A Jemi Story di _layls (/viewuser.php?uid=94781)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** Where the story starts ***
Capitolo 3: *** cap.2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3- WTF? ***
Capitolo 5: *** Please, Don't let me alone ***
Capitolo 1 *** PROLOGO ***
A Jemi Story
“Demi,
amore, che hai?” nessuna voce diversa da quella sarebbe
potuta giungere più
dolce all’orecchio di una 17enne, fino ad allora persa nei
suoi pensieri.
“Nulla,
cucciolo, perché?” il –cucciolo- di nome
Joe si sedette
in parte alla sua fidanzata, sull’erba ancora umida nel
giardinetto ove si
trovavano.
“Sembri
giù di morale” le rispose, scostandole
delicatamente un
ciuffo di capelli lisci di un castano chiaro e portandolo dietro un
orecchio.
“Sono
terrorizzata” ammise lei, continuando a scrutare la verde
valle che si estendeva ai loro occhi.
Si
trovavano in montagna insieme ai fratelli di lui, Nick e
Kevin, e la moglie di quest’ultimo, Danielle.
Non
c’era hobby migliore per Demi, di quello di scrutare la
vallata di un verde brillante tingersi lievemente di rosa, e poi di
rosso, man
mano che il sole calava, scomparendo dietro una vetta particolarmente
alta.
“Ancora
per quella storia, amore? Ci sarò anche io, andrà
tutto
bene” il 20enne circondò le spalle della ragazza,
consentendole di poggiare la
testa sulla sua spalla.
“Lo
pensi davverò?” quella domanda giunse lieve a Joe,
che
sorrise leggermente, come se desse per scontata la risposta.
“Ti
ho mai mentito?”
“No,
cioè, può darsi. Non lo so .. boh” una
fragorosa risata
prese eco nell’aria.
Sempre
la solita e impacciata Demi,
Sempre
il solito e estroverso Joe.
Lei
aveva dubbi,
Lui
li risolveva.
Lei
era colei che piangeva,
Lui
era colui che la consolava.
In
poche parole,
Lei
era il fuoco,
Lui
era l’aria.
Due
cose completamente diverse,
ma
che si completavano a vicenda.
“Grazie,
Joe”
“E
di cosa?”
“Per
volermi così bene”
“Piccola,
io non ti voglio bene, io ti amo”
Il
cuore di lei fece un sussulto.
In
tutta risposta, la 17enne affondò le mani nei capelli lisci
e
corvini del suo ragazzo, facendo coincidere le labbra con le sue.
Il
fuoco viene alimentato dall’aria, si sa.
Ma
si sa anche che non c’è pericolo
Più
grande dell’acqua per lui.
E
nel nostro caso questa ha un nome.
No,
non -Rocchetta- o -Uliveto-.
Nicholas.
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Capitolo 2 *** Where the story starts ***
Capitolo 1
Where the story starts…
Una
stretta di mano.
Una
cosa normale, se non fosse che quella stretta era speciale.
Una
stretta che conteneva dentro di sé un sacco di emozioni,
certamente non
esprimibili a parole.
Ma
il miglior sentimento che caratterizzava quella stretta era uno.
Amore.
“Vuoi
un
frappuccino, Demi?”
Joseph
poggiò
la mano sopra quella di lei, con fare dolce.
Ogni
volta
che la vedeva ne contemplava la bellezza.
Una
giacchetta di pelle stava sopra una minigonna nera. Ai piedi indossava
delle
converse che le arrivavano alle ginocchia. I capelli di un riccio ben
definito
le ricadeva sciolti sulle spalle.
Con
una tuta
o no, per lui era sempre divina.
“Sì,
ed anche
un muffin” le sommità degli occhi della ragazze si
fusero con quelle del
ragazzo.
Lui
era tutto
quello che desiderasse.
Ma
c’era un
tassello che ancora doveva sistemare.
E
che avrebbe
rimesso al posto giusto proprio quel giorno.
Una
delle
tante cameriere di uno dei tanti Starbucks in circolazione,
portò al loro
tavolo ciò che avevano ordinato.
“Hai
notato
anche tu che Nicholas è strano ultimamente?”
