A Jemi Story

di _layls
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** Where the story starts ***
Capitolo 3: *** cap.2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3- WTF? ***
Capitolo 5: *** Please, Don't let me alone ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***


A Jemi Story

 

 “Demi, amore, che hai?” nessuna voce diversa da quella sarebbe potuta giungere più dolce all’orecchio di una 17enne, fino ad allora persa nei suoi pensieri.

“Nulla, cucciolo, perché?” il –cucciolo- di nome Joe si sedette in parte alla sua fidanzata, sull’erba ancora umida nel giardinetto ove si trovavano.

“Sembri giù di morale” le rispose, scostandole delicatamente un ciuffo di capelli lisci di un castano chiaro e portandolo dietro un orecchio.

“Sono terrorizzata” ammise lei, continuando a scrutare la verde valle che si estendeva ai loro occhi.

Si trovavano in montagna insieme ai fratelli di lui, Nick e Kevin, e la moglie di quest’ultimo, Danielle.

Non c’era hobby migliore per Demi, di quello di scrutare la vallata di un verde brillante tingersi lievemente di rosa, e poi di rosso, man mano che il sole calava, scomparendo dietro una vetta particolarmente alta.

“Ancora per quella storia, amore? Ci sarò anche io, andrà tutto bene” il 20enne circondò le spalle della ragazza, consentendole di poggiare la testa sulla sua spalla.

“Lo pensi davverò?” quella domanda giunse lieve a Joe, che sorrise leggermente, come se desse per scontata la risposta.

“Ti ho mai mentito?”

“No, cioè, può darsi. Non lo so .. boh” una fragorosa risata prese eco nell’aria.

Sempre la solita e impacciata Demi,

Sempre il solito e estroverso Joe.

 

Lei aveva dubbi,

Lui li risolveva.

 

Lei era colei che piangeva,

Lui era colui che la consolava.

 

In poche parole,

Lei era il fuoco,

Lui era l’aria.

 

Due cose completamente diverse,

ma che si completavano a vicenda.

 

“Grazie, Joe”

“E di cosa?”

“Per volermi così bene”

“Piccola, io non ti voglio bene, io ti amo”

Il cuore di lei fece un sussulto.

In tutta risposta, la 17enne affondò le mani nei capelli lisci e corvini del suo ragazzo, facendo coincidere le labbra con le sue.

 

Il fuoco viene alimentato dall’aria, si sa.

Ma si sa anche che non c’è pericolo

Più grande dell’acqua per lui.

E nel nostro caso questa ha un nome.

No, non -Rocchetta- o -Uliveto-.

Nicholas.

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Capitolo 2
*** Where the story starts ***


Capitolo 1

Where the story starts…

Una stretta di mano.

Una cosa normale, se non fosse che quella stretta era speciale.

Una stretta che conteneva dentro di sé un sacco di emozioni, certamente non esprimibili a parole.

Ma il miglior sentimento che caratterizzava quella stretta era uno.

Amore.

“Vuoi un frappuccino, Demi?”

Joseph poggiò la mano sopra quella di lei, con fare dolce.

Ogni volta che la vedeva ne contemplava la bellezza.

Una giacchetta di pelle stava sopra una minigonna nera. Ai piedi indossava delle converse che le arrivavano alle ginocchia. I capelli di un riccio ben definito le ricadeva sciolti sulle spalle.

Con una tuta o no, per lui era sempre divina.

“Sì, ed anche un muffin” le sommità degli occhi della ragazze si fusero con quelle del ragazzo.

Lui era tutto quello che desiderasse.

Ma c’era un tassello che ancora doveva sistemare.

E che avrebbe rimesso al posto giusto proprio quel giorno.

Una delle tante cameriere di uno dei tanti Starbucks in circolazione, portò al loro tavolo ciò che avevano ordinato.

“Hai notato anche tu che Nicholas è strano ultimamente?”

Joe fece le spallucce ed ingerì rumorosamente un boccone di muffin per la fretta di rispondere.

“Sinceramente? Non mi preoccupo più di tanto. E’ fatto così.”

“Secondo te che ha?” insistette Demi sul discorso.

“Bah, sarà innamorato di una ragazza che non ricambia perché già fidanzata o qualcosa del genere. E’ tremendamente romantico e sensibile,a volte”

Non sapeva quanto ci aveva azzeccato, no che non lo sapeva.

“Beh, di sicuro non è rozzo come te!”

“Intanto ci esci con il rozzo, eh?”

