Sette Passi per Dora e Remus

di Lules
(/viewuser.php?uid=108983)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PASSO N.1: NON POSSIAMO.... ***
Capitolo 2: *** PASSO N.2:PARLIAMONE! ***
Capitolo 3: *** PASSO N. 3: PROVIAMOCI. ***
Capitolo 4: *** PASSO N.4: RESTAMI VICINO ***
Capitolo 5: *** PASSO N. 5:PER VOI. ***
Capitolo 6: *** PASSO N. 6:FINALMENTE INSIEME! ***
Capitolo 7: *** PASSO N. 7:THE END. ***
Capitolo 8: *** EPILOGO ***



Capitolo 1
*** PASSO N.1: NON POSSIAMO.... ***


Questa ff sarà suddivisa in capitoli, o passi, appunto, come dice il titolo. Parla dell'amore tormentato tra Tonks e Lupin, e potrà essere un po’ triste per alcuni, ma secondo me è giusto descrivere il loro amore, perchè sono una coppia bellissima!! Sperando che vi piaccia il primo capitolo, non posso fare altro che chiedervi di recensire e darmi una vostra opinione.

Baciii, Lules_Tonks

Sette Passi per Dora e Remus

PASSO N.1: NON POSSIAMO....

Tutto l’Ordine della Fenice era raggruppato nel giardino della Tana ad aspettare Silente, che avrebbe portato le solite vecchie notizie. I ragazzi Weasley si trovavano dall’altra parte del giardino a giocare a Quidditch.

Solo due presenze erano rimaste nella penombra della cucina per parlare.

Si trovavano entrambe accanto al tavolo, l’una di fronte all’altro.

Si chiamavano Ninfadora Tonks e Remus Lupin.

In quel momento Tonks si alzò in punta di piedi, e, cautamente, baciò Lupin. Per un attimo fu sicura che l'uomo rispondesse al bacio, ma poi lui la allontanò bruscamente con le mani.

-Remus… Remus, perdonami, ma … dovevo ….-, tentò di giustificarsi Tonks.

Remus la interruppe. -No, Ninfadora, non dovevi. Ti rendi conto di quello … quello che hai fatto?-.

I capelli della donna diventarono da rosa acceso a rosso fuoco. -Certo che mi rendo conto di quello che ho fatto! Ho appena baciato Remus John Lupin!-.

Remus sospirò, e il volto già pallido e magro parve afflosciarsi ulteriormente. -Come hai potuto pensare che io volessi..?-.

-Anche tu mi hai baciata, Remus!-.

 Lupin si passò una mano tra i capelli ingrigiti. Poi, come se fosse troppo stanco per rimanere in piedi, si lasciò cadere su una sedia. -Non è vero. Io non ti ho baciata. E questo non mi pare il momento per discuterne! Molly e Arthur … i ragazzi … potrebbero sentirci … .,mormorò Remus debolmente.

Tonks, sull’orlo delle lacrime, si avvicinò a Lupin. -Remus….-.

-No! No, Dora, non posso, non possiamo … Sirius è morto da due settimane e …-.

 Tonks lo interruppe,le lacrime sostituite dalla rabbia. -Cosa centra Sirius? Era mio cugino e il tuo migliore amico, ma sono sicura che sarebbe stato felicissimo di sapere che noi due ci amiamo!-.

 Dopo quella parola parve quasi che Lupin stesse per vomitare. -Ninfadora… mi dispiace,ma … io … non … non ti amo-.

-Tu menti! Lo so, Remus, lo so che tu vuoi stare con me quanto io desidero stare con te! Spiegami, spiegami perché non vuoi!-, strillò lei, disperata.

-Lo sai benissimo. Oltre ad essere un reietto rifiutato dalla comunità magica, sono anche povero,e la missione che devo portare a termine ora è troppo pericolosa perché qualcuno possa avere a che fare con me più del necessario … e poi sono troppo vecchio per te, troppo …-, gemette Lupin con voce stanca.

Tonks scoppiò in una risata priva di allegria.

-Vecchio! Hai 35 anni, andiamo! E poi, se per caso non lo avessi notato,sono un Auror, so difendermi se qualcuno viene a cercarmi …-.

-Non è questo il punto!-, tuonò Lupin, con una decisione che la fece sobbalzare, - io ti ho già detto quello che penso … stare insieme sarebbe pericoloso … TU saresti in pericolo … -.

Toks si sedette sul divano consumato e nascose il viso tra le mani. Cercava di nasconderli, ma i singhiozzi si sentivano benissimo. Lupin si alzò e le appoggiò una mano sulla spalla. Tonks la spostò di scatto.

-Almeno dimmi una cosa, Remus-, mormorò con voce tremolante,-tu mi ami?-. La domanda prese di sorpresa Lupin, che si ricompose appena capì che la sua espressione aveva rivelato già troppo.

Sul viso di Ninfadora apparve un sorrisetto trionfante. -Allora?-.

-Io … Dora, non lo so! Come puoi chiedermi una cosa simile? Fini a un mese fa tu non ci pensavi nemmeno lontanamente a me …-, gracchiò Remus, aggrappandosi ad una via di fuga.

Tonks era indignata. - Non fare l’idiota! Non dirlo! Io sto cercando di fartelo capire da mesi, che sono innamorata di te! E tu l’hai sempre saputo! Ma prima … speravo … pensavo ci fosse una possibilità! O tu mi hai lasciato credere più di quanto dovessi …-.

-Allora sono stato stupido io! Ho fatto male, non avrei dovuto farti capire che i miei sentimenti corrispondevano ai tuoi!-, ululò Remus, rendendosi conto troppo tardi di ciò che aveva appena rivelato.

-Aha! Visto? L’hai ammesso! Anche tu mi ami!-, esclamò Tonks con furia, -quindi non cercare di negarlo un’altra volta!-.

-Non l’ho mai … io non ti ho detto che ti … insomma, ora basta, Dora! Basta!-.

Tonks sussultò, spaventata dall’urlo irriconoscibile di Remus, -basta … -sussurrò lui di nuovo. E una sola, piccola lacrima gli scivolò su una guancia magra. La donna gli si avvicinò. E piano, lo accarezzò. Lupin chiuse gli occhi a quel contatto; ma, con grande sollievo di Tonks, non fece nulla per evitarlo.

-Remus ...-,sussurrò, e lo baciò di nuovo, questa volta con trasporto. Dal canto suo,Remus si arrese. Prese il viso di Tonks tra le mani e ricambiò il bacio. Ma quando si staccarono, lui si fece serio.

-Questa sarà la prima e l’ultima volta … non accadrà più-, mormorò, affranto, e,senza aspettare che lei dicesse qualcosa, le diede le spalle, si infilò il mantello e se ne andò, lasciando Ninfadora da sola, in lacrime e nel più assoluto sconforto.

 

P.S.Voglio ringraziare in modo particolare Timetofly x aver recensito l’ultima mia one-shot, “Sposami”, e per i complimenti che mi ha fatto;

Ringrazio anche Aleinad e Elyxyz, che hanno apprezzato la mia ff su Artù e Gwen!! Grazie!

Lules_Tonks

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** PASSO N.2:PARLIAMONE! ***


 

Secondo capitolo di "Sette Passi per Dora e Remus", come promesso. Leggete e recensite!

Baci, Lules_Tonks

Sette Passi per Dora e Remus

PASSO N.1: PARLIAMONE!

Era una fredda sera di fine novembre, la Tana era vuota ad eccezione fatta da Molly Weasley e Ninfadora Tonks, sedute nel caldo soggiorno davanti ad un fuoco scoppiettante. Molly teneva d’occhio il maglione all’uncinetto, che, sospeso,a mezz’aria, si stava cucendo da solo; Tonks invece, guardava mogia le fiamme e ogni tanto sospirava.

Era cambiata radicalmente da quel pomeriggio di luglio durante il quale aveva baciato Remus Lupin; prima aveva i capelli rosa gomma da masticare e gli occhi accesi da un fervore quasi ossessivo, mentre adesso i capelli erano di uno sgradevole color topo e nel suo sguardo non c’era ombra di allegria ne di interesse per ciò che la circondava, e sembrava quasi depressa.

-Mia cara, vuoi un the?-, le chiese Molly allegra. Tonks non le rispose, ma si limitò a continuare a guardare ostinatamente il camino.

Molly sospirò, paziente. -Be, io ne ho proprio voglia, e ne preparo un po’, nel caso tu cambiassi idea-, mormorò mentre si alzava. Si recò in cucina e cominciò preparare il the.

-Che ne dici, cara, se venissi a stare da noi a Natale? Passeresti una giornata allegra in compagnia!-, le gridò Molly da sopra il fischio della teiera. Tonks, che nel frattempo non si era mossa, a quelle parole si voltò. Molly la raggiunse con due tazze colme della bevanda bollente, gliene diede una in mano, e cominciò a sorseggiare dalla sua.

-Allora, Tonks, che ne dici?-, le chiese, speranzosa.

-Ti ringrazio, Molly. Temo di non poter accettare, però, perché avevo già promesso ai miei di passarlo con loro, il Natale-, rispose Tonks, senza la minima traccia di entusiasmo.

 Molly le lanciò un’occhiataccia. -Molto probabilmente ci sarà anche Remus … suvvia, cara, non fare quella faccia! Dovresti smetterla di tormentarti …-.