Joe
fece le
spallucce ed ingerì rumorosamente un boccone di muffin per
la fretta di
rispondere.
“Sinceramente?
Non mi preoccupo più di tanto. E’ fatto
così.”
“Secondo
te
che ha?” insistette Demi sul discorso.
“Bah,
sarà
innamorato di una ragazza che non ricambia perché
già fidanzata o qualcosa del
genere. E’ tremendamente romantico e sensibile,a
volte”
Non
sapeva
quanto ci aveva azzeccato, no che non lo sapeva.
“Beh,
di
sicuro non è rozzo come te!”
“Intanto
ci
esci con il rozzo, eh?”
Joseph
riuscì
a strappare un mezzo sorriso alla ragazza.
Un
sorriso
che non compariva da un po’, perché troppo presa a
preoccuparsi di ciò che
avrebbe affrontato.
Un
sorriso
speciale proprio perché raro.
“Te
la senti
di andare?” chiese premurosamente il ragazzo.
“Ormai
ci
siamo, direi dunque di sì”
“Okay”
Si
alzarono
simultaneamente, e dopo aver pagato uscirono dal locale.
Un
tempo
tutt’altro che sereno.
Che
rifletteva alla perfezione ciò che i due provavano.
Malinconia,
paura, terrore per l’avvenire.
Non
c’era
posto per la felicità.
L’unico
sentimento positivo, in quel momento, era l’amore che li
univa.
I
due ragazzi
si fecero strada tra tutti quei passanti che, a testa bassa,
camminavano
frettolosamente per le strade di Manhattan, cercando, per quanto
possibile, di
coprirsi il capo con un giornale e proteggersi da tutta quella pioggia
che
scorreva a dirotto.
Il
cielo era
di un colore terribile.
Varie
tonalità di grigio accompagnavano la pioggia e i rombi del
vento.
Ogni
tanto
qualche tuono si faceva sentire prepotentemente, accompagnato da
fulmini, che facevano
meccanicamente girare la testa di scatto alla gente verso il cielo
ricoperto da
enormi nubi, tutt’altro che di bell’aspetto.
Demi
e Joe
giunsero a destinazione.
Si
ritrovarono di fronte ad un condominio di svariati piani, fatto di
mattoni.
Evidentemente
era piuttosto vecchiotto.
Del
muschio
si faceva largo tra i mattoni, ed i balconi sembravano reggersi per
miracolo.
Joe
tentennò
nell’aprire la portiera che stava davanti a loro,
caratterizzata da un vetro
tutto sfrisato e pieno di polvere ed aloni che la pioggia, una volta
asciugatasi, lasciava.
“Sicura
che è
questa?” le chiese, prima di poggiare la mano sulla maniglia
d’ottone opaco.
“S-sì”
sul
volto di Demi tornò a dipingersi il terrore che da tempo
l’attanagliava.
Ma
era
arrivato il momento di affrontare le sue paure.
Joseph
se ne
accorse, perché l’avvicinò a
sé e le sussurrò, confortandola: “Non
preoccuparti, ci sono qui io”.
Posò
poi le
labbra su quelle di lei, dandole un piccolo bacio a stampo per
rassicurarla.
“Andiamo,
ora” le prese una mano e, deciso, aprì la portiera.
Salirono
delle scale mal conciate di un atrio piccolo e che odorava di fumo e
alcool.
Si
soffermarono
poi davanti all’appartamento che interessava a loro.
Su
una porta
di legno, in parte nero come se fosse stato bruciato, era stato inciso
il
numero “707”, malamente e quasi violentemente.
Sì,
era
quello.
Joe
strinse a
sé la sua ragazza prima di bussare deciso contro quella
superficie ruvida e
consumata.
Dall’interno
si sentì uno spostamento di mobili e dei passi pesanti
camminare su un pavimento
probabilmente piastrellato, poi un
tintinnio di chiavi contro la porta fece intuire ai due giovani che
l’inquilino
stava per fare la loro conoscenza.
Demi
si
strinse sempre di più a Joe, che non poté fare a
meno di ammirare la bellezza
della sua ragazza anche in quell’occasione.
