconvolta, soffocai un risata.
«L’importante è che sei di nuovo con noi», le dissi stringendole la mano e sorridendole amorevolmente.
Lei ricambiò e mi cinse il fianco con un braccio duro come la pietra e freddo come il ghiaccio.
Jacob fissava pensieroso il bordo del tavolo, stravaccato sulla sedia con le braccia incrociate.
«Adesso ho capito», sussurrò.
«Cosa?», domandammo in coro io e Nessie.
«Quando l’imprinting si è spezzato ho sentito come se l’acciaio dei cavi che mi legavano e te si raffreddassero fino a infragilirsi e poi rompersi. Ecco perché si sono congelati, perché adesso sei completamente vampirizzata. Ciò che mi legava a te era la tua parte umana. Ma adesso non ho capito perché non è scattata di nuovo la magia. In fondo secondo quella roba dovresti essere la mia anima gemella», rispose Jacob.
La sua ultima considerazione mi fece rabbrividire…e capire.
«Io so il perchè», mormorai attirando i loro sguardi interrogativi. «Perché Nessie ha perso la sua anima. Aveva ragione Edward. Noi…noi non abbiamo un’anima».
Calò un silenzio pesante come un macigno.
Da umana non ci credevo.
Uno come Carlisle, un vampiro che era migliore di qualunque essere umano sulla terra non aveva un’anima. E nemmeno Alice, nemmeno Esme.
Nemmeno Edward.
E nella mia stupida ossessione avevo trascinato anche mia figlia.
«Bè, magari non è esattamente persa, Bells. Potrebbe essere già in cielo lasciando qui solo “l’involucro” tenuto in vita dal veleno che hai in corpo. O forse semplicemente l’imprinting non può scattare due volte, men che meno con un vampiro, no?», suppose Jake cercando di rassicurarmi ed avvicinando il suo viso al mio.
Non riuscivo né a sorridere né a scacciare il senso di colpa per ciò che avevo combinato.
«Ogni scelta ha le sue conseguenze», mormorai.
Nessuno commentò, ovviamente.
Speravo che almeno la mia anima fosse ben conservata nelle mani di Jake.
Feci un bel respiro aggrappandomi a quella convinzione e cercai di cambiare argomento.
«Okay, forse ora dovremmo tornare dai Cullen. Saranno felici di rivederti», proposi stiracchiando un sorriso.
«Appena superato il trauma», precisò Jacob.
«Carlisle mi riempirà di domande», disse Nessie sorridendo e alzandosi dalla sedia.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Poc: mi fa piacere che ti sia piaciuto, grazie mille ^___^, però la risposta alla tua domanda, mi dispiace dirtelo ma è “no” ù___ù. Una volta divenuti immortali si resta così come si è, lo stesso vale per la vecchia Nessie xD. Sorry, comunque adesso il nostro dottore illuminato proverà a capirci qualcosa xD. Baci e buona lettura!
 
***

Marpy: cara mia adoratissima Marpy, vedrai che adesso il buon vecchio doctor Cullen si spremerà le meningi per approfondire un bel po’ di discorsi xD, come al solito serviamo noi lupette per sbrogliare i nodi strani della Meyer (ebbene si, solo noi lupette lo possiamo fare!). La questione dell’avere o non avere un’anima è delicata. In realtà non si sa se la vampitonna abbia ragione, lo stesso Jake fornisce più di un’ipotesi sulla mancanza di un nuovo imprinting. Il dubbio in ogni caso rimane e rimarrà fino alla fine xD, e poi la tonna ci ha pensato bene prima alla sua anima! Ma non è il momento di fare anticipazioni ù___ù, anzi, è il momenti di augurare anche a te una buona lettura ^____^.

 
 ***


 
 