Joseph riuscì a strappare un mezzo sorriso alla ragazza.

Un sorriso che non compariva da un po’, perché troppo presa a preoccuparsi di ciò che avrebbe affrontato.

Un sorriso speciale proprio perché raro.

“Te la senti di andare?” chiese premurosamente il ragazzo.

“Ormai ci siamo, direi dunque di sì”

“Okay”

Si alzarono simultaneamente, e dopo aver pagato uscirono dal locale.

Un tempo tutt’altro che sereno.

Che rifletteva alla perfezione ciò che i due provavano.

Malinconia, paura, terrore per l’avvenire.

Non c’era posto per la felicità.

L’unico sentimento positivo, in quel momento, era l’amore che li univa.

I due ragazzi si fecero strada tra tutti quei passanti che, a testa bassa, camminavano frettolosamente per le strade di Manhattan, cercando, per quanto possibile, di coprirsi il capo con un giornale e proteggersi da tutta quella pioggia che scorreva a dirotto.

Il cielo era di un colore terribile.

Varie tonalità di grigio accompagnavano la pioggia e i rombi del vento.

Ogni tanto qualche tuono si faceva sentire prepotentemente, accompagnato da fulmini, che facevano meccanicamente girare la testa di scatto alla gente verso il cielo ricoperto da enormi nubi, tutt’altro che di bell’aspetto.

Demi e Joe giunsero a destinazione.

Si ritrovarono di fronte ad un condominio di svariati piani, fatto di mattoni.

Evidentemente era piuttosto vecchiotto.

Del muschio si faceva largo tra i mattoni, ed i balconi sembravano reggersi per miracolo.

Joe tentennò nell’aprire la portiera che stava davanti a loro, caratterizzata da un vetro tutto sfrisato e pieno di polvere ed aloni che la pioggia, una volta asciugatasi, lasciava.

“Sicura che è questa?” le chiese, prima di poggiare la mano sulla maniglia d’ottone opaco.

“S-sì” sul volto di Demi tornò a dipingersi il terrore che da tempo l’attanagliava.

Ma era arrivato il momento di affrontare le sue paure.

Joseph se ne accorse, perché l’avvicinò a sé e le sussurrò, confortandola: “Non preoccuparti, ci sono qui io”.

Posò poi le labbra su quelle di lei, dandole un piccolo bacio a stampo per rassicurarla.

“Andiamo, ora” le prese una mano e, deciso, aprì la portiera.

Salirono delle scale mal conciate di un atrio piccolo e che odorava di fumo e alcool.

Si soffermarono poi davanti all’appartamento che interessava a loro.

Su una porta di legno, in parte nero come se fosse stato bruciato, era stato inciso il numero “707”, malamente e quasi violentemente.

Sì, era quello.

Joe strinse a sé la sua ragazza prima di bussare deciso contro quella superficie ruvida e consumata.

Dall’interno si sentì uno spostamento di mobili e dei passi pesanti camminare su un  pavimento probabilmente piastrellato, poi un tintinnio di chiavi contro la porta fece intuire ai due giovani che l’inquilino stava per fare la loro conoscenza.

Demi si strinse sempre di più a Joe, che non poté fare a meno di ammirare la bellezza della sua ragazza anche in quell’occasione.

Un uomo piuttosto alto spalancò la porta.

Aveva dei corti capelli neri, che lasciavano scoperta una fronte appena accentuata da rughe, segno che l’eta per lui stava avanzando.

Un abbigliamento piuttosto casual ma allo stesso tempo raffinato, stonava completamente con l’edificio malconcio in cui si trovavano.

Era come mettere un re in un campo agricolo.

Non c’entrava assolutamente nulla.

Due occhi di un nocciola profondo, terribilmente simili a quelli della ragazza, scrutarono i due ragazzi, soffermandosi un momento in più su Demi.

Joe, consapevole che quello non avrebbe mai iniziato a parlare, prese l’iniziativa, appena gli occhi dell’uomo si posarono su di lui.

Anche se non aveva alcun dubbio parlò lo stesso.

“Mi scusi, è lei Patrick Lovato?”

 

Angolo Autrice:

Grazie mille a tutti coloro che hanno recensito, ovvero:

FanDemiJB

Mary_Tigro

annael

lovatojonassister

Grazie anche a tutti coloro che hanno solamente letto, con la speranza che, un giorno, lascino anche un segno del loro passaggio.

Layla

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Capitolo 3
*** cap.2 ***


Capitolo 2

 

L’uomo fece di nuovo guizzare gli occhi sul ragazzo, poi ammise.