-La fai facile, Molly! Mi tormento perché sono innamorata, ecco perché!-, esclamò Tonks.

-Lo so, ma…-, tentò Molly, allibita.

-Come credi che mi senta, eh? Quanto tempo sarà ormai, che Remus non guarda neanche più negli occhi, eh?-, continuò Tonks,infervorata.

-Be,mia cara, non è proprio vero che non ti guarda più negli occhi, ti parla anche molto spesso … -.

-Sì, ma non mi guarda ne parla veramente! Voglio dire,se per te parlare è dire “ciao” e “fai tu i turni a Hogwarts domani”…. Non mi sembra il tipo di conversazione che hanno due amici … -, disse Tonks, una nota isterica nella voce.

-Ma Tonks, voi due non siete amici … come puoi pretendere … dopo quello che è successo … -,mormorò Molly. Si pentì subito di quello che aveva fatto, perché Tonks iniziò a singhiozzare con il volto tra le mani.

-Oh, suvvia cara-, esclamò Molly, correndo a metterle un braccio attorno alle spalle per consolarla, -non prenderla così, dai … su, su, ecco, tieni un fazzoletto…-.

-Ecco, Tonks cara, non mi sembra giusto che tu soffra così tanto per tuta questa faccenda … se ti lasciassi un po’ andare…se lasciassi perdere ….-, tentò Molly dieci minuti, quando Tonks si fu un po’ calmata.

-Molly, t-tu non hai avuto qu-e-e-sti pro-o-blemi c-con Arthur, non puoi c-capire! Non lascio perdere, n-no! Come p-posso lasciarlo per-pe-e-erdere...?-, singhiozzò Tonks, ancora più disperata.

Molly, dal canto suo, non sapeva più cosa fare. -Basta, cara, ora smettila, non puoi ridurti cos… oh! Hanno bussato alla porta!-, esclamò, colta di sorpresa. Infatti, una sonora bussata di porta l’aveva interrotta. Corse alla porta in ansia, dato che non aspettava il marito prima delle undici e mezza ed erano sole le sette di sera. Appoggiò un’orecchiò sul legno. –Chi è?-.

-Sono, io, Molly-, disse una voce maschile dall’altra parte. Tonks sussultò.

-Remus? Sei tu, Remus?-, domandò Molly, dubbiosa.

-Sì-. Molly aprì la porta e nella casa entrò Remus Lupin. Anche lui, sembrava dieci volte più stanco e  più triste di come lo era a luglio, e sul viso recava profonde occhiaie.

-Ciao, Molly-, mormorò. Non notò Tonks, che, trovandosi sul divano alle sue spalle, fissava la sua schiena terrorizzata.

-Oh, ciao Remus! Cosa ci fai qui a quest’ora? Arthur è a lavoro e torna tardi, ma credevo te l’avesse detto…-, gli disse Molly, stranita.

-Veramente-, esordì Lupin con improvviso fervore,-sono venuto per parlare con te, se non ti dispiace-.

Molly era a disagio. -Ecco…va bene Remus, ma devi sapere che To…-

-Non ho molto tempo, Molly, possiamo sederci in cucina?-, la interruppe Lupin.

-Come vuoi, ma vedi …-. Lupin non la ascoltò, e, improvvisamente, prese le mani di Molly tra le sue.

-Molly, tu devi aiutarmi-, sussurrò, in ansia.

-Va bene, ma…-, tentò Molly di nuovo, lanciando un’occhiata allarmata a Tonks.

-Vedi, io sono un completo idiota. Sono sicuro che Dora ti avrà raccontato quello che è successo a luglio tra noi ...-, e Lupin le raccontò (dal suo punto di vista), ciò che era successo.

-Ma Remus, cosa posso fare io per te?-, domandò Molly, contrariata.

-Devi aiutarmi-, ripetè,-non so più cosa fare. Dora e io non ci rivolgiamo la parola da mesi, ormai … e poi, lei è diventata depressa a causa mia…-, mormorò affranto.

-Si, be, in questo periodo non è stata molto bene, in effetti …-.

-Appunto per questo ti chiedo aiuto! Non so più cosa fare, mi dispiace che lei stia male per me …-.

 Molly lo squadrò dal basso. –Remus, tu la ami si o no? Sii sincero-, gli domandò,critica.

-Io .. Molly, io credo di sì. Credo di amarla-, mormorò Lupin, sconfitto,-ma non devi dirglielo, questo accentuerebbe solo le sue speranze!-, esclamò, allarmato. Tonks era paralizzata.

-Remus,Tonks è …-, tentò di nuovo Molly.

-Molly,lo so,lo so, Dora è innamorata di me, sono senza speranze se cerco di farla tornare indietro …?-.

-Remus, Tonks è …-.

-Tonks, voglio dire, Dora, è una sciocca se crede che noi abbiamo una poss …-.

-Remus, Tonks è dietro di te!-,esclamò Molly, interrompendolo infuriata. Lupin sbiancò, e lentamente si voltò, per trovare una Tonks sconvolta e in lacrime sul divano. Molly li scrutò,torva. –Se ora voi due,da persone adulte quali siete chiarite una volta per tutte questa situazione, senza farmi fare da intermediario, o passaparola,o Dio sa che cosa, mi fareste un enorme favore!-.

Lupin non si era mosso di un centimetro,ma a quelle parole si riscosse. -Dora … tu ..qui?-. Tonks annuì. -Io … io devo andare … Molly … ci … ci vediamo -.

-Remus! Remus aspetta, ti prego!-, strillò Tonks, con voce stridula, cercando di afferrarlo per un braccio dopo essersi alzata di scatto dal divano.

-No … no Dora, mi dispiace … ho fatto un terribile errore …devo andare, Dora-, sussurrò in preda al panico Lupin, cercando di liberarsi da Tonks, che si era letteralmente avvinghiata a lui.

-No, Remus, voglio parlare, dobbiamo parlarne!-, singhiozzò Tonks. Lupin si arrese.

-Dora. Dora, Guardami. Credi che dopo tutto quello che hai sentito ci sia bisogno di parlarne?!-.

-Ecco … veramente no-.

-Appunto. Il mondo non è pronto per noi, Dora. Quando ci sarà una possibilità, te lo giuro, io verrò da te senza esitazioni. Te lo giuro-, la rassicurò Lupin, accarezzandole la testa.

-Davvero, Remus?-.

-Si, davvero-. E Lupin, così dicendo, come mesi prima si voltò e se ne andò. Molly, che era stata ad osservare la scena con curiosità, si avvicinò a Tonks e le cinse le spalle con un braccio.

-Vieni, cara. Il the che ti ho preparato non siè ancora freddato. Se vuoi berne un sorso ti sentirai meglio...-. Tonks, incredibilmente, invece di ricominciare a piangere annuì soltanto.

Molly non lo sapeva, ma ora il suo cuore era animato da una nuova speranza.

 

P.S. Ringrazio coloro che hanno recensito il primo capitolo di questa storia e per i complimenti che mi hanno fatto. Ho cercato di farlo in fretta questo secondo ... ancora più in fretta cercherò di cominciare il terzo... Grazie mille ancora!

Lules_Tonks

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** PASSO N. 3: PROVIAMOCI. ***


Ciao a tutti!! Eccomi tornata...con il seguito, nel quale finalmente Tonks e Lupin riuscirannoa stare insieme! Mi dispiace di averlo postato solo adesso ma è stato più complicato scriverlo...xDxD Uhmmm .... che dire ... spero vi piaccia e ...recensite, recensite, recensite!

Baci, Lules_Tonks

 

Sette Passi per Dora e  Remus

PASSO N.3: PROVIAMOCI.

-Allora?-, chiese Tonks, ansiosa.

-Allora cosa?-,ledomandò Lupin, senza capire.

Entrambi si trovavano nel corridoio che portava all’uscita della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Dopo una violenta battaglia contro i Mangiamorte infiltrati nella scuola grazie a Draco Malfoy, i membri dell’Ordine della Fenice si erano ritrovati tutti nell’infermeria, ed avevano appreso da Harry Potter la notizia che Albus Silente, il più potente mago di tutti i tempi, era stato ucciso per mano di Severus Piton, l’uomo di cui si erano fidati. In infermeria era inoltre ricoverato Bill, il maggiore dei figli Weasley, ferito gravemente dal feroce lupo mannaro Fenrir Greyback. Fleur Delacour, la sua fidanzata, era accorsa all’istante alla scuola.

Tonks smise di camminare. –Sai cosa voglio dirti-.

-Scusa, ma cosa stai dicendo?-,le disse Lupin, alquanto stralunato. 

Tonks sbuffò. –Sto parlando di quello che è successo poco fa …. Della mia … scenata -. Ah. Come poteva dimenticarla, Lupin? La scenata nella quale Tonks, vedendo Fleur determinata a sposare Bill lo stesso qualsiasi cosa gli fosse successo, lo aveva attaccato, accusandolo di non avere il coraggio di affrontare le situazione. Gli aveva ricordato tutto quello che avevano passato, ma Lupin si era ostinato a rispondere come tanti mesi prima. "sono vecchio … sono povero … saresti in pericolo …". Poi, uno ad uno, tutti i presenti avevano bene o male appoggiato Tonks, dicendo a Lupin che non capivano dove fosse il problema, se anche lui l’amava. Dopodichè, entrambi, dopo un’altra decina di minuti, erano usciti dall’infermeria. E si erano trovati a quel punto.