Un
uomo
piuttosto alto spalancò la porta.
Aveva
dei
corti capelli neri, che lasciavano scoperta una fronte appena
accentuata da
rughe, segno che l’eta’
per lui stava avanzando.
Un
abbigliamento piuttosto casual ma allo stesso tempo raffinato, stonava
completamente con l’edificio malconcio in cui si trovavano.
Era
come
mettere un re in un campo agricolo.
Non
c’entrava
assolutamente nulla.
Due
occhi di
un nocciola profondo, terribilmente simili a quelli della ragazza,
scrutarono i
due ragazzi, soffermandosi un momento in più su Demi.
Joe,
consapevole che quello non avrebbe mai iniziato a parlare, prese
l’iniziativa,
appena gli occhi dell’uomo si posarono su di lui.
Anche
se non
aveva alcun dubbio parlò lo stesso.
“Mi
scusi, è
lei Patrick Lovato?”
Angolo
Autrice:
Grazie
mille a tutti
coloro che hanno recensito, ovvero:
FanDemiJB
Mary_Tigro
annael
lovatojonassister
Grazie
anche a tutti
coloro che hanno solamente letto, con la speranza che, un giorno,
lascino anche
un segno del loro passaggio.
Layla
|
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Capitolo 3 *** cap.2 ***
Capitolo
2
L’uomo
fece di
nuovo guizzare gli occhi sul ragazzo, poi ammise.
Aprì
la porta con
un movimento fluido e la richiuse dopo aver fatto passare i due ragazzi.
Era
un monolocale
dall’arredamento piuttosto moderno ma allo stesso tempo dava
una sensazione di
sporco e putrido come il resto dell’edificio.
Il
proprietario
fece segno ai due visitatori di sedersi su un divanetto che stava sotto
ad una
finestra che dava sulla strada. I due si sedettero, restando
abbracciati l’un
l’altra come se anche solo un minimo distacco avesse potuto
causare seri danni.
L’uomo
si sedette
poi davanti a loro.
“Che
vi serve?”
esordì, la voce dura e piuttosto intimidatoria. Nel farlo
guardò sua figlia
negli occhi. Sapeva che era lei quella che doveva parlare.
Il
ragazzo era lì
solo come supporto.
“Papà,
voglio che tu
ti trasferisca a Toluka Lake” richiesta chiara, diretta.
Forse
detta con un
po’ di timore.
Continuò
ad
osservare sua figlia negli occhi.
Odiava
vivere
lontano da lei.
Ma
l’errore che
aveva commesso ancora gli comprimeva lo stomaco.
Si
era sentito …
rifiutato.
“No”
Sul
viso della
diciassettenne si dipinse stupore e delusione allo stesso tempo.
Non
riusciva a
capacitarsi di come suo padre preferisse vivere in quella topaia, da
solo.
Senza nemmeno l’appoggio delle sue figlie.
Lui
viveva in quel
minuscolo monolocale di un sobborgo Newyorkese mentre
dall’altra parte degli
Stati Uniti avrebbe potuto godere di lusso sfrenato e di compagnia.
Dopotutto
che le
aveva fatto?
Un
ricordo le balzò
in mente, forse la chiave per risolvere tutti quei perché.
“Una
bambina di 10 anni si trovava in un’aula semi-circolare.
Davanti
a lei un tavolo enorme. Seduta stava una signora di colore, con una
veste nera
ed i capelli corvini raccolti in uno chignon alto.
Mamma
le aveva detto che era un giudice.
Voltò
appena lo sguardo alla sua sinistra.
Ed
ecco il suo amore.
Tutto
ciò di cui un bambino a bisogno a
quell’età. Colei che sai che non ti
abbandonerà mai.
La
sua mamma.
Le
sorrideva serena, anche se un po’ malinconica.
Dopotutto
stava aspettando una sua risposta.
E
di fronte a quel sorriso lei non ebbe dubbi su quale scelta prendere.
“Io
sto con la mia mamma, signora giudice” sentenziò,
sicura.
Si
voltò felice verso il suo papà. Era sicura che
sarebbe stato fiero di lei. Come
sempre.