Aprì la porta con un movimento fluido e la richiuse dopo aver fatto passare i due ragazzi.

Era un monolocale dall’arredamento piuttosto moderno ma allo stesso tempo dava una sensazione di sporco e putrido come il resto dell’edificio.

Il proprietario fece segno ai due visitatori di sedersi su un divanetto che stava sotto ad una finestra che dava sulla strada. I due si sedettero, restando abbracciati l’un l’altra come se anche solo un minimo distacco avesse potuto causare seri danni.

L’uomo si sedette poi davanti a loro.

“Che vi serve?” esordì, la voce dura e piuttosto intimidatoria. Nel farlo guardò sua figlia negli occhi. Sapeva che era lei quella che doveva parlare.

Il ragazzo era lì solo come supporto.

“Papà, voglio che tu ti trasferisca a Toluka Lake” richiesta chiara, diretta.

Forse detta con un po’ di timore.

Continuò ad osservare sua figlia negli occhi.

Odiava vivere lontano da lei.

Ma l’errore che aveva commesso ancora gli comprimeva lo stomaco.

Si era sentito … rifiutato.

“No”

Sul viso della diciassettenne si dipinse stupore e delusione allo stesso tempo.

Non riusciva a capacitarsi di come suo padre preferisse vivere in quella topaia, da solo. Senza nemmeno l’appoggio delle sue figlie.

Lui viveva in quel minuscolo monolocale di un sobborgo Newyorkese mentre dall’altra parte degli Stati Uniti avrebbe potuto godere di lusso sfrenato e di compagnia.

Dopotutto che le aveva fatto?

Un ricordo le balzò in mente, forse la chiave per risolvere tutti quei perché.

 

“Una bambina di 10 anni si trovava in un’aula semi-circolare.

Davanti a lei un tavolo enorme. Seduta stava una signora di colore, con una veste nera ed i capelli corvini raccolti in uno chignon alto.

Mamma le aveva detto che era un giudice.

Voltò appena lo sguardo alla sua sinistra.

Ed ecco il suo amore.

Tutto ciò di cui un bambino a bisogno a quell’età. Colei che sai che non ti abbandonerà mai.

La sua mamma.

Le sorrideva serena, anche se un po’ malinconica.

Dopotutto stava aspettando una sua risposta.

E di fronte a quel sorriso lei non ebbe dubbi su quale scelta prendere.

“Io sto con la mia mamma, signora giudice” sentenziò, sicura.

Si voltò felice verso il suo papà. Era sicura che sarebbe stato fiero di lei. Come sempre.

Ma non sapeva che invece gli aveva appena spezzato il cuore.

Fece appena in tempo a vederlo alzarsi e dirigersi verso l’uscita, il volto scuro e contratto dalla delusione.

“E con questo l’udienza è chiusa” decretò la giudice, picchiando lievemente il suo martelletto nero sulla superficie di legno scuro. ,,

 

“Demi, cucciola …” Joe la liberò da quel ricordo.

Era preoccupato per lei dato che non aveva visto nessuna reazione da parte sua alla negazione del padre.

“E’ per quello che dici no?” urlò sicura all’uomo che aveva davanti, ignorando per un momento il suo ragazzo.

“A cosa ti riferisci?” mormorò lui in risposta. Era però sicuro che ci fosse arrivata.

“All’udienza di sette anni fa papà, alla mia decisione di vivere con la mamma”

Sì, aveva indovinato.

“Ci hai messo sette anni per arrivarci”

“Ma ero solo una bambina! Come puoi avercela con me per questo?”

“Mi sono sentito solo in quel momento, Demi!”

“Avevo dieci anni papà” urlò lei, con tutta la forza che aveva in corpo.

Non era assolutamente giusto, no

Non era giusto essere condannata per uno stupido errore infantile.

“Dieci o venti, mi hai fatto del male Demi”

“E non pensi al male che mi hai fatto tu? Te ne sei andato da Dallas, ti sei fatto sentire solo tramite qualche sms!”

L’ultima parte del discorso fu solo un sussurro. Il padre non seppe come rispondere, questa volta.

“Se posso permettermi, signore …” Joseph attese il permesso di poter parlare. Di fronte a nessun gesto continuò.

“Secondo me tutti gli errori vanno perdonati. Specialmente se commessi da un bambino”

“Papà, penserò io a comprarti la casa, ovvio. Starò da te tutte le notti a dormire, te lo prometto!”