Tornammo per l’ennesima volta a Belcarra.
Era una fortuna non sentire la stanchezza che quel viaggio comportava. Andare avanti e indietro per tutti quei chilometri in così breve tempo sarebbe stato impossibile per dei normali esseri umani.
«Quando sei uscita erano andati via da molto?», domandai a mia figlia mentre percorrevamo i chilometri di boscaglia.
«No, appena due minuti, ma nel frattempo ho cacciato e ci ho messo almeno un’ora e mezza», rispose.
«Allora saranno sicuramente rientrati», sentenziò il lupo Jacob.
«Non è detto Jake. Nessie ha detto che non mangiavano da un po’. Probabilmente anche loro ci avranno messo parecchio», risposi.
«Hai ricominciato ad entrare nella testa di Jacob?», mi domandò Nessie.
Storsi il naso.
«Si…sai ero…un po’ gelosa…ti aveva sempre in testa. Per questo non lo facevo più. Scusami», risposi imbarazzata.
Renesmee e Jacob scoppiarono in una fragorosa risata.
Per me non era affatto divertente.
Al tempo mi rifiutavo di leggere i suoi pensieri.
A parte quando ci dovevamo coordinare per tenere lontani gli altri vampiri, ma per il resto evitavo di farlo.
Pensava continuamente a lei.
Spesso mi chiedevo se avesse mai pensato a me con la stessa intensità. Ero gelosa del fatto che non ci fossi più io nei suoi pensieri, e per me era ovvio che non ci sarei più stata.
«E tu sei gelosa? Sei sicura che non ti dia fastidio? Insomma…tu eri tutto per lui», le domandai.
Nessie alzò al cielo i suoi occhi stranamente dorati. Sembrava tanto Jacob con parecchi anni sulle spalle. E un sesso diverso, ovviamente.
«Mi hai guardato bene mamma? Sono vecchia per certe cose», scherzò. «Una brava nonna non sarebbe mai gelosa del proprio nipote se lui decide di fidanzarsi. Anche senza imprinting ha dimostrato di volermi ancora un po’ di bene. Questo mi basta. Stai tranquilla mamma!», aggiunse come se fosse mia nonna. In questo momento mi ricordava proprio lei.
Chissà come sarei stata io, se avessi rinunciato alla mia ambizione.
Sarei stata altrettanto comprensiva se avessi saputo che Edward aveva trovato qualcun’altra da amare?
Si, forse si.
Forse avrei provato una certa nostalgia, non avrei mai dimenticato tutto quello che avevamo passato insieme, ma avrei avuto Jacob al mio fianco.
E presto avrei raggiunto il punto in cui sono adesso.
Mi avrebbe resa talmente tanto felice che Edward sarebbe rimasto tra i miei ricordi più belli ma sul fondo del mio cuore, mentre tutto il resto sarebbe appartenuto a Jake.
Il mio cuore si sarebbe ribaltato rispetto a quello che avevo sempre creduto.
Feci un sorriso imbarazzato a mia figlia e guardai dritta davanti a me.
Dopo otto minuti di corsa arrivammo di nuovo nei pressi del giardino dei Cullen.
«Ci sono Rose ed Alice», dissi sentendo i loro odori.
«Non voglio spaventarle…», mormorò Nessie increspando le sopracciglia.
«Nasconditi dietro di me, cercheremo di prepararle prima che ti vedano», le propose Jake.
Mi strinsi al fianco di Jacob, mentre Nessie si nascose dietro la sua schiena enorme.
In un lampo Alice ci comparve davanti agli occhi. Senza Rose. Me lo aspettavo, rancorosa com’è.
Lei allungò le braccia verso di me, in attesa.
Stiracchiai un sorriso e le andai incontro per abbracciarla.
«Ciao Alice», sussurrai.
«Ciao combinaguai», rispose. «Ciao cane», salutò lasciando l’abbraccio.
«Ciao Alice», rispose lui.
Di solito usava qualche appellativo simpatico per risponderle a tono, ed Alice si accorse non solo che Jake aveva usato il suo nome, ma anche del tono serio che aveva adottato.
«Alice noi…è successa una cosa incredibile», dissi.
Alice si pietrificò e il suo sguardo si perse alla ricerca di qualche visione che le era sfuggita.
«No Alice, non mi riferisco ad un pericolo. Direi più ad una specie di miracolo».
«Miracolo? Che vuoi dire?», domandò Alice. Intanto sentii i passi leggeri di Rose mentre si avvicinavano cautamente. Sentiva quel che stavamo dicendo.
«Lo senti questo odore?», le chiesi. I passi di Rose si fermarono.
«Si, è un po’ che lo sento. Non mi è nuovo ma…».
«Ti è familiare», la interruppe Jacob.
Rose ricominciò a camminare verso di noi, lentamente ma con passo più deciso di prima.
«Si…come lo sai?». La confusione si fece strada tra i suoi lineamenti da folletto.
«Perché appartiene ad una persona che vuole rivederti Alice, anzi, vuole rivedervi tutti, ma ti prego cerca di non spaventarti», le dissi.
«Va…va bene Bella», mormorò lei in guardia.
«Sei pronta?», le domandò Jacob con tutta la calma di cui disponeva.
«Siamo pronte», rispose Rose al suo posto, spuntando da dietro un albero ed affiancando Alice.
La guardai, ma lei ricambiò solo per una frazione di secondo. Era davvero molto arrabbiata.
Jacob voltò lievemente la testa guardando dietro le sue spalle.
«Nessie», chiamò in tono basso e calmo.
«Cosa?», trillò Alice appena sentì il suo nome e facendo un passo verso di noi. Rose rimase immobile ma entrambe erano stupite.
«Ha detto “Nessie”», ripetè lei uscendo dal suo nascondiglio.
Alice e Rose fecero dei passi indietro e gridarono spaventate.
«Cos’è successo?», urlarono Emmett e Jasper accorrendo in soccorso delle loro donne.
Entrambi rimasero impietriti mentre Renesmee cercava inutilmente di ritornare al suo riparo.
Anche Carlisle ed Esme corsero a vedere cosa stesse succedendo.
Il suo nome riempì la bocca dei Cullen.
«Re…Renesmee?», balbettò Esme.
«Renesmee…Renesmee», seguirono Alice ed Emmett, poi gli altri.
«Nessie, sei proprio tu?», domandò Carlisle incredulo.
«Si, sono proprio io», rispose lei uscendo timidamente da dietro il braccio muscoloso di Jake che la ricopriva per metà.
Carlisle le allungò una mano per prendere la sua, e la portò fuori delicatamente.
Tutto senza staccarle gli occhi di dosso. Nessuno le staccava gli occhi di dosso.
Quando Carlisle accompagnò Nessie in mezzo a loro, i Cullen le si attorniarono stupefatti per osservarla.
Le toccarono le mani, le guance rugose e marmoree, i capelli.
«Sei viva», sussurrò Esme con un’emozione negli occhi che non si poteva descrivere.
Lentamente il sorriso di gioia scoppiò nei loro volti e uno ad uno la strinsero tra le braccia. Anche due alla volta.
«Ma com’è possibile?», ci domandò Carlisle con espressione confusa. «Cosa è successo piccola?», domandò a mia figlia.
Renesmee raccontò esattamente quello che aveva detto a me e Jake poco prima.
«Non mi sono accorta di nulla», mormorò Alice. «Sentivo il tuo profumo ma non credevo che provenisse da sotto la terra».
«Ci ha disorientati tutti Alice. Non siamo abitutati a seppellire vampiri, non eravamo preparati a questo», la consolò Esme posando una manina sulla sua spalla.
«Ma allora sei forte come un neonato?», domandò Emmett.
«Non lo so Em. Magari il fatto che sia vecchia potrebbe influenzare la mia forza», rispose Nessie dubbiosa.
«No, l’età anagrafica non ha mai condizionato la potenza di un neonato», disse Carlisle pensieroso e massaggiandosi distattamente il mento.
«Allora proviamo», propose Emmett con il solito sorriso divertito all’idea di battersi.
«Emmett, ti sembra il caso?», lo sgridò Rosalie.
Emmett sbuffò e lanciò un’occhiata eloquente a Jacob.
«Ah no amico, non guardare me. Ha ragione Rose», disse Jake alzando le mani e tirandosi indietro.
«Jasper fa qualcosa», lo incitò Rose spazientita dall’atteggiamento fuori luogo del suo compagno.
Jasper fissò Emmett.
«Uffa, mi fai andar via tutta l’euforia!», sbuffò l’orso peggio di un bambino.
«Non cambi mai eh zietto?», domandò Nessie più che divertita dalla scena comica.
«Carlisle», chiamai.
Tutti si voltarono all’unisono nella mia direzione.
Fino a quel momento avevo solo assistito senza fiatare, quasi nel desiderio di sparire, avvolta com’ero dal senso di colpa nell’aver fatto impazzire Edward.
Mi schiarii la voce da soprano e cercai di continuare.
«Hai idea di come abbia fatto a trasformarsi senza provare dolore?», com’era successo a me, aggiunsi mentalmente.
«Non so Bella, per ora posso fare solo delle supposizioni. Forse perché Renesmee era in parte già vampira, o perché il completamento della mutazione è avvenuto quando il suo cuore aveva già smesso di battere. Il che potrebbe averla dispensata dal provare dolore, oppure perché il suo veleno è innocuo, quindi non l’ha bruciata ma solo pizzicata», rispose.
«Come quello che avevo provato io quando l’avevo appena partorita ed ero ancora umana. Mi aveva morsa ma il suo veleno mi aveva solo pizzicata», dissi ricordando i miei ultimi attimi di vita.
«Esatto, potrebbe essere quello il motivo del semplice fastidio», ne convenne Carlisle.
«E perché ha gli occhi dorati e non rossi come appena trasformata?», chiese Esme.
«Probabilmente perché si è sempre nutrita di sangue d’animale», le rispose.
«E’ semplicemente assurdo», commentò Jacob incredulo. «E’ come se fosse diventata vampiro in modo del tutto naturale».
«Alice, Jasper, voi quando avevate trovato Nahuel vi aveva mai parlato di una situazione simile?», chiese Carlisle.
«E’ sempre stato un po’ vago circa la situazione delle sorelle. Non le frequentava granchè, però diceva che ognuna di loro aveva una sua condizione a sè stante. Una aveva raggiunto la maturità a diciotto anni, un’altra a dieci, un’altra ancora addirittura a cinquanta. Ma non ha mai specificato che si trattassero di vampire al cento per cento. Forse era solo per sentito dire, non amava molto frequentarle. Quello che sa ce lo aveva detto tutto a suo tempo. Le femmine ibride sono diverse dai maschi ibridi, e forse anche tra maschi ci sono delle differenze del tutto simili», rispose Jasper.
«Certo, a questo punto qualcuno potrebbe essere rimasto per sempre metà umano e metà vampiro, mentre altri potrebbero aver concluso la trasfromazione avendo raggiunto la maturità solo in punto di morte», commentò Carlisle.
«Com’è successo a me», s’introdusse Nessie.
«Esatto», confermò. Rimase in silenzio a pensare per qualche secondo, mentre fissava un punto nel vuoto. «Il primo essere divenuto naturalmente vampiro», mormorò sovrapensiero.
«Potrebbe anche essere il primo vampiro incapace di trasformare?», domandò Jacob irrigidendosi.
Carlisle scattò sui suoi occhi capendo cosa volesse dire.
Per i lupi era una faccenda importante.
«Questo possiamo solo sperimentarlo», rispose Carlisle serio.
«E come?», domandò Jacob, ma il tono che usò faceva intendere che temesse per la vita di qualche ignaro essere umano.
«Useremo un animale per questo. Proverò a lasciar agire il mio veleno su uno di loro, e poi vederemo cosa succede con il veleno di Nessie. Non agirei in nessun’altro modo, Jacob», gli rispose Carlisle, evidentemente aveva avuto la mia stessa sensazione.
Jacob rilassò i muscoli del viso e del corpo.
D’altra parte era pur sempre un lupo protettore del genere umano.
«Posso farti un’altra domanda Carlisle?», gli domandò lievemente incerto.
«Certo, farò il possibile per risponderti», replicò cortese.
«Perché si è spezzato l’imprinting?».
«Già, perché?», incalzò Rose.
«Bella domanda Jacob», disse Carlisle prendendosi tempo per riflettere. «L’esistenza dell’imprinting è un mistero di per sé. Mi sembra strano che una magia così potente serva solo per innamorarsi della persona giusta».
«Da quel che dicevano Leah e mio padre, serve per generare dei lupi sempre più forti. Si pensava che fosse una rarità, e forse per questo motivo i pochi lupi che la subivano dovevano procreare una generazione che potesse in qualche modo rendere più efficaci gli attacchi del branco», disse Jacob.
«Potrebbe essere, avrebbe più senso se fosse per una questione ereditaria. Ci avevi raccontato delle vostre interessanti leggende. All’inizio un singolo lupo non riusciva a battere un solo vampiro, mentre ora un solo lupo può abbatterne anche tre o quattro alla volta. Lo avete dimostrato durante la famosa battaglia con i neonati di Victoria. Credo proprio che Leah e Billy abbiano ragione, non vedo altra soluzione. Il che potrebbe anche fornire la risposta al tuo quesito Jacob».
«Cioè?», domandai, ma me ne pentii subito.
«Bella, vuoi calmarti per piacere? Nessuno ce l’ha con te», mi rassicurò Jasper sentendo la mia agitazione.
Come per dimostrarmi che aveva ragione, Esme mi si avvicinò con un sorriso bonario e mi cinse il fianco con un braccio.
«Edward ha sempre avuto un carattere particolare, Bella. Non abbiamo intenzione di perdere anche te, Jacob e meno che mai Renesmee. Un figlio se nè andato per la terza volta, e non voglio perderne altri due più una nipote», mormorò dolce come sempre.
«Grazie Esme», le dissi commossa e posando la fronte sulla sua tempia.
«Bè», disse Rose attirando la nostra attenzione. «Ti accoglierò come una sorella ad una condizione», mi disse.
«Tutto quello che vuoi Rose», le risposi speranzosa.
«Devi dirmi che avevo ragione io», proseguì incrociando le braccia.
«Avevi ragione Rose, l’hai sempre avuta. Avrei dovuto ascoltarti sin dall’inizio. Mettendomi in guardia hai dimostrato di essere una vera amica, ma non lo avevo mai capito. Perdonami Rose», dissi con uno strano nodo alla gola.
Rose guardò prima me poi Emmett, cercando un consenso nel suo sguardo fiero e sorridente.
«Fatti più in là, cagnaccio», disse Rose mentre si avvicinava a me.
«Perché c’è uno specchio dietro di me?», scherzò Jacob guardandosi alle spalle. Poi le sorrise divertito e si scostò, lasciando che lei si mettesse in mezzo a noi e mi prendesse la mano.
Le sorrisi, mi sentivo sollevata.
Non avevo realizzato quando il suo perdono fosse così importante per me, tanto quanto il perdono di Edward.
Carlisle interruppe il momento di riappacificazione schiarendosi la voce.
«Scusa se ti abbiamo interrotto Carlisle, continua pure», lo incitò Rosalie.
«Grazie Rose», disse il dottore riprendendo la parola ed accennando un inchino. «Dunque Jacob, probabilmente il tuo imprinting ha cessato di esistere perché la situazione di Nessie ha reso impossibile la prosecuzione del tuo ramo. Ora che lei è immortale, non può più cambiare il suo corpo, esattamente come una qualunque femmina di vampiro. Questo potrebbe aver reso inefficace la magia e per questo ha cessato di esistere», spiegò.
«Non poteva cambiarlo nemmeno prima. Abbiamo sempre saputo che Nessie non poteva avere figli perché ibrida», disse Jacob di nuovo coinvolto nella discussione.
«Come vi avevo già detto a suo tempo, ci sono diverse teorie su questo e a seconda del tipo di incrocio e di soggetti studiati. Alcuni dicono che c’è una percentuale bassissima di ibridi femmine capaci di procreare, altri che divengono feconde solo dalla terza generazione in poi. Le femmine di prima generazione sono sempre sterili. Dai miei studi posso dirti che gli ibridi sono biologicamente sterili. Credo che l’imprinting sia scattato in una condizione estrema, al limite del possibile, e come tutte le cose “stirate” alla prima occasione ha ceduto. In condizioni normali avreste avuto dei figli e sarebbero stati lupi più potenti, ma la sua metà vampirica ha messo i bastoni tra le ruote alla prosecuzione del tuo ramo, e la crescita velocizzata di Nessie ha reso ancora più impossibile il lieto evento. Il corpo femminile ha bisogno di cambiare gradualmente per accogliere il bambino, per questo Bella era ridotta in condizioni disperate quando era incinta di Renesmee, perché lei non le dava il tempo di adattarsi».
«E perchè è scattato se non potevo avere figli in partenza?», domandò Nessie con una punta di tristezza. Sapevo quanto a suo tempo desiderasse avere un figlio da Jacob.
«Perché in condizioni normali glieli avresti dati. Se non ci fosse stata l’altra tua metà contrastante, l’imprinting sarebbe stato più forte, non si sarebbe mai spezzato e tutto sarebbe andato bene», spiegò Carlisle.
Jacob storse il naso non completamente d’accordo alle parole tutto bene.
La condizione di schiavo non era certo la cosa più bella che gli sarebbe potuta capitare, anche se lei era quella giusta per lui.
Almeno secondo la magia Quileute.
«Quindi avevo ragione. Ho avuto l’imprinting con la sua parte umana. Ma ancora non capisco come sia potuto succedere se l’altra metà è la mia ragion d’odio», domandò più a sè stesso che al dottore.
«Non si può trovare una spiegazione a tutto, Jacob. Posso supporre che la parte umana che ha accettato naturalmente l’altra sua metà, ha fatto si che anche il tuo imprinting l’accettasse. Finchè il suo cuore batteva la magia è durata, ma dopo non ha più trovato la forza di resistere e forse la tua natura ha ripreso il controllo della situazione».
«Perché non accetta di legarsi ad un vampiro», concluse Jacob. Poi si sporse in avanti superando Rose con lo sguardo e mi osservò dubbioso.
«Con lei è diverso, non si tratta di magia ma di pura e semplice scelta personale», lo rassicurò Carlisle, cogliendo le domande inespresse del mio compagno.
Jacob mi sorrise dolcemente, perdendosi nei miei occhi mentre io mi perdevo nei suoi.
«Come pensavo», sentenziò passandomi dietro le spalle e posandoci le mani grandi e calde.
«Che pace», sussurrò Jasper mentre ci osservava. «Non ho mai sentito tanta serenità tra due persone. Specie tra lupo e vampiro. E’ strano, è diverso rispetto alla condizione precedente».
«Perché è come sarebbe dovuta andare», gli suggerì Jacob. «Ora le coppie sono ben assortite, senza magia».
«E senza accanimento», aggiunsi io.
«Sapete la cosa più assurda?», s’intrufolò Alice.
Jacob alzò un sopracciglio.
«C’è qualcosa di più assurdo di tutto questo?», le domandò scettico.
Alice fece finta di non averlo sentito.
«Non ho avuto nemmeno una visione su di lei. Avrei dovuto vederla decidere di uscire dalla tomba, di andare a cacciare, di voler andare a trovare prima Bella e Jacob. Ma invece non ho visto nient…», le parole le morirono in gola all’improvviso.
Il suo corpo si irrigidì e il suo sguardo divenne vitreo, mentre un’espressione di paura s’impadronì del suo volto grazioso.
«Alice», la chiamò Jasper.
Accorremmo al suo fianco con aria preoccupata.
Stava avendo una visione, una visione terribile a giudicare dal suo sguardo.
Dopo pochi istanti uscì barcollante dallo stato di trance. Jasper l’acchiappò per un braccio prima che lei potesse cadere. Per la prima volta.
«Alice, cos’hai visto?», le chiesi, ma sapevo già la risposta.
«Ho visto…», sussurrò con il fiato corto, quasi a mangiarsi le parole. Deglutì e tentò di proseguire. «Ho visto le fiamme che ti avvolgevano e gli occhi rossi di Edward che le guardavano soddisfatto. Poi…poi vi si è gettato dentro».
«Ah!», trillai coprendomi la bocca ed indietreggiando. Jacob tentò di calmare le mie convulsioni isteriche stringendomi forte al suo petto ed imprecando contro Edward.
«Se si azzarda…se solo si azzarda a toccarla, io…», sbraitò imbestialito tra una parolaccia e l’altra.
«Non la toccherà, Jacob. Non glielo permetteremo, ma cercheremo di farlo ragionare», lo rassicurò deciso Carlisle. «Quando verranno a cercarvi gli parleremo, come abbiamo fatto per Nessie».
«Tra due giorni», biascicò Alice.
Di scatto ci voltammo a guardarla con la paura negli occhi.
«Edward e i Volturi hanno deciso di venire qui tra due giorni».