-Dora, so cosa è successo poco fa, non c’era proprio bisogno di ricordarmelo. Silente è morto e …-, rispose Lupin, aggrappandosi ad una via di fuga tanto insulsa.

-Non intendevo questo! E lo sai benissimo, non cercare di svicolare!-, si infuriò Tonks, i capelli da color topo a rosso fiammante. Dentro di se si giurò di non versare nemmeno una lacrima, non davanti a Remus, qualunque cosa sarebbe successa.

-Non è il momento di parlarne, Dora …-,mormorò Lupin.

-Neanche prima, secondo te, era il momento! Ora mi sono stancata!-, strillò Tonks, perdendo la calma,-mi sono davvero rotta! Cosa credi, che per me sia divertente stare mesi e mesi senza quasi parlarti, e aspettare …-.

-Te l’ho già detto! Per-ora-dobbiamo-aspettare!-, sbraitò Lupin, facendola sobbalzare.

Tonks fece un passo verso di lui, sostenendo il suo sguardo. –Quel momento non arriverà presto come credi, Remus! Magari passeranno anni, ti rendi conto?! Non voglio più stare li come una stupida a sperare … bene o male presto anche io sarò un reietta … credi che Voldemort non inizierà a dare la caccia ai membri dell’Ordine o ai Mezzosangue?-.

Lupin scosse la testa. –Fino a quando potrò tenerti fuori dai guai, lo farò. Senza obiezioni da parte tua!-, esclamò appena vide Tonks aprire bocca per ribattere.

-Ma … Remus …-.

-No, Dora, non possiamo permetterci di fare quello che vogliamo, non ora! Silente è morto, probabilmente molto presto Voldemort prenderà il controllo del Ministero …-, ripetè Lupin, senza più pazienza.

–Non farmi ridere! Cosa centrano Silente, Voldemort, il Ministero … con noi?-, domandò Tonks.

-Centra tutto con noi! Tutto influisce sulle scelte che facciamo … o, anzi, le scelte che facciamo influiscono su tutto il resto … E’troppo rischioso, Dora, troppo. Dobbiamo pensare alla sicurezza di tutti, alla tua principalmente …-.

Tonks lo fissò gelida. –Vedi, Remus,ora capisco cosa intendeva dire Sirius. A scuola sempre il prefetto perfetto, vero? Colui che non rischia mai, che sta attento alle regole … Non hai coraggio …-, gli disse, continuando a guardarlo negli occhi.

-Ti sbagli a pensarla così. Io non rischio semplicemente perché metto già troppo in pericolo le persone che mi stanno accanto. Già il fatto che io sia un lupo mannaro è pericoloso. Non voglio esporre ulteriormente chi amo-, disse Lupin, ferito dalle parole di lei. Lui no era un codardo, voleva solo proteggere chi gli stava vicino.

-Invece io credo che tu sia debole, che non tu abbia il coraggio, una volta tanto, di ….-, riprese Tonks imperterrita. Fu però bloccata, con sua grande sorpresa, dallo stesso Lupin, che l’aveva presa per le spalle e spinta contro una parete.

-Remus, cosa …?-, tentò Tonks, ma Lupin le tappò la bocca con una mano.

-Ora dimmi se non ho coraggio-. E così dicendo la baciò con una forza sovrumana, che all’inizio la spaventò un po’. Poi, quando si rese conto di quello che si stava perdendo rispose al baciò con entusiasmo ancora maggiore.   

Quando si staccarono, erano, se possibile, due persone completamente diverse. Tonks sorrise, tenendo gli occhi chiusi. Sapeva che quel bacio non era un sogno. Era sicura al cento per cento che fosse vero. Remus, dal canto suo, ora si sentiva strano. Meglio. Come se avesse desiderato una cosa per un sacco di tempo e di colpo la otteneva senza nemmeno aspettarsela. “Be”, si disse tra se e se, “ in effetti è proprio così”. Anche lui sorrise, e prese il volto di Tonks tra le mani. Questa volta la baciò con più delicatezza, come se temesse di avere in mano un oggetto troppo fragile.

E accadde qualcosa di davvero miracoloso. I capelli di Tonks, che fino a quel momento erano stati di un indeciso colore tra il grigio e il rosso,a seconda delle emozioni che lei provava, pian piano diventarono di uno sgargiante rosa gomma da masticare. Anche le sue guancie pallide presero un po’di rossore. Quando quest’ultima aprì gli occhi, brillavano.

-Allora?-, chiese, speranzosa.

-Allora cosa?-, domandò Lupin, senza capire.

-Sai cosa voglio dirti. Sto parlando di quello che è appena successo-.

Lupin sospirò. –Immagino che adesso, anche se te lo chiedo, non mi lascerai più andare-.

Tonks,sempre sorridente, fece di no con la teste con vigore. –Esatto. Quindi, credo proprio che ti seguirò ovunque tu andrai, mi dispiace-.

Lupin annuì, pensieroso. Poi il suo volto si oscurò. –Dora, io voglio stare con te. Devi però sapere  a quali pericoli vai incontro e ai guai in cui potresti cacciarti-. Tonks  sbuffò. –E poi,-, continuò Lupin, ignorandola,-ora, abbiamo appurato che possiamo anche provarci a stare insieme, ma … in questo momento, adesso, dobbiamo preoccuparci per Hogwarts, per gli studenti, per ciò che è successo a Silente … Credo che dovremmo raggiungere Minerva, Horace e gli altri. Dobbiamo aiutarli-. Tonks annuì, seria.

Anche se ciò che era successo era terribile e pian piano la consapevolezza della morte di Silente si stava facendo strada dentro di lei, pensò che ora non era più sola. Che una piccola ma importantissima parte della sua vita si era aggiustata. Forse, finalmente, sarebbe riuscita a stare con Remus.

Afferrò la mano che lui le tendeva e, insieme, si incamminarono verso un nuovo destino.

 

 

P.S. Ringrazio Glumbumble per aver recensito la mia ff "Sposami",  e Blah e Jilly88 per  aver recensito un'altra volta e per i bei complimenti sul secondo capitolo di questa ff... :D Grazie mille a tutti!

Lules_Tonks

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** PASSO N.4: RESTAMI VICINO ***