Demi riacquistò un po’ di coraggio, dopo aver sentito il suo ragazzo appoggiarla.

E per completare il quadro, prese dalla borsa dei dépliant immobiliari di Los Angeles e li poggiò sul tavolino di fronte a loro.

“Papà, per favore” fu solo un singhiozzo sommesso.

Ma alle orecchie di un padre, il singhiozzo di una figlia, per quanto lieve possa essere, giunge sempre come un tuono.

Alzò appena lo sguardo su di lei, che però si era tuffata tra le braccia del suo Joseph, che non aveva atteso un attimo a stringerla a sé.

“Fammi vedere un po’ questi cosi và” disse infine, prendendo un dépliant ed incominciando a sfogliarlo.

Abbozzò poi un sorriso: “Sappi che però ho intenzione di svuotarti il conto, superstar”.

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3- WTF? ***


A Jemi Story

 

Capitolo 3,  WTF?

 

Il sole era sorto quel giorno, A Toluka Lake.

Demi non si aspettava di certo, mentre camminava per le strade assolate del suo quartiere, che la pioggia sarebbe tornata. Nel suo stato d’animo.

Non avrebbe mai pensato che le sue certezze cadessero così, in una manciata di ore, o addirittura minuti.

Aveva appena avuto l’occasione di avere tutta la sua famiglia lì, con lei.

Ma qualcuno, di forse più importante, era destinato ad andarsene. O forse no.

Sta di fatto che, come ogni mattina, dopo circa un’oretta di jogging tornò a casa.

Dopo essersi lavata, fece per sedersi sull’enorme divano in pelle nel centro del salotto, quando le arrivò un messaggio.

“Hey my little star, ti va di andare a fare colazione?”

Sorrise, vedendo il mittente.

Aveva proprio voglia di rivedere Nicholas. Per lei era come un fratello. E dopo circa due mesi trascorsi a Londra, doveva aggiornarla su tutto.

Fu così che rispose con un “Certo, tra cinque minuti nel solito locale”.

Era quasi una routine per loro, fare colazione insieme.  Lo facevano sin dai primi giorni che si conoscevano. Ragion per cui Joseph, non doveva assolutamente essere geloso. La loro era solo una –splendida- amicizia.

Una volta giunta a destinazione notò che il suo accompagnatore aveva già preso posto nel tavolo nell’angolo.  Lo raggiunse, con un enorme sorriso.

“Hey mi devi aggiornare su tutto quello che hai fatto in Inghilterra!” gli disse subito, senza nemmeno salutarlo.

Lui fece una faccia da spaesato, anche se in realtà se lo aspettava. A lei non riusciva a nascondere nulla. Nemmeno un segreto.

Ed era forse quella la ragione per la quale le voleva svelare quello più importante.

“Certo, allora. Ho recitato” e concluse il suo discorso.

“Scemo! Questo lo so bene. Mi devi spiegare i dettagli! Per esempio: chi è quella Lucie Jones?” Gli chiese, ammiccando con lo sguardo.

“Okay, capisco dove vuoi andare a parare. Siamo solo amici, nulla di più, davvero”

“Lo hai detto con ogni ragazza” scherzò lei, beffarda.

“Piuttosto,  in questi due mesi ho avuto modo di pensare a… a tutto” incespicò un poco nel pronunciare le sue stesse parole.

“Cosa vorresti dire?” si preoccupò un poco, quando vide il suo migliore amico abbassare lo sguardo e sfregare le mani, in segno di nervosismo.

Lo aveva visto così solo in rare occasioni.

“Nick …” non era nemmeno sicura di cosa dovesse dire, solo alzò il volto di lui con una mano, per guardarlo in volto.

“Demi io …” lui si bloccò di nuovo, in preda all’ansia.

“Cosa?”

Il ragazzo non rispose, e sembrava non averne intenzione.

“Andiamo Nick, rispondi! Fai un cenno, di una sillaba, fa qualcosa!” disse schietta, esasperata dalla situazione.

“Insomma, canti di fronte a migliaia di persone e non hai il coraggio di …” le parole le si soffocarono in gola, quando sentì le labbra di lui premere sulle proprie.

Fu solo un bacio tenero, a stampo, ma allo stesso tempo sconvolgente.

Echeggiarono nell’aria degli scatti di fotocamere, ma nessuno dei due parve sentirli.

Il tempo di un minuto, e Nicholas si staccò e si alzò, pronto per andarsene.

“Aspetta Nick! Che significa questo?” chiese lei, bloccandolo per un braccio e facendolo così girare.