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Poc: ehm si non è il massimo della moralità questo racconto xD. Vabbè, io non mi dimenticherei nemmeno che Bella ha la priorità su Jacob, infatti quello che più mi da fastidio è che Jacob si metta con la figlia dopo che ha amato Bella per un sacco di tempo…ecco quello mi da molto più sui nervi rispetto a Bella che se lo riprende ^_^. Lei ha già confessato tutto in quel discorso sulla tomba di Nessie, compreso Jake. La nonnetta sa già tutto quello che è successo prima che lei nascesse. Un bacione!
 
***
 
Ely_love: no ancora non ci sarà lo scontro ^_^, devi pazientare ancora qualche capitolo. Eddy cattivo in un certo senso è più figo, forse perché l’idea tradizionale del vampiro è che appunto sia cattivo xD. Spero ti piaccia anche questo capitolo, non siamo lontane dalla fine ^__-. Buona lettura!

 
 
***
 
 
 
 
Il giardino dei Cullen si era popolato di statue di pietra.
Edward e i Voltuti arriveranno qui tra meno di quarantott’ore e non sapevamo assolutamente cosa fare.
«Dove li incontreremo?», domandò Carlisle alla piccola e spaventata Alice.
«Nel cuore della foresta, a 257 chilometri da qui, lontano dagli esseri umani per non coinvolgerli ed essere disturbati. C’è una grande roccia che affiora dalla terra, e dietro di essa vi è uno spiazzo non molto grande», rispose.
«Conosco quel punto, ci sono passato spesso venendo da Forks a qui», disse Jacob a denti stretti.
«Cosa facciamo?», domandò Nessie increspando le sopracciglia.
Era preoccupata per me, per Jake, per i Cullen, ma soprattutto per suo padre.
«Dobbiamo prepararci in fretta, non abbiamo molto tempo», disse Jasper. «Siamo svantaggiati con Edward dalla loro parte, non possiamo avere anticipazioni sulle loro intenzioni. Forse dovremmo chiamare gli altri clan come avevamo fatto per Renesmee».
«Vado subito a chiedere di aiutarci. Spero che la notizia della sopravvivenza di Renesmee risollevi il morale di Zafrina e Carmen. Erano distrutte quando l’hanno saputo», disse Carlisle. «Jacob…», disse, ma Jake lo interruppe subito.
«Noi andiamo ad avvisare Sam e gli altri. Riuniremo i branchi ancora una volta».
Carlisle annuì preoccupato e si precipitò dentro casa per fare il giro di telefonate.
«Nessie vieni con noi?», le domandai prendendole la mano.
«Vi raggiungo dopo, voglio stare un pochino con Alice e Jasper», rispose seria. Osservai il suo viso increspato dalla preoccupazione e l’abbracciai.
«Non lascerò che ti sfiorino. Ti proteggerò, non preoccuparti figlia mia», sussurrai.
«Lo so…ma chi proteggerà te?», mi domandò frustrata e stringendo le braccia intorno alle mie spalle.
«Ma che domande fai Nessie? Che ci sto a fare io?», disse Jake contrariato.
«E a te chi proteggerà, Jake? Non so se avete capito che il bersaglio siete voi due», ci rimproverò come fossimo i nipotini incoscienti.
«Ci proteggeremo a vicenda, tesoro. Magari ripoteremo qualche graffio, ma li sconfiggeremo».
«E papà?», domandò con un filo di voce.
Non seppi cosa risponderle.
Cosa ne sarebbe stato di Edward? Vorrei che anche lui ne uscisse illeso, che una volta accettata la sconfitta andasse via dai Volturi e cercasse di superare la nostra separazione in modo più civile.
O meglio ancora che si rifacesse una vita.
Ma intanto lo scontro è inevitabile. Fino al momento della resa dovremmo combattere…chissà dopo quante perdite.
«Cercheremo di farlo ragionare, non vogliamo uno scontro con lui. A meno che non ci costringa, ma non arriveremo fino in fondo», le rispose Jasper.
«Non con lui almeno», precisò Emmett. «Gli altri vampiri possono anche fare una brutta fine».
«Questo è poco ma sicuro», intervenne Jacob dando un pugno alla spalla del vampiro gigante. Che lui ricambiò ovviamente.
Nessie parve calmarsi, ma non era del tutto convinta.
«E’ meglio andare, dobbiamo organizzarci con i branchi», mi esortò Jacob.
«Ci rivediamo in quel punto esattamente alle 23 di dopodomani. Loro arriveranno mezz’ora dopo», ci informò Alice.
«Avremo il tempo di elaborare una strategia tutti insieme», aggiunse Jasper.
Annuii frustrata.
Il rifiuto di Edward nel volerci ascoltare sembrava scontato.
Salutai Nessie e i Cullen con un abbraccio e mille ringraziamenti per l’ennesimo programma di protezione.
Ma anche questa volta, come la precedente, avrei partecipato attivamente. I Voltuti avevano Edward come asso nella manica, ma i Cullen avevano me.
I loro attacchi più efficaci non avevano effetto finchè il mio scudo restava impenetrabile.
Inoltre c’erano anche i lupi.
Nati appositamente per distruggerci.

***

Io e Jake ci allontanammo rapidamente nel folto della foresta.
Mille pensieri mi si affollavano nella testa.
Era impossibile che tutti noi sopravvivessimo.
Loro avrebbero avuto perdite maggiori, ma anche noi avremmo perso qualcuno.
Questo pensiero mi uccideva.
Avrei fatto qualunque cosa pur di evitare uno scontro, avrei sacrificato me stessa pur di non vedere nessuno morire.
«Bella!», sentii gridare dietro di me.
Ero talmente assorta che non mi ero accorta che Jacob si era ritrasformato nel bel mezzo del bosco. Non stavo ascoltando i suoi pensieri.
Mi fermai di colpo e mi voltai lentamente verso di lui a sguardo basso.
«Scusa, non mi ero accorta che ti eri fermato», mormorai.
«Hai paura», disse. La mia frustrazione era palpabile.
Annuii contraendo il viso e buttandomi tra le sue braccia.
«Non voglio che qualcuno muoia», dissi tra i singhiozzi di un pianto soffocato.
«Nemmeno io, Bells. Nemmeno io», sussurrò debolmente. Anche lui era spaventato, nonostante il suo carattere fosse molto più forte del mio. «Ma non c’è pace senza guerra. E la guerra ha un prezzo», aggiunse con un sospiro.
«E’ troppo alto», soffiai. «Questa volta non abbiamo a che fare con neonati inesperti. Sono potenti».
«Ma anche poco allenati. Se ricordi sono secoli che non combattono una battaglia, ce lo aveva detto proprio lui. Inoltre in così pochi giorni non credo che abbiano fatto in tempo a prepararsi».
«Possiamo contare su pochissime cose», dissi sempre più scoraggiata.
«Poche, ma ci possiamo contare», poi Jacob mi sollevò il viso ed allacciò i suoi occhi neri ai miei. «E poi non dimenticare che noi abbiamo delle gran belle zanne affilate, i Cullen hanno due bestioni e la chiromante, e tu hai il tuo bello scudo elasticizzato. Giocheremo al massimo tutte le nostre carte, se i bei discorsi di Carlisle non dovessero funzionare. Secondo me ce la caveremo, magari non sarà una passeggiata come con i neonati, ma ne usciremo comunque vittoriosi», aggiunse.
Lo scrutai muta per qualche secondo con aria pensierosa.
«Non capisco se il tuo sia un profondo ottimismo o una profonda stupidità», dissi infine.
Jake non trattenne una risata.
«Direi il perfetto equilibrio tra le due cose», rispose abbagliandomi con il suo sorriso bianchissimo e contagioso.
«Non cambierai mai», dissi scuotendo la testa. «E ti prego, non lo fare», aggiunsi.
«Ti piaccio così come sono?», sussurrò morbido.
«Si. Ti amo per quello che sei, nei pregi e nei difetti. E’ sempre stato così», confessai. «Oltretutto non sai che tra le mani hai sempre avuto la parte più importante di me. Avevo deciso di regalartela il giorno che ti ero andata a trovare dopo i neonati», aggiunsi lievemente imbarazzata.
Jacob aggrottò le sopracciglia.
«Cosa mi avevi regalato?», domandò colto di sorpresa.
«La…la mia anima», balbettai. «Dovevo dirti addio, ma sapevo di amarti profondamente. Desideravo renderti felice, desideravo avere il futuro che mi si era srotolato davanti agli occhi, e sapevo che sarei stata felice anch’io. Il mio corpo si era alzato da quel tuo letto, ma la mia anima era rimasta li al tuo fianco. Impossibile smoverla, e non ci provai nemmeno. Era li che voleva stare, era…era li che io volevo stare. Con te».
Jacob mi guardava con un’espressione di una tale dolcezza e devozione che quasi mi sentii avvampare d’imbarazzo.
«Io…io non lo sapevo», balbettò quasi senza voce.
«Lo so, non te lo avevo mai detto», mormorai.
«Allora mi avevi già scelto. Era me che volevi, fin dall’inizio», capì rianimandosi leggermente.
«Si».
«Sei più testarda di quel che pensavo, te ne rendi conto?», domandò rimproverandomi.
«Si», ripetei abbassando lo sguardo in colpa.
Sospirò e rimase a fissarmi in silenzio qualche secondo, poi mi alzò il mento e cercò i miei occhi.
«Non cambierai mai. E ti prego, non lo fare», sussurrò ripetendo le mie stesse parole.
«Ti piaccio così come sono?», domandai ripetendo la sua risposta.
«Si. Ti amo per quello che sei, nei pregi e nei difetti. E’ sempre stato così. Ma forse il tuo non era esattamente un regalo. Sono convinto che quando ti eri alzata, la mia anima abbia tenuto per mano la tua, facendola rimanere li con me. Perché era esattamente quello che volevo fare, lo volevo con tutte le mie forze, ma non potevo più dividerti a metà, te lo avevo appena promesso. Mi dispiace di averla rinchiusa in un cassetto durante l’imprinting, ma non ho scordato dove avevo nascosto la chiave», disse. Poi come ai vecchi tempi, mi prese una mano gelida e la portò al suo petto, sopra il suo grande e meraviglioso cuore. «Qui dentro. L’ho sempre custodita qui. Il vero Jacob Black l’ha protetta gelosamente nel posto più sicuro, quello che l’imprinting non poteva toccare. Ha potuto manovrare il corpo e la mente, ma non il cuore. Quello è sempre rimasto nelle tue mani, ed è ancora li, che batte per te. Più vivo che mai», disse stringendo la mia mano sul suo petto bollente.
Il suo discorso mi fece aprire gli occhi ancora una volta.
Senza rendercene conto avevamo messo in salvo i nostri veri “io” l’uno nelle mani dell’altro. Ed ora che finalmente stavamo insieme, le nostre essenze si erano reincontrate.
Jacob con il suo cuore che tenevo tra le mie mani, e io con la mia anima che lui aveva protetto dentro di sè.
Ecco cosa ci collegava, ecco perché con lui era tutto diverso, perché era tutto così vivo e mi sentivo integra e felice solo quando era al mio fianco.
Noi ci completavamo a vicenda.
«Oh Jake», mormorai.
Mi sollevai sulle punte e lo attirai a me per baciarlo dolcemente, immersa tra i singhiozzi e gli occhi che trasudavano veleno come se stessi piangendo.
Era troppo.
L’amore per lui era troppo grande.
Faceva male, voleva uscire dal mio corpo e diffondersi ovunque.
Entrare nelle viscere della terra, salire nel cielo sconfinato e sprofondare negli abissi dell’oceano.
Era troppo, non era possibile contenerlo in un corpo di pietra.
Sentivo quasi dolore, un dolore al petto.
Un dolore sempre più forte che quasi strinsi gli occhi.
Poi…un battito.
Spalancai gli occhi trovando i suoi, profondi e sorpresi.
«L’hai sentito?», gli domandai.
«E’ successo di nuovo», disse incredulo.
«Ma come fai? Come fai a far battere un cuore morto?», domandai ancora prendendogli il viso tra le mani.
«Non lo so, non ho fatto niente. Ho solo messo due parole in croce», rispose.
«Due parole in croce», ripetei non credendo alle mie orecchie.
«Forse è la vicinanza della tua anima con il tuo corpo che ti fa questo effetto», proseguì, ma sembrava più che altro una battuta.
«Tu non sei normale», mugugnai.
«Sai che novità», rispose facendo gli occhi al cielo come suo solito.
Scossi lievemente la testa e lo travolsi con uno dei baci più intensi e violenti che avessi mai dato.
«Andiamo amore», dissi staccandomi dalle sue labbra roventi, ma prima che sfrecciassi nel folto della foresta nera, sentii la sua mano ustionarmi il braccio.
«Non stavi ascoltano i miei pensieri prima?», mi domandò.
«No, perché?», domandai confusa.
«Stavo comunicando con Leah, Seth, Quil ed Embry. C’erano Sam e il suo branco in zona e gli abbiamo “parlato” delle ultime novità. Stanno arrivando qui», spiegò.
«Qui?», ripetei intimorita. «Pensi che sia saggio restare?».
«Bè, sarà meglio per loro che non ti tocchino», sibilò spostando lo sguardo cupo dietro di me. «Sam, dì ai tuoi nuovi adepti che non gli conviene farmi perdere le staffe», disse minaccioso ed alzando la voce.
Sentivo l’odore assurdo e pesante dei lupi che si avvicinavano ad una velocità incredibile.
Poi udii dei passi umani farsi avanti nella nostra direzione.
«Li ho già informati in questi giorni. Non la toccheranno», rispose Sam, calmo.
Jake annuì lentamente, ma la mandibola era ancora serrata.
Dietro di Sam arrivarono gli altri lupi, erano cresciuti di numero. Alle nostre spalle arrivarono anche il resto del branco di Jacob.
Un ringhio cupo provenì dalle fila dell’altro branco.
Gli occhi ostili dei lupi nuovi erano tutti puntati su di me.
Sussultai e mi rannicchiai tra le braccia di Jacob. Per la prima volta in vita mia avevo paura di loro.
«Dobbiamo elaborare una strategia tutti insieme, è meglio se ci trasformiamo di nuovo», propose Sam.
«Va bene. Bella ci ascolterà, ti ho già parlato del suo scudo un po’ particolare per quel che mi riguarda», avvisò Jacob.
Sam approvò senza problemi.
«Appena mi trasformo restami vicino», mi sussurrò all’orecchio prima di darmi un bacio.
A quel gesto sentii uno strano verso di disapprovazione provenire da entrambi gli schieramenti.
Dei nostri, probabilmente era stata Leah.
Mi avvicinai a Seth per lasciare lo spazio necessario a Jacob e ne approfittai per salutarlo. Lui mi rispose con una piccola leccata sulla guancia.
Appena entrambi i capi branco si tramutarono in lupo, mi avvicinai a Jacob e mi serrai al suo fianco, aggrappandomi al suo pelo fulvo ed allargando il mio scudo attorno alla sua mente in comunicazione con le altre.
Cercai di seguire i loro mille pensieri attraverso la mente di Jacob che li ripeteva per me – dato che potevo sentire esclusivamente i suoi - e nel mentre osservavo i nuovi acquisti del branco di Sam.
Uno era addirittura suo figlio: Aaron.
Era giovanissimo, aveva appena tredici anni, ma era abbastanza grosso e da quel che avevo capito, era forte quanto un lupo adulto.
Forse perché era nato da un imprinting.
La discussione non durò a lungo. La maggior parte dei lupi conosceva già i Volturi, perlopiù il discorso riguardava Edward e cosa fare con lui.
Per dei maggiori dettagli ci saremmo rivisti l’indomani con i Cullen e i vampiri che avevano risposto alla richiesta di Carlisle.
Durante la discussione, infatti, mi chiamò Alice informandomi dell’adesione di alcuni dei nostri alleati, i quali erano già in marcia verso Belcarra.