PASO N.4
RESTAMI VICINO

 Dora era sdraiata sulla schiena su un letto duro e scomodo. Un braccio di Remus,suo marito, era appoggiato sul suo petto, e quindi non poteva muoversi: non voleva rischiare di svegliarlo, erano solo le cinque del mattino. Lui la sera tornava a casa stravolto: i turni per l’Ordine, i problemi con gli altri lupi mannari… e poi, la loro piccola casa, gli era costata una fatica trovarla e fare in modo che lui e Dora potessero avere una vita quantomeno sicura.
Dal canto suo, Dora pensava, accarezzandosi piano il ventre. Ora era piatto, ma tra un paio di mesi sarebbe stato decisamente più gonfio. Già, Ninfadora Tonks era incinta. L’aveva scoperto circa due giorni prima, quando era andata al San Mungo accusando forti dolori al basso ventre. Una Guaritrice bionda e riccioluta le aveva annunciato con il sorriso sfavillante la lieta notizia. E lei c’era rimasta di sasso. Non tanto perché non potesse aspettarselo: anche se lei e Remus erano sposati da sole due settimane, il loro matrimonio era stato consumato più che in anticipo. No, di sasso c’era rimasta perché non aveva proprio idea di come avrebbe potuto reagire Remus. In cuor suo, sperava che, appresa la bella notizia, l’avrebbe baciata per un giorno intero. Razionalmente, però, sapeva che non sarebbe mai accaduto.
Remus si voltò, emettendo uno strano sbuffo. Lei, finalmente liberatasi dalla presa ferrea di quello, si sollevò e fece per scendere dal letto.
–Do-dora..che ore sono?-.
Dora sobbalzò, e girandosi di scatto potè constatare che il marito si era svegliato. –Sono le cinque e un quarto, amore. Torna a dormire-, gli rispose, lasciandoli un leggere bacio sulle labbra e alzandosi dal letto.
-Dove vai?
-In bagno, amore. Posso?-, scherzò nervosa Dora, scrutando nervosa il volto incavato del marito.
-Certo che puoi. Mi chiedevo solo cosa ci facessi sveglia a quest’ora, dato che di solito dormi fino a tardi-.
-Ehm…
Dora  era incerta. Tenere il segreto ancora a lungo sarebbe stata un’assurdità; e dopotutto, la nuova vita che cresceva dentro di lei era anche opera di Remus. Fece un sospiro. –Remus, ti devo parlare-. Lui annuì soltanto, cauto. –Io.. sai quando sono andata al San Mungo?
-Sì-.
-Beh… ecco… mi hanno detto che aspetto un bambino-. Lo disse tutto d’un fiato, trattenendo il respiro. Remus rimase interdetto per qualche secondo, poi sorrise. –Dora, mi hai detto che non era niente… e ora mi dici che sei incinta… sei stanca, amore, stai ancora sognando… torna a letto, dai-.
 Dora scosse la testa con decisione.-No, Remus, non sto sognando, sono perfettamente sveglia da almeno un’ora-.
L’uomo, già pallido di suo, perse ancora un po’ di colore. –In che senso sei..sei incinta?-.
-Come in che senso? Credo che un uomo della tua età abbia chiaro questo concetto!-.
Lui fece un profondo respiro e si passò una mano tra i capelli. Poi parlò.- Senti Dora. E’ impossibile che tu stia portando avanti una gravidanza. Voglio dire, siamo sposati solo da due settimane, come potresti essertene già accorta?-.
Era esattamente questo modo di fare di Remus che esasperava Ninfadora. Cercava sempre di trovare un appiglio, un assurdo appiglio al quale aggrapparsi, sapendo benissimo di non avere nessuna speranza contro la logica e la verità schiacciante dei fatti.
-Non fare l’imbecille. Non fare l’imbecille!-, strillò lei. Lui sobbalzò. –Ma..-, tentò.
-Niente “ma”! Sai bene che più che possibile che io sia rimasta incinta prima del matrimonio!-. Lui la guardava, allibito e cereo. –E non mi guardare così!-, ringhiò Dora,- per quanto ne so io, di solito per fare un bambino ci vogliono un uomo e una donna, e –udite,udite-, oggi hai fatto scacco matto!-.
 -Do-Dora.. va bene, ammettiamo che tu aspetti un bambino…-.
-NON “AMMETTIAMO”! IO-ASPETTO-UN-BAMBINO! NON SVICOLARE,REMUS JOHN LUPIN!-, ruggì la donna.
Remus sembrò rimpicciolirsi. –Okey. Tu sei incinta. Di mio figlio. Credi che questo non mi renda contento?-.
-C-cosa…?
-Dora,io ne sono felice. Davvero. Ma …. Non temi che..il bambino possa essere come…come me?-, sussurrò lui. Ora, il suo viso era piegato in una smorfia di dolore.
 Dora si sedette sul letto, tremante. –Ci ho pensato, Remus. Non credere che non ci abbia pensato. Ma potrebbe anche essere come me!-, rispose lei, speranzosa. Lui scosse la testa, affranto.-Sono sicuro che sarà come me. Me lo sento-.
-Perché usi questo tono colpevole, Remus? Non… sai bene che non abbiamo fatto niente per evitarlo-.
- Lo so che non lo abbiamo evitato. Mi sono …lasciato troppo…andare ai..ai piaceri…
Lei iniziò a piangere silenziosamente, al che Remus smise immediatamente di parlare.
-Amore... Dora... ti prego,non piangere-, le disse, accarezzandole una guancia, cauto.
Lei singhiozzò.-Remus, tu ti riesci a rendere minimamenteconto di quanto dura e difficile possa essere per me? Non so mai cosa devo fare perchè tu stia buono e tranquillo. Forse ho sbagliato a dirtelo.
-Sbagliato? Alla fine lo avrei scoperto lo stesso, non credi? Sarebbe stato peggio-, disse Remus, allibito. Lei annuì, asciugandosi le lacrime con il dorso della mano. -E'...è solo che, vedi, temevo tu avresti reagito così.Che sì, avresti detto qualcosa del genere a proposito del bambino...
-Ma Ninfadora, è normale che io valuti tutte le possibilità! Se il bambino nasce come me, ti renderà più reietta di quanto tu non lo sia già-,sussurò l'uomo, mettendosi le mani tra i capelli. Dora l'aveva visto solo una volta con quell'aria folle e colpevole: alcuni mesi prima, quando le avvea detto che non c'era alcuna speranza che loro avrebbero potuto stare insieme.. e guarda a che punto erano adesso. Sposati e quasi genitori. Questo pensiero confortò un poco Dora, che tese la mano al marito.-L'importante è che tu stia con me e mi sostenga, Remus. E che amerai tuo figlio-. Lui le prese la mano e annuì. Vedeva il volto della moglie, così felice e triste, bello e stanco allo stesso tempo. Dentro di lui, qualcosa gli suggeriva di scappare subito. -No-, si disse,-non adesso, Remus. Non ancora-. E, insieme a Dora osservò il sole dell'alba entrare nella stanza. Iniziava un nuovo giorno.

Cavolo ragazzi, è quasi un anno che non aggiorno questa ff. Non ricordo di preciso perchè l'ho mollata, forse per la scuola, forse perchè non ne avevo voglia... fatto sta, è che adesso mi è venuta una nostalgia immensa per questi due qui, e ho pensato di continuarla. spero vi piaccia abbastanza da voler lasciare una qualche recensioncina! baci

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** PASSO N. 5:PER VOI. ***


PER VOI.


Remus Lupin era un uomo a disagio. Con chi e con che cosa? Be, con il mondo intero. Era stato morso da bambino dal più feroce lupo mannaro mai esistito, Fenrir Greyback. Fortunatamente ad Hogwarts aveva trovato tre amici, migliori amici, che l'avevano sempre fatto sentire ben accetto e trattato come un fratello: James Potter, Sirius Black e Peter Minus. Verso i vent'anni, James era stato assassinato insieme a suo moglie, Lily, per mano di Voldemort. Solo il loro figlio Harry era sopravvissuto. A trentatrè anni aveva scoperto che Sirius aveva passato dodici anni ad Azkaban, la prigione dei maghi, accusato di aver passato informazioni su dove fosse nascosta la giovane coppia dei Potter al Signore Oscuro, e di aver assassinato dodici babbani, al posto di Peter, il vero traditore. A trentacinque anni aveva visto Sirius morire per mano di Bellatrix Lestrange. Poi si era sposato con Ninfadora Tonks, dopo una lunga e travagliata storia di incomprensioni, ma quando tutto sembrava stare andando per il verso giusto... lei era rimasto incinta. Lo aveva scoperto circa due mesi prima. Remus, oltre ad essere stato esiliato dalla comunità magica, ora temeva il peggio: Dora avrebbe partorito un figlio del tutto uguale a lui. Ne era più che certo. E non riusciva a darsi pace. La sua giovane moglie sarebbe stata più reietta di quanto non lo era già in quel momento, sposata con un ibrido. E il bambino.. quel povero bambino sarebbe stato costrtto a sorbire continue discriminazioni per tutta la vita!
Remus venne distratto dai suoi tetri e disperati pensieri, dal momento che la porta di casa era stata aperta rumorosamente. -Dora, sei tu?
-Sì!-. Una donna dai capelli rosa chewing-gum con addosso una salopette arancione entrò nella minuscola cucina. -I miei sono preoccupati, dicono che mi vedono troppo poco-, disse, sorridente.
Lui annuì, serio. -E' vero, Dora. Dovresti passare con loro un po' più di tempo-.
Lei sbuffò.-Sono una donna sposata che vive con suo marito, non devo passare ogni singolo momento della mia vita con loro. Questa settimana sono andata a trovarli già quattro volte! Sai, mia mamma mi ha fatto una proposta-.
-Di che genere?-.
-Be, mi ha detto che..dal momento che aspetto un bambino...potri trasferirmi da loro-.
Una scintilla di qualcosa, forse speranza, si accese nel petto di Remus.-E tu... cosa pensi di rispondere?-.
Dora lo guardò, torva. -Le ho detto che anche se trovavo molto gentile la sua proposta, non potevo proprio accettarla-.
-Ah-. 
-Perchè, cosa pensavi che avrei risposto?-.
Lui deglutì. -Beh..non lo so..ma non la trovo una cattiva idea-.
Dora sembrò raggelarsi.-Davvero? Credevo di aver fatto bene-.
-No, no, hai fatto bene! Cioè..più o meno. Non credi che sarebbe più sicuro per te e il bambino se steste a casa di tua madre e tuo padre... loro hanno più protezioni rispetto a noi...sono più vicini ai Weasley, sai...in caso di emergenza avresti Molly praticamente al tuo fianco..-.
-Lo credi sul serio?-.
-Cosa?-.
-Come cosa? Che dobbiamo andare dai miei a vivere!-. Remus era allibito. Dora aveva parlato al plurale?
-Dobbiamo?-,sussurrò.
-Già. L'invito è valido anche per te, tesoro, cosa credi?-, disse lei.
Remus sospirò. -Io penso che TU debba andare a vivere dai tuoi-. Lei lo fissò senza capire.-Dora...io..è da un po' che cerco di fartelo capire...sarebbe molto meglio per te se io...non ci fossi-. Silenzio.
-Remus...io credevo che stesse andando tutto bene...credevo che tu fossi contento...-.Una risata folle usci da Remus. Lei lo guardò, spaventata.-Contento? contento? Come posso essere contento quando so che mio figlio sarà emarginato per tutta la sua vita e che mia moglie dovrà rinunciare ad un sacco di cose?-.
-Non rinuncio ad un bel niente, Remus! Non rinuncio alla mia famiglia!-, sussurrò Dora, disperata. -M rinunci a qualsiasi contatto esterno pur di stare con me, ed una creatura che ho generato non rendendomi conto dle grave errore...
-Continui a ripetere che sarà come te-,lo interruppe Dora, con una nota di supplica nella voce,-ma non ne puoi essere così sicuro. Chi ti dice che non saràun metamorfomagus?-.
-Non voglio parlare di probabilità, Ninfadora-. e poi, gettando questa frase più velocemente che potè..-Me ne devo andare-. Ormai Dora era paralizzata. Non riusciva nemmeno a trovare la forza di piangere.-Tu mi ai sposata Remus! Ti sei convinto che non sarebbe stato un errore! E adesso, mi abbandomi. Ci abbandoni-.
-Ho deciso, Dora. Tutto è già stabilito-, disse lui, tremante. Estrasse la bacchetta e la levò in aria. Nel giro di mezzo secondo,decine di oggetti, vestiti e libri cominciarono ad affluire dagli angoli più impensati della casa, e si depositarono in pile ordinate nelle tre valigie che Remus aveva fatto apparire.
-CHE DIAVOLO STAI FACENDO?!-, strillò Dora, come risvegliatasi da una trance.
-Sto mettendo in valigia le cose che ti dovrai portare dai tuoi genitori-. 
-COME TI PERMETTI, BRUTTO IDIOTA?-.
-Calmati, Dora-. Nel frattempo, le cose continuavano a sistemarsi nelle valigie.
-COME MI PERMETTO COSA?-, e la donna si scagliò contro il maritocon tutta la forza che aveva in corpo. Lui se ne accorse appena in tempo per riuscire ad afferrarle i polsi e bloccarla:una battaglia silenziosa si scatenava fra i due e gli oggetti continuavano a sfrecciare sopra le loro teste. Ad un tratto, però, Dora smise di fare resistenza; l'improvvisa volgiadi picchiare il marito era cessata. Lacrime cominciarono a scorrerle lungo il viso, cos' tante da bagnarle il collo e la maglietta. Quando Remus si accorse di ciò, cautamente, abbracciòla moglie. Lei era parecchio più bassa dilui, così che potè avvolgerla interamente con le sue braccia.le lacrime di Dora cominciarono a bagnare anche il petto del marito.-Io non ti voglio lasciare-, sussurò Remus.  
-E allora non farlo!-, singhiozzò Dora.
-Ma devo.Per il bene di tutti-. Le prese il viso tra le mani e la bacio una, due, tre,quattro vole. Delicatamente,lentamente. I singhiozzi di lei lo facevano sussultare. Le asciugò le lacrime. -Perdonami, Dora-. La prese per mano,lei sembrava completamente sopraffatta dalla crisi che le era venuta; attirò a se le valigie, e assicurandosi di aver preso tutto(compresa la moglie), girò su se stesso e si smaterializzò.
Piombarono quasi davanti alla porta della casa dei coniugi Tonks. Lui, in fretta, la lasciò andare e bussò forte alla porta. Poi, guardò la moglie dritta negli occhi.
-Remus, ti prego..-.
Lui scosse la testa. La abbracciò velocemente, e la baciò. Questa volta con furore. -Ti amo-. La porta venne aperta da Andromeda Tonks e lui si smaterializzò all'istante.
Ora era solo, nella casa che aveva lasciato pochi istanti prima. C'era il profumo di Dora-così insistente, così travolgente-,ma non si lasciò distrarre. Sapeva cosa doveva fare. Harry, Ron e d Hermione erano da qualche parte. Forse...ma sì. Grimmauld Place, numero 12. e si smaterializzò di nuovo.