Ma
non sapeva che invece gli aveva appena spezzato il cuore.
Fece
appena in tempo a vederlo alzarsi e dirigersi verso l’uscita,
il volto scuro e
contratto dalla delusione.
“E
con questo l’udienza è chiusa”
decretò la giudice, picchiando lievemente il suo
martelletto nero sulla superficie di legno scuro. ,,
“Demi,
cucciola …”
Joe la liberò da quel ricordo.
Era
preoccupato per
lei dato che non aveva visto nessuna reazione da parte sua alla
negazione del
padre.
“E’
per quello che
dici no?” urlò sicura all’uomo che aveva
davanti, ignorando per un momento il
suo ragazzo.
“A
cosa ti
riferisci?” mormorò lui in risposta. Era
però sicuro che ci fosse arrivata.
“All’udienza
di
sette anni fa papà, alla mia decisione di vivere con la
mamma”
Sì,
aveva
indovinato.
“Ci
hai messo sette
anni per arrivarci”
“Ma
ero solo una
bambina! Come puoi avercela con me per questo?”
“Mi
sono sentito
solo in quel momento, Demi!”
“Avevo
dieci anni
papà” urlò lei, con tutta la forza che
aveva in corpo.
Non
era
assolutamente giusto, no
Non
era giusto
essere condannata per uno stupido errore infantile.
“Dieci
o venti, mi
hai fatto del male Demi”
“E
non pensi al
male che mi hai fatto tu? Te ne sei andato da Dallas, ti sei fatto
sentire solo
tramite qualche sms!”
L’ultima
parte del
discorso fu solo un sussurro. Il padre non seppe come rispondere,
questa volta.
“Se
posso
permettermi, signore …” Joseph attese il permesso
di poter parlare. Di fronte a
nessun gesto continuò.
“Secondo
me tutti
gli errori vanno perdonati. Specialmente se commessi da un
bambino”
“Papà,
penserò io a
comprarti la casa, ovvio. Starò da te tutte le notti a
dormire, te lo prometto!”
Demi
riacquistò un
po’ di coraggio, dopo aver sentito il suo ragazzo appoggiarla.
E
per completare il
quadro, prese dalla borsa dei dépliant immobiliari di Los
Angeles e li poggiò
sul tavolino di fronte a loro.
“Papà,
per favore”
fu solo un singhiozzo sommesso.
Ma
alle orecchie di
un padre, il singhiozzo di una figlia, per quanto lieve possa essere,
giunge
sempre come un tuono.
Alzò
appena lo
sguardo su di lei, che però si era tuffata tra le braccia
del suo Joseph, che
non aveva atteso un attimo a stringerla a sé.
“Fammi
vedere un
po’ questi cosi và” disse infine,
prendendo un dépliant ed incominciando a
sfogliarlo.
Abbozzò
poi un
sorriso: “Sappi che però ho intenzione di
svuotarti il conto, superstar”.
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Capitolo 4 *** Capitolo 3- WTF? ***
A
Jemi Story
Capitolo 3,
WTF?
Il
sole era sorto quel
giorno, A Toluka Lake.
Demi
non si
aspettava di certo, mentre camminava per le strade assolate del suo
quartiere,
che la pioggia sarebbe tornata. Nel suo stato d’animo.
Non
avrebbe mai pensato
che le sue certezze cadessero così, in una manciata di ore,
o addirittura
minuti.
Aveva
appena avuto
l’occasione di avere tutta la sua famiglia lì, con
lei.
Ma
qualcuno, di
forse più importante, era destinato ad andarsene. O forse no.
Sta
di fatto che,
come ogni mattina, dopo circa un’oretta di jogging
tornò a casa.
Dopo
essersi
lavata, fece per sedersi sull’enorme divano in pelle nel
centro del salotto,
quando le arrivò un messaggio.
“Hey
my little star, ti va di andare a fare colazione?”
Sorrise,
vedendo il
mittente.
Aveva
proprio
voglia di rivedere Nicholas. Per lei era come un fratello. E dopo circa
due
mesi trascorsi a Londra, doveva aggiornarla su tutto.