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Poc: grazie mille! Spero ti piaccia anche questo, baci e buona lettura a tutti! ^_^



***




Quando i lupi se ne andarono, io e Jake rimanemmo soli in mezzo al bosco immenso.
«Tra quanto arriveranno gli altri vampiri?», mi domandò Jacob attraverso i suoi pensieri.
«Tra un’ora dovrebbero essere tutti dai Cullen. Alice ci ha invitati a passare la notte da loro, visto che ci dovremmo riunire comunque per la battaglia», risposi con un leggero brivido nell’ultima parola.
«Più tardi ci andremo. Forse», pensò accucciandosi e tirando un rumoroso sospiro. Il suo sguardo da lupo era turbato e perso nel vuoto.
Pensava  a suo padre e a cosa doveva fare con lui.
«Forse avresti dovuto dirglielo», commentai vedendo le immagini che mi raccontava il loro ultimo incontro. «Devi metterlo al corrente di quello che sta accadendo».
«Si ma non è facile. Conosce i rischi del mestiere e so che li accetterebbe. Non è il cattivo esito che mi preoccupa, perché li stermineremo come l’insetticida sulle zanzare, ma sono un po’ preoccupato per la sua reazione. Come hai visto pur non avendogli detto nulla era già molto angosciato. Se confermo le sue paure non so come reagirebbe»,rispose guardandomi con i suoi grandi occhi neri e le sopracciglia fulve increspate.
«Mi sembrava strano che all’improvviso fossi diventato pessimista circa l’esito della battaglia», mugugnai.
«Quello è nel tuo DNA, non nel mio», protestò facendo la linguaccia.
«Infatti. Comunque Jake, credo che dovremmo andare a trovare i nostri padri, che sia l’ultima volta o la prima di una lunga serie».
«Direi la prima di una lunga serie», pensò mostrando i denti affilati ed issandosi con agilità sulle zampe enormi.
Guardai meravigliata il suo sorriso lupesco e le sue immagini di un futuro colorato e vittorioso.
«Sei incredibile Jake», mormorai con un sorriso. «Sarà l’effetto delle tue immagini mentali, ma il tuo ottimismo è a dir poco contagioso».
«Prima “terribile”, poi “anormale” e adesso “virus”. Mi piace il modo in cui mi vedi», disse con finto sarcasmo.
«Il virus ce l’ho io, Jake. Tu sei l’antidoto al veleno che ho sempre avuto dentro di me», dissi accarezzandogli il musone e scompigliandogli il pelo sulla testa. «Ora però è meglio tornare dai Cullen, i nostri amici saranno quasi arrivati».
«Okay, tanto adesso è tardi per far visita ai nostri vecchi. Ci penseremo ad un orario più decente», propose Jacob prima di rimetterci in marcia.
 
***

Nel salotto dei Cullen c’erano alcune vecchie conoscenze che non vedevo più da tempo, ma di certo non avevo scordato i loro visi.
Del clan dei Denali avevano risposto Kate, Garrett, Carmen ed Eleazar, ugualmente le amazzoni Zafrina, Senna e Kachiri, che erano giunte appena due minuti prima di noi.
Non mi sorpresi di non vedere Tanya questa volta.
L’ultima cosa che avrebbe fatto era mettersi contro Edward.
Quando i loro occhi vennero attirati dalla mia presenza, per un attimo mi venne il desiderio di sotterrarmi in giardino.
Erano tranquilli, ma era chiaro che non erano molto contenti di quello che era successo.
«Bella, ti confesso che sono molto sorpresa di questi tuoi cambiamenti. Non ti nascondo che non mi fa per niente piacere», esordì Zafrina, lievemente severa.
«Non ti sei mai innamorata mia cara Zafrina?», le domandò Eleazar.
Lei lo fulminò con uno sguardo tra l’imbarazzato e l’irritato, poi riabbassò gli occhi puntandoli sulla sua mano intrecciata a quella di Nessie.
«No», rispose a bassa voce.
«Mi dispiace dirtelo, ma è probabile che tu non possa capire», aggiunse l’ex guardia dei Volturi.
«Io e Renesmee vi abbiamo raccontato i particolari di questa tormentata storia. Nessuno di noi immaginava che Bella fosse vissuta nella abnegazione di se stessa perché affascinata da noi. Quando l’ha capito ha continuato a sopportarlo per il bene di Edward», mi difese Carlisle.
«Se l’imprinting non si fosse spezzato avrebbe continuato a farlo, è così mamma?», mi domandò Nessie.
«Si, non sarebbe cambiato niente. Avrei continuato a rimanere al suo fianco pur con questa consapevolezza. Come è accaduto per tutti questi anni», confermai decisa.
«Bella», sussurrò Jacob con gli occhi pieni di amarezza.
Avrei sofferto l’assenza delle sue braccia per l’eternità, senza che lui potesse farci niente.
E ora quella prospettiva lo faceva soffrire a sua volta.
«Ma perché non lo avevi confessato prima ad Edward? Perché non gli avevi spiegato che il tuo amore per lui non esisteva più?», domandò con insistenza Kate.
«Perché me ne sarei dovuta andare, e non avrei più potuto vedere Jacob», risposi con uno dei mille pensieri che tanti mesi fa mi affollavano la testa. «Avrei dovuto dirgli addio e non volevo. Non volevo separarmi per sempre da lui. Preferivo rimanere sua amica che non vederlo mai più», aggiunsi guardandolo con aria sofferente a quel pensiero.
Solo l’idea mi svuotava.
«Ora sono qui, Bells», mi rassicurò Jacob con mezzo sorriso che ebbi la forza di ricambiare, tranquillizzata da quella verità.
«La prima cosa che tenteranno di fare sarà di spezzare il vostro legame», disse Eleazar, che conosceva bene i trucchetti dei Volturi.
«Renata», precisò Jasper. «Se riuscisse a spezzarlo ti riunirebbe ad Edward e il clan vi avrebbe entrambi in squadra. Ha ragione Eleazar, sarà sicuramente il loro primo tentativo».
«Dimentichi il mio scudo, Jasper», replicai. «La sua è una facoltà psichica, e finchè lo userò per proteggervi tutti, gli attacchi di questo genere non funzioneranno mai».
«Edward sa che abbiamo quel tipo di protezione», disse Jacob. «Scommetto un braccio che ripiegheranno sulla forza fisica».
«Vedi di non perderlo quel braccio», commentò Rosalie. Anche lei non cambierà mai.
«Temo che Jacob abbia ragione», mormorò Carlisle con aria afflitta.
«In ogni caso ci troverà uniti come l’ultima volta», disse una voce familiare in lontananza.
Benjamin entrò un istante dopo in soggiorno, seguito dai rumeni Vladimir e Stefan. Carlisle li accolse calorosamente come suo solito.
«Aro, Marcus e Caius di certo non parteciperanno alla battaglia», disse Vladimir.
«Lasceranno il lavoro sporco alle loro guardie», proseguì Stefan.
«Bè meglio di niente», disse Emmett facendo spallucce.
«Ed Edward? Resterà a guardare o agirà?», domandò l’egizio manipolatore degli elementi.
«A meno che non abbia una strategia diversa in mente, è probabile che si unirà alla lotta», rispose Jasper. «Probabilmente cercherà uno scontro diretto con Jacob, il suo fine è quello».
«Non vedo l’ora», sibilò cupo, tirando fuori la vecchia maschera nera e amara che non gli vedevo addosso da anni.
«Jake per favore smettila», lo rimproverai tirandolo per un braccio.
«Vorrei che fosse chiaro che non toccheremo Edward, è la nostra unica condizione per offrirvi il nostro appoggio. Vi aiuteremo a sconfiggere i Volturi, ma lui non morirà. Gli basterà capire che non potrà più fare niente e che deve rassegnarsi», disse Zafrina energica.
«Giocherà su questo, mia cara amica», le rispose Carlisle. «Non so se avrà il coraggio di attaccare noi, ma se dovesse farlo dovremmo pur difenderci. Ricorda che è diventato molto violento».
«Ma a voi non sembra un’esagerazione? C’era bisogno di scatenare l’ira dei Volturi per una questione amorosa? Comunque io vi avviso prima, così evitate di dirmi che non ve lo avevo detto», disse Garrett che era rimasto ad ascoltare senza fiatare. «Se prova a sfiorare Kate, lo distruggo. Non ci sono santi che tengono».
Zafrina lanciò uno sguardo a Senna e a Kachiri, e così pure gli altri guardarono negli occhi le proprie compagne e compagni.
«Sono d’accordo», disse Jacob guardandomi con mezzo sorriso.
«Per favore amici miei», disse Carlisle cercando di calmare le acque. «Sono sicuro che con le giuste parole riusciremo a risolvere la faccenda senza spargere morte. Forse non ci sarà bisogno nemmeno di battere i Volturi, dobbiamo stare calmi, lasciate parlare me».
«Ma se non ci volessero ascoltare, passeremo all’azione senza indugio», aggiunse Jasper. «Tra qualche ora ci incontreremo con i lupi per definire le nostre posizioni e pianificare una strategia di attacco massiccio. Senza di loro non abbiamo speranze».
«Come al solito», mi sussurrò Jacob all’orecchio.
Emmett si strofinò le mani, già in fermento per la seconda opzione espressa da Jasper.
I rumeni borbottavano tra loro sostenendo anch’essi la seconda alternativa, quella di Carlisle non gli piaceva tanto. Non vedevano l’ora di riprendersi il potere.
«Ad ogni modo avrete bisogno del mio specialissimo potere di far andare le cose come desidero», disse una voce femminile da dietro le mie spalle.
«Mia cara Siobhan», disse Carlisle avviandosi ad abbracciare la sua vecchia e preziosa amica e il suo compagno Liam. «Tu sei fondamentale, come sempre. Ti ringrazio di essere venuta, il tuo intervento ci aiuterà insieme alla rinascita di Renesmee».
«Scherzavo ovviamente, ma su Renesmee hai ragione, potrebbe calmarlo parecchio. In ogni caso vi aiuterò come posso, ma anch’io cercherò di non toccare Edward. Lo bloccheremo, lo allontaneremo, ma niente di più», precisò lei.
«Faremo di tutto per fare in modo che si arrenda semplicemente», la rassicurò Carlisle.
«Io non voglio ripetermi, sapete già come la penso», mugugnò Garrett, chiudendo momentaneamente la discussione.
 