Mi venivano i lacrimoni mentre la scrivevo, miseriaccia...:( spero vi piaccia!

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** PASSO N. 6:FINALMENTE INSIEME! ***


FINALMENTE INSIEME


-Tesoro… vuoi qualcosa da mangiare?-, chiese una preoccupata Andromeda Tonks alla figlia, poggiandole una mano sulla spalla. Dora era seduta sulla vecchia poltrona di pelle nere in soggiorno, con le ginocchia tirate contro il petto. Osservandola bene, sembrava che non fosse passato un giorno da quel ventoso pomeriggio in cui Remus Lupin aveva respinto il suo amore: i suoi capelli erano di uno sgradevole color topo, pesanti occhiaie le cerchiavano gli occhi e sembrava più vecchia di almeno dieci anni.L’unica cosa che poteva farti capire che fosse passato un po’ di tempo era il lieve e leggermente visibile gonfiore del suo ventre, dentro al quale una nuova vita stava prendendo allegramente forma.
-No,grazie, mamma. Non ho fame-, rispose lei, con scarso entusiasmo. Andromeda aggirò la poltrona e le si parò davanti,con le mani sui fianchi.
-Devi mangiare qualcosa, tesoro. Non ti fa bene stare a digiuno-.
 Dora sospirò. –Sto bene, non preoccuparti. Se mi viene fame te lo dico-, ribadì tristemente, e nel frattempo si voltò per guardare fuori dalla finestra. Lo faceva sempre, da un mese a questa parte, a intervalli regolari di dieci minuti, ogni giorno: guardare fuori, aspettare che arrivasse qualcuno, sospirare.
 I suoi genitori, con infinita bontà,l’avevano ospitata a casa loro senza fiatare, da quel giorno in cui lei si era presentata davanti alla porta, circondata da valigie e singhiozzante. Andromeda, che aveva aperto la porta senza aspettarsi di vedere la figlia, avrebbe giurato di scorgere Remus Lupin scomparire appena in tempo. Dalle rade conversazione che i coniugi Tonks avevano avuto con Dora, erano riusciti a dedurre che Remus l’aveva portata lì con l’intenzione di proteggerla dal suo perenne stato di lupo mannaro.  E ora lui non sapeva che la loro unica figlia era comunque in pericolo, perché con padre Nato Babbano... e non sapeva neppure che lei sembrava veramente caduta in depressione. Dora non aveva avuto notizie del marito da quando se ne era andato, perché gli altri membri dell’Ordine, quando andavano a trovarla, cercavano di evitare l’argomento, anche se lei insisteva. Anche quel giorno era monocorde, come del resto tutti gli altri precedenti.
Entrambe, che si scrutavano con aria di sfida, vennero distratte da un leggero colpetto alla porta. Fu così lieve che inizialmente nessuna delle due era sicura di aver sentito bene; ma poi, il suono si ripetè, sempre una sola volta. Andromeda lanciò un’ultima occhiataccia alla figlia e si avviò verso la porta. Dora rimase in ascolta dalla sua poltrona. Andromeda aprì. Silenzio assoluto.
-Re-remus?!-, balbettò la donna,-Remus, fermati!-. E uscì di casa di tutta fretta, senza proferir parola. Dora dal canto suo era rimasta paralizzata:si teneva ai braccioli della poltrona così stretta che sembrava stesse per cadere. Capì che la madre stava cercando di portare in casa Remus, dato che sentiva voci sfocate in lontananza …
Poi la porta si spalancò di nuovo, e fecero il loro ingresso Remus e Andromeda. La donna gli stava letteralmente aggrappata, come se pensasse che lui le potesse sfuggire dalla sua presa di ferro; Remus aveva gli occhi spalancati e l’aria spaventata, ma non si divincolava. Dora e Remus si guardarono negli occhi per un minuto buono, il silenzio era assordante. Alla fine, Andromeda parlò:-Remus, caro… accomodati, non ci aspettavamo il tuo arrivo oggi…-, come se quella del genero fosse una visita di piacere. Poi, indietreggiò senza voltarsi, sempre fissando i due, e si chiuse in cucina. In quei pochi minuti sembrava che la improvvisa paralisi di Dora non fosse ne migliorata ne peggiorata. Una statua di cera sarebbe stata più espressiva. Remus,molto lentamente, si sedette sul divano di fronte a lei.  –Ehm..come ..come stai?-, le chiese in un sussurro. Lei seguitava a rimanere immobile. –Ehm..Dora..ehm…come stai?-, ripetè. A quel punto, successe una cosa davvero imprevedibile:i capelli di Dora passarono dal grigio ad un rosso fiammante e gli occhi le si fecero aquilini, cangianti, di una decisa sfumatura bordò.
-COME-STO? MI-CHIEDI-COME-STO?-, urlò, e anche la voce aveva un che di gutturale, terribilmente grottesco e spaventoso. Remus per poco non cadde dal divano.
-NON TI SEI MAI FATTO SENTIRE, BRUTTO IMBECILLE CEREBROLESO CHE NON SEI ALTRO!PER UN MESE NON SONO RIUSCITA A SAPERE UN ACCIDENTE DI DOVE TI FOSSI CACCIATO! HAI IDEA DI QUANTO SIA STATA PREOCCUPATA?!
-Preo-preoccupata?-,domandò Remus, senza capire. Era tornato lì con La convinzione che alla sua comparsa la moglie lo avrebbe picchiato, preso a calci, insultato(beh, quello lo aveva fatto), maledetto,torturato e ridotto in diecimila pezzettini e…lei era preoccupata.
Dora respirava a fatica, come se l’aria che aveva usata per emettere quelle urla sovrumane fosse stata troppa. Lui rimase immobile, aspettando una sua risposta. Lentamente, Dora tornò al suo aspetto normale, anche il viso era ancora arrossato per la rabbia. Finalmente parlò.
-Non mi potevi mandare almeno una lettera?-, domandò.
Remus ora era decisamente sconcertato, ma non abbassò la guardia.-Una lettera?-.
-Sì, una lettera. Non per dirmi dov’eri,santo cielo, ma almeno per farmi sapere se stavi bene!-.
-Se mi fosse successo qualcosa te ne avrebbe parlato qualcuno dell’Ordine…
-Ma chissà come mai quando venivano a trovarmi erano tutti ottusamente decisi ad ignorare le mie suppliche di informazioni!-. A questo punto, dato che Dora non dava segno di scatenare un’altra sfuriata, Remus si alzò.
-Quindi non sei arrabbiata?-.
Lei scosse la testa, decisa.-Non per il fatto che mi hai lasciata, ma perché mi hai fatto penare per settimane. Credevo che fossi finito ammazzato e nessuno mi diceva niente per non farmi ammazzare-, sorrise,-e…capisco perfettamente i tuoi buoni propositi, Remus. Ma quante volte dovrò ripeterti che posso benissimo proteggermi da sola?-. Lui rise, sollevato, e si azzardò persino a tenderle la mano. Lei la afferrò con decisione e lo tirò a se, abbracciandolo e baciandolo. Quando si staccarono sembravano entrambi ringiovaniti di vent’anni. –Che cosa ti ha fatto rinsavire?-, gli chiese Dora, allegra.
-In che senso?
-Cosa ti ha fatto cambiare idea riguardo la tua…ehm…decisione?
-Oh..Harry-, rispose semplicemente Remus.
-Harry?Harry Potter? Davvero? Dov’è? Come sta?
-Una due settimane fa lui, Ron ed Hermione erano vivi e vegeti al numero dodici. Spero che sia così anche adesso. E… be, lui mi ha rimproverato. Insomma, mi ha ricordato suo padre e del fatto che fosse rimasto vicino alla sua famiglia… mi ha detto che ero un vigliacco, un codardo… che ti avevo abbandonato… tutte cose che sapevo già-, concluse tristemente. Lei gli accarezzò una guancia. –Io … non ne vado fiero ma… l’ho più o meno attaccato. Sì-, ribadì, vedendo gli occhi sgranati della moglie-, l’ho preso per il bavero, a dirtela tutta. Ma sai, mi provocava… e quando me ne sono andato, ho capito che dovevo tornare da te-.
-Ma tutto questo è successo due settimane fa, Remus-, disse lei allibita-, cosa hai fatto prima di arrivare qui?