Fu
così che rispose
con un “Certo, tra cinque minuti
nel
solito locale”.
Era
quasi una routine
per loro, fare colazione insieme.
Lo
facevano sin dai primi giorni che si conoscevano. Ragion per cui
Joseph, non
doveva assolutamente essere geloso. La loro era solo una
–splendida- amicizia.
Una
volta giunta a
destinazione notò che il suo accompagnatore aveva
già preso posto nel tavolo
nell’angolo. Lo
raggiunse, con un enorme
sorriso.
“Hey
mi devi
aggiornare su tutto quello che hai fatto in Inghilterra!” gli
disse subito,
senza nemmeno salutarlo.
Lui
fece una faccia
da spaesato, anche se in realtà se lo aspettava. A lei non
riusciva a
nascondere nulla. Nemmeno un segreto.
Ed
era forse quella
la ragione per la quale le voleva svelare quello più
importante.
“Certo,
allora. Ho
recitato” e concluse il suo discorso.
“Scemo!
Questo lo
so bene. Mi devi spiegare i dettagli! Per esempio: chi è
quella Lucie Jones?”
Gli chiese, ammiccando con lo sguardo.
“Okay,
capisco dove
vuoi andare a parare. Siamo solo amici, nulla di più,
davvero”
“Lo
hai detto con
ogni ragazza” scherzò lei, beffarda.
“Piuttosto, in questi due mesi ho
avuto modo di pensare
a… a tutto” incespicò un poco nel
pronunciare le sue stesse parole.
“Cosa
vorresti
dire?” si preoccupò un poco, quando vide il suo
migliore amico abbassare lo
sguardo e sfregare le mani, in segno di nervosismo.
Lo
aveva visto così
solo in rare occasioni.
“Nick
…” non era
nemmeno sicura di cosa dovesse dire, solo alzò il volto di
lui con una mano,
per guardarlo in volto.
“Demi
io …” lui si
bloccò di nuovo, in preda all’ansia.
“Cosa?”
Il
ragazzo non
rispose, e sembrava non averne intenzione.
“Andiamo
Nick,
rispondi! Fai un cenno, di una sillaba, fa qualcosa!” disse
schietta,
esasperata dalla situazione.
“Insomma,
canti di
fronte a migliaia di persone e non hai il coraggio di
…” le parole le si
soffocarono in gola, quando sentì le labbra di lui premere
sulle proprie.
Fu
solo un bacio
tenero, a stampo, ma allo stesso tempo sconvolgente.
Echeggiarono
nell’aria degli scatti di fotocamere, ma nessuno dei due
parve sentirli.
Il
tempo di un
minuto, e Nicholas si staccò e si alzò, pronto
per andarsene.
“Aspetta
Nick! Che
significa questo?” chiese lei, bloccandolo per un braccio e
facendolo così
girare.
“Che
mi piaci da
impazzire” rispose lui, lieve, abbassando lo sguardo.
E
se ne andò
definitivamente.
Il
tempo di un
minuto. Un minuto.
Per
far crollare le
certezze,
Per
far incombere
un uragano, laddove c’era il sole.
Per
far sorgere nuovi
problemi.
Per
cancellare
quelli vecchi, più futili.
Una
ferita si era
appena creata nella ragazza.
E
a breve sarebbe
comparsa in qualcun altro.
NOTE
DELL’AUTRICE:
Prima
di tutto mi
scuso per l’enorme ritardo. Ho avuto una specie di blocco e
non avevo più
ispirazione. Stavo pensando quasi di chiuderla. Ecco invece che il
“lampo di
genio” è arrivato, permettendomi di scrivere
questo capitolo. Sinceramente non
so nemmeno io dove andrà a parare questa storia, spero che
vi piaccia comunque.