***

«Sono stanco morto», disse Jake dopo uno sbadiglio che non finiva più.
«Dovresti andare a riposarti».
«Si, credo che seguirò il tuo consiglio. Mi fai compagnia?», domandò sorridendomi e dandomi un bacio sulla fronte.
«Che razza di domanda», mugugnai.
Era troppo stanco anche per ridere, salutammo i Cullen e gli ospiti e mi prese per mano trascinandomi nella sua vecchia camera.
Si buttò sul letto e mi fece sedere di fianco a lui in modo da posare la testa sulle mie gambe e circondarmi i fianchi con le sue braccia.
Crollò subito nel mondo dei sogni e sentivo il suo respiro caldo e profondo riscaldarmi le gambe.
Gli accarezzai delicatamente i capelli, accompagnando il suo lieve russare.
Osservavo la sua espressione serena e indifesa, le labbra carnose e morbide appena curvate in un sorriso inconscio, le ciglia folte e nere ancora inumidite dalla pioggia e i muscoli delle braccia che si stringevano attorno a me.
D’un tratto mi prese una gamba e mi fece ruotare facendomi sdraiare al suo fianco, intrappolandomi in una prigione dal quale non mi sognavo nemmeno di fuggire.
Il mio corpo aderiva perfettamente al suo, mentre continuava a sognare e respirarmi sul viso, inconsapevole di avermi preso per una specie di cuscino di marmo.
Le sue labbra erano così vicine alle mie, mi tentavano con la loro morbidezza e sensualità, ma non volevo svegliarlo, volevo che si riposasse per bene.
Lasciai che il mio corpo bruciasse tra le sue braccia durante tutto il suo sonno, e provai un enorme fastidio quando si svegliò e lasciò la presa.
Mi aveva riscaldata talmente tanto che provai quasi un brivido di freddo nel sentire l’aria pungente del mattino.
Dopo una sostanziosa colazione e due chiacchiere con Nessie e Carmen, ci salutammo tutti per seguire i nostri programmi.
I Cullen, Nessie e i vampiri alleati andavano ad incontrarsi con i lupi, mentre io e Jacob decidemmo di andare a trovare Billy e dopo Charlie.
«Digli…che mi dispiace, che non volevo che si arrivasse a questo. Digli che gli voglio bene», mormorai appena fuori dai confini di La Push.
«Glielo dirò Bells, non preoccuparti. Piuttosto augurami buona fortuna», rispose lievemente agitato.
«Buona fortuna, Jake», dissi abbozzando un sorriso.
Mi diede un bacio, fece un gran respiro e andò a passo deciso in direzione della casetta rosso sbiadito.
Rimasi lì ad attendere il suo ritorno, mentre osservavo la casetta.
I limiti del confine erano molto ampi, ma la mia vista andava parecchio lontano e riuscivo ad intravederne la sagoma.
Rivedere quella casa mi fece uno strano effetto.
Quante volte c’ero andata per ogni più piccolo motivo. Quante volte avevo varcato il confine con il mio decrepito Pick-up per andare a trovare Jake. Quando io stavo male o quando stava male lui. Per fare i compiti, per divertirci o darci conforto l’un l’altro. Semplicemente quando avevamo bisogno di stare insieme.
Ricordo che la consideravo come una seconda casa, anche più protettiva e confortevole della mia.
E quel garage. Lo intravedevo appena.
Un ricordo più bello dell’altro si addensavano nella mia mente. Riparare insieme quelle moto fu una pessima idea e contemporaneamente la più meravigliosa.
Ci eravamo avvicinati così tanto, ci intendevamo come se ci frequentassimo da una vita, e io stavo così bene in sua compagnia.
Nel periodo peggiore della mia vita umana, ero riuscita a vedere il sole grazie a lui. Senza che facesse niente, solo starmi vicino.
Per un attimo desiderai ritornare indietro nel tempo per poter ingranare la marcia del mio furgoncino e parcheggiare nel suo vialetto.
Vederlo uscire da quel garage, attirato dall’inconfondibile rombo assordante del motore e venirmi incontro con la felicità e incredulità sul bellissimo volto bronzeo, il sorriso luminoso e i capelli lunghi, lisci e neri.
Senza confini da rispettare, senza lupi pronti ad attaccarmi, senza tristi addii.
Solo tanto calore, amore e sole.
Il mio sole personale.
Rimasi a fissare la meta della mia umanità persa nei ricordi, e dopo un pò scorsi la porticina aprirsi ed uscirvi Jacob.
«Com’è andata?», gli domandai appena mi sovrastò con la sua enorme figura.
«Ehm…in verità non è ancora finita», rispose vago.
«Che vuoi dire?».
«Voglio dire che Billy vorrebbe vederti».
«Davvero? Ma…devo varcare il confine».
«E allora? Hai il mio permesso, non ti ricordi?».
«Si ma…non c’è nessun lupo nei paraggi?», domandai incerta.
«No, sono tutti alla riunione. I nuovi lupi non conoscono i Cullen e dovranno familiarizzare con i loro odori. Come avevamo fatto per i neonati».
«La storia si ripete», mormorai.
Jacob sorrise e mi accompagnò verso casa sua.
Quando arrivammo ai suoi piedi, mi fermai un attimo ad osservare il garage, mentre Jacob mi teneva per mano.
«Ho dei bellissimi ricordi», disse sereno.
«Anch’io», mormorai con un sorriso nostalgico.
«Una bibita calda e un giro in moto?», propose con un sorriso.
«Prima i compiti, non vorrei che Billy pensasse che ho una cattiva influenza su di te», risposi divertita.
«Certo, certo», protestò facendo gli occhi al cielo come faceva sempre.
Ridemmo.
Mi chiesi se tutto quello che avevamo vissuto insieme fosse solo un sogno meraviglioso o se era solo frutto della mia immaginazione.
Eppure era tutto li, davanti a me.
E la figura bronzea e immensa di Jacob completava quelle visioni di un passato che in qualche modo era tornato.
«Vogliamo entrare?», mi domandò facendosi più serio.
Feci un respiro ed annuii, mentre stringevo la sua mano per farmi coraggio.
In fondo era solo Billy, non dovevo essere così nervosa.
Aprimmo la porta e trovammo Billy proprio dietro di essa.
Aveva un ottimo profumo, e nel suo sguardo leggevo serietà, preoccupazione, rassegnazione e forse anche un leggero rancore.
«Ciao Bella», disse con voce roca e profonda.
«Ciao Billy. E’ tanto che non ci vediamo», dissi imbarazzata.
Abbozzò un sorriso. «Si, da tanto».
Jacob chiuse la porta alle mie spalle, mentre il silenzio cadde tra me e suo padre.
Mi fissava a lungo e ad ogni secondo sembrava sul punto di dire qualcosa.
«Proteggilo…per favore», disse infine con un filo di voce.
«Con tutte le mie forze», risposi risoluta.
Billy annuì, poi si rivolse a suo figlio con voce solenne.
«Proteggi Bella come fosse ancora umana», disse. «Combattete, fatevi valere e dopo…tornate a trovarmi» si raccomandò, poi si rivolse nuovamente a me. «Tutti e due».
Non c’era più traccia di rancore nei suoi occhi neri, solo preoccupazione e una profonda tristezza, come se dinnanzi a lui non ci fosse un vampiro…ma una figlia.
Inaspettatamente e con imbarazzo, Billy allargò timidamente le braccia verso di me.
Voleva che lo abbracciassi.
Guardai Jake come per avere il permesso e lui sorrise annuendo.
Con estrema lentezza mi chinai su di lui, e con delicatezza mista a una strana goffaggine lo abbracciai.
Sentii le sue deboli braccia che si stringevano intorno a me.
«Sei così fredda», sussurrò calmandosi lievemente.
«E tu hai un profumo così buono», risposi accennando un sorriso.
Con mia sorpresa Billy ridacchiò, mentre Jacob mugugnò qualcosa.
Ci lasciammo con un filo di serenità in più, pronti ad andare da mio padre.
L’incontro con Charlie fu più sereno.
All’inizio guardava Jacob con la coda dell’occhio, ma la stima reciproca prevalse sulla diffidenza e si ritrovarono a chiacchierare come ai vecchi tempi.
Fortunatamente non fece trapelare nulla delle verità che gli avevo rivelato, e Jacob non sospettò alcunchè.
Avevamo ancora un giorno per stare insieme, un giorno che passò senza pensieri e preoccupazioni sullo scontro imminente.
Andammo agli scogli di La Push, esattamente nello strapiombo in cui mi ero gettata tanti anni fa. Mi avvicninai al ciglio e guardai giù.
«Effettivamente è spaventoso», mormorai. «Se avessi guardato sotto, probabilmente non mi sarei buttata».
«Sarebbe bastato per cambiare tutto», sospirò Jake mettendosi al mio fianco. «Tra l’altro sei stata fortunata che c’ero io nei paraggi. Starti alle calcagna ti è sempre stato molto utile», criticò scherzosamente.
Mi voltai e gli sorrisi, mentre lo presi per mano. «Sciocco», ribattei.
«Sei pronta?», domandò divertito.
«Sono pronta, e stavolta non affog…», risposi, ma non feci in tempo a finire la frase che Jake mi prese in braccio, e con un urlo ci gettammo nel vuoto.
Fu divertente, esattamente come era nei programmi che per la mia stupidità avevo sabotato tanti anni fa.
Che assurdità…sembrava di vivere i momenti persi, quelli che mi ero privata per dar spazio alla mia ossessione.
E poi dicono che non si può tornare indietro.
Passammo il tempo tra i ricordi, a ridere, a litigare per gioco e a fare l’amore, mentre l’ora dello scontro era sempre più vicina.
Terribilmente più vicina.