-Oh, beh… sai,i Mangiamorte mi pedinano ancora. Mi ci è voluto un sacco di tempo per seminarli di nuovo-. Si sorrisero. In quel momento, sentivano che insieme avrebbero potuto sconfiggerne trecento di Mangia morte. Insieme.
 
-Lo vuoi vedere tuoi figlio sì o no?!-, domandò penetrante una voce femminile. Remus Lupin sembrò riprendersi da quella che si poteva dire fosse una trance. Per quanto tempo era rimastoin quella stanza con il volto fra le mani?
-E' nato?!
-Sì, te lo sto ripetendo da cinque minuti!
-Io…io sì, vengo-. Si alzò lentamente dalla sedia, mentre la disperazione cresceva inesorabilmente in lui. Povero, povero bambino… era come lui… non aveva dubbi…
Uscì dalla stanza e si ritrovò di fronte Molly Weasley e Andromeda Tonks, tutte e due con aria stanca ma soddisfatta. Andromeda si lasciò cadere sul divano dietro di lei, mentre Molly lo prese sotto braccio. –Sono di là, vieni-. E lo trascinò su per le scale.
–Molly…oh, Molly, il bambino è come me, vero? E’ un lupo mannaro? Eh, Molly?-, iniziò a domandare febbrilmente Remus alla donna. Questa scosse la testa.-Per l’amor del cielo, Remus… quando imparerai a non dare aria alla bocca tanto per fare qualcosa?-, lo rimproverò.
-Cosa…?
-Entra e vedrai-, lo interruppe Molly, spingendolo all’interno di una stanza circolare, con un grosso letto a baldacchino. Al centro del letto c’era Dora, sfinita ma raggiante, con in braccio una piccola montagnetta di stracci, dalla quale spuntava un ciuffo di qualcosa…ma sì, capelli…neri. Remus volò da lei, e ancor prima di guardare il fagotto, la riempì di baci. Lei rideva.
-Guarda tuo figlio, sciocco!-, e gli porse il bambino. Remus, con estrema delicatezza, sollevò il figlio e se lo appoggiò contro il petto. Guardando quella cosina che aveva imbraccio, l’uomo fu pervaso da un’immensa tenerezza.
All’improvviso, senza che nessuno dei due potesse prevederlo, il colore dei capelli del piccolo passò da nero a rosso.
-E’ un metamorfomagus-, sussurrò Remus.
Lei annuì, sbalordita ma felice.
-Certo. Che ti avevo detto io?-.
Remus, che non riusciva a staccare gli occhi di dosso dal bambino,si fece serio. –C’era comunque un’alta percentuale che lui …-,ma non completò la frase, perché quelle parole gli parvero insulse e prive di significato.
-Come lo chiamiamo?-, gli domandò Dora, ad un tratto.
-Ted-, disse deciso Remus. Gli occhi di Dora si riempirono di lacrime.
-Remus…mio padre sarebbe stato molto orgoglioso-, sussurrò. Poi anche lei prese una decisione.-Come secondo nome avrà Remus! Ted Remus Lupin, che ne dici?-. Lui approvò con grande calore.
-Dora, vuoi che Harry sia il padrino di nostro figlio?-, le domandò. Anche questa volta la domanda gli era uscita in fretta, quasi senza rifletterci.
-Certo che sì! -, strillò lei, contenta. Il piccolo Ted a quel punto cominciò a strillare,e Dora e Remus a ridere.
-Dammelo qui, faccio io-, disse Dora, tendendo le mani. Remus le consegnò il figlio con delicatezza, come se si potesse rompere.-Dovrò andare ad avvisare Bill…e Fleur…
-Allora vai, amore,ma torna presto.
Remus baciò moglie e figlio e uscì dalla stanza, soprafatto dalla felicità. –Ted, Teddy…Il mio Teddy…-, canterellò,mentre si avviava, felice come non lo era stato per molto tempo, fuori di casa. Ma, mentre apriva la porta di casa, Andromeda gli si parò davanti, le mani appoggiate agli stipiti.
-Dove-credi-di-andare?-, soffiò.
-Vado da Bill e Fleur per dargli la bella notizia, Dromeda-, le rispose tutto allegro. Poi, notando l’espressione della suocera, sorrise ancora di più. –Mica sto scappando di nuovo!-,e, spensierato, uscì dalla casa.

Come avete potuto notare questo capitoloè diviso in due parti ed è penoso. Buona lettura. :|
Ah, tra parentesi, il prossimo è l'ultimo.Ma non disperate, se volete leggere ancora qualche schifezza: per vostra sfortuna ci sarà un epilogo. Adiosss

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** PASSO N. 7:THE END. ***


THE END.


2 maggio 1998
 
Remus le aveva detto di restare a casa di sua madre con il piccolo Teddy. Per proteggere se stessa e il figlio dall’imminente battaglia che stava per scatenarsi ad Hogwarts. L’uomo era stato richiamato da Arthur Weasley e Kingsley Shacklebolt, i quali gli avevano inviato una richiesta di aiuto. Lui, senza tanti complimenti era partito all’istante, non prima di aver salutato la moglie e il figlio. Come se non li avrebbe mai più visti.
Dora si stava crogiolando nelle sue preoccupazioni quando sua madre, Andromeda, entrò nella stanza da letto dove si trovava. E quando la vide, Dora seppe cosa doveva fare.
-Mamma-, e saltò su dal letto,-prendi Teddy. Tienilo tu, adesso. Vado da Remus-. Sul volto di Andromeda apparve un’espressione terrorizzata.
-Ma Remus non ti ha detto di restare qui?
-Proprio così-, rispose Dora, mentre si infilava il cappotto,-ed è per questo che ora lo raggiungo. Ogni volta che mi ordina di restare in un posto succedono solo guai. E poi sono stanca di doverlo aspettare-.
-Tu sei una madre, Dora! Il tuo posto è qui, con tuo figlio, che ti vorrei ricordare, ha a malapena due settimane! Non sai se Remus tornerà, e se vai anche tu…-, e un piccolo singhiozzo uscì da Andromeda, troppo in fretta perché potesse fermarlo. Dora si avvicinò alla madre, e le poggiò una mano sulla spalla.-Mamma. Ascolta. Non posso prometterti che tornerò. Spero di sì. Ted è troppo piccolo perché perda entrambi i genitori, quindi vedrò di riportare me e Remus indietro sani e salvi.
Al che, sollevò il figlio e lo strinse a se. –Ti voglio bene, amore mio. Torno presto-, lo baciò sulla fronte e lo consegnò ad Andromeda. –Mamma… se  non…se non dovessi tornare, mi prometti che ti prenderai cura di lui? E che gli racconterai tutto, quando sarà più grande? E gli dovrai dire che… io e Remus lo amiamo. Lo farai?
-Sì, certo-, annuì la donna. Abbondanti lacrime ormai le inondavano il viso. Dora, delicatamente, abbracciò Andromeda.-Ti voglio bene, mamma-, e baciò di nuovo il figlio,-ti voglio bene, Ted Remus Lupin-. Poi si girò, e senza voltarsi, uscì dalla stanza. Doveva raggiungere Remus il prima possibile.
 