“Che mi piaci da impazzire” rispose lui, lieve, abbassando lo sguardo.

E se ne andò definitivamente.

Il tempo di un minuto. Un minuto.

Per far crollare le certezze,

Per far incombere un uragano, laddove c’era il sole.

Per  far sorgere nuovi problemi.

Per cancellare quelli vecchi, più futili.

Una ferita si era appena creata nella ragazza.

E a breve sarebbe comparsa in qualcun altro.

 

NOTE DELL’AUTRICE:

Prima di tutto mi scuso per l’enorme ritardo. Ho avuto una specie di blocco e non avevo più ispirazione. Stavo pensando quasi di chiuderla. Ecco invece che il “lampo di genio” è arrivato, permettendomi di scrivere questo capitolo. Sinceramente non so nemmeno io dove andrà a parare questa storia, spero che vi piaccia comunque.

Mi sembra doveroso ringraziare un po’ di gente:

Grazie ai 7 preferiti:

1-    Annael

2-    Giulietta 24

3-    Jonas4ever

4-    Mama94

5-    Mary_Tigro

6-    Reina Gitana

7-    Smiley_me

Grazie a Tizzy95 per averla messa tra le ricordate

Grazie ai 5 seguiti

1-    Annael

2-    Il phard di biancaneve

3-    Mary_Tigro

4-    Nico_Claudia__

5-    Silvinking

Grazie ad Annael & Sunshine_Shadow per avermi messa tra gli autori preferiti

Non pensavo che a soli 3 capitoli scarsi questa storia fosse così amata,

grazie di cuore a tutti <3

Ci sentiamo presto, ora che è tornata l’ispirazione! ^^

Layla

P.S.= Se volete contattarmi, questo è il mio account twitter @_Layls

 http://twitter.com/_Layls

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Capitolo 5
*** Please, Don't let me alone ***


CAPITOLO 4 – Please, don’t let me alone.

 

Non sapeva a che pensare.

Si sentiva vuota, come se ogni particella del suo corpo fosse svanita del nulla.

Ma allo stesso tempo, nella sua mente, vorticavano veloci pensieri e sensazioni che le fecero venire il mal di testa.

Era finita in un casino. Un grande casino.

E non era ancora finita.

Pensò di parlare prima con Joe stesso, raccontandogli subito la verità, senza cambiare un dettaglio.

Forse se la sarebbe presa un po’ di meno e avrebbe evitato di deformare la faccia del fratello minore.

Sapeva com’era il suo fidanzato: simpatico, dolce, tenero … ma incredibilmente geloso ed impulsivo.

Era di quest’ultimo aggettivo che aveva paura.

Era un’ottima scelta, eppure non le sembrava la decisione giusta.

Era accaduto tutto troppo in fretta, magari  Nick aveva agito senza rendersene conto, forse non era il caso di complicare ulteriormente le cose con decisioni avventate.

E decise. Avrebbe prima parlato con il coetaneo.

*

Di cosa devi parlarmi?” un Nicholas piuttosto spavaldo e sicuro di sé andò incontro alla ragazza che lo stava aspettando a braccia conserte, non ancora sicura di cosa dovesse dirgli.

Andiamo Nick, non fare finta che non sia successo nulla” lo ammonì sospirando.

Iniziarono a camminare in silenzio, uno di fianco all’altro, lungo quel parco che avevano scelto come ritrovo per stare lontani da paparazzi o fan particolarmente energiche o isteriche.

Demi, è inutile che finga, mi piaci” esordì dopo qualche minuto il riccio.

Ma questo è sbagliato, insomma c’è Joe

Non è detto che perché tu stia con mio fratello tu non possa piacermi

La risposta da parte della ragazza non giunse, lasciando un vuoto che sapeva tanto di attesa senza fine.

Demi …” Nick le si parò davanti, prendendole entrambe le mani e fissandola intensamente.

Io non credo che a te piaccia mio fratello … ti piaccio io

Ma che stai …” tentò di rispondere lei, ma fu bloccata da lui che continuò il discorso

“L’ho notato l’altro giorno, il modo in cui mi guardavi intendo. Non hai mai guardato così Joe”

Nick per favore …”

Forse mi sbaglio, ma dimmi solo che non ti piaccio e ti crederò

I secondi passarono ma non ci fu risposta. Il problema è che nemmeno lei sapeva cosa rispondere.

Prima che potesse prendere una decisione senti il fiato del coetaneo farsi sempre più vicino.