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Vi ringrazio tutte di cuore! Sono davvero felice che questa storia un po’ diversa vi appassioni così tanto *____*. Questo è il penultimo capitolo, spero tanto che vi piaccia! Scusate se oggi sono di poche parole xD, un bacio a tutte e buona lettura ^___^
 



 ***



 
«E’ quasi ora», sussurrò Alice nel buio della foresta, ai piedi della roccia.
«Mamma ho paura», disse Nessie improvvisamente presa dal panico. L’abbracciai stretta a me come se fosse ancora una bambina, cercando di calmarla.
Jake si accostò dietro di noi e posò il muso sulla mia spalla, avvolgendoci  entrambe con il suo calore e il manto fulvo per darci conforto e protezione.
Era strano, perché l’obbiettivo eravamo proprio io e lui e non più mia figlia. Eppure ci preoccupavamo più degli altri che di noi stessi.
Come sempre del resto.
«Jake», sussurrai spezzando la mia voce da soprano e guardandolo nei suoi grandi e profondi occhi scuri, mentre gli accarezzavo il pelo sulla guancia. «Ti amo disperatamente», dissi stringendo un mazzetto di peli rossicci tra le dita.
«Non dirlo», pensò lui increspando le sopracciglia da lupo. «Non dire addio. Non moriremo oggi, te lo prometto. E io mantengo sempre le promesse, vero?».
«Si, è vero», risposi stiracchiando un sorriso frustrato.
«Bella, spero che tu sia riuscita a fortificare i punti deboli del tuo scudo. Purtroppo Edward li conosce, li avrà sicuramente rivelati ai Volturi», mi disse Eleazar, preoccupato per i piccoli difetti della nostra unica protezione contro gli attacchi mentali.
«Si, la forza del mio scudo è inspiegabilmente aumentata da quando è iniziata questa situazione», risposi badandoci per la prima volta.
«Strano», commentò lui alzando un sopracciglio. «Le crepe si sono ricostruite appena ti sei sentita libera. Molto insolito».
«Forse era l’assenza di libertà che le stava mangiando le sue difese», pensò Jacob, ma Eleazar sentì solo un mugolio di disapprovazione.
D’un tratto io, i Cullen, i lupi e i vampiri alleati ci voltammo all’unisono in un punto immerso nell’oscurità.
Un fruscio leggero di lunghi abiti si stava avvicinando rapidamente nello spiazzo in cui noi ci trovavamo.
Cominciai a sentire un impercettibile fastidio vicino alla sommità del mio scudo, in uno dei miei vecchi punti deboli. Doveva essere Jane che andava a colpo sicuro.
Nessie lasciò l’abbraccio e puntò lo sguardo nella medesima direzione, cercando di trovare la forza dentro di sé per poter combattere al mio fianco.
La guardai fiera come non lo ero mai stata, poi voltai il viso verso Jacob e ci guardammo entrambi con una strana luce negli occhi.
«Per il nostro amore», mormorai con la forza che cresceva dentro di me.
«Per la nostra libertà», aggiunse Jake determinato.
Sentivo che anche in lui cresceva qualcosa dentro di sé, qualcosa sembrava darci più forza.
D’improvviso quel lieve fastidio sul mio scudo divenne sempre più debole fino a sparire.
«Grazie Jasper», dissi grata, pensando che fosse merito suo se la paura era sparita.
Jasper mi guardò confuso, ma non ebbe il tempo di replicare perché l’armata dei Volturi era già dinnanzi ai nostri occhi.
Quando tutti i soldati presero le loro posizioni studiate alla perfezione, dal centro apparvero e si fecero avanti Aro, Marcus, Caius…ed Edward.
Aveva i suoi soliti abiti, ma il suo volto era irriconoscibile.
I suoi nuovi occhi color rubino erano spaventosi e fissi su Renesmee.
«Re…Renesmee», balbettò impietrito dallo stupore.
«Papà», rispose lei in procinto di avvicinarsi a lui, ma Zafrina e Carmen la immobilizzarono in una presa d’acciaio.
«Buonasera cari amici. Mi duole rincontrarci in questa terribile situazione. Avrei preferito un invito amichevole», esordì Aro. Il lupo travestito da agnello.
«Aro», salutò distrattamente Carlisle con lo sguardo smarrito su suo figlio. «Edward figlio mio, ma cosa hai fatto? Non ti riconosco più», disse con un filo di voce, profondamente addolorato.
Ma Edward non rispose.
Era ancora con gli occhi rossi puntati su quelli ambrati di Nessie.
«Il povero Edward aveva veramente molta fame», spiegò Aro scrutando Nessie, me e Jacob che lo guardava in cagnesco e ne pensava di tutti i colori. «Si è lasciato andare alla sua vera natura, sembrava un assetato nel deserto che finalmente trova una fonte inesauribile di acqua fresca», aggiunse guardando Edward con fare comprensivo misto a preoccupazione. Poi si rivolse a Carlisle con aria severa, «La tua dieta è molto povera, mio caro Carlisle. Non sembri nemmeno un medico per come vi state riducendo», lo rimproverò. «Ma vedo che è accaduto un miracolo. La piccola Renesmee è viva, è straordinario, ma com’è stato possibile? Fatemi capire vi prego, è veramente curioso», domandò sorpreso.
«Mi sta facendo venire il mal di testa! Non ricordavo che fosse così chiaccherone quel vecchio parassita!», pensò Jacob irritato, con le zampe che gli tremavano dalla voglia di attaccare.
«Jake, non è il momento di fare dello spirito», sussurrai concentrata sulle mosse impercettibili dell’intero corpo dei Volturi.
Felix mi fissava impaziente. Dovevo stare attenta.
Al pronunciare delle mie parole, Edward mi inchiodò con lo sguardo.
Improvvisamente i suoi occhi divennero furenti, lo sguardo impazzito saltava da me a Jacob senza fermarsi un attimo.
Jacob se ne accorse e dal suo petto provenì un basso e rabbioso ruggito, mentre le zampe enormi si piegavano ed affondavano le unghie nel terreno, pronto a saltargli addosso alla prima foglia sollevata dal vento.
Quella sua impazienza finì per contagiarmi.
Mi ritrovai anch’io con le ginocchia piegate e i pugni serrati, desiderosa di difendere la mia libertà.
Carlisle tentò di spiegare le sue teorie ad Aro che si mostrava molto interessato e perplesso. In effetti non era mai capitata una cosa del genere.
«Papà ti prego non fare così. Perdona la mamma, perdona Jacob come ho fatto io», lo implorò Nessie disperata.
«Figlia mia», la interruppe Edward severo. «Come puoi perdonare quella donna», aggiunse indicandomi con disgusto e rabbia.
«Quella mano gliela stacco», pensò Jacob digrignando i denti.
«Lei non è degna del tuo perdono, non è degna di ricevere sostegno da te! Ha tradito me, tuo padre, ha tradito te innamorandosi di quel tuo cane! Non puoi seguire lei, devi venire da me figlia mia! Io ho bisogno di te, non lei!», proseguì Edward.
Stava cercando di istigarla contro di me? No, questo non doveva farlo.
«Ha il diritto di scegliere quello che vuole, Edward. Che ti piaccia o no», protestai a mio rischio e pericolo, ma dovevo difenderla in qualche modo.
Edward mi fissò con aria di infinito disprezzo.
«Sta zitta. Schifosa donnaccia».
L’aria venne squarciata dal ruggito imbestialito di Jacob che quasi mi rese sorda ad un orecchio e coprì le proteste degli altri alleati.
Jake fece un balzo in avanti ma Carlisle si mise davanti a lui bloccandogli la strada.
«Fermo Jacob!», gridò il dottore con il viso contratto dal dolore. Cercava di controllarsi ma era sull’orlo del precipizio.
Jacob cercò di obbedire ma continuava a ruggire con una rabbia che non si curava di contenere.
Pestava violentemente le zampe sull’erba, gli occhi sbarrati e le fauci spalancate, furioso come non lo avevo mai visto prima, e nel suo cervello c’era solo l’eco dei suoi ruggiti.
In quel momento sembrava davvero un mostro, un animale senza controllo, indomabile e pericoloso.
Ebbi paura che sbranasse Carlisle da un momento all’altro per poter passare, ma Jasper riuscì faticosamente a calmarlo.
«Mio caro Edward, capisco che Bella ti abbia profondamente ferito, ma sarebbe opportuno che moderassi i termini», disse Aro senza il minimo rimprovero. «E tu Bella, sono davvero sorpreso di questo tuo comportamento. Come puoi preferire un animale ad un bellissimo vampiro come Edward?», domandò indicando il mio ex marito, ma era chiaro che non era interessato ad avere risposta. «Non credi anche tu Renata?», la interpellò.
«Certo mio signore», rispose lei.
Sia Renata che Edward guardarono me e Jacob.
Edward ridusse gli occhi a due fessure, sembrava in attesa di qualcosa. Sapevo cosa stava facendo Renata, Jasper lo aveva già previsto e non si era sbagliato.
Una forza simile alla carica magnetica, si concentrò nello spazio tra me e Jacob.
Sentivo lo scudo che si deformava sotto la pressione di quella forza, si comportava come fosse fatto di gomma.
Quella pressione non faceva che aumentare la mia energia insieme a quella di Jacob, lo sentivo dai suoi pensieri. All’improvviso la potenza dello scudo spinse violentemente indietro quella carica magnetica, ritornando alla sua configurazione sferica senza il minimo graffio.
Ero stupefatta.
«Che strano», mormorò Jasper poco distante da me, anche lui protetto dal mio scudo stranamente deformabile. «Le guardie stanno perdendo di entusiasmo».
Contemporaneamente a quelle parole e alla strana azione del mio scudo vivente, Marcus tramutò la sua aria perennemente annoiata in una sconcertata ed inchiodò Renata, mentre lei aprì leggermente la bocca e sgranò gli occhi increduli senza staccarli da me.
«Renata fermati subito!», le ordinò Marcus.
«Che succede Marcus?», domandò Caius.
Marcus prese a fissarmi con espressione indecifrabile.
«Assurdo», mormorò. Edward venne colto di sorpresa dai pensieri di Marcus e di Renata, sembrava non ci stesse capendo niente. «Il nostro legame si stava indebolendo!», rivelò Marcus con agitazione.
«Non credo di aver capito», disse Aro fattosi improvvisamante serio.
Un brusio perplesso si diffuse tra le schiere dei soldati che lentamente stavano riprendendo il controllo.
«Non è possibile!», gridò Edward furioso.
«Renata stava cercando di spezzare il legame tra quei due. Ci aspettavamo che lo scudo di Bella lo bloccasse semplicemente ma non…non che lo respingesse ritorcendolo contro di noi», spiegò il Volturo lettore di legami interpersonali.
«La forza del loro legame stava spezzando il nostro?», interpretò Caius completamente spaesato. «E’…davvero così potente?».
Edward si piegò in due stringendosi la testa tra le mani con tale forza da volersi strappare i capelli ramati.
«No! No, no!», gridava fuori di sé.
«Edward!», trillò Esme che non sopportava più di vederlo così.
Con uno scatto si precipitò al suo fianco circondandogli le spalle, uscendo per un secondo dal mio scudo che l’acchiappò in istante dopo. «Edward ti prego torna in te! Torna con noi! Ti vogliamo bene, ci manchi da morire! Ti staremo vicini, non preoccuparti!», gridò disperata con il cuore a pezzi.
Quel suo gesto di madre ci toccò nel profondo.
Compresi i lupi che assistettero alla scena e si guardarono l’un l’altro come a scambiarsi chissà quali pensieri.
Tutti ci sentimmo male nel vederla così…madre, così umana, così immensamente legata al suo figlio prediletto.
Ma non Edward.
Alzò il volto straziato e nero di rabbia su quello dolce e contratto di Esme.
La guardò per qualche istante, poi infine le disse con una voce d’oltetomba: «Non voglio la tua comprensione. Voglio solo vendetta».
E le diede uno schiaffo che la fece cadere a terra.
Fu il silenzio, riempito solo da un’ondata gelida di vento come in certi vecchi film.
Carlisle assistette alla scena incapace di esprimersi, ma per poco.
La sua espressione sempre composta e professionale, amorevole e comprensiva, si dissolse completamente.
Per la prima volta in vita mia, vidi Carlisle divenire cieco di rabbia.
Nessuno gli aveva mai toccato la sua Esme, nessuno.
Fino ad un istante fa.
«E vendetta avrai», sibilò, mostrando per la prima volta la sua vera e mostruosa natura di vampiro secolare.
E fu così che lo scontro ebbe inizio.