Remus la vide, e distratto dall’apparizione improvvisa della moglie, riuscì a scansare appena in tempo una maledizione di Antonin Dolhov. Riuscì a schiantarlo.
 Cosa diavolo  ci faceva Dora ad Hogwarts, quando lui le aveva ordinato di non muoversi dalla casa di sua madre, qualunque cosa fosse successa?
La donna stava correndo verso di lui, con le braccia sollevate, per attirare la sua attenzione, con una specie di sorriso stampato sul volto. Non era esattamente il momento adatto per sorridere, dal momento che mezza Hogwarts era assediata da un esercito di Mangiamorte e Voldemort stesso era sempre più vicino alla scuola e ad Harry Potter. Ma forse, si disse lui, sorride perché vede che sono ancora vivo. Si accovacciò dietro una colonna, dove le maledizioni non potevano raggiungerlo. Dora lo raggiunse.
-Ti-avevo-detto-di-restare-a-casa!-, ruggì Remus, cercando di coprire il boato di un muro che crollava. Lei gli gettò le braccia al collo e lo baciò.-Sei ancora vivo!
-Sì che sono vivo, Dora, ma devi tornare a casa dal bambino!-, e un altro muro crollò in lontananza. –ADESSO!-, aggiunse. Lei scosse la testa decisa. –No, resto con te!
E dall’espressione della moglie, capì che non l’avrebbe mai convinta a tornare indietro. Si guardò attorno: Dolhov si stava rialzando. -E va bene! Resta! Ma stai attenta. Ti amo, Dora-. Si baciarono di nuovo, come due naufraghi in procinto di affogare. Intanto, la battaglia imperversava intorno a loro. Lei si allontanò per gettarsi nella mischia.-Stai attenta!-, le ripetè Remus. –TU stai attento!-, gli rispose lei di rimando. Lui scosse la testa, quasi sorridendo, e tornò combattere.
 

Dora non lo riusciva a trovare.  
-Remus! REMUS!-, continuava a chiamare, disperata.
Un terribile presentimento si era impadronito di lei, quando aveva visto Dolhov duellare con il marito. Poi, tutto era crollato: parte delle scale erano state distrutto da uno Schiantesimo male indirizzato.
Poi, lo vide. Remus non aveva smesso di combattere contro Dohlov,anzi: la ferocia con la quale si battevano aveva raggiunto un livello terribile. Ad un tratto, parte del soffitto sopra di loro cedette, e nel caos che seguì, Dolhov perse di vista il suo avversario; Remus, approfittandone, si voltò e scoprì la moglie, che si rialzava a fatica dopo lo schianto. –Dora! Vai di là, VAI DI LA’! CORRI!-.
 Dora annuì senza pensarci.-TI AMO REMUS!
Lui le sorrise. –Anch..
 Ma non fece in tempo a finire la frase. Un lampo di luce verde squarciò l’aria, e attraversò il pettò di Remus in una frazione di secondo. Il corpo dell’uomo,ormai senza vita, cadde all’indietro.
Per un attimo, il tempo parve fermarsi: coloro che combattevano contro gli altri Mangiamorte al fianco di Remus, tra i quali Minerva McGranitt e Dean Thomas, dovettero fare un’enorme sforzo per non farsi abbattere dai loro avversari. L’orrore si era impadronito di loro: non era possibile che fosse morto, non lui, così valoroso, non così coraggioso, non…
-REMUS!-. Un urlo agonizzante era uscito dalla gola di Dora, che nel frattempo aveva capito quel che era successo. –REMUS!-, poi si voltò verso Dolhov,-..TU, BRUTTO PORCO ASSASSINO!-. Gli lanciò una maledizione, ma l’uomo la scansò. Riuscì solo a vederlo mentre correva via, con un sorriso beffardo sulle labbra, mentre scappava da Dean Thomas, che nel frattempo aveva disarmato e  abbattuto il suo avversario, e, preso da una rabbia irrefrenabile verso l’assassino di Remus Lupin, aveva deciso di finirlo.
Dora scoprì però che non aveva la forza di rincorrere il Mangiamorte:per quanto dentro di se urlasse vendetta, non poteva abbandonare lì Remus … Corse verso il corpo del marito e si lasciò cadere accanto a lui. Lo scrollò. Magari, non era morto … -Remus! Remus, ti prego… TI PREGO… rispondimi… Remus…
Copiose lacrime cadevano dai suoi occhi sul viso dell’uomo. –Remus…
 E infine accadde. Mentre Dora era ancora presa a scuotere Remus, presa da singhiozzi irrefrenabili, disperata e sola, e mentre attorno a lei tutto il mondo sembrava cadere, un’altra donna arrivò. Era terribilmente somigliante a sua madre, a parte gli occhi scuri e i capelli neri e un sorriso folle dipinto sulle labbra. Bellatrix si avvicinò lentamente alla nipote.
-Mmmh…è morto il maritino della mia nipotina? Eh? Come farà la mia sporca nipotina mezzosangue senza di lui? Sarò generosa … la aiuterò a ricongiungersi a lui …  e poi toccherà alla mammina Andromeda e al figlioletto, com’è che si chiama? Ah, già … Teddy, il piccolo Teddy …-, la schernì Bellatrix.
-NO! TED NO! NO, BRUTTA …-, urlò Dora, alzando lo sguardo verso la zia, ma senza staccarsi dal marito. Non voleva lasciarlo.
-Magari … ci potrei pensare ma … magari … comunque sia, com’è che si dice? Ah, sì … una vita per una vita-. E alzò la bacchetta. Dora fu costretta a sollevarsi per scansare la maledizione. Con tutte le sue forze, lanciò una fattura a Bellatrix, ma era troppo tardi … la donna respinse l’incantesimo della nipote con un Sortilegio Scudo così potente che fece cadere Dora all’indietro, esattamente nel punto da cui si era rialzata poco prima,accanto al corpo di Remus. Ormai, stava per morire … un ultimo pensiero d'amore rivolto al figlio, che non avrebbe mai conosciuto ne lei ne il padre, e a sua madre Andromeda....
Si voltò prendendo il volto del marito tra le mani, e lo baciò delicatamente sulle labbra fredde. –Ti amo, Remus-.
Bellatrix rise. Un lampo di luce verde.
 Ninfadora Tonks cadde affianco al marito, Remus John Lupin.
 Ora, erano insieme.
Per sempre.


Sto piangendo come una scema! Per quanto è patetico questo capitolo e per quanto questa parte del libro è triste ...
Vorrei specificare una cosa e ricordarvene un'altra: la prima, è che la cara zia Rowling ha raccontato che è Dean Thomas, durante la battaglia di Hogwarts, ad abbattere Dolhov, aiutato da Pix, ed è per questo che ho deciso di inserirlo in questa parte (se volete potete cercare su wikipedia questa cosa sulla voce di Dean Thomas); la seconda è che dopo questo capitolo c'è un epilogo! Ma lo avevo comunque già detto. Alla prossima, allora!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** EPILOGO ***


EPILOGO


2 maggio 2019

Un ragazzo, alle sette e trenta di mattina, camminava per Charing Cross Road a passo svelto.

Era proprio un bel ragazzo, a parere dei parecchi sguardi femminili che lo percorrevano da testa a piedi; certo, un po’ strano, ma pur sempre affascinante.
Quest’ultimo doveva essere sulla ventina d’anni, era alto e slanciato, aveva gli occhi di un castano violaceo e, cosa più interessante, aveva i capelli azzurri, i quali, all’estremità del ciuffo ribelle, tendevano vagamente al verde smeraldo.
Per di più, portava in una mano un piccolo pacchetto avvolto in una carta scintillante color dell’oro con una forma alquanto buffa, mentre nell’altra un mazzo di fiori esotici enorme.
Il giovane, sperando di non essere in ritardo e  guardandosi attorno furtivo, svoltò a sinistra, in un vicoletto secondario.
Dalla strada, i passanti sentirono solo un “pop” provenire da lì, ma nessuno di loro si accorse che il ragazzo era scomparso.
Questo, infatti, nel giro di un secondo non si trovava più nello stesso vicolo di Londra, ma su una bassa collina di un morbido verde smeraldo, costellata qua e là da piccoli cespugli fioriti. Il sole sorgeva e illuminava perfettamente il panorama glorioso che gli si stagliava di fronte: una vastissima prateria ed una sottile striscia di oceano. Il fatto era che Ted aveva sì gli occhi colmi di meraviglia e felicità, ma non guardava nemmeno ciò che lo circondava: la sua attenzione era tutta concentrata su una snella figura femminile di fronte a lui, luminosa quasi quanto il sole. Quest’ultima era una ragazza molto, molto bella, dai lunghi capelli biondi, la pelle bianca e le labbra rosse come sangue. I suoi occhi azzurri brillavano come diamanti. 
Solo in quel momento Ted si rese conto che aveva ancora in mano quell’assurdo pacchettino, e sperando che lei non notasse il gesto, se lo lasciò cadere in una tasca dei pantaloni.
Poi le si avvicinò, e senza dire niente, le prese il viso tra le mani e la baciò dolcemente. Attorno a loro, le rondini volavano cinguettando allegre.
Quando si staccarono, Ted sussurrò alla ragazza,-Auguri, Victoire. Tanti auguri-, e,alquanto imbarazzato per lo scarno regalo, le porse il mazzo di fiori, che lei prese in mano sorridente. –Grazie, Teddy. Sono meravigliosi-. Lui sospirò.
-Ah, Vic! Se solo mi avessi permesso di farti un regalo migliore
-Me l’hai già fatto l’anno scorso per i miei diciotto anni, e quello era più che migliore.  Era straordinario-,lo interruppe lei,- e sei tu che hai accettato il mio compromesso. Niente regali per questo compleanno. E’ solo il diciannovesimo, e io conto di passare almeno altri cento compleanni insieme a te!-, concluse abbracciandolo per la vita.
Ted rise. Se solo avesse saputo cosa aveva in tasca….-E  va bene. Hai vinto. Io ci ho solo riprovato, sai com’è… comunque, sei sicura di voler venire con me?-, le domandò, e un’espressione seria gli si dipinse sul bel volto.