Sentì le sue labbra che piano si poggiarono sulle proprie, con una lentezza quasi devastante.

E vinse lui.

Il bacio prese velocemente foga e, quando le mise una mano nei capelli, lei non riuscì più a ragionare …

NO!

Prima che potesse prendere coscienza delle sue azioni tirò uno schiaffo al riccio che si vide costretto ad indietreggiare, una mano a massaggiare la guancia dolorante.

Ma dico, sei impazzita?”

Di tutta risposta lei si lasciò cadere sul sentiero battuto, comprendoni il volto con le mani. Segno che stava piangendo.

Che hai?” le sussurrò, accovacciandosi in parte a lei.

Sono confusa, Nick” disse lei, tra un singhiozzo e l’altro.

D’istinto Nicholas l’abbracciò con forza.

Sapevo che avrei sbagliato a dirtelo, sono uno stupido

“Ti piaccio così tanto?”

Da quando ti vidi in concerto in Argentina, la tua grinta e la tua voce mi hanno fatto innamorare di te

Si alzarono insieme.

Che facciamo ora?” gli chiese Demi mentre si asciugava le lacrime con un lembo della manica.

La decisione è solo tua, temo”

Per ora credo che non possa esserci un futuro per noi. Se mi sono bloccata è solo perché ho pensato a Joe

Ah … in questo caso farò finta che non sia successo nulla

Si guardarono intensamente  e si abbracciarono.

Mi dispiace, Nick

Dispiace anche a me” e con un ultimo bacio sulla guancia la salutò e s’incamminò verso casa, voltandole le spalle.

Demi restò li a fissarlo per un po’, non del tutto convinta della scelta appena presa. Se quella mattina aveva pensato che il loro incontro avrebbe sistemato le cose si sbagliava di grosso.  Non aveva fatto altro che peggiorarle.

Pensò che forse quei sentimenti li aveva sempre provati, ma che lei non ci aveva mai voluto credere. Regnava confusione nella sua testa.

E tornando a casa non poté fare a meno di essere grata al cielo per aver scelto di condividere il suo pianto con lei. Le sue lacrime si sarebbero confuse con le proprie e le avrebbero permesso di fingere di stare bene, una volta che avrebbe affrontato i parenti.

*

Una ragazza che su per giù avrà avuto quattordici anni si mise a correre, colta a sorpresa dalla pioggia che si fece spazio fitta, laddove fino a poco prima ci mancava che regnasse il sole.

Finalmente giunse a destinazione.

Lesse la grande scritta sulla porta principale di un palazzo in pieno centro di Los Angeles “Tiger Beat

Soddisfatta si fece avanti, una busta bianca tra le mani.

Conteneva una foto che le avrebbe fruttato un bel po’ di soldi. Shopping garantito con le amiche.

Fece per entrare quando si bloccò di colpo.

Pensò ai soggetti della foto. Erano i suoi più grandi idoli.

Era sicura di voler rovinare la vita ad entrambi solo per un po’ di svago personale?

Non si sarebbe più potuta considerare fan. Loro le erano sempre stati vicini con la loro musica.

Fece marcia indietro e decise di buttare quel documento così prezioso in un cestino. Era la scelta migliore.

Ma due mani, veloci, lo presero.

 

Ciao a tutti! (:

E siamo arrivati al 4° capitolo. Se non ho postato per un mese intero è perché l’ho fatto volutamente. Agosto penso che sia stato un mese piuttosto gettonato per le vacanze, e quindi ho voluto rimandare l’aggiornamento. Ma ora siamo arrivati a settembre. Ed mi sembra giusto continuare (: Penso che aggiornerò una volta la settimana, ogni Domenica, per essere precisi. E penso anche che questa fan fiction arriverà al massimo ai 15 capitoli.

Dato che ho notato che nell’ultimo capitolo ho ricevuto solo due recensioni, ho paura che vi siate stancati. Vi prego solo di dirmelo, così non continuo inutilmente. Ma passiamo ai ringraziamenti:

MirsBlueMoon: Tra Joe Nick e Kevin non so chi sia peggio in effetti XD sono tutti e tra malati, quelli u.u

Elixathebest: che piacere avere una nuova lettrice :O Sono felice che ti piaccia questa storia, e spero che ti piaccia anche il seguito :D

Ringrazio inoltre chi legge solo, sperando che lascerà un segno del suo passaggio.

Ringrazio chi mi ha messo questa ff tra le seguite, chi tra le ricordate e chi mi ha messo tra gli autori preferiti.

Alla prossima settimana (:

 

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