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Mie carissime lettrici, ho risposto a tutti i vostri bellissimi commenti e non so come ringraziarvi per avermi sempre seguita!
Quando si giunge all'ultimo capitolo si è sempre un pò tristi ç__ç, sa un pò di addio e le possibilità di risentirci in un prossimo futuro sono ignote.
Mi auguro davvero di ritornare con qualche altra storia per sognare ancora una volta insieme a voi ç__ç.
Ne approfitto per ringraziare le 13 persone che hanno inserito questa storia tra le preferite, le 6 che la ricorderanno, le 27 che l'hanno aggiunta alle seguite, le 5 lettrici che mi considerano tra le loro autrici preferite e le 1274 persone che sono capitate nel primo capitolo di Rebirth of Love.
Un ringraziamento extra e speciale anche alle 26 persone che hanno aggiunto New Twilight Saga tra le preferite, alle 13 che la vogliono ricordare, alle 17 che l'hanno seguita e alle 2178 persone che hanno sbirciato il primo capitolo di essa.
Ora vi lascio all'ultimo capitolo, sperando che vi piaccia come gli altri. Un bacio a tutte!

Cristina Black



***




    I primi a cadere furono Jane ed Alec.
    Come se la cosa fosse studiata fin nei minimi dettagli, ad un gesto di Alice i lupi più veloci, tra cui Leah, fecero un attacco lampo ai due assi nella manica dei Volturi.
    «Questo per permetterci di separarci senza che tu ci rincorra con lo scudo», mi spiegò Jasper.
    Ma anche i Volturi avevano una strategia, sebbene la rapida perdita di Jane ed Alec li spaventò per qualche secondo.
    Carlisle e Jacob puntarono dritti verso Edward, ma le guardie si gettarono in massa su di loro e sui nostri alleati, nascondendo il trio dei capi e lo stesso Edward, protetti dall’armatura invisibile di Renata.
    Felix inaspettatamente attaccò Jacob, mentre Dimitri si occupò di me.
    Edward uscì veloce come il vento dallo scudo di Renata per fermare un volturo che stava per colpire Nessie. «Lei non dovete toccarla!», intimò rabbioso in difesa di nostra figlia.
    Emmett fece fuori tre soldati che erano la metà di lui ed andò in soccorso di Jacob, che aveva appena strappato un braccio con tanto di spalla a Felix.
    Jake approfittò dell’aiuto di Emmett e dell’azione protettiva di Edward per scagliarsi contro di lui con tutta la sua potenza.
    Ma Edward fu un pelo più rapido e si nascose di nuovo dentro lo scudo di Renata, salvandosi da morte certa.
    Jacob sbattè violentemente sulle sue pareti, facendo tremare la vampira e spaventare a morte i Volturi.
    «Si, sono un lurido vigliacco», sghignazzò Edward leggendo i pensieri di Jacob, mentre lui sbraitava e colpiva ripetutamente la protezione invisibile. «Ma il colpo di grazia te lo darò io», aggiunse con espressione spaventosa.
    Nel frattempo la battaglia continuava, il manto erboso era cosparso di braccia, gambe e teste di Volturi.
    Ma anche noi non eravamo in forma.
    Jasper perse una mano, scatenando anche la furia di Alice che distrusse i nemici che stavano mettendo il suo uomo in difficoltà, in modo che avesse il tempo di riattaccarsi l’arto e riprendere a combattere.
    I lupi erano formidabili e soprattutto Aaron, il figlio di Sam. Ne faceva fuori due o tre alla volta e gli attacchi erano massicci e perfettamente sincronizzati con quelli degli altri.
    Tuttavia vi erano dei feriti anche tra di loro, e qualcuno dei nuovi cadde sul campo.
    La rabbia e la mia energia cresceva alla vista dei corpi senza vita dei miei amici e Dimitri ne fece le spese.
    Lo feci a pezzi, non senza fatica perché era davvero fortissimo, ma grazie al cielo poco allenato.
    Gli diedero il cambio altri vampiri, uno dietro l’altro mi attaccarono con violenza, ma nessuno di loro riusciva a farmi un solo graffio.
    Jacob veniva in mio soccorso ogni dieci secondi circa, gettandosi addosso ai miei assalitori con la forza di un tornado, riducendoli a brandelli.
    Poi si scagliò contro un altro gruppo di soldati che si stavano muovendo contro  Rosalie e li sbranò rapidamente.
    Era di una potenza devastante, inarrestabile.
    Edward continuava ad osservarlo, non si perdeva un movimento, aspettava qualcosa…ma cosa?
    Intanto i Volturi cadevano uno appresso all’altro come birilli, il raggio dello scontro cresceva e molti alberi vennero spezzati dal nostro passaggio, mentre la terra si apriva e richiudeva inghiottendo i soldati che sfidavano Benjamin.
    Non avevo mai combattuto in una battaglia così spaventosa.
    I Volturi vennero decimati ed anche Jacob, come altri di noi, riportò qualche ferita.
    Ed ecco che Edward lasciò il suo rifugio sicuro e si avvicinò rapidamente a lui.
    Un sorriso diabolico si spiegò sul volto perfetto, pronto a scagliarsi su Jake con tutta la sua furia vendicativa.
    La ferita alla zampa di Jacob si richiuse in fretta, e nonostante la fatica della lunga e difficile battaglia, ebbe l’accortezza di deviarlo.
    Si guardarono con espressione minacciosa e girandosi attorno lentamente. Il cuore dello scontro era tra di loro.
    «Morirai», sussurrò Edward, gelido e crudele.
    Jacob rispose con una bassa e cupa risata che metteva i brividi.
    «Vi prego basta!», gridava Nessie che era rimasta immune allo scontro, nonché tenuta ferma da due Volturi per impedirle di partecipare.
    Ma i due combattenti non l’ascoltarono.
    Jacob si lanciò nuovamente su Edward, pronto a dilaniarlo, ma lui riuscì a scostarsi.   Era forte e sicuramente più allenato di tutti gli altri Volturi ormai caduti.
    Io continuavo ad essere attaccata e colpita, ma non cedevo. Volevo liberarmi per difendere Jacob e lottavo con tutte le mie forze per essere al più presto accanto a lui.
    Sotto le urla di Nessie, Edward riuscì a spezzare una zampa di Jacob nel medesimo istante in cui lui gli strappò un pezzo di torace.
    Entrambi lanciavano urla di dolore, Jake soffriva e guaiva ma si eresse sulle altre zampe e ricominciò a combattere, riuscendo ad acchiapparlo per la coscia e a strattonarlo finchè non ne staccò un pezzo.
    Edward, dolorante e mutilato lanciò un’occhiata complice ad un Volturo che spuntò alle spalle di Jacob.
    «Attento Jake!!!!», urlai facendo tremare gli alberi attorno a me, mentre il mio nemico cercava di sbattermi a terra. Ma il volturo riuscì a spezzare una coscia del mio lupo rossiccio che lanciò un altro guaito acuto.
    Ed Edward ne approfittò.
    Con meno velocità del solito a causa delle mutilazioni, puntò dritto sul collo di Jacob con la bocca spalancata.
    Non ci vidi più.
    «Rosalie finiscilo!!!», urlai con una voce che non sembrava nemmeno la mia.
    Rose mi diede il cambio e io corsi veloce come una saetta, con il fuoco negli occhi e nel corpo alla vista di quello che stava per succedere.
    Prima che i denti di Edward perforassero mortalmente la carne di Jacob, gli presi la testa e lo scagliai ad una decina di metri da lui, aiutata da una violenta zampata di Jacob che lo spinse via da sè.
    Jake si sollevò svelto sulle zampe più o meno sane per far fuori quell’altro vampiro e a tornare al mio fianco, mentre Edward era a schiena a terra e mi guardava con i suoi occhi cremisi.
    «Non. Osare. Toccarlo», sibilai tra i denti con una tale rabbia da far invidia ad un licantropo. Non ebbe il tempo di replicare che gli diedi uno schiaffo talmente forte da torcergli il collo.
    Edward lanciò un urlo raccapricciante, mentre la battaglia stava finalmente giungendo al termine.
    Avevamo indiscutibilmente vinto, avevamo fatto una carneficina.
    Edward restò li immobile con gli abiti lacerati, gli occhi sgranati e il collo mezzo spezzato, mentre io e Jake lo sovrastavamo, uniti e invincibili.
    Jacob avvicinò il muso al viso di Edward, ringhiandogli a mezzo centimetro ed affilando lo sguardo.
    «Avanti, finiscimi. Uccidetemi tutti e due», disse Edward consapevole della sua sconfitta.
    «Non ucciderei mai il padre di mia figlia. Non sono al tuo livello», dissi affondando il coltello nella piaga. In questo ero superiore a lui.
    Lasciai che Edward si alzasse barcollante, ma per evitare scherzi io e Jake restammo in guardia.
    Edward si prese la testa tra le mani e se la rimise a posto, poi cercò i pezzi del proprio corpo che Jacob gli aveva strappato malamente e se li riattaccò con la sconfitta e il dolore negli occhi.
    Diede uno sguardo sfuggente e desolato al quel che rimaneva del campo di battaglia.
    Solo i nostri erano ancora in piedi, feriti ma vivi, intenti a prendersi cura l’uno dell’altro, mentre il gigantesco rogo levava le sue fiamme alte verso il cielo stellato.
    «E’ finita», mormorò con un filo di voce.   «Mi avete sconfitto».
    «Ci avete sconfitto», corresse Aro, rimasto perfettamente illeso come i suoi compari.
    Si fece avanti con lo sguardo di un re che cade sempre in piedi, impassibile e nobile, diversamente da Caius che era furente di rabbia.
    «L’era dei Volturi è finita, amici miei», proseguì Aro rivolgendosi agli altri due con mezzo sorriso. «Immagino che adesso il gravoso compito di fare da guida al nostro popolo passerà a voi, mio caro Carlisle». Nel pronunciare queste parole prese la mano di Carlisle per leggerne le vere intenzioni.
    «Di certo saremmo molto più clementi di voi», rispose il dottore che si lasciò toccare senza opporsi. «Ma non ci interessa il potere.    Io voglio solo che la mia famiglia sia felice, in qualche modo. Anche se dopo questo…non so come possa essere possibile», continuò lanciando uno sguardo disperato alla morte dietro le nostre spalle.
    «Ma come, rinunci? Hai un’armata invincibile e non ne approfitti? Nessuno oserebbe sfidarvi con i mutaforma come alleati», disse Aro convincente.
    «Le alleanze non sono all’ordine del giorno. Sono casi estremi, e la nostra non è un’armata, è una famiglia», ribattè Jasper mentre abbracciava la piccola Alice che non riusciva a guardare Edward in faccia.