 Victoire annuì, sempre col sorriso, ma irremovibile. –Certo-.
-Fai come vuoi, ma un cimitero non è un bel posto dove passare il proprio compleanno!
Lei sbuffò. –Smettila di blaterare e dammi la mano-. Lui gliela porse, e con un altro “pop”,i due scomparvero e la collinetta rimase deserta.
I due ragazzi apparvero un instante dopo in un prato verde pieno di margherite di campo. Di fronte a loro vi era una paesino, ma non era quella la loro meta: infatti si voltarono e si diressero nella direzione opposta rispetto al centro abitato. Pochi metri più avanti vi era una staccionata bianca, e, al di là di quella, si sparpagliavano in maniera del tutto disordinata decine di lapidi.
Prima di scavalcare la staccionata, Ted sospirò malinconico. Victoire gli passò un braccio attorno alla vita.
-Andiamo-, disse dolcemente.
Presero a camminare tra le tombe, a passo lento. Poi,scorsero una lapide particolarmente bella: era almeno il doppio in larghezza di tutte le altre ed era di marmo rosa pallido. I ragazzi si avvicinarono.
Ted sapeva di essere a pochi passi dai corpi,o da quello che ne rimaneva,dei suoi genitori. Uno strano misto di orgoglio, di allegria e di tristezza lo attraversò.
Arrivati davanti alla tomba, Ted fissò tristemente  le sottili scritte d’oro incise sulla tomba:

Remus John Lupin, nato il 10 Marzo 1960, morto il 2 maggio 1998

Ninfadora Tonks, nata il 3 ottobre 1973, morta il 2 maggio 1998


Sotto, una frase:

"Sii te stesso, e saprai amare oltre ciò che è irreversibile"


Ted sapeva a cosa si riferiva quella frase. Remus era un Lupo Mannaro, e Ninfadora una Metamorfomagus, proprio come lui. Erano stati loro stessi, senza vergognarsene, e avevano amato.. e lo stavano ancora facendo: l'irreversibile era la morte.
-Mettiamo i tuoi fiori, Ted?-, gli chiese la voce lontana di Victoire.

Lui annuì soltanto, agitò una bacchetta che aveva estratto da una tasca e fece apparire dal nulla un’enorme corona di rose e girasoli.
-Bene-, disse,piatto. Lei lo abbracciò.

-Ti amo Ted, e sai che avrei tanto voluto conoscerli. Sono morti difendendo te e il mondo magico, insieme a tanti altri. E sono sicura che sono fieri di avere un figlio come te-. “Anche io avrei voluto conoscerli”,si disse Ted.
 E una lacrima gli rotolò lungo la guancia. Rimasero lì, abbracciati per una bella manciata di minuti, ma un pensiero, all’improvviso, fece capolino nei pensieri confusi del ragazzo, e gli bussò con insistenza nella sua mente.
Ted si riscosse, come fulminato, e si ricordò che la felicità più completa era lì, ad un passo da lui, in quel giorno così triste e allegro allo stesso tempo. Doveva solo tendere una mano ed afferrarla; così, trasse un lungo respiro e prese delicatamente Victoire per mano. La condusse verso una panchina poco distante da loro, e la fece sedere.
-Victoire, ti devo dire una cosa… prima di andare alla commemorazione ad Hogwarts.
-E’ tutta la vita che ti conosco. E’ da quando ho quattro anni che sono pazzo di te. E mi ricordo bene quando non hai voluto venire con me ad Hogsmeade, quando ero al quinto anno… non ti interessavo. Ci ero rimasto malissimo. Ma come vedi, alla fine ce l’ho fatta, ti ho conquistata-, disse, allegro. Victoire annuiva, senza capire bene dove lui volesse andare a parare.
-Ho pensato che questo fosse il momento giusto per dire quello che sto per dire, e anche il posto, a dirtela tutta. Sono contento che in qualche modo ci siano anche i miei genitori.
- Sono quattro anni che stiamo insieme,e sono stati quattro anni magnifici, i migliori della mia vita … io voglio che tutto questo continui, per sempre-. Se Ted avesse teso un po’ di più le orecchie, sarebbe riuscito a sentire il cuore di Victoire che le galoppava nel petto, e quasi le rompeva le costole dalla forza con cui batteva.
Ted deglutì, poi estrasse finalmente il pacchettino dalla tasca, tolse la carta d’oro che lo avvolgeva e… Victoire rimase senza fiato. Era una scatolina, quella che aveva in mano il ragazzo, di un verde muschio vellutato. Sul coperchio vi era una grossa ninfea(ecco il perché della forma strana), e al centro del fiore, minuscoli esserini con ali luccicanti danzavano allegri. I loro occhi si incontrarono, e Ted pensò che di lì a poco si sarebbe disidratato del tutto, dal momento che stava sudando come un matto.
-Ted, cosa…?
Ma Ted non lasciò finire la frase alla ragazza, perché si inginocchiò davanti a lei con trasporto, la scatola in mano.
-Victoire Weasley, io ti amo. Ti amo,e non riesco a immaginare di passare un solo istante della mia vita senza di te. Quindi…-,e  aprì la scatola, rivelandone così il contenuto: un bell’anello d’argento con una pietra simile ad uno smeraldo, ma con straordinari riflessi azzurri e intarsiata da sottilissime foglioline e rametti d’argento,-vuoi diventare mia moglie?-.
Victoire era radiosa: la sua felicità sembrava attirare ogni singola raggio di luce solare, gli occhi inondate di lacrime. Prima che Ted potesse capire cosa stava succedendo,la ragazza gli si gettò addosso, facendolo cadere all’indietro, ricoprendolo di baci. Quando finalmente smise, Ted la guardò.-Era un sì?-, le chiese, trattenendo a stento le risate.
-SI!-, strillò lei. Gli uccelli dell’albero più vicino volarono via, spaventati,-sì,sì,sì…-, e riprese a baciarlo. Lui la allontanò, divertito e raggiante.
-Te lo posso mettere almeno al dito?-.
Prese l’anello e glielo fece scivolare sull’anulare della mano sinistra.
-Questo però è un regalo!-, esclamò Victoire ad un tratto, mentre contemplava l’anello,-me l’hai fatta questa volta, Ted Remus Lupin!-.
Sul volto di Ted apparve un ghigno.-Non potevi rifiutare … e non è un regalo, signorina, è un pegno. O una promessa, pensalo come vuoi. Fatto sta, che senza che io tradissi il tuo compromesso,oggi ti sei guadagnata un anello fatto dai folletti e un ragazzo dai capelli azzurri, biglietto di sola andata-. Ridevano, abbracciati, nel un cimitero, posto che riesce a racchiudere gioia e tristezza, e,soprattutto,amore. Rimasero così per un bel po’, fino a quando Ted non interruppe il bel momento.
-Vic, mi sa che ora dobbiamo andare…la commemorazione inizia alle nove e mezza e la nonna ci aspetta a casa-. Victoire annuì.
-Sì-, disse lei.
Tutta la loro famiglia, e anche coloro che non conoscevano, sarebbero arrivati da ogni parte del mondo, come consuetudine da quel 2 maggio 1998, ad Hogwarts, per rendere omaggio ai caduti e per celebrare ancora e ancora Harry Potter e la caduta di Lord Voldemort. Del fatto che i suoi genitori fossero tra quei caduti, che fossero morti per proteggerlo, amandosi e amandolo, Ted ne era fiero. Ed era fiero anche del fatto che di lì a poco si sarebbe sposato con la ragazza più meravigliosa di quella Terra. Così, si incamminò con Victoire, mano nella mano, verso il loro radioso futuro. Remus Lupin e  Ninfadora Tonks, anche loro mano nella mano, camminavano al suo fianco, luminosi come quella giornata di maggio, come auree protettive. Ted non lo sapeva, ma gli erano affianco da sempre, e lo sarebbero stati per sempre. 

Prima di salutarvi del tutto voglio spiegarvi un paio di cose su quest'epilogo, per chi non le capisse, e giustificare alcune scelte.
Ted ha 21, e Victoire ne compie 19; decidono di andare per primi alla tomba di Rem e Dora, ma la commemorazione vera  epropria si terrà ad Hogwarts, dove parteciperanno anche gli altri. 
La frase sulla tomba è inventata da me, e per questo fa schifo; ho preso solo spunto dalla tomba di Lily e James.
Okey, finite le spiegazioni. Godetevi quest'ultimo deprimente e schifoso capitoletto.
Grazie, grazie di cuore a tutti coloro che hanno seguito la storia! A prestissimo, Lules

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=562564