Mi
sembra doveroso
ringraziare un po’ di gente:
Grazie
ai 7 preferiti:
1-
Annael
2-
Giulietta
24
3-
Jonas4ever
4-
Mama94
5-
Mary_Tigro
6-
Reina
Gitana
7-
Smiley_me
Grazie
a Tizzy95 per averla messa tra le ricordate
Grazie
ai 5 seguiti
1-
Annael
2-
Il
phard di biancaneve
3-
Mary_Tigro
4-
Nico_Claudia__
5-
Silvinking
Grazie
ad Annael & Sunshine_Shadow
per avermi messa tra gli autori preferiti
Non
pensavo che a
soli 3 capitoli scarsi questa storia fosse così amata,
grazie
di cuore a
tutti <3
Ci
sentiamo presto,
ora che è tornata l’ispirazione! ^^
Layla
P.S.=
Se volete
contattarmi, questo è il mio account twitter @_Layls
http://twitter.com/_Layls
|
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Capitolo 5 *** Please, Don't let me alone ***
CAPITOLO 4 – Please,
don’t let me alone.
Non
sapeva a che pensare.
Si
sentiva vuota, come se ogni particella del
suo corpo fosse svanita del nulla.
Ma
allo stesso tempo, nella sua mente,
vorticavano veloci pensieri e sensazioni che le fecero venire il mal di
testa.
Era
finita in un casino. Un grande casino.
E
non era ancora finita.
Pensò
di parlare prima con Joe stesso,
raccontandogli subito la verità, senza cambiare un dettaglio.
Forse
se la sarebbe presa un po’ di meno e
avrebbe evitato di deformare la faccia del fratello minore.
Sapeva
com’era il suo fidanzato: simpatico,
dolce, tenero … ma incredibilmente geloso ed impulsivo.
Era
di quest’ultimo aggettivo che aveva paura.
Era
un’ottima scelta, eppure non le sembrava la
decisione giusta.
Era
accaduto tutto troppo in fretta, magari
Nick aveva agito senza rendersene conto,
forse non era il caso di complicare ulteriormente le cose con decisioni
avventate.
E
decise. Avrebbe prima parlato con il coetaneo.
*
“Di cosa
devi parlarmi?” un Nicholas piuttosto spavaldo e
sicuro di sé andò incontro
alla ragazza che lo stava aspettando a braccia conserte, non ancora
sicura di
cosa dovesse dirgli.
“Andiamo
Nick, non fare finta che non sia successo nulla” lo
ammonì sospirando.
Iniziarono
a camminare in silenzio, uno di
fianco all’altro, lungo quel parco che avevano scelto come
ritrovo per stare
lontani da paparazzi o fan particolarmente energiche o isteriche.
“Demi, è
inutile che finga, mi piaci” esordì dopo
qualche minuto il riccio.
“Ma questo
è sbagliato, insomma c’è Joe”
“Non è
detto che perché tu stia con mio fratello tu non possa
piacermi”
La
risposta da parte della ragazza non giunse,
lasciando un vuoto che sapeva tanto di attesa senza fine.
“Demi …”
Nick le si parò davanti, prendendole entrambe le mani e
fissandola
intensamente.
“Io non
credo che a te piaccia mio fratello … ti piaccio io”
“Ma che
stai …” tentò di rispondere
lei, ma fu bloccata da lui che continuò il
discorso
“L’ho
notato l’altro giorno, il modo in cui mi
guardavi intendo. Non hai mai guardato così Joe”
“Nick per
favore …”
“Forse mi
sbaglio, ma dimmi solo che non ti piaccio e ti crederò”
I
secondi passarono ma non ci fu risposta. Il
problema è che nemmeno lei sapeva cosa rispondere.
Prima
che potesse prendere una decisione senti
il fiato del coetaneo farsi sempre più vicino.
Sentì
le sue labbra che piano si poggiarono sulle
proprie, con una lentezza quasi devastante.
E
vinse lui.
Il
bacio prese velocemente foga e, quando le
mise una mano nei capelli, lei non riuscì più a
ragionare …
NO!
Prima
che potesse prendere coscienza delle sue
azioni tirò uno schiaffo al riccio che si vide costretto ad
indietreggiare, una
mano a massaggiare la guancia dolorante.
“Ma dico,
sei impazzita?”
Di
tutta risposta lei si lasciò cadere sul
sentiero battuto, comprendoni il volto con le mani. Segno che stava
piangendo.
“Che hai?”
le sussurrò, accovacciandosi in parte a lei.