    «Capisco. Vi fa molto onore», mormorò Aro lasciando la presa sulla mano di Carlisle.
    «Al potere ci pensiamo noi», suggerì Vladimir.
    «Del resto ce lo avevate rubato», aggiunse Stefan.
    «Ovviamente staremo attenti».
    «A non fare i vostri stessi errori».
    «E a chiedere consiglio a Carlisle e alla sua famiglia».
    «Ogni qualvolta lo riterremo opportuno», dissero uno di seguito all’altro.
    Carlisle non badò ai due rumeni.
    Si rivolse ad Edward che aveva gli occhi persi nel vuoto.
    «Hai visto cosa ha portato la tua pazzia, Edward? Tu eri meglio di così, eri un ragazzo meraviglioso che stimavamo, adoravamo, e guarda come ti sei ridotto! Amavi Bella, eri disposto a tutto per lei anche a lasciarla a lui, e adesso? La volevi uccidere! Volevi uccidere Jacob e trascinare la tua famiglia nella morte!», lo rimproverò con veemenza. «Fattene una ragione! Lei ti ha lasciato! Non si può morire per questo!».
    Edward, che fino a quel momento non aveva fiatato, crollò sulle sue ginocchia e scoppiò in una serie di convulsioni interminabili di un pianto isterico e soffocato.
    Rimasi ammutolita a fissarlo, piena di sensi di colpa.
    «Mi dispiace Edward», mormorai. «Avrei dovuto fare questa scelta molto tempo prima».
    Edward alzò lo sguardo contratto dal dolore sul mio e si alzò lentamente in piedi, senza più un graffio sul corpo semi svestito.
    «No, è stata colpa mia, Bella. Io…io ho sbagliato tutto, ho sempre sbagliato tutto con te, dall’inizio alla fine. Ti ho raggirata in mille modi diversi senza che te ne accorgessi, facendoti credere che la scelta fosse tua. Ho fatto in modo di stare sempre davanti ai tuoi occhi e di nascondere Jacob dietro le mie spalle. Sapevo che lo amavi, che avresti voluto lui al tuo fianco se solo ti avessi lasciata libera, ma non volevo che lo scegliessi, non volevo perderti. Desideravo trasformarti per averti con me per sempre, sapevo che non era giusto ma lo desideravo!   Ti ho amata con una profondità di cui non mi credevo capace e per non perderti ti ho costretta a scegliermi con un’infinità di giochetti complicati e mi…mi dispiace…io…non posso più nulla. Nulla.  Tutto il mio lavoro è stato distrutto lo stesso e con danni maggiori di quelli che sarebbero realmente stati», disse d’un fiato e con la morte nella voce.
    Caius lo fissava con espressione che se Edward l’avesse vista lo avrebbe ucciso all’istante.
    «Tu…», mormorò sul punto di esplodere.
    «Calma amico mio. Preoccupiamoci di una cosa alla volta», disse Aro frapponendosi tra lui ed Edward.
    «Che intenzioni avete nei nostri confronti?», domandò improvvisamente Marcus.
    «Nessuna in particolare», rispose Carlisle.   I rumeni lo guardarono alzando un sopracciglio, decisamente insoddisfatti.    «Abbiamo fatto già abbastanza vittime», aggiunse con un filo di voce.
    Voltò le spalle a tutti e si allontanò verso il branco di lupi feriti e in disparte, ed Esme lo seguì per confortarlo ed aiutarlo.
    «Come fai?», si rianimò Edward. Fece qualche passo verso il padre e domandò ancora: «Come fai a volermi ancora bene dopo quello che ti ho fatto?», gridò allargando le braccia.
    Carlisle si fermò e dopo un breve istante si voltò verso suo figlio.
    «Ognuno ha i suoi difetti», fu tutto quello che ebbe da dire prima di incamminarsi di nuovo ad aiutare i lupi.
    «Ma ti serve tempo», aggiunse Edward finendo il pensiero di Carlisle. «E io non ne voglio più a disposizione», concluse tra sé tornando verso di noi con aria distrutta.
    «In questo ti possiamo aiutare noi, Edward. L’unico motivo per il quale ti abbiamo appoggiato era per eliminare la possibilità che la tua famiglia potesse muovere un esercito contro di noi, come del resto ci avevi fatto credere. Ma sembra che non sia mai stato nelle loro intenzioni. Purtroppo la tua sete di vendetta ci è costato l’intero esercito e il potere stesso. Perciò questa volta accoglierò volentieri la tua richiesta di morire», disse Aro velenoso.
    «No!», trillò Nessie. Le guardie che la tenevano a bada erano fuggite da un pezzo.     «Non toccherete mio padre! Basta morti, basta guerre! Basta con le vendette! Non potete più decidere della sua sorte!», poi si rivolse ad Edward, disperata. «Papà hai detto che hai bisogno di me, ed io resterò con te. Resterò con te per sempre, io ti voglio bene! Ti voglio bene papà!», gridò abbracciandolo.
    Non riuscii a trattenere un singulto, mentre attorno a noi regnava il silenzio.
    Era un momento troppo doloroso per dire qualunque cosa. Tutto si stava sgretolando davanti ai nostri occhi.
    Jacob cercò di darmi conforto accarezzandomi il braccio con il suo musone.
Anche lui era affranto, la vittoria e la perdita di alcuni membri del branco aveva portato via l’adrenalina e la rabbia, lasciando solo il dolore.
    «Ha ragione Renesmee», disse Stefan.
    «Ora siamo noi che decidiamo. Voi tre», disse Valdimir rivolgendosi ad Aro, Marcus e Caius. «Ve ne andrete in isolamento da qualche parte, distribuendovi nei territori più scomodi possibili».
    «Mentre Edward e sua figlia sono liberi di andare per la loro strada».
    «A patto che Edward rinunci completamente a Bella».
    «E alla sua vendetta nei confronti di Jacob», dissero i rumeni alternandosi come loro solito.
    «Bene, vi ringraziamo della immeritata clemenza. Facciamo un tratto di strada insieme?», domandò Aro. Un re che cade sempre in piedi.
    Caius protestava per tutto il tragitto, mentre Marcus era ritornato alla sua aria spaventosamente annoiata di sempre.
    I vampiri alleati ci salutarono con molta tristezza ma più ottimismo di prima: i Volturi non avrebbero più seminato il terrore nel nostro mondo. Nessuno di loro però ebbe il coraggio di rivolgere la parola ad Edward, che se ne stava in disparte a fissare il fuoco.
    Alice lo osservava da lontano con profonda amarezza.
    «Passerà molto, molto tempo prima che le cose si sistemino», confidò a Nessie.
    «Ma si sistemeranno? È sicuro?», domandai speranzosa.
    Alice mi guardò, aveva gli occhi infossati e l’aria distrutta, ma da qualche parte trovò la forza di abbozzare un sorriso. «Si. Ci vorrà un’era geologica, ma Nessie sarà fondamentale. Sarà grazie a lei che un giorno, molto, molto lontano riusciremmo a riappacificarci con lui».
    Quelle parole ci diedero una grande speranza, poi sentii i pensieri di Jacob.
    «Jacob chiede se tornerà a cercarmi», dissi facendo da interprete.
    «Questo non lo so, non ti vedo più. Mi dispiace non poterti rispondere», replicò increspando le sopracciglia.
    «Bè, probabilmente ci penserà due volte prima di ritornare a provocarci», disse Emmett.
    Jacob stiracchiò un sorriso misto ad un gemito di dolore. Le zampe gli facevano male.
    «Mi occuperò io di te», gli sussurrai all’enorme orecchio. «Mi occuperò di te per sempre», aggiunsi posando la fronte sulla sua ed allacciandomi al suo morbido collo.
    «So badare a me stesso», protestò lievemente con il pensiero. Era molto stanco, ma era sempre Jacob.
    Trovai la forza di sorridere, anche quel giorno.
 
***

    Jacob riuscì a ritrasformarsi e a caricarsi sulla schiena del grosso lupo color sabbia. Lo trasportammo fino alla nostra piccola casa vicino alla spiaggia di La Push.
    Rivederla mi riempì il cuore di gioia.
    Avevo passato ore a credere che non l’avrei più rivista.
    Salutammo Seth e il branco ed entrai dentro la camera da letto per adagiarvi il corpo dolorante di Jacob.
    Mi adoperai per rimettergli a posto le ossa, momento insopportabile ma necessario, e lo medicai proprio come avrebbe fatto Carlisle. Me lo aveva insegnato tanti anni fa, conoscevo ogni segreto della medicina grazie a lui e ai suoi studi.
    «Scusami per averti fatto male», gli dissi mortificata.
    Jake abbozzò una risata. «Non preoccuparti, ci sono abituato».
    Gli sorrisi e gli levai i capelli dalla fronte imperlata dal sudore.
    «Te la sei cavata bene», sussurrò soddisfatto e riprendendosi lentamente.
    «Me la sono cavata bene?», feci eco aggrottando le sopracciglia di marmo. «Sono stata grande!», corressi sfoderando un sorriso ampio.
    «Grande?», ripetè alzando un sopracciglio e sollevandosi su un gomito. «Direi che sembravi una bestia», disse illuminando la stanza con il suo sorriso. «Quando ti sei catapultata a salvarmi avevi una faccia! Per un attimo mi sono sentito un cucciolo indifeso», aggiunse divertito.
    «Senti chi parla!», lo rimbeccai con una smorfia. «Non ti sei reso conto che ad un certo punto eri davvero un mostro? Sembrava che la tua parte umana fosse andata a prendersi un caffè al bar per quanto eri animalesco. Facevi paura!».
    Jacob storse la bocca e si finse pensieroso.
    «Mmmh», mugugnò, mentre passava distrattamente un dito rovente sulla mia gamba.
    «Però…devo ammettere una cosa», sussurrai con fare da smorfiosa.
    «Cosa?», domandò Jacob guardandomi con la coda dell’occhio e il suo solito mezzo sorriso malizioso.
    «Bè, vederti così potente, così selvaggio, implacabile e impetuoso nella tua rabbia…non so, ti ho trovato…».
    «Si? Mi hai trovato?», sussurrò intenso mentre aveva cominciato a baciarmi la spalla con le sue labbra carnose e bollenti.    «Continua, non distrarti», m’incitava il maledetto.
    «Estremamente eccitante», conclusi costringendolo ad adagiarsi sul morbido cuscino.
    «Che coincidenza, è la stessa cosa che pensavo io quando ti ho vista perdere le staffe», commentò lui accarezzandomi ovunque senza il minimo freno.
    Sorrisi di nuovo e lo baciai.
    Il primo bacio dopo la dura battaglia in mezzo ai boschi.
    Era un bacio che a discapito delle premesse era sofferto, un bacio che credevamo non ci saremmo più potuti dare.
    «Ti amo, Bells», sussurrò guardandomi con gli occhi lucidi, sintonizzato sulla mia stessa lunghezza d’onda.
    «Ti amo, Jake».
    E sarebbe stato così per sempre.
    Fino alla fine del mondo.



THE END

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