“Sono
confusa, Nick” disse lei, tra un singhiozzo e
l’altro.
D’istinto
Nicholas l’abbracciò con forza.
“Sapevo
che avrei sbagliato a dirtelo, sono uno stupido …”
“Ti
piaccio così tanto?”
“Da quando
ti vidi in concerto in Argentina, la tua grinta e la tua voce mi hanno
fatto
innamorare di te”
Si
alzarono insieme.
“Che facciamo
ora?” gli chiese Demi mentre si asciugava le
lacrime con un lembo della
manica.
“La
decisione è solo tua, temo”
“Per ora
credo che non possa esserci un futuro per noi. Se mi sono bloccata
è solo
perché ho pensato a Joe”
“Ah … in
questo caso farò finta che non sia successo nulla”
Si
guardarono intensamente e
si abbracciarono.
“Mi
dispiace, Nick”
“Dispiace
anche a me” e con un ultimo bacio sulla guancia la
salutò e s’incamminò
verso casa, voltandole le spalle.
Demi
restò li a fissarlo per un po’, non del tutto
convinta della scelta appena presa. Se quella mattina aveva pensato che
il loro
incontro avrebbe sistemato le cose si sbagliava di grosso. Non aveva fatto altro che
peggiorarle.
Pensò
che forse quei sentimenti li aveva sempre
provati, ma che lei non ci aveva mai voluto credere. Regnava confusione
nella
sua testa.
E
tornando a casa non poté fare a meno di essere
grata al cielo per aver scelto di condividere il suo pianto con lei. Le
sue
lacrime si sarebbero confuse con le proprie e le avrebbero permesso di
fingere
di stare bene, una volta che avrebbe affrontato i parenti.
*
Una
ragazza che su per giù avrà avuto quattordici
anni si mise a correre, colta a
sorpresa dalla pioggia che si fece spazio fitta, laddove fino a poco
prima ci
mancava che regnasse il sole.
Finalmente
giunse a destinazione.
Lesse
la grande scritta sulla porta principale di un palazzo in pieno centro
di Los
Angeles “Tiger Beat”
Soddisfatta
si fece avanti, una busta bianca tra le mani.
Conteneva
una foto che le avrebbe fruttato un bel po’ di soldi.
Shopping garantito con le
amiche.
Fece
per entrare quando si bloccò di colpo.
Pensò
ai soggetti della foto. Erano i suoi più grandi idoli.
Era
sicura di voler rovinare la vita ad entrambi solo per un po’
di svago
personale?
Non
si sarebbe più potuta considerare fan. Loro le erano sempre
stati vicini con la
loro musica.
Fece
marcia indietro e decise di buttare quel documento così
prezioso in un cestino.
Era la scelta migliore.
Ma
due mani, veloci, lo presero.
Ciao
a tutti! (:
E
siamo arrivati al 4° capitolo. Se non ho
postato per un mese intero è perché
l’ho fatto volutamente. Agosto penso che
sia stato un mese piuttosto gettonato per le vacanze, e quindi ho
voluto
rimandare l’aggiornamento. Ma ora siamo arrivati a settembre.
Ed mi sembra
giusto continuare (: Penso che aggiornerò una volta la
settimana, ogni
Domenica, per essere precisi. E penso anche che questa fan fiction
arriverà al
massimo ai 15 capitoli.
Dato
che ho notato che nell’ultimo capitolo ho ricevuto solo due
recensioni, ho
paura che vi siate stancati. Vi prego solo di dirmelo, così
non continuo
inutilmente.
Ma passiamo ai ringraziamenti:
MirsBlueMoon:
Tra
Joe Nick e Kevin non so chi sia peggio in effetti XD sono tutti e tra
malati,
quelli u.u
Elixathebest:
che
piacere avere una nuova lettrice :O Sono felice che ti piaccia questa
storia, e
spero che ti piaccia anche il seguito :D
Ringrazio
inoltre chi legge solo, sperando che
lascerà un segno del suo passaggio.
Ringrazio
chi mi ha messo questa ff tra le seguite, chi tra le ricordate e chi mi
ha
messo tra gli autori preferiti.
Alla
prossima settimana (:
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